1
'è*
A-=
I .iffl
ECO
DELLE mil VALDESI
BIBLIOTECA VALDESE
10066 TOaRB PEIL ICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 110 - Niim. 2 ABBONAMENTI | L. 3.500 per l’interno Sped. in abb. postale - I Gruppo bis/70 1 TORRE PELUCE 12 Gennaio 1973
Una copia Lire 100 L. 4.500 per l’estero Cambio di indirizzo Lire 100 1 Amm. : Via Cavour, 1 bis - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094
LA NUOVA RUBRICA TELEVISIVA « PROTESTANTESIMO >»
LA CONTROSTORIA DI DIO
Al servizio della psrola di Dio Elf,
Il 4 gennaio scorso, alle 18,30, sul 2° canale televisivo, è
iniziata la nuova rubrica televisiva settimanale « Protestantesimo », curata da Roberto Sbaffi, Renato Maiocchi, Giovanni Ribet, e condotta in studio dal pastore Aldo Comba.
Solo dopo aver visto alcune puntate si potrà dare una prima valutazione complessiva. Quel che si può dire subito è
che 1 ora e il canale non sono certo tali da propiziare la visione del programnia: la RAI-TV ci ha dato le briciole, nulla di più e nulla di rneglio. Ci siamo abituati. L’antico disegno controriformistico di isolare e contenere il « pericolo protestante » rivive in forme e contesti nuovi proprio
là dove parrebbe superato; ne prendiamo atto senza recriminazioni ma anche senza illusioni. La libertà d’uso dello
strumento televisivo resta una prospettiva lontanissima,
tanto più in un regime di rigido monopolio come quello
che vige in Italia. Mentre con « Protestantesimo » e con la
rubrica curata dagli Israeliti viene finalmente aperta una
piccola breccia sul fronte delle trasmissioni religiose sinora rnonopolizzate dalla chiesa di Roma, pensiamo al lungo
e difficile camniino ancora da percorrere per cercare di
creare situazioni analoghe in campo politico, culturale e
informativo e spezzare così l’uso monopolistico che il potere fa dello strumento televisivo, in modo che quest’ultimo non sia di qualcuno e in particolare di chi comanda
(come è ora) ma di tutti.
Il primo numero della rubrica <
— una presentazione sommaria dell i
ca che il termine ’’protestantesimo
essenziale di questa realtà è stata ind
la Parola di Dio. In effetti il protest;
dalla Parola, come risposta di fede
riserve alla Parola, anche a costi
rimpianti dottrine, pietà, liturgie, t
strutture e tante altre cose pur co
volte secolare — tutto un modo di c
cristiani che non ha retto al confrt
il protestantesimo ha defìnitivam
stantesimo non vuole dunque esse
che una decisione di fedeltà alla I
gion d’essere è tutta contenuta in
dunque stati bene ispirati i curati
della rubrica a centrare il discor
così facendo essi hanno colto e n
protestantesimo sia come fenomer
zione di fede. Alla domanda: « Che e
ha risposto, nei limiti dei pochi
pastore Paolo Ricca. Riproduciamo
tervento.
stattìi,— come d’obbligo
realta storica e teologiindtca. La componente
lividuata m rapporto alrntesimo storico è nato
Uà e ubbidienza senza
d 1 . abbandonare senza
1 zioni ministeri, beni,
sacrate da un uso più
iseiip chiesa e di essere
IO con la Parola, e che
ue scartato. Il prote; altro, m ogni tempo,
fola di Dio. La sua raquesta decisione. Sono
)ii del primo numero
) sulla Parola di Dio:
leticato l essenziale del
s ronco sia come posios e la parola di Dio? »
muti a disposizione, il
quij il testo del suo in
&
mfF
1. Alla domanda « Cos’è la parola di Dio? » si deve rispondere
dicendo anzitutto che la parola di
Dio non è discorso ma potenza.
Cioè non è una parola che descrive, che interpreta, che spiega ma
è una parola che trasforma, che
crea, che rinnova: non vuole solo
spiegare il mondo, lo vuole cambiare; non vuole solo interpretare
l’uomo, lo vuole trasformare.
Un tempo si pensava che per
cambiare il mondo bisognava orima cambiale 1 uomo: oggi si pensa in generale il contrario, e cioè
che per cambiare 1 uomo bisogna
prima cambiare il mondo. La parola di Dio ci ha fatto comprendere che devono cambiare tutti e
due. Ma oggi moni — soprattutto
fra i non credenti — vogliono
cambiare il mondo ma non se stessi; e molti altri — soprattutto fra
i credenti — sono disposti a cambiar se stessi ma non vogliono far
nulla per cambiare il mondo. Cosi
la parola di Dio contraddice gli
uni e gli altri ed è contraddetta
dagli uni e dagli altri. E’ una parola scomoda per tutti, che non lascia tranquillo nessuno, una parola pericolosa che scuote le coscienze ma scuote anche i troni. E' anche una parola liberatrice, una parola che libera l'uomo dalle oppressioni esteriori di tipo sociale
e politico e dalle alienazioni interiori di tipo morale e spirituale;
non si sa quali siano più numerose.
Ma proprio perché la parola di
Dio non è discorso ma potenza,
non descrive soltanto ma trasforma e noi o non vogliamo che il
mondo cambi oppure non vogliamo cambiare noi, per questo la
parola di Dio è poco amata, poco
cercata, poco ascoltata sia nel
mondo che nella chiesa.
2. Ma dicendo questo non abbiamo ancora detto l’essenziale. L'essenziale della parola di Dio è di essere una parola incarnata. Non solo una parola detta, come tutte le
nostre parole, anche quelle che sto
pronunciando, ma una parola incarnata, come nessuna delle nostre parole. Le nostre sono cosi
spesso parole nel vento, quella di
Dio è parola nella carne — dunque
molto concreta, molto più concreta delle nostre, anche di quelle che
risuonano nelle chiese. Carne, non
spirito, carne cioè umanità nel
senso più elementare e comune
del termine.
La parola di Dio è parola che diventa uomo, non libro e neppure
chiesa. Questo vuol dire molte cose. Vuol dire che quel che interessa a Dio, quel che Dio cerca è l’uomo, l’uomo senza aggettivi e senza
esclusioni, l’uomo .che ciascuno di
noi è. Proprio come uomini, e non
come uomini religiosi, siamo interpellati e chiamati in causa da
questa parola. Nessuno deve dire
o pensare: Questo non mi riguarda perché non Sono religioso. No,
se sei uomo ti riguarda, proprio
come uomo ti riguarda. La parola
è diventata uomo, non uomo religioso.
3. Ma dov’è che si può udire
questa parola? Dove risuona? La
parola di Dio risuona nella Bib
udire la
' parola dì Dio senza la Bibbia o
lontano da essa. Lontano dalla
Bibbia udiamo non la parola di
Dio ma le parole dell uomo su Dio.
e di queste ce ne sono tante, nelle
chiese e fuori, persino troppe. Ma
uon è di parole dell’uomo su Dio
che abbiamo bisogno, bensì della
parola di Dio sull’uomo. E questa
risuona nella Bibbia. Sovente si è
pensato e si pensa che vi siano al
tri luoghi di l'isonanza della parola di Dio, ma si tratta di luoghi insicuri, di cui non c'è da fidarsi.
C’è chi pensa che uno di questi
luoghi sia la coscienza e crede che
la voce della coscienza sia la voce
di Dio: invece ò solo la voce di una
certa tradizione'’morale. C’è chi
pensa che la c hiesa sia necessariamente un luogo di risonanza della
parola di Dio e crede che la parola
della chiesa sia parola di Dio,
mentre sovenl - ^..soltanto la voce
di una certa ^izione religiosa.
C e mfipe
della stona sia fa voce di Dio e invece e soltanto fa voce corale del1 umanità. Sono tutte parole delI uomo, parole nostre. Per trovare
ta parola ai Dio dobbiamo aprire
la Bibbia. Lì la dobbiamo cercare,
perché non è una parola evidente,
immediata, dato che è di Dio e
non nostra. Lì la possiamo trovare, perché ci è stata promessa.
Paolo Ricca
SECONDO IL CONSIGLIO DELLE CHIESE NEGLI USA
LA RIPRESA DEI BOMBARDAMENTI
SUL VIETNAM E’ STATA
Una vhlenza iininorala e nafasta
Il Consiglio nazionale delle Chiese negli USA,
per la penna di William P. Thompson, presidente de! comitato consultivo per gli affari internazionali, e R. H. Edwìn Espy, segretario generale, ha diffuso quale messaggio natalizio questa dichiarazione (ripresa brevemente, la vigilia di Natale, anche dalle radiotrasmissioni italiane ) :
« In questo periodo nel quale celebriamo la
nascita del principe della pace, siamo costerna*
ti di vedere la nostra nazione abbandonarsi a
nuovi atti di guerra. Ricordiamoci che questo
principe della pace è II Figlio del Dio della
storia, del Dio che non giudica solo gli uomini,
ma le nazioni, che è sempre pronto a riscattare
coloro che si ravvedono .
« Crediamo che il bombardamento a oltran*
za inflitto dalla nostra nazione non regge al
giudizio di Dio. Quando una nazione potente ricorre alla distruzione massiccia di un avversa*
rio piccolo e debole, ricordiamo le parole del*
l'antico profeta : « Come son caduti gli eroi? ».
Siamo convinti che il nuovo bombardamento del
Vietnam è immorale e nefasto e che in nessun
modo può essere una delle opzioni offerte alla
nostra nazione e ai nostri dirigenti. Con milioni di uomini, lo scorso ottobre abbiamo ripreso animo udendo proclamare che <c la pace era
vicinissima ». Preghiamo per il pronto adempimento di questa promessa di pace. Possa la
nostra nazione avere coscienza del torto che
facciamo e delle sue terribili conseguenze,
« Possa la nostra nazione e il nostro popolo
ravvedersi, affinché :
1 ) Il nostro paese non sia odiato e temuto in modo ancor più profondo a causa delTuso
Avete rinnovato
il vostro abbonamento?
sconsiderato che la della sue forza militare
contro una nazione agricola ;
2 ) sia posto fine alle divisioni che questa
guerra ha provocato fra noi ;
3 ) diamo prova di emaniti e non di brutaMti, pratichiamo la pace e non la guerra ».
LA DICHIARAZIONE
DI 72 TEOLOGI
Secondo una notizia pubblicata da « La via
protestante », 72 teologi cattolici e protestanti
hanno redatto un « appello ecumenico alla comunità cristiana ». Ricordati i danni provocati
dalla guerra condotta dal governo statunitense
nel Vietnam, essi dichiarano « che la presenza
americana in Indocina è giunta alla bancarotta
morale. Anche se l'elettorato americano può
avere accettate, al principio, il motivo anticomunista per un intervento benintenzionato, i
fondamenti stessi della guerra poggiano sulla
decisione infelice di continuare un controllo colonialista sul Vietnam. La guerra non potrà terminare finché questa decisione non sarà radicalmente sconfessata ».
Nella loro conclusione gli autori del documento chiedono a tutti i cristiani, singoli e istituzioni, di dissociarsi dalla presenza americana in
Indocina. « Riconosciamo — scrivono — che
una dichiarazione di questo genere da parte di
teologi accusa un forte ritardo e che in passato le Chiese hanno mancato al compito di dare
al popolo cristiano una direttiva precisa su questo problema ».
Fra i firmatari parecchi sono gli americani,
fra i quali Harvey Cox ; si notano poi i nomi
dei francesi François Biot, Jean Cardonnel, Georges Casalis, del tedesco occidentale JOrgen Moltmann, dell'inglese J. A. T. Robinson, dell'olandese E. Schillebeeckx, del belga François Houtart.
Si leggano a pagina 4 alcuni interventi evangelici italiani.
Ho letto con vivo interesse i due articoli pubblicati in prima pagina nei
due numeri del settimanale precedenti
il Natale, che commentavano il versetto 52 del primo capitolo del Vangelo
secondo Luca, e ho pure ascoltato due
meditazioni sullo stesso argomento. Ho
osservato in tutti questi commenti
quanto l’accento fosse posto quasi
esclusivamente sull’ abbassamento dei
potenti per opera di Dio, cioè su quello che chiamerei il lato negativo del
messaggio contenuto in questo passo,
anche se, come dice Paolo Ricca, questo abbassamento è a fin di bene, cioè
per condurre i potenti al ravvedimento.
Però mi sembra opportuno meditare
sul lato positivo delle affermazioni contenute nel cantico di Maria, e cioè cercare di comprendere come Dio innalza
gli umili. Sarà forse per metterli al posto dei potenti? Giustamente questo è
stato escluso da Paolo Ricca. Come ricompensa? Non lo credo. Mi sembra
evidente che ci sia un solo fine a que
Kenneth Kaunda, un umile figlio del popolo
innalzato alla presidenza della sua nazione,
un cristiano professante alle prese con la tentazione del potere.
Sto innalzamento, e Gesù ce lo indica
chiaramente nella parabola delle mine,
quando il padrone dice al servo che ha
saputo servirlo fedelmente durante la
sua assenza: « Va bene, buon servitóre, poiché sei stato fedele in cosa minima, abbi podestà su dieci città ». (Luca 19: 17). L’innalzamento consiste in
nuove e più ampie opportunità di servizio.
Riflettendo su questo innalzamento
degli ùmili per opera di Dio, mi sono
ricordato di due casi, di cui i missionari della mia generazione sono stati testimoni in Africa.
La promozione della donna
nella chiesa africana
Nella società pagana africana la donna era certamente l’essere più umiliato
e disprezzato. Quando il missionario
francese François Coillard giunse per
la prima volta nella capitale del re indigeno Lewanika, neH’alta valle dello
Zambesi, e chiese di spiegare al popolo
la ragione della sua presenza nel loro
paese, e cioè l’annunzio del Vangelo di
Cristo, si trovò dinanzi ad una assemblea di uomini. Avendo egli insistito
perché venissero chiamate anche le
donne, esse furono ammesse a malincuore dagli uomini, i quali avevano dichiarato che certamente esse non capirebbero nulla del messaggio del missionario. Quarant’anni dopo, quando
nel 1926 partecipai per la prima volta
ad un culto di santa cena nella stessa
regione, ricevetti gli elementi della Cena dalle mani di una donna africana,
anziana della Chiesa locale, mentre a
quel tempo qui a Torre Pellice non si
prospettava nemmeno la possibilità
della presenza di una donna nel Concistoro. E quanti gruppi di convertiti al
cristianesimo sono sorti in Africa per
la testimonianza fedele di tante umili
donne innalzate dal Signore della Chiesa al rango di annunziatrici della Buona Novella del Vangelo.
I leaders delle giovani nazioni
In secondo luogo e su un piano del
tutto diverso, i missionari della mia generazione hanno visto degli umili innalzati gradatamente a posizioni tali
da dar loro la possibilità di esercitare
un servizio e di assumere responsabilità sempre maggiori. Abbiamo visto
giovani africani, che avevano imparato a leggere e scrivere sui rustici banchi delle scuolette di campagna da noi
fondate e dirette, diventare leaders
politici, fondatori di partiti in opposizione al regime coloniale, poi capi di
governi indipendenti. Innalzati da chi?
Per merito dei loro sforzi? Dagli uomini? Da Dio?
A questo proposito, vorrei parlare
brevemente, a mo’ d’esempio, di uno di
questi uomini che ha capito che questo
innalzamento è per lui una sempre più
vasta opportunità di servizio.
Kenneth Kaunda, dal 1964 presidente della Repubblica indipendente dello
Zambia, è nato in un angolo isolato
della campagna. Suo padre, convertitosi al cristianesimo nel Nyassaland
(ora Malawi), fu mandato come evangelista dalla Missione Presbiteriana
Scozzese a predicare il Vangelo ai Bemba, la più numerosa tribù dello Zambia. Dopo 8 anni il numero dei convertiti era abbastanza grande da giustificare la creazione di una stazione missionaria, e cominciò così una bella collaborazione deH’evangelista africano con
un missionario scozzese. Kenneth, secondogenito dei Kaunda, crebbe e fu
educato in questo ambiente dove regnava uno spirito di semplice, fiduciosa collaborazione al servizio del Signore Gesù. Divenne maestro elementare,
membro intelligente e attivo di una
équipe dedicata allo sviluppo economico, morale e spirituale della popolazione rurale. Poi decise di spostarsi verso
la città per allargare il suo orizzonte, e
venne brutalmente a contatto con il colonialismo, lo sfruttamento sistematico dell’africano disprezzato e considerato solo come mano d’opera al servizio dei bianchi.'
Una lunga carriera
a servizio del popolo zambiano
Fu l’inizio di una lunga carriera al
servizio del popolo dello Zambia. Assistente sociale in una miniera di rame,
poi insegnante in una scuoletta di città; diventato membro del primo partito politico formato dagli africani, ne
fu nresto searetarin aenerale. Nel 1959
crea un pariito per conto suo. per ragioni che richiederebbero una lunga
aspirazione delle ci costanze che hanno preceduto 1 accessione dello Zambia ali indipendenza. Fu imprigionato,
mandalo ai confino per un tempo. Finalmente, capo universalmente riconosciuLO del movimenio africano per l’indipendenza, nel 1960 pubblica in collaborazione con un missionario metodista (ora pastore di una importante comunità metodista di Londra) un libro
in cui espone le sue idee su quel che
dovrà essere un governo a maggioranza africana. Ad un europeo, che nella
regione in cui è nato Kenneth Kaunda
ha creato una azienda agricola modello, un colono liberale dalla mente aperta che ha avuto una larga influenza
nella politica locale della colonia, viene chiesto di scrivere ima breve presentazione. Cito r ultimo paragrafo,
« Infine noi (europei, h.d.t.) che conosciamo il Sig. Kaunda, siamo persuasi
che possiamo avere fiducia in lui. Nort
si è dedicato alla politica per fare carriera, in lui non c’è la stoffa di un aspirante alla dittatura, ancora meno è un
terrorista. Ma ciò non vuole dire che
minimizziamo le difficoltà e i pericoli
cui va incontro ogni leader che vuole
seguire ogni giorno una via retta. Possiamo soltanto sperare e pregare Iddio, perché gli sia dato la forza e il discernimento per assolvere il compito
che gli è stato affidato » Nella conclusione dello stesso libro Kenneth Kaunda, quattro anni prima di salire al potere, riassumeva così il suo credo politico: « Noi non ci preoccupiamo soltanto dei diritti degli africani, lottiamo
per i diritti inalienabili di tutti gli uomini. Noi siamo impegnati a lottare
contro ogni forma di imperialismo e
colonialismo... quando questi esistono,
esiste pure la peggiore delle tentazioni,
il volere concentrare nelle mani di una
piccola minoranza il potere sulla maggioranza. Un simile sistema corrompe
gli uomini migliori, indipendentemente
dal colore della loro pelle, dal loro credo e religione. La base del diritto che
giustifica moralmente e cristianamente
la nostra lotta contro il governo del nostro paese, è il fatto che siamo decisi
a sostituirlo con un sistema che è fondato sul principio cristiano che tutti gli
uomini nascono uguali agli occhi di
Dio ».
Quattro anni dopo questo ex maestro
elementare, membro di un piccolo nucleo tribale, emigrato da poco nello
Zambia, si sedeva sulla poltrona presidenziale della Repubblica dello Zambia. Astemio convinto dei pericoli delTalcoolismo, ebbe il coraggio di vietare
la vendita di tutte le bevande alcooliche durante il giorno della proclamazione dell’indipendenza, trasformando
Roberto Coisson
(continua a pag. 5)
* Black Government? A discussion between
Kenneth Kaunda and Colin Morris. United
Society for Christian Literature, Lusaka 1960.
Una traduzione francese è stata pubblicata da
« Les Bergers et les Mages », Paris 1971.
2
pa-, 2
N- 2 — 12 gennaio 1973
COMiyi^^TQ.^BiBy^^ di Giorgio Bouchard
if.Wt .iittoc.
LA BIBBIA NON LETTA
ki
Giovanni 5: 1 ■ 14
Bethesda vuol dire « casa di misericordia »: si trattava di una piscina
naturale, sita vicino alle mura di Gerusalemme, a Nord del Tempio: in
questa piscina naturale c’era una fonte intermittente: di quando in quando l’acqua veniva di getto, e poi per
lunghi intervalli non veniva più. In
un’epoca assetata di miracoli, una tale stranezza naturale assumeva naturalmente un carattere miracoloso, e
questa piscina era diventata un centro di polarizzazione dell’energia religiosa; perché dobbiamo ammettere
che esiste una energia religiosa, che
dà dei risultati: nel nostro tempo,
Lourdes è un esempio vistoso di polarizzazione di questa energia religiosa: e non è il caso che noi uomini
« moderni », divisi come siamo tra la
perfezione matematica e l’evasione
della droga, assumiamo un atteggiamento di superiorità nei confronti di
questo fenomeno. È un fenomeno come tanti altri, non certo più « arretrato » del fumo del tabacco o del culto dell’automobile.
Anzi, questa energia religiosa ci dimostra quanto ampie e profonde siano le risorse interiori dell’uomo. Soltanto questa energia religiosa è un
fatto puramente umano, che non ha
come tale alcun rapporto con Dio: ha
invece un solido rapporto con la natura, sia che esso si appoggi sulle caratteristiche più costanti della natura (importanza della psicologia, ecc.)
sia che esso si appoggi ad alcune apparenti stranezze della natura (come
l’esistenza di una fonte intermittente,
nel nostro caso).
Quando della gente profondamente
convinta e commossa si butta in una
piscina a un dato momento, qualcosa
può succedere: certi malati possono
essere guariti, ad esempio, come appunto in forma un po’ diversa accade oggi a Lourdes e altrove.
Soltanto, in questo ambiente così
« religioso », nulla cambia nei reali
rapporti tra gli uomini: a Bethesda veniva guarito il primo che si buttava:
cioè il più forte, o quello che era aiutato da amici forti e numerosi. Nel
pieno dell’atmosfera « religiosa » vigeva dunque la consueta legge del più
forte: e se qualcuno aiutava un malato, lo aiutava contro un altro malato. E questo è giusto, perché la superstizione è essenzialmente religione
egoista: è uno dei tanti modi di avvicinarsi a delle forze « divine » senza
passare per la grazia di Dio: è una
religione senza amore, una religione
senza Cristo.
Di fronte a questa superstizione efficace sta il formalismo religioso (v.
10), di chi, per'arginare tutto questo
invadente paganesimo, pensa solo a
salvaguardare i principi: di sabato
non si deve fare nessun lavoro, certe
regole vanno rispettate, bisogna salvare le forme. Era la linea degli scribi e dei farisei (i « Giudei » del nostro testo), i quali si limitavano ad
una posizione difensiva nei confronti
dello straripare della religiosità superstiziosa: un po’ come le nostre
chiese di oggi, che non riescono ad
opporre una alternativa efficace allo
straripare delle sette, dei movimenti
religiosi più discutibili (Testimoni di
Geova, « Jesus Movement » negli USA,
rnovimenti « sincretisti » nell’Africa):
si limitano a riaffermare dei principi
teologici e morali, a mantenere la loro organizzazione, ma intanto la vita
Ho NESSUNO,, IL DIMISSIONARIO
la storia di
GiONA
passa avanti, e i paralitici restano paralitici.
Perché anche il formalismo senza
amore è una religione senza Cristo, anche se ne pronuncia reverentemente
il nome ogni domenica nel Credo e
nella Benedizione.
A Bethesda stanno dunque di fronte due religioni senza Cristo, due religioni prive di efficacia, malgrado i
miracoli che compiono, i templi che
edificano, o i libri che scrivono.
Ma in mezzo a queste due religioni sorde e cieche c’è un uomo bloccato da 38 anni nel suo letto: i suoi 38
anni di malattia corrispondono a quei
38 anni di cammino nel deserto di cui
parla a un certo punto il libro del
Deuteronomio (cap. 2 v. 14), quando
rievoca per Israele il tempo dell’infedeltà e della sofferenza. Intorno a quest’uomo stanno, muti, i cinque portici di Bethesda, forse a simboleggiare
i 5 libri della Legge (Genesi, Esodo,
Numeri, Levitico, Deuteronomio), che
erano per gli Ebrei la massima rivelazione: i cinque libri della Legge
guardano l’uomo, lo riconoscono come malato, ma non hanno il potere
di guarirlo.
È perciò comprensibile che da quest’uomo si levi un grido di disperazione e di solitudine: « non ho nessuno
che mi metta nella vasca » (v. 7). Noi
conosciamo questo grido della solitudine abbandonata, che si leva da tanti cuori, da tanti occhi muti, nel bel
mezzo della nostra civiltà laccata e
danarosa: « ho bisogno di lavoro, di
salute, di gioia, ma non ho nessuno
che sappia aiutarmi a trovarli! » Oppure: « Ho molte cose, ho perfino uno
stipendio e un’automobile, ma non ho
nessuno che mi strappi dalla mia prigione dorata e mi dia la spinta decisiva verso una vita autentica e diversa ». O ancora: « Ho molti che hanno
pietà di me, ma non ho nessuno che
mi ami ». « Non ho nessuno »: ecco un
motto che sta scritto in fronte all’uo
mo moderno, come stava sulla bocca
del paralitico di Bethesda.
Il paralitico chiede guarigione: ed
ecco comparire davanti a lui Gesù di
Nazareth; egli non è un guaritore di
professione, né un maestro di teologia. Gesù è però qualcosa di infinitamente superiore,; e lo dimostra col
suo atteggiamento: egli stabilisce un
rapporto personale col malato:
* gli va incontro, prende un’iniziativa nei suoi confronti;
* lo tratta come un uomo libero, come se non fosse paralitico: non è uno
che deve diventare un « miracolato »,
è un uomo che può e deve decidere:
« vuoi tu essere guarito »? gli domanda. Cioè: tu che sei paralizzato da 38
anni, che hai finito per rassegnarti e
considerare la tua malattia come una
quasi-normalità e la tua impotenza come un destino ineluttabile, desideri veramente essere Liberato?
Sei disposto a smetterla di esigere
dagli altri, impotenti quanto te, quello che non possono darti, perché mancano di fede e di amore?
Riconosci che la tua sofferenza è legata nel profondo alla colpa di tutti
gli uomini, e anche tua (v. 14)?
Lo riconosci? Prendine chiaramente
coscienza, e poi ascolta il mio ordine
(v. 8): esso ti riempirà di un'energia
che non avresti mai sospettato: essa
infatti non viene né dalla natura (la
piscina) né dagli uomini (la Legge), ma
viene direttamente da me, che sono
qui davanti a te come il rappresentante del Regno di Dio, cioè della sua
grazia.
Tu guarirai: la tua novità d’uomo
'Oberato stupirà forse i custodi dell''
morale e della religione (v. 12), e troverai sempre qualche Scriba che criticherà il tuo anticonformismo. Ma
non importa: l’importante è che tu
cammini, e che questo lettuccio, che
fino ad ora sosteneva la tua carne do
lente, ora diventi una semplice suppellettile che porterai allegramente
sulle tue spalle: lo porterai a casa, per
dormirci i tuoi sonni di uomo sano.
Il letto sarà sempre Io stesso, ma tu
sarai profondamente cambiato;
* detto, o lasciato intendere chiaramente, tutto questo, Gesù guarisce il
paralitico, e lo manda in giro liberamente.
la loro tesi, hanno cercato di spiegare,
nei modi più artificiosi, l’episodio della
« balena » e, peggio ancora, di spacciare per reale la conversione in massa degli abitanti della capitale assira, re in
testa... fatto che nessuno storico, né
biblico, né profano, ha mai registrato.
Questo episodio ha lasciato lunga
traccia di sé nella memoria delle aenerazioni cristiane; nelle catacombe è
raffigurato un ex paralitico che cammina col suo letto sulle spalle: è il simbolo del cristiano convertito e battezzato. Così la chiesa dei martiri ha inteso il nostro episodio.
Per noi, lo stesso episodio vale come promessa di liberazione: siamo paralizzati da infinite sofferenze e pastoie, di cui siamo — per la nostra
parte — responsabili: ma se accettiamo la presenza di Cristo veniamo liberati da questa paralisi e dalla conseguente passività. Può darsi che la nostra guarigione spirituale ci porti a vivere in modo insolito la nostra vita
cristiana; ma nessuno dovrebbe assumersi la parte degli scribi, e criticare:
l'importante è che il paralitico cammini: il modo, rimettiamolo al giudizio
e alla vigilanza del Signore, che non
verrà mai meno.
Infatti la vera religione, cioè la fede in Dio attraverso Gesù Cristo, non
è fatta né di piscine miracolistiche né
di leggi soffocanti: è il dono della vita autentica, fatta di guarigione, perdono, amore e libertà: è un dono che vai la pena di cercare con
tutte le nostre forze: e quando Tabbiamo ricevuto, vai la pena di portarlo avanti con la testa alta: è il dono
della comunione con Dio, è il dono della gioia e della speranza.
Che gioverebbe all’ insegnamento
evangelico se uno si sforzasse di dimostrare che la storia del buon samaritano, anziché una parabola creata da Gesù, corrispondeva ad un vero e proprio
fatto di cronaca? Fattacci del genere
ne saranno avvenuti parecchi, su . quella strada malfamata tra Gerusalemme
e Gerico, che i viaggiatori preferivano
non percorrere soli! Ma, anche se Gesù
si fosse riferito ad uno di essi, noto ai
suoi ascoltatori, non credo che valore e
significato della parabola ne verrebbero mutati. Per la medesima ragione
non capisco perché certi studiosi della
Bibbia si siano sforzati, in tanti modi,
di far passare per storia la parabola
di Giona, soprattutto quando gli stessi
raccoglitori dei testi sacri, anziché catalogarla tra i « libri storici », Thanno
inclusa tra quelli « profetici ». Che un
profeta di nome Giona sia realmente
esistito ai tempi del Re Geroboamo II
(2'' Re 14: 25), nel VII secolo prima di
Cristo, può al massimo dimostrare
quanto la sua personalità avesse colpito Timmaginazione popolare e si prestasse ad essere scelta come protagonista di un racconto, scritto, ovviamente, qualche secolo più tardi, quando si
parlava di Ninive come di una città
della cui grandezza rimaneva soltanto
più il ricordo (3/3 b. « Ninive ERA una
grande citta ecc. »). Qra Ninive fu distrutta nel 606 a. C., ossia 150 anni dono il Giona della storia. Ma quello che
è_ più strano, nello sforzo dei difensori della storicità del racconto di Giona,
è che, volendo a tutti i costi sostenere
UNA PARABOLA
MISSIONARIA
UN CONVEGNO
A FIRENZE
e
biformazione
opinione pubblica
religiosa
in Italia
Si
svolto il 15-16-17 dicembre al
Palazzo dei congressi di Firenze un
convegno sul tema « Informazione religiosa e opinione pubblica in Italia ».
Il convegno è stato promosso e organizzato da alcune riviste del cattolicesimo del dissenso. Lo scopo dichiarato non era « solo quello di raggiungere risultati teorici e conoscitivi (sul
tema proposto) ma anche quello di
creare un collegamento organico e forme articolate di aggregazione tra le
attuali forze che si pongono su una
linea di rinnovamento sostanziale della chiesa e della società italiana nel
settore delTinformazione pubblica ».
Si trattava in sostanza di operare un
primo tentativo che tendesse, da un
lato, a far fronte alle difficoltà econorniche e finanziarie conseguenti alla
diminuzione degli abbonati attraverso
una collaborazione più ampia e più
organica fra le testate e fra queste e
le comunità di base, e dall’altro, a dare una certa omogeneità al pluralismo delle voci, omogeneità ritenuta
giustamente condizione essenziale per
superare le secche di un minoritarismo rivelatosi sterile e non incisivo.
Nella misura in cui queste riviste sono state e rimangono portatrici di un
messaggio teorico e di un discorso politico-religioso che si collegano alle
esperienze delle comunità di base e
che ad esse si sono prevalentemente
rivolti, si può fondatamente sostenere
che le difficoltà e i problemi delle riviste stesse riflettono, certo non meccanicamente, le difficoltà e i problemi
del catttolicesimo del dissenso. Che ci
sia questa stretta relazione è stato dimostrato anche dal corso del dibattito che ha trattato il tema dell’informazione nel quadro più vasto della
proposta evangelica delle comunità di
base, sfumandone fortemente i connotati specifici. Al centro del convegno sono infatti emersi in modo assorbente tutti i nodi che la nuova eresia cattolica si va portando dietro dal
suo sorgere e che pesano, proprio perché non ancora risolti, sulla credibilità del progetto rivoluzionario, tanto
sul piano politico quanto sul piano
specificamente religioso.
esperienze politico-religiose vissute.
non senza preventivamente precisare
che l’uso del termin# « dissenso catto
lico » e similari non è accettabile, se
non per comodità espositiva; primo
perché dietro di esso non c’è una ornogeneità di esperienze ma al contrario
realtà estremamente differenziate, secondo perché è un termine riduttivo
che attesta i fautori di una teologia
e di una prassi di rinnovamento su
posizioni unicamente di contestazione
e di rifiuto della chiesa istituzionale e
della società borghese, senza rendere
loro giustizia degli sforzi compiuti in
direzione di un discorso in positivo
capace di sottrarre le comunità di base alla forza di gravità della chiesa
ufficiale. Sforzi non vani se si guarda
con l’occhio della prospettiva storica
alle correzioni di rotta ed agli aggiustamenti di tiro che sono stati operati, sia pure con incertezze e tentennamenti, da qualche tempo a questa
parte e che hanno costituito le novità
più interessanti di questo convegno.
Comunità disponibili
alla situazione di diaspora
Una religiosità
dal basso e popolare
La scelta coerente a favore di una
nuova dimensione della fede, la fedeltà ad un vangelo di liberazione, la intransigente coerenza ad una teologia
dei poveri rende queste comunità disponibili alla diaspora. L’abbandono
della chiesa istituzionale avviene con
notevoli strascichi polemici basati su
reciproche accuse di infedeltà agli
orientamenti conciliari. Inizia così un
esame critico della funzione e della
natura della gerarchia, del battesimo
e degli altri sacramenti, delle strutture della chiesa e della logica morale
e politica che le governa, della copertura ideologica che un certo modo di
impostare il discorso religioso dà al
sistema borghese, e così via. Parallelamente, sul piano politico e sociale
esplode il fenomeno della contestazione, carico di istanze libertarie e antiistituzionali. E una ventata che sorprende partiti e sindacati: nascono
i movimenti della sinistra extraparlamentare e le nuove strutture sindacali di base.
L'attuale fase storica
del dissenso cattolico
II documento conclusivo ha poi tentato di recuperare al tema delTinformazione religiosa la posizione centrale che gli era stata assegnata, ma si
tratta di un documento che non rispecchia l’andamento del dibattito,
né i motivi intorno ai quali la discussione è stata più accesa e più sentita.
Sul documento conclusivo e sui suoi
limiti mi soffermerò successivamente.
Intanto! per comprendere appieno
quali sono stati i reali termini del dibattito, occorre avere anche presente
in quale fase storica del dissenso cattolico il convegno si colloca e quali
sono i tratti caratteristici di questa
fase. Converrà dunque tratteggiare a
grandi linee il quadro generale delle
Le comunità cattoliche di base, nate
sull’onda delle speranze conciliari come germinazione spontanea di una religiosità dal basso e popolare, si muovono dapprima alTinterno della chiesa
istituzionale introducendovi elementi
della problematica esistenziale del
mondo dei poveri e degli oppressi, elementi cioè contraddittori rispetto alle compromissioni borghesi della gerarchia e agli interessi economici e
finanziari della istituzione ecclesiale.
Tutti i gruppi del dissenso cattolico
passano attraverso questa illusione;
che cioè sia possibile rimanendo nella
chiesa ufliciale trovare lo spazio per
una azione di reale rinnovamento
evangelico accanto ai poveri per una
chiesa povera, senza suscitare la reazione aspra e decisa dell’altra chiesa,
quella della gerarchia legata agli interessi ed ai valori borghesi. La lotta di
classe entra quindi alTinterno della
chiesa come riflesso di scelte antitetiche di schieramenti sociali contrapposti. Naturalmente si tratta di lotta di
classe che si esprime nelle forme sue
proprie: alla teologia della rassegnazione e della passività si contrappone
la teologia della liberazione e della
speranza, alla tradizionale dottrina
sociale interclassista si ribatte con
la scelta di classe. Con l’avvento del
nontificato montiniano, che si muove lungo una linea di cauto riformismo tutto teso però ad assorbire ed
arginare il dissenso teologico e politico, le comunità di base si vedono costrette in uno spazio molto limitato e
poste di fatto davanti alTalternativa;
ridurre la critica agli aspetti marginali della vita e della struttura ecclesiale
e quindi rientrare nei ranghi oppure
essere espulse dal corpo della chiesa
come cellule non compatibili col tessuto idenlogico di questa.
Dimensione politica
della fede
Il cattolicesimo del dissenso approfondisce la dimensione politica della
propria fede arricchendo di nuovi motivi la propria teologia contestativa.
L’impegno politico è visto come modo
coerente di vivere la propria fede, come prassi che interagisce con le proprie convinzioni religiose. Il luogo
privilegiato di verifica politica delle
nuove ipotesi viene individuato principalmente nei gruppi della sinistra
extraparlamentare verso cui affluiscono molti cattolici del dissenso. Molte
analogie spiegano questa preferenza.
Basti pensare alla comune istanza libertaria, alla scelta socialista, alla inclinazione all’atto dimostrativo, alla
ritenuta necessità di una rivoluzione
nelle coscienze come presupposto della rivoluzione sociale, alla purezza della passione rivoluzionaria che rifugge
da ogni contaminazione e da ogni
compromesso. L’aver ridotto il problema della rivoluzione, religiosa e
sociale, a problema solubile soltanto
come rapporto coerente fra azione
nella società e coscienza, l’avere trascurato l’importanza del cambiamento delle strutture su cui si regge il
sistema borghese, delle forze politicosociali con cui imporre questo cambiamento, della tattica e della strategia insomma, impedisce a questi gruppi di fare politica, intesa questa come azione di massa che si svolge alTinterno di un sistema sociale per
trasformarlo passando necessariamente attraverso mediazioni tattiche e
strategiche. La rivoluzione per molti
cattolici del dissenso diventa lo scontro con la polizia, la barricata.
Giuseppe Costa
(continua in 3“ pag.)
Prendiamo invece il libretto per quello che è: una splendida predicazione
di universalismo religioso, che si esprime per mezzo di una parabola, condita
di polemica ironia contro ogni razzismo e nazionalismo. Giona, infatti, rappresenta il popolo d’Israele. Dio gli affida il compito di predicare la vera fede ai popoli pagani, qui rappresentati
dal prototipo: Ninive, la corrotta capitale di una religione e di una nazione
diverse e barbare. Il popolo d’Israele
(Giona) invece di ubbidire e di accettare la storica missione di « luce delle
genti », fugge e, allontanandosi dalla
sua missione, si allontana anche dal
suo Dio, o meglio, si illude di poterlo
fare. Rinchiuso nel suo guscio (la nave
della fuga) si crede al sicuro, dorme.
Ma lo sguardo dell’Eterno lo ha seguito, ed ecco che il popolo d’Israele si
ritrova nel « mare magno » e tempestoso delle guerre e delle invasioni che si
succedono, degli imperi che sorgono,
infuriano e scompaiono: Egitto, Assiria, Babilonia, Persia... In mezzo alla
distretta che si è attirato sul capo, Dio
lo salva dal naufragio completo, facendogli passare, a purgamento dei suoi
peccati, un lungo periodo di prigionia:
la cattività babilonese. Qsoura sofferenza («tre giorni e tre notti»: il numero della completezza), dopo di che
Israele viene rigettato sulla sua terra.
Siamo così al rimpatrio dall’esilio ba
bilonese, quando Babilonia fu, lettera!
mente, costretta a restituire il popolo
che aveva ingoiato quarant’anni prima,
ma che non aveva potuto assimilarsi
A questo punto l’Eterno lo chiama di
nuovo, per riaffidargli la missione d’
portare al mondo pagano il messaggio
della fede in un Dio unico. Signore e
Salvatore di tutti gli uomini, invitando
i «gentili» (Ninive) alla conversione
Ed avviene, ed ecco il punto dram
matico della parabola (che lo scrittore
profetizza in modo anche troppo esatto), che quando la predicazione della
buona novella sarà portata ai popoli
pagani e questi l’accoglieranno, Gionr
01 popolo d'Israele), invece di rallegrarsene e rendere gloria a Dio, piangerà, immusonito nel proprio meschino egoismo...
QUANDO LA PARABOLA
DIVENNE STORIA
Come' non pensare al terribile dramma che si realizzerà quando gli Ebrei
si scandalizzeranno che Gesù parlasse
di una salvezza per tutte le genti...
quando Pietro battezzò un pagano
(Cornelio), quando, a Gerusalemme ci
fu, oersino tra i discepoli, chi si formalizzò (Atti 11/ 3) che «Dio avesse concesso anche ai gentili il pentimento
per la vita » (Atti 11/18), quando Paolo,
che era tornato trionfante a narrare
quello che Dio aveva operato per la
conversione dei gentili (Atti 15/3) incontrò diffidenza tra i fratelli, ed ostilità, aperta e feroce, tra i membri del
suo popolo, autorità religiose in testa?
La meravigliosa parabola di Giona si
ferma a questo punto, né potremmo
chiedergli di anticipare con maggiore
precisione i fatti, o di affrontare il
grosso problema della reiezione d’Israele e della sua futura salvezza, al quale
l’apostolo Paolo dedicherà, nell’epistola ai Romani, un numero di versetti
quasi doppio di quello delTintero libro di Giona (Romani 9, 10, 11) dopo
che Gesù stesso vi si era più volte riferito indicandolo come un « segno »
per la sua generazione (Matt. 12/39-41;
16/4; Luca 11/29-32).
A questo punto, che costituisce uno
dei più drammatici interrogativi della
storia — San Paolo lo chiamava « un
mistero » — dobbiamo fermarci pure
noi. Le ultime parole di Giona sono terribili: a Dio, che gli chiede di riconsiderare la meschinità del suo egoismo,
Giona risponde; « Io ho ragione di sdegnarmi, sino alla morte ». Non una parola di più. Giona non poteva conoscere la speranza alla quale Paolo si aggrapperà per salvare la veracità delle
promesse di Dio, perché quella speranza apparterrà al « mistero » di Cristo.
Lo scrittore dell’Antico Testamento lascia Giona, tutto solo, a piangere sul1.1 collina, sotto le foglie disseccate del
suo ricino, come gli ebrei continueranno a piangere sotto il muro di Gerusalemme...
Ma, anche se questa parabola, che è
certamente la più evangelica di tutto
l’Antico Testamento, è stata scritta da
un ebreo per gli ebrei, essa ha per i
cristiani, di tutti i tempi, la sua attuale
validità che si potrebbe riassumere con
le parole di un teologo moderno, che
non hanno bisogna di commento:
« Oliando una Chiesa non è MISSIONARIA, essa è DIMISSIONARIA ».
Ernesto .Ayassot
Questa è davvero Vultiina "noterella” della
serie sulla "Bibbia non letta". Con la speranza che l’altra parte, quella volutamente omessa. sia "letta", e che il mio modestissimo contributo abbia invogliato qualcuno a riaprire
la Bibbia anche ad alcune di quelle pagine
trascurate. La ringrazio ppr l’ospitalità, salutando fraternamente Lei ed i Lettori. E. A.
J
3
12 gennaio 1973 — N. 2
pag. 3
f:
Carissimo Pastore Sonelli,
ho letto in questi giorni il suo articolo apparso su UEco-Liice del 22 dicembre u. s. e
immagino quale terribile idea si siano fatti
i suoi lettori del mio articolo a cui ella si riferisce, viste le reazioni, le illazioni e i gratuiti giudizi che ha provocato in lei. Ma poiché suppongo che i lettori del suo giornale
non conoscano il mio scritto e, per quanto da
lei informati, ignorino la dimensione esatta
della mia polemica, le sarei grato che questa
mia lettera fosse pubblicata su UEco-Luce, come era già avvenuto su L’Èco del Chìsone per
un intervento chiarificatore del pastore Ricca. Da parte mia non mancherò di far conoscere ai mìei lettori quanto ella ha scritto.
1) La sostanza del mio articolo sugli
evangelici di Francia era costituita dai problemi sollevati da quella assemblea evangelica,
da me ritenuti valida materia di confronto per
il dialogo, fortunatamente « difficile e scomodo », con esponenti dell’evangelismo locale.
Lungi da me il pensare che la Chiesa valdese
non abbia mai affrontato simili problemi. Ma
il sinodo valdese è di agosto e questa assemblea mi pareva avvenimento attuale e non
meno stimolante, soprattutto se ella, signor
pastore, tiene conto di quel documento su
<f Chiesa e Poteri », la cui risonanza ha ormai
superato i confini di quella particolare denominazione religiosa. La mia analisi positiva di
queiravvenimento avrebbe dovuto farle piacere e invece ella si adonta e vede dappertutto
una squalifica dell’evangelismo italiano, a cui
stranamente ho sempre dedicato il massimo
di attenzione e di stima.
I casi sono due : o ella ritiene che l’evangelismo italiano non ha nulla da rimproverarsi rispetto alle posizioni espresse dai riformati di Francia (soprattutto nel modo con
cui essi dialogano con i cattolici) e pertanto
il mio articolo dovrebbe se mai esserle di conforto, oppure ritiene ceh ci siano delle differenze e allora non capisco perché ella mi rimproveri di averne parlato ai miei lettori, desiderosi, come spero, di conoscere del protestantesimo qualcosa di sempre più vasto e stimolante, in relazione particolare con uno dei
temi di viva attualità che travagliano la vita
cristiana.
2) In verità nel mio artìcolo notavo alcune differenze, non certo di sostanza, ma
pur sempre significative, per quanto concer
Dikatflto ton il Dironore de "l'Eco del Chisone
II
ne i rapporti ecumenici e in modo particolare l’analisi che voi continuate a fare del cattolicesimo italiano.
Ed è qui che ho accennato a un ritardo di
maturazione (non certo a provincialismo e a
mentalità gretta come ella erroneamente mi
fa responsabile), comprendendo in questa nota l’area geografica delle nostre vallate e
quindi anche il mondo cattolico, ivi compresa quella povera entità che è il mio giornale.
Ora ciò che in quell’articolo dicevo in modo comparativo e senza affatto escludere le
pesanti responsabilità dei cattolici, vorrei precisarlo meglio ora, proprio perché ritengo che
il dialogo cattolici-valdesi debba essere difficile
e scomodo e cioè veritiero. Siamo giunti a un
passo in cui è bene valutare il cammino intrapreso in questi anni, stilare un bilancio,
abbandonare ogni tipo di strategia diplomatica o pendolare.
a) Alcuni anni fa L’Eco-Luce pubblicò un
articolo del pastore Tourn in cui sì diceva che
la chiesa cattolica pinerolese era insignificante
sia come entità sia come contributo teologico al dialogo ecumenico. Poi lo stesso cominciò ad affermare che la diocesi mirava a^ integrare le valli valdesi in una specie di area
conciliare. Sorsero timorose reazioni a certi
gesti di apertura e quasi quasi sembravate dispiaciuti dell’attenzione e della stima che
molti . cattolici tributavano . alla vostra testimonianza cristiana. Poco tempo fa avete detto e ripetuto più volte che eravate disposti a
dialogare solo con il dissenso cattolico (restringendo i confini di questa area a limiti
sempre più angusti). E adesso siete stupiti
che alla conferenza di Poppino Orlando i cattolici fossero brillantemente assenti. Ora, caro
pastore Sonelli, a parte la mia personale e
senza dubbio imperdonabile disattenzione nel
rilevare sul vostro giornale l’annuncio della
conferenza, dovuta anche all’essere stato in
quei giorni fuori sede per incontri con gruppi
giovanili cattolici della Lombardia, tenga conto che noi cattolici pinerolesi siamo per tradizione dei timidi. E può quindi succedere
talvolta di chiederci chi di noi è il più degno
di avere « il dialogo » e chi invece non ne è
degno. Tanto più che nel suo articolo apparso
poco prima anche il dissenso cattolico locale
Informazione religiosa
e opinione pubblica in italia
(segue da pag. 2)
Esperienze di élites,
iniziative settarie
Da tutto ciò il carattere elitario delle esperienze, lo spirito settario delle
iniziative, la chiusura nel ghetto di un
sociologismo di maniera; da qui ancora T’approccio illuministico alle
masse degli sfruttati, ai poveri, alla
classe operaia, la quale invece si muove lungo una linea strategica aperta
alle alleanze più ampie, anche con
ceti socialmente non « puri » dal punto di vista rivoluzionario. Il verbo calato dall’alto — retaggio di tentazioni
profetiche — non trova quindi un terleno favorevole nel corpo sociale, rimanendo così chiuso nell’orticello
contestativo dove si arricchisce sempre più di novità teoriche tanto raffinate quanto inutili e incomprensibili
alle masse. Lo stato di crisi strategica e ideale si accentua con le elezioni
politiche del maggio ’72, i cui risultati
riflettono una fase di assestamento
nei rapporti fra le classi e, nello stesso tempo, un tentativo di recupero del
ceto padronale sul movimento operaio. Le vicende della lotta di classe
fanno giustizia delle ipotesi gruppettarie del cattolicesimo del dissenso, così come dimostrano l’impraticabilità
della via cattolica alla rivoluzione (M.
P.L. di Livio Labor) in una situazione
come quella italiana dove la massa
dei cattolici subisce l’influenza della
religione cattolica romana con le scelte politiche ad essa connesse.
La lezione dei fatti
Una lezione viene dai fatti: che non
si può fare azione politica unicamente sul terreno della contestazione o
della rivoluzione culturale o religiosa.
È un terreno che ha ampiamente mostrato la corda di una natura epifenomenica e di una posizione subalterna
rispetto al terreno sociale. È stata appresa questa lezione? Mi sono dilungato a rievocare storicamente gli
aspetti politici della « disobbedienza »
cattolica perché gli erróri e le false
prospettive stentano ad essere superate, perché in qualche intervento sono emersi i segni di una logica minoritaria dura a morire, segni a volte
nascosti nelle pieghe di una difesa ad
oltranza deH’originalità del proprio
patrimonio di esperienze e ricerche
teoriche. Per il commento di queste
posizioni rimando quindi a quanto ho
già detto nelle righe precedenti. Quello che mi interessa rilevare è che complessivamente il convegno ha rifiutato
per l’oggi quelle posizioni, riproponendo in termini nuovi il problema dei
modi concreti con cui dare corpo al
necessario impegno politico del credente.
La necessità di una correzione del
tiro e di un uso più scientifico dell’analisi marxista è stata tenuta ben presente nelle due relazioni introduttive
al dibattito tenuto da padre Balducci
e da Attilio Monasta. Il primo ha fatto una critica lucida delle esperienze
del dissenso cattolico, individuandone
i punti deboli nella « predilezione del
discorso in negativo », in un discorso
« chiuso nel cerchio elitario », in una
metodologia politica caratterizzata da
« un largo abuso del linguaggio biblico applicato di schianto, senza alcuna
souplesse ». Come si vede, l’autocritica va in profondità, ma il discorso politico si ferma qui, non riuscendo (o
non volendo) addentrarsi in indicazioni precise di carattere operativo sui
modi per superare l’incertezza delle
jforme della presenza politica del credente. Più puntuale a questo riguardo
è stata la relazione di Monasta. Questi
parte dalla considerazione che il modo concreto con cui si vive la fede è
condizionato dalle dinamiche e dalle
contraddizioni profonde della realtà
contemporanea le quali sono, in ultima analisi, contraddizioni politiche.
Quindi il processo di liberazione della coscienza religiosa e morale delle
masse passa attraverso una liberazione umana, sociale e politica, più che
viceversa.
Egli individua quindi due terreni di
impegno per il credente non scindibili
ma con proprie specificità e con propria logica interna; l’uno, quello religioso, è il terreno proprio su cui lottare per una chiesa dei poveri libera
dalle incrostazioni del tempo e del
potere; l’altro, quello politico, « deve
comprendere non solo livelli ultimi e
messianici di liberazione totale dell’uomo, ma deve dire di quale uomo
si parla, cioè deve storicizzarsi, e soprattutto, deve articolarsi su livelli a
breve, medio e lungo termine ». Monasta, in sostanza, riconosce la necessità di diversi livelli di mediazione, di tappe intermedie, per l’azione
politica rivoluzionaria: è implicitamente una adesione, sia pure di massima, alla linea strategica del P.C.I.,
a cui d’altra parte attribuisce un ruolo centrale nella rivoluzione socialista
in Italia. Constatato il fallimento della linea del « traghetto », cioè del successivo distacco di formazioni progressiste dalla D.C., egli afferma la necessità di superare « il semplice cartello delle firme in calce ad un volantino, o la episodica mobilitazione barricadiera delle manifestazioni che generano il circolo vizioso lotta-repressione-lotta-repressione, ecc. ». Qccorre
invece un effettivo inserimento nelle
forze politiche, cioè nei partiti della
sinistra, nel sindacato, nel movimento, non certo come forze cattoliche,
ma per dare il contributo di quelle
esperienze di lotta che in modo originale possono essere state effettuate su
reali contraddizioni della realtà contemporanea.
A questo scopo, il ruolo che il cattolicesimo del dissenso potrebbe svolgere è quello di sottrarre alla ideologia
borghese quegli strati sociali (piccola borghesia, sud agricolo, sottoproletariato delle grandi città, proletari
immigrati, emarginati sociali) dominati da una formazione religiosa funzionale all’assetto capitalistico per recuperarli alla lotta di classe. Ma quale deve essere il ruolo che le comunità di base e le riviste del dissenso cattolico devono assegnarsi per realizzare una corrispondente rivoluzione religiosa? Quale funzione specifica devono a questo fine svolgere le riviste
stesse? Anche a queste domande il
convegno ha tentato di dare una risposta. Quale? Lo vedremo.
Giuseppe Costa
non sembrava godere dei suoi favori e la risposta di Franco Trombetto al pastore Ricca
aveva colto la sua attenzione solo in un punto
molto secondario e per via di una frase ad effetto. Tutto ciò mi lascia un pochino perplesso e le domande che vorrei rivolgerle sono
tante. Mi accontento di queste tre. Primo:
quale deve essere il vero criterio per un dialogo scomodo e sincero? Da parte mia ritengo
che l’appello al dialogo e la sua giustificazione rimanga la Parola di Dio e non altro. Tutte le volte che a decidere e a condurre il dialogo non è la Parola di Dio, ma la politica
ecclesiastica, allora abbiamo l’istituzione che
si sostituisce allo Spirito.
Dobbiamo radunarci — ed è la seconda domanda — per sentirei ripetere a ogni piè
sospinto che « noi siamo al di qua e quindi
molto lontani dalla via verso il vangelo » (come ella afferma ancora una volta), oppure
dobbiamo radunarci per lasciarci giudicare as->
sieme dalla Parola di Dio? Ritengo che per*
fedeltà alla Parola di Dio la scomodità debba
essere reciproca. La terza domanda è la piìJ
impertinente : Ella conosce veramente bene il
cattolicesimo pinerolese e, per essere più modesti, il cattolicesimo piemontese?
6) Non è la prima volta e non sarà certo
l’ultima che io ho occasione di prestare attenzione e ammirazione ai fratelli valdesi.
Rincresce però che essi non abbiano ancora
capito il motivo di fondo di tale atteggiament.j e quindi non abbiano ancora compreso
l’esatta portata spirituale e teologica che muove molti cattolici pinerolesi a intraprendere il
dialogo ecumenico.
Il motivo non è né accademico né formale.
E in effetti ella è costretta a parlare di Florit, di Siri, della Curia Romana, del Vaticano
e della Democrazia Cristiana, ma non può
travolgere in questa scia nessun prete o laico
della Chiesa pinerolese e nessun vescovo piemontese. Si direbbe che certe forze che noi
riteniamo frenanti rispetto al moto del Concilio trovino più credito presso di voi, che non
in casa nostra, come se la dialettica che travaglia il mondo cattolico sia dovuta essenzialmente a queste posizioni negative. ..Se il
cattolicesimo è tutto questo, non mi stupisco
che ella non cojiosca o dimentichi le nostre
posizioni, che, per essere posizioni « provinciali », hanno un retroterra più vasto di quanto appaia e continui ad apparire al vostro punto di osservazione. Ella, pastore Sonelli, non
ha letto e non ricorda che cosa abbiamo
scritto sulla diplomazia vaticana, allorché ci
siamo allineati sulle posizioni di Suenens e
del card. Pellegrino che vale almeno un Mons.
Guyon con cui dialogano i riformati di Francia, non conosce le nostre posizioni sul caso
don Mazzi e sul caso butte, non ha seguito le
nostre polemiche con Ton. Borra e con i vescovi italiani sulle Adi, non ha letto le nostre perplessità sui viaggi pontifici nel loro
aspetto mondano, non si è accorto delle nostre critiche alTultimo sinodo dei vescovi.
Non si è ancora accorto dopo anni di permanenza nel pinerolese come L’Eco del Chisone
abbia sempre condotto una serrata polemica
contro il potere economico e politico che ci
governa. Non ha letto le nostre critiche ad un
esponente della sinistra cattolica operante in
Val Pellice e soprattutto il nostro dissenso alTon. Donat Cattin sul problema delle Adi e
su quello dell’unità politica dei cattolici, sulla copertura offerta dalla sinistra DC al moderatismo del partito. E’ un peccato di orgoglio quello che sto commettendo, ma c’è
un’attenuante, dovendo riconoscere che molte
di queste posizioni sono state prese, grazie
anche alla presenza critica del mondo valdese,
agli anni in cui Mazzolaci e Balducci venivano a Pinerolo a dire le cose di cui ella adesso
mi rimprovera. Non le dice niente il fatto
che a Pinerolo la comunità cattolica più
avanzata possa continuare ad esistere e a
operare in piena libertà di espressione e di
azione? Una analisi un po’ più approfondita
le dovrebbe far vedere, come già molti vaidesi si sono accorti, che, a Pinerolo, accanto
ad un’area dissenziente in grave difficoltà di
comunione con la comunità intera, c’è un’altra
area che opera in comunione critica con la
comunità, ma pratica un disegno non solo di
tipo riformistico. E’ la situazione di Torino,
dove nell’area di comunione con Pellegrino
operano i preti-operai, il Foglio, comunità di
base differenziate, ma non in rottura con la
comunità diocesana, e un giornale settimanale
La Voce del Popolo dove non mancano posizioni di coraggio e di vero dissenso dal- potere. Il fatto che voi ignorate tutto questo,
mentre non è ignorato dal protestantesimo
francese l’equivalente di quel mondo cattolico, fa venire il sospetto che non la sostanza
della contestazione vi interessi, ma la formale
rottura all’interno della nostra comunità.
e) Pertanto siamo disposti ad accettare
le critiche più severe, ma desideriamo che le
distinzioni che Si fanno alTinterno della comunità valdesi, si facciano anche alTinterno
del vario e sempre più differenziato mondo
cattolico. Non vorrei infatti che in molti cattolici, veramente impegnati sulla linea della
1 riforma della Chiesa nascesse il dubbio sul! l’utilità del dialogo con i valdesi, specie con
! quel tipo di valdismo che ci continua a ri’ cordare sempre il passato e le cose contro cui
anche noi combattiamo, ma è stranamente assente quando si tratta di camminare uniti contro lo strapotere del denaro, del potere politico, della manipolazione giornalistica, della
compromissione concordataria a tutti i livelli.
Infatti una volta che ci siamo detti che io
sono col Vangelo e tu no, perché non butti
a mare il tuo vescovo anche se io mi tengo il
mio moderatore, mentre le nostre esistenze
concrete sono identiche come ebbe a dire una
volta Tullio Vinay, allora non so come possiamo esibire patenti di fedeltà e accontentarci di una libertà limitata.
3) Infine vorrei proprio dirle, caro pastore, la mia difficoltà a capire la sua posizione sul Medio Oriente. Penso che la differenza fra me e lei stia in questo; ella ritiene una
situazione realmente accaduta una piattaforma valida da cui partire per una nuova scelta
morale. Io ritengo una situazione ingiustamente avvenuta, non solo moralmente ingiusta al sua inizio ma anche dopo, e quindi, non
politicamente valida. Non capisco perché la
politica debba diventare realtà intoccabile e
l’etica l’area del possibile a partire da questa
realtà. Il realismo di Brandt non dà come
scontata la situazione attuale e infine il suo
realismo può far coppia con quello di Donat
Cattin. Ma come ella giustamente mi rimprovera, i cristiani non debbono versare incenso
né a un personaggio politico anche se non
democristiano, né al realismo politico. Dopotutto la questione tedesca è ben diversa da
quella che interessa il Medio Oriente. In Palestina non ci sono due nazioni per una terra
sola, ma c’è una terra che non è più patria
per molli, almeno fin quando Israele non si
dichiarerà disposto a trattare la questione dei
territori occupati e quindi a riconoscere patria agli arabi.
In questo e in altre cose non ha importanza
essere sulla linea del Concilio Vaticano II o
sulla linea della Riforma. Bisognerebbe, non
le pare, essere sulla linea della Croce.
Con tutto questo le confermo la mia vecchia
stima e la saluto con vera amicizia, augurandomi di incontrarla presto.
Vittorio Morero
la risposta di Alfitdo Sonelli
Torre Pellice, 3 gennaio 1973
Carissimo don Morero,
le assicuro che mi sono decìso solo con sofferenza a fare della polemica nei riguardi suoi
e di don F. Trombotto — verso i quali mi
spinge una rispettosa attenzione, pur nella divergenza di posizioni — tanto più che uscirà
presto nella collana Attualità Prostentante una
mia illustrazione del documento della Conferenza del 1° Distretto della Chiesa valdese,
nella quale cerco di rispondere ai rilievi che
lei aveva fatto al documento.
Per chiarezza rispondo alla sua lettera punto per punto.
1) Non mi dispiace affatto che « L’Eco
del Chisone » documenti i suoi lettori su quanto avviene in campo protestante. Alcune sue
puntualizzazioni, anche in occasione di Sinodi
valdesi, mi sono sembrate chiare e adatte ad
essere recepite dai lettori cattolici in modo
positivo. Tuttavia non poche affermazioni, nel
suo articolo da me criticato, suonavano come
(( squalifica dell’evangelismo italiano » o almeno di quello che si esprimeva nei recenti
dibattiti tra « L’Eco del Chisone » e a L’EcoLuce ». Lei ricorda certamente la gratifica di
« miopia divergente » che ci ha fatta nel suo
commento al documento sulTecumenismo della Conferenza Distrettuale (27 luglio 1972,
pag. 3)! Ma non voglio insìstere su queste
cose, nel momento in cui lei propone un
dialogo e non una polemica.
Che i rapporti tra cattolici e protestanti all’estero siano diversi da quelli che si stabiliscono in Italia è in buona parte vero, ma sì
devono tener presenti anche le diversità di
ambiente. Ho avuto (e non io soltanto) la sensazione che talune nostre prese di posizione di
fondo non soltanto non fossero ascoltate da
« L’Eco del Chisone », ma causassero solo una
reazione di rifiuto direi quasi ’’viscerale”. Alludo alla nostra netta opposizione al Concordato e al potere che la gerarchia cattolica si
è assicurata nei vari settori della vita sociale, politica, economica italiana. E’ un discorso
le cui radici teologiche possono sembrare remote, ma per noi dì primaria importanza.
Questa situazione non si riproduce nel nordEuropa e ciò va tenuto presente per valutare
la diversità di atteggiamenti.
2) Lei parla delle nostre chiusure, delle
nostre reazioni negative ai tentativi di aper^
tura promossi in particolare dal suo giornale.
Personalmente cerco di valutare l’ansia di ricerca che muove i cosidetti « cattolici progressisti », coloro, cioè, che hanno preso sul
serio il Concilio Vaticano II in ciò che ha
di più vivo e che — d’altra parte — si collegano a tutta una tradizione cattolica di lunga
data. Ritengo che il dialogo « difficile e scomodo » vada tentato. Ma mi rendo conto della radice della nòstra diffidenza. Qui il discorso, dovrebbe essere molto ampio. Per molti di
voi che sono seriamente impegnati, la sofferenza silenziosa di lunghi anni ha portato
alla ventata riformatrice che si è manifestata
nel Concìlio e nel post-concilio; per molti di
noi la lunga sofferenza silenziosa dì molti cattolici è stata del tutto o quasi neutralizzata
dalla pesantezza e dal potere deH’istituzìone.
Abbiamo l’impressione che il potere curiale
stia svolgendo un’azione di recupero anticonciliare, cercando prima la neutralizzazione dei
gruppi del dissenso, per poi ricondurre alla
tradizione gli altri gruppi. Abbiamo l’impressione che si sia cercato di strumentalizzare
gli evangelici in funzione di isolamento del
dissenso cattolico. Non possiamo dire che ciò
sia avvenuto nel pinerolese, ma lei può capire la nostra diffidenza. La nostra preferenza
per i cattolici del dissenso è dovuta al fatto
che in essi scorgiamo una più decisa volontà
di « obbedire a Dio piuttosto che agli uomini ».
Lei rileva che, nella risposta di Franco
Trombotto a Paolo Ricca, io ho colto soltanto
« un punto molto secondario... per via di una
frase ad effetto ». In realtà io non ho allargato il discorso, perché l’interlocutore in quel
momento era il collega Ricca. Ho ribattuto al
Trombotto non tanto la « frase ad effetto »,
ma la sconvenienza di essa, perché mi ha
molto rattristato il veder banalizzare un problema cosi delicato, con gli stessi banali argomenti con i quali si è sempre cercato di
rendere impopolare la discussione franca e
leale.
Il centro della risposta di F. Trombotto a
Paolo Ricca sulla realtà della « chiesa locale »
mi interessa moltissimo, perché si ricollega a
tendenze presenti nella chiesa cattolica da antica data e soffocate dalle infauste definizioni
della Costituzione « Pastor Aeternus » del Vaticano I sul primato e l’inffallibilità del papa.
Tento ora di rispondere ai suoi interrogativi :
I. D’accordo che « l’appello al dialogo e
la sua giustificazione rimanga la Parola di
Dio e non altro », ma come astrarre dalle parole di Paolo VI, tanto più che per i cattolici
italiani (e non soltanto per essi) la stessa Parola di Dio è — nella stragrande maggioranza — recepita soltanto attraverso quelle- E’
un grosso problema! Impegnamoci per 1 abolizione del Concordato e avremo un grosso ostacolo di meno.
II. Al suo secondo interrogativo non rispondo direttamente; penso che sia necessario
procedere per conoscenze dirette e personali,
perché soltanto così si può valutare la reale
possibilità dì comprendersi, al di fuori delle
etichette e delle catalogazioni aprioristiche.
III. E vengo alla domanda che lei definisce « più impertinente ». Non posso certo dire di conoscere pienamente il cattolicesimo
pinerolese e quello più vasto piemontese: una
maggiore conoscenza reciproca è certamente
necessaria. Ma il problema di fondo è di sapere se realmente esiste un « cattolicesimo
pinerolese » o un « cattolicesimo piemontese ».
Non glielo dico per spirito polemico, ma per
indicarle uno dei punti focali deUa nostra
diffidenza. Lei mi parla di « un’area che opera
in comunione critica con la comunità, ma pratica un dissenso non solo di tipo riformistico ».
Benché ci si debba chiedere se questa « comunione critica » è con la « comunità » oppure
con c( l'istituzione », mi creda che io sono rispettosamente attento a quest’area cattolica.
Noi valdesi non vogliamo la « rottura formale » alTinterno della chiesa cattolica; se ai
cattolici di oggi riuscisse quello che non è riuscito alla Riforma — cioè riformare dal di
dentro la chiesa cattolica — avremmo motivo
dì gioia e non di disappunto.
Siamo fortemente dubbiosi, vedendo come
stanno andando le cose, specialmente in Italia.
Le faccio solo Tesempìo dei matrimoni misti:
abbiamo cercato di metterci di buon impegno,
sostenendo anche i Focolari Misti, ma nessun
membro della nostra chiesa è riuscito ad ottenere che alla sv(a comparte cattolica fosse
data una dispensa senza dover sottoscrivere
la promessa di a fare il possibile per battezzare ed educare tutta la prole nella chiesa cattolica ». Di più c’è tutta la faccenda dell’art.
34 del Concordato e delle manovre per l’abolizione della legge sul divorzio. Lei comprende,
caro don Morero, che, con tutta la buona
volontà, si rimane con la bocca amara! E
creda pure che non ha molta rilevanza il fatto che la diocesi di Pinerolo considera possibile dare la dispensa dalla formula canonica
del matrimonio nel caso che un matrimonio
misto si celebri civilmente : è solo un correttivo delle disposizioni canoniche ad uso interno che non ci riguarda.
Lei cita molte cose apprezzabilissime del
mondo cattolico italiano recente, che mi ricordano tanti altri valori della storia più o
meno recente della chiesa cattolica. Certamente sono valori cattolici. Comprendo tutta la
gravità della sua affermazione : « si direbbe
che certe forze che noi riteniamo frenanti rispetto al moto del Concilio trovino più credito presso di voi, che non in casa nostra, come se la dialettica che travaglia il mondo cattolico sia dovuta essenzialmente a qeste posizioni negative ». Non è così almeno per
quanto mi riguarda. Ma lei comprende che
troppe volte nella storia della chiesa cattolica
quelle « forze frenanti » hanno avuto il sopravvento e quelle più vive sono state strumentalizzate dal potere al punto di risultare
non a gloria di Dio e a testimonianza delTEvangelo,, ma a sostegno della istituzione.
Lei conosce certamente le perplessità espresse
anche dal prof. Subilia circa la a nuova cattolicità del cattolicesimo » e può valutare il
senso della nostra diffidenza che non vuole in
alcun modo svalutare lo slancio di fede dì
tanti cattolici nella ricerca di obbedienza alla
Parola di Dio.
Forse il nostro discorso le appare troppo
prudente, anzi pavido e privo di uno slancio
di speranza, ma il messaggio biblico ci invita
anche al « discernimento degli spiriti ». Dobbiamo certamente ammettere di non aver fatto molto per un dialogo autentico, schivo dì
ufficialità, ma realizzato attraverso incontri
nei quali ci sì possa conoscere e parlare con
estrema franchezza e fraternità.
3) Dovrei ora chiarire la mia posizione
sul Medio Oriente, ma non credo di poter
essere più chiaro in poche righe di quanto
non sia risultato nell’intero articolo. Le diròsoltanto che il « realismo » a cui faccio appello non è il fatto che Israele occupa determinati territori : questo è solo uno degli aspetti. La mia opinione è che quei territori non
risolverebbero il problema dei profughi palestinesi e che, d’altra parte, la situazione politica locale e internazionale non lascia nessuna prospettiva di una riconquista. Lo stabilirsi di un clima di incontro, di collaborazione
e, forse dì legame politico anche più stretto
tra arabi ed israeliani — a mio modo di vedere — è meglio (oserei dire « unicamente »)
raggiungibile, se si stabilisce ora un modus
vivendi di collaborazione e di scambi economici senza condizionarli alla restituzione totale dei territori occupati e, meno ancora, aUa
distruzione dello Stato d’Istraele. Nello spazio
di una o due generazioni avverrebbe ciò che,
continuando sulla strada di oggi, non sarà
certo realizzabile. Questa è una mia opinione
che in coscienza ho dovuto esprìmere, perché
il caso della Germania (e potrei aggiungere
dell’Alto Adige, delTIstria e di molte altre situazioni storiche) mi sembra''lo stia a dimostrare. Si tratta, quindi, non di mantenere lo
status quo, ma nel modo più adatto dì superarlo per la più profonda libertà delle generazioni presenti, ma soprattutto di quelle future. Il discorso dovrebbe essere più ampio,
ma spero almeno di aver dissipato l’equivoco
più grosso.
Le riconfermo anch’io la mìa stima e il desiderio di conversare in un incontro veramente amichevole, perché sono convinto che,
nella diversità e nei limiti deUe nostre posizioni, siano soprattutto Cristo e l’Evangelo che
ci pungolano.
Alfredo Sonelli
4
pag. 4
N. 2 — 12 gennaio 1973
DALL’ABRUZZO
Il Centro evangelico
di servizio di
Villa S. Sebastiano e Tufo
Notiziario Evangelico Italiano
le chiese italiene e il coeflino vietnenvta
Mario Sbaffi, aH'ambasciatore degli
Stati Uniti in Italia, la sua ferma condanna per gli inumani bombardamenti
sul Nord Vietnam.
Il Centro evangelico di servizio di
Villa S. Sebastiano e Tufo, in un ciclostilato del 28-12-72 dà un quadro della situazione economica, sociale e politica dei piccoli centri dell’Abruzzo. Il
Centro opera presso la Chiesa Metodista di Villa S. Sebastiano (Aquila), guidata dal Pastore S. Aquilante. Il fenomeno che colpisce maggiormente questi centri è quello dello spopolamento
progressivo, dovuto a molte cause, non
ultimo il sottosviluppo culturale in cui
il cattolicesimo ha sempre tenuto la
popolazione. Il Centro si propone di
annunciare l’Evangelo che solo « può
creare nell’uomo una libertà da tutte
le pratiche religiose e superstizioni delle quali ci si serve per impedirgli di
prendere una reale consapevolezza di
se stesso e della sua situazione... ».
Il Centro ha dunque deciso di ampliare il suo lavoro: è stato organizzato un programma di dibattiti su problemi attuali, con proiezione di films
per i paesi di Villa e di Tufo. Attualmente è in corso una serie di dibattiti
sul problema della emigrazione.
A Villa continua l’attività nel campo della scuola con una « comunità
scolastica » per elementari e medie,
con trasporto da Villa a Tagliacozzo,
pasto comunitario, doposcuola, assemblee dei genitori.
Continua il lavoro della cooperativa
agricola, formata da circa cento soci
(evangelici e cattolici). Il gruppo di
servizio è composto di evangelici e
« laici »; a quelli locali si aggiungono
una decina di giovani che vengono da
Roma.
Con questo lavoro il gruppo di servizio cerca di dare una testimonianza
della propria fede in Cristo e nel Regno che viene e chiede la solidarietà
e il sostegno di tutti.
intera aperta
dei battisti fiarentiai
ai fratalii depii USA
gliamo in questo giorno essere uniti a
voi per chiedere al Signore di darci la
forza di essere fedeli a questo compito
che Egli ci ha affidato!
Firenze, Natale 1972.
La Chiesa Battista di Firenze
Il Consiglio di collegamento dei
Gruppi Femminili Evangelici in Italia
(V. Firenze 38, Roma) invita le sorelle
delle Unioni a svolgere il programma
di lavoro per il 1973 centrando l’attività sui seguenti punti:
1) Rapporti tra Chiesa e Stato.
2) Cinema, stampa, radio televisione
come strumenti di informazione e
formazione.
3) Giornata di preghiera mondiale della donna (2-3-73).
4) Importanza della informazione televisiva protestante.
Il Consiglio di collegamento è composto di: Elena Girolami e Thea Tonarelli (Battiste); Anna Nitti e Salda Rapini (Metodiste); Ade Gardiol e Lenuccla Costabel (Valdesi).
Inda Ade
Cari Fratelli nel Signore,
con profonda tristezza ed infinito
sgomento trascorriamo quest’anno il
Natale. Dopo aver sperato per alcune
settimane che la pace fosse sul punto
di essere conclusa, improvvisamente
sono ripresi i bombardamenti americani sulle città e i villaggi del Vietnam,
provocanda stragi, distruzioni e sofferenze senza numero.
Sappiamo che molti di voi condividono il nostro indignato stupore, come
pure sappiamo che la gran maggioranza delle Chiese americane piange qualche suo figlio caduto in questo inspiegabile conflitto e comprendiamo il vostro dolore.
Noi Battisti italiani siamo un piccolo
popolo di poche migliaia di credenti e
contiamo ben poco nella vita pubblica.
Ma a voi, fratelli battisti americani, il
Signore ha concesso di diventare un
grande popolo di molti milioni di credenti, la cui influenza sulla vita pubblica degli USA è incalcolabile. « A chi
molto è stato dato, molto sarà ridomandato » (Luca 12: 48). Perciò, nel
nome del Signore e di là da qualsiasi
ideologia politica, noi vi scongiuriamo
di usare tutti i mezzi a vostra disposizione per indurre il governo degli U.
S.A. a cessare i bombardamenti sul
Vietnam. Questa azione è indispensabile ed urgente, se vogliamo tutti insieme che il messaggio di Natale: « Pace
in terra fra gli uomini » abbia ancora
un minimo di credibilità fra i cittadini
di questo mondo.
Noi sappiamo per amara esperienza
che cosa significhi essere bombardati e
molti di noi portano ancora i segni nella loro vita dei bombardamenti di trent’anni fa. Non possiamo liberamente
annunziare Gesù venuto nel mondo per
portare la sua pace, mentre tanta sofferenza viene ancora provocata da mano d’uomo.
Facciamo appello, quindi, a tutti voi,
e in modo particolare a quanti fra voi
occupano posti importanti nella vita
pubblica, ai predicatori, agli evangelisti, soprattutto a quelli che hanno la
possibilità di parlare agli uomini di
governo, perché si adoperino — nel nome di Cristo — a por fine alle azioni
di bombardamento. La Chiesa è posta
in questo mondo come una sentinella
(Ezechiele 33): se tace quando il male
è troppo evidente, il Signore le chiede,
rà conto del sangue versato. Perciò vo
Un docimento
projniKso dalla chiesa
battista di Caserta
L’angoscia e lo sgomento hanno preso il posto della speranza. Altri bambini, altre donne, molti altri uomini moriranno ancora nel Vietnam; molti altri piangeranno per tutti gli anni che
sopravvivergnno ancora, tutti sacrificati sull’altare della pretesa superiorità della Way of life americana, in realtà dall’imperialismo, banditesco e assassino, dei grossi interessi degli indutriali della guerra, sostenitori elettorali di Nixon.
Noi siamo nel numero degli ingenui
vergognosamente ingannati dal cristiano Nixon, che « giurava con intenti di
frode» (Salmo 24) la pace vicina.
Come cristiani gridiamo la nostra
vergogna perché il cristiano Nixon, che
ha come consigliere il predicatore Billy Graham, considera prioritari gli interessi della parte peggiore degli Stati
Uniti di fronte al dramma della sopravvivenza d’un intero popolo.
Noi gridiamo a quel Dio che « confonde ì superbi e dà grazia agli umili »
perché Nixon sia confuso, i suoi piani
di violenza, di ricatto e di sopraffazio
iiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
OBIEZIONE DI COSCIENZA
“Non sono disposto ad uccidere
99
Come fare domanda per
militari quali sono i loro
to diversi obiettori sono
il servizio « civile » - Perché non si chiede invece ai
« profondi convincimenti morali o religiosi »? - Intanancora in carcere.
A seguito della nuova legge votata
dal parlamento italiano sulla possibilità (punita e discriminante) da parte
dei giovani di leva di sostituire al servizio militare quello civile, di otto mesi più lungo, e sempre alle dipendenze
del ministero della difesa, essi possono inoltrare ai rispettivi distretti la relativa domanda. Nel caso del primo
scaglione 1953 (e aggregati), essi devono fare domanda entro il 29 gennaio
ed il ministro dovrà accettarla o rifiutarla entro 30 giorni (altrimenti si riterrà accolta). Nel frattempo, qualunque azione per precedenti « reati » militari « determinati da obiezione di coscienza » deve essere sospesa.
A questo proposito nei giorni scorsi
due deputati del p.s.i. hanno fatto una
interrogazione al capo del governo e
al ministro della difesa sul fatto che
alcuni obiettori siano ancora detenuti.
Non solo, ma hanno anche denunciato l’atteggiamento di alcune procure
militari, fra cui quella di Torino che,
sostituendosi al ministero della difesa « si ostinano a mantenere in carcere cittadini nei confronti dei quali non
esiste, perché sospesa, azione penale »
compiendo in tal modo un « grave attentato ai princìpi delle libertà personali ».
Già ci siamo intrattenuti in varie occasioni su queste stesse pagine indicando e denunciando le varie lacune e
le omissioni di questa legge che riduce l’obiezione di coscienza ad un puro
fatto di convincimento ideale ed
astratto, personale ed isolato dal contesto socio-politico in cui il cittadino
vive. Proprio per questo motivo probabilmente una parte degli obiettori,
rifiutando detta legge, torneranno (o
continueranno a rimanere) in carcere.
Per iniziativa di alcuni obiettorii fra
cui Cicciomessere, Boccio ed altri, è in
corso di costituzione una Lega italiana
degli obiettori di coscienza (federata
a’ Partito radicale, al Movimento nonviolento, alla War Resisters’ International ed al Servizio civile internazionale) per informare i detenuti militari sui loro diritti e sulle complesse
possibilità che la legge attuale apre
per la loro liberazione.
Il partito radicale, che è il movimento politico che più si è battuto e si
batte per un vero riconoscimento dell’obiezione di coscienza e contro il militarismo, ha preparato e diffuso una
bozza per la domanda di ammissione
al servizio alternativo, che riportiamo
qui sotto. Come si noterà, in questo
scritto si fa un particolare richiamo
alle diverse motivazioni che possono
indurre una nazione a far la guerra,
« si chiami essa difesa o conquista ».
Un drammatico esempio ci sta dinnanzi; quello dei criminosi bombardamenti aerei americani in Vietnam,
bombardamenti che, mentre scriviamo, proseguono terrificanti ancora
sotto il 20« parallelo con buona pace
di (quasi) tutti, come se sotto quella
linea immaginaria non si ammazzassero persone e non si distruggessero
villaggi! Tutti noi abbiamo letto sui
giornali o sentito alla televisione che
questi bombardamenti sono stati motivati dalla Casa bianca come « difesa »
da... preparativi di attacco di Hanoi.
Anche volendo prender per buona questa scusa, il concetto di « difesa » viene in tal modo a crollare miseramente. Quando mai si è visto che un individuo, per difendersi, vada in casa
d’altri (per di più magari a notevoli
distanze) a sfasciare tutto? Ma, si sa,
una cosa è la morale individuale ed
un’altra quella delle nazioni.
Non dello stesso parere è stato il
governo italiano il quale, per bocca
del .suo ministro degli esteri — di fronte ad una reazione mondiale unanime
e indignata — si è detto « emozionato » e « preoccupato » per il massacro.
Lo ricordino i giovani che stanno per
andare alle armi e non dimentichino
che queste azioni criminose vengono
dalla nazione-guida del Patto atlantico,
cui l’Italia è sottomessa con tutte le
alee che essa comporta.
Roberto Peyrot
suH’obiezione di coscienza approvata il 14 dicembre 1972.
Dichiaro non solo di essere contrario, in linea di principio e per imprescindibili motivi
di coscienza, all’uso personale delle armi, in
ogni circostanza, ma ancor più al loro uso
organizzato istituzionalizzalo, collettivo e legale; in qualsiasi conflitto, civile o internazionale e con qualsiasi occasione o pretesto, che
si chiamino impero o repubblica, difesa o conquista.
La violenza delle istituzioni mi appare più
grave di quella delle per.sone, che pure condanno: quella degli eserciti, di tutte la più
inaccettabile, perché estrema e irreparabile
nella sua destinazione, antidemocratica e incivile più di ogni altra per la sua struttura.
Dichiaro inoltre che la mia concezione generale della vita, se ne ho guadagnata una;
che i miei profondi convincimenti religiosi o
filosofici o morali, ove io ne abbia e quali
che essi in tal caso siano, non riguardano né
ministro, né commùssioni. né istituzioni di
sorta. Sono io l’unico responsabile e giudice
della possibilità e dell’opporlunilà di esprimerli. come di scegliere gli interlocutori che voglio per i miei dialoghi umani. Lo Stato,
per la sua stessa ideologia e per la sua stessa
Costituzione, può solamente vagliare e giudicare i miei comportamenti eventualmente delittuosi; mai i miei pensieri, la mia coscienza,
contro la mia volontà. Ed è semmai a chi è
disposto ad imparare ad uccidere ed a essere
ucciso, a ohi pretende di imporglielo e insegnarglielo, che dovrebbe esser chiesto quali
mai siano i loro ’’profondi” convincimenti
morali, religiosi, filosofici. Comunque non a
noi; anche perché non lo consentiamo.
Chiedo dunque, in conformità alla Costituzione, alla convenzione europea dei diritti
dell’uomo, alla legge di svolgere un servizio
civile alternativo a quello militare, dichiarandomi obiettore di coscienza e professando
con forza il carattere pienamente ’’politico”
della mia obiezione, proprio per le necessarie,
indubitabili premesse, implicazioni e conseguenze morali che ciò comporta e prova ».
Firmato : ....
Come fare la domanda
Al Distretto militare di...
« Chiedo di prestare il servizio civile alternato a quello militare previsto dalla legge
Alla redazione di questo numero hanno
coUaborato Piero Bensi. Lalla Conte.
Amalia Geymet. Teofilo Pons. Elsa e
Speranza Tron. Dario Varese.
ne vanificati, e il popolo del Vietnam
possa trovare la pace per cui legittimamente combatte con speranza da più
di venti anni, non la pace di Nixon!
Ecco il testo, dej telegramma: «Federazione Chiese Evangeliche in Italia
esprime indignata condanna per massicci et inumani bombardamenti su
Nord Vietnam ordinati da presidente
Stati Uniti contro ogni logica cristiana
perseguimento pace ».
Caro direttore.
Le inviamo questo documento con
preghiera di pubblicazione sul prossimo numero del suo giornale.
Tale documento, che è stato inviato
anche all'Ambasciata degli U.S.A. in
Italia, intende essere la testimonianza
pubblica d'una condanna che in quanto cristiani evangelici sentiamo nascere dal profondo della nostra coscienza
di credenti. Se infatti la nostra coscienza non ci serve a discemere queste cose, a cosa mai ci servirà?
Gli Stati Uniti, come nazione che
"confida in Dio'” (ricordiamo la frase
"In God We Trust" che compare sui
soldi di quel paese!), hanno ormai colmato la misura. E "la scure — come
dice la Parola — è ormai messa alla
radice" per svellere e per abbattere un
impero costruito sulla violenza. Il Signore abbia pietà di loro.
Fraternamente
la Chiesa Evangelica Battista
di Caserta
Giovanni Traettino, pastore Chiesa
Evangelica Battista, Caserta; Massimo
Bubboli, direttore Casa C.A.R.E.S., Reggello (Firenze); Vincenzo /zzo, pastore
Chiesa Evangelica del Nazareno, Torre
Annunziata (Napoli); Teresa Riccio,
membro id. id.; Umberto Delle Donne,
pastore Chiesa Evangelica, Pozzuoli
(Napoli); Roberto Richiello, membro
Chiesa Evangelica Battista, S. Giorgio
a Cremano (Napoli); Giorgia Richiello,
id. id.; Giuseppe Centanni, diacono
Chiesa Evangelica Battista, Caserta;
Michele Abate, membro id. id.; Angelo
Napolitano, id. id.; Michele Lecere, id.
id.; Saverio Negro, diacono id. id,;
Luigi Ronca, id. id.; Antonietta De Biasio, id. id.; Michele Ronca, id. id.; Salvatore Napolitano, id. id.; Marco Cefariello, pastore Chiesa Evangelica
Battista, Avellino; Giuseppe LuUch, pastore Chiesa Evangelica Cristiana, Rovigo; Carmine Varriale, membro Chiesa Evangelica, Pozzuoli (Napoli); Salvatore Strusciolo, id. id.; Raffaele Fieno, id. id.; Vincenzo Di Spiezio, id. id.;
Antonio Di Spiezio, id. id.; Vittorio
Serra, id. id.
Qui sopra sono i primi firmatari; le
sottoscrizioni continuano presso il seguente indirizzo: Chiesa Evangelica
Battista, Via Napoli, 27 - 81100 Caserta.
Perquisita ad Agrigento
la casa pastorale,
sede del
Centro di documentazione
Ferma condanna della FCEI
Roma, 30 dicembre 1972 (Nev) - La
Federazione delle Chiese Evangeliche
in Italia ha espresso, in un telegramma inviato dal suo presidente, pastore
Ad Agrigento, diretto dal past. Mario Berutti con alcuni collaboratori, opera un « Centro
di documentazione » di cui si è parlato anche
recentemente, durante la vicenda del "confino
politico" imposto a Lorenzo Barbera, il leader
delle popolazioni del Belice. La casa del past.
Berutti e sede del Centro, nella notte tra il 15
e il 16 dicembre, è stata perquisita dalla polizia. Poche ore prima nella locale questura era
esplosa una bomba carta, e con rapidità erano
stati spiccati dalla magistratura parecchi mandati di perquisizione nei confronti di membri
notori o sospetti di organizzazioni delia sinistra
extraparlamentare ( la destra non è stata disturbata). Il past. Berutti, in quel momento assente,
era indicato, nella motivazione della perquisizione, come « sospetto aderente a Lotta Continua ».
Tre agenti della polizia giudiziaria hanno sequestrato (e poi restituito) copie di bollettini dì vari centri di documentazione di Milano, Torino e
Agrigento e di una circolare FGEI calabro-sicula ;
è stato invece trattenuto un volantino antimilitarista, alTesame per un eventuale procedimento.
Non abbiamo affatto simpatie per le istigazioni alla rivolta e alla violenza spesso espresse
a voce e con la stampa da alcune organizzazioni extraparlamentari. Ma ribadiamo la più ferma opposizione al perseguimento legale dei
« reati di opinione » : ai rappresentanti della
legge spetta perseguire gli atti, non le idee;
tanto più quando si tratta di « sospetti ».
g. c.
COLLEGIO VALDESE E SCUOLA LATINA
Cicli di lezioni
e conferenze
teologiche
In accordo con la Commissione del Distretto siamo lieti di poter comunicare il programma completo dei cicli di lezioni teologiche che i professori della Facoltà Valdese di Roma terranno a Torre Pellice nel quadro delle attività
« esterne » del Collegio. Come è noto un ciclo è già stato svolto dal Prof. J. A.
SoGGiN nell’ottobre scorso sui Libri sapienziali dell’Antico Testamento: mentre
ringraziamo ancora l’oratore per la sua apprezzata collaborazione conclusa con
la conferenza sul messaggio dei Profeti, di estremo interesse attuale, ci scusiamo se solo ora possiamo dare notizia dell’ulteriore programma.
I — 21 gennaio - 28 gennaio 1973
Pastore Dott. Renzo Bertalot
Lezioni pubbliche e serali:
22 gennaio: L’Evangelo Sociale:
23 gennaio: L’Evangelo Sociale:
24 gennaio: L’Evangelo Sociale:
25 gennaio: L’agire di Dio nel mondo
26 gennaio: Verso una nuova umanità.
Conferenze:
il movimento
l’azione politica
la sede della Comunità
28 gennaio pomeriggio: La Bibbia oggi: un ritorno essenziale.
Il Pastore Bertalot, in accordo con i Presidi di Torre Pellice e di Pomaretto
terrà alcune lezioni agli studenti delle Scuole Medie e del Ginnasio-Liceo e predicherà a Villar Perosa la domenica 21 gennaio e a Luserna San Giovanni la domenica 28 gennaio.
il — 25 marzo - 1 aprile 1973
Prof. Bruno Corsani
Lezioni pubbliche serali
26 marzo-30 marzo: Lezioni e esercitazioni sull’Epistola ai Romani.
Conferenza:
1° aprile, pomeriggio: La sorte di Israele nelTEpistola ai Romani.
Come di consueto verranno tenute lezioni agli studenti e due prediche in
chiese di cui si darà, indicazione a tempo debito.
Ili — 29 aprile - 6 maggio 1973
Prof. Valdo Vinay
Lezioni pubbliche serali:
30 aprile - 5 maggio: Catechetica: Come insegnare oggi la parola dei profeti
e degli apostoli (6 lezioni con esercitazioni).
Conferenza:
6 maggio, pomeriggio: Il compito permanente della Riforma per il mondo di
domani.
Lezioni agli studenti e predicazioni secondo indicazioni che verranno tempestivamente date.
Per rendere più organico il servizio che con fatica non indifferente i Professori della Facoltà di Teologia offrono alle persone impegnate delle Valli, viene proposta quest’anno la seguente novità: Costituire un gruppo che si impegni
a seguire in modo sistematico i corsi (o uno o l’altro dei corsi), iscrivendosi regolarmente e partecipando alle eventuali esercitazioni. In particolare l’appello
è rivolto ai predicatori laici, ai monitori, ai professori e ai maestri e in genere
alle persone impegnate nelle attività della Chiesa. Si ritiene in tal modo possibile che quanto verrà detto dagli oratori possa essere travasato in qualche
misura nelle Comunità, con un arricchimento spirituale indiscutibile per molti,
fi altresì chiaro che, accanto a coloro che intendono partecipare in modo diretto a queste lezioni, sarà benvenuto tutto il fedele pubblico che per motivazioni
varie non può prendere un impegno a carattere continuativo e che tuttavia è
vivamente interessato agli argomenti che verranno trattati.
Le adesioni a quanto qui sopra esposto possono essere date sia presso il Collegio di Torre Pellice che presso la Scuola Latina di Pomaretto oppure rivolgendosi alle seguenti persone:
Signora Enrica Benech e sig. Dino Gardiol, tei. 90243 per la zona di Luserna
San Giovenni.
Signor Aldo Varese, tei. 91472 e Prof. Donini, tei. 91862 per la zona di Torre
Pellice.
— Prof. Amalia Geymet per la Valle Germanasca.
Ci auguriamo che questo programma offerto dai professori della Facoltà
di Teologia, in accordo con il Collegio e la Commissione Distrettuale possa essere seguito pn interesse e profitto da molti.
Gli avvisi per i Corsi verranno ripetuti, in modo da dare loro la massima
diffusione.
Il Comitato del C.V. e S.L.
À
5
^'•■12 gennaio 1973 — N. 2
pag. 5
:iA GRANDE FAMIGLIA DELLA C.E.V.A.A.
■ ^ Che rilevanza ha, per le
cemunità valdesi, la deeltio*
ne del Sinodo 1971 di aderire alla Comunità Evangelica
di Azione Apostolica (CÉVÀÀ), erede ormai maggìoren
ne e matura dell'opera della Società delle Missioni Evan
geliche di Parigi? Sono coscienti del significato del pas
so, che ci ha portato da una situazione nella quale de
missionari, in modo personale, si impegnavano in que
sto campo, a una situazione nuova, nella quale la no
LA CHIESA E LA SUA MISSIONE NEL MONDO
stra Chiesa Valdese in quanto tale è organicamente inserita in una comunità interdenominazionale, internazionale
e interrazziale, che nel suo insieme si riconosce investita
dal Signore deH'ampia e complessa vocazione missionaria? Un primo passo è quello di imparare a conoscerci, fra
membri della stessa Comunità. 11 pastore Roberto Coisson
ci presenta la Chiesa unita dello Zambia, nostra sorella e
compagna d'opera. ^ Nell'Africa australe, il problema
dell'unità delle Chiese evangeliche è particolarmente urgente, per molteplici motivi spirituali e pratici, ma anche
difficile, per motivi storici razziali, linguistici. ^ Si profila un nuovo « Congresso suirevangelizzazione », soste
nute in forte misura, ma non
esclusivamente, dall'erganizzaziene Billy Graham ; m ne
può discutere l'impestaziene,
ma di chi la responsabilità, se la passione evangelizzatrice si ritrova oggi quasi esclusivamente in queste settore
dello schieramento cristiano? La CEE sarà un club di
ricchi e una cemunità di popoli aperti alle urgenti esigenze dei poveri? Approvando l'ingresso della Gran Bretagna nella CEE, il Sinodo anglicane pene l'interrogativo.
La Chiesa Unita dello Zambia
Fra le chiese che collaborano nell’ambito della Comunità Evangelica di
^ione Apostolica, figura la Chiesa
Unita dello Zambia, che, più di tutte le
altre, ha avuto contatti continui colla
'Chiesa Valdese, poiché ne fa parte
E^-quella che nei nostri ambienti è stata
r.^ conosciuta per quasi un secolo, come
J’ -la Missione dello Zambesi e poi la
Chiesa dello Zambesi, e 21 missionari
valdesi, più due di origine valdese hanno collaborato alla sua fondazione (ve¿di l’opuscolo del 17 febbraio 1963 edito
^dalla Società di Studi Valdesi). In quelito articolo non ci occuperemo della
‘^storia di questa missione, (chi volesse
^conoscerla la troverà nel mio libro « Il
Popolo del Fiume, pubblicato dalla
’Claudiana nel 1956), ma della Chiesa
;^^i“Unita, della sua breve storia e della
■^H,;sua situazione attuale.
pio nel presbiterio del Nord, erano 15
nel 1960, e soltanto 3 nel 1970.
Origine
1
Preparazione
dei pastori
Essa è il risultato della unione delle chiese fondate nello Zambia, (allora conosciuto col nome di Rhodesia
del Nord) dalle seguenti società missionarie: Società delle Missioni di Parigi, Società delle Missioni di Londra,
•(da poco diventato il Dipartimento
missionario delle Chiese Congregazionaliste Britanniche) Missione della
’Chiesa Scozzese, Missione Metodista.
Dopo essere diventate indipendenti
dalle società fondatrici le chiese locali, (non usiamo qui il termine « indi_gene » perché contano un certo numero di membri non africani, europei e
-asiatici), hanno costituito il 16 gennaio 1965 la Chiesa Unita dello Zambia, che copre tutto il territorio nazionale, eccetto la provincia orientale, do“ve opera la missione di una delle Chiese Riformate dell'Africa del Sud, che
Ila risposto negativamente all’invito di
nnirsi alle altre chiese evangeliche.
E però interessante notare che negli anni 30, una prima azione comune
fu imposta alle chiese evangeliche dello Zambia dalle autorità responsabili
dell’organizzazione delle prime miniere di rame nel Nord del paese. Di fronte alla esistenza di larghi raggruppamenti di minatori, i quali, contrariamente alla prassi allora in vigore nelle miniere dell’Africa del Sud, erano
stati autorizzati a portare con sé le
famiglie, le Missioni chiesero di potere operare nei « compounds » controllati dalle società minerarie. Fu loro risposto che sarebbero ammesse e il lo. TO lavoro facilitato, a condizione che
: operassero assieme, sotto una sola organizzazione. Fu allora fondata la
« Missione Unita della Copperbelt »
i(« Cintura del rame», nome ufficiale
. della regione), con un segretario esecutivo responsabile dell’opera di tutti i
missionari e pastori indigeni all’opera
nei compounds ». II centro amministrativo fu stabilito a Mindolo, che
. più tardi è diventato un centro ecu^ menico che organizza dei corsi di for; mazione e aggiornamento aperto a
tutte le chiese dell’Africa Centro Mei ridionale. Da questo embrione di Chiesa Unita è nata la Chiesa Unita dello
Zambia.
7 Presbiteri
Il processo di integrazione, secondo
. le linee stabilite dalla Costituzione,
procede regolarmente, seppure lentamente, poiché si tratta di fondere in
una sola organizzazione due chiese di
: tipo presbiteriano, una metodista e
una congregazionalista. Anche se nes. suna di esse aveva raggiunto i 100 anni di esistenza quando venne loro concessa l’autonomia, alcune delle forme
tradizionali introdotte dai missionari
europei sono già radicate abbastanza
. profondamente nelle comunità, e ci
Vorrà almeno una generazione prima
che la loro integrazione in una sola
chiesa sia un fatto compiuto, e non
. soltanto amministrativamente. Infatti
perché questo avvenga, i membri di
i, questa chiesa unita, devono pure superare i preconcetti tribali ancora tanto vivaci nelle popolazioni africane.
La Chiesa Unita comprende 7 presbiteri, ognuno col suo sinodo regionale, che coincidono press’a poco colle Provincie amministrative del governo. C’è un sinodo generale composto
. dai delegati dei presbiteri, con un ese: cutivo centrale che coordina l'attività
dei presbiteri, lasciando loro una indi’ Pendenza abbastanza larga. I presbi; teri sono divisi in circuiti (o distretti), composti da un numero variabile
' di comunità, con le relative diaspore,
pai dati statistici poco completi che
no potuto avere, risulta che i 33 distretti sono curati da 50 pastori indigeni, 21 pastori europei e 10 evangelisti indigeni. I pastori emeriti sono 4
mffigeni, 1 europeo (altri pastori europei emeriti sono tornati in patria e
quindi non sono più alle dipendenze
della Chiesa Unita). In linea generale
tl numero dei castori provenienti dall’estero è in diminuzione. Per esem
Un primo grosso problema che confronta la Chiesa Unita, come tutte le
chiese del Terzo Mondo, è quello della preparazione dei pastori e dei laici.
Il livello intellettuale dei pastori varia da un presbiterio all’altro. In uno
non ci sono evangelisti, ma tutti coloro che dopo un breve corso sono stati assunti dalla chiesa e incaricati di
dirigere una comunità sono stati consacrati pastori, in altri invece la consacrazione non è stata data che a coloro che avevano frequentato una
scuola pastorale o di teologia, ed accanto a loro operano degli evangelisti
con un livello di studi inferiore.
La chiesa ha ora una scuola di teologia a Mindolo, affidata a un decano
africano e due professori europei. Il
numero degli alunni è in aumento. I
nuovi iscritti furono 2 nel 1970, 4 nel
1971, e 6 nel 1972, e già ci sono parecchie domande di ammissione in sospeso. L’accento della preparazione è
posto decisamente sulla pratica del
ministero, e accanto alle lezioni accademiche, gli studenti partecipano regolarmente alle attività delle chiese
locali, evangelizzazione, predicazione,
catechesi, scuole domenicali, gruppi
giovanili ecc... E anche previsto un
corso sulla manutenzione delle automobili e degli stabili di cui i futuri
pastori avranno la responsabilità. Per
alcuni elementi più particolarmente
capaci, sono previsti degli studi complementari all’estero, in Africa, Inghilterra e America.
I laici
Come nel mondo intero vi è nello
Zambia una continua emigrazione di
contadini verso le città, e in molte regioni piccoli gruppi di cristiani che
erano stati creati mediante regolari
campagne di evangelizzazione, e per
l’influenza delle scuole elementari rurali dirette dai missionari, spariscono gradatamente, mentre le comunità
cittadine aumentano rapidamente. La
Chiesa tende quindi a concentrarvi i
suoi pastori, e ad affidare sempre più
l’opera nelle campagne a dei pastori
a mezzo tempo, o a dei laici.
Acquista così una grande importanza la preparazione dei laici, che viene
organizzata su base presbiterale e due
fatti mostrano che tale preparazione
è presa sul serio. Un presbiterio ha
dato la possibilità ad un pastore africano di dedicare tutto il suo tempo a
questo lavoro, ed egli presiede regolarmente dei corsi per laici in 6 località diverse. Un altro prevede dei corsi regolari ad un solo centro e ha incluso nel suo bilancio L. 1.665.000 a
questo scopo.
I culti
Sono generalmente assai bene frequentati, particolarmente nelle città.
In tutti i centri principali sono previsti dei culti in inglese e in una, due o
tre lingue africane, a seconda della
forza numerica delle varie tribù presenti. Ma c’è un fatto curioso: se un
africano ha una conoscenza sufficente
dell’inglese, preferirà partecipare al
culto in quella lingua, piuttosto che in
un’altra lingua africana, anche se la
capisce. In quelle condizioni è comprensibile che un missionario all’opera in una città zambiana commenti:
« Ci sono relazioni amichevoli fra i
nostri membri di chiesa, ma nessuna
amicizia (there is friendliness but no
friendship). È questo uno stato di cose che verrà superato gradualmente
per la potenza dello Spirito Santo, ed
allora ci sarà veramente nello Zambia
una Chiesa Unita ».
I giovani
Le scuole domenicali funzionano
ovunque e sembra in modo soddisfacente. Almeno è quanto risulta dal fatto seguente: una signorina inglese,
specialista delle scuole domenicali, assunta al suo servizio dalla Chiesa Unita, dopo un soggiorno relativamente
breve, durante il quale ha curato la
preparazione di un programma e di
un manuale, ha dichiarato partendo,
che ormai la sua presenza era inutile,
perché ci sono nella Chiesa Unita elementi sufficienti e capaci di mandare
avanti questo insegnamento.
Anche il lavoro presso la gioventù è
portato avanti energicamente, particolarmente nelle scuole secondarie e nell’Università di Lusaka. Nella città di
Livingstone, per esempio, è stato formato un « club » di giovani che conta 90 iscritti e una presenza alle riunioni mai inferiore ai 70. Il moderatore del presbiterio dell’ovest, (ex mis
sione dello Zambesi) rrii ha scritto ultimamente che molti ragazzi e ragazze delle scuole secondarie e cattoliche
della capitale provinciale Mongu, vengono spontaneamente ai corsi di catechismo della chiesa ».
L’impressione che danno i resoconti
dei vari presbiteri, non è certo quella
di una chiesa ripiegata su sé stessa,
ma di comunità animate da una tenace volontà di andare avanti, anche se
le difficoltà e gli ostacoli da superare
sono numerosi e reali.
Opere sociali
Uno dei problemi che le chiese che
costituiscono la Chiesa Unita hanno
dovuto risolvere al momento in cui
sono diventate indipendenti, è quello
delle opere sociali fondate dalle missioni, e dipendenti largamente da personale e finanziamenti di origine europea. La linea di azione adottata e lungo la quale continua a muoversi la
Chiesa Unita è stata la seguente:
1. Cedere al governo tutte le scuole elementari.
2. Mantenere 2 scuole secondarie
femminili, una maschile, e una mista,
e due importanti scuole normali per
maestri elementari, essendo inteso che
la chiesa fornirebbe il personale e ne
assumerebbe la direzione, ma che i
fondi necessari sarebbero forniti dal
governo.
3. Mantenere tre ospedali e un certo numero di ambulatori, di cui la
Chiesa assicurerebbe il funzionamento e il governo interamente o in gran
parte il finanziamento.
4. Fornire occasionalmente del
personale europeo medicalmente qualificato a istituzioni governative per
periodi più o meno lunghi. Per esempio attualmente due infermiere della
Chiesa Unita collaborano con un dottore governativo in una scuola provinciale per infermiere africane.
E evidente che queste sono tutte soluzioni provvisorie, possibili in un clima di fraterna collaborazione fra chiesa e governo, favorito dal fatto che il
presidente della repubblica, Dr. K.
Kaunda, è membro della Chiesa Unita.
È interessante notare ciò che mi ha
scritto il moderatore del presbiterio,
dell’ovest: « Molti dei maestri elementari che al momento del passaggio delle loro scuole al governo, si erano staccati dalla chiesa, sono ora tornati a
noi, e si occupano volontariamente dei
gruppi di cristiani isolati. Senza di loro, in tanti luoghi non ci sarebbero
né culti né studi biblici, né scuole domenicali ».
I profughi
La chiesa si è pure preoccupata dell’assistenza spirituale ai profughi che
dall’Angola si sono rifugiati nello Zambia. Ho avuto in mano il resoconto
che il pastore Cui Subilia (che anni fa
visitò parecchie comunità delle valli),
ha presentato alle autorità della Chiesa, dopo aver visitato nel febbraio '72
alcuni dei campi organizzati dal governo per accoglierli al loro arrivo, e dove stanno per un tempo prima che
possano essere sistemati definitivamente.
Materialmente l’organizzazione dei
campi è molto efficiente. I rifugiati sono raggruppati in villaggi, ognuno con due o tre capi eletti da loro
stessi. Hanno costruito capanne, e anche alcune case in mattoni non cotti.
Possono allevare pollame,, conigli e
anche qualche mucca, e hanno tutti un
po’ di terreno coltivabile a disposizione. Ricevono regolarmente razioni di
farina, che pagano con una giornata
di lavoro alla settimana.
C’erano in febbraio nei campi visitati circa 5.000 persone, ma il governo pensava trasferirne più della metà
in altre regioni dove c’è terreno a disposizione, in modo che ogni famiglia
possa diventare indipendente economicamente.
Ci sono ambulatori e scuole in numero sufficiente.
I cristiani evangelici, che sono abbastanza numerosi, poiché nell’Angola
la repressione è stata particolarmente
crudele nei loro riguardi, si sono organizzati in comunità sotto la guida
di un pastore africano e parecchi anziani. Hanno costruito una cappella,
che può contenere 200 persone, senza
aiuto dall’esterno, se non un’offerta di
L. 10.250. Sono visitati regolarmente
dai responsabili di una missione della
Chiesa dei Fratelli che si trova nella
regione. Il pastore Subilia conclude
parlando del culto celebrato con una
settantina di rifugiati. « E stato uno
dei culti più commoventi ai quali io
abbia mai assistito, in una atmosfera
di umiltà e di fede. Era già quasi sera
quando decisi di partire, ma mi dissero di aspettare. Pensai che forse volevano presentarmi qualche lagnanza,
o una richiesta di aiuto... nemmeno
per sogno! Avevano mandato alcuni
giovani a dar la caccia a un grosso
gallo che volevano regalarmi... sebbene fossero cosi poveri! ».
Questa presentazione della Chiesa
Unita dello Zambia è piuttosto frammentaria, e me ne scuso, ma spero poterla completare a misura che riceverò altre notizie dai colleghi che sono
all’opera laggiù, fra cui la signorina
Laura Nisbet, e la dottoressa Olga Villa di Torino, e cogliamo l’occasione
per mandare loro un augurio e un pensiero fraterno, come pure a tutti i loro colleghi.
Roberto Coisson
NELL’AFRICA AUSTRALE
Unione fra congrenazionalisti
e discepoli di Cristo
Pretoria (spr) - Una fusione, una decisione molto netta di restare nel CEC
e l’adozione di una proposta di conversazioni a quattro in vista di un’unione
questi i fatti di rilievo deH’assemlilea
1972 della Chiesa congregazionalista
unita dell’Africa australe, a Pretoria.
Nel culto d’apertura è stata suggellata l’unione di questa Chiesa con l’Associazione sud africana dei Discepoli di
Cristo, dopo cinque anni di negoziati.
Un passo avanti verso una più completa unità delle Chiese neH’Africa australe.
Fra coloro che hanno formulato voti
per la nuova Chiesa, che si chiamerà Chiesa unita congregazionalista dell’Africa australe, il past. Solomon Lediga, della Chiesa presbiteriana dell’Africa australe, ha dichiarato: «Dimostrate che può attuarsi un’unione,
mentre noi parliamo, parliamo... per
non dire nulla ».
I delegati all'assemblea hanno pure
accettato proposte tendenti a ricercare, entro il 1975, una base d'unione con
le tre Chiese presbiteriane dell’Africa
australe: la Chiesa presbiteriana dell’Africa australe, la Chiesa presbiteriana bantu e la Chiesa presbiteriana
tsonga.
Dopo una discussione animata l’assemblea si è pure pronunciata a favore
del mantenimento dell’appartenenza
al CEC: con 257 voti e un solo no i
delegati hanno affermato che la prosecuzione del dialogo con il CEC era essenziale. L’assemblea votava una risoluzione sul ruolo importante che il
CEC ha nell’Africa e in tutto il mondo, nella quale si approva in particola
re il lavoro compiuto dal CEC per lo
sviluppo e per la comprensione a livello umano ed ecumenico.
La Chiesa unita congregazionalista
deH’Africa australe, che conta oltre
120.()00 membri, è non soltanto plurirazziale, ma plurinazionale, avendo comunità in Namibia, Bots'wana, Rhodesia, Mozambico oltre che nella Repubblica sudafricana.
...ma i presbiteriani
bantù rinviane
Gillespie {spr) - La Chiesa presbiteriana bantu ha votato contro l’unione
con le altre due Chiese presbiteriane
dell’Africa australe, prevista per il ’73:
con 56 voti contro 34 l’assemblea generale di questa Chiesa ha rifiutato la fusione che l’avrebbe inclusa in un unico
organismo ecclesiastico con la Chiesa
presbiteriana deH’Africa australe e con
la Chiesa presbiteriana tsonga. Tuttavia, con 72 voti contro 22, l’assemblea
si è pronunciata in favore della prosecuzione delle conversazioni in vista di
un’unione, anche tenendo conto dei voti dell’assemblea presbiteriana di Pretoria, di cui è data notizia qui sopra.
-A- un telegramma al patriarca ecumenico di Costantinopoli, Demetrios, i monaci
del Monte Athos sì sono lamentati che lo
Stato greco si immischi negli affari della
Repubblica monastica; il governo dì Atene
vorrebbe fare del Monte Athos un centro turistico, fonte pregevole dì valuta estera.
Chiesa anglicana
e Mercato comune
Londra {hip) - Il Sinodo della Chiesa anglicana ha approvato Tingresso deUa Gran Bretagna nel Mercato comune europeo. I vescovi
anglicani hanno ritenuto che Tampliamento
della CEE offre ai cristiani una buona occasione per aiutare ì popoli europei a superare
le tradizionali inimicizie. La CEE è una cosa
buona nella misura in cui permette ai vari
paesi che ne sono membri di non ripiegarsi
su se stessi: in questo senso il Sinodo ha auspicato che la CEE si avvicini ai paesi poveri del Terzo mondo, piuttosto che diventare
un club di paesi ricchi. Per i vescovi anglicani i problemi economici sono anche problemi spirituali. E^i hanno aggiunto che sarà necessaria la massima vigilanza per evitare che il MEC diventi un « paradiso capitalista » e che vengano dimenticati gli ideali
che i fondatori delFEuropa nutrivano sulTarricchimento della vita.
iiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Congresso mondiale
suirevangelizzazione
Il Congresso mondiale suirevangelizzazione (« International Congress on World Evangelisation ») si terrà a Losanna, nel Palais de
Beaulieu, dal 16 al 25 luglio 1974, sotto gli
auspici di circa duecento membri del corpo
pastorale di tutto il mondo. Esso sarà presieduto dal dott. Donald Hoke, missionario in
Giappone, che ne dirigerà fin d’ora la preparazione e il coordinamento; la preparazione
avverrà, come per il precedente Congresso di
Amsterdam, a livello di nazioni. È in fase di
costituzione anche la delegazione italiana, nella quale per altro le Chiese non sono rappresentate in quanto tali.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiii
Ha innalzato gli nmili
(segue da pag. 1)
Tatmosfera di quel giorno in un’austera cerimonia religiosa. Ai suoi ministri
ha proibito di avere alcun interesse
commerciale o altro, durante il loro
mandato, per potere dedicare tutto il
loro tempo e la loro cura agli affari
dello stato. Ha guidato la nazione con
mano ferma e, sembra, con discernimento, attraverso la grave crisi economica e politica, causata dalla dichiarazione unilaterale della indipendenza
della Rhodesia del Sud per opera della
minoranza bianca di quel paese.
Ma il fatto che ha messo più gravemente alla prova questo cristiano che
da umile è diventato potente, è stato
la defezione, qualche mese fa, del suo
amico Kapwepwe, collaboratore fedele
durante gli anpi della lotta per l'indipendenza e nei primi anni di governo.
Per ragioni che ci è difficile giudicare a
distanza, Kap’wep’we ha deciso di formare un partito in opposizione a quello che sostiene il presidente al potere.
Allora Kenneth Kaunda, che fino ad allora aveva accettato senza difficoltà
resistenza di un partito di opposizione,
capeggiato da un uomo di una statura
morale inferiore alla sua, che può
contare su un numero limitato di seguaci, in un primo tempo ha proibito
il nuovo partito e imprigionato il suo
promotore, temendo che la numerosa
tribù dei Bemba, alla quale appartiene
Kap-wep-we, trasferisca il suo appoggio
al nuovo partito. E' probabile che questa decisione sia stata dettata più dal
desiderio di evitare alla nazione l’indebolimento derivante dalla presenza di
due fazioni potenti in lotta fra di loro,
che dall’ambizione personale del presidente. In un secondo tempo Kaunda ha
nominato una commissione incaricata
di preparare un progetto di costituzione, basata su un regime parlamentare
che comporti un unico partito. Per
quanto mi risulta questa commissione
non ha ancora pubblicato il sùo rapporto. Sarà questa nuova costituzione
il primo passo verso una dittatura presidenziale, come è avvenuto in molti
altri paesi?
La tentazione del potere
Il fatto di avere imprigionato Lamico ribelle (che però proprio in questi
giorni è stato rimesso in libertà) per
mantenersi ad ogni costo al potere, potrebbe allora essere stato per questo
umile, innalzato per un servizio sempre
più importante e responsabile, il primo passo compiuto lungo il pendio
sdrucciolevole per cui Dio abbassa i
potenti di questa terra. Nel libro già
citato, l’autore della prefazione diceva
che nel Kaunda degli anni 60 non c’era
« la stoffa di un aspirante alla dittatura ». Lo stesso Kaunda, nella sua conclusione dichiarava che l’avere il potere in mano « corrompe gli uomini migliori, indipendentemente dal colore
della loro pelle ». Pensando a quest’uomo che tanto ha fatto per la liberazione del suo paese e per guidarlo nei
suoi primi difficili passi sulla via dell’indipendenza, e che ora è esposto ad
una così grave tentazione, non possiamo che fare nostra la conclusione della
prefazione al libro già citato, modificandola un po’. Speriamo é preghiamo
che gli sia data la forza ed anche il discernimento per compiere il difficile
compito che gli è stato affidato, e che
non subisca la sorte di coloro che « essendo superbi nei pensieri del cuor
loro, vengono dispersi dal Signore ».
(Luca 1: 51). R. C.
6
pag. 6
CRONACA DELLE VALLI
N. 2 — 12 gennaio 1973
Chi parla
e
chi tace
Si è riparlato del Vietnam in alcune
comunità. Dopo un'attesa lunga ma per
molti piena di speranza di una pace vicina, improvvisamente il crollo delle
trattative e la ripresa dei bombardamenti. L’America è troppo forte per volere la pace, ha scritto un settimanale,
ed è vero.
Dopo un'altra macabra serie di incursioni aeree che hanno seminato morte
e distruzione in diverse zone del Nord
Vietnam, si sono riprese le trattative;
pur tuttavia Nixon non rinuncia ai
bombardamenti. Mentre Kissinger nenegozia a Parigi con Le Due Tho, i
bombardieri americani continuano le
loro incursioni.
La dura critica che diversi governi
europei (non già il nostro!) hanno rivolto a questo nuovo voltafaccia di
Nixon si è accentuata; le relazioni diplomatiche tra Stati Uniti e Svezia sono ai ferri corti.
Il nostro governo naturalmente tace;
e non c’è da aspettarsi che il presidente del Consiglio onorevole Andreotti
sia capace di affermazioni ardite. Basterebbe ricordare alcune sue parole
pronunciate durante la campagna elettorale in America, nel mese di luglio:
« ...non mi piace un altro punto accennato nel programma del sen. Me Govern e precisamente quello in cui si
afferma che bisogna chiudere assolutamente a giorni la guerra nel Vietnam ».
A S. Germano invece il Consiglio comunale ha fatto sentire la sua voce: è
stato votato un o.d.g. che esprime la
sua condanna e la sua preoccupazione
per la politica di Nixon. Eccone il
testo:
« Il Consiglio comunale di S. Germano Chisone riunito in seduta straordinaria il 22-12-1972,
a conoscenza della ripresa dei bombardamenti
a tappeto sul Nord Vietnam, da parte delle superfortezze americane, sicuro di interpretare il
sentimento di sdegno della cittadinanza per
simili atti di barbarie perpetrati contro la volontà di pace del monto intero;
C^ensibile alle sofferenze inaudite che questo
piccolo, ma eroico popolo asiatico è sottoposto da anni ;
Preoccupato per le ripercussioni che ciò può
avere in campo internazione ;
C sprime la più severa condanna nei confronti
^ degli Stati Uniti ed in particolare del suo
presidente Nixon, per l'incredibile voltafaccia
avvenuto a poco più di un mese dalla sua rielezione, violando le promesse fatte;
Invita il Governo a voler esprimere il pro
* prie dissenso, con atti concreti, e a prendere l'iniziativa per invitare gli Stati Uniti a sospendere immediatamente i bombardamenti ed
a firmare gti occordi di pace già raggiunti ;
onsapevole del pericolo rappresentato dal
prolungarsi di un simile conflitto, ritiene
urgente una presa di posizione al riguardo, da
parte di tutti gli Stati, le Chiese, le varie associazioni, nonché di tutti gli uomini di buona
volontà ;
^)ropone la costituzione di comitati per le
* opportune iniziative da prendere al fine
di addivenire al più presto alla conclusione della
pace prima che sia troppo tardi ».
Nulla di particolare in questo o.d.g.;
ma è significativo che l’iniziativa sia
presa da un Consiglio comunale che si
fa interprete dello sdegno della cittadinanza. L’invito a prendere posizione
è rivolto ancora una volta alle chiese;
anche in questo, nulla di nuovo. Ma le
nostre comunità lo hanno raccolto questo invito? O non dovrebbero essere loro stesse innanzitutto a denunciare
questa situazione? E’ proprio necessario che siano i Consigli comunali, ecc.
ad invitarle a prendere posizione?
Dicevo sopra che si è riparlato del
Vietnam in queste ultime settimane; o,
meglio, si è continuata ed intensificata,
in alcune comunità, la raccolta del chinino da inviarsi nel Vietnam. Certamente è più facile raccogliere il chinino, dare la propria offerta, piuttosto
che discutere in assemblea il significato della continuazione della guerra.
Purtroppo, va rilevato, non siamo ancora dei credenti sufficientemente liberi per poter parlare apertamente, da
fratello a fratello, su certi temi, anche
se è in gioco la vita di creature umane,
nelle nostre assemblee. Anche in questo si rileva il fatto di essere delle comunità che non comprendono il significato della riforma della chiesa. Ciascuno resta nel proprio alveare, nei
clichés della tradizione ecclesiastica e
suona subito l’allarme appena qualcosa scarta il binario. Parlare di questi problemi nelle assemblee, per la
maggior parte dei membri delle nostre
comunità non è già segno di libertà cristiana, ma di schiavitù politica e via di
seguito. Ma perché, per esempio, è possibile discorrere di queste cose nelle
riunioni quartierali? Sono forse questi
ultimi che le frequentano dei fratelli di
seconda categoria? Non sono forse delle assemblee in cui si prega lo stesso
Signore? E allora donde le riserve, i
timori, le paure? Non è l’evangelo stesso liberatore di questi sentimenti tipicamente umani? Certo, so bene che il
problema non è così semplice come
può sembrare da queste righe, e non
solo in riferimento al Vietnam. Ma che
cosa facciamo di concreto per far si
che via via si impari a discutere nelle
nostre assemblee, liberamente, di questi problemi?
E. Genre
Le sottoscrizioni per la riforma della Legge Merlin sono raccolte anche in alcuni comuni delle valli: Bobbio, Pinerolo, Villar Pellice. Nel
n. 49 dell'8 dicembre '72 avevamo già riportato un parere; un altro
contributo si aggiunge su quella che è sempre più
Una “campagna” discussa
« Le prostitute vi precedono nel Regno dei Cieli »; secondo Matteo (21, v. 31)
Gesù usa questa frase molto forte per scuotere la coscienza dei farisei, « codini » del suo tempo. Egli, subito dopo, dice loro che conoscono la volontà di Dio,
fingono di professarla, ma in realtà non la vivono. Riprendo la citazione di Matteo
da un articolo di Enrico Peyretti, prete, scritto sulla rivista « Sette Giorni »: egli
denuncia i falsi moralisti di coloro che hanno promosso la campagna per raccogliere 50.000 firme per riformare la legge Merlin.
Consiglio di Valle
Chisone
e Germanasca
« La Stampa » ha messo a disposizione del prof. S. Vinciguerra (DC) .assessore al Comune di Torino, pagine e
pagine del giornale, con dovizia di fotografie, i locali del giornale in via Roma e in via Marenco, grandi mezzi per
la lotta alla prostituzione.
Ma proprio qui vien fuori un primo equivoco: questa battaglia vien
condotta contro le prostitute più che
contro la prostituzione, tende a far
scomparire il fenomeno dalle strade
(almeno quelle di grande viabilità)
piuttosto che dalla società.
Invece di ricercare te cause della
prostituzione si finge di credere che il
problema possa essere risolto dando
maggiori poteri alla polizia. E qui un
secondo grosso equivoco: la polizia di
poteri ne ha già fin d’ora, tanto è vero che quando arriva una « gazzella »
della Volante le « ragazze » scappano;
semmai è la magistratura che ha sempre pochi elementi su cui giudicare, e
quando in futuro i poliziotti arresteranno una donna in atteggiamento
non equivoco forse che gli elementi
per il magistrato saranno più numerosi? Tra l’altro non si dimentichi che
la polizia del « buon costume » conta
pochi effettivi, mentre battaglioni di
« baschi neri » sostano nelle caserme
in attesa di scioperi e cortei.
Perciò se da una parte trovo indecente lo spettacolo offerto agli occhi
e alle orecchie dalle passeggiatrici, altrettanto indecente trovo il tentativo
ipocrita di far credere alla gente che
andando a firmare quella proposta di
le^ge concorreranno a rendere la città più pulita. « Sepolcri imbiancati... ».
Ma, nell’articolo del Peyretti, oltre alla denuncia dei falsi moralismi c’è anche la denuncia, che ci coinvolge tutti, delle cause sociali ed economiche
della prostituzione. Viviamo infatti ed
accettiamo passivamente di vivere in
una società che del sesso ha fatto un
bene di consumo. « La Stampa » per
prima accetta nella pagina degli spettacoli la pubblicità spesso oscena e allusiva dei film « spinti », e un po’ più
in là, nella pubblicità economica te
numerose « offerte » di massaggi, relax ecc. che per lo più mascherano
attività di meretricio a domicilio.
Quanti sono andati a firmare, genitori tremebondi per i loro figli, deputati ed assessori, alpini in congedo e
Gina Lollobrigida, si sono chiesti se
non erano anche loro corresponsabili
del « dilagare » della prostituzione e
della mala vita? Si sono chiesti perché una donna si vende e gli uomini
Taffittano? Si sono resi conto che alla
base di certi fenomeni ci sono atteggiamenti della società che vanno « riformati »: quando si accetta che il
denaro è tutto; che con il denaro si
compra tutto, comprese le coscienze,
come poi scandalizzarsi?
In effetti, come ho già accennato, i
promotori della « riforma » non si
scandalizzano affatto che le piaghe
della società esistano, né si vogliono
preoccupare della loro origine, a loro
basta metterci una « pezza » sopra per
Comunità montane
SI è tenuta, nella Sala della Società Operaia
di Torre Pellice, la seconda riunione d'informazione promossa dalTUnione Antonomisti Valli
Occitane, dedicata alle Comunità Montane, la
struttura territoriale e servizi.
Relatore TAss. Reg. Mauro Chiabrando (DC),
sono intervenuti il con. reg. Revelli (PCI), il
cons. prov. della Val Varaita Carino (PSI), Arneodo, Anghilante, Ettore Bert, Voltenani, Gustavo Malan, Claudio Tron, Maccari. Questa volta non mancavano gli amministratori locali di
diverse partì politiche, ed erano rappresentate
con le Valli del Pollice, del Chisone, della Germanasca, le Valli Varaita e Grana in provincia
di Cuneo. Tra le adesioni dei cons. reg. di piò
parti quelle del Pres. del Consiglio Regionale
Piemonte Oberto, e deH'ass. Falco.
Scarseggiavano invece gli indigeni, più attratti evidentemente dagli argomento culturali,
come rinsegnamento dell'occitano e del francese di cui si trattò nella precedente riunione.
Il dibattito è stato serrato, lungo e civile.
Sorvolato il comprensorio di cui non si parla
ancora e il circondario — temi da riprendere —
ci si è concentrati sulle Comunità Montane. Generale l'accordo che ci dovrebbe essere più
democrazia con elezioni dirette anziché fatte da
Consigli Comunali. Diversa invece la valutazione dei rapporti fra Comunità e comprensori,
e ancor più sulla dimensione della Comunità.
Si è notato però un evolversi delle posizioni.
Ma il tempo stringe, se la legge Regionale
sulle Comunità deve passare entro il mese.
Il problema si pene urgente ed inquietante ;
rUDAVO ha ribattuto le sue posizioni già qui
espresse. Per quel che riguarda le Valli del
Pellice e del Chisone: una o due Comunità? La
proposta di una sola Comunità ha fatte forti
progressi e trova sempre più appoggi. E' stato
generalmente ritenuto « anomalo » che la città
di Pinerolo debba far parte di una Comunità
Montana.
Si ò concluso ponendo l'esigenza che, se decisioni debbono essere prese in tempi tanto vicini, esse siano aperte a sviluppi ulteriori, non
irrigidiscano soluzioni statiche, ma permettano
la dinamica di questo discorso, da riprendere
presto. A. SIBILLE
ché non si vedano e non inducano
(magari) qualcuno a riflettere. Per
« La Stampa » non è neppur degno di
menzione il Congresso Mondiale della Federazione Abolizionista Internazionale (di cui riferisce la Signora Margherita Gay Meynier su « Ali » del dicembre scorso); questo consesso in
cui specialisti di tutto il mondo hanno fatto il punto sulla situazione della prostituzione oggi, tiene evidentemente un discorso troppo diverso da
quello del prof. Vinciguerra. Non è
rinchiudendo « le ragazze » in bordelli
o in moderni ghetti che si risolve il problema: occorre modificare le condizioni sociali e politiche in cui si alimentano malavita e prostituzione, eliminare
la rniseria, le troppo rapide urbanizzazioni con conseguenti immigrazioni;
concorrere ad evitare matrimoni precoci o fallimentari con una sana educazione sessuale (così carente invece
in Italia).
Ora chi ha la coscienza a posto, chi
non è turbato dalle riflessioni di don
Peyretti, chi non è convinto dalle conclusioni del congresso della F.A.I., vada pure a firmare tranquillo. R. Gay
11
Domenica 17 dicembre: alTo.d.g. parecchi argomenti di notevole importanza che hanno impegnato i convenuti
per tutta la mattinata.
In inizio di seduta il presidente dott.
Maccari ha illustrato ai presenti la necessità di organizzare al più presto il
convegno suU’area ecologica del pinerqlese onde fare il punto sulla grave
situazione in cui si dibatte l’economia
di tutta la zona e delle valli in particolare. L’Assemblea ha quindi votato
aH’unanimità un contributo di lire centomila da destinare al comitato che ha
l’incarico di organizzare il Convegno
stesso. Sono poi stati designati a scrutinio segreto i tre membri del Consiglio di Valle che dovranno far parte
del comitato incaricato di predisporre
ed organizzare il Convegno. Alla prima votazione sono risultati eletti il
dott. Maccari sindaco di Pramollo e
presidente del Consiglio di Valle; il
dott. Bontempi, sindaco di Porte ed il
rag. Berton, sindaco di Pragelato.
Dopo breve discussione sono stati
approvati i conti consuntivi degli anni
1969 e 1970 e sono stati nominati i revisori del conto consuntivo nelle persone dei sigg. Raviol, Rostagno, Trombotto.
L’Assemblea è poi passata alla discussione ed alla approvazione della
« Indagine preliminare al piano di sviluppo » delle Valli Chisone e Germanasca. rindagine commissionata allIRES
di Torino è stata portata avanti con il
fattivo contributo di tre giovani tecnici della valle: il dott. Bounous di San
Germano, il dott. Chiabrando di Pinerolo ed il dott. Daviero di Villar Pero
coLunino pastorale
Il colloquio pastorale delle Valli tenutosi questo mese il secondo lunedì,
cioè il giorno 8. ha svolto un ampio
programma di lavoro impegnato nell’intera giornata.
Dopo un breve culto tenuto dal past.
G. Tourn, è proseguito l’esame del volume di E. Kàsemann con discussione
sul capittolo consacrato al problema
della resurrezione. Il problema è senza
dubbio di primaria importanza per la
fede cristiana e per la vita della Chiesa
ma è stato sottolineato un fatto: la risurrezione di Gesù Cristo non è una
teoria di cui si discute con argomenti
di logica ma è un messaggio di cui si
vive nella vita. La fede non nasce quando uno accetta la « teoria » o la « dottrina » della risurrezione ma quando
uno vive in comiàtione di fede con Cristo. Anche se breve il dibattito è stato
comunque non inutile.
Il pomeriggio è stato consacrato ai
problemi del distretto. Hanno dato relazione dei loro lavori le commissioni
missionaria, ecumenica e colportaggio.
Riguardo alla prima si è valutato il recente scambio di articoli sui giornali
fra pastori e sacerdoti riguardo al dialogo ecumenico. Per quanto riguarda
l’attività missionaria si avrà a fine febbraio la visita gradita ed importante
del segretario generale della CEVAA in
Italia, il programma sarà pubblicato
quanto prima. Riguardo all’attività di
colportaggio effettuata nel corso del
mese di dicembre nelle comunità i risultati sono stati diversi ma nell’insieme modestamente incoraggianti. La lettura non sembra essere in aumento fra
noi.
Si sono avute in seguito due relazioni del past. Bellion e Rostagno sul sinodo della Chiesa riformata francese e
sul lavoro di Agape. Scambio di idee
anche qui utile per ampliare il nostro
orizonte e prendere coscienza di fatti e
di situazioni che stanno succedendo attorno a noi e che avranno presto o tardi riflessi anche nella nostra vita.
È stato programmato infine il viaggio
del Moderatore Sbaffi nelle comunità
delle Valli. Egli si tratterrà fra noi dalT8 febbraio al 2 marzo, visitando tutte
le comunità e partecipando alle diverse
attività, in particolar modo alle riunioni di quartiere serali che gli permetteranno di avere un incontro diretto con
la nostra vita ecclesiastica invernale. Il
programma della sua visita verrà anch’esso pubblicato quanto prima.
Per quanto concerne le finanze si deve registrare un lento ma costante miglioramento; ad eccezione di alcune, la
maggioranza delle comunità hanno versato la somma richiesta. Con una maggior disciplina e soprattutto con l’abitudine di versare alla chiesa la propria
offerta mensile si arriverà speriamo abbastanza presto ad una situazione soddisfacente anche su questo punto.
Un ultimo problema ha fatto infine
oggetto del dibattito: la possibilità di
raccogliere tutti i bollettini parrocchiali, attualmente stampati dalle singole comunittà in un unico foglio che
pubblicato cinque volte all’anno venga
distribuito a tutte le famiglie valdesi
del distretto. Il progetto sarà esaminato dai Concistori e se approvato si attuerà in occasione di Pasqua.
Il prossimo colloquio pastorale avrà
luogo il lunedì 5 febbraio.
G. Tourn
sa che si sono occupati rispettivamente dei problemi delTagricoltura, dei
servizi e della difesa idrogeologica
Naturalmente l’Assemblea non ha potuto sviscerare e discutere a fondo le
oltre 500 pagine che rappresentano lo
studio preliminare. Ci sono stati quindi interventi solo di carattere generale
e tutti quelli che hanno preso la parola hanno sottolineato la serietà e la
validità di questo lavoro ed hanno auspicato che esso sia fatto oggetto di at- '
tento ed approfondito studio non solo
da parte del Consiglio di Valle ma anche da parte di tutte le forze che si
trovano ad operare nelle valli. A questo proposito il Presidente dott. Maccari ha dichiarato la disponibilità sua
e dei tre tecnici a recarsi in ciascun
comune per discutere il piano di sviluppo con la popolazione.
È stato poi deliberato di destinare la
somma di lire centomila al comune
di Roure che ha ospitato l’ultimo incontro Piemonte-Provenza e lire 200
mila per l’acquisto di opere in « patois » di recente edizione da dare in
dotazione alle biblioteche scolastiche
della valle.
L’Assemblea, con vero spirito di
Valle e superando ancora una volta
la visione companilistica dei problemi,
ha poi deliberato all’unanimità di concedere al comune di Frali un contributo straordinario di lire 3 milioni (che
vanno ad aggiungersi ai 3.300.000 dei
Bacini Imbriferi) quale aiuto nell’acquisto di un fresaneve del costo di circa 20 milioni che evidentemente è al
di sopra delle possibilità finanziarie del
piccolo comune della Val Germanasca.
Infine è stata deliberata una variazione di bilancio che permetta di concedere un sostanzioso contributo ai comuni della valle che intendono aderire
al consorzio intercomunale per la raccolta e l’incenerimento dei rifiuti solidi
la cui eliminazione rappresenta un grave problema la cui soluzione no’t si
può ulteriormente rinviare.
R. Gekre
Pinerolo
L’esperimento tenuto alla fine dell’anno della scuola domenicale, in
maggio, è stato ripreso anche in occasione del culto il 24 dicembre: i bambini hanno partecipato al culto direttamente con il canto di inni e cori
e con la lettura di riflessioni bibliche fatte nei gruppi durante le domeniche precedenti. Il tema studiato
durante i mesi precedenti, cioè la storia di Israele nel deserto si prestava
molto bene ad una meditazione, che
introduceva il tema natalizio, ed i
bambini hanno saputo spesso cogliere elementi molto significativi del passo biblico. Il pomeriggio, in sostituzione della festa dell’albero, si è avuto nella sala un incontro sotto la guida di alcuni monitori con giochi e
merenda.
La settimana del libro, a cura del
gruppo locale di colportaggio, sotto la
guida dell’anziano Rivoira, rinforzato
in questa occasione dai catecumei’i di
3« anno, ha avuto buoni risultati di
vendita.
Saranno riprese nel corso del mese
di gennaio le riunioni sia nei quartieri
(Ponte S. Martino, Miradolo, Abbadia,
Cantalupa) che nelle famiglie in vista
delVassemblea di domenica 21 sul problema dell’ecumenismo.
Cinefórum
Val Pellice
PROGRAMMA DEI FILM
A PASSO RIDOTTO
(gennaio-febbraio 1973)
Il venerdì le pellicole verranno
proiettate a Bricherasio, nel cinema
deirOratorio (Via del Portone), ore
20,50. Il sabato le proiezioni verranno
ripetute nella Sala Operaia di via Roma a Torre Pellice, alla stessa ora.
Venerdì 19 gennaio (Bricherasio) Sabato 20 (Torre Pellice) : La battaglia
di Algeri (Gillo Pontecorvo).
Venerdì 26 (Bricherasio) - Sabato
27 (Torre Pellice): La Corazzata Potiomkin (Eisenstein).
Venerdì 2 febbraio (Bricherasio) Sabato 3 (Torre Pellice): Gertrud
(Dreyer).
Venerdì 9 (Bricherasio) - Sàbato 10
(Torre Pellice): Chi ha paura di Virginia Woolf? (Nichols).
Venerdì 16 (Bricherasio) - Sabato 17
(Torre Pellice): Banditi ad Orgosolo
(V. de Seta).
Venerdì 23 (Bricherasio) - Sabato 24
(Torre Pellice): Il giorno della civetta
(D. Damiani).
La sala di Bricherasio è stata prescelta per l’ottima attrezzatura tecnica
di cui è fornita e che consentirà di
vedere i film a passo ridotto come fossero a passo normale.
La capienza della Sala Operaia di
Torre Pellice è invece limitata a circa
un centinaio di persone.
Un lettore, da Torre Pellice:
su la sfiducia (v. TEco-Luce deH’8 dicembre 1972) emersa nella riunione di S. Germano e su quanto scritto successivamente La
prego di consentirmi di prendere la parola per
esporre un fatto che mi è venuto in mente
proprio perché si è menzionata la luce elettrica
e il comune di Angrogna.
Giorni fa, sono andato al Martel di Angrogna a salutare alcune persone. Nel semplice
lampadario che illuminava la stanza in cui ci
siamo incontrati, c’erano due lampadine di
diverso voltaggio. A seconda del voltaggio
erogato dalla corrente, l’utente accendeva o
l’una o l’altra. Infatti a seconda delle ore e
delle circostanze, la corrente lassù arriva... come può. E quando cala troppo per poterci ancora vedere si passa alla lampadina di minor
voltaggio.
Questo accade da 20 o 30 anni, o forse da
cinquanta. Non lo so. Da altrettanto tempo,
per altre circostanze (o per quelle stesse) altri utenti dello stesso fornitore ricevono una
corrente regolare e ricevono anche uno sconto
sul prezzo.
Di fronte a queste circostanze (che non si
verificano solo al Martel) tempo fa ho pensato
che si potesse fare qualchecosa. Insieme con
altri e da solo ho interessato tutte le possibili
autorità, civili, culturali, religiose, dalla Prefettura ai Consigli di quartiere, dalla Società
di Studi Valdesi a comunità ed enti diversi.
Ma quale sia la causa del lamentato inconveniente e come ci si possa porre rimedio, non
viene fuori. Perché mai?
Qualcuno a cui ne parlavo tempo fa mi
disse : « non ne voglio sentir parlare perché
è una questione polìtica ». Gli ho fatto notare
che io non sono un’assemblea in cui non si
possa parlare di politica e che dopotutto non
s; trattava di questione politica, a meno che
il... vederci chiaro, in materia di soldi, sia
una pretesa politica. Può darsi che per molti
sia proprio così : conoscere la verità, se riguarda l’aldilà, è importante (anche se dell’aldilà
non si sa di preciso gran che); se riguarda
l’aldiquà, la verità... è una questione politica
ed è meglio non parlarne. Nelle chiese, crea
divisioni, nelle associazioni culturali, non lascia più spazio e tempo per le ricerche protostoriche sul nostro linguaggio o sui nomi dei
nostri antenati (cose assai interessanti peraltro) o per gli scritti agiografici. Che per un
fatto di costume siano defraudate per decise
e decine di anni centinaia e centinaia di persone, mi hanno detto, non interessa, non fa
storia. Quelli (i defraudati) sono « men of noimportance » come direbbe Wilde.
Comunque non c’è stato nulla da fare e
tuttavia ho tratto io pure la conclusione che,
se c’è sfiducia e se questa sfiducia tende a dilagare in tutti i campi è proprio perché non
si riesce a conoscere al verità o non la si vuole
far conoscere.
Perciò, poiché il prof. Loris Bein, che ha
interloquito su questo problema della sfiducia,
ha oggi fra noi responsabilità politiche e amministrative di cui appare disposto ad avvalersi
per il bene comune, vorrei, se ciò è ritenutoopportuno, pregarlo di voler far luce su questoannoso problema. Che non si tratti di questione politica egli lo sa. Infatti la richiesta di
indagine (mai avvenuta) rivolta tempo fa alla Prefettura portava 350 e più firme, fra cui
quelle del compianto avv. Peyrot, del dott.
Gioacchino Veiituri, del notaio Berthollet,
dell’avv. Ettore Bert, personalità assai note e
che da sole rappresentano un ventaglio assai
largo di opinioni politiche.
Perciò, dato che qui la politica non c’entra
proprio per niente e non è il caso di chiamarla
in causa, al fine dì ridare fiducia in tutte 1&
persone che hanno autorità e responsabilità a
tanti e tanti che non domandano di meglio
perché toglìerebe loro l’amarezza dello scetticismo vorrebbe l’egregio nostro rappresentante farsi l’iniziatore di una indagine che finalmente chiarisca quell’annoso mistero e dia
modo di riparare a quelle ingiustìzie? Molti
glie ne sarebbero grati, ed io resto disponìbile
per collaborare.
G. A. COMBA
7
’12 gennaio 1973 — N. 2
pai
L’ospedale di Pomaretto:
per un nuovo tipo di assistenza
Bilancio di un anno di attività assistenziale - Cosa è stato fatto, cosa rimane
da fare - Una piccola struttura di avanguardia in continua evoluzione.
Notizie daiia Scuoia Latioa di Paoiaretto
L’Ospedale di Pomaretto è l’unico
ospedale nella Provincia di Torino dedicato all’assistenza dei pazienti lungodegenti e convalescenti. Si tratta quindi di un istituto che si è trovato ad affrontare la complessa tematica di una
assistenza di tipo nuovo.
Se le vigenti Leggi sanitarie contemplano l’esistenza di questi Ospedali e
se tutti riconoscono che la crisi dei
; grandi Ospedali è in gran parte dovuta alla carenza di posti letto per lungodegenti, bisogna d’altra parte sapere che, a quattro anni dalla emanazione della Legge di Riforma Sanitaria,
non è stato costruito alcun ospedale
per tale tipo di assistenza, ma la Regione non ha ancora emanato le normative pratiche ed organizzative che
devono stare alla base di questi istituir
L’Ospedale di Pomaretto si è trovato
così in un campo nuovo ove tutto è
da studiare, e quindi da sperimentare,
in un contesto di relativa libertà la
quale trova i suoi pesanti limiti nel
quadro di una modesta disponibilità
finanziaria e nel contesto generale di
: una carenza di personale qualificato.
Va innanzitutto affermato che tale
_■ Ospedale non deve essere inteso co: me un cronicario nel senso comune
della parola, intendendo come cronifi cario un ambiente ove si ricoverano,
i forse sino ai loro ultimi giorni, pazien"I ti affetti da malattie inguaribili. L’im•V postazione che si è voluta dare è quella invece che tiene conto anzitutto del
. concetto di riabilitazione, anche parfi ziale, di pazienti che sono colpiti da
.t^malattie di durata superiore alla me-'^dia e che, attraverso ad una più profonda impostazione diagnostica e la
attuazione di una terapia non solo medicamentosa, ma anche fisico-riabilitativa, possano ritornare presso le loro
" ' famiglie in migliori condizioni fìsiche
■ e quindi anche psicologiche e morali.
Donde non più i] concetto di abbando^ no al proprio destino, pur in un am, biente umano e confortevole, ma invece il tentativo lungo e diffìcile, lungo
la via della riabilitazione,
fi Dopo tre anni di attività, il 1972 ha
fi segnato la conferma della via intra' ' presa, resa possibile dall’impegno dei
sanitari, del personale e della amministrazione. I risultati raggiunti sono
1 stati buoni: non solo in considerazioj ne della relatività delle strutture, ma
I anche in senso assoluto.
Il senso di sfiducia, diffuso in più
i, ambienti e particolarmente in quello
r nostrano, sulla possibilità non solo di
condurre un osi.iedale ma di tentare
vie nuove, io star a guardare senza
impegno da parte di molti, sono stati
controbilanciati a livello interno dall’impegno del personale e dall’aiuto
fattivo delle autorità sanitarie e dal1 fi- rinam. Il durissimo spunto iniziale
! ha consentito l’ottenimento della clas' sificazione, prima tappa senza la quale nessun discorso era possibile, e
quindi quello della equiparazione giuridica: si sono così create le basi per
17 poter iniziare, pur nel contesto di una
piccola struttura, un’azione proarammatica stabile nell’ambito della Riforma Sanitaria.
Primi risultati di una nuova impostazione: l’aumento, oltre le possibilità
recettive, delle domande di ricovero.
La carenza di posti letto per lungodegenti nella Provincia di Torino, la
qualificazione della assistenza prestata, hanno determinato nel giro di due
anni un aumento tale di richieste di
ricovero per cui, a volte, bisogna attendere anche parecchi giorni per poter disporre di posti letto liberi non
ostante l’intenso movimento di accettazione e dimissioni nei pazienti. I
Sanitari locali inviano di continuo pazienti valligiani ai quali viene data preferenza assoluta, sempre nell’ambito
delle malattie di competenza nosologica dell’Ospedale e la collaborazione
dei nostri Sanitari con i Colleghi locali
e ottimale sotto ogni aspetto.
L’indice di occupazione è del 100
per 100 e si comprende come dinnanzi
a questa realtà di fatto ci si trovi sovente davanti a pressioni di Colleghi,
di Autorità Sanitarie, senza parlare di
quelle del parenti, dei Pastori, dei
Sacerdoti, per segnalare casi particolari abbisognevoli di ricovero. Nella
primavera ciel 1972 si sono registrate
punte di ricovero eccezionali che po^vano compromettere la vita dello
Ospedale, causa l’insufficente numero
di personale infermieristico. Per questo motivo si è dovuto intervenire nel
fissare come massimo di ricoverati il
numero di 65, salvo le urgenze. Un
maggior numero di ricoveri poteva altresì dare aH’Amministrazione la possibilità economica di assumere altre
infermiere: ma la questione era puramente teorica in quanto, per carenza
di personale disponibile, non erano
prevedibili altre assunzioni: né si po
teva assumere personale ausiliario oltre ai limiti stabiliti dall’organico.
Ecco in sintesi quello che si deve risolvere:
Problema n. UNO: abbiamo bisogno
di aumentare il numero delle infermiere.
Non ostante l’indispensabile apporto del personale « diaconale » estero,
sempre ben preparato e di ottima capacità di ambientamento, l’Ospedale,
per continuare l’attuale livello assistenziale, ha bisogno di almeno cinque
altre infermiere. Numerosi bandi di
concorso sono andati deserti e le ricerche anche capillari in più ambienti
non hanno dato i risultati sperati. Chi
arriverà prossimamente sostituirà solamente chi sta per partire: e dobbiamo ringraziare vivamente tre infermiere svizzere che già da alcuni mesi
hanno rimandato la loro partenza.
La nuova pianta organica, approvata dalle organizzazioni sindacali, è attualmente all’esame della Regione e se
le nostre richieste saranno accettate
potremo assumere 7-10 persone in più
delle attuali: ma, autorizzazione a parte, se le infermiere non si trovano come faremo ad assumerle? È noto come il ricorrere alle ore «straordinarie»
è consentito solo in via di emergenza:
ed è logico che sia così, sia da un punto di vista umano, sia da un punto di
vista amministrativo, gravando queste
ultime economicamente ben più che il
normale emolumento per il servizio
ordinario.
Pur continuando nelle ricerche di
nuove assunzioni, si è pensato anche
al domani istituendo borse di studio
per giovani valligiani che conseguano
diplomi assistenziali. E, con il contributo ad hoc da parte di amici, si è
raggiunta la somma di L. 900.000: cifra che dovrebbe raddoppiarsi per poter conferire almeno quattro modeste
borse di studio. Attualmente hanno
iniziato nelle varie scuole infermieristiche cinque giovani valligiane che
tra due anni verranno a darci un aiuto
essenziale.
Problema n. DUE: Insufficenza dei
servizi.
Si tratta dei servizi di Laboratorio,
di Radiologia, degli Ambulatori.
Ci troviamo dinnanzi ad una struttura piccola che è chiamata a svolgere
un’attività non solo a favore dei malati ricoverati, ma anche dei pazienti
esterni. Questi stanno aumentando di
numero e la rapidità e Tefììcenza dei
nostri servizi hanno trovato favorevole riscontro nella popolazione locale e
sei Sanitari della valle. Fatta eccezione della Mutua Coltivatori Diretti, tutte le altre Mutue, INAM in testa, sono
convenzionate con l’Ospedale per le
prestazioni esterne. La brevità di tempo che intercorre tra la data della nrenotazione, l’esecuzione e la risposta
della stessa, hanno fatto si che l’attività, ambulatoriale stia prendendo uno
sviluppo sorprendente. Si tratta di risolvere il problema dei locali e del
personale addetto.
Problema n. TRE: Il costo gestionale.
È in continuo aumento. Quest’anno
l’Amministrazione ha deliberato una
retta di . 12.300, con un aumento di
circa il 40% da quella dell’anno scorso. Se tale retta sarà approvata potremo mantenere l’attuale standard terapeutico ed assumere 7-10 persone in
più. Se la Regione non approverà detta retta ci si potrà trovare dinnanzi a
problemi non superabili.
Abbiamo fondate speranze di una
approvazione della retta richiesta, anche perché il nostro costo pubblico è
ben inferiore a quello di altri Qspedali. I pazienti ricoverati nelle divisioni
di Medicina interna presso l’Qspedale
Civile di Pinerolo e dell’Ospedale San
Giovanni di Torino necessitano per il
1973 di una retta giornaliera rispettivamente di 19.680 e di 22.000 lire: si
può ben dire che a Pomaretto non vi
è sciupio e mal oculata amministrazione.
COSA SI E' FATTO NEL 1972
PER FRONTEGGIARE
LE NUOVE ESIGENZE
Nella pratica impossibilità di assumere nuove infermiere, sono stati assunti due ausiliari in più completando
le possibilità dell’organico. Si aveva in
programma di alleggerire alcune mansioni non specifiche delle infermiere,
iin modo che quest’ultime potessero
dedicarsi alle loro mansioni più Qualificanti: tale speranza è andata delusa in quanto durante l’anno si sono verificate assenze dal lavoro in numero
maggiore del previsto: malattie, maternità, licenze matrimoniali, per cui
le nuove assunte hanno praticamente
rimpiazzato le assenti; e sono state
Pensione “LA LUCCIOLA”
F.lli Frache
17027 PIETRA LIGURE - Via Como, 31 - Tel. 67507
# Offre ai suoi ospiti ogni confort
# Posizione tranquilla a soli 50 metri dal mare
# Aperta tutto l’anno
indispensabili per poter supplire i
turni scoperti per i congedi ordinari
(ferie).
L’attività di rieducazione fisica è
stata affidata ad un fisioterapista ed il
servizio medicinali è stato organizzato
in un apposito locale con la collaborazione di una farmacista convenzionata, la quale ha svolto un ottimo lavoro
organizzativo che ha alleviato le incombenze delle infermiere.
Per quanto riguarda le attrezzature
si è fornita l’erogazione centrale di ossigeno a 19 letti, eliminando il fastidioso ed ingombrante uso delle bombole
carrellate e si sta completando una
migliore organizzazione delle medicherie. Per il maggior conforto del personale sono stati costruiti gli spogliatoi
nel sottotetto e si è in attesa del relativo arredamento.
Per quanto concerne i servizi, la radiologia è stata fornita di una apparecchiatura per sviluppo automatico
di rapido funzionamento ed il laboratorio analisi (25.021 esami nel 1972)
troverà sede in un prefabbricato in
avanzato stadio di montaggio. L’acquisto di nuove attrezzature semiautomatiche permetterà l’esecuzione di 50-70
esami all’ora: con le apparecchiature
esistenti e quelle ordinate, compreso
un contaglobuli elettronico, il laboratorio sarà attrezzato in modo ottimale
per poter affrontare le nuove esigenze.
Se l’Amministrazione avrà i mezzi.
Tanno 1973 dovrà segnare la completa
ristrutturazione dei servizi (cucina, uffici, radiologia, ambulatori), mediante
costruzione di un altro prefabbricato
accanto a quello già esistente. Tutti i
nuovi impianti sono stati progettati
in modo da poter essere totalmente
recunerati, nell’ipotesi della costruzione di una nuova ala delTQspedale, il
cui progetto giace ormai da due anni
presso gli uffici competenti.
Per quanto riguarda la cardiologia,
ùn nuovo elettrocardiografo a tre canali consente una più sollecita esecuzione degli esami elettrocardiografici.
Per quanto concerne il corpo Medico oltre al Primario Prof. Cagna ed all’Aiuto Prof. Gay ed agli assistenti
Dott.ri Buschera, Maritano e Favro,
si è coperto il posto di Aiuto Dirigente
del Servizio di Radiologia: il Dr. Benedetto ha, da tre mesi, iniziato la
sua attività, conferendole un notevole
impulso. Tre bandi pubblici sono andati deserti per la copertura del posto
di Aiuto Dirigente dei laboratorio: in
mancanza del quale l’Amministrazione
già, particolarmente esperto nel camba convenzionato un laureato di biolopo delle analisi cliniche. I nostri Sanitari sono ormai sei: meta questa che
ci pareva irraggiungibile nel lontano
1969: ed il settimo posto è in attesa
di copertura. Il Primario ed un assistente saranno nel 1973 a tempo pieno: ed a norma di legge eserciteranno
la loro professione solo nel nostro
Qspedale, non consentendo la normativa a « tempo pieno » altra attività
professionale. E ciò porterà un indubbio effetto di stabilità nell’ambito della attività assistenziale raggiunta.
Prospettive per il 1973.
Da quanto sopra risulta che le prospettive per il prossimo anno si dovranno concretare nelle seguenti linee:
Mantenimento del livello assistenziale raggiunto, aumento del personale,
ristrutturazione dei servizi interni.
La pratica realizzazione di queste
linee programmatiche è in relazione
alla approvazione della nuova retta e
al reperimento di personale infermieristico.
Qltre non si può fare. Ma saremmo
già soddisfatti di poter portare a termine quanto è nelle intenzioni di tutti
e sarebbe già un grande passo avanti.
Nel 1974 dovremo risolvere oltre che
ad un progressivo aumento del personale, anche medico, il problema dei
poliambulatori di specialità (neurolo,qia, oculistica, urologia), quali sono
programmati anche negli Qspedali per
lungodegenti e che trovano il loro diritto di esistenza nel regolamento delTQspedale. Ma di questo speriamo di
poter parlare più concretamente alla
fine del prossimo anno.
D. V.
LLISERNA SAN GIOVANNI
Offerte per la costruzione
dei nuovo Asìio dei Vecchi
Doni in memoria:
della zia Fanny Grill, Liline Beux e Margherita Blanc L. 15.000: di Gobelin Giuseppina, un’amica 10.000; della sorella Caterina
Bellion, Maria Bastia 10.000; della mamma
Benecchio Susetta, i figli Rubina e Renato
Malan 10.000; del marito Predino Balmas,
Odette Balinas 50.000; di Rachele Gaydou,
Odette Balmas 10.000; di Arturo Comba, la
sorella Sig.ra Comba (Pinerolo) 5.000; di Giulio Bertin, la moglie e il figlio Aline e Ivo
Bertin 20.000; di Beppino, Niny 10.000; di
Ottavio Prochet, Lilly e Graziella Lupo 20
mila; di Pons Lidia, Guido Michialino 50.000;
di Vola Arturo, le famiglie Vola e Sereno
25.000; di Stefano e Augusto Bonino-Odin
Emma ved. Bonino 2.000; del 9/12 e 21/12,
Juliette Balmas-Marauda 50.000; di Bertin
Giulio, Edy e Giosuè La Rosa 100.000.
Grazie! (continua)
Da vario tempo gli alunni della
Scuola Latina sono in corrispondenza
con i ragazzi delle scuole evangeliche
di Berlino e del ginnasio evangelico
di Qberschiitzen (Austria).
Nella nostra scuola, un’insegnante
tiene dei corsi settimanali di tedesco,
il che ci è di aiuto per mantenere queste fraterne amicizie. Quanto a noi,
siamo felici e ci sentiamo privilegiati
di poter avere così simpatici rapporti
con l’estero.
Noi che frequentiamo questi corsi
di lingua straniera, scriviamo ai nostri amici in tedesco, ed essi, che studiano il francese, ci rispondono in
questa lingua. Ci scambiamo notizie
riguardanti il nostro paese, gli usi, i
costumi, e, per conoscerci meglio, ci
inviamo le nostre fotografie.
Se sfogliamo le nostre lettere, possiamo trovare frasi come queste:
« ...Qui a Pomaretto il tempo è bello,
ma il clima è molto freddo. Quali sono le tradizioni del Natale a Berhno?
Qui, in tutte le case, ci sono degli abeti ornati con candele e palline. Noi
ragazzi prepariamo una piccola festa
con recite e canti... ».
I nostri amici verranno probabilmente a trovarci nel mese di aprile e
h aspettiamo con grande gioia! Speriamo che queste visite si facciano
più freouenti (anche da parte nostra),
per poter consolidare la nostra amici
zia con ragazzi come noi, che parlano, sì, una lingua diversa, ma hanno
problemi, hobby, idee simili ai nostri.
All’inizio di quest’anno scolastico,
in seguito all’incontro di una nostra
insegnante con una giovane insegnante della scuola evangelica di Madrid
« El Porvenir », abbiamo aderito con
entusiasmo alla proposta di corrispondere con gli allievi di questa scuola
spagnuola.
Un gruppo di alunni della nostra II*
media sta raccogliendo del materiale
per una ricerca (da noi illustrata) sulla storia e situazione attuale delle Valli Valdesi, che manderemo presto a
Madrid. La stessa cosa stanno facendo i nostri amici spagnuoli ed attendiamo con curiosità l’arrivo della loro ricerca-illustrata sulla Spagna.
La nostra gioia è stata immensa, allorché è giunta la prima lettera, con
una ventina di firme, ed ognuno di noi
si è scelto un nome con cui corrispondere e diventare amico! « Nos alegramos de tener correspondecia con vovotros, cariñosos saludos de toda la
clase... », dicevano i nostri nuovi amici, e noi pure speriamo di poter continuare questa corrispondenza e di
stringere con loro una fraterna amicizia nel nome del Signore.
Silvia Gardiol, Norma Bouchard,
Milena Micol, Ines Rostan e Nello Beux - Classe II* media.
La "Settiinana del libra" a Pramalla
Anche i nostri giovani hanno partecipato alla « settimana del libro », visitando buona parte delle famiglie per
la vendita dei libri della Casa Editrice
Claudiana con risultati soddisfacenti.
Nelle settimane precedenti Natale il
Past. E. Aime, presidente della CIOV,
ha visitato alcuni nostri villaggi presentando alle riunioni quartierali con
interessanti conversazioni i quattro
Istituti amministrati dalla CIOV; ringraziamo sentitamente il Past. Aime
per la sua visita, per i suoi messaggi e
le informazioni dateci.
Domenica pomeriggio, 24 dicembre,
un numeroso pubblico si è ritrovato
nella sala intorno all’albero di Natale
lllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllillllllllllllll
Angrogna
Sabato 20 gennaio alle ore 21 nella Sala
della Attività del Capoluogo avrà luogo una se*
rata di canti dì tradizione popolare della Baria
Corale di Val Chisone. L'introito della serata
andrà a favore del Patronato Scolastico di An<
grogna.
Tutti sono cordialmente invitati.
iiimmmiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiim
Doni pro Eco-Luce
Da Luserna S. Giovanni: Emma Bertalot L.
500; Nella Grindatto 1.500; Eugenio Bounous
500; Alice Bounous 500; Maria Rivoire 500;
Elisa Beneeh 500; Augusto Martinat 500.
Da Prali: Oreste Grill L. 1.500; Oreste Pascal 500; Elena Grill 500; Emaneule Baud
300; Gino Peyrot 500; Erancesco Martinat
500.
Da Firenze: Delia Fontana 500; Maria Luisa Villani 1.500; Cornelio Bartoletti 500;
Casa Riposo cc Gignoro » 500; Lidia Lantaret
500; Zenaide Neumann 1.500; Roberto Rossi 1.500.
Da San Germano: Luigia Bertalot L. 500;
Alberto Bertalot 500; Elme Bouchard 500;
Virginia Soulier ved. Rostan 500.
Da Pomaretto: Mimi Mathieu L. 400; Giovanni Laetsch 1.000; Felix Canal 1.500; Alma Pascal 500; Noémie Micol 1.500; Emilie
Lantaret 200; Edwin Micol 500; Attilio Pons
1.000.
Da Pinerolo: Enzo Tron L. 500; Giulio Coucourde 500; Davide Roccione 1.500; Luigi
Breuza 500; Alfredo Griot 250; Renato Bronza 500; Giulia Godino 500; Elisa Àlliaud 500;
Nelly Pogliani 500; Evelina Gay 400; Forconi
Del Giudice 6.500.
Remigio Baldoni, Bologna L. 1.500; Nella
Raymond, Svizzera 1.500; Lilline Bert, Svizzera 500; Emannele Bosio, Gallarate 1.500;
Maria Santagati, Catania 500; Carletta Quara,
Gassino Torinese 1.500; Geremia Cielo, Ruta
500; Emanuele Tron, Perosa 500; Emmanuele
Turri, Verona 500; Enrico Martinat, Pomaretto 500; Caterina Janavel ved. Gönnet, Villar Pellice 500; Emile Sappe, Francia 615;
Giuseppe Falciglia, Belgio 500; Giuseppe Giorgiolè, Livorno 500; Samuele Bouchard, Corneliano d’Alba 500; Gianfiliberto Leonardi, Roma 1.500; Gianfiliberto Leonardi, Enemonzo
(Udine) 1.500; Valdo Giaiero, Rivoli Torinese 1.500; Antonio Canobbio, Lerici 500; Luciano Long, Pinerolo 1.500; Beniamino Garro, Pinerolo 500; Ennio Sasso, Arenzano
1.500; Evelina Vigliano, Bari 1.500; Lisetta
Gay, Torino 1.500; Arturo Bogo, Venezia
1.500; Giuseppina Pepe, Taranto 500; Claudio
Bertin, Ivrea 1.500; Emanuella Scberffig,
Germania 500; Socci-Girardet, Roma 500;
Assely Coìsson ved. Chentre, Perosa 500; .Anita Dardanelli, S, Secondo 500; Emilio Peyronel, Susa 500; H. Merkli, Svizzera 500; Aldo
Fuhrmann, Pallanza 1.500; Angelo Bonino,
Ivrea 500; A. Vetta, Torino 5.000; Robino
Venanzio, Torino 500; Carlo Roncaglione,
Pont Canavese 500; Antonio Lanieri, Ceriana
500; Emilia Honegger, Albino 1.500; Pietro
Grand, Luserna S. Giovanni 500; Anna Stauffer, Brescia 1.500; Ester Ribet, Perrero 1.500:
Franco Menusan, Perrero 500; Luigi Micol,
Massello 300; Archimede Bertolino, Palermo
2.000; Rita Alimonda, Genova 500; Lidia
Gardiol, Perrero 500,
Siamo molto riconoscenti ai lettori che. rinnovando Vabbonamento, particolarmente numerosi ci incoraggiano con la loro offerta di
solidarietà. L’elenco continua.
che i giovani avevano adornato. Dopo
una breve parte liturgica del Pastore,
i bambini si sono alternati in recite e
canti preparati per l’occasione sotto la
direzione dell’insegnante Signora Long,
a cui va il nostro sentito grazie. Al termine della festicciola tutti hanno ricevuto il tradizionale piccolo dono. Viva
gratitudine al Sig. Bartolomeo Long
(Ciotti) che ci ha offerto anche quest’anno Tabete ed a tutti coloro che, in
un modo o nell’altro, hanno dato la loro collaborazione alla riuscita di questa festa.
A Natale una buona assemblea s’è
raccolta nel tempio per riascoltare il
messaggio di salvezza e di speranza
che la Parola di Dio ci rivolge sempre
di nuovo. Discreto il numero dei partecipanti alla S. Cena. La nostra gratitudine alla Signora Bisi che ha accompagnato gli inni all’armonium. La Scuola
Domenicale ha partecipato al culto col
canto di un inno. A causa dell’abbondante nevicata degli ultimi giorni dell’anno e per Capodanno non abbiamo
potuto avere il culto il primo giorno
dell’anno 1973.
Il Signore accompagni e fortifichi
nella fede gli ammalati, particolarmente numerosi in questo periodo.
E’ stato celebrato il battesimo di Aldina Buffa di Giov. Giacomo e di Travers Rina (Villar Perosa); il Signore accompagni questa bambina ed i suoi familiari.
Rinnoviamo l’augurio fraterno di una
vita in comune benedetta dal Signore a
Alberto Costantin (Bosi) e Lillina Erminia Mourglia (Luserna S. Giovanni);
a Renato Monnet (Angrogna) e Delia
Susanna Catalin (Bobbio Pellice) ed a
Paolo Bounous (Pomeano-Balmas) e
Antonietta Lecca, che si sono uniti in
matrimonio.
Personalia
Luca è venuto a rallegrare la casa di Alfonso Paolo e di Giuseppina Fasulo in Bergamo.
Al neonato e ai genitori gli auguri più cari.
La Signorina Franca Recchia, direttrice de
« L’Uliveto », ha avuto il dolore di perdere il
fratello Domenico. A lei e a tutta la sua
famiglia diciamo la nostra fraterna simpatia.
* * *
I più vivi rallegramenti e i migliori auguri ad Annalisa Coucourde, di S. Germano Chisone, che si è laureata a pieni voti in lingue
e letterature moderne presso TUniversità di
Torino e che ha assunto un incarico d’insegnamento pesso la scuola media del Collegio
Valdese di Torre Pellice.
Ira famiglia Recchia, annunziando
la scomparsa del caro
Domenico
rivolge un vivo ringraziamento a tutti
coloro che in questi mesi di dura prova le sono stati vicini con la loro solidarietà e col loro affetto.
Un grazie particolare al prof. Dario
Varese, alla Direzione e al personale
tutto dell’Ospedale Evangelico di Torino, ai pastori Paolo Ricca e Carlo
Gay per le lóro premure e la costante
presenza.
« E noi saremo per sempre col
Signore» (1“ Tess. 4; 17).
RINGRAZIAMENTO
I figli ed i familiari del compianto
Guido Chambón
nell’impossibilità di farlo personalmente ringraziano tutti coloro che
hanno preso parte al funerale del loro caro.
8
pag. 8
N. 2 — 12 gennaio 1973
I NOSTRI GIORNI
-V
12 gennaio; sciopero generaie in Italia Automoiii: data Russia
arriva il motore a Idroaaoo
Venerdì 12 gennaio: sciopero generale. Si tratta di un momento qualificante di lotta per la realizzazione delle riforme sociali e per lo sviluppo del
Mezzogiorno. « Momento qualificante »
per l’impegno che le varie categorie
di lavoratori si sono assunti nel puntare alla soluzione dei problemi del
Sud come al nodo principale dell’economia generale del Paese. « Momento
qualificante » perché, mentre è in sospeso il rinnovo di tanti contratti di
lavoro, le piattaforme non badano tanto ad interessi corporativi, non puntano tanto sugli aumenti di stipendio,
quanto su garanzie che possano avviare il processo di riforma della società.
Né vi è più il timore che un ennesimo sciopero possa « danneggiare l’economia italiana » o comprometterne
il progresso. Ormai a tutti è chiaro
anzi che solo la ferma volontà dei lavoratori può imporre una costruttiva
svolta democratica, capace di superare gli squilibri profondi dell’attuale
sistema. Per riforma infatti non si deve solo intendere il superamento di
grosse ed evidenti carenze nel campo della sanità, della casa, della scuola, ma una inversione di tendenza, un
nuovo modo di intendere l’assistenza
sanitaria, il diritto ad una idonea abitazione, il diritto allo studio.
* * *
I metalmeccanici sono considerati,
ed a ragione, la categoria di lavoratori all’avanguardia, la più forte sindacalmente, forse proprio perché più
soggetta alle molteplici forme di sfruttamento, che vanno daH’alienazione
derivante dai ritmi di produzione fino al rischio di infortuni « inevitabili »
per quell’ambiente di lavoro.
Nella piattaforma del sindacato dei
metalmeccanici troviamo la richiesta
di « Istituzione in tutte le aziende dei
registri dei dati ambientali e biostatistici e dei libretti personali sanitari
e di rischio ». È evidente qui l’emergere di una concezione dell’assistenza
sanitaria che non si limita ad assistere adeguatamente i malati, ma che
ricerca le cause delle malattie ed i rimedi per evitarle.
Iniziare l’indagine intorno alla « salubrità » dell’ambiente di lavoro ed ai
rischi di ciascuna fase della produzione significa gettare le basi per una
trasformazione del rapporto produzione-lavoratore. Tradizionalmente la gestione capitalistica delle aziende ha
curato essenzialmente lo sviluppo della produzione, adattando ad essa la
condizione del lavoratore. Si vuole oggi invece far sì che sia la produzione
finalizzata al benessere dei cittadini in
generale e dei lavoratori in particolare. visto che le cose valgono meno
degli uomini e il denaro meno della
vita.
Sulla base di quéste indagini e delle indicazioni del libretto sanitario non
solo l’operaio potrà essere curato adeguatamente, evitando al medico il rischio di grossi abbagli nella diagnosi
della malattia, ma si potrà imoorre a
chi gestisce l’impresa le modificazioni
necessarie perché gli operai recuperino la loro dimensione di uomini e cessino di essere mercificati, come strumenti per Tarricchimento altrui.
* * *
Un’altra serie di richieste di grande rilievo riguarda il riconoscimento
del diritto allo studio e alla formazio
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiHniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Cronache ecologiche
IH La missione permanente del Marocco alrONU ha protestato contro un’operazione d’immersione di scorie industriali, che sarebbe stato compiuto sotto il controllo deh-e
autorità di Bonn a nord delle Azzorre : 2.500
barili metallici provenienti dalla Ruhr (Bochum) e contenenti sostanze tossiche a base
di cianuro sarebbero stati sommersi. « Sebbene le autorità tedesche si difendano ayermando di aver preso tutte le disposizioni necessarie per evitare ogni rischio di polluzione delle coste, non si può fare a meno di preoccuparsi perché le coste africane sono state scelte per un^operazione del genere ».
itiiitniiiiiiiiiiiiiiniiiuiiiiiiiiiiiiiiniitiiitiiiiiiiniiiiiiiiiiiin
Israele pilece le serie
sere! da comlianiinento
(Le Monde) Il a Giornale delle forze armate americane » ha dato informazioni inedite
relative al Barak (parola ebraica che significa
« lampo »), versione israeliana dell’aereo da
combattimento Mirage. Precisa che le Industrie aeronautiche israeliane (lAI) hanno già
fornito all’aeronautica militare israeliana 24
aerei Barak, costruiti al ritmo di due al mese.
Il Barak, aggiunge il giornale americano,
può trasportare un carico bellico di 6 tonnellate e raggiungere due volte e mezza la velocità del suono. Concepito sul principio del Mirage-5, è fornito di un motore della General
Electric identico a quello dei Phantom. Questi reattori sono attualmente acquistati negli
USA, ma Israele ritiene di potere, entro quattro anni, costruirseli direttamente..
Direttore responsabile; GltiO (^nte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
ne professionale: un monte ore retribuito di 150 ore per triennio, parità
salariale e normativa degli apprendisti con gli altri lavoratori, permessi
retribuiti per j giorni d’esame e due
giorni precedenti gli esami stessi, rimborso spese per tasse e libri per i lavoratori studenti, permessi settimanali retribuiti per i lavoratori privi dell’istruzione della scuola dell’obbligo.
Sembra assurdo! Nel momento in
cui, per generale ammissione, la scuola è in crisi, i titoli di studio perdono
valore (si dice: sono dequalificati; ma
già si parla di togliere ad essi qualunque valore legale) e la disoccupazione
intellettuale cresce sempre più, la classe operaia scopre l’importanza della
istruzione e si assicura il diritto per
tutti di poter frequentare almeno la
scuola dell’obbligo e corsi periodici di
aggiornamento e di formazione culturale e professionale. È evidente che
anche qui la classe operaia ha una
concezione dell’istruzione e della scuola ben diversa da quella degli attuali
governanti.
Se la scuola è stata intesa in passato come un privilegio per quei pochi
che poi avrebbero fornito allo Stato
i quadri della burocrazia e dei tecnici
all’industria, la massificazione dell’istruzione ne ha fatto un gran serbatoio di disoccupati, diplomati ma dequalificati, da cui poter trarre all’occorrenza mano d’opera a basso prezzo. Non a caso la percentuale di dinlomati e di laureati è più alta nel Sud
che nel Nord Italia. L’attuale classe
dirigente non ha voluto né potuto compiere la tanto richiesta riforma della
scuola, perché, se essa fosse stata fatta realmente, avrebbe intaccato precisi interessi economici che si vogliono
salvaguardare. E la cosa si è complicata con l’integrazione dell’economia italiana in quella europea. Nella divisione capitalistica del lavoro il ruolo assegnato all’Italia nell’Europa, così come quello del Sud nei confronti del
Nord Italia, è di fornire la mano d’opera non qualificata per essere meno
retribuita. Questo spiega lo scarso interesse delle classi dominanti per una
riforma anche marginale dell’istituzione scolastica e per lo sviluppo della
ricerca scientifica. È chiaro che non
si vuole e non si può qualificare adeguatamente la forza lavoro perché non
è conveniente. Ancora una volta l’interesse economico ha schiacciato l’uomo.
Ma i metalmeccanici puntano proprio alla qualificazione della forza lavoro come mezzo per recuperare una
funzione, nel processo produttivo, non
più necessariamente e permanentemente subordinata; di qui l’esigenza
di « un ritorno a scuola ». Questo diventa tanto più importante nel momento in cui vengono superate talune
sperequazioni economiche tra operai e
impiegati attraverso l’inquadramento
unico ed il limite massimo del rapporto 100-200 entro l’arco parametra
le tra la prima e la quinta categoria.
Nel momento in cui, cioè, le condizioni economiche di operai ed impiegati
vengono ad essere notevolmente avvicinate, sarebbe davvero grave perpetuare un divario di preparazione culturale.
E chiaro che questo ritorno, e in
molti casi questo primo incontro con
la scuola, non sarà senza ripercussioni nell’ambiente scolastico, ma si spera che la concretezza dell’esperienza
dei lavoratori saprà contribuire a svecchiarlo ed a liberarlo da inutili accademismi.
* * *
Quando, a proposito dell’articolo 6
dello Stato giuridico degli insegnanti,
i sindacati confederali della scuola
chiedono che nei Consigli d’istituto o
di circolo didattico siano rappresentati i sindacati dei lavoratori, non solo
intendono sottolineare che la scuola
deve essere al servizio dei lavoratori
e non dei capitalisti, o dei governanti
che mistificano la realtà economica
del Paese; ma intendono condannare
l’abuso che della scuola ha fatto fino
ad oggi la classe dirigente borghese
e manifestare la fiducia che solo il
proletariato potrà e saprà ridarle quella delicatissima funzione, che le è propria, di formare le giovani generazioni, nella prospettiva globale di un riscatto sociale e culturale. Ma di questo particolarissimo contratto di lavoro che è lo stato giuridico degli insegnanti, si dovrà parlare in un’altra occasione.
Emilio Nitti
lllllllllllllllillllllllllllllllllllllllllllllMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
SCHEDE
I contadini
e la lotta di classe
Bernard Lambert, I contadini e la lotta di
classe, ed. Coines, Roma 1972.
L’autore è nato nel 1931 a Teillè, agricoltore ha militato nei sindacati agricoli fino al
1970. Attualmente presidente di un gruppo di
cooperative agricole e membro della direzione
nazionale del partito socialista unificato francese.
Il libro descrive la situazione agricola francese e come tale serve da anticipatore riguardo
a certi problemi che attendono al varco anche la nostra agricoltura.
Analizza del mondo contadino la complessa problematica (alienazione, isolamento ecc.)
con la forza di una denuncia che si rivolge a
tutta la società, ai partiti, alle organizzazioni,
prima ancora che ai contadini.
Nella terza parte sono esaminate alcune
proposte che riguardano però in modo esclusivo la situazione francese e come tali sono
di minore interesse per noi essendo la nostra
una situazione assolutamente diversa.
M. Gardiol
Mosca (L’Espresso) • Se l’idrogeno veniva
usato dai nostri nonni per gonfiare i dirigibili,
presto verrà usato anche da noi per fare il
pieno di carburante. I sovietici hanno infatti
progettato un motore per automobili funzionante con questo gas, che sembra poter risolvere uno dei più pressanti problemi ecologici
poiché eliminerebbe tutti i gas tossici prodotti
dalla benzina. Il gas di scarico del nuovo motore è quasi interamente composto da vapore
acqueo e ossido di azoto, la cui nocività è dieci
volte inferiore a quella che si riscontra nei
gas di scarico dei motori tradizionali. La soluzione sembra migliore dei motori elettrici :
permette una maggiore velocità e soprattutto
una maggiore autonomia. Rispetto ai motori a
benzina il motore a idrogeno sarà più pìccolo
e meno pesante, a parità dì potenza. La sua
applicazione sembra particolarmente importante per l’avvenire dell’aviazione : permetterà infatti di aumentare del 50-100 per cento
l’autonomia di un aeroplano. Messo a punto il
nuovo motore gli scienziati sovietici si stanno
già domandando, però, dove trovare tutto
l’idrogeno necessario : pare che l’ostacolo possa essere facilmente aggirato con la creazione
di gigantesche centrali nucleari sul fondo dei
mari.
Nei musei italiani
H Nello scorso anno i visitatori degli istituti di antichità e arte dipendenti dallo
Stato sono stati quasi 19 milioni: molti sono
tuttavia quelli che fruiscono di ingresso gratuito, e si valuta a un terzo il numero dei
visitatori paganti. Se si considera la forte incidenza degli stranieri, si nota che, ad esempio, è basso il numero degli studenti medi,
secondari e universitari, che frequentano i
musei. Discorso analogo per le biblioteche. E’
chiaro quale ostacolo questo significhi per il
potenziamento di questi vari istituti culturali.
I Per la prima volta dalla grande crisi degli anni 30, il tasso di natalità degli USA
segnerebbe un equilibrio fra nascite e decessi; un calo sensibile dal « baby boom » degli
anni 50, il quale però ha fatto sì che vi siano
oggi 500.000 giovinette diciottenni più che
dieci anni fa e 900.000 più che venti anni
fa: quale prole vorranno?
I Forze di sicurezza rhodesiane hanno ucciso o catturato numerosi partigiani, in
vari scontri sulla frontiera con il Mozambico,
e hanno sequestrato forti quantitativi di armi e di esplosivi. Il premier lan Smith ha
detto in un’intervista : « Se l’uomo delta strada fosse informato sulla sicurezza della nazione come lo siamo i miei colleghi ed io, sarebbe assai più inquieto di quanto lo sia
oggi ».
m Secondo il comandante in capo delle forze armate portoghesi nel Mozambico, che
contano 50.000 uomini, Pinfluenza della Cina
sull’attività e l’equipaggiamento del movimento di liberazione indigeno, FRELIMO, è del
90%.
m La FAO ha annunciato che l’ammontare
delle quote di esportazione pari a 619
mila tonnellate di té nero per l’anno in corso
(fino al 31 marzo ’73) è stato fissato in seguito a un accordo tra i 15 paesi esportatori di
té, che rappresentano il 92% dell’esportazione
mondiale.
H II Bangladesh, il primo produttore mondiale di juta grezza, ha iniziato la manufattura dello iutton, un tessuto misto di
juta e cotone, e di coperte di lana e juta mescolate, a prezzi assai modesti.
DIGNITÀ’
E FIEREZZA
DELLA SVEZIA
Palme, il primo ministro del
governo svedese, ha
condannato in termini violentissimi la politica americana nel Vietnam, con l’appoggio fermissimo di tutti i partiti rappresentati al
Parlamento, di tutta (si può dire) la
opinione pubblica svedese. Egli ha paragonato i massacri compiuti dagli
USA a quelli, tristemente celebri, compiuti in tutto il mondo negli ultimi
decenni (« Guernica: l’aviazione tedesca mitraglia e massacra gli abitanti
raccolti sulla piazza del mercato di
quella borgata del paese Basco spagnolo nel 1937; Babi-Yar: sterminio in
massa degli ebrei ukraini ad opera
dell’esercito tedesco durante la seconda guerra mondiale; Lidice: nel 1942
quel villaggio cecoslovacco viene raso
al suolo dai tedeschi per rappresaglia
dell’assassinio di Heydrich, il protettore della Boemia; Sharpeville: la polizia sud-africana uccide deliberatamente 69 negri e ne ferisce molte centinaia,
che partecipavano a un incontro nel
1960; Treblinka: uno dei campi di
sterminio nazista durante la seconda
guerra mondiale »).
« La viva reazione USA alla detta
condanna (...) dimostra, come se ce
ne fosse ancor bisogno, quanto poco le
grandi potenze siano tolleranti della
critica. L’incidente dimostra pure che,
senza essere un "grande”, un paese
può trovare il coraggio di esprimere
quei giudizi che la sua morale gli comanda. Senza adoperare parole così
vive come quelle del sig. Palme, i governi norvegese e danese non sono
da meno nella sostanza. Così i dirigenti dei piccoli paesi nordici osano dire
ad alta voce quello che molti altri pensano.
Molti sono i motivi di tale franchezza. Gli Scandinavi, sia per gusto che
per tradizione, fanno una politica risolutamente pacifista, tanto i paesi neutri come-la Svezia e la Finlandia, quanto i membri della NATO come la Danimarca e la Norvegia, nazioni queste
che non autorizzano la presenza, sul
loro territorio in tempo di pace, né di
truppe straniere, né di depositi di armi atomiche.
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
Coon. Tip. Subalpina - Torre Pelliee (Torino) Questa “religione della pace” si uni
1 Vi.-. . .-i-' .
sce ad una fiducia, non meno viva, nell’aiuto reciproco, interno o internazionale, ed anche eventualmente nelle virtù della correzione fraterna. I popoli
nordici già da secoli hanno preso l’abitudine di mettere i conflitti alla luce
del sole, parlando con la massima chiarezza, per meglio risolverli: essi che
praticavano la democrazia nelle assemblee delle parrocchie. Le nazioni
scandinave infine rispettano tanto più
l’indipendenza e la sovranità delle altre, quanto più faticosa è stata per
loro la conquista della propria identità nazionale liberandosi da servitù
multiple. Pur non essendo i loro interessi sempre convergenti, esse hanno organizzato praticamente la cooperazione fra loro, creando il “Consiglio Nordico”.
La coscienza profonda della democrazia e del rispetto altrui, procurò
sempre ai dirigenti scandinavi il concorso dell’opinione pubblica e della
opposizione, per le finalità d’interesse
mondiale (...). Così, sostenuti dall’opinione pubblica, i dirigenti svedesi,
danesi e norvegesi (in nome d’un'esigenza etica che porta ancora il ricordo delle lezioni del protestantesimo)
non esitano a condannare le atrocità
commesse nel Vietnam o altrove. Essi satino trarre da questi loro propositi le giu.ste conclusioni, dando asilo
a disertori americani o aiutando economicamente, pet cause che a loro
sembrino giuste, i movimenti di liberazione
Quest’atteggiamento coraggioso procura agli scandinavi delle contrarietà
ch’essi accettano. Il richiamo, nel 1968,
dell’ambasciatore americano in Svezia,
l’indignazione della Casa Bianca di
fronte alle dichiarazioni del sig. Palme, sono certo dispiaciute ad un paese che, per tradizione storica e per
aver largamente contribuito al popolamento degli Stati Uniti, ci tiene a
conservare con questi dei buoni rapporti. Ma gli scandinavi sanno anche
che la loro franchezza, al di là della
irritazione, ispira rispetto e stima e
che essa è preferibile al silenzio pru
iente (...), all’opportunismo diplomatico o ai pii desideri d’altri “amici
dell’America” i quali, per restare nelle
buone grazie del
grande alleato, rinnegano le proprie convinzioni, già rese
note, e ammettono l’inammissibile ».
(Da « Le Monde » del 29.12.’72. Articolo di testa e notizie di dettaglio).
UN CULTO IN DECLINO?
vi- « Le Monde » (art. siglato A. B.,
nel n. 8695 del 28.12.’72) ritiene che il
culto della personalità del presidente
Mao, nella Cina comunista, sia in declino. Riportiamo testualmente questa
opinione, senza pronunciarci in merito.
« I calendari cinesi del 1973 non segnano più in rosso la data del 26 dicembre, giorno di nascita del presidente Mao. Così sparisce uno degli ultimi segni del culto della personalità.
(...) Il declino di tale culto cominciò
tre anni fa, precisamente all’epoca del
IX congresso del partito, ed è continuato a ritmo calcolato. In un primo
tempo: citazioni meno lunghe, busti
di gesso progressivamente più rari negli edifici dello Stato e pubblici, la radio che poco a poco perde l’abitudine
di cominciare le proprie emissioni augurando lunga vita al presidente. In
un secondo tempo si cessò di parlare
del “grande timoniere”, del “grande
comandante in capo”. (...)
Nel 1970 il pensiero di Mao Tsetung perse il monopolio nell’educazione politica: l’accento veniva posto simultaneamente sulle opere di Marx,
di Engels e di Lenin. L’anno 1971, con
la questione Lin Piao, segna la fine delle parate gigantesche del 1« ottobre,
nelle quali il capo del partito passava
in rivista le “masse rivoluzionarie”. È
del tutto evidente che Mao Tse-tung
sta cedendo il passo e che non utilizza più il proprio prestigio se non per
appoggiare, agli occhi del popolo, certi grandi colpi della scena diplomatica, come la visita di Nixon e la normalizzazione dei rapporti col Giappone ».
* V. Fari, di Giorgio Tourn, « Un esempio
danese », sul n. 51 in data 22.12.’72 di questo
settimanale.
^ Alla decima seduta della seconda sessione dei colloqui SALT, a Ginevra, L RSS
e USA hanno istituito la commissione consultiva mista permanente prevista dall'art. 13
del trattato sui missili antimissili.
^ Il presidente boliviano ha annunci sto
che è stato sventato un complotto .u;tigovernativo che sarebbe stato finanziato dal
governo cubano e sostenuto da gruppi lii sinistra argentini e brasiliani, che avrei ix'io
dovuto far penetrare in Bolivia, dal Cile, (-¡ementi armati con un programma di atti di
sabotaggio, specie contro gli impianti minerari. Alcuni degli arrestati erano in rapp iito
con l’Esercito di liberazione nazionale fn.ulato dal "Che” Guevara.
^ Il biologo sovietico Jaurès Medvedev. difensore della libera circolazione fuori delle frontiere e internato nel 1970 in una < ^a^ica psichiatrica, avrebbe ricevuto il permesso
(ma non ancora il passaporto) di soggiornare
per un anno in Gran Bretagna per darvi lezioni. Un altro fra i più noti scienziati russi,
il fisico Valéry Chalidze, fondatore del comitato (illegale) per i diritti dell’uomo nell"URSS,
che ha avuto analogo permesso e si trova negli USA per un giro di conferenze, si c vi-vio
ritirare la nazionalità sovietica.
H L’inizio di ’’disgelo” fra gli USA e Cuba
muove le acque caraibiche : il aovcnio
dell’Avana avvia relazioni diploniaiicbe con
quelli di alcuni paesi anglofoni dei (.arcioi:
Barbados, Giamaica, Guyana e Triniinnl e
Tobago. Un documento è stato firmi! > in
questi giorni dai cinque governi, ma a progetto risale all’ottobre scorso: sicché si può
presumere che l’ultimo dirottamenio ali .vvana ha costituito il detonatore, ma non 1 i splosivo della reazione a catena della distensione
con gli USA, la quale doveva essere ano suidio in precedenza. Oltre ai nuovi, am ahn
quattro paesi americani hanno relazioni con
Cuba : Canada, Cile, Messico e Perù.
I Bonn e Pekino, che due mesi fa hanno
stretto relazioni diplomatiche, hanno siglato il primo accordo commerciale, che prevede la concessione alla Cina del trattamento
di nazione favorita.
m Qualche tempo fa è stato annuncialo che
il governo libico rimetteva in vigore vecchie norme islamiche che puniscono con pene corporali (mutilazioni) determinati delitti,
in particolare furti. Il balzo airindietro fa
scuola : nella Guinea un uomo colpevole di
abigeato è stato punito con il taglio del braccio, <c dalla spalla in giù ». La condanna è
stata eseguita alla presenza di tremila per.sone, a Conakry, e al colpevole è stata pure inflitta una pena di quindici anni di reclusione.
Com’è noto, gravi delitti di carattere economico, crimini di leso Stato, sono passibili nelrURSS della pena di morte, e negli ultimi anni molte delle condanne capitali eseguite sono
state inflitte per delitti di questo genere.
m Con la fine del 1972 si chiude la vita di
« Life », il grande settimanale americano; muore di questi mali: la televisione e la
stampa periodica specializzata, che le hanno
strappato una parte cospicua della pubblicità
che la faceva vivere, e il crescente costo delle spese di porto.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiimiim
Battaglie ecaaomiche
^ Sta per essere concluso un accordo sulla
pesca industriale al largo delle coste della Guyana francese, fra i governi di Parigi e
di Brasilia : saranno istituite imprese miste
franco-brasiliane per metter fine al monopolio statunitense e giapponese in questo settore.
^ La « guerra dei merluzzi », della quale
abbiamo già parlalo, prosegue nelle acque da pesca islandesi, dopo che il governo di
Rejkjavìk le ha estese da 12 a 50 miglia dalla costa : ultimamente una cannoniera islandese ha reciso le reti di un peschereccio britannico. Al principio di gennaio la Corte internazionale di giustizia dell’Aja si riunirà per
stabilire se è competente per decidere circa il
reclamo britannico e tedesco-occidentale contro la decisione del governo islandese, il quale da parte sua ha già comunicato di rifiutare
io ogni caso tale competenza.
I La corona islandese è stata svalutata
del 10,7 per cento.