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DELLE
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TûHHr PELLlCß'v
Settimanale
della Chiesa Valdese
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U>r'^Ahno 109 - Niiui. 51
Una copia Lire 100
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TORRE PELLICE 22 Dicembre 1972
Amm. : Via Cavour, 1 bis - 10066. Torre Pellioe - c.c.p. 2/33094
ANCORA SUL CANTICO DI MARIA: Luca 1,46-55
La “controstoria,, di
Il Nosino «Kumo
Se non è inteso in chiave romantica
e sentimentale come descrizione di stati d’animo e visioni puramente interiori, ma è inteso nei termini del realismo biblico come profezia di avvenimenti storici che Dio ha suscitato
e susciterà nella trama della vicenda umana, il cantico di Maria è un
grande segno di contraddizione per la
nostra generazione cristiana.
Lo è anzitutto perché oggi noi udiamo, insieme e più distintamente ancora del canto di Maria, il controcanto
dei dannati della terra, il lamento e la
protesta degli umili che non sono stati
innalzati e dei famelici che non sono
stati saziati: il grido di collera dei poveri percorre la terra e sale in cielo, ed
è ormai penetrato fin nelle zone profonde della coscienza cristiana. Udiamo anche il grido di trionfo dei potenti che non sono stati tratti giù dai troni, dei ricchi che non sono stati rimandati a vuoto. Il cantico di Maria ci
giunge in mezzo ai canti contrapposti
degli umili e dei famelici da un lato,
dei potenti e dei ricchi dall'altro. Nel
contrasto il canto di Maria rischia di
restare sommerso e pur essendoci così familiare pochi, in fin dei conti, vorranno cantarlo con piena cognizione di
causa e piena partecipazione di fede. Il
« Magnificat », forse il più noto di tutti gli inni cristiani, potrebbe diventare
nel nostro tempo un canto solitario,
cantato da pochi, anche da pochi cristiani.
Contraddetto e quasi sommerso dai
nostri canti contrapposti il cantico di
Maria ci contraddice a sua volta, rivelando così in un altro modo ancora il
suo valore di segno di contraddizione.
Rileggendo il « Magnificat » vediamo
di una rivoluzione di cui Dio è il soggetto, non gli uomini e n^pure i cristiani. Secondo Maria è Dio il grande
protagonista della storia. E’ Lui che
innalza e abbassa, colma di beni e rimanda a vuoto. Oggi, anche tra i cristiani, c’è una forte tendenza o a mettere, per così dire, Dio tra parentesi e
considerare la vicenda umana come
una questione nostra in cui Dio non
c’entra, oppure a far coincidere razione di Dio con quella di particolari forze storiche (in generale tutte le forze
di liberazione): la liberazione di Dio
concretamente sarebbe quella realizzata dalle forze storiche di liberazione.
Maria non pensa e non parla in questo modo: non mette Dio tra parentesi, semmai mette se stessa tra parentesi; Dio è vivente e la storia umana si
svolge in rapporto a Lui, non senza di
Lui; d’altra parte una cosa è l'opera di
Dio, un’altra è l’opera delTuomo. L’uomo non può mai esaurire l’opera di
Dio, neppure quando Dio si serve di
lui. Dio e l’uomo non fanno le stesse
cose neppure quando Dio associa l’uomo alla sua opera. Ad esempio, non è
la stessa cosa se è Dio che tira giù i
potenti dal trono o se è l’uomo: se è
Dio, egli tira giù insieme ai potenti
anche il trono; se è l’uomo, egli tira giù
i potenti ma lascia il trono, per occuparlo. Ecco perché è fondamentale che,
anche e proprio in situazione rivoluzionaria, i cristiani credano e annuncino l’azione di Dio che passa attraverso l’azione umana ma non si esaurisce
in essa. La « controstoria » di Dio —
come Giorgio Tourn l'ha felicemente
definita — non è da separare ma^ neppure da identificare con la storia rivoluzionaria degli uomini: °
Db T ^augurio natalizio ai nostri lettori doveva essere dato, qui dal Mo
I li Jl_j deratore past. Aldo Sbaffi. Egli ci avePa promesso (e ci ha inviato) il messaggio biblico, dicendoci che voleva almeno in
non pochi cristiani vorrebbero asservi- tal modo dire anche una parole particolare a tutti i responsabili delle
re Dio ai loro progetti rivoluzionari, è chiese e opere, ai quali il disservizio postale faceva disperare di poter
Dio che si serve di questi progetti per giungere in tempo una circolare. Purtroppo, malgrado alcuni gior
compiere la sua opera. Cantare il can- . ,. un espresso spedito da Roma il sabato il mercoledì
tico di Maria significa allora ncono- ss » t' nvi/ìnre i-n ynnrrhiym
scere e confessare che soltanto Dio non e ancora giunto a Torre Pellice e dobbiamo andare in macchina.
compie bene la sua opera e perciò non Speriamo vivamente di poter pubblicare sul prossimo numero quela delega a nessuno pur utilizzan^do messaggio, sul quale contavamo.
Ai nostri lettori, l’augurio fraterno e caldo che vi sia gioia, nel
loro Natale: malgrado e contro tutto. L'allegrezza seria e grave di chi
non chiude gli occhi sulla realtà, non sorvola sul fratello, ma tuttavia
sa che essa scaturisce da Dio, dalle cose grandi che egli ha fatto, fa e
farà perché in modo totalmente immeritato e gratuito, ci ama. Un’allegrezza che, come hanno detto i primi che l’hanno annunciata « è per
tutto il popolo ».
All’anno venturo, « anno del Signore » ancora. Il prossimo nume
Dio si serve
uanto ci siamo ..allontapati, dalla fqd.e,...,,,della.rÌyolpzÌ9ne %tta,j¡d^glÁ uomini^ ina
™dàHa'*speranzà die l’hanno dettato e' ■—empita Apo-ti nnmi
quanto dobbiamo cambiare per cantare di nuovo quest’inno secondo la
sua i.spirazione originaria. Il « Magnificat » ci contraddice su due piani: 1)
quello del nostro istinto conservatore
e 2) quello della nostra tendenza secolaristica (cioè la tendenza a dissolvere
Dio nella storia).
realizza là sùa, non quella degli uomini, e Maria celebra la rivoluzione di
Dio, non quella degli uomini. Mentre
certe forze storiche per realizzarla. Saremmo dei poveri cristiani se, ad esempio, fossimo segretamente convinti che
non ha importanza qhe sia Dio o l’uomo a trarre i potenti giù dai troni,
l’importante è solo che essi siano tratti
giù. Pensare questo, significa ammettere che l’opera deH’uomo equivale a
quella di Dio, che quindi l’uomo è in
grado, volendo, di rendere Dio superfluo.
Un'ultima osservazione, che non può
essere taciuta: il Dio rivoluzionario
magnificato da Maria non è soltanto un
Dio che muove imponenti forze storiche che cambiano la situazione del
mondo, è un Dio che vede un’oscura
fanciulla d’Israele C'la chiama per nome! non è soltanio l’Iddio della Storia,
è l’Iddio di Maria, che a quel tempo per
la Storia non era ancora nulla. Il canto
della rivoluzione di Dio non è impersonale ma personale. Maria aveva udito parlare di Dio fin daH’infanzia, sapeva tutto di Lui, ma non intonò il suo
cantico di fede e di speranza se non
quando Dio si nvtfliie.a lei e conobbe
Dio non solo come l’Iddio di .Abramo e
Giacobbe ma come l’Iddio suo. Finché
diciamo: « Dio l!;i fatto grandi cose »
restiamo fuori u.iìTazione rivoluzionaria di Dio pur ali orinandone la realtà.
Dobbiamo potei dire, come Maria:
« Dio mi ha fatto gr^di cose » per essere coinvolti nella J^ione del Signore
potere, , noi
ro recherà la data del 5 gennaio 1973.
red.
Un esempio denese
« Nulla è più importante che salvare la propria ijrtegri- ^
tà, la propria identità di popolo » - « Credo che pò'?siamo fare qualcosa. E anche se non potessimo
tare il popolo vietnamita, potremmo almeno àalyarj^ '
le nostre anime ».
esùltàre in "Lui.
Quattro italiani a Copenhagen (L.
Basso, E. Balducci, G. Favilli, E. E.
Agnoletti) alla terza sessione della
Commissione d’inchiesta sui crimini di
guerra americani in Indocina; se ne
stanno seduti fra i delegati ed ascoltano le denuriciei' e le testimonianze del
^ magnificarlo ed no le denuncia e le testimonianze del- .Bride al segretario aellUNU) e raccoi-,j^
............ ■ ■•''Lé' atrocità■a3itììfnelsd*ìn qùel-tefttano ■■sijepqiell’ttltimdTnmrdeo
• '"L .
10 sgomento e l’orrore con cui o^nl “1''
uomo che abbia ancora una testa per.
pensare ed un cuore per sentire le ode. ■i '
11 dossier di questo genocidio (tale è in
sostanza la guerra vietnamita e tale - f fu definita dal giurista irlandese r Me
Bride al segretario deU’ONU) è raccol-,j^^
Paolo Ricca
oriente dalla maggior potenza cristiana del nostro secolo; le ascoltano con
1 Maria — è il caso di notarlo — ha
una visione molto realistica del nostro mondo: lo vede così com’è,
con le sue divisioni, le sue classi, le sue
immense disuguaglianze, e i conflitti
che ne derivano. Da un lato ci sono i
potenti e i ricchi, dall’altro gli umili e
i famelici. Così è il mondo come l’abbiam fatto noi; Dio lo aveva fatto diverso; e vuole ancora farlo diverso: è
questo che Maria annuncia. Dio interviene per rendere il mondo conforme
al suo volere. Questo comporta una
vera rivoluzione, che Maria descrive
senza la minima esitazione o attenuazione: nessun gradualismo, nessun riformismo. Avviene un capovolgimento
di ruoli e un rovesciamento di posizioni: non li si potrebbe illustrare in termini più radicali. Oggi come cristiani
non solo non siamo disposti -a promuovere il ribaltamento di situazioni previsto dal « Magnificat » ma quasi non
osiamo proporlo. Abbiamo cantato innumerevoli volte il « Magnificat » ma
non lo abbiamo vissuto. Maria dice
che Dio ha tratto già dai troni i potenti ma la chiesa, in generale, i potenti
li ha messi sui troni; certamente sono
più i potenti che ha incoronato che
quelli che ha deposto. Maria dice che
Dio ha rimandati a vuoto i ricchi ma
la chiesa, in generale, i ricchi non li
ha rimandati a vuoto; sono piuttosto
i poveri che ha rimandato a vuoto.
L’asire storico della chiesa è stato
molto diverso da quello di Dio così
come Maria lo annuncia: Dio vuole cambiare il mondo; la chiesa, stranamente, vuole conservarlo; essa è
stata ed è ancora una forza fondameritalmente conservatrice che ama l’ordine più della giustizia, la continuità più
della novità, il passato più del futuro,
il privilegio più della promessa. La tendenza conservatrice ha radici profonde
nella coscienza dei cristiani ma l’istanza rivoluzionaria appare più coerente
con una fede come quella cristiana che
annuncia la fine di questo mondo, non
promuove quindi la sua conservazione,
e annuncia l’avvento del mondo nuovo,
non incoraggia quindi la difesa del vecchio. Cantare il cantico di Maria significa effettivamente cantare un « Dio rr
voluzionario » (J. Moltmann) e disporsi
e essere da Lui liberati dall’istinto di
conservazione delle cose come stanno e
di noi stessi come siamo, e dalla paura
di un mondo diverso.
Il presidente della Chiesa presbiteriana
snicida" neiie carceri partnyhesi
nei Mnzambicn
II
Quali le condizioni che hanno portato al suicidio il pastore Manganhela, detenuto dal giugno scorso insieme a centinaia di altri prigionieri politici, 31 dei quali
protestanti? Si è trattato di un effettivo suicidio?
Maria esulta in Dio, non nell’uomo, celebra solo le opere di Dio,
non quelle delTuomo. Maria parla
Secondo una breve notizia pubblicata da alcuni quotidiani, in seguito a un
comunicato-stampa di IDQC, nella notte (fra il 10 e TU dicembre si è ucciso
in carcere, nel Mozambico, il pastore
Zedechias Manganhela, presidente del
consiglio sinodale della Chiesa presbiteriana nel Mozambico. Causa del suicidio sarebbero le pressioni esercitate
negli interrogatori, dopo mesi di stretta segregazione. Attendiamo con impazienza e tristezza ulteriori particolari
su questo suicidio (ma sarà stato effettivamente tale?), che riporta alla ribalta la drammatica situazione delle
"colonie" portoghesi e delle Chiese indigene che in essa, specie nel Mozambico e nelTAngola, sono profondamente coinvolte.
Come i lettori ricorderanno, nello
scorso mese di giugno si era avuto nel
Mozambico un rincrudirsi della repressione coloniale, con l’arresto di centinaia di prigionieri politici; fra questi
vi erano pure 31 responsabili e membri
della Chiesa presbiteriana nel Mozambico. Come ricorda il « Service de presse réformé » — in una notizia anteriore, però, al suicidio del past. Manganhela — i capi d’accusa contro le persone arrestate non sono stati, a tutt’oggi,
resi pubblici. Un decreto del governo
portoghese del 18 luglio 1972 sancisce
che « misure amministrative di sicurezza sono applicabili unicamente a coloro che si abbandonano o collaborano
ad atti contrari all’integrità territoriale della Nazione, e possono consistere
in un internamento (senza processo)
in una colonia agricola o in una residenza in un dato luogo ». La durata
di queste misure di sicurezza « non
può eccedere un periodo di tre anni,
prorogabile di altri tre anni, se perdurano le circostanze che le hanno determinate ».
Il segretariato missionario romando,
delle Chiese francofone svizzere, ha
avuto notizia che alle mogli dei detenuti è stato infine concesso il permesso
di visitare i mariti; al 30 novembre, tuttavia, Tassicuràzione data il 15 novembre dalla polizia politica di rilasciare
entro otto giorni il più anziano di loro,
il pastore Gabriel Macavi (75 anni), non
era ancora realizzata.
Le famiglie dei detenuti attraversano un periodo .difficile e varie Chiese
riformate hanno cominciato a sostenerle. Il Sinodo del Reformierter Bund
(Alleanza Riformata) tenutosi ad Amburgo lo scorso ottobre, udito un rapporto del segretario generale delT.Alleanza Riformata Mondiale (ARM), past. E. Perret, sulla situazione nel .Mozambico, aveva deciso di dare un aiuto finanziario a queste famiglie e di seguire da vicino Tevolversi della situazione. In seguito due membri del Dipartimento missionario protestante
della Svizzera si sono recati a Lourengo
Marques per visitare i prigionieri, alla
presenza di un ispettore della polizia,
per vedere di persona le loro condizioni; avevano potuto celebrare insieme la santa cena, alla quale aveva tenuto a partecipare il vescovo anglicano
della capitale. Una quarantina di missionari svizzeri sono attualmente in
servizio nella Chiesa presbiteriana nel
Mozambico.
È nota l’opposizione di una parte del
cattolicesimo mozambicano al regime
coloniale: aveva fatto particolarmente
rumore il forzato ritiro di numerosi
"padri bianchi”, un anno fa. Qra un sacerdote cattolico portoghese, Luis Alonso da Costa, ex missionario nel Mozambico, ha pubblicato una dichiarazione
in risposta alTappello lanciato il 14 ottobre 1972 dalla seconda assemblea della Commissione pontificia Justitia et
pax, a estenda; in essa il sacerdote esige « vigorosamente l'intervento immediato di tutti gli organismi nazionali e
internazionali, e di tutti gli uomini di
buona volontà, affinché questi missionari e tutti i prigionieri politici nel Mozambico possano essere assistiti e giudicati legalmente, con la massima rapidità possibile. Pensiamo che sia necessario e urgente che questi cittadini del
mondo, i quali vedono violati i loro diritti e sono nell’impossibilità di fruire
di una difesa legale, si rendano conto
che sulla terra vi sono ancora uomini
liberi capaci di soffrire per l’ingiustizia
della quale questi prigionieri sono vittime, e di parlare a nome loro ».
Dallo scorso luglio, quando aveva diffuso un comunicato stampa nel quale
esprimeva « la propria inquietudine di
fronte alla grave situazione creatasi
per la Chiesa presbiteriana nel Mozambico », il segretario delTARM segue tale
situazione, come fanno pure molti organismi ecclesiastici e interecclesiastici.
Riunito al principio di dicembre a Losanna, il Sinodo del Dipartimento missionario delle Chiese protestanti della
Svizzera romanda ha raccomandato « a
tutte le Chiese di pregare per le autorità portoghesi affinché sia resa giustizia
nel più breve tempo », e le ha invitate
« a intercedere per la Chiesa presbiteriana, per i detenuti e per le loro famiglie ».
Questa Chiesa, che come la nostra è
membro della CEVAA, ci è dunque
particolarmente legata da una fraternità che deve poter essere concretamente espressa nell’intercessione, nell’offerta e nel parlare per chi è impedito dal farlo.
Ecco i nomi dei detenuti protestanti e i
dati che se ne conoscono :
Zedechias Manganhela, 60 anni, pastore,
presidente del Consiglio sinodale (ora deceduto); Pedro Casimir Matié, 64 anni, pastore,
vicepresidente del Consiglio sinodale; Gabriel
Macavi, 75 anni, pastore a riposo, già presidente del Consiglio sinodale; Abrào Aldasse,
66 anni, pastore; Ernesto Mulhanga, 55 anni, evangelista; Mafundene Mario Sitoe, 58
anni, evangelista; Ananias Mausse, 60 anni,
infermiere; Salvador Mausse, infermiere; Poliche Macombjana, 66 anni; Ruben Cossa, 40
anni, impiegato; Paulo Macamu; Antonio
Zimba; Lazaro Nhlongo, impiegato; Aurelio
Bila; Joxua Sitoe; Davida Magaia; Aldino
Mausse, 30 anni, impiegato; Fenias Ernesto
Mausse, impiegalo; Justino Matsinhe; Alberto
Mucabi; Ernesto Mahanjane; Azaria Nyamuxe; Ernesto Maxele; Rafael Matusse; Azaria
Zibia; Ismael Mabuie; Ezekiel Mabunda, operaio; José Cossa, operaio; José Sidomu.
Tutti africani, credenti impegnati nella
chiesa e fuori, di età e situazione sociale assai varia.
Qgni credente farebbe bene a leggerlo
e meditarci su, perché quello è il tipico caso di come a non voler fare politica si sia fatto per anni politica, e che
politica! Si sia finito senza volerlo, certo, e senza volerlo sapere, per accrescere il silenzio criminale attorno al
massacro vietnamita.
I nostri quattro concittadini non hanno solo ascoltato con sgomento le accuse, hanno sentito anche la vergogna
di fronte all’intervento di un uomo che
sta sulla stessa nostra sponda, né americano né vietnamita, il deputato socialdemocratico Frode Jakobsen, uno
che, come tutti gli europei è stato a
vedere, ma come pochi è anche andato a vedere. Questa la fine del suo dire, che merita di essere citato:
« Ci viene detto che non possiamo
fare molto. Credo che possiamo fare
qualche cosa. E anche se non potessimo aiutare il popolo vietnamita, per
10 meno potremmo salvare le nostre
anime. Salvare noi stessi dall’essere
trascinati in mezzo a tutte queste bassezze e a tutte queste menzogne. Politica significa molte cose diverse. Significa anche fare il possibile perché
11 proprio popolo non venga cowotto,
perché non perda mai il senso di quello che è giusto e di queUo che_ è ingiusto, di quello che è verità e di quello che è menzogna. Perciò... come uomo politico di Danimarca io dico ; nulla è più importante per un popolo che
salvare la propria integrità, cioè la
propria identità. Dobbiamo parlare;
un popolo che non esprime la propria
opinione cessa di essere un popolo ».
La vergogna di Agnoletti è la nostra!
« Come uomo politico italiano io dico...
nulla è più importante che salvare la
propria integrità... ». Ce lo vediamo un
parlamentare del partito al governo
fare questo discorso! Lo sentiarno il
primo ministro italiano dire in risposta a quel deputato: « 'Voglio che gli
Stati Uniti se ne vadano subito dall’Indocina », come ha risposto Anker
Joergensen in quella seduta? Avrebbero potuto solo dire: l’importante per
un partito che governa è distruggere
l’integrità di un popolo nel silenzio.
E pensando ad altre sedute diplomatiche: all’Università « Carlo » di Praga, che ha decorato la settimana scorsa Tarmata rossa per il suo intervento (la salvezza), alla delegazione della
Repubblica popolare cinese ad _ Atene
per iniziare rapporti diplomatici (l’avvenire) ed a molti miei amici che sognano catarsi storiche — il discorso
del « socialdemocratico » Jakobsen, di
educazione luterana, protestante, sa di
autentico, un passo lungo come la gamba. né più né meno, ma poi il piede
sulla terra ci sta e In Danimarca « condanna » con una nota diplomatica il
suo grande alleato. Anche su quello ci
sarebbe parecchio da riflettere,_ su questa modestia nelle parole e nei fatti.
Giorgio Tourn
2
pag. 2
N. 51 — 22 dicembre 1972
STRUMENTI PER LO STUDIO BIBLICO - 6
Metodi e tecniche ner io studio biblico
In quest’ultima nota sulle pubblica- stianità. La Bibbia deve parlare da so
zioni disponibili per lo studio biblico
in gruppo non menzioneremo opere sul
testo biblico o sul pensiero degli autori biblici, ma sussidi indiretti che riguardano la metodologia.
1. - Perché la Bibbia?
A questa domanda fondamentale risponde F. Giampiccoli con il « quaderno » dallo stesso titolo (Claudiana 1969
p. 56), esaminando il tema, dell’autorita e dell'ispirazione della Bibbia e i
modi del suo studio.
In modo molto più ampfe lo stesso
tema è anche toccato da due libri di
C. H. Dodo, La Bibbia nella chiesa (ed.
Gribaudi, 1967), e L’autorità della Bibbia (Paideia, 1970); il Dodd presenta
successivamente l’autorità dell’ispirazione personale, l’autorità dell’esperienza collettiva, l’autorità dell’incamazione e l’autorità della storia.
2. - La Bibbia, libro storico
Abbiamo già avuto occasione di menzionare, nelle note precedenti, che la
Bibbia si è formata storicamente, cioè
ogni sua parte è stata una testimonianza alla rivelazione divina in situazioni
storiche determinate. Il senso e la rilevanza di quella testimonianza non
può essere avvertito senza rimetterla
« m situazione » (per quanto possibile),
e per far questo occorre ricostruire
1 epoca e l’ambiente di ogni sua parte, far rivivere le persone (e le idee)
contro cui polemizzava o che voleva
mcoraggiare, esortare, apprezzare...
Per questo è indispensabile uno studio storico, e numerose pubblicazioni
ne giustificano il diritto o ne descrivono gli strumenti.
Fra le prime si può ricordare W.
Marxsen, Lavoro introduttivo, esegesi
e predicazione (ed. Dehoniane, 1968, 47
pp.) e Bibbia in contestazione (ed
Queriniana, 1969, 158 pp.). Questo secondo scritto è nato come risposta al
I oscurantismo religioso che in precedenza aveva accusato la teologia di incredulità in un opuscolo che voleva essere un « grido d’allarme per la Bibbia ». Il Marxsen si mette su un livello
comprensibile a tutti per spiegare la
necessità di una lettura « storica » della Bibbia, partendo però dal fatto che
la Bibbia « non è un libro di storia »
ma « la più antica tradizionale raccolta di prediche ».
Più ampio e meno polemico è L’énigme du Nouveau Testament di HosKYNS e Davey, che risale al 1931 ma è
stato tradotto in fra.ncese solo dopo la
guerra (Delachaux 1949). Illustra la necessità dello studio storico, filologico e
letterario con esempi di critica linguistica, testuale, sinottica e guida alla
scoperta della teologia del Nuovo Testamento.
Più recenti sono due opere di cattolici tedeschi: R. Pesch, Esegesi moderna (Herder-Morcelliana, 1970) porta un
sottotitolo « ad effetto »; che cosa resta dopo la demitizzazione (in tedesco,
è più sobrio: « perdita o guadagno? »).
II primo studio si chiede « Che cos’è
l’esegesi? », il secondo discute i problemi posti da Bultmann e dalla sua richiesta di interpretare il « mito », il
terzo e il quarto esaminano la natura
degli scritti del Nuovo Testamento e
del suo messaggio, e i vari aspetti dello studio del Nuovo Testamento. Poiché l’autore sostiene la metodologia
storico-critica com’è praticata dagli
studiosi protestanti, è particolarmente
interessante là dove esamina i rapporti fra « scienza » e « magistero ».
Anche cattolico è H. Zimmermann,
Metodologia del Nuovo Testamento
(Marietti 1971), che descrive e illustra
praticamente il metodo della critica
testuale (per stabilire il testo più sicuro del N.’T. greco), il metodo della storia delle forme (per attribuire ogni
brano biblico al genere letterario che
gli è proprio, e interpretarlo tenendo
conto delle norme proprie di ciascun
genere), il metodo infine della storia
delle redazioni il quale cerca di mettere a fuoco le caratteristiche e gli interessi degli autori biblici come redattori « originali » anche quando hanno
elaborato materiale tradizionale.
Dal punto di vista protestante conservatore sostiene le stesse esigenze
G. E. Ladd, The New Testament and
Criticism (Eerdman, Grand Rapids,
1967). Purtroppo non esiste che in inglese. È uscita in questi giorni, presso
la Claudiana, la traduzione dall’olandese di Pane al pane (La Bibbia nella cri
Da ricordare:
BRUNO CORSANI
Introduzione
al Nuovo Testamento
1. Evangeli e Atti ,
Ed. Claudiana, Torino 1972,
L. 3.800.
la. La Bibbia e i suoi segreti-chiave. La
Bibbia oggi). Il Sinodo Riformato Olandese ha lavorato sei anni, per mezzo
di una commissione, per produrre questo « rapporto » su come leggere la
Bibbia oggi. Mentre i cattolici olandesi producevano il famoso « nuovo catechismo » (1966) i riformati producevano un testo per spiegare alla gente
comune come si legge la Bibbia oggi —
implicitamente, un invito a non chiedere ai teologi un manuale di dottrine,
ma a tornare alla lettura biblica, individuale e in gruppi.
3. - li canone biblico
Su questo tema sono da segnalare
due opere. La prima, a carattere storico, purtroppo è in inglese o in francese. Diamo gli estremi in quest’ultima
lingua; Robert M. Grani, La formation
du Nouveau Testament (ed. du Seuil,
1969): l’autore mostra come gli scritti
cristiani primitivi sono stati considerati dalle diverse comunità cristiane e
dai Padri della chiesa dei primi secoli.
Il secondo è disponibile in italiano, e
presenta principalmente la problematica teologica del canone: W. Marxsen,
Il Nuovo Testamento come libro della
chiesa, Herder-Morcelliana 1971. Partendo dalle tesi già sostenute in Bibbia
in contestazione, cioè che i vari libri
del N.T. non sono un discorso rivolto
a noi, ma agli uomini di chiese parti
libri
Potrebbe parere strano che le dottrine economiche elaborate, nel tardo
Ottocento, da Léon Walras, siano per
me strettamente connesse al « pizzicato » di Popcorn, quella musichetta che
si sentiva spesso nei mesi scorsi. Ma
parrà meno strano se dico che, mentre una sera, al mare, cercavo di compenetrarmi dei problemi dell’utilità
marginale, per un paio d’ore mi è
scivolato sulla testa un torrente di musica in cui tornava, ogni venti minuti
circa, il « pizzicato » di Popcorn.
Così, per quanti abbiano vissuto a
Torre Pellice, o nelle circostanti valli
ed alture, qualche inverno durante la
guerra, non dovrebbe sembrare casuale l’associazione psicologica fra il fatto
di leggere un libro ampiamente « narrato », e quelle atmosfere di silenzio e
d’inquieta attesa che ci avvolsero in
quegli anni; ai quali le sterminate e cicliche letture (spesso assicurate dai
fecondi narratori stranieri che si affidavano, in Italia, agli omnibus di Mondadori) potevano fornire in certa misura
quel quadro della realtà che gli adulti
con noi coinvolti non riuscivano, visibilmente, a darci. Un non casuale incontro, direi, fra le età dilacerate che
avevano prodotto altrove quegli ampi
romanzi, quasi volti ad estendersi nello spàzio e nel tempo per ritrovare in
qualche modo una dimensione, se non
sicura, almeno tale da poter essere descritta; e il tempo che stavamo vivendo.
Ma il romanzo che, sotto una colorata sopracoperta einaudiana e sotto il
titolo Un leggero accento straniero, ripropone con qualche mutamento altra
edizione della storia narrata, fra il ’62
e il ’65, dalla Jarre (la quale ha dato,
nel frattempo , un’altra riuscita prova
narrativa con Negli occhi di una ragazza; anche questo in edizione Einaudi), questo romanzo, dicevo, a codeste
atmosfere ci riporta di per sé. I personaggi, che parlano, pensano e agiscono nella Torino degli anni sessanta,
hanno alle spalle gli anni, le ansie, i
Ai lettori
p. 334,
E' tempo di rinnovo d'abbonamenti. Ricordiamo ai nostri lettori ;
— il canone resta invariato, L. 3.500 per
l'interno, L. 4.500 per l'estero; ì costi stanno
tuttavia aumentanto, e ogni offerta sarà un ge*
sto di solidarietà con la redazione e con i lettori piCi svantaggiati ;
i versamenti vanno fatti sul c.c.p. 2/33094
intestato all' Amministrazione del settimanale,
Via Cavour 1, Torre Pellice; a quell'indirizzo i
versamenti possono pure essere fatti a mano ;
sì scriva, per favore, con chiarezza ii proprio indirizzo, incluse il codice di avviamento
postale ;
—• in varie chiese responsabili locali curano
la raccolta di abbonamenti e offerte: li ringraziamo vivamente. L'ECO-LUCE
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Nell’augurare liete feste alla Spett. Clientela ricorda il
VEGLIONE DI CAPODANNO
colar! del suo tempo, l’autore mette
in guardia contro il pericolo di « oggettivare » il loro messaggio rendendolo intemporale e universale, cioè dogmatico e invita a rintracciare in esso
la testimonianza apostolica sulla relazione di fede in cui Gesù ha chiamato
allora i suoi discepoli per « credereassieme » con i primi testimoni e lasciarsi condurre in quella fede in cui
Gesù ci ha situati.
•k h "k
Alla fine di queste « note » riconosco
che molto è rimasto fuori che poteva
anche esservi introdotto. In particolare non sono stati menzionati i Dizionari biblici, i commentari, le teologie
del N. T., le Sinossi dei vangeli, le
chiavi bibliche o- concordanze, i manuali suH’ambiente biblico (geografico,
storico, religioso); è stato ingiustamente escluso il pensiero di Giovanni, delle epistole cattoliche, dell’apocalisse, e
la vita delle loro comunità... Il timore
di non riuscire a dire « tutto » non deve però impedirci di dire « qualcosa ».
Se quel che hanno detto queste « note » aiuterà qualche gruppo a iniziare
uno studio biblico comunitario, non
potremo che rallegrarcene. Chi volesse
rnaggiori informazioni mi scriva pure
liberamente e cercherò di rispondere
nella misura del possibile.
<>Bruno Corsani
Facoltà Valdese di Teologia
Via Pietro Cossa 42 - Roma
l'opera eseieljca
di Ernst Kasemann
Ernst K.asemann, Essais exégétiques. Coll.
« Le monde de la Bible ». Edit. Delachaux
et Niestlé, Neuchâtel 1972, pagine 272,
Gli articoli di Ernst Kasemann, in particolare quelli che trattano del Gesù storico, della
giustizia di Dio e deirapocalittica, hanno avuto un’influenza considerevole sulla teologia
contemporanea, permettendo ai teologi di mettere in discussione parecchie delle tesi formulate a suo tempo da Rudolf Bultmann. Con
Ernst Kasemann ritrovano il posto che compete loro la persona di Gesù, all’interno del
kerygma (il messaggio, la predicazione documentata nel Nuovo Testàmeritò), il diritto di
Dio nella dottrina della giustifìcazìone e la
storia nel pensiero biblico (avvicinandosi qui
alla problematica evidenziata da Oscar Cullmann, se non alle soluzioni che questi ha tracciato). Ovviamente non tutto è indiscutibile,
in questi studi, e il teologo è del resto ritornato su alcune sue posizioni antecedenti; ma
sempre l’incontro con questa ricerca è stimolante, schiude nuove prospettive. Il volume
raccoglie tredici studi, sei di esegesi e sette di
teologia biblica; fortunatamente la scelta è
quasi del tutto diversa da quella che la Claudiana ha in programma di pubblicare, in due
volumi, traendo saggi da quella miniera che
sono i due volumi degli Exegetische Versuche
und Besinnungen.
Erns Kasemann, troppo a lungo quasi sconosciuto in Italia, non lo è ora più del tutto,
dopo la pubblicazione, da parte della Claudiana, di Appello alla libertà; ancora la Claudia
na ha in preparazione la traduzione della sua
opera Le ultime volontà di Gesù secondo Giovanni 17, mentre un’altra casa editrice italiana la versione di Paulinisehe Perspektiven,
una raccolta di saggi strila teologia di Paolo.
Il Käsemann, nato nel 19(16, ha fatto studi teologici a Bonn, Marburgo e Tubinga od è
stato discepolo di R. Bultmaim e A. Schlatter.
Licenziato in teologia all’universitä di Marburgo nel 1931, ha esercitato il ministero pastorale nelle Chiese di Renania e di Westfalia,
ed è stato membro attivo della Chiesa confe.ssante tedesca .Nel 1946 è chiamato alla cattedra di Nuovo Testamento alT’iiniversità di
Magonza, passando nel 1951 a quella di Gottinga e nel 1959' a quella di Tubingar professore emerito dal 1971, è presidente deirinlernazionale Studiorum Novi Testamenti Societas.
L’«accento straniero»
di Marina Jarre
crolli del tempo di guerra. Entrano, in
quello sfondo, l'affannato nascondersi
e fuggire delle famiglie ebree; gli orrori della guerra nazista; soprattutto,
quell’essere strascinati senza senso nello spazio e nel tempo che è accaduto a
tutti noi, e ci ha fatto smarrire una dimensione che, per tutto dire, non abbiamo veramente trovata più.
E mi pare, l’ambito di intenzioni in
cui si colloca il dettato narrativo del
romanzo, proprio quello di un’analisi
suggerita da quel l'esperienza : un’indagine intorno alla fondamentale enigmaticità dell’essere umàno, ogni volta che
si tenta d'individuarhe l’io più vero.
La trama sì svo(^ sul doppio registro di due storie ;^arallele convergenti
una nell’altra: da ¡una parte la «ricostruzione » di unà vita per bene, operata da un ex ufficiale nazista che si
è macchiato di ódiosi delitti durante
la guerra e che ora, mimetizzato nel’
l’atmosfera anonima e indifferente di
una grande città industriale, sotto le
spoglie dell’ingegner Klaus Boehr riesce ad inserirsi felicemente nel tessuto sociale della città: a rendere completa la sua metamorfosi in rispettabile borghese gli pare manchi solo un
matrimonio che gli dia « radici » nella
nuova società. La sua calcolata ricerca
di realizzare quest’ultimo punto, lo
porta in contatto con un gruppo di
giovani della borghesia torinese, protagonisti delTaltra storia parallela.
In questo gruppo l'ingegnere troverà, oltre alla moglie, anche l’angosciosa
possibilità che il suo passato faccia
improvvisa irruzione nel ben levigato
presente, in quanto un banale caso farà scoprire ad uno dei giovani il suo
«segreto ». Ma la tragica morte di questo possibile accusatore salverà ancora
la gelida costruzione esistenziale dell’ingegnere. Tutta questa sua « costruzione » è accompagnata, in correlazione con la narrazione oggettiva, da un
lungo, tormentoso monologo interiore
in cui sono ripercorse le successive
tappe della via verso l’abbiezione, non
con il tono di confessione di un male
mostruoso dello spirito che esige espiazione, ma con la sintassi sicura, a volte dura, dell’oratoria giudiziaria: che
vuol dimostrare come il colpevole sia
in realtà vittima egli stesso: « Sono
stati avvenimenti e scelte e casi più
grandi di noi, più grandi di voi e di
me ».
Al freddo procedimento riflessivo
dell’ingegnere fa da riscontro l’esistenza piuttosto imprecisa, più subita che
vissuta, dei giovani torinesi; i quali
hanno, pur nella varietà delle loro silhouettes psicologiche, come dato comune, un’insicurezza di fondo, un’incapacità di guardare entro se stessi che
li fa un po’ simboli di un mondo vuoto, com’è quello borghese in cui si
muovono.
Direi che la sola nota possibile per
essi sia quella della sensibilità, la cui
tematica va da episodiche malinconie
a una risentita e clamorosa morbilità,
come nel caso di uno dei protagonisti,
Carlin, addirittura paralizzato di fronte agli indecifrabili segni dell’esistenza.
Klaus invece, come ho detto, una
conclusione cerca di esprimerla, nel
tentativo di « oggettivare » e per cosi
dire di allontanare da sé il passato,
con un’incredibile giustificazione di sé:
« E se non mi credete, guardate i
fatti, guardate le conclusioni. Guardate da che parte è stata la fortuna —
poiché è pur sempre fortuna, no, vivere e respirare e mangiare e morire di
una morte decente — guardate com’è
finita, al di là dei mucchi di cadaveri
scarniti, al di là dei mucchi di vestiti
vuoti, al di là della cenere, al di là degli urli e del terrore, al di là della serranda del garage, guardate da che parte è stata la fortuna. Da che parte è
stato Dio.
« Che colpa ne ho io, se Dio è stato
con me, se Dio è stato con noi? ».
La lucida e pazzesca autogiustificazione di Klaus è il punto abissale e
problematico del romanzo, cui la scrittrice guida il lettore con mano sicura:
la narrazione si affida a un dettato stilistico mosso, in cui la ricchezza di
particolari vivi, reali, denota l’attenzione ai contorni fisici delle cose, ai
paesaggi, ai luoghi collocati in una topografia sicura; così, una sintassi controllata, che nulla concede ai facili effetti del sentimento, riesce a contenere
la felice abbondanza di registrazioni
psicologiche.
Il risvolto di copertina fa felicemente la gibigianna, col titolo (!’« accento
straniero » è, naturalmente, quello di
Klaus) sull’estrazione letteraria e biografica dell’autrice, per trasferire questo « leggero accento » alla sua narrativa, alla sua nascita lèttone, alle sue
componenti mitteleuropee.
Bene; ma, come in principio rammentavo, interpretando il medesimo
« accento », quei grossi romanzi stranieri che si leggevano a Torre Pellice
negli anni quaranta, così vorrei ora
concludere sullo stesso tema con una
altra, a noi consona, allusione: immaginando l’accento di quel professor
Coisson, da cui, per parte di madre,
discende Marina, e che il nostro giornale ricordava, qualche numero fa, come suo antico direttore.
Doveva avere, Coìsson, un accento
italiano che rispecchiava il suo abituale parlar francese; allo stesso modo, il
suo accento di benpensante, nel giudicare uomini e cose per questo giornale allorché il fascismo s’infiltrava ovunque, denotava qualcosa di straniero alla realtà del paese; e fu pertanto opportuno, per evitarci fastidi, che a un
certo punto tacesse. Dopodiché, per
valutare conclusivamente l’insidiosa
decisione di far tacere quanti parlavano con « leggero accento straniero », si
dovette prima udire il più duro e feroce accento di quanti, come Klaus nella vita anteriore, portavano scritto, su
grige fibbie di metallo, « Dio con noi ».
Augusto Comba
Marina Jarre, Un leggero accento straniero^ Einaudi, Torino, 1972, L. 3.500.
iiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
I L’Organizzazione mondiale della sanità
(OMS) ha recentemente iniziato la fase
finale della sua campagna contro il nemico
più temuto dell’uomo, il vaiolo. La campagna, iniziata nel 1967, ha già dato notevoli .risultati. Cinque anni or sono, infatti, questa
malattia era diffusa in trenta Paesi, contro
sette che segnalano oggi ancora la presenza
del vaialo sui loro territori. Questo obiettivo
è tuttavia considerato insufficiente dagli esperti dell’Organizzazione delle Nazioni Unite che
si occupa di coordinare e di aiutare i programmi nazionali in favore della salute dell’uomo. Se si calcola che negli Stati Uniti la
lotta contro il vaiolo ha a.ssorbito nel 1968
più di 150 milioni di dollari (oltre 90 miliardi di lire), ci si rende conto che per i
Paesi meno ricchi la lotta contro questo flagello costituisce un onere finanziario notevole. La totale sparizione del vaiolo permetterà
pertanto, secondo gli esperti dell’OMS, di destinare considerevoli somme ad altri obiettivi
urgenti dello sviluppo.
UN INCONTRO
DI PREGHIERA
Ogni anno la seconda settimana del
rnese di novembre è dedicata dall'Unione Cristiana delle Giovani, in comunione con la YWCA mondiale, ad
un argomento di preghiera per tutte
le socie. Per questa occasione vieiie
pubblicato dal segretariato mondiaie
un opuscolo molto curato e ben st;.diato in tutte le sue parti, che divide
l’argomento proposto per quelPànno,
in sette sottotitoli con riferimenti b'blici, brevi meditazioni e preghiere
scelte tra le numerose espresse in tanti secoli dalla pietà cristiana più autentica.
Quest’anno come già altre volte in
Torre Pellice, si è celebrato questo incontro di preghiera di comune intesa
tra le UCDG e le donne valdesi della
F.F.V. Il pomeriggio del 12 novembis
nella sala delle attività sono- convenute una quarantina di sorelle, che scolla traccia del programma si sono raccolte a meditare, discutere e infine a
pregare sull’argomento dell'anno, im
po’ immaginosamente espresso nel titolo: « Impossibile... non ho tempo
ora » che alludeva chiaramente alla
mancanza di tempo oggi addotta dr
ognuno per giustificare la propria cu,
renza sia nella meditazione, sia neil’impegno di amore e di lavoro per lì
prossimo. I richiami del testo erano
espliciti e diretti e rincontro è stalo
organizzato in modo da suscitare Is.
partecipazione attiva di tutti, con molto spazio per interventi e discussioni,
che poi sfociarono nella invocazione di
aiuto al Padre, per essere almeno un
poco in armonia con i richiami all’amore del prossimo, al tempo peipensare, meditare, pregare, per infoi
marsì e uscire dal chiuso del proprio
egocentrismo naturale. È stato un incontro fervido e caldo, che ha rinnovato in tutte il desiderio di essere maggiormente presente nell’ora fuggente,
ma impegnativa che viviamo. Un analogo incontro si è svolto poi il giovedì
successivo a Villa Elisa, il foyer delrU.C.D.G. in Torre Pellice, con altre
sorelle, ospiti della casa e amiche delTopera; lo spirito di preghiera, di fraterno scambio che vi ha regnato, è
stato di stimolo anche qui per occuparci tutte maggiormente dei problemi
dell’ora, a cui si può e si deve rispondere sia pure con un piccolo gesto di
amore, commisurato alla nostra singola piccolezza.
K. C. M.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Doni prò Eco-Luce
Da Torino: Guglielmo Jalla L. 1.500 Lalla
Conte 5.000; Ida Randone 500; Evangelina
Tomassone 3.000; Mimma Pecoraro 2.000;
Laura Rostagno Avondetto 500.
Gìusepffe Terenzio, Venezia 500; Francesco
Toma, S. Severo 1.500; Corrado Baret, Salerno
6.500; Sergio Minnucci, Svizzera 500; Rachel
Rostaing, Svizzera 500; Domenico Di Toro.
Svìzzera 500; Aldo Durand, Pinerolo 500;
Carlo Alberto Bouchard, S. Germano 500; Eli
Bouchard, S. Germano 200; Arturo Meytre,
S. Germano 500; Oreste Meytre, S. Germano
500; Fiorentine Eynard, Torre Pellice 500;
Erica Cavazzani, Torre Pellice 1.500; Èva
Frache, Torre Pellice 500; Cecilia Besozzi.
Torre Pellice 1.500; Ida Ghigo, Torre Pellice
500; Melania Peyronel, Luserna San Giovanni 1.500; Liline Beux, Luserna San Giovanni
500; Anna Dì Gennaro, Prali 500; Luigi Martinat Prali 500; Elisa Tomasetla, Napoli 500:
Camilla Prassuit ved. Aversa, Chiavarì 500:
Emilio Corsani, Sori 5.000; Felice Cattaneo,
Genova 1.000; Fausta Capparrucchi, .Roma
100; Giovanni Messina Roma 1.500; Irma
Zecchin, Venezia 1.000; Libero Banchetti,
Rio Marina 1.500; Damiano Scianna, Monreale 500; Angelo Busetto, Treviso 500; Angelo Actis, Nichelino 500; Savino Paradiso,
Foggia 500; Giulia Vìglielmo. Ferrerò 1.500;
Alessandro Peyronel Ferrerò 500; Vitale ,Tahier, Pomaretto 500: fam. Bernard Pomaretto 500; Dante Gardiol, S. Secondo 1.500;
Elìsa Griglio Paschetto. S. Secondo 500; Armanda Ricca, Firenze 5.000.
Grazie! (continua)
3
22 dicembre 1972 — N. 51
pag. 3
^ Ogni anno M segretario
generale del CEC in occasio'
ne del Natale rivolge un mes>
saggio alle Chiese ; quest'an*
no il past. Potter, uno dei promotori del Programma di lotta al razzismo, lo centra sul tema della liberazione. ^ Varie Chiese, intanto, continuano a prendere posizione nei
confronti dì questo Programma e a sostenerlo con le loro
LA CHIESA E LA SUA MISSIONE NEL MONDO
offerte, li voto del Sinodo Valdese quale incidenza ha
avuto nelle nostre comunità? Anche il Consìglio della Federazione (v. nella pagina 4) ricorda alle chiese Tinfor*
mazione, la riflessione e l'impegno in proposito. ^ L'Al
leanza Biblica Universale ha tenuto recentemente un convegno importante ad Addis Abeba, e riunioni amministrative
regionali europee si sono avute a Roma e a Ginevra.
Hi La situazione dell'apartheid nell'area sudafricana resta
grave e pone alle chiese una
sfida che molti cristiani raccolgono. Nel Ruanda, in
un'ora di pace, la predicazione cristiana fa crescere la chiesa. In Cina si annuncia,
per la prima volta dopo lungo tempo, una messa di mezzanotte in una chiesa dì Pettino ; disgelo? tensioni
che agitano il Giappone hanno riflessi anche nelle Chiese.
Messaggio natalizio
del segretario generale
' del C.B.C.
Festa di Mierazione
Quest'anno, come troppo spesso è
accaduto in passato, celebriamo il Natale in un mondo tormentato. Ovunque
si sono formati movimenti di liberazione per lottare contro l’oppressione
politica, economica, razziale o sociale
e contro quella esercitata dall’uomo
sulla donna. Ma la parola 'liberazione'
spaventa molti cristiani, specie quelli
delle nazioni che in un modo o nell'altro mantengono o sostengono l'oppressione degli altri. Eppure 'liberazione' è
un termine biblico, che esprime ciò
che vuol dire la 'salvezza'.
Quando Dio è venuto ad abitare fra
noi, ha dato a suo figlio il nome di
Gesù, colui che salva, che libera. Per
coloro che vivevano a quei tempi, fossero semiti, greci o romani, la parola
'salvezza' aveva un senso molto forte.
Essere salvati voleva dire essere liberati da tutto ciò che ostacola o riduce
la vita delle persone o delle società: si
tratti della malattia del corpo o dello
spinto, dell'ignoranza, dell’indifferenza
o della paura, delle calamità di ogni
genere, dell'ingiustizia commessa da vicini o da stranieri. In termini positivi,
la salvezza era la libertà di vivere con
gli altri nella giustizia, nel rispetto e
nella fiducia reciproci, nel benessere e
nell’amore che si dona; essere salvato
voleva dire esser libero di essere se
stesso di diventare una persona autentica di esprimersi e fiorire pienamerite il che implica un'apertura vepo gli
altri e la ricerca della loro felicita. Essere se stesso è, infatti, essere per gli
^%er questa ragione Dio ha scelto di
chiamare suo figlio Gesù, lui che e stato pienamente umano e che, pienamente libero in Dio, era Ubero per gli altri,
libero di fare di coloro che accettano
di seguirlo, persone altrettanto autentiche quanto egli lo era. E ha mostrato questo essendo solidale con i poveri
e con gli oppressi, con i malati di corpo e di spirito, con gli emarginati della società. Le forze d'oppressione religiosa e politica hanno fatto lega contro quest’uomo libero, questo liberatore e l’hanno messo a morte. Ma Dio Lo
ha liberalo dall’ultimo nemico che tutti temiamo, la morte stessa. E questo
GBsù, nato, crocifisso e risorto, che celebriamo a Natale.
1 movimenti di liberazione esprimono dunque la sete del mondo e la nostra: sete di salvezza e di liberazione.
Natale è la promessa di una liberazione vera perché, come ha detto il poeta, « la carne di Dio è la speranza dell’uomo ». .
Celebreremo il Natale come^ si addice farlo, se sapremo vincere il nostro
egoismo, la nostra avidità e il nostro
sfruttamento degli altri, il timore del
prossimo e la paura della morte, pur
così naturali. E se sapremo unirci a
questo Gesù che ci salva e ci libera,
affinché Natale, la festa della liberazione, diventi realta quotidiana nelle
nostre vite e in quelle di tutti gli uomini e di tutti i popoli. Ecco a che cosa c'invita il Natale; ecco anche quel
che ci domanda, oggi, e nell’anno venturo. „ „
Philip Potter
Vi';'
?'■
ü
L’assemblea mondiale Chiese per la letta pire il razzisele
delle Società Bibliche
La prima assemblea mondiale delle Società
Bibliche ha avuto luogo ad Addis Abeba dal 25
ai 29 settembre 1972. Vi hanno partecipato delegati provenienti da 70 nazioni diverse. Non è
stata una riunione caratterizzata da grandi discorsi, bensì da un'ampia consultazione mondiale sui compiti più urgenti da svolgere insieme. E' stata sottolineata la necessità di perseverare nella fatica di tradurre la Bibbia in un linguaggio accessibile all'uomo del nostro tempo
e dì valutare attentamente l'esplosione demografica odierna. Si è rilevato che la popolazione
mondiale è nella sua maggioranza composta da
minorenni, che l'analfabetismo rimane una piaga, ben lungi dall'essere sanata. Tutti ciò deve
essere determinante nel ministero della diffusione della Parola di Dio. Il lavoro delle Società
Bibliche non può affrontare se non in mìnima
parte la vastità dei problemi. Si è quindi auspicata una più stretta collaborazione con le chiese per giungere ad uno sforzo comune, sia pure nella chiara coscienza che tutto rimane inaneguato se lo Spirito di Dìo non precede la fatica dell'uomo. «Certamente Dìo può servirsi di
noi per compiere ciò che è sproporzionato alle
nostre forze e capacità. Perciò lavoriamo con
speranza sapendo di essere chiamati a preparare
le vie dei Signore».
A ROMA
Riunite le Società
Bibliche (l’Europa
Roma è stata scelta, per la prima volta, come
sede per la riunione amministrativa delie società
Bibliche d'Europa. Si prevede innanzi tutto un
Una messa a Pekino
nella natte di Natale
Secondo quanto informa l’agenzia
France Presse sarà celebrata a PeMno
il prossimo 24 dicembre, per la prirna
volta dopo la rivoluzione culturale, la
messa di mezzanotte: avrà luogo nella chiesa del sud « Nan Tang », dove
ogni domenica viene celebrata la liturgia eucaristica. L'annuncio della celebrazione della messa di mezzanotte a
Natale è stata fatta, sempre secondo
la France Presse, al termine della mes;
sa celebrata la seconda domenica di
Avvento. La chiesa di « Nan Tang » e
la più grande chiesa di Pekino.
incontro delle società meridionali (Portogallo,
Spagna, Italia, Grecia e Torchia). E' questo un
settore di lavoro che si svolge nell'area mediterranea, in una situazione di esìgue minoranze.
Il centro di produzione d'Europa dovrà successivamente occuparsi dei vari problemi di produzione e stampa dei testi biblici tenendo presentì I recenti sviluppi e le necessità di ogni
singola società.
Tutto il lavoro biblico sarà poi preso in esame daH'amministrazione generale europea per
pianificare il prossimo anno di lavoro. Collateralmente vi saranno incontri e contatti con le
comunità locali riprendendo il discorso sulla
prossima traduzione del Nuovo Testamento in
Italia.
A GINEVRA
Traduzione e diffusione
deiia Bibbia in Europa
Ginevra (Relazioni Religiose) - I segretari
delle Società biblichi^ europee si sono riuniti
recentemente a Ginevra; alla riunione, si o affermato che attualmente la diffusione e la
traduzione della Bibln.a è in piena fioritura e
che con l’appoggio delje Società bibliche dell’Europa Occidentale, che si manifesta con
l’aiuto finanziario o ron la fornitura di carta,
lo sforzo intrapreso permette aUe Chiese ed ai
cristiani dell’Europa Orientale di approvigionarsi di testi divenuti ormai rari, suscitando
anche l’interesse dei non cristiani.
(Soepi) - Il « Comitato di solidarietà
afro-asiatico della Repubblica democratica tedesca » (Germania delEEst) ha
reso conto deH’utilizzazione dei 537 mila marchi che costituivano la metà dell’ammontare delle offerte ricevute dalla chiese protestanti di quel paese, a
seguito del loro appello a favore del
Programma di lotta al razzismo (PLR)
del CEC. Questa somma è stata utilizzata nella sua interezza per le regioni
liberate dalla dominazione coloniale
portoghese in Mozambico, in Angola e
nella Guinea Bissao. Con questa somma si sono potuti inviare libri e materiale scolastico alle scuole organizzate
dai movimenti di liberazione, comperare prodotti farmaceutici ed attrezzature mediche e far curare nella Germania est 15 feriti dei movimenti di liberazione,
In occasione del suo ultimo sinodo
svoltosi alla fine dello scorso ottobre,
la Landeskirche nel Baden (Rep. federale tedesca) ha deciso di mettere la
somma di 50 mila marchi del suo bilancio a disposizione del PLR. Il sinodo
ha inoltre sottolineato che occorreva
promuovere la presa di coscienza dei
problemi del razzismo in seno alla propria chiesa. Tuttavia, allo stesso tempo,
ha raccomandato che nessun versamento venga effettuato al « Fondo speciale » del PLR dato che, attraverso ad esso, il CEC dà un aiuto umanitario ai
movimenti di liberazione.
Dei 250 mila franchi che l’EPER (l’organo assistenziale della Federazione
protestante svizzera) ha dedicato in
questi ultimi mesi a diversi obbiettivi
Satana
NbI Giappone
In fase tll transizione
La Kyodan
in crisi
(spr) Una volta ancora l’assemblea
generale della Chiesa unita del Cristo
(Kyódan) nel Giappone, prevista per il
mese scorso, ha dovuto essere rinviata
a causa delle difficoltà interne nell amministrazione di questa Chiesa. Da tre
anni, infatti, la Kyodan è m preda a
contrasti, per ciò che concerne sia la
sua organizzazione, sia anche per motivi teologici, il che ha provocato le
dimissioni di molti responsabili. In tal
modo la maggiore Chiesa protestante
nipponica continua a funzionare senza
il suo organo legislativo ufficiale, cioè
la sua assemblea generale, il suo sinodo.
~ Abbiamo ricevuto, con enorme ritardo
E postale (Luna, spedita il 27 ottobre da Ba= silea, ci è stata recapitata il 13 dicembre!),^
= queste due lettere relative al processo di
= Mattmark.
= ' Un lettore, da Basilea:
= Cari amici,
= Sulla prima pagina del numero 41 avete
= pubblicato un articolo di fondo del Pasto= re Dr. Paolo Ricca concernente la senten= za di Mattmark. Generalmente apprezzo
^ molto gli scritti di quell’autore ma questa
= volta non posso essere d’accordo. In primo
= luogo è veramente esagerato dire che con
= detta sentenza venne « calpestato il pove
S ro ». Non si trattava di danneggiare le vit= time della catastrofe ma di stabilire i re= sponsabili di questa sciagura. Il processo
= fu già fatto prima e malgrado certi dubbi
^ i giudici non potevano condannare gli in= gegneri perché non fu abbastanza chiaro
S che la catastrofe fosse prevedibile. Se aves= sero condannato questi dirigenti, non
= avrebbero avuto la certezza di colpire i
= responsabili veri. D’altronde non era. la
= Società stessa che aveva alloggiato la mag
= gior parte dei lavoratori nelle baracche
E distrutte dalla valanga di ghiaccio, bensì
= alcune altre ditte che dovevano eseguire
E certi lavori. Inoltre il terreno era stato
^ esaminato accuratamente e trovato sicuro.
~ j] vero problema è, d’altra parte, se per i
= superstiti e le loro famiglie ci si poteva
= aspettare qualche migliaia di lire di più.
= Questo era impossibile, perché le vedove e
= i fanciulli avevano già ricevuto quello che
= si poteva ottenere dalle Società di assicu
E razioni. Lo scopo di quel processo era met
= tere in prigione o punire in altro modo i
= dirigenti delle ditte in questione. La so
= praffazione sarebbe dunque di fronte a
E questi responsabili che hanno in parte già
= lavorato in altri impegni di questo genere.
S I poveri sono tutti quelli che hanno sofS ferto della catastrofe se non dal punto di
= vista materiale ma anche morale. Questa
= sciagura non ha certamente lasciato nes= sun implicato indifferente, ma catastrofi di
= questa natura accadranno sempre, malgra~ do tutte le misure di precauzione. Sono
— d’accordo che tutto si faccia per aiutare
= le vittime, ma questo non era un proces
= so civile, bensì penale. Dunque nessun di
E ritto fu calpestato, ma « in duhio prò reo ».
= Sarebbe interessante mettere a confronto
= queUo che si è fatto per i sinistrati del
= Vajont o delle regioni siciliane colpite dal
= terremoto. Che cosa gioverebbe ai sinistra= ti di Mattmark se qualche ingegnere fos= se messo in prigione?
= E. Kunzler-Koelner
= Un lettore, da Ginevra:
E Signori, ....
= mi sia permesso, in seguito agli articoli
i apparsi sulla sentenza di Mattmark, fare
= qualche considerazione.
= In primo luogo considero particolarmen
= te iniquo un processo nel quale si vedono
= le vittime sul banco degli accusati, le vit
= time condannate. La loro colpa, colpa gran1 dissima, è di essere vittime senza grandi
= conti in banca e senza valore elettorale.
= Ma la loro colpa è anzitutto di essere
H stati giudicati nello stesso cantone dove
= si era verificata la sciagura. Infatti il par= ticolarismo svizzero ha questa singolarità :
1 che su 22 (anzi 25) cantoni, nessuno ha
= le stesse leggi, gli stessi regolamenti. Nel
= l’uno potete esser perseguiti per concubi
naggio e puniti con pene assai severe, mentre altrove si adotterà un atteggianiento
evasivo; in un caloñe un incidente di circolazione, anche senza feriti, procurerà vari giorni di arresto, mentre in un altro la
morte di un pedone, causata da un’automobilista da strapazzo in stato d’ebbrezza,
non sarà punita c'ìe con una multa e un
lieve numero di giorni di prigione con la
condizionale. Questo ber dirvi com’è complesso il problema dèlia giustizia in questo
paese.
È quindi pericoloso generalizzare e fare
dell’affare Mattmark un affare svizzero,
mentre è un affare del cantone del Vailese, e di vedere nella sentenza data da alcuni Vallesani l’opinione di tutti gli Svizzeri. Come se, perché un Italiano ha avuto un incidente stradale, si considerassero
tutti gli Italiani cattivi guidatori.
Non sono d’accordo nel dire che questa
sentenza è indegna della Svizzera; è giusto
piuttosto dire che la sentenza è indegna del
Valiese. Non è che la 22“ parte del paese
e nulla dice che gli altri 21 cantoni siano
d’accordo. Andrò anche più lontano: se
questa questione fosse passata in giudizio
in un altro cantone, i risultati sarebbero
stati senz’altro assai diversi.
Vediamo ora la situazione del Valiese,
Stato indipendente, la cui popolazione era
ancora pochi anni fa essenzialmente agricola e che oggi ancora è, quasi al 10%,
conservatrice e cattolica. Questo Cantone
si è visto emergere dal sottosviluppo grazie alla costruzione di dighe, sempre più
grandi, sempre più alte, sempre più care.
A ogni diga il cantone e i comuni diventavano più ricchi, a ogni metro cubo di
cemento corrispondevano investimenti in
fatto di strade, d’infrastrutture che, chiusi i cantieri, rappresentavano un potenziale turistico considerevole.
Nelle prime dighe, gli stessi Vallesani
hanno trovato il lavoro che mancava loro.
Poi, sulla scia del fenomeno sopra descritto, hanno riconvertilo la loro attività all’industria alberghiera, al turismo, lasciando ad altri sventurati questi lavori duri.
Essi devono tutto a queste dighe, alle imprese che le hanno costruite e a quelle
che oggi le sfruttano. Come potrebbero
quindi giudicare con obiettività una questione come queUa di Mattmark, come potrebbero condannare i loro ex-padroni ai
quali devono la loro attuale prosperità?
Concediamolo, hanno almeno gratitudine,
se non equità.
Capendo il meccanismo che ha portato
alla sentenza, non si può fare altro, pur
rivoltati da quest’ingiustizia, che pregare
affinché lo Spirito Santo si faccia sentire
in una terra nella quale pur fioriscono
conventi e coitgregazioni religiose, e che
trasformi la mentalità del Valíese.
Nei giorni scorsi {n.d.r., la lettera è del
18 novembre) nel cantiere che costruisce
la diga di Emosson è risultato che gli operai non sono sempre trattati come uomini
liberi e la voce cattolica che si è levala,
quella del cappellano del cantiere, rischia
seriamente di dover tacere, presa di mira
dal potere "economico”, travolta da quelli
che hanno e che vogliono di più. Mammona sembra vincere, ma se tutti coloro
che servono Dio prendono posizione e si
oppongono, non c’c dubbio che la giustizia
potrà essere resa con serenità, proteggendo la vedova e l’orfano, anche se sono
stranieri. ,
Grato per l’attenzione, vostro in Gesù
Cfigto Jean Pierre Muston
Una lettrice, da Torre Pellice:
Caro direttore,
spero che avrà ricevuto altre approvazioni più autorevoli della mia, ma tengo
a dirle che il suo articolo Liberaci dal male mi ha allargato il cuore. Troppo spesso
ho udito dei valdesi colti e non, frequentatori dei culti, tutti d’accordo nel negare
l’esistenza di Satana. Non con la serietà
di persone fuorviate ma sincere, bensì con
il riso schernitore, con una tale sufficienza e superiorità da farmi prudere le mani
dalla voglia di chiuder loro la bocca, come
si fa con ragazzi fanfaroni. La pazienza
non è il mio forte, e lo confesso spesso a
Dio, chiedendogli di avere più pazienza
con me.
Non è dunque che avessi bisogno di conferma per credere da sempre, e sempre
più, nell’esistenza del gran nemico, causa
prima dì tutti i fallimenti della nostra vita miserella, che potrebbe essere e dare
infinitamente meglio. Ma ero toccata nel
sentirglielo confessare umilmente. La causa
di tutta la miseria, di tutta la sofferenza
fisica e morale, le ingiustizie che gridano
a Dio giorno e notte : « fino a quando.
Signore?! » — quante parole si sou versate
al riguardo... il mondo ne è marcio, ma
àll’atto pratico ciò ohe regna è l’egoismo
feroce, cristiani (?) e "mondani", cattolici
e protestanti, tutti a nozze. Creda, ho avuto molte occasioni di constatare l’ignavia e
la viltà del cuore umano, ad esempio quando ho avuto l’audacia di raccogliere offerte per le vittime della fame, delle bombe...
Da molto tempo sono tormentata da queste parole di Isaia (22: 12-14): «Il Signore, l’Eterno degli eserciti vi chiama in
questo giorno a piangere, a far lamento, a
radervi il capo, a cingere il sacco, ed ecco
che tutto è gioia, tutto è festa! Si ammazzano buoi, si scannano pecore, si mangia
carne, si beve vino... Ma l’Eterno degli
eserciti me l’ha rivelato chiaramente: ”.No,
questa iniquità non la potrete espiare che
con la vostra morte”, dice il Signore, l’Iddio degli eserciti ». Ne ho parlato intorno
a me, ne ho scritto a parenti e amici, nulla
li scalfisce, la cosa non li riguarda, dicono, riguardava il popolo d’Israele...
Il cuore è nell’angoscia per tutti questi
errori. Solo il ritorno di Cristo può metter
loro fine, e alla fine del suo scritto si avvertiva la certezza incrollabile di questo
ritorno. Grazie. U. P.
di aiuto allo sviluppo, sono stati attribuiti all’Istituto cristiano dell’Africa
australe (Johannesburg) — che persegue un intenso lavoro di riconciliazione
interraziale e di formazione — 75 mila
franchi.
La Chiesa cristiana coreana in Giappone ha deciso di far pervenire una
somma pari a 660 dollari al PLR. Questa decisione è stata presa in occasione della ventottesima assemblea generale recentemente tenutasi a Kyoto.
iiiiiiiiiifiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii"iiiiiiiiii
Le Chiese
e la situazione
sudafricana
I consiglieri giuridici della Chiesa
presbiteriana dell’Africa australe hanno dichiarato che il comitato esecutivo
era andato oltre alle proprie mansioni
votando il ritiro dal Consiglio ecumenico delle Chiese. Il voto del comitato
verrà tuttavia sottoposto aH’approvazione dei concistori e discusso nella
prossima Assemblea generale del settembre 1973.
II governo del Sudafrica ha annunciato che d’ora innanzi rifiuterà Tingresso nel suo territorio ai gruppi privati stranieri e a quegli imprenditori
che si interessano ai problemi del lavoro nelle ditte sudafricane.
Il libro « Saggi sulla teologia nera » pubblicato dall’« University Christian Movement », ora chiusa, è stato
proibito. Da notare che questo lavoro
era stato accolto con favore da due periodici della Chiesa riformata dei Paesi
Bassi e che il Consiglio sudafricano
delle Chiese aveva dichiarato al riguardo: « Consideriamo questa decisione
come una restrizione in quel paese di
un serio lavoro teologico ».
Il pastore M. Ihamaki, missionario luterano finlandese, ha testimoniato di numerose violazioni dei diritti
dell’uomo in Namibia verificatesi nel
periodo in cui egli era in servizio in
quel paese. Da allora è stato rimosso
dal suo posto. Nel passare da Ginevra,
egli ha dichiarato che era estremamente penoso sentire la gente raccontare
come la polizia cercasse di indurli colla forza a dire che la Chiesa e i missionari « erano fonte di problemi ». Ha
poi espresso la speranza che il nuovo
rappresentante delle Nazioni Unite in
Namibia dia ascolto a queste stesse testimonianze in occasione della sua visita in quel paese.
Il pastore Uwe Hollm, segretario
generale della Società delle missioni di
Berlino si è visto rifiutare un visto d’ingresso in Sudafrica benché Tanno precedente avesse ottenuto un « visto d’entrata limitato». Secondo lui, si tratta
di una nuova « limitazione sistematica
sempre maggiore delle possibilità di lavoro dei missionari stranieri ».
Il sinodo della Chiesa evangelica
luterana tedesca (per i bianchi) dell’Africa Sud-occidentale (Namibia) durante la sua recente riunione di Windhoek, ha adottato una risoluzione colla quale ha dichiarato che la lettera
aperta inviata Tanno scorso al primo
ministro Vorster (ndr.: la Namibia è
infatti « amministrata » illegalmente
dal Sudafrica) da due chiese luterane
nere, pur avendo parlato di problemi
di ordine politico, era tuttavia motivata da preoccupazioni religiose. Da parte sua, la Chiesa evangelica luterana
locale ha riaffermato con forza il suo
appoggio alla lettera aperta, dicendo
in modo particolare che gli uomini di
chiesa neri avevano elevato la loro voce per « parlare chiaramente della
reale situazione e delle condizioni di
vita del paese ».
(soepi)
Questo scritto mi ha fatto piacere, nella
’’carne”; nello Spirito mi ha messo in sana confusione, chi sono io per osare dire,
scrivere rivolto a sorelle, fratelli di fronte
alla cui sofferta battaglia di fede, di speranza e di amore sono una molle recluta?
G. C.
Abbiamo
ricevuto
Abbiamo ricevuto (e trasmesso) dalla
Comunità riformata di Heerbrugg (S. Gallo), a mezzo del past. Eugenio Pecorarol.
L. 15.000 per l’Istituto « Artigianelli » di
Torino e L. 15.000 per la Casa « La Noce »
del Servizio Cristiano di Palermo.
Grazie.
I Presbiteriani
I nel Ruanda
E Momentaneamente in una situazione
= di relativa pace, a differenza del conti= guo Burundi e delTUganda irrequieta,
= la Chiesa presbiteriana del Ruanda è
= in fase dì espansione: negli ultimi an= ni i suoi membri sono quasi quadru= plicati, passando da 5.000 a oltre 19.50(),
= mentre il numero delle chiese costitui= te saliva da 7 a 22 e quello dei pastori
= da 4 a 16. Una parte di quest’aumento
= è dovuto alTafllusso di profughi dal
= Burundi, dopo i massacri degli hutu
= da parte dei tutsi; si deve però notare
= che solo una piccola parte dei Burun= diani protestanti sono presbiteriani o
s riformati, la maggioranza è battista.
1 Alla redazione di questo numero
= hanno collaborato Renzo Bertalot,
E Lalla Conte, Giovanni Conte, Sergio
E Nisbet, Roberto Peyrot, Berta Su~ bilia, Elsa e Speranza Tron.
4
pag. 4
N. 51 — 22 dicembre 1972
Il Consiglio della FCEi
II Consiglio della FCEI, dopo gli ultimi
movimenti, risulta così composto;
Giunta: Presidente: past. Mario Sbaffi; V.
Presidenti: past. Piero Sensi, past. Aldo Comba; Segretario: past. Salvatore Ricciardi; Cassiere: past. Alberto Saggese.
Membri ; battisti: past. Paolo Spanu, past.
Massimo Romeo, dr. Soriana Frattini; metodisti: past. Sergio Aquilante, dr. Fulvio Rocco, prof. Giorgio Spini; valdesi; sig.ra Lenuccia Costabel, dr. Daniele Rochat, past. Alfredo Sonelli, past. Neri Gìampiecoli.
•yif La Federazione regionale della Lombardia, rimasta priva del suo presidente in seguito all’elezione del past. Aldo Sbaffi di Milano aUa moderatura della Tavola Valdese,
dovrà, neUa sua prossima assemblea, eleggere
un nuovo presidente; la carica è stata assunta interinalmente dal dr. Sergio de Ambrosi;
è la prima volta che la presidenza di un organo federale è affidata a un laico.
il;- L’8 dicembre si è svolta a Bari la seconda assemblea della Federazione regionale apulo-lucana; all’o.d.g. la discussione dell’operato della Federazione dalla sua costituzione,
nel 1970, il piano di lavoro per il prossimo
biennio e l’elezione del nuovo Consiglio.
ir L’ultimo numero del nev, il bollettino
del Servizio stampa della FCEI, è in larga
parte dedicato a offrire una documentazione
sul Programma di lotta al razzismo del CEC.
Lo si può richiedere al Servizio, Via Firenze
38, 00184 Roma.
Notiziario Evangelico Italiano
TV, razzisino e obiezione di coscienzo:
SU questi temi l’attende
del Censieiìo della FCQ
Roma (NEV) — L’avvio della rubrica televisiva protestante, l’obiezione
di coscienza e il razzismo: su questi
tre temi si è incentrata l’attenzione del
Consiglio della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia nel corso della sua ultima riunione, svoltasi a Roma il 27 e 28 novembre scorsi. Tre temi richiamati direttamente all’attenzione del Consiglio da scadenze precise: la partenza della rubrica televisiva,
infatti, è ormai prossima e proprio nei
giorni immediatamente successivi alla
riunione dell’organismo federale sarebbe iniziata al Senato la discussione
del progetto di legge Marcora sulla
obiezione di coscienza, a più riprese
criticato dalla Federazione per il suo
carattere apertamente punitivo nei
confronti degli obiettori. Negli stessi
giorni, inoltre, il Consiglio Ecumenico
aveva rilanciato il suo Programma di
COM’E’ NATA, COME SARA’
La rubrica televisiva " Prutestantesiino
II
La possibilità di una presenza evangelica alla televisione « qualche anno
fa... era considerata come una realizzazione auspicabile, ma oggi essa deve
essere considerata come una richiesta
che ci può essere rivolta da un momento all’altro »; così si esprimeva nel
novembre 1967 uno dei documenti dell’Assemblea costituente della Federazione, a Milano, e proseguiva affermando che « sarebbe colpevole da parte
nostra non essere nelle condizioni di
accogliere tale richiesta »: di qui l’esigenza sentita daU’Assemblea costituente di organizzare un Servizio StampaRadio-Televisione, incaricato precisamente di mettere in grado il protestantesimo italiano di rispondere a quella
richiesta quando fosse venuta.
Appunto su quella linea si collocano
i due convegni studio organizzati a
Ecumene nel settembre 1970 sui problemi della nostra presenza in radiofonia, e nel giugno 1971 sui problemi
televisivi. Scopo di quest’ultimo convegno era — come dire un documento
preparatorio — quello di favorire fra
gli evangelici una riflessione comune
per avere le idee chiare qualora « si
dovesse cominciare presto — come ci
auguriamo — questa nuova prospettiva di testimonianza ».
In pari tempo la Federazione provvedeva a preparare un suo personale
inviando in soggiorno di studio all’e
S\ RICORDI;
Giovedì 4 gennaio
alle ore 18,30
sul II canale TV
prima trasmissione
di «PROTESTANTESIMO»
1973
stero due persone, Giovanni Ribet presso la televisione svizzera a Ginevra nei
mesi di settembre-febbraio 1970-71 e
Renato Malocchi presso la World Association for Christian Communication
a Londra, nel semestre invernale 19711972. Per potenziare ulteriormente il
Servizio Stampa - Radio - Televisione
il past. A. Comba veniva posto a disposizione della Federazione assumendo (insieme ad altri incarichi) la funzione del Segretafio del Servizio, a
partire dall’ottobre 1971.
Nel novembre di quello stesso anno
aveva luogo un primo contatto del
nuovo Segretario con il Servizio Scienze Umane e Religiose della Rai-TV. Nel
febbraio 1972 il Presidente e il Segretario della Federazione venivano ricevuti dal Direttore Generale della Rai-'TV
che assicurava il suo interessamento
alla soluzione dei problemi relativi all’inizio di una rúbrica televisiva evangelica. Alla fine della primavera alcuni
articoli comparsi su Nuovi Tempi, su
Sette Giorni e su Panorama davano
motivo di pensare che la rubrica potesse essere avviata in autunno.
In autunno poi si veniva a sapere
che le trasmissioni pomeridiane sul secondo canale avrebbero avuto inizio
con il 1973, risultandone condizionata
nello stesso senso anche la rubrica
evangelica.
•k ic -k
L’apertura della rubrica evangelica
pone in maniera concreta il problema
(per cui era stato convocato il convegno di Ecumene 1971) dei rapporti tra
la predicazione evangelica e la televisione. Nei limiti di una rubrica delle
dimensioni di 15 minuti si è ritenuto
di dover dare massimo spazio al messaggio biblico presentato nel quadro
delle comunità evangeliche reali che lo
credono e lo predicano e cercano di
renderne testimonianza con la loro vita concreta. La presentazione delle comunità evangeliche in rapporto all’assolutezza del messaggio biblico non ri
schia di dare a tale presentazione una
fisionomia trionfalistica, mentre d’altra parte il messaggio biblico non viene presentato in modo astratto, a puro
livello di enunciati (sia pur con il corredo di immagini), ma viene mostrato
all’opera nella vita delle comunità che
ad esso si richiamano. In questo modo
si vuol cercare di dare a qualsiasi telespettatore, evangelico o non, la possibilità di percepire il carattere di questo modo specifico di vivere la fede
cristiana, che è il modo protestante, e
in ciò ci si ricollega (e tale collegamento può venire anche esplicitato) al
protestantesimo mondiale, di cui i protestanti italiani sono e si sanno parte
integrante. La trasmissione protestante può quindi assumere il significato
di un servizio reso a tutti gli italiani,
la cui maggioranza non ha nella propria cultura nessun legame con il protestantesimo, non avendo l’Italia praticamente conosciuto la Riforma per
esperienza storica propria.
* * *
La preparazione della rubrica, per
quanto riguarda i contenuti, ha consistito prima di tutto nella scelta di alcune tematiche di fondo (la sovranità
della Parola di Dio, la concezione riformata della chiesa, la visione protestante dell’ecumenismo, la confessione della fede nella realtà concreta ecc.) alle
quali si è cercato di dare il taglio adatto a uno spazio televisivo di un quarto
d’ora, ed una illustrazione attinente alla vita delle comunità e calibrata secondo le effettive possibilità della rubrica. Il quarto d’ora in genere impedisce la realizzazione delle discussioni
e dei dibattiti di una certa ampiezza e
richiede che le eventuali interviste abbiano un ritmo piuttosto rapido, il che
non si attaglia a chiunque nè a qualunque tema; d’altra parte il costo dei
filmati originali ne richiede un uso
prudente e moderato: non sarà possibile presentare in breve tempo sul video tutte le comunità evangeliche: soprattutto nei primi mesi di avviamento della rubrica la relativa scarsità di
filmati originali potrà farsi sentire,
non solo per le già dette ragioni di costo, ma anche per il tempo richiesto
della preparazione stessa dei filmati.
Se infatti a livello delle idee la preparazione ha potuto essere fatta nel corso di vari mesi, a livello pratico (sopralluoghi e realizzazione di filmati) ci
si è potuti muovere soltanto dopo la
decisione ufficiale della data di partenza della rubrica, ossia in pratica sette
o otto settimane prima dell’andata in
onda.
* * *
Come tutte le trasmissioni televisive,
anche la rubrica « Protestantesimo » è
promossa, realizzata e appartiene alla
RAI. Ciò non va dimenticato, anche se
la giusta e legittima tendenza dei protestanti a identificarsi con tutto ciò
che è evangelico o protestante ci indurrà a considerarle come la « nostra rubrica ». Se dal punto di vista giuridico
la RAI è in tutto e per tutto proprietaria della rubrica, sul piano dei rapporti concreti essa ha chiesto alla Federazione delle Chiese Evangeliche di
assicurare la consulenza teologica e
una larga collaborazione a livello dell’ideazione, scegliendo d’altra parte cornee curatore una persona che godesse
da un lato la stima della RAI per le
sue capacità professionali e d’altro lato la fiducia degli evangelici per la sua
capacità di evangelico professante. La
funzione del Servizio Stampa-Radio-Televisione della Federazione è quindi
quella di offrire dei temi, delle idee,
delle proposte e di garantire una consulenza sul piano teologico; sul piano
decisonale la RAI mantiene il controllo di questa come di tutte le altre sue
rubriche.
Il Servizio
Stampa-Radio-Televisione
della F.C.E.I.
?■'
lotta contro il razzismo, invitando le
chiese-membro a contribuirvi.
Altri terni di un certo interesse figuravano poi nel nutrito ordine del giorno della riunione, nel corso della quale i membri del (Consiglio hanno dovuto prendere atto delle dimissioni dalla
Giunta, di cui era vicepresidente, del
past. Giampiccoli (che resta però in
forza al Consiglio), il quale, avendo assunto la conduzione delle comunità di
Ginevra e Losanna, non era più in grado di seguire con la dovuta assiduità
i lavori della Giunta. Alla carica di vicepresidente della Federazione è stato
quindi chiamato il .past. Aldo Comba,
che finora aveva svolto l’incarico di
segretario della Giunta, incarico che il
Consiglio ha affidato a Salvatore Ricciardi.
Dopo aver analizzato l’attività e le
prospettive dei diversi Servizi in cui
si articola la Federazione, e dopo aver
analipato il capitolo delle finanze, il
Consiglio si è soffermato sui problemi
della tortura nelle prigioni e della
guerra tecnologica, decidendo di prospettare al Consiglio Ecumenico l’opportunità di promuovere delle azioni
rivolte da una parte a sensibilizzare le
chiese-membro su questi temi e dall’altra a intervenire a livello internazionale per combattere queste forme
di efferatezza tipiche della nostra
epoca.
Diamo, di seguito, suddiviso per temi, un più dettagliato resoconto della
seduta del Consiglio.
SERVIZIO STAMPA
RADIO TELEVISIONE
Servizio Stampa, yalutando l’attività del NEV, il Consiglio ha accolto favorevolmente la linea sulla quale è
stato impostato il bollettino. Il Consiglio ha accolto dunque il concetto di
pubblicare dei NEV come bollettino
ogni due-tre mesi, a seconda degli avvenimenti e della documentazione disponibile, salvo a fare occasionali comunicati-stampa quando se ne presenti la necessità. Una parte del bollettino sarà di documentazione (possibilmente incentrata sulle attività e sulla
funzione della Fe4erazione) mentre
un’altra parte sarà .più propriamente
di notiziario. Riguajldo al lancio del
bollettino nelle comunità, il Consiglio
ha formulato alcuiie indicazioni pratiche; il NEV (notizie evangeliche) si
potrà ricevere dietro l’invio di un’offerta volontaria. ¡
Servizio Radio! La Federazione organizzerà per il prossimo febbraio un
corso per predicatori alla radio: il corso si svolgerà a Roma e sarà organizzato nei suoi dettagli dal Servizio Radio. Lo scopo di questa iniziativa è
quello di preparare sul piano tecnico
(con esercitazioni pratiche sul modo
di utilizzare al meglio il mezzo specifico della radio) alcuni tra i predicatori che verranno chiamati a portare
il loro messaggio nella rubrica de II
Culto Evangelico. L’intenzione del Servizio è quella di trovare per il cultoradio un linguaggio e una formula che
raggiungano più direttamente e personalmente il vastissimo uditorio del culto radiotrasmesso. Il Consiglio ha
quindi analizzato l’attuale struttura
del giornaletto quindicinale che riporta le meditazioni tenute alla radio, consigliando il Servizio di migliorarlo graficamente e rallegrandosi per l’abbondante corrispondenza di carattere evangelistico instaurata con gli ascoltatori
del culto-radio. Il Consiglio ha inoltre
approvato le nuove sperimentazioni
che vengono fatte, quali, ad esempio,
quella in corso, consistente nella preparazione collegiale di una serie di
culti, svolta dai pastori della Lombardia.
Servizio Televisione. La riunione del
Consiglio è venuta a cadere proprio
nel momento in cui il Servizio è impegnatissimo nella preparazione dei
primi numeri della rubrica televisiva
« Protestantesimo » che, come è ormai
noto, andrà in onda tutte le settimane,
sul secondo canale, alle 18,30, a partire dal prossimo 4 gennaio. Il Segretario del Servizio, past. Comba, ha descritto i primi numeri della rubrica,
così come erano stati concepiti, ricevendone una approvazione di massima. Da parte sua, il Consiglio ha suggerito al Servizio di impostare la rubrica su due temi-chiave: la Bibbia e
la comunità. Soprattutto, i membri del
Consiglio hanno insistito sulla necessità di presentare il volto del protestantesimo italiano, espresso dalle comunità, dalla loro vita, dalla loro testimonianza. Tale esigenza non potrà essere interamente soddisfatta aH’inizio
per la carenza di materiale filmato; il
tempo e le ingenti somme richieste
per la realizzazione di filmati originali
condizioneranno comunque questo
aspetto della rubrica.
OBIEZIONE DI COSCIENZA
Il Consiglio, anche in considerazione del fatto che, nello stesso momento in cui si svolgeva la seduta, il Senato iniziava la discussione sul progetto di legge Marcora suU’obiezione
di coscienza, e facendo seguito a precedenti prese di posizione della Federazione stessa a favore degli obiettori,
ha approvato il seguente ordine del
giorno:
Il Consiglio della Federazione delle Chiese
Evangeliche in Italia, nella sua sessione del
27-28 novembre 1972, richiamandosi alle posizioni espresse in diverse occasioni e da numerose chiese e organismi evangelici italiani,
fa presente l’esigenza che la legislazione sull’obiezione di coscienza attualmente in discussione al Senato della Repubblica rispecchi
criteri in base ai quali :
а) non si discrimini tra le diverse motivazioni dell’obiezione di coscienza;
б) si offra effettivamente al cittadino la
possibilità di scegliere, su un piano di parità,
tra servizio militare e servizio civile;
c) Si fissino per il servizio civile condizioni non più pesanti e durata non maggiore di quelle del servizio militare;
d) Si istituiscano forme di servizio civile gestite da organismi indipendenti dai dicasteri militari, senza fini di lucro e a favore
della parte più povera della popolazione del
nostro 0 di altri paesi .
Roma, 29 novembre 1972
RAZZISMO
Il Consiglio ha preso in esame il problema del razzismo. Su questo argornento, è stato approvato un ordine del
giorno (che pubblichiamo integralmente nella documentazione) di vibrata denuncia di questa « drammatica
realtà ». A questo proposito, nel documento, il Consiglio afferma di ravvisare « in ogni forma di razzismo la disumana negazione non solo dell’Evangelo, ma anche della comune dignità
dell’uomo ». In base a queste considerazioni ed al fatto che, come osserva
il documento, le nostre chiese, in quanto parte del mondo occidentale, sono
« direttamente contraddette nella loro
testimonianza all’Evangelo ». dalla stessa realtà del razzismo, il Consiglio ricorda alle comunità l’appello rivolto
dal Consiglio Ecumenico con il Programma di lotta al razzismo ed invila
tutte le chiese a dibattere l’argomenlo
ed a testimoniare « praticamente il loro impegno a favore del Programma
di lotta al razzismo ».
FINANZE
Dopo aver analizzato il bilancio di lla Federazione nelle sue diverse coi"ponenti, il Consiglio ha deliberato (a
inviare al Consiglio Ecumenico deba
Chiese un contributo da devolvere
favore del Programma di lotta al raz
zismo. Successivamente è stato decso di devolvere un secondo contribuì;)
a favore della difesa giuridica degli
obiettori di coscienza.
PROSSIMA ASSEMBLEA
Il Consiglio ha fissato la data di convocazione della prossima Assemblea
della Federazione nei giorni 1-4 novembre del prossimo anno. Per quan
to riguarda la località, sono state faite alcune proposte con preferenza pc '
una città del meridione, ma la dee;
sione ufficiale è stata rinviata alla si
duta di febbraio. Il Consiglio ha inoltre deciso di fare in modo che il suo
rapporto all’Assemblea, almeno nella
parte delle considerazioni generali, sia
disponibile per l’inizio della prossima
primavera, in maniera che le comunità siano in grado di discuterlo ampiamente prima dell’Assemblea.
lllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllHIllllllllNIIIIIillillllllll
All’estremità di Sampierdarena attendono testimoni di Gesù, il Cristo
Nella “roulotte" degli Tzigani
È una serataccia: piove a dirotto!
Nella zona estrema del porto di Sampierdarena la luce è scarsa. Mescolate
a vecchi camion si intravvedono cinque
’’roulottes” di Tzigani spagnoli; nella
prima che vedo, incontro alcune sorelle battezzate di Spirito Santo e presenti
al nostro culto la domenica prima, con
un messaggio del caro fratello Vincenzo Buso di Venaria Reale. Mi accolgono
con la gioia travolgente dei piccoli fanciulli; dopo i saluti una giovane sposa
mi dice: « pastore, il mio bimbo è gravemente malato; può venire a pregare
per lui? » Ci avviamo verso la "roulotteinfermeria”, dove giace un bambino,
dal volto bianchissimo e divorato dalla
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiii
A CINISELLO
La scuola media serale
gestita dal Centro
« Jacopo Lombardini »
Roma, novembre (NEV) - La scuola media
serale gestita dal centro « Jacopo Lombardini » di Cinisello Balsamo ha ripreso in pieno
la sua attività con l’inrzio del nuovo anno
scolastico. Gli iscritti al primo anno, anche
questa volta, hanno fatto registrare una cifra
record: oltre 60. Nel secondo ed ultimo anno
del corso, gli iscritti sono 35 e vi è la fondata
speranza che tutti o qua.si portino a termine
il corso e si pres-cntino agli esami di licenza.
Lo scorso anno scolastico ha avuto un esito quanto mai positivo: tutti e 26 gli allievi
che si erano presentati alla se.ssione estiva
degli esami hanno ottenuto la licenza media,
alcuni addirittura con la menzione di ottimo.
Come noto, l’opera di Cinisello è fondata
sul lavoro della comune, che ne assicura la
vita, assumendosi il compito di curare la preparazione, in un ambiente di operai immigrati, ad una migliore dignità e coscienza sociale. Significativo è il fatto che un buon
numero degli allievi, una volta giunti alla
fine del corso di studio, continui a collaborare al lavoro comune dell'opera, spesso caricandosi dell’insegnamento alle prime classi.
febbre; si prega insieme ed impongo le
mani nel clima della fede dei figlioli
del Regno; più tardi il bambino è sfebbrato. Dio risponde ancora alla richiesta degli umili.
La « mare granda »
Si rientra nella roulotte delle riunioni. La più anziana del gruppo, la « maro granda » è al centro; mi domanda di
spiegare qualcosa della Bibbia. Parlo a
creature che non sanno nè legere nè
scrivere; eppure mi seguono con gli occhi, col cuore; ogni tanto mi interrompono: « Pastore, possiamo anche pregare fuori della "roulotte”? »; « Pastore, il Signore esaudisce tutte le nostre
preghiere? ». Le domande si susseguono; chi non comprende traduce, come
le moderne interpreti, nella lingua « tzigana ». Poi viene il momento del canto:
con la bocca, con le mani, coi piedi,
con tutto l’essere loro gli tzigani fanno
salire le loro lodi al Signore, felicemente irrispettosi della "sacralità” dei canti "religiosi”, perché tutto è sacro alla
presenza di Dio: non ci sono canti sacri, nè innario sacro perché, fedeli all’evangelo più di noi, ritengono che tutta la vita appartiene al Signore e non
v’è posto per canto sacro e popolare,
non v’è posto per festa religiosa e festa
popolare, non v’è posto per il culticino
natalizio e poi la « débauché » dopo il
culto.
Seminatori illetterati
Una tzigana mi domanda del materiale per diffondere la Parola di Dio; è
felice di ricevere una Bibbia in italiano. Non ho bisogno di chiedere lo scopo della richiesta; lei stessa mi annunzia: « Potrò far leggere l’Evangelo ad
altri nella nostra "roulotte”. Benedetti
ultimi che non vi vergognate del proselitismo, cioè di raccontare agli altri
quello che Gesù ha fatto per voi.
E tardi: la « mare granda » si alza ed
è il segnale per sciogliere l’adunanza.
Mentre m’avvio un ragazzo d’un’altra
roulotte mi chiama: « Venga da noi
per parlaci di Gesù ». Nella nuova casa
tzigana, circondato da bambini ormai
assonnati, si parla ancora dell’evangelo,
si ricorda l’opera della conversione dei
primi battezzati. Il nome di Lecossec,
l'apostolo degli Tzigani è ricordato con
venerazione; attualmente egli è in India, mentre i suoi collaboratori sono
in missione in altre parti del mondo
alla ricerca degli altri tzigani. L’evangelo dev’essere portato fino alle estremità
della terrà. La rivista « vie et lumière »
è ricca di notizie dell’opera stupenda
compiuta dai novelli discepoli del Signore.
* * *
Cristo è vivente: questo è il motto
dei neo-convertiti. Cristo è vivente e
perciò guarisce, perdona, dona la gioia,
ci mette in movimento verso gli altri.
Cristo è vivente anche per le nostre
comunità assonnate, affinché anch’esse
riscoprano il Signore che ci chiama.
Ai crocicchi delle strade del mondo
creature stanche e sfinite attendono il
nostro invito per entrare nella sala del
convito e gustare il pane della vita donatoci da Cristo, il risorto.
Gustavo Bouchard
Precisazione
Nel n. 47, nel primo degli articoli « Taccuino di viaggio nel sud » scritti da Gustavo
Bouchard, per una spiacevole svista redazionale è stato dato all’intero articolo il titolo
che in realtà riguardava soltanto il primo paragrafo del medesimo : A ISapoli con i fratelli delle Chiese cristiane libere. L’autore delI articolo ci prega di rettificare, notando che il
motivo fondamentale era stato l'invito a partecipare al Congresso della Chiesa Apostolica in
Italia, a Napoli appunto; in quelLoccasione vi
era stato pure il contatto con le Chiese libere.
A sua volta il Consiglio nazionale della Chiesa Apostolica in Italia ci prega di precisare
quanto sopra e che « le attività della Chiesa
Apostolica e il suo 15° convegno di studio in
modo particolare, non sono per nessun motivo e a nessun livello in relazione con le Chiese Libere di Napoli o di altrove ì>, come poteva sembrare dalla titolazione deH*artico]o
i l questione, per la quale ci scusiamo con
tutti. ’ red.
5
22 dicembre 1972 — N. 51
pag. 5
NEL QUARTO CENTENARIO OELLA MORTE 01
JOHN KNOX, RHormatore scozzese
Un “non posso altrimenti,, vissuto in terra dì Scozia
Il 24 novembre scorso ricorreva il quattrocentesimo anniversario della morte del Riformatore scozzese John
Knox, anniversario che la Chiesa di Scozia ha ricordato con ragione, con una serie di manifestazioni alle quali
il Moderatore Aldo Sbaffi ha rappresentato la Chiesa Valdese. Senza ripetere quanto avevamo già scritto nell’ottobre 1960, in occasione del quarto centenario della Riforma in Scozia, desideriamo dare ai nostri lettori alcuni
cenni essenziali sulla vita e l’opera del Riformatore e sulla situazione nella quale egli ha svolto la sua attività.
Speriamo così far apparire tutta l’attualità di una personalità quale quella di Knox.
■ La Scozia e là Riforma
La Riforma scozzese è naturalmente
legata intimamente al più vasto movimento scatenato da Lutero, da Calvino e dai loro seguaci.
Il primo martire scozzese della Riforma fu Patrick Hamilton, colpevole
di aver contratto il « morbo » riformato all’Università tedesca di Marburgo,
in Germania. Di lui, John Knox scriverà; « I raggi splendenti della vera luce che era stata posta nel suo cuore
dalla grazia di Dio, cominciarono a
gettare dei bagliori tutt’attorno con
estrema abbondanza, tanto in pubblico
quanto in privato ». Ma ciò non durò
che pochi mési. Invitato ad esporre la
sua dottrina dinanzi all’arcivescovo di
Uno dei più antichi ritratti
di Knox, unHncisione di Hondius
St. Andrews e convinto di eresia, il
giovane (aveva venticinque anni) venne arso, di fronte al Collegio del quale
era .stato alunno, il 29 febbraio 1528.
Ciò non fece che dare maggior forza a
quanto egli aveva annunciato durante
il-suo bravissimo ministerio.
Le idee della Riforma erano però già
penetrate in Scozia in altro modo. Ad
Aberdeen, alcune persone erano riuscite a procurarsi gli scritti di Lutero e
ne accettavano le affermazioni essenziali. A St. Andrews ed a Leith venivano vendute copie del Nuovo Testamento inglese del Tyndale (edito nel 1526),
contrabbandate dal continente ad opera di alcuni commercianti.
L’opinione pubblica
SI desta
Nei 1543, sotto la spinta dell’opinione
pubblica, il Parlamento finì col concedere l'uso della Bibbia in inglese. Il che
faceva scrivere allo Knox: « Si potè allora vedere la Bibbia sulla tavola di
quasi tutti i gentiluomini. Il Nuovo Testamento veniva portato in mano da
molti un po' dappertutto ». Quanto agli
scritti satirici del Lindsay, nei quali
egli mostrava il posto preso dal Nuovo
Testamento nella vita e nel nuovo atteggiamento del popolo di fronte alla
corruzione ed all'inadeguatezza della
Chiesa ufficiale, Walter Scott afferma
che essi « ruppero le chiavi a Roma ».
Dal canto loro, i fratelli Wedderburn
Questo bassorilievo,
che si trova anchoesso nel Muro della Riforma. a Ginevra,
mostra John Knox
nell'atto di predicare
nella chiesa di SaintGiles. a Edinburgo.
con un vigore che un
partecipante ha così
commentato: »La voce di un uomo solo è
capace di metterci in
corpo piu vita di cinquecento trombe risuonanti senza soste
nelle nostre orecchie ».
pubblicarono delle « ballate » contenenti dei salmi, degli inni luterani, dei
canti popolari con riferimenti religiosi e degli insegnamenti conformi ai
princìpi della Riforma.
Vari altri martiri dovevano tuttavia
ancora pagare con la vita la loro fedeltà all’Evangelo fino al 1558. Tra di
essi il riformatore Giorgio Vishart al
quale John Knox era stato profondamente legato.
Ma chi era John Knox?
John Knox 1505-1572
Il nostro era nato ad Haddington nel
1505, ai tempi del re Giacomo V, in
una famiglia di non grandi mezzi, che
seppe tuttavia trovare il modo di far
studiare il figliolo in vista del sacerdozio. Lo troviamo più tardi nella casa di
un « laird », signorotto terriero, nelle
vesti di precettore dei bambini.
Quando Giorgio Wishart giunge nella contrada, il nostro si unisce a lui ed
ha l’onore di custodire uno spadone
da maneggiare a due mani, che era
evidentemente considerato indispensabile per garantire un minimo di sicurezza al riformatore. Subito dopo l’esecuzione di Wishart, Knox si unisce ai
protestanti che si sono impossessati
del castello di St. Andrews. Questo subisce l’assedio delle truppe francesi (il
trono scozzese non è in quel momento che un’appendice di quello francese) e Knox assume l’incarico di cappellano degli insorti e li incoraggia a
resistere con parole infuocate. Ma le
forze sono troppo spropc»'zionate e gli
assediami hanno la meglio. Il futuro
riformatore segue così la sorte dei
suoi amici ed è condannato a servire
sulle galere francesi. Vi sarebbe senza
dubbio rimasto fino alla morte se, un
anno e mezzo dopo, uno dei numerosi
cambiamenti di situazione politica di
quel tempo non l’avesse rimesso in libertà, col corpo segnato dallo sforzo
ma con la volontà più chiara di continuare ad appoggiare la Riforma con
tutte le sue forze.
Soggiorno in Inghilterra
Ed ecco il nostro di ritorno non in
Scozia ma nell’Inghilterra di Edoardo VI, favorevole alle nuove tendenze
evangeliche. Knox diviene uno dei cappellani del re e, tra quanti vorrebbero
mantenere tutto ciò che è possibile
conservare del passato e quanti vogliono ogni cosa nuova, sceglie questi ultimi.
La cattolicissima Maria Tudor sale
però ben presto al trono al posto del
giovane re. Knox ed i suoi seguaci devono rifugiarsi in Svizzera. A Ginevra,
il Riformatore scozzese scopre « la
più perfetta scuola di Cristo che ci sia
mai stata sulla terra dai giorni degli
Apostoli » ed in Calvino un « singolare
strumento di Dio ». I rifugiati inglesi.
e scozzesi trovano in lui un pastore.
Ma nel 1555 il nostro è dinuovo in
Scozia, dove si ferma per nove mesi
e dove, constatati i progressi della causa riformata, incoraggia senza sosta i
suoi uditori ad abbandonare il romanesimo. Da quel momento, pur se ritorna a Ginevra, il nostro riceve appelli su appelli dai suoi compatrioti:
deve tornare nel suo paese e mettersi
alla testa dei riformati.
1559 - Il dado è tratto
Tornato in patria nel 1559 John Knox
vi trova uno stato molto vicino alla
guerra civile. Maria di Guisa, che è
reggente per la figlia Maria Stuarda,
andata sposa ancora quasi bambina al
re Francesco II di Francia, ha adottato una politica filo francese e filo cattolica. I riformati scozzesi guardano
quanto a loro con assai maggior favore all’Inghilterra protestante della regina Elisabetta. Lo scontro è inevitabile e si risolve con l’intervento dell’esercito inglese che attacca le guar
nigioni francesi, subito dopo la morte
di Maria di Guisa. I francesi abbandonano così ad un tempo la Scozia ed
ogni speranza di regnarvi effettivamente un giorno.
Quanto a Knox, egli non perde tempo. L’appassionata convinzione con cui
proclama la necessità e l’urgenza di
prendere posizione in favore della Riforma, la sua voce, il suo linguaggio
profondamente biblico, la sua energia
e la sua personalità fortissima conquistano gli uditori che dicono; « la voce
di quelTunico uomo riesce a mettere
più vita in noi in un’ora che cinquecento trombe che squillino alle nostre
orecchie ». E la Riforma avanza a grandi passi.
Certo, non tutti sostengono il prote
stantesimo per motivi limpidi. I nobili
pensano in parte alle belle terre ecclesiastiche che potranno incamerare ed
alla rinnovata influenza che avranno
nel paese, la folla gioisce all’idea di
umiliare i rappresentanti di quella
Chiesa che li ha troppo spesso taglieggiati ed oppressi economicamente e
spiritualmente parlando.
Non mancano anche quanti pensano
che John Knox sia troppo estremista
troppo incline a « colpire tutto alle
radici », né questi si sogna di nascondere che non è amante del compromesso e delle mezze misure.
Tuttavia, come scriveva lo Henderson, « è importante di insistere che la
Riforma fu veramente la Riforma, ed
il suo successo fu dovuto non all’opera di cospiratori mossi da interessi
egoistici od a quella di una folla senza
legge » ma di un uomo di Dio, John
Knox.
In tal modo, il popolo di Dio si abituò a leggere devotamente la Bibbia,
a cantare i salmi, ad essere guidato
nella sua vita morale da anziani la cui
pietà ed esperienza destava rispetto,
ad ascoltare la predicazione in linguaggio comprensibile a tutti ad opera di
uomini degni di lede e dotati di autorità spirituale. E sempre più si diffondeva la comprensione della vita cristiana come ubbidienza concreta di ogni
credente alla volontà di quel Salvatore che si era mostrato altrettanto^ concretamente interessato alla sua vita.
La Chiesa riformata
C’era ancora molto lavoro da fare perché la Chie.sa di Scozia si potesse considerare una Chiesa riformata.
Fu necessario che il Parlamento abolisse l’uso della mossa in latino, respingesse il sistema episcopale, approvasse una Confessione di fede (la Confessione Scozzese). Quest’ultima, di stampo nettamente calvinista, venne adottata nel 1560. Sei pastori avevano lavorato alla sua stesura, tutt’e sei portavano il nome dì John: John Knox,
John Row, John Spottiswoode, John
Winram, John Douglas, John Willock.
Questa confessione di fede è stata descritta come « la calda espressione del
cuore di un popolo ». È in effetti un
manifesto stilato « a caldo », carico del
sapore della lotta e della gioia dell’Evangelo infine ritrovato. In essa i protestanti scozzesi si confessano membri
di quella Chiesa che « racchiude gli
eletti di tutti i tempi, di tutti i regni,
nazioni e lingue », sul fondamento
esclusivo del messaggio biblico.
Così Knox era riuscito a fare della
Scozia, con l’aiuto di Dio, una nazione
calvinista, « nei limiti in cui ciò era
possibile senza espellere tutti i dissenzienti », scrive il Bainton.
Potremmo aggiungere: nei limiti in
cui non era possibile espellere la regina dal collo duro, Maria Stuarda. Essa era infatti ritornata in Scozia nell’agosto 1561. Vedova a diciotto anni
del re di Francia, fervente seguace della Chiesa romana, abituata a considerare con disgusto i protestanti, era
tornata colla ferma intenzione di eliminare la Riforma. Non dimentichiamo che era stata presente, pochi mesi
prima, al castello di Amboise, quando
centinaia di protestanti francesi erano
stati massacrati nel cortile, impiccati
ai balconi o annegati nella Loira.
Ma Knox non voleva neppure sentirne parlare e le sue continue schermaglie con la regina sono passate alla
storia. Egli era infatti nettamente dell’avviso che non soltanto si potesse ma
si dovesse resistere anche con la forza
ai sovrani che erano infedeli al loro
compito ed all’Evangelo. Lo disse anche molto chiaramente alla regina, che
gli chiedeva un giorno se egli pensasse che i sudditi, avendone i mezzi, potessero resistere ai loro principi. « Se
i loro principi oltrepassano 1 propri limiti, Signora, non c’è dubbio che si può
resistere loro con la forza », egli rispose. Il che, per quel tempo, era pericolosissimo da dire e nuovissimo da
udire.
Per Maria Stuarda si stava già preparando la prigionia e la morte in Inghilterra. Ma la sua opposizione ritardò senza dubbio l’organizzazione della
Chiesa scozzese.
Un evento
gravido di conseguenze
Queste difficoltà non fanno che sottolineare, come scrive Giorgio Spini, il
fatto che « la rivoluzione calvinista in
Scozia è evento gravido di conseguenze
quanto mai imponenti. Non soltanto è
la prima lotta di sudditi contro il loro
sovrano, d’una Europa in cui si crede
ancora diffusamente al potere taumaturgico dei re. È anche il primo stimolo che spinga questo popolo di primitivi a dirozzarsi, a farsi una maturità
politica ed una coscienza civile. Nelle
Nel monumento centrale del ben noto **Muro della Riforma”,
a Ginevra, J.
Knox (l’ultimo a destra)
con Farei, Calvino e Beza
fa parte del
gruppo dei
’’quattro grandi” della Riforma calvinista. Questa illustrazione, come quella in
basso, e tratta
dall’ opera di
Daniel Buscarlet. Le Mur
de Genève.
assemblee della Kirk scozzese, ministri di culto, lairds e borghesi siedono
assieme, secondo la prassi parlamentare del calvinismo, ed imparano a discutere ordinatamente anziché scannarsi a vicenda: la necessità di capire
il Libro desta nel rozzo montanaro una
sete ignota di istruirsi e di leggere: il
popolo turbolento delle tribù comincia ad avvezzarsi all’autogoverno ».
Morte di un lottatore
John Knox morì il 24 novembre 1572,
dopo esser stato fino alla fine l’anima
della causa protestante sul suolo scozzese. Non aveva realizzato tutto ciò
che avrebbe voluto. In particolare lasciava una situazione delicata per quel
che concerneva l’atteggiamento dei nobili nei confronti della Chiesa.
Ma fino all’ultimo, già usato non
tanto dall’età ma da una vita nella
quale aveva speso un’energia sovru
mana, seppe nutrire i fedeli con una
predicazione vivacissima. Ogni volta
che egli saliva in pulpito e « introduceva il suo testo in stile moderato per
circa mezz’ora » il suo uditorio sapeva
che, al momento di applicare il testo
biblico, il predicatore si scatenerebbe
in modo tale da far credere che il pulpito stesse per disintegrarsi e che Knox
stesso ne volasse letteralmente fuori.
Poi la sua voce, quella voce che non
aveva parlato invano né per dir nulla,
tacque. Ma la Chiesa di Scozia, sia pure attraverso una vita travagliata com.e quella di tante altre chiese riformate e non, è giunta fino a noi.
Ed è con i fratelli di questa Chiesa
amica da sempre che vogliamo rallegrarci, nel quarto centenario della
morte’ del riformatore, per quanto il
Signore ha dato alla Scozia ed al mondo con l’inflessibile uomo d’acciaio che
è stato John Knox.
Giovanni Conte
Evangelici scomodi
LA NOSTRA
"ANGUSTIA” MENTALE
Ai cattolici de "L’Eco del Chisone”
gli evangelici italiani sono interlocutori abbastanza scomodi. Infatti alle
avances ecumeniche variamente proposte da detto giornale, oppongono
una, forse inaspettata, resistenza che,
a giudizio della redazione del settimanale pinerolese, è certamente frutto di
angustia mentale e di provincialismo
culturale.
Ben diverso è il clima arioso del protestantesimo francese e ce lo dimostra
Vittorio Morero nel suo articolo « Gli
evangelici di Francia » (L’Eco del Chisone, 30 novembre 1972 pp. 1, 2). Il
Morero presenta l’Assemblea generale
della federazione protestante svoltasi a
Caen dal 10 al 12 novembre 1972. Gli
argomenti sono vari. Anzittutto l’Assemblea ha discusso il problema della
presenza della chiesa nel mondo. In
realtà tutto quello che il Morero ha
trovato in proposito a Caen Io avrebbe potuto trovare anche ai nostri Sinodi e Assemblee; non vediamo affatto
delle differenze a questo riguardo, neppure nel fatto che il « gruppo di giovani che ha digiunato e contestato in un
locale vicino all’assemblea era formato
del resto da due cattolici e tre protestanti ». Forme di stretta comunione
fra cattolici e protestanti di questo tipo ci sono anche in Italia. C’è solo questa differenza che in Italia quel tipo
di cattolici è messo al bando dalla gerarchia cattolica, imperante in ogni
settore della vita italiana. Il fatto più
clamoroso è quello di Genova, dove
gli incontri ecumenici sono morti perché i protestanti hanno chiesto la partecipazione agli incontri ecumenici della Comunità di Qregina, messa al bando dalla Curia genovese.
Siamo certi che i protestanti francesi avrebbero reagito nello stesso modo dei protestanti italiani e non avrebbero mai accettato di essere strumentalizzati in funzione della repressione
clericale nei confronti dei cattolici del
dissenso. La differenza non sta nel
protestantesimo, ma nel cattolicesimo;
il cattolicesimo francese evidentemente è o si mostra diverso radicalmente
da quello italiano.
Sabato 9 dicembre nei locali della
chiesa valdese di Pinerolo, Peppino Criando ha presentato il suo libro su Qregiria, che non è certamente protestante, perché il fratello cattolico rivolge
ai protestanti con tutta franchezza le
sue critiche, del resto da noi prese in
seria considerazione. A quell’incontro i
cattolici hanno brillato per la loro as
senza. Questo boicottaggio non sarebbe
avvenuto in Francia; almeno osiamo
pensarlo.
LE APERTURE
FRANCESI
Il Morero dà alcuni esempi delle
aperture del protestantesimo francese.
A parte il discorso sulla libertà che
riprenderemo poi, cè un breve riferimento a Taizé, la comunità monastica
protestante che noi « squalifichiamo ».
Ciò non è vero; noi abbiamo condannato in modo preciso alcune cose di
Taizé, come la lettera del suo priore a
Paolo VI nella quale egli si congratulava col papa perché aveva mantenuto
ferma l’imposizione del celibato del
clero. Questa condanna la manteniamo,
perché non ci si congratula per una
imposizione e per tutta una serie di
arbitri commessi allo scopo di impedire nella chiesa cattolica la libera discussione del problema. Noi critichiamo 'Taizé nelle cose che riteniamo
evangelicamente incoerenti, ma non
squalifichiamo: non siamo la curia genovese e neppure quella fiorentina. Vittorio Morero non ha idee chiare su
questo.
Altra citazione è del prof. Lienhard
di Strasburgo, il quale ha ammonito:
« Non è detto che le Chiese della Riforma non facciano della archeologia
e che la Chiesa della Parola non sia
caduta nel verbalismo ». Ma, caro Vittorio Morero, queste cose le diciamo
anche noi, e non per fare l’accademia
della contr-accademia, ma perché siamo ben consci del peccato della chiesa
e della sua necessità di costante conversione. Nella misura in cui la chiesa
confida nella potenza dello Spirito Santo critica anche se stessa, e lo fa sul
serio e non « con beneplacito della gerarchia » e fin dove essa permette. Ci
sono protestanti che sostengono con le
loro offerte opere e pubblicazioni di
cui non condividono gli indirizzi politici. Abbiamo tanti difetti, ma non
quello del gretto confessionalismo che
ci viene attribuito!
Ma il Lienhard dice di più: « Può
darsi che la parentesi aperta nel XVI
secolo dalla Riforma debba un giorno
chiudersi ». Il Morero gioisce di questa prospettiva: « Affermazione che io
vorrei realizzata a condizione però che
la perdita della propria identità confessionale non avvenga a detrimento di
quella cristiana » (p. 2). Notiamo il
presente congiuntivo; come fosse cosa
fatta! Ci dispiace molto per il Morero;
(continua a pag. 7)
Alfredo Sonelli ’
6
pag. 6
CRONACA CELLE VALLI
N. 51 — 22 dicembre 1972
Per gli operai della
RIV-SKF di Villar Perosa
Natale
In tegrazione
Penso agli operai della RIV-SKF di
vaiar Perosa che trascorreranno il Natale preoccupati per il posto di lavoro:
19 giorni a Cassa integrazione non sono plichi, nonostante le festività. Questo provvedimento inatteso, ma non
poi tanto, avrà fatto meditare quanti
di noi ancora si illudevano circa la sicurezza dello stabilimento di Villar;
quanti ritenevano immaginari e infondati i discorsi fatti il mese scorso a livello di Concistori e riunioni quartierali e, ultimamente nelVincpntro a San
Germano l'8 dicembre, stilla situazione socio-economica delle valli. Non solo, lo stesso ottimismo dell'inaugurazione del Convitto di Villar Perosa da
alcuni presentato come l’unico segno
concreto a favore della classe operaia
alle valli, deve ancora trovare la sua
giustificazione e la sua verifica; e questi ultimi fatti non sono certo un segno promettente. Claudio Tron ha denunciato il fatto dei suoi cinque studenti rifiutati quest’anno alla Scuola
professionale RIV-SKF; e allora a chi
e a che cosa serve questo convitto? Alla classe operaia? E quale dunque? I
rapvresentanti della RIV-SKF erano
presenti all’inaugurazione del Convitto,
hanno accettato l’invito ben volentieri;
ma sono anche gli stessi che in questi
giorni rifiutano una trattativa con i
Sindacati per discutere dei problemi
reali dei- lavoratori. Certo se anche il
loro cuore si volgesse un tantino a questi problemi si potrebbero ottenere dei
« consensi preziosi piu dell’oro » pur
senza gridare al miracolo; ma non
sembra che questa sia la loro intenzione.
Era facile quel giorno dire di essere tutti « uno in Cristo », nella fabbrica è più difficile. Ancora più facile usare il nome di Cristo invano, in
questo mondo, confondere i miracoli
dell’uomo col suo danaro, con i miracoli di Dio. Anch’io credo ai miracoli
del Signore, ma proprio per questo preferisco usare altre parole per certe
realizzazioni tipo quelle del Convitto
di Villar Perosa ed altre.
Mi chiedo come sarà possibile in questi giorni portare, come è ormai di
tradizione, l’augurio di un Natale gioioso, con la distribuzione del solito calendarietto, quest’anno con il prospetto del nuovo Convitto, agli operai che
conoscono i « privilegi » della comunità valdese di Villar Perosa e ancor meglio conoscono la loro vita di fabbrica che non riceve altrettanti « privilegi ».
In questo contesto la buona novella,
l’annuncio che la Parola e stata fatta
carne, uomo, debole coi deboli, a fianco dei non privilegiati, rischia un po’
troppo di servire da copertura a certe
scelte che non hanno come Signore
Gesù di Nazareth ma l’uomo con la
sua volontà di potere.
E. Genre
CONVEGNO SOLL'OCCOPAZIONE
Organizzato dalle Camere del lavoro locali si è svolto a Pinerolo, il 18 dicembre, il Convegno sull'occupazione e
lo sviluppo del Pinerolese. - L'incontro era aperto al pubblico: erano state invitate le forze politiche della zona, gli
amministratori comunali, i delegati di fabbrica, i parlamentari. - A disposizione due interessanti documenti, l'uno
sulla situazione generale dell'occupazione nell'area pinerolese, l'altro sulla RIV-SKF.
Frali
Hanno collaborato a questa pagina: Ilario Coucaurde, Aldo Frache,
Franco Fornerone, Rosanna Pireddu, Claudio Tron.
È stato un incontro tutto sommato
positivo, chiarificatore in vista del Convegno ecologico del Pinerolese della
primavera prossima (?); l’o.d.g. che
pubblichiamo integralmente anche perché non reso noto dai quotidiani, approvato all’unanimità (eccetto i Comuni della pianura che non erano rappresentati X sintetizza in modo abbastanza chiaro le linee generali degli interventi e delle proposte emerse.
L’incontro si è svolto in un clima di
particolare tensione in seguito alla decisione della RlV-SKF' di Villar Perosa
di porre a Cassa integrazione i dipendenti dal 21 dicembre all’S gennaio ’73,
decisione comunicata nella mattinata
stessa e a cui ha fatto seguito la decisione degli operai di dichiarare immediatamente uno sciopero di 8 ore.
Questo fatto viene ad aggiungersi ad
una situazione di crisi molto più arhpia e ricalca il piano di ristrutturazione che la RIV-SKF segue ormai da anni a livello europeo.
La Conferenza stampa concessa dai
sindacati era precisamente per rendere noto all’opinione pubblica la grave
situazione che si riversa sui lavoratori
in seguito alla politica di ristrutturazione attuata dall’Azienda.
In 10 anni la RIV-SKF ha causato la
perdita di 4.000 posti di lavoro, la metà nel Pinerolese; i pensionamenti e
pre-pensionamenti non producono nuovi posti di lavoro, la popolazione attiva delle valli decresce (—13% in Val
Penice; —7% in Val Chisone). È di
questi ultimi tempi il licenziamento di
47 lavoratori del reparto Utensileria
dello stabilimento di Torino ed il loro
passaggio alla S.p.A. SAMUT ; i 100 impiegati della sede centrale che sono in
aspettativa con la prospettiva di licenziamento. Si parla di ulteriore riduzione a Villar Perosa. A Varese la RIVSKF cambia produzione: non più cuscinetti ma schermi protettivi di gomma che occuperà inizialmente 50 degli
attuali 370 operai. E va notato che questo attacco all’occupazione si verifica
nel quadro dei 70 miliardi di investimenti che l’Azienda ha previsto nel periodo 1971-1975.
Come tutte le altre grosse Aziende
anche la RIV-SKF accentua il suo piano di ristrutturazione; questo significa
aumento della produzione e risparmio
della mano d’opera. Così i nuovi e modernissimi impianti di Airasca, quello
recentissimo di Bari, altamente specializzati il che significa altissimo impiego di capitali, offrono pochissimi posti
di lavoro e quindi aumentano la disoccupazione e... il profitto dell’Azienda.
Per verificare questo processo è sufficiente l’esempio dello stabilimento di
Villar Perosa in questi ultimi 10 anni:
1963, 5.181 operai; 1964, 5.171; 1965,
4.634; 1966, 4.000; 1967, 3.783; 1968, 3.329;
1969, 3.187; 1970, 3.024; 1971, 2.740; 1972,
2.845. Si sono persi 2.336 posti di lavoro e non è poco. E ci si sta rendendo conto come sia comodo per i padroni, in questo processo di ristrutturazione, servirsi della Cassa integrazione!
II panorama delle altre piccole industrie della zona, tessisi e non, non è
certamente migliore. È precisamente
in queste piccole aziende, hanno detto
i sindacalisti, che si verificano le peg
giori condizioni di lavoro; esistono anche dei casi limite che sono stati denunciati, come quello della Torcitura
Val Penice in cui si impedisce ai sindacati di entrare (e non a caso è stato
detto, il padrone è il Presidente della
Regione Calieri!).
Di fronte a questa situazione eh® si
fa sempre più critica per l’occupazione, si è riaffermato, la ferma volontà
di difendere con utja lotta unitaria i
posti di lavoro, sviluppando una politica alternativa che. tiri fuori il Pinerolese dalla « sacca di disoccupazione »
in cui si trova.
Ma in questa lotta dei lavoratori è
necessario che tutte le forze politiche
locali, a cominciare dalle Amministrazioni comunali (piuttosto assenti) e dai
Consigli di Valle, dichiarino la loro vo
lontà di intervento a fianco dei lavoratori e cominciare finalmente un dialogo costruttivo con i sindacati ed i
Consigli di zona, tenendo conto del futuro assetto territoriale del Pinerolese, usando i dati forniti dall’IRES. Certo, non dimenticando che tutto dipende dalla possibilità di controllo del tipo di investimento che viene operato
a livello politico.
La richiesta di convocare « presto »
e dare dei « contenuti precisi » al Convegno ecologico del Pinerolese va appoggiata pienamente; fin là le rispettive forze politiche e amministrazioni
comunali avranno tutto il tempo di verificare questi contenuti. Purché non
manchi la volontà di farlo: e questo
non va da sé.
Ermanno Genre
Il documento finale
L'Assemblea dei delegati delle amministrazioni pubbliche riunite il 18 dicembre 1972 in
Convegno per lo sviluppo e l'occupazione nei
Pinerolese esprime le seguenti necessità ed impegni :
1 ) Mantenimento del livelli di occupazione
attuali e riapertura delle assunzioni con conseguente blocco dei licenziamenti (settore metalmeccanico e tessile e tutte le altre aziende industriali della zona interessata al fenomeno).
Apertura di una vertenza nei confronti della
RlV-SKF sui seguenti punti:
a) Garanzia dell'occupazione e del salario;
b) Controllo e contrattazione delle condizioni di lavoro (carichi di lavoro, ambiente,
organici, mansioni ) ;
c) Diritto di contrattazione preventiva, su
investimenti e tipo di produzione.
2) Investimenti alternativi allo sviluppo monopolistico, delle cosidette industrie trainanti,
nell'area del Pinerolese con individuazione di
una zona di sviluppo industriale utile a tutto
il comprensorio e alle costituenti comunità montane, atta a diminuire i fenomeni di pendolarismo soprattutto dalla Val Pellice e dalle Valli
Chisone e Germanasca.
Sostegno delle lotte contrattuali per i contenuti generali che esprìmono e come risposta all'involuzione politica volta a battere la classe
lavoratrice.
3) Intervento pubblica neH'agrlcoltura idoneo a costituire forme conduzione cooperativistica per garantire lo/sfruttamento delle risorse locali che permetta/di produrre in loco prodotti ora importati dali'estero o da aree esterne
con conseguente vantaggio per i consumatori
sul prezzo del prodotto, il quale, in questo modo, non sarebbe più soggetto ai vari passaggi
speculativi che vanne dal grosso fino al piccolo commercio.
Istituzione, in questo quadro, e con l'intervento diretto degli Enti Locali, possìbilmente consorziati, dì centri di vendita controllati dallo
stesso Ente e dal lavoratori, di modo che il
prodotto arrivi direttamente al consumatore dal
produttore.
4) Investimenti nel campo dei servizi sociali da parte delle Pubbliche Amministrazioni
(Comuni, Provincia, Regione) per garantire, ol
LA VOCE DEI LETTORI
Un lettore, da Torre Pellice:
Signor direttore,
ho partecipato al convegno di San Germano indetto l’otto dicembre scorso dai Concistori delle Valli. Avevo ricevuto un invito
personale dalla Commissione Distrettuale come
pubblico amministratore o se preferisce come
« uomo politico » e mi sento quindi chiamato
in causa dall’articolo scritto dal signor Ermanno Genre nell’ultimo numero dell’Eco delle Valli.
Traspare da quell’articolo il medesimo tono astioso già dominante al convegno nel quale mi sarei aspettato di udire un linguaggio
meno violento e animato da maggiore spirito
cristiano.
Secondo il signor Genre i contadini e gli
operai non hanno risposto all’appello perché
troppe volte ingannati; i pochi presenti non
hanno parlato; i « politici notabili » si sono
limitati ad ascoltare perché sono soliti parlare
solamente in occasione delle elezioni.
Gli unici meritevoli di lode sono quindi il
signor Genre e tutti coloro che la pensano
come lui!
Sentenza inappellabile?
Personalmente la vedo diversamente e mi
permetterei di farlo presente ai suoi lettori,
se me lo consente.
Comincio a precisare che nell’invito della
C. D. ei faceva cenno, in caso di adesione, ad
un invio di materiale informativo. Non mi è
poi pervenuto. Non potevo d’altra parte avere
piena conoscenza delle precedenti discussioni
dei concistori per la semplice ragione che non
ero mai stato invitato a parteciparvi. Mi risulta che l’unico invito è stato rivolto (ed accettato) dai concistori della Val Pellice ad un
Consigliere Provinciale di parte comunista,
punto e basta.
Che altro avrei potuto fare a San Germano
se non ascoltare quanto i relatori avevano da
comunicarci onde trarne utili ammaestramenti?
Le cause deirinsuccesso del convegno le vedrei piuttosto nel gran numero degli argo
menti posti all’ordine del giorno : alcuni cadevano sotto la competenza governativa, altri sotto quella regionale, altri sotto quella
provinciale e altri ancora potevano interessare le future comunità montane. Alla chiarezza programmatica si è preferito una protesta
radicale generalizzata più adatta a favorire interventi demagogici che concrete realizzazioni : difetto che dalle assemblee « laiche » si
è trasferito in quelle di chiesa. Perché pare
sia bene che anche la chiesa valdese faccia
politica ogni sinodo diventa più « politicizzato » e dal blando impegno di alcuni si arriva
alle posizioni di altri attestati su linee usualmente definite extra-parlamentari.
Sarà giusto ma è una scelta che ha la sua
contropartita.
Molti, penso in particolare alle persone di
una certa età, non abituati alla logica della
lotta politica trasferita nelle assemblee di
chiesa tendono un po’ alla volta a ritirarsi in
attesa di tempi migliori.
Altri partecipano ma preferiscono, nel dubbio, tacere. Qualche « politico » ancora convinto di poter rendere un servizio alla comunità offre, se pure talvolta scoraggiato, il suo
modesto contributo.
Speriamo nel futuro, in una maggiore comprensione e nella possibilità per tutti di operare con maggiore serenità e fiducia.
Con i migliori saluti
Loris Bein
Vorrei precisare alcuni punti in seguito alla lettera del sig. L. Bein.
1) Innanzitutto chiarire che la mancata consegna del ^^materiale informativo^* da parte
della Comm. Distr. a cui fa allusione, non è
stata una dimenticanza. A mia conoscenza la
Comm. Distr. non dispone di questo **materiale**: perché non esiste. Non c’c altro che le cronache pubblicate sulVEco-Luce
degli incontri dei Concistori, e il ciclostilato
della Comm. sociale che riassumeva questo
discorso per dare un aiuto alla discussione nelle riunioni quartierali, che hanno ricevuto tut
ti i pastori e membri dei Concistori delle
Valli. Tutto lì.
Mi sembra poi inutile tirare in ballo chi
non c’entra: il Consigliere provinciale a cui
lei allude senza dire chi é, cioè, se non erro,
E. Bert, ha ricevuto il suo stesso invito. Che
poi sia stato invitato lo scorso anno dai Concistori della bassa Val Pellice è un altro discorso: quella non era una iniziativa a livello distrettuale come quest’ultima delV8 dicembre.
2) Il mio trafiletto non era indirizzato a lei
in particolar modo e comunque il contenuto
non è di mia invenzione ma teneva conto delle reazioni che sono emerse nelle riunioni
quartierali; questa sfiducia che ho denunciato è la sfiducia dei nostri contadini ed operai
e non mi si dica che non sono stati ingannati,
che le loro esigenze sono state rispettate dalla politica governativa, regionale e provinciale.
Altrimenti si dica come. La citazione apparsa
era il sunto della realtà degli angrognini,
quella che vivono quotidianamente da decenni senza che nulla o quasi sia cambiato: non
c’è manco ancora la luce elettrica in molte
borgate!
3) Lei parla di interventi demagogici nelVincontro di S. Germano; credo però che per
dire questo occorrerebbe anche precisare quali siano stati e perché. Il criterio per distinta
guere tra demagogia e non è piuttosto soggettivo. Certamente il pericolo è reale in tutti!
Mi chiedo però se la parte finale della sua
lettera non cada nello stesso errore da lei lamentato. A S. Germano non si era in assemblea di chiesa, era un incontro aperto, laico,
non si poneva il problema della « logica della lotta politica trasferita nelle assemblee di
chiesa ». Tanto più che per fare tali affermazioni occorrerebbe anche frequentare le assemblee di chiesa. Certo, ritengo abbia ragione di
auspicare un maggiore «. spirito cristiano »,*
però spirito cristiano vuol dire Spirito di Cristo, qualcosa di non formale ma di sostanziale,
che ha a che fare con la fede che è operante,
non con le parole eleganti. Ed in questo siamo
tutti scolari.
Cordialmente E. G.
tre alla Costituzione, il funzionamento dell'Unità Sanitaria Locale collegata con l'Unità Locale
dei servizi, al fine di predisporre ampi e solleciti interventi nel campo della prevenzione ed
in particolare della medicina del lavoro che
nella nostra zona vuol dire, soprattutto, la silicosi della Talco e Grafite e delle Fonderie ( Beloit Italia, OMEF, Fonderia Pinerolese) e le malattie deH'organizzazìone del lavoro in lìnea e
catena, della grande e media industria ( Indesit - Rlv Skf - Fiat).
Investimenti, infine, per quanto riguarda la
medicina scolastica e i grossi problemi della
popolazione prescolastica ed anziana con tutte
le questioni inerenti ai casi.
5 ) Impegno degli Enti Locali nel campo della scuola contro la repressione e l'autoritarismo
e per quel che riguarda la gratuità dei libri di
testo per gii studenti, e per la gratuità dei
trasporti per i lavoratori, gli studenti, e i pensionati, oltre a una riorganizzazione efficiente
ed unitaria del vari servizi di trasporto del territorio.
6) Impegno degli Enti Locali sul problema
della casa e degli affitti, con la ricerca di crediti e fondi per la costruzione di nuovi alloggi
ed il riassestamento delle zone vecchie di Pineroio e degli altri Comuni, atti a garantire, oltre all'occupazione che ne deriva dal relativo
lavoro di costruzione e riassestamento, equi affitti che non vengano ad incidere, in maniera
insopportabile come è attualmente, sulla busta
paga dei lavoratori.
7) In questo quadro, dare priorità negli investimenti per sfruttare le risorse locali, alla soluzione dei problemi citati nei punti precedenti, e, pertanto, porre in subordine il problema
dell'autostrada Pinerolo-Torìno ed il riassetto di
quelle esistenti. Ciò, anche, per togliere le illusioni di qualcuno circa la possibilità di sviluppo di eventuali insediamenti turistici che fornirebbero delle occasioni saltuarie e stagionali di
lavoro e con un impiego, poi, dì poca mano
d'opera come stanno a dimostrare gli impianti
esistenti.
8) Come primo strumento operativo, al fine
di determinare uno sviluppo alternativo della
nostra zona in particolare, nell'ambito di una
necessaria azione generale che investa la Regione e il Paese, costituzione e inìzio dei lavori del
Comitato per la Preparazione del Convegno sull'area ecologica in funzione della futura istituzione del Comprensorio. Tale comitato dovrà
partire dalle realtà che oggi sono emerse e
quindi avere una precisa ristrutturazione e precisi tempi, in cui il Movimento Operaio possa
avere la funzione di spinta autonoma per la
soluzione dei problemi che colpiscono la nostra zona.
L'acquisto di un mezzo sgombraneve è stato l’argomento più importante discusso dal
Consiglio comunale di Frali, convocato domenica 3 dicembre per deliberare su un lungo ordine del giorno. Da tempo si attendeva
che questo problema fosse affrontato e discusso. Le fin troppo abbondanti nevicate deirinverno scorso avevano dimostrato, se ancora
ce n’era bisogno, che non si poteva rimandare
una decisione.
Disagio, problemi per eventuali trasporti
di ammalati gravi, difficoltà per visite mediche ' a domicilio, impossibilità di parcheggio
per le autcnnobìli degli sciatori, danni economici per tutti, sono soltanto alcuni e immediati aspetti negativi della mancanza di un
mezzo sgombraneve adeguato.
Si è approvata perciò airunanimilà la proposta della Giunta di dotare il . Comune di
una fresa sgombraneve e si è concessa l’autorizzazione alla stipulazipne di un-mutuo e alla vendita di legname comunale per coprire
le spese di acquisto.
È stato anche approvato” fi feiiaheio di previsione per l’anno 1973»#Le principali voci in
entrata sono: attrilmziopi compensative dello
Stato derivanti daU’applicazione delIT.V.A. e
dalla conseguente abolizione di I.G.E., dazio,
ecc.: 15.OOÙ.O0O; valore locativo; 5.000.000;
imposta di famiglia: 1.500.000; tassa I.C.A.P.
(Industria, Comemreio, Artigianato, Professioni): 2.500.000; acquedotto: 1.300.000;
servizio raccolta dei rifiuti urbani: 700.000;
altre voci minori e contributi diversi dello
Stato danno un totale generale previsto di
30 milioni circa.
Nelle uscite, le spese correnti obbligatorie
(personale, manutenzione delle strade, acquedotti e fognature, trasporto allievi della Scuola media, sgombero della neve, contributi ad
enti vare, ecc.) assorbono il 92% delle entrale.
È stata anche accettata la richiesta dei dipendenti comunali per ottenere l’orario unico.
Pertanto dal 1® gennaio 1973 l’orario di la\ oro per i dipendenti sarà il seguente: lunedìvenerdì dalle 8 alle 15,30, sabato dalle 8 alle 12.
L’orario per il pubblico sarà : tutti i giorni
feriali dalle 10 alle 12 e dalle 14,30 alíe
15,30 escluso il sabato pomeriggio.
Sono state poi prese altre decisioni di minore importanza : l’istituzione per l’anno srolastico 1972-73 del corso dì lingua francese,
che già funziona regolarmente nelle due scuole elementari e un piccolo ampliamento delrilluminazìone pubblica nella zona dei condomini Nido dell’Orso, Pineta e Caminetto,
Al termine della seduta, il Sindaco informa che si è ottenuto un ulteriore finanziamento di 12 milioni per l’acquedotto comunale
«. Fornellà-Ghigo ». Serviranno per riappalt.'.re
il primo tratto di lavori che l’anno scor->o
nessuno aveva accettato per 28 milioni. C’e da
augurarsi che si arrivi ad indire l’appalto
prima che la corsa dei costi in aumento annulli anche quest’ultimo finanziamento e si rù. eda l’asta andare deserta.
Un’altra buona notizia ci viene dalla riunione delle Giunte dei comuni della Val Gc manasca, dove è stata concordata la ripaii.i~
zione dei proventi del Bacino Imbrifero- Un
intero esercizio (3.300.000 lire circa) è stato
assegnato al Comune di Frali. A parte la riconoscente soddisfazione per questa ripartizione che permette di guardare con meno apprensione all’acquisto dello sgombraneve, vorremmo sottolineare lo spirito comunitario di
questa decisione dove ci sembra di vedere anticipati i criteri che dovranno essere seguiti
nella formulazione del Piano di sviluppo socio-economico da parte della Comunità Montana.
A questo proposito riteniamo che sarebbe
cosa utile un’iniziativa deH’Amministrazionecomunale per illustrare e far conoscere alla
popolazione la Comunità Montana di prossima costituzione : sarà l’unico strumento per
ottenere i finanziamenti previsti dalla nuova
Legge per la Montagna.
Fontane
E' deceduto all'Ospedale di Pomaretto il no>
stro fratello Ernesto Pons, dopo lunghe sofferenze. Al fratello e alla sorella esprimiamo la nostra solidarietà cristiana.
«Fermo di polizia»
In questo periodo di ripresa della
violenza fascista si è costituito a Pinerolo il « circolo di Nuova Resistenza » su iniziativa di un gruppo di exResistenti ed antifascisti, i quali hanno sentito l’esigenza di proporre chiaramente un discorso che individui i legami fra lo squadrismo ed i centri di
potere che di esso si servono per conservare l’egemonia ed il privilegio. Il
circolo si propone di curare la trattazione di tutte le questioni storiche, giuridiche e sociali connesse al problema:
Fascismo-repressione. È appunto in
questa prospettiva che è stata organizzata Fassemblea-dibattito, tenutasi venerdì 15 dicembre nella sede della Biblioteca Civica, sulla proposta di legge per l’istituzione del « fermo di polizia ».
Questo disegno di legge prevede che
gli ufficiali e gli agenti di Pubblica Sicurezza possano « in casi eccezionali di
necessità e di urgenza » procedere al
fermo per 48 o 96 ore « di chi rifiuti
di fornire la prova della propria identità » e delle persone « la cui condotta,
in relazione ad obiettive circostanze di
luogo e di tempo, faccia fondatamente
ritenere che stiano per commettere
uno o più reati punibili con pena detentiva, ovvero costituisca grave e concreta minaccia alla sicurezza pubblica ».
Il testo della legge è stato esaminato dal punto di vista giuridico dall’avvocato Costanzo, il quale ne ha messo in evidenza l’incostituzionalità, dal
momento che viene usato, a giustifica
zione del fermo il concetto di « sicurezza pubblica », che è del tutto nuovo sia alla Costituzione, sia alle sentenze emesse fino ad oggi dalla Corte
Costituzionale, non essendo mai stato
definito giuridicamente. Il Governo ha
dichiarato questo provvedimento indispensabile per la prevenzione della delinquenza, ma il fatto che la pohzia
possa fermare, senza l’autorizzazione
della magistratura, qualsiasi persona,
fondandosi sul semplice sospetto che
questa stia per compiere (e non: abbia
compiuto) un reato, non serve tanto
alla lotta contro la delinquenza, quanto a reprimere ogni azione di dissenso politico e sociale. Basti pensare a
quanti fermi potrebbe operare la polizia in occasione di scioperi e manifestazioni. In questo modo si raggiungerebbero tre obiettivi fondamentali:
a) una schedatura di massa;
b) un’azione di intimidazione;
c) il pratico impedimento di qualsiasi attività politica.
Il prof. Giolitto, analizzando la situazione politica attuale, ne ha riscontrato le molte analogie con quella del ’22,
ma ha sottolineato come neppure il regime fascista abbia osato proporre una
legge come quella del « fermo di polizia ».
A conclusione del dibattito si è affermata la necessità dell’impegno di tutte le forze democratiche al fine di impedire l’approvazione di questo disegno di legge che mira a limitare fortemente il cittadino nell’esercizio delle
sue libertà personali.
7
22 dicembre 1972 — N. 51
pag. 7
l
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
Distretto
C E
A = impegno del Distretto per il 1972-1973
B = versamenti mensili richiesti alle Chiese al 30-11-'72
C = versamenti effettuati al 30-ll-'72
CONTINUANDO UN COLLOQUIO NON FACILE
CON « L’ECO DEL CHISONE »
(segue da pag. 5)
anche noi pensiamo non al « chiudersi
della parentesi » della Riforma, ma al
superamento dei suoi limiti storici;
siamo ben contenti di incontrare i cattolici, ma al di là e non al di qua. Il
conlronto con i cattolici che Roma
mette in vari modi al bando, è stimolante, proprio perché ci spinge a camminare oltre i limiti storici e teologici
della Riforma, ma sulla via dell'Evangelo. Le proposte del cattolicesimo osservante, anche « progressista » e «conciliare », sono al di qua e non al di là.
Anche il loro « sinistrismo » politico è
« sinistra democristiana » e non evangelica. Se questo giudizio è errato, ce
lo dimostrino con i fatti, (cfr. » La fortuna della politica italiana: avere un
Donai Cattin tra i piedi » L’Eco del Chisone, 30 marzo 1972).
L'ECUMENISMO
DEL PAST. CASALIS
recidivi,
SENZA POSSIBILITÀ’
DI RECUPERO!
L’evangelismo italiano — forse il Morero si riferisce in particolare ai suoi
interlocutori valdesi de « L’Eco delle
Valli » — è decisamente squalificabile.
Il Morero nota che « non è inutile anche conoscere che cosa avviene fuori
del nostro piccolo e ancora angusto
luogo di provincia, dove il confronto,
dialogo e maturazione critica sono
senza dubbio in grave ritardo », Questo
evangelismo italiano si ostina stranamente a ritenere necessario di far conoscere all’estero proprio quello che
avviene nel ’’nostro piccolo e ancora
angusto luogo di provincia” che è l’Italia del Concordato e della democrazia
cristiana, di Fiorii e di Siri e della
Curia romana. È questione di pareri!
Ma la squalifica del Morero va più
in là: « Del resto che cosa dire di quegli uomini di Chiesa che non osano
obiettare contro la loro stessa condizione borghese o che per non scontentare magari gli amici ebrei parlano
degli arabi palestinesi in termini di
realismo politico predicando l’accettazione dello status quo, solo perché all’umana considerazione armare al mo
I umana considerazione appare al momento il più opportuno e ragionevole? ».
. Per quanto riguarda la nostra condizione di « borghesi » non credo sia diversa da quella del Morero e della redazione de « L’Eco del Chisone ». Ma
nei riguardi del Medio Oriente, il Morero contraffà il pensiero del mio arti
colo « Realismo per il Medio Oriente »
(L’Eco delle Valli, 29 settembre 1972,
pag. 8): o non l’ha capito (e allora lo
legga meglio), o vuol fare della polemica di rango non troppo elevato e allora ripeto che preferisco il realismo
di Brandt che ha rotto l’immobilismo
nel quale la democrazia cristiana tedesca teneva il nord-est europeo: il
mio parere sul medio oriente non può
essere capito che in questa prospettiva, che non è del « momento ». Brandt
non ha giustificato moralmente quello
che è avvenuto al termine della guerra,
ma ha fatto una scelta morale nella
realtà della situazione politica di oggi
e delle prospettive a lunga scadenza.
Dica pure ciò che vuole di me il Morero, ma non mi faccia dire ciò che non
ho detto.
L’INNO ALLA LIBERTA’
Un altro esempio dell’apertura protestante francese è la proposta fatta
dall’Assemblea di Caen di svolgere assieme ai cattolici opera di pressione
« per una decisa opera di decolonizzazione nei luoghi d’oltre mare ». Ci permetta il Morero di notare che noi non
abbiamo « luoghi d’oltre mare », ma
abbiamo altri problemi nei quali
avremmo volentieri fatto opera comune, se fosse stato possibile. Il male è
che in Italia il governo è democristiano e che il Vaticano e anche 1’« Eco
del Chisone » appopiano la democrazia cristiana (gli uni quella di «destra»
gli altri quella di « sinistra », ma sempre DC!). Tutte le cose contro le quali
dovremmo combattere insieme sono
sostenute dalla democrazia cristiana.
Del resto non siamo andati noi a Fatima c alle Filippine, ma Paolo VI.
Anche il past. Casalis è chiamato in
causa: « Naturalmente alle suore canadesi che l’hanno invitato a presiedere l’Eucarestia, egli non chiederà a
che punto esse sono in rotta con il Vaticano e nemmeno se esse desiderano
ancora non sposarsi ». Il past. Casalis
chiederà quello che vorrà; certamente
sarà sicuro di non fare un gesto accademico ed equivoco. Da parte nostra
non domandiamo a nessuno « se desidera ancora non sposarsi », ma domandiamo se c’è comunione di fede. Il
past. Casalis al campo ecumenico di
Agape ha presieduto « l'Eucarestia »,
senza nessuna richiesta. Ma chi dei cattolici pinerolesi vi ha partecipato?
Se le mie opinioni sul medio oriente servono da pretesto ad uno spunto
polemico squalificante, ciò che più
brucia all’interlocutore cattolico pinerolese è il riferimento alla libertà fatto da Paolo Ricca e da me a proposito
del celibato del clero cattolico. Al Morero il nostro discorso appare meschino: invocare la libertà individuale,
quando ci sono tanti problemi di libertà nel mondo!
Il Morero ha espressioni commoventi a proposito della libertà. Cita il Past.
Potter, nuovo Segretario generale del
CEC; ricordo che « il vero senso della
liberazione è il cambiamento dell’uo
mo ». « La libertà cristiana non è la
libertà della Rivoluzione francese o
quella degli illuministi o degli anarchici... La libertà cristiana è dunque
più radicale di qualsiasi libertà. E senza dubbio non è una scelta solo per
sé, con sé solo, fuori della parola di
Dio ».
A parte il fatto che la libertà è stata
insegnata alle chiese proprio daH’illuminismo e dagli anarchici, contro l’Inquisizione e i processi alle streghe e
agli avversari politici e religiosi, il discorso del Morero è commovente. Dopo di esso ci si aspetterebbe la denuncia di tutte le violazioni di libertà
compiute e invocate dalla gerarchia
cattolica; la richiesta di denuncia dei
rapporti diplomatici del Vaticano nei
confronti degli stati totalitari, Brasile
compreso; la deplorazione dello strangolamento morale compiuto a danno
delle Adi e dei gruppi cattolici del dissenso; la denuncia del Concordato. Sul
piano economico, accanto alla generica denuncia del capitalismo, la denuncia di tutti i traffici finanziari del Vaticano (come in America è stato chiesto
alle chiese protestanti di non depositare il denaro delle chiese in banche
che finanziano spese militari in favore del colonialismo). Nulla di tutto
questo: il Vaticano non si tocca! L’elevatezza del discorso ha un’unica funzione: quella di giustificare l’imposizione del celibato del clero e di condannare coloro che hanno fatto la loro
scelta di contestazione della gerarchia
cattolica rivendicando la libertà in
Cristo, non solo per sé, ma per tutta
la chiesa.
Vittorio Morero dovrebbe comprendere che a noi la faccenda del celibato non ci interessa in se stessa: la nostra scelta è fatta e non chiediamo né
a lui, né ad altri di giustificarla. A chi
insiste sulla dommatica cattolica della
imposizione del celibato del clero, non
abbiamo altra risposta che Gal. 5: 12!
La storia ci insegna che gli argomenti del Morero non sono nuovi. Il pretesto di invocare una più alta libertà
ha giustificato lo sterminio degli « eretici », dei non-cristiani, degli ebrei, da
quando Agostino ha giustificato l’oppressione poliziesca contro i donatisti,
all’Inquisizione, ai gesti di Florit e di
Siri. Non siamo sulla linea del Vaticano II, ma sulla linea di sempre, per la
chiesa cattolica. Dopo di che dobbiamo dire che se si tratta di « angustia
mentale » e di « provincialismo », non
è da parte nostra.
Alfredo Sonhi.li
La Casa Valdese di Vallecrosia
accoglie ospiti d'inverno come d'estate
La Commissione Distrettuale invita le Comunità ad un attento esame del grafico, che representa la situazione dei versamenti alla Tavola, da parte del
Primo Distretto, al 30 novembre 1972 cioè a metà anna ecclesiastico. E raccomanda di fare tutto quanto dipende da loro perché la linea C raggiunga la
linea B, il più presto possibile.
La C. D.
Evangelici scomodi
L’anno che si chiude è stato importante, per la Casa Valdese di Vallecrosia non solo per Fattività consueta di
ospitalità ad evangelici italiani ed
esteri, con frequenze che crescono di
anno in anno, ma anche da un punto
di vista tecnico: l’attrezzatura della
Casa è stata infatti migliorata e potenziata in modo determinante con
l’installazione di un funzionale impianto di riscaldamento centralizzato a
gasolio, con la dotazione di acqua calda e fredda in 17 stanze a due-qjiattro
posti letto, e con l’assunzione a pieno
tempo di personale qualificato.
La Casa Valdese è ora in grado di
offrire ospitalità in ogni stagione ai
membri delle nostre comunità che desiderano un periodo di convalescenza,
di riposo semplicemente di vacanza.
Il servizio invernale comincia con il
prossimo 1 gennaio 1973: per informazioni e prenotazioni, rivolgersi alla Direzione della Casa Valdese, Via Col.
Aprosio 255, 18019 Vallecrosia (Im.),
tei. (0184)21283. Le quote di soggiorno
giornaliero, comprensive di vitto, alloggio, riscaldamento ecc. sono di complessive L. 2.500 per gli adulti, di lire
1.300 per i bambini dai 6 ai 10 anni inclusi e di L. 700 per i bambini di età
inferiore ai 6 anni. La Casa mette inol
tre un cucinino a disposizione delle
famiglie che hanno bambini piccoli.
Il soggiorno nella Casa Veldese non
è solo un piacevole soggiorno marino, ma si presenta come un momento
di vita comunitaria, che permette pure un inserimento nella comunità locale, la possibilità di frequentare i culti domenicali, studi biblici e tutte le
attività di chiesa. Benvenuti, dunque.
IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
gnore.
Vivissime felicitazioni alla nostra
monitrice Annalisa Coucourde che si
è brillantemente laureata in lingue
presso l’Università di Torino.
Nel corso dei culti di Avvento abbia
mo seguito un ciclo di predicazioni centrate sui versetti introduttivi dei Van
Comunità Montana
Nella riunione organizzata l’8 dicembre a
San Germano dalla Commissione distrettuale
della Chiesa Valdese si è parlato di ristrutturazione delle Valli. È da parecchio tempo
che si parla di questa situazione guardando
soprattutto ai problemi economico-sociali, e
senza, purtroppo, arrivare a conclusioni soddisfacenti. Non altrelUmta attenzione si presta
alla strutturazione [folitico-amministrativa e
ai problemi culturali- Ora è proprio in questi
due campi che dei nodi stanno venendo al
pettine nella indifferenza generale.
Domenica 10 dicembre si è tenuta nella
sala della Società Operaia di Torre Pellice
una riunione di informazione promossa dalrUnione degli Autonomisti Valli Occitane in
cui il consigliere regionale Corrado Calsolaro
(PSI) ha presentato la proposta di legge regionale n. 41 del 14 settembre 1972 sulla
cf Tutela del patrimonio linguistico e culturale ». Non si tratta di utopie, di programmi,
di speranze lontane, di movimenti. Questa
volta è la concreta proposta che la Regione
Piemonte, cominciando a dare attuazione agli
articoli 5 e 7 del suo Statuto, metta in bilancio
cento milioni per l’insegnamento delle lingue
c culture piemontese, occitana, franco-provenzale, Walser (svizzero-tedesca in provincia di
Novara) e si noti bene — francese. Questa
proposta di legge è perfettibile. Per esempio
là dove prevede che la Commissione per riconoscere ì docenti per le minoranze (art. 10)
sia la stessa che per il piemontese, salvo una
aggiunta anziché una sostituzione di commissari.
Un mini-imperialismo piemontese o torinese fa capolino. Dobbiamo prendercela con noi
stessi che non siamo uniti e non adesso con il
presentatore che presenta quel che pensa
possa passare, e che con Tart. 11 prevede che
« Le comunità interessate alla difesa del patrimonio linguistico e culturale delle minoranze etniche sono delegate all’esercizio delle
funzioni amministrative per tutte le materie
previste dalla presente legge ». All’animata
riunione di informazione hanno partecipato
trenta persone, il numero auspicato. Eran
presenti, oltre agli indìgeni, dei piemontesi e
(continua a pag. 8)
TRIBUNALE CIVILE E PENALE - PINEROLO
Esecuzione immobiliare contro Bertone Ettore
AVVISO D'ASTA
Il sottoscritto Cancelliere
RENDE NOTO
che il Giudice dell’esecuzione dott. Pazè ha disposto la vendita all’incanto deirimmobile sito in Comune di S. Pietro Val Lemina, costituito da lotto di terreno della superficie di mq. 940, già descritto a catasto
a partita n. 1580 F. 19 seminativo n. 293/b di are 4,90; n. 325/b di are
5,18, con entrostante casa di civile abitazione non censita a N.C.E.U,
composta di un piano seminterrato con centrale termica, lavanderia,
autorimessa e serra; un piano rialzato composto di ingresso, soggiorno,
cucina, studio, disimpegno, gabinetto e terrazza; un primo piano composto di 3 camere e bagno; la vendita avverrà in un unico lotto partendo dal prezzo base di L. 23.800.000 avanti il Giudice deH’esecuzione all’udienza dell! 16 Gennaio 1973 ore 11; ogni offerente dovrà prestare
cauzione di L. 2.400.000 e depositare la somma di L. 3.0(X).000 a titolo di
spese, entro il giorno precedente la vendita; le offerte in aumento non
potranno essere inferiori a lire 200.000;
il prezzo di aggiudicazione, dedotta la cauzione prestata, dovrà essere depositato entro 20 giorni dalla aggiudicazione stessa.
Per informazioni rivolgersi in Cancelleria.
Pinerolo, lì 13 novembre 1972
IL CANCELLIERE CAPO
A. Carbonara
geli sinottici, per cercare di comprendere meglio come ciascun evangelista
ha voluto rendere la sua testimonianza
specifica a Colui che è venuto a Natale. Questo in comune coi pastori e
con le varie comunità della Val Chisone. Infatti, oltre alla riunione generale
di tutto il corpo pastorale delle Valli, *'
che ha luogo una volta al mese, v’è anche una riunione mensile per i pastori
di una stessa zona. Quella che ci interessa comprende i pastori di San Secondo, Prarostino, Pinerolo, San Germano e Villar Perosa.
Ricordiamo che il culto di Natale nel
tempio avrà luogo alle ore 10 e non
alle 10,30 come erroneamente anmmciato sull’Appello. ^
San Germanò Chis.
Desideriamo ringraziare assai il pastore Achille Deodato che ha presieduto il culto della domenica 17 dicembre, sostituendo il pastore Conte bloccato a letto da una stupida angina.
Una parola di conforto e di simpatia cristiana ai familiari del nostro fratello Enrico Emilio Bounous, che è stato recentemente richiamato dal Si
È improvvisamente mancato all’affetto dei suoi cari, a Udine, il
Cav. Giuseppe Somma
Angosciati ne danno il doloroso annuncio: la moglie Gilda Fezzotti, i figli Franco, Caria, Ornella, la nuora e
il genero e gli amati nipotini.
« Io sono la resurrezione e la vita »
(Giov. 11; 25)
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Bonnet Silvio e Chiaria e parenti tutti, sentitamente ringraziano tutti coloro che hanno preso parte al loro dolore per la scomparsa della cara
IN MARGINE A DUE INCONTRI
TENUTI A S. GERMANO CHISONE E A TORRE PELLICE
Celestina Chiavia
Ved. Bonnet
dei valvaraitini. Peccato che mancassero amministratori locali, gli eletti dalle Valli, anche
gli amici che avevano sollecitato il rinvio della riunione dal venerdì 8 perché la data non
coincidesse con quella della riunione di San
Germano.
Un particolare ringraziamento rivolgono alla Direzione e personale tutto
del Rifugio Carlo Alberto, per Passidua e premurosa assistenza prestata
alla loro cara.
Inoltre ringraziano il Dott. Gardiol
e i Sigg. Pastori Bertinat e Ctoisson.
Angrogna, 15 dicembre 1972.
Sarà che mentre alle Valli si parla di disgregamento tutti son presi da molteplici impegni, ciò che sarebbe prova di vitalità, ma
anche di mancanza di coordinamento e forse
anche del fatto che le stesse persone si occupano di quasi tutto, e i più non stanno neanche a guardare. Purtroppo si ha l’impressione
che sì proceda per iniziative e ambienti paralleli, senza profondi rapporti fra dì loro,
mentre si è invitati ad abdicare alla nostra
identità, anziché ritrovarla e ricostruirla, in
attesa che una mitica e tecnocratica area pinerolese arrangi tutto, sia essa una sotto-Torino, un eden di efficienza o una sacca di
sottosviluppo.
Con l’interessamento di pochi, a volte di
pochissimi, procede la strutturazione territoriale. Si dice che la base non si interessa.
Ma essa è anche scarsamente o male informata e cercata. Si nega l’unità delle Valli. Mentre in Val d’Ossola le sinistre sono unite nel
chiedere un’unica Comunità Montana, soltanto il PCI con la proposta di legge regionale n.
66 del 16 novembre 1972 prevede la possibilità di un’unica zona omogenea, di una sola
Comunità per le Valli del Pellice e del Chisone. Purtroppo i Socialisti si sono mostrati
finora contrari o del tutto indifferenti. Gli
altri partiti sembrano tutti favorevoli al massimo spezzettamento, probabilmente seguendo
l’antico consiglio: divide et impera. Il progettò comunista però include nella Comunità
Montana anche Pinerolo, che non c’entra e
con i suoi 40.000 abitanti sbilancia tutto.
Spezzettamento per le Comunità Montane,
ma accentramento per il circondario e il
comprensorio intorno a Pinerolo ,la città che
deve servire da modello secondo la teoria
delle aree ecologiche, che direi piuttosto del
sistema curtense di medioevale memoria. Pa
Ha terminato serenamente la sua
giornata terrena
Enrico Pascal
Addolorati, ma fidenti nelle promesse divine, ne danno l’annuncio i
nipoti, il cognato ed i parenti tutti.
La famiglia esprime la più viva gratitudine alla signora «'veline Simond
e al Signor Francesco Righini per la
assidua premurosa assistenza ; ai dottori Gardiol e De Bettini per le cure
prestate.
« Ma ora Cristo è risuscitato dai
morti, primizia di quelli che dormono ».
(I Cor. 15: 20).
Torre Pellice, 17 dicembre 1972.
RINGRAZIAMENTO
La famiglia del compianto
Enrico Emilio Bounous
commossa per la dimostrazione di stima e di affetto tributata al suo caro
scomparso ringrazia tutti coloro che
hanno preso parte al suo dolore.
Un ringraziamento particolare ai
medici e al personale dell’Ospedale
Valdese di Pomaretto, al Dott. Bertolino e al Pastore sig. Conte.
S. Germano Chisone, 12-12-1972.
« L’anima mia s’acqueta in Dio
solo; da lui viene la mia salvezza» (Salmo 62: 1).
Il Signore ha richiamato a Sé
Maria Robert Gasparotto
Ne danno il triste annuncio; la figlia
Biancamaria con il marito Bruno Albarin e il figlio Daniele, la sorella Augusta Berti Robert e figli, la cognata
Teresa Eugenia Gasparotto, il cognato Giuseppe Gasparotto con la moglie
Rita Rostan, Emilia Albarin Durand
Canton e i parenti tutti.
La famiglia desidera rivolgere un
particolare ringraziamento al Pastore
Giovanni Scuderi per la sua costante
cristiana assistenza.
Roma, 11 dicembre 1972.
Via di Tor Fiorenza 30.
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Arturo Paschetto
commossi e riconoscenti per la simpatia dimostrata al loro caro, ringraziano sentitamente tutti coloro che hanno preso parte al loro dolore.
Un ringraziamento particolare alla
Direzione e alle Rev.de Suore della Casa « M. Turina », al sig. Pastore Genre,
all’Associazione Mutilati ed Invalidi
di Guerra, all’Associazione Nazionale
Combattenti, all’Associazione Nazionale Alpini (gruppo di S. Secondo e
sezione di Pinerolo).
S. Secondo di Pinerolo, 20-12-1972.
8
pag. 8
N. 51 — 22 dicembre 1972
0 Angosci* per il riaccendersi del conflitto nel VIETNAM; è difficile non
pensare che il presidente Nixon abbia giocato la carta della tregua in funzione
elettorale, in ottobre; l'opposizione di Saigon all'affermazione dell'unica nazione vietnamita (elemento accettato dai nordamericani nelle trattative) e
quindi alla sua riunifìcazione, tardi o presto, e ovviamente sotto la bandiera
comunista, ha portato Washington al voltafaccia, facilitato dall'irrigidimento di
Hanoi nel mantenere le sue truppe nel Sud (secondo gli americani sarebbero
attualmente 18 divisioni, da 120 a 200 mila uomini). Ripresi i combattimenti
in molte località e soprattutto bombardamenti più massicci che mai a nord,
fino alla frontiera cinese. 0 Gli USA hanno concluso il pluriennale tprogramma APOLLO; non si prevedono ulteriori voli spaziali. ^ Il CILE prosegue la sua campagna diplomatica; all'Avana, concludendo con CUBA una
serie di visite a vari paesi, il presidente Allende rilancia i rapporti con Castro,
il quale a sua volta esige « la cessazione incondizionata del blocco » per impegnare trattative effettive con gli USA ; questi ultimi annunciano che sono iniziati negoziati per giungere a un accordo economico, specie sul problema delle
industrie nazionalizzate cilene, già a forte capitale statunitense; si spiega cosi
la pacatezza dell'intervento di Allende all'ONU nei confronti del governo di
Washington. ^ NeH'ULSTER continua lo stillicidio sanguinoso; sono già
110 i civili uccisi nel 1972. NelJ'URSS, nel suo rapporto annuale il pre
sidente dei Gosplan denuncia difficoltà, nell'economia sovietica; i risultati del
1972 sono inferiori alle previsioni; fra le cause, cattivi raccolti dovuti in. forte,
misura a stagioni sfavorevoli, ■ minore produttività del lavoro, insufficiente uti
I NOSTRI GIORNI
lizzazione di nuovi impianti; per ravvaniro, la priorità sarà nuovamente data
airindustria pesante. ^ A Budapest Tt vicepresidente del Consiglio dei ml>
nistri d^UNGHERIA propone negoziati fra il MEC e il COMECON ; la visita normalizzatrice di Brejnev non ha dunque ritolte tutti I contrasti. ^ La repressione contìnua^ In TURCHIA: le vijaiazipni dei diritti civili in questo paese
sono state largamente discusse dalla Cemmitsioné politica, nella riunione,'pari*ÌG
gina del Consiglio d'Europa. ^ In . visita a Tunisi, iJ presidente TtbÌcO^ '^'
Gheddafi propone un'unione fra TUNISIA e LIBIA, con lui a capo; ma il presidente Burghiba ha rifiutato recisamente la proposta, notando il netto distac*
co fra la situazione sociale dei due stati. Vi seno regioni libiche rimaste all'età
della pietra, e Gheddafi, come tanti capi arabi, utilizzerebbe meglio il fiume
d'oro del petrolio se l'impegnasse in rilevamento sociale pouttosto che in armamenti e in sogni di potere panarabi. ^ In UGANDA il presidente Amin ha
nazionalizzato 15 società e 26 piantagioni di tè, di proprietà straniera, quasi
tutte britanniche, che interporranno appello all'Alta Corte di giustizia dell'Aja.
^ In ANGOLA il movimento di liberazione sarà rafforzato dall'unione stretta, a Kinshasa fra due movimenti nazionalisti, il MPLA di Agostinho Neto e il
FLNÀ di Holden Roberto. ^ Nella COREA del Sud è stata abolita la legge
marziale entrata in vigore due mesi fa. I cittadini hanno eletto i 2359 delegati alla Conferenza nazionale, il supremo organo politico; sì tratta in maggioranza di capi di comunità locali fedeli al leader di Seul, Park Chung Hee. ^
In THAILANDIA una costituzione provvisoria promulgata dal re mette fine al regime militare instaurato tredici mesi fa e ristabilisce quello parlamentare.
^ L'esecutivo della Comunità economica europea ha inflìtto pesanti multe
a 16.^ industrie zuccheriere europee, tra cui 6 italiane, per avere stabilito tra
loro negli ultimi quattro anni un accordo-di reciproca noh-concorrenza, mantenendo cosi artificiosamente alti i prezzi al consumo dello zucchero, contro gli
accordi vigenti nella CEE. ^ Ip. ITALIA sono tuttora, aperte, con scioperi in
VttOi Uéipe» nofnerosp‘ga ^ànfeai;i,, fiatali, me
talmeccanttfL: 'Ti/Ìàrgfàdb 'le'polemiche,"il Consiglio dèi ministri ha deciso di prorogare per un anno la concessione governativa alla RAhTy,.^|n attesa di riforma
legislativa; con la conven|ioae. djji^ória. la RAÍ « impegna a uKlizzar.e le. strutture esistenti e a «non trasícüfaré tt rìTinovo de'gli'lmptariti >>, investendo entro
il 1973 dodici miliardi di Ire, e a svolgere programmi per ua. tempo « almeno »
non inferiore a quello del 1972. Entro. ^0 giorni il capitale della ’ SIPRA, ' la
società che gestisce la pubblicità, dovrà passare aita'RAI e la SIPRA dovrà limitare la spa attività pubblicitaria non radiotelevisiva « all'esecuzione dei contratti in corso » senza poterne stipulare di nuovi ; tuttavia nel provvedimento
governativo non si parla dei rapporti mensili sull'attività della RAI, preannunciati dal presidente Andreotti alla Camera ; l'opposizione accusa il governo dì
sanare il deficit con stanziamenti speciali. G. C.
NELL’UNIONE SOVIETICA
OBIEZIONE DI COSCIENZA
Una scnola per Intuii sdenzieti Confermata la legge punitiva
I giovani sovietici che dimostrano disposizioni spiccate per le scienze fisiche
potranno d’ora in poi dare piena prova
delle loro càpacità. Su proposta delì'Accademia delle scienze deU’URSS è stata
infatti creata a Mosca una scuola superiore di fisica. Cinquanta studenti, selezionati in 18 città deirURSS, seguono
il corso del primo anno. Ciascuno lavora sotto la direzione di un fisico eminente, seguendo un proprio piano personale di studi. Il programma prevede
un anno di preparazione alla facoltà e
tre anni e mezzo di lavori pratici all’Istituto di fisica dell’Accademia delle
scienze deH’URSS. In seguito al giovane fisico viene attribuito un incarico in
un centro di ricerche della città nella
quale è stato selezionato.
Unf. UNESCO)
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimii
contro 202 dell’anno precedente). Seguono Shakespeare, Verne, George Simenon, Dostoievsky, Dickens, Balzac,
Mark Twain, Hemingway, Pearl Buck,
Steinbeck, Anderson, Stevenson, Dumaj père, Moravia, Victor Hugo, Maugham, i fratelli Grimm, Sartre, Camus,
Soljenitsin.
iiiiiiimiiiiiiii!iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
g In occasione dell’Anno internazionale
del libro, lanciato dall’UNESCO, circa
trecento autori di quasi tutti i paesi di lingua spagnola hanno partecipato a un concorso
organizzato dalla Spagna per la migliore raccolta di racconti e leggende della letteratura
orale. L’antologia sarà pubblicata dall’Istituto
nazionale del libro di Madrid.
Come previsto, anche la commissione Difesa della (Camera italiana ha approvato in via legislativa la legge già
votata dal Senato sulTobiezione di coscienza che entrerà pertanto quanto
prima in vigore (a parte il fatto che il
servizio civile alternativo deve ancora
essere istituito). Anche in questo ramo
del parlamento hanno votato a favore
De, Psdi e Pii, mentre Pei, Psi e gli
stessi repubblicani — pur facendo parte della maggioranza — si sono astenuti. Anche in seno alla stessa De vi
sono stati vivaci contrasti, ma la disciplina di partito ha prevalso.
Non staremo qui a ripetere quanto
già fatto notare ai lettori in questi ultimi numeri del settimanale, ma non
possiamo non ricordare che, a parte il
hi Pniania si legge molte nord - sud - est - ovest
Vi sono in Polonia oltre 8.500 biblioteche pubbliche e circa 52.000 centri
bibliotecari; oltre i due terzi delle biblioteche e la maggior parte dei centri si trovano nelle campagne e possono contare su ben 60 milioni di volumi, dei quali annualmente vengono
dati in lettura ben 127 milioni di esemplari! Negli ultimi anni, poi, si è avuto un aumento delle pubblicazioni e
delle tirature: quella globale dei libri
e degli opuscoli editi nel 1971 è stata
di 110 milioni di esemplari e la tiratura dei quotidiani ■ e dei periodici di
2 milioni e mezzo di copie.
IN GIAPPONE
Un record di scolarità
Il Giappone detiene uno dei più alti
tassi di scolarità del mondo: il 99,83%
dei suoi bambini frequentano la scuola. Tale cifra è stata pubblicata recentemente in occasione del centenario del
sistema moderno d’educazione, introdotto in Giappone nel 1872, alTawento
dell’èra Meiji.
La durata della scolarità gratuita e
obbligatoria è attualmente di nove anni: sei di scuola elementare e tre di
scuola secondaria; T82% degli allievi
continua nel secondo ciclo secondario,
e il 24% prosegue gli studi nell’insegnamento superiore.
L’istruzione mista è praticata in tutti
gli istituti pubblici. Nel 1970 si contavano in Giappone 25.000 scuole elementari, circa 11.000 scuole medie, quasi
4.800 scuole secondarie superiori, 382
università e 479 università a ciclo breve
(due anni).
(Inf. UNESCO)
N.d.r. Sarebbe interessante, ma non
rallegrante, avere a raffronto i dati paralleli italiani...
I A Bruxelles gli ’’eurocrati”, cioè i circa
diecimila membri del personale delle
istituzioni europee (inclusi quelli dei centri di
ricerca, fra cui Ispra) svolgono uno sciopero
della durata di nove giorni. Motivo: ^i organi della CEE continuerebbero a rifiutare il
principio di calcolare gli stipendi sulla base
degli aumenti medi salariali nei Paesi membri e degli aumenti di stipendio concessi dalle amministrazioni pubbliche di ciascun paese
della CEE.
gl Nel Kenya si è avuto, a sud di Nairobi,
uno scontro fra tribù rivali, che hanno
fatto uso di frecce avvelenate causando parecchie vittime. Si tratterebbe di contrasti etnici, non politici.
I E’ stata inaugurata la diga di Inga sul
fiume Zaire (Congo), nello Zaire. E stata costruita da imprese italiane ed è sotto il
controllo tecnico deU’Electricité de France. E’
in programma la costruzione di una seconda
centale elettrica, per un costo totale di circa
3.5 miliardi di lire, da parte di imprese francesi, italiane e tedesche associate, mentre una
ditta francese sarebbe impegnata nella costruzione di una linea di alta tensione lunga
1.800 km. fra la diga e il Shaba (ex Katan
ga)
H II governo malgàscio ha proclamato lo
stato d’assedio ntìle provincie di Tamatave e di Tenerive-esÌ| dove si sono verificati
scontri fra le forze deirordine e la popolazione che manifestava contro un provvedimento governativo in materia scolastica.
ig Procedono positivamente e ora celermente, dopo le recenti elezioni che hanno
portato al governo di Canberra i laburisti, i
negoziati fra Australia e Cina che dovranno
portare a una piena normalizzazione nei rapporti diplomatici fra i due paesi.
fatto che finalmente l’obiettore di coscienza viene « ufficialmente » riconosciuto (in precedenza infatti gli obiettori venivano condannati per « renitenza alla leva », per « diserzione », ecc.)
altrettanto ufficialmente verrà punito
in quanto, in caso di accettazione della
sua domanda, dovrà compiere un servizio alternativo più lungo di ben otto
mesi nei confronti di quello di leva e
se invece si rifiuterà di compiere anche
questo servizio, sarà condannato ad
una pena da due a quattro anni.
Una delle cose più urtanti di questa
legge è il fatto che sarà lo stesso ministero della difesa — dopo aver udito il
parere di una commissione di indagine
composta di civili e di militari — a
decidere inappellabilmente nei riguardi
dei richiedenti. Salta subito alTocchio
il fatto che una decisione di tal genere
viene affidata ad un organo che non solo non è neutrale ma che, per sua natura, è contrario all’obiezione stessa.
La televisione naturalmente si è associata ai cori di « osanna » lanciati dalla
stampa cosiddetta indipendente e di informazione: c’è persino stato un breve dibattito nella nuova edizione del
telegiornale del secondo programma alle ore 21 del 14 dicembre scorso. Non
desideriamo privare quei lettori — che
non lo avessero sentito — di una vera
« perla » che è venuta fuori in tale occasione. L’intervistatore, parlando con
uno dei parlamentari estensori della
legge, gli faceva notare che la maggior
durata del servizio civile sembrava dare un certo carattere punitivo alla legge
stessa. L’onorevole si affrettava a precisare, con un umorismo assai opinabile, che, siccome i militari di leva fanno molti più esercizi fisici che non i loro colleghi obiettori, la maggior durata
del servizio di questi ultimi andava appunto a « compenso » (ha proprio detto così) del minor spreco di muscoli!
Come si vede, il cervello non c’entra
proprio per nulla.
ADDIO A UN
SANTUARIO
leggere gii altri
Sull’ultimo Index Translationum, ca-,
talogo internazionale pubblicato dalTUNESCO, si nota un aumento delle
traduzioni di libri sul piano mondiale.
Nell’ultima edizione, recentemente
apparsa, risulta che per la prima volta la Russia non è al primo posto per
il numero delle opere tradotte, che è
raggiunto invece dalle due Germanie,
in testa con un totale di 5.932 titoli.
L’URSS è al secondo posto (con 3.580),
la Spagna al terzo (con 2.944). Seguono Stati Uniti, Giappone, Francia, Olanda, Italia (che passa dal quarto posto che aveva nel 1969 all’ottavo posto),
Svezia e Cecoslovacchia.
Si nota un aumento nel numero di
traduzioni della Bibbia: 186 traduzioni
nel 1968, 202 nel 1969 e 223 nel 1970.
La statistica si ferma infatti al 1970.
In quell’anno — centenario della sua
nascita — l’autore più tradotto è stato Lenin (448 traduzioni di opere sue
Direttore responsabile; Gmo Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
Coop. Tip. Subalpina - Torre Pellice (Torino)
« L’anno che
sta per concludersi
ha portato il solito
carico di disgrazie.
La disgrazia più assurda, almeno sul territorio della Jugoslavia, sarà stata senza dubbio la distruzione del santuario del monte
Loveen nel quale riposavano, secondo
il suo ultimo espresso desiderio, le spoglie mortali del più grande poeta degli
Slavi del Sud, il bardo nazionale serbo
Pietro Petrovich Niegoch (1813-1851),
principe del Montenegro e vescovo ortodosso.
Nulla ha potuto fermare la mano sacrilega che, tre anni fa, s'era alzata
contro questo “alto luogo": nè la maestà del Loveen, nè la gloria del poeta,
nè la volontà del principe-vescovo di
riposare in una chiesa da lui stesso
eretta a quel fine, nè il fervore quasi
religioso che circonda la regione del
Loveen da generazioni, nè il ricordo
degli oltraggi subiti dalla cappella tombale per opera degli eserciti nemici durante le due guerre mondiali (precisamente nel 1916 e nel 1942), (...) nè l'opposizione della chiesa ortodossa, preoccupata di proteggere uno dei suoi
templi e la memoria d’uno dei suoi
più celebri vescovi, nè infine le voci
degli uomini di cultura (non solo in
Jugoslavia, ma nel mondo intero), fra
le quali quella di André Malraux. (...).
Ragioni^ multiple e gravi, vietavano
ogni profanazione. Ma il regime ha fatto di tutto per distruggere la cappella
del Loveen e costruire al suo posto un
mausoleo conforme ai suoi disegni politici, ai suoi capricci, ai suoi gusti, ai
suoi criteri morali ed artistici. Così
non si è esitato ad impiegare, in tale
impresa, immensi mezzi meccanici e
finanziari, a ricorrere alla minaccia, alla propaganda, ai tribunali, all’esercito
e alla polizia; s’è ricorso persino a modificare, anzi a violare delle leggi esistenti e il testo della Costituzione.
Raramente, in, tempo di pace, tanta
forza è stata dispiegata contro tanta
innocenza. Per tre successive estati il
Loveen venne sottoposto ad un vero
stato d’assedio: un intero esercito di
elicotteri, di gru, di bulldozer, di perforatrici, di funi, di leve lo assalirono,
mentre un altro esercito di operai, ar
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
sce (crediamo) un
interessante complemento.
AD HELSINKI...
I SOVIETICI
mati di piccozze e di martelli, sostituivano i pellegrini, i cui tentativi d’avvicinarsi al Loveen venivano sbarrati da
divieti formali. (...) Soltanto le nevi,
imponendo ai profanatori la ritirata e
ricoprendo le ferite della montagna, restituivano la tomba di Niegoch alla
sua pace e alla sua solitudine. Durante
quei periodi di calma, rinasceva qualche speranza in coloro che si preoccupavano della sorte del Loveen. Alcuni
speravano nella magnanimità e nel
buon senso del regime, altri (migliori
conoscitori del regime) confidavano
piuttosto nella mancanza di fondi o in
qualche improvvisa difficoltà. E il popolo diceva intanto: “saranno i fulmini a impedire questo scempio!
Ma alla fine della terza estate il Loveen fu vinto: « il santuario, cioè la sua
corona, risultò abbattuto; la sua cima
mozzata; una lunga galleria verticale
(futuro tenebroso accesso al tenebroso
monumento) ne squarciò i visceri. E
sul monte così devastato cominciò ad
emergere un lugubre fabbricato, qualcosa fra un sepolcro assiro e un prodotto disarticolalo dell'arte neo-classica, quell’arte tanto cara ai regimi autoritari. In questa tomba mastodontica, degna creazione dei suoi promotori, sono ormai condannate a marcire le
ceneri del poeta della libertà... ».
(Da un articolo del giornalista K.
Becirovic su "Le Monde" del 6.12.’72).
L’episodio qui narrato potrà forse
sembrare a qualche lettore un piccolo
dettaglio, una quisquilia nel dramma
che Sta travagliando la Jugoslavia e
che minaccia di trasformarsi in tragedia. Noi invece, d’accordo con l’articolista, crediamo il contrario. Abbiamo
buone ragioni per considerare il fatto,
un sintomo altamente significativo di
un grave stato di disagio e di debolezza nazionali. Ogni fanatismo, soprattutto quando si accanisce per motivazioni
futili, è segno evidente (così ci sembra)
di debolezza.
L’"Espresso’’ del 17 c., nel suo inserto, dedica molte pagine alla crisi jugoslava: questo racconto ne costitul
... nel corso di una delle prime sedute della riunione preparatoria della
Conferenza per la Sicurezza e la Cooperazione Europea, « hanno reagito in
modo quasi feticistico alla domanda
del delegato romeno, che fosse esplicitamente ricordata la sovranità e l’indipendenza di tutti i paesi partecipanti,
a prescindere dalla loro appartenenza
ad un’alleanza militare. Con questa iniziativa il governo di Bucarest, oltre a
continuare la sua tattica di punture di
spillo nei confronti dell’URSS, cercava
di cogliere una nuova occasione per
richiamare su di sé l’attenzione mondiale (essendo i romeni convinti che la
loro popolarità internazionale può essere uno dei pochi ostacoli ad un’eventuale aggressione armata russa, che rimane pur sempre possibile).
La logica risposta del rappresentante di Mosca ad una simile richiesta
(giuridicamente e politicamente priva
di fondamento, dato che, di per se stessa, l’appartenenza ad un’alleanza militare non può evidentemente limitare la
sovranità di nessuno dei paesi aderenti), sarebbe stata di lasciarla approvare, o respingere, dagli altri governi presenti nella capitale della Finlandia. Invece il senso d’insicurezza persistente
nell’URSS ha spinto il diplomatico sovietico a prendere la parola, in senso
negativo, cadendo così esattamente
nella trappola preparata dai romeni.
Non saranno certo discussioni collettive come quella in corso nella capitale finlandese che riusciranno ad
eliminare questo stato d’animo dei
russi, che affonda le sue origini nella
storia vicina e lontana del loro paese,
nelle sue condizioni economiche ancora per tanti aspetti arretrate, e nei
secoli d’invasioni da est e da ovest ».
(Da un articolo di Antonio Gambino
su « L’Espresso » del 17.12.’72).
* In effetti sulla cima del Loveen, montagna
imponente che domina Taltipiano montenegrino dall’aspetto selvaggiamente carsico, si osservano spesso delle violentissime scariche elettriche.
In attesa dell’entrata in vigore della
legge, una norma transitoria dovrà consentire la liberazione degli oltre 160
obiettori in carcere. Quelli che hanno
scontato un periodo globale superiore
ad un anno di detenzione saranno inviati in congedo assoluto, mentre gli altri
potranno fare domanda per il servizio
alternativo.
Anche i processi pendenti sono siati
sospesi. A Torino, quello a Gualtiero
Quatto e Carlo Filippini, i due giovani
obiettori arrestati presso il « club degli
spastici » dove lavoravano gratuitamente per compiere un « servizio civile »
sostitutivo, è stato rinviato « a data da
destinare ».
Roberto Peyroi
llllllllllllllllllllllllllllllllllllllillllllllllllllllllllllllllllllllIlHIH
De Lorenzo ha ritiralo
le querele aW Espresso
Roma (Ag. Italia) - Il generale Giovanni
De Lorenzo, deputato della destra nazionale,
ha ritirato oggi le querele che aprirono due
procedimenti penali: il primo contro Tex direttore dell’fispresso Eugenio Scalfari e il redattore Lino Jannuzzi, il secondo contro lattuale direttore del settimanale Gianni Cori;!,
Carlo Gregoretti e il generale Paolo Gas]).ui.
iiiiiiíiiüiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiimiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiHiiHi
Comunità
Montana .
(segue da pag. 7)
re che la Regione sia decisa a rispettare la
legge restando nei tempi fissati e che decida
per le Comunità entro la fine di quest’anno.
Intanto si procede a consultazioni per i circondari: sabato 16 a Pinerolo. Probabilmente
molti lettori leggeranno quest’articolo do})o
questa data. E il Circondario di Pinerolo, nell’intenzione espressa dalla Giunta presentando il disegno di legge regionale n. 54 del 17
ottobre 1972, dovrebbe funzionare dal 1“ gennaio.
Ora ad amici e a me pare che la soluzione
possa essere questa: un distretto alpino che
comprenda le due Valli del Pellice e del elusone con la Val Germanasca, ed eventualmente
anche l’Alta Val di Susa, che assommi le funzioni della Comunità, del comprensorio, del
circondario, magari anche del distretto scolastico quando ci sarà, altre eventuali.
Esso può articolarsi in comunità minori o
sotto-comunità, ed intrattenere rapporti speciali, eventualmente come consorzi, e con la
pianura sottostante, compresa Pinerolo (ci sono problemi di ospedale, di insediamenti industriali, di pendolari, ma questi non si esauriscono a Pinerolo, vanno anche oltre, almeno
fino a Torino), e con i distretti alpini vicini
e con oltre frontiera. E in questo distretto cÌ
debbono essere elezioni dirette, che finora permettono l’espressione più democratica, dopo
le assemblee e affini. Cosi ogni territorio con
la sua po-polazione, con la propria personalità,
può trattare in modo equilibrato con gli altri
da uguale, e non da servo a padrone, anche
con un processo che qualcuno chiama di osmosi, che riesce se bene impostato. Ci si obietterà : è costoso tenere, putacaso, un ufficio del
registro in montagna. Non di più che la degradazione della montagna. Che serve ai pendolari e alla soluzione dei problemi sociali?
Serve, anche alla parte della popolazione che
è pendolare. È un privilegio, ne avrebbe diritto anche Abbiategrasso. Certamente si, ma noi
in questo raomenio stiamo occupandoci della
nostra autonomia. E chi è senza autonomia
come può aiutare l’autonomia degli altri?
Non ci facciamo soverchie illusioni sull’influenza che potremo avere in questo scorcio
d’anno sulle decisioni del Consìglio Regionale e dei partili politici. Anche le leggi regionali non sono eterne. Credo che ci si dovrebbe dar da fare al più presto per correggere
gli errori, se saranno fatti, e soprattutto per
portare il più alla base possibile il chiarimento, la presa di coscienza, la manifestazione di
volontà. A questo scopo l’U.D.A.V.O. organizzerà prossimamente altre riunioni sulla
strutturazione territoriale (in particolare le
Comunità Montane), i trasporti (i trafori) e i
problemi socio-economici.
Gustavo Malan
P.S. Nel tempo trascorso fra la consegna e
la pubblicazione di questo articolo siamo venuti a sapere che il Consiglio della Regione
Piemonte terrà le sue prossime riunioni il 22
dicembre e TU gennaio. Le leggi relative alle Comunità Montane e ai Circondari passeranno probabilmente durante il mese di gennaio. C’è ancora tempo per discuterne.
G. M.