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Anno 113 — N. 4
23 gennaio 1976 — L. 150
Spedizione in abbonamento postale
I Gruppo /70
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Andare incontro o essere contro?
Il dilemma della chiesa nel mondo d'oggi
Sarà che il compromesso storico è ormai neH’aria, sarà che i problemi della
società italiana esplodono, sarà la crisi
della chiesa post-conciliare ma è un fatto che negli ultimi tempi i problemi della chiesa cristiana si trovano sulle pagine dei giornali con una frequenza ed una
ampiezza che alcuni anni fa non si sarebbe creduta possibile. A dir il vero non
sono i problemi della chiesa, è la chiesa
stessa che è presente, che fa, dice, si espone, esprime pareri nei problemi della vita
di tutti. Agli italiani di oggi come di ieri,
non interessa discutere di teologia, di riforma liturgica, di sacra Scrittura o di
diritto ecclesiastico, ma sembra interessare in misura crescente quello che i cristiani dicono e pensano nelle questioni
della vita nazionale.
UNA CHIESA PRESENTE
Si tratta spesso, è vero, di una presenza contestata, discussa, valutata criticamente e non solo di una presenza ossequiata e riverita. Si parla della chiesa e
dei cristiani, delle loro scelte e delle loro
posizioni, non sempre in termini elogiativi, per approvale, ma anche per denunciare. Si parla più contro che in favore
ma è un fatto , su cui vale comunque la
pena riflettere, si parla della realtà cristiana. Solo giornalismo? Gusto della notizia, necessita di far leggere i giornali?
Non solo. Probabilmente è in atto il superamento dei complessi di inferiorità,
che tanti credenti hanno vissuto nel loro"
rappoi to con la realtà del mondo, da un
lato, e dall'altro il superamento delle vecchie forme di anticlericalismo laicista tipico della società italiana.
A Roma il tribunale Russe] mette in
luce il fatto che larghi settori della chiesa hanno avuto rapporti con i poteri dittatoriali dell'America latina, a Torino il
card. Pellegrino celebra la messa nelle
fabbriche occupate (e Nuova Società esce
con uno di questi incontri in copertina
^.‘^Lg®™aio), a Modena i preti opeai Italiani dibattono i loro problemi, a
Milano le femministe invadono pacificamente il duomo per protestare contro il
documento vaticano sul sesso.
In tutto questo la chiesa cerca però ancora la sua strada quasi al buio. In al
cuni casi va « contro la gente », è il caso
del documento teologico sul sesso, e quello precedente sul divorzio, va « contro »
nel senso che si irrigidisce su posizioni
che l'uomo avverte come nettamente superate dalla sua sensibilità e dalle sue
situazioni personali.
Va contro perché solleva problemi già
risolti dall'uomo medio, e li solleva ponendo intralci alla libertà, divieti, remore; perché è piena di timori, di resistenze, perché il suo messaggio appare spesso come un appello a far marcia indietro, un frenare gli slanci, la creazione,
l'espressione dell'uomo.
Non di rado però la chiesa appare
come una realtà che « va incontro » alle
realtà del mondo, a certe realtà del mondo moderno; va incontro nel senso che
si preoccupa di dire la sua parola b semplicemente di essere presente: nella fabbrica in crisi come nella manovra controrivoluzionaria della CIA, con i preti operai ed i detentori del potere. Va incon
tro perché non gira la schiena ma si
preoccupa di mettersi anche lei in cammino per stare al passo con il muoversi
della storia.
Troppo facile ed ingenuo sarebbe da
parte nostra dire che questa chiesa è
quella che conosciamo da sempre, la istituzione romana, vaticana e papale; troppo facile perché metteremmo a posto la
nostra coscienza a buon mercato.
Anche il nostro piccolo mondo evangelico italiano, ed il grande mondo evangelico europeo, vive a modo suo lo stesso
dramma: essere contro nei fatti o essere
preoccupato di andare incontro nei gusti.
Cercare di adattarsi ed urtarsi di fronte
con gli uomini con cui si vorrebbe vivere in comunione di ricerca.
A meno che il problema della missione, della evangelizzazione, della testimonianza, come si dice, sia proprio qui: a
voler cercare di andare incontro alla gente si finisce col trovarsi contro l'uomo.
Giorgio Tourn
TRIBUNALE RUSSEL
EMESSA LA SENTENZA
«Alla tribuna dell’ONU parlano gli Stati, alla tribuna del
Russell” hanno parlato i popoli »
Sabato 17 gennaio, con una dura sentenza che accusa le società multinazionali, il governo americano ed il segretario
di Stato Kissinger di sostenere la repressione in Sud America, il Tribunale Russell II ha concluso la sua 3“ sessione. Non
si riunirà più: « rischieremo — ha detto
Lelio Basso — ora che abbiamo scoperto
il velo e denunciato al mondo intero con
quali metodi e con quali scopi si muove
la rnacchina dell’imperialismo, di ritrovarci a ripetere sempre le stesse cose, le
medesime denunce ».
Se il Tribunale Rüssel chiude, promuoverà però un’iniziativa che permetta all’organizzazione di fare ancora sentire la
sua voce: con la creazione di una fondazione internazionale per i diritti e la liberazione dei popoli.
Più prete o più operaio?
Serramazzoni (Modena). Il convegno
ai gennaio dei 145 preti operai non è passato sulla stampa sotto silenzio. E questo per tanti motivi. Innanzi tutto la scelta di alcuni preti, per il mondo del lavoro, in questi anni (nel ’69 erano solo
una quarantina) ha registrato un notevole aumento. Oggi sono già 300. La ricerca d’autenticità cristiana, di reale inserimento nelle lotte sociali, ha portato
molti dal sicuro mondo della canonica
QUESTO NUMERO
■ La predicazione 2
■ Quo vadis, Chiesa Val-
dese? 3
■ CEvAA 4
■ Dalle nostre chiese 5
■ Cronaca delle Valli 6-7
alla catena di montaggio. E per la prima
volta, ad un loro convegno, è arrivato un
vescovo: mons. Cesare Pagani. Ho portato nel mezzo dei lavori, la parola della
Conferenza Episcopale italiana (CEI).
La proposta concreta era il « raccordo
organico » con la CEI dei preti operai
(le smagliature si allargano e si cerca di
rattopparle prima che sia troppo tardi).
Gli operai-preti hanno preso tempo. Risponderanno attraverso i delegati regionali alle dichiarazioni del presule. La loro risposta implica questo dilemma: fedeltà alla Chiesa istituzione o fedeltà agli
obiettivi del movimento operaio? Essere
più preti o più operai? Difficilmente la
risposta dirà « si » al « raccordo » con la
CEI. Infatti una risposta positiva sarebbe un passo indietro nella costruzione
dell’unità della classe operai. Una risposta negativa, forse non risolverà tutti i
problemi d’identità del prete che è operaio in fabbrica, ma eviterà una strumentalizzazione da parte della gerarchia.
Ma appena il vescovo ha chiuso la porta, l’assemblea ha intonato 1’« internazionale » ; il « raccordo » era saltato...
Il tribunale ha preso in esame la situazione di: Argentina, Bolivia, Brasile, (3Ìle, Colombia, Guatemala, Haiti, Nicaragua, Paraguay, Porto Rico, Repubblica
Dominicana, Uruguay.
Dalle numerose e inoppugnabili testimognanze di centinaia di persone il tribunale ha condannato i governi di questi
paesi, colpevoli di violazioni gravi e sistematiche dei diritti dell’uomo e dei popoli.
Ha condannato « il governo del Brasile
in. quanto colpevole del crimine di genocidio; il governo del Cile per la violazione di tutti i principi del diritto d’asilo all’interno e all’esterno del suo territorio e
per la persecuzione all’estero, e a volte
l’assassinio, dei suoi cittadini esiliati ».
Dura condanna agli USA: « perché in uno
spirito di violazione sistematica dei diritti dell’uomo organizzano la formazione
poliziesca degli eserciti e delle forze repressive »; al segr. di Stato Kissinger « la
cui responsabilità nel colpo di stato in
Cile è stata recentemente stabilita in modo ufficiale ».
Presenti a Roma numerose personalità
della Resistenza internazionale: fra gli
altri la sorella di S. Allende e la sorella
di Che Guevara: « Sono qui non come sorella di Che Guevara ma come una testimone dei quattromila prigionieri politici
in Argentina... inoltre sono qui per provare che la tortura nel nostro paese è
praticata fin dalla morte di Peron ».
In Argentina la situazione è oggi gravissima: solo nel 1975 il famigerato
« Squadrone della morte » (A.A.A.) ha assassinato oltre 1.000 persone.
■ Le chiese evangeliche valdesi e metodiste dedicano la giornata del 25 gennaio ad una riflessione sul problema
missionario. A pag. 4 notizie sulla Comunità Evangelica di Azione Apostolica
( CEvAA ) di cui le nostre chiese sono
membro.
ciò
Fare
che si dice
« Come dunque invocheranno
colui nel quale non hanno creduto? E come crederanno in
colui del quale non hanno udito parlare? E come udranno se
non v’è chi predichi? ...Così la
fede vien dall’udire, e l’udire si
ha per mezzo della parola di
Cristo » (Rom. 10: 14 e 17).
Il Vangelo invita i cristiani a dividere la loro vita con quella degli altri
uomini per manifestare il valore ed il
senso di un servizio che non ha il solo
scopo di soddisfare i bisogni personali
e materiali degli uomini.
Tuttavia per tutti gli uomini VEvangelo è una « Buona Novella », è quindi
necessario che il credente la proclami
come tale. In altre parole, ogni credente in Gesù Cristo deve spiegare i motivi del suo impegno.
Perché? Perché l’esempio di una vita impegnata o la qualità del servizio
non sono sufficienti per iniziare nell’uomo il processo che conduce ad una
vita nuova.
Nel testo citato l’apostolo Paolo non
lascia alcun dubbio in materia. Essere
nel mondo per condividere le gioie e le
sofferenze dei nostri contemporanei.
D’accordo, ma anche e nello stesso
tempo per proclamare che Gesù Cristo
è morto ed è risuscitato perché ogni
uomo possa conoscere il valore e l’importanza di una vita orientata da Lui
e su Lui.
Soltanto: c’è una differenza fra quello che si dovrebbe fare e quello che
riusciamo effettivamente a compiere e
normalmente riconosciamo una tale
priorità al « fare » che il « dire » non
si manifesta più (oppure è vero anche
il contrario).
Questa preferenza rivela un impegno
da non sottovalutare, ma anche una
insufficienza, addirittura un « rifiuto »
destinato ad indebolire la testimonianza che vogliamo rendere a Gesù Cristo.
Per questo occorre riflettere affinché
un poco dell'opera di Cristo diventi visibile in quello che cerchiamo di compiere.
Leggendo la preghiera sacerdotale
(Giov. 17) ci rendiamo conto che lo
scopo dell’azione di Cristo è quello di
far conoscere l’amore di Dio ai discepoli e, per mezzo di essi, a tutti gli
uomini. Scopriremo quindi l’atteggiamento cristiano corretto esaminando
attentamente la vita di Gesù.
Certo, VEvangelo non ci propone una
ricetta sola. Rassicuriamoci, c'è di che
soddisfare tutti i temperamenti. Ma
nel Vangelo troviamo sufficenti ragioni
per dire che Gesù ha sempre legato gli
atti alla parola, cioè all’insegnamento.
La nostra azione, oggi, non può quindi
essere diversa. Ignorando questa necessità o lasciandola da parte insegneremo ai nostri contemporanei solo a
conoscere « noi stessi ». Perché i membri della chiesa di Cristo possano pretendere di incarnare quaggiù il corpo
di Cristo devono porsi come obbiettivo
di insegnare agli uomini della loro generazione a conoscere l’Eterno, il solo
vero Dio e colui che egli ha mandato
per salvare gli uominic Gesù Cristo.
Questo mi sembra essere l’essenziale della nostra missione.
Remy Addor
2
23 gennaio 1976
a colloquio
con / letiori
Le trasmissioni televisive della rubrica
Protestantesimo ed il culto Radio delle
ultime settimane hanno suscitato in molti evangelici non pochi interrogativi. I
due interventi maggiori sono quelli del
past. Sbaffi, per lunghi anni impegnato
in questo lavoro e del fratello Renato
Malocchi che pubblichiamo nella pagina
accanto. Questo dibattito fraterno mostra
che il problema dello strumento televisivo e radiofonico sta diventando acuto
nella coscienza degli evangelici italiani,
per lunghi anni si è andati avanti usufruendo di un servizio, oggi si comincia
a comprendere che si tratta di uno strumento da impiegare per la proclamazione dell'evangelo. Molto ci sarà ancora da
dire nei prossimi mesi sul tema e ci auguriamo sia sempre costruttivo.
La predicazione è l’anima della Chiesa
La teologia dei Riformatori pare essere più vicina allo spirito del documento di Accra di
quanto non lo siano le nostre comunità - Ma, al di là delle parole, è proprio così?
Ancora sul tema del culto Radio abbiamo ricevuto parecchie lettere fra cui una
da Roma da una sorella in fede che esprime le sue perplessità sulle predicazioni
ascoltate.
Infatti la lettera prosegue riprendendo
criticamente i culti delle ultime domeniche aventi come temi « l'aborto » o « la
lotta di classe ».
Riserve anche da Imperia sulla trasmissione Protestantesimo di Natale, anche
se valido il coro che ha cantato in quella
occasione:
Le scrivo in riferimento alla trasmissione di
« Protestantesimo » che è andata in onda il giorno 25 dicembre.
Mi pare ehe la'coincidenza, l’occasione fortunata per cui il Natale cadeva proprio di giovedi,
non sia stata affatto sfruttata. Il coro trasmesso,
per quanto validissimo in sé, non ha dato quell’arricchimento che ci si aspettava e soprattutto
il pubblico non evangelico non ha potuto trarne nulla. Certamente maggior valore avrebbe
avuto il messaggio evangelico, in un periodo di
crisi come questo.
"Sul nostro settimanale si sente poco
la voce dei metodisti”, “i titoli potrebbero
essere più chiari", "il mondo evangelico
più presente”. Queste alcune osservazioni
fatte durante l’incontro che un nostro re>dattore ha avuto domenica 11 a Milano, in
ambiente metodista. Da parte nostra faremo tesoro di queste indicazioni sempreché le comunità ci scrivano di più e
con maggior tempestività dell’attuale. Per
i titoli allargheremo la discussione redazionale. I fratelli metodisti sono presenti
nella redazione del giornale e vi danno
un contributo notevole, non a caso l’incontro di Milano ha avuto specialmente
luogo con loro. Molto resta da fare perché tutti entrino nella partecipazione al
lavoro sentendo "La Luce” come cosa
propria.
L’esperienza di questo colloquio milanese è stata nettamente positiva e sono
già in programma altri incontri fra la
redazione del giornale e diverse comunità
per approfondire insieme i problemi della
stampa e del suo servizio.
Il predicatore è « un angelo di Dio,
un vero vescovo davanti a Dio, un
salvatore di molta gente... una vera luce del mondo ».
Martin Lutero
I.
Le nostre comunità valdesi devono nel
prossimo mese esaminare alcuni documenti della Commissione di Fede e Costituzione (=-FC), rielaborati ad Accra
(Ghana) nel 1974, su «Battesimo, eucaristia e ministero». Ad Accra erano presenti teologi rappresentanti di quasi tutta la cristianità, perché oltre agli ortodossi, gli anglicani, i protestanti delle varie confessioni e denominazioni, partecipavano ai lavori anche numerosi teologi
cattolici, membri di pieno diritto della
Commissione.
Non si trattava evidentemente di giungere a im accordo sugli argomenti indicati, ma soltanto di precisare le convergenze possibili fra le varie tradizioni cristiane. Un accordo anche fra le sole tradizioni protestanti è difficile, tanto più
è arduo con le altre tradizioni cristiane,
ormai due volte millenarie. Una riduzione di queste tradizioni a im consenso
dottrinale unico non è neppure pensabile. L’intenzione di FC è un’altra, cioè di
precisare alcune convergenze essenziali
per vedere se tutti confessiamo il medesimo Signore, e quindi possiamo riconoscerci reciprocamente cristiani, con la
speranza di partecipare un giorno alla
medesima mensa del Signore.
Se si esaminano i documenti di PC da
un altro punto di vista per trovare in essi im accordo dogmatico, non si possono che fraintendere, perché si fraintende
rintenzione della Commissione medesima.
Non ci si deve neppure adombrare per
l’uso di ima terminologia che non è quella odierna della nostra denominazione.
Il termine encaristia per es. si trova nella forma verbale già nel Nuovo Testamento, e come sostantivo nella Didaché
dei dodici apostoli, uno scritto forse contemporaneo (o più antico?) delle pagine
più tardive del Nuovo Testamento. Esprime il ringraziamento della chiesa, che è
certo soltanto un aspetto della Cena del
Signore, ma va inteso come la parte per
il tutto, come «il rompere il pane» del
libro degli Atti. I Riformatori hanno usato il termine eucaristia liberamente, e
Zwingli lo ha preferito agli altri perché
meglio esprimeva il significato che egli
dava alla Cena del Signore : « perché Cristo ha voluto che questa cena fosse una
gioiosa commemorazione e che si rendesse grazie a Dio pubblicamente per il beneficio che ci ha elargito ».
Bisogna badare a non confondere la
nostra tradizione confessionale con il
pensiero della Riforma o addirittura con
il sola Scriptura. I Valdesi del secolo
scorso contrapponevano costantemente
alla tradizione cattolico-romana « la sola
Scrittura», ma era evidente che la loro
predicazione e la loro catechesi esprimevano essenzialmente il messaggio biblico
come lo interpretava la tradizione protestante ginevrina e vaudese della prima
metà del XIX secolo. Essi non si rendevano conto di questo scambio della loro
tradizione confessionale con « la sola
Scrittura », ma oggi lo possiamo provare
facilmente con una abbondante documentazione storica.
Nel secolo scorso all’inizio dell’evangelizzazione in Italia e in altri paesi a mag
gioranza cattolica, venivano riconsacrat
i sacerdoti che aderivano alla Chiesa vai
dese o a qualche denominazione prote
stante. All’epoca della Riforma invece s
riconosceva in qualche misura (in quan
to consacrazione al ministero della paro
Lettera aperta di un operaio
Sono un cristiano che crede nella parola di Cristo, ma nello stesso momento
sono un comunista convinto.
Spesse volte mi viene chiesto come posso essere cristiano essendo iscritto ad
un partito marxista con tutte le idee e
prospettive di questo partito.
Vivo quotidianamente in una delle
maggiori fabbriche d’Italia (S.p.A. Olivetti) con me vi sono parecchi evangelici
naturalmente con idee e ragionamenti
opposti.
Mi domando a volte se noi evangelici
siamo veramente per l’amore fraterno
oppure se cerchiamo solo di stuzzicarci
l’un contro l’altro.
Se siamo convinti che il capitalismo
in Italia deve sparire, non vedo perché
si continua su questa strada senza prendere una decisione propria, ma aspettando rimbeccata di questo o di quel partito.
Da cristiano, come credo di essere, mi
ossessiona il fatto di sentire persone che
si professano evangelici bestemmiando e
calunniando il prossimo; magari andando sottobraccio con i padroni per sfrut
La trasmissione di « Protestantesimo » del 15
gennaio ha affrontato un argomento interessante:
come nella recente conferenza di Nairobi è stato
visto e affrontato il problema dell’unità delle
varie chiese cristiane. Era presente il Moderatore
della Chiesa Valdese, che ha preso parte attiva
a detta conferenza, mentre il direttore di COMNuovi Tempi e un giornalista del « Messaggero »
ponevano delle domande. Dal dibattito è uscita
abbastanza chiara tutta la problematica esistente,
e sono state anche fatte delle critiche all’operato
della Conferenza, che pare essere stata piuttosto
ambigua su questo argomento
Però questa, trasmissione forse più di altre, ci
ha portato i soliti dubbi : deve essere fatta per
i protestanti o per tutti? Infatti se indirizzata
esclusivamente ai primi, questa trasmissione sarebbe stala perfetta; ma pei una persona comune sarebbe risultata incomprensibile non solo nei
particolari (quanti sanno che cosa sìa il « Mo
deratore ») ma anche nelle linee generali della
discussione : infatti i tre interlocutori erano informatissimi su tutti i particolari della conferenza e sottointendevano fatti o usavano termini
indubbiamente molto oscuri per l’ascoltatore medio italiano. Inoltre una discussione sull’unità
delle chiese Cristiane, se indirizzata ai cattolici
italiani avrebbe richesto ben altra impostazione,
tenendo conto delle posizioni assunte dalla chiesa Cattolica su alcuni problemi dei giorni nostri.
Dunque, una trasmissione diretta ai soli protestanti! resta da discutere l’utilità di una cosa
del genere.
C. e L. Opebti
TV. Prossime trasmissioni; Ogni giovedi, alle
18.15, sul li canale : giovedì 22 c.m. « La Chiesa battista di St. Angelo in Villa ». Dalle origini
di questa comunità ai problemi attuali. Giovedi
29 c. m.. Notiziario dal mondo evangelico.
tare meglio il proprio compagno e quindi la società.
Questo, Cristo naturalmente non ce
l’ha insegnato, ma bensì, ha continuato a
predicarci l’amore e la fratellanza.
Dobbiamo riuscire a cambiare l’uomo,
ognuno di noi con i nostri mezzi a disposizione e con le/proprie capacità deve far sì che il nostro comportamento
e la nostra condotta quotidiana sia d’esempio al mondo intero.
Gli uomini hanno bisogno di ideali con
cui impegnare la loro vita. Non credo
esistano solamente quelli marxisti (e il
marxismo è diventato forte perché ha
avuto e ha tuttora milioni di uomini che
hanno vissuto « religiosamente » i valori
in cui credevano e credono); credo nella
necessità e nella urgenza di una ripresa
autentica di valori cristiani, personalmente vissuti e sofferti così da essere
resi ancora storicamente operanti al servizio della liberazione dell’uomo.
Questi valori cristiani così, intesi (il
fermento, il sale della terra di cui parla
il Vangelo) diventano una necessità storica assoluta perché da un capitalismo
con democrazia si passi ad un ’socialismo’ sempre con democrazia.
Voglio dire che, come cristiano, credo
che il nostro compito sia quello di essere presenti in modo ideologicamente autonomo nella costruzione di un mondo
nuovo, libero e « socialista », voglio dire
che preferisco trattare, discutere, avanzare con le sinistre storiche da posizioni
di chiarezza ideale e politica, confrontando il mio discorso sull’uomo nella
concretezza delle situazioni reali con
quella di altre forze che pur sempre si
richiamano all’uomo.
Emilio Ferrarese
Aosta
S. FEDELE INTEL^
Il 7-8 febbraio a San Fedele d’Intelvi,
convegno della FGEI-Lombardia e Piemonte Or. sul tema
IL COMPROMESSO STORICO
Interverranno : Carlo Cuomo, Assessore per l’edilizia popolare a Milano
(PCI) e Francesca Spano, della Commissione politica della FGEI.
L’incontro avrà inizio alle ore 17,15 di
sabato 7 febbraio e terminerà la domenica alle ore 16. Il costo per il pernottamento e i pasti sarà di L. 3.500.
Si prega di prenotarsi entro mercoledì
4 febbraio presso Denny Briante, telefono 031/273440 (Como).
la) la loro ordinazione cattolico-romana,
per cui non venivano ordinati una seconda volta (se vi furono delle eccezioni è
una questione storica ancora aperta e
discussa).
Fra i termini non accetti al nostro ambiente protestante italiano sono anche
quelli di vescovo e di ordinazione. Il ministero del vescovo si trova oggi non soltanto nelle chiese anglicane e luterane,
ma anche nella famiglia delle chiese riformate, per es. nella Chiesa riformata
d’Ungheria e in quella riformata di Jugoslavia. Del resto esso era riconosciuto
da Calvino. Naturalmente il contenuto di
questo ministero può variare a seconda
delle confessioni. Soltanto Costantinopoli
e Roma hanno un « vescovo universale ».
Quanto al termine ordinazione è comune a tutte le chiese protestanti. Soltanto
i riformati di lingua francese usano dire
conséeration, che noi abbiamo tradotto
con consacrazione, quando siamo divenuti una chiesa di lingua italiana. Ma per
i riformati il significato dei due termini
è identico.
Noi tendiamo oggi a eliminare dal culto ogni elemento sacramentale, tanto da
preferire anche per il battesimo e la Cena del Signore la designazione più biblica di « segni » a quello di sacramenti. Ma
i Riformatori e le chiese della Riforma
hanno sempre usato il termine di sacramenti. Vogliamo togliere il carattere sacramentale all’ordinazione o consacrazione, ma sia Melantone che Calvino le hanno riconosciuto tale carattere.
Noi ci appelliamo alla Riforma per riaffermare e ravvivare il sacerdozio universale dei credenti. E abbiamo certamente
ragione. Lutero ne fu il grande profeta.
Ma non dimentichiamo che già Melantone e poi Calvino hanno lasciato abbastanza da parte questa dottrina, pur conservandone alcune conseguenze. Calvino
ha preferito parlare del corpo di Cristo
e della funzione delle sue membra. Certamente si è soppressa nella teologia la
separazione fra clero e laicato, ma nella
prassi ecclesiastica si è continuato a osservarla. Ancora nel secolo scorso i pastori delle Valli costituivano « le clergé
vaudois », il clero valdese.
Oggi si è spesso inclini a svalutare il
ministero pastorale per ascoltare con
particolare attenzione ogni parola che
esce dalla bocca di un « laico ». Ci possono essere delle buone ragioni per ascoltare la voce dei laici, ma non per distruggere il ministero pastorale. I Riformatori
hanno fortemente combattuta questa
tendenza, perché la consideravano disgregatrice della chiesa.
La Confessione di Augusta del 1530 dice che è stato istituito « il ministero della predicazione del Vangelo e dell’amministrazione dei sacramenti, affinché conseguiamo la fede» che porta alla salvezza (art. V). Intimamente connessa con
l’esercizio del ministero è la realtà della
chiesa. Infatti essa è presente dove si
predica il Vangelo con purezza e i sacramenti vengono amministrati secondo la
istituzione del Signore (art. VII). Per Lutero questo ministero è il più alto, « è il
vero ministero apostolico che fonda tutti gli altri ministeri», perché il Signore
è presente e fa sentire la sua voce per
mezzo della predicazione. Il predicatore
che porta il messaggio salutare « un angelo di Dio... una vera luce del mondo.
Non vi è tesoro più prezioso né cosa più
nobile sulla terra e in questa vita di un
buon e fedele parroco o predicatore ».
Il Riformatore stesso osserva che questa sua valutazione è vera soltanto se il
pastore predicando può affermare : « Dio
10 dice, è parola di Dio ». Se invece non
è certo e non può affermare che quello
che egli annuncia, lo dice Iddio, allora è
meglio che rinunci alla predicazione, perché questa non porterebbe frutto alcuno.
Calvino, anche in questo argomento, dimostra di essere il migliore discepolo di
Lutero. Egli insegna che per mezzo del
ministero della predicazione, lo Spirito
Santo compie l’opera sua salutare. La
potenza redentrice di Dio è nel Vangelo,
ma essa diviene operante ed efficace nella
nostra vita mediante la parola dei predicatori. Il ministero della predicazione
è perciò la principale forza e quasi l’anima della chiesa; esso fa si; che la verità
di Dio non venga corrotta, ma sia conservata integra.
La storia della chiesa prova che il Riformatore aveva ragione. Ogni volta che
11 ministero pastorale è decaduto per insufficiente preparazione e per la svalutazione di esso da parte della comunità
cristiana o di movimenti spiritualisti,
tutta la chiesa ne ha sofferto, la sua opera missionaria hà perso ogni vigore, la
sua predicazione è diventata superficiale
e banale.
Valdo Vinay
3
■'4-, ■
23 gennaio 1976
SERVIZIO RAI-TV
Strumento di testimonianza: ma come?
Uno degli aspetti almeno per me, positivi della
Quinta Assemblea del Consiglio ecumenico delle
Chiese svoltasi recentemente a Nairobi è stato
quello del largo posto dato all’elemento culto.
Liturgie diverse, voci diverse, diverse espressioinnologiche persino messaggi e preghiere mimate; ma E -mpre culto cioè un atto in cui il riferimento costante è Dio. E non erano certo assenti le tensioni, le ingiustizie, i drammi dell’umanità. Ma tutto questo veniva espresso in sentimenti di invocazione o di supplicazione a Colui che « libera e unisce ».
Purtroppo, al mio rientro da Nairobi, ascoltando i « culti radio » del periodo di Avvento —
Natale compreso — mi sono chiesto se queste
trasmissioni potevano ancora essere considerate
dei culli o non piuttosto una occasione per ripetere — e spesso in modo sciatto — cose che
possiamo ascoltare o leggere in qualsiasi altro
contesto. Perché, almeno io ritengo ancora sia
cosi, culto è anzitutto un atto di fede, un accostarsi a Dio, un rivolgersi a Lui, un renderdi
lode, un offrirgli « un culto accettevole con riverenza e timore » (Ebrei 12: 28). Non quindi,
e soltanto, un discor.so fra uomini che può essere
fatto in tult’altra sede. Tanto meno una serie
di interventi la cui matrice è chiaramente una
determinata ideologia politica e non la Parola di
Dio. La quale, se viene citata, ha semplicemente
una funzione di copertura.
Nessuno vuol negare al predicatore, anche alla radio, il diritto, anzi il dovere, di una predicazione impegnata. Ce ne ha dato un eccellente
esempio alcuni mesi fa, in una serie di culti
radiotrasmessi che ha battuto ogni record di richieste da parte degli ascoltatori, il pastore Piero Sensi. Ma io mi chiedo, e molti se lo chiedono con me, se sia ancora onesto parlare di « culto » evangelico quando la preghiera è assente,
la lettura della Sacra Scrittura è trascurata, il
riferimento a Dio è volutamente accantonato e
quello a Cristo ridotto semplicemente al rango
di un Gesù contestatore.
Vorrei poi aggiungere che quella serie di
« culti » era tanto più inopportuna perché cadeva nel periodo di Avvento, Natale e ultima domenica dell’anno comprese. E che, quei dieci
minuti dovrebbero essere anche al servizio di
malati, persone anziane, isolati che non possono
beneficiare della « comune raunanza ». Sempre
che vi annettiamo ancora un qualche valore.
Se chiedo ospitalità al nostro settimanale per
queste semplici considerazioni è perché credo
che anch’esse abbiano diritto di essere espresse
come eco della voce di molti membri delle nostre chiese che sembra talvolta siano ridotti al
rango di coloro che non hanno più una loro voce da far udire.
Mario Sbaffi
verse — ma, appunto, come proprie opinioni, non come la « verità » tout court —
altro è dire, come si è permesso in un
caso Gino Conte, in forza di non so quale investitura, « quello predicato non era
l’Evangelo ».
Così,, nel caso dei gruppi FGEI di Napoli che hanno organizzato il ciclo natalizio dei culti radio, non mi sembra molto producente passare messaggi di dissenso al Servizio radio, mentre mi sembra giusto e salutare che gli evangelici
italiani prendano atto che tanti gruppi di
giovani esprimono e vivono in quel modo la loro fede evangelica, e che questi
giovani (non il servizio radio!) vengano
chiamati in pubblico, anche sul giornale,
a rendere conto di quello che dicono e
di quello che fanno, a giustificare la loro
predicazione alla luce della Parola di
Dio, a rispondere in modo convincente.
se ne sono capaci, alle obiezioni che altri
credenti sentono di dover muovere loro.
Questo sii mi sembrerebbe un uso corretto del giornale, e soprattutto un comportamento consono a dei fratelli che non
si scomunicano a vicenda ma si confrontano faccia a faccia.
Se ho cercato di restituire il discorso
ai suoi veri interlocutori (predicatori ascoltatori e non ascoltatori - servizio radio) ciò non significa naturalmente che
il servizio radio T’V della Federazione
debba sottrarsi alle critiche che gli si
possono rivolgere sulle cose di cui è direttamente responsabile; i notiziari, le
tematiche di «Protestantesimo» (ma non
il contenuto dei singoli interventi), le
tecniche di realizzazione. Su tutto questo
il Servizio può e deve rendere conto delle sue scelte.
Renato Maiocchi
WALLDORF
Guardando al passato
le 14 famiglie che hanno fondato la nostra città nel 1699 ».
ì I fondatori sono stati:
* Jacques Aillaud, David Berger, Antoine Gonin, Jean Césanne, Etienne Châtelain, Jean Coutandin, David Gadoul, Marie Jourdan-Girard,
Etienne Piston, Abraham Revior, Pierre Revior,
Jacques Tron, Claude Vinçon, Plärrer (pastore)
Jacques Papon.
E, sempre secondo il sindaco, è importante che si ricordi come e perché la cittadina è stata fondata, per creare nell’oggi un clima di apprezzamento e di
autentica apertura verso tutti gli uomini
e particolarmente verso quelli che sono
discriminati per una ragione o per l’altra.
Quo vadìs
chiesa valdese?
Con questo titolo la lettera circolare
del Freimdeskreis (gruppo di amici) della chiesa valdese di Essen (Renania) cerca di puntualizzare la situazione e i compiti attuali della chiesa valdese, sulla base di una particolareggiata analisi del vice-moderatore past. Giorgio Bouchard.
Egli è stato invitato dai membri del direttivo del Freimdeskreis perché essi sono convinti che la chiesa valdese non è
una setta che vive nell’angolino particolare che le è proprio, chiusa ai problemi
del mondo : essa è ecumenica, vale a dire
universale, cioè immischiata nei problemi del mondo.
Non vi è dubbio che la chiesa valdese
sta attraversando un periodo di crisi che
desta preoccupazioni, ma che può anche
permettere una chiarificazione e un approfondimento della fede.
In particolare le chiese delle Valli devono lavorare alla loro ricostruzione, rendendosi conto che la situazione è mutata
rispetto al passato ed esse vivono in una
situazione fortemente determinata o dal
cattolicesimo o dalla indifferenza derivata dalla secolarizzazione.
L’Italia comincia a liberarsi dallo spirito della Controriforma, anche se è la
nazione più debole di tutta l’Europa occidentale, ma forse proprio a causa di
questa sua debolezza è anche la più viva.
Per i protestanti, in questa situazione, occorre una teologia chiara, una organizzazione solida e la coscienza delle sue
radici storiche. Questo è necessario perché possa essere portata avanti la precisa responsabilità della chiesa valdese:
una predicazione dell’evangelo biblicamente fondata e chiara.
I nostri amici dicono ancora; «l’ala sinistra della chiesa è convinta che tutta la
chiesa sia nelle mani della borghesia.
L’ala destra è convinta che tutta la chiesa sia nelle mani dei marxisti! Quest’angoscia reciproca, senza ragione e senza
senso ci indebolisce. Dobbiamo superarla e rendercene liberi: allora il nostro lavoro avrà un futuro ! ».
Dalle nostre chiese
SESTRI
SAMPIERDARENA
LIVORNO
Roma, 15/1/76
Caro Direttore,
« La Luce » ospita spesso lamentele e
proteste nei confronti delle trasmissioni
« Culto Evangelico » e « Protestantesimo ». Nulla da eccepire, anzi, sarei ben
lieto che i vari messaggi radiofonici e
televisivi suscitassero un pubblico dibattito. Tuttavia, mi sembra che quanto è
avvenuto finora ( a parte l’ottima, ma
recente iniziativa di recensire settimanalmente «Protestantesimo») non corrisponda ad un uso corretto delle pagine
del giornale.
Per esempio, un lettore si lamenta delle tendenze espresse in questa o quella
trasmissione, e il direttore si limita a
« girare agli amici della Federazione »
questi messaggi di dissenso. Mi sembra
che in questo modo si compiano tre errori:
a) un errore giornalistico, perché il
fatto che qualcuno non sia d’accordo con
quanto detto in una determinata trasmissione di per sé non è una gran notizia,
mentre farebbe notizia una critica argomentata di ciò che è stato trasmesso;
b) un errore di persone, in quanto responsabile di ciò che viene detto nelle
trasmissioni non è evidentemente il servizio radio-TV della Federazione, ma colui che lo dice. A meno che si voglia rimproverare al suddetto Servizio di tener
conto del fatto che nelle nostre chiese
esistono tendenze diverse che hanno, secondo me, pari diritto di esprimersi anche attraverso la radio e la TV ;
c) un errore teologico che consiste,
appimto, nel non voler ammettere che all’interno del protestantesimo italiano esistano modi diversi di interpretare la vocazione cristiana, di leggere la bibbia, di
vivere la fede nell’oggi. Si potrà considerare questo fatto una ricchezza o una
iattura, ma nessuno può pretendere di
possedere lui la verità e chiedere che
non si dia spazio a chi la pensa diversamente. Altro è dire : « io non sono d’accordo con quanto detto dal predicatore
Tizio o Caio perché secondo me... » esponendo opinioni anche radicalmente di
Una delle chiese « valdesi » di Germania, cioè di quelle comunità nate dalla
migrazione forzata dei valdesi di Val
Chisone (o comunque di origine francese) costretti ad abbandonare le loro case
alla fine del XVII secolo, che ha mantenuto contatti frequenti con le Valli e che
ha partecipato con visite di massa alla
visita delle terre da cui partirono i loro
antenati, è la chiesa di Walldorf, situata pochi chilometri a sud di Francoforte
sul Meno.
Una delle caratteristiche di tutte le cosiddette colonie valdesi è l’attaccamento
alla loro storia passata, in particolare anche per quel che concerne la ricerca della storia delle famiglie, cercando di stabilire esattamente il luogo d’origine e le
vicende travagliate degli esuli. A questo
si è affiancata l’opera intelligente ed attenta, sensibile e vigilante, della parte
più direttamente responsabile della chiesa, in particolare dei pastori, per evitare che questa ricerca del passato fosse
fine a se stessa, ma conducesse invece ad
una riflessione sul presente, un richiamo
a rifiutare anche oggi i molti compromessi che vergono proposti da una società secolarizzata, forse non meno pericolosa del fanatismo cattolico del XVTI
secolo.
Queste tematiche sono state riaffermate nel corso di una cerimonia per la dedica di un monumento di pietra di Lusema su cui sono riportati i nomi dei
fondatori della « colonia », da parte del
pastore Boiler che molti di noi conoscono. Il costo dell’opera non è indifferente,
circa 2.600.000 lire, ma, ha sottolineato il
sindaco Guglielmo Jourdan (o Jordan):
« questa pietra vuole essere ricordo del
• Torino, 17 gennaio. Al teatro Alfieri,
la Provincia di Torino e TANFI hanno insignito, nel corso di una cerimonia, con
medaglia d’oro « a testimonianza dell’antifascismo di tutte le donne piemontesi »
6 protagoniste della Resistenza. Tra queste figura Frida Malan ben conosciuta nel
mondo valdese, che ha rilasciato una dichiarazione carica di speranza. Ricordiamo ai lettori il suo recente articolo («La
Luce » n. 3, ’76) su: « La donna nella vita
politica ».
Le due comunità hanno dato la loro
offerta per il riso del Vietnam e dopo il
culto un gruppo di famiglia ha consumato il praiizo al sacco nella saletta di Sampierdarena in un clima di simpatica fraternità.
A Sestri ha avuto luogo l’incontro del
6 gennaio coi bambini e la rappresentanza delle due chiese con un programma molto interessante presentato da Mario Campagnolo con la calda accoglienza
da parte di Tabita.
A Sestri TU gennaio Sonia Gadani e
Campagnolo Paola hanno fatto con molta semplicità e spontaneità la loro dichiarazione di fede alla comunità, seguita dal battesimo e dalla Santa Cena nello spirito della comunità dei primi secoli.
Che Iddio arricchisca dei Suoi doni le
due nuove sorelle per l’edificazione della
chiesa.
La nostra simpatia alla famiglia Lambardi per la dipartenza della sorella Filomena Genovesi in Lambardi, deceduta
dopo un periodo di infermità.
Ringraziamo il fratello Emanuele Di
Natale ed Enio Sasso per i messaggi che
ci hanno rivolto di recente nelle due comunità.
Il mini-bazar preparato dalle due scuole domenicali per la evangelizzazione ha
dato un buon risultato.
Domenica 11 gennaio, presso la chiesa
valdese di Livorno, si è svolta una giornata della Bibbia con l’intervento del
Prof. Bruno Corsani della Facoltà Teologica Valdese di Roma. All’iniziativa
hanno partecipato il past. Scorsonelli,
presidente del circuito valdo-metodista,
la comunità battista di Livorno col past.
Tullio Saccomani, la comunità valdese di
Pisa col past. Guido Colucci, fratelli della comunità battista di Grosseto e della
comunità apostolica di Pisa, alcuni cattolici che partecipano agli incontri del
locale gruppo ecumenico. Nella mattinata il culto è stato presieduto dal Prof.
Corsani.
La seduta pomeridiana si è aperta con
un intervento del past. A. Ribet e con i
messaggi del past. Colucci, membro della Tavola, e del past. Scorsonelli.
Poi il prof. Corsani ha introdotto il
dibattito parlando sul tema della lettura
della Bibbia, sottolineando i diversi modi di questa lettura a livello individuale,
familiare e cornimi tarlo. L’introduzione
è stata seguita da un animato dibattito.
RIVISTE
RIMINI
Il 3 gennaio si è spento a Cervia, in
età avanzata, il geom. Leopoldo Opipari.
Il servizio fimebre è stato presieduto dal
pastore di Rimini, lunedì 5 gennaio a
Cervia.
Siamo grati al Signore di aver potuto
qualche giorno prima pregare, assieme
al figlio avv. Ivo e la sua famiglia, col
sig. Leopoldo.
AlTavv. Ivo Opipari e famiglia rinnoviamo il nostro affetto fraterno in quest’ora di separazione e di lutto, un’ora
non di rassegnazione ma di pace perché
Gesù Cristo è « la Risurrezione e la Vita».
Il n. 9 di IDOC, che giunge in questi giorni agli
abbonati, contiene interventi di Aguirre, Ramos-Regidor, Van Onna, Barberini, sul cattolicesimo politico in Spagna, Italia, Vietnam e nei paesi socialisti.
DIAKONIA n. 4. Anno XIV, dicembre 1975. Indicazioni pratiche per il trattamento del personale
dipendente delle opere della Chiesa. Gli istituti di
assistenza e i cosidetti gruppi-famiglia.
GIOVENTÙ' EVANGELICA, Anno XXV, n. 37, dicembre '75, Una interpretazione pratica di G. Bouchard. Da che parte stanno gli impiegati? di P. Bogo. « Sola scriptura » : perché questo riferimento
evangelico è ancora decisivo, di R. Cercato. La possibilità di un'etica militante, di S. Merlo. Tra decreti delegati e Comunione e Liberazione : è possibile una svolta?, di P. Naso. ...Ma, a casa, comando io, di F. Mazzarella. Documenti della FGEI
(marxismo e cristianesimo).
PROTESTANTESIMO, n. 4, 1975, Anno 30°, articoli
di ; G. Gönnet, Il problema della donazione di Cosiglio Ecumenico delle Chiese. Recensioni,
stantino nell'ecclesiologia dei movimenti ereticali
del basso medioevo. A. Molnar, In margine al IV
centenario della Confessio bohémica. V. Subilla, I
documenti preparatori della V Assemblea del Con-
4
23 gennaio 1976
25 GENNAIO 1976: DOMENICA DELLE MISSIONI
Comunità evangelica di azione apostolica (CEvAA):
rorganizzazione c'é, e la nostra collaborazione?
Ci eravamo salutati all’aeroporto di Lomé alla fine deU’incontro delia CEvAA:
non avrei mai immaginato di riabbracciare COSI presto Valente Matzinne, il fratello mozambicano che per la prima volta poteva rappresentare la sua Chiesa"
presbiteriana a quei convegni. E invece,
al termine di un soggiorno in Svizzera!
dovera stato invitato (le Chiese protestanti svizzere, specie quelle remande,
hanno sostenuto fortemente i presbitenani mozambicani durante l’oppressione
fattasi particolarmente dura negli ultimi'
1 regime coloniale), gli è stato possibile fare una breve tappa in Italia, sulla
via del ritorno, e avere un rapido contatto con la Chiesa Valdese. Mentre aspetto
il treno, in arrivo con italico ritardo, ho
tutto il tempo di rivivere le recenti giornate africane, e le conversazioni con Vamnte, rallegrandomi che a Torino e a San
Germano, nelle sue poco più che due giornate piemontesi, molti altri possano ricevere, più ancora che le notizie della sua
Chiesa — pur a noi legata attraverso la
Comunità evangelica di azione apostolica
— la testimonianza della sua fede limpida e fiduciosa, della sua contagiosa e
non superficiale fraternità. Ma eccolo, un
gran sorriso càndido. In franco-italo-portoghese ci si capisce perfettamente, ma è
soprattutto la comunione in Cristo che
veramente annulla ogni distanza; anche
ora che è tornato là, fra i suoi.
Prima che riprendesse la via del ritorno, via Lisbona, a Lourengo Marques, gli
ho posto alcune domande perché anche i
nostri lettori lo incontrino un poco, sebbene nulla possa sostituire il caldo rapporto personale.
— Vuoi dirci qualcosa di te?
— Ho treni'anni e sono nato in un vili^SSio dell interno, da genitori pagani.
Mia madre lo è tuttora, mio padre è morto. Ho cominciato gli studi in una scuola
cattolica, la sola esistente nella mia zonaj
ma quando questa si è chiusa, i miei
avrebbero voluto che cessassi lo studio e
lavorassi con loro la terra. Io volevo studiare, COSI me ne andai di casa e fui accolto da un missionario protestante, che
mi aiutò a continuare gli studi. Divenni
credente, con gioia. Ho iniziato un lavoro
nella società civile, ma sempre — si era
ancora in regime coloniale — ho sentito
il disprezzo aperto o larvato verso l’inferiore, il nero. Tutt’altra l'atmosfera che
si respirava nella Chiesa, e così le ho offerto il mio servizio di laico. Ora sono il
cassiere della nostra Chiesa presbiteriana,
vi lavoro a pieno tempo, e sebbene riceva
ogni tanto offerte di lavoro anche assai
più remunerative, non lascerei per nulla
al mondo questo servizio in un ambiente
fraterno che non ho assolutamente trovato altrove. Sono felicemente sposato e
ho una bimbetta che mi aspetta. Sebbene
non avessi svolto attività politica prima
della rivoluzione portoghese e dell'indipendenza del Mozambico, mi sono impegnato con gioia nello sforzo di costruzione della nostra giovane nazione e ho ora
un posto di responsabile nel mio quartiere, svolgendo un’opera di coscientizzazione che mi occupa praticamente tutte le
sere, dopo l'orario d’ufficio presso la nostra direzione ecclesiastica.
— Dicci dunque qualcosa della tua Chiesa. Ricordiamo che avete avuto da soffrire specie verso la fine del regime coloniale. Qual è la vostra situazione attuale, nel
quadro del vostro paese?
— La Chiesa presbiteriana del Mozambico è una piccola Chiesa, conta alcune
migliaia di membri ma, com'è spesso in
Africa, ha un raggio d’influenza assai più
largo della sua consistenza in membri comunicanti. Questo è stato dovuto, in passato, essenzialmente alle numerose opere
scolastiche e assistenziali. Mentre per ciò
che riguarda il culto la Chiesa è da un
certo tempo autonoma, tutte queste opere erano di fatto sostenute, in denaro e
in maggioranza anche in personale, da
Chiese sorelle occidentali, essenzialmente
svizzere. Al momento della rivoluzione
portoghese, il 25 aprile 1974, la nostra
Chiesa aveva elaborato, sempre contando
sull’aiuto fraterno dell’estero, tutta una
serie di progetti e pensava anzi di sviluppare quest’azione sociale. Ma dopo l’indipendenza, il 24 luglio 1975, il nuovo governo ha nazionalizzato tutti gli istituti
privati, ecclesiastici e assistenziali. Non
si è trattato di una misura rivolta contro
le chiese in quanto tali, ma di fatto ha
troncato tutti i progetti che si andavano
elaborando e tutto un modo di presenza
nel paese. Questo, specie al principio, ha
prodotto un disorientamento, anche perché non sono mancate critiche del gover
no alle chiese, circa la loro dipendenza
dall’estero. In fondo, ci troviamo in una
specie di « moratorium » (n.d.r.: la sospensione di Ogni aiuto dall’estero, in uomini e in denaro, della quale si parla
molto, specie a partire dalla Conferenza
ecumenica di Bangkok, per stimolare le
’’giovani” Chiese ad assumersi le loro responsabilità e a vivere veramente la loro
autonomia) decretato dal governo. Siamo
stati costretti a lasciare quell’opera sociale che è solo collaterale rispetto alla missione della Chiesa e rischia di assorbire
troppe delle sue energie, e a concentrarci invece sul compito specifico e insostituibile della Chiesa: l’evangelizzazione,
l’annuncio di Cristo. Appena, un decimo
dei nove milioni di Mozambicani l’ha finora udito, e il compito è immenso.
— Ciò che dici della tua Chiesa vale per
tutte le Chiese?
—La Chiesa cattolica, che riunisce la
grande maggioranza dei credenti mozambicani, è stata in passato, specie a livello
ufficiale, fortemente compromessa col regine coloniale, e questo ha naturalmente
delle conseguenze, ora. Vi sono poi varie
Chiese evangeliche, per lo più operanti in
zone diverse del nostro vasto paese. Fra
queste ultime, anche se hanno tradizioni
molto diverse, si sente una forte esigenza
di unità, soprattutto di unità d’azione a
livello locale, perché il Consiglio Cristiano esistente da alcuni anni a livello nazionale è stato sinora piuttosto inefficace.
Quanto alla nostra Chiesa, sono lieto di
poter dire che il Sinodo, lo scorso no
vembre, ha deciso di porre la candidatura come membro sia al Consiglio ecumenico delle Chiese, sia alla Conferenza delle Chiese di tutta l’Africa, sia alla Comunità evangelica di azione apostolica: questi legami, che finora ci erano ufficialmente vietati, saranno senz’altro un polmone vitale per noi, l’ho constatato di
persona nei tanti contatti che ho potuto
avere nel Togo, in Svizzera e ora in Italia e dai quali torno arricchito al mio
paese e alla mia Chiesa. Vogliamo essere
noi stessi, ma lo vogliamo e abbiamo bisogno di esserlo in mezzo a molti fratelli,
nella comunione veramente ecumenica.
— Oltre a quanto ci hai detto, avresti
da segnalare qualche problema particolare?
— Il problema dei giovani, a cui si tratta di riuscire a far capire che il distacco
dalla religione tradizionale non comporta il distacco o il rifiuto della fede in Cristo. Il problema finanziario non è preoccupante, già in passato il 90% della spesa
per il culto — secondo la nostra assai
sobria impostazione africana — era sostenuta dalle nostre chiese. C’è il problema dello spazio,, che il regime socialista
nel quale viviamo lascerà, in prospettiva
alle chiese. Ad es., nel quadro di una politica governativa che esige che ogni cittadino sia produttivo, predicazione ed
evangelizzazione saranno considerate
« produttive »? In ogni caso una assemblea di responsabili ha invitato i pastori
a offrire metà del loro tempo al governo,
a seconda delle necessità locali; anch’io.
dipendente della Chiesa, dò tutto il mio
tempo libero al mio quartiere e la cosa
mi appassiona. Q ancora: se si preciserà
il programma di raggruppare la popolazione in comuni agricole, vi saranno problemi logistici, di locali e di personale,
data l’ubicazione di molte nostre chiese
attuali. Tutti problemi che ci si pongono
e porranno, ma che affronteremo con fiducia, forti della nostra vocazione cristiana e lealmente partecipi della costruzione
del nostro paese, senza confusioni fra
annuncio di Cristo e impegno civile.
Si sente una forza serena, in Valente, e
a conclusione vorrei riportare ancora due
sue impressioni. La prima: « Mi ha molto
colpito,' tanto più dopo molti incontri
svizzeri, la libertà con cui fra voi valdesi
si può porre il problema politico e sociale; e così pure la conoscenza di problemi
africani e del Terzo mondo, che ho trovato anche fra i ragazzi, che a S. Germano,
mi hanno sottoposto a un nutritissimo e
intelligente fuoco di fila di domande: è
un segno di solidarietà e di partecipazione che mi ha stupito e rallegrato ». La seconda: « Forse non immaginate che cosa
significa, sbarcando in un altro mondo,
com’è per noi giungere fra voi, avvertire
così intenso il vincolo della fraternità cristiana ». Beh, quanti come me sono ’’sbarcati in un altro mondo” in direzione inversa, lo capiscono perfettamente, e sanno anzi di avere molto da imparare dai
fratelli di là, oltre a rallegrarci tutti insieme in colui che ci ha amati.
Gino Conte
Notiziario daiie chiese africane
CAMEROUN
À 80 Km da Donala, in piena foresta
è stato creato un villaggio che raggruppa
attualmente 400 persone, famiglie e giovani celibi di cui la caratteristica comune
è di essere stati emarginati e disoccupati
nella città di Donala.
La comunità, che potrà raggiungere il
numero di 1.500' abitnati ha a sua disposizione 5.000 ettari di foresta. Ogni famiglia potrà lavorarne 5 e dovrà conservarne uno allo stato vergine per permettere
una rotazione a medio termine delle coltivazioni stesse. L’abbattimento della foresta ed i lavori di interesse collettivo sono affrontati in comune, tre giorni per
settimana; questi lavori comprendono anche la costruzione delle case sotto la
guida di un architetto. I lavori sono pagati per permettere alle famiglie di vivere
fino al momento in cui le culture daranno il loro reddito. Il villaggio ha già aperto una scuola elementare ed un convitto
per accogliere ì ragazzi della comunità e
dei villaggi vicini. Un dispensario medico
ed una cappella completano il quadro, n
progetto è stato studiato dalla Chiesa
Evangelica del Cameroun, ed è diretto
dal pastore Mähend Betind, sociologo.
LESOTHO
In seguito alla coraggiosa dichiarazione dei cristiani del Lesotho, letta dal presidente della Chiesa evangelica John M.
Diaho (che è anche il rappresentante del
La CEvAA; che cos'è
La Comunità evangelica di Azione Apostolica (Cevaa) è costituita dalle chiese che hanno alimentato la Missione di Parigi nei tempi
passati e dalle chiese che sono nate da questa
predicazione missionaria : chiese riformate,
metodiste, battiate, chiese unite. Esse uniscono i loro sforzi in uomini, denaro e fede per
compiere la comune vocazione di testimonianza e di evangelizzazione nei rispettivi Paesi.
Tutti noi siamo dunque questa comunità di
testimonianza nel nostro Paese, nella nostra
città, nelle zone dove abitiamo e lavoriamo.
La Cevaa non è dunque una realtà lontana.
Qui ed ora la Cevaa siamo noi!
Tutte le nostre chiese in Italia sono invitate a ricordare la Domenica Cevaa in comunione con tutte le altre chiese che in Europa, Africa, Madagascar e Oceania fanno
parte di questa Comunità. Domenica 25 gennaio mediteremo dunque su questi temi di
responsabilità e di solidarietà fraterna e le
collette raccolte saranno devolute al fondo
comune della Cevaa.
L’impegno minimo della Chiesa \laldese
per il 1976 è di L. 4.000.000.
la sua chiesa nel Consiglio della Cevaa) e
firmata dai pastori: Mei per la Chiesa
Metodista, Tsolo per i metodisti episcopali, Lumela per le assemblee di Dio e
dai vescovi Makheta, anglicano e Khoarai, cattolico, la tensione fra il governo
e la chiesa evangelica si è inasprita. Il
direttore della scuola magistrale, un professore ed il direttore del giornale « Leselinyana la Lesotho » sono stati arrestati,
diversi passaporti ritirati. Abbiamo notizia che due degli arrestati sono stati rilasciati più tardi, ma non sappiamo, se il
sinodo straordinario che doveva tenersi
alla fine dell’anno scorso ha potuto avere
luogo o meno.
MINACCIA NUCLEARE IN AFRICA
La Conferenza delle Chiese di tutta
l’Africa (CETA) sotto la presidenza del
past. John Gatu, ha lanciato un appello
alla chiesa evangelica tedesca perché faccia pressione sul governo della Germania
Pedehade e sulle ditte tedesche del settore nucleare, per impedire che il Sud Africa diventi una potenza nucleare. Il progetto per la produzione di uranio arricchito che farebbe dei Sud Africa una potenza nucleare condurrebbe « ad un escalation oltremodo pericolosa del conflitto
razziate nel Sud Africa ed alla possibilità di un conflitto nucleare generalizzato
nel Continente Africano ».
MOZAMBICO
La Chiesa accetta la sfida della nazionolizzazione. Dopo l’indipendenza raggiunta il 25 giugno 1975 lo Stato del Mozambico ha nazionalizzato tutte le istituzioni sociali delle chiese ed il personale
relativo è stato assunto nel corpo dei
funzionari deilo Stato. Contemporaneamente il governo criticava seriamente le
chiese a causa della loro dipendenza dall’estero. La Chiesa presbiteriana del Mozambico (che sarà prossimamente membro della CEvAA a pieno titolo) affronta
questa nuova situazione non per contestare la nuova ideologia ma per ripensare la testimonianza da rendere a Gesù
Cristo nella nuova situazione mozambicana. Finora l’azione della chiesa evangelica in Mozambico era fortemente centrata sulle istituzioni sociali ■ scuole, dispensari, centri agricoli. Tutto questo è
stato nazionalizzato, quale impegno cerca ora di realizzare la Chiesa? Si profila
un doppio orientamento : evangelizzazione ed unità. La prima non è tanto sentita come impresa organizzata dalla chiesa istituzionale, ma come testimonianza
individuale e di gruppo dei credenti nel
luogo dove lavorano e dove vivono, in
questo rnodo le « opere » che sono statp
nazionalizzate sono sottratte alla chiesa
per quel che riguarda il loro aspetto sociale, ma rimangono centri di testimonianza cristiana attraverso al personale
evangelico che vi lavora. Anche la ricerca dell’unità è in vista dell’evangelizzazione.
MADAGASCAR
I pastori malgasci sono formati alla
Scuola Teologica di Ivato, alla periferia
della capitale Tananarive. Gli studi durano 4 anni ed alla ripresa dello studio per
il 1976 (1 gennaio) sono risultati iscritti
60 studenti. Il direttore : past. Albert Zakariasy e quasi tutti i professori sono
malgasci tranne il pastore Jacques Pons,
originario valdese di Villasecca in Vai
Germanasca. Per la ripresa 1976 si è
previsto anche l’inizio di corsi teologici
a livello universitario per gli studenti
provenienti da scuole medie superiori
(maturità etc.). Alcuni studenti sono
iscritti anche a questi corsi che permettono uno studio teologico più spinto senza dover emigrare in Europa.
FACOLTA’ DI TEOLOGIA
DI YAOUNDE (CAMEROUN)
Vi sono attualmente 40 studenti frequentanti i 4 anni regolari di studio ed
11 per l’anno preparatorio. In questo
modo la Facoltà è al completo. Vi sarebbero ancora posti nelle sale di studio,
ma tutti i letti del convitto sono occupati. Quando si è aperta la Facoltà, 10
anni or sono, si 'temeva che i corsi sarebbero andati deserti!
5
23 gennaio 1976
X'
t':
Integrazione e integralismo
Dopo il patto di integrazione
distinte. Il corpo pastorale è
Solo in questi ultimi giorni ho ricevuto
l’Eco-Luce del 2 dicembre ed ho letto il
documento emesso da una « assemblea
pastorale metodista » tenutasi in alcuni
giorni dello scorso settembre ad Ecumene. Tralasciando ogni considerazione sul
contenuto assai ambizioso del documento
e sproporzionato di fronte alle possibilità delle nostre chiese locali ed alla loro
realtà, desidero porre in evidenza due
aspetti sconcertanti di tale raduno pastorale.
Il primo concerne il perché ed il significato di una tale assemblea tenuta una
ventina di giorni dopo l’approvazione e la
messa in attuazione del Patto di integrazione.
È noto — ed è stato confermato anche
nei preliminari della sessione sinodale
congiunta dello scorso agosto — che un
corpo pastorale metodista capace di assemblee distinte da quelle « sessioni pastorali » che fan da preludio alle conferenze non è mai esistito. È parimenti noto
che il Patto di integrazione prevede che
« in conformità alTavvenuto riconoscimento reciproco dei rispettivi ministeri
pastorali, tutti i pastori ed evangelisti
valdesi e metodisti... formano un unico
corpo pastorale ai sensi ed agli effetti delTart. 16 della Disciplina generale delle
chiese (par. 17), e pertanto daH’agosto
1974 vengono in ogni circostanza ed occorrenza convocati in sessione congiunta
dal moderatore della Tavola e dal presidente della conferenza metodista » (par.
18).
Una « assemblea pastorale metodista »
quindi non si giustifica, quel che sia « la
circostanza o Toccorrenza » di radunare
pastori; e stona con i principi del Patto
di integrazione.
È vero che il Patto prevede il mantenimento delle caratteristiche denominazionali, ma guarda caso, solo a livello dei
membri di chiesa e delle chiese locali,
non già al livello pastorale. E ciò perché
l’avvenuto reciproco riconoscimento del
ministero pastorale tra le chiese valdesi e
metodiste risalente al 1958, dopo l’entrata in attuazione del Patto non consente
più di ipotizzare disgiuntamente « pastori
metodisti e pastori valdesi », né loro rispettive assemblee denominazionalmente
distinte; ma esige che essi vengano considerati quali « pastori » facenti tutti parte
di un solo corpo, addetti o a chiese locali
valdesi o a chiese locali metodiste, quale
che sia l’origine denominazionale di ciascuno di essi.
Da quanto sopra sembra evidente che
coloro che hanno indetto e partecipato
all’assemblea tenuta ad Ecumene nello
scorso settembre abbiano capito tutto in
tema di integrazione, dimostrando di sapervi dare un’attuazione globale e di conoscere compiutamente quali sono nella
Disciplina delle chiese integrate gli specifici compiti di carattere tecnico-teologico
riservati al corpo pastorale.
Il secondo aspetto riguarda appunto tali competenze. Sembra che l’assemblea in
questione abbia notevolmente esorbitato
dai compiti propri di un’assemblea pastorale ( « pareri ed orientamenti teologici »
- a. 16/DV/1975) per avocare a sé quelli
di precisa spettanza del sinodo ( « individuare lo spazio di azione delle chiese
società italiana », come si esprime l’assemblea stessa). È ovvio pertanto che i
pastori radunati ad Ecumene si sono arrogata una competenza che nella Chiesa
nessuno può riconoscere loro.
I due summenzionati aspetti della situazione denunciano il grado di confusione delle cose che del resto traspare dallo
stesso documento emesso nella circostanza. E’ bene osservare infatti che con tale
documento l’assemblea avrebbe voluto
proporre alle chiese, tra l’altro, un « riesame del ruolo del pastore » inducendole
a « rifiutare la concezione sacrale di questo ruolo che isola la figura del pastore
dal — cosiddetto — « contesto comunitario », rischiando di farlo rientrare « nell’ambito del « riassorbimento culturale »
(sic) cattolico.
Tutto al contrario del suo onesto intendimento però l’assemblea ha dato ancora
una volta vita ad un atto di pastorizzazione ecclesiastica. Non sembra infatti
siasi tenuto conto che, proprio allorché
i pastori si autoinvestono di ambizioni
propositi e cercano di dettare alle chiese
che cosa esse debbono fare non solo nella
vita ecclesiastica, ma anche sul piano della società politica, essi si inseriscono e
si lasciano riassorbire (come si esprime
il documento) nella più autentica tradizione deH’integralismo clericale il cui
« quadro culturale » di provenienza è
ben noto. Pronunciandosi come han creduto di poter fare, questi nostri pastori
si sono inconsapevolmente innestati in
una visione sacramentale del ministero
pastorale che sa di quel sacerdozio che
valdo-metodista non si giustificano più assemblee pastorali
uno solo: questo il parere del prof. Giorgio Peyrot
mira ad ispirare, se non può dominare,
e il trono e l’altare. Di fronte ad un tale
risultato Tasserire di voler « rifiutare la
concezione del sacro del ruolo pastorale »,
fa sorridere.
Orbene io stimo che dobbiamo lasciare
ad altri, più esperti di noi in questa materia per lunga tradizione e governo gerarchico, l’emanazione di teoriche dichiarazioni integraliste con cui si aspira ad
attuare più o meno compiutamente la
propria ideologia nella vita deH’aggregato
sociale tendendo a fissare i compiti delle
chiese ed i loro doveri « comunitari » nella società civile. La nostra fede infatti,
tutto al contrario, ci spinge al lavoro concreto; e vi sono a tal proposito ben altri
temi sul piano della riflessione teologica
su cui desidereremmo ascoltare i nostri
pastori.
Come credenti e laici non riteniamo di
dover far risaltare al pronunciato teorico di un’assemblea pastorale la legittimità
del nostro operare nella società civile in
cui per l’appunto ci sentiamo impegnati
ad agire come credenti. E’ per questo che
siamo riformati; e la Riforma su tale
punto costituisce tuttora una decisione
da prendere ed a cui non sapremmo rinunciare.
E’ vero che la Chiesa deve affrontare un
ordine di problemi come quelli indicati
nel documento in questione, ma essa li
prospetta nella sua funzione di stimolo e
di incontro di tutti i credenti. E’ per questo che le nostre chiese sono rette da una
gerarchia di assemblee che, da quella dei
credenti in sede locale sino al sinodo, raccoglie laici e pastori; mai pastori da soli.
Una loro assemblea è solo un corpo tecnico per dare — se richiesti — pareri sul
piano telologico. Ognuno stia quindi al
suo posto; e tutti insieme, nella Chiesa e
nella società si agisca per rendere al nostro Signore la testimonianza che gli è
dovuta. Giorgio Peyrot
Tre domande
di un metodista
alla sua chiesa
In riferimento a « La Chiesa Metodista prende
posizione » apparso sulla « Luce » del 2.1 c.a.
n. 1 mi sono sorti più di un interrogativo che ho
condensato in tre domande che pongo, ovviamente... alla Chiesa Metodista.
1) Se non vi fossero state dichiarazioni di
membri metodisti sul Documento della C.E.I. si
sarebbe avuta la puntualizzazione dell’« atteggiamento ufficiale della Chiesa Metodista »?
2) In quale occasione la Chiesa Metodista
—- cioè a livello di comunità, di circuiti e di
conferenza — ha preso in esame il problema dell’aborto?
3) Il lettore della dichiarazione della Chiesa
Metodista — ammesso il linguaggio a tutti accessibile (!) — quali indicazioni può ricavarne
limitatamente al problema dell’aborto? La Chiesa Metodista è per la liberalizzazione o per la
regolamentazione dell’aborto? 0 esso è soltanto
un problema di « cultura cattolica »?
Renato Di Lorenzo
IVREA
Il periodo natalìzio è trascorso e la vita della
comunità è protesa verso l’anno nuovo con le
attività ecclesiastiche che, Dio volendo, ci proponiamo di realizzare.
Il culto natalizio per i ragazzi della Scuola
domenicale si è svolto con la partecipazione dei
più grandi ad una lettura e ad una efficace e
ben riuscita presentazione di Giobbe, il cui messaggio è stato ascoltato da una numerosa assemblea. Come contorno si sono cantati alcuni inni,
per lo più affidati ai bambini e alla colla borazione dellemonìtrici. L’albero tradizionale è stato acceso per la gioia dei piccoli e dei grandi.
Un buon pranzo natalizio per i bambini e gli
alunni della Scuola domenicale è stato preparato e servito dalle monitrici subito dopo il culto.
Culti di Santa Cena sono stati celebrati oltre
che a Ivrea, anche a Carema e a Pont Canavese.
Nel tardo pomeriggio di Natale è deceduta
Marthe Dubois, dopo una lunga malattia. Di origine svizzera, aveva trascorso molti anni ad Ivrea
ov’era assai conosciuta per Tinsegnamento della
lingua francese. La sua salma è stata deposta sabato 27 dicembre nel cimitero di Ivrea, accanto ai suoi genitori, deceduti alcuni anni or sono.
Domenica 16 novembre, nel tempio affollato e
in occasione del culto è stato celebrato il matrimonio di Antonio Nuzzo e di Luisa Bazzani. La
predicazione è stata pronunziata del pastore Carlo Gay che ancora ringraziamo per la sua venuta
in mezzo a noi.
Un ciclo di tre studi sui documenti di Nairobi (Assemblea del Consiglio ecumenico delle
Chiese) si è svolto presso tre famiglie della comunità. Pochi i partecipanti, interessante lo
scambio di idee fra i presenti.
La Domenica delle solidarietà (30 novembre)
è stata presentata al culto con un messaggio biblico adeguato; la partecipazione di una cinquantina dì persone al pranzo comunitario preparato dairUnione femminile ed alcune offerte
in denaro hanno fatto sì che una somma di
L. 250.000 si è resa disponibile per un aiuto ad
alcuni nostri Istituti.
FELONICA PO
Nello scorso mese la Comunità di Felónica ha avuto tre occasioni eccezionali
per trascorrere alcune ore di piacevole
comunione fraterna e di utile meditazione.
Ringraziamo l’Istituto Gould che nel
mese di dicembre ci ha offerto una simpaticissima serata; nove Gouldini accompagnati dal loro Direttore ed ospitati da
alcune famiglie della nostra comunità
conferenza del IV distretto
Preceduto da una nutrita discussione
sulla natura ed i compiti del Circuito e
del Distretto nella nuova regolamentazione delle chiese valdo-metodiste, si è costituito il IV Distretto. Lo ha costituito
l’Assemblea distrettuale riunitasi nei locali della chiesa valdese a Catanzaro i
giorni 13 e 14 dicembre 1975. I deputati
formanti l’assemblea erano 57, provenienti dalle chiese della Campania, Puglia Lucani, Calabria e Stretto e dalla Sicilia.
Ha diretto i lavori il Seggio composto
da Pino Testa, presidente; Paolo Sbaffi,
vice-presidente; Salvatore Carcò e Emilio Nitti, segretari.
Tutta la discussione fatta sulla natura
e i compiti dei Circuiti e dei Distretti è
stata utile per approfondire, chiarire e
spiegare diverse cose organizzative e regolamentari. Si è rilevato che bisogna
guardarsi sempre dai due più gravi pericoli: 1) Tappesantimento delle strutture e 2) la schiavitù dei regolamenti. Strutture e regolamenti devono essere al servizio dei credenti come singoli e come
comunità e mai i credenti schiavi delle
strutture e dei regolamenti!
La Conferenza D. ha rinviato alle chiese lo studio del documento di Accra sul
battesimo, s. Cena e ministerio perché
esse inviino entro il 31 gennaio ’76 il loro
parere alla Tavola o al Com. Perm. Metodista.
La CD ha esaminato anche alcune proposte di modifica ai vigenti regolamenti
per la partecipazione all’assemblea distrettuale (fra i componenti vengano ricompresi anche i Sovrintendenti dei Circuiti e i Segretari regionali della FGEI
responsabili dei gruppi ricompresi nella
circoscrizione territoriale del Distretto).
La CD ha accolto come raccomandazione una proposta avanzata circa la pre
parazione dei predicatori laici e il riconoscimento degli stessi da parte delle
chiese specie per le chiese valdesi che
dovranno costituire al più presto il ruolo dei predicatori laici.
La CD ha impegnato la comunità a destinare al finanziamento della Com. Esecutiva Distrettuale (CED) Tl% calcolato
sulla somma delle contribuzioni alla cassa culto richiesta dalla Tavola o dal Com.
Perm. Metodista.
La CD ha deliberato che la CED sia
composta di 5 membri ed ha eletto la
stessa nelle persone di Giulio Vicentini,
presidente; Enrico Ciliari, vice-presidente; Emilio Nitti, segretario; Giacomo
Campanelli e Filippo Pasquini, membri.
Ha eletto inoltre la Com. d’Esame nelle
persone di Alfonso Manocchio e Pino
Testa.
La CD ha partecipato al culto insieme
con la chiesa valdese locale e alla gioia
della famiglia del pastore Piero Santoro
che ha presentato al Signore il piccolo
Salvatore proprio durante il culto presieduto dal pastore Pietro Valdo Panasela.
La CD ha scelto Reggio Calabria come sua sede per la prossima assemblea
distrettuale. Il Seggio ha designato per
la prossima CD il pastore Salvatore Carcò quale predicatore d’ufflcio e il pastore Pino Arcangelo quale suo sostituto.
La CD ha chiuso puntualmente i suoi
lavori alle 13 del 14 dicembre. La chiesa
valdese locale ha accolto tutti i deputati
con calorosa fraternità e ospitalità e se
è stato gioioso il momento dell’arrivo a
Catanzaro è stato — come sempre accade — un po’ triste il doversi lasciare e
salutare. Ma ci rivedremo tutti, Dio volendo, a Reggio Calabria in estate!
ci hanno intrattenuti sul lavoro che
il Gould svolge a Firenze ed hanno recitato « L’eccezione e la regola » di Bertolt
Brecht. La recita è stata seguita da una
discussione che se non è stata molto impegnata ha però dimostrato l’interesse
del pubblico per il lavoro presentatoci.
Il pomeriggio di Natale sono stati invece i bambini (diciamo meglio: i «giovanissimi») della nostra comunità che ci
hanno offerto un denso programma di
recito. Sono state apprezzate la qualità
e la quantità delle recito eseguite da
questi nostri mini-attori che sotto l’esperta e paziente guida della monitrice Sig.na
Odina Zancuoghi si sono veramente messi di impegno per porgere al numeroso
pubblico un valido messaggio evangelico.
L’ultima sera dell’anno, come di consueto, buona parte della Comunità si è
ritrovata nella nostra sala delle attività
per aspettare insieme Tanno nuovo. Sono
state proiettate alcune diapositive sulle
Valli, con particolare riferimento ai cortei sinodali che ci hanno permesso di riconoscere e ricordare con piacere molti
ex pastori ed attuali amici di Felonica. Il
Candidato in teologia Antonio Adamo,
che ringraziamo per la sua chiacchierata,
ci ha poi intrattenuti sull’importante lavoro che compie la nostra Facoltà di
teologia a Roma. In preghiera abbiamo
poi trascorso gli ultimi istanti del 75 ed
i primi del 76.
Particolarmente ben frequentati i culti di Natale e di Capodanno. Ce ne siamo rallegrati perché è sempre bello e
piacevole che fratelli dimorino insieme.
È simpatico salutare parenti e amici che
vengono a trascorrere Natale e Capodanno a Felonica con i familiari e non disertano i culti. È anche bello e piacevole salutare all’uscita dal tempio i numerosissimi felonichesi che per queste occasioni
vengono in chiesa, anche se in seguito si
prova un po’ di amarezza e di tristezza
quando ritrovandoci per i consueti culti
domenicali, che pure ci forniscono altre
possibilità di gustare momenti di fraternità e di meditazione impegnanti, ci accorgiamo allora di essere presenti in pochi, talvolta in pochissimi...
ASTI
Sabato 10 c.m., presso la C.EV.A.A.S.S.
(Centro Evangelico Astigiano di Azione
Sociale) di Asti, i ragazzi hanno organizzato un lieto pomeriggio con canti e
recite, con la sala piena di fratelli e sorelle, e di simpatizzanti, non solo del luogo, ma provenienti da Canelli, Alessandria, Torino. Questa forte presenza è la
più bella testimonianza che si sia potuto
dare a questi ragazzi e per quelli che
con tanto amore si occupano di questo
centro, fondato da credenti per essere al
servizio di coloro che in questi nostri
tempi cosli diffìcili si trovano in difficoltà, sia materiale che spirituale. In questo
pomeriggio di gioia è stato più che mai
utile il messaggio evangelico del past. Resini. perché la C.EV.A.S.S, non significa
solo assistenza, ma innanzitutto è un centro sorto per predicare la parola di Dio.
Quindi è più che mai valido tenere regolarmente i culti, ma per questa continuità è necessario che fratelli e sorelle siano
pronti a operare per questo centro.
6
alle valli oggi
Con chi
prendersela
cronaca
ULIVETO - LUSERNA SAN GIOVANNI
Intervista all équipe medico-pedagogica
Se un uomo muore a quarantott’anni,
ci sarà una ragione. Si pensa che gli operai non hanno più voglia di lavorare, che
stanno a casa in mutua e c’è /’assenteismo ^ A me risulta invece che le cose
vanno un po’ diversamente, nella realtà.
State a sentire.
Non si muore a quarantotto anni per
caso, ed infatti non era un caso che l’uomo in questione lavorasse dall’età di quattordici anni. Quando cominciò a sentirsi
male, non ando subito dal medico, continuò a lavorare. Quando stette un po’ peggio, andò dal dottore, il quale gli disse
che tutti, più o meno, abbiamo qualcosa;
perciò gli diede delle medicine e lo rimandò a lavorare. La terza volta che gli
venne male, ritornò dal medico e gli disse che lui non lo faceva apposta, che nella sua vita non aveva mai fatto un’assenza ingiustificata e non era abituato a lamentarsi per niènte. Perciò il medico questa volta gli ordinò degli esami. Stabilirono che doveva esser operato al cuore,
ma presto, che decidesse lui rapidamente.
Decise che voleva farsi operare. Lo decise
in ottobre. Poi aspettò. A metà dicembre
gli comunicarono che doveva presentarsi
il 6 febbraio, a digiuno, al reparto chirurgico dell’ospedale di Lione (Francia). Per
farsi operare a Milano bisognava aspettare ancora di più. A Torino, pare che non
ci sia la specialità. (Naturalmente chi ha
soldi va a sue spese a Ginevra, subito).
Ma il nostro uomo morì il 5 gennaio, e i
familiari chiesero al pastore di scrivere
un articolo sull’Eco-Luce.
Con chi prendersela? Mi capita sotto
gli occhi una guida per la conoscenza e
l’uso degli ospedali^, fatto da un gruppo
di tre medici, un avvocato uno spicologo.
I capitoli trattano dei seguenti argomenti: cos’è l’ospedale; come vi si entra; la
vita m ospedale; la dimissione; responsabilità e protesta. Si tratta di un vero manuale dei diritti del malato e sarebbe opportuno che entrasse in ogni biblioteca.
Con chi prendersera? A me pare che ci
sono almeno tre livelli ai quali si può
fare qualcosa. In primo luogo bisogna
conoscere quali sono i propri diritti nel
sistema attuale, e protestare quando non
vengono rispettati. In secondo luogo, bisognerà migliorare tutta questa organizzazione della salute in Italia. Ma qui allora, rion basta più la protesta della singola
famiglia, che reagisce sotto il bruciore di
un lutto. Occorre seguire le proposte dei
sindacati, sostenere le rivendicazioni di
tutti i lavoratori, fare insomma un’opera
collettiva, che va ben al di là del caso singolo.
Non. serve neppure prendersela contro
un singolo medico, il quale avrà fatto
probabilmente del suo meglio. Con questo non voglio difendere i medici in generale. Vi figurate medico e pastore che
vanno a braccetto? No, anzi penso che
ogni medico porta certamente la sua parte di responsabilità in ordine allo stato
generale della salute in Italia.
Come lo portiamo tutti del resto. E qui
giungo al terzo livello, che è prendersela
con se stessi. Perché cari miei, quando si
vuol lavorare sempre, quando agli scioperi non si partecipa, quando non si leggono i giornali e non ci si informa, quando ci si rinchiude nella propria vita privata, e del resto ci si vuol impegnare il
meno possibile, bisogna mettersi in testa
che questo indebolisce la classe operaia.
A nulla valgono allora le proteste individuali, destinate a lasciare, spesso il tempo che trovano.
Possa quindi la morte di questo nostro
fratello aiutarci tutti insieme a prender
coscienza del problema della salute e delle responsabilità dei medici da una parte,
e dei lavoratori dall’altra. In questo sta
la vera consolazione cristiana.
L’Istituto psico-medico-pedagogico Uliveto, di Luserna San Giovanni, ospita in
media 26 bambini dai 6 ai 14 anni con insufficienze mentali medio lievi. Collabora
con il personale dell’Istituto (cinque assistenti, una direttrice e personale ausiliario) una équipe, che è presente nell’Istituto dal 1967, psico-medico-sociale,
nominata dalla Provincia, che, segue, attraverso sedute settimanali, i bambini.
L’équipe è composta da uno psicologo,
il dott. Petrone Giuseppe, una assistente
sociale. Siniscalco Franca e una neuropsichiatra De Giorgis Teresa. Età media
28 anni.
Siamo andati all’Uliveto ad intervistarli.
— Potreste descriverci brevemente il
vostro lavoro?
— La nostra che è una équipe interdisciplinare si muove essenzialmente su due
linee.
La prima, consiste, in un controllo medico, con esami psicologici e colloqui con
le famiglie di minori.
La seconda, in stretta collaborazione
col personale dell’Uliveto, è la messa a
punto di attività che integrino quelle offerte dalla scuola pubblica che i minori'
frequentano all’esterno. Naturalmente abbiamo anche riunioni, ogni tanto col personale per affrontare singoli casi.
Alcune riunioni col personale sono dedicate, di tanto in tanto, alla discussione
di casi, allo scopo di mettere a confronto i dati e le osservazioni dei singoli operatori ed elaborare una sintesi globale.
— Che tipo di rapporti avete instaurato con la direzione e il personale dell'Uliveto?
— Il tipo di relazioni da noi instaurato
con il personale dell'Uliveto è da tempo
improntato a reciproca fiducia, stima e
collaborazione aperta.
Ogni problema viene affrontato collegialmente in sede di riunioni alle quali
partecipano oltre all’équipe il personale
interessato.
— A vostro parere, nel contesto generale della Valle, quali sono i nodi prioritari da sciogliere rispetto alle esigenze
dell'Istituto?
— Il più pressante è quello di una maggiore integrazione dell’Istituto nella Co
munità esterna. Per quanto riguarda gli
educatori, una buona opportunità è stata
offerta dall’equipe della Comunità Montana, con l’istituzione di gruppi di discussione e di apprendimento, a cui hanno
partecipato e partecipano tuttora, alcuni
degli Assistenti dell’Istituto (una partecipazione più numerosa è impedita dall’esiguità del personale).
Per quanto riguarda i minori, che vi sono ospitati, pur riconoscendo lo sforzo
che la Scuola ha fatto per inserire i meno
gravi nelle classi normali, ci sembra tuttavia che persista, tra non pochi membri
della comunità esterna e i piccoli ospiti
dell’Uliveto, una barriera di incompren
gazzi ospitati, e indicato come luogo di
una possibile "riabilitazione"?
— L’Uliveto è strutturato in modo da
offrire agli ospiti un ambiente il più possibile di tipo familiare. Di conseguenza,
a nostro avviso, esso offre ai minori l’opportunità di superare l’handicap derivante dalle carenze assistenziali o pedagogiche originarie, riducendo contemporaneamente al minimo gli svantaggi dell’istituzionalizzazione.
Nel campo, degli interventi riabilitativi,
mancano però — per ristrettezze di bilancio — quelli più specificamente tecnici, come la rieducazione psicomotoria, la
sione che si manifesta con un’ampia gamma di atteggiamenti, che vanno dal rifiuto manifesto alle forme più mascherate
di commiserazione pietistica. Pare, anzi,
che tale atteggiamento di sostanziale rifiuto si sia acutizzato proprio nel momento in cui avvenivano — in conformità degli odierni orientamenti più avanzati della psico-pedagogia — i suddetti inserimenti in classi normali di quegli ospiti
dell’Uliveto, che non presentavano gravi
difficoltà di apprendimento.
— L'ambiente dell'Uliveto, per i ra
ANGROGNA
Cooperativa agricola
Sergio Rostagno
^ Nel 1974 su mille operai, 120 stavano a
casa, e di questi solo 15 erano assenti per
meno di tre giorni. (Dati della Confindustria tratti dal servizio informazioni di
Agape, novembre 1975). Ciò significa che
le assemblee poco serie erano, in fondo,
poche.
2 G. Bert, a. Favero, M. Gaglio, G. Jervis, R. Rozzi, M. Viviani, I Diritti del Malato. Guida critica alla conoscenza e all’uso dell’ospedale civile. Feltrinelli, Milano 1975, 248 pagine, 3.000 lire. (G. Bert è
anche membro della chiesa valdese di ’Torino Jervis è il figlio di W. Jervis, il noto
partigiano ucciso in Val Pellice).
Domenica scorsa, 11 gennaio, presso la
sala consiliare del Municipio di Angrogna,
ha avuto luogo, indetta dal Consiglio direttivo della Cooperativa agricola, la
preannunciata riunione, aperta a tutti gli
agricoltori locali. Prima di proseguire, una
premessa: la nuova cooperativa agricola
costituitasi fin dall’ottobre dello scorso
anno ma ancora praticamente inoperante
a causa delle lungaggini burocratiche subentra al « Consorzio Taculot » operante
sul nostro territorio fin dal maggio 1974,
per la raccolta e la commercializzazione
del latte.
Tornando alla nostra riunione; i suoi
scopi erano essenzialmente due. Dare agli
agricoltori una panoramica delle iniziative in corso di realizzazione, dei programmi futuri e soprattutto raccogliere le domande di adesione alla cooperativa stessa. Dal punto di vista della partecipazione, l’incontro è stato piuttosto deludente.
Nonostante la bella giornata riscaldata
da un sole non certo invernale, ma primaverile, e la totale assenza di neve, anche
nelle zone più alte, l’afflusso di agricoltori
è stato decisamente scarso, poco più di
una ventina, eppure la riunione era stata
ampiamente pubblicizzata, sia a mezzo
stampa, sia attraverso avvisi personali.
Probabilmente la tipica diffidenza angrognina verso ogni nuova forma di iniziativa
sta alla radice di questo assenteismo. Sullo svolgimento della seduta non c’è molto da dire, il quadro di cronaca è alquanto scarno. Il sindaco Franca Coisson,
ex segretaria del « Consorzio Taculot »,
ed il consulente tecnico della Comunità
Montana per le attività cooperativistiche,
geometra Charbonnier, hanno brevemente illustrato i temi della riunione.
Gli obiettivi prioritari della nuova cooperativa vertono principalmente sul potenziamento e sull’incremento del servizio
di raccolta e vendita del latte, ed in modo particolare sulla creazione di un centro di vendita diretta dei prodotti agri
coli locali. Credo sia bene sottolineare i
vantaggi economici che deriverebbero al
contadino locale dalla realizzazione di
questa iniziativa. Non occorre essere degli
economisti per capire quale vantaggio
rappresenterebbe il fatto di poter vendere
direttamente al consumatore il proprio
prodotto senza dover passare attraverso
negozianti e grossisti. Ai fini di questa
vendita diretta la cooperativa ha preso in
affitto dal comime tre locali, attualmente
in fase di riadattamento. In parte verrebbero adibiti a centro di vendita, il resto
servirebbe quale deposito e centro di distribuzione di prodotti acquistati (mangimi, concimi, granaglie, ecc.). La concretizzazione delle iniziative su esposte
dipenderà in ultima analisi dalla disponibilità dei coltivatori angrognini. La cooperativa è partita, non certo a tamburo
battente, dato le difficoltà della situazione. I (Suoi programmi, anche se a prima
vista forse questo non appare, hanno una
vasta portata, e la strada per portarli a
buon fine è lunga è difficile. Per ora le
adesioni raccolte non sono molte, comunque la porta è aperta, si spera in un prossimo futuro di averne altre. I contadini
della nostra valle hanno sempre difeso
con caparbietà contro il loro stesiso interesse l’autonomia del loro lavoro, ma è
tempo che si rendano conto dell’enorme
vantaggio di non rimanere isolati, in lotta ciascuno contro le proprie difficoltà.
La collaborazione reciproca e l’unione in
forme associative cooperativistiche sono
il mezzo migliore per giungere ad un maggior benessere e realizzare un effettivo
progresso. Adelchi Ricca
ic Hanno collaborato: G. Bouchard; Salvatore Carcò; Giovanni Conte; Bruno
Costabel; Franco Davite; Mario Desana; Dino Gardiol; Emanuele Paschetto; Giuseppe Platone; A. Ribet; L. Vigltelmo; S. Zotta.
fisioterapia,_ e, in modo continuativo, la
logopedia (imparare a parlare).
— Esiste un collegamento ( per es. nei
metodi che applicate) con la Comunità
Montana? Si può parlare di una ricerca
in comune?
— Dal gennaio ’75 la Comunità Montana della Val Pellice ha assunto una équipe pluriprofessionale psico-medico-pedagogica sociale che opera sui minori della
zona, quindi nell’ambito della scuola i
bambini dell’istituto vengono seguiti da
tale équipe.
Sono stati effettuati alcuni incontri per
la presentazione da parte nostra dei casi
sotto il profilo medico-psico-sociale.
Non si sono invece avuti ulteriori collegamenti con l’équipe della Comunità Montana per la verifica del lavoro svolto e
per la programmazione di attività future.
— In che misura la Regione Piemonte,
la Provincia, seguono e sostengono il
vostro lavoro?
— L’istituto Uliveto è nato nel 1965 in
seguito ad una convenzione stipulata tra
la Chiesa Valdese di Torino e l’Amministrazione Provinciale.
La Regione non si occupa del collegio
sotto nessuna forma.
L’équipe composta da personale dipendente dall’ Amministrazione Provinciale
(Servizio Psico Medico Sociale) presenta
trimestralmente al direttore prof. Angelo
G. B. Lusso una relazione sull’andamento
generale dell’Uliveto (situazione fisica,
psicologica, neurologica, sociale) dei minori.
Annualmente l’Amministrazione Provinciale ci richiede un profilo sociale, medico, psicologico di ciascun bambino.
L’Amministrazione Provinciale oltre al
pagamento della retta fornisce consulenze specialistiche, medicinali ed eventuale
corredo.
— Come si differenzia quest'istituto
da altri che conoscete, sempre in questo
campo, per es. a Torino?
Il tipo di costruzione, l’ubicazione
dell Istituto al di fuori dei pericoli del
centro abitato e l’esiguo numero dei piccoli ospiti, hanno permesso di creare un
tipo di organizzazione interna che più si
avvicina a quella familiare.
Presso l’istituto Uliveto vengono ospitati soggetti maschi e femmine con caratteristiche diverse sotto il profilo della religione, dell’età, dell’ambiente sociale e culturale e del livello di intelligenza.
Tali caratteristiche unite al fatto che i
bambini frequentano le scuole esterne
fanno sì che essi ricevano stimolazioni
multiple.
7
delle valli
TORRE PELLICE
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Associazione Enrico Arnaud
In considerazione dell’importanza che
l’Ospedale Valdese di Torre Pellice ha
per l’intera popolazione della Valle, la
« Enrico Arnaud » ha invitato il dott.
prof. Dario Varese a fare il punto della
situazione e ad illustrare le prospettive
per il futuro del nostro Istituto.
La seduta, alla quale la « E. Arnaud »
invita cordiamente tutti, avrà luogo domenica 25 gennaio alle 20,45 nella sala
delle attività (ex Asilo valdese).
_________________VILLAR PEROSA
Con un leggero spostamento dell’orario degli
scuolabus che trasportano gli alunni della scuola elementare di Villar Perosa, si è risolto il problema del prolungamento di orario per le tre
classi a tempo pieno istituite nel mese di novembre. È cosi terminata in parte la poco costruttiva polemica emersa a livello scolastico e
comunale e dovuta soprattutto all’ostruzionismo
dell’amministrazione comunale di Villa rPerosa.
Rimane ancora da risolvere la questione della
refezione scolastica, che è anche compresa nel
programma delle classi a tempo pieno. La soluzione di questi problemi non riguarda soltanto il
ristretto ambito deUa scuola, ma rivela l’esigenza di un diverso modo di amministrare, che tenga
conto in primo luogo delle richieste motivate e
legittime della popolazione del Comune.
SAN SECONDO
• Silvia Gaudin, di Renzo e Rosanna
Bleynat (Centro); Patrizio Gomez, di
Sergio e Eliana Griglio (Cavoretto) sono
giunti a rallegrare le loro famiglie e la
Comunità. Ai bimbi ed ai loro genitori
porgiamo un augurio sincero.
• Domenica 25 gennaio avrà inizio, con
il culto presieduto dal Prof. Claudio
Tron, la visita di chiesa che la Commissione Distrettuale effettua a S. Secondo.
Domenica sera si incontrerà con il Concistoro e durante la settimana parteciperà alle varie attività.
• Domenica 1 febbraio sarà celebrata la
giornata missionaria della CEVAA; la
colletta sarà devoluta a questa organizzazione fra le chiese che hanno dato origine alla Missione di Parigi ed a quelle
che ne sono nate nel Terzo Mondo.
società di
studi valdesi
Si rende noto che il volume di O. Coisson, sui nomi di faihiglia delle Valli, che
doveva uscire in autunno, è tuttora in
corso di stampa. Sarà distribuito a tutti
quelli che lo hanno prenotato non appena possibile.
L’opuscolo del XVII febbraio, dovuto
alla penna del pastore Santini, e dedicato ad un periodo di storia della comunità di Rio Marina, è in corso di prenotazione; si pregano i pastori di far pervenire al più presto l’ordinazione.
Il Bollettino della Società, previsto per
dicembre 1975, ha subito ritardo di stampa per vari motivi: anche questo sarà inviato ai soci non appena possibile.
Il seggio
SERVIZIO MEDICO
festivo e notturno
Comuni di ANGROGNA - TORRE PELLiCE LUSERNA S. GIOV. - LUSERNETTA . RORA'
Dal 24 al 30 gennaio 1976
Dott. ENRICO GARDIOL
Viale Trento, 12 - Torre Pellice
FARMACIE DI TURNO
TORRE PELLICE
Domenica 25 gennaio 1967
FARMACIA INTERNAZIONALE ( Dr Imberti)
Via Arnaud, 5 - Tel, 91.374 - Torre Pellice
Martedì 27 gennaio 1967
FARMACIA MUSTON ( Dr. Manassero)
Via della Repubblica, 25 - Tel. 91.328
LUSERNA SAN GIOVANNI
Domenica 18 gennaio 1976
FARMACIA VASARIO (Doti. Gaietto)
Via Roma, 7 - Tel. 90.031
AUTOAMBULANZA
Torre Pellice: Tel. 90.118 e 91.273
VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellice: Tel. 91.365 - 91.300
Luserna S. Giovanni: Tel.90.084 - 90.205
Collettivo Bonhoeffer
Il Collettivo di Ricerca Biblica, composto di
valdesi e di cattolici, da due anni svolge la sua
attività con uno studio biblico settimanale (ottobre-novembre, gennaio-febbraio).
In occasione della « settimana dell’unità dei
cristiani » (18-25 gennaio) si fa promotore di un
incontro allargato per tutti quei gruppi, che
stanno impegnandosi in un lavoro di ricerca e
di studio biblico.
Questo non intende mettere in secondo piano
o ignorare il problema ecumenico specifico, che
(si spera) verrà affrontato successivamente, ma
vuol semplicemente riconoscere che la grazia di
questo momento è il desiderio di molti di leggere la Bibbia e di impegnarsi sul serio nelle lotte
degli uomini; da qui può nascere, nel confronto,
una seria prospettiva ecumenica.
L’incontro è fissato per il sabato 24 gennaio
ore 17.30 - inizio: letture bibliche, canti, preghiera;
ore 18-20 - prima parte dell’incontro;
ore 20-21 - cena fraterna a base di panini o di
altro che ciascuno si porta: la casa
che ci ospita prepara thè, caffè o
caffè-latte;
ore 21-23 - seconda parte deU’incontro.
N.B. - Il testo biblico che sarà oggetto di studio e di discussione, è il capitolo 12 del Vangelo
di Marco.
— L’incontro si tiene presso la Fraternità dei
PP. Cappuccini, Via E. De Amicis 2 (sulla strada di S. Maurizio).
— Anima il canto il gruppo della comunità di
Tabona.
— Per informazioni telefonare al 21719 (segreteria Agape) o al 22426 (comunità di S. Laz
Scuola Latina
NUOVA APERTURA
Ristorante Pizzeria
L’ARCOLAIO
Viale De Amicis, 21 - Tel. 90.107
a 100 metri dal passaggio a livello
10062 LUSERNA S. GIOVANNI
Valli Nostre
POMARETTO
La Scuola Latina ha iniziato l’anno scolastico
a organico completo sia come corpo insegnante,
sia come alunni. Molte domande di iscrizione non
hanno potuto essere accolte perché eccedenti il
numero di alunni consentito per classe. La partecipazione alla vita della Scuola da parte dei genitori degli allievi, è, ci sembra, completa viva e
operante, come pure quella della Chiesa nel suo
insieme. Concistoro e membri della Comunità, e
della popolazione in genere.
La Scuola trova inoltre il supporto efficace e
entusiasta della Associazione degli Amici della
Scuola Latina, diretta dalla Signora Itala Beux.
Come ogni anno Amici e Simpatizzanti del Sodalizio si sono riuniti in un pranzo alla fine di
novembre, in una atmosfera di fraternità che ha
unito gli anziani — gli ex — con i giovanissimi,
il che costituisce un auspico di continuità in una
opera che riscuote il consenso di tanta parte della
popolazione delle Valli della Germanasca e del
Chisone.
Ospiti d’onore il Pastore Enrico Tron, che ha
iniziato alla Scuola Latina, come docente, il suo
lungo servizio nella Chiesa, il Pastore Enrico
Geymet, fervente sostenitore delle scuole delle
Valli, e il Pastore Roberto Nisbet, che è entrato
a far parte del Corpo docente come titolare delle
lezioni bibliche. Erano inoltre presenti il Dott.
Enrico Gardiol, presidente dell’Associazione Amici del Collegio, i membri del Comitato del CoUegio e numerosi Amici della Val Pellice.
Numerosi discorsi al levar delle mense. Da segnalare quello della Presidente, sig.ra Beux, e
quello della... cassiera, sig.na Costantini
Il Comitato del Collegio e della Scuola Latina
ha ricevuto da parte dell’Associazione un assegno
di L. 600.000.
Canti degli allievi, diretti dalla Sig.ra Rivoir;
e canti spontanei di tutti i presenti -— vecchi
canti delle Valli — hanno concluso la riuscitissima festa.
Il cronista deve ancora rilevare che tutte le
spese del riscaldamento della scuola sono coperte
dalla Associazione, con la collaborazione degli
alunni che hanno avviato un proficuo servizio
con la raccolta e la vendita della carta da macero.
Non vogliamo chiudere questa nota senza porgere i più vivi rallegramenti alle professoresse
Marisa Griot e Amalia Geymet che hanno brillantemente superato gli esami di abilitazione.
Infine va dato un ringraziamento particolare
alla Signora Ruth Tourn che, nel periodo di
vacanza in Germania, con conferenze e incontri
vari tiene vivo l’interesse della sua chiesa di
origine per le nostre scuole e in modo speciale
per la Scuola Latina. G. B.
Un gruppo di « Amici delle Valli » responsabili di attività sociali « Pro Valli »
richiama l’attenzione dei lettori evangelicidel nostro giornale su due argomenti
che sembrano meritevoli del loro interesse.
1) Sulla villeggiatura evangelica alle
Valli sempre più desiderata ed alla quale
si 'Spera, quest’anno, di prestare una particolare assistenza fraterna. Da Bobbio a
Prarostino e fino a Prali, essa può assumere mille aspetti diversi e soddisfare le
esigenze più varie. La Commissione è a
disposizione dei fratelli in fede che desiderano ragguagli particolari.
2) Parte delle Valli Valdesi, subiscono
in misura crescente il fenomeno dello
spopolamento montano. Una quantità
considerevole di terreni, case rustiche e
civili appartamenti in condomini, ecc. sono in vendita... in quasi tutte le parrocchie. Poiché ci consta che numerosi fratelli evangelici sparsi per tutta Italia sarebbero contenti di possedere qui una
possibilità di soggiorno per i periodi di
vacanza o per il tempo della loro vecchiaia, offriamo loro la nostra assistenza
fraterna. Naturalmente l’opera nòstra è
gratuita, is:pirata unicamente a quei fini
di cultura e di religione che sono caratteristici delle Valli Valdesi.
Desideiamo sottolineare il fatto che ci
muove una preoccupazione di amore e di
collaborazione fraterna.
I nostri fratelli delle chiese Metodiste,
Battiste, delle Comunità dei Fratelli, di
quelle Pentecostali, dell’Esercito della Salvezza, delle Assemblee di Dio, delle chiese Avventiste, della chiesa del Nazzareno,
della Missione Italiana per l’Evangelo delle Chiese Libere, della Chiesa Apostolica,
ecc. che pur dando degli esempi di uno
zelo religioso dal quale avremmo molto
da imparare, ma che conosciamo anche
l’amarezza della solitudine della diaspora
in cui vivono, possono trovare da noi un
ambiente comprensivo e fraterno utile per
loro e per noi.
Invitiamo quanti sono interessati a
quanto proponiamo a scriverci al seguente indirizzo; Valli Nostre - 10066 Torre
Pellice (To) accludendoci il rimborso delle spese postali.
Per il gruppo Valli Nostre
Enrico Geymet
XVII Febbraio
tutti a scuola
A chiarimento del problema del XVII
febbraio e della vacanza scolastica, che
tutti gli anni si era soliti avere in modi
diversi e che ha sempre provocato non
poche discussioni la Comm. Distrettuale
del I Distretto ricorda quanto segue:
— La Conferenza Distrettuale ha votato lo scorso giugno un ordine del giorno
su questa materia che riproduciamo:
« La conferenza del primo distretto,
esaminato il problema della vacanza scolastica del XVII febbraio, richiamandosi
ai principi che hanno ispirato la Chiesa
Valdese nei suoi rapporti con lo Stato ed
al conseguente rifiuto di privilegi decide
di sospendere ogni richiesta alle autorità
scolastiche perché quella data sia considerata giorno di vacanza,
ritiene che l’assenza da scuola degli
alunni valdesi non debba avere altra motivazione che quella di una precisa scelta
delle famiglie, e quella degli insegnanti
possa rientrare legittimamente nel caso
previsto dalla circolare n. 80 del Ministero della P.I. in data 2 aprile 1975, riguardo ai casi di congedo straordinario ».
— Il contenuto di queso o.d.g. è stato
comunicato dalla Commissione Distrettuale al Provveditorato agli Studi di Torino.
— Il XVII sarà pertanto giornata scolastica a tutti gli effetti a nieno che i singoli consigli di circolo provvedano diversamente utilizzando i giorni di vacanza a
loro disposizione.
— Gli scolari valdesi che si assenteranno dalle lezioni saranno giustificati dai
genitori e gli insegnanti usufruiranno per
la giornata del congedo cui hanno diritto.
Assemblea
del III Circuito
Domenica 18 gennaio si è riunita a Perrero l’assemblea del III Circuito. L’assemblea ha preso in esame il testo della
commissione Fede e Costituzione sul battesimo ribadendo le critiche già espresse in diverse sedi al documento.
È quindi stato approvato un ordine del
giorno sui progetti di regolamento presentati al Sinodo ’75, con proposte di modifica all’articolo 4 dei regolamenti sulle
persone nella chiesa e all’articolo 27 del
regolamento sulle chiese locali.
Al termine il consiglio ha prospettato
un piano di collaborazione nel circuito,
che andrà messo a punto entro la prossima primavera.
FRALI
Un gruppo di amici di Orlando ci ha
fatto pervenire questo scritto, lo pubblichiamo come testimonianza di amicizia
e affetto da parte di giovani sinceri nei
loro sentimenti anche se il linguaggio è
un pochino diverso da quello che siamo
soliti usare come valdesi riformati.
Già sei partito. È vero, per te, aU’alba è tramontato il sole. Davanti a questa separazione brutale, improvvisa, siamo rimasti attoniti, sgomenti, trafitti da una verità disumana, ma forse,
non ce ne siamo resi conto perché non riusciamo
e non possiamo dare una spiegazione... non tocca a noi.
Adesso intorno a noi si è formato un vuoto, un
vuoto incolmabile, i nostri stessi occhi cercano
qualcosa che faceva parte della nostra ragion
d’essere, che ci aiutava a superare le diflficoltà e
le ansie della vita di tutti i giorni.
A cosa è valso il tuo sorriso, il tuo scherzo, la
tua amicizia, il tuo calore se tutto ha dovuto cosi presto finire? No caro amico, tutto ciò non
può essere vero, ci sembra un sogno, un sogno
che noi vogliamo continuare a credere tale. Per
cui adesso che il tuo volto ci ritorna in mente
sull’amo doloroso del rimpianto, sappiamo che il
messaggio che hai portato a tutti noi continuerà
ad essere motivo di gioia e di affegrezza, perché
tu. Orlando, sei ancora qui, in mezzo a noi e
continuerai sempre a sorriderci. Addio.
I tuoi amici
Gruppo stampa
Tutti coloro che sono impegnati nella
diffusione della stampa evangelica alle
Valli sono invitati a partecipare alla riunione trimestrale di collegamento che
avrà luogo a Pinerolo venerdì 30 gennaio
alle ore 20.30.
Temi trattati: Informazione sulla attività editoriale della S.S.V. con presenza
di un membro del seggio; valutazione del
mese del libro Claudiana; prospettive di
collegamento a livello di circuiti.
La commissione Stampa
SAN GERMANO
• Ricordiamo la Riunione per i genitori
dei ragazzi delle elementari di venercff 23
gennaio alle ore 20, nella Scuola Materna. Avremo uno scambio di idee a proposito delle lezioni di religione a scuola.
Chiediamo che sia presente almeno un
genitore per ogni ragazzo. ___
• Martedì 27 gennaio, ore 20, riunione
ai Bert.
• Nella sua ultima riimione il Concistoro ha preso le seguenti decisioni (oltre
alla già menzionata riunione dei genitori): a) delegazione di 3 anziani e di una
rappresentante della Scuola Domenicale
all’assemblea di circuito che avrà luogo
domenica 1 febbraio, anziché 25 gennaio
come precedentemente fissato; b) invito
rivolto al pastore Nisbet a partecipare
alla giornata del XVII febbraio con la
predicazione e im messaggio nel corso
dell’agape fraterna; c) invito rivolto al
Moderatore Sbaffi a presiedere il culto
del 22 febbraio; d) visita di chiesa della
commissione distrettuale da effettuarsi
la prima settimana di marzo; e) il Concistoro si è rallegrató per la creazione di
un gruppo di giovani e giovanissimi che
ha già cominciato a organizzare il suo
lavoro nel quadro della comunità.
AVVISI ECONOMICI
VENDESI terreno posizione panoramica Torre
Pellice. Telefonare 3437 Pinerolo.
RINGRAZIAMENTO
Il marito e il figlio della compianta;
Eynard Delfina in Clot
riconoscenti ringraziano quanti con la loro presenza, scritti e fiori hanno preso parte all’immenso dolore.
Un ringraziamento particolare al Dott. Gardiol,
al pastore Sonelli, ai medici e al personale dell’Ospedale Civile di Pinerolo e alla cara cugina
Clelia Persico.
Torre Pellice, 19 gennaio 1976
Martedì 13 gennaio 1976 il Signore ha richiamato a sé all’età di 80 anni
Carlo Armand-Hugon
La moglie, i figli, la nuora e parenti tutti, riconoscenti per le numerose prove di simpatia ricevute, ringraziano quanti con la loro presenza o
scritti hanno preso parte al loro dolore.
Un ringraziamento particolare al sig. Gigi Bonifanti, al Dott. De Bettini, al Pastore SoneRi e
alla Società Operaia.
Torre Pellice, 15 gennaio 1976
8
«Sposterete le montagne»
ma non con le armi...
LA TEOLOGIA
In questi giorni il Ser.mi.g (servizio
missionario giovanile), una organizzazione cattolica che raccoglie una quindicina
di comunità con circa duecento membri
attivi, ha organizzato in Torino ima serie di incontri sui problemi della pace e
della violenza.
Il Ser.mi.g. è sorto una decina di anni
fa per appoggiare i missionari impegnati
nei paesi del cosiddetto terzo mondo, ed
è aridato via via allargando i suoi interessi e la sua azione passando dall’aiuto
solidaristico in favore delle popolazioni
delle nazioni sottosviluppate all’attività
sociale più consapevole, per risalire poi
all analisi delle cause del sottosviluppo
dei paesi afro-asiatici e latino-americani.
n tutto è approdato infine al discorso
più ampio della violenza eretta a sistema nei rapporti fra uomo e uomo, classe e classe, nazione e nazione.
Spostando l’analisi al paese in cui viviarno il Ser.mi.g. denuncia come anche
1 Italia agisca pienamente inserita nella
logica della violenza, con una produzione
di armi che la colloca al settimo posto
nel mondo ed un '^bilancio annuo dello
stato per la « difesa » di oltre duemilacinquecento miliardi.
Ultimamente il Ser.mi.g. ha preso contatto con diversi esponenti politici, sindacali e del mondo della cultura, promuovendo una iniziativa volta alla riduzione
delle spese militari nel nostro paese, alla riconversione della fabbriche di armi
in fabbriche con scopi pacifici, alla richiesta dell’ampliamento del servizio civile in alternativa al servizio militare e
alla creazione di una commissione parlamentare che affronti queste ed altre
proposte consimili.
„ Ser.mi.g. ha organizzato
a Torino una serie di incontri in dicembre, gennaio e febbraio con uomini di
chiesa, teologi, deputati, giornalisti e responsabili sindacali e della pubblica amrnimstrazione, sul tema generale della
violenza e più specifico dell’esercito. Dopo 1 due incontri del 13 e del 20 dicembre alla Galleria d’Arte Moderna con diverse testimonianze dal Cile e dall’Indocina e la proiezione del film «Uomini
contro»’ c’è stata la marcia della pace
Il 31 dicembre e la tavola rotonda del 3
gennaio sul tema « La fede di fronte alla
violenza». A questo incontro hanno preso parte l’ex vescovo di Ravenna mons
Baldassarri, il pastore Paschetto e N Fabro.
Un nuovo ciclo di conferenze e incontri avrà luogo tra la fine di gennaio e la
fine di febbraio con il seguente calendario :
30 gennaio : « A che cosa serve l’esercito?» con la partecipazione degli onorevoli Bodrato, Boldrini e Pertini e dei
giornalisti Arrigo Levi e Cesare Roccati.
31 gennaio : « L’esercito può essere un
servizio?» dove interverrà fra gli altri
Pietro Pinna, il primo obiettore di coscienza cattolico.
14 febbraio, un incontro fra rappresentanti di culture diverse (cristianesimo
marxismo, religioni orientali), con la
probabile presenza del sindaco Novelli.
21 febbraio ; « Se avete fede sposterete
le montagne », letture e riflessione sulla
non-violenza.
Il ciclo si chiuderà il 28 febbraio con
una rappresentazione teatrale durante la
quale verranno rivolte delle proposte concrete di impegno per la pace.
E. P.
Da tempo si fa sempre più insistente
nelle Assemblee e riunioni nelle quali la
voce dei laici riesce a farsi sentire una
crescente insofferenza verso la teologia
« Il sermone era solo una lezione di teologia »; « lo studio biblico è in realtà diventato uno studio teologico»; «le decisioni da prendere per le opere sociali non
si valutano nella loro utilità ma sul loro
fondamento teologico »; sono tutte frasi
correnti che dimostrano evidente sfiducia o saturazione o ambedue le cose. Di
qui a ridurre tutta la teologia alla determinazione del sesso degli angeli o al calcolo del numero di tali incorporee persone che possono contemporaneamente
appoggiarsi sulla punta di uno spillo ci
corre ormai molto poco. E per non pochi
non ci corre più nulla, con l’avvenuta rinuncia a seguire i culti (che sermone interniinabile e incomprensibile!), o gli studi biblici (ma che senso ha leggere Marco o Luca in rnodo che Gesù appaia non
piu come il Cristo, ma solo come un intellettuale zelota, che non approva i
« bombaroli » alla Bar Abba, ma è con
lui impegnato a combattere non il Peccato, ma solo quella forma di peccato
rappresentata dalle strutture sociali del
tempo, Impero Romano in testai), o la
stessa attività della Chiesa nel suo complesso (perché devo rinunciare al chiaro
la settimana internazionale
cura di tullio viola
FRANCIA
I peccati del sesso
Il recente documento sul «sesso» della Congregazione per la dottrina deUa Fede ha scatenato, domenica mattina, di fronte a diverse chieradicali. Manifestazioni pacifiche con cartelli di dissenso suUe recenti dichiarazioni vaticane si sono moltiplicate ed hanno acceso non poche diseussioni. A Torino, davanti al Duomo, don Pepino prima di officiare
e uscito sul sagrato per invitare i dimostranti
alla messa. « Deponete i cartelli ed entrate: la
predica di oggi — dice il prete — parla proprio
della sessualità». «Entriamo — dicono i radicali — se sarà concesso un contraddittorio ».
« Impossibile » risponde d prete. « Allora resUamo fuori al freddo, conosciamo i roghi della
chie3a contro ì dissenzienti ».
Anche questa volta il documento vaticano ha
perso il treno della storia. Intromettendosi nella
coppia, l’oligarchia dei celibi a-forziori, detta legge formulando una lunga lista di peccati. Non
sarebbe forse più prudente lasciare la soluzione
del problema a chi ne è direttamente interessato?
benza pretendere, con rigide dichiarazioni di
principi, di piegare le volontà a dei modelli anacronistici, presentando un Vangelo punitivo che
serva a frenare le coscienze del gustare la libertà che è, invece, una delle caratteristiche del
Vangelo ma non di una certa chiesa.
Tir II PCF (= Partito Comunista Francese) rmuncerà alla « dittatura del proletariato y>7 La notizia, a prima vista stupefacente, sembra attendibile, dopo la dichiarazione che Georges Marchais ha fatto il 7 c. alla TV francese. In realtà il
problema era in gestazione già da molti
anni. Affiorò la prima volta in una discussione al XVII congresso del PCF
(maggio 1964), a proposito dell’interpretazione di alcuni passi delle opere di
Marx. È noto che Marx parla, nelle sue
opere, assai poco della dittatura del proletariato, da lui prospettata come una
fase rivoluzionaria di transizione, durante la lotta di classi e in preparazione della società senza classi, descritta come
quella in cui « lo Stato cessa di esistere
e diventa possibile parlare di libertà »
(«Stato e Rivoluzione 1917). Ma, dopo
orinai quasi 60 anni, in nessuna società
socialista lo Stato « ha cessato di esistere », e perciò si comprende che un uomo politico, realista come il segretario
del PCF, possa ritenere opportuno di suggerire un’attenuazione, o addirittura la
abolizione del concetto di « dittatura del
proletariato ».
po di consolidare o forse distruggere le
sue chance elettorali nel proprio paese.
Le dispute tra fratelli portano lontano.
La favola di Caino si trasforma continuamente nella più angosciosa delle realtà.
America e Cina giocano a carte coperte
sulla testa dei popoli. Si dice addirittura
che la Cina abbia chiesto la presenza dell America in Asia e in Europa. I cento
fiori son stati recisi e la pace del mondo
e turbata anche dai contrasti tra Cina e
Urss, mentre l'America, pur non essendo
molto comoda nel mezzo, tenta di prolungare l affermazione della sua potenza.
La Cina, che era vicina ai popoli che
combattono per la libertà si fa lontana.
Rimane per fortuna inalterata la fiducia nei popoli, anche in quelli sovietico,
cinese, americano che hanno Sempre avuto la forza di trasformarsi da strumenti
in protagonisti, per riscattare libertà e
giustizia ».
e semplice comandamento dell’amore per
cercarne complicate spiegazioni o deformazioni in autorevolissimi nomi di sconosciuti, almeno per me che ho conservato l’abitudine di leggere i Vangeli nella traduzione del Diodati o, se sono progressista, in quello del Luzzi?).
Ora, che la teologia sia una cosa seria
dovrebbe essere fuori di dubbio anche
per chi non è preparato a capirla; essa
è in fondo l'unico mezzo di cui dispongono gli uomini per tentare di razionalizzare il loro rapporto con Dio; e, per la
teologia cristiana tale rapporto essendo
m Cristo, è questi che va quindi spiegato, capito, razioùalizzato, con gli aggiornamenti necessari a mantenerne la comprensione e la accettazione da parte di
uomini che vivono epoche storiche diverse ed in ognuna di esse hanno schemi
mentali e linguaggi diversi entro i quali
e giocoforza, per farlo comprendere, riformulare il messaggio di Cristo.
Ma in realtà il tiro al bersaglio non è
contro la teologia e neppure contro i
teologi in sé. Per un laico «impegnato»
anzi una infarinatura di teologia è riconosciuta come indispensabile, non foss’altro che per poter mantenere il proprio impegno a contatto con gli operai a
pieno tempo (i pastori) che della teologia non possono evidentemente fare a
meno. Ed anche per un laico « normale »
dosi omeopatiche e digeribili di teologia
sono indispensabili per evitare quella forrna non rara di schizofrenia religiosa che
si verifica quando manca un ragionevole
raccordo fra una Fede sincera e la realtà
umana in cui siamo chiamati a viverla
e testimoniarla. E allora è del tutto infondato il « tiro al bersaglio »? Forse no.
Forse una frecciolina (che non faccia male, ma serva solo come gentile e cordiale
sprone) può essere riservata a quei pastori che non riescono a capire come ciò
che 1 fedeli chiedono loro non è di apprendere la teologia ed i suoi aggiornamenti, ma piuttosto sentire nello svolgere dell’opera veramente pastorale la sottintesa presenza di quella teologia e dei
SUOI aggiornamenti. Vorrebbero cioè che
essi fossero i mediatori tra la teologia e
il laico, o quanto meno sapessero prepararne formulazioni « predigerite ». E dovrebbero anche non dimenticare che Fanpunto più serio fatto alla filosofia scolastica era proprio quello di voler tutto
comprendere nei limiti della teologia dimenticando che anche al di fuori di èssa
la vita della Fede e la relativa testimonianza possono fruttificare e fruttificano.
Per fortuna di tutti e per la gloria di Dio!
Niso De Michelis
TORINO
Cernitilo di Radixionei Bruno Belllon, Valdo Benecchi, Gustavo Bouchard, Niso De
Michelis, Ermanno Genre, Roberto Peyrot,
Paolo Ricca, Giampaolo Ricco, Bruno Rostagno, Giorgio Tourn, Tullio Viola.
Direttore: GIORGIO TOURN
Direttore responsabiie : GINO CONTE
Amministrazione: Casa Valdese, 10066 Torre Penice - c.c.p. 2/33094 intestato a L'Eco
delle Valli - La Luce - Torre Pellice
Abbonamenti: Italia annuo I,. 5.000
semestrale l. 2.500
estero annuo l. 7.500
Una copia L. 150, arretrata L. 200
Cambio di indirizzo L. 100
Inserzioni: Prezzi per mm. di altezza, larghezza una col.: commerciali L. 100 - mortuari L. 150 - doni 50; economici L. 100
per parola.
Autorizz Tribunale di Pinerolo N. 176
25 marzo 1960
Coop. Tipografica Subalpina - Torre Pellire
LIBANO
★ Dopo una tregua di pochi giorni, la
situazione si è andata nuovamente e gravemente deteriorando. Una minaccia del
tutto nuova si profila all’orizzonte; quella
d’una spartizione dell’intero paese, ad
opera di nazioni confinanti. La minaccia
è cominciata dalla Siria, con dichiarazioni del ministro degli esteri, espresse in
forma puramente ipotetica (« Se s’iniziasse un processo di spartizione del Libano... »), ma evidentemente ricche di
doppio significato. La minaccia è allora
immediatamente rimbalzata in Israele, il
cui ministro della difesa Shimon Peres
ha replicato che « ogni intervento siriano, qualunque ne fosse il motivo, (...) verrebbe considerato come un'invasione: noi
saremmo obbligati a studiare le contromisure da prendere ».
Successivamente il Dipartimento di
Stato americano ha ammonito i due governi interessati, con una dichiarazione
che ha destato scalpore in molti ambienti
diplomatici internazionali. « Il Libano
non si tocca! », dice in sostanza la dichiarazione USA.
LA CINA È LONTANA
★ ^ La morte di Ciu En-lai ha riproposto l’enigma di quell’immenso e misterioso popolo, che ben pochi in Occidente
possono vantarsi di conoscere. « La Cina
è vicina » era il titolo d’un film, bello e
interessante, di alcuni anni fa. Ma è veramente vicina la Cina? Sul « Mondo »
del 18.12.’75, Ulisse lo nega. Nel lungo suo
articolo, si legge:
«La Cina è diventata il paese dove il
presidente USA va soprattutto con lo sco
Il Dio-accanto
Più di 5(W persone, in maggior parte
studenti, hanno assistito, gioved;, 15, nell’aula magna della Facoltà di lettere a
Palazzo Nuovo, alla Tavola rotonda su:
« Preghiera e lotta di classe ».
Oratori due ex-sacerdoti. Don Barbero,
della comunità di S. Lazzaro a Pinerolo
e dom Franzoni ex-abate della Basilica
di S. Paolo a Roma.
Barbero (nel suo intervento ha citato
’’Lutero” e il ’’Beneficio di Cristo”) ha
esaminato il carattere alienante della preghiera come scuola di rassegnazione per
lanciare l’argomento, allo studio e alla
riflessione, delle comunità cattoliche di
bpe. Al di là della ritrosia, del pudore
bisogna, dice Barbero, reinventare la preghiera sia combattendo la tentazione del
ritornare indietro sia accettando la centralità dell’azione di Dio nella storia. Non
quindi, secondo Barbero, una dipendenza
quella della preghiera, schiavizzante, sem-’
mai un ’’collegamento sorgivo” che permetta di guardare al di là delle divisioni
presenti. Dom Franzoni esaminando la
preghiera rispetto alla classe sociale di
appartenenza ha sottolineato la scelta di
Gesù per il proletariato. Abbandonata la
immagine del Dio onnipotente (im dio
tappabuchi) Franzoni ha proposto la visione del ”Dio-accanto” (una sua reinterpretazione del Paracleto giovannico) a
colui che lotta per liberarsi. Con l’incarnazione Dio sceglie la povertà ed è ’’accanto” a chi lotta.
Certo è che riducendo il Dio biblico
(s intende non il castigamatti di una certa tradizione) ad un silenzioso compagno
di lotta, la preghiera, almeno ci pare, finisce con lo scadere ad un monologo
orizzontale”, in cui la lotta politica diventa misura di tutte le cose.
Flash sulla stampa
La Repubblica
Iffireito da Eugenio Scalfari, con una
staff giornalistica d’avanguardia (G. BocAugias eoe.), 350 mila copie in tutta Italia, è uscito il 14 gennaio
in piena crisi di governo, un nuovo quotidiano: « La Repubblica ». Di-carattere laico, d ispirazione socialista, formato tabloid, linguaggio parlato, ricalca, per certi versi, il « Le Monde » francese. L’Italia
e vista soprattutto attraverso le due capitali, politica Luna industriale l’altra:
Roma e Milano. Poco o niente di sport
molte inchieste e molta attenzione al
mondo della cultura e della politica.
La maggioranza dei lettori de «La Repubblica » è costituita da quelli, s’immagina, che hanno permesso, il 15 giugno,
la svolta a sinistra. Non è un giornale
strettamente di partito, non è di una citta, vuol essere nazionale. Finanziato per
metà dal colosso ’’Mondadori” potrà diventare senz’altro nazionale. In quanto a
dire sempre la « verità » che è rivoluzionaria », come afferma il suo direttore
nell’articolo di domenica, molto dipenderà dal punto di vista.
Per ora è un foglio senza storia, fatto bene spregiudicato: uno dei frutti migliori
della borghesia illuminata” del 15 giugno. ®
hai rinnovato
l’abbonamento ?