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T. l.Æ
ECO
DELLE VALLI VALDESI
£patt.
Bibliotaca Val'lass
(Tcriìio)
TO'irz
Settimanale
delia Chiesa Valdese
Anno ex — Num. 6
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TORRE PELLICE — 5 Febbraio 1960
Ammin. Claudiana Torre Pellice - C.C.P. 2-17557
L'AMARO SALUTARE
Non vi ha lasciato un fondo amarognolo, rondata di sacro sdegno
suscitata intorno a noi e in noi stes
SI dalle recenti manifestazioni anti
semite? A me sì. E me l’ha su
scitato, più forte, il leggere la pagi
Ila rovente de ” Le dernier des Ju
stes ” di André Schwarz-Bart che si
riporta qui accanto; rovente anche se
scritta con quello stile quasi leggero, con quell’ironia distaccata che è
lino dei fascini di questo grande libro (eppure sono pagine che l’autore ha scritto con le lacrime e col
sangue del suo popolo, della sua
stessa famiglia, annientata dalla repressione nazista). Egli ricorda quel
che successe, nel 1938; e ce lo getta
in faccia a noi nazioni cristiane, a
noi chiese cristiarui, oggi, senza rancore, con un ironia come trasfigurata dalla fede nell’Iddio di Israele
che è Signore della storia; ma non
si possono leggere queste parole senza sentirsi morire sulle labbra le più
nobili e certo più sentite dichiarazioni. ..
E’ il momento di ricordare il
dramma (1) di capitan Kuyper, ’’padrone dopo Dio ” a bordo della
¡uceóla Nelly, che di porto in porto,
lungo tutto il litorale americano, cerca invano di sbarcare, anche clandestinamente, i centocinquantasei ebrei imbarcati in Europa: niente visti d’ingresso, in nessun paese; tutti gli sono contro, le varie polizie,
anche i rappresentanti del suo governo, anche il pastore della Chiesa
riformato, olandese a Washington,
anche i suoi uomini alla fine, tutti
cercano eli convincerlo a riportare
al luogo d’imbarco la sua ingrata
merce umana, stringendosi nelle
spalle di fronte alla ” ragion di stalo ” o fingendo di non sapere o eli
non credere possibile la sorte che là
li attende. E Kuyper, che prenderà
su! serio il suo esser padrone dopo
Di o della sua nave, della sua vita,
(lei suo avvenire, dovrà affondare di
sua mano la Nelly, nel bel mezzo di
uu'idegante regata, perchè i rilut
trini i ospiti siano costretti ad accogliere i naufraghi.
Ce ne sono stati dei Kuyper, in
tutti i nostri paesi, in tutte le itosi re chiese; ma pochi; e forse non
sono (¡uelli che oggi parlano più forte, che stigmatizzano il sordido rigurgito. La condanna dev’essere recisa, senza debolezze; ma sobria,
nell’umiliato riconoscimento di una
nostra segreta, profonda corresponsabilità. Assurdamente ipocrita è
l’atteggiamento, ad esempio, di quelle ditte inglesi che hanno licenziato
alcuni operai tedeschi, un mese fa,
(¡liando scoppiò lo ” scandalo ” dello .svastiche; il (¡naie scandalo, con
le sue dimensioni mondiali, ha mostrato appunto che l’antisemitismo i
ù razzismo non sono davvero il peccato ” tedesco ” — anche, se in Germania ha raggiunto un orrore irri¡wtibile — ma si annidano nei cuori
.senza distinzioni geografiche ed etniche. Ora, .sotto la spinta del giorno,
si parla di insegnare anche questa
storia nelle scuole: benissimo; ma
che sia senza ipocrisie farisaiche, abbondando in roboanti tirate contro
i nazifascisti, magari contro i tedeschi, contro ” gli altri ”, insomma;
che .sia nel riconoscinunito umiliato
del peccato delle nazioni intere, della nostra nazione, peccato di folle
violenza o di connivente viltà.
Non è il iwstro moralismo, è
Cristo .solo che può giudicare, e con
il suo perdono trasformare; di noi
avviene, .se no, quel che avvenne
(¡nel giorno della folla arsa di sacro
sdegno intorno a Gesù e (di’adultera.
Gino Conte
(1) .1\N i)K H4RTOC: Padrone dopo Dio.
... lui rendant la monnaye de sa
pièce, tout ce qui sous la calotte des
cieux avait nom de démocratie condamnait l’Allemagne, en représailles de son antisémitisme, à conserver
ses Juifs. La punition était savante,
qui intervenait à l’instant précis où,
excédé et comme suffoquant de youIrerie, le nazisme ouvrait Hambourg
à 1 émigration youtre. Par dizaines
de milliers affluant vers ce port, les
Juifs allemands se heurtèrent au mol
d’ordre des démocraties: No visa.
Quelques poignées se lancèrent sur
l’océan; on ne les coula point, par
humanité, mais il leur fut permis de
mourir à l’ancre de Londres, de
Marseille, New York, et Tell Aviv,
et Malacca et Singapour et Valparaiso et toutes les ancres qu’ils voulurent.
La consigne démocrate ne prévoyant pas de funérailles, les pieux
Juifs allemands s’enterrèrent vaille
que vaille dans la mer. Seuls les indigènes de l’île de Bornéo, toujours
friands de nouvelles têtes, accordèrent l’autorisation d’inhumer; mais
avec, pour unique réserve, le droit
de prélever les plus jolies « barbes »
du lot. Appelé télégraphiquement en
consultation, un fameux talrnudiste
du Nouveau Monde trancha, si l’on
ose dire, la rjuestion de la sorte:
Qu’ils coupent. Dieu — béni soit
son nom — remeÎTra en place.
Arche des tempj nouveaux, l’E*odus fit deux fois fe tour de la terre
sans faire naître une fleur pour ses
femmes, un sourirç pour ses enfants,
une larme pour ses vieillards. Les
coeurs démocrates, se retenaient. Après un beau voyage, tout ce petit
monde revint par, Hambourg achever ses jours au pays natal. Ainsi
jamais embargo fut si admirablement observé. Et vive la démocratie, s’écrièrent les'démocraties. Mais
aussitôt : A bas la' démobolchoploutojudéonégromongilo.... cratie! rétorqua âprement le petit caporal qui
de dépit fait « traiter » sur l’heure
cent mille Juifs, commencer par
ceux de l’Exoc/us. Shoeking, shooocking, hulule en téponse l’éditorialiste du Times; et; dans l’honorable
intention d’initiert ce régime non
constitutionnel aux règles du cant
international, la ^oyal Navy expédie par huit brasses de fond une
barquette d’enfantæ juifs aventurée
dans la limite des paux du Britannic
Mandat of Palestin; mais après sommation d’usage.
i
GIOVEDÌ’ 28
Poiché l’esercito manteneva una posizione ambigua in Algeria, il governo parigino ha ordinato al capo militare (Challe;
e civile (Delouvrier) di Algeri di lasciare
la città. Il primo cede il comando al gen.
Crépin, fedele a De Gaulle; il secondo prima di allontanarsi pronuncia un ambiguo
discorso. A Tunisi Ferhat Abbas, capo del
governo provvisorio algerino, fa appello
alla costituzione dì « brigate intemazionali » ; ma in complesso i guerriglieri mussulmani si tengono in disparte.
La conferenza della Tavola rotonda, che
ha riunito a Bruxelles quarantun esponenti dei partiti politici e dei gmppi etnici
del Congo belga, venti parlamentari e cinque membri del governo belga, ha deciso
che con il 30 giugno p. v. il Congo sarà
indipendente.
La Renania-Palatinato è il primo Land
della Repubblica federale tedesca che ha
messo fuori legge la Deutsche Reichspartei,
il partito neonazista compromesso nelle
recenti manifestazioni antisemite.
VENERDÌ’ 29
La Camera approva la legge sui 4 referendum previsti dalla Costituzione (costituzionali, abrogativo, amministrativo, legislativo); la legge è stata approvata a grandissima magg oranza per rinaspettato appoggio deUa DC, per cui tale voto costituisce il prezzo pagato dalla maggioranza
alla sinistra del partito, per conservare la
unità. Proteste da parte dei liberali, che
chiedono alla DC una ch arificazione politica (in vista di un’eventuale ricostituzione del quadripartito).
De Gaulle rivolge ai Francesi il suo attesissimo messagg o; nel pomeriggio si reca in segreto a Reghaia, l’aeroporto militare a 35 km. da Algeri dov’è il Comando
delle truppe rimaste fedeli.
Dopo le barricate
Le barricate d’Algeri sono state
sgombrate, dopo una settimana inquieta; i capi dei rivoltosi sono fuggiti (Ortiz) 0 arrestati ( Lagaillarde ) ;
i rivoltosi stessi (i « territoriali ») han.
no dovuto scegliere fra il processo e
la lotta della Legione Straniera. Ritorna un certo ordine. Indubbiamente, il colpo risolutivo alla situazione
angosciosa protrattasi per vari giorni
(cfr. i «7 giorni») è stato il discorso pronunciato venerdì alla Radiotélévision française dal Presidente
De Gaulle: un discorso in cui il Generale continua a considerarsi un po’
troppo, per i nostri gusti, l’uomo della provvidenza, e in cui parla un po’
troppo di sè, ma pure un discorso
chiaro, coraggioso: e bisogna certo
considerare il momento cruciale in
cui è stato pronunciato, in un’atmosfera rovente di polemiche passionali.
L’autorità dello Stato è stata ristabilita. dopo la ripetizione sfortunata,
il 24 gennaio, del colpo di Stato del
13 maggio, già compromesso con il
discorso di De Gaulle dello scorso 16
settembre, in cui si pronunciava chiararoente per il diritto dell’Algeria all’autodeterminazione. La prova di forza voluta dagli insorti è clamorosa
mente fallita; pare anzi che molte
figure che, nell’ombra metropolitana,
hanno fomentato la rivolta, siano ora
sotto inchiesta, in Francia, il che potrà portare ad una benefica epurazione della Vo Repubblica.
Sia permesso fare alcune considerazioni. Anzitutto, salvo l’estrema destra di un Bidault e di cui fa parte
il recentemente « licenziato » ministro
delle Finanze Pinay, la Francia metropolitana si è dichiarata compatta
per il Generale (anche la Federazione delle Chiese Protestanti di Francia ha tra l’altro, indirizzato un mes
saggio di fiducia a De Gaulle); le organizzazioni operaie, le tre confederazioni sindacali (socialista, comunista e cattolica) sono state unanimi
in questo, e hanno indetto, lunedi, lo
« sciopero nazionale » di un’ora per
organizzare manifestazioni di solida,
rietà al Capo dello Stato.
In secondo luogo, e all’opposto, si
deve riconoscere — anche se la pace
sembra tornare a regnare ad Algeri
— che «la majorité de la population
curopéenne d’.Algérie se sent de coeur,
,je dis bien de coeur, mais il vaudrait
La chiesa valdese di Genova
celebra il suo centenario
130 convitati ed al dessert il pastora
Sballi lesse numerosissimi messaggi
venuti da ogni parte e dette la parola
a diversi pastori di chiese locali italiane ed estere.
Nel pomeriggio la comunità si raccolse nuovamente nel tempio per una
riunione più familiare in cui, dopo
che il pastore ebbe tracciato brevemente le varie fasi che condussero
all’attuale tempio, parlarono i pastori che avevano condotto la comunità
nel passato, alcuni pastori esteri, il
Moderatore ed infine venne espressa
la gratitudine della Chiesa agli architetti, ingegneri ed esecutori dell’opera.
Dopo un ricevimento la giornata si
concluse colla Conferenza storica del
pastore Luigi Santini su : « Vicende del
Protestantesimo Genovese ». Interven.
nero ufficialmente il Sindaco ed un
Assesscre i quali espressero il loro
compiacimento ed apprezzamento.
Cosi terminò questa grande giornata principio, auguriamo, di un nuovo
periodo di intensa attività della Comunità.
Emilio Corsani
Con una magnifica giornata di sole, in un clima di sano entusiasmo e
di profonda gioia si sono svolte domenica 31 gennaio le celebrazioni di
detto centenario. Esse hanno culminato nel culto di inaugurazione e di
dedicazione del tempio restaurato,
culto cui hanno preso parte il Moderatore Rostan ed il pastore Aldo Sbaf.
fi. Solenne il momento in cui il Moderatore pose la vecchia Bibbia sul
Tavolo della Comunione e pronunziò
le parole di dedicazione. Vibrante di
fede il sermone, pure del Moderatore,
sul primo versetto del Salmo 122 ; « Io
mi son rallegrato quando mi han detto: Saliamo alla Casa dell’Eterno »,
in cui egli mise in evidenza i veri motivi di questa gioia. Molto curata la
parte musicale sia nei brani suonati
sull’organo dal Dr. Manlio Gay, sia
nel coro di circostanza, sia nel canto
degli inni. La colletta fu destinata all’opera di evangelizzazionee in modo
speciale, a costituire un fondo per la
erezione di una cappella per la comunità di Ferentino. Superfluo dire che
il tempio era affollatoi in tutti i suoi
settori e che esso, cosi come è stato
ricostruito, corrisponde efficacemente
al suo scopo.
Un pranzo in comune raccolse oltre
In occasione del .suo centenario la Chiesa di Genova ha pubblicalo una bella monografia .sulla .sua .storia in questo secolo
mieux dire, de tripes, avec les émeutiers»; così A. Finet — che è stato
recentemente in Algeria — su l’ultimo numero di Réforme. Dichiarandosi naturalmente del tutto contrario
allo spirito dei rivoltosi, A. Finet cerca tuttavia di comprendere le ragioni
Ui questo consentimento della maggioranza degli europei d’Algeria : « Elle croit, bien intoxiquée par l’action
psychologique, que la sécurité de son
avenir, la fin de la guerre qui ensanglante le pays, l’audience et la confiance du peuple musulman, ou sa
docilité, seront acquises par la ferme
proclamation de ce non-sens géographique, démographique et politique
que « l’Algérie, c’est la France » Elle
le croit de bonne foi, imperméable à
l’histoire contemporaine, ignorant vo.
lontairement la politique internationale, fermant les yeux sur l’évolution de l’Afrique et du Proche-Orient,
traduisant en défaite de la France ce
qui est en réalité adaptation aux situations actuelles d’une constante de
la politique française favorisant l’évolution des peuples sur lesquels flotte ou a flotté son drapeau».
Ancora l’esercito. In complesso si è
mantenuto leale verso lo Stato ; ma le
sue perplessità iniziali — di cui è diffì.
eile valutare quale sarebbe stato l’esito
senza il prestigio del Général (non per
niente s’è presentato alla TV in uniforme) — hanno una volta di più rivelato quel che è stato chiamato « le
malaise de l’armée » : esso non riesce
cioè ad accordare quello che considera il suo scopo — e che anche De
Gaulle ha riaffermato nel suo discorso di venerdì —, cioè la pacificazione
con le armi della rivolta arabo-algerina, e la politica di trattative con il
FLN algerino da parte del governo
di Parigi, Non si può pretendere che
chi combatte in prima fila la selvaggia guerriglia — specie se gli fa an
cora velo il militarismo di qualche
alto ufficiale — veda con ampia prospettiva la questione algerina. E « le
malaise de l’armée » riflette la incertezza della politica francese. La
quale non è certo di fronte a facili
questioni — sia detto forte —, per cui
i cristiani si ricordino in preghiera
di coloro che devono portare le gravi
responsabilità dell’ora.
Infine, gli arabi. Una parte di essi
si è già in passato dichiarata solidale
con la Dolitica di De Gaulle, per una
graduale integrazione di un’Algeria
autonoma nella Communauté française; comunque anche i ribelli e i
« renitenti » sono stati invitati dai dirigenti del FLN ad astenersi dalla loL
ta durante la sommossa. Verso i primi e verso gli ultimi va ora mantenuta la promessa esplicita di conce(œntinua in 4« pag.)
7 giorni
SABATO 30
L’impros'sione del discorso di De Gaulle
si riveda fori ssima, in Algeria e in Francia; pure i rivoltosi di Lagaillarde e Ortia
possono ancora contare sul favore di una
parte di Algeri. Si parla di un ultimatum
alle barricate che scadrebbe neUa notte.
Togl'atti apre a Roma congresso comunista con un discorso moderato e in
cui era nettamente avvertibile — con echi
delle revisioni in seno al marx'smo — I »
atmosfera distensiva che è quasi generale
(a parte le voci di alcune Cassandre curiali) e a cui anche la polemica comunista
deve adeguarsi. Togliatti ha detto ,ai rigoristi del suo partito: «Ricordate, compagni, che Lenin disse un giorno che nessuna muraglia cinese separa gli obiettivi detnocrat 'ci dagli obiettivi comunisti »; ha
chiesto un governo che attui la Costituzione « col rispetto del metodo democratico », col sistema della pluralità dei parliti, augurabile e anzi necessaria; ha riconosciuto che « coimb'nazioni di differen
ti forze economiche sono inevitabili in un
paese come l’Italia e l’iniziativa del produttore singolo sarà per lungo tempo necessaria »; ha riconfermalo la necess’tà reciproca deU’inlesa con il PSI; ha accennato alla necessità di modifiche del Concordato (ma bisognava pensarci a tempo..).
Discorsi? Meglio questo buon senso che
qualche tirata ideologica. Naturalmente restano tante cose da chiarire.
Intanto mentre Malagodi rinnova le critiche liberali airatteggiamento incerto della DC, socialdemocratici e repubblicani si
dichiarano contrari ad un’eventuale ricostituzione del quadripartito.
Un deputato congolese alla Conferenza
di Bruxelles ha chiesto che delegati dell’ONU controllino lo svolgersi delle elezioni nel Congo.
DOMENICA 31
Obbedendo agli ordini di De Gaulle l’esercito prende l’iniziativa, e comincia ad
isolare il campo trincerato dei rivoltosi ad
Algeri.
Giovanni XXIII con un discorso in San
Pietro chiude il Sinodo romano.
Al Congresso comunista ha parlato come
delegato del PSI De Martino, uno dei rappresentanti della corrente autonomista del
suo partito. Senza sbattere porte in faccia
a nessuno, anzi auspicando la ripresa di
più cordiali rapporti fra il PSI e il PCUS,
ha però affermato con decisione che l’autonom'a del suo partito (dal comuniSmo
nostrano e alla lontana da quello sovietico) è una condizione di prima importanza
nel futuro italiano. Hanno ribattuto il delegato sovietico Suslov e Pajetta.
LUNEDI’ 1
In Francia ogni attività è ferma dalle
11 alle 12 : « sciopero nazionale » per manifestare a De Gaulle la solidarietà del
paese.
I rivoltosi algerini si arrendono; Ortiz
fugge, mentre Lagaillarde è arrestato e tradotto a Parigi; a inolt' insorti viene offerto Farruolamento nella Legione Straniera
che li manderà a combattere contro i fellagha.
Incidenti protrattisi negli ultimi giorni
alla frontiera fra Israele e la S ria culminano in un violento combattimento; l’Egitto, come leader della RAU (Repubblica
Araba Unita) di cui fa parte la Siria, proclama lo stato di allarme.
Al Congresso comunista Longo Ita sottolineato che la distensione è solo un « momento » della marc a al socialismo e ha
rifiutato le revisioni al marxi-smo; gli oratori della terza giornata sono stati guardinghi se non negativi verso i vari aspetti
della d’stensione.
MARTEDÌ’ 2
Si apre a Mosca, presieduta da Krusciov,
una conferenza agrico’a che riun'sce tutti
i capi dei paesi comunisti.
L’As.semhlea francese (voto negativo dei
comuni.st: e delle destre di Pinay e Bidault) (oncede a De Gaulle i pieni poteri
per un anno.
Nelle elezioni nello Stalo di Kerala (Federazione dell’India) i comunisti hanno
perso la maggioranza che vi hanno avuto
finora; la sconfìtta è in buona parte dovuta alla pol'tica scolastica condotta in
questi anni, e di cui abbiamo talvolta dato
notizia «nH’ECO, in quanto ostile alle scuole (lePe Missioni e delle Chiese.
Continuano scontri alla frontiera a'roisraeliana; osservatori deH’ONU svolgono
un’inchiesta.
Al Congresso comunista, un rigido e irruente discorso di Amendola per la lolla
romunisla più r voluzionaria,
MERCOLEDÌ’ 3
Anche il Senato francese conferma i pieni poteri a De Gaulle, che rinnoverà diversi quadri governativi.
II Segretario delI’O.N.U., Hammarskyoeld tenta una conciliaz'one Ira Israele e
la Repubblica Araba Unita.
2
pag. 2
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
5 febbraio 1960 — N. 6
Santo riposo domenicale
La Legge divina del riposo di un
giorno su sette non incontra generalmente fra noi grandi obiezioni, soprattutto da chi la intende come diritto a una piacevole vacanza domenicale. Si è forse un po’ restii, talvolta
all’osservanza del 4° comandamento,
quando si tratta di consentire il legittimo riposo domenicale ad altri.
Non è però sul mero e legittimo riposo settimanale che vorremmo oggi
attrarre l’attenzione dei lettori dell’Eco, bensì sul comandamento della
santificazione di detto riposo. Nella
Legge di Dio il giorno del riposo non
vuol essere soltanto un giorno di festa o di svago, ma un giorno di riposo santificato, il che vuol dire, nel linguaggio biblico, un giorno « messo a
parte per il servizio del Signore ».
In altre parole, il riposo che ci vien
prescritto dalla legge divina non è un
riposo meramente fisico o il « sonno
del vitello » come lo chiama il riformatore Viret, nel suo crudo linguaggio, ma un riposo integrale che
rinnovi, cioè, veramente tutte le forze dell’essere nostro, per renderci più
atti e pronti a riprendere e sostenere
il buon combattimento contro tutte le
forze del male che così facilmente ci
avvolgono.
E per questo il giorno del riposo
dev’essere anzitutto giorno di raccoglimento davanti a noi stessi, per percepire, come il figliuol prodigo della
parabola, il sospiro, l’anelito profondo del nostro cuore, e davanti a Dio
per ascoltare la voce che parla attraverso gli avvenimenti della nostra vita
0 nel gran libro della natura. Sua opera e soprattutto nelle pagine della Sua
Parola.
Ciò significa fare ciò che fece l’apo“ stolo Giovanni, prigioniero a Patmos
quando, un giorno di Domenica, rapito in ispirito, udì una gran voce che
gli diceva : « Io sono l’alfa e l’omega, il primo e l’ultimo »; e ritrovare
così, alla luce della parola di Dio, al
di sopra dell’apparente incoerenza degli avvenimenti, il senso di una vita
che, malgrado tutto, ha la sua direzione, la sua armonia e bellezza.
A questo raccoglimento, che può
avvenire, certo, in ogni altro momento e luogo, siamo chiamati in modo
particolare « il giorno del Signore »
che, all’inizio di ogni settimana, ritorna a ripetere : « rientra in te stesso e
ascolta la voce del tuo Dio ».
La Domenica è inoltre, per il credente, il giorno del culto pubblico o
della « comune raunanza ».
Già presso l’antico Israele il sabato non era soltanto il giorno del riposo, ma altresì il giorno della « santa
convocazione » (Levitico 23: 3). Ogni
sabato i figliuoli d’Israele, che avevano in comune tante liberazioni nel
passato e davanti a loro uno stesso
glorioso destino, si ritrovavano, dopo
le fatiche e le lotte della settimana,
nei santuari deH’Etemo.
Nei Salmi echeggia costantemente
l’eco del grande amore che il fedele
israelita aveva per il giorno del Signore e della sua dura sofferenza
quando, in esilio, egli era privato della benedizione della comune raunanza nelle dimore dell’Eterno. « O quanto sono amabili le tue dimore o Eterno... L’anima mia langue e vien meno bramando i cortili dell’Eterno »
(Salmo 84).
Nel Nuovo Testamento il giorno
messo a parte per il Signore non è più
l’ultimo, ma il primo giorno della settimana, a maggiormente sottolineare
il suo senso essenzialmente spirituale.
In quel giorno il cristiano commemora, ogni settimana, quell’azione di
Dio più gloriosa ancora della creazione, quella seconda creazione per la
quale il mondo decaduto è chiamato
a rinnovarsi, a rinascere!
Per il cristiano la Domenica, primo
giorno della settimana, celebra il punto di partenza di un’opera che è ancora in atto, l’opera del Risorto! « La
sera dello stesso giorno della sua risurrezione, che era il primo giorno
della settimana — ci riferisce l’Evangelo — Gesù venne nel luogo ov’erano riuniti i suoi discepoli e si presentò
quivi in mezzo a loro » e la Domenica seguente questa visita si ripetè, essendo presente anche Toma, così lento a credere.
Riferendoci questi fatti, l’evangelista Giovanni ci fa scoprire il senso
primo della Domenica, il giorno, cioè.
la Chiesa Presbiteriana saluta
la indipendenza del Camerum
PHILADELPHIA. — Il lo gennaio,
quando fu proclamata l’indipendenza del
Camerún, la Chiesa presbiteriana unita degli Stati Uniti ha inviato un telegramma
di rallegramenti al primo ministro Ahmadu Ahidjo : « Voglia Dio benedire i cittadini del vostro paese nel loro sforzo di
costruire una nuova nazione e nella loro
partecipazione ad un mondo libero. Avendo stabilito, nel corso degli ultimi anni
e grazie all’opera delle missioni cristiane,
relazioni amichevoli con il popolo carne,
runese, affermiamo il nostro desiderio di
continuare a collaborare con voi attraver
so la Chiesa presbiteriana del Camerún »
Da oltre cento anni le missioni presbi
teriane sono all’opera nel Camerún : v
hanno costituito numerose chiese, 8 ospe
dali, 10 dispensari, una clinica odontoia
trica, 4 lebbrosari, 235 scuole primarie, un
collegio, un seminario e si sta per aprire, a
Yaoundè, la prima Facoltà di teologia dell’Africa nera. La Chiesa presbiteriana del
Camerún .— ora indipendente — conta
83.350 fedeli, ripartiti in 190 comunità e
1.250 «gruppi non organizzati»; operano
fra loro 92 pastori africani consacrati, 1.40Ó
evangelisti e un buon numero di missionari. Oltre cento americani, degli svizzeri,
dei francesi e degli italiani (diversi lettori conoscono forse il Prof. F. Amato) lavorano laggiù come « collaboratori fraterni ». S.QE.P.I.
nel quale i discepoli di Cristo si riuniscono intorno al loro Signore risorto e vivente, il giorno del culto, il
giorno della comunione che in quella
stessa prima Domenica Gesù aveva
celebrato con i discepoli di Emmaus.
Il cuore della Domenica cristiana
sarà sempre quell’incontro che il Signore vuole avere con noi per mezzo
della sua Parola e per mezzo della
Comunione al suo corpo e al suo sangue. Una più regolare celebrazione
della Santa Cena nei nostri culti ci
aiuterebbe, certo, a meglio comprendere che il culto è questo incontro col
Cristo vivente.
Quale incomprensione o quale ingrata dimenticanza della nostra precisa vocazione cristiana non manifesta esso lo spettacolo, domenica dopo
domenica, dei nostri templi per tre
quarti vuoti! Il facile computo numerico della nostra popolazione e della
sua affluenza ai culti delle grandi solennità indicano che i nostri templi,
malgrado l’esodo incidente di molti
verso la pianura e verso lontani lidi,
dovrebbero essere tutti troppo esigui.
Ora questo triste stato di fatto sta
ad ammonirci che va perdendosi fra
noi il senso della realtà della Chiesa
che è, secondo il significato stesso del
termine (ecclesia), un’assemblea di
convocati, di persone cioè che si riuniscono per rispondere a una chiamata e non perchè le ha punte il desiderio di passare insieme qualche buon
momento o perchè esse hanno in comune identici ideali morali o religiosi.
L’Assemblea cristiana non si forma
per cercare un’emozione religiosa, una
consolazione o un incoraggiamento,
la soddisfazione cioè di un bisogno
dell’anima. Non è l’incontro di uomini e donne che pongono al centro di
ogni loro interesse il proprio io, sia
pure per arricchirlo di forze religiose,
ma è un’assemblea riunita in seguito
a convocazione e unicamente per rispondervi e ricevervi una comunicazione importante ed urgente.
Vi è perfetta coincidenza quindi fra
la Chiesa e il Culto, convocati Luna e
l’altro dallo stesso ^Signore che ne è
l’autore e l’iniziatore, il Padron di
casa. Colui che invita, che riceve alla
sua mensa, che spezza e distribuisce
il pane di vita.
Una Chiesa che non si riunisce più
non è più Chiesa nel senso proprio di
questo termine e la vita se ne diparte.
La predicazione ^cristiana cessando
di istruirci, la Cena non nutrendoci
più e noi stessi non recando più alla
comunità il contri|)uto della nostra
presenza, della nostra preghiera, del
nostro canto, dell’offerta del nostro
dono particolare, non siamo più Chiesa e non siamo più cristiani. Poiché,
come dice un antico padre della Chiesa, « non si può essere cristiani al singolare ». r. j.
Viaggio in Germania
Torino - Milano - Chiasso
Schaffhausen - S.t Georgen
Sono stato invitato a frequentare
un corso per dirigenti di fanfare
evangeliche del Baden e mi ci sono
^recato il 19 gennaio u. s.
Ho fatto il viaggio in compagnia
'di numerosi connazionali dell’Italia
meridionale. Le frontiere ormai sono
aperte e stiamo pian piano invadendo la Germania. Il mio viaggio non
è stato solitario nè silenzioso ma
piuttosto tessuto di mille conversazioni. A Zurigo mi aspettava alla stazione il pastore Eynard. come sempre teso nella sua passione evangelistica, e gli ho affidato quei compagni
di viaggio a cui avevo già parlato
dell’EvangelO' e che erano diretti proprio a Zurigo. Ho proseguito il viaggio fino a Schaffausen, ove ho pernottato.
Dovevo visitare, in questa magnifica cittadina, una mia giovane mo
nitrice recatasi lì da due mesi e mezzo, « au pair », presso una famiglia
pastorale per impararvi la lingua tedesca. Fui accolto con la più grande
cordialità e appena visto A... rimasi
a bocca aperta nell’udirla esprimersi
speditamente in tedesco con i suoi
ospiti come se fosse stata un membro della loro famiglia! Dopo soli due
mesi e mezzo! Questi benedetti gio
vani d’oggigiorno posseggono veramente delle risorse che meravigliano
la nostra generazione. Non dubito più
ormai che fra altri tre mEsi, a Pasqua, A... potrà ottimamente frequentare l'istituto missionario superiore
dov’è diretta, in Germania, per diventare « Gemeinde Helferin » = Aiu
to pastore.
A Sonkt Georgen, nel cuore della
Foresta Nera e sulla linea Offenburg
OfFerte ricevute
per il giornale
Rosa Brusio Marianna L. 100 — Nella
Allea Boero 100 — Ostorero Andrea 100
— Fernando Pelligrini 500 — Gardiol Remo 200 — Griot Alfredo 200 — Bertalot
Gina e Ida 200 — Pons Marcella 100 —
Pons Alberto 100 — Campra Angela 200
— Rivoir Maria 200 — Giochino Albarin
200 — Geymonat Elena 250 — Giacone Aldo 250 — Tourn Flora 250 — Jervis Laura
200 — Rivoira Giacomo 200 — Cattre Maria 200 — Mathieu Italo 500 — Bertoli Giulia 200 — Albarin Alberto 200 — Revel
Roberto 200 — Balmas Soulier Paolina 200
— Ribet Emliia 200 — Acqua vi va Rocco
270 — Perrou Marcel 200 — Varese Vera
200 — Gaydou Ada 100 — Roncagliene
Luigia 100 — Soulier Bartolomeo 200 —
Malanot Cesare 150 — Pellegrin Silvia 100
— Trezzi Lidia 200 — Fattori Emilio 250
— Gaudin Clementina 100 — Gaydou Giuseppe 200 — Donna Anna e Gino 250 —
Malan Rubina 200 — Taccia Vincenzo 500
— Decker Guido 200 — Pascal Arturo 250
— Penelli Montersino 500 — Long Giuseppina 500 — Micol Paimira 200 — Garrone Clemente 150 — Travers Sergio e
Niny 200 — Balma Arturo 250 — Osti
Guglielmo 250 — Massel Ettore 200 —
Sommani Virgilio 500 — Rostagno Levi
200 — Fam. Richard 200 — Arnoulet Giuseppina 200 — Fam. Romano 200 — Cordin Luisa 200 — Barone Jourdan Emilia
200. — Grazie.
TRE STUDI
SUL LAICATO
U apostolato laico
3. Il laicato e le quattro funzioni della Chiesa apostolica
Rappresentare Cristo il Re. annunziare la venuta del Signore, mettere
in evidenza i segni della sua regalità
e soffrire con Lui, non è esclusivo ministero di coloro messi a parte nel popolo di Dio, nè è ministero esclusivo
di ciò che oggi si chiama laicato...
Questo quadruplice ministero è affidato alla Chiesa apostolica, a tutta
la famiglia di Dio. Nello stesso tempo in questa famiglia si pone l’accento su punti diversi: Il ministero
consiste nell’essere coinvolti — come
cittadini della città di Dio — nel pieno della vita della civitas mimdi. Il
compimento attuale di questo ministero è perciò la responsabilità più
grave di coloro che passano la maggior parte del loro tempo nel pieno
della vita della città terrena, il laicato cioè. Coloro che sono stati messi
a, parte in seno alla famiglia di Dio,
i ministri consacrati cioè o il clero,
condividono certamente questa responsabilità; il loro dovere principale tuttavia è mostrare ai cittadini del
Regno la loro vera vocazione, aiutarli e sostenerli nell’adempimento dei
quadruplice ministero della Chiesa
apostolica.
Il nostro è innanzitutto im mini
stero di rappresentazione. Non ciò
che im cristiano dice o fa è l’inizio
dei suo ministero, ma ciò che egli è
e dove è. Per « rappresentare » in maniera giusta, dobbiamo conoscere profondamente colui che ci ha mandati.
Se noi non « cresciamo in ogni cosa
verso Colui che è il nostro capo, cioè
Cristo», non possiamo diventare laici nel senso biblico della parola. Ed
inoltre in qualità di rappresentanti
dobbiamo essere presenti ovunque il
Signore ci voglia, nel mondo cioè.
Non quel cristiani che passano il
maggior tempo possibile in edifici ed
organizzazioni di Chiesa sono dei
« buoni laici », ma uoinini e donne
che vedono sufficiente cibo spirituale
e una direttiva nella « comunione dei
santi» per rappresentare Cristo nel
mondo, per essere presenti con Cristo nel mondo.
Il nostro secondo ministero è quello di annunziare. Talvolta la testimonianza della presenza cristiana è stata messa in opposizione alla testimo
nianza cristiana parlata e viceversa.
Ma ambedue sono strettamente legate. La tensione fra le due si sviluppa
principalmente dall’errata compren
sione del termine biblico dell’annun
ciò. Questo termine è in genere tradotto con « predicazione » che è esatto solo in quanto non rievoca esclu
sivamente l’immagine del pastore o
del predicatore laico che prommeia
un monologo dall’alto del pulpito
poiché « annunciare » ha molto a che
vedere con ciò che alcuni chiamano
« le chiacchiere dell’Evangelo ». Que
sto può solo essere fatto da coloro che
a parte la loro comunione spirituale
con Cristo, hanno un concetto esat
to del posto di Cristo nell’mtero
dramma della salvezza. Ciò che si richiede non è altro che una continua
educazione teologica per il laicato.
Senza questa la piena apostolicità
della Chiesa non può svilupparsi e
1’« annunzio », questa seconda funzio
ne del ministero della Chiesa aposto
lica, rimarrà un fatto di pochi professionisti e di molti settari irrespon
sabili.
Il ncstro terzo ministero è quello
di mettere in evidenza i segni. Qui
ancora il porre la testimonianza parlata di fronte alla testimonianza attiva, come è spesso stato fatto, non
è assolutamente biblico. Quando Dio
parla. Egli dice ciò che avviene ; quando Egli agisce. Egli spiega. Il termine dell’Antico Testamento usato per
queste occasioni è « dabar », che vuol
significare e la Parola e Fazione di
Dio. Un riflesso di questo si può ritrovare nella vita quotidiana dei cittadini del Regno, Ma come possiamo
distinguere il segno che deve essere
messo in evidenza in una data situazione concreta, come possiamo compiere un atto veramente significativo? Questo richiede un genere di etica che si possa adattare ad ogni situazione reale della vita e del lavoro
nella società moderna e che non può
essere costruita a poco a poco in una
chiusa cooperazione fra cittadini del
Regno impegnati nella vita di questa
città terrena e colorò che sono messi
a parte per consacrarsi al ministeri
di teologi. Richiede anche una reale
intercessione della « comunione dei
santi » per i suoi membri che servono
vivendo e lavorando nel mondo.
Infine, il .nostro ministero è un mi
nistero di sofferenza. La relazione di
Evanston sul laicato stabiliva giustamente che « dobbiamo da capo com
prendere ciò che implica il fatto che
tutti siamo battezzati, che come Cristo venne per servire, così tutti i cristiani divengono servitori...». Ciò si
gnifica, piuttosto concretamente: essere crocifìssi e sepolti con Cristo
(Romani 6: 3-11), essere «spezzati»,
come si spezza il pane nella celebrazione della Santa Cena, e forse anche avere così poco* successo ed essere
un fallimento come fu Cristo agli oc
chi del mondo. Riconoscere ciò che
il battesimo implica, vuol dire essere
liberi dai criteri di questo mondo,
vuol dire usare ia libertà per diven
tare attraverso l’amore, schiavi, cioè
servitori l’uno dell’altro, n’insegna
mento di Lutero sulla vocazione è importante sotto questo aspetto. Egli ci
esortava a prendere ogni giorno la
croce della nostra vocazione. Uno
dei suoi alunni, Dietrich Bonhoeffer,
dimostrò una pari consapevolezza sul
quarto ministero della Chiesa apostolica quando dalla prigione scris
se : « L’uomo è chiamato a partaci
pare alle sofferenze di Dio, in un
mondo senza Dio; egli deve perciò
tuffarsi nella vita di questo monda
senza Dio, senza tentare di mascherare il suo essere senza Dio con una
riverniciatura di religione o tentât]
vo di trasfigurazione. Egli deve vive
re una vita terrena e cosi partecipa
re alle sofferenze di Dio. Egli può vi
vere una vita terrena come uno che
sia emancipato da ogni falsa religione od obbligo. Essere cristiano
non significa essere religioso in una
particolare maniera, esercitare alcu
ne forme particolari di ascetismo
(come un peccatore, un penitente o
un santo), ma essere un uomo. Non
è un -atto di pietà che rende il cristiano tale, ma è la partecipazione
alla sofferenza di Dio nella vita del
mondo ».
Hans Ruedi Weber.
Singen fui accolto con affettuosi applausi dai miei compagni di studio:
75 dirigenti o aspiranti dirigenti di
fanfare delle Chiese Evangeliche del
Baden diretti dal M« Emilio Stober,
capo delle fanfare del Baden, già noto fra noi, dal suo collaboratore Bazeka e dal Dr. Gruber compositore e
capo di tutte le Corali della Germa
ni a occidentale.
Interessanti quanto mai i componenti del corso: uomini dai 15 ai 65
anni ma soprattutto giovani e gente
di tutte le condizioni sociali, qualcuno
con la macchina e visibilmente figlio
di papà ma soprattutto poveri o di
modesta condizione, contadini, operai, meccanici, falegnami, impiegati,
ragionieri, pastori, insegnanti, autisti, un ispettore di polizia e molti
altri.
Tutti animati dalla medesima passione per la musica sacra, e per il
servizio del Signore, capaci di seguire, come gente che Sii gode la villeggiatura, un programma di lavoro intenso, dalle ore otto del mattino alle
dieci di sera, con due sole brevi pause per il pranzo e la cena.
Musicisti sì, ma non solo musicisti,
anzi soprattutto credenti. Ogni mattina, al momento della colazione,
mentre tutti erano allineati attorno
ai tavoli, il M» Stober leggeva i testi
del giorno sul pane quotidiano moravo e pronunziava una breve preghiera, subito, da un lato, rispondeva
un’altra preghiera, poi una là di fronte poi un’altra laggiù e un’altra ancora. Ogni mattina ho udito otto o
dieci brevi preghiere spontanee concluse poi dal Padre nostro detto da
tutti insieme prima del gioioso, squillante « Guten Appetii ».
Dopo la colazione seguivano studi
biblici o religiosi che impegnavano
almeno un paio d’ore. Dovetti presiederne due anch’io per parlare della
mia chiesa e della sua storia in mezzo al più cordiale e affettuoso interesse di tutta l’assemblea. Poi, dopo
gli studi religiosi musica e teoria
della musica fino a sera...
Un giorno mi dissero che nella località lavoravano parecchi italiani e
che avrebbero voluto invitarli ima sera per una presa di contatto. Preparai loro il testo di un biglietto d’invito e venuta la sera me li vidi attorno, tutti contenti di udir parlare la
loro lingua e di sentirsi dire che non
dovevano considerarsi come dei forestieri nel paese, ma sa-pere invece che
molti amici li circondavano, lieti di
fraternizzare con loro e di assisterli
per quanto possibile. Seduta stante
venne organizzata una scuola di lingua a loro favore e una serie di incontri futuri.
Concluse il corso una serata musicale e religiosa nel tempio, nella quale gli allievi più bravi diressero ciascuno un brano musicale. Ed era bello il vedere dei giovani di 23-27 anni
presentati come falegnami o contadini o mercanti al vasto pubblico del
tempio principale di St. Georgen, salire timidi, timidi, sulla pedana e dirigere con sicurezza delle suonate tutt’altro che facili...
Dopo un altro culto solenne nel
tempio, la domenica mattina, giunse
davvero l’ora del commiato, e non fu
tanto facile perchè è sempre triste separarsi quando si son vissuti insieme
i palpiti di una medesima santa e
bella passione.
Veramente in questo uso delle trombe per celebrare la gloria di Dio c’è
una risorsa nuova per la chiesa e per
questa gioventù della nostra generazione che stenta tanto a trovarsi un
ideale. Le chiese che ho viste lassù,
mobilitano e organizzano tutto un
esercito di istruttori e di operai per
fondare anche nelle più piccole comunità una fanfara religiosa. O perchè non potrebbe anche la nostra
chiesa valdese fare un piccolo sforzo
in questa direzione?
Son tornato dalla Germania con
un cordiale invito per tutti i trombettieri delle Valli a partecipare al
raduno biennale dei trombettieri del
Baden che avrà luogo quest’anno nei
primi giorni di luglio, a Karlsruhe e
al quale parteciperanno almeno duemila trombe.
Son tornato pure con la promessa
di ui caro giovane che vuol prenderà
una iniziativa per fornire nuove trombe alle Valli.
Son tornato soprattutto con la certezza di aver ricevuto un grande messaggio spirituale da questi cari fratelli nella fede. Essi mi hanno convinto come non mai che per servire il
Signore bisogna saper affrontare con
coraggio il sacrificio e che, questo sacrificio per il Signore, rende felici come null’altro sulla terra. Mi son sembrati tutti felici, come pochi ne ho
visti mai attorno a me, ma mi scn<anche reso conto che eran tutta gente
che si sapeva inipegnare senza esitazione per il servizio del suo Signore.
Enrico Geymct
3
N. 6 — 5 febbraio I960
BROUTILLES
Quand les mania $’en mêlent
L’ECO DELLE VALU VALDESI
pag. 3
l\)
Honneur aux rats
L’homme est le roi de la création,
le roi des animaux etc. etc., hormis
quand il est ivre, bien entendu, car
alors la royauté disparaît et il ne reste
plus que l’animal. Et quel animal!
Pas un rat, par exemple, car le rat
est plus sage que l’hpmme, paraît-U.
Voici, en effet, ce qu’ont découvert
quelques savants de l’Université de
Toronto. Ces médecins voulaient se
rendre compte des causes de l’alcoolisme: est-il inné ou acquis? Ils ont
donc pris quelques rats et leur ont
offert un appartement luxueux avec
pain, fromage, viande à volonté; pour
se désaltérer nos rats avaient deux
cruches: une pleine d’eau pure, l’autre contenait un mélange d’eau et de
« grappa ».
Nos savants remarquèrent, tout d’abord, que quelques rats (toujours les
mêmes) s’abreuvaient régulièrement
d’eau pure, tandis que les autres s’adonnaient à la « grappa »; quelques
uns (un petit nombre) semblaient incertains et buvaient indifféremment
l’eau ou la « grappa ». On était, semblait-il, sur le bon chemin: on naît
ivrogne, on ne le devient pas!
Mais voilà qu’un jour, par hasard,
quelqu’un déplaça les cruches. Oh!
surprise! Les rats qui s’adonnaient à
la boisson renoncèrent à la « grappa »
pour s'abreuver d’eau pure, et viceversa.
Le mystère était éclairci: les rats
n’ont aucune sympathie particulière
(ou innée) pour la « grappa ». Ils boivent quand ils ont soif et parce que
ils ont soif: ils boivent joyeusement
la bonne eau pure, s’ils en ont à la
portée de la bouche, s’ils ne doivent
pas se déranger trop pour aller la
chercher, lis sont paresseux (les rats)
et se rabattent sur la « grappa » quand
il faut marcher trop pour trouver
l’eau.
Mais l’homme est intelligent, il est
le roi des animaux. Il n’y a que lui
qui est assez bête pour se déranger et
faire un long bout de chemin pour se
soûler dans une gargote.
Le rat, non!
Nos savants ont essayé alors d’énivrer leurs rats, qui ont refusé. On
leur enlevait l’eau? Ils on bu la « grap
pa », mais tout juste de quoi se dé
saltérer, car l’instinct guide les rats
Seulement l’homme est intelligent
c’est pourquoi il n’obéit pas à Tins
tinct. L’homme a le privilège de pou
voir se soûler.
Une mince consolation
Des injures, des obscénités..., il ne
faut pas faire un long bout de chemin
pour en entendre, chez nous. Le blasphème grossier et vulgaire retentit
dans les routes du « fondo valle » et
dans les sentiers de nos montagnes
On di.sait, jadis: jurer comme un
charretier. Chars et charrettes ont
disparu; les jurons sont réstés. A côté du juron, peut-on oublier l’interjection, cette « partie du discours qui
exprime les passions comme la douleur, la joie, la colère »? On se coupe
le bout du doit... (interjection); on se
brûle... (interjection); on est agréablement (ou désagréablement) surpris...
c’est toujours une interjection qui exprime notre douleur, notre joie ou
notre déception. Et ce n’est pas seulement des oh, ah! etc.! Quelle riche
gamme! Quelle succession de nuances!
Tous les saints du calendrier y
passent; la Vierge n’est pas oubliée;
le saint nom de Dieu y trouve une
place d’honneur : on l’accompagne
de toute sorte d’adjectifs.
Jusqu’à hier j’en étaits navré. Aujourd’hui...
Et bien, voici: j’ai lu, ces jours-ci,
quelques pages d’un livre au titre solennel: La religion dans son essence
et ses manifestations {Phénoménologie de la religion). Messieurs les théologiens aiment les titres « difficiles »!
Heureusement ce qu’ils écrivent
est plus simple, quelques fois.
Je puise.
« L’être suprême figure dans les
jurons et dans les oraisons jaculatoires. Il apparaît dans tel ou tel proverbe {trésor de l’homme « simple »).
Bref il est le dieu d’arrière-fond, à
qui l’on s’adresse, mais que l’on ne
va pas chercher dans le ciel et qui
Ml
n’en arrive pas davantage de sa propre Initiative ».
« ...Celui qui se heurte à quelque
chose de particulier, d’imprévu dit:
dieu, nom de dieu; il décrit quelque
chose d’étonnant en s’écriant: "sacré...”, sans savoir lui-même quelle
impression primordiale s’exprime ainsi par sa bouche. La puissance est
constatée et rapportée à un nom ».
« ...Les injures et les obscénités
qu’on peut éntendre proférer, actuellement encore, sont nées de la potentialité du mot. Injurier, outrager, ne
se réduit nullement à gaspiller des
paroles dépourvues de signification... »
C’est assez clair, me semble-t-il.
Jurons, obscénités, etc., tout cela est
encore, en quelque sorte, un témoignage!
Le (bon) vaudois ne s’en rend peutêtre plus bien compte; mais lorsqu’il
lui arrive de jurer comme un charretier, (assez souvent), et qu’il veut s’en
excuser (fort rarement), il dit que
« ça lui est échappé » (ce qui n’est
pas tout-à-fait français, mais bôn
vaudois).
Et il ne croit pas si bien dire! Le
Nom (et la chose) refoulé, à l’instant
de la crise, quand les liens sont relâchés, éclate. C’est une consolation
que de savoir que ce Nom se trouve
encore à l’arrière-fond de la vie du
(bon) vaudois!
Une mince consolation; on ne sait
plus constater sa présence que pour
la maudire. L. A. Vaimai.
I lettori ci scrivono
Un lettore ci manda uno stralcio del
rAvanti del 31 u. s. (ediz. milanese) in
cui alcuni lettori chiedono le ragioni del
la diversità di trattamento, da parte del
clero cattolico, verso i coniugi Bellandi
al tempo del loro matrimonio civile, e ver
so Fausto Coppi cui, malgrado abbia vis
suto in .situazione irregolare secondo i ca
noni ecclesiastici, è stato concesso il lune
rale religioso. La risposta del sen. San
sone nota come per Coppi si è parlato d
un pentimento in extremis, mentre chi ri
fiuta deliberatamente il matrimonio re’i
gioso è per la Chièsa cattolica peccatore
pervicace, in quanto mostra di non consi
dorarlo un sacramento; viene quindi una
volta di più mostrata la contraddizione fra
la nostra Costituzione e il Concordato.
Il nostro lettore d cita pure il caso di
un operaio della sua cittadina (Finale Emilia) cui il parroco ha negato la sepoltura
religiosa perchè, diviso dalla moglie, ave-ita vissuto con altra donna. Molti lettori
potrebbero citarne altri, i più gratti forse.
Non possiamo che constatare una volta ancora due cose: le incocrenze del clero, da
” caso ” a ” caso ”, della cui buona fede
si ha talvolta diritto di dubitare; ma soprattutto l’arrogarsi un giudizio che non
spetta all’uomo: tutta la costruzione sacramentale del Cattolicesimo rivela qui, a
contatto con questi vivi e dolenti problemi
umani, tutta la sua orgogliosa fragilità.
MARX IN SOFFITTA?
Una lettrice ci scrive: «Ho ascoltato,
mercoledì sera, la trasmissione del ” Convegno dei cinque dibattevano la questione delle donne-poliziotti. Sono rimasta
stupita dal fatto che discutevano con la
stessa passione, gli stess! argomenti prò e
contro, le stesse frecciate e le stesse serie
ragioni con cui discutiamo (quando discutiamo) il problema del pastorato femminile. Mi è sembrata una eoinc’denza caratteristica e abbastanza sconcertante. Non
sarebbe, quella delle domne-pastori più
un’esigenza del giorno che un’esigenza cristiana? ». Qualcuno può e vuole rispondere a questa domanda?
Egr. Direttore,
con nn titolo azzeccato come « Marx in
soffitta? » si poteva prevedere facilmente
un po’ di polemica, e questa è la linfa
vitale della stampa, vero?
La questione è molto interessante e, se
permette, vorrei aggiungere qualche idea
— forse non troppo ortodossa — a quanto
è stato scritto in precedenza suU’argomento.
Mi sembra opportuno accennare almeno
alla dottrina marxista, per avere più avanti qualche chiaro punto di riferimento.
Il problema di Marx è: come risolvere
la situazione penosa del lavoratore operaio, sfruttato fino al midollo dal cap'lalista.
La soluzione — socialismo scientifico ■—
non è solo un programma sociale-econom!co-politico, bensì una nuova concezione di
vita, una diversa « ’ntuizione del mondv n
L’unica realtà — secondo Engtìls e Marx
— è la materia, in un incessante processo
di evoiluzione che si attua per lòtta di opposti, cioè dialetticamente. Applicando questi principi (materialismo dialettico) alla
storia della società, Marx crea il « materialismo storico », le cui tesi fondamentali
sono :
a) « Non è la coscienza degli uomini che
determina ü loro essere, ma al contrario
è il loro essere sociale che determina la
loro coscienza ».
bi II fattore determinante la storia í
quello economico.
c) Ne derivano lotte di classe e rivoluzione proletaria, che portano ad una so(ietà senza classi e senza parliti, dove tutlsono lavoratori e, collettivamente, propr'etari.
Ma Marx è vissuto nel secolo scorso •
possiamo considerarlo definitivamente su
perato? relegarlo in soffitta?
La Russia dimostra che il barbuto pensatore non è mai stato tanto attuale; al
contrario il mondo occidentale - cristiano
STORIA
VALDESE
Cosa ci ricorda il 1960?
Cadono quest’anno le ricorrenze
centenarie di alcuni importanti avvenimenti della storia valdese che è giusto richiamare dall’oblio e ripresentare alla meditazione e al ricordo delle
generazioni attuali.
400 anni fa
Nel 1560 siamo in pieno periodo
eroico, e mentre in Piemonte si prepara e si inizia la prima grande spedizione armata contro il nucleo degli
eretici valdesi, e si svolge la repressione contro i riformati dello stato
sabaudo, a Roma, davanti a Castel
S. Angelo, il martire G. L. Pascale
testimonia della sua fede e della vitalità dei gruppi valdesi di Calabria.
300 anni fa
Siamo ancora in periodo eroico, e
nel 1660 le Valli, ormai unico ricettacolo della dissidenza religiosa in
Italia, sono appena uscite dallo spa
ventoso colpio delle Pasque Piemontesi del 1655.
200 anni fa
Finito il periodo della violenza, la
Chiesa e il popolo valdese si assopiscono lentamente; nel 1760 la vita
spirituale e religiosa delle Valli è senza dubbio tiepida. Periodo di scarso
o di grande interesse?
100 anni fa
L’anno di Garibaldi, il 1860, vede
la Chiesa Valdese lanciata nello sforzo evangelistico ; la nomina del comitato di evangelizzazione, il trasporto
della Facoltà di teologia a Firenze,
l’inaugurazione del tempio di Pinerolo, indicano chiaramente un’azione in
largo sviluppo ed una nuova coscienza della missione in Italia.
Ricorderemo brevemente su queste
colonne le vicende connesse con tali
centenari.
Gian Luigi Pascale
La figura di questo grande testimone sarà presentata al pubblico ed alle
famiglie valdesi nel tradizionale opuscolo del XVII febbraio, dalla penna
di T. Raima. Ci si permetta però di
inserirne il nome e il ricordo in questa rapida visione degli avvenimenti
del 1560.
G. L. Pascale, come tanti altri del
resto, sta a significare egregiamente
alcuni aspetti caratteristici del suo
tempo.
In primo luogo, la crisi della chiesa
cattolica. Nato infatti cattolico, come migliaia, milioni anzi, di altri dotati di un minimo di sensibilità religiosa, egli si accorge di non poter a
lungo vivere nella chiesa che lo ha
battezzato: è una chiesa corrotta moralmente, lontana ormai molto dalla
purezza evangelica, preoccupata soltanto degli interessi politici, e gravemente scossa dalla semplice e formidabile arma dei riformatori: la Bibbia. Perciò, dopo aver iniziato la carriera militare, egli è raggiunto e toccato dalla ignota testimonianza di
qualche evangelico, si interessa, si convince, e a circa 33 anni (era nato verso il 1520 a Cuneo) fugge a Ginevra.
Questo ci fa vedere un altro aspetto importante della prima metà del
’500: la larga diffusione e penetrazione delle idee protestanti. Il Piemonte in particolare, vicino assai alla
Svizzera ed alla Francia, ma anche il
resto dell’Italia Settentrionale, si rivelano ad un certo punto gravemente
infettati di eresia: delle nuove idee.
della giustificazione per fede, della
Bibbia, del Purgatorio, del Papato,
ecc. ecc. si discute sulle piazze, tra il
popolo, tra i nobili. C’è tutto un mirabile interesse, direi una passione
straordinaria, per un mondo insospettato e così attraente, e possiamo dire
con sicurezza che certe regioni o città
italiane sarebbero divenute senz’altro
protestanti se su di loro non fosse scesa pesante e mieidiale la mano della
Inquisizione: cosa che sarebbe stata
di non poco lievito nel grigio conformismo cattolico ed italico!
A Ginevra G. L. Pascale è avvinto
dalla personalità del grande maestro
Calvino, e nella città a cui accorrono
i profughi religiosi da tutta l’Europa,
anche Pascale consolida la sua nuova
fede, la moltiplica e la rafforza nella
traduzione del Nuovo Testamento in
lingua italiana, primo segno della missione a cui egli si sente chiamato verso la sua patria. Ginevra è la Roma
protestante, il centro a cui guardano
tutti gli spiriti liberi, gli assetati della
Sacra Scrittura, i dissidenti dalla Chiesa Papale: certo questo è un altro
aspetto non trascurabile dell’Europa
cinquecentesca (e anche dei secoli successivi!). E Ginevra è la fucina della
testimonianza: partono di là a decine, giovani e vecchi, per le loro patrie, italiani, francesi, ungheresi, polacchi, fiamminghi, inglesi ecc., tutti
decisi a testimoniare, anche a costo
della vita, della loro fede evangelica.
G. L. Pascale è tra questi: e pochi
giorni dopo il suo matrimonio con
Camilla Guarina, egli accoglie l’appello dei Valdesi di Calabria. Queste
antiche colonie, di almeno due secoli
di vita, si erano allora ridestate a nuovo entusiasmo religioso: a Guardia
Piemontese, a S. Sisto, a Montalto, a
Vaccarino si chiedevano predicatori
di lingua italiana. Pascale giunge, ritrova dei fratelli in fede, e si lancia
senza risparmio di fatiche nella sua
missione: spiega, predica, percorre la
regione, testimonia, e risveglia meravigliosamente in poco tempo quel
gregge addormentato. Erano i primi
mesi del 1559: con lui gareggiano nella nobile impresa Giacomo Bonelli e
Stefano Negrin, compagni di lotta e
di martirio. Infatti Pascale è invitato
a Cosenza, imprigionato a tradimento, accusato di eresia e interrogato a
lungo.
Avrebbe potuto salvarsi, con qualche piccola ammissione, con qualche
rinuncia: è invece ostinato, incrollabile, si direbbe anzi che vada cercando il martirio con gioia. Trasportato
a Roma, e poi rinchiuso in Tor di Nona, subisce nuovi e più pressanti inviti a cedere: vi sono gli interrogatori estenuanti, le promesse, le minacce, e soprattutto l’intervento dei familiari in lacrime, gli scongiuri della
madre. G. L. Pascale non cede, non
si ritira, non indebolisce: anzi approfitta delle occasioni per predicare e
testimoniare ai suoi nemici ed amici,
e le lettere di lui scritte dal carcere ai
parenti, alla moglie, ai fedeli di Calabria sono un meraviglioso monumento di fede incrollabile.
Per gli ostinati come lui non c’è
che un rimedio: il rogo, previa impiccagione. Ciò che avviene il 15 sett.
1560 davanti a Castel S. Angelo, dove ben più che della curiosa e sadica
plebe romana accorsa allo spettacolo,
dobbiamo stupirci del coraggio sereno all’ultimo dimostrato dal martire.
E questo ci richiama a un altro
aspetto ben noto di quel tempo: la
ferocia delle lotte religiose e la mancanza quasi totale del cóncetto di tolleranza. Ci vorranno decenni e decenni perchè si affievolisca e cessi la prima; ma non ci sentiamo onestamente
di affermare che la seconda sia già
stata conquistata.
Augusto Armand Hugon.
Doni per Pradeltorno
Falchi Franco (Milano) L. 1.000.
Per le offerte ¡servitevi del C.C.P. N.ro
2/18502 intestato a Bruno Costabel - Via
Serre 8 - Angrogna (To.) specificando la
causale del versamento.
cerca con tutti i mezzi — anche illeciti;
il fine li giustifica! — di metterlo in cattiva luce e di combatterlo.
Ma questa società occidentale è in grado di giudicare l’ideolog’a comunieta o
invece, giudicando, rischia di essere condannata? La questione mi sembra di importanza fondamentale; credo perciò sia
ut’le esaminare i principi marxisti in relazione al così detto mondo cristiano.
Il materialismo del socialismo scientifico è senza dubbio un gravissimo ostacolo
al cristianesimo, poiché esclude Oign; poissibilità di un Dio ptersonale e trascendente. D’altra parte si deve purtroppo riconoscere che nell’eletta società occidentale
serpeggia un materialismo molto più sottile e pericoloso, il quale giunge al punto
di porre Dio stesso al suo servizio. L’esempio di una chiesa che si occupa più dello
splendore terreno che dell’Idd’o vivente
dovrebbe essere di per sè abbastanza significativo. « Medice, cura te ijisum! ».
Vediamo le altre tesi del marxismo.
Nel 1» numero di gennaio Claudio Tron
ha criticato l’affermazione di Marx: « L’es.
sere soc'ale degli uomini determina la loro coscienza », protestando molto esistenzialisticamente che il singolo ha un valore
ed una vita superiori a quelli del collettivo sia come durata sia come portata; ed
una vocazione da un altro Singolo da cu'
dipendono singoli e collettivi con le loro
vocazioni. A me interessa soprattutto mettere in evidenza che nè la comunità, nè
rindividiio s’ devono considerare come fini, ma piuttosto come mezzi per un fine.
Scrive Lutero nel « De libértate Christiana »: l’uomo non è fine a se stesso, «ma
anche per tutti gli uomini sulla terra; anzi
egli v've soltanto per gli altri e non per
sè. Perciò rende soggetto il suo corpo, per
poter servire gli altri più sinceramente e
più liberamente ». E’ questa la posizione
del mondo oocidental-cristiano? Non si darebbe; e, se in occidente il fine è I’individuo e oltre cortina la collettività, dove
risiede l’egoismo magg'ore?
Altra importante affermazione di Marx
è che il fattore economico determina la
storia. In linea di massima, non si può
purtroppo negare che l’interesse è alla radice della soc’età umana come è alla radice del’individuo (questo vale anche per
i « cristiani » occidentali). Perciò « tutta
la storia — scrive Ma-rx — è stata una storia di lotte d' classe, di lotte tra le classi
sfruttate e le classi sfruttatrici ».
Lotta di cla.sse e rivoluzione proletaria:
ecco il programma esplosivo del socialismo scientifico. Si gr'da allo scandalo, in
occidente, quando si ode parlare di certe
cose! Intanto — anche se i capitalisti da
Marx in poi hanno imparato a rispettare
un po’ di più : lavoratori — in troppi
paesi ancora la miseria non è venuta meno: la disoccupazione, la fame che sono
intorno a noi, lo dimostrano eloquentemente. Nel nostro paese la vecchia scusa
è sempre pronta: «L’Italia è povera!».
Certo. I festival di Sanremo, i concorsi d'
bellezza, i Modugno ed altre in-finite porcherie, non ; ostano nulla. Pirandello aveva
ragione quando vedeva intorno a sè « non
uomini, ma pance ». Forse, un po’ di movimento proletario sarebbe salutare...
Non vorre' che qualcuno mi fraintendesse : quanto ho scritto non intende essere
un’apologià del marxismo. Il fatto è che
io non posso « digerire » quei « cristiani »
dell’occidente, i quali condannano l’ideolo già comun'sta e non si avvedono di essere marci fino al midollo. Questi andrehbero messi in soffitta, e non Marx, il quale ha toccato e risolto — in modo discutibile: l’opera dell’uo-mo è sempre discutibile — problemi che tanti anni di cristianesimo inautentico e falso non sono riusciti a cancellare dal mondo.
Cordiali saluti Gianni Jahier
Signor direttore,
capisco molto hene la perplessità dell’autore del « Piccolo diario » (Eco deUe
Valli del 22-1-1960) di fronte alle critiche
mosse dal signor B. alla nuova liturgia. E
voglio dire che io invece ho accolto con
gioia quelle poche aggiunte, perchè le de
«'doravo e le attendevo da molto tempo
Spero che non siano numerosi i malcon
tenti, ai quali auguro di imparare a sen
tire la vivezza della liturgia apprezzando
ne l’importanza: per me non si tratta di
ripetizioni meccaniche, ma viva espansio
ne di cuori riconoscenti.
Quando al culto il pastore dice il Padre
nostro e il Credo, sento forte il desiderio
di unire alla sua voce la mia, insieme a
tutta l’assemhlea. Forse si potrà giungere
anche a questo.
Colgo l’occasione per esprimere un desiderio, che non è soltanto mio : la celebrazione della Santa Cena nella domenica che precede il 17 febbraio; e possibilmente ancora qualche volta durante l’anno; p. e. in ottobre e in giugno.
Saluti fraterni da Elsa Cari.
Guida per Tateismo
BERLINO. — Una « Guida per l’ateismo », recentemente edita a Lipsia (DDR)
tratta « Questioni di una visione scientifica della vita in rapporto alla religione ».
’Ncues Deutschland’, organo del partito
socialista unificato della Germania orientale, la definisce « il primo lessico ateo
nella DDR » e ne giustifica cosi la pubblicazione: « Le concezioni religiose danno all’uomo una falsa visione delle relazioni oggettive e delle leggi dell’evoluzione nella natura e nella società. Perciò la
dottrina marxista-leninista non può rimanere neutrale di fronte alla religione. Non
c’è intesa possibile fra la scienza e la
fede ». S.OE.P.I.
4
Novità alla Claudiana!
I BAMBINI
DI PRATOFIORITO
(Lire 200)
L'Eco delle Valli Valdesi
Novità alla Claudiana!
VIRGILIO SOMMANI
PROFETI E PROFEZIE
DELLA BIBBIA (L. 600)
Fare il punto della situazione ecumenica
Dall’8 al 12 febbraio avrà luogo a
Buenos Aires la prima importante
riunione ecumenica nell’America latina: vi si riixnirà infatti, per fare i
piani dell’attività futura, il Comitato esecutivo del Consiglio ecumenico delle Chiese. Tale comitato, composto di dodici membri, si riunisce
due volte all’anno, in estate e in inverno, ed è nominato dal comitato
centrale, i cui 90 membri sono eletti
dall’Assemblea (che si riunisce ogni
sei anni) per attuare le decisioni che
essa prende.
Nella sua qualità di segretario generale. il Dr. W. A. Visser ’t Hcoft
presenterà il suo rapporto trimestrale sulle relazioni fra il C.E.C. e la
Chiesa ortodossa russa (si ricorderà
il recente viaggio della delegazione
ecumenica in URSS), che non è
membro del Consiglio ecumenico, e
la Chiesa cattolico-romana, dopo l’ultima sessione del comitato centrale,
nel mese di agosto, a Rodi.
Inoltre il Comitato esecutivo intende:
— stabilire e precisare i piani per
la terza Assemblea (dopo Amsterdam o Evanston) che alla fine del
1961 si terrà a Nuova Delhi;
— considerare i progetti del nuovo edifìcio del C.E.C. che sarà costruito a Ginevra (nella zona del
Grand-Saconnex. non lontano dal
Palazzo delle Nazioni). Questa costruzione comprenderà circa 200 uffici oltre ad ima cappella, a tre grandi sale di conferenze e ad una cospicua biblioteca, e costerà circa dieci milioni di fr. sv.. che saranno coperti dai contributi delle Chiese e
da doni speciali; la città di Ginevra
ha già donato il terreno. Nel nuovo
edificio saranno alloggiati pure gli
uffici centrali deH’Alleanza riformata mondiale e della Federazione luterana mondiale, come di altri organismi in relazione con il C.E.C.: insomma, tutta la piccola città di Ma
lagnou 17, il Vaticano protestante
com’è stato — molto approssimativamente — chiamato, si trasferirà nella nuova e più efficiente sede.
Il Comitato esecutivo ascolterà
pure 1 rapporti semestrali dei vari
Dipartimenti del C.E.C. (laici e collaborazione fra uomini e donne; gioventù; commissione delle Chiese per
gli affari intemazionali; aiuto fra le
chiese e servizio dei rifugiati; fede e
costituzione, chiesa e società, studi
missionari, evangelizzazione ; informazione ; finanze ).
Prima e dopo la sessione i membri
del comitato si sono impegnati a dare delle conferenze e a predicare a
Buenos Aires, e a discutere con i dirigenti delle Chiese locali. Alcuni di
loro visiteranno pure altri paesi deirAmerica del Sud, e incontreranno
dei pastori, e i collaboratori del Servizio dei rifugiati del C.E.C. in questo continente. Sono inoltre previste
due riunioni consultive fra dirigenti
del C.E.C. e di Chiese deH’America
latina: la prima a Buenos Aires, la
seconda a Sào Paulo, in Brasile ; in
quest’ultima città si terrà pure, a fine febbraio, una conferenza su « La
responsabilità comune dei cristiani
nei confronti delle società in piena
evoluzione ».
Il Consiglio ecumenico' ha cinqu:
Chiese membri neU’America latina :
una in Argentina (Sinodo Evangeli
co Aleman del Rio de la Piata), due
in Brasile e due nelle Antille; inoltre i metodisti, i « Discepoli di Cristo», gli anglicani e i valdesi del
l’America latina sono rappresentati
nel Consiglio ecumenico in quanto
uniti a Chiese membri, la cui sede
centrale si trova In altri paesi.
Il Servizio del Rifugiati del C.E.C
ha rappresentanti in Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Ecuador, Paraguay, Rep. Dominicana Uruguay e
Venezuela. Nel 1959 il C.E.C. ha contribuito a reinstallare in America latina 480 rifugiati, di cui 313 in Brasile. Una delle più importanti azioni
ecumeniche per i rifugiati è stata la
reinstallazione in Brasile di 500
«vecchi credenti» ortodossi, agricoltori russi bianchi, che da Hong-Kong
sono stati trasferiti in un territorio
di circa 2.400 ettari, nello Stato di
Paraná.
Dopo le barricate
(segue dalla 1" pag.)
dere che l’Algeria decida liberamente
il suo futuro. E poiché questo è il termine a cui inevitabilmente e giustamente si dovrà giungere, è necessario,
proprio in favore delle legittime aspirazioni francesi, che sia potenziata
l’opera intrapresa (tardi!) per sollevare le condizioni disila massa araba
algerina, e che si faccia Timpossibile
per condurre innanzi le trattative con
il FLN.
Gravi impegni, per i responsabili
del potere dello Stato francese; ed è
sempre segno (ormai rinnovato) di
profonda crisi il fatto che la situazione di una nazione possa essere salvata e risolta (ma fino a quando?)
solo dal prestigio personale di un
« uomo della provvidenza ».
g. c.
AN6R06NA (Capolaoqo)
Dipartenza. — E’ deceduto ai Gonins
Giovanni Giacomo Revel, dì anni 76, dopo gravi e lunghe sofferenze. Desiderava
di andar con Cristo, ma non ha mai respìnto la prova come indegna della sua
fede. Il funerale, che ha raccolto un gran
numero di parenti e di amici, è stato celebrato prima nella casa avita, poi nel
Tempio del Capoluogo, ben riscaldato. E’
stato notato con quanto interesse e gradimento spirituale i numerosi cattolici presenti abbiano seguito la predicazione della vita eterna.
Inviamo alla vedova, alla figlia Yvonne
Carino, ed ai parenti tutti i sensi della
nostra simpatia.
Altri commiati. — Due altri commiati
abbiamo registrato, in questi giorni, sebbene le inumazioni relative non abbiano
avuto luogo ad Angrogna, bensì in altre
località. E’ deceduta a Torino Luisa Jourdan, vedova Rivoire. Donna di energia e
di cuore, non si è mai tratta indietro nel
bene. E indubbiamente, Dio l’ha benedetta, concedendole di trovare in coloro
cui si era data, un contraccambio di sincero e profondo affetto. Alla sorella di
Magna Luisa d’ia Roccia, suor Margherita
Jourdan, il nostro particolare segno di cordoglio.
Al familiari di Davide Malan, deceduto
a Pinerolo, inviamo pure la nostra accorata testimonianza di fraterna simpatia.
Stabilito in quella città, risultava però
iscritto nei nostri registri parrocchiali. Gli
anziani se ne vanno, prenderanno i giovani i loro posti?
XVII Febbraio. — Fervono i preparativi
per la festa della Emancipazione, che quest’anno dovrebbe riserbare qualche gradita
sorpresa alla popolazione. Un Comitato
speciale è stato formato, nelle persone dei
signori Alfredo Sappè, Elmo Malan e Rolando Bertin, per accudire allo svolgimento del programma in allestimento. Ne riparleremo.
Per coloro che leggono queste righe diremo che il pranzo tradizionale avrà luogo
al Capoluogo (per le comunità del Capoluogo e del Serre, nonché per gli amici
che vorranno visitarci), alle ore 12,30, nella Grande Sala, dietro prenotazione, entro
il 15 corrente, presso uno dei Pastori.
Prezzo, L. 600.
iÒBBIO I^CE
Ringraziamo PUnione Giovanile dei
quartieri Campi-Cairus per il buon trattenimento familiare offertoci domenica 10
gennaio.
Mercoledì 20 gennaio ha avuto luogo il
servizio funebre del nostro fratello Grand
Davide, custode del condominio ex-Hòtel
des Alpcs, deceduto subitamente alla età
di anni 64.
Giovedì 28 gennaio abbiamo accompagnalo alla loro ultima dimora terrena le
spoglie mortali della nostra sorella Grand
Anna vedova Charbonnier deceduta dopo
lunga malattia in Bobbio Pcllice (Via Molino) alla età di anni 82.
Alle famiglie provate da questi lutti ridiciamo la nostra viva simpatia cristiana
invocando su loro le consolazioni del Padre.
Giovedì 28 gennaio abbiamo invocato la
benedizione di Dio sul matrimonio di
Cresta Giuseppe, Sindaco di Luserna San
Giovanni, e Pasquet Vera Renala (Torre
Pcllice).
La grazia del Signore circondi ed ac
compagni sempre questo nuovo focolare.
Ringraziamo sentitamente i membri della Società Missionaria Studentesca « Pra
del Torno » i quali hanno presieduto una
tornata di riunioni nei nostri quartieri interessando la comunità al problema della
missione in terra pagana. e. a.
TORRE FELLICE
Nelle ultime settimane abbiamo avuto
delle interessanti causeries; la Prof. Marcella Gay ha presentato all’Unione Giovanile del Centro alcuni film recenti più significativi, in modo vivace che ha molto
interessato gli intervenuti e suscitato un
po’ di discussione; e il Sig. Aldo Varese.
nella riunione mensile della « Enrico Arnaud », dopo che il Prof. A. Armand Hugon ha ricordato alcune tappe di storia
valdese, ha parlato della « testimonianza
del cristiano nelle nostre Valli, oggi »;
l’argomento, molto vasto, ma trattato in
modo vivo ed interessante, ha suscitato
una vivace discussione, anche se un po’
disordinata; i vari temi delineati o accennati, saranno ripresi nelle prossime sedute.
Sabato sera l’Unione del Centro ha accolto l’Unione di S. Giovanni, la quale è
salita a Torre numerosa e compatta: una
bella serata fraterna con belle diapositive,
tè, giochi e canti. Lieti di aver avuto gli
ospiti di S. Giovanni, non possiamo non
esprimere il nostro rammarico perchè gli
ospitanti tortesi erano, invece, così pochi.
Domenica 31 genn., ritardata a causa
della « settimana di visita fraterna », abbiamo avuto la « domenica della Missione ». Al mattino i bambini di tutte le nostre scuole domenicali si sono raccolti nel
Tempio del centro, dove hanno ascoltato
interessati le parole della Sig.na Spelta e
della Sig.na Lily Coisson. Al Centro il
culto in francese è stato presieduto dal
Past. Roberto Jahier, e gli diciamo la nostra più viva riconoscenza. Nel pomeriggio, poi, un po’ stipali ma al caldo nella
Sala Unionista, abbiamo ascoltato con vivo
interesse la conferenza del Past. Ernesto
A vassoi sul tema: « Difficoltà, problemi e
prospettive nel campo missionario »; speriamo di poter presto pubblicare suirEcu
delle Valli tale conferenza, che ci ha dato
un quadro rapido ma quanto mai efficace
delle situazioni nuove, spesso diffìcili, talvolta stimolanti, in cui si trova oggi la
Chiesa die sente sempre più di essere essa
stessa Missione. La riunione, presieduta
dalla Sig.na Lily Coisson — che ha annuncialo con gioia sua e nostra che il fratello.
Missionario R. Coisson, ha ricevuto una
onorificenza da parte della Corona britannica, in riconoscimento dell’opera a lungo
svolta in Rliodesia — è terminata con alalcuni appropriati canti e poesie, con il
tradizionale sorteggio della lotteria e con
la pesca. Lieti della bella riunione, esprimiamo la nostra riconoscenza tutta particolare al Past. Ayassot che nella sua pur
così piena domenica ha voluto trovare un
consistente momento anche per noi: egli
Ila certo sentito che l’abbiamo accolto e
ascoltato con vivo piacere. A la proebaine!
Lunedì sera un pienone d’eccezione nell’Aula Magna del Collegio ricompensava i
responsabili del .Piccolo Teatro Studentesco « Lo Bue », che avevano ottenuto che
la Compagnia del Teatro contemporaneo
(una giovane troupe torinese che da alcuni mesi ha incontrato vivo favore con il
suo TEATRO DELLE 10) venisse a Torre
Pellice a dare una serata del suo Spettacolo Courleline: si trattava di un programma di quattro atti unici di Georges Courteline, di cui- il pubblico convenuto nume
roso anche di fuori ha assaporato la fine
ironia, godendo deU’ottima recitazione e
messinscena; presentava la serata il Prof.
G. Casini. L’affluenza e il calore del pubblico hanno mostrato ad attori e organizzatori quanto la serata sia stata apprezzata;
e non resta che augurarsi vivamente che
occasioni come questa si ripetano.
Dopo 6 anni di servizio ajpprezzato nel
nostro Asilo, la Sig.na Laura Jervis lo lascia per andare a prestare la sua opera agli
ospiti di Villa Olanda. Ci d'spiace di doverla salutare, e rivolgendole il nostro più
vivo ringraziamento per quello che con
amore e capacità ha fatto in questi anni
per i nostr" bimbi, le auguriamo un servizio buono e lieto al suo nuovo posto
11 nostro augurio molto cordiale va pure
alla Sig.na AdriaAa Peroni che per quest’anno Ita accettato di sostituirla nel nostro Asilo. i
E’ stata battezzata Paola Cisoia di Teodoro e di Enrica .Paschetto. Il Signore la
benedica con la spa famiglia.
Sono stati celebrati ì funerali di Gio
vanni Balmas, Caterina Ayassot ved. Geymet, Giuseppina Geimetto ved. Brunerol,
Augusto Giordani^ Il Signore della Vita
consoli tutti colorp che il lutto ha colpito
La festa del xVll febbraio avrà luogo
domenica 14. Ollije al culto con S. Cena,
vi sarà un’agape fraterna, organ'zzata dail’Unione delle madri, che è convocala a
questo scopo per martedì 9 febbraio alle
ore 20.
11 16 sera ci riuniremo tutti per cantare
attorno al falò del centro, sperando che
molti altri siano accesi sulle allure.
Abbiamo visto giungere il 2 un’impo
nenie pala meccanica, che è salila rombando verso la zona dei lavori della strada per Piamprà. Sembra che abbia già
fatto del buon lavoro tracciando una pro
fonda ferita nel fianco della montagna.
Sper amo assai che questo servirà ad accelerare il compimento dei lavori.
SEGNALIAMO
Questi commentarii completano
una collana conosciuta e stimata:
WALTER LUTHY
Les Actes des Apôtres L. 2.000
HEBERT ROUX
Les Epîtres pastorales » 1.600
Alcuni romanzi fra i più significa
tivi:
MARCEL BRION
La ville de sable L. 1.000
CLAUDE MAURIAC
Le dîner en ville » 1-300
ANDRE’ SCHWARZ-BART
I.« dernier des Justes » 1.300
Tre romanzi, tre autori fra i più
validi, tre ambienti: una città morta
d’Oriente che rinasce dalla sabbia; la
Parigi di sempre; la secolare tragica
vicenda dell’ebreo braccato' da Dio e
dagli uomini.
Per chi ama i piatti forti proponiamo :
EDMOND PARIS
Le Vatican contre l’Europe L. 1.500
A chi cerca una pagina calma e
buona ricordiamo:
H. J. KOCHER
Mathilda Wrede L. 870
Il 24 Gennaio, in San Germano
elùsone, dopo breve malattia, è piaciuto al Signore di richiamare a Se
avvisi sanitari
di anni 71
Ne danno il triste annunzio i familiari, ringraziando tutte le persone
che, con scritti o di presenza, furono
di aiuto e di conforto nella dolorosa
circostanza.
Un rinpaziamento particolare al
Pastore sig. Bert e al dott. De Clementi.
« Fattosi sera Gesù disse : pas.
siamo all’altra riva »
(Marco 4: 35)
In Torino il 23 u. s. si è chiusa
serenamente la buona e laboriosa esistenza terrena della compianta
Luisa Jourtian
ved. Rivoira
Ne danno l’annuncio le sorelle Suor
Margherita Jourdan e Clementina
ved. Ayassot, nipoti, familiari e quanti rebbero cara e amarono.
Sentiti ringraziamenti al sig. Pastore Ayassot, ai vicini e lontani che
sono stati d’aiuto e partecipi. Un grazie particolare ai sigg. Dottori Vares-e
Carlo e Dario per la lunga amorevole
assistenza.
« Il vostro cuore non sia turbato » (S. Giovanni 14:1)
« E fattosi sera Gesù disse.
passiamo all’altra riva »
(S. Marco 4: 35)
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Torino: Lunedì e Venerdì ore 16,30
Consulenze presso Ospedale Valdese
di Torre Pollice: previo appuntamento
Dottoressa
Iolanda De Carli Falerio
Medico Chirurgo
Specialista
in malattie dei bambini
Psicologia e pedagogia
Consultazioni presso l'Ospedale i
Valdese di Pomaretto
Il primo e il terzo mercoledì del mese
Ore 14-16