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Anno 115 - N. 33-35
31 agosto 1979 - L. 300
ARCHIVIO TAVOLA VALDS31
10066 TORRE PELLIOE
Spedizione in abbonamento postale
1® Gruppo bis/70
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
LA PREDICAZIONE DEL MODERATORE BOUCHARD ALL’INCONTRO DEL XV AGOSTO
Cosa ci è richiesto oggi
Solo una comunità di credenti impegnata a seguire Cristo in pratica
oltre che in teoria può dare al mondo una vera predicazione
O uomo, l’Eterno t’ha fatto conoscere ciò ch’è bene;
e che altro richiede da te l’Eterno,
se non che tu pratichi ciò ch’è giusto,
che tu ami la misericordia,
e cammini umilmente col tuo Dio?
(Michea 6: 8)
Non è nostra intenzione ritrovarci oggi per questo incontro
e questo culto dimenticando la
realtà del paese e del mondo in
cui viviamo. I nostri connazionali cercano invece di farlo e
proprio oggi il ferragosto è il
grande « rito italico » in cui si
cerca di dimenticare i veri problemi e la vita stessa (tant’è vero che ogni ferragosto costa almeno 200 morti). Noi non intendiamo imboccare la via dell’evasione. Ma allora è certo che non
c’è da farsi alcuna illusione. Se
il profeta Michea predicava in
un ternpo di disastri, di guerre
e di difficoltà gravi, non c’è alcun dubbio che anche noi e i
nostri figli andiamo incontro ad
un tempo di crisi e di difficoltà.
Nel nostro paese lo si sente
chiaramente, ma lo si sente anche in altri paesi più ricchi e
talvolta anche organizzati con
maggiore impegno del nostro. Al
rientro al lavoro, troveremo davanti a noi una generazione che
ha paura di guardare all’avvenire, che non sa cosa dire e cosa fare. In questa situazione è
necessario che noi, come comunità di credenti, siamo capaci
di dare ai nostri connazionali
un messaggio che sia nello stesso tempo profondo e semplice,
affinché gli uomini e le donne
della nostra generazione siano
posti di fronte a comunità che
fanno un discorso che si può discutere, ma che è chiaro ed è
pagato di persona. Ed è allo
scopo di ricercare questa chiarezza che vi propongo di meditare questo testo del profeta
Michea.
Conoscere ciò
che è bene
vano di religione, di fede, incontravano il sorriso. Ma ora succede di peggio; oggi incontriamo deferenza, incontriamo disponibilità non già a impegnarsi ma a lasciarsi consolare. La
gente ha bisogno di religione,
ha voglia di autorità, ha voglia
che noi diamo loro una ideologia religiosa, una ideologia consolatoria che permetta di evitare in qualche modo la paura
della vita e della morte che nella nostra società si manifesta
nei suicidi, nella droga, nella
violenza organizzata e in mille
altre cose. Ma guai a noi se rispondessimo semplicemente a
questo bisogno di ideologia religiosa, al bisogno di essere cullati e consolati; si cullano i
bambini, non gli adulti. I profeti, come anche Gesù, non hanno mai cullato nessuno. E allora, quando predichiamo la Bibbia, quando seppelliamo con
onore i nostri morti e sposiamo
con affetto i nostri giovani, come fare perché ciò che si dà
non sia 1'« oppio dei popoli » ma
la Parola della vita?
Sono convinto che non basta
predicare con chiarezza; è necessario che noi accompagniamo
questa predicazione, cioè la presentazione della Scrittura e di
Gesù Cristo, con una vita di uomini, di donne, di gruppi, di co
munità, che sia il riscontro pratico del discorso scritto e parlato della Bibbia. Se dietro le
nostre parole c’è una vita autentica, allora la predicazione evangelica non diventerà un tranquillante, come tanti ci chiedono che sia, ma diventerà uno stimolo e un contributo alla salvezza eterna e attuale della nostra
generazione. In altri termini, solo una comunità di credenti seriamente impegnati a seguire Gesù Cristo in pratica oltre che in
teoria può dare al mondo una
predicazione vera e non soltanto una consolazione che non
serve a nulla e che magari fa
anche del danno.
E allora, in vista di questa
fedeltà, illustriamo le indicazioni precise che ci vengono dal
profeta Michea.
Una veduta dell’incontro del Colle delle Fontane, Val Germanàsca,
durante il culto presieduto dal Moderatore.
Praticare ciò
che è giusto
« e che altro chiede da te l’Eterno, se non che tu pratichi ciò
ch’è giusto... »
In questo mondo senza petrolio e senz'anima in cui noi portiamo la Scrittura nella certezza che Cristo è vivente abbiamo
da essere dei cristiani che « praticano ciò che è giusto », che
vivono la giustizia come un problema personale e collettivo. È
facile che sempre più nel futuro una riduzione della giustizia
ci venga presentata come il
prezzo da pagare per la solu
zione dei problemi del mondo.
Siamo invece disposti ad essere
una Comunità di uomini e di
donne che ha la passione della
giustizia, non perché la giustizia sia Dio, ma perché è il minimo di decenza necessario senza il quale non si può fare nulla? Siamo disposti a partecipare, insieme con ogni altra creatura umana che operi seriamente, ad avere il gusto della giustizia, il bisogno di fare le cose
diritte? Certo abbiamo opinioni
diverse, ma siamo abbastanza
liberi per saperle confrontare ed
è possibile che noi operiamo insieme per la giustizia pur avendo opinioni anche ben diverse.
È necessario dunque che noi
coltiviamo il senso della giustizia, della dirittura, come credenti e come cittadini. In Italia
c’è un grande bisogno di cittadini di questo tipo.
Amare la misericordia
RHODESIA - ZIMBABWE
Muzorewa, vescovo e premier
« O uomo, l’Eterno t’ha fatto
conoscere ciò ch’è bene ».
Ecco la premessa di quello
che noi possiamo dire non soltanto al popolo dei credenti ma
a tutti. Davanti a un mondo in
cui scarseggia tanto il petrolio
quanto lo Spirito, la gente è disorientata. Credo che la chiesa
deve avere il coraggio di dire
che si può sapere ciò che è bene. Non nel senso che noi. Chiesa cristiana, siamo in possesso
della verità; il testo non dice
che Israele (la Chiesa) sa ciò
che è bene nia che Dio comunica la conoscenza di ciò che è
bene, purché lo si voglia ascoltare. È chiaro che la possibilità di trovare una via di salvezza
per la nostra generazione non
risiede semplicemente nella
mente umana, ma va scoperta
direttamente nella Parola di
Dio. E questo è l’oggetto della
nostra testimonianza e della nostra predicazione. Perciò, quando noi facciamo conoscere la
Bibbia, quando la predichiamo
alla radio o ne parliamo in casa, noi siamo convinti che ciò
permette a determinate persone che vengono a contatto con
questo messaggio di scoprire
« ciò che è bene », cioè quale è
la volontà di Dio.
La cosa certo non è semplice. Fino a pochi anni fa quando
credenti singoli e chiese parla
II 10 settembre prossimo il vescovo metodista Muzorewa, Primo ministro della Rhodesia-Zimbabwe a seguito delle contestate
elezioni dello scorso aprile, sarà
a Londra per una trattativa col
governo inglese concernente il
martoriato paese africano. All’incontro sembra parteciperanno
anche i leaders della guerriglia
interna Nkomo e Mugabe. Mentre i giornali ci informano su
come Muzorewa si dispone a
difendere la legittimità del proprio regime, ci sembra interessante informare i nostri lettori
di come il Premier rhodesiano
si è presentato al mondo cristiano occidentale; un’intervista,
raccolta a Salisbury dal Lutherische Monatshefte, ha fatto il
giro delle agenzie di stampa ecclesiastiche di mezzo mondo. Ne
riprendiamo la parte centrale
da Réforme.
Gesù ci ha insegnato, allora sarei davvero un « seduttore ». Ho
lottato con Dio per degli anni
per sapere se dovevo occuparmi
di politica. Credo che Dio ha voluto il cammino che ho preso.
Dobbiamo forse abbandonare la
politica a chi ha le mani sporche? O non bisogna forse che i
cristiani comprendano che la politica può essere intesa come un
vero servizio per il prossimo,
ciò che ha insegnato il Cristo
rivoluzionario?
— Il Consiglio di sicurezza
delle Nazioni Unite ha descritto
il voto che le ha dato la maggioranza come una farsa. Il Consiglio Ecumenico sostiene i suoi
oppositori. Non le sembra di essere un uomo solitario?
— Vescovo Muzorewa, si dice
che lei sia un lupo travestito da
agneilo al soldo dei Bianchi.
— Per la prima volta nella
storia della Rhodesia abbiamo
avuto delle elezioni libere. Il potere è oggi nelle mani dei Neri.
Le leggi razziste da noi non esistono più. Il mio popolo, oppresso per decine di anni vive ora
nello Zimbabwe-Rhodesia. E nessun Bianco potrà più indurci a
litigare. Se come vescovo della
Chiesa cristiana non cercassi di
mettere in pratica i principi che
— Io, solitario? C’è Dio, c’è il
Cristo, c’è la Chiesa, ci sono i
milioni di elettori che hanno
votato per me. No, non mi sento
solitario. Ma provo delusione.
Ho studiato teologia per diversi
anni negli Stati Uniti. Quanto
tempo c’è voluto perché laggiù
rimmciassero allo schiavismo? E
la discriminazione razziale non
esiste forse là come qua? Quanto tempo c’è voluto perché l’Europa capisse cos’è la democrazia? Ma naturalmente ci si aspetta che noi trasformiamo dall’oggi al domani imo stato colonialista!
Ciò che mi fa realmente soffrire è che un uomo come il pre
sidente Carter, che è, come me,
un cristiano convinto, non ci abbia teso una mano fraterna nel
momento in cui avevamo veramente bisogno di un aiuto urgente. La scelta del CEC di dare
dei soldi ai miei oppositori fa
parte per me delle cose incomprensibili di questo mondo. Come si può dare del denaro, raccolto nei culti, per aiutare degli uomini che non indietreggiano davanti all’assassinio brutale
di donne e bambini? Del denaro
che si rifiuta a me, vescovo della Chiesa, per il nostro servizio
di soccorso pacifico. Forse che
degli uomini come Idi Amin Dada sarebbero più ben visti dal
CEC? Il CEC reagisce forse solo
quando il sangue scorre? Gli assassini gli sono forse più graditi
di quanti lavorano per la pace?
Sono incline a crederlo.
— Le « nazioni cristiane » del
Nord e dell’Ovest non dovrebbero aiutarvi nella vostra lotta?
Cosa si può fare per lo Zimbabwe libero?
— Ciò che per me è incomprensibile è come le cosiddette « nazioni cristiane » siano egoiste e
restino abbarbicate al loro profitto. Già durante la lotta di liberazione ho capito ben presto a
che pimto gli interessi commerciali degli inglesi e degli ameri
F. G.
« ...che tu ami la misericordia... »
Guardate come il profeta sceglie bene le sue parole. La giustizia si pratica, è una cosa da
fare. Ma la misericordia è un
altro livello, un livello più profondo che investe la sfera dell’amore e che compete in modo
particolare alla comunità dei
credenti. Perché quando il comune impone una tassa, è bene
che la faccia pagare senza misericordia; e quando si stabiliscono delle leggi valide in uno
stato è bene che siano fatte applicare senza misericordia. È
duro, ma è chiaro. È bene che
i ladri grossi stiano in prigione
almeno quanto i ladri piccoli e
questo va fatto senza misericordia.
Ma esiste anche un altro livello, quello della misericordia,
e voi sapete cosa questo significa. Lo sapete perché se esaminate voi stessi noterete che
ognuno di noi personalmente, i
deboli come i forti, abbiamo bisogno che gli altri ci capiscano,
abbiano delta bontà verso di
noi, sappiano rimetterci i nostri peccati. Abbiamo tutti bisogno di misericordia, anche
quando sbagliamo; il giovane
che non ha voglia di lavorare e
l’uomo che lavora troppo; la
donna che è prigioniera della
sua casa; i genitori abbandonati dai figli o viceversa; i vecchi,
questa categoria per cui non c’è
pietà.
Ma chi può rispondere a questo bisogno di misericordia, chi
può portare avanti la fraternità, la comprensione verso le
persone? Questo è certamente
uno dei compiti dei credenti,
della comunità cristiana. Se leggete i vangeli, noterete che Gesù non ha mai abbandonato un
istante il senso della misericordia, e cioè la capacità di avere
comprensione e compassione, di
stabilire un rapporto umano con
le persone. Sappiamo che ci
aspettano tempi duri in cui la
crisi crescente farà sì che l'uomo diventi più egoista, più
freddo, più duro, più pauroso,
lupo per il lupo. Ma allora sarà
compito nostro di essere dei
gruppi, delle cellule, in cui la
misericordia viene ricercata e
praticata, in cui la sofferenza
del mio amico e del mio nemico diventa la mia sofferenza. Un
grande scrittore russo, Dostojevskij, ha scritto questa frase;
« uomo, uomo, alla fine non potrai vivere senza pietà ».
(Continua a pag. 2)
Giorgio Bouchard
(continua a pag. 2)
2
31 agosto 1979
sul protestantesimo
Ritengo utile e producente
per un futuro credibile del protestantesimo in Italia, il dibattito apertosi sulle pagine del
giornale, attraverso le lettere
dei lettori e i contributi sulla
realtà quotidiana delle chiese
evangeliche. Un altro elemento
di discussione è l’interrogativo
su che cosa significa «essere
protestanti oggi». Sono evidenti a tutti le difiQcoltà di aggregazione delle comiuiità protestanti (valdesi, metodiste e battista); la peculiarità più vistosa che balza agli occhi di un osservatore appena attento è però il «loro vivere per se stesse
e di loro stesse», è un cerchio
chiuso in cui chi ci è nato ci
resta; chi vi è entrato o ne subisce le regole e viene accettato
o se ne allontana perché, raramente e difacilmente, coglie
quel segno di libertà di coscienza e di fede che costituisce la
radice profonda del protestantesimo.
Consideriamo, ad esempio, la
pubblicistica, le trasmissioni radiofoniche e televisive, i culti:
il_ linguaggio è per chi conosce
già le regole del gioco. Concetti come peccato, croce, grazia
assumono significazioni diverse
in contrasto col modo di esprimersi di Gesù che, pur di farsi capire, si rivolgeva alla gente
con espressioni brevi e chiare,
mutuate dalle cose di tutti i
giorni, dal linguaggio dei pastori, dei braccianti.
Nelle nostre chiese invece non
è raro respirare un’aria stagnante, appesantita anche dal
Muzorewa
vescovo e
premier
( segue da pag. 1 )
cani ostacolavano le sanzioni economiche contro il regime di
Smith. Possiamo forse accontentarci — e parlo specialmente ai
cristiani — dello stato di fatto
che esprimiamo con una constatazione molto lapidaria: nel nostro mondo ci sono dei ricchi e
ci sono dei poveri?
Non impariamo dunque che il
cristianesimo non è vivo se non
quando facciamo partecipi gli
altri, fraternamente, dei doni di
Dio?
La redazione di Réforme nota
che il vescovo Mxizorewa ha omesso di segnalare due fatti importanti:
— L’aiuto umanitario dato dal
CEC è distribuito dal Soccorso
e sevizio delle Chiese e assistenza ai rifugiati ovunque ciò è possibile. Dal 1° gennaio 1977 al 30
settenibre 1978 questo aiuto è
stato di 620.000 dollari per la
Rhodesia, mentre nello stesso
periodo l’aiuto ai movimenti di
liberazione è stato di 85.000 dollari. In Rhodesia l’aiuto passa
normalmente attraverso i corrispondenti di questo servizio e
cioè da persone designate dalle
Chiese locali.
— L’aiuto del fondo speciale
contro il razzismo per statuto
non può essere distribuito che
ad organizzazioni non legate ad
un governo. 85.000 dollari per
soccorrere migliaia di rifugiati,
le famiglie dei prigionieri, i bambini da mandare a scuola, non
rappresenta una grossa cifra.
A queste due osservazioni se
ne potrebbe aggiungere per lo
meno una terza. Leggi razziste
nella Rhodesia-Zimbabwe sembrano esistere ancora, se la legge elettorale prescrive che per
mandare al Parlamento un Bianco sia necessario solo un ottavo
dei voti necessari a mandare im
Nero e che cioè il voto bianco
vale 8 voti neri. F. G.
Cambio d’indirizzo
Da settembre il nuovo indirizzo del
pastore Aldo Sbaffi è: Vicolo Stella 6,
37121 Verona,
fatto che il pastore evangelico,
unico e solo interprete della
Bibbia, assolve e incarna la
stessa funzione mediatrice fra
Dio ed i fedeli del sacerdote
cattolico. Sembra che le chiese
protestanti non si siano accorte di alcuni dei fondamentali
valori delle nuove generazioni
che sono la partecipazione, il
rifiuto della delega, del paternalismo, degli oracoli, dell’ipse
dixit.
L’Evangelo ci insegna che
ognuno di noi, in prima persona, deve essere ricercatore del
la verità, della libertà, della giustizia, a fianco degli altri, ma
non con la mediazione o il filtro di altri. L’Evangelo è chiarezza, è scandalo, è divisione, è
riconciliazione, è amore. Tutto
ciò implica nettezza nelle scelte, rinuncia ai tatticismi e certo anche comprensione, tolleranza, pazienza. Nelle nostre
chiese ci sono (ma coesistono?)
i «greggi» dei fedeli tradizionali e i gruppetti « progressisti »
che si pongono come coscienza
critica. Se i primi si sforzano di
conservare quello che fa parte,
anche sentimentalmente, del loro passato, i «progressisti» rincorrono le novità, pronti ad allinearsi ai ricorrenti modernismi, alle mutevoli mode, segno
sulla fede inaridita
Ho letto con molto interesse
gli articoli sul tema « Ma la nostra fede si è inaridita? » sul n.
del 27.7 u.s. de « L'Eco-Luce », e
vorrei fare alcune osservcizioni a
riguardo.
Comprendo e condivido lo stato d’animo che ha spinto la lettrice di Roma a manifestare le
sue preoccupazioni sullo stato
della Chiesa Valdese nel suo insieme, e penso che siano in molti
che potrebbero associarsi, esprirnendosi in forma anche più precisa e documentata.
Apprezzo molto che ora si desideri prendere sul serio — con
risposte serie e dettagliate — le
numerose obiezioni e critiche che
spesso vengono rivolte al modo
di condursi — e allo stato che ne
deriva — della Chiesa Valdese e,
in generale, delle chiese della Federazione.
Gli opponenti sono noti: da
una parte i conservatori, dall’altra i « razionalisti » (non stiamo
a cavillare sulle definizioni, basta intendersi).
La prima osservazione da parte mia è questa: perché non dare ampio spazio — sul giornale — agli argomenti degli esponenti più qualificati dell’area
conservatrice delle chiese evangeliche, che spesso hanno ottimi e documentati argomenti da
proporre?
Questo senza disprezzare —
evidentemente — gli interventi
più « istintivi ».
Con essi si potrebbe veramente aprire un serio ed intenso dibattito, e — sono sicuro — tutti
ne avrebbero beneficio.
Bisogna infatti smettere l’odiosa abitudine — più o meno sottile — in ogni sede e circostanza,
di disprezzare, di mettere in ridicolo, di considerare con sufficienza « dall’alto in basso » le
chiese, i pastori, i credenti conservatori, che vengono definiti
con varie etichette di volta in
volta diverse.
Sono loro, infatti, i « conservatori », che oggi rappresentano la
parte più grande dell’evangelismo italiano, quella più attiva,
dove i membri di chiesa sono
più zelanti, dove maggiore è la
sensibilità evangelistica.
La chiesa del Nuovo Testamento non si arrovellava tanto nelle
« problematiche », ma con gioia
annunziava la certezza di Cristo,
e certamente la sua « ingenuità »
era molto più produttiva.
In effetti, nelle chiese condotte
su modelli "razionalisti" per la
maggior parte si ascoltano predicazioni che sono sia pur interessanti saggi culturali, oppure
la solita retorica populista, il che
non nutre affatto (cfr. 1 Tim. 4: 6
e Ef. 4: 29).
Chiese dove manca ogni sensibilità evangelistica, ogni sensibilità comunitaria, dove è sconosciuta la necessità della preghiera e della lettura biblica priva
ta; dove la Bibbia è un vago
punto di riferimento e non più
modello etico per i propri atteggiamenti quotidiani.
È questo r« inverno della fede »?
Certo molto dipende dai pastori, del come amministrano la Parola dai pulpiti ed a tu per tu (v.
le invettive di Geremia contro i
pastori d’Israele!). È necessaria
una Parola che si incarni nel quotidiano dei credenti, che nutra,
stimoli, edifichi la fede.
Per questo, mi dispiace per il
prof. Paolo Ricca, ritengo sia
un’intollerabile presunzione affermare come lui fa nel suo articolo: « D’altra parte, proprio nelle nostre chiese, più che in qualunque altra, tutto dipende ancora dalla Sacra Scrittura che
resta il fulcro della vita comunitaria (sic). Con tutti i loro limiti
le nostre comunità restano quelle nel cui ambito il Sola Scrittura è (o cerca d’essere) preso sul
serio ».
A me pare proprio il contrario.
Se le chiese della Federazione
(condotte dalle attuali dirigenze)
vogliono avere un futuro, a parere mio, debbono rinunciare alla loro presunzione per predicare
un « semplice ed ingenuo » Evangelo, e questo anche se ci sembra « pazzia » ed offende la nostra mente tutta presa in « serie
problematiche ».
Bisogna arrivare a dire: « Io
rinunzio a classificare ed a razionalizzare per predicare l’oggettività della morte e risurrezione
di Cristo e quella Bibbia che Dio
ha stabilito essere — fuori dalle
circostanze in cui è stata scritta — modello di fede e di etica
per sempre ». Di là parte la vita
che ci manca.
Paolo Castellina, Cuneo
di una fragilità e di una insicurezza che nulla ha da invidiare
a chi guarda, con nostalgia, al
recupero del passato.
C’è, mi chiederete, una ricetta bella e pronta, per restituire
credibilità alle nostre chiese, lasciandole ossigenare dalla ricerca — e certo anche dalle contraddizioni — dell’uomo di oggi? Ricette miracolistiche non
ce ne sono: sono convinta che
occorra fare delle nostre comunità punti di riferimento per
coloro che vogliono emanciparsi, qui ed oggi, riscattarsi dalla
soggezione culturale, religiosa,
economica e politica imposta
da certi settori maggioritari del
Paese. Anche a costo di rischiare la nostra sicurezza, la nostra
certezza. Un rischio che esponga alla critica la nostra «diversità», la nostra cultura, la nostra tradizione religiosa protestante. La sfida a un certo protestantesimo non è la sfida a
Cristo ma la Sua esaltazione.
II compito dei credenti è aiutare l’uomo a scoprire il senso
della propria esistenza, la sua
dignità di essere. Come possiamo farci capire se usiamo un
linguaggio cifrato, religioso? Se
stiamo dentro le nostre catacombe per riti sempre più « misteriosi »? Se persistiamo a raccontare la nostra storia invece
di vivere la storia del nostro
prossimo, delle sue lotte e anche delle sue sconfitte?
Solo se le nostre comunità si
trasformano in crocevia di testimonianza di Cristo, solo se
la lettura e la meditazione biblica si sostanziano in agapi
fraterne, in interrelazioni con
chi è fuori dal nostro giro, il
messaggio di riscatto può avere dei seguaci. Non è certo affidandosi alle ricerche di nuove
teologie, magari più aderenti alla mentalità dell’uomo di oggi,
che si possono rifondare le nostre comutìità. Le nostre comunità faranno rifiorire la passione per la teologia se saranno
scoperchiate al vento del mondo, in cui è immersa la nostra
esistenza.
Doriana Giudici, Roma
sul Sinodo
Sono convinta della grande
importanza del Sinodo nella vita della nostra chiesa. Questo
non solo in riferimento alla vita
ecclesiastica ma proprio come
momento in cui viene concretizzata Taffermazione secondo la
quale i credenti hanno tutti lo
stesso peso e la stessa importanza, che fra di noi non ci sono gerarchie. Penso sia di una
certa importanza il fatto che
da moltissimo tempo una chiesa stia dimostrando che è possibile un tale tipo di impostazione nel concreto.
Tuttavia, come deputata al
sinodo da poco concluso, ho
avuto l’impressione che per i
pastori fosse molto più agevole
seguire la complicata vicenda
sinodale con le sue regole, scritte o no, perché ne sono tutti al
corrente ed hanno la possibilità
di avere dei convegni pastorali
in cui si confrontano spesso con
questi regolamenti (che è bene
ricordare nessuno ci ha imposto). Sono quindi più abituati
a padroneggiare la materia. Ma
io non sono un pastore e quindi ho avuto a volte la sensazione di essere lì, seduta a sentire
dei discorsi che non riuscivo ad
afferrare nella loro pienezza. Ma
se la cosa fosse limitata ai regolamenti non mi lamenterei
troppo, perché il controllo reciproco nella nostra struttura
funziona anche se non tutti conoscono a perfezione la materia. Ma è sulle questioni generali che riguardano la vita della chiesa nel mondo e la sua testimonianza che la cosa non
funziona più tanto liscia. Lo
stesso meccanismo che ha consentito a chi conosce di più tutti gli aspetti della vita della
chiesa di intervenire, gioca adesso un ruolo importante. Succede cost che troppo poche siano
le voci che si alzano per cercare con l’esposizione delle proprie idee il mutuo confronto. La
necessità di svolgere bene ed in
fretta tutti i lavori programmati fa sì, che non si lasci sufficiente spazio a chi come i laici,
non ha la possibilità di essere
per molti anni consecutivi eletto deputato e quindi non ha la
possibilità di impadronirsi dell’atmosfera sinodale e solo dopo di sentirsi in grado di intervenire. Si innesca così un processo che può diventare pericoloso : la ricerca dell’efficienza a
scapito della partecipazione. Sicuramente i lavori procedono
meglio, più celermente e razionalmente ma si rischia due cose: 1) di lasciare per strada i
deputati delle comunità; 2) di
privare del loro apporto i lavori sinodali.
A mio avviso è questo il problema che ci dobbiamo porre;
non si tratta di cambiare la
struttura sinodale ma di impostare al suo interno i lavori in
modo che tutti abbiano le stesse informazioni per poter decidere. È chiaro che ciascun credente è poi libero di prendere
con il voto le decisioni che ritiene opportune, ma per poterlo fare deve di fatto essere sullo stesso piano di parità di tutti gli altri. Si potrebbe forse
pensare di dividere i lavori sinodali in gruppi che riferiscano
nelle due ultime giornate su determinati temi, mentre si potrebbe lasciare ampio spazio
per i grandi temi nei primi giorni seguendo lo schema della
Commissione d’Esame sull’operato della Tavola.
Non credo di avere portato
molta chiarezza sul che cosa fare Tanno prossimo; mi aspetto
che su questo argomento altri
fratelli possano intervenire perché il Sinodo è il momento decisionale massimo della nostra
chiesa e proprio per questo deve essere anche il massimo momento di ricerca e di confronto.
Carla Longo Beux
Pomaretto
Cosa ci è
richiesto oggi
(segue da pag. 1)
Occorre coltivare la pietà. Nel
paese in cui le Brigate rosse
sparano e i grandi colpevoli non
vengono neppure processati,
dobbiamo vivere come comunità della misericordia in cui si
ricerca l’amore, la bontà, la pace: ecco uno dei nostri compiti come chiesa, da prendere sul
serio non solo a livello di sentimento ma a livello di organizzazione e di azione.
Camminare
umilmente con Dio
«...che cammini umilmente col
tuo Dio? »
Questo è il terzo livello, ancor più profondo. Il testo dice
camminare, non dice mettersi in
ginocchio, né darsi alla contemplazione. E camminare vuol dire vivere. Perché una volta affrontati i problemi della giustizia, una volta impostata una vita ispirata dalla misericordia,
tutto questo non sarebbe ancora nulla se le nostre comunità
di credenti non avessero come
focolare centrale della loro vita
l’incontro con Dio, se noi non
perseguissimo la scoperta di Dio
per noi, per i nostri figli, per i
nostri amici, per i nostri nemici, per tutti gli uomini con i
quali pratichiamo la giustizia e
amiamo la misericordia. La ricerca di Dio (ha detto recentemente un intellettuale valdese)
sarà uno dei temi « culturali »
dei prossimi anni. E come parteciperemo noi a questa ricerca
di Dio? Come se già lo possedessimo? Come se Dio fosse
compiutamente espresso nelle
nostre" chiese, nel nostro sinodo, nel nostro culto? Q sapendo invece che lo dobbiamo ricercare, ritrovare con altri e così camminare umilmente con
Lui?
C’è qui un livello di estrema
profondità, in cui si toccano le
radici stesse della vita e a questo livello noi dobbiamo operare quando cantiamo, quando
preghiamo, quando leggiamo la
Scrittura. Sarà questo probabilmente il fatto decisivo: riusciremo noi protestanti a riscoprire un rapporto con Dio che sia
profondo, autentico e adeguato
ai problemi e ai tempi in cui viviamo? Questa sfida che sta davanti a noi corrisponde ad uno
dei compiti più sacri che noi
possiamo avere.
Camminare, dice il testo: muoversi, operare, dedicare del tempo alla preghiera e dare all’azione questa qualità della ricerca di Dio. Ma camminare umilmente. Cosa vuol dire questo
termine? Non vuol dire non
camminare a testa alta. L’uomo
della Bibbia — sia lecito dire
anche: l’uomo protestante — è
sempre stato un uomo che cammina a testa alta, un uomo capace di discutere con Dio e con
gli uomini. Camminare umilmente non è strisciare, non è
essere dei colli torti, dei baciapile. È avere un senso sobrio
del rapporto che c’è tra Dio e
noi, perché in Cristo ci è detto
che i’infinitamente piccolo che
noi siamo di fronte al Dio infinitamente grande è ai suoi occhi infinitamente prezioso perché Cristo è morto per noi e
più che questo è risuscitato.
Questo valore infinito della persona amata e chiamata da Dio
permette di « camminare umilmente con Dio », cioè di avere
uno stile di vita, di parole e di
azione in cui il confronto con
la realtà ultima del Signore sia
la base e la sostanza di tutto.
Del resto, fratelli, perché mai
siamo riuniti in questo luogo
anziché celebrare il rito del ferragosto pagano, il rito dei 200
morti sulle autostrade, il rito
dell’alcool e della droga? Non è
forse perché noi sappiamo e abbiamo sperimentato che è possibile per noi « camminare umilmente col nostro Dio » sapendo
che vi è questo rapporto di grazia tra noi e lui? Possiamo dunque raccogliere l’invito del profeta:
« O uomo, l’Eterno ti ha fatto conoscere ciò che è bene; e
che altro richiede da te l’Eterno, se non che tu pratichi ciò
ch’è giusto, che tu ami la misericordia; che cammini umilmente col tuo Dio? ».
Giorgio Bouchard
3
31 agosto 1979
SCENE DI VITA TZIGANA
DUE PESI E DUE MISURE
Li’sirrivo d©lP alfabeto La stampa dell’Italia
molto “intelligente”
Il grande circo Togni è accampato nella zona della Foce di
Genova; a pochi metri sono in
sosta una decina di « roulottes »
di tzigani, segnalatemi con
una telefonata da parte d’una
sorella neo-convertita. M’affretto a visitarli perché dopo il terzo giorno di sosta la polizia può
cacciarli senza preavviso alcuno; m'accorgo però che il soggiorno si prolunga; incuriosito,
domando ad un fratello la ragione. Lo tzigano sorridendo mi
confida ; « sai, fratello, Togni è
di origine tzigana e tra di noi ci
si aiuta; il circo è famoso e tra
le tante « roulottes » del circo
le nostre si confondono con
quelle... ».
Approfitto della sosta di qualche settimana per tenere dei culti, riunioni di preghiera, conversazioni sui problemi più diversi; un giorno conversando del
più e del meno chiedo alle fa
Non capisco perché...
Immeritata
pubblicità
Non capisco perché radio, televisione e giornali dedicano tanto spazio e tante fotografie di
faccia e di profilo a Preda.
Va bene: un criminale condannato aH’ergastolo era scappato
in tempo, grazie al potente aiuto
di chi gli ha fornito anche abbondanti mezzi per vivere all’estero (probabilmente non per
affetto, ma per evitare che in prigione si lasciasse sfuggire qualche rivelazione imprudente).
Adesso è stato riacciuffato e
torna in galera com’è giusto.
Ma perché ripetercene ogni
volta la biografia, facendo di questo squallido individuo, più fascista che nazista (se è vero che
i nazisti erano più spietati, ma
si vergognavano di scappare)
una specie di eroe da fumetti,
sia pure neri?
Per favore, la smettano i giornalisti di parlarcene a tutte le
ore. Con certi individui, è un’immeritata pubblicità. Oppure, non
si stupiscano domani nel trovarsi di fronte ad adolescenti incoscienti che crederanno di garantirsi la fama ammazzando pacifici cittadini e casalinghe indifese. M.G.
miglie se vogliono imparare a
leggere, soprattutto in vista della lettura biblica; la risposta si
manifesta con un gran sorriso
di gioia. Acquisto il materiale
scolastico e le lezioni cominciano con una folla di alunni assiepati nella « roulotte » più grande. Nel corso della lettura si
ode ogni tanto imo scoppio di
risa e ne domando la ragione.
La risposta mi fa sorridere: accanto alle lettere c’è la figura
illustrativa d’un oggetto, animale, frutto, come coniglio, limone,
banana ecc.; questi nomi corrispondono a quelli di alcuni dei
presenti...
L’alfabetizzazione è una missione importante per il popolo
tzigano anche se di difficile attuazione; difatti lo stato nomade non consente una regolare
frequenza scolastica; inoltre lo
tzigano è insofferente degli ambienti chiusi come un alloggio,
la scuola, l’ospedale, il carcere;
ciononostante in questi anni
sono sorte molte iniziative specialmente all’estero e con buoni
risultati. Nel mondo evangelico
italiano ricordo il lavoro di Bertuia Buso di Venaria Reale. Si
tratta ancora di casi sporadici.
Eppure nelle zone dove si trovano gli Tzigani abbiamo delle
comunità, dei giovani: ecco una
prospettiva interessante e concreta che non consente solo di
istruire ma di trasmettere l’Evangelo ad un popolo che sta
scoprendo la perla di gran
prezzo.
Non leggo più
la mano
La sorella Z. in occasione di
una visita nella sua « roulotte »
mi racconta la sua conversione:
« sin da ragazza giravo per le
strade e nelle case delle città e
della campagna per leggere la
mano ai Gadj (cioè ai non Tzigani) cercavo di piacere alla gente con tutti i trucchi e gli accorgimenti più abili; molta gente
offriva la sua mano; io non leggevo proprio nulla nella mano
-ma i Gadj credevano e pagavano bene le mie predizioni sul
loro futuro... Coi soldi potevo
fumare, bere, divertirmi... Una
notte ho avuto un sogno; ho udito una voce che mi annunziava
che avrei fatto un’esperienza
straordinaria. In quel tempo ero
a Stoccolma: una sera un parente mi annunzia che in città c’è
una grande tenda dove certi predicatori riescono a far cambiare
vita alla gente. Io sono scoppiata in una risata! Qualche giorno
dopo ho sentito come una forza
misteriosa che mi ha costretto
ad entrare sotto la tenda; non
ricordo bene quello che è avvenuto; ho sentito però la chiamata del Signore che mi invitava a
cambiare vita ed a scoprire la
gioia immensa di appartenergli...
Da allora non ho più letto la
mano, non ho più fumato, non
ho più cercato di piacere alla
gente per far soldi ma ho cercato invece di piacere soltanto
al Signore , che mi ha salvata.
La missione
in Italia
Le ultime notizie dell’opera
di evangelizzazione tra gli Tzigani in Italia sono confortanti; di
recente si è creato un comitato
italo-francese e si è lanciata la
edizione italiana di « Vie et lumière»; i responsabili per l’Italia, fratello Jacob e Vincenzo
Buso ci danno buone notizie
su nuove conversioni ottenute
in occasione di campagne di
evangelizzazione.
Per quest’opera ricordo i vari
modi suggeritici dalla rivista
«Vita e Luce»: la preghiera, la
accoglienza degli Tzigani di passaggio nelle comunità, l’offerta
per sostenere la missione. Per
qualunque richiesta ivi compreso l’abbonamento alla rivista
tzigana « Vita e luce » scrivete
a: Vincenzo Buso, Via A. Giatti
8, Venaria 10078 (Torino).
Gustavo Bouchard
« Don Luigi, il cappellano della
Vittorio Veneto, rischia di battere un record di apostolato. Quasi tutti i 128 profughi [dal Vietnamí salvati dalla nave arnmiraglia sul primo peschereccio alla
deriva vogliono farsi cattolici.
Non è solo merito di Don Luigi,
né di Padre Filippo Tran-VanDohai, un minuscolo padre domenicano vietnamita, vice direttore del Collegio di Propaganda
Fide (a bordo lo chiamano l’agente della V.I.A., Vatican Intelligence Agency), imbarcato come
interprete. Il merito è soprattutto del miracolo che i naufraghi
sono convinti di avere ricevuto.
Fu infatti una delle ragazze salvate sul peschereccio a svegliarsi
una mattina dicendo: “Ho sognato la Madonna: mi ha detto che
non moriremo, anzi che saremo
salvati fra due giorni"... E due
giorni dopo, alle 8 del mattino
del 26 luglio, ecco comparire
l’elicottero italiano con i due piloti che si sbracciavano a salutare, a far segno di stare tranquilli ».
Qualche lettore ingenuo della
Luce potrebbe credere che questo brano sia tratto dal Messaggero di Sant’Antonio, oppure dalVAraldo del Santuario della Madonna Incoronata. Si disinganni:
è stampato su Panorama (13 agosto 1979, pag. 38), settimanale
laico e piuttosto di sinistra. E
poiché anche i lettori ingenui
della Luce pagano le tasse alla
ASSEMBLEE DI DIO
La testimonianza
di un’operaia
Sono figlia di operai ed io stessa lavoro in una grande fabbrica di Genova. Sin da bambina
ho conosciuto la fatica, la povertà e la sofferenza; soprattutto
mancava la pace in famiglia.
Quando morì il papa Giovanni
XXIII comprai una Bibbia nell’edizione delle paoline, dato l’impulso che il papa, aveva dato per
la diffusione della Sacra Scrittura nella chiesa cattolica; la lessi
ma non riuscii a capire granché
TRIBUNA LIBERA
Sui profughi vietnamiti
Desidero manifestare il mio disaccordo con il senatore Tullio
Vinay a proposito del suo articolo del 13 luglio ’79 su la Luce.
Egli scrive: « che il problema
sia prioritariamente politico è
così evidente che solo i non informati o quelli in mala fede lo
possono negare ». Da quel che ho
sentito dire il Senatore dovrebbe
essere informato su ciò che succede oggi nel Vietnam ma mi
sorge il dubbio che sia male informato, perché non posso credere che si tratti di mala fede o
di partito preso costi quel che
costi, nel qual caso mi troverei
ancora una volta davanti ad un
pastore « evangelico » accecato
da una ideologia che non prevede Gesù Cristo come Signore e
Salvatore dell’umanità, un pastore che ha abbassato il Creatore
ed ha innalzato la creatura.
Niente parole di solidarietà
nel suo articolo per i rnilioni di
uomini, donne e bambini che prp
feriscono la morte alla schiavitù.
L’Evangelo bisogna viverlo tutti
i giorni, nessuno può permettersi in nome del bene-agire di tam
ti anni fa, di comportarsi oggi
come se avesse dei paraocchi. È
molto importante rendersi conto
che chi ieri lottava « forse » per
la libertà del popolo Vietnamita,
oggi pratica la schiavitù ed il genocidio, degno solo delle SS naziste. « Azione criminosa e pro
vocatoria » è stata definita da
Hanoi l’opera di salvataggio delle navi Italiane.
Io spero tanto che il senatore
Vinay non sia di quelle persone
che sputano su queste vittime
che da quattro anni scappano
dal loro paese, dichiarando che
si tratta di prostitute, di fannulloni e di schiavi della droga, perciò meritano di morire.
Dall’articolo trasparisce uno
sdegno bellico e non evangelico
quando definisce « la decisione
della CEE di bloccare gli aiuti al
Vietnam per trasferirli ai profughi, la più stolta e perversa che
si possa immaginare ».
Bellico perché meno aiuti riceve il Vietnam e meno armi sofisticate potrà comprare questo
paese (che è fra i più armati del
mondo) per invadere quelli vicini e realizzare il sogno di un
grande impero vietnamita; non
evangelico, perché il cristiano
deve aiutare — in questo caso
salvare da morte certa — chiunque si trova in difficoltà, senza
chiedere la tessera del partito di
appartenenza, né tanto meno discutere se la colpa viene dai compagni comunisti di Pechino o dai
« cattivi capitalisti » della voce
dell’America, o che è palese che
questo esodo è voluto dal governo vietnamita per scopi non a
me chiari.
Qggi è urgente aiutare questi
profughi che hanno sofferto sotto il dominio francese e con i
« cattivi » Americani (e non sono
scappati) e che da quattro anni
soffrono la schiavitù, i campi di
« lavoro » (forse sarebbe meglio
dire: lavori forzati), sono tanto
frustrati da far loro affrontare
la morte. La fame e la povertà si
sopportano, al lavoro pesante
tutti si abituano, ma la schiavitù
no, nessuno la sopporta e nessuno ci si abitua, perciò se tante
persone scappano da un paese,
ciò dovrebbe far aprire gli occhi.
Non scriverò come ha fatto il
Senatore Vinay: « chi onestamente analizza il problema non
può che giungere a questa conclusione », non accuserò di disonestà chi ancora non ha capito
questo problema data la particolare formazione mentale e politica, perché accetto che si possa
militare in un partito diverso dal
mio e non essere disonesti. Ma
prego il mio Signore e Salvatore
Gesù Cristo — il cui sacrificio
sulla croce per la salvezza dell’umanità è stato dimenticato, o
per lo meno messo da parte —
affinché converta come lo ha fatto con Saulo da Tarso (S. Paolo),
chi perseguita il Cristo senza
rendersene conto, o magari credendo di bene agire.
Salvatore Cornisi
tranne l’esortazione all’amore del
prossimo; infatti io visitavo i
malati negli ospedali, negli istituti di cura e in casa. D’altra
parte avvertivo un grande vuoto
nel mio cuore a tal punto da
esclamare: Dio non c’è, diversamente mi ascolterebbe e darebbe una risposta al mio cuore in
ricerca.
Un giorno fui invitata ad un
matrimonio evangelico ed ebbi
la prima occasione di udire una
chiara spiegazione della Parola
di Dio; feci poi conoscenza d’un
gruppo giovanile evangelico e lentamente approfondii la conoscenza della Scrittura. Una notte
Dio mi apparve in visione, proprio come dice Giobbe là dove
afferma che « Dio appare in sogni e visioni notturne... » (Giobbe 33: 15); in quella visione il Signore mi fece conoscere che
avrei sperimentato la vera pace
del cuore, difatti un’immensa serenità avvolse il mio spirito. Naturalmente a casa mia fui presa
in giro perché non potevano credere che Dio possa liberarci dalle angustie della vita, lessi in segreto la Bibbia e alTimprowiso
gli occhi si apersero per comprenderla e scoprire l’Amore che
Dio aveva manifestato per me inviando il Suo Figliolo. Di quando in quando l’avversario fa nascere in me la nostalgia della vita passata, anche se amara, ma
tessuta di facili amicizie e divertimenti; ma ora mi sono resa
conto che non si può servire a
Dio ed a Mammona nello stesso
tempo... Frequento le riunioni
delle Assemblee di Dio dove attingo Forza per la testimonianza,
serenità, amore per gli altri.
Infatti nella mia fabbrica quando parlo del Signore gli uni mi
prendono in giro, mi scherniscono ma altri invece, specialmente
nei momenti del dolore, del lutto o della malattia si rivolgono a
me. Mi sento felice di essere uno
strumento indegno del Signore
per soccorrere le creature che in
questi tempi hanno tanto bisogno d'una Parola che dia senso
alla loro vita, che dia loro la certezza che Cristo è la vera risposta per tutti i drammi della nostra vita.
Maria Vadala
Repubblica Italiana, e poiché la
Vittorio Veneto, fino a prova
contraria, è una nave della Repubblica Italiana e non della Città del Vaticano, quel nostro lettore sarà certamente edificato
nelTapprendere che i suoi quattrini servono così bene agli scopi della V.I.A. ed all’apostolato
di Don Luigi.
« [Uno scrittore americanol
Marshall Frady ha addirittura
costruito una biografia monumento di Billy Graham, l’intramontabile predicatore discepolo
di Henry Luce, di Randolph
Hearst, Eisenhower e lohnson:
e Wills gli ha dato il benestare
della cultura: “Billy Graham è
l’istituzione nazionale più vicina
al Papa che abbiamo in America’’... Solo che Billy Graham è
un Papa fascista ».
Stavolta, anche il più ingenuo
dei lettori della Luce è in grado
di capire che si tratta di frottole
belle e buone. Che Billy Graharn
abbia accoppiato ad un evangelismo fondamentalista una bella
dose di ultra-conservatorismo è
pacifico: è altrettanto pacifico
che abbia preso delle posizioni
per nulla edificanti sulla guerra
del Vietnam.
Però fa ai pugni col buon
senso metterlo nello stesso mazzo delle camicie nere: anche il
nostro Aldo Moro esprimeva la
« comprensione » del governo italiano per la politica americana
al tempo della guerra del Vietnam, ma non per questo si può
scrivere che usasse il manganello e l’olio di ricino contro chi
non la pensava come lui. Inoltre,
Billy Graham è stato senza dub;
bio un beniamino di infiuenti
personaggi americani, compreso
un personaggio così disgustoso
come Richard M. Nixon. Però fa
ai pugni col buon senso definirlo
« discepolo » addirittura, non solo di magnati della stampa come
Hearst e Luce, ma nientemeno
che di due presidenti l’uno politicamente agli antipodi dell’altro, come Eisenhower e Johnson.
Anche un nostro illustre scrittore è stato ospite gradito alla corte dell’Iran ed in paesi dell’Africa: ma nessuno lo ha spacciato
per « discepolo » dello scià e dei
governanti africani. Tuttavia il
solito lettore ingenuo non deve
credere che queste baggia.nate
siano uscite dalla penna di un
cretinetti qualsiasi. Il brano qui
riportato è di Romano Giachetti
su La Repubblica del 9 agosto.
Panorama è una cosa e La
Repubblica è un’altra: non si
può fare di ogni erba un fascio.
Anche questo è del tutto pacifico. Ma è pur vero che l’uno e
l’altra sono espressione di una
stessa Italia bene, laica, di sinistra e molto, molto « intelligente ». Non è un po’ curioso che il
tono sia tanto diverso quando si
tratta di un personaggio discutibile (e protestante), come Billy
Graham, e quando invece si tratta di un personaggio, su cui non
c’è neanche da discutere tanto è
chiaro chi egli sia (e cattolico),
come il padre Tran-Van-Dohai?...
G. Rodolfi
GRECIA
Il Vaticano non è Stato
Il Consiglio di Stato greco ha respinto come illegale la decisione del governo greco di stabilire relazioni diplomatiche con il Vaticano. La decisione
è basata sul rifiuto di riconoscere il
Vaticano come stato; il papa — afferma la più aita corte amministrativa
greca — è capo di una chiesa, non
di uno stato in quanto il Vaticano ha
un territorio minimo e una popolazione inesistente.
La decisione, che segue di un mese
la decisione del governo, pare rispecchiare le preoccupazioni della Chiesa
ortodossa greca il cui Santo Sinodo,
subito dopo l'annuncio della decisione
governativa, aveva dichiarato l’intenzione di salvaguardare la sua giurisdizione spirituale del popolo greco.
4
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31 agosto 1979
___________IL TERZO GRANDE DELLA RIFORMA PROTESTANTE DEL XVI SECOLO
Zwingli, questo sconosciuto
Pubblicata dalla Claudiana la prima opera d’autore mai stampata in Italia sulla vita e l’opera
del riformatore zurighese - Un libro che contribuirà a renderne meno vaga e incerta la figura
La traduzione italiana di questa breve opera su Huldrych
Zwingli ha il merito non piccolo di metter fine ad una curiosa
situazione editoriale: non possiamo lamentarci che in Italia
non si stampino abbastanza libri sulla Riforma e sui Riformatori, ma in quanto a questi
ultimi si vedono soprattutto libri su Lutero, molto meno su
Calvino, niente addirittura su
Zwingli. Non im solo libro, né
grande né piccolo, né molto né
poco importante, né in tempi
passati né in tempi più recenti,
sul terzo grande della Riforma
(salvo un modesto volumetto divulgativo ed anonimo di 132 pagine, Claudiana, 1884).
Per cui non c’è da sorprendersi che da noi, e non solo a
livello di cultura generale, al
nome di Zwingli corrisponda di
solito un’immagine piuttosto
vaga ed incerta, e senza che ce
ne inquietiamo troppo confortati come siamo dal luogo comune che il riformatore svizzero non ha la statura né l’importanza di un Lutero o di un Calvino, anche se il suo nome è
sempre ritualmente incluso nella triade dei Riformatori per
eccellenza. In altri paesi — non
solo in Germania, Inghilterra,
Stati Uniti e naturalmente Svizzera, ma anche in Francia —
la situazione è ben diversa, almeno dal punto di vista editoriale (si dia un’occhiata alla bibliografia acclusa a questo libro).
Un libro accessibile
Questa premessa era necessaria, perché si deve riconoscere
tutto il suo valore all’iniziativa
della Claudiana, che senza pretendere di colmare una così
grossa lacuna, ha voluto semplicemente aprire una breccia
in questo massiccio muro di disinteresse e disinformazione,
dandoci di Zwingli questo agile
e moderno ’profilo’, tracciato
con mano sicura da uno studioso tedesco, F. Schmidt-Clausing,
che è certamente qualcimo nel
campo degli studi zwingliani.
Non è un libro destinato a
pochi interessati. Perché, difatti, senza mai rinunciare ad essere autorevole, il lavoro dello
Schmidt-Clausing ha questa apprezzabile qualità di essere veramente accessibile ad un largo pubblico di lettori; non solo
per le dimensioni (168 pagine,
non contando la breve sezione
antologica), ma anche per il testo, che è di agevole lettura e
non appesantito da troppe note
e da minuzie erudite. Pur non
andando oltre il proposito di
essere soltanto un profilo, esso
offre al lettore un’esposizione
chiara e documentata dei risultati della più recente ricerca
storica sul Riformatore ed anche una risposta orientativa sugli essenziali interrogativi che
il suo pensiero e la stessa sua
opera riformatrice possono sollevare.
Che uomo era Zwingli, innanzitutto? Ecco emergere nitida
da queste pagine una personalità non comune, forte e ricca
insieme: una mente nutrita di
robusti studi umanistici e libera da angustie, una volontà priva di passionalità ma ferma e
diritta, un uomo pienamente
consapevole della sua funzione
profetica, dotato di un eccezionale ascendente ma anche di
cauto realismo e senso dell’opportunità. Zwingli fu dunque
davvero il riformatore della via
media, che riforma nella misura del consenso pubblico? Qui
abbiamo certamente un riformatore che guarda più in là
della chiesa, immerso senza riserve nella vita del suo popolo:
non è solo la sua Zurigo, ma
tutta intera la Svizzera che egli
vuol portare nel campo della
Riforma, per dare alla Confederazione con la fede nell’evangelo una più profonda ragione di
unità ed una grande occasione
di elevazione civile. Assai più di
Lutero e di Calvino, Zwingli vede e sente le dimensioni sociali e politiche del rinnovamento
religioso.
Dimensioni sociali
e politiche
L’autore insiste giustamente
su questo aspetto dell’opera di
Zwingli, perché proprio qui si
deve cogliere la peculiarità della sua riforma. Quella di Zwingli difatti è una riforma concretamente calata nelle esigenze
di una repubblica cittadina, di
un tipo cioè di assetto politico
e sociale che non era esclusivo
della Svizzera, ma largamente
diffuso in Europa malgrado l’inesorabile avanzare degli stati
unitari monarchici e principeschi. In queste città-stato il potere poteva essere più largamente partecipato che altrove
e la stessa Riforma vi si faceva
strada con un più deciso democratizzarsi della cosa pubblica:
chiesa riformata e governo di
popolo sembravano richiamarsi
e Zwingli lavorava per il loro
incontro. Questo spiega il notevole interesse che la riforma
zwingliana destò non solo nelle
città libere della Svizzera, ma
anche in quelle della Germania
meridionale. È quindi un pregiudizio infondato quello che
Zwingli non sia stato che un riformatore locale (di Zurigo, di
parte della Svizzera). La sua riforma ha avuto ripercussioni
assai più vaste di quanto non
si creda.
Il lettore ha in questo libro
una guida indubbiamente esauriente ed efficace se vuol ren
dersi conto degli altri aspetti
essenziali, e non sempre chiari,
della riforma di Zwingli, sia che
essi si riconducano al modello
luterano, sia che se ne allontanino per assumere un carattere
proprio, qualche volta più radicale. V’è nell’opera e nel pensiero di Zwingli anche del negativo, sul quale sarebbe stata opportuna una sottolineatura più
critica, come nel caso del rapporto tra stato e chiesa: perché
l’ambizioso progetto di realizzare una ’teocrazia della fede’ doveva purtroppo abortire miseramente, lasciandosi dietro una
succube chiesa di stato. Un caso non unico, perché in non poche cose questo riformatore si
dimostrò fallibile. Ma v’è anche
tanto di positivo e fecondo di
sviluppi, come la dottrina dei
sacramenti, in cui Zwingli, in
aspro contrasto con Lutero, assumeva una posizione che sarebbe stata largamente vincente nel
protestantesimo posteriore.
Una teologia
dello Spirito Santo
Alla teologia di Zwingli è dedicato il capitolo finale, il più
lungo. È sul terreno più strettamente teologico difatti che
Zwingli, di fronte a Lutero e a
Calvino, può sembrare sbiadito
ed equivoco. L’autore ci mostra
come non tenga più l’interpretazione liberale, che giudicava
sostanzialmente ’umanistico’ il
cristianesimo di Zwingli, e si
sia fatta strada in questi ultimi
decenni una valutazione più
fondata e decisamente diversa,
anche se essa, più che ricuperare il pensiero teologico di Zwingli all’ambito della Riforma
classica, sembra piuttosto avvicinarlo alla tradizione teologica
del cristianesimo orientale (ortodosso). Per Schmidt-Clausing
difatti, come del resto per altri studiosi, quella di Zwingli è
essenzialmente una teologia dello Spirito Santo, che lo distanzia sia da Erasmo che da Lutero, ma anche dalla stessa linea
tradiziondle del cristianesimo
occidentale.
Lo Spirito Santo, terza persona della trinità, è per Zwingli il
continuum déll’intera rivelazione, identico con lo Spirito creatore, con la Parola che si fa carne in Cristo, con lo Spirito da
questi inviato ai discepoli, localizzato nella Scrittura, operante
nel singolo credente e nella chiesa, ed eventualmente anche oltre, come nei 'grandi pagani' del
passato.
Lo Spirito Santo in Zwingli,
dice l’autore, è il « supremo principio nella relazione che si instaura fra Dio e l’uomo nella
Parola, nel sacramento e nel
culto »: una concezione che farebbe di Zwingli un « teologo
paolinico-giovannico che pensa
con metodo umanistico ».
I testi antologici in appendice sono troppo pochi per poterci dare un ulteriore aiuto nella
comprensione di Zwingli, ma
per il loro proposito di documentazione costituiscono un opportuno complemento delle pagine di Schmidt-Clausing.
Ugo Gastaldi
F. Schmidt Clausing, Zwingli. Claudiana, 1978, pp. 248, L. 4.900.
CINEMA
Un sermone pornografico di cui
è faciie travisare ii significato
Il tema biblico della caduta e
della redenzione è stato di recente affrontato in modo singolare da un giovane regista americano, Paul Schrader, in un film
il cui titolo (rimasto invariato
nell’edizione italiana) si riferisce
alla pornografia « dura »: « Hardcore ».
Schrader, già noto come sceneggiatore di « Taxi Driver » e
regista di « Blue Collar », è nato
e cresciuto a Grand Rapids, nel
Michigan, che costituisce im po’
la capitale della Chiesa Riformata Cristiana americana, i cui
________ALLA TELEVISIONE FRANCESE
Una tavola rotonda
sull’Inquisizione
Il 19 giugno scorso, dalle ore
20.30 alle 23.30, nei Dossiers de
l’Ecran, si è tenuta a Parigi ima
« tavola rotonda » sul tema generale dell’Inquisizione. La tecnica dei Dossiers (ima delle trasmissioni televisive francesi col
più alto indice di gradimento) è
ben nota: prima viene trasmesso
un film — nella fattispecie Giordano Bruno del regista Ponti —,
poi gli esperti invitati per l’occasione rispondono via via alle
domande che fanno i telespettatori per telefono.
Data la vastità del tema che
praticamente coinvolgeva dal medioevo ad oggi quasi tutta l’Europa e buona parte delle Americhe centrale e meridionale, non è
stato possibile né per i telespettatori, né tanto meno per gli
esperti (tra i quali il nostro Giovanni Gönnet), coprirne tutti gli
aspetti, religiosi, politici, sociali,
scientifici ecc. Già il film, centrato sul personaggio di Giordano Bruno perito sul rogo a Ro
ma il 17 febbraio 1600, aveva
posto sul tappeto una buona
messe di interrogativi: perché il
filosofo nolano venne giustiziato?
per magìa, per il suo panteismo,
per la sua cosmologia anticipatrice di qualche secolo, per aver
negato certi dogmi (come quello della Trinità), oppure per aver accusato la Chiesa di prostituzione col potere, rea anche di
aver calpestato la dottrina d’amore del Vangelo?
Tutti furono d’accordo — cattolici, protestanti, liberi pensatori — nel rilevare le responsabilità delle Chiese (non solo la
cattolica apostolica romana), ma
il discorso scivolò ben presto
verso i tempi a noi più vicini, in
cui i regimi totalitari, sia di sinistra che di destra, hanno ripreso in pieno i metodi più terrificanti dell’Inquisizione, dalle denunce anonime alla tortura, dal
lavaggio dei cervelli al carcere
duro ecc.
gg
membri sono in larga maggioranza di origine olandese. Ha
studiato a Calvin College e ha
avuto tra i suoi professori il filosofo Evan Runner, che ha sottolineato in diverse opere la polarità tra tesi e antitesi cioè la
tensione tra cristiano e secolare
nel mondo e nella cultura contemporanei.
Era necessaria questa premessa per capire come mai il film
inizi a Grand Rapids e sia sostanzialmente un confronto tra
due mondi apparentemente incommensurabili: quello provinciale, bigotto, con vita familiare
tradizionale di Grand Rapids e
quello moderno, squallido e terribile del mondo della pornografia in California.
Ma andiamo con ordine. Siamo d’inverno, il giorno di Natale. Le prime immagini sono
quelle della città ricoperta di neve, non molto attraente, e dell’interno di una chiesa (che nel
film si chiama « Dutch Reformad Church ») dove i credenti
cantano e pregano. Sulle note
dell’inno « Precious Memorias »
si passa all’interno di una casa,
dove sono raccolte alcune famiglie per celebrare la festività.
Gli uomini discutono di teologia,
le donne chiacchierano e preparano da mangiare, i bambini
guardano la televisione; poi, il
pranzo di Natale.
Subito dopo, i genitori accompagnano i loro ragazzi alla partenza del pullman che li porterà
ad una convenzione della « Youth
Calvinist Association » a Bellfiower, in California. Là, la caduta:
Kristin, figlia di Jake VanDorn
(George C. Scott), viene a contatto col mondo della pornografia e non ritorna a casa. Il padre, disperato, vola in California
ed assume un « detective » privato per rintracciargli la figlia;
questi, dopo alcune settimane, gli
mostra un film «hardcore » in
cui si vede Kristin. Passano alcuni mesi e il padre, sempre
più disperato, torna in California, licenzia il « detective » e
prosegue personalmente le indagini.
Jake sacrifica la vita di santità e perseveranza nella fede fino
allora condotta per esporsi alla
corruzione e per immergersi
nelle forme più aberranti della
« cultura » occidentale. Rischia
la propria vita, spende moltissimi soldi e si apre alle tentazioni. Facendo un paragone un
po’ azzardato, si potrebbe parlare di una sua discesa in una
sorta d’inferno dantesco, le cui
tappe sono Los Angeles, San
Francisco e San Diego e la cui
guida è Nicki, una prostituta che
alla fine riesce a fargli ritrovare
la figlia. Nicki, che è stata assunta da Jake per 900 dollari alla
settimana, non capisce perché
egli rifiuti di andare a letto con
lei e non riesce a comprendere
quale differenza qualitativa esista tra le loro posizioni: «il
sesso non è importante per te e
non lo è nemmeno per me. Ecco
perché non mi interessa con chi
vado a letto ». Jake cerca di spiegarle la differenza delle due posizioni ricorrendo alla Confessione di Dordrecht e all’acronimo usato per ricordare le cinque dottrine fondamentali del
Calvinismo — TULIP: Total depravity, Unconditional election,
Limited atonement, Irresistible
grace e Perseverance of thè
saints — ma Nicki, che è Venusiana (una religione che si ispira al segno zodiacale di Venere), non capisce queste spiegazioni dottrinali, legate ad una
tradizione e ad un linguaggio lontanissimi dai suoi.
In questo sermone che sembra rivolto più ai credenti che
ai non credenti, Schrader sembra voler sottolineare il limite
di un certo tipo di cristianesimo:
l’incapacità di comunicare la
propria fede e di comprendere i
problemi del mondo secolare che
nasce da un sostanziale disinteresse per questo mondo. Jake,
fino a quando non è costretto a
preoccuparsene, non se ne interessa perché pensa che non lo
riguardi. Il suo mondo è costituito da due sfere: quella religiosa (chiesa, famiglia) e quella
degli affari. Il tema centrale del
film è dunque quello del distacco tra Grazia e Caduta o tra
Caduta e Redenzione; se non si
coglie questo elemento — e credo che non sia facile se non si
parte da una prospettiva cristiana — si rischia di fraintendere il film e cercarne il tema
centrale in un banale « generation gap ». Ecco perché, secondo
me, un critico pur così lucido
e penetrante come Tullio Kezich
(v. la sua recensione di « Hardcore » su « la Repubblica », sabato 5 maggio 1979, p. 13) non ha
saputo andare al di là dei rilievi
critici, per altro ampiamente condivisibili, sui limiti del film e ha
affermato che Schrader « ha proprio voluto celebrare senza riserve le mitiche virtù americane »; il giudizio di Kezich si basa sul fatto — che considera fondamentale — che Jake riesce a
superare pressoché indenne le
numerose tentazioni alle quali
si era esposto e a riportare la
figlia a casa. Ma non si tratta
di un banale « lieto fine ». Il fatto importante è che Kristin vede finalmente e forse per la prima volta che dietro alla santità
e alle affermazioni dottrinali
del padre, che riteneva convenzionali e ipocrite, esiste un amore vero e profondo, che ha portato Jake a rinunciare a tutto
pur di recuperare la pecora
smarrita. Jake, come Giobbe,
supera la prova anche se la sua
difficoltà di affrontare il mondo
viene sottolineata ancora una
volta, alla fine, quando — pur
volendo fare qualcosa — non sa
come aiutare Nicki.
« Hardcore », in conclusione,
sembra essere per Schrader
quello che « Mean Streets » (che
affrontava lo stesso tema della
relazione tra religione e mondo) era per Martin Scorcese; diversamente da quest’ultimo, però, Schrader ricorda la comunità
nella quale si è formato con compassione più che con amarezza.
Massimo Rubboli
(da « Certezze », rivista dei
Gruppi Biblici Universitari).
5
31 agosto 1979
ECHI DEL SINODO DELLE CHIESE VALDESI E METODISTE
dallo statuto
STORIA
Il 12 giugno 1905 il pastore della Chiesa Metodista d’Italia
Riccardo Santi e la sua consorte Ersilia Bragaglia accolsero
nella loro modesta casa i primi due bambini Rosetta e Angelo.
Altri bambini andarono successivamente ad aggiungersi ai
primi due senza che fosse predisposto alcun programma di sviluppo di una opera che Iddio ha fatto prosperare provvedendo
giorno dopo giorno i mezzi che le erano necessari.
La « famiglia » di Casa Materna contava già 60 bambini di
ambo i sessi allorché, nel 1920, la Chiesa Metodista Episcopale
degli Stati Uniti d’America acquistò la villa Monaco nei pressi
di Napoli, in Portici. La Chiesa Metodista Episcopale aveva già
il titolo di altre proprietà in Italia che sono ora tutte confluite sotto la responsabilità della Chiesa Evangelica Metodista
d’Italia, nggi OPCEMI.
La villa Monaco venne data in uso intangibile e non revocabile alla «Casa Materna» per la prosecuzione e l’adempimento del suo lavoro.
Fino al termine delia loro vita « Papà e Mamma Santi » diressero il lavoro con l’aiuto dei figliuoli Luisa, Emanuele, Teofilo e Fabio. Questi ne sono stati i continuatori.
Dal 1920 in poi vennero realizzati, nell’ambito della proprietà primitiva, ampliamenti e nuove costruzioni:
1) il padiglione dell’infermeria;
2) il palazzo dei grandi;
3) il grande edificio delle scuole;
4) la trasformazione del palazzo sulla strada;
5) la sopraelevazione del 3” piano nel palazzo centrale;
6) la casa colonica;
7) la falegnameria.
Casa Materna accolta
con gioia dal Sinodo
Da opera indipendente, pur collegata fraternamente alla Chiesa metodista, a Istituto operante nell’ambito valdese-metodista
La grande famiglia di « Casa Materna » è suddivisa in due
settori:
quello interno con una media di circa 80 bambini residenti
permanentemente ;
quello esterno con scuole materne, elementari e di qualificazione professionale.
SCOPI E FINALITÀ’
Fin dalla sua fondazione la «Casa Materna» è sorta per
porgere aiuto materiale e morale ai bambini che si trovano in
stato di bisogno.
Il_ pastore Riccardo Santi considerava il suo lavoro come
una risposta diretta ad una chiamata di Dio. È in questo spi
rito che il lavoro è stato fatto ed è in questo spirito che esso
continua.
Anche se la famiglia Santi appartiene ad una tradizione
evangelica, collegata con la Chiesa Metodista, il servizio reso
dalla « Casa Materna » ha voluto sempre essere una testimonianza di amore verso tutte le creature senza distinzione alcuna né di razza né di religione, né di classe sociale.
Pur essendo, dai tempi della Fondazione ad oggi, notevolmente migliorate le condizioni economiche dell’Italia, vi sono
sempre molti problemi legati alla povertà, all’ingiustizia, alla
discriminazione, alla rottura degli equilibri familiari che rendono tuttora necessaria resistenza della « Càsa Materna ».
La « Casa Materna », infatti, continua a dare stabilità fisica
e mentale, educazione e cura a molti bambini che altrimenti
ne resterebbero privi. Tutto questo viene offerto in spirito di
amore e fraternità.
I direttori attuali ed i vari Comitati di « Casa Materna »
(Italia, Svizzera, Germania, Olanda, Inghilterra, Stati Uniti
d’America) sono da anni impegnati affinché questo lavoro continui.
(Preambolo dello Statuto di Casa Materna).
« ...esprime riconoscenza al
Signore per avere suscitato in
mezzo a noi un così luminoso esempio di cristiana carità come
quello che Riccardo Santi fondatore dell’opera, ha dato nel
corso di tutta la sua esistenza
con inesauribile generosità ed
inalterabile coraggio, anche nelle
ore più tragiche; ricorda con
commozione la vasta opera educativa che « Casa Materna » ha
svolto da oltre settanta armi e
continua a svolgere grazie alla
piena consacrazione della famiglia Santi ed al fedele soccorso
dei fratelli della Chiesa metodista degli Stati Uniti e delle altre
organizzazioni evangeliche internazionali che hanno dato un insostituibile contributo alla vita
dell’opera; esprime la volontà
di operare per la continuazione
e l’ulteriore sviluppo di questo
prezioso e ancor oggi insostituibile strumento di testimonianza
cristiana... ».
Con queste parole la Conferenza metodista dell’anno scorso
salutava « con profonda gioia »
la decisione degli organi dirigenti di « Casa Materna » di inserirsi pienamente nel lavoro di testimonianza e di servizio della
Chiesa Evangelica Metodista di
Italia. Il Sinodo di quest’anno
ha preso atto di questa delibera
(40/SI/79) e dello statuto che
nel frattempo è stato approntato dal Comitato Permanente metodista (41/SI/79) ed ha quindi accolto quest’opera nell’ambito dell’ordinamento della Chiesa
integrata. Si è trattato di uno
dei momenti più belli del Sinodo di quest’anno, in cui si è sentita viva la possibilità che il diritto sia in funzione della fraternità e del riconoscimento reciproco dei doni e delle responsabilità. Dietro a questa accoglienza c’è appxmto tutto un lavoro giuridico: ne parliamo con
l’avv. Piero Trotta, membro della Chiesa metodista di Palermo,
che per conto del Comitato permanente ha lavorato particolarmente a questo « doppio passaggio » di « Casa Materna».
— Vorresti farci un quadro
della collocazione di questa importante opera evangelica nel
quadro dell’Integrazione valdese-metodista?
— Possiamo dire che il Patto
d’integrazione (art. 47) conteneva su questo specifico problema
sostanzialmente un auspicio: che
quest’opera, che svolge una azione così importante nella zona del
Napoletano, entrasse anche sotto
il profilo regolamentare nell’opera di testimonianza e di servizio della Chiesa metodista nella
fase dell’integrazione e quindi
nelTopera di testimonianza e di
servizio della Chiesa integrata.
Credo che sia opportuno ricordare che « Casa Materna » pur
non avendo avuto mai sul piano regolamentare un preciso rapporto con la Chiesa metodista,
è stata sempre in stretto collegamento con essa. Annualmente
la Conferenza riceveva un rapporto di « Casa Materna » che
non approvava ma di cui prendeva atto. Questo semplice fatto
testimoniava visibilmente di un
rapporto reale che del resto è
sempre esistito sotto il profilo
della vita dell’opera sin dalla
sua fondazione.
Credo che sia opportuno rilevare anche che Casa Materna
si è mossa sostanzialmente con
tre riferimenti. Un riferimento
è stato quello del sostanziale collegamento con l’opera di testimonianza e di servizio con la
Chiesa metodista. Un secondo riferimento è stata la larga solidarietà che « Casa Materna » ha
avuto a livello internazionale e
che le ha consentito di portare
avanti questa sua opera liel tempo e di farla diventare im pilastro della testimonianza evangelica. Un terzo elemento, che ha
anch’esso in maniera decisiva
contribuito a far sì che «Casa
Materna » potesse prima nascere
e poi svilupparsi, è la consacrazione piena di una famiglia, la
famiglia Santi, che ha inserito
la vita di tutti i suoi componenti in questo lavoro di testimonianza e di predicazione nel Napoletano. Ebbene, nel redigere
lo statuto, seguendo una nostra
tradizione, abbiamo voluto evitare di « inventare » sul piano
giuridico, ma ci siamo sforzati
di rappresentare questa realtà.
Nello statuto infatti, dopo un
Preambolo in cui si fa la storia
di « Casa Materna » dalla sua
fondazione ai nostri giorni, si
precisa questo inserimento pieno nell’opera di testimonianza e
di servizio della Chiesa metodista, si dà uno spazio rilevante
al Comitato internazionale che
proseguirà la propria opera in
collegamento con « Casa Materna », e si dà anche uno spazio
alla famiglia del fondatore, che
ha continuato questa attività.
N
|ON è cosa da poco la pretesa di « raccontare » i momenti più significativi di
un dibattito sinodale a chi non
vi ha partecipato. È vero, ci sono gli ordini del giorno approvati a dare una traccia, almeno
questi non sono preda della soggettività di chi scrive; ma questo non è « raccontare » il sinodo, cioè cercare di lasciar « trasparire » (ma è possibile?) un
po' di atmosfera, di partecipazione, degli interventi deH’assemblea, dei suoi momenti di alto
interesse come dei suoi momenti
di monotonia. È più saggio rinunciarvi subito!
Mi limiterò quindi a passare
rapidamente in rassegna le principali decisioni sinodali tralasciando quelle già rese note e
quelle su cui ci riserviamo di
riferire in altra forma.
Raccontando il Sinodo
battista Massimo Romeo ha approvato la linea assunta a maggioranza dalla Tavola a mantenere questa richiesta aggiuntiva al
testo delle intese, nonostante il
parere contrario espresso a suo
tempo, a nome dell’esecutivo
battista, dal presidente delruCEBI e le note difficoltà avanzate dalla controparte. Non è
detto che il non interesse di oggi
non possa essere modificato domani. Ma la questione di maggior rilievo e segno di un reale
coinvolgimento delle comunità
locali è il documento di studio
informativo (69 pagine) distribuito alle chiese, documento a
cui fa esplicito riferimento l’odg
sinodale;
Rapporti
con i battisti
Fortemente sentito dall’assemblea sinodale il problema dei
rapporti con i fratelli battisti;
la questione era già emersa durante il dibattito sulle intese con
lo stato circa la necessità o meno di insistere per l’introduzione
di un nuovo art. che lasci aperta
la porta ad altre denominazioni
evangeliche di servirsi del testo
delle intese parafato da valdesi
e metodisti con la commissione
nominata dal governo. Il pastore
— il sinodo, preso atto dei colloqui
e dei chiarimenti in corso fra le Chiese battiste, metodiste e valdesi, si rallegra di queste iniziative nel comune
impegno di evangelizzazione; incoraggia
le chiese a ritrovarsi e a conoscersi
maggiormente sul piano locale, confrontandosi sulla base dell’Evangelo;
sottolinea l'importanza degli incontri diretti tra credenti di diversa denominazione e l'opportunità di uno studio
attento e, se possibile, in comune del
« Primo documento per una riflessione
comune sulla situazione delle chiese
battiste, metodiste e valdesi » da parte
delle chiese locali, nelle forme che ogni
particolare situazione possa suggerire;
invita le chiese ad inviare entro la
fine del prossimo mese di dicembre
il risultato dei loro studi alla Tavola.
(19/SI/79).
In questa stessa linea si era
espresso il V congresso della
Federazione giovanile in primavera con un preciso mandato alla commissione chiesa (cfr. Gioventù Evangelica n. 57, p. 19).
A partire da questa ricca documentazione raccolta dagli esecutivi delle tre chiese è possibile
ora iniziare un cammino che
porti ad una più intensa partecipazione ai problemi comuni
che hanno come fine una più incisiva presenza evangelica in
Italia. Il discorso ritornerà di
attualità fra pochi mesi: sarà
infatti ripreso all’inizio di novembre quando si terrà l’Assemblea della FCEl a Torre Pellice.
Fratelli
e apostolici
treranno con i Fratelli in un incontro organizzato dal comitato
per le iniziative evangeliche.
— Il Sinodo, valutato positivamente
il lavoro svolto dal Comitato promotore iniziative evangeliche, e preso
atto dei progressi compiuti nell’ultimo
anno negli incontri con le Assemblee
dei Fratelli in vista di una maggiore
conoscenza reciproca, incoraggia le
chiese a proseguire sulla strada del
confronto fraterno e dell'approfondimento delle reciproche posizioni, in
tutte le forme che le particolari situazioni locali potranno suggerire. (20/
SI/79).
— Il Sinodo, informato dei contatti
iniziati tra Tavola valdese. Comitato
permanente metodista e Chiesa Apostolica in vista di una maggiore conoscenza reciproca, si rallegra ed auspica
la continuazione di tali contatti ed il
loro approfondimento, nella consapevolezza della comune vocazione alla
testimonianza evangelica nel nostro
paese. (21/SI/79).
— Vorresti chiarire quest’ultimo punto?
— Noi siamo convinti che opere di questo genere non si possano in nessun momento gestire
in maniera più o meno burocratica: la loro vita e la loro reale
testimonianza non può che essere collegata con la piena consacrazione di coloro che vi operano. E questa consacrazione della famiglia Santi è un fatto per
cui non ci si è voluti limitare a
prenderne atto nello statuto, ma
si sono voluti anche approntare
gli strumenti perché essa possa
ulteriormente esplicarsi.
Sempre in questa linea di
apertura e di ricerca ecumenica
il Sinodo ha voluto incoraggiare
le chiese ad intensificare i contatti con altre due chiese evangeliche: la Chiesa dei Fratelli e
la Chiesa apostolica. Molto presto (8-9 settembre a Pravernara) valdesi e metodisti si incon
Rapporti ecumenici
Scarso il tempo avuto a disposizione per discutere la politica
del Consiglio ecumenico delle
chiese e nullo quello per valutare l’opera svolta dalla commissione per le relazioni ecumeni
E. G.
(continua a pag. 8)
— Casa Materna viene quindi
ora ad essere ricompresa tra
gli enti che operano nell'amhito
delle Chiese valdesi e metodiste.
Questo è già tecnicamente compiuto o c’è ancora una fase di
trapasso?
— Vi è solo una formalità pra
tica: il compendio mobiliare e
immobiliare è ancora intestato
alla Chiesa metodista episcopale, una delle due componenti della Chiesa metodista d’Italia che
è il frutto del confiuire dei due
rami del metodismo italiano,
quello episcopale appunto e quello wesleyano. La proprietà è ancora intestata alla Chiesa metodista episcopale che dovrà procedere alla donazione del compendio mobiliare e immobiliare.
Possiamo dire tuttavìa che questa è una formalità che sarà
compiuta speriamo nel corso dei
prossimi mesi. Per il resto « Casa
Materna » è uno degli Istituti
che operano all’interno della
Chiesa integrata e trova la sua
collocazione nell’ambito della regolamentazione della Chiesa integrata.
(a cura di F. Giampìccoli)
6
31 agosto 1979
ALLE VALLI OGGI
UEco
alla
mostra
Quest’anno gli organizzatori
dell'annuale rassegna dell’artigianato pinerolese (aperta dal
25/VIII al 2I1X) hanno chiesto
la partecipazione dell'Eco delle
Valli e della Claudiana al settore culturale della mostra. L’offerta, accolta da noi con una buona
dose d’incoscienza, dato il poco
tempo disponibile e la nostra penosa inesperienza in materia, è
stata però l’occasione per porci
alcune domande che mi sembrano importanti.
Prima di tutto, rendendoci conto che il giornale e l’editrice sono i più antichi della zona che
continuino ancora oggi la loro attività, ci siamo chiesti: perché
proprio questo pugno di montanari piemontesi ha sentito il bisogno, appena lo Statuto altíertino ne ha dato la possibilità, di
cominciare e di portare avanti
per più di un secolo queste due
attività?
Evidentemente si possono trovare molte spiegazioni: i rapporti più stretti con la cultura europea, l’aiuto di amici delle chiese evangeliche estere, e così via.
Ma, secondo me, il vero motivo
è un altro: la storia dei valdesi,
e in genere la storia dei cristiani,
al di là di tutte le debolezze, le
colpe, gli errori, che non sono
certo mancati, mi pare, in certi
momenti fondamentali, la realizzazione della vecchia promessa:
« Cercate prima il Regno di Dio
e la Sua giustizia; e tutte queste
cose vi saranno sopraggiunte »,
cioè regalate come un di più
dalla generosità di Dio.
Così la fede in una Parola di
Dio rivolta a tutti gli esseri umani ha, per sopraggiunta, liberato
i valdesi medioevali dalla soggezione feudale, e ha permesso alle
loro donne di predicare sulle
piazze sei o sette secoli prima
che l’emancipazione femminile
diventasse un argomento di moda; l’amore per la Bibbia che li
spinse nel '500 a trovare i soldi
per la traduzione in lingua volgare li portò anche a vincere,
primi in Italia, l’analfabetismo;
la certezza che la Chiesa non è
una struttura gerarchica, ma
l’assemblea dei fedeli, tutti fratelli perché figli dell’unico Padre,
ha regalato loro, per soprammercato, delle strutture di democrazia diretta notevoli in confronto
con la società in mezzo a cui si
sono formate. Tutto questo è stato un sovrappiù, maturato quasi
involontariamente durante la ricerca del Regno di Dio e della
Sua giustizia.
Qualche volta, quando sono
particolarmente pessimista, mi
domando se oggi non rischiamo
di dimenticarcene, in modi diversi che però hanno un elemento in comune: la nostra presunzione umana.
Se siamo conservatori, possiamo vedere la nostra tradizione
come un patrimonio che ci appartiene, da tener chiuso in cassaforte; e un giorno troveremo
la cassaforte vuota e i nostri figli manderanno tutto al- macero.
Se siamo innovatori, possiamo
dedicare tutte le nostre energie
a cercare di risolvere i terribili
problemi terreni, come se tutto
si riducesse a questo; e non riuscendo mai, con le nostre povere
forze umane, a risolverli completamente, spesso cadiamo nello
scoraggiamento e nell’apatia. Il
nostro impegno non è mai inutile, ma « se l’Eterno non edifica
la casa, i muratori vi si affaticano invano ».
Solo se sapremo cercare il Regno di Dio e la Sua giustizia, tutte queste cose, che giustamente
amiamo, ci saranno sopraggiunte.
Marcella Gay
Hanno collaborato a questo
numero: Giulio Bechis - Renato Coisson - Franco Davite - Dino Gardiol - Giovanni Gönnet - Elio Pellegrini.
_________________cronaca delle valli
__________A SEGUITO DELLA RECENTE LEGGE DELLA REGIONE PIEMONTE
L'Eco delle Valli nelle scuole?
Con il prossimo autunno l’Eco
delle Valli valdesi entrerà in un
certo numero di scuole del Piemonte e in particolare del Pinerolese? Si tratta di una possibilità effettiva — almeno in
teoria — la cui realizzazione è
connessa da una parte ad alcuni fattori indipendenti dalla nostra volontà e dall’altra all'impegno attivo di quanti tra noi
— insegnanti, studenti, membri
degli Organi collegiali ’— si occupano attivamente dei problemi della scuola. Vediamo di che
si tratta.
Diffusione delia
cultura
A fine luglio la Regione Piemonte ha approvato ima legge
intitolata « Previdenze in materie di promozione e diffusione
dell'informazione » che è stata
illustrata recentemente in una
conferenza stampa di cui i nostri lettori avranno forse notato
i resoconti su La Stampa di domenica 19 e su Stampa Sera di
lunedì 20 agosto.
D’iniziativa parte dal riconoscimento che la pluralità della
informazione giornalistica è
« uno strumento essenziale di
educazione e diffusione della
cultura specie nelle espressioni
regionali » e si propone di « favorire la promozione della lettura e discussione dell’informazione piemontese nelle scuole »
(art. 1). A tal fine la legge stanzia un fondo annuo (art. 7) per
fornire tale informazione a mezzo di abbonamenti a quotidiani e periodici individuando i beneficiari in: plessi elementari,
corsi di scuola media inferiore,
classi di scuola media superiore o professionale (art. 2). A tali destinatari, tramite i Consigli di Circolo e di Istituto, possono essere assegnati due abbonamenti a quotidiani di interesse regionale (art. 3) e due abbonamenti a periodici di particolare interesse locale (art. 4). Un
elenco di tali periodici è compilato e aggiornato ogni anno
dalla Giunta regionale (escludendo comunque gli organi di
partiti politici) (art. 5) che si
vale della consulenza della competente commissione consiliare
(art. 6).
Condizioni
Perché il nostro giornale entri nella realizzazione di questa
legge regionale sono necessarie
alcune condizioni.
a) Anzitutto godranno della
possibilità di fruire di questa
legge le scuole che ne avranno
fatto domanda entro il 31 agosto. Purtroppo la data è molto
ravvicinata e c’è da chiedersi se
la relativa circolare, come spesso accade, non arriverà alle
scuole il giorno prima — se non
il giorno dopo — la scadenza.
Sarà quindi bene che studenti,
insegnanti, membri degli Organi collegiali si assicurino immediatamente che la loro scuola
non si sia lasciata sfuggire questa possibilità e abbia fatto regolare domanda, sollecitando in
caso contrario l’immediato inoltro della domanda stessa alla
Giunta della Regione Piemonte.
b) Perché una pubblicazio
ne sia inserita nell’elenco dei
periodici di particolare interesse locale è sufficiente una domanda della direzione attestante che la pubblicazione ha anzianità superiore ad un armo e
periodicità superiore ai 10 numeri all’anno. Tale domanda
viene inoltrata questa settimana dall’Eco delle Valli valdesi,
che ovviamente risponde a questi due requisiti, gli unici richiesti dalla legge, per cui ci è
stato assicurato che il nostro
giornale verrà inserito nell’elenco.
c) Nelle scuole che avranno
fatto domanda entro il 31 agosto, entro il 15 ottobre verranno
scelti i quotidiani e i periodici
locali che si desiderano ricevere
in abbonamento. La legge non
specifica chi sceglierà, dato che
i beneficiari degli abbonamenti
variano a seconda del tipo di
scuola: un plesso elementare,
un corso di scuola media inferiore, una classe di scuola media superiore o professionale. È
certo comunque che in particolare gli Organi collegiali della
scuola — Consigli di Classe, di
Circolo, di Istituto — saranno
particolarmente investiti di questa responsabilità. Ma anche singoli studenti, insegnanti, genitori, avranno certo voce in capitolo per contribuire ad orientare la scelta. La richiesta di ricevere, insieme ad altri, anche
il nostro giornale, dipenderà
perciò anche da questo fatto:
se nelle scuole i valdesi — all’interno e aU’esterno degli Organi
collegiali — faranno udire la loro voce per dar corpo a questa
richiesta.
Una presenza
importante
Ritengo sia molto importante
fare tutto il possibile — e ovviamente il lecito — per promuovere la presenza del nostro
giornale nelle scuole della Regione in cui siamo presenti.
L’art. 10 dell’Intesa che il nostro Sinodo ha approvato, e che
attende da mesi la conclusione
a livello governativo, parla del
« diritto di rispondere nel quadro dell’agibilità scolastica alle
eventuali richieste provenienti
dagli alunni, dalle loro famiglie
o dagli organi scolastici, in ordine allo studio del fatto religioso e delle sue implicazioni ».
Anzitutto, anche se l’articolo si
riferisce implicitamente a contributi orali forniti da esponenti delle nostre chiese esterni rispetto alla scuola, mi pare che
comunque la presenza del nostro giornale sia già di per sé
una tra le possibili risposte alle
« eventuali richieste » a cui l’articolo si riferisce. Ma in secondo luogo, proprio la presenza
del nostro giornale nelle scuole
può stimolare e promuovere
quelle « richieste », a cui potranno rispondere in pratica interventi specifici da parte di
esponenti delle nostre chiese, riguardanti lo studio del fatto religioso e delle sue implicazioni.
In altre parole, se in una classe
media di Ferrerò o in un plesso della Scuola elementare di
San Giovanni, per ciò che riguarda i periodici a carattere
specialmente locale verrà richiesto per esempio l’abbonamento
ai due « Echi », del Chisone e
delle Valli valdesi, è possibile
che dal loro confronto nasca la
esigenza di approfondire l’impostazione di determinati temi a
carattere religioso e culturale,
invitando degli esperti a rispondere a determinate richieste,
portando alla scuola un contributo dall’esterno che è previsto
e garantito dall’agibilità scolastica nel quadro dei Decreti Delegati. È così che noi intendiamo la presenza di una chiesa
nella scuola: non con una catechesi confessionale, obbligatoria
salvo esonero, data a spese dello stato, ma con un apporto
esterno e indipendente che contribuisca allo studio del fatto
religioso e delle sue implicazioni mediante un confronto aperto, critico e costruttivo.
Mi sembra che la legge regionale sulla promozione e diffusione della cultura, oltre ad
aprire nuovi spazi nel campo
dell’educazione e dell’informazione, proprio in questo campo
dello studio del fatto religioso
costituisca una concreta possibilità di impostare un discorso
nuovo pur nel tempo in cui perdura il regime concordatario dell’insegnamento della religione
cattolica nelle scuole di stato.
Anche se le possibilità reali
saranno certo limitate a causa
del grande numero di « concorrenti », vai quindi la pena di
impegnarsi a fondo perché questa possibilità sia colta nel maggior numero possibile di casi
nelle scuole in cui siamo presenti.
Franco Giampiccoli
_______UNO STAGE DEL CENTRO « VALADOS USITANOS »
Musica occitana a Pomaretto
Nei giorni 7-8-9 agosto 1979,
nei locali del Convitto Valdese
di Pomaretto, si è tenuto uno
stage di musica occitana, organizzato dal Centro Studi e Iniziative « Valados Usitanos » in
collaborazione con il « Cunservatori Usitan de Tuluzo », per insegnare a suonare gli strumenti
caratteristici delle valli eccitane: « l’armoni a semitun », « lu
pinfre », « lu viulun », «la viulo ».
A conclusione di questo stage è
stato organizzato uno spettacolo
in cui il gruppo del « Conservatori » ha presentato musiche della Landò de Gascugno, e alcuni
giovani partecipanti hanno suonato danze della Val S. Martin,
come la curento, o la gigo di
S. Peyre.
« Lu Conservatori Usitan de
Tuluzo » ha come scopo principale la ricerca dei canti e delle
danze, patrimonio delle regioni
occitane francesi. All’interno del
Conservatori operano delle persone a tempo pieno, pagate dallo stato, che si occupano della
ricerca di musiche, canti e danze
tradizionali, intervistando la gente, e dei vari strumenti con i
quali anticamente si suonava, e
inoltre dell’insegnamento musicale e strumentale. Oltre a queste persone, operano altri giovani, con paga oraria, che collaborano agli stage musicali (del ti
Nuove strade in Val Germanasca
Il Comune di Salza, nell’alta
vai Germanasca, si è arricchito
di due nuove strade.
La prima, che collega il minuscolo villaggio di Serrevecchio con la strada comunale di
Fontane, è stata costruita durante il periodo delle ferie dagli stessi proprietari con l’aiuto
di una pala meccanica fornita
dalla « Val Chisone ».
Il villaggio di Serrevecchio,
che si trova proprio sul confine
tra Fontane e Rodoretto, è da
anni disabitato in inverno e si
ripopola soltanto nella buona
stagione.
La seconda strada, assai più
rilevante come opera q come
costo, collega la borgata Didiero, che è anche il capoluogo del
Comune, con Campoforano, dove si trova la chiesa cattolica.
Anche il vallone di Salza due
anni fa è stato danneggiato dall’alluvione, della quale rimangono ancora le tracce lungo tutto il corso del torrente. Ma la
ricostruzione del ponte che portava la strada carrozzabile fino
al villaggio dei Coppi, ha reso
possibile al Comune anche la
realizzazione del progetto della
strada di Campoforano, al servizio di una zona non ancora
completamente spopolata.
L. V.
po di quello tenutosi a Pomaretto), alle serate, e si occupano
di animazione musicale nelle
scuole.
Nelle esecuzioni del « Cunservatori » abbiamo notato la presenza di alcuni strumenti a percussione e di altri strumenti a
corda a noi completamente sconosciuti. La musica della Gascugno è caratterizzata dall’uso dominante di strumenti a percussione: infatti in ogni canto o
danza erano presenti tamburi,
tamburelli, cilindri di legno, specie di nacchere in osso.
Certamente alcuni di questi
strumenti avranno destato la curiosità dei presenti allo spettacolo: primo fra tutti il violino
che viene considerato strumento
adatto esclusivamente per l’esecuzione di musica classica. In
realtà è uno dei più tipici strumenti della musica popolare occitana, usato, un tempo, anche
nelle nostre vallate e ora dimenticato.
Simile al violino, ma molto
più vecchio (sec. XII) troviamo
«l’esclop » uno strumento a tre
corde, formato da uno zoccolo
assottigliato che costituisce la
cassa armonica e da una pelle di
capra che trasmette le vibrazioni.
Altro strumento a corda, che
abbiamo imparato a conoscere
grazie agli spettacoli dei « Sunaires Usitans », è la «viulo» (ghironda). È uno strumento che
desta particolare interesse data
la complessità della sua struttura, costituita da corde, tasti e
ruota con manovella, e dal particolare suono.
Tra gli strumenti a flato possiamo ricordare il corno grande, appartenente per tradizione
ai pastori, dal quale si ottengono due sole note; il corno piccolo, « ciaramel », a sei fori e a
lancetta semplice, con possibilità di suono molto variate. « Lu
pinfre» in legno, a tre fori, che
si suona con una mano sola,
permette al suonatore di accompagnarsi con un altro strumento
che è quasi sempre il tamburo o
un altro « pinfre » a tre fori.
Altro strumento a flato, conosciuto anche dalle nostre parti,
è la « ciamporgno » o « rebebbo », in italiano scacciapensieri,
strumento molto usato nella mu
sica tradizionale di alcune regioni italiane. Uno strumento che
richiama alla nostra mente antiche nenie pastorali è una piccola cornamusa, formata da una
pelle di capra e un solo tubo
sonoro, molto faticosa da suonare a causa della grande quantità d’aria richiesta per ottenere
una buona esecuzione.
Tra gli strumenti a percussione abbiamo la « tamburo » (il
tamburo grande), « lu tamburnet » (il tamburo piccolo), « lu
tabas » (tamburello con sonagli). Strumento particolarmente
curioso è la « pignatte », costituita da un recipiente di terracotta, con rimboccatura chiusa
da una pelle, al centro della
quale è praticato un foro, che
permette lo scorrimento di un
bastone; questo sfregamento dà
origine ad un suono particolarmente curioso.
Questi strumenti si sono rivelati molto efficaci anche per accompagnare la danza di guerra,
riservata esclusivamente agli
uomini, e la « farandulo » danza
collettiva, guidata.
Nelle valli occitane italiane
opera un gruppo di ricerca di
musiche, canti e danze, che si
occupa di animazione musicale:
i « Sunaires Usitans ». Molta della musica che costituisce il loro
repertorio, è frutto di una intensa ricerca nelle valli Varaita,
Maira, Vermenagna; molte altre
canzoni sono frutto di compositori di S. Peyre in V. Varaita:
Masino Anghilante e Dario Anghilante. Alcune delle loro composizioni sono di ispirazione trobadorica, altre sono la testimonianza di un impegno politico
verso la rinascita delle nostre
valli e verso la loro autonomia.
All’interno del Centro Studi e
Iniziative « Valados Usitanos » i
« Sunaires Usitans » rappresentano un Gruppo musicale volto
alla ricerca e all’approfondimento di tutti gli aspetti e tutte le
forme espressive della musica
occitana: danze, canti, strumenti... per riproporre questo patrimonio, là dove interessa, al di
fuori di qualsiasi proposta folkloristica, che tende a strumentalizzare la cultura popolare per
usarla fin .tanto che è di moda
e poi ucciderla.
Paola e Luciano Ribet
7
31 agosto 1979
CRONACA DELLE VALLI
L’INCONTRO DEL XV AGOSTO AL COLLE DELLE FONTANE
POMARETTO
Una bella giornata con molta
gente e molti argomenti
Mi sono detta mercoledì mattina: « È una giornata stupenda, sole, cielo azzurro; è l’ideale per trascorrere una giornata
comunitaria in uno dei più bei
posti delle nostre valli, anche
se è un po’ fuori mano. Speriamo che molta gente abbia voglia di salire fin lassù ».
E molta gente è veramente
salita: chi in auto fino al colle,
chi raggiunto il villaggio di Fontane ha preferito camminare
lungo i sentieri bordati di lamponi. In cima poi i più piccoli
hanno trovato tantissimi mirtilli i cui segni colorati sono rimasti a lungo sui loro musetti.
Seduti tutto intorno sull’erba in
quel posto bellissimo, abbiamo
iniziato rincontro con il culto,
presieduto dal pastore Giorgio
Bouchard. Il sermone, su testò
molto stimolante di Michea, profeta contemporaneo di Isaia,
meno noto e commentato di lui,
è pubblicato in altra parte del
nostro giornale. La colletta, raccolta a favore della comunità di
Rodoretto che è in procinto di
unirsi a quella di Frali e che intende riparare alcuni vecchi locali per adibirli nuovamente ad
attività di culto, ha fruttato lire 550.000.
Dopo il culto abbiamo ascoltato le esperienze di due sindaci valdesi, Oscar Bouchard e
Franca Coisson, impegnati a
fondo nella vita dei loro paesi,
S. Germano e Angrogna. Da loro abbiamo udito notizie che
riguardano più da vicino la nostra realtà locale (spopolamento, strade, consorzi per i pascoli e il latte) ed altre di più ampio raggio (rapporti con la Regione ed i cambiamenti che sono avvenuti in questi ultimi
anni).
Dopo il pranzo e le chiacchiere con amici e conoscenti, Liliana Viglielmo ha coordinato il
dibattito sui finanziamenti pubblici ai nostri istituti. Sono intervenuti il pastore Pietro Valdo Panasela che ha presentato
il lavoro della Noce scuola-convitto di Palermo, il prof. Giorgio Peyrot che più in generale
ha esaminato il ruolo che le nostre opere svolgono nella società e l’impegno che la chiesa si
vuole assumere nei loro con
fronti; il pastore Alberto Taccia
ha parlato in breve dell’Asilo di
S. Giovanni ed ha illustrato l’aspetto della convenzione con
l’Ente pubblico.
E certo che il problema non
è di facile impostazione; la realtà italiana è differenziata dal
sud al nord, bisogna anche tener conto delle diverse realtà
locali, dei legami che le opere
hanno con le comunità in cui
sorgono e della volontà della
chiesa di riconoscerle come importanti per la sua vita e la sua
testimonianza. Sono grandi temi su cui dobbiamo riflettere
durante l’inverno ed il ricordo
della bellissima giornata trascorsa al Colle delle Fontane ci
aiuterà a farlo più volentieri.
Carla Longo
Un’occasione perduta
Bene hanno fatto gli organizzatori del convegno del XV agosto a mettere in programma la
discussione dei problemi delle
amministrazioni comimali delle
Valli e delle opere diaconali della Chiesa valdese. Tuttavia così
è stato lasciato da parte un problema che è particolarmente
preoccupante: lò sfaldarsi della
realtà valdese alle Valli.
C’è chi tra noi crede e giura
nella formula « popolo-chiesa »!
Io non sono tra costoro. Però
TORRE PELLICE
Convegno storico
Si svolge a Torre Pellice con sede
alla Casa Valdese il XIX Convegno
di studi sulla Riforma e i Movimenti
religiosi in Italia.
Mercoledì 29 vengono dibattuti soprattutto problemi riguardanti il Valdismo medioevale. Il programma di
giovedì 30 agosto prevede :
Ore 9.30: Franco del Pino; Le
comunità valdesi di Calabria^ stato
attuale delle ricerche.
Anne Jacobson Schutte: Printing
piety, and people in Italy’ the first
thirty years.
Ugo Rozzo : Il medico Prospero
Caiani e le sue amicizie ereticali.
Ore 15.30; Salvatore Caponetto:
Un autodafé nella Firenze di Cosimo
I (febbraio 1552).
Roberto Osculati ; Una reinterpretazione del pensiero religioso di F.
Schleir mâcher.
Cesare Milaneschi : Ugo Janni:
la coscienza protestante di un pioniere
dell’ecumenismo.
CIOV
In seguito alla meccanizzazione del
servizio Conti Correnti Postali si prega di notare i nuovi numeri di c.c.p.
Istituti Ospitalieri Valdesi - Torre Peliice 22725105
Asilo per Vecchi - S. Germano Chisone 11037108.
Assemblea e incontro a Torre Pellice
Attività TEV
Sabato 28 luglio, a Torre Pellice, nel tempio dei Coppieri,
ebbe luogo la terza Assemblea
di Testimonianza Evangelica
Valdese.
Dopo il culto, presieduto dal
pastore Scuderi di Roma (testo:
Romani cap. 14), venne letta la
Relazione alla quale fecero seguito degli interventi. A conclusione vennero approvati due Ordini del giorno. Il primo, per
riaffermare la necessità che la
Chiesa annunzi il messaggio dèll’Evangelo accentuando l’esigenza di un Risveglio, riaffermando
altresì che una Chiesa risvegliata operante nel mondo non può
e non deve essere condizionata
dalle ideologie umane. Il secondo, per chiedere ai responsabili delle Chiese Evangeliche in
Italia di tener conto delle varie
proteste ed osservazioni circa i
programmi radiotelevisivi, curati dalla Federazione.
La colletta venne destinata ai
profughi vietnamiti.
In quella giornata venne posto in vendita l’opuscolo I Vaidesi e l’Opera Missionaria scritto dal missionario Roberto Coisson. Tale opuscolo completa, in
modo vivo, il precedente di William Meille II Risveglio del 1825
nelle Valli Valdesi. Dalla lettura degli opuscoli emerge il si
gnificato delle parole di Beckwith ai valdesi: « Da ora in
avanti, o sarete missionari, o
non sarete nulla ». Le parole di
Beckwith sono quanto mai attuali oggi, perciò rivolgiamo un
caldo invito a leggere tali opuscoli.
Martedì 7 agosto, nella Casa
unionista di Torre Pellice, ha
avuto luogo un incontro comunitario. Erano con noi i fratelli di Brescia e di Napoli e una
rappresentanza inglese. Si sono
scambiate le opinioni sull’Assemblea plenaria e sul Sinodo.
E stata rivolta l’esortazione di
dare, nelle Assemblee, largo spazio alla riunione di preghiera.
E stato ripreso l’argomento dell’evangelizzazione, trattato in
Sinodo.
E stata una buona riunione:
ognuno ha potuto esprimere,
nella semplicità e nella fratellanza, i vari punti di vista.
La riunione, iniziata alle 18, è
terminata alle 21,30 dopo aver
consumato insieme una merenda comunitaria.
Nelly Rostan
Personalia
Maddalena Sanfelici e Paolo Guglielminetti annunciano con gioia la nascita
di Marco.
mi preoccupa ugualmente il
pauroso calo della nostra presenza qui alle Valli. Presenza
vuol dire non solo partecipazione attiva sul terreno socio-politico, ma anche consapevolezza
del nostro essere l’unica compatta minoranza protestante in
Italia. Ma questa compattezza
rischia seriamente di sbriciolarsi. Per me la sempre minore
frequenza ai culti è proporzionale alla svendita dei nostri terreni e delle nostre case a chi
valdese non è. Ora, una delle
due: vogliamo o non vogliamo
che queste valli restino valdesi?
So benissimo che Dio si sceglie
il « popolo » che vuole dovunque desideri, ma, se si interroga un po’ la nostra storia, si vedrà che varie volte nei secoli i
nemici della fede valdo-evangelica.- hanno tentato di far sloggiare i nostri padri dalle Valli,
e in parte ci sono riusciti, come
nell’Alta Val Chisone. Oggi, c’è
uno spodestamento più subdolo.
Banche d’ispirazione bene individuata aiutano — così mi si dice — chiunque, non valdese, voglia comprare qui da noi, e i
nostri contadini vendono e svendono, spesso per un pezzo di
panel Lo so questa volta non
per sentito dire, ma per diretta
esperienza. A Rorà — dove io e
qualche villeggiante valdese cerchiamo da ben trent’anni di rimanere fedeli ad un posto a suo
tempo scelto non solo per le sue
attrattive turistiche — ben 95,
in questi ultimi tempi, sono diventati i nuovi possidenti cattolici. Che fa la Chiesa valdese
per essi? Li evangelizza? Salvo
poche eccezioni, i residenti locali sono sordi. A loro importa
soprattutto che il paese ne ricavi qualche beneficio materiale, paghi di constatare che l’aria
buona, la freschezza delle acque
e la pace dei monti non siano
disprezzate da chi ci viene o nei
week-end o in estate, e il, pur
lodevolissimo Parco Montano ne
è l’eloquente testimonianza. Ma,
per i più, il passato non conta.
Gianavello e la sua colubrina
sono roba da museo, le Pasque
piemontesi un accidente della
storia. Chi ci pensa ancora? La
Gianavella interessa solo pochi
turisti, provenienti quasi esclusivamente dall’estero. In tutto
questo contesto cosa fa la Pro
Valli?
Bene fece un tempo il pastore Enrico Geymet ad incrementare il turismo valdese, ed il suo
esempio fu seguito da qualche
collega, come per esempio il pastore Gustavo Bouchard, al quale dobbiamo tra l’altro la costruzione della Scuola delle Fucine e della Sala delle Attività,
oggi utilizzata anche dalla Pro
Loco. Ma, a parte il colpo di fortuna capitato all’attuale pastore
Ermanno Genre, che ha saputo
convogliare su Rorà l’aiuto concreto di amici tedeschi desiderosi di contribuire al risanamento di stabili appartenenti alla chiesa, tutto tace. Non avere
parlato di questi problemi al
Colle delle Fontane è stata davvero un’occasione perduta.
Giovanni Gönnet
Durante il mese di agosto abbiamo avuto il battesimo di Ribet Silvia di Sergio e Anita Pascal dei Masselli e di Gardiol
Serena di Emilio e Nicoletta Binelli di Pomaretto e la benedizione del matrimonio di Gay
Claudio di Villar Porosa e di
Pascal Nicoletta di Pomaretto.
Chiediamo al Signore di fidare
con il suo Spirito i genitori di
queste bimbe e questi sposi.
• Dal 16 al 21 agosto ha avuto
luogo l’annunciato campo di lavoro a Pallon (Preissinìères Francia) organizzato per i catecumeni di Pomaretto e di Briançon. Si è proceduto a scrostare
il vecchio intonaco della sala di
culto in vista di un restauro a
fondo. Anche se il numero dei
catecumeni è stato ridotto il
campo è stata un’esperienza positiva ed interessante.
• Il Concistoro è convocato al
Presbiterio di Pomaretto per sabato 8 settembre.
INVERSO RINASCA
• Il 27 luglio abbiamo avuto
i funerali della nostra decana,
Ribet Lìdia ved. Collet di Pleccia. La comunità ha espresso la
sua simpatia alla famiglia.
• Il 3 agosto presso la chiesa
cattolica di Pinasca hanno avuto
luogo i funerali di Andrea Olivero per circa 20 anni sindaco di
Inverso Pinasca. Sempre pronto
ad aiutare chi era nel bisogno,
senza distinzione di fede religiosa; egli lascia un ricordo riconoscente in quanti l’hanno incontrato. A nome della comunità
valdese esprimiamo alla famiglia
tutta la nostra solidarietà.
SAN SECONDO
Il bazar annuo, organizzato
dall’Unione femminile, ha avuto
luogo il 19 con un ottimo esito.
Ringraziamo quanti hanno collaborato alla organizzazione ed
alla riuscita di questa manifestazione. Il ricavato è stato devoluto a favore della manutenzione straordinaria del tempio
e degli stabili.
Dopo un lungo periodo di caldo e di siccità una pioggia tranquilla e prolungata ha provvidenzialmente dissetato le culture senza il rischio di grandinate. Solo i campi di mais in zone
non irrigabili hanno sofferto
danni irreversibili. Se l’andamento della stagione continuerà favorevolmente come fino ad
ora la vendemmia 1979 promette di essere ottima, se non eccezionale.
oggi e domani
• PINEROLO: nel quadro della Mostra dell'Artigianato Pinerolese:
ven. 31 agosto, ore 21 spettacolo musicale con « I cantambanchi » di Torino.
sab. 1 sett. ore 9: tavola rotonda sul
■■ Canto popolare oggi ». Ore 16.30
« Civiltà del Canavese », conferenza del Dr. Pietro Ramella;
Ore 21: Cantiamo in coro - Corale
Chatel Argent (Val d'Aosta), Coro
Amici della montagna (Asti), Coro
Alpino Val Pellice.
dom. 2 sett. ore 9.30 Tavola rotonda
« Aspetti della Forestazione in Piemonte »;
Ore 10.30 premiazione concorso fotografico;
Ore 18 Gruppo di musica Occitana
« Bachas » (Antibes);
Ore 21 Gruppo spontaneo di Magliano Alfieri (Cuneo): canti danze, scene di vita popolare del Monferrato
e delle Langhe.
In caso di maltempo gli spettacoli si
terranno al Cinema Primavera, ingresso dal cortile della Rassegna.
• A LUSERNA S. GIOVANNI e TORRE PELLICE, organizzato dalla Comunità Montana, si terrà da metà settembre un Corso di formazione per il
personale della prima infanzia per
trenta posti, aperto agli operatori della
prima infanzia già assunti dai Comuni
del Comprensorio di Pinerolo e ai cittadini italiani 18-35 anni vigilatrici di
infanzia, puericultrici, infermieri, assistenti sanitari, diplomati, ecc.
Le domande di ammissione vanno presentate entro le ore 12 del 31 agosto
alla Comunità Montana, Piazza Muston
3, Torre Pellice, ove sono disponibili
ulteriori informazioni.
(c Le mie pecore ascoltano la mia
voce, e io le conosco, ed esse mi
seguono; e io do loro la vita
eterna, è non periranno mai, e
nessuno le rapirà dalla mia
mano » (Giov. 10 : 27-28).
Le sorelle Clelia e Luce, la cognata
Maria, i nipoti Evelina, Elena, Giuseppe, Isabel e Luz con le rispettive
famiglie annunziano la dipartita di
Libero Banchetti
avvenuta a Piombino il 4 agosto 1979.
« Venite a me voi tutti che siete travagliati ed aggravati ed io
vi darò riposo y> (Matt. 11: 28).
E’ mancato ai suoi cari
Cav. Guido Bounous
Aiutante maggiore Nizza Cavalleria
Con dolore lo annunciano ; la moglie
Renata Hahn; le figlie; Lillina con
il marito Giorgio Deslex, Neretta con
il marito Giorgio Re; gli adorati nipotini : Paolo, Monique con Giani’•anco
ed il piccolo Alessandro, Fabrizio; la
sorella Daisy con il marito Roberto
Turin; i cognati Giovanna ed Edoardo Bert; nipoti e cugini.
La famiglia ringrazia il Personale
tutto deU’Asilo Valdese di Lusema
San Giovanni ed in modo particolare
Livio Gobello e Mariuccia Barbiani
per l’amorevole assistenza.
Offerte all’Asilo Valdese di S. Giovanni.
Luserna S. Giovanni, 9 agosto 1979.
Il Signore ba richiamato a Sé
Elisabetta Munzi in Ribet
di anni 66
moglie e madre esemplare. Danno
l’annuncio : il marito Alessandro, le figlie Sandra e Gigliola, il genero Silvio Barbero, la sorella Lidia Eynard, le
famiglie Munzi, Eynard, Ribet, Barbero, Rostan e parenti tutti.
San Germano Chisone, 10 agosto 1979
« Il tuo sole non tramonterà
più e la tua luna non calerà
più: perciocché il Signore ti sarà per luce eterna »
(Isaia 60: 20).
« Egli ha abbattuto le mie forze durante il mio cammino;
ha accorciato i miei giorni ».
(Salmo 102: 23).
Improvvisamente è mancato all’affetto dei suoi cari
Enrico Eydallin
di anni 54
Ne danno il triste annuncio l’adorata nipote Carolina Stirano, la figlioccia Vera, la figlia Laura Leone e marito.
Torino, 19 agosto 1979.
RINGRAZIAMENTO
La famiglia della compianta
Emilia Rivoira Tourn
ringrazia commossa i Medici e il Personale deirOspedale Valdese di Pomaretto; la famiglia Bertalot-Mainero,
i pastori Coisson, Geymet, Genre e
quanti sono stati vicino con amore
durante la malattia e nella triste circostanza.
RINGRAZIAMENTO
I familiari di
Vera Varese
ringraziano sentitamente tutti quelli
che hanno preso parte al loro dolore.
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Davide Nichelili Salomon
profondamente commossi, ringraziano
sentitamente tutti coloro che hanno
voluto essere loro vicini nella triste
circostanza della sua dipartita.
Un particolare ringraziamento ai
pastori Adamo e Taccia, ai dottori 2
personale infermieristico dell’Ospedale
Valdese di Torre Pellice.
Luserna S. Giov., 2 agosto 1979.
RINGRAZIAMENTO
La FAMIGLIA Pellecrin nell’impossìbilità di farlo individualmente ringrazia tutti coloro che hanno partecipato al suo dolore per la scomparsa
del caro
Aldo
Torre Pellice, 13 agosto 1979____
RINGRAZIAMENTO
I familiari di
Susanna Adelina Menusan
V. Pascal
di anni 79
commossi e riconoscenti per la dimostrazione dì affetto e dì stima tributata
alla loro cara, ringraziano tutti coloro
che, in qualsiasi modo, hanno preso
parte al loro dolore.
Prali, 17 agosto 1979
« Sì, 0 Padre, perché così ti e
piaciuto » (Luca 10: 21).
8
8
31 agosto 1979
PRESENTATA DAL NEO-DEPUTATO SOCIALISTA VALDO SPINI RaCCOntSHClO Ìl SÌnOdO
Interrogazione alla Camera su
un'intesa avviata e mai conclusa
Deputato da appena due mesi — dopo essere stato eletto lo
scorso giugno nel collegio di Pisa, Lucca, Livorno e Massa Carrara
per il Partito Socialista — Valdo Spini, 33 anni, assistente di ruolo
(ora in aspettativa) di Storia dell’Economia, ha presentato insieme ad altri 3 deputati socialisti im’interrogazione sulla mancata
conclusione a tutt’oggi dell’intesa raggiunta tra la commissione governativa e la rappresentanza delle Chiese valdesi e metodiste.
Dopo uh rilievo sull’anno e mezzo di ritardo e un richiamo all’art. 8
della Costituzione che finora non ha conosciuto attuazione per ciò
che riguarda le previste intese e al fatto che i rapporti tra stato e
minoranze religiose continuano ad essere regolati dalla legge sui
cidti ammessi, gli interroganti, « rilevato che, di conseguenza, la
stipulazione dell’intesa già concordata con le Chiese evangeliche
valdese e metodista costituirebbe un passo significativo nell’attuazione del dettato costituzionale e nell’evoluzione dei rapporti tra
Stato e Chiesa nel nostro paese », chiedono « di conoscere i motivi
del ritardo nella conclusione della vicenda e le intenzioni del (3ovemo circa i tempi e le modalità della stipula del protocollo in
questione ».
Di questa iniziativa parliamo con il promotore, pur non limitando la conversazione a quest’unico punto, cercando anzi per prima
cosa di « fare conoscenza » con il neo-deputato.
— Puoi dirci qualcosa del curriculum politico che ti ha portato fino al Parlamento?
— Il PSI ha rinnovato la metà del suo gruppo parlamentare alla Camera e di questa infornata di nuovi (e giovani) deputati, faccio parte anch’io. Si
tratta, del resto, dello sviluppo
di quel processo di rinnovamento .^ehe si è avviato nel mio partito dopo il 1976.
Se' però l’età è, almeno relativamente, giovanile, la milizia politica è ormai piuttosto limga.
Sono iscritto alla Federazione
Giovanile Socialista dal 1962 e
ho percorso im po’ tutta la gavetta: segretario della FGSI fiorentina, responsabile della stampa e propaganda della Federazione del PSI di Firenze, membro
del Comitato centrale, dal 1975
capogruppo nel Consiglio comunale della stessa città, e, dopo
il Congresso di Torino del ’78,
responsabile nazionale delTOflìcio formazione quadri della direzione del PSI, il lavoro a cui
mi sono dedicato in quest’ultimo
anno.
Questo è il curriculum burocratico. Parlare della mia formazione sarebbe più lungo. Vorrei comunque testimoniare sull’importanza che hanno avuto i
campi di Agape, nei primi anni
’60. Anche se spesso non condividevo le opinioni dominanti, era
una tematica e un tipo di discussioni che mi attraevano
' profondamente.
— A giudicare dalla prima iniziativa a livello nazionale che
hai preso come parlamentare
si può ritenere che per te l’essere evangelico e l’essere deputato
al Parlamento non siano due cose senza collegamento. £ cosi?
—È naturale che come valdese abbia sentito particolarmente questo problema. Però, noi
sappiamo che la politica deve
essere una scelta essenzialmente laica. Siamo contrari ai partiti dei cattolici, certo non vogliamo partiti dei protestanti, o
deputati protestanti. Il problema
è se nella nostra attività politica riusciamo, e nessun marchio
di fabbrica ce lo garantisce a
priori, ad effettuare una testimonianza.
Personalmente non ho fatto
questa interrogazione come deputato di religione valdese. Per
rappresentare il nostro pimto di
vista su questi problemi penso
ci siano le istanze ecclesiastiche.
L’ho fatto come deputato socialista, convinto che i contenuti
dell’intesa rappresentino una
svolta importante nel rapporto
tra stato e chiese nel nostro
paese, perché configurati in modo tale da rispettare pienamente
il regime costituzionale, cosa che
certo non può essere detta per
il concordato con la Chiesa cattolica.
C’è poi un altro motivo che
sento sia come protestante che
come socialista. Questo è un
paese in cui si parla tanto di
pluralismo, a proposito e a sproposito. Credo che un po’ più di
pluralismo religioso gli farebbe
bene. E l’intesa rappresenta un
modello di rapporti stato-chiesa
diverso dai privilegi sanciti dal
concordato e anche dalla sua
stessa possibile revisione, almeno come si è finora configurata.
La cosa non mancherebbe di
avere effetto anche negli ambien
ti più sensibili del mondo cattolico. Del resto la nostra interrogazione è firmata, oltre che
dal responsabile dei problemi
dello stato, Lelio Lagorio, anche da due deputati che vengono dal mondo cattolico, come
Franco Bassanini e Luigi Covatta.
— Verso quali temi di interesse e settori di intervento ti stai
orientando per il corso della
presente legislatura?
— Naturalmente molto dipenderà dall’attribuzione definitiva
alle commissioni parlamentari.
Per ora mi sono trovato alla Difesa. In questa qualità sono stato interessato dalla Lega degli
obiettori di coscienza ad una
revisione della relativa legge, che
mi sembra urgente e necessaria.
Vi sono tuttora obiettori di coscienza in carcere e l’istituto
della commissione che dovrebbe
accertare la qualità dell’obiezione, si è rivelato inutile quando
non controproducente. Vi sarebbe naturalmente molto da fare in
questo settore in cui sono in arrivo alcuni nodi assai importanti (il regolamento di disciplina in
primo luogo, i problemi del servizio di leva che dovrebbe essere
orientato non solo a finalità militari ma anche a finalità sociali,
gli stessi problemi del bilancio
della Difesa). Se però mi venisse prospettato un impiego in
una commissione di carattere più
spiccatamente economico lo preferirei in quanto più confacente
ai miei interessi.
In ogni caso manterrò l’incarico deirotacio di formazione
quadri nell’attività di partito che
mi appassiona molto e che vorrei portare a ima conclusione
soddisfacente.
— Per tornare all’intesa, e all’interrogazione che hai presentato, quali possibilità ci sono secondo te perché la cosa venga
sbloccata?
— Il Presidente Cossiga, nelle
sue dichiarazioni programmatiche, ha avuto degli accenti nuovi annunciando la conclusione
della vicenda dell’intesa. Questo
di per sé non garantirebbe nulla,
visto il ritardo che già c’è stato
precedentemente. Ma il fatto
nuovo è che egli ha sganciato la
conclusione dell’intesa dall’altra
vicenda, la revisione del concordato. Questa novità non ha mancato di essere sottolineata da un
giurista attento come Francesco
Margiotta Broglio. Penso che tutti si rendano conto che è stato
appunto questo abbinamento ciò
che ha finora frenato la conclusione dell’intesa. Se questo sganciamento dovesse realmente attuarsi, è evidente che si potrebbero avere delle prospettive di
conclusione sollecita per l’intesa. In ogni caso il Presidente
Cossiga ci ha fatto sapere che
sarebbe intenzionato a rispondere alla nostra interrogazione.
In tal caso potremmo evidentemente avere delle idee più chiare in proposito.
Intervista a cura di
Franco Giampiccoli
(segue da pag. 5)
che: entrambi argomenti della
massima importanza. Bisognerà
pur trovare tempo per questi
importanti settori di attività nei
prossimi anni, per combattere il
rischio della delega a pochi competenti:
— Il Sinodo approva la presa di posizione a favore dei Programma di iotta ai razzismo del Consiglio Ecumenico delle Chiese espressa dalla Tavola
e dal Comitato Permanente insieme a
CE/UCEBI in occasione dei Comitato
Centrale del CEC tenutosi a Kingston
(Giamaica). Si rallegra per la sensibilità dimostrata dalla Tavola e dal Comitato Permanente, espressa con lodevole tempestività, e si augura che anche in futuro possano essere prese
iniziative analoghe. Domanda che la
Tavola renda maggiormente partecipi
le Chiese di tali passi, diffondendo la
informazione tramite i mezzi di comunicazione a nostra disposizione. Il Sinodo inoltre valuta positivamente l’azione svolta dalla Commissione consultiva per le relazioni ecumeniche e ritiene che tale strumento vada non solo
mantenuto, ma anche potenziato. [30/
SI/79).
Sempre nel quadro dei rapporti ecumenici è da ricordare una
delibera che, approvando esplicitamente una presa di posizione
della Tavola, conferma l’indipendenza della nostra chiesa:
— Il Sinodo, presa conoscenza degli
interventi critici della Tavola a proposito della partecipazione di rappresentanti ufficiali di Chiese evangeliche alle cerimonie funebri e di insediamento
degli ultimi pontefici, considerando tali interventi come espressioni adeguate delle posizioni riformate, li approva.
(36/SI/79).
Stesso discorso — per quanto
concerne la mancanza di tempo
— per la Comunità evangelica di
azione apostolica; va però sottolineato che si comincia ad avere
maggiori informazioni a livello
delle chiese, grazie ad un più
accurato intervento della commissione.
— il Sinodo, richiamandosi all'art.
28/SI/71, invita il Comitato CEvAA a
potenziare la sua opera di sensibilizzazione presso le chiese rispetto ai problemi e al lavoro della CEvAA stessa, in vista di una maggiore apertura
[
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
a cura di Tullio Viola
il travaglio dell’Iran
■¡à- E’ possibile fare il punto, a
mezz’anno dalla cacciata dello
Scià, sulla situazione iranica?
D’accordo col giornalista de
« L’Espresso » Giancesare Fiesca,
del quale seguiamo con interesse
le conversazioni quotidiane alla
radio (Rubrica « Filo diretto »
sulla rete 3, alle ore 7,30 circa),
non crediamo che l’Iran stia andando incontro né ad una guerra
civile, né all’instaurazione d’un
regime democratico. E allora?
Ci sarebbe molto da dire (troppo, per il poco spazio di cui possiamo disporre su questo settimanale!). Il fatto più recente e
uno dei più preoccupanti, è la
legge « sul controllo della stampa nazionale, legge resa pubblica
dal Governo Iranico domenica
12.8.19: otto testate di giornali
(oltre a quelle di due settimanali) verranno soppresse “per collaborazionismo col passato regime". Inoltre la nuova legge, secondo le precisazioni fornite dal
“ministro dell'Orientazione" {?!),
Nasser Nimachi, prevede la
chiusura, per la durata massima
di 6 mesi, di qualunque giornale
che “criticherà" (!) l’ayattollah
Khomeini; e l’autore dell'articolo
incriminato potrà essere condannato ad una pena massima di tre
anni di prigione. Infine nessun
giornale potrà esser pubblicato
senza l'autorizzazione ufficiale del
Ministero dell'Orientazione, né
senza l’indicazione esplicita, in
fascetta, del proprio colore politico (oltre, s’intende, all'indicazione dell'indirizzo).
Nei circoli giornalistici, si considera quest’ultima clausola come un affronto ai giornali di sinistra (estremi o non) che, per
ragioni di sicurezza, sono attualmente stampati alla macchia.
Subito, appena diffusasi la notizia della nuova legge, violenti
scontri sono scoppiati, nella stes
sa domenica, alle porte dell’Università di Teheran, coinvolgendo
circa 20 mila manifestanti oppositori e 2 mila militanti islamici.
Secondo testimoni sicuri, molte
decine di persone sono state
raggiunte da proiettili. La manifestazione era stata organizzata
sotto la spinta del Fronte Nazionale Democratico, per protestare
contro la soppressione del giornale indipendente “Ayandegan" e
del settimanale satirico “Ahangar" ».
A queste notizie (tratte dal
« Journal de Genève » del 13 c.)
facciamo seguire, nelle sue linee
essenziali, il contenuto di una lettera (pubblicata da « La Repubblica » del 31.7) dal Sig. Enzo
Francone (segretario nazionale
dell’« International Gay Association »), a parziale rettifica di un
precedente articolo di Miriàn
Mafai (v. 8.7.’79).
Il Francone riferisce che il
25.3.’79 è stato « protagonista di
una dimostrazione davanti ai
cancelli della prigione di Qasr, a
Teheran, per protestare contro
la fucilazione di omosessuali da
parte dei Comitati rivoluzionari
islamici e per affermare la difesa
dei diritti sessuali delle persone,
completamente ignorati dai tribunali islamici. In tale occasione, il F. ebbe la possibilità
di conoscere direttamente parte
della situazione interna della prigione di Qasr (essendo ivi stato
rinchiuso per alcune ore) e di verificare la posizione dei Comitati
stessi di fronte alla questione
omosessuale. (...)
I fatti grondano sangue sia attraverso le medioevali fustigazioni, sia attraverso le fucilazioni. Questo non è solo “rigore",
ma terrore sanguinario, per mezzo del quale vengono imposte
norme e regolamenti in modo assoluto. (...)
Durante l'interrogatorio a cui
sono stato sottoposto nella prigione di Qasr a seguito del mio
arresto (continua il F.), il comandante dei Comitati rivoluzionari islamici, di presidio al
carcere, affermava che gli omosessuali (solo uomini, perché di
donne non ne fecero neanche
menzione) erano degli “esseri
stupidi, pericolosi perché contro
Dio, l’Islam e la Repubblica islamica", e perciò da condannare.
Inoltre l'omosessualità, come nella generale concezione popolare
iraniana, era sinonimo di pederastia: quindi tutti gli omosessuali rappresentavano un pericolo grave per i bambini iraniani. Poste le cose in questi termini, la pena di morte per gli omosessuali trovava subito la sua codificazione nel Corano.
Le testimonianze di alcuni
omosessuali, contattati attraverso delle donne che avevano organizzato la manifestazione di protesta contro il “chador", erano
state quanto mai significative.
Omosessuali amici scomparsi
dalla circolazione e di cui più
nessuno aveva avuto notizie, altri prelevati a casa da membri
dei Comitati rivoluzionari su segnalazione di vicini d'abitazione,
altri fuggiti dalle città d'origine,
per trovar rifugio in altre ove nascondersi dietro l’anonimato (...)
Emblematico il caso di due
omosessuali arrestati per “violenze sessuali" nei confronti di
un minorenne: alla condanna a
morte per i due, è seguita una
condanna alla fustigazione per il
giovane “seviziato". Il perché
non si è potuto sapere. Ma certo
questo non è che uno degl'infiniti “perché" che non trovano razionale risposta in quella rivoluzione islamica che evidenzia la
figura di Khomeini come quella
di un nuovo Scià ».
delle comunità a questo aspetto fondamentale della nostra testimonianza
oggi. (31/SI/79).
Pastori in missione
Il dibattito e le decisioni che
bisognava dare in relazione ad
una nostra presenza nel settimanale COM-Nuovi Tempi erano
sotto il segno negativo di una
duplice partenza dal collettivo
redazionale: da una parte quella
di Marco Rostan, prevista da
tempo, e quella invece non prevista di Giorgio Girardet. Rispetto al dibattito approfondito dello scorso anno, in cui si era sottolineata l’importanza di una
qualificata presenza protestante
nel giornale, la situazione si presentava ora sotto il segno della
dimissione. Evidentemente questa situazione incresciosa verificatasi con il ritiro prematuro
del pastore Girardet dal collettivo redazionale si è riversata nella discussione suH’uflìcio stampa
della FCEI e relativa richiesta
del pastore Girardet per questo
lavoro. Toccherà ora alla Tavola
reperire degli evangelici per il
lavoro a COM-Nuovi Tempi, per
rispondere positivamente a quella che è la richiesta dell’attuale
redazione. La FCEI invece dovrà
rivedere i suoi programmi in
quanto disporrà solo di metà del
lavoro del past. Girardet.
— Il Sinodo invita la Tavola a continuare ad assicurare anche per il
prossimo anno un adeguato numero di
abbonamenti a COM/NT, ed a studiare, in collaborazione con la FCEI, il
modo migliore per soddisfare la richiesta di COM/NT di avere degli evangelici sia tra i dipendenti della cooperativa sia nella redazione. (26/SI/79).
— il Sinodo, riconosciuta l’utilità
dell’istituzione di una agenzia stampa
delia FCEI per l’evangelismo italiano,
delibera l’invio in missione per un
biennio, a metà tempo, del past. Giorgio Girardet affinché lavori in questo
campo. (27/SI/79).
Non molto diversa la discussione relativa alla richiesta dell’Alleanza riformata mondiale di
poter avere il pastore Aldo Comba per il suo lavoro. Molte voci
si sono fatte sentire in senso critico a questa tendenza all’emigrazione in senso unico, come
qualcuno l’ha definita, cioè alla
partenza di fratelli e sorelle i
quali, per la loro competenza,
sono in grado di dare un grosso
contributo all’evangelismo italiano. Nonostante le più che giustificate riserve si è accolta la
richiesta dell’ARM nella consapevolezza che l’essere inseriti come
siamo nella realtà ecumenica
europea e mondiale, di tanto in
tanto necessita un prezzo che
dobbiamo pagare: in questo caso il servizio di fratelli che ci
lasciano per un tempo determinato.
— Il Sinodo, riconosciuta l’utilità di
un servizio presso il Dipartimento
Cooperazione e Testimonianza della
Alleanza Riformata Mondiale, delibera
l’invio in missione del past. Aldo Comba affinché lavori in questo campo.
(28/SI/79).
(continua)
E. G.
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