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Anno 123 - n. 19
15 maggio 1987
L. 700
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
80« SINODO DELLA CHIESA RIFORMATA DI FRANCIA
■h-
■
A più di quarant’anni di distanza si torna a discutere di
crimini nazisti. Il processo di
questi giorni in corso a Lione a
Klaus Barbie, ex capo della Gestapo, risolleva improvvisamente problemi che erano stati rimossi dalla coscienza generale.
La rimozione non è soltanto presente in chi vuole guardare al
futuro dimenticando gli orrori
dell’olocausto. Essa è presente
anche in chi tende a ridimensionare la barbarie nazista, magari
paragonandola ad altri crimini
o stabilendo dei parallelismi
con « nazismi recenti ». 8i fanno così paragoni tra le dittature latino-americane o certe barbarie di tipo asiatico e il nazismo dì Hitler, che da questi e
altri paragoni esce minimizzato, relativizzato. Per non dire
poi di chi parla dello sterminio
degli ebrei come di una montatura che oggi serve a legittimare atteggiamenti militaristi ed
imperialisti dello stato d’Israele. Idiozìe pericolose.
Io credo che il processo di
questi giorni a Lione al carnefice di Treblinka sia utile alla memoria collettiva; Questo proces-so in un certo senso travalica
10 stesso personaggio imputato
di orrendi crimini, per diventare
un processo al nazismo. Contro
Barbie, i coniugi-avvocati Serge
e Beate Klarsfeld (lei è una protestante) hanno raccolto centinaia di prove schiaccianti. Non
sì tratta quindi di montare una
vendetta, né di invocare — all’estremo opposto — un generico perdono su tutto e su tutti, né
tanto meno di normalizzare i fatti, ma a Lione si cercherà di sta^
bìlire la verità storica all’interno di un’epoca tra le più tragiche nella storia dell’umanità.
Su un altro piano (poiché il
boia di Treblinka e l’attuale presidente austriaco hanno chiaramente avuto responsabilità diverse nella macchina da guerra
nazista) bisognerebbe fare la
stessa cosa con il «caso Waldheim ». Se gli Stati Uniti hanno deciso di considerare l’attuale presidente deH’Austria «persona non grata», è estremamente urgente, da parte di chi esprime questo giudizio, pubblicare le prove in base alle quali si
colloca Waldheim nella lista degli « indesiderabili » negli USA.
- Anche in questo caso ciò che-ci
preme non è dimenticare o minimizzare i fatti, ma risitabilire
la verità storica. In questo frangente, mentre una commissione
internazionale ^imparziale indaga sulle responsabilità che Waldheim ha avuto all’interno del
nazismo, lo stesso dovrebbe dimettersi. Un’ombra sospetta grava sul noto statista austriaco e
sul Paese di cui è presidente
nel quale, grazie ad un’amnistia
del 1970, vivono indisturbati centinaia di criminali nazisti.
In conclusione; anziché invocare un perdono a buon prezzo
come fanno certe chiese, o invitare a dimenticare, oppure fomentare sentimenti di vendetta,
di condanna e di punizione la
cosa più importante da farsi è
ricercare la verità dei fatti. Ognuno poi su questa verità trarrà le proprie considerazioni.
Compresa quella della fede cristiana che non può dimenticare
11 Cristo che invoca Ü perdono
del Padre per i suoi aguzzini.
Giuseppe Platone
Vivere la chiesa oggi
La catechesi al centro (della ricerca delle chiese - Un Sinodo attento ai problemi di oggi La partecipazione di tutti - Un saluto a Jacques Maury - Turismo, evangelizzazione, giustizia
Circa mezzo milione di membri, ed altrettanti simpatizzanti,
una presenza diffusa in tutta la
Francia, terza confessione religiosa, dopo quella cattolica e
islamica, di poco superiore ai
pentecostali delle Assemblee di
Dio, la Chiesa Riformata Francese ha tenuto il suo 80“ Sinodo
Nazionale a Nîmes dall’8 al 10
mag^o.
Un Sinodo tranquillo, privo di
scontri e dibattiti accesi, appena
increspato da alcune poche richieste di maggiore informazione. Ma assenza di scontro non
vuol dire unanimismo, livellamento, carenza di vitalità. E’ una questione di stile e di metodo di lavoro.
Abituato allo stile dei nostri
sinodi vivaci, qualche volta anche sofferti, veri forum, con la
tendenza a trasformarsi occasionalmente in arene, in cui si confrontano e certe volte si scontrano ipotesi, progetti, idee, il sinodo francese è in confronto un’oasi di serenità! O almeno così è
stato questo ultimo.
Il metodo di lavoro
Tuttavia è da tener presente
che esso è preceduto dai sinodi
regionali. In quelle sedi le chiese
locali cercano, dibattono ed alla
fine filtrano le tematiche da proporre a livello nazionale. Un sinodo nazionale è quindi alla fine di un percorso. Però può anche esserne all’inizio, per lanciare
un dibattito, una proposta alle
chiese.
Questi due aspetti sono stati
presenti in quello che si è appena concluso.
Un tema principale ha monopolizzato la discussione: la catechesi, intesa globalmente, cioè
tutto l’arco dell’istruzione religiosa, sia quella data ai ragazzi,
sia quella data ai bambini, ed
eventualmente agli adulti. Il dibattito su questo * tema è in corso da tm paio d’anni e coinvolge
tutte le chiese. E’ vero, come mi
è stato spiegato, che il punto di
partenza è stato dato dalla constatazione di una certa anarchia
in questo campo, per cui l’iniziativa privata, il soggettivismo,
la fantasia di ogni pastore ed
ogni catecheta trova modo di esprimersi liberamente; però il
problema sorpassa di gran lunga la necessità di mettere un po’
d’ordine. Al fondo sta infatti la
grossa questione di ripensare i
termini e i modi di trasmissione
della fede, in un momento, non
dimentichiamolo, di svolta culturale del nostro mondo. Un dibattito dunque nient’affatto marginale e per nulla limitato alla sola chiesa francese.
Mi attendevo, confesso, dei risultati concreti, dei modelli da
eventualmente importare da noi;
ed invece nulla! Il Sinodo non
ha deciso nulla. Ho impiegato
un po’ di tempo a capire che proprio in questo stava la validità
di questa assemblea. « On veut
prendre du temps », c’è tempo,
mi ripetevano i deputati. Il Sinodo s'è limitato a esaminare le
proposte dei sinodi regionali, le
ha dibattute, accettate, respinte.
integrate, filtrate. Circa il 30-40%
del tempo è stato dedicato a questo lavoro. Alla fine ha incaricato la commissione catechetica di
rilanciare il dibattito nelle chiese locali. Un secondo aspetto interessante è che non si è affatto discusso dei contenuti del catechismo, ma delle sue finalità,
del suo rapporto con la chièsa,
i sa9ramenti, la cultura àinbfèn-?
tale, la famiglia ecc. S’è parlato
del linguaggio, ci si è chiesti a
chi deve servire e per che cosa;
ci si è perfino domandati quale
taglio deve avere per rivolgersi
a portatori di handicap. Il dibattito continuerà, ed è giusto che
sia così: il catechismo futuro dovrà essere realmente il catechismo della chiesa, di tutta la chiesa e non solo della parte che
pensa; uno sforzo comunitario,
al quale ogni singolo credente è
chiamato a dare un contributo.
Questo metodo di lavoro è ovviamente lungo, lento. Ma davanti a questo processo democratico, rispettoso di ognuno, a questo sforzo di vivere insieme l’essere chiesa, dove l’importante
non è arrivare, ma cammiiiare
insieme, non si può non provare
un senso di ammirazione e forse anche un po’ d’invidia.
Ecumenismo,
pace, turismo
Il sinodo s’è occupato anche
di altre questioni. Ne segnalo solo alarne. L’ecumenismo anzitutto. In mezzo ad una decina di
ospiti era anche presente il ve
INCONTRARE LUI COME PAROLA
Scrivere
« Poiché anche Cristo non compiacque a se stesso; ma, com’è
scritto: Gli oltraggi di quelli che t’oltraggiano son caduti sopra
dì me» (Romani 15: 3).
Cerco di leggere gli scritti di
Paolo, cerco di pensare ai piccoli gruppi e alle comunità di
credenti che ricevevano e si trasmettevano queste lettere. Immagino i tentativi di spiegazione, le
discussioni, l’attesa anche (e forse, qualche volta, le delusioni).
In questi versetti si parla anche
di insulti — e certo, leggendo e
rileggendo, hai l’impressione di
una comunità di gente vivace,
che non prende quel che gli altri dicono senza discutere. E pensi a Paolo che scrive, che riscrive, che rielabora, che cerca di
convincere, che è convinto della
difficoltà del suo compito, che
non si arrende, che vuole disturbare, e che disturba. Un uomo,
forse solo con il suo segretario
scrivano — quel Ter zio che manda alla fine anche i suoi saluti —, un uomo che probabilmente non ha altra forza che la sua
cocciutaggine, e che scrive: Può
succedere qualunque cosa accanto a lui, la gente si agita, le
discussioni si fanno a voce sempre più alta, i pareri non sono
concordi — e Paolo scrive, riprende t concetti, cerca di farsi
capire meglio, scrive.
Come tutti gli scrittori del
Nuovo Testamento, Paolo non ha
paura di prendere dei testi conosciuti (in questo caso, nel versetto che abbiamo letto, un salmo, il salmo 69, il salmo dell’oppresso) e di rilanciarli anche
fuori del loro contesto. I testi
antichi gli servono — si direbbe — solo perché vuol dire qualcosa di SUO: la comprensione
che gli altri hanno degli stessi
testi aumenterà la confusione,
forse. Ma l'idea che ha in testa,
le notizie che « deve » dire, cercano dei modi sempre nuovi. Così succede quando tenti di comunicare: rischi sempre'di non
farti capire. Perciò non puoi
smettere di -scrivere, perché devi riprendere senza sosta le parole che ti son state date. Straordinari uomini, straordinarie
donne, questi primi cristiani, che
inventano, nella costante ripetizione di alcuni fatti di cui sono
convinti, parole, che dicono parole, che sanno che le parole contano, perché una parola li ha
raggiunti!
Dura, difficile a volte, questa
predicazione. Molti si scoraggiano, si spaventano. Non leggono
più. Ma Paolo, incurante si direbbe di questo, riprende a scrivere. Egli sa che, come lui ha
interpretato a modo suo i testi
che nel passato sono stati scritti, così i suoi testi saranno interpretati, accettati, respinti, capiti, non capiti. E allora Paolo
osa prendere a testimone colui
che è diventato suo Signore, e
dice; « Come è scritto... ». Non
importa se nel salmo può darsi
che si parli d’altro, non importa se allora chi pregava voleva
dire altre cose. Paolo scrive perché ha incontrato il suo Signore. La sua parola l’ha incontrato. Non c’è altro che conti per
lui:
Eugenio Rivoir
scovo cattolico di Montpellier,
mons. Boffet. Il sinodo doveva
infatti pronunciarsi sulla proposta di costituire in Francia im
« Consiglio di chiese cristiane ».
Il progetto prevede un organismo composto da un uguale numero di rappresentanti delle diverse confessioni cristiane (cattolici, protestanti, ortodossi). Il
'■ Consiglia'sa^jbe un organo puramente consultivo. Esistono già
una trentina di consigli simili,
in varie parti del mondo, dove
però il cattolicesimo è in minoranza.
Il progetto è stato esposto da
Jacques Maury ed è stato approvato senza particolari esitazioni.
L’ottobre prossimo la conferenza episcopale cattolica dovrà pronunciarsi. 11 modello francese,
mi sono domandato, sarebbe
proponibile anche in Italia?
Altro tema affrontato è stato
quello degli emigranti; ho ritrovato le stesse linee di riflessione
e le stesse preoccupazioni che
esistono da noi. II problema ha
ormai da tempo una dimensione
europea e le chiese si sentono
impegnate nella medesima direzione in difesa dei più deboli.
Su questa questione di giustizia
non ci sono esitazioni.
Un po’ di perplessità, invece,
è emersa per il programma
del CEC sulla tematica della
«pace, giustizia, integrità della
creazione ». La questione è stata
esposta con chiarezza da Nicole
Fischer (già ospite del nostro sinodo), ma s’è capito che la Chiesa Riformata Francese ha alcune
lentezze nel muoversi in questa
direzione. Eppure la tematica
della pace inizia da lontano per
queste chiese, il presidente JeanPierre Monserrat ha ricordato
belle dichiarazioni che risalgono
al lontano 1909.
Una serata è stata dedicata al
turismo. Può sembrare strano
che una chiesa se ne preoccupi;
ma sarebbe opportuno cominciare a discuterne anche noi. In
una tavola rotonda sul tema, con
la partecipazione, fra gli altri, di
Théo Buss, sono stati messi in
evidenza i guasti ambientali, economici, culturali provocati dal
turismo. Le dimensioni del movimento (una massa calcolata
sui 240 milioni di persone si muove ogni anno) sonò tali per cui
il fenomeno è difficilmente arrestabile. Ma le chiese possono
intervenire per educare e quindi anche controllare in un certo
modo un movimento che alcune
volte assume la fisionomia di un
flagello! Anche su questo tema
le nostre chiese potrebbero avviare una riflessione.
Infine per la cronaca, ma non
solo: il sinodo ha applaudito a
limgo e con molto affetto Jacques Maury che dall’autunno
prossimo sarà sostituito alla presidenza della Federazione delle
chiese protestanti francesi da
Jacques Stewart (la madre è ima
Bonjour delle Valli!). Un applauso al quale mi sono associato di
cuore, sapendo quanti in Italia
apprezzano, ammirano ed amano Jacques Maury.
Luciano Deodato
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2 commenti e dibattiti
15 maggio 1987
PER IL SINODO DEI VESCOVI
DISUGUAGLIANZE SOCIALI
Laici e sacerdoti Giustizia umana
e giustizia divina
Il documento base preparato
per il prossimo Sinodo dei vescovi deluderà certamente chi nutriva eccessive attese al suo riguardo. .Sotto il titolo « La vocazione e la missione dei laici
nella chiesa e nel mondo a vent’anni dal Concilio Vaticano II »,
questo documento si compone di
tre parti.
Esse riguardano lo sguardo di
fede alla situazione umana contemporanea, i fedeli laici nella
chiesa e la testimonianza di Cristo nel mondo.
Nella chiesa cattolica oggi si
registrano due tendenze a proposito del ruolo dei laici; una che
punta alla loro partecipazione a
tutti i livelli della vita ecclesiale e l’altra che mira ad inquadrarli entro i movimenti delle
associazioni cattoliche. La prima
tendenza ha còmq scopo , arrivare
a cancellarè V le diversità nella
chiesa, ma’per quésto è respinta dalla gerarchia, almeno nelle
sue ultime conclusioni, in quanto questa tendenza arriverebbe
ad annullare la differenza tra clero e laici; la seconda tendenza
invece, in ultima analisi, corre il
rischio di nuove clericalizzazioni
dei ledei, attraverso strutture che
alla fine diventano strutture di
potere ecclesiastico e di carattere sacrale.
Il documento asserisce senza
dubbio che si deve evitare di
clericaUzzare i laici e tra l’altro
che « non si deve dimenticare il
particolare inserimento dei laici
nel mondo ». Il documento asserisce ancora che i laici partecipano ai tre uffici di Cristo, che
è sacerdote, profeta e re; tuttavia questo stesso documento si
preoccupa anche di precisare bene la differenza fra la partecipazione propria dei laici al sacerdozio di Cristo e quella che è
propria del sacerdote ordinato.
« I laici — afferma ancora il documento — vivano il sacerdozio
comune che, pur essendo diverso per essenza da quello ministeriale, vi è tuttavia strettamente
unito in quanto entrambi deri
vanti dal sacerdozio di Cristo ».
Il Sinodo, che si svolgerà il
prossimo ottobre, sarà chiamato
tuttavia a precisare ulteriormente il rapporto fra laici e sacerdoti: sembra necessario definire
la differenza fra i compiti dei
laici e dei ministeri ordinati.
L’insistenza su questi temi sembra suggerita agli estensori del
documento dalla richiesta avanzata da laici e vescovi di alcune nazioni, fra cui il Canada, di
affrontare il problema deH’àcoesso delle donne al diaconato e al
ministero sacerdotale. I principi
dell’uguale dignità della persona
umana e del diritto di partecipazione si impongono ormai anche alla chiesa cattolica; l’alternativa è perciò la seguente: o si asserisce l’uguale dignità delle persone anche sul piano della teologia, oppure, se si vuole conservare la distinzione fra clero e laici, rimane difficile negàre alle
donne l’accesso allo « status » clericale. La chiesa cattolica conferma la linea di netta separazione fra laici e ministeri ordinati: allora deve spiegare, ed è
sempre più difficile farlo, perché le donne non possono avere accesso ai ministeri. Tra le
persone che chiedono oggi tale
spiegazione vi sono proprio le suore; nella sala stampa vaticana
una suora mi ha espresso la sua
amarezza nel vedersi incompresa, proprio per le sue più profonde aspirazioni, dal cardinale
Ratzinger, il quale ribadisce il
divieto della gerarchia cattolica
al sacerdozio delle donne.
Da parte protestante sarà interessante vedere questo dibattito e tutto ciò che ne seguirà, non
per entrare in una logica estranea, ma perché ogni cammino
di fede va seguito con amore e
solidarietà; i temi del laicato e
del sacerdozio infatti possono
trovare nelle chiese protestanti
preziose esperienze ed indicazioni che saranno utili per un confronto a tutti i cattolici che desiderano porsi in cammino.
Cesare Milaneschi
Con il prezzo della propria vita Gesù Cristo ha pagato i nostri debiti - La giustificazione gratuita che ci viene dalla grazia di Dio
La parola giustizia ha diversi
significati. C’è la giustizia urna- ,
na e c’è quella divina.
La giustizia umana è quella che;
dà a ciascuno quello che gli spetta, quello cui ha diritto. La giustizia sociale dovrebbe far compartecipare tutti a quello che
Dio ha creato per tutti. Non è
giusto che alcuni posseggano dei
feudi conquistati dai loro avi o
ereditati da loro, mentre altri (e
sono la maggioranza) non possiedono nulla, nemmeno per
piantarci alcuni cavoli o delle cipòlle. Non è secondo giustizia
che alcuni milioni di uomini possiedano la terra (che lasciano
pei- lo' più incolta), mentre decine di milioni non possiedono un
palmo dì terra, come succede in
Sud Afriba; in Argentina, in Brasile e in quasi tutto il Sùd e Centro America.
Sarebbe giusto dividere i grossi latifondi o feudi fra i contadini
che così potrebbero sfamarsi e
arricchirebbero quelle terre semincolte, facendone dei terreni
coltivati a cereali o ad alberi
fruttiferi, come è avvenuto per
alcuni feudi della Sicilia (pochi)
che sono ora tanto diversi da
quello che erano.
Ma oltre alla giustizia umana
così male amministrata, c’è anche quella divina, quella che Dio
imputa, attribuisce alla sua creatura peccatrice. Egli però la concede ad una condizione: che noi
ci spogliamo della « veste di giustizia » nostra per rivestire umilmente quella di Cristo, che ci
viene offerta gratuitamente. Chi
crede di entrare nel banchetto,
a cui il Signore ci invita, tenendo
il proprio vestito (pensando che
non è poi così sporco), verrà inesorabilmente escluso dalla sala
del banchetto da Colui che fci
(nvita (Matteo 22: 11 ss.)^
C’è anche un’altra parabola
che chiarisce il senso della giustizia divina imputata a chi non
l’ha meritata, ma che rivela chiaramente che il metro divino è
diverso dal nostro: la parabola
dei lavoratori delle diverse ore
(Matteo 20: 1 ss.). Secondo le
norme della umana giustizia, a
lavoro uguale si deve dare paga
uguale (cosa che non viene ovunque rispettata, come il trattamento diverso tra operai e operaie; e tra bianchi e neri in Sud
Africa, ove il bianco è pagato
molte volte più del nero). Nella
parabola Dio guarda non al merito dell’operaio che ha lavorato soltanto un’ora, mentre gli altri avevano lavorato tutto il giorno. Il mormorio degli operai che
accusano il padrone del campo
di usare ingiustizia può sembrare giustificato: socialmente è
una ingiustizia. Ma Dio guarda
al bisogno di quel tale che ha
potuto — senza il concorso del
suo volere — lavorare solamente un’ora. Dio sa che quel tale
ha bisogno per sé e per la sua
famiglia di un denaro per poter
nutrire se stesso ed i suoi. Se
ricevesse secondo il suo lavoro
non potrebbe sfamare nè se stesso nè i suoi. Dio lo considera come un lavoratore che ha fatto
quanto poteva e gli dà quello
che non gli spetta, al di sopra
della sua stessa aspettativa.
Nessuno di noi adempie interamente e amorevolmente la volontà di Dio, ma Dio ci considera in Cristo come avendo a
dempiuto la sua volontà e ci imputa, ci applica la sua giustizia
o giustificazione, mediante Cristo.
Tutto ciò può far pensare che
allora la spinta all’azione buona
o alla pratica delle opere giuste
rimane smorzàta. Ma questo, per
chi sa cosa è costata questa nostra giustificazione, non può avvenire. Se siamo perdonati, giu
stificati, lavati, non possiamo subito dopo riprendere la vita di
prima, ma cercheremo — per
quanto ci è possibile — di conservare pulita la veste di cui siamo stati rivestiti.
Se i debiti nostri sono stati
pagati da Gesù Cristo col prezzo della sua vita, non possiamo
facilmente darci incoscientemente a farne altri. La riconoscenza vera a Gesù Cristo che ha
pagato per noi la mostreremo
con una vita che ascolta la sua
parola, rivolta alla donna adultera perdonata: « Va’ e non peccare più! » (Giovanni 8: 11).
Se malgrado tutto cadremo nella polvere o nel fango, sappiamo che il sacrificio di Cristo e
sempre valevole per lavarci d i
ogni peccato, di ogni macchia.
Va da sé che eviteremo il perfezionismo farisaico, o la ricerca di giustizia propria, per ricevere sempre quella che ci viene imputata per grazia, mediante la fede. Non siamo mai riabilitati o reintegrati nella posizione di Adamo prima della caduta, ma restiamo dei peccatori
continuamente giustificati gratuitamente dalla grazia di Dio, manifestataci nel suo diletto Figliu
Gesù Cristo.
Liborio Na.so
PRECISAZIONE
Probabilmente solo per una svista,
nella circolare TEV del 1° aprile 1987
(La Luce del 17.4.87) si parla di un
« parroco della comunità di base ».
Chiunque conosca anche solo un po’
l'esperienza delle comunità cristiane
di base italiane sa che la figura del
parroco in esse non esiste. Ci permettiamo di rimandare l'estensore della nota al nuovo Codice di diritto
canonico, in vigore da pochi anni, affinché possa documentarsi in mérito.
Si tratta dei canoni 515 - 552. La concezione ministeriale della comunità
di base di Pinerolo non contempla la
figura del parroco (ma quella, totalmente diversa, del presbitero). Il parroco
viene nominato dal vescovo. Ora ci
pare scorretto dire che don Barbero
è stato nominato "parroco" dal vescovo e far fare al vescovo un’azione
che non ha mai compiuto. La circolare
non ci sembra rispettosa dell'operato
del vescovo e piuttosto disinformata
sulle diverse articolazioni del mondo
cattolico. Probabilmente gli estensori
della nota TEV hanno confuso le comunità cristiane di base (come quella di Pinerolo) con le comunità ecclesiali di base che. in Italia, sono
un movimento ben diverso, tutto "benedetto" dalle gerarchie vaticane e
completamente allineato sulie posizioni ufficiali, sia a livello politico che
a livello teologico,
Vincenzo Servi, Pinerolo
UN SOLO MAESTRO
Nella Dogmatica Ecclesiale di Karl
Barth leggiamo; « La donna non è in
alcun modo inferiore aU'uomo, né rinuncia ai suoi diritti... quando riconosce in teoria e in pratica di essere
donna, e quindi di categoria B, di
venire dopo l'uomo e di essergli su
bordinata. Se essa occupa e mantiene
ii posto che le è proprio, non si lamenterà nemmeno quando l'uomo ne
viola i diritti ». Non molto diverso il
parere di Bonhoeffer. Judith . Plaskow,
nel volume « La sfida del femminismo
alla teologia », ci aiuta a riflettere sul
fatto che « la subordinazione delle donne per Barth e Bonhoeffer è di ordine divino» (pag. 105). Barth va ancora più in là, quando chiede alle
donne di accettare la subordinazione
perfino nel caso in cui gli uomini abusino del proprio potere.
Ecco perché la citazione di Barth,
caro pastore Bertolino, va e viene perché ogni buon teoiogo può sempre
dire cose assai opinabiii (come la nascita verginale di Gesù) o compiere
affermazioni anche alquanto « schiavistiche » come quella ora ricordata.
C'è un solo maestro: è Gesù, Gli altri restano sempre esposti all'errore,
Barth compreso, lo stimo sia Barth che
Bonhoeffer, ma non riesco a scambiarli per dei padri; sono e restano
dei fratelli che mi hanno insegnato
tante cose, ma non diventano mai la
■' regola » della fede mia o di altri,
A differenza di Lei. caro pastore, io
sono ancorata al "sola Scriptura”.
Questo è il punto che ci divide, probabilmente. Quando Barth enuncia idee
opinabili in modo dogmatico (ognuno
ha i suoi dogmatismi!), mi prendo la
libertà motivata di dissentire; quando
dice delle sciocchezze, come nel caso della subordinazione della donna,
mi permetto di dire: « Barth dice una
sciocchezza ». E non mi sento per nulla irriverente o colpevole di lesa maestà. Chi si è liberato del papa di Roma pur rimanendo dentro la chiesa
cattolica, non vuole sostituire tale
magistero con altre infallibilità.
Carla Gaietto, Pinerolo
Chiudiamo qui il dibattito sul cc caso Barbero », lasciando eventualmente
al past. Archimede Bertolino il diritto di replica alle lettere pubblicate
in questo e nello scorso numero.
Ringraziamo Maria Moriondo e Graziella Frola, che ci hanno fatto pervenire scritti sullo stesso argomento
che non pubblichiamo in quanto le
loro argomentazioni ricalcano quelle di
altri lettori i cui scritti sono apparsi
sul giornale. G. G.
« FIN QUI... »
L'espressione ■■ fin qui » sembra una
mano che indichi la direzione del passato, vent’anni o sessant'anni... eppure « fin qui il Signo'e ci ha soccorsi »! Nella povertà, nella ricchezza, nella malattia, in buona salute, a
casa e fuori di casa, per terra e per
mare, nell'onore e nel disonore, nella perplessità, nella gioia, nella prova, nella vittoria, nella preghiera, nella tentazione, « fin qui l'Eterno ci ha
soccorsi ». Noi godiamo quando ammiriamo una lunga fila di alberi. E' bellissimo dare uno sguardo da cima a
fondo a un lungo viale: una specie
di tempio verdeggiante dalle colonne
ramificate e dalle arcate di fogliame.
Guardate anche i lunghi periodi dei
vostri anni, e i grossi rami verdi della misericordia che si curvano al di
sopra del vostro capo, e le solide co
lonne dell'amore e della fedeltà che
portano le vostre gioie. Non vi sono
in quei rami uccelli che cantano? Certamente ce ne devono essere e molti, e tutti cantano "per le grazie ricevute " fin qui ».
L’espressione » fin qui » indica anche il futuro. Poiché quando urìo arriva ad un certo segno e scrive « fin
qui », non vuol dire che sia alla fine:
c'è ancora da camminare. Ancora
prove, gioie e tentazioni, ancora vittorie, ancora preghiere, esaudimenti,
travagli; ancora forza, combattimenti,
successi. Poi, la malattia, la vecchiaia,
la sofferenza, la morte. E' tutto finito ora? No! C’è ancora il risveglio
della somiglianza di Gesù. Vi sono I
troni, le arpe, i canti, gli inni, le candide vesti, la visione di Gesù, la
compagnia dei santi, la gloria di Dio,
la pienezza dell'eternità, la beatitudine
infinita. Q credente, fatti animo; e
con una fiducia piena di gratitudine
eleva il tuo « Ebenezer », poiché Colui che ti ha assistito fin qui, ti aiuterà per tutto il tuo viaggio. Quando
il tuo « fin qui » viene letto alla luce
del cielo, quale prospetto meraviglioso
e glorioso si spiega davanti al tuo occhio pieno di gratitudine!
Mario Goletti, Nichelino
FEDE E POLITICA
La lettera dei Coordinatori della
TEV riportava i motivi per cui è nato, si è sviluppato ed esiste ancora il
nostro movimento.
Tra questi motivi, abbiamo elencato
quello del distacco, che si era veriiicato tra dirigenti, industriali, commercianti e lavoratori, sull'ala delle rivendicazioni del '68.
Abbiamo riportato quella notizia, vera ed accertata, che è a conoscenza
di tutti e per cui, ovviamente, non esistono « documenti » (salvo, forse, i
verbali delle sedute); l’abbiamo riportata al solo scopo di indicare uno dei
motivi di sfacelo che produce la politica nella Chiesa.
Non era nostra intenzione riportare
alla luce diatribe e vere « amarezze »
ingoiate a suo tempo da una parte di
credenti, ma ricordare uno dei tanti
motivi di scollamento che si erano
prodotti nella Chiesa e il conseguente allontanamento di credenti dalla
Chiesa.
E' vero, anche, che non volevamo
prendere le parti di uno o dell'altro
e abbiamo aggiunto che non volevamo
fare discorsi corporativi, abbiamo affermato che in Chiesa ci sono soltanto dei credenti e che « la TEV è stata un chiaro richiamo alla sostanza della predicazione evangelica... un invito
a considerare la Chiesa casa di tutti,
nella certezza della superiorità dell'Evangelo su tutte le ideologie umane ».
'Il brutto di queste polemiche a distanza, rispetto ad un tanto auspicato
confronto di idee, è che non si possono protrarre per settimane, specialmente per un movimento come il nostro, che vuole esprimersi dopo aver
avuto un dibattito nelle proprie assemblee mensili.
P. un gruppo di Coordinatori
delle Valli: A. Rostain, Torre Pellice
D'accordo, chiudiamo qui la polemica. Il dibattito fede e politica degli
anni 70 non ha avuto gli esiti descritti dai coordinatori TEV nella loro
lettera iniziale. Una cosa sono le impressioni soggettive, un'altra i fatti.
G. G.
3
15 maggio 1987
speciale 3
13® SINODO DELLA CHIESA EVANGELICA LUTERANA IN ITALIA
Una chiesa giovane alla ricerca
di una propria identità nei panorama
del protestantesimo itaiiano
Dal 2 al 4 maggio si è riunito a Roma il 13° Sinodo
della Chiesa Evangelica Luterana in Italia/Evangelische
Lutherische Kirche in Italien
(CELI/ELKI) e sono lieto di
avervi potuto partecipare come inviato del nostro settimanale, incarico forse dovuto al fatto che da vari anni,
per incarico della Tavola, seguo in modo particolare i
rapporti luterano - riformati
in Europa, nel quadro dei
Colloqui teologici di Leuenberg. Già due settimane fa
il past. J. Kleemann, vicedecano della CELI/ELKI, in
un’intervista aveva dato varie notizie sul sinodo imminente; mi limiterò quindi a
integrarle.
Due lingue,
due anime
Due osservazioni preliminari. La prima è che partecipare al sinodo di una chiesa
sorella stimola, anzi impone,
un confronto con quello della propria chiesa: atmosfera,
modo di condurre i lavori,
problemi sul tappeto etc. In
questo senso, si può forse
dire che la CELI/ELKI è una
chiesa giovane, alla ricerca
della propria identità, impegnata vivacemente nella crescita. Ed ecco il primo paradosso di questa Chiesa: era
infatti il suo 13° sinodo (il...
quantesimo è stato, l'ultimo
sinodo valdese? per timore di
fallire l’esattezza storica, i
rapporti ufficiali pudicamente tacciono, al riguardo...),
sicché, mentre alcune comunità, nelle grandi città, hanno storia più che secolare, e
una presenza luterana, forse
discontinua, si può qua e là
fare risalire fino al secolo
della Riforma, la CELI/ELKI
come tale è veramente giovane, con tutta probabilità la
più giovane delle chiese evangeliche italiane. La sua struttura stessa ne risente, è in
movimento, in formazione,
la giovane Chiesa si cerca,
dibatte e lavora sull’impostazione dei propri servizi interni, dei rapporti con le altre
chiese, con la comunità civile, Con lo Stato. Un valdese
si ritrova a pensare al sostanzioso volume delle nostre
Discipline...
Seconda osservazione: è
suggerita dalla sigla stessa:
CELI/ELKI (o forse si dovrebbero invertire, i termini).
Questa Chiesa ha infatti due
lingue, se non due anime: tedesca e italiana. Varie comunità sono a netta prevalenza
germanica, il tedesco vi domina; alcune altre sono inve
ce tipicamente italiane, frutto di un’opera evangelistica,
soprattutto lungo l’arco del
Golfo di Napoli (nel gergo
sinodale, infatti: Golf), e del
resto anche nelle chiese più
"tedesche” non mancano affatto coloro che, senza sprezzare il patrimonio linguistico
e il vitale vincolo culturale
con il mondo anche ecclesiastico germanico, si orientano
verso una maggiore apertura
all’italiano. Anzi, ho constatato nel corso dei lavori sinodali che la volontà di un radicamento sempre maggiore
nel nostro paese è diffusa e
profonda: le chiese costituenti la CELI/ELKI sono luterane, ma sono italiane. Così,
nel corso delle sedute, si sono avuti i saluti e i messaggi
di vari rappresentanti di
chiese e organismi luterani,
delle due Germanie, nonché
dell’ambasciata federale tedesca a Roma, ma anche quelli
del Moderatore della Tavola
Valdese, past. F. Giampiccoli,
e del presidente dell’Unione
Battista, past. P. Spanu, quest’ultimo anche a nome dell’esecutivo della Conferenza
delle Chiese Europee. Il Sinodo ha pure ascoltato un
rapporto, presentato dalla signora A. Dupré, sull'attività
del Servizio Migranti della
FCEI.
I lavori
Una caratteristica di questo Sinodo luterano: da vari
anni viene preceduto e affiancato da una « accademia
(convegno di studio) per
membri delle comunità », anche quest’anno ben frequentata, pure da vari giovani;
nel complesso il sinodo stesso vedeva una considerevole
rappresentanza femminile e
giovanile: in regola dunque
(o quasi) con i più aggiornati ’’criteri” ecclesiologici!
Il Sinodo è iniziato il sabato sera, con i vari atti ufficiali di apertura; la domenica
mattina ci si è riuniti con la
chiesa locale per il culto con
la cena del Signore, nella
grande chiesa di Via Toscana
(assemblea certo più genuinamente evangelica di quella
che aveva visto là nell’abside papa Wojtyla sotto i fari
tv, pensavo), quindi nell’ombroso giardino attiguo per
un incontro con gli ospiti. I
lavori sono continuati, fino al
lunedì sera, nel grande e funzionale « Centro Internazionale » (tedesco, cattolico),
alle porte di Roma, sulla Cassia. Si sono alternate le sessioni plenarie e quelle a grup
pi. Si sono costituiti 4 gruppi di lavoro, su questi temi:
1. rapporti Chiesa-Stato (la
questione dell’Intesa, che anche la CELI/ELKI sta impostando con lo Stato italiano); 2. rapporti fra la CELI
e l’EKD (Evang. Kirche in
Deutschland), in particolare
per ciò che riguarda la cura
pastorale verso i turisti: un
po’ lungo tutto l’arco dell’anno, ma soprattutto nei periodi di punta, la massiccia calata di tedeschi verso le località turistiche del nostro paese moltiplica i rapporti e la
stessa frequenza ai culti; 3.
la struttura della CELI, quale
chiesa minoritaria; 4. rapporti ecumenici, con il cattolicesimo da un lato (in genere,
i luterani ne intrattengono di
più intensi di quanto sia solito fra le altre chiese evangeliche), con le chiese della
FCEI, dall’altro.
La struttura
Il Sinodo della CELI non
ha, almeno per ora, una commissione d’esame; d’altra
parte lavora su due rapporti:
quello del Concistoro, l’esecutivo sinodale che attualmente è presieduto da una
signora, Hanna Franzoi Briinow e la cui Giunta è ’’laica”,
e quello del Decano, attualmente il pastore di Milano
Joachim Mietz, coadiuvato
dal vicedecano Kleemann (il
decano è all’incirca l’equivalente di un vescovo, ma è pur
significativo che non sia chiamato così); nella CELI, dunque, come in altre chiese, gli
incarichi di presidente della
Chiesa e di presidente del
Corpo pastorale, assommati
per noi nella persona del
Moderatore della Tavola Valdese, sono disgiunti, e affidati l’uno a un ’’laico” (-a), l’altro a un pastore, ovviamente. Ecco alcuni rapidi cenni
ai problemi affrontati e alle
decisioni prese.
Le decisioni
• In vista àcW’Intesa con
lo Stato, la CELI intende seguire la falsariga di quelle
già siglate; risulta di particolare interesse per il ministero degli interni la natura
degli stretti rapporti che la
CELI ha con l’estero; attenzione speciale sarà rivolta al
problema dell’insegnamento
religioso nelle scuole (anche
in quelle della CELI); ancora aperta la questione dell’S
per mille, ma pare assodato
ciò che il moderatore Giam
piccoli ha chiamato il « minimo común denominatore
evangelico »: non per il culto, e solo nella misura in cui
sia espressamente indicata
la destinazione (non dunque
”a percentuale”).
• Anche la CELI ha un
grosso problema di opere; si
tratta essenzialmente delle
due scuole elementari nel
napoletano, a Torre Annunziata e a S. Maria La Bruna
(per un totale attuale di circa 280 ragazzi, anche di più
in un passato- recente): costi, difficoltà di avere personale evangelico qualificato,
problemi di gestione, rapporti con gli enti pubblici.
Un po’ come per la famiglia
Santi, nelle opere metodiste
nella stessa zona, anche queste due scuole e l’attività evangelistica in tutta la regione sono state largamente sostenute dalla famiglia pastorale Poggioli; la scomparsa
del past. Idelmo e ultimamente della signora Nevia
hanno avuto contraccolpi. E'
giunto però dagli USA il
past. Ciro Rocco, dell’American Lutheran Church ma originario della regione, e grazie al suo lavoro l’opera sta
riprendendo vigorosamente
quota. I costi sono assai pesanti; tuttavia il Sinodo ha
deciso di mantenerle, almeno per un anno, facendo appello ai sostenitori in Italia
e all’estero, ma precisando
che le opere devono vivere
libere e non « patronato ».
• Per ciò che riguarda la
struttura della CELI, ogni
comunità è invitata a elabo
rare un proprio statuto —
che sia ovviamente armonizzato con quello CELI — curando la propria "memoria
storica” ed evidenziando la
propria specificità; è quel
fenomeno singolare (per una
chiesa luterana!) che il past.
Kleemann nella citata intervista (e poi anche in sinodo)
ha indicato osservando che
le comunità della CELI sono piuttosto "battiste”, nel
senso di "congregazionaliste”: appunto per le origini
e le caratteristiche assai diverse dell’una o dell’altra.
to duramente criticato; ma
è soprattutto il problema dei
matrimoni misti che. non da
oggi, ha tormentato e spesso, di fronte alle imposizioni del Diritto canonico applicato da vari vescovi in
modi assai restrittivi, ha indignato il sinodo, che ha
nuovamente deciso di richiedere alla Conferenza episcopale italiana un chiarimento
e soprattutto una uniformità di prassi.
• II, radicamento italiano
è stato ‘indicato, oltre che
nell’uso più largo della nostra lingua, nella formazione italiana almeno parziale
di pastori CELI, nel cercare
modelli italiani per la formazione dei laici, in rapporti continuati con le chiese
evangeliche nostrane.
• Infine due note secondarie ma significative: 1) le comunità CELI hanno raccolto e inviato offerte per la
fornitura di libri teologici alle chiese luterane transilvane (Siebenbürgen) che, come
le chiese riformate di lingua
ungherese di quella regione
ora romena, subiscono pesanti vessazioni e restrizioni
da parte del regime di Bucarest, volte a snaturalizzarle; 2) è stata accettata la proposta di un membro del sinodo che nel bilancio annuale della CELI vi sia una
voce, sia pur modesta, destinata a dare qualche contributo alle comunità locali che
abbiano un programma particolare di testimonianza all’esterno o di aggiornamento culturale o tecnico al lo
ro interno.
Manca qualche forza pastorale, ma è stato inaugurato un nuovo gruppo locale a Catania. E concludo con
il senso di calda fraternità
che mi ha circondato, e con
il caloroso augurio a quéste
sorelle e a questi fratelli. Ci
sia dato di fare più cose insieme, anche se modeste.
Gino Conte
• Vivo il senso dei rapporti ecumenici, specie con il
cattolicesimo; tuttavia chi
pensasse che la CELI sia filocattolica può tranquillamente ricredersi. Anche se
ha respinto (e giustamente,
a modesto parere dello scrivente) la proposta di moratoria, l’anno mariano è sta
PROTESTANTESIMO
IN TV
DOMENICA 17 MAGGIO
ore 23 circa - II Rete
In occasione del centenario
dell’Esercito della Salvezza in
Italia un servizio filmato presenterà alcune tappe significative dell’opera svolta da questo movimento.
i
4
4 fede e cultura
15 maggio 1987
UN DOCUMENTO DELLA FEDERAZIONE DELLE CHIESE PROTESTANTI DI FRANCIA
Biologia ed etica: elementi di riflessione
Il 19 marzo 1987 il Consìg<lio della Federazio- gruppo di riflessione costituitosi due anni fa; è
ne protestante francese ha proposto questo docu- casuale la sua concomitanza con la pubblicaziomento ai membri delle chiese protestanti. ne dell’« Istruzione » della Congregazione per la
Il testo che presentiamo è stato elaborato da un dottrina della fede (cattolica), sullo stesso ar
gomento. Il documento che pubblichiamo non
contiene istruzioni, ma elementi di riflessione, da
un punto di vista evangelico, sugli interrogativi
aperti dalle nuove tecniche biologiche.
1.
L’etica è necessaria
aila tecnica
La nostra epoca sta per vivere progressi spettacolari
nella conoscenza del-processo della vita e degli inteirventi tecnici possibili. Ma dove
potranno arrivare le tecniche
di procreazione senza preoccuparsi del rispetto della persona umana? E' necessario
che la tecnica si appelli all’etica, non per censurare la ricerca, né per provocare la
paura, ma per cercare ciò
che è « auspicabile » per l’essere umano; altrimenti lo sviluppo tecnico e l’interesse
commerciale rischiano di
sfruttare ciò che è « possibile », senza enunciare ciò che
è « preferibile ». Non ci nascondiamo neanche che certe tecniche di avanguardia
possono apparire come un
lusso sfacciato se si pensa alla moltitudine di bambini
senza famiglia dei paesi del
terzo mondo, o alla fame, alle epidemie e alla mancanza
di cure mediche che vi regnano. Ciò significa che bisogna riflettere sulla totalità del nostro modo di vivere e non soltanto sulle ricerche in biologia e genetica,
che sono qui trattate.
La Federazione protestante francese propone all’attenzione di tutti questi elementi di riflessione etica. In effetti noi viviamo tutti nello
stesso momento, nello stesso
mondo e, secondo la nostra
fede, tutti sono figli dello
stesso Dio, promessi alla stessa benedizione, circondati
dalle stesse minacce.
Questi elementi di riflessione hanno un valore modesto perché la chiesa, comunità di donne e uomini all’ascolto di Dio in Gesù Cristo
attraverso le testimonianze
bibliche, può sbagliare, anche chiedendo aiuto allo Spirito Santo. Ma queste proposte vogliono offrire qualche
punto di riferimento ai membri delle nostre chiese, specialmente a quelli che hanno delle scelte difficili da effettuare per la propria coppia o per i loro futuri figli,
o per il proseguimento della
loro attività medica o di ricerca. E tutto ciò in una società che è chiaramente in
cerca di una bioetica, cioè di
una morale per la vita.
2.
Dominio della natura
e brama di potenza
chiesa. Certamente è evidente che gli interrogativi che
si pongono oggi non sono direttamente trattati nella Bibbia, data la novità delle tecniche in causa. Ma questa novità, limgi dal rendere la Bibbia desueta, ci aiuta a scoprire la sua permanente attualità.
Per esempio, ci sono due
racconti della creazione all’inizio della Bibbia, che si
completano l’uno con l’altro
e che insieme apportano una
luce preziosa per l’impresa
scientifica e tecnica umana.
In Genesi 1 leggiamo che Dio
ha dato all’umanità il permesso e la promessa di
« riempire la terra e di dominarla ». E’ per questo che
noi accogliamo con gioia le
nuove scoperte e le loro possibilità di guarigione o di miglioramento della vita ai suoi
inizi. Ma in Genesi 2 si legge che la coppia, posta nel
giardino « per coltivarlo e
custodirlo », viene messa in
guardia contro la potenza illimitata, simboleggiata da
quel frutto apparentemente
« buono da mangiare, bello
da guardare, desiderabile per
diventare intelligente » (Gen.
3: 6).
Dunque nella Bibbia vi sono sia promesse di dominio
della natura che avvertimenti contro la brama di potenza. Riconoscendo che egli
non è Dio, che la sua libertà
e il suo dominio della natura sono limitati dall’amore
di Dio e del prossimo, l’essere umano non si indebolisce
né SI impoverisce, ma e protetto dal disordine e dall’esaltazione.
3.
Dissociazione nella
sessualità e identità
parentale del bambino
Per noi protestanti, è l’ascolto individuale e comunitario della Bibbia che determina la testimonianza della
sumere la sua identità se vi
è stata, durante il concepimento, una dissociazione tra
l’affetto e la genetica?
Da un lato si deve, a questo proposito, distinguere tra
i metodi della procreazione
con assistenza medica che
non prevedono una terza persona esterna alla coppia, e
quelli che la prevedono (dono di sperma o di ovulo, dono di embrione, prestito di
utero). Mentre i primi possono essere considerati come
semplici parentesi tecniche,
i secondi obbligano a prendere in seria considerazione
la responsabilità dei donatori e dei riceventi, e il diritto
del bambino di conoscere i
suoi genitori.
D’altra parte, bisogna sottolineare i ricorsi costanti
della Bibbia al concetto e all’immagine dell’adozione: in
fondo, noi siamo tutti figli
adottati dall’amore dei nostri genitori, e questo relativizza le circostanze tecniche
o naturali della fecondazio
ne.
Ciò che sembra dover essere sicuramente respinto è
l’utilizzazione prolungata delle tecniche di congelamento
dell’embrione al di là del desiderio di una coppia, perché
non si può decidere la nascita di orfani. Più in generale,
noi riteniamo fondamentale
che un bambino sia richiesto
e atteso da una coppia, e non
sia il prolungamento di un
desiderio solitario.
4.
Il bambino
a tutti i costi?
La coppia umana, la procreazione umana, l’infanzia
umana non si misurano solo
in termini di processi biologici. Esse si basano su un’attrazione, uno scambio, e su
attaccamenti affettivi. E’ in
questa prospettiva di amore,
di libertà umana e di responsabilità parentale che si può
comprendere il carattere positivo:
— della contraccezione
che dissocia la sessualità e
la fertilità di fronte al pericolo di una fecondità che può
costituire una minaccia;
— della procreazione
con assistenza medica che
riunisce la sessualità e la fertilità di fronte al pericolo di
una sterilità persistente.
Ma non si rischia di creare per il bambino reali difficoltà nel trovare e nell'as
5.
Diagnostica prenatale
e aborto terapeutico
Assoluti ed inviolabili, i diritti del bambino richiedono
ancor più vigilanza dei diritti dell'uomo in generale, di
cui fanno parte; questo perché il bambino non può rivendicarli da sé. Tali diritti
dovrebbero includere l’amore di un padre e di una madre, una dimora stabile, la
tranquillità di una lunga infanzia.
Il desiderio di avere dei figli, legittimo e nobile come
testimonianza di una essenziale apertura della coppia
verso gli altri, deve passare
in secondo piano rispetto ai
diritti del bambino. Questi
ultimi implicano troppi doveri per i genitori, perché essi possano limitarsi a rivendicare il loro « diritto al figlio ». Quando rispettano le
sue esigenze fondamentali, le
tecniche mediche, semplice
rimedio alla sterilità, non
sollevano obiezioni di fondo.
Ma esse non possono diventare un mezzo per avere un
bambino senza la coppia.
La diagnostica prenatale
in utero è un immenso progresso nel controllo della gravidanza a rischio; può rassicurare le madri, e in alcuni
casi può permettere trattamenti particolarmente precoci delle malattie scoperte.
Essa appare del tutto giustificata per coppie a rischio
genetico, affinché esse possano in seguito chiedere ed ottenere un aborto terapeutico se, debitamente informate di un avvenire troppo rischioso per il bambino che
deve nascere, lo decidano.
Ma bisogna esser certi che
queste informazioni genetiche costose non servano a
scegliere un bambino conforme alle immagini dei genitori (eliminazione di un embrione del sesso non desiderato, ecc.). E’ anche necessario fare in modo che le informazioni restino a disposizione dei soli interessati e
non possano essere comunicate ai datori di lavoro, agli
assicuratori, ecc.
Preoccupandosi di scegliere il « male minore », la Federazione protestante si è espressa a più riprese a favore di una legge che permetta
l’aborto terapeutico in caso
di pericolo, perché ritiene
impossibile negare il soccorso della medicina ad una
donna in pericolo o che rifiuta la nascita di un bambino gravemente handicappato.
Quanto alla diagnostica
prenatale su embrioni nati
dalla fecondazione in vitro,
che teoricamente permetterebbe di individuare ancor
più precocemente gravi patologie ed eventualmente porterebbe ad un aborto in vitro
dell’embrione non impiantato, tutto questo è oggetto di
una proposta di moratoria
del Comitato nazionale di Etica. E’ una decisione saggia
perché tutte le ricerche sull'embrione non impiantato,
pur interessanti per una migliore conoscenza dei cromosomi umani e forse per la
prevenzione di malattie ereditarie particolarmente gravi, non possono essere intraprese senza limiti, cioè senza valutare la loro finalità
terapeutica, il loro rischio e
il loro costo. Questo dovrebbe realizzarsi solo presso
centri autorizzati e controllati, da personale particolarmente competente, nell’ambito di un quadro giuridico
che precisa che solo i genitori sono responsabili dei loro
embrioni e devono decider
ne l’impiantazione, la distruzione, o la destinazione alla
ricerca (dopo essere stati correttamente informati). Questo eviterebbe l’intervento,
nella scelta della procreazione, di interessi esterni economici ed eugenetici, o di pura competizione scientifica,
come la selezione in base a!
denaro di quelli che ne potrebbero beneficiare.
6.
Responsabilità
davanti a Dio e
legislazioni umane
Queste nuove tecniche so
no, come tutte le imprese u
mane, poste sotto il doppio
segno della tentazione e de’
la promessa; la parabola piu
adatta a questa situazione c
quella della « crescita » che
mischia il grano e il loglic .
Il loglio, la tentazione, è lo
follia della potenza attraverso cui l’uomo taumaturg(?
pretende di fabbricare tutti .
compreso lui stesso; il gra i
no, la promessa, è il vero miracolo tecnico che può rendere possibile una comunicazione là dove essa era chiusa, aprire un’esistenza alla
possibilità di altre, e compi re un gesto d’amore. Inoltri ,
per riparare alla dissociazione tra sessualità e procreazione, bisogna stare attenti a
non crearne di più gravi, per
esempio quella tra la coppia
e il bambino nei casi di madri portatrici. Del resto solo
l’amore può, al di là dei casi e delle categorie mediche,
giuridiche e morali, accostarsi a situazioni sempre singolari.
Naturalmente è necessario
legiferare per porre determinati limiti in questo nuovo
contesto. Ma non bisogna legiferare troppo, ed attenersi,
per esempio, ai criteri proposti dal Comitato nazionale
di Etica. Le scelte etiche in
una società vivente, e quindi
anche nella nostra chiesa,
peraltro non sono sempre uniformi. Il diritto deve limitarsi al minimo consentito
dalla loro coesistenza. Noi
non siamo né di quelli che
vogliono erigere a legge la loro morale, né di quelli che
negano la necessità di qualsiasi legge.
Ma in tutti i casi noi siamo responsabili: non padroni (responsabili soltanto davanti a noi stessi), ma responsabili davanti agli altri,
davanti al bambino, davanti
a Dio. Questa responsabilità
attraversa tutta l’ambivalenza della situazione umana e
aiuta a non estirpare il grano insieme al loglio.
5
15 maggio 1987
ecumenismo
5
CHIESA METODISTA UNITA DEGLI USA
TRASFERITO A. ZANOTELLI
Una lettera pastorale
Una presa di posizione di fronte ai pericoli cui è esposta la creazione - La costruzione della pace come vocazione rivoltaci da Gesù
La lettera è stata diffusa alla
fine del 1986 dai vescovi della
Chiesa Metodista Unita per introdurre il « Documento di base »
e gli studi sul tema « In difesa
della creazione: la crisi nucleare
e una pace giusta», al fine di orientare la riflessione nelle chiese metodiste del mondo.
Dai vostri fratelli e dalle vostre sorelle in Cristo Gesù del
Consiglio Episcopale, a tutti coloro che portano il nome di Metodisti Uniti in ogni paese: grazia a voi e pace nel nome del
nostro Signore Gesù Cristo.
Con cuori e menti aperti a Cristo, che è la nostra pace; obbedienti aUa sua chiamata ad essere facitori di pace; in risposta
alla visione biblica di una pace
integrale, lo « shalom », che la
Scrittura rivela essere la volontà e il proponimento di Dio per
tutta la creazione, noi, vescovi
della Chiesa Metodista Unita, siamo stati spinti dallo spirito di
Gesù a mandarvi un messaggio
che abbiamo intitolato « In difesa della creazione: la crisi nucleare e una pace giusta », un
messaggio che riteniamo essere
di massima urgenza nel nostro
tempo.
Questo messaggio è stato preparato nello spazio di due anni
durante i quali abbiamo seriamente cercato di udire la Parola di Dio attraverso le Scritture.
Al tempo stesso abbiamo riflettuto in spirito di preghiera e di
penitenza sulla continua costruzione di arsenali nucleari da parte di alcune nazioni. Siamo cresciuti nella consapevolezza della
devastazione che tali armamenti
possono infliggere al pianeta Terra. Abbiamo sofferto osservando
l’aumento di retoriche ostili e di
odio fra le nazioni. Abbiamo visto crescere nel nostro mondo la
minaccia di uno scontro nucleare. Siamo stati motivati dal nostro senso di responsabilità e di
servizio cristiano per il mondo
che Dio ha creato.
Questa breve « lettera pastorale » è un’introduzione a un sostanzioso « Documento di base »
che abbiamo prodotto come parte principale del nostro messàggio alla chiesa. Nel nostro Documento abbiamo cercato di affermare con chiarezza la base biblica delle nostre riflessioni e delle nostre conclusioni sul tema
che stiamo introducendo. Abbia
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mo promosso una teologia per
la pace e la giustizia nel nostro
tempo che rifletta la nostra comprensione del messaggio e della
volontà di Gesù Cristo. Questa
teologia per una pace giusta riflette anche la nostra comprensione delle idee sia del pacifismo, sia della teoria della guerra giusta che si sono rivelate rilevanti nei confronti dell’attuale
crisi nucleare.
Scriviamo in difesa della creazione. Lo facciamo perché la
creazione stessa è in pericolo.
Aria e acqua, alberi, frutti e fiori, uccelli, pesci e bestiame, tutti
i bambini e i giovani, donne e
■uomini vivono sotto l’ombra oscura di un minaccioso inverno nucleare. Chiamiamo la Chiesa Metodista Unita a una testimonianza
e a una azione più incisiva di
fronte al peggiorare della crisi
nucleare. E’ una crisi che minaccia di aggredire non solo l’intera
famiglia umana, ma lo stesso pianeta Terra, mentre la stessa corsa agli armamenti distrugge crudelmente milioni di vite in guerre convenzionali, con atti di violenza repressiva, con la povertà
di massa.
Un ’no’ incondizionato
Perciò noi pronunciamo un
chiaro e incondizionato no alla
guerra nucleare e a qualsiasi uso
di armi nucleari. Siamo arrivati
alla conclusione che la deterrenza_ nucleare è una posizione che
non può ricevere la benedizione
della chiesa. Affermiamo la nostra completa mancanza di fiducia nelle proposte di « difesa »
contro gli attacchi nucleari e siamo convinti che l’enorme costo
dello sviluppo di tali difese sia
una testimonianza in più dell’ovvietà del fatto che la corsa agli
armamenti è una questione di
giustizia sociale, non soltanto di
guerra e di pace.
Il nostro Documento presenta
numerose indicazioni per una pace giusta, comprendendo proposte di disarmo come il bando totale degli esperimenti nucleari,
il congelamento multilaterale e
reciprocamente verificabile delle
armi nucleari e il definitivo e totale smantellamento di tali armi,
nonché il bando di tutte le armi
spaziali. Comunque, la crisi nucleare non è in primo luogo questione di tecnologia, ma di umana convivenza. Incoraggiamo iniziative indipendenti da parte degli USA e dell’URSS dirette a favorire un clima politico che faciliti i negoziati. Segnaliamo l’urgenza di un impegno rinnovato
per costruire le istituzioni fondamentali della sicurezza comune, della giustizia economica, dei
diritti umani e deila conservazione dell’ambiente. Auspichiamo
ricerca, studi e formazione per
la pace a tutti i livelli dell’educazione.
Questo messaggio, inviato ai
Metodisti Uniti, non pretende di
rappresentare l’opinione consensuale della nostra chiesa, nè una
presa di posizione politica della
nostra denominazione sulla crisi
nucleare e sul perseguimento della pace. 'Esso viene presentato
dai vescovi alla chiesa come parola pastorale e profetica al tempo stesso. E’ pastorale in quanto noi come vescovi cercheremo
di guidare la chiesa nello studio,
nella preghiera e nell’azione relativa a questa questione e a
questo tema, usando il Documento di base come strumento e
guida. E’ profetica in quanto il
Documento è la nostra risposta
alla Parola di Dio. Si spera che
essa affermi la nostra comprensione di quella Parola rivolta al
nostro mondo in questo momento della storia.
Il nostro messaggio è il risultato di molti mesi di studio, di
ricerca e di riflessione nella preghiera. E’ rivolto alla chiesa senza alcuna pretesa di rappresentare una parola definitiva su questa questione e di ridurre al silenzio tutte le opinioni diverse;
al contrario, inviamo questa
lettera alla chiesa allo scopo di
dar vita a una discussione ampia e approfondita delle nostre
riflessioni e delle nostre convinz’oni, che tenga onestamente in
considerazione le opinioni diverse e quelle critiche. La costruzione della pace è in definitiva una
questione spirituale: è la vocazione che Gesù ci rivolge. Tutte
le dimensioni della vita della
chiesa offrono spazi alla costruzione della pace: la vita familiare, l’educazione cristiana, il ministero dei laici, il ministero pastorale in ogni campo, la testimonianza politica e il fatto assai rilevante che la chiesa sia
una società mondiale di discepoli che trascende tutte le nazioni,
i governi, le razze e le ideologie.
Aprirsi alla pace
A questo punto, perciò, noi vi
chiediamo, sorelle e fratelli nostri, di unirvi a noi nel nuovo
patto della costruzione della pace; di usare la Bibbia insieme
con il Documento di base del nostro 'Consiglio come strumenti
per uno studio serio e costante
delle questioni della giustizia e
della pace. Invitiamo ogni pastore locale e laico impegnato a guidare nelle chiese locali lo studio
delle questioni connesse con la
minaccia nucleare. Chiediamo a
tutti voi di riaprire i vostri cuori come noi apriamo i nostri, per
ricevere da Dio il gradito dono
della pace, di divenire con noi“
annunciatori dello shalom, facendo delle vie di Gesù il modello del discepolato, abbracciando
il nostro prossimo vicino e lontano, tutti gli amici e tutti i nemici, e diventando difensori della creazione buona di Dio; e di
pregare incessantemente per la
pace del nostro tempo.
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A 50 metri dalla spiaggia
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ottimi i servizi
e il trattamento
1-47045
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Via Sarsina, 19 S (0541)
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Andreotti e Spadolini
contro «Nigrizia»
Pace, disarmo, traffico di armi: argomenti
non graditi dalle autorità politiche e religiose
« Non ritenevo giusto coprire quello che è avvenuto a ’’Nigrizia”, facendo finta che tutto
fosse avvenuto in maniera normale, che non ci stesse dietro
niente ».
■Con queste parole Alessandro
Zanotelli — destituito dalla direzione della rivista missionaria
« Nigrizia » per volere esplicito
del cardinale Jozef Tomko, prefetto della Congregazione per TEvangelizzazione dei Popoli, e su
ispirazione di uomini politici italiani fra i quali Spadolini e Andreotti — iniziava la conferenzastampa in cui, venerdì 8 maggio,
ha parlato delle ultime vicende della sua rivista e del suo progetto di vita povera e di testimonianza che condurrà nella periferia di 'Nairobi ('Kenia).
I problemi sono cominciati per
la direzione di « Nigrizia » quando ha parlato di pace, di disarmo, della politica sottostante agli
aiuti al Terzo Mondo, di vendita
delle armi, « quando abbiamo
cominciato a capire — ha aggiunto Zanotelli — che tante delle cause dei fenomeni che avvenivano giù (in Africa e nel Terzo Mondo) si trovavano qui, e
abbiamo deciso di mettere il dito sulla piaga ».
Alcuni editoriali hanno avuto
proprio lo scopo di mettere il
dito sulla piaga. Uno fra questi
fu: « Il volto italiano della fame
africana » ( « Nigrizia », gennaio
1985), che suscitò molta attenzione e molte polemiche da parte
degli uomini di governo italiani.
I religiosi comboniani però sono stati sempre più solidali con
la direzione di questa rivista.
Zanotelli osserva che, se fino a
3 o 4 anni fa poteva contare sul
consenso di una quarta parte dei
1800 religiosi comboniani, ora
circa i 3/4 sono con lui.
Nonostante questa solidarietà,
lo scorso mese di dicembre,
quando i superiori maggiori dei
Comboniani hanno saputo che il
cardinale Tomko stava preparando una lettera in cui avrebbe
chiesto che la rivista « Nigrizia »
cambiasse linea, altrimenti il direttore sarebbe saltato, cedettero promettendo le dimissioni di
Zanotelli.
Dopo un breve periodo di transizione, lo scorso 16 aprile Zanotelli ricevette una lettera in cui
lo si invitava a lasciare la rivista a partire dal prossimo giugno. Ma Zanotelli preferì partire immediatamente: « Il 30 aprile ero già via da ’’Nigrizia” —
continua l’ex direttore—. Ne sono uscito perché non mi sentivo
di coprire con la mia presenza
in redazione un passaggio che
ritenevo non giusto ».
Sulla vicenda Zanotelli aggiunge due osservazioni: « Le decisioni che ci vengono dall’alto, da
’’Propaganda fide”, non sono motivate da ragioni dogmatiche o
morali, ma sono essenzialmente
ragioni di interpretazione. Si parla infatti di linea teologica politicizzata, cioè di interpretazioni
di fatti... ».
Inoltre, Zanotelli sa che le richieste delta Congregazione romana sono state suggerite anche
da uomini politici, sebbene non
abbia in mano elementi probanti. Alcune cose, però, si sanno:
«So che l’onorevole Atidreotti
era informato della mia partenza per l'Africa fin da dicembre,
quando io ancora non sapevo che
la Direzione generale aveva già
deciso che io per dicembre —
continua Zanotelli — non avrei,
più firmato ’’Nigrizia”, e so che
il Senatore Spadolini aveva detto
in un’intervista che era stato sul
Monte Bianco col papa... per avvertirlo sulla gravità di certo
clero sovversivo del Tri veneto ».
Spadolini, lo scorso agosto, in
un’intervista aveva asserito a
proposito di Zanotelli: « Considero aiuto alla delinquenza terroristica le battute del direttore
di ’'Nigrizia”, volte a indicare il
Ministro della Difesa come piazzista d’armi... uomini che hanno
contatti con il cielo più di noi,
che siamo obbligati a vivere in
terra, dovrebbero stare molto
attenti alTuso di un linguaggio
che oltretutto può costituire eccitamento alla delinquenza terroristica » (cfr. « Nigrizia », ottobre 1986).
« Nigrizia » non è un caso isolato. Nei giorni scorsi, anche il
direttore di « Missione oggi », il
saveriano Eugenio Melandri, è
stato minacciato di dimissioni
forzate per ordine del cardinale
Tomko, il quale ha scritto una
lettera a questo scopo al Ministro generale dei Saveriani, Padre Gabriele 'Ferrari.
Con questi atti, si vogliono
colpire « tutte le forze missionarie » — continua Zanotelli — perché queste (istituti missionari,
centri di aiuto, volontariato,
ecc.) costituiscono oggi « la punta di diamante di tutto un processo di rinnovamento in atto
nella chiesa italiana ».
Ciò che ha disturbato sia la
gerarchia vaticana che gli uomini di governo è stato, come ha
osservato ancora Zanotelli,
« questo congiungimento fra le
forze missionarie, che fino ad
ora hanno parlato solo di Terzo
Mondo, con i problemi della pace, mettendo dentro tutto questo insieme di problemi collegati alle armi, agli aiuti, al rapporto Nord/Sud, ecc. ».
Qra, Alessandro Zanotelli inizierà un periodo di impegno in
una bidonville alla periferia di
Nairobi (Kenia), insieme ad altri due Comboniani e ad un gruppo di studenti universitari.
Aveva avanzato questo progetto fin dal 1981, quando scriveva
ai superiori maggiori dei Comboniani: «Il fatto che una comunità comboniana viva e condivida la realtà dei poveri delle bidonvilles diventa uno stimolo affinché queste comunità cristia.
ne di studenti e universitari si
immergano anche loro in ‘un impegno per i loro fratelli ».
« Ho finito con lo scrivere per
i poveri, e ora voglio vivere con
loro — afferma oggi Zanotelli —
perché penso che se non si tocca sulla propria pelle, se non si
sente sulla propria pelle quella
che è la sofferenza della gente,
si rischia di fare anche dei poveri un’ideologia ».
Naturalmente, mi riprometto
di informare anche in seguito i
lettori de « La Luce » su questo
tentativo. Al momento resta il
rammarico per la « normalizzazione » di un’importante voce critica delTinformazione religiosa
italiana, la cui perdita potrebbe
essere compensata solo dalla testimonianza di questa fede maturata insieme alla critica nei
confronti della tradizionale attività missionaria. Si tratta di
una « fede povera » di mezzi espressivi .e... di. opere appariscen-.
ti. Povera di strumenti mondani
perché caratterizzata da un affidamento totale a Dio, che potrebbe essere il volto più attuale della giustificazione per grazia mediante la fede.
Cesare Milaneschi
6
obiettivo aperto
L’ODISSEA DELL'IMMIGRAT#:
s-:.
í¿. 1^:
i}‘:
Il governo Fani ani, aderendo all’invito di organizzazioni di immigrati, della Caritas e della
Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia,
ha stabilito con un proprio decreto legge che la
data entro la quale i lavoratori immigrati stranieri devono regolarizzare la loro situazione di
soggiorno in Italia è il 27 giugno. I due mesi di
proroga rispetto alla data prevista dalla legge
943/86 dovranno servire per permettere la regòlarizzazione del soggiorno di almeno 3/400
mila lavoratori.
Finora, per la difficoltà di effettuare tutte le
pratiche previste dalla legge, si calcola che non
più di 100 mila persone hanno potuto concludere
la regolarizzazione della loro posizione in Italia.
Le ragioni di questo vanno ricercate nel ritardo
con cui i ministeri competenti hanno emanato le
circolari applicative della legge, negli orari non
sempre favorevoli di apertura degli sportelli della questura, nella difficoltà degli immigrati ad
ottenere informazioni certe sulle procedure da
seguire, e nel rifiuto dei datori di lavoro di fare
la loro parte.
In questo « obiettivo aperto » vogliamo documentare, basandoci sul materiale fornitoci dal
Servizio Migranti della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (00184 ROMA - via Firenze, 38 - Tel. 06/47S5120), la difficile situazione degli immigrati alle prese da un lato con
la burocrazia italiana e dall’altro con piccoli imprenditori che considerano il lavoro clandestino
come un mezzo per mantenere alti livelli di pro
fittO. .11
La legge di sanatoria, che nelle intenzioni del
legislatore doveva regolarizzare la situazione
dell’immigrazione clandestina, pur rappresentando un passo importante per la attuale condizione degli stranieri in Italia, non sembra però essere capace di produrre gli effetti desiderati. Ma
se la burocrazia può beneficiare di proroghe per
svolgere il proprio lavoro, ben più importante è
creare una mentalità favorevole ad accogliere,
dialogare con lo « straniero che è dentro le nostre porte». E’ un compito a cui i credenti sono
oggi in Italia particolarmente sensibili ed in cui
si sperimenta anche una azione ed una riflessione
ecumenica. Il Servizio Migranti aiuta noi e le nostre chiese a conoscere questo problema.
Storie vere di un trattamento ingiusto
La comunità di Sant’Egidio di Roma ha curato ti dossier
che qui presentiamo con le storie vere di alcuni immigrati
che hanno tentato di regolarizzare la loro posizione di lavoratori in Italia.
Oltre agli aspetti burocratico-politici gli immigrati devono affrontare notevoli spese. Infatti teoricamente il costo
della pratica è di 14.200 lire (atto notorio 5.000 + fotografìe 2.000 + marca per la questura 3.000 -f 6 corse di autobus 4.200), mentre in realtà mediamente devono spendere
41.600 L., perché regolarmente succede che si fa un atto notorio senza foto (5.000), poi un atto notorio con foto (7.000),
vengono applicate due volte 5.000 lire di marche perché si è
sbagliato il modulo, si rifa inoltre l’atto notorio all’Ufficio
Provinciale del Lavoro (7.000) e infine si compiono 18 corse
di autobus (12.600). Ci sono poi anche persone poco scrupolose che per svolgere queste pratiche, vantando conoscenze, chiedono 400/500 mila lire. Se poi bisogna ’’contribuire”
per i testimoni che certificano la data di ingresso in Italia,
il prezzo sale ancora.
Mohammed
MOHAMMED, egiziano di
30 anni, da tre anni in Italia. Parla abbastanza bene
l’italiano. Dal 1985 lavora in
un ristorante come aiuto cuoco percependo 800.0ÌX) lire
mensili. Con l’entrata in vigore della legge 943 ha chiesto al suo datore di lavoro
di essere messo in regola. Costui gli ha risposto: « Chiederò al mio ragioniere, prende
rò tutte le informazioni ». Da
allora è passato molto tempo. Alla fine di marzo gli ha
detto che non aveva abbastanza soldi per metterlo in
regola e perciò non sapeva
come fare.
Mohammed, per paura di
perdere il posto di lavoro, si
è iscritto aH’ufficio di collocamento come disoccupato.
H. curdo
H., 30 anni, iracheno curdo, riconosciuto rifugiato
daU’ONU, in Italia senza documenti. Non conosce l’italiano, parla solo arabo.
Il cammino della regolarizzazione inizia il 28 gennaio
e si conclude solo pochi giorni fa. Eccone le tappe:
28 gennaio: All'anagrafe
per l’atto notorio, presso l’ufficio atti notori. Non sapevano niente dell’entrata in vigore della legge. Non esistevano indicazioni in merito.
3 febbraio: Ritorno all’anagrafe con due testimoni,
finalmente si può fare l’atto
notorio. H. spende 3.000 lire. L’atto notorio viene fatto
senza fotografia.
14 febbraio: H. viene accompagnato in Questura all’ufficio sanatoria. Non viene accettato l’atto notorio
perché non c’è la fotografia.
10 marzo: Le circoscrizioni
ricevono indicazioni che consentono di apporre le fotografie sull’atto notorio.
11 marzo: H. ritorna all’anagrafe per un nuovo atto notorio, questa volta con
fotografia. Spende altre 5.000
lire.
12 marzo: Alla Questura di
Roma, viene ritirato l’atto
notorio: H. deve stare 3 ore
per poter fare la foto segnaletica. Infatti la maggior parte di coloro che si presentano con l’atto notorio devono
espletare questa operazione.
Rilascio del tagliandino che
dà diritto, dopo il 27-4-1987,
aU’ottenimento del permesso di soggiorno.
20 marzo: H. va all’ufficio
provinciale del lavoro con il
tagliandino rilasciato dalla
Questura. Viene aiutato a
compilare il modulo, ma non
può iscriversi all’ufficio ■ di
collocamento poiché non ha
in mano l’atto notorio che
gli è stato ritirato dalla polizia.
30 marzo: Per poter iscriversi all’ufficio di collocamento H. deve fare un nuovo atto notorio, il terzo!: altre 5.000 lire.
6 aprile: Ufficio provinciale del lavoro: H. viene finalmente iscritto nelle liste di
collocamento.
Questo non è un caso particolare, ma è la storia di tutti quelli che hanno tentato
di adempiere la regolarizzazione secondo quanto prescritto dalla legge 943. Anzi,
H. è fortunato poiché durante la sua odissea è stato sempre accompagnato.
G. schiavo tamil
G. è un tamil dello Sri
Lanka di 25 anni, venuto in
Italia circa due anni fa. E’
un uomo di discreta cultura
generale, è diplomato. E' un
cristiano, come tutta la sua
famiglia, ci tiene a dirlo. Ha
una gran voglia di imparare
l’italiano, perché vuole restare in Italia. Di tornare nello
Sri Lanka non se ne parla,
almeno nel breve e medio periodo, vista la situazione attuale del conflitto Tamil/Singalesi del governo centrale
di Colombo. In Italia è stato incontrato dagli animatori della scuola (per imparare
l’italiano e il necessàrio all’inserimento nel nostro pae
se o in vista dell’emigrazione) « Louis Massignon » di
Ladispoli, gestita dalla Comunità di S. Egidio, dove G.
abita e dove ha lavorato nei
primi mesi come bracciante
agricolo a giornata (30.000
lire al giorno per 10/12 ore
di lavoro).
La sua’^v’oglia di migliorare le condizioni lavorative,
oltre a una certa facilità nell’apprendere un italiano tutto sommato corretto e pronunciato comprensibilmente,
hanno permesso a G. di trovare, nell'ottobre del 1986,
un lavoéo come receptionist
(portiere di notte) presso
un modesto albergo nei din
torni della Stazione Termini
di Roma.
Le condizioni sono state
queste: 600/700.000 lire mensili per un turno di lavoro
dalle 21 alle 8.30 del mattino dopo. Un giorno libero a
settimana, generalmente il
giovedì, ma non sempre, perché G. è stato chiamato spesso a sostituire un altro collega malato o assente.
Prima deH’autodenuncia e
del conseguente cedolino rilasciato dalla Questura, C.
non aveva alcun tipo di documento che gli consentisse
il soggiornò in Italia. Nonostante questo era lui, nell’albergo, a chiedere documenii
e informazioni ai clienti. Una
volta ha dovuto esigere i documenti da due carabinieri
che non volevano consegnarglieli.
Nel periodo di Natale G.
ha lavorato ininterrottamente dal 23-12 al 7-1, dormendo in albergo, perché i suoi
datori di lavoro si sono presi una vacanza. Questo ovviamente non ha comportato nessun tipo di miglioria
economica, ma ha fruttato
un invito a cena a casa di
uno dei datori di lavoro. G.
non ha potuto partecipare
alla liturgia di Natale, cosa
a cui, peraltro, teneva moltissimo.
Non appena uscita la nuova normativa sul lavoro degli stranieri, il datore di lavoro ha licenziato G., dicendogli che non serviva piu. G.
ha detto che sarebbe stato
disponibile a firmare una busta paga che conteneva meno dèi dovuto, purché fosse
messo in regola. Al diniego
del datore di lavoro, G. ha
detto che non sapeva come
fare à dormire e mangiare.
Il datore di lavoro gli ha proposto di. andare a mangiare
e dormire a casa sua, in cambio delle pulizie della casa,
del fare la spesa, del cucinare, ovviamente tutto gratis.
G., dignitosamente, ha rifiutato dicendo che lui non
è uno schiavo.
Ora è disoccupato, iscritto alla lista speciale per stranieri.
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7
obiettivo aperto 7
FRA LENTEZZE BUROCRATICHE E FAME DI PROFITTO DI IMPRENDITORI PRIVI DI SCRUPOLI
(EX CLANDESTINO IN ITALIA
T. A. garagista nero
T. A. è un ragazzo di 22
anni proveniente da Accra
( Ghana).
E’ venuto in Italia con un
passaporto collettivo insieme
al suo gruppo musicale, con
cui ha fatto varie tournée.
In questo gruppo lui è « primo tamburino », e mostra
orgoglioso una foto scattata
durante un’udienza generale
nell’aula Nervi, a S. Pietro,
do\ e il Papa gli pone una
mano sulla testa. Parla un
buon italiano oltre a un perfetto inglese.
Per sopravvivere T. ha trovato dal marzo 1986 un lavoro come lavamacchine/carrozziere/meccanico /elettrauto, presso un garage, dove
vi^ e da circa un anno e mezzo. La paga è irrisoria: 20.000
lire al giorno per un orario
ininterrotto che va dalle 8
di mattina alle 19, con mezz’ora di pausa per il pranzo,
peraltro da doversi consumare spesso nel garage perché
il padrone va a casa.
Quando, dopo l’uscita della legge sugli stranieri del
30/12/1986, T. ha voluto regolarizzare la sua posizione,
ha chiesto al padrone se gli
faceva da testimone al Comune per fare l’atto notorio e
poter quindi andare successivamente in Questura. Il padrone ha detto che non avrebbe mai fatto una cosa
del genere. Anzi, se qualcuno
da quel momento in poi gli
avesse chiesto se conosceva
il suo nome, T. avrebbe dovuto negarlo. Quando in questi mesi di gennaio e febbraio siamo andati a trovarlo
sul posto di lavoro, il padrone si è molto spaventato e
ci ha detto che non avremmo dovuto andare a vederlo.
Ad altri il padrone ha detto
che sì, T. ha lavorato, ma solo per qualche giorno, mentre il suo rapporto di lavoro
è continuato senza sosta dal
primo giorno.
T. sarà licenziato entro il
27 aprile. Ovviamente non
godrà di nessun beneficio
economico circa la liquidazione e il pagamento delle ferie che non ha mai fatto (ha
lavorato anche il primo del
l’anno). La tredicesima, invece, il padrone gliel'ha data
sotto forma di un panettone
e una bottiglia di vino (che
lui non beve).
K. contadino tamil
K. è un tamil di 27 anni,
sposato con due figli. E’ andato via dallo Sri Lanka
quando la moglie era ancora incinta del secondo figlio
che lui ha visto solo in una
fotografia speditagli dalla
moglie. Sta per essere riconosciuto profugo dalle Nazioni Unite; è in Italia da un
anno é mezzo. Parla a stento l’italiano, ma viene alla
scuola tutti i giorni. Il suo
desiderio è quello di stabilirsi qui in Italia, e, una volta raggiunta una stabilità economico-lavorativa, essere
in grado di far venire anche
la sua famiglia.
A Ladispoli vive in una casa abbastanza malridotta, di
proprietà del datore di lavo
ro, presso cui fa il contadino, saltuariamente, con una
paga di 30.000 lire al giorno
per 10/12 ore di lavoro duro. Paga, per la casa, 200.000
lire al mese, più le spese vive, soprattutto la corrente
elettrica, con cifre che oscillano sulle 100.000 lire al mese.
Il datore di lavoro, da cui
siamo andati, si è molto spaventato della nuova normativa, non avendo nessuna intenzione di metterlo in regola, ma desiderando che lui
continuasse il suo lavoro lì.
Il 27 aprile sarà licenziato.
Sarà sostituito probabilmente da alcuni giovani familiari del datore di lavoro, attualmente disoccupati.
M. guardiano
tamii
M. è un tamil di 34 anni,
riconosciuto rifugiato dalle
Nazioni Unite.
Nello Sri Lanka è stato
torturato dai soldati governativi, che gli hanno ucciso
sotto gli occhi una sorella
e un nipote. In Italia si è
trovato bene. Venuto circa
due anni fa, ha trovato lavoro come custode, guardiano,
giardiniere presso un centro
sportivo di campi da tennis,
nella periferia di Roma. La
paga, seppur minima, gli ha
consentito una vita dignitosa. Con l’uscita della nuova
legge è stato licenziato, non
appena il suo datore di lavoro ha saputo che M. aveva
degli amici italiani ben informati sulla legge. Gli è stato
detto che non c’era più bisogno di lui, che quindi si cercasse un altro lavoro. Al suo
posto abbiamo visto che è
stato preso uno srilankese
singalese, appena arrivato in
Italia, che certo non può avere le conoscenze che ha M.
Il gioco di simulazione che qui presentiamo è stato predisposto dal Servizio migranti sulla base dell’esperienza
degli immigrati che hanno voluto regolarizzare la loro posizione - Si gioca con un solo dado e con un numero
vario di concorrenti - Ogni giocatore deve immaginarsi nelle vesti di un immigrato e... buona fortuna!
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8
8 vita delle chiese
15 maggio 1987
BOLOGNA
CORRISPONDENZE
Check-up della chiesa G- p- vìeusseux
Le proposte del Consiglio di chiesa sulla vita della comunità e le
risposte al questionario formulato dalla CED del Secondo Distretto
Fin dallo scorso anno il Consiglio di chiesa di Bologna ha
proceduto ad una analisi della
vita della comunità. Il risultato
è una « proposta di lavoro » che
si sta attuando nel corso di
quest’anno, approvata dall’assemblea dello scorso autunno,
che qui presentiamo.
Il Consiglio di chiesa, dopo aver lungamente dibattuto alcune proposte di lavoro, presenta
queste proposte all'assemblea
che a norma di regolamento le
pone in discussione; il Consiglio
di chiesa, eletto nel corso dei
lavori dell’assemblea, curerà,
quale organo esecutivo, insieme
col pastore, la realizzazione delle decisioni dell’assemblea stessa.
Per rendere effettivamente operanti le decisioni dell’assemblea, il Consiglio uscente propone al nuovo Consiglio di individuare al suo interno alcuni responsabili delle varie attività
presentate ed approvate, i quali,
coadiuvati da altri membri della comunità, opereranno nei rispettivi « campi di lavoro », sottoponendo al Consiglio proposte, metodi, risultati, ecc.
Attività dell’anno
1986-’87
Il Consiglio uscente ha proposto una serie di attività;
Attività catechetiche e dì approfondimento teologico rivolte
a favore di quei membri di chiesa che sentono il bisogno di approfondire le loro conoscenze
teologiche e che saranno interessati a svolgere attività di predicazione. Gli incontri saranno
guidati dal pastore o da predicatori laici.
Attività di visita: questa attività, già operante negli anni passati, sembra avere bisogno di un
ripensamento e di nuove valutazioni; bisognerà far sentire ai
fratelli, per vari motivi « lontani », la solidarietà e l’interesse
della comxmità tutta.
Attività di informazione: è necessario che nella comunità l’informazione circoli con più frequente puntualità; si deve e si
può intervenire con la nostra
voce e con la nostra presenza
in quella società nella quale ci
si muove e che in alcuni campi
ha imparato a conoscerci e ad
apprezzarci; ma bisogna fare
di più e meglio con l’aiuto di
tutta la comunità.
Attività di servizio: deve gestire e organizzare le varie ed
ormai numerose attività, cioè
bazar annuali, giornate comunitarie, giornate speciali, manutenzione dei locali, ecc.
A questo punto sembra che
sia utile informare innanzitutto
sul lavoro dei gruppi in questione.
a) Gruppo teologico. Si riunisce una volta al mese (domenica pomeriggio) e sta esaminando il testo di Bruno Rostagno «La fede nasce dall’ascolto ». Ha avuto anche un primo
incontro sulla liturgia ed una
esercitazione omiletica su Luca
10: 38-42. I partecipanti variano
da 12 a 15 persone.
b) Gruppo visite. Procede secondo programmi elaborati dai
5 o 6 partecipanti ed ha raggiunto soprattutto i più anziani e
« lontani ».
c) Gruppo informazione e presenza. Redige un periodico interno che, saltuariamente, affianca la circolare del pastore divulgando problematiche e informazioni atte a facilitare la presenza e la testimonianza evangeli
Un incontro di studio nella chiesa di Bologna.
ca nella città. Vi lavorano 4 o
5 persone.
d) Gruppo servizi. Svolge il
suo lavoro secondo il programma. Si è occupato, ultimamente, soprattutto della sistemazione dei locali sociali, dopo più
di 40 anni dalla loro costruzione. Le persone impegnate sono 6.
Presentiamo ora, schematicamente, le risposte ad alcuni punti del questionario « check-up »
proposto dalla C.E.D. del II Distretto, tenendo presente che il
problema più urgente (circa il
quale ci sentiamo maggiormente in difficoltà!) è quello di produrre e di attuare un programma evangelistico nel quale coinvolgere tutta la comimità. A
questo va aggiunta una sensazione di inadeguatezza ad aggregare i pur numerosi simpatizzanti che partecipano al culto;
farli entrare nel cosiddetto « giro » (o almeno nel gruppo « portante » della comunità) richiede un certo tempo e, sicuramente, più disponibilità da parte
nostra.
Sul primo punto, consistenza
della comunità, la tendenza all’invecchiamento della comunità
è, per ora, tamponata dalla presenza di una buona scuola domenicale e dal gruppo della
FGEI. La generazione più esigua
all’interno del lavoro della chiesa è quella che ha fatto il ’68.
Basta guardare alle fasce di età;
da 0 a 30, senza scuola domenicale, 26“/o, con scuola domenicale 35,5%. Da 30 a 50, senza
scuola domenicale 32%, con
scuola domenicale 28,2%. Da 50
in su, senza scuola domenicale
42%, con scuola domenicale
36,3%.
Sull’aggregazione e rapporti comunitari, il programma di cui
sopra illustra a sufficienza la
situazione del lavoro. Occorre
aggiungere che anche da noi si
può parlare di « scollamento »
tra impegnati e fedeli, tra produttori di attività e base. La cosiddetta « base » è presente soprattutto ai culti e alle « cene
comunitarie » che sostituiscono
i bazar classici^ I^a partecipazione media al culfò— Bologna e
Modena — è stata nell’85-86 di
58 persone, quella agli studi biblici di 13, quella alle assemblee di chiesa di 35/40.
In tema di finanze e coscienza contributiva, il numero dei
membri (o nuclei familiari) contribuenti si aggira ogni anno intorno alle 80/90 unità, i non contribuenti (tranne occasioni speciali; i funerali) intorno alle 40
unità. Negli ultimi 5 anni, ad
eccezione del 1984, la comunità
ha sempre superato l’obiettivo
proposto daU’OPCEMI.
A parte il programma di lavoro, si rileva che la comunità ha
5 predicatori locali-iscritti a ruo
lo circuitale e che qualche culto viene tenuto da; Gruppo
FGEI, Attività femminile, altri
fratelli e sorelle. Ciò non toglie
che si senta l’esigenza di una
partecipazione più attiva e più
« corale » da parte dell’assemblea riunita al culto. A volte si
discutono alcuni spunti e affermazioni del sermone alla fine
della riunione.
Sulla catechesi, si seguono i
programmi sperimentali del SIE,
in vista del nuovo catechismo.
Si è anche sperimentata (d’intesa con la FGEI regionale) una
serie di incontri con i catecumeni di Parma e Modena. Essi
sono ben riusciti nell’84-85 e
nell’85-86. Quest’anno non hanno
avuto luogo a causa degli impegni del pastore.
Per quanto concerne lo stile
di lavoro, oltre al « programma », occorre aggiungere che
le giornate comunitarie servono
soprattutto per analizzare i temi sinodali, distrettuali e circuitali; le scadenze primaverili (assemblea di circuito, convegno di
circuito, consultazione metodista, conferenza distrettuale) procurano un po’ di affanno nel partecipare e nel trovare le deputazioni.
Per il tema « Bibbia e formazione permanente » vale quanto
esposto per il gruppo teologico
nel « programma ».
Per il rapporto « lavoro interno - presenza esterna », oltre ai
vari gruppi di lavoro, c’è da aggiungere che: il pastore e pochi altri rispondono puntualmente a svariate e a volte molto frequenti richieste esterne;
due volte al mese c’è lo studio
biblico interconfessionale con un
discreto numero di cattolici; alcuni membri della comunità partecipano al SAE di Bologna a
titolo personale.
Si fa presente che non esiste
alcuna forma di impegno diaconale istituzionalizzato.
Nel lavoro pastorale non esiste
senso di solitudine; sensazione
a volte di inadeguatezza professionale da parte del pastore e
soprattutto mancanza di tempo
a causa dei troppi impegni e
delle scadenze sempre più impellenti; le principali difficoltà del
lavoro pastorale sono conosciute e « condivise », specialmente
da parte dei fratelli e delle sorelle del Consiglio di chiesa, nonché dagli altri impegnati nei
« gruppi di lavoro » che sono
l’ossatura dell’attività comunitaria. L’attesa principale che viene frustrata è quella di più frequenti visite pastorali.
Infine per la « formazione ministeri », ci si rifà al programma dei gruppi teologico, visite, informazione, ecc.
Sabato 25 aprile si è svolto
ad Imperia a cura della locale
Chiesa valdese e coordinato dalla Federazione ligure delle chiese l’annuale incontro di tutte le
nostre chiese liguri e del Sud
Piemonte. Diremo subito che la
giòrnata è pienamente riuscita.
Essa ha visto una vasta partecipazione di membri delle chiese
battiste, metodiste e valdesi;
tutto è cominciato, com’è nel nostro stile, con un culto. La parola stimolante del pastore Benecchi ci ha invitato a rifiettere
sul destino della città di oggi in
relazione al messaggio di Cristo.
Prima di Benecchi il pastore Peyrot di Sanremo, di fronte al
pubblico che gremiva la sala del
Palazzo Comunale, ha felicemente tratteggiato le tappe storiche
della chiesa di Imperia.
La giornata ha avuto anche
un lungo momento di dialogo
con la cittadinanza nell’« Auditorium Vieusseux», condotto dallo
storico Giorgio Spini che ha presentato il tema: « G. P. Vieusseux, un imperiese protestante
nel Risorgimento italiano ». La
conferenza; introdotta dal pastore Becchino, ha visto un magistrale svolgersi di fatti e problemi lucidamente concatenati
da Spini. « Il nostro storico —
scrive Jolanda De Bernardi — ha
consegnato così alla città di Imperia il frutto di preziosi studi
intorno ad un grande cittadino
protestante vissuto tra la fine
del ’700 e la prima metà dell’800».
Attraverso la ricostruzione storica di Spini il pubblico numeroso e attento ha potuto cogliere rapporto essenziale che Vieusseux e gli intellettuali dì spicco
con cui collaborò diedero nel
contesto del loro tempo al rinnovamento culturale e civile italiano, costruendo i presupposti
perché l’Italia divenisse nazione.
Trasferitosi a Firenze, Vieusseux fonderà quel ’’Gabinetto
letterario” che da lui prese il nome e che fu punto di convegno
dei più grandi pensatori di quel
tempo. Alla base di tanto impegno culturale, civile e politico
stanno senza dubbio la formazione protestante e la cultura
della Riforma che si ritrovano
nel rigore etico, nella difesa del
libero pensiero, nella ricerca
della verità contro ogni compromesso e sotterfugio, nella promozione delle libertà civili. Spini ha concluso il suo intervento
citando una curiosità. Vieusseux,
così risulta da antichi registri,
fu membro del Consiglio di Chiesa e ricevette un richiamo poiché
non era un membro particolarmente assiduo al culto...
Tra i presenti figuravaiio anche alcune autorità cittadine (il
vicesindaco Vassallo e l’assessore alla cultura Benedetto), che
hanno condiviso la nostra iniziativa dichiarando l’interesse per
un capitolo di storia e attualità, come quello del protestantesimo locale, che generalmente
passa in sordina. Anche per questo siamo riconoscenti al Signore.
ferenza-dibattito della sorella
Rosanna Nitti (ricercatrice di
Storia del Cristianesimo presso
l’Università di Napoli), che ha
parlato sul tema: « Insegnamento della religione cattolica nella
scuola pubblica: proposta significativa di una minoranza religiosa in Italia ».
L’oratrice ha esordito con
una breve sintesi storica su perché in Italia siamo ima « piccola » minoranza e, dopo, ha
spiegato la nostra posizione in
base alla legge 449, sostenendo
che noi non vogliamo ottenere
i privilegi finora accordati alla
chiesa cattolica (come vorrebbero erroneamente alcuni partiti laici), in quanto la parcellizzazione della scuola (un pezzo a
me, un pezzo a te...) non serve
né alla chiesa né alla scuola
stessa. Solo un autentico diritto alla scelta e un collocamento
deH’cra di religione al di fuori
del normale orario scolastico
possono fare della scuola un vero luogo dove la discriminazione e la confessionalità dell’ente
pubblico non hanno diritto né
possibilità di cittadinanza. Noi,
comunque, non vogliamo servirci della scuola per fare « catechismo » (il compito spetta alle
famiglie e alla chiesa), ma eventualmente solo come di un luogo di dibattito e di confronto
senza pregiudiziale confessionale. E’ intervenuto all’incontro ii
responsabile del Comitato promotore del coordinamento operatori scolastici evangelici in Sicilia: un coordinamento voluto
dal 16° circuito e che ha come
obiettivo quello di studiare in
maniera più approfondita la
questione religiosa aU’interno
delle materie curriculari, di coinvolgere altre forze evangeliche e
dì indicare una linea comune di
intervento. Ha illustrato una lettera circolare, inviata ai direttori e ai presidi, dove vengono
evidenziate alcune norme previste dalle leggi e perfino dalle
circolari ministeriali, ma che
spesso vengono disattese dalle
scuole, condizionate ancora da
uno spirito veteroconcordatario. Alla conferenza, tenuta presso l’aula consiliare, hanno partecipato una sessantina di persone, di cui la metà evangeliche
e l’altra metà formata in massima parte da operatori scolastici del luogo, fra cui presidi e direttori didattici, che sono intervenuti nel dibattito, sostenendo
anche loro critiche aH’attuale
normativa e rilevandone la difficoltà di attuazione. Hanno
quindi auspicato che la materia
venga rivista e modificata in
meglio.
Religione a scuola
SCIGLI-— Il 30 aprile, organizzata dalla Chiesa metodista
locale, ha avuto luogo una con
Nozze
LIVORNO — In una raccolta
e simpatica atmosfera è stato
celebrato il matrimonio tra
Gianni Long e Danielle Jouvenal
nella nostra chiesa sabato 2
maggio. Agli sposi il past. Scuderi ha ricordato il monito dell’Ecclesiaste « Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché
questo è tutto per l’uomo » ( 12:
15). L’augurio è che Gianni e
Danielle possano insieme essere
esempio di vita consacrata al
servizio del Signore e della chiesa. ■
Comunicato
La Tavola, vista la richiesta del Consiglio della
Facoltà votata nella riunione del 16.12.86, notifica
la vacanza della cattedra di Antico Testamento.
L’elezione del nuovo professore dovrà aver luogo nella sessione sinodale dell’agosto 1987 (RF art. 28, RZ
art. 20 A).
9
15 maggio 1987
vita delle chiese 9
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CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Ristrutturata una scuola di quartiere
VILLAR PELLICE — In seguito all’interessamento delle
famiglie del quartiere Inverso,
animate soprattutto dalla monitrice Lilia Garnier del locale
gruppo della Scucia Domenicale, è stato restaurato l’interno
di quella scuola quartierale. La
chiesa esprime sentita gratitudine ai volontari che hanno eseguito i lavori, a chi ha sostenuto la spesa del materiale, nonché alle monitrici, ai bambini
ed ai loro genitori per il simpatico trattenimento offerto sabato 9 maggio sera.
• Nel corso di queste ultime
settimane si sono uniti in matrimonio: Roberto Rocca e Cristina Gönnet; Erich Charbonnier e Germana Rosani. Rinnoviamo a questi sposi l’augurio
di ogni benedizione nel Signore.
• La chiesa ringrazia Umberto Rovara (San Giovanni) per il
vivo messaggio rivolto durante
il culto di domenica 10 maggio,
che ha presieduto in assenza del
pastore.
Il nostro ringraziamento anche
alla Corale di San Germano Chisone per l’apprezzato apporto
recato al culto.
• Domenica 17 maggio culto
anticipato alle ore 10.15 e seguito dall’Assemblea di Chiesa per: a) lettura della relazione del Concistoro sul passato
anno di attività; b) elezione dei
deputati e relativi supplenti alla
Conferenza Distrettuale ed al
Sinodo; c) impegno finanziario
per l’anno 1988; d) eventuali
varie.
Nel pomeriggio della stessa
domenica alle ore 14.45: apertura del bazar dell’Unione Femminile nei locali di Piazza Jervis.
Impegno finanziario
VILLASECCA — L’Assemblea
di Chiesa del 3 maggio ha eletto
quali deputati alla Conferenza
distrettuale del I Distretto: Linda Menusan e Elvio Peyronel;
supplente Maria Bounous.
Nel corso della stessa Assemblea è stato accettato, sia pure con molta trepidazione ma
anche con molta fiducia, l’impegno finanziario per la somma
di L. 15.600.000 da versare alla
Cassa Centrale per il 1988.
nes Kirche.
• La comunità è grata a Mauro Gardiol e Silvio Revel per il
servizio di anziano reso fedelmente per 15 anni e chiede la
benedizione del Signore su Paola Geymonat D’Amore eletta nell’ultima assemblea di chiesa.
• In una seduta aperta di concistoro sul tema « Prospettive di
lavoro ecumenico per il prossimo futuro » era presente Cesare Milaneschi che ha potuto
portare un notevole contributo
alla discussione.
• Ringraziamo il giovane Rino Cardon di Prarostino che ha
presieduto il culto del 3 maggio u.s.
• Hanno terminato la loro
vita terrena dopo un periodo di
malattia: Alfredo Camera, Elvira Giordan ed Elena Pons in
Rostan.
Lutto
Visite
PINEROLO — E’ questo un
periodo di incontri e di visite:
il 24 aprile abbiamo avuto la
gioia di ospitare un gruppo della comunità tedesca di Nürtingen guidato dal pastore Mirella
Abate ed il 3 maggio la nostra
corale si è recata a Monaco di
Baviera ospite della Ev. Johan
L’UPL chiede più corsi
Si è svolto ad Ecumene {Velletri) nei
n omi 25 e 26 aprile l’annuale convegno
nen Unione Predicatori Locali, Lo sciopero ferroviario scoraggiava la partecipazione di alcuni fratelli più lontani
dai la sede del convegno, che avrebbero avuto non poche difficoltà per il
rientro. Nonostante tutto, la partecipazione si può definire soddisfacente
e sufficientemente rappresentativa
delie varie realtà presenti nelle nostre
chiese a livello nazionale.
I lavori iniziavano con uno studio
dei prof. G. Girardet sul tema: » L'annunzio dell'Evangelo nella vita quotidiana ». E' superfluo sottolineare con
quanta attenzione sia stato ascoltato
e dibattuto un argomento così essenziale e basilare per la crescita spirituale del P.L. / delle comunità.
La presenza del Moderatore Franco
Giampiccoli costituiva un altro momento altamente qualificante del nostro convegno. Egli ci forniva ulteriori spunti di riflessione attingendo al
suo ricco bagaglio di esperienze pastorali. Il Moderatore ci ha anche dato dei chiarimenti circa il ruolo
del P.L. nei consigli di chiesa. Per
quanto riguarda la parte amministrativa del convegno, veniva esaminata
la relazione annua ohe trovava ampi
consensi sull'operato del Comitato e
veniva approvata all'unanimità. Riconfermati i membri del Comitato con
Leonardo Casorio segretario, Mario Cignoni e Laura Carrari.
I lavori si concludevano con uno
studio del prof. Corsani che faceva
riflettere I partecipanti su alcuni importanti aspetti da tenere ben presenti ogni qual volta ci si accosta allo
Un momento di pausa durante i lavori del convegno. Incontrarsi
vuol dire anche dialogare insieme, conoscersi.
studio delle Epistole del Nuovo Testamento.
L'ultimo atto del convegno è stato l’approvazione di un o.d.g. mediante il quale si esortano tutti i Circuiti
a disporre nel proprio ambito giurisdizionale dei corsi adeguati e conformi
ai programmi della Commissione Permanente Studi, al fine di seguire con
regolarità non solo gli iscritti candidati P.L. ma anche i non iscritti che
di fatto sono però impegnati costantemente nel servizio della predicazione.
Ciò risponderebbe sia al bisogno
del candidati di non essere lasciati
alla loro personale iniziativa durante i
loro studi, sia ad altri bisogni dì formazione e aggiornamento per i predicatori non iscritti a ruolo.
Luigi Maria Nicolai
sta fede rinnoviamo alla famiglia la nostra simpatia.
Assemblee di chiesa
PRAMOLLO —-Nel corso dell’Assemblea di chiesa di domenica 3 maggio si sono prese importanti decisioni sia di tipo
finanziario (si è approvato l’impegno della chiesa per l’88) che
organizzativo:
— il 30 maggio il Concistoro
si incontrerà coi catecumeni dei
tre anni;
— il 31 maggio si terrà il culto di chiusura della Scuola domenicale e nel pomeriggio il
bazar dell’Unione femminile;
— il 6 giugno la comunità si
recherà in gita al Gran Paradiso (prenotarsi presso il pastore o gli anziani).
FERRERÒ — Domenica 26
aprile è improvvisamente mancata la nostra sorella Albertina
Peyret ved. Gelato, di 84 anni.
La sua partecipazione puntuale
alle attività della chiesa ed in
particolare ai culti, fino alla fine della sua vita, è stata un bell’esempio ed un modo con cui
ha espresso efificacemente la sua
fede. Nella comunione in que
ECUMENE: CONVEGNO PREDICATORI LOCALI
Elezione deputati
SAN SECONDO — Domenica
17 maggio è convocata l’assemblea di chiesa, subito dopo il
culto che per l’occasione inizierà alle ore 10.
L’o.d.g.: elezione dei delegati
al Sinodo; impegno finanziario
per il 1988; varie e eventuali.
• Ringraziamo il past. Arnaldo Genre per aver presieduto
il culto di domenica 3 maggio.
• Ringraziamo le corali delle comunità di Villar Perosa e
Villasecca per aver partecipato
cantando un inno durante il
culto di domenica 10 maggio.
Concerto di Pasqua
POMARETTO — La sera del
25 aprile ha avuto luogo nel
tempio valdese di Pomaretto un
concerto di Pasqua di un tipo
particolare: cantavano e suonavano insieme la Corale di Pomaretto, i Trombettieri evangelici valdesi e la Corale della
Johanniskantorei di Magonza
(Germania).
Sono stati presentati vari
brani di musica sacra e folcloristica di diversi secoli che in
precedenza ogni corale aveva
studiato per conto proprio. Così il cantare è diventato il lega
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me per superare i confini di nazionalità e di lingua. Ciò si è
realizzato cantando insieme il
« Salmo 100 » di Heinrich Schütz,
composto per due corali. E’ stata impressionante non soltanto
l’armonia della composizione in
italiano e tedesco, ma anche
l’impegno delle corali sotto la
direzione di Renato Ribet e
Hanswolf Scriba, che sono riuscite ad amalgamarsi pur con
una sola prova d’insieme.
Alla fine è stato espresso il
desiderio di ripetere questa magnifica serata sia a Pomaretto
che a Magonza.
La colletta della serata è stata
devoluta alla ristrutturazione
dell’Asilo di San Germano.
'• E' stata presentata al battesimo Samantha Tron di Roggero e Anna Vittoria Aquino. Possa lo Spirito del Signore essere
la sua costante guida e protezione.
TORRE PELLICE — Domenica 17 maggio, al termine del culto avrà luogo un’assemblea di
chiesa per esaminare la relazione annua e l’impegno verso la
Tavola per il 1988.
ANGROGNA — Domenica 17,
alle 10, nel Tempio del Capoluogo avremo l’assemblea di chiesa con la presentazione della
relazione morale, la nomina dei
deputati al Sinodo e alla Conferenza del r Distretto, l’esame dell’impegno finanziario 1988,
e l’approvazione dello Statuto
della « Ca d’ia pais » e della Foresteria « Rocciaglia » con la presentazione dei due Comitati.
• Sabato 16, con inizio alle
8, presso la Foresteria « La Rocciaglia » di Pradeltorno si svolgerà un libero campo di lavoro volontario per la pulitura del
sottobosco. Chi vuole partecipare si metta in contatto col Presbiterio.
TORRE PELLtOE — La terza edizione della « due giorni per la pace »
sì svolgerà sabato 27 e domenica 28
giugno.
Per l'occasione è stato promosso
un concorso aperto a tutti per il bozzetto del simbolo che sarà posto come
emblema della manifestazìo,ne. Il tema scelto è: « Finché la terra durerà,
sementa e raccolta, freddo e caldo,
estate ed inverno, giorno e notte,
non cesseranno mai » (Genesi 8: 22).
Particolare attenzione per i concorrenti andrà posta alle parole « Finché la
terra durerà... ».
Il termine per la consegna dei bozzetti è fissato per il 10 giugno prossimo. Il bozzetto, di dimensioni massime om. 18x 24, dovrà essere inviato
a: ‘Mirella Benedetto, via Bouissa 9 10066 Torre Pellice.
Sabato 16 maggio
□ ASSEMBLEA TEV
TORRE PELLICE — Alle ore 15 presso la sede di viale Mazzini si tiene
l'Assemblea del Movimento di Testimonianza Evangelica Valdese. L'Assemblea è aperta a tutti.
Giovedì 21 maggio
n COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
TORRE PELLICE — Alle ore 21 nella sala del Centro d'incontro il pastore Archimede Bertolino parla sul
tema « Ecologia e civiltà contemporanea di fronte alla Bibbia ».
Tutti sono invitati a partecipare.
VeneTdì 22 maggio
n ASSEMBLEA
1° CIRCUITO
ANGROGNA — Presso il tempio
del Serre ha luogo l'assemblea del 1°
Circuito per esaminare II seguente
o.d.g.: Relazione del Consiglio; Elezione del Consiglio; Varie.
Domenica 24 maggio
□ FESTA DI CANTO
SCUOLE DOMENICALI
BOBBIO PELLICE — Con la partecipazione al culto alle ore 10.30 ha inizio il tradizionale incontro dei bambini delle scuole domenicali del 1’
Circuito. Seguirà un pomeriggio di giochi.
- H
■:.Ì
10
10 valli valdesi
15 maggio 1987
Il penny
LO SPORT IN VAL PELLICE
Sportivi da tre ad... anta anni
La legge sugli investimenti in impianti sportivi è un incentivo al varo di progetti di ristrutturazione e a nuove costruzioni - Si affiancano in valle sport più e meno tradizionali
Durante uno dei suoi viaggi nel
Regno Unito per raccogliere fondi a favore dei Valdesi, Beckwith
si trova una sera ad intrattenere un gruppo di amici e conoscenti sui suoi progetti. Scarso il
pubblico e atmosfera sul grigio
che non fa presagire una colletta molto sostanziosa. Beckwith
parla e perora la sua causa con
passione, come sempre. Al termine gli si avvicina un ragazzino,
a cui non aveva fatto gran caso durante la serata, che molto
timidamente gli dice; « Signore,
crede che il mio penny possa aiutarla a realizzare i suoi progetti?
Sono le mie economie ma gliele
do volentieri » e con fare deciso
gli offre la monetina sul palmo
della mano.
La reazione di Beckwith uomo,
adulto, è quella che tutti avrebbero avuto in circostanze simili:
« Bravo, bravo, ma cosa vuoi che
ne faccia del tuo penny!' Ci vogliono migliaia di sterline... ». La
reazione del credente Beckwith è
molto diversa: « Certo che è utile, anzi è fondamentale il tuo
penny, senza di esso non potremmo fare nulla ».
E fu così che il penny del bambino sconosciuto venne sigillato
nella pietra di fondazione della
nuova chiesa di Rorà che il Beckwith stava allora costruendo.
Per dimostrare che cosa? Anzitutto che la chiesa poggia sulla
capacità di dare e di dare senza
rimpianti per gli altri, ma anche
che non v'è, nel mondo della fede e dello Spirito, proporzione
fra le cose ed il loro significato.
Nel campo dello Spirito gli oggetti non sono cose ma segni.
Perché ricordare Beckwith ed
il suo penny? Il ricordo mi si
è imposto l'altra sera al termine della serata offerta dall’Unione dei Coppieri con la recita del
lavoro di Edina Ribet. Il gruppo ha infatti deciso che il provento della serata fosse destinato alla sistemazione del progettato Centro Culturale nella sede
del Convitto Valdese, progetto
che dovrebbe trovare nel 1989
una prima realizzazione in concomitanza con le celebrazioni del
Centenario del Rimpatrio.
Gesto puramente simbolico perché è evidente che la somma raccolta è senza rapporto con quella che dovrà essere reperita se
si vuole realizzare il programma
previsto. Ma anche gesto significativo perché attesta nelle nuove generazioni un nuovo interesse per la cultura, un mutamento di mentalità, che letto in altra angolatura potrebbe essere
un rinnovarsi di sensibilità per
i problemi della comunicazione.
Gesto provocatorio anche, come il penny del ragazzino inglese, che ci ricorda che sono le
piccole cose, i piccoli gesti, molti piccoli gesti e molte piccole
cose che assommate fanno la
realtà, come i fili di un tessuto. E la chiesa in tutte le sue
manifestazioni vive di questi piccoli gesti, di questi minuscoli fili.
Ora però che il penny è trovato non ci resta che cercare la
somma occorrente per rimettere
a nuovo il nostro Convitto trasformandolo in un centro veramente efficiente e moderno a servizio della nostra cultura ed indirettamente della nostra testimonianza.
Come il « Generale » che proseguì instancabile la sua attività e la sua raccolta fino al compimento dei progetti. Con una sostanziale differenza però: 150 anni fa la realtà dell’evangelismo
italiano, ed anche quella valdese,
era salvaguardata da interventi
dal di fuori, oggi le nostre cose
ci tocca farcele da noi.
Giorgio Toam
Iniziamo questa settimana un
viaggio nel mondo dello sport alle valli, non tanto per seguirne
vicende più o meno agonistiche,
quanto per verificare l’entità di
un fenomeno, i possibili risvolti
sociali, le strutture offerte.
Su quest’ultimo punto bisogna
rilevare che in vista dei campionati del mondo di calcio che si
disputeranno in Italia nel 1990,
è stata varata una legge, la n. 64,
che stabilisce grossi investimenti negli impianti; principalmente
ciò accadrà nel calcio, ma è ipotizzabile che anche altre attività
risentano beneficamente del
provvedimento: è così accaduto
che moltissimi comuni abbiano
assunto delibere per ristrutturazioni e per lo più per nuove costruzioni.
Abbiamo sentito per primo
l’assessore allo sport di Torre
Pellice, S. Ayassot, il quale in
apertura sottolinea come . esistano impianti siá per attività estive che invernali, « in particolare
10 stadio del ghiaccio che ha ormai diversi anni di vita e necessita di notevoli migliorie; il Comune ha deciso inoltre di chiedere la copertura dell’impianto
in base alle possibilità di finanziamento, in modo da consentirne l’utilizz» in un periodo
maggiore. E’ importante notare
come i fruitori del palaghiaccio
siano solo in parte di Torre e
provengano in buona parte dalla intera valle ed anche dal pinerolese.
Altre attività invernali sono
difficilmente ipotizzabili se non
11 fondo, che per altro risente
della quota non molto elevata e,
a parte recenti eccezioni, dello
scarso innevamento ».
Esiste ovviamente anche il cal
cio, due squadre con rispettivi
settori giovanili che gravitano
sulla struttura di viale Dante, recentemente rimessa a posto; nella stessa area si trovano campi
da tennis e per il gioco delle
bocce, attività quest’ultima molto diffusa, non disgiunta, crediamo, dall’alto numero di pensionati di cui si compone la popolazione.
iPer tutto il complesso sono però previsti altri lavori, può illustrarceli?
« La stagione del tennis comprende attualmente il periodo
tra aprile ed ottobre; per poterla ampliare esiste un progetto,
già da tempo approvato in Consiglio comunale con relativa richiesta di finanziamento, di copertura di un campo da tennis,
di quattro campi da bocce e costruzione di una struttura in grado di ospitare nuovi spogliatoi
per il, football e da ult^o una
sede sociale per i vari gMippiiChe
gravitano intorno a questi campi. L’opera dovrebbe realizzarsi
entro il 1988 ».
Qual è il tipo di gestione per
gli impianti di proprietà comunale?
« La gestione è affidata in generale a società private; chi gestisce il palaghiaccio non si occupa di promozione sportiva che
spetta invece alla società dell’hockey; tennis e calcio sono invece gestiti dalTAssociazione
Sportiva Torre Pellice e dall’U. S.
Val Pellice. Sull’utilizzo degli impianti si sta facendo proprio in
questi mesi un censimento per
lo stadio del ghiaccio (sono comunque parecchie decine di migliaia i pattinatori); per quanto
riguarda il tennis, i soci variano
annualmente fra le 200 e le 250
Un tetto da 3,5 miliardi
Presentata agli amministratori comunali la prima stesura
del progetto di copertura del Palazzo del ghiaccio a Torre Pellice. Estensore e relatore l’Ing.
Martinelli di Torino, che in questi ultimi anni si era già occupato della ristrutturazione del
cinema Trento.
Il progetto prevede, oltre la
copertura vera e propria, anche
il rifacimento delle gradinate
per adeguarle alle normative di
sicurezza, portando contemporaneamente la loro capienza a
1.500 posti.
La copertura tondeggiante
sporgerebbe oltre i piloni di sostegno in cemento dando all’intero complesso un . aspetto simile a un fungo.
Molti sono i problemi tecnici
che necessitano ancora di verifiche funzionali prima di andare alla stesura definitiva del progetto: il problema della condem.
unità, mentre fra calcio e bocce
si può parlare di tre-quattrocento persone. Si può aggiungere
che per il suo utilizzo nel periodo vacanziero, più della metà
delle persone che usufruiscono
del tennis non sono residenti ».
Esiste anche un progetto, nel
quadro del recupero dell’ex discarica dell’Albertenga, per la
costruzione di una seconda area
sportiva a cura della Provincia;
a che punto stanno le cose?
« Si tratta di un progetto annoso, partito nell’82; allora a Torre Pellice furono attribuiti 220
milioni. Pareva che la costruzione di questo campo polivalente
fosse a tempi brevi, invece i lavori non sono ancora cominciati per le solite lungaggini burocratiche. Accanto a questo campo dovrebbe sorgere anche un
percorso verde finanziato dalla
Comunità Montana ».
Oltre alle attività, più note, a
Torrè Sono sorte ed in alcuni casi anche morte, altre attività
sportive: rugby, softball, tennis
da 'tavolo, trial... Per quest’ultimo
era previsto, da legge regionale,
che fossero individuati dei percorsi « fuoristrada »: cosa ne è
stato?
« Dopo un certo fervore che
semibrava accompagnare l’iniziativa negli anni scorsi, ora da un
po’ di tempo non se ne parla più
e di conseguenza l’amministrazione non se ne è più occupata ».
In chiusura, che tipo di rapporto si è instaurato fra Comune,
società e scuola, sull’uso degli
impianti?
« Bisogna dire che la legge regionale che finanziava i corsi di
formazione sportiva pare non sarà più finanziata in futuro e
quindi ci troveremo a dover
demandare all’iniziativa privata
le attività o comunque si dovrà
far pagare alle famiglie i costi
dei servizi; in passato sono stati
fatti molti corsi nelle varie discipline presenti sul territorio ».
Piervaldo Rostan
Il CAI
per l’ambiente
Oggi
e domani
Segnalazioni
TORRE PELLiCE
TORRE PELLICE — Con l'organizzazione di Pro Natura, Radio Beckwith,
Coop. Terranova, sabato 16 maggio
alle ore 21, presso il Convitto di via
Angrogna, ha luogo una serata sulla
agricoltura biologica, realtà e prospettive, con la presentazione di una proposta di legge regionale in materia;
intervengono esperti del settore ed i
presentatori della legge.
TORRE PELLICE — La Commissione Tutela Ambiente Montano, da poco istituita in seno
alla Sezione C.A.I.-U.G.E.T. Val
Pellice, organizza due conferenze (alle ore 21 in sede, piazza
Gianavello):
Giovedì 14 maggio il Dott.
Alberto Baridon illustrerà la situazione forestale in Val Pellice,
con particolare riferimento ad
un dissesto idrogeologico nel
Vallone del Cruello.
Venerdì 22 maggio il Dott.
Mario Strani parlerà sull’ecosistema del sottobosco, in particolare sui funghi.
Inoltre per il periodo estivo
sono stati presi contatti con un
Istituto di analisi, per cui si faranno alcuni prelievi di acqua
dalle più conosciute fontane e
sorgenti delle nostre montagne
allo scopo di confrontarne il grado dì purezza e le proprietà organolettiche. Chiunque sia interessato a queste attività e ad altre in programma è bene accetto in sede C.A.I. il venerdì sera ore 21.
sa, che normalmente si forma
sulle superfici fredde del soffitto 0 delle vetrate e che rischia
di essere fastidioso per gli spettatori; il problema dell’illuminazione non solo notturna, trattandosi di struttura chiusa; quello del riscaldamento delle gradinate che deve essere gradevole per gli spettatori ma non deve innalzare la temperatura dell’ambiente. I problemi da risolvere saranno quindi parecchi,
evidenziati proprio da quel particolare utilizzo della struttura.
Nel progetto il rivestimento interno del soffitto è previsto in
legno e pure in legno lamellare
saranno le travi a vista che
scandirebbero la. superficie della
cupola. Spesa prevista per l’intera opera: tre miliardi e mezzo
che dovrebbero essere reperiti
tramite l’accesso a mutui fatti
attraverso gli organismi sportivi competenti e a totale carico
dello- .§tato. A. L.
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11
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15 maggio 1987
valli valdesi Í Í
DIPIGNANO-RORA’ LUSERNA SAN GIOVANNI: FESTA DI CANTO
Un incontro
che si rinnova
Una visita breve, certo stancante, ma intensa e ricca di emozioni e di nuove esperienze è
stato definito rincontro che la
comunità di Rorà, con alcuni
amici di Luserna S. Giovanni,
Prarostino e Torino, ha avuto
con la comunità di Dipignano
in questo week-end di inizio
maggio.
Accogliendo l’invito che i dipignanesi avevano rivolto ai rorenghi in occasione della loro
visita a Rorà il XVII febbraio
scorso, i progetti, così caldamente auspicati, per un rapporto
Nord-Sud fra le nostre chiese,
stanno diventando realtà.
Accolto con la' consueta ospitalità della gente del Sud e favorito da un tempo splendido,
il gruppo, accompagnato dal pastore G. Genre, ha visitato, nella
prima giornata, i luoghi che hanno segnato una tappa importante nelia storia valdese di questa
zona: Guardia Piemontese, S.
Sisto dei Valdesi, Montalto Uflugo. Una breve presentazione storica, uno sguardo a quanto ancora rimane della presenza evangelica hanno permesso di conoscere, sia pure affrettatamente,
una pagina della nostra storia
così importante e troppo a lungo dimenticata.
La giornata seguente, dedicata
ad un rapido ’’tour de force”
nella Sila, ha permesso al gruppo di conoscere il centro di
Bethel, un’opera importante, nata per iniziativa della comunità
di Catanzaro alcuni anni fa e
che ora, con la nuova costruzione, può ospitare circa 60 persone; il centro, il cui scopo è di
permettere e favorire incontri
a livello regionale e nazionale
tra i giovani, ha promosso diverse iniziative e convegni di
interesse generale, e sta diventando uno dei punti d’incontro
più frequentati del Sud.
Lasciato il centro di Bethel il
gruppo si è diretto alla volta di
Catanzaro, dove è stato ospite
della comunità locale.
Ad un abbondante e ricco pasto comunitario è seguito un incontro con alcuni membri della
comunità durante il quale il pastore Giambarresi ha presentato
una breve ma interessante biografia della comunità. La giornata ha raggiunto il suo apice
quando, giunti a Dipignano, la
generosità e ia fraternità dei
dipignanesi ha resa, ancora una
volta, indimenticabile la cena
comunitaria preparata per l’occasione. Scambi di opinioni e di
esperienze diverse, discorsi seri e battute scherzose hanno
subito creato un’atmosfera serena e gioiosa: la gioia e . la serenità di fratelli e sorelle che
pur diversi e così lontani scoprono rimportanza di incontri
come questi, che favoriscono
rapporti di amicizia fraterna e
rafforzano una fede che spesso
vive in solitudine. .
Domenica 3 maggio, in un
tempio inconsueto come il prato antistante la casa pastorale,
sotto una volta dipinta di azzurro, illuminata da un sole estivo, un’assemblea di circa settanta persone si è raccolta per
esprimere la propria riconoscenza a Dio meditando il passo di
Matteo 25: 31-46. E’ stato un
momento particolarmente intenso di emozioni di cui sicuramente si conserverà caro il ricordo.
Dopo l’agape comunitaria, tra
canti e parole di saiuto, con un
certo rammarico per il breve
tempo a disposizione, ii gruppo
si è congedato dalla comunità
per affrontare la via del ritorno.
Anche se breve e non certo
rilassante, questo incontro ha
segnato una tappa importante
nelia storia sia dei singoli partecipanti sia di due comunità
come Dipignano e Rorà che, pur
così lontane geograficamente, sono rese estremamente vicine
dalla fede in Gesù Cristo e dall’appartenenza ad una stessa storia.
Vito Gardìol
Comunità Montana Val Pellice - U.S.S.L. 43
Sede: 10066 TORRE PELLICE
Piazza Muston n. 3 - Tel. 0121/91514 - 91836
Concorsi pubblici
Sono indetti concorsi pubblici, per titoli ed esami,
presso rUnità Socio Sanitaria Locale n. 43, a:
— 1 POSTO DI, VETERINARIO COLLABORATORE Area funzionale dell’igiene della produzione e commercializzazione degli alimenti di origine animale.
Scadenza ore 12,00 del 21.05.1987.
— 1 POSTO DI ASSISTENTE MEDICO - Area funzionale di prevenzione e sanità pubblica - Disciplina
igiene, epidemiologia e sanità pubblica.
Scadenza ore 12,00 del 29.05.1987.
— 1 POSTO DI OPERATORE PROFESSIONALE
COORDINATORE - Infermiere professionale (Capo
Sala).
Scadenza ore 12,00 del 29.05.1987.
Sono riaperti i termini del concorso pubblico, per
titoli ed esami, a;
— 1 POSTO DI OPERATORE PROFESSIONALE DI 1"
CATEGORIA - Collaboratore - Terapista della riabilitazione.
Scadenza ore 12,00 del 30.05.1987.
Le domande, in carta legale, dovranno pervenire
all'Ufficio Personale dell’U.S.S.L. n. 43 - Piazza Muston
n. 3 - Torre Pellice - Tel. 0121/91514 - 91836.
Orario apertura al pubblico: tutti i giorni dalle ore
9,30 alle ore 12,00 - escluso il sabato.
IL PRESIDENTE
(Arch. Piercarlo LONGO)
Cantare
il Padre Nostro
Presente quest’anno anche la corale di Genova
« Il canto ci sia incitamento
e strumento per lodare Dio e
dirigere i nostri cuori a Lui affinché ne riceviamo consolazione ». Richiamandosi a queste e
altre parole del riformatore
Giovanni Calvino, il pastore Bruno Bellion, domenica 10 maggio,
nel tempio (gremito fino alTinverosimile) di Luserna S. Giovanni
ha introdotto l’annuale « Festa
di canto ». Tutte le Corali hanno affrontato un unico tema:
il Padre Nostro. Esso è stato
ripercorso musicalmente nelle
sue sette domande fondamentali. Ma prima del canto Sergio
Montalbano ha tenuto una chiara meditazione biblica in cui ha
commentato il significato della
preghiera di Gesù. Erano presenti le Corali di: Pinerolo, Perrero, Pomaretto, Prali, San Germano, Villar Porosa, Villasecca,
Luserna San Giovanni, Angrogna, Bobbio, Villar Pellice, Rorà, Torre Pellice, Prarostino, S.
Secondo, Torino e, per la prima volta alle Valli, la Corale di
Genova. Più di trecento coralisti hanno presentato, nella prima parte del programma, che li
ha visti cantare tutti insieme,
una serie di inni ispirati al Padre Nostro tratti dall’Innario
cristiano e da « Psaumes et Cantiques ». Successivamente, a
gruppi di 2 o 3 Corali o singolarmente, hanno cantato inni di
diverse tradizioni. Tra questi il
più applaudito è stato il canto
della piccola (14 elementi) e giovane Corale di Genova diretta
da Paolo Cattaneo che ha presentato, con ritmica sudamericana, una melodia degli Indios
della Bolivia ispirata alla incarnazione di Cristo.
A metà del programma ha
preso la parola il pastore Renato Coìsson che ha lanciato un
appello a sostenere T« azione
apostolica comune » che si sta
realizzando a Roma nell’ambito
della comimità africana francofona con il pastore — inviato
dalla CEVAA — Bony Edzavé
del Togo. La comunità africana
evangelica di Roma ha bisogno
urgente di attrezzare un locale
come centro d’incontro ed ha
bisogno di essere sostenuta in
una attività di collegamento ed
evangelizzazione che è in pieno
sviluppo. Con questo richiamo
all’« azione apostolica » concreta, il Padre Nostro cantato nelle
sue varie interpretazioni (alcune
di quelle che abbiamo ascoltato
sono state realizzate da direttori locali di Corali come Renato
Ribet di Pomaretto o Ferruccio
Rivoir di Luserna San Giovanni) non è stato soltanto un fuggire nell’emozione e nella commozione, ma un lungo momento di riflessione biblica e di solidarietà con la CEVAA, a cui è
stata dedicata l’intera colletta
che ha fruttato L. 1.275.0Ò0.
La « Festa di canto 1987 » si
è chiusa con un inno al « Notre
Pere » scritto da un anonimo e
inserito nella tradizione musicale ortodossa; quasi uno sguardo
ecumenico diretto, con la solita classe, da Ferruccio Ccrsani.
Anche la conclusione della giornata è stata affidata alla comunità di Luserna San Giovanni, che
ha organizzato un ricco rinfresco nei giardini dell’Asilo Valdese.
Dietro a questo pomeriggio c’è
il lavoro canoro di uno o più
anni. C’è l’impegno appassionato
di tanti coralisti e coraliste e
di una decina tra direttori e direttrici. Calvino aveva ragione.
Dal canto della fede si può trarre consolazione e forza per continuare sul cammino della testimonianza. Non da soli, ma insieme.
Giuseppe Platone
ABBIGLIAMENTO
DI CLASSE
Via I Maggio 62-64
a LUSERNA
AVIS DE DECES
« hiix lucet in tenebris »
(( Souviens-toi du rocher d^oü
vous avez été taillés »
(I^ïe 51: 1)
M.me Henri Poet, son épouse;
M. Lucien Poët et M.me;
M. Jacques Poet ©t M.me;
M. Alberto Pagliai et M.me
née Françoise Poët, leurs enfants;
le Docteur Christophe Poët et M.me;
J.-C. Lâché et M.me
née Frédérique Poët;
M.lle Valérie Poët;
Henri Matthieu Poët;
M.lle Valérie Consiglio,
ses petits-enfants;
Jean-Christophe et Emmanuelle Laehé;
Romain et Florent Poët,
leurs arrière-petits^nfants ;
M.me Clot, née Louise Poët;
M.me Guglielmet, née Léonie Poët,
ses enfants, petits-enfants,
arrièr eq>etit s-enf ânts,
M. et M.me Jacques Poët,
leurs enfants et petits-enfants;
M.me Albert Poët, née Peyrot;
M.me Diguet, née Elise Poët;
M.me Jean Dalest,
ses enfants et son petit fils;
les familles Poët, Ferrerò, Pons; Castagno, Courel, Kaid, Baba-Aissa, Gamgit, Tamzali, Vottero, Pagliai Roberto, parents, alliés et amis
ont la douleur de vous faire part
du décès de
Monsieur Henri Poët
PDG des établissements Henri Poët
Président d’homneur de l’Union
Vaudoise de Marseille
Chevalier de l’Ordre national du Mérite
Chevalier de la Solidarité italienne
leur époux, père, beau-père, grandpère, frère, beau-^frère, parrain, oncle,
cousin regretté,
survenu le 19 avril 1987
a l’âge de 83 ans.
RINGRAZIAMENTO
« L’uomo è simile a un sojjio, i
suoi giorni son come Vombra
che passa »
(Salmo 144: 4)
I familiari del compianto
Daniele Bonjour
di anni 39
ringraziano tutti coloro che con presenza, fiori e scritti hanno voluto essere loro vicini in questa triste circostanza.
Un ringraziamento particolare ai medici e al personale deirOspedale valdese di Torre Pellice, al pastore Bellion e a tutti coloro che si sono uniti
al loro dolore.
Bobbio Pellice, 11 maggio 1987
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12
12 fatti e problemi
15 maggio 1987
RAPPORTO DEL CONSIGLIO ECUMENICO
UNA MANIFESTAZIONE ANTINUCLEARE
I soldi italiani in Sud Africa catena umana
Caorso - S. Damiano
Appello per il deinvestimento in appoggio alla lotta anti-apartheid
« Ci appelliamo a tutte le chiese sparse sulla terra perché ritirino immediatamente i loro
fondi presso banche, società o
organismi che abbiano collegamenti diretti o indiretti con il
Sud Africa », così afferma la mozione t!ie il Sinodo delle chiese
valdesi e metodiste del 1986 ha
approvato con im ordine del giorno che faceva propria la mozione della Conferenza Mondiale
Metodista (art. 61 Atti).
Seguendo quest’appello molte
persone e alcime c^ese (citiamo
ad esempio la chiesa metodista
di Omegna, quella valdese di Pinerolo, la stessa Federazione delle chiese evangeliche in Italia)
;hanno scritto lettere, chiesto incontri con la direzione di numerose banche, che hanno investimenti in Sud Africa e qualcuno,
vista la risposta insoddisfacente,
ha anche ritirato il suo deposito.
All’estero, soprattutto tra le
chiese protestanti, il moviméntd
per il deinvestimerito in Sud Africa come momento concreto della lotta contro l’apartheid ha già
un certo spessore (ed una storia:
ricordiamo che il Consiglio Ecu
menico delle Chiese ha ritirato
da anni i suoi fondi presso alcune banche svizzere) ed ha anche ottenuto risultati concreti.
Così ad esempio la Barclay's
Bank, un importante istituto di
credito anglosassone, ha accolto
le proteste delle chiese e di alcuni suoi azionisti quaccheri, ed
ha deciso di ritirarsi da ogni attività in Sud Africa.
Altri hanno deciso di non concedere nuovi crediti per operazioni da realizzare in Sud Africa
ed è il caso di edcuni istituti di
credito italiani, quale ad esempio
l'Istituto bancario San Paolo di
Torino. In un momento in cui
le elezioni — per soli bianchi —
hanno dato una maggioranza
schiacciante (123 seggi su 166) al
partito nazionalista di Botha, ci
viene dalle chiese sudafricane,
dal premio Nobel per la pace,
il vescovo anglicano Desmond
Tutu, dal past. Allan Boesak delTAJlean^ . Riformata Mondiale,
la richièsta di intensificare la nostra azione cóntro Tapartheid.
E’ per questa ragione ohe il
nostro giornale pubblica questo
elenco di banche, assicurazioni.
organizzazioni italiane che investono nel Sud Africa.
Si tratta della situazione aggiornata alTaprile 1985 secondo
il rapporto che Èva Militz, del
Consiglio Ecumenico delle Chiese, ha preparato per il Comitato
speciale delle Nazioni Unite per
la lotta contro Tapartheid. Nell’elenco appare anche lo lOR
(Istituto Opere di Religione, quello in cui ha operato mons. Marcinkus) del Vaticano.
Per la verità il Vaticano ha
smentito la notizia della stampa
intemazionale che diceva di un
suo coinvolgimento col governo
sudafricano. In realtà lo lOR ha
finanziato enti parastatali, come
si evince dal prospetto pubblicato qui sotto.
Ricordiamo inoltre ai nostri
lettori che è aperta su questo
giornale la sottoscrizione del fondo di solidarietà e che la somma
che saià. raccolta sarà dtiviata ài
Consiglio delle Chiese sudafricane a sostegno della loro azione
educativa ed assistenziale.
Giorgio Gardiol
I PRESTITI ITALIANI AL SUD AFRICA
La fiducia reciproca e il ricordo di Chernobyl
INVESTITORE INVES'nM. MILIONI $ TAX % INTERESSE TIPO INVESTIMENTO POSIZIONE BANCA
NUOVO BANCO AMBROSIANO Municipalità di Johannesburg 20 10 Bonds Pubblici Partecipante
Sats (Servizio Trasporti) 80 8,25/9,25 Bonds Pubblici Partecipante
Iscor (Ente per l'Industria) 41,9 9 Bonds Pubblici Partecipante
Escom (Ente per l'Energia) 157,5 8,5/11,5 Bonds Pubblici Partecipante
Dip. Poste e telecomunicazioni 38,5 9 Bonds Pubblici Partecipante
Repubblica del Sud Africa 72,7 8,5 Bonds Pubblici Partecipante
lOR Municipalità di Johannesburg 20 10 Bonds Pubblici Partecipante
Sats 113,4 7,63/9,25 Bonds Pubblici Partecipante
Dip. Poste e telecomunicazioni 38,5 4 Bonds Pubblici Partecipante
JSTITUTO BANCARIO S. PAOLO TORINO
Municipalità di Johannesburg 20 10 Bonds Pubblici Partecipante
Sats 258,6 7,63/10,38 Bonds Pubblici Partecipante
Iscor 41,3 9 Bonds Pubblici Partecipante
Escom 292,4 8/11,50 Bonds Pubblici Partecipante
Dip. Poste e telecomunicazioni 93,3 8,38/11,63 Bonds Pubblici Partecipante
ROP del Sud Africa 190,7 7,75/11,25 Bonds Pubblici Partecipante
Standard Bank Import-Ex. Finance LTD 75 Libor* -F 0,25 Bonds Pubblici Manager
Genbei Finance B.V. - Johannesburg 31,6 8 Bonds Pubblici Partecipante
BANCA COMMERCIALE ITALIANA Municipalità di Johannesburg 20 10 Bonds Pubblici Partecipante
Sats 149,3 7,63/10,38 Bonds Pubblici Partec./Manager
Iscor 41,3 9 Bonds Pubblici Partecipante
Escom 292,4 8/11,50 Bonds Pubblici Partecipante
Dip. Poste e telecomunicazioni 93,3 8,38/9 Bonds Pubblici Partecipante
Dip. Poste e telecom, (non garantito) 42 Libor* + 0,63 Credit Partecipante
Repubblica del Sud Africa 83,6 7,75 Bonds Pubblici Partecipante
BANCA NAZIONALE DEL LAVORO Municipalità di Johannesburg 20 10 Bonds Pubblici Partecipante
Iscor 41,3 9 Bonds Pubblici Partecipante
Escom 257,8 8/11,50 Bonds Pubblici Partecipante
Sats 75,9 8,25/10,38 Bonds Pubblici Partecipante
Dip. Poste e telecomunicazioni 93,3 8,38/9 Bonds Pubblici Partecipante
Repubblica del Sud Africa 83,6 7,75 Bonds Pubblici Partecipante
Genbei Finance LTD 31,6 8 Bonds Pubblici Partecipante
EUROMOBILIARE PA
Sats 73 7,63/9,25 Bonds Pubblici Partecipante
Iscor 41,5 9 Bonds Pubblici Partecipante
Escom 292,4 8/11,50 Bonds Pubblici Partecipante
Repubblica del Sud Africa 156,3 7,75/8,50 Bonds Pubblici Partecipante
Dip. Poste e teleconuinlcazloni 54,3 8,38 Bonds Pubblici Partecipante
BANCO DI ROMA Iscor 41,3 9 Bon^ Pubblici Partecipante
Escom 292,4 8/11,50 Bonds Njbblici Partecipante
Genbei Finance LTD 31,1 8 Bonds Pubblici Partecipante
Sats 35,3 10,38 Bonds Pubblici Partecipante
GENERALI ASSICURAZIONI Repubblica del Sud Africa 156,9 7,75/8,50 Bonds Pubblici Partecipante
Escom 120,3 8/8,25 Bonds Pubblici Partecipante
Dip. Poste e telecomunicazioni 54,0 8,38 Bonds Pubblici Partecipante
CREDITO ITALIANO Iscor 41,3 9 Bonds Pubblici Partecipante
Escom 172,0 8,25/11,50 Bonds Pubblici Partecipante
BANCO DI SICILIA Standard Bank Import-Export 50 Libor* + 0,25 Bonds Privati Manager
CARIPLO Dip. Poste e telecomunicazioni 50 Libor* + 0,63 Credit Partecipante
Libor* -F 0,75
* Libor: London Interbank offering rate (tasso di Interesse fluttuante)
La cosa che salta subito agli
occhi, in una catena umana, è
la sua strana staticità. Al contrario di un corteo, le persone
non si muovono più una volta
raggiimta la posizione decisa dagli organizzatori. Al contrario di
un blocco o di un picchetto, non
impedisce ad alcuno l’entrata in
un qualche luogo particolare, nè
cerca di ostacolare lo svolgimento di certe operazioni.
Quale può essere, allora, il
senso di una manifesttizione del
genere? E’ innanzitutto una grossa espressione di fiducia e solidarietà: infatti le ¡persone che
compongono il lungo serpentone, decidono di esprimere le loro idee proprio tenendosi per
mano, consce che la catena è veramente fmtto dell’apporto di
tutti, poiché ognuno ne rappresenta un anello. Certo, più si è
e più diventa difficile capire con
precisióne l’ampiezza della manifestazione: una piazza gremita fa effetto a chiunque vi si
trovi in mezzo; al contrario in
una catena umana oltre una certa distanza (e oltre le curve della strada) non si può vedere. Rimane sempre l’interrogativo:
quanto sarà lunga? Saranno stati raggiunti gli obiettivi prefissati o dopo quella curva non c’è
più nessuno?
Certo, si tratta di osservazioni
un po’ estremizzate, dato che esistono sempre degli organizzatori che vanno su e giù per il
serpentone e forniscono le informazioni essenziali. Mi sembra
però che, più di un corteo, una
catena umana si caratterizza per
la sensazione che dà della ne
UNESCO
1 miliardo
di analfabeti
In pochi anni potrebbero raggiungere il miliardo gli analfabeti nel mondo. Il segnale d’allarme proviene dall’Unesco, il quale rileva che se pure negli ultimi 25 anni lo sviluppo dell’educazione nel mondo è stato « sorprendente » (è quasi raddoppiato
il numero degli studenti), la percentuale di analfabeti, anche nei
Paesi industrializzati, dove il fenomeno è cosiddetto di « ritorno », non accenna_ a diminuire.
Progressi più significativi si
sono registrati in Africa, che resta però il Paese con il maggior
numero di analfabeti, in America Latina, nei Caraibi e negli Stati arabi. Per esempio, in Africa,
dal ’60 ad oggi il numero degli
studenti nelle scuole superiori è
aumentato di nove volte e in
America Latina e nei Caraibi di
sette volte. In Africa, tuttavia, ci
sono 162 milioni di analfabeti
adulti. Seguono l’Asia e i Caraibi
con altri 100 milioni di analfabeti A‘queste cifre vanno aggiunti
più di 120 milioni di bambini in
età scolare (sotto i 15 anni) che
non frequentano alcuna scuola.
Secondo TUnesco l’esistenza di
fasce così estese di analfabetismo si spiega con la crescita demografica, ma anche con la mancanza di una politica adeguata
che argini il fenomeno. Nei Paesi industrializzati sarebbero 10()
milioni gli analfabeti. Negli Stati
Uniti due anni fa un terzo della
popolazione (60 milioni) era totalmente o parzialmente analfabeta. Nei Paesi della Cee si parla, invece, di 20 milioni di analfabeti.
cessità di dover fare affidamento sugli altri per il buon andamento della manifestazione.
E’ probabilmente questo, al di
là delle parole d’ordine, lo spirito che manifestazioni simili vogliono comunicare. Il loro successo è la prova non solò della popolarità di certe idee e di certe
posizioni, ma anche di come le
persone intendano esprimerle, evidenziando con chiarezza le loro intenzioni e le loro convinzioni in modo veramente pacifico e non violento.
D'altra parte, riuscire a mobilitare circa 50.CÌ0O persone (almeno qui in Italia) ad un anno da
Chernobyl, significa non solo che
il ricordo di quei giorni è ancora ben vivo e presente nella gente, ma anche che il dissenso nei
confronti delTenergia ricavata
dal nucleare e più in generale
della politica energetica folle e
suicida che i vari governi (non
solo il nostro) sembrano auspicare, si sta allargando e concretizzando sempre più.
E’ il dissenso di un popolo inquinato, irradiato, preso in giro
e spesso disprezzato che, in rnodo pacifico e non violento, chiede almeno di potere avere voce
in capitolo nella gestione di quello che sarà, in fondo, anche il
suo futuro.
Alberto Bragaglia
« L'Eco delle Valli Valdesi »: Rea.
Tribunale di PInerolo n. 17!>
Redattori: Alberto CorsanI, Luciano Deodato, Giorgio Gardiol (direttore) , Paolo Fiorio, Roberto Giacone. Adriano Longo, Giuseppe Platone (vice direttore). Comitato di
redazione: I redattori e: Mirella
Bein Argentieri, Valdo Benecchi,
Franco Carri, Rosanna Ciappa Nitti, Piera Egidi, Claudio H. Martelli,
Roberto Peyrot, Sergio Ribet, Massimo Romeo, Cesare Milaneschi,
Marco Rostan, Mirella Scorsonelli,
Liliana Vigllelmo.
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - Tel. Olf/
655.278.
Redazione l'Eco delle Valli Valdesi;
Via Arnaud, 23 - 10066 Torre Pellice.
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Registro nazionale della Stampa n.
00961 voi. 10 foglio 481.
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Semestrale 16.000; Estero 55.000(posta aerea 84.000); Sostenit. 70.000;
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Decorrenza T genn. e 1® luglio (semestrale) da versare esclusivamente sul C.C.P. 327106 Intestato « L’Eco
delle Valli - La Luce • - Casella postale - 10066 Torre Pellice.
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Intestato a « La Luce; fondo di solidarietà », Via Pio V, 15 - Torino
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