1
;i !
ECO
DELLE VALLI VALDESI
prof.
ARIIAND HUGOK AIGUSTO
Cftse Nttcre
TORRE I^LLICB
Sei I i m a n ala
della Chiesa Valdese
Anno XCII - ^um. 21 I ABBONAMENTI f Eco: L. 1.300 per l’imenio « Eco » e a Presenza Evangelica » Spediz. abb. postale - I Grappo 1 TORRE PELUCE — 25 Maggio 1962
Una copia Lire 30 l L. 1.800 per l’estero interno L. 2.000 - estero L. 2fi00 Canfino fl’indirizzo Lire 50 1 Ammìn. Claudiana Torre Pellice - CX.P. 2-17557
Solidarietà
e comunione
Questo numero del nostro settimunule ha, in parte, un carattere un po’
speciale: in 4“ e 5“ pagina i lettori troveranno il bilancio di un anno di una
interessante opera : il Centro Evangelico di Solidarietà di Firenze. Non è, è
vero, la prima nè l’unica iniziativa di questo genere: ma è indubbiamente
quella che nella sua inevitabile modestia — ha segnato finora, per il concorrere di molti fattori, un’innegabile riuscita, e che può guardare con grande
fiducia al futuro.
Si ricorderà che già nello scorso autunno aW)iamo dedicato una pagina
a quest iniziativa. In seguito a ciò il direttore del Centro, Leopoldo Sansone,
ci scrisse in redazione, proponendoci questo accordo : anziché stampare la
propria relazione annua (come gli an
ni precedenti), il Centro sarebbe stato lieto di inserirla in un numero speciale de « La Luce », di cui sarebbero state tirate un maggior numero
di copie, acquistate e distribuite dal
Centro stesso. Non si trattava di un
« affare », nè per gli uni nè per gli
altri. Ma ci ha toccati e convinti la
forte coscienza cristiana e « ecclesiastica» (per usare nel senso migliore
e più vero questo termine spesso, e
non a torto, screditato) mostrata da
questo gruppo di credenti, per lo più
giovani, impegnati in un’iniziativa
sorta spontaneamente, al di fuori delle strutture istituzionali delle nostre
chiese, e che prose^e coraggiosamente li proprio servizio in modo autonomo, senza dilettantismi.
Pensiamo che questa doppia pagina, per tutti noi, possa essere assai
più che la simpatica e interessante
informazione su di un gruppo un po’
originale e su di im’iniziativa fuor del
comune ma del tutto isolata: vi sono
per tutti e per ogni comunità un’indicazione e un richiamo assai precisi.
Troverete testimonianze di amici del
gruppo, che lo seguono dal di fuori
con il loro interessamento e il loro
aiuto, e testimonianze di coloro che
sono stati o sono ancora direttamente
impegnati in questo servizio; qualche
scarno dato statistico, ma assai eloquente; il tutto in un’umile coscienza dei propri limiti d’ogni genere, e
con .senso di gioia profonda nel servizio.
Vogliamo qui sottolineare alcuni
aspetti di quest’indicazione e di quest’appello.
Anzitutto, il desiderio veramente
appassionato di servizio, che traspare
da quest’opera e dai suoi operai. Non
è necessario di andare a Riesi per trovare occasioni infinite di servìzio cristiano. Beninteso, è urgente a Riesi
e in tante altre zone come quella depresse, ma nelle nostre città dove cosi insolente e orgoglioso si afferma il
miracolo economico, quanta miseria,
non solo materiale, attende la mano
e la parola fraterne! Nella chiesa si
parla e straparla di servizio e di testimonianza, ma pochi ricordano che
queste parole pesano.
In secondo luogo, teniamo a notare
il profondo inserimento ecclesiastico
(che è cosa diversa dall’« attaccamento » alla chiesa ) di questi uomini e di
queste donne. Non di rado; specie fra
i giovani, r« impegno » si accompagna
ad una ripulsa, talvolta violenta, della chiesa-istituzione. Questi fratelli
per lo più giovani, hanno Invece compreso non l’utilità di appoggiarsi ad
un’istituzione ecclesiastica ma la realtà della Chiesa: la maturata esperienza di Agape, direttamente o indirettamente, e una precisa predicazio
ne sono certamente alla radice di questa coscienza della comunione dei
santi.
Ma questa coscienza non affievolisce quella di dover essere di stimolo,
sotto molti riguardi, alle proprie comunità: se si osserva bene, c’è una
meditazione seria, una scelta cosciente, ima volontà precisa nell’atteggiamento di questo «gruppo di servizio».
Anche la decisione, apparentemente
non scevra di angustia ecclesiastica,
d'. limitare in linea di massima l’aiuto p,i fratelli nella fede, non rappresenta soltanto una scelta dettata dalla coscienza di mezzi assai limitati e
dal desiderio di fare poco ma bene; è
invece avvertita la vocazione della
chiesa — e quindi anzitutto della singola e ben definita commiità locale —
ad essere, in mezzo al mondo, «segno» e parabola dell’amore di Dio,
ma segno e parabola vivi davvero, in
modo che gli uomini vedendoli siano
invitati a giorificare il Padre, e che
SI possa ancora dire : « Guardate come
.si amano! ». Una simile presenza nel
mondo potrebbe significare molto, ed
essere di .stimolo alla società; la chicsu ns ridiventerebbe la coscienza viva, l’indice ohe indica Cristo nella
concreta vita associata dogni giorno.
Ci pare che, in una direzione particolare, quest’opera si inserisca in modo
a.ssai preciso e fattivo nel quadro delia meditazione dei ministeri e del ministero cristiano nella chiesa e nei
mondo. Diaconia, dunque, ma non la
diaconia corrente — o poco corrente
— delle nostre relazioni finanziane
(pare che per i più di noi membri di
cniesa questa sia una « voce » inesistente) o della nostra vita comunitaria (dove spesso si considera questo
servizio come esclusiva ai un gruppo
di « Signore » ohe — si pensa, a torio — «non hanno altro da fare»!).
Alzarsi ogni giorno e andare per la
propria giornata con quest’animo diaconale, attento, sensibile: ecco la nostra vocazione, dittìcile ma cosi bella.
Infine, vogliamo sottolineare il carattere ecumenico, di seria meditazione, di fiduciosa intercessione, di fattiva solidarietà interdenominazionale,
che fin dall’inizio ha avuto questo
gruppo di servizio. L’impazienza ecumenica — pensata, non facllona —
di cui danno segno tanti nostri giovani trova qui un riscontro non polemico ma serenamente operante. E va
pure detto che le comunità evangeliche fiorentine sono state in notevole
misura sensibili a questa indicazione
e a questo richiamo. La nostra speranza, come quella del Centro Evangelico di Solidarietà, è ohe iniziative
di solidarietà e di comunione, quale
quella di Firenze, si moltiplichino.
Gino Conte
L ilian, pomo della discordia
Che cosa ne pensano i Papna?
La Nuova Guinea è sempre al centro della contesa fra Olandesi e Indonesdani. Pare anzi che la tensione si sia acuita ultimamente, e mentre a Gìakarta falliva un attentalo al presidente Sukamo, è stata dala
notizia di nn intervento armato indonesiano nell’lrian (Nuova Guinea occidentale);
del resto, già qualelie tempo fa, al largo
delle coste meridionali della grande isola
v’era stato uno scontro navale, senza esito.
Alcune settimane or sono il Sinodo Generale della Chiesa riformata (Hervornide)
olandese aveva lanciato un « energico appello » al governo, al parlamento e alle
cinese, perchè prendessero l’iniziativa di
far uscire l’Olanda e l’Indonesia dal vicolo
cieco in cui si trovano: dev’essere possibile una composizione del contrasto che tenga conto dei giustificati desideri dell’Indonesia, i!ur garantendo lo sviluppo della
Nuova Guinea e l’osservanza degli impe
gni dei Paesi Bassi. 11 Sinodo raccomandava di non arroccarsi in piani irrcalizzaliiii, ma di cercare nuove soluzioni.
L’esito di tale appello non sembra esser
stato, finora, .molto felice. Ma sopraUntto,
fra gli opposti nazionalismi dell’Olanda
(elle si vede sfuggire il 'penultimo territorio del suo impero) e dell’Indonesia (vista
da Giakarta), qual’è il parere dei più direttamente interessati, cioè dei Papua?
Secondo un’inchiesta dell’ONU — condotta
fra l’altro da delegati africani insospettabili di filoeuropeismo — gli indigeni non
mostrerebbero alcuna particolare insofferenza della presenza olandese, e comunque
non sembrano affatto desiderosi di scambiarla con quella indonesiana; l’Indonesia
attuale non è ancora una realtà etnica,
umana, è solo un agglomerato politico artificiale, voluto da Giakarta: così, almeno,
appare ai Papua.
Il vero coraggio
Il patriarca Alessio, del Patriarcato di
mosca della Chiesa ortodossa russa, ha ricollo un messaggio al presidente Kennedy
per domandargli di sospendere la nuova
serie di prove nucleari. ’’Siamo profondamente rattristali dalla decisione del vostro
governo. Sapete quanto ha d’inumano una
politica d’intimidazione che conduce agli
siMii'entosi esperimenti nucleari, e sapete
pure quanto ciò è contrario ai comandamenti di Cristo, nostro Salvatore”. Il patriarca rileva pure che gli Stati Uniti hanno ’’ripreso le prove prozio nel momento
in cui numerosi governi cercano di concludere un accordo sul disarmo generale”
Se il patriarca Alessio avesse inviato un
simile messaggio a Kruscev, quando l’URSS
riprese, alcuni mesi or sono, le esplosioni
atomiche, certo il suo appello attuale
avrebbe un altro valore morale, e il richiamo aU’Evangelo di Cristo sarebbe più limpido, più libero da equivoche interpretazioni politiche... Lo diciamo senza facile
ironia, poiché è indubbiamente più difficile. per la chiesti, parlare apertamente nelrVRSS che negli VS.4, ad esempio. Pure,
anche sotto la croce, questa è la sua vocazione: ed è in colpa, non solo quando manca al suo compito di sentinella (tanto me
no gradita, spesso, quanto più fedele), ma
anche quando usa il nome di Cristo invano. o. peggio, a scopo propagandistico partigiano: facendolo quindi bestemmiare da
molli.
!\el suo I eceniissimo viaggio in Bulgaria,
Kruscev ha annunciato come inevitabile la
ripresa di prove nucleari sovietiche: e prosegue la corsa infernale. Sarà dato alla
i.hiesa che è ad Oriente il coraggio di parlare e additare l'ipocrisia della propaganda,
da qualunque parte venga?
NELLE SCUOLE DI STATO BELGA
U insegnamento religioso
protestante
Da un bollettino delVE.P.E.R. riportiamo:
Dopo il primo conflitto mondiale il Governo belga rese obbligatorio in alcuni istillili l’insegnamento della religione cattolica, fino allora facoltativa. Al tempo stesso creava un corso di morale non-confessionale, per i non-cattolici. Tale sitnazione non poteva soddisfare i protestanti, che
nel 1925 finirono per ottenere l’istituzione
di un corso di religione protestante nelle
Scuole secondarie di Stato. Lezioni obbli
gatorie, bisettimanali, inserite nell’orario
scolastico normale.
1 protestanti approfittarono largamente
deiropporlunità loro accordata. Nel 1941
54 professori (pastori, per lo più) insegnavano a 857 alunni in 93 scuole diverse. Nel
1961 le cifre furono: 185 insegnanti, 3615
alunni in 396 istituti.
Le lezioni di religione suscitano gravi
problemi alle Chiese protestanti.
Anzitutto c’è il problema del programma. Esso è stato stabilito da alcuni pastori,
«otto la direzione del presidente del Sinodo della Cliiesa evangelica protestante. Pei
li classi inferiori (6-12 anni) comporta lo
studio della Bibbia,
Un altro problema è quello del corpo
insegnante. All’inizio, era il pastore a dare
le poche ore di lezione nella scuola situata
nel territorio della sua chiesa. Ma il moltiplicarsi delle lezioni ha reso necessarie
nuove misure : alcuni pastori divennero
professori a pieno tempo. La Chiesa dovette fare appello a signore qualificate, poi
istituire dei corsi per l’insegnamento nelle scuole primarie. Qu^ti corsi sono aperti a laici d’ambo i sessi; durano due anni,
e consistono in pareecliie lezioni il sabato
pomeriggio; le materie: conoscenza biblica, storia della Cliiesa, psicologia del fanciullo, metodologìa, disegno e lavori manuali, dizione e grammatica, musica.
L’estensione presa da questi corsi è rallegrante; la gioventù protestante è meglio
istruita nella fede, più atta a viverla c
difenderla. Inoltre i corsi favoriscono un
ravvicinamento fra le denominazioni in cui
si reclutano gli insegnanti. Infine è offerta
così a molti laici la possibilità di votarsi
al bene spirituale dei ragazzi, pur permettendo loro di guadagnare onorevolmente la
propria vita. Sono retribuiti dallo Stato.
E i pastori, liberi da impegni scolastici,
possono consacrarsi interamente al loro
ministero nelle comunità.
Nuova esplosione atomica francese,
il 1» maggio, nello Hoggar. Si è trattato di
un’esplosione sotterranea. Doveva restare
segreta, ma gli strumenti indicatori americani hanno funzionaito bene, in quanto
la notizia ci è giunta dagli Stati Uniti.
Scoipo: messa a punto dell’armamento atomico e termonucleare. (Réforme)
limmmiihiiiiiiii
iiiiimtiiiiiimmitiiMmiiiiimiiiiiiiiiiitii
'iiiiimiiiiiiiimiiiiiiiiimimiMniiiNmiu
IL CATARISMO M HEIDELBERG - VII
IL ^ FiGUO ASCESO
— In che ci giova l'Atconsione di Cristo?
— In primo luogo in quanto egli è il nostro avvocato in cielo, al cospetto
del Padre suo. Inoltre, in quanto abbiamo in cielo la nostra carne, quale
pegno che egli, come capo, trarrà a sè anche noi, sue membra. Infine, in
quanto di là egli cl manda come contropegno il suo Spirito, per la cui virtù
cerchiamo le cose di sopra, dove c'è Cristo che siede alla destra di Dio, e
non quelle che sono sulla terra.
Non è facile capire subito in che ci giova l’Ascensione.
Anche i discepoli, dopo il fatto, se ne stettero lì — si
direbbe —■ a bocca aperta, più stupiti che mai, « a guardare verso il cielo» (Atti 1: 11). Così, su due piedi,
l’Ascensione più che un giovamento ci fa l’effetto di essere
una privazione : Gesù « fu tolto » ai discepoli (Atti 1: 9).
Vien fatto di pensare che ci gioverebbe di più la non-ascensione di Gesù, una sua presenza prolungata in mezzo a
noi. Chi non sarebbe contento se Gesù fosse ancora con
noi come lo era con i Dodici? Ma la croce ci vieta questo
pensiero. Essa ci dice che Gesù è effettivamente stato con
noi « fino alla fine » (Giovanni 13: 1). fino all’ultimo. Con
la croce, « tutto è stato compiuto » (Giovanni 19; 30), quel
che era da compiere.
In realtà l’Ascensione ci giova proprio perchè ci « priva » di Gesù. Gesù ci è tolto affinchè si avveri la beatitudine giovannica: Beati quelli che non hanno veduto ed
hanno creduto (Giovanni 20: 29). Ci giova in quanto ci
fa capire che l’unico modo con cui possiamo possedere
Cristo è per fede. « Per pochi giorni la chiesa l’ha avuto
presente secondo al carne ; ora essa lo possiede per fede »
(Calvino). Nei termini del Catechismo, l’Ascensione ci fa
« cercare le cose di sopra, non quelle che sono sulla terra ».
Ci fa cioè cercare non noi stessi ma Lui, non l’evidenza ma
la Parola, non ciò che passa ma ciò che resta, non ciò che
piace ma ciò che vale.
C’è anche un pericolo dopo l’Ascensione. C’è il pericolo della nostalgia, del sognare i tempi d’oro della presenza fisica di Gesù, il pericolo di cercare Gesù nel passato. L’Ascensione ci mette in una situazione rischiosa in
cui si può dimenticare 1’« assente » ed esser cristiani senza
Cristo. Per questo Gesù prevedeva il digiuno per il tempo
successivo all’Ascensione : « quando lo sposo sarà loro
tolto, allora, in quei giorni, digiuneranno » (Luca 5: 35) :
il digiuno che ci fa sentire il nostro tempo come un tempo
provvisorio e tiene l’anima desta nell’attesa di colui che
viene.
* * *
L’Ascensione, per contrasto, fa pensare alla torre di
Babele. « Tu dicevi in cuor tuo : Io salirò in cielo... Come
mai sei stato atterrato? » (Isaia 14: 13). L’Ascensione
significa che non è con la torre di Babele che si sale in
cielo. « Nessuno è salito in cielo se non colui che è disceso
dal cielo » (Giovanni 3; 13). L’uomo di Babele è l’uomo
che vuole farsi strada da sè verso Dio, l’uomo che vuole
imitare l’Ascensione. Ma il discepolo non imita il Signore,
lo segue. Impresa quasi grottesca, quella di Babele, e
comunque perfettamente inutile, perchè già « abbiamo la
nostra carne in cielo », dice il Catechismo con audacia
sorprendente. La nostra carne è in cielo, cioè Cristo ci
precede là dove « non possiamo per ora seguirlo » (Giovanni 13: 36). La nostra carne è in cielo, cioè il nostro
destino individuale è al sicuro, è sottratto ai capricci del
fato, agli alti e bassi dell’esistenza. Che samo fortunati o
sfortunati, sani o malati, belli o brutti, intelligenti od ottusi, il nostro destino non cambia e resta sempre questo : che
Dio <i ci ha fatto sedere nei luoghi celesti in Cristo Gesù »
(Efesini 2 ; 6). Se tale è, a motivo dell’Ascensione, il nostro
destino, si comprende bene il desiderio dell’Apostolo Paolo : « Ho il desiderio di partire e d’esser con Cristo, perchè
è cosa di gran lunga migliore » (Filippesi 1: 23).
In cielo Gesù non è a riposo ma è « il nostro avvocato ». Chi una volta in vita sua ha avuto bisogno di un
avvocato, sa cosa significa « essere nelle mani di un avvocato ». E’ l’avvocato che fa, che parla, che spiega, che
risponde, che. intercede. L’avvocato è tutto per l’imputato,
letteralmente tutto. Per questo è così importante scegliere
uh buon avvocato, per essere difesi bene. Ma anche il
miglior avvocato non può fare del reo un innocente; può
farlo passare per innocente, ma non può farlo innocente.
Per far questo dovrebbe potergli dare la sua innocenza,
ma ciò non è possibile. Nessun avvocato sarà processato
al posto del colpevole. Il « nostro avvocato » è l’unico che
prenda il posto del colpevole, coprendone la colpa con la
sua innocenza. Non l’abilità, non l’oratoria di Cristo ci
difende presso il Padre, ma la sua innocenza. In Cristo
Gesù siamo innocenti. Perciò l’Apostolo Paolo si chiede;
« Chi accuserà gli eletti di Dio?... Chi sarà colui che li
condanna? » (Romani 8: 33). Per condannare gli eletti di
Dio bisognerebbe condannare di nuovo Gesù Cristo. Ma
il significato dell’Ascensione è che Gesù non è più processabile.
* * *
« Di là egli ci manda come contropegno il suo Spirito »,
dice il Catechismo. « E’ utile per voi che me ne vada; perchè se non me ne vo, non verrà a voi il Consolatore; ma
se me ne vo, io ve lo manderò » (Giovanni 16: 7). La Pentecoste conferma dunque l’utilità dell’Ascensione. Gesù se
ne va, ma « non vi lascerò orfani, tornerò a voi » (Giovanni 14: 18). Cioè: non c’è assenza di Gesù. Ci sono
vari modi della sua presenza, ma non c’è assenza di Gesù.
Però « lo stolto ha detto nel suo cuore: Non c’è Dio »
(Salmo 53: 1). E siccome Iddio ha riguardato dal cielo sui
figliuoli degli uomini per vedere se vi fosse alcuno savio
e non ne ha trovato « neppure uno » (Salmo 14; 3), per
questo impariamo dal Salmista anche questa preghiera:
« Fa’ che acquistiamo un cuore savio » (Salmo 90: 12).
Paolo Ricca
2
|Wf. 2
--------r^rrrf
cuiBk
il 9
N. 21 — 25 ma«gi<) 1962
mcoUa decÊsivm
Di fronte alla minaccia della guerra, nell'età atomica
IM>e a scrivere, moilU) tempo fa, il filosofo Hobbea; «L’eloquenza è potenza
perchè sembra prudenza ». « Le arti di
pubblica utilità come quella delle fortificazioni, della costruzione di macchine e
di altri strumenti di guerra, sono potenza; e benché la vera madre loro sia la
scienza, cioè le matematiche, tuttavia, poiché vengono alla luce per mano dell’aitefiee, sono considerate (essendo la levatrice volgarmente confusa con la madre) come opera sua » (Leviathan).
In un documento anonimo collocalo nel
1784 nella eupola della torre della chiesa
di S. Margherita in Gotha sta scritto, tra
l’altro ; « Il nostro tempo è stato il più felice del secolo XVIII... L’odio generato
dal dogma e la costrizione della coscienza
spariscono; l’amore dell’nomo e la libertà
del pensiero prendono il sopravvento. Le
arti e le scienze fioriscono, e il nostro
sguardo si affonda nel laboratorio della
natura. Gli artigiani si avvicinano per perfezione agli artisti; in oigni strato sociale
sbocciano attività utili ed ingegnose. Eìoco
un fedele ritratto del nostro tempo. Non
ci guardate orgoglioisamente dall’alto in
basso, se starete più in alto o vedrete più
lontano di noi, ma riconoscete con quanto
coraggio e quanta forza siamo sorti a
crearvi le fondamenta. Fate lo stesso per
quelli che verranno dopo di voi, e rallegratevi » (Hermann Hettner - Literaturgeschichte des achtzehnten Jalirhunderts/
Viewg. Braunschweig 1879, voi. 3, lib. 2,
cap. I, p. 171, 1879).
Seguirono la Rivoluzione Francese, Napoleone, l’Europa del Gongresso di Vienna, due guerre mondiali, i campi di concenlramento, Hiroshima e Nagasaki. Nel
settembre scorso il Piresidente Kennedy
dichiarò alle Nazioni Unite: «Ogni abitante della terra deve contemplare il giorno in cui questo pianeta potrà essere diventato inabitabile. Ogni uomo, donna,
bambino vive sotto una nucleare spada di
Damocle sospesa al più sottile dei fili;
che può essere tagliato ad ogni momento,
per un caso, un calcolo errato, per follia ».
Il 25 aprile 1962 l’agenzia per renergia
atomica statunitense diramava il seguente
comunicato: « Un’esplosione nucleare sperimentale ha avuto luogo slamane alle ore
10.45 (dell’Estrenio Oriente) nei pressi dell’isola Christmas (= Natale). L’esplosione è stata di media potenza. L’ordigno è
stalo sganciato da un aereo. L’esperimento
è il primo della operazione Dominic atUialnienle in corso nel Pacifico ». E di
seguito Lincoln While portavoce del Dipartimento di Stato ha dicltiarato: «L’Occidente sa che cosa vuol dire afiìdairsi alle
generiche promesse dei russi che, durante
il periodo della tregua, si sono preparati
agli scòppi dell’autnnno ecorsò ». Infine
Didimo nell’articolq di fondo de « La
Stampa » del 26-4-6à conclude: « I tecnici guardano ad esse (alle prove nucleari)
con interessi professionali fin doverosi. Ma
a noi, non iniziati, le bom'be ispirano ben
altri sentimenti ».
Non è quindi illegittimo cliiedersi, in
particolare, quale possa essere il nostro
atteggiamento di cristiani del XX secolo
di fronte a fatti e dichiarazioni che ei
chiamano direttamente in causa come fiigli
di Dio e discepoli di Gesù Cristo. Giunge
perciò estremamente opportuno il libro
di Daniel Parker « Le choix décisif » (Editions Labor et Fides, Genève 1962) a riproponci l’antichissimo problema della
guerra in, generale e della bomba atomica
in particolare. Negli ultimi tempi assemblee autorevoli (Amsterdam 1948, Evansten 1954, New Delhi 1961) e uomini importanti sia cattolici (Pio XII) che protestanti (Niemöller, Barth, Schweitzer) ebbero ad esprimere molto chiaramenté il
loro pensiero circa questa grave questione. L’uomo comune, l’uomo della strada,
ancora perplesso ed oppresso da aweni
Convegno Femminile
di Vallecrosia
Per le partecipanti die inilendono usufruire del servizio di ault obus TorinoVentimiglia, si rende noto il seguente
orario :
Lunedì e giovedì: Partenza da Torino
(Piazza Carlo Felice) ore 7. Partenza da
Pinerolo (Corso Torino) ore 7,45. Arrivo
a Ventimiglia ore 11,45.
Mercoledì e sabato: Partenza da Ventimiglia ore 8,40. Arrivo a Torino ore 13,25.
menti tanto più grandi di lui assume ancora troppo facilmente un atteg^amento
passivo, di spettatore, sperando forse ancora di poter rimanere ignorato confondendosi neMa massa anonima. Vana illusione poiché la storia insegna che proprio
questo voler minimizzare od addirittura
trascurare gravissimi eventi ha fatto sempre deH’nomo della strada il protagonista
di stragi innominabili. H libro di Daniel
Parker ci chiama a rivedere con senso di
profonda umiltà e responsabilità il nostro
l'rlslianesimo : i tempi di Cristo non era
no molto diversi, sotto certi aspetti, dai
tempi di oggi e di sempre. Per il cristia
no tuttavia s’impone con urgenza la supre
ma decisione: accettare il mondo così co
m’è e vivere passivamente (con rassegna
zione stoica forse ma non cristiana) la no
stra vita terrena sognando e cercando
im’oaai di serenità all’ombra quieta e serena delle nostre chiese e delle nostre cattedrali? Oppure scendere in campo non
come terza forza ma come la sola possi
bilità di salvezza? Dobbiamo insemina essere una « presenza crìstiana » o una « testimonianza criMiana'» o tutte due insieme? Daniel Parker ci chiama ad « essere »
cristiani! E poiché l’uomo cristiano è un
uomo definitivo, inequivocabilmente stabilito dalla croce del Golgota e dall’innocente sangue di Cristo, per tulli i tempi
a venire, oggi, per quella santa Croce e
per quell’uomo Giusto, non può dirsi
criisliani ed accettare che, dopo il sangue
di Cristo, altro sangue venga sparso, altra
violenza sia peipetiata sia pure in nome
di Cristo, poiché non v’è guerra « giusta »
e « ingiusta », violenza « necessaria ed inevitabile »: il oristiamo è anticonformista
per chiamata divina e come figlio del Dio
eterno la sua « scelta decisiva » si chiama
« Golgotha ». Giuliano Frank-Kiss
DANIEL PARKER - Le choix décisif.
Face aux menaces de guerres, à l’â
ge atomique. Labor et Fides, Genève 1962, pp. 181, L. 1.360.
PRgCHieRfl SRRIPLIGR
Iddio e Padre nostro
Tu sei al di là del nostro dolore e della nostru gioia
Tu sei nell’amore
Tu sei nell’infinito
Non ti raggiungono i nostri razzi ed i nostri satelliti
che portano la nostra morte ed il nostro peccato oltre
i confini di questo mondo.
Ma noi siamo raggiunti dal tuo amore
che ei ha incontrati in Gesù Cristo,
che oggi, adesso, c’iiieontra nel miracolo semjtre nuovo
della tua grazia sovrabbondante
che è salvezza e vita.
Amen.
miiuiiHimuwMiiiitiitiiiiDiiiiniiiitiimiiH
imiiiiiinlitiiiiHiiiiiiiMiiiiiiiMiiiuimiiiiiiMiiiiiiittiMiiiiKc
PACHINO
Asilo Evangelico
ÍÍ
Il Redentore
■>?
E’ stato, questo, un anno di notevoli difficoltà organizzative, ma anche di allegrezza per l’opera che si è potuto compiere e
per il sentimento di essere sostenuti da
molti.
Le difficoltà sono state essenzialmente dovute alla scarsità di personale : solo la sig.a
Giardina Calogero ha proseguito la sua opera; tutte le altre insegnanti e sorveglianti
hanno lasciato l’opera, per varie ragioni,
e hanno dovuto essere sostituite da giovani
ancora senza qualificazione. Tuttavia, per
il concorso volenteroso di lutti, l’attività è
proseguita e si è sviluppata. Grazie, anche,
all’appoggio di simpatia e finanziario ricevuto da molte parti : sia dall'esterno della
nostra Cliiesa — la relazione ricorda in particolare l’on. Lo Magro, assessore alla P. 1dcl governo regionale siciliano, il Comune
e la Cassa Rurale di Pachino, l’A.A.l. di
Siracusa, le autorità scolastiche, e in specie il Provveditore agli Studi, l’Ispettore
scolastico di Noto — che quest’anno ha ufficialmente autorizzalo raperlura del Doposcuola evangelico — e il Direttore' didattico dì Pacliino, «ohe ci dà sempre più
ampie prove di stima è di amicizia »; sia
da vari settori della Chiesa Valdese — e
la relazione ricorda in modo particolare le
Scuole Domenicali di Bergamo e di Torre
Pellice (Coppieri), e molte Unioni Femminili; sia infine da pareochi generosi amici
dell’estero.
l bambini.
Sono stati un po’ meno dell’anno scorso. Sono stati una cinquantina. La diniinu
zione del numero dei bambini può derivare dal dissesto creato dal cambio di quasi
tutto il personale, ma può anche derivare
dal numero degli Asili Infantili che in questi ultimi anni si sono moltiplicati a Pachino. Come sempre, provengono da ambienti molto poveri della estrema periferia
di Pachino. Spesso ci siamo chiesti perche
vengono da noi che siamo al centro dei
paese, quasi sulla piazza principale, mentre
vicino alle loro case, in periferia, ci sono
altri Asili. Le risposte sono molte e nessuna soddisfacente: Perchè facciamo pagare di meno, perchè non facciamo distinzione fra bimbi ricchi che possono pagare
di più e bimbi poveri che possono pagare
di meno, perchè alcuni bambini hanno paura dell’abito lungo e scuro delle suore cattoliche, perchè le loro famiglie sono anticlericali o simpatizzanti evangeliche... In
realtà è molto difficile rispondere con esattezza. Fatto si è che questi bambini o vengono da noi o rimangono in mezzo alla
strada. Noi abbiamo il dovere di assisterli.
Doposcuola evangelico.
La vera novità di quest’anno è il riconoscimento ufficiale dato dall’autorità scolastica all’apertura del nostro Doposcuola.
iniuiHiHiiiMuiini
I nostri giovani
Da un Bollettino di Chiesa:
Dove sono i nostri giovani? cosa
fanno i nostri giovani?... E’ una domanda che ritorna, a volte con insistenza non scevra da angoscia. Sono
in particolare le persone anziane, che
vorrebbero vedere la schiera vigorosa
delle nuove generazioni, a chiedere
questo. Si vive per il vero in un mondo che cambia, evolve così rapidamente che non è facile comprendere
ed accettare gli atteggiamenti di tan
ta parte della gioventù, anche evangelica. Anche i giovani hanno bisogno
di pazienza e carità, per le generazioni più avanti di loro negli anni.
Abbiamo incitato, guidato i pewani ad ima critica serrata alle istituzioni; abbiamo favorito confusioni di
idee tali da condurre ad una sorta di
qualunquismo confessionale; li abbiamo talmente assuefatti al pensiero che tutto era « superato », « soipas
Ci sono 30 alunni con 2 insegnanti evangeliche, una per il turno antimeridiano e
una per il turno pomeridiano. Lo scopo di
questa nuova Istituzione è di continuare a
seguire i bambini che escono dal nostro
Asilo per recarsi a 6 anni nelle Scuole Eleinenlari.
VITTORIA
Asilo Valdese
per anziani
Il nuovo Asilo Valdese per anziani è orimii ultimato. 11 complesso edilizio è veramente bello, confortevole, progettato ed
eseguito con cura e secondo tutti quegli
accorgimenti che lo rendono adatto a creare nn ambiente familiare e sereno per quei
membri delle nostre Chiese che, giunti ad
una età avanzata e trovandosi soli, neeessiItmo di cure, assistenza ed affetto particolari.
Potremo ora accogliere fino a 28 ospiti.
Ma la mutala situazione di questa nostrii
opera ci pone con urgenza il vecchio problema della ricerca del personale adatto,
veramente qualificato, che possa assolvere
i propri compiti con compentenza e sopratlullo con spirito di consacrazione e di servizio. Qualche mese ancora e la nuova casa dovrà essere pronta per- accogliere gli
ospiti che, si prevede, saranno al completo
per la fine di settembre, data prevista per
l'abitazione dei nuovi locali. E’ perciò necessario avere ancora il personale seguente:
Una Direttrice interna i cui compiti a
norma degli art. 7 e 8 del Regolamento
dell’Asilo sono: «assistenza ai malati;
sorveglianza dei ricoverati per quanto concerne i doveri di ciascuno di essi; sorveglianza della pulizia personale dei ricove
rati, della biancheria di casa, e di quella
personale ilei ricoverali e dei locali dell’Islitulo. Esecuzione delle direttive che vengono date dal Direttore a nome del Sovrintendente del VI“ Distretto. In caso di
infrazione da parte dei ricoverali e del
personale, riferirà al Direttore per i provvedimenti del caso. La Direttrice interna
provvede, con fondi che riceve mensilmenli dal Direttore, alle spese giornaliere da
annolar.si su apposito registro che deve essere mensilmente vistato dal Direttore. Sorveglia randamento della cucina controlla
la regolare esecuzione dei contratti stipulali con i fornitori, tiene nota dell’uso delle provviste nonché dei prodotti locali delrAisilo. Tiene un inventario completo ed
aggiornato di lutto ciò di cui è dotato l’Asilo: immohili, attrezzi, biancheria, vestiario, ecc. annotando ogni entrata ed ogni
liscila su apposito registro ohe deve essere
mensilmente vistato dal Direttore. La Direttrice interna non può allontanarsi dal
l'Asilo senza rautorizzazione del Direttore ».
Una cuoca che abbia esperienza di convitti oppure ospedali, case di cura o ristoranti; è indispensabile che sia di ottima
salute e veramente capace. Oltre al cucinare dovrà fare la spesa e rigovernare.
Una giovane per i servizi generici di pniizia.
Maggiori chiarimenti potranno essere dati direttamente alle persone interessate.
Circa il trattamento economico possiamo offrire; per la Direttrice interna lire
30.000, per la cuoca L. 20.000 e per i servizi generici L. 18.000 mensili, oltre a tutte le assicurazioni sociali previste dalla
legge, tredicesima mensilità, 15 giorni dì
ferie annue ed il pomeriggio della dome
nica libero, oltre al vitto ed alloggio.
Giovanni Scuderi
Missione Evangeiica
per i’Europa
Nei giorni dal 24 al 29 Aprile, la Missione Evangelica per TEuropa con sede in
Roma, Via Terme di Traiano, 5, ha tenuto a Firenzé presso l’Istituto Comandi il
V« Corso Biblico di Formazione per i Col.
porlori, ed il V® Convegno.
In un’atmosfera di grande edificazione,
sono stale tenute delle lezioni ricche di
insegnamenti altamente spirituali. Hanno
collaboralo per questi studi il Pastoie
Luigi Santini; il Pastore Domenico Torio;
il Pastore Arturo Wiens; coadiuvati dai
membri del Comitato della Missione Evangelica per l’Europa, il fratello Robert .Lines e Domenico Provvedi.
Sono stali trattati temi di sensibilità
spirituale per il mondo che perisce; temi
di rivelazione sul piano di redenzione,
sulla profonda fede òhe deve sostenere il
credente, sulla veracità della Bibbia alla
luce delle profezie, e sui problemi pratici
di colportaggio. Gli studi sono risult.ili
di grande interesse.
Si è svolto anche il V® Convegno Colporlori non molto numeroso ma molto edificante. Dalle relazioni dei colportori si è
avuta la chiara visione del lavoro che svolgono, difficile ma sempre vittorioso. Il
Sig. Armin Höppler, il direttore della Missione; il Sig. Abele Biginelli, presidente;
con il direttore dell’Istituto Comandi, Sig.
Roberto Me Connell hanno guidalo felicemente i lavori del Convegno concludendo con il programma di fare appello ad
una collaborazione di tutte le comunità
evangeliche onde intensificare questa preziosa opera.
Il Comitato per Vincoraggiamento
dell’opera di colportaggio in Italia
Secondo il settimanale New Statesman
(16-3-1692), dueoentomila bambini sono
morti dal 1958 ad oggi nei campi di concentramento algerini.
Feste di canto delle Scuole Domenicali
salo», ecc. che ormai v’è da temere
che qualcuno ritenga superato pterflno Gesù Cristo... L’atmosfera della
città favorisce una indifferenza volta
aU’ateismo; fra chi studia, fra la gente bene, è di moda im ragionato scetticismo. Si comprendono così i catechismi abbandonati da anni, alcime
assenze sistematiche; anche qualcosa
di più doloroso.
Dobbiamo presentare al Signore in
preghiera i nostri giovani (e scriviamo questo con la penosa consapevolezza che alcuni compatiranno questa
idea «pietistica», ecc.). Dobbiamo
avere fiducia in loro: essi sono chiamati ad una esperienza diversa, forse
più temibile, della nostra; ma hanno
qualità ohe in altre generazioni difettavano. Nel disegno di Dio, sono
forse autentici testimoni di una agonia del Cristianesimo che è presagio
di Resurrezione.
in Val Pellice
Malgrado un cielo grigio e qualche goccerella di pioggia la domenica 13 maggio
sono convenuti a Torre Pellice circa 250
ragazzi delle diverse Scuole Domenicali
della Val Pellice; unica assente Rorà! Accompagnati dai loro Pastori e dai responsabili ì giovanissimi, puntuali, alle 15 entrano nel bel Tempio di Torre Pellice. Presiede il Past. E. Aime, Presidente della
Commissione di Canto Sacro; dopo l’invocazione, tutte le Scuole Domenicali cantano con slancio e vigore, l’Inno 365 « Oh
quanto la tua casa m’è dolce o mio Signor! ». Indi si alternano le diverse Scuole
Domenicali; Angrogna col canto dell’Inno
341: «Il mio Signore, fonte d’amore»; segue Bobbio Pellice, con l’Inno 280: «Tu
che sei di nostra fede»; dopo sono i bambini della Scuola « Asilo » e Chabriols di
Torre Pellice che cantano l’Inno 239 : « Amo l’Eterno, mio soccorritor » ; e chiude
la prima parte del convegno la Scuola Domenicale degli Appiottì-Torre Pellice con
riniio 266 « Mi amasti o mio Signor ». Breve intervallo nel quale il past. Aime rivolg,’ parole di occasione ai convenuti; tutto
sommato i ragazzi non dovevano rattristarsi se piovigginava; poteva essere triste per
loro non poter correre sui prati, ma d’altra
parte i contadini finalmente erano contenti, ilopo avere aspettato la benefica pioggia
che avrebbe fatto tanto bene alle campagne!
Dopo l’intervallo viene eseguilo un inno
(rinsieme: « Eroutez le ebani des anges »;
quelli (lì San Giovanni cantano l’inno 182:
« Lungo rivi queti ombrosi »; indi Villar
Pellice canta l’Inno 293: «Solo un guardo
rivolto alla croce »; Torre Pellice - Centro,
esegue l’Inno 70: « E’ risorto oggi il Signor! »; e la Scuola Domenicale dei Chahriols canta l’Inno 371: «Padre, alla Chiesa universale ». Ancora nn coro d insieme:
« Nell’aziurro cielo terso »; indi riprendono le singole corali di giovanissimi cantori; Angrogna con l’Inno 239: «Amo 1Eicrno mio soccorritor », Bobbio Pellice con
u Le peuple des bergers »; Torre Pellice Centro l’Inno 305 : « A Dio che tanto ci
ama », e Appio'ti il Salmo 232: « Nous voguons vers un beau rìvage ». Altro inter
vaUo con una breve notizia «he il past.
Bertalot fornisce in modo semplice ed av\incente su una attività della Chiese Evangeliche nel Can.ada per aiutare i ragazzi non
curati -lalle proi>rie famiglie. Poi altro coro d’insieme, il 118; « Seigneur, du sein
de la poussière »; indi ritornano le singole
corali giovanili di San Giovanni con Pln110 302: «Là nel ciel, qui sulla terra»; di
Villar Pellice coi coro «Vagabonde par le
monde », e Asilo-Chahriol di Torre Pellice
con l’Inno 335 : « Che Dio si levi e noi vedremo ». Chiude tutta la bella serie di cori un bel canto d’insieme, l’Inno 181: «E’
Cristo il buon, l’amabile Pastor ».
Infine il Presidente past. Alme ringrazia
le Scuole Domenicali intervenute, i Direttori- 1 giovani coralisti, e la Chiesa di Torre Pellice che anche quest’anno ha ospitato questo Convegno delle scuole domenicali della Val Pellice Al cronista, che ha
messo giù queste nule mollo in fretta alcune sottolineature e qualche coramenlo.
Notevole l’intervento dei ragazzi delle nostre Scuole della Val Pellice; ma come giustificare l’assenteismo degli adulti di una
grande Parrocchia quale è Torre Pellice?
IJn plauso veramente sentilo a tutti i Direttori: quanto lavoro e quanta fatica per
riuscire a far eseguire così bene dei canti
ai ragazzi; apprezzate le coraline di Angrogna, Torre Centro e Torre Asilo-Chahriols; molto originali c ben eseguiti i cori di Villar (uno misto fra italiano e tzigano, ed un altro cinese) e Torre-Appiotti ; lo
.slancio di quelli di San Giovanni ed il notevole impegno del gruppetto dei Chabriols
e di quelli ìli Bobbio Pellice. (E, diciamolo fra parentesi, abbiamo anche rilevato i
magnifici .a solo del past. Alme). Già, ci
vien fuori anche un’altra osservazione: sarebbe proprio bello che la seconda voce,
il contralto, fosse cantala da ragazzi e non
(la persone adulte, in una festa di canto dello Scuole domenicali.
Ripetiamo che questa Festa è riuscita bene; meritava un largo concorso di pubblico, quel pubblico che in queste circostanze
(ma è proprio solo alle Feste di Canto, o
anche in altre occasioni, quali ad esempio
le stesse Conferenze Distrettuali?) si mantiene ben lontano, ai margini della vita
della Chiesa. a. o.
In Val Germanasca
Quest’anno la Chiesa di Villasecca ha
ospitalo ai Chiotti i bambini delle Scuole
Domenicali della Val Germanasca per la
consueta festa di canto. Purtroppo il tempo incerto e piuttosto freddo ci ha impedito di riceverli per tutta la giornata come
speravamo per offrire loro un maggior
tempo da passare assieme e da dedicare ai
giochi.
Erano presenti un centinaio di ragazzi
provenienti da Rodoretto, Massello, Perlero e Chiotti. Purtroppo anche quest’anno Prali non ha potuto intervenire.
Discretamente numeroso il pubblico,
proveniente anclie dalle altre Comunità
della Valle.
Sono stati eseguiti, sotto la direzione del
Pastore Davite, lutti gli inni d’assieme ed
ogni scuola domenicale Ita cantato uno o
due cantici preparali durante l’anno. E’ in
aumento il numero dei cantici francesi pre
parali e, fra quelli italiani, si è notato notevole interesse per i cantici tratti dagli
Inni nuovi di recente pubblicazione. Il Pastore Davite, che ha presieduto la riunione
in rappresentanza della Commissione di
Canto Sacro, ha illustrato i cantici più interessanti, sia di assieme che preisentati
dalle varie scuole domenicali. Un ragazzo
eli Chiotti Ita letto due Salmi da cui sono
stati tratti due cantici e la Comunità ha
I.arlecip.ato alla « festa » con alcuni inni
cantati da tutti i presenti.
Bd ecco che co<sa le diverse Scuole Domanicali hanno presentato, oltre agli inni
d’assieme. Rodoretto: Bon Sanvenr, berger fidèle (P. et C. 261); Massello: La foi
renverse devant tous. . (P. et C. 141); La
terra ed i cieli raccontano ognor (I. C.
356) ; Ferrerò : Seignsur, dirìge et sanclifie
(F. et C. 219); Una roccia secolare (I. C.
3.'’2); Villasecca: Etends sur nous ton alle
(P. et C. 184); Te celebriamo Padre con
fervore (I. C. 365).
Ferrerò ha nresentato i suoi canti a due
voci. A lutti i convenuti il più vivo apprezzamento per i risultali ottenuti in questo campo e per lo spirito con cui hanno
cantalo. F. D.
3
25 maggio 1%2 — N. 21
3
gli
uomini
Roland De Pury
Nato a Ginevra nel 1907, laureato
in lettere a teologia presso le Università di Neiichàtel, Parigi e Bonn, è
pastore della Chiesa Riformata di
Francia.
SpKJsato, con otto figli, ha esercitato
il ministero pastorale soprattutto a
Lione, dove nel 1943 è stato arrestato
come «resistente» e rìnclfiuso per cinque mesi nel Fort Mont-Luc: da que
st'esperienza sono uscite le intense
pagine del «Journal de crflule» (Ed.
Je Sers, presso la Claudiana, L. 500).
In esilio per un anno in Svizzera, ha
ripreso quindi il suo lavoro pastorale
a Lione, fino al 1957. Poi si è fatto
sentire l’appello delle «giovani (Thie
se », e vi ha risposto : dal 1957 al 1960
ha insegnato presso il Collegio protestante di Libamba, nel Camerún, e
dallo scorso anno è ad Ambatolampy,
nel Madagoscar, per il medesimo servizio.
Totalmente dedito alla predicazione
deU’Evangelo di Cristo, è stato ed è
d’altra parte attento e sensibile ai
problemi spirituali, culturali, sociali
del. nostro tempo': lo dimostra il suo
impegno in Europa e in Africa, nella
Resistenza e in senO' alle « giovani
Chiese », come pure la sua intensq attività di conferenziere e di scrittore.
Oltre che in Francia, naturalmente,
ha tenuto conferenze in Svizzera (fra
l’altro, ha partecipato alle Rencontres
Internationales de Genève, nel 1950),
nel Belgio, in Olanda, anche in Italia: è stato più d’una volta ad Agape,
e ha regolarmente partecipato, a Venezia (Ca’ Giustiniani), alle assemblee della « Società Europea di Cultura ». Ne! 1931 fu fra i fondatori della
rivista parigina « Hic et nunc », con
D. De Rcugemont, R. Breuil, A.-M.
Schmidt, H. Corbin, e ha collaborato
a varie riviste, in specie a « Foi et
V ie », « Christianisme Social », « Le
Semeur ». ,
Porse sono parecchi quelli che guar
dano con qualche riserva a pastori
« letterati » : qualche « letterato » li
sospetterà fo(rse di im certo dilettantismo irrimediamile, e qualche umile
di un astruso culturalismo. Gli uni
gh altri, cosi pensando, dimenticherebbero che la teologia è cultura, tanto più vera quanto più colta; beninteso, una cultura che obbedisce a suor
principi autonomi, e la cui l^ge essenziale è la fede.
Roland de Pury è uomo di cultura
vivissima e aperta a vasti orizzonti;
ma quando parla, quando scrive, tutta questa sensibilità umana, queste
risonanze cosi vive, sono poste al servizio dell’unica Parola degna di essere
detta, ascoltata, creduta; e quest’uomo corto, indubbiamente attratto con
passione daH’umanesimo di ieri e di
oggi, indica però come suoi « padri
spirituali » Lutero e Calvino, Kierkegaard e Barth, Pierre Maury.
La Claudiana presenta ora in versione italiana — nell’accurata e intelligente traduzione di Berta Subilia —
una delle sue opere più belle: «Giobbe, l’uomo in rivolta» (1). Ci ripromettiamo di presentarla con più ampiezza ai nostri lettori, auspicando
che vorranno tutti leggere questo libro corroborante per la loro fede. Nella premessa l’Autore si rivolge ai
« mìei fratelli della Chiesa Valdese
per i quali, da molto tempo, sento un
particolare affetto e attaccamento. Il
laverò teologico, sociale e comvmitario di uomini come Miegge e Vinay e
i diversi soggiorni ad Agape hanno
lasciato in me tracce profonde, tali da
rendermi ora commosso e al tempo
stesso fiero di affrontare l’esigenza
spirituale di un tale pubblico e di conversare con esso attraverso questo
piccolo libro... Queste brevi pagine non
sono un vero e proprio commentario
a Giobbe. Non ci proponiamo di seguire il testo parola per parola nè di
affrontarne le difficoltà filologiche ed
esegetiche. Daremo al Libro una rapida scorsa seguendone da presso il
racconto e riflettendo su di esso. Desideriamo semplicemente risvegliare
la curiosità dei credenti e degli increduli su questo Libro, chiarirne la lettura e farne risaltare le qualità soprannaturali e i sorprendenti splendori... Ci auguriamo che le pagine che
seguono possano fornire alle chiese
che sono in Italia il filo conduttore
che le aiuti a meglio scoprire il segreto della Grazia nel più sconcertante
dei libri della Bibbia e possano di
consegrienza aiutarle nella loro testimonianza ».
(1) Dopo a Incontri con fiochi) di A.
Goes e « ìmmortnìith » di Luvten-PohmannJa.spers-Barth, è questo il 3" volumetto
IL. ,S(M)) della PICCOLA COLLANA MODERNA iniziala dalla Claudiana; sta per
uscire il 4": « L’ateismo contemporaneo ».
CÄCCIJJi
P ESCJSt
La coda
de! convoglio
Neiruliiino vagone che al niallino parte da Gliapipaqua per New York isalgono
regolariinenle, il lunedi matlina, circa settanta uomini d’affari che si raccolgono intorno ad un pastore: aipiprofittano di quest’ora di viaggio per seguire un corso organizsalo dalla Chiesa congregazionalista
su questo tema : « La fede e gli affari ».
Essendo loro iiupossibile di trovare un
altro nioinenlo disponibile, tale coirso speciale è stato organizzato con la collaborazione della compagnia ferroviaria, che ha
riservato il vagone di coda del convoglio,
in cui è stalo installalo un impianto d altoparlanti. Visto il successo del primo, altri
corsi simili saranno organizzali. Bisognerà
costruire altri vagoni!
Catiolici
non conformisti
Nel n. del 10 aprile de II Gallo» il noto
mensile cattolico di Genova, dà un simpatico panorama di una novità del dopoguerra, almeno in Italia: « il sorgere di
pubblicazioni, da parte dei cattolici, non
già promosse da istituzioni uflSciali, con
un mandalo specifioo delle Gerarchie; e
neppure sorte noiramhito dei partiti politici, come espressione di 'tendenza entro
il partito; ma nate generalmente dall iniziativa di gruppi di cattolici laici, che si
sono assunti pienamente la responsabilità
e l’onere delle pubblicazioni stesse, siano
esse riviste o collane di libri. Iniziative
di questo genere, indipendenti da ogni
matrice di ufficialità, e tuttavia maturale
in uno spirito di unità con la Chiesa, e
di obbedienza alla Chiesa, sono for^ il
segno di una maggiore presa di coscienza
e di responsabilità, da parte dei cattolici
laici, nel campo della cultura, della spiritualità, del costume ». Si ricono^ono pregi e difetti, e comunque la validità di questi sforzi, da II Mulino di Bologna (cui
collaborano cattolici e non cattolici) a
Questitalia di Venezia, a Testimonwnze di
Firenze, a Adesso di Milano — -e ivi pure il
Bollettino della Corsia dei Servi a Im’
bor di Palermo. Il Mulino e la Corsia dei
Servi affiancano due case editrici di in
dirizzo consimile — e oltre all’editore Boria di Torino, anch’esso laico, vanno parlicolarmenle menzionate le edizioni de La
l^ocusta di Vicenza, clic hanno già allineato un bel numero di volumetti di spiritualità, talvolta comibatlivi, fra cui parecchie
opere di Primo Mazzolari. Di rigida ortodossia eaitolico-romana per quanto riguarda il dogma, questi gruppi e queste
case editrici rappresentano tuttavia nel
cattolicesimo un fermento estremamente
vivo. Si impongono al nostro rispetto;
spesso ci commuovono ad autentica fraternità, e magari a confusa umiliazione morale dì fronte all’intensità con cui vivono
la loro fede. Paradossalmente, però, ci
fanno pure sentire come la nostra « protesta » riformata, la nostra testimonianza
protestante comincia là dove essi hanno
sgombrato, totalmente, il terreno dalla
falsa polemica deiranliclericalismo : in
quell’atmosfera purificata, spirituale, sì
stagliano più netti i termini del vero confronto, i grandi punti del doloroso disaccordo. Oppure, talvolta, si ha quasi Timpressione di aver di fronte un altro cattolicesimo; ma è ancora cattolicesimo ro
(Buon 7) costumo
Lello nu Adesso, il quindicinale lallolico laico milanese (1 imaggio):
« L’indicatore della stampa periodica »
pubblicalo da ic Presbyterinan » di Padova
lid tolto « Adesso » dairelenco della stampa i< raccomandabile » e lo ha relegato fra '
la stampa da leggersi « con cautela »,
escludendolo perfino dall’elenco della stampa « leggibile ». « Adesso » non è degno
di figurare a fianco de « La Rocca » e di
« Civiltà Cattolica » nè a lui conviene la
più modesta compagnia di « Guerrin Meschino » e di « Quatlrosoldi »: è mesiso
insieme a riviste come « Grand Hotel »,
« Èva », « Arianna ». I nostri fratelli cattolici conformisti di « Presbyterium » hanno confuso una volta di più l’amore della
licenza con l’amore della libertà, le basse
aspirazioni con le nobili, il sesso con la
virilità. Non ce ne adontiamo troppo:
ogni botte dà il vino che ha. E quello di
« Presbyterium » è parente stretto della
Coca Cola.
CANTON TTCINO
Sinodo delle Chiese Evanjfelifhe
di lingua italiana e francese
U 6 maggio abbiamo avuto il secondo
Sinodo delle Chiese Evangeliebe di lingua
italiana e francese del Canbme, a Lugano. Gradili ospiti il pastore Francesco
Guamera rappresentante la Cliiesa nazionale di Ginevra ed il pastore Eugenio Rivoir rappresentante delle Chiese di lingua italiana del Grigione. Hanno mandalo la loro adesione la Chiesa libera del
Cantone di Vaud e la Chiesa evangelica
di Neui-liàtel. Approvati i rapporti del
Consiglio Sinodale il Sinodo si è intrattenuto sulla liturgia della Santa Cena ed
una commissione riferirà alle Assemblee
di Chiesa. Siamo spiacenti non aver avuto
rappresentanti dei due distretti della Chiesa Valdese a noi confinanti, che pur erano stati invitati perchè è questo l’ecumenismo che desideriamo, dei rapporti fraterni fra le Chiese, più che le grandi parale di incontri fra dignitari ecclesiastici.
La gioventù ha avuto un riuscito convegno il primo maggio a Cademario dove
ha studiato il problema deUa non violenza e il comandamento: non uccidere. Presenti Franco Perna da Londra e Paolo Tu.
rin da Torino per il movimento giovanile
della riconciliazione. Guido Rivoir
libri
SOCIOLOGIA
DELLA RELIGIONE
Fare della sociologia deUa religione
r vuol dire occuparsi del fenomeno religioso guardandolo daU’estemo. Si tratta di
esaminare i problemi che la religioDe affronta e meditare sulle solnaioni che casa
offre. Il contenuto e le affennasioni di
una particolare reUgione esulano dal compito specifico che il sociologo s’impone.
Alla luce della sociologia la religione assume innanzi tutto un carattere funzionale
In quanto sistema di credenze e pratiche
che serve ad un determinato gruppo per
relativizzare un male assoluto come la
vanità o la morte. In questo senso l’uomo — anche l’ateo — è « incurabilmente
religioso » e quindi la religione, piu- subendo delle trasformazioni radicali di sostanza, non potrà mai essere eliminata
dall’umanità.
L’ambiente e la situazione assumono
un’importanza determinante per la fede.
Per esempio il sociologo crede di poter
affermare che Tantieomunismo cattolico
farà del cattolicesimo una religione sempre più americana, almeno finché dura
Tantieomunismo degli Stati Uniti. Gli affamali ed assetati di emozioni, d’altra
parte, saranno meglio compresi daUe sette. Così dicasi per gli emigranti in quan
to che le sette tenderanno a compensare
una condizione socialmente squalificata,
con nna elevata dignità religiosa. L’Esercito della Salvezza risponde aUe necessità
di coloro che adirano ad nna vita comunitariamente ben organizzata.
In generale la religione aoconmna gli
nomini nello stesso destino e p«ciò attenua le divergenze dei loro rapporti e dei
loro contrasti. A ciascun ambiente la propria religione...
Per chi vive invece neU’intemo deUa
chiesa questi problemi sembrano aver nna
importanza molto secondaria. Si deve tuttavia dire che è sempre un’esperienza purificatrice quella di notare come gU estranei ci dipingono. Inoltre si potrebbe far
tesoro delle osservazioni del sociologo
della religione per ripartire il lavoro tra
le varie denominazioni evangeRche che
hanno accettato di collaborare le nne con
le altre, almeno per certi aspetti, come
avviene nelTinlerno del Consiglio Federale delle Chiese. R. Bertalot
J MILTON YNGER : Sociologia deUa
Religione (Paolo Boringhieri, Torino, 196L pp. 422, Lit. 3.000).
Caccia alle streghe in Sud Alrìca?
Il processo per eresia del Professore A. S. Geyser di Pretoria
Le precisazioni che diamo qui sul
processo per eresia del professore Geyser, sono tratte da un articolo che la
Signorina Marie Louise Martin, professoressa di teologia della Scuola Pastorale di Morija, Basutoland, ha pubblicato recentemente nella Rivista
Teologica «Ministry» (Ministerio).
Il professore è accusato da tre studenti dell’Università di Pretoria, e i
capi di accusa sono i seguenti :
1) Arianesimo o Subordinazionismo.
In una lezione su Pilippesi 2: 5-11, dicono gli studenti, il professore affermò che Cristo è inferiore a Dio, e così
negò la Sua Divinità. Ecco quanto il
Geyser disse in proposito ; « Questo
passo non dice niente sulla natura o
sostanza di Cristo, ma parla della relazione esistente tra Cristo e la prima
persona della Trinità. Cristo, pur es
sondo della stessa natura ohe il Padre, è il PIGLIO, e perciò non uguale
al Padre per quanto contseme la situazione, la posizione e la condizione.
11 Padre vien prima, il Figlio secondo ; eppure Padre, Figlio e Spirito
Santo sono il Dio Uno nella Sua Gloria. Vedasi pure 1 Corinzi 11: 3 e Giovanni 14: 28 e 1 Corinzi 15 : 24-28».
Sembra quindi ohe gli studenti abbiano confuso i termini sostanza o natura e situazione (in inglese «status») e
c;uindi hanno concluso affrettatamente che Cristo è inferiore a Dio.
2) Il professore Geyser è accusato
di eresia nelle sue lezioni sulla Chiesa. Egli avrebbe affermato che la
Chiesa Anglicana è alTavangTiardia
nei movimento ecumenico, come appare dalla storia di questo movimento, e, a causa delia sua posizione tra
Protestantesimo e Cattolicesimo, è la
chiesa più atta a servire da ponte, in
vista delTunità della Chiesa. Da ciò
gli stddenti hanno dedotta che il loro
professore ha delle simpatie per la
umesa Cattolica Romana, il che, secondo loro, è una eresia.
Vi sono molti altri capi d’accusa di
varia natura, ma tra essi il più importante è quello ohe dichiara che il Prolessore si è opposto continuamente al1 articolo 3 della costituzione della Neqefduits Hervormde Kerk. Questo articolo dice : « perciò soltanto i bianchi
sono membri della N. H. Kerk» e
esclude i non-bianchi. Nel 1961 il professore Geyser aveva proposto in sinodo che fosse nominata una commissione per esaminare questo articolo 3 alla luce della Sacra Scrittura.
Invece di accettare questa proposta, il
Smodo ha deciso che nessuno ha il
diritto di criticare qualunque articolo
della costituzione della chiesa, se non
in una seduta dei sinodo o di una
commissione smodale.
Gli studenti accusano il loro professore di aver violato questa legge
sinodale in tre casi;
1 ) Parlando di uguaglianza tra gli
Perchè il Collegio viva !
La solloscrizione a favore del Collegio
Valdese, lanjciata Ire mesi fa conlin.ua. Ed
è con viva gratitudine elle registriaimo i
nomi degli oblatori che si sono aggiunti a
coloro, dei quali abbiamo già precedentemente dato cenno sul settimanale. Grazie
a tulli per il vostro contributo dato con riconoscenza « pereliè il Collegio viva ! ».
Doli. R. V. Milano, 50.000 ( 3 anni);
doti. G. C. Torre Pellice, 20.000 ( 5 anni);
doti. C. M. Milano, 4.0W; cav. P. F. A.
Torino, 300.000; sigg.e G. L. e G. Sanremo, 10.000; sig.na L. A. Milano, 2.000;
rag. V. A. Pinerolo, 5.000; sigxa G.-C. E.
.Aiiigrogna, 2.000 (in mem. prof. E. Longo); siig. T. G. Milano, 10.000; sig. G. E.
Torre Pellice, 5.000 ( 3 anni); sigg. P. M.
e .A. Venezia, 2.500; rag. B. E. e A. Torre PeUiee, 3.000; prof. A. P. . B. S. Milano, 3.000; prof. G. E. Torino, 10.000;
sig.na A. M. Milano, 5.000; ing. L. C.
Ivrea, 2.000; sig. C. A. Ivrea, 500.
Associazione Amici del Collegio
uomini, egli disse ; « Una u^aglianza
imposta conduce al comunismo; una
ine^aglianza imposta conduce alla
schiavitù ».
2 ) Spiegando la parola greca « agape », egli affermò che l’amore cristiano non fa eccezione di persone, ed è
illimitato.
3) Spiegando la parola « tapeinophrosyne» (umiltà) egli disse; «Guardate a voi stessi ed al vostro prossimo come a creature di Dio, oggetto
della grazia di Dio, degni di tm rispetto illimitato».
Queste accuse mostrano chiaramente ohe gli studenti sono stati fortemente influenzq,ti dalTatmosfera di
sospetto che regna nella N. H. Kerk a
riguardo del professor Geyser, che nel
libro « Delayed Action » ha dichiarato
apertamente di credere che secondo la Sacra Scrittura, nessuno può
essere escluso da una chiesa cristiana
a causa della sua razza o del suo colore. Però parecchi dei suoi studenti si
sono schierati contro i suoi accusatori ed hanno difeso il loro insegnante.
Nella sua conclusione indirizzata
specialmente ai pastori neri dell’Africa del Sud, la professoressa M. L.
Martin dice fra l’altro questo; «Uomini come il professore Geyser combattono il buon combattimento della
fede. Essi lottano per noi. Quel òhe
gli accade potreobe capitare anche a
noi, sotto una forma o l’altra. Ci sono dei paesi dove un pastore africano
che lavora in buona armonia col collega bianco, può essere accusato di essere il « boy » dell’uomo bianco, e un
traditore della sua razza. Noi non
sappiamo quando incontreremo simili persecuzioni. Perciò è nostro dovere vegliare e pregare, come il Signore
ce Tha insegnato.
E poi non dobbiamo dimenticare
che il problema basilare deU’Africa
del Sud e dell’Est non è il problema
razziale, ma il problema della scomparsa di una coscienza cristiana, il
problema della mancanza di quell’amore che ci è insegnato dal Nuovo
Testamento e per cui Cristo visse e
morì». R. C.
A PROPOSITO DELLA PACE DI CAUOUH (1531)
[Ina importante svolta
della storiografìa valdese
BOLLETTINO N. 110 della Società
di Studi Valdesi - Torre PeUice,
dicembre 1961.
11 grosso fascico'lo 'che oi è pervenuto in
questi giorni, è indubbiamente uno fra i
più importanti che la Società di Studi Vaidesi abbia mai pubblicato. Infatti, esso è
interamente dedicato alla pace di Cavour
del 1561 (con i cotilrdbuti degli studiosi di
parte valdese Armand-Hugon, Pascal e
Pons, e De Simone di parte cattolica), pace
che segna il primo riconoscimento ufficiale,
da parte del Ducato di Savoia, delle chiese
valdesi del Pieanonte.
Ma quel che, a nostro avviso, fa Timporlanza del ’simposio’ anzidetto., è che Tesarne, nel quarto centenario della pace di Cavour, dei fatti di quell’epoca travagliata e
di altre ipiù oscure, ha condotto gli studiosi, ed in particolare VArmand-Hugon, a
sollevare, con grande chiaroveggenza storiografica, il problema della validità o meno della divisione tradizionale della storia
valdese prima e dopo il 1532, tra eresia e
chiesa, ira medievalisti e modernisti, all’epoca precisamente del famoso Sinodo di
Clianforan, di cui lutti sanno che avrebbe
segnato l’adesione del Valdismo alla Riforma.
Con il sussidio di osservazioni estremamente pertinenti, TA. demolisce un luogo
comune della storiografia tradizionale (quello stesso luogo comune che, bisogna dirlo,
impostato all’epoca del quarto centenario
di ebanforan prima dai cattolici che dai
valdesi, con la re<TÌminazione antivaldese
di un Igino Giordani, falsò, nella necessaria ritorsione, ¡I senso storico dei celebratori), e stabilisce ohe, in soi.lanza. Ira i
punti che nel 1532 furono ex professo trattati a ebanforan, non se ne trovano di quelli che modificassero gran che, nè in quel
momento nè tubilo dopo, l’eresia valdese,
sia sul piano dogmatico che di quello eccle.»ia8lico ed organizzativo. Alla luce di
alcuni tipici aspetti del Valdismo deUa prima metà del XVI secolo, accuratamente
documentati, si giunge alla necessaria conclusione die il « fatto » di Chanforan va ridimensionato, nel senso che quel Sinodo
fu uno dei momenti della evoluzione valdese, ma non certo il fondamentale, e ad
ogni modo soltanto il primissimo. Solo più
lardi, tra il 1553 ed il 1561, il Valdismo
K comincia ad apparire nella sua struttura
e fisionomia moderne ». Questo giudizio
storico delTArmand Hugon ci pare pienamente valido; e non possiamo non rallegrarci che sia stato pronuncialo, per due
motivi :
1") perchè questa conclusione spiega il
silenzio, prima ingiustificabile, della vita
religiosa ed ecclestiastica valdese tra 1532
e 1553 (o 1555). (Abbiamo cercato di spiegare questo silenzio su un’altra prospettiva,
alcuni anni fa, ne « La Luce », su un numero che in questo momento non abbiam
sotto mano);
2») perchè le ricerche storiche di questi
ultimi anni sulTimpegno vocazionale dei
Valdesi di fronte al cattolicesimo piemon
tese ed italiano, fa convergere da due lati
Tattenzione su una data e su un avvenimento, tinora rimasti in ombra. Infatti, se
da Llianforan 1532 si deve scendere (come
lo studio dell’Armand-Hugon ci dimostra)
lino al 1561, dall’altro «pilastro» della
fctoriograha tradizionale che è il Giuramento di Sibaud (Glorioso Rimpatrio) del 1689,
si può risalire indietro fino alla stessa data anzi detta, che è proprio quella del Sinodo del Podio Ji Bobbio Pellice, in cui, il
21 gennaio 1561, per la primissima volta fu
giurata T« union sncxec » dei Valdesi itaJici e francesi. Un ridimensionamento dunque anciie di Sibaud? E perchè no? Colili ssiamolo: come la nuova storiografia
esclude che Clianforan 1532 sìa stato uii
lolpo di baeclieUa magica sulle schiene dei
Valdesi medievali —e francamente, quest’era un punto rimasto in sospeso, anche
nella doverosa esaltazione di quel Sinodo,
che decise la traduzione e la stampa della
Bibbia in lingua francese —cosi il giuraramento di Sibaud, più sentimentale che
autorevole, più militaresco che religioso,
più retorico che polemico, trova in quello
avvenuto più di cent’anni prima al Podio,
un predecessore ben autorevole, certamente
perchè sinodale e perciò rappresentativo (a
Sibaud non fu convocalo, nel 1689, nessun
SinodoI, ma sopraltullo perchè pronuncialo nel momento in cui, su tutto il fronte
della battaglia valdese (come si sarebbe
forse espresso un Arnaud, o un Gianavello!l era in alto, o per lo meno imminente,
una grande spinta, un’azione di portata
storica ; nella struttura ecclesiastica, nella
fcrmazione del ministerio pastorale, neUa
dottrina, ed anche — proprio per quel che
se ne deduce dagli articoli del Trattalo di
Ciavour — nei rapporti con lo Stato, con il
mondo in generale, e con la stessa Chiesa
romana.
In questo renso, evidenlentenle, si può
anche concordare loto corde con il De Simone. il quale considera la tolleranza verso gli acattolici, sancita da Emanuele Filiberto, come uno stadio transitorio di
quello che sarebbe stalo qualche secolo più
lardi Tiileale ecumenico.
Tkodoro Balma
4
PM. 4
ì~ fin
N. 21 — 25 imaesio 1962
Con la grasia dì Dìo e con l’ahM«
(li molti fratelli, in ondici mesi
‘ d( lavoro abbiamo potuto realifisare
azione concreta contro la miseria di
alcune nostre fanuglie. Abbiamo cercato di porgere loro una mano nella
maniera più efiìoace possibile. Famiglie senza tetto e senza speranza
hanno trovato con la solidarietà di
tutti, tramite il Centro, una nuova
speranza. Uomini e donne sole, carcerati, ammalati, inadattati hanno
trovato in amici sinceri un aiuto
spontaneo che voleva essere l’espressione di una fede vissuta giorno dopo giorno insieme ai fratelli.
Abbiamo lavorato con gioia, selezionando quintali di carta, di ferro
e di altri metalli, con viva riconoscenza verso tutti i donatori, constatando sempre più come è possibile
dalle cose inutili trarre tanti mezzi
per il miglioramento della vita materiale dei nostri fratelli.
Abbiamo passato lunghe óre attorno al tavolo delle riunioni, studiando e discutendo problemi di difficile soluzione. Abbiamo chiesto al Signore il Suo aiuto, ringraziandoLo
poi per la risposta ricevuta in forme
sempre diverse e sempre preziose.
Siamo stati in ansia per la mancanza di fondi, abbiamo sofferto per il
fallimento di moltissimi casi, abbiamo imbroccato lunghe, tortuose strade, prima di raggiungere (juella maestra. Abbiamo chiesto sempre Fappoggio delle comunità che ci hanno
dato il primo impulso.
Un centro sociale, con una chiara
fisionomia cristiana, come vorremmo
fosse il nostro, vive e progredisce solo se è sostenuto dalla Chiesa tutta.
Noi desideriamo che il popolo evangelico del nostro paese comprenda
che è questo il tempo di una testimonianza pratica della nostra fede
cristiana. La comunità che si raccoglie nel tempio dà una particolare
testimonianza, nta non dà tutta la
testimonianza. Vorremmo che si riflettesse di più sul significato di « comunità » e vorremmo ohe ovunque,
accanto al tempio, i credenti sentissero il bisogno di creare opere di solidarietà, come concreta manifestazione della loro fede. Lè nostre parole avrebbero allora maggiore forza.
Riferiamo ora il programma di
massima del nostro quarto anno di
lavoro:
a) Continuazione del lavoro assistenziale verso i disoccupati, ammalati, anziani, carcerati, perfezionandone la forma e i sistemi,
b) Coordinamento di tutte le forze intellettuali ed operative j>®r l’at
dì
Al di là della beneficenza, nel segno della carità di Dio in Cristo
Ca\i {¡tatelU
delle Chieàe di 'fiìeme
Rovistando nelle vostre cantine e nelle vostre soffitte o facendo pulizia, avete trovate tante
cose inutili che noi abbiamo
raccolto e utilizzato.
Ci avete donato mobilia, coperte, materassi, oggetti diversi
che abbiamo a nostra volta passato a famiglie che non avevano nulla.
Non vi stancate!
Noi vi ringraziamo tutti e vi
preghiamo di continuare a dimostrarci quell’amore e quella
simpatia che ci hanno dato finora forza e calore, e di cui abbiamo sempre più bisogno.
Inazione di una bene organizzata
rete di assistenze in campo medico sanitario, legale, commerciale.
(Fino ad ora questa attività ha
avuto nel nostro lavoro un carattere occasionale).
c) Creazione di un asilo-doposcuola
per bambini evangelici, realizzato con sistemi organizzativi e pedagogici moderni.
d) Impianto di una foriisteria per
fratelli di jiassaggio da Firenze,
italiani o stranieri, ed eventualmente per persone sole, bisognose
di un appoggio in questo senso.
Tutti questi progetti potranno essere realizzati soltanto se riceveremo
da tutti un aiuto costante, non solo
finanziario, ma di consigli e di preghiere. Ai fratelli ed agli amici chie(iiamo di esserci vicini affinchè almeno uno di questi lavori possa concretizzarsi nell’anno di attività 1962-63.
Il Comitato
Nuovi piani di lavoro
E’ gii a conoscenza di molti lettori come e quando «ia sorto il Centro Evange
lice di Solidarietà e’quali fini esso si proponga. Fino ad oggi i mezzi per raggiungere tali fini hanno presentato problemi di
ordine economico ed organizzativo. Il Comitato del Centro, che è riuscito a risolverne — non senza difiìcoltà — una buona parte, desidera ora esaminare altre
forme di attività lavorativa ed assistenziale, da inserire in un programma più vasto
e preciso. Soccorrere i poveri, aiutare i
sofferenti, prodigarsi per il prossimo, vuol
dire attuare il concetto di fratellanza cristiana sul piano pratico. Il Centro di Solidarietà deve dunque essere animato dallo
spirito della carità che spinge ad agire, ma
deve anche sapere scegliere la maniera migliore e più completa per arrivare ad un
risultato veramente efficace. Altrimenti la
sua opera rischia di esaurirsi nel campo
della pura beneficenza; oppure di prodigarsi a favore di casi, sia pure tristi e pietosi, ma che non avranno mai una conclusione soddisfacente; oppure di essere considerata solo sotto l’aspetto del proselitismo.
Per ben inquadrare i piani di lavoro, il
Centro di Solidarietà dovrebbe avere un
maggiore orientamento sociale, nel senso
cioè di avvalersi, al momento opportuno.
dell’opera di altpi Enti assistenziali già ort'anizzati, ovviamente senza colore politico
o religioso. Inoltre, dovrebbe avere a disposizione elementi qualificati in grado di
adempiere a compiti ben definiti (come
medici, legali, assistenti sociali e sanitarie). 1 memltri del Comitato dovrebbero
essere specializzati ciascuno in una propria
branca professionale o, quando ciò non sia
possibile, si richiederebbe loro una certa
conoscenza in un determinato campo di
lavoro, pundiè esclusivo, e verso cui indirizzare il massimo impegno personale. Per
¡’assistenza, in ogni sua forma, è opportniio il preventivo esame da parte di ciascun
membro del Comitato stesso.
4: iS «
Esporrò il mio punto di vista sotto l’aspetto che mi compete più dt vicino, ossia
sotto l’aspetto sanitario-sociale.
Generalmente le persone che si presentano a! Centro chiedono lavoro, denaro, indumenti, medicinali; molti si trovano in
stato dì indigenza per motivi indipendenti
dalla loro volontà e causati da una serie
di circostanze avverse. Altri appartengono
alla categoria dei cosiddetti fallili, dei di■sadattati sociali, degli insofferenti a qualsiasi condizione di ambiente e di vita nella
collettività. Le prime persone sono in grado di collaborare attivamente e quindi l’aiu
to che sarà loro prodigato troverà (piasi
sempre un terreno facile e ricettivo. Le
altre cnstituiseono i casi più ardui da trattare, che presentano difficoltà di soluzione
non solo a causa di situazioni (economicofamiliarìi complesse, ma essenzialmente per
tnancanza di collaborazione da parte degli
stessi interessati.
Molli indigenti sono debilitati dal lato
organico e quindi predisposti alle malattie,
quando queste non sono già in atto con
sintomatologia subdola o conclamata. Dovremmo pertanto espletare il nostro compito di assistenza in senso lato.
Per reinserire l’individuo nella società
bisogna innanzitutto occuparci della sua salute fisica e -jsi-i'hica. A tale scopo esiste
una vasta rete formata da numerose organizzazioni nazionali, provinciali e comunali, alle quali il Centro può indirizzare i
propri assistili, quando la loro situazione
sili tale da sconfinare dai limiti di competenza del Centro stesso. In questo modo
vi sarà la possibilità di svolgere un lavoro
iocialmentc benefico e non soltanto un’opera di beneficenza, senza gravare sul bilancio del Centro, limitandoci ad aiutare
economicamente i casi di ciiù impellente
necessità e non risolvibili altrimenti.
Vogliamo fermamente sperare nelFatluazione dei propositi e dei piani che abbiamo preso in visione e che, con l’aiuto di
Dio, potranno dare dei risultati positivi,
ampliando .sempre più le finalità del nostro Centro Evangelico di Solidarietà.
Pieru 7’esio
Considerazioni sul lavoro
del Centro di Solidarietà
Molti aspetti del Centro si presterebbero
ad un esame approfondito, mi limiterò qui
ad esaminarne tre che mi sembrano i più
importanti ;
1) Enti di beneficenza ce ne sono sempre stali e ce ne sono tiillora. Essi si adoperano per correggere i mali della nostra
società, però, molte volte, guardandosi be
ne dal cambiarne le strutture; in tal caso
lottano contro l’esteriorizzazione del male
e non contro le sue cause. In un certo senso, pur con tutta la buona volontà di dii
li ha organizzali, ai jmssono rendere cotiiplici di una situazione esistente e del suo
protrarsi; in quanto questo è successo, e
succede tuttora, si giustifica il disprezzo
che si è venuto a creare intorno alla parola « beneficenza ».
Se il Centro di Solidarietà avesse preso
questa strada non avrebbe portato, e non
porterebbe, niente di nuovo; anzi, in un
certo senso sarebbe negativo; farebbe un’opera di conservazione e non rivoluzionaria, aumenterebbe il numero di istituzioni
da sostenere col denaro dei membri delle
cliiese ed accrescerebbe la confusione dei
compiti tra le istituzioni già esistenti.
11 Centro lia però voluto imboccare una
strada diversa e cerca di mantenervisi anche se molte volte questo riesce assai difficile data ia facilità, anche nelle nostre
chiese, con cui si fende a confondere la
« carità cristiana u con la « beneficenza » su
accennata.
Un esempio ci permetterà di chiarire me
glio questa nuova strada e le sue difficoltà.
l’reiKliamo il caso, purtroppo molto frequente, di persone anziane che, per una
ragione o per un’altra, o sono assolutamenl.! prive ili risorse o hanno una pensione
tanto modesta che non permette loro molte volle di pagare nemmeno l’alloggio. Se
lianno parenti benestanti potranno essere
aiutati da loro, in caso contrario o saranno costretti a continuare a lavorare ben
dire le loro forze o ad andare in qualche
(.¡■pizio lontano, molto spesso, dai loro parenti e coll poche po.seibilità di vederli.
Ora la nostra Costituzione riconosce a
tutti i cittadini incapaci di lavorare il « diritto » di essere aiutati dalla collettività.
Ma nella realtà questo diritto si concreta,
almeno per il momento, in prestazioni così misere (in molti casi 1000 o 2000 lire al
mese, che un progetto di legge prevede dì
aumentare fino a S-WO) che non permettono nemmeno di sopravvivere.
In tale situazione come comunità evangeliche si può accettare lo « stata quo »
temperando le distrette dei nostri anziani
con un aiuto o in so'ldi o in natura concesso di tanto in tanto come « beneficenza »; oippure si può cominciare a lavorare
all’interno della comunità perchè questo
diritto sia riconosciuto da tutti i membri,
gli anziani della comunità siano effettivapiente aiutati, senza chiedere loro di allontanarsi propri parenti, a meno che
lo desiderino. Una volta presa coscienza
di questo problema e dopo averlo risolto
aH’inlerno (o meglio, contemporaneamente a questo processo) si può agire verso l’esterno perchè la società tutta si renda con
to del problema e lo risolva in modo sostitutivo o, alla meglio, complementare dell’aiulo dato dalla comunità. Così la comunità evangelica agirebbe nella società come il lievito liiblico.
Gli esempi possono essere estesi indefiiiilainente agli invalidi, ai disoccupali, ai
privi di alloggio e così via; il processo pe
rò resta lo stesso; un aiuto — una presa
li' coscienza — un’azione nella società per1 Ile tale presa di coscienza si allarghi —
una eliminazione del male che porta degli
esseri umani ad avere bisogno di aiuto. Un
tale lavoro sarebbe ed è rivoluzionario.
Questo si è sforzalo di fare finora il Centro di Solidarietà, dando dei sussidi regolari agli anziani invece che un aiuto una
tantum, procurando lavoro ai disoccupati
invece di nmiliarli con una elemosina, dando prestiti per superare i momenti difficili
alle famiglie che ne hanno bisogno, cercando di individuare le persone che necessitano di aiuto invece di attendere che queste vengano a chiederlo quando proprio
non ce la fanno più, e cosi via.
(..erto, non è facile ed il Centro ha appena iniziato questo cammino. Per fare le
cose con esattezza ci sarebbe forse bisogno
di un aiuto qualificato (uu assistente o una
assistente sociale) continuativo o almeno
per molte ore al giorno e alla settimana
(date le attività attuali del Centro); sarebbe poi necessario conoscere con precisione
la situazione economioo-sociale di ognuno
dei membri delle varie chiese in modo da
rendersi conto in anticipo dei bisogni esistènti e di prevederli e prevenirli; e sarebbe infine necessario che i membri delle varie chiese si rendessero maggiormente conto di questa vocazione del Centro e l’aiu
lasserò maggiormente in tale processo. Ma
è su (presta strada che il Centro può essere qualche cosa di nuovo e di valido.
2) Dal punto di vista del servizio sociale le attività del Centro possono essere caratterizzate, tra l’altro, come « lavoro di
LIganizzazione della comunità ì>. E’ questo
uno dei metodi che sta entrando nell’inse
gnamento di tutte le Scuole di Servizio Sociale: dopo aver preparato per anni gli assistenti .sociali a lavorare con gli individui
e, in seguito, con i gruppi e con le famiglie, ci si è resi conto che non si poteva
prescindere dall’ambiente in cui sia gli individui che i gruppi vivono e che spesso
rintervenlo, per essere veramente efficace,
doveva riguardare tutta la comunità circostante. Il significato del termine « comunilìi » per il servizio sociale non è molto difterente da tpiello dello stesso termine usalo per definire i membri di una chiesa: un
insieme di persone che si comprendono,
hanno in comune dei valori, che coUaborano tra di loro ed agiscono insieme per uno
stesso fine pur nella diversità delle loro
funzioni e della loro preparazione.
Goiiinnilà di questo tipo più che una
realtà sono .spesso un ideale da raggiungere, e l’intervento del servizio sociale nel
« lavoro di ■omuuità » ha appunto questo
scopo. In molti quartieri o in molti paesi
le persone non si conoscono nemmeno. Va
rie culture possono coesistere e vari grup
pi — etnici o religiosi ecc. — possono es
sere tra di loro in rapporti di rottura o di
incomprensione o semplicemente di distac
co. Questi sottogruppi possono avere isti
tuzioni proprie che lavorano ognuna per
conto suo senza un coordinamento e un
processo unitario verso fini comuni; anzi,
spesso, possono essere addirittura in concorrenza Luna con raltra. L’intervento del
servizio sociale avrà perciò (X)me compito
d' ricercare i punti di contatto tra i vari
sottogruppi, di metterli in rapporto l’uno
con l’altro percliè si conoscano e comprendano a vicenda, di ricercare un superamento del distacco, e dei contrasti ed un coordinamento delle varie attività istituzionali
in modo da influire perciò positivamente
sulla creazione di una a comunità » degna
di tale nome.
Se si dà uno sguardo alle nostre chiese
nelle varie città d’Italia si può vedere come
molto spesso si è ben lontani dal trovarsi
davanti a comunità ben integrale: all’inlei no esistono spesso divisioni Ira « benestanti » e « famiglie modeste » di cultura,
conoscenze, livelli di vita e alntudim ben
diversi, tanto da rendere i rapporti tra i
due gruppi molto scarsi. 11 problema diventa ancora più grave se si prendono le
varie comunità evangeliche nel loro complesso, se si guarda cioè il protestantesimo
italiano dal punto di vista ecumenico. Le
varie cniininità protestanti sono, per diver
se ragioni, piuttosto isolate le ime dalle
altre, i contatti tra di loro sono scarsi (nolUislante gli sforzi di integrazione che sono
talli). Alcune particolari denominazioni,
poi. sono talmente distaccate che i loro
membri sembrano far parte addiriUiira di
una liversa cultura. E se esaminiamo le
attività assistenziali delle varie chiese si
potrà notare come non siano quasi per
niente coordinate tra di loro ed è possibile periiò che ad una particolare istituzione di una delcrmiiiala denomiiiazioiie ne
faccia riscontro nella stessa città ima identica di denominazione diHcreiile, mentre
magari altrove mancano Fima e l’altra
oiipure nella stessa città manca qualche altra istituzione fondamentale e cosi via. Mol
li difetti riscontrabili purtroppo in islilnzioni assistenziali evangeliche (scarsa effilicnza, mancanza di personale qualificalo,
ere.) sono imputabili spesso aiiclie a questa
mancanza di spirilo ecumenico ed a questa
scar.silà o addirillura inesistenza di coordinamento.
Uno dei coiiipili non minori del Centro
è stalo quello di agire come canale di coiiiunkazione tra le varie denominazioni fiorentine sia attraverso il suo comitato (composto di rappresentanti delle chiese valdese, metodista, battista e dei fratelli) sia
organizzando attività (con-cerli, spettacoli
teatrali e simili) che, oltre alla funzione
di servire alla raccolta di fondi necessari
alle attività del Centro, avevano quella,
non meno importante, di portare a contatto l’uno i-on l’altro i membri delle varie
( omunità permettendo loro di conoscersi,
(Il scambiare le loro idee e di comprendersi meglio. E dal punto di vista degli isliAlberio [.’Abate
{segue in 6" pagina)
DIECINO
Centosettanta fratelli si sono
tassati al principio del corrente
anno per il « diecino ».
Questa base di 1700 lire al
giorno è stata determinante per
la vita del nostro Centro. Se il
numero dei diecinisti raddoppiasse o raggiungesse in Firenze la meta da noi prefìssa ( cinquecento), potremmo cominciare a pensare seriamente alla
realizzazione di un'opera sociale.
Vi preghiamo di riflettere
sull'importanza che ogni giorno assume per noi una vostra
moneta da dieci lire.
Uno dei modi per testimoniare che il nostro lavoro è il
segno di una particolare vocazione è trasformare ogni momento della nostra attività in
servizio al prossimo.
La nostra particolare « arte »
è uno strumento di collaborazione e di aiuto : dal commerciante al medico, dall'imbianchino allo studente, dal manovale aH'avvocato, a tutti si ricorda caldamente che la loro
opera è preziosa e che il Centro ne ha bisogno.
Solidarietà
umana
A chi apre i giornali, VAlgeria, il
Congo, l’Indonesia, il medio Oriente, tutto mostra uno spettacolo contrario ad ogni principio di solidarietà
umana. Ricordiamo i bombardamenti, lo sterminio di interi popoli. L’epilogo del processo Eìchmann, proprio in questi giorni, ci ricorda l’eccidio di sei milioni dì persone, cioè di
un terzo di un intero popolo.
Tutto ciò ci dà l’idea delta solidarietà umana!
Strane ideologie, falsi ideali ed orgogli, oda ed egoismi spietati che non
hanno limiti: questa la solidarietà
umana!
* * *
Osserviamo il mondo animale: vi
regna l’istinto avuto dalla naturo, l'egoismo naturale per vivere e sopravvivere, ma solo per vivere e sopravvivere. In una qualsiasi foresta vediamo una formica, infinitamente piccola
in confronto aH’uomo, trasportale
provviste ed affaticarsi. E vediamo
una piccola formica che non riesce
a muovere un masso più grande di
lei; la vediamo correre via, e dopo
qualche tempo, ritornare non sola
ma con altre, e con tale aiuto riuscire
a trasportare anche quei masso
Abbiamo letto di quella rondinella, ferita dalla grande ’’pietà" umana, esposta alla sicura morte, ma
aiutata da altre roiulini, sollevala e
portata in un luogo sicuro.
Ma vediamo esempi di una strana
.'iolìdarietà anche nel regno delie sostanze inanimate, e riconosciamo
una .strana manifestazione dell’amore
divino anche in questi insensibili corpi inerti. Troviamo una grandiosa
nìanifestazione di solidarietà fra il
calcestruzzo e l'acciaio, ognuno dei
quali da .sdui è incapace a resistere
.se non a sforzi molto limitati, mentre nella .solidarietà è capace di veri
miracoli. H calcestruzzo avvolge amorevolmente l'acciaio e formano, ,si
può dire, un insieme unico, e lavorano insieme e si deformano insieme.
Ognuno dei due materiali collabora
con ¡’altro uniformemente. Ad ini
certo punto il calcestruz.zo non riesce
più a deformarsi insieme con l’acciaio, e senza Faìutp dell’acciaio si
romperebbe. Ma in quel momento gli
viene in valido aiuto l’acciaio, che si
assume tutta la responsabilità di resistere alla flessione; e sì suddividono
i compiti: il calcestruzzo continua a
resistere alla compressione, mentre
l’acciaio validamente resiste alla trazione. E continuano insieme, in piena solidarietà, il cammino. Così questi due materiali inerti, inanimati, si
aiutano, per l’amore di Dio espresso
nella natura in modo così meraviglioso.
* * *
E l’uomo, creato da Dio, con l’anima. a somiglianza di Dio, dovrebbe
essere inferiore alla pietra, al ferro?
L’uomo avrebbe dimenticato che Dio
stesso è venuto fra gli uomini per salvarlo?
Sì, vi sono, purtroppo, tante belve
umane che si sbranano fra loro, che
shranatu) il timido agnello; vi sono
uomini accecati da adii ed egoismi,
più insensibiU deU’acciaio e più duri
delle pietre, negazione di Dio e del
Suo infinito amore.
Ma vi sono anche altri, forse più
semplici, che sentono questi sentimenti umani, solidarietà con gli altri
uomini, con i sofferenti.
E non la dovrebbe sentire anzitutto il cristiano, che dovrebbe vedere
in ogni sofferente Cristo, il nostro
Salvatore? ’’In verità vi dico in quanto avete fatto ad uno di questi miei
minimi fratelli, l’avete fatto a me”.
Giorgio Neumann
p i sono molte membra, ma c’è un
y unico corpo; e l’occhio non può
riire alla mano : Non ho bisogno di te ;
nè il capo può dire ai piedi: Non ho
bisogno di voi. E se un membro soffre, tutte le membra soffrono con lui;
e se un membro è onorato, tutte le
membra ne gioiscono con lui. Ora voi
siete il corpo di Cristo.
Paolo ai Corinzi, e. a noi.
5
jS ina^o 1962 — N. 21
p«e> s
Solidarietà di Firenze
“Voi siete il corpo di Cristo, membra d’esso, ciascuno per parte sua,,
ESEMPI VIVI
E’ un uomo di circa quarant’annì,
bruno, magro, dal volto angoloso: è
vestito dignitosamente, parla e si
muove con disinvoltura, il suo sguardo è mobile, attento, salvo in certi
momenti, quando si fissa nel vuoto e
comunica una strana sorta di disperazione in ohi lo osserva. E’ un uomo
calmo, educato, ma ogni suo gesto
manifesta un nervosismo contenuto,
un’esasperazione che, ad un tratto, di
colpo, esplode in brusche proteste, in
atteggiamenti insofferenti contro tutto e tutti. Il suo passato ed il presente, forse, sono segnati da una serie
avvilente di errori. Un tempo aveva
una professione, una famiglia, rm
certo benessere materiale; ha perso
tutto; ha rubato, ingannato, è perseguitato dalle denuncie, dai debiti e
dal rancore dei familiari. Ha anche
un tentato suicidio al suo attivo. I
contatti avuti con la Chiesa Valdese
lo portano da noi, quando non ha più
una camicia per cambiarsi, nè un letto ove coricarsi.
E’ stanco, pentito, ma consapevole
della propria debolezza: da solo contmuerà a sbagliare ed a rovinarsi
sempre di più.
Lo aiutiamo a mettersi in ordine,
lo presentiamo all’Albergo Popolare,
gli diamo la possibilità di mangiare,
mentre gii chiediamo di darci una
mano per qualche giorno nel lavoro
materiale del Centro. E’ l’occasione
per parlare con lui, per conoscerlo e,
al tempo stesso, tjerchè non senta la
umiliazione di un’elemosina: quanto
riceve da noi è la ricompensa per il
suo lavoro.
Nel frattempo ci diamo da fare per
avere informazioni su di lui. Ci colpisce il consiglio di uno dei suoi exsuperiori : « Lasciate perdere, spendete meglio i vostri soldi! ». Chissà! Abbiamo avuto già vari insuccessi, ma
chi può dire, in fondo, quando si vinca e quando si perda? Quello che conta è amare Cristo in qualunque persona bussi alla nostra porta.
Uno di noi viene delegato dal Comitato affinchè si interessi in modo
particolare dell’uomo che da qualche
lempoi cerchiamo di seguire.
Ha alcune pratiche in sospeso: pensione, libretto di disoccupazione; si
risolvono abbastanza presto. Inizia
una fìtta corrispondenza fra noi ed
una ditta tedesca, nel tentativo di
procurare un contratto di lavoro al
nostro. Ma intanto sta accadendo
qualcosa.
Legge molto e discute molto. Una
sera aH’improwiso comunica che vuole andare in prigione, vuole scontare
le sue colpe, vuole potersi sentire pu
lito di fronte al mondo. La denuncia
c’è, ma esiste anche la possibilità di
rimandare il processo o almeno la
condanna. Non vuole.
E’ arrivata la risposta positiva dalla Germania, ma ormai non serve più.
Il processo è imminente. Per l’ultimo periodo lo facciamo dormire da
noi: fa un po’ freddo, ma è sempre
meglio ohe all’albergo popolare.
Cerchiamo di essergli vicino, interessando al caso un avvocato e soprattutto facendogli sentire la nostra
simpatia. Ha imparato a pregare, ma
è ancora pieno di dubbi. Vorrtì>be convertire tutti i disgraziati che il Signore gli permetterà di incontrare e poi
è egli stesso disperato e vendicativo.
E’ logico: non sì può cambiare di colpo. Sta cercando Cristo e questo ci
riempie il cuore di gioia.
Da vari mesi ormai è in prigione.
Solo il Pastore può andarlo a trovare.
Noi gli portiamo im pacco alla settimana e gli laviamo la biancheria. E
cerchiamo di rispondere alle sue lettere che arrivano in continuazione,
lunghissime, ansiose, specchio fedele
di eterne giornate inoperose, esasperate dalla monotonia dei gesti sempre uguali, calcolati al secondo. Ci
scriveva tempo fa: «Qui dentro si cerca di non p>ensare, nel tentativo di
raggiungere queU’immobilità interna
che evita la pazzia!». Poi, però, si scuote, per fortuna, e ci chiede libri, giornali, sigarette, ci descrive i suoi compagni, ce ne fa presenti le storie dolorose, ci dà i loro nomi, chiede il nostro aiuto per loro.
Il caso non è chiuso, evidentemente. L’ho descritto qui sommariamente, nel desiderio di rendere più vera,
più comprensibile la relazione del nostro lavoro. Questo è solo un esempio.
Potrei citarne molti altri, ma mi limiterò a presentarne ancora uno soltanto, dei più recenti.
Un sabato pomeriggio del dicembre
scorso arrivava al Centro una donna,
con un biglietto di presentazione del
pastore battista delia città.
Aveva assoluto bisogno di vestiario,
non aveva soldi, non aveva casa. Il
marito, di professione carraio, era disposto ad accettare qualsiasi lavoro
ai fattoria Gente di campagna, non
erano in grado di fare altro che occuparsi della terra. Da tropi» tempo ai
margini della vita sociale, erano rozzi, inesperti, inaspriti.
Alcuni dati numerici sulle attività
del ‘‘Centro,, durante undici mesi
Praitidie aperte, n. 145; famiglie e persone assistite, n. 109; paochi viveri
distribuiti, n. 129; pacchi vestiario distribuiti, n. 101; pacchi medicinali, n. 97;
sussidi in denaro, n. 39; sistemazione di lavoro (proviviBorie e definitive), n. 13;
assistenza medica, n. 28; assistenza legale, n. 4; assiiStenza scolastica, n. 2; assistenza detennti, n. 18; interventi per prestiti, n. 4; sistemazione famiglie (mobilia, gas, luce, aifitto), n. 15; lavoro ai disoceupati (giornate n. 600 = ore 4022);
concerti e retate, n. 3; « Dieeinisti » oontribinenti, n. 170; famiglie visitate per la
raccolta del materiale, n. 837.
MATERIALE RACCOLTO:
Carta (giornali, riviste eie.), q.li 190; ferro - metalli vari, q.li 39; indumenti
usati e stracci, q.li 40; generi alimentari, q.li 3; pane secco, q.li 1,75; botóglie
vecchie, n. 5116; mobili - coperte, biancheria - oiggetti diversi ecc. eoe. in quanlilalivo elevato.
Hanno eoUaborato alla raccolta e consegna molti itóci con macchine proprie.
Citiamo icon particolare riconoscenza ì fratelli Nutini Gino, Bottini Ugo, Borra
Mario, Coisson Osvaldo, Luigi Zarotti, Gildo EmanueRi.
Usiamo con sincera riconoscenza per i nostri uffici e magazzino, i locali offerti dalRa Comunità Metodista di Firenze, la quale offre inoltre l’uso della luce
elettrica e dell’acqua. Tutto il lavoro svolto e che svolgiamo è possibile anche
per questo grande aiuto.
438.875
420.710
16.590
82.700
172.725
84.950
213.575
151.295
26.500
80.000
112.246
Offerte L.
Il Dieelno » »
Collette »
Allivilà ricreative »
VendiU carta »
Vendita stracci »
Vendita ogigeitti vari »
Vendita ferro e metalli vari »
Rimborso prestili »
Contributi (3 Comunilà) »
Riinauenzia di cassia la'l 31-5*61 »
Totale Entrate
L. 1.800.165
UÍ9CITE
.Sussidi
Paochi dono
Lavoro ai disocenpati
Spese postali - telefoniche - cancell.
Trasporti - spedizioni ecc. - trasferte
Prestili
Al fondo acquisto mezzo trasporlo
Residuo di cassa versate
L.
»
»
»
326.375
239.770
804.560
41.030
180.355
16.000
71.000
121.075
L. 1.800.165
Totale Uscite
N B • Non sono co.nsiderale le entrate in natura. Per la co.nfezione dei pacchi
riceviamo molti doni in natura. Le spese per i pacchi dono ^o fatte
per completare quanto mancante. Le spese di trasporto - sp^izicm - trauerte si riferiscono alle necessità di trasferimento moibilia dal magazzino
alle case assegnate o dalle abiUzioni dei donatori al magazzino; inoltre
alle necessarie trasferte per visitare quelle famiglie abitanti fn^ città ecc.
Il Comitato
Cominciaramo a scrivere lettere a
persone che ritenevamo avessero la
possibUità di aiutarci a risolvere la
situazione. Intanto assistevamo i due
coniugi per quanto ci era possibile.
Un giorno, quasi per caso, verso la
fine di gennaio si presentò l’occasione di procurare casa e lavoro ad A.
M. ed a sua moglie. Un amico ci offriva un posto di colono in un piccolo podere in provincia di Firenze. Lo
invitammo al Centro, dove ebbe luogo l’incontro con i due M. L’iwxxtrdo
fu raggiunto abbastanza facilmente
f ci si preparò ad andare a vedere
il podere.
La strada è lunga e difficile: quel
giorno tutta la campagna era coperta di neve e la fattoria isolata colpiva per la sua nudità. Faceva fred.do.
ma l’aria era sana, pulita, si respirava volentieri: il luogo sembrava favorire la riscoperta della vita, il risorgere di una speranza. La coppia
piangeva di gioia. La casa era assolutamente priva di tutto e il contratto non prevedeva alcun guadagno per
i due fino al primo raccolto. Avrebbero avuto animali ed un credito al negozio, ma Tintervento del Centro era
urgente. Cominciarono i viaggi con
macchine ed un camioncino avuto in
prestito per portare allo sperduto villaggio montano mobili, utensili, vive
ri. Continuamente arrivavano richieste di oggetti necessari. Il M. si ammalò e dovemmo pensare a medico
ed assistenza. Le lettere chiedevano
anche visite e consigli. Era evidente
che i due avevano poi bisogno di un
po’ di denaro, per non cedere all’avvilimento. Si fece il possibile per far
fronte a tutte le esigenze.
Capivamo che aver trovato lavoro e
casa a quella gente non era sufficiente; perchè tutto non fosse mutile, dovevamo esser loro vicini, finché non
avessero raggiunto la serenità e non
avessero imparato a vivere in armonia con gli altri.
Sorsero presto infatti i contrasti
con il padrone, i malintesi, i rancori.
Circa un mese fa notavamo im irrigidimento preoccupante da una parte e dall’altra. Decidevamo allora (come sempre quando ci è possibile ed
un caso .si fa grave), di interessare
in modo particolare due membri dei
Centro alla questione.
Corrispondenza e visite si intensificarono. Il Comitato prese in mano di
nuovo i rapporti tra datore di lavoro
e coloni, facendo da intermediario tra
le parti ed esaminando sempre, punto per punto, ogni motivo di disaccordo (trattamento del bestiame, rapporti ccn i vicini, manutenzione del
podere ecc.).
E’ solo di un’ora fa la notizia che
il lavoro dei due è diventato del tutto
soddisfacente e che il proprietario si
è dichiarato decisamente contento dei
suoi dipendenti. Il Centro dovrà sostenere ancora per qualche tempo il
peso del sussidio mensile, ma non ci
preoccupiamo troppo. Portare simili
pesi non è forse lo scopo per cui è
nato il Centro? Franca Long
Perchè od Centro Evaopco. di Solidarietà?
Negli ultimi anni un nuovo concetto si è imposto nel linguaggio della
psicologia : disponibilità. Questa parola è misteriosamente balzata fuori
in un tempo in cui l’uomo pare imprigionato senza via d’uscita in uno
schema di vita che ne limita l’aflermazione sul piano spirituale. Disponibilità è una parola umana che esprime parzialmente ciò che l’Evangelo
chiama carità. E carità, come ne parla
l’apostolo Paolo nel famoso passo di
Corinzi 13: 1-7, significa completo
abbandono di noi stessi nella fede
evangelica, abbandono che ci rende
<( disponibili » per Dio ed il prossimo
ed allo stesso tempo ci unisce reciprocamente in un vincolo di solidarietà.
Ora tutto ciò può restare per noi
mera teoria, bella e nobile, d’accordo,
ma senza alcun seguito nella nostra
vita pratica, se noi non siamo attenti
alla vocazione che ci viene rivolta
personalmente ed inequivocabilmente
dal Dio creatore di ogni cosa. Non si
tratta qui della « carità » che si « fa »
al mendicante molesto per la strada o
suH’uscio di casa, tanto per toglierlo
d’attorno. Nè il Signore ha bisogno
del nostro superfluo per compiere i
suoi piani. Nella carità evangelica ci
è offerto il mezzo per pervenire alla
verità : « Aflinchè non siamo più dei
bambini, sballottati e portati qua e là
da ogni vento di dottrina, per la frode
degli uomini, per l’astuzia loro nelle
arti seduttrici dell’errore; ma che, seguitando verità in carità, noi cresciamo in ogni cosa verso colui che è il
capo, cioè Cristo » (Efesini 4: 14-15).
E’ certo — e questo è un punto fondamentale della nostra fede evangelica— che senza la carità non possiamo . pervenire alla verità, così come
essa ci è stata rivelata da Gesù Cristo.
Esiste oggi un « problema sociale »
e, purtroppo, da che mondo è mondo,
è sempre esistito. Noi però sappiamo
— e crediamo — che Gesù Cristo ha
vinto questo mondo ed i suoi problemi. « Poiché tutto quello che è nato
da Dio vince il mondo; e questa è la
vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede. Chi è colui che vince il
mondo, se non colui che crede che
Gesù è il Figliuol di Dio? » (1 Giov.
5: 4-5). E’ questo un messaggio di
gioia e chi lo ode, e crede non può
continuare a vivere nell’indifferenza
e facendo solo il proprio interesse come se fosse l’unica cosa che vale la
pena di fare. « Io vi esorto dunque,
fratelli, per le compassioni di Dio, a
presentare i vostri corpi in sacrificio
vivente, santo, accettevole a Dio; il
che è il vostro culto spirituale. E non
vi conformate a questo secolo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinchè conosciate per esperienza qual sia la volontà di Dio, la buona, accettevole e
perfetta volontà » (Romani 12: 1-2).
Dio ha avuto compassione di noi.
Quale notizia più consolante per il
nostro spirito afflitto dalle tante difficoltà della vita terrena? Non abbiamo altra ragione di affermare la su
premazia della carità se non questa:
Dio per primo ha usato carità a noi.
Egli è stato ed è solidale con noi e
col nostro peccato; per questo possiamo essere solidali col fratello e con
la sua sofferenza.
Senza questa premessa Timperativo
morale a « fare il bene » non ha alcun significato evangelico, la carità
non è il gioioso annunzio del Regno
di Dio, ma un vano tentativo di essere « migliori » di quello che siamo.
Nella prospettiva del Regno di Dio
ciò che facciamo non è opera nostra,
ma di quello stesso Spirito mediante
il quale noi crediamo alla salvezza.
« E siccome abbiamo dei doni diffe« renti secondo la grazia che ci è sta« ta data, se abbiamo dono di profeti zia, profetizziamo secondo la proti porzione della nostra fede; se di
Il ministerio, attendiamo al ministeII rio; se d’insegnamento, all’insegna« re; se di esortazione, all’esortare;
Il chi dà, dia con semplicità, chi preti siede, lo faccia con diligenza; chi
Il fa opere pietose, le faccia con alle« grezza » (Romani 12 ; 6-8).
In queste tre parole; semplicità, diligenza ed allegrezza io vedo puntualizzata l’attività del Centro Evangelico di Solidarietà, così come mi si è
presentata nel breve tempo che mi è
stato dato di collaborarvi. Gl’iniziatori di questo Centro hanno prestato
attenzione con semplicità alla loro
vocazione, si sono posti all’opera con
diligenza e da questo non poteva derivare loro che allegrezza, la completa, vivificante allegrezza che Dio
dona a chi è pronto a collaborare ai
suoi piani ed in virtù della quale si
trova sempre di nuovo la forza di
superare le moltissime difficoltà che
si oppongono alla nostra vocazione.
Questi nostri fratelli fiorentini non
vogliono dirci: «Vedete come siamo
bravi », ma vogliono piuttosto incoraggiarci a partecipare con loro alla
vera allegrezza che solo ci può venire dalTubbidire al Signore secondo
la nostra vocazione. Quest’ubbidienza è un giogo, ma un giogo dolce,
poiché la vittoria della Resurrezione
ci precede. Certo la fatica non ci è
risparmiata e nemmeno possiamo
qualche volta evitare di sporcarci le
mani. Ma che non si debba dire di
noi ciò che qualcuno disse delle persone falsamente religiose : « Hanno
le mani pulite..., ma non hanno mani », cioè, le hanno pulite, perchè non
le usano. Anche oggi sono valide per
ciascuno di noi le parole che Gesù
pronunziò poco prima della sua morte, quando già Tangoscia del Golgota
lo turbava : « Chi ama la sua vita la
perde; e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà in vita eterna » (Giov. 12: 25).
Margareth fVyss
Mani tese con bontà e
a quanti hanno bisogno di aiuto
In quest’epoca di grande egoismo
e di debole fede, è sorta da quattro
anni in Firenze, da anime rinate dallo Spirito di Dio, il Centro Evangelico di Solidarietà fra molti volenterosi, partecipanti alle diverse denominazioni della Chiesa Evangelica:
una fratellanza, un ecumenismo, un
ìaggio di luce del Cielo; mani tese
con bontà e semplicità a tutti coloro
che hanno bisogno di aiuto.
Nella prima Epistola di S. Paolo
ai Corinzi 13: 1-2 è scritto: ”Quand’io parlassi le lingue degli uomini
e degli angeli, se non ho carità divento un rame risonante e uno squillante cembalo. E quando avessi il
dono di profezia e conoscessi tutti i
misteri e tutta la scienza, e avessi
tutta la fede in modo da trasportare I monti, se non ho carità, non
sono nulla”.
Anche l’Epistola di San Giacomo
conferma che la fede, se non ha opere, è per se stessa morta.
Le opere nascono dal mettere in
pratica l’insegnamento di Gesù Cri.sto: dalla spinta che il suo amore
porta noli’anima di ogni creatura da
Lui rigenerata.
Quest’opera che si compie a Firen
ze è tutta una gamma di carità. Come può avvenire? Per il fervore, per
10 zelo amoroso di questi giovani che
dedicano tutte le ore libere dal lavoro remunerato non a divertenti
svaghi nè al riposo, ma a quanto
richiede quest’opera benedetta dal
Signore.
Dal salmo 1 traggo queste parole:
’’Beato l’uomo, il cui diletto è nella
legge dell’Eterno; egli sarà come un
albero piantato presso rivi d’acqua,
11 quale dà il suo frutto nella sua
stagione, la cui frotula non appassisce, e tutto quello che fa prospererà”.
Sono certa che questa fronzuta boscaglia sia veramente piantata in
terra fertile, e il suo frutto sarà sempre più abbondante e succoso, nella
benedizione del Signore, che non
cessa di portare il suo aiuto nell’opera di fratellanza.
Gesù ha detto: ’’Non temere, o
piccai gregge; poiché al Padre vostro è piaciuto di darvi il Regno”
(Luca 12: 32) e al versetto 37 dello
stesso capitolo, è scritto: ’’Beati quei
servitori che il padrone, arrivando,
troverà vigilanti!”.
Emma Forti
11272213
6
p«. 6
N. 21 — 2S mappio 19(¡¡
Centro Evangelico
di Solidarietà di Firenze
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
(continua da pag. 4)
tuli assistenziali il Centro ha fatto uno
sforzo per conoscere meglio le varie istituzioni evangeliche cittadine, per vedere
di arrivare, in futuro, ad un possibile coordinamento. Questo sforzo, purtroj^o, è in
gran parte fallito per il momento, forse
perchè il suo scopo non era stato capito
abbastanza. C’è solo da ^rare che venga
compreso ed aiutato e possa portare dei
frutti in un futuro non tropim lontano.
3) Un problema piuttosto grave è stato,
ed è, per il Centro la limitazione dei suoi
assistiti. Richiamandosi allo spirito del cristianesimo che ci insegna ad amare tutti i
nostri fratelli senza fare differenze di religione, di idee politiche o altre, la tendraza più naturale sarebbe quella di non fare
altra delimitazione che il bisogno di aiuto.
Ma una tale soluzione avrebbe notevoli inconvenienti: agendo cosi i olienti del Centro aumenterebbero a dismisura ed esso sarebbe impossibilitato ad approfondire il
suo intervento oltre la solita beneficenza.
Altro pericolo è quello di vedere interpretato questo aiuto come una forma di prose
litismo e veder convertirsi al protestantesimo brava gente che crede cosi ricambiare l’aiuto ricevuto.
Il Centro ha cosi scelto, pur con svariate deviazioni per casi particolari, la seconda strada : la delimitazione precisa degli
assistibUi ai membri delle denominazioni
citate che abbiano in qualunque modo bisogno di aiuto. Facendo cosi può compiere
un lavoro più organizzato ed approfondito,
agire da stimolo in modo che i membri
delle nostre comunità prendano coscienza
di tali problemi, li risolvano all’interno éd
agiscano verso l’esterno perchè anche la
società che ci circonda metta in atto quelle
trasformazioni già attuali, in forma quasi
sperimentale, all’interno delle nostre comunità. Delimitazione, perciò, non per
chiudersi ma per poter meglio aprirsi verso l’esterno, per poter dare qualcosa che
al difuori non c’è ed essere elemento propulsore e stimolante.
Certo, anche questa seconda strada non
è priva di difetti e di rischi. Da una parte
si rischia di chiudersi verso l’esterno, e di
dar vita a comunità bene integrate all’interno ma egoisticamente appartate e privilegiate. E questo può di nuovo portare a
far sì che persone dal di fuori cerchino di
entrare nel gruppo non perchè attratte dal
valore religioso del protestantesimo ma per
i vantaggi sociali cui tale partecipazione
darebbe diritto.
Ma d’altra parte se si scegliesse la prima
strada, aprendo a tutti le attività si annullerebbe il significato e l’originàlità del
Centro che verrebbe ad assomigliare ad uno
dei tanti organismi di beneficenza. Per poter mantenere la strada giusta ci vuole una
collaborazione sempre crescente dì tutti i
membri delle varie chiese, una critica sempre aperta da parte di tutti, una modestia
sempre maggiore in chi ci lavora e, in tutti, una forte coscienza del compito da svolgere, una apertura su tutto il mondo, ed
un continuo richiamo al significato profondo dell’amore cristiano. Riusciremo?
Alberto L’Abate
’’Ama il Signore Iddio tuo con tutto il
tuo cuore e con tutta l’anima tua e con
tutta la niente tua”. ’’Ama il tuo prossimo
come te stesso”.
Poieliè da tutto il contenuto dell’Evangelo cii viene insegnato che la carità, fra
tutte le espressioni dell’animo è la più
grande, abbiamo sentito il desiderio di unire tutte le forze evangeliche della città desiderose di lavorare per il servizio agli altri, in un Centro Evangelico di Solidarietà,
ponendo alla base di un programma di lavoro la guida di Cristo nostro Salvatore.
STATUTO
Art. 1. — E’ costituito a Firenze il Cen
tro Evangelico di Solidarietà (C. E. di S.).
li Centro Evangelico di Solidarietà, come
espressione della unione di tutte le forze
evangeliche fiorentine, ha la funzione di
organizzare, inquadrare, mettere in atto,
ove non intralci attività già costituite, tutti quei lavori sociali di assistenza e solidarietà che devono essere alla base di ogni
vera comunità cristiana
Art. 2. — Sono considerati membri del
C E. di S. tutti coloro che aderiscono alle sue finalità e riconoscono nel Cristo il
maestro della loro vita.
Art. 3. — 11 Centro Evangelico di Solidarietà trae i suoi mezzi di vita dalle offerte volontarie di evangelici ed amici; il
fondo « diecino », la raccolta e la vendita
di tutto quanto viene spontaneamente donato, come: carta, stracci, ferro ecc., l’organizzazione di recite, trattenimenti, concert! ecc..
-4rt. 4. — Il Centro Evangelico di Solidarietà è guidato da un Consiglio Direttivo, composto : a) da un rappresentante del
Consiglio di Chiesa di ogni Comunità evangelica fiorentina, designato dagli stessi, coinè garanzia dello .spirito ecumenico che
impronta il lavoro nell’aiuto al fratello ;
V.) da un numero di membri eletti dall’assemblea. 11 Consiglio Direttivo nella prima riunione eleggerà fra i suoi componenti : il Presidente, il Vice-Presidente - Tesoriere, il Segretario.
.4rt. 3. Il Coitsiglio Direttivo, per meglio eseguire il lavoro, nomina fra i propri componenti, un Comlitato Esecutivo,
composto dal Presidente, Vice-Presidente,
Segretario e Tesoriere e tre Consiglieri.
Art. 6. — L’assemlilea è composta da tutti i membri del C. E. di S. die con versamenti (diecinistil o prestazioni varie, collaboiano attivamente con l’istruzione. La
assemblea si riunisce almeno una volta ogni
anno. Elegge i consiglieri, approva i bilanci consuntivi e preventivi.
Art. 7. — L’assemblea elegge un Collegio di Sindaci Revisori che verifichi il movimento generale e finanziario del Centro
Evangelico di Solidarietà.
Art. 8 — Questo statuto può essere modificato su deliberazione presa a maggioranza assoluta dall’assemblea.
POMARETTO
— Per domenica 27 tutta la comunità
è invitata pex il cubo di ohiuenra delPattività invernale. Nel pomeri^o alle ore
15 avrà luogo la riunione decisiva per i
restauri della cappella del Clioit. Tutti gli
adulti sono invitati a pant-ecLpanvi.
— Domenica 3 giugno alla cappella del
Qot Inverso avrà luogo un cnlto, alle
9.30, in occasione del raduno degli alpini.
Nel -pomeriggio, nella sala del teatro, alle
14.30, avrà luogo il saggio dell’Asilo, con
programma di canto e nnusica d-ella sezione musicale dei Cadetti, come conclusione dell’attività dell’Unione femminile.
Tutti sono cotdialmente invitati. La colletta andrà a beneficio dell’Asilo.
— Il 2 giugno avrà luogo a Ponuiretto
la conferenza distrettuale, con un culto
iniziale a cui tutti i membri di clùesa sono invitati.
(!obv«|iio deil’Asceisione
in vai d’An^rogiia
La riunione annuale delle Parrocchie dì Angrogna-Capoluogo
Angrogna-Serrei, in occasione
dell’Ascensione, avrà luogo al
PASSEXi il 31 maggio p. v.
II culto, presieduto dai Pastori C. Tourn e B. Costabel avrà
inizio alle ore 10,30. Accorrete
numerosi.
Seguiranno nel pomeriggio
giochi vari e gare.
FRALI
RIPRESI I LAVORI
nel nuovo tempio
— La vita della chiesa di Prali ha visto
succedersi nelle ultime settimane una serie di attività. 11 1« aprile l’Unione delle
Madri ha visitato la consorella di Angrogna partecipando al culto del mattino al
Capoluogo, recandosi nel pomeriggio al
Serre e compiendo il tragitto una visita
alla « Gbieisa d’ia Tana » ed a Chanforan
L’accoglienza fraterna e generosa ricevuta
sia al Capoluogo che al Serre ha vivamente
commosso le madri praline che ne serbano
un grato ricordo.
— L’estate scorsa il pastore Theo Haarbeck con un gruppo di giovani tedeschi ha
fatto un campo di lavoro a Prali, a favore
delle famiglie che erano state danneggiate
dalle vala-nglie di Selle Finverno precedente -Nel corso dei lavori egli aveva fatto un
film nel quale, insieme ai lavoratori tedes(-lii, comparivano anche numerosi pralini.
specialmente di Giordano. Con grande interesse, quindi, la comunità si è raccolta
1,1 sera dell’8 aprile -per assistere alla proiezione di quel film, nella nuova sala parroccliiale. Molte le esclamazioni di meraviglia
e di sorpresa nel vedere apparire sullo
schermo i visi ben noti dei compagni. E
rinnovate esclaniazioni anche alla fine dello spettacolo quando il past. Haarbeck ha
rawontato di aver proiettato il film molte
volle in Germania raccogliendo delle offerte a favore del nuovo Tempio di Prali:
offerte che egli ha consegnato in un modo
del lutto originale, appese a un lunghissimo nastro che andava da una parte all’altra della sala. 11 past. Haarbeck, a cui la
comunità esprime la propria rieonoscenz.a,
sarà di nuovo a Prali in estate per un secondo campo di lavoro che avrà per -centro
la borgata Orgere.
— Durante il loro giro per le Valli il
past. Ngula dello Zambesi ed il missiona
iihiiiiimiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiumiimi
TORRE PELLICE
celebra
Nel quadro delle attività per l’anno
1962, la Corale Valdese di Torre Pellice
ha avuto la gioia ed il grande privilegio
di celebrare i suoi cinquant’anni di vita.
Questa celebrazione è avvenuta in due
tempi; la sera del 19 maggio con un concecto pnesentato dalla Corale nell^Aula
Magna del Collegio Valdese, -con il conconso di un pubbli-co veramenite numeroso; il pomeriggio della domenica 20 maggio, con un fraterno -incontro al quale
sono sítate invitate tutte le persone che,
negli anni trascorsi, hanno fatto parte del.
la Corale. Entrambe le manifestazioni
hanno avuto un esito veramente lusinghiero.
11 concerto di sabato sera presentava
due -parti distìnte: una sacra ed una profana. Sotto la paziente e competente guida del Plrof. Ferruccio Corsani, nella prima parte sono stali eseguiti vari cori seguendo un tracciato ben definito che si
rifà alle varie ricorrenze religiose della
nostra Chiesa. E’ stato eseguito il « Mottetto di lode e ringraziamento » di R. Bartmusa; « La gloria del Natale »; « L’A
gnello di Dio », armonizzazione del Prof.
Corsani da una tneJodia del 1.S25 e -die ci
parla della Passione di Cristo; « Pa-»:]ua »;
Finno 3S7 della raccolta Inni nuovi; «A
Dio cantate un canto nuovo » e « Dieu notre secouis » d i Bovet.
La seconda parte comprendeva melodie
svizzere e vecchie melodie di canti delle
Valli Valdesi : « Heureux < elni qui revoit
sa patrie » di G. Doret; « Marebons dans
le vent » ; le tre canzoni realizzate con la
ricostruzione del Prof. Emilio Tron c con
l’armonizzazione del Prof. Ferruccio Corsani: « Larmes d’a-mour », « Traiiison » e
« La mie trop jeune » e finalmente « Petit
oiseau sur la montagne ».
NelPintermezzo fra la prima e k seconda parte del concerto, abai-ni coralisti
hanno presentato una farsa in francese,
m-olto, briosa e molto applaudita. La serata ha così concluso la prima parte della
manifestazione lasciando agli intepven-uti
un piacevole ricordo oltre che una buona
e positiva impressione.
Nel pomeriggio della domenica l’incontro familiare dei coralisti anziani e giovani è stato caldo e simpatico.
La Corale Valdese
i suoi cìnquont'annì
Il Presidente della Corale sig. Carlo
Paschetto, dopo aver dato il benvenuto
a tutti gli intervenuti e ietto le adesioni
delle persone impedite per forza maggiore ad intervenire, dà k parola al sigAdolfo Jouve il quale, con il suo solito
brio, espone ai presenti, frugando ne!
lontani ricordi, la situazione del canto
prima della creazione della Corale nel
1912. Saltuariamen-te -avvenivano esecuzioni di inni e di cori in chiesa da parte dei
volonterosi, come possiamo riscontrare ad
e.sempio, nel 1889, sotto la -guida del sig.
Ne.stor Toum. Più -tardi, ne-1 1903 si ri•rova 1’« Bcho du Vallon » un coro piuttosto a tinta laica, diretto <kl Maestro
Giacoibbe Fòmeron. Nel 1907 è il Pro-f.
Alessandro Rivoir a dirigere nd canto
quei volonterosi e più tardi ancora il
^of. To-um. La stampa locale del tempo,
« La Sentinella Va-ldese », in numerosi
suoi articoli, pone l’accento -sulla -necessità di un canto organizzato, di un canto
di Chiesa. Il Pastore di To-rre Pellice,
Carlo Alberto Tron, si fa spesse volte,
negli anni 1909, 1910 e 1911, interprete,
con i suoi smtli e con le sue parole, della necesisità sentita delPesislenza di una
Corale che possa dare il suo va-lido contri-buio alle varie attività della Chiesa, alla vita delk Chiesa stessa. «Cantare le
lodi di Dio, usare il grande dono che Iddio ci ha dato è amare il creato di Dio,
è amare Dio ».
E il 2 novembre 1912 la Corale Valdese
al servizio della Chiesa Valdese diventa
una realtà. E qui è il Prof. Attilio Jalla
che ci fa la storia, po-iebè fu proprio il
priinio Presidente della Corale e resse
questo incarico dal 1912 al 1946, per ben
34 anni.
Primo direttore fu il Prof. Alessandro
Rivoir; ab'uni membri del Comitato sono
in sa-k: la sig.na Elba Longo e il sig.
Adolfo Jo-uve; in sala vi -sono pure diversi membri della Corale del 1912.
Durante la prima guerra mondiale k
Corale Valdese fu sostituita dal Coro di
S. CecUia diretto dalla signorina Nicoletia Vinay e tale sostituzione si protrasse
fino al 1920. Dal 1921 al 1936 k Corale
fu diretta dalla Sig.ra Nancy Balma e sótto la sua competente guida si rinforzò e
prese l’aspet-to che oggi -essa ha. Negli
anni 1937-38 fu d-iretta da-Ma sig.ra Bianca
CoYason. Nel 1938 ancora dal com-pian-to
Big. Eugenio ReveI, sostituito poi, poco
dopo la sua dipartenza, dalla figlia sig.ra
Dora Revel Picot, per ben 14 anni dal
1940 al 1954. Nel 1955 tornano alla ribalta
i Direttori, con il sig. Va-ldo Abate ed infine nei 1956 -con il Prof. Ferruccio Corsani, attuale Direttore. Man mano che la
-storia si -snoda, -sono ondate di ricordi
che si affa-fciano alla mente degli ex ooralieti e diei coralisti in servizio meno giovani.
Cin-quant’anni di attività -non sono pochi. Molli fatti e molti avvenimenti si sono susseguiti in questo scorrere del tempo, con ore più liete e meno liete. Mo-lti
cari compagni di attività sono scomparsi;
tanti -cari e amati volli si affacciano alla
nostra mente. Molti ex coralisti sono con
noi presenti col pensiero ma materialmente lontani per necessità di kvoro. Ma, grazie a Dio, Fattività cora-le -continua e la
no'itra Corale Valdese esiste ed a-ssai n-umero.sa ; speriamo, e ce lo auguriamo, che
essa possa sempre rinnovarsi con giovani
e nuovi elementi, con giovani e nuove
forze.
Penso elle I-e Corali esistano -perchè, oltre all’amore per il canto, esse hanno uno
scolpo ben preciso e definito ed un servizio
da rendere alla propria Chiesa. Ed il servizio che la Corale Valdese di Torre può
da-re, può andare anche al di là della propria Chiesa.
Se la nosl-ra Corale non dime-ntk-licrà
gli impegni a-$sunti nel 1912, ricorderà
sempre -che il suo scopo non è di secondaria importanza, poi-chè, ce l’ha ricordalo ancora il Pastore Sommani, essa deve
essere sempre, con il suo canto, un, positivo strumen-to di una Chiesa vivente.
Edo
Direttore resp.: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (Tot
ROBA
— Venerdì 25 avrà luogo una seduta
dell’Unione giovanile nel corso della quale la nostra delegata al Congre^ F.U.V.
e a quella in-terdenomìnazionale di Roma
farà un’approfonddla relazione dei -lavori
di queste due assemblee -giovanili.
— Domenica 27 avrà luogo l’a-nnnuciata
gita di chiesa a Bo-rgio Verezzi. La partenza è fissata per le ore 5 a Ponlevecchio.
rio R. Coi'sson hanno visitato anche Prali
il 12 aprile rivolgendo diversi messaggi all’Unione delle Madri,' ai catecumeni ed alla cómùiiità riunita per il culto del giovedì sera. La parrocchia ricorda con gioia e
gratitudine la loro visita.
— Nel culto di Venerdì Santo sono stati
confermati i catecumeni: Ferruccio Léger,
Ettorina Garrou, Vera Grill, Liliana Richard o Marisa Rostan. Le loro promesse
di servire il Signore hanno costituito per
la comunità una occasione di rinnovare k
propria con.sacrazione a Gesù Cristo.
-Le nozze di Enzo Peyrot e Iolanda
Grill hanno avuto luogo il 28 aprile. Agli
sposi che si stahili.scono a None vada l’augurio di una vita di famiglia benedetta dal
Signore, assieme all’esortazione a non dimenticare che essi sono, nella località del1.1 nuova residenza, dei testimoni di Cristo.
— L’Assemblea di Chiesa, regolarmente
convocata, si è riunita il 29 aprile ed ha
proceduto, tra l’altro, alla elezione dei deputali alla prossima Conferenza DistreUuaItì ed al Sinodo. Essi sono, per la Conferenza: Ernesto Peyrot e Silvio Richard
(supplente Ettore Rostan); per il Sinodo:
Filippo Berger (1" supplente Gino Peyrot,
2- supplente Ròcco Alabiso).
— 11 tradizionale « bazar » dell’Ascensione è stato anticipato di alcune settimane
ed effettuato il 6 maggio. L’organizzazione è stala curata dall’Unione delle Madri
che ha potuto sperimentare quanto più agevole sia il kvoro nei nuovi locali della
sala parrocchiale. Per quanto il pubblico
ft'sse relativamente scarso il successo della
manifestazione è stato soddisfacente.
— Tra gli avvenimenti che si annunciano per le prossime settimane va menzionata la visita dell’Unione delle Madri di Villar Pellice che saranno a Prali il 27 maggio. Fin d’ora esprimiamo la nostra gioia
per questo incontro in attesa di dare il
benvenuto alle sorelle villaresi.
— Fin dal principio del mese di maggio
sono stati ripresi i lavori nel muovo Tempio di Prali. E’ stata costruita un’impalcatura interna che viene usala in questi giorni per collocare il soffitto che occulterà le
capriate melalliehe ohe reggono il tetto.
Verrà in seguito la sistemazione del pavimento ed in pari tempo si installerà l’impianto luce, i servizi ed i serramenti. Secondo il programma fissato dalla Tavola
Fopera dovrà essere conclusa nel mese di
luglio e l’inaugurazione è già stata fissata
per la domenica 29 luglio. Inviliamo fin
d’ora i membri di chiesa a riservare quella
data per -partecipare alla giornata inaugurale e per collaborare con il Concistoro albi
realizzazione di lutti quei lavori che saranno necessari per una buona riuscita dell’inaugurazione.
— E’ stata accolta -con favore dalla comunità l’iniziativa del Concistoro di celebrare un culto quindicinale il giovedì sera.
Cominciati intorno a Natale questi culli
infra-settimanali hanno raccolto un gruppo
di credenti di poco inferiore a quello che
normalmente si riunisce per il culto dome
nicale; in gran parte si tratta di persone
che, per il loro lavoro connesso con le al
tivilà turistiche, sono di solito impedite d
assistere al culto domenicale. Sospesi alFi
nizio della stagione dei lavori agricoli, que
sii culti saranno ripresi in autunno. 11 Con
ristoro ringrazia la Sig.ra Ines Alabiso
la .Sig.na Erica Gay che hanno volonterosa
mente prestalo k loro opera all’harmo
nium anche per questi culti serali. Un rin
graziamento anche al past. F. Gianipiccol
( Ite ha presieduto il culto delF8 aprile.
— Il Pa>slore si assenterà da Prali nel
corso del mese di maggio per recarsi a Roma dove, su invito del Decano della Facoltà Valdese di Teologia, darà un breve
corso di lezioni di teologia del Nuovo Testamento.
SAN SECONDO
— Durante il Cullo di domenica 13
maggio è 9^0 amminiotrato il BaUeakno
a Rostmng Vruno di Franco e dì Codino
loie del qoartiere della CroQa.
Il Signore benedica questo bambino,
prendendolo «olio la Sua proiezione, e |
sparga le Sue grazie preziose sulla fami,
glia alla quale Io ha affidato.
— E’ «tata invocata la benedi-zione di
Dio su due nuovi focolari della nostra
parro-oehia: Rochon Rolando di Inverso
Pinasca con Fornerone Lilia che si sono
sposali il 12 -maggio e Forneron Ide di
Praroslino con Avondet Ilda sposatisi fi
19 maggio.
La grazia del Signore accompagni que.
ste unioni e sia Egli sempre l’ospite costante e gradito delle loro rase.
— A -pochi gio-rni dal decesso della di.
letta consorte si è spento nella sua abitazione ai Brusiti il fratello Vicino Maria
(li anni 57. I -suoi funerali, -presieduti dal
pastore Genre, liainno avuto luogo il 2
maggio con una larga partecipazione di
amici e conoscenti venuti per dire ai parenti in lutto la loro simpatia nel dolore
ed in modo particolare per stringersi attorno al padre così duramente provalo, il
.signor Giovanni Vicino, anziano onorario
delk nostra parrocchia e membro attivo
di (iliiesa malgrado i suoi novant’an-ni.
Il giorno 10 maggio si svolgeva nel
Tempio un a-llro servizio funebre, quello
del signor Long Luigi deceduto al Centro
all’età di anni 80.
Le consolazioni del Signore e la fede in
Lui -siano di conforto ai familiari in lutto
e la certezza della risurrezione in Cristo
asciughi le loro lagrime.
— L’Assemblea di Chiesa per la presentazione da parte del Concistoro della
:-elazione morale c finanziaria e per la no'"-Uina dei delegati alla Conferenza Disiret.
male e al Sinodo, ha avuto luogo domenica 13 u. (5. dopo il -cullo liturgico.
Numero-si sono -stati i membri che hanno preso la parola ed abbiamo notato con
piacere che, -sia i suggerimenti che le
obiezioni, sono stali fatti sinceramente
dalFA-sse-mblea al fine di eompierc sempre più Fopera del Signore e dare gloria ,
al Suo Nome, lutti fraternamente uniii gli
uni agli altri, insieme al Capo ftupremo
della Chiesa, Cristo Gesù.
Con sodidisfazione abbiamo appreso dal- ¡a Relazione -che la somma richiestaci dalla Tavola, sia per il « deficit » -sia pi r la
collella annua, è «tata ra-ocolla al completo con le sole contiribuzioni, senza aver
dovalo atlin-ge-re da altre fonti e senza
che il Pasto-re abbia dovuto, -per la questione finanziaria, sacrificare del tempo
mollo prezioso per il ministero pastorale.
1 isiigg. Gardiol Giacomo e Genre Pietro
Augusto sono stati eletti delegati alla Conferenza Distrettuale. Il diacono Gardiol
Dino, delegalo al Sinodo. d. g.
¡AVVISI EOONOMIGI]
CERCASI giovane donna o media età. referenziata, cenlro-settenl.le, disposta trasferirsi Firenze per aiuto lavori casalinghi. Preferiscesi sola al mondo desiderosa
di trovare affetto familiare. Miti pretese.
MENAGE parisien, sans enfants, désire
bonne à tout faire Vaudoise, femme ou
jeune fille, capable. Ecrire à M.me Marcel Rey 42, Bld Inkermann NEUILLY S/
SEINE (France).
CERCASI giovane evangelico per il perio
do estivo (dal 15 luglio), o estivo e inver
naie per assistenza al ragazzi presso il Con
villo Maschile Valdese di Torre Pellice
Vitto alloggio in sistemazione molto con
fortevole più assegno mensile. E’ possiliilavere del tempo libero per lo studio. Seri
vere dettagliando studi già fatti, alla Direzione del Convitto.
FAiMlGiL-IA -svizzera-americana con tre fig-:i a scuola, cerca domestica tutto-lare
per mezzo-luglio. Villa con aippa-recclii doli rn'-i-ci modernii. Buon -salario. Scrivere
Ma-daime Max Perrot, 16 chemin Naville,
Conic.hcis, GINEVRA (Svizzera).
SVIZZERA oc-inipasi di neonato, o cerca
altro impiego per estate. Tedesco-fra-ncese
corri-spondeniza, inglese, poco italiano.
Seri-vere D. Fliilisrh, Via V. Emanuele 64,
Firenze.
ERRATA - CORRIGE
Nel ringrazi’amento apparso nel numero scorso della famiglia RivodraFraschia, devesi leggere
Paolina Rivoira
nata Marauda
Chiediamo scusa alla famiglia per
Finvol ontario errore di stampa.
IMNIINI
Soggiorno ideale per le vacanze,
incantevole spiaggia con facilità per
sabbiature, gite interessanti.
La Pensione T. V. in Rivazzurra di
Rimini offre pensione completa a
L. 1.400 nella ba-ssa stagione e
L. 1.800 nell’alta, comprese cabine,
tende sulla spiaggia, servizio e tasse.
Cucina eccellente. Ambiente sereno.
Per prenotazioni rivo-lgersi a;
ELDA MALAN
— LA COMBA —
Luserna S. Giovanni (Torino)