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ECO
DELLE VAULT VALDESI
Sig. FEYROT Arturo
C. Cabella 22/5
16122 GENOVA
Settimanale
della Chiesa Valdese
V.mo 108 - N m 20 Una copia Lire 80 ABBONAMENTI ¡ L. 3.000 per l’interno | L. 4.000 per l’estero i Sped. in abb. postale - I Gruppo bis/70 Cambio di indirizzo Lire 100 1 1ORRE PELLICE - 14 Maghilo 1071 1 Ainm.: Via Cavour 1 - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094
ISOLOTTO Il pastore Carlo Gay ha rappresentato là Chiesa Valdese alla VI Conferenza delle Chiese Europee
La parte di pjlato
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Nulla di fatto, per ora, al processo
deirisolotto. Aperto a Firenze il 3 maggio scorso, è stato sospeso già il giorno successivo. I cinque preti e quattro
laici solidali con la comunità cattolica
dissidente, accusati di « istigazione a
delinquere » per aver impedito, con
metodi definiti di « violenza passiva »,
la celebrazione della messa nella chiesa del quartiere da parte di mons. Alba,
delegato del card. Florit in sostituzione
di don Mazzi sospeso dalle mansioni
sacerdotali, dovranno ripresentarsi davanti ai giudici il mese prossimo. E
così cominciata la manovra che tende
a diluire il più possibile nel tempo il
dibattito processuale, facendolo procedere a singhiozzo e con lunghi intervalli, in modo da stornare l’attenzione dei
cattolici e dell’opinione pubblica italiana da questo processo che molti avrebbero preferito non veder mai intentato.
L’appuntamento dunque è per giugno, ma intanto alcune considerazioni
si impongono.
Il pastore Santini ha detto molto
bene, sul numero della scorsa settimana, le ragioni della nostra solidarietà
con gli imputati e con l’Isolotto, che è
la più recente espressione di quell’Italia ereticale, la cui protesta evangelica
è stata « sempre intrisa di motivi anticlericali e politici », proprio perché il
cattolicesimo italiano è sempre stato
fortemente politicizzato, cioè legato a
doppio filo col potere politico costituito. Santini osserva giustamente: « Non
è ora il momento di stabilire le distanze, di distinguere e di rifiutare determinate posizioni teologiche, (cosa che non
abbiamo del resto mai ìnancato di
fare), ma di riconoscere quegli obbiettivi comuni di fondo che richiedono un
lavoro comune, coordinato... Sarebbe a
rrmmPVfs-o-reprff at d'semèrìza'profonda, di smarrimento, se noi evangelici
non vedessimo chiaramente che in questa situazione, oggi, non abbiamo altra
scelta ragionevole che quella di solidarizzare con l’Isolotto ».
Non succede tutti i giorni, in Italia,
culla della Controriforma, che dei sacerdoti cattolici siano processati da
tribunali civili per ragioni connesse con
l’esercizio del loro ministero. Ricordiamo, in questi ultimi anni, don Lorenzo
Milani e, più recentemente, alcuni preti
del dissenso, tra cui i cinque incriminati a Firenze: Merinas (da Torino),
Fanfani e Ricciarelli (fiorentini). Barbieri (da Parma), Scremin (veneto).
Don Milani fu processato per aver difeso gli obiettori di coscienza al servizio militare; anche i preti « isolottiani »
sono in fondo processati per aver ubbidito alla loro coscienza anziché al vescovo. All’origine di tutta la vicenda
c’è un atto di disubbidienza della comunità delTIsolotto all’autorità ecclesiastica superiore. Evidentemente l’«autorità superiore » non è più superiore!
C’è una istanza più autorevole del vescovo: è la coscienza, una nuova coscienza ecclesiale (come oggi si dice)
ernersa dal travaglio di una esperienza
cristiana originale, ispirata dall’Evange
10 letto alla luce di una forte esigenza
di riscatto sociale e umano e di fraternità evangelica vissuta fino in fondo. In
questo senso, il processo di Firenze è
un segno di tempi nuovi per il cattolicesimo italiano: è il segno che accanto a un cattolicesimo che non è cambiato e non cambierà, impersonato dal
card. Florit, c’è un cattolicesimo cambiato, diverso dal solito; accanto a un
cattolicesimo che sacrifica ancora le
ragioni della coscienza cristiana a quelle dell’autorità, c’è un cattolicesimo per
11 quale l’obbedienza alla gerarchia non
è più una virtù.
Certo, ha ragione « Il Manifesto »
(quotidiano) del 4 maggio di definire
« medioevale » il processo di Firenze:
medioevale lo è senz’altro per i capi di
imputazione, speriamo non lo sia come
sentenza! Nel Medioevo, un « delitto »
come quello di cui sono accusati i nove
imputati, sarebbe costato loro molto
caro. Ma dire « medioevale » è ancora
poco. C’è in questa vicenda un lato
oscuro, un motivo di turbamento che
non è causato dalla evidente ottusità
spirituale di chi ha rinviato a giudizio
gli imputati, ricorrendo a leggi arcaiche e assurde e dimostrando — secondo le varie ipotesi che si possono formulare — o uno zelo senza conoscenza
se si tratta di zelo religioso (ma c’è da
dubitarne), oppure una mentalità malata di legalismo se si tratta di zelo per
la Legge, o ancora una volontà che non
si può non definire terroristica se si
tratta di zelo politico per l’Ordine costituito, appena mascherato da preoccupazioni religiose. Tutto questo non
può turbare un cristiano. Il lato oscuro
della vicenda è un altro: è il silenzio
dell’arcivescovo di Firenze, cardinale
Florit. Finora egli ha taciuto, mentre
avrebbe già potuto e dovuto parlare.
Come può tacere? Chi tace, acconsente,
di qui non si scappa. Ma acconsentire a
un processo del genere è molto grave,
spiritualmente e moralmente, per qualunque cristiano.
L’Evangelo prevede « liti tra fratelli » (I Corinzi 6: 1-8): i cristiani non
sono angeli. Ma per l’apostolo Paòlo è
inconcepibile che una contesa tra ere
denti, come è quella tra l’Isolotto e il
card. Florit, si concluda in un tribunale civile, « dinanzi agli infedeli » (v. 6).
È vero che non è stato Florit a citare i
dissidenti in tribunale, ma egli non ha
fatto nulla per impedirlo, non ha neppure protestato contro questa assurda
iniziativa giudiziaria, che se pure indirettamente lo riguardava così da vicino. Col suo silenzio, Florit si è fatto
finora complice, sia pure passivo, degli
accusatori dei nove imputati.
La via dell’Evangelo è un’altra. L’apostolo si chiede « Non v’è tra voi neppure un savio che sia capace di pronunziare un giudizio fra un fratello e l’altro? » (v. 5). Forse un savio ci sarebbe;
quel che non c’è è il rapporto fraterno,
che consenta il giudizio « tra un fratello e l’altro ». Florit non accetta di esser giudicato da nessuno perché si
ritiene lui un giudice, per decreto divino! Egli non è un fratello, è un signore.
Mancando una base fraterna, il modo
di dirimere le questioni tra fratelli previsto e raccomandato dall’apostolo Paolo non può aver luogo. Solo quando la
Chiesa tornerà a essere una assemblea
di fratelli potrà vivere come tale.
Ma c’è di più. Il Concilio Vaticano II
ha voluto, temerariamente, attribuire
ai vescovi cattolici il titolo (già in sé
nòti evangelico) di « vicari di Cristo ».
Il processo di Firenze dimostra, se ce
ne fosse bisogno, quanto questa attribuzione sia fantasiosa: Gesù è stato
processato e ha previsto per i suoi discepoli di esser dati « in man dei tribunali » (Marco 13: 9). Questo vuol dire
che ai cristiani si addice la parte degli
accusati, non quella di Ponzio Pilato.
Come può comportarsi come Ponzio
Pilato uno che pretende di essere « vicario di Cristo »? Secondo TEvangelo,
comunque. Cristo non ha vicari di alcun genere. Ma se dovesse averne, sarebbe tra le vittime degli inquisitori,
non tra gli inquisitori e i loro amici.
L’arcivescovo di Firenze, lavandosi le
mani del processo all’Isolotto, si è finora dimostrato soltanto vicario di Pilato.
Nyborg VI: provenienti da 27 nazioni europee, 360 rappresentanti di oltre cento Chiese anglicane, evangeliche, ortodosse e vecchio-cattoliche hanno lavorai o sul tema « Servitori di Dio, servitori degli uomini »
Nella piccola città di Nyborg, al suono di quattro trombettieri, il 30 Aprile,
alla presenza di un modesto sindaco,
con un modesto discorso di benvenuto,
i 360 membri della Conferenza delle
Chiese Europee sono stati ricevuti dalla Danimarca. Era un ritorno, perché,
come qualcuno ha detto, « si torna »,
non si va soltanto a Nyborg; e un ritorno implica ritrov.sre degli amici, che
hanno percorso un cammino, trovarne
dei nuovi e non ritrovarne altri: dal
Portogallo alla Ru.ssia, dall’Ungheria alla Francia, dall’Irlanda del Nord alla
Spagna confluiscono verso Nyborg i
rappresentanti delle Chiese evangeliche,
anglicane, ortodosse, vecchio-cattoliche.
Mentre un invito più esteso viene rivolto alla Chiesa di Roma, cinque suoi
uditori sono presenti ai lavori e li seguono con le loro opinioni, discussioni,
ricerche. Fra le delegazioni più varie vi
è quella della Gran Bretagna: il Prof.
James Torrance di Edinburgo, Sir John
Lawrence, redattore di « Frontier » da
Londra, ma irlandese, alcuni delegati
del Wales, una giovane fiammeggiante
irlandese Jenny Sutton, il pastore
nordirlandese Gordon Gray, amici di
tanti Valdesi, una diaconessa anglicana, il vescovo di Chichester; coraggiosa, limpida, qùesta delegazione tratterà
la questione irlandese con libertà evangelica, confesserà la propria distretta,
dimostrerà una vecchia fede giovane,
capace di dire dei sì e dei no. Fra le
persone che non possiamo tacere, ricordiamo soltanto il Dott. Visser’t
Hooft, che ha condotto la presidenza
con rapidità e maestria, il Dr. Glen
Garflied Williams, la sua signora e la
signorina Ada Silc.._-.!, presenti spiritualmente non solo ai vari atti ufficiali
della Conferenza, ma vicini a tutti i
delegati con vivo senso di amore. Mentre ringrazio la Chiesa Valdese di avermi delegato, ritengo che è ampiamente
tempo che altri, più giovane, si rechi a
Nyborg per trarne ammaestramento e
per portarvi nuove esperienze.
A Nyborg siamo tornati da 27 paesi
europei con il grande tema: « Servitori
di Dio, servitori degli uomini ». Uno di
quei grandi temi, che ti schiacciano
prima di confortarti. Una problematica,
che ti suscita prima la confessione di
peccato e soltanto dopo ti fa domandare se hai qualche diritto a simili dichiarazioni e se i doveri che essa comporta non siano veramente troppo pesanti per portarli da solo. E allora il
delegato che ti sta accanto, ti diventa
fratello, amico, dono del Signore per
decidere con gli altri la via della obbedienza.
I temi di Nyborg sono stati sempre
grandi: Nyborg I: « Il cristianesimo
europeo nel mondo odierno secolarizzato » (1959) - Nyborg II: «Il servizio
della chiesa in un mondo che si trasforma » (1960) - Nyborg III: « La Chiesa di Europa e la crisi delTuomo moderno » (1962). Sulla nave Bornholm
nel 1962 si tiene Nyborg IV con il tema:
« Vivere insieme in dimensione continentale e nel contrasto fra le generazioni » e nel 1967 a Pörtschach la V Assemblea di Nyborg si consolida nella
sua struttura organica e affronta il tema: « Servire e riconciliare — compito
delle Chiese europee ».
Temi grandi, forse troppo grandi, diranno i più giovani; in parte l’osservazione è valida; un tema grande attrae
l’attenzione, richiama la fede a non perdersi in un bicchier d’acqua, ma un
tema « grande » corre rischio di disperdere l’attenzione dalla vita quotidiana,
di portarci sul monte della trasfigurazione, non tanto per contemplare la gloria del Signore, quanto per sperimentare quanto si stia bene insieme disposti a crearci la nostra tenda da osservatori, dimentichi che ci aspetta laggiù, nella pianura il figlio nevrotico di
un padre disperato. Ad evitare tale rischio si oppone, a Nyborg, lo studio
biblico. Per i pastori lo studio biblico
può apparire un rito necessario, ma per
molti laici, abituati alle aule scolastiche, al laboratorio, alla fabbrica quello studio biblico semplice, fedele, letto
insieme, pensato insieme, pregato insieme, dà effettivamente alla giornata il
suo ritmo ed il suo profumo. Cerchiamo quindi di concentrare in alcune linee il lavoro compiuto.
Paolo Ricca
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiimiiiimiiiiiiiiiiiiiiiimMiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiuiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Antimilitarismo Obiezione "fiscale"
Il rifiuto da parte di Manrico Mansueti di Sarzana di pagare la parte di
imposte destinate alle spese militari,
in coerenza con le sue idee pacifiste e
antimilitariste (ne dette notizia anche
il nostro giornale nel numero del 5
marzo scorso nella rubrica « Uomini,
fatti, situazioni ») si è concluso nel modo previsto: il pretore ha ordinato il
recupero della somma — che era stata
destinata dal Mansueti a un centro di
bimbi lebbrosi in India — tramite prelievo dallo stipendio da parte delTufficio imposte.
Il periodico « Azione nonviolenta .>
(Casella postale 201, Perugia), nel darne notizia, pubblica anche la seguente
proposta di ordine del giorno fatta dai
consiglieri DC del comune di Sarzana,
ordine del giorno nei riguardi del quale i consiglieri del PCI, del PSI e del
PSIUP si sono già dichiarati favorevoli e che pertanto verrà votato a larghissima maggioranza:
« ...Questo fatto non può lasciarci indifferenti. Non si tratta infatti di un
atto di disprezzo verso le leggi, ma di
una spinta ad un loro miglioramento
nel senso di interpretare la maturazione della società. "Io sono rispettoso
delle leggi — ha scritto il Mansueti —
poiché credo fermamente che esse
contribuiscano ad un sano ordinamento delle strutture e della società, ma
esse sono perfettibili e tutti dobbiamo
contribuire a migliorarle e ad adeguarle ai tenipi con la diffusione delle idee
che arricchiscono l'etica sociale e l'elevazione civile, con l’opera di persuasione, ma Se necessario anche colla disobbedienza ".
« Il Con.siglio comunale di Sarzana
esprime la propria .solidarietà a Manrico Man.sueti, solidarietà che provenendo da forze politiche significa battersi per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza e un rinnovato impe
gno per il Terzo mondo. Il Consiglio
comunale dà mandato al sindaco di
inviare telegrammi ai Presidenti delle
Camere e al Presidente del Consiglio
per sollecitare la discussione delle numerose proposte di legge già presentate su questi argomenti e l’elaborazione
di nuove ».
A) Il metodo di lavoro
Insisto sul confronto fra Parola di
Dio ed azione dell’uomo, che traspare
in questo dibattito mattutino. È una
testimonianza antica quanto la Chiesa,
viva come la Riforma; è attestazione
che non siamo venuti soltanto per parlarci e per conoscerci, ma per lasciare
che Dio parli a tutti noi. Nella sua alterità costante, nella sua autorità sempre contestata e sempre contestatrice
quella Parola è lì davanti a noi e ci
parla del Signore-Servitore di Giovanni 13, ci annunzia il servizio unico del
servitore di Dio di Isaia 42, ci porta,
attraverso l’esame di Genesi 1, a considerare l’ampiezza del servizio nella
creazione e il nostro fallimento, ci rivela in Marco 10 v. 35-45 la tensione fra
il comando e il servizio, si richiama
con Matteo 9 v. 35-38 al servizio di Dio
per la redenzione e il bene deH’uomo, ci
ammonisce con Amos 5 v. 14-24 a servire Dio per la giustizia e l’onestà, ci
unisce con Filippesi 2 nel ricercare la
linea dell’unità nel servizio.
Se insisto su questo punto è perché
questo raffronto fra Bibbia e vita è
presente fin dai primi tempi dell’ecumenismo ed è il segno della grande
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiminiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiMiMiiiiiiiiiiiiiii
Riunita a Firenze l’assemblea nazionale del MIR
Per un riconoscimento autentico
delPobiezione di coscienza in Italia
Firenze (adista) — I giorni 17 e 18
aprile si è tenuta a Firenze l’Assemblea nazionale annuale del Movimento
Internazionale della Riconciliazione.
Erano convenute circa 1000 persone
provenienti da città e paesi di tutta
Italia, a titolo individuale o in rappresentanza di gruppi. Il tema del convegno era « Prospettive di azione non
violenta oggi ».
Alla tavola rotonda c ai lavori di
gruppo hanno partecipato tra gli altri,
Ernesto Balducci, Fabrizio Fabbrini,
Alberto L’Abate, Pietro Pinna, Luigi
iiiiimimiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiimiiiimiiiiiii
lohannesburg (Relazioni Religiose) - In Sud
Africa, cinquanta Te.stinioni di Jehova sono
stati condannati (alcuni stanno già scontando
la pena), a 90 giorni di prigione per obiezione
di coscienza. I « Testimoni » si rifiutano di
prendere servizio militare anche nelle unità
non impiegate in combattimento, come per
esempio i reparti dei vigili del fuoco. Molti di
essi scontano la pena in indumenti intimi,
giacche ritengono una <c uniforme » anche la
divisa carceraria.
Rosadoni, Luigi Santini e André Trocmé. Erano presenti un gruppo di obiettori ticinesi e un gruppo proveniente
dalla Sierra Leone. È stato deciso di
ottenere un maggior collegamento attraverso la confluenza di periodici e
bollettini dei vari gruppi nel periodico
« Azione non violenta » edito a Perugia.
È stata approvata la seguente mozione finale sul riconoscimento della
obiezione di coscienza: « L’assemblea
nazionale della sezione italiana del
M.I.R. riconosce la necessità di una
legge organica per il riconoscimento
dell’obiettore di coscienza, di iniziativa popolare, che, accolga integralmente i cinque punti programmatici della
Lega per il riconoscimento dell'o.d.c.
Denuncia l’assoluta inadeguatezza dei
disegni di legge 2.50, 769 e 21 unificati,
approvati dalla Commissione Difesa
del Senato. Rifiuta a questi disegni di
legge il diritto di chiamarsi “Norme
per il riconoscimento dell'o.d.c." Decide di proporre alla Lega per il riconoscimento dell’o.d.c. l’attuazione di
quanto sopra ».
svolta, dalla ricerca di alcune linee
preliminari concettuali, filosofiche o
spirituali, che costituiva il punto di
partenza per convegni teologici come
premessa di lavoro, alla coscienza che
la Chiesa non ha soltanto le sue premesse, ma riceve le sue premesse. E
ritrovare, dopo tanti anni di Ginevra,
di Agape e di altri centri giovanili, la
vitalità di questo confronto non può
essere lasciato passare nella indifferenza.
Il metodo di lavoro è l’ascolto di alcune indicazioni, che si ricollegano all’opuscolo preparatorio, date in seduta
plenaria dal Prof. Giorgio Crespy della
Facoltà Teologica Riformata di Montpellier, dal Vescovo Werner Krusche di
Magdeburgo (Germania Orientale), dal
Prof. Gyula Nagy della Accademia Luterana'di teologia di Budapest. Si formano cinque sezioni, che trattano i vari argomenti e ne traggono un documento, che viene esaminato, non di rado rimandato in sezione, rifatto, ridiscusso, approvato o non approvato.
Non tutti giungono a termine, come
è accaduto per il lavoro della terza sezione.
Non era difficile prevedere che tale
metodo avrebbe trovato alcune opposizioni: vi è effettivamente il rischio
che la parola divenga parole, che la
preoccupazione del gruppo sia esclusivamente la creazione di un documento,
che rifletta un certo linguaggio, un certo dosaggio, un certo equilibrio non di
rado conciliativi in apparenza, ma annacquati in modo che la vivezza dei
contrasti sia cancellata dalla banalità
dei « buoni consigli » dei quali, come
diceva Lutero, è pavesato il muro dell’Inferno. Ma non è forse il rischio che
minaccia le redazioni dei nostri giornali, le sedute dei nostri sinodi, le ricerche dei nostri campi giovanili o
meno? Non si può fuggire nell’attivismo e nel simbolismo, non si può soffocare la Parola, che comunica, che discute, che cerca: è il tipo di comunione
che ci è stato dato e che non può essere limitato al primo incontro fra .Adamo ed Èva. La stanchezza per le parole, per i programmi non attuati, per
i « grandi » titoli, non può evitare il
confronto con la Parola del Signore e
con la decisione degli uomini.
B) I cinque temi e i cinque rapporti
Potremo, in un prossimo numero del
giornale, riportare alcune pagine di
questi risultati di comune ricerca. Per
oggi ci limitiamo ai titoli:
Sezione I: La teologia del servizio e
il servizio della teologia nella situazione contemporanea.
Sezione II: Che cosa è oggi il servizio di Dio? a) liturgia, b) annunzio della
Parola, c) nella vita di tutti i giorni.
Sezione III: Le chiese e i cristiani
al servizio della società: la lotta per la
giustizia economica e sociale.
Sezione IV: Le chiese e i cristiani al
servizio della pace e della riconciliazione nelle tensioni politiche dell’Europa
e del mondo.
Sezione V: Il compito futuro della
chiesa: la situazione europea ecclesiastica, sociale, culturale, politica ed economica come sfida ai cristiani di domani.
C) Tensione e dosaggio
delle dichiarazioni
I radar sono una grande scoperta, ti
denunziano un ostacolo sul quale puoi
urtare e rimettervi la buccia. Ma non
è ancora detto che siano una buona
invenzione per le chiese, per i concistori, per le assemblee raccolte intorno a
testi saci i. I radar funzionano in continuazione in modo che si segnalano
tutti i pericoli: .i pericoli d’incomprensione, di linguaggio, di offesa all’unità,
al rispetto del prossimo, i pericoli di
offendei e i grandi sistemi e i potenti
dei grandi sistemi, la suscettibilità del
nazionalismo e le frontiere del "blocchismo e si attenua sul fondo l’unico grande pericolo che esista veramente per noi: la disobbedienza al Signore
Dove sei stata, Nyborg? Fino a che
punto siamo stati sentinelle e fino a
che punto gli spalti dell’Europa sono
stati per alcuni giorni occupati da personaggi vestiti in strane fogge, dalla
nera apparenza degli Ortodossi ai collari anglicani, dalla severa faccia di
professori intelligenti alla bonaria diligenza di vescovi luterani tutt’altro che
Cario Gay
(contìnua a pag. 3)
2
pag. ¿
14 maggio 1971 — N. 20
Il teflipo non è aneora giunto
La chiesa di Ivrea si pronuncia sull’eventualità che la Chiesa di
Roma entri ora nel C. E. C.
II problema deireventuale ingresso della
Chiesa cattolica romana nel Consiglio Ecumenico delle Chiese è stato posto dinanzi all’attenzione della chiesa valdese di Ivrea nel corso di due riunioni serali. In occasione di alcuni altri incontri è stato necessario informare i partecipanti sul contenuto di ciò che
si usa definire « movimento ecumenico » e
sulla natura del Consiglio Ecumenico ilelle
Chiese, allo scopo di evitare alcuni giudizi infondati o addirittura antistorici.
La prima riunione suirargoniento ha raccolto una quarantina di persone, comjiresi alcuni membri della Chiesa dei fratelli. 11 tema
è stato presentalo dal pastore Paolo Ricca sulla
base dello studio che la Claudiana ha successivamente pubblicato nella collana « Attualità Protestante ». La seconda riunione nel
corso delta quale, come dairannuiizio fatto al
cullo domenicale, la comunità avrebbe dovuto
esprimersi in modo definitivo, ha invece raccolto una diecina di persone al massimo. Pertanto. siamo costretti a riconoscere che la comunità nel suo insieme non ha « sentilo » Pimportanza e Pattualità di questo problema.
La minoranza che si è impegnata nel dibattito. si è resa conto di non potersi esprimere in modo univoco, pur essendo pienamente concorde sulle linee di fondo. Senza
esitazioni si può affermare che un semplice sì. unanime e incondizionato, non è stalo
pronunziato in favore delPìngresso della Chiesa cattolica romana nel Consiglio Ecumenico.
La Chiesa romana ha certamente il diritto di
sollecitare un'accoglienza favorevole alla sua richiesta, sulla base di una confessione di fede
cristiana e trinitaria e dei contatti ormai numerosi fra rappresentanti del cattolicesimo romano e del protestantesimo: ciò non elimina
d’un tratto le diverse e serie perplessità che
sorgono, nei confronti di una tale richiesta,
sul piano dottrinale ed ecclesiologico, sia pure
in un tempo che sembra favorire il dialogo e
la ricerca teologica in uno spirito veramente
nuovo.
Le perplessità sono state evidenti nelle nostre riunioni. Non è mancata la nota della
speranza in Dio. il quale può oggi come domani aprire una porta aH'incontro dei cristiani
sulla via deH'unione in Cristo, nello spirito
della preghiera sacerdotale: «.Che siano tutti
uno: che come tu, o Padre, sei in me ed io
sono in te, anch'essi siano in noi: affinché il
■■■■iiiiiiiiiiiiiiiiiniLHiiiiiiiiiiiiiiiiimi'iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiijiiiMiiiiimiiiitiiiiiiiimiiiiiiiiiitiN
Un parere del Consiglio della Chiesa di Venezia
Il problema dei matrimoni misti
in base ai nuovi sviluppi della questione
Il Consiglio della Chiesa Evangelica Valdese di Venezia, avendo preso in esame nelle
sue sedute del 19. del 26/4 e del 3/5 1971 il
<( motu proprio» papale del 31/3/1970 sui
matrimoni misti e le conseguenti norme esecutive emanate dalla Conferenza Episcopale
Italiana il 15/9/1970, innanzitutto ha dovuto constatare con rammarico che la posizione ufiìciale cattolica espressa da questi documenti rimane sostanzialmente immutata e che
essa delude le attese ecumeniche per gli impegni e le condizioni strettamente confessionali
che richiede per riconoscere la validità dei
matrimoni misti.
Per la libertà cristiana, che non conosce altro vincolo che quello della Parola di Dio,
nella linea di quell ecumenismo che è un
convergere di tutto a Cristo secondo il suo
Evangelo, il Consiglio ritiene che ogni coniuge evangelico che si sposa con persona cattolica debba coerentemente dichiarare di non
riconoscere alcun valore evangelico ed ecumenico alle suddette condizioni, cauzioni e dispense, e ili non sentirsi minimamente vincolato o condizionato da esse.
Il Consiglio, pertanto, è delPavviso che tanto da parte cattolica che da parte evangelica
gli sposi debbano es.sere lasciati liberi di decidere secondo la loro fede, sìa per la celebrazione delle nozze, sia per Liniera loro vita coniugale. che par Teducazìone cristiana dei
loro figli. E poiché solo la fede sta e deve stare alla base di tutta la vita del credente — il
quale, se è veramente tale, non può che pensare. decidere ed agire in ogni co.sa (compreso il matrimonio e la famiglia) a partire
dalla fede e secondo la fede — il Consiglio
raccomanda alla massima cura della comunità
e delle famiglie il compito di dare ai giovani
un chiaro annuncio ed un solido insegnamento delTEvangelo, sulla ba.se del quale e mediante il quale può nascere e radicarsi in loro
una fede autenticamente evangelica, vivente
ed operante, che li porterà sempre ed in ogni
cosa ad obbedire alfunico Signore e a condursi secondo la vocazione che Egli ha loro
rivolto.
Il Consiglio riconosce che i coniugi di confessione cristiana mista, se sono entrambi veramente credenti, possono fondare oltre che
la loro vita individuale anche la loro unione
coniugale sul comune Salvatore e Signore, e
che possono e debbono procedere ad una sempre migliore estrinsecazione della loro unità in
Cristo ponendosi insieme e costantemente davanti a Lui nelLascolto della sua parola, com'è
contenuta nella Sacra Scrittura, per lasciarsi
sempre illuminare, vivificare e riformare da
Imi. facendo essi in (¡uesto modo a livello
coniugale e familiare quella ricerca biblica ed
ecumenica che le diverse chiese fanno al livello comunitario. Così qtiesti coniugi potranno anche dare ai loro figli un'educazione cristiana ecumenica consistente neirantuincio e
neirinsegnamento deirintero messaggio biblico affinché anche i loro figli possano giungere
ad una fede suscitata dal solo Vangelo e fondala suU unico Salvatore e Signore.
Infine il Consiglio fa voti affinché i fratelli
e le sorelle che hanno già contratto matrimonio misto alle condizioni richieste dalla Chiesa Cattolica siano da tutti trattati con cristia
La domenica della gioventù si è ripetuto,
con il medesimo successo dello scorso .anno,
l'esperimento del culto tenuto dai giovani,
sempre molto edificante per la comunità.
Nella chiesa del Cavalletto (Metodista), dopo l'impegno assunto durante la Settimana
per l'unità dei Cristiani, si sono ripresi quindicinalmente gli studi biblici suirEpistola agli
Efesini, con i fratelli cattolici ed ortodossi, in
assemblee pomeridiane domenicali animate da
continui interessanti interventi a mo' di dialogo con chi presiedeva (il pastore e un sacerdote), rivelando, specie da parte cattolica,
acceso desiderio di approfondire la conoscenza
ed interpretazione dei lesti biblici.
Il 19 Aprile con Tintervento di tutta la comunità e di amici abbiamo porto Testremo saluto nella certezza della grazia di Dio che perdona e nella fede nella resurrezione dei morti
alla cara sorella Giuseppina Boga /i. Fabrizio, moglie del fratello Arturo, per tanti anni
diacono e apprezzato predicatore locale, e madre di Paolo attivo membro dell'opera di Cinisello Bal.samo. e di Elda, Ada e Laura che con
le proprie famiglie .sono parte attiva della
Chiesa di Venezia e Mestre. La comunità è
stata particolarmente colpita da questo lutto
che oltre ai molli parenti della defunta ha
la.sciato un profondo rimpianto in tutti per le
doti di profonda carità che come « il l)uon
profumo di Cristo » la cara dipartila sapeva
spandere verso lutti.
Vittorio Viti. Anziano
Incontro europeo dei preti «ufficiali)», a Ginevra
dissenso si fa strada
mondo creda che tu mi hai mandato » (Giovanni 17: 21). Tuttavia la nostra speranza
non sopprime gli interrogativi, i rischi e le
preoccupazioni di oggi, cioè del tempo in cui
la Chiesa cattolica romana è quella che è: nella sua dottrina, nelle sue strutture, con la sua
autorità e con la sua certezza di es.sere totalmente e veramente la sola chiesa cristiana.
Fra coloro che nutrono delle perplessità, c’è
chi .sarebbe disposto a favorire l’ingresso della
Chiesa cattolica nel Consiglio Ecumenico, ma
a condizione che essa rinunzi prima dì tutto
alle sue pretese, accettando un ridimensionamento che le consenta di .sentirsi nella grande
famiglia ecumenica come una sorella, sia pure
come (( sorella maggiore », non già come
« Mater et Magistra ». E c’è chi si domanda
quali pensieri l’attuale Pontefice coltivasse in
cuor suo quando, in occasione della sua prima
breve visita al Consiglio Ecumenico a Ginevra,
volle dire queste significative parole: «Noi
siamo Pietro ». Quali e quante deduzioni .si
potrebbero fare a questo riguardo sul primato
apostolico, sul magistero della Chiesa, sull'uutorìtà del vescovo di Roma e della Chiesa
univcr.sale!
11 problema sollevalo meriterebbe una più
ampia rifle.ssione, tanto sul suo contenuto
quanto sulle modalità di una sua eventuale
soluzione favorevole. Concludendo, siamo costretti a ricercare prima di tutto una motivazione teologica ed ecclesiologica sulla base
deirinsegnamentoneo-testamenlario. mentre ci
accingiamo ad esprimere il punto di vista
della nostra comunità. Su quella base, a meno
che la Chiesa cattolica pronunzi alcune parole
veramente nuove e determinanti, dobbiamo
riconoscere che le nostre perplessità costituiscono un rifiuto o. per lo meno, dimostrano
che il tempo dell'ingresso di cui si parla non
è ancora giunto.
Non ancora: lo diciamo con estrema umiltà pensando alle nostre chiese protestanti, e
tuttavìa con speranza, sapendo che Dio ci attende tutti sulla via della croce e del nostro
ravvedimento. Non abbiamo fatto calcoli numerici, di prestigio ecclesiastico o di strategia
politica. Crediamo che il Consiglio Ecumenico
debba essere prima di tutto una famiglia di
chiese cristiane, unite dalla fede in Colui che
è il solo Capo della chiesa, « il primo e Vidtimo, e il Vivente ».
na carità, quella carità che non condanna e
non biasima, ma che con l'annuncio della Parola di Dio vuole aiutare i fratelli a camminare
neH'unìca Via. che è quella di Cristo e del
suo Evangelo.
Il Consiglio di Chiesa
All’immagine dello struzzo che nasconde la testa tra la sabbia sono già
abituato, ma che si tenti di dimostrare che anche altre sue parti vistose
non rimangano allo scoperto o addirittura che non esista neppure più lo
struzzo lo trovo alquanto esagerato.
Questa cattiva immagine zoofila, in
mezzo ad altre molto positive, l’ho
avuta leggendo la corrispondenza gioi'nalistica di parecchi cattolici da Ginevra, luogo in cui si sono radunati, dal
20 al 23 aprile scorso, i preti ufficialmente sintonizzati con il Pontefice romano, i Vescovi ed il popolo di Dio.
I principali temi dell’incontro furono:
la Chiesa e i preti posti in discussione
dal mondo di oggi; la missione e il
ministero del prete; il lavoro del prete
e il celibato; una chiesa serva e povera; l’esercizio dell’autorità e dell’iniziativa nella Chiesa; la formazione iniziale c permanente del clero (documento diffuso da « Témoignage Chrétien »
del 7-1-71).
A Ginevra, secondo il regolamento,
c’erano dodici preti « ufficiali » per
ogni grande estensione geografica. L’Italia presentò solo due preti in rappresentanza degli altri sessantamila,
nonostante fosse catalogata tra le
grandi nazioni cattoliche. I due italiani presentatisi inizialmente come semplici osservatori nel corso dei lavori
sono stati fatti partecipare aH’asscmblea a pieno diritto. I due erano A. Boni e C. Verrucchi. La loro età: quella
della saggezza. In Italia, per ciò che
ne so io, i documenti preparatori non
furono diffusi e discussi. I maligni dicono che oltre che su questo desiderato silenzio italiano, Roma poteva contare sull’assenza dei portoghesi e di
altri. Come dimostrò la realtà, infatti,
da parte inglese, scozzese e irlandese
(impeccabile anche nel modo di vestire) non ci furono preoccupazioni. Quelli che potevano dare noie si dovevano
cercare eventualmente tra gli olandesi
o collcghi di zone limitrofe.
I preti solidali erano presrenti a Ginevra in numero di cinque: due tedeschi, un francese, un austriaco e un
olandese. La differenza tra i preti solidali e quelli « ufficiali », secondo alcuni, consiste ancora nel fatto che i
primi, dopo avere interrogato il buon
.senso, la loro coscienza, se i motivi
dei divieti della gerarchia risultano
non validi, li trasgrediscono passando
subito all’azione. Molti cronisti si sono
preoccupati di far vedere che il congresso si svolse in un clima di rispetto e umiltà, nella volontà di adeguarsi all’insegnamento della Chiesa. Affermano che si era it'ntani dalle solitarie
conferenze episcopali o dalle troppe
accese discussioni dei preti contestatori, in cui la chiesa non può riconoscersi. Ora se guardiamo le mozioni finali
di questi « preti del consenso » ci pare
che le loro conclusioni siano veramente forti ed identiche a quelle dei « preti del dissenso » a Coira, Roma... Sentiamone alcune: « l’accesso al sacerdozio di uomini sposati non deve essere
ammesso esclusivamenle per ragioni
di necessità, ma per la ragione positiva deU’arricchimento della comunità
cristiana » e ciò quando esiste una lettera papale che sembra avocare a sé
la questione e quando esiste già il documento teologico per il prossimo Sinodo episcopale che parla solo di preti
celibi che « più facilmente col cuore
indiviso » possono servire Dio e devono essere segno del mondo futuro in
cui i figli della risurrezione « non prendono né danno moglie ». L’assemblea
di Ginevra chiede inoltre la rifusione
del documento sulla riduzione allo stato laicale dei preti: domanda che la
Chiesa locale possa decidere sulla questione pur lasciando l’ultima ratifica
al Papa. C’è tutto un discorso di reinserimento degli ex-preti che abbiano
ancora un cuore sacerdotale, mentre
non di rado la gerarchia considera
« traditori » i preti che abbandonano
l’abito. E vero che la lettera di protesta al Papa per aver paragonato gli expreti a Giuda ebbe solo diciotto voti,
ma ciò non fu perché molti altri fossero contrari, ma perché la ritenevano
una proposta ovvia e non valeva la pena con quell’intervento polemico verso il papa compromettere altri aspetti
molto interessanti. L’assemblea inol
tre è contraria alla partecipazione dei
nunzi alla nomina dei Vescovi; dichiara inadatti gli attuali seminari; prospetta persino l’eventualità avvenieristica della ammissione delle donne agli
ordini sacri, mentre attualmente nei
documenti liturgici è vietato al gentil
sesso di situarsi in presibiterio anche
come semplice lettore.
Si parla anche di inserimento dei sacerdoti nella società umana; si dice
che il lavoro a tempo pieno neU’officina, nell’ulficio, in ospedale può essere
espressione della responsabilità sacerdotale nella comunità cristiana.
Personalmente sono molto lieto di
queste proposte congressuali. Vorrei
però terminare con alcune riflessioni.
Tanto per cominciare è strano che lo
slesso prete che crede in Gesù Cristo
sia quasi scismatico in Italia e non lo
siano i cinque preti contestatori esteri scelti dagli stessi preti ufficiali a rappresentarli a Ginevra. A parte ogni altra considerazione, mi pare che rifiutare, come si era fatto precedentemente, certe istanze dei preti contestatori
(lavoro, politica, famiglie e libertà celibataria) o ignorare i loro congressi
non sia stalo saggio e d’altra parte sia
stato un misconoscere i segni dei tempi che non necessariamente devono
manifestarsi in forme gaibate ma possono es.sere anche irruenti, come il povero che sovente emette solo delle urla
sboccate. Trovare dei giornalisti che
solo a Ginevra non hanno più avuto
paura di sporcarsi le mani o la reputazione, mi ricorda un vecchio stile ecclesiastico e politico che consiste nel
fagocitare intelligentemente un passato sovente non sempre recente, servendosi dei profeti perseguitati di ieri e
poi riabilitati, per misconoscere e perseguitare quelli di oggi.
Infine parecchi cronisti si sono augurati che ci sia in questi congressi o
movimenti una migliore teologia. Pur
tenendo presente una ripulsione istintiva verso certa teologia che sovente
ci ha mutilati è ovvio che questo desiderio culturale teologico sia legittimo
anche se il presentarsi come fatto cristiano ed esperienza di chiesa è già
teologia vissuta. Ciononostante ognuno
di noi si augura che si pensi di più. Ciò
nondimeno, non credo che dovremmo
turbarci molto quando si rimprovera
un orizzontalismo eccessivo ai solidali
senza preoccuparsi di far loro vedere
che il proprio verticalismo è visivamente seducente ed impregnato di realizzazioni.
Adoi.fo Pf.rcelsi
i:iMiiiiiiii:imimmmiiimiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiii„iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii .....
Convegno «fede e testimonianza» a San Fedele Intelvi
Come leggi la Bibbia?
Ha avuto luogo nei giorni 1-2 maggio
al Centro P. Andreetti di S. Fedele Intelvi, il secondo convegno « fede e testimonianza » di questo anno. Il convegno precedente si era fermato sul
problema della ispirazione e dell’autorità della Scrittura, inquadrandolo nella prospettiva deH’ssame critico-letterario e storico del testo.
Si era chiesto nell’ultimo convegno
di presentare una esemplificazione di
lettura della Bibbia, servendosi degli
strumenti di critica storico-letteraria:
è quanto, si è prefisso quest’ultimo convegno.
Testi biblici: Genesi cap. 3; Marco
cap. 4 vv. 1-20.
Relatori del primo studio su Genesi .3
sono stati: Dino Giordani, per l’introduzione storica sulla formazione del testo; Ernesto Chiarenzi, per l’esegesi del
testo; Antonio Di Pierro, per presentare le conclusioni, cioè il messaggio
che — in seguito all’esame precedente — scaturiva dal testo, in modo fre
NOVITÀ CLAUDIANA
SERGIQ CARILE
Attualiià dei pensiero
teologico metodista
pp. 280, L. 2.900
La vivacità dialettica con la
quale il Metodismo partecipa alle nuove relazioni con altre tradizioni teologiche ed ecclesiastiche, dimostra il potenziale dinamico che esso è in grado di mettere in comune con le altre chiese. E questo il « dono » del Metodismo al pensiero religioso moderno.
SCO e limpido. Il caos e la disarmonia
esistenti ira gli uomini e nella natura
stessa, non sono stati voluti dal Creatore: alla base di questa situazione,
nella quale tutti ci troviamo, v’è la disobbedienza deH’uomo alla volontà del
Creatore. Ma il testo esprime anche come una confessione di fede, la certezza nella misericordia del Signore, che
non punisce l’uomo con la morte, ma
ne ha compassione e gli dona una tu
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiMiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiimiiiiiimiiiMiiiiiiiiiiiiMiMMimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiii
Convocato a Rivoli, il 20 maggio 1971
Precongresso FGEI regione Piemonle - Liguria
nica, un vestito nuovo, segno della promessa di un avvenire che diventerà nalese nella chiamata di Abramo (Genesi 12).
Relatore del secondo studio su .Marco 4 è stato il pastore Otto Ranch di
Vicosoprano (Grigioni). Un accurato
esame del testo mette in luce la struttura del capitolo composto di tre sezioni: vv. 3-9, il discorso originario di
Gesù, la parabola; vv. 11-12, testo di origine palestinese che mette in chiaro
come tutti si trovano sotto il giudizio
di Dio a causa del loro induramento e
chiusura, ma anche come a tutti è promesso il miracolo della grazia di Dio;
vv. 13-20, la spiegazione data dalla comunità apostolica delle parole di Gesù,
interpretandole allegoricamente, spiegando — sotto Finflusso dell’apocalittica giudaica — il seme, con « la parola »
e il terreno con i vari tipi di uomini.
Marco, l’evangelista-redattore ha cucito assieme con i vv. 1-2 e con alcune
modifiche o aggiunte ai vv. 10 e 13, i
tre testi suddetti.
Il relatore si è poi chiesto quale messaggio portava alla Comunità il capitolo ed in modo speciale i vv. 13-20, la
parte allegorica scritta dalla Comunità apostolica, non pronunciata da Gesù.
Dopo un animato dibattito, il relatore
ha messo a fuoco le seguenti conclusioni:
1 ) La parabola dei vv. 3-9, se isolata
si presenta con una freschezza e forza
inaudita; nonostante le opposizioni violente, anzi: proprio in quelle opposizioni straordinarie il Regno di Dio è all’opera e trionferà manifestando frutto abbondantissimo. Gesù annuncia
questo evangelo in parabole, affinché
gli uomini si lascino impegnare.
2) La Comunità apostolica riconosce che questa parola di Gesù richiede
un impegno concreto nella sua determinata situazione.
3) La Comunità deve sapere che
questo impegno che la invita a non appartenere a quelli « di fuori », cioè agli
increduli, è un miracolo della grazia di
Dio, dovuto alla sua volontà.
4) Anche le parabole di Gesù possono
non bastare più all’epoca apostolica (ed
oggi), perché l’uomo è cieco ed indurito. Anzi, la comunità dei discepoli
soprattutto, comme il pericolo di essere cieca e sorda di fronte al Regno di
Dio all’opera, di non capire cioè come
e dove il Signore stia operando oggi
nel mondo.
I numerosi partecipanti hanno seguito con grande interesse i due studi ed
hanno constatato come un esame storico-critico e letterario del testo, pur
nella sua realtà talvolta sconsacrante,
apre al lettore attento un messaggio
dalla forza c dalla freschezza insperate.
Thomas Soggin
Fra il .31 ottobre ed il 2 novembre .si svolgerà nel Villaggio della Gioventù di S. Severa
(Roma) il Congrcs.so della Federazione della
Gioventù Evangelica Italiana (FGEI). a due
anni dalla costituzione della Federazione .stes.sa nel Congresso di Ecumene neU'aprile 1969.
ft ovvio ohe si tratta di un momento importante |>cr la verifica del movimento unitario,
ed è opportuno prepararlo nel miglior modo
jios.sibile. Co.si. accanto ai dibattiti ed alle ricerebe riportati dalla stampa, .sono stati indetti i precongre.ssi regionali.
Essi, oltre a ricercare un conlatlo diretto
con una base giovanile sullicienlemente estesae con.sentire una preparazione più ampia del
Congre.s.so. devono anche rivolgersi a delle
specifiebe situazioni locali.
Il nostro caso del l’icmonle e della Liguria
occidentale è da inserire, crediamo, in questo
secondo quadro. Infatti dopo una istituzione,
che i fatti successivi, piirtroinm. autorizzano a
delinire formale, la Federazione regionale è
arenata a causa di circostanze che abbiamo la
responsabilità di individuare e superare .secondo le nostre capacità. In considerazione di questo, il sen.so delfineontro di Rivoli non si c.saurisce alla scadenza specifica del Congresso prossimo. ma .si prolung.i oltre di esso, volendo
definire nuovi strumenti di collegamento e
organizzazione. A |iarte l'importanza del Congre.sso, che comunque .sottolineiamo ancora
una volta, i riflessi locali deirappunlamento
ilei 20 maggio crediamo costituiseano un motivo estremamente valido jier contribuire, eon
la pre.senza e con la partecipazione attiva, al
suo succes.so.
p. F.Ci.E.I.
I.iirit Zarnlli. Carla Frurrhia. Gigi Rossi
I’ R O G il A M M A
Luogo: Rivoli (Torino) V.le Bas.sano f. presso la Chiesa llattista.
Mallino ora 10:
a) breve meditazione:
b) conversazione di Hvnulo Maiocahi sui
temi emersi dal campo della FGEI tenuti» la
scorsa estate ad Agape (i documenti di questo
campo sono compresi tra quelli consigliati in
preparazione al Congre.sso). e dibattito relativo.
Pranzo ni sacco ore 13.
Pomeriggio ore 15:
a) intervento di alcuni gruppi sugli sviluppi recenti delle loro attività;
b) prospettive e proposte per il concreto
avvio ilella Fed. reg. Piemonte-Liguria.
Osservazioni :
a) è opportuno leggere o rileggere i documenti del Campo FGEI di Agape jìubblieati
nel n. 6/7 di « Gioventù Evangelica ».
b) portare, chi è in grado, il questionario
contenuto nel n. 9/10 di «Gioventù Evangelica ». cosi che po.s.sano .servire per una pur
sommaria itulagine locale.
e) per ulteriori informazioni e ¡ler le adesioni. che è o])portuno far pervenire anche se
non imposte da particolari esigenze organizzative. rivolgersi a; l.uca /,arotti. Corso Peschiera 327. 10111 Torino, telefono 71.08.31.
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Valdese di Terre Penice
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3
14 maggio 1971 — N. 20
pag. 3
_____ LA CHIESA E LA SUA MISSIONE NEL MONDO
Il lavoro della Missione CoD paziBiiza fìduciosa, Un'altra tappa del caminino comune
Evangelica confro la lebbra
Dal 1 al 5 maggio si sono tenuti a Londra,
nei locali della sede centrale ed a Hildenbourough nel Kent l’incontro annuale dei segretari nazionali e della direzione centrale della
Leprosy Mission.
Tralaseierò le caratteristiche che potremmo
chiamare folcloristiche, abbastanza evidenti in
un incontro intercontinentale, oppure « mondane » come l’invito della duchessa di Kent
che certamente ha avuto un significato sul
piano inglese e che a noi sfugge, per venire
direttamente agli argomenti di fondo che sono stati dibattuti ed al tipo di partecipazione
al congresso.
Va notato per prima cosa che i dirigenti di
Londra sono tutti credenti che hanno lavorato
per lunghi anni nelle missioni in Asia od in
Africa nel campo della lotta contro la lebbra
od in quello dell'annunzio dell’Evangelo.
Non si tratta quindi di persone bene intenzionate e sincere, ma prive di una esperienza
diretta, ma di « vecchi combattenti » (se così
possiamo esprimerci) che continuano a livello
direzionale una lotta iniziata e combattuta per
lungo tempo in prima linea. Inoltre essi continuano ad avere contatti diretti e prolungali
con i vari campi di missione. Per esempio,
(fuando si è trattato di discutere la possibilità
di rilevare il lebbrosario del Dr. Schweitzer a
Lambarené, un membro della direzione, il sig.
Askew, si è recato per alcuni mesi in quelTospedale per vedere di persona e discutere il
problema sul posto.
Oltre ai delegati nazionali dei paesi sostenitori delUopera (Inghilterra e Galles, Irlanda,
Scozia, Finlandia, Francia, Olanda, Svizzera,
Italia, Canada, Sud Africa, Nuova Zelanda.
Australia), hanno partecipato alUincontro uomini e donne direttamente impegnati nel lavoro medico nei paesi della lebbra: India,
[fong-Kong, Indonesia, Nepal, Butan (vale la
pena di andare a cercare questa nazione su di
uiui cartina deH’Asia). In questo modo la discussione ed i contatti sono stati diretti e vivi ed il confronto delle opinioni è stato continiiumente collegato con i vari aspetti dei paesi
sostenitori e delle necessità dell’opera nei vari
paesi in cui lavora la Missione e dove i rischi
non sono solo quelli del clima, della natura
ostile, ma anche quello di trasmettere le proprie conoscenze e la propria scienza medica
passando direttamente nello stomaco dello stregone locale! L’ultimo caso del genere è successo sulle montagne della Nuova Guinea meno di due anni fa. Non si trattava dì un medico della Missione, ma questo non significa
nulla.
I problemi discussi sono stati di due generi
assai diversi. Da una parte il lavoro in Europa e le tecniche da usare in esso. Una vasta
inchièsta còhdoftà in Inghilterra ha posto le
basi di questa discussione nella quale le varie
nazioni hanno ¡>ortato la loro esperienza ed
hanno proj)osio indicazioni sempre interessanti anche se necessariamente varie da paese a
paese, da mentalità a mentalità. Sono stati
presentati i nuovi materiali audiovisivi che
saranno messi a disposizione per il nuovo anno (nuovi documentari cinematografici e foto
a colori con appropriato commento, notizie per
dépliants e pubblicazioni varie). Il lavoro fra
1 giovani è pure stato oggetto di un vasto dihallito come anche i contatti con le chiese
locali e le società di missione evangeliche che
esistono nei nostri paesi.
Il lavoro nei paesi dove la missione è al1 opera contro la lebbra è stato esaminato sotto
tre aspetti diversi: In primo luogo la possibilità di continuare il lavoro evangelistico assieme a quello medico. In diversi Paesi questa
(lof)pia attività della missione è vista con sospetto e talvolta è ostacolata. Sono reazioni
anticolonialistiche ben comprensibili da parte
degli stati asiatici ed africani o, comunque,
di misure di carattere politiche che si possono
spiegare. Questo crea però un problema di
fondo alla Missione Evangelica contro la lebbra che ha sempre considerato la testimonianza
cristiana e l’annunzio delFEvangelo un elemento fondamentale della sua opera. Non si
tratta, naturalmente, di condizionare la cura
della lebbra alFaccettazione del cristianesimo
(questo è evidente), ma di conservare il diritto
del medico, dell’infermiere, del malato cristiano di testimoniare — almeno sul piano indi
viduale — della propria fede. Nonostante le
difficoltà, i membri della missione che lavorano nel terzo mondo sono stati i primi a
chiedere che si tenga duro nel rendere testimonianza a Gesù Cristo, non solo con l’azione
di solidarietà con i lebbrosi, ma con Pannunzio chiaro e coraggioso delPEvangelo.
11 secondo problema che si è posto dipende
dalPaumento della fiducia che le popolazioni
hanno verso i medici e verso le medicine. Da
questo ne consegue che molti malati non di
lebbra si presentano ai dispensari ed ai leb
brosari della missione, chiedendo di essere cu
rati. Non è giusto mandare via chi non rien
tra nel campo della leprologia, ma non è nep
pure possibile accettare tutti i malati che s
presentano per mancanza di uomini, di mezzi
e dì specializzazione; non si può, infatti, pas
L’ex borgomastro
di Berlino riprende
il ministero pastorale
Berlino (edp) - Il past. Heinrich Aihertz, che nel 1948 aveva lasciato il
pastorato per dedicarsi alla politica ed
era diventato « borgomastro regnante »
di Berlino-Ovest, ha riassunto il ministero pastorale nel quartiere berlinese
di Britz.
La sua nuova comunità è immersa
in un grave conflitto di generazioni,
poiché un gruppo di giovani ha proclamato rivolta aperta contro il consiglio di chiesa. Il consiglio è stato confermato dal concistoro, cioè dall’organo
amministrativo centrale della Chiesa.
Il vescovo Scharf ha promesso ai giovani di trovare per quella comunità un
pastore comprensivo; ma essi non si
a.spettavano questa nomina.
L’ex borgomastro, noto per l’atteggiamento conciliante avuto in occasione
delle contestazioni del 1968, avrà il
compito di riportare l’armonia nella
comunità.
sare indifferentemente dalla leprologia a qualunque altro ramo della medicina. Il problema umano è però molto grave perché la situazione medico-igienica di molti paesi del terzo
mondo è drammatica. Basti pensare che, mentre in Inghilterra il governo mette annualmente a disposizione di ogni cittadino la media di 100.000 lire di cure mediche e medicinali gratuite, in Indonesia questa somma è
di sole 250 lire! La Missione è rimasta d’accordo nel decidere di dare ogni aiuto possibile
ai malati non lebbrosi, naturalmente nel limite
delle proprie possibilità, e di estendere al massimo questo tipo di lavoro, soprattutto nei paesi di minor livello assistenziale medico e chirurgico.
Il terzo punto della discussione sembra contrastante rispetto al primo : si è deciso di spingere al massimo la specializzazione della missione nella lotta contro la lebbra. I progressi
in questo campo sono notevoli ed i centri come Karaghiri e Purulia in India sono fra i
primi nel mondo in questo settore. Le ricerche per la coltivazione del microbo e per la
fabbricazione del vaccino hanno fatto grandi
progressi nell’ultimo anno e la Missione ha
deciso di impegnarsi a fondo anche per il futuro su questa linea di ricerche che permetterà di impegnare contro la lebbra una battaglia
definitiva, simile a quella che è stata vinta
contro la poliomielite ed altre malattie che facevano strage nei decenni o nei secoli passati.
Un impegno coraggioso sul piano della medicina e sul piano della fede, tale da farci seriamente riflettere e da farci assumere quelle
responsabilità che ci toccano tutti sul piano
della preghiera e della solidarietà fraterna,
quanto su quello economico del sostegno che
possiamo dare con il nostro denaro e il nòstro
lavoro.
Franco Davite
Missione Evangelica contro la Lebbra
10060 Frali — c.t.p. 2/35862
iiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiii iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiimMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Sempre più stretti rapporti Jra luterani e riformati
Si prepara una dichiarazione comune da sottoporre
a una grande assemblea luterano-riformista
Ginevra (spr) - La possibilità di relazioni più strette fra luterani e riformati è stata studiata in una riunione
tenutasi dal 20 al 24 aprile a Cartigny,
allo scopo di redigere un pre-progetto
di dichiarazione comune che esprima
l'accordo sui tre punti già messi in evidenza negli Incontri di Leuenberg
(1969 e 1970), cioè:
1. una dichiarazione che esprima
un accordo sul contenuto essenziale
dell’Evangelo e, di conseguenza, il riconoscimento reciproco delle confe.ssioni di fede delle Chiese partecipanti
all’incontro;
2. la revoca degli anatemi inseriti
negli scritti confessionali del XVI secolo, anatemi che risultano oggi caduchi;
3. una dichiarazione che permetta
ai pastori riforinati di predicare e di
celebrare la cena in un servizio luterano, e reciprocarnente; questa decisione
permetterebbe di realizzare una comunione ecclesiastica totale.
Una dichiarazione comune sarà proposta a un incontro preparatorio che
si terrà a Leuenberg, presso Basilea,
dal 20 al 24 settembre prossimi. Se le
due Chiese giungono a questo accordo
potranno convocare una grande assemblea luterano-riformata europea verso
k ime del 1972, nel corso della quale le
Chiese interessate proclameranno la E) I paesi latini
/segue da pag. 1 )
insensibili al richiamo dell’ora, ma che
si sono guardati troppo gli uni’dagli altri anziché guardare tutti insieme verso
quel mondo, che da ogni parte ci circonda in noi e fuori di noi? Un Belga
mi diceva l’ultimo giorno: « L’homme,
cet homme on l’a bien souvent oublié! »
Un pastore inglese ha fortemente insistito sui silenzi, che dovrebbero lasciare il posto ad un franco parlare. E il
presidente, nella sua allocuzione finale,
dopo avere letto il racconto della tempesta sedata, ha ripreso le parole di
Blaise Pascal: «Vi sono due paure:
una deriva dal dubbio, l’altra nasce dalla fede », per dirci molto chiaramente
che dobbiamo lasciare le nostre piccole paure (dovute allo scontro di sistemi,
strutture, diversità di opinioni) per entrare nella grande paura davanti a Dio,
che non possiamo eludere né evitare,
né disobbedire.
Io credo che siamo stati una volta
ancora troppo cauti, troppo dimentichi
che Dio pensa Lui alla sua barca e che
noi ci dobbiamo ricordare di remare
con i remi che ci dà. E non mancavano
a Nyborg i remi: la ricchezza spirituale di personalità di primo piano, la messa a punto non di rado eccellente di
molti oratori, la vivezza di molti giovani e l’inteiligenza di vari adulti, la conoscenza della situazione, ma troppe
volte la situazione è restata situazione
e non è diventata testimonianza, indice
puntato verso un avvenire efficace.
Troppe volte abbiamo ridetto quello
che si dice in molti congressi internazionali e non si è sempre rintracciata la
peculiarità del messaggio; ma non vi
sarebbe in questo ancora un tentativo
di parlare il linguaggio degli angeli con
il rischio che diventi suasivo discorso
del serpente?
Qualcuno dirà: ma per fare questa
esperienza non ei'a necessario andare a
Nyborg, bastava essere attenti alla crisi di tutte le nostre chiese, nelle quali
non di rado tristezza ed angoscia invadono il campo della fede e le lasciano
ben poco spazio. Mi si consenta di non
accettare questa osservazione, perché
a Nyborg abbiamo effettivamente vissuto un’altra tappa del nostro cammino comune: non si tratta solo di conoscersi reciprocamente, si tratta di verificare la rotta della nostra nave. Vi è
una maturazione che_ si compie nonostante la nostra invero modesta « impazienza ». Non si parla impunemente
di « servizio », non ai parla invano di
servizio di Dio nella ricerca profonda
del senso del nostro culto, né si parla
invano del servizio umano, terreno, politico, economico che siamo chiamati a
renderci reciprocamente, senza che nulla cambi. Ma le grandi trasformazioni
spesso lasciano la superficie intatta,
mentre le fenditure si attuano lentamente e quasi invisibilmente. Questa c
la pazienza, che Nyborg c’inSegna col
martellare dei suoi temi, con le sue domande aperte, con la sua sete di verità.
D) Fra Nyborg e Nyborg
Nyborg non è finita il 3 maggio 1971
ma non è neanche passata attraverso
un clima di serenità olimpica. Vi sono
stati dei comitati, che hanno dedicato
il loro tempo alla struttura attuale della nostra Conferenza, all'esame attento
delle finanze con le immancabili proposte di tagli di spesa. E un discorso che
siamo abituati a sentire nelle nostre comunità, ma che per questo non è meno
attuale nelle conferenze continentali.
Le riduzioni di spesa concernono
l’uso della sola lingua inglese (per cui
non si prevedono traduzioni in tedesco
o francese), la riserva costituita per
viaggi particolari e per le pubblicazioni. Si prevede una collaborazione più
stretta fra organismi ecumenici.
Come prospettiva per l’avvenire viene data la priorità ad incontri sulle
frontiere fra Evangelici e Qrtodossi. La
presenza più intensa dei Cattolici è stata richiesta sia sul piano generale sia
su quello « regionale ».
Le elezioni sono avvenute regolarmente, in base alle ricerche della Commissione elettorale: pochi i mutamenti nel Presidium e nel Consiglio generale (= Advisory Committee). Nyborg VII
è prevista per il 1974.
loro volontà
nione.
di completa intercomu
IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIlllllliiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
I cristiani svizzeri
rafforzano i loro legami
Zurìgo (soepi) - Dopo circa due anni di preparativi, una Comunità di lavoro delle Chiese
Cristiane delia Svizzera inizierà uilicialmenle
la sua attività nel prossimo luglio. Una prima
seduta dì studi si è tenuta in marzo, a questa
seduta hanno partecipalo il Presidente del
Consiglio della Federazione delle Chiese protestanti svizzere, il vescovo cattolico della diocesi di Coira ed i rappresentanti della Chiesa
vecchio-cattolica, della Chiesa evangelica metodista, dell Esercito della Salvezza, dei battisti e di altre comunità protestanti.
Formatasi con l’iniziativa della Federazione
Ai margini della conferenza vari erano i gruppi di lavoro particolari; fra
questi ricordiamo il comitato per la
diaconia. Quanto ai paesi latini si verifica un tempo di pausa, che non è necessariamente di riflessione. Vi è piuttosto inerzia nei vari campi di ricerca,
di lavoro giovanile, d’informazione e di
formazione. Forse qui si verifica il danno di una rotazione non sulficientemen
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
delle Chie.se protestanti della Svizzera, questa
comunità di lavoro permetterà di estendere al
piano nazionale le e.sperienze ecninenichc fatte già da numerosi anni in varie e numerose
località.
Dopo il Concilio Vaticano II infatti, fraterni incontri si erano effettuati con la jiartecipazione di cattolici.
te rapida nei quadri. Si guarda con nostalgia al tempo del Congresso di Chambon-sur-Lignon con il grande tema
« Chiesa e Stato nei paesi latini », si riprendono i fili del lavoro, si cerca di
coordinare la formazione dei pastori
mettendo in comune i vari servizi esistenti.
L’ultimo giorno il culto è stato tenuto da giovani di vari paesi: un dialogo
nella preghiera con Dio, un dialogo fra
loro, un richiamo a tutti in uno spirito
di vera umiltà, la consegna del simbolo
della nave sulle onde a chi la consegnerà a gente che non sa nulla di Nyborg.
Una preghiera è stata formulata dalla
nuova generazione:
Dio, questo nome, col quale Ti chiamiamo, è quasi morto e privo di senso, effimero e vuoto come i nomi usati dagli uomini.
Noi ti domandiamo di ridargli forza
e significato, di farne, una volta ancora, un nome, che ci porti la Tua
promessa. Fanne una parola vivente,
che ci dica che Tu sarai per noi, come io sei sempre stato, fedele e nascosto eppure molto vicino a noi, o
nostro Padre, ora e sempre.
Carlo Gay
Il messaggio di Nyborg VI
alle Chiese d’Europa
Rappresentanti di più di cento Chiese europee, ci siamo
riuniti nel quadro della SESTA ASSEMBLEA della Conferenza
delle Chiese Europee, accettando il tema: «servitori di Dio, servitori degli uomini ». Rendiamo grazie a Dio per la fraternità che
ci ha riuniti a Nyborg e che ci permette di sperimentare la potenza riconciliatrice del Suo amore.
In nessun momento, nel susseguirsi delle nostre delibere,
abbiamo potuto dimenticare a quali tensioni le nostre Chiese
sono sottoposte per la loro partecipazione alla vita europea e
per le molte difficoltà che attraversano. Non abbiamo il diritto,
come Chiese, di prendere le nostre distanze di fronte alla situazione attuale e di rifugiarci nella vita interiore. Il Signore, che
si e messo al nostro servizio col dono della sua vita, vuole che
noi compiamo quello che è necessario al bene ed alla salvezza
dell’uomo.
Il nostro servizio verso gli uomini è fondato sul servizio per
il quale Dio ha mandato Gesù Cristo (Matteo 20: 28). Solo attraverso il servizio di Cristo riconosciamo chi può aiutare l’uomo
a realizzare la sua vera umanità. Il suo servizio concerne radicalmente la nostra situazione e la crea a nùovo (2 Corinzi 5: 17).
Poiché Gesù Cristo, dandosi per gli uomini, ha compiuto la sua
missione, noi non faremo mai abbastanza al servizio di Dio e
degli uomini. Il servizio di Gesù Cristo riguarda l’uomo intero e
vuole liberarlo dalla sua miseria, qualunque ne siano le forme
colpevolezza, soggezione, schiavitù della morte — per condurlo alla meravigliosa libertà dei figli di Dio. Dobbiamo raggiungere la comunione con Lui e con gli altri, mediante ìa quale Dio ci
ha creati. Egli manda quelli che Egli ha liberati affinché operino
con Lui, in atti e in parole,, per rizzare i segni del Regno, che viene.
Per noi, servitori degli uomini, l’elemento essenziale del nostro servizio consiste nell’attualizzare, per loro, il servizio di
Cristo. Questo si compie con la parola e con Tatto coerente. Una
Chiesa, che riminziasse alla sua predicazione per praticare, nei
confronti del mondo, una predicazione muta, compiuta nel silenzio, non renderebbe all’uomo il servizio essenziale, che gli deve, per il semplice fatto che la realtà del servizio del Cristo, attualizzato con la parola e con i sacramenti e trasmessa all’uomo, è
sempre valida in quanto è confermata e segnata nei nostri atti.
Con i suoi atti e con le sue parole Gesù orienta il servizio
della Chiesa nella direzione dei deboli, dei disprezzati, degli isolati, dei diseredati, degli oppressi, di quelli dei quali si abusa e
dai quali troppo viene richiesto, in breve dei travagliati e aggravati del nostro tempo. In ogni società bisogna identificarli, riconoscere la loro situazione, chiarire le cause e fare in modo che
siano riconosciuti i loro diritti. Non si crederà allo spirito di
pentimento e di condanna dello sfuttamento, se noi non lottiamo attivamente a favore dei mutamenti sociali e politici necessari. Le stesse strutture ecclesiastiche devono essere continuamente riviste alla luce dell’Evangelo.
Nella misura in cui il «servizio della riconciliazione» è alla
base stessa della esistenza delle Chiese, esse ñon possono partecipare alla costituzione di alcun fronte né integrarsi a quelli già
esistenti. Non è per loro possibile identificarsi con qualunque
sistema politico o sociale, ma esse devono ugualmente impegnarsi, senza restare lontane da situazioni in cui sono confrontate con
necessità naturali concrete e si richiede loro di operare.
In questo contesto precisiamo il lavoro delle Chiese per la
riconciliazione e la pace. La pace non è soltanto l’assenza della
guerra, perché non vi è vera pace se tutto resta come prima:
la realizzazione della pace può implicare dei mutamenti sociali
profondi e radicali. Sul piano internazionale europeo la pace è
veduta giustamente come un processo dinamico di cooperazione
fra vari sistemi sociali. Non tocca alle Chiese dare soluzioni tecniche, politiche o diplomatiche, ma è loro dovere incoraggiare
tutti i piani, che implicano la speranza di migliori relazioni interiazionali in Europa, come pure i regolamenti pacifici bilaterali o
il progetto di una riunione sulla sicurezza europea, alla quale
prendessero parie tutti i popoli con gli stessi doveri e dirilti.
Per assicurare un avvenire, nel quale la paura non regni più
dovremo cominciare a tenere conto delle realtà della situazione
politica ed essere disposti a ricevere in Europa un sistema permanente di sicurezza, che offra garanzie valide.
Come Chiese europee, riconosciamo che l’Europa e il resto
del mondo sono interdipendenti nelle loro lotte per la pace la
liberta e la giustizia sociale. In questo contesto dobbiamo renderci conto dell importanza della sicurezza europea e della necessità
di ristabilire la pace in quelle zone di tensione che sono l’Asia
sud-orientale e il Medio Oriente.
Con soddisfazione vediamo profilarsi dei segni di progressi
nelle discussioni sul disarmo nucleare e sulla soppressione delle
armi batteriologiche e chimiche. Domandiamo alle nostre Chiese
di usare tutta l influenza possibile in questi campi. Diamo tutto
il nostro appoggio all ONU e organizzazioni associate, specie per
4
N. 20 — 14 maggio 1971
Cronaca delle Valli
htiÉsta ai piMari di Torre Pdiia Panorama delle attività giovanili
SulVultimo numero del giornalino
della Scuola Media Statale « Leonardo
da Vinci» di Torre Pellice, «Il Pariatutto », è comparsa, come “articolo di
fondo", questa inchiesta sui pendolari
di Torre Pellice condotta da alunni della media stessa iti collaborazione con
alcune classi della scuola elementare
del capoluogo. Ho pensato che la cosa potesse interessare i lettori dell'EcoLtice in quanto come cristiani non ci
può certo lasciare indifferenti la situazione particolarmente grave in cui si
trovano tante persone — nostri fratelli — a causa delle ore di viaggio, in
condizioni spesso disagevoli, che quotidianamente si aggiungono a quelle di
lavoro, rendendo praticamente inesistenti per loro sia una vita di famiglia
sia ogni contatto continuativo con la
comunità nella quale sono inseriti.
Mi è anche parso che fosse giusto segnalare l’impegno di alunni molto gio-.
vani per un argomento che esula dai
« centri d’interesse » tipici dell' età
(sport, canzonette, fumetti) e che li ha
portati a considerare con partecipazione i problemi dolorosi e reali del mondo in cui vivono.
Mirella Bein Argentieri
Carissimi lettori,
in questo numero parleremo dei pendolari. Per chi non lo sapesse i pendolari sono coloro che lasciano il paese
in cui vivono e si recano con vari mezzi
in altri comuni per lavorare.
Siccome i pendolari di Torre Pellice
non sono pochi abbiamo pensato di rivolgere ad essi alcune domande riguardanti il luogo in cui vanno a lavorare,
il mezzo che usano per andarci, le ore
che impiegano per l’andata e il ritorno
e se l'azienda in cui lavorano rimborsa
loro le spese di viaggio e di mensa e
se la stessa c’è.
I questionari che abbiamo elaborato
sono stati 200. Di questi 200, 155 appartenevano a uomini e 45 a donne. Per
lo più le persone che hanno risposto al
questionario abitano a Torre Pellice:
34 donne su 45 e 113 uomini su 155 sono
di Torre Pellice e si può dunque dire
che i dati che seguono si riferiscono al
movimento pendolare di Torre Pellice.
Movimento pendolare che secondo
quanto risulta dalle risposte ricevute,
ha un’importanza veramente notevole
in quanto interessa il 31% delle donne
lavoratrici e il 64% degli uomini.
Prima di cercare le cause di questo
movimento pendolare riportiamo i dati
che abbiamo elaborato dai 200 questionari.
UQMINI DQNNE
Totale 155 Totale 45
Pendolari 100 quindi 64,5% età media 44 Non pendolari 55 quindi 35,5% età media 45 Pendolari 14 quindi 31% età media 35,2 Non pendolari 31 quindi 69% età media 36,9
Cercando di commentare questi dati
abbiamo rilevato che gli uomini pendolari superano di gran lunga le donne e
questo è spiegabile perché le fabbriche
del luogo danno più lavoro alle donne
che agli uomini. Le donne inoltre preferiscono fare lavori saltuari piuttosto
che abbandonare la casa e la famiglia
per tutto il giorno per andare a lavorare in altro comune. Gli uomini invece, anche se preferirebbero svolgere un
lavoro nel comune in cui abitano, si
adattano ad andare a lavorare altrove
in quanto nel comune esistono pochissime industrie che non sono in grado
di assorbire tutta la mano d’opera locale. La situazione si è aggravata soprat
tutto 6 anni fa a causa della chiusura
della fabbrica Mazzonis. Vedendo l’età
media dei lavoratori pendolari non si
può non notare come i lavoratori pen
dolaci siano, anche se leggermente, più
giovani degli altri. Questo si può spiegare con il fatto che in genere sono i
giovani che sopportano meglio il lavoro
pendolare, infatti più passano gli anni
più uno si sforza per trovare un lavoro,
forse meno pagato, ma più vicino a
casa. Dallo specchietto della pagina prima, si può dunque vedere come i pendolari (uomini più donne) sono in tutto
114. Cerchiamo ora di vedere dove questi 114 pendolari si recano a lavorare.
UQMINI DQNNE
Pendolari 100 Pendolari 14
Luogo di lavoro Luogo di lavoro
Interno valle 21 21% Interno valle 7 50%
Pinerolo 22 22% Pinerolo 4 27,5%
Torino 27 27% Torino — —
Rivalla 10 10% Rivalla — —
Altro 13 13% Altro 3 27,5%
Totale 100 Totale 14 /
Si può vedere come le donne non si
recano in generale a lavorare in luoghi
molto lontani in quanto si recano a lavorare per lo più (50%) all’interno della valle. Gli uomini invece si spostano
molto di più.
Questo si può osservare ancora meglio considerando il tempo impiegato
per andare e tornare da casa al posto
di lavoro.
UQMINI DQNNE
Meno di % ora | andata ^ ritorno andata ritorno
24 i 25 10 7
da '/2 ore a 1 h. i 26 ' 29 1 5
più di 1 h. j 41 30 3 2
più di 2 h. 9 i 10 — —
Dal prospetto, si può vedere come
per molti il tempo libero non costituisca un problema! Infatti ben 19 pendolari impiegano più di 4 ore per andare e tornare dal posto di lavoro.
Interessante è anche osservare con
quali mezzi si recano a lavorare.
UQMINI DQNNE
100 14
Mezzi propri 38 Mezzi propri 11
Treno 14 Treno —
Pullman 48 Pullman 3
Il mezzo più usato dagli uomini è
dunque il pullman mentre, per le donne, usano per lo più mezzi propri. Il
fatto che le donne usino mezzi propri,
si può spiegare col fatto che esse in genere si spostano molto all’interno della
valle.
È interessante e fa riflettere poi se si
pensa che solo 14 su 114 pendolari hanno il rimborso totale delle spese di
viaggio da parte delle aziende in cui
lavorano e 4 hanno un rimborso parziale. Da lutto questo si può vedere come sia disagiata la vita dei pendolari.
A questa situazione di disagio contribuisce il fatto che le mense aziendali
sono ancora poco sviluppate (solo 12
pendolari ne usufruiscono, di cui solo
3 con rimborso spese).
Concludiamo ringraziando tutti coloro che rispondendo alle nostre domande del questionario ci hanno permesso di stendere questo articolo.
In novembre si terrà il congresso della Federazione giovanile evangelica italiana: in previsione di questo congresso pensiamo di dare un’informazione sull’attività e la consistenza attuale dei gruppi giovanili delle Valli. In questo periodo intermedio tra lo scioglimento della FllV e l’adesione alla FGEI, alcune
unioni hanno continuato a funzionare secondo gli schemi tradizionali, altri gruppi sono sorti con una specifica funzione di servizio. Forse è giunto il momento
per un bilancio comune e per cercare un maggiore collegamento, utilizzando lo
strumento della federazione giovanile.
Ad Angrogna
I giovani ad Angrogna non sono più
tanto numerosi come una volta, poiché
il progressivo spopolamento ha inciso
soprattutto sulle loro file. La maggior
parte di quelli rimasti è però, in un
modo o nell’altro, inserita in una attività giovanile della Chiesa. Durante
quest’anno hanno funzionato, più o meno bene tre gruppi giovanili a struttura
piu o meno tradizionale e il gruppo filodrammatico interunionista.
L’Unione giovanile del Serre si è riunita quindicinalmente alternativamente al Serre e a Pradeltorno, mantenendo così l’unità del gruppo e suddividendo equamente i vantaggi e i disagi di
incontro in una parrocchia a territorio così vasto come quella del Serre.
Nelle riunioni si è svolta una attività di
riflessione biblica e di studio a scopo
informativo culturale in cui si è cercato di coinvolgere in modo attivo il maggior numero di partecipanti. In occasione del Natale i giovani, in gruppo,
hanno visitato tutte le persone anziane
della Comunità, raggiungendo anche
quelle rimaste isolate in lontani casolari. In queste visite, a turno, i giovani
hanno letto l’Evangelo, pregato cantato, lasciando un piccolo omaggio e soprattutto portando molta gioia a queste persone che vivono per lo più nella
solitudine e nell’abbandono.
L’Unione del Prassuit-Vernè, pur essendo ridotta a poche unità ha resistito
fedelmente alla tentazione di sciogliersi. Le sedute hanno avuto luogo quindicinalmente come appendice alla riunione di quartiere, e nelle settimane in
cui non c’era la riunione quartierale,
ha funzionato a programma pieno. L’attività ha consistito in un programma
di letture e discussione di proWemi di
attualità. In particolare i giovani si
sono occupati del passato della loro
comunità, riprendendo tra l’altro una
serie di piccole biografie di tutti i Pastori di Angrogna, scritte dal Past. Nisbet negli anni 37-39 e pubblicate sulla
« Sentinella ». I giovani del Vernò hanno raccolto questi biografie, le hanno
trascritte e qua e là completate, ed infine pubblicate in un fascicolo ciclostilato che è stato largamente diffuso riscuotendo viva approvazione.
L’Unione dei Jourdan è costituita per
per la sua parte maggiore da giovani
provenienti dai quartieri limitrofi di
Luserna San Giovanni. Qltre alla normale attività di studio e discussione
per lo più attorno a temi di attualità,
l’Unione ha pure preparato in occasione del 17 Febbraio una fortunata recita
che è stata tra l’altro replicata a San
Giovanni, devolvendone l’incasso a favore del nostro Qspedale di Torre Pellice.
Sia al Serre che al Capoluogo i giovani hanno pure preparato, in occasione della domenica della gioventù, un
culto con predicazione, presentato in
gruppo, assumendo ognuno una parte
della liturgia. Questi culti sono stati ripetuti dai giovani in altre Comunità
dando così una valida collaborazione
nei programmi di predicazione del nostro Presbiterio. Un folto gruppo di giovani sostiene pure l’attività della Corale.
a. t.
Chiediamo scusa per il disturbo anche a coloro che non hanno voluto rispondere alle domande precisando ancora una volta che noi volevamo solo
fare le statistiche e non impicciarci dei
fatti altrui come qualcuno ha forse
pensato.
La Redazione:
(Borgarcllo G., Bruno D.,
Burello L, Danna L, Cappellozza U., D’Amato A., Gonio M., Merletti V., Nicola
S., Pallavicini G., Ribotta
L., Salusso G., Sapei L,
Sartoris L., Stefanetto M.,
Tripaldi P., Viglianco M.).
Illllllllllillllllllilliillillllllllllllllllllllilllllllllllllilllllllil
Doni Eco-Luce
Marco Ricca. Firenze 2.000; Oriana Beri,
Torino 2.000; Emma Flicker. Napoli 2.000;
Cliicsa Valdese, PomareUo 10.000; L. C.. Torino 5.000; Elis Gnslavi, Svezia 1.000; Natale Ricciardi, U.S.A. 2.175; Gerlrud Ta.ssoni,
Verona 1.500; Albertine e .lean Berlin. Torino 1.000; Gabriele Coueourde, Pinerolo 1.500;
D. e G. Quara. Torino 1.000; Tommaso Quercioli. Bergamo 500; Guglielmo Semadeni,
Svizzera 1.000; Corrado Baret, Messina 8.000;
Sandra Giardina, Noto 1.000; Graziella Jalla,
Torre Pellice 1.000; N. N., Torino 3.000; Secondina Galazzi. Biella 1.000.
Grazie!
(continua)
Il Gruppo Filodrammatico
Il gruppo filodrammatico valdese di
Angrogna, sorse nell’autunno del 1967,
riunendo elementi delle quattro Unioni Giovanili locali (Martel, Prassuit,
Serre, Jourdan). Attualmente i suoi
membri assommano a una ventina, alcuni dei quali provengono da San Giovanni e Torre Pellice. Il gruppo si propone di esprimere una particolare forma di servizio e di testimonianza evangelica per mezzo del teatro, presentando drammi di un certo impegno, che
offrano un motivo di riflessione intorno
a temi e problemi di attività, stimolando e contribuendo a formare una certa coscienza critica neH’uditorio. La risposta evangelica ovvero emerge positivamente dal dramma stesso, ovvero
si olire come alternativa ed antitesi.
Qgni volta una adeguata presentazione
del dramma tende a puntualizzare questo aspetto, attirando su di esso l'attenzione e la riflessione del pubblico. Su
questa linea sono stati presentati drammi come: « la luna è tramontata » di
Steinbeck (il problema della guerra e
della resistenza); « una famiglia americana » di Rubio e Balf (la crisi della
famiglia moderna); « Un nemico del popolo » di H. Ibsen (la tensione tra individuo e società, nel quadro di una contestazione radicale contro la corruzione dei gruppi di potere). Tuttavia, come
era prevedibile, questi lavori, che esprimevano un messaggio ben particolare
e un richiamo di indubbia validità ed
attualità, sono stati accolti con favore
soltanto da una parte degli spettatori,
mentre un’altra parte ha dimostrato di
annoiarsi considerando i temi trattati
trappo difficili. Questi ultimi gradiscono maggiormente il genere allegro di
commedia disimpegnata, di puro divertimento e di tutto riposo. Il successo avuto lo scorso anno con « I vint
ani pi brut ’d pare Michel » (una commedia dialettale con spunti umoristici
e a sfondo moralistico), ha così spinto
alcuni membri del gruppo a proporre
un’altra commedia dialettale che è stata rappresentata a Pasqua e nelle settimane successive: « La scola di mari »
(una discutibile pedagogia matrimoniale in tono umoristico). È inutile dire
che la gente è accorsa in massa affollando la sala.
Si pone così il problema se il nostro
gruppo, nella ricerca della propria « linea ideologica », debba semplicemente
andare secondo il gusto del grande pubblico e soddisfarlo con lavori di cassetta, con successo finanziario assicurato
e risultati educativi discutibili, ovvero
se deve porsi chiaramente il compito di
impostare un discorso diverso contribuendo alla sensibilizzazione della nostra gente intorno ai temi e alle esigenze più importanti nella vita del singolo e della società. Si pone cioè, al nostro microscopico livello, lo stesso problema che travaglia il teatro e il cinema moderno. Pare tuttavia ad alcuni di
noi che soltanto questa seconda via
possa più chiaramente qualificare in
senso evangelico il nostro lavoro.
J. L. S.
A Luserna
San Giovanni
L’attività dell’Unione Giovanile ha
continuato durante tutto l’anno con un
numero lievemente aumentato di partecipanti. Si riunisce regolarmente due
volte per settimana (il mercoledì e il
venerdì), senza un programma definito.
Quest’anno si sono affrontati in particolare due argomenti. Uno riguardava
il problema della guerra e della violenza ed è stato presentato da un gruppo
di catecumeni del quarto anno che si
sono preparati a tal fine. L’altro argomento è stato sui problemi del matrimonio, discutendo e commentando il
libretto di R. de Pury: Liberi in due,
pubblicato dalla Claudiana. Le altre serate sono state costituite o da libere discussioni su argomenti di natura varia,
tratti da articoli di giornale o da fatti
di attualità ovvero da riunioni a carattere ricreativo.
Qltre aH'attività propriamente di riflessione i giovani hanno continuato il
lavoro della raccolta della carta: un altro camion sta per essere completato,
e, al fine di potenziare questo servizio,
sembra urgente la soluzione del problema di un mezzo di trasporto più
adeguato. Alcuni giovani sono pure impegnati nel lavoro della scuola domenicale come monitori, seguendo i corsi
di preparazione organizzati in comune
con le comunità del Presbiterio. Altri
ancora hanno validamente collaborato
con il Pastore, presiedendo numerose
riunioni di quartiere. La preparazione
per questo servizio è stata fatta in parte con i giovani di Torre Pellice. Infine
i giovani hanno preparato un messaggio in occasione del falò del 17 Febbraio, hanno partecipato nella parte liturgica al culto nella domenica della
gioventù ed hanno loro stessi preparato un culto che è stato predicato nel
quadro del piano di predicazione del
Presbiterio.
Bi.sogna ancora aggiungere che alcune persone sono impegnate in attività
sociali non rientranti però nell’attività
della chiesa.
A Torre Pellice
Lavoro del Gruppo
Giovanile di Servizio
Il Gruppo Giovanile di Servizio ha
cercato quest’anno di darsi una chiara
collocazione all'interno della comunità
e nello stesso tempo è riuscito ad interessare numerosi ragazzi che in precedenza non si erano inseriti in alcuna attività. Rifacendoci al lavoro svolto
dai sei sottogruppi possiamo nel complesso essere soddisfatti. Sono state
svolte alcune lezioni settimanali di ripetizione presso il Convitto Maschile
Valdese; alcuni ragazzi hanno vissuto
in comunione di fede con i fratelli di
due quartieri di campagna, visite, riunioni quartierali, assemblee e unione
dell’Inverso Rolandi. Ogni sabato sera
dalle 20 alle 22 si riuniscono i Cadetti,
ragazze e ragazzi, sia valdesi che cattolici, sotto la direzione di alcuni giovani
del Gruppo. La raccolta della carta continua assai bene, grazie all’apporto di
nuovi volontari. Alcuni studenti del Liceo Valdese stanno conducendo un’inchiesta tra le famiglie in alcuni quartieri di Torre. Il Centro Studi ha presentato delle proposte in varie riunioni
ed ha cercato di mantenere aperto un
discorso portato avanti tra i giovani,
ripromettendosi di .svolgere delle assemblee a cui possa partecipare tutta
la comunità.
Invitiamo i giovani che si sentono isolati, che trovano difficoltà ad inserirsi
nelle attività della chiesa, e che desiderano svolgere un servizio verso i loro
fratelli, nella riscoperta dei doni dello
Spirito, a rivolgersi al Gruppo Giovanile: indichiamo gli indirizzi di Gianfranco Mathieu viale XXV aprile 6, telefono 91566 e di Marco A. Hugon, via
Beckwith 16.
Più che di attività giovanile a Luscrna si può parlare di un gruppo (purtroppo esiguo) di giovani che si occupano di molteplici attività.
Unione giovanile: è sempre stata l’associazione dei giovani per eccellenza,
nell’ambito delle comunità evangeliche.
Anche a Luserna ormai non è più sentita corrispondente alle necessità dei
giovani che, dopo gravi momenti di crisi non ancora del tutto superati, hanno
deciso di risti'utturarla. L’unione si tiene due sere la settimana, il mercoledì e
il venerdì con una discreta presenza.
Il mercoledì è serata ricreativa. Ci si
riunisce per fare due chiacchiere, anche
per ascoltare qualche disco. Il venerdì
invece è serata impegnata. Si tengono
discussioni sui vari problemi che oggi
travagliano il nostro mondo.
Un gruppo è impegnato alla corale,
che si riunisce il giovedì sera e nello
stesso tempo si occupa della scuola domenicale e in parte delle riunioni quartierali, settore che andrebbe molto di
più curato e sarà l’obiettivo del prossimo anno.
Qualche giovane, infine è impegnato
come colportore e vende libri, specialmente la domenica mattina all’uscita
della gente dalla chiesa.
L’attività giovanile di Luserna si è costituita solo in modo concreto da due
anni a questa parte e perciò ha bisogno sempre di nuovi elementi per poter
svolgere altri incarichi.
Recentemente i confermati di quest’anno hanno costituito un gruppo
giovanile che si riunisce al centro. Anche questo gruppo ha in programma
delle discussioni e varie attività di servizio: raccolta della carta, visite agli
istituti.
Unione Giovanile dei Coppieri
Quest’anno il numero totale degli
isci'itti ha raggiunto la cinquantina, di
ogni quartiere della comunità. Si stanno conducendo parallelamente due tipi
di attività, uno di studio, con dibattiti
su problemi attuali, l’allro di servizio,
con visite all’ospedale e a persone anziane. Funziona anche un gruppo filodrammatico.
In sostanza, una unione vivace, che
ha raccolto l’eredità delle' attività giovanili del passato, ma con un’apertura
verso attività di nuovo tipo e un interesse crescente per i problemi del momento.
liiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
La replica avrà luogo sabato 15 maggio
Una nuova occasione
per assistere a
«Un nemico del popolo»
La commedia di H. Ibsen, Un nemico del popolo, sarà replicata sabato 15
maggio aUe ore 21 precise nel teatro
di Angrogna S. Lorenzo.
L’iniziativa è stata presa dal Circolo dei Genitori della Scuola Media
Statale di Torre Pellice, in collaborazione con la Filodrammatica di Angrogna, sia per il valore della recita,
sia per sostenere l’opera del Patronato Scolastico di Angrogna, a favoie
del quale saranno devolute le offerte.
Da Torre Pellice funzionerà un servizio di pullman, con partenza da
Piazza Muston alle ore 20,30 precise.
I privati disposti gentilmente a mettere a disposizione dei posti sulle loro
auto sono invitati a trovarsi nella
stessa località della partenza del pullman, alla stessa ora.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiHmiiiiii
Comunità Valdesi di
Angrogna - S. Giovanni - Torre Pellice
Corso di aggiornamento
biblico - teologico
«La predestinazione»
Torre Pellice - Casa Unionista
Mercoledì 19 Maggio alle ore. 21
La predasi ina/,ione nel pensiero leologieo
moderno (il pensiero di Carlo Barili e di
altri teologi moderni). '
Mercoledì 26 Maggio alle, ore 21
Predestinazione c libertà (dibattito a livello di attualità sulla eontraddizione effettiva o apparente dei due termini. Rifle.ssi
in sede etico-pedagogica).
Le lezioni saranno tenute dal Fasi. Giorgio
Tourn di Pinerolo e avranno luogo nella .sala
della Casa Unionista di Torre Pellice.
5
14 maggio 1971 — N. 20
pag. 5
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
Che si è fatto pei rispondere all’invito sinodale pro CtMissione e Sviluppo»?
Per una chiesa meno introversa
Il Sinodo 1970 si era soffermato sul problema « Missione e consigli di chiesa, ma il blocco postale ci si è messo di mezyi uppo » e aveva nominato una commissione incaricata di zo, e per cercare di ovviare al tardato o mancato recapito,
studmre la questione e stimolare la riflessione delle chiese ma soprattutto per allargare il raggio d’azione, ne pubbliin pi oposito, lissa ha, con ritardo, elaborato una circolare ai chiamo qui il testo, con due reazioni critiche.
Ce Conferenze Distrettnali
Ricordiamo in primo luogo l’unanime volontà del Sinodo 1970 che ha votato questo ordine del giorno :
« 11 Sinodo.
convinto della necessità di non lasciar cadere neirindiirerenza Tinvito rivolto alle Chiese dall Assemblea di Uppsala in favore del
Terzo Mondo.
di fronte all insopportabile situazione di miseria e di sottosviluppo di due terzi delTumanità,
riafferma che il servizio fondamentale che
la Chiesa è chiamata a rendere agli uomini è
la predicazione deH'Evangelo, che li chiama
alla dignità di figli di Dio e alla libertà in Cristo: considera quindi come opera propria il
servizio che i missionari valdesi compiono in
vari campi e invita le chiese a sostenerlo in
lutti i modi:
cosciente, d’altro Iato, delle dimensioni non
solo economiche ma politiche del problema dello sviluppo,
chiede:
a) che sia nominata una commissione la
quale studi in questa prospettiva il problema,
sforzandosi di chiarire alle chiese le cause del
sottosviluppo:
b) che le chie.se raccolgano regolarmente
offerte, nel loro interno, affinché si costituisca un fondo di solidarietà, non soltanto per
sovvenire a situazioni di emergenza di particolare gravità ma per contribuire in modo regolare. secondo la misura delle nostre forze,
alla lotta contro il sottosviluppo e le sue conseguenze:
c) che le offerte cosi raccolte vengano
normalmente inviate, tramite la Tavola, agli
organi specializzati del Consiglio ecumenico
delle Chiese, seguendo attentamente la questione del retto impiego di questi fondi, affinché giovino al vero sviluppo dell’uomo e non
all’indiretto mantenimento di una .situazione
ingiusta:
auspica che un numero crescente di giovani
s’impegnino in un servizio missionario o ci\ ile, anche temporaneo, nei paesi del Terzo
Mondo ».
Quest’ordine del giorno è abbastanza esplicito; non stiamo a sottolinearne la importanza, già illustrata dal
Moderatore nelle sue circolari e da
vari articoli sulla nostra stampa periodica. Per ciò che più direttamente ci
compete, ci pare che, allo stato attuale della situazione, dobbiamo limitarci a proporre alla vostra attenzione le
tre linee operative lungo le quali dobbiamo muoverci tutti, a nostro avviso :
DTinformazicne; la stampa periodica ha parzialmente e saltuariamente
svolto questo compito, sia per ciò che
concerne la problematica missionaria,
sia per quel che riguarda 1 problemi
e prospettive dello sviluppo (più recentemente, con riferimento particolare al programma del CEC, di lotta
contro il razzismo); occorre che questo servizio sia potenziato e reso non
più monotono, ma più sistematico, e
se è ovvio che non possiamo illuderci
di avviare indagini originali, vi è molto materiale da divulgare nelle chiese,
in vista sia di una riflessione che di
un’azione diretta (abbiamo pure già
avuto una corrispondenza con organi
del C.E.C. in proposito).
2) la riflessione: a livello di gruppi
di studio, ma poi e soprattutto a livello di assemblee dev’essere condotta
una riflessione :
a) sul senso della Missione, oggi.
Se è vero, come afferma il Sinodo, che
la predicazione delTEvangelo è il servizio fondamentale che la Chiesa è
chiamata a rendere agli uomini, e
questo tanto più se si considera la
prospettiva che la Chiesa Valdese entri nel nuovo organismo interdenominazionale e interrazziale dell’« Azione
Apostolica Comune », mostrando così che concretamente « considera come opera propria il servizio dei missionari valdesi»;
b) sul fondamento teologico di
tutta T attività assistenziale della
Chiesa in particolare a favore del
Terzo Mondo (questione della collaborazione con organismi cattolici, delTONU, ecc.):
c) sulla portata politico-sociale,
oltre che economica, degli aiuti, in
modo da non ribadire una situazione
neo-coloniale.
3) la raccolta di offerte, in vista
della costituzione di uno o più fondi; il Sinodo 1970 ha chiesto espressamente che fin da quest’anno chiese e Tavola inseriscano nel loro rendiconto una voce « ordinaria » di offerte devolute alla Missione e ai vari programmi di sviluppo del C.E.C.
A titolo esemplificativo, vi ricordiamo ciò che attualmente già si sta facendo nell’ambito della Chiesa Val
dese :
A) MISSIONE: da tempo - ab immemorabili... - alcune chiese hanno
società o gruppi missionari (Torre
Penice, Torino); da alcuni anni la
Conferenza del I Distretto ha una
sua Commissione missionaria, che ha
intensificato l’organizzazione di tournées missionarie e la diffusione della
stampa missionaria: in tal modo vengono raccolti fondi inviati alla So
ciété des Missions Evangéliques di
Parigi, prossimamente Azione Apostolica Comune; senza sottovalutare
il fattore lingua e quello della concentrazione evangelica nelle Valli
Valdesi, quest’azione andrebbe allargata, specie Se la Chiesa Valdese deciderà di aderire all’A.A.C.
Segnaliamo inoltre, sostenuta a livello interdenominazionale, la Missione Evangelica contro la lebbra, alla quale pure singoli, chiese e scuole
domenicali hanno contribuito in misura crescente, anche se ancora modesta.
B) SVILUPPO. A parte sottoscrizioni e collette in situazioni di emergenza (Biafra, Perù, Pakistan), l’unico dato positivo finora è la modesta
iniziativa lanciata, nell’estate 1968,
dal settimanale “Eco-Luce” ; « Contro
la fame degli altri », ora « Pondo di
solidarietà », in meno di tre anni sono stati raccolti, fra una cinquantina
di persone impegnatesi in versamenti regolari, oltre 7 milioni devoluti
agli aiuti al Biafra, alla Scuola di
agronomia di Linea Cuchilla (Argentina), al Centro di formazione per
profughi angolani (Congo-Kinshasa)
e soprattutto al Centre familial évangélique del Gabon, dov’è (ora dobbiamo purtroppo dire: dov’era. n.d.r.)
all’opera la missionaria Anita Gay.
Si tratta di un esempio umile ma
parlante di ciò che l’impegno modesto ma regolare può conseguire; un
esempio che può essere seguito sìa
aggiungendosi al gruppo, sia costituendo localmente la regolare raccolta di offerte a tale scopo: per quest’anno, infatti, così a ridosso della
chiusura dell’anno ecclesiastico e senza più possibilità di più ampia informazione, pensiamo che questa linea
di azione possa essere sufficiente (insieme aH’oflerta prò Missione); aggiungendo però il programma di lotta contro il razzismo lanciato dal CEC
(di questo si è ripetutamente parlato sulla nostra stampa); a nostra conoscenza finora una sola chiesa, quella di Verona, ha dibattuto questa
questione, decidendo di contribuire
a questo solo programma, impegnandosi in una raccolta di ofEe’’“e mensili a tale scopo, nel suo irt-rno.
Come vedete, idee in circolazione
ve ne sono, né mancano le possibilità
d’impegno, fin d’ora, attendendo l’intensificarsi e il maturare di questa
riflessione, fra noi. Facendoci eco
della volontà sinodale — e sperando
che Taraore espresso in quel voto
non si sia raffreddato — raccomandiamo alla vostra attenzione fraterna e partecipe quest’ordine di problemi, in modo che, sia pure in forma ancora embrionale, già quest’anno i rendiconti delle chiese e della
Tavola possano recarne traccia tangibile.
Siamo a disposizione, nella limitatezza delle nostre forze e capacità, di
coloro che vorranno maggiori chiarimenti, informazioni, documentazione, e inviamo a tutti voi il nostro saluto fraterno.
Tullio Vinay
Roberto Peyrot
Gino Conte
Quel che si fa ad Agape
non conta ?
La segretaria del Moderatore, che ha
curato la policopiatura della circolare
inviata dalla Commissione Missione e
Sviluppo, ha inviato questo rilievo critico cui è giusto dare pubblicità:
ALLA COMMISSIONE
MISSIONE E SVILUPPO
Roma, 14 aprile 1971
Leggendo la vostra circolare, o meglio nel mio caso, ricopiando la vostra
circolare, mi è dispiaciuto notare che
abbiate omesso fra le cose che si fanno per il terzo mondo, il lavoro di studio e d’incontri con gli Africani ad
Agape da 10 anni a questa parte.
I temi sono sempre i problemi che
gli stessi Africani, che vengono al campo, desiderano affrontare insieme agli
Europei. Sono problemi comuni che se
si affrontano, si studiano e si cercano
di risolvere insieme, hanno forse più
possibilità di successo. Pare strano che
non abbiate menzionato i soldi che
Agape (e quindi i loro sostenitori) ha
speso per i viaggi di questi Africani,
per trascorrere 10 giorni ad Agape d’estate; le forze spese per l’andamento
del campo, il tempo usato per la buona riuscita del campo, la preparazione
di studio durante l’anno. Se ne occupa un comitato « Africa Project » del
WCFS e per l’Italia sono valdesi che
se ne occupano. Dispiace il fatto che
fa sempre più impressione l’opera di
uno che lascia la patria per andare a
lavorare in un posto nel terzo mondo,
piuttosto dell’opera di alcuni che lavorano in patria gratis et amore forse
per il medesimo scopo: «giovare al vero sviluppo deU'itomo e non alVindi
retto mantenimento di una situazione
ingiusta » come da o.d.g. sinodale.
Una cosa aggiunge ancora quest’ordine del giorno che spero voi affrontiate; « la commissione dovrebbe chiarire alle chiese le cause del sottosviluppo ». Per questo lavoro ci sono ad Agape le pubblicazioni sul materiale di
studio dei diversi canapi Africa e quello sull’ultimo campo invernale che appunto era sul sottosviluppo. Dato che
10 studio di questo problema è molto
ampio vi suggerisco di approfittare di
questo materiale già elaborato.
Un saluto cordiale e fraterno.
Roberta Rostan
Missione
condizionatrice ?
L’assemblea di chiesa che si è riunita domenica 18 aprile a Verona ha deciso di approvare l’ordine del giorno
che vi comunico. Questo o.d.g. è stato
11 risultato di una discussione sulle
missioni nata dall’o.d.g. sinodale e da
un rapporto di una commissione nominata dal consiglio di chiesa perché
facesse proposte concrete. Com’è evidente, questo o.d.g. non può essere separato da quello a suo tempo votato
in favore dell’azione del CEC contro il
razzismo. La sottoscrizione in favore
di quest’ultima azione è in corso.
Ecco il testo dcll’o.d.g. in questione:
« La comunità di Verona, riunita in
assemblea il giorno 18 aprile 1971, ha
esaminata e discussa la richiesta di
una colletta per l’opera missionaria
della Chiesa ed ha deciso di non aderire alla richiesta stessa per un duplice ordine di considerazioni qui di seguito brevemente sintetizzate;
a) si ritiene che l’affermazione « la
Chiesa è missione » sia in contraddizione con l’opera che società di missioni europee ed americane ancora oggi, a distanza di quasi un secolo dail’inizio del loro lavoro, compiono in
seno a comunità locali che già avrebbero potuto, in prima persona e con
quadri indigeni, manifestare la loro vocazione missionaria nei confronti della popolazione locale;
b) il finanziamento, da parte delle
Chiese occidentali, delle missioni tra i
popoli di colore, condiziona l’opera
delle missioni stesse e costituisce un
grave impedimento all’emancipazione
spirituale e politica delle comunità locali.
E possibile che l’informazione, che
sta dietro a questa presa di posizione,
non sia completamente aggiornata. In
questo caso la comunità è pronta, di
fronte a una informazione diversa da
parte della Tavola e delle società di
missioni, a rivedere questa presa di
posizione.
L’orientamento dell’assemblea non
pregiudica, peraltro, la possibilità da
parte di singoli membri di far pervenire loro eventuali offerte alla Tavola
tramite il cassiere ».
L’o.d.g. è stato approvato con alcuni
astenuti e nessun voto contrario. Si è
discusso ampiamente anche sul problema dell’eventuale ingresso della
chiesa cattolica nel consiglio ecumenico. Una votazione in merito a questo
argomento avverrà nella prossima assemblea.
nMiiiiii!iiii:iiimM!iiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiimiiiinmiiiii
Milano
Venerdì 14 maggio avrà luogo nella nostra
sala una tavola rotonda su « La presenza cristiana nel mondo », con la partecipazione dei
pastori Roberto ISisbet e Giorgio Tourii; il
primo presenterà Lorientamento teologico più
tradizionale, il secondo tratterà la tematica
secondo. le linee odierne più avanzate. Questa tavola rotonda con dibattito è stato deciso in un incontro fra il Consiglio di chiesa é
un gruppo di membri della comunità, per
presentare e dibattere apertamente le due correnti di pensiero e di impegno che attualmente creano tensione nella Chiesa.
II giorno delPAscensione si terrà a S. Fedele Inlelvi. nel Centro « P. Andreetti », una
gita-incontro proposta dal gruppo visite nella
zona di Lorenleggio. il quale ha richiesto che
si esaminasse insieme il documento sulla scuola redatto dal Servizio educazione e istruzione della FCEI.
Per il 2 giugno è convocala TAssemblea
<lella Federazione regionale lombarda, che
vuoi essere assemblea di popolo e non di deputali: in essa sarà esaminata la bozza di regolamento della Federazione e si avrà una discussione generale sul tema « Italia ’70 », in base al rapporto presentato airAssemblea della
FCEl. a Firenze, nel novembre scorso.
Villar Penosa
Il Bazar della Chiesa avrà luogo domenica 16 maggio alle 15.
I nostri bimbi ci intratterranno con un breve programma.
Tutti 1 membri di chiesa e gli
amici sono cordialmente invitati.
Secondo le indicazioni date dalle
Commissioni Distrettuali, le Conferenze Distrettuali ordinarie si riuniranno nelle località e date seguenti (indichiamo fra parentesi il numero di
deputati che esse saranno chiamate
a inviare al Sinodo):
I Distretto: Angrogna, 1-2 giugno (24).
II Distretto: Sampierdarena, 1-2 giugno (8).
Ili Distretto : Venezia, 27-29 giugno (5).
IV Distretto: Siena, 19-20 giugno (4).
V Distretto: Taranto, 19-20 giugno (3)
VI Distretto: Messina, 19-20 giu. (3).
Convocata a Sampierdarena
la Conferenza del II Distretto
La Conferenza del 2® Distretto è convocata a Sampierdarena per martedì
10 giugno alle ore 21, e avrà inizio con
un culto presieduto dal Pastore Aldo
Rutigliano.
I Consigli di chiesa sono pregati di
far pervenire alla Commissione distrettuale le relazioni annue non oltre
11 15 maggio. I delegati sono pure pregati di preavvisare del loro arrivo il
Pastore Alfredo Scorsonelli - Via Andrea Del Sarto 12/14 - 16153 Genova Sestri P. - Tel. 472.664.
La Commissione Distrettuale
iiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiijiiii
Feste di canto
delle Scuole Domenicali
Le Feste di Canto delle Scuole Domenicali avranno luogo alle date e nelle
località seguenti:
Scuole Domenicali della Val Pellice:
domenica 23 maggio, alle ore 15 nel
Tempio di Luserna San Giovanni.
Scuole Domenicali della Val Chisone:
domenica 23 maggio, alle ore 15 nel
Tempio di Pinerolo.
Le prove d’insieme avranno luogo
alle ore 14,15 nei locali che saranno
tempestivamente indicati.
Il pubblico è cordialmente invitato.
La Comm. del Canto Sacro
iiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiMiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiimiiiiiiiimiiii
San Secondo
— La domenica delle Palme sono stati confermati e ricevuti nella piena comunione della Chiesa, dopo aver reso esplicita testimonianza della loro fede, i seguenti catecumeni : Besson Cesare, Combe Giorgio, Ferrerò
Franco, Gardiol Paolo, Vicino Flavia e Vicino
Roberto. Dio aiuti questi giovani ad adempiere le promesse a Lui fatte, conceda loro di poter vivere una vita in armonia con l’Evangelo, nel qual hanno dichiarato di credere e
faccia loro sperimentare le immense gioie riservate ai suoi servitori fedeli.
— I culti della Settimana Santa hanno raccolto delle buone assemblee. Anche la Santa
Cena, celebrata la sera del Giovedì e a Pasqua
ha visto una larga partecipazione di fr-atelli.
La Corale ha dato all’edificazione di questi
culti il suo efficace contributo.
— Nel corso del culto di Pasqua è stata
presentata al battesimo la piccola Simona Costantino di Delio e Bianciotto Elisa (Miradolo).
Il Signore benedica questa bimba e la conservi nel suo amore.
— Sabato pomeriggio 8 maggio è stato celebrato il servizio funebre di Anna MondoiiMarin ved. Garnier, deceduta improvvisamente nella sua casa, alle Prese, all’età di
anni 68. La nostra sorella originaria di Bobbio Pellice, ebbe il grande dolore di perdere
due figli e, quattro mesi or sono, il marito.
Ciò che sempre la sostenne e Laiutò fu la sua
sincera fede nel Signore che, come a S. Paolo,
le ripete più volte « la mia grazia ti basta,
perché la mia potenza si manifesta nella tua
debolezza ».
Ai figli ed ai numerosi parenti, la Chiesa
rinnova la sua' sincera e fraterna simpatia.
— Il 1° e 2 maggio i nostri giovani si sono
recali in gita a Ginevra, trascorrendo due piacevoli giornate insieme.
— Domenica 9 maggio, l’Assemblea di Chiesa ha delegato i deputati alla prossima Conferenza Distrettuale nelle persone di Genre
Pietro Augusto e Codino Paolo e al Sinodo
Gardiol Dante, Giulio Griglio e Emilio Gardiol sono stati nominati revisori dei conti.
iiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiimmiiiimiiiKiiMiMiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiMimiimiiiiiiiimimimiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiii
Un lutto per la diaspora della Ciociaria, e una testimonianza
Sorella Stamura
La comunità era nata circa 24 anni or
sono per la predica della risurrezione presso
la tomba di una madre, morta dopo la nascita
del sesto figlio, in Colieferro dove c’era soltanto quella famiglia evangelica. Stamura
era allora giovane madre di due bambine, e fu
la prima a raccogliere quel messaggio di risurrezione e di vita, fors’anche perché da ragazza aveva trascorso qualche tempo presso
una zia evangelica.
La chiesa si sviluppò come comunità domestica e missionaria. Portò il Vangelo a parenti e amici dei primi fratelli neUa città e
nelle campagne del Basso Lazio fin dalle parti di Ferentino. Stamura la domenica pomeriggio, col brutto e col bel tempo, accompagnava i predicatori venuti da Roma, o dalla
stessa Colieferro. Anche lei entrava nelle case
e sapeva parlare della fede alle donne e ai
bambini, intonava gli inni nelle riunioni, spiegava il Vangelo conversando, esortava i gruppi che si formavano nei villaggi. Qualche volta predicava anche nella sua chiesa a Colleferro. La sua parola, che era una semplice e
calda testimonianza, era ascoltata dalla comunità. Come altri fratelli e sorelle leggeva la
Bibbia durante il culto e, al momento delle
preghiere spontanee, pregava ogni domenica,
e la sua breve preghiera era risposta alla predica e intercessione per quanti erano malati,
sofferenti o provati in altro modo.
Come è in uso nella comunità, anche Stamura invitava a pranzo nella sua casa i fratelli e le sorelle, venuti al culto da Roma o
da altra località lontana. Così ha conosciuto
numerosi pastori, studenti, professori, anche
venuti dall’estero. Tutti ricordano la sua conversazione vivace, umana, che manifestava
sempre una comprensione evangelica dei problemi della vita. Era comunista, come la sua
famiglia da più generazioni, e il suo comunismo era sete e faine di giustizia, della giustizia di Dio per tutti gli oppressi, i poveri, i diseredati.
Sei mesi fa, si ammalò e cominciò a girare
per gli ospedali. In un ospedale romano testimoniala con la sua Bibbia della verità e della
grazia di Dio. Sofferse molto. La notte, nella
sua cameretta d'ospedale, gridava a Dio: «Signore. non uscire da questa stanza, non mi
lasciare... ». Gli uomini di scienza non la potevano salvare. Fu riportala a casa. La famiglia. i parenti, gli amjci, tutta la comunità
soffrivano con la sorella Stamura. Nel pomeriggio di Pasqua, abbiamo celebrato la S. Cena intorno al suo letto. Nei giorni successivi
Stamura .scelse il Salmo 139 da leggere il giorno della sua sepoltura, e il versetto Giov. 5 : 25
per raiiniinzio funebre. Rese ancora testimonianza della fede e raccomandò al marito
e alle figlie dì non piangere il giorno della
sua sepoltura.
Questa avvenne il 5 maggio, al tramonto.
La chiesa era gremita: poi la folla si mosse
lentamente verso il cimitero. Presso la fossa
la eomunilà. com'è solita, intonò Tinno della
risurrezione di Cristo (che suole cantare anche duraiìle la S. Cena), lo ero lì. fra gli altri assorto, quando fui scosso dalla voce chiara e ferma di una giovane donna che cantava:
« Cristo c risorto dal martìrio .suo e gìubilanza al cuor ci dà. Cristo vuole consolar... »
Guardai, era la figlia minore di Stamura. La
comunità è nata dalla predica della risurrezione, e questo è in ogni tempo il suo inno di
vittoria.
V. Vinay
Pomaretto
Domenca 16 maggio, alle ore 15, assemblea
di chiesa nella sala delle attività per discutere
la relazione annua e per nominare i deputati
alla Conferenza Distrettuale e al Sinodo.
Sabato 22, dalle ore 15 alle 18 esame dei
catecumeni dei tre anni.
Domenica 30, Pentecoste, confermazione
dei catecumeni e nel pomeriggio, alle ore 15,
saggio della Scuola Materna, nel teatro.
Villasecca
Domenica 9 Maggio è stato presentato al
Santo Battesimo Peyronel Dario di Nino e di
Sallem Emma. Accogliamo con gioia cristiana
i teneri agnelli che il Signore si compiace di
aggiungere alla sua greggia.
Ringraziamo molto sentitamente il Cap.
Longo dell’Esercito della Salvezza di Torre
Pellice per aver sostituito il Pastore due domeniche durante la sua assenza.
Il tradizionale Bazar avrà luogo Domenica
23 Maggio alle ore 14. Tutti sono cordialmente invitali.
Lutto. Il Signore ha richiamato a sé dopo
lunghe sofferenze il nostro fratello Costantino Cesare Augusto delTAlbarea. I funerali
.si sono svolti a Pomaretto giovedì 6 maggio.
Alla famiglia in lutto esprimiamo la nostra
simpatia cristiana.
Dopo lunga, penosa malattia è andata nella Casa del Padre
Margherita Maurin
ved. Braun
Le sorelle Elena e Silvia, i figli adottivi Ugo e Eritz, con le rispettive famiglie e parenti tutti, addolorati ne
danno l’annuncio.
« Come la cerva agogna i rivi dell’acque, così, l’anima mia agogna
te, o Dio» (Salmo 42).
Torre Pellice, 11 maggio 1971.
La cognata e i nipoti di
Elisa Long
esprimono la loro gratitudine a tutti coloro che l’as.sistettero.
In particolare ringraziano il Past.
Achille Deodato e Signora, il Dott.
Giovanni Peyrot, la Direttrice della
Casa di Riposo di S. Germano con i
suoi collaboratori, la Famiglia Cardon
e la Signora Vera Long.
Abbadia Alpina, 7 maggio 1971.
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pag. 6
N. 20 — 14 maggio 1971
I NOSTRI GIORNI
UOMINI, FATTI, SITUAZIONI
Democrazia
In Argentina?
Dittatore per procura, il generale
Levingston è stato licenziato recenternente su due piedi, dopo soli 9 mesi
di governo — e contrariamente alle
sue assicurazioni che avrebbe mantenuto il potere « per quattro o cinque
anni » — dal triumvirato militare, costituito dai capi delle tre armi.
Nuovo presidente è ora uno dei tre,
e precisamente il generale Lanusse, capo dell’esercito.
L’opinione corrente sulla destinazione di Levingston, a parte l’ufficialità
delle motivazioni, è che si sia voluto
impedire — analogamente a quanto
pare sia successo in Turchia — una
« rivoluzione di sinistra » dei giovani
ufficiali.
L’esercito, in Argentina, ha un ruolo determinante nella politica dello
Stato da oltre 15 anni. Nel 1955 esso
defenestra Perón e rimette i liberali al
potere. Rmascono i partiti politici e la
democrazia parlamentare. Successivamente, sempre dall’esercito, verrà deposto Frondizi, che aveva concesso ai
peronisti di ripresentarsi alle elezioni,
riportando notevole successo. Successivamente, nel 1966 i militari, alleati ai
capitani d’industria contro il sindacalismo di ogni colore, abrogano il regime costituzionale iniziando la dittatura. Tutti i partiti vengono sciolti, i loro beni confiscati. Le elezioni, di ogni
genere e grado, vengono soppresse. Sale al potere il generale Ongania che
instaura una dittatura di tipo franchista. Poi, un generale succede a un altro, mentre la « rivoluzione » argentina si divide fra i partigiani del nazionalismo e coloro che sono favorevoli
al massiccio intervento dei capitali
stranieri, specie nordamericani.
Ora il nuovo presidente Lanusse ha
annunciato, tramite il ministro delTinterno, che i partiti politici verranno
riabilitati e che saranno resi i beni loro confiscati. Verrà studiato un nuovo
piano politico che nei prossimi mesi
preciserà le regole del loro funzionamento e nello stesso tempo preparerà
le elezioni generali.
Come si può spiegare un così mutato atteggiamento della classe militare?
Secondo Le Monde, essi hanno tratto
le conclusioni dagli smacchi a ripetizione subiti dai vari generali succedutisi al potere e dalla frequenza degli
scioperi e dei moti popolari delle grandi città.
La riabilitazione dei partiti riaprirà
di nuovo anche le porte al movimento
peronista. Perón, che risiede attualmente a Madrid e ha 75 anni, ha inviato un suo rappresentante in Argentina
per sondare le vere intenzioni dei militari.
Frattanto, col pretesto degli scioperi e delle azioni delle organizzazioni
clandestine rivoluzionarie, rimane in
vigore lo stato d’assedio, unitamente a
tutte le altre leggi repressive adottate
dai governi precedenti.
Le due Afriche
Recentemente, il presidente della repubblica africana della Costa d’Avorio
ha rilasciato delle spettacolari dichiarazioni colle quali sottolineava la necessità di ricercare un’intesa colla repubblica del Sudafrica. Da parte degli
altri paesi africani si sono avute opposte reazioni. Nazioni come la 'Tanza
Nutrirsi di topi,
di vipere...
(A.F.P.) - Circa tremila contadini affamati hanno invaso recentemente la
cittadina di Agua Prêta, nello Stato
brasiliano di Pernambuco, per chiedere
soccorsi alimentari. Un contadino è
morto di fame nella città, aspettando
che le autorità dessero da mangiare.
Accompagnati dalle mogli e dai figli, i
contadini hanno lasciato la città dopo
avere ricevuto viveri.
Un’inchiesta, svolta recentemente
dal’Istituto d’alimentazione nello Stato
di Pernambuco, ha rivelato che 40%
degli abitanti erano visibilmente sottoalimentati nella regione di Agua Prêta, « la più miserabile dello Stato di
Pernambuco ».
Coloro che hanno compiuto l’inchiesta hanno pure indicato che il tasso
di mortalità infantile era il più alto
del Brasile c che la speranza di sopravvivere non .superava, in media, i 45
anni.
« Gli uomini che lavorano nelle piantagioni di canna da zucchero — si legge nella relazione — si nutrono quasi
esclusivamente di topi, di vipere e di
piante prive di valore nutritivo ».
nia, la Zambia, la repubblica popolare
del Congo hanno violentemente criticato l’iniziativa dello Stato ivoriano. Per
contro, le nazioni che avevano già cercato degli accordi col Sudafrica, e particolarmente il Madagascar, non hanno nascosto la loro soddisfazione. Un
altro gruppo di paesi, specie dell’Africa francofona, paiono imbarazzati ed
evitano di pronunciarsi.
Gli argomenti ttddotti dai paesi favorevoli ad un’apertura verso Pretoria
paiono comunque assai deboli e unicamente ispirati a motivi d’indole tattica. Essi in sostanza dicono; il soste
gno ai movimenti di liberazione dell’Africa australe non ha per nulla modificato il rapporto di forze che rimane nettamente a vantaggio del potere
bianco; inoltre una opposizione armata potrebbe estendersi ed essere fatale all intero continente, a vantaggio
delle grandi potenze.
Quanto ai paesi contrari, essi intanto premettono che non è possibile un
accordo fin quando durerà lo scandalo
apartheid. In modo particolare la
Tanzania afferma che gli innegabili
vantaggi economici che deriverebbero
dal riconoscimento del governo di Pretoria non compenserebbero mai il
compromesso morale di aprire relazioni con un regime che pratica la segregazione razziale che costituisce « un
insulto per noi tutti ».
A questo riguardo non possiamo non
ricordare le pesanti responsabilità delle nazioni « cristiane », Italia compresa, che col loro aiuto economico-politico-militare avallano e potenziano quello che un noto studioso ha definito essere il primo Stato fascista della storia, per le sue caratteristiche di rigida
dittatura esercitata da una infima minoranza (bianca) sulle popolazioni locali.
Frattanto ad Algeri Oliver Tambo,
presidente dell’« African National Congress » — il movimento di liberazione
sudafricano — ha tenuto una conferenza stampa durante la quale ha durarnente criticato l’atteggiamento « realistico » dei fautori della politica filosudafricana.
Tambo ha detto che se con « dialogo » si intende un’azione politica che
utilizzi mezzi nonviolenti, il suo movimento lo ha condotto per oltre mezzo
secolo, coll’unico risultato che la propria nonviolenza è stata ripagata con
altrettanta violenza.
Proprio ora — ha soggiunto Tambo
— in un rnomento delicato in cui il
Sudafrica si trova di fronte a un bivio
e vale a dire, cambiare la propria politica o alleggerire la pressione esterna, proprio ora gli giunge un notevole
aiuto dall’Africa stessa: una parte del
Continente Nero è disposta a sostenere il colonialismo e lo sfruttamento
sul suo stesso corpo.
Per chi fosse dubbioso sulla dittatura di Pretoria, Tambo ha ricordato
che nel 1970 sono stati arrestati 500
mila africani e che il 47 per cento delle esecuzioni capitali eseguite nel mondo sono avvenute in Sudafrica.
Roberto Peyrot
Una lettera aperta dell Associazione per la Libertà Religiosa in Italia
La revisione biiaterale dei Concordato
si annuncia come una mistificazione
Occorre una vasta informazione e discussione pubblica _ In
quietanti dichiarazioni alla stampa e alla televisione dell’on. Gonella, presidente della commissione di studio nominata dal goti confessionalismo della scuola italiana non si tocca
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
UN UOMO DI FERRO
È Mons. Stefano Wyszynski, cardinale primate di Polonia. Non gode
certo della nostra personale simpatia,
se consideriamo le sue tendenze conservatrici, quasi medioevali, nella direzione della chiesa cattolica del suo
paese. E tuttavia non possiamo non
ammirarne la forza di volontà, la lucidità delle idee, l’onestà e la dirittura di carattez'e, il fascino prestigioso
sul popolo.
_«/Z delicato equilibrio che s’era stabilito, da circa quindici anni, fra la
Chiesa e lo Stato polacchi, basato sul
timore e sulla diffidenza reciproci, si
trova oggi nuovamente compromesso
dall’apertura di negoziati "ufficiali ma
segreti” fra Varsavia e il Vaticano.
Qualunque sia l’esito di tali negoziati, è probabile che il cardinale venga
a perdervi gran parte del suo prestigio e della sua influenza.
È un fatto che il cardinale porta un
gran peso di responsabilità nell’asprezza dei rapporti Chiesa-Stato. A più
riprese, Wladyslaw Gomulka aveva tentato un riavvicinamento col suo “alter
ego", tanto che, pochi anni fa, mancò
poco che il papa Paolo VI non venisse ufficialmente invitato a render visita ai cattolici polacchi, che sono circa 30 milioni. Perché il papa abbandonò questo progetto lungamente accarezzato? Si sente volentieri rispondere
che il cardinale avrebbe posto il suo
veto ad un’iniziativa non derivante
dalla sua propria autorità.
Se è vero che il cardinale ha fatto
fallire numerosi tentativi di conciliazione, dando l’impressione di voler
rinviare "ad aeternum" ogni soluzione del più spinoso problema che conosca la Polonia socialista, è anche vero
che il cardinale può vantarsi d’aver
servito egregiamente gl’interessi della
Chiesa nel suo paese, quando questi
.sembravano compromessi.
Coraggiosamente egli lanciò, dall’alto della sua cattedra, l’anatema su tutti quelli del governo che credevano poter propagare l’ateismo con la prepotenza, tassando pesantemente i sacerdoti, ostacolando V insegnamento
del catechismo nelle scuole, distogliendo gli studenti dall’università cattòlica
di Lublino, o infine cercando d’impedire la costruzione di nuove chiese con
tutte le possibili fiscalizzazioni amministrative. Senza esitare, egli esortava
i fedeli ad abbandonare i “miraggi socialisti" (che menzionava espressamente nei suoi sermoni, provando così d’esser un attento lettore di “Trybuna Imdu”) e a tornare ben piuttosto al culto
dei valori tradizionali di Polonia. Impose la celebrazione del millenario cristiano della Polonia, riuscendo a far
deviare sulla sua causa i tentativi del
regime, per fare di quell’anniversario
il più grande avvenimento della Polonia popolare. Fu anche il primo ad aprire il dialogo coi tedeschi, per mezzo
dei vescovi, predicando la riconciliazione e il perdono d’ambo le parti.
Grazie alla sua statura d’uomo polico, al suo immenso coraggio, alla sua
ostinazione, il cardinale riuscì a fare
della Chiesa polacca la più turbolenta,
la più ardente delle "Chiese del .silenzio”. Mai paese comunista ha costruito tante chiese. Mai uomo di Chiesa è
stato tanto ascoltato e seguilo da dirigenti comunisti. Mai cristiani, in paesi
comunisti, hanno beneficiato d’una libertà tanto “provocante” quanto i cattolici polacchi, capaci di bloccare la
circolazione in pieno centro di Varsavia per lasciar passare le proces.sioni
della Festa di Dio e dell’Assunzione,
capaci d’imporre di fatto (se non di diritto) la validità esclusiva del matrimonio religioso.
Ma questa vittoria sfolgorante "dello spirito sulla materia", il cardinale
l’ha voluta personificare in sé stesso:
così come nel primo segretario del partito si trovava personificato il nemico
giurato della Chiesa. In questa rivalità (...) il cardinale ha esaurito, in massima parte, le proprie forze. Il suo conservatorismo, che in realtà non è che
attaccamento alle dure lezioni del passato, gli ha fatto perdere l’iniziativa
del disgelo che oggi sta avviandosi.
Edward Gierek (il nuovo primo segretario del partito) non è un cacciatore di streghe. Egli confida che il livello di vita sempre più alto, compia
da solo l’ufficio di decristianizzare la
gioventù, e cerca di ottenere dal Vaticano il riconoscimento delle frontiere
occidentali della Polonia, pagandolo
con la nomina di quattro vescovi e con
gesti in favore del clero (per es. con la
restituzione dei beni della Chiesa).
Gran parte dei cattolici polacchi gli
saranno riconoscenti. E questi ultimi
(risultato che un primo segretario non
può trascurare!) si ricorderanno che il
capo della Chiesa è il papa, e che il
cardinale Wyszynski non è che il primate della Chiesa polacca ».
(Articolo di Marian Stepczvnski sul
« Journal de Genève » del 4.5.’71, dal titolo: « Chi teme ancora il cardinale? »)
LE INTERMINABILI TRATTATIVE
Sono quelle fra le due delegazioni, la Vietnamita e l’Americana, che si
svolgono a Parigi. Subito prima della
112“ (!!) seduta, la prima delegazione
ha diramato (in data 5 c.) una dichiarazione del « Comitato di solidarietà
del Vietnam col popolo americano ». Il
testo, pubblicato ad Hanoi, afferma in
particolare quanto segue:
« “'L’arresto e la detenzione di più
di 7.000 manifestanti pacifisti negli
USA, operati dall’amministrazione Nixon, hanno messo in chiara luce la natura reazionaria e bellicosa di Nixon,
il quale non soltanto getta i popoli di
Indocina in un bagno di sangue, ma
anche non esita a colpire i propri compatrioti... Questo fatto dimostra ancor
più eloquentemente la debole posizione di Nixon ».
Il Comitato di solidarietà ha anche
lanciato un appello (che personalmente ammiriamo) all’amicizia fra i due
popoli vietnamita ed americano ».
(Da « Le Monde » del 7.5.1971).
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMihMiiimiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiMiiiiiiii
Razzismo in Svizzera Repressione in iran
Tredici persone sono state passate per le
armi il 17 marzo scorso dopo essere state condannate alla pena dì morte da un tribunale
militare. La loro pena era stata confermata in
appello. I processi non erano stati annunciati
in precedenza e le sentenze non sono state
conosciute se non dopo la loro esecuzione.
Altri 50 « sovversivi » sono stati arrestali
il 4 aprile e compariranno davanti ad un tribunale militare.
Il comitato francese di difesa dei prigionieri politici iraniani ha lancialo il seguente appello :
Tredici giovani patrioti iraniani, accusati
di aver attaccato un posto di gendarmeria ne.U
la provincia di Guiììan, sono stati uccisi. Questa uccisione costituisce il preludio alle preparazioni delle cerimonie che il governo iraniano organizza per celebrare il duemila cinquecentesimo anniversario de.UTmpero...
« Il Comitato di difesa denuncia con indignazione questa situazione. Invita le organizzazioni democratiche a esigere. Vapplicazione
della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, la liberazione, immediata di centinaia
di detenuti politici e a porre in guardia Vopinione internazionale per impedire i nuovi crimini che si stanno preparando in Iran ».
verno:
Milano, 3 maggio 1971
Al Presidente della Repubblica
Ai Presidenti del Senato e della Camera
Al 'Presicl0nt6 del Consiglio dei Ministri
Al Presidente della Commissione parlamentare di vigilanza sulla RAl-TV
Al Presidente della RAI-TV
L’approvazione da parte della camera
dei deputati dell’ordine del giorno che
impegna il governo a iniziare le trattative per la revisione bilaterale del concordato tra lo stato italiano e la santa
sede tenendosi in contatto col parlamento, pone all’opinione pubblica alcuni gravi interrogativi sull’idoneità di
questa procedura ai fini dell’informazione e della discussione pubblica di un
problema di così grande importanza
per tutti i cittadini.
È noto infatti che, non avendo la carnera dei deputati proceduto pregiudizialrnente alla verifica della costituzionalità delle norme concordatarie (sia
di quelle contenute nel concordati sia
di quelle contenute nel trattato del Laterano) in modo che l’eventuale trattativa col Vaticano potesse avviarsi solo
su quelle norme che fossero risultate
compatibili con la costituzione della repubblica, tale verifica è rinviata alla
fase del contatto fra governo e parlamento.
Pur giudicando incompatibile con la
democrazia 1’esistenza di un regime
pattizio tra stato e chiesa, non possiamo non richiamare con forza Tattenzione del parlamento su quelle materie che debbono, in ogni caso, essere
sottratte a qualsiasi interferenza ecclesiastica: esse sono quelle che attengono alle libertà civili, all’uguaglianza di
tutti i cittadini di fronte alla legge, al
matrimonio, all’istruzione e all’assistenza pubblica, agli oneri fiscali e tributari da cui sono attualmente esenti gli
enti ecclesiastici e religiosi, i loro beni
e le loro attività.
Anche se fosse vero — cosa di cui
dubitiamo fortemente — che il Vaticano sia disposto a rinunciare ai privilegi che il concordato gli accorda, come cittadini italiani noi chiediamo che
il governo dichiari quali sono le rinunce che esso chiede di fare alla controparte.
Dalle dichiarazioni fatte alla stampa
e alla televisione dalTon. Gonella, presidente della commissione di studio
nominata dal governo, sono affiorati
particolari inquietanti. L’on. Gonella infatti ha evitato di richiamarsi alla posizione presa dal parlamento e dal governo nelle note scambiate col Vaticano sull’argomento del divorzio.
Riferendosi all’istruzione pubblica,
l’on. Gonella ha annunciato che la novità consisterà nell’inserimento nel concordato della facoltà di chiedere l’esonero dalle lezioni di religione per salvaguardare la libertà, mentre è pacifico non solo che tale facoltà è già concessa dalla legge italiana ma anche
che, trattandosi appunto di una concessione, essa contrasta col diritto alla
libera formazione della personalità del
fanciullo, la quale non può dipendere
dalla presentazione di una domanda.
Nessun accenno è stato fatto dall’on.
Gonella alla abrogazione della norma
— palesemente incostituzionale, a qualsiasi ordine di scuole si applichi — che
pone l’insegnamento della dottrina cattolica a fondamento e coronamento della istruzione pubblica.
La revisione del concordato si annuncia dunque come una mistificazione. Di
(La Stampa). - Sebbene il governo federale
di Berna cerchi di arginare il fenomeno del
razzismo, i diversi movimenti xenofobi intensificano la loro as.siirda lotta contro la popolazione straniera in Svizzera. Un’iniziativa particolarmente odiosa è stala lanciata a Ginevra :
in una petizione rivolta alle locali autorità,
l’associazione « Svizzeri liberi » chiede che gli
inquilini stranieri dei 5 mila appartamenti costruiti dopo il 1950 vengano immediatamente
sfrattati, ed e.spulsi.
Centinaia di copie della petizione .sono state
distribuite nella città del Temano. « Gli stranieri sfrattati — viene rilevalo nel volantino — non debbono avere la possibilità di trovare un nuovo alloggio a Ginevra, ma è obbligo dalle autorità allontanarli dal Paese. Negli
appartamenti occupati da famiglie estere dovranno essere sistemati cittadini elvetici ».
Per il momento, le autorità locali si sono
astenute da qualsiasi reazione all’assurdo contenuto della petizione xenofoba. È comunque
certo che la Giunta cantonale non tarderà a
respingerla. Infatti la sua accettazione, ossia il
forzato sgombero di 5 mila appartamenti, equivarrebbe airallontanamento di circa 15 mila
stranieri dal cantone di Ginevra. Il semplice
fatto che vengano lanciate siffatte iniziative è
un sintomo allarmante, in quanto prova che
numerosi svizzeri sono effettivamente animati
da sentimenti razzisti.
qui la necessità che sia posta sul tappeto anche la revisione delle norme concordatarie contenute nel trattato del
Laterano, il cui art. 1, stabilendo che la
religione cattolica è la sola religione
dello stato, dà una parvenza di legittirnità a tutti privilegi di cui gode la
chiesa in Italia in virtù del concordato.
Confidiamo che i rappresentanti del
popolo italiano non seppelliscano questi gravissimi problemi sotto il manto
di una generica delega data al governo'
ma li risollevino vigorosamente nelle
sedi appropriate.
Chiediamo ai partiti politici, al parlamento e al governo che nel frattempo la discussione sul concordato sia
portata davanti al paese e che ad essa
sia riservato, come per gli altri grandi
temi della vita nazionale, un adeguato
numero di dibattiti televisivi fra rappresentanti dei gruppi parlamentari e
delle associazioni impegnate in un senso o nell’altro su questo tema.
Per la Giunta Esecutiva
Il Presidente
(Avv. Mario Berutti)
llllllllliiiiiiiiiiiillliiiliiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
NEL PROSSIMO NUMERO:
Ancora Nyborg VI
di Carlo Gay
Cristianesimo e religioni
di Gustavo Comba
Notiziario Evangelico Italiano
a cura di Inda Ade
Un intermezzo: Giovanni Léger
di Gustavo Malan
lllllllllllllllllllllllllllllllllllllllilliiliiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiK
Viaggio in israeie
Il tentativo più volte effettuato negli anni
passati di organizzare un viaggio in Terra Santa sembra che possa quest’anno essere finalmente realizzato. Già avevamo resi attenti i
lettori dell’avviso negli anni passati che sarebbero state necessarie trattative con organizzazioni cattoliche competenti, dato l’esiguo
numero di persone che nel nostro mondo evangelico s’interessano ad iniziative del genere.
Abbiamo adesso potuto stipulare un accordo di
massima con la « Organizzazione diocesana di
pellegrinaggi » di Milano e da parte cattolica ci accompagnerà propabilmente il noto
biblista mons. Galbiati, da parte protestanteil prof. Soggin. Il viaggio si svolgerà in un
arco di 10 giorni, dal 3 al 12 settembre, da
Milano a Milano, con un prezzo che s’aggirerà, tutto compreso, sulle L. 170.000. Un opuscolo sarà presto a disposizione degrinleressati,
che potranno sollecitarlo scrivendo al prof.
Alberto Soggin, via Pietro Cossa 42, 00193
Roma, allegando L. 100 in francobolli per le
spese.
Le ragioni per un viaggio del genere sono
multiple : vi è chi vuole fare un pellegrinaggio nel senso più ampio o più ristretto del termine, vi è chi pre ferisce conoscere la realtà
israeliana ed araba e del Vicino Oriente in
generale, oggi. A tutti questi scopi si oppongono ovvie limitazioni di spazio (meta saranno Israele ed i territori arabi occupati) e di
tempo. Vi è chi persegue ragioni proprie in
un viaggio del genere. Di questi scopi multipli si terrà il dovuto conto, com’è ovvio,
sempre nei limiti delle possibilità.
L’organizzazione tecnica verrà affidata aUa
« Duomo, Viaggi e Turismo, s.p.a. » di Milano, che ci riserva 25-30 posti. Ulteriori notizie e dettagli verranno dati neU’opuseoln
citato. A. S.
AVVISI ECONOMICI
FAMIGLIA evangelica, 3 bambine, cerca ragazza alla pari per periodo giugno-agosto in
alta montagna (Engadina), indirizzare a
Anna Flora Ginoulhiac, Viale Vitt. Emanuele 63, Bergamo.
CERCANSI due coniugi con le migliori referenze, di confessione evangelica e senza
bambini, per un lavoro domestico in una
ben tenuta e confortevole casa ad Aarau
(Svizzera). La moglie come cuoca e per leggeri lavori di casa (macchina da stirare e
da lavare), il marito come cameriere e per
gli altri lavori di casa e anche come coadiutore del giardiniere privato. Condizioni:
bcirappartamentino nella casa, con bagno,
e televisione, 4 settimane di vacanza all’anno, tempo libero regolato, buona retribuzione e il migliore trattamento. Si tratta di un
buon posto anche per due coniugi anziani.
Offerte con un corto curriculum vitae, fotografia. richiesta di salario e data di inizio
sono da inoltrare a: Sig.ra K. Kunath-Schinkel, Katharinonhof - 5001 AARAU (Svizzera).
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Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pìnerolo
N. 175 - 8/7/1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (Torino)