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■EDITORIALI
Come combattere la pedo&ia
di ELENA COCCIA
BIBBIA E AnUALITAB
PARLARE SENZA
INGANNARE
«Non giurate... non puoi fare un
solo capello bianco o nero... il vostro
parlare sia sì, sì, no, no... »
Matteo 5, 34-37
QUI abbiamo tre indicazioni che
Gesù ci dà affinché le nostre parole non traggano in inganno nessuno e affinché noi stessi non veniamo
tratti in inganno. Egli parla del giuramento, del potere e della sincerità.
Il giuramento è un chiamare in causa Dio. Gesù vieta ogni strumentalizzazione di Dio e il tentativo di
trarre profitto dall’uso improprio
del nome di Dio. Possiamo dire che
Gesù ci invita a fare un discorso
«laico», che non pretenda di parlare
dalla parte di Dio e che non si accaparri posizioni di egemonia mediante l’uso di ciò che è sacro. Questo
parlare senza voler trarre vantaggio
dalla posizione di credenti ci fa sobri
rispettosi allo stesso tempo. Sobri,
riguardo alle nostre affermazioni, in
quanto ci fa abbandonare gli arroccamenti preconcetti e ci spinge alla
ricerca e alla verifica continua delle
nostre convinzioni. Ci fa anche rispettosi della posizione degli altri:
questi non saranno avversari da
combattere o discepoli da guidare,
ma interlocutori per un arricchì
mento reciproco nel dialogo.
CHI pretende di fare un capello
bianco o nero, esclusa l’opera
zione moderna di cosmesi, intende
avvalersi di un potere disumano.
Oggi assistiamo alla messa in campo
di ingenti forze per indurre dei cam
biamenti a un livellò più profondo di
quello dei capelli. 1 mezzi di comuni
cazione di massa- fanno crescere una
cultura pilotata. È certamente legittimo che la gente cambi opinione, che
ci sia dibattito e anche superamento
di posizioni consolidate. Ma quando
la ribalta e i primi piani sono tutti
per i personaggi del potere, è in atto
un’operazione che sa di violenza.
Soltanto le minoranze sensibili sono
in grado di percepire questa violen
za. La società ha bisogno di queste
minoranze, per non stordirsi nel frastuono di chi grida più forte.
UN parlare che sia sì o no è un
parlare sincero, senza doppiezza di parole, senza inganno. A prima
vista il linguaggio della pubblicità e
persino il linguaggio dei politici appare come un parlare chiaro. Infatti
ognuno espone con dovizia di parti
colati la propria merce, il proprio
programma. Tutti sanno dire dei sì e
dei no. Siamo dunque giunti nella
felice condizione in cui quel che ci
viene proposto è senza inganno?
Sembra proprio di no. Ciò perché
quel che viene esposto è soltanto il
lato presentabile della questione. Chi
parla ha un vantaggio su chi ascolta:
evita di mostrare i suoi lati deboli. Si
fa una gran bella pubblicità ai propri
prodotti, ma si omette di indicare la
loro pericolosità. In politica si può
presentare un bel programma, ma si
può anche omettere di indicare chi
ne pagherà i costi più alti e chi ne
trarrà i maggiori benefìci. Non sempre, dunque, chi dice dei bei sì e dei
bei no fa anche un discorso onesto,
degno di fiducia. Ancora una volta ai
credenti spetta il compito di vigilare
alla luce della parola di Dio e di te
stimoniare.
Salvatore Rapisarda
ISPIRITUALITAI
Ci possiamo emononare per Dio?
di CATERINA DUPRÉ
CHIES
Torino, in memoria di Vaniglia
di GIUSEPPE PLATONE
-? i -,
di PIERVALDO ROSTAN
Dopo la prima approvazione, la legge dovrà tornare di nuovo in Parlamento
Primo sì per il federalismo
Nonostante l'opposizione dei partiti della Casa delle libertà, Camera e Senato
hanno approvato un disegno di legge costituzionale. In febbraio il voto definitivo
EUGENIO BERNARDINI
DOPO il via libera della Camera il
26 settembre, il 17 novembre anche il Senato ha approvato il disegno
di legge che riforma il titolo quinto
della seconda parte della Costituzione denominato «Le Regioni, le Province, i Comuni». Si tratta di una
riforma dello stato in senso federalista: troppo timida per il centro-destra, che l’ha duramente contrastata;
una riforma importante, invece, per il
centro-sinistra, che però ha accettato
la richiesta della Casa delle libertà di
fare cadere la denominazione originaria che era «Ordinamento federale
della Repubblica». Dato che si tratta
di una modifica costituzionale, la
riforma necessita di una seconda lettura senza modifiche da parte di en
Libri di testo
Un'indebita
interferenza
trambi i rami del Parlamento, a distanza non inferiore di tre mesi dalla
prima: dopo il 26 dicembre alla Camera, quindi, e dopo il 17 febbraio al
Senato. Se non sarà raggiunta nella
seconda lettura la maggioranza dei
due terzi, sarà possibile indire un referendum consultivo prima della sua
entrata in vigore.
Nonostante le polemiche del centro-destra, e nonostante le spinte oltranziste di qualcuno, come il «governatore» della Regione Veneto, Giancarlo Galan, questa riforma va considerata almeno un primo passo verso
un sistema federalista maturo. Lo ha
riconosciuto anche il berlusconiano
Enzo Ghigo, presidente della Regione
Piemonte e coordinatore di tutti i
«governatori» italiani. Con maggiore
realismo di altri, Ghigo ha ben com
Clima e ambiente
Questione etica
fondamentale
preso che per le nuove Regioni, che
in primavera hanno eletto per la prima volta direttamente il loro presidente e che ora sono in una fase «costituente», una cosa è progettarsi nei
limiti della Costituzione attuale che è
tendenzialmente centralista, altro è
progettarsi nell’ambito di un nuovo
ordinamento costituzionale che, come quello votato in prima lettura,
tende verso una struttura federale
dello stato. Struttura che ormai riscuote il consenso della grande maggioranza dei cittadini. Dunque, a prescindere dal comportamento che la
Casa delle libertà deciderà di assumere con il voto in seconda lettura,
c’è da augurarsi che la strada intrapresa non venga interrotta.
A pag. 7 l'approfondimento di Stefano Sicardi
L’wAssociazione 31 ottobre, per
una scuola laica e pluralista» ha
espresso la sua «indignazione» per la
mozione approvata recentemente
dal Consiglio regionale del Lazio e
ripresa da altri Consigli regionali,
che vorrebbe istituire una commissione per il controllo e la revisione
dei libri di testo scolastici. L’Associazione denuncia «l’indebita interferenza che si verificherebbe da parte
di un organismo istituzionalmente
incompetente a valutazioni di carattere scientifico-culturale e didattico,
con il rischio di reintrodurre la censura preventiva e, insieme, un indice
dei libri proibiti; auspica inoltre che
gli orientamenti della politica culturale nella scuola siano ispirati a scelte di pluralismo autentico e di rigoroso indirizzo scientifico». (nev)
Nei giorni scorsi il presidente della
Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), Gianni Long, ha
scritto al ministro per l’Ambiente,
Willer Bordon, esprimendo la preoccupazione delle chiese italiane per
la questione delle emissioni di gas di
serra, primo fra tutti l’anidride carbonica, in sintonia con le richieste
avanzate dal Consiglio ecumenico
delle chiese (Cec) alla sesta Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici aperta il 14 novembre all’Aia. La Fcei ha sostenuto
in questi anni le campagne sul dima
(definite come una «questione etica
di fondamentale importanza») promosse dal Cec, in particolare facendosi promotrice, in Italia, nel 199697, della raccolta di firme per la Petizione internazionale sul clima, (nev)
Valli valdesi
«Mucca paiza»
no airallarme
Una serie di provvedimenti (governo, sindaci, autorità scolastiche) sta
facendo scomparire dalle mense degli italiani la carne bovina, a seguito
dell’allarme suscitato dalla sindrome
cosiddetta della «mucca pazza».
6.000 capi sarebbero a rischio nel solo Piemonte. Nel Pinerolese, dall’Azienda sanitaria locale fanno sapere che non esistono pericoli perché la provenienza degli animali è
controllata e da anni nel territorio di
competenza è vietato l’impiego di farine animali. 11 problema più grave
sembra perciò essere l’impatto economico che questa situazione è venuta a creare, ma soprattutto è allarmante il fatto che di preciso su questa malattia si sa ancora troppo poco.
A pag. n
IL CLIMA STA
CAMBIANDO?
Da un punto di vista meteorologico
la situazione che ha determinato le
due ultime ondate di maltempo non è
rara nei mesi autunnali e può verificarsi anche più volte in un anno, non
sempre con intensità così forte; viene
definita «situazione di blocco». Essa è
caratterizzata dalla formazione di
un’ampia depressione sul Mediterraneo occidentale che rimane bloccata
per qualche giorno e richiama sull’Italia aria calda e umida di origine africana che provoca precipitazioni persistenti e abbondanti sulle regioni settentrionali e temperature quasi estive
su quelle meridionali.
Da un punto di vista climatológico
non è corretto sostenere che queste
ondate di maltempo sono in relazione
certa con ipotetici mutamenti del clima. Si possono fare però alcune considerazioni: i dati forniti periodicamente dalTÒrganizzazione meteorologica
mondiale sono abbastanza concordi
con quelli di altre organizzazioni. La
quantità di gas serra nell’atmosfera è
aumentata considerevolmente negli
ultimi 100 anni. Anche la temperatura
media dell’aria sulla superficie terrestre e marina è aumentata negli ultimi
100 anni di 0,6 °C. La quantità di ozono stratosferico, che trattiene la maggior parte dei raggi ultravioletti dannosi per gli esseri viventi, è invece diminuita negli ultimi 15 anni globalmente del 3%. Per quanto riguarda le
precipitazioni, non risulta un aumento della quantità annuale media, anzi
in Italia si è registrata negli ultimi 50
anni una diminuzione del 10% circa.
Piuttosto si può rilevare una diversa
distribuzione stagionale che, in alcune
zone, vede alternati periodi di siccità a
intense precipitazioni.
I modelli di previsione climatica per
il futuro, invece, differiscono anche
notevolmente in quanto rimane obiettivamente difficile distinguere il contributo umano al cambiamento del clima nel contesto della naturale variabilità del clima stesso. Comunque, molti
di questi modelli presentano uno scenario caratterizzato da un ulteriore aumento della temperatura nei prossimi
100 anni con conseguente innalzamento del livello medio del mare. Anche
sulla portata di questo fenomeno non
vi è accordo; ricordiamo che un aumento della temperatura media terrestre anche di un solo grado può comportare un aumento della temperatura
media locale di 5 o 6 gradi con tutte le
conseguenze che ne derivano.
Allora che cosa si può fare? Da un
lato è necessario implementare le ricerche scientifiche per capire meglio
questi complessi meccanismi di interazione tra terra, mare e atmosfera
che determinano le condizioni climatiche e che a tutt’oggi non sono ancora
completamente conosciuti. Dall’altro,
clima o non clima, bisogna rivolgere il
massimo degli sforzi verso una maggiore salvaguardia dell’ambiente. La
continua cementificazione della campagna, il disboscamento incontrollato
delle montagne o peggio la sconsiderata edificazione, sui letti di fiumi o
lungo le coste amplificano gli effetti
delle precipitazioni provocando ripetuti disastri. Con un maggior rispetto
e cura della natura non eviteremo certo tutte le alluvioni, ma sicuramente
potremmo limitarne fortemente i danni e risparmiare molte vite umane.
Augusto Spuri
Servizio meteorologico
dell’Aeronautica militare
2
PAG. 2 RIFORMA
All’A;
VENERDÌ 24
SSg^.tfMERDl24N
«E avendoli
chiamali,
imposero loro
di non parlare
né insegnare
affatto nel
nome di Gesù»
(Atti 4, 18)
«Riceverete
potenza quando
lo Spirito Santo
verrà su di voi
e mi sarete
testimoni
in Gerusalemme,
e in tutta la
Giudea
e Samaria, e fino
alle estremità
della terra»
(Atti 1, 8)
«'‘Avverrà negli
ultimi giorni,
dice Dio, che io
spanderò il mio
Spirito sopra
ogni persona;
i vostri figli
e le vostre figlie
profetizzeranno,
i vostri giovani
avranno delle
visioni, e i vostri
vecchi
sogneranno
dei sogni.
Anche sui miei
servi e sulle mie
serve, in quei
giorni, spanderò
il mio Spirito, e
profetizzeranno.
'^Farò prodigi su
nel cielo, e segni
giù sulla terra,
sangue e fuoco,
e vapore di fumo.
^°Il sole sarà
mutato in
tenebre, la luna
in sangue,
prima che venga
il grande
e glorioso giorno
del Signore.
'^'E avverrà che
chiunque avrà
invocato il nome
del Signore sarà
salvato»
(Atti 2, 17-21)
«Molti primi
saranno ultimi
e molti ultimi,
primi»
(Marco 10,31)
«Non temere,
io sono il primo
e Vultimo,
e il vivente.
Ero morto, ma
ecco sono vivo
e tengo le chiavi
della morte...»
(Apocalisse 1, 17-18)
gMi
«
—
CREDIAMO NELLA CHIESA CAHOLICA
La chiesa diventa cattolica, cioè universale, perché include gli esclusi, anzi li rende
primi II contrario dell'universalità non è la particolarità, ma l'esclusione di qualcuno
CUUDIO TRON
ENTRE le caratteristiche
dell’unità e della santità
M
della chiesa sono riferibili a
espressioni letterali del Nuovo
Testamento quella della cattolicità, o come si dovrebbe dire in
italiano dell’universalità, è presente nella letteratura cristiana
solo a partire dall’inizio del II
secolo in scritti che non sono
stati inclusi nel canone. Nel
Nuovo Testamento troviamo
una sola volta un avverbio che
significa «cattolicamente», «universalmente» (in greco katholouì ed è riferito non alla testimonianza della chiesa, ma al divieto di parlare di Gesù. Pietro e
Giovanni ricevono questo divieto («E, avendoli chiamati, imposero loro di non parlare né insegnare universalmente nel nome
di Gesù», Atti 4,18).
ne monarchica della chiesa locale, con a capo il vescovo e sotto
di lui i presbiteri e i diaconi... Si
trattava di un’innovazione recente, realizzata soltanto in alcune comunità e anche qui soggetta a contestazione...».
«Escatologica»
SE non troviamo l’aggettivo
«cattolica» riferito alla chiesa
Una «nota» sconosciuta
al Nuovo Testamento
J_ichia di usare T’aggettivo «cattolica» per indicare la chiesa è, in
fondo, geniale. Sembra significare che adesso, anche se lui sta
andando a Roma verso il martirio, universale non è più il divieto di parlare di Gesù, ma la testimonianza al suo nome. Naturalmente non altrettanto geniale è
il resto del passo in cui questo
aggettivo viene inserito, il quale
suona così: «Dove appare il vescovo, là si trovi pure la comunità, come dove è Gesù Cristo ivi
è la chiesa cattolica». Opportunamente una nota a piè pagina
della traduzione da cui trascriviamo questo passo precisa che
«Le lettere di Ignazio attestano
già resistenza dell’organizzazio
Preghiamo
O Signore.
ti ringrazio per i musulmani e gli induisti.
E per tutti i miei cari amici tra loro.
Ogni volta che ti incontriamo
nella preghiera, tu ci rendi migliori cristiani, '
migliori musulmani, migliori induisti.
Dà a tutti noi
il dono della fede
per saperti scorgere.
Amen
Teresa di Calcutta
troviamo, invece, nel Nuovo Testamento, una nozione affine, di
una ricchezza enorme perché
viene adoperata in contesti assai
diversi. Si tratta della nozione di
«ultimo» (in greco eskatos). Normalmente questo carattere viene sottolineato soprattutto
quando si parla della speranza
cristiana per i tempi ultimi, tanto che «escatologia» significa sostanzialmente «esposizione della speranza cristiana sui tempi
ultimi dell’awento del regno di
Dio, della risurrezione dei morti,
del ritorno di Cristo». «Avverrà
negli ultimi giorni...», dice il profeta Gioele, ripreso dalla predicazione di Pietro il giorno della
Pentecoste. La chiesa è universale nel tempo, perché non è limitata a un periodo storico definito, ma riceve vita dal suo Signore fino agli ultimi giorni: «Io
sono con voi tutti i giorni sino
alla fine dell’età presente» (Matteo 28, 20). Poco dopo aver subito il massacro della primavera di
sangue, nella propria Confessione di fede del 1655 i valdesi hanno osato affermare: «La chiesa
non può venir meno».
Ma lo stesso aggettivo che significa «ultimo» è usato nel Nuovo Testamento anche per lo spazio. La testimonianza al Cristo
dopo la sua ascensione è compito «fino alle ultime terre»: non
solo a Gerusalemme, in Giudea e
Samaria, non solo nella Terra
promessa. «LFItime terre» non ha
un senso, ovviamente, solo geografico, di distanza chilometrica
dal centro di irradiazione del cristianesimo primitivo, ma ha anche un senso di rivalutazione di
importanza degli spazi considerati irrilevanti. Per i romani dominatori c’è lo spazio in cui ci
sono solo i leoni; per i greci che
hanno elaborato la cultura dominante c’è lo spazio dei barbari; nell’economia globale dei nostri tempi c’è lo spazio definito
già alcuni decenni fa dei «dannati della terra». Queste e altre simili «aree sottosviluppate» sono
le terre ultime: magari vicine
geograficamente, ma ultime
nell’importanza mondiale. La
chiesa è universale perché non
condivide questi confini.
Ma c’è un terzo senso dell’aggettivo ultimo ed è quello riferito
alle persone. «I primi saranno gli
ultimi e gli ultimi, primi». L’universalità della chiesa riguardo alle persone non significa soltanto
che tutti vi hanno accesso in
ugual modo, ma piuttosto che le
gerarchie umane sono capovolte. L’universalità sconvolge le
classificazioni del potere: la
chiesa diventa universale perché
include gli esclusi, anzi, li rende
primi. Il contrario dell’universalità non è la particolarità, ma
l’esclusione di qualcuno. Nella
chiesa non c’è posto per il gioco
al sorpasso degli altri.
Tutto questo può avvenire, di
nuovo, non grazie alle scelte
delle persone che costituiscono
la chiesa, ma perché il suo Signore è, lui in persona, il primo
e l’ultimo. Mentre la chiesa raggiunge solo i confini ultimi del
tempo e dello spazio la priorità
e l’ultimità del Signore infrangono anche questi confini perché egli tiene le chiavi della
morte e del suo soggiorno e li
viola introducendovi la vita.
L’universalità della chiesa, in
fondo, non deriva tanto dalle
sue estremità, quanto dal suo
centro, che è unico e sta nel Signore e nell’Evangelo.
mari quelli che la rendono locale e diversa dalle altre.
Le fughe
A
NCHE nell’universalità ci
possono essere fughe. E
questa è una tentazione di tutte
le chiese, soprattutto in tempi di
globalizzazióne. È facile ripetere
l’errore che si è fatto nell’epoca
coloniale, quando la missione si
è avvalsa di fatto della conquista
militare per l’annuncio di un
Evangelo di libertà, cioè di un
messaggio che diceva il contrario di quello che si stava facendo. L’universalità della chiesa
non va confusa oggi con l’universalità degli affari e non si può
considerare il mondo non cristiano come un parallelo della
clientela del mondo commerciale: è triste dirlo, ma sembra
che i gruppi più attivi nell’evangelizzazione pecchino un po’ in
questa direzione. Viene così calpestata la diversità delle culture.
Le tradizioni cristiane vengono
considerate valori universali; a
volte gli stessi non credenti ci
stanno e, sinceramente o no,
non sappiamo, finiscono per accodarsi ad alcune delle scelte
più discutibili di queste tradizioni. Questo avviene non solo nel
nostro paese.
Universalità della chiesa
e universalità deH'umanità
L’
E la chiesa locale?
CHE rapporto c’è allora, tra la
chiesa locale e l’universalità
della chiesa? Possiamo esprimerci così: il carattere ecclesiologico non è la localizzazione,
bensì la condivisione con tutte
le altre chiese locali di caratteri
comuni e, quindi, la possibilità
di interscambio di questi caratteri. L’universalità della chiesa si
esprime nella reciprocità. Gli
elementi primari della chiesa locale non sono quelli che la localizzano, ma quelli che la rendono universale, al contrario di
tutte le altre strutture organizzative collettive: per esempio una
comunità nazionale, linguistica
o etnica ha come elementi pri
L universalità densa vista nell'ottica;'
lizzazione delle
UNIVERSALITÀ della chiesa
deve essere aperta all’universalità dell’umanità. Quando
c’è uno scambio possibile e una
reciprocità di intenti, è necessario che questo scambio e questa
concordanza siano riconosciuti
di comune accordo, lo posso offrire all’altro quello che stimo
giusto oppure voler condividere
qualcosa di suo ma prima di
coinvolgerlo devo sapere se lui è
d’accordo adesso e in questo
modo. Spesso la chiesa non è
universale perché è chiusa in se
stessa e pretende di coinvolgere
gli altri nelle sue cose. La cattolicità degenera allora in pretesa
egemonica e in sostanziali chiusure che danno un’immagine falsa dell’Evangelo, perché la chiesa
che ne è portatrice crede di essere in grado di primeggiare nella
cultura del mondo.
(Terza di una serie
di cinque meditazioni)
me, può essere
ta come una dell,
«inversioni» attrav^
SI manifesta tutta i '
tenzadIDio.
Nella Genesi,
nizio, la preferenza J
e dei patriarchi va nj,
figlio maggiore, ereT
vilegiato se non
base al diritto ®
ma al minore. Dio
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non quello di Caino
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Esau, anche sehaci
to l'eredità della pr,!
sa con I inganno; Già
be ama Giuseppe a Bj,
mino e non I loroJ
maggiori. Soprattutto!
inverte i risultati deU
architettato (Genesii
20) dagli uomini, voi
dolo al bene. Più tat|
monarchia davidica si,
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lesse e da questa, dopo,
lungo volgere di sete
nascerà il Messia.
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fosse il più
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nAma il Si
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per lui. Ci
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vergognati
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cuore» mei
Che male
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Nella pietà dei Salini,
presi anche dal «Maji
cat», Dio detronizzai,
I MOTIV
(Comme
tenti e innalza gli oi| Dna della n
colma di beni gli affa« conosce lo :
e affama i ricchi (Uoj in altri sogg
massimo u
occhi, per r
di lacrime
trimoni, na
contri, culi
di credenti,
zi tra cugi
52-53). L'universalità«
chiesa è quindi il risola
dell'inversione dellefc
miche sociali correnti,i
cui ognuno cura mai
vellicamente II propj
«particulare». Questa!
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nonno Liu
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che quando II «partioi
re» assume un'estensi»
che copre addiritturati felicità di ri
il mondo, come avvia si, uno sull
appunto, con la glolii in un abbr;
zazione dell'econom poi attacca
Non c'è, quindi, nientel roci discus
riposante nel pensareè reciproche
la chiesa è «universè j-j ¿j chiesi
almeno secondo I cara passione
umani. È facile essere» „„„„„ t
tati di pensare il contri
mettendo l'accento,,
che sulla conversione!
cessarla, sulla diffuii»
sperata di un messaggiii ' .
pace e di gioia. Man»! già i nostri
può mai dimenticarecki risuonare
messaggio di paceti menza. «C
gioia è stato pagato! ¡grandi?»
una croce e quindi divà rno una vo
veramente efficaceii chefinalm
attraverso un cambia«» venire a
to di mentalità, attrav#
un ravvedimento, attrai
so un'inversione di rotti
Tutto questo avviti
però, anche grazie ali
to che la rotta più in'1*
tante che è stata in'
ta è quella della moli
L'universalità della di una ricerc
sa fino alla fine dei tei| vorrebbe i
fino ai giorni ultimi,Ù
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di questa inversione‘0
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Desumiamo la cita^
di Ignazio da ManWmonetti - Emanuela"
zivalli, Letteraturd
na antica. Antologia,
me I, Casale Monfef'" esperienz
Piemme, 1982. ta. Tutto
Per i testi del libro* grazie agl
Atti si può otilizza^ del Segre
meniche
commentario di G**
Stalin, Gli Atti deff
stali, Brescia, edizioni
deia, 1973.
Vedi, inoltre, di
Corsani, L'Apocaliil
Guida alla lettura,
T0«
Claudiana, 1987.
abbonamenti
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Una volta uno studioso della Bibbia chiese a Gesù quale
i7 più importante di tutti i comandamenti e lui rispose,
%ando un versetto del Deuteronomio che il primo era
Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta
rnima tua, con tutta la mente tua e con tutta la forza tua»,
nuesto amore dovrebbe dunque coinvolgere tutto in noi;
^ soio l’intelletto, ma anche il cuore; non solo il cuore, ma
^nche il corpo, non solo le nostre orecchie e la nostra bocca,
a anche i luoghi nascosti del nostro sentire interiore. In
Questo tutto c’è anche la nostra emotività, forse l’aspetto di
noi che ci imbarazza di più, perché meno controllabile e più
risibile. Ma le storie della Bibbia ci dovrebbero aiutare a
non rifuggire dal nostro amare Dio anche emozionandoci
ner lui. Ci capita a volte di piangere per amore o di vivere
una gioia incontenibile per qualcosa che ci accade; perché
vergognarci se ci succede mentre preghiamo e sentiarrio che
ramare di Dio invade la nostra vita? I discepoli che incontrarono Gesù sulla via di Emmaus sentirono «ardere il loro
cuore» mentre il Signore parlava. Può accadere anche a noi.
Che male c’è? In questa pagina raccogliamo due testimonianze e una riflessione: vivere l’emozione della fede e il
commuoversi di Dio per amor nostro. (Anna Maffei)
La chiesa e la famiglia
Una corda musicale
da fare risuonare
La Bibbia ci insegna ad amare Dio non solo con la mente ma anche con il cuore
Ci possiamo emozionare per Dio?
Fede e emotività, un rapporto complesso e inevitabile dato che la fede cristiana,
proposta di vita, riguarda tutto il nostro essere e non soltanto la nostra sfera intellettuale
CATERINA PUPRÉ
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Emotività, emozione,
commozione sono nel
Dna della mia famiglia: chi ci
„ conosce lo sa. I momenti che
ù (Uqi in altri soggetti producono al
salita M
il risali
delle*,
:orrerti,i
ra mai
il prop»
Questa'!
Drtantei
«partidi
massimo un luccichio degli
occhi, per noi sono occasioni
di lacrime abbondanti. Matrimoni, nascite, funerali, incontri, culti speciali, raduni
di credenti, occasionali pranzi tra cugini sono prima di
tutto un buon motivo per
■stensi« esprimere la nostra reciproca
■turati felicità di ritrovarci commosi awiifi si, uno sulla spalla dell altro
glob* in un abbraccio affettuoso, e
conom poi attaccare sostenute e fenientd roci discussioni sulle nostre
insareè reciproche divergenze. «Affaiversalt chiesa e politica». Una
passione che ci viene dal
nonno Liutprando, pastore
battista, che a causa delle sue
idee fu mandato al confino a
Ustica durante il fascismo.
• La «chiesa» è una corda che
già i nostri genitori facevano
risuonare e vibrare con veemenza. «Che stanno facendo
i grandi?» ricordo chiedemmo una volta a una cuginetta
che finalmente si era decisa a
venire a giocare con noi.
«Stanno a parlà dde chièsa»
ci rispose con il suo accento
romano aprendo la «e» e indurendo la «s». Nella famiglia
io mi distinguo dagli altri per
una forte scelta ecumenica.
Dico forte, perché non è solo
una ricerca di dialogo, che si
vorrebbe interrompere al primo intoppo per tornare indietro; questa è una fase superata. E un convincimento
di fede e razionale, alla ricerca di una strada, un cammino che mi sembra doveroso
per tutti i credenti.
Ringrazio mio suocero, Enrico Paschetto, e mio marito
Emmanuele per avermi condotta senza forzature, attraeiaW verso la curiosità dapprima
-a cé ostile e poi sempre più disponibile, verso questa nuova
nfeif* esperienza di fede e di crescita. Tutto questo è avvenuto
bro* grazie agli incontri ecumenici
Segretariato attività ecu
égli*
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partecipare a un rito non riconosciuto dalla propria
chiesa, ma nasceva da quella resistenza che mettiamo
in atto quando lo Spirito ci
chiama. E io che cosa provavo? solo soddisfazione? solo
piacere estetico nel vedere
così tanti credenti cattolici
accostarsi alla nostra Cena? E
io? come avrei potuto testimoniare l’amore di Dio verso
di loro nel momento più alto
e più forte del dialogo tra credenti, cioè la condivisione
della sua Cena, la risposta al
suo invito ad essere uno?
Ho capito che dovevo abbattere questo muro di paura
e di ostilità costruito in secoli
di diatribe bibliche e teologiche, di sterili controversie al
limite dell’odio. Ho ceduto alla chiamata ed è stata una liberazione. Einalmente ho
preso parte anch’io con loro
alla cena del Signore durante
la messa cattolica. Ora quando ciò avviene, sempre in
questo specifico contesto di
fraternità vissuta, ci cerchiamo con lo sguardo, sorridendo complici, ci teniamo per
mano sostenendoci reciprocamente mentre andiamo alla tavola apparecchiata per
noi, verso la Cena pronta. E la
stessa forza che ci unisce, lo
stesso amore, lo stesso Dio. E
allora l’emozione è forte, le
lacrime si sprecano.
Esiste una questione nella mia vita di fede che va
acquisendo sempre più importanza e ho notato negli ultimi anni che questa mia
stessa esigenza è molto diffusa: l’esigenza di una fede vissuta con l’anima, il cuore e il
corpo e non solo con la mente. Che rapporto c’è fra fede e
emotività? È questa una domanda che può essere affrontata da innumerevoli
punti di vista ma non ho intenzione di infilarmi in una
complessa riflessione sulla
psiche umana, non voglio dare grandi definizioni né dell’emotività né tantomeno
della fede. Voglio soffermarmi solo sulla questione di come, in tanti, sentiamo troppo
stretta una fede che riceve
agganci solo di tipo intellettuale, come se si trattasse di
una questione meramente di
testa... Ma se è vero che difficilmente possiamo definire
con esattezza che cosa sia la
fede, possiamo comunque
dire che non è sinonimo di
intelligenza, di ragione (anche se non necessariamente
deve essere in contrasto con
questa), non è sapienza... è
pazzia. E quanti cosiddetti
folli spesso ci hanno dato i
più begli esempi di fede!
La fede è offerta ai semplici
e ai bambini e nascosta ai
saggi, la fede è presentata da
Paolo in un trittico di sentimenti, tra speranza e amore.
E allora come pretendiamo
di nutrirla unicamente attraverso i canali della ragione,
con lo studio, la lettura, la
predicazione, le discùssioni,
guardando con sospetto tutto ciò che mette in gioco anche i nostri sensi, il nostro
corpo e le nostre emozioni?
La musica, possibilmente
non troppo ritmata e vivace
(e assolutamente senza battiti di mani e non accompagnata da alcun movimento
del corpo) è l’unico elemento
veramente non intellettuale
che è riuscito a mantenere
un suo spazio all’interno dei
nostri culti, così celebrali e
verbosi... Se il credere è una
rivoluzione della nostra vita,
deve essere una rivoluzione
della nostra mentalità, delle
nostre convinzioni e anche
delle nostre emozioni: qualunque rivoluzione nella nostra vita causa anche grandi
sconvolgimenti interiori a livello emotivo, perché mai
dovrebbe essere diverso per
la rivoluzione che l’annuncio
deU’Evangelo dovrebbe portare nelle nostre vite?
Proprio la fede vissuta anche con tutti i sensi e le emozioni è uno degli elementi
che più mi hanno affascinato
nell’ortodossia. Ho ritrovato
in questi giorni il mio diario
di tdaggio che tenevo quando
ero a Mosca, dove ho vissuto
per 5 mesi nel 1995, per «studiare» e imparare a conoscere la spiritualità ortodossa. A
proposito della liturgia della
festa di Pentecoste avevo
scritto le seguenti parole:
«Stando tutti inginocchiati,
strettissimi, sul pavimento
coperto d’erba, mi sono di
nuovo resa conto, come Paolo mi aveva fatto notare una
volta, che nelle chiese orto
dosse, senza panche, tutte
affollate, dove si sta tutti in
piedi, uno appiccicato all’altro e ancora più vicini quando tutti si inginocchiano, si
ha veramente la sensazione
fisica di chiesa come corpo».
Rileggere queste parole mi ha
riportato alla mente tutte le
sensazioni ed emozioni che
ho vissuto e sperimentato
nella Chiesa ortodossa, in
quei cinque mesi a Mosca e
poi in un anno infero passato
in un seminario ortodosso di
New York.
A Mosca soprattutto, dove
avevo anche l’ostacolo della
lingua (poiché la liturgia si
svolge tutta in slavo ecclesiastico, che per uno straniero
sta al russo moderno più o
meno come il latino all’italiano), ho scoperto una dimensione della fede che era principalmente fisicità, odori, colori, immagini, suoni. Ammetto che la lunghezza delle
funzioni è stata anche per me
inizialmente un ostacolo che
offuscava tutto il resto, ma
una volta che ho cominciato
a farci l’abitudine sono stata
sommersa dalle emozioni.
Durante delle funzioni orto
dosse, con il corpo stimolato
attraverso tutti i sensi, tra
l’intensità dei canti, i movimenti dei corpi, l’odore dell’incenso, i colori e la bellezza
delle immagini, io mi sono
emozionata innumerevoli
volte: ho pianto, ho gioito, mi
sono anche arrabbiata.
E la Pasqua più bella della
mia vita l’ho vissuta in una
chiesa ortodossa, dopo aver
seguito con rigore tutto il percorso spirituale del digiuno,
delle rinunce, delle lunghissime ore di preghiera tre o
quattro volte al giorno. E
quando nella notte di Pasqua
è risuonato il grido «Cristo è
risorto» io ho pianto per la
gioia e per la prima volta nella mia vita, con tutta me stessa, anima e corpo, ho veramente sperimentato la potenza del messaggio della resurrezione. La fede certo non
è neanche solo emozione e
mai vorrei perdere la vivacità
di pensiero che muove le nostre chiese,'ma allo stesso
tempo mi chiedo anche che
valore può avere una fede che
non emoziona, che non sconvolge, che non turba anche il
cuore oltre che la mente?
Secondo il libro dell'Esodo, Dio scende a liberare il suo popolo perché ne ascolta il grido di aiuto
L'emozione per l'umanità del Dio creatore e liberatore
PIETRO STCFANI
■30
Tof
nteniche (Sae) dove, durante
un’intensa settimana di studi, si sviluppano conoscenze
significative, incontri, esperienze e amicizie che restano
We e profonde anche nella
lontananza. Sono soprattutto
le liturgie dei diversi culti che
vengono celebrati durante
queste settimane che fanno
vivere i momenti più forti e
offrono testimonianze significative e occasioni particolanti upndivisione ecumenica,
inni Signore è paziente; ma ci
voluti anni prima di ca■ lo sforzo, la lotta in
• raí ohe alcune sorelle e
ábboí cattolici sostenevano
irlo^ breve momento dell’invi
I cof u partecipare alla cena del
e nui Signore durante il nostro cullo evangelico negli incontri
' j derivava dal
dubbio se fosse lecito o no
SU due versetti del libro
dell’Esodo non ci si stancherà mai di riflettere; in essi
infatti è racchiuso il mistero
di un inizio che chiama Dio
fuori da se stesso; lì si coglie
quanto lo fa emozionare (da
e-muovere, muovere fuori
da). L’emozione è un tipo di
risposta soggettiva suscitata
da circostanze e situazioni
che ci si presentano come
esterne; esse infatti sono colte nella loro oggettività anche
quando all’origine dipendono da noi. Un poeta si può
emozionare per i propri versi,
un pittore per il proprio quadro e i genitori per il loro
bimbo solo quando le rispettive creature si presentano
loro come dotate di una esistenza o di una vita ormai, almeno in parte, autonoma rispetto a chi li ha chiamati
all’essere. L’emozione nasce
nel vederle a un tempo come
proprie e come altre. La clausola e «vide [...] ed ecco era
cosa buona I...1» ripetuta nel
primo capitolo della Genesi
come suggello dell’atto creativo divino è di pertinenza di
quel Dio che prima fa e solo
dopo scopre di fronte al proprio sguardo il prodotto del
suo operare; solo allora egli
sembra coglierlo, con stupore e sorpresa, per quanto veramente è; un essere diverso
da se stesso. Ciò, oltre che
per la creazione, vale anche
per il riscatto e per la liberazione del popolo dalla schiavitù d’Egitto. [...]
«I figli di Israele gemevano
per il lavoro: gridarono e l’invocazione di salvezza salì fino
a Dio dal lavoro; e Dio ascoltò
il loro lamento, si ricordò Dio
della propria alleanza con
Abramo, Isacco e Giacobbe e
Dio vide i figli d’Israele e Dio
conobbe (wajjedà)» (Esodo 2,
23-25). Per comprendere questo passo bisogna tener conto
che Dio presta ascolto a un
grido non direttamente diretto a lui; «Il testo non dice che
i figli d’Israele pregavano o
gridavano a Dio, ma che egli
udì i loro gemiti dovuti alla
schiavitù e "capì”. La parola
ebraica [wajjedà) è tradotta
correttamente con "conobbe”
o “capì”. Come sottolineò
Nachmanide nel suo commentario; “Sebbene i figli
d’Israele non meritassero la
liberazione, il loro grido spinse verso di essi la misericordia di Dio”. Il punto essenziale è che il grido non è diretto
a Dio, ma che Dio capisce la
sofferenza e quindi decide di
aiutarli». Queste parole di Eri
ch Fromm (da «Voi sarete come dei», Roma 1970, pp. 6465) colgono nel segno: esse
esprimono davvero un’emozione divina. Il moto che sospinse Dio a liberare il suo
popolo non provenne infatti
né da un autonomo ricordo
sorto all’interno della memoria di Dio, né da un’intenzionale supplica diretta al Signore da parte degli schiavi sottoposti alla sferza degli egiziani:
essa nacque dall’oggettività
del grido. Quel lamento uscito dalla bocca degli oppressi
emoziona perché irrompe
daU’esterno e fa uscire dalla
coltre dell’ohlio che aveva ricoperto in Dio stesso la memoria deU’alleanza stipulata
con i padri. In quel caso lo
stupore del Signore non derivò dalla sorpresa di vedere
di fronte a sé nella sua autonomia, buono e bello (l’ebraico tob è dotato di entrambi i
significati), il frutto delle proprie mani, l’emozione scaturì
dall’aver compreso, quasi
all’improvviso, che i propri figli si erano mutati in «altro».
Abramo, Isacco e Giacobbe,
i padri, erano interlocutori del
Signore; egli non solo parlava
con loro e a loro faceva promesse, ma strinse con loro un
legame tanto forte da qualificarsi, da allora in poi, proprio
in riferimento a quei tre nomi
patriarcali. Con il trascorrere
del tempo però perfino Dio
sembrava esserselo dimenticato mentre, certo in maniera
ancor più netta, i discendenti
di Abramo avevano perduto
ogni consapevolezza di quel
vincolo divenendo figli immemori, abbrutiti sotto il peso di
un destino troppo pesante. In
tal modo si erano alienati da
se stessi e dalla loro origine;
sapevano gridare ma non conoscevano più a chi dovevano
indirizzare il loro lamento. 11
quadro però muta all’improwiso quando in Dio nasce un’emozione legata alla
scoperta della propria incapacità di restare indifferente a
quel grido; quel lamento gli fa
ricordare la promessa di essere vicino ai suoi figli.
Tutto ciò, visto in controluce, indica che il memore soccorso del Signore ha come
proprio inevitabile presupposto la dimenticanza. Non è
solo il grido del salmista (cfr.
il Salmo 44), ma anche la condizione stessa di umiliazione
degli ebrei a presentarsi come
un’attestazione oggettiva della «dimenticanza» di Dio; infatti finché la stirpe di Àbramo non è riscattata dalla propria schiavitù è come se essa
fosse diménticata dal Signore.
A tal proposito torna alla
mente quanto scritto da Martin Lutero nel suo commento
al Magnificat: «Ma perché
Maria dice che egli si è ricordato della sua misericordia
anziché dire che l’ha considerata? Perché l’aveva promesso, come afferma il versetto
seguente. Ma per lungo tempo l’aveva fatta attendere sì
da sembrare che se ne fosse
dimenticato, come tutte le
sue opere sono come se ci
avesse dimenticato. Però
quando venne si ricordò che
non aveva mai dimenticato,
ma che aveva incessantemente pensato di portarla a compimento». La verità di quest’
ultima affermazione la si
comprende però, appunto come capita nel Magnificat, solo
dopo che la salvezza è avvenuta. Anzi, andando al di là di
Lutero, si può in un certo senso affermare che questa scoperta valse anche per Dio
stesso; anche per lui occorreva un elemento esterno e oggettivo che gli facesse balenare l’emozione del ricordo e lo
inducesse a por mano alla sua
opera di salvezza.
(tratto dall’articolo di Piero
Stefani «L’.eìnozione del Dio
creatore e liberatore», pubblicato
sulla rivista «Servitium» n. 130,
luglio-agosto 2000, pp. 31-34)
4
PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ 24
lí’Slíííífe VENERDÌ 24 f
■ fi
Si è conclusa a Séte il 5 novembre scorso la prima Assemblea generale della Cevaa
Nord e Sud uniti nella testimonianza
Eletto il nuovo presidente della Comunità nella persona del pastore polinesiano Ralph
Teinaore. Confermato il segretario generale, Alain Rey. Eletto il nuovo Consiglio esecutivo
FRANCESCA COZZI
Le elezioni del nuovo Consiglio esecutivo sono state
uno dei momenti decisivi
dell’Assemblea generale. Si
sono svolte serenamente,
senza conflitti né compromessi. Sono stati proposti
molti candidati provenienti
da tutte le regioni geografiche
rappresentate nella Cevaa (47
chiese di 5 continenti) e il voto è stato esercitato democraticamente. L’elezione del presidente ha accolto il consenso
dell’Assemblea, che ha sostenuto la candidatura del pastore Ralph Teinaore, presidente
della Chiesa evangelica della
Polinesia francese.
Si è poi proceduto all’elezione del Consiglio, che è
composto da tre membri dell’Europa, uno della regione Oceania e America del Sud, due
dell’Africa occidentale e uno
della regione Africa orientale
e Oceano indiano. Inoltre sono stati eletti anche quattro
supplenti, uno per ogni regione geografica. Ecco i nomi dei
componenti del Consiglio,
che resterà in carica per i
prossimi quattro anni:
- dall’Europa: riconfermati Christine Noyer, il pastore Etienne Roulet (Svizzera),
Françoise Laurière (Francia),
il past. Franco Taglierò (Italia); supplente: il past. Etienne Reber (Francia);
- Oceania e America Latina; Juanita Bertinat, insegnante (Chiesa valdese dell’
Uruguay); supplente: il past.
Erik Kosovimoin (Nuova Caledonia);
Al centro, il nuovo presidente della Cevaa, past. Ralph Teinaore,
qui ritratto durante le Assise della Cevaa a Torre Penice nel 1996
- Africa occidentale: dott.
Christiane Agboton (Senegai), past. Joseph Mfochive
(Camerún); supplente il past.
Simon Dossou (Benin);
- Africa orientale e Oceano
Indiano: il pastore Patrice M.
Siyemeto, l’unico anglofono,
(della chiesa unita di Zambia); supplente: Perle Ravoninjatovo (della Réunion);
Questi fratelli e queste sorelle hanno ricevuto il compito di condurre la Cevaa in
questi prossimi anni di mutazioni. Con questa prima Assemblea generale, infatti, è
cambiato il metodo di riunirsi
per deliberare: non più un
Consiglio ma un’Assemblea
generale, che ogni due anni
raccoglierà oltre ai responsabili delle chiese, anche i giovani e le donne. E TAssemblea
ha saputo affidare anche a loro, alle donne (fra queste una
queste giovane) la responsabilità di essere parte del Con
siglio e di guidare la comunità. Altri voti sono andati a
nomi che non erano stati proposti come candidati, ma che
lasciano pensare che ci sarà la
possibilità di un rinnovamento negli anni a venire.
Oltre all’elezione del Consiglio, è stato anche riconfermato per i prossimi quattro
anni il mandato di segretario
generale ad Alain Rey. È stata
questa anche l’occasione per
uno scambio di idee fraterno
e aperto, sulle sfide attuali e
le prospettive della Cevaa.
Sarà molto importante il rapporto di reciproco stimolo e
collaborazione che si potrà
sviluppare fra il nuovo presidente, il Consiglio esecutivo
e il segretario generale.
Nelle elezioni, come in tutti
i momenti dell’Assemblea, è
prevalso uno spirito sereno di
fraternità. Chi poteva sperarlo? Questa è pertanto la fierezza della Cevaa, di avere in
sé uomini e donne del Sud e
del Nord, capaci di lavorare
insieme, non soltanto per gestire l’esistente, ma per intraprendere il nuovo e sperare:
per essere un popolo solidale
che testimonia insieme. Anche l’Assemblea ha dimostrato oggi la maturità di questa
associazione così difficile già
dalla sua origine, ma che lascia una porta aperta all’utopia. Con i nostri diversi approcci, con le nostre difficili
relazioni umane, con i nostri
dubbi abbiamo vissuto l’esperienza di saper ascoltarci
gli uni gli altri, di saper anche
discutere e di aver voglia di
fare il cammino insieme.
Diario di visita di una équipe della Cevaa nel Nord-Est della Francia
Strasburgo, capitale dell'Alsazia e crocevia dell'Europa
ELISABETTA RIBET
Quando in Togo si riceve
un ospite, un amico, gli
si offre dell’acqua. La temperatura dell’acqua indica se si
è davvero i benvenuti: se ci
fossero dei problemi con la
gente del villaggio, il padrone
di casa non potrebbe tradire i
suoi e dire all’ospite che non
è il benvenuto. E non può
tradire l’ospite e mandarlo
via di casa senza spiegazioni:
l’ospitalità è sacra. Così è la
terra che parla al posto degli
uomini: se l’acqua è calda, significa che anche la terra è
calda di conflitti e che l’ospite non sarà ben accolto. Se
invece l’acqua è fresca, è perché la terra è felice di dissetare l’ospite. Anche a Strasburgo l’équipe Cevaa ha trovato
acqua fresca.
Strasburgo è la città più
importante dell’Alsazia. Crocevia d’Europa e del mondo,
città multiculturale e ricca di
religioni. Protestanti e islamici sono all’incirca la stessa
quantità (40.000, più o meno)
e un buon 40% della popolazione è giovane, sotto i 26 anni. In quanto capitale regionale è stata scelta come sede
delle due chiese indipendenti
dell’Alsazia, Ecaal e Eral, luterana e riformata. Il grande
edificio che ospita tutti gli uffici delle due chiese si trova a
fianco della «Petite France»,
la zona turistica e folcloristica del centro storico. Le due
chiese hanno strutture comuni, come il servizio di
informazioni, quello dell’educazione, il Dipartimento
missionario (coordinatore
della visita dell’équipe).
Nello stesso stabile c’è il
convitto per gli studenti, di
teologia e non solo. In quanto capitale europea, vi si tro
vano una delle tre sedi della
Conferenza delle chiese europee (Kek) (le due altre sono
a Ginevra e Bruxelles), la Facoltà di teologia, il palazzo
dei diritti umani e diversi edifici della Comunità europea.
Strasburgo è città di istituzioni e di nomi famosi: abbiamo
incontrato Marc Lienhardt e
Jean-Paul Humbert, i due
presidenti delle chiese indipendenti di Alsazia e Lorena,
Richard Vischer, uno dei leader della Kek, Jean-François
Collange, decano della Facoltà (statale) di teologia protestante, membro del Comitato consultivo nazionale di
etica e autore di una Teologia
dei diritti umani, che ci ha
accolti insieme a un gruppo
di professori e assistenti della
Facoltà. Uno dei giudici del
tribunale internazionale di
tutela dei diritti umani ci ha
dedicato un’intera mattinata
per raccontarci il suo lavoro,
le sfide e le convinzioni che
costituiscono la sfida quotidiana di chi, come lui, si occupa di verificare che su tutto
il territorio dei 41 paesi d’Europa i diritti di base di qualunque essere umano possano essere rispettati.
Strasburgo tuttavia non è
solo istituzioni e grandi nomi:
abbiamo visto comunità di
periferia in cui ci è stato detto
il dolore e lo scoraggiamento
di chiese che non possono
più fare attività serali perché
ia gente ha paura di uscire
dopo il tramonto e la polizia
non viene neanche più; abbiamo incontrato, per un attimo, un pastore «Cevaa», togolesa, che lavora in una di
queste comunità. Ma soprattutto abbiamo vissuto una
settimana a fianco della comunità di Saint Matthieu, incontrando l’Unione femmini
le, il Consiglio di chiesa, i giovani, e riflettendo insieme a
loro e al pastore Pascal Hickel
su che cosa possa voler dire
testimoniare la propria fede
oggi, a fianco dei grandi nomi
e dei nomi piccoli, dialogando con entrambi e affrontando la realtà dei fatti.
Abbiamo anche fatto una
scappata a Kehl, in Germania, dove la comunità della
cittadina ha iniziato un dialogo e una serie di progetti comuni con Saint Matthieu. E
anche questa settimana è finita, con il culto della domenica della Riforma celebrato
a Saint Matthieu con la comunità mennonita, riflettendo insieme su una domanda
che sembra a tutti piuttosto
interessante: che cosa vuole
dire vivere la Riforma, oggi?
Le risposte dei tre portavoce (mennonita, protestante
strasburghese e di Alice,
dell’équipe Cevaa) sono state
ricche di idee: in poche parole, osare essere dissidenti,
«diversi», nella misura in cui
«diversità» significa essere
cristiani; saper contestualizzare, saper dialogare e infine
recuperare e rimettere in discussione la nostra storia, aggiornandoci e provando a
rinnovare la nostra vocazione
di comunità di credenti in un
mondo che cambia. «Siate
coevi del vostro tempo» diceva Madame de Staël...
DAL MONDO CRISTIANO
! Conferenza (ielle chiese europee (Kek)
Premio Templeton 1999 assegnato
al giornalista svizzero Alain Dupraz
GINEVRA — Il Premio Templeton 1999, assegnato al
glior giornalista europeo dell’informazione religiosa
stampa laica, è stato vinto dal giornalista svizzero Alaina
Fu une
mostra,
praz, redattore del quotidiano «La tribune de Genève» iip||
mio viene consegnato dalla Conferenza delle chiese em
(Kek) a nome della Fondazione Templeton. Il contribu?
Alain Dupraz è consistito in una serie di articoli sull’,
avv^j
del nuovo millennio dando uno sguardo nuovo sulla (¡jj
di Gesù, attraverso gli occhi di rappresentanti dellaS
ebraica, ma anche delle sensibilità ortodossa, cattoli^
mana e protestante della fede cristiana. }
Spagna; dopo gli ultimi attentati dell'Età
Ferma condanna da parte della
Federazione delle chiese evangeliche
MADRID — Una ferma condanna dei recenti attentatiJ
l’Età a Madrid e a Barcellona è stata espressa dalla Federai
ne delle chiese evangeliche spagnole (Ferede). Esprimenj
solidarietà alle famiglie delle vittime «che pagano conili^
sangue il prezzo della democrazia», un comunicato stami
della Ferede assicura che gli evangelici pregano costantemi
te perché «i cuori di pietra dei terroristi diventino cuoridicj.
ne, sensibili e rispettosi di tutto il popolo spagnolo».
Chiesa evangelica in Germania (Ekd)
Bärbel Wartenberg-Potter, terza doniu
vescovo della Chiesa luterana tedesca
LUBECCA — Sono già tre le donne che ricoprono la ca«
di vescovo nella Chiesa evangelica in Germania. A fine sette»
bre Bärbel Wartenberg-Potter è stata eletta a capo della cliies
regionale luterana dello Holstein-Lubecca; entrerà in caria]
prossimo aprile. Wartenberg-Potter, 56 anni, da tempo iap
ma fila nel dibattito sull’uguaglianza tra donne e uomini ni
vita della chiesa, è attualmente segretario generale del Coni,
glio delle chiese cristiane in Germania (Ackd). fnen/m)
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Bärbel Wartenberg-Potter, nuova vescova dell’Ekd
13.000 comunità stabili e 30.000 «in formazione». Un pastore ogni 6.000 memb
Nella Cina del 2000 i cristiani sono in crescita costanti
FEBE CAVAZZUTTI ROSSI
E in crescita costante il numero dei cristiani in Cina. Nel corso degli ultimi
due decenni le chiese protestanti si sono
espanse alla media di tre locali di culto
per nuove congregazioni ogni due giorni.
Ad oggi 13.000 sono le comunità stabili
con propri luoghi di culto considerate
«chiese», mentre ve ne sono 30.000 dette
«in formazione», di cui alcune hanno già
propri luoghi di incontro, mentre altre li
stanno rapidamente costruendo. Queste
comunità possono contare su un pastore
ogni 6.000 membri comunicanti e sono
raccolte sotto l’ala del Consiglio delle
chiese cristiane in Cina.
Queste e altre informazioni, finora incerte o sconosciute, sono state date il
mese scorso in una conferenza a Birmingham indetta dall’as.sociazione ecumenica Friends of thè Church in China, patrocinata in Cina dal vescovo cattolico di
Shangai, Aloysius Jin. L’orientalista Edmond Tang, dell’Università di Birmin
gham, ha spiegato come è avvenuto lo
sviluppo dopo le persecuzioni e la dispersione causata dalla rivoluzione culturale.
I cristiani si sono dedicati per prima cosa
alla ricostruzione fisica delle chiese e dei
luoghi di aggregazione; è seguita la preparazione biblico-teologica dei pastori e
dei predicatori locali per l’evangelizzazione e la cura pastorale; in anni recenti è
cominciata l’elaborazione teologica, che
non richiede fondi, ma piuttosto l’incontro, il dialogo e la preghiera comune, perché la riflessione teologica è ora in embrione ed è soggetta al rischio di divisioni
e nuove chiusure.
Nel corso della conferenza due donne
hanno dato la loro testimonianza: Li
EnLin, direttrice dei servizi di assistenza
medica dell’associazione cinese Fondazione Amity, con cui collabora il Consiglio delle chiese cinesi, e la dott. Li RuRu, ordinaria di studi cinesi nell’Università di Leeds.
EnLin significa «la grazia di Dio che
viene»; suo padre era pastore e sua ma
dre medico. EnLin ricorda che di gif®
e di notte c’erano persone di ogni“
che ricorrevano ai suoi genitori.
alla loro porta avevano messo qn»
scritta: «...lo fate a Me». Lo stessospUI
anima la Fondazione Amity, un’orgai*
zazione non governativa che vive da
anni, nella quale collaborano creden
altri, per servire il prossimo. I |
mi includono la prevenzione aìl’Ai®
riabilitazione per i colpiti dalla poW
un progetto denominato «tornai
scuola» che finora è riuscito a dare is ^
zione elementare a 10.000 barnbi®
costo di circa 150.000 lire per batnbm
Regala un abbonamento
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üfneRDÍ 24 NOVEMBRE 2000
PAG. 5 RIFORMA
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È giunta in Italia una mostra itinerante destinata a un pubblico non specializzato
Il riformatore Filippo Melantone
Fu uno dei grandi protagonisti del rinnovamento religioso e culturale del Cinguecento. La
mostra, di grande successo in Germania, fa tappa a Roma, Firenze, Venezia, Milano e Torino
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FULVIO FERRARIO
IL destino di Melantone
nella storia della Riforma e
della cultura è segnato da 500
anni: egli è «il successore di
Lutero»» e solo in seconda
battuta l’autore della Confessione di Augusta, il grande
umanista della Germania del
X\d secolo, il precursore dell’ecumenismo. Si tratta di
una sorte palesemente ingiusta, ma inevitabile e condivisa da tutti i «prosecutori» dell’opera di riforma, da Bullinger (Zurigo) a Beza (Ginevra).
I tentativi di restituire a questi grandi personaggi il rilievo
dovuto è destinato a successi
solo parziali, specie in un
paese come il nostro dove
anche i loro maestri sono ancora largamente sconosciuti:
si tratta tuttavia di un’opera
necessaria, che contribuisce
in modo significativo ad allargare la conoscenza e la
comprensione del grande
nnnovamento religioso del
Cinquecento.
In questo spirito l’anno
1997, quinto centenario della
nascita di Filippo Melantone,
ha visto un fiorire di studi
manifestazioni, soprattutto
in Germania, com’è ovvio,
ma non solo. Un contributo
importante è stato offerto
dalla città natale del riformatore, Bretten (non lontano da
Karlsruhe, nel Baden-Wiirttenberg) e della «Casa di Melantone», un istituto dedicato
all’approfondimento e alla
divulgazione di questo personaggio, che ha sede appunto
nella sua casa natale: esse
hanno allestito una splendida mostra itinerante, dal titolo Lettere per l’Europa, destinata a un pubblico non specializzato e in particolare alle
scuole medie superiori, che
ha riscosso un grande successo in Germania. Grazie al
contributo finanziario del
Land Baden Wurttenberg
questa mostra giunge ora in
Italia e sarà presentata in diverse città (Roma, Firenze,
Venezia, Milano, Torino) a
cura dei locali centri culturali
protestanti. La realizzazione
del progetto è dovuta al grande impegno profuso da parecchie persone, tra le quali
vanno menzionate Albert de
Lange, della Casa di Melantone di Bretten, e il direttore
editoriale della Claudiana,
Manuel Kromer.
La versione italiana della
mostra è stata inaugurata
martedì 31 ottobre nella chiesa valdese di piazza Cavour,
che ospiterà la tappa romana:
erano presenti tra gli altri il
ministro della Cultura del Baden-Wurttenberg, Palmer, il
Un ritratto di Melantone
sindaco di Bretten, Paul
Metzger, il direttore della Casa di Melantone, Günter
Frank, il moderatore della Tavola valdese Gianni Genre, il
decano della Chièsa luterana
in Italia, Jürgen Astfalk, il vescovo Walter Kasper del Pontificio Consiglio per l’unità
dei cristiani. La cerimonia è
stata condotta, con il consueto brio, dal prof. Paolo Ricca.
11 ministro Palmer, nel suo intervento, ha sottolineato il significato culturale ed ecumenico di Melantone nel contesto europeo. Dal punto di vi- Il
sta culturale il riformatore ha
vissuto l’introduzione della
stampa a caratteri mobili come una rivoluzione culturale
in qualche modo parallela a
quanto accade oggi con Internet; sul versante ecumenico
egli si è battuto per evitare la
spaccatura nel cristianesimo
occidentale e molti progetti
ecumenici odierni si rifanno
al suo contributo.
La mostra accompagna chi
la visita in un viaggio affascinante, non solo mediante
pannelli con testi e immagini
significative, ma anche presentando esemplari di libri
del Cinquecento, riproduzioni di costumi e ricostruzioni
d’ambiente: alla fine il grande umanista sembra meno
lontano dal nostro tempo e
viene voglia si conoscerlo un
po’ meglio il che, per un’iniziativa culturale come questa, è il massimo successo.
prof. Paolo Ricca con il sindaco di Bretten, Paul Metzger
Il convegno di Roma su Melantone
Per meglio conoscere il
«maestro della Germania»
A colloquio con Heinz Scheible, studioso del riformatore
L'importanza di Melantone per l'Europa di
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LORENZO SCORNAIENCHI
IL professor Heinz Scheible, uno tra maggiori esperti di Melantone, era presente a Roma come principale relatore per il convegno
dedicato alla figura del riformatore: gli abbiamo rivolto
alcune domande.
-In che cosa può essere utile il pensiero di Melantone nel
nostro tempo?
«In primo luogo la sua teologia, più di quella di ogni altro riformatore del XVI secolo,
offre validi spunti per il dialogo ecumenico sia tra riformati
e luterani sia tra protestanti e
cattolici cosa che, del resto, si
è realizzata nel 1973 con la
Concordia di Leuenberg tra
luterani e riformati [fondamentale per le nostre chiese,
tant’è che è stampato tra le
confessioni di fede nel libro
dei regolamenti della Chiesa
vddese, ndr] e nel 1999 con la
Dichiarazione congiunta tra
luterani e cattolici sulla dottrina della giustificazione è in
accordo con il pensiero di
Melantone. In secondo luogo
vedo l’attualità di Melantone
nel suo impegno per rendere
la lingua chiara e comprensibile, cosa quanto mai necessaria per la predominanza
delle espressioni colloquiali,
da una parte, e del linguaggio
specialistico incomprensibile
ai non addetti dall’altra».
- A proposito della lingua
spesso si dice, anche nella Dit^hiarazione congiunta, che
tnolto nelle divisioni tra le
chiese cristiane sia dovuto a
questioni terminologiche. Che
cosa direbbe Melantone che,
tni pare, rimproverò proprio
c[un riformista cattolico di
Colonia, Gropper, di minitnizzare le divergenze dottrinali come una questione solo
di diversa definizione?
«Spesso i colloqui religiosi
Sono stati discorsi tra sordi
Perciò è necessario, ci inse
gna Melantone, un lavoro attento di definizione che porti
a formulazioni comprensibili
a entrambe le parti. Melantone si è impegnato del continuo perché ciò fosse possibile. L’opposizione con la chiesa di Roma era dovuta anche
a differenze sostanziali in
molti punti non superabili
come per il sacrificio della
messa e il sacerdozio, come
pure per il primato del papa.
Che queste opposizioni esistano ancora ce lo dimostra la
dichiarazione del card. Ratzinger sulle nostre chiese».
- Può lo studio di Melantone servirci nel confronto con la
chiesa romana?
«Lo studio di Melantone ci
mostra i contrasti di quel
tempo. Molti sono ancora attuali, anche quelli che apparivano risolvibili, come la questione del calice ai laici e il
matrimonio dei preti. Da una
parte la Chiesa cattolica, nei
450 anni intercorsi dal Concilio di Trento, si è aperta alle
richieste e alle sollecitazioni
del protestantesimo, dalTal■ tra però dobbiamo considerare che rispetto a quel tempo sono stati creati altri muri
che non c’erano al tempo di
Melantone, i dogmi mariani e
l’infallibilità del papa».
- La mostra che è stata inaugurata a Roma e sarà al
lestita in altre città italiane
porta il titolo «Lettere all’Europa». Qual è il contributo di
Melantone per un’identità
culturale europea?
«Il lavoro di Melantone su
scala europea mostra chiaramente che al tempo dell’Umanesimo i confini degli stati
nazionali non impedivano lo
scambio culturale tra i letterati. Ancora oggi, passati ormai
dieci anni dalla fine della
guerra fredda e dalla caduta
della cortina di ferro, in un
presente di sciovinismo nazionalista (in particolare nei
Balcani) i grandi maestri umanisti possono offrire un valido modello culturale».
In occasione dell’inaugurazione della mostra «Lettere
per l’Europa», il Centro evangelico di cultura di Roma e la
Facoltà valdese di teologia
hanno organizzato un convegno storico sulla figura del
riformatore Melantone, curato per la parte scientifica da
Laura Ronchi De Michelis e
presieduto da Paolo Ricca.
Gli interventi di Heinz
Scheible, Anna Morisi Guerra
e Fiorella De Michelis Pintacuda hanno sottolineato, da
punti di vista diversi, il rapporto tra Umanesimo e Riforma che, com’è noto, costituisce una delle caratteristiche
del «maestro della Germania», com’era chiamato Melantone. La consuetudine
con i classici e la lettura di
Erasmo contribuiscono a plasmare uno stile di pensiero
che il riformatore non percepisce come antitetico alla
Riforma: al contrario, esso
fornisce categorie concettuali
che aiutano a formulare teologicamente e a presentare il
messaggio evangelico. Da
questo punto di vista i Loci
communes del dottore di
Bretten costituiscono il primo esempio di «dogmatica»
in suolo riformato: i grandi
temi teologici presentati dalla Scrittura sono esplorati
mediante l’analisi accurata
dei passi biblici pertinenti: il
Commentario sulla vera e
sulla falsa religione di Zwingli
percorre esattamente la stes
La via «pragmatica» alle i(Jee luterane
Un riformatore che fu educatore
sa via e Heinz Scheible ha
sottolineato che anche l’Istituzione di Calvino dipende in
misura significativa dall’opera melantoniana. Nella stessa
direzione si è mosso anche
l’intervento di Salvatore Caponetto, che non ha potuto
essere presente personalmente ma ha inviato il suo
contributo, del quale ha dato
lettura il prof. Ricca.
L’Umanesimo è anche passione per la politica, per l’organizzazione razionale e ordinata della città degli uomini
e delle donne; su questo si è
concentrato l’intervento conclusivo del convegno, dovuto
a Mario Miegge il quale ha ripreso e sviluppato spunti altamente affascinanti tratti dal
suo recente libro II sogno del
re di Babilonia. Melantone
non è un apocalittico, al contrario: egli prevede la fine del
mondo per un futuro remoto
(per Tanno 2000, precisamente), il che rende importante
l’impegno affinché il presente
secolo (che passa, ma appunto non subito) possa essere
vissuto nel modo meno barbaro possibile. 11 riformatore
tedesco condivide in tale prospettiva la passione umanistica per l’ordine della «polis» e
proprio da questo punto di
vista va interpretata, secondo
Miegge, la sua furia persecutoria nei confronti degli anabattisti, che per lui non sono
«soltanto» eretici, ma anche
sovversivi.
Uno dei più stretti collaboratori di Lutero fu Filippo
Melantone (1497-1560); egli
nacque il 16 febbraio 1497 a
Bretten e frequentò le Università di Heidelberg (150912) e Tubinga (1512-18). Si
trasferì quindi, nel 1518,
all’Università di Wittenberg
per ricoprire una nuova cattedra appena istituita.
Sebbene la specializzazione
di Melantone fosse il greco,
manifestò ben presto un interesse per la teologia, incoraggiato non poco dall’influenza
di Lutero. Uno dei primi argomenti teologici affrontati da
Melantone riguardava l’autorità della Scrittura. Questo è
particolarmente evidente in
una serie di tesi che presentò
per il dottorato in teologia.
Tuttavia si è normalmente
concordi nel ritenere che
questa accentuazione dell’autorità delle Scritture si riscontri con maggior chiarezza in
successivo lavoro di Melantone che divenne particolar
mente noto: i Loci communes
(Luoghi comuni), che apparve in prima edizione nel 1521.
11 suo impegno per la stesura finale del testo della
Confessione di Augusta sia
della sua Apologia, che furono entrambe pubblicate nel
1530, rese particolarmente
evidente anche il suo ruolo di
educatore. La condanna di
Roma nei confronti di Lutero
In vescovo Walter Kasper, fra i
maggiori sudiosi cattoiici di
Meiantone
impose gravi limiti ai suoi
viaggi. Per questo motivo fu
Melantone che spesso portò
avanti gli impegni oratori
fuori dalla Sassonia elettorale. Come risultato, lo sviluppo e la diffusione della Riforma luterana rifletté spesso la
personale accentuazione data da Melantone. In particolare, sottolineò il concetto di
adiaphora (questioni indifferenti), sostenendo che era
possibile tollerare opinioni
diverse su certi-temi. L’argomento assume particolare rilevanza dopo la morte di Lutero nel 1546, quando una serie di disfatte politiche e militari mostrarono che il luteranesimo doveva adattarsi ad
una situazione di ostilità crescente. 11 tentativo di Melantone di affrontare la situazione in modo pragmatico, con
l’intento di salvaguardare il
più possibile l’eredità luterana nelle nuove condizioni, fu
considerato da molti l’equivalente di un tradimento.
Catalogo, biografia, studi critici
Tre nuovi libri Claudiana
In occasione della mostra
«Lettere per l’Europa» e delle
Iniziative che l’accompagneranno, la Claudiana presenta
tre importanti pubblicazioni.
Anzitutto il catalogo della
mostra, che è anche una biografia illustrata del riformatore: Filippo Melantone. Lettere per l’Europa. Catalogo
della mostra itinerante internazionale, pagine 96, lire
15.000; per chi visita la mostra e ancor più per chi non
ne ha l’opportunità, è uno
strumento importante (il cui
testo è in italiano e in francese) per utilizzare nel tempo il
materiale presentato.
11 profilo del personaggio è
offerto da uno dei maggiori
specialisti sulla scena mondiale, Heinz Scheible: Filippo
Melantone, collana Ritratti
storici, pp. 288 £ 38.000, la
prima biografia di Melantone
disponibile in Italia. Non è
esagerato affermare che Melantone era più noto in Italia
nel Cinquecento, nonostante
rinfuriare della censura da
parte dell’Inquisizione, di
quanto non lo sia oggi: il libro
di Salvatore Caponetto, Melantone e Italia, collana Studi
storici, pp. 102, £ 19.000, documenta la profonda influenza dell’intellettuale di Bretten
sui fermenti religiosi e culturali del nostro paese.
»
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PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 24 NOVI
Intervista a Rosanna Ciappa Nitti, presidente dell'Associazione 51 ottobre
venerdì 24 NI
Per una scuola laica e pluralista
In un dima di debolezza, se non di sbandamento, del pensiero laico italiano crescono i
segnali di neointegralismo dai toni spesso aggressivi La specificità del contributo protestante
ALBERTO CORSARI
IL 31 ottobre dello scorso
anno è nata, dopo ampia
riflessione fra gli operatori
della scuola evangelici e fra le
chiese evangeliche, l’associazione «31 ottobre per la laicità della scuola». Abbiamo
rivolto alla presidente, Rosanna Ciappa Nitti, ricercatrice airUniversità di Napoli,
alcune domande in materia.
- In che modo l’associazione si distingue da altre che
l’hanno preceduta nell’ambiente evangelico?
«L’associazione è promossa nell’ambito della Fcei; la
novità è che essa è composta
non solo da evangelici e
neanche è solo per gli evangelici né solo per gli insegnanti; a fine settembre risultavano iscritti circa 250 soci,
evangelici e non, insegnanti,
genitori, studenti, singole
persone interessate al discorso del pluralismo e della laicità nella scuola, ma anche
istituzioni e organismi collettivi, Consigli di chiesa, Centri
culturali e associazioni, dirigenze nazionali delle chiese
evangeliche. 11 successo probabilmente è dovuto al fatto
che la “31 ottobre” ha risposto a un’esigenza diffusa, innanzitutto a un bisogno di
collegamento organico tra
insegnanti e operatori scolastici che sperimentano una
situazione di isolamento proprio in un momento di profonde trasformazioni nel
campo della scuola. Ma l’associazione si è rivelata un riferimento importante soprattutto nella specifica situazione italiana, in un clima culturale che si potrebbe definire
di laicità minacciata».
- Quali sono i segnali di
questo clima?
«Un serio allarme proviene
da numerosi segnali di neointegralismo che, nella generale insensibilità o acquiescenza dei laici, ha raggiunto
toni di insopportabile aggressività. L’ultima uscita del
cardinale Biffi di Bologna
sull’immigrazione è un esempio davvero eloquente di
intolleranza e di incomprensione della sfida costituita
dalle società plurali e multiculturali. La fine di questo
pontificato è punteggiata da
una serie impressionante di
pronunciamenti e di esternazioni che sembrano convergere in un unico disegno
restauratore: dalla bioetica
ai limiti posti alla ricerca
scientifica, dall’ordinamento
scolastico alla morale sessuale, tutto rientra in un disegno di cristianizzazione
della società civile e vorrebbe tradursi in un sistema di
norme e di principi legislativi ispirati ai valori morali
propri del cattolicesimo. Se
dunque il quadro è quello
della laicità minacciata, un
futuro agibile e praticabile
per il protestantesimo italiano dipende dalla ripresa di
un sistema di garanzie formali che assicurino la nostra
stessa esistenza in quanto
confessioni di minoranza nel
quadro del pluralismo culturale e religioso. Laicità è per
noi garanzia di libertà».
- In un clima di sbando del
pensiero laico, quale può essere la specificità del contributo protestante alla laicità?
«Credo che ci sia una specifica dimensione teologica
della laicità alla quale come
protestanti siamo interessati.
Non nel senso che laicità sia
un valore evangelico, o direttamente legato alla fede cristiana; comunque esso non
lo è più di altre figure o categorie storico-politiche cultu
Rosanna Ciappa
raímente determinate, come
la democrazia o come il socialismo. Piuttosto, nella sua
accezione teologica, la laicità
risulta legata al protestantesimo e alla teologia della Riforma: il sacerdozio universale
valorizza un rapporto con
Dio diretto e laico, cioè non
mediato da alcuna gerarchia;
la dottrina della giustificazione comporta la laicizzazione
dell’etica, secolarizza l’agire
umano e lo restituisce alla
sua motivazione mondana. A
partire dalla riscoperta di un
legame di sintonia tra protestantesimo e laicità, la "31 ottobre” gioca in Itaha una carta difficile, che è quella di
spendere un’identità di “credenti-laici”, di coniugare fede e laicità, che non sono, come potrebbe sembrare, dimensioni antitetiche. Identità credente e prassi laica;
potrebbe essere questa, ridotta in una formula, la peculiare dimensione in cui si
muove l’associazione».
- Sul terreno pratico, quali
problemi saranno da affrontare in via prioritaria?
«Rispetto al suo impegno
concreto l’associazione si è
mossa nel corso di quest’anno sostanzialmente su due
piani: uno più difensivo e rivendicativo, un altro più propositivo e progettuale. Sul
primo terreno, la presenza
dell’Irc trascina con sé una
serie di questioni assai spinose. Si tratta di vigilare perché
vengano rispettati o fatti valere i diritti costituzionali in
materia di libertà religiosa: in
primo luogo il diritto di non
avvalersi dell’ora cattolica secondo le norme dell’Intesa
dell’84 tra lo stato italiano e
le chiese rappresentate dalla
Tavola valdese; poi il diritto
di scegliere tra le diverse opzioni previste per coloro che
non si avvalgono deU’Irc, che
siano attività alternative, studio individuale, uscita dalla
scuola. Sono poi emerse una
serie di questioni specifiche
sulle quali è stato necessario
intervenire a diversi livelli (ricorsi, proteste, comunicati
stampa); la questione del credito formativo, su cui siamo
in attesa del responso del
Tar, la posizione giuridica dei
docenti di religione cattolica
e la loro immissione in ruolo,
la situazione gravissima della
scuola materna ed elementare, dove si svolgono ben due
ore di insegnamento cattolico rivolte a bambini di una
fascia d’età in cui sono particolarmente esposti e fragili».
- L’associazione intende rilanciare anche la discussione
sulla formazione e sugli studi
religiosi?
«Al momento la formazione
agli studi religiosi è tradizionalmente delegata a canali
formativi cattolici. In rapporto a questo tipo di problematica la “31 ottobre” si muove
sostanzialmente in due direzioni: contrastare il monopolio confessionale cattolico degli studi religiosi e l’idea ancora molto diffusa che soltanto le istituzioni ecclesiastiche
con finalità confessionali siano autorizzate e abbiano titolo per occuparsi di questo tipo di studi; contribuire a formare un nuovo profilo professionale dell’insegnante
nella scuola italiana, che da
una parte sia educato a cogliere la specifica valenza culturale del fenomeno religioso
come componente peculiare
e fondante della civiltà e della
storia dell’umanità, dall’altro
sia in grado di inserire correttamente la dimensione storico-religiosa nella didattica
delle diverse discipline (italiano, filosofia, arte ecc,) di cui
essa è parte costitutiva».
Il dibattito in un convegno della sezione Lombardia
La scuola deve passare alla Regione?
Una ventina di soci, tra insegnanti, genitori e sostenitori della «Associazione 31
ottobre», si sono incontrati il
14 settembre a Milano nella
chiesa valdese di via Sforza
per conoscersi e discutere le
tematiche più recenti riguardanti la scuola. Graziella
Gandolfo, membro del direttivo, ha illustrato brevemente il percorso finora svolto
dall’associazione, i suoi obiettivi e le attività in corso.
Ecco in breve alcuni spunti
di riflessione emersi durante
questo primo vivace e costruttivo incontro.
- La richiesta di indire un
referendum in Lombardia per
trasferire alla Regione le competenze statali sull’istruzione
è un fatto preoccupante che
non ci deve cogliere impreparati. Quale modello di scuola
vorrà proporre la Regione
Lombardia? A quali valori farà
riferimento? Pluralismo e laicità avranno il giusto spazio
nelle scuole? Sono interrogativi che non solo coinvolgono
i soci dell’Associazione 31 ottobre, ma le coscienze di tutti
gli evangelici che vivono in
questa regione. È stata quindi
avanzata la proposta di sensibilizzare le chiese e mobilitarle in un’azione comune prima del referendum.
- È stata sottolineata l’utilità di mettere a disposizione
di genitori e monitori un dossier di sostegno per non avvalersi dell’insegnamento
della religione cattolica (Ire),
cioè una raccolta della documentazione esistente; articoli
di legge, decreti, regolamenti
e circolari, per far fronte alla
pressione continua e crescente da parte cB insegnanti
e di capi d’istituto verso la
scelta a favore dell’Ire.
- Alcuni insegnanti, di
fronte al profondo e repentino cambiamento del sistema
scolastico e dei relativi regolamenti, si trovano alquanto
disorientati e insicuri nel
prendere posizione o nel fare
proposte all’interno dell’autonomia scolastica. Sentono
la necessità di poter rivolgersi
a un consulente legale documentato e aggiornato nelle
discipline scolastiche e in
questo senso chiedono aiuto
anche all’associazione.
■ È stato fatto presente che
i corsi di aggiornamento, che
una volta erano obbligatori o
garantivano il raggiungimento di un certo punteggio, oggi
non funzionano più; la loro
frequenza ovunque è molto
scarsa. La conoscenza dei fatti religiosi potrebbe invece
ben rientrare nei progetti di
intercultura nell’ambito delle
autonomie locali (per esempio collegandosi al tema della
«mancanza di diritto alle differenze»).
- Per approfondire questo
argomento, alle 15,30 di sabato 11 novembre nei locali
della chiesa valdese di via
Sforza a Milano avrà luogo il
secondo incontro dell’Associazione 31 ottobre della
Lombardia con l’intervento
di Elena Bein Ricco, membro
della Commissione di intercultura presso il ministero
della Pubblica istruzione,
che parlerà anche sul tema
della laicità.
La lettera di un genitore romano
Discriminato chi segue
l'ora alternativa
Alla direttrice della Scuola
elementare di via San Savarino di Roma
Dall’inizio di quest’anno
scolastico alcuni bambini, tra
cui il mio Valerio Lalli e da
circa due settimane anche
l’altro, Federico Lalli, sono
stati privati del loro diritto di
frequenza dell’ora alternativa
alla religione cristiana cattolica a causa della mancata nomina di un’insegnante supplente. Ciò è la prima volta
che accade in codesta scuola
e non le fa buona pubblicità.
Per qualsiasi altra materia si è
continuato, come è giusto, ad
impegnare da subito un altro
insegnante idoneo o supplente ed eguale trattamento esige
la materia di ora alternativa.
La vigente situazione si
configura perciò oggettivamente discriminatoria e contraria al diritto e non rimarrà
ancora a lungo sconosciuta
all’opinione pubblica che (...)
interessata aìla difesa dei valori di pluralismo e laicità
della scuola pubblica.
MI riferimenti legislativi
Insegnamento religioso
e diritti degli studenti
V «Associazione 31 ottobre»,
avendo ricevuto segrmlazioni
di comportamenti da parte
delle segreterie scolastiche
non consoni al dovuto sulla
materia dell’Irc e dei diritti di
chi non se ne avvalga, fornisce una serie di indicazioni di
strumenti legislativi sulla
materia ad uso delle famiglie
e degli studenti. Questo primo
elenco è stato compilato da
Marco Rostan e Enrica Vezzosi. Eventuali errori, mancanze
e integrazioni possono essere
segnalati a Marco Rostan,
strada dei Peyrot 20, 10062
Luserna San Giovanni; email: marostan@tpellice.it
1) Legge 449/84 (Intesa tra
Tavola valdese e Repubblica
italiana, art. 9-10).
2) Legge 121/85 (revisione
del Concordato).
3) Circolare ministeriale n.
302 del 29-10-86 (sancisce
l’obbligatorietà di frequenza
delle attività alternative).
4) Intese Cei-governo (Poletti-Falcucci) e dpr 21.7.87
(programma Ire).
5) Ricorso Tavola valdese e
altri contro circolare 302.
6) Sentenze Tar del Lazio n.
1273 e 1274 del 17-7-87 (affermano piena facoltatività
deU’Irc e alternative e possibilità di uscita da scuola per i
non awalentisi, sospendono
circolare 302 per l’obbligatorietà di frequenza delle attività alternative).
7) Circolari ministeriali 284
del 18-9-87 e 316 del 28-1087 (nonostante le ordinanze
del Tar reintroducono il principio dell’opzionalità obbligatoria).
8) Sentenza Consiglio di
Stato n. 1006 del 17-6-88 (parzialmente contro il Tar Lazio,
non sospende la sentenza di
1“ grado nella parte in cui si
afferma che Ire e attività alternative sono facoltativi, e non
opzionali, ma afferma di nuovo l’obbligatorietà di rimanere a scuola anche per chi non
si avvale né dell’Irc né delle
attività alternative).
9) Sentenza n. 203 delTll4-89 della Corte Costituzionale (stabilisce lo «stato di
non obbligo» per chi no.
avvale dell’Irc, cioè dellota
obbligatorietà di frequeB?
attività alternative).
/ contei
Parlai
10) Circolari ministero t,
188 e 189 (maggio 19891:
modelli riguardanti lasctìf)
STEFÄ
se avvalersi o non
dell’Irc (le circolari esrìn'i®®”®
no l’uscita da scuola; i m!? ^ centro de
li indicati per l’espreScoeistituzio
della scelta riportano la li!! u
«La scelta operata
deU’iscrizione ha effetto^ratista)> tc 1
A anni c
probier
tuzionale n. 13 del H-Miu „mnn
,.™riate propo
(sancisce che lo «stato dio, e p
obbligo» può cornprend«, ™ r^enti l
tra e altre possibili, anche portanti :
scelta di allontariarsi 0^ Xi della I
Saf del Sa e non
scuoiaj. ne (ai pens
12) Circolare ministeropi autonomie
n. 9 (18-1-1991) con ogge« panini» t
la precedente sentenza-isn mativa da e
zioni applicative (dicech ultime batti
deve essere offerta ai nonài. cora aperta
valentisi anche la sceltali cendasono
lontanarsi 0 di assentai n dalla c
dall’edificio scolastico).i|, J^e S
giunge che chiaramente l'i Imeva e 5
ganizzazione della scuoh Leno di le
non consente scelte episoi del titolo Vi
che, discontinue e disorl» mcHtiiyinr
te: quindi la scelta «va opeiS^^
ta per una sola volta aU’ill .•
dell’anno scolastico». ^
13) Decreto legislativoll un’atmosfe
aprile 1994 n. 297 «Approi» di frontale 1
zione del testo unico dellet famenti co
sposizioni legislative vigoi liberazióne
in materia di istmzione, rè un significa
tive alle scuole di ogni oriti [g scontro p
e grado» (G. U. n. 115 dell! (ano dal fr
maggio 1994). gUjna non
14) Gazzetta Ufficiale( qualche co
156 del 6.7.1994; contieneaf di riuscita d
visi di rettifica. 2) dall’a
15) O. M. n. 128 del M-J iniziative c
1999, art. 3 comma2e3(p® del Nord I
tecipazione a pieno titoloii già sperimi
docenti Ire e delle materieè gesso da ah
ternative all’attribuzioneielizzate a ir
crediti scolastici). 1 regionali (
16) Sul punto 15 la Tavo| mente for:
valdese ha fatto ricorso alft poter utili:
Lazio, udienza giugno 19# popolare (
La sentenza che ha respinto! caso di sui
ricorso è uscita a settemlii| giare batta
2000 (il testo è consultabi centrale, r
presso Tavola valdese). sferimenti
Daniele Lalli
Roma, 18 ottobre 2000
Consultazione nazionale
sulla scuola
terminate
promossa dalla
«Associazione 31 ottobre
per una scuola laica e pluralista»
Casa Materna, corso Garibaldi 235 - 80055 Portici (Na)
Sabato 2 dicembre 2000
Mattino: presidente Franco Calvetti
Ore 9,30: meditazione biblica a cura di Sergio Manna
Ore 10; «I problemi della laicità». Biagio de Giovanni:
della dimensione pubblica?: Giorgio Bouchard: Evangelit<
stato italiano: liberté, égalité, laicità
Ore 11: «Il sistema della parità scolastica». Piero Trotta:^
legge sulla parità e gli istituti evangelici di istruzione. ElioO'
naie: L'esempio del Collegio valdese di Torre Pellice
Ore 12: dibattito generale
Pomeriggio; presidente Rosanna Ciappa
Ore 15,30: «Per una scuola laica e pluralista». Nicola Pan®
leo; L'insegnamento della religione cattolica: prospetti
problemi . ■ a à
Ore 16,30: Comunicazioni da parte dei responsabili d®^
Istituti evangelici di istruzione sulla possibilità di ingtns
nel sistema della parità
Ore 18: dibattito generale
Ore 19: conclusioni.
Domenica 3 dicembre
Ore 9,30: relazioni della presidenza. Rosanna Ciappa:
do e prospettive delTAssociazione-, Francesco Grassi: Su
zione organizzativa e finanziaria «
Ore 10,30: dibattito generale; situazione nelle realtà loc j
organizzazione territoriale, finanziamento e tesseramentoseguire rinnovo delle cariche e pranzo.
Per iscrizioni: Rosanna Ciappa, via S. Baldacchini^'
80133 Napoli (tei. 081-284393); Francesco Grassi, viale AU^
sto 71, 80125 Napoli (tei. 081-5932991). Sito web; wwW.pr
gettovesuvio.it/associazione31 ottobre.
Regioni ste
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7
RIMO Piano
PAG. 7 RIFORMA
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ila-^
Federalismo, regionalismo, autonomie: la ripetizione territoriale dei poteri
Una transizione inquieta e infinita
¡contenuti del disegno di legge «federalista» approvato in prima lettura dai due rami del
Parlamento e le iniziative referendarie regionali II dibattito politico sarà ancora lungo
STEFANO SICAHDI_________
Da anni ormai, in Italia, il
problema della ripartirOione territoriale dei poteri è
centro del dibattito politi’ * co e istituzionale; si sono così
Sion succeduti confronti e pole° Idilliche {anche in chiave sepaaH'ati, troppo spesso sug
Pi geliate da semplificatorie pa°'^‘‘*'*role d’ordine (si pensi, di recente, all’uso strumentale del
■1® Con termine «devolution»), svafiate proposte e progetti di
‘to din, riforma e pure una serie di
wendeij interventi legislativi, molto
’ importanti anche se modificatìvi della legislazione ordidel uaria e non della Costituzione (ai pensi alla legge sulle
‘steroPi autonomie locali, alle «leggi
Bassanini» e alla nutrita noroza-isn uiativa da esse scaturita). Le
(dice ci ultime battute di questa anù non» cora aperta ed estenuante vi«Itadiil cenda sono costituite:
isentaij dalla prima votazione,
hco).^. ijgj due rami del Parlamento
(Camera e Senato), di un disegno di legge di revisione
Í episoi del titolo V della II parte della
lisordi» Costituzione (quello che riguarda «le Regioni, le Provinlall’iniffl ee^ j Comuni»); una votazio”■ ne che si è peraltro svolta in
ilativoK un’atmosfera preelettorale,
'Approft di frontale battaglia di schie0 dellel ramenti, conferendo alla dere vigeit liberazione che ne è scaturita
one, tè un significato tutto legato alpi ordì lo scontro politico e ben lon115 dell tano dal fare sperare, se il
clima non cambierà, in una
fidale I qualche concreta possibilità
ntiene» ¿i riuscita della riforma;
2) dall’accentuarsi delle
del 14-^ iniziative di alcune Regioni
2e3(paidel Nord Italia (in passato
titoloiM già sperimentate senza suc
delineato, l’esigenza di assicurare un plafond minimo
nazionale intangibile di tutela, attribuendo ^la legislazione esclusiva dello stato la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni
concernenti i diritti civili e
sociali che devono essere garantiti a tutti sul territorio nazionale (art. 3, lett. m).
Un’analoga attenzione alle
esigenze di uguagliaiiza e riequilibrio la si ritrova nella disciplina relativa all’autonomia finanziaria di entrata e di
spesa prevista per i diversi livelli territoriali di governo,
prevedendo un fondo perequativo per i territori con minore capacità fisccde per abitante e fondi aggiuntivi da
destinare agli enti locali per
promuovere lo sviluppo economico, la coesione e la solidarietà sociale, per rimuovere gli squilibri economici e
sociali, per favorire l’effettivo
esercizio dei diritti della persona (art. 5). Gli enti locali
sono peraltro anche responsabilizzati, stabilendo un loro
ricorso aU’indebitamento solo per spese di investimento
e vietando allo stato di garan
ile
iteriei cesso da alcune di esse) finaionéiùizzate a indire referendum
I regionali consultivi, variaaTavÉ mente formulati, al fine di
so ala poter utilizzare il consenso
ao 1991 popolare così ottenuto (in
¡spinto! caso di successo) per ingagìttemlil giare battaglia con il potere
jultabi centrale, richiedendo il tra3). sferimento integrale di determinate competenze alle
Regioni stesse, in particolare
in materia di polizia locale,
sanità e istruzione.
Senza la pretesa di esaminarne tutti gli aspetti si può
dire che il disegno di revisione costituzionale (ultimo di
una lunga serie di testi non
andati a buon fine) conserva
le attuali cinque Regioni differenziate (la cui autonomia
resta disciplinata dagli statuti
speciali) e, rispetto a quelle
ordinarie prevede, a differenza di quanto accade oggi, in
una prospettiva tipica degli
stati federali, una enumerazione tassativa di competenze legislative statali (tanto
esclusive quanto concorrenti
cori quelle regionali), per tutto il resto attribuendosi, la
conipetenza legislativa alle
Regioni. Si tratta comunque
di un catalogo molto lungo e
articolato che dà luogo a un
complesso sistema di riparto
delle
: Cris
;ta;W
ioCS'
>antS'
¡ competenze (la com
jiftiS
ocalii
tire i prestiti da essi contratti.
Si potrebbe dire che il testo
ricordato, pur non dichiarandolo, si muova in una prospettiva federale; esso, peraltro, limitandosi alla revisione
del titolo V della Costituzione, non tocca il tema (oggetto, in passato, di infinite discussioni) di una seconda
Camera di rappresentanza
integralmente o prevalentemente territoriale; attribuisce
però, a parziale compensazione, un ruolo di filtro (che
può sfociare in un aggravamento della procedura legislativa) alla Commissione
parlamentare per le questioni regionali (integrata dai
esponenti degli enti locali) rispetto alle leggi statali incidenti sulle competenze legislative e finanziarie degli enti
territoriali (art. 11). Inoltre, se
tale progetto non accresce le
garanzie di tali enti in relazione alla revisione costituzionale, esso tende a parificare la posizione dello stato e
delle Regioni nell’accesso alla
giustizia costituzionale.
Ancora, pur muovendosi
da uno schema caratterizzato
da un riparto uniforme di
funzioni tra lo stato e le diverse Regioni (in sintonia con
quanto più spesso avviene
nel panorama comparatistico), non solo si mantengono
le autonomie differenziate
per le cinque Regioni speciali
ma tale possibilità viene prevista anche, sia pur in limiti
molto più circoscritti e solo
in relazione a certe materie,
per le altre Regioni che ne
facciano richiesta (art. 2). Infine il testo considerato si
sofferma pochissimo sul
principio di sussidiarietà, qui
evocato in una prospettiva
verticale (come criterio per
distribuire le competenze tra
gli enti territoriali) e non in
una prospettiva orizzontale
(volta a privilegiare l’attribuzione di funzioni pubbliche a
cittadini e associazioni o formazioni sociali).
Si sa come questo sia un
nodo molto delicato in un
paese come il nostro in cui la
sussidiarietà orizzontale, in
concreto, significa l’attribuzione di tutta una serie di
funzioni pubbliche, nei campi specialmente dell’istruzione, della sanità e assistenza, a
istituzioni cattoliche.
Una veduta del Ponte di Rialto a Venezia
Le iniziative referendarie regionali
Prive di effetti pratici
ma politicamente rilevanti
plessità peraltro è, sia chiaro,
una caratteristica comune a
iutti i federalismi del mondo
contemporaneo).
L'esercizio delle funzioni
uniministrative da parte degli
enti locali minori è esplicitaWente garantito (come, più
*n generale, la loro posizione
Osi sistema), facendosi in
Particolare del Comune, ente
01 primo livello più vicino ai
Cittadini, il naturale destina• ,lo di esse (in ossequio al
¡principio di sussidiarietà ver. iti.®’®'’ ®ulvo che il loro eser1 ' (Cizio unitario ne richieda l’at|tribuzione a enti territoriali
>01 maggiori dimensioni. Spic'Ca ancora, nel quadro sin qui
Non basta ranticentralisnno per una buona riforma
I diversi tipi di federalismi
Di federalismi, come è noto, se ne annoverano di diversi tipi, anche sensibilmente differenti tra loro.
Vorrei però affermare, un po’
provocatoriamente, che un
elemento comune, almeno
fino a oggi, delle varie esperienze federali ben funzionanti (cioè di quelle che non
costituiscono l’anticamera di
prospettive secessioniste) è
stato quello di non mettere
in discussione né resistenza
della Federazione, né la fedeltà verso di essa (quella
che i tedeschi chiamano
Bundestreue, fedeltà federale), pur in un quadro di significative e rafforzate garanzie
per le realtà territoriali che
ne fanno parte. Insomma lo
stato federale, da prendersi
sul serio tanto nell’aggettivo
quanto nel sostantivo, vive di
un spesso non facile equilibrio dinamico fatto di lealtà plurime, e quindi tutte
compresenti. Viene in mente quanto, in altro contesto,
affermava Marc Bloch nel
1940; «Non ho mai pensato
che amare la patria impedisca di amare i propri figli; né
riesco a vedere come l’internazionalismo spirituale o di
classe sia inconciliahile con
il culto della patria... È un
cuore ben povero quello a
cui è vietato racchiudere più
di un affetto».
Ebbene, non mi pare sia
questa la situazione in cui
versa l’Italia di oggi. A un generalizzato e persistente senso di sfiducia e di disinteresse
nei confronti della politica e
delle istituzioni, a una caduta
di senso dell’impegno politico, fa talora riscontro una
tendenza al rifugio verso
realtà territoriali già esistenti
e più circoscritte (quali il Comune) o magari immaginarie
(quali la padania) che troppo
spesso si tinge di una semplificata polemica anticentralistica. Non è questa una buona partenza per innescare
forme di fisiologica e virtuosa
articolazione federale.
Certo, si potrebbe poi ancora dire, il mondo cambia: i
legami transnazionali (e non
solo quelli determinati dal
denaro e dagli affari) sembrano porre più o meno intensa
mente in crisi la tradizionale
nozione di sovranità degli
stati; e, ancora, il futuro dell’Europa può indurre a imr
maginare una molteplicità di
articolazioni regionali di medio o piccolo formato sotto
l’egida dell’istituendo potere
europeo, dai tratti più regolatori che autoritativi; e, più in
generale, si potrebbe anche
sostenere che stia volgendo
al termine un’epoca caratterizzata da un riparto verticale
e troppo poco flessibile di
competenze, mentre si dovrebbe prendere coscienza
della necessità di privilegiare
legami orizzontali, a «rete»,
tra le varie entità territoriali e
i vari gruppi sociali, espressione della mobilità e fluidità
della società contemporanea.
Si potrebbe insomma concludere che l’articolazione
dei poteri di domani sarà
tutt’altra cosa dalle esperienze fin qui praticate.
Si tratta di osservazioni da
non prendere alla leggera,
che colpiscono almeno parzialmente nel segno e che
chiedono di superare concezioni istituzionali datate e
sorde ai cambiamenti sociali;
tali osservazioni però rischiano di andare troppo oltre se
danno già per morta e non
solo in fase di crisi e di profonda trasformazione l’idea
di sovranità che infatti, guarda caso, continua a essere 1’
obiettivo ultimo (rapportato
a uno stato da costruire) di
forze politiche spesso più antinazionali che federaliste e
che in tutt’altro scenario si ripropone, come una sorta di
convitato di pietra, anche nei
laboriosi dibattiti sul futuro
dell’Unione europea.
Insomma, il quadro che si
presenta oggi in Italia sulle
questioni fin qui affrontate
non risulta particolarmente
incoraggiante. Ai significativi
interventi legislativi, ricordati all’inizio, in tema di autonomie locali (sottovalutati
dall’opinione pubblica anche perché, tra l’altro, dotati
di un’insufficiente carica
simbolica) fa riscontro una
situazione di stallo nelle istituzioni nazionali per quanto
riguarda le riforme costituzionali e un’azione conte
stativa di alcune Regioni,
senza risultati immediati sul
piano delle realizzazioni ma
gravida di conseguenze sul
tasso di fiducia e di legittimazione nei confronti dello stato nazionale. Se a tutto questo si aggiunge la profonda e
generalizzata disaffezione
politica a cui prima accennavo si deve fare affidamento
su tutto il nostro ottimismo
della volontà per immaginare, in tempi ragionevolmente
brevi, un’effettiva svolta nel
lungo e travagliato processo
di riforma delle autonomie
nel nostro paese, (s.s.)
In prospettiva del tutto particolare sono da situare le iniziative referendarie regionali
più sopra ricordate. Invece di
porsi come progetti di riforma generale del sistema delle
autonomie, da effettuarsi dal
Parlamento nazionale nelle
forme della revisione costituzionale, tali iniziative (che
specie per la Lombardia e il
Veneto si inquadrano in un
più generale clima di polemica e contenzioso con il potere
centrale) si propongono di innescare dal basso un processo contestativo dell’attuale
assetto delle autonomie territoriali, evocando una sorta di
«contro-politica» regionale in
settori nevralgici e molto sentiti quali, come già ricordato,
l’ordine pubblico locale, la disciplina dell’istruzione, della
sanità e dell’assistenza. Si
tratta di referendum che,
quand’anche effettivamente
si tengano in un prossimo futuro (il che è ancora in forse)
non saranno giuridicamente
vincolanti (essendo solo consultivi): inoltre le richieste
che ne costituiscono l’oggetto
non potranno essere soddisfatte, allo stato attuale, nei
termini in cui sono formulate,
poiché la Costituzione non
consente un integrale trasferimento delle competenze rivendicate, né la possibilità di
operarlo solo per alcune Regioni e non per altre.
Si tratta allora di iniziative
costituzionalmente irrilevanti? Assolutamente no: esse si
pongono come eventi costituzionali destinati a lasciare
il segnorinfatti (ben al di là di
una funzione di stimolo per
uscire dall’indiscutibile stallo
in cui versano le istituzioni
nazionali) rischiano di (o talora vogliono?) delegittimare
la via costituzionale-parlamentare alla riforma dei poteri locali, di enfatizzare le diversità e di accentuare le pulsioni centrifughe, (s.s.j
ff Su ,ini;i ih .sioi-ia V prt.‘s«ii>a ntl moviìocr.tu ct»jperAM\<> torinese
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PERSONAIF U.IEH.ATO .S.\i?A \ VO
SERVI? Il) CONTINI \ ' O NO T 1T”R
DISPOSI/IONF.
8
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 24
NOVEMBUj
VENERDÌ ;
! Il Consiglio comunale ha posto una targa nella centralissima piazza Castello
Torino, in memoria di Goffredo Varagfia
Il pastore valdese, che in quello stesso luogo fu arso sul rogo nel 1558, è stato ricordato
con una cerimonia pubblica all'aperto a cui hanno partecipato centinaia di evangelici
GIUSEPPE PLATONE
yyln presenti almeno
\\ Ut cinquecento persone»;
la stima è del pastore valdese
Paolo Ribet di Pinerolo che
l’il novembre, in piazza Castello a Torino, ha partecipato, insieme a tanti altri, alla
cerimonia di scoprimento
della nuova targa dedicata a
Goffredo Varaglia, arso sul rogo nel marzo del 1558. La storia di questo ex francescano
di Busca, che a Parigi presso
la legazione pontificia entrò
in contatto col protestantesimo e più tardi a Ginevra diventò pastore protestante, ha
fatto discutere, non poco, in
queste settimane. Targa sì,
targa no. «Alla fine, dopo un
po’ di peripezie anche burocratiche - come ha ricordato
il presidente del Consiglio comunale di Torino, Mauro Marino - finalmente si è potuto
concretizzare il desiderio della comunità valdese. La delibera a favore della targa per
Varaglia era stata adottata
all’unanimità dal Consiglio
comunale».
Dalle valli valdesi sono scesi in città tre pullman con
molte donne in costume.
Presenti molti pastori valdesi,
battisti e di altre chiese evangeliche. «Ci sono voluti quattro anni di lettere e scambi
ma alla fine era importante
che ciò avvenisse a spese del
Comune - ha precisato pubblicamente chi scrive questa
nota - perché Varaglia non è
un personaggio solo dell’epopea valdese, ma è parte integrante della storia della città
di Torino. È un testimone coraggioso della libertà di coscienza. Bastava che accettasse di abiurare, come il prete che lo accompagnava al
supplizio insistentemente
chiedeva, e si sarebbe salvato. Ha avuto il coraggio di dire no in nome di una fedeltà
più grande. Se oggi il protestantesimo è realtà viva e credibile in Italia è anche grazie
a testimoni come Varaglia.
Occorreva documentare questo fatto, che allora si svolse
davanti a 10.000 persone, e ci
rallegriamo che proprio nel
cuore della città, là dove avvenivano le esecuzioni spettacolo, ogni cittadino potrà
d’ora in poi leggere questa
memoria-documento che per
noi rimane una grande testimonianza».
La scritta in bronzo (dimensioni 90 X 60) recita: «In
memoria del pastore valdese
Goffredo Varaglia, impiccato
ed arso sul rogo in questa
piazza il 29 marzo 1558». Calvino scrisse, settimane prima
dell’esecuzione, un’accorata
lettera al Parlamento di Torino perché si sospendesse
questa condanna a morte.
Non ci fu nulla da fare. E Varaglia, al confessore che ore
prima del supplizio gli diceva
«Convertiti alla vera chiesa»,
rispose: «Convertiti tu, io appartengo al Signore». Durante la manifestazione di scoprimento della targa il pastore Giorgio Bouchard, con efficaci pennellate, ha rievocato il personaggio ricordando
le varie e numerose fonti storiche di documentazione. La
corale evangelica di Torino
ha intonato il Giuro di Sibaud
suscitando commozione, la
stessa provata quando il gonfalone della città di Torino,
medaglia d’oro della Resistenza, sfilava sulle note dell’Inno di Mameli.
In questi mesi di goffi tentativi di rimozione o riscrittura delle memorie, avere
posto al giusto posto il ricordo della chiesa negata e calpestata aiuta tutti a ricordare
ciò che è stato: non ci può
essere riconciliazione delle
memorie senza sapere che
cosa sia storicamente successo. Il perdonismo generico aiuta soltanto chi lo esprime. Assente la giunta comunale ed esponenti della curia
torinese. Era presente il vescovo emerito di Pinerolo,
Pietro Giacchetti, e membri
del direttivo dell’Amicizia
ebraico-cristiana di Torino.
Nota simpatica: ai canti tradizionali del repertorio valdese si sono aggiunti quelli
fuori programma della corale
giovanile awentista romena.
Nel frattempo la comunità
valdese di Torino ha già raggiunto un accordo per porre
un’altra memoria storica in
città nel Mastio della cittadella. Ecco la nostra proposta: «In memoria dei pastori
valdesi con le loro famiglie e
del popolo delle valli del Pinerolese rinchiusi, a causa
della loro fede riformata, a
carcere duro in questo Mastio e in altre fortezze sabaude dal 1686 al 1690. Una metà
della popolazione valdese
morì per la denutrizione, le
epidemie e la mancanza di
cure». C’era già allora la «pulizia etnica», l’avevano inventata i Savoia nel XVII secolo
che, con la violenza delle armi, ridussero la popolazione
valdese a meno della metà. Ai
numerosi turisti che visitano
il Mastio chi ricorderà loro
questa tragedia ? Se non lo
facciamo noi, chi lo farà per
noi? È un dovere collocare
nella memoria cittadina italiana, a spese del Comune,
questa documentazione che
aiuta a conoscere l’altra storia relegata in libri che a volte, purtroppo, neppure gli
stessi valdesi hanno letto.
Una targa-memoria, un monumento-documento là dove
sono avvenuti fatti significativi e sovente tragici nella
storia della Riforma in Italia
serve tanto quanto un convegno storico o una pubblicazione scientifica. E comunque sono memorie immediatamente fruibili.
Il canto del «Giuro di Sibaud» alla presenza del gonfalone della città e del presidente del Consiglio co
munale. Mauro Marino
(foto P. Romeo)
: Iniziative evangeliche in Sardegna
Sensibilizare i giovani
su popoli e globalizzazioi
CINZIA GUAITA
La scintilla è partita da
1 ..........................
to territoriale ha
organizzato per il 25 «
tobre 2000, al Liceo
[ lontano, dall’antica tradizione giubilare che prevedeva la remissione del debito,
oltre che la liberazione dalla
schiavitù. In un contesto di
interdipendenza planetaria,
quale quello in cui viviamo, è
spontaneo inquadrare il problema in prospettiva globale
e agire localmente per una
maggiore incisività. Così,
quando la Caritas della Sardegna e l’ufficio per i problemi sociali e del lavoro della
diocesi di Iglesias hanno invitato tutte le realtà associative del territorio a unirsi per
portare avanti iniziative per
la cancellazione del debito
estero dei paesi più poveri, la
risposta è stata corale.
Dalle chiese protestanti
(battista del Sulcis-Iglesiente
e awentista di Carbonia),
dalle organizzazioni sindacali
(Cgil, Cisl e Uil) alle associazioni socio-culturali e movimenti cattolici e laici di tutto
il Sulcis-Iglesiente è partito
l’impegno: il 5 aprile 1999 si è
costituito il «Comitato territoriale per la cancellazione
del debito estero dei paesi
più poveri» che in questi mesi ha lavorato in un clima di
grande collaborazione (ne
abbiamo già accennato sul n.
44 del giornale).
Uno degli obiettivi primari
era quello di partire dal mondo della scuola media inferiore e superiore per sensibilizzare i docenti alla costruzione
di percorsi didattici e progetti
formativi sull’argomento, i
quali potessero coinvolgere
gli studenti in maniera critica. In questa linea, il Comita
co «G. Asproni» un
seien
aggiornamento nel
eojsi
quell
sono incontrati diversi ¡u
gnanti che hanno anni!
dito le tematiche - ^
Simonpietro Marchese di
Chiesa valdese, su «La^
lizzazione e la sua incS
nella vita dei popoli
lezione di respiro ecu2
e di alto contenutoci
aperto i lavori.
È seguito Tinterventi!,
Gianni Loi, docente deh
versità di Cagliari su «EeJ,
mia alternativa e libero ^
cato» che ha affascinato!
ditorio smontando unasj
di presunti assiomi relal
libero mercato, alla razin
lità dell’economia, aliai
te delle ideologie e ad!
aspetti, con una «pedam
della decostruzione» che|
generato stimolanti riflejj
ni personali e collettive,|
concluso gli interventi Mi
na Ponti di «Mani tese»j
un’awincente relazione ij
rattiva su «La spirale dell
bito e la Tobin tax».
Infine i docenti si sgnoii
niti «a cerchio» per espiii
re le loro valutazioni edé
borare le proprie condì«
operative. Approfondii«
di temi aperto agli ala*
percorsi didattici col con
so di varie discipline,!
menti di incontro tra das
con esperti, lavoro semii
riale degli studenti petj
studenti, esposizione dei
vori per una maggiore sei
bilizzazione della città: ip
sti e altri i punti affrontai
lavoro dunque è appenai
proprio inizio.
Chiese italiane di Losanna e Divenne
Fraterno incontro
con il moderatore Genre
ROBERTO BLEYNAT
A Losanna e a Divonne, in
Francia, abbiamo vissuto
ni e 12 novembre un intenso fine settimana. I pastori
Rosetti, Vouga, de Rahm, Buttet e diversi altri, tutte vecchie conoscènze di noi valdesi, a Losanna e alle valli valdesi, hanno preso parte a una
serata che aveva come ospite
d’onore il moderatore Gianni
Genre, che è stato accolto con
gioia e fraterna sollecitudine
dai nostri responsabili, Emma e Enrico Mourglia, Stefano e Annette Deodato, dal
fratello Minnucci e dagli altri
membri della nostra piccola
comunità. Siccome il moderatore è anche responsabile
del comitato del Servizio cristiano di Riesi, egli ci ha chiesto di portare i saluti di quest’opera agli amici svizzeri e
francesi che erano riuniti sabato e domenica a Divonne.
L’incontro è stato appassio
nante e fruttuoso, grazie anche alla presenza del direttore amministrativo della Commissione sinodale per la diaconia Andrea Ribet, e della
consorte, che venivano presentarci la situazione delle
opere diaconali della nostra
chiesa, e in particolare del
Servizio cristiano; allo stesso
modo abbiamo avuto un gran
piacere ad accogliere la pastora Eliana Briante, responsabile e direttrice dell’opera,
che è stata per noi di stimolo
e chiaramente ci ha fatto parte dei suoi intenti.
Quello che più ci ha incoraggiato è la ricerca di un
momento spirituale o poetico prima della cena. Ai nuovi responsabili del Servizio
cristiano, al pastore Ulricb
Eckert, ai membri del gruppo
residente e a tutti gli amici
del gruppo di servizio e in
città, facciamo i nostri auguri
per questa nuova tappa della
presenza a Riesi.
CRONACHE DELLE CHIESE
VICENZA — La comunità metodista ha vissuto domenica 12
novembre un momento di gioiosa comunione spirituale
con i fratelli ganaensi in occasione del battesimo della piccola Harriet, figlia di Benfur Edward e di Stella Ampofo. 11
past. Richard Grocott ha predicato su Matteo 3, 13-17, esortando l’assemblea, e in modo particolare i genitori, ad adoperarsi «affinché l’opera della grazia di Dio si compia senza
ostacoli nella vita di Harriet, circondandola di buoni esempi, di sani insegnamenti e di continue preghiere», (l.w.f.)
PRAROSTINO — La comunità porge le sue condoglianze alla
famiglia di Guido Godino e partecipa al lutto per la sua recente scomparsa.
VILLAR PELLICE — Due assemblee di chiesa per i villaresi in
poche settimane. Il 22 ottobre sono state elette due nuove
anziane per il quartiere Centro (Marily Ricca e Eliana
Monnet). Il 12 novembre, con voto quasi unanime di una
numerosa assemblea, è stato votato Vito Gardiol quale pastore a partire dal prossimo anno ecclesiastico.
È stato a lungo una «colonna» della comunità di Losanna
La scomparsa del fratello Sergio Minnucì
RUGGERO MARCHETTI
D
OMENICA 12 novembre,
in seguito a un’emorra
gia cerebrale, é improvvisamente mancato a Losanna,
all’età di 75 anni, Sergio Minnucci. Per molti anni era stato presidente e cassiere del
Consiglio della chiesa italiana di Losanna e anche, sino a
pochi mesi or sono, cassiere
del Consiglio del 4“ circuito.
Volendo usare un’espressione forse scontata, ma nel
suo caso molto adatta, una
vera «colonna» della chiesa
di Losanna e delle comunità
italiane in Svizzera. E questo
fino all’ultimo: solo due giorni prima della sua scomparsa, Sergio aveva preso parte a
un incontro della comunità
di Losanna con il moderatore
Gianni Genre in visita in Svizzera, e, come sempre, aveva
rallegrato i presenti con il suo
«humour» e il suo sorriso, al
tempo stesso timido e coraggioso. Quel sorriso con il
quale veniva, prima del culto,
a portarmi il foglietto con i
numeri degli inni, dicendomi
ogni volta: «Io avrei scelto
questi inni, ma se non vanno
bene cambiali pure»: ora forse gli inni me li dovrò scegliere da solo, e sarà triste farlo...
Sergio è stato un credente
impegnato e un uomo attivo.
Soprattutto è stato un uomo
buono, come non è facile incontrarne. Sì, dava proprio
una impressione vera di
bontà, di sensibilità, di attenzione agli altri anche nelle
piccole cose: mancherà molto alla piccola chiesa di Losanna. Soprattutto mancherà
a sua moglie Georgette, ora
rimasta sola. Georgette è una
donna forte. Speriamo e preghiamo che possa trovare,
nella fede che condivideva
con Sergio e nel ricordo dei
tanti anni trascorsi insieme a
lui, la forza di andare avanti.
Noi crediamo nella resurrezione. In un momento così
triste, pure mi piace pensare
con l’ombra di un sorriso che,
quando ci ritroveremo con
Sergio nel Signore, lo vedremo forse arrivare con il suo
foglietto con il numerodi
inni in mano, e lo sentirti
rivolgersi all’angelo respo®
bile della liturgia celestel
cendo anche a lui: «Io*
scelto questi inni, maseP
vanno bene li cambip®
L’angelo allora sorriderà,t|
dirà: «Ma no... oggi cantili
proprio questi».
. Giornata di preghiera a Mottola
«Dio mi fa camminare
sugli alti luoghi»
VIRGINIA MARIANI
I
L 5 novembre l’Unione
femminile Fdei, unitamente al gruppo giovani Fgei, ha
celebrato la Giornata mondiale di preghiera il cui tema,
«Dio mi fa camminare sugli
alti luoghi» tratto dal versetto
conclusivo del profeta Habacuc, è stato proposto dalle
donne battiate dell’Asia con
una liturgia ricca di momenti
di animazione e preghiera. Il
programma, come al solito
vastissimo, prevedeva la ricostruzione dell’atmosfera asiatica attraverso letture informative, anche sulla «particolare» cena del Signore da loro
celebrata con tè e riso, e attraverso numerose ricette,
che i gruppi si sono ripromessi di sperimentare in seguito.
Per tutto il mese di novembre la comunità, per mezzo
delle offerte nel fondo di solidarietà, parteciperà concretamente alla realizzazione
degli importantissimi progetti presentati durante il culto.
Tradotto per l’occasione, l’inno asiatico «Saranam, Sara
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VENERDÌ 24 NOVEMBRE 2000
Vita Delle Chiese
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Intervista al neopresidente della Fcei, Gianni Long
L'ecumenisiiio dopo il Giubileo
L'anno giubilare cattolico che sta per terminare ha causato una serie
di tensioni che hanno reso difficile la prosecuzione del dialogo
LUISA Nini
Mentre sì giunge vicino
alla conclusione del
Giubileo del 2000, da più parti si tentano i primi bilanci di
questo evento della Chiesa
cattolica. Quale valutazione
può offrire la Federazione
delle chiese evangeliche, in
particolare sotto l’aspetto del
dialogo ecumenico? Rivolgiamo la domanda al neopresidente, Gianni Long, docente
universitario di diritto.
«Il bilancio del Giubileo del
2000 per noi non è positivo:
come avevamo intuito negli
anni scorsi, durante la preparazione di questo evento del- '
la Chiesa cattolica, l’accentuazione di alcuni aspetti
della spiritualità cattolica che
a noi sembrano più discutibili è stata fortissima. Sostanzialmente il Giubileo si è giocato su tre aspetti: le indulgenze, il concetto del pellegrinaggio e numerosi processi di beatificazione e santificazione; in particolare sotto
questo ultimo aspetto, è evidente che come protestanti
rispettiamo questa pratica
della Chiesa cattolica, pur
non condividendola nella sostanza teologica. Ma di fronte
ad alcune particolari beatificazioni (per ciò che esse rappresentano e per il modo in
cui sono state presentate),
non possiamo che dissentire
apertamente. È il caso di padre Pio, soprattutto per l’enorme confusione che il caso
ha generato nel rapporti fra
stato e chiesa, e ovviamente
della beatificazione di Pio IX,
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Gianni Long
per ciò che questa figura rappresenta nella società e nella
storia italiana».
- La Federazione delle chiese evangeliche, nella sua ultima Assemblea, si è detta consapevole delle difficoltà che
hanno caratterizzato i rapporti ecumenici durante questo anno giubilare, ma anche
fiduciosa di poter proseguire
il dialogo «in una linea di
chiarezza evangelica, di radicamento nella tradizione di
cui siamo eredi» e di apertura
alla conversione dello Spirito.
Come si configurano, a suo
parere, le prospettive di dialogo dopo il Giubileo?
«Da una parte va ricordato
che questo anno ha visto una
sostanziale sospensione delle
attività ecumeniche. In occasione della Settimana per
l’unità dei cristiani, per esempio, evento di per sé ecumenico ma caratterizzato nel
2000 dalla coincidenza con
l’apertura della porta santa di
San Paolo, molte comunità
evangeliche italiane hanno ritenuto più opportuno rinunciare a celebrarla. D’altra parte va sottolineato che come
Federazione delle chiese evangeliche siamo fermamente intenzionati a riprendere,
a Giubileo terminato, i dialoghi già esistenti con la Conferenza episcopale. A conclusione di questo anno, possiamo forse affermare che la
collaborazione con la Chiesa
cattolica è migliore nei “colloqui di tutti i giorni”, quelli
che si svolgono alla base delle chiese. Nelle occasioni
particolarmente solenni, invece, non sempre il dialogo
accade in uno spirito di autentica collaborazione».
- Un altro aspetto problematico, sottolineato da più
parti, è una certa disattenzione verso la laicità delle istituzioni, che sembra essersi accentuata durante questo anno di Giubileo cattolico.
«Questo è un aspetto che ci
preoccupa in modo particolare, su cui bisogna continuare a essere vigili. In troppe
occasioni, durante l’ultimo
anno, lo stato si è sostanzialmente messo al servizio della
macchina del Giubileo con
molte sue strutture, anche di
tipo mediático. Per quanto riguarda il problema fondamentale della difesa della laicità dello stato e di ogni istituzione pubblica vi è senz’altro, da parte della Federazione delle chiese evangeliche,
la necessità di riaprire un serio e onesto dibattito anche
con la cultura laica italiana».
J Bologna
Bollettino
dei giovani
protestanti
Si chiama «La giovane voce» il nuovo bollettino realizzato e diffuso dai giovani
della comunità metodista
bolognese: uno strumento
agilissimo, leggero ma proprio per questo, nelle intenzioni dei realizzatori, destinato ad avere una capacità
di penetrazione nel tessuto
cittadino. L’esigenza dei giovani metodisti è infatti quella di reagire a un clima di appiattimento dei dibattito
Culturale e dell’informazione: gli orizzonti a cui fanno
riferimento sono quelli della
creatività e dell’approccio
critico a fatti e problemi, ma
anche quello del riferimento
all’ecumene protestante, che
potrebbe portare aria nuova
e stimoli nuovi.
Chiariti sulla prima pagina
i principi di fondo che animano i giovani protestanti (e
secoli di altri protestanti prima di loro), Martina esprime
una visione, un sogno che è
quello della riconciliazione
in una zona particolarmente
colpita dal lutto e dalla tragedia (Sarajevo): una visione
non utopica se si pensa ai
luoghi, quelli della diaconia
per esempio, dove si è creata
speranza a partire dalla fede
vissuta. Una reazione alle
parole della gerarchia ecclesiastica di chiusura nei con
fronti degli immigrati musul
mani completa il primo numero del bollettino, a cui sono rapidamente seguiti il secondo e il terzo: quest’ultimo
apre con un giusto editoriale
sul rapporto tra protestantesimo e istruzione.
Iniziative delle Chiese battiste del Lazio
La musica per fare evangelizzazione
PIERO SUMAN
Lf ASSOCIAZIONE battista
I regionale del Lazio (Acefala) ha organizzato una settimana di evangelizzazione,
dal 13 al 17 settembre, con la
partecipazione di soliste e
gruppi musicali provenienti
dagli Usa. La nostra chiesa ha
aderito a questa iniziativa,
denominata «Gospel Festival»
(vedi Riforma n. 42). Ogni sera abbiamo avuto un programma diverso, con canti,
annuncio della Parola e testimonianze. Siamo anche usci
ti nelle piazze, dando opuscoli e testimoniando con il canto e con contatti personali.
Molte persone sono state così
raggiunte dall’Evangelo e alcune di loro hanno partecipato ai programmi serali.
Domenica 17, durante il
culto, ha dato la sua testimonianza di fede, scendendo
nelle acque battesimali, il fratello Bmno Pierozzi. Il culto è
stato allietato anche dal canto
della sorella Arleatha Green. Il
pastore Piero Suman ha spiegato il senso del battesimo
predicando sul testo di Luca
Agape centro ecumenico
campo di formazione 7-10 dicembre 2000
«VIETATO L'ACCESSO ALLE PERSONE
NON AUTORIZZATE»
Uno spunto di riflessione: «L’autorità». Che cos è 1 autorità?
Quali sono le fonti, ì luoghi, i tempi, il modo, gli attori e i protagonisti deir autorità? Qual è la relazione tra autorità, autóritarismo e autorevolezza? Qual è oggi il significato della liberta e
della responsabilità? Quale il rapporto tra il ciclo di vita, identità di genere, fede, educazione e autorità? Cerchiamo di capire
insieme quale molo gioca la nostra esperienza interiore di autorità nel lavoro di formazione e nel nostro progetto personale di
donne e uomini in un luogo e in un tempo.
Quota politica: L. 61.000
Quota reale: L. 112.000
Quota sostenitore; L. 164.000
Per informazioni e iscrizioni: Segreteria di Agape centro
ecumenico, 10060 Frali (To). Tel. 0121-807514.
Fax: 0121-807690. Email agape@perosa.alpcom.it
15, 1-24: eravamo perduti, ma
il Padre ci ha cercato e salvato
in Cristo Gesù. Dopo il dono
della Bibbia e la santa cena è
seguita un’agape fraterna, dove abbiamo potuto continuare il nostro discorso di testimonianza coi tanti ospiti presenti per l’occasione.
Domenica 12 novembre
abbiamo accolto un’altra testimonianza, quella della sorella Albina Moretto, che è
scesa nelle acque battesimali
dichiarando la sua fede nel
Signore Gesù. Come già nel
corso del catecumenato il pastore, predicando sul testo di
Giovanni 3, 16-21 e Romani
6,1-5, ha sottolineato il grande amore di Dio che ci raggiunge con la sua grazia attraverso l’azione dello Spirito
Santo. La fede è l’umile risposta a questa grazia e il
battesimo è il primo atto visibile di ubbidienza e testimonianza al Signore che l’ha comandato (Marco 16, 16); immersi nella morte di Cristo, i
credenti risorgono a nuova
vita con lui e sono uniti alla
sua Chiesa. Dopo il dono della Bibbia, Albina ha partecipato alla santa cena presieduta dall’anziano Ettore Zerbinati. L’agape fraterna che è
seguita è stata un’ulteriore
occasione per parlare dell’Evangelo ai tanti invitati che
partecipavano per la prima
volta a un nostro culto.
FRATELLI
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AGENDA
23 novembre
ROMA — Alle 20,30 al Centro evangelico di cultura (p. Cavour), il prof. Paolo Ricca presiede la «Serata melantoniana».
CIVITAVECCHIA — Alle ore 18,30, cd Centro di cultura biblica e teologica (chiesa battista), il pastore Italo Benedetti parla sul tema: «La Bibbia nella cultura occidentale».
GENOVA — Alle 17,30, nella Biblioteca della Società di letture scientifiche (palazzo Ducale), per il corso del Sae su «Il
dono della Legge e la libertà nello Spirito», il prof. Piero Stefani parla sul tema «Gesù e la Legge».
24 novembre
SONDRIO — Alle ore 21, al Centro evangelico di cultura, il
past. Paolo Tognina parla sul tema: «Travagli e fortune degli
esuli religiosi valtellinesi in Svizzera e nel Palatinato dopo
l’eccidio del 1620», con l’ausilio di diapositive sulla presenza
delle famiglie Pallavicini e Gilardoni a Bretten (Germania).
FIRENZE —Alle 18, al Centro culturale protestante «Pietro
Martire Vermigli» (via Manzoni 19/A-21), il prof. Paolo Ricca
parla sul tema; «La Chiesa, le chiese, la vera chiesa. Risposta
garbata al cardinale J. Ratzinger».
25 novembre
A’VELLINO — Alle 18, nel salone della Biblioteca provinciale
Museo Irpino (corso Europa), la diocesi e il 12° circuito delle
chiese valdesi, metodiste e libere organizzano una conferenza su «L’ospitalità eucaristica nell’attuale dibattito ecumenico», con il prof. Paolo Gamberini (Pontificia Facoltà teologica dell’Italia meridionale) e il prof. Paolo Ricca.
BERGAMO — Alle ore 16, nel salone Furetti della Biblioteca
civica (piazza Vecchia 15 - città alta), il Centro culturale protestante e la Biblioteca «A. Mai» organizzano una conferenza
del prof. Gianni Long sul tema «Tre momenti della vita di
Bach - Preludi sull’inno ambrosiano “Veni Salvator Gentium”». Sono previsti ascolti musicali.
26 novembre
ROMA — Alle ore 17, nell’Aula magna della Facoltà valdese
di Teologia (via Pietro Cossa 40), i proff. Gianfranco Tedeschi e Innocenzo Gargano parlano sul tema; «Chi non accetta Gesù ebreo?» per l’Amicizia ebraico-cristiana.
27 novembre
AGRIGENTO — Alle 18,30, nella chiesa valdese (via Esseneto
angolo salita Damareta), il pastore Ulrich Eckert parla sul tema: «Vivere per merito, per favore, per amore, per grazia, per
fede; quale vita ci offre Dio?».
MILANO —Alle ore 18,15, in piazza San Fedele 4, per il corso del Sae, il prof. Rinaldo Fabris parla sul tema; «Legge e
grazia nella Lettera di Giacomo».
28 novembre
Bari
in personale qimiifkiao FdX 0585 50301
Zinzendorf
personaggio
poco noto
Sabato 28 ottobre il settore
culturale della Chiesa valdese di Bari ha celebrato la Festa della Riforma con una
conferenza del pastore Lorenzo Scornaienchi sul tema
«Nikolaus Ludwig, Graf von
Zinzendorf: nuova prassi di
vita cristiana e “pietà del
cuore”»: ricorre infatti nel
2000 il terzo centenario della
nascita (26 maggio 1700) di
questo controverso protagonista dell’evangelismo, definito dallo storico del protestantesimo Emile Léonard
come uno dei «despoti illuminati» del XVII secolo.
L’oratore ha affrontato il
non facile compito di raccontare una vita così tumultuosa
e complicata come quella di
Zinzendorf nei suoi vari spostamenti, nei contatti con istituzioni e personalità di tutto il
mondo, nella sua frenetica attività di evangelizzatore e organizzatore in patria e all’estero. Altrettanto chiara è
stata l’esposizione delle convinzioni di Zinzendorf, del
suo accettare il pietismo, ma
dandogli strutture nuove e
originali, del suo «unionismo»
sfociato presto in una sorta di
«ecumenismo», della sua Indiscussa capacità organizzativa che diffuse ovunque il movimento dei Fratelli moravi.
È stato veramente interessante conoscere un po’ meglio questo personaggio a cui
si deve la lungimirante intuizione delle raccolte annuali
di versetti, inni e preghiere,
le Losungen che fin dal lontano 1731 continuano a circolare negli ambienti proter
stanti e non solo, (e.v.)
IVREA — Alle ore 21, nella chiesa valdese (via Torino 217),
presentazione del libro di Augusto Comba «Valdesi e massoneria, due minoranze a confronto» (Claudiana).
BOLOGNA — Alle 20,45, nella chiesa metodista (via Venezian 3), per il ciclo di studi biblici del Sae, il prof. Rinaldo Fabris conduce lo studio sul cap. 2 della Lettera di Giacomo.
MILANO — Alle 18, nella sala della libreria Claudiana (via
Sforza 12/a) il Centro culturale protestante organizza l’ultimo studio biblico sul tema della «debolezza eletta». Il pastore Antonio Adamo parla sul tema; «La vita nella comunità in
cui vivono deboli e forti nella fede».
ROMA — Alle 18, al Centro evangelico di cultura (via P. Cossa 40), Carlo Borghero e Debora Spini parlano sul tema: «Dalla concordia alla libertà; l’Epistolario di Jacques Bosnage».
29 novembre
ROMA —Alle 20,30, nella sala valdese di via Marianna Dionigi 59, la Refo organizza il primo incontro della serie «Identità, sessualità, libertà». Luca M. Negro conduce uno studio
biblico sul tema: «L’immagine di Dio e l’immagine di sé».
ROMA — Alle ore 16,15, nella sala riunioni della chiesa metodista (via Firenze 38), Marco Davite parla sul tema: «La pena di morte e le chiese evangeliche».
30 novembre
PAVIA —Alle ore 15,30, a Palazzo Broletto (p. della Vittoria),
nell’ambito del corso dell’Unitrè sul tema «Protestantesimo
tra Bibbia e società. Testimoni di Cristo nella storia», il past.
Antonio Adamo parla su «Isaac Newton, fede e scienza».
MILANO —Alle ore 18, nella sala della libreria Claudiana
(via Sforza 12/A), il Centro culturale protestante organizza
una conferenza sul tema: «Natura e religioni del libro: ebraismo, cristianesimo e Islam a confronto», con rav Elia Richetti, padre Traian Valdman, Alì Ntir al Musafir.
1” dicembre
TORINO — Alle ore 18, nella sala conferenze del Centro teologico (corso Stati Uniti Uh), il Centro evangelico di cultura
«A. Pascal», insieme ad altri organismi cittadini, organizza
una conferenza del prof. Franco Ardusso sul tema: «La fede
cristiana tra misticismo e attivismo».
TELEVISIONE
Protestantesimo
Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse
a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle ore 24
circa e alle ore 9,30 del lunedì successivo. Domenica 26 novembre, ore 23,50 circa, andrà in onda: «Usa: pena di morte,
storie e testimonianze dal Texas»; «Intervista a Abu Jamal».
La replica sarà trasmessa lunedì 27 novembre alle ore 24 circa e lunedì 4 dicembre alle 9,30 circa.
10
PAG. IO RIFORMA
venerdì 24 novembre 3«? , ,
=nr^rr-—t:SS: ,®ibidI2*i
COME COMBATTERE
LA PEDOFILIA
ELENA COCCIA
La parola «pedofilia» è diventata in questi ultimi anni un termine di uso comune, tant’è che
spesso lo si confonde con la parola «violenza» e la parola «abuso». In realtà non si tratta affatto di sinonimi anche se i soggetti interessati sono sempre uno o
più adulti e uno o più. minori.
Non è casuale che il Parlamento
italiano abbia dovuto emanare
la legge n. 269/98, specificamente sui reati di pedofilia, pur
avendo solo due anni prima, e
dopo vent’anni di ritardo, emanato una nuova legge sulla violenza sessuale. La 269/98 è una
delle leggi più avanzate in Europa, e uno dei suoi punti qualificanti è la possibilità di colpire
e punire il cosiddetto «turismo
sessuale», in ciò
infrangendo il
concetto dell’extraterritorialità
presente nel nostro ordinamento giudiziario.
Questo significa
che può essere
punito in Italia il cittadino che
si è recato all’estero per abusare
di bambini di quei paesi, ma significa anche che si può punire
lo straniero che per la stessa ragione è venuto in Italia o ha permesso che gli italiani si inserissero su particolari siti Internet
che, come ormai tutti sappiamo,
sono diventati il tramite per lo
scambio di informazioni e foto
di bambini.
Tuttavia, il procuratore della
Repubblica di Torre Annunziata, Alfredo Ormanni, il 16 novembre, parlando al convegno
dell’Assodazione magistrati
minorili e della famiglia ha denunciato l’indifferenza, la sottovalutazione, il disimpegno
della cosiddetta «casta» dei politici che, a suo dire, non risultano sensibili alla grave situazione in atto. Ormanni trova
che le pene erogate per chi commette reati di questo genere sono troppo lievi e denuncia resistenza in Italia di una lobby
che, in qualche modo, proteggerebbe i pedofìli, lobby capace di
condizionare le leggi dello stato. Non vi è dubbio che di fronte
ad affermazioni del genere si rimane sconcertati e ci si chiede
quanta ragione abbia il procuratore Ormanni e quanto ci sia
di fondato nella sua accusa.
Certo che la pedofilia è un fenomeno diverso da quella mano
insinuante di un adulto, parente
0 conoscente, che possiamo aver
conosciuto nella nostra infanzia.
La moderna pedofilia
è frutto di un mondo
diviso in due: i
consumatori e gli
oggetti da consumo
nori, la pedofilia ha assunto caratteristiche assolutamente nuove, è un fenomeno che ha a che
fare con la modificazione della
società globale che ci vede tutti
divisi in due categorie: i consumatori e i produttori. Da una
parte i bambini turchi o tailandesi che in condizioni inumane
producono le Nike, dall’altra i
bambini occidentali che le indossano. La pedofilia è sicuramente il frutto di un mondo diviso in consumatori e in oggetti da consumo, e c’è una parte
dell’umanità che pretende di
consumare anche il sesso col minimo delle implicazioni-complicazioni emotive, ancor meglio
se proibito, in una
società in cui avere l’esclusiva è un
segno di distinzione sociale.
Premesso dunque che la pedofilia è sicuramente una forma perversa di sfruttamento dell’uomo
grande sull’uomo
*"*""""* piccolo, del forte
sul debole, del ricco sul povero,
può senz’altro sostenersi che la
pedofilia ha una cormotazione di
classe. E infatti non è casuale che
di fronte alle richieste di Ormanni, ma anche di tutta una società
civile attenta ai fenomeni in itinere, di avere leggi più sicure e
convenzioni internazionali capaci di colpire il fenomeno dove
viene prodotto, vi è un’altra parte della società che reagisce ritenendo che le leggi costituiscano
dei lacciuoli insopportabili.
Quella parte politica non chiede
leggi precise, chiede un maggior
controllo sociale che, tradotto in
soldoni, significa meno regole
ma più repressione. Sulla pedofilia, come su tutti i fenomeni sociali in atto in questi anni, la vera differenza tra sinistra e destra
finisce per essere questa: tra chi
vuole regole che diano la certezza del diritto e chi vuole meno
regole ma più repressione.
lo credo che in Italia come in
Europa non si possono affrontare i macroscopici problemi
come la pedofilia, ma anche
l’immigrazione o la sicurezza
sociale, senza tentare di fare un
ragionamento alla base di tutto
che ci permetta di dire: invertiamo la rotta. Qualche anno fa
avremmo potuto rispondere
con più sicurezza, oggi chi lo fa
rischia di essere scambiato per
un folle idealista, ma ancora
una volta il problema è che non
si potrà combattere la pedofilia
senza una sostanziale modifica
A differenza dell’abuso sui mi- zione della società.
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
Via S, Pio V, 15 -10125 Torino, tei. 011/655278 - lax
011/657542 e-mail: redaz®riforma.it;
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Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Coreani, Marta D'Auria, Massimo Gnone, Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso, Pietvaldo Rostan (coordinatore de L'eco delle valli)
Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di
Croce. Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio Gardiol, Maurizio Girolami, Pasquale lacobino. Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa
Nini, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco. Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE: Stello Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovi - tei. 0174-42590.
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. ordinario: L. 110.000: ridotto: L. 85.000: semestraie: L. 58.000:
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valli valdesi) £ 30.000. Partecipazioni: mm/colonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1 000.
La testata Ritorna è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testala
L'Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrale il 6dicembre1999).
Il numero 44 del 17 novembre 2000 è stato spedito dall'LIfficio
CMP Nord di Torino, via Cebrosa 5. mercoledì 15 novembre 2000.
1998
Associato alla
Unione stampa
periodica italiana
Il testo dell'appello «Sì alla convivenza tra culture diverse»
La convivenia è possibile
Tra i firmatari, intellettuali ed esponenti di diverse fedi religiose
Pubblichiamo un appello firmato da intellettuali e rappresentanti delle confessioni religiose presenti nel nostro paese.
La convivenza è possibile.
Faticosa e difficile, ma utile e
intelligente. Voci autorevoli e
voci di piazza vogliono convincerci del contrario. Quelle
voci, gridando ogni giorno
che la convivenza è irrealiz-.
zabile, la rendono ogni giorno più precaria e rischiosa. E,
invece, la con'vivenza è possibile. Perché rincontro e il
confronto, la frequentazione
e la consuetudine producono
curiosità e conoscenza, riducono gli stereotipi e i pregiudizi, incentivano la reciprocità e lo scambio; cambiano
le persone e le loro mentalità;
quella di chi accoglie e quella
di chi è accolto.
Questo vuol dire, forse, che
la convivenza tra differenti
etnie, culture e religioni sia
agevole e agevolmente realizzabile? Assolutamente no.
Antichi paesi che avevano
raggiunto una certa stabilità
da tempi relativamente lunghi, che spesso conoscevano
una sola lingua e i cui abitanti si riconoscevano in una sola religione, resi inquieti dalle
nuove migrazioni, reagiscono
con diffidenza. Da qui possono nascere tensioni e conflitti. Tensioni che possono essere mediate e conflitti che
possono essere risolti pacificamente. Certo, con fatica,
ma ne vale davvero la pena.
Chi non crede a tale possibilità, si affida alla più velleitaria delle illusioni: serrare le
porte, bloccare gli accessi,
chiudere i confini. Inseguendo una soluzione irrealizzabile, non si opera per realizzare quelle possibili.
L’Italia è un grande paese
democratico, dove i diritti
universali della persona vengono solennemente affermati
e, tra molti ritardi e contraddizioni, tutelati. Quei diritti
sono la via maestra per formulare garanzie, ma anche
doveri; prerogative, ma anche obblighi; libertà, ma anche vincoli. In altri termini,
reciproca responsabilità.
I diritti universali della persona fondano irrevocabilmente la disponibilità di garanzie sociali, civili e politiche per gli stranieri presenti
nel nostro paese; e insieme
indicano i vincoli da rispettare. Questo motiva l’inclusione dello straniero all’interno
del sistema della cittadinanza
(assistenza sanitaria, difesa
legale, libertà di organizzazione e di culto collettivo):
ma, allo stesso tempo, motiva l’interdizione e la sanzione
nei confronti di pratiche che,
quei diritti, violano.
Dunque, allo straniero residente nel nostro paese devono essere riconosciuti, tra gli
altri, i diritti politici (come
quello al voto nelle elezioni
amministrative); dunque, allo straniero residente nel nostro paese sarà interdetto (e,
in caso di violazione, sarà
sanzionato con adeguata pena) l’esercizio di pratiche
che, in nome di presunti motivi religiosi o tradizioni culturali, attentano all’integrità
e alla dignità della persona.
Secondo questo criterio vanno giudicati non solo i delitti
comuni, ma anche atti come
le mutilazioni sessuali femminili (non certo di derivazione musulmana), per le
quali la proibizione e la condanna, peraltro condivisa dagli stessi movimenti di emancipazione dei paesi in cui
vengono praticate, non possono che essere assolute;
mentre questioni come la poligamia e l’uso del velo esigono strategie diverse di mediazione culturale, politica e
giuridica. La forma poligamica di matrimonio, negata da
più interpretazioni del Corano e interdetta per legge in
alcuni paesi musulmani, non
può essere riconosciuta dal
nostro ordinamento: mentre
la seconda questione, l’uso
del velo, è invece passibile di
mediazioni che sappiano
conciliare rispetto di consuetudini culturali e adempimenti di legge (fotografia
identificabile sui documenti
di riconoscimento).
Infine c’è un’ultima categoria di controversie che, in
virtù anzitutto di un progressivo cambio di mentalità,
possono essere disinnescate;
controversie dove la differenza di opzioni religiose, forme
culturali e stili di vita non
comporta, di necessità, lacerazione. Quella differenza
può, appunto, convivere pacificamente con altre opzioni
religiose, forme culturali e
stili di vita.
Uno stato democratico efficiente è in grado di accogliere le diverse forme di vita
delle minoranze (riti religiosi,
pratiche alimentari, festività),
quando non pongono dilemmi etico-giuridici. Per intenderci, si dovrà prevedere che
nei luoghi di lavoro e nelle
sedi pubbliche (caserme, ospedali, uffici, scuole) vi sia la
possibilità di attenersi alle regole alimentari delie minoranze (ebraiche, musulmane
e di altre confessioni); e di rispettare i digiuni, le festività
e le scadenze di preghiera.
Già, sulla base dell’articolo 8
della Costituzione, che prevede la stipula di intese tra lo
stato e le confessioni diverse
dalla cattolica, è stato possibile risolvere alcune di quelle
questioni (dal riposo sabbatico ai matrimoni religiosi).
In definitiva, il tipo di raj)porto che potrà instaurarsi, e
il tipo di conflitto che potrà
verificarsi, tra i cittadini stranieri e lo stato democratico
dipenderà, in primo luogo,
dalla capacità delle leggi e
delle istituzioni di distinguere tra ciò che è accettabile,
ancorché diverso (magari radicalmente diverso), e ciò
che non lo è. Accettare ciò
che è accettabile sulla base
del criterio rappresentato dal
rispetto dei diritti universali
della persona, non è solo segno di forza e di maturità del
sistema democratico e dello
stato laico rispetto a quelli dispotici e/o confessionali: è
anche metro di giudizio sufficientemente certo ed' equo
per poter rifiutare ciò che, invece, accettabile non è.
Lo stato deve proporsi come casa comune in grado di
offrire a quanti risiedano nel
suo territorio pari opportunità per coltivare i propri valori e affermare i propri diritti: tra cui quello, di rango costituzionale, di poter professare la propria fede religiosa,
nel rispetto dell’ordinamento
giuridico italiano. E che ciascun figlio di Abramo e ciascun figlio dell’uomo costruisca il suo tempio.
Luigi Manconi, sociologo;
mons. Alberto Abiondi; don
Vinicio Albanesi; Khaled Fouad Allam, docente universitario; Tahar Ben felloun, scrittore; mons. Luigi Bettazzi; Enzo Bianchi, priore del monastero di Base; Franco Cardini,
docente universitario; don
Luigi Ciotti; Franco Di Maria,
presidente dell’Unione induista italiana; Mahmoud Salem
El Sheikh, filologo; Mariangela Falà, presidente dell’Unione buddista italiana; padre
Nino Fasullo; Giovanni Genre, moderatore della Tavola
valdese; Filippo Gentiioni,
teologo; Gad Lerner, giornalista; David Grossman, ’scrittore; Amos Luzzatto, presidente
dell’Unione delle comunità
ebraiche italiane; Moni Ovadia, regista e scrittore; Giannino Piana, teologo; Ali Schutz,
segretario del Fondaco del
Moro; Barbara Spinelli, giornalista; mons. Francesco Ventorino; Tullia Zevi; Aldo Casonato, presidente Unione cristiana battista d’Italia.
Per aderire:
l.manconi@senato.it
fax 06-233.221.273
UNA lettera di un ascoltatore della provincia di
Imperia è da tanto tempo sulla mia scrivania. Il signor Egidio è turbato da molti problemi. La sua lettera è tutta piena di domande perché, scrive, è turbato e sconvolto dal
dilagare del male, dai cataclismi, dalle tragedie che sconvolgono la nostra vita e spesso si domanda perché esiste
tanto male. Questa lettera si
aggiunge alle moltissime che
negli ultimi tempi cercano di
riflettere sul problema del
male. Sempre di più, una lettera dopo l’altra, ascoltatori e
ascoltatrici di ogni parte dell’Italia e di ogni età scrivono
chiedendo: «Perché»?
Non capisco e questo mi
spaventa, ci dice l'ascoltatore
ligure. «Vi faccio un esempio
- aggiunge-. È come se io
EUGENIO RIVOIR
avessi nelle mani un pezzo di
creta e, pur sapendo che fra
le tante forme con cui potrei
modellare tale creta la forma
sferica posta su un piano inclinato rotolerebbe, io modellassi una biglia e poi dessi
a essa la colpa di essere rotolata (su un piano inclinato).
Perché? Vi prego di scusare
tutte queste domande che mi
tormentano e di rispondermi». Come lui, tanti e tante.
SUI GIORÑÁLÍM
FAMIGLIA
CRISTIANA
Ecumenismo
e Unione europea
Nell’ambito di un servizio sulla «Carta europea,
che sarà adottata dall’Unio.
ne al prossimo vertice europeo di Nizza, Francesca
Anfossi intervista, sul nij,
mero del 12 novembre,'jÌ
segretario del Consiglia '
delle conferenze episcopali
europee Aldo Giordano a
gli chiede, dopo alcune domande sul merito del testo
se la Carta possa influire sul
dialogo ecumenico. La risposta è che «A Bruxelles, la
nostra Commissione cattolica e quella delle chiese
protestanti e ortodosse dell’Europa hanno discusso
più d’una volta sui temi
della Carta. Vedo però nelle
chiese ortodosse un certo
sospetto verso la Carta, per
esse espressione di un Occidente secolarizzato. E vedo in gruppi protestanti, in
Germania e altrove, una visione diversa dalla nostra
su temi etici e sulla famiglia. La Carta può essere
una spina nella carne dei
rapporti ecumenici e ci costringerà a fare dei passi insieme. Tuttavia non c’è oggi quell’armonia ecumenica che ci permetta di dare
un contriliuto al miglioramento della Carta».
IL gazzettino
Pregiudizi
Il 4 novembre era la «festa
di Guy Fawkes» soldato cattolico che nel 160,'3 avrebbe
dovuto far saltare in aria il
Parlamento con re e regina,
e fu per questo ucciso: la
«festa» consiste nel replicare il rogo del soldato. Esistono sempre manifestazioni anticattoliche, avverte
Luca Romano (5 novembre): «I giornali conservatori tramandano regolarmente piccoli sospetti sulla lealtà dei cattolici; quelli di sinistra se la prendono invece
con le posizioni del papa
sull’aborto e la contraccezione; quanto ai fogli popolari, ironizzano sulla salute
mentale e sessuale del clero
(...)». E tuttavia «negli ultimi
anni abbiamo assistito a
una metamorfosi dei pregiudizi. La duchessa di Kent
è molto ammirata ed è cattolica, e si diceva che anche
Diana stesse pensando a
una conversione. Il primo
ministro Tony Blair ha fatto
battezzare i figli (la moglie
Cherie è cattolica)...». E ancora: «Le grandi famiglie
cattoliche del reame, che
appartengono all’establishment, sono i difensori più
accaniti della famiglia reale
e, paradossalmente, anche
dell’unione fra stato e chiesa protestante nella persona
del sovrano».
Nell
llprot
MASSI
T L mo
cello:
■7Î
Spaventati, preoccupati, inquieti. Perché c’è tanto male?
E poi: perché siamo stati
creati così?
All’ascoltatore che scrive da
Imperia vorrei dire molto
semplicemente che la Bibbia
è piena di gente che cerca come cerca lui, che domanda il
perché di mille cose che non
capisce, come domanda lui.
La Bibbia è un libro riempito
di domande, messo lì davanti
a noi come se volesse farci capire che non siamo soli coni®
nostre domande, che siami|
circondati da donne e uomiW
che chiedono, che sospira^)/
che pregano e sembrano p®F
sone che non ricevono rispA'
sta. Le pagine bibliche se^
brano esserci offerte per aiU
tarci a capire che questo pu?
essere un atteggiamento giù
sto. Domandiamo
non siamo soddisfatti, perchi
non ci contentiamo di qù®
che vediamo intorno a nOi
Non che non ci debbano e*'
sere risposte; ma queste r®'
stano sempre provvisori^
personali, limitate e riempi®
no il tempo dell’attesa.
(Rubrica «Parliamone
me» della trasmissione
evangelico» curata dalla
zione delle chiese evangelici^
Italia di domenica 19 novernbfn
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M Ancora problemi alla strada per Prali
Nuova frana alla Gianna
Ancora una frana blocca la circolazione verso Prali. Nella
notte di venerdì 17 novembre una frana ha trascinato con sé
circa 50 metri della strada provinciale della vai Germanasca appena a monte del piazzale della miniera Gianna nel Comune di
Prali. Lo smottamento di terreno, che fortunatamente ha riguardato solo minimamente il percorso del torrente Gerinanasca che scorre poco sotto, ha procurato il cedimento dell’intera
carreggiata impedendo così il traffico in entrambi i sensi di
marcia. Attualmente i tecnici della Provincia e del Comune
stanno lavorando per cercare di attrezzare una pista alternativa
che permetta almeno alle auto di arrivare per questa via a Prali,
oggi raggiungibile solo a piedi o dalla pista di Salza-Fontane.
— Seminario delle Unioni femminili
Il pianeta ecumenismo
«Ecumenismo, ieri, oggi e domani»; questo era il tema del Seminario biblico delle Unioni femminili che si è tenuto alla Foresteria valdese di Torre Pellice sabato 18 e domemca 19 novembre. Durante l’incontro è intervenuto anche il pastore della
Chiesa valdese di Milano, Fulvio Ferrarlo, sul tema «Stona
dell’ecumenismo». Nel corso della giornata di domenica, dopo
il culto con santa cena con la comunità e curato d^e Umoiii
femminili, U programma è proseguito con l’animazione musicale e un interessante momento di confronto intergenerazionale fra diverse esperienze in campo ecumenico e a livello locale. Una testimonianza arricchente e vivace che è stata molto
apprezzata dalle persone che hanno partecipato all’incontro.
Ritom
Va 1.1.1 WLDESI
Fondato nel 1848
i Gli operatori di fronte airallarme «mucca pazza», che mette in pesante crisi il settore
Pinerolo: carne sotto controllo
/Ve/ territorio dello AsI 10 non occorre vietare la carne bovina, di cui è garantita la provenienza
Il problema più generale é la mancanza di certezze assolute sulla malattia e la sua trasmissione
:ONTRAPPUNTOI
GLOBALIZZATI
E CAMPANILISTI
DAVIDE ROSSO
Farci cali conia
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MASSIMO CNONE
IL mondo? Un macello». Forse Hegel
aveva ragione a usare
queste parole, non pénsando certo alla mucca
pazza. Eppure la frase del
pensatore tedesco sembra descrivere con sufficiente precisione la situazione di questi giorni, caratterizzati da polemiche
e allarmi, ma soprattutto
confusione. E intanto le
massaie disertano le macellerie, 0 meglio si affidano alle più «sane» e sicure carni bianche.
Con le ordinanze di venerdì 17 firmate dal ministro della Sanità, Veronesi, il governo italiano
vara l’embargo alla carne
francese: divieto di transito alle frontiere dei capi
bovini con più di 18 mesi
e no alle parti con l’osso.
Un blocco parziale ma
netto, che diventa un caso diplomatico internazionale e soprattutto fa
della carne bovina un
pericolo da evitare. Sull’onda della preoccupazione collettiva alcuni
sindaci vietano la fettina
sui tavoli delle mense
scolastiche; i media alimentano la psicosi, che
sembra ben più invasiva
della malattia. Il divieto
di somministrare farine
prodotte con scarti dei
mammiferi, già presente
in Italia dal 1994, si estende a tutte le farine di provenienza animale.
In Piemonte, stando ai
titoli di alcuni quotidiani,
sarebbero 6.000 i capi a
rischio. Eppure la carne
piemontese è certificata.
Quali sono i pericoli reali?
«Nel nostro territorio tutto è sotto controllo - assi
II problema degli
enti locali è quello
di accordarsi per
fare meglio gli
interessi comuni
In buona parte delle mense scolastiche è stata vietata la «fettina»
cura Andrea Filippin, responsabile del servizio
veterinario dell’Asl 10 di
Pinerolo - non è il caso di
preoccuparsi. Abbiamo
anche diffuso una serie di
comunicati ai sindaci della zona: non occorre vietare la carne bovina negli
istituti scolastici, restano
da evitare gli hamburger
e le svizzerine quando
non ne conosciamo la
provenienza. Una precauzione che non vale
per il nostro macellaio se
fornisce carne locale e
perciò garantita».
Da 6 anni in tutta l’Asl
10 le farine animali sono
vietate: «Questo non significa che ci possa essere qualcuno che sfugge
alle verifiche - dice Filippin - ma da parte nostra
l’impegno nella verifica
del rispetto delle norme
vigenti è massimo». Nel
Pinerolese tutti gli animali sono sotto controllo e
resta proibita la vendita
delle parti considerate
pericolose perché legate
al sistema nervoso (testa,
occhi, tonsille, midollo
allungato). Non è una novità: i sequestri sono iniziati nel 1997 e le parti in
questione vengono denaturate, cioè colorate perché siano ben identificabili. Rimane un problema
legato alla distruzione
tramite l’incenerimento.
«Le ditte non sanno come
smaltire le ceneri e al momento tutto è bloccato»,
denuncia Filippin.
Il vero problema rimane l’impatto economico:
basti pensare che il fatturato delle sole imprese
che a livello nazionale si
occupano della produzione di farine animali si
aggira iritorno ai 1500
miliardi. È d’accordo Enrico Mormoni, presidente dell’Associazione veterinaria di salute pubblica e consigliere regionale dei Verdi di Bricherasio: «Sulla encefalopatia spongiforme bovina
possiamo allarmarci tantissimo oppure per niente - ha dichiarato -: la
realtà è che non sappiamo quasi nulla della sua
trasmissione. Al momento nessuno l'ha studiata
a fondo: il paradosso è
che la malattia è conosciuta da 200 anni negli
ovini, ma negli ultimi anni si stanno confondendo le precauzioni a posteriori e i conseguenti
allarmismi con delle reali
politiche di prevenzione
dei problemi.
Lo stesso vale per l’uso
degli ormoni». Ancora
una volta, e lo conferma
anche Moriconi, si è dato
troppo peso alla politica
economica e commerciale rispetto a quella sanitaria, intesa come tutela della salute dei consumatori. La risposta sembra essere il polverone
mediático, che deforma
la percezione della realtà
a scapito della conoscenza della situazione.
Le strutture olimpiche
Una valutazione
complessiva
Per verificare la sostenibilità delle Olimpiadi
invernali di Torino 2006
sotto il profilo ambientale
non si effettuerà una
classica «Via» (valutazione di impatto ambientale) su ogni singolo intervento. La strada scelta è
invece quella della «Vas»
(valutazione ambientale
strategica) che riguarderà
nel complesso tutte le
strutture sportive e le
opere connesse. Se le
Olimpiadi di Torino, secondo i promotori, dovranno essere le olimpiadi dell’ambiente e della
cultura, oltre che dello
sport, la valutazione dovrà tener conto di tutti i
problemi che potrebbero
derivare sia direttamente
dalla costruzione di alcuni impianti (i più a rischio
sono indubbiamente il
trampolino di Pragelato e
la pista di bob e slittino a
Oulx) ma anche dall’elevato afflusso di ospiti.
Al momento il Politecnico, attraverso il prof.
Roberto Gambino, è stato incaricato di predisporre tutto il materiale
di studio per la Vas e ha
già evidenziato alcune
criticità: l’innevamento
artificiale potrebbe chiedere un forte utilizzo di
acqua, con la conseguente necessità di bacini artificiali; lo sviluppo del
settore ricettivo in conseguenza del breve periodo dei giochi andrà
gestito con attenzione
nella fase del «dopo»; la
viabilità potrebbe avere
momenti di criticità anche in Torino; anche alcuni edifici realizzati per
llevento dovranno trovare una nuova collocazione all’indomani dei giochi. Una consulta lavorerà nei prossimi mesi
sulla compatibilità ambientale dei giochi olimpici del 2006.
Campanili e campanilismi. In questo periodo, in
cui il concetto di globalizzazione è imperante, essendo diventato categoria di
uso quasi comune, anche
se purtroppo con tutte le
imprecisioni e le deformazioni del caso, fa quasi specie dovere usare ancora
termini come «piccolo orticello», «campanile», e via
dicendo, per
descrivere alcuni atteggiamenti che qua
e là continuano a emergere
anche a livello
di enti pubblici non solo locali. Alle valli
valdesi, come
per altro altrove, in alcuni
casi questi termini sono
ancora validi, o almeno,
talvolta riemergono in maniera più o meno velata atteggiamenti che richiamano comportamenti o modi
di fare del passato.
Quando ormai 10 armi fa
feci la mia prima intervista
per questo giornale a un
sindaco della vai Chisone,
parlando in generale dei
vari interventi possibili
sull’assetto generale della
valle questi mi disse che U
vero problema era ancora,
come un tempo, trovare un
accordo generale che mettesse d’accordo tutti i Comuni andando al di là dei
vari interessi particolari.
La vai Chisone per altro ha
una tradizione di collaborazione fra realtà comunali
di lunga data, si parlava già
di aggregato sovracomunale ben prima che nascessero le Comunità montane,
eppure la tentazione rimaneva. Non che la situazione
in vai Pellice sia o fosse diversa, cosi come è stato
sempre difficile per Pinerolo interagire con tutto il Pinerolese. Oggi però tutto
questo sembra superato:
ormai le Comunità montane sono ben assestate come
enti di programmazione
sul territorio, il Comune di
Pinerolo si è fatto capofila,
con il beneplacito degli altri Comuni, di varie inizia
Po ma la Comunità come
riunione dei Comuni della
valle giustamente vuole
poter dire la sua come ente
sovracomunale, la Provincia pare sia d’accordo ma
alcuni Comuni in qualche
modo nicchiano, il tutto
comunque sarà discusso
martedì 21 a Perosa nell’assemblea dei sindaci
quando sarà
tive e progetti a livello pinerolese. Ma è poi tutto così roseo?
Tra le pieghe ogni tanto
si avverte ancora qualcuno
che parla fuori dal coro, si
veda la questione del Palaghiaccio in vai Pellice o la
gestione degli interventi di
ripristino alle arginature
del Chisone trascinate via
nel corso dell’alluvione (se
ne occupa il Magistrato del
già in stampa
U giornale).
Emergono
così gli interessi dei piccoli orticelli
o peggio ancora la paura
che qualcun
altro trami
perfarprevalere il proprio campanile, inteso nel
senso più ampio se questo
è possibile parlando di
campanile, su quello degli
altri. La vecchia tentazione
viene a galla e allora ci sono liti, prese di posizione,
più o meno velate. Spesso il
tutto rientra a volte no e allora si creano doppioni, vedi le proposte turistiche
non sempre propriamente
sincronizzate e concordate,
oppure dispendio di energie e di sforzi quando non
ritardi o dispute perché
qualcuno ha previsto un intervento ma si è dimenticato dei vicini di territorio.
L’alluvione è stata un po’
ovunque un buon esempio
di collaborazione e di interazione fra le diverse realtà
presenti sul territorio: c’è
addirittura qualche sindaco che ha ammesso di aver
fatto interventi, nell’emergenza, sul territorio di un
Comune confinante perché
già sul posto e pronto a intervenire ricevendo ovviamente i ringraziamenti del
sindaco del paese vicino.
Nel dopo alluvione le cose
sono un po’ cambiate, a
«bocce ferme» si può pensare anche un po’ di nuovo
al proprio orto e allora riemergono vecchie dispute e
nuove esigenze. L’augurio
in generale è che il concetto di particolarità che si
fondono all’interno di una
realtà più grande costruita
su un progetto comune
continui e prevalga completamente. Alle Valli occorrono ora non tanti i
campanili ma, se possibile,
ancora più unitarietà di intenti per cercare di affrontare prima di tutto in maniera concordata la situazione del dissesto idrogeologico per poi proseguire
sulla strada intrapresai del
lo sviluppo, turistico e non.
12
PAG. 12 RIFORMA
E Eco Delle ìàlli \àldesi
VENERDÌ 24 NOVEMBRE^
-------------VENERDÌ :
. I*; '
MOSTRA SULLA PIETRA DI LUSERNA — A partire
dal 24 novembre fino al 3 dicembre sarà allestita, nei locali del Comune di Luserna San Giovanni, una mostra dedicata al tema della «pietra
di Luserna». L’iniziativa, promossa dal Lion club
di Luserna, vede la partecipazione di cinque artisti conosciuti e apprezzati nel Pinerolese e non
solo, che daranno la loro interpretazione personale e artistica sulla pietra di Luserna: i risultati
vogliono essere una valorizzazione della pietra
vista non dal punto di vista edile e tecnico, come di consueto, bensì da quello espressivo: le
opere realizzate verranno poi vendute e il ricavato sarà devoluto in beneficenza. La mostra resterà aperta al pubblico nei giorni feriali ore ISIS; sabato e domenica ore 10 -21.
CHIUSO PER DUE MESI IL MUSEO VALDESE — Il
museo valdese di Torre Pellice resterà chiuso
nei mesi di dicembre e gennaio, salvo prenotazioni presso l’ufficio «Il barba», tei 0121-950203;
e mail: il.barba@tin.it.
CORSO DI FORMAZIONE PER GUARDIE ECOLOGICHE — La Provincia di Torino organizza un
corso di formazione per guardie ecologiche, soggetti che hanno qualifica di guardia particolare
giurata con compiti di tutela ambientale. L’esercizio di guardia ecologica è volontario e gratuito
ed è subordinato al conseguimento di un attestato di idoneità rilasciato al termine di un corso
e di un esttme. La prima lezione è fissata per il 20
dicembre; seguiranno 140 ore di lezione di cui
un terzo circa di uscite sul territorio. Le iscrizioni si raccolgono unicamente tramite apposito
modulo disponibile presso le Comunità montane, il circondario di Pinerolo, la sede dello sportello ambiente della Provincia in via Valeggio 5 a
Torino. Informazioni allo 011-8613000.
ALIMENTAZIONE E SVILUPPO LOCALE — Il Consorzio Pracatinat organizza un incontro dibattito venerdì 24 novembre dalle 10, sul tema: «Alimentazione consapevole e sviluppo locale sostenibile»; intervengono gli assessori regionale
Vaglio, provinciale Bellion, il preside di Agraria,
Chiabrando, Mario Valpreda e Leopoldo Cassibba della Regione Piemonte. La proposta di Pracatinat muove dalla scelta che si va diffondendo
di un’alimentazione di qualità, biologica, elemento che non solo va nella direzione della tutela della salute dei cittadini, ma anche nella linea di sostenere le produzioni di eccellenza della montagna. Nel pomeriggio lavori in gruppo.
ARRESTATI PER RISSA A TORRE PELLICE — I carabinieri sono dovuti intervenire massicciamente per sedare una rissa scoppiata nella notte di
sabato nei pressi di una nota birreria di Torre
Pellice. Alla fine sono stati arrestati sei giovani;
Marco Bruno e Luciano Gamba residenti a Bibiana, Maurizio Gay di Torre Pellice, Marco
Murtas di Osasco e due marocchini abitanti a
Torre Pellice, Aziz e Mohammed Waldi.
COMUNITÀ MONTANA VAL PELLICE: UN VENERDÌ NERO — All’ordine del giorno c’erano il
bilancio dell’alluvione e la nomina del rappresentante nel consiglio di amministrazione
dell’Agess Spa, eppure all’appello non risponde
il numero minimo di consiglieri di maggioranza per rendere valida la seduta. Venerdì 17 l’attesa è durata fino alle 22: sarebbe bastato un
consigliere per arrivare a 14, sul totale di 27 (20
dei quali di maggioranza). La minoranza ha abbandonato l’aula e il presidente, Claudio Bertalot, è stato costretto suo malgrado ad aggiornare il Consiglio a mercoledì 22.
PINEROLO: ANCORA UNA TRUFFA — Indossava
un'uniforme da vigile urbano e, con la scusa di
un sopralluogo per alcuni furti nel condominio,
si è introdotto in casa di un’anziana signora residente in via Martiri del XXI a Pinerolo. È successo lunedì 13 novembre e il malvivente si è subito dileguato con gioielli e documenti.
NUOVI SENSI UNICI A PINEROLO — Da lunedì 20
novembre è cambiata la circolazione stradale in
alcune strade del centro di Pinerolo; in particolare sono stati inseriti due sensi unici in corso
Torino e viale Giolitti, a «scendere» in corso Torino e risalire sulla parallela. Un modo, con
qualche aggiustamento anche sui tempi dei semafori, per velocizzare la circolazione nel centro penalizzato dal traffico aggiuntivo dopo il
croio del ponte di via Saluzzo.
VAL CHISONE: CONSIGLIO DI COMUNITÀ MONTANA — Lunedì 27 novembre si riunisce il Consiglio della comunità montana valli Chisone e
Germanasca; fra gli argomenti in esame la nomina dei rappresentanti nel Consiglio direttivo
del parco vai Troncea e la designazione del difensore civico; sono pervenute due candidature;
il dott. Danilo Massel e il dott. Carmelo Gurrieri.
Il finanziamento previsto dalla Finanziaria 2001
Nuove risorse per i «patti»
Anche il Pinerolese, così come altri territori della Provincia
di Torino, ha visto accolto il proprio progetto di sviluppo
PIERVALDO ROSTAN
DEFINIRLA una pioggia di miliardi forse è
eccessivamente trionfalistico, eppure il risultato
ottenuto dal Pinerolese,
con il finanziamento del
proprio «Patto territoriale» è indubbiamente positivo; e questo tanto più
se si considera che fino a
poche settimane fa sembrava che il governo nazionale intendesse finanziare soltanto alcuni «patti» proposti nelle regioni
meridionali. Invece la
pressante azione di «lobbing» dei parlamentari e
della Provincia di Torino,
unita al fatto che la zona
è interessata dalle Olimpiadi del 2006 e dunque
bisognosa di investimenti, con l’aggiunta della
drammatica alluvione del
15 ottobre, hanno fatto sì
che si arrivasse all’atteso
finanziamento.
Nella Finanziaria del
2001 vi saranno dunque
nuove risorse per i «Patti
territoriali»; e, che risorse,
visto che nel settore delle
attività produttive arriveranno ben 68.822 milioni
capaci di attivare investimenti per oltre 297 miliardi. Viene dunque premiato un lungo lavoro di
collaborazione fra diversi
enti locali e soggetti economici privati, un rapporto per molti versi nuovo e che ha visto il mondo privato confrontarsi
direttamente con i tempi
dell’amministrazione
pubblica e gli enti locali
verificare da vicino quali
siano le esigenze del
mondo produttivo. Fra
l’altro si tratta di una collaborazione avviata non
solo in tema di «patti territoriali» ma anche su altri piani, basti pensare alla legge sul turismo che
ha visto l’intero territorio
pinerolese presentare un
unico progetto o sul progetto «Leader» che vede
un legame forte fra la vai
Pellice e le valli Chisone e
Germanasca.
Tornando al «Patto ter
ritoriale del Pinerolese»
ecco alcuni dei risultati
ottenuti. All’interno dei
69 miliardi di agevolazioni ammesse, dopo la verifica istruttoria condotta
dalla Banca Mediocredito, risulta particolarmente elevato il numero di
aziende coinvolte in due
settori: l’agricoltura con
52 imprese, un’agevolazione di 9,5 miliardi e un
investimento di 30,5 miliardi con una settantina
di nuovi occupati previsti: il mondo della piccola
e media impresa, con 81
aziende finanziate, 34 miliardi di agevolazioni, 128
miliardi di investimenti
indotti e una previsione
di 392 nuovi addetti.
Considerando anche gli
altri settori produttivi interessati in tutto si prevedono quasi 900 posti di
lavoro in più rispetto alla
situazione attuale con un
investimento per ottenere ognuno di questi posti,
nell’ordine di 334 milioni.
Nel dettaglio sul territorio valligiano arriveranno cospicui finanziamenti nel settore cave (a
Rorà, ma anche a Villar
Pellice), in quello indu
striale in genere, dalla
Sparea e Turati di Luserna alla Trw di Bricherasio 0 ancora alla Skf di
Airasca, oltre ad alberghi
a Pinerolo e San Secondo; una mano importante arriverà anche al mondo valdese per i progetti
di ristrutturazione della
Gianavella di Luserna
San Giovanni e per la
Rocciaglia di Angrogna.
Discorso a parte merita
il settore delle infrastrutture; dopo la verifica condotta sulla gran mole di
progetti presentati ne sono stati salvati una dozzina per 16,5 miliardi: segnaliamo il centro intermodale di Pinerolo, una
variante stradale a Rorà
in funzione delle cave,
un collegamento parallelo alla provinciale a Bricherasio, il collettore fognario fra Villar Porosa e
Pirtasca, la circonvallazione di Bibiana. In tutti i
casi e tanto più in tema
di infrastrutture, i soggetti proponenti dovranno comunque essere in
grado di finanziare con
proprie risorse le parti
non coperte dai fondi nazionali dei «Patti».
Incontro pubblico a Angrogna
Una cremagliera
per varcare le Alpi
DANIEIA GRILL
NELL’ULTIMO incontro dell’Autunno in
vai d’Angrogna, è stato
esposto al pubblico lo
studio di fattibilità per il
famoso progetto del trenino che da Bobbio Pellice dovrebbe attraversare
il confine e giungere il
Queyras. Questa proposta, nata circa dieci anni
fa e seguita da numerosi
dibattiti per un possibile
sviluppo della valle, sembra adesso essere giunta
a un punto di stasi: lo
studio è stato fatto, l’idea
è stata riportata in disegno su carta e i contatti
con i francesi, molto interessati al progetto, continuano. Nonostante tutto l’interesse possibile,
sono ancora numerose le
perplessità della gente a
riguardo; alcuni temono
la realizzazione di un’
opera che, dopo aver impiegato denaro e lavoro,
alla fin fine verrà utilizzata da pochi, non servirà
allo sviluppo della valle, e
verrà utilizzata più per
portare le persone in
Francia o a Torino, senza
che nessuno si fermi in
vai Pellice; altre persone
temono l’impatto am
Gli accessi stradali e ferroviari per Pinerolo
Primo passo un ponte bailey
DAVIDE ROSSO
La settimana scorsa, mentre in vai
(
Chisone si annunciava la completa
riapertura della statale 23, anche nel
tratto subito oltre Perosa e in quello tra
Usseaux e Pragelato, a Pinerolo prendeva piede l’ipotesi di costruire un
ponte bailey sul Chisone all’altezza di
via Saluzzo ripristinando in questo
modo almeno la viabilità stradale lungo la provinciale per il Saluzzese, Cavourese e per la vai Pellice.
Se quest’ultima ipotesi andrà in porto, ma i dubbi sono ancora forti, la viabilità, almeno quella su automobili, tra
Pinerolo e le Valli tornerebbe alla situazione precedente all’alluvione di metà
ottobre. Molti passi però sono ancora
da fare. Innanzitutto occorre realizzare
il ponte. Si tratta della posa di un «bai
ley» di circa 100 metri di lunghezza e
due corsie di marcia sul torrente Chisone che dovrebbe essere fornito, almeno
questa è la richiesta dell’amministrazione pinerolese, dall’Anas ed essere
montato a cura del Comune. Poi rimane ancora da risolvere la questione della ferrovia Torino-Torre Pellice ora interrotta a Pinerolo. Anche qui la situazione è ancora incerta ma presto le ferrovie dovrebbero esprimersi in merito.
Rimane poi da completare il ripristino
definitivo delle strade che, se pur riaperte, presentano ancora numerose ferite. Occorre insomma ancora molto
tempo prima che a Pinerolo e nel Pinerolese si possa dire di essere tornati definitivamente alla normalità ma la relativa rapidità con cui sono stati ripristinati alcuni tratti della stalle 23 sopra
Perosa lasciano ben sperare.
Consiglio a Luserna San Giovanni
Le lingue protette
Con alcuni mesi di ritardo rispetto agli altri
Comuni della vai Pellice,
arriva in Consiglio di Luserna San Giovanni la delibera sollecitata dalla
Comunità montana che
accoglie la.tutela delle
minoranze linguistiche
storiche. Per quanto riguarda il Pinerolese, il testo di legge interessa il
francese e l’occitano, ma
nella delibera approvata
martedì 14 manca «misteriosamente» la lingua
francese evidentemente
«dimenticata - dice stupito lo stesso vicesindaco.
Paolo Gardiol - daH’ufficio cultura del Comune».
Ma la maretta che ha
coinvolto la seduta del
Consiglio non deriva dall’assenza, anche se importante, della lingua
francese, ma dall’esclusione del piemontese dal
testo della delibera: l’opposizione, capeggiata da
Giovanni Corda della Lega Nord, legge una lettera, sottoscritta da una
dozzina di cittadini di Luserna, nella quale si chiede di respingere la delibe
ra perché non riguardante la lingua piemontese.
Ma quest’ultima non fa
parte del gruppo di lingue
«protette» per legge. Si
scaldano gli animi, anche
perché fra i firmatari della lettera c’è Carla Michialino, assessore alla
Cultura, non presente a
quel Consiglio. La minoranza abbandona l’aula e
la delibera viene approvata senza i consiglieri di
Lega Nord e Alternativa
per Luserna. «Non vogliamo dimenticare il piemontese, che però va tutelato con un’azione di
promozione specifica»,
commenta Paolo Gardiol.
Altro punto all’ordine
del giorno l’affidamento
alTufficio di Polizia amministrativa del piano
per la fiera dei santi del
prossimo anno: i banchi
saranno sistemati nella
zona dei Campi sportivi,
lasciando libero il centro
del paese per altre manifestazioni di carattere
culturale ed espositivo.
La minoranza non è
d’accordo e presenta una
interrogazione.
Manifestazione per i più giovani
Volley Monviso
«Gioca volley Monviso»
è il titolo di una manifestazione che vuole essere
anche un modo per coinvolgere nell’attività motoria, prima ancora che
sportiva, i giovani delle
scuole elementari e medie di Pinerolo, comuni
limitrofi. Barge e vai Pellice. «L’intento - spiega
Eros Gonin che con il 3S
Pinerolo ha promosso la
manifestazione - è quello
di sviluppare nel pinerolese l’attività motoria mirata alla diffusione della
pallavolo. Abbiamo pertanto coinvolto il Provveditorato agli studi, gli enti
locali, le scuole del territorio, la Regione Piemonte e l’Alpitour Cuneo.
Speriamo di coinvolgere,
oltre agli allievi e ai loro
insegnanti, anche i genitori, gli ex allievi e il personale non docente».
A seconda dell’età le
attività saranno diversificate; per le elementari si
tratterà di assicurare un
«sapere motorio» minimo, di base, mentre per i
più grandi si porrà anche
l’esigenza di arrivare a
vere e proprie attività
sportive (e infatti la dotazione per ogni studente
prevede anche una vera
divisa di gioco). E se dopo le prime esperienze
nella scuola nascesse un
interesse maggiore?
La manifestazione prevede anche attività extracurricolari sulla base delle adesioni volontarie,
manifestazioni sportive che coinvolgano più
scuole, fino a una giornata finale a Pinerolo in cui
tutti i soggetti interessati siano coinvolti. Sono
inoltre previsti incontri
con gli atleti dell’Alpitour
Cuneo nelle varie scuole
e l’allestimento di bus
per assistere come spettatori a un incontro di
serie A a Cuneo.
RADIO
BECKWITH
EVANGELICA
FM 91.200-96.550
tei. 0121-954194
redazione. rbe@
tpellice.tiscalinet.it
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ancora propongoni?
il trenino possa servi!
come servizio pub^^
nel tratto da Bobbh
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se le spese di gestioni,
manutenzione e materiale rotabile, sono più alti
del treno normale». ■
Intervengono aneli
l’assessore provincia
le Marco Bellion e il pte
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Claudio Bertalot: «Adessi
bisogna prendere imada
cisione, o portare avantii
progetto così com’è stati
proposto, o modificarloi
decidere di abbandonati
il tutto. I francesi credo»
in questa iniziativa e han
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nei lavori. Si tratta adesa
di capire come intendi
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Il «Gruppo degli amici
della comunità zingara
di via San Pietro a Pinerolo», composto da volontari e membri delle
chiese cattolica e valdese, in una lettera ai giorndi locali ha indirizzato
alcune sollecitazioni alrammlnistrazione e alla
cittadinanza sulla situazione dei nomadi e in
particolare di quelli del
campo di via San Pietro a
Pinerolo. «Il fatto che la
giunta comunale - scrive
il Grappo - abbia inserito nel bilancio di previsione del 2001 uno sta,nziamento di 100 milioni
per la ristrutturazione
del campo nomadi ci induce a formulare alcune
considerazioni di base
che favoriscano nello
stesso tempo una sorta di
“ristrutturazione” morale
della mentalità di tutta la
comunità locale, senza la
quale la ristrutturazione
materiale del campo non
può produrre gli auspicati benefici effetti».
La lettera mette in evidenza come «100 milioni
non possono che essere
un primo stanziamento»
a cui dovranno seguirne
altri «più dignitosi visto
lo stato di degrado del
campo», mentre sul versante della «sicurezza sociale» viene fatto risuonare «un campanello d’allarme» visto che nella
notte dei 6 novembre a
Pinerolo «una famiglia di
nomadi, dormendo nel
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proprio furgone, ha rischiato di essere intossicata dal gas emanato da
una stufa». La lettera ricorda poi che la legge 26
del 93 della Regione prevede per le aree di sosta
attrezzate anche la costruzione di «una struttura coperta polivalente,
anche idonea ad attività
lavorative e di animazione. È questa una struttura
che dovrebbe essere considerata prioritaria per favorire una qualche formazione professionale,
da concordare con i giovani del campo».
Vengono elencate una
serie di problematiche
sulle sbagliate politiche
urbanistiche dette «del
disprezzo e del ghetto» e
viene avanzata la soluzione proposta dal prof. Antonio Tosi del Politecnico di Milano, consistente
nel cominciare proprio a
mettere in discussione la
nozione convenzionale
di «campi nomadi». «Anche a Pinerolo - afferma
Secondo Massano, dell’Opera nomadi, sezione
di Torino, in una llettera
indirizzata al Gruppo non dovrebbe essere rinviabile l’allestimento di
un villaggio sinto. Un villaggio costruito da strutture particolari a uso abitativo con prefabbricati e
soluzioni di edilizia leggera concordata».
Il Gruppo evidenzia
inoltre come sia importante nei modelli insedia
tivi degli zingari adottare
un «approccio partecipativo e dialogico» nel quale
«il coinvolgimento degli
interessati deve essere
previsto nei diversi momenti del processo, dalla
progettazione alla realizzazione ».
Quanto ai minori del
campo, afferma il Gruppo, essi «crescono in una
situazione di grave disagio e devono ritenersi
candidati alla deviazione, aH’illegalità e alla microcriminalità»; la lettera
riporta la risposta che a
questo interrogativo dà il
giudice Pier Carlo Pazé,
direttore di «Minorigiustizia», in una sua relazione su «la condizione
giovanile zingara e la
giustizia». «L’intervento
migliore contro la devianza è quello di anticiparne il sorgere, attraverso attività di prevenzione
generale - afferma il giudice -. Per gli adolescenti
zingari ciò significa offerte mirate e generalizzate
a tutti di opportunità di
tempo libero, lavoro, socializzazione, scuola, che
riducano l’emarginazione e nel contempo valorizzino in positivo la cultura e le tradizioni zingare. (...) Si tratta dunque
di ridurre alla radice le
condizioni che creano
del disagio, restituendo
al minore zingaro il diritto di fruire dei rapporti
umani e delle risorse da
cui è escluso».
NELLE CHIESE VALDESI
I DISTRETTO — L’incontro pastorale si sv^olgerà martedì 28 novembre, alle 9,15, a Torre Pellice; rneditazione a cura di Sergio Ribet, introduzione di Elizabeth Green su «Lacrime amare. Cristianesimo e
violenza contro le donne».
CEVAA — Domenica 3 dicembre, a partire dalle ore
14.30, alla Foresteria di Torre Pellice, pomeriggio di
solidarietà con la Cevaa.
ANGROGNA— Domenica 26 novembre, alle 10, culto
alla sala unionista con i bambini: giornata insieme,
con giochi e animeizioni. Martedì 28 novembre, alle
20.30, riunione quartierale al Prassuit. Domenica 3
dicembre assemblea di chiesa, alle 10, alla sala
unionista: all’ordine del giorno dibattito sull ospedale e sulla diaconia.
BOBBIO PELLICE — Riunioni quartierali ai Cairus,
martedì 28, alle 20, e ai Campi, martedì 5 dicembre.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Domenica 26 novembre, alle 10, assemblea di chiesa per eleggere il pastore che dal 1° settembre 2001 sostituirà Claudio
Pasquet appena eletto a Torre Pellice. Affinché 1 assemblea sia valida è necessaria la presenza della
maggioranza dei membri elettori. Riunioni quartierali lunedì 27 a Bricherasio, e rnartedì 28 alle Vigne.
Martedì 28 novembre, studio biblico.
PERRERO-MANIGLIA — Incontro dell’Unione femminile, martedì 5 dicembre, alle 14. Riunione quartierale, mercoledì 6 dicembre, alla Baissa.
POMARETTO — Studio biblico: giovedì 23 novembre,
alle 20,30, all’Eicolo grande. Riunioni quartierali:
venerdì 24 novembre, alle 20,30, a Perosa e mercoledì 29 novembre, alle 20,30 ai Maurini. Domenica
26 culto all’Inverso, alle 10; Alle ore 14,30, nel teatro, bazar deH’Unione femminile. Studio biblico
giovedì 30 novembre, alle 20,30.
PRATI — Riunione martedì 5 dicembre, a Villa, alle 20.
PRAROSTINO — Domenica 26 novembre, alle 9, culto al Roc; alle 10,30, culto a Pralarossa, in casa di Eli
e Germana.
RORÀ — Sabato 25 concerto per organo del maestro
Walter Gatti e della corale di Rorà.
SAN SECONDO — Riunione quartierale alle Combe,
martedì 28 novembre.
TORRE PELLICE — Riunioni quartierali venerdì 24
novembre agli Appiotti e martedì 5 dicembre all’Inverso. Lunedì 27 novembre secondo ciclo di studio
biblico, su «La Torà e i Libri storici».
VILLAR PELLICE — Riunioni quartierali venerdì 24
novembre al Serre, mercoledì. 29 al Centro e lunedì
4 dicembre al Piantà.
VILLASECCA — Riunioni quartierali: giovedì 23 novembre, alle ore 20, a Villasecca e lunedì 4 dicembre, sempre alle 20, a Pian Faetto.
APPUNTAMENTI
23 novembre, giovedì
TORRE PELLICE: Alle 15,30, alla Casa valdese, l’Unitrè organizza un concerto con Luca Mais che eseguirà musiche di Beethoven, Mozart, Chopin.
PINEROLO: Alle 21, all’Accademia di musica, concerto del gruppo «L’astree».
BRICHERASIO: Alle 21, al centro culturale Aldo Moro, incontro su «Sicurezza alimentare: prospettive
future», con il dottor Silvio Falco, responsabile servizio igiene e nutrizione Asl 10, di Pinerolo.
PINEROLO: Alla sede del Cai, alle 21, «Chile», proiezione di diapositive con Luciano Cerbi Griva.
25 novembre, sabato
PINEROLO: Alle 21, all’auditorium del liceo scientifico «Curie», concerto della banda musicale Ana e
del coro piemontese «La Roca», ingresso libero.
TORRE PELLICE: Alle 17,30, nella Galleria civica,
«Note d’autore», poesie di Liliana Rasetti e Myriam
Calzi, accompagnate da Ciro Cirri.
TORRE PELLICE: Alle 20, alla Foresteria valdese, «Pasta e paste», cena a base di ricette e ingredienti casalinghi, per raccolta fondi finalizzata all ospitalità,
provenienti dalle aree contaminate della zona di
Cernohil. Prenotazioni, «Consorzio vai PeRice doc»,
strada provinciale, Luserna San Giovanni, o Sergio
Ghirardi, elettrauto. Torre Pellice.
TORRE PELLICE: Alle 21,15, al teatro del Forte, la
compagnia «Erhamil», presenta «Languori», ingresso lire 15.000, ridotto 12.000. Regia di Fabio Comana e Giorgio fioccassi.
26 novembre, domenica
PINEROLO: Alle ore 14,30, nei locali dalla parrocchia
di San Lazzaro, riprendono gli incontri delle coppie
interconfessionali. Ordine del giorno: testo comune
e testo applicativo: valutazioni e diffusione; convegno europeo delle coppie interconfessionali di Roma 2001; spiritualità nella famiglia (continuazione
del tema affrontato lo scorso anno).
TORRE PELLICE: Al teatro del Forte, alle 16, la compagnia Stilema presenta lo spettacolo per bambini
«Ninna nanna», ingresso lire 6.000. Prenotazioni
presso Nonsoloteatro, 0121-323186.
30 novembre, giovedì
TORRE PELLICE: Alle 15,30, alla biblioteca della Casa
valdese, per l’Unitrè, conferenza della prefissa Lidia Sgambetterà, su «Il Carpe Diem» di Orazio.
PINEROLO: Al teatro Incontro, alle 20,45, va in scena
«Caro bugiardo», di Jerome Kilty, con Marina Malfatti e Flavio Bucci.
1° dicembre, venerdì
TORRE PELLICE: Nella galleria civica, dalle 16,30 alle
18,30 e dalle 10,30 alle 12,30 di domenica 2, «Lo
scambialibri», scambio di libri e oggetti, per bambini e ragazzi dai 7 ai 17 anni. Prenotazioni alla biblioteca civica, tei. 0121-932530.
11 dima alla Skf e alla Beloit
Una fase di attesa
DAVIDE ROSSO
SITUAZIONE di relativa calma nelle due
maggiori aziende meccaniche del Pinerolese. Se
sembra infatti andare
verso una soluzione la situazione delle elezioni
delle rappresentanze sindacali (rsu) alla Skf d’altro lato procede il piano
di recupero industriale
alla ex Beloit di Pinerolo.
Ma andiamo con ordine.
Dopo le elezioni delle rsu,
tenutesi a ottobre, alla Skf
vi era incertezza non tanto sull’esito delle votazioni quanto sul riconoscimento della rappresentanza dei sindacati di base. Attualmente la questione sembra avviarsi a
una soluzione anche perché il ricorso presentato
dalla dirigenza Skf alla
commissione elettorale è
stato respinto e i delegati
sembrano confermati.
Resta comunque in piedi
la questione del contratto
interno firmato a luglio
da una parte della rappresentanza sindacale (o
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I Esposte a Perosa Argentina
quanto meno non riconosciuta da Cgil dall’Associazione lavoratori pinerolesi) che hanno raccolto le firme, 500 solo a
Villar Perosa, per indire
un referendum sulla questione.
Alla Beloit invece, dopo
il passaggio di mano fra
la multinazionale americana e il gruppo che fa
capo all’imprenditore ossolanò Nugo, continuano
gli incontri tra nuova
proprietà e Comune da
una parte e tra proprietà
e rappresentanze sindacali dall’altra. In particolare neirultima riunione
tenutasi nei locali dell’
Unione industriale di Torino è stato fatto il punto
sulla situazione attuale
del programma di ristrutturazione dell’azienda.
Nugo e il suo gruppo
sembrano intenzionati a
confermare l’attività dell’azienda nel settore della
fabbricazione delle macchine da carta e hanno
presentato il programma
di ristrutturazione sia da
un punto di vista strutturale, ampliamento palazzina uffici e stabilimenti,
sia dal punto di vista della formazione del personale e di una ricollocazione dei lavoratori in
eccesso. Ed è soprattutto
quest’ultimo punto a
preoccupare una parte
del sindacato che «non
vede un progetto per il
futuro completamente
rassicurante dal punto di
vista della ricollocazione
delle maestranze considerate in eccesso». Ma
per il momento alla ex
Beloit, ora Pmt Italia, si è
in posizione di stallo
aspettando gli eventi.
Le vecchie foto
di Bernardi e Tron
LILIANA VIGLIELMO
UNA esposizione di
fotografie d’epoca
esercita sempre grande
attrazione per il pubblico, composto sia di persone di una certa età, che
si ritrovano nelle immagini della loro infanzia,
sia anche di giovani, incuriositi dalle testimonianze di un modo di vivere di cui si sta perdendo la memoria.
Per questo nella saletta
espositiva sistemata a Perosa Argentina dalla Comunità montana valli
Chisone e Germanasca, il
collezionista di vecchie
foto Italo Bernardi ha dovuto replicare la mostra
allestita a ottobre, ripresentando più di 250 immagini della sua ricchissima raccolta. Nel frattempo un altro raccoglitore, Dino Tron, ha esposto svariati pezzi della sua
collezione: cartoline e altre immagini risalenti
aH’inizio del Novecento.
Le fotografie più interessanti di Italo Bernardi
sono ovviamente le più
antiche (si risale alla fine
dell’Ottocento), ma è soltanto col diffondersi del
nuovo mezzo di espressione, non solo più dedicato alle occasioni importanti (famiglie in posa
nello studio del fotografo), che esso raggiunge la sua vera funzione di
documento degli avvenimenti. Così, fra le altre
immagini, vediamo il primo posto di ristoro del
colle del Sestriere, il «Baraccone», il trenino Pero
sa-Pinerolo che una nevicata ha fatto deragliare,
la visita del principe di
Piemonte a Pomaretto,
col suo contorno di valdesine in costume, l’abitato di Perosa agli albori
dell’industrializzazione.
Incoraggiati dal successo dell’iniziativa, i
due espositori Bernardi e
Tron confidano nella disponibilità degli spazi
della saletta per interessare nuovamente il pubblico, agli inizi del prossimo anno, con un altro
sostanzioso campionario
del loro hobby.
Crumière: mostra fotografica
Villar Pellice
ricordi e nostalgia
Riscoprire la propria
storia attraverso le immagini di un tempo; è un
atto che si rinnova e che
coinvolge. Un modo anche per costruire o mantenere la propria comunità. E così a Villar Pellice, Comune, biblioteca e
Pro Loco hanno allestito
una rassegna di vecchie
fotografie che ritraggono
la vita del paese dai primi del ’900 fino agli Anni
60. La mostra è stata realizzata grazie al prezioso
contributo di alcune famiglie che, rovistando in
soffitta, nei vecchi cas
Inaugurazione in primavera
«Verdeacqua»
Sarà inaugurato alla fine di marzo del 2001 il
percorso naturalistico
«Verdeacqua» di San Germano. «Il rinvio dell’inaugurazione, già prevista per il 21 ottobre - dice
il sindaco, Clara Bounous
-, dopo le distruzioni
portate dall’alluvione si è
dimostrato quanto meno
opportuno». Infatti il percorso, che inizialmente
partendo da villa Widemann costeggiava il torrente fino a Villar Perosa
per poi ritornare passando più a monte nuovamente alla villa, è stato in
parte cancellato dal passaggio del torrente soprattutto nella parte sul
territorio di Villar Perosa.
«Attualmente - dice la
Bounous -, ripristinando
l’arginatura a difesa della
borgata Savoia, abbiamo
recuperato anche gran
parte del tracciato lungo
il torrente sul territorio di
San Germano. Bisognerà
vedere che cosa si potrà
fare nel tratto verso Villar
Perosa dove la tracimazione del Chisone ha causato i maggiori danni».
Comunque in Comune
sono fiduciosi anche perché gli ambienti del percorso (bosco, prato, fiume) sono salvi e il tracciato, anche se non al
completo, esiste ancora
ed è utilizzabile. La speranza è che si riesca a
collegare nuovamente il
tracciato con Villar Perosa creando un percorso
naturalistico completo
della bassa valle Chisone.
setti, hanno trovato le foto e le hanno messe a disposizione. Una serie di
140 fotografie divise per
temi (Come era Villar
Pellice. Le famiglie e i
personaggi. Il lavoro e le
attività. Le feste e le ricorrenze. La scuola). La
serata inaugurale ha visto la partecipazione di
oltre 100 persone del paese, curiose di ritrovare
un ricordo o magari anche di rivedersi, a distanza di anni. Anche lo spazio espositivo fa parte
della storia di Villar: il
feltrificio Crumière, tuttora in attività e, col suo
museo, la futura foresteria, destinato a rappresentare un tassello importante del futuro di
questo paese. La mostra
resterà aperta fino al 10
dicembre, il sabato dalle
15 alle 18, la domenica
dalle 9 alle 13, con raggiunta di venerdì 8 dicembre dalle 9 alle 13.
SERVIZI
GUARDIA MEDICA
notturna, prefestiva, festiva:
teiefono 800-233111
GUARDIA FARMM£UTKÌA
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 26 NOVEMBRE
San Secondo: Mollano - via
Rol 16, tei. 500112.
Perosa Argentina: Bagliani
- p.za Marconi 6, tei. 81261
Pinerolo: Musto - via Cambiano 8, tei. 322050 \
SERVIZIO ELIAMBULANZA
telefono 118
POSTA I
Malati
mentali
«Insieme agosto-settembre 2000». Due parole per raccontare una
piccola esperienza. È
stato bello vivere insieme a quelle persone riconosciute come «malato mentale». È stato corto il tempo per conoscerci, ma ognuno di loro mi ha dato qualcosa
di personale e di unico.
Spero che tutti loro possano conoscere ajtre
persone come me, del
paese; a loro serve l’amore e non l’imposizione dell’essere presenti.
Un saluto particolare a
Elio, Denise e Davide F.
Farah Mirabile,
educatrice
Torre Pellice
CINEMA
TORRE PELLICE — Il
cinema Trento ha in programma giovedì 23 e venerdì 24 novembre, ore
21,15, Tentazioni d’amore di Eduard Norton; sabato 25 (ore 20 e 22,20),
domenica 26 (ore 17,45,
20 e 22,20) e lunedì 27
(ore 21,15), Il partigiano
Johnny di Guido Chiesa.
BARGE — Il cinema
Comunale ha in programma per venerdì 24
novembre, alle ore 21,
Nessuno scrive al colonnello; sabato 25, ore 21,
The celi, la cellula; domenica, ore 15, 17, 19,
21, lunedì, martedì, giovedì, ore 21, Fbi: protezione testimoni.
PINEROLO — La multisala Italia (tei. (0121393905) ha in programma, alla sala «2cento»,
Fratello, dove sei?; alla
sala «5cento» è in programma Charlie’s angel.
14
PAG. 14 RIFORMA
i E Eco Delle ^lli Svedesi —.. - «nwu;
1 :. .
l’Artigianato e la Piccola Industria
che pensano
Da più di 50 anni
l’artigianato e la piccola
industria trovano nella CNA
un qualificato supporto
alla loro gestione ed un punto
privilegiato di incontro
e di confronto con i colleghi
del proprio settore,
Oggi la CNA è in grado
di interpretare le aspettative
di professionisti che per ^
energia, volontà e capacità
imprenditoriale tendono ad
allargare i loro orizzonti,
seguendo, ma più spesso
anticipando, le forti
dinamiche contemporanee;
nuovi artigiani e piccoli
imprenditori pronti
a raccogliere le sfide
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del presente.
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Confederazione Nazionale de/;Artigianato
e detta Piccola e Media Impresa
Associazione Provinciale di Torino
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venerdì 24 NOVEMBRE 2000
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Pagina Dei Lettori
PAG. 15 RIFORMA
I sistemi
elettorali
Nell’editoriale di Riforma
del 27 ottobre, Piera Egidi mi
sembra particolarmente severa e ingiusta con quella
che in fondo è soltanto una
legge elettorale, «il maggioritario», la cui adozione determinerebbe conseguenze nefaste al povero «maggioritario» si addossa perfino la responsabilità di favorire le degenerazioni della «politica
del business» e della «compravendita dei voti e dei favori». Grande simpatia e indulgenza (anche storica) sono riservate, invece, al «proporzionale», il cui merito
principale sarebbe quello di
«permettere la differenziazione delle opinioni, restituendo
la voglia di battersi per le
idee e i programmi».
Se un meccanismo elettorale potesse davvero determinare, di per sé, la ripresa di una
sentita e corale partecipazione dei cittadini alla politica e,
conseguentemente, sconfiggere l’elevato tasso di astensione (non il voto di protesta,
che invece è assolutamente
legittimo) irresponsabili sarebbero i Parlamenti che non
lo adottassero. Purtroppo non
è così, come dimostra la crescente disaffezione per la politica e il diffuso astensionismo che si manifestano da
anni, a tutte le latitudini in
Occidente e alla presenza dei
più variegati sistemi elettorali.
L’affermazione, poi, che il
«maggioritario» causerebbe,
in Italia, la corruzione affari
stica della politica e altre deviazioni (voto di scambio, trasformismo) desta addirittura
sconcerto. Tangentopoli, l’intreccio politica-affari, l’oscuro
viluppo politico-mafioso e
tutti i lati peggiori della vita
pubblica italiana degli ultimi
cinquant’anni si sono verificati alTinterno di un contesto
politico basato su un sistema
elettorale rigorosamente proporzionale, non certo maggioritario. Non è la legge elettorale ad avere proprietà causali, tutt’al più essa fotografa
la realtà di un paese senza incidere su di esso.
In realtà, poiché «non siamo un popolo pragmatico»,
come ritiene la stessa Egidi,
va ricordato che il nostro è un
sistema elettorale misto (e alquanto farraginoso) in cui un
sistema uninominale di tipo
maggioritario convive con
una quota di proporzionale
nella quale si votano in liste
bloccate i candidati dei singoli partiti, che vanno a formare il 25% dei membri della
Camera dei deputati. Dunque
il proporzionale non è mai
stato abbandonato, e anche
grazie a esso, che spinge le
forze politiche a frammentarsi e assegna alle più piccole
un potere di ricatto, l’instabilità è una peculiarità tutta italiana. Né mi pare che tornando a un sistema interamente
proporzionale, senza altri
correttivi che una «piccola soglia di sbarramento» si risolvano i problemi. Basti ricordare che una soglia di sbarramento del 4% c’è già e non risulta che sia servita ad arginare l’inflazione di partiti e
partitini, esattamente alTopposto di ciò che dice la Egidi.
In ogni caso il Parlamento è
libero di riformare l’attuale
legge elettorale e di vararne
una più spiccatamente proporzionale con tutti i correttivi e le alchimie del caso.
Quello che va assolutamente
chiarito è che col «proporzionale» non si «torna allo spirito della Costituzione»; né lo si
fa con alcun’aura legge elettorale, dal momento che la
Costituzione al riguardo non
prescrive alcunché. Infatti,
proprio una Carta costituzionale «saggia», come la vuole
la Egidi, solitamente non raccomanda alcuna legge elettorale proprio perché questa è
tipicamente il frutto di solide
tradizioni politiche, e perché
possa essere facilmente cambiata quando le circostanze
politiche lo richiedono.
Il richiamo ai partiti politici, presente all’art. 49 della
Costituzione, garantisce ogni
cittadino da qualsivoglia tentazione autoritaria e afferma
il carattere pluripartitico della nostra democrazia, ma ovviamente non dice come le
forze in campo debbano organizzare la competizione. Al
riguardo l’unico espresso
vincolo per il legislatore è
rappresentato dal mantenimento del «metodo democratico». Mi dispiacerebbe se
l’appartenere a una minoranza inducesse a nutrire ingiustificati pregiudizi contro tutto quanto sa di maggioranza,
fosse anche una legge elettorale maggioritaria.
Alessandro Pagano - Napoli
Passatempo
(D. Mazzarella)
1 n
9 0
■
■
18
21 1
■ ■
26
31
Orizzontali
I. Iniziali dello scrittore
Dumas
3. Così sono dette le impostazioni predefmite in un
programma per computer
9. Una forma di contribuzione
II. Riconosciuto colpevole
12. Lo sono le rane e i rospi
14. Sigla di Verona
15. La madre del biblico Set
16. Iniziali dello scrittore per
l’infanzia conosciuto come Yambo
17. Estreme in Iraq
18. Impiego o consuetudine
19. Lo intima la sentinella
20. Oro in chimica
21. Preposizione articolata
22. Vendite al miglior offerente
24. Solo in Lui c’è salvezza
25. Il vecchio nome della
Thailandia
26. Uno dei figli di Adamo
ed Eva
27. Nome di donna
29. Il cardinale di levante
30. Lotta senza la doppia
31. Profeta inviato da Dio a
Ninive
32. Famosa opera di Verdi.
Verticali
1. Assemblee di Dio in Italia
Precede alcuni cognomi
Figlia di Giacobbe
Animale che assomiglia
allo struzzo
Fu riformatore di Ginevra insieme a Calvino
La terra di origine di Abramo
Mostro marino citato nel
Salmi
Il più famoso e crudele
inquisitore
Può essere di Bruxelles
Otturata, ostruita
15. Studio e spiegazione del
testo biblico
18. Articolo indeterminativo
19. Insieme con la moglie
Priscilla ospitò Paolo a
Corinto
23. Monte biblico chiamato
anche Horeb
26. Seguente in breve
28. Mezza voce.
7.
8.
10.
13.
1 libri di scuola di oggi e quelli del ventennio fascista
La vita è maestra più dei testi scolastici
Se mi è consentito, vorrei fare anch’io alcune considerazioni sulla questione dei libri di
testo scolastici di storia che tanto preoccupano il presidente della Regione Lazio, Storace,
e la sua giunta. Tutti noi italiani ora anziani
siamo nati e cresciuti in pieno regime fascista
e quindi siamo stati imbottiti di quella ideologia nella nostra infanzia e nella nostra gioventù a scuola, con tutti i libri di testo e da
tutti gli insegnanti, e in tutto l’ambiente, senza avere la possibilità di confrontare e verificare quello che ci veniva partigianamente e
massicciamente inculcato. Ciononostante
molti di noi non sono rimasti fascisti, non solo per il crollo di quel regime, ma anche e soprattutto perché la vita è stata nostra vera
maestra e ci ha dato modo di ampliare le nostre conoscenze, di esercitare le nostre facoltà critiche e di fare le nostre libere scelte,
Insorama, la ventennale faziosità dei libri
fascisti imposti a tutti alla fine dei conti non
ha potuto plagiarci a tal punto da non permetterci più di acquisire, più tardi, quelle
informazioni più ampie e obiettive che hanno contribuito alla nostra formazione e ai
nostri liberi e consapevoli orientamenti e
comportamenti ideali e politici. Perciò, se il
fascismo da noi e altre dittature altrove, anche di sinistra, in definitiva non hanno potuto Impedire la libera informazione e formazione delle coscienze dei cittadini, perché la verità prima o poi viene sempre a galla e tutti quelli che là cercano ne arrivano a
conoscenza, perché preoccuparsi della «faziosità» di certi libri di testo odierni nell’Ita
lia democratica in cui tutti, anche i più giovani, hanno ampia e libera possibilità di assumere tutte le informazioni che vogliono,
grazie anche ai moltissimi mezzi moderni
che le forniscono?
Non è forse vero che numerosi giovaiù italiani oggi, nonostante la «faziosità» dei libri
scolastici, liberamente si sono schierati a destra? Inoltre, se nessuno dei politici cattolici,
che sono stati al potere dal dopoguerra a oggi
e che hanno occupato lo stesso ministero
della Pubblica istruzione fino a qualche anno
fa, non si è mai preoccupato delle «faziosità
marxiste» del libri di storia scolastici, anche
quando il marxismo in Italia si era molto affermato e i cattolici lo combattevano con tutte le loro forze, come mai se ne preoccupa il
presidente Storace proprio ora che il comunismo è crollato in molti paesi del mondo e il
marxismo non è più in auge come pritna e
tutti lo sanno benissimo, anche i bambini?
Se alcuni libri di testo non parlano delle
foibe e non danno una corretta informazione sulla storia del periodo fascista e postfascista, il presidente Storace può peiisare veramente che i nostri ragazzi di oggi che saranno gli uomini maturi di domani rimarranno ignoranti sulle cose che ormai tutti
sanno? E se vuole «monitorare» o «controllare» i testi scritti, come farà a «monitorare» o
«controllare» anche la libera parola degli insegnanti? Vorrà forse chiedere anche una selezione di docenti, abilitando solo i più imparziali e obiettivi?
Agostino Garufi - Venezia
Venfannì fa
È del 3 novembre la notizia
della bicentenaria scoperta di
Cerere, primo asteroide, dovuta a Giuseppe Piazzi, matematico e astronomo (17461826), donde le celebrazioni
a Palermo dall’8 all’ll novembre. A Milano sono stati
festeggiati recentemente i
150 anni della Chiesa cristiana protestante, presenti il vescovo Krause, il cardinale
Martini e il sindaco Albertini.
Altri centenari, et j’en passe...
Da parte mia vorrei segnalare
il Seminario che ebbe luogo a
Torino vent’anni fa.
«Nella prospettiva aperta di
una valorizzazione della storia locale piemontese - scriveva l’allora assessore alla
Volontari
a Vallecrosia
Lo scorso fine settimana
una squadra di otto volontari,
coordinata da Gianluca Benini, ha ripulito la Casa valdese
di Vallecrosia dai danni subiti
nell’ultima alluvione. In particolare, dopo aver spalato fango per 48 ore consecutive, sono stati ripristinati al loro uso
i locali del laboratorio di manutenzione e della cantina
annessa alla cucina. Un ringraziamento va anche ai volontari della Antincendi boschivi di Prarostino che, con
una potente lancia idrovora
autotrasportata, hanno ripulito dal fango tutti i viali del
Centro. I danni rimangono
comunque ingenti per il crollo di un muro di cinta e l’allagamento del locale motori
dell’ascensore. Grazie a tutti.
Andrea Cipriani-Milano
Cultura, Giorgio Balmas - e
con lo scopo di allargare alla
storia locale e religiosa il discorso culturale in atto nella
nostra città, nasce questo Seminario di studio sul valdismo medievale»; da notare
che un quaderno dell’assessorato alla Cultura riporta i
testi di tutte le conferenze,
nonché le fonti di notevole
interesse.
Fu un progetto ambizioso
realizzato da 8 esperti oratori
che si susseguirono settimanalmente dal 14 febbraio al 7
aprile 1980 nell’Aula magna
del liceo «Alfieri» di Torino
gremita da un pubblico attento, composto da quanti
già conoscevano l’argomento
e da quanti erano desiderosi
di scoprirlo o di approfondirlo. Esauriente la prima confe
renza con Carlo Papini, appassionata la seconda di
Giorgio Tourn, documentata
la terza di Grado G. Merlo,
dotta la quarta di Giovanni
Gönnet, concisa la quinta di
Mario Polastro, incisiva la sesta di Giovanni Scuderi, interessante la settima, a due voci, di Luigi Santini e Carlo Papini. Conclusiva l’ottava di
Valdo Vinay.
Alcuni oratori non sono
più fra noi; Gönnet, Santini,
Scuderi, Vinay. Li ricordano,
insieme agli altri oratori, per
il loro impegno, coloro che
come me ebbero il privilegio
di seguire questo indimenticabile seminario che onora
l’assessorato alla Cultura di
Torino.
Liliana Ribet-Aorte Pellice
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La sottoscrizione per gli alluvionati
Le prime destinazioni
La Federazione delle chiese evangeliche in Italia ha deciso di estendere la sottoscrizione indetta nell’ottobre scorso,
dopo l’alluvione del Piemonte e della Valle d’Aosta, alla Liguria, colpita dall’alluvione dei primi di novembre. I fondi
raccolti saranno destinati prioritariamente a due opere sociali promosse dalle nostre chiese, con riserva di indicare
ulteriori progetti:
- la Casa valdese di Vallecrosia (Imperia), che è stata
inondata dalle acque del torrente che vi scorre accanto, subendo gravissimi danni che rischiano di comprometterne
l’attività;
- la Casa di accoglienza promossa dalla Chiesa metodista
di Intra (Verbania). Il cantiere di lavoro, da poco avviato, è
stato gravemente danneggiato. Oltre all’aumento degli oneri a carico della chiesa, la mancata ripresa dei lavori comprometterebbe anche le quote di finanziamento pubblico
già previsto.
Le offerte possono essere inviate con versamento sul ccp
n. 38016002, intestato a Federazione delle chiese evangeliche in Italia, via Firenze 38, 00184 Roma; oppure mediante
bonifico bancario sul conto n. 502060 intestato alla Federazione delle chiese evangeliche in Italia presso la Banca popolare etica, Abi 05018, Cab 12100. In ogni caso, specificare
nella causale «pro alluvionati».
RINGRAZIAMENTO
PARTECIPAZIONI
RINGRAZIAMENTO
«Venite a me, voi tutti che
siete travagliati e aggravati,
e io vi darò riposo»
Marco 11,28
«Ho pazientemente
aspettato l’Eterno,
ed egli si è inclinato
a me e ha ascoltato
il mio grido»
Salmo 40, 1
La figlia Simona e i familiari di
Letizia Costantin
ved. Maurino
riconoscenti, ringraziano tutti coloro che in vario modo hanno
partecipato ai ioro dolore.
Un ringraziamento particolare
è rivolto al dottor Corino per la
sua costante presenza, alle signore Lucia, Vilma, Monia, e a
Margherita Fiori.
Porosa Argentina
13 novembre 2000
La moglie, il figlio e i familiari
tutti del caro
Antonio Piazzolla (Nino)
riconoscenti, ringraziano di cuore tutto il personale dell’Ospedale valdese di Pomaretto, il personale del Sen/izio infermieristico territoriale dell’As110, il Servizio 118, la dott.ssa Taraselo, la
pastora Daniela Di Carlo e tutti
coloro che in vario modo sono
stati loro vicino in questa triste
circostanza.
Maniglia di Ferrerò
16 novembre 2000
16
PAG. 16 RIFORMA
I
venerdì 24 NOVEMBRE 2000
Viaggio nel luogo in cui sono stati ricostruiti alcuni noti luoghi storici delle Valli
Il «Sentiero della fede» di Vaidese
L'ideatore e il finanziatore dell'iniziativa è Jim Jacumin, un ricco discendente di valdesi delle
Valli che emigrarono negli Usa nel 1895. «Fra guanti anni morirà la nostra chiesa in Italia?»
CLAUDIO PASQUET
IMMAGINATEVI un immenso terreno, circondato
da piccole colline realizzate
con un’impressionante opera di movimento terra. Queste servono a fare da sfondo
alpino per una serie di monumenti. Ora immaginate
che questi monumenti siano
(da sinistra a destra) il Collegio dei barba, la Ghieisa d’ia
tana, Chanforan, il Ciabas,
Sibaud, una scuola quartierale. A questi aggiungete varie altre testimonianze della
storia dei coloni di Valdese
nel Nord Carolina: la prima
casa, la segheria, il mulino, il
forno. Cercate infine di figurarvi che questi monumenti
siano realizzati in grandezza
naturale, e avrete il «Trail of
Faith» (sentiero della fede).
Il «Trail of Faith»
A quanti mi chiedevano
che cosa ne pensassi, rispondevo: «Mixed feelings», sentimenti contrastanti. La prima
impressione era di piacevole
sorpresa, dopotutto sono
uno che ha tutti i difetti possibili: pastore, valdese, valligiano e per di più amante
della nostra storia. Poi veniva
l’incredulità, e la sorpresa
per la realizzazione di cose
altrove impossibili, soprattutto quando mi hanno detto
quante tonnellate di cemento
armato sono servite per tenere insieme la Ghieisa d’ia tana. Poi, entrando nel tempio
del Ciabas (pavimento che
non sprofonda, tetto che non
gocciola, umidità che non invade), mi ricordavo di essere
pastore di San Giovanni e sopraggiungeva una profonda
invidia e desiderio di portarmi a casa almeno le panche,
nuove di zecca e non tarlate
come quelle che abbiamo nel
modello originale. Ma viene
il momento in cui anche gli
zucconi come me cominciano a pensare, e le domande
erano: perché? quanto? e pqi?
Per avere una risposta ci si
deve affidare al mecenate e
principale finanziatore di
questa operazione che deve
essere costata una montagna
di dollari: Jim Jacumin. un
ricco discendente di coloni
valdesi. Lui non ha esitazione
nel descrivere la sua scelta
come una volontà di testimonianza: manifestare come
Dio sia stato fedelmente al
fianco dei valdesi nei secoli
delle persecuzioni e dell’intolleranza; riconoscere come
Dio abbia benedetto i valdesi
che hanno scelto, nel 1893, la
strada dell’emigrazione verso
il Nord Carolina.
C’è anche una critica, neanche tanto velata, alla nostra
incapacità di essere oggi, in
Italia, strumenti di evangelizzazione come lo furono i nostri antenati. Anzi, in alcuni
incontri, la cosa mi è stata
rinfacciata, fraternamente,
ma a muso duro: «Fra quanti
anni morirà la nostra chiesa
in Italia?». Quelli che me
l’hanno chiesto sono americani discendenti di valdesi;
sono venuti in Italia, per piacere o per affari, hanno partecipato ai culti nelle nostre
chiese delle Valli, e nelle
grandi città e ne hanno visto
la partecipazione. Poi, da
buoni statunitensi, hanno fatto due conti, proiezioni e statistiche, risultato: una chiesa
in forte sofferenza, che rischia la sua sopravvivenza.
Io, un po’ annaspando, ho
cercato di spiegare la secolarizzazione europea, il nostro
contesto particolare ma sento
che, in fondo, di queste critiche abbiamo bisogno. Siamo
infatti un po’ viziati dalle visi
Jimmy Jacumin durante la costruzione del «Trail of Faith» di Valdese, nella Carolina del Nord
te che ci fanno i protestanti
nordeuropei, più secolarizzati di noi, e che spesso ci riempiono di lodi e di sostegno.
Abbiamo bisogno di questi
scossoni che ci ricordano come, ad esempio, una chiesa
semivuota al culto domenicale sia im pessimo biglietto da
visita, una testimonianza negativa, un segnale di disimpegno cristiano.
Una «Valdesiland»?
Sul quanto... non ho chiesto. Non sono affari miei, non
sono spese sostenute da una
chiesa particolare, ma da Jacumin e da un gruppo di sostenitori. Certo mi sono chiesto cosa si sarebbe potuto fare qui da noi con quei soldi.
Poi mi sono ricordato del «si
sarebbe potuto» dei discepoli
in Matteo 26,9 e sono stato
zitto. Si tratta della scelta,
personale, di un gruppo di
americani, legati alla nostra e
alla loro storia. Una scelta che
qualcuno, in America, mi ha
bollato scherzosamente come
«Valdesiland», ma in cui altri
si sono buttati anima, corpo
e... portafoglio. Una scelta
portata avanti con passione,
energie e anche molto, moltissimo volontariato.
Sul futuro del «Trail», ricordiamoci che è stato pensato e
viene gestito da un vero businnesman, un uomo d’affari.
Già c’è un grande fabbricato
che accoglie i visitatori che
giungono in autobus o in auto, possono mangiare sul posto e servirsi del bar interno,
poi presso il reparto souvenir
c’è solo l’imbarazzo della
scelta, cominciando dalle
magliette su cui sono stampati tutti i monumenti e gli
stemmi valdesi possibili. Siccome quest’area è un po’
lontana da Valdese, ecco che
nel centro del paese c’è un
negozietto che vende le stesse cose e ospita l’ufficio organizzativo del Trail. Presto
sarà pronto un centro artigianale più grande dove vogliono, anche, vendere prod^otti
delle Valli. Alle spalle dei monumenti ricostruiti c’è un
vecchio edificio abbandonato: quelli del «Trail» l’hanno
acquistato, partendo dalla
semplice intuizione che a
Valdese non c’è neppure un
motel. Scommettiamo che
fra qualche anno ci sarà?
Ma a Valdese e nel Nord
Carolina non c’è solo questo:
abbondano le chiese battiste,
soprattutto «battisti del Sud»,
sempre più fondamentalisti,
tanto da cacciare le donne
dai pulpiti. Risultato: alcuni,
tra cui l’ex presidente Jimmy
Carter, hanno lasciato i battisti del Sud (anche i molti battisti texani minacciano di andarsene) e si sono formate
altre famiglie battiste meno
conservatrici.
I «battisti del Sud»
Di queste cose parlo con
Jacumin, che appartiene ai
battisti del Sud, il quale vuole
che noi mandiamo degli studenti in teologia nel seminario di Page Patterson per imparare come si evangelizza.
Uomini e donne, gli chiedo?
No solo uomini! Risponde
lui; e io a spiegargli che per
noi la predicazione femminile è ormai un dato irrinunciabile, come fu per i primi vaidesi la predicazione dei laici.
Ma se cade la pregiudiziale
antifemminile, noi siamo disposti ad andare a vedere
quello che fanno tutti i fratel
li e le sorelle nel campo della
testimonianza cristiana.
Come vedete non solo rose, ma anche qualche spina;
ma ancora a Valdese c’è
dell’altro: c’è innanzitutto
una chiesa valdese-presbiteriana, bella e vivacissima,
guidata da un Concistoro,
una pastora e un pastore di
grandi risorse. Ma di questo,
per ragioni di spazio, temo
che dovrò parlarvi nella prossima puntata. Intanto fatemi
guardare ancora una volta il
tempio del Ciabas, quante
grane in meno avrebbe la
commissione stabili di Luserna San Giovanni, se noi avessimo la copia e qui in America l’originale!
(2-continua)
È stata benedetta dal patriarca Alessio
Una chiesa su rotaie per
rievangelizzare la Russia
La prima chiesa su rotaie ha
lasciato la stazione di Kievsky
alla fine dello scorso ottobre,
per lanciarsi attraverso le vaste distese del Nord della Russia. Il treno porterà i sei preti
saliti a bordo verso città in cui
le chiese e la vita religiosa
pubblica sono scomparse durante il regime sovietico. «Benediciamo questa chiesa e
preghiamo perché aiuti la
gente a ritrovare la fede», ha
dichiarato il patriarca Alessio
II, primate della Chiesa ortodossa russa, quando ha benedetto la chiesa alla stazione di
Kievsky. Dietro al patriarca si
trovava il ministro delle ferrovie russe, Nikolai Aksyonenko, il cui dicastero ha pagato
le spese di rimessa a nuovo
delle due carrozze del treno
missionario.
Alla presenza di rappresentanti di chiesa e delle ferrovie, il patriarca ha recitato
preghiere speciali e ha benedetto le due carrozze che si
differenziano dalle altre.
L’esterno delle carrozze infatti è celeste e oro, anziché
verde. Grandi icone di Maria
(alla quale la chiesa è dedicata) e preghiere ad essa destinate, dipinte in lettere slave,
ornano l’esterno delle carrozze che hanno vetrate. L’itinerario prevede fermate di un
giorno nella maggior parte
delle città attraversate, durante le quali i preti avranno
un agenda molto fitta: celebreranno battesimi, matrimoni e servizi religiosi. Il
viaggio verso la città successiva si farà di notte.
Le carrozze non erano nuove. Sono state riparate nella
città di Voronezh, nel Sud della Russia, e rimesse a nuovo
nella fabbrica di Voitovich a
Mosca, l’ex fornitrice delle
Per porre fine al conflitto etnico che dilania l'isola da 17 anni
Sri Lanka, appello delle chiese ai partiti
Il Consiglio nazionale delle
chiese dello Sri Lanka ha lanciato un appello ai grandi partiti politici chiedendo loro di
rafforzare il processo di pace
e di «affrancarsi dalle politiche partigiane e comunitarie»
del paese. Infatti, le speranze
che il nuovo Parlamento
avrebbe introdotto riforme
costituzionali per porre fine a
17 anni di lotte etniche sono
svanite dopo le elezioni del 10
ottobre scorso che non hanno
espresso una netta maggioranza. Dal 1983 il paese è lacerato dalla lotta dei ribelli tamil che chiedono uno stato
tamil nel Nord e nell’Est dell’isola. In genere i tamil sono
indù e i cingalesi buddisti.
Anche se i tamil rappresentano meno del 20% della popolazione totale dello Sri Lanka,
essi sono maggioritari nel
Nord e nell’Est dell’isola dove
ampie zone sono sotto il controllo dei ribelli. Circa 100.000
persone sarebbero state uccise durante questo conflitto.
Un voto parlamentare su
una nuova Costituzione che
avrebbe dato una maggiore
autonomia alle zone del Nord
e dell’Est è stato rinviato.
AH’Alleanza popolare della
presidente Chandrika Kumaratunga mancavano 13 voti
per ottenere la maggioranza
dei due terzi richiesta perché i
225 membri del Parlamento
adottassero la nuova Costituzione. Anche se è stato formato un nuovo governo appoggiato da gruppi musulmani e
tamil, gli osservatori ritengono che esso non potrà prendere grandi decisioni senza
l’appoggio dei partiti di opposizione. In una dichiarazione
pubblicata il 7 novembre, il
Consiglio nazionale delle
chiese, che riunisce le grandi
chiese protestanti e anglicane
del paese, ha esortato i parlamentari a trovare una «soluzione pacifica al conflitto, e a
ristabilire la pace e la giustizia
per tutte le comunità». Le tensioni si sono acutizzate il 25
ottobre scorso quando 27 tamil del campo di Bindunuwawe, nel centro del paese,
sono stati uccisi da una folla
cingalese, apparentemente
con la complicità della polizia
e dei militari. I funerali delle
vittime sono stati seguiti da
attacchi e da incendi perpetrati come rappresaglia da
parte delle due comunità.
Definendo tali incidenti
come «scioccanti per la coscienza della nazione», la
Conferenza episcopale ha dichiarato che «i delitti, politici
e non, sono diventati caratteristici di una nazione risucchiata nel vortice della violenza». Prima delle elezioni
del 10 ottobre, oltre 40 persone sono state uccise nel corso
di violenti scontri. Il 30 ottobre scorso diversi responsabili religiosi, in particolare
monaci buddisti e il vescovo
cattolico Joseph Vianney Fernando, di Kandy, hanno partecipato a una marcia a Kandy, seconda città dello Sri
Lanka, per protestare contro
le violenze elettorali e i delitti
di Budunuwawe.
In una lettera ai partiti politici, il Consiglio nazionale
delle chiese esorta questi ultimi a confermare l’indipendenza della polizia, della
commissione elettorale e della giustizia. Il presidente del
Consiglio, Roy Rebeira, ha dichiarato ai giornalisti che «i
rappresentanti della polizia
temevano rappresaglie» da
parte dei loro leader politici
se avessero applicato strettamente i regolamenti.
«Per questo la polizia non
può far fronte alla violenza in
modo adeguato», ha detto
Rebeira, il quale è anche a
capo della Chiesa riformata
olandese dello Sri Lanka. Se
la polizia fosse stata autonoma, «forse le stragi di Budunuwawe avrebbero potuto
essere evitate». (eni)
lussuose carrozze destinate ai
membri della Nomenclatura
comunista. Gran parte dell’in.
terno delle vetture è stata fornita dagli atelier di Sofrino del
Patriarcato di Mosca che pròduce icone e altri oggetti preziosi per le liturgie ortodosse.
La chiesa su rotaie segna una
nuova tappa nel lavoro missionario, ha dichiarato il patriarca Alessio. Ma la missione
del Patriarcato di Mosca va
avanti fra il proprio popolo,
«non in altri paesi», ha sottolineato alludendo all’afflusso di
missionari stranieri in Russia
dopo la caduta del comunismo, e disapprovato dalia
Chiesa ortodossa.
La prima destinazione deila chiesa su rotaie è la regione di Arkhangelsk, nel Nord
della Russia europea. Sergei
Popov, il prete principale, ha
dichiarato ai giornalisti che il
treno si recherà nelle regioni
in cui imperversano la disoccupazione, la povertà e l’alcolismo, come avviene nel
Nord. «La maggior parte delle
chiese sono state distrutte
dopo la rivoluzione - ha ricordato Popov -. Gli abitanti
dei villaggi hanno disperatamente bisogno di un sostegno spirituale». Il «vuoto»
della loro vita è stato spesso
colmato da gruppi come i Testimoni di Geova e da altri
gruppi nazionali o stranieri:
«Vogliamo riportare questa
gente, disorientata e dimenticata, alla fede ortodossa», ha
detto ancora Popov.
L’idea di una chiesa mobñe
è stata sollevata tre anni fa nel
corso di una conferenza delle
ferrovie, ha dichiarato Viktor
Skorik, direttore aggiunto della fabbrica di Voitovich. Ha
sottolineato però che non era
la prima chiesa di questo genere. Quando la Transiberiana fu costruita alla fine del
XIX secolo, lo zar Nicola 11
aveva ordinato la costruzione
di una chiesa su rotaie nel
1896 per diffondere la fede
ortodossa in Siberia. Una
chiesa più modesta su rotaie
è stata inoltre costruita l’anno
scorso a Khabarovsk nella
parte orientale della Russia e
percorre questa immensa regione poco popolata. La chiesa natante costruita dalla
Chiesa russa nel 1998 è situata su una chiatta di 25 metri e
attraversa città e villaggi sui
canali e sui fiumi della regione di Volgograd. Da allora,
un’altra chiesa natante sta
percorrendo la zona. (eni)
" Opera in Albania dal 1992
Grazie all'agenzia Tearfund
Un’aquila intagliata nel legno è stato il segno di gratitudine che il sindaco della
città di Kukes, in Albania, ha
voluto dare all’Agenzia cristiana internazionale per il
soccorso e lo sviluppo, Tearfund. Kukes, città di 25.000
abitanti, si trova nella zona
che ha visto rammassarsi di
oltre 300.000 profughi dal Kosovo e, quando questa popolazione dolente è defluita insieme a tutte le organizzazioni che portavano gli aiuti necessari per la loro sopravvivenza, le strade della città e
della campagna circostante
sono rimaste letteralmente ricoperte dai rifiuti, ultimo segno di quei giorni di barbarie.
Tearfund è venuta in soccorso e ha provveduto a ripulire e bonificare; come tocco
finale ha ripulito e dato il colore alle facciate dei grigi edifici popolari in cemento armato. La città non si riconosce più ed è tornata a vivere. Il
responsabile dell’operazione,
un ingegnere ecologico, Sam
Í
I
Rutherford, si è inventato una
soluzione creativa anche per
ovviare al problema della discarica, troppo piccola. Invece di aumentarne l’estensione, ha provveduto a un abbassamento in profondità, tale da potenziarne l’uso a sufficienza per i prossimi dieci anni. Al termine dei lavori il sindaco ha indetto una giornata
di vacanza e diverse migliaia
di persone si sono riunite per
festeggiare insieme.
Tearfund opera in Albania
fin dal 1992 e ha un’agenzia albanese corrispondente, la VSllazéria Ungjillore e
Shqipèrisè, che realizza progetti comunitari con la collaborazione di tutte le chiese
cristiane. (fer)
'T^adìo
abbonamenti
interno L. 10.OOO
estero
sostenitore
L 20.000
L. 20.000
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