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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
venerdì 22 SETTEMBRE 1995
ANNO 3 - NUMERO 35
I LA CONFERENZA MONDIALE DI PECHINO
PIÙ POTERE
ALLE DONNE
ANNA MAFFEI
Marianne Villalba è come molte filippine una
'.VI
si .
donna minuta. Ha quarant’
anni, ma gli eventi e i percorsi spesso limite della sua vita
le hanno impresso nello
sguardo una forza e una vitalità che non possono lasciare
indifferenti. Vive oggi a
Hong Kong da dove segue
tristi storie di emigrazione di
donne che in vari paesi asiatici o mediorientali rimangono
imbrigliate nelle maglie del
traffico internazionale del
sesso o del lavoro domestico,
molto simili entrambi a forme nuove e terribili di schiavitù. Marianne è una delle
circa 31.000 donne che hanno scelto di essere presenti
Tdal 30 agosto all’8 settembre
■ a Huairou (cittadina a 50 km
^ da Pechino) per il Forum delle organizzazioni non governative sulle donne 1995. La
testimonianza, la tenacia, il
coraggio di Marianne si sono
intrecciati con le storie di tante altre donne provenienti da
tutto il mondo che al Forum
hanno voluto ascoltarsi, conoscersi, incoraggiarsi.
Al di là dei problemi e delle limitazioni imposte dal ferreo controllo che la Cina ha
esercitato prima e durante il
Forum, nulla ha potuto in
realtà offuscare la lumino.sità
di questo evento. Nelle pros, sime settimane parleremo anche dalle colonne di questo
giornale di ciò che in quei
giorni è avvenuto, ascolteremo alcune delle tante voci
che si sono levate autorevoli
da questo consesso, tenteremo analisi, daremo conto di
itinerari percorsi o ancora solo proposti o abbozzati. Cercheremo di esporre e commentare i contenuti della voluminosa documentazione licenziata dalla IV Conferenza
mondiale sulle donne, tenutasi a Pechino a cavallo e nella
settimana seguente il Forum.
Quello però che mi sembra
(importante dire oggi con forza è che la realtà é&W «empowerment», parola che ha
fatto da filo rosso nelle due
assemblee, quella non governativa e quella ufficiale, e
che può essere tradotta come
«presa di coscienza e messa
in atto dell'autorevolezza e
delle potenzialità delle donne», ha avuto nell’evento
Huairou-Pechino un punto altissimo di visibilità intemazionale. Entrambi, Forum e
Conferenza, anche se in maniera e intensità diverse, hanno dimostrato come donne
singole e organizzate attraverso una crescita per contagio hanno in questo ultimo
decennio, dalla Conferenza
di Nairobi ad oggi, dato luogo a un vero e proprio movimento internazionale delle
donne, che si è articolato in
diverse forme nei vari paesi a
seconda dei contesti sociali.
Sul piano stmtturale poi le
attività e le riflessioni collettive all’interno del Forum, e
in minor misura anche i lavori della Conferenza, hanno
analizzato il processo di globalizzazione in atto nel mondo, dimostrando come povertà, violenza, emarginazione e militarismo non siano risvolti negativi dello sviluppo
che spariranno con il suo
estendersi, ma la manifestazione sempre più evidente
dei caratteri di quella forma
di società che ovunque si sta
imponendo, a partire dall’occidente, a scapito dei più poveri, che in crescente percenmale sono donne.
La partecipazione al Foram
di una folta delegazione del
Consiglio ecumenico delle
chiese e la sua permanenza
alla Conferenza con cinque
delegate con funzione di osservatrici, ha inoltre dato visibilità a un cristianesimo
pluralista nelle sue espressioni di fede, che, contro ogni
fondamentalismo, come recita il comunicato ufficiale diffuso dalla delegazione durante la conferenza, «sia capace
di vivere in solidarietà con
tutte le donne, anche con
quelle che devono fare scelte
etiche e decisioni concernenti
i propri diritti sessuali e riproduttivi».
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Tutte unite
a Pechino i
per il rispello delle diversità
e per risolvere i problemi JH
della povertà, MB
della violenza domestica,
dello stupro W
L'azione di Dio è volta a liberarci da tutte le nostre paure e a darci forza
Amare per guarire dal «male oscuro»
PAOLO T. ANGELERI
«...e ho avuto paura perché ero nudo»
(Genesi 3, 10)
«L’Eterno è la mia luce e la mia salvezza: di chi temerò?»
(Salmo 27, 1)
«Nell’amore non c’è paura, anzi l’amore perfetto caccia via la paura perché la paura ha a che fare con la punizione e chi ha paura non è perfetto nell’
amore»
(I Giovanni 4, 18)
V
E comune oggi l’esperienza, diretta o
indiretta, di quel che è stato definito
il «male oscuro», un disagio che provoca
paure immotivate e turbamenti irrazionali: «Ho paura, ma non so perché; so solo
che nessuno mi aiuta, nessuno mi vuole
bene». Una profonda carenza di fiducia e
di affetto che provoca un improvviso, disperato desiderio di nascondersi e di fuggire; una condizione che, pure nei suoi
risvolti patologici, ricorda l’esperienza di
Adamo ed Èva. Già fin d’allora l’incontro con il serpente aveva segnato per
l’uomo la svolta tra pace confidente e
impaurita diffidenza: «Dio vi ha mentito,
non fidatevi di lui» aveva insinuato il
tentatore (Gen. 3,4-5).
La colpa dei nostri progenitori fu quella di avere scelto la sfiducia: il resto, di
subbidienza, concupiscenza, orgoglio, ne
sono solo le conseguenze. E stata la diffidenza a mettere in crisi l’amore fra uomo e Dio: «Ho avuto paura perché ero
nudo e mi sono nascosto», dice Adamo.
Pur rendendosi conto delle conseguenze
della sfiducia in Dio non ha nessuna voglia di assumersene la responsabilità, e
preferisce fuggire. Anche prima era nudo, ma era pure sempre all’ombra della
fiducia. Adamo avrebbe dovuto attribuire la causa dello sgomento a quella perdita: vano e irragionevole avrebbe dovuto apparirgli il rifugio nella fuga e nel
nascondimento. È mai possibile credere
di potere fuggire da Dio?
L’analogia con il male oscuro di oggi
è evidente: impaurito dalla nudità, l’uomo ha continuato (e continua) a difendersi irrazionalmente, come Adamo, fuggendo e nascondendosi dietro fragili foglie di fico (idolatria, riti, religioni, magie, sacrifici, indifferenza, ricchezza,
successo...) pur di non chiedere aiuto a
Dio. Come ricuperare l’antico amore-fiducia? Semplice, lapalissiano, tautologico: ripartendo dall’amore e dalla fiducia.
Si impara a camminare camminando; a
nuotare nuotando; e così ad amare amando, a confidare confidando. La Scrittura
è piena di esortazioni ad abbandonare la
paura, ad amare Dio, a dialogare con lui
e a confidare nella sua benevolenza. Per
recuperare l’Eden, l’uomo ha una sola
strada: presentarsi a Dio in tutta la sua
fragile nudità, per chiedergli d’essere rivestito di fiducia-fede-ahnore (I Tess. 5,
8). Null’altro? Si, proprio null’altro. Chi
ha paura è schiavo, chi ama è libero, dispone di sé e del proprio amore. E Dio
vuole solo «persone» libere.
Rinunceremo dunque a medici e medicine? Sarebbe stolto. Il «male oscuro»
e le sue paure sono anche conseguenza
di malattia con implicazioni che non
escludono, anzi esigono, l’intervento terapeutico. Ma sarebbe altrettanto stolto
non tenere conto delle sue connessioni
profonde con quell’antico «mal d’anima» (anima, in ebraico nefesch, cioè vita nella sua interezza psicofisica) che ha
turbato il rapporto-fiducia fra Adamo e
Dio. Troppo spesso ci preoccupiamo di
curare il corpo, come se fosse separabile
dalla dimensione spirituale. Gesù ha
detto d’essere venuto per guarire l’uomo nella sua interezza («uomo intero»,
Giov. 7, 23). La paura, con o senza risvolti patologici, si vince recuperando
fede-fiducia; il sospetto si allontana ritornando all’amore che riconcilia. Ma
per tutto questo occorre affidarsi pienamente a colui che è venuto tra noi proprio per guarirci dallo spavento. Possiamo esserne certi: senza questa «guarigione» il «male oscuro», nonostante le
cure, tornerà a tormentarci e le sue paure occuperanno per intero la nostra «nefesch», devastandola e tramutandola in
un cumulo di rovine.
Croazia
«Pulizia
religiosa»?
Le chiese e le associazioni
protestanti della Croazia protestano contro il progetto di
legge sullo statuto delle chiese. La nuova legge, frutto di
un accordo tra il Vaticano e il
governo croato, darebbe alla
Chiesa cattolica romana una
posizione di privilegio non
conforme alla stessa Costituzione, che vieta le discriminazioni su base religiosa. Infatti il nuovo accordo con il
Vaticano rende obbligatorio
l’insegnamento religioso nella scuola pubblica e l’istituzione dei cappellani militari
nell’esercito croato.
Il pastore Stanko Jambrek,
segretario del Consiglio evangelico protestante, parla
apertamente del rischio di
una «pulizia religiosa» (dopo
quella «etnica»). La proposta
di legge infatti prevede il «riconoscimento» solo di quelle
chiese che hanno più di
50.000 (o in un altra versione
di 30.000) membri. Se quest’articolo sarà approvato tutte le piccole chiese protestanti evangeliche saranno messe
«fuori legge».
Secondo gli avventisti solo
la Chiesa cattolica, la comunità musulmana e anche la
Chiesa ortodossa serba, (che
però ha perso gran parte dei
suoi membri, 500.000 prima
della guerra, a causa della
«pulizia etnica») saranno riconosciute ufficialmente. Per
Jure Radic, presidente della
Commissione governativa
per gli affari religiosi, «la
legge è fatta nell’interesse
delle chiese» anche se «alcune chiese cesseranno di esistere come denominazioni».
«Se Radic fosse vissuto al
tempo di Gesù — ha replicato ironicamente Jan Valek,
presidente della Chiesa di
Cristo — non avrebbe riconosciuto gli apostoli come
chiesa. Rimane il fatto che
nella cattolica Croazia è più
facile autorizzare un casinò
che riconoscere una chiesa
evangelica».
Congresso
mondiale battista
pagina 2
’ A o
Umanizzare la morte
per migliorare la vita
pagina 6
L’Onu dei popoli
pagina 8
2
PAG. 2 RIFORMA
VENERDÌ 22 SETTEMBRE 1995
Intervista alla pastora Adriana Gavina, di ritorno dal Congresso mondiale battista
Giungono dall'Asia e dall'Africa idee e forze
nuove per l'evangelizzazione mondiale
EMMANUELE PASCHETTO
I^/a prima volta che ha
MZd partecipato ad un Congresso mondiale battista, e vi
ha preso parte come rappresentante ufficiale dei battisti
italiani. Che cosa l’ha colpita
di più?
«Innanzitutto il numero dei
partecipanti. Ho lunga esperienza di incontri intemazionali, ma questa volta il numero enorme di persone presenti
mi ha veramente colpito.
8.000 persone, si è detto, ma
dobbiamo tener presente che
durante la prima sera di apertura eravamo non meno di
10.000. Un fiume di gente
che ha affollato l’enorme
stanzone che costituisce il
Centro municipale delle esposizioni di Buenos Aires. Un
fiume di gente festante, eccitata, vociante, davvero felice
di trovarsi lì, di incontrare
tanti altri fratelli e sorelle battisti, provenienti da tutti i
continenti. Certo niente a che
vedere con i congressi, i Sinodi o le assemblee che conosciamo noi in Italia. I lavori
amministrativi, le decisioni
politiche si prendono altrove.
Piuttosto un grande evento,
una festa collettiva, un incontro di persone e, soprattutto,
un grande spettacolo, bene
organizzato e diretto: ottima
musica con musicisti, cantanti e coristi a livello professionale, inni cantati collettivamente, scelti con cura per trascinare la folla, per suscitare
un impeto di fervore religioso
collettivo, con preghiere e
canto alternato. La cerimonia
di apertura, poi, è stata degna,
sia nello stile sia nelle risorse
impiegate e sia nella spettacolarità, dell’apertura delle
Olimpiadi. Ho sfilato tra i
10.000 con la bandiera dell’
Unione battista italiana e mi
sono commossa, come è accaduto a tutti. Da brava italiana, però, il giorno dopo ho rivisto il tutto con un occhio un
po’ più critico e ho sentito in
me una certa estraneità».
- Vuol dire che non ne è rimasta soddisfatta?
«No, direi piuttosto che
quel tipo di cerimonia e di
culto è molto distante dal nostro modo di intendere e praticare la fede. Sono stata molto critica in particolare dei
grandi stendardi, con profusione di ori, stoffe pregiate e
ricami, inneggianti a Gesù
Cristo e ai titoli cristologici,
fatti sfilare alla fine della cerimonia di apertura. Mi sono
domandata se in fondo invece
di glorificare il Signore non
ne stessimo tradendo il messaggio di semplicità evangelica. Forse a volte vogliamo
gratificare noi stessi, il nostro
senso di appartenenza a una
grande famiglia vittoriosa».
- A cosa attribuisce questo
programma per il Congresso?
Pensa che anche altri abbiano provato qualche dubbio?
«Non so cosa gli altri pensassero, eccetto un certo numero di amici europei che ho
trovato assai vicini, mentre
all’apparenza i battisti latinoamericani e africani si sentivano molto più a loro agio.
Tuttavia penso che in fondo
ciò che conti sia il fatto indiscutibile che le forme liturgiche del culto battista si avviano sempre più verso una sensibilità che potremmo definire di tipo pentecostale. So di
generalizzare, naturalmente,
ma è evidente che nella grande maggioranza le chiese battiste nel mondo stanno adottando elementi usati nelle
112 vicepresidenti regionaii deli’Aiieanza battista mondiaie
chiese evangelicali: canto forte, ripetuto e trascinante, impiego di strumenti elettronici,
utilizzo di mezzi audiovisivi,
preghiera comunitaria molto
viva, spesso urlata, con l’uso
di frasi e invocazioni ripetute.
La predicazione è anch’essa di stile molto incisivo, fatta per dire poche cose, molte
insistite, e mirata soprattutto
al pentimento, alla conversione immediata. Tutto questo
suscita in me sentimenti misti: pensò che abbiamo bisogno di un radicale rinnovamento del culto e, in questo,
sono stata molto contenta di
trovare così tanti spunti nuovi
a Buenos Aires. D’altro lato,
però, vorrei che l’abbondanza
e la ricchezza delle forme liturgiche non togliessero nulla
allo spessore teologico e alla
predicazione ben preparata. È
su questo ultimo punto che a
Buenos Aires ho provato
qualche delusione».
- Tornando al Congresso,
quali sono stati secondo lei i
punti alti dell’incontro?
«Ne vorrei elencare tre. Il
momento più forte a mio avviso è stato l’intervento al
Congresso di Bernice King,
la pastora figlia di Martin
Lutìier King. Un discorso fatto nello stile esatto di una
predicatrice battista nera, ottimo erede della ricchezza di
pensiero del padre. Con paroie nette, dure, ripetute e un
senso dello humour graffiante, ha richiamato il Congresso
alla necessità dell’impegno
concreto, verso i poveri, gli
emarginati, chi soffre per ferite dell’anima del corpo e a
seguire Gesù Cristo nella pratica, abbattendo i muri che ci
separano e sfidando i sistemi
economici, politici e sociali
di discriminazione.
L’altro intervento significativo è stato quello di Noah
Pashapa, pastore nero dello
Zimbabwe, che senza peli
sulla lingua ha saputo alzare
la voce per una pratica di discepolato cristiano che sia
espressione di vera accoglienza e vero amore per tutti, sia
quelli simili a noi che quelli
diversi da noi, richiamando
all’inclusività del linguaggio,
al rispetto della diversità di
razza e cultura, all’apertura al
ministero delle donne. Una
voce accolta con entusiasmo
da tantissime persone, soprattutto donne, ma isolata dal resto degli interventi, molto più
cauti e diplomatici e mirati a
non scontentare troppo la
maggioranza fondamentalista
presente.
Infine, il terzo momento
importante è stato il Precongresso delle donne, un incontro davvero fecondo di idee,
ricco di apporti, creativo e
molto libero nell’espressione,
colorato dalla presenza delle
sorelle africane e asiatiche.
Sono lieta di dire che per me
la ricchezza del Congresso è
venuta proprio dalla presenza
di tanti fratelli e sorelle provenienti da paesi del cosiddetto Terzo Mondo. Se vogliamo
trovare idee nuove, forze nuove e impegno nuovo, oggi
dobbiamo soprattutto guardare all’Asia e all’Africa».
- So che ha avuto modo di
incontrare il presidente neoeletto dell’Alleanza battista
mondiale (Abm), il brasiliano
Nilson Fanini. Che impressione ne ha avuto?
«L’ho incontrato brevemente come rappresentante
italiana. Molto cordiale, si è
rallegrato di .conoscermi, dato che anch’egli è di lontana
origine italiana. Devo dire
che è rimasto un po’ perplesso che a rappresentare l’Italia
fosse una donna, un’eccezione tra i presenti, e con molta
sincerità non lo ha nascosto.
Non posso dire molto di lui,
se non che si tratta certo di
una personalità fortemente
carismatica che contribuirà
ad accentuare la tendenza in
senso evangelicale. Il suo primario interesse è l’evangelizzazione mondiale, su questo
è stato chiarissimo.
Certamente si tratta anche
di persona molto potente, basti dire che il giorno finale,
quello della sua accettazione
ufficiale da parte del Congresso, un aereo militare è volato
da Brasilia a Buenos Aires
con 50 parlamentari brasiliani
a bordo e un messaggio personale del Presidente Cardoso, per partecipare all’entusiasmo dei brasiliani per la sua
elezione e per rendergli omaggio. Credo che sarà molto
interessante vedere come saprà svolgere la sua forte leadership in un mondo così variegato come quello battista.
Credo anche che il suo impulso evangelistico abbia la potenzialità di dare un volto
nuovo all’Abm. Dipenderà da
come saprà integrarsi con il
resto del mondo battista».
- Infine, quale ruolo possono avere i battisti italiani nei
prossimi 5 anni di presidenza
Fanini all’Abm?
«La mia è un’opinione del
tutto personale. Credo che
potremo beneficiare dell’impulso evangelistico e del rinnovamento liturgico se ne faremo nostro lo spirito e sapremo poi trovare le forme più
adatte alla nostra tradizione e
alla nostra sensibilità teologica. Sono convinta poi che
svolgeremo bene il nostro
compito se sapremo continuare con fedeltà ad essere quel
nucleo di libertà e di democrazia che ha sempre caratterizzato la vita dell’Unione
battista nel nostro paese. Gli
altri battisti ci guardano perché a volte setnbriamo assai
diversi, ma si tratta di uno
sguardo di rispetto».
È una tribù dell'Uganda che finora non possedeva lingua scritta
Il primo scritto in lingua Kebu
è il Nuovo Testamento
I Kebu sono una tribù dell’
Uganda, circa duecentomila
persone sparpagliate nel
nord-ovest del paese. Non
hanno una letteratura, anche
se hanno tradizioni culturali
tramandate di generazione in
generazione.
Come è nata l’idea di tradurre il Nuovo Testamento in
questa ignota lingua africana?
E nata da Eliakim Obori, un
membro della tribù Kebu, che
nel 1945 faceva il militare in
India. A Delhi scoprì librerie
e biblioteche e gli venne
l’idea di scrivere qualcosa
nella propria lingua: cominciò
traducendo il Vangelo di Matteo insieme a un amico. Henry
Grama. Fu impresa tutt’altro
che facile, a cominciare dal
fatto che bisognava adattare
alle lettere dell’alfabeto i fonemi del linguaggio Kebu. Si
dovette fare un confronto con
le lingue circostanti imparentate con il dialetto Kebu per
controllare fonetica, ortografia, morfologia. Fra l’altro i
due amici finirono in carcere
nel 1960, perché le autorità
indigene non gradivano il lavoro che stavano facendo.
Ma i tempi sono cambiati,
e il leader locale della regione, presente con altre autorità
al lancio del Nuovo Testamento, ha detto: «Una tribù
senza una lingua scritta rischia di morire. Ma adesso i
Kebu hanno questa lingua e il
nostro popolo, con i suoi peculiari valori culturali, merita
un posto accanto alle altre
tribù dell’Uganda». E ringra
ziando Obori e Grama, che
hanno tradotto l’intero Nuovo Testamento e la Società
biblica dell’Uganda che ne
ha promosso la pubblicazione, ha esortato i genitori a
mandare i figli a scuola per
rivitalizzare la loro lingua
sull’unico testo che per ora
possiede, per acculturarsi e
dare un contributo allo sviluppo dell’intero paese.
Al lancio del Nuovo Testamento erano presenti oltre
2.500 persone, venute anche
da grande distanza, che con
canti balli e suoni di trombe
hanno preceduto e accompagnato festosamente la cerimonia, testimoniando di aver
compreso Timportanza dell’
avvenimento.
(Ubs World Report)
DalM
Torino: per i valdesi il discorso
sulla Sindone è chiuso
TORINO — La decisione del cardinale Saldarini di procedere a una doppia ostensione della Sindone nella primavera del
1998 e del 2000 ha provocato dubbi e contestazioni anche fra
gli stessi cattolici torinesi, e indifferenza della comunità ebraica, e di quella islamica. Scontata la reazione negativa dei valdesi del capoluogo piemontese: intervistato dal quotidiano La Repubblica, il pastore Eugenio Bernardini ha rilasciato la seguente dichiarazione: «Il discorso sulla Sindone per noi è concluso:
è un’opera artistica medioevale che non ha nulla a che vedere
con il sudario di Gesù. Al riguardo il Cardinal Ballestrero aveva
preso una posizione equilibrata, oggi ci sembra che ci sia meno
chiarezza. Poi, nella nostra tradizione c’è una separazione netta
tra immagini e fede, tra l’arte, che apprezziamo in quanto tale,
e la pratica religiosa. La visione della Sindone può essere interessante da un punto di vista culturale ma nutriamo forti perplessità sull’enfatizzazione di questo fenomeno».
Ginevra: 50° anniversario del
»
«Centre protestant d'études
GINEVRA — Il 28 settembre prossimo, il «Centre protestant d’études» (Cpe) di Ginevra festeggerà i suoi 50 anni.
Creato nel 1945, questo servizio della Chiesa nazionale protestante ginevrina (Enpg) rispondeva allora al vuoto morale suscitato dalla rimessa in discussione di molti dogmi, offrendo ai
laici uno spazio di riflessione sulla fede. Attualmente il Centro
è diretto dai pastori Isabelle Graesslé e Jean-Claude Basset. Il
28 settembre, in occasione dell’Assemblea annua deU’Enpg, il
Cpe organizzerà, presso il Centro ecumenico, una tavola rotonda sui grandi cambiamenti della nostra società, con quattro personalità del mondo scientifico, letterario, economico e filosofico. Il 30 settembre, a la Fusterie, il motto della giornata sarà
«Protestantesimo e tolleranza, identità e apertura». Il pomeriggio sarà dedicato alla riflessione teologica, con varie relazioni
su tematiche bipolari: escludere-includere, credenti-non credenti, uomini-donne, ricchi-poveri. I relatori saranno Philippe
Chanson, François Dermange, Marc Faessler, Glivier Fatio,
Gilbert Rist e Gabriel Widmer. (spp)
Tanzania: i luterani contro
la brutalità del governo
DAR-ES-SALAM — La Chiesa evangelica luterana della
Tanzania ha chiesto al governo di smetterla di limitare i diritti
degli uomini politici dopo l’aggressione di cui è stato vittima un
candidato alla presidenza. Secondo Amani Mwenegoha, segretario generale della Chiesa luterana, l’aggressione di cui è stato
vittima uno dei leader dell’opposizione, Augustine Lyatongo
Mrema (la polizia ha gettato gas lacrimogeni nella sua auto) è
«un atto di aggressione deliberata del partito al potere, il Chama
Cha^apinduzi (Ccm) contro i partiti dell’opposizione e la comunità nel suo insieme. Tale azione mira a perturbare la pace e
il processo elettorale (le elezioni si svolgeranno il 29 ottobre)
creando volontariamente caos in seno alla comunità». L’aggressione, ha precisato Amani Mwenegoha, ha costretto il candidato
ad annullare un comizio elettorale che doveva svolgersi nella
città di Moshi e che era stato autorizzato. Secondo i media internazionali, il governo tanzaniano si sente sempre più vulnerabile
man mano che si avvicinano le elezioni presidenziali e politiche. Il presidente della Repubblica, Ali Hassan Mwinyi, ha reagito violentemente alla pubblicazione di articoli critici rispetto
alla gestione del paese, la corruzione e la burocrazia, accusando
i giornalisti di essere «corrotti e parziali». (spp/eni)
Seminario di Praga: accordo
fra battisti e Fratelli cechi
PRAGA — Rappresentanti del Seminario intemazionale battista di teologia, che aprirà i suoi battenti a Praga nel prossirno
settembre, dopo il trasferimento da Riischlikon (Zurigo), hanno
firmato un accordo con la Facoltà protestante di teologia
dell’Università «Carlo» di Praga, per una collaborazione fra i
due istituti. L’incontro è avvenuto all’Università Carlo, durante
le celebrazioni del 75° anniversario della fondazione della Facoltà protestante di teologia. Per quest’ultima hanno firmato il
decano Jakub Trojan e il vicedecano Petr Pokomy, per il Seminario battista il presidente David Hopper e altri. L’accordo prevede fra l’altro una stretta collaborazione per quanto riguarda
le rispettive biblioteche e la frequenza degli studenti ai corsi
dei due istituti. La facoltà protestante inoltre riconoscerà i titoli
rilasciati dal Seminario battista. (The link)
Assemblea dell'Unione delle
chiese battiste di Germania
BOCHUM — Walter Zeschky, 65 anni, un industriale di
Wetter-Volmarstein è stato riconfermato, per due anni, presidente dell’Unione delle chiese battiste e libere di Germania
dall’Assemblea dell’Unione stessa che si è tenuta a Bochum alla fine dello scorso maggio. Alla vicepresidenza è stato confermato Wolfgang Lorenz, 57 anni, pastore di Berlino e direttore
dell’opera diaconale Bethel. 1788 delegati, che rappresentavano
gli 88.000 membri delle circa 900 comunità battiste e dei Fratelli, hanno autorizzato il direttivo dell’Unione ad acquistare a Elstal, a ovest di Berlino, un appezzamento di 15 ettari sul quale,
con una spesa di oltre 30 milioni di marchi, dovrebbe sorgere,
entro il ’97, un centro di formazione e di pratica teologica, (epd)
3
#■
venerdì 22 SETTEMBRE 1995
*
Vita Delle Chiese
PAG. 3 RIFORMA
È morto improvvisamente il pastore Georges Paschoud, uno dei fondatori di Agape
Testimone delPagape di Dio in mezzo
agli uomini e alle donne del nostro tempo
TULLIO VINAY
«
Grande tristezza e angoscia. Jacqueline, la figlia
di Georges Paschoud, l’amico
mio, il 5 settembre mi telefona che il padre improvvisamente, forse senza accorgersene, è stato stroncato da un
attacco cardiaco. Noi non
parliamo volentieri di morte.
Cristo è resuscitato e in più ci
'ha promesso di prepararci un
luogo nella sua resurrezione.
Lui con noi, noi con lui.
L’agape del Padre è inesauribile. Su essa contiamo e su
èssa si basa la nostra fede. Rimane il fatto che noi sopravvissuti vediamo partire, l’uno
dopo l’altro, tutti i nostri amici e il loro ricordo affolla la
nostra mente.
La mia amicizia con Paschoud durava da cinquant’
anni, dall’agosto del 1964, il
primo campo dopo la guerra.
Da allora abbiamo fatto tutti i
campi insieme, quello d’agosto alle casermette, quello invernale a Ghigo, quello primaverile a Borgio Verezzi.
Paschoud era sempre accompagnato da un folto gruppo di
svizzeri, io da italiani, spesso
molti delle Valli. Ma il campo essenziale era quello di lavoro ad Agape, che dava significato agli altri. La collaborazione di Paschoud ad
Agape è stata di prima importanza. Ha cominciato a
farla conoscere in Svizzera e
a raccogliere offerte che ci
erano essenziali. Questo fino
all’inaugurazione e oltre.
Paschoud, Neri Giampicco•■K ed io formavamo un terzetto di inseparabili. Il primo
■ problema per l’inverno 1952
era quello di realizzare una
comunità residente per condurre, il lavoro del Centro.
^Questo primo tentativo si ri
velò del tutto insufficiente.
Allora Neri, Paschoud ed io
abbiamo fatto per alcuni
giorni una «retraite» in uno
chalet a Orgeveaux (Vaud).
La riunione fu molto proficua. Gettammo le basi spirituali e organizzative di una
nuova comunità residente che
divenne essenziale ad Agape.
Benché non numerosa diede
un lavorò importante per la
conservazione delle costruzioni e, soprattutto, si dedicò
alla preparazione e all’accoglienza dei campi, non solo
quelli estivi, dove aveva molti altri collaboratori, ma anche quelli di altri periodi per
accogliere e testimoniare
dell’agape di Cristo a quei
gruppi anche numerosi che si
autorganizzavano. I residenti
rimasero per molti e molti
anni e meritano la riconoscenza di tutti.
Dopo il 1961 parte del
gruppo si trasferisce a Riesi
per il nuovo progetto del Servizio cristiano, anch’esso comunità di Agape. Paschoud
lavorò molto per esso, sia visitandolo che facendolo conoscere all’estero. Quando la
sua amata moglie Cristiane
morì, egli si decise a far parte
della comunità del Servizio
cristiano e si aggiunse a noi.
Era spesso in ufficio con me,
dividendone i compiti. Alcuni
anni più tardi si sposò con la
sorella della prima moglie,
Jacqueline, che venne anch’
essa nella comunità. Paschoud
era anche generoso; quando
fui richiesto dal comitato internazionale per la nota inchiesta clandestina sui prigionieri politici di Van Thieu,
dove poteva trovare uno come
me, perennemente squattrinato il denaro per andare a Saigon? Paschoud tirò fuori di
tasca sua l’ingente somma.
Georges Paschoud, Carlo Lupo, Neri Giampiccoli e Tullio Vinéy, gli
iniziatori deiia Comunità di Agape
Le cose andarono avanti
per un bel po’, ma egli era insofferente alle regole che le
decisioni della comunità avevano precedenza su quelle individuali. Cominciò di sua
iniziativa a creare una cooperativa agricola nei dintorni di
Riesi che, peraltro, vive ancora. Ciò creò degli attriti
che finirono a poco a poco
con la separazione. Noi due
però rimanemmo amici e lo
siamo rimasti anche quando
lasciò Riesi. Fra l’altro Paschoud divenne, e lo fu per
molti anni, presidente della
Casa di riposo di Vittoria,
dando preziosa collaborazione al pastore Trobia che ne
era e ne è il direttore.
Tutti i suoi lunghi viaggi
dalla Svizzera per raggiungere Vittoria avevano una sosta
a Roma, per avere la possibilità di incontrarci. L’ultima
sua occasione di collaborazione con me è stata la traduzione in francese del mio ultimo libro «L’amore è più
grande» che ha finito prima
di lasciarci. Il libro è dedicato
a Neri Giampiccoli dai suoi
due inseparabili amici, ma
sarà per me un ricordo vero
di una tanto lunga amicizia.
Non occorre dire quanto
siamo vicini nell’affetto e nel
dolore alle figlie e al figlio,
Jacqueline, Jean-Blaise e
Martine con le loro famiglie.
A rivederci, amico.Paschoud!
w
La casa comunitaria di Tresanti diventa di proprietà dell'«Associazione Tresanti»
(.'«evangelicità» e le forme dì gestione
ANDREA RIBET
ïf>,
La Casa comunitaria Tresanti (Montespertoli, in
Toscana) è una struttura ricettiva della Tavola valdese,
ora in fase di cessione all’Associazione Tresanti, con sede
a Basilea; è una casa colonica riconvertita negli anni in
un centro per incontri, per ferie e per attività sociali non
strutturate; non molto conosciuta in Italia, ha una grossa
notorietà in Svizzera e in
Germania. Quest’estate la
Casa ha vissuto un’esperienza nuova, ospitando un gruppo di 20 bambini provenienti
dalle zone della Bielorussia
contaminate dallo scoppio
del reattore nucleare ucraino
di Cemobil.
Durante la mia ultima visita a Tresanti, più che sul disastro di Cemobil e sulla vita
dei ragazzi che ho incontrato,
ho riflettuto sugli aspetti istituzionali che si prospettano
al momento del completo
passaggio della Casa all’Associazione Tresanti. La domanda di fondo è: con questo
.trasferimento si perderà l’aspetto di «evangelicità» che
ha guidato fin qui la vita della Casa? La presenza protestante può manifestarsi attraverso iniziative non necessariamente ecclesiastiche?
Ho individuato alcuni aspetti che permettono di con
cludere che certe caratteristiche non si perderanno; sarei
lieto di poter condividere e
approfondire con altri le mie
valutazioni.
1) Il senso della comunità
dei credenti. Lo si percepisce
in vari modi, non codificati;
dalle modalità con cui l’assemblea e il comitato dell’associazione assumono le loro
decisioni alle relazioni interpersonali che corrono sul filo
del telefono o in automobile
e che hanno per oggetto la
vita della Casa, con la consapevolezza dei limiti umani
ma nella gioia fiduciosa che
proviene dal credere; la presenza del Signore è sempre
invocata, sia che ci si trovi a
Tresanti sia che altrove si la
vori per essa.
2) Il senso della vita comune. Anche questa avviene in
modo non codificato: dalla
partecipazione alla vita della
Casa in varie forme alla condivisione dei problemi, al lavoro insieme; chi dà, riceve,
e così si cresce vicendevol
mente.
3) Il volontariato. È l’espressione della libera e personale partecipazione alla vita comunitaria per il raggiungimento di un progetto preciso (come ad esempio l’accoglienza dei bambini di Cernobil); così si lavora in modo
partecipato, acquisèndo anche una sensibilità politica e
teologica del volontariato,
espressione della responsabilità e della creatività individuale che diventa un bene per
tutta la comunità.
4) L’impegno sociale. Considerata la struttura e la posizione della Casa è possibile
parlare soltanto di servizi non
strutturati; però si stanno
moltiplicando le occasioni
per dare supporto a persone
singole e gruppi per il superamento di loro situazioni di
disagio sociale, anche in collaborazione con servizi esterni e altre iniziative sociali
evangeliche toscane, in particolare con l’istituto Gould e
il Centro evangelico di solidarietà di Firenze.
5) L’inserimento nella città.
Sempre più la Casa è presente
a manifestazioni locali nel
paese di Montespertoli e la
speranza di aprirsi a nuove
iniziative nell’ambito del sociale locale sono sempre più
ampie; la Casa non resta una
struttura chiusa, ripiegata su
se stessa, ma cerca di dare il
suo contributo alla vita locale, sia pure con le sue modeste risorse. Anche il colloquio
con altre iniziative del privato
sociale si stanno facendo
sempre più frequenti.
6) I collegamenti con il
mondo evangelico italiano.
Anche se l’associazione Tresanti è un’associazione privata, continuerà la ricerca di
rapporti preferenziali con il
mondo evangelico toscano,
italiano e internazionale, per
dare vita a quel tessuto di relazioni che danno senso alla
vita sotto lo sguardo del Signore; la visita del pastore
Conte e di un anziano del
Concistoro di Firenze durante
il soggiorno dei bambini di
Cemobil ha contribuito a sottolineare questo rapporto ed è
stata motivo di grande riconoscenza.
7) Uno spazio per riflettere.
È il caso di un volontario di
Firenze che, venuto «semplicemente» per dare una mano,
ha trovato nuovi stimoli e ha
compreso il senso di una
nuova chiamata.
Così l’aspetto della evangelicità continua ad essere
presente: non dipende da formule giuridiche né da architetture particolari; ciò che
importa è l’atteggiamento dei
singoli partecipanti e della
Casa che dà senso a tutto il
resto. Come sintetizza bene il
(lastore Luciano Deodato in
un suo articolo apparso ultimamente su Riforma, l’evangelizzazione consiste nella
predicazione e nella diaconia,
annuncio gioioso e agire concreto, parola che chiama alla
speranza e azione che trasforma le situazioni. Alla Casa
comunitaria di Tresanti si
continuerà su questa strada,
con l’aiuto del Signore.
LA TAVOLA VALDESE INFORMA
Campo dì lavoro
Nelle sedute dell’inizio di
settembre, appena dopo il
Sinodo e la sessione congiunta dell’Assemblea generale battista e del Sinodo, la
Tavola ha esaminato la situazione del campo di lavoro, arrivando a una serie di
decisioni. Alcune si riferiscono alla proclamazione
della vacanza delle chiese di
Bobbio Pellice, Milano e
San Germano Chisone.
Inoltre è stata trovata una
soluzione per la chiesa di
Frali, un po’ complessa: fino alla fine dell’anno 1995
la chiesa viene affidata al
Circuito, poi viene affidata
al candidato al ministero pastorale Eric Noffice fino alla
fine di agosto 1996, e quindi
viene nominata la pastora
Letizia Tomassone dal 1°
settembre. Fino alla fine
dell’anno ’95 la chiesa di
Rodoretto è affidata al pastore Sergio Ribet. La cura
delle chiese di Losanna e
Ginevra è stata affidata al
pastore di Aosta, Ruggero
Marchetti, che organizzerà i
culti nelle due chiese anche
con l’aiuto di altre persone.
Rimangono aperti alcuni
problemi, che si sta cercando di risolvere per la fine
dell’anno, sperando nell’arrivo di qualche candidato al
ministero, e ancora di un pastore proveniente dalla Germania. La candidata al ministero Daniela Santoro, che
ha consegnato la tesi, è stata
inviata a Torino, per il periodo di prova, sotto la guida del pastore Giuseppe Platone.
Altri atti della Tavola riguardano il calendario delle
sedute (previste fino alla fine del 1996) e il calendario
delle collette speciali: saranno riportati nella prossima
circolare della Tavola. Sono
stati nominati molti dei comitati e molte delle commissioni; i presidenti protempore o quelli scaduti dovrebbero aver ricevuto la
comunicazione della composizione dei comitati o delle commissioni e l’invito a
procedere alla convocazione
del primo incontro, per posta normale, senza attendere
l’arrivo della circolare della
Tavola, prevista per la fine
di settembre.
La Tavola ha anche avuto
il tempo per rallegrarsi dei
risultati della sessione congiunta Assemblea battista e
Sinodo, che permettono di
proseguire il lavoro in comune e di rinforzare ed
estendere la collaborazione
già esistente in molti campi.
Dopo 15 anni ó\ ministero a Torino
Il past. Alberto Taccia
in «pensione attiva»
EUGENIO BERNARDINI
Dopo 15 anni di prezioso
e fecondo servizio, il pastore Alberto Taccia e sua
moglie Luisella lasciano la
Chiesa valdese di Torino per
stabilirsi a Lusema San Giovanni in «pensione attiva».
In questi anni, anche grazie
allo stimolo e all’equilibrata
conduzione del pastore Taccia, la nostra chiesa si è aperta moltissimo alla città: siamo conosciuti e rispettati
presso le istituzioni civili e
politiche, nel mondo della
scuola e della cultura, tra gli
operatori sociali e del volontariato, e non solo: si sono
aperte vie nuove di comunicazione, di incontro e di confronto con il cattolicesimo,
con le sue istituzioni, con le
parrocchie, con i gruppi ecumenici. Questa apertura non
ci ha fatto perdere la nostra
identità, né ha annacquato le
nostre posizioni di fede, anzi
è stata per molti una vera
scoperta di una dimensione
inedita e originale del cristianesimo. Non dimentichiamo
che in questi anni si sono aggiunte alle nostre comunità
decine e decine di persone
provenienti dal mondo cattolico e laico.
Anche sul versante interno
il ministero del pastore Taccia è stato efficace rispetto
all’aggregazione cofnunitaria
e al riordino della segreteria e
degli spazi comunitari che ci
consentirà di lavorare meglio
nei prossimi anni. In quest’
opera un ruolo di rilievo è
stato svolto da Luisella Taccia, che con costanza ha contribuito a rendere la nostra
segreteria una porta (e un telefono) aperta tutti i giorni
della settimana alle necessità
più diverse della nostra comunità, delle altre chiese e
della città. Grazie, dunque,
Luisella e Alberto, per tutto
quello che ci avete dato e per
tutto quello che, nella grazia
del Signore, abbiamo potuto
fare insieme.
Domenica 22 ottobre si
terrà il culto di insediamento
del pastore Giuseppe Platone,
e sarà anche presentata Daniela Santoro, candidata al
ministero, che inizierà nella
nostra comunità il suo periodo di prova prima della consacrazione pastorale.
In settembre hanno lasciato
Torino, per tornare negli Stati
Uniti, il pastore Leo Tautfest
e sua moglie Marta, dopo tre
anni di lavoro per la Comunità di lingua inglese. Vogliamo ancora esprimere loro la
nostra riconoscenza per tutto
quanto fatto in mezzo a noi,
per la loro attenta partecipazione alla vita, alle scelte, ai
problemi non solo della nostra comunità, ma di tutta la
Chiesa valdese. Li ringraziamo anche per i contatti che
avranno a partire da adesso
per fare conoscere i valdesi e
le nostre opere.
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4
PAG. 4 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 22 SETTEMBRE 1995
WS
Gli studenti di teologia battisti in ritiro al Centro Filadelfia
La storia e Fattualità del battismo
italiano in una settimana di studio
ALESSANDRO SPANU
Capita di scorgere negli
archivi polverosi delle
nostre chiese una fotografia
in bianco e nero, magari con
gli angoli sgualciti, di un
gruppo di ragazzi con dietro
un affresco delle montagne
piemontesi. Alcuni di quei
volti li possiamo riconoscere
anche se adesso hanno i capelli più bianchi: sono i pastori fotografati negli anni dei
loro studi teologici a Rivoli.
Ha fatto un certo effetto mettersi in posa con 13 studenti e
studentesse davanti a quell’
affresco ormai sbiadito e quasi irriconoscibile.
Dal 4 all’8 settembre 15 ragazzi e ragazze battisti (tra
studenti del seminario di Riischlikon, della Facoltà valdese di teologia di Roma e candidati) si sono incontrati a Rivoli per la settimana degli studenti organizzata dal Dipartimento di teologia. Presenti il
pastore Salvatore Rapisarda e
Raffaele Volpe per il Dipartimento di teologia, sono intervenuti ai lavori i pastori Emmanuele Paschetto, Dario
Saccomanni, Domenico Tomasetto. Pino Morlacchetti e
il presidente dellV^ebi, Renato Malocchi. È stata una
settimana intensa di lavoro e
di vita spirituale. Per molti
una novità che ci ha dato la
possibilità di confrontarci con
ìa vita deirUnione battista,
ma soprattutto un momento di
incontro con le esperienze di
fede di coloro che sono quasi
arrivati alla fine di un percorso di preparazione teologica e
coloro che stanno iniziando .
La settimana degli studenti
si è aperta con una panoramica sulla storia delle chiese battiste in Italia, dalle origini fino alla costituzione
dell’Ucebi negli anni Cinquanta, a cura dei pastori
Saccomanni e Paschetto. Rilevante è stato ripercorrere le
prime esperienze missionarie
condotte insieme alle altre
chiese evangeliche in Italia.
Così è stato appassionante ritrovare alle radici delle chiese
battiste il vivace dibattito sulla questione sociale e i rapporti con il socialismo italiano che vedeva già negli anni
’10 un’attenzione del mondo
battista per le situazioni di
emarginazione e sfruttamento. Un dibattito a tratti aspro,
ma condotto ad altissimo livello su II Testimonio e Bilychnis, periodico al quale collaborava Giuseppe Gangale.
È stato Maiocchi a condur
Un punto della fede battista è il battesimo degli adulti per immersione
ci per i sentieri dell’intesa
realizzata tra la Repubblica
italiana e l’Ucebi, degli ordinamenti che l’Unione si è data e del «piano di cooperazione» tra le chiese. Il primo
problema riguardava la possibilità di conciliare il congregazionalismo, la tradizionale concezione battista di
separazione tra stato e chiesa,
con l’eventualità di prendere
accordi con lo stato proprio
per ciò che riguardava le
stesse chiese battiste. Come
evitare un’ingerenza dello
stato nella vita delle chiese o
un rapporto privilegiato delle
chiese di fronte allo stato?
Secondo Maiocchi, l’Intesa
realizzata permette il rispetto
dell’identità delle chiese battiste grazie al riconoscimento
dell’ordinamento battista come ordinamento originario,
la cui esistenza è autonoma
rispetto allo stato.
Attraversò l’esame del
«patto costitutivo» e dell’ordinamento abbiamo avuto
una panoramica sugli organi
delle chiese battiste e su come le chiese si amministrano.
Ancora in salita, invece, è la
strada del «piano di cooperazione»: la chiesa che può
continuare a esistere soltanto
se le sorelle e i fratelli che ne
fanno parte la mantengono
economicamente. C’è stato
poi un confronto con il pastore Tomasetto sull’evangelizzazione, soprattutto in merito
a uno studio sulle parole e le
immagini che usiamo in contesti differenti per annunciare
l’Evangelo. Importante è stato prendere visione insieme al
pastore Rapisarda del lavoro
fatto al convegno pastorale
del ’94. Gli studenti si trova
TAVOLA VALDESE
Vacanza dì chiese
La Tavola, a seguito della nomina del pastore Salvatore
Ricciardi quale pastore della Chiesa cristiana evangelica di
Bergamo, proclama la vacanza della Chiesa valdese di Milano. La designazione del nuovo pastore dovrà avvenire in
base agli artt. 12,13,14 e 16 dei RO 4/77 entro il 31 dicembre 1995.
La Tavola, a seguito della nomina del pastore Paolo Ribet
quale pastore della Chiesa valdese di Pinerolo, proclama la
vacanza della Chiesa valdese di San Germano Chisone. La
designazione del nuovo pastore dovrà avvenire in base agli
artt. 12, 13, 14 e 16 dei RO 4/77 entro il 31 dicembre 1995.
La Tavola, in seguito all’emeritazione del pastore Aldo
Rutigliano, che avverrà il 30 settembre 1996, proclama la
vacanza della Chiesa valdese di Bobbio Pellice. La designazione del nuovo pastore dovrà avvenire in base agli artt.
12, 13 14 e 16 dei RO 4/77 entro il 31 dicembre 1995.
Gianni Rostan
moderatore della Tavola valdese
Torre Pellice, 13 settembre 1995
no oggi di fronte a problematiche che vedono il pastore
coinvolto in maniera molto
diversa in seno alla chiesa rispetto al suo ruolo tradizionale, tale da determinare modi
radicalmente diversi di intendere la vocazione.
La settimana si è conclusa
con la visita al settimanale
Riforma e alla casa di riposo
Villa Grazialma, così da toccare con mano la realtà diaconale del mondo evangelico
italiano. Ci siamo lasciati con
molta speranza sul futuro e la
promessa di rivederci il prossimo anno per lavorare sull’
omiletica e la liturgia.
Battisti a Matera
Tre nuovi
battezzati
MARIA PAPAPIETRO
La Chiesa battista di Matera, domenica 23 luglio
ha avuto un momento di festa, condiviso con fratelli e
sorelle delle chiese di Altamura e di Gravina, per il battesimo di tre giovani credenti:
Cristina Cipriani, membro
della chiesa battista di Altamura, Giovanna Colucci e
Francesca Tritto.
Ha celebrato i battesimi il
pastore Martin Ibarra. Il pastore ha messo in rilievo le
motivazioni che spingono i
credenti a chiedere il battesimo. Una delle ragioni esposte
è la volontà di vivere una vita
trasparente nella verità che libera dalle tante ideologie,
pregiudizi e false mediazioni
che la classe sacerdotale del
nostro tempo inculca ancora
oggi ai cristiani. L’unico mediatore tra Dio e l’umanità è
Gesù Cristo che ha preso egli
stesso il posto del sommo sacerdote e ha squarciato il velo del luogo santissimo del
tempio per valicare il confine
tra Dio e gli esseri umani. La
radicalità dell’impegno di
ogni credente preso nel giorno del battesimo consiste nel
condividere con gli altri questa verità che trasforma gli
esseri umani prima del battesimo, in quanto l’acqua è un
simbolo e rimane acqua prima e dopo e le persone sono
uguali prima e dopo. Se c’è
una trasformazione, ha affermato il pastore Ibarra, deve
avvenire prima per opera dello Spirito.
Bosniaci ospiti nella foresteria battista
Sarajevo-La Spezia
ROSSELLA SACCOMANI
MARISA BADIALI
Mercoledì 27 luglio 1995
è stata organizzata a La
Spezia una giornata a favore
della pace per le popolazioni
dell’ex Jugoslavia. Vi hanno
partecipato diverse associazioni tra cui la Chiesa battista
e il Centro evangelico, presenti anche attraverso la voce
di Milenko Moraza, ospitato
insieme alla moglie Vesna e
ai figli Dragan e Davor nella
foresteria della chiesa battista
di via Milano 40.
La commozione ha sopraffatto Milenko, seguito immediatamente da Vesna, quando
ha detto che a Sarajevo sono
rimasti quarant’anni della loro vita. Ne riportiamo per intero il discorso, molto esplicativo per capire il dramma
che quelle popolazioni stanno
vivendo: «Buona sera a tutti.
Come mi trovo solo due mesi
in Italia scusatemi se leggo.
Mi chiamo Milenko Maraza,
vengo da Sarajevo, città occupata con mia famiglia: moglie e due bambini di 14 e 16
anni. A Sarajevo abbiamo
passato due difficili anni di
guerra. Da Sarajevo sono
uscito in luglio ’94. Mia moglie e bambini sono usciti sei
mesi prima. Grazie alla buona gente di La Spezia e alla
fortuna ci troviamo qui. Con
i nostri pensieri siamo sempre a Sarajevo, perché lì sono rimasti i nostri genitori, i
nostri amici, la nostra gioventù, quarant’anni della nostra vita.
Come già sapete la vita a
Sarajevo era molto dura senza acqua, gas, elettricità, cibo sotto le bombe con tanta
paura. Una semplice giorna
ta di guerra cominciava
all’una di notte quando veniva il gas. In questa ora si cominciava a preparare qualcosa per mangiare, perché
già al mattino successivo non
c ’era più gas. Nel corso della
giornata si raccoglieva legna
e carta per riscaldarsi, si
portava l’acqua da lontano.
Il resto si passava nel rifugio
aspettando che bombardamento si calma, sempre sperando che questo sarà l’ultimo bombardamento, l'ultima
giornata di guerra. Brutta
guerra che continua.
Come nella mia anima non
sono uomo che può portare
fucile e ammazzare e come
profondamente sono pacifista
ho deciso di lasciare Sarajevo per un futuro incerto. Speriamo che nostra vita sarà
più felice, speriamo anche di
trovare la possibilità di lavorare. In questa maniera possiamo assicurare una migliore vita a noi e ai nostri figli.
Alla fine ringraziamo il
Coordinamento accoglienza
profughi della ex Jugoslavia
di Im Spezia. Grazie».
La famiglia di Milenko
Moraza è il secondo nucleo
familiare ospitato nella foresteria della chiesa battista
della Spezia. Lui serbo, lei
croata di Bosnia, una coppia
molto unita che ha saputo dare molto affetto ai figli e che
insieme cercano di superare
le difficoltà e l’angoscia per
la situazione del loro paese.
A Sarajevo hanno lasciato i
genitori che non godono buona salute e per questo sono in
grande apprensione. Sono
persone aperte e affettuose e
anche per loro sarà fatto tutto
il possibile perché si ricostruiscano una vita.
POMARETTO — Il 2 settembre sono state benedette le nozze
di Piero Coucourde e Anne-Patricia Rougemont, di Ginevra: un’occasione per rinsaldare i legami fra le parrocchie
ginevrine gemellate con Pomaretto, e la terra d’origine di
molti valdesi stabilitisi in Svizzera, come la famiglia Coucourde originaria di Inverso Rinasca.
• Il 9 settembre si sono sposati nella chiesa cattolica di San
Genesio, a Perosa Argentina, Massimo Bosco e Barbara
Davin: una delegazione del Concistoro ha portàto il saluto
della Chiesa valdese di Pomaretto.
• Nel fine settimana tra 1’8 e il 10 settembre abbiamo ricevuto la visita dei catecumeni dell’ultimo anno di corso delle
chiese di Petit-Lancy, Onex e St.-Luc (Ginevra) accompagnati dai loro pastori: una bella occasione di incontro per
alcuni dei nostri giovani e per la comunità.
• A fine luglio e nel corso del mese di agosto si sono svolti i
funerali di Maddalena Ribet ved. Peyronel, deceduta a 102
anni (probabilmente la decana della nostra comunità), di
Annita Arvat ved. Marchetti, di Emilio Coucourde, di Aima Tron ved. Pascal, e di Giulietta Massel ved. Clot. Alle
famiglie va la nostra solidarietà cristiana.
RODORETTO-FONTANE — È terminata la stagione estiva,
nel corso della quale si sono tenuti i culti alternativamente a
Rodoretto e Fontane, ben frequentati da quanti ritornano
ogni anno con affetto al luogo natio. Una frequentata assemblea di chiesa si è tenuta il 13 agosto a Campo Clot e la
cappella delle Fontane, rinnovata e ripulita da una squadra
di volontari, ha ospitato una bella assemblea cultuale il 20
agosto, in occasione del battesimo di Gabriele Cedrino, di
Giuseppe e di Paola Pascal, residenti in Pinerolo.
PERRERO-MANIGLIA — Formuliamo cari auguri a Laura
Ghigo e Renzo Tron per la nascita del piccolo Samuele.
• Ci hanno lasciato due fratelli che avevano trascorso la
maggior parte della loro vita a Maniglia: Aldo Tron e Nino
Bert. Entrambi lasciano un vivo ricordo di membri di chiesa impegnati e di fedeli amici della montagna.
TORINO (via Viterbo) — Il fratello Giovanni Minetti, di anni 86, ricoverato presso la casa di riposo Villa Cantù di Ciriè, è deceduto il 20 luglio. Il funerale è stato celebrato dal
pastore Marco Piovano, presso il cimitero sud di Torino.
• n 3 settembre, nel tempio di via Viterbo, con la partecipazione di molti fratelli e amici, si è celebrato un culto speciale di lode e ringraziamento al Signore per le nozze d’argento
di Loredana e Valter Bruscaini. Il culto, con predicazione
sul Salmo 128, è stato presieduto da Angelo Monti, la parte
musicale è stata curata da Amelia Cocumelli Monti e dal figlio Samuele. Ai cari «sposi» le benedizioni del Signore.
LIVORNO — Nel tempio battista di Villa Corridi, domenica
13 agósto, ha dato testimonianza battesimale Sara
Weatherford. Presenti, oltre alla comunità, numerosi amici
e parenti delle sorelle. E seguita un’agape, nella quale l’allegrezza e il ringraziamento al Signore sono stati prosieguo
del culto del mattino. Alla sorella in Cristo, per mezzo
dell’imposizione delle mani, è stata confessata dalla chiesa
la potenza redentrice del Signore.
• Con il relativo statuto, approvato nell’aprile scorso, è stato
costituito il Consiglio delle chiese evangeliche cittadine. Ne
fanno parte la Chiesa apostolica, le due chiese battiste, la
Chiesa avventista e la Chiesa valdese. Dalla costituzione si
sono avute due riunioni in cui si sono perfezionate alcune
proposte operative che avranno il loro seguito nel mese di
settembre alla ripresa delle attività ecclesiastiche. Il primo
presidente di turno è il pastore Mauro Del Nista, eletto a
scmtinio segreto dal Consiglio.
ROMA — Oltre alle normali attività ecclesiastiche, nella
chiesa battista di via Teatro valle ci siamo impegnati con
conferenze, concerti e bazar per incrementare il «Fondo
pro Ruben». Abbiamo continuato a incontrarci ogni domenica dopo il culto per l’agape e gli studi comunitari su diverse tematiche. Oltre ai gruppi di studio biblico, presso
famiglie dislocate in varie parti della città, è proseguita la
cura settimanale della diaspora di Ostia. Sono continuate
anche le visite al nostro locale di culto da parte di scolaresche delle elementari, medie e liceali che sono un’occasione per presentare la nostra fede a tanti giovani. Il nostro
tempio ospita ora due comunità: una cinese, di più di 300
membri, con circa 40 ragazzi della scuola domenicale, che
ha aderito all’Ucebi, e una di latinoamericani, avventisti,
di circa 70 membri.
• Si sono uniti in matrimonio Norma Semprebene e Marco Prezioso.
• Sono stati presentati al Signore Giulia e Mattia, di Miriam e Salvatore Bardino, e Giulio di Serenella e Piero
Donnangelo.
• Hanno testimoniato la loro fede nel Signore, tramite il battesimo, le sorelle Miriam Semprebene, Matilde Corda,
Patrizia Berlingeri, Stella Fanzini e i fratelli Maurizio
Papandrea, Stefono Petriaggi e Salvatore Bardino. Sono
anche state accolte come membri di chiesa due sorelle della
Chiesa battista di San Pietroburgo (Russia).
• Oltre al pastore Piero Suman, hanno tenuto le predicazioni
la sorella Ivana Tranquilli e i fratelli Luciano Semprebene,
Luca Campennì, Mario Tricoli.
• Ci hanno preceduto nella casa del Padre la sorella Cecilia
Francesconi e il fratello Antonino Pluchino.
VILLAR PELLICE — Vogliamo ringraziare vivamente i
gruppi di trombettieri e coralisti provenienti da diverse zone
della Germania che, in occasione della loro permanenza al
Castagneto per le vacanze estive, ci hanno offerto due concerti e hanno partecipato ai culti per diverse domeniche guidandoci nel canto degli inni.
• Domenica 10 settembre, in occasione delle «feste dolciniane» alla Bocchetta di Margosio (Biella), una cinquantina
di persone della comunità ha partecipato al culto tenuto da
nostro pastore; ha cantato la corale di Villar-Bobbio. La
giornata è proseguita piacevolmente con pranzo e canti in
compagnia degli amici biellesi. Ringraziamo il pastore
Giorgio Toum che ha tenuto il culto nel tempio di Villar.
5
Spedizione in abb. postaie/50 - Torino
In caso di mancato recapito si prega restituire
ai mittente presso i’Ufficio PT Torino CMP Nord.
L’Editore si impegna a corrispondere
ii diritto di resa.
Fondato nel 1848
):
<( A
..-J.
moE
VENERDÌ 22 SETTEMBRE 1995
ANNO 131 - N. 35
URE 2000
C i avete fatto caso? Ogni
volta che dal cielo scende un po’’ di pioggia, il fatto
diventa una notizia; non è la
precipitazione in sé, ma se
appena piove più del normale, da qualche parte, Piemonte, Toscana, Liguria, Lombardia, Lazio o .Sicilia almeno un disastro è assicurato.
Tutto questo malgrado le
Prefetture «allertino» i Comuni, la protezione civile, i
pompieri e quant’altro. Il Pinerolese negli ultimi anni ha
sempre scampato i pericoli
più gravi; per le Valli è rimasto il ricordo del maggio
del 1977: 8 morti, i ponti
crollati. Siamo più bravi?
No, dicono le cifre; semplicemente è piovuto meno
intensamente che altrove.
INQUINAMENTO E EMERGENZE
IL FIUME
PIERVALDO ROSTAN
Le «briglie» dei torrenti si
sono nei decenni riempite, la
vegetazione cresce nei fiumi,
nuove cospicue «isole» si sono formate lungo i corsi d’acqua. Lungo le aste fluviali,
nei decenni, si è anche costruito: fabbrichette, impianti
sportivi, talvolta anche case;
certo apparentemente sono
strutture lontane dai corsi
d’acqua, ma chissà di che cosa è capace un fiume in pie
na! Più di una amministrazione comunale appena insediata ha posto fra i primi punti
del programma amministrativo l’intervento sui propri torrenti; ma c’è programmazione? C’è possibilità di programmazione?
I torrenti sono malati: se
non piove crescono le alghe a
dimostrare un inquinamento
non più assorbibile; poi ci sono i prelievi: di acqua (e
d’estate certi torrenti letteralmente spariscono) e di materiale sabbioso o ghiaioso (e
non sempre gli interventi sono immuni da impatto sul sistema fiume). Da qualche
mese l’amministrazione di
Cavour convoca ogni due
settimane sindaci e amministratori della zona; alla fine si
scopre che dalla Regione
hanno fondi assai cospicui
per intervenire sui torrenti
montani; solo che per un tratto è competente il Magistrato
del Po, per un altro il genio
civile, per un altro la Regione; poi ci sono i Comuni, le
Comunità montane..., e intanto, mentre le pratiche seguono il loro iter, la montagna aspetta la necessaria’ programmazione.
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Nuova nomina
Zagrebelsky
giudice
costituzionale
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Il Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro,
con un decreto del 9 settembre 1995, ha nominato Gustavo Zagrebelsky nuovo giudice
costituzionale, al posto dell’ex
presidente Antonio Baldassarre, il cui mandato è scaduto
l’8 settembre. Al momento
infatti, con la nomina di Zagrebelsky, i giudici costituzionali sono 13, contro i 15 previsti dall’articolo 135 della
Costituzione: 5 sono nominati
dal capo dello stato, 5 dal Parlamento in seduta comune, 5
dalle supreme magistrature
ordinaria ed amministrativa.
Gustavo Zagrebelsky è nato a San Germano Chisone il
1° giugno 1943 e la madre
era una valdese. «Contributo
allo studio della consuetudine
costituzionale nella teoria
delle fonti del diritto»: questo
il suo primo saggio, che riprende con aggiornamenti e
integrazioni la sua tesi di laurea, discussa nel novembre
1966 con il professor Leopoldo Elia. Zagrebelsky è inoltre
editorialista del «La Stampa»
(in questa veste è stato l’unico giornalista a intervistare il
presidente Scalfaro), nonché
socio corrispondente dell’Accademia delle Scienze di Torino. È stato prima ricercatore del Cnr, poi assistente
presso la cattedra di Istituzioni di diritto pubblico alla
Facoltà di economia e commercio di Torino, per poi assumere l’incarico di docente
di diritto costituzionale italiano e comparato presso
rUniversità di Sassari. Attualmente è titolare della cattedra di Diritto costituzionale
presso la Facoltà di giurisprudenza dell’Università di Torino. Al suo attivo numerose
pubblicazioni e osservazioni
a commento di decisioni della Corte. Tra i suoi scritti più
recenti ce n’è uno sul «processo a Gesù» dal titolo «Il
crufige e la democrazia».
Le scuole elementari di montagna potrebbero vedere «tagliate» alcune delle loro sedi
Classi a rischio per la scarsità degli allievi
CARMELINA MAURIZIO
Hanno tempo meno di un
mese le scuole elementari delle Valli e del Pinerolese per cercare di risolvere una
questione quanto mai importante per il loro futuro. Circa
tre mesi fa, nell’ambito di un
progetto generale di razionalizzazione, il ministero della
Pubblica istruzione aveva diffuso un elenco di plessi e
classi di scuole di montagna
da sopprimere; il tutto era stato bloccato dalle rimostranze
e dalle proteste di scuole e
Comuni montani coinvolti.
Con l’anno scolastico appena iniziato il Provveditore agli
studi di Torino ha invitato capi d’istituto e amministrazioni
comunali a fare delle proprie
proposte, tenendo tuttavia
conto che secondo la legge
148 del 1990 le classi (o le
pluriclassi e i plessi) che hanno meno di 18 alunni (il minimo di allievi per classe per il
Piemonte è di 17,4 alunni) dovrebbero esser soppresse a
partire dal prossimo anno scolastico; «Nel mio circolo le
sedi con un numero inferiore
di bambini sono due - spiega
Franco Calvetti, direttore didattico del circolo di Perosa
Argentina - Pragelato e Villaretto. Come capo di istituto
sono decisamente contrario
alla loro soppressione, anche
perché questa causerebbe dei
disagi talmente notevoli ai
piccoli utenti che dovrebbero
percorrere molti chilometri
per recarsi a scuola»..
Anche nel circolo di Torre
Pellice ci sono dei piccoli
plessi a rischio: «A Rorà e a
Bobbio - dice il direttore, Eynard - vi sono rispettivamente
13 e 12 bambini ma non proporrò affatto la soppressione
di queste .sedi, in accordo con
le amministrazioni comunali,
poiché a mio avviso causerebbe danni e problemi ai piccoli
scolari e alle loro famiglie.
Sentiremo la risposta del
Provveditore alle nostre proposte e valuteremo ancora
delle possibili alternative nel
caso si arrivasse per forza a
delle soppressioni». Sono in
discussione anche le scuole
elementari di Prarostino, Osasco e della frazione Pieve di
Cumiana: «Sono ben deciso a
muovermi contro l’eventuale
soppressione della nostra
scuola - spiega Enzo Costan
tino, sindaco di Prarostino - e
in questo senso abbiamo
coinvolto anche le famiglie
con una petizione che per ora
ha raggiunto circa 800 firme,
che presenteremo all’incontro con il Provveditore».
Anche Ugo Paimero, direttore del secondo circolo di Pinerolo, al quale appartengono
le tre sedi a rischio, si pone
sulla linea della non soppressione: «Non esistono a mio
avviso dei reali vantaggi
nell’accorpamento delle sedi
piccole e tuttavia andremo
all’incontro con il Provveditore disposti a valutare ogni
possibilità». Sembra più tranquilla invece la situazione nel
circolo di Lusema: «Le sedi a
rischio - dice il direttore
Marco Armand Hugon - sono
quelle di Cappella Merli,
Cappella Moreri e San Mu
chele, per le quali stiamo valutando gli eventuali disagi
procurati dall’accorpamento
con la sede di capoluogo. Sono comunque abbastanza ottimista e anche se si arrivasse
alla soppressione dobbiamo
cominciare a considerare
senza drammi e con realismo
ogni singolo caso».
Un calderaio ambulante sale lentamente per la strada che conduce alle baracche dei pastori del Pis, sul
territorio di Massello. È molto carico dei
numerosi utensili del mestiere, sicché arriva tutto sudato sul pianoro dove si trovano le casette dei contadini. Si avvicina
a una di esse: «Brav’uomo - dice ad un
contadino che sta attizzando il fuoco sotto una grossa caldaia - datemi per favore
un po’ di latte appena munto». «Non ne
ho, vi darò di quello della caldaia, quando sarà quagliato». «No, è latte fresco
che voglio!» ripete il calderaio, alzando
la voce. «Ah!... Voglio?... e con quel tono?... Non avrai niente, allora! Vattene
per la tua strada!». «Ebbene, me ne vado, ma te ne pentirai!».
Il nostro operaio ricarica i suoi attrezzi
e riprende il cammino, con l’intenzione
di attraversare il colle e andare in Val
Pragelato. Il pastore sorveglia il suo latte, controlla che abbia raggiunto la temperatura voluta e vi getta una certa quan
IL FILO DEI GIORNI
IL CALDERAIO
MARIE BONNET
tità di caglio. Aspetta, ma il latte non
vuole coagulare. Aumenta le dosi, ma
inutilmente. «Ah! - esclama ad un tratto
- la minaccia di quell’uomo! Il birbante
è stregone; ma quell’arte diabolica non
mi è del tutto sconosciuta; tocca a me,
adesso! Non la passerai liscia...».
Acchiappa una gallina dalle penne nere, la mette sotto una caldaia rovesciata,
ci si siede sopra, pronuncia alcune parole magiche e aspetta. Il calderaio cammina, cammina... ma, ad un tratto, ecco che
non può più proseguire; la strada è
scomparsa, e davanti a lui si erge una
roccia assai alta; non può passare né a
destra, né a sinistra. Dopo vani sforzi per
avanzare, deve tornare sui suoi passi. Il
pastore, sempre seduto sulla caldaia, tiene prigioniera la misteriosa gallina nera
e sorride quando vede ricomparire il calderaio. Getta legna sul fuoco e il nostro
viaggiatore, tutto mogio, è costretto da
una forza irresistibile ad avvicinarsi a
lui. «Siediti su questa panca, vicino al
fuoco, amico!» comanda ridacchiando
l’uomo della gallina nera.
Il calderaio ubbidisce. La fiamma è alta: non può resistere al calore ardente che
lo circonda. Vorrebbe allontanarsi, ma
non può; dipende dalla volontà del pastore, fosse anche obbligato a farsi arrostire.
«Pastore, buon pastore - lo prega - allontana la panca dal fuoco e il tuo latte
quaglierà». Confessa così di essere l’autore della stregoneria sul latte e ne chiede
perdono al pastore, che lo lascia andare
dopo aver rimesso in libertà la gallina.
(da Tradizioni orali delle
Valli Valdesi del Piemonte, Claudiana)
In Questo
Numero
Famiglia
Famiglia, sessualità, violenza: tre argoinenti che
scottano, in special modo
quando si parla di giovani.
Così il dibattito che si è tenuto nell’ambito della Festa di Pinerolo {Manifestatevi) ha visto un numeroso
pubblico ascoltare partecipe i relatori, fra cui lo psichiatra Paolo Crepet.
Pagina II
Un’associazione che intende rivolgersi a tutti i lavoratori e tutte le lavoratrici, a prescindere dai riferimenti politici più o meno
invadenti. «Alp» si presenta al pubblico per spiegare
le ragioni della propria nascita, conseguenza diretta
dell’accordo sulle pensioni
raggiunto nei mesi scorsi e
accettato dai sindacati più
rappresentativi.
Pagina II
Cent'anni di Asilo
L’Asilo per anziani di
Lusema San Giovanni ha
festeggiato in una giornata
di lode vissuta comunitariamente ì primi cento anni
di attività. Nell’occasione
il pastore Giorgio Tourn
ha apercorso i legami che
uniscono l’attività delle
opere sociali al periodo del
«Risveglio», con particolare riferimento alle Valli.
Pagina m
Anticonformismo
Diversi interventi fra
quelli che hanno aperto
l’anno scolastico al Collegio valdese di Torre Pellice hanno concordato sulla
necessità di conoscere i
mezzi di comunicazione
per osservarli con occhio
critico. Lo stesso sguardo
si deve rivolgere alla vita
dì tutti i giorni per acquisire spirito di iniziativa.
Pagina III
m
6
PAG. Il
E Eœ Delle Yaui mLDESi
venerdì 22 SETTEMBRE 1995
ANCORA UNA VOLTA... FESTA AL CHIOT — Si ripete
da molti armi: al Chiot sopra Pradeltomo, in alta vai d’Angrogna, viene organizzata una festa occasione di incontri,
pranzi e balli tradizionali. È stato così anche domenica 10
settembre (vedi foto) grazie aH’intraprendenza, alla fantasia
e alla buona volontà di molti, su tutti la famiglia Gaydou.
AGGIORNAMENTO INSEGNANTI ELEMENTARI —
Lunedì 2 ottobre inizia a Villar Perosa il terzo corso di storia e cultura locale, organizzato dal Centro culturale valdese. Si parlerà delle valli Chisone e Germanasca nella storia
del ’900, con lezioni di Daniel Baridon (L’emigrazione),
Giorgio Peyrot (Giolitti e la grande guerra), Jean-Louis
Sappé (Il biennio rosso), Gabriella Ballesio (Gli archivi alle
Valli), Ettore Serafino e Marcella Gay (Fascismo e Resistenza), Clara Bounous (I valdesi e la fabbrica), Lorenzo
Tibaldo (La ricostruzione post bellica); Raimondo Genre
curerà una visita a Maniglia e Rodoretto, con ricordi partigiani. Programmi e iscrizioni presso la direzione didattica
di Villar Perosa, via IV Novembre 1, tei 51060.
OTTO MUCCHE INVESTITE DAL TRENO — È successo
mercoledì scorso a San Secondo; il macchinista dell’ultimo
treno per la vai Pellice, intorno alle 21,30, giunto in località
Bima di San Secondo si è trovato di fronte 8 mucche fuggite da un vicino allevamento, probabilmente impaurite da un
fulmine caduto durante un temporale serale; malgrado la
frenata il treno ha investito in pieno gli animali uccidendoli
senza tuttavia deragliare. Dopo lo spavento per il brusco
stop i viaggiatori sono stati fatti salire su un autobus e successivamente la strada ferrata è stata sgomberata.
ATTO FINALE PER LA DURONI? — Si va verso la chiusura della fabbrica di pesi e bilance di Pinerolo? La crisi
della Baroni, una delle poche ditte italiane impegnate nel
settore, si trascina da anni; i sindacati hanno più volte lamentato la mancanza di investimenti e l’accordo con la
Cooperativa bilanciai di Campogalliano non ha avuto gli effetti sperati. Una delle aziende storiche di Pinerolo pare
dunque destinata a chiudere; c’è, ovviamente, forte preoccupazione per il futuro della cinquantina di dipendenti.
NAZISMO E STERMINIO — Su questo tema il Centro culturale valdese, con il coordinamento di Claudio Canal e Francesca Spano, organizza a Pinerolo, presso la scuola media di
San Lazzaro, un seminario per insegnanti che si svolgerà in
quattro incontri a partire dal 18 ottobre e si concluderà con
un concerto-spettacolo pubblico a cura del gruppo «1 klezmorin» costituito da canti, musiche, testi della cultura yddish. Iscrizioni presso la scuola San Lazzaro, via Rochis 29.
AUTORIPARAZIONI
Costantino Marco
Offìcina autorizzata
LA PRIMA IN PINEROLO
Via Montebello, 12 - Tei. 0121/321682
PINEROLO
A Pinerolo nasce «Alp»
Un^assodazìone
per tutti Í lavoratori
L’Associazione lavoratori
pinerolesi invita tutti i lavoratori di Pinerolo e dintorni a
un incontro pubblico sabato
29 settembre alle 21 presso
l’Auditorium di corso Piave.
Il neocostituito gruppo di lavoratori che si definisce
«un’associazione autonoma
dal quadro politico e dai partiti» si rivolge alle lavoratrici
e ai lavoratori del pubblico
impiego, della scuola, delle
poste, degli enti come Enel e
Acea per discutere la possibilità di far nascere un grande
movimento sindacale, capace
di sperimentare e ricercare
pratiche alternative a quelle
dei sindacati maggiori.
«L’accordo sulle pensioni
tra governo e sindacati ha
costituito una frattura insanabile tra i lavoratori e le organizzazioni sindacali Cgil,
Cisl, UH - spiegano i fonda-tori di Alp - inoltre i confederati hanno disatteso il
mandato di milioni di lavoratori che pure si erano mobilitati massicciamente. A questo
si aggiunge la vergognosa
conclusione di molti contratti
nazionali con aumenti risibili
di fronte all’inflazione ben
superiore a quella programmata e con peggioramenti
normativi (restrizione dei diritti sindacali, del diritto di
sciopero, diminuizione delle
ferie per i nuovi assunti). Oltre a tutto ciò le piante organiche continuano a rimanere
inferiori alle necessità con
aumento dei carichi di lavoro
per chi è già occupato».
Per affrontare in modo
concreto e vigoroso questi e
altri gravi problemi che coinvolgono il mondo del lavoro
nella sua totalità i responsabili di Alp hanno appunto
convocato il maggior numero
possibile di lavoratori e propongono l’iscrizione all’associazione.
Dalla vai Pellice verso Osasco e Sai uzzo
Autobus per studenti
La società Cavourese ha
istituito due nuove corse per
studenti che dalla vai Pellice
si devono recare a Osasco per
frequentare l’Istituto agrario
o a Saluzzo per frequentare
l’Istituto d’arte.
Per la prima corsa, da Torre
a Osasco, l’orario è il seguente; partenza da Torre alle 7,35
e poi fermate ogni cinque minuti a Luserna, Bocciardino,
Ponte di Bibiana, Bricherasio,
Cappella Moreri, San Secondo (piazza), Bima con arrivo a
Osasco alle ore 8. Ritorno
con le stesse fermate con partenza alle ore 12,35 e alle
16,35 e arrivo a Torre rispettivamente alle ore 13 e alle 17.
L’altra corsa. Torre PelliceSaluzzo, parte da piazza Cavour a Torre alle ore 6,35 e
ferma ogni 5 minuti a Luserna, Ponte di Bibiana, Bricherasio, Cappella Moreri, San
Secondo, Osasco, Bivio di
Garzigliana, Cavour, Crociera di Barge, Staffarda, Cervignasco, e arriva a Saluzzo alle ore 7,50. Anche qui due
corse per il ritorno con partenza da Saluzzo alle ore
13,25 e alle 17,30 e arrivo a
Torre Pellice rispettivamente
alle 14,40 e 18,30.
Per l'attività a favore della scuola
Calvetti cavaliere
Con un decreto del Presidente della Repubblica italiana del 2 giugno scorso, su segnalazione del ministro della
Pubblica istruzione Giancarlo
Lombardi, Franco Calvetti,
direttore didattico a Perosa
Argentina, è stato nominato
Cavaliere Ufficiale al merito
della Repubblica italiana per
la sua opera a favore della
scuola italiana. Questa onorificenza viene ad aggiungersi a
quella ricevuta nel 1988 dal
Presidente della Repubblica
francese François Mitterrand
che lo nominò Chevalier des
Palmes Académiques Françaises per la sua opera di diffusione della cultura e della lingua francese nel mondo.
Franco Calvetti, autore di
vari testi scolastici e di articoli su riviste specializzate in
educazione e politica scolastica, ha iniziato la sua carriera
come maestro elementare nel
1959 a Pomaretto. Dopo i
suoi studi di pedagogia a Torino si è specializzato in lingua e letteratura francese
all’Università La Sorbona di
Parigi ricoprendo in seguito
numerosi incarichi presso il
ministero italiano degli Esteri
e quello della Pubblica istruzione, sia come rappresentante dell’Italia in Africa (7 anni) sia in numeroso consessi
intemazionali.
i
Calvetti è studioso di didattica della lingua straniera e di
bilinguismo precoce; ha lavorato al Centro università a distanza di Roma e tiene attualmente corsi di glottodidattica
al Centro interdipartimentale
della ricerca dell’Università
di Torino. È segretario generale per l’Italia del Centro
mondiale di informazione
educazione bilingue (riconosciuto dal Consiglio d’Europa). Ha fatto parte del Comitato scientifico del Progetto
ministeriale che ha condotto
la sperimentazione dell’insegnamento delle lingue straniere nella scuola elementare in
oltre 500 classi in tutta Italia;
tale sperimentazione è sfociata nella legge 148 del ’90 che
prevede attività di lingua straniera in tutte le scuole elementari d’Italia. Attualmente
è presidente del Comitato del
Centro culturale valdese.
I giovani e la comunicazione
Dov'è la famiglia
negli anni '90?
_______ALBERTO CORSAMI______
Di questi tempi parliamo
tanto di famiglia perché
in realtà la famiglia non esiste
più (non almeno come eravamo abituati a intenderla). La
lapidaria sentenza di Paolo
Crepet, psichiatra e autore di
importanti libri sul disagio
giovanile, ha fornito, verso la
conclusione dei lavori, il senso del dibattito su «Famiglia,
sessualità e violenza; luoghi
emblematici di comunicazione», svoltosi il 14 settembre
nell’ambito della Festa dei
giovani «Manifestatevi».
E in effetti che non si possa
più far riferimento ai modelli
familiari precedenti al ’68 e
alla contestazione giovanile è
concetto che ha trovato d’accordo un po’ tutti, anche il
sociologo Lazzerini, del Coordinamento gruppi famiglie,
che aveva esordito con un’appassionata difesa del concetto
un po’ logoro di naturalità
della famiglia stessa, subito
contraddetto dalla sessuologa
Jole Baldaro Verde; «Esistono da sempre - ha detto quest’ultima in riferimento agli
studi antropologici di Malinowskij - nuclei di adulti che
si fanno carico dei bambini
appena nati; ma la consapevolezza dell’aver “generato”,
specialmente da parte dei maschi, è relativamente recente;
fino a 12.000 anni fa il maschio non si rendeva conto
del proprio potere rispetto alla generazione».
Quando questa consapevolezza si manifesta, si collega
anche al possesso di un potere messo in crisi solo dall’avvento della contraccezione e,
in Italia, dalla depenalizzazione dell’aborto e dall’individuazione della donna come
soggetto che deve scegliere.
Crepet si è poi soffermato a
lungo sulle condizioni di vita
di ragazzi e adolescenti nelle
non-famiglie di oggi; strani
aggregati in cui il padre è assente (a volte perché rifiuta
un proprio ruolo a volte anche
fisicamente), la comunicazione è relegata a mezze ore serali («prima del telegiornale»)
e in cui, esattamente come
nella società più ampia, ognuno cerca di ritagliarsi un proprio spazio di tranquillità. Le
condizioni sono quelle di chi
non trova un referente con cui
confrontarsi (da un’indagine
in corso a Reggio Emilia risulta che il 30% dei giovani
interpellati, di frotìte a un problema personale, non sa con
chi parlarne); da qui solitudine, abbandono, tendenza alla
marginalità.
Il pubblico era molto numeroso, per metà circa composto di giovani; sarà segno
di speranza se riusciranno a
dialogare con le altre generazioni, come hanno cercato di
fare nella settimana di festa
tra stand, spettacoli, giochi e
mostre. Sapremo fare tutti la
nostra parte, tenendo conto
che (l’ha detto ancora Crepet)
le soluzioni di questi problemi non sono in mano alle categorie professionali (psicologi, sociologi, assistenti sociali) ma sono un compito che
investe proprio tutti?
Giochi di squadra alla Festa dei
giovani
Iniziativa a Luserna San Giovanni
Stazione da salvare
Se è vero che la stazione
ferroviaria di un paese ne rappresenta un po’ il biglietto da
visita, ebbene lo stato di abbandono in cui stabile e area
della stazione di Luserna versano da anni non promette
certamente nulla di buono.
Erbacce nello scalo merci, al
posto dei binari, servizi abbandonati a se stessi, scritte
ovunque sui muri; per non dire del totale stato di abbandono in cui si vengono a trovare
i passeggeri, totalmente privi
di informazioni.
Per discutere del futuro della stazione, del degrado e dei
disagi creati all’utenza il
gruppo consigliare «Progressisti, progetto 2000» di Lusema San Giovanni e il coordinamento dei pendolari hanno organizzato una serata per
venerdì 22 settembre, ore
20,30 presso la sala mostre
del Comune. Interverranno il
responsabile della Divisione
servizi di stazione delle Fs,
Nicola Cosco, il sindaco di
Luserna, Piergiorgio Ghibò, il
consigliere regionale Marco
Bellion, il sindacalista Moreno Bacchieri, l’assessore in
Comunità montana Bruna
Peyrot, l’assessore provinciale Luigi Rivalla e il consigliere comunale Roberto Charbonnier che ricorda; «Abbiamo raccolto oltre 1.000 firme
durante l’estate su una petizione che solleva numerosi
interrogativi sullo stato di degrado della stazione e sulle
prospettive del trasportò pubblico in vai Pellice. Passeremo però presto all’azione; abbiamo in previsione una giornata di lavoro volontario per
pulire e riordinare l’area della
stazione. Chiederemo la partecipazione dei cittadini».
7
't^NERDÌ 22 SETTEMBRE 1995
VAIJI mOESI
PAG. Ili
Un intervento alla celebrazione del centenario dell'Asilo di San Giovanni
la diaconia è il frutto migliore del Risveglio
Domenica 17 settembre l ’
■Asilo valdese di Luserna San
'■Giovanni ha festeggiato i suoi
cento an^i di attività; culto,
festa, agape comunitaria, concerto. Nel pomeriggio il pastofé Giorgio Tourn è intervenuto su «Il Risveglio e le opere
sociali».
_______OIORCIO TOURN_________
Che cosa si intenda per
diaconia è chiaro a tutti i
credenti del giorno d’oggi; dal
greco diakonia (servizio), da
cui diacono (servitore) indicava nella chiesa primitiva ogni
attività dei credenti; la stessa
predicazione veniva definita
una diaconia della Parola, un
. servizio pratico. Diaconia finì
poi col designare l’attività di
impegno concreto, di assistenza ai più bisognosi della comunità. La diaconia è così diventata nel linguaggio cristiano del giorno d’oggi il mondo
.dell’assistenza, della carità,
quello che fino a pochi anni fa
st diceva la beneficenza:
ospedale e case per anziani,
interventi per sinistrati o immigrati, tutto quello che esce
insomma dall’ambito molto
specifico della vita religiosa
; della chiesa, culto e insegnamento, viene ormai detto diaconale.
f II termine risveglio è invece meno evidente; anche se
tutti lo hanno già udito menàonare e hanno qualche idea
del suo significato non parla
più alla coscienza cristiana
odierna con la forza di un
tempo. La parola è semplice
' e iLconcetto che esprime è
molto, chiaro: chi si risveglia
è uno che ha dormito, spiritualmente s’intende, che ha
cioè vissuto una vita cristiana
Il giorno dell’anniversario intorno aifAsilo
sonnacchiosa, una pietà fatta
di formalità ma senza vita,
convinzione, reazione partecipe, senza sentirsi investito
da una vera passione. Un cristiano risvegliato è uno che
aveva vissuto la sua fede come in letargo e di colpo viene
svegliato e l’assume come la
cosa fondamentale della vita.
La storia delle chiese protestanti dell’età moderna è un
susseguirsi, specie nell’area
anglosassone, di queste ondate di rinnovamento religioso: da Wesley il metodista a
Moody fino alla nostra generazione con Billy Graham.
Quello che qui ci interessa è
la vicenda valdese dei primi
anni del secolo scorso, quando appunto si manifestò fra
noi un movimento di rinnovamento religioso, un risveglio
che in tutte le storie valdesi
definisce quel periodo come
«le Réveil», il Risveglio (con
la maiuscola).
Il Risveglio giunse a noi da
Ginevra in due modi; con visite di personaggi di quell’
ambiente e con gli studenti in
teologia che vi avevano sog
giornato. I risvegliati insistevano sul valore personale della fede: non adesione formale
alla tradizione religiosa ma
partecipazione alla salvezza,
opera di Gesù crocifisso.
La tesi che surrettiziamente
viene introdotta dall’accostamento dei due termini è la
seguente: la fede dei credenti
del «Réveil» è una fede attiva, impegnata, è la fede di
uomini e donne abituati a vedere nell’altro una creatura
oggetto d’amore. Una fede di
questo tipo non poteva trovare espressione più adeguata
della carità diaconale.
Quella generazione di evangelisti, conferenzieri, missionari fu anche di diaconesse, di fondatori di asili e di ricoveri, di orfanotrofi. La diaconia è il frutto del Risveglio,
ne è l’espressione migliore e
più coerente. È difficile contestare la fondatezza di questa
tesi, ma proprio a San Giovanni, nella parrocchia che
più di ogni altra ha vissuto e
sofferto il periodo del Risveglio, alcune considerazione
vanno fatte a corollario della
tesi stessa. Anzitutto la diaconia non è invenzione dei risvegliati; la parrocchia riformata aveva con la sua borsa
dei poveri e il suo diacono un
sistema di diaconia perfettamente adeguato ai tempi. I risvegliati hanno scoperto la
dimensione emoziionale della
diaconia, l’altro come bisognoso di presenza oltreché di
aiuto. In secondo luogo il movimento del Risveglio nelle
nostre chiese si estende sull’
arco di decenni: tra il primo
movimento degli anni ’20 e la
fondazione degli asili (S. Giovanni, S. Germano, Rifugio)
trascorrono 50 anni.
Il primo risveglio avrebbe
prodotto conventicole, se hon
vi fosse stato Beckwith, ma
trovò la sua realizzazione
nell’evangelizzazione. Furono i pastori della seconda generazione a tradurre in azione
concreta la loro teologia della
salvezza. Ma questa traduzione avveniva proprio negli anni ’70 del secolo quando la
parrocchia riformata si stava
trasformando in modo radicale. È il momento in cui nascono le Unioni, le associazioni,
le scuole domenicali, quando
cioè la comunità parrocchiale
trova una nuova organizzazione e nuove espressioni
di vita. In questo contesto le
«opere di beneficenza» sono
uno dei laboratori, dei campi
sperimentali in cui si vive la
fede cristiana.
Se il binomio Risveglio-diaconia deve essere accolto, che
accade della diaconia quando
manchi il risveglio? Può una
fede non più risvegliata, non
animata cioè dalla convinzione che il senso della vita è la
comunione con Gesù produrre
un’autentica diaconia?
Festa per la comunità lusernese
Centoanni
di un'opera di amore
N. SERGIO TURTULICI
O e uno ascolta la parola [del Signore] e non
la esegue, è simile a un uomo
che guarda la sua faccia naturale in uno specchio; e
quando si è guardato se ne
va, e subito dimentica com’
era». Il pastore Claudio Pasquet ha ricordato Giacomo
1, 23-24 nel culto che ha
aperto la festa gioiosa, commossa, fervida di lodi al Signore nella quale la chiesa di
Luserna San Giovanni e le
altre delle Valli si sono strette insieme per celebrare i 100
anni di vita dell’Asilo per anziani.
All’ascolto della Parola deve seguire la messa in pratica, avverte la lettera di Giacomo. La storia centenaria
dell’Asilo è una bella storia
di pratica evangelica, ha detto Pasquet predicando su
Marco 5, 1-20. Il racconto
dell’indemoniato di Gerasa,
sofferente, escluso, costretto
a dimorare «nei sepolcri»
(oggi diremmo in un ospiziolager) è sembrato esemplare
della qualità di diaconia, di
relazione d’aiuto evangelica
che l’Asilo cerca di intrattenere con i suoi ospiti.
Una mostrà documentaria e
fotografica e un video hanno
ripercorso i 100 anni dell’
Asilo. Nato da una decisione
del Concistoro del 1884, frutto della spiritualità del Risveglio, vede la luce nel 1895 e
nel 1929 il trasferimento nella sede attuale. Le nuove problematiche dell’ assistenza vedranno l’opera crescere molto
tra gli'anni ’60 e ’70, assumendo un ruolo importante
tra le opere sociali valligiano
in sintonia con l’amministrazione pubblica.
Due dati della mostra testimoniano della difficoltà di
mantenere alta la qualità del
servizio. Nel 1901 la spesa
per il personale era pari a zero, l’anno scorso ha inciso
per il 62% sui costi di gestione; nel 1975 gli ospiti non autosufficienti erano il 2%, quest’anno sono il 64%. Eppure
ci si ingegna per far fronte
agli standard severi imposti
dalla legislazione regionale;
l’Asilo è una comunità familiare, aperta al mondo di fuori, amici, parenti, visitatori,
animata da momenti di vita di
relazione: il culto, il gioco,
piccoli lavori in comune,
scmbi di visite, gite. *
È stata una festa bellissima: sobria, come è nello stile, la gioia condivisa nel nome del Signore nelle chiese
riformate, calda di agape come può essere una festa di
credenti nei momenti migliori, quando lo Spirito vivifica.
Il personale ha fatto, un gran
lavoro, una forte testimonianza di impegno e amore. Ha
condotto con il pastore la liturgia del culto, la lettura, la
preghiera. Se per una volta la
liturgia di lode prevale sulla
parola credo che non sia male; «Beato chi addolcisce,
con il suo amore, i giorni che
mi rimangono da vivere,
nell’ultimo viaggio verso la
casa del Padre mio», recitava
un’apostrofe su un cartello
della mostra.
l'Inaugurato l'anno scolastico al Collegio valdese
Vìvere con anticonformismo
Salutisti: il capitano Inniger lascia Torre Pellice dopo sette anni
Costanti nella testimonianza
ENRICO FUMERÒ
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Vivere il proprio tempo
con atteggiamento critico e anticonformista, con curiosità, con spirito di iniziativa: questi i temi fondamentali
su cui, quasi ci fosse stato un
accordo preventivo, sono andati a convergere i discorsi
del pastore Gianni Genre, del
prof. Adriano Pennacini dell’
Università di Torino, e del
moderatore Gianni Rostan
durante la cerimonia di inaugurazione dell’anno scolastico del Collegio valdese di
Torre Pellice.
«Coloro che ricercano, che
rifiutano di adagiarsi, che non
accettano le spiegazioni e le
consolazioni a buon mercato
offerte dal mondo hanno
un’enorme dignità davanti a
Dio», ha detto il pastore Genre. E rivolgendosi ai tanti che
con sfiducia e scetticismo si
chiedono a che cosa serva
studiare, Genre si è rifatto alle parole di Martin Lutero
che, in termini quanto mai aitali, rispondeva: a far sì che
i figli della gente «povera,
modesta e comune», possano
assolvere al dovere di «governare il mondo»; compito
che non può essere affidato ai
«monaci di Mammona».
Dal canto suo il professor
Adriano Pennacini, a cui era
stata affidata la tradizionale
prolusione, ha stabilito un
collegamento fra le analisi
con cui il sociologo canadese
Marshall McLuhan ha delineato le caratteristiche della
società contemporanea e la
concezione dello scorrere del
PIERVALDO ROSTAN
Un momento del rinfresco
tempo tipica dell’età classica.
Le possibilità offerte attualmente dai mezzi di comunicazione estendono la nostra
coscienza a una dimensione
globale e implicano un nuovo
concetto di tempo, ha sostenuto Pennacini. Per gli antichi, guardare davanti a sé significava esaminare i modelli
del passato allo scopo di costruire su di essi il futuro.
Oggi viviamo in società
nelle quali la consapevolezza
può estendersi in modo istantaneo a un’area mondiale e ci
fornisce quindi una straordinaria quantità di informazioni. Non possiamo permetterci
di ricondurre ogni novità al
passato, anche se ciò sarebbe
comodo e rassicurante ma
dobbiamo, momento per momento, impadronirci del presente per dare forma e significato al futuro. Questo impegno non può che basarsi sulla
padronanza della comunicazione. La conoscenza di un’
arte, ha affermato Pennacini,
permette di smascherare chi
di essa fa un uso immorale e
ingannevole: lo studio e la
pratica delle tecniche della
comunicazione permettono di
capire il funzionamento della
grande macchina della persuasione e di sfuggire ai suoi
effetti perversi.
Nel suo intervento, il moderatore ha confermato con
forza l’importanza di strutture
educative capaci di far crescere culturalmente i giovani,
di dar loro la capacità di impegnarsi con successo nella
vita sociale ed economica.
Dopo il saluto del Provveditore agli studi, Marina Bartiglia, e la relazione con cui il
preside Elio Canale ha delineato un bilancio dell’attività
passata e una serie di prospettive didattiche per le sezioni
di liceo classico e liceo europeo, la cerimonia si è trasferita sull’ampio prato alberato
del Collegio, dove i giovani
della scuola di musica della
vai Pellice si sono esibiti in
un concertò e, dopo cena, a
conclusione di una giornata
ben riuscita, è stata allestita
un’appassionante rappresentazione dello spettacolo teatrale «Fuochi».
Dai primi di settembre
l’Esercito della Salvezza di Torre Pellice ha un
nuovo responsabile; il capitano Alfred Inniger e la sua famiglia hanno infatti lasciato
la vai Pellice, in cui arrivarono sette anni orsono, per recarsi nella nuova sede di servizio, il Centro sociale di
Roma dove assumeranno il
compito di direzione. L’attività del centro di Roma è assai nota; c’è un centro di
ascolto, con la presenza costante di medico, psicologo,
ma soprattutto è molto apprezzata l’attività esterna, alle stazioni, sui ponti, con il
soccorso invernale e i tantissimi pasti fomiti ogni giorno
alle persone in difficoltà.
Alfred Inniger, originario
della zona di Adelboden, nella Svizzera tedesca, ha saputo
farsi apprezzare, per le sue
doti di grande umanità e di
simpatia; ma come era maturata la scelta delle valli valdesi? «A un certo punto della
mia vita, dopo aver compiuto
la scuola biblica — spiega,
prima di partire, il capitano
Inniger - ho sentito una fortissima vocazione a prestare
servizio in Italia; della stessa
idea era Miriam, che poi di
CONTRO IL DISAGIO
Associazione ArcoI>a/eno
via Roma 41 (secondo piano) : ‘
LUSERNA S. GIOVANNI
Tutti i giorni dalle 17 alle Ì9
• Tel. 954401
ventò mia moglie, e che aveva già lavorato due anni in
Sicilia. Così dopo alcuni anni
di esperienza in Svizzera siamo arrivati nell’85 nel Sud
Italia, nella zona del terremoto, dove c’era un centro comunitario e una radio con cui
collaboravamo.
Poi siamo arrivati a Torre
Pellice. Da ragazzo avevo
sentito parlare delle valli vaidesi senza però sapere dove
si trovassero; quando sono
arrivato qui mi è sembrato di
giungere in una terra “diversa”, dove si coglieva l’impronta dell’Evangelo. E stata
per me un ’esperienza che lascerà delle grandi impronte
nella mia vita; prima il lavoro che abbiamo avuto nella
comunità dell’Esercito della
Salvezza, poi la conoscenza
della Chiesa valdese e della
sua storia. Particolarmente
arricchenti sono state le attività organizzate con altre
chiese o gruppi: penso alla
raccolta di materiali per la
Romania effettuata insieme a
Radio Beckwith e alle altre
chiese evangeliche, alla collaborazione con i pastori fino
alle giornate di preghiera organizzate insieme a tutti i fra
telli e le sorelle evangeliche
della valle».
Le è sembrato che, malgrado la storia, a volte ci si trovi
di fronte ad una fede un po’
spenta, da ravvivare? «Ho trovato qui delle persone, specialmente anziane, di grandissima fede - conclude il cap.
Inniger -; c’è però un problema che riguarda tutte le chiese: dopo tanti anni, tante generazioni, c’è il pericolo che
la partecipazione attiva alla
vita di fede non sia tanto una
scelta personale quanto qualcosa, non dico di imposto, ma
quasi di abitudinario. Esiste
dunque il pericolo di scelte
personali che portano lontano
dall’Evangelo; ho incontrato
veramente i due -estremi. Mi
sono grandemente rallegrato
davanti ai credenti ma ho anche visto persone “indifferenti”, trascinate dalla influenze
negative esterne: un pesce
morto non va mai contro la
corrente. Non dobbiamo però
mai stancarci di testimoniare
il nostro essere protestanti.
Non si può imporre la fede a
qualcun altro ma si può vivere in modo che l’altro conosca una persona che vive un
cristianesimo convinto».
MOBILIFICIO
(di fronte alla caserma alpini)
esposizione e laboratorio:
via S. Secondo, 38 - « 0121/201712
ABBADIA ALPINA - PINEROLO
FA VIVERE LA TUA CASA
8
PAG. IV
E Eco Delle ^lli ^ldesi
VENERDÌ 22 SETTEMBRE 1995
Il gruppo «Pomaretto '80»
I nostri fatti di sport
_________PAOU HBVEL_________
Fra mille sollecitazioni
esterne, molte delle quali
portate in casa dalla Tv, spesso manca tempo e volontà per
la partecipazione attiva; nel
mondo giovanile lo sport è
esempio di costanza, impegno, serietà, sacrificio. Dunque lo sport può essere visto
come attività altamente formativa, dove i successi si alternano alle inevitabili sconfitte (a vincere è sempre uno
solo) ma in ogni caso rappresenta un momento importante
nella crescita caratteriale di
una persona.
Oggi il gruppo conta su circa 70 atleti, iscritti aH’atletica
leggera, preparati da due allenatori federali e da un buon
gruppo di istruttori. Gli allenamenti si svolgono due volte
la settimana per acquisire le
doti necessarie ad affrontare
corse campestri, corse in
montagna, su strada, meeting
di atletica.
Fanno parte del Gruppo
Pomaretto ’80 anche una cinquantina di signore iscritte
alla sezione ginnastica dolce,
che rivolge la sua attività in
particolare alla terza età. Il
gruppo prepara anche un notiziario bimestrale «I fatti nostri», dove vengono presentati gli appuntamenti, si riportano i risultati delle gare e
gli atleti raccontano le loro
esperienze.
Due le uscite particolarmente importanti quest’anno:
il 29 aprile 44 atleti hanno disputato la «20 km di Lausanne», la corsa che si snoda nel
le pittoresche vie del centro
della cittadina svizzera in una
gara intemazionale patrocinata dal Ciò con lo scopo di riunire nella stessa gara atleti affermati e non, per ricordare a
ciascuno i legami profondi
che uniscono la capitale «vaudoise» all’ideale olimpico.
Il secondo momento importante è stata la corsa di domenica 18 giugno «Le 10 km
des Berthalais», corsa su strada libera a tutti, valida per il
campionato di corsa su strada
Drôme-Ardèche; in questo
caso il GS ha rappresentato
un’avanguardia di pomarini
che presto procederanno a un
gemellaggio ufficiale con la
cittadina francese di Mirabelle-et-Blacon.
«In questi 15 anni - dice la
presidente del gruppo sportivo, Ines Marchetti - gli atleti
hanno spesso conseguito risultati di prestigio, ma l’obiettivo primario resta quello di
praticare sport in amicizia pur
non tralasciando impegno e
serietà. Mi auguro che in futuro la nostra società sappia offrire ancora a tanti giovani
l’opportunità di scoprire e valorizzare le proprie capacità
fisiche, ma soprattutto di “star
bene” con gli altri».
Per festeggiare il compleanno la società ha organizzato per sabato e domenica
prossimi una serie di manifestazioni: un meeting di atletica alle 14 del 23, festa in serata, e domenica «Strapomaretto» alle 15; alle 21, nel
tempio, concerto del duo di
chitarre Paolo Giusti e Antonio Consalvi.
Nelle
Chiese Valdesi
INCONTRO MONITORI DEL III CIRCUITO — Un
incontro di monitori, aperto anche a catechisti e quanti
sono interessati, è previsto per sabato 23 settembre, ai
Chiotti, alle 15,30. Si esaminerà il programma ’95-96 e
si rifletterà sulle tecniche di narrazione, in particolare su
temi biblici, sotto la guida di Jean-Louis Sappé.
INCONTRI TEOLOGICI «G. MIEGGE» — Riprenderanno domenica 1° ottobre, alle ore 17, nei locali della
chiesa valdese di Pinerolo, gli incontri del collettivo
teologico «G. Miegge»; l’argomento di studio per il
’95-96 sarà il testo di Paul Tillich: «Teologia sistematica». Il past. Gianni Geme presenterà l’autore e la sua
teologia; seguirà la riflessione comune e infine verrà
stabilito il calendario degli incontri successivi.
POMARETTO — Domenica 1° ottobre, culto di inizio attività.
VILE ASECCA — Domenica 1° ottobre un gruppo di francesi in visita alle Valli parteciperà al culto, per l’occasione in francese; è organizzata inoltre un’agape comunitaria al prezzo di lire 20.000 (prenotazioni entro il 26
settembre).
FRALI — Domenica 1° ottobre, culto di inizio attività. Lunedì 2, alle 18, incontro dei giovani.
FERRERÒ — Lunedì 2 ottobre, alle 19, è organizzata una
cena dei membri della corale e simpatizzanti.
Pesca «miracolosa»
Una pesca che ha del miracoloso è stata realizzata lo
scorso venerdì 8 settembre
nella Comba dei Carbonieri,
in alta vai Pellice^ Davide
Baridon, più noto per la sua
attività di ricerca e di studio
sulla castanicoltura in valle,
(nella foto con la preda) ha
pescato nel torrente Guicciard, in località Romana,
una trota «marmorata» dal
peso decisamente inconsueto:
2 kg e mezzo. Esemplati di
quelle dimensioni, dicono gli
esperti, sono assolutamente
rari nei nostri torrenti.
Sport
Pallavolo amatoriale nel campo dell’ex convitto, a torre Pellice
VOLLEY: TREVISO E CAVOUR VINCONO A TORRE — La due giorni di pallavolo organizzata a Torre Pellice
dal Volley La Torre ha visto, sia fra i ragazzi che fra le ragazze,
il successo al tie break; nel torneo maschile ha vinto la Bibanese (Treviso) mentre quello femminile è stato vinto dal Cavour.
Entrambe le finali sono state assai tirate, con fasi alterne e risultati che sembravano acquisiti e invece capovolti nel giro di
pochi minuti. Così il Treviso (serie C2) ha vinto il primo set
con il Volley La Torre ma ha dovuto subire il ritorno dei torresi
nella seconda frazione; fra le ragazze il Bricherasio ha vinto il
primo set, perso di poco il secondo e solo nel terzo set ha subito più nettamente la superiorità del Cavour. Nel torneo femminile la finalina per il terzo posto è stata meritatamente vinta dal
La Torre. La classifica finÉde maschile è stata: Treviso, Volley
La Torre, Despar Pinerolo, Olimpica Grugliasco, Mary volley
Pinerolo, 2D Torino; fi;a le ragazze successo del Cavour davanti a Bricherasio, La Torre, Magic Pinerolo, Apers Torino.
SKY ROLL: ANGROGNA VINCE A FRAROSTINO —
Dopo i buoni risultati ottenuti la settimana precedente a Bordighera, lo Sport club Angrogna si è ripetuto ottenendo il successo nella classifica per società nel trofeo «Scalata al faro» di Prarostino svoltosi domenica 17 settembre. Per quanto riguarda la
classifica dei singoli Simone Pastre ha vinto fra i giovani mentre Federica Buenza ha vinto nella analoga categoria femminile.
Secondo posto per Luca Montanari fra gli esordienti, terzo per
Elisa Codino fra le cadette, secondo per Davide Coucourde fra
gli juniores e per Danilo Negrin fra i seniores. Ancora, 4“ Miriam Avondet fra le seniores, 2“ Erica Revel fra le dame, 4° Alfredo Chiavia fra i master. Successi anche per Luca Gay (cadetti), Antonella Chiavia (allieve) e Giulio Chauvie (master II).
Dunque cinque medaglie d’oro e «Coppa Aoc» per la società.
PER IL LUSERNA ESORDIO CON PAREGGIO — Un
solo pareggio ha caratterizzato la giornata di apertura del capionato di Promozione girone C: è stato quello ottenuto dal Lusema sul campo di casa con il Dronero; gli ospiti sono andati in
vantaggio dopo 10’ del secondo tempo con Conte mentre i valligiani hanno pareggiato nove minuti dopo con Cairo. Domenica il Lusema sarà in trasferta con il Pedona.
IL 3S ALLE LIBERTIADI — Il 3S Lusema ha partecipato
alle «Libertiadi», manifestazione organizzata in occasione del
50“ anniversario dell’ente di propaganda Libertas. Le competizioni, di carattere nazionale, si sono svolte a Riccione lo scorso
week-end e hanno coinvolto 4.000 ragazzi. La spedizione lu■semese comprendeva la squadra maschile cadetta di pallamano
under 15, che si è classificata al terzo posto assoluto dietro il
Bari ed il Catania. Il 3S ha partecipato anche nel settore ginnastica artistica, categoria agonistica. Era la prima volta che le
giovani ariete lusemesi, seguite dall’esordiente Emanuela Rossetto, si cimentavano in gare di questo livello. Su 80 partecipanti la migliore lusernese è stata Francesca Rivoira (39“) seguita da Priscilla Pozzi 45“, Miriam Brunero 47“, Micol Rossetto 48“, Marta Pemcca 49“ ed Alessandra Cesan 52“.
IL 3S A PINEROLO CON PALLAMANO E VOLLEY
— Il 3S sbarca a Pinerolo con una nuova associazione guidata
dalla presidente Liana D’Angelantonio. Le ambizioni sono
grandi e si è deciso di partire dalla base, cioè dal settore giovanile; nella pallamano, ad esempio, dopo la sofferta rinuncia alla
prima squadra maschile che doveva partecipare alla serie C, la
società ha deciso di puntare tutto sui ragazzini che parteciperanno ai campionati federali under 15 e under 18. L’inizio delle
attività è previsto per l’under 18 per il 21 settembre, ore 16,30,
al palazzetto di Pinerolo: sono invitati tutti i ragazzi delle scuole medie di primo e secondo grado. Continua però anche l’attività in vai Pellice; la squadra femminile seniores, guidata da
Massimo Goss, parteciperà all’impegnativo torneo di serie B
ma intanto prende il via anche una squadra under 15.
Il 3S Pinerolo si occuperà anche di pallavolo: il settore è affidato a Gardiol, Rivoire e Bresso. Le squadre parteciperanno ai
tornei under 14 e 16 femminile e al torneo femminile di terza
categoria; la compagine sarà affidata all’allenatore Pino Silano;
per informazioni rivolgersi in segreteria, tei. 902146. L’inizio
del volley per la scuola media è previsto per venerdì 22 settembre alle 18 alla palestra di San Lazzaro. Parte infine anche l’attività di minivolley; iscrizioni giovedì 21 alle 17 nella palestra
Porporato di Pinerolo.
CORSI DI KAYAK — La sezione Kayak del 3S Lusema
organizza corsi per ragazzi della vai Pellice presso il laghetto di
Bobbio Pellice; sono previste anche uscite guidate su alcuni
fiumi del Cuneese. Gli interessati possono rivolgersi al 909310.
/UlsBOjresVita
Agenzia generale
POGGIO e GÖNNET
via Trieste, 47 - Pinerolo - tei. 0121/76464
21 settembre, giovedì —
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle ore 17 è convocato il
Consiglio comunale; in esame il regolamento delle commissioni consiliari, la Commissione edilizia e il piano
comunale di adeguamento
della rete di vendita.
21 settembre, giovedì —
PINEROLO: Presso Stranamore, in via Pignone 87, alle
21, si svolgerà un’assemblea
di presentazione dell’Alp (associazione lavoratori pinerolesi) per i lavoratori del pubblico impiego, della scuola,
delle poste, dell’Enel e dell’
Acea. La stessa iniziativa viene riproposta venerdì 22 per i
dipendenti dell’industria.
22 settembre, venerdì —
TORRE PELLICE; Alle
20.30, presso la chiesa di San
Martino, incontro su «San
Martino, una chiesa tra fede e
arte; viaggio storico e artistico attraverso letture, musiche
e testimonianze d’epoca», a
cura della Pro Loco e del
Priorato Mauriziano.
22 settembre, venerdì —
PINEROLO: La sezione Cai
organizza il quinto corso di
speleologia, primo livello,
che terminerà il 25 novembre.
Per informazioni: sede del
Cai il giovedì alle 21,30.
23 settembre, sabato —^
TORRE PELLICE: Si conclude il torneo misto di pallavolo organizzato dalla Comunità alloggio di via Angrogna.
Gli incontri, che si svolgeranno all’interno del campo della
Comunità, termineranno sabato 23, alle 21, con il concerto
del gruppo «Offals».
23 settembre, sabato —
PINEROLO: Alle 21, presso
Stranamore, ritorna il duo di
chitarre Claudio Lodati e
Maurizio Brunod presenta un
repertorio che spazia dal jazz
contemporaneo ai brani tradizionali, dalle atmosfere rock
allo swing. Seguiranno brani
di «musica etnica».
23 settembre, sabato —
TORRE PELLICE: Alle
17.30, presso l’aula consiliare
del Comune, incontro con le
scrittrici Francesca Boesch,
autrice di «Tchador», Mirella
Cassisa e Mimma Quattrini
autrici di «L’estate di Gian
Courbella»: moderatrice Piera Egidi, con Younis Tawfik,
lettore di lingue arabe presso
l’Università di Torino.
23-24 settembre — PINEROLO: Nel centro storico
mercatino delle pul/i a cura
del Comune.
25 settembre, lunedì —
SAN GERMANO CHISO
NE: Alle 11, presso la scuola
elementare statale, intitolazione della medesima a «Piero Jahier», con interventi del
sindaco, della direttrice didattica, degli alunni e del coro
«Bric Boucle».
25 settembre, lunedì —
PINEROLO: Alle 9 partenza
di «Pinerolo pedala», bicidettata per le vie della città.
Le iscrizioni (lire 7.000) si
possono effettuare fino al 24
settembre presso «L’Eco del
Chisone», tel.0121-323333.
25-26 settembre — VILLAR PEROSA: La Comunità montana organizza Expoval 1995, quinta mostra mercato dell’agricoltura e dell’artigianato delle valli Chisone e
Germanasca.
L'Eco Delle Valli Valdesi
Via Pio V, 15-10125 Torino
Tel. 011/655278
Via Repubblica, 6 -10066
Torre Pellice (TO)
Speri, in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. Franco Giampiccoli
Stampa: La Qhisleriana Mondovi
Una copia L. 2.000
VALLI
CHISONE • germanasca
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 24 SETTEMBRE
Viiiar Perosa; Farmacia De
Paoli - Via Nazionale 29, tei.
51017
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENiCA 24 SETTEMBRE
Viiiar Peiiice: Farmacia GayPiazza Jervis, tei. 930705
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 2331
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
SERVIZIO ELIAMBULANZA
telefono 118
Cinema
TORRE PELLICE — Il
cinema Trento ha in programma, venerdì 22 settembre, ore 21,15, sabato, ore 2G
e 22,10, domenica, ore 20 e
22,10 e lunedì 21,15 Piccoli
omicidi tra amici, commedia
brillante di Danny Boyle.
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma, venerdì 22, Come due coccodrilli; sabato II seme della
follia; domenica Blue sky;
martedì Wallace and Gromitro (ore 20 e 21,30); mercoledì Frankenstein, giovedì,
SPQR. Orario unico 21,15.
PINEROLO — La multisala Italia propone, alla sala
«2cento», French Kiss (feriali ore 20 e 22,20, sabato 20
e 22,30, domenica 15,15,
17,40, 20 e 22,20). Alla sala
«5cento» è in programma
Waterworld'(feriali 19,45 e
22,20, sabato 19,45 e 22,30,
domenica 14,45, 17,15, 19,45,
22,20).
Economici
PRIVATO acquista mobili vecchi-antichi e oggetti
vari: tei 0121-40181.
SIGNORA valdese di Milano affitterebbe camera con
servizi autonomi a studentessa evangelica. Telefonare allo
02-26820468.
Croce Rossa Italiana
Biglietti
vincenti
TORRE PELLICE -7
Non sono ancora stati ritirati
alcuni premi della sottoscrizione della Croce Rossa del 3
settembre, relativi ai biglietti
n. 11397, 7646, 6703, 4496,
2992, 6401, 7642, 2750,
5397, 53,6487, 10957, 5917,
9870, 7516, 4634,3113.
I premi sono a disposizione
il venerdì dalle 17 alle 20, a
tutto ottobre, presso la sede
della Croce Rossa, in piazza
Gianavello.
9
I
venerdì 22 SETTEMBRE 1995
Cultura
PAG. 5 RIFORMA
X.
Dal convegno della Società di studi valdesi emerge l'interesse di giovani studiosi
Non trascuriamo la nostra memoria storica
filORGIO TOURN
Il XXXV Convegno di studi della Società di studi
valdesi ha avuto luogo anche
quest’anno in àppendice alla
settimana sinodale, dal 4 al 6
settembre.
Sono decisamente molto
lontani da noi gli anni che videro sorgere questa iniziativa
culturale (1959), nel profondo della guerra fredda e del
regime democristiano, quando ogni forma di dissenso religioso nel passato e nel presente era «eresia» e doveva
come tale essere taciuta e rimossa dalla coscienza nazionale. Oggi, dopo la scoperta
del pluralismo culturale, tutto
è ugualmente significativo e
interessante; valdesi, catari,
pentecostali, inquisitori, stre. ghe (quelle povere creature
che furono dette tali), papi, e
tutto ciò può fare oggetto di
studio e di tesi senza provocare crisi di coscienza.
Mutato radicalmente il clima, mutato anche lo stile: le
giornate di allora, aperte a
tutti i contributi, incontro di
amici e studiosi per uno
scambio di progetti e di idee,
si sono trasformate negli ultimi anni in veri e propri seminari centrati alternativamente
sul Medio Evo, sull’età moderna e contemporanea, pur
mantenendo naturalmente
sempre l’ambito di ricerca
sul valdismo e i movimenti
religiosi.
Il Convegno di quest’anno,
ottimamente preparato e diretto dal prof. Grado G. Merlo
sul tema «Storia ereticale e
antieretica del Medioevo:
nuove ricerche», ha raccolto
In libreria
Elisa Salerno e
il femminismo
cristiano
È uscito per i tipi dell’edi. tore M. D’Auria un volume
* di indubbia pregnanza spirituale e sociale*, nonché di
notevole spessore ecumenico
(l’autrice, evangelica, ripercorre la vita di una donna
cattolica, profondamente religiosa ma emarginata dalla
sua chiesa proprio per le sue
posizioni d’avanguardia) e di
. , forte attualità per la tematica
, proposta. Il volume si colloca
in una collana di testi su donne e cristianesimo intitolata
«La dracma», diretta da
" Adriana Valerio. L’opera, incentrata sullo studio del femminismo cristiano ante litteram del primo ’900, legato a
talune istanze del Modernismo, è certamente uno stimolante strumento di ricerca e di
riflessione, di cui si consiglia
la lettura, (/p.s.)
(*) Elisa Vicentini: Una chiesa per le donne. Elisa Salerno e
il femminismo cristiano. Napoli, D’Auria, 1995, pp 211, £
35.000 (ccp 12785374 intestato a
E. Vicentini, via Cantarane 37,
37126 Verona).
Grenoble e la sua cattedrale
relazioni di giovani studiosi
che hanno affrontato diversi
aspetti del problema con notevole impegno. Seguendo una
formula già sperimentata il
Convegno si è aperto, il lunedì pomeriggio, con una tavola rotonda avente per oggetto una pubblicazione recente di particolare interesse.
Al centro del dibattito è stata
l’opera di Pierrette Paravy,
docente a Grenoble, De la
chrétienté romaine à la Réforme en Dauphiné, dedicata alle
vicende religiose delle diocesi
di Grenoble e Embrun nei secoli XIII-XIV. La parte dedicata ai valdesi nell’area delfinatese, che occupa oltre 200
pagine del volume, è quella
che naturalmente ha fatto oggetto di ampia e vivace discussione con l’autrice, non
solo per l’interesse del tema
ma per la novità dell’impostazione e delle tesi.
L’area delfinatese, con le
sue appendici delle vallate
Lusema e San Martino, è stata una di quelle più ricche di
presenza valdese. I «Poveri»
vi si insediano in età relativamente tarda rispetto ad altre
zone, in un periodo di assenza della Chiesa, ma vi prosperano anche nei secoli XIV
e XV, quando le diocesi delfinatesi sono in pieno rinnovamento. i valdesi non riempiono un vuoto spirituale ma
rappresentano un’alternativa
evangelica al processo di cristianizzazione del mondo medievale, un’alternativa che si
caratterizza per la fedeltà alle
scelte iniziali e per la capacità
di adattamento.
Rifiutando di costruire una
chiesa alternativa all’unica
chiesa di Cristo, si mantengono critici nei confronti di Roma e del suo programma di
istituzionalizzazione della fede. Nell’area delfinatese il
valdismo, che si struttura con
forte coscienza comunitaria,
fondata sulla realtà familiare,
costituisce ormai un’identità
che si tramanda grazie anche
all’opera intelligente e abile
dei barba. Di questa fede
evangelica centrata sulla Parola e sull’appello alla conversione accompagnato da
una profonda disciplina è documento essenziale la vastissima letteratura valdese di cui
si auspica un’adeguata presentazione.
Un valdismo forte, consapevole e perfettamente adeguato ai tempi sarà dunque
quello che incontrerà la
Riforma nel XVI secolo. Proprio il fatto di sapersi forma
alternativa della cristianità
(più che movimento di dissenso cattolico) nella chiesa
è l’elemento che gli permetterà di saldarsi con la proposta riformata, che in modi diversi perseguiva però lo stesso percorso.
Si tratta dunque di una materia di ripensamento per i
prossimi anni, tenendo un occhio aperto anche all’oggi. I
pensieri che questo convegno, come del resto i precedenti, suscita in noi sono
riassumibili in un interrogativo. Nel momento in cui si
creano attorno a noi le massime opportunità di studio
sull’identità valdese-evangelica, con contributi di alto livello e diffusa simpatia, il
numero degli studiosi di storia nel nostro ambiente si riduce in modo preoccupante.
Non si tratta di voler monopolizzare la menioria storica,
che appartiene a tutti, ma lasceremo che siano solo gli altri a parlare di noi?
Agenda
CASERTA — Da venerdì 22 a domenica
24 settembre l’Istituto di studi storici e teologici G. F. Alois, in collaborazione con
l’Istituto italiano per gli studi filosofici di
Napoli, presenta la mostra su «La spiritualità di Dietrich Bonhoeffer». Il 22 settembre, alle 18, presso il Circolo nazionale in via Mazzini,
largo San Sebastiano, sarà inaugurata la mostra alla presenza di Raffaele Nogaro, vescovo di Caserta, e Giovanni
Traettino, pastore della comunità cristiana di Caserta. Alle
19,30 conferenza di Alberto Gallas e Fulvio Ferrario sul
tema; «La spiritualità di D. Bonhoeffer».
BASILEA — Si svolgono presso la Chiesa
valdese le Assemblee dell’Acelis, di Voce
evangelica e del IX circuito. L’insieme delle assemblee termina domenica 24 settembre. Per ulteriori informazioni telefonare allo 0041-61-3215736 (past. Christian Gysin).
BORGIO VEREZZI — La Federazione
delle chiese evangeliche della Liguria e del
Piemonte meridionale organizza in collaborazione con le Chiese avventiste della
Liguria un convegno sul tema «La spiritualità». Il convegno prosegue anche il 1°
ottobre, presso la Casa valdese di Borgio Verezzi. Per ulteriori informazioni telefonare allo 019-806467.
SAVONA — Si tiene l’Assemblea del V
circuito delle chiese valdesi e metodiste. Alle ore 9 per i pastori e i predicatori, alle ore
14 per i deputati, nella chiesa nietodista di
via Diaz 6. Per informazioni 019-806467.
CULTO EVANGELICO: ogni domenica
mattina alle 7,30 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie
dal mondo evangelico italiano ed estero,
appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva realizzata dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne da Raidue alle 23,30 circa e,
in replica, il lunedì della settimana successiva alle ore 8.
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica
deve inviare per lettera ofax i programmi quindici giorni
prima del venerdì di uscita del settimanale.
1
Tre servizi nell'ultima trasmissione (Ji «Protestantesimo)
Una generazione che
dialogò con il marxismo
MIRELU ARGENTIERI BEIN
La trasmissione del 10 settembre ci ha offerto tre
interessanti servizi. Il primo
riferiva sulla recente Assemblea/Sinodo che ha visto riuniti per la seconda volta i rappresentanti delle chiese battiste, metodiste e valdesi. Pur
nella sua inevitabile sinteticità, il servizio ha dato un’
idea sufficientemente chiara
di questo grande appuntamento con finalità di ecumenismo interno e di testimonianza al paese; suggestive le
immagini del culto conclusivo nel tempio gremito, con
brani del sermone del pastore
Paolo Spanu e la distribuzione della Cena presieduta da
Maddalena Costabel.
Il secondo servizio ha rievocato la figura e l’opera del
dottor Albert Schweitzer, Premio Nobel per la pace, attraverso scene dal film del 1955
a lui dedicato*, e con l’esauriente presentazione del personaggio (come teologo, musicista, medico), a cura di
Paolo Emilio Landi. Interessanti le valutazioni, diverse
ma complementari, di alcuni
intervenuti: per Goffredo Fofi, critico e saggista, autore di
una nota a una recente edizione di scritti di Schweitzer, che
in passato aveva classificato
l’opera del medico «di stampo paternalistico» (e sembra
oggi aver attutito questo suo
giudizio), il messaggio lasciato da quell’esperienza per
l’oggi è lo stimolo al dialogo
tra cristianesimo e paganesimo e l’attenzione alla salvaguardia dell’ambiente.
11 pastore Bruno Tron, del
Servizio rifugiati e migranti
della Fcei, apprezza in Schweitzer proprio il rispetto che
egli mostra per la cultura delle popolazioni da lui assistite.
1 pastori Bruno Rostagno e
Aldo Comba hanno invece
messo l’accento, rispettivamente, sulla scelta di impegnare la propria vita non
nell’attesa del regno di Dio
ma nella sua costruzione qui e
ora e sulla concezione di rispetto per la vita esteso al
mondo animale e alla natura
tutta, oltre che sul rifiuto delle
ricerche in campo nucleare.
Interessante poi la testimonianza del ministro della Pubblica istruzione. Lombardi,
che giovane studente di passaggio a Lambaréné, aveva
avuto occasione di conoscere
Schweitzer e rendersi conto
che la sua maggiore preoccupazione era volta alla precarietà della pace.
Il terzo servizio era costituito da una nuova puntata
della serie «Evangelici e democrazia» con ospite fisso il
pastore Giorgio Bouchard
che, unitamente a Doriana
Giudici, ci ha riportato agli
anni della contestazione. In
un’atmosfera di «disorientamento creativo» i giovani
protestanti rifiutano i modelli
borghesi, danno vita alla Fgei
e instaurano un dialogo con le
comunità di base; ma, se nella Facoltà di teologia trovano
ascolto, non altrettanto morbide sono le reazioni delle
chiese locali, spesso sconcertate di fronte ad atteggiamenti
tanto radicali.
Si può dire, riassumendo,
che intorno agli anni ’70 un’
intera generazione di intellettuali evangelici italiani «si
spende nel dialogo con la cultura marxista», perseguendo
il sogno di coniugare ricerca
della giustizia sociale e impegno nel discepolato (nonostante le delusioni, questa esigenza può considerarsi superata?). Bouchard ha concluso
che, diversamente da quanto
si pensava, l’approdo più significativo di quegli anni è da
ricercare in una decisione del
Sinodo del 1963, che un giornale laico come «Il mondo»
subito definì una svolta storica. Si tratta dell’accettazione
del pastorato femminile (e fu
l’intervento di una donna.
Maria Sbaffi Girardet, a determinare r orientamento favorevole dell’assemblea).
Nella varietà degli argomenti trattati, la trasmissione
ha costituito un valido contributo alla conoscenza della nostra realtà, in doverosa armonia con il titolo che la contraddistingue.
* È mezzanotte, dottor Schweitzer, dall’omonimo dramma di Gilbert Cesbron. È peraltro in programmazione in
Francia in questi mesi un film
nuovo, di realizzazione camerunese, dal titolo Le Grand
Blanc de Lambaréné, per la regia di Bassek Ba Kobbio.
Un libro di scritti del teologo e medico
Albert Schweitzer
e le culture africane
«Il nero non è un essere
stupido, come può credere
chi presta fede ai racconti dei
vari esploratori che basano i
loro giudizi sulle esperienze
fatte con portatori e rematori.
Per conoscere veramente un
indigeno è indispensabile che
i rapporti non siano da padrone a dipendente, ma da
uomo a uomo». Così scriveva
nel 1938 Albert Schweitzer*
(1875-1965), pastore protestante, musicista, teologo,
premio Nobel per la pace nel
1952, medico e fondatore di
un ospedale a Lambaréné, nel
Gabon francese.
Da questa sua lunga esperienza di vita quotidiana a
contatto con altre culture nascono gli appunti raccolti in
Storie africane. In queste pagine «l’altro» è visto con curiosità, ma soprattutto con
quel sentimento di solidarietà
che lo guida nella sua opera
missionaria nell’Africa centrale. Tuttavia, nonostante
questa sua mentalità assai
aperta per l’epoca, Schweitzer non sfugge, in molte occasioni, a un atteggiamento
paternalistico.
La civiltà è identificata con
l’Occidente e gli indigeni sono spesso visti con un «tono
condiscendente di affettuosa
superiorità». Non è ancora
«in discussione la possibilità
che i neri possano gestire da
soli la propria storia», secondo valori e modelli propri.
Questi valori sono considerati
automaticamente inferiori,
«ma, si badi, non tanto ri
II dottor Albert Schweitzer in occasione deii’attribuzione dei
Premio Nobei (1954)
spetto alla civiltà dell’Europa
quanto rispetto alla lezione e
alle acquisizioni del Cristianesimo e a quanto di esso è
entrato nella civiltà d’Europa» (così Goffredo Fofi nella
nota che accompagna i testi
di Schweitzer).
Nonostante tutto ciò, quando è chiamato dagli indigeni
a elencare le differenze fra il
loro paese e quello dei bianchi, il medico-teologo lo fa
riferendosi a tre degli aspetti
più significativi della loro vita, lungi dunque dall’affermare una qualsiasi forma di superiorità culturale europea: in
Europa le foreste bruciano
con maggiore facilità, un uomo può sposare una donna
senza doverla pagare, e infine
esistono persone che remano
soltanto per divertirsi.
(*) Albert Schweitzer; Storie africane, con una nota di G.
Fofi. Milano, Il Saggiatore,
1994, pp 110, £ 13.000.
10
PAG. 6 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 22 SETTEMBRE 1995
UMANIZZARE LA MORTE
PER MIGLIORARE LA VITA
MASSIMO APRILE
Elizabeth Kiibler-Ross, la
famosa psichiatra conosciuta per i suoi studi e i suoi
seminari di accompagnamento ai malati inguaribili e terminali, alla domanda di un
giornalista: «Se lei potesse
scegliere, di quale morte preferirebbe morire?», rispose
come chi vi ha già per tanto
tempo pensato: «Preferirei
morire di cancro».
La risposta mi apparve allora sconcertante. Infatti sono
tra quelli, credo numerosi,
che si sono spesso augurati
una morte istantanea che eluda tutta la penosa trafila del
dolore, della perdita della
propria autonomia, delle gravi fatiche che fatalmente si
riversano sui propri cari.
D’altra parte, pensai, non mi
pare che nel pensiero evangelico ci sia spazio per una concezione espiatoria della sofferenza né per se stessi, né
per gli altri. La risposta della
psichiatra mi ha dunque stimolato a una riflessione il cui
punto di orientamento è stato
il lungo discorso di commiato di Gesù nell’Evangelo di
Giovanni. Seppure non per
una malattia, anche Gesù vive ed esprime, nelle parole
contenute nei capitoli 14-17
di Giovanni, la consapevolezza dell’imminente distacco dalla vita, deUa separazione dolorosa dalla famiglia dei
suoi discepoli. Di grande aiuto mi è stata per questa riflessione l’esperienza di cappellania che sto svolgendo presso l’ospedale evangelico di
Napoli. «Io vado», «Ancora
un po’ e il mondo non mi vendrá più» (Giov. 14, 2; 19).
ta che lo richiama ai limiti
della sua scienza, i parenti
non riescono ad affrontare i
risvolti psicologici della situazione. Abbiamo respinto talmente fuori dal nostro orizzonte esistenziale questo dato
certo e universale, ossia il
morire e la morte, che dinanzi a questa realtà restiamo disorientati e sprovveduti. La
situazione è paradossale:
quanto più la morte diviene
un dato quotidiano che entra
nelle nostre case senza bussare, attraverso soprattutto la
televisione, tanto più essa diventa «fiction», spettacolo, e
viene rimossa come dato reale dalla nostra coscienza personale e collettiva.
Registriamo spesso anche
nella nostra esperienza quello
che capitò a Gesù, e cioè l’allontanamento dei discepoli
che non capiscono o preferiscono negare e così facendo
non riescono neppure ad essergli solidali con la preghiera. Nel caso dei morenti l’isolamento deH’ammalato grave
è reso ancor più drammatico
dal fatto che la famiglia, dopo
un primo periodo di smarrimento, inconsapevolmente,
comincia ad organizzarsi in
vista della sua scomparsa. Si
comincia a vivere come se già
la persona non ci fosse più.
Al contrario, l’equilibrio e la
consapevolezza con cui si è
pronti a lasciare la scena è verifica di una vita trascorsa
senza deliri di onnipotenza,
una vita vissuta nella consapevolezza che Dio ci ha affidato un compito, grande o
piccolo che sia, a cui è posto
un termine. Che la nostra vita.
«Il vostro cuore non sia turbato; abbiate fede in Dio, e
abbiate fede anche in me! Nella casa del Padre mio ci
sono molte dimore; se no, vi avrei detto che io vado a
preparavi un luogo?»
«Tra poco non mi vedrete più; e tra un altro poco mi
vedrete... La donna quando partorisce prova dolore,
perché è venuta la sua ora; ma quando ha dato alla luce
il bambino non si ricorda più delVangoscia per la gioia
che sia venuta al mondo una creatura umana. Così anche voi siete ora nel dolore; ma io vi vedrò di nuovo e il
vostro cuore si rallegrerà»
«Non prego soltanto per questi, ma anche per quelli
che credono in me per mezzo della loro parola: che siano tutti uno; e come tu, o Padre, sei in me e io sono in
te, anch’essi siano in noi: affinché il mondo creda che
tu mi hai mandato»
(Giovanni 14, 1-2; 16, 21-22; 17, 20-21)
Una realtà negata
Gesù si prepara alla separazione, ma i discepoli
non sono pronti, non capiscono. Tommaso in particolare
equivoca (Giov. 15, 4 ma anche 16, 18).
Prima riflessione: davanti
alla morte non c’è soltanto la
difficoltà della persona umana
che deve fare i conti con il
suo limite fisico-biologico; ad
aggravare la situazione c’è
quasi sempre l’incapacità a
comprendere di quelli che vi
stanno attorno. La malattia
viene negata, rifiutata, prima
che dal soggetto, dai suoi parenti, dagli amici, dai dottori e
ciascuno ha le sue ragioni.
Così davanti alle domande
della persona che muore ci si
defila con imbarazzo, si dicono «pietose» bugie, si ripetono generiche parole di incoraggiamento. II medico non
riesce a mandar giù la sconfit
come pure la nostra scienza
siano limitate, è cosa ovvia,
eppure la coscienza del limite
lo è molto meno. Constatiamo
quotidianamente quanto sia
diffuso, a questo riguardo, un
alto grado di inconsapevolezza. Esiste una specie di voracità del vivere che si illude di
consumare in un tempo limitato la nostra brama di eternità. Vogliamo ostinatamente
illuderci che al l’arretramento
della morte per effetto, ad
esempio, della medicina, corrisponda un suo dominio.
Eppure sono persuaso che il
nostro vivere e lottare, la maniera in cui facciamo politica
e siamo coinvolti nella società, la tutela dell’ambiente,
e perfino il nostro ministero
nella chiesa, potrebbero avvantaggiarsi grandemente da
una maggiore consapevolezza
della necessità del «lasciare»
posto agli altri. Per tornare al
testo biblico notiamo che il
termine «ora» ha un significato particolare in questo lungo
discorso, proprio perché se da
una parte Gesù sa della fine
imminente dei suoi giorni
(Giov. 16, 5, 32; 17, 1 ma anche 13, 1) e cerca di renderne
consapevoli i discepoli, egli
altresì li rende attenti all’urgenza dell’«ora» come tempo
della decisione, della fede (17,
7) e quindi anche della vita
eterna (17, 2, 3). «Ma io vi vedrò di nuovo e il vostro cuore
si rallegrerà» (Giov. 16, 22).
Un ritorno annunciato
Gesù sta per andar via,
ma non se ne va senza
speranza. Gesù parte ma annuncia un ritorno. Tra il suo
andare e il suo venire esiste
la continuità della comunione. Ognuno dimora nell’altro: i discepoli in lui e lui nei
discepoli, proprio come lui
dimora nel Padre e il Padre in
lui. La comunione sarà ininterrótta mediante la memoria:
«Finché esiste la memoria
nessuna separazione è per
sempre» (I. Allende). Soltanto così ogni incomprensione
del presente può essere superata (Giov. 16,4).
Ora sappiamo tutti come
una certa predicazione cristiana dell’aldilà sia stata e sia
ancora oggi ideologicamente
orientata al disprezzo del
mondo o alla rassegnazione
all’ingiustizia. Giustamente,
dice Hans Kiing a questo riguardo, prima di chiedere a
una persona se crede a una vita dopo la morte dovremmo
chiederle se crede a una vita
prima della morte. Infatti solo
chi crede in una vita prima
della morte, può porsi in maniera evangelicamente corretta la seconda domanda.
Tuttavia gli abusi sull’aldilà
non devono indurre i cristiani
a prescindere dalla speranza
che «ci sia un luogo» (Giov.
14, 3). Perciò bisogna essere
sempre attenti a non dire troppo per evitare pericolose e illecite speculazioni bibliche,
ma bisogna anche stare attenti
a non dire troppo poco. Tutto
il discorso di commiato di Gesù in Giovanni traspira questa
fiducia: la morte e la separazione che essa comporta non
potrà spezzare il legame di
comunione di Gesù con i suoi
e dei discepoli tra loro (la vite
e i tralci Giov. 15, LI7). Dio
si è riservato un’ultima parola
oltre la morte fisica.
Se nell’epistolario paolino
la risurrezione di Gesù, primizia di quanti saranno risuscitati, è la risposta alla morte
che viene così sconfitta (I Corinzi 15, 55-57), in Giovanni
il contrario di morte è amore.
L’amore di Gesù rassicura il
credente sul suo ritorno e rende perfino il momento del distacco un momento di allegrezza tanto per Gesù quanto
per i discepoli (15, 11). Eccoci allora a una seconda conclusione provvisoria. Non è
vero che la vita può essere
sopportata soltanto nell’illusione che essa non finisca, né
è vero che può solo essere divorata, consumata con voracità. La vita, seppure nella
consapevolezza del limite,
può essere vissuta con gioia
nel sostegno della speranza.
La speranza non nega la
morte, la supera. La speranza
non fugge il dolore, o il morire, ma non concede loro l’ultima parola. Infatti Gesù usa
per il morire la metafora del
parto (Giov. 16, 21-22) non
certo per indicare la necessità
del dolore, ma per annunciare
che nel piano di Dio esso deve lasciare il posto alla vita
esuberante, all’amore incorruttibile, alla risurrezione finale: «La morte è stata sommersa nella vittoria!» (I Cor.
15, 54). «Che siano tutti uno;
e come tu, o Padre, sei in me
e io sono in te, anch’essi siano in noi: affinché il mondo
creda che tu mi hai mandato»
(Giov. 17, 21).
Le ultime volontà
L9 evangelista è qui come
un notaio che davanti
agli eredi apre la busta con le
ultime volontà di Gesù. Il capitolo 17 ha la forma di una
preghiera di Gesù della quale
i suoi discepoli sono chiamati
ad essere testimoni. Sebbene
siamo messi a parte di un dialogo intimo e personale fra
Gesù e il Padre, la preghiera
riguarda anche noi. Ora Gesù
prega per la nostra unità. La
scena è commovente. Un padre, una madre, lascia i suoi
figli e dedica le sue ultime parole e i suoi ultimi affanni per
auspicarne la vita armoniosa.
Ormai non raccomanda più,
non ordina più, adesso prega
soltanto. Sul momento i discepoli non capiscono la portata e la profondità di quelle
parole. Ma dopo, come avrebbero potuto dimenticarsene?
Ho sentito persone fare discorsi simili ai propri figli,
nell’imminenza della propria
morte e so per certo che questa è stata la più grande eredità che essi hanno ricevuto.
Quando poi questa unità, come per noi credenti, è in funzione della missione e della
responsabilità verso il mondo
(Giov. 15, 20-21), allora si
capisce che il vivere come il
morire non è solo un affare
privato. Anche se molti si augurano di terminare i loro
giorni con il conforto dei cari, la morte di una persona di
fede, di speranza è fatto non
separabile dal destino del
mondo. «Io ti ho glorificato
sulla terra, avendo compiuto
l’opera che tu mi hai affidato» (Giov. 17, 4).
Una vita compiuta
In una delle mie visite in
ospedale ho incontrato una
donna che sapeva di essere
ammalata di cancro. Era lì per
il ciclo chemioterapico. Mi ha
invitato a sedermi e senza finzione né nascondimento mi
ha parlato della sua malattia
con grande lucidità; poi mi ha
mostrato gli elaborati di greco
dei suoi alunni di liceo e mi
ha detto che sperava di portare a compimento il suo lavoro
perché i suoi ragazzi potessero affrontare ben preparati gli
esami di maturità.
La morte interrompe molte
cose, ma ce ne sono altre che
ci viene dato di portare a compimento. Gesù si avvicina alla
croce sapendo di aver compiuto l’opera. Certo, soltanto
per lui si può dire che abbia
portato a compimento tutte le
cose. Nel Vangelo di Giovanni l’ultima frase che Gesù
pronuncia è «Tutto è compiuto». Per noi non è così: tuttavia ci sarebbe di grande aiuto
vivere protesi a compimenti
parziali. Portare a termine un
lavoro, risolvere una relazione
malamente troncata con una
riconciliazione, sono alcuni
modi di accomiatarsi della
persona che spera, che ha fiducia in Dio, che vive della
forza dell’amore. Ritorniamo
all’iniziale domanda del giornalista alla Kiibler-Ross e alla
sua sconcertante risposta e alla luce di queste frammentarie
riflessione e tentiamone una
comprensione.
Per quanto doloroso possa
essere il decorso di una malattia inguaribile, per l’ammalato/a come per i propri cari, esso porta sempre con sé la possibilità di umanizzare la morte
rendendola importante anche
per la vita degli altri. Come
Gesù ci lascia la sua pace
(Giov. 14, 27), anche noi possiamo lasciare la nostra a
quelli che restano. Se si umanizza la morte si umanizza
anche la vita, se si riprende
coscienza che i giorni sono
contati, si può anche meglio
comprendere che essi debbano essere spesi per le cose che
valgono e non in vani affanni.
La vita allora potrà essere gu;
stata anziché divorata, arricchita anziché depauperata, vestita di solidarietà anziché denudata dalla rapacità e dal cinismo. Infine, mentre ci riprendiamo la morte dall’
esproprio operato dalla nostra
cultura, possiamo aiutare gli
altri a riprendersi la vita al di
qua. Non dimentichiamo che
dire sì a Cristo ora, è già inizio di vita eterna.
lera
Vieni, Signore,
coprimi con la notte.
Stendi su noi la tua grazia
come ce l ’hai promesso.
Le tue promesse valgono più
di tutte le stelle del cielo.
La tua pietà è più profonda
della notte.
Signore, farà freddo!
La notte viene con il suo soffio
di morte.
La notte viene, la fine viene.
Ma anche Gesù viene!
Signore, ti aspettiamo >.
giorno e notte.
Amen! ' '<
Preghiera dell’Afiricadell’Ovest
(Tratto da Quando è giorno?, della.Cevaa) 1994) ^
A.--',
11
■^k
22 SETTEMBRE 1995
PAG. 7 RIFORMA
Lucia Bensì
Ì_£ sorelle della Chiesa battista di Varese hanno appreso
la notizia della scomparsa
della sorella Lucia Bensi con
molto dolore, pur riconoscendo che è sempre il Signore
che dispone della nostra vita.
La ricordano soprattutto per
le belle serate di evangelizzazione che essa ha tenuto qui a
Varese, assieme al Trio evangelico.
«Profondo fiume, la mia
casa è al di là/ del Giordano/
Óltre quel fiume. Signor, io
passerò/ed aspetterò...».
' Ma non è soltanto la sua
voce che ritorna alle nostre
orecchie, ritorna in modo speciale l’impronta del suo messaggio, trasmesso con il canto. Dopo la serata, nel giorno
successivo, al culto domeni, cale, Lucia ci incontrava ed
era vicina ai problemi delle
sorelle della nostra comunità,
inculcando con parole approjffjate una grande fede nel Signore.
Per questo motivo vivrà
sempre nei nostri cuori.
Anna Masino - Varese
®Osservazioni
sparse
Alcuni brevi osservazioni.
Nucleare. Nella trattazione
di questo tema su Riforma,
e quello che mi sembra carente
non e l’obiettività di trattamento fra paesi con esperienze in corso a fini bellici, ma
il presentare le anni nucleari
in base al numero di morti e
non in base ai rischi di contaminazione per l’uomo e per
Tambiente (se fossi stata a
Hiroshima avrei preferito essere divenuta l’ombra sul
muro alla sorte di coloro che
han trascinato giorni, anni,
decenni i corpi straziati e nella sofferenza).
Obiettività. A chi dice che
non è giusto protestare con la
Francia, se anche altri governi lo fanno, mi sembra ovvio
rispondere che a un paese
Dopo l'Assemblea battista congiunta con il Sinodo
siamo sentiti membri della stessa
ERMIHIO PODESTÀ >
Alcuni anni fa, quando durante
un’assemblea delTUcehi sì cominciava a parlare di un lavoro comune con
metodisti e valdesi, avevo sentito dire
da parte di alcuni pastori battisti anziani: se ci incamminiamo su questa strada,
in poco tempo si verificherà la morte del
battismo e soprattutto ci sarà la fine del
tanto amato congregazionalismo.
Oggi, con questa seconda AssembleaSinodo, dopo quella del 1990 che ha
aperto la strada per un reciproco riconoscimento, non solo il battismo è più vivo che mai, ma è risultato chiaro che
l’ordinamento sinodale e quello congregazionalista hanno molti punti in comune e che, associati, acquistano forza e
completezza per una più confacente visione della chiesa alla luce dell’Evangeloi Altri entreranno nel merito del lavo
ro svolto e dei documenti approvati; io,
come pastore battista, desidero puntualizzare alcuni concetti.
Innanzitutto la fraternità emersa in
questi tre giorni di lavoro comune non si
è creata al momento, ma è stata il frutto
di un impegno reciproco svolto in cinque anni nelle varie regioni con la partecipazione ad attività comuni dal 1990 ad
oggi. Cito solo un caso che illustra questo reciproco rispetto. In occasione della
votazione del documento più importante, quello cioè sulla questione dell’ordinamento ecclesiastico, al punto 1) la
componente battista sarebbe stata più
favorevole a un emendamento più èia?
borato, mentre là componente valdese e
metodista vedeva meglio un emendamento più stringato.
Per rispetto reciproco è stato approvato' Tarticolo inizialmente presentato. Al
termine dell’Assemblea-Sinodo la se
gretaria, Patrizia, a cui esprimevo compiacimento per l’enorme lavoro svolto,
mi ha detto: «Però tanto lavoro me lo
hai dato tu, perché sei intervenuto numerosissime volte». Che ci posso fare se
sono un chiacchierone?
Comunque mtti, sia coloro che hanno
parlato molto sia coloro che sono intervenuti poco e sia coloro che non si sono
espressi, si sentivano un cuor solo e
un’anima sola e recepivano gli interventi come un impegno a continuare un
cammino alla luce dell’unità del «corpo
di Cristo». Il mio auspicio è che alla
prossima Assemblea-Sinodo si elimini
anche la diversità del colore dei cartellini, rossi per i battisti e bianchi per i vaidesi e metodisti, non solo come fatto
simbolico, ma soprattutto come espressione di un evento molto importante:
che insieme ci si sente autentica e convincente chiesa di Cristo.
«occidentale» (l’Occidente ha
già fatto troppo per le armi
nucleari) e «democratico» si
possa almeno chiedere di non
adeguarsi al peggio. Altrimenti, quel che fa Saddam o
Castro o una dittatura militare
deve andare bene anche per
noi. Amnesty International
mi sembra si adoperi proprio
per individuare e segnalare
all’opinione pubblica, affinché protesti, le torture e le
violazioni ai cosiddetti diritti
dell’uomo sia nelle dittature
di destra o cosiddette di sinistra, sia nei paesi teoricamente democratici, per quanto si
possa presumere che il peso
dell’opinione pubblica internazionale possa contare meno
per i regimi dittatoriali.
Antifascismo = comunismo. Nel 1945 avevo 8-9 anni, ma ricordo che nelle bande partigiane c’erano garibaldini, azionisti, militari monarchici e brigate autonome. Il
Partito d’azione era fascista o
comunista? E nel dopoguerra
se la scelta fosse stata solo fra
De Gasperi o Togliatti, come
si classificano Ferruccio Pani
o presidenti della Repubblica
come De Nicola, Einaudi, Saragat e Pettini?
Case per anziani. Negli
stessi numeri in cui si infor
Riforma
Via Pio V, 15 - 10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/657542
Via Foria, 93 - 80137 Napoli - tei. 081/291185 - fax 081/291175
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Negro, Luisa Nitti, Jean-Jacques Peyronel, Gian Paolo Ricco, Giancarlo
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Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di PInerolo con il n. 176
dd 1‘ gennaio 1951, responsabile Franco Glampiccoli. Le modifiche sono state registrate
con ordinanza in data 5 marzo 1993.
Il numero 34 del 15 settembre 1995 è stato consegnato per l'Inoltro postale all'Ufficio CMP
Nord, via Reiss Romoli 4^11 di Torino mercoledì 13 settembre 1995.
ma che l’ipotesi di continuare
l’attività di Villa Olanda per
gli anziani è stata scartata per
motivi economici, si lodano
l’Asilo dei vecchi di San Giovanni e San Germano con
lunghe liste d’attesa. C’è forse un’incongruenza, considerando l’invecchiamento della
popolazione e il futuro gettito
dell’otto per mille (benché altri fini sociali, come l’accoglienza agli stranieri, non
debbano ovviamente essere
trascurati)? Forse è l’età avanzata mia e dei miei coetanei che mi induce ad auspicare che nel prossimo Sinodo si
dibattano misure economiche,
ma pietose, di soluzione finale per le persone non autosufficienti come noi saremo probabilmente domani.
Team pastorale. Possibile
che non esista un termine meno televisivo? Mi spaventa la
recente frase: al pastore compete la guida spirituale della
comunità. Come si concilia
quell’impostazione con il reai
sacerdozio? Per me, eretica
fra gli eretici, quel che contraddistingue un pastore è
l’approfondimento teologico
e il tempo dedicato all’annuncio esplicito della Parola,
tempo maggiore di quello di
altri fratelli. La guida spirituale mi ricorda un consiglio
credo di don Bosco, letto
quand’ero adolescente, che a
memoria ricordo così:
«Quando sei malato vai dal
medico, quando vuoi cercare
Dio non te ne incaricare e vai
dal prete, che ci pensa lui a
dirti come devi comportarti»,
lo invece cerco di chiarirmi le
idee, ma trovo più facilmente
domande che risposte.
Giuliana Gay Eynard
Pinerolo
Gandhi
e «Civiltà
cattolica»
Il Corriere della Sera di venerdì 8 settembre scorso riporta la notizia di un articolo
dal titolo «Gandhi senza cornice» apparso sul mensile Civiltà cattolica. In sostanza il
giornale di «studi cattolici»
tenta di demolire la figura del
Mahatma con mezzi squallidi
e veramente crudeli insinuando che i digiuni da lui compiuti erano dovuti a problemi
di digestione perché affetto da
stipsi cronica e che la lettura
da lui preferita era un libro
dal titolo «La stitichezza».
Sono incomprensibili le ragioni di questa presa di posizione ma è evidente però che
se si cerca di infangare la
memoria di uno dei più grandi uomini che l’umanità ab
bia avuto deve esserci un motivo preciso. Anche se per
noi europei è difficile comprendere un mondo notevolmente differente dal nostro
non dobbiamo dimenticare
gli ideali per i quali quest’uomo combattè senza fare mai
ricorso alla violenza. Forse
viene il dubbio che l’esempio
di Gandhi sia piuttosto scomodo: la sua povertà e la dedizione completa al suo popolo contrasta fortemente con
le immagini più recenti dei
nostri uomini politici, cattolici compresi.
Il teologo Sergio Quinzio
sembra piuttosto indignato,
come lo saraimo stati i lettori
del Corriere della Sera, e ritiene che si tratti di una «operazione illegittima, oltraggiosa e malvagia» e che «dissacrare la figura di Gandhi può
significare attaccare la non
violenza e l’impegno pacifista». Mi auguro che Tarticolo
sia solo il risultato sporadico
della follia di qualche «isolato» collaboratore.
Baldo Conti - Firenze
Per la scuola
biblica
Cari amici,
una volta ero al Sinodo e
ho notato che tutti i deputati,
sacri 0 profani, avevano «La
Repubblica» in tasca. Niente
di male, anch’io, che sono
analfabeta, leggo «La Repubblica».
Nel n. 33 di Riforma leggo
l’informazione relativa alla
Facoltà di teologia e al Centro
di formazione diaconale Comandi di Firenze. Con l’aria
che tira non saranno numerosi
gli studenti che faranno teologia e gli altri che vorranno fare i diaconi. Andiamo verso il
Duemila e se ci saranno delle
conversioni non accorreranno
per andare a sedersi sopra una
panca di una chiesa per ascoltare un «elisir» pastorale. Dio
però opererà certamente e noi
dovremo prepararci a vedere
quello che non sapremmo immaginare.
E allora che cosa dovremmo fare? Chi sa che a Roma
c’è una Facoltà valdese di
teologia?
Questa dovrebbe istituire
una scuola biblica per corrispondenza, in modo da aiuta
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preventivi a richiesta
trasporti per
quaisiasi destinazione
attrezzatura con autoscala
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re 1 giovani e i non piu giovani a studiare la Bibbia. La
Bibbia è un sicuro riferimento, così la parrocchia farà
progressi; se invece la Bibbia
diventa un pretesto per riunioni a carattere socio-culturale finiremo per morire. Le
menti ci sono, i professori e
le pagine della Bibbia anche.
Una scuola biblica per corrispondenza a livello medio-alto è normale all’estero; solo
in Italia non riesce a farsi
strada.
Guido Pagella - Fano
Il recente Sinodo ha deciso
che la Facoltà avvii un’indagine preliminare al corso di
«diploma a distanza».
Antifascimo
superato?
Caro direttore,
con stupore ho letto su
Riforma dell’8 settembre la
pagina dedicata a Guglielmo.
Marconi. Per quanto io sappia
non inventò o scoprì le radiotelecomunicazioni senza fili,
ma le perfezionò e sfruttò con
l’aiuto degli inglesi. Opportunista e anche fascista si convertì da protestante a cattolico o comunque con questa
Chiesa romana si sposò in seconde nozze, il primo matrimonio evidentemente non essendo riconosciuto da chi dice di non ammettere il divorzio. Mio padre, pastore e
membro della Tavola valdese, conobbe almeno un figlio,
rimasto protestante, se ben ricordo ufficiale di marina.
Queste cose capitarono nel
Ventennio, che oggi qualcuno vuole rivalutare in positivo. Mio padre fu anche incaricato di occuparsi di Perosi, il famoso musicista che si
era avvicinato alla Chiesa
valdese. Ma qualche prete lo
intercettò su un treno e il musicista tornò alla Cappella Sistina. Forse qualche notizia
in più si può trovare negli archivi della Chiesa valdese e
del Vaticano.
Oggi la tattica è, almeno
parzialmente, cambiata, ma
l’obiettivo è sempre lo stesso,
e comprende l’estendere il
potere temporale approfittando della confusione. Tutti sono «buoni». Wojtyla fra una
Loreto e un’enciclica fabbrica
«santi». Il gesuita arcivescovo di Milano propone il filofascista cardinal Schuster.
Anni fa i gesuiti americani
avanzarono la proposta di
San Martin Lutero. Il chierichetto sindaco di Roma, portato dai progressisti, vuole
onorare il governatore suo
predecessore con un Largo
Bottai, quello (non si dimentichi) della «Gerarchia», delle
«Corporazioni» e della complicità in guerre criminali; coVimessuno potrebbe protestare per una via a Togliatti. E si
sposta lo scomodo La Malfa.
Poi si scopre che il figlio
Bruno Bottai, a lungo funzionario alla testa della diplomazia italiana, è ambasciatore al
Vaticano, incaricato del Giubileo. Il cerchio si chiude,
non si tratta di cosette senza
importanza.
Concludendo. Si mena vanto dove si dovrebbe provar
vergogna. Il soft si è sostituito allo hard, ma può essere altrettanto devastante. Si pensa
che è meglio una carezza falsa che un calcio in bocca. Si
approfitta di una genuina
aspirazione ecumenica. Lo
stato, poi Repubblica, prese
una cattiva piega da quando
De Gasperi, con la complicità
di Togliatti e Nenni, scaricò
Patri, e poi anche i due soci.
Non sono maoista, ma mi
piace Mao che dice al giornalista Snow: i fascisti torneranno in Cina, e li batteremo di
nuovo. Non sono superati
l’antifascismo e l’anticlericalismo (non contro i cattolici
ma contro i clericali).
Con i miei saluti
Gustavo Malan
Torre Pelhce
RINGRAZIAMENTO
«L'Eterno è il mio pastore,
nulla mi mancherà»
Salmo 23
I familiari dei caro
Davide Avondetto
ringraziano di cuore tutti eoioro
che con presenza, scritti, fiori e
opere di bene sono stati ioro vicino neila triste circostanza.
Un ringraziamento particolare
alla direzione, ai medici e ai personale della Casa di riposo Prealpi di Prarostino e ai pastore Vinti.
Prarostino, 2 settembre .1995
RiNGRAZIAMENTO
«lo ho combattuto
il buon combattimento,
ho finito la corsa
ho serbato la fede»
li Timoteo 4, 7
i famiiiari di
Giovanni Bert (Nino)
di anni 85
ringraziano tutti gii amici che sono
stati ioro vicini negii uitimi mesi, e
in special modo nei giorni scorsi.
Un ringraziamento particoiare
va a Ciaudio Tron, ai personaie
tutto deii'Asiio dei vecchi di San
Germano Chisone e deli'Ospedale vaidese di Pomaretto.
Ferrerò, 5 settembre 1995
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Maian e Bertin ringraziano commosse tutti coloro
che hanno partecipato ai loro
grande dolore per la perdita dei
caro
Freddy Malan
Angrogna, 15 settembre 1995
«Soltanto in Dio trovo riposo,
da lui viene la mia speranza.
Lui solo è mia salvezza
e mia roccia,
al suo riparo starò al sicuro»
Saimo 62, 6-7
Si è addormentato serenamente nei Signore
Alessandro Vetta
Pastore emerito
Ne danno ii doloroso annuncio,
a funerali avvenuti, la moglie Clara Giocoli e i nipoti tutti.
Torre Peilice, 22 settembre 1995
I necrologi Si accattano entro le
ore 9 del lunedB.
, Telefonare allo
"011-655278
fax 011-657542
12
PAG. 8
RIFORMA
VENERDÌ 22 SETTEMBRE 1995
Contro gli «aggiustamenti strutturali» imposti dagli organismi finanziari internazionali
Costa Rica: sciopero a oltranza contro
la legge che modifica il sistema pensionistico
________MEDI VACCARO________
LO scorso 17 luglio il
Fronte delle organizzazioni degli insegnanti del Costa Rica ha iniziato uno sciopero ad oltranza contro la legge 7531 del luglio 1995 che
modifica il sistema delle pensioni. Ben presto lo sciopero
ha assunto carattere nazionale: hanno aderito altre organizzazioni che contestano il
cosiddetto Patto Calderón-Figueres (e^ presidente e attuale presidente del Costa Rica)
che impone al paese i progetti
di «aggiustamento strutturale», voluti dagli organismi finanziari intemazionali.
Le organizzazioni sindacali
dei magistrati, dei lavoratori,
degli universitari, degli studenti, degli agricoltori ecc.
hanno creato il «Fronte civico
nazionale», per presentare al
governo le rivendicazioni dei
settori sociali vittime del progetto neoliberale.
Il 7 agosto scorso circa
200.000 persone hanno fatto
una marcia sulla casa presidenziale per chiedere al governo un dialogo con il
«Fronte civico nazionale».
Per ore i manifestanti sono rimasti ad aspettare la risposta
José Figueres (a destra) è presidente del Costa Rica dèi maggio ’94
del governo, che è poi risultata negativa. Nella manifestazione pacifica si sono introdotti dei provocatori. Il
«Serpaj» («Servicio Pax y
Justicia», coordinamento di
gmppi nonviolenti dell’America Latina) del Costa Rica ha
chiesto la solidarietà intemazionale con l’invio della lettera acclusa alle seguenti persone: a) Ing. José Maria Figueres Olsen, Presidente de
la República, fax (506)
2559078; b) Licdo. Antonio
Alvarez Desanti, Presidente
de la Asamblea Legislativa,
fax (506) 2551533; Licdo.
Rodrigo Alberto Carazo, De
fensor de los Habitantes, fax
(506) 2962512: inviare copia
a: «Serpaj», Apartado Postai
1102-1002, Passo de los Etudiantes, San José (Costa Rica), tel. e fax (506) 2233044.
«Estimado Señor, hemos
recibido información sobre
algunos hechos en Costa Rica que nos preocupan mucho.
Protestamos contra la manera de cómo el gobierno ha
reaccionado a la huelga de
protesta del Fruente de Organizaciones Magisteriales y
otras organizaciones, que
exigieron la derogatoria de
la Ley 7531 de julio 1995.
Protestamos contra las circunstancias del proyecto neoliberal a raíz del pacto Calderón-Figueres, que son nada social y humanos para el
pueblo de Costa Rica.
Pedimos al Gobierno de
Costa Rica que sean liberadas inmediatamente las personas que fueron detenidas
durante la manifestación del
día 7 agosto, sin que se
hayan levantado cargos en su
contra. Había existido provocación e infiltración de los
cuerpos de Seguridad.
Solicitamos al gobierno
que cesen los actos de intimidación e intervención de los
centros de trabajo en huelga.
Condenamos la violación a
los derechos humanos realizada por los cuerpos de seguridad y solicitamos la inmediata destitución de dichos
oficiales y los respectivos Superiores.
Demandamos al Gobierno
de Costa Rica que guarantice
la seguridad, integridad física y moral de los dirigentes
del Fruente cívico nacional y
de los trabajadores en huelga, con base en los Convenios internacionales y de Derechos Humanos. Con respetuosos saludos».
Dopo riniziativa del «treno della pace», i pacifisti italiani ribadiscono i loro obiettivi
«Dobbiamo rafforzare TOnu dei popoli
»
Dopo il «treno della pace»
che lo scorso 20 agosto ha portato oltre 400 pacifisti italiani a
manifestare presso la sede Onu
di Ginevra, l’organizzazione
«Beati i costruttori di pace» ha
rilasciato, il 6 settembre scorso,
il seguente comunicato stampa
per ribadire le posizioni dei pacifisti italiani nei confronti del
conflitto nell'ex Jugoslavia e
per esprimere valutazioni critiche circa l’intervento Nato in
Bosnia attualmente in corso.
Sì a un intervento forte.
Ma come?
Da tempo si attendeva un
intervento intemazionale, non
tanto con l’uso della forza,
ma soprattutto su un progetto
di pace complessivo e rispettoso dei diritti delle persone e
dei popoli.
Lo scopo di tale intervento
è quello di fermare la guerra e
trovare la soluzione politica.
Al riguardo, nell’ex Jugo.slavia, non si può ignorare la responsabilità preminente dei
governanti serbi e dell’esercito federale nell’apertura effettiva e nell’estensione del conflitto bellico. Se però si guardano le cause storiche, politiche, economiche e strategiche
di questa guerra, indubbiamente sono molteplici, interne
ed esterne, più difficilmente
individuabili e valutabili nella
loro precisa incidenza, riguardanti gli stessi paesi occidentali che si atteggiano % portatori di pace. La situazione attuale non si spiega con il solo
inizio della guerra. Le varie
iniziative di «interposizione
nonviolenta» e di «diplomazia
popolare» messe in atto dai
«Beati i costruttori di pace»
dal 1992 in poi mirano, senza
pretese di soluzioni magiche e
immediate, ad avviare sperimentalmente una nuova cultura della difesa e un concreto
movimento popolare di pace,
nella prospettiva costituzionale (art. 11) e in quella conciliare (GS n. 81/16(M-1606).
Ex Jugoslavia: l’esodo di 200.000 serbi dopo la riconquista della Krajina da parte dell’esercito croato
Realismo pacifista
Il primo realismo è quello
che ritiene che la pace non si
costmisce con la forza omicida di guerra (la ragione della
forza), ma con una indomita
coscienza morale di verità, di
giustizia, di pace, e con progetti credibili di lunga durata.
Le marce nonviolente dei
«Beati» a Mostar e a Sarajevo
non mancavano nemmeno di
realismo strategico-diplomatico. Ogni marcia e azione era
accompagnata da una «proposta politica», preparata con
cura e con l’aiuto di esperti di
diritto internazionale, articolata in questi punti:
- democratizzazione e
rafforzamento dell’Onu nelle
sue mansioni e nei numeri
(art. 43 della Carta);
- intervento Onu con forze
e azioni di «polizia intemazionale», adeguatamente numerose e addestrate, alle dirette dipendenze del comando
Onu;
- insediamento di una
«conferenza internazionale
sull’ex Jugoslavia», composta
dalle parti in causa, comprese
le organizzazioni della società civile, dai capi di stato e
di governo dei paesi confinanti e da rappresentanti
deirOnu, della Csce [Conferenza per la sicurezza e la
cooperazione in Europa, ndr],
del Consiglio d’Europa'e
dell’Unione europea;
- invio massiccio di «caschi bianchi», per aiuti umanitari e per un’azione di «diplomazia popolare di pace».
Intervento Nato sbagliato
Partendo da tali presupposti, la nostra valutazione
dell’intervento Nato è negativa:
- si tratta di un’azione tipica di guerra per metodi e
mezzi, e non di «polizia internazionale»;
- si tratta di un intervento
Nato, cioè dei paesi occidentali, o meglio degli Usa; di intervento Onu c’è poco o nulla;
- il piano di pace è americano, imposto da fuori e
dall’alto, ed è un «piano di
spartizione», non di pace,
cioè non imperniato sulla
«convivenza delle etnie, religioni, culture», come dovrebbe essere.
Ribadiamo i nostri
obiettivi di pace
- democratizzare e rafforzare rOnu dei popoli (per
questo il «treno della pace» ci
ha portati alla sede Onu di
Ginevra);
- azioni di forza, ove necessario, con un «corpo di
polizia internazionale», alle
dirette dipendenze dell’Onu
(art. 43 della Carta);
- abolizione conseguente
'degli eserciti nazionali e delle
armi nucleari, batteriologiche
e chimiche, a cominciare da
chi già le possiede;
- realizzare un sistema di
prevenzione per la soluzione
dei conflitti, e non la repressione;
- adottare una «politica
estera di cooperazione» contro i guasti del liberismo economico imperante delle multinazionali.
I protestanti svizzeri prendono posizione
No alla separazione
tra chiese e stato
La Federazione delle chiese protestanti in Svizzera
(Feps) è contraria alla proposta di separazione tra chiese e
stato nel cantone di Zurigo.
In un comunicato del 22 agosto scorso, la Feps prende posizione sulla questione. Nel
caso in cui l’iniziativa popolare venisse approvata, ciò
avrebbe gravi conseguenze
non solo per le chiese ma anche per le opere sociali nonché per i valori (cristiani) che
fondano lo stato nel cantone
di Zurigo e in tutta la Confederazione.
Com’è noto, il comitato
promotore del referendum
chiede che le tre chiese riconosciute dallo stato (Chiesa
evangelica riformata. Chiesa
cattolica romana. Chiesa cattolica-cristiana), che insieme
contano 250 parrocchie, perdano il loro statuto di comunità di diritto pubblico e siano
quindi costrette ad organizzarsi in associazioni private.
La Chiesa evangelica riformata nazionale del cantone di
Zurigo, in quanto secondo
membro della Feps dal punto
di vista numerico, dà un sostegno decisivo alle opere sociali e alle istituzioni del protestantesimo svizzero. Per
questo, secondo la Feps, la
privatizzazione della chiesa
zurighese si ripercuoterebbe
anche sulle altre chiese membro della Federazione. Essa
teme infatti un «effetto di incitamento in altri cantoni»
qualora venisse approvata
l’iniziativa. «L’obiettivo dichiarato dell’iniziativa di separazione tra chiesa e stato è
di ridurre le chiese a un’importanza unicamente locale»
dichiara il comunicato della
Feps. Ma il protestantesimo
comporta un significato nazionale al quale i protestanti
non saprebbero rinunciare:
«Senza chiese nazionali forti
e senza la Federazione delle
chiese protestanti in Svizzera, ne patirebbe l’equilibrio
confessionale, specie di fronte alla chiesa sorella cattolica
romana». 1 responsabili della
Feps temono inoltre che
un’eventuale privatizzazione
renda più difficile il dialogo
con le autorità federali e con
le organizzazioni intemazionali, ad esempio nel campo
dei diritti umani e dei migranti.
La posizione della Feps
comprende altresì argomenti
di natura politica: «Privatizzare le chiese, proprio nel
cantone più popolato della
Svizzera, avrebbe inoltre effetti negativi sul nostro stato
di tradizione cristiana». Viene infine sottolineato il fatto
che la religione non è solo un
affare privato: «Uno stato la
cui costituzione comincia con
“Nel nome del Dio onnipotente!” riconosce l’importanza delle chiese cristiane per il
bene comune».
Sia la Chiesa protestante
sia la Chiesa cattolica romana
del cantone di Zurigo si dicono consapevoli del fatto che i
rapporti tra chiese e stato
debbano essere adeguati al
tempo attuale ma la Feps teme che la privatizzazione
completa delle chiese ponga
fine alla stretta collaborazione esistente tra lo stato e le
chiese e vanifichi le riforme
intraprese. Per tutte queste ragioni, il Consiglio della Feps
conclude con l’augurio che
l’iniziativa di separazione tra
chiese e stato venga respinta
dal popolo, «nell’interesse
delle chiese zurighesi e del
protestantesimo svizzero, ma
anche nell’interesse del cantone di Zurigo». (spp)
mmj
Protesta dell'Alto Commissariato delI'Onu
Espulsi dallo Yemen
418 rifugiati somali
L’ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite
per i rifugiati (Acnur) ha protestato contro il governo dello
Yemen dopo il rimpatrio forzato in Somalia, via mare, di
centinaia di rifugiati somali.
Il 27 agosto scorso 418 rifugiati somali, facenti parte
di un gruppo di circa 1.200
rifugiati arrestati nei giorni
precedenti nella città di
Aden, nello Yemen del Sud,
sono stati prelevati dalle carceri e trasferiti a bordo della
nave Tacarto, diretta a Bosaso, nella Somalia settentrionale. L’Acnur aveva ricevuto
assicurazioni che nessun rifugiato sarebbe stato espulso
(cioè deportato contro la propria volontà). Nel 1980 lo
Yemen era stato il primo
paese del Medio Oriente a
firmare la Convenzione del
1951 sullo status dei rifugiati, e il Protocollo del 1967.
L’espulsione dei rifugiati è
esplicitamente vietata dalla
Convenzione.
I rifugiati erano stati arrestati nel corso di un’operazione lanciata il 21 agosto dal
ministro degli Interni dello
Yemen come parte di una serie di provvedimenti restrittivi nei confronti degli stranieri
illegali. In totale sono stati ar
restati ad Aden circa 3.000
stranieri (compresi i somali) e
un numero sconosciuto nelle
altre principali città dello Yemen. Mentre molti rifugiati in
grado di produrre documenti
dell’Acnur sono stati rilasciati, coloro che non erano in
possesso di alcun tipo di documentazione sono stati arrestati e alcuni deportati. Oltre
agli 11.877 rifugiati somali
registrati e assistiti dall’Acnur, si calcola che vivano nello Yemen almeno altri 8.000
somali non registrati. Fino a
qualche settimana fa, tutti i
somali beneficiavano dello
status di rifugiato «prima facie» sulla base di un accordo
raggiunto tra il governo dello
Yemen e l’Acnur. Come tali,
non avevano bisogno di essere in possesso di documenti
d’identità.
L’improvvisa decisione politica, in base alla quale tali
documenti sono ora necessari
per evitare la deportazione
sommaria, non è stata comunicata né all’Acnur né ai rifugiati prima dell’adozione dei
provvedimenti restrittivi.
Complessivamente si trovano
nello Yemen circa 20.000 rifugiati somali e altri 2030.000 somali di origine yemenita. (Acnur)