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Anno 122 - n. 2
10 gennaio 1986
L. 500
Sped. abbonamento postale
Gruppo 1 bis/70
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a: casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
UNA PRIMA VALUTAZIONE DELL’INTESA SULL'INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE
Non è certo la prima volta,
nella sua ricchissima storia, che
il Mediterraneo bolle alle temperature di questi ultimi mesi.
I fattori in gioco, tuttavia, creano un quadro che immediatamente richiama a quella che gli
americani hanno battezzato
« deadly connection », intreccio
mortale: da una parte, una serie di questioni politiche, sociali, religiose di enorme portata e
ben lontane da una qualsivoglia
soluzione; dall’altra, una generale predisposizione alla risoluzione unilaterale e armata dei
conflitti che tali questioni provocano piuttosto che alla ricerca del negoziato. Su tutto, l’ombra dell’escalation atomica.
Sebbene sviluppi verso un
conflitto incontrollabile, capace
di coinvolgere in breve le grandi potenze nucleari e con esse
il mondo intero, vadano considerati tutt’altro che fantascientifici, non è tuttavia dalla paura
che possono utilmente lasciarsi
guidare i governi e i movimenti
che intendono ancora scommettere su un’inversione di tendenza nella regione. Al contrario,
soprattutto da parte dei paesi
della CEE, e dell’Italia in primo luogo, si rendono oggi necessari un coragg;io e una coerenza del tutto originali. Un paese come il nostro, che intenda
adoperarsi per la pace e la cooperazione nella regione non può
accontentarsi di invocare pressioni improbabili e di dubbia
efficacia da parte dell’URSS sui
regimi arabi più riottosi, Libia
e Siria. Ancor meno può limitarsi a migliorare i propri sistemi di sicurezza o a rivedere, con
dubbia tempestività, le proprie
regole sull’immigrazione. In realtà, l’intera politica mediterranea
dell’Italia necessita di una profonda revisione e di scelte coraggiose nei suoi aspetti militari, economici, diplomatici e
culturali.
Nel concreto, occorre che alle
parole di pace si accompagni
l’eliminazione di quei sistemi
d’arma e di quelle basi militari
che rappresentano pericolose
tentazioni per avventure proprie
e altrui. Occorre che alla parola
d’ordine della cooperazione allo
sviluppo cessi di corrispondere
unicamente la fornitura d’armi
e poco altro a regimi di qualsiasi tipo come contropartita alla rapina di risorse per altro in
via di esaurimento. Occorre che
alle dichiarazioni a favore del
piano di pace Hussein-Arafat,
unica proposta pacifica attualmente avanzata per la soluzione
della questione palestinese e proprio per questo bersaglio delle
bombe israeliane così come dei
Kalashnikov dei terroristi arabi, facciano seguito azioni diplomatiche e politiche coerenti
sul piano dei rapporti con gli
altri paesi interessati, Israele,
Siria e Libia in primo luogo.
Occorre, insieme e innanzitutto, imparare a interrogarsi sulle rairloni. sulle necessità, sulle
paure, sulle idee, sulle fedi dei
popoli dell’altra sponda del Mediterraneo, dei quali non sappiamo quasi nulla, ma che oggi,
volenti o nolenti, ci costringono
a fare i conti con loro.
Bruno Gabrielli
Intesa sulla religione a scuolaj:
perchè questo blitz dei Governo?
Si è tutelato più l’interesse della Chiesa cattolica ad ostacolare l’esercizio del diritto di non
avvalersi che la libertà di coscienza dei discenti e la responsabilità educativa dei genitori
Con una operazione lampo,
degna dì figurare nei manuali
della più moderna tattica militare, il Governo italiano, aggirando l’ostacolo del Parlamento, ha sottoscritto l’intesa con
la Conferenza Episcopale per
l’insegnamento della religione
cattolica nella scuola pubblica.
Perché mai il Governo, che
in data 20 marzo 1985 aveva dichiarato di « accettare alla lettera » un ordine del giorno, firmato dai rappresentanti di tutti
i partiti democratici, che lo vincolava a « sottoporre preventivamente al Parlamento ogni proposta o ipotesi di intesa concernente nuove materie o l’attuazione dei principi sanciti dall’accordo concordatario, al fine
di consentire alle Camere di
esercitare in tempo utile i propri poteri di indirizzoi », ha deciso di ricorrere all’espediente
delle generiche comunicazioni
alle Commissioni Pubblica Istruzione, tenendo accuratamente
nascosto il testo dell’intesa?
La risposta a tale quesito va,
a nostro , avviso, ricercata nel
contenuto deH’intesa stessa.
Si voleva, probabilmente, impedire che un preventivo ed
aperto dibattito nel Parlamento
e nel paese mettesse in luce, in
primo luogo, che la normativa,
elaborata in tutta segretezza, andava ben al di là del testo concordatario, tutelando più l'interesse della Chiesa Cattolica di
frapporre ostacoli all’esercizio
del diritto di non avvalersi dell’insegnamento religioso confessionale, che il rispetto della libertà di coscienza dei discenti
e la responsabilità educativa dei
genitori contrari a tale insegnamento.
Tale preoccupazione appare
evidente, ove si osservi;
a) E’ noto che, al fine di evitare forme di emarginazione nei
confronti di coloro che avrebbero dichiarato di non volersi
avvalere dell’insegnamento religioso, è stato affermato (particolarmente nell’intesa stipulata
dalla Tavola Valdese) che nelle
classi in cui fossero presenti stu
denti non fruenti di detto insegnamento, questo avrebbe dovuto essere collocato in orari
non aventi effetti discriminatori.
Orbene, nell’intesa stipulata
dalla C.E.I., tale concetto viene
esattamente ribaltato.
Coloro che, per la loro scelta,
non devono subire « alcuna forma di discriminazione » sono
proprio gli studenti che si avvalgono dell’ insegnamento religioso, con la conseguenza che si
dispone che tale insegnamento
deve essere collocato nel generale « quadro orario delle lezioni ».
b) Una delle preoccupazioni
della Chiesa Cattolica era che la
possibilità di assentarsi dalla
classe avrebbe stimolato gli stm
denti (particolarmente quelli
delle classi superiori) a non richiedere di fruire dell’insegnamento religioso.
Al fine di escludere tale possibilità, l’intesa prevede che la durata dell’orario scolastico deve
essere eguale per tutti, con la
conseguenza che, per gli studenti
NELL’ANNO INTERNAZIONALE DELLA PACE INDETTO DALL’ONU
La luce della pace
Genesi 1
La pagina della Genesi che
parla della creazione e che talvolta turba la fede di molti credenti per la difficoltà di conciliarla con le moderne teorie sull’origine della terra, non ha
preoccupazioni scientifiche. E’
una pagina di Evangelo che ha
aiutato gli esuli a Babilonia a
tornare a sperare e a ricostruirsi come popolo. Per questo ci
interessa ancora oggi. Dio crea
il cielo, la terra e l’ambiente di
vita dell’uomo contro il caos.
« E la terra era informe e vuota, e le tenebre coprivano la faccia dell’abisso ». Lo scenario descritto è quello di una terra bruciata e arida come il deserto.
Quelle immagini vogliono sustntare l’impressione di disperazione, di devastazione, di paura, di
non vita.
Ma ecco che risuona l’annuncio: « Sia la luce ». La Parola
creatrice di Dio è all’opera. Essa chiama alla vita respingendo le tenebre e tutto ciò che la
minaccia. Il giorno è il limite
alla notte, simbolo di pericoli e
di agguati. La distesa che « separò le acque che erano sotto
la distesa, dalle acque che erano sopra la distesa » è il limite
posto alle acque minacciose. Dio
le imbriglia perché non devastino la vita dell’uomo e della natura.Il mare non è più la sede
di paurosi mostri marini, ma
dalla Parola di Dio riceve una
collocazione preziosa nell’equilibrio ecologico dell’ambiente. La
terra feconda produce risorse
sufficienti per la vita degli uomini e degli animali.
La fede nel Dio Creatore non
si pone il problema di come
sia nato il mondo, non si pone
il problema del rapporto con le
moderne teorie scientifiche, ma
annuncia il Signore che con la
sua Parola interviene in una
realtà di minaccia e di pericolo
per restituire all’uomo lo spazio
adatto alla sua vita. Fede nel
Dio Creatore è fede nell’amore
e nella grazia di Dio. / salmi ed
i profeti che parlano spesso del
Dio Creatore, non formulano
delle ipotesi sull’origine del mondo, ma annunciano la creazione
come un evento di salvezza e di
grazia, è la confessione di fede
nel Dio del Patto. « E la terra
era informe e vuota ». In uno
scenario di esilio e di desolazione ecco l’annuncio: « Sia la luce ». Sia la vita. Ecco l’evangelo
di speranza che l’autore biblico
fa giungere agli esiliati.
Ho ritenuto utile tornare su
questa pagina della Bibbia in
questi mesi di anniversari importanti che hanno tracciato un
profondo solco sulla storia dell’umanità. Lo scorso agosto abbiamo ricordato i 40 anni del
lancio della bomba atomica su
Hiroshima; l’&5 ha visto anche
il 40“ anniversario della fondazione dell’ONU e la ripresa del
negoziato di Ginevra. Ma intan
to il potenziale di distruzione in
possesso dell’umanità è diventato immenso, grazie anche al successo dell’esperimento delle armi spaziali. Ho ancora qui sul
mio tavolo un quotidiano dello
scorso agosto perché sono stato
profondamente colpito da un titolo dai caratteri cubitali: «E
FU LA LUCE ». Il sottotitolo:
« Un lampo accecante e la storia dell’uomo cambiò ». Era il
6 agosto 1945.
La luce creata dalla Parola di
Dio_ aveva aperto davanti agli
esiliati e a tutti i popoli un futuro di vita e di speranza. La
luce di Hiroshima, con tutto
quello che ne segue, ha di nuovo chiuso quel futuro. Da una
recente inchiesta svolta fra i giovani risulta che un’alta percentuale ritiene improbabile arrivare all'età matura perché prima
o poi interverrà la bomba. « E
la storia dell’uomo cambiò ». Da
(quella luce accecante l’umanità
è stata riportata sull’orlo dell’abisso, ai bordi del deserto arido, della terra bruciata, ai confini del caos. Uno dei piloti del
B29 che sganciò la bomba su
Hiroshima si volse a guardare
indietro: « Dio mio, che abbiamo fatto! », fu il suo unico commento. La creazione della Parola di Dio è stata ancora sconvolta. L’arsenale atomico condiziona, come un oscuro destino,
l’orizzonte della nostra storia
Valdo Benecchì
(continua a pag. 8)
che non frequenteranno la lezione di religione, saranno organizzati, indipendentemente dalla
richiesta dei genitori, insegnamenti sostitutivi.
c) L’opzione dovrà essere
esercitata aU’atto della iscrizione con « effetto per l’intero anno scolastico e per i successivi
anni di corso nei casi in cui è
prevista l'iscrizione d’ufficio ».
Ne consegue che viene escluso
il diritto di modificare la scelta
nel corso dell’anno scolastico
(anche la libertà di coscienza ha
delle scadenze!) e che, nel caso
in cui si voglia modificare la
scelta per gli anni successivi, si
dovrà prendere un’iniziativa in
tutto somigliante al vecchio esonero. L’esame preventivo dell’intesa, inoltre, avrebbe rivelato
che attraverso tale accordo il
cattolicesimo italiano si è garantito nella scuola uno spazio,
per alcuni aspetti, più ampio ed
una presenza più penetrante di
quelli accordatigli dallo stesso
concordato del 1929.
A riprova di ciò, si evidenzia:
a) Nelle scuole elementari e
nelle scuole materne all’insegnamento religioso confessionale
vengono destinate due ore settimanali.
b) I libri di testo per Tinsegnamento della religione cattolica dovranno essere muniti del
nulla osta della C.E.I. e delTapprovazione delTordinario diocesano, che dovranno essere menzionati nel testo stesso.
In tal modo, i sussidiari delle
elementari avranno una sorta di
imprimatur , con il conseguente
evidente potere della gerarchia
ecclesiastica di condizionare la
scelta dell’intero testo.
Nessuna garanzia, invece, per
coloro che non si avvarranno
dell’insegnamento religioso, i
quali saranno costretti ad utilizzare gli stessi testi evidentemente infarciti di racconti tratti dalla tradizione cattolica e, comunque, influenzati dalla cultura
cattolica.
c) Gli insegnanti di religione, ovviamente nominati dalTordinario diocesano (il testo dice
eufemisticamente: proposti), faranno parte a tutti gli effetti degli organismi scolastici, con il
conseguente diritto di interferire
su tutta la vita della scuola.
Ma l’esame preventivo è stato
deliberatamente eluso e, per il
momento, non ci rimane che formulare alcune amare riflessioni.
Amare riflessioni
Certo, l’impedire che gli organi rappre.sentativi della sovranità popolare fossero posti in
grado di esercitare i loro diritti
ed il tentare di emarginare coloro che intendano avvalersi
delle libertà riconosciute dall'ordinamento giuridico è coerente con i « valori » del cattoliPiero Trotta
(continua a pag. 2)
2
2 fede e cultura
10 gennaio 1986
I
Perchè questo blitz?
(segue da pag. 1)
cesimo, ma non con quelli di
uno stato laico, le cui norme
fondamentali fanno della libertà
di coscienza un bene fortemente protetto.
Ci rattrista, quindi, che il Governo italiano, sorretto da una
maggioranza comi»sta p^r quattro quinti da partiti laici, non si
sia posto il problema di tutelare
tutti coloro, credenti o no, che
ritengono che non è compito della scuola ma della famiglia o
della chiesa, trasmettere la fede
ed i valori ad essa connessi.
Come ci rattrista che solo 106
deputati hanno tentato di reagire al sopruso perpetrato nei confronti del Parlamento ed alla
violazione dei diritti di libertà in
materia di religione.
Ma gli uni forse ritengono che
« Parigi vai bene una messa » e
gli altri temono che perderebbero una parte dei loro consensi,
qualora dovessero mostrarsi
ostili alle richieste della gerarchia cattolica.
libertà e della laicità, contro le
pretese del peggiore clericalismo, non ha nulla a che vedere
con l'ateismo di stato o con la
discriminazione dei credenti e
l’oppressione della Chiesa. Al contrario, larga parte del corpo elettorale ha in più occasioni (referendum sul divorzio e sull’aborto) dimostrato di comprendere
perfettamente la posta in gioco
e di respingere l’opzione autoritaria del cattolicesimo ufficiale.
Semmai, è proprio una scuola
che educhi alla libertà ed all’autonomia di giudizio, in un aperto confronto tra ideologie e culture, a rappresentare la garanzia per la formazione di cittadini che compiano le proprie scelte in maniera consapevole e che
individuino le proprie rappresentanze politiche al di fuori di
sorpassati schemi confessionali.
Che fare?
Si sbagliano entrambi!
Si sbagliano nel ritenere che
il popolo italiano sia così sciocco da non comprendere che la
<iifesa della democrazia, della
Cosa fare di fronte alla situazione venutasi a determinare?
Sappiamo che l’iniziativa dei
106 parlamentari, cui prima accennavamo, nrodurrà un tardivo
dibattito in Parlamento, che della questione si occuperà ancora
il consiglio dei Ministri e che al
cuni autorevoli parlamentari dei
partiti laici e della sinistra premono in direzione di ima interpretazione minimale dell'intesa.
Probabilmente tali fatti potranno produrre alcuni indirizzi
applicativi meno discriminatori
per i non optanti, ma appare assai difficile che possa rimettersi in discussione il tutto.
A nostro avviso è, invece, ai
cittadini, che dovremo rivolgerci, nelle forme che sapremo inventare, perché oon la loro scelta respingano in molti il condizionamento clericale sull'educazione dei loro figli, quindi, questa intesa. A questi cittadini potremo offrire il punto di riferimento di ben altra intesa: quella che abbiamo stipulato con lo
Stato italiano e che è divenuta
il contenuto della legge 449/84.
Tale legge abbisogna ancora
di opportuni strumenti esplicativi e applicativi e probabilmente, per ottenerli sarà necessaria
una battaglia politica nella quale dovremo trovare degli alleati.
Ma possiamo sin da ora affermare che essa contiene alcuni
elementi che, se adeguatamente
esplicitati, sono idonei a limitare
gli effetti negativi dell'intesa
cattolica.
Piero 'Trotta
Proposta BMV: lettera
da allegare al modulo
AI direttore della Scuola/Al preside dell’Istituto
11 sottoscritto/la sottoscritta nella qualità di genitore
dell’alunno/a ................... frequentante la classe ............. di codesta scuola/
istituto nell’allegare la scheda contenente la dichiarazione di non volersi avvalere dell’inseginamento della religione cattolica, precisa che tale dichiarazione
viene formulata ai sensi ed agli effetti dell’art. 9
della legge 449/1984. In tale quadro, ed al fine di
garantire la libertà di coscienza del/della proprio/a
fìglio/a e rendere così effettivo l’esercizio del diritto
di non avvalersi di detto insegnamento, chiede che:
1. l’insegnamento della religione cattolica nella
classe venga collocato fuori dell’orario scolastico o, subordinatamente, alla prima o all’ultima ora di lezione;
2. non vengano disposti insegnamenti alternativi
obbligatori;
3. l’insegnamento religioso ed ogni eventuale pratica religiosa non abbiano luogo in occasione dell’insegnamento di altre materie.
Distinti saluti
(data)
(firma)
A confronto con la legge 449/1984
L’intesa stipulata dalla Conferenza Episcopale e la sua promulgazione da parte del Presidente della Repubblica producono, altresì, delicati problemi
giuridici, cui è opportuno accennare, nei limiti imposti da
una trattazione non specialistica, per l’influenza che essi possono esercitare sull’impostazione delle iniziative che saremo
chiamati a sviluppare.
E’, in primo luogo, appena il
caso di osservare che, non essendo intervenuta alcuna approvazione da parte del Parlamento,
il contenuto di detta intesa non
è divenuto legge.
Rimane, quindi, da stabilire
se ci troviamo di fronte ad un
decreto legislativo (provvedimento del Governo, emanato su
delega del Parlamento ed avente valore di legge) o se, invece,
abbiamo a che fare con un regolamento di esecuzione, emanato
dal Governo sulla base dei propri poteri.
Sulla scorta di alcuni elementi formali (assenza di una specifica delega al Governo; esplicito riferimento ad accordi tra
C.E.I. ed autorità scolastica
competente; assenza di principi
e criteri direttivi che possano,
al di là della individuazione della materia, orientare il contenuto degli accordi; ecc...), riscontrabili nelle ipotetiche norme di
delega (art. 9 delle norme di revisione dei Patti Lateranensi e
relativo protocollo addizionale)
propenderemmo per la tesi che
si tratti di un regolamento di
esecuzione.
In tal caso, detto provvedimento sarebbe subordinato, non
solo alla Costituzione, ma anche
alle leggi e, quindi, non potrebbe contenere « norme contrarie
alle disposizioni di legge » (art.
4 delle Disposizioni sulla legge
in generale).
Ove, invece, si ritenesse che
trattasi di un decreto legislativo, i limiti legali del suo contenuto sarebbero costituiti dai
« principi e criteri direttivi » fissati nella legge di delega (art.
76 della Costituzione). Nel caso
specifico, tali principi e criteri
andrebbero ricercati nel richiamato art. 9 della legge di revisione del Concordato e possono
individuarsi;
a) nel principio che la scelta
di avvalersi o non avvalersi dell’insegnamento religioso non deve avere effetti discriminanti;
b) nel criterio direttivo che
tale scelta deve effettuarsi all’inizio dell’anno scolastico.
Il principio di cui sub a), che,
a prima vista, può apparire assolutamente chiaro, rivela qualche equivocità quando si passa
alla sua traduzione nella pratica.
Se, infatti, è evidente che a
non essere discriminati devono
essere sia coloro che optano, sia
coloro che non optano per l’insegnamento religioso, meno immediata può sembrare la individuazione dei fatti organizzativi
ora, nella scuola o fuori da questa.
Ne consegue che solo un intento punitivo nei confronti dei non
optanti, mascherato da una interpretazione capziosa del principio di non discriminazione,
può avere indotto la Gei a chiedere, ed il Governo a concedere
(per supina acquiescenza o per
colpevole disattenzione) che i
non optanti, quasi a risarcire i
loro colleghi per l’ora di religione subita (e quindi non discriminarli) fossero costretti a se
Per favorire la leggibilità del giornale sarebbe certo stato
più opportuno diluire il materiale relativo all’intesa sull'insegnamento della religione cattolica in più numeri successivi,
procedendo anche a sgrossare, semplificare, coordinare. Ma la
scadenza del 25 gennaio entro la quale i genitori che iscriveranno per la prima volta i loro figli alla scuola materna, elementare e media, sono chiamati a scegliere se avvalersi o non avvalersi dell'insegnamento religioso cattolico ci ha indotti a
fondere insieme due articoli di Piero Trotta e a raccogliere
nello stesso numero altro materiale in modo da dare il massimo di informazione con la massima tempestività possibile.
Pensiamo che tale informazione serva non solo ai genitori direttamente interessati ma a pastori, concistori e consigli di
chiesa, singoli membri di chiesa, nello sforzo di sensibilizzare
altri genitori e di far conoscere la nostra posizione e la legge
449/84 a cui chiunque si può riferire.
Ricordiamo che le parti essenziali dell’intesa e il modulo
che sarà distribuito sono stati riprodotti sul numero scorso.
Nel riquadro di questa pagina riproduciamo il testo di una
lettera di accompagnamento del modulo che tutti coloro che
dichiarano di non avvalersi sono invitati a trascrivere. Il testo
di tale lettera è stato predisposto dagli esecutivi delle Chiese
battiste, metodiste e valdesi riunite ad Ecumene all'inizio dell’anno.
A p. 4 riferiamo sulle iniziative che in questo campo vengono prese alle Valli valdesi.
si per quanto concerne altri
aspetti della nuova normativa.
Altra questione giuridica è
quella del rapporto tra l’intesa
cattolica e Tari. 9 della legge
449/84 (che ha approvato l’altra
intesa stipulata dal Governo italiano e dalla Tavola Valdese)
che mira espressamente alla difesa della libertà di. coscienza
dei non optanti, stabilendo che,
nelle classi in cui questi siano
presenti, l’insegnamento religioso non può aver luogo in occasione delle ore destinate ad altre materie né « secondo orari
che abbiano per i detti alunni
(non optanti) effetti discriminanti ».
dagli organi scolastici il rispetto del diritto.
Sarà quasi certamente necessario lottare e, per quanto ci riguarda — sostenuti dalla convinzione che la nostra impostazione non ha nulla a che vedere
con la concorrenza religiosa, ma
mira esclusivamente al rispetto
sostanziale della libertà di coscienza, al rifiuto della discrirninazione, ed alla affermazione
di una scuola pubblica capace
di contribuire a costruire cittadini liberi e responsabili — riteniamo doveroso assumere le
iniziative più idonee a produi're, nei tempi che saranno necessari, il rispetto o il ripristino
di tali principi.
Una serie
di iniziative
Norme in contrasto
idonei ad escludere la discriminazione. Su tale minore evidenza l’intesa stipulata dalla GEI e
dal Ministro della Pubblica Istruzione, previamente autorizzata dal Governo, ha giocato,
non con l’obiettivo di tutelare
gli optanti, ma con quello, come
abbiamo visto, di scoraggiare la
opzione negativa.
E’, infatti, evidente che la frequenza all’ora di religione, da
parte di chi ha optato, si configura come l’esercizio di un diritto e, sotto nessun profilo, può
essere qualificata come un onere. Del tutto indifferente per lo
studente è, quindi, sia che tale
insegnamento venga impartito
alla prima, alla terza, o all’ultima ora, sia che gli studenti non
optanti stazionino, nella stessa
guire nella stessa ora un insegnamento sostitutivo. Il risultato, veramente assurdo, di tale
normativa è che coloro i quali
non intenderanno fruire dell’insegnamento facoltativo di religione avranno l’onere di sottostare a un imprecisato, ed evidentemente dequalificato, insegnamento obbligatorio.
Ma, se è così, e sfidiamo i nostri interlocutori a dimostrare
il contrario, ne consegue che
l’intesa cattolica non solo è ingiusta, ma anche illecita.
Nel caso, infatti, in cui il Governo, nell’emanare un decreto
legislativo, violi i principi contenuti nella legge di delega, il
decreto stesso è costituzionalmente illegittimo.
Analogo discorso potrebbe far
E’ evidente che le due regolamentazioni sono in contrasto
fra loro.
Orbene, si può tranquillamente affermare che l’articolo 9, ad
onta della promulgazione della
nuova intesa, mantiene inalterato il suo valore e ciò indipendentemente dal fatto che a tale intesa si attribuisca il valore
di regolamento o si qualifichi
come decreto legislativo.
Nel primo caso, infatti, vale
l’indicato principio delTartioolo
4 delle pre-leggi fper cui i regolamenti non possono contenere
disposizioni contrarie alle leggi).
Nel secondo caso soccorre il
principio per cui le leggi emanate, previe intese, ai sensi dell’articolo 8 della Gostituzione (e
la legge 449/84 è fra queste) non
sono abrogabili o modificabili,
né esplicitamente, né implicitamente (attraverso una nuova
legge che tratti in modo differente la stessa materia) se non
con la stessa procedura che ha
dato luogo all’approvazione.
Ne deriva che, per chi dichiarerà di non volersi avvalere dell’insegnamento religioso, richiamandosi esplicitamente alla legge 449/'84, non sarà applicabile
il sistema introdotto dall’intesa
cattolica, ma quello di cui all’articolo 9 di detta legge.
Giò dovrebbe avere come conseguenza l’esclusione dell’insegnamento alternativo e la collocazione dell’ora, o delle ore, di
religione aH’inizio o alla fine
delle lezioni.
Abbiamo usato il condizionale non per avanzare dubbi sugli
aspetti giuridici, ma per evidenziare la nostra perplessità sul
fatto che sarà facile ottenere
Funzionali a tale disegno ci
appaiono una serie di iniziative
che ci consentano di contribuire a contestare le forme discriminatorie in cui l’insegnamento
della religione cattolica si articola secondo l’intesa, di allargo
re il fronte di quanti, a vari i!
velli, si sono già pronunziati e
mobilitati per una scuola sottratta al condizionamento clericale e di valorizzare la legge
449/84.
Tali iniziative potrebbero consistere:
a) Nel far conoscere alle forze politiche, impegnate nel prossimo dibattito parlamentare sull’intesa cattolica il nostro punto di vista.
b) Nell’invitare i genitori, in
occasione della iscrizione dei ragazzi (che avverrà fino al giorno 25 del corrente mese) a dichiarare che non intendono
avvalersi dell’insegnamento della
religione cattolica, ai sensi dell’art. 9 della legge 449/84, chiedendo che detto insegnamento
sia collocato alla prima od all’ultima ora; che non vengano
disposti insegnamenti sostitutivi non opzionali e, comunque,
non concordati; che l’insegnamento religioso sia rigidamente
ricompreso nelle ore previste;
che i libri di testo delle materie
diverse dalla religione non abbiano contenuti inquadrabili nell’ambito della dottrina o della
tradizione cattolica.
c) Nell’elaborare e presentare al Governo, alle forze politiche ed all’opinione pubblica la
nostra proposta in ordine ai
contenuti delle norme applicative dell’art. 9 della legge 449/84.
segue ♦
Ú
3
10 gennaio 1986
fede e cultura 3
(segue da pag. 2)
impegnandoci in una mobilitazione corrispondente a quella
che ha favorito la stipula deH’intesa tra il Governo e la Tavola
Valdese.
d) Nel prospettare e secondare tutte le iniziative individuali e collettive, anche in sede giudiziaria. ohe siano idonee ad ottenere il rispetto della legge.
e) Nel far conoscere alTopinione pubblica, alla quale l’insegnamento religioso viene presentato come strumento di arricchimento culturale, ad onta
della sua confessionalità e del
rigido controllo esercitato dalla gerarchia cattolica sui contenuti, sui testi e sul personale
docente, i motivi per i quali
riteniamo che esso non corrisponda alle finalità di una scuola libera e democratica.
f) Nel promuovere l’utilizzazione dello spazio che Tart. 10
della legge 449/84 ci riconosce
nella scuola in ordine allo studio del fatto religioso e delle
sue implicazioni, quale modello
alternativo tendente a fare della scuola pubblica un centro di
promozione culturale, sociale e
civile, aperto all’apporto di tutte te componenti della società.
Si tratta, ovviamente, di una
serie di spunti che non hanno
la pretesa dell’organicità, ma
che di per sé, ove condivisi e
raccolti, potrebbero costituire
un programma assai impegnativo e, presumibilmente, di lunga
durata.
Esprimiamo, tuttavia, il convincimento che le nostre chiese,
l’evangelismo italiano, non possano sottrarsi dal dare il propino peculiare contributo ad
una battaglia nella quale sono
in gioco la libertà in tema di
religione e la funzione educativa della scuola pubblica.
Piero Trotta
E’ IN ARRIVO ALLE SCUOLE LA CIRCOLARE APPLICATIVA DELL’INTESA
Sollecita ma inadeguata
Menzionato per la prima volta dopo un anno e mezzo, ma non riportato, l’art. 9 della legge
449/84 - Modalità della facoltatività, prima attuazione della scelta e spezzettamento dell’ora
Il ministro Falcucci, nel quadro dela nota operazione sulTinsegnamento religioso (IR) nella
scuola pubblica ha diramato
con rara sollecitudine le disposizioni applicative dell’intesa raggiunta con la GEI. Oltre al contenuto del’intesa stessa la circolare presenta alcune particolarità, aggiunte e omissioni che
vanno rilevate con urgenza anche se soltanto sulla base di una
prima lettura.
A un anno e mezzo dalla promulgazione della legge 449 delril.8.84 (« norme per la regolazione dei rapporti tra lo Stato
e le Chiese rappresentate dalla
Tavola Valdese ») questa trova finalmente menzione in una circolare del ministro di P.I. che l’aveva finora tenacemente ignorata. La legge 449 è menzionata nel
cappello introduttivo della circolare insieme alla legge 25.3.85 n.
121 («ratifica ed esecuzione dell’Accordo, con protocollo addizionale, tra la Repubblica italiana e la S. Sede di modificazione al Concordato del ’29 ») e al
DPR 16.12.85 n. 71 (esecuzione
dell’intesa tra il ministro di P.I.
e il presidente della CEI per TIR
nelle scuole pubbliche). Tali
disposizioni costituiscono «il quadro di riferimento per disciplinare l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche di ogni ordine e grado ».
Notizie in breve
Il con.sigliere regionale del Piemonte
Angelo Pezzana, della Lista Verde Civica, ha presentato un ordine del giorno sull’intesa CEI-Falcucci, nel quale fra
l’altro si afferma: « Il Consiglio regionale... informato delle numerose
proteste avanzate dai rappresentanti
di comunità religiose non cattoliche
sul merito e la forma dell’intesa, convinto che le assemblee elettive devono farsi portavoce anche delle minoranze e garanti dei diritti e dei principi sanciti dalla Costituzione... invita
il governo italiano a rimeditare sulle
scelte compiute e a riprendere in considerazione le proposte e le argomentazioni che le comunità religiose non
cattoliche e numerose forze politiche
e sociali hanno avanzato in merito ».
Tutte le forze politiche democratiche rappresentate nel Consiglio regionale piemontese, ad eccezione della
DC, si sono espresse a favore di quest’ordine del giorno, ma alla fine, su
richiesta della maggioranza pentapartita, ia discussione è stata rinviata. Pezzana, ravvisando in ciò una tattica
dilatoria, ha allora ritirato la firma dal
testo che lui stesso aveva presentato, per n'iettere alla prova la reale volontà degli altri gruppi di approvarlo.
Le chiese battista di Isola del
Uri e S. Angelo in Villa hanno anch’esse preso posizione, con un testo
che è stato reso pubblico sotto forma
di manifesto e di volantino. « Chiediamo al presidente deila Repubblica di
non sottoscrivere questo decreto anticostituzionale — dicono i battisti —
e condanniamo ogni forma di potere
e di privilegio; invitiamo tutti i cittadini e le forze politiche e sociali
ad esprimere il proprio dissenso contro questo atto anti-democratico che lede le libertà individuali e la laicità
dello Stato ».
Ancora, numerosi organismi sindacali, culturali, ecclesiastici di Torino — fra questi la Chiesa valdese
— hanno diffuso un comunicato-stampa
nel quale si rileva che « L’intesa
tra il Ministro della Pubblica Istruzione
e il presidente della Conferenza Episcopale Italiana sull'insegnamento religioso nella scuola pubblica, che ha
violato un preciso ordine del giorno
del Parlamento che si riservava di
conoscere e discutere ogni ipotesi
Viene quindi confermato il carattere universale delle disposizioni contenute nella legge 449
circa TIR cattolico. Ovviamente
tale carattere non aveva bisogno
del riconoscimento del ministro.
E’ tuttavia importante questa inclusione della legge 449 nel « quadro di riferimento » che disciplina TIR perché d’ora in poi direttori didattici e presidi non potranno più pretendere di non
conoscere le disposizioni generali ivi contenute: sarà sufficiente opporre loro la circolare 368
prot. 53421/1407/PL emanata il
20,12.85 dal ministro Falcucci.
D’altra parte notiamo che tipo
di riferimenti propone il ministro all’interno del « quadro »
indicato. Delle tre norme citate,
una (intesa IR) è abbondantemente citata e spiegata nella
circolare; Taltra (Concordato
art. 9) è più vdlte citata nell’intesa ed è riportata in appendice;
la terza è a malapena indicata
(legge 449, art. 9 comma 2 e 3).
Un riferimento, per fi ministro,
puramente nominale. E si capisce perché: il solo riportare in
appendice il testo della legge
449/9, come correttezza avrebbe voluto, avrebbe messo in evidenza il contrasto stridente esistente alTinterno di questo « quadro di riferimento ».
Anni successivi
di intesa attuativa del nuovo Concordato, limita II diritto di scelta suH’insegnamento religioso confessionale
sostituendolo nelle classi con iscrizione d’ufficio con una manifestazione
di volontà molto simile alla vecchia domanda di esonero ».
Dopo avere valutato in modo molto
critico il fatto che siano state surrettiziamente raddoppiate le ore di
insegnamento religioso nella scuola elementare, la presa di posizione si
conclude auspicando « che per queste ragioni il Parlamento faccia valere
il suo potere di indirizzo legislativo e
riesamini attentamente l’intesa in
questione ».
L'argomento viene affrontato anche
nell’ultima circolare del centro culturale « Jacopo Lombardrni » di Cinisello
Balsamo (MI). « L’idea della facoltatività ci è sempre sembrata più giusta
— vi si legge — prima di tutto perché la cattolica non è l’unica religione,
e in secondo luogo perché, a differenza delle altre materie, non è insegnata da professori preparati nelle università statali e regolarmente assunti nella scuola, bensì da laici o da religiosi pagati con denaro pubblico, ma
nominati dalla curia.
Ricordiamo che alcune chiese non
cattoliche, come quelle valdesi e metodiste, nella recente Intesa stipulata
con lo Stato italiano hanno affermato
di non volere svolgere l’insegnamento della religione protestante nella
scuola pubblica perché tale insegnamento è un preciso compito delle famiglie e delle chiese ».
Il testo del « Lombardini » polemizza poi con la capillare propaganda proinsegnamento religioso a scuola messa
in atto da qualche mese dalla gerarchia cattolica, e conclude invitando
coloro che hanno a cuore la laicità della scuola a esercitare il « piccolo ma
significativo diritto » di non avvalersi
dell’insegnamento confessionale.
Una proposta originale e inedita è
invece quella avanzata dal Partito repubblicano, che ha lanciato l’idea di
un'ora alternativa da riservare agli studenti che non si riconoscono in alcuna
confessione religiosa, una sorta di
ora di .« morale laica » che non trova precedenti nella scuola dello Stato italiano.
mili di discriminazione di fatto.
Per questo sarà essenziale che
negli anni prossimi chi non si avvale delTIR non si accontenti di
una scelta iniziale ma compili
puntualmente ogni anno il modulo che l’autorità scolastica
dovrà fornirgli (esigendolo in
presenza di probabili dimenticanze, « tanto vale la scelta dell’anno precedente ») in modo che chi
nel corso di un ciclo, in una
classe con iscrizione d’ufficio, decide per la prima volta di non
avvalersi non si trovi ad essere
solo, e frenato, nell’espressione
della sua scelta bensì in compagnia di tutti quelli che ogni anno
esprimono la stessa scelta.
Prima volta
Il testo deU’intesa, riportato nella circolare in modo pressoché
identico — « la scelta... ha effetto
per l’intero anno scolastico cui
si riferisce e per i successivi anni di corso nei casi in cui è prevista l’iscrizione d’ufficio, fermo
restando, anche per le (intesa:
nelle) modalità di applicazione, il
diritto di scegiliere ogni anno se
avvalersi o non avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica » — è contorto e risente di
un frettoloso aggiustamento. Il
suo significato è ambiguo, tanto
che può essere inteso — come
molti hanno fatto — in questo
modo: il diritto di scegliere se
avvalersi o non avvalersi si attua
alTinizio di ogni ciclo (prima
iscrizione materna, prima elementare, prima media, ecc.) e
vale per gli anni successivi dello
stesso ciclo salvo diversa iniziativa degli aventi diritto.
In realtà l’iniziativa dovrà essere presa ogni anno dalTautorità
scolastica: « Il capo d’istituto —
precisa la circolare — nelTapprossimarsi dei termini di scadenza stabiliti è tenuto a far
pervenire agli aventi diritto il
modulo prescritto perché possano esercitare il diritto di scelta
di avvalersi o non avvalersi ». Più
avanti si precisa che il termine
di scadenza normaile per la fornitura del modulo da parte delle
segreterie sarà il mese di maggio. Non sembra quindi possibile interpretare la disposizione se
non come un obbligo per tutti i
capi d’istituto a fornire (e non
tenere a disposizione su richiesta) ogni anno (e non solo all’inizio dei cicli) il modulo per
l’esercizio del diritto di avvalersi o non avvalersi del’IR cattolico.
Di fatto però, essendo stabilito
che in mancanza di debita compilazione del modiilo viene confermata la scelta dell’anno precedente, la disposizione gioca sull’inerzia naturale che indurrà chi
ha fatto la sua scelta al'Tinizio
del ciclo a non ripeterla inutilmente: in tal modo chi a metà
del ciclo vorrà cambiare idea e
non avvalersi più delTIR si troverà a dover prendere un’iniziativa
isolata' ddl tutto simile al vecchio esonero e con caratteri si
Un caso particolare e moMo
delicato è quello del primo anno
in cui la norma entrerà in vigore e cioè nell’anno 86-87. La circolare prevede che la scelta venga compiuta entro il 7 lugUio
(con invio del modulo, e della
circolare a titolo di informazione, entro maggio) per chi si
dispone a pre-iscriversi alle superiori c per chi frequenterà una
classe ad iscrizione d’ufficio.
Chi invece per T86-87 iscriverà (con preiscrizione) il proprio
figlio alla materna o alla prima
elementare o prima media dovrà
operare la scelta a partire dal
7 gennaio (data in cui la circolare prescrive il modulo sia messo a disposizione dei genitori)
ed entro il 25 gennaio p.v.
Il modulo (che abbiamo riprodotto sul numero scorso) avverte che in sede di prima applicazione gli aventi diritto sono tenuti in tutti i casi a presentare
il modulo alla segreteria.
Cosa succederà se entro il 25
gennaio ’86 non sarà stata espressa per un bambino alcuna
scelta o per il ritardo con cui i
moduli saranno stati messi a disposizione, o perché consapevolmente i genitori si saranno rifiutati di scegliere, per protesta nei
confronti della presenza delTIR
cattolico nella scuola pubblica?
Non esistono disposizioni per
questo caso nella circolare. Non
vorremmo che in tal caso venissero scelte due soluzioni che appaiono del tutto inadeguate.
a) Si intende il silenzio come
scelta di avvalersi. Una interpretazione di questo genere può
essere indotta da una semplificazione operata dalla circoilare che
ad un certo punto riduce il diritto di scegliere se avvalersi o
non avvalersi al diritto di scegliere di non avvalersi. Il discorso è questo. La Repubblica italiana, in base al Concordato, riconoscendo il valore della cultura
religiosa assicura « che essa trovi concretizzazione nelTambito
ordinario della vita scolastica,
predisponendo a tal fine opportune norme e disposizioni »; essa garantisce inoltre « il diritto
di scegliere di non avvalersi di
tali opportunità » e, per chi opera tale scelta, assicura « ogni opportuna attività culturale » non
curriculare decisa dal capo d’istituto e dal collegio dei docenti.
Questa formulazione può far intendere che perciò chi non esercita il diritte di non avvalersi implicitamente accetta TIR predisposto con le opportune norme e
disposizioni.
Ma il diritto in questione, garantito dal Concordato, non è il
diritto limitato di scegliere di
non avvalersi, bensì quello più
ampio di scegliere se avvalersi
o non avvalersi. Ora a fronte di
ogni diritto sta una facoltà opposta ugualmente garantita: al diritto di far propaganda aile proprie idee la facoltà di non manifestarle, ecc. Al diritto di sce
gliere se avvalersi o non avvailersi corrisponde quindi una facoltà
di ncn scegliere tra tali due eventualità, senza che tale non-scelta
possa in alcun modo essere interpretata come una accettazione
delTIR cattolico.
b) In assenza dì una scelta
si considera la preiscrizione o l’iscrizione non perfezionata e
quindi non valida, rendendo
così obbligatoria la scelta. A
tale conclusione qualcuno potrebbe pervenire a partire dalTobbligo che per il 1986-87 il modulo pone sugli aventi diritto che
« sono tenuti in tutti i casi, sia
di iscrizione a domanda che di
ufficio, a presentare alla segreteria della scuola il presente modulo » nei termini che abbiamo
detto. Ma per iTappunto non si
tratta di un obbligo bensì di un
diritto, la legge non stabilisce il
dovere di scegliere bensì riconosce il diritto di scegliere se
avvalersi o non avvalersi delTIR. Pertanto male ha fatto il
ministro Falcucci a trasformare
il diritto in un autocratico « sono tenuti » e a non prevedere,
senza forzature, il caso in cui
tale diritto non sia esercitato.
In assenza di una scelta, per
qualsiasi motivo, ritengo che
l’autorità scolastica potrà solo
interpretare il silenzio — fino a
prova contraria senza limiti di
tempo — come una non-scelta
delTIR. Tale insegnamento è infatti un obbligo per la scuola
quanto alla sua istituzione ma
una facoltà per gli interessati
quanto alla sua fruizione e come
tale non può essere corrisposto
se non dietro ad una esplicita
dichiarazione di volontà in questo senso.
Ore spezzate
Un ultimo particolare da rilevare: la circolare, nel dare attuazione all’innovazione delle due
ore settimanali di religione neifia
scuola elementare e nella materna (nulla è detto circa l’abolizione delle 20 mezze ore del 2° ciclo elementare che, a detta di
alcuni, giustificherebbe il passaggio da 1 a 2 ore di IR), specifica che nelle elementari le due
ore « saranno ripartibili... in frazioni comunque non inferiori alla mezza ora » mentre nella materna ci sarà la possibilità di ripartizione « in frazioni anche eventualmente inferiori alla mezza ora ». E’ evidente che tali disposizioni possono avere un senso se queste frazioni sono colilocate all’inizio o alla fine dell’orario (ma la circolare, seguendo l’intesa, sembra escluderlo).
Se invece queste mezze ore (o
questi quarti d’ora! ) di religione
fossero disseminate nell’orario,
ciò si configurerebbe come una
pesantissima pressione a non
scegliere di non avvaJlersi per
l’impossibilità pratica di attuare
un insegnamento alternativo o,
laddove questo sia realizzato, come un provvedimento chiaramente discriminatorio.
E’ qui che va fatta valere in
particolare, a mio giudizio, la disposizione della legge 449/9 che
vieta orari discriminatori, esigendo TIR alTinizic o al termine
dell’orario scolastico e rivendicando comunque per chi sceglie
di non avvalersi delTIR l’alternativa tra l’astensione di frequenza (ingresso posticipato o uscita
anticipata) e attività alternative
per i bambini di più classi all’inizio o alla fine dell’orario.
Chi infatti per motivi di lavoro
non può accompagnare dopo o
riprendere prima il bambino
non deve essere costretto a scegliere TIR a causa di queste impossibilità.
Franco Giampiccolì
L
4
4 vita delle chiese
10 gennaio 1986
A PROPOSITO DELL’ORA DI RELIGIONE
Una valanga di no
In una riunione straordinaria
tra i sovrintendenti dei tre Circuiti delle Valli Valdesi, il Past.
Bruno Rostagno, presidente della Commissione esecutiva distrettimle <CED) e il dott. Calvetti,
direttore didattico e membro
del Comitato ner la laicità della
scuola, si è letto e commentato
la recente circolare del Ministro
Falcucci sul tema dell’insegnamento della reli (rione nella scuola. Non starò qui ad elencare
tutte le osservazioni emerse nel
corso del dibattito anche perché
le ritroviamo, quasi tutte, nell'articolo che compare su questo argomento a pag. 3 in questo stesso numero.
Aggiungo soltanto due note di
carattere generale: intanto l’arretramento complessivo, rispetto
ai risultati conseguiti in questi
anni nel campo della scuola, su
cui si attesta il risultato stesso
dell’operazione Falcucci^EI. E,
più in specifico, per quel ohe riguarda la scuola elementare, la
pervasività dell’ insegnamento
confessionale cattolico a cui sono
attribuite « due ore neU’arco della settimana, con possibilità di
ripartizioni comunque non inferiori alla mezz’ora ».
Probabilmente si arriverà ad
insegnare teologia tomista ai
bambini in tutto quello spazio
regalato ai docenti di cattolicesimo! La circolare Falcucci (provvista in appendice del relativo
articolo sull’insegnamento della
religione del nuovo Concordato,
ma significativamente sprovvista
del relativo articolo dell’Intesa
tra la Repubblica italiana e le
chiese rappresentate dalla Tavola) verrà fornita in copia (si tratta di 7 pagine ed è la prima volta che si fornisce a tutti gli interessati un’intera circolare) con
il relativo modulo da compilare
e restituire entro il 25 gennaio.
Insomma il temno stringe; alla
fretta si aggiimge fretta, quasi si
volesse risolvere il più rapidamente possibile un pateracchio
che, ogni giorno che passa, convince sempre meno. Il nostro
gruppo di lavoro ha redatto una
lettera al Provveditore agli Studi
di Torino, Angelo Scialpi, in cui,
tra l’altro, si richiede « al momento della diffusione della circolare di riportare, in appendice,
anche il testo delTart. 9 della legge 449 dell’agosto 1984 ». Nella
stessa riunione è stato stilato anche il testo di un volantino che
verrà distribuito capillarmente
nelle chiese e tra gli interessati
dal titolo: « Non avvalersi, tm
diritto da esercitare ». In questa
pagina riportiamo il testo del volantino.
Intanto alcune cose si stanno
muovendo. A Pinerolo il 19 gennaio si terrà un’assemblea di
chiesa sul tema deH’insegnamento della religione a scuola ed è
già stata convocata, per giovedì
9, una riunione anerta a tutti i
genitori interessati, ner discutere tutta la questione. Il colloquio pastorale del 13 gennaio del
Primo Distretto ha in agenda la
trattazione del problema. Inoltre
sarebbe importante che, al più
presto, nascesse, anche per la
zona Pinerolo-Valli, un Comitato
per la laicità della scuola a cui
potrebbero far cano tutte le persone e gli enti interessati della
nostra zona.
Infine, una nota di colore: nella sua circolare natalizia, don
Ricca, parroco di Angrogna precisa, senza mezzi termini. Che chi
rifiuterà l’insegnamento della religione cattolica nella scuola pubblica non otterrà la Prima Comunione e la Cresima per i figli.
Sulla spinta di questo ricatto,
che non ha nulla di evangelico,
quanti sbarreranno il sì sul modulo che la scuola dovrebbe consegnare a partire dal 7 gennaio?
D’altra parte, non escludiamo
il fatto che in alcuni ambienti
cattolici del pinerolese, sensibili
al discorso anti-Concordato e tendenzialmente separatisti sul nroblema StatcnChiesa, si colga l’occasione per restituire alla chiesa
il suo compito, liberando la scuola da pesanti ipoteche confessionali.
Ci auguriamo che una valanga
di no travolga gli steccati confessionali ed integristi entro cui
si vorrebbe rinchiudere la scuola
pubblica, e contemporaneamente
lo spirito e la lettera dell’art. 9
della legge 449/84 diventino realtà quotidiana.
Giuseppe Platone
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Il Natale dei giovani
Una serata
a Frali...
Sabato 21 dicembre, le corali
di S. Germano, Villasecca, Perrero e Frali si sono incontrate
a Frali Ghigo per una serata di
canti. La serata è stata piacevole sia per gli intervenuti, sia
per i coralisti, che hanno avuto
momenti di fratemizzazione e
conoscenza reciproca anche prima e dopo i canti al pubblico.
Siamo convinti che questi incontri siano da ripetersi anche
più frequentemente, perché sono questi, e non tanto le feste
di canto, che permettono ai componenti le corali di incontrarsi
senza troppa fretta, senza lunghi viaggi e senza troppa paura
per l’esibizione; soprattutto le
corali più piccole devono promuovere e favorire questo tipo
di scambi, proprio per non sentirsi addosso un senso sempre
vivo di isolamento a di incapacità. Le offerte raccolte durante la serata sono state devolute
all’Asilo dei Vecchi di S. Germano.
per l’occasione e si sono lasciati cantando, con la promessa di
rincontrarsi al più presto. Toccherà ora ai monitori continuare questa riflessione sul Natale
nelle rispettive scuole domenicali, cercando di far capire ai
bambini che alberi, buoi, asini,
regali e altre cose simili hanno
poco a che vedere col Natale
cristiano, anche se è ovvio che
in una o due ore settimanali è
certamente molto diffìcile proporre un certo tipo di discorsi
che poi non è continuato nelle
scuole, ma neppure all’interno
delle famiglie.
menti di gioia e fraternità. Il pomeriggio musicale offerto dalla
Coralle di Torre Fellice e da quella di Torino ha avuto buon successo, così come molto graditi
sono stati gli interventi del Coretto alle riunioni dell’Inverso
e dei Chabriols.
• E’ deceduto il fratello Ettore
Paschetto. La comunità esprime
alla famiglia la sua solidarietà
fraterna.
Simpatia nei lutto
...e una
all’Uliveto...
MASSELLO — La comunità
di Massello, insieme col pastore, esprime a Mario Miegge e a
suo Aglio la sua simpatia nel
lutto.
...una giornata
a Frali...
Domenica 22 dicembre, un centinaio di persone, soprattutto
bambini delle scuole domenicali del 3° circuito, ma anche un
buon numero di monitori, alcuni genitori ed alcuni catecumeni, si è incontrato nella sala valdese di Ghigo per trascorrere
una giornata insieme, in prossimità del Natale. Dopo i culti
nelle rispettive comunità, la salita verso Frali, il pranzo comunitario ed una breve passeggiata, ci si è ritrovati nella sala,
e divisi in gruppi per riflettere
sul Natale. Nel momento comune finale, i bambini hanno presentato disegni, collages e scenette preparati nei gruppi, hanno diviso thè e dolci preparati
Una dozzina di ragazze e ragazzi di Fomaretto, Ferosa ed
Inverso, si è recata sabato 28
dicembre all’Uliveto per ritinteggiare alcune stanze dell’Istituto, approfittando della scarsa
presenza degli ospiti. Dopo il lavoro ci si è ritrovati attorno ad
uno stesso tavolo per il pranzo. Queste ore insieme sono state accompagnate da canti e molta allegria e forse sono proprio
queste le attività da proporre
ai giovani oggi, che hanno forse poca voglia di ritrovarsi per
discutere, ma sono comunque
molto disponibili per stare insieme, per incontrarsi e dividere con altri momenti della loro
vita.
Culti - CEVAA
ANGROGNA — Domenica 12
avremo il culto sull’argomento
della CEVAA ; al pomeriggio, nella scuoletta del Serre, il culto
delle ore 14,30 sarà con le sorelle dell’Unione Femminile (Santa Cena). A Fradeltorno, il culto-CEVAA si terrà sabato 1°
febbraio alle 20 anche con la
partecipazione dell’Unione Femminile. Le riunioni ( Capoluogo
il 13, Martel il 14, Frassuit-Verné il 15, Odin-Bertot il 16) proseguono sulle attuali prospettive della diaconia della chiesa:
sempre alle 20. Il Concistoro si
incontra sabato 11 alle 20, al
Fresbiterio, per la revisione delle
liste.
Mobilitazione
natalizia
Concistoro
TORRE FELLICE — Come o
gni anno la nostra comunità si
è mobilitata durante il periodo
natalizio per partecipare ai vari
incontri che sono stati organizzati. Dal culto alle riunioni quartierali, alle feste delle tre Scuole
domenicali sono state molte le
persone intervenute per condividere con adulti e bambini mo
POMARETTO — Il Concistoro è convocato il 18 ri alle 20,30
a Ferosa Argentina presso la
Sala Lombardini per l’esame del
conto finanziario chiuso al 31
dicembre 85 e presentazione del
bilancio preventivo di spese per
il 1986. Il 25 gennaio a Fpmaretto alle 20,30 il Concistoro si
incontra con la Commissione
Esecutiva Distrettuale.
Non avvalersi, un
diritto da esercitare
EIntro il 25 gennaio le famiglie italiane che preiscrivono
per l’anno scolastico,1986-87 i loro figli alle scuole: materna,
elementare, media, sono chiamate a scegliere se avvalersi o
meno deU’insegnamento confessionale della religione cattolica.
COME RISFONDERE?
Affinché l’educazione in vista della fede sia a cura delle famiglie e delle chiese;
Affinché risulti chiaro che lo Stato non deve interferire sulle coscienze dei singoli;
Affinché il denaro dello Stato, quindi di tutti, non serva a
finanziare una religione tra le altre;
Affinché le ore di scuola siano utilizzate per la trasmissione
di una cultura laica, pluralista, tollerante e il più
approfondita possibile ;
sbarriamo il no sul modulo per l’esercizio del diritto di scegliere se avvalersi o non avvalersi dell’insegnamento
della religione cattolica.
Allo stesso tempo chiediamo, per iscritto, ai capi di istituto,
facendo riferimento all’art. 9 della legge 449/1984, che:
1) l’insegnamento della religione cattolica nella classe
venga collocato fuori dell’orario scolastico o, subordinatamente, alla prima o all’ultima ora di lezione;
2) non vengano disposti insegnamenti alternativi obbligatori ;
3) rinsegnamento religioso ed ogni eventuale pratica
religiosa non abbiano luogo in occasione dell’insegnamento
di altre materie.
Gennaio 1986
La Commissione Esecutiva del I Distretto
della Chiesa Valdese
cronaca delle valli nel contesto di un
periodico a diffusione nazionale »), e di
Giorgio GardioI (■• programmi di lavoro
per il 1986 »). Cena offerta dalla redazione presso la Foresteria. Conclusione entro le 22.
Sabato 11 gennaio
Domenica 19 gennaio
□ CONCERTO
LUSERNA S. GIOVAN^H — Presso la
Chiesa del Sacro Cuore (Airali), alle
ore 20.45 si terrà un concerto di musica sacra con la partecipazione dei Cori di Abbadia Alpina, Madonna di Fatima, Frossasco e della Corale Valdese di Luserna San Giovanni.
□ MATRIMONI
SNTERCONFESSION.TLI
□ COMMISSIONE
MUSICALE S.S.V.
TORRE PELLICE — Alle ore 15 presso
la Società di Studi valdesi si riunisce
la Commissione musicale diretta dal
prof. A. Gente.
PINEROLO — Alle ore 15 presso la
Casa della Giovane, via Silvio Pellico
40, si tiene l'incontro delle coppie interconfessionali, Tema di studio: « La
celebrazione del battesimo in forma
interconfessionale ».
□ GIORNATA
DEI COMITATI
DEGLI ISTITUTI
□ COMMISSIONE PACE
1° DISTRETTO
PINEROLO — Alle ore 16.30 nei locali della Chiesa valdese si riunisce la
Commissione « Cultura della pace e
protestanti nel pinerolese » del 1° Distretto. Cena al sacco. Argomento;
programmi per il 1986.
Domenica 12 gennaio
□ FORUM TEOLOGICO
VILLAR PEROSA — Alle ore 14 presso il Tempio Valdese si tiene la riunione del Forum Teologico. Argomento
di studio: r Corinzi 15.
ANGROGNA — Alle ore 10.30 presso la sala delle attività si tiene la giornata comunitaria degli istituti delle valli,
col seguente programma:
ore 10.30: Culto con la comunità di
Angrogna, Tempio del Capoluogo:
ore 12: Colazione al sacco (la comunità ospitante offrirà un primo piatto
caldo, portarsi il secondo);
ore 14; Introduzione sul tema: Ruolo
dei comitati delle opere in una situazione che cambia; discussione in piccoli
gruppi; valutazioni e conclusione.
Data l'importanza e l'attualità dell'argomento tutti i membri dei comitati
ed i direttori sono caldamente invitati
ad intervenire.
Lunedì 13 gennaio
18-25 GENNAIO
SETTIMANA DI PREGHIERA
PER
L’UNITA’ DEI CRISTIANI
□ INCONTRO PASTORALE
TORRE PELUCE — Alle ore 9 presso
la Casa Unionista si tiene l'incontro
mensile dei pastori e dei predicatori
locali del r Distretto. Argomento al
centro del dibattito: « l'Insegnamento
della religione cattolica nella scuola
pubblica ».
Lettura
della Bibbia
Giovedì 16 gennaio
a BIBLIOTECHINCONTRI
TORRE PELLICE — Alle ore 17, presso
la Biblioteca Valdese (via Beckwith, 2)
il prof. F. Corsani presenta il libro di
Gianni Long su J. S. Bach, recentemente edito dalla Claudiana.
Sabato 18 gennaio
□ INCONTRO
COLLABORATORI
ECO DELLE VALLI
TORRE PELLICE — Alle ore 17 presso la Casa Unionista ha inizio un convegno per collaboratori dell'Eco delle
Valli. Relazioni di Paolo Fiorio (« la
Nel quadro della settimana di
preghiera per l’unità dei cristiani, avrà luogo una presentazione della Bibbia nella traduzione
interconfessionale in lingua corrente.
La presentazione avrà luogo
in 3 serate pubbliche con la partecipazione del pastore Renzo
Bertalot e di don Mario Galizzi.
L’attore Franco Giacobini farà una lettura di vari brani biblici dell’Antico e del Nuovo Testamento.
Gli incontri avranno luogo :
venerdì 17 gennaio, ore 20,30 a
Pinerolo, Chiesa della Tabona;
sabato 18 gennaio, ore 20,30 a
Vlllar Porosa, sala del Convitto,
via Assietta 4: domenica 19 gennaio, ore 20,30 a Luserna S. Giovanni, Auditorium dell’Istituto
Buniva, via Roma 9.
I
5
10 gennaio 1986
vita delle chiese 5
INCONTRI CON FEBE CAVAZZUTTI ROSSI A FOGGIA E BARI DOPPIO LUTTO PER UN TERRIBILE INCIDENTE
Immagini deirapartheid:
l'inferno quotidiano
FOGGIA — L’apartheid (sviluppo separato) in Sud Africa
è un grave problema posto alla
coscienza dei cristiani nel mondo, è necessario sapere per denunciare questa particolare forma di razzismo e per promuovere la solidarietà con le chiese
sudafricane impegnate in prima linea per una riconciliazione razziale sulla base della giustizia e della reale uguaglianza.
Questo il messaggio comunicato
da Febe Cavazzutti Rossi a Foggia il 10 dicembre nei locali della chiesa valdese, alla presenza
di un discreto pubblico di cattolici ed evangelici. Le crude
immagini delle diapositive e la
voce informata e appassionatamente sobria di Febe hanno
molto colpito gli intervenuti,
evidenziando la necessità di proseguire nell’opera di informazione e sensibilizzazione a livello cittadino.
Eugenio Bernardini
Reportage
da un ’’black spot”
BARI — La Dr.ssa Febe Cavazzutti Rossi, membro della chiesa
metodista di Padova, ha incontrato rii dicembre un centinaio
di persone in un’aula della Facoltà di Lingue.
« Vorrei che il mio amore e
sofferenza per il Sud Africa diventassero un giorno una grande gioia ’^er un Sud Africa totalmente diverso da quello attuale, dove neri e bianchi potranno reciprocamente accogliersi ed amarsi ».
Così ha iniziato la sua testimonianza protrattasi per circa
due ore mentre numerose diapositive presentavano immagini
di una storia drammatica che
i normali canali di informazione non diffondono.
Dignitosi, creativi, ingegnosi,
ordinati, grandi lavoratori, gentili ; queste le doti dei neri incontrati da Febe Cavazzutti Rossi in uno dei tanti villaggi che
i bianchi chiamano macchie nere (« black spots »), qualcosa da
estirpare, da distruggere.
Una diapositiva illustra le fasi di una violenta deportazione
in massa da questi centri in una
delle dieci aree-ghetto, le « Homelands » o « Bantustans », che
il governo bianco ha ideato per
fiaccare fisicamente e psicologicamente il popolo nero sudafricano.
Lì si vive senza acqua, senza
luce, a volte in una tenda militare o nei migtliori dei casi in
un ondulato di lamiera, tre metri per tre, ghiacciaia di notte,
forno di giorno.
Una diapositiva illustra il
« giorno dopo » ; case abbattute,
una generale distruzione, silenzio totale. Finestre e porte sfondate, su un muro pericolante e
annerito una lettera e un numero: H 5, che informa che la Homeland 5 annovera tra i deportati la famiglia che abitava in
quella abitazione ora distrutta.
C’è da rabbrividire, si avverte
tra l’uditorio un significativo silenzio ; è possibile che tutto questo avvenga in un anno dedicato ai diritti umani? è possibile
questo dopo il Terzo Reich di
Adolf Hitler?
Altre diapositive illustrano la
situazione socio-economica, politico-amministrativa e militare
del Sud Africa: emerge una pesante responsabilità morale di
altri paesi, tra cui l’Italia, che
con il governo sudafricano hanno rapporti economici a vari
livelli.
L’ultima diapositiva: una scuola che raccoglie bambini bianchi e neri, una comunità di
credenti che canta un inno, spa
Denuclearizzazione
NAPOLI — Il pastore Luciano Deodato, della commissione
« Pace e Disarmo » delle chiese
battiste, metodiste e valdesi, si
è incontrato domenica 15 dicembre con membri di numerose comunità evangeliche napoletane (battisti di via Foria e
Pozzuoli, metodisti di Ponticelli e del Vomere, valdesi di via
dei Cimbri e del Vomere). Tema della riunione è stato la necessità di rilanciare — in questo momento di riflusso del movimento pacifista — l’impegno
delle chiese evangeliche a favore della distensione e del disarmo; sono state inoltre discusse
alcune iniziative pratiche volte
in tal senso. Sia la mattina, al
culto della chiesa del Vomere
da lui presieduto insieme col
pastore Tron, che il pomeriggio, all’incontro coi rappresentanti delle chiese tenutosi a via
dei Cimbri, Luciano Deodato ha
infatti avanzato un paio di proposte.
La prima è quella di dichiarare i locali di culto e le abitazioni delle famiglie evangeliche
« zona denuclearizzata » : un’iniziativa in se stessa non influente, che tuttavia avrebbe il pregio di costringere chi la prende
e chi, anche per caso, la incontra, a una salutare riflessione.
« Serve anche per denuclearizzare i nostri cervelli » ha detto
il pastore Deodato. L’altra proposta è quella di stringere patti
di gemellaggio con chiese cristiane in altre parti del mondo
(dagli USA all’Europa orientale, al Medio Oriente, all’Africa).
E’ stato inoltre presentato, e
diffuso in numerose copie, « Pace perché », un utile manualetto
sulla pace e la guerra redatto
dal « Progetto cultura della pace e protestanti nel Pinerolese ».
Contro la droga
e l’indifferenza
TORINO — Con l’adesione
della Chiesa Valdese al « Comitato Permanente contro la droga e l’indifferenza» si è aperto
un nuovo spazio per chi in questo problema si sente coinvolto
come cittadino, ma soprattutto
come credente.
Mercoledì 18 dicembre il Comitato Permanente ha denunciato gravi inadempienze delru.S.S.L. nel settore delle tossicodipendenze. E’ stata indetta una pubblica manifestazione
presso la sede di via San Secondo nel momento in cui si riuniva il comitato di gestione per
dialogare con i suoi componenti
e sollecitare risposte riguardanti in particolare il Centro di accoglienza di via Balbo 1, mai
aperto nonostante i due anni
trascorsi, i circa 500 milioni spesi e l’équipe già formata. Non
si attendevano risultati immediati, ma il fatto di essere stati
ricevuti come Comitato e gli
echi che ne hanno dato i quotidiani e qualche TV privata fan
no sperare in una presa di co
Ade e
Giovanna Miegge
zi-comunità dove piccoli segni
dimostrano che è possibile costruire e vivere un nuovo giorno.
Francesco Carri
CORRISPONDENZE
scienza dei problemi da parte
deirU.S.S.L.
Forse per la prima volta la
Chiesa Valdese di Torino ha
manifestato con la partecipazione attiva di alcuni membri di
chiesa, giovani della FGEI e naturalmente i membri della commissione, il suo interesse per un
problema considerato da molti
nelle nostre comunità come inesistente, lontano dalle nostre famiglie, riguardante solamente
gli addetti ai lavori. Sappiamo
invece che non è così. L’indifferenza è la migliore alleata del
diffondersi della droga.
Francesco Leali
PORTO S. GIORGIO (An)
— I pastori Valdo Benecchi e
Enos Mannelli hanno celebrato
il 16 dicembre i funerali del fratello Francesco Leali, morto all’età di 87 anni.
Consacrato nel 1935 diacono
della Chiesa Metodista Episcopale, Leali quattro anni più tardi assunse anche il ministerio
di anziano, che abilitava alla
predicazione, a presiedere la
S. Cena, e alla cura pastorale.
Nel 1943 fu nominato ministro
coadiutore presso la chiesa metodista di Milano - corso Garibaldi, della quale ebbe poi la
piena responsabilità per circa
un decennio, e dove è ancor oggi ricordato con affetto. Negli
ultimi tempi. Leali non poteva
più frequentare la comunità per
ragioni di salute, ma aveva sempre continuato a seguirne le attività e non aveva mai interrotto la lettura e lo studio della
Bibbia.
Dove va il
cattolicesimo?
LIVORNO — « Il cattolicesimo non è il papa, né il card.
Martini, né Ratzinger, né Hans
Kiing, ma è l’unità di tutti questi personaggi ». Così è stata
sommariamente definita dal teologo Paolo Ricca la chiesa di
Roma nel corso di una conferenza. sul tema « Dove va il cattolicesimo? ». L’incontro, che ha
avuto luogo il 17 novembre scorso nei locali della, chiesa valdese di Livorno durante i lavori
dell’assemblea del X Circuito,
ha visto la partecipazione di
numerosi evangelici, convenuti
anche da altre città toscane, e
di alcuni fratelli cattolici.
L’assemblea di Circuito, dal
canto suo, ha approvato, concludendo i suoi lavori, alcuni
ordini del giorno, dei quali i più
importanti riguardano l’attività
giovanile (il Circuito approva e
invita le chiese a sostenere le
linee di intervento proposte dalla FGEI regionale), e i rapporti interdenominazionali (il Circuito ritiene ormai maturi i
tempi per la costituzione di una
Federazione Regionale delle
Chiese e organizzerà in primavera un convegno su questo tema).
Domenica 29 dicembre in uno
spaventoso incidente nei pressi
di Siena, dai rottami di due auto
scontratesi per cause tuttora ignote, un solo passeggero non
aveva perso conoscenza: Michele
Miegge, figlio di Mario e di Silvia
Ade, di 15 armi. Intorno a lui la
mamma uccisa sul colpo, la sorella Giovanna di 13 anni in fin
di vita, un’altra donna morta nell’altra auto, altri due passeggeri
seriamente feriti. A Michele, che
a causa delle fratture riportate,
pur non gravi, non ha potuto essere presente, hanno pensato con
affetto quanti si sono raccolti intorno alla bara di Silvia per una
sepoltura in forma privata all cimitero del Testaocio a Roma, con
la predicazione del moderatore
Giorgio Bouchard, e quanti due
giorni dopo, lunedì 6, hanno dato im ultimo saluto alla piccola
Giovanna nel corso del funerale
che si è tenuto, con intensa partecipazione, nel piccolo tempio
valdese di Siena ripieno di amici.
« La vita di Giovanna è stata
felice, solo è stata breve», ha
detto Mario Miegge prendendo la
parola dopo la predicazione del
pastore Luigi Santini suila risurrezione di Lazzaro e dopo un saluto accorato del prof. Giorgio
Spini. Parlando in tono pacato
malgrado il colpo che ne ha scosso resistenza, egli ha resa una
serena testimonianza di fede e di
speranza. Nella valile dell’ombra
e della morte ha detto di non
aver incontrato il Dio onnipotente creatore del cielo e della
terra, ma di aver incontrato il
Servo sofferente dell’Eterno, il
Gesù che ha detto: «mio Dio, perché mi hai abbandonato? », e la
chiesa, intesa come comunità dei
fratelli, senza distinzione tra
credenti e non credenti. Grazie a
questi incontri ha sperimentato
che «ia valle dell’ombra e della
morte non è inferno ».
Intorno a lui si è stretta questa comunità per esprimergli, insieme alla famiglia Ade, senza
molte parole ma con l’affetto di
sempre, il desiderio di portare
un poco del suo dolore e condividere con lui la speranza.
Mario Miegge, professore di filosofia alla Università di Ferrara, è ben noto néll’evangelismo
italiano per il suo contributo nel
lavoro della Chiesa valdese, della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia le sop:rattutto del
Centro ecumenico di Agape, dove
si trovava per dare il suo apporto al Campo invernane quando lo
ha raggiunto la notizia dell’incidente. F. G.
MARSALA
Uscir fuori
per testimoniare
Conformemente alle deliberazioni circuitali deH’assemblea di
Pachino del 12-13 ottobre, ha
avuto luogo a Marsala, il 15 dicembre, un incontro delle chiese
della Sicilia occidentale: Palermo
Noce valdesenmetodista, Palermo via Spezio, Marsala e Trapani, per discutere sul tema della
testimonianza evangelica in Sicilia. Nel piccolo locale della chiesa di Marsala, che ha accolto
una cinquantina di persone, il pastore Giunco ha espresso il proprio compiacimento per la gioiosa occasione di ritrovarsi insieme in uno spirito di fraternità.
Al culto, presieduto dal pastore
Magri (2 Timoteo 1: 7-8) è seguita l’introduzione di Alfonso
Manocchio, membro del Consiglio di Circuito, il auale ha offerto una panoramica deH’attuale situazione socio-nolitica e religiosa.
Dalla considerazione di non essere più isolati in contesti medievali, ma piuttosto alle prese con
un mondo che oggi è già tutto
dentro le nostre case, quasi una
sorta di complesso villaggio globale, la necessità del credente di
testimoniare un Regno che viene,
anzi che è già operante, e che verrà, è subito emersa come particolarmente imperiosa da un lato, ma altrettanto ardua da connotare nei contenuti specifici e
nelle strategie operative, dall’altro. Quel mondo che invade le
nostre case, anche in termini di
psicosi da deterrenza nucleare e
da poteri occulti, ci spinge o dovrebbe anche spingerci fuori dall’ambito del nostro privato. « Bisogna uscir fuori », senza vergognarsi di predicare l’evangelo di
Cristo: è una nota che è risuonata molte volte. E ha continuato a risuonare anche dopo che
ci siamo trasferiti nella casa di
campagna di una sorella marsalese per consumare un pasto in
un’atmosfera di fraterna ospitalità e allegrezza.
Non possiamo non testimoniare, oggi; siamo « nel » mondo,
pur non essendo «del» mondo:
ciò è parso a tutti chiaro e incontestabile. Il problema è: come
testimoniare? Molte ipotesi e interrogativi sono emersi, a volte
apparentemente contraddittori,
raggruppabili in due grossi blocchi: 1) impegno laico «politico»
in un mondo retto da governi
democratici e/o autoritari; 2) esigenza di maggiore specificità cristiana di scelte e testimonianze
che prescindano da o oltrepassino un impegno puramente politico. E’ mia impressione che i due
orientamenti, lungi daH’escludersi a vicenda, si intreccino inestricabilmente nella vita di ogni giorno. Lo specifico riguarda il metodo, non la testimonianza, è stato
detto. Posta quindi l’esigenza di
« uscir fuori » e testimoniare di
una fede incarnata è rimasto ancora il problema del come. Si sono quindi proposti: masaiori
scambi e contatti fra le varie comunità, spesso isolate e cristallizzate, culti in piazza, obiezione
fiscale, maggiore preparazione
biblica.
Oltre al paventato pericolo di
estinzione di alcune nostre comunità, spesso prive di giovani,
sono stati anche accennati i temi della liberazione, della problematica religiosa del Mezzofiiorno, del mondo come dono di
Dio.
Le problematiche e gli interrogativi sorti sono stati indubbiamente più numerosi delle soluzioni o proposte operative suggerite, ma almeno uno scopo preciso si è raggiunto: stare insieme e conoscersi, scambiando le
proprie esperienze in un’atmosfera di fraterna ospitalità e gioiosa partecipazione comunitaria. E
non mi sembra poco.
Giuseppe Calderone
6
6 prospettive bibliche
10 gennaio 1986
f
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
Il Cristo,
Il Signore, il Salvatore
LUCA 2: 1-14
5.1. L'evento della nascita non
parla di per sé; come tutti gli atti
di Dio, ha bisogno di interpreti che
lo spieghino, che ne facciano emergere con chiarezza il significato.
5.2. Alla grandezza e al carattere
unico dell'evento corrisponde la natura particolare degli interpreti: un
« angelo del Signore » e « l'armata
celeste in massa ». Ma, in linea generale, l'evento e la parola, ciò che
si vede e ciò che si ode sono così
strettamente legati che non c'è l'uno
senza l'altro. In sé, l'evento può essere ambiguo, prestarsi a una falsa
interpretazione, oppure apparire
trascurabile. Presa a sé, la parola
può apparire poco chiara, astratta
(perché non coglie tutto l'essere
umano), persino insignificante. Uniti, la parola e l'evento, ciò che si
ode e ciò che si vede costituiscono
l'azione salvatrice di Dio, ne illuminano l'importanza e l'efficacia. Nel
canone della Scrittura l'accento è
variamente posto: gli Evangeli si occupano di più dell'evento, i testi degli apostoli insistono di più sulla parola che lo spiega. Le Chiese dovrebbero domandarsi se non hanno troppo accentuato l'uno o l'altro aspetto
— ciò che si ode e ciò che si vede —
e se non potrebbero, nella comunità
che le lega fra loro, ritrovare il carattere solidale dei due aspetti dell'azione salvatrice di Dio.
Il Pastore
5.3. L'azione di Dio è annunciata
e spiegata, anzitutto, ai pastori. Il
termine di « pastore », in tutta l'antichità come nell'Antico Testamento, è un titolo onorifico che, come
« Dio », designa il Signore. Nel contesto del Nuovo Testamento, invece,
i pastori autentici sono assai disprezzati: li si accusa di frode, d'infrazione della legge (a torto o a ragione, com'è per tutte le generalizzazioni ben radicate). Costituiscono
un gruppo 'marginale' della società.
La decisione di rivolgersi anzitutto
a loro, prima d'interpellare chiunque altro, non esprime un rovesciarnento di principio di tutti i valori e
di tutte le norme, ma certo la libertà di Dio nei confronti delle convenzioni e delle norme umane. Mostra
pure la preferenza di Dio per i disprezzati, per gli esclusi dell'umanità, per coloro che vivono dalla parte sbagliata della barricata: è il tema sul quale insiste in modo particolare l'evangelista Luca (1: 51-53:
15: 1 etc.).
5.4. Il bimbo di Betleem, l'uomo
o In quel tempo uscì un decreto da
^ parte di Cesare Augusto, che ordina
va il censimento di tutto l’impero.
2 Questo censimento fu il primo fatto
mentre Quirinio governava la Siria.
3 Tutti andavano a farsi registrare, ciascuno alla sua città.
4 DaUa GaUlea, dalia città di Nazaret,
anche Giuseppe si recò in Giudea, alla
città di Davide, chiamata Betlemme, perché era della casa e famiglia di Davide,
5 per farsi registrare con Maria, sua sposa, che era incinta.
Nell’ultimo n. dell’85 abbiamo iniziato la pubblicazione, in versione
italiana, degli studi biblici che la Conferenza delle Chiese europee
(KEK) ha diffuso nel materiale preparatorio della sua IX Assemblea
che si terrà a Stirling, in Scozia, nel prossimo settembre. Il tema di quest’assemblea è dei più natalizi, d’Avvento: «Gloria a Dio, pace in terra».
La redazione di questo materiale è collettiva, della Commissione teologica della KEK; ma per la redazione degli studi biblici, che stiamo pubblicando, è stato responsabile in modo particolare, con H. - E. Fichtner
e con H. Begemann, il prof. Paolo Ricca.
a cura di GINO CONTE
di Nazaret, gli interpreti di Dio lo
chiamano « Christos ». Questo appellativo greco, che per noi è diventato
in larga misura un nome proprio,
acquista tutto il suo significato solo
se lo situiamo nel contesto ebraico,
non greco. Questo titolo ha una lunga storia. E' stato utilizzato per dei
re, per dei (sommi) sacerdoti e per
dei profeti, prima di essere riservato, sempre più, al solo, unico, futuro Salvatore.
za. E questa salvezza consiste anzitutto nel « perdono dei peccati » (Luca 1: 77) perché è il peccato, azione
e volontà umana contraria a Dio,
che limita la vita, la ferisce, l'annienta.
Il Salvatore
Il Cristo, l’Unto
5.5. Il Cristo, cioè l'Unto (masciah, il Messia), colui che, attraverso il procedimento esteriore dell'unzione, ha ricevuto lo Spirito di Dio
(Luca 4: 18-19 = Isaia 61: 1-2; Is.
11: 2), il Cristo è portatore della forza, della potenza e della magnificenza (kabod) di Dio (Atti 2: 33-36). E'
lui che bisogna ascoltare (Matteo
17: 5), lui che manifesta la gloria di
Dio in questo mondo, che apre il regno di Dio, perché in lui abita tutta
la pienezza (Colossesi 1: 19).
5.6. La trasformazione dell'immagine del Messia che si constata nel
N.T. rispetto all'A., è fondata sull'azione salvatrice di Dio quale si
manifesta nella sofferenza, nella
morte e nella risurrezione di Gesù:
Dio stesso ha corretto le finalità attese della sua azione, le ha ampliate,
portate alla pienezza (Luca 24: 2527). Dovremmo anche oggi mostrarci aperti a questa azione di Dio che
corregge e amplia le nostre attese
in modo da non disconoscere, anzi
da non ignorare, restando troppo
attaccati alle nostre idee, la sua azione che si compie superando ogni
idea e ogni attesa.
5.7. Il Cristo, colui che ha ricevuto la potenza, secondo la testimonianza dei messaggeri di Dio, è Gesù il Soler, il Salvatore. Qui pure,
questo titolo che designa le forze di
salvezza, di liberazione che emanano da Gesù, riguarda l'essere nella
sua interezza. Come l'indica il suo
nome, il Salvatore porta la vita in
tutta la sua pienezza, cioè la salvez
Glorìa dì Dio e pace in terra - 2
6 Mentre erano là, si compì per lei il
tempo del parto;
7 ed ella diede alla luce il suo figlio primogenito, lo fasciò, e lo coricò in una
mangiatoia, perché non c’era posto per
ioro nell’albergo.
8 In quella stessa regione c’erano dei pa^
stori che stavano nei campi e di notte facevano la guardia al loro gregge.
9 E un angelo del Signore si presentò a
loro e la gloria del Signore risplendé intorno a loro, e temettero di gran timore.
10 L’angelo disse loro: Non temete, per
ché io vi porto la buona notizia di una
grande allegrezza che tutto il popolo
avrà:
11 Oggi, nella città di Davide, vi è nato
un Salvatore, che è il Cristo, il Signore.
12 E questo vi servirà dì segno: troverete un bambino fasciato e coricato in
una mangiatoia.
13 Ad un tratto vi fu con l’angelo una
moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:
14 Gloria a Dio nei luoghi altissimi, pace in terra fra gli uomini ch’egli gradisce !
Il Signore
5.8. La presenza salvatrice del Cristo è pure descritta dal nome ebraico di Gesù che, secondo la testimonianza dell'evangelista, gli è stato
attribuito da Dio stesso (Luca 1: 31).
L'angelo, ancor più chiaramente, indica che il bambino nella mangiatoia, l'uomo sulla croce porterà la
salvezza e che, quindi, lo si deve
chiamare « Salvatore », Sóter. Nel
racconto dell'evangelista l'attribuzione di questo titolo non attacca
affatto gli altri portatori di questo
nome esistenti a quell'epoca. Fa una
semplice constatazione: questo Gesù
è colui dal quale ci si possono attendere forze di salvezza e di liberazione in un modo unico, straordinario, perché in modo unico, straordinario permette di trionfare sul
peccato.
5.9. Le chiese e i cristiani non possono passare sotto silenzio questa
testimonianza, o interpretarla in modo diverso. Non basta, nerò, la sola
constatazione verbale: il mondo nel
quale vwono i cristiani aspetta oggi, giustamente, che questa dichiarazione sia appunto confermata
« dai segni che l'accompagnano »
(Marco 16: 20). Che fanno, oggi, i
cristiani e le chiese per dimostrare
l'efficacia delle forze salvatrici di Gesù, di colui che viene indicato come
il Salvatore, là dove la vita è limitata, ferita, annientata? Ciò vale anche, e in modo particolare, per la
creazione minacciata da tanti pericoli, per la creazione che geme, come attesta l'apostolo (Romani 8: 1923), aspettando che sia vinto l'asservimento aH'effimero. I cristiani, figli di Dio, riusciranno a manifestare visibilmente un poco de « la libertà e la gloria » (Romani 8; 21) alle quali sono chiamati sulle tracce
del Salvatore?
5.10. Questo bambino, nato a Betleem, gli angeli lo chiamano pure
« Signore », Kyrios. La lingua greca dell'eooca conosceva due sinonimi per la parola « signore »: oltre
a kyrios, utilizzato nell'Evangelo di
Luca e in tutto il N.T., vi era pure
despòtes, termine che del resto si
ritrovava pure in altre lingue. Il despota è colui che dispone degli esseri umani a proprio piacimento, che
li considera come sua proprietà. Invece il termine kyrios, in greco, è
associato all'idea che la potenza dev’essere legata al diritto, per essere
legittima. E' però nella Versione dei
Settanta che questo vocabolo acquista il suo carattere determinante per
il N.T.: il nome di Dio, YFIWH (l'Eterno, il Vivente...) vi è tradotto deliberatamente con Kvrios. YHWH,
questo nome di Dio difficile da spiegare, è più che un nome: è la quintessenza di tutte le dichiarazioni che
l'A.T. fa su Dio, la designazione ricapitolatrice di colui che è sia Signore senza limiti sia padre amorevole (Isaia 64: 7) o madre confortatrice (Is. 66: 13). E' dunque logico
che colui che è « seduto alla destra
del Padre » sia chiamato così. Colui
che è stato elevato dal Padre (Atti
2: 33-36; Filippesi 2: 9) è il Kyrios,
colui che detiene ogni potere in cielo e sulla terra (Matteo 28; 18). A coloro che si sottomettono a lui nella
fede egli dà direttive precise che definiscono il senso, la dimensione e
il fine della vita, ed esige la loro
obbedienza in un'azione concreta.
Un giorno egli sarà manifestamente
per tutti il Signore (Fil. 2: 10-11):
colui che 'porta' ogni cosa con la
potenza della sua Parola (Ebrei 1:3);
nel quale tutto ciò che è visibile e
invisibile è stato creato; il quale, in
tutto, è il primo e l'ultimo (Colossesi 1: 18; Apocalisse 1: 17). Tale è la
sua gloria ancora nascosta nella
mangiatoia di Betleem e sulla croce
del Golgota.
Per i cristiani della chiesa primitiva, la confessione di Cristo quale
Signore {Christos Kyrios) era così
importante che sono giunti ad affrontare la morte per questa confessione e per le conseguenze che ne
derivavano. Dovremo domandarci
quali conseguenze ha per noi, oggi,
la confessione di colui che è il Signore, così com'è il Salvatore e
l'Unto.
(continua)
7
10 gennaio 1986
obiettivo aperto 7
12 GENNAIO: DOMENICA DELLA COMUNITÀ’ EVANGELICA DI AZIONE APOSTOLICA
Dal Togo a Roma
per un ministero
tra gii immigrati
Con Vinizio di settembre è giunto a Roma il
pastore Bony Edzavé con la sua famiglia, Afi Edo,
sua moglie e Adzo Nlifafa, Ama Mawtdi, Komla
Lolanga, i suoi tre figli. Egli si trova in Italia
come inviato dalla Chiesa Evangelica del Togo
presso la Chiesa Valdese tramite la CEVAA. Ha
dunque preso avvio il progetto di un lavoro a favore degli immigrati francofoni, provenienti soprattutto dall’Africa. Questo progetto era maturato all’interno della nostra chiesa in questi ultimi
anni e la CEVAA lo ha riconosciuto come « Azione
Apostolica Comune », cioè come impegno di tutte
le chiese membro, facendosi poi carico della ricerca della persona adatta a svolgere il lavoro a
Roma. Il pastore Edzavé è stato poi preferito ad
un altro candidato appartenente alla Chiesa Evangelica del Benin, per la sua esperienza specifica
nel campo degli immigrati dall’Africa in Europa.
Dall’inizio di gennaio ’86 a Bony Edzavé si è af
fìancata Lucilla Tron, già inviata della CEVAA in
Camerún, che ha accettato di impegnarsi in questo servizio a favore « degli stranieri che sono
dentro le tue porte ». A lei sarà affidato il lavoro
più prettamente burocratico e « sociale », mentre
il pastore si indirizzerà verso un vero e proprio
ministero di « cura d’anime ».
La Tavola Valdese ha messo a disposizione dell’équipe alcuni locali in uno stabile di Batteria
Nomentana, dove verrà aperto un centro d’incontro. Il lavoro verrà portato avanti in stretto collegamento con le comunità metodiste e valdesi della capitale, perché non si vuole creare una « comunità di colore », separata dalle altre realtà evangeliche.
Abbiamo rivolto alcune domande al pastore
Edzavé, perché ci illustri le sue prime impressioni,
a lavoro ormai avviato.
La famiglia del pastore Edzavé insieme ad una famiglia di vicini
sul terrazzo della Facoltà di teologia a Roma.
— Pastore Edzavé, ci dica
quali sono le sue prime impressioni a tre mesi dalla sua venuta in Italia.
— Le mie prime impressioni
sono buone. La mia famiglia ed
10 siamo stati ben accolti a Roma. In attesa che l’appartamento fosse pronto siamo stati ospitati nell’aìlloggio del segretario del moderatore della Tavola
Valdese: è stata una cosa importante per noi, per questo
la voglio sottolineare.
In tutte le comunità che abbiamo visitato abbiamo sentito che
11 problema per il quale siamo
qui. quello degli immigrati, è in
effetti il problema di tutta la
chiesa. Abbiamo cioè sentito
quanto i cristiani italiani siano
preoccupati per i fratelli espatriati: tutto ciò che gli italiani
fanno per rendere la vita possibile a fratelli senza lavoro, senza casa, senza permesso di soggiorno ne è la prova. Le strutture per rispondere alle necessità richiedono investimenti considerevoli! Malgrado questo è
un vero desiderio di testimonianza che anima coloro che si impegnano per questo problema:
i problemi degli immigrati sono diventati i loro; questi fratelli non esitano a bussare a
tutte le porte per trovare una
qualche soluzione a ogni questione davanti alla quale ogni
immigrato si deve confrontare
ogni giorno. Ho l’impressione
che ognuno sia pronto a dare il
proprio contributo in favore di
questi fratelli nel bisogno.
— E’ la prima volta che lei
si trova in Europa?
— E’ questo il mio terzo soggiorno, il secondo per la mia
famiglia. Ho già lavorato con la
Missione Popolare a Nantes, in
Francia. In seguite, a Aulnaysous Bois, dopo un anno di separazione, ho ritrovato la stessa équipe, ma in un altro progetto. In questa città-dormitorio
della cintura parigina la presenza degli immigrati è un fatto
della vita quotidiana che interpella direttamente i cristiani
che vi abitano. La nostra presenza — come abitanti e come membri della comunità, con la partecipazione spontanea al culto,
con il nostro modo africano di
considerare le cose, di reagire
alle situazioni, con i contatti che
avevamo con i fratelli — ha
portato la comunità stessa a
riflettere a fondo sulla presenza degli immigrati e a scoprire
la sua responsabilità davanti a
quella presenza.
Ho anche svolto il lavoro
classico di pastore, nel corso
di una sostituzione nella regione
di Montbéliard. Infine, a Parigi, la parrocchia-foyer della
Missione Popolare mi ha permesso di vivere un’altra forma di
ministero nella lotta contro l’alcolismo e di testimonianza speciale tra gli immigrati, soprattutto nordafricani, non cristiani. Di tutte queste esperienze
rimane qualcosa in me che, forse, mi caratterizza...
— Pastore Edzavé, lei viene
dal Togo e non dalla Francia,
ci dica dunque quale era il suo
lavoro nel suo paese.
— Dopo il nostre ritorno in
Togo, nel 1976, mia moglie e
io abbiamo svolto un servizio
in una comunità di operai di una
fattoria agricola. Dopo quattro
anni sono stato nominato animatore teologico nazionale della
mia chiesa. Ho assunto questa
responsabilità a livello nazionale per cinque anni, nel frattempo però ero pastore in una parrocchia di città che aveva quattro luoghi di culto; tutto questo
in stretta collaborazione con
mia moglie che ha anch’essa una
formazione teologica. L’appello
dall’Italia, tramite la CEVAA, ci
è dunque giunto nel pieno del
nostro lavoro in una chiesa che
si preoccupa di come rendere
la fede una realtà quotidiana
per i cristiani togolesi.
La Chiesa Evangelica del Togo, che è membro della CEVAA,
ha risposto all’appello italiano
con la consapevolezza di rispondere all’appello ddl Maestre al
servizio del quale tutti ci troviamo. La Chiesa è convinta che
è il Maestro della messe che
suscita lui stesso gli operai:
perciò non ha ragioni da far
valere quando il Signore chiama. E’ così dunque che la mia
chiesa, quando ha ricevuto l’appello dalla CEVAA per questo
lavoro, ha risposto mettendo me
e la mia famiglia a disposizione
della CEVAA. Eccoci dunque
qui, in mezzo a voi come « envoyés », inviati della CEVAA
per l’Azione Comune di Roma,
per la quale voi siete associati
con la Chiesa Evangelica del Togo.
— Grazie per queste parole che
rendono chiaro a tutti quale è lo
spirito di collaborazione che
anima le chiese membro della
CEVAA. Adesso, per favore, ci
dica, pastore Edzavé, quale è
stato il primo impatto a Roma
con la realtà degli immigrati in
Italia.
— Non si può ancora parlare
di un contatto con la realtà degli immigrati in Italia. Ma al
meno con quella di Roma, questo sì! Devo rilevare subito, come ho già detto precedentemente, che le chiese di Roma vivono intensamente questa realtà.
Attraverso le strutture delle diverse confessioni che funzionano in favore degli immigrati si
può toccare con mano il problema. Dunque, il mio primo contatto con questa realtà è avvenuto
quando, con la mia famiglia, abbiamo dovuto imparare la lingua italiana: ci siamo ritrovati
con dei fratelli di paesi diversi
con diverse situazioni alle spalle. In seguito ho fatto visita a
varie istituzioni. A parte le registrazioni negli uffici ddlTAlto
Commissariato delle Nazioni
Unite per i rifugiati, della Caritas Internazionale, del Consiglio
Ecumenico, un elevato numero
di immigrati sfugge alle statistiche.
Di giorno come di notte, i
« senzatetto » della stazione Termini dormono su pezzi di cartone stesi sul selciato.
Oltre ai rifugiati politici, che
transitano in Italia per raggiungere un paese che li accolga, ci
sono molti immigrati « economici », che sono alla ricerca di
im lavoro. I delusi si danno all’alcool.
Abbiamo anche incontrato gli
immigrati degli organismi internazionali i qualli, se non sono nel
bisogno materiale, come i precedenti, hanno tuttavia anch’essi
bisogno delTEvangelo. E’ in questa umanità dalle molte faxsee
che siamo chiamati ad annunciare l’Evangelo, ad annunciarlo
tutto a tutti gli uomini. Questo
significa vivere la realtà dell’Evangélo con ogni persona che
incontriamo in modo autentico,
cioè in modo che TEvangelo sia
« Buona Notizia » per ognuno,
tale da interpellare ognuno nella sua realtà profonda e liberarlo per la vita nella verità. Facciamo molto afBdamento sulla
collaborazione di tutta la chiesa
valdese e metodista, e soprattutto sulla preghiera di intercessione per questo lavoro. Grazie.
Che cos'è la CEVAA?
A più di quattordici anni dalla
sua costituzione la Comunità
Evangelica di Azione Apostolica
rappresenta ancora, per molti
membri delle nostre chiese, qualcosa di indefinito, di non assimilato. Si sa che la CEVAA si
occupa di « Missioni », di rapporti con le chiese africane di lingua francese, di sostegno all’opera di evangelizzazione di tutte
le chiese che ne fanno parte.
Ma la mentalità europea, come la nostra dunque, vede ancora quest’opera nella direzione
tradizionale, dall’emisfero nord a
quello sud del globo terrestre.
Il missionario è ancora unicamente europeo, chiaramente i
capitali viaggiano dall’Europa
all’Africa e così via. Certo non
è facile correggere una mentalità, ma vi sono buone speranze
perché questo avvenga, e qui
in Italia siamo facilitati ora dalla presenza di un pastore africano che svolge un servizio in
collaborazione con la chiesa valdese, un servizio che solamente
un africano potrebbe svolgere.
La CEVAA non è una superchiesa, ma è, appunto, una comunità, un collegamento tra
chiese che mettono a disposizione Ìe une delle altre i propri
doni e le proprie esperienze. Nella CEVAA le chiese sono incoraggiate a lottare contro il rischio costante di ripiegarsi su
se stesse e a condividere TEvangelo con tutti coloro che non
hanno ancora incontrato Cristo
o che lo hanno messo da parte.
Per fare questo non è possibile
lavorare da soli, ma è indispensabile uno spirito fraterno di
collaborazione.
Attualmente le chiese membro
della CEVAA sono 26: 5 francesi,
7 svizzere, 1 italiana e poi chiese in Benin, Costa d’Avorio, Camerún (due chiese), Togo, Gabon (momentaneamente sospe
sa), Mozambico, Lesotho, Zambia, Madagascar, Nuova Caledonia, Polinesia francese e infine
la Chiesa Valdese del Rio de la
Piata. Vi sono poi 6 chiese associate alla CEVAA senza farne parte, in Centrafrica, Senegai, Isole Maurizio e Riunione,
chiesa metodista del Togo e,
in Svizzera, la KEM (cooperar
zione missionaria dèlie chiese
nella Svizzera tedesca).
Ammissione
La Chiesa Valdese del Rio de
la Piata è stata ammessa alla
CEVAA nel giugno 1985. Il numero di novembre del Mensajero
Vaidense ha dedicato una pagina a questo avvenimento desiderato fortemente dai nostri fratelli sudamericani. Un primo frutto di questa ammissione è la
possibilità di scambi a livello
giovanile con le chiese svizzere
di lingua tedesca. I giovani sudamericani saranno ospitati per
un mese, un mese e mezzo, dalle
chiese svizzere con lo scopo
della conoscenza reciproca tra
le chiese. Il progetto si chiama
« Interscambio de Voluntarios »
e sembra suscitare notevole interesse.
Un altro esempio di collaborazione in ambito CEVAA, che ci
interessa particolarmente, è la
presenza alla Facoltà Teologica
del Camerún (a Yaoundé) del
professore Sergio Rostagno della
Facoltà Valdese di Roma. Sergio Rostagno dedica un trimestre del suo semestre sabbatico
all’insegnamento nella facoltà
africana, con corsi di teologia
sistematica per un centinaio di
studenti suddivisi nei quattro anni dèi corso. La Facoltà di teologia protestante di Yaoundé è
frequentata da studenti provenienti da vari paesi (e da varie
chiese) del Centro Africa.
Il professor Rostagno terminerà il suo servizio a metà febbraio.
Sostegno finanziario
Tutte le chiese membro della
CEVAA contribuiscono, secondo
le loro possibilità, alla costituzione di un fondo che viene poi
ridistribuito per sovvenzionare
i progetti messi in opera dalla
Comunità. Si tratta di sovvenzioni al funzionamento delle
chiese, alile azioni apostoliche
comuni (come quella di Roma);
ci sono poi le spese necessarie
per gli uffici, per le borse di studio (attualmente una studentessa della Facoltà Valdese di Roma studia a Montpellier con una
borsa di studio CEVAA; in passato altri studenti hanno fruito
di analogo aiuto), per i rimborsi
viaggio agli inviati in servizio
e per la loro formazione.
Oltre alle spese, diciamo così, correnti, coperte dalle offerte
delle chiese, ogni anno viene re
datta una lista dì progetti stra
ordinari, di appelli urgenti, sov
venzionati da contribuzioni ex
tra (Mozambico sconvolto da sic
cità e guerra civile, Madagascar
martoriato da cicloni, e così via)
Una ulteriore lista di progetti
raccomandati all’attenzione del
le chiese contiene Tèlenco di
opere che per la loro realizzazione necessitano di aiuti parti
colari.
I fratelli africani si mettono
facilmente a disposizione delle
chiese europee, che vivono in
una spropositata opulenza rispetto alle 'loro. Ma si aspettano anche, nello spirito della condivisione, un aiuto concreto
evangelicamente fondato. '
Pagina a cura di
R. Coisson e F. Taglierò
8
8 ecumenismo
r
10 gennaio 1986
DUE OSSERVATORI PROTESTANTI AL SINODO DEI VESCOVI
Il peso della gerarchia
Nella fede possiamo sperare che avvengano cose nuove, anche se
la costruzione architettonica cattolica lascia ben poche speranze
Dieci osservatori non cattolici hanno partecipato al Sinodo
straordinario dei vescovi della
Chiesa cattolica romana, che si
è svolto in Vaticano dal 25 novembre all’S dicembre. Rappresentavano le confessioni ortodossa, copta, anglicana, luterana, presbiteriana (riformata),
Discepoli di Cristo, metodista,
battista, pentecostale e il Consiglio ecumenico delle chiese. Al
termine dei lavori del Sinodo
straordinario l’Agenzia di stampa
nev della Federazione Chiese
Ev. in Italia ha chiesto a due
osservatori, il past. Jacques Maury, co-presidente del Gruppo misto di lavoro tra il Consiglio
ecumenico delle chiese e la Chiesa cattolica, e il prof. Lewis S.
Mudge, decano del Seminario
teologico McCormick di Chicago, che rappresentava l’Alleanza
riformata mondiale, di esprimere
le loro impressioni sul Sinodo,
rispondendo ad alcune domande.
Riportiamo qui di seguito l’intervista.
— Quale posto ha avuto l’ecumenismo nel Sinodo? Vi sono elementi per dire se esso ha
fatto segnare un passo avanti
nel dialogo ecumenico?
JACQUES MAURY — La volontà ecumenica della Chiesa
cattolica era stata confermata
dal pontefice romano in varie
occasioni ed è stata ribadita anche durante il Sinodo e alla conclusione dei lavori. E’ vero che
non è stato detto nulla di nuovo, ma il problema ecumenico
è stato presente. Bisogna dire,
tuttavia, che è apparso anche
qui come la Chiesa cattolica attribuisca maggiore peso ai dialoghi bilaterali con le varie famiglie confessionali, piuttosto
che a quello multilaterale con il
Consiglio ecumenico delle chiese. Dei dieci osservatori invitati, nove erano rappresentanti di
famiglie confessionali (tutte
membro del Consiglio ecumenico tranne i pentecostali) e uno
sotto del CEC. Si tocca qui un
problema che riguarda l’insieme delle nostre confessioni e il
livello di comunione all’interno
del CEC; sono sempre più convinto che bisogna vigilare affinché vi sia una buona trasparenza
tra le nostre confessioni riguardo ai dialoghi bilaterali, e una
concertazione Costante.
Come impressione generale, direi che da un lato abbiamo constatato una volontà ecumenica
che ritengo sincera, ma dall’altro
abbiamo anche visto come la
centralizzazione estrema della
Chiesa cattolica, il suo sistema
di governo rendano oltremodo
difficile il dialogo ecumenico. Ho
capito meglio perché la Chiesa
cattolica non può entrare nel
Consiglio ecumenico, infatti ne
stravolgerebbe la struttura. Si
è notata la grande differenza di
clima nella prima settimana dei
lavori del Sinodo, quando i vescovi si sono espressi esclusivamente come portavoce delle
chiese locali: si è avuta l’impressione di un soffio di libertà, di
speranza, di vottontà di andare
avanti in tutti i campi, compreso
quello dell’ecumenismo; nella
seconda settimana, invece, quando si doveva riflettere insieme
sulle conclusioni finali da portare alla chiesa imiversale, i vescovi sono diventati molto più
prudenti. Si è visto qui tutto il
peso della struttura piramidale
della Chiesa cattolica. E’ vero
che vi è una certa dialettica e
che questa struttura vuole anche essere un segno di universalità, e che noi protestanti abbiamo qualcosa da imparare da
questa ricerca dell’universalità;
ma non bisogna che ciò avvenga
a prezzo della libertà.
— E’ stato possibile agli osservatori, come era avvenuto nel
Concìlio Vaticano II, dare un
contributo critico ai lavori del
Sinodo?
LEWIS S. MUDGE — Nel Con
cilio Vaticano II gli osservatori
avevano acquisito una certa influenza grazie alle loro personali capacità di persuasione nel
corso delle lunghe sessioni che
hanno consentito di conoscere
bene molti padri conciliari. La
brevità del Sinodo non ha dato
questa possibilità. Per di più gli
osservatori non erano ammessi
ai circuii minores, ma avevano
un proprio gruppo di lavoro,
che ha preparato un suo messaggio. Da alcuni scambi di idee
con padri sinodali ho tuttavia
avuto la netta impressione che
a loro parere le opinioni del
card. Ratzinger non abbiano
dalla loro parte il futuro della
Chiesa cattolica. Un punto particolare sul quale mi pare che gli
osservatori abbiano avuto una
certa influenza è il punto nel
quale, nella relazione finale dei
vescovi, è stato inserito un paragrafo in cui si pafila di una
« testimonianza comune e una
collaborazione in molti campi »
tra i cattolici e gli altri cristiani.
Vorrei aggiungere qualcosa a
quanto ha detto Maury sui dialoghi bilaterali. Nel mese di gennaio avremo una sessione del
dialogo tra riformati e cattolici a Venezia, durante la quale
esamineremo il problema della
dottrina della chiesa. E’ un tema fondamentale che presenta
gravi difficoltà. Non possiamo
accettare la visione cattolica
La luce della pace
(segue da pag. 1)
umana, della cultura, della politica, dell’economia. Un feticcio
che ha piegato alla paura della
sua potenza distruttiva anche gli
atteggiamenti personali, le abitudini, i progetti.
In Genesi 1 ci sono ancora degli spunti che ci autorizzano a
dire che il nostro futuro non è
chiuso. La fede nel Dio Creatore è sempre arricchita dal ritornello: « E così fu sera, poi fu
mattina e fu il primo giorno ».
Poi il secondo giorno, poi il terzo ecc. La sera ricorda all’antico
credente che sulla vita e sul
mondo incombe la minaccia della notte, con i suoi pericoli ed
i suoi agguati. L’alba annuncia
che un limite è stato posto alla
notte. Dio è fedele al suo Patto
ed interviene con la sua Parola
per respingere le tenebre che
minacciano la vita. E’ la confessione di fede che dobbiamo tornare a pronunciare con forza e
con fiducia. Ci aiuta a non farci
sopraffare dalla paura, a non
arrenderci a un destino che sembra ormai tracciato. La confessione di fede nel Dio Creatore
ci manda ad essere dei testi
moni della speranza dell’Evangelo fra gli uomini e le nazioni.
Viene, inoltre, indicato un compito specifico per i credenti, oltre a lottare insieme a tutti coloro che sono impegnati per il
disarmo nucleare. Leggiamo che
il sole, la luna, gli astri, che nella cultura babilonese erano delle divinità che determinavano i
cicli della vita dell’uomo, nella
pagina biblica perdono il loro
carattere divino e sono ridotti
a luminari al servizio dell’uomo,
utili a scandire le sue giornate.
Inoltre i grandi animali acquatici sono sottratti al mito e messi
sotto il controllo della signoria
di Dio.
Noi credenti siamo chiamati
a demitizzare i nuovi idoli che
pretendono di segnare il destino degli uomini ed il futuro dell’umanità. Noi rifiutiamo la loro falsa protezione perché affidiamo la nostra vita al Dio Creatore. La nostra confessione di
fede in lui ci dà la forza ed il
coraggio di dire basta agli idoli
che stanno già riducendo la terra allo stato di un arido deserto
dove tante creature muoiono di
fame, e di lottare perché i sacerdoti di quegli idoli mutino il
corso delle loro scelte. Noi chiediamo a Dio il loro ravvedimento. La fede nel Dio Creatore ci
dà anche il coraggio di provocare l’insurrezione delle coscienze affinché si sottraggano al potere di quegli idoli e dei loro sacerdoti e si affidino al mattino
di Dio. Sia la luce di Dio ad illuminare il mondo e la creazione di cui devono continuare a
godere le future generazioni.
Voi ed io desideriamo fermamente che l'arsenale atomico
dell'est come dell’ovest divenga
presto solo un triste ricordo di
un'epoca di follia per lasciare
posto ad un futuro di pace e di
giustizia.
Nella confessione dt fede del
Dio Creatore possiamo avere la
consapevolezza che questa non
è solo una pia illusione, ma il
tipo di futuro che ci è permesso
scegliere e per il quale ci è lecito e doveroso investire le nostre energie e la nostra speranza.
Valdo Beneccbi
Negrificazione?
vi cattolici («il Vangelo è incompatibile col razzismo»).
PROTESTANTESIMO
IN TV
LUNEDI’ 13 GENNAIO
II RETE — ore 22.30 circa
La coscienza cristiana di fronte alla violazione dei diritti
umani.
Un appello contro il razzismo,
definito « nuovo male strisciante della Francia», è stato sottoscritto a Parigi da rappresentanti di varie chiese cristiane
(riformata e ortodossa) e non
(ebrei e musulmani), dalla Lega
per la Difesa dei Diritti dell’Uomo, da quattro logge massoniche (addirittura!) e da altre organizzazioni. Una presa di posizione è venuta anche dai vesco
SuH’altro fronte, però, con
l’approssimarsi delle elezioni politiche della prossima primavera, cresce anche di tono la campagna razzista e xenofoba. Nelle ultime settimane, il Front National del fascista Le Pen e altri gruppuscoli son giunti a indire manifestazioni con slogan
come questo : « contro la negrificazione dei francesi, la denatalità, l’aborto ».
della chiesa come struttura gerarchica e non possiamo neppure capire che Ratzinger possa
dire che Gesù volle la chiesa
come chiesa gerarchica, una affermazione che non trova nessuna base biblica. Un altro ostacolo è la questione del primato del
pontefice romano. Nella nostra
tradizione riformata possiamo
accettare l’idea di un moderatore
che presieda un gruppo e poi
parli a suo nome, ma non certo
l’idea cattolica del primato. Tuttavia, anche se non certo a livello ufficiale, si fa strada nella
Chiesa cattolica l’esigenza della
decentralizzazione, anche se non
lo si direbbe partecipando a un
Sinodo come questo.
Vi è una tensione crescente
tra l’autorità dei vescovi e delle
conferenze episcopali e quella di
Roma, e non penso che la Congregazione per la dottrina della
fede possa arrestare questo processo di decentralizzazione, di
adattamento della teologia cattolica ai diversi contesti. Direi
che se la Conferenza episcopale
degli Stati Uniti fosse libera di
seguire le proprie intuizioni e
i propri istinti si potrebbe stabilire già oggi un dialogo ecumenico molto significativo. Qualcosa si fa già: i protestanti hanno avuto modo di influire informalmente, per esempio, sui due
documenti della Conferenza episccpale americana, quello sulla pace e quello sull’economia,
intervenendo in via ufficiosa sulle varie bozze. E tuttavia bisogna dire che anche qui vi
sono due culture; lo stile di pensiero, l’approccio ai problemi
sociali è molto diverse.
— Quale valutazione date del
Sinodo per il futuro della Chiesa cattolica? Quale influenza potrà avere sul dialogo ecumenico?
JACQUES MAURY — Ritengo
che la Chiesa cattolica si trovi
rinchiusa in un sistema così fortemente gerarchico, con il suo
giuridismo latino, da rendere
assai difficile il processo dell’unità. Anche nella Comunione
anglicana esiste un primato, ma
è di stile anglosassone, le cose
si vivono in modo molto pragmatico e anche con un certo senso di humour, si ha l’impressione di potervi respirare. D’altra
parte, dato che nel Sinodo erano rappresentate (con un solo
membro!) le conferenze episcopali, vi era una presenza maggioritaria del Terzo Mondo e ciò
ha introdotto nel sistema una
specie di contestazione di fatto
del giuridismo cattolico. Gli africani, per esempio, hanno insistito a più riprese sul fatto
che bisogna concepire la chiesa
come una « famiglia », in cui i
membri sono sensibilizzati alla
responsabilità infinitamente più
che in questo sistema di ubbidienza generalizzata. Vi è una
specie di lotta interna tra un
approccio di questo genere e
l’abitudine secolare al centralismo romano.
Che cosa può accadere in futuro? Nella fede possiamo sperare che avvengane cose nuove, anche se qui sembra lontana
la speranza che le cose si muovano, dinanzi a una tale costruzione architettonica di cui è
immagine la cattedrale di s. Pietro. E ciò che si sviluppa nel
Terzo Mondo è ciò che dà più
speranza. Nel Sinodo si è detto
più volte che mentre nel nostro
emisfero nord le chiese si svuotano, in quello sud si riempiono.
Possono allora sorgere nuovi equilibri. Torno in Francia con
la convinzione che bisogna continuare a lavorare. Le cose andranno lentamente e vi saranno
molti ostacoli, tuttavia qualcosa
si muove e non bisogna disperare.
I PROTESTANTI NELLA STAMPA ITALIANA
Anche Seydoux
Il continuo allargarsi dèlia
presenza della « cultura protestante » nella stampa, e nella vita, italiana può essere sottolineato da alcuni fatti evidenti:
— il Corriere invita un protestante (sottolineatura nel titolo)
come Giorgio Spini a commentare in un articotto ben evidenziato i lavori del Sinodo vescovile
cattolico;
— sullo stesso giornale un
lettore interviene per segnalare
come causa principale della vitalità statunitense l’origine protestante della cultura di fondo
in quél paese, che ne alimenta in
qualche modo anche l’aggressività di fondo ( dando vita, aggiungiamo noi, a personaggi come
M.L. King o i Kennedy, oltre
che ai relativi assassini);
— ancora sul Corriere al posto
d’onore un articolo del teologo
cattolico von Baltazar che, parlando dei fermenti che agitano
la chiesa cattolica, non manca,
specie quando parla di ecumenismo, di fare ampi riferimenti
alle posizioni protestanti;
— tta stampa economica illustra il sistema educativo esistente negli USA, basato in larga
parte su istituti di origine religiosa. Una sola di tali organizzazioni, la Accelerated Christian
Education Ine. del Texas, ha un
bilancio di oltre 22 milioni di dollari, che ne evidenzia le fortune.
Nella stessa stampa si sottolinea
anche il fatto che il Seydoux (colui che sta tentando con il Berlusconi di dar vita in Francia ad
una televisione indipendente) è
di origine e cultura protestante;
— l’Assemblea di Palermo della FCEI ha avuto spazi e servizi, sostanzialmente obiettivi, cui
non eravamo una volta avvezzi;
— il settimanale del PLI l’Opinione intervista Paolo Spanu
sulla posizione battista nelle
trattative in corso per le Intese.
Non sono che alcuni esempi
a riprova del fatto che la « cultura protestante » è ormai parte apprezzabile del vasto quadro
culturale di cui la stampa è la
eco. Con presenza ancor più ampia, e ormai di routine, nella
stampa cattolica più interessata aH’ecumenismo. Non sempre
il tutto trova echi precisi ed accettabili, ma spetta a noi e ai
nostri interventi precisare intenti e posizioni in un territorio
che ci è ormai aperto.
Il blitz con cui il ministro
Falcucci ha firmato con la CEI
l’Intesa per l’insegnamento
della religione cattolica nelle
scuole ha una vasta eco di critiche. Non solo le proteste formali della FCEI e dèlie Comunità Israelitiche, largamente riprese da telegiornali e stampa,
ma anche interventi diretti di
molte fonti politiche, che criticano la semiclandestinità in cui
l’Intesa è stata preparata e firmata, ma anche molti elementi
di essa: l’estensione dell’insegnamento religioso alle scuole
materne, la poca chiarezza in materia di orari e di dichiarazioni
di scelte, la partecipazione dell’insegnante di religione ai Consigli dei Professori, e via dicendo.
« Una femminista per il Regno
di Dio » è il titolo con cui Noi
Donne presenta Letizia Tomassone, neopastore valdese, ai suoi
lettori.
Niso De Miclielis
P.S. Con questo « servizio »
chiudo la mia partecipazione
« ufficiale » alla vita di questo
periodico. E tta chiudo con un
vivo ringraziamento a chi ha
avuto la pazienza di leggermi
e a chi mi ha dato l’opportunità di scrivere. E’ stata una lunga esperienza che mi ha molto
arricchito, certo più me che i
miei lettori. ' N.D.M.
9
10 gennaio 1986
cronaca delle Valli 9
NASCE IL MOVIMENTO DEGL! STUDENTI
U8 per
mille
Ho appena -finito di leggere la
documentazione diffusa dalla Tavola per dar modo alle chiese di
riflettere sul problema della defisccdizzazione delle offerte, delm per mille e dell'esonero dalriNVIM. Colpisce il fatto che la
posizione favorevole all’accoglimento di un regime simile a quello che si instaurerà per la Chiesa
canolica sia sostenuta da due fratelli che hanno alle spalle una
esperienza di amministrazione,
mentre la posizione opposta è
sostenuta sulla base di un’esperienza prevalentemente di predicazione.
Chi si è trovato a dover affrontare in Tavola e nel Comitato
Opcemi, dove approdano, tutti
i nostri problemi finanziari, è
favorevole a ricevere denaro o
agevolazioni tramite l’ordinamento statale. Chi si è confrontato
di meno con questi problemi, sostiene con più energia la posizione opposta.
\’on nascondo che a me paiono più convincenti le argomentazioni a favore di quest’ultima
posizione, se desideriamo fare un
discorso teologico; mentre se vogliamo fare un discorso finanziario è meglio accettare i contribuii dello stato. In poche parole,
con^•ienc di più accettarli. E allora tanto vale dirlo. Sarà un discorso povero di sostanza evan
gelicci, ma ha il vantaggio di essere chiaro.
Tuttavia sarebbe bene giungere a fare questo discorso su
una base libera. Noi ci troviamo
oggi di fronte alle due posizioni
presentate dai documenti della
Tavola, perché da decenni abbiamo fatto un discorso teologico
improntato alla libertà e aH’indipendenza ed abbiamo condotto
un'azione amministrativa improntata alla dipendenza, se non
altro dalle Chiese so'relle che hanno a loro volta una dipendenza
piuuoslo rilevante dai rispettivi
ordinamenti statali. Vero è che
il sistema concordatario italiano
è diverso da audio tedesco, ma
non mi pare che le differenze
siano così nette da renderlo qualitativamente fondato su una teologia diversa.
Giungere al 1990 con un’amministrazione tale che ci possa permettere di affrontare il problema
su una base libera mi sembra
dunque fondamentale. Le vie
possibili per ottenere questo risultato a mio avviso sono soltanto due: o aumentare le nostre
contribuzioni in modo da finanziare per intero le nostre opere
e la cassa culto; onvure trasferire tutte le nostre attività assistenziali e culturali che rientrano
nei compiti istituzionali degli enti tvihblici a questi ultimi. Credo
che la seconda scelta .sia più realistica, pur non essendo priva di
difficoltà. In ogni caso credo che
le Valli dovrebbero essere il banco di prova per le scelte da fare.
La concentrazione delle chiese e
degli evangelici in quest’area dovrebbe permettere una sperimentazione rapida e non traumatica
di una di queste scelte.
Se la sperimentazione riuscirà,
potremo anche accettare l’S per
mille. Lo potremo fare a testa
alta, contrattando con libertà
l’uso di questo denaro con lo
Stato, mostrando nei fatti che il
suo uso è destinato al servizio e
non alla soluzione delle nostre
difficoltà ecclesiastiche interne.
Claudio Tron
Senza padri nè maestri
Manifestano anche a Pinerolo i giovani dell’85-Motivi: la mancanza di
strutture per lo studio e l’incertezza degli sbocchi lavorativi
« Il ’68 non è stato niente male, l’86 sarà eccezionale » è uno
slogan del movimento degli studenti che si grida di questi tempi in tutta Italia. Uno slogan
che è gridato anche a Pinerolo
dove nel mese di novembre e dicembre è nato un piccolo movimento degli studenti. I 2500 studenti che frequentano le scuole
superiori di Pinerolo sono infatti scesi per due volte in piazza, hanno organizzato cortei, fatto assemblee, elaborato una carta di funzionamento del movimento con tanto di diritti e di
doveri degli studenti, hanno detto di non voler essere strumentalizzati dai partiti, hanno chiesto di poter studiare.
Rivendicano come in tutta Italia migliori strutture scolastiche,
più aule, più laboratori, il mi
glioramento delle condizioni di
studio.
Non hanno tutti i torti. Le
strutture sono quelle che già erano state criticate dal movimento
del ’68 e da quello del ’77. Gli studenti del Classico hanno una
scuola al limite della « agibilità »,
quelli del Magistrale hanno i cornicioni che continuano a sgretolarsi, ed ogni tanto rimpianto di
riscaldamento fa acqua. L’Istituto Alberghiero non ha una sede,
l’Istituto Agrario ha i locali inagibili.
Solo quelli ospitati negli edifìci
costruiti recentemente dalla Provincia stanno un po’ meglio, ma
anche qui l’Auditorium del Liceo Scientifico non può essere
agibile per spettacoli, conferenze, aperti all’esterno, le aule del
Buniva sono insufficienti.
VAL CHISONE E GERMANASCA
Prendono il via le
commissioni
Un atto formale del Consiglio
della Comunità Montana Chisone e Germanasca, riunitosi il 3
gennaio nella sede di Perosa, ha
istituito le commissioni consiliari permanenti con l’approvazione del relativo regolamento.
Queste commissioni sono composte di soli consiglieri (i quali però possono valersi della consulenza di esperti esterni), otto
come numero massimo per ogni
commissione. Nell’elaborata alchimia politica che presiede ad
ogni atto della Comunità Montana, è anche stabilito che ogni
gruppo consiliare ha diritto ad
un membro di commissione, se
la sua consistenza numerica va
fino a dieci, a due se la supera.
La Giunta accoglierà i nominativi dei gruppi e li presenterà
al Consiglio.
Le commissioni si occuperanno di questioni relative alle attività della Comunità, raggruppate come segue: 1) Agricoltura, forestazione, mezzi della Comunità, ecologia; 2) Assetto del
territorio, lavori pubblici; 3)
Sport, turismo, artigianato, industria; 4) Cultura, istruzione professionale, servizi sociali.
Nella parte della seduta dedicata aU’USSL, sono state aggiunte due altre commissioni :
servizi sociali, con gli stessi
componenti di quella già prevista per la Comunità Montana
e sanità.
Nella discussione si è chiesto
perché non esistesse una commissione specifica sui problemi
dell’occupazione e se era possibile che un membro della
commissione sanità prendesse
parte alle riunioni del comitato dell’ospedale di Pomaretto.
Alla prima osservazione, il
presidente Sola ha replicato che
la gravità di questo problema
darà vita ad una commissione
con rappresentanti anche della
Provincia e della Regione e che
in tale sede gli interventi della
Comunità Montana avranno
maggiore spazio. Alla seconda
richiesta, la risposta è stata negativa, perché la convenzione
con l’ospedale di Pomaretto, firmata dalla Regione, non prevede controlli da parte dell’USSL.
se non sulla qualità dei servizi.
A tarda ora, in un clima di
diffusa stanchezza, è stato presentato il Piano Socio-Sanitario
dell’USSL per il triennio 1985-87.
Il Piano è stato definito uno dei
migliori di tutta la Regione Piemonte, ma le cinquecento e più
pagine del documento in possesso dei consiglieri non hanno
consentito altro che una sommaria esposizione e alcuni successivi rilievi. Nell’attuazione
pratica, verificata anno per anno, il Piano dimostrerà la propria validità e se ne potranno
correggere le imperfezioni.
Liliana Viglielmo
Motivi materiiali dunque all’origine della protesta, ma anche l’incertezza del futuro. Gli anni ’90
non sembrano offrire sbocchi
professionali a quanti ora frequentano gli istituti tecnici e le
scuole professionali.
Il movimento cresce, si collega a livello piemontese, l’86 potrebbe davvero essere « eccezionale ».
Già i partiti, le forze sociali, le
associazioni giovanili, si preparano per Lavvenimento. I padri,
ohe oggi hanno 50 anni, temendo un nuovo ’68 si preparano a
studiare quegli anni: il comime
organizzerà un « amarcord » dei
reduci, per tentare di capire oggi cos’è successo allora per trarre insegnamenti per l’oggi. I maestri di oggi, un po’ sorpresi dalla
contestazione, cercano di inserirsi nel movimento aggiornando i
loro metodi educativi e parlando di riforma della scuola superiore.
Ma i ragazzi deH’85 a Pinerolo
sono « senza padri né maestri »:
hanno imparato tutto da soli. La
politica del ’68 è diventata ideologioa e si confronta oggi con altri problemi ed ha abbandonato
da tempo la scuola come terreno
di iniziativa. Dopo i molti discorsi sulla selezione, la scuola ha
maestri che sono nuovamente selettivi, i meccanismi economici
continuano ad emarginare coloro
che provengono da famiglie di lavoratori dipendenti.
Ci vuole il movimento degli
studenti dell’85 per far scoprire ai presidi ex sessantottini
che quasi il 45% degli studenti
che finiscono la scuola dell’obbligo nel pinerolese non continua
gli studi nelle superiori e che
quindi nuovi edifici sono ancora necessari.
« Senza padri né maestri » questi studenti sono in fondo l’espressione della democrazia. Ancora un’altra generazione ohe
prende in mano in prima persona il proprio destino, che si assume il compito di immaginare
un futuro. Un futuro che è da
costruire con le regole della democrazia. Giorgio Gardiol
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
Un “asse” di valle
per lo sviluppo
Le grandi infrastrutture sono
nel programma della Comunità
Montana Val Pellice. Il programma amministrativo su cui si regge la « giunta di programma »
prevede infatti la realizzazione
di una nuova strada ( « il nuovo
asse di valle »), che si colleghi
con la nuova viabilità da costruire tra Pinerolo e Torino e colla
Francia, attraverso il colle della
Croce. Accanto a questa nuova
arteria il programma amministrativo prevede un sistema di
trasporti imperniato sulla ferrovia potenziata ed ammodernata
e la realizzazione di un consorzio per la gestione dei trasporti
intercomunali in valle.
Questo è certamente l’aspetto
centrale del programma amministrativo attorno al quale ruotano tutte le ipotesi di sviluppo
della valle. A Questo proposito in
tempi brevi verrà ridefinito il programma di sviluppo economico
sociale che, approvato nel 1982,
presenta numerosi limiti dovuti
alla crisi che ha colpito il Pie
monte. Il programma individua
perciò alcuni punti prioritari:
massima attenzione al problema
deH’occupazione ed impegno alla
promozione di nuovi posti di lavoro in valle anche attraverso facilitazioni economiche per le
aziende che vorranno installarsi
(richiesta di dichiarazione di
« area depressa » per la valle), un
ufficio di collocamento unico in
valle. Per quanto riguarda l’agricoltura e i’artigianato si prevede l’elaborazione di piani di settore.
Il programma dedica poi molta
attenzione alla qualificazione e
allo svilupno dei servizi sociosanitari. Per questo si pensa ad un
potenziamento del poliambulatorio di valle nresso l’Ospedale
Mauriziano di Luserna. Mentre
per l’avvio dei distretti sociasanitari si dovranno rivedere d’intesa coi comuni le modalità di
funzionamento e l’articolazione
dei servizi presenti.
G. G.
Raccolta delle
’’pile inquinanti”
PINEROLO — Il W.WJP. e gli
« Amici del Po » di Villafranca
organizzano presso alcuni negozi che esporranno un apposito
manifesto la raccolta delle «pile al mercurio ».
Ogni giorno in Italia mólti materiali tossici vengono liberamente gettati inquinando l’ambiente.
A tutt’oggi le pile in oggetto
vengono considerate tra i rifiuti urbani più tossici in quanto
hanno un alto contenuto di mercurio.
Un grammo di mercurio è sufficiente a contaminare fino a 200
quintali di alimenti.
Congresso della
Confcoltivatori
Dopo le organizzazioni sindacali dei lavoratori, anche quelle
professionali tengono i loro congressi: è la volta degli agricoltori.
La Confcoltivatori terrà il
proprio congresso di zona a
Bobbio Pellice, presso il Ristorante Cacciatori, domenica 12
gennaio aUe ore 9.
Il programma prevede alle
ore 9.30 la relazione introduttiva di Marco Bellion, segretario
comprensoriale, alle ore 10 il
dibattito congressuale e alle ore
12 le conclusioni di Attilio Borroni della presidenza regionale
delTorganizzazione.
L’assemblea dovrà eleggere i
delegati per il congresso provinciale che si terrà domenica 19
gennaio presso l’Istituto Zooprofilattico di Corso Bologna a
Torino.
Nuova corsa
ferroviaria
PINEROLO — Dal 1° gennaio
le Ferrovie hanno istituito una
nuova corsa tra Pinerolo e Torino. Parte la mattina alle ore 8.10
e arriva a Torino alle ore 8.48.
La direzione delle Ferrovie ha
così accolito la richiesta del comitato pendolari che richiedeva
questa corsa per molti studenti
universitari e lavoratori che avevano la necessità di arrivare a
Torino verso le 8.45.
Purtroppo però la nuova corsa
ferroviaria non è stata pubblicizzata (non è contenuta nell’orario
distribuito gratuitamente dalle
FF.SS.) e così molti continuano a
prendere i puliman in partenza
alle ore 8.
Non si capisce poi perché la
corsa debba avere origine soltanto da Pinerolo quando è molto richiesta dagli studenti una
corsa che parta da Torre Pellice
alle ore 7.45 ed arrivi a Pinerolo
appunto alle 8.10. Finora questo
servizio per gli studenti è svolto dalla SAPAV con pullman. Evidentemente la Ferrovia non vuole mettersi in concorrenza diretta con le autolinee private.
Vitelli con gli
estrogeni
PINEROLO — Grande preoccupazione per la salute pubblica
ha suscitato la notizia deU’arresto a Villafranca di un commerciante aÌTingrosso di bestiame
accusato di vendere clandestinamente ad allevatori poco scrupolosi della zona estrogeni per l’ingrasso degli animali da macellare. Gli estrogeni a quanto pare
sarebbero stati somministrati
dallo stesso commerciante che
per questo è stato anche denunciato per abuso di professione
medica.
E’ possibile che alcuni di questi vitelli siano stati venduti e
commercializzati al minuto anche nella nostra zona. E’ perciò necessario sviluppare i controlli sulle macellazioni.
10
10 cronaca delle Valli
Il bollo auto 1986
Dal 2 al 31 gennaio gli auto-motoveicoli sopra i 9 cavalli fiscali e gli
autoscafi iscritti al Pubblico registro
automobilistico, il cui bollo (tassa
sulla proprietà) è scaduto il 31 dicembre scorso, sono tenuti al rinnovo
per il corrente anno. Gli importi sono
rimasti immutati.
Tuttavia una novità c’è, per i veicoli
alimentati a benzina: la tassa dovrà
essere pagata in un'unica soluzione,
per 12 mesi. Il ministro delle Finanze,
infatti, ha abolito le vecchie disposizioni che consentivano la rateizzazione in quattro, otto o sei mesi
(sotto i 9 cv.). il proprietari di auto
diesel o alimentate a gas potranno invece continuare a effettuare pagamenti rateizzati, sia del bollo sia del
superbollo.
Per quanto riguarda le auto a benzina con scadenze diverse da dicembre,
il versamento, sempre in unica soluzione, dovrà avvenire nel mese successivo alla scadenza. Le vetture con
potenza inferiore ai 9 cavalli fiscali
devono rispettare il termine del 31
gennaio o del 31 luglio, e ugualmente
pagheranno la tassa nel mese successivo, entro il 28 febbraio o entro
il 31 agosto.
Per I veicoli e gli autoscafi nuovi di
fabbrica le tasse sono dovute a decorrere dal mese in cui avviene l’immatricolazione e devono essere versate
entro tale mese o nel mese successivo a quello di immatricolazione, qualora questa avvenga negli ultimi dieci
giorni del mese.
Il bollo, come sempre, può essere
pagato presso gli uffici postali o presso gli sportelli deH'Automobile Club
d'Italia. Gli uffici postali accettano
R. L.
LE SCADENZE PER IL BOLLO DELL'AUTO
Tipo di veicoio Scadenza Validità
Veicoli a benzina fino a 9 Cv e motoveicoli r febbraio T agosto Un anno
Veicoli a benzina oltre 9 Cv e motoscafi r gennaio r maggio 1° settembre Un anno
Veicoli a gasolio, Gpl, metano fino a 9 Cv 1" febbraio r agosto Sei mesi 0 un anno
Veicoli a gasolio, Gpl, metano oltre 9 Cv r gennaio r maggio r settembre 4 mesi 8 mesi 0 un anno
Altri veicoli, rimorchi, motori fuori bordo per imbarcazioni non iscritte nei pubblici registri r febbraio 1” giugno T ottobre 4 mesi 8 mesi 0 un anno
Viaggio in Paiestina
Ancora pochi posti per il prossimo viaggio biblico in IsraelePalestina-Sinai organizzato nell’ambito della Chiesa riformata
francese sotto la guida del past.
Gérard Cadier e con l’animazione biblica di Violaine Monsarrat, previsto dal 6 al 20 ottobre
1986. Questo viaggio è pensato
soprattutto per monitrici e monitori delle Scuole Domenicali
e per catechisti, ma è aperto a
tutti gli interessati poiché non
è necessaria una specifica competenza teologica, sono sufficienti la curiosità e la passione di
voler conoscere i principali luoghi biblici. Mosè al Sinai, Àbramo e i profeti in Giudea e Samaria, Gesù in Galilea e a Ge
rusalemme: luoghi in cui la storia del passato e la realtà attuale s’intrecciano incredibilmente. Questo viaggio-scoperta
della geografia biblica permette di situare meglio e meglio
conoscere la Bibbia, proprio per
farla conoscere ancor meglio
agli altri.
Per avere il programma dettagliato, indicazioni pratiche, costi e ragguagli è sufficiente scrivere al pastore Cadier, 291 rue
Montesquieu, 69400 Villefranchesur-Saòne (Francia). Ovviamente per partecipare a questo viaggio, pensato proprio in vista della formazione permanente degli
adulti, è necessaria la conoscenza della lingua francese.
STUDIO ROSSO
di RENATO RIBET e CALLIERO
Fotografia di qualità
Riprese foto e video per cerimonie
Villar Porosa - Via Nazionale 55/a - Tel. 0121/514460
10 gennaio 1986
S. BERNARDINO DI TRANA
sia I moduli di conto corrente GU
1008, che implicano II possesso da
parte del l'automobilista del libretto
fiscale della propria autovettura, sia
il conto corrente GU 9035 con fascia
gialla che implica la contestuale richiesta del libretto fiscale da parte
di chi ne fosse ancora sprovvisto. Agli
sportelli Aci, invece, accettano solo I
versamenti sul GU 1006 (libretto fiscale) e fino al 28 febbraio anche
versamenti su moduli liberi da intestare sempre al n. GU 1008.
Dal r marzo rimanendo valido il
GU 1008 per i possessori del libretto
fiscale pagabile sia presso l'Aoi sia
presso le poste, il GU 9035 riservato
alle prime immatricolazioni di auto
nuove di fabbrica potrà essere ritirato presso le sedi Aci e pagato sia In
loco sia alle poste.
La scadenza del 31 gennaio riguarda
anche il pagamento contestuale alla tassa del canone per l'autoradio o il
televisore installato in auto. Un'ultima
avvertenza; l'importo totale della tassa da pagare (comprensiva sia del bollo che dell'eventuale canone autoradio) va arrotondato alle 100 lire superiori.
Chi non assolvesse a questi doveri
incorrerebbe in un aumento del 10%
(minimo 5.000 lire) per i ritardi di un
mese, del 20% per i ritardi di due mesi, del 100% per tutti gli ulteriori ritardi.
Le nuove disposizioni sono contenute in un decreto del ministero delle
Finanze, datato 22 novembre, che è
stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 284 del 3 dicembre scorso.
Morte annunciata di
un giardino botanico
Corsi
In una lettera inviata alla presidenza della regione Piemonte
e a organismi politici e culturali
piemontesi l’Associazione italiana per il « World Wildlife Fund »
sezione di Pinerolo denuncia la
grave situazione in cui si è venuto a trovare il giardino sperimentale « REA » dopo « quattro
anni di non gestione da parte
della Regione Piemonte ». Il
.giardino botanico snerimentale
REA di San Bernardino di Trana (Torino) ha richiesto venticinque anni di lavoro costante e
ajDpassionato per creare un patrimonio economico e culturale
inestimabile e unico in Italia.
«Ora il giardino botanico — afferma la lettera del WWF pinerolese — è costretto a chiudere.
Infatti, se non giungeranno
quanto prima i fondi necessari
al suo risanamento finanziario
e a un futuro mantenimento
che garantisca certezze sul lavoro intrapreso, si dovranno
spegnere gli impianti delle serre
e licenziare il personale al quale
non si è potuto pagare la tredicesima mensilità e gli stipendi
di dicembre.
Queste specie botaniche sono
state segnalate dal « libro rosso
delle piante in via di estinzione »
del WWF Internazionale, e solo
un giardino botanico modernamente attrezzato come il «REA»
è in grado di riprodurle.
Si pensi inoltre che tutti i parchi regionali e nazionali e le comunità montane hanno usufruito
e si servono tutt’oggi, presso
questo giardino, di semi necessari ad inserimenti di specie indigene compensando in tal modo le raccolte che vengono fatte in natura da parte dei privati.
Vanno altresi ricordati i censimenti eseguiti nelle valli piemontesi, che hanno permesso la
creazione di un erbario didattico a disposizione di tutti. Inoltre il « REA » è tra i pochi giardini botanici sperimentali facenti parte della « International
Association of Botanical Gar
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dens » e le numerose pubblicazioni che in venticinque anni sono state stampate vengono inviate a tutte le cattedre botaniche dei cinque continenti.
A tale proposito noi riteniamo che l’educazione ecologica
nelle scuole deve partire da cose
concrete quali i giardini botanici, dove gli alunni possono vedere realizzato quanto loro viene insegnato a scuola.
IL W.W.F. NEL PARCO
DELL'ALTA VAL PESIO
Dopo tutti questi anni dalla
donazione del giardino alla Regione Piemonte, i finanziamenti
sono andati via via scemando
sino a giungere alla situazione
attuale, dimostrando ancora una
volta la scarsa sensibilità degli
enti preposti alla cultura ecologica.
PINEROLO — Il W.W.F. (Fondo Mondiale per la Natura) organizza per i
giorni 11 e 12 gennaio un soggiorno
nelia casa del Parco in Alta Val Pesio.
Per gli amanti della natura e gli
escursionisti invernali si presenta una
esperienza indimenticabile tra boschi
di abeti bianchi. Nel Parco vivono camosci, lepri variabili, martore, ermellini, aquile, galli forcelli, pernici bianche ecc.
Si presenta l’occasione alla
nuova amministrazione regionale che è stata votata anche
per la sua « linea verde », propagandata in fase elettorale, di
mantenere le promesse fatte.
Alla gita possono partecipare non più
di trenta persone in quanto i posti letto sono limitati. Necessita abbigliamento invernale per raggiungere il rifugio dopo circa 90 minuti di cammino
su una strada innevata. Si può esercitare lo sci alpinismo.
Verranno così a mancare una
dozzina di posti di lavoro in una
zona già gravata da una disoccupazione che l’industria ha
reso cronica. Moriranno altresì
tutte le specie botaniche più rare che popolano ormai in pochissimi luoghi le nostre vallate alpine e appenniniche e, con
loro, andranno persi gli ibridi
ortofrutticoli creati dall’istituto
ad uso dei nostri montanari che
ne usufruivano gratuitamente.
Ai danni culturali, economici
e scientifici che si verrebbero a
creare se il giardino cessasse le
attività, va ag^unta la grave perdita di semi in via di realizzazione relativi a specie ormai
estinte sul territorio italiano.
Quali ad esempio: la primula di
Palinuro, la primula delle Alpi
Cozie, la scarpetta di Venere,
ecc.
Realizzando, infatti, la regionalizzazione più volte auspicata
ma mai realizzata del giardino
botanico sperimentale « REA »
si garantirà la sopravvivenza dell’Istituto in argomento, consci
che la scienza è un patrimonio
di tutti e al quale ognuno di noi
potrà attingere ».
Per le iscrizioni, telefonare ai numeri
0121/72257 oppure 011/9067195 (ore pasti). Entro venerdì 10 gennaio presso
il Museo di Scienze Naturali, via Brignone 1, verranno decise le modalità di
partenza e arrivo in base al numero dei
partecipanti.
Prezzo per i soci relativo al soggiorno di due giorni è di L. 15.000 e L.
20.000 per gli esterni. Il prezzo dà diritto al pernottamento in letti a castello con coperte di lana, riscaldamento locali, e uso attrezzatura per cucinare, II vitto è a proprio carico.
Ricordando Guido Ribet
La rivista francese « Homme
et fonderie », nel suo numero
del novembre scorso, ha iniziato una rubrica nella quale vengono ricordati personaggi di
spicco dell’industria metallurgica. Il primo nome a esservi ospitato è stato quello di Guido Ribet, che Guy Hénon, presidente
onorario dell’Associazione Tecnica di Fonderia, definisce « un
fonditore eminente, amico della
Francia e dei fonditori francesi ». Riportiamo di seguito alcuni stralci dell’articolo di Hénon: «Nato il 13 settembre
1910, Guido Ribet comincia i
suoi studi al liceo valdese di
Torre Pellice e li conclude alla
università di Torino nel 1932,
laureandosi ingegnere chimico.
(...) Nel 1949 assume la direzione della fonderia ’’Grandi Motori” della Fiat, dove resterà
fino al suo pensionamento nel
1976. Ma com’era quest’uomo al
di fuori della professione? Bisogna dire che era un valdese,
cioè un membro di una minoranza religiosa molto viva, vittima in passato di severe persecuzioni. Dopo essere andato in
pensione, spinto dal suo desiderio di rendersi utile, s’impegna
in numerose attività benefiche:
assume responsabilità al Liceo
di Torre Pellice, in un ospedale, in un istituto per handicappati, in un centro d’incontro
creato da lui e sua moglie presso Torre Pellice. Non è stato risparmiato dal dolore: ha perso
suo figlio e, pochi anni fa, sua
moglie. Gli restavano due figlie
sposate e tre nipoti, coi quali era
molto dolce, in contrasto con
la relativa rudezza dei suoi rapporti professionali... ». L. R.
il tuo giornale
Nel 1986 gli abbonati riceveranno 50 numeri del giornale (non usciremo infatti il 15 e il 22 agosto) per un totale di
580 pagine.
I tipografi, i redattori e i collaboratori scriveranno 362.500
righe per un totale di 11.600.000 battute.
Tutto questo per 27.000 lire, cioè per 47,55 lire a pagina, 0,074 lire ogni riga, 0,0023 lire ogni battuta.
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Pellice
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dell'invio del giornale e ci faciliterai il lavoro amministrativo.
Grazie.
f
lÉ
11
10 gennaio 1986
cronaca delle Valli 11
EDUCAZIONE Al DIRITTI UMANI • CORSO DI AMNESTY INTERNATIONAL A TORRE PELLICE
La libertà per l’uomo
Il 10 dicembre scorso si è concluso a Torre Pellice con la auinta ed ultima lezione il Corso di
aggiornamento per insegnanti:
Educazione ai diritti umani.
La fortunata coincidenza della
data, 10 dicembre, con l’anniversario della proclamazione della
Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948 ha dato
maggior significato e rilievo all’incontro, come haimo sottolineato sia il sindaco di Torre Pellice, dott. Marco Armand Hugon,
che ha presieduto l’assemblea,
sia il relatore -ufficiale, prof. Carlo Ottino, nel corso della sua
esposizione.
In presenza di un pubblico follo ed attento, l’oratore esordisce
rifacendosi alla nostra Costituzione, in cui aH’art. 2 si riconoscono e garantiscono « i diritti
inviolabili dell’uomo » e nei primi 4 articoli sono rinortati i diritti di libertà: i diritti economico-sociali e i diritti politici. Queste premesse, secondo l’oratore,
hanno bisogno di essere completate con un riferimento di carattere storico e concettuale.
La storia dei diritti umani è
una storia lunga e travagliata.
ohe accompagna gli sviluppi dell’età -moderna, quando gli uomini « -hanno g-nadatamente acouisito la coscienza della centralità
dell’uomo, non solo rispetto alTamibiente naturale, ma tanche
aH’ambiente politico e sociale ». A
questo punto della sua esposizione, il prof. Ottino -compie un rapido excursus storico, che va dalle prime affermazioni della tolleranza religiosa agli importantissimi documenti classici del 1776
e del 1789 (Dichianazione d’indipendenza degli Stati Uniti d’America e, in Francia, Dichiarazione
dei Diritti dell’uomo e del cittadino).
Affermazioni di principio classiche, da non chiudere solo negli
armadi, come argutamente osserva l’oratore, perché possono
dare molti suggerimenti anche
per il presente. Ci troviamo infatti di fronte ad « una società
che viola continuamente e nel
modo più sfacciato i diritti solennemente affermati secoli fa ».
Due aspetti molto interessanti
di questa -problematica sono
emersi a questo nunto del discorso: libertà dallo stato e libertà nello stato; nel primo, i sin
goli e i gruppi operanti nella società rivendicano autonomia (pur
senza sottrarsi aU’autorità dello
stato e alle leggi) in modo che
non ci sia solo da una parte il
dominio dei -sovrani e -dall’altra
la massa dei suddi-ti, ma ci sia
un rapporto dialettico, un’interazione. Il secondo aspetto, libertà
nello -stato, vuole ohe le componenti individuali e sociali si possano affermare -neH’am-bito dello
stato come soggetti di -diritto;
quindi da ciò la problematica
dei diritti civili o di libertà e dei
diritti politici o di partecipazione. Libertà e partecipazione sono
un binomio di fondamentale importanza in uno stato veramente
democratico.
Nella seconda parte della conferenza l’oratore si sofferma brevemente sui diritti di libertà, rifacendosi agli articoli della Costituzione.
Primo diritto di libertà: la libertà personale, che l’art. 13 definisce inviolabile. A questa si ricollega la libertà da ogni violenza fisica e morale. Nelle violazioni di queste libertà rientrano
gli abusi carcerari.
Altro diritto -è quello della li
E’ UN OSPEDALE
EVANGELICO
Sono stata fortemente colpita dallo
spirito di gentilezza, solidarietà e dedizione dei personale medico e paramedico tutto dell'Ospedale Valdese di
Pomaretto.
Avendo ivi ricoverato mio marito,
alla vigilia natalizia, ho avuto una commovente sorpresa. Il personale tutto,
anche se non di servizio, è venuto appositamente, anche accompagnato dalle
famiglie, a dimostrare quanto questo
servizio sia parte integrante della loro vita. Tutti si sono voluti ritrovare
accanto ad un magnifico albero di Natale, allestito con amore e fede per
rallegrare con canti, doni e dolci (alcuni confezionati appositamente in cucina per i diabetici!) le persone malate e oppresse dal dolore, ivi ricoverale.
E dove mai, proprio il giorno di Natale, durante l'ora del pasto, il Primario passa in ogni camera a porgere
a tutti gli ammalati i suoi personali
auguri di « Buon Natale »?
Capisco che qualcuno forse obietterà che è più facile trattandosi di
un piccolo ospedale. Ma per me è
lo spirito quello che conta — che
unito alla gentilezza, alla bravura e
alla capacità di tutti, dà al malato
una dignità più umana.
Questo è un ospedale evangelico
valdese, che raccoglie ammalati d-i
ogni fede, ma per tutti ugualmente
c'è stata una parola di amore e di
speranza.
Quale esempio migliore di ecumenismo?
Ringrazio.
Maresa Bleynat Bessone,
San Secondo
I POVERI
PAGANO ANCHE
PER I RICCHI
Mi fa piacere che ci sia uno scambio di vedute tra la base (sono un operaio) e il vertice (il sig. Peyrot è professore universitario): mi riferisco alla
lettera « Chiese, non associazioni »
comparsa sull'Eco del 3.1.86. Ma il piacere non toglie il fatto che non condivida i punti di vista del prof. iPeyrot.
Intanto desidero precisare di non avere
scritto l'aggettivo valdese con la maiuscola e che comunque per quel che mi
riguarda a questi dettagli non do nessuna importanza. Ora, entrando nel merito
della questione, non sono convinto
della giustezza della contribuzione alla
chiesa rapportata al tre per cento delle
proprie entrate. Faccio alcuni esempi
per far conoscere certe situazioni a chi
non le conosce (o non le vuole conoscere) e per dare un contributo alla riflessione. Se prendiamo una famiglia di
4 persone che ha un'unica entrata di
12 milioni all'anno, si ha un reddito pro
capite di 3 milioni; questa famiglia,
stando alla regola del 3 per cento, dovrebbe dare una contribuzione di 360,000
lire e non so come potrebbe riuscirci.
Prendiamo un'altra famiglia, sempre di
4 persone ma di cui 3 lavorano con io
stipendio di cui sopra, dovrebbe dunque contribuire con 1 milione e 80 mila
lire, ma avendo un reddito pro capite di
9 milioni lo potrebbe fare senza scomporsi, senza sacrifici. Gli esempi potrebbero continuare. Le persone che vivono sole con la pensione minima o
quella da coltivatore diretto o gli ospiti
di case di riposo dovrebbero essere
aiutati e non dovrebbe essere loro
richiesto il 3 per cento delle modeste
entrate.
Nel mio incarico di cassiere nella
chiesa, mi capita di ricevere delle contribuzioni generose da parte di persone a cui quei soldi servirebbero per
cose indispensabili ma di cui, evidentemente, si privano. Mi sento a disagio
pensando che la loro generosità serve a
colmare i vuoti di altri iscritti alla chiesa valdese che realizzano, con il loro
lavoro, ottime entrate ma che non tengono fede alla promessa fatta nel giorno della loro confermazione. Concludendo, capita sovente che le persone incaricate di governarci (in tutti i campi), siano dei teorici e non persone
pratiche e con buon senso.
Leo Coisson, Angrogna
EDITH COISSON
LASCIA
LA DIREZIONE
Dopo ben 60 anni di attività nella nostra Chiesa, quale Direttrice della Scuola domenicale di Via Angrogna (Appiotti), la Sig.na Edith Co'isson, figlia del
missionario Augusto Co'isson, ha lasciato la direzione di detta Scuola.
Non possiamo lasciare passare in
silenzio quanto la Signorina Edith Col'sson ha svolto in questi suoi lunghi anni di attività presso la Chiesa di Torre
Pellice. Numerosissimi alunni che hanno avuto 11 privilegio di udire la sua
testimonianza evangelica, la ricorderanno con affetto, come noi pure che
abbiamo sempre apprezzato il suo umile e disinteressato lavoro.
A Lei vada il nostro affettuoso saluto
e l'augurio di un ben meritato riposo.
Mario Rivoir, Torre Pellice
NON HO
DIMENTICATO
LE DONNE
SuH'Eoo delle valli valdesi {n. 48 del
13 dicembre 1985) leggo l’articolo di
A. Genre sull'Importante pubblicazione
della Claudiana « La mano e il ricordo ».
L'articolista dopo aver messo in evidenza l'importanza del libro, scrive
che dopo la panoramica offerta da T.
Pons e anche da Carlo Ferrerò (Lt velh
travalh èn Val San Martin, Pinerolo,
Ediz. ■■ La Cantarana » 1984), alcuni
aspetti del lavoro nelle Valli attendono ancora di essere approfonditi: ne
« La mano e il ricordo » è assente il lavoro delle donne.
lo non voglio criticare nessuno, tanto meno « La mano e il ricordo », ma
osservo che non c'è assenza dei lavori femminili nel mio libro (Lt velh
travalh èn Val San Martin), come il
prof. Genre sembra affermare. Infatti
il libro è corredato di 113 fotografie
(attrezzi, miniera, e lavori) di cui 48
riguardano i lavori quotidiani dei valligiani contadini e in ben 26 sono rappresentate le donne. Quindi le donne
non sono state dimenticate, tant'è vero
che dopo 17 mesi dalla pubblicazione
trovo ancora lettori che mi fanno elogi
e fra i quali il 95% sono donne.
Ho costruito 154 modellini che rappresentano i lavori della valle (compresa la miniera e i mestieri). I lavori quotidiani riguardanti la vita contadina sono 123, e 50 sono rappresentati
da donne. Nella mia vita non ho lavorato al tavolino, ma tutti quei lavori
li ho sudati tutti uno dopo l'altro, quindi so bene distinguere i lavori delle
donne e degli uomini.
Certo tra i tanti iavori che ho rappresentato con un uomo, molti potevo
anche rappresentarli con una donna e
viceversa, ma tanti lavori potevano essere fatti solo da uomini. Le donne
hanno partecipato alla dura vita montanara; io questo non ho mai cercato
di nasconderlo, perché ho con loro sudato fianco a fianco.
Bisogna averli fatti quei lavori, averli sudati con i calli alle mani per giudicarli al loro giusto posto. Per discutere di queste cose non c'è affatto
bisogno di fare tesi di laurea, ma possono essere discusse qui. sul posto,
dove sono caduti i sudori dei nostri
antenati e parte anche dei nostri.
Lei professore, che sa tutto e critica tutti, ne scriva uno migliore sui lavori della valle, che piaccia a Lei, ma
anche ai lettori.
Carlo Ferrerò, Pomaretto
bertà spirituale, che comprende,
oltre alla libera manifestazione
del pensiero, il diritto alla solitudine, che si può definire meglio
con il termine inglese « privacy ».
Diritto alla diversità. Bisogna 'ricordare che i prigionieri adottati da Amnesty sono perseguitati
perché diversi (per le loro idee,
razza, religione, ecc.). Oltre alla
libertà di religione, deve essere
affermato il diritto di non professarne alcuna. Diritto alla tutela del domicilio, della corrispondenza e circolazione.
Diritto a non essere privato del
nome, della capacità giuridica,
della cittadinanza.
Libertà di stampa e di comunicazione scritta e visiva: in ima
società di massa 'è importante
il diritto ad una informazione
non manipolata e controllata.
Diritto di soggiorno e circolazione: mentre ora si tende ad
abolire le frontieare fra stato e
stato, in alcune nazioni esiste assurdamente il passaporto interno
per passare da ima zona all’altra
dello stesso stato! Gli stranieri
e i nomadi hanno smch’essi diritto di soggiorno e circolazione.
Libertà di riunione. Diritto alla
tutela della salute e dell’ambiente cioè diritto ad un servizio sanitario efficiente e ad un ambiente sano, non inquinato.
Il prof. Ottino fa notare che
la società è un sistema complesso in cui ci sono vari collegamenti interni; così una identificazione dei diritti non può trascurare l’aspetto dei doveri dei
cittadini verso la collettività. Una
democrazia formale non è sufficiente se non risponde alle esigenze di tutti, ma specialmente
delle classi meno abbienti, soprattutto salvaguardando la libertà dal bisogno in un mondo
dove non è stata nepuure eliminata la miseria.
Da un’ inchiesta ministeriale apprendiamo che anche in
Italia ci sono fasce di miseria o
ai limiti della miseria. Avviandosi alla fine della sua dotta ed
ampia esposizione, Carlo Ottino,
che è un insegnante, dà alcune indicazioni pratiche ai numerosi
docenti presenti. E’ necessario,
afferma, convinto, « vivificare
l’educazione civica », nel senso di
rendere democratico il rapporto
tra le componenti scolastiche e
soprattutto non si può predicare
la democrazia, se non la si vive
nel rapporto quotidiano con i ragazzi. La scuola può dare un appoggio concreto ad Amnesty con
le adesioni delle classi. Le classi
che aderiscono ricevono il Notiziario, che fornisce loro ampie
notizie sulle violazioni dei diritti
dell’uomo nel mondo.
Inoltre nella scuola si possono organizzare incontri con
membri di Amnesty per approfondire il tema dei diritti umani.
Secondo l’oratore questo Corso
di impostazione generale potrà
essere seguito da un secondo
Corso focalizzato su temi specifici predisposto in seminari. Ad
ogni modo bisognerà prendere
delle decisioni operative per continuare l’attività iniziata. Perché,
come dice Ottino, « non dobbiamo accontentarci di dire e ascoltare delle parole, ma ci dobbiamo dare da fare, come cittadini
e non come sudditi, perché le cose siano concretizzate ed attuate ».
a.m.r.
9 Hanno collaborato a questo
numero: L. Leone, Anna Marullo Reedtz, G. Peyrot, Lucilla Peyrot, Liliana Ribet,
Dario Tron, E. Vigliano.
RINGRAZIAMENTO
I familiari del caro
Ettore Paschetto
desiderano ringraziare tutti coloro
che con scritti, fiori, parole di conforto e presenza al funerale hanno preso
parte al loro dolore.
Un ringraziamento particolare sd
dott. Bevacqua, alla Croce Rossa, a
tutto il personale medico e paramedico del reparto nefrologico dell’Ospedale Civile E. Agnelli, a Laura ed Ettore,
al pastore G. Toum, ai vigili urbani
di Torre Pellice e alla Corale Valdese
di Torre Pellice.
Torre Pellice, 9 gennaio 1986
« Beati i morti che muovono nel
Signore. Si riposano dalle loro
fatiche, le loro opere li seguono »
(Apocalisse 14: 13)
E’ spirata dopo lunghe sofferenze la
prof.
Emilia Lantaret
Ne danno addolorati l’annunzio, con
le rispettive famiglie, AR>a ed Elena
Garrou; Gianfranco Baldi; Enrico, Alberto ed Erica Garrou; ARna, Carlo,
Matilde e Gianni Gay; Rdberto Nisbet; Jeannette Châtelain; Carla Giardino.
Doni in memoria all’Asilo valdese
per anziani di Luserna San Giovanni.
Luserna San Giovanni, 4 gennaio 1986
Uccio, Mirella e figlie ricorderanno
sempre la dolcezza e la bontà di
Anna Cattaneo Jahier
e si Stringono nel dolore a Valerio ed
ai suoi.
Pavia, 4 gennaio 1986
AVVISI ECONOMICI
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Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto tei. 81228 - 81691.
Guardia Farmaceutica :
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Porosa Argentina: FARMACIA FORNERIS - Via Umberto I - Tel. 81205
Ambulanza :
Croce Verde Penosa: tei. 81.000
Croce Verde Porte: tal. 201454
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva e festivat
tei. 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia Farmaceutica ;
12 GENNAIO 1986
Torre Pellice: FARMACIA INTERNAZIONALE - Via Arnaud, 8 - Telefono
91.374.
Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pellice: telefono 91.996.
12
12 uomo e società
10 gennaio 1986
DAL PUNTO DI VISTA MUSULMANO
AMNESTY INTERNATIONAL
IsIam e pericolo nucleare
Che il Medio Oriente sia uno dei “punti caldi" del nostro vianeta e anche troppo ovvio, e sono ormai decine d'anni che la situaztone SI va via via aggravando e complicando a causa della
^ cHliMrali, etniche e religiose dei suoi abitanti.
Il mensile «Monde Diplomatique » del novembre scorso ha pubblicato un articolo del principe ereditario del regno hascemita di
Giordania (e anche copresidente della commissione indipendente
sulle questioni umanitarie di Ginevra) il quale fa alcune riflessioni
da un punto di vista islamico. Riteniamo la cosa interessante anche
^^ens^at^^^^'^ ¿eiion e ne diamo qui di seguito una traduzione conensa a.
nella zona. Ad esempio gli Stati
Uniti ne dispongono in Turchia
e sui sommergibili incrociami
nella zona. Lo stesso Stato di
Israele è oggi in grado di fabbricare armi nucleari anche se politicamente e militarmente non ha
interesse a sferrare un attacco
con tali armi.
I prigionieri
del mese
Penso sia necessario interrogarsi sulla percezione che hanno
i paesi del Medio Oriente sul rischio nucleare. La nostra regione è particolarmente esposta ad
un tale rischio. Da noi ormai la
moderazione appare vieppiù un
segno di debolezza. La forza
vince sul diritto. Alcrmi giustificano i loro atti aggressivi in nome di una prevenzione che chiarnano « legittima difesa »; altri
ricorrono alla violenza qualificandola come eroismo. Peraltro,
quando le nazioni e gli individui
adottano due pesi e due misure
non si può che sboccare nel caos.
Il grande dramma della società contemporanea è che mai, fino ad oggi, la specie mnana è
stata posta di fronte alla minaccia del proprio totale annientamento. L’era nucleare rappresenta forse il trionfo della conoscenza, ma ahimè, non certo quello
della saggezza.
Ogni religione interpreta questa età nucleare secondo i propri valori. Che cosa ci dice
l’Islam? Prima di rispondere
sarà opportuno precisare che il
mondo islamico non costituisce
un tutto omogeneo.
Guardando al Corano, ad esempio, il versetto 190 della seconda
sur a dice: « Combattete nel sentiero di Dio coloro che vi combattono, senza trasgredire ». In
termini aggiornati: non colpite
per primi. Nessun Stato musulmano {a prescindere dalle armi
nucleari che non possiedono) dovrebbe derogare da questo nrecetto. Invece, purtroppo, certe
moderne nozioni come quelle di
attacco preventivo e di legittima
difesa vengono a volte portate
a pretesto per giustificare l’ag
« L'Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175.
Redattori: Giorgio GardioI, Paolo
Fiorio, Roberto Giacone, Adriano
Longo, Giuseppe Platone. Sergio
Ribet. Comitato di redazione: i redattori e: Mirella Bein Argentieri,
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gressione. La medesima sura
prosegue: « E cacciateli da dove
vi hanno cacciato » e ancora:
« Chiunque trasgredisce contro
di voi riceva la stessa trasgressione ». Nella nostra epoca,
l’aspetto più inquietante e tragico della guerra è invece la crescente violazione delle norme
umanitarie. Non si tratta solo
delle convenzioni di Ginevra, ma
anche dei sacri principi delrislam, che proibiscono i massacri sistematici di civili e le distruzioni di massa. Ora, nei moderni conflitti sono proprio i civili innocenti che pagano il tributo più pesante.
No ad un
suicidio collettivo
Il Notiziario di A.I. del mese
di novembre raccomanda all’attenzione dei lettori i casi di tre
prigionieri per motivi di opinione; gli appelli inviati dai lettori in loro aiuto possono favorire il loro rilascio o migliorare
le condizioni di prigionia.
WILLIAM JOSMA - HAITI
Il pericolo nucleare
La natura dei conflitti armati
si è enormemente evoluta negli
ultimi anm, e non è neppure
escluso che dei gruppi terroristici
possano procurarsi degli ordigni
nucleari. Ma, a parte questo, il
Medio Oriente è una delle zone
geografiche dove il rischio dello
scatenarsi di una guerra atomica è fra i più accentuati. La regione presenta infatti grandissima importanza per le superpotenze e pp gli altri paesi industrializzati. La posta, sia dal punto di vista commerciale che da
quello storico, è immensa. Negli
Stati Uniti, il conflitto mediorientale ha un peso del tutto particolare. Quanto all’Unione Sovietica, essa ha raramente assicurato un appoggio così importante
come alla Siria. Tutte e due queste potenze, pur senza prender
parte ai conflitti, si sono impegnate a risolverli comunque. Armi nucleari sono già presenti
Un’altra ipotesi, che si stacca
dagli schemi tradizionali è che,
in un avvenire prevedibile, armi
nucleari miniaturizzate e gravemente devastatrici di centri urbani diventino disponibili sul
mercato. Qualche gruppo potrebbe venirne in possesso, usarle e
provocare delle reazioni che potrebbero sfociare in un conflitto
generalizzato.
Per rimediare a tutte queste
possibilità è necessario in primo
luogo trovare dei mezzi per la
riconversione delle industrie belliche trasformando il complesso
militare-industriale in attività di
pace. Inoltre occorre:
— Rinforzare l’Agenzia internazionale per l’energia atomica nei
suoi controlli dandole adeguati
mezzi tecnici e finanziari;
— Stabilire una moratoria sugli esperimenti nucleari, colla
pronta individuazione delle violazioni dirette o indirette;
— Prevedere la creazione di
zone di pace denuclearizzate.
Una proposta di tal genere è stata approvata per il Medio Oriente nella 35“ sessione delTAssemblea generale dell’ONU, ma finora non sono stati compiuti
sensibili progres.si
Nel contesto nucleare, la formula « Se vuoi la pace, prepara
la guerra » è sorpassata, poco
realista e del tutto inaccettabile.
Quali che siano le ragioni invocate per giustificare la nuclearizzazione a fini militari — equilibrio delle forze, dissuasione o sicurezza nazionale — essa non
può portare che al suicidio collettivo. Hassan Bin Talal
Ingegnere, 37 anni, arrestato a
Carrefour il 4 agosto 1981.
Trasferito nel Penitenziarie
Nazionale, fu tenuto in isolamento fino al gennaio ’82, poi
scomparve. Nel febbraio ’84 le
autorità haitiane dichiararono
ufficialmente che egli era un terrorista, ma non fu mai portato
davanti ad un giudice né furono mai presentate dafll’accusa le
prove, né indicato il luogo dèlia
sua presente detenzione. Nell’aprile ’85 ci fu un’amnistia nei
confronti di 37 detenuti politici;
ma William Josma non era tra
loro. Si teme per la sua vita,
dato che nel penitenziario non
è rimasto alcun detenute politico.
di). Alla famiglia che inviava viveri a Mengesha Gebrehiwot fu
imposto, alla metà deH’85, dì
sospendere gli invii. In seguito si
diffuse la notizia che gli era stata praticata l’amputazione chirurgica di un piede a causa delle lesioni provocate dalla tortura. Amnesty International ha
chiesto informazioni al governo,
ma non ha ottenuto risposta.
Ora non si sa dove si trovi e si
teme per la sua vita.
Si chiede ai lettori di inviare
cortesi appelli, perché si comunichi il luogo dove si trova e gli
si conceda la libertà, a:
His Excellency
Mengistu Hailé Mariam
Head of the Revolutionary
Government of the Socialist
Ethiopia
Office of the Head of the State
PO Box 1013 - Addis Abeba
ETHIOPIA
LOO MING LEONG - MALAYSIA
Si prega di inviare lettere cortesi chiedendo il suo immediato
rilascio a:
Son Excellence Président à vie
Monsieur Jean-Claude Duvalier
Palais National
Port-au-Prince - HAITI
MENGESHA GEBREHIWOT
ETIOPIA
Operaio, 42 anni, arrestato nel
1972, in base alla legge per la
sicurezza dello stato. E’ in carcere da 13 anni senza accusa né
processe, sospettato, si ritiene,
di aver fatto parte del Partito
Comunista malese. Trasferito
da un carcere all’altro, è stato
tenuto a lungo in isolamento e
in pessime condizioni carcerarie; è privo di cure mediche adeguate, quantunque sia ammalato.
Ex Vice-Ministro per l’Istruzione, 55 anni; fu imprigionato
con altre 17 persone, presunte
appartenenti all’Alleanza Democratica dei Popoli Etiopi,
critica nei confronti del collegamento del governo con TURSS.
Essi furono accusati di aver distribuito opuscdli antirivoluzionari. Fra i sistemi di tortura usati nei loro riguardi c’è stato
anche quello della ’’falaka” (bastonatura delle piante dei pie
Si scriva cortesemente chiedendo il suo immediato e incondizionato rilascio a:
Dr. Mahathir Mohammad
Prime Minister and Minister of
defence
Prime Minister’s Department
Jalan Dato Onn
Kuala Lumpur 11-01
MALAYSIA
A cura del
«Gruppo Val Pellice di A.I.»
via Beckwith 8 - Torre Pellice
Se questo giornale non cì fosse
sarebbe più difficile regalare 52 momenti
di riflessione in un colpo solo.
Eco-Luce
c/c 327106 — Torre Pellice
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