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la luce
12 marzo 1993
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10125 Torino
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
venerdì 12 MARZO 1993
ANNO I - NUMERO 10
POLITICA E CORRUZIONE
INDIGNATI
Il decreto con cui il governo ha tentato la «via
politica» per dare una soluzione al problema della corruzione politica nel nostro
paese ci indigna come cittadini e come credenti. Non
intendiamo mettere alla gogna nessuno, ma neanche
essere messi in condizione
di abdicare alle nostre responsabilità singole e collettive.
Nei giorni scorsi abbiamo
ricordato la libertà che gli
evangelici hanno ottenuto a
prezzo di una ferma testimonianza nei secoli scorsi. Testimonianza di verità e di
impegno nella società.
Di fronte ai maldestri tentativi di indulgenza plenaria
vogliamo ricordare la posizione evangelica di fronte
alla crisi del paese come si
è espressa nel Sinodo delle
Chiese valdesi e metodiste
del 1981.
«Il Sinodo constata che, di
fronte alla crisi morale del
nostro paese, ai tanti aspetti
di indegnità e corruzione
che scandali recenti ed antichi hanno rivelato, anche a
livelli altissimi di uomini responsabili della cosa pubblica e del mondo economico,
che hanno abusato del potere loro conferito, si sono costituiti un costume di vita ed
un modello di comportamento che investono tutti gli
strati della società.
Il Sinodo raccoglie e fa
propria la parola di indignazione che dalle chiese si è
alzata, in risposta ad una situazione così intollerabile.
L’indignazione è infatti un
dovere perché alla denuncia
degli scandali non si risponda con la rassegnazione, il
ripiegamento su interessi
particolari, la fuga dalle responsabilità, trascinando il
paese verso lo sfacelo delle
istituzioni ed il pericolo di
soluzioni autoritarie.
Una rinascita anche economica e politica del paese
è col legata ad un profondo
ripensamento etico e al superamento di una concezione meramente privatistica
della questione morale.
Secondo la Parola, l’autorità “porta la spada’’ per cagione di giustizia (Romani
13), esercita un ministero,
un servizio. Per un dovere
verso la Parola, dobbiamo
richiamarla a questo servizio, che non può essere interesse personale o di gruppo.
Come in passato, il II
Congresso evangelico (Roma 1965) affermò l’esigenza di “contrastare nello spirito di Cristo il passo al potente” e, dopo la strage di
Bologna, il Sinodo ha riconosciuto l’esigenza di sen
tirci tutti responsabili, così
vogliamo oggi reagire alla
rassegnazione e all’avvilimento, alla ricerca di una testimonianza coerente.
Dobbiamo, a partire da
noi stessi, costruire uno stile
di vita veritiero, libero nella
giustizia, sobrio, fedele anche nelle piccole cose, con
lo stesso coraggio e tenacia
che i testimoni della Parola
di Dio - nel Medioevo, al
tempo della Riforma, nei
movimenti di risveglio seppero avere per contrastare i mali più frequenti del
loro tempo.
A tal fine occorre rinnovare una particolare sensibilità
critica di fronte ai modelli di
comportamento dominanti
nella società; ma perché
questo non sia un’impresa
disperata nella solitudine e
perché possa acquistare efficacia per la società, è necessario un impegno collettivo
che tenda a contrastare la logica della competizione e
del profitto dando concretezza all’invito evangelico
alla solidarietà e a alla condivisione.
Il Sinodo invita le chiese a
riflettere, a parlare con coraggio al loro interno e
all’esterno e ad impegnarsi
con rinnovato vigore etico
anche attraverso forme nuove di aggregazione e di vita
comunitaria».
i. , i' •
Ritspa, una donna della Bibbia la cui storia è poco conosciuta
Vivo non per odiare, ma per amare
______DOROTHEA MÜLLER
«Ritspa, figlia di Aiah, prese un cilicio, se lo stese sulla
roccia, e stette là dal principio della messe fino a che
l’acqua non cadde dal cielo
sui cadaveri; e impedì agli
uccelli del cielo di posarsi su
di essi di giorno, e alle fiere
dei campi di accostarsi di
notte».
(II Samuele 21. 10)
.y\J ivo non per odiare,
\\ V ma per amare». Queste sono le famose parole che
il poeta Sofocle fece dire ad
Antigone.
La coraggiosa azione della
giovane donna è molto conosciuta: contro l’ordine del re
di Tebe seppellì suo fratello,
vittima di un inutile contrasto
politico. Antigone impedì così che la ragion di stato e
l’odio avessero il sopravvento
anche sul fratello ormai morto.
La dignità, l’onore della
morte, e l’amore la obbligarono a non lasciare il cadavere
sul campo come cibo per gli
avvoltoi, ma a seppellirlo. A
chi le chiedeva una giustificazione della sua disobbedienza
rispose: «Vivo non per partecipare all’odio, ma per amare».
Con queste parole Antigone
diventò una parte importante
della storia della speranza
umana.
«Vivo non per odiare ma
per amare»; questo è anche il
motto dell’esistenza di una
donna meno conosciuta: si
chiamava Ritspa ed era una
delle concubine di Saul, a cui
partorì due figli. Essi, insieme ad altri cinque figli di
Saul, furono consegnati da
Davide nelle mani dei Gabaoniti.
Questa «consegna» doveva
servire a porre fine a una lunga carestia, considerata punizione di Dio, e a riparare un
antico torto. I sette ragazzi
furono impiccati.
Dopo l’esecuzione Ritspa
rimase accanto ai cadaveri.
Impressionato dal muto lutto
e dall’amore di Ritspa, Davide diede - alla fine - l’ordine
di seppellire i sette ragazzi.
Ritspa, con la sua azione
coraggiosa, rappe il circolo di
odio, di ingiustizia, di violenza; mentre Davide e i suoi
collaboratori erano già tornati
alla vita quotidiana, lei continuava a protestare contro la
disumanità, mantenendo vivo
il ricordo delle vittime e della
loro morte. In questo modo
nessuno potè passare oltre,
nessuno potè dire di non aver
saputo nulla.
Merita parlare di questa
donna, non solo per quello
che fece, ma anche per quello
che rappresentò: in questo
racconto si incontrano, o meglio si scontrano, due immagini di Dio: una molto evidente e chiara, l’altra quasi
invisibile, nascosta.
Da un lato abbiamo il Dio
di Davide che mantiene e garantisce l’ordine, il Dio vendicatore, che ricompensa il
bene e punisce il male, che è
soddisfatto soltanto quando
l’ingiustizia viene riparata; un
Dio che serve a guarnire la
politica dei potenti con la religione; ciò che non va bene
ai potenti viene messo al bando e punito, sempre nel nome
di Dio.
Era la sua volontà che que
BATTISTI
Siglata
l'Intesa
sti ragazzi dovessero morire?
L’immagine del Dio di Ritspa rimane quasi nascosta
dietro agli intrighi.
Non può impedire che gli
esseri umani uccidano degli
esseri umani, ma chiede comprensione, misericordia, perdono e amore.
Quasi 3.000 anni fa la muta
veglia di Ritspa ha dato un
nome aH’immenso lutto e alla
veglia di donne e madri per i
loro figli, fratelli e mariti caduti o assassinati.
Da allora il mondo ha conosciuto tantissimi nomi e
storie fino ad arrivare alle
donne argentine, e a tutte le
donne in tutto il mondo che
oggi esprimono il loro lutto
per le vittime innocenti delle
guerre e dell’ingiustizia.
Contro la disumanità che
cerca di distruggere la vita,
Ritspa iniziò con la sua veglia
silenziosa l’impegno a favore
dell’intoccabile dignità della
vita, impotente solo a prima
vista, ma non di fatto. In lei
risplende l’amore di chi, assumendo la sofferenza degli
sfortunati, la fa propria e la
trasfigura.
Mercoledì 3 marzo, alle ore
16, a Palazzo Chigi, è stato
siglato il testo dell’Intesa fra
l’Unione cristiana evangelica
battista d’Italia (Ucebi) e la
Repubblica italiana. La sigla
del testo, concordato dall’apposita Commissione interministeriale, presieduta dal dott.
Mario Schinaia, e dalla delegazione battista è stata effettuata dal sottosegretario alla
presidenza del Consiglio, sen.
Fabio Fabbri, e dal dott. Renato Malocchi, capo della delegazione deirUcebi.
La «sigla» prelude alla firma vera e propria dell’Intesa
che verrà apposta, dopo il
consenso del Consiglio dei
ministri, dal presidente del
Consiglio e dal presidente
deU’Ucebi, pastore Franco
Scaramuccia.
Si tratta del quinto accordo
a cui si è giunti, in attuazione
dell’art. 8 della Costituzione
che prevede intese con le
confessioni religiose diverse
dalla cattolica. Questo traguardo era già stato raggiunto
dai valdesi e metodisti, dagli
ebrei, dagli avventisti e dai
pentecostali delle Assemblee
di Dio.
Nel testo approvato la Repubblica riconosce l’autonomia dell’ordinamento battista,
mentre l’Ucebi afferma che la
fede evangelica battista non
necessita di tutela penale, e
dichiara di voler continuare a
sostenere tutte le spese inerenti all’esercizio del culto
senza oneri a carico dello stato.
Tramite l’Intesa vengono
regolati diversi aspetti del
rapporto tra i battisti e lo stato, come l’assistenza spirituale a militari, ricoverati e detenuti, la celebrazione dei matrimoni, il riconoscimento e
la gestione degli enti ecclesiastici, l’insegnamento della
religione nelle scuole ecc. Su
quest’ultimo punto i battisti
hanno precisato che non in
SEGUE APAGINA3
AllT
Della Parola
Una fede
allegra,
una chiesa amena
pagina 6
Attualità
Fola,
diario di viaggio
pagina 7
Scuola
e razzismo
pagina 8
2
PAG. 2 RIFORMA
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VENERDÌ 12 MARZO I993
Aiutata dall'Alleanza riformata mondiale e dalla Chiesa riformata in Ungheria
La Chiesa riformata nelLex Jugoslavia
______BEBTALAN TAMAS*_____
Nel 1989, la Chiesa riformata in Jugoslavia contava 21.250 membri ripartiti
in 33 comunità, con 33 locali
di culto e 19 pastori consacrati. La sua indipendenza risale al 1921 quando, secondo
i termini del Trattato di Trianon dopo la prima guerra
mondiale, il territorio in cui
essa si trovava diventò parte
della Jugoslavia. 450.000 ungheresi vivono in quella regione lungo il confine che va
dalla Romania all’Austria; la
maggioranza di essi si trova
in Vojvodina. Molti di questi
ungheresi sono cattolici romani, pertanto la Chiesa
riformata è una minoranza.
Ma ora siamo nel 1993 e
l’immagine di questa chiesa è
completamente cambiata. La
Jugoslavia non esiste più. È
stata distrutta da una folle
guerra civile e da un nazionalismo vendicativo che hanno
costretto migliaia di persone
a fuggire o a diventare profughi interni senzatetto. Lungo
il confine, cittadini di tre paesi stanno combattendo gli uni
contro gli altri. La triste conseguenza di questa situazione
è che la piccola Chiesa riformata si è frammentata.
Sia l’Alleanza riformata
mondiale (Arm) sia la Chiesa
riformata in Ungheria hanno
fatto il massimo per mantenere l’unità di questa chiesa.
Malgrado la guerra, continuiamo a visitare i pastori, gli
anziani e i membri di chiesa
che vivono in Serbia e in
Croazia. Ciò crea difficoltà
per le autorità dato che Serbia
e Croazia sono in guerra.
Vi sono tempi in cui non
basta scrivere una simpatica
lettera per esprimere la nostra
solidarietà. Dobbiamo essere
fisicamente presenti presso le
nostre sorelle ed i nostri fratelli che soffrono. Questo è il
motivo per cui una delegazione della Chiesa presbiteriana
(Usa) ha visitato questa Chiesa riformata nell’ottobre ’92.
Della delegazione facevano
parte il moderatore John Fife,
il dr. Clifton Kirkpatrick, direttore della «Global Mission
Unit», il dr. Belle Miller McMaster, direttore della «Social Justice and Peacemaking
Ministry Unit», il pastore Robert Lodwick, rappresentante
della Chiesa presbiteriana
Usa in Europa e il sottoscritto. La mattina del 25 ottobre,
il moderatore John Fife ha
annunciato la Parola di Dio in
un culto a Bjelisevac.
Siamo stati proprio sul
fronte, là dove la guerra stava
imperversando. Il 16 dicembre Milan Opocenskij, segretario generale dell’Arm, ha
visitato i membri di quella
chiesa.
La sua presenza è stata particolarmente commovente in
quanto vi sono due chiese di
lingua ceca in Croazia; molti
membri di chiesa hanno sofferto. A Vinkovci, la casa del
pastore Endre Langh è stata
colpita da una bomba che ha
provocato immensi danni anche alla cappella. L’appartamento del pastore è stato totalmente distrutto.
Centinaia di migliaia di
persone sono fuggite in Ungheria per sottrarsi alla guerra
Vinkovci: ii pastore Endre Langh di fronte aiia sua chiesa distrutta
civile. La Chiesa riformata in
Ungheria assicura aiuti ecumenici a questi e ad altri profughi nel sud dell’Ungheria.
Oltre alle molte richieste causate dalla recente trasformazione del nostro paese, questi
compiti mettono a dura prova
la nostra capacità di intervento. Ma assumiamo questo ministerio secondo il comando
di Cristo.
L’Arm e le sue chiesemembro, in particolare la
Chiesa nazionale di Lippe,
rispondono ai bisogni della
ex Jugoslavia. Le risorse della chiesa sono state seriamente intaccate. Uno stipendio
pastorale è inferiore a 50 dol
lari al mese, il che non vale
praticamente nulla a causa
dell’inflazione. I membri di
chiesa non sono in grado di
mantenere la chiesa per via
della guerra e dell’embargo
economico.
Sono andato più volte a
Vojvodina e posso dirvi che i
pastori sono molto riconoscenti per i doni distribuiti a
nome dell’Arm. Dio sia lodato per questo e per ciò che significa essere membri di un
unico corpo. Nella chiesa di
Cristo, tutti soffrono quando
uno dei suoi membri soffre.
*Pastore della Chiesa riformata in Ungheria
(Tratto da Update, febbraio ’93)
Per normalizzare i rapporti tra l'isola caraibica e gli Stati Uniti
Cuba: le chiese evangeliche
chiedono di incontrare Clinton
I leader di sei chiese protestanti di Cuba hanno scritto
al presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton, chiedendogli
di incontrarlo «per promuovere migliori relazioni fra i
nostri due paesi».
Nella lettera, datata 2 dicembre 1992 e inviata a Little Rock, all’ufficio del presidente appena eletto, i sei
firmatari scrivono, fra l’altro:
«Siamo stato colpiti dal tema
fondamentale della sua campagna elettorale che chiedeva
un “cambiamento”» ed esprimono il desiderio «di incontrarla, il più presto possibile,
per dialogare, nello spirito
cristiano, sulla vita e la missione delle chiese a Cuba...».
La lettera porta le firme del
rev. Joel Ajo, vescovo metodista, del rev. Emilio J. Hernandez, vescovo episcopale,
del rev. Oreste Gonzales,
presidente del Consiglio ecumenico di Cuba, del rev.
Carlos Camps, segretario generale della Chiesa riformata
presbiteriana e di Raul Suarez, pastore della chiesa battista Ebenezer dell’Avana.
II pastore Ken Sehested,
direttore esecutivo dell’Associazione battista per la pace del Nord America ha
scritto a sua volta al presidente Clinton invitandolo ad
accogliere la richiesta; «Un
incontro del genere potrebbe
spianare la via per una svolta
storica nelle relazioni fra gli
Stati Uniti e Cuba, aprendo
una crepa nel muro che sepa
ra 1 nostri paesi, così come è
avvenuto pochi anni fa
nell’Europa orientale, per
giungere ad un crollo definitivo delle barriere di separazione esistenti nei Caraibi. Il
pastore Sehested ha anche
voluto richiamare l’attenzione del presidente Clinton sul
fatto che negli ultimi due anni un numero crescente di cittadini statunitensi si è espresso per la ripresa dei rapporti
fra i due paesi sul piano turistico, economico e politico,
facendo notare come anche
l’Alleanza mondiale battista
e diverse organizzazioni battiste degli Stati Uniti abbiano
chiesto che l’embargo a Cuba
venga tolto e siano riprese le
relazioni diplomatiche fra i
due paesi. «Presidente Clinton - conclude il past. Sehested - lei ha l’occasione di
passare alla storia come il
demolitore degli ultimi muri
costruiti nel periodo della
guerra fredda».
Il presidente dell’Ucebi,
Franco Scaramuccia, ha
scritto al presidente Clinton
chiedendogli fraternamente
di rispondere alla lettera pervenutagli e di fissare un incontro con i sei leader evangelici cubani. Il pastore Scaramuccia ha assicurato che i
battisti italiani appoggiano in
preghiera «ogni sforzo in favore della giustizia e della
pace nel mondo».
Cuba: sta diventando un fenomeno di massa
Bibbia «best-seller»
A Cuba la maggior parte
dei membri delle chiese
evangeliche possiede la sua
Bibbia personale, ma la scorta di Bibbie non sempre è
sufficiente a soddisfare la richiesta continua che giunge
dai neoconvertiti.
Le chiese sono piene di
persone che ne vogliono sapere di più su Dio e quasi
ogni giorno i pastori ricevono richieste di copie della
Scrittura. Il pastore della
chiesa battista di Vinardeirio,
Elberto Gonzales, ha rilevato
che fra coloro che cercano la
Bibbia vi sono molti giovani
e spesso dei liberi professionisti.
Quando nel 1991 una libreria della città cominciò a
vendere la Bibbia, il primo
giorno di vendita c’era una
fila di oltre duecento persone
in attesa di poterne acquista
re una copia e lo stock di
Bibbie fu esaurito in poche
ore.
Il secondo stock non fu
neppure messo in vendita
perché era già stato prenotato
dagli impiegati della libreria
e dai loro parenti.
«Questo comportamento
non è un’eccezione - dice il
pastore Gonzales, che aggiunge certo, cinque anni
fa la situazione era ben diversa, ma questo testimonia
che il Signore sta facendo
grandi cose in mezzo a noi».
Nella chiesa di Gonzales le
Bibbie che arrivano sono per
i nuovi credenti, perché i
membri di chiesa che già ne
hanno una copia, talvolta
molto vecchia, la tengono
con gran cura.
Tuttavia non è facile trovare nuove Bibbie; trasportarne
dalla capitale, L’Avana,
spesso è problematico, a causa del razionamento della
benzina.
Il pastore Gonzales dice
che questi ultimi anni sono
stati i più emozionanti nei
ventitré del suo ministero;
«Non ho mai visto una sete
per la Parola di Dio come in
questo periodo. Credo davvero che stia iniziando un
grande risveglio spirituale a
Cuba.
Molti giovani che vengono
nelle no.stre chiese le trovano
diverse da come erano state
loro descritte.
Era stato loro insegnato
che la chiesa è una istituzione arcaica di cui non vale la
pena di interessarsi e invece
sono richiamati alla realtà
della vita cristiana, così diversa dal materialismo prevalente nella nostra epoca.
Trent’anni di insegnamento materialistico hanno reso
il paese pronto per un risveglio spirituale».
Mondo
58^3 milioni di luterani
nel mondo nel 1992
GINEVRA — Secondo statistiche pubblicate dalla Federazione luterana mondiale (Firn), il numero totale di luterani nel
mondo nel 1992 era di 58,3 milioni, di cui 54,4 milioni appartenuti a 114 chiese membro della Firn. Le statistiche si basano
su informazioni date dalle chiese. A livello mondiale, quindici
chiese membro della Firn e una chiesa non membro (il sinodo
della Chiesa luterana del Missouri, negli Stati Uniti) contano
più di un milione di membri. La più importante è la Chiesa di
Svezia (con 7,6 milioni di membri), seguita dalla Chiesa evangelica luterana d’America (5,2 milioni). La Germania ha il più
alto numero di luterani, le sue quindici chiese contano 14,8 milioni di membri. Il numero totale di luterani registrato dalla
Firn nel 1991 era di 58,7 milioni. Il comunicato della Firn precisa che alcune chiese hanno cambiato la base dei loro dati nel
1992.
Dichiarazione del presidente
dell'Unione avventista
ROMA — Nel dare notizia del drammatico conflitto a fuoco
tra la polizia e i membri della comunità «davidiana» nel ranch
di Waco (Texas, Stati Uniti), i mass media hanno ripetutamente
affermato che la setta capeggiata da Vemon Howell sarebbe
una ramificazione della Chiesa cristiana avventista del settimo
giorno. A tale proposito, il presidente dell’Unione italiana chiese cristiane avventiste del 7° giorno, pastore Franco Benini, ha
rilasciato il 1° marzo una dichiarazione per smentire categoricamente ogni connessione tra avventisti e «davidiani». «È stato
detto - ha affermato Benini - che i davidiani sarebbero una
«ramificazione» della Chiesa avventista. Riteniamo scorretto
l’uso del nostro nome solo perché il loro fondatore, oltre 60 anni fa, era appartenuto alla nostra comunità. Che senso ha richiamare un’appartenenza religiosa che si è interrotta oltre mezzo
secolo fa? O non si tratta, ancora una volta, del tentativo di
mettere in cattiva luce le altre espressioni religiose senza fare i
dovuti distinguo? La nostra è una chiesa diffusa a livello mondiale. Conta oltre 7 milioni di membri battezzati in 201 paesi e
fin dalle sue origini si è dichiarata nonviolenta. In Italia ha firmato con lo stato italiano una Intesa trasformata nella legge n.
516 del 22.11.88».
Festival di film di Berlino:
premio ecumenico
BERLINO — La Giuria ecumenica del Festival di film di
Berlino ha assegnato il «Premio delle chiese», di 5.000 marchi,
al film «Il giovane Werther» del regista francese Jacques Dollion e a «Walsi Petchorase» (Valzer sulla Petchora) della regista georgiana Lana Gogoberidse. La Giuria delle organizzazioni cattolica Ocic e riformata Interfilm del cinema ha premiato
«Il giovane Werther» per la sua arte sottile e sfumata di approccio ai sentimenti profondi e alle impressioni di un giovane
di fronte all’amore, all’amicizia, alla sessualità e alla morte. 11
film invita gli spettatori anche adulti a riflettere in modo nuovo
a questi problemi, precisa la giuria.
Il secondo premio, assegnato al Forum dei giovani registi, è
andato al contributo georgiano «Valzer sulla Petchora». La giuria ha voluto premiare il modo sensibile e impegnato con cui la
regista riesce, attraverso gli occhi di un bambino, a collegare il
lamento delle vittime del gulag con la resistenza al totalitarismo e con le immagini di speranza. Menzioni speciali sono state assegnate al film cinese «Xian Hunnii», al primo film del regista francese Manuel Poirier, «La ragazza di Antonio» e al
film americano «The Bed you sleep», di John Jost.
«Carta» della Federazione
protestante di Francia
PARIGI — Dopo che le chiese aderenti alla Federazione
protestante di Francia (Fpf) hanno fatto conoscere le loro reazioni al primo progetto di «Carta», elaborato nel febbraio ’92,
il Consiglio ha adottato un secondo progetto che, dopo eventuali correzioni «stilistiche», verrà inviato alle chiese e alle associazioni della Fpf. Il prossimo Consiglio, che si riunirà il 26
e 27 giugno prossimo, sarà allora in grado di adottare la redazione definitiva della «Carta» della Fpf. Quest’ultima sostituirà
le attuali «condizioni spirituali di appartenenza» alla Federazione ed esprimerà la volontà delle chiese e delle associazioni di lavorare ad un progetto comune, allo scopo di
rendere insieme, nella comunione della chiesa universale, e
nella società, una testimonianza all’Evangelo di Gesù Cristo.
La «Carta» manifesterà l’unità particolare che si è costruita fin
dal 1905 attorno alle chiese e unioni di chiese, alle istituzioni,
opere e movimenti della Fpf senza che nessuno di questi rinunci alle proprie convinzioni, specie per quanto riguarda la
formulazione della fede, il modo del culto e la forma di presenza nella società.
I battisti polacchi ringraziano
VARSAVIA — Il segretario generale dell’Unione battista di
Polonia, Ryszard Gutkowsky, ha espresso un ringraziamento
particolare all’Ucebi per l’invio della somma di L.4.792.000
raccolta fra le chiese dell’Unione e inviata ai fratelli e alle sorelle della Polonia per sostenerli nella loro testimonianza evangelica.
3
\ÆNERDÎ 12 MARZO 1993
Un fatto storico per le chiese battiste
Vita
Tutte le proprietà dei battisti
americani passano all^Ucebi
Martedì 2 marzo il pastore Robert Holifield,
procuratore del «Foreign Mission Board» (Fmb, Comitato
per le missioni estere) della
Southern Baptist Convention
(Convenzione battista del
Sud), il più grande raggruppamento battista degli USA e
del mondo, con circa 25 milioni di aderenti, e il pastore
Franco Scaramuccia, presidente dell’ Unione cristiana
evangelica battista d’Italia
(Ucebi), hanno firmato Fatto
di donazione di tutti gli immobili (chiese, appartamenti pastorali, sedi di istituzioni e
opere sociali) che, pur essendo a disposizione dell’ Ucebi
e delle chiese locali, rimanevano di proprietà del Board.
Si è trattato di un evento
storico per l’Unione battista,
che conclude così una trattativa iniziata nel lontano 1937, e
che affonda le sue radici nelle
promesse fatte ai battisti italiani sin dalla fine della prima
guerra mondiale.
Non sono passati soltanto
70 e più anni, ma vi sono state
anche diverse fasi dei rapporti
tra la missione americana e
l’Ucebi. Negli anni Settanta,
per esempio, tali rapporti conobbero momenti di grande
tensione, essenzialmente per
DALLA PRIMA PAGINA
Intesa
con i battisti
tendono usufruire di un insegnamento religioso confessionale, ma chiedono il diritto
di poter rispondere ad eventuali richieste provenienti dalle scuole, in ordine allo studio del fatto religioso.
Per quanto riguarda la materia finanziaria, i battisti italiani, come si sa, hanno deciso nell’Assemblea straordinaria del 13-14 febbraio 1993 di
non avvalersi della possibilità
di accedere alla spartizione
dell’otto per mille del gettito
delFIrpef, mentre hanno ottenuto di poter detrarre dalla dichiarazione dei redditi le
somme offerte a chiese o istituzioni dell’Unione.
Il pastore Robert Holifield, procuratore del Foreign Mission Board
due ragioni: il crescente impegno politico dei battisti italiani
(guerra del Vietnam, giustizia
sociale in Italia, il documento
su «Il senso della nostra fede») e il loro crescente impegno interdenominazionale
(settimanale Nuovi Tempi, fusione dei movimenti giovanili
battista, metodista e valdese,
ecc.).
In seguito, col lungo e paziente lavoro di una commissione bilaterale, furono ritessuti rapporti positivi che produssero, per esempio, la ridefinizione del ruolo dei missionari americani in Italia e la loro ricollocazione all’interno
dell’Ucebi, in armonia con i
bisogni di quest’ultima.
Negli ultimi anni la collaborazione e la fiducia reciproca
si sono rafforzate. In un incontro fondamentale tenutosi
a Riischlikon nel 1989 vennero infine fissati i termini
dell’accordo per il passaggio
delle proprietà immobiliari
all’Ucebi. In incontri e colloqui successivi l’operazione è
stata definita con chiarezza,
nell’esposizione dei rispettivi
punti di vista, ma anche con la
migliore disponibilità gli uni
verso gli altri.
L’ultimo colloquio è avvenuto il 22 gennaio scorso fra
Sam James, vicepresidente
del Fmb per l’Europa e il Medio Oriente, e il presidente
Franco Scaramuccia: non si è
parlato specificamente dell’
accordo, che era già stato deciso dal Board, ma è stata
manifestata la massima fiducia verso le chiese battiste italiane, la loro vocazione alla
missione e il loro impegno
per la giustizia, la pace e la
salvaguardia del creato.
«È un momento significativo per r Ucebi - ha dichiarato
subito dopo la firma il past.
Scaramuccia - che vede da
una parte la generosità e la
lealtà agli impegni delle sorelle e dei fratelli americani, e
dall’altra segna la fiducia che
essi pongono nelle chiese battiste italiane, nei loro programmi e nelle loro visioni. È
una grossa responsabilità che
ci coinvolge, perché dovremo
dimostrarci all’altezza delle
aspettative che riposano su di
noi.
Siamo grati al Signore per
questa nuova benedizione,
che ci riempie di gioia e ci dà
nuove motivazioni per il futuro».
Chiese z------
Delegazione ortodossa albanese in Puglia e Calabria
Nasce un progetto tra le due
sponde dell'Adriatico
PAG. 3 RIFORMA
MARISA MASTROTOTABO
V
E stata una settimana densa
di impegni quella che ha
visto le comunità pugliesi e
lucane ospitare la delegazione
della Chiesa ortodossa albanese durante la «settimana
della libertà». Questa visita un altro tassello che si aggiunge alle diverse iniziative
programmate nell’ambito del
«progetto Albania», portato
avanti dalla Fgei insieme al
Servizio migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia - ha cercato
di rispondere alle richieste di
maggiore conoscenza reciproca provenienti da tutti coloro che in vario modo collaborano a questo progetto.
La delegazione ortodossa
albanese ha incontrato le comunità battista e valdese di
Bari, quella valdese di Corato
e quella battista di Conversano dove, nel corso di discussioni informali, immancabilmente concluse con agapi fraterne, si sono confrontate le
rispettive realtà sociali, la fede e i diversi modi di esprimerla. La comunità di Conversano inoltre, a conclusione
della serata, ha raccolto una
colletta destinata alla ricostruzione della chiesa di Tirana, ricevuta con stupore e
commozione dai fratelli albanesi.
Commossa partecipazione
ha destato il racconto della
privazione della libertà religiosa durante i quarant’anni
del regime passato e la lenta
ripresa delle attività in questi
ultimi anni, con tutte le difficoltà relative al fatto di essere stati per tanto tempo isolati. Uno degli ospiti, sottolineando una grande volontà
di riprendere i contatti con
l’ecumene cristiano, mostrava con orgoglio la spilla che
indica la loro appartenenza
alla Conferenza delle chiese
europee (Kek). La discussione si è fatta più animata quando ci si è interrogati sul
ruolo delle donne nelle
rispettive chiese: pur sostenendo la pari dignità della
donna loro la relegano ai più
marginali, seppure importantissimi, ruoli educativi
e diaconali. Altro argomento
controverso è stato il misticismo, ossia il coinvolgimento
Campi per i «single» a Rio Marina
Pasqua
all'isola d'Elba
Dal 9 al 13 aprile si svolge, presso la Casa valdese di
Rio Marina,si apre il campo
«single» dal titolc? Pasqua
all’Isola d’Elba.
Il campo dà l’occasione di
visitare una delle località
più ambite dal turismo internazionale; allo «stare insieme» e alla conoscenza si associa l’opportunità di conoscere l’isola, ma anche la
possibilità di seguire meditazioni bibliche, incontrare
la comunità valdese del luogo (anche in occasione del
culto pasquale), e non mancheranno le attività serali di
tipo ricreativo e culturale,
(previsti canti, musica, gio
chi: chi ha materiale idoneo
lo porti con sé).
Il campo inizia venerdì 9
(con la cena) e termina con la
colazione martedì 13. Il costo
giornaliero (pensione completa) è di £ 55.000 (più
eventuale maggiorazione per
problemi di riscaldamento).
L’iscrizione deve pervenire
entro il 25 marzo con caparra di 50.000 lire sul ccp
60368008, intestato a Mario
F. Berutti, casella postale 72,
00034 Colleferro (Roma). La
sede del «Comitato single» è
presso il Movimento femminile battista, c/o Helène Ramirez, via Carpi 77, 00125
Roma.
Commissione per la diaconia
L'immigrazione e le
chiese evangeliche
La Commissione di studio
per la diaconia della Chiesa
valdese organizza un convegno dal titolo L’immigrazione
e le chiese: servizi, dialogo,
ricerca comune, che si terrà
dal 19 al 21 marzo a Roma.
Le chiese, nella confusione
che regna intorno alla questione dell’immigrazione, sono spesso un punto di riferimento e costituiscono un
ambito in cui questi problemi
possono essere affrontati; il
convegno si propone di esaminare la situazione della
città italiana con maggiore
immigrazione straniera, verificando come le chiese interpretano il loro ruolo e come
emotivo dei fedeli attraverso
l’esteriorità: per una religione che si basa molto sulle
icone, la gestualità e la sacralità, il confronto con i nostri culti e le nostre chiese
spoglie e disadorne ha provocato un certo disagio.
Più vicina al loro sentire è
stata certamente la visita alla
cattedrale di San Nicola, a
Bari, dove, guidati dal vicepriore, hanno visitato le reliquie del santo, molto venerato anche dagli ortodossi.
Sempre a Bari si sono recati,
insieme a Gianna Sciclone,
presso il Centro sociale
evangelico «La casetta» che
attualmente ospita otto giovani albanesi, a cui hanno rivolto l’esortazione a tornare
al più presto nel loro paese,
dove c’è grande bisogno di
forze giovanili per la ricostruzione.
Un altro aspetto del loro
viaggio è stato la ricerca delle
più remote emigrazioni albanesi in Italia, che hanno lasciato traccia in alcuni paesi
dove si parla ancora la lingua
arbresch. In particolare hanno
visitato due paesi fondati cinque secoli fa da profughi albanesi; Lungro, in provincia
di Cosenza dove hanno incontrato Feparco (vescovo)
greco-cattolico, e Maschito,
in provincia di Potenza dove,
accompagnati dal pastore
Franco Carri e parte del Consiglio di chiesa della comunità metodista di Venosa, sono stati ricevuti dal vicesindaco e da due assessori, intrattenendosi agevolmente in
arbresch. In quest’occasione
l’incontro con le autorità ha
rivelato ai nostri ospiti anche
aspetti negativi degli amministratori pubblici, dato che il
sindaco aveva allegramente
dimenticato questo appuntamento!
Non è mancato neanche un
momento prettamente turistico, con una visita al castello svevo di Barletta, al castel del Monte e alle terme di
Margherita di Savoia. Il risvolto più importante di questa serie di incontri è stato il
dare un volto agli interlocutori di questo progetto, una fisionomia che pian piano si
sostituisce alla visione di
masse informi, viste in televisione, che concorrono a formare degli stereotipi sia da un
lato che dall’altro dell’Adriatico. Oltre ad esigenze di tipo
materiale, gli albanesi hanno
sete e fame di contatti umani
e fraterni, quasi a voler cancellare i precedenti anni di
forzato isolamento: sta a noi
non deluderli.
La delegazione degli ortodossi albanesi discute
con alcuni delegati all’Assemblea battista
poi perseguono in ambito
diaconale e teologico l’obiettivo di «essere chiesa insieme».
Il programma prevede relazioni (Naso, Dupré, Garrone,
Edzavé, Girardet, Tron), la
visita ai centri di accoglienza
dei padri comboniani e
dell’Esercito della Salvezza,
discussioni generali. Le iscrizioni vanno inviate a Aldo
Visco Gilardi, Casa valdese,
via A. Farnese 18, 00192 Roma. La quota di partecipazione è di £ 120.000 (esclusi
spostamenti in città). Per altre
informazioni: Marco Jourdan
(tei. 091/6827941/3, fax
091/6820118).
Campi Pasqua ad Agape
Complementarità
e differenza
Agape propone nel periodo pasquale (8-13 aprile)
due campi paralleli; il primo, in collaborazione con la
Comunità impegno servizio
volontario di Torino, è dedicato alla Comunicazione interculturale, che verrà affrontata dai punti di vista
teologico, antropologico e
socio-psicologico con lo
scopo di reperire delle «soluzioni non violente per i
conflitti», utilizzando anche
film e momenti di gioco e
animazione.
Il secondo è invece un campo donne dedicato al tema:
Complementarità e dijferenza.
Nel solco del pensiero della
differenza sessuale si tenterà
di parlare di «maschile» e di
«femminile» in quanto principi costitutivi deli’ umanità; si
cercherà di capire come lo
squilibrio tra questi due principi sia all’origine di gran
parte dei guai in cui si trovano oggi non solo le donne ma
la specie umana stessa.
Le quote per la partecipazione ai due campi saranno
pubblicate sul prossimo numero del Servizio informazioni di Agape.
Per iscrizioni e informazioni l’indirizzo è: Agape centro
ecumenico, 10060 Frali (To).
Tel. 0121/807514.
4
PAG. 4 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 12 MARZO 1993
RIDARE DIGNITÀ
ALLO STATO
ALFONSO MANOCCHIO
Locale pieno, pubblico in
attesa. Tre ore e più di
ascolto e di dibattito (sette interventi tesi)! L’approdo; l’individuazione di una nuova
emergenza: quella spirituale.
Vi sono giunti protestanti e cattolici, stimolati dalle parole
sempre «passionali» di Giorgio
Bouchard, che il 26 febbraio ha
tenuto la conferenza «Ricostruire nella responsabilità» a
Palermo, nella chiesa valdese.
L’esigenza di affrontare
questo tema e di metterlo
all’ordine del giorno è venuta
fuori a seguito di una spietata
constatazione del degrado sociale e dell’analisi del «logoramento delle ipotesi o formule»
messe in campo da cattolici e
da laici a sinistra.
Quella cattolica; giungere ad
uno stato moderno depurandolo dalle scorie liberali e laiche,
iniziata da De Gasperi, e fallita
nelle mani di «eccellenti sagrestani».
La sinistra, che aveva concepito il progetto di una società laica, giusta e forte per
«virtù civiche», mano a mano
ha svuotato gli ideali della
Resistenza divenuta, nelle parole dell’oratore, il secondo
Risorgimento.
La domanda angosciosa
sulla strada per la «rinascita
della dignità dello stato» ha
fatto parlare l’oratore di un
ardito accostamento tra il povero e «fondamentalista» sud
degli Stati Uniti (da qui con
Clinton, e non da New-York
o Boston, verrà il nuovo
«deal» americano) e l’inferno
del sud italiano, da dove sono
sorti uomini come Falcone,
Borsellino o Di Pietro.
L’insieme della situazione
italiana chiama le comunità
evangeliche ad un «compito
nuovo ed inedito», che valga
ad «attivare le coscienze verso
un nuovo senso di responsabilità», i cui connotati non
possono non essere quelli che
si richiamano alla specificità
protestante: rigore morale e
individualismo.
In questo contesto ha fatto
la sua comparsa Alexis de
Tocqueville, che nel secolo
scorso studiò la società americana per capire perché in Europa la stagione liberale non
aveva prodotto uno stato moderno.
Nel saggio «De la Democratie en Amérique» esprime la
convinzione che molto si spiega con il nesso inscindibile
che lega la libertà religiosa
con quella politica, la libertà
politica con la pratica quotidiana della democrazia (non si
dice, in America, di fronte ad
un problema «la colpa è dello
stato», ma «facciamo un’associazione»).
«Perciò - ha insistito l’oratore - bisogna rivoltare il guanto. Qui ci vuole un guanto
puritano... sì, proprio puritano...».
Sullo sfondo si staglia il
terzo Risorgimento che, secondo Bouchard, richiede
rincontro e la riappacificazione tra gli ideali liberali e
socialisti. Ma devono stare in
campo anche le coscienze cristiane, stimolate e supportate
da un «movimento profondo,
animato da Calvino e da
Francesco D’Assisi».
Fin qui il giorno della conferenza, propagandata con
l’affissione di manifesti e da
volantinaggio a tappeto effettuato al centro della città
da un gruppo di giovani guidati dal pastore Fròschle.
Nei giorni precedenti (sempre nel quadro della Settimana della libertà e secondo il
programma concordato tra le
chiese metodista e valdese) ha
avuto luogo, il 14, un culto
unito a via Spezio, mentre il
21 le due comunità si sono
date appuntamento alla Noce,
dove si è celebrato il culto,
c’è stata l’agape e nel pomeriggio si è discusso per oltre
due ore intorno alle radici bibliche della responsabilità,
sulla traccia di una ricerca
presentata da Alfonso Manocchio.
La Settimana della libertà a Livorno. Dibattito riuscito
Etica, impegno civile, diritti per
il rinnovamento morale del paese
Nuova collana per la documentazione
«Documenti» del Nev
L’agenzia stampa Nev Notizie evangeliche - inaugura una nuova serie di
«dossier» di documentazione
intitolata «Nev dossier».
La collana si propone di
fornire, in tempi brevi, materiali originali provenienti
dalle chiese evangeliche italiane e dal movimento ecumenico intemazionale.
Nel caso di documenti
esteri, essi saranno pubblicati ove possibile in traduzione, oppure in inglese e/o
francese, corredati da un’introduzione in italiano a cura
della Nev.
Sono disponibili i primi tre
dossier:
- Nev Dossier 1
Consiglio ecumenico delle
chiese: il Vangelo secondo
Marx?
Una documentazione sulle
accuse di «Selezione del Reader’s Digest» (febbraio
1993) al Cec, con particolare
attenzione ai rapporti tra il
Cec e i regimi comunisti dei
paesi dell’Est. Lingue: italiano e francese. Costo; L.
4.000.
- Nev Dossier 2
Ecumenismo; crisi o svolta? Dialogo Ratzinger-Ricca
Trascrizione dell’incontro
di dialogo tra il card. Joseph
Ratzinger e il pastore Paolo
Ricca (Roma, Facoltà valdese di teologia, 29 gennaio
1993). Con una scheda sull’
ecumenismo negli ultimi due
anni. Lingua; italiano. Costo:
L. 5.000.
- Nev Dossier 3
La violenza sulle donne
nella ex Jugoslavia
11 rapporto sulla visita a
Zagabria e Belgrado di due
team ecumenici di donne,
una lettera aperta della
«Lobby delle donne» di Zagabria, il programma del
nuovo «fondo ecumenico di
solidarietà delle donne» lanciato dal Consiglio ecumenico delle chiese. Lingua: italiano. Costo: L. 5.(KK).
I dossier possono essere richiesti inviando l’importo sul
conto corrente postale (n.
82441007 intestato a Nev Notizie evangeliche) oppure
in francobolli a Nev, via Firenze 38, 00184 Roma.
________LAURA CASORIO_________
Nell’ambito della «settimana per la libertà» la Chiesa valdese di Livorno e il Movimento federativo democratico (Mfd) hanno organizzato
una conferenza sul tema Per
la riscoperta etica di un impegno civile: uno slancio di partecipazione per rendere effettive garanzie dei diritti e rinnovamento morale del paese,
con la partecipazione del pastore Giorgio Bouchard e di
Giovani Moro, segretario del
Mfd. È stata una manifestazione nuova per la città, per l’accostamento dei due organizzatori. Il Mfd è un soggetto collettivo composto da associazioni, comitati, singoli, tutti
accomunati nel convincimento
della necessità di rendere effettiva la tutela dei diritti di
ogni singolo cittadino italiano.
Lo spirito che, da parte valdese, ha portato a organizzare
l’iniziativa è stato fatto risalire
da F. La Marca, del Consiglio
del X circuito, alla decisione
dello scorso Sinodo per una
mobilitazione evangelica sulla
libertà dalle mafie. Le chiese
evangeliche non vogliono
chiudersi nei privato ma operano da tempo e costantemente per raffermarsi della democrazia, assumendo con trasparenza le proprie responsabilità
in campo economico, politico
e sociale.
Moro ha detto che occorre
giungere al totale adempimento della sovranità popolare, sancita dalla Costituzione;
spesso invece accade che un
cittadino, entrando in contatto
con lo stato e la pubblica amministrazione, sia trattato come un suddito piuttosto che
come un sovrano. Occorre
che le masse si liberino dal
clientelismo partendo dal basso, dal quotidiano, perché
ognuno possa sentirsi padrone
di casa nello stato e assuma le
proprie responsabilità nella
partecipazione alla funzionalità dello stato stesso.
Bouchard, dopo una panoramica storica sull’etica protestante (le lettere patenti del
1848 sancirono anche la possibilità di un impegno palese
nella pubblica amministrazione anche per i valdesi), ha
evidenziato come negli ultimi
tempi si sia assistito a uno
svolgersi progressivo di tre fasi che hanno caratterizzato la
vita politica; il fallimento
dell’ipotesi politica cattolica;
il logoramento dei partiti socialisti; Taristocraticismo delle soluzioni laiche. A tutti ha
poi rivolto un appello a riflettere sull’urgenza di una riforma spirituale che includa un
nuovo concetto di democrazia,
di giustizia e di partecipazione, nella speranza che lo
spirito cristiano vinca sullo
spirito di cinismo. Nella condotta quotidiana deve vedersi
rinnovata la forza che viene
dall’Evangelo. Gli interventi
che sono seguiti hanno dimostrato quanto queste riflessioni
siano state stimolanti per un
richiamo a un risveglio per
una maggior partecipazione.
Settimana della libertà a Pavia
Missionari di Cristo
Domenica 14 febbraio la
comunità quasi al completo e
con un buon numero di simpatizzanti ha voluto riflettere
sull’eredità avuta dal XVII in
termini di consuetudine alla
lettura della Bibbia, di coerenza nella fede e nella testimonianza: la libertà non è un dato, né si sigilla in una data, ma
è tensione, progetto, senso
della speranza, percorso accidentato che Gesù ci apre e
lungo il quale ci accompagna.
Su questo tema, che ci chiama a essere «missionari di
Cristo» e, in campo sociale,
alla responsabilità civile e alla
ricerca del bene comune, si è
incentrato il culto tenuto da
Pino Bernardini, sovrintendente del VI circuito. Se ogni
credente non si sente missionario di Cristo, e così la comunità nel contesto in cui
opera, il nostro «darci da fare»
è sterile. Ogni tempo nella
storia ha posto l’umanità di
fronte alla sfida di nuove forme di disperazione, rischio,
trasformazioni, scontri e incontri culturali, anche con popoli di cui poco si conosceva.
di conquiste tecnico-scientifiche tali da rivoluzionare gli
assetti sociali. Ma se i tempi
della storia mutano, in tutti i
tempi la parola di Dio si pone
come scandalo, certezza di
speranza per grazia, appello
alla conversione per acquisire
fiducia in noi stessi nella misura in cui poniamo fiducia in
Dio.
La Settimana della libertà
va oltre la libertà di culto ottenuta nel 1848: è la libertà che
l’Evangelo ci rivela e ci chiede di rivelare. Con questo spirito la chiesa di Pavia ha celebrato nel culto, nell’agape fraterna e nella sua assemblea di
programma per il 1993 la sua
giornata di festa e comunione.
Ginevra e Losanna
Festa
dell'Union
vaudoise
A Losanna e Ginevra il
XVII febbraio è stato celebrato rispettivamente il 27 e
il 28. Le vacanze scolastiche
di metà febbraio obbligano le
comunità a questi curiosi
spostamenti di date.
Le due celebrazioni sono
state particolarmente ben frequentate: a Losanna, sabato
27, con un culto serale nella
chiesa di St.-Jacques, seguito dalla cena preparata dalle
sorelle della comunità; a Ginevra la domenica con il culto mattutino insieme alla
chiesa dei Pàquis, seguito dal
tradizionale pranzo.
Nelle due occasioni ha preso la parola Attilio Sibille, di
Torre Pellice, che ha illustrato efficacemente le vicissitudini e l’impegno di Radio
Beckwith evangelica. Il pubblico si è molto interessato a
questa presentazione di
un’attività che per molti era
nuova.
A Ginevra la «Union vaudoise» ha festeggiato Georges Rostan, che ne è stato
per vari decenni il presidente
e che ora, per motivi di salute, è passato al rango di presidente onorario.
La predicazione è stata tenuta dal past. Aldo Comba,
coadiuvato a Losanna dal past. Antonio Cesari e a Ginevra dal past. Bernard van
Baalen; la signora Emma
Mourglia, presidente del
Consiglio di chiesa di Losanna, e Jacques Picot, segretario della Union vaudoise di
Ginevra, hanno efficacemente diretto la parte commemorativa e organizzativa.
Il XVII febbraio dei valdesi di Marsiglia
Una festa ecumenica
per la libertà di tutti
V
E uscito l'ultimo dei quaderni Diakonia
Noi e il Mezzogiorno
ALDO COMBA
La festa del XVII febbraio
a Marsiglia quest’anno
ha avuto luogo la domenica
14. Nel tempio di Grignan il
pastore Bertrand ha presieduto la liturgia e il pastore Aldo
Comba ha tenuto la predicazione. Il 17 febbraio 1848 segna la fine delle persecuzioni
e delle discriminazioni verso i
valdesi: è facile quindi celebrarlo con un certo accento
anticattolico. Ma come celebrare adeguatamente il XVII
in epoca di ecumenismo? Già
nel 1847, quando Roberto
D'Azeglio chiedeva ai vescovi piemontesi se erano favorevoli all’emancipazione ne
aveva ricevuto una risposta
negativa, ma nel febbraio
1848 i festeggiamenti per
l’avvenuta Emancipazione
avevano visto uniti - a livello
popolare - cattolici e valdesi.
Una sorta di ecumenismo ante
litteram. Anche oggi la gerarchia cattolica avanza remore e
riserve, mentre a livello popolare l’intesa e il mutuo riconoscimento sono più spontanei. Celebrare il XVII febbraio in epoca ecumenica significa al tempo stesso attaccamento e apertura: rimanere
fedeli alla fede protestante, rispettando la sincerità della fede di chi protestante non è.
Dopo il culto un centinaio di
persone si sono riunite per il
pranzo tradizionale nei locali
della «Union vaudoise», nel
vecchio centro di Marsiglia;
tra i presenti erano numerosi i
piemontesi di origine non valdese che, per simpatia, partecipano alla celebrazione. A
tutti ha fatto festosa accoglienza Jean Peyronel, presidente della «Union vaudoise». Anche a Marsiglia si risente il clima generale della
secolarizzazione e della dispersione. Ma resiste tuttora
un nucleo di valdesi, piccolo
ma solido, che sono fermi
nella fede e attaccati alle valli
originarie.
In occasione della «settimana della libertà» è uscito il
«quaderno» n. 7 di Diakonia,
dal titolo «Evangelici e Mezzogiorno».
Esso raccoglie le relazioni
tenute da oratori battisti, metodisti e valdesi durante la
Conferenza delle chiese vaidesi e metodiste del IV distretto (Bethel, giugno 1992).
Le relazioni, a cura di Sergio Aquilante, Anna Maffei,
Paolo Naso, Nicola Pagano,
Giuseppe Platone e Mauro
Pons, sono una testimonianza
appassionata di fratelli e sorelle impegnati in un lavoro
pastorale e/o diaconale nel
Mezzogiorno.
La storia dell’evangelismo
nel Sud è una lunga storia, a
dimostrazione del fatto che la
«questione meridionale» è e
rimane una questione nazionale e che tutto quello che
succede in quella estrema
frontiera ha una rilevanza per
l’intero paese.
Tanto più ora che si sta andando verso una difficile integrazione europea. Le riflessioni e le testimonianze presentate nel «quaderno» sono
pertanto un contributo prezioso per tutta la chiesa.
OPERA BALNEARE VALDESE
G.RMEILLE:
BORGIO VEREZZI
La Chiesa valdese di Torino organizza
soggiorno marino con sisfemazione alberghiera in due turni:
V turno dol 14 giugno ai 28
bambine nati tra ('1.1.1
per bambini e
31.12.1987
2’ turno dbl 28 giugno oÌ 12 luglio per ragazzini e
ragazzine nati tra I' 1.1.1980 e il 31.12.1982
Pw informazioni e riKro moduli di accsi^ajddiw >
• L, rivolgersi presso b segreteria
- ì^Ho Chiesa valdese di Torino, via S.Pio V n. 15 10125 Torino. Telefono 011/669.28.38
I membri del cpmfetó sono a distinzione
per c^nl informazbrM|.
-il—----------------^
5
\/FNERDÌ 12 MARZO 1993
^ViTA Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
Chiesa valdese di Napoli
Quei pentecostali
a via dei Cimbri
LUISA NITTI
Ogni domenica pomeriggio, dalle 15 fino a sera,
una numerosa comunità pentecostale di filippini si incontra
presso i locali della chiesa valdese di via dei Cimbri, a Napoli. È una convivenza che dura da circa due anni, durante i
quali il gruppo pentecostale è
cresciuto notevolmente fino a
raggiungere un numero di circa 50 membri. La quasi totale
maggioranza è composta da
donne e uomini che lavorano
presso famiglie napoletane come domestici, spesso per accudire bambini o persone anziane.
Anche un «visitatore occasionale» percepisce facilmente
che questo intenso momento
di culto, preceduto sempre da
uno studio biblico e scandito
da canti, letture bibliche, testimonianze personali e preghiere, è anche una significativa
occasione per raccontarsi problemi comuni e condividere la
situazione difficile di stranieri.
Un clima fraterno e coinvolgente anche per chi si trova
per la prima volta insieme agli
altri. Alcune figure di spicco
(soprattutto femminili) conducono le varie fasi del culto, ma
tutta la comunità partecipa in
modo corale a quello che viene detto alzandosi, battendo le
mani, cantando (alla destra del
pulpito tre giovani sono pronti
ad accompagnare ogni inno
con chitarre e tastiera) e dando
il proprio visibile contributo.
Non sembra possibile che solo
qualche ora prima la nostra
compita comunità valdese sedeva negli stessi banchi e
ascoltava in silenzio il pastore.
Sembra di essere in un altro
posto... È chiaro che siamo di
fronte a sensibilità molto diverse, che devono saper convivere; ma non è facile capire
come. Forse si dovrebbe scoprire quali attività potrebbero
legare più strettamente i due
gruppi
In via dei Cimbri, come altrove a Napoli e in Italia, siamo chiamati sempre più spesso a confrontarci non solo con
culture diverse, ma con un diverso modo di vivere la fede e
la spiritualità. A chi, come
questa comunità filippina, domanda ospitalità non possiamo
semplicemente fornire degli
spazi, magari ben confezionati, ma lontani. Confinare le attività degli «altri» ai luoghi
«opportuni» vuol dire semplicemente evitare rincontro con
chi non è uguale a noi.
Nel caso specifico le due comunità sembrano già interagire, almeno in parte: alcuni
membri della comunità valdese partecipano, anche assiduamente, agli incontri settimanali della comunità filippina e viceversa; ma è chiaro che può
esserci molto di più: bisogna
pensare come andare oltre a un
approccio affidato solo
all’iniziativa di singoli.
Da qualche tempo si parla
della possibilità di dare avvio
ad una scuola di italiano (lingua che solo alcuni parlano
correntemente; la maggior parte di loro si esprime in tagalog
o in inglese, e anche durante il
culto alternano spesso queste
due lingue). Ci sono ancora
molte cose da definire e da organizzare, ma una simile iniziativa potrebbe essere un’occasione di scambio, oltre che
un importante strumento di
supporto per chi vive ogni
giorno la condizione di straniero. Ma non ci si deve fermare qui: perché un incontro
sia tale è necessario condividere il più possibile momenti,
spazi, problemi nella consapevolezza che la convivenza con
chi è diverso da noi non è un
episodio occasionale della nostra vita, ma la nostra stessa
condizione, da comprendere e
vivere quotidianamente.
L'associazione «Nuovi orizzonti»
Per una rinascita
morale e spirituale
Sabato 20 febbraio ha avuto
luogo a Paternò, nella sala
congressi delle Congregazioni
pentecostali, la conferenza-dibattito sul tema Per una nuova umanità alla luce della
Bibbia, promossa dall’ass.
culturale «Nuovi orizzonti» di
Catania. Relatore è stato il dr.
Salvatore Laria, giornalista e
esegeta, che ha approfondito
l’argomento prendendo in esame alcune verità dell’Antico e
del Nuovo Testamento e citando numerose testimonianze
storiche a sostegno della dichiarazione paolina: «Se uno è
in Cristo, egli è una nuova
creatura» (II Corinzi 5, 17).
Numerose domande sono
state poste nel corso del dibattito, specie in relazione all’affermazione di Cristo: «Se uno
non è nato di nuovo, non può
vedere il Regno di Dio». La
cronaca di questi giorni, le
mille storie di mafia, disoccupazione e tangenti, ha
fatto da sfondo alle varie riflessioni emerse nel corso del
dibattito a cui hanno partecipato numerosi invitati.
Tra questi il prof. Bruno
Ciccarelli, che ha presentato il
suo libro Le donne della Bibbia. A conclusione dei lavori
il presidente, Gaetano Ventimiglia, ha reso noto il calendario delle prossime attività. Il
13 marzo a Acireale il pastore
evangelico Giovanni Di Francia parlerà sul tema: Insegnamento della religione e esperienza personale. Ventimiglia
ha detto che «il progetto di
una autentica rinascita morale e spirituale anima tutte le
iniziative di questa associazione, che nasce nell’ambito
della cristianità per estendere
a tutta la società il messaggio
della Bibbia».
Per il 10 aprile è previsto a
Catania il 2° congresso nazionale dell’associazione, che vedrà la partecipazione dell’on.
Anna Finocchiaro, del pastore
Giorgio Bouchard, presidente
della Fcei, del prof. Giorgio
Spini dell’Università di Firenze, del prof. Paolo Ricca, dello scrittore Michele Pantaleone e della sindacalista Erica
Sapienza. Il tema sarà: Cristianesimo e società: l'utopia
del mondo nuovo.
Aiuti delle chiese alla gente di Karlovac
A contatto con la
realtà della guerra
Ancora una colonna di solidarietà per l’ex Iugoslavia
questa volta composta da
cinque furgoni (due della
Chiesa valdese di Como, uno
di un fratello di Torino e due
della nostra comunità di
Omegna).
Questa volta ci siamo spinti sino a Karlovac, dove speravamo di poter incontrare i
più tormentati da questa
realtà per noi «incomprensibile» che è la guerra.
Volevamo e continuiamo a
voler spingerci sempre più
oltre, raggiungere le realtà
più disperate, forse siamo anche noi incoscienti come i
500 che sono andati a Sarajevo, «soltanto per dire al
mondo che la volontà di pace
non deve conoscere limiti ed
ha l’obbligo di premere contro ogni ostacolo...».
E gli ostacoli sono davvero
molti, improvvisi, imprevisti,
impalpabili, quanto accaniti.
Noi che siamo abituati nella
civiltà della «pace» quotidiana non li possiamo comprendere.
Ci siamo scontrati con la
guerra fatta di assurdi divieti,
di silenzi, di omertà e reticenze, contrordini, impossibilità, improvvisi spiragli,
speranze, ordini, posti di
blocco, violenze.
Intanto tutto diventa più
grave: in Croazia gli uomini
sono precettati dai 21 ai 60
anni e dal 1 ° marzo non possono più uscire verso di noi e
chi è uscito non vuole certo
rientrare.
Le famiglie sono, nella
gran parte dei casi, smembrate e anche dove sembra che
la guerra non ci sia scorgiamo i segni di sparatorie di
case senza finestre mentre la
neve e un freddo pungente
rendono la situazione drammatica.
Abbiamo scaricato noi
stessi il materiale (10 ql di
indumenti, 39 di viveri, sementi, giochi, materiale didattico, medicinali, tutto ordinato e catalogato) e non
sappiamo ancora se ci sarà
consentito di consegnare tutto a destinazione, poiché pare che il governo croato si
proponga di fermare tutto in
dogana e poi smistare a sua
discrezione; tuttavia noi continueremo, perché al di là dei
nostri sentimenti umani e
della nostra fede ci sentiamo
ormai vicini e amici della
gente che abbiamo incontrato
e sentiamo che la nostra solidarietà non può che essere
condivisione.
Il pastore della comunità
finlandese che risiede a Como è venuto con noi, e ora
sta pensando di coinvolgere
le chiese finlandesi in questa
catena di solidarietà che deve
diventare sempre più lunga
fino al giorno in cui vedremo
la pace. E così siamo appena
tornati mentre stiamo già
preparando il prossimo viaggio che faremo nel mese di
marzo.
Alla gente dell’ex Jugoslavia cerchiamo di portare il
nostro amore sotto la forma
di cose concrete che servono
per resistere, mentre a tutta
la gente di qui diciamo queste parole accorate per cercare anche noi di costruire
quella cultura della pace che
ci aiuti a rifiutare la guerra e
la violenza.
Come scriveva M. L. King
«Ho il sogno che un giorno
gli uomini si alzeranno in
piedi e si renderanno conto
che siamo stati creati per vivere insieme come fratelli».
PINEROLO — L’Unione femminile, nel corso di due riunioni, ha preso in esame il problema dell’ecologia in riferimento alla salvaguardia del creato; ha sviscerato ogni dettaglio
e riflettuto sugli ostacoli da superare per cambiare la diffusa
mentalità, spesso frenante, nell’accettare come di tutti la responsabilità del degrado ecologico, dello sperpero, dell’ingiustizia.
A conclusione il gruppo ha deciso di inviare una lettera
all’Azienda consortile energia ambiente (Acea), e per conoscenza aH’as.sessore all’Ambiente, chiedendo più cassonetti per la raccolta differenziata dei rifiuti (mancano per la
plastica!) e suggerendo un volantinaggio informativo sul
problema affinché tutti i cittadini siano stimolati a riflettere
sulle conseguenze che il loro comportamento può causare
alla qualità della vita sulla terra. Il salmista ci interpella
proprio sul nostro comportamento, con queste parole: «Beati coloro che osservano ciò che è prescritto, che fanno ciò
che è giusto, in ogni tempo» (Salmo 106, 3).
MOTTOLA — Domenica 10 gennaio si è svolta la festa dei
bambini della scuola domenicale con canti, recite, balli e
sketch comici, mentre sabato 23 ha avuto luogo nel teinpio,
nel contesto della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, una liturgia ecumenica curata dal locale gruppo Egei
con i ragazzi dell’Azione cattolica e il gruppo scout della
parrocchia del S. Cuore di Massafra (Ta), per una partecipazione di oltre 200 persone. Giovedì 28 gennaio il gruppo
Egei ha organizzato, con altre associazioni locali e il patrocinio del Comune, una conferenza sul conflitto dell’ex Jugoslavia.
• Dal 18 al 20 febbraio, nella Settimana della libertà, abbiamo avuto tre serate di riflessione sulla situazione italiana.
Giovedì 18 Giovanni Tammaro, già animatore della comunità ecopacifista dell’Arca e insegnante di religione nelle
superiori, ha presentato le valutazioni fatte da ragazzi e ragazze delle sue classi sull’attuale momento storico. Venerdì
19 don Vincenzo De Fiorio, che gestisce una comunità di
recupero di tossicodipendenti, ha parlato su Luca 12, 13-21,
arricchendo il commento con esperienze di vita vissuta.
Sabato 20 infine, il pastore Massimo Aprile ha condotto la
comunità in un’animazione su problemi e speranze dell’Italia.
BOBBIO PELLICE — Sabato 27 febbraio ha avuto luogo la
replica di una brillante commedia presentata dalla nostra filodrammatica. Apprezzando vivamente l’impegno profuso
per la migliore recitazione offerta, ringraziamo i nostri giovani perchè ci hanno consentito di vivere una seconda serata piacevole e fraterna.
• All’età di 81 anni il fratello Davide Melli ha concluso la
sua vita terrena. Ai familiari tutti rinnoviamo l’espressione
della solidarietà umana e della comunione di fede nella certezza della resurrezione dei morti in Cristo.
PINEROLO — Domenica 14 marzo, alle 14,30, presso la Casa della giovane in via Silvio Pellico, si svolgerà un incontro delle coppie interconfessionali; all’ordine del giorno: i
gesti e i simboli della liturgia.
• Domenica 14 marzo, alle 15, nei locali della chiesa valdese in via dei Mille, si svolge l’incontro dei cassieri del primo distretto.
POMARETTO — La famigia di Giorgio Pons e Cristina Reynaud è stata allietata dalla nascita di Marco. Ai genitori e al
piccolo gli auguri della comunità tutta.
• L’Evangelo della resurrezione è stato annunciato in queste
settimane nell’occasione dei funerali di Irma Beltramio
ved. Berretto, deceduta a 93 anni all’Asilo di San Germano,
di Luigi Vinçon di Inverso Rinasca, di 83 anni, e di Assely
Coisson ved. Chentre, di 84, entrambi deceduti all’ospedale
di Pomaretto. La comunità tutta vuole essere vicina alle
amiglie colpite dal lutto.
SAN SECONDO — L’Unione giovanile valdese presenta la
commedia in tre atti: I morti non pagano le tasse nella sala
della chiesa valdese nei giorni: sabato 13, sabato 20, domenica 28 marzo (e eventualmente oltre). Causa i posti limitati
sono necessarie prenotazioni che si possono effettuare telefonando al numero 500435.
Un convegno giovanile a Pomaretto
Un amore diverso
Sabato 27 e domenica 28
febbraio si è svolto a Pomaretto un convegno dal titolo
Un amore diverso, organizzato dalla Fgei valli e
dal gruppo «Capemaum», in
cui i giovani (15-25 anni) si
sono confrontati sul tema
della sessualità, facendo i
conti con un retaggio culturale e religioso che per secoli
ha individuato nel sesso una
valenza negativa.
Il sabato pomeriggio è stato dedicato a un «gioco di simulazione» che raffigurava
un ipotetico processo: due
coppie (una etero e l’altra
omosessuale) venivano citate
in giudizio con l’accusa di
atti osceni in luogo pubblico.
Gli interventi dei partecipanti
(tra accusa e difesa) hanno
evidenziato e spesso ridico
lizzato molti luoghi comuni,
dovuti a ignoranza e pregiudizi.
Un secondo momento è
stato dedicato all’analisi
individuale: coadiuvati dal
«fotolinguaggio», tutti hanno
scandagliato il proprio vissuto e le proprie aspirazioni per
identificare le aspettative in
relazione al rapporto di coppia.
La domenica pomeriggio
abbiamo avuto il culto con
una riflessione biblica sul
problema dell’omosessualità.
Molti gli stimoli per i
gruppi locali, anche in vista
di un’opera di sensibilizzazione, secondo la direttrice
che vede l’«unicità» di ogni
rapporto tra due persone,
indipendentemente dalla natura etero o omosessuale.
6
PAG. 6 RIFORMA
«^»»^.^«All^Ascolto Della Parola
venerdì 12 MARZO 1993
UNA FEDE ALLEGRA
UNA CHIESA AMENA
GINO CONTE
a un paio di settimane
stiamo riflettendo insieme sulla portata del riso, sui suoi vari aspetti,
nella Bibbia stessa e nella
nostra vita di credenti. La
Bibbia ci chiama a una fede «ilare» - direbbe Lutero
—, gioiosa di un’allegrezza
grave che non elude la
realtà così spesso dura, ma
malgrado e contro tutto
crede in Dio: in tutto quello che ha già fatto, «compiuto» in Cristo e
nell’ adempiersi certo delle
sue promesse, delle paradossali beatitudini.
Forse, però, abbiamo appena sfiorato un aspetto
dell’ inatteso e pur così ampio umorismo biblico:
l’ironia. Come il riso, anche l’ironia può avere molte facce. C’è un’ironia corrosiva, malevola, sardonica, c’è l’ironia moraleggiante e intimamente sprezzante, c’è l’ironia lieve e
quella pesante, l’ironia pedagogica, l’ironia mossa
dall’amore, tesa a scuotere,
a fare riflettere, a riorientare; c’è infine Vautoironia, valore sommo, a condizione che non sia neghittosa o masochista, segretamente autocompiaciuta.
L’ironia ha un largo posto
nelle Scritture. Riflettiamoci un po’.
II Dio biblico è capace di
ironia; persino nei confronti di se stesso! La rivelazione che dà di se stesso
è ricca di tratti ironici. Come definire se non ironico,
pieno di humour il modo
con il quale Dio si presenta
o lascia che Io si presenti?
Di fronte all’atroce tralignare dell’umanità Dio si
pente di averla creata; e poi
si pente di aver pensato di
distruggerla, con il diluvio.
Di fronte al suo popolo ribelle, incredulo e fedifrago,
Dio sembra rimangiarsi la
sua parola, il suo Patto; ma
poi non resiste, il suo amore è più forte, e riapre al popolo, al suo «resto» santo
un avvenire e una speranza.
Dal di fuori della fede si è
fatta non di rado dell’ironia
su un Dio di questo genere,
volubile, così lontano
dall’assoluto, da quell’«essere tutto d’un pezzo», un
«Dio di carattere», lineare,
quale razionalmente dovrebbe essere, secondo il
nostro metro. Ma i suoi interpreti, da lui ispirati, non
temono l’ironia, anzi la sottolineano: sanno, e dicono,
che nella sua sovrana libertà e nel suo amore «eterno» Dio non si lascia incastrare e bloccare dalla logica a noi corrente, da una
«coerenza» umanamente
ragionevole e prevedibile:
la sua «volubilità» è la risposta giusta ma anche sovranamente amorevole alla
nostra volubilità. Con ironia e umorismo Dio improvvisa, scrive fuori delle
righe, e spiazza tutti. Deo
gradasi
L'ironia della Bibbia
Sì, c’è una vena profonda
e diffusa di umorismo,
nella Bibbia. Quanti sono i
tratti ironici, carichi di humour, nelle pittoresche e
movimentate vicende dei
patriarchi e delle matriarche! E pensiamo all’ironia
con cui il Signore depista il
progetto oppressivo del faraone e fa allevare proprio
nella sua reggia quel Mosè
di cui farà un giorno il
grande antagonista del faraone strappandogli dalle
mani il popolo asservito.
L'ironia di Dio
«L’acme dell’ironia divina, l’apostolo Paolo l’ha
indicata con forza quando dice di Cristo: “Ha spogliato i principati e le potenze e ne ha fatto un pubblico spettacolo, trionfando su di loro per mezzo della croce’’ (Col. 2, 15). Nella persona e nell’opera di
Cristo Dio ha dunque ridicolizzato le ’’potenze’’ che
rappresentano tutte le divinità negative che trascinano l’uomo a rizzarsi, arrogante e schernitore, contro
Dio. Date in spettacolo... Il riso di Dio non è dunque
solitario: ha bisogno di spettatori, di testimoni, anzi,
di partecipi e di complici».
René Voeltzel
(da Le rire du Seigneur, p. 103)
«Non è un libro divertente, la Bibbia. Ma è bene
non trascurare le espressioni della gioia di Cristo e
della gioia cristiana sparse come gemme nel Nuovo
Testamento: non senza ragione Francesco d’Assisi e
i suoi discepoli sono stati chiamati i giullari del Signore».
René Voeltzel
(ibid., p. 177)
«Io credo che sarei triste, se non riuscissi a prendere tutto per il suo verso ridicolo».
Vincent van Gogh
«L umorista tocca nel dolore il segreto dell’esistenza, ma dopo se ne torna a casa sua».
Spren Kierkegaard
«U umorismo è parte essenziale dell’ ecclesiologia, che senza di esso cade nel clericalismo».
R Biihler
Non è tutta un’ironia (divenuta proverbiale) la vicenda di Balaam e della sua
asina più veggente del
grande Veggente (Numeri
22)? C’è l’ironia nella scelta indicata a Samuele, nella
casa di Davide, dove a nessuno passava nemmeno per
la mente di pensare all’insignificante (allora) cucciolo
della famiglia. L’ironia, ora
lieve, spesso sferzante, icastica, abbonda nella predicazione dei profeti: pensiamo alla «ballata della vigna» che come un cantacronache Isaia (cap. 5) ha
forse cantato sulla pubblica
piazza di Gerusalemme, e
che su una tonalità nuova
Gesù riprenderà nella sua
parabola dei vignaioli. Non
sono indimenticabili (e da
attualizzare!) quegli idoli
che Geremia (10, 5) definisce «pali in un orto di cocomeri»?
Quegli idoli e i loro adoratori, pagani e credenti paganizzati, che poco più tardi l’anonimo «secondo
Isaia» (cap. 44) cucina al
vetriolo? E non è forse un
gioiello di fantasiosa ironia
quel libro di Giona, sorta di
elettroshock letterario-teologico che descrive come,
rientrato dalla deportazione, stava riducendosi il popolo d’Israele, asserragliato
fra le sue quattro mura nazionali ed ecclesiastiche disertando la propria vocazione di annuncio e di testimonianza, e come si riduce
ogni chiesa, ogni fede che
si chiuda nell’atteggiamento e nel comportamento che
un giorno Gesù descriverà
in una delle sue parabole, il
comportamento del «servo
cattivo e pigro» che, per
paura di perderlo, nasconde
in terra il suo talento e rifiuta di farlo fruttare?
Non sono, così spesso,
piene di ironia implicita o
esplicita le parabole nelle
quali Gesù rivela, ma nasconde, per il buon senso
comune, il suo messaggio
paradossale e dirompente?
Non c’è ironia a piene mani, nei racconti relativi alla
nascita di Gesù, e così
spesso nel suo comportamento?
Ma i profeti, i portavoce di Dio sanno anche, e forse anzitutto guardare se stessi con ironia:
non sono superuomini. Non
aleggia forse un sorriso ironico su Mosè che accampa
scuse, magari fondate: Cosa mi mandi a fare? Non so
parlare! E il Signore deve
dargli di supporto l’oratore
Aaronne, che per altro gli
creerà, nel deserto, non pochi guai... Non è umoristico
l’avvio profetico di Geremia, che accampa, non a
torto, la giovane età...?
Non guarda forse se stesso con ironia realistica,
l’apostolo Paolo, quando si
definisce un aborto di apostolo? Pensiamo all’ironia
senza compiacenze con la
quale vengono dette pubblicamente e sottolineate le
magagne e le vergogne dei
grandi, anche dei «padri
della patria», Saul, Davide,
Salomone... C’è poi anche
DIEU...
Fcoufce<^e'''> Se.sneur,
je l’ai écrit
rnoî-méme,
ça va les
epa ber//
NÊ 5E LAISS5 PAS
impressionner
«Ascolta quasto, Signora, I ho scritto io stesso, li stupirà!!» - «Dio...non si lascia impressionare»
Vignetta tratta dal libro «Dieu...comment est-il?» di Roy Mitchell (Editions L.L.B. 1992, Vaience, Francia)
un’ironia dolorosa e tormentata, come quella di
Giobbe e dell’esperienza di
fede individuale e comunitaria che egli impersona.
L'ironia di Dio
C9 è un’ironia di Dio'
e, di riflesso, di coloro che hanno intuito qualcosa dei suoi «pensieri» così «diversi» dai nostri e cercano di esserne annunciatori e testimoni; c’è un’ironia
di Dio che aleggia sulla nostra vicenda umana, sul nostro bene e sul nostro male.
Non certo un’ironia sardonica (quella è satanica, anche se forse lucidissima: «È
forse per nulla, disinteressatamente che Giobbe ti
serve?»), né scettica, né distaccata.
E l’ironia ora lieve ora
bruciante dell’amore che
Dio ha per noi. Se possiamo permetterci un paragone, senza forzare analogie,
pensiamo all’ironia di persone ostili o distanti,
un’ironia magari centrata
ma malevola, che ferisce,
abbatte o rivolta; e invece
all’ironia di amici e soprattutto di familiari (la convivenza mette a nudo fino in
fondo), persone alle quali
vogliamo bene e che ci vogliono bene.
L’ironia di questi ultimi è
allegra, piena di amicizia e
di amore, ed è anche altamente educativa, si sa come fra fratelli e sorelle ci si
«ridimensiona» reciprocamente, negli occhi di chi
ti vuol bene ti vedi spesso
meglio di come tu vedi te
stesso; non è sana la compagine familiare in cui non
aliti il fraterno, paterno e
materno, filiale umorismo:
che, tra l’altro, non è poi
così facile e naturale, siamo
più intimamente suscettibili
di quel che pensiamo...
Comunque, se ci si passa
il paragone, così è l’ù-onia
di Dio nei confronti delle
sue creature, di noi, suoi figli adottivi: humour ora
sottile ora vigoroso, manifestazione di amore e di comunione, scossa di richiamo, proposta di vita vera.
Così ci ha trattati e ci tratta,
non sdegnando i chiamarci
amici e fratelli, Gesù.
Credenti e chiese
capaci di humour?
Quale posto ha l’ironia,
il sorriso pieno di humour nella nostra vita quotidiana, nella nostra vita di
fede?
In qualcuno più, in qualcuno meno, c’è senz’altro
l’ironia nei confronti degli
altri. Può essere un riflesso
sano, una sanissima reazione a ogni tipo di retorica. È
caratteristico che la barzellettistica fiorisca vigorosa
nei regimi autoritari con la
loro retorica, di cui l’ironia
mette a nudo il vuoto e
l’ipocrisia. Senza idealizzare nulla, c’è un nesso proondo fra il proverbiale humour inglese e il fatto che
nell’isola abbia attecchito il
più antico abbozzo di «democrazia»?
Così la chiesa avesse
sempre avuto e avesse sempre degli umoristi, che sorridendo ne portino a galla e
mettano a nudo i tic e le retoriche, i conformismi e le
colpe; che rendano cosciente quel che forse si vive in
modo inconscio o irriflesso, e su cui invece occorre,
magari ridendo, riflettere
seriamente e trarne poi
conseguenze convertite!
Così avessimo qualche Fortebraccio corsivista cristiano, qualche Novello o Forattini o Altan vignettista
evangelico^.. Nel culto sinodale nel quale sono stato
consacrato al pastorato con
due colleghi, nel predicare
su Romani 1, 16 («Io non
mi vergogno dell’Evangelo, perché esso è potenza
di Dio»), il predicatore ci
aveva detto: «Non lasciatevi troppo impressionare dalla incredulità del
mondo e dalla poca fede
della chiesa e non prendetele troppo sul serio, perché
questo sarebbe un segno
che non prendete abbastanza sul serio la potenza
dell’Evangelo e la sua capacità di fare tutte le cose
nuove».
Non era certo un invito
alla superficialità, alla
spensieratezza leggera, ma
a prendere sul serio Dio - e
la sua sottile e possente ironia - più degli altri, più di
noi stessi. Non prendere
troppo sul serio noi stessi;
ma questo è un altro discorso, che potremo riprendere
la prossima settimana.
(3 - continua)
(1) Cfr. R. Voeltzel, Le rire du
Seigneur. Enquêtes et remarques sur la signification
théologique et pratique de
l'ironie biblique, Strasbourg,
1955.
(2) Tanto è apprezzabile e auspicabile l’umorismo applicato
alle persone e ai fatti ecclesiastici, tanto è abominevole
quello applicato alla persona di Dio, di Cristo, ai contenuti del messaggio biblico.
Ho ascoltato a volte barzellette o visto certe vignette
«biblico-teologiche che si
presentavano come umoristiche ed erano semplicemente
blasfeme. Anni fa Giorgio
Girardet faceva circolare in
margine al serioso Sinodo
valdese alcuni gustosi «numeri 0» di un fantomatico
periodico, testata: «Il valdese periferico»; ma l'iniziativa pubblicistica non ha avuto ulteriore esito... Peccato.
Speriamo in «Riforma».
7
Spedizione in abb. post. Gr II A/70
In caso di mancato recapito rispedire a;
CASELLA POSTALE 10066
torre PELUCE
Fondato nel 1848
E Eco Delle Yaui "^àldesi
VENERDÌ 12 MARZO 1993
ANNO 129 - N. 10
LIRE 1200
Disagi, impreparazione, salassi ai bilanci comunali per un'abbondante nevicata
Anche la neve ha perso il fascino di una volta:
occorre ripensare alia protezione civile
PIERVALDO ROSTAN
La neve tanto attesa, dagli
operatori turistici ma anche dagli agricoltori, è arrivata in ritardo ma in quantità
come non accadeva da anni,
probabilmente dal 1972, a
sentire gli abitanti delle valli;
anzi, dice una anziana signora di Frali: «nel ’72 ne era caduta talmente tanta, e per un
lungo periodo, che non si sapeva letteralmente più dove
metterla».
Questa volta si sono comunque raggiunti e superati i
due metri in molti casi; le
borgate alte in tutti i Comuni
sono state isolate per alcuni
giorni.
La statale del Sestriere è
stata a lungo chiusa, così come i collegamenti con Frali e
Massello sono stati interrotti
fino a venerdì nel timore di
cadute di slavine e valanghe.
A Frali domenica si è sciato, ma in settimana si sono
vissuti momenti di timore:
lunedì sera una valanga si è
staccata dal Sagnas andando
a distruggere le due sale da
pranzo dell’albergo Miramonti.
Fochi minuti dopo una valanga, di più grosse proporzioni, è scesa da Fra Meisun
e, dopo aver attraversato il
Germanasca, ha distrutto il
distributore di benzina, arrecando anche danni ad un garage e ad una casa vicini.
Non sono state coinvolte persone.
Anche il vallone di Framollo ha vissuto momenti di
isolamento; la parte alta del
comune è stata tagliata fuori
dai collegamenti a causa di
una slavina che ha ostruito la
strada in località Tournim,
tristemente nota per la frana
del 1960, e le borgate Bosi,
Bocchiardi e Sapiatti sono
state raggiunge solo mercoledì 3 marzo.
L’isolamento delle borgate
alte è stata una caratteristica
di tutte le valli; del resto,
spiega Luigi Barus, capostazione del soccorso alpino
della vai Germanasca,
«Quando ci sono nevicate di
queste proporzioni è meglio
evitare ogni spostamento perché il pericolo di valanghe è
grande. Mercoledì, con una
schiarita, siamo riusciti ad intervenire in alta valle con
l’elicottero del soccorso alpino ed in alcuni casi abbiamo
portato nei villaggi del pane».
Situazione analoga in vai
CHIESE E SOCIETÀ
DA SOLO NON
ME LA CAVO
MARCO ROSTAN
L’abbondante e tarda nevicata ha obbligato a imponenti lavori di rimozione
Fellice dove, dopo una prima
fase in cui i mezzi della Comunità montana, dei Comuni
e dei privati sembravano riuscire a far fronte alla massa
di neve, dopo la notte di lunedì tutto il sistema andava
in crisi; il centro di Rorà è
stato raggiunto appena nel
pomeriggio di martedì, altre
borgate dove pure vi sono famiglie residenti, solo mercoledì. I molti alberi caduti (anche secolari castagni) non
hanno facilitato l’opera di
riapertura delle strade.
Le scuole sono state chiuse
un paio di giorni un po’
ovunque; molti hanno avuto
estreme difficoltà a raggiungere i posti di lavoro. Il disagio più grande è però derivato dall’interruzione dell’erogazione della corrente elettrica; tutta l’alta vai Fellice è rimasta al buio; una parte di
Angrogna e di Torre Fellice
sono state senza corrente fino
a mercoledì sera o giovedì
mattina; il mancato funzionamento degli impianti di riscaldamento è stato senz’altro l’aspetto più grave delle
giornate, unitamente, per chi
ne è dotato, dallo spegnimento dei congelatori spesso colmi di derrate alimentari.
Nel corso della settimana
comunque la situazione è tornata lentamente alla normalità; alcuni bilanci comunali
subiranno dei veri e propri
salassi dalle spese sostenute
per lo sgombero neve, la tempestività degli interventi in
qualche caso ha lasciato a desiderare, segno che un discorso organico sulla protezione
civile andrà urgentemente ripreso.
Qualcuno diceva: «Anche
la neve ha perso il fascino di
una volta...».
(hanno collaborato Marilena Long e Milena
Martinat)
Al termine di un bel XVII febbraio, dopo i falò, i canti, il
culto, dopo aver ascoltato le testimonianze dei pastori
Laura Leone e Mauro Fons in una delle numerose serate pubbliche nelle quali le nostre chiese hanno manifestato l’impegno
per la democrazia sollecitato dal Sinodo, dall’Assemblea battista e dalla Fcei, mi sono domandato: che cosa ci resta di tutte
queste belle parole, quale pensiero abbiamo fissato nella testa
e nel cuore che ci possa orientare per il futuro, in particolare
come valdesi delle Valli?
Mi è venuto in mente il titolo di un libro nel quale un maestro ha raccolto i temi dei suoi alunni in una scuola di Napoli
(e ne hanno fatto anche un film): Io speriamo che me la cavo.
E mi sono detto: ecco, questo è proprio quello che non possiamo e non dobbiamo pensare qui alle Valli.
C’è stata, e in parte c’è ancora, l’illusione di vivere in una
sorta di «isola protetta»; rispetto al disastro italiano, qui tutto
sommato le cose vanno meglio, dai servizi pubblici ai nostri
istituti, c’è meno corruzione, un po’ più di onestà.
Ci si può illudere, come famiglie e come chiese, di farcela,
di riuscire a cavarcela in .questa crisi che è economica e morale, di riuscire a trovare un lavoro (magari nella chiesa!) di farcela con quei quattro soldi messi da parte, con la buona gestione, evitando gli sprechi e le tangenti.
Credo invece che la Settimana per la libertà debba lasciarci
questo pensiero: non è vero che ce la possiamo cavare!
Abbiamo bisogno di cambiare i punti di orientamento, i valori, i criteri che ci hanno guidato in questi anni, abbiamo bisogno di tornare alla sorgente essenziale che è l’Evangelo, di tornare a Dio, di nascere di nuovo, di ravvederci sul serio; e abbiamo bisogno di amare più profondamente il nostro prossimo
e il nostro paese perché soltanto in un impegno solidale, collettivo con gli altri cittadini possiamo produrre i cambiamenti necessari nei programmi e nella gestione politica che preparino
condizioni di giustizia, di libertà, di democrazia in Italia,
responsabilità nei governanti e nei governati.
Se non ci impegneremo con forza perché, prima di tutto, il
lavoro e la salute siano assicurati, nel rispetto della dignità
umana, anche la crisi dell’occupazione alle Valli sarà tremenda, anche i nostri begli ospedali e istituti saranno in serio pericolo.
Dunque, che questa Settimana della libertà 1993 ci stimoli
anche alle Valli ad essere non meno valdesi, ma certamente
più credenti, più obbedienti al Signore che è l’unica vera rocca
della vita, e più cittadini italiani che, nonostante tutto, conservano la voglia e la passione di assumersi tutte le responsabilità
per guarire questo nostro paese, oggi gravemente ferito.
Nostra indagine suH'interruzione volontaria della gravidanza alle Valli e nel Pinerolese
Gli aborti in diminuzione (-20% in quattro anni)
ma aumenta il rapporto rispetto al numero di parti
CARMEUNAMAURIZIO ultimi tre anni, le Iva tinterruzione richiesto l’interruzione volontaria 683 i Darti, con il raoDorto di i
_________CARMEUNA MAURIZIO__________
Si sta parlando molto in questi ultimi giorni, e spesso in termini poco rassicuranti per le donne, di aborto
mettendo in discussione la legge e
quindi il diritto stesso all’interruzione volontaria della gravidanza.
In un’atmosfera così negativa e in
un clima di generale conservatorismo
nei confronti delle donne ci sembra
che meglio di tante parole parlino i
fatti e i numeri.
Siamo allora andati a verificare
quello che succede nelle nostre valli,
prendendo in esame i dati fomiti dalla direzione sanitaria della Ussl 44
sulle interruzioni volontarie di gravidanza avvenute negli ultimi tre anni
presso l’Ospedale civile Agnelli di
Finerolo.
Frima di esaminare i dati anno per
anno, dal 1990 al 1992, va precisato
che questi riguardano una vasta zona
di utenza, il che significa che all’
ospedale pinerolese approdano richieste di aborto da parte di donne
provenienti dai Comuni limitrofi ma
anche da quelli della cintura torinese.
Complessivamente, nel corso degli
ultimi tre anni, le Ivg (interruzione
volontaria della gravidanza) eseguite
presso r Agnelli sono state 1.040, e
precisamente 390 nel 1990, 330
nell’anno successivo e 320 nel corso
del 1992.
Come è facile notare l’andamento è
in diminuzione quasi costante, un
leggero calo di anno in anno considerando anche che nel 1989 erano state
403. In 4 anni gli aborti scendono del
20%. Ci è sembrato interessante, nel
corso della nostra piccola indagine,
andare a vedere anche l’età delle
donne che si sono sottoposte all’Ivg.
Abbiamo così scoperto che nel periodo preso in considerazione gli
aborti delle minorenni sono stati 35,
un numero relativamente basso se
confrontato con i dati che riguardano
la fascia di età compresa tra i 19 e i
35 anni, che registra il maggior numero di interventi, circa l’80% del
totale. Sono state infine meno di 100
ogni anno, dal 1990 ad oggi, le donne
di oltre 35 anni che vi si sono sottoposte.
I dati relativi alle Ussl di provenienza dicono che in percentuale la
maggior parte delle donne che hanno
richiesto l’interruzione volontaria
della gravidanza risiede nella zona
del Finerolese, circa il 35%; 1/3 circa
annuo delle richieste proviene poi
dalla zona di Orbassano (Ussl 34), e
il 10-15% del totale proviene dalla
Ussl 43, che fa capo a Torre Fellice.
Fer quanto riguarda la situazione
delle nostre valli è la vai Fellice che
registra nel comples.so il numero più
alto di intermzioni di gravidanza nel
corso del triennio ’90-92 (129) seguita dalla vai Chisone (67) e dalla vai
Germanasca (13).
Questi dunque sono i dati la cui interpretazione può essere fatta da diversi punti di vista; innanzitutto si
nota come ci sia stata una leggera inversione di tendenza nel ricorso
airivg da parte delle donne del Finerolese e delle Valli, si è infatti passati
dalle 403 del 1989 alle 320 dello
scorso anno.
E tuttavia, se quest’ultima cifra
viene confrontata con il numero delle
nascite avvenute all’ospedale civile
di Finerolo sempre nel 1992, ci troviamo di fronte ad una proporzione
che senza falsi moralismi si può considerare allarmante; sono stati infatti
683 i parti, con il rapporto di un’interruzione di gravidanza ogni due nascite.
1 nostri dati poi non ci dicono
quante delle donne tra i 20 e i 35 anni, la fascia di età che maggiormente
ha fatto ricorso all’Ivg, si siano sottoposte al secondo o anche al terzo
aborto e non sappiamo pertanto
quanto alto sia il tasso delle «recidive», che comunque risulta alto rispetto alle medie regionali, secondo
quanto verificato dalla Ussl 42 nel
1990.
Sarebbe anche interessante sapere
quali sono i tempi che intercorrono
tra l’accertamento della gravidanza e
l’effettuazione dell’lvg, tempi che almeno nel biennio ’89-90 risultavano
essere piuttosto lunghi, circa 15 giorni.
La nostra indagine per ora finisce
qui, lasciando in sospeso numerosi
interrogativi; ci auguriamo però che
le cifre e le indicazioni da essa derivate possano indurre a delle riflessioni su un fenomeno a nostro avviso
rilevante che non può essere ignorato
né dagli operatori di settore né dalla
coscienza dei singoli.
8
PAG. Il
E Eco Delle ’Iàlli ìàldesi
VENERDÌ 12 MARZO 1993
50 ANNI FA
GLI SCIOPERI
DEL MARZO '43
BRUNA PEYROT
>> T le braccia»:
''-■-questo appello girò
nelle fabbriche torinesi già
nel gennaio e febbraio del
1943. Ma fu nel marzo dello
stesso anno che divampò la
protesta operaia nelle fabbriche del nord Italia, in particolare a Torino, nella omonima
provincia e anche nel Pinerolese.
Per i primi quindici giorni
di marzo dunque, dopo
vent’anni di silenzio, la classe operaia ritorna a far sentire
la sua voce, seppur per rivendicare più soldi e più pane.
Le agitazioni operaie scossero il regime fascista che
non solo aveva considerato lo
sciopero un reato grave, specie in quelle aziende che lavoravano per l’esercito, ma
aveva impostato la propria
politica sul patto sociale fra
imprenditori ed operai, insieme riuniti nelle corporazioni.
Di tutto questo e degli scioperi della Riv di Villar Perosa, dello spazzolificio Oberi
di Piscina (32 operaie, le prime a incrociare le braccia),
della Giitermann di Perosa,
della Talco & Grafite, della
Widemann, della Mustad
chiodi di Pinerolo, delle Officine meccaniche Pocchiardi
(oggi Beloit), della Turati di
Luserna, delle fabbriche
Mazzonis cioè delle principali industrie del Pinerolese,
si è parlato in un convegno
storico tenutosi a Pinerolo e
Villar Perosa il 6 e 7 marzo.
Il convegno è stato organizzato dalla città di Pinerolo
(con la cura e supervisione di
Alberto Barbero, assessore
alla Cultura) e dal Comune di
Villar Perosa, il cui sindaco,
Dario Storero, ha ribadito
l’impegno degli enti locali
nella raccolta di fonti orali e
scritte attinenti la memoria di
avvenimenti e vita quotidiana
delle nostre zone.
La storia, la memoria, le
fonti sono stati i tre grossi
scomparti in cui raccogliere
ricerche, testimonianze di
protagonisti, rassegne archivistiche relative al periodo
del marzo ’43.
L’analisi storiografica documenta una società italiana
degli anni Trenta (Giancarlo
Jocteau) colpita dalla crisi
economica rimbalzata dalla
sponda americana e rattoppata dagli interventi statali in
favore delle aziende che diventano «miste», gestite
dall’ente pubblico e dai privati.
Le pessime condizioni di
lavoro degli operai generano
gli scioperi del ’43; interamente fatti da operai, i servizi
infatti non scioperano: urbani,
perché in città l’agricoltura
non sovviene lo stipendio
operaio e la fame si fa sentire;
infine, essi avvengono dentro
le fabbriche, dove è più facile
essere accusati di assembramento, limitandosi ad incrociare le braccia davanti alla
propria macchina.
Questi scioperi non solo
riaccendono le lotte ma portano alla luce un nuovo gruppo
dirigente operaio che per i
trent’anni successivi costituirà l’ossatura del movimento sindacale: coloro che saranno licenziati negli anni ’50
perché troppo seguiti dalla
base operaia e coloro che, come ricordano alcuni testimoni
intervistati da Adriano Ballone, hanno «preso la parola per
rabbia» e si sono trovati ad
interpretare le richieste dei
compagni.
Molto si è discusso, in sede
storica, sulla politicità o meno
degli scioperi del ’43. Certo è
che seppur nacquero su esigenze soltanto economiche,
subito assunsero una valenza
politica importante: ruppero
un lungo silenzio e coimotarono la specificità della Resistenza italiana giocata sulla
lotta armata e sulla lotta sociale (Claudio Della Valle).
Verso gli scioperi, così come verso il fascismo, non fu
indifferente il comportamento
della Chiesa cattolica che dal
ripiego su una predicazione
tutta spirituale e caritatevole
passò, specie dopo T8 settembre, così come si evince dal
diario del vescovo di Pinerolo
Binaschi (Aurelio Bernardi),
all’opposizione al fascismo e,
nel caso di diversi parroci, ad
una condivisione della lotta
resistenziale.
In ogni caso, molte sono
ancora le cose da sapere in
merito ad un periodo così
complesso come quello del
fascismo-Resistenza, specie
nelle nostre zone.
Prima di tutto però è importante salvare le fonti sia degli
archivi privati che pubblici
(Renzo Tibaldo, Walter Careglio, Pier Cesare Morero),
dei partiti e dei sindacati affinché la storia già scritta e da
scrivere utilizzi la memoria
per ricostruire più punti di vista sul passato, non riproducibile fotograficamente, certo,
ma di cui gli storici devono
rendere conto della complessità e anche della contraddittorietà.
Fonti particolarmente importanti sono gli archivi di
polizia giudiziaria che nel nostro periodo evidenziano gli
arresti avvenuti nelle fabbriche pinerolesi tra cui molte
donne.
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La concorrenza estera può mettere in crisi un settore agricolo
Incrementare e regolamentare
l'orticoltura biologica italiana
_______FEDERICA TOURN______
Nell’ambito dell’agricoltura piemontese, la provincia di Torino occupa
248.700 ettari, il 22% della
superficie agricola regionale;
in particolare l’orticoltura
del torinese copre 2.482 ettari, pari al 10% della coltivazione di ortaggi in tutto il
Piemonte.
Considerata la rilevanza
che la produzione orticola
sta assumendo nella nostra
zona, è anche tempo che si
concentri l’attenzione sui
controlli della salubrità dei
prodotti.
Su questo problema la
Confagricoltura ha riunito alcuni esperti del settore giovedì 25 febbraio per la presentazione di uno studio sui
sistemi di lotta integrata nella coltivazione degli ortaggi,
a dimostrazione che il produttore è il primo interessato
alla bontà del prodotto.
La necessità della lotta integrata, che tende a ridurre e
quando è possibile ad eliminare l’impiego di mezzi chimici nelle colture, è un problema che non riguarda infatti solo il campo frutticolo,
notevolmente più avanti nella battaglia ai fitofarmaci.
Questo primato della fmtta
risulta chiaro dai dati raccolti
dall’Esap (Ente per lo svi
Nei campi attorno a Torino si produce ii 10% degii ortaggi piemontesi
luppo agricolo), in cui si scopre che dal 3 al 5% dei prodotti commercializzati è stato trattato coi metodi della
lotta integrata; fra questi, il
50-60% delle fragole vendute sul mercato.
Ancora ben lontana da
questi risultati l’orticoltura è
però a buon punto nella ricerca effettuata su peperoni e
lattuga, assunti come campioni in quanto verdure che
spesso vengono consumate
crude e quindi possono presentare effettivi rischi se trattate con mezzi chimici.
Lo studio ha dato esiti
confortanti: nel 99% dei prodotti presi dal mercato piemontese ed analizzati non si
Nelle valli Chisone e Germanasca
La coltura della vite
LILIANA VIGLIELMO
La coltura della vite nelle
valli Chisone e Germanasca è
ormai limitata alle zone basse, mentre soltanto agli inizi
del secolo si estendeva su tutti i versanti soleggiati anche a
quote piuttosto elevate. La
grande distruzione ad opera
della filossera e, in seguito,
l’abbandono della terra hanno
reso difficile e improduttiva
questa attività.
Forse per queste ragioni la
presenza alla serata del corso
per agricoltori, organizzato
dalla Comunità montana a
Perosa martedì 23 febbraio,
era più scarsa del solito.
Il dori. Salaris, tecnico
agrario, ha iniziato il suo discorso presentando un insetto
che causa danni notevoli ai
vigneti e che finora era poco
attivo nelle nostre valli: si
tratta della larva di una farfalla della famiglia dei nottuidi
che, come dice il nome, rosicchia di notte le tenere
gemme delle viti, rovinandone lo sviluppo.
Queste larve, che si sviluppano nel terreno e nei buchi
dei muretti a secco, erano fino ad oggi tenute a bada sia
dagli inverni freddi e nevosi
che ne causavano la morte,
sia da una maggiore quantità
di terreni che venivano perio
dicamente rivoltati. Le zone
incolte sono invece una pacchia per gli insetti che al risveglio trovano già ben sviluppate le gemme delle piante
da frutto e se ne cibano senza
misura.
La lotta alle nottue risulta
abbastanza difficile, perché
con la crusca avvelenata si
possono uccidere anche animali innocui, oppure è possibile causare un assorbimento
del veleno attraverso le radici
della pianta.
E più consigliabile armarsi
di una lampadina e andarle a
cercare di notte una per una e
poi eliminarle.
Nella seconda parte il tecnico si è occupato dei portainnesti, raccomandando di
scegliere piante adatte alla
montagna e ai terreni acidi.
Ha anche consigliato di puntare su una produzione limitata, ma di qualità, di tentare il
recupero delle varietà di una
volta oppure di cambiare decisamente genere dedicandosi
alle uve bianche.
Tra le forme di allevamento della vite, oltre a quella
comunissima con un solo palo di sostegno nelle vigne in
forte pendio, è stata segnalata
la spalliera, tenuta bassa, che
presenta il vantaggio di favorire l’insolazione e di eliminare le muffe.
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sono riscontrati residui di fitofarmaci e anche il tasso di
nitrati, così pericoloso nell’
alimentazione dei bambini, è
risultato molto inferiore ai limiti previsti dalla legge; esiste negli ortaggi presi in esame ancora la presenza di
piombo, provocato dall’inquinamento veicolare e quindi particolarmente riscontrabile nel gran numero di orti
che si allungano al bordi delle strade.
«Purtroppo non esiste ancora una normativa nazionale o comunitaria sui sistemi
di lotta integrata e sull’impiego di mezzi biologici e
agronomici in agricoltura spiega Giuseppe Concaro,
che ha curato la ricerca sulle
aziende del torinese -; nella
valutazione del grado di salubrità dei prodotti ci dobbiamo rifare alle direttive di
altri paesi europei o di organismi di provato livello sanitario come rOms (Organizzazione mondiale per la sanità).
E fondamentale che anche
l’Italia si doti di una regolamentazione precisa a cui si
possa far riferimento, anche
per permettere il perfezionamento di tecnici sui programmi di lotta integrata».
Anche da un punto di vista
strettamente commerciale, da
una regolamentazione non si
potrebbero trarre che vantaggi: probabilmente non si assisterebbe all’attuale proliferare di marchi, che disorienta
il consumatore, a favore di
un unico marchio conosciuto
a livello nazionale e in grado
di assicurare i contatti con la
grande distribuzione, in modo che si arrivi a pagare lo
stesso prezzo per entrambi i
tipi di prodotti, sia quelli derivanti dalla coltivazione
«vecchia maniera», sia quelli
frutto di sistemi alternativi e
più consoni alla salubrità di
ambiente e consumatore.
Infatti, come si può facilmente immaginare, oggi i
prodotti non trattati sono più
cari degli altri; non solo ma
qualsiasi prodotto italiano
non è sottoposto a controlli,
a differenza di altri paesi extraeuropei, i cui prodotti però
vengono venduti in Italia ad
un prezzo decisamente più
basso, il che apre la strada ad
una concorrenza sfrenata che
non va certo a favore della
tutela del consumatore.
CORSO PER ACCOMPAGNATORI NATURALISTICI — Il Forment (istituto per la formazione
montana) ha predisposto i
termini per la presentazione
delle domande di iscrizione
al corso di accompagnatore
naturalistico che si svolgerà
a partire dalla metà di aprile, per un totale di 150 ore.
Le lezioni si svolgeranno a
Pinerolo, presso la sede
dell’Apt in via S. Giuseppe
39, e sono aperte a giovani
che abbiano compiuto i 18
anni; il facsimile della domanda di partecipazione
può essere ritirato preso le
Comunità montane e le sedi dei parchi della zona.
L’ammissione al corso è
subordinata al superamento
di una prova attitudinale; il
costo di iscrizione è di lire
50.000. Per ogni ulteriore
informazione telefonare:
Apt pinerolese (795589 o
7949932) oppure alla sede
del Formont (011-505298).
VAL TRONCEA: IF PASSEGGIATA CON SCI DI
FONDO — La Pro Loco di
Pragelato, in collaborazione con lo Sci club Passe! ed
il Comune, organizza per
domenica 14 marzo la seconda edizione della Passeggiata per la vai Troncea con gli sci da fondo;
l’appuntamento vuol essere
incontro amichevole per
tutti gli appassionati del
fondo. Si può abbreviare il
percorso, ma è importante
tagliare il traguardo per ricevere il premio, uguale
per tutti. All’arrivo buffet
per tutti; l’iscrizione è di £
5.000 e deve avvenire entro
le 8,30 di domenica.
STAGE DI DANZE OCCITANE — La Cantarana ripropone uno stage di danze
quali cadrio, grande rigo,
rigoudin, calissoun originarie della vai Varaita.
L’incontro si svolge domenica 14 marzo, dalle 9,30,
presso il Ciao di via Volta
a Torre Pelllce; costo di
iscrizione £ 40 mila (30 mila per i soci della Cantarana). Il numero massimo di
partecipanti è fissato in 32
per cui è importante prenotarsi presso uno dei seguenti numeri telefonici:
398831,932391,933322.
Pinerolo
Indagine sulle
associazioni
Per conoscere più approfonditamente le realtà
associative con fini culturali
presenti nel Pinerolese, l’assessorato all’Istruzione e Cultura di Pinerolo ha formulato
un questionario, inviato in
questi giorni a 120 associazioni, a cui si chiede di fornire indicazioni precise sulla
propria attività e di segnalare
eventuali problemi che ne limitano la crescita. Le associazioni che non hanno ricevuto il questionario sono pregate di ritirarlo presso la biblioteca comunale «Alliaudi»
o in municipio, all’ufficio
istruzione e cultura, dove lo
si potrà restituire, una volta
compilato, entro il 20 marzo.
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Offrirveli è nostro dovere».
9
venerdì 12 MARZO 1993
■Sì'
E Eco Delle ¥vlli ¥vldesi
PAG. Ili
Ringraziamenti e arrivederci dall'Asilo di San Germano
Se non è in regola dal 13 marzo si rischiano pesanti multe
Nelly Jourdan torna in Uruguay Occhio all'impianto elettrico
Potrei sbagliare ma credo
che l’unica fotografia dell’
Asilo dei vecchi di San Germano Chisone che ho visto
sull’£co delle valli in questi
ultimi anni (a parte quelle
della festa per l’inaugurazione) è quella dell’esterno
dell’edificio: una costruzione
nuova di zecca, molto elegante e bella.
Ma quando penso a questa
casa, che ho avuto occasione
di visitare abbastanza spesso
negli ultimi tre anni, mi vengono in mente immagini diverse da quella dell’estemo in
bianco e nero che ho visto sul
giornale!
L’interno di questa casa per
i nonni e le nonne della nostra vallata è infatti pieno di
luce e di colori, gli arredi e i
quadri che fanno bella mostra
sulle pareti ne ravvivano
l’ambiente, e il direttore e il
personale colgono ogni occasione di rallegrare la famiglia
dei residenti organizzando
varie attività di animazione:
spesso vengono ospitate mostre artistiche, esposizioni di
lavori artigianali e non mancano occasioni per organizzare delle feste.
Il pomeriggio di venerdì 12
febbraio è stata appunto una
di queste occasioni.
Prima della festicciola, nella quale non sono mancati il
tè e i dolci, tutti hanno
partecipato al consueto culto,
presieduto in questa occasione, in cui si è ricordato il
Un gruppo di ospiti deii’Asiio di San Germano
XVII febbraio, da ben due
pastori (e un terzo era presente)!
Durante la predicazione sul
testo di Giovanni 8, 32, Paolo
Ribet ha detto che in questa
nostra vita non si può mai essere del tutto felici, anche nei
momenti di gioia c’è qualcosa che ci rattrista; ma ha aggiunto che il credente non
può nemmeno essere del tutto
triste perché anche nei momenti più bui c’è la Parola
che ci rallegra.
Questo pensiero è stato riferito alla situazione del momento, in cui si voleva festeggiare il XVII, ma vi era
nella festa una nota di tristezza per la partenza di Nelly
Jourdan che, dopo un anno di
servizio volontario, ritorna alla sua famiglia e alla sua comunità in Uruguay.
Molti l’avranno conosciuta
attraverso il libro di favole, /
sentieri della fantasia, che ha
scritto e illustrato e che è ancora in vendita nelle nostre
chiese a favore della scuola
domenicale di Colonia Vaidense e dell’associazione per
l’infanzia «L’albero dei sogni» di Torino.
Gli ospiti, il personale e gli
amici dell’Asilo la ricorderanno soprattutto per il lavoro
che ha svolto con molto amore e straordinaria efficienza
professionale, insieme a Marianne, durante l’anno. Nelly
lascia a San Germano un vasto assortimento di lavoretti
realizzati insieme agli anziani
dell’Asilo nel laboratorio di
manualità e soprattutto un
grosso vuoto per la sua partenza, non senza la speranza
di rivederla nel 1984!
Da qualche settimana si
sente parlare della necessità di
adeguare gli impianti elettrici
domestici ad una legge del
1990 che stabilisce appunto
che entro il 13 marzo di quest’anno ogni abitazione civile
adegui il proprio impianto
elettrico a nuove norme che
prevedono la messa a terra obbligatoria. Il fatto, se ormai è
assodato per tutte le nuove costruzioni, non lo è altrettanto
per le vecchie in cui talvolta
questo collegamento è effettivamente difficile. Purtroppo
l’impresa, non semplice in
partenza, è diventata ardua a
causa dell’ enorme ritardo con
cui è arrivato il regolamento
di attuazione, pubblicato po
che settimane fa. E allora?
Il regolamento dice che «si
considerano comunque adeguati gli impianti elettrici
preesistenti che presentino i
seguenti requisiti: sezionamento e protezione contro le
sovracorrenti, posti aH’origine
dell’impianto, protezione contro i contatti diretti e contro i
contatti indiretti (la famosa
messa a terra ndr), o protezione con interruttore differenziale avente corrente
differenziale nominale non superiore a 30 milliampere.
Tuttavia per gli impianti
vecchi la legge fa un’eccezione: se non ci sono prese fuori
norma o impianti visibilmente
vecchi, può bastare il classico
«salvavita». Come comportarsi? Ci sarà qualcuno che controllerà l’adeguamento degli
impianti? Dove chiedere chiarimenti?
Alle Ussl dicono di non sapere cosa fare, si rimanda agli
uffici tecnici comunali i quali
non sanno come muoversi; in
sostanza si ha l’impressione
che poco cambierà, sicuramente non entro il 13 marzo, a
meno che si debba procedere
a modifiche dei propri impianti elettrici per altre ragioni. Va
comunque sottolineato che
eventuali adeguamenti alla
nuova normativa vanno effettuati e certificati soltanto da
ditte in possesso di regolare
autorizzazione.
Parla un medico dell'Ospedale valdese di Pomaretto
Le tante malattìe della sanità
MAURO MEYTRE
La riforma sanitaria del
1978 fu senza dubbio
una vittoria dei lavoratori e
dei movimenti progressisti.
Il principio centrale era il
primato della partecipazione; dal suo nascere, tra i
problemi individuati c’era la
necessità di affiancare ad un
Ricordo di una delle sue «cadette del 1943» a San Germano Chisone
Laura Bertìn^ «dame du pasteur
»
ANNA MARIA MUSSO BERTALMIO
La generazione delle «cadette» di San Germano
Chisone ricorda con affetto e
riconoscenza Laura Bertin.
Abbiamo avuto il grande
privilegio di frequentare
l’Unione cadetta negli anni
dal 1937 al dopoguerra.
L’aveva costituita la signora
Bertin per le catecumene, subito dopo il suo arrivo a San
Germano, e la seguiva con
particolare dedizione nonostante i numerosi impegni di
«dame du pasteur» a tempo
pieno come è sempre stata e
nel più ampio senso della parola.
La vedevamo ogni domenica come monitrice, poi sedere
all’organo durante il culto e
le funzioni in chiesa; sapevamo che era stata la prima (e
allora anche l’unica) organista e che stava avviando allo
studio dello strumento chi si
impegnava in questo servizio.
Dava il suo contributo alla
corale, all’Unione giovanile e
a quella femminile; eravamo
orgogliose che dedicasse anche a noi parte del suo tempo
e del suo affetto. Ci sentivamo importanti perché grazie a lei ci veniva riconosciuto, nell’ambito della comunità, lo spazio per un’attività da cui abbiamo molto ricevuto e che ci ha avviato in
seguito a frequentare le altre
attività della chiesa.
Il ricordo della guerra che
avrebbe poi limitato i nostri
incontri della domenica pomeriggio, le nostre passeggiate in montagna, le nostre feste
alle confermate nella Domenica delle Palme, si fa meno
triste al pensiero delle cadette
di città che, prima come villeggianti e poi come sfollate
da nonni e parenti ospitali.
proprio la guerra portò a fare
partecipi della nostra bella
esperienza.
Sparse in varie parti del
mondo le vogliamo accomunare a noi e a tutta la comunità di San Germano nel grato
ricordo di quanto ricevuto e
udito dalla signora Bertin.
A una di noi, che dopo la
morte del pastore Bertin le
aveva espresso la sua partecipazione con un biglietto su
cui erano riportati i versetti
23-24 del Salmo 37, proprio
un anno fa, la signora aveva
scritto: «Grazie per avermi
con affetto ricordato che il Signore mi tiene per mano».
Ripensando alla sua vita e
al modo della sua scomparsa
sappiamo che così è stato.
La signora Bertin attorniata daiie «sue» cadette
COMUNE DI TORRE PELLICE
BANDO DI CONCORSO
Il Comune di Torre Pellice indice un bando offerta di lavoro a tempo indeterminato per l’assunzione di
n. 1 operaio 3° qualifica
Alla selezione parteciperanno i lavoratori iscritti nelle liste di disoccupazione deirUfficio di collocamento di Pinerolo, il cui nominativo sarà richiesto
da questa Amministrazione.
Titolo di studio richiesto: licenza di scuola dell’obbligo.
I lavoratori suddetti dovranno sostenere una prova pratica connessa all’incarico.
Chiedere eventuali chiarimenti alla Segreteria comunale - via Repubblica 1
-Tel. 91365-91294-91388
IL SINDACO
ARMANO HUGON dott. Marco
lavoro di organizzazione dei
servizi V ampliamento delle
lotte per la salute e un radicamento della democrazia
nelle istituzioni. Si trattava di
un processo di costruzione
che nel suo percorso avrebbe
dovuto correggere anche gli
aspetti lacunosi della legge.
La messa alle corde del
movimento operaio, il soffocamento delle lotte sociali, il
dilagare del malgoverno e
della corruzione hanno non
solo bloccato la riforma, ma
creato tutte le condizioni per
una «restaurazione» che ha
nella legge delega 42H92 ed
in ultimo nel decreto legislativo De Lorenzo-Amato sulla
sanità; il compimento della
Controriforma.
Al dott. Cavallero, medico
all’ ospedale di Pomaretto e
rappresentante sindacale
della categoria, abbiamo
chiesto un primo intervento,
per comprendere quanto di
diverso oggi ci propone il
«pianeta sanità».
Una legge sistematicamente bocciata in Parlamento per
tre armi è passata.
A nulla sono valsi gli appelli alla ragione e i pareri
contrari delle commissioni
parlamentari, delle Regioni,
la forte opposizione dei medici, le prese di distanza dei
partiti, perfino della stessa
maggioranza. Forte di una
delega in bianco, ottenuta
con un voto di fiducia, il governo ha potuto varare questa
Controriforma contro tutto e
contro tutti.
Quando leggi importanti
vengono approvate in questo
modo la democrazia diventa
regime; solo una classe politica delegittimata poteva fare
questo; non ha paura di perdere voti perché sa di averli
già perduti.
I governanti resistono attaccati alle loro sedie nonostante il malcontento crescente, i sacrifici palesemente
inutili imposti ai cittadini, i
rovesci elettorali, le autorizzazioni a procedere che pendono sul loro capo, la rovina
di uno stato della cui distruzione sono i primi responsabili; continuano nel loro legiferare incompetente, iniquo
ed inefficace.
Se il metodo offende, i
contenuti della legge stravolgono il concetto stesso di tutela della salute maturato nel
paese. Scrivevano i costituenti; «La Repubblica tutela
la salute come fondamentale
diritto degli individui e interesse della collettività e ga
rantisce cure gratuite agli indigenti». La legge di riforma
sanitaria estendeva il concetto di diritto alla salute, intesa
come benessere psicofisico,
da ottenersi attraverso la prevenzione, la cura e la riabilitazione.
La legge di Controriforma
circoscrive la tutela della salute «all’entità del finanziamento Al servizio sanitario
nazionale».
Conseguentemente viene
previsto un fondo per il 1993
di 6 mila miliardi in meno rispetto al fabbisogno del
1991!
Lo stato assegna una quota,
già insufficiente 3 anni fa, e
intima alle Regioni di arrangiarsi imponendo nuove tasse, aumentando i contributi,
limitando le esenzioni, tagliando i servizi. Le Regioni
inviteranno le Ussl e gli
ospedali ad arrangiarsi, limitando le prestazioni o attivando camere a pagamento negli
ospedali.
I medici dipendenti dovranno arrangiarsi con la libera professione, che diventa
una dura necessità in quanto i
salari sono decurtati e insicuri. E sicuramente dovranno
arrangiarsi gli utenti che dovranno sempre più spesso pagare di tasca propria sia il
servizio pubblico che, in futuro, mutue, assicurazioni e
servizi privati.
E un sistema di scaricabarile in cui ogni livello istituzionale si disimpegna nei confronti della salute dei cittadini. I primi effetti di questa
politica sanitaria già si sentono.
Questa è la nuova Sanità
del ministro: di fronte a tanta
gente umiliata e offesa i medici, come operatori sociali,
non possono tacere o limitarsi a rivendicazioni settoriali,
ma devono impegnarsi in una
battaglia referendaria contro
il decreto delegato nel suo insieme per restituire la parola
agli assistiti, per non lasciarli
soli con la loro rabbia, per
riaffermare il diritto alla salute di tutti, senza distinzioni
geografiche o di censo.
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PAG. IV
E Eco Delle \àlli ¥ìldesi
VENERDÌ 5 MARZO 1993
Hockey Club Valpellice: intervista a Enzo Armane! Pilon
Ferma per forza la prima squadra^
proseguono i campionati giovanili
______PIEBVALDO BOSTAN
Nei prossimi giorni, tempo permettendo, dovrebbero iniziare i lavori di
copertura del palaghiaccio di
Torre Pellice; dopo i pilastri
in cemento armato costruiti
in questi mesi, la ditta altoatesina Holzbau provvederà alla costruzione del tetto.
A quel punto resteranno i
lavori di rifinitura che dovranno rendere agibile la
struttura, probabilmente entro il prossimo autunno.
Questa stagione è comunque andata sostanzialmente
persa, sia per il pattinaggio,
sia per l’attività agonistica;
anche a livello di ritorno
sull’economia valligiana,
l’assenza dell’attività legata
al pattinaggio si è fatta sentire.
Per i praticanti l’hockey è
stato un inverno difficile; la
prima squadra ha di fatto sospeso l’attività; le formazioni
giovanili hanno compiuto
qualche uscita su piste lontane, sobbarcandosi trasferte
che per dei ragazzini sono
tutt’altro che trascurabili.
«In effetti - dice l’allenatore Enzo Armand Pilon abbiamo limitato l’attività ai
campionati regionali under
9 e under II disputando alcuni incontri a Torino, mentre tutte le altre formazioni
non hanno praticato attività
regolare; questa è stata una
scelta forzata da parte della
società.
Chiaramente si è trattato
di una grossa penalizzazione
per dei ragazzi per i quali
star fermi un anno vuol dire
perdere molto, proprio a livello di cose che si stanno
apprendendo; alla fine si è
finito col penalizzare proprio quelli che dovrebbero
rappresentare il futuro».
Dunque, par di capire che
rimpianto di Pinerolo non
sia stato quel riferimento per
Thockey valligiano che ci si
aspettava?
«Pinerolo purtroppo, a
causa del clima e della inesperienza nel gestire un impianto di ghiaccio ha sempre comportato grossi problemi sulla continuità per
cui abbiamo .svolto su quella
pista pochissimi allenamenti».
La prossima stagione dovrebbe essere quella del rilancio; la pista coperta porterà nuovi entusiasmi e nuove prospettive?
«Sono abbastanza ottimista per il futuro dell’hockey
in valle; la chiusura di quest’anno a fatto capire a molte persone quanto potesse
incidere la pista di pattinaggio a livello di attrattiva sulla gente non solo della valle,
con una conseguente ricaduta ad esempio sugli esercizi
commerciali.
La stessa ristrutturazione
del palaghiaccio sarà una
fonte di novità in grado di
aumentare l’interesse intorno allo sport del ghiaccio.
Per quanto riguarda le
possibilità agonistiche credo
dovremo puntare su una
buona serie B ma non prima
di sei - sette anni, quando
potremmo contare sul alcuni
giovani oggi promettenti ma
ancora da seguire sia sul
piano tecnico che caratteriale».
Tennis tavolo
Bobbiese
si distingue
L’associazione Fidas di Bobbio e Villar Pellice ha dato vita,
fin dal 1989, a corsi di tennis
tavolo a Bobbio, per ragazzi
delle elementari e delle scuole
medie; visto il buon esito l’iniziativa venne ampliata anche a
Villar Pellice; la collaborazione
della Chiesa valdese che offri i'
locali, delle amministrazioni
comunali, di numerosi volontari fu quanto mai preziosa. Uno
dei risultati di questi corsi, a
cui parteciparono inizialmente
una ventina di giovani, fu la
partecipazione ai Giochi della
gioventù provinciali fin
dall’annata ’90-91; nell’anno
successivo Elisa Mondon conquistò il secondo posto nella
sua categoria e si qualificò per i
regionali di Novara.
L’edizione di quest’anno si è
svolta sabato scorso a Torino:
vi hanno partecipato cinque ragazzi delle scuole medie di
Torre Pellice; nessun successo
ma buone partite per tutti. Simona Pontet, 5° elementare di
Bobbio Pellice, si è qualificata
per i campionati regionali che
si terranno ad Alba.
Anche quest’anno i corsi
per i ragazzi harmo visto una
buona partecipazione e hanno
potuto contare anche sulla
collaborazione della polisportiva Valpellice.
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Pallavolo
Risultati
2° divisione femminile
3S Nova Siria-Astro Giaveno 3-1
Pronto riscatto del 3S Lusema
dopo la brutta sconfitta di sette
giorni fa. Nei primi due set la partita è stata a senso unico, con Fiorenzato ed Albertengo protagoniste, poi il tecnico Gardiol ha messo in campo le ragazze della panchina per far acquisire loro esperienza e per le ospiti c’è stata la
possibilità di aggiudicarsi un set.
1° divisione maschiie
Crocetta Torino-3S Lusema 3-2
I ragazzi di Fodor hanno alternato momenti di buon gioco a
deconcentrazione, rimediando
alla fine la sconfitta al limite del
quinto set. Ad eccezione del primo parziale, a vantaggio netto
dei lusemesi, gli altri sono stati
tutti caratterizzati da un forte
equilibrio.
Under 16 femminile
3S Nova Siria-Cavour 3-0
La formazione giovanile del
3S evidenzia grandi lacune in fase di ricezione, ma una discreta
incisività in attacco che le consente di prevalere.
Trofeo Baudrino
(amatoriale femminile)
Porte-La Torre 3-2; 3S Luserna-Data Perosa 3-0; Pablo Neruda-Vigone 3-0
Classifica: 3S 26; Cercenasco,
Porte, e Pablo Neruda 14; Trisfera 12; La Torre e Data Perosa
10; Villar Perosa 8; Barge 6; Vigone 0.
Trofeo Storello
(amatoriale maschile girone A)
Vigone-Vinovo 3-2; Vigone-Sangermanese 3-2; Airasca-Vinovo 3-0; Vigone-Airasca 3-1; Sangermanese-Vigone
3-2; Porte-Sangermanese 3-1;
Airasca-Vigone 0 -3.
Classifica: Porte 18; Villafranca 14; Vigone 12, Airasca 6; Vinovo 4, Sangermanese 2.
Trofeo'Storello .
(amatoriale maschile girone B)
S. Pietro Val Lemina-Svet 3-0;
Pablo Neruda-Villafranca 0-3;
ViHafranca-Pablo Neruda 3-0; 3S
- La Torre 3-2; La Torre-S. Pietro Val Lemina 0-3; Villafranca-Svet 3-0
Classifica; 3S 24; Villafranca
22; S. Pietro Val Lemina 14; Pablo Neruda 12; Svet 6; Garzigliana 4; La Torre 2.
Venerdì 12 marzo — POMARETTO: Alle 21, nella sala
del teatro valdese, a cura del comitato pace valli Chisone e Germanasca, si svolge un incontro
sul tema Uno sguardo sulla
guerra nell’ex Jugoslavia,
aspetti storici e politici del conflitto e violenza sulle donne. Intervengono Anna Garelli e Luigi
Viglino.
Giovedì 11 marzo — PEROSA ARGENTINA: Alle 18,
presso le scuole elementari,
nell’ambito del ciclo di incontri
«Per parlare dei nostri bambini»,
la dott. Marina Raperini introdurrà il tema Dialogo fra
adulti e minori, ascolto e comunicazione.
Sabato 20 marzo — TORRE
PELLICE: Alle 17,30, presso la
biblioteca della Casa valdese, la
Società di studi valdesi organizza la presentazione del libro di
Giorgio Tourn I giorni della bestia; a colloquio con l’autore
Mario Miegge e Bruna Peyrot.
Martedì 16 marzo — PEROSA ARGENTINA: Alle 20.
presso la sede della Comunità
montana, proseguono gli incontri
suH’agricoltura; tema della serata: Floricoltura: tecniche colturaii.
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Cinema
TORRE PELLICE — Il cinema Trento ha in programma,
venerdì 12 marzo, ore 21,15, Pomodori verdi fritti (alla fermata del treno); sabato, ore 20 e
22,10, domenica, ore 16, 18,20,
22,10 e lunedì, ore 21,15, Sister
act.
BARGE — Il cinema Comunale propone, giovedì 11, Sister
act; venerdì Quattro figli unici;
sabato Drago d’acciaio; domenica, martedì e giovedì 18, Al lupo, al lupo. Feriali ore 21, domenica ore 15, 17, 19,21.
PINEROLO — Il cinema Italia presenta, da venerdì 12,
Trauma (Dario Argento); feriali; 20 e 22,20; sabato; 20 e
22,30; domenica: 14, 16, 18, 20
e 22,20.
Giovedì II marzo — TORRE PELLICE: Presso la sala
polivalente Trento, alle 21,15,
nell’ambito delly rassegna teatrale «Nascondigli 2», Anna Maria
Barbera presenterà lo spettacolo
E scabroso le donne studiar.
Venerdì 12 marzo — PINEROLO: Presso l’auditorium di
corso Piave, alle 21,15, per la
rassegna «Marzo comico», il
gruppo Granbadò presenta lo
spettacolo Recita.
Sabato 13 marzo — TORRE
PELLICE; Alle ore 21, nel tempio valdese dei Coppieri, con
una esibizione del gruppo di musica popolare del Pinerolese, La
Cantarana; a seguire, sabato 20
marzo alle 20,45, nel tempio valdese di Pomaretto si svolgerà un
concerto corale con la partecipazione del gruppo Eiminal (vai
Germanasca) e del coro La
draia di Angrogna.
BOBBIO PELLICE — L assemblea di chiesa del 28 febbraio è stata aggiornata, a causa
del maltempo, a domenica 14
marzo; all’ordine del giorno: relazione finanziaria 1992, impegno finanziario per il 1993 verso
la cassa centrale.
PINEROLO — Domenica 14
marzo, alle 14,30, presso la Casa
della giovane in via Silvio Pellico, si svolgerà un incontro delle
coppie interconfessionali;
all’ordine'del giorno: i gesti e i
simboli della liturgia.
• Domenica 14 marzo, alle 15,
nei locali della chiesa valdese in
via dei Mille, si svolge l’incontro dei cassieri del primo distretto.
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n. 175/60
Resp. Franco Giampiccoli
Stampa:
La Ghisleriana Mondovì
Spedizione in abb. post.
Gr2A/70
11
\/ENERD1 12 MARZO 1993
■
PAG. 7 RIFORMA
Durante il mese di gennaio 1993 è giunto
alle chiese riformate di Vicosoprano e
Poschiavo un appello a sostenere con aiuti in
generi alimentari e vestiario un orfanotrofio a
Fola, città croata sulla costa adriatica. Questo
orfanotrofio viene regolarmente aiutato sia
dalla Chiesa evangelica metodista di Trieste
che dalla chiesa metodista locale, che però
non riescono a far fronte da sole a questo
enorme compito.
L’appello è stato diffuso attraverso la radio
e i giornali, e dalle varie comunità riformate
della vai Bregaglia, della vai Poschiavo e
dell’Engadina, alle quali si sono associate anche comunità cattoliche, ma anche da molte
località del Ticino sono giunti pacchi di vestiario, giocattoli e materiale didattico, nonché
doni in denaro.
Si trattava poi di organizzare il trasporto di
questi notevoli quantitativi di merce ed è stato
fatto appello a chi poteva fornire gli automezzi necessari. Finalmente, dopo innumerevoli
pratiche burocratiche presso il Consolato italiano di Coira e presso le dogane di Slovenia e
Croazia, la carovana formata da tre automezzi
(un camion della ditta Andrea Compagnoni, di
Poschiavo, una camionetta della ditta Nando
Picenoni, di Bondo e un furgoncino di Franco
Crameri di Poschiavo) si è messa in moto domenica 14 febbraio da Vicosoprano, con un
carico complessivo di circa 43,5 quintali. Seguendo l’itinerario Castasegna-Lecco-Bergamo-Verona-Mestre, siamo a Trieste a tarda sera.
La mattina del lunedì, partenza da Trieste
per Fola, con lunghe attese alle frontiere per lo
sdoganamento e ai diversi posti di blocco lungo la strada. Nonostante la documentazione in
nostro possesso, temevano che trasportassimo
armi per Luna o l’altra delle fazioni in lotta.
Finalmente, verso le ore 15, arriviamo a Fola,
accolti fraternamente da Nevio e Fva Bacac,
con i quali rimaniamo bloccati alla dogana per
circa 3 ore e mezza. Ricordiamo con viva riconoscenza tutte le famiglie evangeliche che,
nonostante la difficile situazione economica in
cui si trovano, con quel poco che avevano,
non hanno esitato ad esprimere la loro generosità, ospitandoci presso di loro.
L'orfanotrofio Ruza Retrovie
Nel tardo pomeriggio del lunedì è iniziata la
nostra visita nel mondo della desolazione di
Fola, accompagnati da Nevio ed Fva Bacac,
coordinatori della Chiesa metodista locale per
l’opera di aiuto umanitario. Frima tappa della
visita è stato l’orfanotrofio Ruza Retrovie; abbiamo incontrato la direttrice. Vera Rojnic e le
due educatrici; tutte e tre parlano l’italiano e
ciò ha facilitato i contatti. Questa Casa accoglie circa 80 ragazzi e ragazze praticamente
senza famiglia, la maggior parte provenienti
da Fola e dintorni.
Numerosi i casi di malattie fisiche e psichiche. L’età degli ospiti è compresa fra i tre e i
diciotto anni. Durante la giornata essi frequentano le scuole materne, elementari e medie
della città, alcuni le classi speciali. Dal mese
di giugno 1992 questa casa accoglie circa 35
bambini profughi provenienti dalla purtroppo
famosa città-martire di Mestar (Bosnia-Erzegovina). Questi bambini, che provengono da
diverse comunità etniche e religiose, riescono
nonostante tutto a convivere in buon accordo e
SCHEDA
POLA E LA CROAZIA
Pola, Pula. Pelai, mitica città (&li esuli dalla Colchide, fu abitata dagli isUi già
3.000 anni orsono. In epoca roi^ana fu
chiamata «Pietas Julia», più tar<fi'«Colo-. ;
nia Pola Pollentia Herculanea»,^ con la
protezione del mitico Ercole. , .
La città si è sviluppala attorno ad un,
antico castello sul colle centrai^ estendendosi poi lungo il golfo poles& Po di'
mora e località di villeggiatura ^ imperatori romani, di pc»ti e di pittori tinascimentdli, di .senatori veneziani, di generali
. francesi.
Nella sua storia lianno lasciato la pro-,
paSa impronta limpero romano, ostrogoti, i bizantini; ite hanno tracciato il
-Cf^ìunino i francesi, i veneziani, gli au- :
stnaci, gli ung^erefii, gli italiani e gli slavi.
Nel 1947 la città è .stata infine unita alia Croazia e i^a Ji;tgoslavia. Oi^ Pola fa
patte della Repubblica di Croazia. At- tualmente corda circa 81.000 aWtantì su
I Bua supetficie di 57 kmq.
‘td> pofjnlaztone Ste aumentai)^ verti^blosamàite (si coAtano attuateiCnte ol■‘.lie 13.000 riftigiati, provenienti dalla Bosnia-Erzegovina} e le vicende belliche
' pól^iitmo sempre riiiovi e gravi proWemi
pel la soprav v ivenza de Ila popolazione.
Diario di un convoglio di aiuti umanitari
POI A* TRA
DELUSIONE È SPERANZA
CLAUDIO MUSTO
FRANCO CRAMERI
Alcuni bambini nell’orfanotrofio «Ruza Retrovie» di Pola
possono avere liberamente, stando a quanto ci
dice la direttrice, contatti con le proprie comunità religiose, anche se non sembrano essere
motivati.
I contatti con le loro famiglie sono molto
difficili e spesso inesistenti, in quanto praticamente abbandonati, soprattutto a causa della
guerra. In particolare i giovani provenienti da
Mostar non riescono ad avere contatti con le
loro famiglie, perché posta e telefono non funzionano affatto. Per quelli che compiono i 18
anni, la direzione della Casa cerca, con grande
difficoltà, posti di lavoro o di apprendistato, in
collaborazione con i centri sociali pubblici.
Questo orfanotrofio è un’istituzione statale e
teoricamente dovrebbe essere sostenuto dallo
stato croato. Ma la guerra che ormai da mesi
imperversa in quella regione, fa passare in seconda linea i compiti dello stato nei confronti
di queste opere sociali. Per questo l’aiuto umanitario da parte di organizzazioni ecclesiastiche e di persone sensibilizzate a questi problemi rimane indispensabile per assicurare un minimo di sopravvivenza a queste persone. Abbiamo chiesto se era possibile pensare all’adozione di qualche bambino.
La cosa, afferma la signora Rojnic, per il
momento non è possibile, soprattutto perché
questi bambini hanno ancora «ufficialmente»
dei genitori, anche se per vari motivi non sono
in grado di occuparsene. Ciò vale anche per i
bambini provenienti da Mostar.
Al termine dell’incontro, dopo aver consegnato generi alimentari, vestiti e giocattoli,
possiamo con gioia comunicare che abbiamo
depositato su un conto speciale, presso il pastore metodista di Trieste, la somma di
7.292.000 lire che che verrà utilizzata per l’acquisto di generi alimentari per i bambini, secondo i bisogni segnalati dalla direzione (si è
deciso di depositare il denaro a Trieste perché
si sa che la valuta straniera, in Croazia, viene
utilizzata per acquistare armi o altro materiale
bellico).
Al termine dell’incontro con le responsabili,
visitiamo la Casa e ci intratteniamo con i ragazzi. Essi ci guardano melanconicamente e
con un po’ di curiosità. Le insormontabili difficoltà linguistiche ci impediscono di parlare e
comunicare con molti a loro. I più grandi sono
nella saletta di ricreazione e stanno guardando
alla televisione dei cartoni animati. Notiamo
subito la mancanza di quella vivacità e spensieratezza tipica della loro età. I loro sguardi
sono un po’ spenti, non è difficile cogliere tristezza, disorientamento e solitudine.
La Casa è tenuta bene, le camere pure; tutti
hanno un letto con un piumino, grazie all’aiuto
delle chiese evangeliche della Germania.
Quando scarichiamo il camion, quasi tutti aiutano con interesse e volontà. Qualcuno sta a
guardare in disparte, forse non capisce perché
noi siamo venuti a portare quelle cose per loro,
anche se poi mostrano gioia quando distribuiamo qualche tavoletta di cioccolata. E difficile
comunque penetrare i loro sentimenti. La
guerra fa soffrire anche loro.
Non solo i bambini, anche
gli anziani sono vittime della guerra
I coniugi Bacac ci invitano con insistenza a
visitare anche una Casa per persone anziane,
situata a pochi minuti daH’orfanotrofio. Questa
Casa ospita una novantina di persone anziane,
costrette quasi tutte a letto per motivi di salute.
Molte di esse sono riuscite a mettersi in salvo
fuggendo dalla Bosnia. Una giovane ragazza,
forse un’infermiera, ci accompagna nella visita.^
È difficile trovare le parole appropriate per
descrivere la situazione degli ospiti di questa
Casa. Noi siamo arrivati la sera, verso le 19.
Ormai è notte, quasi tutti sono a letto e le luci
sono già spente. Qualcuno di loro si trova ancora nel soggiorno.
Ci facciamo capire a stento con un affettuoso «dobra vece». C’è in noi una grande emozione, perché dai loro visi traspare la sofferenza fisica e morale.
Non ci sembra possibile che persone anziane possano vivere in questo stato, la denutrizione è in molti casi evidente. Quando visitiamo i cameroni, qualcuno si copre il viso con il
lenzuolo per non farsi conoscere. «Viviamo di
ciò che riceviamo», ci confida la signorina che
ci accompagna.
Un’insegnante di lingua italiana fuggita da Zagabria
Tutta la struttura è vecchia, certamente risale
al secolo scorso, i muri sono umidi, sporchi e
scrostati. L’igiene è letteralmente inesistente;
un forte e acre odore di escrementi pervade
tutta la casa. Gli ospiti più fortunati dormono
con una coperta, molti soltanto con il lenzuolo,
altri senza neppure uno straccio per coprirsi.
Nevio nota: «Bisogna vedere per credere».
Rimaniamo esterrefatti; non riusciamo a capire, ed è con un nodo alla gola che tentiamo
di fare qualche fotografia per documentare la
situazione cosi come noi l’abbiamo vista. Cerchiamo il dialogo con qualcuno, se è possibile,
ma la lingua dei più è per noi incomprensibile.
Una signora seduta su un letto ci chiede una
sigaretta. Quando la riceve, sembra la persona
più felice del mondo.
Un’altra signora parla bene l’italiano; ci racconta che per molti anni è stata insegnante di
italiano a Zagabria. Le vicende della guerra
l’hanno ridotta in questo squallore. Ci sorride
e ci racconta di casa sua.
Quando la salutiamo e usciamo dalla sua camera si gira nel suo letto e piange amaramente. Subito decidiamo di scaricare qui una parte
dei viveri che abbiamo portato dalle nostre
vallate. Cosa possiamo fare? Qui manca il sa
pone, manca il detersivo per lavare la biancheria, non c’è neppure il più elementare disinfettante, le lenzuola vengono lavate solo con acqua fredda. L’infermiera ci dice di ricevere il
corrispettivo di 60.000 lire come salario mensile, ma confida che non riesce ad andare
avanti.
Sorgono in noi sentimenti indescrivibili di
tristezza, di compassione e anche di rabbia per
l’ingiustizia sociale, per questa guerra che riduce le persone in queste condizioni, prive di
ogni dignità umana, costrette a vivere in coridizioni peggiori dei nostri animali domestici.
La direttrice ci invita a ricordare alcuni dei più
urgenti bisogni della Casa: letti, materassi, coperte, lenzuola, materiale sanitario di ogni genere, cibo e qualche radio per far passare un
po’ il tempo.
Una cosa ci è ben chiara: qui dobbiamo ritornare. Non sappiamo ancora come, ma ritorneremo: non possiamo dimenticare; lo stato
non si occupa di queste vittime della guerra.
I figli della violenza etnica
Dopo aver scaricato i camion, Èva e Nevio
ci raccontano di un progetto di aiuto ai bambini che prossimamente cominceranno a nascere, frutto non dell’amore ma di quella spaventosa e quasi incredibile «pulizia etnica» che
diventa violenza e stupro contro le donne musulmane.
La «Casa materna» di Èva a Rijna (36 km
da Fola) è stata trasformata in orfanotrofio,
con una ricettività di 30-40 neonati. Èva e Nevio pensano di ospitare in questa casa i bambini fino all’età di due anni, quando potranno
passare in un orfanotrofio comune. La trasformazione della casa è a buon punto. Ora mancano solamente i permessi statali per poter accogliere questi neonati provenienti dalla Bosnia-Erzegovina e che nasceranno a Fola o nei
dintorni.
Furtroppo ci manca il tempo per visitare
questa struttura. Èva afferma che prossimamente nasceranno i primi 250 bambini concepiti nella violenza sessuale della pulizia etnica; in Croazia sono già arrivate più di mille
donne incinte. La sorte di queste donne è tragica: rimaste incinte per stupro da parte di soldati serbi, vengono ripudiate dai loro mariti e
dalla propria famiglia e nella maggior parte
dei casi preferiscono abbandonare il neonato
per poter ritornare nel proprio ambiente familiare.
Anche le madri nubili incontrano enormi
difficoltà, soprattutto se musulmane, per cui
sono praticamente costrette ad abbandonare il
loro bambino. La sola soluzione, per questi
casi, potrebbe essere l’adozione intemazionale, ma si pone la condizione che la madre rinunci definitivamente a qualsiasi diritto di
maternità. Sappiamo comunque che qualche
adozione sarebbe possibile per canali diversi.
Anche le chiese nella tormenta
Sempre con Èva e Nevio visitiamo anche la
sede della Chiesa metodista di Fola. Questa
chiesa si trova al centro delta città e la costruzione è abbastanza recente. Al piano terreno
c’è la sala per le riunioni di culto, molto semplice, mentre i locali al primo piano sono attualmente occupati da un pastore bosniaco, rifugiatosi lì con la famiglia. Al secondo piano
troviamo dei locali adibiti a centro di raccolta
degli aiuti umanitari.
Questa comunità svolge così un prezioso
compito quale tramite per la distribuzione degli aiuti umanitari in Bosnia-Erzegovina, come pure nelle opere più bisognose della città.
Anche qui scarichiamo parte della merce, dato
che ci viene data assicurazione che potrà giungere a persone vicine al fronte bellico. Impressiona subito lo stato deU’edificio, soprattutto
al secondo piano, dove si notano grosse macchie di umidità provenienti dal tetto.
Ferché, sembra incredibile, il tetto non è stato ancora fatto per difficoltà burocratiche e,
poi, per mancanza di fondi. Il costo di tale
opera si aggira sui 20.000 franchi svizzeri, ma
per ora la chiesa metodista non può dar corso
ai lavori, perché è completamente impegnata
per fornire aiuti a chi si trova in condizioni
drammatiche come quelle che noi stessi abbiamo potuto constatare.
Tali lavori potrebbero iniziare ai primi di
aprile; prima di lasciarci, Nevio ci rivolge un
pressante invito ad inviare circa 300 Bibbie in
lingua croata. Come potremmo dimenticare
anche queste necessità?
Fer noi che abbiamo partecipato a questo
viaggio in Croazia, l’esperienza dei contatti
avuti e quello che abbiamo potuto vedere di
persona rimangono impressi in modo molto
profondo e ci consentono di comprendere meglio la nostra responsabilità di credenti e di
cittadini.
Continuiamo a mantenere i contatti con le
persone incontrate e stiamo mettendo a punto
un programma per far giungere ulteriori aiuti a
quelle opere. Segnaleremo pertanto le iniziative alle quali vi chiederemo di continuare a dare la vostra solidarietà.
12
PAG. 8 RIFORMA
iCULTURAi
VENERDÌ 12 MARZO 1993
IM
LA SCUOLA E IL RAZZISMO
CONFRONTARE
LE CULTURE
GIANCARLO RINALDI
II recente dilagare di forme
di intolleranza razziale tra
giovani che, per età e per collocazione sociale, si presume
debbano appartenere alla categoria degli studenti (di istituto superiore o di università)
ha suscitato preoccupazione e
sgomento proponendo con
urgenza, tra F altro, il problema della scelta di rimedi atti
a combattere il fenomeno
stesso e le disastrose conseguenze a questo necessariamente connesse.
Sono stati legittimamente
invocati provvedimenti che
investono la sfera della legalità, dell’ordine pubblico, della politica e della religione. A
mio avviso non si è ancora
prestata sufficiente attenzione
a un aspetto che è, per così
dire, alle radici del problema
stesso e pertanto andrebbe
considerato prioritariamente.
Questi studenti dalla testa
rapata, dall’abbigliamento funebre e dalle argomentazioni
deliranti sono non soltanto il
prodotto di una società che
non riesce a trovare valori da
tramandare, ma anche la perfetta espressione e l’immediata conseguenza di un sistema educativo (scolastico e
universitario) dalle carenze
vistose, pericolose e pertanto
oggi non più tollerabili.
Il razzista è convinto di essere detentore di una civiltà
«superiore» al cui confronto
ogni altra espressione culturale va considerata dall’alto in
basso, come un sottoprodotto
da relegare in una ipotetica
«serie B» delle culture. Questo nel migliore dei casi. Altrimenti si giunge a teorizzare la
soppressione fisica del diverso. Ma anche chi fa proprio
questo atteggiamento deve essere necessariamente passato
prima dalla consapevolezza di
appartenere a una «serie A».
il cristianesimo, nei primi
secoli della nostra era, bussò
alle porte della intellettualità
greco-romana per proclamare
una dottrina che derivava
dall’insegnamento di un artigiano-predicatore vissuto e
condannato in una piccola
provincia, periferica e di rango procuratorio, nell’ordinamento amministrativo di Roma. Ai sapienti che rifiutarono l’Evangelo bastò soltanto
far presente che la loro cultura
Martedì 16 marzo — FIRENZE: Alle ore 16,30, presso la
Casa di riposo II Gignoro (via
del Gignoro 40), il past. Gino
Conte parla sul tema: Chi sono gli evangelici.
Martedì 16 marzo — IVREA:
Alle ore 21, presso l’ABCinema (oratorio S. Giuseppe),
Enrico Chiavacci, teologo
dello Studio teologico fiorentino, e il past. Giorgio Tourn
discutono del tema: Etica politica e questione morale:
una risposta della coscienza
cristiana.
Venerdì 19 marzo — ROMA:
Alle ore 18, nell’Aula magna
della Facoltà valdese di teologia, il prof. Ulrich Luz (Università di Berna) parla (in italiano) sul tema: La cristologia: madre dell’antigiudaismo? La risposta del Vangelo di Marco.
Sabato 20 marzo — MILANO:
Alle ore 17, nella sala di via
Sforza 12/a, il past. Eugenio
Bernardini parla sul tema: Le
incognite delFAmerica Latina.
era da ritenersi superiore in
quanto di gran lunga più antica di quella ebraica. Questa
obiezione (in un mondo dove
antichità era sinonimo di verità) provocò negli apologeti
cristiani la fioritura di un genere storiografico e nello stesso tempo apologetico il quale,
istituendo dei sincronismi tra
gli esponenti della cultura
classica (Omero, Platone, Aristotele) e del popolo d’Israele
(Abramo, Noè, Mosè,) tendeva a dimostrare la priorità di
questi ultimi. Questi tentativi
di «contestualizzazione» fanno certamente sorridere noi
moderni per l’ingenuità delle
loro affermazioni; essi tuttavia
costituiscono un primo rispettabilissimo tentativo di confronto tra culture diverse. Si
tratta di un approccio che, con
i dovuti aggiornamenti, l’accademia e la scuola di oggi farebbero bene a far proprio al
fine di trasmetterlo ai discenti
proprio nell’età in cui tali tipi
di «vaccini» sortiscono l’effetto della desiderata immunizzazione.
Oggi si può conseguire una
laurea in Lettere o in Filosofia senza aver mai letto una
pagina della Bibbia e non sarebbe neanche impossibile insegnare in queste facoltà in
tali condizioni. Talvolta ci si
professa addirittura storici rimanendo chiusi nel proprio limitato e ripetitivo ambito di
ricerca e ritenendo così di essere specialisti. Perché non
insegnare agli allievi dei nostri istituti che mentre nel Lazio un nucleo di rozzi pastori
si accingeva a fondare Roma,
in Israele un certo Isaia
componeva già pagine di altissima ispirazione letteraria
prima ancora che religiosa?
Che mentre Saffo e Alceo
cantavano i loro simposi,
Ezechiele e Geremia vergavano pagine sofferte di un
dramma che era teologico prima ancora che politico (il popolo di cui l’Eterno era pastore vessato nella terra di Babilonia)? Che mentre la letteratura latina era ai suoi esordi,
lo splendido Deutero-Isaia e
le esperienze di Esdra e
Nehemia già da secoli
appartenevano al passato?
Forse contestualizzazioni di
tal genere, con una lettura diretta e assolutamente aconfessionale dei testi in questione,
insegnerebbero ai nostri giovani il senso della relatività e
della complessità di ogni cultura, e quindi anche della loro. Il giovane che, nell’età in
cui la mente è più atta a recepire, ha compiuto tali percorsi
educativi sarà ben difficilmente complice di atteggiamenti di tipo razzista che
nell’ignoranza trovano l’elemento nel quale solo possono
sopravvivere.
L’educazione delle giovani
generazioni è il campo di battaglia nel quale va condotta la
lotta al razzismo. Chi è preposto all’insegnamento è chiamato a affilare le sue armi se
intende contribuire; questo significa, in primis, sia abbandonare le anguste specializzazioni nelle quali si ha la (errata) sensazione di fare un discorso scientifico, sia iniziare
a considerare la docenza non
un luogo di privilegio né tantomeno di monopolio, bensì
un’occasione di servizio.
Senza tutto ciò difficilmente nuove leggi, con i loro rigori, sapranno da sole preservarci dalla piaga del razzismo.
L'ultimo libro di Vittorio Messori su Gesù sembra destinato a far discutere
Il «lìbero» esame dì Lutero è responsabile
dell'anarchia nell'interpretazione bìblica?
PAOLO T. ANCELERI_____
Se Messori sarà in grado di
affermare di aver dato
soddisfazione, con il suo ultimo libro su Gesù,' alle inquietudini di «fondamentalisti» in cerca di rassicuranti
certezze, dovrà pur riconoscere di essere stato meno
convincente nei confronti di
chi ai testi biblici è abituato a
chiedere altro e ben di più.
Suoi nemici dichiarati, i
biblisti protestanti e cattolici,
ormai e gli uni e gli altri presi
dal distruttivo metodo storico-critico di chiara matrice
protestante. Unica difesa, il
ritorno alla collaudata e rigorosa «griglia» di lettura imposta fin dai primi secoli dalla
chiesa di Roma: il biblista
s’immerga pure nei suoi studi
e faccia le sue ipotesi, purché
lasci l’ultima parola al magistero ecclesiastico.
La responsabilità dell’attuale anarchia risalirebbe al
libero esame di Lutero, illusorio tentativo di lettura senza griglie, destinato a naufragare sotto i colpi degli stessi
suoi compagni di cordata.
Ben altri limiti sono stati, infatti, proposti al semplice credente da teologi luterani e
riformati nel corso degli ultimi secoli, sì che una lettura
«libera» delle Scritture è ormai utopistico sogno anche in
campo protestante.
Il lavoro di Messori dunque «seppure ben lontano da
ogni ingenuo letteralismo
fondamentalista» tende ad
avallare le tesi conciliari secondo cui (...) «i quattro
Vangeli (...) trasmettono fedelmente quanto Gesù figlio
di Dio, durante la sua vita
fra gli uomini, effettivamente operò e insegnò per la loro eterna salvezza fino al
giorno in cui fu assunto in
cielo» (p. 8).
Quali in definitiva i guasti
prodotti dal metodo storico
Lutero (da J. Atkinson, «Lutero, la Parola scatenata», ed. Claudiana
critico? La demolizione sistematica di ogni racconto o
personaggio connesso con la
vita del Cristo. Si cominci,
ad esempio, da Giuda: per gli
ipercritici figura inverosimile, incastonata in una
narrazione ambigua e improbabile; Matteo parla solo
dell’impiccamento. Luca invece ha conservato la tradizione secondo cui Giuda «divenuto a capofitto, crepò in
mezzo, effondendo tutte le
sue viscere» (p. 23) mentre
per Messori è del tutto reale,
senza inverosimiglianze e
contraddizioni. Ma il problema di fondo è un altro: Giuda è veramente esistito? Lo
stesso Guignebert, storico
non tenero con gli Evangeli,
afferma: «È stato osservato
che la tradizione non avrebbe
potuto inventare una simile
orribile mancanza di un apostolo e che, dunque. Faccettò
costretta dal tatto» (p. 43).
Quindi, proprio per la sua
inverosimiglianza, il personaggio è verosimile. Messori
utilizza spesso argomenti di
questo genere a conferma
dell’autenticità di personaggi
quali Giuseppe d’Arimatea,
ii Cireneo, Barabba, i due ladroni, o per autentificare pa
role attribuite allo stesso Gesù. La sua indagine raggiunge il punto culminante
negli ultimi capitoli: «Palo o
croce?» (p. 330); i reperti di
Qumram (p. 354); il quadrato magico di Pompei (p.
341).
Troppo lungo sarebbe insistere sui passaggi indiziari
volti a dar credito alla tesi da
lui proposta, secondo cui i
documenti citati potrebbero
consentire la retrodatazione
redazionale degli Evangeli; o
stabilire che la prima epistola
a Timoteo risalirebbe al 50
d.C. (p. 366); o confermare
che il «Pater noster» sarebbe
stato conosciuto a Pompei
prima del famoso terremoto
(69 d.C). Molte delle prove
addotte sono state ampiamente discusse, e solennemente rifiutate, da biblisti di
chiara fama e autorità. Ma il
Messori insiste e respinge le
loro conclusioni in quanto
frutto, a suo dire, di spirito di
parte. A nostro modesto avviso, anziché lanciarsi in una
così intransigente difesa della storicità degli Evangeli,
quasi «conditio sine qua
non» della fede sarebbe stato
forse più opportuno affidarsi
ad un diverso modo di inten
derne il significato. Tanto
accanimento nella ricerca di
prove, se è in sintonia con
l’autoritaria pretesa cattolica
di poter dimostrare oggettivamente ed esaustivamente
le proprie ragioni, non tiene
però conto del fatto che se
ciò fosse possibile, a ben poca cosa si ridurrebbe il credere.
Messori si accorge, al termine della sua indagine, della fragilità delle prove addotte, e di questo gli diamo volentieri atto. Ma a noi pare,
in ogni caso, che il suo argomentare sia viziato da un
equivoco di fondo: dallo
scambio cioè della fede con
la volontà e/o l’intelletto. La
fede, ripetiamolo con Paolo,
non è scelta nostra, ma «dono gratuito», «fatto» indipendente da noi e dalla nostra capacità di comprendere
e di volere (Galati 1,15; 4,9),
Dio ci sceglie nostro malgrado, senza tener conto dei nostri improbabili meriti e senza fornirci altra prova «oggettiva» da proporre agli altri e a noi stessi se non la
fragilità del nostro credere,
sorpreso dall’irruzione dello
Spirito. E questa scelta non
rappresenta né condizione di
superiorità né concessione di
passaporto privilegiato per le
delizie del cielo ma, come
per Geremia e per Paolo,
piuttosto sofferenza umile
e/o «recalcitrante» ribellione. Il resto, la ricerca sui testi, la critica storica, l’indagine filologica ed altro ancora, appartiene a una diversa
dimensione: al lavoro scientifico, cioè, che, in quanto
tale, deve rimanere subordinato solo all’impegno e alla
serietà libera e autonoma
dello studioso, senza condizionamenti o reverenziali timori.
(1) Vittorio Messori, Patì sotto Ponzio Pilato? Torino,
Sei, 1992, pp 368, £25.000.
La cultura protestante alla rassegna napoletana con la Claudiana editrice
Galassia Gutenberg: un'occasione per
portare ì libri in casa della gente comune
ALESSANDRO PAGANO
Cinquantacinquemila visitatori affluiti in cinque
giorni, settemila studenti provenienti da un centinaio di
scuole, 300 gli editori presenti, una cinquantina di dibattiti
e incontri; questi i numeri ufficiali e un po’ frastornanti
della recente Galassia Giitenberg, fiera-mercato del libro,
arrivata quest’anno alla IV
edizione. Come negli anni
precedenti ha preso parte
all’iniziativa la nostra editrice
Claudiana che ha presentato ai
visitatori uno stand ricco di titoli, quest’anno impreziosito
dalla recente stampa di alcuni
volumi di assoluto rilievo culturale e storico sui temi dei
movimenti di Riforma in Italia.
La rassegna è tesa alla ricerca di un rapporto più dinamico
e diretto tra promotori e fruitori di cultura, tentando di far acquisire al lettore interessato la
più grande quantità di informazioni possibili riguardo alle
politiche editoriali, ai titoli e
soprattutto alle produzioni culturali di minor notorietà, ma
non per questo meno meritevoli di essere conosciute.
In questo senso si comprende come la presenza della
Claudiana assuma un significato e una giustificazione del
tutto particolari, recando tematiche ed interessi politici e culturali di una «minoranza» ed
avendo, pur tra nobili tentativi
di aprirsi all’esterno, un’utenza privilegiata tra i protestanti.
Infatti la centralità culturale
dell’evento Galassia, la rilevanza che i mezzi di comunicazione hanno attribuito alla
kermesse hanno finito per giovare ai piccoli editori e hanno
avuto Finnegabile merito di
portare i libri nelle case della
gente comune.
Questo è, per una casa editrice protestante, doppiamente importante anche ai fini di
un’opera di divulgazione e
«precisazione» dei temi portanti e dei caratteri del protestantesimo; così la Galassia è
stata un’occasione di incontro
tra la Claudiana e il presidente della Camera, Giorgio Napolitano, che si è dichiarato
fervente cultore dei temi storici riguardanti la Riforma e
le vicende del nostro popolochiesa; così, d’altra parte, al
visitatore perlomeno disattento che, avvicinandosi allo
stand chiedeva a chi scrive,
con una dose di imperdonabile sfrontatezza, se i valdesi
esistessero tuttora, si è potuto
rispondere che non solo esistono ma che, per ora, godono anche di buona salute.
Claudiana a parte, è doveroso soffermarsi sul valore
complessivo di questa iniziativa, e sulla risposta che ad
essa ha dato la comunità sociale. Quanto al primo punto i
giudizi sono controversi. A
fianco di chi, con ragione, ritiene comunque importante
che Napoli si confermi capitale di cultura, che favorisca
l’attenzione su di sé per appuntamenti di grande fermento civile e che, da un punto di
vista più strettamente editoriale, si assuma l’onore e
l’onere di effettuare un’attività di informazione e di educazione alla lettura, c’é l’opinione, a mio avviso ugualmente significativa, di chi pone negativamente l’accento
su altri fattori. Le strategie di
alcuni editori, ad esempio,
che hanno privilegiato F«instant hook», con tutti i suoi
discutibili autori celebrati nei
salotti e nelle risse televisive,
oppure l’eccesso di conferenze e convegni, non tutti di li;
vello adeguato, nei quali si
attirava il visitatore con il mi;
raggio di titoli altisonanti e si
finiva per offrire delle conversazioni a volte davvero
banali e ripetitive.
Per concludere un po’ di
conti; le vendite si sono
mantenute sui buoni livelli degli scorsi anni, tanto da indurre qualcuno a fare considerazioni meno pessimistiche sullo
stato della crisi attuale. Più
probabilmente è il settore libro
che risente meno, se c’è, di
13
venerdì 12 MARZO 1993
MI. ■ 1. I
Cultura
PAG. 9 RIFORMA
Il film di Spike Lee, dal Festival di Berlino, riaccende la discussione sul personaggio
La vita e le contraddizioni di Malcom X
una figura che riemerge dal dimenticatoio
MARIELLA TAGLIERÒ
Malcom, nato a Omaha,
nel Nebraska, il 19
maggio 1925, è il settimo degli otto figli di Louise e Bari
Little. La madre è un’immigrata antillana, il padre pastore battista e attivista del movimento di Marcus Aurelius
Garvey, il nazionalista nero
che propugna il ritorno degli
afroamericani in Africa e che
gode di un’influenza imponente sulle masse nere.
Due episodi segnano in
modo decisivo l’infanzia di
Malcom: l’assassinio del padre, a opera di un’organizzazione razzista bianca e la conseguente dispersione della famiglia, nonostante gli sforzi
della madre. A 15 anni raggiunge una sorella a Boston
e, lasciati gli studi, comincia
a lavorare. Infine si trasferisce a New York. Abbandonato il lavoro diviene spacciatore di droga, giocatore d’azzardo, protettore di prostitute.
Tornato a Boston per contrasti con un altro trafficante,
si mette a capo di una banda
di rapinatori di cui fanno par
te due donne bianche. Arrestato e condannato a 10 anni,
ne trascorre in carcere sette,
dal 1946 al ’52.
È proprio in carcere che
Malcom Little si trasforma in
Malcom X. Attraverso i fratelli entra in contatto con la
dottrina di Elijah Muhammad, capo della «Nation of
Islam», un’organizzazione separatista nera, allora una piccola setta, che si colloca nel
complesso panorama del nazionalismo nero accentuando
soprattutto l’aspetto religioso:
«... ero caduto toccando il
fondo della società dell’americano bianco quando (...) in
prigione trovai Allah e la religione dell’Islam che trasformò completamente la mia
vita» (p. 181 della celebre
Autobiografia).
Uno degli elementi fondamentali di questa ideologia è
la scelta di rompere definitivamente con la chiesa dei
bianchi. Garvey cercava di
organizzare una propria chiesa africana ortodossa; Elijah
Muhammad, che in gioventù
ne era stato seguace, fa propria la tendenza islamica, ma
la negazione della religione
dell’uomo bianco assume anche altre forme, a seconda del
contesto, per esempio la conversione al cattolicesimo.
Comincia per Malcom un
periodo intenso di studio da
autodidatta; continua a approfondire il pensiero di
Muhammad, con cui è in contatto epistolare, partecipa ai
dibattiti organizzati dai detenuti. Quando esce di prigione
va a Detroit, dove comincia a
frequentare il «tempio numero uno»; dopo un breve periodo come operaio in catena di
montaggio, diviene pastore a
tempo pieno e opera a Boston, Philadelphia e New
York, collaborando all’apertura di altri templi nel paese.
Il successo della sua azione
è enorme: i «Black Muslims»,
come ormai vengono chiamati, sono alcune decine di migliaia, i templi oltre 100, hanno un giornale, il Muhammad
Speaks, stazioni radio e scuole, aumentano notevolmente i
negozi e le piccole imprese commerciali di proprietà
Muslim.
Le masse nere sono in uno
Un’immagine dal film del regista nero americano Spike Lee dedicato a Malcom X
stato di esplosiva irrequietezza: sono gli anni delle
grandi manifestazioni per i diritti civili nel Sud, che hanno
nel movimento nonviolento di
Martin Luther King il punto di
riferimento. La dottrina di E.
Muhammad, con i suoi tratti
millenaristici, il rigido separatismo, la cieca contrapposizione agli altri movimenti neri e
con la sua linea di non impegno, rischia di tagliare fuori i
Black Muslims dalla lotta dei
neri americani.
È su questo terreno che matura il distacco tra Malcom X e il
suo maestro, tra il 1963 e il ’64,
mentre i due viaggi che X compie in Europa, Medio Oriente e
Africa lo portano in contatto
con i problemi del colonialismo
a livello intemazionale.
Al ritorno Malcom comincia
a delineare il programma
d’azione del suo nuovo movimento, l’Organizzazione dell’
unità afroamericana: eliminazione dell’oppressione politica
e economica e della degradazione sociale degli afroamericani, sviluppo di rapporti diretti
con le nazioni africane indipendenti, ridefinizione dei rapporti
con gli altri movimenti neri.
Gli ultimi, convulsi mesi di
vita sono sotto il segno dell’
urgenza e della minaccia:
spiegare pubblicamente la sua
svolta, mettere in moto la
nuova macchina organizzativa, difendersi dalla «sentenza di morte» decretata dai
seguaci di Elijah Muhammad
e da altre trame e nemici più
oscuri. Alle lotte del Sud si
sono aggiunte le grandi rivolte dei ghetti neri del Nord.
Malcom sfugge con la moglie e le figlie all’incendio
della sua casa ma pochi giorni dopo, il 21 febbraio 1965,
mentre parla al teatro Audubon di Harlem, viene ucciso
da un commando di almeno
tre persone. I responsabili e i
mandanti non vennero mai
identificati.
La dottrina cattolica e la teologia protestante in una conferenza a Padova
La «nuova nascita» e il problema delPaldilà
ALBERTO BRAGAGLIA
La questione dell’aldilà.
Problema assai complesso: per alcuni, forse, fuori
moda; per altri in ogni caso
sempre attuale. Il pastore
Gianni Genre, nella sua conferenza tenuta a Padova presso la chiesa metodista il 29
gennaio, ha affrontato l’argomento con ricchezza di riferimenti storici e dottrinali.
Dopo un rapido cenno alle
soluzioni classiche. Genre
ha insistito sulla nota dottrina «spaziale» del cattolicesimo: l’anima - entità immortale separata dal corpo - è
destinata a raggiungere dopo
la morte un «luogo» diviso
in tre parti. Di queste una è
destinata alla perpetua
dannazione, graduata secondo i demeriti; un’altra alla
provvisoria espiazione purificatrice, da abbreviarsi per
mezzo dei suffragi dei viventi; un’altra ancora destinata alla beatitudine eterna,
sia pure differenziata secondo i meriti.
È una concezione che la
Riforma ha nel suo complesso ampiamente contestato per
la mancanza di riscontri scritturali. La chiesa romana, invece, non ne ha mai sconfessato la validità, pur esistendo
al suo interno orientamenti
teologici più cauti.
Le ultime riflessioni dei
teologi protestanti sull’argomento hanno introdotto il rifiuto della distinzione tra anima e corpo, poiché si tratta di
una dottrina prova di basi
neotestamentarie, e frutto di
influenze culturali greche. Biblicamente si può soltanto sostenere l’unità dell’uomo,
mentre l’immortalità è attributo riservato esclusivamente
a Dio.
La promessa evangelica
consiste nella speranza-certezza della resurrezione della
carne in un tempo finale connesso con la nuova creazione.
Più che preoccuparsi della
propria salvezza il credente,
come dice Calvino nella risposta per conto dei ginevrini
a Sadoleto, vescovo di Carpentras, ha il dovere di chiedersi che cosa possa fare per
glorificare maggiormente
Dio. Si rifiuta quindi l’idea di
un «aldilà spaziale», diviso e
organizzato secondo i meriti
e demeriti; si propone invece
una visione legata alla temporalità.
Se prima della creazione
l’uomo preesisteva in Dio come «essenza», con l’atto
creativo ha inizio la sua «esistenza» nella storia del mondo, al cui centro è Cristo: la
salvezza in Cristo rende immediata la resurrezione.
Se il «nato di nuovo» è
dunque già risorto, questo
non significa comunque che,
durante l’attesa che ci separa dalla fine dei tempi, cessino dolori, miserie e morte.
Sarà con il secondo avvento
di Cristo che ogni negatività
sparirà per dar luogo alla resurrezione in un nuovo
mondo e in una nuova creazione.
Per quel che riguarda le pene eterne, se il sacrificio di
Cristo ha valore assoluto, deve essere tale da riuscire a
cancellare ogni malvagità o
resistenza dell’uomo: il peggior peccatore o gli impenitenti più incalliti non possono
essere in possesso di una forza così grande da superare la
misericordia divina. Altrimenti si finirebbe per conclu
dere che il peccato è più forte
di Cristo.
Il pastore Genre non ha
nascosto le difficoltà e le
perplessità presenti in ogni
discorso sull’aldilà, invitando quindi a riflettere sulle indicazioni teologiche (da
Barth, attraverso Bultmann,
fino a Cullmann e Tillich) da
lui sommariamente esposte,
sempre con la preoccupazione di conservare la stessa sobrietà utilizzata dalla Bibbia
intera.
Nelle Scritture sono infatti presenti solo accenni a
questo problema, per lo più
con intenti didattici. La fede
che deve caratterizzare il
credente comporta da un lato la certezza della resurrezione della carne; e dall’altro l’idea di una salvezza
non tanto individuale quanto inclusiva e comunitaria.
Anche a proposito di quest’ultimo concetto il dibattito successivo ha messo in
evidenza varie perplessità e
una certa diffusa resistenza
ad accettare il superamento
del radicato bisogno di una
salvezza esclusivamente
personale.
Il fascino dell'interpreta2Ìone
Secondo il recente saggio di un critico musicale inglese l’arte
della direzione d’orchestra avrebbe assunto, negli ultimi decenni, un prestigio e un’aura parzialmente meritati: si dovrebbe al
calibro di alcuni direttori di spicco, come von Karajan e Bernstein, e in particolare alla loro capacità di porsi sul mercato discografico e televisivo se la figura del «conduttore» ha assunto
tutta quella rilevanza che conosciamo.
Contrariamente a quanto succedeva nei secoli passati, per il
pubblico musicale di oggi conta assai più l’interprete che non il
compositore. La responsabilità-di questo stato di cose si addebita solitamente alla scarsa presa sull’ascoltatore medio da parte della musica contemporanea, a dire il vero ardua all’ascolto.
In questo quadro ben vengano, a chiarire a tutti in maniera
inoppugnabile come stanno le cose, trasmissioni come Radio 3
suite che a volte, il venerdì sera, si costruisce tutta sull’ascolto
comparato e guidato da uno specialista di vari spezzoni di brani
(in prevalenza sinfonico o operistici, ma anche solistici) così
come li hanno registrati diversi direttori. Si scoprono così non
solo le differenze interpretative (da quelle più «tecniche» a
quelle più «espressive»), ma anche le culture e le visioni del
mondo che stanno dietro a questa o quella tendenza.
Per fare solo due esempi: la questione dei «tempi» nel Tristano e Isotta wagneriano (da cui risulta che il solo Leonard Bernstein rispettava veramente l’indicazione di Wagner); l’assortimento del volume coristico nell’esecuzione del Requiem di
Mozart: Fingiese Cristopher Hogwood, oppositore di ogni tendenza interpretativa romanticheggiarne, sostituendo (e forse è
un arbitrio, ma dal risultato splendido) i bambini ai soprani, ottiene una sonorità più tersa, più eterea, in ultima analisi più razional-settecentesca che drammatica.
Lo stesso procedimento di analisi viene applicato di settimana
in settimana con risultati interessanti non solo per lo specialista.
Libri
Il testamento di Balducci
Il modello culturale moderno, nel suo profilo della «volontà
di potenza» (sull’altro, sulla natura) è arrivato alla soglia della
distruzione, rende impossibile la convivenza, che dovrà essere
stabilita non con piccoli artifici ma con fondamenta adeguate.
Questa è la tematica che Ernesto Balducci ha affrontato con
particolare lucidità, specialmente nel suo «Saggio sulla transizione»*, suo testamento culturale, terminato poco prima
dell’incidente d’auto che gli costò la vita.
Si tratta di questioni umane globali, che impegnano a trasformarsi ogni cultura della nostra società e ognuna delle grandi
tradizioni spirituali dell’umanità. Se ogni patrimonio culturale
e ogni forma di umanità ha dei valori, nessuna può vivere isolata, né protetta da una campana di vetro; niente vive se non si
trasforma, e niente trasforma più validamente dell’incontro con
l’altro, che è un difficile problema, ma ancor più una grande
opportunità di crescita dell’umanità.
*Ernesto Balducci: La terra del tramonto. Saggio sulla transizione. S. Domenico di Fiesole, Ed. Cultura della pace, 1992, pp 220,
£ 20.000.
Convegni
La figura di Comenio
Il Centro culturale valdese di Torre Pellice intende offrire
un’occasione di incontro e riflessione sulla figura di Comenio:
secondo l’intento informativo e divulgativo prescelto, l’attenzione degli organizzatori si appunta su due linee: l’aspetto culturale teologico e quello pedagogico del personaggio.
Sul primo versante vorremmo rilevare il fatto che Comenio si
colloca in un contesto culturale molto ben definito, quella
deir«Unitas fratrum», con una sua peculiarità e tratti molto
precisi di natura teologica, in una tradizione cioè che privilegia
alcuni elementi della fede cristiana sulla base di una particolare
lettura del fatto religioso. Si tratta di delineare lo sfondo teologico della cristianità riformata del tempo in cui Comenio si
muove: la luterana e la riformata, e evidenziare i caratteri della
sua posizione biblico-apocalittica.
Sul secondo versante si vuole invece evidenziare gli elementi
caratteristici che di questa lettura del mondo e della rivelazione
derivano per un approccio al campo pedagogico. Ne abbiamo
considerati in particolare tre: il disegno, il gioco, la musica.
(il convegno è previsto per i giorni 16-18 aprile. Il telefono
del Centro culturale valdese è 0121/932566).
14
PAG. 1 O RIFORMA
Pagina Dei Lettori ì
VENERDÌ 12 MARZO 1993
é
AMNESTY INTERNATIONAL
NOSTRI APPELLI
Presentiamo oggi i casi di due prigionieri, Liu Gang e
Babur Shakirov, l’uno cittadino della Cina, l’altro
dell’Uzbekistan. / loro diritti umani sono stati violati, e
per questo motivo Amnesty li considera prigionieri
d’opinione e ne chiede l’immediato rilascio. Le informazioni relative a questi due casi e all’episodio della rivolta e del massacro avvenuti nel carcere di San Paolo in
Brasile sono state tratte dal numero di gennaio del notiziario della sezione italiana di A.l.
Liu Gang - Cina
Studente. Ha fatto parte
di un gruppo di 21 giovani
che hanno avuto un ruolo
importante nelle manifestazioni per la democrazia
sulla piazza Tien an Men
a Pechino. Il 19 giugno
1989 è stato arrestato a
Baodfing e trasferito in
una prigione di Pechino. È
stato processato nel 1991
e condannato a sei anni di
carcere con l’accusa di
aver tentato di rovesciare
il governo. Trasferito nella
prigione-campo di lavoro
di Lingyuan, è stato sottoposto a torture. Liu Gang
ha iniziato uno sciopero
della fame e per questo
motivo è stato spostato in
un braccio a regime speciale, dove i detenuti politici vengono torturati da
criminali comuni.
DaH’aprile del 1992 non
si hanno più notizie di lui.
Si prega di chiedere il
suo rilascio, in italiano o
inglese, a:
Premier Li Peng,
Guowuyuan - Beijngshi
100032-Republic of China.
Babur Shakirov - Uzbekistan
44 anni, attivista politico. È stato arrestato nell’
agosto del 1992 nella capitale Tashkent per aver
promosso la costituzione
di un forum parlamentare
con la partecipazione di
dirigenti politici nazionalisti, attivisti democratici,
uomini d’affari e altre personalità.
E stato accusato di incitamento al rovesciamento
dello stato e dell’ordine
sociale e di conseguenza
incriminato per la violazione dell’art. 60 del codice penale uzbeko. Durante
il regime sovietico aveva
già trascorso alcuni anni
in carcere, perché accusato di tradimento e di agitazione e propaganda antisovietica, per aver tentato
di espatriare.
E stato adottato da Amnesty come prigioniero di
opinione.
Si prega di rivolgere appelli, in italiano o inglese,
chiedendo il suo rilascio, a:
President Islam Karimov - Office of thè President Republic of Uzbekistan .
Il massacro del carcere
di San Paolo - Brasile
Nell’ottobre 1992 è
scoppiata una rivolta nel
carcere di San Paolo. L’intervento della polizia militare Tha domata, ma sono
stati uccisi 111 prigionieri
e feriti 35. Una delegazione di Amnesty International ha svolto un’inchiesta
nella prigione e è risultato
che molti detenuti sono
stati uccisi quando si erano già arresi e si trovavano sdraiati a terra, altri sono stati colpiti a morte alle
spalle o mentre portavano
fuori dalle celle i cadaveri
dei compagni.
Alcuni feriti sono stati
fucilati. Inoltre è stato accertato che i rivoltosi non
erano in possesso di armi
da fuoco. Il capo della polizia di San Paolo ha giustificato ugualmente il
comportamento degli
agenti. Perciò è improbabile che essi vengano incriminati.
Si prega di scrivere, in
italiano o portoghese,
chiedendo un’accurata indagine, a:
President Itamar Franco - Palàcio do Planalto Brasilia D.F. Brazil.
(a cura di Anna Marnilo
Reedtz).
Nella collana «Parola per l'uomo d’oggi» è uscito il n. 10:
Walter Brueggemann
IL PRIMO LIBRO DEI RE
Guida alla lettura
edizione a cura di Domenico Tomasetto
152 pp, L. 18.000
Uno dei più antichi «libri di storia» dell'urnanità
si rivela all'esame critico una complessa costruzione teologica che vuole trasmettere un
preciso messaggio profetico: che valore ha la
«saggezza umana» se non si accompagna al
«timore del Signore»?
Un libro scritto circa 2.500 anni fa in un ambiente così diverso dal nostro si presenta ancor
oggi ricco di preziosi insegnamenti.
claudÊBÊia
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125TORINO-TEL. 011/689804
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defiscalizzate
Ho letto con particolare interesse il testo dell’integrazione dell’Intesa tra la Repubblica italiana e la Tavola
valdese pubblicato sul n. 4 e i
vari commenti apparsi sullo
stesso numero.
Innanzitutto mi compiaccio
per la relativa rapidità con cui
si è felicemente conclusa tale
integrazione, ma alcuni passaggi dell’articolo di Luciano
Deodato mi hanno procurato
delle incertezze interpretative.
Scrive Deodato: «Le somme che le chiese percepiranno dal gettito Irpef e dalla
deduzione fiscale non saranno utilizzate per mantenere
“il culto”, cioè non serviranno per pagare lo stipendio ai
pastori».
Nell’ipotesi che la frase
«Le somme che le chiese percepiranno (...) dalla deduzione fiscale (...)» si riferisca
all’articolo 2 dell’integrazione (a parte che nessuno percepisce nulla da una deduzione fiscale) e che «offerte volontarie» (art. 2, comma 1) e
«erogazioni liberali in denaro» (art. 2, comma 2) abbiano
lo stesso significato, tutte le
somme offerte da persone fisiche e autorizzate alla deduzione fiscale sono utilizzabili
per qualsivoglia scopo, ivi
compreso culto e stipendio
dei pastori.
Inoltre entrambe le innovazioni decorrono dal periodo
d’imposta in corso alla data
di entrata in vigore della legge di approvazione dell’integrazione. Poiché, salvo imprevisti, ciò dovrebbe verificarsi nel corrente anno, le offerte volontarie o liberali deducibili agli effetti Irpef sono
quelle effettuate nel 1993, deducibili con la dichiarazione
del maggio 1994. Sarebbe
pertanto opportuno che le
modalità di certificazione di
tali somme siano definite e
messe in atto al più presto
con accordi con il ministero
delle Finanze. Anche la scelta
della destinazione dell’otto
per mille dovrebbe essere fatta con la dichiarazione Irpef
del 1994.
Come si è alacremente lavorato per giungere alla presente integrazione, altrettanto
lo si faccia per la definizione
delle relative modalità burocratiche.
Italo Artus-Martinelli
Crema
Caro direttore, durante il
lungo viaggio nelle Americhe
del Nord e del Sud, da cui sono appena tornato, ho letto
con interes.se, ma anche con
disagio, il resoconto che
Riforma ha dato della recente
firma dell’Intesa sui rapporti
finanziari con lo stato (29
gennaio, pagg. 1 e 3). Da
quanto mi è dato di capire,
sia il presidente Amato che la
vicemoderatore Sciclone al
momento della firma - e il
prof. Giorgio Spini nella successiva conferenza stampa hanno commentato il dato più
rilevante dell’Intesa, l’8 per
mille, senza parlare della
defiscalizzazione. Poiché tuttavia nell’Intesa si parla anche delle erogazioni liberali
che saranno deducibili dal
reddito imponibile dei cittadini, resta il dubbio che nel parlare di «contribuzioni volontarie dei cittadini» (Amato) e
di «offerte che vengono affidate a tali scopi da nostri
membri o da altri cittadini» si
intenda riferirsi anche alle
erogazioni liberali. Si è quindi inteso affermare che sia i
proventi dell’8 per mille sia
ie offerte defiscalizzate saranno utilizzate per gli esclusivi scopi sociali, umanitari,
assistenziali, culturali, secondo limiti rigorosi che sono
stati affermati più volte a proposito del solo 8 per mille?
Non lo credo proprio. Ma tale
interpretazione viene invece
esplicitamente accreditata
neir articolo di Luciano Deodato che commenta la firma
dell’Intesa affermando che
«le somme che le chiese percepiranno dal gettito Irpef e
dalla deduzione fiscale non
saranno utilizzate per mantenere “il culto”, cioè non serviranno per pagare lo stipendio ai pastori».
Vorrei quindi ristabilire la
differenza che esiste tra la defiscalizzazione e T8 per mille
(differenza che sarebbe bene
marcare usando solo per la
defiscalizzazione i nostri termini «offerte» e «contribuzioni» che traducono più propriamente il termine tecnico
di «erogazioni liberali»), ricordando che le somme che
la Tavola percepirà dando
certificazione ai fini della defiscalizzazione potranno essere usate, al contrario dei
proventi deH’8 per mille, anche per i fini di culto della
Tavola. Così è indicato
nell’art. 2 dell’Intesa e così
ha significato il Sinodo del
1990, dando mandato alla Tavola di studiare una normativa che consenta la deducibilità delle erogazioni liberali
«secondo procedure coerenti
con il sistema contributivo»
in uso nell’ambito dell’Unione delle Chiese valdesi e metodiste.
La Tavola riferirà al Sinodo in merito, ma fin d’ora mi
pare necessario far chiarezza
e precisare che, chi vorrà, potrà valersi della possibilità di
defiscalizzare anche le normali contribuzioni con cui
ogni credente è chiamato a
sostenere la vita, l’opera e la
testimonianza delle nostre
chiese.
Con un cordiale saluto
Franco Giampiccoli
Roma
Hans Joñas
Accanto al drammatico interrogativo di Primo Levi,
che si domandava dove fosse l’uomo mentre il suo popolo veniva sterminato, c’è
quello sconcertante di Hans
lonas sul mutismo di Dio,
l’antico interrogativo di
Israele dalla deportazione
babilonese in poi, al quale il
filosofo ebreo vuol dare risposta; egli lo fa attraverso
tre concetti di Dio:
- Un Dio sofferente. È
un’affermazione che sembra
contrastare con la figura del
Dio biblico ma che in realtà
gli rende giustizia. Dal momento della creazione, scelta
per determinarsi, Dio soffre,
come soffre l’uomo. Soffre
per una profonda delusione
d’amore, come ci viene testimoniato da Osea (1,2).
- Un Dio diveniente. Anche qui un contrasto, quello
con la sovratemporalità, l’immutabilità di un Dio che invece decide di calarsi nel
tempo e dunque di divenire.
Un divenire costituito dal lasciarsi coinvolgere nel mondo e dal mondo, un divenire
costituito dall’accettare la
possibilità di modificare. Un
Dio che fa esperienza di qualcosa, con il mondo, che si
«temporalizza e muta progressivamente». Di più; un
Dio che con il divenire non
contempla la possibilità di un
ritorno all’identico, al «come
era prima». Insomma il Dio
della rivelazione a Mosè
(Esodo 3, 14).
- Un Dio che si prende cura. Se Dio soffre e diviene,
Dio «non è lontano e chiuso
in se stesso ma coinvolto in
ciò di cui si preoccupa». Il
coinvolgimento di Dio è a rischio. Egli non interviene con
magia ma attraverso gli uomini, dà spazio alla responsabilità della sua creatura. Se
così non fosse, d’altronde, il
mondo sarebbe perfetto!
Dunque un Dio che non è onnipotente? Come la libertà,
l’onnipotenza assoluta è vuota, se non è limitata dall’altro,
dall’esistenza di qualcosa di
estraneo a essa. L’onnipotenza assoluta è destinata alla
solitudine, dunque al nulla.
Il Dio fedele a questa sua
limitatezza non ha reagito di
fronte a Auschwitz con la
mano forte e il braccio teso,
ma «continuando con muta
perseveranza la realizzazione
del suo fine incompiuto». Un
Dio chiuso nel suo mutismo
che concedendo all’uomo la
libertà (anche di fare il male!)
ha rinunciato alla propria potenza.
Hans Jonas si è spento il 5
febbraio a New York. Ho
pensato che il modo migliore
di ricordarlo fosse quello di
lasciarlo parlare con ìe parole
de II concetto di Dio dopo
Auschwitz (1989), in un momento in cui per molti credenti si ripresenta inesorabile
il medesimo interrogativo:
perché Dio resta muto?
Milena Beux - Lugano
Il messaggio
di Laura
Fra i numerosi messaggi
espressi il XVII febbraio, pochi saranno stati più importanti di quello rivolto da Laura Leone a Torre Pellice. In
occasione di recenti elezioni
lei, pastore di una piccola comunità valdese neH’estrema
Sicilia orientale, ha ricevuto
la telefonata di un «uomo di
rispetto». «Quanto costa il
pacchetto di voti della sua
chiesa?». Risposta: «Niente.
Pacchetti non ne abbiamo:
ciascuno vota come gli pare.
Ma anche quando così non
fosse, noi voti non ne vendiamo». Conclusione dell’uomo
di rispetto: «Strano. Con i
suoi colleghi (preti, ndr) noi
problemi non ne abbiamo».
Sicché i «colleghi» talora
tuonano contro la mafia, ma
quando si arriva al dunque...
Tutto questo mi suscita alcune
associazioni di idee: mi viene
in mente il primo Gangale,
quello delle «centurie anticlericali». Quando volle passare
dal negativo al positivo, si inventò il Nuovo protestantesimo, risu.scitò Calvino: sì, proprio quel Calvino che secondo
Francesco Alberoni è tanto
nefasto. Questa pensata di
Gangale, nell’ambito protestante italiano, si trasfuse nei
«giovani barthiani» e questi a
loro volta riversarono Calvino
nell’antifascismo, nella Resistenza, nel Partito d’azione,
nel Movimento federalista. Ci
sarebbero tanti nomi da fare,
ricordo solo Mario Alberto
Rollier, che non c’è più.
E a proposito del Partito
d’azione e degli altri movimenti, ce n’era un altro che
funzionava come il terital nel
tessuto delle camicie: il mazzinianesimo. Qui i nomi sono
pochi, citerei Carlo e Nello
Rosselli, Parri, Galimberti.
Ma alle origini ideologiche
del mazzinianesimo c’era un
movimento religioso il quale,
nei confronti del protestantesimo, aveva una certa affinità: la madre e il prete Dégola, all’origine della religiosità
del «genovese», erano giansenisti della più bell’acqua.
Il messaggio di Laura Leone ha evocato nella nostra
mente una grande speranza;
che siano un protestantesimo
calvinista, un cattolicesimo
giansenista le speranze d’Italia, le forze capaci di farla
uscire dalla crisi spaventosa
in cui l'hanno portata Tangentopoli e la mafia.
Augusto Comba
Torre Pellice
Il sogno
Ho letto del sogno di unità
di Daniela Di Carlo.
Il suo, più che un sogno, a
me sembra un incubo o un
delirio farneticante in cui
vengono passati in rassegna
uno dopo l’altro con i desideri della sognatrice.
Anch’io ho sognato un sogno «non umano», perché era
venuto da Dio stesso; un Dio
pronto a intervenire nella nostra vita. Nel sogno ho visto
un popolo da evangelizzare e
un Dio che manda gli operai
nella sua vigna. E poi ho sognato che tutti i musulmani, i
cattolici, gli ebrei e... Daniela
Di Carlo si ritrovavano uniti
in Gesù Cristo.
Che bel sogno Dio mi ha
dato! Poi mi sono svegliato e
ho visto che non era un sogno
ma una realtà; la realtà di Dio,
che ci ha mandati fino
all’estremità della terra per testimoniare di Gesù il Cristo!
Chi potrà impedire a Dio
di realizzare il suo sogno?
Astorre Trovarelli
Pescara
15
venerdì 12 MARZO 1993
*«l
Pagina Dei Lettori
PAG. 1 1 RIFORMA
Sull'Assemblea
battista
All’Assemblea straordinaria battista si è perso di vista
il succo del discorso, riguardo
all’otto per mille, rifugiandosi dietro sterili questioni di principio. E così non si è
arrivati a un punto fermo, non
è uscito un vincitore ma solo
dei vinti.
Non si è voluto discutere
infatti in maniera pratica
sull’opportunità o meno di richiedere la nostra casellina
sul mod. 740, ma ci si è arroccati sul mero principio
della separazione tra stato e
chiesa. Sono stati inutili gli
interventi tesi a dimostrare,
soprattutto ai pastori, grandi
sostenitori del no per principio, che il principio stesso
non esiste più dagli anni ’60,
quando lo stato offrì, e il
mondo battista accettò, il
permesso di accedere al fondo clero per le pensioni dei
pastori.
Da parte di chi sosteneva il
«sì», nessun atto isterico: nessuno ha pensato di invocare
storiche scissioni, solo una pacata, civile, democratica delusione per l’occasione persa.
Ma alla votazione per la defiscalizzazione vincono i
«sì». In altre parole ciò che
con la mano destra offriamo
al Signore, con la mano sinistra possiamo richiedere indietro dallo stato. Che valore
può avere allora la nostra offerta? Sono queste le nostre
primizie e decime? Così disinteressate che ce le facciamo restituire?
Si potrebbe certamente rispondere che mai e poi mai ci
rimetteremmo in tasca quei soldi, anzi, la nostra intenzione,
potremmo dire, è quella di versare anche quelli nelle casse
della chiesa: ciò che versiamo
noi più ciò che ci restituisce lo
stato. Non sarebbe forse la stessa cosa dell’otto per mille? Sono soldi che in ogni caso lo stato dà alla chiesa, solo che, questa volta, con percentuale ben
più alta dell’otto per mille.
Insomma: l’interlocutore è
lo stesso, lo stato; il mezzo
anche, il mod. 740; e il principio?
Per quale motivo le stesse
persone che prima hanno votato «no» hanno sentito venir
meno quel peso sulla propria
coscienza che prima tanto invocavano, al punto da istigare
i delegati presenti a non votare secondo il mandato delle
rispettive chiese ma «secondo
coscienza»?
Se una questione di principio era, tale avrebbe dovuto
restare; invece, evidentemente, visto che la defiscalizzazione è un privilegio concessoci dallo stato perché siamo
chiesa (a nessun altro infatti è
concesso questo privilegio) e
pertanto, in quanto tale, negazione della separazione tra
stato e chiesa, il principio si è
disciolto tra la prima e la seconda votazione.
A questo punto, direbbe in
TV, sorge spontanea una domanda. E stato detto che la
separazione tra stato e chiesa
è un principio su cui i nostri
padri hanno basato la loro fede, e pertanto è imprescindibile: e la coerenza?
Luca Monaco - Genova
Nelle nostre chiese, e ultimamente in ambito battista,
l’otto per mille è stato a lungo un tema dibattuto, anche
sofferto.
In ogni caso le chiesè si sono pronunciate quasi al 50%
e in pratica nessuno può essere soddisfatto delle decisioni
prese perché non si è espressa
una grande maggioranza. Vi è
stata comunque una presa di
coscienza, come non accadeva da tempo. Sarebbe un’occasione perduta se, passato il
dibattito e le relative votazioni, si ritornasse alla diffusa
indifferenza circa le esigenze
della chiesa e le necessità del
prossimo.
Abbiamo il dovere, favorevoli e contrari all’otto per
mille, di concretizzare le nostre belle affermazioni teoriche impegnandoci realmente
in prima persona. Ritengo essere cosa utile alimentare il
dibattito sulla necessità delle
consacrazioni pastorali, diaconali, di volontariato e di
Riforma
Via Pio V, 15 -10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/657542.
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Economici: a parola £ 1.000
Il presente numero 10 costituisce il n. 10 del 12 marzo 1993 de La Luce. Reg.
Tribunale di Pinerolo n. 176/60. Sped. in abb. postale gr. Il A/70.
impegno finanziario, facendo
appello alle idee, alle proposte e alle disponibilità di tutti.
Riforma, nuovo e apprezzato giornale unitario, potrebbe
esserne promotore.
Roberto Mollica
San Mauro (To)
Le Valli
e l'Europa
Non so se le parole messe
in bocca al pastore Giorgio
Bouchard dall’articolista de
La Stampa del 4 febbraio
(«La Francia nel futuro del
Pinerolese: le valli valdesi
puntano Oltralpe») siano autentiche. Si tratta di questo:
parlando delle prospettive
che si offrirebbero al nostro
paese, e in particolare alle
regioni di confine, dal suo
proiettarsi nell’Europa comunitaria, Giorgio Bouchard avrebbe espresso
l’opinione che, se il Piemonte «ce la farà a superare la
crisi», tuttavia «la ripresa
piemontese rischia di emarginare le valli valdesi».
Quando mai? Sta il fatto che
poche righe più sotto si fa
dire a Bouchard che egli ribadisce «l’antica vocazione
mitteleuropea del valdismo», Parigi e Ginevra essendo «sempre state le nostre capitali culturali».
Ora, prescindendo dal fatto
che i valdesi furono e si sentirono mitteleuropei fin dal
Basso Medioevo, occorre aggiungere a quelle due capitali
quella non meno eccelsa di
Praga, culla di qa&W internazionalismo taborito-valdese
che oggi più di ieri fa storcere
la bocca a qualche storico,
preoccupato solo, in preda a
smanie revisionistiche, di
purgare le nostre faticose ricostruzioni storiografiche dal
benché minimo sospetto di fili-marxismo!
Giovanni Gönnet - Roma
Caro direttore, ti invio questa lettera inviata a «La
Stampa» una settimana fa e
non pubblicata fino ad ora
(12 febbraio) che ti scrivo.
Nello stesso articolo Gior
gio Bouchard ricorda che Parigi e Ginevra sono sempre
state le capitali culturali delle
valli valdesi, l’eurodeputato
Rinaldo Bontempi dice che il
Pinerolese deve essere autonomo da Torino. (La
Stampa, 4 febbraio 1993). In
questo argomento bisogna
evitare confusione. Le nostre
Valli intese come erano configurate nelle carte geografiche, miste di lingue e religione ma con una loro originalità e una tradizione internazionalista che può essere un utile gancio per l’Italia
con l’Europa e oltre, sono
una cosa che va preservata e
valorizzata. Pinerolo e dintorni, dove nel Medio Evo
nacque il Principato di Piemonte (etimologicamente
Piemonte , pianura), il buon
vicino che può essere un cuscinetto fra la montagna e la
metropoli, sono un’altra cosa.
Per la vai Pellice sono più
forti e interessanti i legami
con Torino e anche Milano e
Roma. Debbono esserci autonomie politiche, amministrative, culturali e della vita
civile distinte quali che siano
le forme che prenderanno.
L’equivoco non serve a nessuno, la collaborazione a tutti. Si tenga presente che la
popolazione del Pinerolese in
senso stretto è maggiore di
quella delle Valli. In una
omogeneizzazione verrebbe
ancora una volta una sia pur
involontaria sopraffazione
della pianura sulla montagna
sotto le apparenze della democrazia. E magari anche un
deprecato passaggio di Tir
sotto il Colle della Croce.
Sono problemi locali e esemplari.
Gustavo Malan
Torre Pellice
Hai fatto
l’abbonamento
Riforma?
VIAGGIO IN GRECIA - L’associazione turistico culturale
«Clubmet» organizza fra il 26 giugno e il 10 luglio prossimi
un viaggio in Grecia in nave e autopullman. Come lo scorso
anno (Usa) il viaggio un triplice scopo: cultura, spiritualità,
svago.
Il pastore Claudio H. Martelli guiderà il gruppo sulle memorie della storia sia in alcuni dei luoghi più suggestivi della
Grecia classica (Olimpia, Micene, Atene, Corinto, Epidauro)
sia alla scoperta delle radici della nostra fede, con studi biblici sugli Atti degli apostoli e sulle Lettere di Paolo ai Corinzi, che si terranno nei luoghi stessi descritti nel Nuovo
Testamento (l’Aeropago e Corinto). Si terranno anche due
culti che, insieme agli aspetti più turistici, concorreranno a
rendere indimenticabile questa esperienza di «comunità itinerante», come avvenuto nel 1992 nel viaggio in Usa.
Chi fosse interessato a condividere questa proposta contatti
il past. Martelli a Trieste (tei. e fax: 040/630892). Le adesioni si ricevono entro e non oltre il 30 marzo. I prezzi per
persona vanno dalle 650 alle 910 mila lire, a seconda delle
sistemazioni prescelte. I posti sono limitati.
CERCASI STAMPANTE - Gli studenti della Facoltà valdese
di teologia da alcuni mesi hanno un computer sul quale lavorano risparmiando molto tempo; la stampante però chiede
di andare... in pensione, ed è urgente sostituirla.
C’è nell’ambito delle nostre chiese qualche fratello o sorella che potrebbe venderne una a buon prezzo? O addirittura
«offrirla agli studenti»?
Se la possibilità c’è ci si può rivolgere a Marcello Salvaggio (06/3201140).
EDIZIONI PROTESTANTI S.R.L. - Come da art. 9 dello
Statuto, mercoledì 7 aprile 1993, presso la sede sociale, è
convocata l’Assemblea ordinaria dei soci, in prima convocazione alle ore 8.00 e in seconda convocazione alle ore
10.00, con il seguente ordine del giorno:
1. Analisi delle relazioni del Collegio sindacale e del presidente del Consiglio d’amministrazione. 2. Discussione e approvazione del bilancio al 31 dicembre 1992. 3. Discussione e approvazione di aumento del capitale sociale. 4. Nomina del Consiglio d’amministrazione.
CONTRAPPUNTO
IL VENTO
DELLA RIEORMA
FRANCO CAMPANELLI
ccorrono solo reticolati» (da mettere lungo i
novelli confini), sancisce l’esimio professore
Miglio all’incredulo intervistatore del settimanale tedesco Der Spiegel* (n. 52/1992), quale corollario alla
«soluzione finale» della sua poderosa costruzione
ideologica. Ce n’è a iosa per allibire persino un imperturbabile spirito teutonico.
Miglio asserisce con convinzione (pag. 148) che al
Nord tutto è diverso perché ha soffiato, corroborante,
di là dalle Alpi, il vento della Riforma, del calvinismo che, alitando sulla Lombardia, ha prodotto alla
fin fine una mentalità del tutto nuova (Si vede che il
professore ha tralasciato di considerare gli ultimi, recenti sviluppi...).
Sono portato a pensare che la dottrina della
predestinazione sia stata recepita da lui come potrebbe averla recepita un don Abbondio o, al massimo,
un frate Cristoforo di manzoniana memoria, giusto
perché vanta i suoi natali presso «quel ramo del lago
di Como», rivendicando quindi naturale affinità più
agli austro-svizzeri-tedeschi che ai remoti siculo-calabro-sardi (pag. 148).
Cosicché la predestinazione diventa una sorta di
cattolicheggiante dottrina della salvazione per opere
e/o per intrinseci meriti intramondani; in questo caso
il professore ascrive a se stesso l’ampio merito di appartenere, per divino decreto, a una stirpe eletta, distintasi egregiamente nell’alto Medioevo - ad avallare la tesi meritoria - per una massiccia partecipazione alle crociate, onde «stermina’ li turchi!».
Convinto dell’onore e dell’onere di questo possente, nobile bagaglio ereditario. Miglio sostiene di non
riuscire a comprendere neppure l’idioma dei suddetti
lontani compatrioti e decreta definitivamente che
«l’Italia è una Repubblica multinazionale in cui sardi, siciliani e lombardi convivono decisamente di male in peggio», (pag. 150).
Distogliendoci ora dal faceto, penso che le cose si
commentino da sole e ogni ulteriore valutazione sarebbe qui superflua.
Ponderare tali asserzioni alla luce del messaggio
evangelico a cui, pure, il personaggio ritiene in qualche modo di rifarsi, citando il vento provvido della
Riforma, non può che farci sentire solo un senso di
siderale lontananza.
(*) «Da helfen nur Grenzpfàle». Der Spiegel n. 52 (21
dicembre 1992).
Partecipazioni
RINGRAZIAMENTO
«Tutto quello che la tua mano trova da fare, fallo con tutte le tue
forze; poiché nel soggiorno del
morti dove vai, non v'è più né lavoro, né pensiero, né scienza, né
sapienza»
Ecclesiaste 9,10
«Quanto poi alla ressurrezione
del morti, non avete voi letto quel
che vi fu insegnato da Dio, quando disse: lo sono l'Iddio di Àbramo e l’Iddio di Isacco e l’Iddio di
Giacobbe? Egli non è l’Iddio dei
morti, ma dei viventi.»
Matteo 22, 31
I redattori, i collaboratori di Riforma e dell’Eco delle valli valdesi,
gli amici annunciano la morte di
Sandro Sarti
avvenuta in Torre Pellice venerdì 5 marzo 1993. Il funerale ha
avuto luogo martedì 9 marzo.
Gii amici ringraziano il personale dell'Ospedale valdese di
Torre Pellice per le cure prestate.
Torre Pellice, 9 marzo 1993
«Sia che noi viviamo,
sia che moriamo,
noi siamo del Signore»
Romani 14, 8
Il Signore ha richiamato a sé la
nostra amata sorella
Francesca Marceca
La Comunità valdese di Trapani
e Marsala si unisce al profondo dolore dei parenti con affetto fraterno
e con fede nella resurrezzione.
Trapani, 1° marzo 1993
«L'Eterno è il mio pastore
nulla mi mancherà»
Salmo 23,1
«Beato l’uomo il cui diletto è
la legge dell’Eterno»
Salmo 1,2
Incrollabile nella fede in Gesù
Cristo ha terminato il suo cammino terreno, dopo una breve e dolorosa malattia
Francesca Marceca
di anni 58
Lo annunciano con profondo
dolore la sorella Erina e il cognato
Antonino, il fratello Ignazio e la
cognata Angelica, le nipoti, pastora Maura Leone e dott. Giuffrè,
che l'hanno assistita amorevolmente fino all'ultimo.
Trapani, 1° marzo 1993
RINGRAZIAMENTO
«lo ho aspettato il Signore»
Salmo 120,5
La sorella, il fratello, i figli e i familiari di
Ernesto Ribet
Ringraziano di cuore i vicini di
casa e tutte le gentili persone che
in ogni modo hanno collaborato
durante il corso della lunga infermità e per la partecipazione ai funerali
Un ringraziamento particolare
ai pastori Tron e Tomassone, alla direzione, medici e personale
delle case di riposo S. Fer e
ospedale Cottolengo.
Miradolo, 26 febbraio 1993
16
PAG. 12 RIFORMA
VENERDÌ 12 MARZO 1993
La decisione è stata presa nell'ultima riunione del Comitato esecutivo
Ritirate le azioni del {^Alleanza riformata
mondiale dalla multinazionale Nestlé
GERHARD PILSCHNEIPER*
Per diversi anni alcuni
gruppi impegnati a livello ecumenico si sono interrogati sui criteri che le chiese ricche seguono per decidere i loro investimenti
finanziari, in particolare per
quanto riguarda i loro fondi
di riserva. Tali criteri tengono conto deH’impatto sociale, economico e ambientale
degli investimenti?
Già nel 1938 una conferenza missionaria internazionale, svoltasi a Tambaran
(India meridionale), aveva
affrontato la questione. Il
rapporto della conferenza afferma: «Vorremmo attirare
l’attenzione sul modo in cui
le chiese hanno investito le
loro riserve... Nei paesi più
vecchi il denaro della chiesa
viene a volte investito in industrie di armamenti, in fabbriche di birra o in altre che
possono essere finanziariamente redditizie ma che non
sono compatibili con le finalità della chiesa».
Più recentemente, gli investimenti di chiese americane
in industrie chimiche e belliche durante la guerra del
Vietnam spinsero il Consiglio ecumenico delle chiese
a riflettere sull’istituzione di
uno strumento eticamente
accettabile per investire il
denaro delle chiese. Da quella riflessione nacque la «Società cooperativa ecumenica
di sviluppo» che ha funzionato con successo per 17 anni.
Malgrado la lunga storia di
questo dibattito, molte chiese si trovano ancora confrontate a questo delicato problema. Ad esempio nel 1991,
Richard Harris, vescovo anglicano di Oxford, tentò di
convincere la propria chiesa
che i criteri di massimo profitto e sicurezza, che avevano portato a investire il denaro della chiesa nelle industrie di tabacco e di armamenti, non erano gli unici
criteri. L’investimento deve
essere compatibile con la coscienza cristiana. Benché respinta. la sua domanda toccava il cuore del problema;
«Siete preparati a seguire il
Signore anche nella vita economica?»
Nella sua riunione del
1992, il Comitato esecutivo
dell’Alleanza riformata
mondiale ha discusso il problema. E giunto alla conclusione che le chiese e le agenzie ad esse collegate possono
portare una testimonianza
nella gestione delle loro finanze e delle loro risorse. Ed
ha affermato che il denaro ha
qualcosa a che vedere con la
predicazione e la teologia
della comunità cristiana.
Pertanto sono stati adottati
criteri per definire una precisa linea di condotta riguardo
agli investimenti dell’Arm.
Questa linea si basa sulle
considerazioni su-indicate e
si ispira ad esempi di gestione delle risorse così come
Hai fatto
Pabbonamento
a
RIFORMA?
viene praticata da chiese quali la Chiesa presbiteriana
(Usa), la Società religiosa
degli amici, nel Regno Unito, e il Consiglio ecumenico
delle chiese.
Il piano adottato dichiara
che nessun investimento verrà
fatto in industrie di armamenti o nucleari, né in quelle di
produzione e distribuzione di
alcoolici e di tabacco. Gli investimenti che appoggiano regimi oppressivi saranno rifiu
tati così come le attività economiche che causano danni
ad esseri umani. Gli investimenti in Sud Africa saranno
riesaminati alla luce degli
sviluppi politici in quella regione. Il testo di questi criteri
può essere richiesto agli uffici di Ginevra.
Come prima conseguenza
di queste nuove direttive, le
azioni deH’Arm nella società
Nestlé sono state recentemente vendute. La Nestlé è
stata criticata dall’Organizzazione mondiale della sanità e
da gruppi di cittadini a causa
dei suoi metodi commerciali
riguardanti i prodotti alimentari per neonati.
Con una vasta e costosa
campagna pubblicitaria, questa corporazione multinazionale dell’alimentazione ha
cercato di persuadere le madri, specie nel Terzo Mondo,
che i neonati crescono meglio
con il latte in polvere da essa
prodotto che con l’allattamento naturale. L’uso di questo latte ha un costo notevole
e determina una dipendenza
nociva rispetto ai prodotti
confezionati. Inoltre, esso
viene spesso usato in modo
improprio, provocando seri
problemi di salute nei bambini.
Alcuni anni fa è stato lanciato un boicottaggio dei prodotti Nestlé. Con la vendita
delle sue azioni, TArm si associa a questa iniziativa con
un gesto di solidarietà. Speriamo che i membri di chiesa
saranno stimolati a riflettere
sui propri investimenti alla
luce di questa nuova linea di
condotta delTArm.
* Assistente del segretario generale deirArm
(Tratto da Update, trimestrale
deirArm, febbraio “93)
Al Centro ecumenico
Apache
a Ginevra
Un rappresentante della
«Coalizione Apache per la sopravvivenza» (Apache Survival Coalition) si è recato il 18
gennaio scorso al Centro ecumenico di Ginevra dove ha
incontrato membri del personale, per difendere la causa
del suo popolo. Edison Cassadorè è venuto a Ginevra per
cercare di ottenere l’intervento del Consiglio ecumenico
delle chiese al fine di fermare
la costruzione di tre immensi
telescopi in cima al «Mount
Graham», considerato come
un luogo sacro dagli Apache
di San Carlos, in Arizona, negli Stati Uniti.
Come abbiamo già riferito
su «Riforma» del 30 ottobre
scorso, il progetto è stato avviato dall’Università deH’Arizona, con la collaborazione di
istituti europei (l’Osservatorio
Arcetri di Firenze e l’istituto
Max Planck di Bonn, Germania) e del Vaticano.
Nell’ottobre scorso, una delegazione apache in visita in
Italia aveva cercato, invano,
di incontrare il papa. Il popolo apache si oppone a tale
progetto - il cui costo ammonta a parecchi milioni di
dollari - perché «è una profanazione della nostra terra che
è al centro della spiritualità
del mio popolo». Inoltre, ha
spiegato Cassadore, la montagna ospita «spiriti estremamente potenti della montagna che gli Apache riveriscono». E’ anche un luogo
dove gli Apache sepelliscono
i loro morti. Il Consiglio ecumenico delle chiese ha deciso
di avviare consultazioni con
le Chiese degli Stati Uniti al
riguardo.
Ruanda, un altro paese in guerra
La guerra civile
colpisce le chiese
Dall’8 febbraio, la regione
settentrionale del Ruanda è
sottoposta a violenti scontri
tra i combattenti del Fronte
patriótico ruandese (Fpr) e le
truppe dell’esercito ruandese.
Dall’ottobre 1990, le popolazioni delle zone occupate dal Fpr sono state o
massacrate o espulse dalle
loro case e dai loro campi.
I negoziati in corso a Arusha (Tanzania) tra il governo
ruandese e il Fpr avevano favorito una calma relativa.
Ma, nelle ultime settimane,
sono scoppiati conflitti etnici
nelle zone di Ruhengeri, Gisenyi e Kibuye che hanno
causato morti e profughi.
Poi, nella notte dal 7 alT8
febbraio la guerra è nuovamente scoppiata nelle campagne di Byumba e nella
città di Ruhengeri.
Questa guerra sta dilaniando l’unità nazionale e la concordia di un popolo laborioso che parla una sola lingua
ed è caratterizzato da una
ste.s.sa storia e da una stessa
cultura e che è confrontato
allo stesso problema di aspirazione alla pace.
Dal 1990, i campi profughi accoglievano circa
300.000 persone. Dopo la ripresa dei combattimenti, i
campi sono stati attaccati e
la zona di guerra si è allargata.
II numero di persone spostate è notevolmente aumentato. Ogni giorno, migliaia
di persone fuggono da
Ruhengeri e da Byumba per
cercare asilo altrove.
I campi profughi si stanno
moltiplicando. Al momento
attuale, il numero di profughi viene stimato a circa
600.000 persone. La città di
Ruhengeri, a metà distrutta,
si è completamente svuotata.
I recenti scontri hanno anche colpito la Chiesa presbiteriana locale.
II pastore B. e la sua famiglia sono stati assaliti dai
guerriglieri del Fpr e costretti ad abbandonare la casa pastorale trasformata in «campo provvisorio» per le loro
truppe.
Qualche giorno prima, a
Gahgondo, anche il pastore
R. e la sua famiglia erano
stati cacciati dalla loro casa
che era stata saccheggiata e
poi distrutta da una banda di
ladri.
Il pastore M. è stato costretto ad abbandonare la sua
parrocchia di Kigarama e si
è rifugiato insieme alla sua
famiglia nel Centro di Gisenyi.
11 15 febbraio, a Kigali, il
presidente della Chiesa presbiteriana in Ruanda, past.
Michel Twagyrayesu, ha
lanciato un appello all’aiuto
intemazionale.
Oltre all’intercessione,
viene chiesto un intérvento
urgente e efficace presso tutti coloro che favoriscono
questa guerra, in vista di una
ripresa sincera de negoziati
per una pace durevole: «H
Ruanda e tutti i Ruandesi
fanno parte dell'opera di
Dio. Preghiamo tutti per la
pace del nostro paese. Chiediamo la vostra assistenza
materiale per poter aiutare
le popolazioni, le chiese e le
famiglie colpite»
(da SPP).
Anniversario del 1° incidente nucleare
Per un Pacifico
denuclearizzato
Il 7 marzo era l’anniversario del primo incidente nucleare avvenuto nelle isole
Marshall, che è stato ricordato in tutto il Pacifico in una
«Giornata per il Pacifico denuclearizzato».
Tutte le chiese erano state
invitate a centrare la loro celebrazione sul tema Giustizia,
pace e salvaguardia del creato, assai presente nella riflessione teologica della regione,
e a mettersi all’ascolto della
protesta delle chiese e dei popoli del Pacifico stesso.
Per aiutarci a entrare in comunione con i nostri fratelli e
le nostre sorelle di quelle zone (e in particolare con le due
chiese che fanno parte della
Comunità evangelica di azione apostolica, la Cevaa, in
Polinesia e Nuova Caledonia), abbiamo riportato una
preghiera che viene dalla Melanesia;
«O Gesù, / Sii tu la piroga che mi porta sul mare della vita, I
sii tu la pagaia che mi mantiene nella giusta direzione, / sii tu
il bilanciere che mi sostiene nelle prove difficili, / che il tuo
Spirito sia la vela che mi porta attraverso la giornata, / fortifica il mio corpo affinché riesca a remare con impegno / nel
viaggio della vita».
(da «Mission»)
Svizzera: Campagna di Quaresima 1993
«Evviva l'Africa»
L’Africa e i suoi drammi
sono al centro dell’attenzione
dell’ultimo numero di «Terre
Nouvelle», la rivista dei vari
organismi di aiuto al Terzo
Mondo delle chiese protestanti svizzere. Centrata
sull’Africa, con la parola
d’ordine «Viva l’Africa», la
Campagna ecumenica di
Quaresima 1993 delle organizzazioni «Pain pour le prochain» e «Action de Carême»
invita a riflettere sui progressi democratici in atto sul
continente nero.
Nel presentare il dossier,
interamente redatto da africani e africane, la redazione
della rivista scrive: «Senza
ignorare i drammi che scuotono l’Africa e che conosciamo dai mass media, abbiamo scelto di parlare di essa... ascoltandola. Noi, indeboliti dalla logica, dalla tec
nica e dall’efficienza ad ogni
costo, abbiamo bisogno di
essa: delle sue ricchezze
umane, religiose, culturali,
artistiche, che cominciano a
riemergere dopo secoli di
schiavitù, di colonialismi, di
dittature e di smarrimenti di
ogni specie.(...) Gli uomini e
le donne d’Africa sono all’altezza delle esigenze dei tempi presenti...e sanno sormontare le sfide della vita con
una dignità che ha meravigliato più di un europeo».
L’iniziativa è anche un’occasione per reagire a situazioni drammatiche, come
quella del Togo. Le chiese
cristiane e la comunità musulmana del Togo chiedono
alle chiese europee di intervenire direttamente presso le
autorità per fermare il processo di guerra civile che sta
dilaniando il paese.
Il manifesto della Campagna di Quaresima 1993 suH'Africa