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Anno 119 - n. 37
23 settembre 1983
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Punti
di vista
DAL BOLLETTiNO DEL SERViZiO CRISTiANO DI RIESI
A più di due settimane dal tremendo abbattimento del Jumbo
sud-coreano mi sembra necessario tornare suU’argomento che,
giustamente, continua a tenere la
prima pagina dei giornali.
La rozzezza dell’URSS nel trattare con l’opinione pubblica mondiale (dovuta all’aver soppresso
la propria opinione pubblica interna), unita all’incapacità di ammettere un errore, è stata talmente evidente che per i giornalisti,
uomini politici e semplici cittadini è stato uno scherzo dimostrare al mondo o al proprio vicino che la logica, o meglio la follìa, che ha causato la morte di
269 persone è la logica e la follìa sovietica, punto e basta.
Gli Stati Uniti invece, con consmnata abilità ed efficienza, aiutati da quei giganti della tecnica
che sono i giapponesi, hanno rovesciato sul mondo un torrente
di informazioni e di registrazioni, ma questa massa di prove
schiaccianti non basta a toglierci un dubbio; che una delle funzioni di questo diluvio di dati,
ipotesi e deduzioni sia proprio
quella di nascondere qualche dato che cambierebbe il quadro davanti a quell’opinione pubblica
che in Occidente è orientata e
talvolta plasmata dai mass-media. E’ davvero possibile che un
aereo come il Jumbo 747 voli per
più di due ore fuori rotta di 500
km. senza accorgersene? Se non
sbaglio sarebbe un po’ come risalire il Mediterraneo scambiando ia costa dalmata per quella
tirrenica. Come mai i sistemi di
intercettazione hanno captato
solo la voce dei Mig: si parlava
davvero solo russo nel cielo di
Sakhalin quella notte? O dobbiamo davvero credere che un aereo con 4 sistemi radio indipendenti abbia volato sordo e muto
per ore? E’ stata veramente una
coincidenza il profondo e persistenté sconfinamento del Jumbo
da una parte e l’esperimento missilistico che doveva aver luogo
quella notte nelle basi russe dall’altra?
Porre queste domande significa
porre il problema se la logica
deU’abbattimento del Jumbo, di
cui i russi portano la pesantissima responsabiiità, non sia tuttavia una follìa binaria, fatta di
una spirale di azioni e reazioni
che non possono non portare a
incidenti di questa gravità se
non, domani, a raptus irreparabili.
Di fronte alla responsabilità
cosi plateale e smaccata dei
sovietici ritengo sia importante non dimenticare la responsabilità sottile e dissimulata degli americani. Mi si accuserà di
antiamericanismo. Dibattiamo
pure. Quello che non mi sento di
accettare è l’aflermazione che siamto di fronte a dei lupi essendo
dalla parte degli agnelli. Siamo
invece tra opposti branchi di lupi digrignanti, lupi noi stessi, se
non ci dissociamo. E’ bene che in
questo scorcio d’anno, che è certo il più pericoloso dalla fine
della II guerra mondiale, ci rendiamo conto che nulla è più terribilmente pericoloso — ma proprio nulla! — che continuare a
partecipare da una parte e dall’altra alla follìa dello squilibrio
del terrore. Ricordiamocene in
vista del 22 ottobre.
Franco Gìampìccoli
Utopia della disperazione
e utopia della speranza
Non mi pento di aver parlato dell’agape per 40 anni se comincia a farsi strada la persuasione
che la sola forza rivoluzionaria, seria e vera, è quella dell’amore legato all’annunzio di Cristo
Nell’evangelo l’annunzio riguarda tanto la salvezza personale
quanto quella dell’umanità. Le
due linee hanno fra esse una
stretta interazione. Occorre essere una nuova creatura per
partecipare al Regno. E per colui che è una nuova creatura
« le cose vecchie sono passate;
ecco son diventate nuove » (2
Cor. 5: 17), ciò che non gli permette d’esser rintanato nel ghetto della sua spiritualità, ma è
proiettato verso il nuovo di Cristo, verso il suo mondo dell’agape. Altrettanto colui che ascolta
e riceve l’annunzio del Regno,
del ’nuovo mondo’ di Cristo non
può far a meno di « mutar mentalità » (Marco 1: 15), cioè d’avere l’abito delle nozze (Matt. 22:
12) per il gran convito dello
Sposo.
La sottolineatura di un aspetto dell’evangelo a scapito dell’altro finisce con l’alterare la
completezza dell’annunzio e renderlo monco 0 zoppo. Lo si può
vedere continuamente anche nella vita delle chiese. In questi ul
timi anni si è parlato molto della linea verticale (relazione con
Dio) e di quella orizzontale (relazione con gli uomini), ma la
verticale senza l’orizzontale come l’orizzontale senza la verticale sono nulla. Paolo scrive:
« Cristo morì pe?' tutti, affinché
quelli che vivono non vivano più
per loro stessi, ma per Colui che
è morto e risuscitato per loro »
(2 Cor. 5: 15), cioè perché siano
le nuove membra del suo corpo
per la redenzione di tutti.
Fin qui cose dette e ridette
che sono chiacchiera se non trasferite concretamente nell’esistenza e vissute. Diciamolo una
volta di più: l’evangelo non è
dottrina, ma vita, poiché in Cristo « la Parola è stata fatta carne » (Giov. 1: 14). Se tutto ciò
è vero vuol dire che il credente
non può vivere la sua fede per
sé e nel suo intimo, bensì nella
società alla quale appartiene,
partecipando ad essa e dando il
suo contributo alla politica che
la orienta. Di più non può risolvere questa sua partecipazione
essendo separatamente credente
in chiesa e politico nella società,
ma nell’essere persona indivisa,
cioè credente impegnato nella
politica senza alcun complesso
verso gli altri.
L’« ispirazione
cristiana »
In un recente articolo il prof.
Giulio Girardi parla dell’impatto della fede nella politica adoperando per quest’ultima la qualifica di « ispirazione cristiana »,
politica di ispirazione cristiana.
Nell’ottimo articolo Fautore rileva la doppia possibilità sia di
cadere in un pericoloso integrismo, sia di arrivare ad una netta separazione fra fede e politica, separazione che è comprensibile tentazione di molti che
hanno rilevato quanto sia stata
deleteria nella Democrazia Cristiana questa mistura fra religione e giuoco politico. Proprio
per questo occorre chiarire che
DAI CULTI MATTUTINI DEL SINODO
Orìentati verso il futuro
Queste cose v’ho detto, stando ancora con voi; ma il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, egli vi
insegnerà ogni cosa e vi rammenterà tutto quello che v’ho detto.
10 vi lascio pace; vi do J'» ma raace. Io non vi do come il mondo dà.
11 vostro cuore non sia turbato e non si sgomenti. (Giov. 14 : 25-27).
Queste parole sono rivolte a
uomini che conoscono l'amarezza del dubbio e la tensione della
paura del futuro.
Nel suo discorso di commiato
Gesù considera tutta la nostra
realtà di creature fragili e vulnerabili. Tra di noi chi può affermare con assoluta certezza ài
non avere mai dubitato, vacillato e temuto? Ebbene, queste parole sono proprio rivolte a noi,
donne e uomini di questo tempo
di difficoltà, che soffriamo perché abbiamo la coscienza di essere poca cosa di fronte al mondo, alla vita, alla morte, di fronte a questa storia che stiamo vivendo e che sembra travolgerci
sempre di più.
Talvolta abbiamo l’impressione che le nostre difficoltà siano
degli ostacoli insormontabili.
Spesso non abbiamo risposte
agli interrogativi che il mondo
ci pone. Nel corso del nostro ultimo convegno pastorale qualcuno ha affermato che nella nostra
Chiesa domina una inquietante
mancanza di speranza ed i pastori sono spesso dei vinti. Abbiamo discusso a lungo di crisi
di identità dei pastori e di povertà spirituale. Altri però ha
affermato il contrario, ed abbiamo ricevuto delle belle ed edifi
canti testimonianze da parte di
pastori pieni di certezze, gioia
e amore per la propria missione.
Ebbene, come stanno le cose
in realtà? Che una situazione di
crisi esista nessuno può negarlo;
piuttosto occorre chiedersi se in
questa crisi noi siamo soli oppure il Signore in qualche modo
irrterviene ancora nella nostra
esistenza.
Di fronte alle parole di Gesù,
a queste sue promesse, non posso non sentirmi coinvolto. Credo di conoscere i miei dubbi, le
mie paure ed il mio timore di
solitudini incombenti, ma proprio per queste ragioni non posso che accogliere le parole di
Gesù come una promessa rivolta anche a me, uomo povero di
speranza, di forze, di futuro e
dall'incerto presente.
Sì, noi siamo tutti poveri di
fronte al Signore.
Lutero una volta ha scritto che
siamo dei mendicanti. Se consideriamo con attenzione la realtà che ci circonda, la sofferenza
del nostro prossimo, che troppo
spesso non sappiamo incontrare, e così pure ogni violenza che
si svolge davanti a noi, allora
sentiremo ancora di più il senso
di questa nostra povera solitudine.
Possiamo pensare che il nostro
è un tempo di assenza di Dio,
ma sappiamo che non è così.
Certo, questo è il tempo della
Chiesa, ma è altresì il tempo
della presenza di Dio in Spirito,
il tempo in cui soltanto la preghiera al Padre e la lettura umile ed attenta dell’Evangelo possono colmare il vuoto in cui
stiamo per sprofondare.
Gesù è presente; il Consolatore, lo Spirito Santo è Dio per noi,
è il Signore che ha memoria ed
interviene nelle nostre crisi, ci
parla attraverso la sua Parola,
rendendoci chiara la sua volontà
per noi. Lo Spirito Santo è anche la nostra mernoria quando,
stanchi e sfiduciati, dimentichiamo che la nostra vita non dipende né si esaurisce in un presente malvagio e doloroso che
siamo costretti a vivere.
Lo Spirito Santo ci orienta
verso il futuro, rende possibile
la speranza, trasforma il tempo
della Chiesa da realtà di disperazione in un tempo in cui è ancora possibile ascoltare le parole del Signore che ci dicono:
« Il vostro cuore non sia turbato; abbiate fede in Dio, e abbiate fede anche in me! ». Questo
tempo può essere quindi anche
il tempo della vace, il tempo in
cui la pace di Dio, nonostante i
conflitti esistenti, si manifesta e
governa la nostra vita. L'uomo
nuovo è l’uomo governato dalla
Antonio Adamo
(continua a pag. 12)
già nel termine di « ispirazione
cristiana » è insito il doppio pericolo denunziato.
L’espressione « ispirazione cristiana » è troppo vaga e si espone a molti equivoci. Non c’è,
perciò, da meravigliarsi che proprio nel partito che si autodefinisce di « ispirazione cristiana »
il Cristo è più spesso tradito,
non dico solo dai disonesti che
assumono questa presentazione
per loro interessi particolari, ma
anche dai non pochi integristi e
da quegli onesti parlamentari
che vogliono separare fede e politica. In realtà non è questione
di « ispirazione cristiana », ma
di comunione col Cristo vivente.
Infatti la vera testimonianza nella vita, e perciò nella politica,
sta nelFessere in comunione con
Cristo, così da esser fatti da Lui
suoi strumenti sia nelle parole
che nelle azioni le quali sono
vere ed efficaci solo se da Lui
mosse e condizionate. L’ispirazione cristiana può indurci alla
soddisfazione personale d’essere
inseriti in un’atmosfera idealmente buona, non atea né idolatra, ma solo la comunione col
Cristo mette in dubbio ogni autoconsolazione e ci getta nel mare aperto dell’impegno, in lotte
pericolose, ove ci può soccorrere solo Colui che cammina sulle
acque. Sulle acque perfide e terrificanti della storia umana. Colui che, nella chiesa, cerca il perdono e, partendo da esso, di essere un uomo nuovo non può,
senza rinnegare la sua fede, dimenticare l’impegno politico dalla parte degli oppressi, dei poveri, degli affamati. Nel passato, quando per scarsezza di informazioni, poco si conosceva di
quel che succedeva in altre nazioni, era naturale che l’impegno cristiano si rivolgesse al diseredati delle nostre città o regioni; ma, ora che il mondo è
divenuto vicino, la lotta essenziale è per la pace e per la libertà. Queste sono le vere battaglie
Tullio Vinay
(continua a pag. 12)
SOMMARIO
□ Per quale pace? di
Giorgio Spini, p. 3
□ Una Bibbia cattolica,
di Bruno Corsani, p. 6
□ Dio e Cesare, di Paolo
Ricca, p. 6
□ Un Sinodo di fronte
allo sfacelo, di Carlo
Gay, p. 7
□ Cronaca delle Valli,
pp. 9-11
□ Veleni, destinazione
Terzo Mondo, p. 12
2
2 fede e cultura
23 settembre 1983
_______prosegue il dibattito su rapporti interpersonali e fede evangelica
Tre modi di intendere fetica
Per comprendere la diversità
di posizioni, che si registrano nel
nostro ambiente evangelico in
campo etico, penso bisogna partire dalle differenze teologiche
che caratterizzano gli evangelici
di tutto il mondo.
1) Il fondamentalismo o letterallsmo biblico. Per un fondamentalista esiste Una logica continuità tra il testo biblico e le
sue scelte etiche. La Bibbia diventa un « manuale », per altro
depurato di alcuni libri o episodi
imbarazzanti (ad es. il Cantico
dei Cantici e le imprese amorose
del re Davide), valido in tutte le
circostanze. Non a caso, come
nel cattolicesimo, negli ambienti
« evangelica! » la sessualità è vista negativamente, ed il matrimonio è visto come il classico
« remedium concupiscientiae ».
Chi non fosse convinto, può ascoltare o leggere l’opinione di
qualche predicatore ai vari campeggi estivi giovanili delle chiese
evangeliche « non federate ».
2) Il liberalismo teologico. Gesù come Maestro, un semplice
punto di orientamento valido per
la cultura occidentale (è la pratica dell’umanesimo cristiano che
sta alla base degli incontri di
preghiera ecumenici tra cristiani
e fedeli di altre religioni). In questa concezione dell’evento salvifico, la scelta etica avviene in un
campo per così dire « puramente
umano »; infatti il riferimento
alla novità rappresentata da Gesù Cristo, non è decisivo, ma
semplicemente orientativo. Non
ci si deve stupire poi se certe
prese di posizione, che si vogliono far passare per «evangeliche».
sono la copia esatta di quelle fatte proprie dall’area « radical-ecologista » in Europa. Per quanto possa sembrare strano, nonostante i nostri documenti o prese di posizione siano sostanzialmente «barthiani», poi, nella pratica, vi sono atteggiamenti di
stampo liberale.
3) L’etica della responsabilità.
La scelta etica è sì im « atto puramente umano », ma illuminato
dalla possibilità effettiva della
grazia di Dio in Gesù Cristo. In
questa direzione si è mosso il
Sinodo nell’affrontare, alcuni anni fa, lo spinoso problema dell’aborto e così, mi pare, abbia
fatto, nei suoi recenti sermoni
il Direttore del nostro giornale.
Una etica responsabile, sa comprendere tutte le situazioni umane, le prende «sul serio»; ma,
me lo consentano gli « psicoterapeuti », sa dare anche indicazioni « positive » per contribuire
a fare uscire le persone dallo
«stato di crisi». Diciamo la verità; molti vanno dallo psicoterapeuta, per « sentirsi rafforzati nel
loro stato permanente di crisi »;
un pastore, pur nello sforzo della comprensione fraterna, non
può non indicare nell’extra nos,
in Gesù Cristo, una possibilità effettiva di suneramento della crisi. Il mio augurio è che, nella discussione sull’etica, accanto a posizioni di tipo « psicologico », vi
sia comprensione per una impostazione teologica, forse la più
diffìcile e rischiosa sul piano umano, ma l’unica corretta da un
punto di vista evangelico.
Eugenio Stretti
Famiglia è difficile
Un lettore, reagendo ad alcuni cenni critici sul come una
scelta della professione in alternativa alla famiglia possa fornire alibi e coprire fallimenti (Rovetto: «E’ giusto dare premi e
punizioni ai nostri bambini? », La
Scuola domenicale, luglio 1983),
scrive:
Premetto che sono un padre
di quattro figli, cui non ho insegnato né l’amore per il denaro, né per il successo; ho un
rnatrimonio felice, non ho rimpianti per nessuna carriera, ma
sento ugualmente di dover prendere le difese di coloro che non
ritengono oggi di poter conciliare le esigenze di una vocazione professionale con quelle di
una famiglia.
Le condizioni che la società
industrialmente avanzata delle
città grandi e medie offre a chi
vuole formarsi una famiglia con
figli (le convivenze a due sono
matrimoni di fatto, ma non sono farniglie) sono semplicemente proibitive oggi. Crisi degli alloggi, costi altissimi e crescenti
per la formazione di un minimo di suppellettile, complicazione enorme della vita associata,
mancanza o scarsa qualità dei
servizi sociali, crisi dell’autorità
familiare, conseguenze disastrose nei rapporti coniugali del
femminismo più estremo (almeno nei ceti medi, di cui evidentemente stiamo implicitamente
parlando). Questi dati di fatto
esistono, non possono essere
scavalcati.
Non possiamo perciò a cuor
NOVITÀ’
Per il 5” centenario della nascita
JAMES ATKINSON
LUTERO
la parola scatenata
L’uomo e il pensiero
pp. 488, 120 ili. -f- 16 tav. f.t., cop. a colori, L. 18.000
Un libro chiaro, acuto e semplice per « capire » Lutero. Non
una delle solite « biografie », ma un itinerario spirituale dell’uomo che ha inaugurato il mondo moderno.
Come Giosuè, Lutero ha guidato il popolo di Dio alla scoperta
del nuovo mondo della teologia biblica. Ogni cristiano, prima
o poi, deve misurarsi con Lutero e, nel momento attuale del
dialogo ecumenico, più presto lo si fa, meglio è. « Anche se è
morto, Lutero vive».
Il libro — di grande leggibilità — è arricchito da circa 150
illustrazioni non comuni e da un breve sommario delle principali opere di Lutero.
Un bel libro-regalo che non dovrebbe mancare in nessuna famiglia evangelica!
CLAUDIANA - Via Pr. Tommaso 1 - 10125 TORINO
ccp 20780102
leggero rimproverare coloro che
tra vocazione professionale e
matrimonio e famiglia hanno
scelto e tanto più sceglieranno in
avvenire la prima. Se sono dei
credenti, chiederanno al Signore la grazia necessaria per vivere fedelmente la loro vocazione.
Se vogliamo esser sinceri con
noi stessi e con le nostre chiese, questa cruda alternativa si
sta ponendo già ora anche tra
vocazione pastorale e famiglia.
Le condizioni che abbiamo descritto sopra la pongono oggettivamente e le nostre comunità
evangeliche abituate ai pastori
sposati dovranno domandarsi se
oggi le dure difficoltà della vita
odierna non ci costringono ad
accettare la prospettiva di pastori, uomini e donne, non sposati per amore del Regno che
viene e totalmente disponibili
per il servizio. Nella nostra Facoltà gli studenti che si decidessero per tale scelta non dovrebbero essere oggetto di scherno!
Meglio eunuchi per il Regno
che infelici per il peso di matrimoni e di famiglie insopportabili...
Vorrei sapere il parere di qualche fratello sull’argomento.
Giacomo Quartino
Convegno pastorale
E’ stata una iniziativa saggia
e quanto mai opportuna quella
promossa dalla Tavola Valdese
di convocare, alla vigilia dell’apertura del Sinodo, un Convegno
fra pastori sul tema « Etica pastorale ».
Era più che necessario che tutti i pastori si incontrassero fraternamente per confrontarsi su
quello che io ritengo la posizione predominante nell’esercizio
del loro ministero. Appunto la
loro « etica », ovvero non tanto la
loro condotta morale (la quale
è ovviamente riconosciuta), bensì il « come » il pastore può affrontare i problemi che egli incontra nei suoi rapporti « persona con persona» in conformità
all’insegnamento di Gesù e nello
spirito della Sua parola.
E’ noto a tutti che il peso più
gravoso che un pastore deve portare nel corso della sua missione nella chiesa non è quello —
sia pure di primaria importanza
— della predicazione dal pulpito,
ma la sua azione, il suo comportamento di fronte a situazioni
morali oltre che spirituali alle
quali egli è chiamato a dover rispondere con la messa in pratica
dei princìpi evangelici della fede, della speranza e deH’amore
•fraterno.
In questi ultimi anni è emerso nelle nostre chiese (e non solo in esse) un accentuarsi della
necessità di sviluppare il principio dell’azione verso il « sociale »
(in senso di collettività), accantonando il valore dell’opera verso il
« privato ». Cioè, a mio parere,
si cercherebbe di guardare alla
« massa » dimenticando il « singolo » con tutti i problemi ch’esso possiede.
Non pongo affatto in discussione la riconosciuta validità dell’azione verso l’esterno, verso i
problemi sempre più minacciosi che assillano la vita associata. Problemi quanto mai attuali
di carattere politico, sociale, militare, economico, che provocano
affanni, tribolazioni, ansietà e
paure nei popoli e fra le nazioni;
problemi pei quali l’intera chiesa (non solo i pastori) è chiamata ad operare in nome della pace, della giustizia e dei diritti
dell’uomo. Ed è bene e inevitabile che la chiesa non si sottragga a tali impegni. Io ne sono
d’accordo.
Pur tuttavia ho il timore che
non tenendo conto in modo adeguato la cura che il pastore deve avere per ogni singolo fratello o sorella nelle sue necessità
di qualsiasi specie (crisi morale,
crisi spirituale, ed anche materiali), ci si riduca a diventare dei
freddi « teorici » — o anche dei
colti teologi — anziché degli autentici « pastori » consacrati al
servizio di chi ha « fame e sete »,
di chi è « infermo, nudo o carcerato » in senso figurato ed anche reale, nella chiesa e fuori di
essa.
Gradirei che il tema deH’etica
pastorale (o se vogliamo della
teologia pratica) non lo si ritenesse esaurito nel Convegno pastorale del 19 agosto a Torre
Penice, ma fosse dibattuto ulteriormente sul nostro giornale
« Eco-Luce » e che, prima del Sinodo 1984, si ripetesse la preziosa esperienza di un secondo incontro pastoraie con la partecipazione anche di non pastori. L’etica evangelica è di tutti!
Giuseppe Anziani
A colloquio
con i lettori
L'ANNUARIO
Dopo aver letto l'annuncio pubblicitario sul giornale in merito alla nuova
stampa dell'Annuario delle Chiese e Opere Cristiane Evangeliche esistenti in
Italia mi sono precipitosamente recato
alla « Claudiana » per procurarmene una preziosa copia.
A fianco degli ottimi libri che periodicamente la Claudiana stampa e mette a disposizione del suo pubblico, oserei dire che l'aver ristampato dopo
dieci anni un più aggiornato annuario
sia stato II miglior libro, questo è inteso che è un mio punto di vista che
vale quel che vale, personalmente definisco l'Annuario l'indispensabile Dizionario per il Protestante Italiano, il
lavoro veramente laborioso che è stato
compiuto è sicuramente lodevole.
Speriamo che almeno ogni due anni
ci sia una revisione sempre più aggiornata sulla vita e situazione delle
nostre chiese, alfin di permettere una
conoscenza sempre maggiore nel nostro ambito.
Concludendo desidero esprimere a
Lei Egr. Direttore ed ai suoi collaboratori Il mio sincero augurio di lavoro
e ricche benedizioni in Cristo.
Ivo Blandino, S. Antonino di Susa
VISTOSI RITARDI
Caro Direttore,
ho letto con Interesse il servizio
su Comiso (La Luce, nn. 32/33). Permette tuttavia a me, non credente lettore occasionale della stampa evangelica, di esporLe due considerazioni:
1) che gli evangelici siano una componente attiva nel movimento per la
pace, non può che rallegrare. Si dovrebbe però manifestare anche in periferia pari adesione e partecipazione:
perlomeno rispetto alla conoscenza delle realtà che vivo, si verificano vistosi
ritardi nelle vostre organizzazioni;
2) nell'articolo di cui sopra, sarebbe
stato opportuno esplicitare la responsabilità delle cariche. Le Intese sono da
più parti considerate tappe essenziali
di crescita democratica complessiva del
Paese. Ritengo potranno realmente essere tali solo se nascono da un’autonoma capacità di giudizio e di informazione.
La ringrazio, caro Direttore, dell'attenzione e, mi auguro, dell'ospitalità.
Fraterni e cordiali saluti.
Alberto Scaramuccia, La Spezia
ABBONAMENTI ’84
L’importo degli abbonamenti
per il 1984 è riportato d’ora in
poi nel tassello redazionale dell’ultima pagina. Consultatelo!
IPOTESI DI SPIEGAZIONE PER IL CALO DELLA NATALITÀ’
Il rifiuto del figlio
Sulla rivista « Il Ponte » dello
scorso maggio Ilaria Borlotti riferisce che nel trentennale della
propria attività l’Aiecs (Associazione italiana educazione contraccettiva sessuale) di Milano
ha condotto un’indagine chiedendo alle sue utenti, sulla base
della loro esperienza personale e
di quella dei loro amici, perché
in Italia le coppie hanno ridotto
così drasticamente il numero dei
figli.
Una metà « ha risposto con
crudezza e realismo "un figlio
costa troppo”, oppure “non si
trova casa”, confermando una
battuta che sembrava paradossale: “Non alla pillola si deve la
caduta del tasso di natalità in
Italia, ma all’equo canone” ».
Dopo aver riscontrato tra gli
altri motivi rilevanti la realizzazione della donna nel lavoro.
per cui « il rifiuto del figlio viene
vissuto come rifiuto di abdicare
a un ruolo autonomo nella famiglia e nella società », la Borletti affronta la risposta più delicata, quella del terzo circa che
ha scelto tra le risposte offerte
quella che dice « il futuro è incerto ». Paura degli arsenali atomici? Forse, ma può essere una
interpretazione semplicistica. La
ri-sposta, osserva la commentatrice, «la si può leggere anche
come sintomo della crisi di valori un ternpo certi e indiscussi.
Incerto è il futuro perché incerti sono i valori. E più che mai
incerto è il ruolo-valore del genitore che ha tentato con risultati deludenti di trasformarsi da
educatore, perciò trasmettitore
di valori positivi che la società
riconosceva e non più riconosce
come tali, in amico, confidente,
compagno dei figli: un rapporto
difficilissimo, forse impossibile
perché contraddice il tradizionale, biologico conflitto generazionale. Confusamente si avverte che è venuta meno la spinta
culturale e antropologica, che dava per naturale, indiscutibile, il
passaggio dei valori da una generazione all’altra, perché questa è stata la storia dell’uomo e
che gli permetteva di fare figli
a iosa, nonostante le calamità
naturali o provocate dall’uomo:
pestilenze, carestie, guerre... Tempi ben più incerti e bui e terribili ha passato l’umanità e tuttavia non ha mai rinunciato alla
vocazione biologica di tramandarsi ed eternarsi in un erede.
Perché dunque il rifiuto del figlio? Il rifiuto del figliò appare
come il sintomo inquietante di
una rivoluzione esistenziale: una
ipotesi non del tutto temeraria
perché nasce dal confronto di alcune centinaia ■ di questionari.
Vale la pena di meditarci sopra ».
3
23 settembre 1983
fede e cultura 3
IL RAPPORTO TRA PACE E IDEOLOGIA LENINISTA
TRA I LIBRI
.à-.
Per quale pace?
La preghiera come
Un’ipotesi di spiegazione del fatto che in Italia le manifestazioni per capacità di silenzio
la pace degli evangelici hanno incontrato meno consenso che altrove
Da certi resoconti sulla «Luce»
e certi interventi al Sinodo si ha
l’impressione che le manifestazioni per la pace degli evangelici
italiani non abbiano suscitato un
consenso così largo come quello
avuto da manifestazioni analoghe in America, in Gran Bretagna, in Germania. La causa dì
ciò non può consister nel fatto
che gli italiani sono più guerrieri
e meno pacifici degli americani,
dei bi'itannici o dei tedeschi.
Dunque va cercata in altri fattori
e tra questi v’è senza dubbio la
carenza nel nostro paese di una
tradizione di movimenti pacifisti,
come quella che negli Stati Uniti, in Inghilterra, in Germania risale fino ai secc. XVI o XVII e
alle ali più radicali della Riforma. Da noi manca persino una
tradizione giuridica e politica, in
materia di arbitrato internazionale e di ripudio della guerra,
co.sì forte come quella formatasi
sul terreno protestante angloamericano. Non abbiamo mai avuto statisti come Gladstone,
Bryan, Wilson: abbiamo avuto
Giolitti col « parecchio » o Mussolini con l’Impero sui colli fatali. Non direi però che « La Luce », « Gioventù Evangelica »,
«Com-Nuovi tempi» o le trasmissioni di « Protestantesimo » abbiano fatto molto per illuminare
i nostri connazionali in proposito. Come è noto, il demonio sta
di casa negli Stati Uniti ed è molto cristiano trattare come « stercus diaboli » qualunque cosa abbia sentore di americano. Però
un tantinello più di informazio
EBREI E CRISTIANI
Riconciliarsi
per la pace
Nel momento in cui l’umanità
ha sviluppato un potenziale di
distruzione che può annientare
il mondo intero, la ricerca della
pace è divenuta più urgente che
mai, in primo luogo per gli Ebrei
e i Cristiani che hanno in proposito una responsabilità speciale.
Lo ha affermato con forza il
Consiglio internazionale dei Cristiani e degli Ebrei (ICCJ) nel
Convegno internazionale tenutosi ad Amersfoort in Olanda dal
21 al 24 agosto sul tema « La ricerca della pace: la nostra responsabilità come Ebrei e come
Cristiani ».
« Se gli Ebrei e i Cristiani vogliono affrontare il problema
della pace, devono innanzitutto
realizzare quella pace che è stata del tutto assente nei loro rapporti nel corso di questi duemila anni dì storia ». Questa la proposta di fondo emersa dal Convegno, che si è articolato in riunioni assembleari ed in gruppi di
studio (7 in tutto) che hanno
toccato i vari punti della questione, tra cui quello particolarmente spinoso de « La pace nel
Medio Oriente». DaH’Incontro è
emersa la necessità di superare
la fase attuale delle timide aperture reciproche, per procedere
invece verso la piena riconciliazione e la cooperazione. Spesso
è infatti risuonato nelle aule dei
lavori Cappello affinché « gli
Ebrei e i Cristiani rinnovino le
loro relazioni e, alla luce delle
rispettive tradizioni si incontrino sul terreno delle loro responsabilità presenti sul tema della
pace». (Adista)
ne, in certi casi, non farebbe
troppo male.
Va però tenuto conto anche
della lunga associazione fra il
termine stesso « pace» e la dottrina leninista deH’imperialismo,
che v’è stata nel nostro paese
dalla II Guerra Mondiale in poi
e non v’è stata o quasi in America, in Gran Bretagna e nella Germania Occidentale. Oltre alla presenza del più forte partito comunista dell’Europa dopo quello sovietico, v’è stata in Italia un’egemonia leninista ben più ampia
dell’ambito specificamente comunista. Leninisti non furono solo
Gramsci e Togliatti: furono anche socialisti come Basso e cattolici come quelli che nel Sessantotto e dintorni sognarono sogni
cino-cristiani: non parliamo poi
delle Brigate Rosse e simili. E’
naturale che gli italiani associno
quasi inconsciamente ogni discorso sulla pace a discorsi leninisti e poiché l’indice di ascolto
di questi è decrescente, ascoltino
poco anche quello, specie se fatto da evangelici.
Settanta e più anni or sono Lenin annunziò il crollo imminente
del capitalismo, entrato ormai
nella sua fase ultima, cioè la fase imperialistica, produttrice necessaria di guerre. La via della
pace consìsteva nel rovesciamento dialettico della guerra imperialista degli stati in guerra civile rivoluzionaria, guidata da
un partito di « rivoluzionari professionali » con ferrea disciplina
fino alla distruzione del capitalismo e aH’avvento di un’altrettanto ferrea dittatura del proletariato. Ciò avrebbe avuto costi
umani elevati, ma sempre meno
atroci che l’agonia del capitalismo e le guerre da essa scatenate.
Alla luce di questi principi i
missili di Comiso sono per la
guerra imperialistica e quindi
esecrabili mentre quelli sovietici
sono per la pace e quindi lodevoli. Presumibilmente la posizione della maggioranza degli evangelici sui missili di Comiso è un
po’ diversa da questa. Ma una
maggiore chiarezza in proposito
sarebbe giovevole.
Dobbiamo avere l’onestà intellettuale di riconoscere che la
dottrina leninista è stata vera
per una lunga stagione. Ci sono
state davvero due ^erre mondiali fra gli stati capitalistici che
hanno seminato decine di milioni di cadaveri: c’è stata davvero una crisi economica mondia
le così spaventosa come quella
iniziata nel 1929 dal crollo dì
Wall Street: ci sono state davvero ^erre anti-colonialiste e rivoluzionarie in quantità dopo la
II Guerra Mondiale che hanno
condotto davvero all’avvento di
dittature di ferro. Non si ha il
diritto di chiedere atti di contrizione a chi sia stato su posizioni leniniste durante quella
tragica stagione. Però quella star
gione è finita e chi afferma, come Enrico Berlinguer, che un
ciclo storico aperto dalla Rivoluzione di Ottobre è chiuso, dice
verità lapalissiana. Il modo capitalistico di produzione ha subito forti modificazioni per la
pressione del movimento dei lavoratoti, ma non è morto. Lo
standard di vita di paesi economicamente avanzati come l’Italia
è cresciuto a dismisura senza rivoluzioni né dittature. Ma soprattutto la dottrina leninista è
a pezzi per quanto riguarda la
pace. Non c’è il minimo rischio
di guerra fra stati come la Francia e la Germania o il Giappone
e l’Inghilterra, ma c’è tensione
furibonda tra Mosca e Pechino
e guerra per interposta persona
in Vietnam e Cambogia. C’è
guerra nel Corno d’Africa tra
abissini, somali, eritrei, benché
si richiamino tutti a ideologie
rivoluzionarie, e c’è guerra in
Afghanistan. Un regime militare
combatte i lavoratori in Polonia
e truppe sovietiche tengono incatenata la Cecoslovacchia. Di
fronte ad un disastro di queste
proporzioni planetarie è inutile
fare finta di nulla e rimasticare
frasi sull’imperialismo ormai prive di senso. L’imica cosa seria da
fare è scindere chiaramente la
causa della pace, che ha tutto
l’avvenire davanti a sé, eia quella della dottrina leninista che di
futuro non ne ha alcuno.
Ci sarebbe un’altra cosa tremendamente seria da fare e cioè
aprire un serio dibattito teoretico, cercando dì capire su quali
coordinate ideali ci si debba, attestare dopo il crollo verticale
del leninismo. Porse dei cristiani, abituati a negarsi al culto degli idoli, specie se protestanti e
quindi disposti a rimettere tutto
in discussione, potrebbero avere
un ruolo di avanguardia in questo senso. A patto però di avere chiaro noi stessi che quelli
che erano sermoni di avanguardia venti anni fa, oggi stanno
diventando sermoni dì retroguardia.
Giorgio Spini
Su un numero di molti anni
fa de ’La Luce’, in un articolo
dedicato a Karl Barth si riportava un suo testo sulla preghiera il quale, in sostanza, almeno
questo è quanto è rimasto nel
mio ricordo, era concentrato sul
significato di profonda aspirazione al Signore che può avere
un sospiro, un oh sussurrato,
un attimo solo di profondo silenzio e di intensa concentrazione.
Fui impressionato dalla idea
di preghiera come capacità di
silenzio e quella scoperta fu per
me un fatto illuminante.
Oggi leggendo questo libro
prezioso che esce in una collana ’difficile’. Sinopia a cura di
Massimo Cacciali ho ritrovato le ragioni anche teoriche di
quel valore insieme a quello che
può essere definito il paradosso
della preghiera cristiana, la quale 'per i padri siriaci, ma non
solo per loro, non ha una vera
necessità e non ha quindi un vero significato’.
Mi pare che il fatto più rilevante di questo libro al di là
delle parole dei Padri sia che la
’lettura’ di questi testi antichi e
la lóro interpretazione, direi intensa interpretazione, è fatta da
due voci inequivocabilmente laiche come Sergio Quinzio e Giorgio Agamben che intervengono,
dopo i brani scelti, con un discorso generale sulla preghiera
fatto da due diversi punti di vista. I testi che sono oggetto del
libro sono ima raccolta di perle
{Margaritae, appunto) di antichi
padri siriaci che sono stati avvicinati fra loro per la tematica comune: la preghiera.
I testi sono ardui e a volte
addirittura aspri alla comprensione e testimoniano di come
questi monaci, vissuti fra il IV
e il IX secolo, si fossero posto in
profondo il problema della preghiera e della sua complessità
di significato all’interno della visione cristiana della vita. L’intenso profumo che emana da
questi brani, sottolineato dall’attento commento del traduttore
Paolo Bettiolo, apparirebbe scontato date le dimensioni temporali e spirituali che insieme ci
separano e ci legano a queste
esperienze di vita, se essi non ci
proponessero problematiche, dilemmi, intuizioni capaci di mettere in crisi tante nostre costruzioni di comodo, tanta nostra
povertà, tanta nostra ineraia spirituale. Intervenendo quindi nel
profondo della nostra vita_ cristiana. Quello perciò che mi pare da segnalare in questa breve
ECUMENE
Contro mafia e camorra
Oltre cento persone — informa
l’agenzia nev della Federazione
chiese evangeliche in Italia —
hanno partecipato, tra il 29 e il
31 luglio, ad un convegno sul tema « Mafia e Camorra », organizzato presso il centro evangelico
di Ecumene, a Velletri. Un tema
che la cronaca aveva riproposto
come assai scottante proprio alla vigil:- del convegno: partecipanti e relatori sono giunti a Velletri quasi contemporaneamente
alle drammatiche immagini dell’ultima strage mafiosa a Palermo.
La relazione introduttiva è stata svolta da Isaia Sales, responsabile regionale del PCI campano
ed autore di un recente studio
sulla camorra. Sono seguite alcune comunicazioni, delle quali
particolarmente dibattuta è sta
ta quella inviata da Mario Mineo
di « Praxis ». A conclusione dei
lavori, i partecipanti al seminario hanno prodotto un documento riassuntivo. « Mafia e camorra — vi si legge — in tempi ed
in forme diverse hanno rappresentato il tentativo di costruire
un potere alternativo a quello locale, giocando le i^roprie possibilità in quei vuoti profondi creati dall’assenza o dalla presenza
distorta dello Stato ». Un carattere alternativo che non indica però una loro lontananza «dalle
forme del potere economico effettivamente esistente nel Mezzogiorno. Anzi, la commistione è
continua: mafia e camorra hanno sempre posseduto una dimensione che in questo senso è profondamente politica ». La vita
delle due organizzazioni criminali «appare organicamente le
gata — dice il documento — ai
limiti ed alle degenerazioni che
ancora ha, in un paese come il
nostro, là vita democratica con
gli elementi di trasparenza e di
pubblicità che essa porta dentro
di sé. Non a caso si sono individuate, in questi ultimissimi tempi, connessioni ambigue fra mafia, camorra e poteri occulti che
hanno influenzato almeno in parte la storia più recente della nostra società (si pensi alla vicenda della P2 e a quella del banchiere Calvi) ». Anche per questi
motivi, osserva il documento,
non è solo « con la repressione
diretta che si può immaginare di
avere definitivamente ragione di
questi poteri: è la crescita di una
democrazia reale l’elemento verso il quale bisogna spingere l’iniziativa di tutte le forze interessate al cambiamento».
nota è il modo come le proble^
matiche, i dilemmi, le intuizioni
contenute nei testi sono stati recepiti nei due commenti.
L’estasi
A proposito del silenzio di cui
parlavo in principio vorrei cominciare dalle pagine di Giorno Agamben che concludono ■ il
libro.
Egli parte indagando il significato di preghiera come esperienza di linguaggio rifacendosi
ad una attenta lettura di alcune
pagine di Hegel ma la intensità
di pensiero dei padri siriaci va
molto al di là di una chiave interpretativa di questo tipo, per
attingere le esperienze estreme
del silenzio e dello stupore. Il silenzio come luogo abissale della
nascita del linguaggio, che Agamben pensa di riconoscere in
quella che i padri descrivono come preghiera spirituale, e lo stupore che ’nella recisione delle parole sulle labbra’ permette alla
iptelligenza di vedere in sé l’annullamento di ogni mistero. In
questo senso — continua Agamben — l’estasi, lungi dall’essere,
secondo la rappresentazione corrente in una cultura che ha perso ogni coscienza delle proprie
tradizioni di pensiero, una torbida esperienza psicologica, è veramente la esperienza hegeliana
del puro concetto.
La conclusione di Agamben è
problematica e paradossale e
tenta di rispondere con una domanda alla provocazione radicale che questi testi (dove la esperienza mistica sembra saldarsi
con quella della filosofia) ci rivolgono. Non è forse possibile,
capovolgendo tutti i termini del
ragionamento sul linguaggio condotti attraverso i passaggi del
silenzio e dello stupore che ritroviamo la semplice abituale
parola deU’uomo?
La grande
contraddizione
Le pagine di Quinzio hanno connessioni più dirette con le tematiche esistenziali della preghiera.
Esse appaiono tutte concentrate sul significato biblico della
preghiera stessa come confessione di debolezza e di povertà, significato questo paradossalmente contestato da alcuni testi qui
riportati: ’e come colui che è diventato uno con Cristo, propriamente pregherebbe?’. Infatti queste antiche meditazioni sembrano avere intuito l’intima contraddittorietà della preghiera cristiana. Perché Giovanni di Dalyatha avvicina due passi tanto
contraddittori come: « il Padre
vostro che è in cielo sa quello
che è necessario prima che voi
lo chiediate (Matteo 6; 8) » e
« pregate e non cessate (I Tess.
5:17)»?
Mar Isacco di Ninive cerca dì
giustificare la necessità della invocazione al Signore ma non trova altro che ragioni di convenienza e Abba Isaia stenta a
scorgere un vero rapporto fra
gli sforzi di iierfezione dell’asceta e l’assoluta trasformazione
che opererebbe gratuitamente in
lui la misericordia di Dio.
« Preghiera continua e meraviglia in Dio » dice ancora Giovanni di Dalyatha e Quinzio conclude affermando che questa
grande contraddizione cristiana
’sboccherà nel « simul iustus et
peccator » luterano’.
Carlo Bassi
1 Mabcaritae, Testi siriani sulla
preghiera a cura di Paolo Bettiolo,
commenti di Giorgio Agamben e Sergio Quinzio, Arsenale Editrice, Venezia
1983, L. 12.000.
4
4 vita delle chiese
23 settembre 1983
2° CONVEGNO NAZIONALE PER LA
COSTITUZIONE DELL’ASSOCIAZIONE
EVANGELICA DI VOLONTARIATO
FIRENZE 8-9 OTTOBRE
I partecipanti al primo convegno sul volontariato tenutosi in primavera
a Firenze decidevano di reincontrarsi nella stessa sede in autunno per
un assemblea costitutiva della Associazione di volontariato tra gli evangelici.
Che cosa si farà quindi durante questo convegno?
Anzitutto si discuterà la bozza di statuto e le osservazioni sullo stesso che ci sono pervenute da organismi o da singoli interessati. Indi si
approverà lo statuto definitivo, si darà un nome alla associazione e si
fisserà la sede.
Dopo questo, alla presenza di un notaio, si costituirà ufficialmente
1 associazione, si eleggerà il Consiglio di Amministrazione e si nomineranno i revisori dei conti.
Stabiliremo poi la quota di associazione annuale sia per gli Enti che
che per i singoli e discuteremo le prime norme di funzionamento dell’associazione (regolamento), le proposte di convenzione con gli enti nei
quali i volontari andranno ad operare ed i tempi ed i modi per istituire
il corso di formazione...
Come si fa ad aderire aiia Associazione?
Con una semplice lettera, ciascuna struttura od Ente o singolo dichiarerà di accettare e successivamente verserà la quota di associazione
annua. Saranno soci fondatori coloro i quali presenzieranno l’assemblea
costitutiva, (ricordarsi per questo di portare con sé un documento personale, il proprio codice fiscale e quello deH’Ente che si rappresenta). Coloro che non potessero presenziare potranno ugualmente aderire all’associazione, sempre con lettera scritta e col versamento della quota annuale
che verrà stabilita.
Come ci si prenota per il convegno?
Scrivendo o telefonando a: Centro Giovanile Protestante, via de’ Serragli 49 - FIRENZE 50124 - Telefono 055/212576 precisando se si prevede
di prendere i pasti in comune e se si ha la necessità di essere ospitati.
Prevedendo una certa affluenza, tutti coloro che saranno presso amici
0 parenti sono pregati ugualmente di darne comunicazione all’atto della
iscrizione.
1 INCONTaO DEI RESPONSABILI DELLE STRUTTURE
RICETTIVE EVANGELICHE
FIRENZE 9 ottobre ore 14.30-18
Cogliendo l’occasione del convegno sul volontariato riteniamo cosa
utile avere un pomeriggio di confronto su tutti I temi che Interessano i
gestori di case per ferie evangelici.
Per informazioni rivolgersi a: Adriano bongo. Foresteria Valdese, via
Arnaud 34, 10066 Torre Pellice, telefono 0121/91801 oppure 91550.
SCUOLA LATINA
Inaugurato l’anno
scolastico ’83-’84
Con una simpatica e semplice
cerimonia si è inaugurato l’anno
scolastico alla Scuola Latina di
Pomaretto. Un centinaio i presenti, il past. Paolo Ribet ha esordito con una breve meditazione
sui primi versetti del capitolo 12
della lettera di Paolo ai Romani.
In questa lettera l’apostolo esorta i credenti di Roma ad offrire
se stessi in sacrificio vivente a
Dio. Questo non significa prendere la parola sacrificio nella sua
accezione peggiore, quasi che la
fede sia un qualcosa di triste e
che fa soffrire, quanto piuttosto
che tutta la nostra vita deve essere vissuta davanti a Dio in un
confronto con la sua Parola. Questo vale per gli adulti e per i
ragazzi: in ogni ora del giorno,
quando si gioca come quando si
studia, noi siamo davanti al Signore il quale ci ha affidato alcuni doni che noi dobbiaino saper mettere a frutto. Il past. Ribet ha terminato sostenendo che
lo scopo di quella scuola che è
la vita, deve essere la ricerca
della volontà di Dio. Tra i banchi, anche i ragazzi della Scuola
Latina devono saper vivere questa scuola.
Dopo il breve culto iniziale, sono state presentate alcune diapositive che raccontano la vita di
Lutero attraverso i luoghi in cui
egli ha vissuto. Dopo il saluto
da parte del Comitato del Collegio e della Scuola Latina, portato dar past. Marco Ayassot, la
Preside, prof. Amalia Geymet Panerò, ha letto una relazione del
corpo insegnante sull’anno passato e sulle prospettive per il futuro. Dalle parole pronunciate
dalla prof. Geymet traspariva una certa preoccupazione ed amarezza: eli sforzi fatti dal corpo
inscenante per dare un insegnamento valido e vario, essa diceva, non sembrano essere seguiti
col dovuto interesse da genitori
ed allievi. Come non guardare
al futuro con preoccupazione,
visti i segnali negativi che giungono da più parti (diminuzione
della popolazione scolastica, necessità di imporre una retta per
la frequenza)? Se si vuole che la
Scuola Latina prosegua nel suo
mandato, ha concluso la Preside,
occorre che tutti, professori, allievi e genitori, ci si stringa attorno alla Scuola con rinnovata
volontà ed affetto. Su questa nota di ottimismo preoccupato (se
mi si passa l’immagine) si è chiusa la cerimonia ufficiale. Nel ritornare a casa ognuno avrà pensato a questa mano che la Scuola Latina tende verso il territorio per ricevere aiuto, per poter
dare di più e meglio.
P. R.
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Missione nel Lesotho
TORRE PELLICE — Dopo la
pausa estiva, le attività riprendono con un calendario che è
contenuto nella Fiaccola, in distribuzione a cura degli anziani.
Durante l’estate, un momento
molto significativo per la nostra
comunità si è avuto durante il
culto del 21 agosto, quando la
sorella Laura Nisbet, in partenza per il Lesotho, ha ricevuto il
saluto della chiesa. Laura Nisbet
ha ricordato che nel 1883 partiva il pastore Weitzecker, allora
pastore di Torre Pellice, come
primo missionario valdese in
Lesotho. Al termine del culto è
stata consegnata alla nostra sorella la colletta domenicale.
• Tutta la comunità è riconoscente alle sorelle dell’Unione
del Cucito, che per una settimana intera, durante il Sinodo, si
sono prodigate per il buon esito del tradizionale Bazar. Un secondo ringraziamento va rivolto
a quei membri di chiesa che si
sono resi disponibili per collaborare alla realizzazione della
Giornata dell’Eco.
• Sabato 8 ottobre prossimo
avrà luogo, alle ore 20,30 alla Casa Unionista^ l’Assemblea di
Chiesa, dedicata alla futura sistemazione della Scuola di Santa Margherita.
• I membri di chiesa del quartiere dei Chabriols stanno provvedendo al restauro della scuola : domenica 2 ottobre, durante
un incontro comunitario, il nuovo locale sarà inaugurato.
• I monitori della scuola domenicale sono convocati sabato 1° ottobre alle ore 15,30 per
programmare l’attività.
Incidente stradale
PRAROSTINO — Il nostro
fratello Bruno Robert, membro
dell’Unione Giovanile, è stato
vittima di un grave incidente
stradale. La sera di lunedì 5 settembre, dopo una giornata di la
voro a San Germano, Bruno si
recava a bordo della sua «Vespa» a Pinerolo, percorrendo la
strada dell’Inverso. Nei pressi
della località Cìaurina è stato
investito da una macchina; l’urto è stato violento, e Bnmo ha
riportato varie gravi ferite. Soccorso dai vicini attirati dalle sue
grida di aiuto, è stato trasportato prima al nronto soccorso di
Pinerolo e poi, in serata, a Torino, al C.T.O., ove è stato operato alcuni giorni dopo a tutte
e due le gambe. A Bruno l’augurio di una perfetta guarigione,
ai genitori e agli amici che lo
assistono, le forze di cui hanno
bisogno in simili circostanze, a
tutti assicuriamo che la comunità è vicina con tutto l’affetto
e con le preghiere di intercessione.
Lutto. Il nostro fratello Paget
Luigi (Viget) ci ha lasciati per
rispondere alla suprema chiamata, il 10 settembre, alla Masera
(Garduña) presso il fratello O
reste che lo aveva accolto e assistito dopo un lungo ricovero
all’Ospedale Agnelli di Pinerolo.
I funerali si sono svolti lunedì
12 sett. a San Bartolomeo.
Ai familiari in lutto, la nostra
simpatia cristiana.
Gita nelle Langhe
ANGROGNA — Per domenica
25 settembre l’Unione Femminile
organizza una gita nelle Langhe
(Alba, Zoo di Murazzano, Castello di Barolo), pic-nic.
Partenza alle 8 dalla piazza.
Le iscrizioni sono ancora aperte
presso il Presbiterio.
• Partecipazione e fraternità
per la serata di sabato scorso
nel Tempio del Serre con la corale « La Vigneronne » di Lonay
Morges (Svizzera) e il Coro Alpino Val Pellice : tornate presto !
• Ci siamo raccolti, venerdì
16, intorno al messaggio di Cristo per i funerali di Carlo Luigi
Monnet, deceduto improvvisamente a 78 anni alle Casse, in al
ta Val d’Angrogna, dove risiedeva col fratello Stefano. Ai familiari l’espressione della nostra
solidarietà.
• Nel culto di domenica 18
settembre che aveva per tema
«la terra è di Dio» (Salmo 24)
abbiamo ascoltato, dopo la predicazione, una testimonianza dal
Brasile sull’azione della locale
chiesa luterana — che conta un
milione di membri e tra questi
moltissimi sono di origine italiana — a favore della cooperativizzazione del mondo contadino.
Graditi ospiti
POMARETTO — Per il quarto
anno consecutivo abbiamo avuto
fra noi un gruppo di giovani
olandesi guidati dal prof. Gerard
van Bruggen.
Ospitati presso il Convitto, essi hanno dato tre giorni delle
loro vacanze per lavorare per
noi, rimettendo a nuovo i locali
delle attività al Clot di Inverso
Pinasca.
Hanno poi partecipato alle varie attività della comunità portando un messaggio di gioia e di
fede attraverso il canto.
Al Paure, un pranzo comunitario, cui hanno partecipato circa
80 persone, è servito per esprimere loro la nostra riconoscenza
e per fraternizzare, al di là della
difficoltà della lingua. Sta ora
concretizzandosi un progetto di
« vacanze comunitarie » in Olanda per l’anno prossimo.
'• Diversi lutti: sono venuti a
rnancare all’affetto dei loro cari: Alice Grill in Gull deceduta
in Svizzera a Zurigo dove si era
stabilita, (oriunda del Clot Boulard); Vittorio Coucourde di Inverso Pinasca (Fleccia); Hubert
Harmand di Castelnuovo di Pinasca.
La comunità esprime tutta la
sua simpatia cristiana ai familiari di questi nostri fratelli e sorelle scomparsi. La comunità esprime anche la sua simpatia a
Ida e Arturo Gardiol di Pomaretto per la dipartenza della mamma.
• Domenica 11 settembre è
stato benedetto il matrimonio
di De Mar Danilo di Porosa Argentina con Ribet Marina di Inverso Pinasca (Clot).
• Domenica 18 settembre durante il culto è stato benedetto
il matrimonio di Thomas Elser
con Grotzinger Ulla ambedùe
della Germania, residenti presso
il Convitto Valdese di Pomaretto.
Thomas che ha funzioni di 2° pastore a Pomaretto e Ulla che presta un servizio di volontariato
presso l’Uliveto, sono stati festeggia'-i con un’agape fraterna
circondati da un buon numero
di Pomarini. Erano anche presenti un gruppo di tedeschi venuti a Pomaretto per l’occasione ed un gruppo del personale
dell’Uliveto.
A queste due coppie di sposi
la Comunità porge i più fervidi
auguri di felicità e di bene.
Nozze d’oro
SAN SECONDO DI PINERO
LO — I coniugi Avondetto Emilio e Mary del quartiere di Miradolo, hanno festeggiato domenica scorsa le loro nozze d’oro.
Li abbiamo salutati dopo il culto, al quale essi hanno partecipato per esprimere a Dio la loro riconoscenza; ci uniamo alla
loro gioia e chiediamo al Signore di benedire ancora per lunghi
anni la loro unione.
Venerdì 23 settembre
n GIORNATA DELL’ECO
DELLE VALLI VALDESI
TORRE PELLICE — Alle ore 21 tutti I
collaboratori della recente giornata dell'Eco delle Valli si trovano presso la
Casa Unionista per una valutazione dell’Iniziativa e per gettare uno sguardo
sul futuro.
Sabato 24 settembre
n TELEPINEROLO
CANALE 56 - 36
Alle ore 19 va in onda la trasmissione « Confrontiamoci con l'Evangelo •
(a cura di Marco Ayassot, Attilio Fornerone e Paolo Ribet).
Domenica 25 settembre
□ RADIO KOALA
FM 96.700 - 90300
93700
Alle ore 12.30 (circa): Culto Evangelico a cura delle Chiese Valdesi del II
Circuito.
n INCONTRO SUI
MATRIMONI
INTERCONFESSIONALI
PINEROLO — Alle ore 15 presso la
Parrocchia di San Lazzaro (Via San
Lazzaro 3) riprendono gli incontri sui
matrimoni interconfessionali.
Ordine del Giorno:
1) Valutazione incontri 82-83;
2) Proposte per 83-84;
3) Come coinvolgere le comunità locali.
n INCONTRO MONITORI
li E MI CIRCUITO
POMARETTO — il 2” e il 3° Circuito
organizzano presso II Convitto, un incontro dei monitori, in vista della ripresa della Scuola Domenicale. Il programma è il seguente;
— La figura di Abramo nell’Antico e
nel Nuovo Testamento;
— Riflessione su esperienze nella presentazione delia figura di Abramo
negli anni passati;
•— Esperienza di animazione.
L'incontro inizierà alle ore 14.30 e
terminerà per cena.
Mercoledì 28 settembre
□ INCONTRO PASTORI E
PREDICATORI LOCALI
DEL 1° CIRCUITO
LUSERNA SAN GIOVANNI — I colloqui circuitali di studio e di programmazione dei culti riprendono alle 9.15
presso l'ospitale Presbiterio di Luserna
San Giovanni. Particolarmente importante è questa prima riunione — a cui
i predicatori locali e i pastori emeriti
ed in attività sono invitati caldamente
— per definire il calendario di attività
dei prossimi tre mesi.
_______Sabato 1 ottobre__________
□ CONVEGNO MONITORI
1° CIRCUITO
TORRE PELLICE — Alle ore 16.30
presso la Casa Unionista si incontreranno i monitori delle scuole domenicali del r Circuito per prendere visione del programma annuale. Il Convegno
terminerà alle ore 19.
I-A 7 0 4 5
MIRAMARE
DI RIMINI
VI* SAHSINÌ.-IS
TÉLE* (05AT)
69
32548
A 50 metri dalla spiaggia — ambiente familiare — ottimi i
servizi e il trattamento.
5
23 settembre 1983
vita delle chiese 5
IMPRESSIONI DEGLI INVITATI AL SINODO
Lo spettro del '39
Durante i lavori del Sinodo
abbiamo contattato Glen Williams, segretario generale della
Conferenza Europea delle Chiese,
che ha sede a Ginevra, chiedendogli di sintetizzare per i nostri
lettori le sue impressioni.
« Sono tornato al vostro Sinodo — dice Williams — dopo una
assenza di 5 anni e sono rimasto
favorevolmente colpito dal fatto
che in questi anni si è cercato di
modificare in meglio i metodi di
lavoro, penso per esempio al lavoro in gruppi o alla riuscita serata su Lutero. Certamente il Sinodo ha un’agenda di lavori sempre molto zeppa e quindi bisognerà continuare a riflettere anche sui metodi per migliorare
l’approfondimento. In sostanza
direi che, quest’anno, le passioni
sono state molto contenute e si è
cercato di affrontare i temi in discussione con oggettività ».
Il saluto di Williams ai ’’sinodali” è stato, a più riprese, citato
nel corso dei dibattiti. Si trattava, in realtà, di qualcosa di più
che un semplice saluto. « Sì, —
dice Williams — ho voluto attirare l’attenzione su due punti
che mi paiono importanti: l’unità e la pace. Vedo queste due
realtà intrecciate. Credo che il
grande dono che le chiese potrebbero offrire al mondo in questo
momento sia una testimonianza
della loro unità. Bisognerebbe dimostrare al mondo che nella
fede cristiana c’è una sete di unità che non si trova da nessuna
Chiese vacanti
La Tavola proclama la vacanza della Chiesa di S. Secondo, a partire
dal 1.10.83, La designazione del nuovo pastore dovrà aver luogo entro il
18.12.83 In base agli articoli 12, 13, 14 del Regolamento sulle chiese locali valdesi.
La Tavola proclama la vacanza della Chiesa di Milano, a partire dal
1.10.84. La designazione del nuovo pastore dovrà aver luogo entro il 18.12
1983 in base agli articoli 12, 13, 14 del Regolamento sulle chiese locali
valdesi.
La Tavola proclama la vacanza della Chiesa di Roma, via IV Novembre,
a partire dal 1.10.84. La designazione del nuovo pastore dovrà aver luogo
entro II 18.12.83 in base agli articoli 12, 13, 14 del Regolamento sulle
chiese locali valdesi
La Tavola proclama la vacanza della Chiesa di Bergamo, a partire dal
1.10.84. La designazione del nuovo pastore dovrà aver luogo entro il 18.12
1983 in base agli articoli 12, 13, 14 del Regolamento sulle chiese locali
valdesi.
La Tavola proclama la vacanza della Chiesa di Palermo, via Spezio,
a partire dal 1,10.84. La designazione del nuovo pastore dovrà aver luogo
entro il 18.12.83, in base agli articoli 12, 13, 14 del Regolamento sulle
chiese locali valdesi.
La Tavola, in ottemperanza a quanto stabilito da 43/SI/83, 44/SI/83,
45/SI/83, 46/SI/83, proclama la vacanza della cattedra di Teologia Pratica
della Facoltà di Teologia.
altra parte. In questo senso vorrei segnalare l’incontro che avremo, esattamente tra un anno, a
Riva del Garda come Consiglio
Europeo delle Chiese, cui partecipano chiese dell’ Est e dell’Ovest, per realizzare, anche con
i cattolici, un commentario unitario del Credo: questo sarebbe
un segno di unità ».
Ma ancora più urgente è il tema della pace su cui il Sinodo
ha, a lungo, riflettuto. « Infatti —
prosegue Williams — siamo in
una pericolosa situazione di polarizzazione rampante. E’ in atto
il tentativo diabolico di separare
l’Est dall’Ovest, il Nord dal Sud
e in questo quadro drammatico
ritengo che le chiese possono fare molto. Quando rifletto sulla
nostra situazione di oggi mi viene in mente la situazione del
1939 quando si aveva l’impressione di scivolare progressivamente senza potere far nulla per
fermarci nella corsa verso l’abisso. Nei miei frequenti viaggi all’Est come all’Ovest registro questa paura, questa apprensione di
essere in una situazione che sta
precipitando. Naturalmente mi
rendo benissimo conto che rispetto al '39 la situazione è diversa,
ma sia allora che oggi viviamo
questo slittamento verso l’abisso.
Cosa fare quindi? Credo che le
chiese dovrebbero cercare di
mettere in crisi questa rigida
polarizzazione trasformandola in
una cooperazione. Forse è un traguardo utopico ma dall’altra parte non si DUO più andare avanti
con questa tremenda tensione tra
Est e Ovest. Per cercare di superare questa paralisi stiamo organizzando una consultazione sui
problemi del bacino del Mediterraneo insieme al Consiglio delle
chiese del Medio Oriente e alla
Conferenza delle chiese del Nord
Africa. Un primo passo per capire le tensioni e i pericoli realmente minaccianti la pace e un
impegno a superarli insieme » P.
RICORDO DI MARIETTA DELLA NOCCIA, PALOMBARO
Quando la fede costava
E’ avvilente constatare che la
maggior parte delle cronache inviate da qui al nostro giornale
contiene il racconto del funerale celebrato per uno dei nostri
vecchi membri di chiesa che ci
hanno lasciato. La vita delle n^
sire piccole comunità e ricca di
fatti di ogni genere. I protestanti, specialmente qui nel sud, hanno una esistenza piena di episodi passati e presenti che meriterebbero assai più spazio sulla
nostra stampa. La testimonianza che danno, in condizioni spesso precarie, della propria fede
meriterebbe molto più che un
breve necrologio a funerali conclusi. Perché nessuno mi ha mai
chiesto — e neppure io ho mai
pensato — di scrivere qualche rigo sulla testimonianza che Manetta ha reso per una \unpa e
travagliata intera vita all Evangelo del Regno?
Eppure quanta stona Manetta
ha scritto insieme alla sua famiglia ed alla comunità di Palombaro! Eppure è stata protagonista lucida e fervente di un
Tempo che molti dovrebbero assolutamente conoscere. Il teinpo della militanza e della resistenza. Quando la testimonianza attiva della propria fede costava sovente lacrime e solitudine. Quando anche all’interno
del paesello — e spesso della famiglia! — la intransigente militanza (e Marietta intransigente era fino all’arroganza!) costava incomprensioni, se non
perfino odio durissimo, da parte dei chiusi cattolici nostrani.
E oggi che devo ricordare Marietta non So quel che devo scrivere prima di lei. Ho conosciuto la sua famiglia da bambino.
Una di quelle famiglie che riempivano mezza chiesa. E non solo numericamente. Una famiglia
di operai. Antifascisti durante il
fascismo, come quasi tutti gli
evangelici di Palombaro. Fratelli e sorelle per i quali le estenuanti discussioni sull’impegno
politico del cristiano erano questione risolta d’istinto senza distin.guo e senza ipocrisie. Se vi
fosse stata negli anni della loro
giovinezza una predicazione tendente a dare una base teologica
alla loro duplice scelta di credenti e di compagni, se qualche
pastore avesse seminato, agli inizi del secolo, Evangelo e socialismo con la stessa voce e le
stesse mani, se fossero stati
ideologizzati negli anni della conversione, tutto questo non fu
mai argomento di conversazione con Marietta. Era — ed è restato per quelli della sua condizione e della sua generazione —
un dato acquisito sul quale nemmeno valeva la pena di spendere tempo. Nel meridione più arretrato e più sfruttato, tra gente
provata da ogni miseria e da
ogni sventura, la scelta di campo dell’Evangelo e del socialismo era una scelta semplice. Mai
semplicistica. Sarebbe antistorico, oltre che ingeneroso verso
fratelli e sorelle che hanno pagato doppiamente per la loro
doppia militanza, considerare
con la sufficienza del pane sicu
ro e del rispetto « del mondo »
un impegno al limite del fanatismo.
Marietta pagò caro, da sempre. Come tutti gli altri. A volte
più di tutti. I figli emigrati. Uno
morto giovanissimo in Svizzera,
sul lavoro, lasciando una vedova con due figlie piccoline. E in
quella sua casa di vedova, di
madre sola, in quella casa di
donne e bambine piegate dal dolore. non venne mai meno la fede e l’impegno. Anzi vi era una
nota di orgoglio e di sfida che a
volte sorprendeva gli altri, a volte indispettiva. Quasi che non
ci si rendesse conto come una
donna semplice e incolta potesse avere tanto coraggio e tanta
iattanza da resistere alle prove.
Quella casa era una specie di
fortino. Vi erano asserragliate
creature da sempre, per generazioni e generazioni, avvezze a
lottare, a difendersi da ogni sorta di mali e di soprusi. In quella casa vi era la chiara consapevolezza che bisogna resistere
contro ogni male ed anzi che bisogna lottare con tutte le forze
contro ogni male.
Non tutti intendevano questo
aspetto quasi battagliero dell’Evangelo. Marietta ha lottato fin
che ha potuto. Quando le sue forze son venute meno, quella casa
ha perduto vigore e gli altri superstiti hanno abbandonato la
lotta. Ma Dio conosce come e
quando i semi di Marietta metteranno radici e germogli nuovi.
INTEGRAZIONE VALDESE-METODISTA
Scambi a Palermo
/ rapporti tra Valdesi e Metodisti a Palermo hanno conosciuto
vicende alterne e reciproche ospitalità non sempre facili. L’integrazione, che si è realizzata negli ultimi anni è quindi un episodio che
si innesta su una ben più lunga storia che vai la pena di ripercorrere sulla base di due relazioni, l’una stilata da un gruppo comprendente due membri del Concistoro della Chiesa valdese di via Spezio l’altra approvata all’unanimità dai due consigli di chiesa di Palermo-Noce e in seguito dalla assemblea di chiesa del 29 maggio 19»J.
Me stralciamo Vessenziule che ci pare più illustrativo della, particolare situazione in cui è vissuta Vintegrazione a Palermo di quanto
non siano singole risposte al nostro questionario.
Dal ’43 al ’73
Durante l’ultimo conflitto mondiale la comunità valdese di Palermo ebbe (nel 1943) il tempio
danneggiato da un’incursione aerea, e restò senza pastore (il pastore Neri Giampiccoli era andato al Nord a visitare la famiglia
e restò tagliato fuori). Essendovi
un tempio e un pastore metodista i membri valdesi cominciarono a frequentare quella comunità. Nel 1944, a titolo personale,
non sapendo dove andare, arriva
a Palermo il past. Davide Cielo
e va ad abitare dai parenti della
moglie e trova: comunità dispersa, tempio danneggiato, appartamento pastorale occupato
da una famiglia.
Si incontra con alcuni membri
del consiglio di chiesa e assieme
cercano di « recuperare» i membri della comunità (con disappunto dei metodisti). Con l’aiuto
di alcuni cappellani militari alleati riparano alla meglio i danni
subiti dal tempio.
1946: arriva come pastore R.
Comba, seguito (1948) da G. Mathieu e Grassi nella chiesa metodista. I rapporti tra le due co^
munità (valdese e metodista) si
rasserenano, si hanno scambi di
pulpito, attività evangeliche in
comune.
1968: ritornano contrasti per
vedute politiche diverse e vari
piccoli fatti locali.
1973: la chiesa metodista vende i locali di Palermo e il gruppetto rimasto con il suo pastore
chiede ed ottiene di poter usufruire dei locali di culto valdesi
la domenica pomeriggio per il loro culto.
Questo per un anno, infatti nel
1974 decidono di unirsi al nascente centro di evangelizzazione valdese a « La Noce ».
I rapporti tra la chiesa valdese di via Spezio e quelle de « La
Noce » sono di buon vicinato: ci
si invita vicendevolmente, ma
ognuno segue i propri programmi.
Dal ’74 ad oggi
Nuovi telefoni
Conseguenza di questa grave
perdita fu per la comunità metodista un indebolimento nella
sua compagine. Ma la chiusura
della chiesa metodista e la demolizione del suo tempio fu nella
nostra città una sconfitta ed un
indebolimento di tutto l’evangelismo palermitano.
Era ovvio che i fratelli metodisti chiedessero alla cornunità
valdese di Via Spezio ospitalità
per il culto domenicale. L’ubicazione della chiesa metodista era
molto vicina a quella valdese ed
entrambe facilmente accessibili
coi servizi pubblici.
I culti metodisti presieduti dal
pastore A. Manocchio ebbero
luogo per qualche tempo nel po
meriggio di domenica nel tempio
di Via Spezio.
Tuttavia si lamentò ben presto
l’inconveniente dei culti pomeridiani che risultarono scarsamente frequentati.
Nel frattempo la costruzione
della nuova sede del centro diaconale era giunta a compimento
e il centro di evangelipazione
riprendeva la sua attività.
Si convenne coi fratelli metodisti di fare insieme i culti domenicali e che i due pastori metodista e valdese si sarebbero alternati nella predicazione.
Nonostante la partecipazione
delle due componenti all’inizio i
culti domenicali furono scarsamente frequentati.
Dopo tre anni il past. A. Mp
nocchio fu trasferito a La Spezia
e il pastore Panasela si occupò
anche della comunità metodista.
In questi ultimi anni il numero delle frequenze ai culti è aumentato. La componente metodista si è accresciuta di qualche
unità e quella valdese (dopo un
periodo di stasi) si è ricomposta
in modo da raggiungere il numero previsto dai RR.OQ. per
essere riconosciuta dalla Conferenza Distrettuale di Ecumene
del 4-6 giugno 1982, come chiesa
regolarmente costituita.
Innestiamo a questo punto la
relazione di Palermo-Noce.
Nel 1974 la chiesa metodista
di Palermo rimase priva del suo
bel tempio sito in Via Rosolino
Pilo, in una posizione centrale
della città, strategicamente adatta per un’opera di testimonianza
evangelica.
La vendita dell’immobile che
comprendeva oltre il tempio,
l’abitazione del pastore, un giardino e delle casette a piano terra, e la conseguente demolizione
di tutto, fu determinata da motivi finanziari.
Dopo circa un decennio di attività in comune, possiamo dire
che la collaborazione fra le due
componenti è stata buona, nositiva e ha notevolmente contribuito al consolidamento di una Comunità Evangelica che rende
buona testimonianza nel quartiere e nella città.
Riteniamo tipica l’esperienza
che abbiamo fatto a Palermo.
Infatti:
1) sul piano locale non ha
comportato cambiamenti nella
struttura delle due componenti
che hanno mantenuto ciascuna
la propria identità: due consigli
di chiesa con sedute congiunte —
assemblee di chiesa congiunte e
separate, casse separate e collette con alterna attribuzione;
FIRENZE — Dal 28 luglio sono cambiati alcuni numeri telefonici :
Chiesa Valdese (via Manzoni
21): 24.77.800.
Centro Sociale Evangelico (via
Manzoni 21): 24.78.476.
Istituto Ferretti (via S. PelliGian Franco Santolerico 2): 24.78.135.
2) il problema dell’« integrazioiic » non è stato affrontato su
un piano teorico, secondo schemi
prefissi, ma nella reciproca comprensione, nella fraternità, nel
rispetto di punti di vista talvolta
diversi. Se qualche volta c’è stata qualche tensione ciò va attribuito a fattori estranei al nostro
ambiente. Tuttavia la nostra compagine in questo decennio si è
rafforzata e una testimonianza
comune è stata resa possibile.
6
6 prospettive bibliche
23 settembre 1983
Quando ero pastore a Torino,
c era una Bibbia delle « paoline »
che costava mille lire. Ora la
stessa editrice lancia una nuova
Bibbia che ne costa diecimila —
e bisogna gridare al miracolo editoriale, perché è un volume di
P.iV 4^ duemila pagine, carta sottilissima, solidamente rilegato, di
cm. 14x20. Ma questo è solo il
lato formale. Più interessante è
il contenuto: infatti questa traduzione è frutto del lavoro di 29
biblisti che tra il 1967 e il 1980
hanno tradotto ciascuno uno o
più libri della Bibbia pubblicandoli in 48 volumetti con introduzioni e note. Allora si chiamava
« Nuovissima Versione della Bibbia ». Introduzione, traduzione e
note, per ciascun libro biblico,
erano opera dello stesso autore,
e talvolta costituivano quasi un
vero e proprio commentario. Ho
sott’occhio, mentre scrivo, il voi.
36 (Giovanni) curato da G. Segnila, e segnalo che l’introduzione era di 138 pagine, mentre traduzione e note ne occupavano altre 350. Alcuni dei volumi relativi alTA.T. sono stati recensiti da
Soggin su « Protestantesimo ».
Il difetto della « Nuovissima
Versione della Bibbia » era il suo
ingombro (48 volumetti). Le paoline promettono di ristamparli
presto in soli tre grandi volumi.
Ma la Bibbia di carattere più popolare è il frutto di quel lavoro:
infatti riproduce quella traduzione, mentre le introduzioni e le note hanno dovuto essere rifatte
appositamente in forma molto
più breve e più omogenea e con
carattere esplicativo-pastorale, da
sei biblisti (Girlanda, Gironi, Pasquero, Ravasi, Rossano, Virgulin).
Questo è certamente un peccato, anche se inevitabile: il mate
NUOVA EDIZIONE LANCIATA DALLE PAOLINE
Una Bibbia cattoiica
riale era troppo, e forse anche
troppo difficile per una Bibbia
popolare. Rimane il fatto che le
introduzioni e le note erano nate
con la traduzione, e questa senza quelle rischia di rimanere sospesa nel vuoto, perché le note
- fatte dal traduttore - potevano
spiegare le scelte da lui fatte. E
c'è anche il rischio che ora le
note, fatte da un altro, abbiano
un orientamento diverso da
quello che ha presieduto alla traduzione.
Devo aggiungere che la traduzione non è passata nella nuova
Bibbia « tale e quale ». Come testo sì, ma non come disposizione
grafica: nei volumetti veniva
messo in risalto il parallelismo
poetico di molti brani evangelici
o epistolari, mentre nella recente
« Bibbia » la forma strofica è
stata molto sacrificata, specialmente per il N.T.
La traduzione
Che dire della traduzione? E’
in lingua leggibile e scorrevole,
ma non semplificata sintatticamente o terminológicamente come la TILC. Ma a parte questa
considerazione di carattere generale, il fatto che essa sia opera di
29 traduttori diversi impedisce
di dare una valutazione critica
complessiva. I commenti che si
possono fare, valgono per i sin
goli traduttori; e la valutazione
(di critica o di consenso) data su
un passo non può essere trasferita all'insieme dell’opera.
Prendiamo per es. le più note
questioni critiche: il passo dell'angelo di Giov. 5: 4 è tradotto
fra parentesi quadre, con una
buona nota. Invece il passo della
donna adultera (Giov. 7: 53-8:
11) appare senza parentesi quadre, ma anche questo con una
nota corretta. Marco 16: 9-20 di
nuovo senza parentesi quadre e
con una nota un po’ sfuggente.
L’interpolazione di I Giov. 5: 7s.
non è nel testo, ed è citata in nota con una spiegazione molto
buona sulla sua (tardiva) origine. La stessa varietà si nota nel
rnodo di tradurre certe parole
difficili: in Rom. 6: 19 è rimasta
la parola « carne », mentre in
Gal. 1: 16 è stata resa con « non
consultai alcun uomo » (ma perché « non consultai nessuno »?);
in I Cor. 1: 29 « nessuno » mentre in I Cor. 15: 50 è rimasto « la
carne e il sangue». In Gal. 5:
18-24 si usa sempre « carne », .ma
con una buona nota che spiega
che la contrapposizione non è tra
la parte materiale dell’uomo e
la sua parte spirituale, bensì tra
lo Spirito Santo, principio della
vita nuova, e l’io egoistico che
cerca la propria affermazione.
In At. 20:20 non si traduce
« vescovi » ma « sorveglianti », e
in Fil. 1:1 «episcopi». Però la
nota a quest’ultimo passo parla
di ima « gerarchia ecclesiastica »
e dice che « si andava definendo
la figura di quelli che saranno
poi chiamati vescovi e diaconi »:
ma non è anticipare troppo le
cose?
Metanoia è tradotto « conversione » in Matt. 3: 8; in Matt. 3:
11 è girato così: « Vi battezzo in
acqua perché vi convertiate ». In
Luca 3: 8 i « frutti degni di ravvedimento » sono diventati « Dimostrate piuttosto con i fatti che
siete veramente convertiti ».
In Giov. 3:3 e 3: 7 si usa
l’espressione « nascere dall’alto »
(e non: di nuovo).
Passi controversi
Ma vogliamo saggiare anche
qualche passo controverso?
Ottimo Isaia 7: 14: «Ecco la
giovane donna concepisce e partorisce un figlio... ». La tradizionale allusione alla vergine, basata sul greco dei « Settanta », non
è ricordata nemmeno in nota.
Ottimo pure Matt. 1: 25 « Ma non
si accostò a lei fino alla nascita
del figlio che egli chiamò Gesù ».
Qui la nota invece è tradizionalcattolica. In Matt. 12: 46; 13:
55-56 e Me. 6: 3 i fratelli e le sorelle di Gesù sono nominati senza reticenza, e senza riserve nella
nota. Lo stesso in Giov. 7: 3.5.10
(dove però il titoletto del para
grafo è « Gesù e i parenti »). In
Luca 1: 28 sono tradizionali sia
la traduzione che la nota, e così
anche in Matt. 16: 17-19 (Çietro
viene costituito come successore
di Gesù, e le promesse valgono
anche per i successori di Pietro).
In I Cor. 9:5, prima della parola « sorella » il greco ha anche la
parola gyne, che (come dice l’autorevole Bible de Jérusalem, cattolica) si può anche tradurre:
« une épouse chrétienne. De toute façon, pour cette tâche consistant à les décharger des problèmes matériels, les apôtres mariés,
comme Céphas (Pierre), choisissaient normalement leur épouse »
(ed. 1973, p. 1655). Saltando la parola gyné, la Bibbia delle « paoline » traduce: « Non abbiamo noi
il diritto di condurre con noi una
sorella, come fanno gli altri apostoli, e i fratelli del Signore, e
Cefa? ». La nota è in armonia
con questa traduzione: Una sorella, cioè qualche donna cristiana, accompagnava...
Concludendo:
La traduzione che soddisfa
tutti su tutti i punti non ci sarà
mai, perché le esigenze formali
(di stile, di modernità, di solennità ecc.) e quelle sostanziali
(aderenza al testo, coerenza, libertà dalle influenze confessionali) sono troppo varie e numerose
per poter essere soddisfatte in
un’unica pubblicazione. Qui mi
sembra che le esigenze formali
siano rispettate. Quelle sostanziali variano da libro a libro, da
traduttore a traduttore. E’ comunque una Bibbia in più offerta
ai lettori italiani, e se ne potrà
anche discutere più facilmente
perché non ha né l’anonimato né
l’ufficialità di quella — pur pregevole — della CEI.
Bruno Oorsani
DIO E CESARE - 1
Marco 12: 13-17
E ^ gli mandarono alcuni dei Farisei e
degli Erodiani per coglierlo in parole. Ed
essi, venuti, gli dissero: Maestro, noi sappiamo che tu sei verace, e che non ti curi
d’alcuno, perché non guardi all’apparenza
delle persone, ma insegni la via di Dio secondo verità. E’ egli lecito pagare il tributo a Cesare o no? Dobbiamo darlo o
non darlo? Ma egli, conosciuta la loro
ipocrisia, disse loro; Perché mi tentate?
Portatemi un denaro, ch’io lo vegga. Ed essi glielo portarono. Ed egli disse loro: Di
chi è questa effigie e questa iscrizione?
Essi gli dissero: Di Cesare. Allora Gesù
disse loro: Rendete a Cesare quel ch’è di
Cesare, e a Dio quel ch’è di Dio. Ed essi
si maravigliarono di lui.
a cura di Gino Conte
Su questo testo cruciale, il prof. Paolo Ricca ha tenuto uno studio biblico alla
sessione 1979 del SAE, Segretariato Attività Ecumeniche, alla Mendola. Siamo grati di
poterlo riportare in questo numero e nel prossimo.
Rispondendo: « Rendete a Cesare quel
che è di Cesare, e a Dio quel che è di Dio »
a coloro che lo interrogavano « per vedere
di coglierlo in fallo», Gesù ha evitato di
cadere nel tranello e s’è tolto dall’imbarazzo, però mette noi nell’imbarazzo, siamo noi che ora rischiamo di inciampare
nella sua risposta.
Un trabocchetto: per chi?
La domanda degli Erodiani era una domanda-trabocchetto; la risposta di Gesù
può diventare per noi una risposta-trabocchetto. Sono certamente più le volte in
cui la Chiesa è inciampata in questa parola che quelle in cui essa, grazie a questa
parola, è rimasta in piedi. E oggi ancora,
dopo secoli di esegesi e di critica biblica,
questa parola ci sfugge di mano, è una
di quelle parole evangeliche che è più facile fraintendere che intendere. La sua apparente semplicità nasconde una inattesa
e sempre crescente problematicità. E’ una
risposta che pone più problemi di quanti
non ne risolva; una risposta che anziché
placare le nostre domande, le moltiplica;
una risposta che non ci facilita il compito ma semplicemente ce ne svela l’incredibile complessità. Con questa risposta
problematica, Gesù ci mette in guardia
rispetto a ogni avventata semplificazione
del problema.
Le parti rovesciate
partiene a Lui? La risposta di Gesù si
scompone così per noi in ima serie di domande. Non è più Gesù che deve rispondere, siamo noi. All’inizio dell’episodio, Gesù è l’interrogato >e noi, attraverso gli Erodiani, gli interroganti; alla fine dell’episodio le parti sono rovesciate: noi siamo
gli interrogati e Gesù colui che, con la
sua risposta, ci interroga. Come sovente
accade negli evangeli, Gesù ci trasforma
da interroganti in interrogati. Egli in fondo ci costringe a rispondere noi alla domanda che gli abbiamo posto; ma anzitutto ci costringe a formulare diversamente le nostre domande.
La domanda che gli era stata posta era:
« E’ lecito pagare il tributo a Cesare? ». A
una domanda posta in questi termini, si
poteva rispondere solo con un «si» o
un « no ». I Farisei rispondevano con un
« sì » in quanto ravvisavano nella occupazione romana della Palestina una manifestazione del giudizio di Dio contro il suo
popolo infedele: essi accettavano la signoria di Roma, e quindi pagavano il tributo a Cesare, riconoscendovi il giudizio
di Dio su Israele e sottomettendovisi.
Quindi i Farisei rispondevano « sì » al tributo a Cesare. Gli zeloti invece rispondevano « no » perché pagare il tributo significava riconoscere la legittimità del potere romano e quindi disconoscere in qualche modo la signoria di Dio sul suo popolo e sulla terra promessa. Quindi « no »
al tributo a Cesare. Gesù non risponde né
« sì » né « no ». E proprio questo rifiuto
di rispondere con un « sì » o con un « no »
assoluti mi sembra la nota saliente della
risposta di Gesù. Un « sì » o un « no » assoluti sono, secondo Gesù, una risposta
inadeguata. Per cui possiamo formulare
la nostra tesi fondamentale nei termini
seguenti: i rapporti tra Dio e Cesare, o
tra il cristiano o la comunità cristiana e
Cesare non si risolvono né con un « sì »
incondizionato, né con un « no » pregiudiziale.
l’esperienza dei primi cristiani e poi in
quella dei cristiani attraverso i secoli fino ad oggi, può anche essere modificato
e diventare, secondo le diverse situazioni
storiche: «Dio o Cesare» oppure: «Dio
contro Cesare » o anche, in prospettiva:
« Dio senza Cesare ». Dio e Cesare non è
un binomio pacifico. Il problema dei loro
rapporti non può essere risolto teoricamente, in astratto, una volta per sempre.
Ogni generazione cristiana deve chiedersi
se, nella concreta situazione storica in
cui si trova, essa può continuare a dire:
« Dio e Cesare » o deve imparare a dire:
« Dio o Cesare » o addirittura: « Dio contro Cesare ».
Detto questo, cerchiamo di lasciarci interpellare più direttamente dalla risposta
di Gesù, cogliendone alcune sue implicazioni.
invisibile, non si è affatto dissolto, al contrario ha consolidato e moltiplicato il suo
potere.
In queste condizioni la risposta di Gesù
acquista tutto il suo valore soltanto se la
intendiamo così: « Rendete a Cesare quel
che è di Cesare, ma prima chiedetevi che
cosa è di Cesare e che cosa invece non lo
è; non date a Cesare quello che non è di
Cesare. Fate attenzione, ci dice oggi in sostanza Gesù, perché Cesare può essere un
usurpatore e può chiedervi cose che non
gli spettano ».
Cesare e il popolo
La prima è questa: dicendo: « Rendete
a Cesare quel che è di Cesare » Gesù riconosce che Cesare esiste e che bisogna
fare i conti con lui. Ma chi è Cesare? E’
il potere costituito, in tutte le sue articolazioni. C’è un potere politico, un potere
economico, un potere tecnologico, un potere militare, c’è anche un potere religioso. Queste varie forme di potere, in generale, si integrano, si condizionano, si puntellano a vicenda.
Un potere dai molti volti,
o senza voito
« Rendete a Cesare quel che è di Cesare ». Ma chi decide quel che è di Cesare’
Cesare?... Dio?... Noi? «Rendete a Dio
quel che è di Dio ». Ma che cosa non è di
Dio? Non confessiamo forse che tutto ap
Né un sì incondizionato
né un no pregiudiziale
E proprio per questo, il tema della nostra meditazione « Dio e Cesare », già nel
Cesare nella nostra situazione storica
ha oggi molte facce. Spesso però non ha
nessuna faccia, è diventato occulto e impersonale. Cesare oggi è diventato invisibile, come Dio! E quanto più è invisibile,
tanto più è incontrollabile. Certo, venti secoli di storia politica e sociale, dai tempi
di Gesù ai nostri non sono passati invano, però siamo costretti a riconoscere che
oggi, in questo scorcio di ventesimo secolo, proprio anche e in primo luogo nel
nostro emisfero culturale e politico esistono imperi e imperatori e imperialismi
non meno assoluti dell’imperatore romano, di fronte ai quali tutte le forme di deniocrazia fin qui realizzate, anche quelle
più progressive, si stanno rivelando quasi del tutto impotenti. Cesare, diventando
Oggi noi non possiamo semplicemente
ripetere la parola di Gesù senza inquadrarla nel contesto di un discorso più
ampio che potremmo riassumere in questi
termini: « Rendete a Cesare quel che è di
Cesare, ma dopo che Cesare avrà restituito al popolo quello che è del popolo e che
Cesare gli ha usurpato ». Questo discorso
vale in campo politico, economico, culturale, e anche in campo religioso. Significa: rendete al popolo dei lavoratori tutto
ciò che i Cesari degli imperi economici e
talvolta persino degli imperi sindacali, gli
hanno tolto. Rendete al popolo dei contadini i boschi, i prati, i fiumi, le terre di
cui sono stati in un certo senso espropriati con una sorta di emigrazione, attraverso una industrializzazione selvaggia; rendete ai cittadini tutta una serie di poteri
decisionali che i Cesari politici hanno loro sottratto. Rendete al popolo di Dio
tutta una serie di facoltà che i Cesari religiosi gli hanno tolto. Questo significa che
ogni accettazione di un potere non può
che situarsi aU’intemo di una critica del
potere. Senza una critica del potere, non
si può sapere quel che è di Cesare e quel
che non è e quindi non si può rendere a
Cesare quel che è suo e soltanto quel che
è suo.
Queste considerazioni trovano la loro
conferma in altri passi classici della Scrittura e dello stesso Nuovo Testamento. Mi
riferisco in modo particolare al celebre
passo di Romani 13: 1-7, in cui si dice che
il magistrato « non porta la spada invano » (V. 4) in quanto il suo compito è di
premiare chi fa il bene e di punire chi
fa il male. Non si tratta dunque di una
spada qualunque o, genericamente, della
« spada dell’autorità »; si tratta della
« spada della giustizia ». Ma se il potere
adopera la spada non per il bene ma per
il male, corne accade ogni giorno sotto i
nostri occhi, se la spada del potere non
è la spada della giustizia, allora bisognerà dire chiaramente che questa spada va
tolta a chi la porta invano. Anche questo
è Evangelo.
(continua)
Paolo Ricca
7
23 settembre 1983
obiettivo aperto 7
RICORDANDO IL SINODO VALDESE CHE SI TENNE A TORRE PELLICE A CAVALLO DELL’8 SETTEMBRE 1943
UN SINODO DAVANTI ALLO SFACELO
In un momento di grande incertezza e di discordi valutazioni, il Sinodo valdese seppe puntualizzare con chiarezza
i propri rapporti con lo Stato, ma forse non osò guardare fino in fondo nello specchio profondo della propria coscienza
Il Sinodo valdese, assemblea
annuale delle Chiese evangeliche
valdesi, si riunì nel 1943 dal 6 al
10 settembre a Torre Pellice. Come in gran parte del popolo italiano in quei giorni, anche al suo
interno si agitavano due interpretazioni della situazione apertasi col 25 luglio.
Quella ottimistica, che giudicava il 25 luglio la caduta del fascismo e il ripristino delle libertà
civili e politiche come fenomeni
interdipendenti. Il peso della
guerra cedeva all’impeto di una
pace, rinata dalle ceneri, senza
altre sofferenze e senza altri pagamenti (W. Churchill aveva detto che « il popolo italiano doveva
pagare il lungo conto del fascismo »). Insomma, l’8 settembre
sembrava l’aurora di un nuovo
giorno, fatto di oblio e di nuove
speranze.
Quella pessimista o meglio
« realista », segnata dal proclama
badogliano: « La guerra continua », in attesa di un armistizio.
Di fronte alle attese di cessazione delle ostilità e di ritorno alla
produzione civile, gli interpreti
« realisti » ripetevano con tono di
Cassandre inascoltate; « ora viene il peggio »: il nazismo cioè farà il suo giuoco e la partita sarà
cruenta.
Domenica 5 settembre. Dopo la
predicazione i deputati si raccolgono, come sempre, nell’Aula sinodale; la gratitudine per l’incontro di fratelli e l’ansia per il futuro si alternano. Il primo pensiero va agli assenti. Votiamo
l’art. 11: « li Sinodo valdese, unito spiritualmente nella fede e
nella speranza alle Comunità evangeliche nelle zone occupate
della Sicilia e dell’Italia meridionale momentaneamente isolate
da] Corpo della nostra Chiesa, ed
agli operai della Chiesa prigionieri 0 dispersi o esposti all’azione
dei bombardamenti, invoca sulle
Chiesa-Stato
Il Sinodo, ricordando i principi contenuti nella dichiarazione della Tavola valdese al
Governo Sardo del 1849, dichiara:
La Chiesa valdese, « Mater
Reformationis », fondata sui
principi deli’Evangelo, fedele
alla sua Confessione di fede
e alla sua costituzione, con la
certezza di interpretare la coscienza cristiana nella situazione attuale, riafferma i principi seguenti:
1) La chiesa cristiana deve reggersi da sé, in modo assolutamente indipendente, secondo i suoi principi nei iimiti dei diritto comune;
2) La chiesa cristiana non
deve nretendere alcuna condizione di privilegio;
3) La chiesa cristiana rivendica la più ampia iihertà di
coscienza, di culto e di testimonianza per tutti;
4) La chiesa cristiana riafferma che quaisiasi ingerenza
o restrizione esercitata dalio
Stato sulle sue attività e sullo sviluppo della vita interiore
al pari di qualsiasi privilegio,
lederebbe il suo diritto e la
sua autonomia e ne falserebbe
la natura compromettendone
la purezza e l’integrità del suo
ministero;
_ 5) La Chiesa valdese considera questa completa libertà civile e indipendenza dallo
Stato come condizioni indispensabili al pieno adempimento del suo mandato divino. (Art. 12).
Comunità e sui loro conduttori
spirituali la benedizione e la protezione del Signore ».
Vi si avverte la solidarietà fraterna, la partecipazione al dramma, alle vittime della guerra, ma
l’orizzonte sembra non rivelare
la presenza deH’ecumenismo, né
è espressa una responsabilità,
che vada oltre ai limiti di un presente o oltre al gruppo ristretto
della nostra chiesa.
Ma il Sinodo 1943 non si fermò alla cerchia dei propri sentimenti immediati, né alla intercessione per gli assenti: discusse a lungo su due ordini del giorno, che vennero presentati — il
primo votato, il secondo ritirato
— e che restano ambedue indicativi di problematiche non risolte.
Durante i lavori, l’annunzio dell’8 settembre. L’assemblea decide di proseguire e concludere i
lavori, ma stabilisce l’immediato rientro dei deputati e dei pastori alle loro sedi entro il 10
settembre.
I presentatori
Il Sinodo viene posto anzitutto
di fronte ad un o.d.g. che diventerà l’art. 12 di quel Sinodo.
Chi sono i presentatori dell’ordine del giorno?
Quale il significato in quell’ora
dell’8 settembre?
I presentatori sono dieci membri del Sinodo, a ciò incaricati
dai partecipanti alle Giornate
teologiche del Ciabas del 2 e 3
settembre. Le prime Giornate
teologiche del Ciabas (antico
tempio fra Angrogna e Torre
Pellice) si erano tenute il 2 e 3
settembre 1942 intorno al tema:
« Umanismo e antiumanismo cristiano ». I resoconti furono pubblicati sulla rivista L’Appello, che
sostituì, con l’anodino sottotitolo di « Rivista bimestrale di storia, religione, filosofia », la rivista
Gioventù Cristiana sospesa dalla
Questura per le notizie sulla
Chiesa Confessante in Germania
e per il suo indirizzo non-conformista.
II tema del Ciabas 1943 è;
« Concordato e separazione nei
confronti fra Chiesa e Stato ». I
relatori: Giorgio Peyrot, Bruno
Revel, Valdo Vinay, Vittorio Subilia, Leopoldo Bertolè, Mario
Alberto Rollier, Giovanni Miegge,
Neri Giampiccoli, G. Rollier, Frida Malan. Come in tutte le precedenti riunioni congressuali delle varie Associazioni Cristiane
dei Giovani (ACDG), sono presenti giovani delle Chiese evangeliche valdesi, metodiste, battista e simpatizzanti.
La ricerca degli Evangelici del
1943 è collegata alla domanda
fondamentale: « Come vivere la
propria fede in modo che non
sia condizionata da forze politiche, economiche, ideologiche o
da concordati, ma si esprima
chiaramente verso credenti e non
credenti in un libero confronto?».
La dichiarazione del Ciabas diventa importante per noi, che la
accogliamo con alcune modifiche,
in un Sinodo che è posto davanti
alla necessità di programmare la
propria « esistenza » in un’Italia,
che sta ritrovando un tempo
nuovo.
La grande Incompiuta
L’art. 12 presenta alcune novità.
a) Vi è un collegamento con
il passato: la citazione del 1849
ridiventa eloquente, valida.
b) L’orizzonte non è più confessionale, diventa riscoperta di
una responsabilità comune di
quanti portano il nome di Cri
II Sinodo del settembre 1943 si tenne alle soglie di un
periodo di dolorose esperienze che segnarono anche le
Valli valdesi. Nella foto, il partigiano Valdo dalla,
impiccato dai tedeschi a S. Germano Chisone nel 1945.
La foto, insieme ad altre, fu scattata di nascosto da un
soldato tedesco che prima di partire consegnò il rullino
al past. Gustavo Bertin che aveva assistito il condannato.
sto. L’invito, l’appello diventa
universale e l’interpellato è la
« Chiesa cristiana ». Non siamo
soli e ognuno e tutti dobbiamo
lasciarci interrogare e tutti dobbiamo ricominciare. E’ la prospettiva ecumenica.
c) La vita della comunità religiosa e civile deve programmare il ricupero della libertà. Il
Concordato è segno di un inserimento del popolo cristiano entro le reti delle dittature, è sintomo di un ripiegamento della
fede entro le mistiche dense o
meno dense dei vari totalitarismi. Il sincretismo è appaimamento della fede in una identità
concordata, in cui vengono barattati valori irrinunciabili. La libertà invece è spazio vitale per la
fede dei cristiani, lo è per ogni
uomo, e non è contrattabile.
d) Non possiamo avere uno
stato libero, finché la libertà non
sia accettata, vissuta in un pieno
e autentico rispetto per tutti nella « casa di tutti ».
e) La libertà è indivisibile. Rivendicarla per sé soli è negarla
agli altri. Noi siamo oggi ancora
di fronte alla grande incompiuta: alla libertà invocata nel Sinodo di una piccola chiesa nel 1943.
E così la Costituzione della Repubblica Italiana, programmata
dopo tante discussioni, è ancora,
anche su questo piano, la Incompiuta dopo 40 anni di attese!
Ma il Sinodo 1943, orientato
verso le nuove e antiche domande di libertà, non formulò sol
tanto l’art. 12. Esso fu messo di
nanzi ad un secondo ordine del
giorno presentato per la Commis
sione ¿’Esame dal pastore Vit
torio Subilia. Per trovarlo dob
biamo frugare in archivio, per
ché dopo la discussione l’o.d.g
Subilia fu ritirato.
I verbali del dibattito sinodale
registrano i vari interventi, dai
quali traspare il timore di essere fraintesi. C’è chi vuole vedere
più chiara l’autocritica da vivere in quel momento. Altri protesta che, se avesse coscienza di
non essere stato fedele alla predicazione dell’Evangelo, darebbe
le dimissioni. Una cosa è la
debolezza umana, altra cosa è
l’infedeltà. Un monito viene dal
moderatore: « Ricordatevi soprattutto che siamo sudditi del
Regno di Dio. La missione della
chiesa è la conversione dei cuori: questa è la nostra missione.
Umiliamoci sì, ma guardiamo avanti con fiducia e che Iddio ci
guidi e ci ispiri ». Alla fine del
mese di settembre il figlio di imo
dei partecipanti alla discussione
moriva resistendo ai nazisti a
Coo e il figlio di un altro veniva
deportato al campo di prigionia
di Wietzikon dove rimase fino
all’aprile 1945.
Ma torniamo al 1943 a Torre
Pellice e riesaminiamo il messaggio di Subilia e dei fratelli della
Commissione d’Esame.
a) E’ un invito alla umiliazione davanti a Dio, cioè non soltanto davanti ad un programma
teorico, ma davanti a Colui, che
chiamavamo, in termini barthiani, il Signore della storia. Era la
eco della parola di Nicola Berdiaev: Dignità del cristianesimo e
indegnità dei cristiani.
b) E’ un rifiuto di autogiustificazione, sempre pronta anche
nei dossier dei cuori, della vita
dei popoli e delle chiese. E’ invece un appello alla revisione autentica: non avere saputo proclamare in ogni contingenza e a costo di qualsiasi rischio il messaggio di Cristo, il Signore, in
tutte le sue implicazioni. E queste implicazioni erano i peccati
del nostro tempo: i totalitarismi,
gli adeguamenti. Anche Subilia
conosceva le limitazioni imposte
alle nostre comunità da parte
del Regime e le risposte coraggiose di comunità e credenti. Ma
l’opposizione non era sempre
stata chiara, e l’esercizio profetico della predicazione verso lo
Stato avrebbe dovuto essere meno grigio e meno difficile da interpretare.
c) L’ordine del giorno menziona le chiese in distretta: sono
la Chiesa Confessante, che nel
1934 si esprime con la Dichiarazione di Barmen in Vestfalia,
Germania, poi si estende all’Olanda, Norvegia, Danimarca. Non
si trattava soltanto di difendere
la sopravvivenza della Chiesa
Confessante, ma di confessare la
Signoria di Cristo.
d) E’ un invito al ravvedimento, cioè ad una revisione totale,
che va portata fin nella realtà più
profonda della chiesa fino alla
« educazione della coscienza umana ». L’uomo è una realtà globale, non settoriale e la vita degli uomini non può essere una
vita solitaria. Chiesa e mondo
non possono essere giudicati come categorie contrapposte; grazia e peccato sono sempre presenti nell’uno e nell’altro.
e) L’ordine del giorno indica
come uno degli scopi della vita
ecclesiastica e civile « la riconciliazione dei popoli ». E’ una
espressione, che avrà ampia vita,
che diventerà molte volte uno
slogan più che un appello ad una
nuova « obbedienza ».
Il cammino
Con questi due messaggi noi
partimmo da Torre Pellice « per
raggiungere le comunità ». ’Tutti
sappiamo quello che accadde. E
gli anni 1943-45 furono un nuovo
tempo dì prova. Molti non tornarono con il 25 aprile. Da allora molte cose cambiarono: venne la Repubblica, venne la nostra
Costituzione e continuò il nostro
cammino fra molte imperfezioni,
ma non verrà meno la gratitudine verso chi contribuì, con sofferenze e dono della vita, al tentativo di darci uno « stato migliore ». La Resistenza non è passata
invano.
Carlo Gay
Proposta di
umiliazione
« Il Sinodo, di fronte alle
esigenze dell’ora presente, nella coscienza di rappresentare
la voce di tutte le comunità
della chiesa valdese,
si umilia davanti a Dio di
non avere saputo proclamare
in ogni contingenza e a costo
di qualsiasi rischio il messaggio di Cristo il Signore, in tutte le sue implicazioni;
afferma la sua solidarietà
di fede, di preghiera, di sofferenza e di combattimento con
le chiese in distretta per fedeltà a Cristo;
al di là di ogni barriera di
nazione e di razza, si sente
parte viva ed attiva della
Chiesa Universale, nei comune
anelito a superare il proprio
orgoglio confessionale, a lasciarsi riformare ed arricchire dalla Parola di Dio, a incontrarsi con una rinnovata
sottomissione e consacrazione a Cristo, Unico Capo dell’Unico Corpo;
esprime la sua volontà di
collaborare alla riconciliazione dei popoli nel segno del
ravvedimento e della comunione di Cristo e all’educazione
della coscienza umana di domani, all’unica luce dell’Evangelo;
chiede per questo l’assistenza delio Spirito Santo, la Guida, il Consolatore, la Vita della chiesa, oggi e domani ».
(o.d.g. Subilia, ritirato)
8
8 ecumenismo
23 settembre 1983
DUE TAVOLE ROTONDE ALLA XXI SESSIONE DEL SAE del monaco tedesco non portò al
alla separazione e alla rottura
La riforma della chiesa ieri e oggi
La delusione dei protestanti nel vedere inattuati i temi dei Concilio Vaticano II - Lutero ha
contrapposto alla struttura ’’conica” della gerarchia quella ’’sferica” del sacerdozio universale
Il tema generale della XXI Sessione del SAE — informa l’Agenzia di stampa ADISTA — ha avuto il suo sviluppo e la sua verifica in due tavole rotonde che
hanno costituito i momenti forti
dei lavori assembleari. Una prima su « Il Vaticano II e la riforma della Chiesa » che a vent’anni
di distanza ha cercato di misurare il « progetto riforma » del Concilio e di verificarne la « recezione » in ciò che questa ha detto di
nuovo e di « ulteriore »; una seconda su « Lutero e la riforma
della Chiesa », nel 5” centenario
della nascita del padre di quella
Riforma che tuttora conserva la
sua forza di provocazione per
tutta intera la Chiesa, e che pure
in Italia ha creato un popolochiesa che ha fatto scuola.
Ha aperto la prima tavola rotonda l’intervento, di taglio storico, di Giuseppe Alberigo, segretario dell’Istituto di Scienze Religiose di Bologna. Egli, dopo aver
ricordato tutto il fermento (biblico, liturgico e missionario) che
precedette il Concilio e che ruppe
la monoliticità della chiesa di
Pio XII, ha esaminato i tratti peculiari della riforma conciliare e
della « visione » di Giovanni
XXIII: il ritorno alla Bibbia, la
rivalutazione della chiesa locale e
della sinodicità, il riconoscimento delle altre chiese ed un autentico pluralismo che postulano varie modalità di rapporti chiesamondo.
tivi e praticamente sconfessati
da im potere papale che si contrappone a quello sinodale, in ciò
recuperando piuttosto il Vaticano I che il II.Quello che ha colpito più spiacevolmente il pastore è comunque «la radicata caratteristica del cattolicesimo di parlare di riforma senza mai operare rotture o sconfessioni » al
suo interno.
Pure interessante il punto di
vista ortodosso, espresso dal teologo greco Marco Nikiforos, che
ha individuato i punti salienti del
rinnovamento conciliare nell’autocritica della chiesa cattolica di
fronte agli scismi e alle separazioni dei cristiani, di cui, ha rilevato con soddisfazione, si torna
a parlare finalmente come di fratelli con i quali riprendere il dialogo.
Molti e vivaci gli interventi
che sono seguiti nella fase di dibattito. Qui ricordiamo quello
del pastore Bertalot che ha
giustamente contestato l’ispirazione « troppo cattolica » della
relazione di Alberigo, chiusa nella sterile convinzione che l’ecumenismo nasca come fermento
della chiesa cattolica..., dimenticando invece che esso proviene
dal grido di dolore dei poveri del
Terzo Mondo che noi chiese abbiamo accolto.
Lutero
Firenze. Egli ha esordito ricordando come « Lutero sia prima
di tutto un credente che ha
incontrato il suo Dio neH’assoluta signoria del Cristo ». La
Riforma nasce dunque dall’esperienza personale di Lutero, che
tuttavia si incontra immediatamente con la realtà dei tempi
nuovi caratterizzati dalla visione
borghese che informa le nazionalità sorgenti sulle ceneri di un
Medioevo cristiano « la cui unità
era in effetti enormemente particolaristica ». Quella di Lutero,
ha poi proseguito il relatore, è
una visione si individuale, ma
non individualistica. Su questo
piano egli innova profondamente, ha detto Maselli, perché alla
struttura « conica » della cristianità medievale egli contrappone
quella « sferica », nella quale, se
tutti siamo alla stessa distanza
da Dio, tutti sono pure sacerdoti, ognuno nella particolarità
del proprio apporto. Di fronte a
questa sfida, ha proseguito Maselli, si colloca il Concilio di
Trento, « che dà una risposta ancora conico-medievale, anche se
riprende in qualche modo lo spirito partecipativo della Riforma,
che avrebbe potuto essere una
fertile base di incontro se ci fosse stato un dialogo sereno tra le
parti ». E’ solo con il Vaticano II,
ha detto infine lo storico, che la
chiesa cattolica riprenderà queste problematiche.
E' poi intervenuto il pastore
valdese Bruno Corsani che, ricordati anche lui i fatti nuovi del
Concilio, ha però riaffermato la
delusione dei protestanti nel vedere inattuati quei temi iimova
Venendo alla tavola rotonda
su Lutero, è da segnalare innanzitutto la relazione storica di Domenico Maselli, pastore evangelico delle Chiese Libere e ordinario di Storia del cristianesimo a
E’ poi intervenuto don Giovanni Cereri. Dopo aver sottolineato
i profondi caratteri « cattolici »
di Lutero, che di fatto si inserisce nella più vasta tradizione di
movimenti di riforma che hanno
sempre accompagnato la storia
Echi dal mondo
^4^ cristiano
a cura di Renato Golsson
La chiesa protestante
di Gibuti
Una delegazione del
so la CETA (Conferenza delle
Chiese di tutta l’Africa) in vista
di un inserimento di questi profughi nella Sierra Leone.
(BIP)
la CEvAA ha visitato recentemente la piccola comunità protestante di Gibuti ed il suo lavoro in favore dei profughi.
La presenza di questa comunità, formata da persone di diversa provenienza (francesi, tedeschi, malgasci, rifugiati etiopici e somali) è una testimonianza in ambito musulmano.
Malgrado il rapido mutare nella
sua composizione ha una forte
volontà di testimonianza e di
servizio: corsi di cucito, d’economia domestica, di alfabetizzazione e di lingue, biblioteche (una
seconda è stata recentemente
aperta nei quartieri più popolari), corsi di falegnameria (riparazione di case nei quartieri
poveri, costruzione di case a Balbalà, e nelle bidonvilles situate
alla periferia della città) e riunioni di studio biblico.
E’ difficile distinguere fra profughi politici ed economici: l’accordo fra l’Alto Commissariato
presso i Rifugiati, la repubblica
di Gibuti e l’Etiopia prevede il
ritorno volontario nel paese di
origine ma si teme che molti
vengano costretti ad un rimpatrio forzato che per i profughi
politici si trasformerebbe nella
morte sicura. La piccola repubblica di Gibuti infatti, la cui situazione economica è al limite
del collasso, non può più sopportare una presenza cosi massiccia di profughi.
A Madrid aiuto
ai più bisognosi
Al campo profughi di Dickhil
funziona un centro di falegnameria che impiega diversi rifugiati evitando loro di rimanere
eterni assistiti, ciò che succede
di solito nei centri retti da altri
organismi intemazionali. Vi è
inoltre un incontro regolare di
studio biblico, ima biblioteca e
viene assicurato un servizio di
assistenza sociale, in particolare
nel disbrigo delle pratiche pres
La Chiesa Protestante si sforza di dare la sua testimonianza
soprattutto nei confronti dei più
deboli, ma deve sempre di nuovo reimpostare la sua azione in
una situazione in continuo cambiamento. Questa chiesa dinamica, ma troppo piccola (soltanto
25 membri veramente attivi) ha
bisogno del sostegno delle chiese sorelle.
I protestanti tedeschi
e il Ramadan
(BIP) — Il vescovo Lohse,
presidente della Chiesa Evangelica di Germania (EKD, luterana) ha rivolto per la prima vol
della chiesa, egli ha individuato
proprio nell’ estrema dilazione
del bisogno di riforma della chiesa e nella sua inadeguatezza ai
tempi moderni che urgevano, le
cause profonde dell’ esplosione
della Riforma luterana. « Una Riforma che per Lutero — ha detto
Cereti — non si identificava più
con la restaurazione di modelli
passati, ma che proponeva invece un adeguamento ai tempi nuovi dentro e fuori la chiesa ». Purtroppo, ha aggiunto, la vicenda
della comunione. « Decorrerà
giungere — ha concluso il relatore — al ’900 e al movimento
ecumenico per veder reintrodotta nella chiesa cattolica l’idea di
riforma, nel senso nuovo e pregnante di fedeltà al vangelo e ai
tempi moderni ».
E’ stato poi il turno del teologo Traian Valdman, arciprete
della Comunità ortodossa rumena di Milano. Dopo aver rilevato alcune affinità tra la Riforma
di Lutero e la teologia ortodossa
(a proposito della penitenza, del
purgatorio e del ruolo del papa),
egli ha individuato neH’estremo
pessimismo antropologico del riformatore tedesco il limite di
fondo della sua opera e la distanza che lo separa dalla conclusione ortodossa. « Lutero è insomma un teologo occidentale — ha
concluso il prete ortodosso — e
tale rimane ».
I PROTESTANTI NELLA STAMPA ITALIANA
CEG e Sinodo
ta un messaggio di felicitazioni
ai musulmani residenti nella Repubblica Federale Tedesca in occasione della festa finale del Ramadan.
Ricordando i conflitti che hanno diviso cristiani e musulmani il vescovo Lohse ha affermato: «E’ nostro comune dovere
superare questi conflitti ; musulmani e cristiani devono imparare a vivere in buona armonia ».
L’EKD si è anche pronunciata
in questa occasione a favore di
un insegnamento religioso per i
giovani musulmani nelle scuole
pubbliche.
Circa 700.000 bambini musulmani, in gran parte turchi, frequentano le scuole tedesche. I
musulmani sono attualmente
circa due milioni, mentre i protestanti sono quasi 26 milioni ed
i cattolici romani 26.700.000.
(Pro Hispania) — Le chiese
protestanti di Madrid hanno aperto un centro di distribuzione
vestiario per venire in aiuto ai
numerosi profughi che continuano a giungere nella capitale spagnola dall’Iran, da Cuba e dall’America Latina.
Ogni giovedì dalle 90 alle 100
persone si presentano a chiedere aiuto. Oltre ai vestiti viene loro offerto un sandwich e delle
bevande che costituiscono per
molti di loro il solo pasto serale.
L’équipe di volontari proviene
dalle 10 comunità evangeliche
della capitale, mentre il materiale che viene distribuito è fornito
dai membri delle comunità, dalla Croce Rossa, dalla Caritas e
da diversi non protestanti.
Due avvenimenti, tipicamente
« protestanti » hanno avuto larga eco nella stampa italiana durante il mese di agosto: l’Assemblea del C.E.C. a Vancouver e il
Sinodo valdo-metodista a Torre
Penice.
Il primo, svoltosi sul tema
« Gesù Cristo, vita del mondo », è
stato in genere coperto da servizi
di agenzia, piuttosto generici e
scarsamente illustrativi dei contenuti reali dell’Assemblea. Solo
due giornali italiani, a nostra conoscenza, hanno seguito i lavori
con inviati speciali. L’Avvenire
su cui P.G. Liverani ha dato spazio a considerazioni teologiche e
bibliche che, pur nell’ottica cattolica del giornalista, harmo con
simpatia e partecipazione compreso lo spirito di fondo che animava i lavori dell’Assemblea. Giusto rilievo è stato dato alla accettazione del documento di Lima su « Battesimo, Eucarestia,
Ministeri », considerato « testo
di convergenza », se non ancora
di consenso, sul piano ecumenico. Più critico il giornalista su
alcuni documenti etico-politici
approvati dall’Assemblea: si rileva la differenza tra la aperta
condanna dell’opera degli USA in
America Centrale e la sfumata dichiarazione sulla analoga attività
deU’URSS in Afghanistan, dovuta
alla decisa posizione presa al riguardo dalla chiesa ortodossa
russa; si critica la totale assenza
di prese di posizione sull’aborto,
e la definizione, giudicata non
cristiana, della famiglia e della
sua funzione; e si formulano riserve sulla posizione assunta dalle donne. Da rimarcare anche un
articolo introduttivo, che parla
del confronto avvenuto in occasione di Vancouver tra le Chiese
Cristiane presenti e le altre fedi
monoteistiche: ebrei, musulmani, indù e buddisti. L’altro giornale rappresentato dal suo inviato è Repubblica dove D. del Rio
ha obiettivamente riferito sui lavori assembleari, dando maggior
risalto ai problemi organizzativi
e politici, che non a quelli biblico-teologici. Così è stato ampiamente illustrato l’intervento ortodosso sull’Afghanistan e la «profetica » dichiarazione contro produzione, -sviluppo e impiego di
armi nucleari. E spazio è anche
stato offerto alle richieste delle
donne e dei giovani di maggiore
partecipazione agli organi direttivi del C.E.C.
Il Sinodo ha avuto spazio molto più ampio su tutta la stampa;
molti gli inviati speciali e, come
sempre, efficiente il Servizio
Stampa in loco. Tutti i giornali
hanno quindi sottolineato la caratteristica principale del Sinodo ’83; e cioè la proposta alle
chiese di un maggior impegno
nel sociale e nel politico, nel tentativo di dare alla nostra comu
ne testimonianza una maggiore
incisività nel mondo esterno e
una maggiore attualizzazione nella realtà quotidiana. Come dice
uno dei giornali « quello che viene dall’apertura del Sinodo è un
annuncio di maggiore impegno
pratico, di maggiore protesta ».
Adeguato risalto è stato quindi
dato al nuovo impegno meridionalistico, rilancio, in chiave di
maggior democrazia, di attività
che le chiese metodiste e valdesi
da tempo conducono nel Sud e
che l’opera svolta dopo l’ultimo
terremoto ha potenziato; ai rapporti con lo Stato e alla necessità che le famose « Intese » siano
finalmente ratificate e pubblicizzate; e soprattutto alla lotta per
la pace, che ha a lungo occupato il Sinodo con conclusioni concretatesi non tanto nei soliti ordini del giorno quanto in una lettera al Presidente del Consiglio
che, oltre a rilanciare il « profetico » documento di Vancouver
sul disarmo atomico, suggerisce
anche linee « politiche » di azione
per realizzarlo, almeno per quanto riguarda l’Italia e l’Europa.
Dobbiamo ancora una volta
constatare come l’opinione pubblica sia oggi molto largamente
informata delle nostre attività, e
come sia quindi nostro stretto
obbligo non dimenticare che ormai essa si attende da noi qualcosa che ci caratterizzi come
« protestanti » e non rischi di
confondersi con altre, più che
legittime e apprezzabili, attività
etico-politiche che non sono le
nostre.
E potrà esserci di aiuto in questo sempre più difficile obbligo
l’altro avvenimento che ha avuto echi di stampa: la marcia a
Washington di 250.000 persone
riunitesi per ricordare l’opera del
pastore battista M. L. King, il
quale riuscì a dimostrare con i
fatti che una lotta dura e difficile, come «duella per la riabilitazione delle masse negre americane, DOteva essere avviata a soluzione con metodi di lotta non
usuali e prescindendo da ogni
violenza diretta o indiretta. E’
ben vero che. come ricorda G.
Scardocchia su Repubblica, la
lotta è ancora lungi da una soddisfacente conclusione, ma rimane il fatto che M. L. King riesce
ancora, dopo quindici anni dal
suo assassinio, a mobilitare folle
non immemori delle caratteristiche evangeliche della azione da
lui promossa.
E « per finire » un curioso accostamento di Giorgio Bocca su
Repubblica, ove, parlando della
evasione dal carcere di Ginevra
di L. Gelli, si adombra una complicità dei banchieri svizzeri, l
quali « karakiri non lo fanno mai.
Non sta bene nella patria di Calvino e Zwingli ». Mah!!!
Niso De Michelis
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9
23 settembre 1983
cronaca delle Valli 9
•rr^o^.r'
SI APRE UN NUOVO ANNO SCOLASTICO
.....
- ■'
Un anno
negli
alpeggi
Gli alpeggi alle Valli costituiscono una realtà che è al tempo
stesso economica e, in un certo
senso, folcloristica. Le figure dei
pecorai sono, infatti, spesso caratteristiche di una civiltà e di
un modo di vivere che si sta
perdendo e che sta cedendo il
passo, anche a livello di alpeggi,
ad imo sfruttamento più razionale, più industriale dei pascoli,
col conforto di bergerie moderne
e con strade che permettono l’accesso ai mezzi motorizzati. Oggi,
comunque, la figura del pecoraio
di vecchio tipo, che scende in un
giorno fisso ogni settimana, col
mtdo carico di burro, di ricotte
e, soprattutto nella seconda parte deU'estate, di formaggi, ha ancora una certa diffusione.
La descrizione della vita sugli
alpeggi di T.G. PoNS (« Vita montanara c folklore nelle Valli Vaidesi » pagg. 133 ss.) è molto viva
ed è certamente nota ai lettori.
Quest’amio questa vita è stata
turbata da una grossa nevicata a
fine giugno che ha comportato
notevoli danni sia ai più fortunati che sono fuggiti in tempo
verso il basso ed hanno quindi
solo avuto spese supplementari
per il pascolo, sia, soprattutto, ai
più sfortunati che ottimisticamente non sono fuggiti per tempo. A Massello, per esempio, un
mandriano ha avuto parecchi
•capi bovini che sono stati colpiti
dal gelo e sono morti. Hanno
poi dovuto essere seppelliti e non
se ne è potuta consumare la carne. Per alcuni giorni anche una
donna ed una bambina sono state
isolate dalla neve e sono, poi,
state soccorse con un elicottero.
In seguito l’estate è stata più
favorevole, anche se la siccità è
stata piuttosto lunga. Quando la
pioggia tarda troppo il terreno si
indurisce e le mucche scivolano
più facilmente, per cui è necessario tenerle nelle zone meno ripide. Naturalmente non sempre
questo può essere fatto oltre un
■certo tempo e non sempre queste
zone sono sufficientemente estese da permettere una sussistenza
prolungata del bestiame.
Ora l’estate è finita e la vita
degli alpeggi si spegne al suono
degli spari dei cacciatori. I pecorai scendono non senza aver pagato l’affitto degli alpeggi che sono spesso possesso di consorzi. I
comproprietari si dividono il ricavato sulla base dei rispettivi
« diritti ». Non tutti, infatti hanno la stessa quota. I « diritti »
sono spesso computati in base a
vecchie misure piuttosto complicate. Sempre a Massello le misure corrispondono a rendite calcolate sulla base di vecchie monete l’unica delle quali è rimasta
la lira. Una « lira » di diritto è
puramente teorica, poiché corrisponde alla possibilità di portare al pascolo ben 40 mucche e
360 pecore o capre (o più in qualche alpeggio). Nessuno ha tanti
«diritti». Ogni lira si divide poi
in 20 soldi, ognuno dei quali si
divide a sua volta in 12 denari,
di 12 Punti, di 12 atomi. L’affitto
versato viene quindi diviso, dato
che raramente il mandriano è
locale, tra i proprietari in base ai
soldi, denari, punti e atomi dagli
stessi posseduti.
Claudio Tron
La scuola vittima dei 'tagli'
Classi con 37 allievi, insegnanti con maggiori compiti burocratici,
peggioramento delle condizioni di studio: problemi da risolvere
Con la riapertura del nuovo
anno scolastico oltre ai problemi
non ancora risolti che si trascinano ormai da diversi anni, ci
siamo trovati di fronte ad alcune « sorprese » decisamente sgradevoli ner tutti: alunni, insegnanti, genitori.
In alcune scuole del pinerolese
il numero di alunni per classe è
esageratamente elevato. Il caso
più clamoroso (ma si spera ancora di poterlo modificare) si è
verificato al Liceo Scientifico di
Pinerolo dove, fino al momento
attuale, c’è stata l’autorizzazione
per la costituzione di sole cinque classi prime che contano ognuna 37 alunni.
Ma questo non è il solo caso:
anche in altre scuole medie superiori della nostra zona sono ormai parecchie le classi che superano il tetto massimo dei 30 alunni.
Come mai? E’ una svista del
Provveditorato o del Ministero
che verrà corretta?
Per capire-che in ogni caso si
tratta di un « errore » non è necessario essere un addetto ai lavori. Basta entrare in una qualsiasi scuola ner verificare innanzitutto che le aule di cui disponiamo non sono dimensionate
per classi con più di trenta alunni. Si potrebbero esporre argomenti sulla sicurezza contro
gli infortuni, sulle norme igieniche ecc., ma non sono tanto queste, anche se importanti, le cose
che al momento ci interessano.
Occorre invece porre delle
questioni di contenuto su che tipo di scuola è mai questa, come
si può e cosa si può insegnare,
cosa e come si può imparare.
Alcune considerazioni: in spazi divenuti ormai sempre più ristretti e con più di trenta alunni
diventa difficilissimo impostare
un lavoro diverso dal tradizionale rapporto cattedratico. L’insegnamento individualizzato, che
nelle superiori è già scarsamente preso in considerazione, viene
praticamente reso impossibile;
con l’aumpntare del numero degli alunni diminuisce proporzionalmente il tempo che l’insegnante può dedicare ad ognuno di essi presi singolarmente o anche
a Diccoli gruppi.
Aumenta il carico di lavoro di
carattere burocratico per gli insegnanti che inevitabilmente sottrarrà .tempo alla preparazione
èd all’approfondimento delle lezioni.
Gli elementi di valutazione degli alunni saranno più ridotti e
superficiali, favorendo così l’incremento di una selezione sempre più pesante.
Queste sono le prime cose che
vengono in mente e che certo
Provveditorato e Ministero cono
scono. Epnure la loro non è una
svista, ma una scelta cosciente
che deriva dal mettere in pratica
il decreto sui « tagli alla Pubblica
Istruzione » che ha lo scopo di
ridurre il deficit pubblico diminuendo le spese anche nel settore scolastico.
Il ragionamento è sempre lo
stesso. In un bilancio familiare
ci sono delle scese fisse (afiitto,
luce, gas, trasporti ecc.) ed alcune che, in caso di mancanza di
soldi, possono essere ridotte:
vestiario, ecc.
Anche nel bilancio statale ci
sono delle spese fisse (soldi alle
industrie private, all’esercito, ai
partiti eoe.) e delle spese che possono essere ridotte: i servizi sociali (sanità, scuola ecc.). Chi ci
rimette in un caso e nell’altro è
sempre la stessa persona e comunque mai chi gode delle spese fisse. La contrazione delle spese nella nubblica istruzione trova così subito chi la sconta.
Il diritto allo studio tra un po’
di tempo non esisterà più e se
vorremo un servizio decente
dovremo pagarcelo, con somma
felicità delle scuole private che
non aspettano altro che il « buono scuola » (proposta di legge Casati) per entrare a far parte della nutrita schiera dei fruitori
delle spese fisse.
Beniamino Lami
CHIESE VALDESI: VERSO IL 22 OTTOBRE
Manifestare per la pace
Il tema della pace e il coinvolgimento delle Chiese: se ne è
parlato in tre incontri che si sono svolti a livello dei tre circuiti
del I Distretto. Il proposito di
ritrovarsi e scambiarsi informazioni sulle varie iniziative in atto sulla pace è nato alla Conferenza Distrettuale di Luserna San
Giovanni. A luglio c’è stato un
primo incontro tra rappresentanti delle Chiese, dei comitati
pace, dei gruppi fgei e giovanili
a livello del I, II e III Circuito.
Questo secondo momento di collegamento è servito a fare il
punto della situazione alla ripresa delle attività dopo la pausa
estiva e dopo il Sinodo.
Si è parlato soprattutto del referendum sull’installazione dei
missili e della manifestazione di
Roma del prossimo 22 ottobre.
Il referendum popolare e autogestito, promosso dal coordinamento nazionale dei comitati pace, si sta avviando alla conclusione. I risultati parziali relativi al pinerolese sono già apparsi sull’Eco-Luce della scorsa settimana. Nel II Circuito si è riproposto che il referendum venga effettuato pelle Chiese dopo
il culto in una delle prossime
domeniche, così come auspicato
in uno degli ordini del giorno
della Conferenza Distrettuale. E’
importante che chi ha già votato per il referendum ne parli
sui luoghi di lavoro, all’interno
della propria comunità, in famiglia. In mancanza di altri canali
di informazione — giornali e televisione brillano per il loro silenzio — è questo il modo per
diffondere l’iniziativa e discutere del problema.
Lo stesso tipo di informazione
diretta e capillare va fatta per
la manifestazione pacifista di
Roma del 22 ottobre. Il tragico
abbattimento dell’aereo sud-coreano e le pesanti e gravi responsabilità sovietiche nell’attuale
tensione internazionale, possono
giustificare la corsa al riarmo
lanciata da Reagan? Venerdì
scorso il Congresso Usa ha approvato il programma di nuove
ingenti spese militari volto a incrementare l’arsenale bellico con
nuovi tipi di armi (il missile intercontinentale a più testate nucleari MX, il bombardiere atomico Bl, persino armi chimiche al
gas nervino). E intanto le trattative di Ginevra sono a un punto morto.
Contro questa logica suicida
e ornicida occorre avere il coraggio di muoversi. Andare in
tanti a Roma il 22 ottobre, contro i missili Cruise a Comiso, in
risposta alla logica delle superpotehze (ricordo che analoghe
manifestazioni si svolgeranno
nelle altre capitali europee e in
America).
L’appuntamento per gli evangelici è alle 10 di sabato mattina
22 ottobre alla Chiesa Valdese di
P.za Cavour in Roma. Durante
la mattinata comunitaria ci sarà il culto e la possibilità di avere uno scambio fraterno di esperienze ed informazione. Dopo il
pranzo in comune, ci si ritroverà in V. Firenze vicino alla chiesa metodista, che si trova a due
passi da P.za Esedra da dove
partirà la manifestazione nazionale.
Come andare a Roma? Il coordinamento regionale sta organizzando dei treni speciali con
partenza il venerdì sera e ritorno la domenica mattina; il costo di andata e ritorno è di poco superiore alle 30.000 lire. Nelle riunioni di Circuito si è pensato di chiedere tramite i Concistori un contributo-viaggio alle
Chiese prr chi ne facesse richiesta. Nel I circuito qualcuno ha
chiesto di posticipare il ritorno
al tardo pomeriggio di domenica, per avere un po’ di tempo in
più da passare a Roma. Questo
vuol dire organizzare autonomamente il viaggio (per comitive di
più di 10 persone il viaggio in
treno costa L. 48.000, per più di
25 persone L. 42.000), e cercare
ospitalità per la notte in una comunità romana.
Nel III Circuito si è discusso
sulla preparazione della giornata: si è proposto di dedicare
queste settimane a creare maschere, cartelloni, striscioni da
portare durante il corteo.
A chi fare riferimento per il
22 ottobre? Nel I Circuito a
Franco Taglierò del Consiglio di
Circuito e a Marco Pasquet di
Lusema (t. 909978); per il II Circuito a Mauro Long di Villar
Perosa (t. 514452) e a Silvio Vola
di Pinerolo (t. 22747).
Sarebbe necessario che le adesioni pervenissero entro la fine
di settembre o l’inizio di ottobre.
Un’ultima informazione: l’8 ottobre si svolgeranno manifestazioni regionali per la pace. C’è
la proposta di ritrovarsi nel pomeriggio a Pinerolo e fare un
sit-in con un’ora di silenzio nel
centro della città. I modi per
far sentire la voce contro le armi sono tanti... impariamo a servirci della protesta silenziosa.
SUvio Vola
Referendum
sui missili
SAN SECONDO — Un gruppo
di giovani della chiesa valdese e
della chiesa di Prarostino ha effettuato domenica pomeriggio in
occasione della «Pesta dell’Uva»,
in piazza Tonello, una raccolta
di voti per il « Referendum sui
missili a Comiso ». L’esito è stato abbastanza positivo con oltre
un centinaio di firme.
Varie le reazioni della gente e
molto l’interesse dimostrato in
modo particolare dai giovani
amici del gruppo che ha svolto
il lavoro.
Concerto di Natale
PRAXI — Con un certo anticipo sulle date tradizionali, la
Badia Corale Val Chisone ha
presentato nel tempio di Frali il
17 settembre un suggestivo programma di antichi canti natalizi,
risultato, in parte, di pazienti ricerche del ben noto complesso
vocale e strumentale.
Il filo conduttore che lega questi motivi, per lo più in lìngua
provenzale, è lo spirito gioioso e
popolare che da sempre ha animato la festa di Natale. Alcuni
« noèls » di questo repertorio sono ancora stati cantati ai giorni
nostri, anche se la loro sopravvivenza (così informa la presentazione del programma) è stata
abbastanza avversata dalla chièsa ufficiale, che li considerava
troppo irriverenti e profani.
Elettrificazione
a Salza
PEROSA — Dopo la pausa
estiva, l’USSL 42 e la Comunità
Montana Valli Chisone e Germanasca hanno ripreso la loro
attività riunendo l’Assemblea e
il Consiglio venerdì 16 settembre.
Nessun argomento di rilievo,
ma soltanto ordinaria amministrazione con una serie di ratifiche delle delibere di giunta. Si
è deciso, tra l’altro, la vendita
di tutto il materiale rimasto a
Fra Catinat, ormai composto solo più di scarti, e la stipulazione
di un contratto di affitto, per un
valore simbolico, con la parrocchia di Pragelato che possiede i
locali adibiti a « foyer » per anziani, gestito dall’USSL.
Il Comune di Salza ha chiesto
e ottenuto un contributo di 8 milioni per completare i lavori di
elettrificazione delle borgate ;
con un primo finanziamento si
erano eseguite le linee esterne,
grazie anche alla collaborazione
degli abitanti di Salza che hanno offerto il lavoro volontario e
versato una quota per ogni famiglia.
Corsi per insegnanti
PRA CATINAT — Organizzate dal Distretto Scolastico e dalrUSSL N. 42, si sono svolte —
il 12 e 1.3 settembre — nel Centro di Soggiorno Parco Orsiera
Rocciavré due giornate di studio per insegnanti aventi come
tema l’educazione alla salute nella scuola. Un buon numero di
docenti delle scuole materne,
elementari e medie delle valli
Chisone e Germanasca hanno
potuto così mettere a confronto
le loro esperienze e contemporaneamente verificare di persona l’accoglienza della nuova
struttura destinata ora ai soggiorni di vacanza e di studio di
scuole e gruppi vari.
Nelle relazioni degli operatori
deirusSL e nei gruppi di lavoro
sono stati presentati e discussi
gli aspetti dell’educazione sanitaria che maggiormente interessano l’ambiente scolastico: l’educazione alimentare, sessuale, ambientale, la prevenzione degli stati di tossicodipendenza, la medicina preventiva.
Alla conclusione dell’incontro,
gli insegnanti si sono proposti
di inserire nei piani di lavoro gli
argomenti trattati e di presentare i problemi sanitari ai genitori; da parte loro, gli operatori
hanno assicurato la disponibilità
a collaborare alla preparazione
dei programmi e alla successiva
realizzazione.
# Hanno collaborato a questo
numero: Dino Gardiol, Luigi
Marchetti, Paolo Ribet, Franco Taglierò, Cipriano Toum,
Valdo Benech.
10
10 cronaca delleValli
23 settembre 1983
SEMINARIO AYVENTISTA A TORRE PELLICE
COSTITUITO UN COMITATO PROMOTORE
Crescita della chiesa Valorizzare la Vaccera
120 pastori e colportori a confronto col dott.
Osterwall della Andrew University
Mentre andiamo in macchina
si sta per concludere a Torre
Pellice un seminario che ha visto impegnati 120 tra pastori,
laici e colportori provenienti da
diversi paesi europei e dalla Jugoslavia. « La scelta di Torre
Pellice non è casuale — ci dice
il Presidente delle Chiese Awentiste Italiane, pastore Enrico
Long — già altre volte la Chiesa
Valdese ci ha messo a disposizione le proprie strutture e noi
siamo grati di questa disponibilità che non guarda ad eventuali barriere teologiche, inoltre
sentiamo di avere dei legami con
la storia dei valdesi, dei quali
in qualche modo ci sentiamo gli
eredi per quanto riguarda lo
spirito missionario e lo sviluppo
della chiesa.
Questo ci riallaccia al tema
del seminario, nel quale ci proponiamo di mettere in discussione im certo numero di concetti tradizionali che la chiesa
ha seguito sino a questo momento. La verità, come fatto fondamentale che ritroviamo nella
Bibbia, ha bisogno di essere continuamente riscoperta. Noi ci
proponiamo attraverso questo
seminario di studio, di operare
come ricercatori che vogliono
scoprire la pietra preziosa. Uno
dei nodi di questa verità concerne la missione della chiesa e l’e
vangelizzazione del mondo. Evangelizzazione che è stata molto vivace nei primi anni di storia
delle Chiese Àwentiste dei paesi
europei, che alla pari di quanto
è'successo in altre denominazioni evangeliche, con l’andar del
tempo si è afBevolita. Siamo
quindi in ricerca proprio sul tema della missione della chiesa
oggi ».
E' presente tra gli ospiti il
dott. Osterwall, direttore dell’Istituto per le missioni mondiali
presso l’università Andrew negli
Stati Uniti.
«Quale obiettivo vi siete proposti, invitandolo al seminario? »
« E’ il personaggio — ci risponde il pastore Long — che per la
sua ricca esperienza missionaria
presenta nel modo più chiaro e
sentito _ le aspirazioni profonde
di tutti gli avventisti nell’opera
di predicazione dell’Evangelo in
questa generazione. Noi contiamo che i nostri pastori possano
ricevere e fare propria questa
visione ».
Al seminario che si è tenuto
nell’aula sinodale hanno fatto
da corollario un culto al tempio
del Ciabas, una proiezione di
diapositive sull’opera missionaria, visite al Museo di Torre e
ai luoghi storici della Val d’Angrogna.
A. L.
POMARETTO
Acqua non potabile
Intervista al Sindaco Travers
POMARETTO — A fine luglio
il sindaco ha emesso un invito
alla popolazione a non usare l’acqua dell’acquedotto comunale se
non dopo bollitura a causa di lavori di ampliamento e riparazione delle vasche. Ora siamo a metà settembre e la situazione non
è ancora cambiata. Molti si chiedono quando saranno terminati
i lavori e potranno tranquillamente riprendere a bere l’acqua
dei loro rubinetti.
gelo. E’ stata anche risistemata
la vecchia sorgente degli Enfous.
— I lavori attuali permetteranno di soddisfare completamente
il bisogno di acqua della popolazione?
Abbiamo perciò rivolto alcune
domande di chiarificazione al
sindaco signor Travers.
— Senz’altro, pensiamo che
l’acqua sarà sufficiente anche in
caso di aumento della popolazione, salvo naturalmente cause naturali (abbassamento della falda
acquifera, terremoti ecc.).
— Quali sono state le cause
deU’invito a bollire l’acqua?
— Da dove provengono i finanziamenti per questo tipo di lavoro?
— La richiesta di bollire l’acqua è stata una precauzione, perché durante i lavori per l’ampliamento deU’acquedotto non potevamo assicurare la purezza continua delTacqua a causa del formarsi di depositi e dell’immissione forzata di acqua nelle tubature. I lavori hanno alcuni obiettivi: dotare di acqua tramite l’acquedotto comunale le borgate di
Chianavasso e Chlabrera, potenziare l’acquedotto vecchio’ perché
le ricerche di nuove sorgenti sono state infruttuose, costruire
una seconda vasca per garantire
una maggiore quantità d’acqua
nei momenti di punta o per determinate necessità particolari.
Abbiamo approfittato dei lavori
in corso per sostituire anche
rma parte delle tubature tra il
ponte dei Masselli e l’asilo comunale.
— In parte tramite un mutuo
con la cassa depositi e prestiti
(circa 90 milioni) e in parte il
comune stesso ha messo in bilancio una somma (circa 20 milioni). Vorrei sottolineare le lungaggini burocratiche per ottenere
i mutui e i permessi dallo stato
per iniziare ed effettuare i lavori necessari.
I rapporti con la regione sono
invece più facili e le autorizzazioni e i finanziamenti sono più celeri.
Entro la metà di ottobre tutti i
lavori dovrebbero essere terminati.
Qual è lo stato di approvvigionamento delle acque?
— Ci sono tre sorgenti del vecchio acquedotto e una nuova sorgente è stata ricavata in località
Comba Bacias.
Quest sorgenti però sono abbastanza superficiali, perciò in
estate e in inverno si impoveriscono a causa della siccità e del
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Nello scorso mese di marzo
1983, si è costituito con atto notarile, un Comitato Promotore
per la valorizzazione turisticosportiva del territorio del colle
della Vaccera compreso nei comuni di Angrogna, Pramollo e
San Germano Chisone. Sede del
Comitato, An^ogna, piazza Roma 1. In seguito a questa iniziativa, le voci più disparate e relativi commenti, ipotesi ed illazioni
hanno contribuito a creare confusione e perplessità nelle valli interessate.
Per una corretta informazione,
abbiamo ritenuto opportimo inoltrare alla stampa locale, con preghiera di pubblicazione, alcune
notizie inerenti l’iniziativa che,
dalla fase di programmazione, si
appresta ad iniziare la fase di attuazione.
Il primo passo, sarà la trasformazione fra breve del Comitato in
Cooperativa Turistica s.r.L, con
un programma che si articola in
quattro punti: 1) Pista di fondo;
2) Pista di discesa e skilift; 3)
Strutture ricettive; 4) Programma verde.
Lo sviluDuo dei quattro punti,
può essere sintetizzato come segue:
1) Pista di fondo. Tutta la zo
na a ridosso del colle della Vaccera, tra il monte Castelletto
1523 m. ed il Pian d’ia Coucourda
1480 m., in maggior parte sul territorio di Pramollo, si presta
egregiamente alla realizzazione di
percorsi ad anello per lo sci da
fondo.
Il tracciato, individuato da esperti maestri si aggira sui 5 Km.
con dislivelli alternati, di 50 o 60
metri, di tipo nordico, con possibilità di creare anelli di 2 o 3
Km. e per i più esigenti, anelli
più impegnativi. Il tutto ad una
quota di 1.500 m. e con un buon
innevamento. Il tracciato è molto vario ed eccezionalmente panoramico, in quanto emerge e si
articola non su fondo valle, ma
su uno dei più bei balconi delle
valli sulla pianura. La distanza
dai centri di utenza è minima,
14 Km. da Torre Pellice, 12 Km.
dalla statale 23 del Colle del Sestriere nei pressi di San Germano Chisone, 20 Km. da Pinerolo
e 60 Km. circa da Torino.
2) Piste di discesa e skilift.
Lo stesso territorio, esclusivamente a nord, sulle praterie, versante di Pramollo, si presta per
la realizzazione di piste per la
pratica dello sci alpino. La zona
prescelta per un primo impianto
ALLA NOVALESA
Studiare Lutero
Nell’antica abbazia della Novalesa, sopra Susa, la cui nascita
risale al 726, e le cui strutture
sono state in parte, dopo im meticoloso lavoro di anni, restaurate e restituite in originale al visitatore con l’inaugurazione di domenica scorsa (un ambiente che
sembra aver ispirato il romanzo storico di Umberto Eco «Il
nome della rosa») si è recentemente tenuto un dibattito ecu.
menico sulla figura di Lutero
animato dal nostro storico Giovanni Gönnet. Un pubblico numeroso composto da religiosi
cattolici (tra questi anche il vescovo della diocesi locale) ed
evangelici ha seguito l’itinerario
del prof. Gönnet nel ricostruire
la riflessione del grande Riformatore. Con Lutero — ha detto
Gönnet — vengono posti a confronto due cristianesimi : uno
fondato soprattutto sulla Parola
di Dio, l’altro attaccato ancora
ad innovazioni umane. Ciò non
vuol dire che la Riforma del Cinquecento non abbia tenuto conto della prima tradizione cristiana che ci ha dato insieme il canone bìblico e le varie confessioni di fede. Anzi — ha suggerito
Gönnet — la Riforma ha valorizzato al massimo le antiche
tradizioni al punto che si potrebbe dire che anche i riformati sono « cattolici », ma non « cattolici romani », bensì cattolici
secondo l’Evangelo come i Vaidesi del Medioevo di cui anche
Lutero (dopo la disputa di Lipsia
del 1519) scoprì di essere seguace.
ne in occasione dell’omelia funebre del Riformatore disse che
Lutero doveva essere messo in
compagnia di Policarpo, Ireneo,
Gregorio Neocesariense, Basilio,
Agostino e via via sino a San
Bernardo e Taulero : « tra quella
bellissima schiera di uomini
sommi che Dio ha inviato al fine di riunire e di rinnovare la
Chiesa ».
Ecco — ha soggiunto Gönnet
— il vero cuore deU’ecximenismo
odierno: riunire e rinnovare la
chiesa. Su questi e altri spunti
si è avviato un dibattito di carattere ecumenico da cui ancora una volta è emersa l’attualità del Riformatore nei confronti della situazione religiosa del
nostro tempo. G. P.
di risalita, va dalla località Vaccera al monte Castelletto quota
1523. Tale zona si adatta alle capacità di ogni sciatore, dal principiante a chi intende praticare
lo sci agonistico con piste dai
900 ai 1.500 metri circa. Sia la
zona del colle vera e propria che
la zorta di Fra la Mura sono adatte a campi scuola per tutte le
discipline.
Come per il fondo, anche per
la discesa, riteniamo che il programma possa contare maggiormente su una utenza giornaliera
ed in modo particolare sulle scolaresche di ogni ordine e grado.
3) Strutture ricettive. La realizzazione dei primi due punti
porta necessariamente all’esigenza di prevedere idonee strutture
per l'utente, le più snelle ed economiche possibili, senza pretese
da stazione sciistica sofisticata
considerata l’utenza cui intendiamo rivolgerci. Per cui puntiamo
essenzialmente su: a) per il fondo, uno o più prefabbricati preferibilmente in legno, in prossimità della pista, con locali per
sciolinatura, deposito sci, spogliatoi, docce e locale riscaldato
per il consumo di cibi e bevande;
b) per la discesa, analoghe strutture alla partenza dello skilift.
Per quanto concerne la viabilità,
sono in corso accordi con gli
Enti Pubblici, ner la revisione e
la creazione di idonei spazi per
parcheggi, sui due versanti.
4) Programma verde. Per valorizzare anche durante il periodo estivo la zona, considerato
che si presta in modo eccellente
al turismo estivo, per la sua aria
sempre frizzante, tenuto conto
che il colle si trova inserito sull’itinerario della G.T.A. (guida
1983/3), si ritiene di poter inserire nel programma, pubblicizzandolo ed opportunamente attrezzandolo, uno o più sentieri
autoguidati, intesi a scoprire
l’ambiente dei tre versanti, su facile percorso ad anello, inserendovi il giardino botanico della
« Rostania » un tempo conosciuto in tutta Europa e citato in
molte pubblicazioni specializzate.
La realizzazione del programma, può progredire grazie alla
collaborazione dei comuni già
citati ed al contributo tecnicoprogettuale delle Comunità montane Valli Chisone e Germanasca
e Val Pellice. V. B.
Handicappati: una proposta
Il Gruppo di base handicappati ha ripreso regolarmente i
suoi incontri e si trova ogni sabato pomeriggio alle ore 15,30
presso il Centro Sociale di San
Lazzaro (Via Rochis 3 - Pinerolo).
a cura di
Silvana Marchetti
Non per nulla — ha ricordato
Gönnet — anche il grande amico di Lutero, il fedele Melanto
Costituitosi nel 1977, il Gruppo di base cerca di intervenire
a livello culturale, sociale e politico su due versanti: sul versante dell’opinione pubblica, per
favorire l’inserimento delle persone portatrici di handicap nella collettività, e sul versante degli Enti locali (Regione, Provincia, Comuni, écc.) perché sia
portata avanti una concreta politica di integrazione.
In questi anni il gruppo è intervenuto sulla fisioterapia e
sugli altri servizi, sulle barriere
architettoniche, sugli alloggi
lACP per handicappati, sulle
barriere orizzontali (marciapiedi, passaggi pedonali, ecc.), sull’integrazione nella scuola e nel
lavoro.
Restano certamente molte cose da fare; per questo invitiamo
al gruppo tutte le persone interessate (handicappati, familiari
di handicapnati e- altri).
Non si intende portare avanti
un intervento settoriale, ma è
imnortante continuare in stretto
collegamento con i gruppi degli
anziani, con i quartieri e con
tutte le forze sociali della città
e della zona.
Il gruppo di base
handicappati
TESSUTI
CONFEZIONI
ARREDAMENTO
Via Duca degli Abruzzi, 2 - PiNEROLO (To) - (Teief. 0121/22671)
-1
11
23 settembre 1983
cronaca delle Valli 11
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Inventiamo un grande
laboratorio e
dipingiamo la pace
MANCA L’AMORE
Signore, / fa’ che non ci siano più
case bruciate / come alberi senza foglie, ma che j attorno a noi ci siano /
solfando fiori. / Fa’ che la gente non
porti più fucili / ma regali, / che non
ci sia più miseria e disperazione / ma
gioia e serenità. / Signore, quando sento una sirena, / se è un tnalato / guariscilo presto; / se è un incendio, /
spegnilo subito e che /non ci siano né
morti né feriti. / Signore, abbi pietà
di noi e salvaci. / Punisci i cattivi, se
credi, / ma non severamente: / non
sanno quello che fanno, j Grazie, Signore, per tutto / quello che hai fatto. / Ma manca l’amore. Gli uccelli e
i fiori lo hanno, / ma gli uomini non
rkanno.
(Da « Il Gallo », giugno 1983).
Dal 31 agosto al 13 settembre abbiamo fatto i Laboratori Catechistici sul
tema: « Gesù Cristo vita del mondo ».
Al centro abbiamo messo la Bibbia; il
luogo della ricerca era la comunità:
l'orizzonte era l'esperienza e la vita
quotidiana, nostra e di tutti gli uomini.
Durante le nostre ricerche ci siamo
fermati a riflettere su questa preghiera di un bambino libanese e l'abbiamo
trovata drammaticamente vera. « Manca
l'amore »: ecco perché il nostro mondo vive sull'orlo della disperazione e
della morte.
Dobbiamo trovare le parole per dire
al mondo che Dio lo ama (Giovanni 3,
16).
Dobbiamo trovare i gesti concreti
per vivere quotidianamente il comandamento dell'amore (Giovanni 13: 35
e 15: 12).
1) « lo ho paura di morire », diceva
molto sinceramente una bambina nel
gruppo. Tutti hanno paura di morire,
ma questa paura non deve diventare
ansia o disperazione. Durante l'estate
abbiamo fatto la sepoltura di una bimba di 16 mesi morta in un incidente
stradale. Tutti i giorni siamo raggiunti
da notizie di morte... per la guerra,
per la fame, per le catastrofi naturali,
per la malattia.
Gesù ci ripete: « Non siate tristi:
abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me . (Giovanni 14: 1-14). Egli è
l'immagine del Padre; egli è la strada
che conduce alla vera vita. Non devi
essere triste, perché adesso sai quale è il tuo destino: Gesù con la sua
morte e risurrezione ci ha preparato
un posto nella « casa del Padre » e questa casa è grande.
Allora noi diremo con l'apostolo Pietro: « Signore, noi non vogliamo abbandonarti. Tu solo hai parole che danno
la vita eterna » (Giovanni 6: 68).
2) Nell'attività dei laboratori abbiamo
accolto con grande simpatia alcuni rappresentanti degli anziani, degli handicappati e della nuova cascina della speranza. Dai dialoghi, che abbiamo avuto
con loro, ci è sembrato di riascoltare
il lamento del paralitico alla piscina di
Betzaetà: .. Signore, io non ho nessuno... » (Giovanni 5: 7).
La persona anziana, il malato, Thandicappato, il ragazzo che si droga, il
giovane che beve... in qualche modo ci
tende la mano e noi dobbiamo essere
pronti a ripetere il gesto di Gesù: gesto di amicizia, di comprensione, di solidarietà, di condivisione.
Non si tratta di dare qualcosa, ma
di dare noi stessi... un po' del nostro
tempo, una fetta della nostra vita... insieme con la parola della fede e della
speranza, come ha fatto Pietro con lo
storpio vicino alla Porta Bella del tempio di Gerusalemme (Atti degli Apostoli 3: 1-15).
3) È cosi che si costruisce la pace
giorno per giorno incominciando dalla
nostra vita quotidiana. « Gesù Cristo è
la vita del mondo » ma anche « Gesù
Cristo è la nostra pace » (Lettera agli
Efesini 2: 14).
Tali Sorek, ragazzina israeliana di 13
anni, ha scritto questa poesia:
Avevo una scatola di colori / alcuni
caldi, altri molto freddi. / Non avevo
il rosso per il sangue dei feriti; / non
avevo il nero per il pianto degli orfani;
/ non avevo il bianco per le mani ed
il volto dei morti. / Ma avevo l’arancio per la gioia della vita / e il verde
per i germogli e i nidi / ed il celeste
per i chiari cieli splendenti / ed il rosa
per i sogni e il riposo. / Mi sono seduta ed ho dipinto la pace.
Anche noi in questi giorni dei laboratori abbiamo dipinto la pace con i colori caldi dell'amicizia e della fratellanza.
Anche noi davanti alle fiaccole e davanti al falò abbiamo sognato...
— abbiamo sognato che i « grandi »
della terra bruciavano tutte le armi e
le trasformavano in strumenti di vita;
— abbiamo sognato che la luce di
Gesù illuminava finalmente le strade
buie degli uomini;
— abbiamo sognato che l'amore trasformava la faccia della terra.
* *
Cari genitori, insegnanti, educatori,
operatori della radio e della TV
aiutateci anche voi, perché questo
sogno diventi realtà; non parlateci di
carriera, di soldi, di successo, di consumo, di divertimento, di vita facile;
accompagnateci piuttosto alla scoperta
di queste cose grandi che fanno vivere
l'uomo: la giustizia, la pace, la fraternità, l'amore, il servizio, il condividere.
I bambini e i ragazzi
della Parrocchia di S. Lazzaro
con i loro animatori - Pinerolo
Per costituire un
gruppo ’’Nicaragua”
Siamo un gruppo di giovani ohe fanno riferimento alla comunità cristiana di
base di Corso Torino, 288 a Pinerolo.
Vogliamo dar vita ad una iniziativa di
solidarietà con l'America Latina e, in
particolare, con il Nicaragua. Si tratta
di una iniziativa che vogliamo resti aperta a tutti coloro che, giovani ed adulti, credenti e non credenti, siano
fattivamente interessati.
Si tratta di un gruppo di documentazione sulla realtà di questi paesi, in
parecchi dei quali è in corso un processo di liberazione popolare dall'Imperialismo straniero, che agisce in essi attraverso continue interferenze, sia a
livello economico che politico. In modo particolare ci interessa l'esperienza
del Nicaragua, impegnato negli anni 7879 in una sanguinosa lotta di liberazione che portò alla vittoria del movimento sandinista e alla fine della dittatura
della famiglia dei Somoza, dittatura durata circa quarant'anni grazie all'appoggió militare e politico degli USA. In
questi ultimi anni II Nicaragua libero
continua a vivere in una difficile situazione interna a causa di una precaria
struttura economica, dei difficili rapporti con Washington e alle continue
pressioni militari ai confini con THon
duras ad opera degli ex-somozisti rifugiatisi in quel paese.
Il nostro gruppo si propone molto
modestamente di cercare e far circolare
documentazione ed informazione su
questi paesi attraverso momenti di studio e di lettura, eventuali mostre e dibattiti e mettendo a disposizione materiale vario per chi desidera documentarsi. Inoltre ci si prefigge di coordinare la raccolta di aiuti concreti, tra i
quali al primo posto una raccolta di materiale (carta, quaderni...) per gli studenti del Nicaragua, secondo la loro
stessa indicazione.
Il prossimo incontro del gruppo è
mercoledì 21 settembre alle ore 15.30
presso la sede della comunità di base
in Corso Torino, 288 (1° piano), telefono 22339.
Per i singoli e i gruppi che volessero
documentazione da consultare o da acquistare ci si può rivolgere presso la
sede del gruppo il mercoledì pomeriggio e il giovedì mattina dalle 10 alle
12.
Amalia Chiesa
Lettera aperta alla
Comunità Montana
Valli Chisone-Germ.
Al riguardo che la raccolta funghi è
consentita solo ai possessori dell'apposito tesserino, nei giorni di martedì,
giovedì e sabato e si può al massimo
raccogliere 15 porcini per ogni giorno.
Però per il proprietario, l'usufruttuario
ed i loro familiari nessun limite. Ora le
persone oneste che non esitano a premunirsi di tesserino, osservano la regola dei 15, solo nei giorni consentiti dalla legge, ma si vedono passare
sotto il naso dei panieri lunghi 70 centimetri colmi e tanti di quelli senza tesserino, senza proprietà e che vanno per
funghi 7 giorni alla settimana poi l'onesto si sente ancora dire che il tesserino è solo una storia tanto non c'è
nessun controllo. A questo punto c'è
da chiedersi che cosa fanno le guardie
ecologiche che hanno accettato di fare la guardia? dove sono? La comunità
montana si rende conto di tutto questo? perché tante categorie di cittadini di fronte alla legge? C'è tanta pubblicità ma pare che la comunità montana si interessi solo di ricevere tante
10.000 lire e tutto va bene. Ma per il
cittadino onesto non va bene, se una
legge c'è deve essere uguale per tutti
e fatta rispettare.
C'è chi con la scusa che è proprietario va quando vuole e ne raccoglie quanto ne vuole, chi controlla se
è veramente proprietario e se i funghi
li ha raccolti sulla sua proprietà? quale
sicurezza può avere una guardia senza
un accertamento? ci sono clausole che
altro non sono che una pura farsa. Con
tutti questi privilegi, l'onesto raccoglitore in regola i giorni concessi si trova i boschi ripuliti. Se c'è una legge e
non si riesce a farla rispettare allora
via tutte queste fasulle proibizioni.
Un'altra clausola che riguarda la comunità montana è di fare spedire le
10.000 lire per posta cosi le diecimila
lire diventano diecimilasettecento. Perché i comuni invece di consegnare il
conto corrente non fanno loro una valida ricevuta e riscuotono subito le
diecimila lire e non obbligano di nuovo
ad una soprattassa di settecento lire?
Va bene che viviamo in un paese delle
soprattasse.
Grazie per l'ospitalità.
Carlo Ferrerò, Pomaretto
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10064 PINEROLO
DA NOSTE PARI
Dal 17 settembre al 2 ottobre 1983
si svolge nei Comuni di San Secondo
di Pinerolo e di Prarostino, la 2“ edizione della festa della Comunità Montana
Pineroiese Pedemontano denominata
X Da nòste part » che lo scorso anno
ebbe come teatro il Comune di Cantalupa.
Sono previste manifestazioni ed iniziative aventi lo scopo di riscoprire e
diffondere le tradizioni, i costumi e le
attività locali.
PROGRAMMA
DEI PROSSIMI APPUNTAMENTI
Giovedì 22 settembre a San Secondo di
Pinerolo
ore 21: Serata di cultura piopolare
con il Gruppo Tradizioni Popolari Val
Chisone e Germanasca (musica e danze); Sfilata in piazza e rappresentazione
sotto l'aia.
Sabato 24 settembre a San Secondo di
Pinerolo
ore 20.30: Gimkana trattoristica presso il Municipio;
ore 21: Serata gastronomica al Ristorante « Lo Scoiattolo ».
Sabato 24 settembre a Prarostino
ore 17: Apertura mostra « Vini e vigneti di mezzacosta »: cultura vitivinicola, attrezzi, il vino nella tradizione,
qualità di vini, audiovisivi, eoe.; Apertura stands eno-gastronomici-artigianali
di tutti i Comuni delia Comunità Montana « Pineroiese Pedemontano »;
ore 17.30: Convegno sul vino e vinificazione nelle terre della Comunità Montana « Pineroiese Pedemontano » (Sala
consiliare del Municipio); Presentazione degli studi per la Carta Nutrizionale
dei vigneti della Comunità Montana «Pineroiese Pedemontano ».
Domenica 25 settembre a Prarostino
ore 9: Marcia Alpina:
ore 14; Pomeriggio degli anziani della Comunità Montana ,« Pineroiese Pedemontano » con Balera Folk.
Domenica 25 settembre a San Secondo
di Pinerolo
ore 8.30: 2° Campionato comunitario
di pesca alla trota presso le vasche
dell'incubatoio provinciale in Via Madonnina n. 10 a Miradolo;
ore 21: Concerto del Gruppo Polifonico « Turba Concinens » del Civico
Istituto Musicale di Pinerolo al Castello di Miradolo.
Martedì 27 settembre a Prarostino - Località Roc:
ore 20.30; « Vija • con canti e musiche della tradizione popolare del pineroiese con il coro Brio Boucle di Pinerolo, musicisti spontanei, proiezioni di
diapositive e... un buon bicchier di vino.
Sabato 1” ottobre a Prarostino
ore 21: Concerto corale con Coro
Santostefanese di S. Stefano Boero;
Domenica 2 ottobre a Prarostino
Tradizionale festa della vendemmia;
Gimkana trattoristica; Mostra-mercato
dei prodotti agricoli prarostinesi; Sfilata carri; Pranzo sociale;
ore 16.30; Premiazione gare sportive;
ore 20.30: Serata gastronomica presso la Trattoria « Tarin ».
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Asilo dei Vecchi
di San Germano
Pervenuti nel mese di luglio 1983
L. 30,000: Costantino Evelina, S. Secondo, in mem. genitori.
L. 20.000: Irione Jolanda.
L. 15.000: Armosini Maria, Vado Ligure.
L. 10.000: Barai Marta; Mereu Emilia;
in mem. loro Cari, Pons Alma e NIda,
S. Germano; Getterò Angelo; N. N.
Pro Ospedale Valdese
di Torre Pellice
Pervenuti nei mesi di giugno e luglio
L. 700.000: N. N., Zurigo.
L. 50.000: Cougn Giuseppe, Villar
Pellice.
Pro Rifugio « Carlo Alberto »
Pervenuti nel mese di maggio 1983
L. 10.000: Carco Antonio, Catania.
RINGRAZIAMENTO
« Ho combattuto il buon combattimento^ ho finito la corsa,
ho serbato la fede »
(2 Timoteo 4: 7)
I familiari della compianta
Lidia Menusan ved. Cardio!
ringraziano riconoscenti tutte le persone che sono state loro vicine nella
dolorosa circostanza.
Un grazie particolare al dottor Vivalda, ai Medici e a tutto il Personale
dell’Ospedale Valdese di Pomaretto, ai
pastori Co'isson e Rutigliano.
Pomaretto, 12 settembre 1983
Ha raggiunto in cielo il suo « Cecu »
Paola Rostan ved. Travers
Lo annunciano, a funerali avvenuti,
ringraziando quanti hanno partecipato al loro dolore d figli : Liliana con
Sante, Alberto (in Canada) con Tina, i
nipoti : Loredana e famiglia, Giuseppe, Tino e famiglia, Elizabeth, Eillen,
Roby e parenti tutti.
Torino, 1 settembre 1983.
AVVISI ECONOMICI
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Guardia Farmaceutica:
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Via Nazionale, 22 - Tel. 840707
Ambulanza:
Croce Verde Perosa: tei. 81.000
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(Disl^retto di Pinerolo)
Guardia Medici:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza:
Croce Verde Pinerolo; 22664.
USL 43- VAL PELLIGE
Guardia Medica:
Notturna; tei. 932433 (Ospedale Valdese) .
Prefestiva-festiva: tei. 90884 (Ospedale Mauriziano).
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12
12 uomo e società
23 settembre 1983
IL TERZO MONDO INDIFESO DI FRONTE AD UNA PERICOLOSA INVASIONE
Veleni: destinazione Terzo Mondo
L ¡nquietudine della comunità internazionale di fronte alle procedure commerciali dei trusts
dell industria farmaceutica e chimica che danneggia il Terzo Mondo con la sua sovraproduzione
Nello scorso dicembre, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha votato una risoluzione sui
"prodotti proibiti" che testimonia l’inquietudine della comunità
internazionale di fronte a certe
procedure commerciali che consentono ai trusts dell’industria
farmaceutica e chimica di considerare i paesi del Terzo Mondo
come dei veri e propri sbocchi
alla loro sovraproduzione senza
tener conto dei nefasti effetti
economici o sanitari di questo
modo di agire. Il mensile "Monde diplomatique” dello scorso
agosto dedica un servizio a questo drammatico argomento, servizio che offriamo in sintesi all’attenzione dei lettori.
r. p.
Dietro iniziativa del Venezuela è stato proposto che i paesi
produttori di materiale chimico
e farrnaceutico, di cui la vendita
è proibita o rigorosamente regolamentata nei loro territori (la
sottolineatura è nostra) adottino
un sistema di preavviso formale
indicando la data in cui le aziende prevedono di spedire dei prodotti di questa categoria. Allo
stesso tempo, è stato chiesto che
il segretario generale dell’ONU
prepari una lista completa dei
prodotti in questione in modo
che serva da riferimento nel
mondo intero. Queste proposte
sono state votate ed approvate a
larghissima maggioranza dalla
Assemblea generale (146 sì contro il solo no degli USA e nessuna astensione).
Benché la cosa possa sorprendere, non esiste attualmente una
fonte uniea cui attingere i dati
relativi (sia in campo nazionale
che internazionale) ai marchi di
fabbrica, ai produttori, ai rischi
per la salute e per Tinquinamento e alle disposizioni che regolino
l'adozione dei prodotti pericolosi,
La strage dei pesticidi
■ L'Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175.
Comitato di Redazione; Franco
Becshino, Mario F. Berutti, Franco
Carri, Dino Ciesch, Niso De Michelis, Giorgio GardioI, Marcella Gay,
Adriano Longo, Aurelio Penna, JeanJacques Peyronel, Roberto Peyrot,
Giuseppe Platone, Marco Rostan,
Mirella Scorsonelli, Liliana Viglielmo.
Editore: AlP, Associazione Informazione Protestante - Via Pio V, 15
- 10125 Torino.
BIrettore Responsabile;
FRANCO GIAMPICCOLI
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - tei. 011/
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« L’Eco della Valli - La Luce •.
Abbonamenti '84: Annuo L. 21.000;
Semestrale 12.000; Estero 40.000 (posta aerea 64.000); Sostenitore 40.000.
Decorrenza r genn. e r luglio (semestrale).
Redazione Valli: Via Arnaud. 25 10066 Torre Pellice.
Pubblicità: prezzo a modulo (mm
49x49) L. 7.000 (oltre IVA).
Inserzioni: prezzi per mm. di altezza. larghezza 1 colonna: mortuari
280 - sottoscrizioni 150 ■ economici
200 e partecipazioni personali 300
per parola (oltre IVA).
Fondo di solidarietà c.c.p. 11234101
Intestato a ■ La Luce: fondo di solidarietà », Via Pio V, 15 • Torino.
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)
canti di prodotti chimici cominciarono a perdere i mercati interni a seguito delle restrizioni
e delle interdizioni che colpivano questo genere di produzione.
La multinazionalizzazione delle
società ha favorito questa espansione, anche mediante la costruzione di fabbriche in quei paesi
dove le suddette restrizioni o
proibizioni erano inesistenti oppure molto « morbide ». Si calcola che dal 1970 al 1978 il valore dei prodotti chimici, pesticidi
e farmaceutici è più che quadruplicato (da 22 a 96 miliardi di
dollari), mentre le esportazioni
verso il Terzo Mondo sono passate da 5 a 24 miliardi di dollari.
Per quanto ritarda in modo
particolare i pesticidi, ben il 39%
del commercio mondiale nel 1978
era diretto ai paesi sottosviluppati. In un breve lasso di tempo, milioni di agricoltori tradizionali sono stati messi a contatto colle tecniche dell’agricoltura chimica alle quali non erano assolutamente preparati.
Sin dal principio questa situazione ha creato grossi problemi
sanitari perché nel Terzo Mondo
la malnutrizione e la mancanza
di acqua e di igiene rendono le
popolazioni maggiormente vulnerabili ai prodotti tossici; inoltre anche l’analfabetismo impedisce una appropriata lettura dei
modi di impiego e delle regole
di sicurezza: è stato documentato che nel 1972 la metà dei casi di avvelenamento da pesticidi
si sono prodotti nel Terzo Mon
do mentre esso ritirava allora
solo il 15% del mercato mondiale in detto settore.
Parecchi insetticidi hanno degli effetti più insidiosi a lungo
termine, quali la sterilità, malformazioni e cancri. Per di più,
il loro massiccio impiego ha accresciuto la resistenza degli insetti provocando un calo non solo nelle colture di esportazione
(cotone, caffè, banane, ecc.) ma
anche in quelle destinate ai consumi locali. I paesi sviluppati
hanno in tutto questo la più gran
parte di responsabilità; ciò che
era stato prospettato come un
rimedio si è trasformato in una
sorgente di catastrofi economiche e sanitarie.
blemi se esse non saranno accompagnate da un miglioramento delFalimentazione, delle
condizioni igieniche e da approvvigionamenti di acqua potabile.
Un solo esempio: il cliochinolo,
venduto senza ricetta medica
per il trattamento della diarrea,
è all’origine di oltre 10 mila casi
di malattia neurologica progressiva che porta fino alla cecità
ed alla morte. Ciò nonostante e
malgrado sentenze di tribunali,
esso rimane in libera vendita in
molti paesi sottosviluppati.
Inizio di resistenza
Prodotti farmaceutici
Rischi analoghi sono stati provocati dalla penetrazione dei prodotti farmaceutici. La produzione mondiale è passata, dai 1973
al 1980, da 30 a 84 miliardi di dollari. Sotto l’effetto di potenti
campagne promozionali, i paesi
sottosviluppati ne consumano,
in proporzione, in modo maggiore che i paesi ricchi, tanto più
che si tratta di prodotti in gran
parte disponibili senza ricetta
medica. Le popolazioni sottoalimentate sono preda frequente di
varie malattie infettive quali la
dissenteria da ameba, il tifo, il
colera, la tubercolosi, l’epatite.
Le medicine che giungono dal
mondo sviluppato non saranno
in grado di risolvere questi pro
Gli strati più istruiti di questi paesi stanno reagendo a queste tecnologie « dipendenti »:
certi Stati, come il Brasile, il
Bangladesh e la Tailandia hanno legiferato contro l’introduzione dei suddetti prodotti. Nel
maggio 1982 un gruppo di cittadini della Malaysia ha organizzato un convegno, poi sfociato nella creazione di una rete intemazionale per facilitare l’informazione sui pesticidi nel Terzo
Mondo.
E’ ormai chiaro che non basta contare sui paesi industrializzati per regolamentare le attività delle società multinazionali. La battaglia proseguirà su
due fronti: all’interno di ogni
paese preoccupato di difendere
i propri interessi, e con iniziative comuni a livello internazionale.
REPUBBLICA DEMOCRATICA TEDESCA OrìBlltSti
Il delitto
(segue da pag. 1)
Questo esodo di prodotti pericolosi verso il Terzo Mondo ha
avuto inizio a partire dalla fine
degli anni ’60, quando i fabbri
voler emigrare
Mercoledì 14 settembre 1983,
Amnesty International ha chiesto
alla Repubblica Democratica Tedesca di modificare le leggi in
base alle quali viene imprigionato chi esercita pacificamente il
proprio diritto alla libertà di espressione. In una lettera al Presidente, Erich Honecker, Amnesty International ha affermato
che la legislazione del paese non
è confórme agli impegni assunti
di fronte alla normativa internazionale sui diritti umani. L’organizzazione ha denunciato il fatto
che i cittadini vengano regolarmente imprigionati per presunte
critiche alla politica ufficiale. Ha
citato infatti l’esemplo di coloro
che avendo pubblicizzato le difficoltà incontrate nell’ottenere il
visto di uscita hanno detto di essere stati imprigionati per « divulgazione proditoria di notizie ».
La legge considera tutto ciò un
reato, anche se le informazioni
sono accurate e non costituiscono un segreto di stato. Il movimento internazionale per i diritti
umani ha affermato di non aver
ancora appreso dell’assoluzione
di un solo prigioniero processato con queste imputazioni. Ha
inoltre precisato che la formulazione ambigua di queste leggi restringe moltissimo le possibilità
della difesa.
Nei casi noti ad Amnesty International non è stato permesso né
al pubblico né ai parenti stretti
degli imputati di assistere ai processi. Sebbene sia consegnata ai
prigionieri politici una copia della sentenza per poterla leggere
dopo il processo, non è loro consentito di tenerla, come invece
avviene per i condannati per reati comuni.
Fra i condannati vi sono:
— un idraulico di Dresda, imprigionato per « divulgazione proditoria di notizie », dopo la comparsa sui giornali stranieri di articoli relativi al suo desiderio di
erriigrare;
— un ingegnere imprigionato
per « incitamento ostile contro lo
stato » per aver registrato e diffuso canzoni di un cantautore
marxista dissidente:
— una coppia, imprigionata
per aver « impedito attività pubbliche e sociali », avendo promosso una manifestazione non violenta a Berlino dopo aver inoltrato dieci vane richieste di emigrazione.
L’organizzazione ha dichiarato
che le leggi e le procedure in base alle quali sono state imprigionate queste ed altre persone sono incompatibili con il Patto Internazionale sui Diritti Civili e
Politici. Il Patto, ratificato dalla
RDT nel 1973, garantisce i diritti
alla libertà di espressione e ad
una « udienza equa e pubblica ».
Facendo riferimento ad una precedente risposta del Presidente
Honecker alle preoccupazioni di
AI, nella quale egli ribadiva la
uguaglianza di tutti i cittadini di
fronte alla legge, l’organizzazione internazionale, nella sua ultima lettera, asseriva: « L’uguaglianza di fronte alla legge può
non offrire alcuna garanzia contro le violazioni dei diritti umani
in una situazione in cui è la legge stessa che permette tali violazioni ».
Utopie
(segue da pag. 1)
delle chiese e qui l’annunzio di
Cristo è essenziale come sola via
di salvezza per tutti gli uomini,
siano essi oppressi o oppressori.
Per me il discorso al Senato su
Cristo sola Via per la salvezza
del mondo è stato la semplice,
e non ricercata, conclusione politica della mia fede.
Le due utopie
Mi son molto rallegrato nel
leggere in un recente articolo
che molti, fin pochi anni or sono predicatori della rivoluzione
violenta, son giunti alla conclusione che la sola forza rivoluzionaria, seria e vera, è quella
dell’amore, di più die questo
amore è collegato all’annunzio di
Cristo ed alla comunione effettiva con Lui. Non mi pento, allora, di aver parlato dell’agape per
40 anni. Nel tramonto attuale di
tante ideologie, e nella delusione
del vuoto da esse lasciato, forse
diviene sempre più chiaro a molti che il concetto neotestamentario dell’agape deve essere ancora scoperto come realistica linea politica. Ed ho speranza che
da Questa scoperta, attualmente
di pochi, si addivenga al consenso dei molti. Poiché altra via
d’uscita non c’è. Ci sono due utopie, oggi. Quella della sicurezza
basata sull’equilibrio delle forze, sul terrore della distruzione
totale. Utopia della disperazione. che è l’utopia deH’uomo tccchio. Ma. per grazia di Dio, v’è
l’utopia dell’uomo nuovo che si
fonda sull’agape di Dio e sulla
forza della sua realtà, confermate dalla resurrezione del Cristo.
E questa è l’utopia della speranza. Della speranza che ciò
che non è avvenuto debba a^■venire. Inevitabilmente la realtà
ultima non può non emergere.
Tullio Vinay
Doni Eco-Luce
pace di Dio, l’uomo secondo l’agàpe. La pace di Gesù è il suo
amore disinteressato, è la possibilità reale e certa che noi siamo
oggetto di una azione di salvezza. Questa pace non pone condizioni, non chiede nulla in cambio, è un dono di felicità: è Shalom!
Gesù non ci incontra come il
mondo sa incontrare, nel senso
che ci ama anche se noi siamo
poveri. Egli ci incontra perché
siamo come pecore senza pastore, ci incontra perché il nostro
cuore è "turbato”, perché abbiamo mille paure e siamo chiusi in
mille ostilità disperate. Gesù ci
rassicura perché non abbiamo
vere sicurezze, perché esse da
noi non possono nascere autonomamente.
In questa critica stagione della vita della Chiesa, ho la speranza che il Signore ci incontri
come Spirito Santo, pace di Dio
tra noi, certezza di salvezza e
presenza. Alla nostra ansiosa fatica di vivere il Signore dice:
« Il vostro cuore non sia turbalo ». Ecco, la solidarietà di Dio
ci ha raggiunti, la sua presenza
non è un’illusione, il suo amore
non è un’astrazione. Siamo chiamati ad esprimere dei segni di
speranza, ad assolvere, in quanto Chiesa di Gesù Cristo, un ministero di speranza: consolare,
lottare per la pace e testimoniare l’Evangelo quale senso della
vita dell’uomo. Contemporaneamente siamo chiamati Ma preghiera, affinché possiamo invocare lo Spirito Santo sulla nostra fragile vita, perché abbia
senso il nostro confessarci cristiani. Soltanto così il nostro vivere non sarà una somma di
paure o di arroganti sicurezze,
ma una liberante speranza nel
Dio fedele che in Cristo ama e
salva.
DONI DI L. 7.000
Firenze: Casa di riposo «il Gignorc»
— Milano: Polo Giancarlo — S. Denis:
Don Nino Gros — Albenga: Ricci Mingani Lisetta — Quingentole: Grusi Regina — Monfalcone: Busetto Franco.
DONI DI L. 10.000
'Campobasso: Vitale Pasquale — Bergamo: Maffeis Romano — Milano: Milanese Matilde, Polo Pregnolato Ida, De
Michelis Turno — Verona: Franzini Teodora, De Ruepprecht Ernesto — Torino:
Co.gart-Malan, Bouchard Lilia, Piccotti
Franco, Mariotti Silvio — Palermo: Säusele Giacomo — Gorle: Zavaritt Enrica — Bricherasio: GardioI Velia —
Agrigento: Lentini Rina — La Spezia:
Granella Arnaldo — Ciriè: Tedino Forapani Angela — Rimini: Van Raaj Giovanni — Valtournanche: Long Bruno —
Ravenna: Barlera Anacleto — Rorà: Paschetto Giovanni Paolo —Firenze: Medie De Filla Èva — Avellino: De Paola
Gennaro.
DONI DI L. 12.000
Fornovo di Taro: Tozzi Giovanni —
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— Torino: Bonnet Guido — Pordenone:
Chiesa evang. battista — Porto Vaitravagiia: Maghenzani Maria — Velletri:
Failla Scatamacchia Irene — Co-mo: Lupo Graziella — Cadoneghe: Maggiore
Liviana.
Antonio Adamo
ABBONAMENTI SOSTENITORI
Campobasso: Vitale Ferdinando —
Boscotrecase: Marullo Gaetano — Diano Marina: Volpi Elio — Milano: Manfredi Pier Francesco, De Ambrosi Sergio,
Gay Sergio — Firenze: Giampiccoli
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Sdutto Sergio — La Maddalena: Albano Vallaro Olga — Inverso Rinasca:
Prelato Giovanni — Roma: Gönnet Giovanni — Torre Pellice: Geymonat Gabriele — Napoli: Decker Olga — Valenza: Fracchia Sergio — Torino: Siciliano
Franco, Giampiccoli Giorgio, Baldi Giuseppe.
ALTRI DONI
Francia: Pone Anita L. 4.060; Maurice M. F. 15.000 — Germania; Di Stefano Salvatore 1.000 — Roma: Deodato
Laura 4.000 — Svizzera: Zanetti Giovanni 12.500; Chiesa evangelica di lingua italiana di Basilea 95.000 — Colleferro: Passera Giampiera 22.000.