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Anuo III. Veiiei'rti * «ííiísho I«54. kX" Si
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GIOR^ÍALE REMdtOSO
l»ItEa*0 W.tS«OÍ-aA12
(4 dtimieiììo)
Torino, per un anno !>. (1,00 | I..7,fl0
— per sei mesi » i,00 ] u 4,1)0
Per le provincie e l’eslcro franco sino
ai conlìni, un anno . . L. 7,20
per sei mesi , « ;>,20
AiwOx'ovTit (3'i i'J 'iyanv;
SpgtK'ihìo la verilà nella caritii
Tffs. IV. i:;.
l/L'fficio della liliONA .NdVKLLA è in
Torino, presso la lilireria Evanpelicu
ili GIACOMO JilAVA, viiiCirlo Alliordi,
dirimpello al Callè l)i;ci.
Le associazioni si rice^o^o in Torino allo
slesso Uificio.
Gli /Usociati (Ielle Provincie poirantio prorvedenu' di un ranlia postali',
inviandolo franco alla libreria lìiara.
Le missioni cattoliche e le missioni evangeliche. —Bibliografìa. Papisme et J¿5uítisme, lettres de Home. — Lettera Vili. Enrico od Bugenìo. - Lettere scritte Òa
Genova. — Dichiarazione. — Notizie religiose,— Grouachcita polínica.
LE MISSIONI CATTOLICHE E LE lliSSlO.M EVAXfil LlCJIE
1.
Napoleone Roussel, aulore di molli
scrini pregevolissimi ha dalo alla luco
il primo volume di un’opera interessantissima intitolala Les Nations Catholiques et les Nations Protestantes
comparées sous h triple, rapport du
bien-être, des lumières '■ de la moralité. Noi ci proponiai ' di dare
un’ analisi di quest’ opeia interessanlissiina, per uso specialmente di
quelli fra i nostri lettori che non
potessero leggerla nella sua lingua
originale. Intanto attendendo la pubblicazione del secondo volume daremo
un’analisi dell’articolo die riguarda
le missioni cattoliche e le missioni
protestanti.
L’Autore considera le due missioni
sotto questi tre aspelli : 1" Le chiese
che mandano i missionari: 2” i miasionari stessi : o" gli indigeni clic li
ricevono. Paragonando ia Chiesa Cattolica, e la Chiesa Evangelica per
quello che nguarda l’invìo de’ mis-
2
— Í.82 —
sionari si ha questo risultato. La
Chiesa Catlolica ha una sola società
di missioni conosciuta sotto il nome
di Propagazione della fede, il cui
centro è Lione ; la Chiesa Evangelica
ha trentadnque società di missioni.
La Propagazione della fede protetta
dal papa ed arricchita di indulgenze,
sostenuta dai vescovi e dai preti con
una organizzazione di collettori laici
la più perfetta, con vendite di medaglie benedette e lettura del giornale
dell’opera, con collette organizzate
per tutlo rUniverso, vediamo che il
prodotto di uno dei migliori suoi anni
del 1850, ascende a 5,082,729 fr.
Il prodotto ordinario delle 55 società
evangeliche di missioni ascende a
15,000,000. Ora paragoniamo. La
popolazione cattolica, secondo Balbi,
è tre volte piii grande della popolazione protestanle: intanto la Chiesa
Protestante raccoglie per le missioni
una somma cinque volte più grande
della Chiesa Cattolica : moltiplicato il
5 per 5 avremo nella Chiesa Protestante un zelo 15 volte maggiore della
Chiesa Cattolica.
Gettiamo ora uno sguardo sui missionari. Non parliamo del numero,
perchè è chiaro che essi sono in proporzione dei mezzi, ma paragoniamo
la natura dell’ opera che si fa dal
missionario cattolico e dal missionario protestante. Per conoscere bene
l’uno e l'altro, prendiamli al punlo
della partenza.
Un missionario protestante è accompagnato ordinariamente da un
maestro di scuola, da un medico, e
sovente da un artigiano capace di
insegnare utili mestieri, o di stampar
un libro. Nel bagaglio del missionario
protestante si trova un torchio da
stampa, un assortimento di caratteri,
libri elementari, Bibbie, medicinali e
ferri di chirurgia. Il medico, l’artigiano annunziano il Vangelo esercitando la loro professione.
Qual è il bagaglio del missionario
cattolico? Un breviario latino , un
messale, un rituale, pianete, stole a
varii colori, un calice, una patena, e
poi varie casse piene di corone, crocefissi, medaglie, abitini e immagini
per uso dei nuovi convertiti.
Il missionario protestante giunto
al suo destino in mezzo ad un popolo
nuovo, la cui lingua non è nè conosciuta nè scritta, si occupa tosto ad
apprenderla, ne compone una grammatica, un dizionario, e stampa in
essa lingua un Evangelo. E quesla
maniera di agire nasce dalla natura
stessa deH'opera protestante, la quale
consiste prima di ogni cosa a fare
conoscere la Bibbia. I missionari
prolestanti cominciano la loro opera
per mezzo della istruzione: in ogni
stazione voi troverete una scuola,
3
una stamperia. Sono i missionari
proteslanti che hanno composto le
grammatiche e i dizionarii di cui si
servono i missionarii cattolici nelle
Indie e nella Cina.
Al lato dell’opera di evangelizzazione propriamente detta, si compie
dai missionari proteslanti un’ opera
di fìianlropia; la medicina, le scienze,
le arti sono esercitate, ed è sparsa
fra quei popoli la civilizzazione ove
prima era la barbarie.
Il missionario caltolico giunto iu
mezzo ad un popolo pagano e selvaggio, uon ha per iscopo istruirlo
e civilizzarlo, ma battezzarlo, quindi
non ha bisogno di fare uno studio
profondo della lingua, inventare caratteri, insegnare a leggere e scrivere
ma gli basta di apprendere materialmente e per pratica la lingua del
paese per entrare in relazione cogli
indigeni. Se il raissionario catlolico
parte porla tutto con sè : ma se parte
il missionario protestante vi lascia
una lingua scritta, vi lascia le arti,
le cognizioni e la civilizzazione. Il
missionario catlolico si occupa fra i
l)arbari a fargli apprendere a memoria
il Paler noster e VAve Maria, gli insegna a recitare la Corona, sostituisce
alle imagini rozze dei loro idoli imagini più ben fatte........Qui il nostro
Aulore, citando non già autori protestanti, ma varii brani degli Annali
della Propagazione della Fede, prova
evidentemente queste sue asserzioni.
Una delle principali occupazioni
dei missionari cattolici è quella di
battezzare i fanciulli, specialmente in
pericolo di morie, e menano un grande
rumore allorché ne hanno battezzati
molli, e si rallegrano estremamente
allorquando possono dire che tali
fanciulli sono morti. Citiamo un documento trailo dagli Annali della Propagazione della fede del mese di
maggio 1851. « 11 danaro che viene
dall’Europa, scrive uu missionario,
ci permeile di battezzare tanti piccoli
fanciulli in pericolo di morte. Il numero dei fandulli cinesi battezzali nel
1850 è minore diquello dei battezzati
nell’anno scorso: ciò è accaduto per,
chè voi avete diminuito le vostre elemosine; quando voi ci darete di più,
la cifra dei battezzali aumenterà in
proporzione....... Con cento franchi
dati ai noslri baltezzalori, noi possi<amo rigenerare almeno tre o quattrocento fanciulli, due terzi dei quali
vanno quasi subilo in paradiso. Insistete vivamente presso i ricchi affinchè aprano le loro borse ; dite a tutti
quelli che desiderano avere un forte
interesse peri loro capitali di iuviarii
qui, ove venti soldi producono due
tesori per anno, servendo a riscallarc
due anime ». Notino i nostri lettori
che la citazione non è di un autore
4
protestante, ma degli Annali della
Propagazione della Fede.
Ma quello che più è rimarchevole,
si è che i missionari caltolici credono
ben fatto di usare la soperchieria e la
menzogna per amministrare il battesimo ai fanciulli. A provare una tale
asserzione il nostro Autore cita gli
Annali della santa infanzia del décembre 1852. È detto in questi Annali
che i missionari, soprattutto allorché
sono un poco ciarlatani, arrivano
quasi sempre a battezzare i fanciulli
ammalati: introducendosi, sotto il
pretesto di medici, presso i piccoli
malati, o con un fazzoletto un poco
bagnalo nell’acqua, o con una siringa
nascosta nella manica, pretendono
avere battezzato il fanciullo ed averlo
salvato.
Il nostro Autore passa a dimostrare
con citazioni cattoliche quale è l’istruzione religiosa che si dà da tali missionari. Sono essi fra i Cinesi? Insegnano il Pater noster in latino, li
obbligano ad assistere alla messa in
latino, i cantici sono in latino, la più
parte delle preghiere in latino, e così
quei poveri neofiti recitano come pappagalli delle cose che non comprendono. Tutto il resto della religione
consiste in adorazioni e riverenze a
croceflssi e ad immagini, a portare
in dosso medaglie e corone, e ad
uniformarsi a certi riti che ricevono
in latino senza comprenderne nulla.
I missionari protestanti usano tutt’altro metodo nella conversione delle
anime. Essi contano le conversioni
reali, non i battesimi : essi incominciano per istruire e civilizzare. Non
gli basta che un pagano domandi il
battesimo e segua il loro culto per
dirlo convertito e battezzarlo, ma esigono che cangi di vita e di condotta.
Basta leggere i rapporti delle società
missionarie evangeliche per vedere
con quanta cautela procedano i missionari nell’ accordare il battesimo;
lo diiTeriscono o lo negano perfìno ai
re, se non sono certi della loro sincera conversione.
Un’altra differenza fra il missionario cattolico ed il protestante consiste
in questo, che i missionari cattolici
sanno sempre tirare un gran partito
dal concorso dello Stato, mentre i
missionari protestanti non vogliono
averne bisogno. Le missioni cattoliche nella Siria, nell’Egitto si appoggiano sotto la protezione della Francia, come altra volta si appoggiavano
sotto la protezione della Spagna e del
Portogallo. Il falto di Taili è assai
recente e noto per dimostrare come i
missionari cattolici vanno a stabilirsi
fra i popoli. Dopo che l’isola di Taiti
era stata convertila al Vangelo dai
missionari protestanti, i missionari
cattolici si presentarono sui vascelli
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francesi, e sotto pena di bombardamento domandarono non solo la libertà per essi, ma il terreno per una
chiesa cattolica e cento dieci mila
franchi per fabbricarla. Stabiliti così
sotto la protezione del cannone francese hanno continuato ad abusare di
tale protezione per costringere i protestanti a divenire cattolici: i giornali
francesi dell'anno scorso raccontavano
di un Morenone che per ordine dei
missionari cattolici era condotto dai
carabinieri al battesimo.
Nella stessa guisa i missionari
caltolici si sono stabiliti nelle isole
di Sandwick già convertite al cristianesimo dai Protestanti. Sotto la protezione del cannone francese ottennero dapprima il dritto di propaganda,
poscia il terreno per le scuole e per
le chiese, poscia la libera istruzione
senza sorveglianza, la libertà dei matrimonii senza il controllo della legge,
e menarono cosi la confusione nel
paese.
Se si domanda perchè i missionari cattolici ■ preferiscono per campo
del loro travaglio i paesi già convertiti dai Protestanti, un cattolico bene
istruito, il sig. Desgraz, azzarda una
spiegazione, ed è la seguente. 1 missionari cattolici, egli dice, non cercano di migliorare i popoli selvaggi,
ma cercano soltanto di far parlare
di loro. Per quello chc ci riguarda
concludiamo: i mezzi impiegali dai
missionari cattolici e dai missionari
protestanti, sono differentissimi fra
di loro. I primi impiegano le corone,
i secondi i libri; i primi portano delle
immagini, i secondi una stamperia;
i primi battezzano i fanciulli moribondi, gli allri spiegano il Vangelo
agli adulti; i Protestanti vanno come
agnelli in mezzo ai lupi, e gli altri ci
asteniamo dal qualificarli.
CI6LI0GR4FIA
PAPISME ET JESOTISiVIE.
LETTRES DE ROME
par L. D. S.
A dare una giusta idea del Papismo,
concatenalo, immedesimato nel gesuitismo, a farne conoscere la dottrina, il
sistema, lo spirito in modo chiaro e distinto, non altro ci voleva che un uomo
il quale, iniziato ne’misteri della curia
papale, avesse in quella esercitate cariche
importanti, ed avuto libero l’accesso nei
pili tenebrosi suoi nascondigli. L’autore
di queste Lettere ci fa sapere essere egli
nalo in Roma, ed essere colà vissuto per
ben venticinque anni in mezzo ad affigliati dei gesuiti, da esso lui tenuti in
conio di ferrai sostegni della religione,
sino a tanlo che piacque a Dio di chiamarlo alla conoscenza della verità. Sappiamo anche da lui che pel lungo tratto
di quindici anni, fu confessore, diretlore
spirituale, predicatore ne’principali monasleri di Homa; per otto anni curato
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della parrocchia della Maddalena; da’suoi
superiori avuto in grande slima, ed incaricato più volle di missioni importanti;
censore deiraccaderaia teologica nell’Unlversilà romana, membro di molle accademie, esaminatore dei clero, qualificatore 6 teologo della Inquisizione, la quale
non aveva per lui alcun secreto, anzi
per essa ei riceveva denunzie, confessava
carcerati, ed esaminava processi, sopra
dei quali emetteva il suo voto. A lui era
dato di liberartienle poter visitare le più
nascose oflicine dell’industria papale; la
qual co.sagli poneva in mano ogni mezzo
di poter da vicino esaminare tutte le
ruote della gran macchina, della quale
sembrava egli stesso destinato ad essere
uno de’principali motori, quando la grazia
di Dio gli fece conoscere che quella superba mole ha I piedi di creta, e che
chiunque le si fida, deve di necessità cadere nel precipizio: e da uom savio e a
Dio obbediente, se ne allontanò con orrore, ed alle onorificenze, ai seggi dorati,
che pur gli stavano in prospetto, preferì
il vituperio della Croce, e il sedersi sulla
nuda pietra incrollabile di Gesù Cristo.
Acciocché, anche lungi da Babilonia,
sia conosciuto il mistero, a di.singanno di
molti illusi, 0 pregiudicali, ed afliiie di
procacciare ad allri quesla slessa via a
salule, il nostro autore strappò il panno
gemmato che ricopre le schifose piaghe
della niisleriosa donno, e ne additò al
mondo le nefa^ndità o le turpitudini.
A questo fine immagina egli che uu
giovine chicricn, svizzero di nazione, ed
allievo de’gesuiti, scriva da Boma ad un
suo amico protestante a Ginevra, e lo
tenga esattamente informato de’suoi progressi spirituali, sempre nella speranza di
convertirlo al papismo. La speciosità, la
pompa, il grandioso di che si copre la
curia romana aveva parlalo ai sensi del
giovine chierico e lo aveva sì affascinato
che omai più non iscorgeva in quella se
non il bello appariscente, e in quel bello
la verità.
Nel giovine Enrico, chè tale è il nome
del chierico, troviamo personificalo il
cattolicismo di buona fede; siccome il
papismo gesuilizzato, intollerante, crudele ci viene ammirabilmente rappresentato da personaggi e da fatti in buon numero, tutti segnati col marchiò della
verità: il Puseismo ci si mostra in certo
inglese, cui è piaciuto al nostro aulore
chiamare Manson, e finalmente la religione
evangelica è figurata nell’italiano valdese
signor Pasquali, il più bello fra tulli i
ritratti del quadro allegorico, siccome
quello, il quale con cristiana calma e dignità è dato l’ufficio di mostrare In modo
evidente la superiorilà, l’eccellenza, la
divinitàdelCristianesimo evangelico sopra
lutto le sette formaliste che gli muovono
guerra.
Il libro del sig. L. Ü. S. è pregevole e
interessante per rimporlan¿a, là varietà
e l’ordinamento chiaro e distinto delle
materie moltissime che vi si contengono,
e procaccia ad un tempo diletto, istruzione ed edificazione. Ci duole che la
strettezza delle nostre colonne non ci
permetta di darne una lunga analisi, siccome avevamo in animo di fare; ma iu
quella vece, ed acciocché i nostri lettori
possano di per se stessi farsi ragione della
importanza e del merito di quell’opera,
crediamo far loro cosa grata ed utile trascrivendo qxii, a maniera di saggio e per
intiero, la lettera ottava dello stesso libro.
7
LETTERA Vili.
Enrico ad Eugenio.
Roma, marzo 1847.
Mio caro Eugenio,
Nulla debbo celarti inlorno alla nostra
discussione: li ho promesso e bisogna cbe
mantenga la mia parola.
Dopo l’ultima discussione passarono
alcuni giorni senza che io avessi più notizia dei miei amici. Un giorno ricevo una
lettera del sig. Manson, di cui ti mando
copia.
Signor Abbatn,
Dal gioruo nel ijuale fummo insieme a
villa Patrizi sono accadute delle cose ben
rimarchevoli cbe mi hanno gettato iu un
grande imbarazzo, ed hanno turbato molto
le mie convinzioni.
Voi sapete cbe io non sono catlolico
romano, ma non sono neppure un protestante fanatico per vedere sempre nero
sulle azioni di Roma. Ebbene, la sera nella
quale ci lasciammo, il sig. Pasquali mi
disse che lo scopo per il quale era in
Roma era di far vedere ul sig. Sweetman
Roma come essa è nel suo rapporto religioso : domani, egli disse, noi incominceremo le nostre corse; se ci volete seguire
cl farete piacere, lo accettai l’invito ed
egli mi disse cbe poiché si era incominciata la discussione sui primato del Papa,
le nostre corse sarebbero siate dirette a
vedere come il Papa esercita il suo primato.
La mattina dopo ci unimmo, ed andammo in una chiesa, che per ora non vi
nomino, cercammo il parroco, ed egli ohe
già i;onosceva il sig. Pasquali, ci accolse
con molla gentilezza. 11 sig. Pasquali lo
pregò di condurci a vedere le congregazioni ecclesiastiche. Il parroco rispose
che essendo quel giorno l’uliimo giorno
di carnevale tutlo era chiuso : domandò
però a qual (ine noi desideravamo vedere
tali cose. Noi siamo forestieri, disse il sig.
Pasquali, e desideriamo vedere come ii
Papa eserciti il suo primato per mezzo di
queste congregazioni, il parroco allora
domandò al Pasquali chi eravamo noi:
quando lo seppe; ebbene, disse, di voi
posso fidarmi. Però in questo momento
è l’ora destinata per dare udienza ai miei
parrocchiani : ma mi sbrigherò beniusto;
e c’invitò ad essere presenti a questa
udienza. Andammo in una camera al piano
terreno vicino alla sagrestia ove sopra è
scritto Parrocchietla: fuori della porta vi
erano una cinquantina di persone uomiui
e donne del popolo, che attendevano l’udienza: un uomo lurido e di una fisionomia ributtante era alla porta della camera por regolare che le persone entrassero ad una ad una : domandai chi si fosse
costui, e il parroco ci disse che era il
beccamorti della parrocchia, il quale oltxe
il seppellire i morti ha l’ufficio nelle parrocchie di Koma di assistere il parroco in
qualità di messaggiero nelle cose che riguardano i poveri.
Entrati in quella camera il parroco si
assise sul suo seggiolone, e noi ci sedemmo aH’inlorno.
Primo ad essere ammesso alla udienza
fu il sagrestano, il quale aveva una quantità di carte che dovevano essere firmate
dal parroco: erano fedi di vila per poter
dalle pubbliche casse ricever pensioni o
sussidii, certificati di malattia per poter
ottenere il permesso di mangiare carni
nella quaresima e cose simili. Sbrigato il
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sagrestano entravano per ordine i ¡»arrocclilani; uno cercava il permesso di portare
armi (Ji'oibite dalla legge: nn altro il permesso di avere armi da caccia: un altro
domandava un certificato per poter concorrere ad nn impiego: un altro un permesso per avere il suo passaporto: una
signora magnilìoaniente vestita con abiti
di seia e gioie, domandava un certificato
di povertà per poter vincere una lite
conlro il suo marito, ed il parroco lo fece.
Noi ci guardaininc attoniti; ed il parroco
uscita quella signora ci disse : se io
avessi ricusalo il certificato di povertà mi
sarei attiralo addosso una orribile persecuzione; quella signora è protetta da
monsignore A. contro il di lei marito, dal
quale riia fatta separare. Ma come potete,
diceva il sig. Pasquali, far un certificato
falso? In primo luogo potrei rispondervi,
riprese il parroco, che il mio certificalo
nou è che una formaiilà richiesta dalla
legge, e nou porta danno a nessuno; per
cui anche nel caso che fosse falso, dire
una bugia non dannosa per liberarsi da
una persecuzione certa, o non è afTatto
peccalo, 0 è una leggerissima venialiià;
in secondo luogo vi dirò che noi parrochi
abbianu) trovalo il modo di fare attestati
falsi senza mentire. Eci;o per esempio, a
questa signora io bo fatto il certificalo
così : ntleslo io sottoscritto cbe la sig. N.
per quanto a me consta è povera. Dicendo
per quanto à me consta tulto è salvalo;
imperocché constare vuol dire sapere di
cerio, con prove evidenti; ora non avendo
io prove evidenti di sua ricchezza, devo
supporre che sia vera la povertà che essa
accusa. Di più è noslra dottrina che un
certificato di povertà si può fare in tutta
sicurezza di coscienza anche ai più ricchi :
impercioi'chè anche il ricco può dirsi povero relativamente ad un allro più ricco
di lui; ed il più ricco può dirsi povero
relativamente ai suoi desiderii. Io a dirvi
la verità, continuò, non sono tanto persuaso di queste dottrine ; ma cosa volete : siccome per ogni cosa qui in Roma
si vuole il certificato del parroco, se noi
lo neghiamo oi mettiamo a rischio di
essere uccisi, come è accaduto non è
molto tempo a tre parrochi miei amici
che furono uccisi, ed a molti altri che
sono stati bastonati. Dopo ciò fece segno
al beccamorti, il quale fece entrare ad
una ad una le altre persone che attendevano.
Non vi dirò a minuto cosa accadde nel
resto di quella udienza; ma vi dirò in
generale che ne restai estremamente scandalezzato : un uomo ricorreva al parroco
contro la cattiva condotta della moglie ed
esigeva che il parroco vi mettesse rimedio; unu donna ricorreva contro ia
cattiva condotta del marito; un’altra accusava la vicina di averla ingiuriala, e la
vicina presente con grandi schiamazzi
diceva non essere vero, ma anzi essa essere stata ingiuriata, e sarebbero venute
alle mani, se il beccamorti non le avesse
divise e sidl’ordine del parroco messe
fuori. Una giovine piangente accusava un
suo seduttore, e domandava che fosse
costretto a sposarla.
Terminata ia udienza, il parroco ci condusse nelle sue camere, ed io gli domandai se quella udienza si dava ogni gioruo:
Due volte al giorno, mi rispose, eccettuale
le domeniche che si dà una sola volta. Il
sig. Pasquali gli domandò di spiegarci
quali erano le attribuzioni dei parrochi di
Roma. Ed egli allora rispose che l’ufficio
9
ili iiiiiroco io Küiiia era assai delicalo: ud
purrocü Iq Roma è In relazione con lulti
i Iriliunali, con tutli i dicasteri. Le sue
più strette relazioni però sono col Vicariato; il Vicariato in Roma, ossia il tribunale del cardinal vicario, è nello stesso
tempo una polizia e un tribunale: una
|)olizia in quanto ai preti; un tribunale in
(pianto alle donne di mala vita ed ai delitti contro il buon costume. Il Vicariato
non fa nulla senza prima avere inteso il
parroco; per il permesso di prendere l’abiln ecclesiastico, per ricevere gli ordini,
per la facolià di'dire la messa si ricerca
l’atltìslato del parroco; il parroco deve
informare segretamente il Vicariato una
volta all’anno sulla condotta di tulti i
preti che dimorano nel circuito di sua
parrocchia: ed ogni volta che egli si avvede 0 conosce una mancanza di qualche
[irete o chierico deve tosto informarne il
Vicariato: quando un prete è accusato,
nun si procede seuza avere prima l'iaformazioue del parroco ; in una parola il
parroco deve informare il Vicariato di
tulio quello cbe riguarda i preti.
Se cosi è, disse il sig. Sweetman, come
avviene che i preti comrnetlono tante immoralità e sieno impuniti? Ciò avvieoe,
riprese il parroco, per due ragioni: la
prima, perchè il Vicariato procede solamente quando vi è scandalo, cioè quando
i vicini fanno ricorso; ma se il prele sa
fare la cosa in modo che nessuno faccia
ricorso formale, allora non si procede;
(juindi un prete il quale ha con sè una cognata, una nipole, una governante, o che
frequenta una casa a fine cattivo, se sa
guadagnarsi i vicini con danaro, con protezione, con ipocrisia, o con metter timore per i suoi impieghi, o per la sua
posizione, è sicuro; il Vicarialo sa tutto,
ma, come diciamo noi, chiude un occhio,
per non mellere in pubblico quello che è
nascosto. La seconda ragione si è che
molti ricorsi sono tenuti per calunniosi:
un prete per esempio sarà tiilore o aiiirninistralore di alcune pupille, abuserà
del suo ufficio, ma sarà un prete che
mostra molto zelo per la religione: allora
per il bene della religione bisognerà far
credere calunniosa l'accusa; imperciocché
cosa direbbe il popolo se conoscesse cbe
i preti i più zelanti, souo alle volte I più
cattivi?
Caro sig. Abbate, non potete credere
qual colpo fosse per me la rivelazione
di questo parroco! Il sig. Pasquali mi
lanciò uno sguardo malizioso, e il parroco
continuò.
Il tribunale del Vicariato agisce come
tribunale sui delitti contro il buon costume: le donne di cattiva vila sono sollo
la giurisdizione del Cardinal Vicario ; ed
ogni parroco ha nella sua parrocchia uu
registro di quelle che sono nel suo circondario. In prova di ciò trasse da un
tiratore una rubrichettaove erano per ordiue alfabetico registrate lutte le cattive
donne di sua parrocchia. Quando un parroco, continuò, è stanco di soffrire una
di queste donne, non ha altro a fare se
non che denunciarla al Vicariato: quesla
se nou ha prolellori potenti, è immediatamente carcerata, ed è condannala o all’esilio, 0 alia detenzione: ma non può
essere condannala se il parroco non dà
cattive informazioni sul suo conto.
Ma il Papa, domandai, sa queste cose?
Il Papa, rispose, è sialo vescovo e le sa
meglio di me; ma noi abbiamo un principio sul quale si basa tutta la condotta
10
del tribunale del Vicariato, e che è, diciamolo pure, il cardine di tutto il nostro
sistema: il principio è questo: di due
mali deve eleggersi il minore. Questo
principio è empio, interruppe il sig. Sweetman: s. Paolo dice (Kom. 111. 8) che è
giusta la condannazioue di coloro i quali
10 ammettono. Disiinguo, riprese il parroco: s. Paolo parla di coloro die fanno
11 male acciò ne venga un bene; ma noi
non diciamo che deve farsi il male, ma
che può permettersi : altro è fare un male,
altro è permetterlo. S. Paolo dice, soggiunse il sig. Sweetman, cbe coloro i
quali accoDsenlono o permettono il male
sono rei come coloro che lo fanno (Rom.
1. 32).
Il parroco non si diede carico di rispondere alla osservazione del sig. Sweetman,
ma fu un poco sconcertato ; ciò non
ostante continuava, narrandoci che non
è il solo Vicariato che occupa un parroco
in Roma, ma tutti i tribunali, tutti i dicasteri, tutte la congregazioni lo occupano egualmente: per esempio, egli diceva, non si ottiene un impiego senza un
certilìcato del parroco ; non si ottiene
passaporto, non grazia, non licenza alcuna senza il parroco; senza un nostro
certificato, un malato non è ammesso all’ospedale; una giovane non può avere
una dote; un parente non può vedere un
parente nè alle prigioni, nè all’ospedaìé;
un povero non può avere soccorsi; una
vedova non può avere la pensione che le
è dovuta per il suo marito miliiare o impiegato; in una parola in tutto bisogna
cbe noi rila.sciamo certificati. Di più, bisogna cbe siamo pronti a rispondere alla
polizia, all’ifiquisizione, ai tribunali, ai
capi dei dicasteri quando ci domandauo
informazione di un soggetto....
Ma come fate, soggiunsi, per conoscere
la condotta di tutti i vostri parrocchiani?
Miei signori, rispose, è questo un sunto
orribile che non avrei giammai rivelalo
se non foste amici del sig. Pasquali, lo
gemo, signori, sotto un peso di iniquità
che non posso pivi sostenere, e che prego
Dio ad aprirmi una via per uscirne. Il
confessionario, signori miei, è il gran
mezzo di polizia che noi usiamo. Non già,
notate bene, che i parrocchiani vengano a
confessarsi da noi : essi temono di confessarsi al parroco, ed il parroco in Roma
è quello che confessa meno persone; ma
il parroco ba le sue sette o otto devote
sparse per la parrocchia, le quali sono
mantenute colle elemosine che si dovrebbero ai veri poveri, e queste devote
spiano devotamente la parrocchia; e la
mattina sono al confessionario del P. Curato a fare la loro rivelazione. È una
iniquità,'lo so, ma inevitabile : se quando
il Vicariato o altro tribunale vi domanda
informazione per condannare qualcuno,
se dite di non saper nulla, o date buone
informazioni, siete accusalo di non fare il
voslro dovere.
Ma come e quando esercitate gli ufficii
essenziali al parroco, la predicazione, l’istruzione, la visita dei poveri e dei maiali?
Questi che voi chiamale oificii essenziali al parroco sono qui tenuti per offlcii
secondarli; la predicazione per esempio;
vi è un parroco io Roma, ed uno dei migliori e dei più stimati, il quale non ha
mai predicato, percbè è incapace di predicare: gli altri predicano alcune domeniche dell'anno, ma (lualche volla a cosi
11
poche persone, ehe se non vi fossero le
nostre poche devote di cui vi ho parlato
non vi sarebbe Dessuno ; noi non abl)iamo
la libertà di predicare la Parola di Dio :
nel catechismo romano ei sono assegnati
i temi da trattare, e le cose cbe dobbiamo
dire, per cui sono sempre le cose stesse:
per riguardo aH’istruzione, la domenica
per lo spazio di un’ora si fa recitare a
memoria ai ragazzi il catechismo del Bellarmino; per la visita ai poveri vi sono i
deputati della commissione dei sussidii:
per gl’infermi vi è il vice-parroco, il sagrestano, 0 altri preti che si pagano per
questo.
Il sig. Pasquali non aveva mai parlato
fino allora: ma levandosi e prendendo la
mano del parroco; Io vi consiglio, gli disse,
a meditare sul v. del capo IV della
prima ai Corinti: Cosi faccia l'uomo
stima di noi come di ministri di Cristo,
e di dispensatori dei misteri di Dio. —
Quindi ci licenziammo.
Vi confesso, caro signor Abbate, che la
conversazione con questo parroco mi ha
molto sconcertato: ma quello che più mi
ha disgustatoconti'o Boma è quello che ho
saput*) in una seconda conversazione, cbe
vi manifesterò a voce se vorrete darmi un
appuntamento per continuare la nostra
discussione. Se Boma è cosi, io cesso dall’ammirarla. Credetemi vostro servo.
W. Manson M. A.
Cosa vuoi che ti dica, caro Eugenio; la
leltera del sig. Manson ha sconcertato
anche me: e ti assicuro che sono in
una posizione orribile: io senio in me una
voce cbe mi dice—tu sei neH’errore, il
Valdese è nella verilà — so che è la voce
del demonio, ma sento che è molto po
tente; nnn mi lascia da qualche giorno
un momento di riposo. Spero che la mia
tentazione sia passeggiera, perchè alfine
anche in mezzo della tentazione sento chc
la verità è nella mia religione. Conosco
che in Boma vi soho degli abusi, ma
questi abusi sono degli uomini non della
religione: sono della pratica, non della
doltrina; chè la dottrina è sana, e vera.
Quello però che accresce la mìa angustia è che non ho alcuno a cui possa
aprire il mio cuore, se non a te ; ma lu
qual consolazione ptioi darmi?
Bisposi al sig, Manson ringraziandolo
della sua comunicazione e pregandolo per
il momento di dispensarmi da un abboccamento ; ma che se aveva qualche cosa
a dirmi si servisse della posta, lo non mi
sento in islato di discutere per il momento ; Dio mi darà forza per l’avvenire.
Addio, caro Eugenio, ama il tuo
Enkico.
LETTERE SCIllTTE DA GENOVA
111.
Caro fratello !
Nnn vi sarà discaro, se vi rendo conto
dell’inlera conferenza relativa all’istituzione e conservazione della Chiesa, la
quale s’erige a guisa di fiera fortezza, da
cui nnn più ragioni e prove, ma fulmini
di scomuniche ed anatemi partono conlro
quanti ne stanno in fuori; i quali certamente non se nc piglieranno mai più spavento, (]uando avranno, come l’ebbimo
noi, la sorte di udire l’eletto campione
chiamato qui dal di là dei monti.
Che Gesù Cristo abbia istituita la Chiesa, è cosa chiara, se colla parola Chiesa
s’inleude l’adunanza dei suoi discepoli.
12
die di fatti è uua Chiesa, c l’unica che
Gesù Cristo abbia fondata. Ma cbe cosa
ha Roma da fare con quell’asseinblea che
che s’istituisce in Gerusalemme, in Giudea, in Galilea? Quando mai Gesù Cristo
ha (larlato di Roma ? Come si possa dire
che Gesù Cristo abbia istituito la Chiesa
romana, non ho potuto impararlo dal nostro oratore, che sventuratamente adoprava sempre l’espressione Chiesa cattolica, lasciando che s’intendesse la romana, e non si curò punto di spiegare come
mai Gesù Crislo in Gerusalemme fondasse
la Chiesa di Roma. Siccome nemmeno vi
inviò s. Pietro, e che risulta evidenle
daH’epistola di s. Paolo ai Romani, che
già esisteva ed era rinomata la Chiesa di
Roma, senza ehe Pietro vi fosse mai
stato, prima di tener per cosa indubitata
che la Chiesa romana sia fondata sovra
Cristo e sovra Pietro, che quella Chiesa
sia iu relazione speciale e privilegiata
con Pietro o con Cristo, sarebbe stato
più che necessario che egli ci mostrasse
nel Vangelo una parola di Cristo o di
Pietro, cbe riguardasse Roma in modo
speciale, un’allusione almeno a quella
cbe vuol chiamarsi la santa citlà. L’oratore si sarà immaginato che in Genova
ognuno crederebbe alla parola sua, come
a quella di Dio; che ove gli mancherebbero le ragioni, vi supplirebbe negli ascoltane la buona volontà di credere anche
cièche non ha alcun fondamento! Egli
si fa dunque, senz’altro, a provare che
Gesù Cristo ha sempre custodito la Chiesa
romana.
Egli passa in rassegna i più potenti nemici della Chiesa si interni cbe esterni e
dice: La Chiesa non ha forza materiale,
non potrebbe umanamente reggere a fron
te di sì forti attacchi, se non fosse con
essa la mano di Dio: — ella si è retta
non solo, ma ha vinto: dunque è Dio
cbe l’ha guardata e protetta.
Dovea riuscire splendida la prova per
la Chiesa dei primi secoli che aveva contro di sè l’impero romano, e riportò piena
vittoria col lungo martirio cristianamente
sofferlo. Gesù Cristo era indubitatamente
con quella Chiesa di martiri. Ma si osservi che quando Roma stava sotto gli
imperatori pagani, s. Pietro nou vi avea
ancora alcun patrimonio, non vi regnavano certamente i papi nè sul popolo di
Roma, uè sui cristiani deH’universo; che
per tutti quei secoli la Chiesa non aveva
un papa, un santo padre, un vescovo dei
vescovi in Roma, ma bensì un gran numero di vescovi distinti per scienza e
pielà, tra loro eguali, i quali ancora son
chiamati comunemente i Padri della Chiesa, ossia i santi Padri. Cosa era allora la
chiesa romana ? Era la chiesa di Roma,
cioè comprendeva i crisliaui abitanti in
quella ciltà e non già quelli d'ogni paese,
d’ogni città: non si reputava dunque la
Chiesa cattolica ossia universale, che ancora noi crediamo, la Chiesa, cioè, degli
eletti di Dio sparsi per Torbe intero e da
lui guardati finché sieno raccolti nel suo
regno. Quella Chiesa avendo Cristo di
conlinuo presente, per guardarla non riconosce alcuno che ne tenga le veci, che
gli faccia da vicario ; per lo che è sempre
debole e sempre forte, sempre perseguitala e non mai disirulta.
Per la chiesa del papa, veramente la
dimostrazione diviene più difficile: essa
dee riuscir tutt’altro che luminosa. Non
può dirsi più che sia una Chiesa senza
forza materiale, che abbia conlro di sè le
13
potenze del mondo. Primieramente il
papa stesso ricevè non da s. Pietro, ma
da Pepino un dominio temporale, che fu
poi accresciuto. Presentemente il papa
mantiene a Roma una guarnigione di
svizzeri, appoggiala ancorada un esercito
francese, oltre le truppe del paese, oltre
un’armata austriaca cheè pur nelloStato.
Non gli mancano fucili, nè cannoni, nè
forche, non gli manca il ferro, nè l’oro/
Di più, il papa s’è formato una potenza
(•he non ha verun altro monarca: egli ha
fuori del suo dominio negli Stati altrui
un esercito più numeroso, più ahile, più
interessato, sciolto dai legami di famiglia,
e di patria, un esercito di preti e frati,
senza contar i gesuiti d’ogni sorta, il quale
è disseminalo nelle città, nei borghi, nei
contadi, sui monti, e sino nei deserti, ed
ha il piede nel santuario delle famiglie,
nel tugurio del povero, nel palazzo del
ricco, s’aggira intorno ai nobili ed ai re,
e con un’autorità di singolare invenzione
mette la mano nel santuario delle coscienze, e vuole esercitarvi un sovrano magisterio. Quale potenza può paragonarsi a
quella? Ben di rado osarono i regnanti
opporvisi! Se non dura codesta potenza,
la quale del mondo durerà? I suoi secoli
non ci fanno maraviglia, nè c’illudono.
Quale errore non si reggerebbe, essendogli riuscito di piantare si vaste ed intrecciate radici? Per dodici secoli, e.sclamava il predicatore della chiesa dei gesuiti, la chiesa fu in pace. Misteriosa
pace! E che avea da fare allora Gesù Crislo, se quella era la sua Chiesa? Ella
avea a suo servigio i re ed i loro eserciti
per trucidar quelli che le piaceva chiamar eretici ; avea i popoli per far le crociate contro i Maomettani. Il prete esalta
I ll—WII
quei secoli, come l’età ^li’oro. Ma sorge
uD nemico, Lutero, dice egli; ma in
realtà è la Bibbia che Lutero oppone al
papa, che altri con lui parimenti pongono innanzi. Quale forza spiegherà la
Chiesa regnante? Eccone due saggi portati dall’oratore : la Chiesa ebbe la forza
di perdere ia Germania anziché sacrificare Ir indulgenze, di perdere l’Inghilterra, non dirò invece di sciogliere il matrimonio d’Enrico Vili, ma invece di condurlo a migliori pensamenti. Il fatto è di
sua propria confessione, che la chiesa del
papa, al risorgimento della Bibbia che
avea seppellita nel conventi e nelle librerie, non ebbe che la forza di perdere
un popolo e poi l’altro ovunque non ebbe
con sè i regnanti per esercitar le più
atroci persecuzioni 1 Quale forza ! Come
è ingenuo il predicatore che ci presenta
■SÌ bei saggi!
Simultaneamente alla Bibbia, anzi prima, era sòrta la scienza, che dovea pur
costituire una specie di protestantismo
contro la Chiesa del papa : così la considera, a ragione, il nostro ingenuo predicatore. Ma egli è di parere che la Chiesa
ha vinto la scienza; ei non conta per nulla
la ferita che ne ricevette l’infallibilità del
papa dalle scoperte di Galileo e di altri,
le quali non andavano e non vanno punto
contro alla Bibbia quando la non si interpreti a modo degli inquisitori e del papa.
Egli è vero che le ferite della scienza, non
mortifere al papato come quelle della Parola di Dio, bene o male si risarciscono,
e che non sarà mai la scienza cbe potrà
distruggere un principio di fede che le è
superiore; ma egli è vero altresì che in
faccia alla scienza non è decente che quel
14
magistero seditìej^« infallibile canti vittoria.
Passando poi ai^ nemici interni della
Chiesa, egli frannamenle ne indica due
schiere tremende: gli uomini d’ingegno
ed i cattivi preti.
I primi fanno del male alla Chiesa, ma
sogliono ritrattarsi, e Uoma è soddisfalla;
Mesebino trionfo, cbe più rivela la debolezza deiruomo, che non ia virlù della
Chiesa. Non vi pare che la Chiesa avrebbe
meno da temere l’IugeRno, che è un bel
dono di Dio, ed ollerrebbe più bei trionfi,
quando il papa si dimettesse della sua
pretensione aH’infallibilitàcbe verun uomo
d’ingegno o di retto raziocinio e di buona
fede poirà sinceramente rispettare?
In quanlo ai cattivi preti, sono certamente uno scandalo lamentevole, che
nemmen sul pulpito si nega, cbe persino
monsignore riconosce ; ma bisogna pur
dire che minor male ne risulterebbe per
la religione e per la Chiesa stessa, quijndo
i preti si contentassero di esser reputati
uomini al pari d’ogni altro, quando non
sdegnassero queste parole di uu santo
Apostolo: «Ancora noi siamo uomini sottoposti a medesime passioni come voi »
(Alti XIV, IB). Non ci vuole poi molto
coraggio a lasciare vedere una piaga che
tutti hanno toccata con mano : oi vorrebbe
il coraggio di ravvedersi! Ma no signore!
Dopo aver pubblicamente confessato cbe
pei cattivi preti la Chiesa è compromessa,
e la religione avvilita, egli viene il giorno
spguenle, ad esaltare il prete sin al disopra degli angeli, sino a farne un altro
Gesù Crislo. Almeno si fosse egli rammentato questa sentenza di Cristo: « Chi si
eleva sarà abbassato » ; ma come se egli
non avesse mai letto il Vangelo, il prete
arditamenle sale sul pulpito a far l’apoteosi del prele.
In una prossima, vi dirò le sue considerazioni.
niCHIAKAZKOJVi;
Pregati inseriamo la seguente dichiarazione ;
Torre, 30 maggio 18Si.
Sig. Direttore della B. N.
Contro gli Avverlimenti ai Cattolici
dati da Mons. Charvaz è stata pubblicata
a Genova una risposta sottoscritta da un
evangelisia della Chiesa valdese di Genova. Avendo qualcuno pensato ch’io ne
fossi l’aulore, vi prego a pubblicare nel
vostro stimato Giornate cbe un tale scritto
non m’appartiene e cbe non l’ho letto, se
non dopo diffuso colla stampa.
Ho l’onore di dichiararmi vostro
15. Mazzarf.li.a.
NOTIZIE RELIGIOSE
Valli Valdesi. — Lunedì, 2Í) maggio,
si è aperto il Sinodo della chiesa evange
lica valdese nel tempio della Torre. Per
la prima volla in quest’anno il servizio
religioso ed il sermone di apertura è slato
fatto in lingua italiana. Il servizio religioso incominciò alle nove e mezzo del
mattino; a mezzogiorno la seduta sinodale fu aperta, e non fu chiijsa che alle
cinque e mezzo. Le sedute si aprono colla
lettura della Bibbia e la preghiera alle otto
del mattino, e dopo una breve interruzione a mezaogiorno, si riprendono fino
15
alle cini)ue della sera. Nel prossimo numero, piacendo a Dio, daremo ua breve
rendieonlo dei lavori sioodali.
Russia. — Nemici della oppressione,
ed amici di ogni onesta liberlà, e specialmente della liberlà religiosa, non possiamo fare a meno di denunciare of;ni
alto d’inlolleranza, sia esso e.sercilalo
contro i noslri correligionarii, o conlro
chicchessia. Noi abbiamo dcniiuciale le
persecuzioni cseri'itiile da alcuni governi
contro i nostri correligionarii: abbiamo
denunciale le persecuzioni che i noslri
correligionarii di Svezia hanno esercitate
e le abbiamo riprovale; ora denunciamo
e riproviamo altamente una persecuzione
religiosa ehe sentiamo farsi in Russia
contro I ciittoiici.
La Gazzetta ecclesiastica di Vienna, citata iìW’AveniT di Ginevra, racconta la
indegna maniera colla quale nella Russia
è violato il santo principio della liberlà
religio.sa a danno dei cattolici romani,
n Le spie, dice quel giornale, fanno rapporti al governo contro individui che si
dicono professare interiormente e nella
loro coscienza il cattolicisiiÉO. Dopo tali
rapporti si soltopongono ad una inquisizione che supera singolarmente i rigori
di quella di Spagna. L'n gran numero di
tali accusati periscono vittime dei cullivi
Irallamenli e della fame.
«Gli abitanti caltolici di Waroliikow
sono stati costrelii dal governo e dai suoi
satelliti a colpi di bastone e dopo di essere
stati espulsi dalle loro abitazioni, a firmare volontariamente «na supplica allo
czar per pregarlo di riceverli nel seno
della Chiesa russa. Coloro che dopo aver
lirmala (così volontariamente) la supplica
hanno persistilo nella fede caltolica, sono
stati trattati come prigionieri di Stato
Il In multe altre località si sono riprodotte le stesse scene. Coloro che ricusavano di firmare la supplica furono esposti
ai cattivi tratlanienti dei papas rus.i^i, e
qualcuno fu anclie caricalo di ferri : furono chiusi in prigioni umide e malsane;
furono gettali in bugni gelati, esposti alTarin mefitica fino a cbe cedendo alla sofferenza si rassegnassero a firmare volontariamente. Un gran numero ha dovuto
soccombere sotto tali atrocità. Cosi si
passavano le cose sotto il governo di Diocleziano!! »
il giornalista cattolico della Gazzetta
tctlesiastica A\ Vienna non aveva bisogno
di risalire fino a Diocleziano per trovare
esempli d’intolleranza e di persecuzione
peggiori di questi; la.storia del dominio
clericale gliene avrebbe forniti io gran
copia.
America. — Le diverse socielà religiose
evangeliche in Nuova York hanno introitalo durante lo scorso anno un milione e mezzo di dollari (7,5(10,000 fr.)
per mezzo di contribuzioni volontarie, e
coirintento di avanzare l’istruzione cristiana.
— Un prele polacco, il rev. S. Spocbynsky domiciliato a Paterson.ha abbracciala la religione evangelica. Egli si occupa attualmente alla conversione de’suoi
compatriotti.
CRONACHETTA POLITICA
Toiiino. La Camera dei Deputati non
essendosi trovala in numero legale all’aprirsi della seduta, si è proceduto all’appello nominale,
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Fallasi in seguito in numero, si pose
fine alla discussione del progetto di Legge
sulla sicurezza pubblica, coH’approvazione del medesimo con 87 voti contro 31.
Lombardo-Veneto — In Pavia, di pien
giorno, fuori di Porta Borgorato, è stato
testé assassinalo con un coltellaccio da
cucina un prele. L’ucci.'ore era un fratello della vittima, militare in permesso,
il quale poco dopo il misfalto si gillò nel
Ticino, da dove fu estratto cadavere.
— Il riparlo degli iscritti della leva
facevasi prima per comune; ma essendosi
ora ordinato che mediante le occorrenti
coadequazioni saranno bonificati ai singoli comuni i volontari ed i forzati, si
viene a capire che gli iscritti si prenderanno ovunque si trovino giovani atti al
servizio militare.
Stati Rosiam.— Giorni sono avvenne
una baruffa tra i cacciatori di linea romani ed i soldati francesi. La vera cagione
della contesa non si conosce; cerio è che
dopo aver quistionato a parole, i soldati
romani posero mauo alle daghe, e furiosamente menandole contro gli avversari,
alcuni ne ferirono, altri ne posero in fuga,
quantunque i francesi fossero in maggior
numero. — Il fatto avvenne di giorno sulla
piazza Montanara.
(Gazz. del Pop.).
DISPACCI EliETTBICl.
Parigi, 31 maggio.
L’imperatore ba ricevuto il generale
Baraguay, reduce da Costantinopoli.
In seguito a trattative fra il signor
Drouyn de Lhuys ed il sig. Baffo, ministro del bey di Tunisi, è stalo deciso
che 10,000 tunisini saranno immediatamente inviati a Costantinopoli.
Belgrado. 29. —Quattro assalti dati da
tutte le forze russe disponibili sul Danubio
'è per via di terra, sono stati respinti.
Silistria continuava a resistere il giorno
26 maggio, ed Omer bascià si preparava
a soccorrerla.
Ti'ieste, 31 maggio.
Atene.—Il ministero ha dato la sua
demissione. Il re ha dichiarato di non
poter nulla decidere senza ministero.
Ultimo iKxpaccio.
■— Il re Ottone ha minacciato di partire
per Lamia (la moderna Zeituni). Gli ambasciatori di Prussia e di Russia dichiarano di seguirlo; quelli d’Inghilterra e di
Francia insistono per una stretta neutralità e per la nomina di un nuovo ministero.
Sedici bastimenti anglo-francesi sono arrivati; le truppe hanno occupato lutti i
posti e si sono impadronite dei bastimenti
greci le cui bandiere furono calate, il re
ha soUoscritto (?). Gii ambasciatori presentarono una nuova lista di mini.stri.
Il signor Bourrée, inviato francese, è
arrivato.
Semlino, 30—Silislria ha respinto varii
attacchi. È diminuito il fuoco dalla parte
dei russi. Le truppe francesi ed inglesi
sono giunte a B.izardscik ; la loro avanguardia è già a Mussa-bey.
Omer bascià marcia sopra Silistria.
Parigi, 1 giugno.
Il Moniteur di quesla mattina annunzia
cbe dopo dimani partirà da Vienna per
Pielroburgo la domanda che l’Austria rivolge alla Russia, perchè le tru(ipe di
quesla potenza abbiano a sgombrare i
Principali Danubiani.
Lo stesso giornale conferma le notizie
di Atene, arrecate dai dispacci di ieri.
lìireitore P. G. MEII.LE,
Grosso Domenico gerente.
TIP. sor., ni A. PONS k comp.