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Anno 115 - N. 37
14 settembre 1979 - L. 300
ARCHIVIO TAVOLA VALDESE
10066 TORRE PELLICE
Spedizione in abbonamento postale
1° Gruppo bis/70
ddle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
LA VICENDA DEL MINISTRO DA RIEDUCARE
I CULTI DEL MATTINO AL SINODO
La redenzione svilita
Se lo Spirito del
Mario Tanassi ha offerto l’occasione per un gioco al massacro in cui
paparazzi e scribacchini per una manciata di soldi mettono in piazza, dissacrano e svendono quanto di più grande ci viene dal messaggio evangelico: la redenzione - Come uscire dal nostro pantano?
Signore non permette
Atti 15: 6 ■ 16: 15,
Dicono che la scuola sia uno
sfascio, ma non è proprio esatto: si sfornano laureati a migliaia
e si ha l’agio di rimandare a scuola un ministro di stato. L’esperimento è modesto, ma fa intravvedere un futuro di redenzione. Pensate, quando folle di politici pentiti chiederanno di frequentare il
centro romano di rieducazione sistemato nei dintorni del carcere
della Regina del Cielo. Se ci si
mette il vescovo di Roma, affascinante organizzatore del risveglio
religioso c’è da prevedere anche
questa calamità. Per ora dobbiamo accontentarci del signor Mario Tanassi, che ricorda stranamente il « Saracino » che sulla
piazza della Giostra ad Arezzo
sollazza turisti e paesani. Quello
sta lì impalato a far da bersaglio,
mena colpi che regolarmente fanno cilecca, e i cavalieri passano
in un turbinio di ferri e gualdrappe, vanno al galoppo, colpiscono
e se ne vanno. La gente si diverte
e applaude. Nel caso Tanassi, il
ruolo di questi cavalieri dell’ideale ci ripugna non poco perché la
figura emblematica dell’infedele
saraceno è offerta da un uomo vivo, un bersaglio umano, incredibilmente disponibile.
Che in una società italiana umiliata e corrotta da un trentennio
di regime democristiano sia proprio un laico a pagarla non stupisce, ma che solo questo laico
accetti un discorso di pentimento,
di perdono, questo sì. C’è da
chiedersi perché il signor Tanassi
non abbia intuito che Tunica strada era quella del carcere dov’era,
e lì vivere tribolando il proprio
dramma reale. Un fatto di coscienza sul quale nessuno può
sputar sopra, credibile. E invece
ha preferito seguire fino in fondo
questo gioco al massacro, dove
paparazzi e scribacchini per una
manciata di soldi mettono in piazza, dissacrano e svendono quanto
di più grande ci viene dal messaggio evangelico; la redenzione.
Peccato e peccatucci
sercitando un servizio per la comunità civile, è il peccato di chi
ha potere. Allo stesso modo, distruggere i beni della collettività,
disprezzare il lavoro che produce
per tutti e voler denaro, aspirare
a un posto dietro la scrivania
per leggere il giornale, è il peccato che travolge il paese.
la a depositare gli escrementi davanti alle porte degli altri o sui
marciapiedi, tanto sono di tutti.
E così camminiamo, anche metaforicamente, sui sentieri dei cani
merdosi.
Che fare?
Perché la nostra nazione esca
dal pantano e rinasca bisogna che
il concetto cristiano di peccato
esca dal guscio dei fatti privati,
rompa la scorza del moralismo
spicciolo, per acquistare la sua
vera dimensione, che è pubblica,
comunitaria. Bisogna che il personaggio che ha potere abbia presente la terza tentazione del Signore, che il piccolo cittadino si
vergogni di rubare lo stipendio;
non dalla profusione di leggi e regolamenti, ma dalla coscienza di
una totale interdipendenza dei cittadini nasce un’autentica comunità popolare. Noi italiani somigliamo dunque a quei proprietari di
cani che, pagata una tassa, si sentono comunque in diritto di tenersi pulito l’appartamento il proprio
e quindi di portare la cara bestio
È una domanda antica con una
risposta a senso unico: ravvedetevi! E il ravvedimento scaturisce
nelle persone ad una ad una quando è recepito il messaggio che ci
dice come tutti siamo sotto peccato, e nel pentimento, nella nuova nascita, in Cristo, è offerta una
grazia, la via della redenzione. In
via privilegiata, a chiunque crede
nelTEvangelo è dato di portare
una testimonianza e un annunzio che hanno un significato sociale e politico primario. Un popolo non ha né rinascita né risorgimento, se nel profondo della
coscienza dei cittadini una forza
nuova non chiama al servizio, alla solidarietà.
Luigi Santini
Paolo propone a Barnaba di
rivisitare le chiese che sono sorte attraverso la loro predicaziorie
nel corso del primo viaggio missionario.
Ma ecco che sembra esserci
subito un grave intoppo. Barnaba vorrebbe che anche questa
volta Giovanni Marco venisse
con loro. Paolo non vuol sentirne parlare dato che, la volta prima, quest’ultimo li ha abbandonati a metà strada, scoraggiato
dalle difficoltà. Paolo è convinto
che non si possa mettere in pericolo il risultato di tutto un giro di evangelizzazione soltanto
per non escludere una persona.
Penso che sia questa la preoccupazione dell’apostolo. Sembrerebbe dunque tutto rimandato
Ma il Signore decide altrimenti. Barnaba può così partire per
Cipro col nipote Giovanni Marco
e Paolo, con Sila, si dirige verso
l’Asia Minore. Così lo Spirito
Santo conduce le cose: là dove
un’équipe di evangelizzazione
sembrava distrutta ne fa sorgedtis.
A Listra, Paolo e Sila incontrano Timoteo, un giovane credente
figlio di madre israelita e di padre greco. Questi è disposto a
seguire i missionari.
Ma prima, cosa per noi sorprendente, l’apostolo lo fa cir
DAL SEMINARIO RELIGIOSO E FILOSOFICO DI MOSCA
Un appello dall'URSS
A loro modo i signori Tanassi
e Lefebvre hanno fatto laica confessione dei loro peccatucci, si
sono dichiarati pentiti, disponibili ad un apprendistato di rieducazione civile. L’opinione pubblica,
assuefatta a tutto, non li prende
certo sul serio; i fioretti che proporrà loro la signora Rampelli,
direttrice del centro di rieducazione, faranno solo sorridere , un
popolo reso pronto allo scetticismo e allo scherno da centinaia di
peccatucci affiorati e scopèrti nella palude nazionale. E questo fa
comodo a tutti, è evidente.
Nulla carnbierà fintanto che —
in questo gran parlare di società,
di relazioni umane e di economia
— non arriveremo a riconoscere
che non di peccatucci si tratta ma
del peccato. Approfittare della
propria posizione di responsabilità per affari sporchi, corrompere
e farsi corrompere, arricchirsi e
I tempi attuali ci mostrano
chiaramente che esiste una reale rinascita della religione in
Russia. La crisi della cultura di
stato e l’apparizione di una nuova mentalità nei giovani sono
i fatti determinanti della nostra
vita che hanno progressivamente spinto la Russia sulla via di
questa rinascita religiosa. La
sterilità spirituale e la mancanza di sensibilità che caratterizzano la vita ufficiale annientano
ogni calore, ogni gioia nel cuore degli uomini; è per questo
che le ricerche religiose e il desiderio di comprendere la propria esistenza e l’esistenza del
proprio popolo sono diventati
per molti un imperativo vitale.
Ma la libertà è esclusa dalla
nostra vita. Tutto quello che ciascuno di noi considerava come
un diritto naturale, che giustificava l’uomo e dava il suo pieno
significato alla dignità umana,
è stato schiacciato, calpestatp,
svilito. Ci è stato rifiutato questo
nome di uomo e ce ne sono stati proposti diversi altri, cercando di chiuderci in schemi predeterminati che dettavano per
noi il nostro divenire. Lo Stato
è riuscito a regolamentare tutto,
comprese le aspirazioni spirituali di ciascuno. Non restava più
che obbligare a respirare su comando. Ma l’uomo, conservando
nella sua coscienza un’altra visione, legato al mondo dalle radici profonde dell’essere, rifiuta
la morte spirituale e rinasce ad
un’altra vita, animato da un’intensa volontà di liberazione che
illumina tutto ciò che lo circonda.
Questa rinascita spirituale del
Tuomo non può certo rallegrare
coloro la cui soffocante tutela è
in tal modo respinta. Per questo
ben si comprende la paura e l’odio che provano certe autorità
del nostro paese verso questo
movimento nascente: il presentimento della minaccia che esso
rappresenta per loro e della gravità degli avvenimenti che si preparano e la percezione della loro inevitabilità, provocano un
ultimo trasalimento disperato
nella lotta contro l’uomo, Tannientamento delTuomo. Appare
allora in piena luce il loro vero
volto e le libertà promesse a
parole diventano in realtà uno
sforzo di annientamento di qualsiasi manifestazione di pensiero
indipendente.
Il 10 gennaio 1979 la giustizia
sovietica condannava A. Ogorodnikov, uno dei fondatori del sistema di seminari religiosi e filosofici del nostro paese. In mancanza di altre possibilità, questi
seminari erano diventati una
delle forme di vita religiosa per
i giovani che si sforzavano, malgrado la menzogna, la materialità, la disumanizzazione del nostro mondo e la disperazione
che questo comporta, di accedere
ad altri valori, quelli della verità, della bellezza e del bene, senza sciuparli né dimenticarli continuamente, ma riscoprendoli e
facendoli riscoprire al mondo.
È così che nacque nel 1974 il
Seminario religioso e filosofico
tra i cui fondatori è Ogorodnikov.
I cinque anni che hanno preceduto la fondazione del Seminario sono stati consacrati a ricerche spirituali e a sforzi ten
concidere. Ci domandiamo perché, conoscendo quanto Paolo abbia sempre sottolineato per sé e
per gli altri la gloriosa libertà
dei figlioli di Dio in Gesù Cristo.
E poi se riflettiamo meglio ci
rendiamo conto che anche questa è libertà. Timoteo, secondo
la tradizione giudaica, è israelita, essendo nato da una donna
ebrea. Se non si facesse circoncidere sarebbe perciò tagliato
fuori in partenza da qualsiasi tipo di evangelizzaziorie tra i giudei. Per questo egli accetta di
compiere un atto che non avrebbe altrimenti più alcun significato in Cristo. Questo dovrebbe
farci riflettere quando rivendichiamo la nostra libertà (anche
quella che effettivamente ci é data in Cristo!).
I tre missionari si dispongono
dunque a svolgere il programma
di visite che Paolo ha certamente
preparato. Probabilmente la mèta principale è Efeso. Ma lo Spirito Santo « vieta loro di annunziare la Parola in Asia». Il Signore ha evidentemente un altro
programma. Ci piacerebe sapere
come lo Spirito ha fatto conoscere questo! Qualcuno ha notato con ragione: « senza dubbio
l’abitudine di ascoltarlo aveva
affinato l’udito » di Paolo e dei
suoi compagni di viaggio.
Allora si cerca un’altra soluzione: si andrà verso il Mar Nero,
dove si trovano molti giudei e
molti centri commerciali, sempre interessanti per chi desidera
diffondere l’Evangelo tra il maggior numero possibile di persone
di origini diverse. Tuttavia anche qui il Signore sbarra la strada: « lo Spirito di Gesù non lo
permise loro » (Atti 16: 7).
Finalmente la visione dell'uomacedone: « passa in Ma
denti a ottenere l’unione della
gioventù. Ogni volta questi sforzi si sono ritorti contro Ogorodnikov che è stato espulso dall’istituzione in cui compiva i suoistudi: l’università di Mosca, l’università degli Tirali e infine l’istituto cinematografico dove, dopo la proiezione del film di Pasolini «Il Vangelo secondo San
Matteo », si sono manifestate
concretamente le sue prime ricerche religiose. Una volta di
più, l’introduzione, nell’ambiente
giovanile di valori diversi da
quelli ufficiali ha provocato la
reazione dello Stato. L’alloggio
di Ogorodnikov è stato perquisito ed è stata sequestrata la
maggior parte dei documenti riguardanti un film sulla gioventù che egli stava preparando con
degli amici.
È a quel momento che prende
corpo infine l’idea del Seminario
religioso e filosofico come forma di vita. Il Seminario è concepito come un nuovo atteggiamento nei confronti del mondo
e una nuova determinazione di
se stessi in questo mondo, come
uno dei modi per conciliare nel
proprio intimo il mondo e la
chiesa, che si erano fino allora
rinnegati reciprocamente. Il trat
Vladimir Porech, Victor Popkov, Vladimir Bourtsev, Lev
Regelson, Tatiana Chtchipkova, Alex Chtchikov, membri del Seminarlo cristiano
per i problemi della rinascita religiosa.
(Appello diffuso dal Servizio
Ortodosso di Stampa e Informazione).
cedonia e soccorrici », finalmente la chiarezza. È dunque l’Europa che il Signore aveva in mente.
Ma prima gli inviati del Signore sono passati per tutto un periodo di travaglio, di ricerca, di
ascolto, di preghiera. Non dimentichiamo, noi che al massimo organizziamo una campagna
di evangelizzazione di qualche
giorno o di una settimana, cosa
dev'essere stato per i tre compagni questa avventura missionaria dagli inizi tanto contradditori. Lutero avrebbe detto di loro
quello che diceva di se stesso:
che erano stati condotti come un
cavallo cieco, come tenuti per la
briglia dallo Spirito del Signore.
Vien fatto di domandarci: come « partiamo »? Cosa ci ferma?
Cosa ci manda avanti e ci fa scegliere tra una soluzione e l'altra?
Difficile dimenticare tutte le
false partenze che noi personalmente o le nostre chiese o il nostro Sinodo abbiamo dovuto registrare.
Difficile dimenticare che molto
spesso, se ci siamo fermati, non
è stato perché abbiamo saputo
ascoltare il NO dello Spirito ma
semplicemente perché avevamo
stabilito noi il programma del
viaggio.
Impossibile negare che molte
delle nostre scelte sono state e
sono scaturite non « dalla vision"e dell'uomo macedone », dalla
chiarezza di visione, dalla volontà incrollabile suscitate dallo Spirito ma, nel migliore dei casi,
dal desiderio di « rivisitare »
quanto già fatto e detto prima.
Quando non ci siamo limitati a
Giovanni Conte
(continua a pag. 2)
(Continua a pag. 2)
2
14 settembre 1979
RIPENSANDO AL SINODO VALDESE
Impressioni metodiste
Se lo Spirito non permette
Si dovrebbe in realtà parlare
di Sinodo integrato, ma per un
metodista è stata una immissione nella realtà di un Sinodo
Valdese, sensibilmente diversa
da quella delle Conferenze Metodiste.
In primo luogo altra cosa è
una assemblea di 180 persone e
di una settantina di amici
tutti individualmente conosciuti.
Un certo timore reverenziale,
animato anche dalle differenze
di tradizione delle due Chiese
integrate, è inevitabile.
E tanto più lo è se si riguarda al diverso modo con cui i
lavori sono stati diretti. Nessuna critica a Giorgio Peyrot
(scherzosamente accusato di
« infanticidio continuato » per
aver soffocato sul nascere discussioni che parevano interessanti) il quale ha portato a termine con indubbia efficienza un
non facile compito, riuscendo a
rispettare e far rispettare tempi che pareva difficile accettare.
Ma la vera differenza sta nella
rigida applicazione (forse necessaria) di Regolamenti in buona parte dimenticati dalla assemblea, a scapito di una maggior libertà della discussione
cui le Conferenze Metodiste
(forse con nostra grave colpa)
ci avevano abituato. L’esempio
più vivo si è avuto nella discussione sul ricorso presentato da
una Comunità contro un deliberato della Tavola, per il quale non è stato difficile al Sinodo suggerire nel merito una soluzione soddisfacente, ma per il
quale Commissione d’Esame e
Sinodo hanno dovuto lungameiite discutere gli aspetti formali. Bisognerà evidentemente
studiarsi con attenzione tutti gli
R.O. ed abituarsi a rispettarli
rigorosamente, non senza una
sommessa preghiera ai futuri
Sinodi di non dimenticare, sia
pure nel rispettarli, la sostanza
e la importanza dei diversi problemi in discussione.
Ed un’altra differenza, sostanziale questa, sta nella qualità
degli interventi e degli intervenuti. Se ricordo bene, con la sola eccezione dei cerberi dei R.O.
e dei giovani della P.G.E.I., la
quasi totalità degli interventi di
parte valdese è stata opera di
pastori; mentre (con la sola ec' cezione della Relazione ufficiale
affidata ad Aurelio Sbaifi) la
quasi totalità degli interventi di
parte metodista è stata opera
di laici (Franco Becchino è un
pastore-laico). Cip autorizza, mi
pare, due osservazioni. La prima si è che il tono della discussione, specie negli argomenti di
fondo, è senza dubbio teologicamente più elevato. Basterebbe ricordare gli interventi di
Paolo Ricca sull’ecumenismo o
Giovanni Conte
Un convegno
di docenti
a Sondrio
La Federazione Nazionale Insegnanti Scuole Medie (FNISM:
associazione fondata nel 1901 da
G. Kirner e G. Salvemini) in
collaborazione con la Società
Storica Valtellinese e con il patrocinio della Regione Lombarda, organizza a Sondrio nei giorni 15-16 settembre un Convegno
Internazionale; «Luigi Credaro
nella storia e nella scuola ».
Programma :
Sabato 15:
Ore 10; Apertura del Convegno.
Dopo i saluti delle autorità
interventi di Giulio Spini (Oredaro e la sua Valtellina), P.
Guarnieri (Credaro tra filosofia
e pedagogia), L. Ambrosoli
(Credaro e la scuola), L. Lotti
(Credaro e i radicali).
Domenica 16:
Ore 10; Interventi di U. Corsini e F. Adler (L’attività di Credarò quale Commissario civile
per le Terre Redente).
Giuseppe Tramarono, presidente della FNISM, concluderà
il Convegno.
di Giorgio Tourn sulla Educazione in vista della Fede, per
esserne convinti. È flebile però
la voce del popolo della chiesa
e si ha l’impressione, forse errata, che anche a livello Chiese locali si tenda a delegare al pastore molte cose di cui i laici
dovrebbero e potrebbero maggiormente farsi carico.
La seconda si è che la voce
dei laici è forse più adatta che
non quella dei pastori a portare nel Sinodo gli echi del mondo
nel quale dobbiamo pur evangelizzare.
Volere o no, e sia pure con
qualche valida eccezione, l’ottica con cui il pastore vede il
mondo non è la stessa di chi
nel mondo vive ventiquattr’ore
su ventiquattro. E certe sbandate, in una direzione o nell’al
tra, di pur degnissime persone
tengono forse anche a questa
diversa ottica.
Un’ultima osservazione per
chiudere. La predicazione del
Culto di apertura costituisce
parte integrale del Sinodo. Lo
ha dimostrato una volta di più
il messaggio dato in tale occasione da Sergio Aquilante con
la presentazione di due concetti, non nuovi ma riaffermati con
particolare vigore, e cioè il necessario recupero dei valori della trascendenza (il cristianesimo non può essere solo marxismo o illuminismo) e la importanza primordiale della conversione individuale, necessaria premessa di una evangelizzazione,
che per trasmettere qualcosa
deve prima di tutto crederci.
Demini
(segue da pag. 1)
unire la nostra voce alle tante
che allo Spirito del Signore sono
completamente sorde.
Ma il nostro testo biblico vuol
dirci una cosa ben precisa: lo
Spirito Santo non ha rinunciato
ad agire. Se ha dovuto «correggere » anche l'apostolo delle genti non vedo perché dovremmo
stupirci — o adontarci! — perché lo deve fare e lo fa con noi.
Paolo e i suoi non hanno trascurato questa correzione e si
sono trovati un giorno a Filippi,
su suolo europeo, nell'attesa di
un segno che permettesse loro di
iniziare l'opera di testimonianza
evangelica.
Tutto comincia nel modo oiù
dimesso ma reale e concreto. A
una sola donna il Signore « apre
il cuore per renderla attenta alle cose dette da Paolo ». Si tratta
di Lidia, la mercantessa di porpora e, come diremmo oggi una
proprietaria di casa di moda. Il
Signore sceglie così, come centro
di irradiamento dell’Evangelo a
SULLA FALSARIGA DEGLI ATTI SINODALI
Raccontando il Sinodo
CIOV
Sede della FNISM;
Via Pantano 17
20122 Milano, tei. (02 ) 805 60 74
Mentre si è in attesa di poter
disporre dell’eredità legata alla
ristrutturazione del Rifugio Carlo Alberto di Luserna S. Giovanni, la CIOV ha presentato in
Conferenza distrettuale un progetto che dovrà (e forse già lo
si sta facendo) essere discusso
con il personale e successivamente con la popolazione. Ristrutturazione non vuol dire necessariamente aumento dei posti letto (anche questi necessari) ma innanzitutto dare maggiore funzionalità al complesso ed
offrire im ambito di vita più
serena agli ospiti. E questo è la
cosa essenziale.
Il secondo punto da sottolineare consiste nella raccomandazione (che si rinnova di anno
in anno) alla CIOV di coinvolgere maggiormente il personale che
lavora negli istituti sulle decisioni che concernono le cose che
si fanno e di cui il personale rischia spesso di rimanere al livello di puro esecutore; insomma
rendere attivo il concetto di
« partecipazione ».
Il Sinodo, informato dell'esistenza
di alcuni studi di fattibilità relativi alla
ristrutturazione del Rifugio Carlo Alberto, sottolinea l'importanza della decisione delia CIOV e chiede che essi
prima della loro definitiva stesura siano
presentati e discussi in un primo momento con il personale e i ricoverati
deU'istituto e successivamente in riunioni aperte alla popolazione; questo
per permettere un dibattito e una fattiva collaborazione nel modo più ampio
possibile. (49/SI/79).
Il Sinodo invita la CIOV ad Informare con regolare periodicità le chiese sul
lavoro che svolge ed a coinvolgere maggiormente il personale al lavoro negli
istituti ospedalieri valdesi in vista delle decisioni da prendere. (50/SI/79).
Scuole
La questione delle scuole è
ritornata in Sinodo dopo un lungo dibattito in sede di Conferenza distrettuale. Il Sinodo non si
è espresso sulla polemica sorta
fra il Comitato e la chiesa di
Pomaretto sulle modalità di iscrizione (confessionali le une,
territoriali le altre) e fa quindi
testo la posizione assunta in sede di Conferenza per quanto concerne l’atteggiamento delle chiese su questo specifico problema.
È invece passata sotto la voce
«raccomandazione» al Comitato
la possibilità di procedere alla
chiusura di una delle sezioni della Scuola Media di Torre nel caso questo si renda necessario a
causa di fattori esterni.
Il Sinodo, ritenendo che la « Giornata della porta aperta » attuata presso
il Collegio valdese di Torre Pellice sia
una felice iniziativa allo scopo di intensificare i rapporti tra opere, istituti,
chiese locali e popolazione, invita i
comitati responsabili ad estendere analoghe iniziative dovunque sia possibile. (17/SI/79).
Servizio tecnico
I Concistori delle chiese delle
valli sono impazziti in questi
ultimi anni per compilare, a norma di legge, le dichiarazioni dei
redditi dei beni immobiliari.
Ciascuno ha più o meno fatto
le cose a modo suo, seguendo
criteri diversi e complicando
così il controllo degli uffici di Pinerolo che si trovavano di fronte a compilazioni tuttaltro che
uniformi. Il Sinodo ha ora dato
mandato alla Tavola di mettere
in piedi un servizio tecnico che
si occupi di questa materia adottando un unico sistema e liberando così i Concistori da questa
incombenza.
Il Sinodo incoraggia la Tavola a riorganizzare i propri uffici di Torre Pellice in vista anche di un migliore e più
esteso servizio alle Chiese delle Valli tenendo in considerazione da un lato
la necessità di avere personale qualificato, e dall’altro un oculato utilizzo
delle risorse finanziarie. Il Sinodo riconosce l’opportunità di un coordinamento fra tutti gii enti ecclesiastici
per una razionalizzazione delie consulenze in materia tecnica e fiscale.
(33/SI/79).
Il Sinodo invita i Concistori che sono enti morali a trasmettere alia Tavola la loro situazione patrimoniale affinché questa possa esercitare le sue
responsabilità di tutela in modo completo ed efficace. (35/SI/79).
Sud America
Anche quest’anno, dopo il positivo esperimento dello scorso
anno, la Tavola ha inviato nel
Rio de la Piata un pastore per
dei corsi di formazione biblicoteologica. Si tratta di una significativa espressione di solidarietà
con i fratelli sudamericani nel
perdurare di una situazione difficile a tutti i livelli. E ci si deve
rallegrare quando oltre ai messaggi di solidarietà fraterna nel
nome del comune Signore è possibile inviare anche dei servitori
che saldano questi legami che ci
uniscono; soprattutto quando
sappiamo che i messaggi che
vorremmo scrivere pubblicamente potrebbero danneggiare i fratelli anziché aiutarli.
Il Sinodo, approvando le iniziative
della Tavola valdese per il rafforzamento dei legami fraterni che uniscono le
Chiese valdesi e metodiste in Italia
con quelle della zona rioplatense, la invita a proseguirle nelle forme e modi
che si riveleranno di volta in volta più
opportuni.
Il Sinodo, considerata l’utilità reciproca dell’invio di ministri in servizio temporaneo presso le Chiese valdesi della
zona rioplatense e del centro Emmanuel, si rallegra della disponibilità manifestata in tal senso dalia Chiesa di
Milano e da Thomas e Maria Soggin;
ritiene che l’iniziativa debba essere
proseguita qualora richiesto dai fratelli sudamericani ed invita le chiese
a fare ogni sforzo per renderla possibile. (14-15/SI/79).
(3 - fine) E. G.
CARRARA
Dopo una pausa di due anni
il gruppo femminile della comunità di Carrara ha invitato tutti
i membri della chiesa a un Bazar che è stato preparato con
entusiasmo nei mesi precedenti
e che ha visto riunita — in una
bella domenica di luglio — la
maggior parte della comunità e
parecchi simpatizzanti. Nella saletta della chiesa e sotto i glicini
del cortile dal più piccino di 10
mesi alla decana della comunità
di oltre 85 anni, tutti hanno goduto di questo giorno di festa
familiare che rappresentava anche la chiusura delle varie attività per il periodo estivo.
Anche se solo un ristretto numero di sorelle ha partecipato
regolarmente durante Tanno alle
riunioni per la preparazione di
questo bazar, un gruppo molto
più esteso invece ha potuto partecipare alle discussioni e conversazioni intorno ai documenti
proposti dall’Unione femminile
che si sono svolte circa una volta al mese. Come si vede, grazie a Dio, ci sono « Marte » e
« Marie» anche a Carrara, tutte
necessarie in eguale misura!
• Il 26 luglio abbiamo festeggiato T86° compleanno della sorella Emma Pucciarelli, un nome
ben noto alle tante opere da lei
fedelmente in tanti anni sostenute. La sorella Emma vive da
sola e la sua famiglia è la chiesa di Carrara per la quale è un
luminoso esempio di fede, amore e speranza. Tutti i suoi fratelli e sorelle in Cristo le erano
vicini in questo giorno e le augurano la benedizione di Dio
per Tanno nuovo.
FELONICA PO
Ringraziamo le persone che in
queste ultime settimane ci hanno recato il messaggio del Vangelo in occasione dei culti domenicali; la Sig.a Maddalena Costabel di Felónica, il Pastore
Antonio Adamo di Luserna San
Giovanni e la Sig.na Franca Barlera di Felónica che ha sostituito regolarmente il Pastore nelle
domeniche di agosto in cui egli
è stato assente.
• Rinnoviamo T espressione
della nostra solidarietà alle famiglie Marchini-Del Mestro ed
in modo particolare alle figlie
Eros Arrivabene e Ester Micol
per il dolore che le ha colpite con
la morte di Maria Nella Marchini V. Del Mestro avvenuta all’ospedale di Torre Pellice, all’età di 82 anni. La salma è stata tumulata nel cimitero di Felónica Po il 30 luglio.
Filippi, la casa ricca e confortevole di una rappresentante dell'alta borghesia del tempo. Calvino, al quale non avevano ancora
insegnato il femminismo, dice a
tale proposito: « sembrerebbe
che, dato che non c'era che una
donna ad ascoltarli, ogni possibilità di penetrazione in città fosse
negata per Cristo. Tuttavia da
questo piccolo inizio è nata in
seguito una chiesa eccellente, che
Paolo loda grandemente nelle
sue epistole ».
Forse sta qui tutto il segreto
delle frequenti battute a vuoto
dei nostri sforzi di evangelizzazione. Non sappiamo ricercare e
ricevere la piccolezza e la concretezza di azione che erano date
ai credenti di allora e che sono
offerte ancora alla chiesa di oggi, purché sappia avere orecchie
per- udire ed occhi per vedere.
In questo senso bisogna pur dire
che la discussione sull'evangelizzazione svoltasi nel corso del nostro Sinodo ha lasciato in me un
senso di gelo. Non abbiamo saputo chiedere né ricevere la chiarezza dello Spirito.
Tuttavia non siamo stati abbandonati. È ancora possibile che
il Signore voglia servirsi, ad esempio, di una campagna di evangelizzazione come quella che
cerchiamo di avere col « camp
mission biblique » di San Germano, (vedi Eco-Luce n. 31) attorno al 15 agosto. Come è possibile che lo Spirito « non ci permetta » di ottenere quei risultati che vorremmo, per indirizzarci in un'altra direzione. Comunque sia, rimane possibile per il
Signore di trasformare quell'équipe di evangelizzazione divisa
ed insicura che siamo in molti
gruppi che vadano in molte direzioni diverse ma con un solo
mandato, con un solo scopo, con
un,solo messaggio. È questo che
chiediamo in preghiera a Colui
che, in questo, sa trarre partito
anche da una donna indaffarata
a vendere tagli di stoffa alla
« gente bene » della sua città.
Giovanni Conte
Un appello
dairURSS
(segue da pag. I)
to caratteristico di questa fusione è una profonda partecipazione personale agli avvenimenti, la
sofferenza del mondo sentita come una sofferenza personale e
la tragedia delTallontanamento
del mondo e della chiesa come
una tragedia personale.
Nel 1978 il Seminario estende
le sue attività e diventa il Seminario per i problemi della rinascita religiosa. Dal suo inizio si
trova sotto la sorveglianza costante del KGB il cui solo scopo
è di farlo sparire. Quattro anni
di persecuzioni ininterrotte, dalle
denuncie amministrative fino alle accuse basate sul diritto comune — questo è il clima in cui
viviamo. L’anno scorso è stato
Tanno di più intensa attività del
KGB; licenziamenti, perquisizioni, interrogatori si sono succeduti di mese in mese. Infine, per
coronare il tutto, l’arresto e la
condanna di A. Ogorodnikov. È
stato condannato a un anno di
reclusione nella regione di Khabarovsk (681005, regione di Khabarovsk, città di Komsomolsk,
p/u YaB - 257/7 13' brigata) dove,
a 10.000 km. da Mosca, corre il serio pericolo — Tabbiamo appena
appreso — di veder prolungata
la sua pena.
A nostro avviso la sola ragione della condanna di Ogorodnikov è l’intolleranza delle autorità nei confronti della manifestazione di convinzioni religiose,
quale che sia l’articolo del codice penale in base al quale è stato condannato. Vi vediamo un
provvedimento repressivo teso
a sopprimere il Seminario e un
nuovo crimine contro il movimento religioso in generale. Affermiamo che malgrado ciò il
Seminario proseguirà la sua attività. Vediamo nella gioventù
dell’Occidente (l’appello è diretto
alla Gioventù cristiana dell’Occidente, n.d.r.) una forza reale che
può aiutarci a difenderci. Non ci
consideriamo come un’entità distinta ma come appartenenti al
Corpo di Cristo ogni elemento
del quale è direttamente legato
a tutti gli altri. Sentendoci uniti a tutti i cristiani, figli dello
stesso Padre, rivolgiamo ai nostri fratelli un ardente appello
all’aiuto.
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14 settembre 1979
I CAMPI DELL’ESTATE NEI NOSTRI CENTRI GIOVANILI
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Agape
Fede cristiana
e istituzione ecclesiastica
Dal 7 al 15 agosto, una novantina di persone in rappresentanza di 11 paesi (anche extra
europei), hanno discusso sul tema « Fede cristiana ed istituzione ecclesiastica ».
Il campo è stato introdotto
da una relazione su; « Chiesa
come istituzione », che analizzava la chiesa dal punto di vista
sociologico. A questa relazione
di carattere generale è seguito
il campo vero e proprio, che
avanzava parallelamente sia con
nuove relazioni sulle varie situazioni nazionali che col lavoro a gruppi. Rispetto alle prime
è da notare che queste, per limiti di tempo, più che presentare la situazione specifica del
paese, evidenziando le cause e
gli effetti degli avvenimenti e la
linea di tendenza in cui questi
sono inseriti, facevano una fotografia abbastanza statica della situazione, in definitiva non
molto utile al dibattito.
A questo riguardo ci pare interessante la proposta di distribuire all'inizio del campo schede presentanti le varie situazioni nazionali, così da lasciare più
spazio alle relazioni per entrare
nel merito dei problemi.
Naturalmente vi sono state
anche significative eccezioni, tra
queste ci pare interessante la
relazione francese, che è riuscita molto bene a coniugare l'informazione sulla « Mission Populaire » con il tema vero e proprio del campo. Particolarmente significativo (per noi protestanti) ci pare ciò che diceva il
relatore sul problema dell’identità del credente: egli affermava che la questione dell’identità
non si pone nei termini di un
angosciante « chi sono? », « chi
siamo? »; ma ci rimanda alla
questione « quale Dio, quale uomo, quale mondo sono quelli
per cui stiamo lottando? ». Il
problema non è quindi di avere
o non avere Dio, ma piuttosto
di sapere chi è il Dio che rifiutiamo e chi è il Dio che accettiamo.
Questo ha implicazioni notevoli sulla nostra testimonianza,
in quanto sovente gli atei coi
quali siamo in contatto, rifiutano un Dio che anche noi rifiutiamo: nostro compito è quindi
di annunziare loro l'altro Dio,
quello di cui ci sentiamo figli.
La vera sostanza del campo è
però scaturita dai gruppi di discussione; questi gruppi hanno
avuto una serie di caratteristiche: innanzi tutto la presenza
internazionale ha avuto due
aspetti, da una parte si è evitato il rischio di chiudersi nel
proprio piccolo e si è avuta una
visione molto più generale del
problema; d’altra parte questo
ha portato a una serie di difficoltà per quel che riguarda la
comprensione di situazioni molto diverse da quelle vissute quotidianamente. Altro aspetto dei
gruppi ci è parso il fatto che
nonostante la vastità di situazioni presenti, la discussione sia
stata polarizzata soprattutto
sulle Comunità di Base italiane
e sulle comunità studentesche
(luterane) tedesche; lasciate un
po’ ai margini sono state le
esperienze della DDR e quelle
italiane in campo evangelico
(forse questo è dovuto al fatto
che le prime due realtà fossero
Credenti militanti
nella crisi dell'impegno
Ormai da 4 anni si svolge verso la fine di agosto un campo
internazionale per ragazzi. Iniziato come incontro tra giovani italiani e francesi, ha visto
poi anche la partecipazione di
irlandesi. Da 3 anni è organizzato in collaborazione col CEGE
(Consiglio Ecumenico Giovanile
Europeo) limitando dal '78 la
partecipazione ai giovani provenienti dai paesi dell’Europa
latina (Italia, Francia, Portogallo, Spagna) in quanto i problemi politici, economici, linguistici, culturali sono molto affini
tra loro, e quindi è più facile
per noi approfondirne il confronto.
Il primo campo, svolto nel '76,
era informativo e ha trattato il
problema dell’America Latina,
arricchito anche dalla presenza
di alcuni sudamericani. Nel '77
si è affrontato il tema « i problemi dei giovani in Europa ».
Si è pensato poi di trattare
un tema che ci riguardasse più
da vicino tentando di partire
dal nostro « vissuto », confrontando esperienze, problemi e
culture differenti: '78 « il significato dell’amore », '79 « credenti militanti nella crisi dell’impegno ». Il campo di quest’anno
non ha dato delle risposte ben
precise, ma ha permesso una
ricca discussione non solo dal
punto di vista teorico, ma anche
pratico; infatti si sono utilizzate diverse forme espressive: disegni, poesie, fiabe, musica, teatro. Il teatro pensiamo sia stata
la esperienza più significativa.
In un primo momento abbiamo avuto l’impressione che il
tema di quest’anno non ci riguardasse proprio da vicino, e
non pochi sono stati gli ostacoli da superare. Inizialmente è
stato determinante il confronto
tra diversi gruppi nazionali per
tentare una prima analisi di ciò
che per noi significa la crisi dell'impegno. E stato utile confrontare i diversi punti di vista dei
campisti per tentare di capire e
motivare la crisi politica giova
nile. Negli odierni rapporti tra
la gente tende a prevalere una
sorta di chiusura nel « personale » a vantaggio di finte forme
di aggregazione giovanile quali
la discoteca, il campo di calcio,
dove si tenta di sfuggire all'isolamento senza però trovare una
risposta e una soluzione ai nostri problemi (solitudine affollata).
Abbiamo avuto anche modo
di discutere sui rapporti di amicizia e di lavoro tra noi giovani,
inoltre si è discusso sul rapporto fede-impegno e fede-militanza, cioè sul ruolo che può avere la nostra fede nella crisi della militanza. La nostra fede può
essere interpretata come « speranza ». La speranza ha sempre
aiutato l’uomo a risolvere anche le situazioni più difficili,
consentendo di creare spazi di
azione e riflessione. Tutto ciò
può servire anche a noi per risolvere il problema del disimpegno, nel tentativo di cercare
forme di comunicazione che possano coinvolgerci. Le diverse forme espressive che abbiamo utilizzato durante il campo possono essere considerate positivamente, esse hanno permesso
a molta gente di comunicare cose altrimenti non dicibili, hanno
permesso a molta gente di riconoscere alcune contraddizioni
che vivono talvolta inconsciamente. Tutto questo a nostro avviso non va perso, non bisogna
formalizzarsi ai soliti metodi ormai abitudinari di lavoro, lotta
impegno e ricerca.
Concludendo, pensiamo che è
estremamente importante continuare questa esperienza allargandola a numerosi settori non
solo giovanili, in quanto aumentando ,i modi di espressione si ha la possibilità di comunicare molte più cose che soltanto con la parola. Il lavoro
collettivo che ne deriva può
aiutare a risolvere il problema
del disimpegno.
Un gruppo di cadetti
molto più rappresentate). Parallelamente a questo si sono fatti
una serie di incontri: le donne
hanno sentito l’esigenza di incontrarsi per chiarire meglio
qual è la condizione della donna all’interno dell’istituzione ecclesiastica, visto che questo problema non è stato toccato da
nessun relatore. Dalla discussione sono scaturiti alcuni punti
che si riferiscono ad esperienze personali. Si è rilevato che
nelle comunità protestanti la
donna, anche se in teoria può
adempiere agli stessi compiti
dell’uomo, in realtà, nella maggior parte dei casi, ella vi svolge un ruolo puramente assistenziale. Nelle Comunità di Base le
donne svolgono un lavoro uguale a quello dell’uomo. Tutte hanno riconosciuto la difficoltà della donna credente di dichiararsi tale all’interno di un collettivo femminista, che di solito rifiuta in blocco ogni esperienza
di fede. Un omosessuale ha presentato una relazione su « Ornosessualità e istituzione ecclesiastica ». Significativo era il momento della preghiera, che si è
avuto ogni mattina e che ha visto la partecipazione di un discreto numero di persone.
A questo punto il lettore si
chiederà; « Va bene tutto q.uesto, ma cosa avete detto: istituzione sì o istituzione no? ». Noi
abbiamo l’impressione che l’interrogativo sia rimasto senza
risposta durante tutto il campo
(anèhe perché non ci si è fermati a questo problema particolare), in quanto le due posizioni, entrambe presenti, si sono confrontate senza però giungere ad una sintesi (del resto
questo non era un obiettivo del
campo).
In quanto protestanti che, come ha detto S. Rostagno, abbiamo sempre saputo vivere una
tensione tra la fede e l’istituzione, non dovremmo avere grossi
problemi, parte della risposta
sta nel detto: « ecclesia reformata semper reformanda ».
Il campo è quindi terminato
prima con la votazione di due
mozioni di solidarietà, una con
un pastore omosessuale della
Germania Federale perseguitato
dalla gerarchia e l’altra con un
prete delle Comunità di Base,
minacciato dal suo vescovo; dopo con le proposte per il prossimo anno, troppe e troppo varie per essere qui riportate. Unico particolare spiacevole, la
« visita » notturna di un gruppo di fascisti che hanno danneggiato alcune automobili in
sosta nel parcheggio di Agape.
Paolo Ferrerò
Bruna Ricca
Adelfìa
Fede, politica e società
Scoglitti, 19.8.1979.
Nelle discussioni affrontate
nel campo famiglie di Adelfìa
tenutosi nei giorni 7-19 agosto,
al quale hanno partecipato evangelici e non, provenienti dal
Nord e dal Sud ed in maggioranza dalle varie Chiese della
Sicilia, è emerso che non si è
ancora riusciti a raggiungere
un superamento delle forti contraddizioni tra il teorico ed il
pratico nell’ambito delle Comunità ed ancora tra pubblico e
privato.
Alcune fasce dei partecipanti
non sono riusciti a prendere coscienza tra il modo vecchio di
intendere il discorso su Cristo
e la Sua vera prassi; mentre altri hanno mostrato disponibilità
sulla interpretazione della vita
e questo si è verificato soprattutto tra le donne le quali hanno assunto atteggiamenti più attivi a voler chiarire con se stesse e con gli altri questa problematica.
Il campo ha potuto constatare
ancora la difficoltà della non
aggregazione dei più giovani.
Riflettendo sulla pubblicazione del Pastore Ermanno Rostan
« Uomo d’oggi dove sei? » sono
emersi tutti i modi di fare e di
rapportarsi agli altri nell’ambito delle Comunità e che significato ha per il credente il rapporto sociale e quello privato
nella Chiesa e, se la Chiesa è
da. intendersi quella universale
o quella privata. Diversi partecipanti hanno dichiarato di non
credere al vecchio modo di concepire la vita, cioè: fuori del
proprio guscio essere una persona, dentro casa essere un’altra. Il campo ha ritenuto che
l’errore è nel vertice che ha imposto, in modo pesante questi
modelli di vita e di cultura e
che tali rapporti vanno intersecati almeno come richiamo alla
coerenza della vita.
Anche nell’ambito degli stessi
credenti si vedono sfasci interpersonali, insoddisfazioni, pesantezza dei rapporti umani.
Nella discussione si è evidenziata la differenza, o meglio, la
distinzione tra il credente che
opera nel sociale e il non creden
te che opera alla stessa maniera: operando e raggiungendo lo
stesso obiettivo tra credenti e
non, che differenza c’è ai fini
della salvezza? Larga parte dei
partecipanti ha dichiarato che
il credente ha uno strumento
di analisi in più (forse) rispetto
al non credente; la fede!
Da tutto questo il discorso si
è accentrato sul concetto dell’uomo nuovo; l’uomo nuovo è
l’uomo libero dai condizionamenti che la società gli impone
e che riesce a vivere in essa
rapportandosi agli altri in un
continuo confronto. Per il credente è soprattutto l’uomo morto al peccato e risorto in Gesù
Cristo!
In tale contesto, il campo famiglie di Adelfia, ha rivolto le
sue attenzioni sul problema del
Vietnam e ne ha tratto le seguenti considerazioni: scontato
che i paesi dell’Occidente si siano resi conto della portata del
fenomeno Vietnamita in una
realtà mondiale, si è puntualizzata l’impossibilità dell’Italia ad
ospitare « i cinquantamila » proposti da qualcuno. Inoltre non
si è potuto fare a meno di non
sottovalutare tante realtà esistenti nel nostro territorio come il Belice, il Friuli, il problema meridionale, la disoccupazione, l’emigrazione, l’emarginazione ed altre situazioni croniche esistenti, tenendo conto della incapacità organizzativa che
possa porre rimedio a tanti
mali!
Nell’esaminare quali proposte
operative ci si possa indicare
come credenti, i partecipanti al
campo si sono riscontrati sulla
possibilità di adesione a eventuali proposte che dovessero
provenire dal CEC su indicazione delle nostre Chiese, come
primo atto di solidarietà che
possa essere concreto contributo a un possibile orientamento
positivo del problema.
■ Hanno collaborato a questo
numero: RcHUto Coissoit^
Bruno Costabel, Dino Gardiol,
Adriano Longo, Tèofilo Pons,
Giorgio Tourn, Speranza
Tron, Margarete Ziegler, Anna Marnilo.
COSA DICONO DI NOI I GIORNALI
Vasta eco del Sinodo
Grazie all’ottimo Servizio
Stampa affidato all’esperienza
di Giorgio Girardet, tutta la
stampa italiana (oltre alla radio
e alla T.V.) ha ampiamente riferito sull’ultimo Sinodo. In genere ci si è limitati a dare informazioni sullo svolgimento dei
lavori, con qualche accentuazione alle proteste per il ritardo
nella approvazione definitiva
delle Intese, già da molti mesi
definite nella loro sostanza. È
stato anche dato rilievo al fatto
che si trattava del primo Sinodo integrato valdo-metodista,
con richiami al significato ecumenico di tale integrazione.
Tra i tanti vai la pena di ricordare l’articolo di Glauco Licata sul Corriere del 3 agosto,
che riassume con efficiente
obiettività sia la posizione dei
valdo-metodisti nella società attuale, sia il modo come essa si
è concretata nel corso dei lavori sinodali; dal sermone introduttivo di Sergio Aquilante (che
avrete già letto su questo giornale), alle discussioni sulla evangelizzazione, alla riaflermazione
del principio della libertà del
cristiano.
O quello di Roberto Sciubba
sull’Avanti del 5 agosto, centrato tutto sulla nuova apertura
ecumenica dimostrata dal Sinodo anche nei confronti dei cattolici, apertura cosciente non
solo delle differenze fondamentali ancora da superare (prima
tra tutte quella tra il principio
di autorità della ecclesiologia
cattolica e quello del sacerdozio universale proprio dei protestanti), ma anche dei nuovi
atteggiamenti teologici e ritualistici della Chiesa Cattolica dopo il Vaticano II.
O quello di Giorgio Martinat
sulla Stampa del 3 agosto che
interpreta l’ordine del giorno
votato sull’ecumenismo, accentuandone piuttosto le riaffermate differenze che non le aperture in esso contenute. Martinat ricorda anche le critiche rivolte dal Sinodo a certi atteggiamenti del Concilio Ecumenico di Ginevra, del quale sia vaidesi che metodisti fanno parte,
critiche giustificate dalla diversa posizione assunta dai cattolici in Italia in confronto a quelle analoghe sviluppatesi in altri
paesi.
O infine quello di Danilo Rivoira sull’Unità del 1° agosto
che, unico per quanto ne sappiamo, ha dato rilievo all’intervento sulTecumenismo di Paolo
Ricca che è stato, a parere anche di chi scrive, il più completo ed il più elevato dei numerosi interventi sinodali.
Anche reiezione della nuova
Tavola e le dichiarazioni rilasciate dai neoeletti hanno avuto
ampia eco sulla stampa italiana.
Stampa sera del 6 agosto intrawede nelle dichiarazioni di
Giorgio Bouchard « un possibi
le, sia pure lontano, concilio
mondiale di tutte le Chiese ».
La Repubblica del 5 agosto
pubblica una intervista con
Giorgio Spini che si conclude
indicando nel «formare coscienze libere e responsabili» il compito principale dei protestanti
in Italia.
Sul Giornale del 5 agosto invece Sergio Quinzio dichiarandosi «un cattolico poco trionfalista » esprime i suoi dubbi che
il rilancio ecumenico, come appare dai documenti sinodali, si
traduca in un ecumenismo poco
religioso e molto sociopolitico,
invocando in appoggio ai suoi
dubbi l’autorità di V. Subilia.
Sul piano concreto dell’ecumenismo vissuto vale certo la
pena di segnalare che i funerali
della sorella Annalisa Sfredda
Pederzolli sono stati celebrati a
Rovereto dal pastore Bertinat
nella chiesa cattolica di San
Rocco offerta allo scopo dal
parroco. Certo un valido conforto ai genitori Florestana ed
Emidio, così duramente provati
e così, impegnati nel lavoro ecumenico.
E, per finire, sulla Gazzetta
del Popolo del 3 agosto G. M.
Ricciardi traccia un ritratto del
«valdese», dal quale, attraverso una sensibilmente oleografica caratterizzazione, traspare
una indubbia simpatia.
Niso De Michelis
4
14 settembre 1979
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UNA PAGINA DELLA STORIA mVISSUTA DALLA SENSIBILITÀ’ DELLA FEDE E DELL’ARTE
Nati dalla sventura, ispirati
dalla Bibbia, mossi dallo Spirito
Il 2 settembre ha avuto luogo l’Assemblea del Museo del
Deserto — il tradizionale incontro del protestantesimo francese — al Mas Soubeyran, presso Mialet, nel Gard. All’incontro, che aveva per tema « I profeti delle Cevenne », ha dato il
suo contributo anche André Chamson, il noto scrittore protestante francese autore di diversi romanzi ambientati nel vasto filone della tradizione riformata francese. Riprendiamo da
Réforme ampi stralci della sua relazione.
« Fin dal 10” secolo dei guardiani di pecore profetizzavano
nelle montagne delle Cevenne...».
Questo estratto, questo frammento di frase, trovato per caso nella « Histoire Générale du
Languedoc », mi ha sempre fatto
sognare. Avevo solo vent'anni
quando l’ho avuto sotto gli occhi per la prima volta e non l’ho
mai scordato. ■- ,
Mi chiedevo, quasi con angoscia, se appartenevamo ad una
razza di profeti, ad una razza
predestinata i cui occhi potevano vedere ciò che altri non vedevano. Il ragionamento mi ha
portato a diffidare di questa convinzione e, tuttavia, non posso
fare a meno, talora, di ritrovarla intatta nel mio intimo.
li canto
di questa resistenza
Queste incertezze spariscono
quando penso a ciò che subirono
i nostri padri al tempo delle loro grandi tribolazioni' durante
gli anni che precedettero la Revoca dell’editto di Nantes e
che corrispondono a quelli delle
dragonate; il mio pensiero mi
porta anche a più tardi, quando
le Cevenne furono rase al suolo
e bruciate e a più tardi ancora
ai lunghi anni in cui, offrendosi
quale vittima, la Chiesa si rifugiò nel « Désert » alFombra della Croce.
Quando prendo in considerazione quel tempo, ancora così vicino a noi, non esito a riconoscere che questo concerto di voci
profetiche è la naturale conseguenza degli avvenimenti di quel
momento e l’annuncio di ciò che
stava per avvenire. I pastori dispersi sono sostituiti dai predicatori.
Questi ultimi a loro volta bastonati, impiccati o bruciati cedono il posto ai profeti ed alle
profetesse. I condottieri, mentre
dirigono i combattimenti, profetizzano anche loro. Sostituiscono
i predicatori e in ultimo, sull’imponente olocausto di cui sono
state le vittime, le Cevenne danno vita alla potenza della non
resistenza, della resistenza passiva, precedendo in tal modo
quello che stava per succedere
nel mondo per la conquista della
libertà. Le profezie furono il canto di questa resistenza.
I primi profeti erano quasi
tutti giovanotte o giovanetti,
quasi fanciulli, daH’anima sensibile.
Questi ispirati si limitavano a
denunciare il male, sovrattutto
Comitato di Redazione : Sergio
Aquilante, Dino Ciesch, Marco Davite, Niso De Michelis, Giuiiana
Gandolfo Pascal, Marcella Gay,
Ermanno Genre, Giuseppe Platone,
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La Luce ».
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intestato a « la Luce : fondo di solidarietà ».
La Luce: Autor. Tribunale di Pinerolo N. 176, 25 marzo 1960.
L'Eco delle Valli Valdesi Reg. Tribunale di Pinerolo N. 175, 8 luglio 1960.
Cooperativa Tipografica Subalpina
Torre Pellice (Torino)
quando causava la sventura di
tutto un popolo. Prolungavano
questa presa di coscienza proclamando prossime rivendicazioni
e annunciando la distruzione della Grande Babilonia che chiameremmo oggi il potere totalitario...
Quando tutto portava
alla disperazione
...Quasi contemporaneamente,
nel cuore delle Cevenne vere e
proprie, dove ci troviamo ora, i
predicatori avevano più importanza dei profeti, o, per meglio
dire, i predicatori come Vivens
o Brousson erano uomini che a-vevano avuto « il dono » e parlavano come profeti.
Dopo di loro, scatenata la guerra, i capi delle brigate camisarde
molto spesso animati dallo spirito profetico, decidevano di dar
battaglia o di interrompere il
combattimento secondo la loro
ispirazione. Se vincitori, ringra
ziavano il Signore degli eserciti,
se sconfitti, dicevano di essere
stati messi alla prova. Ma più
che la decisione dei capi, era
esemplare la risolutezza dei soldati...
...È chiaro tuttavia che certe
ispirazioni furono solo illusioni
mai realizzate. La fine della Grande Babilonia non è avvenuta nel
1706, come qualcuno aveva previsto. Era un sogno di perseguitati, il fantasma di una liberazione ardentemente attesa...
...D’Elitra parte, non si può negare che ciò che i nostri antenati chiamano le loro ispirazioni,
hanno loro permesso di essere
saldi nei combattimenti e più
saldi ancora davanti al rògo, alla forca, al patibolo.
. Denunciavano anzitutto le debolezze della creatura umana e
questa debolezza individuale, nascosta in ciascuno di noi, li portava a comprendere le grandi
sventure collettive, le persecuzioni ed i massacri.
Se cominciavano sempre col
parlare della grande miseria del
loro popolo, lo facevano per concludere con l’annuncio della distruzione della Grande Babilonia
e con la proclamazione del trionfo della vera Chiesa di Dio.
Come potremmo serbar loro
rancore per essersi lasciati ingannare dalla speranza quando
Leggendo il n. 6 del dossier
Claudiana (1) si ha l’impressione (curiosa o ansiosa, a seconda
dei casi) che veramente alcuni
morti ritornino trasformati, e
che portino con sé utensili strani e obsoleti, come Eiscie da guerra, scuri bipenni, manganelli,
aspersori, ostensori e altre cose
da cinebrivido.
Altrettanto notevole è la scoperta che tali merci « pagano »
tuttora, che anzi hanno dietro
di sé soldi, uomini, appoggi istituzionali, pubblicazioni, viaggiano in jet e a volte mettono in
piazza le folle. £: tutta un’area
internazionale che, diciamolo
pure, in gran parte Ignoriamo e
sovente dimentichiamo.
Lasciamo che sia l’autore stesso a socchiudere un po’ la porta
sull’oggetto delle sue ricerche:
« Questo dossier-itinerario, fornendo cifre e dati inediti, materiali semiclandestini e seguendo varie piste, vi apre uno spiraglio. Da questo ”buco della serratura” si vedono gli spettacoli
più singolari: un religioso sudamericano, lautamente finanziato
da organismi paragovernativi
USA, che riscuote assegni contro
i « teologi della liberazione»; (...) organizzazioni che con
una mano contribuiscono a mettere in difficoltà Salvador Allende in Cile e con l’altra appoggiano gli aiuti umanitari ai perseguitati dalla giunta militare
cilena; personaggi dell’estrema
destra politica che si spacciano
per cattolici e denunciano il
« Gesù con la cravatta » della Pia
Società San Paolo, ecc. Il tutto
in una frastornante girandola
di contatti sotterranei con forze eversive della destra italiana
e internazionale e di cospicui
finanziEimenti...».
Una caratteristica comune di
queste realtà della destra cattolica è lo spiccato senso del « capo » che pervade i loro aderenti: tutti i maggiori gruppi e movimenti di cui si narra nascono
e si sviluppano intorno a figure
« carismatiche » (Lefebvre, mons.
Pintonello, van Straaten alias
Padrelardo, ecc.), che sono in
genere anche degli ottimi suonatori ^ di grancassa, nel senso
che satirio molto bene battere
cassa negli ambienti più disparati, fare proseliti e allacciare
rapporti su scala interntizionale.
Ma, detto questo, sorge un
problema di non facile soluzione:
quale sia, in ogni singolo caso,
il rapporto fra le due « componenti culturali », se così si può
dire, presenti in ciascuna di queste realtà, tra la componente
« destra » (reazionaria, fascista o
nazista), e la componente « cattolica ».
Da una parte ci viene una
chiara indicazione dal fatto che
l’aggettivo « cattolica », nel titolo
dell’opera, compare tra virgolette. Questo perché sovente trattasi di associazioni o gruppi caratterizzati da una pratica e da
un’ideologia chiaramente e in
NioM9.tEfe6RUS,e'e
UN 9l6W0Re PEuu/\ CòCA-COih
CHE VPRREB&e
L.A PROSSIMA /»lESSA SCISMATICA.
confondibilmente fasciste, oppure di appendici o di forze fisincheggiatrici di partiti neofascisti, che usano in maniera strumentale la denominazione cristiana o cattolica.
È noto che nelle ideologie di
tipo fascista c’è sempre una componente religiosa di tipo mitico,
mistico o magico. Ed è naturale
che nel grande magazzino della
chiesa cattolica si trovi sempre
quEdche monsignore, cappellano,
opera o confraternita che sta al
gioco, per affinità elettiva o per
semplice convinzione. Ma d’altra
parte bisogna pur dire, quanto
alla componente propriamente
cattolica della destra cattolica,
che numerosi discorsi provenienti da quest’area rivelano affinità di strategia e di tattica con
la linea della chiesa al potere.
Si tratta di posizioni che hanno
sovente affiancato la linea dei
vescovi italiani, pur accusandola
di moderazione e di cedimento
nei confronti del comuniSmo.
Uh esempio: il movimento « Alleanza cattolica », di modello
fEiscista-brEisiliano, si trovò anch’esso in prima linea nel fronte antidivorzista del 1974 e nella
lunga lotta della reazione contro la legalizzazione dell’aborto.
Altro esempio: «Civiltà cristiana », filiazione italiana di un’organizzazione intemazionale fon
data da Adenauer, si prese molto a cuore l’unità e l’integrità
del gregge cattolico, tema anche
questo squisitamente episcopale. Così scriveva il suo leader
nel 1972: « Oggi noi esortiamo i
Sacerdoti di Roma a cogliere l’occasione della lotta per la difesa
della Religione, della Messa, della Madonna e delle anime, dall’aggressione delle comunità di
base e daH’inflltrazione dei loro
rappresentanti nelle parrocchie.
È una lotta di santità, di virtù e
d’amore; Dio la merita (singolare versione della teologia dei
meriti, n.d.r.), ed è privilegio
parteciparvi», (p. 85).
Un altro esempio dall’organo di
«Alleanza cattolica» (aprile ’78):
«I comunisti, per giungere al
potere, hanno infiltrato ampiamente la società. Mentre stanno
facendo il passo decisivo, bisogna tentare di risvegliare la società, prima che il loro potere
si stabilizzi definitivamente e si
irrigidisca», (p. 78).
Il rapporto della destra con
certi strati sociali e centri di potere cattolici resta dunque il
maggior problema interpretativo e politico sollevato dal libro
stesso. Ma ce n’è uno almeno
altrettanto grosso e complementare, ed è il rapporto della chiesa cattolica, dei suoi vertici, con
la destra ecclesiastica e politica.
A questo proposito, per capire
appieno il sottotitolo « verso la
restaurazione? » bisognerebbe
capirne di più sull’attuale strategia della curia romana, e intuire quale ruolo possa giocare, nei
vari continenti e paesi, l’ala destra della cattolicità, tenendo
conto anche dei nuovi orientamenti più o meno « pluralistici »
di quella stratega.
Ma questo richiederebbe un
enorme sforzo di elaborazione, e
sarebbe materia di parecchi volumi.
L’interesse dichiarato dell’autore, giornalista affermato e collaboratore del « Gruppo di controinformazione ecclesiale » di
Roma, è quello di ’’aprire uno
spiraglio” e di fornire ampia
messe di informazioni; e da questo punto di vista, la scelta editoriale è stata felice: l’operetta
è destinata a chiunque sia attento, per vocazione o per tradizione, ai temi della democrazia e
dell’antifascismo.
Saverio Merlo
tutto li portava alla disperazione?...
Figli della Bibbia
Combattenti e martiri dicevano press’a poco la stessa cosa:
« Ti ringraziamo Signore, nostro
Dio, di riportare la luce su di
noi! Ti ringraziamo per tutti i
benefici che ci concedi e che rinnovi per noi ogni giorno. Le prove che Tu ci mandi, non sono le
più piccole fra le tue benedizioni. Veglia su coloro che combattono nelle nostre montagne », dicevano i forzati delle galere.
« Veglia su coloro che soffrono
sulle galere e nelle prigioni », rispondevano i combattenti del
« Désert ».
In questo spirito di umiltà e
di fiducia totale le profezie sgorgavano naturali.
L’atrocità della condizione in
cui si trovavano i nostri nadri
facevano sì che scaturissero nuove isnirazioni e preghiere.
I Figli della Bibbia ritrovavano nei loro discorsi la voce dei
profeti del popolo eletto come
pure la grandezza di tono e di
stile che avevano appresi nell’Antico Testamento.
Dalla sventura sono nati i nrofeti e la loro conoscenza della
Bibbia ha saputo ispirarli.
André Chamson
Una analisi della « Destra Cattolica » nel mondo intemazionale
Manganello e aspersorio
CON RAMMARICO
E DISAPPUNTO
Ho letto con vivo rammarico e disappunto la lettera di Salvatore Cornisi apparsa sul n. del 31 agosto relativamente ai profughi vietnamiti.
Naturalmente ognuno la può pensare come vuole, anche se sono certo
che nessuno di noi può pensare al
dramma di quelle migliaia di fratelli in
distretta senza un profondo senso di
pena, ma l'accusa a Tullio Vinay di
scrivere « co-n spirito beilico » e « non
evangeiico » non è assolutamente accettabile. Ma non è questo il punto sul
quale intendo replicare, dato che non
ho alcuna intenzione di fare l'avvocato difensore di Vinay: sarà eventualmente lui stesso a rispondere a questo attacco veramente poco fraterno.
Colla assoluta libertà che mi deriva
sia dall'essere evangelico (anche se
assai infedele) e sia dal non essere
impegnato in nessun partito politico,
contesto a Cornisi le virgolette fra le
quali ha messo la parola « cattivi » in
riferimento al contegno degli americani nella guerra che hanno fatto al Vietnam. Ma come! Non sono loro che
hanno sconvolto quel territorio, rovesciandovi un quantitativo di bombe
maggiore di tutte quelle sganciate nella seconda guerra mondiale, che hanno « defoliato » intere regioni, che
hanno massacrato e bruciato con il
napalm, che hanno «esportato» le gabbie di tigre, che hanno favorito la corruzione e la prostituzione?
Sarebbe proprio interessante sapere
come l'apostolo Paolo (cui Cornisi fa
riferimento per appoggiare il suo intervento) avrebbe considerato questo
specifico « apporto » della civiltà occidentale e « cristiana »!
Roberto Peyrot, Torino
DIO PUÒ’ FARE
A MENO DI NOI
Caro Direttore,
sull’ultimo Eco-Luce (33-35 del 31.8)
c'è un'altra lettera che riapre la polemica (mai chiusa) fra « conservatori »
e « progressisti » e poi ne verranno
altre in risposta e così via.
Aspettavo da un po' che qualcuno
meglio di me mettesse fine a queste
polemiche che hanno il solo risultato
di dividere la Chiesa e finiscono solo
per nuocere alla testimonianza che vogliamo dare, iMa visto che nessuno più
qualificato si fa avanti, mi ci provo
io, anche se sicuramente in modo maldestro.
Il giudizio « dell'altro » è sempre
presente, e non si può dire ohe ci
vadano con mano leggera, (e ognuno
lo può constatare anche se non porto
esempi). Ogni gruppo pare che si senta di avere in tasca il vero modo di
predicare e la sicurezza che solo il
suo modo di « gestire la fede » sia
quello valido. Si tranciano giudizi sulla schiera opposta convinti di avere
saldamente al guinzaglio il buon Dio.
Pare che tutte e due le fazioni ignorino completamente che la potenza di
Dio agisce come vuole e dove vuole,
utilizzando, se crede, anche la miseria
che siamo noi.
C'è posto e possibilità di servizio
sia per II « conservatore » che per il
. progressista », perché ognuno ha io
spazio per agire dato che non tutti
gli ambienti sono uguali, purché sia
fedele e accetti di lasciarsi coinvolgere
fino in fondo con umiltà non finta e
con completa disponibilità aH’ascolto.
Noi non possiamo fare a meno di
Dio, checché se ne dica in questo
mondo materialista. Ma se non accettiamo di fare la Sua volontà, come Lui
ci chiede, anche stravolgendo le nostre brillanti idee. Lui può fare a meno di noi, della nostra sicurezza e
della nostra prosopopea.
Le pietre possono essere migliori
di noi. (Matteo 3: 9),
Anna Di Gennaro Ceiii, Pomaretto
SVIZZERA
(1) Maurizio Di Giacomo, Destra
« cattolica » verso la restaurazione?,
Claudiana, Torino 1979.
Addio del prof. Biéler
« Terre nouvelle », la nuova rivista dell’Entraide protestante
e del Pane per il prossimo in
Svizzera, dà notizia della conferenza d’addio del prof. André
Biéler, tenuta a Losanna sul tema: « Che fare? L’insostituibile
servizio critico dell’etica cristiana » il 22 giugno scorso, augurandosi che la sua emeritazione possa portare il frutto di
nuove opere stimolanti per il
pubblico di massa.
5
W
14 settembre 1979
sí
L intervento di un lettore ci ha indotti a riaprire il dibattito sull’Intesa in vista di un approfondimento dei problemi in gioco da parte
di una cerchia sempre più larga di lettori e di
membri di chiesa. F. Giampiccoli — membro a
suo tempo della Commissione valdese-metodista
— risponde non nel merito della valutazione che
il lettore dà dell'Intesa, ma per collocarla in un
quadro storico più esatto. Ai lettori, se vorranno intervenire, di dire la loro sul problema.
L’Intesa è nata nelle chiese
L’impressione che l’Intesa sia frutto di una decisione sinodale staccata dalla realtà delle chiese a confronto con i dati del nostro passato
Nel convegno su « Le intese
tra Stato e confessioni religiose » che si tenne a Parma nell'aprile del 1977 — prima che si
avviasse l’Intesa tra le Chiese
valdese e metodista e lo Stato
italiano — il prof. Francesco Finocchiaro ebbe a dire che la
dottrina giuridica italiana si
trovava nei confronti delle intese « nella stessa posizione in
cui Don Chisciotte si trovava
nei confronti di Dulcinea: non
l'aveva mai vista, ma se ne era
innamorato »i. Non sarà che tra
noi esistono, diciamo così, dei
« Don Chisciotte alla rovescia »
che l’Intesa — quella nostra,
elaborata negli ultimi due anni
— non l’hanno mai vista, eppure la detestano?
È l’intervento pubblicato in
questa pagina (come altri uditi
recentemente) a far nascere questo sospetto. Non tanto perché
esso denoti una mancanza di
conoscenza dei 20 articoli della
Intesa in questione. Ma perché
ignora tranquillamente il contesto storico in cui tale decisione
si è formata e questo fatto tende da una parte a rendere accademica e astratta la questione
scollegandola dal fatto centrale
della legislazione sui culti ammessi; dall’altra a far apparire
odiosa l'intesa quasi si trattasse
di un sopruso o del colpo di mano di una minoranza manovriera.
Ora, poiché è necessario che
una seria discussione sulle intese prosegua nelle nostre chiese
al di là del voto dell’anno scorso, appare importante stabilire
l'esattezza dei fatti richiamando il quadro generale della questione e il suo passato per lo
meno prossimo, libero poi ciascuno — è più che ovvio ricordarlo — di mantenere e portare
avanti le proprie idee e posizioni.
La legislazione
sui culti ammessi
In primo luogo, affrontando
il problema delle intese non come problema giuridico astratto, ma come membri delle nostre chiese in Italia, non si può
prescindere dal fatto che tuttora
i rapporti tra queste nostre
chiese e lo Stato sono regolati
in base alla legge sui culti ammessi del '29 e al relativo decreto del '30.
Forse ora che le sentenze della Corte Costituzionale tra il '56
e il '58 hanno abrogato gli articoli più incostituzionali non ci
si rende sufficientemente conto
di quanto questa legislazione
sia espressione di un progetto
globale — comprendente il Concordato nato nello stesso anno
e dalla stessa matrice — fatto
di discriminazioni e privilegi, di
limitazioni e di abusi, contro
cui non ci si deve stancare di
combattere non solo in nome
della nostra libertà religiosa ma
della libertà, in senso ampio, di
tutti.
Affrontare quindi il tema delle intese senza tener conto di
questo elemento assolutamente
centrale significa porsi al di fuori dell'ottica che le nostre chiese hanno perseguito per trenta
anni e quindi nell’impossibilità
di comprenderne a fondo le decisioni (indipendentemente dall’essere prò o contro le intese
con lo Stato). Significa inoltre
sostituire al binomio Concordato-Culti ammessi, contro cui
lottare, quello Concordato-/ntese, privandosi della possibilità
di riconoscere proprio nelle intese un possibile strumento (non
inteso come tale dal legislatore, ma come tale da noi usato)
per la lotta contro la vecchia e
odiosa legislazione ConcordatoCulti ammessi.
La parola
alle chiese
In secondo luogo, quando si
afferma che riguardo alle inte
se la base delle nostre chiese è
completamente ' indifferente e
che le decisioni del Sinodo stanno alla chiesa come quelle del
Parlamento stanno al popolo
italiano, si dimentica o si ignora il cammino che ha portato
alla definizione dell’Intesa.
Nel 1972 il Sinodo (dico per
brevità « Sinodo », anche se per
l’esattezza si tratta, qui e in seguito, della sessione congiunta
del sinodo valdese e della conferenza metodista) chiedeva
« nuovamente l’abrogazione della legislazione sui 'culti ammessi’ » e deliberava che, ove se ne
presentasse la necessità, si potesse « pervenire per talune materie a nuova disciplina » con le
procedure stabilite dalla Costituzione, e cioè le intese (Q/SC/
72). Con atto successivo, lo stesso Sinodo invitava le chiese a
studiare il problema procedendo a « informare e sensibilizzare il maggior numero possibile
di membri attraverso le varie
attività delle Chiese, compresi i
culti domenicali » e dava incarico alla Tavola e al Comitato
permanente di nominare « una
apposita Commissione che predisponga il necessario materiale
informativo preparatorio » (R/
SC/72).
La Commissione produsse un
opuscolo atto a chiarire il quadro generale della questione^
(opera collegiale anche se a firma del suo estensore materiale); un documento che metteva
le chiese in grado di conoscere
« quali diverse disposizioni di
legge verrebbero applicate nei
loro confronti al posto delle
norme contenute in ciascuno
degli articoli della legge e del
decreto sui 'culti ammessi’ »; infine un questionario predisposto in modo da permettere ad
ogni singola chiesa di prendere
posizione.
Chi pensasse che sulle intese
si sia caduti nel tranello della
delega (che più o meno significherebbe dire al Sinodo: non
sappiamo o non vogliamo occuparcene, decidete voi) potrà
Franco Giampiccoli
{continua o pag. 8)
Associazione per la Libertà Religiosa in Italia
Sòlidàrietà con i valdeéi
Mentre la revisione del Concordato
con la Chiesa cattolica si delinea come un cedimento alla volontà del Vaticano e una beffa ai danni dei cittadini, il governo italiano dilaziona, senza
alcun plausibile motivo, la firma delI'« Intesa » con le Chiese valdesi e metodiste. Il Sinodo valdese di Torre Pellice ha approvato aH'unanimità un documento di protesta (31 luglio 1979).
L'accordo tra la commissione governativa Gonella (la medesima che tratta
per la revisione del Concordato) e i
rappresentanti della Tavola valdese (che
comprende anche I metodisti) è stato
infatti raggiunto fin dal febbraio ' 1978
e il testo dell'« Intesa » è ora pubblicato dalTEditrice Claudiana di Torino.
A differenza del Concordato, 1'« Intesa » si fonda esclusivamente sui principi della Costituzione, sensa richiedere garanzie supplementari e senza pretendere privilegi né fiscali né economici, né stipendi per cappellani negli
ospedali, nelle caserme e nelle carceri 0 per insegnanti di religione nelle
scuole pubbliche, come continua a pretendere invece la Chiesa cattolica. Sia
nella forma sia nei contenuti, I’« Intesa » con i valdesi è tutto l'opposto di
-un Concordato e costituisce una testimonianza di grande valore civile e morale.
Dilazionando la firma dell'« Intesa »
— che è un atto di politica interna ■—
il governo dimostra di non gradire di
firmare, prima della conclusione della
revisione del Concordato, un documento come I'« Intesa » che, non solo fa
conoscere al paese una nuova concezione dei rapporti tra Stato e Chiese
veramente rispettosa della libertà di
coscienza e della Costituzione, ma mette anche in evidenza una mentalità e
un comportamento assai diversi da
quelli della Chiesa cattolica.
L'Associazione per la libertà religiosa in Italia (ALPI) invita ad approfondire l'argomento e a diffondere la conoscenza di questi fatti.
Luigi Rodeili, Segretario
Una voce dissidente
Ascoltando la trasmissione televisiva « Protestantesimo » del 17 agosto, ho sentito dire che le INTESE hanno ricevuto e riceveranno l'unanimità della nostra chiesa.
lo disapprovo categoricamente questa affermazione!
I motivi sono almeno due;
a) Già l’anno scorso si sono letti sulla « Luce » degli articoli
critici sulle intese (segno che non da tutti sono approvate);
b) salvo che si voglia essere ciechi completamente, non si può
negare come la base ne sia completamente indifferente, se non ostile
(almeno nel Meridione).
Mi si dirà; ii Sinodo ie ha approvate!
Certo. Non metto in dubbio che molti miei fratelli credano in queste
intese e quindi le approvino. Si stia però attenti!
Non tutto ciò che il Parlamento italiano stpprova, viene accettato dal
popolo italianol
Purtroppo, temo che la nostra chiesa sia caduta nei traneilo deila
« delega ». Non so come uscirne, ma il divario tra la base e il Sinodo è
abbastanza evidente e non lo dico solo io. E forse anche per questo il
Sinodo non è più ascoltato come una volta.
Di solito, chi paria in Sinodo è il fratello » che sa », il più bravo,
quelio che sa parlare meglio.
Gli altri (oltre ai sinceramente convinti) o non conoscono bene le
situazioni o sono i delegati più intellettuali delle comunità (per cui 1
discorsi inteiiettuaii li soddisfano) o hanno paura di fare magra figura,
mettendosi contro « coloro òhe sanno ».
Una cosa è certa, comunque, la chiesa valdese non è tutta a favore
delle intese! Una parte sì, ma non tutta!
lo faccio parte di quest’ultima parte.
Non mi soffermerò su dei particolari che — secondo me — sarebbero da criticare singolarmente, ma vorrei dire la mia opposizione aile intese in senso generale.
'Mi sembra doveroso e onesto dirlo pubblicamente (perché si conoscano anche le idee di altri), ma so già che ormai le intese verranno
firmate.
1) Le intese sono un « concordato ».
Giorgio Peyrot può dirlo in tutte le salse che non sono « concordato »,
ma ciò è falso.
II concordato è l'accordo « tra Papa e capo di uno Stato per regoiare
la posizione giuridica della chiesa in quello Stato ».
E le intese cosa sono?
La chiesa valdo-metodista con le intese regola la sua posizione in
seno alla Stato italiano; si metta cioè d’accordo con io Stato italiano
su ciò che vuole e su ciò che non vuole.
Certo, la nostra chiesa non vuole privilegi (e in questo è diversa
dalla chiesa cattoiica), ma giuridicamente non fa altro che stilare un altro tipo di « concordato ».
Concordato o intese che altri cittadini non possono fare, perché non
stabilite daila Costituzione. E noi perché si?
2) Il 3° comma dell'art. 8 della Costituzione (« I rapporti delie confessioni reiigiose diverse dalla cattolica con lo Stato italiano sono regolati per iegge sulla base di intese con le relative rappresentanze ») è stato messo unicamente perché c'è l'art. 7 (Ram>orti tra Stato e chiesa
cattolica).
Articoio 7 che noi protestanti contestiamo e che vorremmo abolire
(salvo che i sostenitori delle intese siano anche dei "riformisti”).
Se non ci fosse stato l’art. 7, l’art. 8 sarebbe stato probabilmente
di due soli comma: « Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti aila legge. Tutte le confessioni religiose hanno diritto di
organizzarsi secondo ì propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano ».
Questo cosa vuol dire?
Secondo me, vuol dire una cosa* molto grave e pericolosa: con le
intese, noi indirettamente diciamo di si all’art. 7 e non chiediamo più
l’abolizione del concordato, ma la sua revisione!
Questo bisogna dirlo chiaramente!
Se, per caso, pensiòmo che sia utopistica l’abolizione del concordato, bè, alleiamoci (in questo e nelle lotte che più riteniamo giuste) coi
radicali e forse insieme riusciremo ad ottenerla.
3) I primi due comma dell’art. 8 (rivisto come scritto) specificano
chiaramente quale potrebbe essere la nostra posizione (senza privilegi né
incomprensibili rinunce), senza bisogno di fare cose diverse dagli altri
cittadini e gruppi italiani, solo perché chiesa.
Anche poter non chiedere privilegi è un privilegio!
Nino Gullotta, Pachino
PUBBLICATO DALLA CLAUDIANA IL TESTO DELL’INTESA NON ANCORA CONCLUSA
Per una linea coerente
DOSSIER
C’è chi ritiene il problema dell’intesa con lo Stato
una faccenda puramente tecnica, che concerne gli specialisti, una pignoleria giuridica. In fondo viviamo in un
paese democratico, godiamo di piena libertà di culto, siamo anzi rispettati, talvolta onorati di benevola attenzione.
Che cosa mai si pretende di più?
Non ci si rende conto così, che le leggi fasciste del
1929-30 sono tuttora in gran parte in vigore; è dunque
della massima importanza che pregiudiziale alla stipula
dell’intesa sia per l’appunto l’abrogazione di dette leggi.
Ma soprattutto non ci si rende conto che si tratta qui
della testimonianza delle nostre chiese in un settore della
vita di questo paese, dominato dalla prepotenza cattolicoromana. Le intese sono dunque una proposta alternativa
dei rapporti tra stato e chiese di notevole portata. Così
infatti vengono considerate con vivo interesse in molti
settori della cultura italiana laica e democratica.
Molto opportunamente dunque il dossier n. 5 della
Claudiana pubblica il testo dell’intesa come è stato concordato dalle due commissioni, governativa e nostra, fin
dal febbraio 1978. Precede il testo un’ampia introduzione
di Cliorgio Peyrot, che dopo aver delineato l’evolversi della situazione dopo l’assemblea costituente, e i principi
fondamentali che hanno determinato le nostre proposte,
esamina i vari articoli dell’intesa, ponendo in luce le motivazioni che li hanno determinati. Dopo le questioni fondamentali (abrogazione delle leggi 1929-30; libertà in tema di religione; oneri di culto; rinuncia alla tutela penale) l’intesa tratta della assistenza spirituale ai militari,
negli ospedali e nelle carceri; poi si affronta il problema
dell’istruzione religiosa nelle scuole, del matrimonio, degli enti ecclesiastici ; infine si tratta della Facoltà di teologia, del diritto di affissioni e collette, della difesa del
patrimonio culturale.
Segue, in appendice, la pubblicazione di alcuni documenti e
in particolare prese di posizione della Tavola e del Sinodo,
corrispondenza intercorsa tra la
Tavola e il Ministero dell’Interno e le note della Tavola per
sollecitare l’attuazione dell’intesa, rinviata dal governo per oltre trent’anni.
Non è chi non veda come questo fascicolo sia prezioso per
chiunque voglia essere al corrente della situazione in merito
ai rapporti tra Chiese e Stato.
Lungi dall’essere un documento tecnico, il dossier dovrebbe
essere noto a tutti i membri delle nostre chiese e da essi usato
per mettere in evidenza una soluzione schiettamente evangelica di tali rapporti.
In particolare pastori, anziani,
diaconi, direttori di opere e comitati, dovrebbero averlo' sempre ben presente, per mantenere una linea di condotta nei rap
porti con gli enti locali che sia
coerente con i prtacipi stabiliti
dal Sinodo.
Neri Giampiccoli
IL TESTO DELL’INTESA tra la
Repubblica italiana e le Chiese valdesi e metodiste - Introduzione di Giorgio Peyrot - Claudiana, Dossier n. 5,
1979.
6
14 settembre 1979
cronaca delle valli
LA TERZA MOSTRA DELL’ARTIGIANATO A PINEROLO
Un misto di vecchio e mnvo
PINEROLO
Handicappati :
(e di proposte) che è piaciuto gruppo d' base
Si è conclusa la terza mostra
dell'artigianato, organizzata dal
comune di Pinerolo in collaborazione con la Regione Piemonte e le comunità montane del
pinerolese. 110 espositori, oltre
trentamila visitatori, un programma culturale che ha coinvolto la città, alcuni buoni
affari per gli artigiani espositori: “un successo” — dicono gli
organizzatori. Il pubblico che
l’ha visitata ha potuto ammirare le opere di artigiani veri insieme agli 'hobbies' delle signore bene di Pinerolo, stands di
sicuro effetto quali quello degli
artigiani del pane e della Valle
d’Aosta, l’erborista e i prodotti
naturali, i sistemi elettronici di
antifurto e lo stand ’culturale’
con la nostra Claudiana, i giornali locali e gli occitani, ed assistere ad alcuni dibattiti (poco
seguiti) sulle prospettive dell’artigianato e sulla forestazione
oppure a spettacoli serali di musica tradizionale con buon concorso di pubblico.
Un successo dovuto a questo
sapiente dosaggio di vecchio e
nuovo, di ricerca del tempo passato, dei buoni prodotti ’di una
volta’, e di capacità imprenditoriali moderne. Una manifestazione sicuramente popolare che
è piaciuta alla gente.
Peccato che accanto a questo,
ai prodotti esposti, non sia stato valorizzato quello che sta a
monte del prodotto cioè il lavoro umano delle piccole ’boite’,
delle botteghe artigiane, coi
suoi problemi e le sue speranze.
se
Oltre al momento espositivo,
la rassegna aveva in calendario
alcuni convegni di cui uno su
« Artigianato del legno e realtà
ambientali ». Presenti i massimi
vertici regionali, dall'Assessore
ai rappresentanti di varie Confederazioni artigiane; pochi invece gli amministratori locali e
il pubblico che l’anno scorso invece era più numeroso ed inter
ressato.
La sintesi può essere data dalrintervento finale dell’Assessore
che ha assicurato che sono ora
operanti gli strumenti di appoggio per il credito artigianale sia
al singolo, sia ad artigiani associati, sia alle cooperative artigiane di garanzia. L’appoggio
viene dato per l’ammodernamento, tecnologico. Per quanto
riguarda la possibilità di avere
dei fondi per l’istituzione di
corsi di artigianato del legno,
l’Assessore ha confermato la
possibilità di finanziare piccole
iniziative che siano però legate
alla conduzione tecnica sicura
di qualche artigiano. Il discorso
rimbalza quindi ai nostri amministratori locali. Sapranno coordinare le iniziative facendosi
promotori di un collegamento
reale frà scuola - opinione pubblica e mondo del lavoro?
All’interno del convegno sono
state presentate anche relazioni
dei responsabili dell’artigianato
della Valle d’Aosta su ciò che si
fa in quella regione per sostenere il settore. L’obiettivo proposto è stato di fornire degli
strumenti per una attività di
reddito complementare a popolazioni abitanti nelle alte valli,
tali da invogliarle a continuare
a risiedere in montagna. Sono
quindi sorti corsi biennali di intaglio del legno in molti paesi.
A detti corsi, che si svolgono
nei mesi invernali, partecipa un
numero notevole di giovani, donne e di pensionati che volentieri riprendono gli strumenti che
nella loro infanzia erano usuali.
In alcune vallate sono sorte
cooperative alle quali aderiscono gran parte delle famiglie (a
Cogne per i pizzi; in Val Grisanche per la tessitura). L’apprendimento di queste attività
rientra nei programmi scolastici fin dalle elementari. È interessante sapere che nel caso
della tessitura il rilancio è avvenuto quando l’attività stava
scomparendo poiché esisteva
soltanto più qualche raro esemplare di telaio inutilizzato.
La Regione ha poi costituito
un Ente promozionale per l’artigianato tipico che si occupa di
organizzare manifestazioni varie, dalla fiera di S. Orso alla
fiera d’estate ad Aosta, ad altre
manifestazioni nazionali e internazionali. Contemporaneamente
si occupa della gestione di 6 negozi sparsi nelle vallate presso
i quali ogni artigiano senza costi suppletivi può esporre e
vendere la propria produzione.
Interessante pure l’esperienza
fatta a Casale Monferrato dove,
per ricuperare il centro storico
si è proposto a dei giovani disoccupati di imparare vecchi
mestieri che stavano scomparendo. L’esperimento pare positivo, si stanno ora aprendo queste nuove botteghe con la collaborazione della Associazione Artigiani locale. A. Longo
Nella nostra società chi è portatore di handicap in genere viene emarginato per tutta una serie di pregiudizi più o meno grossolani. La condizione dell’handicappato tende ad aggravarsi in
un periodo di crisi generale come il nostro, e questo sia a livello di scuola, che a livello di lavoro, che a livello di possibilità
economiche.
È importante che gli handicappati cessino di essere oggetto di
beneficenza e di assistenza e
diventino invece « soggetto di
lotta»: sono dei cittadini come
gli altri e hanno il diritto e il
dovere di organizzarsi e di far
sentire la loro voce con tutte le
categorie degli emarginati e con
tutti i gruppi di base (anziani,
donne, operai, quartieri, ecc.).
Per questi motivi si è costituito e lavora ormai da tre anni
il Gruppo di Base degli Handicappati. Questo gruppo si trova
ogni sabato alle ore 15.15 presso il Centro Sociale del Quartiere San Lazzaro (Via Rochis 3
- Pinerolo).
Lo scopo principale è quello
di togliere l’handicappato e la
sua famiglia dall’isolamento e
maturare insieme una solidarietà base, anche con altri che handicappati non sono. Sul versante deH’opinione pubblica si cerca di sensibilizzare la gente, perché impari a vedere il problema dell’handicap in modo umano e politico. Sul versante degli
Enti locali (Comune, Regione,
Provincia, Comprensorio) e del
pubblico potere si tentano tutte quelle azioni ritenute necessarie per far applicare le leggi
già esistenti, per migliorarle e
per farne di più adatte (es. barriere architettoniche, edilizia po
polare, inserimento degli handicappati nella scuola e nel lavoro).
Il gruppo per circa 2 anni ha
condotto una lunga lotta perché
ci fosse a Pinerolo un servizio
pubblico di fisioterapia; oggi finalmente c’è e i genitori non
sono più costretti a portare i
bambini a Torino due o tre volte la settimana.
Tutti possono partecipare a
questo gruppo, che è compietamente autogestito e autofinanziato. La segreteria
POMARETTO
LA CONDIZIONE OPERAIA NEL PINEROLESE - 3
L'ONMI
paga
suoi debiti
A quasi 5 anni di distanza, i
convitti delle Valli si sono visti
recapitare i vecchi crediti rimasti in sospeso (ottobre '74 - giugno ’75). Forse i nostri lettori
ricorderanno come la crisi dell’ONMl (Opera Nazionale Maternità e Infanzia), mise in difficoltà le nostre istituzioni per
minori, in particolare quella di
Pomaretto che ospitava in maggioranza ragazzi tutelati da detto Ente.
In quell’occasione il personale del convitto di Pomaretto decise di terminare comunque
l’impegno nei confronti dei ragazzi garantendo il funzionamento della struttura sino alla
chiusura dell’anno scolastico,
senza la garanzia di percepire
lo stipendio in tempo utile. La
conseguenza di questa crisi fu
un rapido ridimensionamento
dell’intervento fra i minori ed
una accelerazione di quel processo di trasformazione che, già
in atto, subì una brusca accentuazione. Così si passò rapidamente da convitti ospitanti molti minori a comunità alloggio
con pochi ragazzi.
Ora finalmente si sono ricevuti i vecchi crediti. Si sta ora
provvedendo a restituire i prestiti allora sottoscritti e che
avevano consentito alle strutture di tirare avanti.
Il convitto di Pomaretto inoltre impiegherà il rimanente della somma per la revisione di alcune strutture della casa, a partire dal tetto.
A. L.
Il contratto
Per gli operai il contratto di
lavoro è qualcosa di molto importante; serve per meglio valutare i progetti individuali per
il futuro, per programmare gli
acquisti importanti, per conoscere i rapporti di forza tra le classi esistenti nella società.
Quest’anno scadono la maggioranza dei contratti collettivi
di lavoro e i lavoratori sono impegnati nella lotta per il loro
rinnovo. La lotta per il nuovo
contratto per i metalmeccanici è
durata sette mesi e si è conclusa alla vigilia delle ferie.
I sindacalisti del pinerolese
dicono che la caratteristica di
questa lotta è politica e che così
è stata vissuta dai lavoratori
del pinerolese.
Mi dice un «operatore » della
FLM: « Si è trattato di un confronto politico sulle ipotesi di
sviluppo del nostro paese. Il padronato voleva far accettare a
tutti le leggi economiche della
accumulazione e del profitto e
scaricare sui lavoratori le conseguenze della crisi economica.
Il sindacato voleva affermare la
giustezza della lotta sindacale di
questi ultimi 10 anni e chiedere
l’inizio di una programmazione
seria e controllata dai lavoratori Non è passato il disegno di
restaurazione voluto dai padroni,
che hanno dovuto cedere di fronte a forme di lotta quali il blocco delle merci e dei porti e alla
grande mobilitazione dei lavoratori. Chi parla di « rifiusso »
ha dovuto ricredersi: anche qui
in zona c’è stata una grande partecipazione al movimento di lotta, nonostante la paura dei licenziamenti e della cassa integrazione.
Questa lotta è stata la più dura dopo il ’69. In essa hanno
giocato un ruolo importante le
donne e i giovani sempre presenti nel dibattito in fabbrica.
Abbiamo fatto importanti conquiste sul piano della busta paga, del diritto aU’informazione
circa ì piani aziendali, e abbiamo
posto le basi per la riduzione
dell’orario. Non siamo passati
su aspetti importanti quali il collegamento coi disoccupati, i diritti sociali per i genitori, l’aumento delle ore di formazione:
ma questi punti saranno ripresi
nella prossima contrattazione,
forti delle esperienze fatte in
questa ».
Ma è proprio cosi? La coscienza del sindacalista riflette l’esperienza degli altri operai? Per saperlo interrogo un amico, operaio Fiat da più di venti anni,
due figli, la moglie a casa che
si occupa anche di un piccolo
pezzo di terra ereditato, iscritto
alla FLM, vota per un partito di
sinistra.
« Ho fatto tutti gli scioperi —
mi dice — anche se qualche volta ho fatto sciopero «in mutua»
per non perdere troppi soldi.
Quando c’è lo sciopero, nel mio
reparto si discute molto sui rapporti tra i risultati che si spera
di ottenere e i costi dello sciopero. Con questo contratto abbiamo ottenuto più soldi di quanti ne avevamo chiesti nella piat
taforma, forse su questo punto
era sbagliata... Sì, la lotta per il
contratto ha coinvolto gli operai,
gli impiegati invece no: facevano sciopero solo se glielo diceva
il capo... Dopo le prime 100 ore
di sciopero, eravamo esasperati,
non vedevamo uno sbocco... così
abbiamo cominciato i blocchi ai
cancelli e ad uscire e bloccare
le strade. La gente forse non ha
capito... ma era l’unico modo
per arrivare alla firma. E quando si è arrivati all’accordo tutti
sono stati contenti che fosse finita... Sì, lo so, i risultati potevano essere migliori; per questo
in molti, pur non respingendo
il contratto, non hanno alzato
la mano nell’assemblea di valutazione del contratto».
Tutto sommato le opinioni del
sindacalista e dell’operaio sono
abbastanza simili: più attento
alla tematica politica il primo,
più aderente alla esperienza personale il secondo, ma non c’è
quello sfasamento tra base e
vertice di cui parlano in molti.
Giorgio Gardiol
III CIRCUITO
Corso per monitori
Il corso di preparazione sul libro degli Atti prima parte — avrà luogo ad Agape nell’arco di un week-end.
Questo il programma di massima:
SABATO 15 SETTEMBRE: •
ore 15-17: Analisi del libro degli Atti secondo alcuni filoni di
ricerca — lavoro in gruppi;
ore 17-19: Spiegazione del lavoro fatto;
sera : Drammatizzazione di alcuni testi.
DOMENICA 16 SETTEMBRE:
ore 9-10: Scelta dei canti da imparare durante lanno;
ore 10-12: Analisi di alcune sezioni — Lavoro in gruppi;
ore 14-17: Risultanze del lavoro del mattino;
ore 17 : Partenza. . , „ „
Portare la rivista La Scuola Domenicale n. 1/1979 e B. Corsani: Atti degli Apostoli e Lettere.
Prezzo: Offerta libera a rimborso spese.
Prenotarsi presso il proprio pastore o presso il coordinatore: Renato Coisson - Pomaretto - ’Telef. 81288.
TORRE PELLICE
Collegio valdese
L’inaugurazione dell’anno scolastico 1979-80 avrà
luogo il 18 settembre alle
ore 15.30 nella Sala Sinodale. Il pubblico è cordialmente invitato.
La Direzione
Chisone-Germanasca
Nel mondo
della scuola
Hanno preso servizio nei Circoli didattici di Perosa Argentina e di VUlar Perosa i nuovi dfi
rettori nominati dopo il concorso direttivo.
Si tratta per Perosa di Giorgio Montesanto e per Villar di
Marisa Calliero.
L’inizio dell’anno scolastico si
annuncia per le scuole elementari del distretto di Perosa Argentina in modo poco lieto. La scarsità di alunni, infatti, ha causato la soppressione di alcuni posti di lavoro; nel Circuito di Porosa Argentina è stata tolta una
classe a Perosa centro, un’altra
a Rivoira di Rinasca ed è stata
chiusa la scuola pluriclasse di
Podio, sempre nel Comune di Rinasca.
Il Circolo di Villar Perosa perde un posto di ruolo a Inverso
Rinasca, un posto di tempo pieno a Porte e uno nel Comune di
Perrero dove è stata chiusa la
scuola di Maniglia.
In cambio, pare certa l’istituzione di una classe a tempo pieno richiesta già l’anno scorso a
Pomaretto. Questo nuovo posto
non compensa però il grave calo
nell’occupazione degli insegnanti
elementari, destinato ancora ad
aumentare nei prossimi anni.
Si è aperta a Perosa Argentina agli inizi di settembre la
scuola materna statale, che ha
trovato posto nei locali già destinati a questo uso dall’azienda
« Filseta ». I bambini iscritti sono 28, con due insegnanti, in una
sola sezione. Tra alcuni giorni
sarà anche allestita la refezione
completa, per la quale è richiesto un contributo finanziario alle famiglie.
Non si è invece ancora aperto
l’asilo nido, per il quale è richiesto un personale specializzato
che deve frequentare i corsi di
qualificazione. Il Comune di Perosa si propone anche di organizzare un servizio di doposcuola
e di sorveglianza dei bambini
prima dell’orario scolastico, per
aiutare le lavoratrici madri, occupate negli stabilimenti tessili
in modo prevalente.
L. V.
ANGROGNA
Ricordato
T8 settembre
Ha avuto luogo in vai d'Angrogna
l'annunciata manifestazione deH'8 settembre in cui sono stati ricordati tutti
i caduti partigiani in vai d'Angrogna e
il prof. Jacopo Lombardini. L'AN'PI Valpellice ringrazia tutte le persone intervenute alla manifestazione e in particolare il sindaco di Angrogna prof.ssa
Franca Coisson.
7
14 settembre 1979
CRONACA DELLE VALLI
TORRE PELLICE
ANGROGNA
Annunciare l’Evangelo
in un mondo di ricchi e poveri
Su questo tema si è svolta a
Torre Pellice sabato 25 agosto
una tavola rotonda cui hanno
preso parte alcuni partecipanti
del corso organizzato ad Agape
dagli organismi francesi e svizzeri della CEvAA. Si è trattato
di un corso di formazione per
«envoyés », le persone inviate in
servizio presso altre chiese della
comunità.
La decisione di organizzare
questo corso ad Agape era stata presa per cercare di coinvolgere maggiormente la nostra chiesa nella problematica della
CEvAA. La tavola rotonda di cui
sopra è stata una chiara dimostrazione di quale stimolo ed arricchimento può significare raffrontare i problemi del nostro
tempo (nel caso specifico quelli
dell’evangelizzazione, della ricchezza e della povertà) in un
ottica allargata, partendo dal vivo di esperienze diverse alle volte complementari, alle volte
contrastanti.
Bruno Tron pastore valdese a
Messina, dopo che ha dovuto
tornare dall’Eritrea in seguito alla situazione che si è venuta a
creare in quel paese, ricordando
le tragiche esperienze vissute in
prima persona in occasione delle
varie carestie (« la gente moriva
di fame sui marciapiedi delle
strade ») ha posto l’interrogativo come giungere, dopo aver portato l’urgente aiuto materiale,
ad annunziare Cristo in modo
e.splicito.
L’africano Houegbelossi Xavier del Benin, in Francia per
un periodo di studio e di servizio in una comunità parigina ha
posto l’accento sullo squilibrio
economico fra l’Europa ed il 3°
Mondo (« sono rimasto colpito
dalla quantità di cibo che va a
finire nelle pattumiere in Europa... ») e sulla possibilità di incontro e di solidarietà cui ci porta l’Evangelo.
Pierre-Olivier Heller, svizzero.
di ritorno da Tahiti ha toccato
il problema delle conseguenze
spesso negative dell’intervento
europeo. A Tahiti non è mai esi
stito il problema della fame, le
isole erano autosufHcienti. Alcuni anni fa la Francia ha però costruito sull’isola il suo centro
atomico, creando posti di lavoro
ben rimunerati. Oggi dopo un
periodo di espansione economica
che ha visto l’abbandono delle
campagne Tahiti è dipendente al
90% dalla Francia e per di più
si presenta sempre più minaccioso il problema della disoccupazione. Purtroppo di fonte a queste trasformazioni la chiesa non
ha saputo dire nulla, anzi ha
ottenuto lei stessa dei vantaggi economici.
Infine Jean-Pierre Bastian, svizzero, professore nel Seminario
Battista di Città del Messico ha
posto dei grossi interrogativi
sulla realtà delTEvangelizzazione
che spesso ha servito di sostegno allo sviluppo del mondo capitalista. «La Chiesa deve dire
con le parole e con i fatti se è
dalla parte dei ricchi o dei poveri ». Egli poneva infine in modo provocatorio l’interrogativo
« Voi in Europa cosa fate nelle
vostre chiese e cosa dite di fronte a questi problemi? ».
Nella interessante discussione
che ne è seguita sono venute fuori chiaramente le diverse posizioni di fronte alla esigenza della « testimonianza a Cristo oggi »: la conversione dell’individuo — l’incidenza nella realtà
socio-politica.
Posizioni che si escludono a
vicenda? Posizioni complementari?
Questi interrogativi non hanno
avuto risposta, e forse una risposta conclusiva non esiste.'
L’importante è che fra le varie
posizioni rimanga aperto il dialogo ed il confronto.
Tavola rotonda dunque molto
interessante e stimolante. Peccato che i presenti oltre le quindici persone scese da Agape fossero soltanto dodici!
Renato Coisson
A S. GERMANO IL 23 SETTEMBRE
Convegno su Eco e Bollettone
Su invito della Conferenza distrettuale di Pinerolo, la
CED indice un convegno « per rivedere l’impostazione della
circolare delle chiese e delle due pagine supplementari della
Cronaca delle Valli » sul nostro giornale. L’incontro avrà luogo a San- Germano Chisone, nella sala delle attività, DOMENICA 23 SETTEMBRE, ORE 14.30.
Sono invitati a partecipare i membri dei concistori di
tutte le chiese che fanno parte del I distretto. In modo particolare i pastori dovrebbero considerare la partecipazione a
questo incontro come un preciso impegno, alla stregua di ogni
altro impegno del loro ministero. Sono pure cordialmente invitati tutti coloro che hanno già collaborato in vari modi all’Eco delle Valli e alla Circolare, nonché tutti coloro che sentono il problema di una presenza evangelica attraverso la
stampa. ‘ La CED
DA S. GIOVANNI A VALLECROSIA
“Vacanze insieme”
oggi B domani
Circa 35 sono stati i partecipanti, nella quasi totalità membri della (Chiesa Valdese di San
Giovanni, al soggiorno « Vacanze insieme », che ha avuto luogo in agosto nell’accogliente Casa Valdese di Vallecrosia. Lo
scopo dell’iniziativa era quello
di affiatare maggiormente i membri della Comunità fra loro e di
consentire un momento di riflessione biblica comune, nel
quadro di un periodo di vacanza marina sulle spiagge liguri.
I testi biblici esaminati sono
stati i due primi capitoli degli
Atti con numerosi riferimenti
alla situazione e alla vita della
Comunità. La giornata iniziava
con un breve culto, presentato
a turno dai partecipanti stessi
e, dopo lo studio biblico, si svolgeva sulla spiaggia, ai pasti, nei
momenti ricreativi, in una atmosfera fraterna e distesa. Tutta la comunità della Casa Valdese è stata coinvolta una sera
in un dibattito sulle opere diaconali della Chiesa. Due gite,
una a Montecarlo e Mentone e
una ai giardini Hanbury e ai
Balzi Rossi, hanno completato
il programma. Una valutazione
in gruppo deH’esperimento ne
ha sottolineato gli aspetti positivi, ponendo le basi per una
sua riedizione il prossimo anno.
Sono anche emersi alcuni elementi negativi a cui si cercherà di ovviare nel futuro, con alcune correzioni e maggior at
I CIRCUITO
Incontro monitori a Lu
serna S. Giovanni sabato
15 alle ore 21.
Introdurrà : Franco Girardet, del Servizio Studi
della Federazione Chiese
Evangeliche.
Tutti i monitori sono
pregati di partecipare.
tenzione nell’organizzazione dei
programmi. I risultati immediati dovrebbero apparire quest’anno come conseguenza di alcune osservazioni e linee di impegno emerse durante le riflessioni bibliche.
Un vivo ringraziamento alla
direzione, al personale e ai volontari della Casa, che hanno
permesso e favorito il successo
di questa iniziativa.
A. Taccia
• TORRE PELLICE - il 17 settembre
alle ore 10 nei locali della Media
statale « Leonardo da Vinci » sorteggio
per l'assegnazione delle classi prime
alle diverse sezioni e comunicazioni
varie.
• TORRE PELLICE - Alla Scuola Media
" Leonardo da Vinci » si ricevono
le iscrizioni per i Corsi dei lavoratori
(cosiddette 150 ore) fino al 21 settembre. Informazioni alla segreteria della
scuola (ore 10-12).
Nel Palazzo del Municipio di
L’Armo/Macra, una piccola cittadina dell’alta Val Maira, è stata presentata, sabato 8 settembre, la traduzione di Arturo
Genre dell’Evangelo di Marco
« La Botino Nouvello segount
Marc », con relazioni di G. Casca
Queirazza S. J.: Le traduzioni
bibliche medievali in italiano,
L. Borghi Cedrini: Le traduzioni bibliche medievali in occitano, E. Martin: Il superamento
dei limiti lessicali nelle traduzioni in patoua, e di Genre stesso che ha spiegato le ragioni
che lo hanno indotto ad affrontare questa traduzione, le difficoltà incontrate per evitare di
essere un « traduttore-traditore », scartando perciò la semplice trasposizione letterale di
una parola da una lingua ad
un’altra e tenendo conto del retroterra culturale da cui il testo
originale proviene che deve essere invece adattato a quello
della lingua in cui lo si traduce per ottenerne la piena comprensione.
Mentre assistevo a questa riunione, in una sala gremita di
uditori molto attenti, pensavo
Con la cornice di una splendida giornata di sole, il tempio
del Ciabas ha accolto domenica
9 settembre un notevole numero di amici e parenti della famiglia di Filippo Scroppo venuti
ad Angrogna per la benedizione
del matrimonio, già celebrato a
Cambridge, della figlia Erica con
Dick Newbury proveniente dall’Inghilterra.
Per molti, giunti da fuori, che
non conoscevano né le Valli né la
Chiesa valdese, è stata l’occasione per stupire sia per la bellezza
del luogo che per la benedizione
invocata sugli sposi da una donna, il pastore Lietta Gandolfo
Pascal. E al di là di questo, e
per tutti, l’occasione di udire la
predicazione delTEvangelo.
Agli sposi, che si stabiliranno
in Inghilterra, l’augurio di un
cammino benedetto dal Signore.
• Sabato 15, ore 21, il Concistoro s’incontra al Presbiterio.
VILLAR PEROSA
NELLE VALLI DEL CUNEESE
Interesse per l'Evangelo in patois
al fatto che quest’opera, che
forse poteva solo nascere da una
tradizione e in un ambiente culturale prettamente valdese, sia
stata accolta nelle Valli quasi
con indifferenza, (forse siamo
un po’ « blasés » perché abituati dalla nostra casa editrice, e
anche dalla Società di Studi
Valdesi, a delle pubblicazioni di
buon valore culturale), tanto
che le vendita di questo volume
non credo abbia superato le 50
copie in tutta la Val Pellice e
forse un po’ più del doppio in
Val Germanasca, (valle che parla esattamente la lingua di questo testo), mentre invece ha suscitato particolare interesse nelle valli eccitane del Cuneese,
dove la vendita del volume supera parecchie centinaia di copie, ed è stato per diverse persone l’occasione di leggere per
la prima volta l’Evangelo.
Una delle vocazioni del Valdismo è sempre stato quello di
diffondere la conoscenza della
Sacra Scrittura e mi pare che
in questo senso l’opera di Genre
possa considerarsi un successo.
O. Coisson
Nel corso dei mesi di luglio
ed agosto abbiamo ospitato diversi gruppi provenienti per lo
più dalla Germania, ma anche
alcuni nuclei familiari olandesi,
che venivano alle Valli per la
prima volta, e non poche famiglie
italiane che avevano scelto il nostro paese per trascorrere il loro
periodo di vacanza. Tra i gruppi
ricordiamo i fratelli e le sorelle
di Todenhausen e dì Wetter coi
Pastori K. Wenckebach e Krause, i giovani di Oldenburg e dintorni, alcune famiglie di Pinache
ed infine la Corale di Pinache,
composta di soli uomini, coi
Pastori W. Eiss e Schäfer.
Abbiamo anche avuto l’opportunità di avere con noi per una
quindicina di giorni il Pastore
tahitiano Ramon Brothers con
la sua famiglia. In una riunione
all’aperto egli ci ha parlato del
lavoro della Chiesa Evangelica
nel suo paese e nel corso di una
serata pubblica ci ha presentato
un film e con la famiglia ci ha
offerto un repertorio di canti
molto applauditi. Ha poi partecipato alTincontro CEvAA svoltosi ad Agape nell’ultima settimana di agosto.
Nel quadro di quell’incontro
ricordiamo il culto di domenica
26 agosto con la partecipazione
della Corale di Pinache, della famiglia tahitiana, del fratello Margueron, insegnante presso la
Scuola teologica di Papeete, e
dei Pastori Brothers e Eiss, che
ci hanno rivolto apprezzati messaggi. Nel pomeriggio della stessa domenica i fratelli e le sorelle della Corale di Pinache sono
stati festosamente accolti e salutati daH’Amministrazione del
Comune di Pinasca col Sindaco
R Richiardone dapprima nei locali del municipio e poi presso
il ristorante di Serre Marchetto.
• Ultimamente il battesimo è
stato amministrato a Andrea di
Griset Flavio e di Bounous Mirella e a Enrica di Scapin Dario
e di Ribet Elena; il Signore benedica queste famiglie ed aiuti
con la Sua grazia questi genitori a mantenere le promesse
fatte.
• Sabato 15 c.m. riunione del
Concistoro alle ore 20.30.
SERVIZIO MEDICO
Comuni di ANGROGNA - TORRE
PELLICE - LUSERNA S. GIOVANNI
- LUSERNETTA - RORA'
Dal 15 al 21 settembre
Do». MARINARO
Telefono 90036
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VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellice : Tel. 91.365 • 91.300
Luserna S. G. Tel. 90.884 • 90.205
TORRE PELLICE
Nel corso delle ultime settimane parecchie famiglie della
nostra comunità sono state colpite dal lutto per la morte di
loro congiunti; rinnovando la nostra fraterna solidarietà ricordiar
mo loro l’annunzio della vita in
Cristo Salvatore.
Sono stati presieduti i funerali di Giuseppe Gasparotto, Aldo
Pellegrin, Mario Oddino, Ettore
Eynard, Enrico Jalla, Edilio Fornerone, Susanna Talmon ved.
Fontana Roux, Paolo Rostagnol,
Nella Crosio ved. Coisson.
• Domenica 26 agosto i nostri
culti sono stati presieduti dai
membri della CEvAA presenti
all’incontro ad Agape e domenica 9 da un gruppo di fratelli
della chiesa di Walldorf in visita
alle "Valli. Questi amici hanno
trascorso con noi domenica sera
una serata di fraternità nel tempio e nella Sala unionista con
proiezioni di diapositive dei nostri rispettivi paesi; domenica
sia al culto che nella serata si
sono aggiunti a noi un gruppo
di membri della « Società dei discendenti di Ugonotti in Germania » in visita alle terre di origine.
• L’esposizione di documenti
e libri sulla Storia della Claudiana, aperta in occasione del
Sinodo nella Biblioteca "Valdese
e rimasta aperta durante il mese di agosto è stata ora smontata; ringraziamo i membri del
Gruppo Giovanile che hanno assicurato l’apertura della Mostra.
POMARETTO
La riunione agli Eiciassie, favorita da un tempo ma^iflco e
con una buona partecipazione,
ha avuto come ospiti i coniugi
Pourret per lunghi anni missionari nel Gabon, dove avevano
conosciuto Anita Gay, ed i coniugi Roux ex missionari nel Benin. Dal confronto di esperienze
in due paesi molto diversi fra
loro, Gabon e Benin, ed in due
chiese, metodista e riformata, è
scaturito un quadro molto interessante della testimonianza della chiesa oggi nel mondo. Questi
nostri fratelli lavorano oggi in
Francia (Parigi e "Vergèze nelle
Cévénne) altro campo della stessa testimonianza a Cristo («molto più difficile » ci diceva Roux!).
La colletta è stata inviata alla
CEvAA.
• La gita comunitaria al Intra
ed al Lago Maggiore è stata per
i partecipanti un’occasione di
incontro con una comunità metodista e di escursione in luoghi
molto belli ed interessanti. Ringraziamo i fratelli di Intra per
la loro accoglienza.
• Sabato 1° settembre abbiamo invocato la benedizione del
Signore sul matrimonio di Bertalotto Giulio e Pons Elsa di
Perosa. Al termine del culto Don
Mario Pollastro ha portato agli
sposi il messaggio di augurio
della chiesa dello sposo.
AVVISI ECONOMICI
FAMIGLIA evangelica acquisterebbe
2-3 stanze abitabili anche in vecchio
fabbricato zona Villar Pellice, Bobbio Pellice. Telefonare dopo le ore
19. 011/6050159.
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attività assume giovane con preparazione pedagogica-educativa, disponibile lavoro convitto in contesto
comunitario. Stipendio, vitto, alloggio ed assicurazioni di legge.
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Roberto Bonnet
commossi per la dimostrazione di cristiana solidarietà e di affetto tributata
in questa dolorosa circostanza, nella
impossibilità di farlo singolarmente,
ringraziano di cuore tutti coloro che,
con scritti, parole e presenza, si sono
uniti al loro dolore.
Un grazie sentito ai sigg. Medici,
alle Suore ed a tutto il personale infermieristico del reparto medicina dell’Ospedale Civile E. AgneUi, alla signora Long, al sig. Rivoira.
Un ringraziamento particolare alPAssociazione Carabinieri in congedo,
alla rappresentanza dell’Arma Carabinieri, al Pastore A. Taccia ed al Dott.
P. Scarognina.
Luserna S. Giovanni, 7 sett. 1979.
8
8
14 settembre 1979
PROBLEMASCUOLA
Per ora niente riforma
Il progetto Valitutti favorisce ancor più lo sfascio della scuola - La
riforma è connessa ai problemi dello sviluppo dell’intera società
L’Intesa è nata nelle chiese
La larga maggioranza di imita
nazionale si è dissolta anche per
quel che non aveva fatto per la
seuola il governo Andreotti; ma
anche il governo Cossiga non
non sembra offrire risposte adeguate ai problemi della scuola
italiana. Con questa osservazione non vogliamo compifa-e rerrare di valutare la complessa situazione politica italiana dall’ottica angusta di un solo settore
della società, sia pur importante
come è la scuola. Piuttosto ci
sembra necessario sottolineare
come sia stretto in questa fase
l’intreccio tra problemi della società e vita della scuola.
Niente riforma
Per la prima volta dopo molti anni il governo italiano non ha
in programma la riforma della
scuola secondaria superiore. È
vero che il testo concordato dai
vari partiti e approvato con
larga maggioranza il 28 settembre 1978 alla Camera verrà ripresentato « d’uiBcio », ma l’attuale ministro della P.I. è esplicitamente contrario a tale testo
legislativo (l’anno scorso lo scrisse in vm libro!) ed ha dichiarato
piuttosto di volere ritoccare programmi ed esami finali, ritenendo sostanzialmente valida la
struttura della scuola gentiliana.
I problemi posti dalla scolarità di massa e le contraddizioni
tra sistema scolastico e masse
studentesche di estrazione popolare vengono risolti riproponendo il vecchio asse formativo, una
scuola secondaria e una Università riservate alla classe dirigente, esami finali fortemente selettivi. È evidente che una tale visione della scuola è coerente con
una visione della società che nega o frena la crescita della funzione di governo delle masse
popolari e in particolare della
classe operaia. Si tratta di una
logica applicazione della politica neo-liberistica che, sul piano
economico, affida all’iniziativa
privata l’uscita dalla crisi.
Politica
dello sfascio
La negazione dell’esistenza delle contraddizioni della scuola e
la riproposizione di vecchi modelli non può che accelerare il
disorientamento degli insegnanti, la collera degli studenti e lo
sfascio della scuola. Ma questo
non avviene a caso; come le industrie che possono tirare vengono ristrutturate mentre le altre vengono abbandonate al loro
naturale fallimento, così, mentre si rafforza la scuola privata,
la scuola pubblica viene lasciata
alla deriva tra lassismo e rigorismo, tra impreparazione degli
insegnanti e corsa al titolo-pezzo-di-carta da parte degli studenti.
Intanto la vera selezione di
classe continua a essere dura,
soprattutto a livello di scuola
dell’obbligo con evasioni e mortalità scolastica: nel Mezzogiorno
un bambino su cinque non assolve aH’obbligo scolastico. Non è
un caso che in questa fase di
sostanziale disimpegno rispetto
ai problemi della scolarità e della cultura di massa, la DC abbia
ceduto dopo più di trenta anni,
il Ministero della P.I., confermando che esso non è un terreno
recuperabile alla riorganizzazione del suo potere. Si vuole dunque il naufragio completo della
scuola di massa e la sua completa ingovernabilità per legittimare
scelte culturali e sociali antipopolari.
D’altra parte le forze di sinistra hanno lavorato negli ultimi
anni per la salvezza della scuola all’interno di un progetto di
rinnovamento che vedeva nella
riforma uno strumento fondamentale raggiimgibile a medio
termine; ma nell’attuale quadro
politico, mancando garanzie per
la riforma, perché dovrebbero
salvare la vecchia scuola? E tuttavia si pone la necessità di assicurare alla scuola un suo ruolo di crescita culturale e demo
cratica delle masse giovanili,
muovendo dall’interno delle vecchie strutture e delle loro contraddizioni.
Quale scuola
per «al? società?
L’anno scolastico si apre nel
momento in cui la crisi economica si rende più evidente con
l’aumento dei prezzi e con restrizioni nei consumi energetici.
Caro-scuola ed aule fredde rimandano ai tema generale della
crisi e dello sviluppo della società. La premessa e la cornice
indispensabili per la progettazione di una scuola nuova sono
la riflessione critica sulle carat-'
teristiche della nostra società,
con i suoi squilibri sociali, con
le sue responsabilità, anche sul
piano internazionale. Guerre e lame, sottosviluppo e sprechi, inquinamento e malattie non sono
incidenti inevitabili sulla via
del progresso umano: éono piuttosto il risultato inevitabile di
questo tipo di sviluppo praticato dai maggiori paesi industrializzati. Oggi non si può chiedere
alla gente sacrifici per la ripresa
della produzione industriale e
per colmare il buco energetico,
senza chiarine per quale sviluppo e per quale società si lotta e
si lavora. Così non è possibile
chiedere serietà e rigore negli
studi, assiduità di studenti e docenti, oneri economici per libri
e materiale didattico, se non è
chiaro in quale modello di società ci si propone di collocare
studenti e scuola: si auspica la
ricomposizione della società capitalistica turbata dalle pretese
inaccettabili del movimento proletario e delle masse sterminate
del sottosviluppo e della fame?
o si vuole assegnare un ruolo da
protagonisti appunto al movimento proletario e a quelle masse affamate, perché progettino
uno sviluppo capace di dare risposte adeguate alle loro reali
esigenze? Emilio Nitti
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
a cura di Tullio
Viola I
I non allineati
Sono i paesi che affermano ufficialmente di non essere
satelliti né degli USA, né delrURSS (pur essendo invece, alcuni di essi, di fatto, satelliti
dell’una o dell’altra potenza).
Com’è ben noto, essi hanno
tenuto, nei giorni scorsi, un convegno (cosiddetto: « VI vertice ») all’Avana, sotto la direzione di Fidel Castro. È anche noto che, in tale convegno, è venuta in evidenza l’opposizione di
due ben diverse tendenze: quella capeggiata dal maresciallo
Tito, capo della delegazione jugoslava, e quella capeggiata dallo ste^o Fidel Castro.
Ma lo scontro, che i più temevano come inevitabile e che
molti giustamente paventavano
come disastroso, fra le due tendenze, non ha avuto luogo. Come si sono, in realtà, svolte le
cose?
Dal commento di fondo di
« Le Monde » (del 6.9.19) riportiamo quanto segue:
« Spettava a Fidel Castro, come rappresentante del paese
ospitante, di parlare per primo.
Senza rinnegare nessuna delle
sue tesi sulla “solidarietà naturale” del blocco sovietico coi
paesi non-allineati, il capo dello
Stato Cubano ha soprattutto
cercato di giustificare, nel suo
discorso, i vincoli privilegiati
che uniscono Cuba all’URSS.
Senza l’appoggio sovietico, ha
detto in sostanza, la rivoluzione
cubana non avrebbe potuto sopravvivere. Questo è un fatto
storico che Cuba non può dimenticare. Detto questo (ha aggiunto Castro), Cuba "non vuote imporre il proprio radicalismo a nessuno, tanto meno ai
non-allineati” e darà prova, per
tutti e tre gli anni in cui, come
le spetta, essa terrà la presidenza del movimento, "di pazienza,
di prudenza, di flessibilità e di
serenità”.
Sembra poi che Tito abbia
voluto prendere Fidel Castro in
parola. Si è contentato, parlando per una mezz'ora martedì 4.9,
di esporre, senza spirito polemico, i principi storici ispiratori
del movimento di cui egli è il
solo fondatore sopravvissuto, e
cioè: opposizione alla politica
dei blocchi e ad ogni possibile
forma di egemonia politica ed
economica, diritto di.pgni paese
alla libertà, all'indipendenza cd
allo sviluppo autonomo. Senza
citare né Cuba né l’URSS (ma
l’allusione era chiara!), Tito ha
aggiunto: “Noi non abbiamo
mai accettato di essere la cinghia di trasmissione d'alcun potere estraneo”.
Che il conflitto non sia esploso fra i due uomini che incarnano due periodi della storia,
non significa tuttavia che esso
sia stato risolto. Semplicemente
né Castro né Tito hanno oggi
interesse ad aprire una divisione, chiara e netta, nel movimento dei non-allineati, movimento
già tanto eterogeneo e variegato. Per Tito, l'esito di uno scontro aperto sarebbe incerto: i
paesi che si qualificano come
“moderati”, e che, come la Iugoslavia, non si fidano delle ambizioni sovietiche, sono ben lontani dall'appartener e ad una
stessa famiglia politica. Anzi, per
massima parte, essi non sono
animati da alcuno spirito militarista.
Le cose si presentano in mo
(segue da pag. 5)
controllare questa impressione
sul tenore del questionario proposto alle chiese e sulla risposta delle chiese stesse.
Anzitutto il questionario. Tre
erano le possibilità presentate
alle chiese di cui una sola contemplava una nuova normativa
da stabilire mediante intese:
a) Abrogazione pura e semplice. Cioè un’intesa (certo, perché lo strumento previsto dalla
Costituzione per le trattative
tra lo Stato e le confessioni religiose è quello) che in un unico articolo sancisse l'abrogazione della legislazione sui culti
ammessi. Punto e basta.
b) Abrogazione con riserva
di successive intese. Un'intesa
cioè che sancisse l'abrogazione
della legislazione sui culti ammessi e nel contempo riservasse ad un secondo tempo — dopo un periodo, diciamo così, di
prova — la possibilità di regolamentare mediante intese eventuali materie la cui disciplina
una volta che sia abrogata la legislazione del 1929-30 sui 'culti
ammessi' in materia di istruzione religiosa [nelle scuole di stato] e di esenzione dal servizio
militare per i pastori » (II/SC/
73), due argomenti considerati
a carattere privilegiario e quindi da escludere dalle trattative
con lo Stato.
Quali conclusioni si debbono
quindi trarre da questi fatti?
Non voglio ignorare o sottovalutare il problema reale della
rispondenza spesso molto tenue
e talvolta addirittura inesistente tra decisioni sinodali e realtà delle chièse locali o di strati
di queste. Ma mi sembra che
proprio in questo caso abbiamo
avuto un esempio di ciò che definirei la massima rispondenza
possibile: quello che il Sinodo
ha deciso corrisponde largamente a quanto un'alta percentuale
di chiese locali hanno indicato.
Non si potrà dire per tutte le
decisioni sinodali, ma in riferimento a questa si può dire: ma
/ ^ abrogazione pura e semplice I abrogazione con riserva di intese success. II abrogazione con intese contemporanee III
risposte delle chiese valdesi 3 6,2% 11 23% 34 70,8%
chiese metodiste 0 0% 7 26% 20 74%
totale chiese 3 18 24% 54 72%
votazione sinodale 13 9,7% 38 28,3% 83 62%
-
do totalmente diverso, a quelli
che seguono Fidel Castro: dipendendo economicamente e
militarmente dall’URSS, la lotta è, per essi, una questione di
vita o di morte. Cosa diventerebbero il Vietnam, l’Etiopia,
l'Angola, il Mozambico, Cuba
stessa, senza l’aiuto sovietico?
I dirigenti cubani sembrano
aver capito perfettamente queste due differenti motivazioni.
E, agli occhi di Fidel Castro, la
opposizione jugoslava alle sue
tesi è senza dubbio sopportabile, nella misura in cui Tito (che
ha ottantasette anni) non potrà
esser sempre--presente per dare
il suo eccezionale prestigio al
partito da lui incarnato nel movimento. Quando il capo dello
Stato jugoslavo sarà scomparso, probabilmente Cuba accentuerà la propria azione per coinvolgere il movimento alle proprie concezioni, magari anche
col rischio di perdere per via
qualcuno di quei paesi che già
si sentirebbero pronti a boicottare il movimento stesso. Il rischio sarà allora che le promesse di Castro (“prudenza e serenità”) non verranno mantenute.
La tesi esposta dal capo dello
Stato Cubano (quella delle "riconoscenze" dell’Avana verso
Mosca) sarebbe stata, in realtà,
più convincente, se egli avesse
evitato di prendere a suo carico tutti gli aspetti della politica
estera sovietica, se non avesse
dipinto un quadro manicheo di
un mondo diviso fra angeli e
demoni, e se non si fosse eretto
a gran sacerdote infallibile di
una religione della Storia, di cui
invece la Storia stessa ci ha insegnato a dubitare ».
risultasse incerta o inadeguata.
c) Abrogazione e intese contemporanee. Un'intesa cioè che
sancisse l'abrogazione della legislazione sui culti ammessi e
nello stesso tempo ottenesse
una nuova regolamentazione su
determinate materie. Per quest'ultimo caso, le chiese erano
invitate a indicare quali materie ritenevano necessario fossero regolamentate a nuovo.
Le chiese
e il Sinodo
Nel riferire al Sinodo l'anno
successivo, la Commissione valdo-metodista constatava che avevano risposto al questionario il
75% delle chiese valdesi e l'82%
delle chiese metodiste interpellate e che dalle risposte risultava che molte chiese avevano
studiato il problema capillarmente in riunioni quartierali o
gruppi di lavoro, in alcuni casi
giungendo addirittura ad un referendum tra i membri comunicanti. La commissione notava
che tali dati sembravano « piut
tosto confortanti tenuto conto
della difficoltà della materia e
della normale consistenza delle
nostre assemblee di chiesa » e
concludeva esprimendo il parere che tali dati avessero « un
valore indicativo non trascurabile ».
Il Sinodo quindi, dopo aver
dibattuto il problema sulla base della relazione della Commissione, procedette ad una votazione orientativa sulle tre alternative già proposte alle chiese. I risultati di questa votazione, riportati a parte in una tabella insieme a quelli relativi
alle risposte delle chiese (tradotti anche in percentuale per
facilitare il confronto), parlano
da sé. Là pòVtóone del Sinodo
rispecchiava quella delle chiese
nel loro complesso anche se con
accentuazioni leggermente diverse soprattutto riguardanti la
I e la III ipotesi.
Il Sinodo redasse quindi un
atto sulla base della III ipotesi
preferita sia dalle chiese che dal
Sinodo stesso con una maggioranza piuttosto netta rispettivamente del 72 e del 62Vo. In esso veniva dato mandato alla
Tavola e al Comitato permanente di compiere i passi necessari per l'abrogazione della legislazione sui culti ammessi
precisando che tale abrogazione
« costituisce la condizione indispensabile per la stipulazione
contemporanea di altre eventuali intese su singoli punti che
con l'abrogazione di detta legislazione necessiterebbero di nuova disciplina » (I/SC/73). Con
successiva delibera, e seguendo
anche qui sostanzialmente le indicazioni date dalle chiese nelle risposte al questionario, il Sinodo deliberò « di non voler procedere ad intese con lo stato.
gari il nostro Parlamento decidesse con una procedura di questo genere, dopo una consultazione capillare dei suoi enti locali e con la partecipazione di
una percentuale non indifferente della popolazione!
L’unanimità
Resta la questione dell'unanimità. È certo che l'unanimità
con cui il Sinodo del '77 ha approvato la proposta di intesa
presentata dall'apposita commissione (aggiungendo alcune
precisazioni su punti specifici)
e con cui il Sinodo del '78 ha
approvato il testo definitivo dell'intesa, non corrisponde ad una
unanimità di tutti i membri delle nostre chiese.
Sarebbe strano il contrario,
in una chiesa in cui i membri si vogliono sì paragonati alle pecore di un gregge, ma in
riferimento al comune Pastore
e non certo al seguire a testa
bassa le orme di chi precede.
Grazie a Dio non è questa la
realtà né a livello locale né a livello sinodale! Se quindi nel Sinodo la tesi « abrogazione e intese contemporanee » è passata
dal 62% dei voti al momento
della scelta al 100% al momento dell'approvazione dei suoi
contenuti, c'è per lo meno da
chiedersi se questo aumento,
anziché ad una inconsueta tendenza ovina, non sia dovuto al
fatto che, una volta deciso quale
via seguire per cambiare radicalmente il nostro rapporto
chiesa-stato, si è riscontrata la
aderenza del tracciato di tale
via -- il progetto di Intesa —
con i principi e le precedenti
delibere che hanno guidato le
nostre chiese nei loro rapporti
con Io Stato.
Ad ogni modo, la parte della
chiesa che è tuttora nettamente contraria alle intese — sia
essa aumentata o diminuita rispetto all'indicazione del 4%
del '73 — fa molto bene a far
udire la propria voce e ad avanzare le proprie argomentazioni
perché siamo una chiesa in cui
l'unanimità, se c'è, è scelta e
non imposta. Questa parte tuttavia ha lo stesso dovere irrinunciabile che spetta a tutti
quanti esercitano il diritto e la
responsabilità di intervenire in
questa materia vasta e non facile: quello di documentarsi in
modo serio, anche se non necessariamente specialistico, in
modo da fondare le proprie argomentazioni, qualsiasi esse siano, su-un'esatta informazione.
Franco Giampiccoli
' Le intese tra Stato e confessioni
religiose. Doti. A. Giuffré, ed. Milano 1978.
^ Franco Giampiccoli, Liberi ma
disuguali, gli evangelici tra Costituzione repubblicana e leggi fasciste,
Claudiana 1973.