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Spedizione in a. p. 45% - art 2 comma 20/B legge 662/96 - Filiale di Torino. Contiene I.P.
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Anno IX - numero 10-9 marzo 2001
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■ BIBBIA E AnUAUTÀB
PER TUTTO C'È
IL SUO TEMPO
«Per tutto c’è il suo tempo, c’è il suo
momento per ogni cosa sotto il cielo...
Dio ha fatto ogni cosa bèlla al suo tornio: egli ha perfino messo nei loro cuori
Upensiero dell’eternità, sebbene l’uomo
non possa comprendere dal principio
(dia fine l’opera che Dio ha fatta»
Ecclesiaste 3, 1-11
A molti fra noi il tempo non basta
j^mai, siamo sempre di corsa, afannati: il lavoro, i figli, gli impegni,
e riunioni. Per molti altri fra noi il
tempo non passa mai: le preoccupaiioni, la malattia, la sofferenza lo alungano e lo rallentano. Inoltre ci
sono quelli, soprattutto i più giovani, che non vedono l’ora che il tempo passi per essere finalmente considerati adulti e ci sono gli adulti che,
^lardandosi indietro, non sanno come il tempo sia potuto passare così
in fretta. Abbiamo un difficile rapporto col tempo: scorre troppo in
fretta o troppo lentamente, è troppo
pieno o troppo vuoto. Qoelet (Ecclesiaste) ci sfida: la vita che ti è data è
lino spazio per tutto. Per otto versetti si elencano tutte le possibili esperienze contrapposte della vita: la nascita, ma anche la morte; la gioia, ma
anche il dolore. Come credenti sappiamo che il Signore è presente anche in questo tempo, non ci abbandona ma, inutile negarlo, in questo
tempo sperimentiamo spesso l’assenza di Dio. Ecco la sfida: il tempo
del dolore è il tempo in cui la tua fepuò es.sere provata, può stancarsi,
ma anche quello è tempo di vita, fa
parte dell’esperienza che ci è data.
Le cose positive dell’esistenza, il
lato buono della medaglia, non
sono però prive di insidie per la nostra fede; quante volte, presi dal superlavoro, dal turbine delle cose da
fare, dalle esperienze che ci imponiamo di dover fare, mettiamo da
parte il tempo per pensare, per i rapporti interpersonali, per il rapporto
con Dio? Ci illudiamo che la vita
debba e possa essere sempre così: il
tempo dell’impegno, della realizzazione delle nostre mete, delle soddisfazioni. Queste cose le proiettiamo
sui nostri figli cercando di preparare
loro una vita dove ci siano solo le
cose positive, solo tempo della gioia,
della costruzione. Ma alcuni recenti
frtti drammatici ci dicono che questo non è possibile, il tempo del dolore, del pianto, delle frustrazioni è
Sempre in agguato. E in questi momenti ci scopriamo spesso terribilmente impotenti e disarmati, dove
abbiamo sbagliato?
SE Dió ha messo nei nostri cuori
«il pensiero deH’eternità» è proprio perché potessimo affidarci a lui
m quei momenti in cui non sappiatho che cosa fare. Perché potessimo
i^òntare la vita sapendo che è uno
spàzio per il bene e per il male, per,.W potessimo insegnare ai nostri figli e figlie che la vita è dono. Non essere in ansia per ciò che non hai ancora fatto, non rimpiangere ciò che
oon è più, non invidiare per ciò che
ronie non potrai fare, affidati a Dio.
^dagli i tempi pasticciati della tua
sapendo che lui vi darà un significato, perché non hai bisogno di fare
tolte le esperienze per dare senso alla
■i^ta, ma hai bisogno di dare senso alle esperienze che fai nella vita.
i Claudio Pasquet
ISOCIETÀI
la riforma deirasskienza in natta
di GIANLUCA BARBANOTTl
Vista dallo spazio la Terra mostra tutte le ferite che l'umanità le procura
La Terra e i cieli di Dio
Povertà, inquinamento, buco dell'ozono, desertificazione: Mo ciò è chiaramente
visibile dalla nuova stazione orbitante internazionale a cui partecipa anche l'Italia
GIAMPIERO SALMASI
Forse non tutti si sono accorti
che il 26 febbraio, nel nord Italia,
alla sera verso l’ora di cena, a nordest nel punto più in alto del cielo, è
apparso un brillante punto luminoso. A Roma è stato visto qualche ora
dopo e ha attraversato tutta la penisola a una velocità di circa 2'7.000
km/ora. Non è un pianeta e neppure
una stella cometa, ma è la nuova stazione orbitante internazionale che
sostituirà quella sovietica, la Mir, ormai un vecchio rottame spaziale. La
nuova stazione spaziale compirà un
percorso capriccioso, voluto dagli
scienziati, e sarà possibile rivederla
rii marzo, naturalmente di notte.
Questa nuova «stella» ci accompagnerà per i prossimi anni. Si tratta
dell’ultima grande impresa spaziale
dell’umanità, è il frutto del lavoro e
dell’esperienza di migliaia di uomini, ed è il faticoso impegno finanziario di molti paesi europei, giapponesi e, naturalmente, statunitensi che
sono i direttori di questa orchestra.
Tra i paesi europei, come purtroppo
molti non sanno, l’Italia ha un ruolo
importante nella creazione della stazione, con nove moduli abitativi,
quando i giapponesi ne hanno solo
due. L’intera produzione avviene negli stabilimenti deU’Alenia Spazio di
Torino, mentre negli stabilimenti di
Roma e di L’Aquila si cura la fabbricazione di satelliti per le telecomunicazioni. Chi scrive queste note vi lavora da quindici anni come disegnatore progettista e partecipa alla realizzazione di questo grande progetto.
* Approvata la riforma federalista dello stato
Un inizio nella direzione giusta
Al di là delle valutazioni elettoralistiche di maggioranza e opposizione riguardo alla nuova legge
sul federalismo, e a parte le critiche
scontate dei fondamentalisti del federalismo-dcuo/uiion (i soli, naturalmente, a possederne il divino verbo),
l’opinione più diffusa tra gli amministratori locali e i presidenti delle Regioni, con in testa il polista piemontese Enzo Ghigo, è che si tratti comunque di un inizio nella direzione
giusta. Si poteva fare di più? Certamente. Ma sarebbe stato saggio?
Non credo. L’Italia, e non solo la sua
classe politica, non possiede ancora
la cultura statale federalista che consente di trovare gli equilibri giusti tra
centro e periferia, tra regioni forti e
regioni deboli, tra base e vertice.
Facciamo due soli esempi. Il Fondo
di perequazione «per i territori con
minore capacità fiscale per abitante»
sarà gestito a livello statale e non re
gionale: è un bene che, per una prima
fase, sia il governo centrale a doversi
assumere la responsabilità di cercare
un equilibrio notoriamente difficile.
Secondo esempio: il principio di
sussidiarietà, che regola le modalità
di intervento delle istituzioni nella
vita economica e sociale, ha dei confini precisi. Il testo attuale dice che le
istituzioni «favoriscono» l’autonoma
iniziativa dei cittadini, singoli e associati, mentre la richiesta estrema era
che le istituzioni dovrebbero intervenire «solo quando i cittadini, singoli e associati, non riescono a fornire risposte». Meglio la prudenza del
testo approvato perché, nel clima attuale, sarebbero troppi i rischi di vedere lasciato all’intervento «pubblico» solo quelle iniziative sociali, sanitarie e assisteriziali che «non rendono». ihsomma, è utile che ci sia
una specie di periodo di «prova» dei
nuovi equilibri di potere, [e.b.)
Questo per Torino ha rappresentato l’impiego di posti di lavoro per ingegneri, fisici, operai, giovani diplomati al primo impiego e per aziende
che gravitano intorno al campo aerospaziale. In passato la Nasa ha usato
con successo moduli abitativi italiani
denominati Spacelab. Famoso è stato
quello che ha ospitato il più anziano
astronauta, lohn Glenn. Proprio così,
l’Italia famosa per la pizza, la mafia, il
sole, il papa, è apprezzata negli Stati
Uniti per la creazione e la realizzazione di strutture che verranno lanciate nello spazio, mentre nel nostro
paese tutto questo è poco noto, non
viene reclamizzato e tanto meno enfatizzato, anzi ci si interroga se usare
questi investimenti in altre attività.
Segue a pag. 15
J Valli valdesi
Essere donna
e sindaco
Come vive una donna sindaco
l’esperienza amministrativa? In concomitanza con la giornata dell’8 marzo abbiamo chiesto a Bruna Frache,
sindaco di Villar Pellice, un bilancio
di questa attività caratterizzata fra
l’altro, l’autunno scorso, dall’esperienza drammatica deH’alluvione.
Nelle sue parole l’amministratrice di
ce di non aver rilevato particolari dif
ficoltà legate all’essere donna: considera importante una certa tradizione
montanara e forse anche protestante
improntata alla concretezza e alla valorizzazione delle competenze: U problema più rilevante può essere invece
conciliare l’attività amministrativa, o
più in generale politica, con la gestione degli impegni familiari.
Apag. 11
lECO DELLE VALLI
0 comunale a Pine
di DAVIDE ROSSO
^■8 MARZO
LE DONNE
E LA POLITICA
Nel dibattito elettorale che sta prendendo forma in tutta la stampa, comincia a trapelare un dato che dovrebbe
preoccupare tutte le donne; sia quelle
che amano festeggiare l’8 marzo che
quelle che snobbano questa data. Infatti alcuni quotidiani, seri, ad alta tiratura (non le riviste femminili) riportano,
sconcertati, le cifre relative alle donne
presenti nel mondo politico italiano;
dalle amministrazioni locali al Parlamento. Ebbene, fra tutti i paesi europei,
l’Italia conta, con il Portogallo e la Grecia, uno dei più bassi tassi di presenza
femminile. E questo non solo non è
«esteticamente bello» ma non lo è neppure «democraticamente»; soprattutto
se si ricorda, come giustamente fanno
alcuni ricercatori, che qualche anno fa
sembrava iniziata una lenta, ma costante crescita delle donne anche in politica. E in politica la loro presenza si
era anche fatta sentire. Ma c’è di più.
Alcune parlamentari denunciano
l’estrema difficoltà per le donne ad essere messe in lista. Sembra che l’attuale
meccanismo dei due poli, dovendo accontentare gli appetiti di vari e diversi
partiti tenda a restringere i già angusti
spazi per delle investiture femminili.
Eppure nella vita economica le donne sono molto presenti. In certi casi
hanno anche rotto il famoso «tetto di
cristallo» giungendo ai vertici di aziende 0 imprese. Cosa significa allora questo ritorno all’emarginazione delle
donne in politica? È il segno di una
grave, manchevole, lontananza del
mondo politico dalla società civile, come alcuni sociologi sostengono? 0 dimostra un ritorno delle donne a un disinteresse per la competizione politica,
per l’arte della mediazione, per l’impegno civile? Forse esistono ambedue
queste ragioni, e altre ancora. Ma non
possiamo mascherare la nostra preoccupazione; se la politica torna a essere
un mondo tutto al maschile. Ciò che
abbiamo sempre sostenuto, ogni 8
marzo, cioè l’importanza e il valore di
una politica del quotidiano, dell’ascolto, anche dei cittadini più deboli (come
per esempio le donne, con il carico familiare ancora tutto sulle loro spalle) si
dimostra una battaglia perduta. Si è
entrate nelle università, nelle aule giudiziarie, negli ospedali, nel commercio,
nell’industria ma, ancora e sempre,
siamo una sparuta presenza nelle aule
dove si fanno le leggi e si decidono le
scelte fondamentali per le nostre vite.
Alcune suggeriscono un’alleanza,
solida e forte fra donne. In altri paesi
(come gli Stati Uniti d’America o l’Inghilterra) si presentano liste di donne
che, all’interno dei diversi schieramenti, propongono nomi femminili. Nomi
che vengono sostenuti negli appuntamenti preelettorali e, attraverso una
gara leale e trasparente, le donne stesse possono presentare agli elettori i
propri programmi. È così, nel confronto diretto, sulle questioni concrete, che
gli elettori possono scegliere, non tenendo conto dell’appartenenza di genere ma delle capacità o della forza di
rappresentanza dei loro interessi. Perché non esistono in Italia deUe «primarie»? È certo una modalità elettorale
democratica che potrebbe favorire le
donne. Quelle che non si sentono preparate 0 temono di essere inadeguate
possono provare se stesse attraverso
questo confronto diretto con i problemi e con la gente. Forse scoprirebbero
che la politica è una grande, raffinata,
appassionante «arte» della vita sociale.
Doriana Giudici
2
PAG. 2 RIFORMA
All’A:
Della Pai
VENERDÌ 9 MARZO
<^Che ti farò, o
Efraim? Che ti farò,
0 Giuda? La vostra
bontà è come una
nuvola del mattino,
come la rugiada del
mattino, che presto
scompare.
^ Per questo li faccio
a pezzi mediante
1 profeti, li uccido
con le parole della
mia bocca, e il mio
giudizio verrà fuori
come la luce.
‘^Poiché io voglio
misericordia e non
sacrificio, e la
conoscenza di Dio
più degli olocausti».
<^^Il mio cuore si
commuove tutto
dentro di me, tutte
le mie compassioni
si accendono. ^lo
non sfogherò la mia
ira ardente, non
distruggerò Efraim
di nuovo, perché
sono Dio, e non un
uomo, sono il Santo
in mezzo a te, e non
verrò nella mia ira»
(Osea 6, 4-6; ll,8b-9)
Venne a Gesù
un lebbroso
e, buttandosi in
ginocchio, lo pregò
dicendo: “Se vuoi,
vuoi purificarmi!”.
*'Gesù,
impietositosi, stese
la mano, lo toccò
e gli disse: “Lo
voglio; sii
purificato!”.
‘'^E subito la lebbra
sparì da lui, e fu
purificato»
(Marco 1,40-42)
DIO DI COMPASSIONE
Grazie, Signore, perché in te la compassione si impasta con l'ira! Se perfino tu ti
rassegnassi al mondo cosi com'è diventato, allora davvero sarebbe finita la speranza
TEODORA TOSATTI
COME ogni anno ritorna il
1
(^Mentre noi
eravamo ancora
senza forza. Cristo,
a suo tempo, è
morto per gli empi.
'’Difficilmente uno
morirebbe per un
giusto; ma forse per
una persona buona
qualcuno avrebbe il
coraggio di morire;
"Dio invece mostra
la grandezza del
proprio amore per
noi in questo: che,
mentre eravamo
ancora peccatori.
Cristo è morto per
noi». <é^Coluiche
non ha risparmiato
il proprio Figlio,
ma lo ha dato
per noi tutti, non
ci donerà forse
anche tutte
le cose con lui?»
(Romani 5,6-8; 8,32)
tempo di Passione, tempo
di considerare quale dono Dio
ci abbia fatto nella croce di Gesù. Da Betlemme al Golgota il
messaggio dell’incarnazione
non è solo di abbassamento e di
povertà, ma anche di compassione che si esprime nella solidarietà; Gesù è uomo perché si
fa carico dei gravami e del peccato in cui noi ci dibattiamo,
senza valersi della sua innocenza, e smascherando quella santità fasulla che ci trasforma in
concorrenti per i favori di un
Dio da primi della classe e che
distrugge la fraternità umana.
Le viscere di Dio
E soprattutto quando Dio si
'.................
china su di noi, ci soccorre,
ci perdona, che lo sentiamo
umano, vero? Invece, per esprimere la compassione di Dio in
Gesù i Vangeli sinottici usano
un termine particolare, che è riservato al Padre e a lui (e ai personaggi che li rappresentano
nelle parabole), ma non si usa
mai per altri uomini. Insomma:
è proprio nella sua compassione che Dio è diverso da noi, che
non è affatto umano se ciò significa a immagine dell’uomo, e
il motivo principale sta nel fatto
che il suo amore profondo, irrevocabile e appassionato, si congiunge all’ira.
Marco racconta di un lebbroso che chiede a Gesù di guarirlo;
Gesù sì impietosisce e gli rende
la salute. Ebbene (strano a dir
si?) per alcuni manoscritti Gesù
non è spinto dalla compassione
ma dall’ira. Ira contro chi? Contro la malattia e l’emarginazione che questa comportava... e
non è l’unica volta in cui compassione e ira vanno di pari passo: c’è un altro ammalato, un
paralitico, e in piena sinagoga
(Marco 3,lss); è sabato, giorno
di riposo, e Gesù chiede se sia
lecito operare la guarigione;
nessuno risponde (timore, imbarazzo, bigottismo?).
Gesù nella sua compassione
guarisce il malato, ma prima
considera con ira la durezza dei
loro cuori, durezza che ricorda
tanto la sclerosi del cuore di cui
ci parla altrove l’Evangelo, e che
deriva da un fraintendimento
profondo della legge di Dio, da
una profonda distanza fra i nostri sentimenti e il suo... eppure,
è a gente religiosa che Gesù la
rinfaccia! Il fatto è che l’ira di
Dio e di Gesù non è il limite del
loro amore, bensì l’espressione
della sua forza: rivelare la meschinità, spingere a conversione, arginare il male: ecco il modo in cui Dio incontra i suoi nemici, li ama e li perdona.
re con benevolenza tutti, anche i
cattivi (e noi stessi, che tali siamo), continuando a offrire perdono e possibilità di recupero,
ma anche a esigere con severità
il pentimento e la riparazione, e
questo non come limite alla misericordia e al perdono, ma come loro espressione. Altrimenti
la compassione perde la sua forza trasformatrice per diventare
vaga indulgenza rassegnata, che
finisce col chiudersi nella nostra
privata spiritualità, fino a mantenere sotto il pretesto dell’indulgenza proprio l’ingiustizia.
Così il male celebra la propria
invulnerabilità. Grazie, Signore,
perché in te la compassione si
impasta con l’ira! Se perfino tu ti
rassegnassi al mondo così come
è diventato, allora davvero sarebbe finita la speranza!
pena capitale, di quelli che sono
ridotti a sfogo degli istinti sadici
altrui e davanti ai quali si dice;
«In fondo, se l’è cercata...». Tutti
fremiamo di sdegno leggendo
gli insulti rivolti a un uomo torturato e impossibilitato a difendersi: «Scendi dalla croce, e crederemo in te!»; non che siano
molto diversi da quelli che gli rivolgiamo noi quando lo accusiamo di non difenderci abbastanza dai guai della vita, o quando
trascuriamo di aiutare i crocifissi del mondo di oggi e pretendiamo lo stesso di credere in lui!
Ma grazie, Gesù, di non essere
sceso dalla croce!
Se tu lo avessi fatto...
Compassione e elemosina
Qualunque ne sia n moti
'
Non dovevi anche tu...
IRA e compassione: Gesù ac
Cristiani e pagani
Uomini vanno a Dio nella distretta loro;
piangono aiuto, invocano felicità e pane
salvezza da malattia, colpa e morte.
Così fan tutti: cristiani e pagani.
Uomini vanno a Dio nella distretta sua;
Io trovano povero, umiliato, '
senza tetto o pane
lo vedono smunto da peccati,
debolezza e morte.
1 cristiani stanno accostati a Dio
nella sua sofferenza.
A tutti gli uomini va Dio nella distretta loro;
sazia il corpo e l’anima con il suo pàne
muore di morte di croce
per cristiani e pagani
e ambedue pedona.
* Dietrich Bonhoeffer, 1944
(da p. Bonhoeffer, Poesie, ed. Qiqsjpn, Bose 1999)
coglie i peccatori ma rimprovera chi, in nome di una santità
senza benevolenza, non sa sintonizzarsi con il Santo, che si
china con amore di pastore, di
padre, di madre, sul più debole,
su chi si è smarrito, perché ogni
singolo è per lui insostituibile.
Come nella parabola della pecora smarrita; come in quella del
servo spietato, in cui Dio si rivela come amore che condona un
debito enorme e altrimenti insolubile, ma condanna la pretesa
di usare due misure, di godere
un’economia della grazia nei
rapporti con lui ma di poter ancora ricorrere alla giustizia distributiva nei confronti dei fratelli: ricevere il perdono di Dio
esige un corrispettivo mutamento nei rapporti umani.
Compassione e giudizio
CONTRO tutti i cavilli con cui
si può aggirare la Legge di
Dio sul piano personale e sociale, Gesù ci rimprovera di aver dimenticato le tre cose di maggior
peso: il giudizio, la misericordia
e la fede (Matteo 23, 23b). Nella
fiducia in Dio, siamo invitati a
coniugare compassione e severità, fortezza e amore; a guarda
_ vo, l’emarginazione è una
sfida alla nostra società. Reintegrarne le vittime porta necessariamente la compassione al di là
dell’ambito privato e dell’elemosina spicciola, per assumere
una dimensione sociale e strutturale; così avviene nell’episodio
della coridivisione dei pani e dei
pesci, dove Gesù fa carico a se
stesso e ai discepoli dei problemi altrui (mentre i discepoli gli
elargiscono l’illuminato consiglio di mandare la gente ad arrangiarsi... nel deserto!), con
uno sguardo che non si limita a
soddisfare un bisogno immediato; la gente deve poter mangiare
sdraiata, posizione di grande
importanza simbolica, perché
era prerogativa delle persone libere; ma è una compassione costosa, perché ci chiede di mettere a disposizione quello che
consideriamo nostra esclusiva
proprietà, e che non ci sembra
mai sufficiente per soddisfare i
nostri bisogni.
Note
omiletiche
Nel Nuovo Testains |
concetti di misericorj ■'>
compassione tendo]
slittare l'uno sull'altro fìnnO
che se con termini di ET
(eleos, oiktirmos...\ p, 'A!
i utilizzo in manie” '
tercambiabile. Il tee, '
splankhnizomai merit
----"»Nelco
Il prezzo della compassione
E ci si chiedesse soltanto di
svuotare i nostri piccoli salvadanai! Ma la compassione esige un altro prezzo, che possiamo pagare soltanto con tutti noi
stessi: la croce. Se Dio si è fatto
carico in Gesù deU’awentura
umana, allora Tincarnazione è
iniziata a Natale, ma si è compiuta soltanto il venerdì santo,
quando Gesù ha toccato il culmine della condivisione: non solo la morte, ma la morte disperata, quella dei condannati alla
vece un discorso a i
deriva da un sostai,'
che indica le viscere) poecu
che vi era di più inti, )ec)ai
pregiato), e nei Vai, pann,
sinottici è esclusivo vang®!'
Padre e di Gesù (no,, jjyer, h
naturalmente, dei p, Ljone
naggi che li rappreso «c te!
no nelle parabole), Uecf
non si usa mai per,
uomini; perciò vienej
dicare esclusivamenti ,
compassione-misericoi
di Dio in Gesù.
Non aver saputo vi
i due aspetti deli'iraej
ia misericordia strej
mente unite in tutti
Scrittura ci ha poij
spesso, contro ogni*
simiglianza biblica, agl
trapporre un Dio co«l
sionevole dei Nuovojj
stamento a un presij,
Dio vendicativo dell'i
co Testamento; il passi
Osea è una solennesi
tita di questa posiritì
ma non è certo l'uid
anzi, si può dire chef
corrente tema deila j
sla di Dio non è altro(|tei0, t
un'espressione deli(jj|iscO|
amore, appassionato%tenti(
riducibile.
Quella di 3, 40-42ìlr' “
Marco l'unica guariji
di un lebbroso; la lei
era una malattia moe
per la medicina dell'||
ca, e comportava net
riamente la morteci
non per nulla nella tii
zione giudaica spes|Unp
lebbrosi vengono eqiitoo, t
rati ai morti o agli albana c
soltanto II sacerdote|retes
teva dichiarare l'awe&uilabl
guarigione, considefc[istia
miracolosa, e quin(li®einei
serire la vittima nel ti|j„,
’al
sto sociale.
La lettura che vede
trastic
SE dalla croce tu fossi sceso,
avremmo dovuto rassegnarci; il Padre ti aveva donato a noi,
ma c’è un limite a questo dono;
a un certo punto l’abbiamo
combinata davvero troppo grossa e lui ti riprende. Ma tu vi sei
rimasto: abbiamo dovuto accettare che il tuo dono è irrevocabile. Se dalla croce tu fossi sceso,
la morte sarebbe stata semplicemente scansata da un superuomo. Ma tu vi sei rimasto: hai
spuntato l’estrema arma della
distruzione; la morte e la paura
sono state condannate e superate per tutti noi che le abbiamo
ancora davanti. Se dalla croce tu
fossi sceso, dove possano condurre la fiducia in Dio e la fedeltà da un lato, e l’acquiescenza al male dall’altro sarebbe rimasto un mistero.
Ma tu vi sei rimasto: abbiamo
dovuto constatare di persona fino a che punto il peccato riduca
le creature, ma anche a quale
statura giunga l’uomo, quando
gli si affida senza riserve, fedele
a lui e ai suoi fratelli. Ecco dove
e come ci si rivela il cuore (le viscere) di Dio. Ed ecco come possiamo vivere il percorso del tempo di Passione: accogliamo da
lui una severità che è un dono di
amore, rifiuto di arrendersi alla
rovina della sua creazione, lasciamoci trasformare dalla luce
della sua Parola, nel fuoco del
suo Spirito; e accogliamo la sfida
dell’esempio di Gesù, quando
rischiamo qualcosa per la nostra
vocazione, quando dobbiamo
amministrare la giustizia fra uomini, quando siamo tentati di
scindere misericordia e severità,
quando dobbiamo assistere degli sciagurati...
(Prima di due meditazioni)
tt^Iìdò
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testimonianza testi 7™®
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testo di Osea, segno Mesi
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Per i problemi ‘•,®.jwìr
al sabato, alla
ne dalla lebbra e in^Scoj
all'ambiente gl'^
gnalo R. De Vaux, ^ .Mjig
zioni dell'Antico
mento, Marietb,
Monferrato,
nuovissimo J. A- 'jt.Israele in epoca «SI
Claudiana, Torino,
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PAG. 3 RIFORMA
CUMENE
L'intervento di Margot Kàssmann alla sessione del Comitato centrale del Cec
sstanii
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tendo,
^per una voce cristiana comune in Europa
.ii;ate; n.po avere duramente criticato il documento Vaticano Dominus Jesus, la vescova luterana
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nanier, ,
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( Nel corso della riunione del
^ 1“ ■ «itato centrale del ConsiS; ."Smenlco delle chieee
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intli Hplla rhiPs:
nei Va paim, vescova della Chiesa
elusivo angelica luterana di Hansù (non over, ha criticato la Dichia' dei PI Mone del Vaticano Domiapprese m Jesus e ha sottolineato
®^°le), Uè chiese protestanti, conperi «riamente a quanto afferma
’ documento, sono chiese
Li nieno senso del termine.
'^'^®ricoI® Pgjgjjjann ha contestato
putovrikUe le chiese tedesche siano
lell'ira^iese di seconda classe o
dia streEltanto «comunità ecclesiain tuXeome le descrive il docuha portLpnto Dominus Jesus.
n ogniiBuanto è scritto nel docublica, aèZitn «non rappresenta afDio coiiEjo la concezione luterana
I NuovoKiia chiesa», ha affermato la
S'^iifcmann la quale non pen''° i ffchele osservazioni fatte
dénnSla chiesa siano fondate
a r-i-y« Bibbia. «Non c’è alcun
■ rto l'uSbio che le nostre chiese
Jire cheSno chiese nel vero senso
a deilagSella parola. Il nostro minin è altropro, 6 il nostro ministero
>ne delitotscopale, è un ministero
isionato^etltico, secondo l’insegna
Margot Kassmann
mento di Gesù Cristo». Martin Lutero, ha aggiunto, ha
sottolineato che la chiesa della Riforma non era una nuova
istituzione ma era in continuità con la chiesa antica.
La vescova Kassmann, che
interveniva nel corso di un
dibattito sul futuro dell’ecumenismo in Europa, ha chiamato le chiese europee a
mettere da parte le divergenze dottrinali e a presentare
una voce cristiana comune
per l’Europa; «L’Europa non
deve essere costruita soltanto nello spirito dell’euro e
della burocrazia - ha affermato -. L’Europa ha bisogno
di un’anima. Dobbiamo imparare che battezziamo nell’ambito della chiesa una di
Gesù Cristo, che vi è riconoscimento reciproco del ministero e che possiamo invitarci gli uni gli altri alla celebrazione dell’eucaristia. Nello
stesso tempo, le chiese devono presentare al mondo esterno criteri etici chiari per
l’Europa. Per il mondo esterno, le nostre divergenze interne sono relativamente poco importanti. La Conferenza
delle chiese europee (Kek) e il
Cec non devono essere soltanto luoghi di incontro, ma
luoghi in cui la voce cristiana
in Europa può varcare i confini nazionali». Non sarà facile sviluppare una testimonianza comune delle chiese
in Europa, ha proseguito,
perché il clima ecumenico è
attualmente deludente.
Facendo notare che c’era
un’«altra tendenza antiecumenica» aU’interno di alcune
chiese ortodosse, la Kàssmann ha ricordato una dichiarazione adottata lo scorso anno dal Consiglio dei vescovi della Chiesa ortodossa
russa, che affermava che la
Chiesa ortodossa russa era la
chiesa autentica e non una
chiesa fra altre.
«In certi settori, anche se
non in tutti, della Chiesa ortodossa, l’ecumenismo è paragonato all’eresia. In particolare, la Chiesa ortodossa
russa pone una grande distanza tra se stessa e il movimento ecumenico, anche se
durante gli anni della guerra
fredda essa ha potuto utilizzare il movimento ecumenico
come piattaforma» ha detto
riferendosi al fatto che durante la guerra fredda le chiese
situate dietro la cortina di ferro hanno potuto stabilire
contatti con il mondo esterno
grazie alla loro adesione al
Cec, e ricevere dai governi comunisti il permesso di inviare
delegati alle riunioni dell’organizzazione. (eni)
ì, 40-42Ìr
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Un prete cattolico e altri manifestanti sono stati detenuti per sette giorni
'akistan: campagna contro la legge sulla blasfemia
nella 11 : ■ , .
ca spes Un prete cattolico pachiano eqii itanp, detenuto per una settiagli ai) nana dalla polizia per avere
cerdotemestato contro la legge
e l'aweiliia blasfemia, ha chiamato
;onsid«^Stiani a portare avanti inquindijLme ad altri una campagna
la nel Wgj jgj.g questa legge
. astica. «Soltanto collabo|,®g®J|indò potremo portare a
jg ^g5(i luonflnele nostre rivendicajjQlg I, Ioni», ha dichiarato padre
ta da n mold Heredia della arcidionancad ssidi Karachi, il quale è staambele oposto in detenzione preio in re tativa per sei giorni e ha tralarco, n corso un giorno in carcere
le sul il) irimadi essere rilasciato, il
j ^®6®nnaio scorso, dietro verDento di una cauzione di
0.000 mpie (490 dollari).
Ì Pakistan è uno stato isla|ico, e il suo codice penale
fetime la blasfemia contro
I I, Islam con pesanti sanzioni
l’neralm possono andare fino alla
j di 0* idM di morte. Da alcuni anatura i il,i cristiani e i membri di allenteiUe religioni minoritarie in
Dio. j|iesto paese di 130 milioni
to dopabitanti si lamentano spes
.. JF iJl LUI
^'9 ijF del fatto che i fondamento s IBlisti strumentalizzano la
imo a IT'S® sulla blasfemia per col
r\ di 1/611^1 I
pire le religioni minoritarie e
impedire ai loro membri di
praticare la loro religione.
Il 10 gennaio scorso padre
Arnold Heredia, che è stato
segretario esecutivo della
Commissione ecumenica
«giustizia e pace» di Karachi
per 28 anni, è stato arrestato
insieme ad altri 16 manifestanti a Karachi, capitale della provincia del Sind. Fra gli
arrestati c’erano altri due cristiani; Aslam Martin, anch’
egli membro della Commissione, e Riaz Nawab, della
Caritas Pakistan. Gli altri erano musulmani. La manifestazione si è svolta sotto l’egida
di «All Faiths Spiritual Movement» che riunisce tre gruppi
musulmani. Si tratta di una
organizzazione musulmana
liberale che fa campagna
contro l’uso abusivo delle
leggi contro la blasfemia nei
confronti delle minoranze.
Padre Heredia non è il primo prete cattolico a fare parlare di sé all’estero per le
proteste contro le leggi sulla
blasfemia. Nel 1998, il vescovo John Joseph, presidente
della Commissione naziona
le cattolica «giustizia e pace»
del Pakistan, si è sparato una
pallottola in testa davanti al
tribunale dove un altro cristiano era stato condannato
qualche giorno prima per
blasfemia contro l’Islam. La
morte del vescovo aveva provocato vive reazioni in tutto
il mondo circa la legge contro la blasfemia. Lo scorso
anno, un avvocato pakistano, M. L. Shahani, ha dichiarato alla Commissione Usa
sulla libertà religiosa nel
mondo, riunita a Washington; «La Costituzione della
Repubblica islamica del Pakistan privilegia la fede islamica in modo che, in pratica, i
non musulmani sono cittadini di serie B». Citando clausole della Costituzione e casi in
cui dei musulmani erano stati minacciati di pena di morte
per blasfemia contro l’Islam,
l’avvocato ha dichiarato che
la legge pachistana e la sua
applicazione vanno contro la
Dichiarazione universale dei
diritti umani.
Un responsabile musulmano, che ha visitato il posto di polizia in cui erano de
DAL MONDO CRISTIANO
1 PresiiJente àeWa Feiderazione luterana mondiale
Onorificenza della Repubblica federale
tedesca al vescovo Christian Krause
BERLINO — La più alta onorificenza civile della Repubblica
federale tedesca è stata conferita al vescovo Christian Krause,
presidente della Federazione luterana mondiale (Firn). Nel
corso di una cerimonia a Berlino il presidente tedesco, Johannes Rau, ha ricordato l’impegno di Krause nel movimento
ecumenico, sottolineando l’importanza della Dichiarazione
sulla giustificazione, firmata ad Augusta il 31 ottobre 1999
dalla Chiesa cattolica e da Krause per la Firn. (nev/lwi)
tenuti i 217 manifestanti e si
è permesso di chiedere al capo della polizia perché era
stato arrestato padre Heredia, è stato anch’egli arrestato; «Non abbiamo lanciato
neanche una pietra eppure
siamo stati incolpati per vari
capi di imputazione fra cui
quello di tentativo di delitto»,
ha dichiarato padre Heredia.
In compenso, ha aggiunto,
né lui né gli altri manifestanti
sono stati maltrattati durante
i sette giorni di detenzione.
Gli arresti hanno suscitato
forti reazioni da parte di organizzazioni cristiane e di
movimenti di difesa dei diritti della persona, in Pakistan e
all’estero. A Ginevra, durante
la detenzione, Georges Lemopoulos, segretario generale aggiunto del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), ha
scritto al generale Pervaiz
Musharaf, capo dell’esecutivo del Pakistan, chiedendogli
di abrogare la legge sulla blasfemia e di liberare le persone arrestate per avere partecipato a una manifestazione
nonviolenta di protesta contro questa legge. (eni)
Camerún e in Centrafrica
ecupef®
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I segretario della Cevaa
^sita due chiese africane
^15 al 22 gennaio scorso
.^retano generale della Ce^ pàstore Alain Rey, e il sen Gnilk4rf[®t8rio esecutivo per lo
Ila editri* ®Wbio di persone e la forszione, pastore Charles
pastore Charles
an LindeH'Jl^Sba, si sono recati in Caio Marca ,6riin e nel Centrafrica per
ik e chiese membro deliro rigaj Comunità di questi due
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Chiesa evan^ tleirUnione delle chiePSttlste, nonché vari altri
iblemi
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- 1977, e
I8tì è borsisti della Cevaa.
fruttuosa è stata an
c diala aii“
° Chiesa del
70lliao/° Bangui. In un
Torino, • e estremamente povero
in cui le strutture funzionano
con difficoltà, in cui da 30 mesi non vengono pagati i salari,
questa chiesa lotta con coraggio e inventiva. L’associazione
delle «Donne credenti», creata nel 1996, riunisce donne di
tutte le confessioni in un processo di dialogo e di azioni
comuni. I giovani della chiesa
sono stati dichiarati «Ambasciatori della pace» dall’Unesco. Infine, tramite il Dipartimento per lo sviluppo e l’ambiente della chiesa, sono stati
avviati due progetti; l’apertura di una zona isolata grazie
alla costruzione di un ponte e
il rimboschimento di una collina vicina a Bangui. Questi
progetti sono attivamente sostenuti dalla Cevaa.
(Cevaa,
servizio comunicazione)
Concentrarsi sul dialogo
e sulla ricostruzione
, si è svolta nelle Filippine nel gennaio scorso
Grande successo di una campagna
evangelistica promossa da laici
BUTUAN CITY — Più di 3.000 persone sono state battezzate a Butuan City, Mindanao, Filippine, lo scorso 27 gennaio dopo una campagna evangelistica di tre settimane condotta da membri laici della Chiesa awentista con il sostegno
di materiale videodigitale (Dvd). La serie è stata sponsorizzata dall’Asi (Adventist-layman’s Services and Industries).
«L’evangelizzazione non è un’esclusiva degli esperti - afferma Sharon Robberson, direttore aggiunto dell’Asi -. Noi crediamo che ogni cristiano sia chiamato ad andare e fare discepoli». La maggior parte di coloro che hanno predicato
non aveva mai portato avanti una serie di incontri evangelisticl. Si trattava di uomini e donne di affari; persone che si
sentono molto più a loro agio dietro a una scrivania che dietro a un pulpito. Più di 70 uomini d’affari e studenti dagli
Usa hanno partecipato alla serie di incontri in collabor^ione con i pastori e i membri delle chiese awentiste locali che
hanno fatto da traduttori e hanno provveduto alla sistemazione logistica. Gli incontri serali si sono realizzati in un totale di 336 siti della regione di Butuan City. Nei mesi successivi a questo evento si preventivano altri 4.000 battesimi di
persone che al momento stanno facendo studi biblici, (adn)
Bolivia
Riconoscimento ufficiale
per l'Esercito della Salvezza
LA PAZ — Riconoscimento ufficiale in Bolivia per l’Esercito
della Salvezza. Durante i festeggiamenti per l’ottantesimo anno di presenza nello stato latinoamericano, il sindaco della
capitale La Paz, Juan de Granado Cosio, ha consegnato al responsabile nazionale dell’Esercito della Salvezza, maggiore
Angel Huanca, l’Escudo de Armas; una onorificenza che viene
attribuita a chi si è distinto «al servizio della comunità», (nev)
Affiliare ¡ servizi sociali a enti ecclesiastici
Perplessità delle chiese Usa
sulla decisione del Presidente
WASHINGTON — La decisione del presidente Usa, George
W. Bush, di affidare prioritariamente alle organizzazioni ecclesiastiche la gestione dei servizi sociali ha suscitato perplessità non solo in chi vi ha visto il pericolo di un inquinamento dei rapporti chiesa-stato, ma anche da parte degli
stessi ambienti ecclesiastici che pur ne verrebbero forteniente avvantaggiati. Secondo il pastore luterano James Wind,
presidente dell’Alban Institute, un’organizzazione che monitorizza l’attività delle chiese Usa, «potrebbero sorgere problemi per quelle chiese che, esercitando il loro ministero
profetico, si trovassero in contrasto con la politica del governo pur essendo destinatarie di fondi governativi», (nev/eni)
Gli incontri sono iniziati nel 1993
Delegazione ecumenica in ex Jugoslavia
Una delegazione composta
da sei rappresentanti del
Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec) e della Conferenza delle chiese europee
(Kek) si è recata dal 15 ai 19
febbraio nell’ex Jugoslavia.
«Dopo anni di difficile comunicazione, vogliamo chiudere
questo capitolo e concentrarci sulla ripresa del dialogo e
sulla ricostruzione», ha detto
il segretario del Cec, pastore
Konrad Raiser, che ha partecipato alla delegazione ecumenica in visita a Belgrado e
Novi Sad. Anche il segretario
generale della Kek, pastore
Keith Clements, ha fatto parte della delegazione.
Fra gli obiettivi del viapio,
lo scambio di informazioni
sull’attuale situazione del
Consiglio ecumenico delle
chiese della Jugoslavia e in
generale sulla questione della
relazione fra chiese e stato
nel paese. Un altro aspetto su
cui si sono concentrate le attenzioni della delegazione, è
quello delle nuove possibili
aree di cooperazione fra le
chiese dell’ex Jugoslavia e il
Cec e la Kek. La delegazione
ecumenica ha incontrato il
patriarca Pavle e altri rappresentanti della Chiesa ortodossa serba; a Belgrado ha
inoltre incontrato insegnanti
e studenti della locale Facoltà
teologica e vari rappresentanti della società civile. A
Novi Sad, oltre a tenere incontri con alcuni leader della
chiesa protestante, la delegazione ha avuto un colloquio
con il vescovo Irenej, della
Chiesa ortodossa sèrba, (nev)
Prosegue il dialogo tra l'Arm
e le chiese ortodosse orientali
BEIRUT — Si è conclusa a fine gennaio in Libano la settima
sessione di dialogo tra l’Alleanza riformata mondiale (Arm) e
le chiese ortodosse orientali (le cosiddette chiese precalcedoniane; copti, armeni, ecc.). Gli incontri, iniziati nel 1993, sono
stati centrati sul tema del ruolo e della comprensione dei sacramenti. Un documento conclusivo (particolarmente significativo è l’accordo raggiunto in materia di cristologia) verrà
ora sottoposto alla valutazione delle chiese ortodosse orientali e al Comitato esecutivo dell’Arm. (nev/warc)
^ La prima chiesa fu eretta dieci secoli fa
Groenlandia: 1.000 anni di cristianesimo
THJODILUR — Concluse le celebrazioni per i mille anni di
presenza cristiana in Groenlandia. Secondo storici e archeologi la prima chiesa venne eretta proprio dipi secoli fa nel
fiordo di Thjodilur nella parte sudorientale di quella che è la
più grande isola del mondo (due milioni di chilometri quadrati, politicamente dipendente dalla Danimarca, con
58.000 abitanti in grande maggioranza luterani). (nev)
I Nel 2000 sono aumentati dell'1,3%
Sono 64 milioni i luterani nei mondo
GINEVRA — Sono aumentati dell’1,3% nel 2000 i membri
delle chiese che fanno parte della Federazione luterana
mondiale #lm), portando il totale dei membri di chiesa a 63
milioni 900.000. La nazione con più luterani è la Germania,
che conta, 13»9 miUOni di membri; la chiesa che ha registrato
il maggior aumento è in Etiopia (Mekane Yesus, 766.po
nuovi membri, 3 milioni 360.000 in totale). (nev/icp)
4
Ce
PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ 9 MAdi»
Un saggio di Renzo Bertalot da Gasparo Contarini (1483-1542) a oggi
Attualità della giustificazione per fede
Le tappe principali del faticoso viaggio che dalla prima metà del secolo XVI ha condotto, sul
finire del XX secolo, alla Dichiarazione comune sulla giustificazione tra cattolici e luterani
FEDERIUAMBROSiNI
Lì AUTORE dedica la prima
I parte del suo lavoro alla
figura di Gasparo Contarini.
Dapprima allievo a Padova
del filosofo Pietro Pomponazzi (1462-1525), poi orientato
verso il platonismo fiorentino, questo patrizio veneziano
era stato indelebilmente segnato da un’intensa esperienza interiore che nel 1511 lo
aveva condotto alla consapevolezza della giustificazione
per grazia mediante la fede.
Una vicenda spirituale privatissima, eppure in sintonia
con l’orientamento paolinoagostiniano comune a quel
tempo a molti tra i cattolici
più sensibili e attenti, particolarmente in area veneta:
Bertalot ricorda gli scritti sulla giustificazione per fede di
Pietro Speziali, nativo di Cittadella presso Padova, divenuto poi seguace dell’anabattismo e rientrato infine nel
grembo del cattolicesimo.
Contarini non aveva optato
per il rifiuto del mondo e il ritiro in un monastero. Riteneva infatti di riconoscere la
propria vera vocazione nella
«vita attiva». Si dedicò dunque, come la maggior parte
dei veneziani del suo ceto, alla carriera politica e diplomatica, ricoprendo in questa veste importanti e delicati incarichi ai servizio della Repubblica: in seguito, dopo la nomina a cardinale, fu legato
pontificio ai colloqui di Ratisbona nel 1541.
L’esito di questi colloqui fu
deludente per entrambe le
parti, cattolica e luterana,
che non ratificarono raccordo raggiunto sulla giustifica
Nel numero appena pubblicato, la rivista «Ateneo veneto»
propone un intervento del pastore Renzo Bertalot dal titolo Gasparo Contarini (1483-1542). Contesto e attualità della giustificazione per fede. Si tratta del testo di una conferenza tenuta
a Venezia il 23 ottobre 1999, nell'imminenza cioè della firma
della Dichiarazione comune sulla giustificazione per fede tra
cattolici e luterani. Il saggio di Bertalot ripercorre le tappe
principali del faticoso viaggio che dalla prima metà del secolo
XVI ha condotto sul finire del XX alla Dichiarazione stessa, nel
segno della ricerca di una possibile convergenza sul grande termi della giustificazione per fede.
zione. Esso non sarebbe stato comunque sufficiente per
appianare tutte le difficoltà
tra le due confessioni, dato
che a Ratisbona altri gravi
nodi teologici e pastorali erano rimasti irrisolti e che dalla
stessa convergenza sulla giustificazione non si erano sapute o volute trarre le debite
conseguenze in materia ecclesiologica.
Un limite, questo, che rispecchiava in fondo la posizione religiosa dello stesso
Contarini: l’esaltante scoperta della giustificazione per fede, che aveva investito l’animo di Lutero con una forza
così dirompente da condurlo
a prese di posizione radicali,
per il veneziano non ebbe
una carica altrettanto rivoluzionaria e rimase sempre circoscritta alla sfera tutta privata della spiritualità individuale. Profondamente persuaso
della nepessità di una riforma
della Chiesa, sostenitore dell’opportunità di venire incontro ai luterani con varie concessioni, dall’istituzione cattolica il Contarini finì per vedersi trattato con il sospetto e
la diffidenza riservati a un
«criptoprotestante»; ma di
fatto, precisa Bertalot, egli rimase sempre «conservatore
in dottrina», fautore di una
riforma «innanzitutto interiore, e solo successivamente
esteriore», convinto che «la
pienezza della potestas spetta
solo al successore di Pietro».
Il successivo irrigidirsi degli schieramenti confessionali impedì a lungo che potesse
crescere e consolidarsi quanto, pur fra mille reticenze e
ambiguità, era stato costruito
a Ratisbona sul tema della
giustificazione. Ma nel 1957
nuove prospettive sembrarono aprirsi con la tesi di dottorato discussa presso l’Università Gregoriana di Roma dal
cattolico Hans Kùng: la sua
interpretazione della giustificazione presentava sorprendenti e rilevanti convergenze
con le posizioni protestanti,
in particolare con la teologia
di Karl Barth.
Si parlò allora del «malinteso» verificatosi al Concilio di
Trento, di chiese non più «alternative» Luna all’altra: entusiasmi forse eccessivi, comunque troppo in anticipo
sui tempi e destinati a raffreddarsi ben presto dinanzi
aUe resistenze della realtà ecclesiale. A differenza, tuttavia, di quanto era accaduto
con Ratisbona, questo spiraglio non venne chiuso; nonostante il perdurare di riserve
e diffidenze, la strada del dia
logo era ormai ampiamente
riconosciuta come doverosa,
ineludibile risposta delle
chiese alla loro vocazione.
La giustificazione per fede
fu al centro dell’incontro cattolico-luterano di Malta del
1972; nel 1997 venne redatto
un documento nel quale entrambe le parti concordavano
nell’affermare «la totale dipendenza dell’uomo dalla
grazia salvatrice e non dalla
nostra libertà personale». Tale dichiarazione comune, integrata nel giugno 1999 da alcune precisazioni richieste da
Roma, costituì la base del documento finale firmato appunto il 3i ottobre di quell’anno. In un momento in cui
la parte cattolica e quella
evangelica appaiono consapevoli della necessità di riprendere il dialogo, cade
molto a proposito questa rievocazione delle tappe del
lungo e duro cammino percorso e in particolare la prima, rappresentata da Ratisbona; una rievocazione che
racchiude in sé Tinvito a non
ripetere Terrore del passato,
quello di contenere il consenso sulla giustificazione entro
l’ambito della mera dottrina,
o della devozione privata.
Perché da questa convergenza, sottolinea con chiarezza Bertalot, siamo ora
chiamati a trarre tutte «le
conseguenze sul piano teologico e pratico». Una sfida cudua ma affascinante; un richiamo all’urgenza di un
compito che esige la riscoperta, e l’esercizio lucido e
concreto, di due qualità difficili e rare eppure costitutive
dell’essere cristiano, la coerenza e il coraggio.
Un volunne colletttivo dedicato al protestantesimo nella Svizzera italiana
Il «miracolo nelle Alpi» che ha significato rinnovamento
FULVIO FERRARIO
E stata recentemente pubblicata dalla Claudiana
una raccolta di studi sul protestantesimo di lingua italiana in Svizzera*. Tra i saggi
contenuti nel volume spiccano interessanti contributi
sulla storia religiosa di Chiavenna, sull’esilio dei riformati della Valtellina dopo l’eccidio del 1620 e sull’attività tipografica nel 500 tra la Valtellina e la Valposchiavo. 11
volume raccoglie gli atti del
convegno sul protestantesimo di lingua italiana in Svizzera tenutosi nel 1997 a Bendo, in vai Bregaglia (Canton
Grigioni). Basandosi su ricerche esistenti e su nuovi risultati, questi saggi propongono
un primo approccio a una
realtà storica spesso dimenticata a causa delle sue ridotte
dimensioni, della sua frammentazione, della limitata
durata nel tempo di alcune
sue pagine, della repressione
con cui il cattolicesimo ha
contrastato i movimenti religiosi eterodossi.
Il volume si apre con un
contributo di Giorgio Spini
(«Figure e movimenti del protestantesimo di lingua italiana
nella Svizzera tra Cinquecento e Novecento») che sottolinea l’importanza della Confederazione elvetica e delTallora indipendente Stato delle
Tre Leghe (oggi Canton Grigioni) per i profughi religiosi
che lasciarono Tltàia nel Cinquecento e nel Seicento. Nel
contado di Chiavenna, in Vaitellina, nelle vallate di Poschiavo, Bregaglia ed Engadina come pure nei maggiori
centri della Svizzera erano
presenti e attivi, già nel Cinquecento, numerosi umanisti
che avevano trovato nello spirito della Riforma una risposta alla loro inquietudine spirituale o perlomeno una possibile strada da percorrere.
Spini si sofferma anche su alcune realtà minori, come le
comunità delle valli Poschiavo e Bregaglia, sopravvissute
attraverso i secoli fino a oggi.
A differenza dei valdesi del
Piemonte, che per lungo tempo si sono espressi in francese, le comunità riformate retiche sono sempre state comunità di lingua italiana.
Al contributo introduttivo
di Spini fanno seguito altri
saggi che illustrano aspetti
particolari della Riforma di
lingua italiana in Svizzera nel
Cinquecento e nel Seicento.
Ugo Rozzo torna a occuparsi
di un tema che gli è caro,
quello dell’attività editoriale
della Tipografia Landolfi di
Poschiavo. Questo vero e proprio «miracolo nelle Alpi», reso possibile dall’ampia libertà
d’azione concessa dallo statuto repubblicano delle Tre
protestantesimo
dì lingua italiana
nella Svizzera
rifìure «» movimenti tra
Cinquecento e Ottocento
(in ( ampi I (> la ÌOi re
i laudiaUi)
Leghe, ebbe un ruolo importante nella diffusione di testi
riformatori verso gli stati italiani. Ai servizi della tipografia di Landolfi fece capo, tra
gli altri, Giulio da Milano, pastore a Tirano e nella valle di
Poschiavo, a cui Rozzo dedica
alcune interessanti pagine.
La storica ticinese Brigitte
Schwarz ripercorre invece le
tappe principali della Riforma
in Ticino, dai suoi esordi fino
all’emigrazione forzata della
numerosa chiesa evangelica
di Locamo nel 1555. La Schwarz ricorda i motivi che portarono a Zurigo molte famiglie di notabili locarnesi segnando la fine del rinnovamento religioso nei Baliaggi
confederati. Lukas Vischer
(«Michelangelo Fiorio tra Italia, Inghilterra e vai Bregaglia»), Emanuele Fiume («La
Chiavenna di Mainardi, Zanchi e Lentolo») e Emidio Campi («Vincenzo Paravlcino
1595-1678 tra la Valtellina e la
Svizzera») analizzano l’operato di alcuni predicatori e teologi e, da prospettive diverse,
le differenze che intercorrono
tra la Riforma al Nord e quella
al Sud delle Alpi.
1 saggi raccolti non si limitano però al solo periodo della Riforma. In un secondo intervento, Giorgio Spini si sofferma sugli esuli italiani nel
Settecento, mentre Maria Cristina Pitassi, storica ginevrina, delinea il profilo della
chiesa italiana di Ginevra,
sorta in seguito all’emigrazione delle famiglie dei riformati
lucchesi (tra cui i Calandrini,
Burlamacchi e Diodati), nel
Seicento e nel Settecento. Albert de Lange offre un importante introduzione all’opera
del «Comitato italiano» di Basilea che promosse e sostenne
l’opera di evangelizzazione
nel Canton Ticino nella seconda metà dell’Ottocento.
De Lange mette in evidenza
Thumus risvegliato sul quale
si innesta l’azione del Comitato che, d’accordo con la Tavola valdese e il Comitato valdese per l’evangelizzazione, invia colportori e predicatori tra
gli operai dei cantieri ferroviari della linea del Gottardo e
del traforo. Figura centrale di
quell’opera fu in seguito il pastore valdese Paolo Calvino
che contribuì in modo determinante all’edificazione della
chiesa riformata nel Canton
Ticino. Nella scia del saggio di
de Lange, Paolo Tognina si
sofferma infine sulla comunità riformata di Locamo, nata negli anni 1880.
Gli studi raccolti nel volume sono di spessore diverso.
Accanto a saggi che raccolgono i risultati di ampie ricerche, come nel caso del
contributo sulla tipografia
Landolfi, si trovano lavori
che, come nel caso della presenza evangelica nel Canton
Ticino degli ultimi due secoli, costituiscono un primo
approccio ad ambiti pressoché sconosciuti.
(•) AAW: Il protestantesimo di
lingua italiana nella Svizzera. Figure e movimenti tra Cinquecento e Ottocento, a cura di E. Campi
e G. La Torre. Torino, Claudiana,
2000, pp. 185, £ 30.000.
ìe luglic
¡esta d
ate da
Tranlit! arie
ibiente
torri
Frontespizio dell’opera polemica di Lutero «Contro Hans ^
scritta negii anni dei Coiioqui di Ratisbona (incisione di L. CraniE|
LIBRI
Fascismo
12 oppositd
sono V
Si intitola con la frase dello scrivano Bartleby ideato
Melville (colui che agli ordini risponde appunto: preferirei
no) il libro che Giorgio Boatti dedica ai «dodici profesf
che si opposero a Mussolini» [Preferirei di no, Einaudi,
339, £ 30.000). Dodici docenti universitari
(su 1.250!), fra cui Ernesto Buonaiuti, nel
frattempo già umiliato dalla Chiesa cattolica, e il giurista e senatore liberale Francesco Ruifini, che non sottostarono al giuramento richiesto dal regime fascista. Gli
altri ebbero poco da eccepire e si adeguarono, loro persero il posto e la libertà. La
penna è quella di un giornalista, che pare
ora storico ora scrittore.
e
Trie:
iSd Isgibili
ranenti
abitata
invai
psecolc
RADIO
Culto rad
Ogni domenica mattina alle 7,30 sul primo ca
radio Rai, predicazione e notizie dal mondo eva
fico italiano e estero, appuntamenti e commenti di attualid
TELEVISIONE
Protesta ntesii
Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Fed
zione delle chiese evangeliche in Italia, traslti^
a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle ori
circa e alle ore 9,30 del lunedì successivo. Domenica 181
zo, ore 23,50 circa,andrà in onda: «Bibbia e martello»;
tat for Humanity: costruire case per i poveri negli Stati Unii
nel resto del mondo». La replica sarà trasmessa lunei|
marzo alle ore 24 e lunedì 26 marzo alle 9,30 circa.
PROTESTANTESIMO IN TV
La convivenza possibile
DAVIDE ROSSO
FIDE ed esperienze di
una convivenza possi
«s
bile» è il titolo del primo servizio della trasmissione di
Protestantesimo andata in
onda domenica 4 marzo su
Rai2 (replica sempre su Rai2
lunedì 12 marzo, ore 9,30).
Le sfide di cui si parla sono
quelle legate all’immigrazione ma soprattutto dell’incontro di culture, di fedi, di
uomini diversi che in qualche modo devono compiere
un cammino comune. La sfida, al singolare ma fondamentale, è la convivenza di
pluriculturalità, è la costruzione di una comunità nuova
partecipata da tutti. Troppo
spesso oggi straniero è ancora sinonimo di convivenza
nel pericolo, di insicurezza,
ma come il servizio ci mostra, e qui si arriva «all’esperienza», la convivenza è fatta
di integrazione sul lavoro,
nella città, o nella comunità
di fede che si incontra o che
si tende a costruire.
Nel servizio di Protestantesimo le parti che paiono
più significative sono proprio quelle legate alla testimonianza diretta delle persone che vivono la convivenza sulla propria pelle, ai
problemi legati all’incontro
di culture e ai tentativi, (
altro nei casi mostrati
servizio sempre riusciti,'
raggiungere una mediazioi|
che permetta il rispdl
dell’altro e non il piegarsi'
uno dei due soggetti
volti nel rapporto di inteilttioi
zione. Le realtà di esperiscili/
za mostrate sono diversetta d(
va dal lavoro in officii'SWipo
quello in serigrafia o anc®*&t)cii
a quello pastorale con reW Culp
vi problemi culturali e reiebre
giosi; quello che semWarmi
prevalere, o almeno dovrW, nell
be, è la volontà di andare ^11111111
tre i particolarismi supers*^aic
do la diffidenza. CertoMoDi
realtà italiana, così cornee c
leggiamo sui giornali 0
diamo alla tv, sembra (
più di lontananza che difbiOni
contro, di paure e di
ti, di chiusure in gruppi
che di pluralismo dialog«att
te, ma il messaggio che la
va, o dovrebbe arrivare,
le chiese è quello di tiri rd,
gnale forte verso la
venza, e l’esperienza di ®
te comunità è significa'J^^t
in questo senso. Occorre a t
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non solo di qualcuno e ^ca
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ospita, magari un po’ a
lincuore, qualcun altro.
5
9 MARZO 2001
PAG. 5 RIFORMA
"e, eli
La pubblicazione di una storica polacca sul periodo che va dal 111 al VI secolo
|a storia della chiesa nella tarda antichità
mndo £ l/ì//pszycka, la storia del cristianesimo in quei secoli non fu né lineare né trionfale
Lj fu una serie di lotte confuse, estremamente dolorose e a volte addirittura sanguinarie
«RCIO RONCHI
d di Ut]
ipertiira
dia disi
limali.
L,o che caratterizza un laivoro storico e lo distin>da una pubblicazione
ioagandistica è l’onestà
«lettuale coniugata con lo
Sto (e la tensione) di ricer% di analisi. Chiaro esemine è un’opera sui primi
coli del cristianesimo ora
¡ponibile anche in italia, L’autrice, docente di
¿antica all’Università di
savia, non intende offrire
jropri lettori una storia del
taesimo antico bensì la
jstruzione storica della
jtuzione chiesa» quale è
iuta configurandosi nel
¡do compreso tra il 111 e il
xolo. E anche se impiega
cessione corrente «storia
|a chiesa», è solo per rifluii «stranezze lessicali»;
idi, insiste regolarmente
Iparlare di chiese e non
allo svoliidi Chiesa: «Nella bimille„ storia del "popolo di
J”, molto breve è stato il
■liti jjj cui esisteva una sotóiiesa di Cristo».
i««iKi|@rca le varie questioni che
jnale; ̮no generata, tale storia,
MttoDOSta a dispute e non
i/mretK.cabile con freddo diè scritta sulla base di
tati non sufficientemente
mmerose o degne di fede:
là dove la ricostruzione sto,del passato si fonda non
attendibili informazioni
■ in afflili
in panini
provenienti dal passato stesso, ma su congetture di studiosi, è impossibile eliminare
i dubbi e creare un ampio
consenso». Messe perciò da
parte le pure ipotesi di chi indaga, vengono trattate con
ampiezza tutte le dispute,
«sia quelle dovute all’insufficienza delle fonti, sia quelle
che hanno radici in una concezione del mondo». Una posizione, questa, che non mette certo in un angolo la «passione», ma che neppure concede spazio alla difesa precostituita (apologetica) o all’anticlericalismo: «La comprensione e l’accettazione del
messaggio religioso cristiano
richiedono sempre una selezione dei suoi contenuti, una
separazione di ciò che è verità non intaccata dal trascorrere dei secoli, da ciò che bisogna considerare caduco,
legato alle età passate e tramontato insieme con esse».
Le vicende che sottendono
e attraversano il messaggio
evangelico nel corso del tempo «segnano» la storia del cristianesimo come una marcia
né lineare né trionfale. Ovvero come una storia al cui interno è del tutto impossibile
operare distinzioni nette tra
«buoni e fedeli» e «cattivi e
infedeli»: «Essa fu una serie
di lotte confuse, estremamente dolorose per i partecipanti, a volte addiritmra san
guinose. Noi siamo eredi di
tutte le partì che lottarono tra
di loro nelle controversie religiose della tarda antichità. I
grandi uomini di chiesa, che
diedero inizio a immensi
cambiamenti e indicarono la
via a intere generazioni, erano capaci di compiere sia il
bene sia il male».
Dette premesse, che percorrono ogni pagina come'un
filo rosso, portano a una analisi e a una ricostruzione di
quel circoscritto periodo storico che ne mette a nudo la
non dirimibile complessità:
dal ruolo dei pastori del popolo di Dio sino al culto dei
santi, passando attraverso gli
iniziali conflitti tra impero e
chiesa, le controversie dottrinali, il ruolo delle donne, i
miracoli. Si potranno così vedere, a esempio, i problemi
sollevati dalla pratica del
commercio di cariche ecclesiastiche (la cosiddetta «simonia», da Simon Mago, citato negli Atti degli Apostoli
8, 9-23). Probabilmente non
si trattava, nei primi secoli, di
un fenomeno diffuso. «Quando però la Chiesa, da istituzione perseguitata o (molto
più spesso) appena tollerata,
divenne un’istituzione potente, padrona dì decidere il
corso degli eventi in vari settori e comunità, il numero
dei grandi di questo mondo
disposti a dirigere le questioni ecclesiastiche aumentò di
colpo, e con esso aumentò
anche il pericolo di simonia».
Cercò così di porvi rimedio il
Concilio di Calcedonia (451).
E ancora prima, un dottore
della chiesa greca, Basilio di
Cesarea (330-379), in una sua
lettera accusa i propri aiutanti di prendere denaro per le
ordinazioni sacerdotali «mascherando tale procedura
sotto il nome "devozione”».
Un’altra questione è l’atteggiamento della chiesa nei
confronti delle donne. Così,
da un lato abbiamo l’apostolo Paolo (circa 10-68) e dall’altro il teologo africano Tertullianb (circa 155-220). Il
primo sostiene che «in Cristo
non c’è più né uomo né donna», il secondo che la donna
è «la porta del diavolo». Dunque, il discorso è niente affatto semplice. La stessa divisione dell’epistolario paolino
in lettere autentiche e non
autentiche sta a sottolineare
che «nella seconda metà del
I secolo molte cose cambiarono nelle comunità cristiane e tra i vari cambiamenti
alcuni riguardarono il posto
spettante alle donne nella
chiesa». In definitiva, «ciò
che fu creato dalle generazioni della tarda antichità,
segnate dall’inquietudine religiosa, fa parte delle fondamenta della nostra civiltà». Il
volume è arricchito da una
bibliografia ragionata, da tavole cronologiche e da un indice dei nomi (persone, personaggi biblici e mitologici).
(*) E. Wipszycka: Storia della
chiesa nella tarda antichità. Milano, Bruno Mondadori, 2000,
pp. 402, £ 50.000.
iniziativa congiunta a Siena in occasione del «Giorno della memoria»
rei e valdesi uniti nella celebrazione del ricordo
ediazior
rispetì___|UCEN10 STRini
liegarsi'
tti tol Siena il Giorno della meli (fissato con la leg
!sperittZll/2000 al 27 gennaio,
iversi'Pla della liberazione del
fficinTOo di Auschwitz), con il
0 anCTOclnio dell’assessorato al
an è stato ricordato
ili 6 y’^®i e valdesi, che vantasernWanni di fraterna comunio
1 dovi*i Della sala principale del
ndat^Une (Sala delle lupe) il 29
supetTOaio. Ospiti erano l’awoCerto^ Dario Tedeschi, consi
dell’Unione delle co
ebraiche e membro
^otbmissione mista
:he e stato italiano) e per
li sosiwognizione dei beni aprupp'filiti agli ebrei italiani e
diaioSy® loro illegalmente du
che je la seconda guerra
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di un^td,
® il past. Giorgio Bou
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ifiratl*'mtrnH...>i________: 1______:
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ricordata la figura del
erso i^^ore del Collegio valderiune * forre Pellice Mario Fal" ’i€d869-i944) che su La luutOw r
di agosto 1938) con un si
uno pativo articolo («Quello
)o’ a ^ Umanità deve a Israele»)
ricordò agli italiani che l’idea
cristiana di Dio affonda nei
patti d’amore del Signore con
la «sua pupilla» Israele (Deuteronomio 32, 10). L’articolo
suscitò, come è noto, le ire del
gerarca fascista Roberto Farinacci, amico di Crollalanza,
recentemente ricordato a Bari
con l’erezione di un solenne
monumento. I «fascistissimi»,
come li chiamava Mussolini,
non solo condivisero i provvedimenti antisemiti del biennio 1938-40, ma sottoscrissero il Manifesto fascista repubblicano di Verona (17 novembre 1943) che considerava
«l’ebreo nemico della patria».
Un pensiero commosso è
stato riservato ai pastori Lodovico Vergnano (1884-1964)
e Tullio Vinay, il cui nome è
nel Viale dei Giusti a Gerusalemme, per la loro azione a
favore degli ebrei durante il
loro ministero fiorentino.
Molte sono le immagini della
Shoà; tra tutte, due: il bambino appena nato (17 ottobre
1943) deportato dai nazisti
insieme alla madre il 18, direttamente da Roma ad Auschwitz e mai più tornato; e il
bambino veneziano portato a
Cannaregio, sede del ghetto
ebraico, dai repubblichini locali il 6 dicembre.
Nella sua relazione Dario
Tedeschi ha sottolineato le
responsabilità del re d’Italia,
Vittorio Emanuele III, che
firmò le leggi antisémite,
mentre i re di Danimarca oppose rifiuto a queste iniziative e analoga opposizione vi
fu in Bulgaria. Un richiamo
opportuno, in questo frangente storico, in cui si tende a
dimenticare le colpe di Vittorio Emanuele e di Umberto II
per motivi elettorali. A fronte
delle angherie fasciste Tedeschi ha ricordato la solidarietà sincera della gente umile, che molto fece per aiutare
gli ebrei prima e durante la
guerra. Prima di asportare la
Biblioteca della Comunità romana e del Collegio rabbinico, ufficiali nazisti che conoscevano bene l’aramaico e
l’ebraico esaminarono attentamente i volumi: purtroppo
la Biblioteca della comunità,
con le preziose cinquecentine, non è stata più ritrovata.
Giorgio Bouchard ha tracciato uno stimolante quadro
di teologia biblica della storia.
Pietro Martire Vermigii
La cerimonia si è svolta l'8 febbraio
Padova intitola una strada
a Pietro Martire Vermigli
Muovendo dal libro di Ester,
sul quale aveva efficacemente
predicato la domenica mattina, Bouchard ha messo in
rilievo l’amore del Signore; i
disegni del malvagio Aman
vengono annullati e così anche il potente Serse capisce
che non si mettono «le mani
addosso agli ebrei» (cap. 8).
Heinrich Himmler, incontrando i suoi a Poznan (6 ottobre 1943) aveva perpetrato
propositi simili ad Aman, ma
19 mesi dopo farà la stessa fine, umiliato e sconfitto definitivamente. La cultura ebraica ha formato la cultura europea, da Baruch Spinoza a
Svevo, Saba, Rosenzweig,
Cassirer, Kafka, Freud, tanto
per citarne alcuni, ed è, per
Bouchard, la cultura fondante di un’Europa libera e civile.
Tra il numeroso pubblico erano presenti i rappresentanti
dell’Istituto storico della Resistenza e della locale Assemblea dei Fratelli. È stata una
serata che ha visto in una
città prona ai desiderata della
diocesi locale antiecumenica,
una visibile testimonianza di
fede e cultura delle minoranze storiche ebraica e valdese.
lEONARDO DE CHIRICO
PIETRO Martire Vermigli
trascorse a Padova 9 anni della sua formazione giovanile (1517-1526). Durante
questo periodo di studi intensi iniziò, tra le altre cose, a
prendere contatto con quegli
aneliti di riforma dottrinale e
spirituale che iniziavano a
soffiare in Europa. La sua attività riformatrice a Napoli e
Lucca lo costrinse a prendere
la via dell’esilio nel 1542 per
sfuggire alla reazione romana
anche se contribuì a fare di
lui un personaggio chiave per
la Riforma europea.
Mentre l’Italia del Cinquecento sbarrò la strada a Vermigli, oggi una via a lui intitolata è stata inaugurata proprio nella città in cui si formò
intellettualmente. Alla presenza di più di 50 persone,
l’8 febbraio è stata ufficialmente aperta via Pietro Martire Vermigli, a testimonianza del fatto che la sua figura è
ancora ricordata e apprezzata nel nostro paese. L’evento,
già simbolicamente importante di per sé, è ulteriormente significativo per il fatto che nella nuova via sorgerà anche il nuovo Centro
studi dell’Istituto di Formazione evangelica e documentazione (Ifed) con annessa la
sede della locale chiesa dei
Fratelli. I lavori per la realizzazione del complesso edilizio sono in corso per quella
che diventerà un’area urbana a forte caratterizzazione
evangelica sotto il profilo ecclesiastico, culturale e ora
anche toponomastico.
La cerimonia è stata introdotta dal prof. Pietro Bolognesi, presidente di Ifed, che
ha richiamato l’importanza
di questo evento per la città
di Padova ma anche per la testimonianza evangelica in
Italia. Bolognesi ha affermato
che, di fronte alle ipotesi di
fuga, abiura o morte a cui
molti si trovarono di fronte
dal 1540 in poi. Vermigli scelse di fuggire per «non voler
predicare il falso, né ingannare il populo». Dopo l’esilio
che lo portò a Strasburgo,
Oxford e Zurigo, Vermigli rimette simbolicamente piede
in Italia: «Oggi - ha concluso
Bolognesi - gli è riconosciuta
quella dignità che fu a suo
tempo negata».
Prima di scoprire la targa
della nuova via, l’assessore
Pisani ha ricordato come la
decisione del Comune sia
stata messa all’ordine del
giorno dal successo del convegno di studi sul riformatore organizzato dall’Ifed e
dall’Università di Padova nel
1999 in occasione del V centenario dalla nascita. Pisani
ha inoltre rievocato la statura
europea del Vermigli umanista e riformatore e ha espresso il compiacimento della
città di Padova nel tributare
questo riconoscimento al suo
antico e prestigioso studente.
Chi scrive queste note ha infine tracciato un breve profilo di Vermigli ripercorrendone la vicenda biografica e
mettendo in risalto come Padova, intitolando una via a
Vermigli, diventi una città un
po’ più europea e cosmopolita, caratteristiche che sicuramente furono del riformatore
italiano. Inoltre, ha continuato incoraggiando gli evangelici, padovani ma non solo, a
sentirsi un po’ più a casa loro
per continuare a promuovere
la stessa causa evangelica
che fu fatta propria da Vermigli. In un paese come l’Italia, la testimonianza dell’
Evangelo passa anche attraverso la proliferazione di luoghi simbolici che indichino la
rilevanza culturale e pubblica della storia degli evangelici e la via Pietro Martire Vermigli va certamente in questa direzione.
Herbert Haas
Da Gesù al sacerdozio
a cura di Paolo Tognina
128 op„ f.to 14,5x21 cm.
L. 28.000, Euro 14,46, cod. 37
La crisi del sacerdozio cattolico romano è evidente
e durerà fino a quando la chiesa non si deciderà a
darsi una nuova costituzione che escluda la classe
dei sacerdoti perché un incarico affidato dalla chiesa (a uomini e donne, sposati o non sposati) è sufficiente per condurre una comunità e celebrare l'eucarestia. Una accurata analisi dello sviluppo della
classe sacerdotale nel cristianesimo e un'arrinsa per
una riforma della Chiesa cattolica romana.
m mmeditrìce
cÊauciÊana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
http://www.claudiana.it
6
r
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 9 MARZOS yEfjERI
Le linee principali della nuova legge quadro approvata l'8 novennbre del 2000.
La riforma dell'assistenza in Italia
Con i principi della sussidiarietà e della cooperazione, viene riconosciuto un ruolo maggiore
e propositivo alle organizzazioni non lucrative, alla cooperazione sociale e agli enti religiosi
GIANLUCA BARBANOTTI
DOPO molti decenni e un
susseguirsi di interventi
legislativi parziali finalmente
è stata promulgata una legge
quadro per la riforma dell’assistenza (Legge 8 novembre
2000, n. 328 Legge quadro per
la realizzazione del sistema
integrato di interventi e servizi
sociali). Secondo una tecnica
legislativa divenuta ormai comune, la legge delinea solo
una cornice di principi e di
procedure attuative, nel rispetto delle competenze delle
Regioni e degli enti locali. Ciò
rende particolarmente difficile l’interpretazione del testo a
causa del continuo rinvio a
fonti normative subordinate,
molte delle quali ancora non
attuate, e al riferimento all’attività consultiva, direttiva e
di programmazione demandati agli organi istituiti dalla
presente legge o a cui la legge
stessa attribuisce nuove funzioni. Ci limiteremo quindi a
segnalare alcuni ambiti particolarmente significativi.
Sussidiarietà
1 principi cui la legge fa riferimento sono, fra altri, la
sussidiarietà e la cooperazione. In questo contesto è richiamato il ruolo delle Organizzazioni non lucrative di
utilità sociale (Onlus), della
cooperazione sociale e, per
quanto ci riguarda in particolare, il ruolo degli enti riconosciuti delle confessioni religiose con le quali lo Stato ha
stipulato patti. Questi sono
chiamati non solo a collaborare e ad essere attivi nella
gestione e nell’offerta di servizi, ma anche a partecipare
alla progettazione e alla realizzazione concertata degli
interventi. Questo aspetto è
solo la formalizzazione dell’orientamento emerso nella
gestione delle politiche sociali in Italia negli ultimi anni,
che privilegia la partecipazione di organismi intermedi
(cooperative, associazioni di
volontariato, enti religiosi) alla programmazione e alla definizione degli interventi in
ambito sociale, riducendo il
ruolo dell’ente pubblico ad
arbitro e garante delle regole.
Se è pienamente condivisibile
l’opzione di cercare di coinvolgere forze, competenze,
capacità proprie del «privato
sociale» aprendo così spazi
per lo sviluppo di maggiori livelli di partecipazione, ci
dobbiamo interrogare sul
ruolo delle istituzioni e della
politica sempre più emarginate dalle scelte e dalle responsabilità concrete.
Responsabilità
Un merito indubbio della
legge, che ha comportato un
lungo travaglio in Parlamento, è il tentativo di mettere
ordine sul piano delle competenze e delle responsabilità fra i diversi livelli dell’amministrazione. 1 referenti del
«sociale» negli ultimi anni si
sono moltiplicati: dalle circoscrizioni, ai Comuni, alle Province, alle Regioni, allo Stato
e spesso anche all’Unione
europea: era necessario definire alcuni punti sui quali
poter costruire delle politiche
credibili. Si delineano così le
responsabilità dei Comuni
nella gestione della rete dei
servizi sociali, nell’erogazione dei servizi e nelle funzioni
di miior'zzazione e accreditamento e delle Province alle
quali sono attribuite funzioni
essenzialmente legate alle indagini e al monitoraggio delle ma|)|)e sociali e alla formazione e .iggiornamento del
personali' del settore.
Se i Comuni hanno il compito della gestione, alle Regioni sono affidati, oltre alle
responsabilità di regolamentazione e legislazione specifica, compiti di coordinamento
e di integrazione dei servizi.
L’integrazione fra il sociale e
il sanitario, dialettica nella
quale il nostro sistema si dibatte da decenni, deve essere
garantita a livello regionale
così come la convergenza con
le altre politiche socialmente
rilevanti quali il lavoro, l’ambiente, la scuola, gli assetti
territoriali e urbanistici.
Lo Stato si riserva il compito di sviluppare una piano
nazionale a cadenza triennale (il primo dovrebbe essere
varato entro dodici mesi
dall’approvazione della legge) che orienti le Regioni e gli
enti locali nelle scelte di gestione dei servizi sociali. Una
responsabilità essenziale che
lo Stato si assume è di garantire servizi sociali omogenei a
tutti i cittadini italiani, e, per
alcuni servizi, anche a tutti
gli stranieri che vivono nel
nostro territorio. Questo significa elaborare progetti e
percorsi che costringano tutte le amministrazioni, di tutte
le Regioni, al Nord come al
Sud, a fornire una rete minima di servizi sociali. La prospettiva è il superamento della realtà «a macchia di leopardo» che caratterizza il nostro paese ove accanto a territori che sviluppano una forte attenzione alle fasce deboli
ci sono Comuni (anche con
migliaia di abitanti) che sono
assolutamente privi di qualunque presidio sociale.
Il privato sociale
Accanto a questi aspetti di
sistema, che richiamano anche lo sviluppo di piani regionali e di piani di zona, che costituiscono il nucleo portante
della riforma, il testo legislativo richiama anche alcuni altri
importanti ambiti. Sulla falsariga di quanto successo nella
sanità anche nell'ambito sociale si propone la strada
dell’accreditamento che è dato dal Comune, seguendo le
indicazioni definite dalla Regione che a sua volta deve recepire i parametri minimi definiti dal ministero. Questa
strada coinvolgerà molte
strutture della diaconia evangelica che attualmente lavorano in convenzione con l’ente
pubblico. Non è ancora chiaro quanto l’accreditamento
sia connesso con i percorsi di
assicurazione della qualità, se
porterà al superamento delle
gare di appalto o se si tradurrà
semplicemente in una liberalizzazione del mercato.
La definizione delle
figure professionali
Il ministero per la Solidarietà sociale si prende l’impegno (arduo) di concordare
con il ministero della Sanità e
il ministero dell’Università e
della Ricerca scientifica i percorsi per la formazione e
l’identificazione delle figure
professionali proprie del settore sociale (educatori, animatori, assistenti domiciliari,
ecc.). Questo aspetto, particolarmente atteso dal mondo
degli operatori, dovrebbe portare a un allineamento con gli
altri paesi europei che hanno
W La scomparsa di Domenico Carpanini
La politica come vocazione
Domenico Carpanini con Domenico Maseiii nei tempio vaidese di
Torino in occasione dei 150 anni deiie Lettere Patenti (1998)
(foto Pietro Romeo)
MERA ECIDI
La politica come vocazione, come impegno civile
al servizio della «città», come
dimensione laica anche per
un credente, come scelta che
coinvolge tutto di te: cervello,
visceri e anche cuore. Come
non pensare alla nobiltà della
«politica come professione»,
per usare l’espressione di
Max Weber, di fronte alla
morte sul campo, alla straziante «morte in diretta» di
Domenico Carpanini, stroncato in un pubblico dibattito,
ancor prima dell’awio della
campagna elettorale? Lui, vicesindaco di Torino e candidato sindaco, aveva consacrato la vita da sempre alla
sua città di cui* come scherzosamente si diceva, «conosceva persino i tombini». Un
amore che diveniva «etica
della responsabilità», per una
politica di riforme, di integrazione e di tolleranza, in quella
Torino città-laboratorio della
convivenza civile che ancora
adesso continua la sua lotta
contro ogni violenza.
Domenico Carpanini era
un amico: lo abbiamo visto
con noi in tante occasioni
pubbliche, non ultima l’inaugurazione del restaurato
tempio battista di via Viterbo,
con partecipazione non formale di amministratore aperto al pluralismo. Per me era
un amico caro della giovinezza, di quelli che quando se ne
vanno strappano via una parte di te. Un uomo straordinariamente sensibile dietro
quella faccia da duro su cui
autoironizzava, non ultimo
nella scelta del manifesto
elettorale, lui in bretelle col
suo corpaccione e il baffone
spiovente da commissario di
film polizieschi. «Vai, Domenico, vai», continuava a ripetere quello slogan del manifesto il vecchio padre come
inebetito, di fronte alla salma
del figlio, quasi un viatico.
Non «andrà» più. Ma alla sua
morte, insieme al suo cuore
tutta la città si è fermata. Domenico Carpanini è stato sindaco per tutti, il giorno della
sua morte, come era il suo
impegno e il suo sogno.
legiferato e definito la materia
ormai da diversi decenni.
Il sostegno domiciliare
Un progetto nazionale, e un
relativo fondo, saranno dedicati al sostegno degli anziani
e delle famiglie per favorire la
loro permanenza al proprio
domicilio. Questo è il risultato
di un lavoro di sensibilizzazione importante svolto in
questi ultimi anni da diverse
associazioni, fra le quali certamente deve essere ricordata
la «Bottega del possibile» di
Torre Pellice. Un testo legislativo impegnativo che offre
concreti strumenti di intervento. Si attendono ora i decreti attuativi per comprendere quale sarà l’impatto operativo di queste scelte, se si
aprirà una fase di ricerca di
nuove soluzioni e modelli o
se, invece, diminuiranno le risorse complessivamente assegnate, confidando nelle presunte capacità della società
civiie di far fronte autonomamente, al di fuori dell’intervento pubblico, ai problemi di
emarginazione, disuguaglianza e difficoltà individuali.
■ Torino: convegno del Comitato per la laicità della scuola
È necessario rilanciare la laicità
parte
' sulle »
I co-so
j no. II
àone
imur
lEAN-lACQUES PEYRONEL
Tornare a parlare di laicità aH’indomani delle
«consultazioni» del segretario
di Stato vaticano Sodano era
proprio opportuno. È quanto
è avvenuto a Torino lunedì
26 febbraio, presso il Circolo
della stampa, in occasione
dell’annuale convegno di
studio organizzato dal Comitato torinese per la laicità
della scuola, al quale ha partecipato un pubblico attento
e motivato. Tema del convegno era: «Il Novecento in Italia: un secolo laico?». Come
ha detto nella sua introduzione il vicepresidente del Comitato, Cesare Pianciola, il
punto interrogativo era d’obbligo. Se fossimo stati dall’altra parte delle Alpi, esso sarebbe stato sicuramente superfluo. La situazione italiana infatti è caratterizzata non
tanto dal fatto di essere un
paese a maggioranza cattolica (lo sono altri paesi europei, come appunto la Francia
ma anche la Spagna, il Portogallo o l’Irlanda) quanto perché ospita sul proprio territorio un altro stato, quello del
Vaticano, che è anche sede
centrale della Chiesa cattolica romana, il che rappresenta un forte fattore di condi
zionamento.
Le tre relazioni della mattinata hanno ripercorso il lungo cammino storico che ha
portato alla particolare situazione nella quale si trova oggi l’Italia, all’indomani del
Grande Giubileo cattolico
che, sotto molti aspetti, ha
inferto ulteriori colpi alla laicità dello stato (basti pensare
al Gay Prid^ o al giubileo dei
politici). Paolo Bagnoli. dell’Università di Siena, si è soffermato su «la laicità dello
stato liberale e la sua crisi»,
partendo dalla «rivoluzione»
risorgimentale del 1848 che
approdò alla breccia di Porta
Pia del 1870, periodo durante
il quale si consumò la crisi
del cattolicesimo liberale e al
quale subentrò ranticlericalismo degli esponenti risorgimentali più radicali. Nel primo ’900, l’urgenza di risolvere la questione del «pericolo
rosso» rappresentato dall’affermazione di due nuove for
ze politiche, socialisti e comunisti, aprì le porte al fascismo. La crisi dello stato liberale portò quindi ai Patti Lateranensi e al Concordato del
1929 che sancirono il fallimento del processo risorgimentale come mancata realizzazione di uno stato moderno e quindi laico. Dopo la
caduta del fascismo, la nuova
Repubblica italiana, nata dalla Resistenza, non seppe cogliere l’occasione per riaffermare il nesso tra democrazia
e laicità. Attilio Tempestini,
dell’Università di Torino, ha
evidenziato come la disputa
tra laicismo e clericalismo alla Costituente del 1946 si risolse con la vittoria del clericalismo, impersonato allora
dalTon. Dosseti, seguace del
filosofo neotomista francese
Jacques Maritain, e portò
all’articolo 7 della nuova Costituzione, con l’appoggio
decisivo dei comunisti.
Parlando delle battaglie laiche nel secondo dopoguerra.
Marco Brunaschi, dell’Università di Bergamo, ha sottolineato come molte di queste
battaglie, in particolare quelle sul divorzio e sull’aborto,
siano state anche battaglie civili, con una forte carica offensiva nei confronti della gerarchia cattolica e della De di
allora. Da una decina d’anni
invece, di fronte alla forte offensiva neoclericale dell’attuale pontificato, il fronte laico è apparso sempre più timido e costretto a stare sulla
difensiva, per cui la tradizionale posizione anticoncordataria si trova oggi in difficoltà.
Nel pomeriggio, dedicato
all’attualità della laicità, Clotilde Pontecorvo, dell’Università La Sapienza di Roma,
si è soffermata sui valori e
metodi della laicità nel campo dell’educazione, ribadendo con forza il ruolo insostituibile della scuola pubblica
in un contesto socio-culturale ormai ampiamente segnato dalla multiculturalità. La
scuola pubblica e laica, proprio in quanto scuola di tutti,
è il luogo in cui vengono trasmesse non solo conoscenze
ma anche valori tesi alla formazione del futuro cittadino chiamato ad assumere le
proprie responsabilità in una
t matte
società multietnica, multicil tre ti]
turaie e multireligiosa. zione
Nel corso della Tavolanj citila
tonda finale su «Profili e pii marni
blemi attuali della laicità»,ji me p
giurista Carla Rodotà haiffi tratta
stito sull’importanza deimiai
Carta europea dei diritti fo venti
damentali che, pur esseni unta
un documento di compì sfrut
messo tra le varie «anima prpte
tradizioni culturali e spii zione
tuali europee, ha un impii sono
to decisamente laico cli,moti\
non a caso, non è piaciuto Idiper
Magistero cattolico. Las distir
ciologa Loredana ScioUal toFn
fatto notare come il procès logo
di secolarizzazione, che! sec»,
investito la maggior pai Perca
dei paesi europei, in Ital Rom
abbia subito una forte invi
sione di marcia a partirei
gli Anni 80 quando le reli^
ni hanno rifiutato, giusi
mente peraltro, di essere*
legate nell’ambito privato.
Rimane comunque foni ro, n
mentale il tema della libei legisl
di coscienza, pilastro dio] Pari
democrazia moderna. Ani fflati
il filosofo politico Erma» wiici
Vitale ha insistito sulla ne« cond
saria distinzione tra diti to, o
degli individui in quanto viole
ladini dello stato e diritti| ®eni
meglio privilegi, di comw fiale
etnico-linguistiche o conW aella
sionali. Infine, Adriano w
li, medico e studioso di bW o pe
tica, ha ribadito che rin|pert
spensabile approccio laif Ai
Ma
alla ricerca bioetica non s>{ ^ocn
i#l
ferisce soltanto alle religi"
ma a qualsiasi ideologia, ij pi
Al termine del convegni dalle
partecipanti hanno apptOj
to una mozione rivolta ala ^Zic
nistro alla Pubblica istruA de o
ne, invitandolo a rispetw “Cai
principio della facoltati^ dite
delle ore di religione catW" ® no
a non insdftden
e pertanto ¿1 uuu ”*
queste ultime nel montej die
* . , 1 ^ l’ni# Oliai
curriculare che, con
del nuovo ciclo di base, "
già notevolmente ridotto, dn
Se il ’900 italiano è staw|Rnir
secolo tutt’altro che laifd^^ o al
deve fare in modo che il d*
vo secolo lo sia un po'
tenendo conto che
battaglia laica non si g’^
più soltanto a livello naZ'dl^Rg
le bensì a quello europo® i
diventerà sempre di' di
l’orizzonte di una nuova
tadinanza.
per
7
^RZOw venerdì 9 •'''ARZO 2001
Vita Delle Chiese
Seminario promosso a Rocca di Papa dal Servizio rifugiati e migranti della Fcei
Il progetto «Ruth» contro la prostituzione
Molte donne sono vittime della trotta, una formo moderna di schiavitù, o di varie costrizioni
m motivi di povertà. Il programma di protezione sociale della legge sull'immigrazione
PAG. 7 RIFORMA
iMUtTAiyAUWA
N vetro incrinato rifrangè in mille colori un ragio il spie che lo ha attraverto In un racconto ascoltain uno sguardo incontra'in una debole stretta di
0 scopriamo che le vite
^te donne schiave, giusporche, indegne posilo far risplendere la luce di
io‘èon colori sorprendenti,
lesi proprio come quel
0 incrinato.
Ipj) questa immagine sugiva, proposta dal pastore
[ese Giuseppe Ficara, si è
eluso il seminario di foriipne sulle tematiche
iesse al fenomeno della
^tuzione e della tratta,
w è svolto dal 9 all’11
ibbraio presso il Centro
■plgelico battista a Rocca
Sppa (Roma). Il seminario
■^^Mato l’avvio del progetto
i», promosso dal Servi'dfugiati e migranti (Srm)
Ìa Federazione delle chiej^fvangeliche in Italia.
seminario, a cui hanno
fecipato circa 50 persone
rénienti da tutta Italia, ha
poposto nella sua prima
! parte un’ampia riflessione
' sulle questioni legali e politico-sociali legate al fenomeno. 11 mondo della prostituzione si presenta oggi come
un universo articolato. Schematicamente si distinguono
tre tipologie della prostituzione; quella volontaria in
cui la donna decide autonomamente quando, dove e colaicità», me prostituirsi; quella da
itàhain trattain cui non c’è autononza del mia nella gestione dei prodirittifo vende del luogo, in cui esiste
r essen un rapporto di schiavitù e di
compì sficuttamento da parte del
«animo protettore; infine la prostituili e spii tìoae semivolontaria in cui
n impia sono presenti costrizioni per
aico cl motivi di povertà e/o parziale
giaciuto 'dipendenza da altri. «Questa
co. Las istinzione generale - ha detSciollal to Francesco Crachedi, socioil proeffl iogo consulente per il «Parie, chel sec», associazione per la ripor pai cerca ed interventi sociali a
i, in Ital Sòma - può essere rappre□rteirw
I partecipanti in una seduta pienaria
, multii
isa.
favola
3 fili e pi
semata con l’immagine di tre
cerchi concentrici i cui confini sono difficilmente individuabili. Occuparsi oggi della
tratta implica un più ampio
lavoro su tutto il fenomeno
della prostituzione. In particolare il marciapiede è il luogo in cui c’è la maggiore mimetizzazione della tratta. È
difficile stabilire in quale dei
tre ambiti collocare le centinaia di donne che, nel buio
delle notte, abitano gli angoli
delle nostre città».
Le donne vittime della tratta possono accedere al programma di protezione sociale, previsto dall’art. 18 del Testo unico deU’immigrazione,
in tre modi. In primo luogo
telefonando al numero verde
nazionale che smista l’informazione ai progetti locali i
quali, a loro volta, attivano, se
questa è interessata, un percorso di sganciamento dal
circuito prostituzionale. In
secondo luogo, le donne possono entrare in rapporto diretto con i progetti tramite un
contatto avvenuto con l’Unità
di strada, con le associazioni
di volontariato, oppure attraverso clienti, amici e amiche.
Infine le vittime della tratta
possono entrare in contatto
con le forze dell’ordine che,
dopo aver constatato il loro
stato di pericolo, si adoperano per collocarle nei servizi
preposti. «I risultati dell’art.
18 - ha detto Maria Grazia
Giammarinaro, responsabile
dell’ufficio legislativo del Dipartimento per le pari opportunità - sono molto significativi. Nel solo periodo marzosettembre del 2000, le Unità
di strada hanno contattato
circa 13.500 donne, circa
7.700 unità si sono rivolte alle
strutture di segretariato sociale, di cui una parte consistente (pari a 2.872) ha accettato di seguire un percorso di
assistenza guidato».
La seconda parte del seminario è stata dedicata all’ascolto di testimonianze di
coloro che, quotidianamente, svolgono lavoro di accoglienza e reintegrazione delle
donne vittime della tratta.
Oria Gargano, responsabile
dell’associazione «Differenza
donne» di Roma, si è fatta
portavoce della storia di alcune donne accolte in questi ultimi anni nel centro antiviolenza. «Il compito più difficile
che abbiamo - ha detto Gargano - è quello di riaccendere
il cervello di- queste donne,
nella maggioranza dei casi
poco più che ragazzine, che è
stato spento a poco a poco da
chi l’ha venduta, sfruttata, o
che si è spento nel tentativo
estremo di difendersi nei
confronti di tanta violenza».
Vivian Wiwoloku, presidente
dell’associaizone «Il pellegrino della terra», ha richiamato
l’attenzione dei presenti sulla necessità di allargare la re
^artirei '
' "Allegami tra sfruttamento
essere f
privato. Maria Grazia Giammarina
ine fonil JO, responsabile dell’ufficio
e immigrazione
.Ila libel l^slativo-del ministero delle
tro di o| Pari opportunità, si è sofferna. Ani ®ata sull’art. 18 del Testo
Erma» unico suH’immigrazione. Sonila nea rondo tale articolo lo stranietra diri ro, o la straniera, vittima di
inantoii violenza o di grave sfruttae diritttf utento, può ricevere uno spei comuif ciale permesso di soggiorno
; o confe della durata di sei mesi e può
iano V# essere rinnovato per un anno,
so diW oper il periodo occorrente
;he l’w Petinotivi di giustizia,
iccio laif A differenza dei precedenti
a non sii decreti legge di tipo premiale,
le» rpliClw ^3rt. Ift fcnormr»rnr\ ne»r
18 (soggiorno per motivi
di protezione sociale) nasce
le relir
ilogia.
onvegn®( «aua necessità di perseguire
0 appr®! ^Utemporaneamente la probità ®done dei diritti delle perso:a istru^ ne ometto del traffico, e Tefispett^ ncacia dell’azione penale. I
coltati" due obiettivi vanno integrati
le catto^ 6 non intesi in maniera strun inseijinentale: la persona deve esmonta^*®ie aiutata e supportata in
:on imr^dj^to vittima non in quanto
base, S' '■dnaborante, solo così si può
■¡dotto, ^dnquistarne la fiducia e
) è statai HUindi il suo apporto convinhe laicn o allo svolgimento e al sucche ii n^ '*^0 delle indagini.
1 po’ 18 ha di innovativo il
le ornt?L®lto che i presupposti per la
)n si ? j I^dnnione del permesso di
lo naztn.'^orno sono diversi e posuropeo 1 dno sussistere indipendenre di L ^®Rte l’uno dall’altro: lo
nuova ^^ero si trova in pericolo
le dichiarazioni rese du
rante il procedimento, o si
trova in pericolo per il tentativo di sottrarsi al condizionamento del gruppo criminale.
Altra novità, che fa dell’att. 18
un unicum nel panorama europeo e internazionale, è che
il permesso di soggiorno per
motivi di protezione sociale
può essere occasione di regolarizzazione. Infatti se nel
frattempo lo straniero/a trova
lavoro, quel permesso può
essere convertito in un permesso di lavoro. Questo meccanismo nel complesso sta
funzionando. Considerati i
tempi relativamente brevi
dell’applicazione del Testo
unico, i risultati sono molto
soddisfacenti: sono stati concessi parecchie centinaia di
tali permessi, le vittime che
hanno contattato il numero
verde sono state alcune migliaia, molte hanno ricevuto
un aiuto concreto e parecchie
centinaia sono state inserite
nel programmi di assistenza e
di integrazione sociale.
Altro dato significativo da
rilevare è la ricaduta positiva
sui procedimenti penali. Le
prime informazione della Direzione nazionale antimafia
sembrano confermare che la
persona rassicurata sulla sua
condizione e sulle sue prospettive sia più motivata ad
aiutare le indagini investigative. Secondo la Giammarinaro Tati. 18 sta funzionando
^ Intervista alla pastora Vogel-Mfato
Reti di solidarietà
per rompere il silenzio
LUISA Nim
te di solidarietà in sostegno
delle vittime ai paesi d’origine, anche attraverso i contatti con le chiese presenti in
quei territori.
Su questa scia il pastore
Jens Sielmann, che da circa
un anno svolge attività presso il Centro donne antiviolenza (Cedav) a Messina, ha
detto che sono stati presi alcuni contatti con le chiese
metodiste presbiteriane in
Nigeria e con alcuni pastori
disposti a lavorare su queste
problematiche. Quale può
essere, nello specifico, il ruolo e l’impegno delle chiese
evangeliche italiane su tale
complessa questione, è stato
il cuore di tutto il seminario.
Il documento conclusivo rintraccia alcune aree prioritarie di intervento. Il primo
ambito, definito come «cura
pastorale», include fra l’altro
l’ascolto e l’accoglienza che
«dovranno essere praticate
valorizzando il messaggio
evangelico dell’amore, del
perdono e della grazia, evitando forme di moralismo o
di giudizio».
La seconda area è quella
della «sensibilizzazione». È
stato riconosciuto che nelle
stesse chiese evangeliche c’è
ancora una scarsa attenzione
non solo verso queste tematiche, ma più in generale verso
il tema della sessualità e della
consapevolezza di genere. Il
documento propone di «offrire occasioni di dibattito “protetto” (per esempio per solo
donne o per soli uomini)
coinvolgendo anche esperti
come psicologi e medici».
Inoltre si chiede alle chiese di
impegnarsi a rivedere criticamente quelle visioni teologiche che nel corso dei secoli
hanno di fatto giustificato o
coperto con il silenzio la violenza sulle donne. Un compito impegnativo, forse troppo
grande per le nostre piccole
forze. Eppure la vocazione alla giustizia, alla riconciliazione fra i generi, all’annuncio
della libertà per tante vite incrinate, spezzate, continua ad
essere rivolta proprio a noi.
Ha partecipato al seminario la pastora luterana
tedesca Eva-Sybille VogelMfato, segretaria della commissione «Chiese in solidarietà» della Conferenza delle
chiese europee (Kek) e responsabile del gruppo di lavoro sulla tratta delle donne
della stessa Kek. Le abbiamo
rivolto alcune domande.
- Il problema della violenza
sulle donne e della tratta costituisce una sfida importante
per le chiese. Quali passi possono essere fatti per contrastare il fenomeno?
«Acquisire consapevolezza
che facciamo parte di una
cultura che ha sottomesso le
donne è senz’altro il primo
passo da compiere. Come
chiese cristiane abbiamo una
grande responsabilità, sotto
diversi aspetti. Pensiamo ad
esempio alla nostra tradizione biblica: a causa di interpretazioni strumentali di alcuni testi biblici, le donne sono state viste troppo spesso
come oggetti ad uso degli uomini; ciò è accaduto purtroppo fin dall’origine del cristianesimo. Se consideriamo ad
esempio il testo della Genesi
che parla della creazione di
Èva dalla costola di Adamo,
vediamo che una lettura stmmentale e letteralista di questo testo biblico ha portato a
vedere la donna non come
partner, ma come persona
sottoposta all’uomo. Lo stes
Eva-Sybille Vogel-Mfato
nel complesso sistema di
procedimento penale perché
esso viene utilizzato non solo
da quell’area di massima
coercizione (schiavitù) ma
anche dalle altre aree della
prostituzione, ugualmente
caratterizzate da violenza e
degrado. «Una politica efficace nei confronti della tratta ha detto - dovrebbe accompagnarsi a una politica efficace nei confronti della prostituzione in generale. Purtroppo in Italia l’approccio al tema della prostituzione rimane ideologico e moralistico.
Sarebbe auspicabile piuttosto un approccio “laico”, per
tentare di ridurre le sofferenze che accompagnano sempre questa realtà dolorosa».
Le iniziative evangeliche
A un primo censimento fatto tra i partecipanti al seminario è risultato che nell’ambito
delle chiese evangeliche italiane esistono già 23 progetti
relativi al sostégno delle donne coinvolte nella prostituzione e nella tratta. Le iniziative
vanno dalla cura pastorale,
all’ascolto, alla sensibilizzazione sul fenomeno.
Da segnalare: l’associazione
«Il pellegrino della terra», che
dal ’95 svolge a Palermo un
lavoro di recupero e reiserimento di prostitute straniere.
L’associazione, laica e di impostazione ecumenica, è nata
dalla riflessione della comunità di nigeriani presenti nella
Chiesa valdese e metodista di
Palermo-La Noce. «La presen
Maria Grazia Giammarinaro (a destra) in un momento dei lavori
za in mezzo a noi di sorelle
africane che, dopo aver partecipato al canto e alla preghiera si recavano sulla strada a
“lavorare” - ha ricordato Vivian Wiwoloku, presidente
dell’associazione e pastore locale della comunità nigeriana
- ha richiamato prepotentemente la nostra attenzione e
mobilitazione sul fenomeno». In casi di particolare pericolo, l’associazione si è attivata anche nel trasferimento
delle ragazze in altre parti di
Italia, operazione che è stata
facilitata grazie alla collaborazione di diverse chiese
sparse sul territorio nazionale. Finora sono state recuperate circa 66 ragazze. Anche
la «All Christian Fellowship»
(Padova) e la «Four Square
Gospel Church» (Modena),
entrambe chiese etniche entrate negli ultimi anni a far
parte dell’Unione delle chiese battiste in Italia, sostengono le ragazze straniere a uscire dal giro della prostituzione
e si adoperano per la loro
reintegrazione nella società.
A Intra la Chiesa metodista,
di concerto con il Comune e
con la Commissione provinciale delle pari opportunità,
sta lavorando a un progetto
che prevede la sistemazione
di un alloggio di seconda accoglienza, che possa essere a
disposizione anche di donne
vittime della tratta. (m.d.)
so si può dire per alcuni passi
delle epistole di Paolo, usati
spesso in maniera fondamentalista. Dobbiamo insomm4 partire dalla consapevolezza che la cultura della
sottom)ssione delle donne è
parte diella nostra stessa storia e che la Bibbia rispecchia
la menjtalità maschile e patriarcale dei suoi autori. Tutto ciò l)a contribuito oggettivamente alla cultura della
violenze contro le donne».
-Eia ricerca teologica? Crede che possa costituire un elemento di liberazione per le
donne?'
«Partiamo dalla considerazione che in molta parte delle nostre chiese, anche le più
liberali, il problema della
prostituzione (e tanto più
quello della tratta) resta un
tabù, un argomento di cui
non è bei)e parlare. Penso
che come Cristiani dobbiamo
costruire una teologia della
vita, che donferisca dignità
alle person(e. Non basta guardare con occhio autocritico
alla teologia giudeo-cristiana: bisogna sviluppare una
teologia pósitiva della corporeità e delia sessualità, consapevoli che il corpo, dell’uomo e della donna, è il tempio
dello Spiritio Santo e la dimora del Cristo incarnato. Dunque è importante esplicitare
non solo piò contro cui lottiamo, ma anche ciò per cui
lavoriamo: le nostre visioni
per la ricoi)ciliazione fra i generi, i nostri sogni, la nostra
visione positiva e di speranza
per il futujro. Aggiungo che,
insieme aqa teologia, va approfondita! la riflessione sull’identità hi genere. Si tratta
di una sfida per le donne, ma
anche per gli uomini, che dovrebbero irtipegnarsi a riflettere sulla Sessualità e sulla
identità maschile».
- Quali iniziative ha intrapreso di recente la Conferenza
delle chiese europee per portare alla luce questo problema?
«Dopo uha consultazione
svoltasi a Driebergen, in Olanda, nel dicembre del ’99, è
stata costituita una Commissione sulla tratta, che si occupa di preparare documentazioni sul fenomeno e offrire
strumenti di riflessione per un
lavoro pastorale specifico in
questo ambito. Abbiamo tenuto il nostro primo incontro
a Ginevra nel mese di gennaio
e il prossimo si terrà qui in
Italia, a Palermo, a ottobre».
- Quale può essere a suo
parere il ruolo delle comunità
locali nella lotta contro questo fenomeno?
«Come cristiani dobbiamo
sentire la responsabilità di
operare anche a livello locale. Ciò qhe possiamo fare è
dare vocp alle violenze subite
dalle dqnne, fare in modo
che ciò jphe è nascosto, perché vissuto con paura e vergogna dhlle donne colpite,
venga alla luce; denunciare
la violenza per rompere la
cultura del silenzio che esiste
spesso anche nelle chiese
cristiané. Inoltre possiamo
ideare liturgie, culti, studi biblici, che parlino di questi temi, per creare una nuova e
diversa cultura. Un’altra iniziativa importante, là dove
sia possibile, è creare reti di
solidarietà, collaborando con
altri soggetti per fornire assistenza e case protette per le
vittime dfel traffico che intendano sfuggire ai propri aguzzini. Non possiamo dimenticare d’altronde che molte
donne colstrette alla prostituzione sopo cristiane come
noi: siamo parte della stessa
comunione ed è anche nostra personale responsabilità
aiutarle a sfuggire alla violenza che quotidianamente
subiscon(o e a ritrovare dignità e pienezza di vita».
8
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
venerdì 9
VENI
L'esperienza nel carcere di Secondigliano del pastore valdese Sergio Manna
La cura pastorale nelle carceri
Ogni giovedì una trentina di persone italiane e straniere, su 1.280 detenuti, si intrattengono
con il pastore per un dialogo, un aiuto, uno studio biblico. Le prospettive di questo servizio
HIANCO CALVETTI
Ancora una volta la via
amministrativa (Tar Lazio) ci ha dato ragione (vedi
l’annullamento dell’articolo
116 del regolamento sull’ordinamento penitenziario dpr
30.6.2000, n. 230). Ancora
una volta le chiese di minoranza (quelle rappresentate
dalla Tavola valdese, l’Ucebi,
l’Unione italiana delle chiese
cristiane awentiste del settimo giorno e le Assemblee di
Dio in Italia) hanno dovuto
adire alle vie legali per far rispettare le norme delle loro
Intese, che stabiliscono che i
ministri delle rispettive confessioni possono accedere
senza particolari autorizzazioni e anche di propria iniziativa agli istituti penitenziari (confronta nev su Riforma
del 19 gennaio). Non possiamo che rallegrarci della sentenza di annullamento perché, come scrive acutamente
Erika Tomassone nello stesso
numero, «il nostro corpo è
ciò che abbiamo da mettere a
disposizione di Dio e degli altri, la cura delle relazioni nostre con noi stessi, con il
mondo e con gli altri sono
fondamentali nella formazione del credente».
Poco più di un mese prima
della sentenza di annullamento avevo ascoltato in un
lungo colloquio avvenuto a
Casa Materna a Portici (Napoli) il pastore Sergio Manna
che parlava con entusiasmo
di quanto andava sperimentando da più di un anno nel
carcere di Secondigliano, immenso crogiuolo di corpi,
mente e cuore di circa 1.280
individui che scontano pene detentive assai pesanti.
Le notizie che ho raccolto
mi paiono di un certo interesse anche per chi non varcherà mai né da detenuto (si spera) né da visitatore (magari)
quell’uggioso portone. Come
si sviluppa l’iniziativa del pastore Sergio Manna?
Con una lista in mano di
quattro o cinque nomi ereditata da chi l’ha preceduto in
questo compito (la pastora
battista Gabriela Lio), il pastore si avvia all’interno del carcere e riesce a far sì che fin dal
primo giorno rincontro con i
carcerati non avvenga nella
glaciale «aula magistrati», dove i colloqui non possono che
essere brevi perché intanto
tutti gli altri detenuti attendono fuori il loro turno, bensì direttamente nelle rispettive sezioni del carcere. In questo
modo, in spazi più intimi e riservati, i detenuti possono
spendere più tempo con il pastore ed essere chiamati solo
quando è il loro turno.
È il giovedì il giorno dedicato a quelle visite, dalle 10 del
mattino e per tutto il giorno,
fino alle 19, a volte alle 20, anche perché intanto la lista si è
andata allungando. Il passaparola (un uomo di Dio, un
esterno, si mette a disposizione di chiunque voglia mettersi in dialogo) fa miracoli: sono circa una trentina le persone che ora lo aspettano.
Persone che richiedono con
insistenza la sua presenza.
Talvolta le richieste arrivano
anche dal reparto dei cosiddetti «41 bis», quelli che sono
sottoposti al carcere duro,
condannati per reati di mafia
o di camorra. Le difficoltà del
cappellano cattolico a visitare
tutti, il fatto che il pastore
Manna parli inglese (molti
detenuti stranieri sono anglofoni, in prevalenza nigeriani), certamente la sua capacità di dialogo e di comunicativa, spiegano la crescita del
nucleo originario dei visitati.
Il pastore Sergio Manna
Chiunque può godere dell’annuncio della Parola: anche il dialogo con i piantoni
(spesso africani) che assistono i boss mafiosi malati nel
centro diagnostico-terapeutico del carcere è interessante e si fa di volta in volta più
serrato e coinvolgente. Con
un gruppo di cinque fratelli
(quattro nigeriani e un keniota) si avvia un lavoro di
studio biblico; altri si accostano alla Parola grazie alla
distribuzione di letteratura
cristiana e di copie del Nuovo Testamento e Salmi offerte dai Gedeoni. Ma è la relazione fra uomini del nostro
tempo che la spunta su tutto
e funge da collante per parlare di Gesù: quasi tutti soffrono per la lontananza dalle loro famiglie: sia che siano in
Africa sia che per vicende
umane si trovino in disaccordo con i carcerati.
Piccole attenzioni si dimostrano importanti: i più indigenti mancano di indumenti
puliti, di cambio del vestiario
con il cambiare delle stagioni. In questo mondo variegato che è il carcere di Secondigliano il pastore Manna ha
trovato due evangelici, altri
10 sono stati e si sono poi allontanati per vicende di vita,
altri hanno conosciuto anche
solo di sfuggita chi un pentecostale, chi uno che nutriva
interesse per culti acattolici.
C’è anche chi si è convertito
in carcere. È certo che un’occasione unica è stato il concerto-spettacolo dato dal coro battista «Ipharadisi» con la
Storia di Gesù, un Gesù cantato che ha affascinato e ha
fatto parlare tutti, indistintamente. Il lavoro condotto
è apprezzato molto anche
dall’amministrazione penitenziaria che vede in quella
presenza e in quell’interesse
per la religione una possibilità di riferimento etico per
vite sbandate, gettate via,
bmciate.
C’è un gruppo di detenuti
che ha il privilegio di poter lavorare in carcere per guadagnarsi qualche soldo, ma che
11 giovedì rinuncia volentieri
al lavoro e al relativo guadagno, perché sa che quello è il
giorno nel quale il pastore
verrà a trovarli. Quanta umanità il pastore Manna tocca
con mano: mi parla di un ragazzo molto sensibile che gli
chiede: perché la notte mi
sveglio e piango? È il poeta del
gmppo che più tardi gli consegnerà alcune delle sue poesie. Si assiste ad atti di autolesionismo, di sconforto, non si
contano le crisi depressive, le
vene tagliate, i volti emaciati.
E qui il pastore Manna non
M La scomparsa a Catania
Ci ha lasciati la sorella
Clara Mingardi Panasela
ITALO PONS
RIESI, Vittoria, in una famiÍ
glia pastorale, Rorà durante gli anni della guerra. Pachino e Siracusa, la crescita di
Gino, Arturo, Marcello e Myra, infine Catania. Tappe di
un tragitto, per la maggior
parte siciliano, in cui il mondo evangelico ha significato
soprattutto appartenenza,
impegno e testimonianza. Sono stati questi i 78 anni vissuti
da Clara Mingardi Panascia
che ci ha lasciati in una data
carica di significato per l’insieme del suo popolo: il 17
febbraio. Ci siamo congedati
da Clara, riascoltando le promesse fondate sui passi biblici che con anticipo aveva scelto parlando con naturalezza,
un giorno, del proprio distacco; cantando gli inni che tante
volte aveva accompagnato
all’organo, neH’ultima comunità che aveva amato e per la
quale in certi momenti aveva
anche sofferto, sorreggendola
nella preghiera.
In lei, come in tante e tanti
della sua generazione, si percepiva l’appartenenza a un’
epoca, «cogliendo nell’eco
lontana le cose che nel mio
secolo accadono», come ha
scritto Pasternak, nel Dottor
Zivago, un’epoca che rimandava a sua volta a un’altra.
Figlia infatti di chi si era dovuto trovare ad affrontare
scelte impegnative, come nel
caso del padre, e di quel valdismo riesino, da parte di
madre, che tanto ha dato alle
nostre chiese un po’ dappertutto era del tutto naturale
che il suo compagno di vita
appartenesse a una «tribù» di
cui il pastore Pietro Valdo Panascia vi ha scritto di recente.
Un mondo, nell’insieme, infinitamente più grande, che
intercorre tra le province della Sicilia centro-orientale dove giovanissima aveva guidato con verve il canto, la scuola domenicale e aveva animato le Unioni giovanili.
Paradossalmente, un porto
franco l’aveva raggiunto in
una comunità di montagna,
Rorà, dove si era rifugiata
mentre il marito Ettore combatteva neU’Armir; poi ci fu la
Resistenza in Piemonte. Di
quel periodo conservava infiniti aneddoti, e non poche
paure, in un paese geograficamente diviso e idealmente lacerato: in tutto l’aveva sorretta una buona dose di ironia e
laboriosità di cui la provvidenza non era stata scarsa.
E infine anche lei si misurò
con «l’era» in cui le scelte
soggettive e, i percorsi individuali, non erano quelli nei
quali si era formata: magari
senza condividerli li aveva
tuttavia capiti. Con le sue
certezze e i suoi dubbi, non
aveva perso di vista quelle tre
parole sulle quali, la prima
volta che ci eravamo incontrati, mi aveva indicato prevedendo, come un intervallo,
l’imminenza della prova e
della sofferenza. Tre parole
che ho ripetuto dallo stesso
pulpito sul quale era salita
tante volte per annunciare
quelle medesime promesse:
la fede, quello che Dio in Cristo ha fatto per noi; la speranza, ciò che continua a fare; infine l’amore per Dio e
per coloro che ci sono accanto (I Corinzi, 13,13).
riesce a trattenere un moto di
commozione: dice che spesso
ravvisa in quei visi, in quei
corpi, quello del Cristo sofferente. E il fatto che un carcerato si senta dire: «Io ci tengo
a te» crea un moto di simpatia
(soffrire insieme) che è il segno che l’amore per i fratelli
va coltivato perché è un principio, anzi il principio, di chi
si professa cristiano per cui
l’esistenziale «nessuno mi
ama» del carcerato subisce un
contraccolpo evidente quando si parla dell’agape di Cristo. Parole di riconoscenza ha
il pastore Manna per un missionario battista irlandese,
Gerard O’ Flaberty, che lo ha
sostituito in estate e che poi
ha deciso di continuare questo servizio insieme a lui.
Progetti per il futuro? Arrivare a tenere dei culti nella
cappella del carcere. Si sta
esplorando con il cappellano
cattolico la possibilità di celebrare insieme un primo
culto ecumenico. È anche in
programma un corso di formazione di pastorale carceraria con gli altri colleghi e
colleghe coinvolti nel settore
per avere più persone da impegnare in un lavoro di testimonianza e di servizio che
possa essere davvero interdenominazionale. E poi, che
si possa pensare anche ai
giorni che verranno fuori dal
carcere, quando nessuno ti
accoglie e il mondo dell’ombra sudicia e tmculenta sembra ghermire nuovamente
quell’uomo che faticosamente aveva intravisto un po’ di
luce. Anche a Secondigliano
passa e si ferma Cristo.
I Festeggiati lo scorso 25 febbraio
I cento anni della chiesa
valdese di Aosta
LILIA DURAND
Domenica 25 febbraio
sono stati festeggiati a
Aosta i 100 anni della costruzione della chiesa. Nell’agosto 1900 l’apertura della chiesa di via Croix de ville «lungamente vagheggiato e realizzato con l’aiuto di doni speciali» permise alla Chiesa
evangelica valdese, già presente e attiva da mezzo secolo in Valle d’Aosta, di essere
ancora di più chiesa visibile.
Per festeggiare il centenario
in sostituzione del 26 agosto,
data esatta ma in coincidenza con il Sinodo, era stata
scelta una domenica di novembre: a causa dell’alluvione, in quanto sarebbe stato
inopportuno far festa in quella circostanza, l’iniziativa era
stata rinviata a febbraio.
Il culto di riconoscenza, come già nel 1900, ha avuto come testo della predicazione,
tenuta ora dal pastore Ruggero Marchetti, Matteo 16, 1323 a partire dal quale è stato
sottolineato come «le pietre
siano serve della Parola». La
scuola domenicale ha partecipato con numerosi canti. La
sala era gremita: fra i presenti
il pastore Ennio Del Priore e
mogli di pastori che hanno
prestato il loro servizio alla
chiesa di Aosta, rappresentanti delle comunità del circuito, di Ginevra, e tanti amici
anche delle altre comunità di
credenti della città. È stata
molto gradita la presenza della futura pastora Elisabetta
Ribet che guiderà la comunità
dal prossimo autunno. La
presidente del Consiglio di
chiesa, nel ringraziare tutti,
ha citato i messaggi di chi,
non potendo di persona, è
Battisti a Monteruscello
Musica e una serata
per l'evangelizzazione
MARIA LORUSSO
Durante ì1 periodo natalizio la comunità battista
di Pozzuoli-Monteruscello ha
organizzato due significative
iniziative. Venerdì 8 dicembre
il gruppo musicale «Berit»,
composto da alcuni giovani
della comunità e di simpatizzanti e guidato da Paolo Striano, membro della chiesa e
promotore del gruppo, ha
presentato un programma di
canti e riflessioni intitolato
«Venite e parliamone assieme». I testi, scritti e musicati
dai ragazzi stessi, hanno espresso importanti temi di
denuncia sociale. Per citare
alcuni dei canti del programma «Avorio nero», «Musica
d’angeli», «Figli di nessuno»
sono stati un monito contro
la guerra, l’ingiustizia e la violenza sui minori.
Sono stati eseguiti anche
canti di speranza, come quello intitolato «Tanto tempo fa»,
che hanno espresso un forte
richiamo alla vita e alla pace
con la venuta di Gesù nel
mondo, per sconfiggere il
«potere nero» che tiene soggiogati gli uomini con lo sfruttamento fisico e psicologico.
L’iniziativa ha coinvolto non
^ùltO
abbonamenti 1999
interno
estero
sostenitore
L. 10.000
L. 20.000
L. 20.000
solo i giovani di alcune chiese
campane ma anche diversi
giovani del quartiere che sentono in maggior misura le
problematiche legate al disagio e all’emarginazione giovanile. La serata musicale proposta ha voluto infatti essere
anche un momento di aggregazione e di riflessione per i
giovani di questa periferia che
come tante altre è spesso abbandonata a se stessa.
La seconda iniziativa, svoltasi il 23 dicembre nella comunità battista di Monteruscello con la partecipazione
delle chiese battiste di Torre
Annunziata e Pozzuoli, è stata una conferenza, all’interno di una serata di evangelizzazione, sul tema «La nascita
di Gesù nell’Evangelo di
Matteo», animata dal pastore
Emanuele Casalino. Nella
prima parte il pastore Casalino ha illustrato ampiamente
il capitolo 1 e 2 di Matteo. In
particolare la genealogia posta all’inizio del Vangelo evidenza la posizione di Gesù
nella tradizione giudaica. In
Gesù «figlio di Abramo e di
Davide» si sono adempiute
tutte le promesse dell’Antico
Testamento. Il neonato Messia riceve il nome di «Emmanuele» che significa «Dio con
noi». Così Gesù diventa il
momento culminante della
storia della salvezza voluta
da Dio per l’umanità. In seguito la riflessione si è concentrata sul tema della fuga
in Egitto e il ritorno in Palestina. Proprio come l’Eterno
chiamò Israele fuori dall’
Egitto nella terra d’Israele,
così chiama Gesù al fine di
creare un nuovo popolo.
stato comunque con noi n
gioia e nella riconoscenza.
Dopo un gradevole
consumato insieme ci
s'änii
'SS
Pei
0
ritrovati nella Biblioteca con.
pfensoriale di Chàtillon
un interessante pomerigoij
musicale, animato dalla con
le|evangelica di Torino dirett,
dà Flàvio Gatti e con la couj.
bórazione del pastore Glo
Tqurn. Nel presentare lapn
ma parte comprendente cajj
religiosi, Giorgio Tournhi
sottolineato la specifica
ratteristica protestante
cantò dei credenti come pte.
ghiera, modalità presente sia
nèl tempo sia nelle varie denominazioni evangeliche,
Nella seconda parte sono stai
ti eseguiti canti tradizionali
valdesi raggruppati da Toun
secondo alcune caratteristi
che (patriottici, complaintis,
ecc.) che sono state spunto
per tracciare un quadro stori-i
co ricco di informazioni, Ali
pubblico numeroso, anche 4 (
abitanti locali, è stato offerto (
al termine del concerto uri
gradevole rinfresco durante il
quale ci siamo gioiosamente'
scambiati il più vivo apprez-l
zamento per questa riuscitis-i
sima giornata per la qualel
siamo grati al Signore. |
f Mortola
Un buon
inizio d'anno
VIRGINIA MARIANI
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SUBITO dopo le festivitìi
natalizie, domenicali
gennaio, la comunità battista
di Mottola ha accolto e presentato al Signore tre piccole
creature: Davide Ciccone,
Ilaria Romanelli e Giusy Quero. Durante il momento nel
quale i piccoli sono stati portati dalle diacene tra i fratell
e le sorelle, la comunità
intonato le parole del nuovo
canto «A te presentiamoli
proposto da «Musica nella Bturgia», foglio deH’animazione musicale liturgica in Italia,
curato da Carlo Leila.
A questo momento di testimonianza ne è seguito subito
un altro: la celebrazione deDa
Settimana di preghiera pc|
l’unità dei cristiani nei gionj
18 e 25. Ai consueti momenti
dedicati alla predicazione
della Parola e alla preghiera,
quest’anno è stato aggiunto
un momento di testimonianze e confessione di fede, so;
prattutto da parte di giovanil
ragazze, che hanno seguitole
suggestive animazioni iniziai
ispirate al tema «Io sonol*
via, io sono la verità e le vita»
(Giov. 14: 1-6) suggerite dal
fratello cattolico Domenici!
Affortunato.
Un’altra piacevole novitài
stata data dall’incontro inteimedio di domenica 21 seta,
animato da chi scrive, nd
quale dopo un breve commento sul versetto del giomj
«Nella casa del Padre mio c
molto posto» (Giov. 14, 2)'
seguita una serie di edifica!!®
e sentiti interventi sul tem*
dell’incontro e della ricorre!'
liazione. Ospite particolare*
giovane frate cappuccino E®
tore, originario di Martinn
Franca col quale, dopo alci|'
ni anni di lontananza (ora m
siede nel convento di Sam
Antonio a Manduria), sU''
prenderanno gli incontri e ^
scambi iniziati nel 1994!®
occasione di «MediterrarreCi
luogo di riconciliazione». A!*
che quest’anno è stata effe»
tuata una cospicua colleb
devoluta per il progetto «B!b
bie e carceri» della Socie®
Biblica in Italia.
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Vita Delle Chiese •
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In occasione del XVII Febbraio, dibattito a Foggia organizzato dalla chiesa valdese
laicità dello stato e libertà di coscienza
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Perché una chiesa deve promuovere lo laicità dello stato? Per limitare le ingerenze improprie
pella vita dei cittadini e garantire meglio la pluralità delle espressioni religiose e non religiose
AGENDA
SORIANA MANZI
ino
II
IN occasione della ricorrenza del XVII Febbraio, nella
«Sala rosa» del Palazzetto
dell’arte di Foggia, si è tenuta
una conferenza dibattito organizzata dalla Chiesa valdeje sul tema «Laicità dello stato e libertà di coscienza» nella quale sono intervenuti Patrizia Pascalis, pastora delle
comunità valdesi di Foggia e
d’Orsara di Puglia, e il prof.
Giuseppe Normanno, docente di storia e filosofia; moderatore il giornalista Michele
Loffredo. Dopo una breve introduzione di Michele Loffredo che, ricordando la ricorrenza del XVll Febbraio, ha
chiarito che le Lettere Patenti
dichiaravano che nulla veniva innovato per quanto concerneva il culto evangelico e
si riaffermava poi, nello Statuto, il concetto di una religione di stato che non poteva
Bon essere la cattolica-romaoa, si è avuto l’intervento di
Patrizia Pascalis.
La pastora, dopo essersi
chiesta se si potesse considerare la libertà di coscienza
come criterio o prerogativa
di uno stato laico, ha presentato la situazione dello stato
italiano in cui l’ingerenza
della Chiesa cattolica è ancora molto forte soprattutto
nella scuola; si rapportava
così la realtà italiana ad altre
europee come quella danese
in cui il protestantesimo è religione di stato. E alla domanda sul perché una chiesa
dovesse promuovere la laicità dello stato, Pascalis rispondeva che per i valdesi il
tentativo di promuovere la
laicità è un «dovere» da portare ancora a termine poiché
discendono dalla persona di
Valdo, promotore così come
Francesco D’Assisi di un movimento laico che aveva come scopo quello di limitare
l’ingerenza ecclesiastica nella
singola'e personale fede: poiché Valdo l’aveva portato
avanti anche dopo il divieto
di predicazione del vescovo.
Concludeva il suo intervento
con l’afférmazione che uno
stato laico dovrebbe garantire una pluralità di religioni.
In risposta alla Pascalis è
intervenuto il professor Giuseppe Normanno, asserendo
che la cultura è confronto e
insieme dialogo. Il dialogo va
intrapreso sugli aspetti che
uniscono le diverse religioni,
per non rischiare di dare vita
a nuovi fondamentalismi e
nuovi dogmi. Tra le citazioni
di filosofi e storici illustri vi è
stato anche qualche pensiero
personale come la convinzione che laicità e democrazia assumano lo stesso significato nella condizione politica odierna, in opposizione
a quella passata in cui lo stato era «agnostico». Era ovvio
che il professore esponesse
un punto di vista cattolico
ma, come ha tenuto poi a
sottolineare la pastora Patrizia Pascalis, bisognava nettamente distinguere tra «cristiemo» e «cattolico», termini
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Società
Chiesa valdese di Rimini: XVll Febbraio
Bisogna superare i conflitti
per vincere la violenza
FIAVIOVENTURELLI
SE le Lettere Patenti promulgate da re Carlo Alberto nel 1848 davano la possibilità ai valdesi di uscire dal
loro secolare e forzato isolamento, oggi esse costituiscono per le comunità uno stimolo ad aprirsi all’incontro
con il pluralismo religioso e
con la società civile. Per le
comunità più piccole si tratta
di una vera e propria sfida. In
questo senso la Chiesa evangelica valdese di Rimini ha
celebrato la ricorrenza di
quest’anno del XVll Febbraio
in due modi.
La «Settimana della Libertà» si è aperta infatti con
nn culto commemorativo
nella sede della comunità.
*Dio, il Signore, mi ha donato le parole adatte per soste•tere i deboli» e per non soccombere al sopruso: con
queste parole di Isaia il pastore Odoardo Lupi ha spronato l’assemblea domenicale
® rinnovare il coraggio della
testimonianza quotidiana e
tastante, dando un significato ancora più forte alle note
del tradizionale «Giuro di Sibaud» che hanno coronato il
Pttao appuntamento.
L il coraggio di superare
tttoghi comuni non è certo
mancato ai tre relatori della
tavola rotonda di sabato 24
febbraio sul tema «Superare i
conflitti, vincere la violenza»,
che si è tenuta nei locali del
museo. Doveroso è stato infatti il richiamo di Paolo Naso,
direttore di Confronti, a non
pensare ai conflitti religiosi
nei soli termini di «cristianesimo contro Islam», ma allargando il discorso agli scontri
che nascono nel mondo anche tra altre confessioni o al
loro stesso interno, scaturiti
tutti dal voler imporre la propria visione della verità. Piena
di impegno civile è stata invece la riflessione della dott.ssa
Marini, vicedirettrice del carcere di Rimini, secondo la
quale la vera dimensione del
problema degli istituti di pena
non è quella di un conflitto al
loro interno ma di uno con la
società che tenta di rinchiudervi i problemi.
Rigoroso, infine, il discorso
del prof. Luigi Alfieri dell’
Università di Urbino. Il conflitto, nel pensiero politico
del ’900, è ¿la base della dialettica democratica ma non è
finalizzato all’eliminazione
definitiva dell’avversario:
tutti i «nemici», in democrazia, si riconoscono infatti nell’identità fondamentale del
bene comune. 11 dibattito è
stato animato da numerosi
contributi di un pubblico
ben più ampio di quello della
sola comunità valdese.
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che il docente riteneva interscambiabili.
Normanno ha tenuto inoltre a rilevare come, con la
biotecnologia e le sue scoperte, il concetto di vita sia variato nel corso della storia e
come siano due i concetti su
cui impostare una riflessione:
il concetto di verità e quello
di vita. Si ritiene infatti che la
verità del giorno d’oggi si
identifichi con la verità cristiana e che questa venga sostituita nel laico dalla Ragione. Per questo è necessario
l’incontro tra diverse religioni, cosa che non indica una
«somma» ma un dialogo, un
confronto. Poiché nella democrazia valgono le maggioranze e le minoranze, l’atteggiamento del laico deve essere quello della ricerca della
verità e al contempo di rispetto verso il religioso. Ma la
democrazia, secondo Normanno, è anche conflitto,
sebbene il confronto parta
sempre dal concetto di pari
dignità e la libertà di coscienza non sia solo del cristiano.
Tra gli altri interventi c’è
stato chi ha obiettato di aver
visto l’anno del Giubileo come un’imposizione da parte
della Chiesa cattolica. Un altro intervento accentrava il
paradosso secondo il quale lo
stato, che si definisce laico,
abbia messo a disposizione
una parte di fondi per la collaborazione con la Chiesa
cattolica. Il docente, in risposta, ha affermato che lo stato
non fa altro che scendere a
compromessi e «collabora»
con la Chiesa cattolica per il
bene collettivo, per cui l’uomo non è visto come un mezzo ma come un fine. Tuttavia
la collaborazione è lecita purché non ci siano privilegi e
non vi sia la ricerca dell’utile.
Un altro pastore intervenuto affermava che per essere
laici non bisogna abbandonare la fede quanto, piuttosto, divenire laici mettendo al
posto del dubbio la vocazione. Per quanto riguarda la libertà di coscienza, la pastora
Pascalis ha affermato che nel
caso un individuo concepisca
una legge dello stato contraria e contrastante con la propria libertà di coscienza, dovrà assumersi la responsabilità di una propria eventuale
trasgressione della legge stessa, e che non si possono «scaricare» a nessuno le proprie
responsabilità. Si è parlato
anche del recente fenomeno
della globalizzazione e dei
gruppi evangelici, nonché di
associazioni che si occupano
di contrastare i suoi effetti
«aberranti», lavorando intensamente sul rappòrto tra etica ed economia.
La conferenza è stata seguita da un culto nella chiesa
valdese di Foggia, il cui sermone è stato tenuto dal fratello Giuseppe Marottoli,
membro di quella comunità.
Come d’abitudine in questa
occasione di incontro tra più
comunità, finita la hturgia, vi
è stata una partecipata agape
nei locali della chiesa.
Genova: «Nuove fornne di liturgia»
Come potrebbe cambiare
la forma del nostro culto?
ERMINIO PODESTÀ
CON la partecipazione di
Luca Maria Negro, direttore dell’agenzia Nev e coordinatore di Rete di liturgia,
oltre che pastore della chiesa
evangelica di Xlbano Laziale,
organizzato dalle chiese bmv
della Liguria e del Sud Piemonte si è svolto, nella chiesa battista di Genova, un seminario dal tema «Nuove forme di liturgia».
Il pastore Negro ha introdotto i lavori lanciando alcuni slogan sul culto. «Dove il
culto è vivo è viva la chiesa»,
«Il culto deve manifestare la
presenza di Dio», «Bisogna
cambiare mentalità». Perciò
il culto cristiano deve essere
libero, biblico, corale e polifonico. Ciò che però mi
sembra particolarmente importante e strumento di riflessione per tutte le comunità sono state le dodici «critiche» riguardanti il culto come si svolge attualmente nelle nostre chiese, raccolte a
conclusione di una inchiesta
fra vari soggetti.
Le risposte più interessanti sono state: troppo spesso il
nostro culto è astratto dalla
vita attuale: si adotta un linguaggio arcaico e c’è troppa
genericità nelle preghiere; c’è
una scarsa partecipazione, è
poco articolato, è troppo piat
m DALLE CHIESE ■■
PRAMOLLO — Ci ha lasciati, all’età di 83 anni, il fratello Renato Bounous di Pomeano. Nel tempio di Ruata
si sono svolti anche i funerali
della sorella Elisa Long ved.
Lerma, originaria di Pramollo. Alle famiglie in lutto esprimiamo fraterna solidarietà.
10 marzo
Errata corrige
Nel riferire dell'incontro
ecumenico di Rovereto (Riforma n. 7, pag. 8), abbiamo
erroneamente scritto che
canti e preghiere si sono
svolti sotto la guida di Mary
Ward... In realtà ha condot
to l'incontro una giovane
suora dell'ordine delle Dame inglesi, di cui Mary Ward
fu fondatrice nel sec. XVI
Ce ne scusiamo con i lettori
e con gli organizzatori.
Laurea
Il 23 febbraio alla Facoltà
di Lettere dell'Università di
Torino si è laureata con 110/
110 Anna Bellion, discutendo una tesi sulla formazione
del pittore Paolo Paschetto
to; nel nostro culto c’è troppa
comunicazione verbale, mancano i simboli; c’è troppa razionalità celebrativa e mancano le emozioni; nel nostro
culto esiste poco corpo e poco
cuore; si nota grosso imbarazzo al momento della preghiera comunitaria; i nostri culti
sono impregnati di troppa tristezza; il nostro culto à sciatto, manca di solennità; nei
nostri culti la musica è poco
preparata e gli inni sono sempre gli stessi, non sono innovativi; la lettura biblica è poco
curata e non si tiene conto
dell’anno liturgico.
Queste critiche invitano
tutti a confrontarle con i culti
effettuati nella nostra comunità é offrono la possibilità di
un miglioramento in positivo. Comunque Negro ha detto che quest’anno la rivista
Rete di liturgia sarà preparata, in quattro numeri, su Internet, per dare possibilità a
tutti di utilizzarla
BERGAMO — Alle 'ore 17,30, al Centro culturale (v. Tasso
55), per il ciclo sui problemi etici posti dalla sciehza, il prof.
Ermanno Genre parla su «Eutanasia e dignità del morire».
MILANO — Alle ore 17, alla chiesa metodista] (via Porro
Lambertenghi 28), Massimo Bonato parla sul terna «Mercati
globali; al di là delle proteste, alcune considerazfoni economiche e qualche proposta». |
CEFALI! — Alle ore 17, al Centro «La Palma» (via Giudecca),
il past. Daniele Bouchard parla sul tema «L’ecutrienismo oggi in Italia: un punto di vista protestante».
MILANO — Alle ore 17, nella sala della librerià Claudiana
(via Sforza 12/a), per il ciclo «Milano crocevia di fedi e culture diverse», il venerabile Paljin Tulku Rinpoce parla sul tema
«La spiritualità buddista».
PACHINO (Sr) — In via Torino 16, per il corso di aggiornamento per predicatori locali, Pawel Gajewski cor duce un seminario sul tema «Atti degli apostoli: una lettura ecclesiologica e liturgica». Informazioni logistiche tei. 0931-846323.
11 marzo
ROMA — Alle 16, in via Giusti 12, il Sae promuove un incontro sul tema «La celebrazione comune della Pasijua rimette i
cristiani in cammino di comunione: per quale unità?». Intervengono Emanuele Lanne, Paolo Ricca, Vladimir Zelinskij.
12 marzo
MANTOVA — Alle 21, nella sala Isabella d’Este ^a G. Roinano 13), per gli incontri organizzati dal Sae, il prof. Daniele
Garrone parla sul tema «Diritto e giustizia nella Bibbia».
BARI — Alle ore 19, alla chiesa San Pio X (via Buozzi 23/c),
viene presentata la Traduzione interconfessiohale il lingua
corrente della Bibbia, a cura del Gruppo ecumenico, con intervento del past. Isaia Saliani.
ROMA —Alle ore 17, nella sede dell’Amicizià ebraico-cristiana (via Calamatta 38), Giorgio Gomel p^la sul tema
«Ebraismo e fondamentalismi del ventesimo sepolo».
13 marzo !
BOLOGNA — Alle 20,45, alla chiesa metodista,' Roberto Bottazzi introduce lo studio dei capp. 7-10 della lettera agli Ebrei.
ROMA — Alle 18, al Centro evangelico di cultura (v. P. Cossa
42), si tiene un seminario su «Come cambia la famiglia. Una
nuova etica della convivenza». Partecipano Carla Colicelli,
Maria Bonafede, Simonpietro Marchese, Giorgio Rainelli.TORINO — Alle ore 21, alla sede deU’Unione culturale «F.
Antonicelli» (v. C. Battisti 4/b), per il ciclo di incontri su «Laicità e democrazia», i proff. Alfonso Di Giovine, Domenico
Losurdo e Carlo Augusto Viano parlano sul tema «Due secoli
di laicità. Riflessioni critiche». Moderatore Carlo Ottino.
14 marzo
ROMA — Alle 20,30, nella sala valdese di via Marianna Dionigi 59, la Refo organizza un incontro sul temà «Uno sguardo
alla letteratura lesbica: la narrativa di Jeannette Winterson,
la scrittura come dissacrazione dei condizionamenti religiosi
e gioioso svelamento della propria identità».
■VENEZIA — Alle ore 15, all’istituto Ciliota (calle de le Muneghe), si tiene una tavola rotonda in coincidenza con la mostra «Lettere per l’Europa». Intervengono Gianfranco Ferrarese, Mario Miegge, Michele Cassese e Emidio Campi. Modera Federica Ambrosini.
ROMA — Alle 16,15, alla chiesa metodista (v. Firenze 38), il
prof. Sergio Rostagno parla sul tema «1 credenti e il denaro».
15 marzo
TORINO — Alle ore 16 e ore alle 20,45, nella sala valdese (via
San Pio V, 15), per il ciclo «La musica e il canto al servizio
della fede evangelica», il past. Paolo Ribet parla sul tema
«Genio africano nel gospel americano (700-800)».
16 marzo
MESTRE — Alle 15,30, al liceo scientifico «G. Bruno», per il
ciclo di incontri «Amore sacro amore profano», studenti e
docenti del liceo presentano il tema «11 mito di Don Giovanni; Mozart» e la dori. Isabella Adinolfi il tema «Il Don Giovanni di Mozart interpretato da Kierkegaard».
CEFALÙ — Alle ore 17, al Centro ecumenico «La Palma» (via
Giudecca), l’arciprete Traian Valdman parla sul tema «L’ecumenismo in Italia oggi. Un punto di vista ortodosso».
FIRENZE — Alle 17, alla libreria Claudiana (borgo Ognissanti 14/r), la dori. Gigliola Paoletti Sbordoni parla sul tema
«Culture religiose e pedagogia nell’Italia liberale».
GENOVA — Alle 17, nel Salone di rappresentanza del Palazzo Comunale (Pai. Tursi, v. Garibaldi 9, 1° p.), per il ciclo di
conferenze su «La Riforma del XVI secolo e l’arte», il dott.
Carlo Rapini parla sul tema «Le arti figurative in Germania al
tempo di Lutero - Dürer, i Cranach, Holbein il Giovane».
17 marzo '
PALERMO — Alla chiesa valdese (v. Spezio 43), per il corso
di aggiornamento per predicatori locali, Pawelj Gajewski tiene un seminario sul tema «Atti degli Apostoli; Una lettura ecclesiologica e liturgica». Per informazioni tei. 091-580153.
BERGAMO —Alle 17,30, al Centro culturale protestante, la
prof. Anna Rollier parla sul tema «L’uso terapeutico della
clonazione e delle cellule staminali».
MILANO — Alle 17, alla chiesa metodista (via Porro Lambertenghi 28), Doriana Giudici parla sul tema «Impegno dei cristiani per l’annullamento del debito dei paesi poveri».
GRUGLIASCO (To) — Alle 15, alla sede della rivista «Tempi
di fraternità» (v. Di Vittorio 11), il past. Maurizio Abbà parla
sul tema «Il senso della vita nel pensiero ebraico e cristiano».
REGGIO EMILIA — Alle 20,30, alla Chiesa evangelica (via
delle Quinziane 1), si tiene una serata d’informazione e riflessione sul tema «Immigrazione: problema o opportunità?»
con Joseph Walker, responsabile ufficio immigrati Cgil.
10
PAG. 10 RIFORMA
Commenti
VENERDÌ 9 MARZO 2001
LA MEMORIA
DI CEFALONIA
GIORGIO ROCHAT
Due anni fa era stato Mario
Pirani, sul quotidiano «la Repubblica», a rilanciare il ricordo
del massacro di Cefalonia; oggi
sono gli interventi del presidente Ciampi. Ripercorriamo i fatti
L’8 settembre 1943 il maresciallo Badoglio, capo del governo,
annuncia la resa agli anglo-americani. La guerra di Mussolini è
terminata con una rovinosa
sconfìtta, rimane da pagarne il
prezzo: i tedeschi stanno per attaccare le nostre forze armate
logorate e disperse dalla Francia
meridionale aU’isola di Rodi, il
re e i capi militari fuggono senza
lasciare ordini, l’esercito si dissolve in un paio di giorni. Nei
Balcani le forze
italiane tentano
una resistenza
senza speranza.
tro i tedeschi sono un ricordo
imbarazzante: sono stati i giovani uffìciali e la truppa a rifìutare
di arrendersi, esaltare il loro sacrifìcio signifìca ricordare che l’8
settembre i capi delle forze armate erano fuggiti senza combattere. Quando poi, nel 1956, un
giudice militare chiede di perseguire gli ufficiali tedeschi responsabili del massacro di Cefalonia, il ministro degli esteri.
Martino, e il ministro della difesa, Taviani, lo fermano perché
non ritengono opportuno rinfocolare le polemiche sulla barbarie naziste mentre la Germania
federale sta ricostituendo le sue
forze armate nel quadro Nato.
Nel 1948 il tribunale interna
/ militari italiani che
berga per i crimi
in pochi giorni (JqI Settembre del 45 nazisti aveva
centinaia di uffi- condannato il ge
ciali sono fucila- hannO ÌeSÌStÌtO ai nerale Lang, coti e centinaia di mandante delle
migliaia di sol- tedeSCN meritano un tmppe tedesche
dati avviati ver- a Cefalonia, a 12
so una dura pri- HCOrdO SenZa retorica anni di carcere
gionia nei lager (poi ne scontò 5);
ma i procedimen
nazisti. La resistenza si prolunga soltanto sulle
isole greche dello Ionio e dell’Egeo, dove il mare rallenta i
movimenti tedeschi
A Cefalonia, la grande e aspra
isola greca che chiude a sud il
mar Ionio, c’è il più forte presidio italiano, 11.500 uomini della
divisione «Acqui». In giorni
convulsi di trattative, speranze,
entusiasmi questi uomini travolgono le esitazioni dei loro capi, rifiutano di arrendersi e attaccano le truppe tedesche sull’isola. Poi i tedeschi sbarcano
rinforzi e con pesanti bombardamenti aerei il 21-22 settembre
sopraffanno la resistenza italiana. Hitler vuol dare un esempio,
ordina di ammazzare gli uomini
della «Acqui» che si sono arresi
Le sue truppe ne massacrano
circa 6.500 subito, nei giorni seguenti fucilano quasi tutti gli ufficiali che restano. Altri 1.350
uomini muoiono in mare nelle
settimane seguenti, quando le
navi che li portano verso il continente affondano sulle mine; i
superstiti dovranno affrontare
una feroce prigionia.
Nel dopoguerra la memoria di
Cefalonia non ha risalto, soltanto il grande storico della guerra
partigiana Roberto Battaglia la
colloca al primo posto della lotta
contro i tedeschi nella sua Storia
della Resistenza italiana. Per
l’esercito, che cura il ricupero
delle salme e la costruzione di un
sobrio monumento sull’isola,
Cefalonia e gli altri episodi di resistenza delle unità italiane con
ti aperti più tardi contro gli altri
uffìciali tedeschi si conclusero
senza condanne. In Italia un tribunale militare giunse addirittura a processare 28 uffìciali sopravvissuti alla strage con l’accusa di avere costretto il gen.
Gandin, comandante della divisione «Acqui», a resistere con le
armi ai tedeschi invece di arrendersi secondo gli ordini Furono
assolti, ma l’assurdità della vicenda ci ricorda come Cefalonia
sia stata a lungo una memoria
scomoda, ricordata con efficacia
soltanto nel bel romanzo storico
di Marcello Venturi Bandiera
bianca a Cefalonia del 1964.
Negli ultimi anni il quadro è
cambiato, le forze armate rivendicano finalmente la parte che
ebbero nella lotta contro i nazifascisti a cominciare dalla resistenza della divisione «Acqui» a
Cefalonia e dagli altri combattimenti dopo l’8 settembre. Sono
grato al presidente Ciampi per i
suoi interventi misurati, apprezzo molto meno la retorica
degli articoli dei quotidiani che
escono in questi giorni con cifre
di fantasia sul numero dei caduti (pure definiti nel 1993 da studiosi italiani e tedeschi nel volume La divisione Acqui a Cefalonia da me curato). Sono usciti
mediocri volumi rievocativi,
sull’isola si sta girando un film
con attori famosi. Rischiamo di
passare da un estremo all’altro,
i caduti di Cefalonia meritano
un ricordo serio e commosso,
non esagerazioni e retorica.
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valli valdesi) E 30.000. Partecipazioni: mm/colonna £ 1.800. Economici; a parola £ 1.000.
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Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L'Eoo delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre1999).
Il numero 9 del 2 marzo 2001 è stato spedito dall'Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 28 febbraio 2001
2001
Anociato alla
Unione stampa
periodica Italiana
Quali prospettive per il (documento dell'Llnione europea?
La Carta dei diritti dell'Ue
L'adozione della Carta non ha posto termine al dibattito su che cosa
essa rappresenti anche in vista di una futura Costituzione europeo
ANTONIA BARALDI SANI
DOPO i vertici di Biarritz e
Nizza (ottobre-dicembre) l’impressione è che il
Consiglio europeo, una volta
celebrato il «Charta day», sia
più propenso a considerare
questo documento un traguardo che un testo suscitatore di prospettive da vagliare anche in vista di una ftitura Costituzione europea. A
Nizza le posizioni di dissenso
espresse dai manifestanti andavano dal rifiuto totale della
Carta (Rifondazione, i movimenti di cittadinanza, delle
donne, dei sindacati di base,
dei giuristi italiani e francesi)
all’ipotesi, sostenuta con entusiasmo da altri soggetti della società civile, in particolare
alcune associazioni di donne
italiane e francesi, che prima
che la Carta assuma valore
vincolante sia possibile modificarla introducendovi più
puntuali riconoscimenti di
«diritti» (non «tutele») nei riguardi delle donne, l’autodeterminazione in primo luogo.
Tra le ragioni avanzate dagli
oppositori è stato dato grande rilievo a questo tipo di
omissioni, e alla presenza
speculare di un familismo
diffuso che affonda le radici
in quest’epoca di integralismi
religiosi e di fondamentalismi del mercato. È stata denunciata con forza l’assenza
di un’idea di pace concepita
oltre l’autoreferenzialità e
l’autorassicuratività degli stati membri. Sono inoltre state
giudicate una vera e propria
regressione, in rapporto a talune Carte costimzionali e alle legislazioni nazionali e intemazionali del lavoro, le formulazioni adottate nella terza parte (diritti economici e
sociali). «I diritti sindacali - si
legge ad esempio nel documento dei giuristi italiani e
francesi riuniti a Nizza il 6 dicembre - vi sono largamente
ignorati. La libertà di circolazione dei capitali, in compenso, è citata nel preambolo». Drastica la conclusione:
«11 mercato e l’Europa di Maastricht sono incompatibili
coi diritti sociali fondamentali e la loro attuazione».
Quanto alla genesi di questa Carta, pressoché unanime
è stata la critica al percorso
adottato dal Consiglio europeo (Colonia, Tampere 1999).
Lo stesso Comitato economico e sociale dell’Ue in sede di
espressione del parere rilevava come «nel processo di elaborazione della carta, i rappresentanti della società civile organizzata sono stati coinvolti in modo molto informale e ad hoc, mentre tale
Carta doveva essere anche
strumento per consentire ai
cittadini europei di partecipare più apertamente all’Europa e renderli maggiormente consapevoli dei loro diritti». All’accusa, i membri della
Convenzione oppongono le
audizioni effettuate e la composizione complessa della
Convenzione (Commissione
europea. Parlamenti europeo
e nazionali, governi).
Un allargamento del dibattito, secondo Rodotà, doveroso in astratto, avrebbe «accantonato per un tempo imprevedibile il disegno di cominciare a fare entrare nella
costruzione europea la dimensione dei diritti», col rischio dell’emergere di angusti nazionalismi. Sulla natura
e sul valore giuridico della
Carta politici e costituzionalisti si dividono tra chi ne esalta la solenne valenza simbolica in sé, come «valore aggiunto», e chi vorrebbe vederla rapidamente integrata
nei trattati con procedure
chiare per la sua applicazione, per non deludere le aspettative dei cittadini.
Chi sostiene la validità di
questa Carta «così com’è », a
prescindere dalla sua integrazione nei trattati, pensa che
essa sia il massimo ottenibile,
dato il vincolo inizialmente
posto dal Consiglio europeo,
che «il testo avrebbe dovuto
essere sottoscritto da tutte la
parti» (e questo spiega il motivo di tanti mediazioni al ribasso!). L’inserimento della
Carta nei trattati la renderebbe peraltro soggetta al principio di sussidiarità, mentre
non le sarebbe consentito di
modificare alcune delle com
petenze comunitarie stabilite
nei trattati. Occorre dunque
possedere, in entrambi i casi,
una buona dose di realismo.
Diversa la prospettiva di
quanti non ritengono emendabile la filosofia ispiratrice
di questa Carta e pensano a
«un’altra Europa, quella dei
popoli e dei cittadini» per la
cui costruzione «possibile,
necessaria, urgente» intendono impegnarsi con «un progetto alternativo di Carta».
Un terzo percorso infine è
rappresentato da tutti coloro
che intendono privilegiare
una fase «preparatoria» di
maturazione dei cittadini affinché cresca in essi e si diffonda la tensione per la valorizzazione del principio
supremo della laicità dello
Stato, assente in questa Carta con il rischio di una sua
scomparsa dal catalogo dei
principi base della futura
Costituzione europea. Sebbene la Carta dedichi l’art.
10 alla libertà di pensiero, di
coscienza e di religione,
compiendo uno storico passo in direzione del superamento di discriminazioni secolari, tuttavia «la libertà di
manifestare il proprio credo
in pubblico o in privato, mediante il culto, l’insegnamento, le pratiche e l’osservanza dei riti» può giungere
a cancellare il diritto dei non
credenti dell’Ue a spazi pubblici liberi da manifestazioni
religiose (scuola pubblica,
servizio pubblico radiotelevisivo) e incrementare il dilagare dei culti cattolici nel
segno di un sempre più ambiguo ecumenismo.
Un momento di relax a Londra
E in corso di approvazione
nel nostro Parlamento
una legge che punirà duramente ogni tentativo di rendere schiave delle creature
umane, considerandolo «crimine contro la persona umana». Parlare oggi di tratta degli schiavi sembra un argomento fuori dal tempo. Tutti
sanno che la schiavitù è terminata all’epoca del presidente Lincoln. La letteratura
si è ampiamente impadronita
di questo argomento e chi di
noi non si è commosso leggendo le pagine della Capanna dello zio Tom oppure di
Radicìl Questi poveri neri,
strappati dalle loro terre, dalle loro famiglie, dalla loro
cultura e portati di forza a
coltivare il cotone nelle piantagioni della Georgia e della
Louisiana, maltrattati, derisi,
venduti come merce e talvol
ta torturati e uccisi! Ma sono
cose di due secoli fa, noi diciamo per tranquillizzare la
nostra coscienza.
E invece nel nostro mondo
attuale, tanto bello, tanto ricco, tanto reclamizzato, sono
200 milioni le persone schiave di altri individui, per un giro d’affari di 27.000 miliardi
l’anno e sono centinaia di
migliaia i bambini rapiti e
venduti ai pedofili per oltre
10.000 miliardi. Cifre quasi
VEN
A^etiire
Vescovo di Roma
Nella messa concelebrata
alla presenza dei 44 nuovi
cardinali, il 22 febbraio, il
papa ha fatto riferimento
anche all’ecumenismo (in
particolare nei confronti
delle chiese dell’Est). «Ai
cardinali - scrive il giorno
dopo Salvatore Mazza - [il
papa] ha consegnato l’anello d’oro con la croce, segno
di “dignità, di sollecitudine pastorale e di una più
salda comunione con la Sede di Pietro’’». Appello sostenuto dal ricordo del «dato storico del primo millennio, quando - ha osservato
il papa ricordando quanto
affermato dalla sua enciclica Ut unum sint - “la funzione primaziale del vescovo di Roma venne esercitata senza incontrare resistenze nella Chiesa tanto di
Occidente che di Oriente’’».
il Giornale
La Chiesa come agenzia
Nel polemizzare con alcune reazioni laiche alle
«consultazioni» del card.
Sodano, Ferdinando Adornato commenta in prima
pagina (23 febhtaio): «Mas
simo Cacciari ha sostenuto
che la Chiesa nòn può “abbassarsi” a diventare una
sorta di sindacato. Alessandro Natta gli ba fatto eco
dicendo che Sodano non è
Billè. Invece, in una società
aperta, le cose stanno esat
tamente così. La Chiesa è
una grande agenzia sociale,
Come tante altre: proprio
come il sindacato, la comu
nità scientifica, le associa
zioni ambientaliste o come
la Confindustria. Solo con
un po’ di consenso e auto
revolezza in pi(i. Le sue “ra
gioni sociali” riguardano la
vita, la famiglii, la scuola, la
povertà: e ha 1 diritto, co
me tutti, di esfjrimere libe
ramente le proprie opinioni
e di battersi per esse». E an
cora: «Il fatto che la Chiesa
parta da una precisa visio
ne del mondo/ codificata da
riti e dogmi, non cambia
suo rapporto con la demo
crazia. Per un [semplice mo
tivo: rimane ^mpre all’au
tonomia delle istituzioni
democratiche decidere, caso per caso, sulle diverse
opzioni. Altrimenti bisognerebbe sancire nella Costituzione che ogni disegno
di legge sul quale si registri
il consenso o la pressione
della Chiesa nòn possa in
alcun caso diventare norma
dello stato (...). Si vuole che
la Chiesa si occupi solo delle anime (...)?».
inimmaginabili. Certo, gli
schiavi d’oggi hanno, almeno
in parte, il colore della pelle
diverso dagli schiavi di un
tempo e i loro padroni non
sono più i coltivatori dell’Alabama bensì gli sfruttatori della prostituzione e della emigrazione clandestina, gli
spacciatori di droga e gli organizzatori del lavoro minorile. Queste, e tante altre, sono
le schiavitù che abbiamo ogni
giorno sotto i nostri occhi.
8r
del
gU:
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Si
Si
le
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fii
ti
n
Che fare? Gesù, all’inizio
del suo ministero, ha dichia'
rato di essere venuto pc[
bandire la liberazione degli
schiavi. Noi interpretiamo
sempre questa parola spim
tualmente, come libertà dal
peccato. Ma diceva giustamente il fondatore dell’Esercito della Salvezza: «Non si
può predicare Cristo a chi ha
lo stomaco vuoto e i pi^®
bagnati». Non si può più pr®'
dicare un Evangelo disincarnato: è tempo che le chies®'
tutte le chiese, siano ben so;
fidali nel combattere ogi"
forma di schiavitù, indipe”'
dentemente dalle loro dive!'
genze dottrinali.
(Rubrica «Un fatto, un co^'
mento» della trasmissione di
diouno «Culto evangelico» cutf*
dalla Federazione delle
evangeliche in Italia andato •
onda domenica 4 marzo)
11
PAG. 11 RIFORMA
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M La valanga in vai Troncea, a Pragelato
Un giovane disperso
Per tutto il fine settimana oltre cento volontari del soccorso
alpino piemontese con l’aiuto delle unità cinofile e di alcuni
uomini della Guardia di finanza hanno sondato l’enorme valanga che si è staccata nel vallone di Media, sopra Pragelato, alla ricerca di Nicola De Giorgis, un giovane disperso da giovedì
1“ marzo. Il ventisettenne maestro di sci di Saluzzo, in servizio
presso la stazione di Sansicario, non avendo lezioni per quel
giorno si era dedicato allo sci fuori pista nella zona di Pragelato, malgrado i bollettini segnalassero un forte pericolo di valanghe: solo e molto probabilmente privo dell’apparecchio ricetrasmittente per il rilevamento dei travolti da valanghe è stato visto per l’ultima volta avventurarsi nel vallone di Media.
Riforma
V V
A
i 7 T
A 1
Fondato nel 18481
18 marzo; a colloquio con Bruna Franche, che guida l'amministrazione di Villar Pellice
Donna e sindaco, esperienza positiva
Un'attività che richiede concretezza e disponibilità ma per la quale non sembrano sussistere
difficoltà legate al genere: i problemi sono più pratici, per esempio legati alla gestione della casa
M Domenica 11 marzo a Torre Pellice
Festa di canto delle corali
Si rinnova domenica 11 marzo l’appuntamento con la tradizionale «Festa,di canto» delle corali valdesi. Il momento classico del pomeriggio, con i concerti di insieme e delle singole corali, si svolgerà a partire dalle ore 15 nel tempio valdese di Torre Pellice, ma fin dal mattino gruppi di corali saranno ospiti e
animeranno il culto di tre comunità, Angrogna, Pomaretto e
Pramollo. Il programma, come è naturale che sia, sarà incentrato sui nuovi inni del nuovo innario nella linea dell’impegno
a imparare e diffondere nelle chiese i nuovi canti. Parteciperanno alla giornata le corali valdesi del primo distretto mentre
non vi saranno, al contrario di cdtre occasioni, cori provenienti
da altre comunità al di fuori delle valli valdesi.
Yawe
ICONTRAPPUNTOI
LA COLPA
È ANCHE DEGLI UOMINI
MARCO ROSTAN
DANIELA GRILL
NUOVO appuntamento con la data dell’
8 marzo, consueta «festa
della donna», e di conseguenza anche con argomenti come «parità dei
sessi», o emancipazione
femminile: argomenti
controversi, dibattuti e
così vasti da non poter
essere rinchiusi in così
poche righe. Abbiamo
pensato di chiedere un’opinione ad alcune donne
impegnate nella politica
locale, per sapere come
vivono la loro situazione
di impegno amministrativo in un ambiente che solitamente è considerato
maschile e che dunque
può essere visto come
precluso alle donne.
«Forse è ancora un po’
presto per trarre le somme, visto che il mio mandato di sindaco è solo a
metà percorso - dice
Bruna Frache, sindaco di
Villar Pellice - ma nel
mio piccolo io non posso
proprio lamentarmi. Qui
aViUar Pellice, tra l’altro,
Mviamo una situazione
particolare, in cui numerosi incarichi, solitamente rivestiti da uomini, sono invece ricoperti da
donne: “Ma qui di uomini non ce ne sono?” è
stata una domanda che
mi è stata rivolta in passato, in modo spiritoso,
senza alcuna offesa o polemica. Personalmente
non ho mai avvertito diffidenza nei miei confronti. in quanto donna, e
non ho mai avuto diffi
La prostituzione
cresce, insieme
alla «domanda»
coltà ad esprimere le mie
opinioni. Nell’autunno
scorso, quando abbiamo
dovuto affrontare i problemi creati dell’alluvione, si è discusso di argomenti tecnici, specifici,
certo non di natura prettamente femminile: ebbene, c’è sempre stato
un clima di collaborazione e di confronto totale,
senza badare al sesso
della persona con cui si
parlava, ma pensando
invece alle cose pratiche
da fare, ai problemi veri
da risolvere. Direi che in
questo senso forse la cultura protestante e l’abi
inizio
lichiao pe'
: degli
ti amo
spiri’
-tà dal
instal’Eser;
Mon si
chi hä
piedi
iù predncat:hiesei
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,, cura^
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gioìelli
orologeria - oreficeria - argenteria
corallo - perle australiane
ugonotte
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1 nf o'ii't OS lede \ mast rogi 0 1 el 11 . f om
2 10064 Pinerolo 10 tei 0 12H9 7'5S0
tudine “montana” di vivere in modo pratico
piuttosto che teorico, ci
avvantaggia rispetto ad
altre zone: ognuno è abituato a fare la suà parte,
indipendentemente dal
fatto che sia donna o uomo, ma a seconda delle
sue capacità».
La donna però ha spesso sulle spalle, più dell’
uomo, la conduzione
della vita familiare: come
può fare a districarsi tra i
due mondi? «È importante riuscire a equilibrare
tutti gli impegni, soprattutto quando oltre alla famiglia c’è anche quello
professionale abituale concordano due assessore interpellate nelle
donne c’è una certa ritrosia nell’impegno politico
o amministrativo, dovuto
non al disinteressamento
ma, a volte, all’impossibilità: ci deve essere collaborazione all’interno
della famiglia; se la situazione viene condivisa,
tutto diventa più semplice e sereno». Tutto questo considerando che a
fare di qualcuno un punto di riferimento a cui rivolgersi o una persona da
rispettare, non sono il
suo sesso o le sue caratteristiche fisiche, ma i suoi
doni e il modo di comportarsi con gli altri. Il rispetto e la considerazione altrui si ottengono, a
dispetto di ogni diversità
sessuale, da come noi ci
proponiamo agli altri.
Inaugurato a Pinerolo
Nuovo impianto
per il compost
Con l’inaugurazione
ufficiale, avvenuta sabato
3 marzo, del nuovo impianto di compostaggio
in strada Poirino a Pinerolo, il programma di riduzione di rifiuti in discarica e di trasformazione degli stessi da parte
del consorzio Acea acquisisce un primo importante tassello nella catena di
trasformazione e valorizzazione dei rifiuti.
L’impianto di via Poirino, costato 9 miliardi,
permetterà infatti la trasformazione di tutti gli
sfalci verdi (come erba,
rami secchi e foglie raccolti nelle aree sovracomunali) e dei fanghi provenienti dai vari depuratori del Pinerolese in
compost di qualità, cioè
in fertilizzante utilizzabile in agricoltura. «Si tratta
di un anello importante
della catena - dice Francesco Carcioffo, direttore
dell’Acea - di quel sistema che gradualmente
stiamo costruendo, (si
parla di due anni per la
sua completa realizzazione, ndr) che prevede un
impianto di trasforma
zione della frazione umida e secca di tutti i rifiuti,
posta a monte del ciclo, e
i cui fanghi di derivazio
ne verranno trasformati
proprio nell’impianto di
compostaggio ora co
struito. L’intero sistema
ci permetterà di ridurre
drasticamente il volume
dei rifiuti in discarica,
circa il 90% in meno, tra
sformando quanto con
ferito dai cittadini ai punti di raccolta in compost
o in combustibile».
Nel corso dell’inaugu
razione dell’impianto di
compostaggio, a cui hanno partecipato numerosi
sindaci e autorità locali,
è stata anche ricordata
però l’importanza della
collaborazione da parte
dei cittadini per la buona
riuscita dell’intero progetto. «Bisogna continuare a lavorare anche
sull’educazione al “con
ferimento” - ha detto Alberto Barbero, sindaco di
Pinerolo - perché è il
punto base da cui partire
per la riuscita del progetto e bisogna farlo soprattutto nelle scuole con le
generazioni più giovani».
Si parlerà di prostituzione anche nelle nostre chiese? L’invito a farlo viene da
un recente incontro del
Servizio rifugiati e migranti
della Federazione, che ha
dedicato una particolare riflessione al progetto: sostenere le donne vittime della
prostituzione e della tratta.
Naturalmente più che di
parlare si tratta di agire e infatti, a partire
dalle numerose esperienze
di sostegno alle donne straniere vittime
della tratta che
sono già presenti nell’ambito delle chie- ™
se evangeliche
italiane, il progetto si propone di realizzare una rete
di solidarietà che sappia
esprimere ascolto, cura pastorale, sensibilizzazione,
accoglienza.
Nel documento conclusivo si afferma che, nelle chiese, vi è ancora scarsa attenzione su questi problemi, e
più in generale su quello
della sessualità, e che occorre creare momenti di discussione anche riservata
(sole donne, soli uomini)
insieme a psicologi e medici. Tutto bene, speriamo che
questa solidarietà si realizzi. Ma mi domando, e non
da oggi, come mai, quando
si parla di prostituzione, ci
si riferisce quasi soltanto
alla condizione delle donne
che la esercitano o per scelta o per costrizione, e pochissimo agli uomini che la
usano. Qui mi sembra che ci
sarebbe una responsàbilità
educativa fondamentale che
non richiede alcun particolare progetto, ma che fa
parte, come per molti altri
aspetti etici, della testimonianza di genitori e di chiese cristiane nei confronti
dei maschi, siano essi adolescenti o uomini.
Sono rimasto fortemente
colpito, tempo fa, nel conversare con un fratello di
chiesa che riteneva il fatto
di frequentare le prostitute
una possibilità e che lo aveva fatto qualche volta. Non
so se sono cresciuto in un
altro mondo o se i miei genitori erano una eccezione:
ma mi è ben chiaro di avere
recepito in materia un no
chiaro e tondo. Senza discussioni e senza che mi
dovessero spiegare il perché. Certo ricordo benissimo una certa curiosità
morbosa che ho avuto, come tutti, e anche Timbara?
zo dei mìei una volta che
andando a Torino in auto,
avevo chiesto che cosa ci
facessero quelle donne sul
bordo della strada. Mio padre non parlava molto di
queste cose, e del sesso in
generale; ma le poche cose
che riuscì a dirmi furono
chiare: il rispetto del proprio corpo e di quello altrui, l’onestà nei rapporti, i
........... limiti da non
superare,
Posizione
moralistica o
reazionaria?
Io non credo;
alla schiavitù; urge da allora so
con certezza
mettere un freno
che non si va
con le prostitute, e tanto
meno questo
è ammissibile
per un uomo credente. Sicuramente oggi questa educazione è messa in discussione: tuttavia aggiungo
che i genitori devono dire
dei no ai figli, ma perché
questi no siano accettati,
devono esserci in famiglia e
dare un esempio coerente.
Senza coerenza dei genitori
i no diventano incomprensibili. Molte delle tragedie
di oggi, come quella tra i
due ragazzi della scuola di
Sesto San Giovanni nascono anche, forse, dal fatto
che i genitori non ci sono,
che i genitori non sanno
più essere autorevoli ma
spesso giocano a fare i coetanei dei figli, che i figli crescono con l’idea che tutto è
un loro diritto, che nulla
può essere negato, che non
c’è alcun limite. Così diventano di una fragilità totale,
basta la minima contrarietà
per distruggerli o spingerli
a gesti allucinanti come
l’uccisione di un coetaneo.
Non sono così ingenuo
da pensare che ridurre di
quache unità il numero di
clienti delle prostitute serva a qualcosa: il problema è
il loro essere schiave, almeno per molte. Ma se si dovrà affrontare questo tema
nelle chiese, credo che un
discorso chiaro va fatto con
gli uomini, e non c’è bisogno di tanti psicologi. C’è
bisogno di comportamenti
adeguati alla dignità delle
altre persone che mai possono ridursi a oggetto del
nostro desiderio. Non c’è
alcun diritto alla sessualità
maschile che possa giustificare la necessità di soddisfarla ad ogni costo. Forse
queste cose si po iSono dire
anche ai ragazzi ('ei corsi di
catechismo, senz c!’e subiI ^ qualcuno salti si t dirci
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12
PAG. 12 RIFORMA
E Eco Delle "\àlli \àldesi
VENERDÌ 9 MARZO 2001
GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA A VILLAR
PELLICE — Domenica 4 marzo la nuova sala era
gremita in occasione deH’incontro interconfessionale per la Giornata mondiale di preghiera
2001. Nonostante i disagi al traffico delle auto per
il Carnevale, sono state in molte a raggiungere
Villar per trascorrere un pomeriggio di preghiera
e riflessione con la liturgia preparata dalle donne
cristiane delle isole Samoa e i canti proposti dal
coro Fihavanana. Alle partecipanti è stata donata
una pergamena con un versetto biblico preparata
dalle suore di clausura di Pinerolo.
Intervista a Annemarie Dupré
Vivere e lavorare
con gli immigrati
MILENA GRILL
INTERVENTI POST ALLUVIONE — In risposta a
una interpellanza dell’on. Merlo al ministero dei
Lavori pubblici circa gli interventi sui torrenti
nel dopo alluvione il ministero ha nei giorni
scorsi fornito una risposta sugli interventi previsti. All’area torinese sono stati assegnati 52,3 miliardi, di cui 19,6 (pari al 37%) lungo le aste del
Pellice e del Chisone. In totale 11 interventi finanziati e 14 senza finanziamento. Entrano nella
prima tranche di lavori, con copertura finanziaria, la sistemazione idraulica fra Campiglione e
Bricherasio, i lavori ai Payant a Bobbio, la sistemazione dell’area degli impianti sportivi di Luserna, le sponde a Fienminuto di Villar Pellice,
sistemazioni idrauliche a Porte, Pinerolo, Inverso Pinasca, Perosa Argentina, Villar Perosa e San
Secondo. Sono fuori dalle opere finanziate gli interventi del campeggio di Villar Pellice, del campo sportivo di Bobbio e sistemazione idraulica in
località Abses e ponte Giornà, difese spendali al
palaghiaccio, all’AIbertenga e a ponte Blancio di
Torre Pellice; non finanziati anche ulteriori lavo
ri a Inverso, Pinerolo e San Germano.
RIFONDAZIONE: ALT A NUOVE CENTRALI —
Rifondazione comunista ha preso posizione a
favore di una moratoria nelle concessioni di
nuove captazioni idriche in vai Chisone e Germanasca. «Continuare nell’utilizzo dell’idroelettrico per rispondere al problema delle emissioni
di C02 è un grave errore che porta ad accumulare notevoli ritardi nella produzione di energia
dal solare e nelle politiche di risparmio energetico. Pianificare vuol dire anche non produrre
danni; oggi la definizione di deflusso minimo vitale per un torrente non appare rispondente alla
salvaguardia deU’ambiente; è un limite che va
aumentato in modo significativo». E in merito
alla costmzione di nuove centrali idroelettriche
nelle valli Chisone e Germanasca il consigliere
provinciale di Re ha presentato una specifica in
terpellanza lo scorso 27 febbraio.
TORRE: LE MODIFICHE DEL MERCATO — I consiglieri comunali di Torre Pellice sono attesi, lunedì 12 marzo, da un nutritissimo ordine del
giorno: ben 28 punti. Fra gli altri il bilancio preventivo e provvedimenti collegati, la nuova collocazione del mercato del venerdì, l’individuazione di un percorso autorizzato per la pratica
del trial, alcuni progetti di ripristino post alluvione, le interpellanze della minoranza.
BORSE DI STUDIO INTITOLATE A DAVID BERTRAND — Sono passati ormai due anni da quel
tragico febbraio 1999 quando il giovane David
Bertrand della squadra Aib di Reietto perse la vita nelle operazioni di spegnimento degli incendi
a Piossasco. La Comunità montana Pinerolese
pedemontano ha ritenuto giusto onorarne la
memoria con due premi di studio dell’importo
di 2.500.000 ciascuno che sono stati consegnati
martedì 6 marzo presso la Facoltà di Agraria a
Grugliasco, a due laureati in Scienze forestali e
ambientali, la stessa facoltà presso la quale studiava il giovane Bertrand.
DALLE FABBRICHE UN AIUTO AGLI ISTITUTI —
Come da tempo accade in occasione del 17 Febbraio all’interno di alcune aziende del Pinerolese
si sono raccolti fondi a favore degli istituti assistenziali valdesi. In particolare fra le maestranze
della Skf, della Pellegrini e dalla Merlo & Tebaldini sono stati raccolte 3.910.000 lire devoluta agli
Amici dell’ospedale di Pomaretto (Imilione e
200.000), agli Amici dell’ospedale di Torre Pellice
(1 milione), all’Uliveto (910.000) e agli Amici della Scuola Latina di Pomaretto (800.000).
UN GIORNO A MAUTHAUSEN — Si inaugura sabato 10 marzo alle 11 alla Galleria d’arte di via
D'Azeglio a Torre Pellice una mostra dal titolo
«Un giorno a Mauthausen», sulla deportazione e
sull’olocausto. L’iniziativa è curata da Sergio
Coalova, ex deportato «matricola 82331» e fa
parte del progetto «I giovani e la memoria» svolto dagli studenti delle terze classi dell’istituto Alberti di Torre Pellice. La mostra sarà visitabile fino al 24 marzo martedì, mercoledì, giovedì e domenica in orario 15,30-18,30, venerdì 10,3012,30, sabato 10,30 12,30 e 15,30-18,30.
CHE cosa significa oggi parlare di libertà e
di riconciliazione? Il 17
febbraio a Pomaretto abbiamo sentito Annemarie Dupré, responsabile
del Servizio rifugiati e
migranti (Srm) della Federazione delle chiese
evangeliche in Italia su
questi temi e sugli intenti
del Servizio rifugiati e
migranti. «Il 17 febbraio
- dice la Dupré - non solo ricordiamo la nostra
storia che è stata ricca di
avvenimenti, ma guardiamo avanti, verso il futuro. Anche per questo
come evangelici italiani
ci siamo dotati di un servizio per “Rifugiati e migranti". Servizio che è
operativo dal 1986 in cui
cerchiamo di applicare le
nostre esperienze e dimostrarci disponibili ai
nuovi emigranti e agire
per la libertà degli altri».
Come è strutturato il
Servizio? «Le 4 mansioni
principali del Smr come
sono indicate nell’ultima
relazione all’assemblea
Fcei sono: informazione e
sensibilizzazione: difesa
dei diritti degli immigrati;
integrazione: servizio sociale; essere chiesa insieme. Il compito che ci si
prefigge è quello di sensibilizzare, informare e
coinvolgere tutte le Comunità e formare degli
operatori ma anche difendere i diritti politici
degli emigranti, anche in
coerenza con le leggi italiane ed europee e accompagnare all’integrazione nel servizio sociale,
attraverso l’avvio
all’istruzione, al lavoro,
alla ricerca di alloggio. Il
Servizio si prefigge di
aiutare nell’integrazione
culturale, come in campo
religioso, tenendo conto
della presenza tra i migranti di persone di diversa appartenenza».
Un servizio quindi per
l’integrazione e la riconciliazione... ma esistono
anche dei «progetti spe
ciali»? «Sì in Albania e in
Kosovo per esempio abbiamo fatto già vari “programmi”, soprattutto per
i giovani, di riconciliazione e di educazione sui valori della tolleranza, e interventi nel sociale. Il nostro servizio però è uno
strumento di supporto,
sono poi tutte le chiese
che ci devono aiutare a
metterlo in pratica».
La Dupré ha ripreso
questi temi durante il
culto del 17 febbraio, nel
tempio di Pomaretto, dove per l’occasione si erano riunite più di 300 persone. Durante il pranzo
(a cui hanno partecipato
165 commensali) la Dupré ha preso ancora la
parola per una brevissima ma intensa informazione sulla «tratta», la situazione di schiavitù in
cui si trovano molte delle
prostitute slave o di colore, presenti nel nostro
paese. Grazie ai suoi interventi, anche questo 17
febbraio a Pomaretto, è
stata una occasione per
non riflettere soltanto
sulla nostra libertà, o sul
nostro passato, ma per
tentare invece di riflettere, e se possibile agire,
per le libertà degli altri.
Difficoltà aH'Azien(da turistica
Dimesso Chiabrera
direttore dell'Atl 2
Al termine di un’assemblea tesa, con varie
prese di posizione critiche verso l’attuale gestione dell’Atl 2 «Montagne
doc», il direttore Luigi
Chiabrera ha rassegnato
martedì 27 febbraio le
proprie dimissioni. Da
tempo il Pinerolese reclamava maggiore attenzione sul proprio territorio
ritenendo che l’attività
dell’Atl fosse sbilanciata
a favore dell’alta vai Susa.
Ma quella che sembrava
una critica limitata agli
enti locali in realtà è stata
espressa anche da altri
soggetti, dalla Cna all’Ascom passando attraverso molti dei soci privati
dell’Atl. Così una prima
convocazione per inizio
mese era andata quasi
deserta e la scorsa settimana Chiabrera ha dovuto prendere atto di non
godere della fiducia di
molti dei soci. L’assemblea dei soci avrebbe dovuto anche esaminare
possibili variazioni allo
Statuto dell’ente ma «colta l’aria» lo stesso direttore ha ritirato la proposta.
Si sarebbe trattato di
aggiungere alle attività di
promozione turistica del
territorio delle vere e pro
W. 12-25 marzo
semaine
du français
prie azioni commerciali,
con la gestione di punti di
vendita, attività ricettive e
di svago; insomma una
strada che si sarebbe posta in diretta concorrenza
con le attività economiche di molti privati soci
della stessa Atl. Superato
questo scoglio Chiabrera
ha preso atto del basso
grado di interesse delle
sue proposte da parte dei
soci. Sono in conseguenza arrivate le dimissioni:
atto formale in vista di
una possibile rinomina
da parte della Provincia?
Sembra francamente difficile. Resta il problema,
per il Pinerolese e le sue
valli, di darsi una strategia globale e condivisa.
VE!
Poco meno di un miliardo per il Comune di Rorà
Approvato il bilancio 2001
Il Comune di Rorà ha nel cassetto il
bilancio preventivo per il 2001, che pareggia a circa 950 rhilioni. Il documento, approvato nella seduta di lunedì 19
febbraio, comprende una serie di investimenti che riguardano soprattutto la
viabilità. Una spesa di 40 milioni statali
per sistemare l’incrocio fra via Pianprà
e via Fornaci a Ca di Massa: altri 115
milioni, coperti dalla Regione e da un
mutuo acceso dal Comune, andranno
alla sistemazione della strada Garossini-Molino, con la riasfaltatura e la realizzazione del raccordo con la provinciale. Nel centro saranno attivati nuovi
lampioni e verrà realizzato un dosso
per rallentare il traffico in piazza Fontana. Per i turisti previsti quasi 40 milioni
di spesa per la realizzazione di una tet
toia e un pannello per le informazioni.
Nuove opere di consolidamento per
una cinquantina di milioni, sempre se
la Regione finanzierà l’intervento, sono
previste per le frane a monte della strada per l’ipeggio della Palà; già appaltati i lavori per il campo sportivo polivalente, con il completamento della struttura entro giugno. Gli abitanti si vedranno aumentare del 60% le tariffe per
la raccolta rifiuti, per l’aumento dei costi di conferimento, mentre non ci saranno cambiamenti per le altre tariffe.
Rorà conferisce la cittadinanza onoraria a Felice Isella, che aveva donato
al Comune lo stabile della Colonia
«Piccolo Tibet»: la cerimonia, con la
partecipazione al tradizionale pranzo
comunitario, si è tenuta il 17 febbraio.
RADIO
BECKWITH
FM 91.200-96.550
• Concluso il ciclo di incontri biblici a Bricherasio
Come comprendersi fra diversi
MARCO ROSTAN
Non capita spesso di
mettere intorno a un
tavolo un cattolico, un
valdese, un ebreo, un
musulmano e un testimone di Geova per ascoltarli riflettere sul ruolo
delle Sacre Scritture in
relazione alle rispettive
spiritualità. Questo è successo a Bricherasio, per
merito dell’amministrazione comunale e della
biblioteca, in una serata
di grande interesse che
ha concluso un ciclo di
incontri, nel corso del
quale numerose scuole e
cittadini hanno anche
potuto visitare una mostra sulla Bibbia. Con la
presidenza del sindaco.
Luigi Bosio, e più di un
centinaio di presenti
hanno parlato Claudio
Pasquet per i valdesi,
Edoardo Segre per gli
ebrei, Giuseppe Alluvione per i cattolici, Abdul
Yassir per gli islamici e
Alberto Bertone per i Testimoni di Geova. Pur
nelle diverse accentuazioni ci è sembrato che la
spiritualità fosse da tutti
intesa in modo abbastan
za simile: non solo la parte «religiosa» di noi stessi
o la preghiera, ma la vita
in tutti i suoi aspetti, il
nostro comportamento,
le relazioni con gli altri.
Non c’è un’anima contrapposta a un corpo, ma
una persona completa: è
questa persona nella sua
concretezza a cui è rivolta la vocazione o l’osservanza della legge per migliorarsi. Molto diverso
invece il rapporto di ciascuno con il testo sacro:
per cattolici e protestanti
gli scritti biblici non sono
parola di Dio, ma testimonianze ispirate da Dio
e scritte da uomini, parole che rinviano alla Parola; per l’Islam ogni parola
e virgola sono dettate da
Dio nella lingua che da
1.400 anni è identica a
quella che oggi si insegna; per l’ebreo fondamentale è il fatto che Dio
stesso abbia consegnato
a Mosè la Torah; per il
testimone di Geova i testi confermano in più
punti, per le conoscenze
che contengono, la diretta ispirazione divina.
Dunque soprattutto per
cattolici e protestanti c’è
un problema di attualizzazione del testo che altre religioni risolvono
nell’applicazione diretta,
finché è possibile, di
quanto è scritto.
E per i problemi etici
nuovi, come quelli posti
dalla ricerca scientifica?
Il valdese cerca la soluzione nel confronto comunitario con i fratelli e
le sorelle cercando di capire insieme l’indicazione evangelica, per l’ebreo questo è soprattutto
il compito dei rabbini,
così come per il cattolico
vi è un clero preposto alla retta dottrina. «Dio ha
stabilito una parte fissa,
che non si può assolutamente modificare - ha
detto Yassir -, ma c’è anche una parte più flessibile». «Si tratta di trovare
la strada giusta all’interno dei paletti fissati dalla
legge e dalle interpretazioni dei rabbini nella
storia» gli ha fatto eco
Segre. Alla fine il pubblico era particolarmente
contento per questo riuscito tentativo di comprendersi fra diversi. Bricherasio ha indicato una
strada su cui continuare.
,Iscritti allo Spi-CgiI in vai Pellice
Verso il migliaio
Sono in crescita in vai
Pellice gli iscritti allo SpiCgil, il sindacato che a livello nazionale rappresenta circa il 65% dei
pensionati. L’anno scorso erano 897, quest’anno
si avvicinano al migliaio.
Ci sono stati dei risultati
positivi nella recente legge finanziaria, dagli aumenti alle pensioni alla
riduzione della tassazione Irpef ma si aprono
nuove vertenze sulla sanità e l’assistenza. Lo
Spi-Cgil, che ha tenuto
venerdì 2 a Torre Pellice
la sua assemblea, offre
agli iscritti varie tutele,
dalla violazione dei diritti da parte dell’ex datore
di lavoro ai problemi riguardanti pensione e assegni familiari, alla compilazione della denuncia
dei redditi, ai contratti a
tempo indeterminato
per chi continua a lavorare, alle questioni della
casa e degli affitti. Ci sono sconti sulla polizza
per l’autovettura e la
possibilità di seguire le
attività dell’Auser, un’associazione per l’autogestione dei servizi e la solidarietà. Non manca la
Dal 12 al 25 marzo ritorna la «Semaine du
français», un’iniziativa
che ormai da molti anni
coinvolge le scuole, gli
enti locali e le chiese vaidesi della vai Pellice, con
l’obiettivo di tutelare e
valorizzare il francese. Si
comincia lunedì 12 marzo, con i laboratori per le
scuole elementari di Bibiana e Luserna Alta; giovedì 15 al cinema Trento
di Torre Pellice sarà la
volta del cinema in lingua con il cartone «Principi e principesse», alle
10 per le scuole, alle 21
per il pubblico. L’intera
giornata di lunedì 19 sarà
ricca di appuntamenti;
sia nella mattinata che
nel pomeriggio, le scuole
saranno coinvolte nei laboratori, ci sarà inoltre lo
spettacolo teatrale «Nuit
bianche»,-al teatro del
Forte; in serata cena con
menu francese da Flipot
(costo lire 70.000). Martedì 20, alle 17, al cinema
Trento, festa di canto e
video per le quinte elementari. Appuntamento
con Maupassant mercoledì 21, alle 10, alla biblioteca della Casa valdese, con una lezione per
gli studenti delle scuole medie inferiori e superiori, a cura del Centre
culturel français; per tutta la giornata, nell’atrio
del Collegio valdese, esposizione di libri della
Einaudi. Il Lions Club di
Luserna San Giovanni e
Torre Pellice propongono, venerdì 23 marzo,
una serata francese al ristorante Flipot. Infine ,
domenica 25, culto in i
francese, nella chiesa j
valdese di Bobbio Pellice, i
alle 10,30. Per tutta la durata della manifestazione, nella biblioteche della vai Pellice sarà possi- |
bile trovare settori di let- 1
teratura in francese. *
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possibilità di viaggi e visite interessanti in compagnia. Le sedi di Luserna e Torre Pellice hanno
i seguenti orari: a Luserna (via Ribet 7) il lunedì e
mercoledì dalle 15 alle
17, il venerdì dalle 9 alle
12; a Torre (via Guardia
Piemontese 18) il mercoledì dalle 15 alle 17 e il
venerdì dalle 9 alle 12.
Pinerolo
Fondi per gli
edifici di culto
Il Consiglio comunale
di Pinerolo, ha destinato
dal bilancio 2001, come
prevede la legge, una
parte degli oneri di urbanizzazione agli interventi
che interessano gli edifici
di culto. Lo stanziamento messo a bilancio ammonta a 30 milioni di cui
5 vanno alla ristrutturazione interna del tempio
valdese, 1 alla parrocchia
di Santa Barbara di Riva.
4 alla chiesa Santa Maria
e 20 alla parrocchia San
Verano di Abbadia.
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Incontro pubblico di presentazione a Pinerolo
Ecco il nuovo Statuto
Le informazioni relative all'amministrazione saranno più
facilmente accessibili II ruolo delle associazioni
PAVIDE BOSSO
IL Consiglio comunale
di Pinerolo in questi
giorni sta dibattendo la
approvazione definitiva
della bozza di revisione
dello Statuto del Comune
preparata, in quasi un
anno e mezzo di lavoro,
congiuntamente dai capigruppo della minoranza e
della maggioranza del
Consiglio, supportati da
consulenti esterni e dai
segretari comunali. La
bozza dello Statuto è stata presentata in via preliminare venerdì 2 marzo
alie associazioni pinerolesi e al pubblico in un incontro presieduto dal sindaco, Alberto Barbero, e
dal presidente del Consiglio, Augusto Canal.
Quella che dovrà diventare la «Carta fondativa del Comune», come è
stata definita da Barbero,
presenta come richiesto
dalla legge un’attenzione
particolare alla partecipazione dei cittadini anche
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nelle dinamiche decisionali con un coinvolgimento attivo da parte
delle associazioni ma anche con una normativa
precisa in materia di referendum che potranno essere chiesti dai cittadini.
«Il nuovo Statuto - ha
detto Canal nel corso della presentazione in Comune - garantirà un miglior accesso dei cittadini
alle informazioni riguardanti l’amministrazione,
così come un allargamento della partecipazione
anche ai non elettori con
l’estensione per esempio
del diritto al voto per i referendum comunali anche ai sedicenni». Un’altra novità del nuovo Statuto sarà il nuovo ruolo
dell’associazionismo che,
in base alla cosiddetta
«sussidiarietà orizzontale», viene ad affiancare
ufficialmente il Comune
nel fornire servizi mentre
prima questo compito, là
dove non riusciva a intervenire direttamente la
macchina comunale, veniva affidata a enti superiori come la Provincia, la
Regione o lo Stato per il
principio della sussidiarietà verticale.
«La revisione che abbiamo svolto, al di là delle
novità introdotte - ha
detto ancora Augusto Canal -, è importante perché è avvenuta attraverso
la gestione unitaria del lavoro con la partecipazione collaborativa della minoranza e della maggioranza. Si tratta di un segnale importante di come
vada interpretata la politica». Soddisfazione generale quindi per il nuovo
Statuto che ora però dovrà tradursi in Consiglio
in un’approvazione che
richiede una maggioranza inizialmente pari ai
due terzi dell’assemblea.
Staremo a vedere anche
perché rimangono alcuni
piccoli punti ancora da
chiarire e il Consiglio è in
corso mentre scriviamo
queste righe.
Consiglio comunale a Bobbio
Sponde al Cruello
Franco Barbero, della comunità di base di Pinerolo
Seguire Gesù e non rimmagine
«Occorre guardare di
più alla base, alle donne
e agli uomini che seguono Gesù, al fermento ecumenico, ai “preti del
popolo” che non cercano
potere e immagine ma
perseguono cammini di
umiltà, di solidarietà, di
liberazione dall’ossessione dogmatica, sessuofobica, legalista. Lì c’è una
chiesa viva». Sono parole
di Franco Barbero sul foglio della Comunità di
base di Pinerolo «Viottoli», nell’immediata vigilia
del «grande Concistoro»
della Chiesa cattolica di
mercoledì 21 febbraio. E
anche su quell’appuntamento Barbero dice la
sua: «La chiesa è gigante
nell’immagine, microscopica nella fede. Bisognerebbe fare un’inversione di marcia, ma questo è il tempo dell’orgia
del potere, delle ubriacature gerarchiche. Lo stile
del Vangelo, fatto di sobrietà e semplicità, è lontano mille miglia».
Le nomine di tanti uomini di sicura fede curiale azzera il numero dei
vescovi «aperti» e conciliari. Questa è la manovra che viene condotta
dalla curia romana con
rigore e continuità deva
stante. Eppure, almeno
nel caso del cardinale
Lehmann, si è andati in
direzione opposta dando
la porpora a un cardinale
innovatore. «Non hanno
potuto fare diversamente
con il presidente della
potente conferenza episcopale tedesca - prosegue Barbero -. Il Vaticano, avido com’è di soldi,
sa bene quanto ha bisogno del finanziamento
della ricca Chiesa cattolica tedesca che ha minacciato di chiudere i rubinetti. E in Vaticano si è
aperta per Lehmann la
porta del Concistoro. Il
Vaticano ha un grande
amore: il dollaro, il marco, il franco, la lira, l’euro. Purché siano soldi,
purché siano molti, purché arrivino con continuità. Del resto sarebbe
stato vergognoso e indecente, addirittura impresentabile, celebrare questo Concistoro solo con i
funzionari di curia e gli
amici degli amici. La funzione del cardinale di
Magonza non potrà essere diversa da quella svolta finora; o forse l’alto
onore lo renderà ancora
più “prudente”? Ma in
fondo ciò che succede
nei palazzi dei poteri op
pressivi come il Vaticano
è più o meno sempre
della stessa solfa. Guardiamo altrove, poniamo
il nostro cuore altrove».
E dove guardare con fiducia? «Io sono innamorato della Bibbia e della
preghiera, amo il silenzio, i sentieri piccoli nei
quali non arrivano la
contaminazioni delle
“droghe gerarchiche”,
ma dove si incontra tanta, tanta gente desiderosa di leggere la Bibbia, di
lottare umilmente per un
mondo più giusto. Bisogna credere nel lavoro
umile, quasi “invisibile”
che si può fare alla base e
non lasciarsi distrarre
dagli spettacoli, dai giochi, dalle polemiche con
la gerarchia. Preti di base, teologi e teologhe ribelli, donne, omosessuali, lesbiche, persone in ricerca, movimenti e gruppi di mutuo aiuto: ecco il
grande serbatoio di speranza. Se poi, per dono
di Dio, c’è qualche vescovo che vive e canta
fuori dal coro ufficiale,
come non benedire Dio?
Penso che occorra buttare il nostro cuore dove
c’è la possibilità di seminare, e poi lasciare tutto
nelle mani di Dio».
Una seduta di Consiglio molto densa quella di
martedì 27 febbraio per i
consiglieri di Bobbio Pellice. Fra gli investimenti
previsti quest’anno dall’amministrazione e messi a bilancio, c’è la realizzazione delle nuove difese spendali sul torrente
Cruello. Un finanziamento regionale di 1 miliardo
e mezzo dovrebbe coprire le spese per un’opera
indispensabile a difendere il concentrico di Bobbio e che partirebbe dal
contrafforte roccioso del
Parau per arrivare fino ai
campi sportivi.
Una zona pesantemente interessata dall’alluvione di ottobre. Il progetto preliminare è già
stato approvato, si aspetta fine mese per quello
definitivo. «Intendiamo
convocare la Conferenza
dei servizi intorno al 20
marzo - annuncia il sindaco, Aldo Charbonnier per dare l’avvio ai lavori
entro l’estate». Nel frattempo dovrebbe muoversi il Magispo per la sistemazione dell’argine
del Penice, con un intervento per 500 mUioni. In
cantiere anche la sistemazione di un tratto di
strada nella Comba dei
Carbonieri.
Nella relazione previsionale per il 2001-2003
emerge la volontà di proseguire i rapporti transfrontalieri con Ristolas,
con una serie di interventi, anche pratici, che almeno sulla carta sembrano rilevanti: la sistemazione, con un progetto
comune pubblico-privato, del collegamento viario non motorizzato del
Colle della Croce. Con la
richiesta di finanziamento europeo Interreg i
francesi intendono ristrutturare il Réfuge Napoleon; da parte italiana
in progetto c’è la sistemazione della storica Caserma Monte Granerò e soprattutto dell’antico albergo della Dogana al
Pra, l’attuale Ciabota. «Il
parroco di Bobbio - dice
il sindaco - ha proposto
anche la ricostruzione
della Cappella-ospizio di
Maria Maddalena al Pra,
ma se non ci sono dubbi
sulla sua esistenza, non
ne conosciamo l’effettiva
collocazione».
AVallecrosia per i bambini
Campi estivi al mare
Anche quest’anno le
chiese valdesi del I distretto organizzano i consueti campi per i bambini
delle scuola domenicali e
del precatechismo alla
Casa valdese per la gioventù di Vallecrosia.
I campi previsti sono
due: il primo, per i più
piccoli nati tra il 1992 e il
1994, si svolgerà dall’11 al
23 giugno; il secondo, per
i nati tra il 1989 e il 1991,
si svolgerà dal 24 giugno
al 6 luglio. I campi saranno seguiti e affidati a 5
monitori e/o monitrici.
Ogni gruppo potrà essere
formato da un massimo
di 30 iscritti: verranno
dunque accettate le prime 30 domande e in seguito si aprirà una lista di
attesa. I prezzi quest’anno hanno subito un lieve
aumento, soprattutto per
i danni subiti dalla Casa
valdese a seguito dell’alluvione che ha colpito
duramente anche quelle
zone. Si prevede un costo
del campo di 440.000 lire,
comprese anche le 30.000
lire di «argent de poche»
per ogni ragazzo; il viaggio in treno è a parte con
un costo di lire 35.000
{metà prezzo pe? i bambini sotto i 12 anni); in ultimo si prevede una gita
in Francia, del costo supplementare di circa BOTO.000 lire. Le iscrizioni
per il primo campo sono
raccolte da Patrick Stocco, telefono 0121-81316,
mentre per il secondo da
Anne Pilloud, telefono
0121-944418; la data ultima per le iscrizioni è fissata per il 10 maggio.
NELLE CHIESE VALDESI
UNIONI FEMMINILI — Domenica 18 marzo, a Prarostino, alle 14,30, incontro delle Unioni femminili di
Bricherasio, San Secondo e Prarostino; Alba e Marco
Tullio Fiorio parleranno delle loro esperienze in Africa, Anita Tron parlerà della visita nelle Valli dell’équipe Cevaa 2001.
ANGROGNA — Martedì 13 marzo, studio biblico
nella Scuola grande del capoluogo, alle ore 20,45, sul
capitolo 13 della lettera di Paolo ai Romani (La sottomissione alle autorità).
BOBBIO PELLICE — Martedì 13, alle 20, riunione
quartierale ai Cairus. Domenica 11 marzo, assemblea
di chiesa con all’odg l’elezione di tre deputati alla
Conferenza distrettuale e di un deputato al Sinodo.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Riunione quartierale,
giovedì 8 marzo, a Fondo San Giovanni, alle 20,30.
PERRERO-MANIGLIA — Riunioni quartierali; lunedì 12 marzo, alle 14, a Grangette, alle 9,30, con visita pastorale, a Ferrerò.
PINEROLO — Giovedì 8 marzo, alle 15, incontro
dell’Unione femminile con Lucia Cena, che parlerà
su «Il gioco e la sua importanza».
POMARETTO — Venerdì 9, alle 16, incontro ecumenico al Centro anziani di Perosa. Riunioni quartierali:
mercoledì 14, alle 20,30, alla Lausa, giovedì 15, alle 15,
all’Inverso Paiola, venerdì 16, alle 20,30, a Perosa.
FRALI — Giovedì 8 marzo, incontp dell’Unione
femminile. Riunioni quartierali, alle 20: martedì 13 a
Cugno, mercoledì 14 a Villa.
PRAMOLLO — Riunione quartierale ai Bocchiardi,
mercoledì 14 marzo, alle lé,30.
PRAROSTINO — Riunioni quartierali: mercoledì 14
marzo, alle 20,30, al Roc, giovedì 15, alle 20,30, a San
Bartolomeo.
SAN SECONDO — Domenica 11 marzo, alle 10,
culto presieduto da Guglielmo Crucitti; alle 15 incontro dell’Unione femminile.
TORRE PELLICE — Riunioni quartierali: venerdì 9
marzo agli Appiatti, martedì 13 all’Inverso, mercoledì
14 ai Chabriols. Studio biblico, lunedì 12 marzo, su
Atti 1,1-18.
VILLAR PELLICE — Venerdì 9 marzo, alle 21,15,
nella nuova sala, la filodrammatica dei Coppieri di
Torre Pellice metterà in scena «Il gallo nel pollalo».
Domenica 11 marzo, culto in francese, e culto serale a
cura del coretto. Riunioni quartierali, ore 20,30: lunedì 12 alla Piantò, mercoledì alla Casa Miramonti.
VILLAR PEROSA — Lunedì 19 marzo incontro
dell’Unione femminile.
VILLASECCA — Riunioni quartierali, ore 20: mercoledì 14 marzo a Trussan, venerdì 16 a Morasso.
Piano regolatore a S. Germano
Sì alla variante
strade allagate a Vallecrosia
K Valli Chisone e Germanasca
Incontri culturali
Nuovo appuntamento
sabato lo marzo alla sala
della Comunità montana
valli Chisone e Germanasea, in via Roma a Perosa
^entina, per il ciclo di
incontri culturali organizzati in collaborazione
*^nn il Centro culturale
valdese di Torre Pellice e
l’associazione Amici delia Scuola latina di Pomaretto. Alle 16,30 si terrà la
presentazione del nuovo
libro di Giorgio Tourn,
DanieZ, un valdese giacobino; con l’autore interverranno Clara Bounous
® Sergio Ribet, che presenteranno il libro da
ritte angolazioni diverse.
11 romanzo storico di
Tourn è nato come una
chiacchierata il 15 agosto
1998: Daniel parla in prima persona della sua vita
legata alle vicende storiche che vanno dalla Rivoluzione francese all’
impero di Napòleone, fino alle Lettere Patenti
del 17 febbraio 1848.
Il prossimo incontro,
previsto per il 21 aprile,
vedrà la partecipazione
di Ettore Serafino con il
suo libro Quando il vento
le pagine sfoglia; interventi di Franco Calvetti,
Marcella Gay e la presenza dell’Anpi, sezione di
Perosa Argentina e valli.
Novità al Collegio valdese di Torre Pellice
Rinnovata l'aula di scienze
Dopo un lavoro di alcuni mesi l’aula di scienze
del Collegio valdese di
Torre Pellice, compietamente rinnovata, è di
nuovo a completa disposizione degli studenti. Si
tratta di uno strumento
«storico» di grande utilità
il cui rinnovo trova spiegazione non solo nelle
necessità strutturali ma
anche nell'andamento
delle iscrizioni: infatti sono oltre 100 gli studenti
frequentanti quest’anno,
una dècina in più il prossimo. L’inaugurazione di
questa aula, che nelle sue
successive trasformazioni
non ha perso il fascino
degli antichi strumenti di
studio e dei reperti naturalistici, alla presenza dei
membri del comitato e
dell’associazione Amici
del Collegio che ha contribuito in modo decisivo
ai lavori costati circa 100
milioni, è avvenuta lo
scorso 24 febbraio. Il ricco patrimonio mineralogico verrà rivalutato grazie all’impegno di Franco
Davite; un intervento di
riordino è previsto pure
per il ricco e raro settore
ornitologico.
Al momento di successo del Collegio concorrono inoltre anche fattori
esterni all’attività didatti
ca: Gianluca Olivero, della seconda Europeo, ha
infatti vinto al Sestriere i
campionati studenteschi
di sci alpino.
Si farà la variante al
Piano regolatore del Comune di San Germano
che modificherà la destinazione di parte dell’area
ex Widemann da residenziale ad artigianale.
Questo è quanto ha deciso il Consiglio comunale
della cittadina della vai
Chisone in una sua seduta tenutasi la scorsa settimana che aveva all’ordine del giorno tra l’altro
anche l’approvazione del
bilancio per il 2001 e un
documento di indirizzo
sulla questione del progetto di costruzione di
alcune centraline idroelettriche e del collettore
di valle lungo il corso del
torrente Chisone.
La variante al Piano regolatore, di cui si parlava
ormai da tempo, arriva
dopo incontri e consultazioni avute dall’amministrazione con chi opera o
è proprietario degli edifici presenti nell’area ex
Widemann. «La variante
- dice il sindaco di San
Germano, Clara Bounous
- mira da un parte a recuperare una zona del
paese ora degradata e
dall’altra a dare sviluppo
all’area in senso artigianale e commerciale».
Dopo la decisione presa
dal Consiglio la palla ora
passa nelle mani della
Comunità montana valli
Chisone e Germanasca
che dovrà procedere a
dei sopralluoghi e alla
stesura della variante che
sarà comunque sottoposta a parere dell’amministrazione sangermanese.
Nel corso della seduta
si è poi proceduto anche
all’approvazione del documento di bilancio per
l’anno in corso e a quello
triennale. Il pareggio di
amministrazione è stato
individuato sui 2,6 miliardi con circa 550 milioni
(circa 200 provenienti
dalla Regione), destinati a
interventi edilizi sul complesso scolastico.
Per quel che riguarda
gli oneri a carico dei cittadini rimangono invariate
praticamente tutte le tariffe, dall’lci al trasporto
scolastico mentre, come
previsto, aumenta la spesa sui rifiuti (di circa il
30%). Infine il Consiglio
si è occupato delle centraline idroelettriche e
della fognatura di valle
con l’approvazione di un
documento che ribadisce
la posizione favorevole
alla costruzione di una
fognatura di valle ma solo aH’interno di un progetto separato dalla questione centraline.
Gianluca Olivero e, a destra, l’attuale Comitato del Collegio valdese
14
PAG. 14 RIFORMA
E Eco Delle ^lli "\àldesi
venerdì 9 MARZO 200i ‘ VEN
Nella sala di San Gernnano
Il teatro è per tutti
Teatro e provincia; una
accoppiata che, se dobbiamo valutare dall’esperienza del «Forte» di
Torre Pellice, non può
che dirsi vincente. E così
ci prova anche San Germano, con la sua appena
ristrutturata sala valdese.
Sotto il cappello «Tutti a
teatro» Assemblea teatro
propone quattro spettacoli, quattro attori soli in
scena, quattro storie di
lacerazione e di riscoperta delle ragioni per cui
vale la pena di vivere e
lottare. Si comincia sabato 10 alle 21 con Luca Fagioli in «Questione di
centimetri», un monòlogo autobiografico partendo dai 133 centimetri di
cui è costituita la figura
dell’attore: un modo per
affrontare, con ironia e
intelligenza, il tema delle
molte barriere che vengono frapposte ogni giorno. Gli appuntamenti
successivi vedranno sul
palco Fabrizio Monetti,
Santi Briganti e Gisella
Bein; tutti gli ingressi costano 10.000 lire.
Giovedì 8 invece, a
Torre Pellice, spettacolo
al femminile: alle 21,15
al teatro del Forte, la
compagnia Eduardo presenta «Bambine», storia
di due bambine, di amicizia, di legami e di formazione della personalità. Ingresso lire 15.000,
ridotto 12.000.
SPORT
HOCKEY GHIACCIO
Si è chiusa con una vittoria, che ha permesso di
confermare il terz’ultimo
posto, l’avventura del
Valpellice nel campionato under 19. Dopo le
sconfitte nelle trasferte
di Appiano (2-10) e Renon (4-8), a Pinerolo i
piemontesi hanno battuto l’Egna per 4-3, con reti
di Babolin, Andrea Montanari e Ottino. «È stata
comunque una buona
esperienza», ha dichiarato l’allenatore Da Rin.
Con qualche errore difensivo in meno la squadra avrebbe potuto avere
anche qualche ambizione in più. Considerata la
rinuncia estiva a una prima squadra e l’alluvione
di ottobre, l’anno non è
quindi trascorso invano.
CURLING
Esordio positivo per il
3S Luserna a Feltre; nei
campionati italiani esordienti i lusernesi si sono
classificati ottavi. Nella
quinta prova di Coppa
Italia-di promozione le
due squadre del 3S si sono classificate 11“ e 14“.
VOLLEY
Continua la marcia di
avvicinamento alle prime posizioni del Body
Cisco Pinerolo in B2 maschile; grazie al successo
per 3-1 sul campo del
Fabbrico e alla contemporanea sconfitta della
Asystel Milano, i pinerolesi agganciano i lombardi al terzo posto, lontano
comunque dall’accoppiata di testa formata da Igo
Genova e Fima Mondavi.
Presentato a Pinerolo il libro d\ Povero
Grammatica della democrazia
MASSIMO CNONE
Dal cittadino ineducato a quello corrotto, dal servo contento a
quello fanatico. Il passo è
breve. Non usa mezzi termini Michelangelo Bavero, nella presentazione
del suo nuovo libro venerdì 2 marzo a Pinerolo.
Contro il governo dei peggiori. Una grammatica
della democrazia (ed. Laterza, Roma-Bari, 2000,
lire 28.000) è soprattutto un’analisi del lessico
politico: sembra banale
constatare che l’uso sapiente, o meglio l’abuso,
di parole è diventata la
caratteristica primaria
della battaglia elettorale
in corso. Parole e concetti
che diventano latinorum
svuotati di significato. Ecco allora l’esigenza di una
grammatica della democrazia, intesa come «uso
corretto delle parole e del
linguaggio»; da qui arriva
la domanda di rito: qual è
lo scarto fra il concetto
ideale e la realtà che la
parola democrazia pretende di significare? Bovero abbozza una risposta, ma al lettore rimane
l’ardua sentenza.
Per l’autore, docente
all’Università di Torino
nonché allievo di Bobbio,
la democrazia è prima di
tutto formale: un insieme
di regole. I sostantivi, gli
aggettivi, i verbi: come
per una grammatica della
lingua, Bovero individua
le categorie e le condizioni della democrazia. Eleggere, rappresentare, deliberare e decidere: «Non
c’è democrazia senza la
presenza di questo percorso - dice Bovero—; ma
il terzo passo, la deliberazione, cioè la discussione, è il più importante
di tutti». Una frecciata
agli apologeti del sistema
maggioritario il quale,
sostiene Bovero, altro
non è che «un meccanismo da rubagalline, distorsivo della rappresentanza», perché «la democrazia non è la sommatoria delle opinioni dei
soggetti, ma è il raggiungimento di una decisione
collettiva attraverso una
discussione». Nella seconda sezione del libro
Bovero tratteggia l’esistenza di forme di «democrazia capovolta»: «Il
flusso del potere non è
più ascendente, ma discendente» con gli esecutivi forti, la personalizzazione della politica e i
duelli maggioritari che
conducono alla «democrazia apparente», nella
quale «esiste solo più
l’esteriorità». Un quadro
amaro di un’epoca «oltre
il Novecento», riprendendo il titolo dell’ultimo
libro di Marco Revelli.
Prossimi appuntamenti alla Biblioteca civica
Alliaudi con Gian Enrico
Rusconi, che, venerdì 9
marzo alle 20,45, presenterà ìF suo Come se Dio
non ci fosse: i laici, i cattolici e la democrazia e,
venerdì 23 marzo, con
Giannino Piana, autore
di Attraverso la memoria:
le radici di un’etica civile.
Villar Pellice
Una band
irlandese
Il Tacabanda approda
sabato 10 marzo a Villar
Pellice nella sala polivalente: sul palco il gruppo
«Calicò», band irlandese
emergente, composta da
cinque giovani brillanti
musicisti: trama sonora
raffinata e solida allo
stesso tempo, basata sull’intreccio tra due violini,
chitarra, bouzouki e cor
namusa, riusciti innesti
vocali. Matrice irlandese
con influenze bretoni e
galiziane. Costituito nel
1994 a Dublino, e rivelatosi nel 1998 con la sua
prima incisione «Celanova square», «Calicò» ha
realizzato nel 2000 un secondo Cd, «Songdogs»,
che ha consolidato la sua
notorietà. Il gruppo «Calicò» prende il nome dal
calicò, tela di cotone
stampato, che a sua volta
trae il nome dalla città di
Calicut, nell’India meridionale: nel mese di
marzo 2001 è alla sua seconda tournée italiana.
Anche l'accoglienza fra i progetti dell'associazione «Lou cialoun»
Villa Olanda, gli obiettivi per l'anno 2001
MARCO ROSTAN
Mentreìlavori di ristrutturazione nell’edificio di Villa Olanda
proseguono (dovranno
essere terminati nel prossimo ottobre), i giovani di
«Lou Cialoun» informano
sulle attività in atto e in
progetto tramite un piccolo notiziario che si propone di stabilire un rapporto più intenso con i
soci. Per quanto riguarda
il frutteto, con il lavoro
volontario e l’appoggio
dell’Istituto agrario di
Osasco e della Malva di
Bricherasio, si è completata la potatura di circa
150 meli che nello scorso
marzo terminavano il loro secondo anno di impianto. Per dare realizzazione all’idea originaria
dell’associazione, quella
del progetto di educazione agroalimentare, dopo
aver contattato il laboratorio didattico-ambientale della vai Pellice e una
guida naturalistica, ci si
sta preparando per ospitare le prime classi, per
mostrare ai bambini come si svolgono i lavori e
come si possono produrre delle mele in un frutteto biologico.
Più in generale, per il
futuro di Villa Olanda,
aH’interno del più ampio
progetto denominato «Istituto per la valorizzazione della pietra di Luserna», l’associazione gestirà la parte dell’accoglienza, cercando di realizzare un crocevia di
persone, idee, progetti,
esperienze, nell’ambito
di una sostenibilità ambientale e sociale. Una
rilevante applicazione
pratica di questo obiettivo sarà la ristorazione,
con l’utilizzo massiccio
di prodotti del mercato
equo e solidale,* delle vicinanze e comunque ottenuti con tecniche a
bassissimo impatto ambientale e non modificati
geneticamente. La cucina vorrebbe realizzare
l’incontro con «l’altro»,
dove l’altro sono i sapori,
i gusti e le tradizioni culinarie del mondo.
Queste e altre idee necessitano naturalmente
di finanziamenti e di persone che collaborino volontariamente. I soldi per
la ristrutturazione arrivano per il 75% da un cofinanziamento dell’Unione europea, ma «Lou cialoun» deve raccogliere la
sua parte, vale a dire 450
milioni in 10 anni: ad attività avviata ci sarà |in
reddito, ma in questo periodo iniziale serve il sostegno di chi crede o
simpatizza con lo sforzo
intrapreso; si possono
versare contributi sul c/c
n. 1390-10 del San Paolo
di Luserna San Giovanni
(Abi 1025, Cab 30600), a
favore di: Associazione
«Lou cialoun», via Fuhrmann 23, 10062 Luserna
San Giovanni. Viene sollecitata anche la partecipazione ai prossimi campi di lavoro, riguardanti
in particolare il frutteto.
Prosegue intanto la serie di appuntamenti organizzati dall'associazione; venerdì 9 marzo, alle
21, si parlerà dei prodótti
del mercato equo e solidale, in collaborazióne
con la cooperativi «II
ponte» di Giaveno, méntre è in progetto un campo all’isola d’Elba per fi
ne agosto con un gruppo
di giovani di Ulm, in Germania, con riflessioni
sull’immigrazione e la
violenza neonazista. Associarsi a «Lou cialoun»
costa 20.000 Tanno; è in
fase di lavorazione un sito Internet all’indirizzo
www.loucialoun.org,
mentre da marzo sarà disponibile un cd-rom dedicato a illustrare i settori di attività; è anche iniziata una ricerca storica
su Villa Olanda, a cui si
può collahorare disponendo di informazioni,
notizie, ricordi, fotografie: in questo caso mettersi in contatto con Sandro Bellion al citato indirizzo di via Fuhrmann,
tei. e fax 0121-900081.
APPUNTAMENTI
8 marzo, giovedì
TORRE PELLICE: Alle 15,30, nella biblioteca della
Casa valdese, concerto con Alexia Dino, pianoforte,
musiche di Bach, Prokof’ev, Beethoven, Chopin.
PINEROLO: Alle ore 21, nella sede del Club alpino
italiano, via Sommelier, incontro su «Iran; Damavand
m. 5.671», salita scialpinistica alla più alta vetta del
Medio Oriente e turismo nel paese degli hayatollah,
presentato da Luciano Cerbi.
TORRE PELLICE: Alle 21,15, al teatro del Forte, va in
scena «Bambine», della compagnia Eduardo, testo e
regia di M. Maglietta, ingresso 15.000, ridotto 12.000.
9 marzo, venerdì
PINEROLO: Alle 21, nella chiesa di San Giuseppe,
concerto del duo violino pianoforte, con Francesco
Manara e Claudio Voghera. Musiche di Mozart,
Brahms, Beliucci, Fauré. Ingresso libero.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Nella biblioteca comu
SERVIZI
OUARDIA MEDICA I
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 800-233111 i
naie, alle 21, il giornalista Marco Neirotti parlerà su
«Lo sfmttamento minorile». |
10 marzo, sabato
CUMIANA: Alle ore 21,15, nella sala incontri della
scuola media, la compagnia di prosa «Il palcoscenico» presenta «Questi ragazzi».
PEROSA ARGENTINA: Nella sede della Comunità
montana valli Chisone e Germanasca, alle 17, incontro con Giorgio Tourn su «Daniel, un valdese giacobino», presentazione di Clara Bounous e Sergio Ribet.
11 marzo, domenica
PINEROLO: All’Accademia di musica, alle 21, concerto dei vincitori del concorso «Città di Pinerolo».
LUSERNA SAN GIOVANNI: Grande Carnevale 2001,
alle 10, sfilata per le vie cittadine, con la compagnia
dei balestrieri di Roccapiatta: alle 11 ritrovo delle maschere in piazza Partigiani; alle 15 sfilata di carri allegorici da piazza Cañavero, esibizione degli sbandieratori di borgo Moretta, esibizione della banda musicale di Torre Pellice, sfilata di Gianduiotto e Caramella.
12 marzo, lunedì
PINEROLO: Al circolo sociale di via Duomo, alle
21,15, conferenza su «Gli ultimi quattro milioni di anni
sul Carso triestino» con il professor Ruggero Caligaris.
TORRE PELLICE: Al Centro culturale, alle ore 20,45,
conversazioni sul libro «Il giornalismo controcorrente
di Ryszard Kapuscinsky: da Imperium a Ebano».
15 marzo, giovedì
SAN SECONDO: Alle 21, nella biblioteca comunale,
recital lirico, al pianoforte Carlo Dutto, soprano Elena
Tarone.
TORRE PELLICE: Nella biblioteca della Casa valdese, alle 15,30, conferenza del dottor Giorgio Gualerzi,
su «Giuseppe Verdi e la sua opera: gli anni di galera».
16 marzoy venerdì
SAN SECONDO: Nel tempio valdese, alle ore 21,
spettacolo con la compagnia «Il piccolo varietà» che
presenta la pièce «Prest, ca ’s fa tard».
PINEROLO: Alle 20,30, alla scuola comunale di
danza, stage di tango argentino.
GUARDIA FARMACEUTICA '
(turni festivi con orano 8 22/ |
DOMENICA 11 MARZO
Campigllone: Simondl Luserna telefono 590613
San Germano Chisone:
Farmacia Tron, tei. 58771
Pinerolo: Marino - p.za Cavour 12, tei. 322603
SERVIZIO INFERMIERISTICO
,--i
presso 1 distretti
SERVIZIO eliambulanza
telefono 118
CINEMA
TORRE PELLICE — n
cinema Trento ha in programma giovedì 8 e venerdì 9, ore 21,15, Le
nozze, di Paul Lounguine; sabato 10 ore 20,10 e
22,20, domenica 11, ore
16, 18, 20,10 e 22,20, lunedì e martedì, ore 21,15,
L’ultimo bacio.
BARGE — Il cinema
Comunale ha in programma, venerdì 9 febbraio, ore 21, Placido rizzotto; sabato 10, alle ore
21, Il ritmo del successo;
domenica 11 alle ore 16,
18,30 e 21; lunedì, martedì, e giovedì, alle ore
21, Hannibal.
Erbe in fiera a Perosa
«Erbe in fiera. Una giornata di inizio primavera
aspettando Poggio Oddone». È questo il titolo di una
manifestazione organizzata dal Comune di Perosa
Argentina che si terrà il 18 marzo e che prevede oltre
alTallestimento di un mercato delle erbe e dei prodotti officinali e derivati anche momenti gastronomici e un convegno tematico dal titolo «I conoscitori di
erbe». L’iniziativa, che si pone sulla linea di quella organizzata in autunno dedicata ai proijotti caseari
d’alpeggio, prevede anche l’esposizione di una mostra delle antiche mappe catastali di Perosa.
PINEROLO — La mul
tisala Italia alla sala
«2cento» propone Billy
Helliot; feriali 20 e 22,20,
sabato 20 e 22,30, domenica 16, 18, 20, 22,20.
TORNEI Di
PALLAVOLO
Sono aperte le iscrizio-1
ni per la nuova edizione |
del torneo pinerolese di |
pallavqlo «Misto è bello» j
che aprirà i battenti il 2
aprile (per i principianti) ;
e T8 maggio (per le altre '
categorie). Le categorie
previste dal torneo sono
tre: principianti, amatoriali e over. Le iscrizioni
chiuderanno il 22 marzo
per i principianti e il 30 1
aprile per gli amatoriali e
la categoria over. Per
iscrizióni e informazioni
rivolgersi al circolo Fabio
Neruda, via Marro 4 a Pinerolo, tei. 0121-323246
(lunedì-venerdì ore 1719 e sabato ore 10-11); 0
0328-9713119. E-mail: da
stydasty@katamail.com.
POSTA
I valori della
Resistenza
Con questa lettera inviata al presidente della Comunità montana vai Pellice, Claudio Bertalot, e ai sindaci e alle
associazioni di partigiani ed ex deportati e internati Lorenzo Tibaldo, consigliere comunale a Torre Pellice, lancia
una proposta per riaffermare i valori
della Resistenza.
La recente commemorazione della
«Giornata della memoria» ha reso evidente non solo le atrocità che i regimi
totalitari hanno saputo compiere ma
anche che lo scorrere del tempo, con
la scomparsa progressiva dei testimoni, potrà lasciare il campo all’oblio, facendo calare un velo su un passato che
non può e non deve essere assolutamente dimenticato.
Proprio perché il tempo sarà il nemico del ricordo, aiutato da coloro che
questo passato vogliono rimuovere o
porre a revisione politica, lasciando
sul suo corso il vuoto dei testimoni e
delle associazioni, ritengo che, dopo
l’istituzionalizzazione della «Giornata
della memoria», si dehha anche formalizzare sul nostro territorio un organo di valorizzazione della memoria
storica (simile al comitato della Regione Piemonte per l’affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione repubblicana).
In esso dovranno svolgere un ruolo
fondamentale le diverse associazioni
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partigiane e degli ex deportati e internati presenti sul territorio e, con esse,
tutte le realtà istituzionali, sociali e
culturali della valle.
Ciò permetterà di valorizzare le sinergie, di creare una massima attenzione contro la relativizzazione dell’Olocausto e dellè nefandezze compiute dai regimi totalitari, rifiutando la
denigrazione della. Resistenza e il tentativo di revisione della prima parte
del nostro dettato costituzionale. Molti
segnali preoccupanti sono emersi in
tal senso nel nostro paese e ciò non
può che essere un campanello di allarme da non sottovalutare.
Inoltre, ed è questo l’aspetto fondamentale che mi permetto (li richiamare
alla sua attenzione, tale organo garantirà nel tempo, al di là della presenza 0
meno delle persone e delle loro organizzazioni, la continuità di un impegno
politico e culturalé fondato, come sistema di regole, sulla democrazia repubblicana e, come insieme di valori,
sulla solidarietà, sulla pace e sulla fratellanza tra gli uomini e i popoli. Tutto
ciò consentirà di rton smarrire una cultura della tolleranza insidiata da forma
di razzismo sempre più diffuse.
Ritengo che l’Istituzione da Lei presieduta, per la rappresentatività che
essa esprime del territorio, possa essere l’agente animatore di una proposta
che avrà il nobile compito di rendere
vìgile la memoria storica e l’impegno
civile e politico affinché nessun reticolato possa ancora dividere l’umanità.
15
!00i VENERDÌ 9 MARZO 2001
PAG. 15 RIFORMA
11 dibattito sulle scelte non espresse dell'Otto per mille
Chi va con lo zoppo impara a zoppicare
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Ho sempre pensato che le
chiese evangeliche con una
certa tradizione storica di laicismo, di libertà, di indipendenza, fossero in grado di
mantenere con coerenza la
loro posizione di sano amore
per l’equità. Invece devo ricredermi, e ciò mi fa sentire
profondamente a disagio.
^ Abbiamo accettato, dopo il
Concordato craxiano dell '84,
di venire a compromessi con
la nostra tradizione liberale
(ricordate? Libera chiesa in libero stato; separazione e indipendenza, soprattutto finanziaria, di chiesa e stato e
via discorrendo) e abbiamo
ratificato una Intesa con lo
stato italiano, avallando così
praticamente l’idea di un regime concordatario fra l’Italia e la Chiesa cattolica (l’Intesa, fatte salve le profonde
differenze nominalistiche e
giuridiche, è in fondo un concordatino supplementare
che serve da puntello al Concordato principe).
Un paio d’anni dopo, sia
pur con una maggioranza risicatissima e varie perplessità, abbiamo accettato l’otto
per mille delle tasse versate
da tutti i cittadini. Con la solita fierezza abbiamo anche dichiarato, giustamente, che
non avremmo accettato i resti
provenienti dal calcolo delle
dichiarazioni non firmate e
non avremmo mai adoperato
quei soldi per finanziare spese di culto, ma solo per opere
di assistenza. Più o meno be
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ne, se tutto fosse andato così
fino in fondo. Male, perché le
cose stanno prendendo un’
altra piega. C’era però da
aspettarselo. Era prevedibile
un secondo gradino discendente (chi va con lo zoppo,
impara a zoppicare). C’è in
giro aria di revisione: c’è chi
ha proposto di recuperare i
resti degli astenuti per godere, accanto alla Chiesa cattolica, di una iniqua (non equa)
ripartizione di ciò che non cr
appartiene. Cosi, almeno finora, siamo andati dicendo e
sostenendo, quando si trattava di criticare la Chiesa cattolica. La maggioranza degli
astenuti era convinta che
quei soldi sarebbero rimasti
allo stato. Il cittadino che
avesse voluto esprimersi a favore delle confessioni religiose aveva tante opzioni di quel
tipo davanti a sé; se preferiva
astenersi, era perché di quelle
non sapeva che farsene.
Più d’una volta, in conferenze pubbliche, ho sostenuto la correttezza del rifiuto di
contributi provenienti da un
simile calcolo furbesco. E ora
che cosa andrò a dire ai miei
ascoltatori? Che aveva ragione
la Chiesa cattolica? Purtroppo
le nostre chiese si stanno avviando sulla strada della consociazione; tutte concordi nel
non tener conto della volontà
altrui, intendono appropriarsi
senza alcuno scrupolo di ciò
che non è destinato a loro. È
così o è solo una mia impressione? Vorrei tanto sbagliar
mi! Faccio male a supporre
che, fra qualche anno, si assisterà a un ulteriore «passo
verso il basso» con la decisione di utilizzare i suddetti fondi per il mantenimento del
nostro culto, anziché per soli
fini assistenziali?. E sarà un altro scalino nella discesa verso
la perdita della nostra dignità.
«O Sanctus Deus, quanta
mala patlmur pro Ecclesia
sancta Dei!», diceva il papa
Martino IV, dopo essersi ingozzato fino alla indigestione
di anguille del lago di Bolsena, fatte annegare nel vino.
Sarà una questione di gusti,
ma a me le anguille fatte annegare nel vino non piacciono. Tanto più finiranno per
non piacermi le nostre chiese
se, annegate nell’inebriante
vino dell’abbondanza di denaro e di potere, saranno costrette da qualche indigestione a ripetere l’antico lamento
papalino. Ecco. Così stanno le
cose. Io spero proprio che sia
solo una proposta. Chiedo
scusa a chi pensa diversamente da me, ma devo dire
che provo disagio proprio
perché mi turba che ci sia
qualcuno che, per quattro palanche, possa pensare di aver
il diritto di saltare a pie’ pari
al di là dei nostri principi fondanti. Per fare certi salti, che
cancellano la nostra identità,
cari fratelli e care sorelle, non
basta la maggioranza semplice: è assolutamente indispensabile l’unanimità.
Paolo T. Angeleri - Padova
La Terra e i cieli di Dio
Tuttavia non è di queste cose che voglio
parlare, ma del rapporto che un cristiano ha
con lo spazio, o meglio, con un termine a noi
più caro; il cielo. Quando recitiamo la preghiera insegnataci da Gesù, diciamo: «Padre
nostro che sei nei cieli» e poi aggiungiamo
«sia fatta la tua volontà anche in terra come è
fatta in cielo», dove noi pensiamo vi sia il regno di Dio Padre con a fianco nostro Signore
Gesù. Già nell’Antico Testamento, per raggiungere fisicamente il cielo cercarono di costruire una torre, nella città di Babele, che arrivasse fino a esso, per acquisire fama e per
rimanere uniti, ma fu un insuccesso e furono
puniti dal Signore. Altro fatto che voglio ricordare è quello narrato nell’Antico Testamento quando Giacobbe, addormentatosi
all’aperto, sognò una scala appoggiata a terra
la cui estremità toccava il cielo, arrivato in cima vi trovò il Signore che gli profetizzò il futuro di Israele.
Purtroppo alcuni uomini ingenui del nostro
tempo pensano che arrivando tra i corpi celesti
con navette spaziali sempre più potenti si possa scoprire qualcosa del nostro passato o del
nostro futuro, capire se siamo soli in questo
universo, se si possono trovare risposte a cose
che sulla terra non si possono vedere, ma non
ci rendiamo conto di essere uguali agli uomini
di Babele. Pensate solo che un astronauta, divenuto famoso nel periodo epico della scoperta della Luna, finì in una casa di cura per alcolizzati a causa di una forte depressione, mentre
un altro divenne pastore battista. Bisogna capire che queste imprese sono fondamentali
per l’umanità per avere altre risposte, abbiamo
imparato a vedere la Terra dall’alto, apprezzare
la sua bellezza, la sua armonia la sua perfezio
Sì, ma solo per la fame nel mondo
interesse,
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-eticolità.
Il lavoro svolto dalla Commissione incaricata dal Sinodo è risultato ottimo anche
perché le opinioni dei due
fronti sono state esposte con
la massima chiarezza e senza
l’apporto di quella passionalità che sottintende la discussione su pareri così sentiti.
Sostenere che le argomentazioni presenti nelle indicazioni dei favorevoli e dei non favorevoli non abbiano, tutte,
una loro validità mi sembrerebbe annullare la valenza altamente importante della decisione che andrà presa. Ritengo che tutti e due i fronti
sottolineino ragionevolmente
valide posizioni. Ma credo
che tutte queste ragioni possono essere lette con una diversa chiave di lettura. A chi
serve questo ulteriore contributo? L’approvazione presa a
suo tempo è stata estremamente chiara. No al lavoro ecclesiastico; sì alla solidarietà e
solo a quella verso coloro che
più hanno bisogno d’aiuto.
Se allora il denaro che potremmo avere ha questa finalità, esso non è nostro ma è di
coloro che necessitano di
aiuto e di solidarietà. Non
potrò mai dimenticare la nostra assemblea di chiesa nella
quale si doveva dare una risposta alla primitiva accettazione dell’otto per mille. Discutevamo animatamente
tutti portando più o meno le
stesse argomentazioni che
oggi ci si ripropongono. No a
una legge fatta su misura per
la Chiesa cattolica; no, per
salvaguardare la nostra immagine. Che cosa dirà chi conosce la nostra rigidezza teologica nel momento in cui
anche la Chiesa valdese accetterà l’otto per mille... ecc.
Una voce si alzò in mezzo a
questo dibattito; «Se per aiutare i poveri e i derelitti fosse
necessario andare a rubare...,
*? lo farei». Era la voce di Tullio Vinay che con la sua provocazione aveva messo davanti a noi la vera questione;
tutto il resto era parlare. Questo episodio l’ho già ricordato
tn un precedente Sinodo,
quando si discuteva la quota
da destinare agli aiuti all’estero, che fu poi fissata al 30%
dell’intera somma. E stata per
me e per gli altri fratelli di
chiesa una grande lezione.
Non possiamo togliere a chi
ha estremo bisogno di aiuto
una sia pur piccola parte per
la sola salvaguardia della nostra immagine. La nostra immagine non è affidata all’accettazione o meno di una
quota di denaro che comunque dovrebbe essere destinata all’aiuto. La nostra immagine sta nel come gestiamo il
denaro ricevuto e su questo
non esiste alcun dubbio che
finora è stata dimostrata la
massima trasparenza, integrità e capacità operativa.
Questa è l’argomentazione
che ritengo di dover fare ancora oggi. L’otto per mille, sia
esso costituito dalle quote
Più firme
per lo Stato
Giorgio Bouchard nel suo
articolo «I protestanti in Italia» (Riforma n. 7 del 16 febbraio) scrive che «uno spirito
di laicità ricomincia a serpeggiare per le contrade d’Italia»,
e osserva che coloro che a
detto spirito si rifanno (e
prende Benedetto Croce come figura simbolo di questi)
«ci interrogano e invitano»,
laddove il «ci» è riferito a «noi
protestanti italiani». Tutto ciò
non può che rallegrarmi. Bouchard aggiunge come nota
positiva che «essi firmano per
noi l’otto per mille»; mi piace
pensare invece che Benedetto
Croce avrebbe firmato nella
casellina «Stato», dissentendo
in ciò dall’avallare il sistema
concordatario che, piaccia o
no, soggiace al meccanismo
dell’otto per mille, e che si sarebbe rallegrato nel vedere
aumentare la percentuale di
coloro che fanno questa scelta (dal 14,43 al 14,52% delle
scelte espresse; ved. l’art. di
Bruno Ricca su Riforma n. 5
del 2 febbraio, pag. 7), scorgendo in ciò un segno del fatto che lo spirito di laicità sta
dando segni di ripresa.
Paolo Gay
Luserna San Giovanni
chiaramente espresse oppure
dalle altre, non ci appartiene.
Questo già avviene ora e così
sarà per il futuro e forse non
sarebbe male che anche quelle quote versate per l’informazione venissero dirottate verso questo solo destino (ma
questo è un altro discorso che
ora non ha influenza sulla
prossima decisione).
Se il mio pensiero è di accettazione, è pur vero, anche
in considerazione che molti
stati hanno annullato il debito
delle nazioni più povere, che
l’opzione nella quale mi riconosco è quella che tutta l’intera somma ricavabile dalle
quote dei contribuenti che
non si sono espressi vada ad
aggiungersi al 30%. Infatti anche tra i poveri esiste una graduatoria; le nostre opere hanno il sostegno delle nostre
chiese mentre in molti paesi
questo è più difficile e quindi
è assolutamente nostro dovere essere più presenti.
Paolo Pandi - Roma
ne, mentre l’unica creazione dell’uomo che si
scorge è la muraglia cinese.
Un altro messaggio che ci perviene dalle
astronavi, molto rattristante, è la visione della
Terra vista di notte, che descrive la mappa
delle popolazioni povere e primitive che vivono in città prive di energia elettrica, contrapposto allo spreco di luci delle grandi metropoli. Si vedono sempre più i danni arrecati al
pianeta, che denotano la nostra mancanza di
amore per le opere donateci dal Signore. I nostri satelliti divengono testimoni impotenti
dell’allargamento del buco dell’ozono, notificano la costante scomparsa della foresta amazzonica, accertano lo spostamento delle
macchie di petrolio fuoriuscite da vecchie bagnarole e le variazioni della natura causata
dall’aumento della temperatura. Come vedono gli astronauti questo scempio, pure Dio
Padre, dall’alto dei cieli, contempla rattristato
questo degrado, lui che ci ha regalato prati
verdi, l’acqua chiara e cristallina, candide
montagne innevate, terra rigogliosa e fertile,
tutto un paradiso per essere da noi goduto.
Anche noi abbiamo mangiato il frutto e ci
siamo macchiati di un altro peccato davanti
agli occhi del Signore: Tirriconoscenza. Gesù
ci ha insegnato a non fare agli altri ciò che
non vuoi che sia fatto a te stesso e non è con
amore cristiano che stiamo trattando questo
pianeta. Speriamo che il Signore abbia pietà
di noi e ispiri con giuste e sagge decisioni ambientaliste le menti dei potenti della terra per
il bene dei nostri figli e dei nostri nipoti. Non
vorrei che gli astronauti, all’interno della stazione orbitante, divengano impotenti spettatori di un diluvio universale.
Giampiero Salmasi
Non mi stupisco
Vorrei intervenire sul «fondo» di Marco Rostan «Promozioni vaticane» del numero
del 2 marzo, doveroso nell’ardore polemico ma, a mio
avviso, debole nell’approccio
e nelle conclusioni. Intanto, «i
politici non hanno fatto una
piega», nessuno ha declinato
l’invito. Di chi parla? Bisognava specificare che non tutti
sono stati invitati e che quelli
che lo sono stati hanno una
precisa connotazione a denominatore comune; di essere
ibridi e ambigui in nome di
quel mostro chiamato governabilità e per questo disposti
a ogni compromesso. Di che
ci si scandalizza quindi?
Più efficace e più aderente
alla verità, sarebbe stato ricercare e almeno acceniihre alle
cause di questa degenerazione politica quasi collettiva e a
ogni modo prevalente, che
non costruisce la propria connotazione politica a partire
dai bisogni reali che rimangono irrisolti, ma ne propone
una soluzione virtuale, ideologica, compatibile solo con
l’immagine che si vuole trasmettere, volta solo a ottenere
un consenso superficiale,
euforico o di protesta; comunque non convinto.
Ruggero Cattaneo - Savona
La Tavola valdese
per l'ufficio Otto per mille
in Roma e in Torre Pellice
avvia la selezione di
un/o impiegoto/o con funzioni di segretario/o dei progetti Otto per mille
si richiede diploma o titolo universitario, età superiore
ai 25 anni, autonomia e accuratezza nell'esecuzione
dei compiti assegnati, capacità di ascolto e di gestione
dei rapporti interpersonali, riservatezza, capacità di iniziativa, appartenenza o approfondita conoscenza del
mondo evangelico italiano, riuent english e conoscenza
di almeno una seconda lingua straniera (francese, tedesco, spagnolo), conoscenza pratica dell'uso del personal computer e dei principali software d'ufficio.
Si offre lavoro interessante e professionalmente qualificante, possibilità di lavorare con grandi agenzie estere
e ONG per i progetti OPM internazionali.
Gli/le interessati/e sono pregati/e di inviare, entro il
31 marzo 2001, dettagliato curriculum con recapiti a:
Tavola valdese, ufficio OPM, via Firenze 38, 00184 Roma, email: 8xmille@chiesavaldese.org
PARTECIPAZIONI
RINGRAZIAMENTO
«È per grazia di Dio
che siete saivati
per mezzo deiia fede»
Efesini 2, 8
È avvenuta lo scorso 7 febbraio ia dipartita di
Giulia Fasulo Cirino
i marito e il figlio la ricordano
agli amici e colleghi di insegnamento e alunni. Ringraziano tutti
coioro che con scritti, fiori e presenza hanno preso parte anche
aii’ultimo saluto nella chiesa di
via Teatro valle. Un grazie particolare ai past. Italo Benedetti,
Valdo Benecchi e Simonpietro
Marchese.
Roma, 1® marzo 2001
RINGRAZIAMENTO
«Dio è per noi un rifugio
e una forza»
Salmo 46, 2
La moglie Patricia, il nipote
Laurent con la famiglia e i parenti tutti del caro
Andrea Sibille
di anni 77
commossi per la dimostrazione
di affetto tributata al loro caro,
nell’impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano tutti coloro
che con parole di conforto, scritti
e presenza hanno preso parte al
loro dolore.
Un ringraziamento particolare
al Lions Club di Luserna San
Giovanni-Torre Pellice, al Comitato telesoccorso vai Pellice, alla
Croce Rossa di Torre Pellice e
al pastore Claudio Pasquet.
Luserna San Giovanni
9 marzo 2001
RINGRAZIAMENTO
«Venite a me voi tutti
che siete travagliati e aggravati
e io vi darò riposo»
Matteo 11,28
La figlia, i figli e i familiari tutti
della cara
Linetta Ricca ved. Bonnet
riconoscenti, ringraziano di cuore tutti coloro che con scritti, presenza, parole di conforto e fiori
hanno preso parte al loro dolore.
Un ringraziamento particolare
al dott. Genesi, al personale del
Servizio domiciliare dell’AsI e al
pastore Claudio Pasquet.
Luserna San Giovanni
9 marzo 2001
RINGRAZIAMENTO
«Queste tre cose durano:
fede, speranza e amore;
ma la più grande è l’amore»
I Corinzi 13, 13
I figli Gino con Sara, Arturo
con Loredana, Marcello, Myra e i
nipoti Ettore, Giada, Clara, Marco e Fabio, pieni di gratitudine
per il grande amore e gli insegnamenti ricevuti, annunciano la
scomparsa di
Clara Mingardi Panasela
della quale ricorderanno sempre
la generosità, la disponibilità
all’ascolto e la fedeltà alla parola
del Signore.
Catania, 17 febbraio 2001
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Silvio Garrou
riconoscenti, ringraziano tutti coloro che in vario modo hanno
partecipato al loro dolore e in
particolare il personale dell’Ospedale valdese di Pomaretto,
dell’Ospedale evangelico di Torino, dell’Asilo dei vecchi di San
Germano Chisone, i pastori Lucilla Peyrot, Sergio Ribet e Winfrid Pfannkuche.
Pomaretto, 1® marzo 2001
RINGRAZIAMENTO
«Dolce è il sonno del lavoratore»
Ecclesiaste 5,12
La moglie, il figlio, la figlia e i
familiari tutti del caro
Valdo Rivoira
riconoscenti per la dimostrazione di stima e di affetto tributata
al loro caro, ringraziano tutti coloro che sono stati loro vicino
nella triste circostanza.
Un particolare ringraziamento
ai medici e al personale tutto
dell’Ospedale valdese di Torre
Pellice e al past. Vito Gardiol.
Bricherasio, 9 marzo 2001
È mancato
Loris Bein
Lo annunciano, a funerali avvenuti, la moglie Paola Peyrot,
la figlia Gisella e i familiari tutti.
Un sentito ringraziamento al
dottor Danilo Mourglia, alle signore Grazia, Dina ed Eliana e
al pastore Franco taglierò.
Torre Pellice, 9 marzo 2001
Per la
pubblicità su
tei. 011-655278, fa
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16
PAC. 16 RIFORMA
Villaggio Globale
VENERO) 9 MARZO 2001
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Di ritorno da un recente viaggio di una settimana in Israele e in Palestina
La difficoltà di giungere a una pace giusta
Le ultime trattative avrebbero sanzionato una pace ingiusta e quindi inaccettabile per i palestinesi
i quali rifiutano la «bantustanizzazione» del loro territorio. Dibattiti e iniziative in Israele e fuori
CUfMAUtlZK)
Molti di noi hanno vissuto la rottura delle
trattative di pace in Medio
Oriente come una speranza
rubata a noi stessi, alle nostre
speranze, al nostro desiderio
di rimettere ordine almeno
da qualche parte in questo
mondo. Ma non è cosi.
Quale pace?
Sembrerà duro, o forse anche impolitico dirlo, ma la fuma degli accordi finali, con le
modalità e i contenuti costruiti fino all'incontro di
Camp David del luglio scorso,
compresi gli incontri che freneticamente si sono succeduti dal settembre scorso, avrebbero sanzionato una pace ingiusta e quindi inaccettabile.
Infatti come si può firmare la
«bantustanizzazione» del proprio territorio? Forse solo se si
è costretti, non perché sia una
cosa accettabile. E parliamo
solo del problema dei territori
occupati. Rimangono gli altri
due, quello di Gerusalemme e
quello dei profughi, che i
commentatori possono anche
tralasciare nei loro commenti
politici ma che permangono
vivi tra la popolazione. Infatti,
lasciando da parte per un attimo gli immaginari religiosi,
non va dimenticato che in
questi anni molti abitanti di
Gerusalemme, palestinesi,
hanno perso il diritto di residenza, con tutte le conseguenze di diritti acquisiti solo
perché i confini della città sono stati arbitrariamente spostati, invasi da nuovi insediamenti, o a quanti trovano
sempre più difficile arrivare a
Gerusalemme per lavorare,
solo perché considerati abitanti in zone sotto l’autorità
palestinese. E quando si parla
di profughi non si pensa a
quelli che vivono a Roma, a
Londra o in California, ma alle decine di migliaia che vivono nei territori occupati e a
Gaza, per i quali va cercata
una soluzione.
Il difficile conflitto mediorientale oggi sta a questo punto morto. E non si tratta di
Arafat, che non ha voluto firmare per furbizia o per mettere Barak in difficoltà. Arafat
non avrebbe potuto firmare e
difendere questo trattato davanti al suo popolo. Per 7 anni
i palestinesi, sempre più delusi, hanno dovuto sopportare i
«check point», la distruzione
di case, le espropriazioni di
terre e l’occupazione israeliana, in attesa del magico momento finale. Questa dilazione faceva comodo a entrambe
le parti, mi spiega Ghassan
Andoni: al partito di Arafat
per costruire il suo potere, a
Israele per portare avanti la
sua infiltrazione finale sul territorio. Molti palestinesi pensano che soggettivamente
Arafat fosse pronto a firmare,
ma che abbia temuto le reazioni della popolazione tanto
da preferire cavalcare la tigre.
Eppure entrambi le popolazioni vivono con ansia questa rottura delle trattative.
Non è facile per nessuno vivere 50 anni in un conflitto «a
basso profilo» come viene definito. Di fatto si tratta dello
spazio di due generazioni. E
per un numero crescente di
popolazione, da entrambi le
parti, questa è la situazione di
sempre. Gli israeliani sentono crescere la loro insicurezza, le nuove generazioni non
vogliono pagare questo prezzo, vogliono crescere tranquille come i loro coetanei di
Parigi, Roma ò New York, del
quali si sentono sMU.,Noìi ÌA
avevate pnMrieSsó'Ià pace? Lift i
tehtazione di dire «fuori gli
Raga2zi palestinesi di Ramallah
arabi» è forte: non siamo forse noi che comandiamo? 1
palestinesi si chiedono e
chiedono ai loro politici, fino
a quando? Fino a quando rimarrò in questo campo profughi, fino a quando mi verrà
negato con i «check point» il
diritto al lavoro e allo spostamento? Fino a quando la nostra vita sarà condizionata
dall’esercito israeliano? Sono
queste le domande delle due
società «a parte» che vivono
in Israele-Palestina. Domande molto concrete, molto
quotidiane, così terra a terra
che non vengono mai prese
in considerazione dai giornalisti, abituati a commentare
le decisioni prese nelle stanze
dei bottoni.
L’Intifada è la risposta palestinese a un senso di frustrazione e tradimento, con
la novità che questa volta essa è pilotata da leader politici
che confusamente cercano
una via politica diversa da
• quella praticata da Arafat. La
vittoria di Sharon è la risposta israeliana all’incapacità di
Barak di portarsi a casa la pace promessa con la novità, di
questi giorni, di un nazionalista come Sharon che ha paura di mettersi nelle mani dei
partiti religiosi della destra e
quindi continua a bussare alla casa laburista scompaginata da un dibattito legato alla
sua sconfitta elettorale.
I nodi allo scoperto
In un quadro così nero
sembra strano che si possa
osare affermare che in questo
gioco al rialzo i problemi sono
emersi nella loro concretezza.
Le proposte di pace israeliane
vengono allo scoperto e finalmente sono messe a confronto con la frenetica corsa agli
insediamenti di questi ultimi
anni. Allora non è più assurdo
chiedersi quale pace Israele
voleva costruire, quali territori voleva restituire di fronte a tale espansione degli insediamenti costruiti come
gemme sulle nuove autostrade che hanno frazionano in
mille pezzi i territori della
West Bank. Se gli insediamenti dovevano essere abbandonati, perché sono stati
costruiti? Non sono domande
inutili e cominciano ad aprire
gli occhi a quanti non si spiegavano lo scoppio di questa
Intifada. Il senso di delusione
e rabbia lasciano il posto all’analisi e così si possono riprendere in mano i fili di una
situazione aggrovigliata. Soprattutto si incominciano ad
ascoltare i ragionamenti di
quanti in Israele da tempo denunciavano i contenuti di
questa pace.
Dopo questo viaggio in
Israele e Palestina sono entrata in una serie di «mailing-list» di dibattito e notizie. A
parte queUa^dej cooperanti
italiani éhé ìnfbrnta mqdantòr
succede quotidianamente in
.Palestina, trqvq estremamen' ite^poriifiiÌB il dRjatiìtb che
mi arriva quotidianamente da
(foto Silvia Macchi)
Israele, nel quale, intellettuali,
professori universitari, professionisti, uomini e donne
comuni, molti abitanti di kibbntz, riflettono sulle questioni
dei territori occupati, della restituzione della terra, e le diverse posizioni su Gemsalemme e i profughi.
Il dibattito intraisraeliano
Emerge una società che si è
liberata dalla corta coperta
del processo di pace per vedere quale futuro si vuole costmire, non solo per i palestinesi ma per se stessi. E questo guardare al futuro li fa
volgere anche verso il passato. Sui miti di fondazione di
Israele. Sul lavoro minuzioso
che i nuovi storici, uno per
tutti Benny Morris, non senza ostruzionismi e difficoltà,
stanno facendo per ricostmire i primi passi della nascita
di questo stato.
Ma forse ancora più importante sono le notizie che arrivano dall’America, dagli ebrei
americani. In America, tra le
comunità ebraiche, si sta
diffondendo un dibattito sulle
questioni del rapporto Israele
e Palestina. Parlo di movimenti come il «Not in my name» («Non nel mio nome») o
il movimento «Rabbini per i
diritti umani» che ha lanciato,
per la festa del «Tu Bishvat
Higia», la festa degli alberi, la
campagna «2001, alberi di
speranza» per ripiantare almeno parte dei 25.000 alberi
sradicati da Israele solo durante l’ultima Intifada. Il testo
è commovente, è basato su
testi biblici e fa dire «Grazie
Signore, c’è speranza per
Israele». Nei giorni scorsi mi è
arrivata la proposta di un incontro nazionale di ebrei
americani, aperto anche ai
non ebrei che condividono
l’iniziativa, per lavorare per
una pace giusta basata su un
completo ritiro israeliano dalia West Bank e Gaza, compresi gli insediamenti e le strutture militari, e una solida cooperazione israeliana e palestinese per la fine di ogni violenza e una pace definitiva basata sulle leggi internazionali.
Ecco, sono questi i passi
che mi fanno sperare nella
pace. Sono queste le iniziative che devono essere fatte
conoscere per poter continuare a dire che la pace è
possibile in Medio Oriente.
In questi giorni bui non sono
le alchimie politiche che possono conquistare la pace, e
non è Arafat che deve accettare «una pace meno ingiusta
possibile» come da più parti
è stato scritto ma è Israele,
che ha il coltello dalla parte
del manico, che deve interrogarsi su che cosa ha offerto in
cambio della pace e se questa
offerta, fosse conforme a una
vita sostenibile per l’altro.
(3 -fine)
La West Bank oggi:
0 insediamenti ebraici. Zone
scure: territori sotto controllo
palestinese. Zone più chiare:
territori sotto controllo misto
(Fonte: Le Monde)
A Fürstenwaide, in Germania orientale
Gruppo di resistenza contro
gii estremisti di destra
A Fùrstenwalde, città tedesca di circa 35.000 abitanti
dello stato di Brandeburgo,
non lontana dalla Polonia, il
gruppo «Plattform gegen Rechts» (gruppo di resistenza
contro gli estremisti di destra) ha convinto oltre 50 negozianti della città ad affiggere sulle loro vetrine cartelli
indicanti che il loro negozio è
un luogo di rifugio e di protezione contro gli attacchi razzisti. Questi cartelli, bianchi
su sfondo verde dove è rappresentata una persona che
entra da una porta, sono
semplici. Il messaggio, ha
precisato il responsabile di
questo movimento, Rainer
Killisch, è chiaro: «Non tolleriamo la violenza razzista e,
se siete attaccati, qui troverete un luogo sicuro».
Anche se la maggioranza
dei tedeschi è fermamente
contraria al razzismo, in quest’ultimo decennio diversi
gruppi neonazisti hanno attratto un certo numero di
aderenti estremisti. In particolare, il partito democratico
nazionale (Npd) conta circa
6.000 skinheads e neonazisti
militanti. Il Parlamento federale tedesco sta cercando di
farlo dichiarare illegale. Per le
chiese e altri gruppi, la legislazione e l’azione giudiziaria
non possono da sole sradicare il razzismo. Programmi di
lotta contro il razzismo, lanciati dalle chiese, dai sindacati, dalle associazioni giovanili
e da gruppi come la «Plattform gegen Rechts» stanno
moltiplicando gli sforzi per
far fronte all’estremismo di
destra in tutto il paese.
A Brandeburgo, ad esempio, r«Alleanza per l’azione
contro la violenza, l’estremismo di destra e la xenofobia»,
creata tre anni fa, assicura il
coordinamento tra centinaia
di gruppi di lotta contro il
razzismo, tra cui la «Plattform». «11 nostro obiettivo è
di mobilitare la gente affincbé prenda coscienza dei
suoi pregiudizi e ne discuta ha dichiarato il portavoce
dell’Alleanza, Wolfram Meyer
-. Non possiamo eliminare
questo problema, ma possiamo ridurlo. Per il leader del
Npd, Udo Voigt, il tentativo
di vietare il suo partito fallirà,
e tale fallimento sarà una
«vittoria per la democrazia».
Ma il caso portato davanti al
la Corte costituzionale pone
l’accento sul comportamento
non democratico del Npd, in
particolare sulla sua retorica
guerrafondaia e sulla sua volontà di ricorso alla violenza.
Per spiegare le attività dei
gruppi antirazzisti, Wolfram
Meyer ha sottolineato che gli
estremisti di destra «combattono il sistema democratico
nella tradizione del nazionalismo militante, con una forte
tendenza razzista». L’estremismo si manifesta in vari
modi, ha fatto osservare Meyer: come «credenza», come
comportamento sociale e come azione politica. Mentre i
partiti politici possono essere
dichiarati illegali e il comportamento criminale può essere
perseguito, l’estremismo di
destra «spesso non può essere
perseguito dalla polizia. È il
ruolo dell’Alleanza e dei suoi
progetti locali suscitare dibattiti sul comportamento degli
estremisti di destra».
La «Plattform gegen Rechts» di Fùrstenwalde è stata
creata nel 1998 quando le
chiese, i sindacati, i responsabili di partiti locali e altre persone si sono preoccupati per
la popolarità preelettorale del
Npd, ha detto Rainer Killisch.
«Abbiamo iniziato con 12
membri e abbiamo avviato
lunghe discussioni sui modi
per mobilitare la gente, perché il sindaco rifiutava di vedere il problema. Egli temeva
che un dibattito sulla violenza degli estremisti di destra
oscurasse l’immagine della
città». Secondo Inge Czerwinske, rappresentante dei Verdi
al Consiglio comunale della
città e militante attiva della
«Plattform», la resistenza dei
leader politici non è più un
problema. La campagna e
una serie di azioni della «Plattform» in questi ultimi due
anni, tra cui un immenso raduno degli abitanti e un culto
nella più grande chiesa protestante della città, hanno «trasmesso un messaggio chiaro
alla popolazione». (eni)
Hanno pubblicato un manifesto pastorale che è stato ripreso da molti giornali
Zambia: le suore denunciano l'immobilismo del governo
Le suore cattoliche della
«Associazione zambiana delle comunità religiose» (Zsa) e
della «Conferenza delle superiori di Zambia» hanno
pubblicato un manifesto pastorale che rimprovera alle
autorità zambiane il declino
dell’insegnamento e la situazione pietosa delle cure sanitarie negli ospedali pubblici
e in altre strutture sanitarie. I
due organismi rappresentano complessivamente un migliaio di suore che compiono
attività missionarie e si occupano dei poveri. Secondo le
suore, che gestiscono anche
scuole elementari e secondarie, collegi e ospedali, in particolare nelle zone isolate,
queste strutture ricevono un
aiuto insufficiente da parte
del governo.
La presidente della Zsa,
suor Rose Doyle, ha dichiaralo recentemente che le religiose hanno deciso eccezionalrnente di pubblicare la loro
dichiarazione pastorale perché il governo zambianq non
ha fatto abbastanza per affrontare i problemi sociali del
paese. «È perché siamo preoc
cupate dalla situazione che
abbiamo deciso di continuare
a bussare alla porta di alcuni
dei nostri dirigenti che, nel
decidere il modo in cui vengono ripartite le risorse, decidono di fatto chi vivrà e chi
morirà nella nostra società».
Suor Doyle ha aggiunto: «Siamo preoccupate perché ogni
giorno ascoltiamo quelli che
soffrono e sprofondano nella
disperazione e perché crediamo fermamente che la povertà estrema costituisce una
ingiustizia scandalosa».
La dichiarazione, che è stata pubblicata su molti giornali
indipendenti del paese, sostiene che la maggior parte
degli alunni non imparano un
gran che a scuola: «Alla fine
della scuola elementare, il
60% dei giovani zarribiani sono analfabeti». Il manifesto
pastorale aggiunge che gli insegnatiti sono mal remunerati, che il pagamento del loro
stipendio è irregolare, e che
«il riordino del calendari
scolastico ^hza consultazio-"^
ne» nuoce al sistema di insegnàmento. Le suore hanno
inoltre segnalato che 600.000
bambini in età scolastica non
vanno a scuola perché i loro
genitori non possono pagare
le spese scolastiche e tanto
meno comprare Vestiti e libri
di testo. D’altra parte, l’Aids
causa gravi problemi: soltanto
lo scorso anno, 1.300 insegnanti ne sono morti. Circa le
cure sanitarie, la dichiarazione precisa che «le strutture
sanitarie continuano a degradarsi, che il finanziamento rimane irregolare, e che mancano sempre di più le medicine, le attrezzature e il personale, in particolare nelle zone
rurali». «Francamente è uno
scherzo dire che offriamo alla
popolazione le cure sanitarie
di cui ha bisogno», hanno dichiarato le suore.
Le suore rimproverano inoltre al governo di non impegnarsi seriamente per ridurre la povertà di cui soffre
gran parte della popolazione.
La povertà e la fame si aggravano, la maggioranza degli
zambiani ricevono, quando
va bene, un solo pasto al giorno, e i salariati aspettano mesi
per essere pagati. «Ecco perché - prosegue la dichiarazio
Ai
■-di
é
I
ne - l’irresponsabilità di coloro che ci governano e l’assenza di visione politica per il
paese ci rattristano e ci urtano. I nostri problemi non si situano a livello delle risorse
ma a quello delle priorità».
Non è la prima volta che le
suore cattoliche dello Zambia
criticano pubblicamente il
governo. Già lo scorso anno
avevano espresso preoccupazioni analoghe e avevano voluto organizzare una marcia
di protesta che la polizia aveva vietato. Nella controversia
che ne era nata un ministro
aveva dichiarato che la manifestazione prevista era finanziata da donatori dall’estero,
accusa vigorosamente respinta dal responsabile della Conferenza episcopale dello Zambia, arcivescovo Medardo Mazombwe. Il presidente, Frederick Chiluba, aveva quindi accettato di incontrare una delegazione di suore e aveva
promesso loro di organizzare
altre riunioni perché esse potessero parlare delle loro
preoccupazioni con i ministri
interessati, ma tali incontri
non Sono mai avvenuti, (eni)