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Lov.zq. rioacJa
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(Torino) T07,?^ PZLLIC3
Settimanale
della Chiesa f aldese
DELLE VALLI YALBESI
Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo „■
1 Eco; L. 1.000 per l’intenio 1 Eco e La Luce; L. 1.500 per l’intemo | Spediz. abb. postale • II Gnidio I TORRE PELLICE, ® 2-17M7
/ L. 1.500 per reterò I L. 2.000 per IWo | Cambio d’indirizzo Lire 40.- | Ammio. Claudiana Torre PeUice • C.C.F. Z
Ann« LXXXVII - N. 35 I arroNAMFNTI l L. 1.000 per l*inten.o 1 Eco e La Luce; L. 1.500 per rintemo | Spediz. abb. postale - U Gruppo I ’ pÌlliÌ^cÌr 2-17M7
Una copia SO | | l. 1.500 per Tetero I L. 2.000 per Pesterò | Cambio dMndirizzo Lire 40.- | Annnn.. Claudiana Torre Pelhce ■ C.C.F. 2
INIZIATI I LAVORI DEL SINODO VALDESE 1957
Durante i giorni della sua vita terrena Gesù Cristo ha saputo osservare anche i fanciulli che giocavano sulle
piazze dei borghi e dei villaggi nella
quiete della campagna palestinese.
L’Evangelo di Matteo ci ha conservato il ricordo di quei giochi di ragazzi,
nella loro semplice e viva realtà; ma
ci ricorda anche, ed è questa la cosa
più importante, in qual modo e per
quali ragioni profonde Gesù volle parlarne agli uomini del suo tempo, ponendoli di fronte ad una loro grave
responsabilità.
11 gioco di cui parla Gesù è di una
grande semplicità, ma esige senso di
impegno e di responsabilità da parte
di li'.lii, affinchè sulla scena l’azione
possa svolgersi nella sua totalità e nel
suo vero significato.
I fanciulli si dividono in due gruppi, UP.0 seduto, l’altro in piedi, e si
accingono alla rappresentazione. Si
tratta, infatti, di giocare « agli sposi »
prima, poi ai funerali. Ma, come accade spesso fra i ragazzi, in entrambi i
casi essi si rifiutano di entrare in azione : è la loro insensibilità di fronte ad
un c/sriipito che pure dovrebbero assolvere con prontezza e con senso di
chiara responsabilità. Perciò la loro
condoiia suscita l’amaro commento
dei loro compagni; « Vi abbiwn suonato >1 flauto e non avete ballato; ahhjamo canmp dei lamenti e^yqi non
avete fatto cordoglio! ».
In cpaesti stessi termini, molto semplici e quasi banali, Gesù Cristo parlò
agli uomini del suo tempo, giudicandone la fisionomia spirituale, infantilmente estranea alle grandi decisioni
della fede come all’urgenza di un’azione che bisogna compiere per entrare
nei piani di Dio.
Perdió questo amaro e sferzante
commento di Cristo, che ha il tono di
un severo giudizio? Gli uomini e le
donne di quel tempo avevano assistito a due grandi apparizioni e udito
due grandi messaggi: quello del Battista e quello di Gesù. Giovanni Battista era venuto « non mangiando nè
bevendo » ; la sua presenza aveva i
segni evidenti deH’austerità di vita e
della severità nella predicazione, caratterizzata dall’annuncio della veniente ira di Dio sui peccatori impenitenti. Ma i suoi contemporanei lo
consideravano troppo esigente, ed il
suo messaggio era troppo duro per gli
uomini religiosi; e molti, pur di non
ascoltarlo, dicevano di lui: « Ha un
demonio ».
Ma era venuto anche Gesù, il Figliol dell’uomo, rivestito d’autorità
messianica; era venuto « mangiando e
bevendo », era entrato nella società
umana, si era mescolato con gli uomini, vero uomo e al tempo stesso vero
Dio, Emmanuele; era entrato in casa
di Zaccheo e di Levi, si era seduto a
tavola coi pubblicani e coi peccatori,
con grande scandalo della gente onesta e rispettosa delle forme religiose.
Ma i suoi contemporanei, insensibili a
questa meravigliosa presenza divina
nella realtà della carne e del peccato
degli uomini, sfavorevolmente colpiti
dalla libertà di Cristo di fronte alle
rigide forme della religione ufficiale,
si beffavano di lui e dicevano : « E
un mangiatore ed un beone, un amico
dei pubblicani e dei peccatori ».
Nell’un caso e nell’altro la generazione del tempo di Gesù, come i fanciulli sulla piazza, si era rifiutata di
entrare in scena e di compiervi l’azione richiesta con senso di impegno e
responsabilità.
Oggi il gioco continua e la storia si
ripete. La situazione non è meno inquietante di allora, anche se la nostra
generazione, specialmente nel nostro
mondo occidentale, sembra piuttosto
favorevole all’omaggio reso a Gesù
Cristo. La generazione di cui parla
Gesù, indifferente e senza reazioni
profonde di fronte al messaggio del
giudizio e della grazia, prolunga la
sua esistenza nei secoli, anche se oggi
vi sono, come un tempo in Palestina,
dei cuori e delle case che si aprono alla presenza di Cristo. Ci sono anche
oggi, e in maggior numero che allora,
degli uomini che si ravvedono come
Zaccheo o che cercano Gesù come
Nicodemo, delle donne come Marta e
Maria che amano Gesù e che in qualche modo lo servono; ma si sono mol
Ma a chi assomiglierò io questa
generazione? Ella è simile ai fanciulli, seduti nelle, piazze, che gridano ai loro contpagni e dicono :
Vi abbiam suonati) il flauto, e voi
non avete ballato.; abbiam cantato dei lamenti, e vói non avete fat
to cordoglio. Difatti è venuto Giovanni non mangiando nè bevendo,
e dicono: Ha un demonio! E’ venuto il Figliuol dell’uomo mangiando e bevendo, e dicono : Ecco
un mangiatore ed un beone, un
amico dei pubblicini e dei peccatori! Ma la sapienza è stata giustificata dalle opere sue.
Matt. 11: 15-19
L’Evangelo di Gesù Cristo ci richiama tutti all’esigenza dell’impegno cristiano e della responsabilità personale.
L’impegno con Cristo è la negazione dell’indifferenza, del pigro quietismo e della retorica cristiana, altrettanto sterile, se non di più, della retorica mondana. L’impegno è l’atto intimo e decisivo dell’uomo di fronte a
Dio, è il sì della fede in Cristo, in risposta alla sua chiamata, in un mondo dove altri signori all’infuori di Lui
vogliono esercitare il dominio su di
noi.
« Impegnarsi con Cristo: non significa mettere Cristo dalla nostra parte,
adattarlo al nostro passo, obbligarlo
alle nostre strade. Egli cammina su
tutte le strade del mondo, ma non per
questo sono necessariamente Sue le
Impegno e responsabilità
In attesa di riportare la cronaca dei lavori sinodali, siamo lieti di riprodurre in parte il
sermone pronunziato dal Pastore ERMANNO ROSTAN che ha presieduto il culto di apertura
tiplicati anche gli spettatori indifferenti e pigri sulla scena della storia e
della vita individuale dove Cristo appare ogni giorno e dove tutti giochiamo il nostro destino con l’ubbidienza
della fede o con la passività di un rifiuto.
A questi cristiani superficiali di
fronte alla grande alternativa del credere o del non credere, perennemente
distratti da altre cose o troppo presuntuosi di sè, non si sa più come parlare. Date loro la religione seria, e
non la vogliono perchè non è lieta;
date loro quella lieta, e non la vogliono perchè non è severa. Comunque
venga loro presentato l’Evangelo, trovano sempre modo di respingerlo o di
evitarne il richiamo, per non doversi
impegnare. Quel che vogliono non lo
sanno nemmeno loro; ma quel che
non vogliono è molto chiaro : non vogliono niente che sia forte e che li
tocchi di persona, niente che li inquieti e li faccia star male nell’intimo della loro coscienza. Finché la religione
cristiana resta nella sfera del teorico
ed è materia da parlarne soltanto, da
discuterne magari, facendo sfoggio di
cultura nei circoli e nei salotti della
società civile, molti sono disposti ad
occuparsene, con l’illusione talvolta
di far qualcosa di molto serio. Ma
quando la religione/si riduce a quella
cosa stringente e perentoria che era
nella bocca del Battista e che è nella
persona di Gesù, allora si trova che
non è questo il gioco che si voleva; e
si cambia discorso, si parla di polemica, di politica, di affari, di lavoro... E
si rimane insensibili, indolenti, freddi
calcolatori, annoiati spettatori.
Se mi si domandasse quanti siano
e dove stiano per lo più questi cristiani, risponderei che non è facile tracciare una carta topografica della cristianità. Una cosa so; ed è che nessuno è garantito contro le sugestión!
o le infiltrazioni dello spirito di insensibilità e di conformismo che ostacola
ancora oggi la testimonianza cristiana, tanto nella chiesa come nel mondo dove si lavora, si soffre, si attende
il domani.
nostre strade » (Mazzolar!). Impegnandoci con Lui, intendiamo confidare
pienamente in Lui, per la vita e per
la morte, senza falsa conoscenza di
noi stessi, senza alcun residuo di superbia, che oscura ed uccido la verità.
Intendiamo guardare a Lui per seguirLo, senza rimpianti, senza nostalgie di cose morte, senza paura di essere riconosciuti come uomini e donne i quali, mediante la loro fede in
Cristo, vogliono dare un senso alla
propria vita e volgere uno sguardo
pieno di speranza alla vita eterna.
La fedeltà non si misura principalmente dalla durata del servizio, dato
che una lunga giornata può essere caratterizzata da una fedeltà fredda e
passiva; ma dalla quantità di anima,
di mente e di cuore che uno ci mette
quando si impegna a credere in Lui
ed a perseverare, malgrado gli insuccessi e le prove della vita, pur di non
adattarsi al quieto vivere che può essere un modo di vivere profano, pur
di confessare coraggiosamente il nome
di Colui il quale, per aver preso impegno con la verità e con l’amore re
dentore, rimase ubbidiente fino alla
morte, ed alla morte della croce.
E l’impegno è seguito dalla responsabilità nell’azione e nella testimonianza della vita.
Le più belle formule teologiche rimangono lettera morta se non si traducono in azioni di vita cristiana. Cristo è entrato nel mondo come un attore pienamente responsabile nel grande piano di Dio per la salvezza della
umanità. Ed Egli ci vuole collaboratori suoi, non soltanto spettatori della
sua venuta, professionisti della religione o profittatori del Regno di Dio.
Il « tu, seguimi » è per tutti noi: pastori e candidati al santo ministero,
anziani, diaconi e diaconesse delle nostre comunità, padri e madri di famigla, uomini e donne valdesi che esercitate una professione o un mestiere,
operai e agricoltori delle nostre VaUi
o di altre regioni d’Italia. Per ciascu^
di noi, affinchè nell’ora che passa ma
che reca da parte di Dio un messaggio unico ed eterno, non siamo più
dei fanciidli superficiali, spensierati,
capricciosi, incoscienti, ma degli uomini e delle donne i quali, traducendo
in atti visibili il loro impegno, compiono con responsabilità l’opera di testimonianza e di santificazione che il
Signore attende da loro.
Sulla scena del mondo o nel cerchio
ristretto della nostra vita quotidiana,
con le sue gioie e le sue pene, ci accompagni sempre il monito di Cristo
e del suo Evangelo. La sua parola non
è « come una canzone d’amore d’uno
che abbia una bella voce », e noi non
possiamo essere di quelli che « ascoltano le sue parole ma non le mettono
in pratica ». L’insensibilità degli uomini attira il giudizio di Dio; il loro
ravvedimento e la loro fede li fanno
vivere nella luce del perdono e dell’amore. E là dove quella luce risplende, nell’intimità di una famiglia credente come al tavolo dei pubblicani e
dei peccatori, si può dire con Gesù
che « la sapienza di Dio è stata giustificata dalle opere sue » o, come dice
una variante del testo, « dai suoi figlioli ».
Le Chiese esprimono^la loro fraternità
Anche quest’anno abbiamo avuto la gioia di avere fra mñ numerosi delegati di Chiese sorelle ed amiche in Italia ed alVestero. Alcuni
di essi hanno dato il loro messaggio nel corso delle sedute, o a taviM.
dopo i pasti in comune nella nuova e bella « foresteria ». Particolarmente riuscita la serata di martedì, in cui un nnmeroso pubblico si e
raccolto cordialmente intorno ad .alcuni di questi delegati, che ci
hanno interessati e rallegrati con ciò che vivacemente e fraternamente
ci hanno detto; oltre alla riconoscenza per quanto le Chiese sorelle
ed amiche fanno per aiutarci e sostenerci nella nostra opera, abbiamo
sentito benefico il confronto con altre situazioni ecclesiastiche, a volte
diverse, a volte assai simili nlhi nostra; e ringraziamo il Signore pella fraternità con cui Egli unisce le Chiese.
Ecco gli amici che sono stati fra noi:
INGHILTERRA: „
Right Rev. A. C. Neil, Moderatore della Chiesa Presbiteriana a In
Rev^^M^ilie Scult. della Chiesa Anglicana, rappresentante della
Waldensian Society.
Rev. Gwynn Jones, dell’International Christian Fellotvship.
Con. Griffits, della Chiesa Anglicana.
GERMANIA:
Pfarrer Kurt Hennig, di Stuttgart.
FRANCIA:
Past. Franck Salles, di Montpellier, detta Chiesa Riformata dii rancia.
Post. Donadille, di Marsiglia.
Ing. Emile Poét, Presidente dell’Unione Valdese di Marsiglia.
CECOSLOVACCHIA:
Prof. Dr. Amedeo Mainar, rappresentante della Chiesa Boema.
BELGIO:
Past. Franz Delhove, dell’Unione dette Chiese Belga.
Past. Paul Combier, della Chiesa Missionaria Belga.
SVIZZERA:
Pa,st. André Rosselet, della Chiesa Svizzera Romanda.
Past. Hardmeier, di Zurigo.
Dr. Hodel, rappresentante del Beirut di Zurigo.
Sig. Jacc¡ues Picot, del Comitato di Ginevra.
STATI UNITI:
Sig.na Huida Stettler. del Christian Servire Committee della Chiesa
Congregazionalista.
Rev. E. Selvaggio, della Chiesa Presbiteriana di Neiv Jersey.
Rev. Alfredo Janavel, di New York.
ITALIA:
Dr. Emanuele Sbaffi, Sovrintendente della Chiesa Metodista d’Italia.
Rev. Mario Sbaffi, Sovrintendente designato della Chiesa Metodista
d’Italia.
Prof. Giorgio Spini, rappresentante laico della Chiesa Metodista
d’Italia.
Dr. Manfredi Ronchi, Presidente dell’Unione delle Chiese Battiste
d’Italia.
Dr. Enrico Paschetto, Sovrintendente Generale dell’Associazione Missionaria Evangelica Italiana.
Dr. Guido Miegge, Direttore della Società Biblica.
Cap. L. Calzi, rappresentante dell’Esercito della Salvezza.
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LTGO DEXJLB VALLI VAL1»SI
Pro Valli”
n Comitato della « PRO VALLI »
nominato nell’ultima Conferenza Distrettuale chiede ospitalità al Direttore de « L’Eco » per esporre proposte
e programmi e per richiedere l’indispensabile collaborazione di tutti coloro che amano le nostre Valli e ne
hanno a cuore il progresso.
E’ questo della collaborazione il
primo punto su cui riteniamo necessario insistere molto. La « Pro-Valli »
non intende essere un Ente fantasma
od un nome senza scopi e senza attività precise; può essere un Ente che
compie un lavoro utile, concreto, importante pur nei limiti che gli son posti, ma per poter far questo deve contare sulla collaborazione, che potrà
essere quanto mai varia, di tutti i Vaidesi e principalmente di quelli che risiedono alle Valli. Sarebbe infatti assurdo che si prendessero iniziative a
favore di chi non solo non le richiedesse ma neppure le accettasse. Il fatto che la Conferenza Distrettuale abbia ritenuto opportuno mantenere in
vita la « Pro-Valli » cercando di incoraggiarne l’attività ci fa ritenere che
qualche cosa di utile si possa fare.
In quale campo, in che modo, con
quali mezzi dovrebbe svolgere la sua
attività la « Pro-Valli »?
In quale campo? Nel campo sociale
ed economico per favorire il progresso
delle Valli in questi due settori e difenderne e potenziarne il carattere valdese.
* * *
In quale modo? Con le seguenti attività :
— consulenza per problemi di agricoltura, per quanto riguarda l’utilizzazione delle leggi a favore della montagna, per questioni tributarie;
— difesa del patrimonio terriero
valdese;
— incoraggiamenti ed aiuti ad iniziative turistiche e sociali;
— creazione di borse di studio, in
collaborazione con analoga iniziativa
già attuata dall’A.I.C.E. per aiutare
studenti non abbienti a completare i
loro studi;
— coordinazione del lavoro che già
viene svolto da associazioni locali in
modo da consentire a tutti di trarre
vantaggio dalle esperienze e realizzazioni ottenute dai singoli.
Con quali mezd jsi potrà sostenere
questa attività?
Con quelli che vorranno fornire gli
abitanti deUe Valli e tutti coloro che
si interessano a questi problemi.
Con i mezzi che certamente verranno dalle varie attività quando saranno
in eflScenza.
Nel corso dei paóssimi mesi contiamo ritornare su ognuno dei vari punti
su accennati per illustrarli e discuterli
più ampiamente sperando che molti
vorraimo farci conoscere il loro pensiero in merito sia con consigli e proposte sia, possibilmente in un secondo
tempo, con critiche; scriveteci direttamente oppure anche all’« Eco delle
Valli » che pensiamo sia disposto a
darci ospitalità realizzando così quella pagina in cui siano trattati i nostri
problemi sociali ed economici, pagina
aperta ai molti laici che possono darle
vita e di cui spesso si sente la mancanza nel nostro giornale.
L’indirizzo della « Pro-Valli » è per
ora: Casa Valdese - Torre Pellice oppure presso i singoli componenti il
Comitato :
Prof. Ernesto Tron - Perosa Argentina - per la Val S. Martino.
Dott. Emanuele Bosio - Viale Dante - Torre Pellice - per la Val Pellice.
Dott. Carlo Pons - Corso Vitt. Emanuele 188 - Torino - per le basse Valli
A RIO DE JANEIRO
Quarla conferenza mondiale
delle " Socielà Bibliche
Il Consiglio Mondiale della Federazione
delle Società bibliche ha tenuto la sua quarta Conferenza a Rio de Janeiro dal 17 al 23
luglio. Si è occupata in modo particolare
della diffusione delle Scritture in Ungheria, dove pare che dopo la rivoluzione di
ottobre sia aumentata la richiesta, ed in
Cina: secondo un rapporto, nella Repubblica Democratica Cinese sono stati distribuiti 171.278 Bibbie complete, 170.493 Nuovi Testamenti, ed oltre 3 milioni di Evangeli.
In Giappone permane assai difficile la
penetrazione del Cristianesimo, ostacolato
dal fortissimo influsso delle antiche tradizioni; nuove possibilità sono però state
aperte da una versione in giapponese moderno, edita in edizione popolare nel 195.'>.
Le 23 Società Bibliche delta Federazione
Mondiale hanno diffuso nello scorso anno
più di 25 milioni di copie della Scrittura,
il che rappresenta un aumento del 20% sull’anno precedente. Va però constatato che
le richieste rimangono superiori alle possibilità d’offerta. Queste difficoltà sono comprensibili, se si pensa che la popolazione
n
mondiale aumenta anraudmente di 25 milioni, e che ógni armo 29 milioni di persone imparano a leggere.
Fu pure deciso di evitare in futuro la
distribuzione gratuita di Bibbie. La decisione fu presa in base ad un rapporto sulla
’’distribuzione in massa”, che affermava
che la vendita della Bibbia è il più sano
metodo di diffusione e di evangelizzazione
per mezzo della Bibbia. ’’Una letteratura
che non costi nulla appare facilmente sospetta come propaganda”. L’unico metodo
è di dare testimonianza del valore dei libro, suscitando così interesse per esso.
Quanto alla posizione della Bibbia nel
lavoro ecclesiastico attuale, un rapporto ha
constatato che nessuna Chiesa rinuncia nel.
la sua vita alla Bibbia, anzi si nota in generale un rinnovamento biblico nella vita
cultuale, nelle cerehie di studio e nell’opera di evangelizzazione. Anche in un campo
tipicamente moderno della attività ecclesiastica, come la cura d’anime ai lavoratori
dell’industria, è la Bibbia a dare il fondamento.
(E.P.D.)
Il nostro culto: un incontro con il Signore
Messa e Cullo
Al centro della Messa è il sacrificio dell’altare, compiuto dall’officiante. Tutta la
liturgia culmina in esso, tutto si svolge lì,
davanti all’altare, dove il sacerdote, con le
spalle rivolte al « popolo di Dio a, ai laici,
offre a Dio il sacrificio'di Cristo, di giorno
in giorno rinnovato. Lo offre, certo, a nome di coloro che gli stanno dietro ; ma que.
sti rischiano di rimanere spettatori passivi
di un mistero che avviene per loro ma in
cui non sono personahuente e direttamente
impegnati.
Al contrario, centro del culto evangelico
è la Parola di Dio, ossia l’Iddio onnipotente che parla ai suoi, convocati insieme davanti a Lui (ékklesìa significa appunto
« convocata »). Per questo è stato detto giustamente che il culto evangelico è un dialogo fra i fedeli, che adorano, supplicano,
rendono grazie e lode, si consacrano al loro
Signore, ed il Signore, che parla loro nella
Sua Parola e nel sacramento. Nel cnlto cattolico si può, si è quasi portati ad essere
spettatori passivi; in quello evangelico no:
si è continuamente interpellati, il dialogo
è sempre aperto, ed è colpa di chi vi partecipa, se si sottrae a questo dialogo vivente.
Sostanzialmente, che significa lo spostamento d’accento dal sacrificio dell’altare alla Parola di Dio? perchè all’ostia consacrata, offerta al centro del tempio all’adorazione dei fedeli, ¡ Riformatori hanno sostituito la Bibbia aperta sul semplice tavolo della S. Cena, dietro o accanto al quale sta
il pulpito per la predicazione? Essi avevano riscoperto l’Evangelo, e l’Evangelo è appunto l’annuncio che il sacrificio, l’unico
valido sacrificio era stato compiuto da Cristo sulla croce, una volta per tutte. Non si
trattava quindi di rinnovarlo all’infinito,
come avviene neUa Messa, ma di annunziare l’opera grande di Cristo ad ogni creatura, fino al ritorno del Signore; non si trattava più di propiziarci Dio, ma di annunciare che Dio ci è propizio ! Questa era
ormai la missione della Chiesa, e qui stava
il senso e il valore del culto.
Il giorno del Signore contiene la
promessa che illumitia i giorni di
lavoro.
Il riposo, nel giorno del Signore,
non è un obbligo ma un dono; è un
segno concreto del riposo finale in
Dio, nel suo Regno. Viverlo è un
atto di fede: tm atteggmmento interno prima che una condotta esteriore.
Le culte du dimanche, rendu par
une communauté et en public, est
une préseniation d’armes devant
Dieu, le Roi du momie.
a Ceux qui vont au culte ne sont pas meilleurs que
les autres ! »
Ceux qui s’y rendent ne le font pas parce qu’ils s’estiment meilleurs que les autres,, mais pour essayer de devenir meilleurs qu’eux-mêmes. Ils proclament ainsi que sans le secours de Dieu ils n’arrivent pas
à faire face à leur vie, ce qui est en .somme très humiliant...
Et puis, savons-nous ce que deviendraient ces pécheurs qui vont au
culte s’ils cessaient d’y aller? Ils deviendraient certainement pires. Supprimons les cultes et donnons-nous rendez-vous dans vingt ans! Les
faits .sont là: des milliers d’âmes trouvent chaque dimanche dans le
culte des forces de victoires qui portent des fruits dans leur semaine.
Et si cette boutade est pour vous une excuse pour ne pas aller au
culte, souvenez-vous qu’on ne s’y rend pas d’abord pour ceux qui y vont,
mais principalement pour Dieu et pour soi-même.
Car, malgré toutes les imperfections de l’Eglise, de ses ministres
et de ses fidèles, les cultes demeiyent un des principaux moyens que
Dieu, dans sa grâce, veut bien empldyer pour nous toucher.
(Tiré de «La boite à question») M. Dominicé.
Seguendo la nostra liturgia
Se seguiamo con attenzione la liturgia, potremo scoprire i tesori che
essa racchiude. Purtroppo talvolta la
nostra disattenzione o impreparazione fa si che, almeno in parte, questo
meraviglioso dono di Dio, il culto pubblico, resti assai impoverito.
Dove c’è, l’organo o l’harmonium
accompagna il formarsi dell’assemblea. La comunità è raccolta in silenzio, preparandosi all’incontro col suo
Signore. Il pastore sale sul pulpito: in generale porta la toga, che dfr
ve ricordare a lui ed alla comunità
che egli è là non per le sue doti personali, ad esempio di oratore, ma unicamente quale «ministro (servo)
della Parola».
Il pastore si alza e con lui tutta la
chiesa, invocando per bocca sua il
nome, cioè la presenza del suo Signore. In questa invocazione c’è però,
profondo, il senso che è Dio che ci
ha invitati all’incontro. E cosi il dialogo comincia. Alcimi versetti, spesso
dai Salmi completano l’invocazione
0 confermano la promessa e la gioia
della presenza di Dio. Un canto di
tutta la comunità risponde all’invito
divino.
Peccatori graziati
E poi Dio ci la subito sentire la
gravità della Sua presenza, nella lettura del Decalogo o del Sommario
della Legge o comunque di una parola della Scrittura che ci pone di
fronte all’esigenza assoluta della Sua
volontà in ogni aspetto della _ nostra
vita: il nostro dialogo con Lui non è
una conversazione da pari a pari, ma
rincontro di colui che supplica e di
Colui che offre grazia. La Legge di
Dio ci ricorda questo, e ci strappa dal
cuore, silenziosa prima, poi nella preghiera del pastore, infine in_ quella
del canto comune, la confessione di
peccato: Signore, abbi pietà di noi!
Così invoca la chiesa, e Dio risponde
con l’annuncio della grazia, del perdono dei peccati, con l’Evangelo di
Gesù Cristo, il quale sì è dato perchè
1 malati di malattia mortale fossero
guariti, perchè i peccatori senza speranza ricevessero la ferma speranza
della salvezza. Coperta così dalla grazia del suo Signore, la Chiesa canta,
esultante e riconoscente, le Sue lodi:
è la preghiera di adorazione.
La Parda iettammm
Ora la Chiesa è posta nel suo giusto rapporto con Dio, quello del riconoscimento del peccato e della Grazia; resa così attenta, può ascoltare
il Signore che ha da parlarle. Il par
store apre la Bibbia, che ha già guidato il dialogo, finora, e legge la Parola di Dio: episodi di storia lontana,
scorci di vita quotidiana, promesse,
giudizi, profezie, parole di Dio in bocca agli uomini, costante testimonianza resa al Signore che agisce nella
storia degli individui e dei popoli; e
tutte le Sue gesta non sono che un
riflesso, indietro e avanti nel tempo,
della grande opera d’amore compiuta
nel suo Figliolo Gesù Cristo. Questa
è la Bibbia che viene letta; la Parola vecchia eppur nuova, conosciuta
ed ignota, attesa e spesso insperata.
Lo Spirito di Dio può far sì che per
noi le vecchie pagine siano in tutta
la loro forza e in tutta la loro luce
la voce di Dio che ci parla: è tutt’altra cosa che leggere un libro edificante! Al centro della lettura biblica, ò
almeno in connessione con questa, sta
il testo (che sarà il nocciolo della predicazione), la parola d’ordine che,
chiarita, spiegata, il servo di Cristo
porterà con sè nella vita quotidiana.
Col canto ed in preghiera la Chiesa
dice la sua gratitudine perchè il Signore le ha parlato, esprimendo il
suo desiderio di comprenderlo sempre meglio e di ubbidirlo.
... predicata
Dove c’è imo strumento musicale,
segue a questo punto un interludio;
non si tratta di una pausa, di un intervallo di distensione, come fra due
atti di uno spettacolo; è un momento di raccoglimento silenzioso, affinchè il dialogo non si interrompa. Ed
ecco la predicazione della Parola.
Non si tratta di un discorso nè di
una conferenza d’argomento religioso : Dio parla per bocca di un suo testimone. Ma chi è quest’uomo che
osa parlare così in nome di Dio? come si può assimilare im sermone alla
Parola di Dio? E’ questa l’ansia di
ogni predicatore e il problema di molti partecipati al culto. Ora, certo,
la predicazione non può porsi sullo
stesso piano della Parola; deve esserne strettamente condizionata, guida
ta, giudicata; e tuttavia, se la predicazione è veramente una testimonian
za vivente ed attuale della verità eterna dell’Evangelo, Dio può parlare
in essa, malgrado la sua miseria umana: Dio accetta il rischio che ciò
che Egli dice esca dalla intangibile
pagina della Scrittura per entrare
nella malsicura ed agitata realtà
quotidiana dei singoli e delle classi e
dei popoli. La fede del predicatore e
della comunità è che di queste deboli
parole di testimonianza lo Spirito
Santo vuol servirsi per parlare con
autorità ai cuori, quando e come a
lui piaccia. Solo in questo rapporto
di fede, vivente e teso, la predicazione può sperare di essere Parola di Dio
mediata qui ed ora; ma in questa
fede lo è veramente, anzi può essere
il momento in cui Dio tocca l’intimo
della nostra vita.
... ricevuta
Il breve silenzio ed il canto che seguono sono la risposta di consacrazione della chiesa, che in molte comunità si esprime anche nella raccolta delle offerte. Segue, spesso, il
Credo, recitato non come un segiuito
di formule astratte, ma come la confessione di fede di colui che si sa impegnato con tutto Tessere suo nel servizio cristiano. Poi, la preghiera di
intercessione; e si termina pregando
come Gesù ci ha insegnato: Padre
nostro... A questo punto, quando viene celebrata, si ha la S. Cena. Spo
gliata di ogni senso pesantemente sacramentalistico, potrebbe essere il co
ronamento di ogni culto, complemento della predicazione, come annuncio della presenza di Gesù Cristo
morto e risorto e veniente per noi.
Infine, prima che la chiesa che Egli ha convocata si disperda, Dio le
ricorda e le promette una volta ancora la Sua presenza misericordiosa
e potente, costante: è la benedizione.
Dio ha l’ultima parola, nel dialogo:
parola di grazia. Un momento di raccoglimento per lasciare che si incida
nei nostri cuori, prima di tornarcene alla vita ansiosa o distratta o rischiosa del « mondo », la nostra vita.
Se abbiamo vissuto l’incontro del
culto, se abbiamo partecipato con
tutta la mente e con tutto il cuore al
dialogo, invece di assistervi soltanto,
il brusco ritorno alla «realtà» non
potrà spegnere quel che il Signore
ha dato alla sua Chiesa in questo incontro vivente.
Come è cosHiuiro
il nosiro cuUo ?
Nidio svolgersi del culto (liturgia, ss-rvizio) si articolano la Parola di Dio, la preghiera, l’offerta, la S. Cena.
La Parola di Dio è la guida di tutta la
liturgia: per questo la Bibbia è aperta sul
pulpito o sul tavolo della S. Cena, al centro
del culto. Per ascoltare questa parola e per
risponderle la Chiesa si è riunita là: ed il
luogo di riunione non è ” sacro ” se non
perchè vi risuona la Parola del Signore, (Si
spiega così perchè le Chiese evangeliche
sono chiuse quando non vi sè^volge.il cuf- .
to). Dio con la sua Parola dirige il dialogo
col suo popolo, lo chiama airumiliuzinne
ed al pentimento, gli annuncia il suit perdono, gli fa conoscere la sua volontà, qui
ed ora. Per questo la Parola non viene soltanto letta, ma anche predicata; rischiosa
ma necessaria, la predicazione è lo sforzo
di far echeggiare attuale nel presente l’antica Parola:
La preghiera, liturgica (in forma fissa )
o spontanea, silenziosa o verbale o cantata
(il canto, nel culto, non può e non deve
es.sere altro thè preghiera) è la risposta
che la Chiesa dà volta a volta a quello che
il suo Signore le dice. V’è la preghiera di
invocazione, di confessione, di adorazione,
di ringraziamento, di intercessione.
L’offerta o colletta è intesa come un vero e proprio atto di culto, riconoscenza in
atto. In molte comunità viene raccolta subito dopo la predicazione, per sottolineare
il fatto che si tratta di un segno di riconoscente consacrazione; in altre viene invece
raccolta alla porta, alla fine del culto. In
ogni caso non può trattarsi di un’elemosina
distratta, ma di un gesto di fede.
La Santa Cena, nell’intenzione dei Riformatori, doveva coronare ogni culto; poi,
quasi contro coscienza, in parte per evitare
qualsiasi errore idolatrico e per segnare il
netto distacco dalla Messa, la S. Cena fu
celebrata più raramente. Ma Parola e Sacra,
mento sono sullo stesso piano; la Cena è
Parola di Dio in atto, come lo era stata la
sera dell’istituzione, conte lo era stata nelle agapi della chiesa primitiva. Alle
Chiese della Riforma si è spesso rimproveralo di essere esclusivamente chiese della
Parola, a detrimento del sacramento: il
rimprovero è giusto là dove si consideri la
Parobi di Dio unicamente concentrata nella
lettura della Bibbia e nel sermone. Ma questo non corrisponde affatto all’intenzione
dei Riformatori, per i quali la Parola ed il
Sacramento sono le due forme con cui Dio
vuole comunicare con noi, attraverso la fede. Con ogni probabilità, nelle nostre comunità abbiamo veramente bisogno di un
ripensamento del valore della Cena del
Signore.
Nel culto domenicale rincontro
con Dio è anche una riscoperta del
fratello.
3
L’ECO DEUS VALLI VALDESI
— 3
La Vallouise e la va] Fressynieres
Viaggiando nelle valli sorelle, fra ricordi e speranze, si riascolta r eco della Parola e 1' ammonimento alla fedeltà
Il turista che passa il Monginevro
e scende in Francia, incontra dapprima la caratteristica cittadina di
Briançon, appollaiata su di un ridente altipiano, con le vecchissime case
strette le une alle altre, quasi a sostenersi in un abbraccio protettivo
contro il logorìo dei secoli: la città
infatti non deve essere cambiata
molto dai tempi di Luigi XIII o Luigi XIV : ed in certi vicoli oscuri,
presso a certe fontane, vien fatto di
voltarsi indietro per vedere se per
caso, là all’angolo, non stia in agguato un moschettiere con tanto di
giustacuore e cappello piumato,
sguainante una spada simile a quella che, in formato minuscolo, è esposla nelle vetrine dei negozietti
con la pomposa dicitura: « épée de
D’Artagnan «, e che si vende per
ricordo.
Lassù sul bastione del forte pentagonale, a forma di stella, accanto
alla cosidetta « porta Pinerolo », vi
è una tavola di pietra sulla quale
sono indicati i nomi delle imponenti catene alpine che sorgono tutto aH’intomo, in un vasto panorama di giganti. Allora, se il turista
!l pìccolo tempio dei VioUins,
in ì III Fressynière.
è per caso un Valdese, ecco due no
mi, ira gli altri, risuonare ben no
ti al suo cuore: Pelvoux e Dormii
lousp. Infatti il primo è il nome di
un massiccio di 4000 metri, dai
ghiacciai perenni, che blocca il fon
do della Vallouise; e il secondo è
una montagna di oltre .^000 metri,
che domina e corona con le rocce
aguzze ed incombenti la valle Fressynières. La Vallouise e la valle di
Pressynières, insieme con lo stretto
vallone dell’Argentière, costituiscono il versante occidentale delle Alpi
del Delfinato, fra Briançon ed Embrun (città natia di Enrico Arnaud),
dove nei secoli passati si rifugiarono
i Valdesi della Francia, così come
i nostri trovarono riparo ai piedi del
Vandalino, sulle alture di Pra del
Torno o della Balziglia; « les Vaudois. ceux de la religion », come li
chiamavano allora, quando effettivamente « la religion » era qualche
cosa di sacro e di vivo in fondo al
cuore di molti.
Si tratta quindi di vallate che furono intimamente sorelle delle nostre valli valdesi del Piemonte, legate ad esse da vincoli di fede, di
parentela, di sofferenza, di vita, di
storia; vallate dalle quali provenivano alcuni dei nostri barba più noti, come per esempio quel Giorgio
Morel, che ebbe una parte importante nella preparazione del Sinodo
di Chanforan del 1532, e che era
appunto nativo di Chanteloube, un
borgo di Fressynières; vallate dalle
quali e verso le quali era un continuo va e vieni di perseguitati in cerca di rifugio, di fratelli in soccorso
di fratelli, secondo che il vento impetuoso della persecuzione soffiava;
andirivieni di pastori in visita ad
altri pastori, o in missione, presso
altre comunità; di apostoli del risveglio, come Félix Neff, « le bienheureux » —- così lo chiamavano a
Fressynières —-, il quale, malgrado
una malferma salute, con qualsiasi
tempo, attraversava le Alpi, e da
Fressynières, a piedi naturalmente,
portava la vivente Parola di Dio ai
Valdesi di Lusema San Giovanni,
alta tenendo la fiaccola della « Lux
quae lucet in tenebria » in im’epoca
in cui il culto della ragimie aveva
nei più tarpato le ali della fede.
Chi non conosce fra di noi il bel
libro di Benjamin Vallotton, intitolato « Sur le roc », che narra la storia degli antenati dell’autore, residenti nella valle di Fressynières, storia tanto simile a quella delle nostre
valli e dei nostri nonni?
11 Pelvoux e la Dormillouse hanno
delle grotte profonde nelle quali,
durante le persecuzioni, i Valdesi
della Vallouise si nascondevano, come per esempio la « Balme Chapelue », gratta sormontata da una roccia a forma di copricapo, così come
i nostri avevano la «Ghieisa de la
Tana »; e quei monti, muti testimoni dei secoli passati, videro i loro
territori percorsi e devastati dai medesimi feroci persecutori così tristemente famosi anche da noi: Cattaneo, La Palud, Catinat.
Il turista Valdese, che ha sostato
pensoso ad osservare l’orizzonte dall’alto dei bastioni di Briançon, rievocando la storia, lascia ora alle spalle la graziosa cittadina, e s’inoltra
nel paesaggio di monti grandiosi.
11 fenomeno dell’erosione ha dato
aspetti fantastici alle rocce; qua simili ad enormi fortificazioni naturali, là come guglie di aerei campanili; più lontano sono buchi, come
grandi occhiaie vuote, pozzi a cono
come crateri di vulcani spenti.
Ma lungo la ripida strada è tutto
un fiorire di lavanda di un vivido'
colore azzurro; ciuffi e ciuffi senza
fine sui fianchi scoscesi, e l’aria è
permeata di un inconfondibile alpestre profumo. Il piccolo villagio di
Vallouise è presto raggiunto; una
piazzetta con il monumento « de la
France à ces enfants morts pour la
patrie » (e quanti nomi sono nomi
di famiglie di qui!), up’antica chiesetta cattolica, la cattedrale, con antichissimo mobilio; ed infine, la cosa
più curiósa ...un « bar-tea-room des
Vaudois ». Il turista s’informa se vi
è oncora qualche chiesa riformata
nel paese; stupore dei valligiani: no,
non ve ne sono. Vi è ancora qualche
valdese, a pourquoi ce nom de bar
des Vaudois »? Stupore sempre crescente. Ahimè! verosimilmente sembra che il solo ricordo valdese qui
nella Vallouise sia quella strana insegna, di cui non si sa la provenienza, su di un modesto tea-room d’alta montagna.
-Però, a misura che si avanza nella
vallata sempre più stretta, i cui
monti a picco incombono su di ogni
cosa, privando di sole le povere case
per parecchi mesi dell’anno, tutto
diventa molto familiare; le fontane
zampillanti nei tronchi d’albero incavati, le abitazioni disagiate e disadorne, la gente segnata dalle fatiche
della vita di montagna, i campi
grandi come un fazzoletto, l’orticello coltivato a stento fra le rocce;
tutto è simile a quel che si vede da
noi. E vien fatto di pensare alla dura
sorte dei Valdesi, i quali, là come
qua, erano costretti ad andare lont3.no ddì consorzi iinisni, 3 stringersi
ai monti per vivere; dice Benjamin
Vallotton : « ils vécurent en marmottes ou en chamois, près des sources »; scansati, indesiderati, sempre
più su, sotto le impervie rocce, a
strappare un magro pane a terreni
più atti a produrre sterpaglie e valanghe.
I variopinti moderni campeggi che
occhieggiano fra i larici, e le allegre
comitive di alpinisti che partono per
ardile escursioni sul Pelvoux, non
riescono a mascherare l’estrema semplicità delle rade casupole e l’indigenza degli abitanti.
Oggi questi, però, non s<mo più
Valdesi: da secoli ormai il maresciallo Catinat con i suoi 8.000 soldaLi mercenari ha spazzato via per
sempre « ceux de la religión »; non
vi sono più evangelici nella Vallouise, nè nella valle dell’Argentière. Sono stati distrutti radicalmente,
oppure dispersi altrove, molti certamente nelle valli stesse del Piemonte. Rimane su di una piazzuola il
« bar-tea-room des- Vaudois »; rimangono sulla stele dei caduti i nomi: Baridon, Garnier, Grand, Poet,
Rostan, Turin.
Nella valle di Fressynières invece
vi sono ancora dei discendenti degli
antichi Valdesi; vi è una chiesa riformata a Pallons, dove risiede il pastore, e un tempio molto grazioso ai
Viollins, ultima borgata della valle.
Dormillouse, a un alpage posé sur
la lèvre du précipice — dice Benjamin Vallotton — à près de 2000 mètres d’altitude » fu l’ultimo rifugio
dei Valdesi di Francia sotto il regime della Revocazione dell’editto di
Nantes fatta da Luigi XTV nel 1685);
pare che gli ultimi abitanti abbiano
ora emigrato in Algeria.
Salendo verso i Viollins, per una
strada che rassomiglia molto a quella che conduce da Bobbio a Villanova, il turista scorge da lungi l’aguzzo
campanile del piccolo tempio di Fé
( contina a pagina 4)
11.14 SETTEMBRE 1951
Incontro dì donne valdesi
ad Agape
Per iniziativa di nn grappo di sorelle delle nostre comunità, è nata
l’idea di un «Incontro di donne valdesi»; questo incontra avrà luogo
ad Agape, dallll al 14 settembre, come espressione deD’esigenza di stabilire contatti tra l’elemento femminile delle nostre comunità, per un
maggiore inserimento della donna nella testimonianza delTEvangelo,
nella vita e nell’opera della Chiesa.
L’invito è rivolto, con affetto, a tutte le sorelle delle nostre comunità: l’epoca in cui questo incontro si svolge è favorevole — si confida
che molte risponderanno, c che cosi questa nuova iniziativa trovi la
strada di un vivo e fecondo lavoro nelle nostre comunità.
li programma è il seguente;
MERCOLEDÌ’ 11 SETTEMBRE
Arrivo ad Agape - Culto d’apertura
GIOVEDÌ’ 12 SETTEMBRE
Mattino : Studio su « Il servizio cristiano come testimonianza ».
Pomeriggio: Brevi studi informativi sul lavoro della donna nelle
Chiese di vari paesi.
Sera: Serata comune con il campo di musica sacra (che avrà
luogo negli stessi giorni ad Agape).
VENERDÌ’ 13 SETTEMBRE
Mattino : Stadio su « La donna nella Chiesa secondo il Nuovo
Testamento ».
Pomeriggio; Breve studio e discussione su «Il lavoro della donna
nella Chiesa Valdese in Italia».
Sera: Culto di chiusura con Santa Cena.
SABATO 14 SETTEMBRE
Mattino: Partenza.
Quota per tutto il campo : Lire 3.000.
Appuntamento alle partecipanti (per salire in pullman a Prali:
ore 16 dell’ll settembre, in via Pio V, 15, • TORINO.
Per ulteriori informazioni ed iscrizioni, rivolgersi a:
SEGRETERIA DI AGAPE — FRALI (Torino)
RECENSIONI
.lOHN BRIGHT ~ «LE ROYAUME
DE DIEU ». - Société Centrale
d’évangélisation,.j - Paris - 41 rue
de Clichy - e presso La Claudiana.
Questo libro del prof. John Bright,
dell’Università di Richmond (Virginia) e tradotto dal Past. Jean Fatare,
per la ricchezza del suo contenuto
è veramente degno d’esser segnalato
e raccomandato ai lettori: in modo
speciale ai Pastorii per il loro ministero, ma anche a quanti amano coltivare le loro conoscenze religiose e
biblicdie.
L’autore espone con grande chiarezza e con profondo acume il concetto biblico del Regno di Dio ed il
suo significato per la Chiesa cristiana. Non occorre sottolineare l’importanza che il concetto del Regno di
Dio .occupa nell’Antico e nel Nuovo
Testamento, nella storia e nella profezia, nella fede e nella speranza di
Israele e della Chiesa. Si può dire
che tutto il messaggio biblico è compenetrato dall’annunzio del Regno di
Dio, talché non è possibile intendere
il senso della Rivelazione, da AbìUmo, ai profeti, a Gesù Cristo ed alle
grandi visioni dell’Apocalisse, senza
tener conto di quella grande idea
che si ritrova d’età in età, sotto forme diverse e costituisce il profondo
motivo della speranza del popolo di
Dio.
Il libro è diviso in nove capitoli
che, tra l’altro, hanno il grande merito di condurre il lettore ad una attenta conoscenza dei testi biblici oltre che degli sviluppi che il tema del
H Regno di Dio » ha subito nelle epoche diverse della storia d’Israele fino
all’avvento di Cristo; talché la lettura del libro costituisce veramente
una migliore e forse nuova comprensione degli sviluppi della Rivelazione
che si è attuata nella storia d’Israele
e concretata in Gesù Cristo, in attesa della piena manifestazione del suo
Regno. La Chiesa non é il Regno di
Dio, ma questo Regno essa annunzia
non come una semplice possibilità,
bensì come un fatto, presente in Cristo, all’opera nel mondo e nelle anime, e già vittorioso. Tutta la storia
tende verso quel Regno. La Chiesa
deve tornare ad essere la comunità
dei credenti, il popolo di Dio, il Servo
dell’Eterno, il resto che proclama al
mondo la sovranità e la regalità di
Cristo. La speranza e la fede nel
Regno di Dio preservano la Chiesa
dalla sicurezza di sé vincolata a,lle
grandezze terrene anche di carattere
ecclesiastico; esse costituiscono la
« dunamis », cioè la forza del credente il quale, pur vivendo ancora in
mezzo a manifestazioni diaboliche,
è pero proteso decisamente verso il
trionfo finale di Dio.
Si vorrebbe dire molto di più su
questo libro di cui la stampa evangelica estera ha segnalato il valore e
che noi additiamo ai lettori come
prezioso documento di studio, di riflessione, di consultazione a carattere biblico. Ci limitiamo a queste righe, nella speranza che molti vorranno procurarsi il volume per servirsene e per farlo servire in favore della
fede della Chiesa. e. r.
FRANK MICHAELI — «L’ANCIEN
TESTAMENT ET L’EGLISE
CHRETIENNE D’AUJOURD’HUI»
Editions Delachaux et Niestlé Neuchâtel - fr. sv. 2,75, - Presso
La Claudiana.
L’autore, professore di Antico Te
stamento, presso la Facoltà teologica
protestante di Parigi, ha scritto questo volumetto di im’ottantina di pagine su richiesta del Consiglio cristiano del Kenya, in vista d una
pubblicazione che potesse servire anche alle giovani chiese dell’Africa.
Questo spiega tanto le dimensioni
del volume, necessariamente ridotto,
quanto il loro carattere im po’ schematico e l’assenza di referenze bibliografiche.
E tuttavia, la semplicità della esposizione è qui ancora garanzia di chiarezza; essa offre ai lettori un prezioso contenuto di pensiero biblico, di
cui si ha oggi particolarmente biso
L'alcool ==--------------------
chez les abeilles
Croiriez-vous que l’ivrognerie a sur les
abeilles des effets lamentables?
Un savant d'Allemagne, Buchner, a observé des abeilles mises au régime de miel
mélangé d’eau-de-vie. Au bout de peu de
temps, elles renoncent à leur activité, pourtant proverbiale. Elles deviennent paresseu
ses et commencent à s’agiter, mais sans
fournir aucun travail. De plus, elles se
montrent querelleuses, alors qu’en temps
ordinaire, la paix règne entre ouvrières
(Fune même ruche. Et, comme il arrive un
moment où, n ayant plus rien, elles éprouvent la faim, elles se mettent à voler le miel
de leur entourage.
Paresse, esprit de chicane, vol... Voilà
à quoi en viennent les abeilles sous l effet
de la boisson.
Il n’en va pas autrement, dès que l alcool entre en jeu, ailleurs que dttns les
ruchers. (L’Appel du Maître).
gno nella Chiesa, per ima sana, teologicamente giusta comprensione dell’Antico Testamento.
La fede della Chiesa è fondata sulla Bibbia, come una casa sulla roccia. Leggere la Bibbia è doveroso,
ma non è sempre facile. Sorgemo problemi ad ogni pagina e una «j^Trata
interpretazione del contenuto della
Rivelazione può dar luogo a false
dottrine ed a errori pericolosi. Nei riguardi dell’Antico Testamento si possono presentare tre soluzioni: o la^
sciarlo da parte come un libro che
è specificamente destinato agli Ebrei,
o considerarlo identico al Nuovo Testamento, sullo stesso piano di autorità, oppure proclamare l’unità profonda e sostanziale di tutta la Bibb’a. Parola di Dio per la Chiesa cristiana, pur constatando la differenza,
che esiste tra i due Testamenti.
Le pagine di questo volume sono
appimto destinate alla ricerca di
quella differenza, nella visione unitaria della Rivelazione. Gli studi sono
divisi in due parti: Che cosa contiene FA. T.? e L’A. T. illuminato dal
Nuovo Testamento; e sono articolati
su queste tre affermazioni: una storia, una legge, una profezia. Gesù
Cristo è il centro della storia, il compimento della legge, la realizzazione
delle profezie. e. r.
PIERRE OSCHWALD. — « LE LIVRE DE DANIEL» - Ed. Delachaux et Niestlé - Neuchâtel - fr.
sv. 2,75 Presso Claudiana.
L’autore ha racchiusa in questo volumetto di un’ottantina di pagine
una esposizione del contenuto del libro di Daniele e alcune conclusioni
sullo studio di quel libro.
L’esposizione fatta secondo l’ordine dei capitoli è necessariamente
molto schematica; non è un commentario, sia pur ridotto, ma un
breve piano di studio e di lavoro.
Sotto questo aspetto, il volume ha
una .sua particolare utilità nelle
Chiese, nelle Unioni giovanili, net
gruppi di studio biblico. Evita le interpretazioni facilmente fantastiche
e presuntuosamente settarie e si
mantiene con sobrietà sul piano della storia e della rivelazione biblica,
dicendo in brevi frasi delle cose giuste, opportune, reali e capaci di condurre il lettore del libro di Daniele
alla comprensione del suo messaggio,
denso di esortazione alla fedeltà a
Dio, allora come oggi. La profezia di
Daniele, infatti, nella sua forma apocalittica, volge lo sguardo dei credenti sull’orizzonte della storia umana,
caratterizzata da regni, da guerre e
persecuzioni; ma al di là degli evraiti
visibili e perituri, ecco le prospettive
eterne: la profezia del Regno ^ Dio,
la venuta del messia, l’adempimento
delle cose finali. r.
4
r
Enrico Corsani
IL PROFETA OSEA
ED IL SUO MESSAGGIO
LTco delle Valli Valdesi
La Vallouise e la
vai Fressynières
(continua da pagina 3)
Jix NefF; dentro deve essere rimasto
tale e quale come ai tempi in cui vi
predicava il benefattore della valle
di Fressynières: il tronco d’albero
cavo per le collette, i banchi rustici,
il pulpito con una croce ugonotta
di legno appena nel centro, le finestrette alte che lasciano appena intravedere le cime dei monti. Vi è pure un ritratto di Félix NeiF ed un
brano di una sua lettera in cornice.
La prima domenica di agosto si celebra nella valle « la fête des moissons », così l’antica chiesetta assume
una gentile aria di festa: sul pulpito
vi è un grande fascio di spighe dorate; rami di larice e spighe s’intrecciano lungo le pareti e la balaustra
di legno della piccola cantoria; infine due grossi larici sono stati messi
ai lati del pulpito e spandono il loro
profumo sotto l’antica volta del tempio: si cantano qui le lodi di Dio
come in mezzo alla natura stessa.
Il turista Valdese guarda ogni cosa e pensa ancora una volta alle sue
valli del Piemonte: tutte queste vallate, di qua e di là dalle Alpi, sono
in fondo il medesimo « pays des ancêtres — come dice ancora così bene
il Vallotton — où une force venue
du fond des siècles s’empare de ceux
qui vivent dans ces nids rocheux; on
les anciens étaient vaillants, car ils
s’étaient constitués prisonniers de
Dieu qui est lumière, chaleur, vaillance; où, de toutes les prières montées de tant d’âmes ardentes, on peut
faire un bouquet et marcher sans
crainte dans la vie », "
Aldo Comb»
EZECHIELE CI PARLA
L. 85
Nella Casa Valdese di Vallecrosia
Colonia Marina Permanente
I bambini bisognosi di soggiorno al mare anche per lunghi periodi
hanno qui un ambiente preparato per loro; assistenza sanitaria efficace
e costante, insegnamento elementare, ambienti riscaldati e confortevoli,
nutrizione adeguata. \
Per questo primo anno i posti sono limitati a 25, l’apertura è fissata
per il principio di novembre, ia quota giornaliera è di L. 1,200 escluse
cure mediche speciali e riscaldamento. Gli interessati possono scrivere
indirizzando :
CASA VALDESE - COLONIA MARIA PERMANENTE
V ALLECROSIA (Imperia)
Qualche notizia in breve
70 quaccheri hanno manifestato
l’intenzione di penetrare nella zona
ffi esperimenti atomici del Nevada,
in occasione dell’anniversario della
esplosione di Hiroscima, in segno di
protesta. Questa zona è interdetta,
ed i quaccheri hanno annunciato di
voler violare la legge per raggiungere
cosi l’opinione pubblica.
La Federazione delle Chiese Evangeliche svizzere ha indirizzato una
protesta alle autorità per la benediizone di nuove locomotive da parte
di sacerdoti cattolici: le Ferrovie Federali sono proprietà di tutta la nazione.
Si è tenuto a Marsiglia il 42" Congresso esperantista, con numerosa
ed entusiastica partecipazione di delegati. La questione dell’esperanto
come lingua ausiliaria internazionale è all’esame dell’UNESCO.
SPIGOLANDO NEI QUOTIDIANI
Si parla della Valle del Pellice
Ma molti anni fa, proprio in questo suggestivo tempio dei Viollins,
un predicatore dopo aver lett^ un
Salmo nella grande Bibbia dal fermaglio d’argento, che giace ancora
su quel tavolo, esclamava con tono
vibrante : a On ne vit pas seulement
de ce qui est passé: la vie continue
qui réclame sans cesse des prophètes, des visionnaires, des âmes ardentes. Les pierres d’im temple sont
chose respectable, mais les pierres
vivantes sont plus belles «icore! Ré
véille-toi, peuple de la vallée! Tra
qué, tu as adoré Dieu dans les grot
tes.. Conserveras-tu ta piété main
tenant que tu Lui as élevé des tem
[des? »,
Voce
Sulla Nuova Stampa del 17 agosto è comparso un articolo di Diego de Castro dal
titolo: La crisi industriale e turistica impoverisce le Valli del Pellice. L’articolista
ricorda come, quando nel 1882 la ferrovia
Torino-Pinerolo fu prolungata fino a Torre Pellice, « era il tempo in cui appariva
all’orizzoQte una nuova abitudine di vita:
il turismo ». Di questo si avvantaggiarono
assai le nostre Valli, « luoghi salubri, dal
clima fresco e non ventoso, pieni di sole
e di bellezze naturali... improvvisamente
vicinissimi con la costruzione della ferrovia che, poco più poco meno, impiegava
fino alla capitale del Piemonte lo stesso
tempo di oggi. Così sorse tutta una notevole attrezzatura alberghiera per ospitare le
famiglie di quei mariti, che la vaporiera
riversava al sabato, a maggiore aumento
domenicale della popolazione dei « villeggianti », nuova parola e nuovo modo di
vivere sorti nella seconda metà dell’Ottocento ».
« Le cosiddette Valli Valdesi ebbero, allora, Un periodo di fama turistica e di discreta prosperità; per essere più sinceri si
potrebbe dire di minore miseria. Zona montagnosa e povera, con ricchezze agricole limitate e costituite da scarse messi di cereali, da modeste vigne, dalla coltivazione
di patate e dal raccolto di frutteti e castagneti, la vallata del Pellice e le valli laterali ricavarono una certa ricchezza dalle tre
filature o tessiture di cotone sorte su scala
industriale dopo il 1879, dalle cave di pie
tra, e da qualche altra piccola industria. E
fu con questo e con il ricordato turismo
Notizie dalle Comunità
Pinerolo
Durante il mese di agosto, i culti
domenicali sono stati presieduti a
edificazione della comunità dal Past.
Alberto Ricca, della Chiesa Valdese
di Firenze. La chiesa ib ringrazia
sentitamente per il ministero esercitato in seno alla comunità e di cui
serba un gradito ricordo. Essa ringrazia pure i Pastori Tommaso Soggin e Oreste Peyronel i quali hanno
presieduto i culti del 25 agosto e del
1 settembre.
— Presso la Casa di Riposo J. Bernardi è deceduta, il 4 agosto la nostra
sorella in fede Lidia Grasso n. Mascheroni, all’età di 73 anni. Il 27 agosto è deceduto presso un altro istituto di assistenza Luigi Bisset, di anni 63, residente a Pinerolo, in seguito
a lunga malattia. I funerali sono stati presieduti dal Past. Alberto Ricca.
Alle famiglie colpite dal lutto esprimiamo la nostra cristiana simpatia.
Villar Pellice
L’8 agosto u. s., nella borgata del
Ciarmis, il Signore ha richiamato a
sè il nostro fratello Giovanni Pietro
Michelin di anni 68, dopo ima malattia durata a limgo e aggravata da
molte sofferenze. L’accompagnamento funebre riuscì come una imponente manifestazione di solidarietà verso
la vedova da parte di numerosi parenti ed amici e di apprezzamento
verso l’Estinto. Egli era stato un lavoratore indefesso, aveva molto viaggiato e conosceva varie lingue, tra le
quali anche l’arabo.
Diamo un cordiale benvenuto ai car
ri sposi: Rambaud Aldo e Susetta
Negrin i quali dopo aver celebrato il
loro matrimonio a Bobbio il 24 coir.,
si sono stabiliti in seno alla nostra
comunità, nella loro casa nuova, alla
Rua.
Felicitazioni al nostro giovane fra
tello Dario Bouissa di Villar Pellice
che ha conseguito con esito lusinghiero il diploma di geometra presso
l’Istituto Tecnico di Pinerolo.
Istitiiio Evangelico Feniiniiiile
FIRENZE
Il Comitato Direttivo avvisa le comunità evangeliche che alcuni posti
sono attualmente disponibili.
Conformemente al suo statuto, l’Istituto accoglie bambine (dai 6 ai 14
anni) che siano orfane o in disagiate
condizioni familiari, o che vivano
nella diaspora evangelica e vogliano,
oltre che seguire studi o corsi a Firenze, avere una educazione evangelica. Le ragazze accolte possono restare nellTstituto fino al conseguimento
del diploma desiderato.
Rivolgersi, per informazioni più
dettagliate, alla Direzione dell’Istituto, Via Silvio Pellico 2 - Firenze. Tel. 63-735 e accludere la presentazione del pastore.
che i laboriosi, onesti e civilissimi abitanti
delle valli conobbero tempi di minori ristrettezze ». (Tuttavia, almeno per le alte
valli, il passato non fu molto più roseo de]
duro presente).
Ma lo sviluppo assunto dalla motorizzazione e dal turismo di alta montagna fa si
che all’attrezzatura alberghiera, « che si
calcola ad almeno 800 letti, corrisponde oggi una presenza media giornaliera estiva
quasi sempre minore ». D’altra parte « le
industrie non sono sempre floride e la
tranquillità economica non regna più nelle
case di molti valligiani ». Ne è una riprova
il fatto dell’aumento assai scarso della popolazione: « verso la metà del 1700 i sette
comuni che fanno parte delle valli avevano
circa 12.000 abitanti; ne raggiungevano
14.897 nel 1848, e 16.397 nel 1951 ».
Come tutti sappiamo e riconosciamo, uno
sviluppo turistico, ^he sarebbe pur sempre
possibile, è gravemente ostacolato dallo
stato disastroso defie rotabili: «il ’villeggiante’ è giustamente scoraggiato dallo stato della viabilità ».
« Le valli del Pellice hanno qualche avvenire nel turismo; ma, forse, hanno un
solo avvenire: quello della strada del
Passo della Croce, che connetterebbe To
rino a Marsiglia in appena 350 km., ab
breviando notevolmente l’attuale distan
za ed ancor più il tempo per percorrerla
La Francia ha già una rotabile che ginn
ge al Passo. Un anno fa pareva che l’A
zienda Elettrica Municipale stesse per ri
solvere il problema; ora si dice che la
vicina repubblica tentenni nel dare una
fornitura d’acqua, la quale dovrebbe passare sotto il tunnel stradale e permettere,
dal punto di vista economico, la costruzione ».
« Nel 1958 si parlerà molto di questa
nuova direttrice Torino-Marsiglia. Essa è
la « strada elettorale » della propaganda di
tutti i partiti in tempo di voti, sin dagli
ultimi decenni del secolo scorgo. Ma, finite le elezioni, finisce la strada. Se fosse
costruita, invece, turismo, benessere, economia delle valli del Pellice troverebbero
nel traffico una vita nuova e definitiva ».
Sono cose ben note, fra noi, ma siamo
lieti che se ne parli su grandi quotidiani,
come la Stampa, e riconoscenti a coloro
che cercano di presentare le necessità della nostra popolazione. Piccole e grandi opere pubbliche sono veramente indispensabili, pure da noi. Abbiamo letto in questi giorni Un reportage sulla nuova « strada del sole », a cui, in innumerevoli cantieri, lavorano migliaia e migliaia di operai: sarà un « fiume d’asfalto » che per
oltre 700 km. correrà da Milano a Napoli
ed oltre, largo 26 metri. Ottima iniziativa;
ma che non deve fare dimenticare le situazioni gravi in cui si trovano tanti angoli
del nostro Paese.
Aggiungiamo che, evidentemente, il
problema è qui visto da un punto di vista
diverso da quello espresso da L. de Nicola nel numero scorso. Non crediamo che
essi si escludano. Abbiamo il dovere di
richiamare le autorità a ciò che esse soltanto possono fare: dare un impulso al
risanamento della nostra economia. Per
noi, d’altra parte, permane la nostra vocazione cristiana: dare in queste Valli in
cui non siamo soltanto « chiesa » ma an
che « popolo » segni concreti della nostra
fede, della nostra speranza, della nostra
« carità ». red.
A Proinenilioiix avec les Vaudois
du Piémont
Chaque année, au mois d’août, les Vaudois du Piémont établis dans les cantons
romands se rassemblent dans la commune
de Prangins. Ils fêtent le souvenir d’un des
événements les plus importants et héroïques de leur histoire: en août 1689, quelques centaines de Vaudois s’embarquèrent
à Promenthoux pour aller reconquérir leur
petite patrie dont ils avaient été chassés par
la persécution.
Dimanche, sous la présidence de M. Emile Pasquet, une centaine de Vaudois se sont
rencontrés dans le Temple de Prangins. Après le culte célébré par le pasteur Tron,
on entendit un message du pasteur J.-P.
Relier, de lu paroisse de Nyon, puis un exposé historique de M. Jacques Picot. L’après-midi, l’assemblée descendit jusqu’à la
plage de Promenthoux. Devant le monument commémoratif, que les autorités de
Prangins avaient eu la gentillesse de fleurir
abondamment, les Vaudois chantèrent quelques-uns de leurs choeurs préférés. Italiens
de langue française et de confession réformée, les Vaudois du Piémont restent profondément fidèles à leurs traditions.
Parmi les nombreux amis suisses qui ont
participé à cette journée de fête, nous avons
remarqué MM. Albert Picot et d’autres personnalités genevoises. P. L.
(La vie genevoise).
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AU’Esposizione Mondiale di Bruxelles del 1958 vi sarà pure un padiglione delle Chiese protestanti: è stata
posta la prima pietra deUa chiesa
che vi sorgerà, tutta in vetro ed alluminio.
Il nuovo premier del Canada, J.
G. Diefenbacker, è protestante, membro attivo della sua comunità battista. Si è notato che durante la campagna elettorale che ha portato alla
sua elezione egli non ha mai tenuto
comizi in giorno di domenica.
La gioventù evangelica di Bayre uth (Germania) ha raccolto quest’anno 2.400 marchi (ca. 360.000 lire)
in Pfennig (monete da 1 cent.) per
la missione tedesca nella Nuova Guinea.
11 Governo Federale austrìaco ha
nominato una commissione ministeriale, che tratterà col Vaticano riguardo al Concordato, e con la Chiesa Evangelica circa una nuova stesura della « legge dei protestanti »
del 1861.
In Italia, i Ministri dei LL. PP. e
degli Interni, in armonia con la Pontificia Commissione Centrale per
l’arte sacra, avrebbero predisposto
un programma per la costruzione di
nuove chiese parrocchiali e case canoniche, di cui si segnala una grave
carenza. Tali richieste ammonterebbero già^ ad oltre 6.000; le spese per
ogni edificio si aggirerebbero fra i
50 e i 120 milioni.
Si^ è tenuto a Napoli un Congresso
Nazionale che ha raccolto i 1.500 delegati delle 170 congregazioni di Testb
moni di Geova, in Italia. In questa
occasione sono stati celebrati numersi battesimi sulla spiaggia di Posillipo.
Redattore: Ermanno Rostan
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tei. 2009
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Direttore: Prof. Gino Costabei
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Pinerolo con decreto del 19 gennaio 1955
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