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ANN* LXKVl
fi* Tèrre iPeIlice,/19 Afirite ;1946.i
Sig. prof. Teofllo Pons
Collegio Valdese
, TORRE PELLICE
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ABBONAMENTO
'Italia : Aniuìale
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' * . *' . L. 150,— Semestiale I,. 75,
Estero: » . . ... . » 300,— » » 175.—
Oggi cambiamento d’iiidirizzQ costa Lire Cinque La l'opia Lire 4,—
CNIESA 1IALOESE
Rtvuardalc alla roccia onde foste tofilatl
Isaia LI : 1.
REDAZIONE : Vi.a Sibaud, 7 - Bohbio F^ellice
AMMTNIS'I’RAZIONE : Via Carlo Alberta, I bi.s - Torre Pellice
PAQUES
La résurrection de Jésus-Christ, étant le
miracle par excellence, suppose l’existence
d’un Dieu souverainement libre et tout-puissant pour qui le monde n’est ni une limite ni
un obstacle. Elle révèle un Dieu qui n’abandonne pas le monde à l’action de ses lois
inflexibles mais qui, au contraire, agit et crée
en lui selon la détermination de son amour
infini.
Au bord de la tombe vide du Sauveur
nous avons la certitude de la personnalité vivante et créatrice de Dieu, agissant au sein
du monde et dans notre histoire individuelle.
Dieu agit par amour et la résurrection de
Jésus-Christ en est la preuve. Si Dieu a
envoyé son ipils dans le monde pécheur
c’est qu’il nous a aimés d’un amour éternel.
Nous ne savons que Dieu est amour qu’eri
Jésus-Christ et nous ne savons qu’il est en
Jésus-Christ qu’à la suite de la victoire du
Sauveur sur la mort.
La résurrection de Jésus-Christ donne un
nouvel élan à notre foi en Dieu, ce Dieu qui.
aujourd’hui encore, peut opérer des miracles
dans notre monde ét dans notre cœur. Et
alors, forts de cette certitude, nous ne désespérons plus :'d’aucune situation bien que
difficile, d'aucun homme, bien que perverti, d’aucune puissance, bien que redoutable.
Le Dieu des miracles est à l’œuvre, les résurrections sont encore possibles.
La Bible enseigne que l’homme créé libre,
s’est servi de cette liberté pour se dét<;urner de Dieu. Et s’étant détourné de son
Créateur, du haut des sphères éternelles, il
s'est abîmé dans^-te-chaos, engourdi dans, la
matière et, comme un miroir brisé par sa
chute, il ne renvoie plus que d’incohérents
rayons de la lumière divine qu’il devait refléter parfaitement. L’homme a répété un
nombre infini de fois le premier acte de
révolte- de répétition en répétition cet
acte est devenu habitude, puis l’habitude
est devenue nature, nature nouvelle, étrangère et hostile à la nature première voulue
de Dieu. L’homme est tombé dans le péché
et le salaire du péché c’est la mort.
En triomphant de la mort, Jésus atteste
que celle-ci n’était pas voulue de Dieu, que
dans les desseins du Créateur l’homme de
IL VL
tMessaggio radiotrasmesso da Milano il 1 corrente - leggere ¡saia .SS : S-9 e Giacomo 2 : .=>-8).
Dai tempi del profeta ¡Isaia, ancora si leva,
angosciosa ed urgente nel cuore deH'uomo,
la domanda antica ; perchè abbiamo digiunato,
e tu non vi hai avuto riguardo? Perchè abbiamo afflitto le anime nostre e tu non vi hai
posto mente? Ma oggi come allora l’Eterno risponde per bocca del suo profeta : Ecco, nel giorno del vostro digiuno, voi trovate diletto, e riscuotete tutte le vostre rendite.
E non è a dire che. oggi come allora, le
chiese non siano aperte, i culti celebrati con
pompa, i riti praticati con frequenza, e le parole della pietà proferite con la massima unzione desiderabile. Anche le statistiche, a
questo riguardo, sembrano offrirci dei dati positivi : aumento della popolazione ecclesiastica, dell’obolo dei fedeli, delle elargizioni a
favore di non sai quante opere di bene. E
non c’è trattenimento danzante, o magari apertura di bisca, che non si mascheri dietro
ad uno scopo benefico. Per il vantaggio della
popolazione — raccontano i degni biscazzieri, e coloro che patrocinano la loro iniziativa,
strappando le concessioni agli organi competenti. E invocano la modernità dei tempi;
e, sopratutto, il benessere che deriverà alle
popolazioni locali, non ultimi i poveri esercenti, dalla frequenza di ricchi giocatori, di
borsaneristi spendaccioni e di generosissime
damine. E può anche darsi che il denaro circolerà più celermente, e che ì comuni potran
no, col gettito delle tasse di giuoco, sovvenzionare più largamente ospedali, asili, orfa
vait parvenir à la vie éternelle sans passer
par la corruption de la mort.
Si la mort était fatale, si elle répondait à
l’ordre primitif de la nature, si elle était le
couronnement nécessaire de l’existence humaine, Jésus, vrai homme, ne serait pas ressuscité. Or la résurrection de Jésus révèle le
caractère de la mort, châtiment de l’homme
déchu et coupable. Et par contre elle révèle
la noblesse originelle et la haute destination
de la créature humaine.
Issus d’une part d’un monde corrompu,
victimes d’un fait accompli des myriadés de
Siècles avant nous, coupables de ce fait en
vertu de la loi de la solidarité, nous sommes
d'autre part faits «à l’image et à la ressemblance de Dieu ». '
Etres contradictoires, pathétiques dans notre misère et notre grandeur mises en évidence par la résurrection de Jésus-Christ.
La vie qui a triomphé à Pâques sera, par
l’union avec Christ, notre vie. Dans cette certitude tout se transfigure : luttes et peines, séparations et mort, tout cela n’est que
l’ombre-qui fait ressortir l’éclatante lumière
du grand tableau de la vie.
La résurrection est le miracle qui explique tous les autres, . la, doctrine qui vivifie
toutes les autres, l’acte qui résume toute la
divine puissance de Jésus, le fait.auquel s’alimentent et duquel dépendent la foi et la
vie chrétienne dans leur totalité.
La résurrection de Jésus confirme sa divinité ; seul un Dieu peut sortir vainqueur
du tombeau; seul un Dieu peut dire: «J’ai
le pouvoir de donner ma vie et de la reprendre ».
Le crucifié d’hier, le voici triomphant :
'c'est le Seigneur, « mon Seigneur et mon
Dieu». Alors que tout dans le monde contribue à faire de nous des sceptiques, voici
l’éclatante réalité de la résurrection qui proclame la paternité de Dieu, la divinité de Jésus-Christ et la glorieuse destinée de
l’homme.
Voici Pâques et son message de vie au
sein d’une humanité qui végète dans une
insouciance coupable et qui ne connaîtra de
réstirrection qu’en s’appuyant sur la résurrection de Jésus-Christ. R.
IGIUNO
notrofjj. Ma dite, non è questo il mt^o più
acconcio, precisamente, di disonorare quei
■rialati, quei vecchi, quegli orfani così b
neflcati? Appunto nel capitolo 2 della sua epistola. San Giacomo ci avverte : Ma voi avete disonorato il povero!
Perchè stupirci se Dio, oggi come allora,
non risponde alle cerimonie, ai riti, alle preghiere degli uomini, alle funzioni, anche se
solenni e turibolate delle chiese, e rivolga la
sua faccia dall’incenso che continua a fumare, perdendosi nel cielo vuoto? Se non aniiamo il nostro prossimo, se disonoriamo il
povero? Ecco, dice Isaia, voi digiunate a liti e contese, e per percuotere empiamente.
Non digiunate più come fate oggi, se volete che la vostra voce sia udita da alto.
Assai opportunamente, la liturgia cattolica
della prima settimana di Quaresima risuona
tutta di un appello profetico alla conversione.
Essa avverte i fedeli : Non serve chinare il
capo in atto contrito, coricarsi nella cenere,
digiunare —e continuare a riscuotere le ren
dite e stimolare al lavoro i propri mercenari.
A che il cilicio, se digiunate a liti e contese?
E non importa se queste liti, queste conte
se, si mascherino a loro volta di parole stiblimi, tolte alla terminologia morale e religiosa, Se la nostra vita sia tutta articolata
; ¡1 pratiche fìtte. Se il digiuno quaresimale si
puntualmente eseguito. Dio non vi pone riguardo. Le case diroccate, le fabbriche distrutte. la struttura sociale disarticolata, il
nichilismo della cultura, la più profonda disgregazione morale, la passività vite e soltanto egoisticamente indaffarata della classe d
rigente, la sfiducia e la plumbea neghittosità
della classe operaia, la gran mortificazione
degli onesti inefficaci ;— sono tutti segni del
silenzio di Dio davanti al nostre modo attuale di digiunare. Perchè ci siamo mortificati,
perchè abbiamo digiunato, se tu non vi hai
posto riguardo? Tanto valeva, forse, non digiunare ; mordere nella polpa fresca dei frutti della vita, valicare le frontiere delle regioni interdette, percorrere tutta la gamma delle
possibilità variopinte e tentanti. Se .rEteifno
non risponde al nostro digiuno.!.
Perciò tutte le chiese ci invitano, oggi, a
ritornare ad una fede interiore, ad una perfetta adesione al rito, alla conseguente e pron
ta messa in azione dei comandamenti di Dio.
Ad immedesimarci alle parole ohe pronunciamo, Il messaggio odierno ci richiama ad
una sincerità assoluta dei nostri motivi, del
nostro culto, della nostra vita; ad una reale
efficacia pratica. Non digiunate più come fate
oggi, dice il profeta, se volete che la vostra
voce sia esaudita da alto. Tanto più che questa quaresima è frastornata dai richiami elettorali. Per forza di cose, noi tutti «digiuniamo a liti e conteseli.
E di nuovo, non importa se quei richiami,
quei discorsi, quei manifesti rimbombino di
promesse nìefavigliose, di sentimenti molto
umanitari, e non vi si parli che del benessere dei popoli e della ricostruzione morale
dpL paese. E sopratutto, non importa se d
tutte le parti, anche da quelle finora scelti
che o negative, si invochi la morale di ^
sto. Gli istituti che si vogliono difendere
vengono con molta enfasi ribattezzati cristiani : la civiltà, la famiglia, perchè no, anche
la proprietà. Oh, il mirabile, il consolante
schieramento religioso di tutti i vecchi e nuovi ricchi, la loro improvvisa e commovente
pietà per la morale cristiana. Par di assiste
re ad una nuova crociata. Quasi che Dio fa'se in pericolo. Non per nulla si tratta di elezioni in tempo di quaresima.
Cari ascoltatori, Dio non è in pericolo,
Dio non può essere in pericolo. La Scrittura
ci avverte che Dio non può essere tentato.
Tutt’al più Dio tace. Dio non risponde al digiuno di questa nostra quaresima elettorale.
Piuttosto, è l’anima nostra che è in pericolo, ove ci avvenga di utilizzare le grandi
realtà cristiane a fini egoistici, a pavide e ipocrite difese dei privilegi attuali, a una sgomenta resistenza di fronte alla necessità, alla,
urgenza di rifare un mondo perduto. E non
è che la professione cristiana impedisca si
ruomo di scendere all’arringo politico e di
adempiere a tutti i suoi doveri di cittadino.
.Anzi — ma la norma di questo intervemo
non può prescindere dalla fede vissuta e realizzata. Tra l’altro, essa ci è dettata proprio
dalla seconda parte del messaggio odierno d
l-^aia : dal modo cioè secondo il quale Dio
vuole che noi digiuniamo, affinchè siamo aooltati «da alto». II digiuno ohe lo amo.
ce l’Eterno per bocca del suo profeta, consiste nello sciogliere le catene ingiuste, nell’affrancare gli oppressi, nello spezzare ogni
giogo .nel rompere il proprio pane con chi
ha fame ,nel raccogliere i disgraziati senza
asilo, nel vestire chi non ha vestiti. E nel
farle, codeste cose, e non limitarsi a dirle o
a metterle sui manifesti.
Ma sopratutto ed essenzialmente, ci av
verte San Giacomo come applicazione diretta del comandamento di amarci gli uni glaltri ; non disonorate il povero!
Ed ecco, per avventura, che c'è qui den
tro, in questo messaggio del profeta Isaia an
che il segreto, forse, della ricostruzione di
cui tanto si parla. A colui che digiuna c'r
sincerità e fervore di fede, a colui che è riu
'-cito a vincere la parte che, in ciascuno c"
noi, possiede Tartufo, il profeta proclama :
« Il Signore ti risponderà : eccomi. Il Signore
ti condurrà del continuo, e sazierà l’anima
tua nel!'arsure ed empierà di midolla le tue
ossa ; e tu sarai come un orto adacquato e
come una fonte d’acqua, la cui acqua non
l’allisce, E quelli che usciranno da fe rie ’
cheranno i luoghi già abbattuti e raddrizzeranno le fondamenta. E sarai chiamato ri
storatore delle rovine ». Bruno Revel.
Les Eglises
et i'organítation intarniitionato
Le Conseil fédéral des Eglises du Christ
en Ainérique a tenu une séance spéciale de
trois jours à Columbus (Ohio), du 5 au-S
mars 1946. 500 délégués y ont participé.
D importants discours ont été -prononcés par
le président Truman et par M. John Foster
Dulles, président de la Commission pour
une Paix Juste et Durable. La conférence a
adopté un long rapport sur l’attitude des Eglises à propos de l’organisation internationale.
Nous en reproduisons quelques passages.
Dans son introduction, le rapport relève
que « les peuples de la terre ont une nouvelle occasion d’établir, avec l’aide de la.divine providence, un ordre de fraternité, de
liberté et de justice. Cet ordre est la condition morale indispensable à rétablissement
d’une paix durable. L’origine, l’histoire et
I action des Eglises du Christ, et la natiire
même de leur foi,- les obligent à travailler à
l’édification de cet ordre.
Le temps est court. Même maintenant.
F.U.V. • Qruppo Vain
CONVEGNO
flOiiaral« dai iMwdi di PasoMA
Lunedì 22 Aprile, ore 14,30
S. BARTOLOMEO (Praroatino)
Argomento; Le rivendicaeioni degli Evangelici
italiani.
Oratore: Prt^, Amgürta Armàndàrfiugon
^ Avvertenze : Il Convegno è per tatia la gioventù valdese che vuol trasoorrere il lunedi di Pasqua in sana letìzia, e sa trovare nei moto di una
scampagnata primaverile e nella comunione fraterna degli scambi d’idee, dei canti e dei giochi,
completo soddisfacimento alle esigenze della propria giovinezza.
Sono particolannente invitati tutti i nuovi Confermati ohe riceveranno un dono dei Comitato di
Gruppo.
Questo Convegno avrà un carattere diverso di
quelli del passato. Parlerà un solo oratore ; la discussione .secondo il sistema moderno dei gruppi, sarà seguita dalle conclusioni generali. Una
Unione darà una dimostrazione di «Rondes».
Saranno landati alcuni canti caratteristici di
«Pleines Voix», pubblicati su foglio a parte, in
attesa della raccolta, con una sezione di canti
valdesi e italiani, che sarà distribuita alle Unioni fra qualche mese.
Colazione e merenda al sacco.
In caso di pioggia il Convegno non avrà luogo;
in caso di tempo incerto .avrà luogo ugualmente.
Gli organizzatori, per il Comitato di Gruppo :
E. Serafino - G. Bertin.
alors que la poussière et les décombres de
la seconde Guerre Mondiale n’ont pas encore été balayés, on forge de nouvelles armes
Jestructrlces, plus puissantes, dans les ateliers et les laboratoires des nations. Un monde de crainte, de haine, de cruauté, de mi;ère et de mort violente prend la place du
monde de fraternité et d’amour qu’on avait
espéré... ,
Le problème de l’organisation internationale se complique du fait des différences rel'gieuses, sociales, économiques et politiques
entre les nations. La différence est particulièrement sensible entre l’Union soviétique
et les démocraties occidentales. Nous ne
pouvons pas ignorer la tension que provoquent ces différences. En tant que chrétiens,
nous croyons à la dignité et à la valeur de
l'homme, enfant de Dieu. Nous devons rester fermement attachés à cette conviction.
La mise en pratique de notre foi a eu pour
conséquence une liberté religieuse et politique remarquable. Mais nous devons confeser avec humilité qu’elle n’a pas trouvé de
ülution aux problèmes sociaux et économiques de notre société Notre première tâche
-St donc de démontrer que notre fol chrétienne est capable de promouvoir un ordre
' li offre à tous les hommes une plénitude
' vie qui non seulement égale mai.r dépas? celle que d’autres croyances leur propo
'-.ent... ».
Le rapport sur la rédaction et le contrôle
2
■aï., M
L’a» WSLLE VAU« VALOesi
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des armements
ayant été les pamfe
atomiques et estinti
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t à en-'fabj^qu^, sanc.mpioigxi’l^mès destU.
etusfin^iis': Nous
croyons que eette politique ne doit pas se
poursuivre. Notre nation, ayant été la prentière^à trtiliser la bombe atomique, elle doit
être la »première à tenter de revenir en arrière. Si les Etats-Unis ne donnent pas
l’exempte d’une conduite morale, et n’en acceptent les risques pour permettre à la confiance de renaître, .nous avons peu d’espoir
4’echappei à la crise qui se développe».
Dans la section relative à la prochaine conférence de la paix, le rapport dit ; « Les Egli
ses du Christ ne peuvent admettre la punition de peuples entiers. Aucune paix durable ne saurait „ être basée sur la vengean
doivent
adopter -une politique éclairée, au prix même de certains sacrifices, s’ils veulent arri
^^verjà peconstruirev: l’unité du irfiunde^, O
Jln'e^ c|àe s’ils réalîçent une vcr'table-’récon
Îf des peuplés que les traijfés ^e paix
rétabliésement prcgré.-sjï. d une
pa X jgeonde ». .v: ■„/,/ „/ '' i
I La conclusion relève : i Aux ressources
j de l’intelligence s’ajoute la force de la fraterI nité chrétienne, réalité présente et promesj se d'avenir, La communauté des disciples
du Christ est une force spirituelle qu’aucun
piouvoir temporel à travers les âges n’a jamais pu brisèr. L’Eglise peut redevenir un
phare de la foi Si les chrétiens du munde
entier s’unissent par l’esprit et par le cteur
en Christ. La fraternité chrétienne qui s’est
développée malgré les barrières de la guer' re, et la manifestation visible de ceiîe fraternité dans le Conseil œcuménique des Eglises, sont des signes d’espoir pour notre
temps.,.».
(S.Œ.P.I.).
PIO i [Dilli II DiiiyiiKi mi[S[
ovvero: DELLE PORTE APERTE
Con simpatico slancio, nel numero 4 delVEco, Luigi Santini scrive su la drammatica Valdese e... sfonda delle porte aperte.
Poiché sono chiamato direttamente in causa,
gli risponderò ; e chiedo venia ai lettori se
dirò cose troppo particolareggiate.
Anzitutto, la grande questione riportiamo
la Bibbia sul teatro. Qui sono le porte aperte che Santini, con acume, si sforza di sfondare. Egli non ha probabilmente letto l’articolo da me pubblicato nella Pagina della Gioventù deli’Eco deiril giugno 1943. N. 24
ila colpa fu certo della cosidetta emergenza), intitolato ; « Teatro biblico : rappresentazione, senetà e benedizione ». Il liingo articolo era seguito da un eprsivo del direttore
deirUfficjo Recite della 'S.Ü.V., nel quale si
metteva a disposizione una dozzina circa di
produzioni teatrali 7-- teatro biblico ! — tradotte da! tedesco e dal francese, ed in perfetta armonia con quanto ora, L. Santini sembra scoprire, quando esclama ; <( sui nostri
modesti teatri riportiamo la Bibbia, riportiamola. hic et nunc!».
Come direttore dell’Ufficio Recite della
F.U.V., aggiungo poi (e l’amico dott. Paolo
Coisson. direttore della Libreria Claudiana,
ne sa qualche cosa!), che sono perpetuamente a caccia di drammi e di produzioni teatrali
bibliche, da qualsiasi parte giungano, da Zurigo o da Lipsia,' da Ginevra 0 da Parigi, da
Torre Pellice 0 da......Campobasso. E che
l’Ufficio Recite dà tale importanza a quel genere teatrale, che ha tutta una divisione del
suo Catalogo ad esso dedicata. Questo il
Santini non sa, forse, e bisogna dunque che
rapprenda.
Luigi Santini afferma poi che questo ritorno ad un teatro bibiico « avrebbe un significato culturale », oltre che religioso, in
quanto « saremmo finalmente riusciti ad innestarci nel vivo della tradizione nazionale ».
Con buona pace del mio contraddittore, le
rappresentazioni sacre come noi le dobbiamo
volere ed attuare, non hanno gran che a vedere con le rappresentazioni classiche. Percorra egli — se lie ha vaghezza —' il vobme che Mario Bonfantini ha dedicato alle sacre rappresentazioni italiane, dal secolo XIII
al XVI. Tali rappresentazioni hanno un valore letterario proprio, .sono dei testi di lingua italiana. Le nostre, invece, non vogliono
e non debbono essere dei testi di lingua : ma
vogliono essere la rappresentazione viva di un
testo sacro (biblico, per intenderci !), una
esegesi plastica e commovente delle parabole, o dei fatti, o degli avvenimenti storici rappresentati. Ciò non significa che, talora,
l’andamento del dramma non possa assumere una veste letteraria (ciò dipende
più da chi lo scrive che dalla materia
trattata, ed è, anche per questo, una conferma di ciò che assumiamo) : ma significa che
il prijicipaie interesse del nostro dramma sa
ero dev’essere religioso, non letterario. F.
pertanto. Vinnesto, in questo caso, lascia il
tempo che trova.
Ora, bisogna aggiungere un’altra osservazione ; Luigi Santini vede due possibilità di
dramma sacro : quello biblico in senso proprio, e quello contemporaneo. E perchè tie
ne — e lo si comprende — al contemporaneo, vorrebbe die la denominazione di
« dramma storico vaWe.se » si applicasse non
solo alla storia del passato, ma anche a quella del presente. Anche qui Santini sfonda
delle porte aperte. Il nostro Ufficio Recite ha
diverse produzioni drammatiche ispirate alla
religiosità moderna, attuale. E’ proprio un
peccatacelo che Santini non ne abbia sfogliato
accuratamente il Catalogo, prima di scrivere
la sua note : Questo « anacronismo storici drammatico» è proprio il Santini a crearli)
con il suo concetto « passatistico » della storia. Oimmi, Gigi, a che anno si férma per
te la storia? Al 1700. od al 1848? O non
sei tu, come me, come noi tutti, un brano,
un frammento, un atomo di storia viva, presente, di storia contemporanea? E le tue ansie, le tue speranze, la tua vocazione non
sono (( innestate » nella storia che tutti viviamo?
A questo proposito, mi par bene che la
Commissione per le produzioni drammatiche, nominata dalla Società di Studi Valdesi (e di cui faccio parte), non abbia posto
alcun limite di data ai lavori dei concorren
ti : e che anzi, se non erro, siano state espiicitamente ammesse — in sede di concorso
— le produzioni ispirate a! tempo di oggi,
vivificate dall’Evangelo. Soltanto — e questa mia riserva è contro Santini — io non
mi sento di chiamare un dramma valdese
di storia contemporanea » sacro », allo stesw modo di un dramma biblico ; nel primo,
infatti, è rappresentato un mondo che noi
viviamo, che noi abbiamo vissuto, che può
anche essere profano, ma dalla cui profanità ci sforziamo di trarre un morale insegnamento. Nel secondo, invece, è rappresentata una pagina di storia biblica, in cui l’insegnamento è dato, realmente dato. Nel primo. il carattere sacro è problematico, nel
secondo il carattere .sacro è rivelato, perchè
prima di essere stato portato sul palco, è
st.ato proferito dal Cristo (trattandosi di una
parabola).
Santini mi risponderà spiegandomi il concetto della (( santità » ; d’accordo, ma qui
non bisogna equivocare. Da una parte c’è la
Bibbia, che spiega sè stessa, che si riferisce a sè stessa. Dall’altra c’è un dramma
contemporaneo che deve sempre, se vuol essere <( sacro », riferirsi ad una realtà — la
Bibbia che resta fuori del dramma stesso,
come ideale, come norma, come prassi di
vita. Al di fuori — e al di sopra.
E veniamo alle piccole questioni,
L. Santini chiama la produzione drammatica Valdese, di cui ha presente una bibliografia pubblicata nell’opuscolo di Suhilia e
Salma. «La drammatica Valdese » ima probabilmente non ne ha veduto il .supplemento che raggiornava) — delie «mediocrità
spaventose». Veramente, siccome anch’io
sono peccatore —- cioè autore di drammi valdesi — non dovrei parlare qui,.. Preferisco
IKrciò riferirmi ad un fatto... storico. Neli ormai lontano 192.3, io commisi il... peccato originale di un dramma valdese a carattere eminentemente sacro (cioè biblico).
Lo sottoposi ai giudizio del rimpianto professor Giovanni Coisson. che molti dei vecchi lettori dell’Eco hanno conosciuto. Si noti :
avevo 16 anni. Bene. Non ripeterò quel
che mi disse il prof. Coisson, per non... dover fare una brutta figura : voglio dire, invece, che da 22 anni, io mi sono interessato
con passione della drammatica valdese, leggendo e fraducendo materiale di ispirazione
protestante — di ogni paese — e costituendomi una raccolta, per certi aspetti, invidia bile. di drammatica sacra. Ciò per documentare la mia « esperienza » in proposito,
e per permettermi liberamente di . modificare l’affermazione santiniana circa le « mediocrità valdesi», alla luce dei fatti e della realtà, che forse la passione ha velato agli occhi del nostro amico. E questi fatti e questa
realtà sono ;
1) Cronologicamente, il teatro storico valdese può considerarsi come il primo teatro
religioso protestante. I rari esempi di teatro
religioso che si ritrovano anteriormente a
quello valdese nei paesi protestanti non hanno quella organicità di sostanza e quella pub
blicità di risultati che arrisero, sin dal primo
inomento, al teatro-valdese. Qui, caro Santini, sta l’apporto specifico della grammatica
vaWese al teatro'nazionale !
2) Sarebbe infatti interessante lo. studio di
un parallelo tra il primato medievale delle
rappresentazioni sacre italiane, rispetto ai
paesi e alle letterature straniere, e il primàto contemporaneo delle rappresentazioni
sèriche valdesi, portate in scena in Svizzera, in Francia, in America (chi lo avrebbe
creduto?), quando, in Italia, il teatro profano si sdilinquiva nelle imitazioni pochadistiohe...
3) Solo il rinnovato interesse per lo studio e per la conoscenza della Bibbia, che
sorge con il primo quarto del nostro secolo,
porta prima in Svizzera, poi in Germania,
poi in Francia, poi m Italia (fra gli Evangelici) la drammatica religiosa sul terreno dichiaratamente biblico. La Germania, anzi, produce quel capolavoro dglla « Leggenda di Ognuno» di Hugo von Hofmannstah! (che io
non dispero ancora di far recitare una volta,
in una domenica di settembre, sul sagrato
del Tempio Nuovo di Torre Pellice: oh i
pieni registri dell organo, che dall’interno
scandiscono il coro angelico, in atto di celebrare la redenzione di Ognuno!) In Francia
si hanno le prime produzioni per i ragazzi
della Scuola domenicale, ampiamente tradotte in italiano. Solo in un secondo tempo,
in Germania, per effetto della « Bekennende Kirke», si hanno i veri drammi sacri:
il caro Santini, lo scritto di Joachim
Weissenfeld (da me tradotto nel N 1 '‘della
Luce dell’anno 1943) sul «Teatro laico e teatro biblico in Germania» (ma che proprio
Gigi non abbia letto neanche questo?!) Nel
frattenipo, il nostro rimpianto Jacopo Lombardini, su una trama storica valdese, tenta
il dramma « mistico » : « I Valdesi di Calabria», molto criticato, è vero, ma pregevolissimo, a parer mio, e comunque decisivo, proprio nel senso auspicato dal Santini. Posso dire, qui, ora che Lombardini non è più fra noi, che egli ebbe ad
aderire cortesemente ad una preghiera ’
parte mia, di farsi cioè autore di un primo
tentativo in quel senso ; ed il risultato mi
sembra essere stato degno di grande elogio.
Solo chi non comprende le profonde ragioni
di fede che stanno dietro la passione teatrale valdese di taluni (e quindi anche dietro la
mia!), può preferire, a questi sforzi, il
«drammone popolare» a lieto fine, 0 le
commedie grasse che scaraventano sui soliti soldati irlandesi 0 sui fratacchioni panciuti e rubizzi delle invettive ormai stantie."
4) Dato quanto sopra, si può ancora onestamente parlare di « mediocrità spavento-se » ? Dopo tutto. Luigi Santini è ingeneroso. Con se stesso (chissà che qualche copione non sonnecchi anche nel suo cassetto!)
e con gli altri. Non parlo di noi vivi; parlo
dei morti. Felice Govéan è ben morto, e
.molto, del suo dramma, è da rivedere e da
rinfrescare (l’Ufficio Recita ne ha un adattamento moderno) ; ma non è una mediocrità,
nè come taglio di scena, nè come trama storica, nè come concetto .E «L’Editto» di Emilio Tron, senior, è un capolavoro d’arte,
misconosciuto, purtroppo.
Ma ^ vogliamo ad ogni costo parlare dei
vivi, bisogna pure che dica, a costo di farmi
lapidare, che i lavori drammatici valdesi (0
d’ispirazione protestante) di Ada e Giovanni
E. Melile e di Giorgio Spini sono delle opere di cui l’evangelismo italiano può andare
giustamente fiero («Le vipere» e «L’imbarco per Citerà» di Spini sono proprio dernier cri, E son tutt’altro che da disprezzare).
Non diciamo dunque di trovarci davanti a de'
capolavori letterari : diciamo che sono dei
lavori d’arte, d'arte profonda. Se il Santini
non li conosce, peggio per lui, li conoscono
gli altri.
...Ma ho troppo abusato della pazienza dei
lettori. Chiedo perdono, « per il grande amore », e faccio punto!
Teodoro Balma.
Dono tvizzoro
Il Comitato per l’opera di assistenza ai danneggiati di guerra delle Valli Valdesi comunica :
che 1! materiale di soccorso inviato dal « Dono
Svizzero» a Torre Pellice sarà smistato (non appena avremo avuto la visita del delegato per l’Ilalia del «Dono » stesso, che speriamo prossima)
e destinato ad ogni comune delle Valli, in proporzione dei danneggiati di guerra di cui ci ha
comunicato l’elenco; che in ogni comune la distribuzione verrà fatta da una commissione comunale « ad hoc», assistita da un membro almeno
de! Comitato, in un giorno preventivamente fissato e tempestivamente comunicato agli iscritti
negli elenchi su ricordati; che analogamente si
procederà per la di.stribuzione dei viveri destinati esclusivamente agli Istituti e convivenze infantili e non ai singoli; che per la Valle di San
.Martino verrà creato un depo.sito a Pomaretto cui
SI dovranno riferire i comuni della valle, S Germano compreso, mentre quei della valle LÙserna
dovranno far capo al deposito di Torre Pellice e
Dtii^rvi. con propri mezzi, quanto sarà loro de■stinato: che il «Dono Svizzero >> infine è un dono
generoso, della nobilissima Svizzera e che come
tale dev'essere acctìto con uiimo grato e riconoscente da coloro che ne verranno beneficati, da
quelle persohe cioè che hani\à subito dei danni
di guerra nei limiti delle Valli Valdesi.
........ ' ■¡¡')' .
Il 6 aprile si sono uniti in matrimonio Giacomo
Monnet fu Eli, dei Marchetti, e Ricca Emma di
Giovanni, di Prassuit. Gli sposi si sono stabiliti
nella borgata Prassuit. La benedizione del Signore dimori sulla loro casa.
Mercoledì 10 corrente, nel corsp della no.stra
riunione quanlerale ai Serre, è stata presentati
bambina Oditi Silvia Clotilde
ai Aldo e Valdesina (Serre), Benedica il Signore
,la bambina e conceda ai genitori di ademoleiv
fedelmente le promesse fatte.
1 nostro affettuoso, «bentornato» al nostro
fratello Buffa Carlo, giunto da poco tra noi, di
ritorno da un campo di prigionia nell’Africa Seitentnonale.
—- Venerdì 12 corrente, nel corso della nostra
riunione quartierale ai Coissons-Ricca è ciato
presentato al S. Battesimo il bambino Coisson Lu.
ciano di Alberto ed Olga (Coissons), Benedica il
Signore questo bambino ed ispiri Egli i genitori
neH’adempimemo fedele delle promesse fatte.
.. Domenica 14 corrente, nel nostro culto ne!
Tempio del Serre, sono stati confermati i seguen
ti catecumeni : Buffa Alda (Pradeltorno) ; Chauvie
Olga (Buonanotte) ; Chiavia Lidia (Coulege) ; Moti
net Irene (Adrech); Rivoira Ines (Rivoires) ; RIvoira Odetta (Eygardou); Roman Anna (Seric
Malan) ; Benech Delio (Arda) ; Besson Enrico
(Beb); Piston Mario (Buffa); Rivoira Natalino
(Grangia).
Voglia il Signore circondare costantememe eoa
la Sua grazia questi cari giovani concedendo loto
di essere sempre dei membri fedeli e zelanti della
Sua Chiesa. La Corale ha eseguito lodevolmeme
un coro di circostanza, c. a.
Il 26 marzo scorso, in S. Secondo, si svolsero
i funerali di Raymond Filippo, deceduto improvvisamente all’età di 49 anni. Imponènte riuscì la dimositazione di simpatia dimostrala alla vedova,
alla figlia, alla madre e alla sorella dell’Estinto,
alle quali esprimiamo noi pure sincere condoglianze.
Alla distanza di pochi giorni, un altro gfave
lutto colpiva due altre famiglie della nostra Comunità : la nostra giovane sorella Geymonat Ester
nata Pons, della Gioietta di Bricherasio, all’età
di soli 29 anni, nella pienezza della forza e della
salute, improvvisamente mancava all’affetto dei
SUOI cari, il 1° corrente. I funerali, che si svolsero nel pomeriggio del 3 furono un imponente
plebiscito di stima e di simpatìa verso le famiglie Geymonat e Pons da parte della popolazione cattolica di Bricherasio in ¡specie e di quella
»11 s Massello, paese di origine
della defunta. Un interminabile e mesto corteo
di piu di mille persone accompagnò la salma al
campo del riposo. L’ispirata e commovente orazione dei pastore L. Marauda ha fortemente impressionato la numerosa folla, e la semenza della
rola. gettata a larghe mani nei cuori, non rimarra, coli aiuto del Signore, senza frutti.
accorata solidarietà nel
marito cnstiano incoraggiamento al
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per uscire
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u famiglie GEYMONAT e PONS, commosse per la
mdmenhcabile dimostrazione di affetto tributata alla
loro cara
i S T E R
ringraziano molto sentitamente tutte h gentili persone
vicme e lontane che con la loro presenza, con fiori, con
senili presero parie al loro grande dolore. Al pastore
sig. Marauda un grazie particolare per le sue elevate
parole di conforto, di fede e di speranza
Bricherasio, 3 aprile 1946.
l-a Vedova del caro scomparso
Oardiol Enrico
sentitamente ringrazia quanti presero parte ai suo dolore, in particolare il doli. Ros, i signori pastori fìert
e Marauda per il conforto recato durante la penosa malattia.
I.iiganera - S. Secondo di Pinerolo.
l-a famiglia della cara scomparsa
Ayasiol Enriou Maria
sentitamente ringrazia quanti presero parie in qualsiasi
modo al suo dolore, in pariicoiare il pastore Lorenzo
Rivoira e la Corale di ,S. Giovanni.
Luserna San Giovanni, 9 aprile 1946.