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DELLE mLLT VALDESI
" Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e iatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo „.
/\nno LXXXVI - Nuui. 5
Una copia &■•
ABBONAMENTI
}
Eco: L.
L.
700 per l'inlenia
1200 per IVdero
Eco e La Luce: L. UOO per rinlemo Spedir, abb. postale II Gruppo
L. 1.800 per l'estero | Cambio d’indiriazo Lire 40,—
TOHKK PKLLK'E — 9
Ammin. Claudiana Torre Pellioc
i Marzo 1W6
. C.C.P. 2-17557
I L S
della
ALE
terra
K Siete il sale della terra »
Matteo V 13.
1 cristiani non si distinguono dagli
altri uomini nè per la loro lingua, nè
per il loro modo di vivere. Abitano
nella loro patria come stranieri; di
ugni co.sa s’interessano come ogni cittadino, e pur tuttavia ogni cosa sopportano come pellegrini. Vivono nella carne, ma non secondo la carne;
abitano sulla terra, ma i loro discòr,si sono nel cielo.
Hottomessi alle leggi stabilite, essi
con la loro vita, superiori a
queste leggi. I cristiani sono nel mondo ciò che Tanima è nel corpo. L’aniuka è sparsa in tutte le parti del
corpo, i cristiani lo sono in Ogni parte del mondo; ranima è nel corpo
.senza essere del corpo, i cristiani so
no nel mondo senza essere del mondo.
La carne che pur non ha ricevuto
offesa alctma dallo Spirito, lo detesta e gli fa guerra, perch’egli è nemico del piacere; così il mondo perseguita i cristiani di cui non ha da
lamentarsi perchè essi fuggono il piacere. L’anima ama la carne che la
combatte; i cristiani non hanno che
amore per coloro che non dimostrano che odio nei loro riguardi.
L’anima rinchiusa nel corpo, lo
conserva; i cristiani, rinchiusi in questo mondo come in una prigione, ne
impediscono la rovina. L’anima immortale dimora in un tabernacolo
perituro; i cristiani che aspettano la
vita incorruttibile dei cieli, abitano
come stranieri delle dimore corruttibili quaggiù.
L’anima si fortifica coi digiuni, i
cristiani si moltiplicano con le persecuzioni. La posizione che Dio ha
loro affidato è così gloriosa, che essi
considerano un delitto abbandonarla.
{Dall'epistola a Diogneto)
Corrispondenza dagli Stati Uniti
X
LA SANTA CENA
Accade spesso di sentir rimproverare alle Chiese Riformate ed alla
Chiesa Valdese una certa aridità nella celebrazione del culto; aridità a
cui si è cercato di ovviare con un
arricchimento della liturgia, con risultati che sono indubbiamente soddisfacenti, dal punto di vista delr arricchimento liturgico, ma che
hanno lasciato insoluto il problema.
Non abbiamo cioè Vimpressione che
rarricchimento suddetto, sia direttamente proporzionale ad un aumento della frequenza del culto.
Così pure par quanto concerne la
Satna Cena. E’ indubbio che un certo progresso formale deve registrarsi, da quando la Chiesa ha invitato
tutte le parrocchie a considerare la
Santa Cena come elemento integrante del Culto.
E’ cessato così finalmente... l'assurdo invito che si udiva, dall'alto
del pulpito: "Ed ora, quelli che non
vogliono (o non possono) partecipare alla S. Cena, possono ritirarsi,
dopo aver ricevuto la benedizione".
E si assisteva così al non edificante
sfollamento di parte dell’Assemblea
(e non sempre era "piccola parte”).
Ora, dicevamo, le cose sono cambiate; l’assemblea rimane, nella sua
quasi totalità, presente e partecipante.
Ma..., siamo sempre incontentabili, questo progresso esteriore, corrisponde ad un progresso interiore?
Si tratta di maggiore consapevolezza, o di adattamento conformistico.'
E’ evidentemente difficile emettere dei giudizi, in un campo così delicato; bisogna rallegrarsi di quel
che è stato fatto, perseverare e lavorare in profondità, offrendo ai membri di Chiesa gli strumenti adatti
per un arricchimento della loro vita
spirituale e sacramentale.
In questo campo bisogna purtroppo riconoscere la grande povertà della nostra Chiesa e siamo quindi grati alla Claudiana ed al pastore Rostan per averci dato, finalmente, una pubblicazione che colma, almeno
parzialmente, questa grave lacuna ^
L’autore esamina, in cinque capitoletti, i vari aspetti e significati della Santa Cena; Il memoriale — La
comunione — La testimonianza
Il Corpo del Signore. Ogni capitolo
è seguito da una preghiera, da passi
biblici e di riconosciuto valore spirituale. Sarebbe forse stato opportuno di tradurre dal francese anche la
preghiera di Qstervald e il breve
passo di Calvino che concludono il
trattatello.
L’argomento è svolto sul pieno
dell’insegnamento evangelico, nel
senso della tradizione Riformata; lo
scopo della pubblicazione è l’arricchimento della vita religiosa del credente; ed in questo clima spirituale
anche le necessarie precisazioni polemiche, contenute in note concise,
sono scevre di ogni asprezza.
Ci auguriamo che questa pubblicazione venga largamente dijjusa in
seno alle nostre parrocchie, e venga
meditata in modo particolare dai nostri catecumeni. lector.
Ermanno Rostan: La Santa Cena un elegante volumetto di 56 pagine - L. 260 - Ed. Claudiana.
PERSONA LIA
Il 20 febbraio decedeva in Torre
Pellice il notaio dott. Umberto Eynard. Egli lascia in quanti l’hanno
conosciuto il ricordo di un professionista di cui non si poteva non ammirare l’integrità e la competenza.
Ai familiari cosi dolorosamente colpiti da questa improvvisa dipartita,
esprimiamo la nostra cristiana simpatia.
Febbraio 1956
Dopo aver lasciato i nostri fratelli
di Valdese, accomfìagnato in macchina dal Pastore Sty^ ho avuto ancora due riunioni neLmtrd Carolina di
cui serbo un grato)^ ricordo. Le due
riunioni hanno avufo luogo a Charlotte. Nella prima 'ho parlato della
nostra Chiesa a un gruppo di pastori
della città. La sectìpda riunione ebbe luogo la sera st^sa nel salone di
una grande Chiesa-Presbiteriana. Vna Chiesa nuova, inaugurata solo da
due anni. Una delle^ più belle Chiese fra quelle finora visitate.
Assai difficile mi riuscirebbe descrivervi Vimpressione che ne ho ricevuta. Costruito sopra un terreno sopraelevato, il bell’edificio si impone
all’attenzione del passante, e sebbene .sia nel centro della città e del
traffico, è per la sUa posizione, isolato, e già prima ^entrare nell’interno, dà un senso di raccoglimento.
L’interno di pietra Wdi legno è veramente bello e invita alla meditazione e all’odor ozio net Bellissime vetrate nell’abside illustrano la Passione, la Crocifissione, la Risurrezione.
Lungo il lato sinistrò della Chiesa ci
sono le vetrate ilb^tranti l’Antico
Testamento; la Cretfgione, i Patriarchi, i Profeti. Lungo il lato destro
scene del Nuovo Tégtàménto; la Na■ tività, il Baitesime^i Gesù, U. -Sermone sul Monte. Alire vetrate illustrano la storia della Chiesa, i viaggi missionari di S. Paolo, il Concilio di Nicea, Francesco d’Assisi, S.
Agostino ecc. Poi i Riformatori Huss,
Calvino, Knox ecc. ed ecco, ai lati di
questa vetrata dei grandi medaglioni con delle figure caratteristiche,
prima fra tutte Pietro Valdo, seguito da ÌVicliff e da Zwingli. Mi ha fatto naturalmente piacere, così come
m’ha fatto piacere notare fra le figure scolpite nel pulpito quella di Savonarola.
Uscenda dtdla visita alla Chiesa,
incontro l’organista; è un giovane
che ha visitato l’Italia e, saputo che
vengo da Roma, mi invita a rientrare in Chiesa per farmi sentire all’organo della musica sacra. Ho apprezzato la sua gentilezza ed ho goduto
la bella musica. Sotto la Chiesa ci sono le sale per le attività; quanti locali! Mi sembra che ce ne siano per
tutte le attività immaginabili in una
Chiesa. Ma non ho visto ancora tutto. Di fronte allo stabile della Chiesa, ce n’è un altro, altrettanto grande, a due piani, e qui di nuovo sale
e aule e saloni per una infinità di
scopi, a cominciare dall’asilo infantile, via via per tutte le classi della
scuola domenicale, per bambini, per
giovani, per adulti, per conferenze
ecc. C’è. perfino, adiacente a una
Cappella per la celebrazione dei matrimoni, un salone per ricevimento,
di modo che gli sposi possono disporre lì stesso per il ricevimento ai
parenti e agli amici, dopo la cerimonia. Decisamente hanno pensato a
tutto!
Viene l’ora della mia riunione. Altro grande salone con tavole apparecchiate per la cena! Una volta alla
settimana, le famiglie della Chiesa
si ritrovano in quel salone per cenare assieme e ascoltare, dopo la celia, una conferenza. Ho contato più
di 250 persone. Il Pastore legge un
brano della Scrittura, si canta un inno, dà notizie degli ammalati e fa
altri annunzi e poi mi dà la parolaMolta attenzione, molta simpatia,
atmosfera calda e cordiale. Quale
gioia trovare tra i ^presenti una Rivoira di Angrogna e altre persone
che ho consciuto due anni addietro!
Questi valdesi sono proprio dappertutto. Ne troverò ancora altri in altri
Stati dt questa grande Nazione e sembrano trovarsi bene.
Dopo la riunione, si continua a
fraternizzare e fanno domande e vogliono sapere ancora... E’ già tardi,
ma ecco un giornalista che non ha
potuto essere presente e mi vuole alla redazione del giornale per un’intervista e relativa fotografia. Facciamo anche questo e poi di corsa alla
stazione.
Viaggerò tutta la notte per riprendere il lavoro in Georgia, l’indomani mattina.
Durante il viaggio penso a quello
che ho visto, all’amore e alla generosità di questa gente verso la sua
Chiesa. Come sanno fare della loro
Chiesa il centro d’attrazione di tutti
i membri delle famiglie, dai bambini ai più avanzati in età. Certo hanno altri mezzi ed altre possibilità che
noi non abbiamo, ma è un fatto che
la Chiesa è per loro un centro di vera formazione e non soltanto un luogo in cui i fedeli vanno ad ascoltare
un sermone.
Per contrasto con tanta dovizia,
penso alle nostre piccole e povere
Comunità senza un locale di culto
proprio in cui possano sentirsi a casa biro, senza la minaccia di perderlo da un momento all’altro; penso a
Agrigento, a Campobasso, a Taranto, a Bari... Ma come farlo capire a
chi non è nel bisogno ed ha più del
necessario? Pazienza, perseveranza
e speranti.
Ma fino a quando, o Signore?
A. Deodato
Danilo Dolci e i Valdesi
Nel numero del 25 febbraio, il settimanale cattolico di Pinei-olo, ha
pubblicato un lungo articolo, in pr!^ma pagina, con titolo su 4 colonne:
Dietro al Dolci, Valdesi e comunisti:
un titolo che dice tutto; è un articolo che non si può nè discutere nè
prendere in esame, poiché in null’altro consiste se non in un’artata esposizione di fatti e cose, in un centone
di citazioni maldestramente cucite
da un livore di così bassa lega, che
stupisce di vederlo firmato col nome
del canonico G. Mercol, direttore del
giornale stesso.
ISTANTANEE
Farisei e giubbiicant
XVII febbraio 195t>
Come sempre il tempio è stato
troppo piccolo per accogliere tutti i
membri della comunità. Sarebbe di
cattivo gusto fare dell’ironia su questo fatto, tanto più che se il tempio di
=•=** era strapieno, e, in fondo, la
¿nte stava in piedi, davanti, sotto
il pulpito, c’erano due banchi vuo
Dice l’anziano al suo amico Giànet: « Però non capisco perchè tu
abbia voluto stare in piedi tutto il
tempo, invece di venirti a sedere, davanti, dove c’era del posto! e sì che
ti ho fatto segno ».
Dice Gianet: « Vedi, io sono un
po’ timido e attraversare tutta la
Chiesa, mi fa una certa impressione;
e poi,... ».
« E poi? »
_ « Vedi, dopo tutto, mi pare che
sto meglio in fondo, in piedi, coi
pubblicani, piuttosto che davanti,
seduto, coi farisei, come dice la parabola! »
Di colpo, l’anziano sta, come stecchito. Quest’applicazione della parabola lo colpisce da parte di Gianet
che non è mai stato molto forte in fatto di citazioni bibliche. Gianet però
interpreta male la brusca fermata;
— « Sai bene che non voievo dire che tu sia un fariseo, perchè sei
seduto davanti, al banco degli anziani, ma mi piace di essere in fondo,
fra gli ultimi ».
— « Non vorresti anche aggiungere: gli ultimi saranno i primi » —
osserva bonario l’anziano.
— « E perchè no? » — riprende
Gianet.
— « Perchè no? Te lo dico io, perchè no! Perchè essere i primi potrebbe anche significare: aver il coraggio di andarsi a sedere al primo
banco, uscire dall’ombra, farsi vedere! Vedi, Gianet, io non sono teologo e non m’intendo di queste cose,
ma ho l’impressione che se Gesù tornasse sulla terra, oggi, magari avrebbe altre parabole, perchè i pubbUca
ni stanno diventando farisei, e i farisei, pubblicani! »
— « Vorresti dire che sono un fariseo »?
« Sai hene, anche, tu, Gianet, che
io non voglio dir questo ! Ma mi
sembra che ci sia troppa falsa umiltà in giro! troppa modestia! troppa
gente che ha paura di venire in prima linea e che dice: oh! io sono soltanto un pubblicano! D pubblicano,
lui, si batteva il petto e non aveva
paura della gente che si voltava a
guardarlo! Vedi, Gianet, nell’umiltà di certa gente vi è altrettanto disprezzo per il prossimo che nella boria del fariseo... ».
È qui il cronista fa punto, con questi puntini di sospensione, perchè
egli è stato indiscreto; ha ascoltato
la conversazione di due persone che
camminavano davanti a lui; confessa il suo peccato e lascia ai lettori di
trovare il punto fermo.
L. A. Vaimal..
Il tradizionale livore antivaldese
del settimanale cattolico di Pinerolo
che denunzia il vero delitto di Dolci :
quello di aver fra i suoi collahoratori due giovani Valdesi: due agapini
per di più: horresco referens! É’ il
vecchio spirito medievale: dalli all’untore, modernamente e cattolicamente tradotto: dalli al protestante.
E si noti bene: il suddetto canonico non mette « in dubbio le necessità delle popolazioni siciliane »;
quello che egli vuol mettere... in
dubbio è la figura de! protagonista:
di quel Danilo Dolci sulla cui « cattolicità » due sottosegretari di stato
ritengono opportuno di avanzare dei
dubbi.
Perciò tutto serve : dall’insinuazione alla deformazione, dall’ironia
personalistica al sospetto malizioso:
tutto viene raccolto. Nulla da dire;
solo, in questi casi, conviene rileggere il Sermone sul monte : Beati voi,
quando v’oltraggeranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro a voi ogni sorta di male. Rallegratevi e giubilate, perchè il vostro
premio è grande nei cieli; poiché così hanno perseguitato i profeti che
sono stati prima di voi. Gl.
La France protestante
Annuario pubblicato sotto gli auspici della Federazione Protestante
di Francia — Redattore Past. Edinond Mercier - 47 Rue de Clichy Paris 9.
E’ un volumetto di 483 pagine
che contiene tutte le indicazioni e
iiifcrmazioni che si possono desiderare sulle Chiese ed Opere Evangeliche che lavorano in Francia, e sulle
Chiese di lingua francese in ogni
parta del mondo.
Alla Chiesa Valdese ed alle sue
opere sono dedicate ben tre pagine.
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L’ECO DELLE VALLI VALDESI
!
Recensioni
Caro Direttore,
Permettimi di farti partecipe di
alcune mie considerazioni che' interessane direttamente il tuo giornale è le parrocchie delle Valli, dando eventualmente a queste righe il
carattere di lettera aperta. Come tu
sai, sono un vecÈhio abbonato delr « Eco »„ e poiché vivo in questo
remoto angolo d’Italia, lontano dalle nàti e Valli, aspetto sempre con
ansia l’arrivo del giornale che mi
reca le notìzie, buone o cattive, e
che mi ritempra le forze coi suoi articoli così interessanti e vari (Tra
parentesi, a proposito, è proprio un
peccato che il giornale sia ormai ridotto ad uscire soltanto ogni quindici giorni: e, se non erro, la decisione sinodale o della Tavola aveva previsto tale limitazione in senso
puramente provvisorio, e per via
delle solite quistioni finanziarie:
non si sente alle Valli il bisogno di
riavere l’Eco ogni settimana?). Naturalmente nel tuo giornale mi sono gradite anche le notizie di cronaca delle varie parrocchie; e come
a me, penso che lo siano per le varie centinaia di lettori del tuo giornale, in Italia e all’estero: ora, ecco che da parecchio tempo a questa
parte questa cronaca è purtroppo
diventata quasi soltanto, salvo poche eccezioni, un semplice notizia
rio degli atti liturgici e delle visite
di chiesa. Non riesco infatti mai a
trovarvi un po’ di quelle notizie
che possono far sentire il polso, la
vita, lo spirito' della Comunità, di
quelle altre « cose » che ti dicono
un po’ come si sta a vita sociale,
economica, scolastica (per tutto quello che si possa riferire alla nostra
Chiesa, s’intende), quanti Valdesi
emigrano, e come vanno i campi in\eruali di Agape, ecc. ecc.
Forse pretendo un po’ troppo, è
vero, ma quando stavo per scriverti
in questo senso, ecco che la posta
mi ha recapitato, tutti in una volta,
una bella serie di quegli ameni foglietti parrocchiali dai nomi più vari, tutti simpatici anche, che m’hanno rivelato una quantità di cose molto interessanti. Vedo che ogni parrocchia, per lo meno della Val Pellice, ha il suo bravo foglio, alle volte grande come il tuo, con dei messaggi, delle belle fotografie, delle
notizie di ogni,genere: una vera dovizia, e per me una gran soddisfazione, perchè quello che venivo leggendo colmava in buona parte ciò
ohe desideravo sapere, E infatti,
controllando la collezione dell’Eco
degli ultimi sei mesi, ho constatato
come una quantità di cose non ti
sono state comunicate, e tu naturalmente non hai potuto far conoscere ai tuoi lettori.
Devi sapere ad esempio che a
Bobbio e a S. Germano si è in procinto di costruire delle « sale di attività », sull’esempio di Angrogua,
e che anzi a Bobbio i lavori, volontari, sono già incominciati, mentre
a S. Germano, più prudenti, hanno
raccolto dei bei quattrini e aspetteranno la primavera per rimboccarsi
le maniche; che a Villar Pellice si
sta per celebrare il 250” anniversario del tempio e che c’è stato un notevole cambio di pastori (e tanti auguri di pronto ristabilimento al titolare!); che a S. Secondo il progettato nuovo tempio è sulla buona
strada, che è stato regalato il terreno, che si sono avuti dei doni veramente importanti; che Rorà ed
Angrogna (capoluogo) hanno impiantato la televisione nelle « sale
di attività », e che a Rorà addirittura si fa un lascia o raddoppia di
argomenti biblici o di storia valdese; Cile a Torre Pellice si sono avute
delle importanti assemblee di chiesa e che si è rimesso a nuovo il presbiterio dei Coppieri; che a S. Giovanni e a Pinerolo... Insomma, se
volessi continuare, ti " potrei dare
tante di quelle novità da soddisfare
qualunque curioso. Mi viene però
il dubbio che tutto questo faccia arrabbiare poi qualcuno dei nostri cari amici pastori; perchè sono loro
che scrivono sui loro fogli parrocchiali, e lì devi vedere come le spiegano bene le cose ai loro parrocchi^i!
Quello che non mi spiego io, è
con:e mai tutte queste cose debbano
interessare una parrocchia soltanto:
siete diventati cosi campanilisti al
le Valli da temere che una parroccliia sappia quello che la Pai tra?
U che SI rubino le idee? (P.e idee
buone devono essere rubate," niente
paura!). 11 belio è che io conosco
delle persone che ofi'rirebbero volentieri il loro obolo per ■ questa o
quell’opera, se soltanto ne venissero a conoscenza; e dei pastori o dei
laici cne dall’esperienza o dall’attività altrui piglierebnero lo slancio per muoversi ancbe loro, per discutere o per realizzare dei progetti, per imitare iniziative, attività
ecc. ecc. E mi pare, d’altra parte,
che la nostra Gniesa Valdese non
dovrebbe essere costituita da una
serie di « ecclesiole », tutte viventi
in altrettanti compartimenti stagno,
isolate le une dalie altre. Che te ne
pare?'
Leggo tanti begli articoli suH’Ecumenismo, ma se poi penso che i
Valdesi di S. Giovanni non sanno
assolutamente quello che fanno i loro fratelli di Prarostino, con cui sono confinanti, comincio a diventare
scettico.
Per finirla, caro direttore (e ti
chiedo venia di questo assai lungo
sfogo) vorrei porti alcune dohiande, a cui risponderai quando ti parrà. E prima di tutto, non ti pare,
questa dei fogli parrocchiali, una illecita concorrenza al tuo giornale?
Il tuo è un giornale ufficiale, e senza voler abolire i fogli parrocchiali, utili sono tanti aspetti, non credi
che le notizie di interesse generale
dovrebbero venire anche a te? E
non sarà possibile in ogni parrocchia trovare un corrispondente per
la tua cronaca, anche se non sarà
il pastore, in tante faccende affac-,
cendato? E non credi che la conferenza distrettuale potrebbe occuparsi di questo piccolo, ma importante
problema? Sai se il capo distretto
o la commissione distrettuale abbiano voce in capitolo? Hai fatto il
conto di quanto costano tutti i fogli parrocchiali e, di rincontro,
quanti abbonamenti abbia perso il
tuo giornale da qualche anno a questa parte?
Vorrei ancora farti qualche altra
domanda, ma le riserverò caso mai
per un’altra occasione. Ti prego di
scusarmi e di avermi per tuo affezionalo lettore, benché
Brontolone di turno
N. di Red. -— Grazie, caro Brontolone, per questo tuo sfogo. E’ così raro che qualche lettore osi scri
vere per dare suggerimenti, consigli, che si ha, qualche volta, l’impressione di lavorare in una torre,
in pieno deserto. E grazie anche per
aver fatto sentire una vocé ed un
desiderio che, garbatamente, investono il problema' stesso della validità della funzione del nostro giornale. E questo problema desideriamo sottoporre all’esame benevolo e
spassionato (o anche appassionato)
dei nostri lettori.
L’esistenza dei nostri due quindicinali pone tutta una serie di problemi che non sono mai stati radicalmente affrontati.
Una volta, le cqse erano diverse:
L’Eco delle Valli Yaldesi era L’Echo
des Vallées; chi dirige attualmente
L’Eco, diresse, non pochi anni or
sono: L’Echo. Erg, un giornale che
aveva un suo cachet particolare: più
casalingo. Non si parlava ancora, allora, dì Comunità^ ma di paroisses;
in compenso la Ciirpnique jiaroissialé aveva una vita regolare!
Non si parlava, allora, di « vita
comunitaria»; in compenso, la
Chronique paroissìale era un riflesso fedele deWattimlà delle singole
parrocchie, perchè esse si sentivano
membra di un solo corpo, perchè
le gioie ed i lutti^ le esperienze di
una parrocchia costituivano un arricchimento di esperienza per le parrocchie sorelle. E così L’Echo era
un legame tra i valdesi delle Valli
e della diaspora; era amato a Marsiglia e in Uruguay.
Poi, il piccolo mondo valdese, la
’’petite patrie” ha cominciato a usare parole più grandi di lui; gli hanno proibito di staihpare un giornale
in lìngua francese; e L’Eco delle
Valli Valdesi è diventato un giornale che cerca la sua strada.
Quale strada?
Ci risulta che là Tavola Valdese
ha latto, o sta facendo, ponderosi
studi in merito. Però, in ultima analisi, chi deve far sentire la sua
voce, è il lettore.’
Cosa si aspetta lettore dell’Eco,
dal suo giornale?
L’amico Brontolone ha detto qualche cosa; molti altri... brontoloni
hanno certamente anch’essi qualcosa da dire; aspettiamo i loro suggerimenti, le loro critiche: che essi si
facciano vivi. Poi, tireremo le somme. La parola è libera, amici.
Red.
Parabole della speraeza
Un libro molto interessante quello
di Arnold Brémond, attuale pastore
della Chiesa Francese di Stoccolma.
Mi vien mandato dalla Société Centrale d’Evangélisation di Parigi « con
preghiera di recensione ». La scrivo
volentieri.
Due parole, anzitutto, per presentare il Brémond. Lo farò menzionando qualcuna delle sue pubblicazioni i
cui titoli parlano da sè. Anzitutto la
raccolta delle esperienze dell’Autore
« pastore operaio » nei sobborghi parigini. E’ intitolata Une explication du
monde ouvrier. Gli si affianca, nel medesimo ordine d’idee, un altro libro
Trois jours dans une Société sans classes. Poi ci sono dei Commentari biblici e dei Paysages intérieurs sulla
regione ugonotta dell’Ardèche. Infine,
il genere « Parabole moderne » — già
trattato in un primo lavoro Images de
la Vérité — riaffiora in queste Paraholes de VEspérance.
E’ un po’ il genere di quei Bozzetti
che — con più o meno frequenza (e
con maggiore o minor fortuna) — vado pubblicando sul nostro Eco e sulla consorella Luce. La differenza principale sta in quello che chiamerei volentieri il tono o Yimpostazione del
pezzo. Io cerco di dare ai miei scritti
un carattere quanto mai mi riesce laico, in modo da incoraggiare a leggerli
quelle persone che noi, gente « religiosa », usiamo chiamare « estranee »
(alle nostre piccinerie); mentre il Brémond è anzitutto e rimane un pastore
il quale si sente servitore di una Chiesa avente cura d’anime. Per forza di
cose, dunque, le sue pagine sono un
po’ dei brevi Studi biblici e talvolta
dei più lunghi sermoni. Intendiamoci:
sermoni vivaci, moderni, attuali, che
aderiscono strettamente allo « spiri
to » d’oggi e alle preoccupazioni dei
nostri tempi. Di quei sermoni che
non fanno tirar fuori l’orologio, per
sapere se si sentirà presto la parola
Amen. ’
♦ * ♦
Piuttosto che tradurre uno dei pezzi (comprino il libro i miei lettori e lo
meditino « in raccoglimento »!) vorrei
fermarmi alla Intróduzione del volume, consacrata dall’Autore a studiare
il senso delle Parabole di Gesù Cristo.
« In termini geonketrici, ecco la definizione della parabola : ‘ una curva
aperta, con due fuochi, di cui l’uno è
prossimo e visibilei l’altro invisibile
perchè all’infinito. La linea retta che
ricollega il centro visibile al centro invisibile si chiama la linea direttrice
della parabola. Questa è dunque una
immagine che ci apre il segreto di un
mistero ».
Parabole della Speranza intitola il
suo libro il Brémond. E così commenta : « Speranza, il piccolo germoglio
che rompe la scorza in primavera, il
tenero bocciòlo che annunzia il verde, promette la fioritura e fa intravvedere il raccolto...
« Oppure ancora — per togliere a
prestito una espressione di Carlo Péguy — la ragazzina che prende per
mano le sorelle maggiori, le tira avanti, comunica loro la propria giovinezza, cancella le rughe dalla loro fronte
perchè il sole mattutino, che già si alza sui lontani orizzonti del mondo,
lavi il loro volto, inondi il loro cuore
con i suoi raggi più puri ».
Sono queste le nuove immagini che
parlano il linguaggio del Regno di
Luce, promesso ai tempi nostri dalla
carità divina!
GlOVAftNI E. Meille.
IL POPOLO OEL FIUME
La fortuna di molti libri, si dice,
è dovuta in buona parte al titolo. E
la stessa cosa vale per i films : la scelta di im titolo che « faccia colpo »
sullo spettatore, è un buon « colpo »
per il produttore. Quanto al contenuto, poi, è un’altra cosa ! Orbene ci
vogliamo rallegrare perchè, questa
volta il titolo è suggestivo, e il libro
è veramente un bel libro; un libro
che si fa leggere.
Roberto Coisson che è una dei testimoni operanti di questa storia,
che si svolge sulle rive del fiume
Zambesi, ha tracciato in queste pagine, bisogna'dirlo, de main de maitre, la storia della Missione evangelica in questa regione. Lna storia che
ci tocca da vicino, poiché allo sviluppo della Missione allo Zambesi
lia dato un apporto cospicuo la p.ceola Chiesa Valdese, con l’opera di
alcuni dei suoi figli migliori.
Ma siamo particolarmente grati a
Roberto Co'isson perchè egli non ha
ceduto alla tentazione di darci una
cronaca, più o meno apologetica,
dell’opera della Missione; ha voluto
fare un’opera critica: ci ha dato una ricostruzione dell’opera missionaria dai tempi eroici dei pionieri fino ad oggi; ed ha fatto il punto, co
me .si suol dire. La Missione esce dai
quadro tradizionale del racconto di
edificazione, e ci appare come un’opera viva, che sente, còme suoi, tutti i problemi che travagliano gli uomini di questo nostro travagliato
tempo, che affronta tutti i problemi
con mi coraggio ed una larghezza di
vedute che le vecchie Chiese storiche
possono giustamente invidiare.
C’è, a questo proposito, una bellissima fotografia: ragazzo negro con
Taeroplano che è profondamente significativa.
Dunque, un libro per... grandi.
Sì, per grandi... e per ragazzi,
perchè l’arte dell’autore riesce a e.sporre con semplicità e chiarezza i
problemi, in modo da renderli comprensibili ai ragazzi, che troveranno
alcuni capitoli che parleranno direttamente al loro cuore ed alla loro
fantasia.
Ci auguriamo che numerosi siano
i lettori, siamo certi che non sarà
una lettura inutile. —lector.
il popolo del fiume (Breve storia
della Missione Evangelica nel Barotseland) 1 voi. pag. 144 con numerose illustrazioni, Roberto Coisson (Ed. Claudiana).
Inquisizione ------
medici e francobolli
Il settimanale cattolico di Pineroìo ha recemen.ente iniziato la pubblicazione di una serie di articoli:
Memorie di santi e di convertiti nel
l'ineroiese; una runrica non pr^va
di interesse, in cui, nei capitoli uno
ad ora pubblicati, l’autore si è occupato aeri intiotluzione del Cristianesimo nei l'ineroiese e derla sua
difiusione, con ima suttìciente obiettività.
La serie delle « Memorie di santi
e di convertiti » è stata interrotta,
nel n. 6, per far posto ad alcune Note sull’Inquisizione. Anciie in queste note a-ibiamo osservato un lodevole sterzo di ooiettività che ci Ha
piacevolmente stupiti.
Intatti, dopo aver accuratamente
separato la responsabilità, delia Inquisizione Romana da queha della
Inquisizione spagnuo^a, ed osservato come l’inquisizione Romana rappresenti, neiie sue istituzioni, un
progresso su queLa spagnuoia, dando maggiori garanzie di rispetto delia personalità umana dell imputato,
l’articolista dell’Eco del Chisone
contessa francamente cne « ancne
quanto alla Inquisizione Romana,
non se ne può riabilitare in tutto,
l’opera ».
E continuando in questo riconoscimento, il nostro articolista non esita a prender atto che la legalità di
certi interventi inquisitoriali lasciò
a desiderare; anzi, riprende alcuni
periodi dì uno studio di La Civiltà
Cattolica (19 aprile 1947) che ci piace di ricordare qui : « La sua (delia
Inquisizione) procedura segreta, la
istruttoria compiuta all’insaputa dell’imputato, la mancanza di dibattimenti in contradittorio, il rifiuto di
un avvocato difensore, il mezzo della
tortura, sono forme giuridiche arretrate, Cile risentono del dispotismo e
della barbarie, e che male si conciliano con lo spirito del Vangelo.Queste forme giuridiche le potremo
in qualche modo spiegare, ma non
giustificare. Ci fu certamente un tempo in cui la Chiesa non dedusse dalle dottrine che aveva, tutte le conseguenze che se ne poteva dedurre ».
Così pure abbiamo preso atto di una
altra osservazione, che l’articolista
dell’Eco del Chisone ha fatto sua:
« Un’importante legge storica afferma che è cosa errata e ingiusta giudicare i fatti e le istituzioni di un’epoca con le idee e la mentalità di
iin’-altra epoca ».
Nulla da eccepire a questa hen nota legge, e saremmo lieti se essa venisse sempre ricordata, ed applicata
nòn solo a questo specifico caso!
Un pùnto, in questo interessante
articolo, ci lascia però alquanto perplessi ed è in stretta relazione colla
legge succitata.
Il nostro articolista vuole che
l’espressione spesso ricorrente in documenti ecclesiastici inquisitoriali :
estirpare l’eresia (od altre equipollenti; annientare, sterminare l’eresia), si interpred alla luce dei tempi, per cui esse non si possono interpretare come equivaienti di: estirpare (o annientare, o sterminare,,
gli eretici.
In.somma, quando gli inquisitori
parlavano di estirpare l’eresia, essi
non intendevano estirpare gli eretici, ma solo richiamarli alla lede, salvo poi se « ostinati e recidivi » ad
abbandonarli al braccio secolare! Ed
è cosi sicuro della sua iuterpretazio
ne il nostro articolista, che, abban
donando il terreno della serena di
scussione, parla di ignoranza, e, co
me al solito, di malafede. Poi si la
scia trasportare dalla forza del ra
gionamento... analogico ed osserva
(I Sarebbe come se in una epidemia,
ai medici che dicono di voler ’’annientare ” il male e sterminare i focolai di infezione, si potesse per rpiesto attribuire l’intenzione di ” annientare, sterminare ” i colpiti dal
male, gli ammalati ».
Ora, prendiamo pure quest’immagine! Quando il medico vuole eliminare e sterminare i focolai di infezione, cosa fa? Annienta, stermina i microbi che sono la causa della
infezione! E se non c’è altro mezzo,
il medico non esita a chiamare in suo
aiuto il chirurgo; poi, d’amore e di
accordo, procedono a « estirpare »
il membro infetto!
Nel Medioevo non si parlava di
microbi ! D’accordo ; ma si sapeva già
che per arrestare certe infezioni, si
doveva ricorrere ad un’amputazione. In modo particolare la Chiesa
di Roma considerava l’eretico come
un membro infetto che doveva esser
estirpato per impedire la propagazione dell’infezione. Non è certo senza qualche buona ragione che si parlava, allora, di de propaganda fide
et extirpandis hereticis! Chi è senza
peccato lanci la prima p'etra, dice il
settimanale cattolico di Pinerolo!
D’accordo: non scagPeremo nessuna pietra; neanche la seconda! Però vorremmo proprio esser sicuri che
la Chiesa romana, ed il settimanale
cattolico di Pinerolo non continuino
a considerare i « fratelli separati »
come et membra infette » che bisogna... estirpare.
E’ vero che i francobolli che, con
lodevole solerzia, la repubblica itali-ana ha consacrato alla commemorazione della Propaganda fide, non
mettono’in evidenza l’altro termine:
et extirpandis hereticis; ma non vorremmo che si trattasse soltanto della dimenticanza di un disegnatore
distratto! L. A. Vaimal.
3
I
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
— 3
BREVE SOMMARIO DI STORIA VALDESE
Chi percorra il litorale tirrenico
(.Iella Calabria troverà ad un certo
punto della sua strada, all’altezza di
Cosenza, un paese posto suUa cima
di una collina, il cui nome. Guardia
Piemontese, non potrà fare a meno
di incuriosirlo. E se poi spinto dalla
curiosità, egli vorrà salirvi, troverà
che la gente del luogo parla ancora
un dialetto ove ricorrono frequenti i
termini franco-provenzali, che i nomi di famiglia sono ben diversi dai
soliti del meridione e che le donne
hanno una strana cuffia che sa di nordico e che ricorda il Pragelato. E se
ancora gli piacerà estendere la sua indagine e risolvere i vari perchè, sfogliando le pagine di qualche vecchio
libro, egli troverà che in quei luoghi fu consumata quasi quattro secoli fa una delle più grandi stragi di eretici e che vi fu distrutta l’eresia
Valdese.
Come i Valdesi andassero a finire in Calabria, e a quale epoca, non
è del tutto ben chiaro: pa^e che fin
dal 1350 dei nuclei di coloni, provenienti dalle valli valdesi del Piemonte e del Delfinato, e forse attratti da
particolari facilitazioni di lavoro,
giungessero in quelle regioni lontane
mille chilometri dal luogo d’origine;
e vi prosperarono in pace fino alla
mela del ’500. La regione era fertile,
e i 'oarbi itineranti giungevano fin là,
portando le notizie degli altri gruppi valdesi sparsi nell’Europa e rinvigorendo con la loro predicazione la
fede di quei fratelli.
I Valdesi in Calabria (1561)
Al sinodo del Laus nel 1526 era
presente il barba Guido di Calabria,
e a quello di Chanforan nel 1532 erano pure presenti i barbi di quelle
regioni: segno che l’antica fiammella valdese era ben vivente. E quando le notizie del rinnovato vigore
delle Chiese di Piemonte giunsero
anche ai lidi di Calabria, furono inviati a Ginévra nel 1558 due delegati a chieder predicatori. Accolsero
l’invito Giacomo Bonelli, rifugiato
di Dronero, e Giovanni Luigi Pascale, di Cuneo. Il primo di essi non
ebbe modo di svolgere a lungo il suo
ministerio, che fu preso e dovette salire sul rogo a Palermo. Più illustre
il nome di Pascale. Quando egli giun^
se nella terra di Calabria abitata dai
Valdesi (Guardia, S. Sisto, Monta!
to ne erano i centri principali), ini
zio una vigorosa ed entusiastica pre
dicazione, che mise a subbuglio il
paese, e che incominciò ad impensierire i signori del luogo, cattolici e
naturalmente legati al governo. Non
bisogna infatti dimenticare che allora il re era Filippo II di Spagna, il
grande bigotto, e che l’Inquisizione,
era in piena funzione. Giovanni Luigi Pascale fu imprigionato in un castello, processato a Cosenza, condot
to a Napoli e finalmente a Roma. Dei
quindici mesi di carcere e di vessazioni vane rimangono le sue lettere,
che sono uno straordinario e mirabile documento di fede e di coraggio. Dichiarato eretico impenitente,
egli resistè a tutte le seduzioni, alle
lunghe dispute teologiche, all’abbraccio del fratello, cattolico, venu
to a Roma per strapparlo alla morte.
Egli rincontrò invece lietamente, con
sovrumana fermezza', il 16 settembre
1560 in Piazza Castel S. Angelo di
Roma, non senza aver rivolto parole di fede alla gente accorsa a vedere
il suo supplizio. « Le sue ceneri non
si ricolsero altrimenti », dice la cronaca: perchè le cederi degli ere'.ici
hanno da essere spàrse al vento.
Quando si consumava il sacrificio
di questo martire, eia in preparazione anche lo sterminio di quelle che
egli aveva chiamato (t le sue pecorelle ». S. Sisto doveva prima esserne
vittima. Nell’autunno infatti del
1560 vi giunsero gli inquisitori, e si
cominciò con le arti deda persuasione: alcuni cedono, ma gli altri fuggoao tra i boschi dei monti. Interviene allora la forza armata e dopo
alcuni fatti d’armi, dichiara S. Sisto
al bando; la città deve essere messa
a ferro e fuoco; i suoi abitanti presi
o vivi o morti. Oltre alle truppe regolari, vengono arruolati i banditi
(lei regno, con promessa di indulto e
di grazia. In breve S. Sisto è ridotto
a un mucchio di cenere, i suoi abitanti sono trucidati sul posto, o bruciati nei boschi o tra le gole dei monti: al loro inseguimento sono mandati anche cani addestrati alla caccia
all’uomo nelle lontane Americhe
Molti i morti, pochi i prigionieri,
scarsi i superstiti riparati nei vicini
villaggi o fuggiti a Ginevra. Lo scempio selvaggio è compiuto, e non è
purtroppo che il primo atto di più
lunga tragedia.
Poi toccò a La Guardia. Il 5 giugno 1561, giorno in cui a Cavour i
Valde.si delle Valli firmavano il patto coi Savoia, i loro fratelli di La
Guardia cadevano in balia della soldataglia. Erano seimila gli abitanti,
e furono colti a tradimento. Ammoniti dal terribile esempio di S. Sisto,
abiurarono in gran numero, ed ebbero salva la v±ta per intercessione
del Marchese Spinelli, signore del
luogo, il quale aveva tutto l'interesse a non lasciar ammazzare i suoi
contadini.
Venne quindi la volta di Montai-'
to, ancora risparmiata, e in cui si
erano rifugiati molti fuggiaschi e ove erano concentrati i prigionieri.
Processo e condanne sommarie.
0 ...eran tutti serrati in una casa e
veniva il boia e li pigliava uno a uno,
e gli legava la benda davanti agli occhi, e poi lo menava in un luogo spa• zioso poco distante da quella casa, e
lo faceva inginocchiare, e con un coltello gli tagliava la gola, e poi lo lasciava così ; dipoi pigliava quella benda così insanguinata e col coltello insanguinato ritornava pigliar l’altro
et faceva il slmile. Ha seguito quest’ordine fino al numero di 88... ».
In undici giorni furono giustiziate
duemila persone ; 86 furono squartati e appiccati lungo la strada per
36 miglia; i fuggiaschi ebbero 10
scudi di taglia ciascuno; migliaia furono lasciati in carcere; alcuni fu»ono inviati alle galere... Tutti documenti ufficiali, e testimonianze
cattoliche.
Ma stendiamo un velo pietoso .su
questa pagina di infamia e di sangue, che degrada la civiltà cristiana, poiché farebbe orrore tra i più
rozzi barbari.
Ai Valdesi di Calabria sopravissuti non ci fu, per vivere, che il
mezzo dell’abiura: e grazie alla continua sorveglianza e allo spionaggio, lo scopo cui si mirava fu ottenuto: dei Valdesi di Calabria oggi
non si serba che il ricordo.
Augusto Armano Hugon
LA VOCE DELLE COMUNITÀ’
Angrogna
La festa del 17 febbraio si è svolta
icgolarmente, favorita dal bel temilo, benché la temperatura fosse as'ui rigida.
La sera del 16 febbraio i tradizionali « falò » di gioia, forse un po’
meno numerosi che di consueto, el ano accesi nei punti più visibili.
La mattina del 17 febbraio, i bambini della Chiesa del Capoluogo, formato il corteo, muovevano con le
bandiere e con alte grida di « Viva
il 17 febbraio » incontro ai bambini
eii alla fratellanza della Chiesa del
Serre che giungevano preceduti dal
taniburino. Il rullar del tamburo risuonava potente. Nel Tempio del Capoluogo, il Pastore E. Aime rivolgeva un messaggio ai bambini ed agli
adulti. In seguito, un nutrito programma di canti e di recito veniva
svolto dai bambini e la Corale eseguiva un coro di circostanza. La cerimonia terminava col canto del
<; Giuro di Sibaud » e con la distribuzione di un dono ai bimbi.
Verso le 12,30 una trentina di commensali partecipava al pranzo tradizionale servito dall’albergatore S.
Cbauvie nella scuola grande al Capotuogo.
La sera, nella nuova sala, l’UGV
di Prassuit-Vernet ci offriva un ottimo trattenimento familiare ricco di
insegnamenti profondi e preparato
con cura. La Corale partecipava alla
manifestazione eseguendo quattro
cori. Peccato che la temperatura rigidissima abbia non poco pregiudicato l’affluenza del pubblico a questa serata. Ringraziamo vivamente
la UGV di Prassuit-Vernet per questo trattenimento.
La domenica 19 febbraio ebbe luogo la commemorazione della data del
17 febbraio nel corso del nostro culto. Temperatura molto rigida, ila
quale impedì un maggior afi lusso di
partecipanti. La Corale eseguì un coro di circostanza. Partecipazione
quasi totalitaria dei presenti alia Santa Cena.
Ringraziamo ancora una volta tutti coloro che in qualsivoglia modo
hanno contribuito alla buona riuscita di questa nostra festa valdese.
Sabato 25 febbraio nel Tempio
del Ciabas il Pastore E. Aime ha invocato la benedizione di Dio sul matrimonio di Buffa Sellino (Bouscias)
e Buffa Franca (Saben). Il Signore
circondi ed accompagni sempre con
la sua grazia questo nuovo focolare.
Mercoledì 29 febbraio abbiamo deposto nel. Cimitero del Capoluogo la
spoglia mortale della nostra sorella
Rivoira Fanny vedova Malan deceduta alla frazione Raggio nel suo 87"
anno d’età.
Venerdì 2 marzo abbiamo accompagnato al Cimitero di Luserna San
Giovanni la spoglia mortale del nostro fratello bonnet Enrico Alberto
deceduto improvvisamente alla frazione degli Stalliats di Angrogna nel
suo 69" anno di età.
Invochiamo sui familiari e sui parenti provati da questi lutti le consolazioni del Signore.
Ringraziamo t’L. G. V. di Prarostino per la sua gradita visita di sabato 3 marzo. e. a.
Luserna San Giovanni
XF// Febbraio. Nonostante il
freddo intenso, la celebrazione del
17 si è svolta col consueto entusiasmo, anche se la partecipazione dei
parrocchiani è stata più ridotta che
non per il passato, in conseguenza
del fatto che alle maestranze di Pralafera non era stata concessa la vacanza « in questa fausta ricorrenza ».
I ragazzi delle scuole elementari
hanno svolto il consueto programma
accuratamente preparati dai loro insegnanti. Alle ore 11, il pastore R.
Jatiier ha presieduto il culto commemorativo. Alle 12,30 la Sala Albarin
accoglieva un buon numero di partecipanti alla tradizionale Agape, organizzata, come sempre, in modo inappuntaniie dall’instancabile Citarletou, coadiuvato da un gruppo di
signorine che, col loro costume valdese, han portato tma simpatica nota nella ce..enrazione. Ospiti graditi;
il signor L. Allemandi, rappresentante del Comune e il rag. Doglio,
segretario comunale. I messaggi sono stati brevi, ma apprezzati dagli
uditori che hanno accolto con vivi
applausi il saluto che il rappresen-tante del Comune, signor ALemandi,
ha portato, con commosse parole, alla comunità valdese, e le parole del
prof. Pisaniello e del prof. Costabel.
li primo ha preso lo spimto dalle vicende di Danilo Dolci per esortare i
Valdesi ad un maggior senso di solidarietà con i diseredati; il secondo
ha ricordato le svariate vicende che
hanno preceduto la costruzione dell’attuale tempio a S. Giovanni, di
(;ui ricorre quest’anno il 150 anniversario. Messaggi sono stati inviati ai
Sengianin lontani dalla « petite patrie ». Acconce parole del pastore R.
Jahier hanno chiuso la... seduta, che
si è prolungata, ma non troppo, nel
canto di alcuni giovani e meno giovani.
La serata ha avuto un meritato successo: Un gruppo di signorine: A,
Mura, F. Benigno, Travers, S. Grand
o dt giovani: A. Re rei, Cajjarel,Jiertin, \jray, egregiamente guidati dal
signor E. ticux (rammentatrice G.
Long) ha dato una vivace interpretazione di: L,egitLiina difesa. Ultimi
gli a solo di hsarmonica di A. Martina. Unica nota malinconica: l’assenza delia Cora.e cnq non na potuto
portare il suo contributo di a ejficace slancio », per le condizioni ai salute del suo direttore, b.amo lieti però di annunziare che, domenica scorsa, la (Joraie ha ripreso la sua attività.
Culti. La comunità è grata al pastore Giovanni berUnatti per il suo
euicace messaggio, al culto di domenica 26 iennraro. Domenica 19 lebhraio, nel corso del cuito domenicale, SI è proceduto .an’insedxamento
del nuovo anziano idi Murcius: Cesare Ribet. I
/ nostri lutti. Il 14ifebbraio decedeva in'Luserna S. G. il cav. Giuseppe
Cresto, sindaco del nostro Uomuiie.
La morte lo ha strappato airatìetto
dei suoi cari, quando le condizioni
della sua salute cne, in questi intimi
anni gli avevano impedito un’attiva
partecipazione alla uta ed aU’amministrazione puohiica, sembravano avviate ad un promettente miglioramento. Il suo nome è particolarmente legato all’attività svolta per tar
passare dalia fase delie promesse e
progetti a quella dell’attuazione pratica il progetto della strada del Colle della Croce. Il pastore R. Jahier
ha presieduto il culto liturgico alla
casa del defunto, dopo di che un lungo corteo di amici ha accompagnato
te ceneri del defunto al cimitero di
Bobhio Pellice. Alla vedova ed al figlio dott. Giuseppe Cresto esprimiamo la nostra cristiana simpatia.
Il cimitero dei Jalla ha accolto il
23 febbraio le spoglie mortali di Giovanni A. Prochet, deceduto a Torre
Pellice dove egli risiedeva con la figlia Olga Prochet Mariani, all’età di
88 anni.
Lo stesso giorno avevano luogo i
funerali del nostro fratello Paolo
Bounous, deceduto all’età di 74 anni, anziano del quartiere dei Lantaret. Da molti anni era membro del
nostro Concistoro a cui portava il
contributo della sua esperienza e conoscenza dei problemi del suo quartiere. Alla vedova tuttora sofferente
ed al figlio maresciallo degli alpini
Valdo, rinnoviamo l’espressione della nostra cristiana simpatia.
Il giorno 9 febbraio decedeva il signor Alberto Bouvier (a Villa Moravia) in età di 6l anni, a pochi giorni
di distanza dal padre, deceduto a Bibiaua.
Il giorno 28 febbraio aveva luogo
il funerale della nostra sorella Maria
Pons, figlia del pastore G. Pons, deceduta all’Ospedale Mauriziano di
Luserna, dopo breve malattia. La salma è stata tumulata nel cimitero di
Angrogna. La cerimonia religiosa è
stata presieduta dal pastore G. Bertinatti che ha pure presieduto i funerali della nostra sorella Margherita Fornerone ved. Vola, originaria
di Torre Pellice, e Coucourde Augusto (Pinerolo, deceduti al Rifugio
Cario Alberto.
■ Il 28 febbraio terminava la sua
corsa terrena il nostro fratello Paolo
Pontet deceduto ai Bellonatti, in età
di 75 anni. La sofferenza io aveva
duramente provato in questi ultimi
mesi, ma egxi l’aveva sopportata con
cristiana serenità assistito dall’amorosa cura dei familiari ai quali, ed
in modo particolare ai figli : Marietta
ved. Beux e Stefano, assessore del
nostro Comune, rinnoviamo la nostra cristiana simpatia.
Sabato, 3 marzo, decedeva ai Ricca, all’età di 83 anni la nostra sorella Benech Margherita vedova Ricca.
Ai familiari rinnoviamo la nostra
cristiana simpatia.
Matrimoni. Il 18 febbraio è stato
celebrato il matrimon.o della signorina Ada Ernestina Benech di Alberto e fu Ricca Paolina col dott. Carlo
Francesco Sicher, di Francesco e Isemburg Glena. Agli sposi i nostri
auguri. rep.
Napoli
17 Febbraio. La Comunità Valdese di Napoli si preparava a festeggiare degnamente la festa del 17 febbraio con il tradizionale Buffet, pesca gastronomica, pesca per i ragazzi ecc. il tutto comp.etato da cori e
una allocuzione del Pastore. Il mese
di febbraio si era iniziato con una
bella nevicata e temperatura siberia
Oggi, alle 18,30, si addormentava serenamente nella pace del Signore
Enrichetta Jalla
Ved. REVEL
Fidenti nelle promesse divine, ne danno
partecipazione le figlie: Hilda col marito
Giovanni Hiirzeler, Elsa col marito Domenico Abate, Delia col marito Umberto Beri,
Dora col marito Jacques Picot; le sorelle
Elmire ved Chambeaud e Elise ved. Ricca;
I nipoti e i cugini.
« Signore, a dii ce ne andremmo
noi? Tu hai parole di vita eterna ». (Giovanni 6: 68)
Torre Pellice, 5 marzo 1956
na, ma nessuno era preoccupato per
la buona riuscita della nostra festa.
A Napoli le ondate di freddo, in generale, durano pochi giorni e la neve, quando fa la sua apparizione, si
scioglie presto. Invece sappiamo che
cosa sia stato in tutta Italia (juesto
memorabile febbraio del 1956!
Il 15 febbraio, nuova nevicata su
Napoli: la quarta, e questa volta davvero eccezionale! In città la neve ha
raggiunto l’altezza di 15 cm., in collina da 35 a 40 cm. e oltre. Sembrava quasi di essere a Prali, o per lo
meno a Bobbio Pellice! Mancavano
le nostre belle montagne e i tradizionali falò.
Il giorno successivo la neve copriva ancora gran parte delle vie, in vari punti trasformata in ghiaccio, i
mezzi di trasporto non funzionavano, la gente usciva solo per assoluta
necessità. Situazione veramente ec(’ezionaie per Napoli e che rendeva
assai problematica l’esecuzione del
nostro programma per la festa dei
giorno seguente.
La mattina del 17, alle ore 9, si sarebbe potuta intercettare la seguente conversazione telefonica:
— Signor Pastore, che si fa?
— Signora, volevo domandarlo a
lei !
— C’è qualcosa per il Buffet?
— Un po’ di biscotti e caramelle.
— Certo, non è molto!
Alle 12 altra conversazione telefonica. Chiama il Pastore.
— Signora, qualcosa è arrivato, sia
per il Buffet che per le due pesche.
Poi ho la promessa che arriverà
presto la tradizionale bellissima torta con lo stemma valdese, per la lotteria.
— Benissimo! Il tempo è passabile, le vie sono in gran parte sgombrate, i mezzi di trasporto in città
funzionano. Allora facciamo la nostra festa con l’aiuto di Dio.
Alle 16 tutto era preparato.
Tutto si è svolto secondo quanto
era stalo stabilito, compreso il breve interessante discorso del Pastore
sulla data fatidica e un piccolo programma di cori della nostra corale,
egregiamente diretta dalla signora
Peyronel.
La domenica 19, al culto delle ore
11, commemorazione ufficiale della
• festa valdese, con intervento gradito
di rappresentanze delle altre chiese
evangeliche della città e, alla fine,
distribuzione della Santa Cena a cui
ha partecipato un buon numero di
intervenuti. La Corale ha ottimamente eseguito due bei cori, sotto la di
rezione della signora Peyronel, e, al
la fine, tutta l’assemblea, in piedi,
ha rinnovato il giuramento di fedel-
4
L'ECO DELLE VALLI t-VALDESÌ
I
tà al Signore con l’inno valdese « 11
giuro di Sibaud ».
Nozzé. 11 giorno 2 gennaio, nella
ithiesa valdese di Campobasso, il nostro fratello, prof. Guido Botta, si è
unito in matrimonio con la signorina
Maria Corba. Dopo un breve viaggio
di nozze, gli sposi si sono stabiliti
nella nostra città. A loro il nostro affettuoso benvenuto.
La domenica 22 gennaio, dopo il
culto delle ore 11, ha avuto luogo il '
matrimonio della nostra sorella signorina Adriana Fenu con il signor
Antonio Fulvo, simpatizzante della
nostra chiesa. Il Tempio era ornato
di fiori bianchi e rami verdi, la corale ha cantato l’inno 259; molti gli
intervenuti, anche cattolici, parenti
c amici.
A queste due nuove famiglie i più
fervidi e sentiti auguri di tutta la nostra Comunità. F. F.
R o r à
Siamo lieti di ringraziare il dr.
Giorgio Bouchard per il messaggio
rivolto la domenica 5 febbraio alla
comunità rorenga e particolarmente
efficace. Ad Aldo Tourn sempre pronto per la collaborazione estremaniente preziosa diciamo un grazie di
cuore.
La celebrazione del XVII febbraio
è stata particolarmente simpatica per
lo spirito che l’ha caratterizzata e
per la presenza del vice moderatore
Roberto Nisbet, accolto con molta
gioia dalla comunità rorenga : egli ha
presieduto il culto con santa cena
e preso parte alle varie manifestazioni della giornata, coronate dal
numero di cc lascia o raddoppia ».
L’agape fraterna, organizzata dalle madri, in collahorazione con l’unione giovanile è stata molto apprezzata per l’organizzazione perfetta e
per l’armonia che vi ha regnato. I
messaggi del dr. Meynet rivolto a
nome del sindaco Morel Giacomo,
del vice moderatore, del Pastore di
Rorà sono stati improntati ad una
nota di soddisfazione per la collaborazione tra la comunità civile e religiosa. La serata preparata con cura
dalla filodrammatica locale ha consentito un ripensamento del problema della famiglia che muore e si disinteressa senza la presenza di Dio;
il numero finale di « lascia o raddoppia » è stato preparato con uno
spirito adatto al nostro ambiente e
con dei candidati che hanno dato testimonianza di conoscenza biblica,
storia del Cristianesimo, Polemica e
storia valdese : abbiamo visto alternarsi sulla scena giovani e settantenni presentati con distinzione dal signor Roberto Mourglia che hanno
felicemente concorso alla buona riuscita della serata. Il simpatico gioco
continua e nuovi candidati si presentano per ravvivare l’interesse degli incontri. Siamo lieti di ringraziare molto caldamente quanti hanno
collaborato alla buona riuscita della celebrazione, segnatamente le due
presidenti delle unioni delle madri
Morel Mary e Ida Benecchio, nonché il gruppo dei Rumé per quanti»
hanno fatto a beneficio della chiesa.
Agli attori tutti un grazie di cuore.
Un coro di circostanza è stato preparato ed eseguito al culto a edificazione dell’assemblea.
Il 1 marzo è stato celebrato il servizio funebre di Durand Umberto
deceduto a Rorà dopo lunga malattia: un folto stuolo di conoscenti ha
espresso la sua simpatia nel giorno
delle esequie; alla famiglia in lutto
inviamo un pensiero di profonda
simpatia cristiana.
Rodoretto
Le pasteur Bouchard de Prali,
qui nous avait déjà gratifié d’une
de ses visites cet automne en prêchant dans notre temple, a bien voulu venir tenir une réunion aux Fontaines pour nous parler de la situation religieuse du peuple vaudois
aujourd’hui. Sa conférence a suscité un intérêt tout particulier, surtout parmis les jeunes qui ont eu
le privilège de rester avec lui après
la conférence. Monsieur Bouchard
était aussi venu en tant que représentant de la F.U.V. pour visiter
notre Union des jeunes. Merci encore pour sa visite.
Le dimanche 22 janvier fut une
journée particulièrement bien remplie. Le. Vice-Modérateur, Monsieur
le pasteur .Nisbet, restait avec nous
pour la journée entière. Il présida
d’abord le culte du matin en prêchant sur cette parole de l’évangile:
« Es-tu celui qui dois venir où det'ons-nous en attendre un autre? ».
Après ce message palpitant d’intérêt, le Vice-Modérateur présidait à
Champ du Clôt une réunion avec
film sur notre institution des diaconesses. n a rappelé à nos jetmes filles les belles possibilités qu'elles auraient à donner leur vie pour les
malades en étant dans la diaconie
ou en faisant l’infirmière. Enfin, le
soir aux Fontaines, nous avons pu
avoir une petite impression de ce
que fut la réunion de Billy Graliam
au vélodrome d’hiver à Paris. Le
pick-up microsillon nous a rendu
<l’une façon très nette les appels du
grand évangéliste américain. Toute
la paroisse dit sa reconnaissance à
Monsieur Nisbet, ainsi qu’à l’autorité qu’il représente, pour la belle
et bonne journée qu’il nous a accordée.
Comme la a Semaine du Livre Evangélique » n’avait pas encore eu
lieu dans notre communauté, nous
avons eu le privilège d’avoir enfin
un colporteur qui a rempli sa missioü avec fidélité et consécration. En
effet notre frère Mr. Archimède
Bertolino, animateur de jeunesse à
Agapé, a passé de maison à maison
pour offrir de la littérature évangélique à notre 2>opulation. Nous lui
sommes reconnaissants d’avoir bien
voulu présider le culte du dimanclie 5 février ainsi que trois réunions dans nos quartiers.
La célébration du 17 Février,
quoique entravée par le nombre assez grand d’enfants malades et le
froid, fut néanmoins une belle fête.
La chorale exécuta deux chants,
dont l’un, « La Cévenole » fut très
goûté de l’auditoire. Le traditionel
dîner eut lieu aux Fontaines et fut
pour tous ime fraternelle agape.
Le nouvel harmonium, attendu
depuis longtemps est enfin arrivé.
C’est un joli instrument d’un jeu
et demi et huit registres. Il est neuf
et nous espérons qu’il sera apprécié
par tous. Avec le printemps, un petit concert sera prévu pour faire
voir à chacun les possibilités de l’instrument et la beauté de la musique
d’église.
Accident. Le doyen en âge de la
paroisse. Monsieur Barai Giacomo
de Serveil, s’est cassé une jambe et
est contraint de tenir le lit pour une
période indéterminée.
Décès. Dimanche 22 janvier, avait lieu au Pomaret le service funèbre de Monsieur Garrou Enrico,
originaire des Rimas, vallée de Rodoret. Depuis deux ans pour des raison de santé, il avait laissé le quartier natal pour se transférer au Pomaret où il pensait passer une vieillesse paisible. Le pasteurs Messieurs
Paul Marauda et Genre Arnaldo ont
annoncé l’espérance chrétienne à la
très nombreuse assistance venue rendre le dernier hommage à notre frère. Monsieur Garrou avait été ancien de notre paroisse pendant un
certain nombre d’années. C’était
une belle figure de mineur, ainsi
qu’un chasseur très expert.
Roma
La neve che ha ricoperto la città
di un manto gelido non è però riuscita a soffocare i palpiti ardenti dei
cuori giovanili. Abbiamo così celebrato due matrimoni nella Chiesa di
Via IV Novembre, festosamente ornata di piante e fiori.
L’undici Febbraio si sono uniti in
matrimonio il Sig. Villa Giovanni
con la Sig.na Hugi Jeanne. 11 cognato dello sposo Dott .Ugo Rivoiro-Pellegrini con la sua gentile signora, venuti appositamente da Torino, sono
stati bloccati dalla neve nelle vicinanze di Roma e son giunti appena
in tempo per partecipare alla lieta
cerimonia.
Il ventitré Febbraio l’Avvocatessa
Gioia Angiolillo-Revel si è unita in
matrimonio col giovane e valente pittore Adriano Zannino. Tutta la Comunità si è stretta attorno agli sposi
rallegrandosi anche col Giudice Giuseppe Angiolillo, zelante membro
del Consiglio di Chiesa, per le nozze della figlia.
I Pastori R. Comha e P. Bosio
hanno partecipato insieme ai due
matrimoni che rallegrano le nostre
Comunità di Roma.
La sera del XVII Febbraio ed i
giorni seguenti, le due Comunità
hanno pure festeggiato insieme la
data gloriosa con un’agape fraterna
e con culti speciali e conferenze intonate alla storia valdese. E* ora in
corso una serie di adunanze nelle famiglie della periferia della città per
10 studio in comune della Parola di
Dio.
Villasecca .
f
Con la celebrazione del 17 febbraio
abbiamo aperto le manifestazioni del
IV centenario della costruzione del
Tempio di Villasecca, il più vecchio
della Valle, che è stato per più di
trecento anni il luogo di culto della
nostra parrocchia.
La Sera del 16 i quartieri e le borgate hanno acceso i loro falò, numerosi e ben riusciti, al segnale della campana della chiesa.
.Nel corteo del mattino, che saliva
dai Chiotti verso lo storico Tempio,
i bimbi delle scuole portavano con
evidente fierezza il distintivo valdese con le date del centenario, che le
cadette hanno confezionato per l’occasione in panno Lenci.
Nel Tempio gremito, come vorremmo vedere sempre, è rìsuonato
11 messaggio della Parola di Dio che
ci richiama alla fedeltà ed alla perseveranza neH’impegno cristiano, come ci ricorda la costruzione stessa
del Tempio due volte distrutto e riedificato, e la fedeltà fino alla morte
di Bartolomeo Héctor, il colportore
arrestato nei boschi di Combagarino e di cui ricorre anche il IV centenario del martirio sofferto in Piazza Castello a Torino.
Le recite, i canti, le esecuzioni
della Corale hanno ancora una volta espresso la gioia e la riconoscenza a Dio dei piccoli e dei grandi. Rivolgiamo ancora il nostro ringraziamento a quanti hanno preparato i
bambini ed hanno collaòorato alla
buona riuscita di questa celebrazione. lutti hanno ammirato ed apprezzato le decorazioni floreali della porta del Tempio e dell’albero deila
fontana, che le Sorelle di VAlasec
ca hanno preparato con particolare
amore.
Un altro ringraziamento ed mi
plauso va rivolto ai membri del Concistoro ed alla signora Albina Peyronel che h.^nno curato e preparato
11 pranzo fraterno che ha radunato
lestosamsnte un foito gruppo di
membri di Chiesa, fra cui parecchia
gioventù che con canti tradizionali e
nuovi ha allietato l’incontro.
Da alcune domeniche l’arredamento della Chiesa si è arricciiito di un
bel leggìo per la Bibbia della tavola
della S. Cena, allestito ed offerto dal
diacono deli’Aibaiea big. Hoberto
Bounous, che ringraziamo ancora
sentitamente.
Il Sovrintendente Pastore Roberto Nisbet ha presieduto il culto del
12 febbraio e nel pomeriggio ci ha
offerto l’audizione di un messaggio
di Billy Granam, registrato su disco
microsolco. I presenti hanno molto
apprezzato questo messaggio che è
stato per tutti fonte di meditazione.
Purtroppo questo periodo è stato
funestato da tre lutti che hanno colpito famiglie deha nostra Comunità :
Il 24 gennaio hanno avuto luogo i
funerali di Peyret Lidia in Perro,
deceduta a Pomaretto, all’età di 59
anni. >
Il 18 febbraio cessava improvvisamente la sua esistenza terrena Rostagno Alessandro, dei Trossieri, all’età di 74 anni; i funerali hanno
av'uto luogo il giorno 20.
Nelle prime ore del mattino dei
giorno 25 febbraio, ai Chiotti, dopo
un lungo periodo di gravi sofferenze, Poet busaùna nata Ferrerò terminava la sua esistenza terrena, all’età di 44 anni. Un lungo corteo ne
accompagnava il giorno 26 le spoglie
al cimitero dei Reynaud, stringendosi solidale attorno al marito, signor Luigi Poet, Sindaco del nostro
Comime e diacono del Concistoro.
Esprimiamo ancora a queste famiglie
provate dal lutto il sentimento della
nostra simpatia e solidarietà cristiana, invocando su di loro le consolazioni del Signore.
Al nostro pastore, che sta compiendo in Germania una missione per incarico della Tavola, rivolgiamo il
nostro saluto memore con l’augurio
di un lavoro benedetto.
.Lugano
Le 17 février nous nous sommes
rencontrés, trois pasteurs Vaudois,
Mr. Lievy l'ron, Ainert ff'uhrmann et
le soussigné, à Mendrisio et nous avons pensé aux Vadees en remerciant L»»eu pour la liberté et en demandant qu'on en fasse un bon usage.
Le 10 janvier le pasteur Fuhrmann
présidait le service fimèbre au cimetière de Mendrisio ou étaient déposés les restes mortels de Ida Gomn,
de La 'four, innrmière, decédée à
34 ans.
Le 25 janvier nous avions une
grande perte pour la paroisse. Filippine fbrneron des Gardons de liocbeplatte était rappelée par son Pere. ¿ne avait 71 ans, était très attachée à son Eglise, toujours disposée
à aider, humble dans sa foi vivante
et forte, (¿ueiques jours avant son
départ elle ava,t envoyé son adhésion à notre société d’originaires des
Vallées Vaudoises et leurs déscendants, car elle restait très attacbée à
Prarustin et aux Vallées.
A propos de cette petite société
qui grandira, j’avais écrit à l’Echo
que nous étions 12 à la fin de 1955,
13 quelques jours plus tard, et maintenant (^sans compter M.lie f orneron) nous sommes 14 car Madame
Yvonne Mattney-Pasquet de Genève
(paroisse d’origine b. Segond, Pigner) nous a donné son adhésion.
INous attendons d’autres alhesions et
des adresses. Guido Rivoir
CONCORSO
La Libreria Editrice Claud.ana
bandisce un concorso per la pubblicazione di un’opera teatrale adatta
alle possibiliià Ui moaeste nlodramma tiene.
L’opera, che può anche riferirsi a
situazioni biblicne e storicne, deve
comunque es.sere di ispirazione evangelica.
Al vincitore del concorso verrà attribuito un premio di L. 30.000, e il
manoscritto rimarrà di proprietà
della Claudiana.
I manoscritti, contrassegnati da
uno pseudonimo ripetuto su una busta cniusa contenen,e il nome e l’indirizzo deH’auiore, dovranno pervenire alla Claudiana, possibilmente scritti a macchina in duplice copia, entro il mese di Agosto 1956.
Essi verranno vagliati dalia Commissione delle pubblicazioni integrata
da elementi particolarmente qualificati nel campo filodrammatico.
Torre Pedice, Marzo 1956
La Commissione delle pubblicazioni della Libreria Editrice Claudiana.
AVVISI
ON demande jeune fille sérieuse et active,
au courant des travaux du ménage, comme employée de maison. Eté: campagne;
hiver: Genève. Entrée débus Mai. Ecrire; Madame M. Picot, 3 rue Daniel Colladon, Genève.
CERCASI DOMESTICA per famiglia svizzera evangelica di tre persone adulte (si
parla italiano). Zurigo - Città. Stipendio
120-140 franchi. Max Weber, Talstrasse
37, Zurigo.
FAMIGLIA PASTORALE villaggio a 10
Km. da Zurigo cerca giovinetta per lavori casa (3 adulti e 2 bambini). Posto
libero per 1 maggio o data da stabilire.
Scrivere a: Pastore Bernet - Wolketswil
(Cantone di Zurigo - Svizzera).
Convegno Catecumeni
Nei giorni 18 e 19 Marzo avrà luogo ad Agape un convegno a cui sono
invitati tutti i catecunjeni di quarto
anno delle Valli Valdesi.
Tema del Convegno
LA CHIESA TI ATTENDE
Quota di viaggio e soggiorno Lire
2.000. I Concistori sono pregati di
venire incontro ai catecumeni in casi di particolare necessità.
I Signori Pastori sono pregati di
comunicare d’urgenza al Sovrintendente il numero dei catecumeni (distinti per sesso) che vi prenderanno
parte.
Un pullmann partirà da Bobbio
domenica mattina alle ore 6,30, e un
idtro da Pinerolo alle ore 7,30.
I catecumeni sono pregati di portare il Nuovo Testamento e l’Innario. Si consiglia pure di portarsi una
coperta. Il Sovrintendente.
• DONI PER L'ECO
Viglielmo C. Alberto 100; Bounous Ethel
100; Gallian Stefano 100; Martinat Francesco 100; Gaydou Alfredo 300; Dardanelli Anita 300; Vidossich Carlo 150; Malan
Lelia 150; Travers Berinzoni 300; Gard ol
Gl. 218; Beux Emfia 200; Giassone Aldo
300; Pavone Bianca 300; Balmas Rina 100;
Rostan Enrico 100; Cignoni Mario 650; Si
meonì Osvaldo 400; Dana Giacomo 400;
Sandro Giaccaglia 150; Willsch 100.
La fam'glia del compianto
BOUNOUS PAOLO
ANZIANO
profondamente commossa per la dimostra
zione di affetto e simpatia ricevuta, ringrazia di cuore quanti, in un modo o neU’ul
tro, hanno preso parte al suo dolore.
Luserna San Giovanni, 24 Febbraio 1956
Dopo breve malattia, il 25 febbraio è tornata a Dio
MARIA PONS
.’Ve danno il doloroso annunzio le sorelle:
rlmilda Bounous, Clotilde ved. E reni; il
fratello Paolo col figlio Gianclaudio; la
cognata Rachel De Perregaux; il cognato
Enrico Bounous e figli; le n'poti: Bice Errerà, Lini Podetti ved. Errerà, Elena col
marito Marcel Bernard e figli, Gabrieila
col marito Renato Scandola e figli; Gioian
na col marito Carlo Trevissoi e figlia;
cugini Malan e Pons.
Gesù disse: «Io sono la via.
la risurrezione, la vila ».
Il marito, la mamma, i fratelli, la sorci
la e i parenti tutti, riconoscenti per la te
stimonianza di- affetto ricevuta in occasione
della dipartita della loro Cara
SUSANNA POET n. Ferrerò
ringraziano quanti, venuti da vicino o da
lontano, hanno voluto accompagna-ne la
salma all’ultima dimora e quanti l’hanno
circondata della loro simpatia durame la
malattia. Un ringraziamento speciale rivolgono al Dott. E. Quattrini per le amo
revoli cure ed al pastore sig. F. Davite per
la consolante assistenza spirituale.
Cbiotti di Ferrerò, 26 febbraio 1956
Lo Spirito dell’
Ing. OLIVERO SCACCIONi
è tornato a Dio. Dònno il mesto annunzio
della sua dipartenza: la moglie Linda Boi
ti, la sorella Ada Scaccioni col marito prof.
Lionello Venturi, cognate e cognati, n poti
e parenti tutti.
« Venite a me voi tutti che s'ete
stanchi ed aggravati ed lo vi dirò
riposo ». (Ev. Matteo 11: 281
Torino, 3 febbraio 1956
Corso Tassoni N. 16
Direzione e Redazione
\ Prof. Oino Coslahel
Via G. Malan — Luse.'-na S. Giovanni
Pubblicazione autorizzata dal Tribunaie di Pinerolo con decreto del 19*
gennaio 1955.
Tipografia Subalpina S. i. A.
Torre Pollice (Torino)
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