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LA BUONA NOVELLA
(o
13^ —
GIORNALE DELLA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
S«^endn la verilà nella cariti
Ems. IV. 15.
Si distribuisce ogni Venerdì. — Per cadun Numero ceutesimi 10. — Per caduna linea d’inserzione ccntesinii 2(1.
Condizioaii d’Aseioeiazione t
Per Torino — Uu Anno L. 5. — A domicilio L, O . — Provisue L. • *0.
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lire per sei mesi.
Le Aft«ociazioiii si ricevono : in Torino a)l’t;nixlo ilol C>lornolc, viole del Re, num. 31.
— A Genova, alla C'appellM ValdoNCs mnru ai S. Chiara.
Nelle provincie, presso miti gli ('//icii poitali per mezzo di Kuaiirt,i;liu dovranno essere invilii
frafwoàl Direttore della Bi osa Nov kll a e non altrinienli.
AU'eslero, ai seguenti indirizzi; Lonuiia, dai ai|u. Niulictt e C. librai. 21 Ileruers-Urent:
Pariui, dallalibreriaC. Meyrucis, ruc Tronchet, 'J; Nimk». dal sig. Pi'jTOl-Tincl libraio; Lieoe;
dai sigg. Uenis et Petil Pierre librai, rue Neuve, is; faijiEvnA, dal sig. K. Bei-oud librai»
Losanga, dal sig. Delafonuiine libiuio.
Collimarlo.
A’ miei Concittadini. — Dna gita da Genova a
Favaie. —Notizie: Francia - .Austria - Costantinopoli
— Annunzi.
A’ MIEI CONCITTADINI
IV.
(Seguito dell’Art. II).
La Bibbia.
0 miei concittadini, increduli nella mente
ma non nel cuore, voi dovete almeno convenire che la Bibbia è il libro pili antico di cui
s’abbia notizia, la prima storia del momlo fisico
e dell’umanità. Nella miscredenza non imitate
gli increduli volgari che la reputano un romanzo, una favola; ma osservate i più dotli
ra*ionalisÎÏ, rqiwtli tengono per vera la narrativa de’ libri sacri. Se poi danno essi un’interpretazione mitica e simbolica ai misteri e ai
miracoli, egli è perchò si scostano allora da
quella buona critica in prima seguita, per la
quale riconobbero appunto la veracità storica
de’ libri venerali dai Giudei e dai Cristiani ; e
non riflettono che i misteri sono talmente collegati fra loro e colle altre parti, e i miracoli
così connessi cogli avvenimenti naturali che
vengono descritti, che, negando gli uni e gli
altri, scomponesi tutto il discorso ed alterasi
la continuità e covenienza dei casi e delle verità naturali.
La rivelazione mosaica è altresì provata dalla
tradizione pubblica sulle origini del mondo,
che esisteva presso il popolo ebreo quando la
Genesi fu divulgata; tradizione così certa e autorevole, che Mosè stesso sollecitava i suoi coinpatriotti ad esaminare il di lui libro, onde conoscessero se aveva detto il vero : è provata
ancora dalla semplice maestà delle narrazioni,
e dall’accordo che sussiste nei punti più essenziali della sloria primitiva colle scoperte che
le scienze moderne vanno di giorno in giorno
facendo.
La Genesi mi parla della comunione ch’esisteva a principio fra Dio e gli uomini ; della
caduta di questi ultimi dallo stato di santità;
della promessa d'un Riparatore. Ebbene, gli
eruditi mi dicono pure che presso i popoli pagani i piü antichi esistevano memorie e tradizioni non dubbie sulla Trinità, sul peccato originale , sulla redenzione, sugli angeli, ecc. ;
quindi, se io contraddicessi a Mosè, contraddirei alla storia universale del genero umano.
Mosè mi accenna ad una civiltà primitiva ,
ed altrettanto ricavo dalle induzioni delle antiche memorie, ed anche dal ragionamento : e
in vero, la civiltà aver doveva buona e solida
base [lerchò servisse di progresso ne’ secoli futuri; se poi tralignò, che cosa vuol dire? Che
si guastò il detto fondamento, vale a diro si
cadde nella trascuranza e corruttela della morale e della religione; tuttavia la civiltà prima
si conservò in alcuni popoli, trapassando dall’uno all’allro, e percorrendo varie parti del
globo, come, a cagiou d’esempio, nello tribii
Semitiche de’ Caldei, degli Indi, degli Egizi,
dei Fenici, dei Telasghi, Etruschi, Persiani,
Greci, Romani, ecc.
Nella Genesi scorgo che tutto fu creato da
Dio, anche il linguaggio; e chi, per non dir
altro, mi conferma in tale verità si è la geologia, oltre alla tradizione e alla storia; gli avanzati studi in proposito mi adt^ilaao dia ia »pecie umana non è più. antica di circa sei o setto
mila anni, come si raccoglie appunto dallo parole di Mosè; e che le lingue semitiche ed alcune altre, belle e perfezionate, dovettero es.sere coetanee o prossime al diluvio; or, da ciò
ne conseguita che, nel breve spazio corso dal
principio del genere umano fino all’epoca in
cui s’incontrano i detti linguaggi, è impossibile che gli uomini sieno riusciti a formare non
soltanto un idioma perfetto, ma nemmeno grossolano, qual sarebbe alcuno di quelli delle tribù
selvaggie dell’Africa, dell’Australia, ecc.
Ormai non v’è più dotto naturalista che, giunto
ai germi dei corpi organici, non ammetta l’azione creatrice; nè dotto geologo che non creda
ad altrettante creazioni quante furono le epoche primitive per le quali passò il globo terrestre, in guisa che l’orgoglio umano si trova costretto a piegare la fronte dinanzi al mistero
e al miracolo, a riconoscere la rivelazione, a
ricorrere ai dettati mosaici.
Mosè dunque con Dio, col Creatore , stabilisce i germi di ogni cosa; indica la formazione
dell’unità mondiale; getta, si può diro, lo basi
della fìsica generale; accenna al sislema dell’attrazione e a quello pure della luce e del
calorico, quali agenti universali della natura,
com’è ritenuto oggidì, vale a dire 33 secoli dopo.
Indi, con maggior precisione discorre dei vari
spazi deH’ultima età che precedette la creazione
dell’uomo; di lui ne dichiara la natura, le sue
prerogative, il suo destino, la caduta, la punizione, il promesso risorgimento; esprime le intime attinenze che hanno tutti gli uomini con
Dio, e l’eguaglianza e la fratellanza ch’esistono
fra loro, e pianta le basi della famiglia e delle
nazioni; racconta la storia deirumanità innanzi
al diluvio; la prima divisione dellu stirpi; l’invenzione delle arti ; la corruttela posteriore. In
seguito, dopo il diluvio, ripiglia il ilio do’ progressi civili, e passa a discorrere del i)opolo
privilegiato, sovrumanamente eletto alla custodia delle antiche verità rivelate. In Noè vedonsi
annunziate tro e|»oclio etnografiche, cioè la potenza dei Camiti prima, indi la sua distruzione
operata dai di:<cendunti di Som c di Jafcl, poi
il predominio di questi ultimi sui Semiti e la
dominazione loro universale.
Rivolgiamoci ora alle storie profano; esso ci
confermano l’anzidetto. Da che provengono intanto le due sètti! dei Nettuniani e dei Vulcanisti, surte fra le caHte sacerdotali antiche d’Oriente e Occidente, passato nolla filosofia greca,
e riprodotte dai geologi del tempo nostro, se
non- dalla memoria dello catastrofi, mondialo
del ditario e pmrialc de! fuoco, ¿cscrittcnda
Mosè? Poscia la storia profana non ci mostra
forse mollissime volle in un paese medesimo
tre stirpi diverse che si succedettero? Per esempio, nella Mesopotamia signoreggiarono a principio i Camiti, indi Assur Semitico, per ultimo
i Caldei indogermanici; e nella valle del Nilo,
i discendenti di Cus (di cui gli eruditi vogliono
cbe i Sangalli sieno un residuo) , poi gli Abissinii parlanti il gheez, lingua semitica, e gli
Egizi autori de’ geroghfici e d’origine giapetica.
Finalmente dov’è che la Genesi colloca il primo
popolo dopo il diluvio? Sulle rive dell'Eufrat®
e del Tigri, poco lunge dai monti deU’Armonia:
ebbene, questo è il solo sito che s’accordi eoa
tutti i dati dello antichità profano e colle migliori induzioni.
E qui m’è d’uopo ricordare un’opinione degli increduli riguardo ai salvati dal diluvio. Mosè
narra che solo Noè colla sua famiglia scampò
dalle acque, e l’apostolo Pieiro lo conferma dicendo che solo otto onij»e furon salvateli* Piet.
III, 20 ; 2*, II, 5) ; queglino invece dicono che
il cataclisma non dovette allagare tutta la terra,
nè spegnere tutta la nostra specio, perchè alcune razze umane viventi, per esempio l’Etiopica, non poterono derivare dai discendenti di
Noè. E certo che dopo il diluvio le lingue sL
confusero e si moltiplicarono, le stirpi si divisero e suddivisero , o surse l’eterodossia cho
fece cadere gran parte deU'umanità nello stato
il più lagrimevole di degradazione e barbarie :
ora, in queste condizioni è forse da sorprendersi se popoli interi, che moralmente divennero come i bruti, siensi pure alterati nel fisico,
mutando lineamenti e colorito, quando al pari
dei bruti sfessi Irovaronsi esposti del continuo
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e per secoli all’azione del sole ardente e delle
tempeste?
Cotesti increduli facciano soltanto l’esperimento di collocare un lor figlio in tenerissima
«tà fra lo montagne, presso una popolazione
«ìd una famiglia povera , alTelta di cretinismo ,
0 prendano ia iscambio un fanciullo cretino,
lo nudriscano bene, lo educhino: vedranno in
capo a qualche tempo gl’incrodibili mutamenti
dell’uno e deH’altro.
In oltre, da chi oggimai non è ricevuto, se
non come dogma religioso, almeno come dogma
polilico, il principio della fratellanza e della
morale eguaglianza di tutti gli uomini? Ebbene,
cotesta fratellanza ed uguaglianza non presuppongono forse una sola paternità, una sola origine, un solo mezzo, un solo fine? cioè che
gli uomini sieno stati arsati da un solo Iddio,
generati da un solo uomo, riscattati da un solo
Redentore per una stessa beatitudine.
Da quanto dissi, o miei concittadini, che vi
lasciate abbagliare da errori che, ripeto, son
già divenuti anticaglie, io concludo che tutte
le origini in genere non possono essere che
atti creativi di una intelligenza intìnitamente
superiore alle intelligenze degli uomini, e
per conseguenza atti sovrannaturali, i quali
non possono adunque essere conosciuti altrimenti che por rivelazione: laonde o bisogna
credere ad essi, ed innalzandoci collo spirito
al di sopra della nostra ragione, ne troviamo la
convenienza ; o viceversa bisogna rinunziare
ad aver alcuna sloria primitiva, e gli annali
dell’umanità diventano monchi, privi cosi di
punto di partenza e di fondamento scientiQco ;
quindi non è meraviglia se tutti quelli che ripudiano la Bibbia, e molti senza averne veduto
nemmeno la coperta, si perdono in vane congetture, in sistemi miracolosamente assurdi,
in ridicole stramberie, com’è quella, per citarne
una, per cui si fa sorgere l’uomo a guisa di
fungo dalla terra. E in ogni caso non è cotesta
nna sostituzione di mistero e di miracolo? E
non è forse più ragionevole il credere a un
Dio creatore? Grande sarebbe il miracolo se la
ragione potesse spiegare cose ad essa superiori,
Tale a dire sovrintelligibili, mentre è la fede la
legge soprannaturale dell’intelletto che ci rivela, come dice l’apostolo Paolo, in ¿specchio
e in enimma alcu na verità di tal genero (1 " Cor.
xm, 12).
L’apostolo Paolo, ch'era certo uomo dottissimo ancho nel senso mondano, all’infuori dei
«Ioni del Santo S[)irito che aveva ricevuto, ci
insegna pure che se per conoscere le cose dell’uomo si richiede lo spirito deH’uomo ch'è in
lui, per conoscere le cose profonde di Dio occorre lo spirito di Dio [I» Cor., II, 10 e seg.) ;
vaio a dire che al disopra della ragione vi è un
altro lume chc fa d’uopo ricercare onde poter
contemplare oggetti più sublimi. Egli poi diceva
ai Corinti: « Noi predichiamo.Cristo crocefisso,
« che è scandalo a’ Giudei e pazzia a’ Greci »
(1® Cor., I,'23). E non è ciò chc dicono pur oggi
gli increduli? Pazzie, pazzie sono i misteri e
1 miracoli della Bibbia.
Infine Paolo stesso dice ora a me, dice a voi,
0 miei concittadini, nell’epistola ai Colossesi,
cap. II, 8; « Guardale che non vi sia alcuno
« che vi tragga in preda per la filosofia e vano
« inganno, secondo la tradizion degli uomini,
tt secondo gli elementi del mondo e non secondo
« Cristo ».
CM GITA D.\ GEMVA A FAVALE
(Brano di giornale di un evangelista)
Genova colle sue spiaggie è una di quelle citta
d'Italia in cui forse più che in altre si appalesano
gli influssi malefici della clerocrazia, la quale,
com’è suo ccfttume, sotto nome di religione e di
virtù cristiana, mantiene una profonda superstizione ed una brutta immoralità: a radicare cotesti mali contribuirono assai le compagnie di
laici, ordinate dai clericali stessi, in antico, fin
dall’epoca della repubblica, e distinte in diversi
oratorii, che abbracciavano ogni classe di cittadini, dal nobiluomo e dalla nobildonna e discendendo sino ai faccióni e alle trecche.
In una memoria scritta in proposito, già prima
dogli attuali nuovi ordini politici che reggono il
Piemonte , da leale persona e bene informata
delle condizioni dei Liguri, leggesi il passo che
segue:
« Le minuziose divozioni, le meticulose os« servanze..., le visite mattina e sera alla Chiesa,
« l’assiduita non interrotta ai tridui, alle novene..,
« anche nelle ore serotine, le lunghe stazioni al
<f confessionale, le frequenti e spesso quotidiane
« comunioni, fanno sì che le ragazze e le donne
« che vi sono aggregate nelle città e nelle dio« cesi sono affatto inutili nelle famiglie, nocive
« per l'abbandono degli affari domestici...... Le
« inobbedienze ai ¡^nitori, ai mariti che ne de« rivano, le tristi conseguenze dell’uscir sole di
« casa le giovani del popolo a buonissimo mat« tino ed a sera avanzata, danno occasione a non
« pochi inconvenienti ecc. ecc. ».
Un fatto recente accaduto a Favaie, riviera ligure di levante, viene a confermare quanto diciamo sull’ignoranza e il fanatismo seminato dai
clericali in quella contrada. Ecco ciò che scrive
un nostro amico che si trovava sul luogo:
((.... Noi partimmo da Genova il sabbato
29 marzo prossimo passato , di buon mattino ;
avevamo preso i nostri posti nell’interno d’uua
vettura, vecchia baracca ; quattro persone potevano sedersi abbastanza comode, ma si volle stiparne sei, quasi come stipansi le acciughe nei,
barili. Per fortuna uou faceva gran caldo e tenendo le portiere aperte si poteva respirare. Mi
stava di fronte un giovane signore genovese, parlante assai bene il francese. Dopo le ciancie consuete sul bel tempo e la pioggia, la conversazione s’impegnò sulle ferrovie e i molti vantaggi
che recano. Il mio interlocutore aveva assai viaggiato, in Italia, in Francia, in Inghilterra, nelle
due Americhe; poteva dunque parlarne con conoscenza. Avendo io esternata l’opinione che le
ferrovie sono un potente mezzo di civiltà, egli
disse che non lo credeva; che riguardo alla civiltà si hanno le più false idee; che la civilizzazione non consiste nell'avere belle case, eleganti
vestimenta, ricchezze ed una forma di governo
piuttosto cheun’altra; che laciviltànou è il frutto
nè dell’istruzione, nè della religione, nè del commercio de’popoli, né dell’esperienza che ci può
offrire la storia; che la civiltà consiste nella moralità di un popolo c nella maggiore felicità di
cui può godere.
« — Tu hai a fare con un filosofo, dissi a me
stesso. — Risposi, che senza dubbio tutte quelle
cose non erano la civiltà , ma contribuivano a
produrla, e che la religione in particolare è la
prima base d’ogni civilizzazione (1). — E qual
religione? diss’egli. — Certamente la religione
cristiana ch'è la sola vera civilizzatrice. — Ebbene, soggiunge il mio compagno di viaggio, io
non sono del vostro avviso , imperciocché, vedete l’Inghilterra, ella non è cristiana e possede
una civiltà senza confronto superiore a quella
de' paesi cristiani , come Italia e Spagna : ecco
gli Stati-TTniti che hanno una civilizzazione anche essi ben superiore a quella di tutti gli altri
Stati americani. —
cc Per soprappiù e a guisa d’illustrazione di
quanto egli aveva detto mi offerse l'esempio della
mirabile civiltà dello Stato Parmense, dove pochi giorni avanti, se non partiva subito, sarebbe
stato posto in carcere, perché aveva osato dire
essere ingiusto che la città fosse messa in istatO'
d’assedio e che tutta la popolazione dovesse sofferire per le colpe di uno o due assassini.
« Io gli risposi che i suoi detti venivano ad
appoggiare le mie asserzioni, perchè l’Inghilterra e gli Stati-Uniti professano il vero cristianesimo, tal quale ci'è rivelato nelle Sante Scritture, mentre gli altri paesi da lui nominati non
professano che un'immagine affatto alterata del
suddetto cristianesimo. — Ed egli a me: Ah! ciò
vuol dire, signore, che voi anzi confermate le
mie parole; essere, cioè, la morale che costituisce la civiltà; in Inghilterra e agli Stati Uniti
seguesi una religione che passa nella pratica e
produce la morale, mentre il cattolicismo romano ò soltanto una religione di forme, di cerimonie, di atti esteriori che non migliorano i
sentimenti (2).
Ma conviene ch’io abbandoni il conversare di
carrozza e mi affretti di giungere a Favaie per
parlarvi deH’affettuosa accoglienza che mi aspettava. Giunti a Chiavari, ci ponemmo in cammino
verso le3pom.,e molto affaticati giungemmo alla
casa dei nostri amici i Cereghini verso le dieci.
Siccome la notte era oscura, cos'i nessuno ci
vide arrivare; ma fummo spiacevolmente sorpresi,
nell’udire un orribile frastuono di corni, d’istrumenti da cucina, ecc.: ci fu detto che da nove,
giorni simile fracasso ripetevasi tutte lo sere, a
cagione del matrimonio che doveva celebrare
l’indomani la vedova di Giuseppe Cereghini con
un giovane del vicinato, e che gli abitanti del
villaggio credevano che già fosse compiuto. Lo
sposo leggeva da qualche anno il Nuovo Testamento, ma di nascosto per non recare troppa inquietudine a’ suoi genitori, e in ispecie al padre,
zelante papista, che avrebbe fremuto nel sorprendere un figlio in cosi aperta contravvenzione agli ordini del suo curato. Nondimeno la
verità aveva penetrato nel cuore del giovane ;
era convinto che laChiesain cui trovavasi aveva
■fascosto la verità in un ammasso di errori , di
superstizioni, d’idolatria, e già si asteneva il più
possibile di andare alla messa; però non ardiva
dichiararsi apertamente pel Vangelo ed unirsi
alla Congregazione evangelica di Favaie. Una
esterna circostanza venne a porlo nella necessità
di decidersi: fu il suo matrimonio.
(1) La vera coltura di un popolo risiede nel buon ordine
delle sue instituzioni; (|uindi la civilt.^ si potrebbe definire
l'aumento progressivo del sapere (di cui la religione cristiana
ne è la base e l’apice) e l’attuazione esteriore e successiva di
esso Iledaiione.
(2) 11 cattolicismo romano non è il cattolicismo cristiano :
fuori del crislianesimo non può trovarsi la vera e perfetta
morale : la morale è l’essenza della religione di G. C.
La Redaiione.
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« Egli fece il possibile per ottenere l’approvazione paterna, ma invano : i! curato aveva date
le sue istruzioni ch’ebbero pieno effetlo, e il giovane che riputava suo dovere di non retrocedere,
si vide costretto ad abbandonare la casa paterna.
Allora ei venne a trovarmi a Genova, onde manifestarmi le sue convinzioni , e l’intenzione di
sposare la giovane vedova. Fu questa visita che
fece credere agli abitanti delle vicinanze che il
matrimonio si foSse già compiuto, e al di lui ritorno a Favaie essi non mancarono di fare le più
orribili serenate.
« Ora la mia gita non aveva soltanto per iscopo
di visitare la chiesa e predicarvi, ma di celebrare
eziandio la Pasqua cristiana coi fratelli di lassù
e benedire il matrimonio progettato.
« L'indomani del mio arrivo (la domenica),
essendo uscito in compagnia per una passeggiata, fummo assaliti a colpi di pietre da biricchini imboscatisi al di sopra di uoi ; poco dopo
scoprimmo una truppa numerosa di giovani che
si recavano alla messa, facendo risuonare orribilmente i lor corni e una prodigiosa quantità di
que’ campanelli ohe si accollano alle pecore e
capre quando vanno al pascolo sui monti. Ci
aspettavamo più tardi un uragano maggiore; laonde giudicammo prudente di fare il nostro culto
al mattino, mentre gli abitanti non erano ancora
di ritorno.
« La piccola assemblea si raccolse ; componevasi di una trentina di persone ; presi per soggetto del mio discorso 1* Cor., X, 7 e 8. La voce
essendosi prontamente sparsa che il matrimonio
dovevasi compierein quell’istante, alcuni curiosi,
fra gli altri il sagrestano medesimo della Chiesa
romana, vennero per osservarne la cerimonia;
ma noi avevamo deciso che la benedizione nuziale non avesse luogo se non dopo la predica;
furono dunque forzati ad ascoltar questa, prima
d’essere testimonii di quella. E devo confessare
ch’eglino si mostrarono forse i più attenti, non
distolsero mai l’occhio da me. Finalmente giunse
la cerimonia matrimoniale, di cui la nobile semplicità destò meraviglia nei curiosi, e ne ricevettero buona impressione ; andandosene, dicevano: c Cotesti sposi sono ben felici; a noi costerebbe uno scudo almeno per dire il ì< alla presenza del curato, ma essi non hanno speso un
centesimo; il che è una gran bella cosa ».
« Appena ebbimo finito il nostro servizio del
mattino, udimmo lo strepito della folla che se
ne ritornava dalla messa; il capo giungeva dritto
e fiero come un Artabano montato sulle spalle
d’un suo camerata, aveva il corno alla bocca e
lo faceva rimbombare con tutta la forza de’ suoi
polmoni. Questa gente si piantò dinnanzi alla
casa dei Cereghini e cominciò il solito susurrio
infernale. Questa voha volevano aver a che fare
coi Bardesi (Valdesi).
« Uscii accompagnato dal maestro di scuola e
un suo cugino, per visitare il piccolo cimitero
della famiglia Cereghini; appena fuori, la moltitudine dei fanciulli e de’ giovani ci segui dovunque, ci attorniò, ci stordi colle musiche loro:
chi aveva un corno, chi un’enorme vanga sulla
quale batteva a reiterati colpi un pesante martello , ecc., ecc., e ciò era accompagnato con
danze, con grida orribili e con gesti ed espressioni di fisonomie veramente sataniche ; mi occorse una buona dose di pazienza per sopportare
if tutto.
« Più tardi, profittammo ancora del tempo in
cui gli abitanti ritornavano alla chiesa da buoni
devoti e forse per far ribenedire gli strumenti
loro che portavano seco, onde fare il culto del
dopo pranzo. La sera temevamo d’essere distur
bati assai nell’atto di celebrare la memoria delle
sofferenze di Gesù Cristo, partecipando alla santa
Cena. Al secondo ritorno dalla chiesa, la turba
sembrava animata da nuovo ardore, e molti giovani, a non dubitarne, erano abbastanza infiammati d’acquavite. Hanno fatto il possibile per
provocarci, e non aspettavano che un segnale
d’impazienza per parte nostra, onde passare ad
atti brutali. Noi avremmo potuto disperdere questi tumultuanti, ma sentivamo assai bene cTie il
dovere del cristiano è di rimanere in pace con
tutli e di sofferire con calma l’insnlto.
« Giunta la sera nel mentre che il baccanale
continuava di fuori, in casa tutte le famigie dei
Cereghini erano tranquillamente riunite nella
sala della scuola all’ingiro di una tavola modesta, onde prendere, come hanno il costume, il
cibo in comune e che precede la santa Cena.
Giunse il momento di celebrare il sacro rito: un
grande raccoglimento regnava nella piccola assemblea: ilnuovo|maritato, dopo un osarne che ci
assicurò aver egli bastante conoscenzadelladottrinadi salvezza, fuammessoalla Comunione, eia
congregazione gioiva nel vedere cosi in lui sostituito quegli de’ loro caduto nell’apostasia, per
aver amato il presente secolo e averlo preferito
all’obbrobrio di Cristo. Compiuto l’atto solenne,
cantate le laudi al Signore, pronunziata nna preghiera e rese le dovute grazie, i membri delle
famiglie, come pur usano dopo la Comunione, si
diedero il bacio [fraterno ; quindi tutli ci ritirammo nelle nostre stanze.
« Il lunedi mattina prendemmo congedo dai
nostri amici di Favaie che s’erano raccolti prima
d’andare ai loro lavori : fui invitato a pregare
e lo feci in pien’aria: quindi riprendemmo la via
di Genova, non più per Chiavari,ma perla strada
di Recca ch’è la più corta ».
Frìncia.—Anniento dei delitti. Le cifre che
seguono mostreranno anche ai più increduli ed
ostinati , a quali conseguenze deplorabili si
esponga quel governo, che per dabbenaggine, o
per tristizia, abbandona la pubblica istruzione ai
preti di Roma, o alle loro creature. Ricaviamo
dal rapporto ufficiale testé pubblicato sullo prigioni di Francia, che il numero dei carcerati per
offese criminali, il quale era nel 1S15 di 16,009,
è salito attualmente a 22,3251 Fra questi, i giovani incriminati che nel 1839 sommavano a 1,3^34,
sono adesso a 9,364 !
È all’ignoranza che il minislfo^ attribuisce
questo aumento straordinario di colpevoli; e fa
osservare, che fra 20,000 prigionieri, 10,500 furono trovati privi aH’intnlto di qualsiasi istruzione ; 6,000 sapevan leggere solamente; 2,000
leggere e scrivere, e ">00 mostrarono di aver
ricevuto un’educazione superiore. Nelle prigioni
francesi vi hanno delle scuole destinate a ricevere quei reclusi che dieder saggio di una buona
condotta; e troviamo che 3,000 individui solamente su 10,000 vi furono ammessi. E inutile
avvertire, che quello scuole sono esse pure condotte dai preti.
Austria. — Amenità edificanti intorno al Concordato austro-papale. Leggiamo nella Gazzetta
di Ausburgo, che in una parrocchia del Varalberg
nacque un curioso litigio fra il prete ed il municipio. Questi, che aveva sempre nominati i sagrestani della Chiesa, ebbe, non ha guari, ad
esercitare un tale ufficio, e lo fece senza badare
altrimenti alle pretese del parroco che voleva
far valere in ciò i diritti conferitigli dal Concordato. il prete, indispettito, ]iubblicò una
sentenza di scomunica contro il Presidente de!
Municipio, e contro duo de’ suoi membri.
Ognuno sa, cho ottanta circa fra arcivescovi
e vescovi austro-cattolici si sono adesso riuniti a Vienna, per discutere e definire le materie che al Concordato papale si riferiscono.
Ecco cosa scrivo di colà il corrispondente del
Times.
«I tribunali ecclesiastici decideranno d’ora
innanzi a quali condizioni si abbiano da permettere i matrimonii misti fra i sudditi imperiali.
L’essenziale di queste condizioni sarà l’obbligo
pe’genitori di allevar la prole nella fede cattolica,
la politica di questo governo mirando a dimiuuire
la popolazione protestante, a profitto della cattolica. La questione de' matrimonii misti, e dell’educazione dei figli di genitori che appartengano alle confessioni non romane, ha preoccupato grandemente il pubblico in quest'ultimi
tempi, come quella che interessa del pari ogni
classe della Società.
La Gazzetta di lìresìair, che d'ordinario ò ben
informata in sulle faccende de’])reti ri assicura
che i vescovi austriaci, prima dj esst cc ammessi
al .Sinodo, furono obbligati a fare una confessione
di fede conforme ai canoni di Trento, e a confermarla con un solenne giuramento. Il ministro per gli affari ecclesiastici, il conto di Thun,
ha sottoposto al Sinodo le seguenti materie.
1.“ Le leggi sul matrimonio. 2.“ Regalamcnto
da adottarsi intorno alle scuole. 3.® Amministrazione delle finanze scolastiche ed ecclesia^
stiche. 4.” Sul modo d'indennizzare i vescovati,
i conventi e le parrocchie delle perdite provenienti dal soppresso diritto di corvée. 5." Giurisdizione sopra gli ecclesiastici. — Il giornalista
soggiunge che sarà difficile di poter conoscere
le decisioni de’ venerabili prelati, prima che il
papa e l’imperatore le abbiano sanzionate: e che,
come quei sacri diplomatici sono già usi a tenere il segreto del confessionale, non c’é nemmeno a far capitale sopra qualche involontaria
indiscretezza dal canto loro. Ciò nullameno la
Gazzetta delle Poste pretende sapere, che furono
già adottate delle misure severissime contro la
stampa; e che si fecero delle nuove leggi, per
armonizzare l’amministrazione della giustizia
secolare ed ee.clesiastica.
Nonostante il silenzio impenetrabile di quei
reverendissimi, e senza badar troppo alle congetture più o meno fondate dei giornalisti anzidelti, noi non abbiamo un dubbip al mondo, che
le due autorità s’intenderanno a meraviglia per
raggiungere più sicuramente lo scopo a cui mirano in comune, e che è quello di faro sparire
afTatto le pochissime franchigie che rimanevano
ancora alle infelici popolazioni dell’impero. La
spada ed il pastorale faranno a gara perché )e
tenebre della superstizione e dell’ignoranza si
stendano sempre più folte, onde poter cosi re-’
guare sulla coscienza dei loro sudditi soli, assoluti e indisputati padroni. Ma chi sono costoro,
che pretendono di mangiare le creature di Dio,
come si mangia il pane? È gente senza iutendimenlo, che non sa che il Signore gli sdegna ,
che gli svergognerà, e che, come fece già le tante
volte per lo passato, insieme alle loro ossa, dissiperà le pazze e superbe macchinazioni che
hanno nelle tenebre e in segreto concepite contro il diritto e contro la giustizia. Salm. I. III.
ViKNKA. — Calunnie di un giornale. — Il si
gnor Unger , uno de’ professori i più popolari
dell’universilà di Vienna, il di cui nome dev’essere ben conosciuto da tutti gli Europei che si
4
occupano di botanica e di geologia, fu incolpato
dalla Gazzetta della Chiesa , di Vienna, d’avere
esposto dottrine che non s’accordano colle sante
Scritture. Gli studenti, estremamente sdegnati
contro simile accusa, mandarono una deputazione al ministro dell’istruzione pubblica, ed assicurarono quest’uomo di Stato che il rev. Sebastiano Bruner, l’autore dell’articolo della Gazzetta della Chiesa, aveva azzardato una menzogna. {'Cristian TimesJ.
Costantinopoli. — Lady Blackwood. — Fra
le dame inglesi che mostrarono tantaabnegazione,
merita d’essere citata lady Alicia Blackwood, moglie del rev. dot. Blackwood, cappellano. Klla
si è incaricata, a Scutari, della cura di 500 donne
e figli di soldati ch’erano senza ricovero e senza
mezzi. Molte delle prime si trovavano abbandonate ad una vita di disordine. Ha fatto loro costruire un ospedale, un purgo ed aperse una
scuola. Tutto ciò si esegui, eccetto un lieve soccorso, col mezzo di doni particolari.
— I missionari eTangelici a lord Stratford de
Redcliffe. — Eiproduciamo qualche passo dell’indirizzo presentato dai missionari evangelici
divarie chiese cristiane all’inviato straordinario
e ministro plenipotenziario di S. M. Britannica
presso la Sublime Porta, nella circostanza della
pubblicazione deìVAtti-Sce^riffo imperiale.
«.......Noi abbiamo la convinzione che
VA Iti-Sceriffo imperiale, testé pubblicato, realizMrà le nostre dolci speranze. La Turchia, >•
vata da imminente distruzione, vedrà giorL
ghori. La luce splenderà sopra coloro chetvissero lungo tempo nelle tenebre; e speriamo vedere in breve le popolazioni della Turchia gioire
della prosperità sociale e della libertà religiosa,
e sedere pacificamente sotto le proprie lor vigne
e i lor fichi. V. S. ci permetterà di dire che risguardiamo VAtti-Sceriffo come del tutto soddisfacente, non solo nelle sue disposizioni sociali,
ma eziandìo in quanto concerne la libertà di
coscienza. Aver agito con meno ritenutezza,
trattando cosi grande principio, come alcuni forse
pensavano, sarebbe stato imprudente, ed avrebbe
di certo ritardato il trionfo della verità in vece
di affrettarlo. Ciò non avrebbe servito che a mettere in pericolo il riordinamento e la riforma
della Turchia. Le cose furono aggiustate in maniera da infonderci le più brillanti speranze per
l’avvenire.
< L’atto imperiale non richiede che d’essere
convenientemente applicato, quando l’occasione
si presenterà, per accorgersi tosto della sua importanza.
«.....La tentazione di cedere alle circostanze, e di sacrificare i principii della verità e
della giustizia ai pregiudizi popolari, sarà potente e continua. La novità delle riforme che
devono essere introdotte nell’amministrazione
degli interessi spirituali della nazione, nonché
l'altezza ed importanza loro , esigeranno per
qualche tempu i consigli pratici e la cooperazione dello straniero: tale servigio sarà bene accolto anche dal governo il più vigoroso nell'aiutare a compiere le intenzioni d’un sovrano benevolo e nel rendere un’eguale giustizia alle numerose denominazioni religiose, come pure agli individui, senza farsi paura delle persone e del
fanatismo tradizionale !
« Sebbene consideriamo come assai delicato
il problema da sciogliersi, pure miriamo cou
gioia all avvenire, confidando iu Dio che già fece
tanto per Ih Turchia, e che senza dubbio condurrà a termino l’opera della sua rigenerazione ».
ANNUNZI.
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Viale del Re, iV- 31.
Sono giunte di fresco le seguenti Opere, vendibili
al prezzo di Parigi e di Ginevra,
Ad uso specialmente della gioventìi.
Laborde (l’ibbé^ Entretiens sur la Salette
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écoles— 1 vol. in-12® . »
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L’Anatomie du cœur—1 vol.
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Quelques maladies spirituelles
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Quelques travaux de Dieu dans
les âmes — 1 vol. in-12» »
Tableaux évangéliques —1 vol.
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(M.me C.) Poésie chrétienne
recueillie de divers auteurs
français, 4me édition — 1
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Pressencé (Ed. de) Conférences sur le
Socialisme et sur le Christianisme— 1 vol. in-8» » 4 »
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ties de Redcliffe, 2 vol. . » 6 »
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ternelle. f 3. v.
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Trusta Le presbytère en plein soleil,
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Monod Saint-Paul, cinq discours —
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morts ; souvenir aux amis
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Pierre — 2 vol. in-8» . » 6 »
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Ledkrhose Vie de Mélancton — 1 vol.
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Næf Histoire abrégée de la Réfor
mation (ouvrage couronné)
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NB. In un prossimo numeru darcnio un elenco dei libri piü
specialmente destinali alla giovcntîi.