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Anno 113 — N. 41
22 ottobre 1976 — L. 150
Spedizione in abbonamento postale
I Gruppo /70
BltìNi Ul cCA VALUÌiSE
10066 TOaRE PEILICE
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Il rinnovamento della Chiesa
solo nel confronto con la Parola
Domenica 24 ottobre si terrà
nel tempio di Torre Pellice una
« riunione di appello ». Ne abbiamo dato notizia nell’ultimo numero del giornale, mentre in questo
numero vengono date ulteriori iniormazioni.
È un fatto nuovo nella storia
della chiesa valdese, che merita
una attenta considerazione.
Un nucleo di membri di chiesa,
per lo più laici, intraprende una
azione il cui « scopo primario è
quello di un rinnovamento spirituale della nostra Chiesa Valdese ». A tal fine si costituisce un
movimento denominato « Testimonianza Evangelica Valdese »,
l’adesione al quale implica la partecipazione attiva alla vita della
Chiesa al fine di suscitare in essa
un reale rinnovamento spirituale.
L’invito è rivolto a tutti coloro
che affermano che la Chiesa è la
casa di tutti.
Una prima considerazione che
si può certamente fare è che questi fratelli e sorelle partono da
una analisi oggettiva della situazione in cui versano le nostre
chiese con la quale non si può
non concordare: l’infedeltà della
chiesa e la necessità di un suo :'innovamento.
Le difficoltà sorgono quando
dalla constatazione dei fatti si passa ad analizzare le ragioni di questo stato di cose, ed alle soluzioni
che si possono prospettare per
uscire dalla crisi. Per i promotori dell’iniziativa la sofferenza è
dovuta all’impegno socio-politico
di una parte della Chiesa Valdese, mentre per altri è proprio la
mancanza di un tale impegno che
ha ingenerato sofferenza e ha allentato molti dalla chiesa.
Ora che nella chiesa gli uni
mettano l’accento in particolare
sulla confessione della fede, sulla
dottrina, sul culto, e gli altri sottolineino invece l’impegno sociopolitico è una realtà evidente. Rimane da vedere se questa diversità deve necessariamente condurre
allo scontro ed alla scomunica o
non può essere invece considerata una possibilità di arricchimento, nel senso che favorendo uno
scambio di esperienze diverse, derivanti da diverse sensibilità, aiuta la chiesa a rispondere alla sua
vocazione missionaria che deve
essere continuamente rinnovata.
E la sola possibilità perché questo avvenga è che vi sia ascolto
della Parola di Dio e disponibilità
di obbedienza alle indicazioni che
essa darà. Ma qui, a mio avviso,
è il punto di divergenza: TEvangelo, il medesimo Evangelo, sembra non dare indicazioni identiche o, se si preferisce, sembra indicare agli uni una strada e agli
altri un’altra.
Penso che dobbiamo prendere
atto di questa situazione che si
verifica, a mio giudizio, per due
ragioni.
Innanzitutto perché è impossibile non tener conto di tutto il lavoro di ricerca biblica e teologica
di questi ultimi cinquant’ anni.
Non è più possibile leggere la Bibbia in maniera fondamentalista,
dando lo stesso peso ad ogni parola biblica, senza fare uno sforzo
per cercare di capire la diversità.
È indubbio, per esempio, che vi è
Una profonda divergenza tra il
racconto di Giovanni (20:22) e
quello degli Atti (2: 1-4) per quan
to riguarda il dono dello Spirito
Santo. Non credo sia possibile affermare che Giovanni ha ragione
e Luca ha torto, o viceversa. Non
avrebbe senso fare un’affermazione del genere. Quello che però è
necessario fare, a mio avviso, è
cercare di capire perché l’uno dice le cose in un modo e l’altro
nell’altro e qual è l’intenzione che
li muove quando scrivono. Lo
stesso si potrebbe dire di tante altre parole evangeliche.
Così sono stato profondamente
turbato quando la petizione affermava che l’impegno politico-sociale di parte della chiesa giunge
a modificare il concetto scritturale della chiesa. Probabilmente è
necessario riflettere ancora molto
sui vari concetti di chiesa che appaiono negli scritti del nuovo Testamento e cercare di capire perché il concetto di chiesa delle epi
stole paoline è così diverso da
Efesini o dalle pastorali.
L’altro motivo è dato dalla impossibilità che sussiste per chiunque si avvicini alla Scrittura di
leggerla senza pre-comprensioni.
Ognuno di noi porta con sé in
ogni sua attività la sua storia, la
sua educazione, la sua particolare
sensibilità, i suoi problemi e naturalmente anche i suoi interessi.
Anche quando fa uno sforzo per
liberarsi di questo suo bagaglio,
non vi riesce che in minima parte. Quando legge la Scrittura inevitahilmente è portato a trovarvi
degli accenni che trovano una
eco particolare in lui. La stessa
cosa avviene nella lettura di qualsiasi altro testo, evidentemente.
Quando nelle nostre chiese si cantava l’inno « Innalzate il vessil
della croce, libertade bandite agli
schiavi », si intendeva probabil
mente la libertade dal peccato, ma
si sarebbe ugualmente bene potuto intendere libertade dalla
schiavitù in cui il cattolicesimo teneva gli italiani e si potrebbe intendere oggi, con diversa sensibilità, libertade dalla schiavitù dell’economia.
Non credo che questi fatti debbano scandalizzarci: sono connessi con l’incarnazione. Dio si è fatto uomo e in tal modo non è
possibile scavalcare il carattere
terreno, umano, della Parola di
Dio e della intelligenza che la
vuole capire, senza negare Cristo.
Ma proprio perché questo essere « terreno » della Parola non
è una fatalità, ma una scelta di
Dio, abbiamo la speranza che il
Suo Spirito ce la farà nuovamente intendere.
Bruno Bellion
ABORTO — LA PROPOSTA DI UN VESCOVO
La scienza è imparziale?
Il vescovo di Terni, monsignor
Santo Quadri, noto ai lettori del
nostro giornale per essere stato
a lungo vescovo di Pinerolo, ha
recentemente indirizzato al presidente della camera dei deputati, on. Pietro Ingrao, comunista,
una lettera nella quale chiede
che, prima di affrontare la discussione sui molti progetti di
legge tendenti a consentire e
regolamentare l’aborto, venga
promossa « almeno quest’iniziativa: chiedere formalmente ai
migliori scienziati nel campo della genetica una risposta, precisa
ed imparziale, sulla identità e individualità umana del concepito ».
In successive interviste egli ha
precisato che questa sua iniziativa non ha un carattere politico, ma pre-politico, tende cioè
a far luce, secondo i risultati
più aggiornati della genetica, sulla realtà della vita, in modo da
rispettarla quando vi sia anche
solo il sospetto che essa sia iniziata. Egli precisa anche di non
muoversi sul terreno della argomentazione cristiana, ma della
« onestà naturale ».
Già nel dibattito che si è iniziato sono echeggiate posizioni
evidentemente discordanti: da
un lato lo studioso di genetica A.
Buzzati Traverso su La Stampa
dell’ 8 ottobre 1976 afferma:
« Proprio perché rispettiamo la
personalità umana dobbiamo lasciare alla madre la libertà di
decidere se il bimbo debba nascere ». Il vescovo risponde, sullo stesso giornale il 10 ottobre:
« Ma quale diritto ha la donna, e
l'uonw, di decidere sulla vita e
sulla morie? Chi glielo dà? ». .Anzi, « essa ha il dovere di procurargli, prima e dopo la nascita,
quanto gli occorre. Naturalmente con l’aiuto del padre e di tutta la società ».
E stato chiesto, nel corso di
una intervista, perché egli si fosse rivolto proprio ad un deputato comunista e mons. Quadri ha
risposto che si tratta di una richiesta indirizzata da lui come
cittadino al presidente dell’assemb’ea legislativa che per prima si dovrà occupare dell’argomento.
Non sappiamo ancora quale sa
rà la reazione del presidente Ingrao, se accetterà la proposta o
la riterrà priva di utilità per il
dibattito parlamentare.
Quel che interessa rilevare è la
convinzione, implicita nella richiesta di mons. Quadri, che vi
sia una scienza capace di dare risposte precise e imparziali. Noi
non ci crediamo molto e pare
che mons. Quadri stesso non ne
sia molto convinto, perché anticipa quella che dovrebbe essere
la risposta di questa commissio
ne scientifica, quando precisa
nel corso della lettera che « ciascuno di noi ha iniziato la sua
vita non al momento della nascita,/ma al momento del concepimento ».
È un modo di rilanciare il discorso su un tema che si presenterà prossimamente in tutta la
sua urgenza e sul quale non si è
ancora delineata con sufficiente
chiarezza la posizione dei diversi
schieramenti politici. Non sappiamo se sia il modo migliore.
ARIA DI ROMA
Un nuovo Concilio?
Il teologo cattolico svizzero Hans Kiing propone un nuovo concilio ecumenico
Il noto teologo cattolico svizzero Hans Küng, che insegna
ricerca ecumenica all’università
tedesca di Tübingen, in un recente intervento alla televisione
tedesca, ha proposto un nuovo
concilio ecumenico per risolvere
i forti contrasti presenti nella
chiesa tra la destra e la sinistra.
« Solamente in questo modo —
ha dichiarato Kiing — i cattolici
sapranno chi è dalla parte del
giusto e qual’è la strada che debbono seguire, senza correre il rischio di cadere nell’eresia o nel
peccato ». Il nuovo concilio dovrebbe cioè stabilire se ha ragione Paolo VI, Marcel Lefebvre
o Giovanni Franzoni, risolvendo
il rebus di una situazione di
crescente disorientamento nel
mondo cattolico odierno.
Le reazioni a questa « uscita »
di Hans Küng non si sono fatte attendere; ed è significativo
il fatto che di fronte a questa
proposta i fronti destra e sinistra siano saltati. Il cardinale
Pericle Pelici, esponente dell’ala
più conservatrice vaticana ha
accolto la proposta di Küng, e
cosi, il protettore dell’associazione cattolica spagnola Opus Dei,
cardinale Pietro Palazzini, il qua
le ha dichiarato ; « Quanto meno, metterebbe fine al clima di
incertezza con cui si è concluso
il Vaticano II ».
Reazione radicalmente diversa
quella di monsignor Benelli, della segreteria di stato vaticana.
Dopo aver esaminato il resoconto dell’intervento di Küng ha affermato : « Sono follie. La Chiesa non ha bisogno di concilio
ma di fede ». In questa linea si
muove probabilmente larga parte della gerarchia cattolica impegnata nel convegno su « Evangelizzazione e promozione umana », promosso dal gesuita Bartolomeo Sorge, il direttore di
« Civiltà Cattolica », convegno
che vedrà molto probabilmente
la riaffermazione della linea incarnata da Paolo VI.
Numerose e giustificate le
grosse perplessità che esprime
il dissenso cattolico : « Se venisse indetto oggi un concilio — ha
dichiarato Rosario Mocciaro —
esso rappresenterebbe un passo
indietro rispetto al passato perché i teologi più avanzati che
consentirono il decollo del Vaticano II sono ormai tutti, Küng
compreso, degli emarginati».
Orecchio
e memoria
SALMQ 78: 1-8
Ecco un’idea di come si faceva catechismo nell’ antico
Israele. Qui non si parla di
materiale didattico; se possiamo dire così il materiale di cui
dispone la catechesi israelita
consiste nell’orecchio, nella memoria e nella bocca di catechisti e catecumeni. Questi sono
i canali essenziali attraverso i
quali passa la catechesi.
[ grandi interventi di Dio
per la liberazione del suo popolo (come i castighi) vengono raccontati, descritti, cantati,
ripetuti, alla gloria del suo nome. Di padre in figlio, di generazione in generazione.
Noi ci siamo liberati del libro di testo (domande e risposte già fatte) ed abbiamo superato l’apprendimento mnemonico e meccanicistico dei versetti; non siamo però ancora
passati allo stadio di un uso
generalizzato delle tecniche audiovisive che di solito valutiamo positivamente. E se non
siamo ancora arrivati a tanto
non è certo per dei pregiudizi
verso i mezzi audiovisivi ma
per il loro costo (ma è anche
difficile stabilire fin dove l’uso
di queste tecniche moderne sia
suggerito da valutazioni pedagogiche e didattiche e dove invece queste ultime siano già al
servizio della propaganda commerciale).
È comunque innegabile che
la nostra tendenza è quella di
dare la priorità all’occhio, al
momento visivo rispetto a quello dell’ascolto.
Certo, non possiamo fare a
meno dell’ascolto e della memoria, va da sé. Ma proprio
per questo corriamo il rischio
di non sfruttarli come potremmo. L’idea di catechismo presente in questo salmo come in
molte altre parti dell’Antico
Testamento è un invito a farlo.
La memoria di cui si parla
in molte parti dell’Antico Testamento non va confusa con
il nostro « imparare a memoria »; è cosa diversa. Non è
uguale a ricordare dei fatti del
passato e basta, ma invito a vivere nel presente la stessa dimensione di fede e di speranza. Per questo i grandi fatti
del passato non sono mai qualcosa di fisso, di dogmatico, che
possa isolarsi dalla realtà della
storia; è una memoria, un ricordo dinamici che sprigionano
volontà di vita, di mutamenti,
non c'è mai l’idea della staticità. Se si vuole si può anche dire che la concezione che Israele ha della sua storia e la coscienza che ha di trasmettere
una catechesi alle nuove generazioni è nella’ linea di una
chiesa tesa continuamente verso un processo di riforma, mossa da una parola che la spinge
fuori dalla staticità. Ed è proprio questo che toglie ogni
possibilità di idealizzare e sacralizzare il passato: se da una
parte il catechismo israelita afferma la continuità della fedeltà di Dio nella sua volontà di
salvezza e di liberazione, dall’altra mette a nudo le continue infedeltà del popolo. Di
qui l’invito ai catecumeni a
non essere « come i loro padri,
Ermanno Genre
(continua a pag. 2)
2
22 ottobre 1976
a colloquio con i lettori
La corrispondenza dei nostri
lettori si è diradata negli ultimi
tempi, i problemi sembrano meno scottanti. Abbiamo ricevuto
sul tema della Federazione e dei
suoi prossimi lavori a Bari due
scritti che pubblichiamo in questa pagina; il primo è una lettera del sig. Luigi Miozza e l’altro
del fratello Salvatore Caponetto.
Si tratta di scritti in certo modo critici che sollevano problemi
di importanza. Non vorremmo
che la Federazione ed il suo lavoro suscitasse solo scritti critici.
L’amico Stretti illustra dal
canto suo la problematica che la
FGEI sta conducendo negli ultimi tempi. Si tratta di posizioni
che presentiamo come documentazione di una situazione di ricerca; non siamo del tutto convinti
che il minimo común denominatore della lotta di classe abbia
ormai annullato i problemi confessionali. Le beghe confessionali, sì; la questione di fondo di
una lettura della Scrittura e di
una impostazione teologica restano ancora problema. Non vorremmo che nell’oscurità di una
presenza al mondo si finisse col
fare tutti i gatti neri, anche i
grigi.
Al direttore de t< La Luce »
NeU’articolo del numero odierno de
« La Luce », a p. 5, intitolato « Servizio e salario possono stare insieme? ».
da me firmato, è stata omessa una breve frase che credo essenziale per la
comprensione del passo. Dopo aver osservato che il problema non è di « passare da ’’padroni di destra” a ’’padroni
di sinistra” », aggiungevo : « il pro
blema è di giungere ad una situazione
in cui non siano più necessari ’’padroni”; dopo di questo, si può capire il
mio auspicio, che questo sia proponibile più facilmente nella chiesa che
nel inondo. Grazie! Sergio Ribet
DALLA PRIMA
una generazione caparbia e ribelle, una generazione dal cuore incostante, e il cui spirito
non fu fedele a Dio » (v. 8).
C’è qui un invito a leggere
anche il nostro passato in questa chiave...
Il vecchio concetto di Rousseau secondo cui perdere tempo vuol dire guadagnare tempo, sembra essere qui presente:
nel senso che non ci si deve
mai stancare di ripetere le cose, raccontare sempre dall’inizio. In questo, bisogna riconoscere che il cattolicesimo ha
capito meglio di noi il valore
della ripetizione dei concetti.
Analizzando la forza di coesione presente nel cattolicesimo Gramsci riconosceva che
« la ripetizione è il mezzo didattico più efficace per operare sulla mentalità popolare »
(Q. XIII).
La catechesi israelita parte
dalla convinzione che l’uomo è
fatto di memoria e che nella
memoria sta la possibilità della fedeltà.
Ma la parola ascoltata e ricordata attende una risposta:
¡’obbedienza non si accontenta
delle parole che la bocca pronuncia, richiede l’azione, i fatti, ci vogliono le mani. « Ascolta, popolo mio »: questo imperativo con cui si apre il salmo
indica un ascolto per la vita,
non per il piacere della cultura, per la curiosità; qui ascoi
tare vuol dire vivere da figli di
Dio. E per l’israelita ascoltare
e fare sono uno stesso momento. Ma si può raccontare ed illustrare soltanto ciò che si è
« udito e conosciuto », non
orecchiato più o meno distrattamente; conosciuto, cioè accertato nella fede.
«Ascolta, popolo mio»,
ascolta le grandi cose, misteriose, che Dio ha compiuto e
compie in mezzo agli uomini,
ma che sono al tempo stesso
cose comuni, che passano di
mano in mano.
Chi ha saputo ascoltare ha
anche memoria ed è in grado
di raccontare. Chi non ha
ascoltato non ha memoria; è
chi nasconde le opere di Dio ai
suoi figli.
Ma queste notizie si possono leggere sfiU’ultimo giornalucolo dell’ultima
edicola dell’ultimo paese d’Italia. E poi
c’è la radio e la televisione che rompono i timpani dalla mattina alla sera.
Cari fratelli, fare politica è facile, il
difficile è parlare di Dio agli uomini
del nostro tempo.
E’ possibile che siamo ridotti a questo noi evangelici italiani : scimmiottare fino a porci in concorrenza con i
politicanti di mestiere?
Altro che cc chiuso del piccolo orticello », altro che « far affiorare personalismi e sensibilità perticolari », altro che predicazione di Giona, qui v’è
più che Giona di mezzo : c’è la fedeltà
all’Evangelo di Gesù Cristo. A quanto
pare stiamo predicando un Vangelo
diverso.
Certo la federazione non interessa
molti membri di chiesa perché è diventata : un organismo di vertici ecclesiastici alle cui assemblee e commissioni di lavoro sono eletti e chiamati a partecipare solo i fidati politicamente.
Inoltre fa un discorso unilaterale e
non tiene conto che non rappresenta
le chiese evangeliche, ma solo tre chiese e di queste una piccola parte dei
loro membri. Difatti rappresenta solo
il 5% circa degli evangelici italiani.
Nella sua azione poi dovrebbe distinguere tra l’Evangelo che deve essere predicato e le opere sociali e politiche che vanno fatte e non predicate, e quindi limitarsi a predicare la
Parola, di Dio.
Dato che ciò non è avvenuto, il 90%
circa di quanti in Italia si chiamano
evangelici (Pentecostali, Chiese Libere, Fratelli, ecc.) non si riconoscono
non solo nella Federazione ma, e questo è più grave, nemmeno nel Culto
evangelico radiodiffuso e nelle presentazioni della rubrica « Protestantesimo ». Eppure sono nostri fratelli in
fede che confessano Gesù Cristo come
unico Signore e Salvatore.
Queste solo alcune umili considerazioni di un semplice credente.
Grazie e fraterni saluti.
Miozza Luigi
Torino, 15 ottobre 1976
COLLETTIVO TEOLOGICO TOSCANO - BILANCIO DI UN ANNO
La riforma della Chiesa e noi
Nell’attuale momento caratterizzato da una crescita dei nuclei
che si riconoscono « chiesa diversa », crediamo sia opportuno
allargare il dibattito ai lettori de
« La Luce », su un problema che,
come partecipanti alle riunioni
del « Collettivo Teologico Toscano » (tema del ciclo di studi:
« Il popolo di Dio »), dello scorso anno, ci ha impegnati in una
attenta riflessione: in che modo
può avvenire una riforma della
chiesa?
Il dato di fatto
La nostra ricerca muove da un
dato di fatto, da una realtà nuova che investe globalmente il
movimento: « comunità di base », « cristiani per il socialismo » e la « federazione giovanile evangelica italiana »: il rinnovamento biblico, teologico, liturgico della realtà ecclesiale in cui
siamo chiamati ad operare.
Per questo oggi il problema
della riforma della chiesa si pone in termini radicalmente mutati rispetto al passato; due i dati oggettivi che vanno sottolineati:
1) La divisione di classe, essendo la discriminante principale, avvicina e pone sovente in situazioni analoghe i credenti delle varie confesioni.
2) Le scelte, non temporanee ma costanti, per la natura
che è loro propria delle autorità
gerarchiche e, in campo protestante, il fallimento della predicazione risvegliata e fondamentalista, indicano la necessità di
un loro superamento in tutto il
movimento.
La divisione fondamentale
è quella di classe
Più volte, ed in modo completo ed esauriente, almeno a livello di « linea », il movimento ha
ribadito che lo «scontro di clas
se », con le sue implicazioni, è la
prima ed indispensabile discriminante per dei « cristiani-marxisti ». Se ciò è vero, anche nella
militanza quotidiana non ha più
senso la prassi confessionale di
appartenenza.
Viviamo in una « situazione di
stallo »; ogni espressione del movimento, pur avvertendo e pagando talvolta in prima persona
lo scontro con la parte confessionale avversa, cerca per proprio conto la « reciproca coesistenza », quasi che l’essere vincolato alla parola sia subordinato alla tradizione ecclesiastica.
Neanche fra noi, il dibattito è
stato facile, né poteva esserlo.
Sono le circostanze che debbono
spingerei a portare sino in fondo le conseguenze della nostra
scelta di classe.
Il caso Franzoni, la solidarietà
manifestata nei confronti dei
candidati cristiani nelle liste di
sinistra, sono episodi che attestano una viva « comunione di
fede », e proprio per questo sono
in palese contraddizione con una
comunione giuridica, interclassista, che vincola ancora i cristiani marxisti a'ie rispettive
organizzazioni ecclesiastiche.
La comunione
con le chiese di origine
e l’ipotesi di una riforma
della Chiesa
Il mantenimento dei succitati
legami, seppure abbastanza elastici, impediscono di affrontare
secondo lo spirito evangelico
(Apoc. 21: 5), il problema che ci
sta dinnanzi e che attende, nel
movimento, una risposta che
non può essere ulteriormente
rinviata.
Nella costituzione dogmatica
sulla chiesa (Concilio Vaticano
II) nel secondo capitolo intitolato « Il popo'o di Dio » si parla in
termini abbastanza chiari del
Un’ottica diversa ci vuole
Uno dei documenti preparatori
della prossima Assemblea della
Federazione evangelica, che si
terrà a Bari, è dedicato all'analisi
della crisi economica che travaglia il nostro paese e vuole essere una premessa al discorso
religioso, per rammentare ai
membri dell’Assemblea in quale
realtà vivono le nostre comunità
evangeliche e in quale realtà si
dovranno calare i nostri programmi di lavoro futuro. Ma così com’è impostato è un discorso
inutile perché ricalca le conclusioni, alle quali sono pervenuti
economisti di tendenze diverse e
perché manca di ogni connotazione originale, sottolineatura e
riflessione cristiana su alcune radici morali, culturali e politiche
della crisi.
Un documento della Federazione evangelica doveva partire innanzi tutto dall'amara e realistica constatazione che la crisi la
stanno veramente pagando i più
deboli, dai disoccupati ai pensionati della previdenza sociale
sino ai percettori di salari modesti, nel contesto di un’organizzazione sociale alla quale sono venute meno le riforme di
struttura promesse da un trentennio dalla D.C. e dai suoi alleati. Non solo sono a pagare
per grandissima parte « i minimi », ma sono anche spesso dimenticati. È stato davvero commovente la pronta reazione di
democristiani e comunisti (il
compromesso storico è già funzionante!) alla notizia che funzionari, cui spetteranno liquidazioni e pensioni d’oro, vogliono
abbandonare l’amministrazione
per timore di qualche provvedimento limitativo: li hanno rassicurati che potevano starsene
tranquilli, ché non era nei loro programmi! Ma nessuno si
è pi'emurato di rassicurare i
possessori delle pensioni minime
su qualche provvedimento per
non trasformare in un’altra beffa il modesto aumento, che scatterà il 1° gennaio 1977, già mangiato dall’inflazione.
In altri termini un documento presentato dall’esecutjvft della F.E. deve àvere un’ottica di
versa da quella abituale agli economisti e ad politici. Faccio
qualche esempio: il tema dominante e assillante del giorno è
la disoccupazione giovanile intellettuale e operaia. Ma non c’è
anche qui qualche cosa che vip
ne sottaciuta da tutti o quasi?
E vero che vi sono molti disoccupati, ma vi sono anche rnigliaia di superoccupati: impiegati statali e di enti pubblici,
liberi professionisti ecc., i quali svolgono diverse attività e
tutte remunerate. Ed è sintomp
tico dell’indirizzo generale politico a questo riguardo la legittimità per un dipendente statale di avere tre incarichi, gravanti tutti sul bilancio dello Stato.
E inutile esemplificare perché
basta guardarsi attorno. Se si
facesse un censimento dei superoccupati, si saprebbe che sono
parecchi i posti di lavoro bloccati da chi ha già il suo lavoro
e spesso ben remunerato!! Come si Duò fare appello ai sacrifici delle masse dei lavoratori
quando la scure non è stata neppure messa ai piedi dell’albero
dei privilegi non solo moralrnenmente ingiusti, ma pregiudizievoli alla corretta amministrazione delal cosa pubblica? C’è
poi un’altra vergogna nazionale
che andava denunciata con fermezza da chi crede nel valore
sacro della vita umana e di tutti
gli esseri viventi: il primato
italiano negli infortuni sul lavoro e degli omicidi bianchi.
Alcuni mesi fa un ragazzo siciliano sui sedici anni, un nipote
dei Malavoglia, lasciava il suo
paese per andarsene da solo «no
continenti » a cercare lavoro. Il
primo giorno di lavoro di manovale in una città veneta, se ben
ricordo, cadde dall’impalcatura
della costruzione e morì. Vi fu
la commiserazione di qualche
giornalista sensibile e poi tutto
fu inghiottito dalle notizie ben
più importanti della vita di un
uomo... Non mi risulta che sia
stata condotta un’inchiesta severa per conoscere le cause di
questo flagello quotidiano e porvi rimedio con, nuove leggi. Ma
ci siamo chiesti quale terribile
esempio sia stato per i coetanei
di quel ragazzo, che era voluto
sfuggire a un ambiente di miseria in modo onesto, il vederlo
ritornare a casa su un carro funebre? Forse avranno pensato: è
meno pericolosa la mafia o lo
spaccio della droga che un cantiere di lavoro!
Su questi e su altri aspetti disumani della nostra società,
frutto di un sordido egoismo,
favorito e protetto dalle leggi e
dalle classi dominanti, va orientata, a mio avviso, la riflessione
« economica » all’Assemblea di
Bari, per indicare alle nostre
chiese la necessità e l’urgenza
di un impegno individuale e collettivo di denuncia di protesta
e di lotta, se vogliamo dare un
significato concreto al comandamento: ama il prossimo tuo
come te stesso.
Salvatore Caponetto
l’essere comunità secondo l’Evangelo. In realtà, nella nostra epozi 12). In realtà, nella nostra epoca « pos-conciliare », con la restaurazione della centralità e del
primato del’a gerarchia sul laicato, siamo di fronte ad un nodo
essenziale che non può essere
rinviato.
La distinzione tra gerarchia e
laicato ha un riscontro nella
Scrittura? In altre parole, esiste,
secondo il Nuovo Testamento,
una differenziazione tra i fratelli nella comunità, che non sia
quella poc’anzi citata, della diversità dei doni?
D’altronde, sempre a nostro avviso, neppure l’evangelismo italiano, con la sua eccessiva frammentazione in chiese e chiesette, accomunata, tale atomizzazione, da uno spirito « individualista e piccolo borghese » che caratterizza ancora molte comunità evangeliche, non offre, di per
sé, spunti validi per una riforma
della chiesa.
Tuttavia, vi è una « buona parte », secondo l’espressione di P.
Ricca (cfr. « L’identità Protestante » - Claudiana 1973), del protestantesimo, che ritroviamo oggi
anche e soprattutto nel nostro
movimento; e cioè i seguenti
« principi del protestantesimo »
ripresi dall’originale formulazione di P. Tillich (L’era Protestante - Claudiana 1972):
1) Come il protestantesimo, il
movimento intende il cristianesimo essenzialmente come messaggio, come evangelo, come predicazione di Cristo (il Christus
praedicatus della Riforma).
2) Il nostro movimento — come il protestantesimo — afferma l’indipendenza delle diverse
sfere della vita culturale e protesta contro le ingerenze ecclesiastiche e statali nella loro autonomia. Basti pensaré alla risposta della base alle ingerenze dovute al preteso « dirigismo » della CEI.
3) La chiesa è essenzialmente
una fraternità, la sua struttura
deve essere non gerarchica, ma
assembleare, il suo regime non
deve essere autoritario ma comunitario. Vige così nella chiesa
il sacerdozio universare dei credenti che introduce nei rapporti
comunitari il fondamentale criterio della reciprocità. Il ministero, cessando di essere gerarchico, non è più una sintesi di
servizio e di potere e ridiventa
puro servizio a Dio e ai fratelli.
E quindi in questa direzione,
utilizzando e rielaborando un patrimonio comune, che può avvenire una riforma della chiesa;
non proponiamo né una operazione sincretista, né irenico-ecumenica, bensì una decisione da
parte di tutto il movimento,
una scelta che prenda atto dell'impossibilità di mantenere, seppure « de iure », « i legami contradditori » con le chiese tradizionali. Si tratta che, lo vogliamo o meno, di rispondere alla
vocazione (cfr. Genesi 12: 1-4)
che ci è rivolta per essere, in
questa nuova situazione, popolo
di Dio.
Eugenio Stretti
novità
HANS CONZELMANN
Le origini dei cristianesimo
i risultati della critica storica
pp. 272 - L. 3.300
« Da oggi non potremo fare a meno del manuale di Conzelmann come strumento per situare storicamente gli scritti
del N.T. » (Th. Soggin).
J. SADOLETO - G. CALVINO
Aggiornamento
o riforma deila chiesa?
lettere tra un cardinale e un riformatore del ’500
a cura di G. TOURN
pp. 112, ili., L. 1.900
In uno stile epistolare agile e vivace i temi essenziali di
una controversia che è all’origine della società moderna.
CLAUDIANA EDITRICE
Via l’rincipe Tommaso, 1
c.c.p. 2/21641
10125 TORINO
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22 ottobre 1976
CEVAA: POLINESIA Prigionieri dimenticati
Una Chiesa che partecipa al
risveglio di nn popolo________
Domenica 12 settembre il deputato della Polinesia francese,
Francis Sanford, è stato rieletto
con il 55% dei voti. Esponente
del F.U.A. {Fronte unito per l’autonomia interna) che raggruppa
tutti quelli che son convinti che
la Polinesia può vivere senza la
Francia, egli riafferma, con questa vittoria elettorale, la tendenza all’autodeterminazione del popolo polinesiano. Com’è noto dal
1962 la Polinesia è utilizzata dalla Francia per delle esperienze
atomiche; gli esperimenti con la
relativa colonizzazione sono sostenuti dall’altra tendenza politica presente in Polinesia: l’IJDR
(Unione Tahitiana, di tendenza
governativa). La battaglia politica, al di là delle elezioni, è particolarmente feroce proprio perché gli esperimenti atomici portano con sé enormi squilibra
(abbandono dell’agricoltura, speculazione immobiliare nei centri
atomici ecc.) insieme a grossi
privilegi intorno ai gruppi di potere locali. La Chiesa evangelica,
polinesiana, nel corso del suo ultimo Sinodo, ha preso posizione
su questa complessa situazione
che lacera il Paese.
La Chiesa evangelica è la più
importante in Polinesia; essa
raccog ie aH’incirca il 55% della
popolazione. Quella cattolica,
storicamente più recente come
data d'ingresso in Polinesia, raduna circa un quarto della popolazione. La politica scolare cattolica gode di maggior prestigio,
rispetto a quella protestante, poiché, possedendo istituti d'istruzione secondaria superiore, forma i quadri dell’amministrazione. Tuttavia se una « Personalità » polinesiana ha potuto essere
mantenuta è anche grazie alle
chiese protestanti che hanno
sempre uti izzato la lipgua locale, il tahitianò, nei culti. Così la
lingua indigena si è mantenuta
benché l’insegnamento primario
e naturalmente quello seconda
rio e superiore son svolti in lingua francese.
In base a questo fatto molti
ritengono che la chiesa evangelica, autonoma a partire dal 1963,
sia in favore dell’autonomia interna mentre quella catto'ica
propenderebbe per stringere
sempre più rapporti con la Francia. Di fatto tutti si stanno rendendo conto della gravità della
situazione. Non soltanto per il
marasma economico ma anche
per l’impressionante aumento
della violenza; gli attacchi a
mano armata, in una situazione
sociale esplosiva, sono aumentati con l’arrivo delle giovani generazioni (da notare che la Polinesia è uno dei Paesi con più
alto indice di natalità).
La Chiesa Evangelica polinesiana ha dietro di sé una solida
tradizione di apoliticità e anche
se ultimamente alcuni missionari si sono impegnati politicamente (per es. Jean Adnet, espulso
nel 1964, per le sue proteste
contro l’installazione del Centro
d’esperimentazione del Pacifico)
ogni tipo di impegno politico
veniva fermamente ! sconsigliato. La dichiarazione del Sinodo
dell» agosto (di cui riportiamo
uno stralcio in questa pagina) è
Dichiarazione
dei Sinodo deiia
Chiesa evangeiica
Noi ricordiamo che la chiesa è
il popolo nuovo, unito, riconciliato dalla morte del Cristo che è
l’abolizione di ogni barriera. La
Chiesa in quanto comunità chetestimonia del Regno di Dio si
impegna ad avere uno stile esemplare di vita comunitaria. In quanto tale essa è un segno politico.
La vita politica è uno dei luoghi privilegiati dove l’uomo esprime la sua vocazione alla co-umanità, dove il cristiano può inserire la sua vocazione nel disegno di
Dio. Noi vogliamo l’unità del popolo polinesiano e che i dirigenti
ricerchino effettivamente il bene
del popolo. Noi preghiamo affinché le autorità possano svolgere il
loro compito con coraggio, intelligenza ed onestà; di lavorare per
la pace e la giustizia e di contribuire alla preservazione della
creazione. Noi prolunghiamo questa preghiera nel ministero del
consiglio, deU’avvertimento e della critica. Noi chiediamo alle autorità di vegliare affinché ognuno
possa esprimersi pienamente e
che gli abitanti di questo territorio non si scontrino tra loro; di
vegliare affinché la dignità di
ognuno sia rispettata. Alle prese
di posizione o alle solenni dichiarazioni dei mass-media noi preferiamo il dialogo, la discussione,
con tutte quelle autorità ohe presiedono alla guida politica del nostro Paese.
In quanto cristiani siamo chiamati a vivere nel mondo e invitiamo tutti i cristiani a partecipare
alla costruzione d’una comunità
vivente e fraterna. Noi invitiamo
altresì tutti i cristiani a testimo¡niare della loro fede e della loro
speranza nei luoghi e nelle situa»
zioni in cui vivono.
quindi importante perché segna
una svolta nella riflessione teologica della chiesa evangelica polinesiana. Tant’è che per la prima volta la Chiesa invita i cristiani ad assumere le proprie responsabilità in sede politica. Il
settimanale protestante francese ’Réforme”, al proposito, ha
intervistato il past. John Doom,
segretario generale della Chiesa
Evangelica polinesiana.
— Lei pensa che è giunto il momento in cui i cristiani si rendano conto di taluni problemi sociali e politici?
— I cristiani non sono’ mai stati realmente al di fuori di questi
problemi ma la Chiesa non ha
mai fatto dichiarazioni pubbliche su questa tematica. Soltanto
ora la Chiesa ha promosso una
serie di studi biblici sul tema
delTimpegno del cristiano. Non
a caso quest’anno la Chiesa ha
studiato il tema: la Chiesa e la
politica.
— I cristiani sono membri di
un partito o si differenziano in
diverse tendenze e partiti?
— Ci sono due tendenze in Polinesia e tutte due hanno dei rappresentanti cristiani. La Chiesa
non si pronuncia sullo stato del
futuro territorio ma ciò che noi
sottolineiamo è la necessità di
collaborare tra i polinesiani e di
rifiutare ogni tipo di violenza.
Del resto, in tutto il Pacifico,
non è mai stato versato sangue
nei processi d’indipendenza, né
a Fidji, né alle Samoa, né a Tonga... Ma oggi sembra che si voglia spingere la gente alla violenza. I cristiani non possono
ignorare questo stato di cose,
anzi la Chiesa ha lanciato un severo monito. La dichiarazione
del nostro ultimo Sinodo segna
una data importante nella storia
della nostra chiesa evangelica.
Essa è in qualche rnodo il risultato del lavoro del suo vecchio
presidente, il pastore Rapoto,
morto di crisi cardiaca proprio
quando cercava di stabilire la
comprensione e la pace tra le
due tendenze politiche. Ma questa dichiarazione è anche il segno della volontà della maggioranza della popolazione di decidere del proprio destino. E giunto il tempo che il governo e il
parlamento francesi prendano
sul serio la volontà del popolo
della Polinesia che desidera amministrare da solo il proprio territorio.
URUGUAY
La campagna di Amnesty International
Con la campagna lanciata da
A.I. nel febbraio 1976 sono state
raccolte in più di 70 paesi circa
350.000 firme per la petizione al
Governo Uruguayano affinché venisse concesso ad un organismo
internazionale indipendente di indagare Sui casi di tortura in quel
paese’. La petizione fu conlsegna- t
ta alla Missione Permanente Uruguayana presso le Nazioni Unite
a New York il 16 giugno per essere trasmessa al presidente ad
interim A. De Micheli.
Le firme raccolte in Italia sono
state 22.000, è stata data larghissima diffusione ed è stato prodotto un ampio dossier sull’Uruguay, inoltre sono state coinvolte altre organizzazioni ed individui.
La massiccia pubblicità internazionale, nazionale e locale e
l’enorme varietà delle attività
svolte dalle sezioni e gruppi nazionali, comprendente il successo nelTottenere la collaborazione
di molte organizzazioni, chiese,
parlamentari ecc. e l’aiuto dato
da numerose associazioni non
governative, hanno fatto sì che
la campagna ottenesse un indubbio successo in termini di pressione concertata e per stabilire
una piattaforma per poter continuare la pressione.
Non c’è dubbio che detta pressione ha prodotto un impatto
sulla élite politica uruguayana.
Ci si domanda sempre se queste
azioni possano ottenere un effetto veramente importante nei riguardi della situazione dei diritti
umani nel paese in questione.
In questo caso possiamo affermare che la campagna per l’Uruguay è stata un vero trauma
per i governanti di questo paese: lo si è potuto dedurre dalle
conferenze stampa fatte dal Ministro degli Esteri, dalle dichiarazioni del Presidente, dalla diffusione data dai mezzi di comunicazione controllati dal governo e dai rapporti informali di
persone che hanno visitato l’Uruguay in questi ultimi mesi.
"Vi sono molti casi di dissenso
interno e defezioni fra i collaboratori politici ed i militari. In
tutti i nostri contatti con uruguayani di diverse tendenze politiche le espressioni di apprezzamento per la campagna svolta
sono state numerose, e-malgrado
un possibile temporaneo peggioramento della situazione dei db
ritti urnani, essi sono, epnvinti
che alfa fine tale azióne può
solo produrre dei risultati positivi.
Il-seguente messaggio è'Ntàto
inviato da un prigioniero ehe ha
lasciato recentemente l’Uruguay.
Egli si trovava ancora in prigione quando iniziò la campagna e
passò varie settimane in Uruguay
dopo il rilascio prima di partire
per l’esilio.
La cpmpagnq. ài, Amnesty
ìkterriSitioruà,, epa cqnqsciuta da
'tutti'ttn'ugutiymi dtÌ0. giorni'
prima che cominciasse, attraverso le dichiarazioni dello stesso governo.
Tutti in Uruguay sanno che la
tortura viene praticata e molti
si sentono vendicati sapendo che
vi sono persone che si preoccupano della situazione.
L’informazione su questo tipo
di azione riesce a penetrare nelle prigioni ed è d’immenso valore per sollevare il morale dei
prigionieri.
Anche atti isolati di solidarietà
sono ricevuti con entusiasmo e
speranza, ma quando si tratta
di una più,:, grande campagna
che citùsa "ùnà- tale veemente
reazione da parte del governo,
questo aiuta enormemente.
I prigionieri possono sopportare molto meglio le ostilità dei
militari, o perfino ignorarle e
sentirsi fortificati malgrado le
circostanze. È stata veramente
di gran valore ».
Hernán
Montealegre
(Cile)
Trentotto anni di età e padre
di due bimbi in tenera età, Hernán Montealegre, giurista cattolico di fama, ha occupato diversi
posti diplomatici fino al colpo
di stato del generale Pinochet.
Come si sa è stato incaricato
d’affari a Londra dal presidente
democratico-cristiano Edoardo
Frei.
Rientrato in patria nel 1973 si
è dedicato alla difesa dei prigionieri politici dei quali è stato
uno tra gli avvocati più obiettivi
e più efficaci.
Ha lavorato dapprima per il
Comitato interconfessionale per
la pace di cui è nota la coraggiosa azione. Quando, lo scorso
novembre, detto Comitato fu disciolto dal governo, Hernán Montealegre ha assunto gli stessi incarichi nel nuovo organo che gli
successe, il ’Vicariato della solidarietà dell’ Arcivescovado di
Santiago.
Il 12 marzo 197o fu arrestato
nella sua abitazione dalla DINA
e mantenuto in segregazione per
17 giorni. Malgrado i più energici e ripetuti interventi delle
più alte autorità r-aligiose del suo
paese e degli organi internazionali, egli è sempre detenuto nel
campo di concentramento di
Tres Alamos, senza che alcun
procedimento giudiziario sia stato intentato contro di lui. Il suo
arresto e la sua detenzione devono essere considerati come
un attacco diretto alle chiese.
Il caso di Montealegre illustra
in maniera molto evidente il rapido ed angoscioso deterioramento dei Diritti dell’uomo nelTAm.erica latina. Che si tratti del
Brasile, dell’Uruguay, del, Cile o
delTArgentina di qùesti tèmpi, i
governi di estrema destra portali al potere dai generali attaccano in modo particolare i partiti
di sinistra accusati di complotto
contro lo Stato. La persecuzione
si estende ai raggruppamenti
democratici quando la situazione sociale peggiora. Infine si incolpano quanti solo per spirito
di carità, cercano di aiutare le
vittime dell’oppressione. Allora
sono le chiese ad essere chiamate a soffrire. Il numero delle loro vittime imprigionate, torturate o semplicemente assassinate,
aumenta ogni mese.
SCHEDA
Battisti, Quaccheri, Puritani
Come abbiamo visto nella
nostra prima scheda i puritani, che vengono scacciati dalT Inghilterra, a partire dal
1630, si stabiliscono sulle coste del Massachussets. La loro intolleranza religiosa non
ammette i non-convertiti e
tutti quelli che non si adeguano alle ferree regole della colonia. Molti vengono espulsi.
Tra questi si trova anche Roger Williams che si stabilirà
nel Rhode Island dove fonda,
tra il 1638-1639, la città di Providence; qui si organizza ben
presto una comunità battista.
La teologia calvinista è alla
base della giovane comunità.
Non essendoci nessun battista
venuto dalTEuropa Ezechiele
HoTiman, un membro della
comunità, battezza Roger Williams. Questi a sua volta battezza Hollimann e qualche altro fedele. Questo piccolo
gruppo, di una dozzina di persone, costituirà la Chiesa di
cui Roger Williams sarà il
primo pastore. È l’inizio del
battismo americano che dal
Rhode Island si estenderà in
altre regioni delTAmerica del
Nord. Da notare che la chiesa battista di Providence, costruita nel 1638, è la più antica di tutte le chiese degli Stati Uniti.
Nel 1610, il navigatore inglese Henry Hudson risale il
fiume che porta il suo nome
per 150 chilometri. Gli Olandesi, che a loro volta esplorano la. stessa regione,, costruiscono nel 16J4 un forte sull’isola di Manhattan e fondano la Nuova-Olanda la cui ca
pitale Nieuw - Amsterdam si
trova a sud dell’isola di Manhattan (1625). Pierre Minuit
acquista, nel 1626 quest’isola
dagli indiani con perline e bigiotterie per un valore che
non supera i 24 dollari. Dal
1627 inizia, per la comunità
francese a maggioranza calvinista che vive nella città, il
culto riformato presieduto da
un pastore.
Nel 1632, il re d’Inghilterra
Carlo I dona a lord Baltimore un vasto territorio che verrà chiamato Maryland in onore della moglie di Carlo I (e
sorella di Luigi XIII) e della
vergine Maria. All’inizio popolato da maggioranza cattolica, il Maryland passa nel
1655 sotto il controllo dei Puritani. Nello stesso anno
(1655) la colonia svedese fondata nel Delaware (composta
essenzialmente da luterani)
viene annessa allà NuovaQlanda. Ma gli Inglesi mipacciarto le colonie olandesi, e
nel 1664 s’impadroniscono di
tutta la regione del New-Jersey; Carlo II la donerà a suo
fratello il duca di York. Gli
inglesi continuano ad espandersi; penetrano nel Long
Island e conquistano la Nuova-Olanda. Nel 1664 il duca di
York trasforma la Nuova-Amsterdam in New York.
I! 4 marzo 1681, il quacchèro William Penn ottiene da
Carlo II, in pagamento di un
debito della Corona contratto
con il padre l’ammiraglio
Penn, un vasto territorio dèll’America del Nord, alTovest
del New Jersey,- la Pennsylva
nia. Penn diventa così non soltanto proprietario di questo
territorio ma anche governatore reale.
Il 1° settembre 1683, lasciando in Inghilterra sua moglie e i suoi tre bambini, Penn
parte per quella che è diventata la sua « provincia ». Appena giunto sceglie la zona
dove fondare una nuova città: Filadelfia. La città cresce
rapidamente mentre tutta la
Pennsylvania è organizzata in
una specie di democrazia che
vuol essere basata su principi
cristiani. I ventiquattro articoli fondamentali della Pennsylvania (redatti dallo stesso
Penn) sono basilari della Costituzione americana. La chiesa è separata dallo Stato e
la tolleranza è reale.
Il 12 agosto 1684 Penn lascia l’America e rientra in Inghilterra. Dal 1699 al 1702 rientra nuovamente in Pennsylvania; nel corso della sua ultima visita in Inghilterra incontra grosse difficoltà familiari e finanziarie. Finirà col
vendere tutta la sua colonia
àlla Corona.
Nel corso del XVII secolo
numerose comunità cristiane
si stabiliscono nell’ America
del Nord: calvinisti, battisti,
quaccheri, anglicani, luterani.
I cattolici ‘si scontrano con'
Fintolleranza dei nuovi occupanti. Sino all’indipendenza
non troveranno vera libertà
se .poni ,in, PeAUsylvaniq.j .iri.
Ogni caso i cattolici rappifej.
sentano nelle colonie incesi
una esigua minoranza.
4
22 ottobre 1976
____________BARI, 31 OTTOBRE-3 NOVEMBRE ASSEMBLEA DELLA FEDERAZIONE
Crisi e prospettive dei cattoiicesimo
Conservatori aggiornati
Tempo fa padre Sorge, direttore della « Civiltà Cattolica »
ha tenuto a Torino, nel quadro dei Venerdì Letterari, una
relazione su: « Presenza della
Chiesa nell'Italia che cambia ». Il giornale delle AC LI
torinesi ha pubblicato una
valutazione dell’intervento di
p. Sorge, dovuto a Ermes Segati che ci ha autorizzati a riprodurlo.
...Secondo p. Sorge, « i cattolici italiani oggi si trovano di fronte a sfide ben precise ». Infatti,
proprio dalla realtà della crisi
attuale sorgono alcune « tentazioni » e altrettanti « inviti e scelte
coraggiose ».
Per cominciare dalle tentazioni, la prima è quella della fuga.
In un contesto che non è più ormai cattolico nel senso tradizionale, dove il 15% appena è praticante, dove si sono verificate
delle « lacerazioni » in occasione
del divorzio, ecc., molti se ne
vanno alla spicciolata, altri si
costruiscono addirittura una
ideologia della fuga e predicano
un futuro in cui la chiesa si dovrà dissolvere nel mondo e perdere tra la gente per riuscire finalmente a realizzarsi come Cristo vorrebbe. Ma, secondo p. Sórge, questa prospettiva è semplicemente suicida. La vera risposta « va cercata altrove, nel coraggio di realizzare una proposta nuova di chiesa », in « un’
esperienza, in primo luogo, religiosa ». iPerciò, sbagliano coloro
che vogliono fare della evangelizzazione una prassi politica direttamente derivata dal Vangelo,
sia risuscitando una società cristiana di altri tempi sia facendo
una scelta socialista in nome di
Cristo. Quale sarà allora la strada giusta? Quella di « porsi come
coscienza critica di questa nostra società », dal momento che
l’esperienza religiosa « relativizza le ideologie », denunzia le deviazioni sociali e culturali, « riconosce ed apprezza tutto quanto
si fa in favore deH’uomo, da
qualsiasi parte provenga », « dilata gli orizzonti fino a cogliere
le dimensioni globali dell’uorao ».
Tale esperienza religiosa, poi, per
riuscire veramente efficace nella
costruzione di una società alternativa, dovrà essere « comunitaria »: « È urgente che in Italia
nasca finalmente una vera comunità cristiana, affinché essa sia
per tutta la comunità nazionale
modello e germe di unione ».
Questa comunità sarà unita nelle cose necessarie, pluralistica
nelle espressioni di fede e nelle
opzioni temporali, in cui i laici
sono autonomi, la gerarchia e il
magistero siano riconosciuti come guide dottrinali e pastorali
e in cui « tutti gli uomini di buona volontà possono essere accolti legalmente, senza sentirsi
respinti da una mentalità di
ghetto, o da forme inaccettabili
di integrismo ideologico ».
Queste le proposte per superare la tentazione della fuga, la
prima delle tre che, secondo P.
Sorge, mettono in pericolo la
coscienza dei cattolici italiani.
Esse offrono materiale a sufficienza per accettare subito il
confronto e stabilirne la portata.
Quale magistero?
Innanzitutto c’è da chiedersi
con molta franchezza se ciò che
propone qui il direttore della
« Civiltà Cattolica » non sia mai
stato tentato nella storia della
nostra Italia e se non abbia già
fornito indicazioni precise di cui
sarebbe ora di tener conto. L’integralismo contro il quale p. Sorge pure vorrebbe combattere è,
forse, presente appunto nella
pretesa di proporre come toccasana cose che sono state ampiamente tentate e sperimentate
dalla coscienza dei cattolici, che
ne hanno anche tirato le debite
conclusioni. Piuttosto c’è da chiedersi, ma chiederselo con dati
alla mano e fino in fondo, perché
esperienze del genere per molti
non bastano più o, semplicemente, sono fallite. Da questa verifica verrebbe probabilmente la risposta al perché di tante fughe,
al perché tanti preferiscono oggi
tacere e far tacere certe espressioni di chiesa. Quei cattolici che
sono spesso così pronti nel rinfacciare alle esperienze storiche
di socialismo gli errori compiuti,
per tirare poi la conseguenza
che il marxismo non è credibile
« fino a prova contraria », dovrebbero, ad esempio, non dimenticare che coloro che in vari
modi sono approdati ad una scelta marxista non hanno ancora
mai « fatto esperienza » nella
nostra Italia (solo?) di un ascolto e di uno spazio degni di uomini che non siano imbecilli o illusi o traviati nella fede. Anche di
questo manca esperienza, semmai; e non unicamente di una
società socialista che sia democratica e che rispetti la coscienza dei credenti.
La cosa è tanto più importante, se si pensa che lo stesso p.
Sorge non può fare a meno di
concludere, addirittura, che ima
comunità cristiana aperta, disponibile e autenticamente rinnovata, come la descrive lui, diventerebbe nella società italiana « modello e germe di unione ». Ma la
comunità cristiana non sarà mai
aH’altezza di una simile funzione
educativa nei confronti della società civile se già al suo interno
non avrà creato le condizioni di
una grande larghezza di vedute.
di un sincero bisogno deH’apporto di tanta parte di credenti che
non hanno affatto abdicato alla
fede, quantunque siano trattati
in questo modo. A forza di continuare a ripetere certe tesi senza confrontarsi a fondo con la
realtà, che è ben più complessa
e « umana », si finisce col contribuire proprio a creare una
società intollerante, comnresi i
marxisti che stanno riproponendosi seriamente certi problemi
che parevano archiviati, anche
per loro, in alcune formule spesso interpretate dogmaticamente.
Una chiesa che non sappia utilizzare liberamente e con coraggio
una esperienza così vasta di impegno socialista tra i suoi membri ha ben poco da insegnare alla comunità civile italiana.
Esperienze fallite
Il nodo è qui. C’è un magistero della gente che deve alla fine
contare, perché la gente creda a
queiraltro magistero che dovrebbe nei vescovi trovare il punto
di raccordo. Sintomatico è che
p. Sorge, quando parla di magistero, intende solo quello dei vescovi e non i problemi così di
tutti come quelli della vita sociopolitica italiana. Le vere parti
ecclesiali che non si uniscono da
tempo sono quella dei fedeli che
sono educati ad ubbidire e quella
dei vescovi-preti che sono educati per comandare. Forse non è
errato dire che la nostra comu
nità cristiana deve imparare faticosamente ad essere innanzitutto democratica, senza appioppare ai credenti solo delle verità
belTe confezionate. Ma per non
appiopparle bisognerebbe in primo luogo non presumere di averne di questo tipo. In questo senso, aH’interno della chiesa c’è
molto cammino da percorrere e
qui sta, forse una base di collaborazione autentica che i cristiani potrebbero dare al socialismo,
anche nelle sue carenze democratiche storiche. Altrimenti si
collaborerà magari a degenerazioni autoritarie e burocratiche.
Comunque, tenendo conto della complessità e varietà della situazione italiana, a mio parere,
ci sarebbe da augurarsi che certe comunità e certi settori del
mondo cattolico prendessero sul
serio le proposte di p. Sorge, così come sono, senza andare troppo per il sottile. Insomma, per
molti è necessario fare certe
esperienze di impegno: molti
quadri dirigenti del passato hanno percorso non inutilmente
queste strade. Esse possono divenire non solo illuminanti, ma
forse rapresentano anche un
punto di passaggio obbligato per
alcuni settori del mondo cattolico e, in ogni caso, un superamento dalla fase di adesione passiva e formale alla comunità cattolica. Di lì in poi gli sbocchi
possono essere tanti. Ma. visto
il passato e il presente, parecchi
cattolici chiederanno alla chiesa,
a tutti i livelli, uno spazio che è
ancora in gran parte da conquistare e non si indentifica con le
comunità « programmate » finora ritenute legittime.
Ermes Segatti
Una delle componenti, e non
dellle più trascurabili, della
situazione italiana è certamente rappresentata dal cattolicesimo. Giustamente la valutazione di questo fenomeno
occupa 14 pagine dell'opuscolo edito dalla Claudiana in
preparazione dell' assemblea
di Bari.
Sostanzialmente, di fronte
al progressivo sgretolarsi del
carattere di blocco unitario
rappresentato fino a qualche
anno fa, il cattolicesimo si
muove su due linee: una integrista e una di risveglio evangelico.
La prima linea, quella integrista, è rappresentata sia
dai pronunciamenti della gerarchia ecclesiastica, sia da
un rilancio dei tradizionali
valori cattolici, come quello
operato dalla Civiltà Cattolica e dal suo direttore, il gesuita padre Sorge.
Le seconda linea è quella,
certo con notevoli sfumature,
rappresentata dai cristiani per
il socialismo e dalle comunità
di base.
Segue una interessante analisi della storia di questo cattolicesimo, valutando non solo le dichiarazioni ufficiali,
ma gli atteggiamenti concreti assunti di fronte a problemi specifici, quali « Chiesa e
stato », indicando che quel
che preme al cattolicesimo di
oggi non è la difesa di « quel »
concordato del 1929, ma la
difesa del « principio concordatario ». Il Concilio Vaticano II ha certamente rappresentato un momento significativo di rinnovamento e i movimenti di dissenso hanno anch’essi dato un loro contributo alla evoluzione delle posizioni cattoliche.
L’ultima parte dello scritto
si preoccupa di individuare
linee di tendenza in cui presumibilmente, date le premesse indicate, si muoveranno sia
la chiesa ufficiale, sia il dissenso.
Comunità in ricerca
Abbiamo sott’occhio un libretto divulgativo dal titolo : « Comunità dì base. La Chiesa cresce dal basso », luglio 1976, dell’editrice « Tempi di Fraternità ».
È una sintesi storica e programmatica del movimento indirizzata « ai poveri e ai semplici, perché Cristo fu uno di loro; ai
delusi di tutte le chiese, perché
riscoprano la gioia del Vangelo;
ai vescovi, perché il loro servi
zio sia rigenerato dalla comunione con i poveri ; a tutti i compagni di viaggio, perché la nostra ricerca sia ogni giorno un
passo nuovo verso Dio e i fratelli ».
Da questo scritto stralceremo
alcuni passi significativi per la
comprensione delle tendenze e
delle finalità di questo movimento. (G.G.P.).
minoso. Solo cos', la nostra fede
sarà come la casa costruita sulla roccia e le avversità non la
faranno vacillare. Questo lo vogliamo imparare dalla Bibbia,
Con il Dio dei poveri
« i: davvero un modo nuovo
di essere Chiesa, nato nella base, cioè tra coloro che a questo
mondo non contano, tra la gente comune, quella che porta il
peso, paga le tasse e .sovente
può solo tacere. Chiesa di base
è quella che compie, come Gesù,
la scelta dei poveri, cioè vive la
propria fede dalla parte dei poveri, di quelli che ogni giorno
debbono lottare per tirare avanti.
All’interno di questa solidarietà
umana si scopre la vera fraternità annunciata da Gesù.
In questa dimensione la Chiesa è una comunità di fratelli il
cui unico maestro è Gesù. Chi
ha strumenti, capacità, doni del
Signore deve metterli in comune, a disposizione di tutti. Si
scopre allora che come nessuno
è indispensabile e insostituibile
nella comunità, così, nessuno è
inutile o marginale.
La Chiesa di base promuove
la partecipazione... Ognuno è
chiamato a superare quella passività — tanto diffusa — che
porta ad attendersi tutto dagli
altri, a superare lo spirito di delega per cui si lascia fare agli
altri. Ognuno è chiamato a partecipare in prima persona alla
costruzione della comunità.
...Dopo aver fatto una scelta
alternativa del nostro modo di
vivere, lasciando alle nostre spalle quella impostazione borghese della esistenza, caratterizzata
dalla ricerca spasmodica delle
’’sicurezze” di fronte al domani,
per gettarci sulla strada della
progressiva condivisione, ci siamo resi conto di essere una realtà in cammino inserita nella sto
ria, dalla quale assimila tutte le
contraddizioni, i problemi, e le
difficoltà.
In una parola, ci siamo trovati fuori del nostro campo fortificato, e avviati per un cammino fuori dalle sicurezze proprie
della società borghese e capitalistica, per poter essere accanto
ai pubblicani, ai peccatori, ai
proletari, agli emarginati ; in
una parola ai poveri di Yahwè ».
...nella lettura
della Parola
« Il primo passo per andare
avanti su questa strada nel vivo
della storia è di capire qual è
realmente il messaggio di Gesù
di Nazareth, e soprattutto di
rendersi conto che la nostra intenzione è di accostare questo
messaggio tutti insieme, dal basso, con la gente, in modo che
tutti ci riappropriamo della autenticità del messaggio evangelico. Nessuno può avere un dominio o un monopolio sulla Parola di Dio; è la Parola di Dio
che ci trasforma e che ci fa nascere di nuovo. Noi quindi usiamo il termine ’’riappropriarsi”
perché vogliamo ribadire con
forza che deve cessare il monopolio della Parola di Dio da parte della Chiesa gerarchica, perché tutto il popolo di Dio acquisti la capacità e gli strumenti
per una lettura comunitaria.
Troppo spesso la forza liberatrice della Parola di Dio è stata
sottratta ai poveri e usata a vantaggio dei potenti. Dio nella storia ha parlato, noi possiamo allora fondare la nostra fede non
sul buio ma su un annuncio lu
Perché comunità
Prima di tutto perché
la fede si vive insieme.
— Anche gli « Atti degli
Apostoli » sottolineano più
volte questo aspetto comunitario. Ecco alcuni
punti ; « Tutti coloro che
erano diventati credenti
stavano insieme e tenevano
ogni cosa in comune »
(Atti 2: 44) «...intanto il
Signore aggiungeva ogni
giorno alla comunità quelli che erano salvati» (Atti 2: 48).
— La Parola di Dio si
può solo approfondire e
vivere insieme.
Perché di base
— Perché crediamo che
Dio sta dalla parte degli
« ultimi», dei più poveri
che sono la base, la parte
più bassa della società.
— Perché crediamo che
coloro che nella Chiesa
non hanno mai contato
niente, debbano invece
contare perché la Chiesa
è una fraternità e non una piramide.
— Perché la Parola di
Dio può essere compresa
e annunciata solo da chi
si è spogliato delle sicurezze, delle ricchezze, del
potere che opprime.
cioè dal racconto di come un
popolo, il popolo di Dio, ha saputo incamminarsi su questa
’’strada di ricerca” e dall’incontro con Gesù di Nazareth, figlio
di Dio, uomo fra gli uomini, che
ci chiama.
La ricchezza di questa ricerca
sta nel fatto che oggi noi vogliamo confrontare continuamente
ciò che attingiamo dalla Bibbia con la nostra vita quotidiana, con la nostra lotta, che è lotta di tutto un popolo ».
...e nelle scelte
politiche
« È necessario che la Chiesa,
come comunità in cammino verso
la liberazione, compia delle scelte precise che si calino nella
realtà del quotidiano; essa deve
dire chiaramente da che parte
sta, quali sono gli uomini e le
classi sociali che intende privilegiare: non si possono infatti difendere gli interessi degli sfruttati e andare a braccetto con i
potenti. Questo impegno nasce
dalla Parola di Dio, per annunciare a tutti gli uomini Cristo.
Come Lui ha fatto, anche la comunità vuole annunciare ai poveri, agli sfruttati, un messaggio
di lihiirazione e di speranza che
emerge dal loro mondo di poveri, oggi storicamente assunto
dalla classe operaia.
...Come credenti inseriti all’interno della storia abbiamo perciò scelto di essere nel movimento di classe del proletariato
nella convinzione che solo attraverso esso si potrà raggiungere
un mondo più giusto e più umano.
Nella comunità di Base è certo presente la coscienza delle
difficoltà che molti credenti hanno di accettare parole come
« lotta di classe »... ma è necessario dire come nelle analisi e
nell’azione del movimento operaio anche le comunità hanno
trovato un valido strumento per
capire lo sfruttamento del sistema capitalistico, per impostare
la lotta per una organizzazione
sociale nella quale sia eliminato
lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
Questo per noi significa ricominciare a sentirsi Chiesa
dell’ascolto e della riappropriazione della Parola di Dio proclamata nell’assemblea eucaristica,
memoria eversiva, impegno reale di conversione all’oggi nella
giustizia e non nella mistificante
riconciliazione tra sfruttati e
sfruttatori ».
5
22 ottobre 1976
Abbiamo dato l’annunzio nello
scorso n. del giornale di un culto
d'appello che si terrà a Torre Pellice, domenica 24, organizzato dal
gruppo di fratelli che presentò a
suo tempo al Sinodo la petizione
che diede origine al dibattito sul
tema Fede e politica. Pubblichiamo oggi il programma del movimento « Testimonianza Evangelica Valdese » illustrato dal past.
Ayassot. Per maggior informazione diamo accanto il testo dell’o.d.g. presentato al Sinodo unitamente alla « Petizione » e poi
respinto dall’Assemblea..
Il movimento « Testimonianza
Ev. valdese » fa esplicito riferimento a questo o.d.g., considerando che quello approvato « ne
altera in modo sostanziale i contenuti ». I lettori possono riferirsi, per un confronto, al n. 34
del giornale in cui è stato pubblicata la cronaca del dibattito
sinodale su questo tema.
Lettera aperta
ai 3337 e... altri
Cari Amici,
questo breve messaggio è rivolto ai 3.337 membri di nostre
Comunità che hanno firmato la
petizione al Sinodo, e ai molti altri che si sono lamentati di non
essere stati interpellati. A questi
ultimi dobbiamo le nostre scuse
e anche la spiegazione che, purtroppo, nell’imminenza del Sinodo e in pieno periodo di ferie,
non ci fu possibile prendere contatto che con coloro che erano
più facilmente raggiungibili. La
cosa comunque non ha molta importanza perché il nostro scopo
non era quello di fare un censimento, o un sondaggio di opinioni, bensì unicamente di raccogliere quel tanto di adesioni
che bastasse a fermare l’attenzione del Sinodo sul problema
che ci stava a cuore, in modo
che non apparisse soltanto l’opinione di alcuni pochi e sparuti
disseminati, ma la preoccupazione di un largo strato delle nostre
Comunità. L’attenzione che il Sinodo ha rivolto al problema e la
folla che ha gremito la sala sinodale per l’occasione, hanno dimostrato che il problema è sentito da molti, anche se in diversa maniera.
Il risultato delle discussioni Sinodali è stato un ordine del giorno che, se non altro, ha messo
chiaramente in evidenza resistenza e la gravità del problema.
Se tale ordine del giorno sarà
preso nella dovuta considerazione, ci dovranno essere nelle Assemblee di Chiesa del prossimo
inverno, numerosi confronti di
opinione sull’argomento. È qui
che i firmatari della petizione,
e quanti se ne considerano firmatari morali, avranno il dovere
di intervenire per manifestare il
loro punto di vista. È infatti solo nel confronto sincero e fraterno che possiamo chiarirci reciprocamente le idee e cercare
insieme la volontà del Signore.
Troppe volte intatti, è successo
che Fratelli, anziché affrontare
un confronto di opinioni si sono
autoemarginati, rifugiandosi nello steri'e « mugugno » che non
giova a nessuno ed è particolarmente nocivo alla vita delle
Comunità.
Ma se il risultato dell’ordine
del giorno dovesse ridursi soltanto a dibattiti più o meno accademici pro e contro questa o
quella forma di politicizzazione
della Chiesa, non avremmo raggiunto che uno degli scopi che ri
eravamo prefissi, e nemmeno il
principa’e. Quest’ultimo, come il
testo della petizione anticipava,
è il rinnovamento spirituale della nostra Chiesa, per il quale siamo tutti chiamati a pregare a ad
agire con rinnovato zelo. Per
questa ragione il nostro impegno non può considerarsi che appena iniziato. Il gruppo di fratelli che presero l’iniziativa della
petizione si è pertanto riunito
nuovamente dopo il Sinodo per
vedere in che modo l'interesse
suscitato possa venir indirizzato
verso quello che era e rimane il
nostro interesse primario. È pertanto a nome loro che scrivo questa lettera, che ha ottenuto la
loro preventiva approvazione, e
che trascrivo testualmente l’atto costitutivo del movimento di
rinnovamento spirituale al quale invitiamo tutti i Membri delle
nostre Chiese ad unirsi con quello stesso spirito di amore per la
nostra Chiesa e per Sua causa
che ha raccolto l’unanime consenso del gruppo iniziatore.
E. Ayassot
Per un risveglio nella Chiesa
Atto di costituzione
1. Noi sottoscritti, membri
della Chiesa Valdese, riuniti
in Assemblea, dopo aver invocato la presenza del Signore e fatto confessione di peccato per lo stato attuale della
nostra Chiesa, ci proponiamo
di collegare i credenti che,
soffrendo come noi per la sua
infedeltà, desiderano impegnarsi per un suo rinnovamento spirituale.
2. A tale fine, intendiamo,
innanzitutto, metterci in ascolto della Parola di Dio, nel
vivo desiderio di ubbidire alle
indicazioni che essa ci darà,
per adoprarci, poi, in una azione di testimonianza presso
i nostri fratelli in fede, affinché si uniscano a noi in questo impegno.
3. Siamo pienamente consapevoli che solo per la potenza
dello Spirito Santo la nostra
Chiesa potrà conoscere un vero rinnovamento spirituale,
che coinvolga noi stessi e
quanti ora se ne disinteressano o se ne sono allontanati.
È per questo che poniamo la
preghiera quale base e guida
della nostra azione.
4. Affermiamo di voler agire nella Chiesa, che ricono
•sciamo come la casa di tutti,
in comunione con quanti accettano Gesù Cristo come lo
ro personale Salvatore e Signore, sècondo la testimonianza resagli dalla Scrittura.
5. Con questo impegno non
intendiamo in alcun modo formare xm partito, né dentro né
accanto alla Chiesa, ma desideriamo agire perché nella
Chiesa non ci siano partiti,
in quanto siamo convinti della superiorità e della potenza
dell’Evangelo su qualunque
ideologia politica.
6. Dichiarando che ognuno
deve sentire la Chiesa come
la propria casa, intendiamo
affermare che, mentre ogni
credente deve essere libero di
portare la sua testimonianza
nel mondo, secondò le sue
convinzioni, la Chiesa deve
proclamare la propria indipendenza di fronte a qualsiasi partito politico, in quanto
essa è la famiglia nella quale
il prossimo è riconosciuto
come fratello, al di sopra di
ogni filosofìa o ideologia umana.
7. A questo scopo promuoviamo un movimento denominato « Testimonianza Evangelica Valdese », aperto a tutti i
Membri della nostra Chiesa.
Votato alla unanimità.
Villar Perosa-Torre Pellice,
16-29 settembre 1976.
ORDINE DEL GIORNO
Il Sinodo prende atto di una
petizione firmata da oltre tremila Membri di Chiesa, che lamentano uno stato di sofferenza a
causa dell’impegno socio-politico
che si verifica nell’ambito della
Chiesa Valdese e della Federazione delle Chiese Evangeliche,
che in pratica si è manifestato
come adesione a determinate linee di partiti politici.
Afferma che la Parola di Dio
non toglie la Chiesa dal mondo,
ma le offre la vera libertà di lavorare a pro’ degli uomini per
la loro salvezza e non per il trionfo di ideologie umane, e che pertanto ognuno deve sentire la
Chiesa come la sua propria casa,
nella quale il prossimo è riconosciuto come fratello, al di sopra
di ogni convinzione politica personale.
Chiede pertanto agli organi
collegiali preposti alle varie atvità di tener conto della volontà
così chiaramente espressa da un
considerevole numero di credenti.
Esorta i credenti a fare argomento di meditazione e preghiera la necessità che la Chiesa Valdese ritrovi, e continuamente
rinnovi, il senso della sua vocazione missionaria, che fu dei padri, nella unità della medesima
fede e per la potenza dello Spirito Santo.
Dà mandato alla Tavola di farsi portavoce di queste esigenze
presso la Federazione delle Chiese Evangeliche.
La petizione
presentata
al Sinodo
I sottoscritti.
Membri della Chiesa Valdese,
manifestano al Sinodo profondo dolore perché l'impegno socio - politico di una
parte della Chiesa Valdese,
della Federazione delle
Chiese Evangeliche
e dei mezzi di informazione,
non solo si risolve in propaganda per determinati
partiti,
ma giunge a modificare il
concetto scritturale della
Chiesa.
CHIEDONO
che il Sinodo consideri la
reale,
anche se non dichiarata,
divisione prodottasi nella
Chiesa
e affermi che la Chiesa
è la casa di tutti
e che pertanto la sua conduzione,
a tutti i livelli, non può essere influenzata
da ideologie politiche,
ma ispirata esclusivamente dall’Evangelo.
DALLE NOSTRE CHIESE
Centro Evangelico
Battista
Evangelizzare
oggi
Il Centro Evangelico Battista
di Rocca di Papa inizierà il ciclo
delle sue attività invernali con il
convegno « Evangelizzare oggi »,
che si terrà dal 4 al 6 novembre
e che affronterà il problema dell’evangelizzazione nell’attuale momento « religioso », sociale e politico. Il convegno si articolerà
in tre parti, ciascuna delle quali
verrà introdotta da una relazione seguita da discussioni in assemblea e gruppi:
1) analisi dei fondamenti biblici e teologici deH’evangelizzazione; la relazione sarà a cura
del prof. Paolo Ricca, della Facoltà Valdese di Teologia, e prenderà avvio dal documento preparatorio del convegno, « per una
evangelizzazione biblica, liberatrice e contemporanea », che verrà distribuito ai partecipanti e
che è comunque reperibile nel
numero di luglio - ottobre 1975
della rivista « Il Testimonio ».
2) nuove esperienze di evangelizzazione; relazione del past.
Umberto delle Donne, della Chiesa Evangelica Libera di Pozzuoli.
3) prospettive per il futuro:
introduzione al dibattito a cura
del past. Saverio Guarna, segretario per l’evangelizzazione dell’Unione Battista.
I lavori del convegno inizieranno alle ore 9 del giorno 4 e termineranno con il pranzo di sabato 6. Quota di partecipazione:
L. 10.000. Gli interessati possono
scrivere o telefonare al Centro
Evangelico Battista, Campi d’Annibale, 00040 Rocca di Papa (Roma), tei. 06/9499014.
LA SPEZIA
CARRARA
IVREA
Un gruppetto di ragazzi ha preso parte a Ecumene ai campi
cadetti di luglio e settembre. Essi hanno cosi potuto approfondire le loro conoscenze bibliche.
Alcuni membri della comunità
hanno partecipato al culto in cui
il pastore Michele Foligno ha
preso commiato dalla comunità,
essendosi egli trasferito a 'Torino-Lucento, dopo otto anni di
permanenza in mezzo a noi.
Domenica, 3 ottobre, con la
partecipazione dei bambini al
culto della comunità, la Scuola
domenicale ha praticamente dato il via alla sua attività. Monitori e monitrici sono all’opera
per adeguarsi al nuovo programma di lavoro, che non è dei più
facili e che esige un forte impegno. Quest’anno, si sono aggiunti vari giovani. La confermazione, purtroppo, non costituisce
sempre un punto di partenza
per una effettiva presenza nella
vita della chiesa. Siamo perciò
lieti del fatto che alcuni giovani
non confermati assumano un posto di responsabilità e di lavoro
nella Scuola domenicale.
• L’assemblea del 17 ottobre
si è costituita in assemblea di
chiesa per l’esame di vari ordini
del giorno sinodali e per una
relazione sul Sinodo valdese.
• Il 31 ottobre, commemorando
la Riforma, la predicazione avrà
per tema il titolo del libro pubblicato recentemente dalla Claudiana: «Aggiornamento o riforma della Chiesa?» e dedicato
interamente ad un rapporto epistolare fra il Card. Sadoleto e
il riformatore Giovanni Calvino.
• Nel corso dell’estate hanno
terminato la loro vita terrena
due nostre sorelle in fede: Anna
Perello, deceduta all’ospedale di
Torre Pellice all’età di 85 anni
e Emilia Baine, deceduta ad Ivrea, dopo una assai lunga malattia. inoltre è deceduto improvvisamente a Rivoli il marito della nostra sorella in fede Bianca
Michelini, Francesco, assai noto
nella nostra comunità pur non
essendo membro. Siamo stati
sensibili alla dipartenza di queste persone ed esprimiamo ancora alle famiglie in lutto la nostra simpatia cristiana.
• Una comitiva di fratelli in
fede tedeschi guidati dal Past.
Franco Inverardi di Francoforte,
hanno preso contatto con la nostra chiesa, nel corso di una
breve visita, martedì 7 settembre. Alcuni responsabili delle
attività hanno informato gli ospiti sulle attività della chiesa;
dopo di che è stato servito un
rinfresco.
I» All’assemblea di circuito
Ivrea è stata rappresentata da
otto persone, in vari modi impegnate nella vita ecclesiastica
Per una chiesa di modeste proporzioni numeriche, la rappre
sentanza eporediese è stata assai
elevata.
• Il pastore Ennio Del Priore
verrà ad Ivrea alla fine di novembre per parlare alla nostra
comunità, dei lavori di Bari,
PACHINO
La domenica in cui a Torre
Pellice si aprivano il Sinodo e
la Conferenza Metodista, il culto è stato preparato dai bambini
della scuola domenicale e del
catechismo, sotto la direzione
della signora Maria Giardina. Essi hanno rintracciato episodi di
storia valdese, hanno cantato
molti inni. È stato un esperimento riuscitissimo.
• Sabato 2 ottobre è stato celebrato il matrimonio di Tinuccia Valva con Vincenzo Caruso.
Il pastore di Catania ha esortato gli sposi non solo ad amarsi,
ma a non abbandonare la chiesa
ed essere fedeli.
• Domenica 3 ottobre si è inaugurata la scuola domenicale, con
un culto presieduto dal pastore
Giambarresi.
• Nella sua circolare alla chiesa il pastore Bonnes richiama all’unità, al perdono reciproco delle offese che possono avere turbato i fratelli.
TORINO
Domenica 24 ottobre avrà
luogo un’assemblea della chiesa
di Torino dedicata al rapporto
dei deputati al Sinodo ed in
particolare al dibattito sinodale
su « fede e politica ».
L’assemblea avrà luogo nel
tempio di Corso Oddone alle ore 15 e sarà preceduta da un’agape. La stessa assemblea dovrà fissare la data (21 o 22 novembre) per una seconda convocazione con dibattito sulla relazione della Commissione d’esame sull’operato del Concistoro.
RIO DE LA PLATA
Attività regolari
Dalla Circolare della Mesa
(cioè della Tavola) Vaidense del
Rio de la Piata e dalla circolare
del Moderador W. Artus ricaviamo alcune notizie concernenti la
attività delle chiese valdesi sud
americane.
Il più significativo avvenimento degli ultimi mesi, dopo il sinodo di febbraio, è il colloquio
pastorale che, convocato al centro Emanuel a Colonia Vaidense
nel mese di agosto, per esaminare alcuni problemi teologici e
pratici, è stato vietato dalle autorità. Un fatto del genere non
era sin qui mai accaduto ed era
del tutto imprevedibile. Tutti
gli anni infatti i pastori avevano
organizzato uno o più incontri
per uno scambio di pensieri ed
una verifica della propria attività, che, tenendo conto delle grandi distanze e dell’isolamento in
cui essi vivono rappresentava un
momento fondamentale della
loro attività pastorale.
Al divieto della riunione le autorità non hanno dato alcuna
giustificazione; è da ritenersi
pertanto che si tratti di una delle innumerevoli azioni repressive e limitative della libertà in
atto nel paese ormai da mesi.
• Dal 15 al 22 ottobre il moderador Artus effettua una serie
di visite nel presbiterio NordArgentino, il più lontano ed isolato di tutti.
• La Mesa è stata invitata a
partecipare alla inaugurazione
del nuovo tempio di Colonia Artalejos nella provincia di Buenos
Ayres, domenica 26 settembre.
In quella occasione la Mesa ha
rappresentato la solidarietà della famiglia valdese sud americana per questo nuovo strumento
di testimonianza che si offre così alle chiese d’Argentina.
• Il giorno 15 agosto si è celebrato in Colonia Vaidense il cinquantenario del Museo Vaidense, organizzato in quella cittadina per ricordare l’opera e la vita dei valdesi emigrati. Il presidente della Commissione del
Museo pastore Mario Bertinat
ha dato il benvenuto ai numerosi convenuti per la giornata ed
il sig. Aldo Maurin ha tenuto una conferenza dal titolo « Perché avere un Museo ». La corale
di Colonia Vaidense ed il complesso folkloristico Voci Nuove
hanno allietato la giornata con
inni e canti popolari. Fra i progetti immediati è da segnalare
l’ampliamento del museo per includervi una presentazione dell’intera storia valdese dalle origini ai giorni nostri.
6
22 ottobre 1976
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI COMMISSIONE ISTITUTI OSPITALIERI VALDESI
Benzina : ^o*^oscenza e riconoscenza
chi paga
Vaumento
Tutti sanno, per dura esperienza personale, che da qualche tempo la benzina costa di più. Il governo ha infatti ritenuto opportuno procedere ad un aumento della
imposta sui carburanti, in modo
da limitarne il consumo e « rastrellare » un certo numero di miliardi da usare per un rilancio
dell’economia italiana e per avvicinarsi al pareggio della bilancia
dei conti con l’estero. Né è escluso, anzi è assai probabile, che nel
futuro molto prossimo abbiamo
ad assistere ad un’altra impennata dei prezzi, motivata dal crollo della lira rispetto al dollaro ed
alle altre monete forti.
La stampa quotidiana e gli altri mezzi di informazione hanno
dedicato ampio spazio all’analisi
delle conseguenze (non tutte negative) di questo rialzo dei prezzi.
Da un punto di vista che potrà
sembrare molto provinciale vorrei
sottolineare ancora un elemento
che non mi pare sia stato preso
in considerazione.
E statò detto che non si dovevano e non si volevano colpire
con questo aumento i redditi più
bassi. Si è perciò pensato di correggere in questo senso l’aurhento
indiscriminato del prezzo della
benzina con la riduzione di tassa
di circolazione e di assicurazione
obbligatoria per le cilindrate minori. Non sappiamo ancora se
queste proposte verranno accettate, data l’opposizione che già si è
rnanifestatq;- esse conuPìque nori
vengono incontro a quella categoria di persone alle quali, a mio
avviso, si sarebbe dovuta dedicare (e si dovrà ancora) maggiore
attenzione.
Voglio riferirmi a quei cittadini che abitano zonp non servite
(o molto mal servite) da mezzi
di trasposto pubblici, tanto per intenderci agli abitanti di Angrogna
o Rorà o di Massello o di Pramollo, ma anche a quelli che, pur risiedendo in paesi con un discreto
servizio abitano comunque borgate isolate, con molti chilometri
prima di raggiungere il centro abitato. Per loro il-discorso non è di
comodità del mezzo di trasporto
privato, ma di necessità. Il pendolare che prima di raggiungere
l’autobus che lo porterà al posto
di lavoro dèl^e percorrere 4 o 5
chilometri e anche più, non è certo\elle condizioni della massaia
torinese che preferisce l’auto al
tram per fare la spesa perché le
borse le pesano!
E credo fermamente che i riflessi di questa misura (anche se
non è la sola ingiusta nei confronti di questa categoria di cittadini
di cui parlo) non potranno non
tradursi in un ulteriore spopolamento delle zone già oggi scarsamente popolate, con ulteriore impoverimento del tessuto sociale
che avrà certamente riflessi anche
sulla vita delle chiese, oltre che
della comunità in senso lato.
È anche possibile che questo
non avvenga, se la crisi economica si spingerà più oltre e le possibilità di occupazione non solo
non aumenteranno ma diminuiranno. In quel caso avremo sì ancora qualche presenza che si mantiene, ma a caro prezzo. A prezzo per Jo meno di un isolamento
culturale, data la impossibilità o
quasi di mantenere i contatti che
oggi si sono stabiliti, A prezzo
anche di un minore impegno nei
vari cappi della attività locale.
È da sperare che vengano presto affrontati i problemi dei trasporti éul piano regionale e che in
quella sede si tenga conto anche
di queit^ealtà.
Bruno Bellion
È in corso di stampa, in questi
giorni, la Relazione della Commissione degli Istituti Ospitalieri
Valdesi (CIOV) dal giugno 1971
al 31 maggio 1973.
La lunga e dettagliata relazione che copre un arco biennale ( la
relazione annua la CIOV la tiene
PRIMO CIRCUITO
L’assemblea del I Circuito Val
Penice si terrà il giorno 7 novembre alle ore 14,30 nei locali
della Casa Unionista di Torre
Penice.
All’ordine del giorno : Impostazione del lavoro nel Circuito;
Elezione del Consiglio; Varie.
TERZO CIRCUITO
L’assemblea del III Circuito si
riunirà domenica 24 ottobre alle
14.30 nella sala valdese di Perrero con ordine del giorno; elezione dei consiglio di Circuito, organizzazione delle attività comuni.
al Sinodo) prende in esame i diversi Istituti e presenta l’elenco
delle offerte pervenute in quell’arco di tempo.
I problemi di rinnovamento
delle strutture s intrecciano con
quelli dell’impegno vocazionale.
Anche da una lettura affrettata
emerge dalla Relazione il miglioramento qualitativo che la
CIOV ha saputo apportare alle
proprie strutture ospedaliere e
assistenziali.
Certo le difficoltà economiche
non mancano anche se è chiaro
l’impegno generoso di molti nel
sostenere le diverse opere amministrate e condotte dalla
CIOV. Per un approfondimento maggiore rinviamo alla lettura dell’opuscolo che si può richiedere direttamente alla CIOV
di Torre Pollice.
Infine ricordiamo, a tutti coloro
che ne fossero interessati, che
è di prossima pubblicazione anche la Relazione CIOV dal 1973
al 1976 che farà il punto della siituazione sino ad oggi.
Ospedale Valdese di Torre Pellice. Il Padiglione che ospita
le pazienti provenienti dagli Istituti psichiatrici.
Due libri recenti
Sono stati editi nel corso dell’estate due opere che hanno
particolare interesse per coloro
che vivono nella zona delle Valli
valdesi.
Il primo libro è la « Guida alla vai Germanasca » opera del
pastore Davite e del maestro
Raimondo Genre di Ferrerò,
tetto della vecchia scuola.
Il lavoro, che conta oltre 140
pagine, di formato tascàbile, è
stato condotto con molta cura e
si giustifica in un certo quel senso il ritardo. Si compone di 4
parti. Nella prima, intitolata:
« la Valle », vengono dati i principati elementi sulla storia, la
geografia, la flora e la fauna con
un sintetico accenno anche alle
leggende della valle. Non mancano naturalmente, in una zona
ricca come la Germanasca, accenni ai minerali in particolare
al ta’co.
Nella seconda parte sono pre- ■
sentati i centri maggiori, i villaggi raggiungibili con strada
carrozzabile. Le ultime due parti
sono dedicate agli itinerari
escursionistici ed a quelli alpinistici, con alcuni tracciati anche
di sci alpinistico.
Le illustrazioni sono particolarmente abbondanti, ogni pagina è accompagnata da un cliché
di località, animale, fiore e l’insieme del volume è arricchito da
otto pagine con 24 tavole a colori, 12 con riproduzioni di fiori e
12 di paesaggi. Prezzo 3.000 lire,
considerando i tempi attuali, più
che conveniente.
Il secondo volume è opera di
tutt’a tra natura ma non meno
interessante. Si tratta di una
ricerca preannunziata da tempo
e si aspettava. « I nomi di Famiglia delle Valli Valdesi » di O.
Coisson colma una lacuna nella
biblioteca di ogni famiglia valdese. Quanti si sono domandati
spesso da dove ha origine il loro
nome di famiglia, quale è il suo
significato, dove sopravvive. A
queste domande risponde con la
competenza che tutti g i riconoscono uno specialista in materia. I nomi elencati sono 845, rubricati per ordine alfabetico.,Diamo qui sotto un fac simile.
RORA’
553 Marcellin - Cogn. tutt'ora esistente in Val Pragelato. Nel XV
sec. anche in Val Queyras. Alle V. è.rarp e lo si ritrova solo a
Rorà all’inizio del XVIII sec.
Dal dim! del n.d.p. lat. Marcellus (S. Marcellinus fu martire
sotto Diocleziano). Si ritrova anche nella top. del Dauphiné.
767 SALENG (Sallen, Salen, Salin, Salengo, Salenco, Salein, Salenc). Val S. Martino e Val Pragelato XVII sec.
Secondo Dz si tratterebbe di cogn. indicanti la loc. di origine,
dai top. « Salle » e simili indicanti la casa rurale (dal longobardo « sala » = abitazione. RE'W 7522) o loc. dove vi sono
de'le saline.
In questo senso la nostra top. ha il termine « las Saluira »
(Bop, Mas, Prl), indicanti loc. dove veniva distribuito il sale
agli animali domestici. Ma è anche comune alle V. il termine;
Sali, Salei, Salso, Saliat, per luogo piantato a sa’ici, oppure
Salei, Saliat, Saliun, per scala di rocce (G.d.V.).
La borg. Saleng (Perr) potrebbe dovere il suo n. a questa fam.
In Wùrtt.: Sallen a Nordhausen.
1698 1731 1889 (I).
Con il culto di domenica 17 a
cui hanno partecipato i ragazzi
del catechismo e delle Scuole
domenicali, sono riprese le attività nella comunità. La lettera
circolare del Concistoro « Il Rorengò » è in distribuzione in questi giorni ed ognuno troverà le
informazioni e le notizie particolari.
A metà ottobre si è riunito il
gruppo giovanile rorengo che ha
deciso di rimettere in ordine la
sala delle, attività utilizzabile anche per altre attività della ^comunità. Si è fissata 'a riunione ad
ogni venerdì alle 20,15 rivolgendo un fraterno invito di partecipazione a tutti i giovani.
Il concistoro nella sua seduta
deiril ottobre, ha tra le altre cose, nominato una commissione
stabili che si occuperà della manutenzione delle proprietà della
chiesa. Nella stessa seduta si c
deciso un avoro di miglioria al
tetto della vecchia scuola
• Domenica 24 il culto sarà
centrato sulla Riforma del XVI
secolo e sull’attualità della riforma della chiesa oggi.
SAN SECONDO
Il fratello Fernando Revel
(Centro) è stato provato dalla
scomparsa della sua Compagna,
Amilda Long di 74 anni la cui
salute declinava da parecchi mesi. Il funerale ha avuto luogo il
14 ottobre, nel tempio. Rinnoviamo al fratello Revel la nostra
simpatia cristiana.
• Domenica 17 è stato amministrato il battesimo a Michela Castagnoli, la primogenita di Ernesto e di Anita Balbis, una famiglia che risiede a Bruino ma che
mantiene molti rapporti con le
Valli.
• Lo stesso giorno il pastore
Renato Coisson di Pomaretto ha
celebrato il matrimonio di Renato Coucourde delia chiesa di
Pomaretto con Matilde Cascone.
Il nostro pensiero fraterno ed
augurale alle famiglie Castagnoli e Coucourde.
• Sabato 16 ha avuto luogo l’annunziata riunione organizzata dagli Amici del Friuli per informare del lavoro in atto fra alcune
famiglie di terremotati e per
cercare i fondi che permettano
di fornire una casa stabile e più
confortevole ad alcune famiglie
che hanno deciso di rimanere nel
Friuli non ostante il proseguire
delle scosse sismiche. A -seguito
dell’incontro sono state raccolte
L. 366.000; già trasmesse. Ricordiamo che chi desidera ; ancora
dare il suo contributo puè porta
‘ Te ir denaro al pastore che lo inoltrerà subito.
VILLAR PEROSA
Un cordiale benvenuto a Corinne, giunta ad allietare la famiglia di Scapin Dario e di Ribet
Elena (Vivian) con l’augurio per
una crescita illuminata dalla Parola del Signore.
• Il battesimo è stato aministrato a Elena di Resiale Ercole
e di Gardiol Margherita, a Prono
Paolo di Giovanni e di Gardiol
Bruna ed a Long Devid Enrico
di Renato e di Refourn Evelina;
il Signore accompagni con la Sua
grazia queste famiglie e conceda
ai genitori di mantenere fedelmente la promessa fatta.
• La Chiesa ringrazia vivamente lo studente in teologia Pons
Mauro per i messaggi che egli
ci ha rivolto nei culti da lui presieduti e gli augura un buon proseguimento nei suoi studi presso
la Facoltà di Teologia.
Assegnati i premi
delia Fedeltà Montanara
FRALI
Questa settimana sono riprese
quasi tutte le attività di chiesa.
La corale ha ripreso le sue riunioni al martedì sera sotto la
direzione del pastore. Venerdì, si
è riunito il gruppo giovanile;
sono ricominciati i corsi di catechismo che interessano una
ventina di catecumeni e la scuola domenicale è frequentata da
una ventina di ragazzi.
Domenica 24 ottobre avrà luogo a Villar Focchiardo la cerimonia per la consegna dei premi di
fedeltà montanara 1975. Come è
noto tale premio viene conferito
dalla provincia di Torino a persone che si siano particolarmente distinte per la loro attività a
favore della montagna.
Tra coloro cui il premio viene
conferito quest’ anno segnaliamo
un abitante delle nostre valli, oltre che membro della nostra chiesa. La motivazione ufficiale dice:
« Ernesto Giovanni Pontet, nato a Bobbio Pellice nel 1921, oltre
a compiere il suo duro lavoro di
agricoltore di montagna, da trent’anni a questa parte ha sempre
attivamente partecipato alla vita
della comunità locale, non lesinando impegni e sacrifici, dedicando all’interesse comune tutta la
sua capacità.
Consigliere Comunale, Assessore, poi Vice Sindaco per un decennio. è stato anche promotore
della locale Mutua Coltivatori,
che presiede dal 1955, e della Latteria Sociale, cioè di iniziative
che in un piccolo comune montano rappresentano valide éd insostenibili forme di aiuto ed assistenza, deferrriirianti pff' la prosecuzione di atticità s\)òlte in condizioni ambientali spesso sfavo
revoli.
Tipico esempio di uomo pronto
a dare il meglio di se stesso per la
soluzione dei problemi di tutti, è
circondato di riconoscenza e stima dalla popolazione locale che,
ne apprezza, oltre alla completa
d Àiponibilità, anche le particolari doti di equilibrio, che dal
1974 ha modo di esprimere esercitando l'ufficio di Conciliatore,
dopo essere stato in precedenza
per tre anni Vice Conciliatore.
La Provincia di Torino, nel conferire a Ernesto Giovanni Pontet
il Premio della Fedeltà Montanare intende sottolineare che se la
montagna, malgrado un certo tipo
di sviluppo l’abbia sempre più depeuperata ed emarginata, continua a mantenere un suo valido
patrimonio di vita e di tradizioni
che ne possono consentire la rinascita nell’ interesse dell’intera
collettività, ciò lo si deve anche
all’esistenza di suoi uomini che
con modestia ed umiltà, ma con
un silenzioso e concreto lavoro di
tutti i giorni, sono di esempio e
di sprone » . ’
A . questo rappresentante di uomini che non lavorano solo per sé
ma hanhh presente il berte dei
loro concittadini, esprimiamo le
nostre Telicitazioni e: la soddisfazione che questa linea- di impegno
venga riconosciuta ufficialmente.
7
22 ottobre 1976
CRONACA DELLE VALLI
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Un’Assemblea di Chiesa in
cui saranno presentati e discussi i problemi che riguardano
l’Asilo Valdese avrà luogo venerdì, 22 ottobre alle ore 20.30 nel
salone dell’Asilo.
I membri della comunità devono essere al corrente del funzionamento dell’opera e della
sua impostazione per cui si fa
un vivo appello affinché tutti
siano presenti.
L’Asilo è della comunità ed
ognuno deve poter dare i suoi
consigli, fare le sue critiche, affinché i problemi della gestione
a tutti i livelli possano essere
risolti nel migliore dei modi e
con la responsabilità di ogni
membro di chiesa.
PRAROSTINO
In occasione della « domenica della Riforma », il
Gruppo filodrammatico
valdese di Luserna S. Giovanni presenterà: 3 scene
sulla Riforma: ieri e oggi.
Lo spettacolo sarà presentato sabato 30 ottobre alle ore 21 e domenica 31
alle ore 15.30 nella Sala
Albarln.
L’ingresso è libero. Tutti sono cordialmente invi
tati.
Un gravissimo lutto ha colpito
recentemente la nostra comimità: venerdì, 15 ottobre un tragico incidente stradale stroncava
la giovane vita della nostra sorella Cardon Marina dei Colombini.
Catecumena del quarto anno,
avrebbe dovuto incominciare
sabato prossimo le lezioni di
catechismo e prepararsi alla prima comunione nella prossima
primavera.
I funerali, con l’intervento di
numerosi parenti ed amici, si sono svolti lunedi 18 ottobre a San
Bartolomeo.
Alla famiglia in lutto ed in
modo particolare ai genitori rinnoviamo l’espressione della nostra fraterna simpatia. Il Signore consoli i cuori afflitti e dia
loro la forza di superare vittoriosamente la prova dolorosa
della separazione.
• Domenica 24 ottobre avrà
luogo il culto di inaugurazione
delle attività invernali. Ci sarà
la partecipazione degli alunni
della Scuola Domenicale e del
Catechismo con i loro genitori.
Sarà celebrata la Santa Cena.
• Un VIVO ringraziamento a
quanti hanno collaborato per
la buona riuscita della Festa del
Raccolto che ha avuto luogo
domenica scorsa nella sala Al
barin.
L’apporto disinteressato di coloro che hanno offerto i vari prodotti, l’attività encomiabile del
comitato, la nota competenza della commissione ricevimenti sono
stati fattori determinanti per il
lusinghiero successo di questa
festa che ogni anno si ripete e
che ha inizio al mattino con un
culto di ringraziamento.
La giornata ha avuto teirmine
con una cena comunitaria alla
quale hanno partecipato un centi,
naio di persone, tra cui un gruppo di ospiti svizzeri in visita alle valli.
Ringraziamo pure il fratello P.
Giradon per le belle diapositive
da lui proiettate a fine serata.
• Durante il culto di domenica
scorsa sono stati battezzati :
Chauvie Simona di Valdo e di
Silvia Odin, Peretti Eliana di
Flavio e di Grill Elsa.
Il Signore benedica questi bimbi e le loro famiglie.
• Tutta la nostra simpatia ed
il nostro affetto ai genitori della
piccola Isabella Toum. Figlia di
Williana e Silvio Tourn, residenti a Pinerolo, essa era nata e
morta prematuramente.
SERVIZIO MEDICO
ffistivo e notturno
Comuni di ANGROGNA - TORRE
PELLICE - LUSERNA S. GIOVANNI
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TORRE PELLICE
POMARETTO
Domenica 24 ottobre alle ore
10.30 culto a Inverso Pinasca.
• Le prossime riunioni quartierali avranno luogo: mercoledì.
27 ottobre a Combavilla, giovedì 28 alla Paiola, venerdì, 5 novembre alla Lausa, mercoledì, 10
ai Masselli.
;» La prossima riunione del
Concistoro avrà luogo il 13 novembre alle ore 20.30.
L’assemblea di Chiesa, convocata per il 10 ottobre, raccolse una buona partecipazione al
culto, rallegrata dalla presenza
del gruppo impegnato di catechisti e monitori.
Il testo di Pilippesi 3: 13-14
scelto dal pastore G. Tourn, ci
invitò a seguire l’apostolo Paolo
« dimenticando le cose che stanno dietro e protendendoci verso
quelle che stanno davanti per ottenere il premio della suprema
vocazione di Dio in Cristo Gesù ».
AU’inizio di quest’anno ecclesiastico, non del tutto normale
per una chiesa senza pastore titolare, siamo invitati a guardare al futuro, presi per mano, afferrati da Cristo risorto, che
rinnova la nostra vita.
Siamo riconoscenti al pastore R. Nisbet incaricato della cura d’anime, ai pastore Deodato
cappellano dell’ospedale valdese
e al pastore G. Tourn che si dedica alla preparazione dei catechisti e monitori, del III e IV anno di catechismo.
La Tavola Valdese ha affidato
il compito di coordinatore al
Concistoro, con la presidenza di
Erica Cavazzani. La comunità
tutta si sente coinvolta in un
nuovo senso di responsabilità
unita ai membri del Concistoro
che la rappresenta.
Mandiamo un saluto riconoscente all’amico Aldo Varese, a
Bari, per il dono dell’armonium
rinnovato, che sostiene il canto, nella sala delle attività, dove
ci raduniamo, la domenica, in
inverno.
Il 17 ottobre, un gruppetto di
11 svizzeri, guidati dal pastore
Vougaz, hanno goduto assieme
a noi del cielo azzurro d’Italia.
Nel tempio, abbiamo ascoltato,
numerosi il culto in francese del
nostro ospite, sul racconto di
Elia e i profeti di Baal.
Alcune domande, ci aiutano a
rifletere: «Siamo noi senza parola, senza opinioni, come il popolo d’Israele che aspetta forse di
mettersi dalla parte del vincitore, il dio Baal o il Signore? Siamo noi pronti ad accettare il
rischio, come Elia, rimasto solo,
col suo Dio? Crediamo noi alla
Sua Potenza? a miracoli sempre
ancora possibili? all’azione divina? Chi è il nostro Dio?
Si sono uniti in matrimonio
nel nostro tempio domenica 17
il sig. Piero Cironti e la sig.na
Maria Barberis.
Alla nuova coppia di sposi che
risiederà a Torre Pellice rinnoviamo il nostro fraterno augurio.
BOBBIO PELLICE
Il Consiglio Comunale ha approvato la proposta della Giunta
di rendere obbligatorio il servizio di raccolta rifiuti. Tale servizio era svolto, da alcuni anni,
dal Comune che si era fatto promotore dell’iniziativa e raccoglieva i rifiuti collocati in appositi
sacchi di plastica dalle famiglie
che avevano aderito volontariamente alla proposta del Comune. Con questo sistema si verificavano di frequente inconvenienti ed abusi, perché non poche
persone, piuttosto di versare la
somma (peraltro molto esigua)
necessaria per il servizio preferivano abbandonare i rifiuti, anche se si trattava di sacchi di notevoli dimensioni, lungo la strada, con evidente bruttura e rischio di infezioni, come aveva
avuto modo di sottolineare in
più di una occasione rufflciale
sanitario.
Le modalità di questo nuovo
servizio (appalto o conduzione
diretta?), come anche le tariffe
sono attualmente allo studio di
una apposita commissione comunale.
• La Pro Bobbio organizza per
domenica 24 ottobre una mostra
zootecnica, riservata agli allevatori di Bobbio. Siamo certi che
gli allevatori esporranno numerosi il loro bestiame.
• Per domenica 31 ottobre è
invece indetta la tradizionale
« castagnata », con distribuzione
gratuita di caldarroste per tutti. Seguirà un ricco programa da
sagra campagnola con danze e
giochi.
PEROSA ARGENTINA
Anche a Perosa si è costituito
un Collettivo di ricerca biblica,
curato dal gruppo che già aveva
lavorato a Pinerolo. La prima
riunione ha avuto luogo il 6 ottobre e si è deciso, come a Pinerolo quest’anno, di studiare il
libro della Genesi.
La sede del Collettivo è la cappella Jacopo Lombardini a Perosa e le riunioni avranno luogo il
mèrcojedì sera, ogni quindici
giorni, Ci auguriamq che l’iniziativa, piuttosto nuova per questa
zona, sia seguita da tutti coloro
che vedono nello studio biblico
il primo indispensabile momento per il rinnovamento delle nostre Chiese.
PERRERO
Domenica
24 ottobre
alle ore 15,
nel Tempio di
Torre Pellice
sarà celebrato un
CULTO DI
APPELLO
organizzato a cura
del movimento
di testimonianza
ev. valdese
promotore
della petizione
al Sinodo Valdese
Errata corrige
VILLAR PELLICE
ASSEMBLEA DI CIRCUITO
• L’assemblea del 111 circuito
è convocata per domenica 24 ottobre, alle ore 14,30 nella sala
del’e attività di Ferrerò.
• Ringraziamo gli studenti in
teologia Claudio Pasque! e Daniele Garrone per il contributo
che hanno dato nella predicazione ai culti e alle riunioni estive
a. Perrero-Maniglia, Massello e
Fontane.
• Un augurio di buon lavoro
al prof. Claudio Tron, nominato
preside della Scuoia media di
Perosa Argentina e delle sezioni
staccate di Ferrerò e Fenestrelle.
• Si è iniziata la raccolta delle patate, offerte pér il mantenimento dei nostri Istituti. Per la
zona di Ferrerò, le patate possono essere portate al presbiterio,
a Maniglia la raccolta è curata
dagli anziani.
Dopo quattordici anni di fecondo ministero pastorale svolto nella nostra comunità, il pastore
Edoardo Micol ha preso commiato nel corso del culto del 17 ottobre. La folta partecipazione
dell’assemblea e il raccoglimento
commosso sono un segno dell’affetto che ha legato il pastore e
la comunità. Ha partecipato la
corale e un gruppo di giovani
flautisti preparati dalla signora
Lazier. Tutta la comunità esprime al pastore Micol e alla sua signora il suo ringraziamento e
l’augurio di una serena emeritazione.
Domenica 24 c.m. nel corso
del culto il pastore Nisbet presenterà ufficialmente alla comunità il pastore Ernesto Ayassot,
designato quale titolare della
chiesa villarese.
Al nuovo conduttore spirituale
formuliamo i migliori auguri per
un ministero benedetto nel nuovo lavoro che lo attende.
• Durante il culto di domenica
scorsa è stato battezzato il bimbo Fabio Vigne di Giovanni e
Rosalba del Centro-Saret.
Il Signore benedica questo
bambino ed aiuti i genitori ad
essere fedeli alle promesse che
hanno fatto.
• Durante la settimana si sono
svolti i funerali di Gönnet Susansanna nata Charbonnier di anni
86 dell’Inverso e di Dalmas Giovanni deceduto alla Comba alla
età di anni 80.
Ai familiari in lutto diciamo
tutta la nostra simpatia cristiana.
Su KcoLuce deH’8 ottobre, 'a p. 7,
nei cambi di indirizzo si sono introdotti due errori tipografici che preghiamo di rettificare.
Il 1" capoverso va letto:
Il prof. V. Subilia comunica il suo
nuovo indirizzo: Via F. Marchetti Selvaggiani 4, 00165 Roma, tei. 63.15.85.
La redazione della Rivista Protestantesimo rimane immutata: Via Pietro
Cossa 42, 00193 Roma.
Il 2° capoverso va letto :
Amico dei Fanciulli - Si prega prender nota del mutato numero di conto
corrente postale del periodico dei nostri ragazzi: CCP/25561002,. sempre
intestato Berta Subilia, Via Pietro Cossa 42, 00193 Roma.
Doni per l’Asilo
di Luserna S. Giovanni
Doni pervenuti nel mese di settembre;
Bertolè Marcella (T.P.) L. 100.000;
Tamburini Rosa (Livorno) 10.000; So
raglio Ario (Felonica) 5.000; Cattaneo Elena (To) 15.000; Monastier
Laura e Linette in mem. di papà e
mamma 25.000; Ramerò Graziella (Verona) 10.000; in mem. di Eugenio
Bounous, la moglie e la figlia 20.000.
Emilia Ayassot ved. Allio, in mem.
di Roberto Allio (Roma) 50.000; Breuza Renato (Pinerolo) 20.000; Erica
Albarin-Roman, riconoscente al Signore (T.P.) 5.000; Albertina AvondetCorsani, in mem del marito Michele Corsini (Mi) 20.000; Rosselli Denise (Malnate) 20.000; BeUion Matilde, in mem. di Dina Pinasco (Ospite
Asilo) 10.000; Rossi Mirella, in mem.
del papà Vincenzo (Argentina) 10.000.
Grazie!
« Io so in chi ho brèduto y,
(II Tim. 1; 12)
E’ mancata
Ami Ida ReveI nata Long
di anni 74
Il marito Fernando, nel darne Fannunzio esprime la sua riconoscenza a
quanti gli sono stati di aiuto e di incoraggiamento, in modo particolare
ringrazia i vicini di casa.
S. Secondo di Piiierolo, 14.104976
La Dottoressa
Ornella
MIchelin Salomon
Medico^Chirurgo
annunzia che riceve tutti i
giorni - salvo il martedì dalle ore 17 alle 18 — sabato dalle 10 alle 11 in Torre Pellice, Viale Dante 18/1
Tel. 91009 (casa I. Hugon)
ANGROGNA
Personalia
Il Comitato dell’Eco-Luce, i
collaboratori, i tipografi esprimono al sig. Mario Lasagna linotipista della Cooperativa Subalpina la loro più viva simpiatla
per l’improvvisa sco'Thpàrsa delta
sig.ra Cristina nata Calvo.
Nel corso della settimana si
riuniranno al Presbiterio mercoled', i monitori con tutti quelli
interessati alla Scuola Domenicale e catechismo, e giovedì, la
corale.
Domenica 24 alle ore 15 l’Unione Femminile si ritrova al Presbiterio per stabilire il proprio
calendario. Con il culto del 24
riprenderanno le principali attività. Tutti i ragazzi della Scuola Domenicale e del Catechismo
sono invitati a partecipare anche perché subito dopo il culto
si decideranno gli orari definitivi
per l’istruzione biblica. Le riunioni quartierali riprenderanno
dal 7 novembre secondo le scadenze che verranno rese note
con la circolare di chieéà;' ,
LE VICENDE DELLA SOCIETÀ’ CRISTIANA
ESPOSTE E DOCUMENTATE
CON SERENITÀ’ IMPARZIALE
NELLE LUCI E NELLE OMBRE
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STORIA DELLA CHIESA
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PERIODO LORO AFFIDATO, HANNO TRATTATO LA
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Cognome e nome
Indirizzo
8
8
22 ottobre 1976
DOCUMENTAZIONE —1
LIBANO: ULTIMA
FRONTIERA
1. Geografia e etnografia
Il Libano è un piccolo Stato
del M. Oriente, che si estende
lungo la costa orientale del Mediterraneo e confina, da Sud a
Nord, con Israele e con la Siria.
La sua storia, molto antica, si
svolse in stretta relazione con
l’Egitto, coi paesi dell’Asia Minore, con quelli mesopotamici,
col popolo Ebraico (v. nella Bibbia questi rapporti) e con quasi tutti i popoli rivieraschi del
Mediterraneo, essendo i suoi primi abitanti, i fenici, un popolo
di navigatori e di commercianti.
Le sue principali città sono situate sul mare: oltre a Beyrut,
la capitale, esse sono Tripoli, Batrun, Saida (antica Sidone) e
Sur (antica Tiro). Ma, da quasi
un millennio, il Libano non ha
mai avuto esistenza come nazione autonoma; è sempre stato, in
realtà, niente altro che un pezzo
di Siria. Solo dopo la prima
guerra mondiale, le potenze vincitrici decisero di farne una nazione, per così dire, artificiale,
ponendolo sotto protettorato
francese. E solo dopo la seconda
guerra mondiale, dopo lunghe e
tormentose controversie con la
Francia, potenza mandataria, il
Libano raggiunse la sua piena
indipendenza politica (1946), e
la conservò per quasi trent’anni.
Geograficamente il paese è solcato, da N. a S. e parallelamente al mare (v. cartina), da due
catene di montagne, il Libano e
TAntilibano (che si prolunga nel
M. Hermon), fra le quali si stende la pianura di Bekaa, con al
centro l’antica cittadina di Baalbek. I confine orientale del Libano corre lungo lo spartiacque
dell’Antilibano e dell’Hermon.
Il Libano ha una popolazione
di quasi 3 milioni di abitanti,
fortemente differenziata etnicamente, per religione e per classi.
Non è uno Stato laico: ognuno,
come impone la Costituzione, fa
parte della propria comunità religiosa e non se ne può sottrarre;
sulla carta d’identità è scritta la
sua religione. Le comunità religiose sono:
A) In campo musulmano
1) I sunniti (ca. 800.000), fortemente attaccati alla « tradizione » islamica (cosiddetta «sunna »); sono cioè dei musulmani
« ortodossi »;
2) Gli sciiti, setta derivante
da una scissione deH’Islam, operatasi subito dopo la morte di
Maometto (I persiani sono quasi
tutti sciiti).
3) I drusi, altra setta fondata
intorno all'anno 1000 in Egitto,
ben presto, in seguito a persecuzioni, trasferitisi in Siria. Nel
Libano, essi costituiscono un piccolo, ma battagliero nucleo di
montanari. Combatterono acca
Cemitate di Redazione : Bruno
Bellion Valdo Benecchi, Gustavo
Bouchard, Nìso De Michelis, Ermanno Genre, Roberto Peyrot,
Paolo Ricca, Giampaolo Ricco, Bruno Rostagno, Giorgio Tourn, Tullio Viola.
Direttore: GIORGIO TOURN
Dir. responsabile : GINO CONTE
Amministrazione; Casa Valdese,
10066 Torre Pellice (To) - c.c.p.
2/33094 intestato a « L’Eco delle
Valli - La Luce » - Torre Peliice.
Abbonamenti: Italia annuo 5.000
- semestrale 2.500 - estero annuo
7.500.
Una copia L. 150, arretrata L. 200
Cambio di indirizzo L. 100.
Inserzioni: prezzi per mm. di altezza, larghezza 1 col.; commerciali L. 100 - mortuari 150 - doni
50 - economici 100 per parola.
Fondo di solidarietà : c.c.p. n.
2/39878 intestato a Roberto
Peyrot, corso Moncalieri 70,
10133 Torino.
Reg. Tribunale di Pinerolo N. 175
8 luglio 1960
Cooperativa Tipografica Subalpina
Torre Pellice
Hitamente contro i francesi all’epoca dell’occupazione mandataria (guerra del 1925-26), sotto la
guida dei capi delle loro famiglie feudali (gli Arsian, gli Jumblat, gli Alam-el-Din), che erano
e sono anche capi religiosi.
B) In campo cristiano
1) I maroniti, setta di origini
molto antiche (probabilmente
del VII sec.), dapprima del tutto
indipendente, poi gradualmente.
2. Condizioni sociali
ed economiche
Nela zona nord, lungo il mare
ed oltre Tripoli, zona chiamata
Akkar, vivono popolazioni molto
povere, dedite per lo più alla pastorizia. Sono, in maggioranza;
formate da musulmani sunniti.
Anche la zona sud, da Saida al
confine israeliano, è poverissima: sono, per lo più, musulmani sciiti. La pianura nordorientale di Bekaa è popolata da contadini e da tribù nomadi di beduini musulmani sunniti. Infine
la regione più popolata, fra la
catena del Libano e la costa, da
Saida a Tripoli, è di popolazione
mista.
Comunità immigrate nel Libano, durante il sec. XX, sono:
I) nuclei kurdi, residui di popolazioni orientali orrendamente
perseguitate, poverissime;
II) nuclei armeni, residui analoghi ai kurdi, ma meno poveri, concentrati nelle città ed attivi. Sono, per lo più, artigiani (falegnami, orologiai, ecc.);
Ili) infine i palestinesi. Prima del settembre 1970 (cosiddetto settembre nero), i palestinesi
del Libano erano circa 100.000.
Le persecuzioni di re Hussein
provocarono, dopo il settembre
nero, l’ingresso di circa 200.000
altri palestinesi. Sono in maggioranza musulmani, ma in parte
anche cristiani.
La creazione artificiale del Libano fu imposta dai francesi, dagl’inglesi e dagli americani, ritagliando un pezzo di territorio siriano, nel quale la comunità cri
3. Aspetto costituzionale
La Costituzione libanese favorisce, di fatto e volutamente, la
popolazione cristiana. AH’inizio,
questa parte della popolazione
era effettivamente in maggioranza; col tempo però, principalmente per effetto della più larga
natalità dei poveri, essa è oggi
divenuta minoranza. Francia, Inghilterra e USA idearono la Costituzione e la imposero, nell’illusione di poter evitare, per un
tempo indefinito, ogni possibile
rivalità fra le varie comunità religiose. Per Costituzione, i
Lo schieramento politico interno ebbe inizio, trent’anni fa,
da una situazione a fortissima
maggioranza conservatrice. L’uomo politico libanese era allora
un orrendo mafioso che manovrava i feudatari al solo scopo di
render possibili i traffici dei banchieri. A poco a poco, si è formata e poi rinforzata la sinistra; i
cosiddetti « Nasseriani » di sinistra, il PC (partito comunista),
rOACL (= Organizzazione d’Azione dei Comunisti Libanesi), il
partito socialista di Jumblat. E
opportuno precisare alcune notizie su questa sinistra la cui costante crescita si spiega sotto
l’influsso sia delle contraddizioni interne del Libano, sia della
situazione internazionale.
Il PC è un piccolo partito, na
a partire dall’epoca delle Crociate, aderente a cattolicesimo romano. Per molti secoli convissero pacificamente, sulle montagne,
insieme coi drusi. Soltanto ver
so la metà del sec. XIX, i loro
rapporti coi drusi si guastarono,
per motivi non religiosi ma economici (Episodio del massacro di
maroniti da parte dei drusi nel
1860). Attualmente essi sono 6700.000.
2) I greco-ortodossi, comunità di formazione recente, concentrate prevalentemente nelle città, dedite soprattutto al commercio.
3) I greco-cattolici, 4) i protestanti, 5) i cattolici romani
(non maroniti) ed altri nuclei
numericamente molto minoritari. Vi sono anche circa 6.000 ebrei.
TERKITOglO serro CO/JTkclu> 41 ri avo
-----------------TRIPOLU
-Zone, tenue par -les .Palestiniens—
----et la gauche .libanaise
stiana maronita risultasse maggioritaria. Fu una grande operazione d’imperialismo economico,
per favorire gl’interessi non solo
della Francia, ma di tutte le grandi potenze occidentali. Infatti le
più grandi società multinazionali, negli ultimi 30 anni (ma anche
prima), per tutti i loro capitali
destinati al M. Oriente, preferivano il Libano, come sede di passaggio ad ogni altra regione,
Israele compreso. Di qui la formazione d’un’economia fittizia:
quella d’un paese reso relativamente ricco, senza struttura produttiva. A poco a poco si formò un’enorme borghesia terziaria parassitaria (Banche, Assicurazioni, Commerci), quasi intera"
mente monopolizzata dalle comunità cristiane. L’apparato statale
rimase, per molti anni, di tipo
paleo-capitalista, fortemente liberista, ridotto (se così si può
dire) al ruolo dei guardiani notturni. E per colmo di disgrazia
ma logicamente, la società rimase, nel suo complesso, divisa in
tribù di tipo feudale, all’arbitrio
di feudatari per lo più musulmani, ma anche cristiani. In poche
parole: un enorme apparato finanziario sovrapposto ad una società feudale arcaica.
Esistono però anche cristiani
poveri e musulmani ricchi. Esiste anche una piccola borghesia
cristiana, così come una grande,
grandissima feudalità musulmana. Tuttavia i proletari sfruttati
e i contadini sono, in massima
parte, musulmani.
La cartina qui sopra indica la situazione della guerra civile al
momento in cui essa ha iniziato la tregua che, salvo piccoli
spostamenti, dura tuttora. La freccia nera indica il nucleo palestinese nella montagna, che le forze siriane hanno occupalo
il 30.9. Questa zona, profonda circa 20 Km., era stata conquistata, nel marzo c.a., dai Palestinesi e libanesi di sinistra. È urta
zona di grande importanza strategica, permettendo il controllo
delle comunicazioni Beyrut-Damasco (che passano contiguamente a S.) Si noti che certe posizioni situate sui monti della
detta Zona, in particolare ad Mammana, erano diventate delle
minacciose basi di artiglieria.
Le ragioni del conflitto
deputati al Parlamento sono 100,
di cui più di 50 devono essere cristiani; il presidente della Repubblica deve sempre essere un maronista, il capo del governo un
sunnita, il presidente del parlamento sciita ecc. Le due confessioni sono ripartite numericarnente fra i deputati dei vari partiti, e lo stesso deve avvenire per
tutti gli impieghi statali: un
aspetto che presenta numerose e
singolari ana'ogie con quello,
tristemente celebre, detto del1’« apartheid » nel Sud-Africa.
4. Aspetto politico interno
lo al principio degli anni venti,
insieme all’omonimo partito siriano, legato più o meno all’URSS
e con caratteristiche vicine al
PCI. I « Nasseriani » di sinistra
formano un forte ed esteso ceppo nazionalista, nato sostanzialmente all’epoca della RAU ( = Repubblica Araba Unita, specie
di federazione fra Egitto e Siria,
che ebbe breve vita dal 1958 al
1961). Dalla fusione di un gruppo di nasseriani e di altro gruppo d’intellettuali marxisti di
estrema sinistra, il cosiddetto
«Liban Socialiste» deriva l’OACL,
poi legatosi all’FDPLP (= Fronte
Democratico popolare di Liberazione della Palestina), alla repubblica detta dello Yemen Popolare e al FLOGA (= Fronte di
Liberazione deH’Oman e del Golfo Arabico).
Ciò ch’e accaduto nel Libano
negli ultimi due anni, e soprattutto negli ultimi mesi, è una
grande tragedia: non dal punto
di vista numerico né da quello
politico, contrariamente a quello
che anche fu la tragedia del
Vietnam, ma per le ingiustizie e
le scelleratezze compiute.
Noi crediamo tuttavia che né
i sentimenti generici di simpatia
e di compianto, né quelli, certo
più diffìcili e più riposti, di corresponsabilità (nei limiti in cui
questa può essere da qualcuno
avvertita), e neppure i propositi
d’intervento umanitario presso
chi soffre (intervenire come? per
quale via? fino a che punto?),
siano sufficienti per passare poi
all’azione. Crediamo esser necessaria una comprensione, il più
possibile profonda e illuminata,
ed è a questo che è dedicata la
pagina del nostro settimanale
che qui presentiamo come primo, sommario e modesto contributo ad un approccio dal punto
di vista politico.
Il problema del Libano, anche
se, sulla scena internazionale (lo
ripetiamo), di ben modeste proporzioni, è tuttavia diffìcile a
comprendersi, soprattutto perché intimamente e sotterraneamente collegato al problema di
tutto il M. Oriente. Problema,
quest’ultimo, d’ampie proporzioni, con ramificazioni lontane nel
tempo e nello spazio.
Infatti il M. Oriente è fra i
luoghi di massima propagagnda
e impegno, sia degli USA che
dell’URSS. Sullo scacchiere sono
presenti i problemi del petrolio,
i problemi della questione araba, su cui s’innestano la questione d’Israele e quella del popolo
palestinese; il Libano, in particolare, è passato in brevissimo
tempo da una situazione da
« Svizzera del M. Oriente » ( com’è stato chiamato, con denominazione, in verità, alquanto impropria) a zona di guerra (una
posizione che presenta certe analog‘i3, per esemplificare, con
quella dell’Uruguay). A questo
ha contribuito una situazione interna, che vedeva il Libano in
un complicato equilibrio tra settori politici e religiosi, risultato
di una storia che è, da secoli, una storia di popolo «di confine»;
ed una situazione esterna che
vedeva specialmente nella Siria
una serie di contraddizioni tra
collocazione internazionale della
Siria stessa, e stato della lotta
di classe aH’interno del paese
(caratteristica del resto comune a tutti i paesi arabi « progressisti»). In particolare nel Libano venivano a legarsi, in una
miscela troppo pericolosa per
gl’interessi del capitale in primo luogo, e in secondo luogo
anche per gl’interessi di grande
potenza della stessa URSS, la
presenza della sinistra libanese
e quella della resistenza palestinese guidata dall’OLP. Una vittoria, o anche una semplice presenza significativa di queste forze coagulate, in uso solo dei
paesi arabi, avrebbe significato
una reazione a catena in tutti i
paesi arabi, e in definitiva anche nella politica di questi nei
confronti di un Israele che può
forse valutarsi come uno degli
anelli del « gendarme mondiale »
complessivo guidato dagli USA
(per la zona M. Orientale e per
l’Africa australe ; non a caso
Kissinger media in Africa australe, nel momento in cui la pressione sul Libano è forte e tocca
l’opinione pubblica mondiale).
Se questo è vero, come crediamo in buona misura, non si deve
considerare Israele come mediatore degl’interessi capitalistici in
modo analogo al Libano, come
molti sostengono. I due piccoli
Stati hanno infatti caratteristiche completamente diverse : il
Libano è (o meglio era fino a
pochi anni fa) una banca o un
complesso di banche e nulla
più, Israele è invece piuttosto
un esercito e un centro anche
industriale e politicamente influente a largo raggio.
Nella situazione complessiva
il Libano rappresentava, nello
stesso tempo, il luogo di massimo « pericolo » per la stabilità
e il luogo dove più era possibile
(sperabile, secondo alcuni) una
« soluzione rapida» per le caratteristiche composite e disomogenee della popolazione libanese e
per la possibilità d’isolare i fatdi classe con operazioni di unificazione su basi ideologiche (e
di fatto interclassiste) di spezzoni della comunità nazionale (sotto la direzione dei cristiani maroniti).
Dopo ciò, il discorso può dirsi
chiarificato fino al punto in cui
la situazione politica libanese è
precipitata, a seguito d’un fatto
terribilmente decisivo : l’ingresso, in massa, dei palestinesi orrendamente perseguitati da Re
Hussein di Giordania (settembre
1970). Di questo fatto parleremo in un prossimo articolo.
Tullio Viola
B Pagina curata da T. VIOLA, C. RAPINI, S. RIBET, Commissione di studio
del Concistoro della chiesa di Torino. La
documentazione prosegue nel prossimo
numero.