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Anno 122 - n. 6
7 febbraio 1986
L. 500
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
I RISULTATI DI DUE SONDAGGI D’OPINIONE
Come cambia
L’insegnante Christa McAuliffe, 37 anni, sposata con un dirigente industriale, con due figli di
7 e 10 anni, era un tipico esempio
di donna americana moderna, coraggiosa, aperta, sensibile ai
probiemi della società e della
cultura, impegnata a trasmettere alle nuove generazioni i valori di un mondo che progredisce
oltre ogni iimite. Prendendo posto suiio Shuttle Challanger quel
martedì 28 gennaio, prima vera
passeggera civile nel programma spaziale americano, essa doveva rappresentare il primo coliegamento tra il mondo tecnicizzato degli addetti ai iavorì e la
gente comune, aprendo la strada
ai viaggi su questi « autobus spaziali », destinati a diventare, in
un futuro ormai non troppo lontano, dei normali mezzi di trasporto. Giunta in orbita, essa
avrebbe dovuto tenere due iezìoni ai suoi alunni descrivendo in termini accessibili le cose
che avrebbe visto e sperimentato, contribuendo così a conferire ali’impresa spaziale un senso
di normalità, l’immagine di un
successo ormai garantito.
Intanto i suoi scoiali, con milioni di telespettatori, assistevano alla prima lezione introduttiva: la partenza della « navetta ».
Con perfetto coordinamento delle operazioni previste, frutto di
una tecnica giunta ai più aito
grado di perfezione e di un immenso investimento finanziario,
ogni fase dell’impresa è stata
calcolata al millesimo di secondo. Non c’è spazio per errori o
imprevisti: lo spettacolo è il
trionfo dell’intelligenzia e delle
possibilità dell’uomo.
La terribile e finora inspiegabìle esplosione ha costituito il crollo inatteso di tutta questa costruzione, un brusco risveglio
da quello che si credeva non
essere più un sogno, la tregica
constatazione della possibilità
di un errore umano che sembrava ormai totalmente esclusa.
Se con la sua vita la maestrina di Concorde voleva dare una
lezione di progresso, di fiducia,
di sicurezza nelle possibilità dell’uomo di oggi, con la sua morte ci ha ricordato una lezione
diversa ma altrettanto importante: l’essere umano rimane tale,
nella sua fragilità, nella sua
debolezza e nei suoi limiti. Non
vi è onnipotenza umana, non vi
sono garanzie assolute, la strada della conoscenza e della conquista è ancora disseminata di
sangue, lacrime e morte.
Eppure da questa imprevista
lezione non consegue un discorso
retrogrado di pessimismo rinunciatario, ma piuttosto un invito
alla sobrietà, al rifiuto di ogni
trionfalismo, alla valutazione attenta dei costi umani di ogni
impresa, e forse, perché no, ad
una revisione delle priorità dei
progetti di progresso scientifico che metta al primo posto
quelli che sono veramente al
servizio dell’uomo, perché volti
alla tutela e alla salvaguardia
della vita, alla eliminazione di
squilibri e ingiustizie che provocano tensioni, fame, disperazione e morte. Progetti per la terra
che richiedono almeno lo stesso
impegno e gli stessi finanziamenti che vengono impiegati per
quelli che insegpiono la conquista
del cielo. Alberto Taccia
la religione degli italiani
La sensibilità etica del nostro popolo e del nostro tempo si riflette in un rimescolamento dei
dieci comandamenti in cui il dovere verso l’uomo e la società balza in primo piano
Tra i dieci, il saggio più convincente, più attuale, è quello sul
quinto comandamento, « non uccidere », scritto dal cardinale
Carlo Maria Martini di Milano.
Gli altri, salvo rare eccezioni, sono una sfuriata dietro l’altra contro la « mentalità areligiosa e
materialista del nostro tempo »
oppure sono preziosità tomiste
con punte patetiche, come quando si parla delle donne. « Al di
fuori della famiglia, neU’amibito
della vita sociale della chiesa —
scrive nel libro che abbiamo sotto gli occhi, « Dieci cardinali spiegano i dieci comandamenti »
(Rizzoli), il cardinale Palazzini —
l’esclusione della donna dalla sacra gerarchia e la sua chiamata
a collaborare con la medesima,
nell’esercizio dell’apostolato, dimostra la diversità di funzioni
tra i due sessi ed un certo ordinamento, anche nel piano sopranaturale, della missione della
donna e quella dell’uomo ».
Affidare al cardinale Martini '—
uno dei biblisti più preparati del
mondo cattolico — l’analisi del
comandamento « non uccidere »
è stata una felice intuizione dell’editore. Però nessuno dei dieci
alti prelati si è accorto che l’ordine mosaico dei comandamenti
oggi non funziona più per l’italiano medio. Secondo un sondaggio di questi giorni, realizzato da
L’Espresso - Makno, il 98% su un
campione di 2.000 nersone (omogeneo per classi di età, sesso,
estrazione sociale e area geografica) mette al 1“ posto, nelle tavole mosaiche, « non uccidere ».
Al 2° posto con il 92,3% troviamo
« non rubare », al 3° con il 90,7%
« onora tuo padre e tua madre »,
al 4" (82,8%) «non pronunziare
falsa testimonianza » e via via
fino al 10" considerato poco importante: « santifica il giorno del
riposo ».
La lettura dell’Espresso dei risultati del sondaggio, in cui si è
chiesto alla gente di classificare
in ordine di importanza i 10 comandamenti, è un’operazione discutibile ma mette in evidenza
come in Italia ci sia stato, in questi anni, non solo un rimescolamento dei precetti mosaici ma
stia emergendo, dalle nebbie postconciliari, una nuova configurazione religiosa. Anche un altro
sondaggio, realizzato questa volta in esclusiva (un mese fa) per
il più grande periodico cattolico
italiano, « Famiglia Cristiana »,
dichiara che la religiosità media
italiana è profondamente cambiata. Neanche il 30% degli italiani
va a messa e chi ci va sono soprattutto donne al di sopra dei
55 anni e bambini. Al popolo
cattolico piace sempre il rito (si
assiste al rito della messa senza
ricordare che cosa è stato detto); si ricercano nel dominio religioso risultati concreti e immediati e quando si sente la narola chiesa, si pensa subito al
LA DONNA E LA CHIESA - 3
papa (questo grazie anche alla
TV). Dai risultati del sondaggio i
vescovi escono un po’ malconci,
mentre la figura del parroco
"tiene", ma pare ohe ce ne siano
troppo pochi. La gente setacciata
da « Famiglia Cristiana » vorrebbe percentualmente più Bibbia
e più responsabilità per i laici.
Il 53,5% sarebbe d’accordo con
l’ordinazione sacerdotale di uomini sposati e la maggioranza
degli intervistati sottoscriverebbe immediatamente la proposta
di introdurre nel cattolicesimo il
sacerdozio femminile. Se il Concilio ha innestato dei nuovi valori, il post-concilio registra la crisi
del monolito cattolico. « Si può
dire — conclude "Famiglia Cristiana” commentando i risultati
del suo sondaggio — che la frequenza religiosa in Italia è una
frequenza minoritaria ».
In sostanza, questo popolo cattolico è meno numeroso di quel
che sembra e le sue file continuano progressivamente ad assottigliarsi.
Specchio deirimmagine di Dio
Il testo che oggi ci porterà a nel primo capitolo della Genesi,
continuare la nostra riflessione E’ il racconto della creazione, il
sulla donna nella Chiesa si trova sesto giorno.
E Dio disse: , .
Facciamo l’uomo a nostra immagine e a nostra somiglianza, ed abbia
dominio sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e sul bestiame
e su tutta la terra e su tutti i rettili che strisciano sulla terra.
E Dio creò l’uomo a sua immagine;
10 creò a immagine di Dio;
11 creò maschio e femmina. . .
E Dio li benedisse e disse loro: Crescete e moltiplicate e riempite
la terra e rendetevela soggetta.
Nel libro della Genesi abbiamo
due racconti della creazione. In
genere si ricorda l’altro, di Genesi 2, più antico, che racconta
come Dio formò l’uomo plasmando l’argilla, e gli soffiò l’alito vitale. Dalla costola di Adamo Dio
formò la donna, per dargli un
« aiuto convenevole » e fosse
« carne della sua carne, ossa delle sue ossa». Racconto che pone
la donna in posizione subalterna
all’uomo, creata in funzione del
maschio.
Nel nostro testo, spesso sconosciuto, maschio e femmina sono
creati contemporaneamente da
Dio; entrambi forinano l’essere
umano cui Dio affida il « dominio » sulla terra.
Poi, nella storia dell’umanità,
è entrato il peccato. Adamo ed
Èva hanno disubbidito entrambi, entrambi sono stati cacciati
dal Paradiso terrestre. Ma il peso
di questa colpa, nella tradizione
biblica e anche nella Chiesa, non
è stato diviso in parti uguali. Infatti Èva diventa la responsabile
del peccato.
Anche nella Chiesa nascente la
donna doveva portare questa discriminazione di colpa: infatti si
legge al capitolo secondo della
prima epistola a Timoteo:
« La donna impari in silenzio,^
con ogni sottomissione. Poiché
non permetto alla donna di insegnare, né di usare autorità sul
marito, ma stia in silenzio. Poiché Adamo fu formato il primo
[ecco qui l’altro racconto della
creazione] e poi Èva: e Adamo
non fu sedotto [davvero? Cristo
allora è morto per salvare soltanto le donne?] ma la donna, essendo stata sedotta, cadde in trasgressione. Nondimeno, sarà salvata partorendo figlioli, se persevererà nella fede, nell’amore e
nella santificazione, con modestia ».
E’ evidente che questo passo
è stato scritto da un maschio, che
dai sacri testi ha tratto quanto
poteva fare più comodo a mantenere e consolidare un potere religioso tradizionalmente maschile.
Però, tutto quanto è detto in
questo testo per la donna — a
parte il partorire figlioli — vale
nell’identica maniera anche per
l’uomo. Dov’è un maschio che
sarà salvato senza perseverare
nella fede, nell’amore, nella santificazione e nella modestia?
E’ dunque giusto, come scrive
Letty Russell, una teologa femminista americana, che « le
donne esprimano la loro ricerca
di liberazione rifiutando tradizioni religiose oppressive e ’’sessiste” che le dichiarano socialmente, ecclesiasticamente e personalmente inferiori a causa del loro
sesso.
Le donne stanno scavando a
fondo nelle loro tradizioni, sollevando questioni circa l’autorità
dei ’’padri” della Chiesa e scoprendo le prove nascoste dei contributi delle ’’madri” della Chiesa
alla vita e alla missione della
Chiesa. Stanno cercando radici
veramente autentiche e liberatorie ricercando un passato di cui
ci si possa servire. ‘
Al tempo stesso le donne si uniscono ad altri gruppi oppressi
alla ricerca della chiara visione
di una nuova società di giustizia
e di pace, per potersi unire alla
lotta universale per un futuro di
cui ci si possa servire.
Queste donne sono femministe
perché sostengono cambiamenti
che instaurino l’eguaglianza politica, economica e sociale dei sessi. In un contesto cristiano esse
riflettono sul modo in cui la teologia possa diventare più com
Giuliana Gandolfo
Le nuove Tavole
Il I comandamento « Non avrai
altro Dio aH’infuori di me » e il
II « Non nominare il nome di
Dio invano » sono passati nel sondaggio dell’Espresso, rispettivamente al 5“ e 7“ posto della classifica. Al 1° e al 2° posto, in ordine di attualità, dicevamo, si sono piazzati, nella morale dell’italiano medio, il « non uccidere »,
ovvero il rispetto della vita, e il
« non rubare », ovvero la nausea
nei confronti degli intrallazzi e
ruberie nazionali. Nazareno Fabbretti su « Stampa Sera », di lunedì 27 gennaio, commentando i
risultati dei due sondaggi, che
pur toccando ambiti diversi e
partendo da diverse oremesse arrivano in sostanza allo stesso risultato, si chiede come mai l’italiano medio dimostri di ignorare l’idea, la realtà, il mistero e
la legge morale che nasce dal I
comandamento « Non avrai altro
Dio all’infuori di me ». Domanda
difficile. Ma se l’italiano medio
preferisce l’astrologia alla teologia, se ridà, pur inconsapevolmente, nuovo ordine alle antiche
Tavole della Legge musaica, se la
domenica preferisce andare a
sciare anziché andare in chiesa
non sarà, forse, un po’ colpa anche di quella chiesa che pretende di avere il monopolio del discorso religioso in Italia? «E possibile — si chiede con molta
sicumera il cardinale Ursi commentando il VII comandamento
« non rubare » — in una società
così radicata nelTegoismo e nell’edonismo, donde scaturiscono
le ingiustizie, che l’umanità possa liberarsi da tanto tossico e
ringiovanire e respirare nella ci
(continua a pag. 2)
Giuseppe Platone
(continua a pag. S)
1^.
2
2 fede e cultura
7 febbraio 1986
ULTIMO ANNO
Ho appena pagato gli abbonamenti
ai giornali evangelici: tra quelli intestati a me e quelli intestati a mia moglie
sono più di duecentomila lire. Oltre a
quelli che pago ne ricevo anche qualcuno che non ho mai pagato, non so
grazie a chi. La somma, comunque, è
già discreta. Per questi abbonamenti,
comprerò quaiche iibro in meno, in
compenso leggerò varie volte il resoconto del Sinodo e delle altre assemblee ecclesiastiche: le notizie sull’atteggiamento degii evangelici nei confronti dell'ora di religione e dell'8
per mille, e via di questo passo.
‘Ma è I ultimo anno. L'anno prossimo, se sarò in vita, ridurrò drasticamente il numero degli abbonamenti. Penso
che la Chiesa valdese (e forse tutto
il Protestantesimo Italiano) si esprimerebbe molto meglio se avesse, come
ho detto spesso, un giornale solo, una
rivista per la formazione e l’aggiornamento dei quadri e un periodico di
frontiera per li dialogo col Cattolicesimo e col mondo laico; tre In tutto.
Non è così; pazienza. Ma l'anno prossimo cercherò di leggere più attentamente le notizie che riceverò una
volta sola e di aggiornarmi meglio con
qualche libro in più.
Claudio Tron, Perrero
8 PER MILLE
Caro Direttore,
ho letto l’articolo (l’8 per mille) di
Claudio Tron su « La Luce » n. 2 del
10 gennaio '86, rimanendo fermamente colpito sapendo che ci sono aicuni
fratelii che sono favorevoli ad un regime simile a quello che si instaurerà
per la Chiesa Cattolica (defiscalizzazione delle offerte, l’8 per mille, esonero INVIM). Mi chiedo come è possibiie pensare una cosa simile, visto
che da molti anni rifiutiamo priviiegi
di qualsiasi natura anche per 'non avallare i privilegi della Chiesa Cattolica e I intesa stipulata se non erro nel
febbraio deH’84 tra lo Stato Italiano e la
Tavola Valdese è un esempio lampante.
Accettare 18 per mille è una grossa
contraddizione. Soprattutto è poco democratico per queiia componente della
società italiana che non si riconosce
in nessuna confessione religiosa. Mi
domando se all interno delle nostre
chiese questa posizione si stia facendo strada prepotentemente (certo la
tentazione è forte, visto che ogni anno
facciamo saiti mortali per far quadrare il bilancio • ecclesiale ») e se cosi
fosse, è Inutile aprire sottoscrizioni a
favore di questa o di quella opera appartenente alla nostra chiesa, tanto
vale aspettare che le comunità si esprimano su questo punto così importante. Inoltre no'n sono d’accordo di trasferire tutte le nostre opere sociosanitarie ad enti pubblici, come in teoria sarebbe giusto e legittimo, perché
potrebbero fare ahimè brutta fine, visto come funziona l'organizzazione socio-sanitaria italiana, né di gestirle
con danaro pubblico. Al limite si dovrebbe cercare di non creare altre opere ma di far funzionare meglio e
senza affanno finanziario quelle esistenti. Per fare questo, penso che sia arrivato veramente il momento che come
credenti i'i Gesù Cristo, la nostra testimonianza oltre che a parole sia
accompagnata da fatti concreti e duraturi; sperando che si faccia strada all'interno delle chiese valdesi e metodiste quel famoso 3% richiesto da tanto
tempo dalla Tavola (non dipendendo
quindi 'té dalle chiese sorelle e né
eventualmente dallo Stato Italiano), ricordandoci che le contribuzioni non
sono e non possono essere delle piccole e semplici offerte, ma un impegno di noi cristiani.
Scusandomi di essere stato forse
poco chiaro saluto fraternamente.
Carmine fluggieri, Taranto
ORA DI RELIGIONE
Caro direttore,
tempo fa, verso la fhe di una riunione di quartiere che verteva su di un
tema di tutt’altra natura, una delle
persone partecipanti volle introdurre
l’argomento del giorno e cioè Scuola
e Religione. A questo riguardo, vorrei
sintetizzare il mio preciso pensiero
nel seguente modo; pur riconoscendo
che, tanto per cambiare, il governo
sì comporta ambiguamente, ritengo tuttavia che una « storia delle religioni »
non si debba assolutamente escluderla
dall’insegnamento scolastico. Almeno
— mi si passi l'irriverenza — come
« Ipotesi Dio ». Sarebbe infatti assurdo
lasciare alle sole famiglie e alle Chie
se il monopolio di una materia che,
comunque la si pensi, riveste un’importanza certamente enorme.
Ma perché mai, mi domando, mentre al termine « cultura » si sta concedendo, spesso a ragion veduta, uno
spazio sempre più ampio (...per non
parlare del Sacerdozio universale!) lo
Stato dovrebbe essere escluso da un
problema che a me pare, lo ripeto,
sia materia certo non meno importante di qualsiasi altra? Capisco che questa idea si possa considerare, con i
tempi che corrono, irrealizzabile; parente prossima deH’utopia, insomma.
Pazienza, a me basta di non essere
il solo a condividerne il senso. Cosa
ohe credo sia.
Cari saluti.
Ezio Pinardi, Milano
I NOSTRI OSPEDALI
E sempre impegnativo chiudere un
articolo di fondo; si rischia di strafare
per colpire il lettore a tutto danno —
in tal caso — deH’obiettività se non
della verità.
Mi riferisco al . punto di vista » di
Giorgio Gardiol sui 'n. 4 deiia Luce del
24/1 u.s. ed alle sue considerazioni finali che coinvolgono, secondo me a
sproposito, i nostri Ospedali.
Non è che il resto dei pezzo brilli
per linearità e documentazione in quanto, iper esempio, i trapianti cardiaci fino ad ora effettuati in lltalia hanno
avuto esiti estremamente positivi; le
richieste dei medici di avere un miglior trattamento economico e aggiornamento professionale permanente sono sacrosante (con contemporanea emanazione delle norme sulle incompatibilità); dì managers e deli'applicaziene
di standars di efficacia ed efficienza
nella sanità se ne sente veramente ii
bisogno e sicuramente non per poter
così riaprire i manicomi!!; il fiume di
denaro che il governo si appresta a far
arrivare « agli Ospedali » è pura invenzione (tra parentesi di soldi nella sanità ce ne sono più che a sufficienza,
basterebbe spenderli bene).
Ma I affermazione decisamente da
confutare è quella che i nostri Ospedali abbiano solo una immagine di fac
RICORDO DI UN PIONIERE DEL PACIFISMO
Denis de Rougemont
Un grande amico delle U.C.D.G.
(Unioni cristiane dei giovani) o
dèi Movimento Studenti cristiani sin dal 1925, Denis de Rougemont, è mancato, ottantenne,
dopo lunga malattia, a Ginevra.
Quelli della mia generazione che
seguirono la feconda attività del
de Rougemont lo ricordano quale autentico pioniere della pace,
conferenziere dalla parola calda
e ferma; partecipò a convegni
giovanili a Crét-Berard, Vaumarcus, ecc. Era particolarmente noto per una trentina di pubblicazioni, la più celebre delle quali,
« L’amour et rOccident », del
1966. Docente all’Università di
Francoforte - 1935/36 - malgrado
la sua nota e fiera opposizione
al nazismo, dovette poi rientrare in Svizzera per darsi con impegno al movimento per la pace. Allo scoppio della guerra fu
inviato dal governo elvetico in
USA dove divenne direttore delle emissioni in lingua francese
della Voce d’America.
Nel 1943-44 rientrato in patria
prese netta posizione per una
Europa unita ed è in quel tempo che entrò in strette intese
con André Philip e Mario Alberto
Rollier il quale, con un gruppo
di amici (fra essi ricordiamo
Francesco Lo Bue e Alberto Gabella), intessé le fila di gruppi
giovanili per la pace; il Rollier
aveva risposto favorevolmente
all appello del Philip « Le socialisme et l’Unité Européenne »
mentre nel gennaio del 1944 ne
lanciava un’edizione clandestina
di 5.000 cqpie. nella collezione
dei «Quaderni dell’Italia Libera » di cui erano animatori Leo
Valiani e Franco Venturi L In una
sua opera il Rollier, al punto VI,
cita la « Creazione dell’autorità
politica europea », documento
che raccolse piena adesione ed
appoggio da illustri personalità
e fra esse, per la Svizzera, Denis de Rougemont.
Infaticabile come scrittore ed
oratore tenne una serie di conferenze a Lausanne, Neuchâtel
e Ginevra su « Le protestantisme
créateur de personnes » fra il
1938-39 insistendo sulla necessità (così grave in quel tormentato periodo storico sotto la cappa del nazi-fascismo) della formazione di uomini di carattere,
di uomini capaci di ragionare
per sfuggire alle tirannie^, ed insiste, in ogni occasione, per l’imperiosa necessità della formazione di protestanti in sintonia
con una rinnovata vocazione etica, con una scrupolosa attenzione
a considerare « l’autentico senso della vita in questa terra e
dopo la morte »L
Un uomo fatto tutto d’un pezzo, un uomo che non si inchinava agli idoli e che non applaudiva mai. Cito questo episodio
a chiarire la sua personalità.
Siamo airil marzo 1935 e Denis
de Rougemont entra nell’Aula
Magna dell’Università di Francoforte. Ben 35 mila pKJsti a sedere sono occupati. Alle 20 arrivano i dignitari del regime: Goering, Blomberg ecc. Il de Rougemont nota: « La luce di un
proiettore fa apparire sullo sfon
do un piccolo uomo in camicia
scura, testa quasi nuda, un sorriso estatico. D’un colpo quarantamila uomini, quarantamila
braccia scattano (...). Passo passo Hitler avanza, raccoglie l’on^aggio lungo tutta la passerella fino alla tribuna. La scena dura sei minuti; nessuno si è accorto che io tengo le mani nelle
mie tasche. Tutti tengono gli occhi fissi alla tribuna ove il proiettore è centrato su Hitler. Mi credevo in un meeting di massa.
Ma era un culto che si celebrava! ».
Un uomo fermo quel de Rougemont e un credente: tendeva
a promuovere tutto ciò che risultasse idoneo allo sviluppo della persona umana sul fondamento dell’Evangelo. La sua fu
un’opera preziosa, nettamente
originale, collocata in un tempo tormentato in cui, come dice
il profeta, « l’alba sorge, come
pure giunge la notte ». Denis de
Rougemont ha mostrato che l’evangelo, in ogni tappa della vita, rappresenta un preciso punto di riferimento, un’indicazione,
una voce con la quale si può e
si deve saper dialogare del continuo in ogni circostanza della
vita. Etomenico Abate
' M. A. Rollier, Stati Uniti d'Europa, Ediz. Domus, 1950.
® Denis De Rougemont, In extremis, Quaderni del Movimento studenti cristiani, 1939.
^ Denis De Rougemont, Pour une
morale de la vocation. Les cahiers prote.stants.
ciata 0 corrano il rischio di tornare
a sembrare fabbriche della salute mentre in realtà sono solo officine di riparazione.
A parte gli infelici accostameiti di
tipo metalmeccanico, dal punto di vista formale si potrebbe faciimente argomentare che se i nostri Ospedaii corrono il rischio di « tornare a sembrare » (fabbriche di salute) è perché lo
erano e adesso non lo sono in ¡palese
contraddizio-ne con l’attribuita tradizione
di medicina sui territorio ecc.
Ma non voglio giocare con le parole; in realtà gli Ospedali Evangelici in
italia (Torre Pellice, ‘Pomaretto, Torino,
Genova, Napoii) sono pienamente inseriti sul territorio, operano in stretta e
proficua collaborazione con le UU.SS.
LL. competenti per territorio e svolgono
una qualificata opera di cura e di prevenzione (ricordo, per brevità, solo il
dépistage sulla silicosi svolto a suo
tempo dall’Ospedale di Pomaretto e lo
screening per i tumori femminili svolto da quello di Genova).
Certo sono Ospedali, delle strutture
cioè funzionalmente finalizzate, ed a
suo tempo « classificate », per svolgere
principalmente un ruolo di diagnosi e
cura della malattia e tali debbono rimanere cercando anzi di migliorare il
servizio reso sia dal punto di vista tecnico-amministrativo che deM’umanizzazione.
Ciò dovrebbe essere auspicato da tutti e non visto, ideologicamente, come
una perdita di identità o, peggio, come
una minaccia all’integrità psico-fisica
dell utenza anche perché, stranamente,
quando si è in perfetta forma l’Ospedale viene visto da qualcuno come un
luogo dove il tecnicismo impera spersonalizzando e indisponendo mentre
poi, quando ci si ammala, l'efficacia e
l’efficienza, l'organizzazione amministrativa e la perfezione dal punto di
vista tecnico fanno sommamente piacere, anzi sono giustamente pretese.
Luciano Giuliani, Genova
ANCORA
IMPRIMATUR
Caro Direttore,
a mio avviso, le proteste che si sono
Specchio
(segue da pag. 1)
pietà, incoraggiando tutti a contribuire alla interpretazione della
fede dalla loro particolare prospettiva.
Tale azione e tale teoria formano la base della teologia femminista. ’’‘Femminista” perché le
dorine che vi sono coinvolte sono
attivamente impegnate a sostenere l’eguaglianza e la collaboraziorie di donne e uomini nella
Chiesa e nella società ».
Ritornando al nostro testo, che
parla della creazione dell’uomo e
della donna a immagine di Dio,
vorrei ancora aggiungere una
considerazione.
La vera immagine di Dio —
dal momento che Dio è amore —
si ha proprio nell’amore che
unisce maschio e femmina, uomo
e donna. Amore che non è dominio dell'uno sull’altro, che non dichiara uno superiore e l’altro inferiore, dunque non subordina,
non inferiorizza, non opprime,
non sfrutta, non esige, ma dove,
nella diversità e nella parità, insieme, uomo e donna, nella libertà, donano se stessi all’altro,
dando inizio alla concretizzazione
di quei principi di rispetto, giustizia, equità, fiducia, collaborazione, che portano a una esistenza di pace.
L’essere umano, uomo - donna,
costruito e fondato su un amore
che si ispiri al principio la tua
vita è la mia vita, la mia vita è
la tua vita, non può che costruire, positivamente, un mondo
nuovo, in cui l’uomo e la donna
possano diventare specchio dell’immagine di Dio.
Giuliana Gandolfo
levate da varie parti a proposito del
« famoso » imprimatur apposto su un
certo numero delle Bibbie interconfessionali, stampate e diffuse ultimamente, mi sembrano un po’ esagerate e,
forse, controproducenti. Desidero, perciò, fare qualche considerazione o,
piuttosto, rivolgere una domanda ai
protestatari: è meglio che i cattolici
non leggano la Bibbia come ha fatto
finora la stragrande maggioranza di essi, perché era considerata, in generale,
la Bibbia dei protestanti, oppure che la
leggano, finalmente, sicuri di non disubbidire ai loro maestri?
E’ vero che per noi evangelici che
abbiamo avuto il privilegio di comprendere che cosa significa la libertà
dei figliuoli di Dio, questa autorizzazione da parte del magistero cattolico ci
sembra una cosa inaccettabile, ma,
d’altra parte, non possiamo pretendere
che una mentalità radicata per secoli
possa cambiare da un giorno aH’altro.
E, inoltre, non abbiamo sempre pensato e detto che la Parola di Dio è
in se stessa una luce che illumina le
nostre menti e i nostri cuori e che da
essa proviene forza di convinzione e di
conversione?
Allora, che importa se chi comincia
a leggerla lo faccia perché vi trova
quella piccola parola latina? A prova di
quanto ho detto. Le invio una lettera di
una signora di Mantova, senza dubbio
cattolica, pubblicata sul « Giornale »
del 5 dicembre u.s., lettera da cui traspare tutta la gioia di questa persona
per avere trovato finalmente quella
« pietra preziosa » su cui è fondata la
nostra fede.
Vittoria Stocchetti, Genova
(...) Il Vaticano M ha chiuso un piccolo libro di preghiere e ne ha aperto
uno ben più grande: ha avviato i credenti alla lettura del libro di Dio, la
Bibbia. (...)
Il Deuteronomio? I Salmi? Isaia?
Le lettere di Pietro e di Paolo? Chi
avrebbe mai immaginato la profondità
dei significati, l'amore immenso de!
colloquio di Dio col suo popolo, la
speranza e la profonda pace interiore
che se ne coglie ogni qualvolta, con
cuore sincero, siamo alla ricerca di
certezze e di verità {...).
Anna Bonafini Balloni, Mantova
j « L'Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
! Tribunale di Pinerolo N. 175,
Redattori; Giorgio Gardiol, Paolo
Fiorio, Roberto Giacone, Adriano
Longo, Giuseppe Platone, Sergio
Ribet. Comitato di redazione: i redattori e: Mirella Bein Argentieri,
Valdo Benecchi, Mario F. Berutti,
Franco Carri, Rosanna Ciappa Nitti. Bruno Gabrielli, Claudio H. Martelli, Roberto Peyrot, Massimo Romeo, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Liliana Viglielmo.
Direttore Responsabile;
FRANCO GIAMPICCOLI
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - tei. 011/
655.278.
Redazione l’Eco delle Valli Valdesi:
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00961 voi. 10 foglio 481.
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3
7 febbraio 1986
fede e cultura 3
RAMBO II, METAFORA DEL "GIUSTIZIERE SOLITARIO”
Bentornato airinfemo!
Una sottile ideologia contrappone l’efficienza militare alle pastoie civili e politiche e esalta il diritto dell’eroe a farsi giustizia da sé
LA RELIGIONE NELLA MATERNA
Nelle scuole di ogni
ordine e grado...
Bentornato aU’inferno! Questa
singolare formula di accoglienza viene rivolta da un pilota d’elicottero a John Rambo, un tempo miglior soldato pluridecorato
in Vietnam, poi arrestato per atti
di teppismo vario degenerato in
una colossale battaglia (lui, contro esercito e polizia) e liberato
dal campo di lavori forzati per
essere spedito a verificare se nel
teatro delle antiche battaglie siano ancora reclusi dei prigionieri americani. Perché, a quanto
pare, il governo USA accettò,
per non essere costretto a pagare ingenti danni di guerra al Nord
Vietnam, di lasciare in mano nemica alcuni uomini. Questo secondo l’associazione degli excombattenti.
Ovviamente Rambo non si limiterà a fotografare il campo
di prigionia ma libererà i commilitoni, riuscendo tra l’altro a
incendiare un intero villaggio
con l’eccezione della capanna dove essi sono reclusi e sottoposti
a lente torture da ragni, topi, e
via dicendo. La simpatia del
pubblico sarà tutta per lui, e
per il suo vecchio colonnello,
mentre i'I « cattivo », che in un
primo momento lascia Rambo
al suo destino, benché sia il capo dell’operazione, è significativamente raffigurato in abiti civili. E, sempre ovviamente, i nemici vietnamiti sono non solo torturatori e disumani, ma anche
protettori dei contrabbandieri,
assieme ai quali Rambo e la
sua guida (una ragazza) entreranno nel territorio dei «rossi».
Fin qui gli elementi costitutivi del film, che chiunque può
prevedere sulla scorta della presentazione che si poteva veciere
da metà ottobre nelle sale cinematografiche e in televisione. Elementi che si potevano intuire
anche dai numerosi articoli sul
film e sul simbolico « processo »,
celebrato a Bologna per iniziativa della FOCI. In questa sede il
personaggio è stato quasi assolto, condannato ad un periodo di
decondizionamento presso madre Teresa di Calcutta, causa il
suo infantilismo. Secondo « il
Manifesto » egli è «innocuo e patetico... Un verdetto giusto ed esorcistico che stempera l’incubo
del rambismo diffuso ». Sarà ; ed
in effetti la realizzazione del filrn
è talmente banale e povera di
contenuti effettivamente cinematografici da ridurne al minimo
la portata espressiva. E’ scontato
il coinvolgimento emotivo che si
vuole produrre inserendo un unico personaggio femminile, ragazza dolcissima e sempre accuratamente pettinata, che lavora per
gli USA, come già faceva il padre, e che, ovviamente, sarà uccisa. E’ banale il rapporto tra azione (essenzialmente scontri armati, torture e duelli acrobatici in
elicottero) e spiegazione, che è
sempre eccessiva, dovendo illustrare quindici anni di politica
militare; in ufficio si discute, si
spiegano le ragioni e la tattica,
poi si entra nel vivo del dramma.Ma è proprio questa caratteristica del cinema più commerciale, basato sull’alternanza di
dialoghi esplicativi e scene iperspettacolari, a lasciare spazio all’ideologia di chi ha progettato
l’operazione Rambo (non solo il
film, ma anche fucili ed archi,
desiderio dei bambini americani)
e a questo proposito il « processo » di Bologna non si è pronunciato.
Il dato più significativo dell'ideologia del film non sta certo
nella rappresentazione di una
«orribile violenza» (L. Tomabuoni, Stampa del 15.12), che nel
cinema sa sempre di falso (fatta salva la produzione documentaristica), quanto piuttosto in e
spressioni lapidarie che colpiscono: « Ci lasceranno vincere stavolta? » ; « Quelli se ne fregano »,
dove « quelli » sono l’opinione
pubblica e i politici, rei a suo
tempo di aver costretto i marines a perdere la guerra.
A dispetto di questa gente,
Rambo farà giustizia, per sua logica iniziativa, convinto di essere nel giusto; e dal suo punto di
vista lo è, non essendo molto nobile che uno stato scambi in denaro la sorte dei propri soldati
catturati dal nemico. Tuttavia:
1) «la tesi degli ex-combattenti
non è provata, ma viene data per
buona» (S. Reggiani, Stampa del
15.12) e 2) è inaccettabile l’idea
dell’eroe che, in quanto tale, ha
il diritto di farsi giustizia da
solo, al di sopra delle parti, in
virtù dei meriti (numero di avversari uccisi?) acquisiti in guerra. Tale è il messaggio che scaturisce dal film, a livello più
verbale che cinematografico, ma
il cinema, arte « impura ». che
riunisce e mette in interazione i
dialoghi, gli attori, l’ambientazione, il ritmo e la fotografia,
parla a livello superficiale anche
attraverso queste espressioni,
nonché attraverso il contesto in
cui viene fruito (battage pubblicitario, eco.), sorte comune a
buona parte dell’arte nelle società di massa (si veda il caso del
dramma di Fassbinder, censurato a Francoforte).
Nell’unico momento in cui il
tenore espressivo si alza un minimo assistiamo ad un non meno inquietante fenomeno di esorcizzazione; il villaggio dato alle
fiamme da Rambo ricorda quelli che vedevamo quindici anni fa
nei telegiornali, quelli bruciati
dai marines, non certo con l’intento di liberare, ma con quello di stroncare la resistenza
anche dei civili. E’ allora troppo comodo liquidare una questione di cui ancora ci si dovrebbe vergognare edulcorandola con le nobili motivazioni di
un Rambo. E’ inaccettabile che
questa sia l’immagine che del
Vietnam viene data alle ultimissirD,e generazioni, come è inacceL
tabile la proposizione del «farsi
giustizia da sé », alla cow boy,
John Wayne o Ronald Reagan
che sia, dell’inutilità o dell’incapacità di affrontare i problemi
politicamente. I politici sono solo d’impaccio alle importanti azioni militari, e non è un caso
che questa mentalità si produca
nello stato in cui il presidente
(sempre R- Reagan) può (suffragato da un ordinamento che
lo consente) opporsi alle decisio-'
ni assembleari, significativamente, in materia m;ilitare. Riflettiamoci un po’ tutti: John Rambo
si può anche assolvere; chi lo
produce e lo mitizza molto meno.
Alberto Corsani
Pochi giorni dopo aver firmato
l’intesa con il cardinale Potetti,
il ministro Falcucci affermava
che l’ora di religione nelle scuole
era necessaria ed indispensabile
« soprattutto » nella scuola materna.
Non intendo entrare nel merito del rispetto della libertà di
coscienza degli individui ma vorrei puntualizzare alcuni aspetti
legislativi e sottolinearne altri, di
tipo didattico, sostanziali per
questo ordine di scuola non ancora inserito nella obbligatorietà ma esperienza così importante nella vita di ogni bambino.
La legge 444 del 18.3.68 stabiliva che la scuola materna di stato avesse fini di educazione, di
sviluppo della personalità infantile, di assistenza e di preparazione alla frequenza della scuola
dell’obbligo integrando l’opera
della famiglia.
Proprio in virtù di questa autonomia istituzionale non venivano emanati program,mi ma bensìdegli Orientamenti (1969) dove
esigenza fondamentale tra tutte
veniva fissata quella di porre
ogni cura nel « non soverchiare
le reali capacità del bambino ».
Anzi, al punto 7 degli indirizzi generali, gli Orientamenti recitano; « nella S. M. non è possibile né si deve mirare a svolgere
un sistematico ’’programma” differenziato per temi culturali, o
per valori sociali, etici, religiosi
giacché non lo consentono né le
QUALI CONTENUTI PER L’ART. 10 DELL’INTESA?
Lo studio del fatto religioso
Senza una delimitazione dei campo entro cui rispondere aii’invito dei- ."’cuT
la Tavola valdese si rischia di uscire dal quadro della nostra Intesa segnamento
In Questa
esperienze, né le strutture mentali, né gli interessi del bambino, né i livelli della sua maturazione psichica ».
E’ chiaro che al legislatore
erano ben presenti le tappe della
psicologia dell’età evolutiva che,
in genere, fissa — tra i 3 ed i
5/6 anni — il pensiero concreto,
regocentrismo, l’atteggiamento
puramjente ludico, lo sviluppo
delle percezioni e delle attività
rappresentative (età dei perché
eccetera).
Persino a riguardo dell’educazione religiosa gli Orientamenti
(tutt’oggi in vigore) sostengono
che occorre pieno rispetto di concezioni ed orientamenti ideologici diversi da quello cattolico
evitando che bambini provenienti da tali famiglie possano « sem
tirsi in qualche modo esclusi dalla comunità infantile ».
Tutto questo prima dell’entrata
in vigore del nuovo Concordato
(legge 121/25.3.85) e del gran pasticcio cattolico-ministeriale del
14.12.85.
Oggi che il Cattolicesimo non è
più considerato religione di stato, questo ministro sostiene che
nella scuola materna occorre insegnare la religione cattolica per
ben due ore settimanali e (bontà
sua) anche con lezioni che incidano per meno di 30 m,. sull’arco orario giornaliero.
Tali precisazioni da parte di un
ministro della P.l. quale si è
dimostrata la sig.ra Falcucci,
fanno prevedere la richiesta, da
parte dei Direttori Didattici, di
una precisa programmazione articolata per tempi e metodi su
uno specifico argomento; la religione che viene ormai considerata materia a tutti gli effetti. Anche nella materna si dovranno
prevedere entrate ed uscite differenziate (appellandosi però alla legge 449/11.8.84) oppure attività alternative per i barnbini
i cui genitori avranno dichiara
Sullo sfondo di diverse interpretazioni degli articoli 9 e 10
della nostra Intesa, che abbiamo
cercato di delineare la settimana
scorsa, la Tavola valdese ha recentemente proposto alle chiese
di adoperarsi per « avviare nelle
scuole uno studio del fatto religioso (art. 10) completamente diverso dal tipo di insegnamento
previsto dall’"intesa GEI" » orecisando che « si tratterebbe cioè di
promuovere delle iniziative da
parte degli allievi, delle famiglie,
degli organi scolastici (compresi
quelli elettivi!) affinché si svolgano nelle scuole delle sedute di
informazione, confronto, dibattito sul fatto religioso e sulle sue
implicazioni. Ciò potrà essere più
facile alle Valli valdesi e più difficile altrove: ma vale la pena di
avviare qualche esperimento, per
non limitarci ad una posizione
puramente negativa, e in fin dei
conti, perdente ».
Ma come vanno intese queste
importanti ma sommarie indicazioni? La presenza al nostro interno di interpretazioni diverse
del « diritto di rispondere » previsto dall’articolo 10 delTIntesa
avrebbe forse richiesto qualche
precisazione supplementare per
delimitare il campo ptro cui
ravviamento dello studio del fatto religioso non contraddice
l’esclusione di un insegnamento
religioso protestante affermata
dall’art. 9.
Senza qualche ulteriore precisazione si rischia infatti di uscire sostanzialmente, anche se non
formalmente, dal quadro della
nostra Intesa.
Facciamo un esempio. Può darsi che le precisazioni che il Parlamento ha chiesto al Governo
entro il 30 aprile in ordine a « natura, indirizzi e modalità di svolgimento e di valutazione delle
attività culturali e formative offerte... a chi intenda non avvalersi deU’insegnamento della religione cattolica » lascino uno
spazio decisionale autonomo ai
collegi dei docenti. Se sulla base
di iniziative di studenti un collegio docenti chiedesse ad un pastore delle nostre chiese di svolgere una parte di im corso inquadrabile nella categoria dello
"studio del fatto religioso”, si dovrebbe accettare o no? Formalmente un’accettazione potrebbe
non contrastare con l’art. 9.
Basterebbe che il corso non
avesse contenuti a carattere catechetico o di dottrina per essere formalmente legittimo. Ma dal
punto di vista sostanziale non
possiamo nasconderci che ci troveremmo a fare da contraltare
all’insegnamento religioso cattolico legittimandolo con un insegnamento forse diverso quanto
a contenuti ma che sarebbe inevitabilmente percepito, sul piano
istituzionale, come la « religione
degli altri », valdesi e metodisti,
ebrei, ecc...
Quali ulteriori precisazioni potrebbero essere date ad evitare
un’erosione del principio espresso dalTart. 9 secondo cui si rinuncia a dare nella scuola un
insegnamento confessionale protestante? Mi sembra che la migliore indicazione sia stata data
finora dal Convegno « Gli evangelici e l’ora di religione » organizzato nel novembre delT84 dalla Federazione.
Per ciò che riguarda la nostra
presenza nella scuola — e cioè
nei programmi, negli orari della
scuola — il convegno affermava:
« .Riteniamo che la nostra presenza nella scuola debba avvenire nel quadro di una o più .materie di insegnamento per lo svolgimento o Tapprofondimento di
una parte del programma e non
avere il carattere di un corso sostitutivo, in alternativa o in parallelo con il corso di religione
cattolica ».
Mi pare che, sia pure al livello non decisionale quale ha un
convegno di studi, questa affermazione traduca nel modo migliore la linea direttrice espressa dalla Sessione congiunta del
Sinodo valdese e della Conferenza metodista del 1977 di evitare « equiparazione con l’insegnamento religioso cattolico »
(art. F). E d’altra parte, nroseguiva il documento del convegno,
« resta aperta la possibilità di interventi fuori dell’orario scolastico, a libera partecipazione e su
invito di chi essendo interessato
ad approfondire tematiche religiose, chiedesse il nostro intervento » (Eco-Luce 45/23.11.’84).
Questa dunque mi pare essere
la discriminante che permette di
non contraddire la nostra Intesa:
i programmi e gli orari ■ della
scuola, all'interno dei quali è solo possibile attuare interventi nel
quadro delle materie esistenti e
senza porsi in parallelo con l’insegnamento cattolico, e solo al
di fuori dei quali sono possibili
ulteriori interventi da noi organizzati per approfondire tematiche religiose con chi è interessato.
Così è in questo secondo ambito che si dovrebbe collocare TinFranco Giampiccolì
(continua a pag. 10)
In questa scuola dove si presuppongono sempre rapporti di
alterità il più possibile stabili,
in assenza di docenti graditi all’ordinario diocesano, vedremo
entrare i catechisti che intratterranno gruppi di bambini per
non più di 20 m. giornalieri? Oltre all’Ispettore tecnico ministeriale potremo incontrare nei corridoi scolastici anche l’Ispettore tecnico inviato dal Vaticano?
Le elucubrazioni della sig.ra
Falcucci alla luce della legisl^
zione vigente mf paiono quindi
inammissibili ed inaccettabili.
La scuola materna per sua
natura può approntare interventi di « educazione m,orale » che
promuovano nel bambino sensi
di fiducia secondo le leggi dell’amore, della giustizia e del rispetto dell’altrui persona. Tali azioni
didattiche devono instaurare
quadri di confronto psicologico
rassicuranti per le personalità
in formazione; è assurdo prefigurare altre modalità di intervento correndo il rischio di mescolare il « fantastico » con il
« mistero » e con « l’ignoto ».
Preoccupante è inoltre l’assenza di una obiettiva informazione
alle famiglie che stanno facendo
iscrivere per la prima volta i
figli a scuola. Nel ponente genovese (e non lo ritengo un caso
limite) all’atto delte preiscrizioni alla scuola materna si contano, a tutt’oggi, solo due NO.
In questo quadro ritengo che,
quali assertori della laicità della
scuola e dello stato, ciascuno dì
noi debba ritenersi mobilitato
per creare attorno a sé un movimento di opinione e di discussione su questo problema.
Sandra Rizzi Grill
insegnante nella
scuola materna statale
4
4 vita delle chiese
7 febbraio 1986
ASSEMBLEA DEL I CIRCUITO
Prospettive della
diaconia evangeiica
« L’Assemblea del 1° Circuito,
tenutasi a Torre Pellice il 26.1.86,
dopo aver dibattuto linee e tendenze della diaconia evangelica,
raccomanda alle chiese del Circuito lo studio delTopuscolo:
’’Nuove prospettive della diaconia evangelica” e altri documenti attinenti a questo tema; chiede alle chiese di esprim,ere il
massimo sforzo di solidarietà e
di dialogo nei confronti delle opere diaconali che hanno avviato
un vasto processo di ristrutturazione ».
Questa la mozione approvata
alTunanlmità dall’Assemblea. Ma
le scarne espressioni délTo.d.g.
non rendono completa giustizia
all’approfondito dibattito, stimolato da una fin troppo densa
relazione introduttiva tenuta da
Vera Coìsson, capo-servizio all’Ospedale Valdese di Torre Pellice,
cioè da una persona profondamente coinvolta nella riflessione
che la chiesa sta portando avanti sul tema della diaconia.
Chi, ultimamente, si era assuefatto all’uguaglianza diaconia = miliardi, questa volta ha
avuto la possibilità di ascoltare
altri discorsi; non si è parlate di
collette e di dettagiliati progetti
di ristrutturazione, ma, come già
avvenuto nell’incontro dei Dipartimenti Diaconali di Angrogna il
19 scorso (vedi Eco delle Valli
n. 5), si è affrontato il nocciolo
della questione in senso teologico e ecclesiologico. Qualcuno,
all termine dell’incontro, osservava che, per arrivare ad affrontare questo discorso nelle com,unità, si era dovuto prima parlare
di miliardi, mentre l’ordine inverso sarebbe stato più fruttuoso, ma così è... Le scelte diaconali del passato più o meno recente, con relativi risvolti finanziari,
ci costringono a riflettere e ci
condizionano. Ma andiamo per
ordine.
L’Assemblea si è aperta con
una breve presentazione di un
opuscolo curato dalla CIOV e
reperibile presso le chiese locali.
DI pastore Platone ha evidenziato l’utilità del libretto, che aiuta a mettere ordine nella vasta
materia concernente la diaconia,
pur non citando dati statistici
chiari, che avrebbero potuto essere significativi.
E’ poi toccato a Vera Coisson
introdurre il dibattito sulle
« Nuove prospettive della diaconia evangelica » (titolo del’opuscolo). La relatrice ha condotto
la numerosa Assemblea in un itinerario biblico alla scoperta Co
riscoperta) della diaconia di Cristo, evidenziando come per Gesù l’azione verso lo spirito e
quella rivolta al corpo hanno ia
stessa dignità, Gesù vede l’uomo
nella sua globalità. Così fu anche per la comimità primitiva,
nella quale l’amore per il prossima e la partecipazione alla vita
comunitaria erano legati in modo inscindibile; ma nel corso dei
secoli la chiesa ha rotto questo
legame, la diaconia e la « liturgia » si sono via via separate,
l’equilibrio tra predicazione e
servizio si è rotto, sia l’una che
l’altro sono passati in mano a
specialisti, mentre la diaconia
dovrebbe essere una delle espressioni fondamentali dèlia vita della chiesa.
La seconda parte della relazione di Vera Coisson ha voluto
essere un esame provocatorio,
stimolante per la riflessione, su
tre punti: Da dove veniamo? Dove siamo? Dove vogliamo andare?
Da dove veniamo? Una vera
riflessione storica sulla diaconia nella chiesa valdese non è
stata ancora fatta, ma sarebbe
interessante analizzare i modelli che hanno ispirato le scelte
diaconali deU’800. In fondo la
chiesa non si è interrogata sulle conseguenze o, prima, sulle
cause, dell’apertura degli istituti. C’erano ferite da curare, diceva il past. Taccia nel corso del
dibattito, e si è cercato di curarle senza alcuna pianificazione,
sulla spinta di esigenze contingenti, Un’altra riflessione non
fatta nella chiesa in passato, ha
detto Vera Coìsson, è stata quella sulle professioni di servizio
e sulla provenienza degli oj)eratori degli istituti, sulle modalità
di assunzione e sui rapporti con
le comimità di appartenenza. Che
senso avrà discutere deH’evangelicità degli istituti se il personale non sarà evangelico?
E oggi, dove siamo? Una definizione di diaconia è stata data
dalla Commissione d’Esame al
Sinodo 1985, ma, proprio partendo da quella enunciazione, sorgono alcuni interrogativi. La diaconia, oggi, si fa nelle Istituzioni
e nella comunità dei credenti;
se di'aconia è presenza della comunità nell’ambito sociale, la
nostra diaconia è espressione
della vita e dell’essere della chiesa? Diaconia avviene là dove uomini e donne diventano permeabili aH’amcTe di Cristo. Da questo amore sgorga la dedizione
verso gli altri, non solo per un
supporto momentaneo. Allora, le
nostre istituzioni sono punto di
riferimento per la gente? Se diaconia vuol dire servizio, se il datore di lavoro è Gesù Cristo, è
diaconia un lavoro sociale con
timbro ecclesiastico?
Una delle espressioni della « diaconia » attraverso gli istituti: l'Asilo
per anziani di San Giovanni.
Dove vogliamo andare? La relatrice ha messo, a questo proposito, il dito su un tasto dolente: è necessario riflettere sui rap
porti tra predicazione e diaconia
tendendo ad eliminare il bipolarismo che sembra essersi creato
tra istituti e comunità. Le esperienze degli operatori diaconali
e le aspettative delle comunità
devono potersi incontrare e comimicare tra loro. Ciò chiama in
causa una necessità di formazione professionale strettamente legata alla vita della chiesa e all’essere credente. D’altra parte
sarà auspicabile un maggior coinvolgimento di tutto il personale
degli istituti sulle decisioni sinodali che in futuro non dovranno
fermarsi ai problemi burocratici,
ma dare indicazioni sul come fare diaconia e verso quale diaconia indirizzarsi.
Il dibattito che è seguito alla
relazione si è accentrato in particolare su due questioni, mettendo in rilievo quanta strada
debba ancora essere percorsa
nella riflessione. Innanzitutto, è
da approfondire la questióne
della polarità predicazione-diaconia. Se Gesù è il nostro modello, è stato detto in un intervento,
dobbiamo constatare che in Lui
erano presenti predicazione e
diaconia, armonizzandosi l’una
con l’altra. Noi non abbiamo questa capacità globale. Assistiamo
allora ad una chiesa che lascia
ai tecnici occuparsi degli istituti,
mentre questi non cercano la
condivisione dei loro problemi
con le comunità.
ASSEMBLEA DEL III CIRCUITO
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VAlLf
Evangelizzazione Verso il XVII Febbraio
Invitata dal Consiglio del III
Circuito, Mirella Bein di Torre
Pellice ha esposto all’assemblea
riunita a Chiotti il 26 gennaio le
esperienze del gruppo che in
quella chiesa ha posto l’evangelizzazione come meta principale
della sua attività. Evangelizzazione verso gli estranei che magari vengono a contatto con l’ambiente valdese per la prima volta, ma anche nei confronti dei
membri di chiesa, spesso ignari
dell’esistenza di una vita com,unitaria che si svolge a pochi chilometri di distanza.
Per annullare quella distanza
che non è fisica, ma psicologica,
sono state prese iniziative di contatti, visite, incontri che il gruppo di evangelizzazione si propone di continuare nel futuro.
I presenti hanno ascoltato con
molto interesse la relazione, per
la quale ringraziamo di cuore
Mirella Bein, e si sono domandati quali di queste idee fossero
applicabili anche nella realtà
della vai Germanasca.
La discussione è proseguita su
un argomento che rientra pure
nel vasto campo dell’evangelizzazione: la richiesta da parte dei
comitati organizzatori di incontri
e raduni di tipo culturale o folcloristico per avere un messaggio evangelico, quasi sempre abbinato ad una analoga funzione
cattolica. Alcuni incresciosi eplsodi che si sono dovuti registrare negli ultimi anni, hanno
resa necessaria una precisazione,
che non suona squalifica per
l’attività delle associazioni culturali, ma soltanto l’invito a tener conto delle caratteristiche
di una fede riformata. Al termine
della discussione è stato approvato questo atto: « L’Assemblea
di Circuito, dopo aver dibattuto
il problema dell’opportunità di
intervenire con un messaggio evangelico in raduni popolari organizzati da gruppi non ecclesiastici, ritiene che ogni occasione di dialogo e di confronto possa essere utilizzata, purché dia
la possibilità di chiarezza e di
rispetto dell’identità evangelica ».
E’ stato abbandonato il progetto di organizzare una manifestazione per tutte le chiese del
Circuito a Pentecoste di quest’anno, per varie difficoltà organizzative. Si è invece incaricato il
Consiglio di studiare la possibilità di avere delle conferenze o
tavole rotonde in estate nei luoghi dove c’è una presenza considerevole di villeggianti.
Per mancanza di tempo si è rimandata la discussione sull’ora
di religione, ma con l’impegno a
riprendere l’argomento nell’assemblea di maggio, quando anche il Ministero della Pubblica
Istruzione si sarà degnato di fornire precisazioni sulle attività alternative, con più consistenti
possibilità di informare correttamente le famiglie.
L. V.
RORA’ — Nella Assemblea di
chiesa tenutasi domenica 26 gennaio si è stabilito il seguente
programma per il 17 febbraio:
domenica 16 avrà luogo regolarmente il culto; in serata, tempo permettendo, vi sarà il falò
nel capoluogo, con partecipazione della corale.
Il 17, lunedì, nel corso del culto, che avrà luogo nel Tempio,
avremo anche un momento dedicato ad Assemblea di chiesa
per reiezione di alcuni membri
del Concistoro: quattro anziani
infatti hanno terminato il loro
mandato. ’Tutti sono rieleggibili, ma l’Assemblea può proporre
nomi nuovi se lo ritiene opportuno.
L’agape del 17 richiede una
certa preparazione: potremo accogliere al massimo cento persone, per cui prenotatevi per
tempo (entro giovedì 13) presso
il pastore.
Saranno nostri ospiti Hugo e
Suzy Armand Pilon, dell’area
rioplatense della nostra chiesa.
torre pellice — Dom&
nica 9 febbraio avrà luogo una
Assemblea di Chiesa in cui verranno dibattute le questioni dell’8 per mille e della defiscalizzazione delle contribuzioni.
• La Commissione Ricevimenti ha organizzato il tradizionale
pranzo del 17 febbraio. I biglietti sono in vendita presso il negozio Pellegrin elettrodomestici
a L. 13.000.
• Il 15 febbraio alle ore 20.45
nel tempio dei Coppieri i Coret
ti di Torre Pellice e Luserna San
Giovanni offriranno una serata
di canti. Tutti sono cordialmente invitati.
POMARETTO — I biglietti
del pranzo del 17 febbraio sono
in vendita nei soliti posti a partire da sabato 8 febbraio. Il prezzo è invariato: L. 12.000 e 8.000.
SAN SECONDO — Il programma del XVII Febbraio vedrà il culto con Santa Cena e
partecipazione del coro alle ore
10.30, cui seguirà il pranzo comunitario.
Per il pranzo comunitario e la
cena prenotarsi entro il 12 febbraio.
Pranzo: adulti L. 12.000; ragazzi (dai 6 ai 10 anni) L. 10.000;
bimbi sino ai 6 anni L. 6.000.
Cena : L. 9.000.
ANGROGNA — Domenica 9
alle ore 14.30 s’incontra l’Unione
Femminile al Presbiterio; alle
17.30 si tiene la seduta del Concistoro.
• Sono in vendita i biglietti
per il pranzo del XVII (L. 12.000)
presso gli anziani o il pastore;
dopo il pranzo verrà proiettato
l’audio visuale « Fra Dolcino, eretico del ’300 » presentato dà Burat, Fappani e Dalmastro che
verranno appositamente da Biella. La sera del XVII, l’appuntamento è al Tempio del Serre per
una serata della nostra Corale
con canti popolari valdesi, inni e
letture di documenti originali
del 1686: la tragedia di 300 anni
fa!
La seconda linea di riflessione
riguarda la diaconia del domani.
Si parla spesso di diaconia leggera e di diaconia pesante, quasi a creare delle alternative. In
realtà ciò è sviante; si tratta
soprattutto di chiedersi: chi saranno i bisognosi di domani?
Saranno ancora necessarie le
grosse case? La realtà si evolve
e noi dobbiamo essere pronti
a cogliere le istanze che vengono da queste evoluzioni, con un
minimo di programm,azione.
Franco Taglierò
Sabato 8 febbraio
□ CONVEGNO MONITORI
1° CIRCUITO
TORRE PELLICE — Dalle ore 16.30 alle 18.30 si tiene alla Casa Unionista
il convegno del monitori delle chiese
dei r Circuito. L’incontro è dedicato
a questioni organizzative e a problemi didattici.
Domenica 9 febbraio
□ FORUM
TEOLOGICO
TORRE PELLICE — Alle ore 14 presso la Casa Unionista si tiene la riunione mensile del Forum Teologico.
Argomento: studio biblico su Giovanni 11.
□ INCONTRO
UNIONI FEMMINILI
LUSERNA SAN GIOVANNI — Alle ore
14,30 presso la saia Albarin, la locale
Unione femminile ospita le sorelle di
Torre Pellice e la Società di cucito di
Torre Pellice in un incontro che vede
la partecipazione di alcuni membri del
consiglio nazionale della FFEVM.
□ ASSEMBLEA TEV
TORRE PELLICE — Nella sala unionista alle ore 14.30 si tiene l'assembiea
mensile del movimento di Testimonianza Evangelica Valdese. Argomento: questioni organizzative.
Lunedì 10 febbraio
□ INCONTRO PASTORALE
TORRE PELLICE — Presso la Casa
Unionista, alle ore 9.15, Incontro fra i
pastori del 1“ Distretto.
L'introduzione biblica sarà a cura di
Susanne Labsch.
Il tema della giornata è .. L'etica del
lavoro », e sarà introdotto a cura della
- commissione del lavoro » della CED.
Mercoledì 12 febbraio
□ COMMISSIONE LAVORO
I DISTRETTO
PINEROLO — Alle ore 20.45 presso la
Chiesa Valdese si tiene ia riunione
dei tre gruppi della Commissione lavoro
nominata dalla CED del T> Distretto.
Argomento di discussione: « Linee teologiche per l'impegno della chiesa nel
mondo del lavoro ». Relatori: Sergio
Ribet e Giorgio Gardiol.
L'incontro è aperto a tutti gli Interessati.
I
5
r
7 febbraio 1986
vita delle chiese 5
DESIGNATO UN INFORMATORE UPL
Crescono
i predicatori iocaii
meccanismo di adesione che sembra aver "bloccato" i più.
La persona incaricata è attualmente: Leonardo Casorio, Via
Aurelia 632/bis - 57012 Castiglioncello (Livorno) - Telefono 0586
abit. 751241, uff. 752590, che si
terrà disponibile per ogni informazione in materia di UPL e per
invio di dépliants, statuti, mani-,
festi, ecc.
Se è pur vero che nelle nostre
chiese riformate il « laico » ha
sempre avuto il diritto di predicare, ora si sta delineando una
nuova figura: il laico « pastore »,
ovvero il predicatore locale. Sono già oltre 100 gli iscritti alT Unione Predicatori Locali
(UPL), e 35 1 candidati.
Trasformazione di ruoli? Deformazioni professionali? Eccedenze di vocazioni? Ricerca di
« posti »?...
Il predicatore locale è colui
che si fa particolarmente carico
della comunitaria responsabilità
— che investe tutta la chiesa —
a testimoniare TEvangelo. Svolge la sua attività in modo del
tutto gratuito. E’ la sua fede che
lo "incita”. L’aspirante P.L., d’accordo con il Consiglio di Chiesa
o Concistoro della sua chiesa,
viene presentato al Consiglio di
Circuito il quale affiderà il Candidato alla C.P.S. (Commissione
Permanente Studi) che ha il compito di dotarlo — in modo omogeneo — della indispensabile,
adeguata preparazione teologica
ed omiletica.
Non esiste concorrenza di titoli, né equipollenza tra i due modi
(apparentemente simili) di preparazione teologica:
— Diploma di cultura teologica:
si consegue dopo un triennio di
studi presso la Facoltà Valdese
di Teologia. (Attesta una certa
preparazione del diplomato in
materia teologica, e di per sé,
non costituisce titolo di predicatore locale).
— Predicatore locale: tale
« qualifica » si consegue al termine di un biennio di studi, dopo
che il Consiglio di Circuito ha
presentato il Candidato all’Assemblea di Circuito, per l’accettazione e l’iscrizione nelTelenco
dei predicatori locali.
Dopo l’Assemblea UPL dello
scorso aprile ad Ecumene, è stato convenuto di incaricare una
persona, che dovrà fare da tramite fra Comunità — UPL —
Candidato, ed eventualmente
chiarire tutto il “complicato” (?)
Incontri
IVREA — Venerdì 7 febbraio presso
la Chiesa valdese il past. Renzo Bertalot e il vescovo Mons. Luigi Bettazzi
parleranno su « La lettura della Bibbia
per i cristiani di oggi ».
ALBUGNANO (To) — Per domenica
23 febbraio (ore 9-17) le Comunità di
base del Piemonte organizzano presso
la Comunità Emmaus di Albugnano
una giornata comunitaria dedicata al
tema « Come presentiamo Gesù ai bambini ». Informazioni: 011/9870841.
Attenzione!
Per dare un quadro completo delle
manifestazioni della « settimana della
libertà », dedicata quest’anno a « Religione e libertà » (insegnamento della
religione a scuoia), chiediamo a tutte
le chiese che organizzano o partecipano a manifestazioni di dettarne al più
presto alla segreteria telefonica della
Luce (011/655.278, ore serali) i dati
completi: luogo, sede, data, titolo, oratori e organizzatori.
XVII FEBBRAIO
Una sottoscrizione
per il Rio de la Piata
Su richiesta della Mesa Vaidense la Tavola indice una
sottoscrizione a favore dei due giornali che la nostra ctaesa
pubblica nel Rio de La Piata: il Mensajero Vaidense (Uruguay) e Dialogo (Argentina).
Col ritorno dettla libertà questi giornali — appena nati o
rinati — hanno assunto un’importanza determinante per la
vita di quelle chiese; si tratta di preziosi canali di informazione — e strum'enti di formazione — che meritano di essere
sostenuti e sviluppati fino in fondo.
Argentina e Uruguay escono da un decennio terribile, sono impov»iriti dairinflazione, minacciati dalla crisi: non è perisabile che dei giornali evangelici vi possano diventare rapidamente autosufflcienti: ma è invece pensabile che essi possano affermarsi, radicarsi, « parlare » al popolo dei credenti
e a'I pubblico dei non-credenti, o dei non evangelici.
Gli uomini che la chiesa ha chiamato a questo compito
vi si stanno consacrando con ardore e intelligenza: vai la pena di sostenerli e incoraggiarli ora. Domani sarà troppo
^3rl*'dì
Perciò la Tavola chiede a tutte le chiese valdesi e metodiste di dedicare a questo scopo la colletta del XVII Febbraio:
ma su proposta di un evangelico membro di im altra chiesa,
'la Tavola indice anche una pubblica sottoscrKione: chiunque
deve avere il diritto di partecipare a questa iniziativa, anche
Se non era in chiesa quel giorno, anche se non e membro di
una nostra comunità.
CORRISPONDENZE
Tre chiese denunciano il “grave arretramento”
LIVORNO — Le Chiese evangeliche di Livorno, apostolica,
battista e valdese, hanno preso
una posizione comune sull’argomento dell’insegnamento religioso cattolico nella scuola pubblica con un comunicato in cui accanto al rispetto per i cittadini
che decideranno di avvalersi di
tale insegnamento viene espresso un duro giudizio sulla nuova normativa valutata come un
« grave arretramento » rispetto
alla situazione precedente e lesiva della libertà di coscienza.
Dopo aver ribadito, con la citazione dell’art. 10 della legge
449/84 applicativa dell’Intesa valdese e metodista, che lo studio
dei fatto religioso non implica
in alcun modo una forma con
fessionale di insegnamento, le
Chiese evangeliche di Livorno
invitano studenti e genitori a
non avvalersi dell’insegnamento
religioso cattolico « fino a quando l’autorità scolastica non
emanerà per tale materia una
normativa che sia in tutto rispettosa anche delle esigenze di
coloro che non desiderano avvalersene ».
Il comunicato chiede infine al
Presidente del Consiglio dei
ministri di promuovere procedure di applicazione dell’art. 9
della legge 449 che prevede precise garanzie di libertà di coscienza in materia di religione,
propone ai laici di avvalersi di
tale articolo esigendone l’applicazione e alle forze politiche.
CASA CARES, 16-23 MARZO
Settimana di studio
per i diaconi
Dal primo incontro dei diaconi tenutosi ad Ecumene nella
primavera 1985 nasceva la proposta di organizzare micmenti
di formazione permanente e di scambio di esperienze sia per
coloro che già da tempo sono iscritti nel ruolo sia per coloro a cui queste riflessioni interessano o che pensano di mettersi al servizio della Chiesa.
A meno di un anno di distanza ecco che la proposta preride corpo, la casa Cares che aveva dato subito la propria disponibilità organizza dal 16 al 23 marzo p.v. la prima settimana di retraite, una seconda potrebbe tenersi in autunno nella
stessa sede per dar modo a coloro che in primavera non possono lasciare i loro impegni, di potervi partecipare.
La prima parte della settimana è dedicata all analisi del
ruolo diaconale nella storia della chiesa e sarà introdotta dai
pastori Emidio Campi, Luigi Santini e Domenico Maselh.
Nella seconda parte si punterà più sul confronto delle e^erienze dei diaconi presenti con una presentazione del problema della cura d’anime introdotto dal pastore Alfredo Sonelli,
e discussioni di vari temi relativi al ruolo diaconale.
Testo che si consiglia di leggere e che farà da riferimento
per l’intero incontro sarà « Solus Christus » del prof. Vittorio
La quota di partecipazione è fissata in L. 150 000
Per informazioni e prenotazioni rivolgersi a: Antoinette e
Paul Krieg - Casa Cams (Villa i Graffi) - Via Pietrapiana 56
- 50066 REGGELLO (FI) - Tel. ()55/86.52.001.
Casa Cares, situata in posizione panoramica sulle colline
toscane, in Val d’Arno, a 35 km da Firenze organizza campi
su temi diversi attinenti alla fede evangelica ed e a disposizione per ospitare gruppi con programma proprio.
sindacali e culturali di promuovere iniziative atte a suscitare
un ampio e aperto dibattito cittadino.
Studio biblico per
catecumeni e genitori
BERGAMO — La chiesa ha
lanciato una interessante iniziativa: un incontro dei genitori
dei catecumeni, ogni secondo
martedì sera, per lo studio degli stessi argomenti affrontati
dai figli. E’ questa infatti una
stagione a Bergamo di numerosi catecumeni : più di trenta,
mentre la scuola domenicale si
presenta, rispetto a questo numero, pressoché dimezzata, ma
la frequenza degli iscritti è normalmente molto alta.
Il 30 novembre, la sig.ra Febe
Cavazzutti-Rossi ha tenuto nella nostra sala, ad una cinquantina di persone vivamente interessate, una conferenza, illustrata
da diapositive, su « Sud Africa,
apartheid ed impegno dei cristiani ». Una colletta è stata fatta a favore della scuola interrazziale di « Marryland Play Center» (Pietermaritzburg), nel
corso del culto di Natale dei ragazzi del 15 dicembre.
Sabato 18 gennaio la Comunità di Bergamo è stata convocata in assemblea straordinaria
per ascoltare una relazione del
pastore Franco Giampiccoli sulla nuova legge 222/1985, votata
dal Parlamento italiano, in forza della quale, a partire dal 1990,
l’8 per mille del gettito globale
delTIRPEF dovrà essere ripartito tra scopi di carattere religioso (Chiesa cattolica) e scòpi
di interesse sociale e umanitario, in base alle scelte espresse
dai contribuenti in sede di dichiarazione dei redditi. E’ stata
anche presa in esame una proposta di legge, presentata da
esponenti di diversi partiti, che
chiede che già a partire dal 1987
un aggiuntivo 3 per mille del gettito globale IRPEF sia destinato ad iniziative promosse da enti o associazioni aventi fini umanitari, scientifici, culturali, di religione 0 di culto ecc. che ne
facciano richiesta.
Alcuni fra gli intervenuti si
sono dichiarati disponibili ad ap
profondire il problema e a riferirne in una prossima riunione.
La Casa di Riposo CaprottiZavaritt di Gorle — della cui
inaugurazione avvenuta il 19 e
20 ottobre scorso abbiamo già
riferito — è al massimo attuale
della capienza, con 25 ospiti ed
una notevole lista d’attesa.
Testimoni
che ci lasciano
PACHINO — Giunto alla soglia degli 86 anni s’è serenamente spento il dr. Sebastiano Fortuna: una eminente figura
evangelico, di medico, di pubblico amministratore. Convertitosi giovanissimo, ancora liceale,
nella chiesa battista di Noto, ha
aderito subito dopo alla Chiesa
valdese di Pachino. Per lunghissimi anni è stato membro attivo del consiglio di chiesa. Brillante studente di medicina gli
avevano preconizzato una carriera universitaria, ma preferì
fare più semplicemente il medico. Responsabile della condotta antimalarica debellò da
Pachino questa micidiale malattia. Da evangelico visse la sua
professione come una vocazione. Nel dopoguerra entrò ufficialmente m politica e per trent’anni, salvo brevi parentesi, fu
sindaco della città. La moglie e
i figli hanno voluto che nei manifesti funebri venisse stampato questo versetto: « Ho combattuto il buoi! combattimento,
ho finito la corsa, ho serbata la
fede». Su questo testo il pastore, davanti ad una chiesa gremitissima, ha annunziato Tevangelo della resurrezione e ha ri
Protestantesimo
in TV
LUNEDI’ 10 FEBBRAIO
RAI 2 - ore 22.30 circa
La revoca dell’editto di Nantes: gli Ugonotti in esilio attraverso l’Europa.
cordato il filo che ha intessuto
la vita e l’opera dell’uomo, del
professionista, del politico ; cioè
la fede. L’amministrazione comunale ha voluto ricordarlo con
un manifesto in cui ha richiamato l’epiteto con cui era conosciuto : « l’uomo onesto ». In
chiesa lo hanno voluto ricordare due avversari politici inchinandosi davanti alla memoria
di un uomo che ha semnre anteposto il bene della collettività
e del prossimo a qualsiasi altro
interesso.
All’età di 77 anni ci ha lasciati anche la sorella Angelina Paglialunga v. Valve. Mesi fa era
caduta spezzandosi il femore ;
la sua forte tempra e l’amorevole cura dei figli l’avevano portata quasi alla guarigione; ma
la morte imorovvisa è venuta a
fifhermirla. Rimasta vedova con
ben sette figli da allevare e da
educare ha sanuto non arrendersi davanti alle traversìe della
vita e sorretta da una grande
fede ha semnre sam'to irradiare gioia e serenità intorno a sé.
« Venite a me. voi tutti che siete travagliati ed asgravati, ed io
vi darò riposo ». Questo versetto, che è stato il motto delia sua
vita, è stato scelto dai figli per
l’orazione funebre. Davanti ad
una chiesa gremita ed attenta
il pastore ha annunziato l’evangelo della resurrezione, il riposo che dà Gesù, non confinato
nella morte, ma esperienza di
vita di una donna orbata del
marito, con i figli costretti ad
emigrare nel lontano Sud America, privata recentemente di un
figlio tragicamente perito in un
incidente stradale, ferita nella
carne.
Un membro della comunità
ha voluto ricordare un episodio
tra i tanti che hanno costellato
la sua vita. Tanti anni addietro,
in un’epoca in cui di danaro se
ne vedeva poco, il pastore lanciò un appello per una sottoscrizione nartlcolare ; vedova, con i
figli piccoli da sfamare, aveva
nel borsellino 5.000 lire. Era tutto quanto possedeva. Le versò
interamente per la chiesa. Tornata a casa i figli le chiesero i
soldi per andare a fare la spesa
e lei rispose che li aveva donati.
Alle rimostranze dei figli, rispo' se ; « Il Bignore provvederà ! ».
6
6 prospettive bibliche
7 febbraio 1986
La pace di Dio
e la pace in terra
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
La Bibbia ci offre una concezione globale della pace. In ebraico, pace si dice shalòm, in
greco eirène. Il termine shalom significa letteralmente « benessere », «salvezza», «integrità»; include sia la relazione dell’essere
umano con Dio sia le relazioni degli esseri umani e dei popoli fra lo-i
ro, come pure con l’intero creato;
ha come prospettiva il mondo nuovo che Dio creerà alla fine dei tempi. La pace rappresenta quindi la
salvezza della comunità nel senso
globale del termine.
La pace e la giustizia
1.2. I profeti pre-esilici annunciano la sventura perché i ricchi sfruttano i poveri e i potenti violano il
diritto. « Poiché sfruttate il povero,
impadronendovi della sua parte di
grano, queste case in pietra squadrata che avete costruito, non ci abiterete; queste vigne deliziose che
avete piantate, non ne berrete il vino... Odiate il male, amate il bene...
forse il Signore, l’Iddio delle potenze, avrà pietà... » (Amos 5: 11 e 15).
1.3. Non possiamo riflettere sulla
pace senza domandarci al tempo
stesso: che ne è della pace sociale
nel nostro paese, nella nostra società? Siamo pronti a impegnarci a favore di rapporti più giusti tra il lavoro e il capitale, e di una riduzione del fossato tra ricchi e poveri,
tra paesi prosperi e paesi sottosviluppati del mondo?
La pace, fondamento
della comunità
2.1. Nella Bibbia il vocabolo « pace » si ritrova in primo luogo nei
saluti. Gli uomini della Bibbia si salutano con le espressioni: « pace »,
« la pace sia con te » oppure, quando si lasciano: « va’ in pace » (1 Samuele 25: 6; 2 Samuele 15: 9; 1 Cronache 12: 18, etc.). Il saluto di nace
è più che un semplice augurio. Quando gli uomini si rivolgono questo
saluto, esso significa che l’altro è accolto nella sfera dello shalom. La
salvezza di una comunità passa per
il saluto. Il saluto ha una funzione
vitale nel conservare l’integrità della comunità. Le epistole del Nuovo
Testamento cominciano generalmente con un saluto di pace. Gesù ha
mandato i suoi discepoli in missione, con il mandato di entrare nelle
a cura di GINO CONTE
1.1. La pace significa dunque il
benessere dell’essere umano, compresa la sua salute fisica e la sua
felicità. La pace, soprattutto nel suo
senso vetero-testamentario, ha un
aspetto fortemente materiale; può
anche significare la ricchezza. Include la normalità della vita. E’ opportuno sottolineare il legame essenziale che c’è, nell’Antico Testamento, fra la pace e la giustizia. L’integrità e il benessere dell’essere
umano non possono essere concepiti né realizzati se non in condizioni di giustizia sociale, com’è detto
nel Salmo 85: « Fedeltà e Verità si
sono incontrate, hanno abbracciato
Pace (shalom) e Giustizia » (v. 10).
case e di invocare la pace su coloro
che le abitano (Matteo 10: 12 ss.).
I discepoli sono chiamati a portare
la pace nel mondo, a dare la pace.
Rimangano presso coloro che li accolgono in casa loro. Ma se sono
respinti, se ne vengano via e scuotano la polvere dai loro piedi. La pace
si distoglierà allora da coloro ai
quali era stata portata. Secondo Giovanni 14: 27, Gesù si congeda dai
suoi con queste parole: « Vi lascio
la mia pace, vi do la mia pace ». Gesù fa dunque dei suoi discepoli una
comunità che sussisterà grazie alla
sua pace. Risuscitato, Gesù appare
ai suoi discepoli e li saluta così: « La
pace sia con voi » (Giovanni 20: 19;
Luca 24: 36).
2.2. Con questo saluto, trasmette
loro la realtà della vita nuova e li
introduce nella sfera d’influenza della sua pace. La pace rappresenta la
salvezza di una piccola comunità
che ciascuno dei suoi membri contribuisce a conservare intatta. La
pace comincia in scala assai ridotta,
nella coppia, nella famiglia, fra vicini, nelle relazioni fra giovani e anziani e nei rapporti fra gruppi sociali.
La pace contrastata,
ma dichiarata in Cristo
2.3. Tuttavia l’essere umano continua incessantemente a rivelarsi come un perturbatore della pace. Si
rivolta contro gli altri, cerca il proprio vantaggio. Nutre sentimenti di
gelosia e di odio. Ora, gelosia e odio
sono una minaccia per la pace. Cessando di ricercare Dio e di rispondere al suo appello, l’uomo rompe
la sua comunione con Dio. Ma Dio
ha preso l’iniziativa mandando Gesù
Cristo. Gesù Cristo è la grande dichiarazione di pace che Dio fa al
mondo e a tutti gli uomini. In Gesù
Cristo Dio fonda una nuova comunione fra sé e gli uomini. « Giustificati, dunque, per fede, abbiamo pace (siamo in pace) con Dio » (Romani 5: 1). Ciò vale anche per la comunione fra gli esseri umani: « Ha distrutto il muro di separazione... ha
ucciso l’odio... a partire dall’ebreo e
dal pagano ha creato un solo uomo
nuovo... E’ lui la nostra pace » (Efesini 2: 14-16). Non ci si può immaginare, fra creature umane, fossato
più grande di quello che allora separava giudei e pagani. Era vietato
ai giudei condividere la tavola di un
pagano, di un non-giudeo. Se, malgrado tutto, lo faceva, doveva poi
sottoporsi a una purificazione rituale, prima di poter partecipare nuovamente al culto. Con la sua morte
sulla croce Gesù ha soppresso la barriera fra giudei e pagani e ha aperto
agli uni e agli altri il medesimo ac
La pace, dono di Dio
3.1. Due passi biblici importanti
lo attestano: « Gedeone costruì un
altare al Signore e lo chiamò ’Il Signore è pace’ » (Giudici 6: 24); e « Il
Cristo è la nostra pace » (Efesini 2:
14). Il patto fra Dio e il suo popolo
è un patto di pace. Dio e il suo popolo sono entrambi partners di un
contratto; entrano in una relazione
di shalom nata dall’iniziativa di Dio.
Dio conclude un patto con Israele:
« Quand’anche le montagne sobbalzassero e le colline fossero smosse,
la mia amicizia non si allontanerà
mai da te » (Isaia 54: 10; cfr. Ezechiele 37: 26; 34: 25 ss.). Dio, che benedice con il dono dello shalom, può
anche ritirarlo: « Cercano invano la
pace » (Ezechiele 7: 25).
3.2. Lo shalom è un dono della
mano di Dio, gli uomini non possono disporne. Vi si accede per fede.
Per ciò che da loro dipende, gli uomini non hanno pace. Ma chi confida in Dio e lo teme trova la pace. Chi
onora Dio avrà la pace in eredità
sulla terra. Lo shalom e il timore di
Dio sono inseparabili. « Non c’è pace — ha detto il mio Dio — per i
malvagi » (Isaia 57: 21).
Una pace diversa
3.3. Il Nuovo Testamento conferma queste affermazioni veterotestamentarie sulla pace. Gesù Cristo rappresenta l'adempiersi della promessa dell’Antico Testamento, secondo
la quale Dio darà la pace come benedizione al suo popolo. Questa pace, che Dio ha realizzata in Cristo,
finalmente e per sempre, è presente
attraverso Gesù Cristo anche quando si deve vivere in mezzo ai conflitti.
La pace di Cristo non è la pace del
mondo. « Ve la do non come la dà
il mondo » (Giovanni 14: 27). La pace di Gesù è la pace in mezzo ai conflitti del mondo. Spesso non porta
a un miglioramento della nostra condizione, né alla felicità di un’esistenza tranquilla e senza urti, bensì, all’opposto, alla sofferenza, sulla via
della croce. Il saluto di pace di Filippesi 4: 7 — « la pace di Dio, che
supera ogni intelligenza, proteggerà
i vostri cuori e i vostri pensieri in
Gesù Cristo » — risuona dal fondo
di una prigione.
La sofferenza non significa assenza della pace di Dio; anzi, costituisce una categoria importante della
Gloria di Dio e pace in terra - 6
Dopo avere esaminato il concetto e il messaggio della gloria di Dio,
m relazione dinamica con la miseria e la gloria dell’uomo, le « prospethve bibliche», nel documento preparatorio all’assemblea generale della
Conferenza delle Chiese europee della prossima estate, in Scozia, passano ad esaminare l’altro polo del tema della KEK; la pace. Anche queste « prospettive bibliche » sono state tracciate dal prof. Paolo Ricca e
dal past. Helmut Begemann.
cesso a Dio. La croce è il segno della conclusione della pace fra Dio e
gli uomini. La pace è un concetto sociale. Pace e amore sono indissolubili.
pace di Dio. Senza dubbio, la forza
della pace porta spesso al mutamento, ma il Nuovo Testamento non predica mai la ribellione contro le strutture ingiuste. Filippesi 2: 5 ss. esorta, piuttosto, ad avere i sentimenti
che erano quelli di Gesù Cristo, lui
che ha scelto la via della sofferenza.
La pace di Dio si rivela come la forza di resistenza, la forza di portare
i pesi, anche in situazioni apparentemente senza sbocco. Questa nozione va chiaramente oltre lo shalom
dell’Antico Testamento.
L accettazione della sofferenza da
parte del cristiano non è, però, un
atteggiamento passivo, bensì un atteggiamento attivo, così come la pace di Dio non è limitativa, bensì potenza di rinnovamento, apportatrice
di salvezza e di vita, iniziatrice di
cambiamento, vittoriosa sull’odio e
sui conflitti.
Una pace comunicativa
3.4. La Bibbia opera una distinzione fra la pace che Dio dà e la pace a favore della quale dobbiamo
operare noi. La pace che non possiamo creare noi, ci rende capaci di
operare a favore della pace che siamo noi a dover procurare. Chi vive
in pace con Dio, cercherà anche la
pace con i suoi simili. « Se è possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti gli uomini »
(Romani 12: 18). « Cercare la pace
e procurarla » (1 Pietro 3: 11).
Il dovere di vivere in pace non
si limita alla comunità cristiana, ma
include tutti gli uomini, compresi i
nemici. Gesù ingiunge ai suoi discepoli: « Amate i vostri nemici » (Matteo 5: 44). L’amore per i nemici, che
Gesù comanda nel Sermone sul monte, trascende il concetto antico-testamentario di shalom.
(continua)
IL TETTO
LA RIVISTA BIMESTRALE
FONDATA A NAPOLI NEL 1963
DA UN GRUPPO DI CREDENTI
E NON CREDENTI
STUDI, DOCUMENTI,
TESTIMONIANZE,
OPINIONI, COMMENTI
CONDIZIONI DI ABBONAMENTO
1986
Ordinario L. 22.000
Estero, Associazioni L. 30.000
Enti e Sostenitori da L. 30.000
V«5rsamenti sul c.c.p. 25801804 intestate « Il tetto » - Piazzetta Cariati
n. 2 - 80132 Napoli
IL TETTO
Più di venti anni di presenza
critica nella Chiesa e nella Società.
Un’occasione di riflessione e di
confronto.
Un punto di riferim,ento per i
militanti della sinistra e per i
cristiani.
l
7
7 febbraio 1986
oUettívD aperto 7
NEL TERZO MÓNDO MISERIA E SOTTOSVILUPPO GENERANO SITUAZIONI INIMMAGINABILI
La geografia della violenza sui minori
Il tributo che bimbi e ragazzi pagano a questo nostro mondo
immerso nella violenza è davvero tragico e per certi versi inimmaginabile Ci siamo già occupati altre volte di questo tema- in un
articolo del 16 marzo 1984 avevamo denunciato che nei paesi indu° vengono^
sfro vogliamo allargare il no^
stro obiettivo valendoci di dati apparsi in un reportage pubblicato
france™^™ gennaio di Monde Diplomatique, il noto mensile
If
Ragazzi soldato
II
Sotto tutti i cieli,
la guerra è causa di
sofferenza per i minori.
Il coinvolgimento
dei bimbi e ragazzi
nei conflitti armati,
sia come soggetti attivi che come vittime, è in crescente
aumento. Basti pensare che durante la
prima guerra mondiale le vittime civili ammontarono al
5% del totale; durante la seconda il
numero aumentò al
50%. La percentuale
è successivamente aumentata a oltre l’80
per cento durante la
guerra del Vietnam,
per raggiungere ora
il 90% in Libano.
Inutile forse sottolineare che la maggioranza delle vittime civili è composta
da donne e da bambini. Secondo uno
studio effettuato dall’UNICEF (che è il
Fondo delle Nazioni
Unite per l’infanzia), nei circa
150 conflitti armati scoppiati dal
1945 ad oggi — e che hanno colpito 70 Paesi in maggior parte
del Terzo Mondo — sono morti
oltre otto milioni fra donne e
bambini, mentre il numero dei
feriti ammonta a tre volte tanto.
Drammatico e poco conosciuto è il problema dei « ragazzi-soldato »: quanti se ne annoverano fra gii oltre quattro milioni
di combattenti impegnati attualmente nei vari conflitti armati,
comprese le guerre civili? Nessuno lo sa con precisione, ma
sono note le denunce della Croce Russa internazionale, che ha
le prove del loro impiego nel conflitto Iran/Iraq, nelle guerriglie
dell'America centrale, in Estremo Oriente o nei campi palestinesi. Giovarli adolescenti vengono inviati sui campi minati, per
aprire la strada ai « veri » soldati; ragazzi vengono indottrinati
ed addestrati per le missioni più
pericolose; sono ragazzi che verranno esaltati come martiri per
legare alla « causa » le famiglie
refrattarie.
Altro aspetto di questo problema è quello dei ragazzi-spettatori della guerra. Molti studi
psicologici hanno dimostrato che
i bimbi che hanno assistito alla
morte dei loro cari o dei vicini,
o ad insostenibili scene di violenza diventano degli adulti
sconvolti, particolarmente depressi, esposti più degli altri
alla tentazione della violenza. Vi
è poi il dramma dei profughi:
oggi, nel mondo, si calcola che
50 milioni di persone vivano fuori del loro Paese o della propria
regione: di essi, ben il 60% (e
cioè 30 milioni) sono dei bambini. Malgrado la « Dichiarazione dei diritti del bambino » adottata dairONU nel 1959, integrata
successivamente nel 1977 dai
protocolli addizionali della Convenzione di Ginevra, per proteggere i bambini dalle guerre, la
situazione — sia di fatto che di
diritto — è fra le più precarie.
Africa: quando
la famiglia esplode
Ogni anno 15 milioni di bambini muoiono di fame e di malattie ad essa collegate: in questo dramma, VAfrica ha Una parte preponderante. Ma dei bambini abbandonati, venduti o
sfruttati non si parla molto. Vediamo la situazione in Kenya, dove la crescita demografica supera quella della produzione alimentare. Molte famiglie — secondo la denuncia delTUNICEF
— incalzate dalla miseria, accettano di dare « in pegno » i l.>
ro bambini ai loro creditori.
Tanti altri bambini fra gli lì
ed i 14 anni (le bimbe sono ancor più apprezzate perché lavorano di più) vengono sfruttati in
ambiente rurale allo scopo di ricavare il più possibile dalla terra. I genitori, a loro volta, continuano a procreare figli per assi
curarsi la vecchiaia. Una parte
di loro prende la via delle città
dove saranno sfruttati, con un
misero salario, dalle cinque del
mattino alle nove/dieci di sera
come sguatteri, ragazzi di fatica,
domestici, ecc. Sovente, neanche un centesimo: possono già
essere contenti di esser nutriti,
vestiti ed alloggiati. Queste piccole vittime sovente scappano
ed incominciano così una nuova
esistenza basata sulla violenza e
sul furto. A tutto questo si aggiunga il grosso movimento dalla campagna verso le città a
causa della siccità che imperversa da tre anni. Più della metà
della popolazione della capitale,
Nairobi, vive nelle bidonvilles:
il 35% ha meno di nove anni.
Migliaia di piccoli esseri vengono così abbandonati a se stessi.
Altre migliaia di bambini al di
sotto di quattro anni non conoscono che le mura della prigione dove le loro madri sono state
rinchiuse per qualche reato commesso.
Per completare il quadro, altri
bimbi decidono di darsi alla
prostituzione. Respinti dalla società, in fuga da un ambiente
sovente sordido, queste creature « da 5 scellini » preferiscono
vivere fra di loro, secondo un
proprio codice, aiutati dalla droga per « tirare avanti ».
Di fronte a queste situazioni
da incubo diverse organizzazio
ni (molte non governative) cercano di fare qualcosa, ma i risultati sono assai modesti.
L’UNICEF sta cercando di fare
un lavoro di prevenzione, assumendo come obiettivo la famiglia in modo che l’adolescente
sia poi in grado di « volare con
le proprie ali ». Questo stato di
fatto si estende ad altre nazioni
africane i cui governi sono molto restii nei confronti di chi vorrebbe collaborare. Forse la via
della prevenzione è la più accetta in quanto essa consiste anzitutto nell’aiutare le famiglie a
soddisfare le loro necessità basilari.
Filippine: nel cuore
della miseria urbana
Siamo ora ai piedi della
« montagna fumante » di Sunog
Apog. Non si tratta di un vulcano in attività, ma di una discarica pubblica alta come un immobile di dieci piani, situata vicino alla bidonville di Tondo,
nella baia di Manila, alle Filippine. Un migliaio di famiglie, con
una presenza di almeno 4 mila
bambini, vive stabilmente intorno a questa collina, come dimostrano i piccoli tuguri che le
fanno corona. Fra l’incessante
andirivieni dei grossi camion
gialli che continuano a scaricare il loro maleodorante contenuto, queste migliaia di bambini lavorano 16 ore al giorno (i minori di 10 anni, per accordo fra le
famiglie, solo 10 ore) per recuperare quanto possibile: carta,
plastica, vetro, cartoni, ecc. Ma
questo non è il solo luogo nelle
Filippine dove l’infanzia si deteriora e si perde. Sono altre decine di migliaia i bimbi che, nella
capitale e altrove, vivono nella
violenza e nella miseria. Secondo la testimonianza di un esperto, molto sovente le famiglie
delle numerose bidonvilles « non
hanno altra scelta — per sopravvivere — che quella di spingere i loro bimbi verso il racket.
In una sola famiglia non è raro
il caso che il figlio maggiore fac
cia parte di una gang, che un
fratello ed ima sorella si prostituiscano, che im quarto si improvvisi mercante ambulante ed
un quinto mendicante e ladro ».
Nello scorso maggio, un rapporto citato dalla stampa ufficiale locale stimava in 20 mila
il numero dei minori che si prostituiscono a Manila. Ma la prostituzione è anche estesa, sempre secondo detto rapporto, nelle zone delle basi militari americane e nelle città delle isole
del sud, aperte ai sex tours giapponesi.
Ma ecco un quadro della situazione nel suo insieme, secondo un quotidiano filippino: il
70% della popolazione (che ammonta a oltre 54 milioni) è al
di sotto di quella che viene chiamata « linea di povertà »; il
52% non raggiunge la soglia alimentare minima. I ragazzi (che
rappresentano il 45% della popolazione) sono i più toccati dalla denutrizione. Tre milioni e
mezzo di minori lavorano, « ma
ben di più, se si calcolano i bimbi al di sotto dei 12 anni ». A tutto questo si aggiunga la dittatura, la demografia galoppante,
la militarizzazione e l’estendersi
della guerra civile ed il quadro
risulta veramente tragico.
Brasile:
i bambini della strada
Il Brasile annovera (su una
popolazione di 130 milioni di
persone) ben 32 milioni di bimbi « per la strada »: questo è
quanto risulta dalla relazione di
M. Rodriguez, presidente della
associazione dei giudici per i minori. E’ certamente una testimonianza ben documentata. Anche
qui il triste fenomeno dell’urbanizzazione è imponente e la popolazione delle famigerate favelas è in continuo aumento. La
responsabile dell’UNICEF per
il progetto « bambini della strada » è pessimista: « Come si fa
ad evitare che la violenza si abbatta sui bambini? Il paese non
offre un minimo di infrastrutture, lavoro, scuole od ospedali
per consentire la sopravvivenza
alla popolazione. Parecchi bambini sono obbligati a portare
alla sera una certa somma di
danaro, sotto la minaccia di non
mangiare e di essere picchiati ».
Nel contempo, non vi è un minimo di educazione sessuale.
Non è raro vedere famiglie composte di dieci, quindici, venti
bambini...
Il sottosviluppo, di fronte ad
una piccola minoranza privilegiata, è immenso: i poveri costituiscono più dell’80% di tutta la
popolazione brasiliana. Pratica
mente, l’unico metodo contraccettivo è costituito dall’aborto.
Il tasso ufficiale di mortalità
infantile per il 1984 è del 34 per
mille. I governatori di certi Stati (il Brasile è una repubblica
federale che comprende 22 Stati)
parlano peraltro di un tasso di
mortalità, al di sotto di un anno, del 45 per cento in certe regioni del Nordeste, dove la situazione è particolarmente grave. Inondazioni torrenziali si
succedono dopo anni di siccità:
in queste zone i bambini abbandonati sono in quantità superiore del 7% alla media nazionale.
Uno degli aspetti più sconvolgenti (come se quanto detto già
non bastasse) è dato dalla criminalità minorile. Un ragazzo capogang cita il suo slogan: « Quando al mattino scendi in strada,
sai che entri in guerra: se non
ammazzi, muori... ». II termine
di « giungla urbana » non ha
mai trovato un riferimento più
appropriato. Di pari passo « prosperano » la prostituzione, la
mendicità, il furto.
Esiste un’ istituzione ufficiale
(FUNABEM) brasiliana che ha
la funzione di prendere a carico i ragazzi di strada, ma pare
che essa, a sua volta, giunga a
degli eccessi spaventosi per
quanto concerne la repressione.
Un suo centro regionale
(FEBEM) si è procurato lo scomodo appellativo di « scuola del
crimine ». Gli stessi giornali brasiliani parlano di torture, di uccisioni, di chocs elettrici, ecc.
Una testimonianza diretta viene
anche da parte di un ex psicologo della FEBEM: « I vari centri
di raccolta sono chiusi ad occhi
esterni. La violenza regna sovrana. Ma, malgrado le torture, gli
stupri collettivi, le armi, la droga e tutto il resto i bambini
considerano il loro internamento come un sollievo. Perché fuori, in confronto, è l’inferno ».
Per quanto infine riguarda
l’istruzione, il 42% dei bambini
(si tratta di cifre ufficiali) l'abbandona per mancanza di mezzi
intellettuali e finanziari. Se sono fortunati troveranno in ima
certa percentuale un lavoro manuale inferiore di tre volte a
quello degli adulti. Tutto questo
avviene in un Paese « ricco »: infatti il Brasile è elencato fra le
prime 10 potenze economiche del
mondo. Ma questa drammatica
contraddizione si potrà capire
meglio quando sì consideri che
il 5% della popolazione è proprietaria del 95% delle terre. Le
esportazioni continuano a battere dei record ma è solo il 3,6%
della popolazione che ne trae
profitto.
Il reportage di Monde Diplomatique (di cui, per motivi di
spazio, abbiamo dovuto tralasciare altri aspetti) si conclude
qui. Qualche lettore potrà chiedersi come mai non sia stata
presa in esame anche la situazione dell’India che notoriamente è da sempre considerata il
subcontinente della fame e della
« morte per le strade ». Non sappiamo il motivo di quest'assenza, ma da altre fonti si sa che,
pur rimanendo sempre un Paese
a diffusa povertà, grazie alla « rivoluzione verde » l’India ha capovolto una situazione di pesante deficit alimentare, raddoppiando la produzione di grano
nell’arco di sei anni ed ha arginato una siccità analoga a
quella africana. Si tratta di progressi che vanno registrati, sia
pure nel mare immenso del sottosviluppo.
Concludendo questo « obiettivo », dobbiamo ancora una
volta sottolineare le gravi responsabilità dei Paesi ricchi nei
confronti di queste situazioni
subumane. Fra queste, oltre ai
vari egoismi nazionali, è primaria la corsa agli armamenti che
sottrae immense risorse allo
sviluppo. Il recente incontro
Gorbaciov/Reagan pare aprire
spiragli positivi sulla prospettiva di un disarmo nucleare. Ma
non è sufficiente smantellare
con una mano i missili europei
e quelli intercontinentali (sempre supposto che ciò avvenga) quando coll’altra mano
si continua imperterriti ad armarsi « convenzionalmente » e
ad armare quegli stessi Paesi
cui si negano — a causa dei loro debiti — gli aiuti tecnici, economici ed alimentari. La « pace » è troppo grande per essere
limitata ad URSS e USA e alle
loro bombe: essa non è solo assenza di guerra, ma è assenza
di violenza, dappertutto. La pace significa soddisfacimento dei
bisogni essenziali, dalla casa al
cibo, dal vestiario all’istruzione,
dal lavoro al tempo libero per
tutti. La pace significa un nuovo modo di concepire la vita,
basata non sull’egoismo ma sull’amore, non sul tornaconto ma
sulla convinzione che ogni essere umano ha l’inalienabile diritto a fruire delle risorse del mondo che il Creatore ha messo a
disposizione delle sue creature.
Roberto Peyrot
8
8 ecumenismo
7 febbraio 1986
ESPERIENZE DIVERSE NELLA RECENTE SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI
Tra ritualismo, vivacità e dissenso
Dal 18 al 25 gennaio è stata celebrata in molti paesi la diciannovesima « Settimana per l’unità
dei cristiani », organizzata come
di consueto dal Consiglio Ecumenico delle Chiese e dalla Chiesa
cattolica. La « Settimana », il
cui motto era quest’anno « Voi
mi sarete testimoni » (Atti 1: 8),
ha avuto in Italia molte facce
diverse, da città a città e da un
incontro all’altro.
Non sono infatti mancati i
momenti di dialogo del tutto accademico e formale, da cui spesso le nostre chiese si sono apertamente dissociate; ma al tempo
stesso si sono avute diverse occasioni significative di ricerca
comune fra credenti di diverse
confessioni.
E’ anche meritevole di segnalazione il fatto che spesso
le iniziative più vive siano state
quelle in cui hanno finito per
rientrare temi che dovevano teoricamente restarne esclusi, primo fra tutti rinsegnamento della
religione a scuola.
Ma ecco, in rapida rassegna,
quali sono stati, città per città,
i momenti della «Settimana» più
importanti, soprattutto per quanto riguarda la partecipazione delle chiese evangeliche.
Non toccategli
l’ora di religione
Il vescovo
e l’obiezione fiscale
« L’ecumenismo a vent’anni dal
Concilio », alla quale hanno preso parte, in veste di relatori, il
pastore valdese Fanlo y Cortes,
la prof. Maria Vingiani, presidente nazionale del Segretariato
Attività Ecumeniche (SAE), e lo
ortodosso Timpteos Elefteriou.
Particolarmente interessante il
dibattito, che ha rispecchiato la
ricchezza del panorama ecumenico triestino.
Non dal panorama ecumenico,
ma certamente fuori dalle manifestazioni ufficiali della « Settimana » ha voluto invece restare
la chiesa metodista, che ha per
conto sue organizzato un’agape
fraterna, alla quale sono stati invitati numerosi fratelli cattolici,
a cominciare dal vescovo Bellomi. A quest’ultimo, i metodisti
triestini — particolarmente sensibili alle problem,atiche pacifl-.
ste, tanto da avere, loro soli in
tutta la città, « denuclearizzato »
il locale di culto — hanno espresso la loro calda solidarietà per
le polemiche, anche all’interno
del mondo cattolico, di' cui il vescovo è diventato oggetto per la
sua coraggiosa presa di posizio
LIVORNO — Un notevole interesse da parte della popolazione e iniziative in ognuno degli
otto giorni che hanno composto
quest’anno la « Settimana per
l’unità » (in maggioranza, fra l’altro, ospitate nei locali della chiesa valdese) sono lo specchio di
una realtà ecumenica cittadina
viva e stimolante.
La « Settimana » è iniziata sabato 18 con là presentazione della Bibbia TILC presso la sala
della Provincia, con la partecipazione del pastore valdese Scuderi, del vescovo Abiondi e del
teologo Bozzetti, entrambi cattolici. Mercoledì 22 si è tenuto invece presso la chiesa valdese un
culto con Santa Cena (predicazione del pastora; Scuderi su Atti 4; « Bisogna ubbidire a Dio
anziché agli uomini»); molto significativo è stato il fatto che
un folto gruppo di cattolici abbia
in quest’occasione spezzato il pane e bevuto il vino insieme coi
valdesi. La chiesa battista di Livorno, invece, in polemica con
gli organizzatori della « Settimana », non ha partecipato ad alcuna delle manifestazioni.
Venerdì 24, infine, si è svolto,
organizzato da Comune e Provincia e con la partecipazione
tanto delle forze politiche che
delle comunità evangeliche, un
dibattito sulla libertà religiosa,
con riferim,ento soprattutto alla
questione dell’insegnamento religioso a scuola. La chiesa cattolica, invece — lo credereste? —
non ha aderito all’iniziativa.
che è stato, almeno per quanto
riguarda le chiese evangeliche,
il momento centrale della « Settimana ». Si è trattato in realtà
di un vero e proprio culto, nel
corso del quale sono state tenute due brevi predicazioni dal pastore Taccia (su Geremìa 31,
promesse di Dio al popolo) e
dal cattolico don Collo (Matteo
8, la tempesta sedata). Altre persone sono intervenute con letture bibliche e preghiere, e un
messaggio dì saluto è stato portato al termine dell’incontro da
mons. Peradotto, vicario della
diocesi cattolica.
Ben riuscite riimioni di preghiera hanno invece avuto luogo,
nel quadro della « Settimana per
l’unità », a Udinie e Gorizia, con
la partecipazione delle locali
chiese metodiste.
Opportuno
ma sgradito
TRIESTE — L’incontro di preghiera che ogni anno ha luogo
durante la « Settimana per l’unità » si è svolto sabato 18 gennaio
presso la chiesa valdese. Significativa è stata la partecipazione
del vescovo Bellomi, al centro di
una polemica in queste settimane per essere stato il primo firmatario di un documento di cattolici veneti che invitava all’obiezione fiscale nei confronti delle
spese militari. Per la prima volta
da oltre 200 anni — è stato fra
l’altro osservato — un vescovo
cattolico ha messo piede in S.
Silvestro, attuale luogo di culto
della comunità valdese.
Lunedi 20, invece, si è svolta
una tavola jbtonda sul tema
prima alla curiosità e poi alla
gioia, mentre fra i valdesi si è
registrata anche qualche iniziale perplessità, peraltro successivamente fugata.
Nonostante la numerosa partecipazione, è però rimasto il
dubbio — espresso anche dal
pastore Taccia — che incontri
di questo tipo rimangano fine a
se stessi, dal momento che non
esiste a Torino, al di fuori della
« Settimana per l’unità dei cristiani », un dialogo ecumenico allo stesso livello, e che precedenti tentativi in questo senso non
hanno finora dato buon esito.
Singolare scambio
MILANO — La sera di venerdì
24 gennaio, presso la chiesa cattolica di S. Babila, doveva aver
luogo un incontro tutto sommato
di routine («meditazione biblica comunitaria », diceva il programma ufficiale). Relatori: il
pope Valdman, ortodosso, la
prof. Calzecchi Onesti, cattolica,
il pastore Morlacchetti, battista;
e per moderatore il pastore Benecchi, metodista.
Ed è stato proprio quest’ultimo che ha fatto per un attimo
deragliare rincontro dai binari
prestabiliti, riferendosi, nella sua
introduzione, in modo opportuno
anche se probabilmente non a
tutti gradito, alla polemica sull’ora di religione. « In queste settimane si parla molto — ha detto
Benecchi — di pluralismo, di uguaglianza, di confronto di culture e di tradizioni religiose, di
libertà di coscienza. Noi siamo
tutti convinti che questi valori
contribuiscono a far crescere la
nostra società, altrimenti non
saremmo qui stasera. Noi semplici credenti che siamo qui, e
proprio perché siamo qui tutti
insieme, non riusciamo a capire
la posizione di coloro che parlano di libertà delle coscienze, di
pluralismo, ma nelle cui scelte
concrete questi valori sfumano
com,e d’incanto, o sono mortificati dai compromessi, o dal tentativo di imporre delle ipoteche
confessionali sulle coscienze, e,
purtroppo, anche da calcoli di
potere, sia pure spirituale, o dal
sogno di una società confessionale ».
Lunedì 20, peraltro, la « Settimana per l’rmità » aveva già conosciuto un momento interessante, con la presentazione, presso la chiesa valdese, della nuova traduzione -della Bibbia
(TILC). Alle introduzioni del pastore Garrone e di mons. Galbiati, due dei redattori dell’opera,
ha fatto seguito, fino a tarda ora,
un interessante dibattito-.
ROMA — Il 19 e il 26 gennaio
ha avuto luogo un singolare
scambio di pulpito fra la chiesa
valdese di Piazza Cavour e la
parrocchia di Cristo Re, una comunità cattolica di estrazione
borghese e di buona levatura
culturale, perfettamente inquadrata nel cattolicesimo ufficiale,
che da tempo ha iniziato un dialogo ecumenico con la comunità
valdese. Il pastore Sommani ha
tenuto l’omelia nella messa di
mezzogiorno del 19 gennaio, predicando sulla testimonianza di
Pietro e Giovanni (Atti 4) e sul
valore della preghiera comunitaria (Matteo 18 e Atti 4).
La domenica seguente, il 26,
un numeroso gruppo di fratelli
della parrocchia di Cristo Re
(fra i quali la corale) ha partecipato al culto del pomeriggio
a Piazza Cavour, dove il parroco Barziza ha svolto un sermone su « Voi mi sarete testimoni » (Atti 1), tema centrale della « Settimana per l’unità dei
cristiani ».
Altro scambio
Segni di stanchezza
FOGGIA — Due sono stati i
momenti salienti della « Settimana per l’unità»; un incontro
col prof. Latmiral, del Movimento internazionale della Riconciliazione, che ha reso la sua
testimonianza di alcuni mesi passati nel 1943-44 nel carcere militare di Berlino, dove era recluso
anche il pastore e teologo luterano Dietrich Bonhoeffer, una
delle maggiori figure del protestantesimo contemporaneo ; e
una presentazione, da parte del
pastore Bertalot, della nuova
traduzione interconfessionale
della Bibbia.
A parte quest’ultimo incontro,
però, la partecipazione alle iniziative della « Settimana » non è
stata molto ampia, e si sono
avvertiti chiari segni di stanchezza per questo tipo di dialogo ecumenico, che consigliano
per il futuro un cambiamento
di metodo.
Di fronte
all’Incredulità
SUSA — Il pastore Baldi, nell’ambito della « Settimana per
l’unità dei cristiani», ha presieduto — secondo la liturgia valdese — un culto nel tempio cattolico dell’istituto Rosaz. Notevole è stata la partecipazione,
tanto di fratelli cattolici, quanto di valdesi e battisti, giunti anche da altre località della valle.
Il pastore Baldi ha sviluppato
il tema della giornata (« Testimoni della fede di fronte all’incredulità ») chiedendosi se e come, di fronte agli uomini di oggi, che vivono ed operano come
se Dio non esistesse, il cristiano
sappia essere un testimone attendibile.
Cristiani napoletani
si interrogano
ORSARA — Uno scambio di
pulpiti si è svolto anche a Orsara: il 19 gennaio la chiesa valdese ha ospitato i fratelli cattolici, mentre il contrario è avvenuto la domenica seguente. Le
due riunioni di culto si sono
svolte secondo la liturgia propria della chiesa rispettivamente ospitante, mentre le predicazioni sono state tenute dal parroco in chiesa valdese e dal pastore in chiesa cattolica. Senz’altro buona può essere considerata la riuscita dell’iniziativa,
non soltanto per il rilevante numero di partecipanti (circa 150),
ma anche perché in un piccolo
paese di montagna, dopo decenni di polemiche, un fatto nuovo
come questo assume un valore
in qualche modo « storico ».
Da parte cattolica, le valutazioni sono state improntate dap
Fine a se stessi?
TORINO — Il 23 gennaio ha
avuto luogo, presso il tempio
valdese di corso Vittorio Emanuele, un incontro ecumenico
sul tema « Testimoni di speranza
in un mondo di disperazione »,
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Quelli che non hanno
partecipato
A differenza di quel che abbiamo visto finora, in molte città le chiese evangeliche non hanno partecipato alla « Settimana
per l’unità dei cristiani », ritenendola non funzionale a un reale avanzamento sulla via dell’ecumenismo. E’ il caso, per
esempio, di Bologna, dove da oltre un decennio la chiesa metodista non partecipa più a questo
tipo di manifestazioni. Diverso,
e interessante, è il caso di Lucca, dove la « Settimana » da tempo trascorre in tono minore perché tradizionalmente la settimana dedicata all’incontro fra
evangelici e cattolici è quella di
Pentecoste. In occasione della
« Settimana », comunque, il giornale diocesano ha ospitato quest’anno un intervento del pastore Maselli.
Una polemica si è invece sviluppata a Vercelli, fra la chiesa
metodista e il pastore battista
Barbin di Valperga. La prima,
infatti, è rimasta al di fuori delle manifestazioni della « Settimana », mentre il secondo ha
tranquillamente « presieduto » la
messa vespertina di giovedì 23
gennaio. La comunità metodista,
per conto suo già critica nei
confronti di questo tipo di manifestazioni, ha trovato scorretto il fatto che Barbin non abbia
ritenuto opportuno informarla
della sua partecipazione, giungendo addirittura il consiglio di
chiesa ad approvare un ordine
del giorno nel quale, fra l’altro,
si « deplora qualsiasi forma di
ecumenismo strisciante che ignora le realtà evangeliche locali ».
Paolo Fiorio
Religione
degli italiani
(segue da pag. 1)
NAPOLI — Tre sono stati i
momenti salienti nella « Settimana » napoletana : domenica
19, il pastore Carcò ha presieduto il culto nel tempio valdese di
via dei Cimbri, al quale hanno
partecipato anche numerosi fratelli cattolici. Martedì 21 gennaio, invece, presso la facoltà
teologica cattolica di Capodimonte è stata presentata la nuova traduzione della Bibbia, con
la partecipazione del pastore
Bertalot, del vescovo Abiondi, e
di Bartolomeo di Filadelfia, ortodosso.
Presso il Goethe Institut, infine, Rosamia Nitti, dèlia chiesa
valdese del Vomere, ha partecipato giovedì 23 a un’interessante tavola rotonda sul tema « La
Bibbia nella vita della chiesa :
i cristiani napoletani si interrogano ».
viltà dell'Amore, presagita da
Papa Paolo VI? ».
Ma prima di criticare la società non sarebbe meglio compiere
una severa autocritica alla luce
non dei proclami pontifici, ma
dell’Evangelo del Regno? Una
chiesa che, anche dopo i fermenti innovatori del Concilio nretende di cattolicizzare l’intera società e che riempie, contrattando
abilmente in sede nolitica, tutti
gli spazi disponibili è una chiesa
che pare essere condizionata dalla ricerca del potere più che dall’Evangelo.
I commenti dei dieci cardinali
ai dieci comandamenti, ormai
ignorati o rimescolati daH’uomo
della strada, insistono sui \alori
deli-umiltà , della semplicità, della povertà e della verità.
«Le parole di questi dieci cardinali non sono dubbie — afferma la prefazione del libro — e
non lasciano spazio ad interpretazioni contrastanti (...), parole di
verità per il credente, parole da
meditare per il laico ». Sarà, ma
chiudendo il libro rimane l'impressione che si tratti ancora una
volta di un bel discorso teorico
che contrasta con una pratica ecclesiale poco umile e molto assetata di potere. Sono proprio
"spaccature” di questo tipo che
favoriscono la crescita di una
nuova coscienza scettica ed illuministica la quale rifiutando la
chiesa di Roma, finisce col rifiutare tutte le chiese, Bibbia compresa. E quest’ultima è la peggior sventura che possa capitare
ad un popolo come il nostro che
non ha ancora scoperto — in
termini di massa — la gioia del
confronto diretto con la Bibbia,
senza lasciarsi mettere al guinzaglio dalla "sacra gerarchia’’.
Giuseppe Platone
i
9
r
7 febbraio 1986
cronaca deUe\^ì 9
LE VALLI NELLA MORSA DELLA NEVE
Neve: troppa in una volta sola!
Io pago
le tasse
La grande nevicata della settimana scorsa ha sorpreso un po'
lutti. Nessuno se la aspettava:
non la Provincia ed i Comuni
che istituzionalmente devono
provvedere allo sgombero della
neve dalle strade, non i cittadini di fondovalle, abituati solo a
piccole spruzzate di neve, non i
commercianti di ferramenta che
subito hanno esaurito le scorte
M pale per sgomberare la neve.
Passata però la prima giornata,
gli enti locali si sono organizzati e si è iniziato di buona
lena lo sgombero della neve.
Complessivamente si può infatti affermare che Comuni, CoJTiufiitcì hdoTitavie., PToviticiciy
ANAS, hanno risposto bene aÌl’emergenza neve. Gli uomini, dagli spalatori avventizi, ai patisti,
•ai camionisti hanno lavorato
con intensità. I mezzi meccanici
si sono fermati solo alcune ore
notte ed in breve tempo le
citìà^ e i paesi sono stati sgombrati dalla neve. Mentre uomini
e mezzi venivano impiegati al limite delle energie fìsiche c’è stato chi, non vedendo ancora pulita la strada di accesso alla sua
casa, non ha perso tempo per lameìitarsi.
" Io pago le tasse, ed ho diritto di avere la strada sgombra »
e .'•ulta base di questo ragionamento ha cominciato a telefonare in comune per rivendicare
gnesto suo “presunto” diritto.
Poi c’è stato un altro tipo di protesta. Siccome le pale meccaniche lavoravano anche di notte c’è
staio chi ha protestato dicendo:
« fío diritto a dormire, sospendete ì lavori! ».
hisomma, specie nelle città di
fondovalle, c’è stato un coro di
proteste. « Fanno schifo, — si diceva rivolti agli amministratori
locali — non fanno niente; non si
può neanche dormire. E sì che
noi paghiamo le tasse ».
a fatto di pagare le tasse è diveraato l'alibi per poter dar libp'o sfogo al qualunquismo. I diritti di cittadinanza derivanti dall aver fatto il proprio dovere in
materia fiscale (ma sarà proprio
così, quando a protestare erano
alcune categorie di imprenditori
cominerciali o di lavoratori autonomi?), non si sono tradotti in
solidarietà con chi era impegnato in un'opera difficile di emergenza. E poi quanti tra coloro
che protestavano hanno preso la
pala in mano per sgombrare la
neve davanti all'ingresso della
loro abitazione, per dare volontariamente una mano a quanti
erano impegnati nello sgombero
della neve?
O semplicemente sono scesi in
strada per spostare l’auto parcheggiata che rendeva difficoltoso il lavoro di sgombero?
Pochi credo.
N eli’ emergenza si vedono i
comportamenti di solidarietà. Ed
è triste constatare come vi siano
persone che continuano a scambiare i diritti ai servizi pubblici
come diritti individuali, senza
sforzarsi di vedere un po’ più
lontano del proprio interesse, e
Vedere l'inleresse generale. Osservazioni all’operato delle amministrazioni pubbliche possono e
debbono essere fatte su questa
base. E non mi sembra che in
questo caso abbiano demeritato.
Come al solito l’esempio di solidarietà viene dalla gente della
montagna. Poche proteste e molto lavoro di pala, nell’interesse
di tutti.
Giorgio Gardiol
Mentre finiamo di preparare
questo numero del giornale il
disagio creato dal maltempo,
che ha messo in ginocchio gran
parte delle regioni alpine (era da
anni che non si vedeva una nevicata così abbondante), sta decrescendo. Le strade principali,
nell’area delle Valli Valdesi, sono
state sgomberate abbastanza rapidamente dai mezzi meccanici.
A Pramollo la borgata « Pomeano » è isolata (5 persone), la strada è percorribile solo sino a
Ruata; a Prali le slavine che bloccavano la strad^ .s®li Indritti dei
marmi non costituiscono più un
pericolo. A Perosa Argentina e
Pomaretto tutte le borgate sono
state raggiunte. Dalla Comunità
Montana Valli Chiscne e Germanasca il tecnico assicura che ormai, dopo la tensione di questa
"interminabile nevicata”, la situazione è sotto controllò a meno che — aggiunge il tecnico raggiunto da noi telefonicam,ente —
non riprenda a nevicare. In questo caso il rischio, specie per
i tetti delle case più vecchie, sarebbe enorme. In Val Pellice, il
geometra Tullio Gaydou, capo
deirufflcio tecnico della Comunità Montana, assicura, nelle ore
delTemergenza-neve, dì essere
stato subissato dalle richieste di
sgombero. Tutte le borgate isolate e abitate sono state raggiunte; c’è ancora qualche problema
per l’approvvigionamento dei viveri vepo la borgata "Ronsai”
di Rorà e a Cacet (Angrogna)
10 persone sono tagliate fuori
dal mondo (per fortuna che c’è
un telefono pubblico). La Val
d’Angrogna è la vallata che ha
risentito più di tutte l’isolamento a causa della sua configurazione di estremo dislocamento
delle case; mentre scriviamo tutta la zona della Vaccera è ancora isolata a partire dalle
"Porte d’Angrogna’’, sul colle della Vaccera la trattoria di Claudio
Rivoira è sepolta sotto due metri di neve. Efficace è stata l’opera del Soccorso Alpino che,
soprattutto tra sabato e domenica scorsi, ha raggiunto i punti
abitati di più diffìcile accesso
nell’alta Val Pellice. I Comuni
per far fronte alle numerosissime necessità di sgom,bero harmo
dovuto avvalersi oltre che dei
mezzi delle Comunità Montane
anche di mezzi privati il che —
riteniamo — inciderà non poco
sui già magri bilanci dei nostri
Comuni di montagna. « La Comunità Montana Val Pellice —
tiene a precisare Franca Coìsson, assessore ai trasporti —
ha latto servizio di permanenza
continua, giorno e notte, durante
la lunga nevicata, solo che due
UNIMOG per lo sgombero della
neve sono troppo pochi per far
fronte ad una situazione di emer
FERROVIA
Anche in Germania
preoccupazioni
per la Pinerolo-Torre
-Anche nella regione del Baden
Württemberg ci si preoccupa delle sorti della ferrovia PineroloTorre Pellice. Il quotidiano della regione si è occupato con due
articoli del progettato taglio.
Nella regione infatti abitano numerose famiglie di origine valdese. Presentiamo qui la traduzione dell’articolo pubblicato il
2.Ì gennaio scorso.
Il collegamento
per Torre Pellice
Mörfelden-Walldorf, (ku) —
Le prime proteste hanno avuto
per una volta successo: in Val
Pellice si è tirato un sospiro di
sollievo, dopo che la giunta regionale di Torino, il cosiddetto
governo regionale, ha deciso di
non tagliare il collegamento ferroviario tra Pinerolo e Torre
Pellice. Il tratto di 17 chilometri
rimane per il momento conservato fino a] 30 giugno di quest’anno.
Fino ad allora si vuole riflettere come il deficit, che grava sul
trasporto pubblico locale delle
persone, così come in Germania,
può essere ridotto. Ma è importante dal punto di vista dei colpiti, che hanno formato dei comitati, mandare ancora proteste a Roma. L’interlocutore è
il Ministero dei trasporti italiano. Vi sono state, però, anche
delle lettere di protesta dall’estero al presidente del consiglio
Bettino Craxi c al presidente dello Stato, Cossiga, nelle quali si
richiamava l'attenzione sul significato di Torre Pellice per molti
europei occidentali. Fu messo in
rilievo come sia vantaggioso poter raggiungere direttamente con
il treno Torre Pellice dalla grande stazione centrale di Torino
Porta Nuova. In ogni caso, con
la forte protesta si è ora guada
gnato del tempo. Erano di aiuto,
anzitutto, i riferimenti relativi al
fatto che nella provincia nativa
dell’assessore regionale al traffico, Vercelli, nessun tratto ferroviario dev’essere tagliato, mentre le altre provincie della regione sono evidentemente colpite
tanto di più.
nivano a favore del manteniInoltre, molti italiani intervemento del collegamento ferroviario non ultimo perché studenti, persone anziane e tutti quelli
che dipendono dai mezzi di trasporto pubblico dovrebbero, per
il cambiamento su autobus, tirare fuori dalle proprie tasche circa il 100% in più. Inoltre, la linea ferroviaria, dopo aver ricevuto vetture più moderne, dovrebbe essere rinnovata almeno
nella sua infrastruttura, per aumentare la sua attrattiva. Certamente, per i molti pendolari è
importante poter salire sul treno in Torre Pellice e negli altri
comuni della Val Pellice e
scendere alla stazione centrale
di Torino.
Dal Tages Anzeiger - MòrfeldenWalldorf del 23.1.1986.
ANGROGNA
Cooperativa turistica
’’Mount Servin”
L’Assemblea ordinaria dei soci
della cooperativa è convocata alle ore 20,30 del giorno 7 febbraio
1986, nella sala adiacente il Municipio di Angrogna, in piazza Roma n. 1. All’o.d.g. la relazione del
Consiglio di amministrazione, la
relazione del collegio sindacale,
il bilancio al 30 settembre 1985,
varie ed eventuali.
genza, com,e quella da cui stiamo
lentamente uscendo ». Nelle zone
isolate hanno funzionato soprattutto pale e gambe, e — come
nota giustamente la’ Coïsson —
grazie ai numerosi volontari è
stato possibile risolvere una
miriade di situazioni problematiche. Mentre la situazione —
lo speriamo vivamente — torna
alla normalità, non senza avere
causato gravi danni (tra gli altri si segnalano i crolli di alcuni
capannoni industriali, soprattutto a Luserna San Giovanni) credo sia giusto dire un "grazie”
sincero a tutti coloro che (anche
rischiando e rimettendoci di tasca propria) si sono attivati per
risolvere una situazione diffìcile.
Purtroppo l’em,ergenza ci trova
sempre impreparati.
Un’ultima notizia di cronaca
della neve riguarda ancora Torre Pellice dove nei quartieri dei
Mûris e dei Rossenghi circa 80
famiglie, nel pieno della nevicata, sono rimaste all’improvviso senz’acqua. Per risolvere il
problema sono partiti alcuni volontari che hanno ripristinato
l’erogazione dell’acqua riparando l’acquedotto.
Dai bollettini meteorologici
non pare che la situazione migliorerà immediatamente. H pericolo maggiore è, in questo momento, duplice; nelle zone sotto i 700 metri la neve fradicia
appesantisce sempre di più i
tetti e quando improvvisamente
scivola costituisce un serio pericolo per chi eventualmente dovesse trovarsi investito dalla
massa nevosa. Nelle zone sopra
i 700 metri, dove la neve va progressivamente da uno a tre metri, si attende con apprensione,
quando verrà, il primo sole. Se
l’escursione meteorologica sarà
improvvisa, restituendoci quelle
giornate tiepide di metà gennaio, si andrà incontro al rischio evidente di slavine e di
valanghe. Il lavoro dei volonta
ri e dei mezzi di soccorso non
può ancora dirsi concluso; del
resto se diamo uno sguardo alla Provincia di Torino molte zone sono state schiacciate dalla
morsa della neve ben più della
nostra. Da tutta questa vicenda dovrebbe emergere una volontà politica della Regione e
delle Comunità Montane ad attrezzarsi tecnologicamente ancora meglio per far fronte alle situazioni di emergenza, che come
l’esperienza dimostra ci aggrediscono senza preavviso.
Giuseppe Platone
CORALE DI
SAN GERMANO
Nessun uomo
è un'isola
La Corale Valdese di S. Germano Chisone ha preparato un
programma di canti e di diapositive sul tema dell’anziano in
vista della ristrutturazione dell’Asilo dei vecchi, che si intitola
« Nessun uomo è un’isola ».
Il testo si avvale di numerose
testimonianze di alcuni ospiti
deiristituto, mentre la realizzazione audiovisiva è di Sergio
Comba. Il lavoro è un tentativo
di approccio alla vita e ai problemi dei nostri Istituti assistenziali per cercare di avvicinarci di
più ad una realtà spesso dimenticata.
Questi gli appuntamenti per i
prossimi mesi:
Lunedì 17 febbraio, ore 20.45 a
San Germ,ano;
Sabato 22 febbraio, ore 20.45 a
San Secondo;
Sabato 15 marzo, ore 20.45 a
Pomaretto.
EDILIZIA RESIDENZIALE E MERCATO
Arriva il “buono-casa"
Anche quest’anno sono disponibili i « buoni casa ». Dall’ll dicem,bre gli interessati possono ritirare il modello di domanda con
le relative note informative sia
presso la Regione (in piazza S.
Giovanni 4), sia presso gli affici
regionali decentrati nelle sedi dei
comprensori.
I fondi — che lo Stato mette
a disposizione e la Regione distribuisce — ammontano a circa
76 miliardi. « Con questa cifra
— spiega l’assessore regionale
competente, Piero Genovese —
contiamo- di poter concedere 4300
buoni a fondo perduto per chi
voglia comprare o ristrutturare
un’abitazione ». L’importo infatti
è variabile da un minimo di 15
milioni ad un massimp di 20.
« I buoni casa — precisa l’assessore — potrebbero salire anche a 5100 se, come credo, la
prossima riunione del Comitato
nazionale per l’edilizia residenziale deciderà di consentire alle
Regioni di utilizzare i contributi
residui di precedenti bandi. Si
apre una nuova possibilità quindi, purtroppo non percorribile
da tutti quanti lo desidererebbero, di accedere alla proprietà od
alla ristrutturazione della prima
casa ». In questo modo, inoltre
— sottolinea Genovese — « si offre un sostegno, seppur limitato,
al mercato edilizio in fase di difficoltà ».
I requisiti essenziali da possedere per poter presentare domanda sono, oltre alla cittadinanza italiana, il non possesso
di altra abitazione; il non aver
già usufruito di altro beneficio
pubblico nel settore della casa;
un reddito complessivo di nucleo
familiare (riferito all’84) non superiore a 19 milioni per i lavoratori autonomi, ed' a 31,6 milioni
per i lavoratori dipendenti. Queste cifre possono essere aumentate di un milione per ogni figlio
a carico.
Per poter individuare gli aventi diritto, la Regione ha stabilito
condizioni di priorità con relativi punteggi. Tra queste, in particolare: le famiglie sfrattate con
sentenza esecutiva; i nuclei in
cui vi sia un componente portatore di handicap; le giovani coppie.
Il termine ultimo per presentare le domande è l’il aprile.
Con questa iniziativa si compone un altro tassello della politica
per la casa in Piemonte. « Vorrei
ricordare — afferma infatti l’assessore Genovese — che nelle
settimane scorse il Consiglio
regionale ha approvato l’individuazione dei soggetti attuatori
del 3” e 4” biennio del piano decennale della casa (interventi a
favore di cooperative, imprese e
di loro consorzi) e che è in fase
di predisposizione avanzata il
programma per il 5” ed ultimo
biennio. Complessivam,ente —
conclude Genovese — tra T86 e
T87 dovrebbero decollare interventi per 18-20 mila abitazioni
con il sostegno dei contributi
pubblici ».
10
10 cronaca delle Valli
7 febbraio 1986
TORINO - A CONVEGNO I GIUDICI DEL TRIBUNALE DEI MINORI
Un dramma della povertà:
lo sfruttamento dei minori
Prostituzione minorile finora
sconosciuta e crescente delinquenza fra i minori di 14 anni
preoccupano i giudici dei tribunali minorili (TM). I fenomeni
sono riferibili alla realtà nomade che dalla Jugoslavia è entrata in Italia, ma non solo a questa; avremo tra qualche anno
problemi di prostituzione minorile di stranieri anche non zingari, di 7-8 anni: nord-africani,
medio-orientali, sud-americani.
Sono fenomeni che turbano la
vita e le abitudini delle stesse
popolazioni coinvolte: società in
trasformazione che cercano faticosamente di adattare la propria identità al flusso troppo veloce dei mutamenti sociali del
nostro Paese. La prostituzione,
ad esempio, è sempre stata tabù tra le famiglie zingare, ma il
consumismo sta minando i principi dell’antica solidarietà: non
è solo un problema di solidarietà ma diventa per i nomadi e le
popolazioni ospitanti un problema civile da affrontare e risolvere fuori delle aule dei tribunali.
Su questa tesi si sono confrontati a Torino, in una riunione
aperta ad associazioni del volontariato, i magistrati dell’Associazione italiana giudici per i minorenni - delegazione del nord
Italia.
Camillo Losana, presidente del
TM di Torino, all’apertura dei
lavori, ha inquadrato il problema nei suoi aspetti quantitativi
e qualitativi: « Assistiamo a un
preoccupante aumento di minori ricoverati negli istituti penali:
il 69% sono ragazze straniere,
quasi il 100% a Torino e Milano.
Contrariamente all’andamento
degli ultimi anni, l'indice delle
presenze è aumentato, sebbene
siano diminuite le detenzioni di
minori di nazionalità italiana. Al
Ferrante Aporti, il carcere mino
Lo studio del
fatto religioso
(segue da pag. 3)
vito della Tavola ad adoperarsi
per «avviare nelle scuole uno studio del fatto religioso » (a meno che non si tratti di qualcosa
di molto limitato che insegnanti
di materie curriculari vogliano
ricomprendere nel quadro del
loro programma).
Né è accettabile che non si
tenga conto della frontiera dei
programmi e orari con Targomentazione che se chiediamo che
sia udita la nostra voce e poi
la collochiamo al pomeriggio,
questo svuoterà di fatto ogni possibilità di realizzazione. Una collocazione extra orario ridurrà
certo le possibilità di raggiungere molti studenti, ma è proprio
nel tener conto di queste frontiere (e non solo ponendo gli oneri relativi a nostro carico) che
noi diamo un’indicazione alternativa all’insegnamento cattolico
e la risposta in positivo, di cui
giustamente si preoccupa la Tavola, si situa al di fuori e non
aH’interno della logica concordataria.
L’esigenza di delimitare meglio
il campo in cui è auspicabile che
si risponda aH’invito della Tavola è comunque l’opinione di un
singolo. Sarà opportuno che altri
esprimano la loro in modo da
aiutarci reciprocamente a chiarire le idee ed a procedere in modo
comunitario e ordinato.
Franco Giampiccoli
(fine)
rile di Torino, i dati in proposito
sono significativi: per i soli maschi erano denunciate 57 presenze nel 1981, 74 ne//’82, 65 nelV83,
59 nell'M e ben 171 nell’85 ».
Ma al di là dei dati, ciò che
spiega il fenomeno nelle sue
proporzioni qualitative è il fatto
che la condotta deviante dei minori non si limita più agli ambiti della famiglia o del clan,
ma si allarga alla realtà sociale
circostante. « Il fenomeno —
soggiunge Losana — è aggravato dal venir meno della solidarietà familiare: molti dei minori coinvolti in fatti di criminalità dichiarano di non aver famiglia; veniamo in contatto con
bambini di 8-10 anni compietamente abbandonati a se stessi ».
« Il fenomeno esploso in questi mesi —^ denuncia Carnevali,
procuratore della Repubblica di
Milano — inizia attorno agli anni ’80 con l’immigrazione dal
Kossovo di famiglie che cercano in Italia il modo di arricchirsi in fretta: il sistema più sfruttato è il furto fatto eseguire ai
figli minori di 14 anni, non imputabili per la legge italiana ».
L’ordinamento giudiziario prevede che in questi casi il minore sia trattenuto lo stretto necessario per giungere alla sua
identificazione e poi rilasciato
affidandolo a persona che si presenti con delle caratteristiche di
rispettabilità.
E’ da questo momento che entrano in scena i presunti genitori o parenti, o persone compiacenti che si fanno affidare il
minore rimettendolo, a volte lo
stesso giorno, sulla strada del
furto.
L’elevarsi del ceto di queste
famiglie non sfugge nei paesi di
origine e dà inizio a un mercato di bambini che mette all’asta,
in vendita o affitto minori addestrabili a introdursi per furto negli appartamenti. Le famiglie
numerose, generalmente contadine, e con grossi problemi economici, hanno l’occasione di vedersi pagare in maniera direttamente proporzionale alla capacità del minore, che a volte mantiene col furto nuclei di 10-12
persone comprendenti: genitori, nonni, fratelli minori, i parenti e i sensali che assicurano
l’arrivo di altri bambini, gli avvocati che percepiscono in caso
di arresto 300.000 lire alla riconsegna del minore e 500.000 o più
se è avviata una pratica giudiziaria che comporti rischi maggiori.
« Ho potuto appurare — dichiara Carnevali — che un bambino non è ritenuto produttivo
se non consegna tutti i giorni
dalle 800.000 lire ai tre milioni
di refurtiva; i mandanti hanno
stipulato persino una convenzione con dei taxisti per portare a
casa con minor rischio, bambini e refurtiva ».
Il fenomeno, sebbene iniziato
nelle famiglie zingare, si è sviluppato al di fuori del mondo
nomade: i bambini hanno genitori che risiedono in Jugoslavia,
ma viaggiano dichiarando false
generalità che rendono difficilissimo risalire alla loro vera identità.
« Abbiamo delle responsabilità
— riconosce Carnevali — come
autorità giudiziarie: non ci siamo mossi per impedire di trovarci di fronte lo stesso giorno
il medesimo minore arrestato
per un identico reato; nessuno
mai si è preoccupato di indagare perché bambini di 8-9 anni
fossero indotti al crimine sebbene fossero a volte palesi i casi di violenza (venivano picchiati
se scoperti negli alloggi dai proprietari derubati, picchiati ancora di più dai mandanti per in
durli a ritornare al “lavoro”). Ci
ha insospettito il comportamento
di un avvocato che a mezz’ora
dall’arresto del minore era già
in grado di esibire i documenti
necessari al suo rilascio per farselo affidare con la motivazione
di ricondurlo dai suoi ».
Cividali, del TM di Bologna,
rifacendo la storia dell’immigrazione dalla Jugoslavia, ricorda
che le regioni padane sono diventate dal 1948 la Camargue
italiana e se c’è stata una stasi
nel periodo della presidenza di
Tito, l’afflusso è ripreso con le
sommosse del Kossovo e della
Macedonia, e quando più cruda
si è fatta sentire nella vicina nazione la morsa della crisi economica.
Dusi, Procuratore della Repubblica per i minori di Venezia,
conferma questa analisi e porta
a conoscenza le caratteristiche
di una prostituzione minorile di
frontiera: « E’ un fenomeno che
non interessa gli zingari ma gli
jugoslavi: ragazze passano il
confine e si danno alla prostituzione nella stagione turistica sui
litorali friulano e veneto. La molla che le spinge è la grave crisi
economica d’oltre frontiera, l’obiettivo che perseguono sono i
soldi per sposarsi ».
Ma al di là di fattori sociali ed
economici rimangono chiare le
responsabilità di persone senza
scrupoli che annrofittano della
situazione: « E’ sintomatico —
denuncia Dusi — che per i bambini zingari processati si debba
ricorrere sempre ad avvocati
d’ufficio, mentre per i bimbi
soggetti a sfruttamento si fanno
avanti immancabilmente avvocati di fiducia. Il che fa supporre alle spalle una solida organizzazione del crimine che sceglie e
difende con cura le proprie pedine ».
I punti nodali da affrontare
per i magistrati riguardano direttamente gli strumenti processuali e le risposte penali al fenomeno, ed anche, sebbene solo
come stimolo ed indicazione, gli
interventi sociali da adottare.
Per questo il loro incontro era
allargato a quelle realtà pubbliche e private (amministrazioni
civiche e volontariato) che operano nel sociale.
« I rischi da evitare — dichiara Losana — sono da una parte
l’intolleranza che conduce all’espulsione indiscriminata degli stranieri e d’altra parte la
tolleranza colpevole verso forme di siruttamento più o meno
palese (es. accattonaggio) che
come giudici non potremmo accettare se fossero subite da bambini italiani ».
« Purtropvo — prosegue Losana — gli stranieri in Italia sono
ancora oggetto di una specifica
diversità nel bene (tolleriamo
che non ci sia un’identificazione
certa, siamo indulgenti nelle risvostc penali) ma anche nel male (sgomberi di campi sosta,
espulsioni immotivate, maggior
severità nel comminare sanzioni) ».
II rischio più evidente è che a
pagare siano comunque i più
indifesi, cioè i minori.
I magistrati riconoscono all’unanimità che il problema niù
urgente da risolvere è quello dell’identificazione del minore. _ I
bambini attraversano la frontiera con documenti a volte validi
ma che una volta in Italia spariscono nelle mani degli sfruttatori: più sovente sono muniti di
documenti falsi o ne sono addirittura sprovvisti. La dottoressa
De Bellis, della Questura di Milano ha ascoltato centinaia di
bambini argati (letteralmente
« operai », cioè ingaggiati per un
lavoro) che sono in Italia da 5-6
anni e conoscono solo il furto,
come lavoro: « Presumo che una
volta adulti diventino loro stessi
sfruttatori di altri minori. A un
confronto delle impronte digitali risultano avere 20-30 identità
solo nella nostra regione, a volte altrettante nelle regioni limitrofe ».
A Roma esiste un Ufficio Identificazione Stranieri, dipendente
dal Ministero dell’Interno che
fornisce in una settimana, su richiesta della magistratura, tutti
i precedenti penali di un determinato soggetto. Resta da stabilire se l’identità vera è quella
fornita e a quale delle decine di
identità che il minore si attribuisce è possibile condannarlo. La
stessa foto segnaletica scorre
sotto nomi diversi con differenti
condanne.
Il consolato jugoslavo a Milano, nella figura del nuovo console, è più disponibile da qualche
tempo a collaborare con la magistratura e le forze di polizia.
Le difficoltà restano molte per
quanto riguarda la certificazione
delle identità dei minori. A volte
il consolato, pur pervenendo alTidentificazione dei genitori,
chiede che il minore resti in Italia. E’ il caso di un bimbo di
lingua serbocroata affidato ad
una famiglia italiana che ne ha
chiesto dopo anni l’adozione. Su
invito del TM di Eirenze il consolato jugoslavo scoprì che la famiglia di origine non ne voleva
riconoscere la paternità per non
incorrere in un processo penale
per vendita. Dal consolato è perciò venuto il permesso di avviare la procedura di adozione e
cittadinanza italiana.
Dalla Procura generale di Milano è uscita Testate scorsa una
circolare diretta ai procuratori
della Repubblica, agli organi di
polizia, al TM e ai servizi sociali
che impartisce norme severissime per il riaffidamento dei minori fermati che « dovranno essere inviati presso istituti... e mai
riconsegnati a legali o persone
che pure dichiarino di essere genitori o parenti degli stessi. La
riconsegna dei minori avverrà —
prosegue la circolare — solo a
seguito di provvedimento del Tribunale per i minori, che provvederà anche ad un affidamento
provvisorio agli istituti... e quindi indicherà le persone che potranno riprendere (alla nresenza
dei funzionari di polizia) il minore ».
Tale procedura ha frenato il
fenomeno ma non lo risolve. I
bambini, per la natura stessa degli istituti, scappano dopo pochi
giorni; le comunità - alloggio disposte ad accoglierli non sono
molte e comunque sempre con
pochi posti. « E’ come setacciare
l’acqua del mare — riconosce la
signora Cazzaniga, dei servizi sociali del comune di Milano —
pretendere che questi ragazzi restino in istituto. Occorre piuttosto un approcrio culturale vicino il più possibile al loro inondo per evitare diffidenze e di
strapparli dalla loro realtà di
vita». Risultati più soddisfacenti in questo senso sono stati ottenuti da istituti dislocati in
campagna.
Restano da risolvere problemi
non indifferenti che riguardano
l’età vera (molte volte per sfuggire la condanna si dichiarano
inferiori ai 14 anni) e la custodia cautelare: « Su 228 zingari
detenuti al Ferrante nell’&5 —
denuncia Pepino, giudice di sorveglianza del TM di Torino —
100 hanno meno di 14 anni: una
custodia cautelare che va contro
il diritto, che deve esistere se
c’è una ragione precisa, seria ma
che è illusorio credere sia la soluzione migliore. La magistratura non si deve prestare a questi
usi impropri! ».
Il nostro ordinamento giudiziario prevede la possibilità di intervenire a tutela dei minori in
casi di sfruttamento, e Carnevali cita l’articolo 600 del codice
penale che « punisce con la reclusione da 5 a 15 anni chiunque
riduce in schiavitù o in condizione analoga », e la Convenzione di
Ginevra (7.11.1956) ratificata dall’Italia e resa esecutiva con la
legge 1304 (20.12.1957) che elenca
le forme ritenute analoghe alla
schiavitù.
Ma l’intervento più efficace, e
i magistrati lo hanno dichiarato
apertamente, non è di natura penale: « La soluzione non è del
TM — riconosce Chiara, di Genova — ma dal tribunale possono venire gli stimoli per l’autorità civile; e la funzione del giudice minorile deve essere ricondotta dal penale al civile ».
« Un Paese con tanti ladri, mafiosi, camorristi e stupratori come il nostro — esordisce Vercellone, già giudice minorile ed ora
giudice di Cassazione — non può
scandalizzarsi e diventare intollerante nei confronti degli stranieri senza che gli rimorda la coscienza. Ho visto anni fa — continua Vercellone — il carcere minorile di Ginevra pieno zeppo di
ragazzi italiani. Oggi non ce n'è
più uno, sostituiti da turchi e
portoghesi: l’integrazione di lina
popolazione in una realtà diversa
dalla propria è sempre problematica; e immancabilmente i piti
indifesi pagano il prezzo piu alto ».
« L’indice di delinquenza degli
Z.ingari sinti (di più antico insediamento in Piemonte) è bassissimo — conferma Pepino — c
questo sta ad indicare che è una
popolazione che si è integrata
nella realtà locale. Lo stesso si
è verificato con gli immigrati ¡neridionali a Torino: in dieci anni
la delinquenza tra i figli delTvnmigrazione si è ridotta dei uììc
terzi. Ma questo è stato possibile — prosegue Pepino — per .ieterminate scelte sociali, quando
magistratura e amministrazimie
civica cercano l’integrazione piuttosto che il rifiuto e l’espulsione ».
« Il collegamento con le amministrazioni è indispensabile —
dichiara Pazè, giudice al TM di
Torino — per non concentrare
l’azione sul penale e sulla repressione, ma per rivolgerla anche
verso le famiglie. Non sono d'accordo su una legislazione speciale per i bambini zingari ma
per una corretta applicazione
delle leggi: ad esempio l’articolo
403 del codice civile prevede che
se un minore vive una situazione di abbandono o negligenza o
immoralità, la pubblica autorità
10 collochi in luogo sicuro, che
non significa — prosegue Pazè —
11 carcere o qualsiasi altra istituzione chiusa ». « Credo — conclude — che il diritto degli stranieri vada affermato ma anche subordinato a condizioni minime:
obbligo di rendersi identificaoile,
non sfruttare i minori, accettare
la collaborazione delle associazioni pubbliche e private ».
Gilberto Barbarito, presidente
dell’Associazione giudici per i minorenni, ha concluso i lavori raccogliendo l’istanza di coordinamento tra le varie magistrature
e i competenti organi amministrativi e giudiziari per un’azione
meno dispersiva e più incisiva.
Del resto il trattato di pace
italo-jugoslavo del 3.12.1960 prevede la possibilità di contatto diretto fra responsabili della giustizia minorile dei due Paesi.
« E’ un momento di trasformazione e adattamento, di incontro
fra due culture — conclude Barbarito —. L’autorità giudiziaria
può far ben poco per risolvere
ma dà un contributo vitale se
agisce nel rispetto della persona ».
(Da ASPE n. 1 '86)
11
7 febbraio 1986
cronaca delle Valli 11
REGIONE PIEMONTE
Scusi, come si sente?
■Purtroppo per il Piemonte esiste ancora una troppo elevata
mortalità infantile e perinatale
Un indagine sulla salute dei cittadini ■ L’Italia ai primi posti per quel
che riguarda gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali
« Scusi, lei come si sente? ».
A questa domanda, posta dalriSTAT ai cittadini italiani nel
corso di un'inchiesta - campione
sull’apinione che la gente ha del
proprio stato di salute, il 19,4%
ha risposto di non essersi sentito bene nel corso delle due ultime settimane. Le donne stanno
un po’ peggio degli uomini e
tra gli ultra sessantacinquenni le
risposte negative salgono al 35%.
Queste sono medie nazionali,
ma i piemontesi non si discostano da tali comportamenti.
Tra le cause dichiarate come
responsabili del non buon sta
to di salute sono al primo posto
le malattie dell’apparato respiratorio seguite dalle malattie osteomuscolari e del sistema circolatorio, mentre il Piemonte segnala una maggiore prevalenza dell’ipertensione.
Inoltre il 35% degli intervistati fa uso abituale 'di antinevralgici e antidolorifici, il 6% di tranquillanti o antidepressivi e il
5,4% di ricostituenti e vitaminici.
Ma qual è lo stato sanitario
del nostro Paese? A questa domanda dovrebbe rispondere la
relazione annuale nredisposta dal
Consiglio sanitario nazionale; en
tro il 31 marzo il Ministro della
Sanità ne riferirà al Parlamento.
Anche da questo punto di vista appare interessante la « Relazione sullo stato sanitario del
Piemonte » predisposta dal servizio di osservazione epidemiologica e statistiche socio-sanitarie
dell’Assessorato alla Sanità della nostra Regione.
Cominciamo ad esaminare le
cause di mortalità al di sotto dei
74 anni di età.
NEVE E
PARAOCCHI
C'è gente che si lamenta del mancato funzionamento dei mezzi per spalare la neve. Invece di lamentarsi tante, io direi una parola di riconoscenza
a tutti quelli che si stanno prestando
cor, abnegazione per ripristinare i contatti e liberare le strade. Dei giovani
sono saliti con racchette e sci di fondo nei quartieri più isolati per portare
del pane e dare una parola di conforto. Nlon critichiamo sempre, cerchiamo
di i edere non solo davanti a casa nostra. e essere così meno egoisti.
M. L. R., Angrogna
Scuola Latina di Pomaretto, rivolgendo un pensiero di grande riconoscenza alla memoria di questa nostra insegnante.
Molti anni sono trascorsi da allora,
gli allievi so'io diventati anziani, ma
il ricordo è sempre vivo.
Grazie, signorina Lantaret, per quanto ci ha dato!
Nelly Rostan, S. Germano
SABOTAGGIO
DELLA RAI?
Egregio Sig. Direttore,
lunedì 27 gennaio ho fatto le ore
piccole per assistere alla trasmissione
della rubrica Protestantesimo. Mentre
aspettavo guardando i programmi che
la precedevano ho sentito prima del
telegiornale la signorina che annunciava = programmi che sarebbero seguiti
ed .no notato che la ragazza non elencava affatto che poco dopo sarebbe
Ricordo con riconoscenza la prof.ssa
Emilia Lantaret che ci fu insegnante
di lingua francese durante i tre anni
trascorsi alla Scuola Latina.
In terza media eravamo in cinque allieve, ci insegnò con dedizione questa
Ifngua e fu con noi nella gioia al
momento dell’esito dell'esame a Torre
Penice dove Lei stessa ci accompagnò.
Sono questi ricordi lontani, ma pur
sempre tanto cari e per i quali deponiamo alla Sua memoria il fiore pregiato della riconoscenza.
Grazie!
Lina Lageard, Pomaretto
Mentre sono in sensibile deCTemento le morti .per malattie
infettive e parassitane, sono invece in aumento quelle per tumori (più per i maschi). In costante aumento i tumori della
trachea, bronchi e polmoni, mentre in leggero aumento sono
quelli al colon e al retto. In costante diminuzione quelli allo
stomaco. Stazionarie sono invece
le leucemie. Per i tumori femminili sono in progressiva riduzione quelli all’utero e in leggero
aumento quelli alla mammella.
Di grande aiuto, per la messa a
fuoco di questi problemi, è stata l’istituzione del « registro tumori » ohe da diversi armi è operante nella nostra Regione.
Ma la grande causa di mortalità (circa il 50%) è attribuibile
alle malattie del sistema circolatorio. Mentre diminuiscono le
cardiopatie reumatiche e le malattie cerebro-vascolari, aumentano (essenzialmente per gli uomini) le cause di morte per il
complesso delle malattie ischemiche del cuore e per l’infarto
miocardico acuto.
In riduzione anche la mortalità per malattie dell’apparato respiratorio, mentre per l’apparato
digerente — a fronte di ima diminuzione delle ulcere allo stomaco e al duodeno — si riscontra un aumento della cirrosi epatica, soprattutto nei maschi.
rispetto alle medie nazionali.
Un altro punto di osservazione
interessante per esaminare lo stato di salute di ima popolazione
è certamente quello dei ricoveri
ospedalieri. Qui al primo posto
si trovano le malattie dell’apparato digerente, seguite da quelle
del sistema circolatorio, dell’apparato respiratorio e dal gruppo
dei tumori. I traumatismi sono
più frequenti per gli uomini,
rnentre le malattie genito-urinarie colpiscono di più le donne.
Un discorso a parte meritano
gli anziani, che hanno un tasso
di ospedalizzazione più elevato
rispetto all’insieme della popolazione. In questi casi prevalgono le malattie del sistema circolatorio seguite dai tumori, dall’apparato digerente e respiratorio.
Tornando ai dati complessivi,
i ricoveri ospedalieri ci dicono
che la tubercolosi è in regresso,
mentre sono in crescita l’epatite
e la cirrosi epatica, come pure
il diabete per gli uomini. Diminuiscono l’ulcera gastrica e duodenale, stabili le malformazioni
congenite al cuore.
Per l’epatite virale di tino “B”,
va peraltro segnalato che da un
anno è in atto la .sperimentazione della vaccinazione.
Le malattie infettive e parassitane sembrano drasticamente
ridimensionate (nur imantenendo un notevole significato sociale). Ciò è certamente attribuibile
all’uso di vaccinazioni ed antibiotici, ma non bisogna dimenticare ohe la denuncia obbligatoria per le malattie infettive viene notoriamente disattesa.
Purtroppo (e questo è un dato
nazionale) l’Italia occupa stabilmente i primi posti in Europa
per quanto riguarda le malattie
professionali e gli infortuni sul
lavoro, pur registrando una tendenza alla riduzione.
Certamente, quelli descritti, sono solo alcuni degli indicatori
sullo stato di salute. In verità
per definire meglio quale sia il
reale livello di « qualità della vita » occorrerebbe sempre più
analizzare i fattori ambientali,
■gli inquinamenti deH’aria, dell’aoqua e del suolo, per una essenziale politica di prevenzione
e di difesa della salute dell’uomo.
stata trasmessa la rubrica protestante.
Ho pensato che per qualche disguido Protestantesimo non sarebbe
stato trasmesso. Volevo chiudere il
mio televisore ed andarmene a letto
un po' disilluso per il contrattempo, ma
dopo la fine del telegiornale con sommo stupore mi vedo scorrere sullo
schermo televisivo la ben nota sigla
della rubrica. Ora le chiedo, Sig. Direttore, se per caso non si tratta di
sabotaggio nei confronti della trasmissione protestante? In altre parole se
il mancato annuncio non sta a significare che la RAI non vuole che II pubblico
Italiano veda la trasmissione dei protestanti ?
Saluti.
Osvaldo Peyran, Perrero
GRAZIE, PROF.SSA
LANTARET
Penso di interpretare il pensiero di
tutti coloro che, come me, sono stati
allievi della prof. Emilia Lantaret, alla
# Hanno collaborato a questo
numero: G. Baldi, Valdo Benecchi. Eugenio Bernardini, Archimede Bertolino, Arrigo Bonnes,
Clara Bounous Bouchard, Salvatore Carco, Leonardo Casorio, Di
Lorenzo, Teodoro Fanlo y Cortes,
Luigi Marchetti, Claudio Martelli,
Domenico Maselli, Salvatore Ricciardi, Katharina Rostagno, Paolo Sbaffi, Giovanni Scuderi, Franco Sommani, Alberto Taccia.
Cara magna Linota,
sono una ragazza di 15 anni
abitante a San Secondo di Pinerolo con un piccolo, ma per
me grosso problema: io sono in
possesso di un bel micio nato il
12 luglio 1985, al quale sono più
che affezionata; lui mi vuole
molto bene e per me sarebbe
molto triste una separazione da
lui. Sorge però un grosso problema: nel mio paese molte famiglie sono solite in inverno
catturare i gatti altrui e mangiarseli, io non vorrei che ciò
succedesse al mio gatto, e perciò, in accordo con la mia famiglia, avrei deciso di farlo castrare; però, ho paura di fargli del
male, certo se facessi ciò il rischio per il micio diminuirebbe
perché non andrebbe più in giro, però... non voglio andare
contro natura.
Spero che tu mi darai un consiglio; se sarai d'accordo sul
fatto di farlo operare, potresti
dirmi a quanti mesi il tutto deve essere effettuato?
Ti ringrazio e ti prego di aiutarmi, perché ho fiducia in te.
Ciao.
Sandra Armellino
S. Secondo di Pinerolo (To)
magro e spe
e
un
Mia cara figliola,
se fossi in te, io non castrerei
il tuo micio. Il rischio non diminuirebbe, in ogni caso, di molto, perché andrebbe meno in
giro, ma in cambio sarebbe più
grassoccio e appetitoso di un
gatto in amore
lacchiato.
Ma il discorso più importante
mi sembra un altro. Credo che,
con gli animali come con le persone, dobbiamo sempre godere
della loro presenza ricordandoci che non ci appartengono
che possiamo perderli da umomento all’altro. E’ pericolo
S'O e non è giusto voler cam
biare altri esseri viventi perché
non si allontanino da noi. Vuol
dire che non li amiamo, ma li
consideriamo degli oggetti di
nostra proprietà.
Però spero che i tuoi compaesani leggano ia tua lettera e ci
pensino due volte prima di rubarti il gattino per mangiarselo.
Ai miei tempi, per dire che
uno era ricco, si diceva: « E’
uno che mangia carne tutte le
domeniche ». Allora era naturale che i coscritti rubassero un
gatto per festeggiare con gli
amici la visita di leva. Non avevano mai .soldi in tasca e non
avrebbero certo potuto chiedere in famiglia un coniglio o una
gallina: erano troppo preziosi.
Ma adesso potrebbero benissimo farsi una cardata o una bella fonduta piemontese, lasciando in pace i gatti dei vicini, e
ti auguro che facciano così.
Con affetto
Magna Linota
So che parecchie persone non
apprezzano la rubrica di magna
Linota e sono convinte che un
giornale serio non dovrebbe
sprecare tempo e spazio a pubblicare certe banalità.
Non sono d’accordo: il nostro
metro di giudizio non deve essere l’intelligenza, ma l’amore.
Se qualcuno scrive a magna
Linota, è segno che ha bisogno
di parlare dei suoi problemi
(che per noi lettori siano grandi o piccoli non importa) e sa
che lei li ascolterà con affetto e
cercherà di rispondere come
può, anche se non è particolarmente intelligente.
Sì, certo, Sandra e il suo micio sono irrilevanti di fronte alla tragedia del Sud Africa o del
Libano, alla fame e alle colossali ingiustizie del nostro mondo. Questi argomenti, e magari
anche le discussioni teologiche
sulle varie versioni della Bibbia
e sull’« imprimatur », meritano
il primo posto nel nostro giornale.
Non dobbiamo però dimenticare che tutto questo riguarda
soprattutto le nostre idee, mentre il problema di Sandra è come agire concretamente. E’ stato detto, giustamente, che noi
siamo quel che facciamo, molto più di quel che pensiamo o
diciamo.
Perciò io apprezzo le rubriche, come questa, che danno il
primo posto alle scelte concrete, per quanto piccole e quotidiane, forse anche banali, queste siano.
Marcella Gay
Corsi
TORRE PELlLICE — I termini per fa
iscrizione ai corsi di sci organizzati dalla Comunità Montana Val ■Pellice, a
causa del maltempo, vengono prorogati fino al 7 febbraio. Si ricorda che
verranno effettuate nei seguenti orari; lunedì, martedì, mercoledì e giovedì dalle ore 14 alle 17, venerdì dalle
ore 8.30 alle ore 12.30 presso la sede
della Comunità Montana Val Pellice,
Torre Pellice, Piazza Muston 3, Telef.
91S14, 91836.
Amnesty International
TORRE PELLICE — Giovedì 6 febbraio, ore 17, al Centro di incontro, avrà luogo una riunione con il seguente
o.d.g.: a) riepilogo deH’Azione Urgente (UA) in favore di Brigìdo Sanchez,
arrestato durante una Marcia per la
pace in Salvador; b) preparazione della Campagna per II Sud Africa, che
avrà inizio il 5 marzo.
9 marzo - Giornata
mondiale di preghiera
Le sorelle delle Valli, in occasione della Giornata Mondiale
di Preghiera, si recheranno in
visita alle Unioni di Intra, Omegna, Luino, per celebrare insieme questa giornata. Seguirà il
programma dettagliato e le informazioni circa il viaggio organizzato. Rivolgersi alla presidente della propria Unione per
l’iscrizione entro il 20 febbraio!
AVVISI ECONOMICI
DICIANNOVENNE svizzera cerca famiglia evangelica ove accudire a
bimbi in età prescolare per un periodo di sei mesi, con inizio da maggio ’86 - Gradirebbe trattamento
« au pair ». Rivolgersi al pastore
Christian Gysin, Mittlere Strasse,
157 - 4056 Basilea (Svizzera), tei.
(061) 43.57.36.
FAMIGLIA tedesco italiana (5 membri), evangelica, cerca nelle Valli
Valdesi appartamento ammobiliato
per il periodo 15 agosto - 15 settembre. Scrivere a Scherflfig, Stettiner Str., 22 - 8520 Erlangen (Germania fed.).
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02/8323970 escluso domenica.
TRASLOCHI e trasporti per qualsiasi
destinazione, preventivi a richiesta :
Sala Giulio, via Belfiore 83 - Nichelino, tei. ;(01X) 62 70 463.
USSL 42 • VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia Medica ;
Notturna, prefestiva, festiva; presso Ospedale Valdese di Pomaretto tei. 81228 - 81691.
Guardia Farmaceutica :
DOMENICA 9 FEBBRAIO 1986
Villar Porosa; FARMACIA DE PAOLI
Via Nazionale, 22 - Tel. 840707
Ambulanza :
Croce Verde Herosa; tei. 81.000
Croce Verde Porte; tei. 201454
USSL 44 - PINEROLESE
( Distretto di Pinerolo )
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva; telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
C;oce Verde Pinerolo; 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica ;
Notturna, prefestiva e festiva«
tei. 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia Farmaceutica :
DOMENICA 9 FEBBRAIO 1986
Villar Pellice; FARMACIA GAY
Piazza Jervis - Tel, 930705.
Ambulanza :
C.'ooe Rossa Torre Pellice; telefono 91.996.
12
12 uomo e società
7 febbraio 1986
SITUAZIONE DEGLI ABBONAMENTI ECO - LUCE AL 31 DICEMBRE 1985
Abbiamo del terreno da recuperare
— ...E siete abbonati all’Eco-Luce, il
settimanale della chiesa?
— No... lo ricevevamo quando c’era
ancora la mamma, ma da quando è mancata lei, due anni fa, non l’abbiamo più
ricevuto. Non saprei neanche a chi rivolgermi per l’abbonamento...
— Non c’è problema. Se vuole glielo
inoltro io.
Questo brano di conversazione tra un
visitatore e un membro di chiesa non è
inventato; è riportato dall’esperienza diretta di una delle nostre chiese che chiede ai suoi visitatori di accertarsi che i
membri visitati abbiano una Bibbia, siano abbonati all’Eco-Luce e conoscano le
attività della chiesa.
In quel caso fu sottoscritto un « nuovo » abbonamento. In quanti altri casi
un abbonamento si perde senza che qualcuno faccia qualcosa per promuovere
nuove vie di diffusione del giornale? La
somma degli abbonamenti mancanti risulta negli elenchi che sono pubblicati qui
a fianco. Ognuno può controllare la situazione della sua chiesa (o complessivamente della sua città se più chiese sono presenti nello stesso luogo). Poche
sono le chiese in espansione e molte le
chiese che stanno perdendo abbonati.
Non sarebbe il caso di prendere qualche
iniziativa?
Una responsabilità: di chi?
Molte chiese non hanno un responsabile locale che curi la raccolta degli abbonamenti ; altre hanno incaricato una
persona che però si limita a ricevere i
rinnovi di chi la viene a cercare. Così
non si va avanti ma indietro.
Questo stato di semi-disinteresse è
spesso dovuto alla convinzione che il
giornale ha suoi mezzi autonomi di diffusione : è una « ditta » a sé, rispetto alla
chiesa locale, che come tale va avanti per
conto suo. In realtà il giornale, come
qualsiasi prodotto nella nostra società,
va avanti se i suoi « agenti » lo promuovono, lo presentano, lo spingono. E chi
possono essere gli agenti d'el giornale
delle chiese valdesi e metodiste se non
membri di queste chiese?
Una responsabilità: perché?
Un evangelico attivo, militante, non ha
alcun bisogno di essere sollecitato a rinnovare l’abbonamento. Tutt’al più potrà
essere un ritardatario, non uno che si
perde per strada. Ma molti altri, più
marginali, meno attivi, che magari hanno perso i contatti con la chiesa locale,
hanno bisogno di essere seguiti, interessati, stimolati. In molti casi basterà poco per superare l’inerzia che ha fatto
mancare un rinnovo, cadere un contatto.
In altri casi motivi più profondi stanno
alla base di un distacco. Non è il caso
che la chiesa locale ne prenda conoscenza e li affronti caso per caso? Un’azione
di recupero degli abbonamenti Eco-Luce
coincide perciò con la necessità di una
CALENDARIO
RINNOVI 1986
— A fine febbraio sarà inviato
a tutti i morosi un sollecito personale.
— A tutti quanti per metà aprile
non avranno né rinnovato, né promesso di rinnovare, né disdetto,
verrà inviato contrassegno (prezzo
di rinnovo -t- spese) il numero del
25 aprile 1986.
SE NON AVETE ANCORA RINNOVATO FATELO SUBITO, RISPARMIANDO A NOI COSTI E
LAVORO. A VOI NOIE E SPESE.
« evangelizzazione interna » che è uno
dei compiti essenziali di ogni chiesa. Una
visita allo scopo di recuperare un abbonamento all’Eco-Luce può quindi essere
occasione per riproporre un confronto
con la Bibbia, proporre la partecipazione ad una determinata attività della chiesa locale...
Suggerimenti per le chiese
• Ogni chiesa dia incarico a uno o più
membri di raccogliere i rinnovi (comunicando all’amministrazione Eco-Luce il
nominativo) scegliendo dei «mastini»,
persone che non mollano facilmente
quello che azzannano !
• Le chiese che hanno perso abbonati
negli ultimi anni decidano un’azione recupero incaricando un gruppo di fratelli
di controllare i motivi e di vedere se è
possibile un rinnovo o, in caso di decesso, il trasferimento di un abbonamento cessato ad altro membro della
famiglia.
Ad ogni chiesa che lo richiederà invieremo subito l’elenco degli abbonati
perduti dell’ultimo anno.
Per questa azione recupero da effettuare entro marzo, proponiamo uno speciale abbonamento di ripresa a L. 20.0(X)
anziché 27.(XX) per il 1986 con decorrenza
1“ aprile.
Se il gruppo incaricato dalla chiesa locale farà una relazione della sua attività
sarà molto interessante per l’amministrazione dell’Eco-Luce riceverne copia.
• Ogni concistoro o consiglio di chiesa valuti la possibilità di promuovere
1982 1983 1984 1985
1982 1983 1984 1985
I DISTRETTO
III DISTRETTO
ABBONAMENTI
SOSTENITORI
Continua anche quest’anno l’invio in omaggio di due stampe (n. 5
Frali, n. 6 Rorà) della serie « I
templi delle Valli valdesi » disegnata da Marco Rostan a tutti gli
abbonati sostenitori (L. 50.000 o
più).
Sono ancora disponibili delle copie dei primi 4 disegni per chi inizia a sostenere il giornale quest’anno, al prezzo di L. 10.000 la
copia.
ABBONAMENTI 1986
Annuo L. 27.000 Sostenitore L. 50.000 Suppl. aereo L. 24.000
Semestrale L. 14.000 Estero L. 55.000 Chiese 4 c. L. 100.000
c.c.p. 327106 intestato a L’Eco delle Valli - La Luce - Torre Pellice
1” Circuito
Angrogna 84 83 84 77
Bobbio Peilice 45 43 41 39
Luserna S. Giov. 253 249 233 218
Rorà 39 22 23 21
Torre Pellice 271 253 251 240
Villar Pellice 55 57 56 54
Totale 747 707 688 649
2“ Circuito
Pinerolo 216 194 180 177
Piossasco — 11 10 10
Pramollo 64 59 55 55
Prarostino 89 84 83 74
S. Germ. Chisone 179 172 164 168
S. Secondo di Pin. 122 115 101 101
Villar Perosa 51 49 50 49
Totale 721 684 643 634
3“ Circuito
Massello 17 16 18 18
Perrero 61 60 62 60
Pomaretto 222 219 217 206
Frali 54 54 57 55
Vilasecca 40 38 38 36
Totale 394 387 392 375
Totale I Distretto 1862 1778 1723 1658
II DISTRETTO
4° Circuito
Aosta 30 27 29 27
Biella 35 32 30 28
Chivasso 6 8 7 7
Coazze U U U U
Ivrea 41 42 41 40
Susa 21 19 16 17
Torino 386 387 392 381
la diffusione del giornale sottoscrivendo
l’abbonamento a una o più copie (sconto per un abbonamento a 4 copie) in
modo da avere ogni settimana delle copie a disposizione
— da distribuire a qualche simpatizzante o visitatore occasionale che viene
al culto ;
— da lasciare a membri di chiesa non
abbonati in occasione di una visita del
pastore o di un visitatore;
— da far pervenire regolarmente (indicare l’indirizzo neH’ordine all’amministrazione) a qualche famiglia che non
può permettersi l’abbonamento a quota
intera.
Anche per i nuovi abbonamenti sottoscritti dalla chiesa locale è stabilito il
prezzo di L. 20.000, con decorrenza immediata; 4 copie L. 75.000.
Suggerimenti ai singoli
Anche senza uno specifico incarico dal
concistoro o consiglio di chiesa, ogni
membro attivo può contribuire a promuovere il giornale
— parlandone con amici, parenti, conoscenti,
— segnalando all’amministrazione nominativi per l’invio di 3 numeri di saggio
con una proposta di abbonamento,
— offrendo in regalo un abbonamento
ad un amico o ad un parente.
SERVITEVI DELL’ECO-LUCE
PER STABILIRE CONTATTI
E RAPPORTI A LIVELLO LOCALE
Totale
5° Circuito
Alessandria
Bassignana/V alenza
Genova
S. Marzano/Calossc
S. Remp/Alassio/
Imperia
Savona/Albenga
Vallecrosia/Bordig.
Totale
6“ Circuito
530 526 526 511
20
10
122
32
16
47
13
19
12
115
34
13
40
15
17
13
119
28
13
46
15
20
14
115
32
13
43
14
260 248 251 251
Bergam.o 46 41
Brescia 26 23
Como/Varese 36 39
Intra/Domòdossola 12 13
Luino '7 8
Milano/Sondrio 233 220
Novara 8 9
Omegna 18 17
Vercelli 22 22
Vintebbio 6 6
41
22
39
10
7
217
9
16
20
6
10“ Circuito
Carrara
Firenze
La Spezia
Livorno
Lucca
Pisa
Rie Marina
Siena
9 8 7 8
112 103 98 98
30 24 23 21
18 22 25 23
6 8 7 6
19 16 15 17
3 3 3 2
4 3 4 5
42
27
40
11
6
205
9
18
22
6
Totale 201 187 182 180
11“ Circuito
Colleferro 21 20 20 16
Ferentino 9 7 7 10
Forano 32 28 27 27
Roma 157 157 154 157
Terni 12 9 12 20
Totale 231 221 220 230
12“ Circuito
Campobasso 26 23 22 16
Carunchio 9 9 7 7
Palombaro 24 26 27 26
Pescara 13 15 16 17
S. Giac. Schiavoni 12 10 10 7
S. Giov. Lipioni 6 5 5 5
Villa S. Sebastiano 14 10 8 6
Totale 104 98 95 84
Totale III Distretto 536 506 IV DISTRETTO 497 494
13“ Circuito
Napoli 65 61 68 58
Portici 3 5 4 4
Salerno 13 14 12 r;
Totale 81 80 84 67
GRATIS
tre numeri di saggio, insieme ad
una proposta di abbonamento, saranno inviati ai nominativi che ci
verranno indicati con una cartolina
dai lettori. Collaborate a diffondere
il nostro giornale!
Totale 414 398 387 386
7“ Circuito
Gorizia 2 2 2 2
Padova 20 21 21 22
Treviso 14 12 13 14
Trieste 34 34 35 34
Udine 30 31 32 30
Venezia 43 41 41 39
Verona 17 16 15 15
Vicenza 17 18 18 15
177 175 177 171
Totale
8” Circuito
Bologna 36 35 34 35
Cremona 20 23 20 20
Felonica 16 15 15 14
Mantova 8 8 9 8
Parma 31 29 29 30
Piacenza 10 7 7 8
Rimini 28 27 28 30
14“ Circuito
Bari
Brindisi
Cerignola
Corato
Orsara
Rapolla
Taranto
Venosa
Totale
15" Circuito
Catanzaro
Cosenza
Messina
Reggio Calabria
Totale
16“ Circuito
Agrigento
Caltanissetta
Catania
Pachino
Palermo
Riesi
Scicli
Trapani
Vittoria
18
8
9
9
18
4
31
3
14
6
8
9
15
4
34
2
14
7
10
9
11
4
35
2
14
7
8
9
16
3
43
3
100
6
4
18
11
92
92 103
9 14 10
8 8 4
18 18 15
9 10 11
39
8
6
35
16
50
20
6
9
8
44
11
6
28
16
50
14
5
8
8
50
12
5
23
13
41
13
5
8
9
40
11
5
21
12
38
14
7
7
8
158
Totale
Tota.le IV Distretto 378
Totale generale 4429
146
362
129
355
123
333
4255 4171 4058
Totale 149
9” Circuito
Svizzera 123
144 142 145 Estero Luce 63 74 77 65
Estero Eco 44 51 47 44
Abbonam. Tavola 261 285 301 301
Abb. altri enti — — 184 150
118 113 109 Cambi 132 132 135 134
1609 1596 1573 Totale spedizioni 4929 4797 4915 4752