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LA BUONA IVOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
PREZZO I>MK«OCIAZlO\E
|,i domicilio)
Torino, per un amo L. fi,00 L.7,00
— per sei mesi » 4,00 « 4,50
Per le provincie e Testerò franco sino
ai contini, un anno . . L. 7,20
per sei mesi , » 5,20
A)>:9£ìo>t£{ Si iv
SpQui'ndu la verità nello carità.
Efes. IV. 45.
La Direzione della BUONA NOVELLA è
in Torino. casa Bellora, a capo del Viale
dei Re, piano 3’.
Leassuciazioni si ricevono dalla Direzione
del Giornale, e dal Libraio G. SERRA,
contrada Nuova in Torino.
Gli Associali delle Provincie potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco alla Direzione.
Come t'intenda la tolleranza religiosa in Piemonte — La libertà religiosa —
chiese evangeliche italiane fuori d*Italia IH. — Vergognoso procedere della Campana — Notizie religiose : Francia— loghìlterra — Persia — Cronachetta fpolitica.
C0.Ì1E S’L\TE.\D.\ LA KULEllUZA lìELKIIOSA I\ PIEMONTE
■--
Da qualche tempo a questa parte,
la nostra missione di giornalista si è
fatta assai dolorosa per l'obbligo che
c’incombe sovente di narrare fatti
tali da procacciare al nostro Piemonte che tanto amiamo, tutt’aitro
che Iodi per parte degli stranieri, e
che ad onta di ciò la verità e la
pietà verso le vittime non ci permettono di tacere. Quello che stiamo
per riferire sarà sentito con sommo
rammarico, ne siam sicuri, da quanti
misurano i progressi civili d’un po
polo dal suo rispetto per la libertà
di coscienza.
NeH’aprile o nel maggio dell’anno
scorso un gentiluomo inglese, il capitano Pakenham , della marineria
reale, che villeggiava alia Spezia,
andando a diporto verso un vicino
villaggio, s’imbattè in una brigata di
bambini, coi quali postosi a discorre-^ „
* ^
re, dopo un breve colloquio, li lasciò
regalando loro alcune copie di due "
opuscoli contenenti, uno ì’Epistola
di S. Paolo agli Efesi, tradotta da
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un frate fiorenliiio, e i’altro una illustrazione del Serpente di rame come
tipo dlGesfi Cristo, conseguentemente
senza neppur l’ombra di polemica anti-romana.
L’indomani, od alcuni giorni dopo,
il capitano accompagnato questa volta da un suo amico, il dottore Mazzinghi, fuoruscito toscano , facea sua
passeggiata verso quel medesimo villaggio, quando nell’atto d’ entrarvi
parecchie donne, appena vedutolo, gli
si fecero incontro con faccia adirata,
ingiuriandolo e minacciandolo. Domandato i due forestieri di che si
trattasse, si avvidero ben presto che
cagione diquel trambusto erano i libri
eretici regalati alcuni giorni prima
dal minisiro anglicano, che per tale
era stato scambiato il vecchio marinaio. Questi cercò di giustificare il
suo dono, dicendo quei libri non essere eretici, ma pura parola di Dio,
secondo una versione approvata dall’arcivescovo di Firenze. Ma siffatte
spiegazioni non valsero ad acquetare
le irate matrone, che fattesi recare i
libri vi appiccarono il fuoco, girandoli tutt’ accesi in viso al capitano.
Una di esse pii'i infuriata delle altre
cercò perfino di appicare il fuoco agli
abiti del malcapitato inglese. In quel
frangente soppraggiunge una brigata
d’uomini avendo a capo il curato.
Questi con piglio arrogante doman
da al capitano come avesse avuto
l’ardire di recarsi a diffondere cattivi
libri in mezzo ai suoi parrocchiani?
Al che avendo l’inglese risposto ch’ei
non capiva come potesse un prete
cristiano chiamare cattivo libro una
Epistola di S. Paolo, in una versione
approvata da un Arcivescovo, ne nacque tra loro un diverbio che durò per
assai tempo, ed al quale, come era
naturale, prese parte anche il Mazzinghi; dopo di che i due amici ripresero la direzione delia Spezia, accompagnati per lungo tratto di via dai
fischi e dalle sassate dei contadini
istigati dal loro pastore.
Il Pakenham che era in procinto di
partire, lasciò la Spezia due o tre
giorni dopo, e poco appresso il Piemonte, senza che la sua partenza incontrasse verun ostacolo per parte
delle autorità.
Il suo compagno anch’esso avea
fatto ritorno a Genova, sua residenza
abituale, e non badava più all’ accaduto della Spezia, quando un bel
giorno si vide entrare in casa i carabinieri intimandogli l’arresto a nome
della legge. — Si noti che, anche supponendo quel che non è, cioè che
avesse il Pakenham contravvenuto
alle leggi, regalando come fece alcuni libretti a dei ragazzi, il Mazzinghi non c’entrava per nulla, non trovandosi col capitano quando fu fatta
questa distribuzione.
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Or bene, dopo dieci mesi di prigionia preventiva (possibile che in Piemonte, dopo cinque anni di governo
rappresentativo, si abbia ancora da
aspettare un codice di procedura penale che renda impossibili tali enormità!) la Corte d’Appello di Genova,
sedente a porte chiuse , come se si
fosse trattato di cosa oltraggiosa ai
buoni costumi, ha condannato, nel
giorno 17, il sullodato Mazzinghi, e
con lui il Pakenham assente, a 5 ansi
DI BELKGAZioxE [prigione), alle spese DEL PROCESSO E AD INA MULTA
privata !
Noi non aggiungiamo riflessioni ad
un tal fallo , perchè troppe e troppo
dolorose sono quelle che ci si affollano alla mente. Solo noi ci permetteremo di domandare al Ministero : se sia intenzion sua di asiwttare,
per proporre quelle modificazioni al
nostro Codice penale, che lo metteranno in armonia collo Statuto, che il
nostro libero Piemonte abbia acquistato fama di una seconda Toscana, e
che una nuova deputazione di cristiani
evangelici capili nelle nostre mura a
domandare la grazia di un loro correligionario condannalo a tre anni di carcere per essere stato compagno a chi,
per bontà di cuore, commise l'imperdonabile delitto di distribuire un’ epistola di S. Paolo ad alcuni ragazzetti? — Noi abbiamo troppa stima
di chi ci governa per ammettere una
tale supposizione; ma per poco che
casi come quello del Gentil, del Ciais,
dei Cereghini e del Mazzinghi seguitino
ad accadere, non vi sarà opinione per
impiantala che sia che possa reggere
alle evidenze in contrario di tali fatti.
LA LIBFJITA UKLIGIOSA
Qualunque resistenza faccia la fazion clericale al principio della libertà
religiosa, noi lo vedremo propagalo
e trionfare perfin nelle stesse contrade ove la fazione più predomina. Egli
è uno dei più sentiti bisogni dell attuai civiltà. Finché 1 popoli viveano
separati fra loro, e la mancanza di
commercio reciproco o la rarità delle
comunicazioni vicendevoli, impediva
che gli uni sapessero degli altri
potevano far senza libertà religiosa.
Ogni popolo vivea negli angusti confini del suolo natio, e lenea per sacre
le abitudini degli avi, e per sacre e
inviolate le costumanze de’ padri. 0gnuno stavasi pago alla religion paterna, e poco 0 nulla curavasi delle
religioni straniere.
Appena però s’ingrandiscono gli
Stati, e riunendosi popolazioni e razze
ad allre razze e popolazioni, nascono
gl’imperi e le nazioni, anche le avite
tradizioni e le paterne si mutano, e se
prima l’allontanarsi anche sol di poco
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da loro parea deliUo, diventa pòscia
necessità o l’abbandonarle del lutto o
ammodernarle per modo che i viventi
si avvezzino a tollerare istituzioni
e costumanze cui giudicavano empie
e trattavano da nemiche.
Le prime religioni de’ popoli sono
quelle di famiglia, appresso vengono
quelle della patria, infine quelle dello
Stato, del regno, della nazione. Le
prime d’ordinario (ove non sieno come
quelle de’ Patriarchi, illustrale dal
raggio della rivelazion divina) sono
superstiziose, minute, bigotte e intollerantissime, come quelle che non si
stendono oltre il focolare domestico,
e vegliano a guardia dell’abitazione,
della mensa, del talamo, dell’amico ,
deH’ospile. Ogni persona e cosa non
posta sotto la tutela degli Dei Penati
si ha per malvagia e nemica, o almeno non degna di alcun riguardo.
Cresciute le famiglie di numero,
nasce la comunità e la patria, ed anche le religioni di famiglia rimangono
in parte nei penetrali delle case per
ciò che riguarda la protezione e la
cura degl’ interessi domestici, ma si
rifondono in parte nella religione del
comune per ciò che tocca alle adorazioni
e alle feste delle divinità tutelari della
società. E così le religioni di patria che
hanno culto fra quei che un muro ed
una fossa serra, d’ordinario ai formano
come dei loro naturali elementi delle
religioni di famiglia, e contenendo alcuna parte di tulte, sono di necessità
tolleranti assai più delle prime, e lasciano che accanto al tempio comune
s’innalzino mille particolari tempietti
nelle private abitazioni di ciascuno ,
ove le singole divozioni si sfogano.
InQne le comunità si allargano per
parentadi e per nozze, e le piccole società, 0 tribù, 0 patrie si cangiano in
città e provincie, e allo stretto viver
de’ pochi succede il consorzio de’ molti,
e sorgono gli Stati e poi le nazioni.
Allora anche le religioni patrie dei
comuni si trasformano come si sono
trasformale quelle di famiglia nelle
più estese religioni di Stato, che lasciando sussistere le patrie come custodi delle tradizioni locali d’ogni
paese, esprimono con rito apposito
l'adorazione della divinità come pròteggitrice di tulto quanto lo Stato. E
come queste religioni sopportano le
religioni di famiglia e le patrie, è
chiaro che sono anche più tolleranti
delle une e delle altre.
Questa tolleranza però inchiude
sempre un non so che di poco rispetto
della religion dominante verso le religioni inferiori, e di conseguenza porta
con sè atti e pensieri di gelosia verso
le medesime, ed è poi dichiarata nemica delle religioni straniere di quale
Stato elle sieno anche vastissimo.
La sacra Scrittura che cl ha con*
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servate le più remote memorie degli
antichi popoli, c’istruisce come fra le
genti le une avessero in dispetto gli
Dei delle altre , nè mai trionfassero
d’alcuna terra senza profanarne gli
altari e dileggiarne i divini simulacri.
Gli stessi Greci e Romani, che furono i più civili popoli dell’antichità,
dispettavano gli Dei protettori de’loro
nemici, e l’odio che portavano alle nazioni della terra lo volgevano contro
le divinità del cielo. Ne abbiam testimonii superstiti I poemi di Omero e
di Virgilio.
Era riservato aU’unicu religione di
■verità e d’ amore fatta per tutta la
discendenza d’Adamo, alla religione
di Cristo il vanto di spegnere ogni
sentimento d’odio nell’uomo, e di conseguenza ogni gelosia religiosa nel
mondo. Il sacrosanto Evangelo c’intima nel nome santo e terribile di Dio
una legge di fratellanza e di carità, la
quale ci vieta perfino di voler male
al nemico. Questa legge di unione riconcilia popolo con popolo, razza con
razza, regno con regno, e fa davanti
a Dio tutti gli uomini fratelli.
Si propagò dapprima in mezzo al
paganesimo, e restavano ammirate le
genti come i Cristiani fossero sempre
così pazienti e benigni con lutti, che
senza badare se chi soffriva fosse cristiano 0 no, somministravano indiitintamflnte a lulli 1 loro soccorsi i
Quello spirito d'amore, di fratellanza
e di carità era il distintivo a cui sL
faceano riconoscere per discepoli del
Redentore, e tuttoché predicassero con
zelo contro la superstizion dominante,
non avveniva giammai che ne insultassero a fatti 0 a parole i cultori
tranquilli della medesima.
Questo spirito durò soltanto nel fervore de’ primi tre secoli, e se qualciino si lasciò talvolta da una male intesa pietà trascinare a qualche atto
violento coniro gl’ idoli venerati dalla
religion dello Stato, ne venne da’suoi
stessi fratelli assai rimproverato, e
leggiamo ancor oggi ne’frammenti de’
primi Padri qualche brano di eloquenza diretto a correggere l’insania di chi
più audace che savio oltraggiava in
pubblico le statue degli Dei.
Scorsi però gli aurei tempi del cristianesimo che furono que’ primi tre
secoli, pur troppo con mille altri disordini, entrò pur fra’ Cristiani quel
fanatico zelo, che punisce come delitto
il peccato, e impone come un dovere
di abbracciare a forza la verità, benché non conosciuta. Sotto l’imperador
Costantino i preti non contenti di guadagnarsi la ragione con la ragione,
dieder maao alla forza, e del braccio
secolare abusarono a perseguitare gli
eretici. D’allora in poi la religion più
pura, più santa e più amorosa del
mondo, venne sempre peggio abusala
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ad opere di crudeltà e di vendella.
Poterono però queste insozzare come
pur troppo insozzano la storia ecclesiastica, ma non oscurare giammai la
verità del Vangelo, nè mutare principii e natura alla fede. I Concilii, i
papi, i vescovi e i frali, spinti da una
frenesia diabolica uccisero prima col
ferro dei Cesari, 6 poi con quello della
Inquisizione, che dissero santa ed era
empia e sacrilega, migliaia di uomini
chc viveano come immagine di Dio,
e furono o appiccati o strozzati o comechessia trucidati e morti come creature di satana.
1 poveri Eretici venivan descritti
come i pili facinorosi uomini che fossero mai stati al mondo, e i papi arricchivano di non sappiam quali indulgenze e privilegi coloro che li sapeano meglio perseguitare, affliggere
e massacrare. S. Domenico, S. Pietro
martire, S. Pio V, vanno debitori degli onori degli altari e delia lor canonizzazione allo zelo che mostrarono
contro gli Eretici. A questo zelo Torquemada deve il suo cappello cardinalizio, e la corte di Spagna il titolo
di Cattolica, e quella di Portogallo il
titolo di Fedelissima.
Non ostante però tutte queste orribili carniGcine, non ostante le indulgenze e le lodi con cui le vollero decorare i pontefici di Roma, il buon
senso evangelico e la civiltà cristiana
riprovò mai sempre il sistema abbominevole di obbligar colla forza gli
uomini ad essere o almeno ad apparire cristiani e credenti e fedeli e sinceri.
La virtù comandata colla forza non
può mai essere che ipocrisia, ed è bestemmia sacrilega l’asserire che mai
si debba coll’ipocrisìa venerare l’Altissimo. Se ciò fosse, i Farisei così
apertamente condannati da Cristo nel
santo Evangelo, sarebbero stati gli
adoratori più fidi e più degni di Dio.
Se Iddio approvasse un tal sistema
violento e fanatico di procurargli adoratori e servi, l’avrebbe apertamente
mostrato, proteggendo 1’ opera della
Inquisizione. In quella vece dal secolo Xlll in qua, la storia ci prova
che la Inquisizione dopo avere immolato alla gloria di Dio, come essa
dicea, milioni e milioni di umane vittime nelle Spagne, nelle Indie, nelle
Fiandre, nell’Alemagna, nella Francia e nell’ Italia, è rimasta nella memoria dé’popoli come la più scellerata
istituzione che si potesse inventare per
tormento della misera umanità dal Genio del male. La Chiesa di Roma, cbe
per mezzo della Inquisizione sperava
ridurre 1’ universo a quella unità di
credenze, la quale potea sola assicurarle il suo perenne ed universale dominio sulla schiatta umana, non ha
che meglio impossibilitalo l’esecuzione
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de’ suoi grandiosi disegni , perchè
r hanno sospettata i popoli di volere
non la salute dell’anime, ma l’iugrandimento del suo potere, e scandalizzati
del sangue che ella come madre dei
credenti, quale appellavasi, dovea risparmiare ad ogni costo, e in vece versava barbaramente a torrenti, si sono
staccati da lei, e l’hanno in gran parte
finalmente abbandonata.
Sì, dopo le prove deH’Inquisizione
la chiesa di Roma è stala abbandonata dalla Svezia, dalla Norvegia,
dalla Danimarca, dall’Olanda, dalla
Prussia, da gran parte delle Fiandre,
da quasi tutta l’AIemagna, da molte
popolazioni di Francia e d’Ungheria,
dalla Moldavia, daH’Elvezia, dalla
Boemia e daH’Ingbilterra. Se il sistema preso da lei era veramente il sistema unico ed acconcio a produrre
e mantenere l’unità, come va che invece l’ha scissa, e scissa per modo
che non è più dalo sperare che si ricongiunga? Dovendosi dagli effetti
giudicare una causa, convien dire che
quel sistema non condurrà mai all’unità, ma sempre alla divisione, e
siccome la legge evangelica è legge
d’amore, e l’amore porta all’unione,
bisogna dire che il sistema dell’lnquisizione adottato dalla Corte di Roma
non era sistema evangelico, perchè
non all’unione, ma condusse allo scisma ed alla divisione.
Nè è a dire che alla Corte di Roma
sieno mancati i mezzi di arrivare l’intento, perciocché lasecondavano imperatori, re, principi, e fin anche repubbliche; la secondavano università,
giureconsulti, e teologi, e infine la
secondavano le popolazioni ingannate
e sedotte dalle insinuazioni e dai catechismi del clero. Se dunque la Corte
di Roma non è riuscita nel suo intento di soggiogare al suo dominio i
popoli tutti della terra, avendone tulli
i mezzi e tutti gli aiuti po.’sibili, bisogna conchiudere che Iddio non lo
permise, e che il suo sistema di violenza e di coazione è un sistema opposto ai disegni e alla volontà di Dio.
Egli infatti non volle obbligarci,
come poteva, alla sequela della virtù
coll’evidenza. E perchè, volendo, non
poteva egli costringerci a seguitar le
verità, come ci costringe in modo da
non poterci esimere a confessare che
due e due fan quattro? Se in tutte le
azioni della vila ci avesse obbligali
coll’evidenza, quanti dclilti di meno
non avremmo a deplorare! quanti
disordini e disastri e dolori di meno!
Ebbene, Iddio non volle, e quando
egli così non volle, chi sarà tanto
temerario e ardito da pur tentarlo ?
Ciò che Iddio nella sua incomprensibilc sapienza ha disposto riguardo
agli atti virtuosi, a cui non ci volle
sforzare, ma semplicemente esortare
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co’ suoi precetti, lasciandoci liberi di
eseguirli o no, lo ha fatto pure iu materia di religione.
Non ha voluto con matematica evidenza mostrarci ove fosse la verità,
ma si ha dato a noi piena liberlà di
accettarla o no, come più ci piace.
Se alcuni, o perchè non pregano, o
perchè se ne rendono comecchessia
immeritevoli, non abbracciano la vera
religione, che pure risplende di così
vivissima luce che può ognuno conoscerla che il voglia, egli non li punisce di subito, nè li cancella dal libro
dei vivi, ma clemente e misericordioso
li aspetta, li lascia vivere, e manda
sui campi loro i benefici raggi del
sole, che manda sui campi de’ suoi
prediletti. Ora perchè l’uomo presumerà di saperne più di Dio, e vorrà
arrogarsi d’esercitare un diritto, che
non è esercitato da Dio?
I governi e i popoli che impediscono la Ubertà religiosa fanno precisamente quello che Iddio non fa ; e
siccome chi opera a ritroso di Dio,
non può mai riuscire ne' suoi stolti
intenti, così chiunque farà guerra
alla liberlà religiosa conviene che fallisca ne’ suoi progetti, e per lo spazio
di ben sei secoli la sanla ossia sacri lega Inquisizione della Corte di Roma
ha fallito.
Oggi la civiltà bisognosa di libertà
in tutto è ODcbs neceisaflamente con
traria alla servitù religiosa. Dovendosi
per la libertà commerciale continuamente trattare e vedere persone di
religion differente, è chiaro che debbano anche rispettarsi fra loro, e gli
uni credere sulla parola degli altri.
Or come concepire questa vicendevole
fiducia senza la libertà religiosa?
Per la libertà politica, cittadini di
varia religione è mestieri si riuniscano a tutelare gli interessi medesimi.
E come ciò potere senza liberlà religiosa?
Per la libertà individuale tutti risentono le offese fatte a un solo, e
quelle fatte a lutli le risente ognuno.
Negli Stali dove ciò- non accade, è
chiaro che la vera libertà non esiste,
0 solo esiste in apparenza e di nome.
Voi infatti osservate che questa libertà è scrupolosamente guardala in
Inghilterra, non vi è stata mai nella
Francia. Là un cilladino che venga
arrestato dagli agenti della giustizia è
sicuro di avere tutta la nazione per
sè, finché non sia provata la verità
dell’accusa per cui l’arrestarono. Quà
un infelice caduto nelle mani degli
sgherri ha invece tutte le presunzioni
contro di lui, Qnchè non sia la sua ininnocenza provata e dichiarata ne’lribunali. In Inghilterra cioè la liberlà
individuale sta radicala nel sentimento
del pubblico, non è stata mai e non è
ancoraltiFiancia. Orbene>come «arel«
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voi certo di avere il volo di tutti per voi
io un paese dove alcuni vi odiano e
vi detestano per dovere di religione?
Anche innocente, essi vi desiderano
reo. Per sostenere adunque la libertà
individuale vi occorre quella pienissima libertà religiosa che si gode in
Inghilterra, la quale non impedisce
che un Protestante o un Ebreo prenda
le parti d’un Cattolico, se ingiustamente olfeso dal potere esecutivo.
La liberlà religiosa è condizione
indispensabile ad ogni altra libertà,
e noi soggiungiamo con gioia che è
imposta dalla stessa legge evangelica.
La Corte di Roma che l’ha combattuta colla Inquisizione per secoli non
è riuscita all’intento di distruggerla.
Iddio la vuole, e la presente civiltà
ne ha bisogno. Senza di lei è indarno
sperare libertà vera e durevole.
LE CIIIIÌSE
EVANGELICHE ITALIANE
FIORI D’ITALIA
III.
Il 3 marzo 1.555 era il giorno fissato per la partenza dei proscritti
evangelici di Locamo. Sul punto di
lasciare per sempre la patria pen.savano di rifugiarsi su quel di Milano
per attendere la primavera prima di
tentare il passaggio delle Alpi; ma i
preti prevedendo lai eo*a seppero car
pire un barbaro ordine al governo
milanese, col quale si vietava, sotto
pena di morte, ai proscritti di dimorare più di tre giorni nel territorio di
Milano, e sotto pena di gravissima
multa ai sudditi milanesi di dare
loro il menomo soccorso e neppure
d’ intrattenersi seco loro in discorsi , specialmente religiosi. Tali
barbare misure, dettate da quella rabbia clericale, chc si è chiamata da
alcuni zelo, da altri fanatismo religioso, ma che non ha nome nella lunga
lista delle umane nequizie, tendevano
a ridurre quei miseri a morire di
stenti fra’ giiiacci. Ma Iddio era coi
profughi, c neppure un capello del
loro capo poteva cadere senza il suo
ordine (Lue. XXI, 18).
Pieni di fede in Dio gli evangelici
locarnesi nel giorno fissato, in numero
di quasi 500, comprese le donne ed i
fanciulli, senza danaro, senza provvisioni, a piedi nel più crudo del verno
abbandonano la cara patria per esporsi a tutti i disagi di un orribile
esilio. Anziché toccare il territorio
milanese, navigarono Duo alla punta
settentrionale del lago maggiore, e
per Bellinzona giunsero a Rogoreto,
città allora soggetta alla confederazione dei Grigioni. Là si presentava
loro la barriera insormontabile delle
Alpi ricoperte di neve e di ghiaccio.
I poveri e»uli proiltluroiio dellu cari*
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tatevole ospitalità che i rogorelani gli
oiTrii-ono a dispetto dei loro preti che
minacciavano di scomunica e di dannazione chi si movesse a compassione
degli eretici. Due mesi soggiornarono in
Rogoreto, quindi passarono le Alpi, ed
entrati nei paesi evangelici dei Grigioni furono dai fratelli in Cristo accolti a braccia aperte, e ristorati dai
lunghi disagi Era una gara per accogliere nelle loro case i proscritti locarnesi; la Confederazione offrì a tutti
domicilio, cittadinanza, privilegi annessi , e mezzi onde procacciarsi la
sussistenza; cercarono cosi quei buoni
Grigioni di riparare ai mali immensi
di quegli esuli per la perdita della
patria, offrendo loro una patria adottiva che gli fosse madre, invece della
patria vera che per le indegnità d'un
partito gli era divenuta crudele matrigna. Più della metà profittarono di
tale fraterna accoglienza, gli altri in
numero di 133 proseguirono Ono a
Zurigo.
Intanto i preti di Locamo tripudiavano per la barbara vittoria riportata
suglievangelici, e promettevano al popolo dal pulpito e dai confessionali le
benedizioni di Dio sul loro zelo contro il
Vangelo, eh’ essi chiamavano eresia,
non che la pace, la prosperità e l’abbondanza. Ma le bugiarde promesse
non si verificarono; chè anzi per la
proscrizione degli evangelici essendo
mancati gli uomini i più industriosi
il commercio languì; nel tempo che
le messi erano mature una straordinaria tempesta devastò interamenle i loro
campi, ammaccò le uve, e produsse la
carestia ; la peste in quell'anno stesso
sopraggiunse e fece strage degli abitanti; e quasiché tante calamità non
fossero state bastanti a smentire la
promessa dei loro preti, vi si aggiunse
la guerra civile. Le due potenti famiglie Buciacchi e Rinaldi che erano
state unite per perseguitare gli evangelici, divennero nemiche per dividersi le spoglie dei proscritti, e armando ciascuna i suoi partigiani, il
sangue dei locarnesi corse a torrenti.
Intanto i poveri proscritti proseguivano il loro viaggio a piedi, sostenuti dalla carità dei buoni Svizzeri,
fino a Zurigo. Quando gli abitanti di
questa città seppero che si avvicinavano i loro confrateUi in Cristo, uscirono loro incontro, e tale fu la fraterna accoglienza che loro fecero, che
maggiore non sarebbesi fatta a fratelli
reduci vittoriosi da un combattimento
che avesse salvata la patria. Ciascuno
accorreva per abbracciare il primo un
locarnese, ed avere la fortuna di condurlo in sua casa, e là furono all’ istante rivestiti, ristorati, alloggiati,
come se fossero in casa propria ; il
governo li dichiarò tutti cittadini. I
proscritti dal canto loro mostrarono
11
la loro gratitudine per la città ospitaliera; essi furono i primi ad introdurvi l'arle della seteria, dei niolini e
delle tintorie, e con queste industrie
in breve spazio di tempo arricchirono e
la resero celebre su tutte le altre della
Svizzera: e Zurigo anche al giorno
d’oggi si mostra grata al nome italiano, e molte delle principali sue famiglie si fanno gloria della loro origine dai proscritti di Locamo.
Il Senato accordò agli esuli una
chiesa acciò potessero celebrare il
culto evangelico nella nostra lingua,
e primo loro pastore fu Giovanni Beccaria, il quale, dopo averli diretti alcuni mesi, ardendo di zelo di convertire nuove anime a Dio nella sua
patria, rassegnò il suo posto di pastore a Bernardino Ochino, e andò ad
evangelizzare nella Val di Misocco.
Ochino da Siena era il più eloquente
predicatore del suo tempo; la sua immacolata vila Io faceva tenere in
grande stima da tutti i grandi uomini
dell’epoca, non escluso l’imperatore Carlo V, che si teneva felicequando
poteva ascoltare una sua predica; egli
era cappuccino, e sebbene giovane, fu
per due volte eletto generale dell’Ordine; Dio gli fe’conoscere il Vangelo,
ed Ochino divenne nn zelante predicatore delle verità in Gesù Cristo. Il
13 giugno 1555 egli fu installato
solennemente pastore della chiesa italiana di Zurigo.
La chiesa fioriva sotto la direzione
di lale uomo; ma un anno dopo prosperò maggiormente allorché il celebre
Pietro Martire fu chiamato ad occupare la cattedra di teologia e lingua
ebraica vacala per la morte del dotto
Corrado Pellicani. E qui notiamo di
passaggio, chc i primi professori della
celebre Università evangelica di Zurigo furono italiani. Martire volse tutte
le sue cure a vantaggio della chiesa
italiana, e si servì della influenza che
godeva presso i magistrati ed i pastori
per giovare ai cari suoi compatrioti:
in guisa che non vi fu chiesa che fosse
in migliori condizioni di quella di Zurigo, laqualeliherada ogni influenzastraniera era diretta da due uomini fra 1
più pii e i più celebri che la Riforma
evangelica si avesse in quei tempi. Se
Dio lo vorrà noi ci proponiamo di dar
'ai nostri lettori brevi notizie di quei
sommi italiani che hanno tanti titoli
alla nostra gratitudine per essersi adoperati con tutte le loro forze a far risorgere in Italia la religion pura di
Cristo, e che sono stali tanto denigrati
e finalmente obbliati per opera della
fazione clericale.
La chiesa di Zurigo fu afflitta per
l’ipocrisia di uno dei suoi membri: fu
questi Lelio Socino d’infausta memoria per gli evangelici italiani. Egli
seppe cosi bene nascondere le sue eresie intorno al domma della Trinità e
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della divinità dell’adorabile nostro Salvatore, che mentre fingeva di essere
di accordo in tulto e per tutto colla
Chiesa di Zurigo, e si protestava di
essere puro evangelico, spargeva occultamente il veleno di sua eresia nelle
sue corrispondenze secrete in Francia,
in Polonia, e in alcune parti d’Italia.
Egli aveva colla sua ipocrisia saputo
ingannare non solo i suoi compatrioti,
ma i più grandi teologi della Riforma
che lo tenevano per veracemente ortodosso: ma alla sua morte (1562)
Fausto Socino suo nipote divulgò gli
errori dello zio.
La Chiesa italiana di Zurigo dolente
per la scoperta eresia si diè cura di
verificare se mai alcuno dei suoi membri fosse stato infetto dall’errore : ed
ebbe l’afnizione di vedere che il suo
pastore Ochino era anch’egli caduto.
Fu immediatamente separato dalla
chiesa, e il Senato lo esiliò. La chiesa
italiana evangelica di Zurigo continuò
ad esistere fino a che i figli e i nepoti
di quei primi proscritti divenuti affatto
zurighesi e dimenticata la propria lingua, ncn si unirono alla chiesa di quel
cantone.
VERGOGNOSO PHOCEDERE
DELLA OTPANi
Leggiamo nella Campana del 18
gennaio:
« Il £lg. Amedeo Bert> {«aster« della
parrocchia valdese in Torino, pubblicò nei
giornali quanto segue :
« Avendo ua giornale della capitale noa
« una sola volta, ma più volte sparsa la
« voce che la Chiesa Valdese si adoprava
Il a far proseliti in Torino con mezzi ver« gognosi e segnatamente collo spargere
«danaro, il sottoscritto, nella sua qualità
<1 di pastore di detta Chiesa, crede dover
K suo di dichiarare assolutamente calunII niosa una tal voe.e, sfidando i redattori
« del suaccennato giornale di addurre un
<1 SOL fatto in appoggio di quanto asseri« scono I).
« Rispondiamo:
« Quanto ai mezzi risultanti dalla seduttrice natura dei divulgati erronei principii religioso-morali, la Campana pronunciò ognora coll’appoggio di prove
talmente valide ed efficaci, che gli organi
della Setta Valdese, malgrado i ripetuti
inviti loro inoltrati, sempre le lasciarono
inconfutate.
(I Relativamente alla propaganda falla
collo spargere denaro, il prefato signore,
dirigendosi airuffizio del nostro giornale,
per mezzo di persone degne di fede e
meritevoli della fiducia d’ambe le parti,
riceverà congrue attestazioni sulla realtà
dell'oggetto in discorso «.
LA DIREZIONE.
Su questa risposta veramente degna della fonte da cui emana, noi
faremo brevi commenti :
E primieramente riguardo all’ avere finora gli organi della Setta
Valdese lasciato inconfatato quanto
piacque alla Campana di spifferare
Intorno Bll’immoralità dello dottrina
13
evangeliche, oltre ehe di questo non
fa parola la lettera del signor Bert,
noi ripeteremo al pio giornale ciò che
gli abbiamo già detto più volte, che
non Vefficacia e la validità delle sue
prove impediscono che noi gli rispondiamo, ma sibbene il disgusto finora
non ancora potuto superare di entrare secolui in discussione sopra cose
religiose.
Riguardo invito fatto dalla Campana al signor Bert di dirigersi al suo
uffizio pel mezzo di persone ineritevoli della fìdìieia d'ambe le parti, per
ivi vedersi poste sott’occhio le prove
di quello ch’ei aveva negato, cioè che
la propaganda Valdese si faccia per
mezzo del danaro, forza ci è di convenire, e i nostri lettori divideranno
la nostra opinione, che il pio giornale
ha raggiunto, con questa proposta, il
sublime del genere che è il suo.
Di che si tratta egli infatti tra la
Campana ed il signor Bert? La prima
aveva, nonuna volta sola mapiù volte,
accusato pubblicamente i Valdesi di
far propaganda per mezzo del danaro
sparso. Stanco di queste ripetute accuse il sig. Bert pubblica nei giornali
una protesta contro siffatta asserzione,
ch’egli dichiara assolutamente calunniosa, e sfida i redattori della Campana ad addurre un sol fatto in appoggio del tante volte da loro asserito.
Questa lettera, che porta la data dei
16 dicembre p. p., fu pubblicata dalla
Buona Novella il 17, e dagli altri
giornali un giorno o due dopo. Or che
fa la Campanai Essa aspetta fino ai
ì 8 gennaio, senza dubbio per procacciarsi le prove di quello che , senza
prove avea così sfacciatamenti; asserito, e dopo tutto ciò vien fuori ... facendo che? invitando il signor Bert a
dirigersi al suo ulTìzio per mezzo di
persone meritevoli della fiducia di
ambe le parti per ivi ricevervi le congrue attestazioni sulla realtà dell'
oggetto in discorso!
.Aia, signora Campana, essendo il
signor Bert quello ch’egli è, evoi(iuella
che siete, come mai volete che si trovino persone meritevoli di sua piena
fiducia che lo sieno altresì di quella
dei vostri redattori? Voi domandate
l’impossibile: ora voi dovete sapere
che all’impossibile nissuno è tenuto.
Di più, che signiQca quel chiamare
il signor Bert,0 chiperl’uijneglioscuri
penetrali del vostro ulfizio, per dirgli
all’orecchio le cose che lo paleseranno
un falsario? Da quando in qua questa
tenerezza e questa carità di cui fino
ad ora non avevate dato prova verso
nissuno, e verso i Valdesi meno che
verso chiunque ? Checché ne sia, sappiate 0 signora Campana che il signor
Bert (e questo ve lo diciamo per parte
sua) non ha che fare dei vostri riguardi', e se quel solo fatto eh’ egli
14
pubblicamente vi chiedea in appoggio
della vostra asserzione, voi, dopo un
mese e più d'indagini, l’avete trovato,
dichiaratelo altresì pubblicamenle, affinchè non davanti ad uno o due individui , ma davanti all’ intiero Piemonte arrossisca chi dovrà arrossire,
0 il signor Bert ed i suoi correligionari
per non rifuggire dal lurpe mercato
delle anime, o voi, che indegnamente
calunniando, avete apposto loro uua
infiunia di cui li sapevate intieramente
innocenti.
2VOT1ZIE RCIilCilOSE
Francia — Le Lien a proposito della
creduta morte di Madiai, fa la seguente
riflessione:
« Nel secolo xvi il protestantismo è stato
distrutto iu Italia colla distruzione di tutti
gli eretici fino all’ultimo. Oggi un tale
mezzo non è più possibile. D’altronde
l’esilio e la morte avrebbero di già molto
da fare se dovessero liberare l’Italia da
tutti coloro cbe leggono la Bibbia, e che
stanchi di non credere più nulla, o di
non credere che ai preti, vogliono credere
in G. Cristo.
« L’istoria della Riforma in Italia è
riaperta; essa indica sulla prima sua
pagina il nome del primo suo martire.
Essa ue avrà degli altri : non si fermerà
più ».
« Una cosa sola potrebbe perderla, cioè
se avanzasse troppo rapidamente. Noi
Bon domandiamo per il protestantismo
italiano che una sola cosa : ch’egli resti
italiano. Inglesi, Svizzeri, Francesi non
lo compromettiamo e presso il popolo,
e presso i governi volendogli dare il nostro proprio colore. Nostro uiiìiiio si è di
protestare, di pregare e di soccorrere le
vittime del fanatismo; lasciamo che la
Bibbia, la verità, Dio facciano lentamente
l’opera loro. Che il protestantismo italiano nasca dall’ Evangelo, e dalle coscienze ! !
Noi simpatizziamo grandemente colle
idee espresse dal nostro confratello, e
desidereremmo che tutti coloro che amano il Vangelo e l’Italia, si penetrassero di
queste idee, e si persuadessero una volta
che l’Italia non sarà mai nè Anglicana,
nè Luterana, nè Calvinista: che l’Italia
cerca il Vangelo, ma non lo cerca nelle
dottrine degli uomini. Essa vuole il Vangelo come lo predicavano gli Apostoli, e
lo vuole lungi da ogni straniera influenza.
Inghilterra. Miss Stapleton, sorella
di Lord Beaumont, il giorno di Natale
ha abiurato il cattolicismo, ed ha ricevuti
i sacramenti nella chiesa di Carllhon,
(Leeds Intelligencer).
Persia. Lo zio dello Scià di Persia si
è sottoscritto per 100 dollari all’anno
in favore della Società americana delle
missioni. Nella lettera con cui accompagnava questa offerta alla Società, lettera diretta al signor Tabrez console
britannico, dicca nel suo stile orientale :
« Quando ci fu spiegata tutta la bellezza
delle opere compiute dai ministri americani a Oroomiah,- che attendono ad
istruire i giovani, il nostro spirito è stato
come invaso e posseduto dalla più alta
stima verso questi uomini di eminente
dignità, e ei siamo creduti in obbligo
di manifestar loro in qualche guisa la
15
nostra benevolenza. Ecco perché abbiamo
(lato ordine al nobile servo di Sua Maestà,
a Jan Mohanimed Kan governatore di
Oroomiah di pagar loro ogni anno queste
somma, e ritirarne la ricevuta. »
CRONACHETTA POLITICA
Torino. — La mattina del 13, del IG e
del d9 S. M. il Re ba presieduto il Consiglio dei Ministri.
— La sera del 17 si è ricevuta la notizia della morte dell'Arciduca Ranieri,
padre di S. M. la Regina Maria Adelaide.
— Camera dei Députatì. Nella seduta
del 13 è stato autorizzato'il nuovo prestito dei ÌO millioni. In quella del 18 fu
approvato il progetto di legge sulle Società mutue anonime d’assicurazione ccc.
In quella del 19 la Camera incominciò la
discussione del Bilancio dei Lavori pubblici.
Il deputato BrofTerio invita il Ministero
a volergli fissare un giorno per muovere
interpellanze sui condannati di proselitismo protestante dal magistrato di Genova. Le interpellanze fissale per venerdì sono di poi state rimandate a
lunedi.
— I giornali della Liguria registrano
la strana sentenza di condanna a tre anni
di relegazione pronunciata dal magistrato
d’Appello contro il dottore Daniele Mazzinghi di Volterra, accusato dal fìsco di
Sarzana di proselitismo protestante.
Stati Romani. — Gli Austriaci a Perugia hanno condannato a pene carcerarie diversi ladri, lasciando sempre in
certo il pubblico chi sia fra essi e il papa
il vero padrone sovrano dello Stato.
— Dalla Romagna è scomparsa la moneta d’argento. Per un pagamento di
SOOO franchi s’incontrano gravi difficoltà.
Non restano che due soli rimedii, o bancarotta 0 incameramento e vendita dei
beni ecclesiastici.
Francia. — Anche i ministri d’.Vustria
e di Prussia hanno presentato le loro
credenziali all’imperatore dei Francesi.
— Sono stati inviati a Parigi alcuni
canonici del capitolo di S. Giovanni in
Laterano di Koma coll’incarico di presentare all'imperatore il di[>loma di canonico onorario di quella Basilica. Luigi XVIII non lo volle. Carlo X l’accettò.
Luigi Filippo, benché pregato dal nunzio
del papa, e dalla consorte, non si decise
giammai ad accettarlo.
L'L-nivers chiama protestante Bossuet,
e comunista Fénélon e ammonisce Montalembert di non inoltrarsi troppo nelle
vie dell’errore come ha fatto nel suo
opuscolo sul governo [parlamentare, che
secondo il pio giornale è governo eterodosso.
Ingiiilterba.— Il Timesha pubblicato
a Londra, sulle condizioni attuali dell'Italia, un articolo il quale èstato riportato
nei Dehals di Parigi ed è importantissimo
per noi. =; «Non vi é, egli dice, acciecaraento maggiore di quello dei governi
italiani i quali dopo la loro ultima ristaurazione vanno accumulando, secondo
tutte le apparenze, gli elementi di altra
nuova crisi più terribile della passata,
senza lasciare speranza al pubblico di
nissun miglioramento-o progresso. Il solo
Piemonte fa eccezione, il quale è pro-
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spero e contento perchè libero. L’ignoranza politica degli altri governi giunge
a tale, che nel momento in cui hanno più
bisogno dell’aiuto di tutti, cercano di
rendere a riguardo loro indifferente se
non ostile l'Inghilterra.
« La corte di Roma si è fatto lecito un
atto di temeraria insolenza verso l’Inghilterra. Il governo toscano lascia impunemente maltrattare i sudditi inglesi e punisce uomini e donne per aver letto il
libro delle preghiere comuni. Il governo
di Napoli non dà sosta al suo infierire
contro i prigionieri politici, le cui sofferenze eccitarono la commiserazione di
Europa. Il maresciallo Radetzky ordina
esecuzioni capitali in numero maggiore
che non fece dopo la grande rivoluzione
del 1848.
•I Noi non sappiamo se mai que.sti governi abbisogneranno dei soccorsi dell’Inghilterra, ma per fermo prima di ottenerii dovranno riparare assai torti d.
PORTOGALI-O. — Il 2 gennaio sono state
aperte le Cortes da una commissione
composta dei ministri di Stato, per esserne stata la Regina impedita da leggiere indisposizioni. Il Duca di Saldanha
lesse il discorso, che non offeriva nulla di
importante.
— Vi dura tuttavia il sistema protezionista, benché sia stato in alcune parti mitigato dall’ultima tariffa doganale.
—- Le funzioni di segretario di Stato
per gli affari esteri sono sfate soppresse,
e riunite a quelle del presidente del coniiglio.
PICCOLA COURISPONDKNZA
Al sig. L.....r a Nizza : La vostra asso*
ciazione ha finito col primo novembre
scorso.
A Monsieur B....d libraire à Genève;
Nous attendons avec impatience les livres
que nous vous avons demandés.
Al sig. M......i a Casale : Non possiamo
assolutamente niente per l’affare di cui ci
avete scritto.
Al sig. J. D. C........r, studente a Ginevra: Grazie per la vostra comunicazione,
di cui ci varremo in suo tempo.
A Monsieur A. R.^.t à Genève . Merci
pour votre offre, que nous acceptons avec
reconnaissance.
Presso Giacomo Serra Libraio.
REGULA FIDEI
Un bel Volumetto in-8“ piccolo
dl pnsliie 944.
Prezzo Ln. I 25.
LUCILLA
ossia
LA LETTURA DELLA RIRBIA
1 Voi. in-8“ di 2G8 pag.
Preizo! Ij. 1, cent. SO.
Direttore G. P. MEILLE.
Rinaldo Bacchetta gerente.
TIP. soc. DI A. PONS E COMP.