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Anno 119 - n. 22
3 giugno 1983
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGEUCHE VALDESI E METODISTE
• Punti
di vista
UNA VALUTAZiONE DEL CONGRESSO EUCARÌSTICO DI MILANO
Un’altra, ennesima, frana in
Valtellina. Altri morti, altri senzatetto, altri ingenti danni. L’Italia del dissesto, che crolla, frana,
smotta continua ad essere drammaticamente eguale a se stessa.
L’opinione pubblica guarda, si
indigna e poi dimentica... ñno alla
frana prossima ventura. Eppure
sappiamo per certo che le catastrofi « naturali » di questo tipo
possono essere prevenute con opportuni interventi: geologi e ingegneri lo dicono a chiare lettere.
Per non dimenticare anche noi,
ricordiamo le principali catastrofi di questi ultimi trentacinque
anni dell’Italia repubblicana.
1948: alluvione in Piemonte;
1949: alluvione in Calabria; 1951:
alluvioni in Calabria, Sicilia e
Sardegna e poi ancora la tragedia del Polesine. Ero piccolo allora, ma mi ricordo della raccolta di coperte e di fondi nelle
scuole per aiutare le vittime e i
profughi. Sembrava una cosa enorme perché c’erano 100 morti.
Dopo i morti sono stati molti di
più. Nel ’54 vi sono stati 300 morti nel Salernitano, poi ancora i
500 morti nel ’63 nel Vajont. Ed
ancora la frana di Agrigento nel
1966.
Il Vajont e Agrigento rappresentano però un momento di rivolta dell’opinione pubblica che
identifica con nomi e cognomi i
responsabili e chiede ed ottiene
leggi per prevenire.
La televisione nello stesso anno porta nelle nostre case la tragedia dell’inondazione deU’Arno
a Firenze e anche l’opinione pubblica mondiale si mobilita e chiede nuove leggi e interventi.
Nonostante questo, ogni anno
che segue ha la sua alluvione o
la sua frana e la lista si allunga:
da Venezia che rischia di sprofondare alle frane recenti di Ancona e della Valtellina.
Rileggendo i racconti dei giornali si ha l’impressione di leggere un canovaccio della commedia
dell’arte. Ogni episodio ha una
sua variante dovuta all’estro degli attori. Qui gli attori sono gli
amministratori che non amministrano, che non obbediscono aUe
leggi dello stato e non spendono
per prevenire le catastrofi nemmeno quel pochi soldi che lo stato stanzia. Il paese continua nella sua deriva.
Quando interviene la giustizia
lo fa con molta lentezza e l’unico
risultato che ottiene è quello di
tacitare per un periodo le giuste
proteste della gente, in attesa
che si dimentichi.
In questi trentacinque anni non
si avvia alcuna seria politica di
prevenzione. Oggi si possono fare
i conti: 60.000 miliardi di danni
pagati, mentre secondo l’ordine
dei geologi sarebbero bastati 7
mila miliardi per 1 lavori di prevenzione.
Sono oltre quattromila i comuni dalle Alpi alla Sicilia che sono
soggetti a questo rischio. Ma pochi si preoccupano di una politica del territorio. La politica del
cemento e delle cave ha la precedenza su ogni altra considerazione di assetto del territorio.
La scienza medica ha debellato
molte malattie endemiche, speriamo che oggi la scienza del
territorio e l’onestà di molti amministratori ci permettano di debellare anche l’epidemia della
frana. Giorgio Gardiol
Meglio il Congresso che il Papa
Il 20° Congresso eucaristico ha offerto spunti teologici interessanti, segno di un rinnovamento in atto - Va sciolto però l’equivoco su chi costituisce il « centro »: Cristo o I Eucaristia?
fruf"
i. i ' V-' *■ '■
Al di là della visita papale, cui
la stampa e la televisione hanno
dato rilievo, le manifestazioni
conclusive del 20“ Congresso eucaristico nazionale hanno un certo interesse per noi protestanti
come fotografìa della realtà attuale del cattolicesimo nel nostro
paese.
Sono passati quattro anni da
quando il cardinale Colombo, allora arcivescovo di Milano, diede l’annuncio di questo Congresso: sono stati anni, in particolare l’ultimo, di intenso lavoro che
ha coinvolto in uno sforzo non
solo organizzativo, ma anche di
riflessione e di animazione Tintera diocesi dì Milano, con riflessi
nazionali. In questo quadro va
segnalata una lettera pastorale
del cardinale Martini, dal titolo
«Attirerò tutti a me» (Giovanni
12: 32).
Tema del Congresso era « l'Eucaristia al centro della comunità
e della sua missione ». Già in
questo titolo è evidente l’intento
di superare la visione di un congresso centrato sulTadorazione
del sacramento per farne piut
tosto un momento di riflessione
e risveglio ecclesiale, espressione
di fede più che di ritualismo.
Sarà necessaria un’analisi più
approfondita del lavoro del Congresso, conclusosi con una serie
di incontri al Palazzo dello sport
su vari temi: « L’Eucaristia parola di salvezza »; « L’Eucaristia
preghiera della Chiesa »; « L’Eucaristia comandamento nuovo »;
« Dall’Eucaristia la verità sull’uomo »; « Dall’Eucaristia la norma per la convivenza umana ».
Vorrei però esprimere fin d'ora,
« a caldo », alcune impressioni e
porre qualche interrogativo.
Un dato colpisce. In tutte queste relazioni, più che sviluppare
o presentare una teologia strettamente eucaristica, più che proporre una nuova dottrina compiuta sulla materia, si è cercato
di fare un discorso complessivo
a partire dall’Eucaristia. Si è
parlato più dei suoi vari significati che della definizione della
sua realtà. Si è tentato di organizzare intorno all’Eucaristia, intesa quasi come un punto geometrico, tutta una serie di temi
La Milano cattolica ad una recente manifestazione religiosa.
teologici e pastorali, di riflessioni bibliche, di stimoli riguardanti
sia la vita delle comunità, sia il
rapporto col mondo.
ECCLESIASTE 7: 14
Giorni lieti e giorni tristi
« Nel giorno della prosperità, godi del bene; e nel giorno dell’avversità, rifletti». (Ecclesiaste 7: 14).
Nel libro dell’Ecclesiaste ricorre spesso la parola « sapienza »,
che non è da confondere con la
scienza umana o con la cultura
che si acquista sui banchi dell’Università. La sapienza di cui
parla l'Ecclesiaste è di un ordine diverso, riguarda l’esistenza
umana nella sua concretezza e
nei suoi rapporti con Dio; è la
manifestazione pratica della fede
in Dio che il salmista esprime in
questi termini: « Il timore dell’Eterno è il principio della sapienza ».
L’autore sacro riconosce che la
vita umana è fatta di giorni buoni e di giorni cattivi; ma non si
ferma a questa constatazione
piuttosto banale, anzi, ne trae le
conseguenze col fard conoscere
il comportamento che dobbiamo
assumere nel giorno della prosperità ed in quello dell’avversità.
I giorni della prosperità non
mancano mai nella nostra vita;
eppure spesso non sappiamo riconoscerli a causa della nostra
ingratitudine o dei nostri affanni. Passano senza lasciare una
profonda traccia in noi e ci impediscono di dire con il salmista: « Benedici, anima mia l’Eterno, e non dimenticare alcuno
dei suoi benefici ».
Eppure l’Ecclesiaste ha motivo
di dire: « Nel giorno della prosperità. godi del bene ». Non è il
caso di pensare subito ad un
grosso colpo di fortuna o ad un
vistoso benessere materiale, perché non è detto che una situa
zione come quella si identifichi
necessariamente con la prosperità, nel senso migliore di questo
termine. Pensiamo invece al dono della salute ed alla possibilità
di compiere il nostro lavoro quotidiano senza tormenti e senza timori per il domani. Riconosciamo che ci sono dei giorni di
gioia e di forza che rendono prospera la nostra esistenza e ci offrono o, almeno, dovrebbero offrirci l’opportunità di far del bene al prossimo, nel segno della
solidarietà e dell’amor fraterno.
Quando nel nostro animo non ci
sono gravi motivi di ansietà e di
turbamento, quando è possibile
ritemprare le proprie energie negli affetti di famiglia e nella comunità dei credenti, allora non
c'è posto per l’ingratitudine o
per i continui lamenti: « Nel giorno della prosperità, godi del bene », di quel bene che Dio ti concede, che non è frutto della tua
abilità o dei tuoi successi, ma dono della grazia divina nelle tue
giornate terrene, con i loro limiti e la loro precarietà. « Godi del
bene » con un animo aperto verso Dio e verso il prossimo, consapevole del fatto che non possiedi quaggiù una dimora stabile, che anzi il giorno della prosperità può essere improvvisamente seguito da quello dell’avversità. Tosto o tardi quel giorno viene per tutti gli uomini; è
il giorno in cui essi sono chiamati a conoscere la vita e la storia nei loro aspetti dolorosi, talvolta drammatici e cruenti. E'
il giorno della prova che incide
tristemente sulla nostra vita personale e di famiglia, un tempo di
contrasti umanamente insuperabili e di gravi difficoltà, che rischiano di chiudere il passo alla
speranza ed alla fiducia in Dio.
I giorni felici danno all’uomo
la gioia che è l’unico bene di cui
in definitiva, per quanto non in
modo assoluto, egli possa godere su questa terra, ma anche i
giorni tristi hanno una loro funzione, quella di far riflettere. Dobbiamo avere molta comprensione per chi lotta, silenziosamente o meno, nel tempo dell’avversità; ma non dobbiamo mai dimenticare l’esortazione dell’Eco
desiaste: « Nel giorno dell’avversità, rifletti ». Essa ha gli accenti
della serietà e della verità. Rifletti, cioè fermati, rientra in te
stesso, esamina la tua vita umilmente e alla luce della Parola di
Dio. Lascia che il Signore ti faccia comprendere se in qualche
misura, non sei tu stesso responsabile della avversità che è scesa sul tuo cammino. Nella vita
degli uomini e dei popoli, anche
delle nazioni più sicure di sé, i
profeti d’Israele hanno saputo
discernere una relazione fra ciò
che si è raccolto e ciò che si è
seminato. Geremia riferiva al popolo di Gerusalemme queste parole dell’Elerno: « Ecco io faccio
venire su questo popolo una calamità, frutto dei loro pensieri ».
In questo caso, l’umiliazione e il
riconoscimento dei propri errori
divengono assolutamente necessari. Spesso gli uomini si sono
lasciati suggestionare dai loro diErmanno Rostan
(continua a pag. 6)
E’ in questo ampio spettro di
affermazioni che si possono cogliere spunti felici, condivisibili anche dal nostro punto di vista, segno di un rinnovamento
indubbiamente in atto. C’è però
da porre una domanda di fondo:
come valutare nel suo complesso
questo modo di affrontare il nodo dell’Eucaristia? Mi sembra si
possano segnalare due linee.
a) In un cattolicesimo in cui
ferve indubbiamente una ricerca
teologica che investe anche l’Eucaristia, in cui evidentemente
(nonostante certe affermazioni di
stampo tridentino fatte dal papa)
il massiccio sacramentalismo di
un tempo non è più sostenibile,
per lo meno tale e quale, si è alla
ricerca di nuovi contenuti per la
teologia eucaristica.
« Eucaristia » sarebbe dunque
oggi un termine parzialmente
svuotato del suo rigoroso significato tradizionale e sarebbe da
riempire con contenuti nuovi.
L’Eucaristia continuerebbe a rimanere centrale, come Cristo
presente fra gli uomini, come attualità della salvezza, ma dovendola definire o spiegare si cercherebbe oggi più nella Bibbia
che in San Tommaso, si cercherebbe di essere più cristologici che sacramentali.
L’articolazione di vari discorsi
fatti nel corso del Congresso e in
vista di esso potrebbe rispecchiare, in misura maggiore o minore, questa ricerca in atto.
b) Ci si deve però chiedere
fino a che punto questa ricerca
di una nuova teologia eucaristica
sia diffusa e compresa. Il tema
del Congresso; « L’Eucaristia al
centro della comunità e della sua
missione » può essere letto in
modo classicamente « romano ».
L’Eucaristia rimane l’attualità di
Cristo, la vera sintesi del suo
messaggio e della sua opera redentrice, il vero « punto di guardatura » non soltanto della storia
della salvezza, ma anche della
storia umana. E’ nell’Eucaristia
che tutta la complessità del reale
può essere colta, compresa, « integrata »! Non ci si può sottrarre all’impressione che l’Eucari
Daniele Garrone
(continua a pag. 8)
2
2 fede e cultura
3 giugno 1&83
____MINISTERO PASTORALE E RAPPRESENTANZA POLITICA
Perché ho accettato la
9
candidatura alla Camera
Risposta alla lettera aperta a
me rivolta dal direttore de «La
Luce » Franco Giampiccoli sul
N. 21 Anno 73 del settimanale, in
data 21 maggio 1983.
Caro Franco,
la mia risposta affermativa alla proposta del PCI per una mia
candidatura alla Camera come
indipendente, è partita da motivazioni vocazionali. Rifiutare sarebbe stato per me come rendere vana la predicazione e lo studio della « Parola » in tutti questi anni. A vari livelli, infatti, con
la comunità, tanto spesso ho parlato di « impegno » nella società,
nelle sue varié realtà: cultura,
politica, istruzione, lavoro, famiglia, città, ecc. Un rifiuto mi sembrava vigliaccheria: predicare e
proporre agli altri, e non avere
poi il coraggio, se interpellata, di
assumere in prima persona, concretamente, le mie responsabilità.
Era anche successo un fatto
curioso. Durante l’ultimo studio
biblico che ho fatto per il Gruppo Formazione Adulti — l’argomento era l’etica del servizio —
il discorso era tornato ancora
una volta sulla necessità, per il
credente, di impegnarsi per una
trasformazione del mondo, di accettare posti di responsabilità
onde poter incidere su un andamento positivo, di rinnovamento
della società. E dal gruppo si
erano levate alcune voci, rivolte
a me: « potresti candidarti per
le prossime elezioni politiche ».
Era successo pochi giorni prima
che la Federazione del PCI mi
convocasse, per chiedermelo
realmente.
Prendere una decisione di un
certo rilievo è sempre cosa difficile. Ho avuto anche pochi giorni per dare una risposta definitiva. Convocata il pomeriggio
del 4 maggio, la sera partivo per
Roma, per il corso di aggioma
mento pastorale « La Parola e
l’Immagine ». Dovevo dare la risposta la mattina del 9 maggio.
A Roma ho vissuto giorni intensi di confronto con vari fratelli,
sorelle e colleghi, alcuni mi hanno caldamente incoraggiata ad
accettare la candidatura, altrettanto caldamente altri mi hanno
scoraggiata. Ho meditato e pregato. Certo, è vero. Mi sono mancati i fratelli e le sorelle di Torino, che più di ogni altro mi potevano capire ed essermi vicini
in questa decisione. Ma con la
miglior buona volontà non ci sarebbe stato in nessun caso la
possibilità di convocare un’assemblea di Chiesa, o una seduta
straordinaria del Concistoro. Sono stata ricevuta dalla Tàvola
perché mi trovavo a Roma e proprio in quei giorni aveva le sue
sedute ordinarie.
Questa considerazione ti sembrerà paradossale: anche coloro
che mi hanno sconsigliato l’accettazione, in fondo hanno collaborato a farmela accettare: pei^
ché la mageioranza degli argomenti che adducevano erano nettamente maschilisti, che mi convincevano, al contrario, della necessità ed opportunità di accettare la candidatura, proprio in
quanto donna.
Voglio dirti che non sono stata sola, mai. Né a Roma né a Torino. Rientrata, la domenica 15
maggio, ho partecipato la cosa
alla Comunità del Lingotto dove
ho predicato, ed ho avuto il felice assenso da parte di molti fratelli e sorelle. Lo stesso da parte
della Comunità di Corso Vittorio, da molti membri del Concistoro, da tante persone che per
telefono mi hanno espresso la
loro gioia e la loro solidarietà.
Conosci bene la complessità
della Comunità Torinese. Non saranno mai schierati tutti su una
unica posizione, e fa anche parte
della nostra etica rispettare le
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libere posizioni degli altri.
Noto anche di avere una diversa concezione del pastorato da
quella che emerge dalla tua lettera. Non riesco a considerarmi
« possesso » della Chiesa. Sono al
servizio di Dio: anche se inserita
in un’istituzione ecclesiastica,
servo Dio, non l’istituzione. Anche dopo la consacrazione non
riesco a considerarmi « clero »,
ma semplicemente una sorella
che mette una specifica preparazione al servizio della predicazione della Parola e della ricerca della fede e delle risposte di
vita che ne conseguono, all’interno di una comunità. E la proposta della candidatura alla Camera è stata intesa da me come
la proposta di un nuovo servizio, più ampio, ma da svolgersi
sempre per Dio e per i fratelli,
perché fratelli nostri non sono
solo quelli che popolano le nostre chiese.
D’altronde io mi considero
« una cittadina del mondo dimorante nella Chiesa ». L’ho ripetuto più volte. Perfino quando predico dal pulpito mi considero inserita nella società. Perché ritengo che Dio sia Signore del
mondo, e non della Chiesa soltanto, e anche la Chiesa fa parte del mondo.
Penso anche che il Ministero
della Parola dovrebbe essere
sempre un ministero profetico,
in qualsiasi luogo ed in qualsiasi forma esso venga esercitato,
dentro e fuori dalla Chiesa.
Forse ho maturato questa diversa concezione della vocazione
e del ministero per le difficoltà
che ho incontrato nella stessa
Chiesa Valdese, proprio in quanto donna, nella realizzazione del
mio pastorato. Negli anni della
rnia vita, dopo gli studi teologici, sono stata più laica che pastore: e non per mia scelta. Ho
potuto notare però che in quanto laica — cioè esclusa dai ruoli
istituzionali della Chiesa — potevo vivere la mia vocazione in
forme diverse, ma altrettanto valide. e che la fede e la vocazione
non è legata al « ruolo », ma è
dono di Dio.
D’altra parte nell’ordinamento
della nostra Chiesa il lavoro
!< mondano » non è ritenuto incompatibile con il Ministero Pastorale. Dove è esercitato in tali
condizioni ha sempre dato degli
ottimi frutti, proprio perché spoglio di quel « clericalismo » che
può essere latente anche nella
nostra Chiesa.
Voglio anche risponderti riguardo alle « frustrazioni » del
lavoro pastorale. Ne ho incontrate, sì, proprio per questa assurda mentalità clericale e maschilista di molti colleghi, e per la
chiusura ai problemi del mondo
da parte di alcuni elementi nella
Comunità. Altrimenti il servizio
ed il lavoro pastorgfle mi ha dato molte gioie ed ho' anche molti
spazi di intervento all’esterno
che danno senso al mio pastorato.
In caso di elezione invece dovrei iniziare il difficile cammino
di un lavoro nuovo e soprattutto enormemente impegnativo.
Mai troppo pesante però, se comniuto fidando nell’aiuto e nella
forza di Dio.
Alla fine di tutto questo discorso voglio anche dirti che trovo
assurda la tua pretesa che io mi
presenti come « laica » (casalinga?) dal momento che la verità
dei fatti, la mia realtà sociale, è
quella di essere « pastore valdese ». Accanto al mio nome si potrà scrivere ciò che si vuole (ed
è anche stato fatto!) la verità è
che sono « donna » e sono « pastore valdese ».
Il domani è nelle mani di Dio...
ed eventualmente del Sinodo!
Riconoscente per l’opnortunità
offertami, cordialmente ti saluto.
Giuliana Gandolfo
A .colloquio con i lettori
PIETRO, L’ANZIANO
Facendo riferimento ali’articoio di
Franco Barbero ■■ Dai papato infailibiie
al ministero di Pietro » pubblicato sulla
Luce n. 10 deiril.3,83, mi permetto di
dissentire su quanto suggerisce a proposito del ministero di Pietro inteso
come servizio di unità. La chiesa del
N.T. non ha bisogno di un ministero di
Pietro per essere unita, in quanto la
chiesa è unita e universale perché Cristo che è ii capo dei corpo ia tiene
unita da sempre, infatti è detto: « le
porte dell'Ades non la potranno vincere » (Mt.. 16: 18). Cristo e soltanto Lui
è il capo della chiesa, un capo operante, vivo, vigiiante, che non è affiitto da
maiattie, che non è influenzato daiia
cultura, dalle filosofie umane, che non
è limitato dai tempo e dallo spazio. (...)
No amico carissimo, ii suo suggerimento è ailettante quanto quelio del
deserto (Mt. 4: 8-9) (nessun riferimento
alla sua persona, ma all'idea da lei suggerita). Ma 1 cristiani, che sono le
membra del Signore, hanno il dovere
di rispondere esattamente come rispose
il Maestro (Mt. 4: 10). Non mi sembra
che nella Bibbia si parli di un servizio
petrino trasmettibile, altrimenti non vedo la ragione perché non ci dovrebbe
essere un servizio paolino o giovanneo
(Il Cor. 11: 11-15). Pietro ebbe una
missione specifica da compiere (Mt.
16: 18-19) e lui l'adempì fedelmente
(Atti 2: 14-41; Atti 10 e 11: 1-18), ma
la sua missione passa automaticamente
ad ogni cristiano che come lui confessa che Cristo è il Messia, e non a
successori specifici (= mediatori), infatti Pietro non si definì mai ■■ vescovo
dei vescovi », ma anziano come loro
(I Pietro 5: 1 ss). La chiesa è unita a
Cristo tramite la Parola scritta e la fede neH'unioo Signore. Quando Gesù
tornerà visibile é in tutta 1a sua gloria, e non sappiamo quando, forse troverà una chiesa unita, universale, ecumenica, mediatrice e guidata, come
dice lei « a rotazione e ad tempus »,
ma bisognerà sentire cosa dirà Lui di
questa « pseudo chiesa »! (Geremia
17: 5). Personalmente credo e confido
in un solo Padre « Dio », in un solo
■■ Maestro » e « Mediatore » Gesù; in
una sola guida, « lo Spirito Santo » che
ci parla attraverso le scritture (Il Tim.
3: 16-17). Quanto a noi membra di Cristo slamo chiamati a servire con semplicità e allegrezza di cuore e non ad
essere guide cieche di nessuno (Mt.
23: 8-10).
Molto fraternamente '
Francesca Reggiani, Siena
IRONIA?
Non so se Giovanni Conte abbia scritto con ironia la lettera « Nostalgia di
Lincoln ». Mi auguro di sì, altrimenti
verrebbe voglia di rispondere a tanta
retorica con altrettanta retorica, dicendo
per esempio che quello è il Manifesto
dei Padroni e che solo loro ci si possono identificare, non certo i disoccupati e gli sfrattati.
Ma, più sobriamente voglio limitarmi
a due osservazioni: alla frase « Non
potete dare la forza al debole, indebolendo il forte » la Scrittura forse potrebbe rispondere ■■ Ha rovesciato i potenti dai loro troni » e a quella « Non
potete aiutare il povero rovinando il
ricco » la Scrittura forse potrebbe rispondere « Ha riempito di beni gli affamati e ha rimandato a mani vuote i
ricchi ».
Ma chissà forse io non so interpretare la Scrittura e farei meglio a lasciare ai cristiani puri (cioè quelli che
non fanno politica) questo difficile compito- Luigi Panaroni, Pisa
FEDE E LAVORO
Gent. Sig. pastore Conte G.
sono un operaio valdese, vorrei sapere, se Lei fosse un imprenditore credente come applicherebbe alla sua
azienda gli 8 punti di Lincoln, avendo
ben presente ohe il fondamento della
vita di un credente è: Ama il Signore
Iddio tuo e Ama il tuo prossimo come
te stesso.
Scrive Paul Tournier nel suo libro
« Uomo, Potere e Violenza » pag. 193:
■■ Ho preso come esempio il mio mestiere, la medicina, ma è lo stesso per
tutte le discipline: non si tratta di amputarci la mano destra, di rinunziare
alla tecnica e alla crescita economica,
ma di utilizzarle secondo il nostro cuore: per nutrire i poveri anziché arricchire i ricchi », Ed ancora a pag. 194:
.« Se la nostra società è malata, è perché ha creduto di poter sostituire il
rito con il denaro e la voce di Dio con
quella della... televisione, come garante ideologico del sistema ». So che i
fratelli della TEV non amano far coesistere fede e politica, o meglio una certa parte di politica; non vorrei che fosse così anche per fede e lavoro. Ma
in definitiva sono del parere ohe da
posizioni diverse, se esiste un dialogo fraterno, possano scaturire cose
nuove, rimanendo fedeli a quella » libertà responsabile » ohe i nostri Avi ci
hanno lasciato in eredità pagando, in
tutti i modi, ma di persona, anche con
la vita. Sono certo che Loro sapevano
usare meglio di noi le due mani (come
scrive ancora Tournier): « Ma non basta avere due mani, bisogna congiungerle. E congiungerle, significa fare il
gesto millenario e universale della preghiera... ».
Terminando, faccio mie alcune parole
del medico ginevrino » Val meglio dire
la verità con una certa violenza ».
Fraterni saluti.
Carlo Frache, Torre Pellice
MILIZIA SPRECATA
Signor Direttore
Sono un uomo qualunque che non sa
andare tanto In profondità da capire
che cosa volesse insegnarci quella famosa parabola trasmessa da « Protestantesimo » il 7 febbraio u.s. Sono anche uno di quelli che ha protestato vivacemente con ia Federazione delle
Chiese evangeliche e con il suo Presidente. E malgrado le ultime due lettere pubblicate sul suo Settimanale de!
13 maggio sono ancora convinto che
quella trasmissione è stata irriverente
e scandalosa.
Gesù bufforle, Gesù burattino. Ma
sanno che significa essere burattino o
buffone? Neanche i più accesi avversari di Gesù, sia i più intelligenti che i
più viscerali hanno osato chiamare cosi un Uomo che ha pagato di persona
(e come!): che non si è piegato ai potenti-della terra dicendo loro senza paura quello che si meritavano. È vero, è
stato trascinato da un tribunale all'altro, non come un burattino o come un
buffone ma come uno la cui predicazione faceva paura. Non è vero che ha
perso di credibilità tanto che il centurione ha detto di Lui « veramente quest’uomo era il Figliuol di Dio •*; e son
sicuro che molti tra la folla hanno
pianto silenziosamente per la sua orrenda fine. Ad un tale Uomo si può
accostare la figura del buffone o del
burattino? Ma via. Signor Direttore, intervenga un po' Lei e mi spieghi come
sia possibile che un giovane pastore
possa vedere di buon occhio simili accostamenti. Perché se fosse vero quanto dicono i difensori di detta parabola
io avrei creduto per una vita intera
ad un buffone e ad un burattino. Una
milizia veramente sprecata!
Ezio Saccomanb Roma
Mi è molto difficile intervenire dato
che non ho visto la trasmissione in questione, ma interpellato direttamente
non posso tirarmi indietro. Anzitutto
ho Vimpressione che una parabola vada
criticata in quanto tale, valutando se,
con il suo discorso diverso, illumina di
significato o meno ciò che intende illustrare. Se invece non si mantiene questa distanza e si fa come se il discorso
fosse, 0 volesse essere, identico a ciò
che è indicato (dicendo cioè « Gesù
Buffone », « Gesù burattino ») allora
si rischia di non capire.
In secondo luogo penso che dobbiamo ricordarci ciò che spesso non ci è
cosi evidente e cioè che 20 secoli di
storia cristiana hanno sacralizzato la
persona di Gesù che invece è vissuto
nella piena profanità. Noi abbiamo perso il senso di scandalo che colpiva chi
si vedeva presentare un Dio morto
ammazzato, con il conseguente senso
di disprezzo e di derisione che ne derivava prima del salto della fede. Se la
parabola in questione, contribuisce a
farci sentire la debolezza di un Cristo
discutibile., deriso, disprezzato, non
protetto dalla corazza sacrale cristiana,
penso sia utile a fondare la nostra fede
non sul cristianesimo ma su Cristo.
Ma, ripeto, non Vho vista (f.g.).
3
3 giugno 1983
fede e cultura 3
UN’EDIZIONE CLAUDIANA
IL RISVEGLIO CARISMATICO
La Bibbia raccontata in canto Pentecoste tra noi
« Noi vecchie teste si era soliti
jare le canzoni sotto l'impulso
del momento, dopo che avevamo
superato il combattimento con lo
Spirito... le chiamavamo, spirituals, perché lo Spirito Santo le
aveva rivelate... Nel giorno del
Signore noi si era tutti nella casa di preghiera ed il predicatore
bianco aveva spiegato la parola
e letto quel che aveva detto Ezechiele: 'Le ossa essiccate vivranno di nuovo'. E, cara, il Signore
era solito venire splendente attraverso quelle pagine e faceva
rivivere questo vecchio cuore negro, ed in quel luogo e in quel
momento io saltavo, e urlavo, e
gridavo e cantavo e battevo le
mani ed essi avrebbero tutti ripreso le parole ed io le avrei
cantate sulla musica di qualche
vecchia canzone gridata che io
avevo sentito cantare in Africa,
e lutti avrebbero ripreso le parole e le avrebbero cantate a lungo, aggiungendone altre, e allora diventava pno Spiritual. Questi Spirituals sono la musica migliore del mondo perché sono
tutta la Bibbia raccontata in canto... » (p. 16).
Queste parole di una ex schiava, raccolte nel 1899, potrebbero
costituire la chiave di lettura
dei recente libro edito dalla
Claudiana. In esse infatti sono
esemplificati tutti gli aspetti, religioso, politico-sociale, culturale, secondo i quali gli autori esaminano gli Spirituals nel loro significato di preghiera, dj tensione alla libertà, di originalità musicale.
Il primo capitolo, di Paolo Ribet, ripercorre la storia della
schiavitù negli Stati Uniti, dagli
inizi casuali nel 1619, alla sua
graduale abolizione fra XVIII e
XIX secolo negli Stati del Nord,
dai movimenti di liberazione alle fughe organizzate dagli abolizionisti, fino alla guerra di secessione. Esamina gli effetti della conversione al Cristianesimo
degli schiavi, che non furono solo di rassegnazione, ma anche e
soprattutto di divenire coscienti
della propria inalienabile, profonda dignità di credenti e di
creature salvate; tanto che la
predicazione venne a lungo osteggiata e poi stravolta da parte dei
padroni bianchi; non potè tuttavia essere spenta la spinta alla
predicazione, sentita come basilare da parte dei credenti negri
e,schiavi, per i quali la liberazione dal peccato era vista anche come anelito alla liberazione dalla schiavitù; identifìcazioi
ne, questa, che si prolunga ai
giorni nostri, con il movimento
per i diritti civili organizzato dal
pastore Martin Luther King.
Il secondo capitolo, di Fiorenzo Gitti. esamina le forme del
culto nelle chiese negre, e, ancora di più, nelle adunanze degli schiavi, i grandi camp-ineeting dove la predicazione, i canti, le testimonianze si succedevano in un clima di entusiasmo
frenetico che, secondo una civiltà diversa da quella occidentale,
era espresso con tutto il corpo:
canti, grida, danze. La fede si
esprimeva cioè attraverso modelli culturali che erano il risultato di una commistione fra la
civiltà originaria è quella americana.
L'analisi delle forme musicali
è molto ricca pur in poche pagine; prende, infatti in esame sia
gli inni della Riforma e il loro
evolversi; graduale nel nuovo paese dei pionieri, sia la musica
africana; e la musica e il linguaggio, e perciò indirettamente
la civiltà africana, il retaggio culturale degli schiavi, ci sono mostrati neri come una musica, un
linguaggio e perciò una civiltà
magari interessanti ma primitivi, secondo un vecchio schema
ancora esistente, ma come un
linguaggio e una musica diversi
e pur ricchi, dove l’intonazione
dei suoni raggiunge una sottigliezza e una ricchezza di varietà
inimmaginabili per un orecchio
non esercitato; una cultura, perciò, che abbiamo potuto crede
re elementare solo perché diversa, viene rivalutata come complessa.
Questa prima parte, completata da due schede storiche, occupa una trentina di pagine; troppo poco per una trattazione completa del problema, ma abbastanza per un’introduzione al tema nella quale i due autori danno la misura della vastità dell’argomento.
La seconda parte, la più ampia, comprende musica, testi e
traduzioni di cinquantun brani;
per la maggior parte si tratta di
Spirituals, ma ci sono anche alcuni inni « bianchi », blues, canti
di lavoro e civili (fra questi il
famosissimo « John Brown's Body ») che ebbero influenza sulla
formazione degli Spirituals. La
stampa della musica è molto
chiara e leggibile; utile l’introduzione con i consigli per l’esecuzione; buone le note e le spiegazioni ad alcuni testi e i richiami
biblici, che mettono in evidenza
la costante attenzione degli ignoti autori al testo biblico.
A mio parere però avrebbe
giovato a una comprensione più
immediata la traduzione completa dei testi. I ritornelli abbrevia
ti o addirittura omessi, anche
all’interno delle strofe, costringonp chi non è in grado di leggere il testo originale a continui
salti. Inoltre sarebbe stata utile
l’indicazione più precisa delle
fonti degli adattamenti.
Il libro, di 112 pagine, porta
inoltre una bibliografìa e una
discografia; ha 55 illustrazioni riprodotte da stampe e fotografie
d’epoca. Il prezzo è contenuto,
tenendo conto della veste tipografica ed editoriale.
E’ adatto e può essere senz’altro utile agli appassionati di musica, professionisti o dilettanti;
a chi si occupa in qualche modo
di musica nelle nostre chiese o
nella chiesa cattolica, nelle Scuole Domenicali, corali, catechismi; a chiunque sia interessato
al problema dèlia schiavitù negli Stati Uniti e delle minoranze, visto anche sotto l’aspetto culturale; a chi vuole libri interessanti e non superficiali ma non
tronno impegnativi. Si presenta
molto bene anche per un regalo.
Roberta Colonna Romano
Paolo Ribet, Fiorenzo Cittì, Negro
spirituals, ed. Claudiana, 1982, pp. 112,
L. 16.000.
Liriche e racconti
« Spuntano i germogli » — La
vita trabocca da queste liriche,
in tutta la sua pienezza e problematicità, con un’immediqiezza che coinvolge e sconvolge insieme.
Le colorite espressioni in lingue diverse; i versetti delle Scritture, il ritornello dei proverbi
scandiscono il cammino del ricordo verso il possesso di un
passato-presente. Attraverso l’infanzia è la saggezza, dei tempi,
che è recuperata, come strumento alla conoscenza di sé, saggezza afferrata e posseduta, non vanamente ripetuta.
La varietà delle forme rispecchia la varietà del mondo, la molteplicità della vita, rispecchia la
poliedricità cui la donna è costretta, quando voglia « mantenere l’identità », quando affaimosamente cerchi di esprimere quel
« tutto » che « è dentro di noi da
sempre ».
L’opacità del linguaggio non
attarda alle parole, dà luce' e
suono alle immagini che disegnano l’interiorità; emana da esse il fascino di una vita vissuta
con amore, talora con dolore,
sempre però con consapevolezza.
In questo appunto, in una consapevolezza non compiaciuta ma
sofferta, non agevole ma faticosa, è la meta che rautrice indica a chi vive senza sapere, a chi
pur sapendo non vive.
« Schegge » ' — L’attitudine all’osservazione, allo scavo interiore, alla conoscenza dell’io, presente in « Spuntano i germogli »,
si avverte anche in questi racconti, dove talora la costruzione
intellettualistica sovrasta l’evidenza narrativa.
Il desiderio di penetrare i
meandri del cuore, la ricerca del
perché dell’uomo, è l’oggetto di
« Momento onirico ». In esso l’indagine si articola in una tessitura d’immagini, personalizzazione
dei sogni., che non dicono ma alludono, che non chiariscono ma
suggeriscono.
In « Dialogo » la struttura compositiva sottolinea il contrasto
tra l’indagine delle motivazioni
recondite dell’agire e la superficialità dei luoghi comuni. A questi, che sono i motivi conduttori, si affiancano notazioni di colore sull’ambiente e sui personaggi, dove spontaneità e freschezza si divertono un poco à
divagare dal chiaro intento didascalico.
La felicità espressiva e comunicativa delle liriche si ritrova
in « Viaggio Malan ». Libere, in
un’atmosfera di ridente serenità, si susseguono osservazioni e
ricordi di un viaggio turistico,
pretesto al ripensamento e alla
riflessione, più che narrazione di
fatti. Pagine di vita che colpiscono il lettore per la loro vivezza,
che trasmettono oltre i segni,
un messaggio di autentica humanitas; un amore ammirato per
l’uomo e l’umano, così nelle piccole, come nelle grandi, manifestazioni.
Anna Maria Trocini Cerrina
'Scritti degli anni ’50 di Lucia
Sgroppo, collezioni Scudo, 1982 e ’83.
Nel lontano 1969 leggevo il ,volumone di Walter Hollenweger
« Enthusiastisches Christentum »
( cristianesimo entusiasta) nel
quale egli dà una panoramica sui
pentecostali in tutti i continenti
e descrive, pur brevemente, il
nuovo fenomeno dei cristiani «carismatici» che hanno i doni della
Pentecoste (pregare in lingue,
guarigioni, profezie, ecc.) ma rimangono nelle proprie chiese e,
secondo l’autore, sono aperti ai
problemi sociali, politici, e anche
alla scienza. Mi interessai subito
perché sentii un gran bisogno
della potenza dello Spirito Santo, della Pentecoste per il nostro
lavoro per la pace e la nonviolenza. \
Poco dopo andai negli U.S.A.
per due incontri di lavoro per la
pace e mi misi a cercare qualche
gruppo di carismatici evangelici.
Purtroppo non ebbi' successo, ma
trovai invece i carismatici cattolici perchp ne faceva parte Dofothy Day, membro del nostro movimento (MIR - Movimento internazionale della Riconciliazione),
fondatrice del «Catholic Worker»
(Operaio cattolico, mensile che
ha una tiratura di 90.000 copie),
e di numerose case di ospitalità
e di comunità rurali.
Mi portò nelle riunioni carismatiche dove ricevetti il dono
della Pentecoste, il. poter pregare in lingue. Al momento della
« preghiera su di me » mi sentii
inondata da una grande pace meravigliosa, pochi giorni dopo, ritornata a Roma, iniziai a pregare
in lingue — ma ero sola.
Feci alcune conferenze su questi unici incontri Con i pentecostali cattolici (carismatici) ed
altre comunità cristiane di tipo
nuovo negli USA, scrissi una serie di articoli per Nuovi Tempi,
ecc.
Alcuni anni/i>iù tardi apparirono anche in Italia i carismatici
cattolici. Li frequentai appena
sepoi dove si riunivano, anche
perché volevo vedere se era vero
che avessero ima tendenza a chiudersi alla lotta politica e sociale: per me questo collaborare
tra il politico e lo spirituale è la
cosa più importante.
Anche adesso penso che la potenza della Pentecoste, questo
grande risveglio mondiale carismatico del nostro secolo, ci sia
stato dato da Dio per lavorare
contro i mali tremendi quali la
guerra é la sua preparazione, contro la'persecuzione delle persone
che lavorano per la giustizia, contro il terrorismo, la droga, la violenza in tutte le sue forme.
Mentre ho avuto molto da questi gruppi carismatici — guarigioni, consigli in momenti importanti, il risveglio del dono di pregare e cantare in lingue — debbo constatare che purtroppo in
molti c’è una tendenza a chiudersi nello ’’spirituale". D’altra parte i mali della nostra società occidentale sono così tanti e grossi
che dobbiamo pure essere grati
ad ogni gruppo che si adopera
per sanare e guarire, come fanno
questi gruppi.
All’inizio del movimento carismatico cattolico c’è il libro « La
Croce e il Pugnale » di David
Wilkerson. È la storia vera di un
pastore pentecostale americano
che vende il televisore per poter
pregare ogni sera due ore. Da
questa preghiera nasce una grande opera di aiuto alle bande di
giovani criminali e ai drogati.
La mia preghiera in questo
tempo di Pentecoste è sempre il.
mio desiderio del lontano 1969:
che la potenza della Pentecoste,
che lo Spirito Santo ci soccorra
nel nostro lavoro per la pace, che
guidi tutte le Chiese e comunità
e gruppi cristiani a collaborare
per fermare la corsa al riarmo
che minaccia la famiglia umana.
Redi Vaccaro
DIBATTITO SULL’ANTISEMITISMO
Per una maggior prudenza
Intendo protestare contro l’immagine parziale e non priva di
spunti antisemitici che il pastore svedese Hellberg ha voluto
trasmetterci circa la realtà israeliana, secondo quanto riferito
nell’articolo « Costretti a costruire la propria cacciata » (La Luce del 13/5/83). Il pastore Hellberg nota « le forti somiglianze
tra la situazione di Israele e quella del Sud Africa... per l’atteggiamento paternalistico della razza superiore dei padroni » (chi
non si accorge che qui si attribuiscono agli Ebrei le aberrazioni dei nazisti?) e proseguendo
nel suo parallelo tra i due paesi
dice che « il background » divino
è lo stesso: « Noi siamo il popolo eletto », « La terra ci è stata
data da Dio », come se per un
protestante die abbia Iettò la
Bibbia e che conosca la storia
non ci sia nessuna differenza tra
il rapporto Ebrei-terra d’Israele
e quello Sudafricani - Sud Africa e come se ignorasse che per
un Ebreo credente l’elezione, una
scelta che il Signore ha fatto nella sua insindacabile libertà, non
comporta nessun privilegio dinanzi a Lui, se mai affanni ed
aggravio di responsabilità! Secondo lui « In Israele vi è in più
la manipolazione (sic) della cattiva coscienza mondiale nei confronti degli Ebrei »: mi sorge il
dubbio che chi dice - queste cose
stia lui contribuendo ad una manipolazione delle coscienze dei
non Ebrei, contribuendo a quel
risveglio di un antisemitismo
violento, di cui purtroppo in
questi ultimi tempi gli Ebrei sono stati varie volte vittime in
Europa: e questo sfruttando pre
S
giudizi atavici che attribuiscono
agli Ebrei un potere occulto e
tentacolare (vedi « I protocolli
dei saggi di Sion », « Le demoplutocrazie giudaico-massoniche»
di mussoliniana mèmoria, il trinomio Ebreo = Denaro = Potere), di cui perfino Marx si è'fattci l’assertore nei suoi scritti sulla « Questione ebraica ».
Già dieci anni fa ”il teologo riformato francese François Lovsky, nel suo libro « La déchirure
de l’absence - Essai sur les rapports de l’église du Christ et du
peuple d’Israël » così deplorava
certi repentini' mutamenti di opinione di alami settori del mondo cristiano, ispirati più da analoghe fluttuazioni di certe posizioni politiche che da autentica
ispirazione evangelica: « E’ con
profonda umiliazione che bisogna constatare quanto le convinzioni cristiane — troppo fondate
su valori « anti-fascisti » o contingenti — sono durate poco’ a
lungo, e questo perfino tra le
generazioni che hanno visto il
parossismo della sofferenza ebraica. Confesso che questo è un
motivo di costernazione e che
ne provo vergogna per noi dinanzi agli Ebrei. Al posto dei Palestinesi ne trarrei ben magri auspici circa l’avvenire di solidarietà così effimere... Dobbiamo
mantenere il nostro- sangue freddo dinanzi ai « sionisti » e nello
stesso tempo bisogna riconquistare la fiducia degli Ebrei nella
nostfa imparzialità, perché ciò
che essi ci rimproverano sono
meno le nostre esitazioni dinanzi allo Stato d’Israele o nei confronti della sua politica, quanto
i nostri ragionamenti intransi
genti unicamente nei confronti
degli Israeliani ».
Una maggiore prudenza avrebbe consigliato il pastore Hellberg
di evitare l’insinuazione (d’altronde formulata in modo non
esplicito) che gli Israeliani stiano letteralmente avvelenando
con gas venefici i ragazzi palestinesi, di sottolineare l’importanza
delle forze favorevoli alla Pace
presenti in Israele (poche settimane fa decine di migliaia di manifestanti gridavano: Pace s,ì!
Annessione noi), i contatti tra
queste forze di Pace ed i settori
pacifisti ^eirOLP, il sopravvento dei settori oltranzisti (speriamo momentaneo) nell’OLP e l’assassinio ad opera di suoi « fratelli » di colui tra i Palestinesi
che maggiormente operava per
la pace e che godeva di solide
amicizie nella opposizione israeliana, Issam Sartawi, di sottolineare alcune responsabilità dei
Palestinesi, in Libano tra l’altro,
dove i cristiani sono stati a varie riprese vittime di massacri,
soprusi ed atrocità, prirria di
vendicarsi a loro volta a Sabra e
Chatila (vedi il dossier pubblicato nel suo ultimo numero del
1982 dalla rivista francese « Rèncontre »). In questo quadro complesso e carico di tragedia per
tutti, compresi gli Israeliani, questi ultimi hanno certamente la
loro parte di colpa. Ma è soltanto questa parte di colpa che si è
voluto vedere, magari amplificandola, con lo scopo dichiarato di provocare « lo sdegno internazionale » contro i soli colpevoli di sempre: gli Ebrei!
Elia Boccata
4
4 vita delle chiese
3 giugno 19Ô3
ALLE VALLI VALDESI
Cosa fai contro la droga?
torre PELLIGE — Una Assemblea di chiesa esigua nel numero dei partecipanti, ma estremamente partecipe e propositiva
ha discusso, sabato 28, dell’atteggiamento che la nostra chiesa deve assumere nei confronti dell’allarmante problema delle tossicodipendenze. Un gruppo di lavoro,
nominato dal Concistoro, studierà le iniziative idonee da prendere come comunità mentre, con
un o.d.g., l’Assemblea ha chiesto
alla ConfCTenza Distrettuale di
discutere il problema nel corso
dei suoi lavori.
• E’ tempo di gite per i gruppi femminili. La Società di Cucito organizza un viaggio a Como
per domenica 12 giugno (informazioni e prenotazioni presso
Valdesina Vigna, tei. 932098, e
Ester Moretti, tei. 91809); l’Unione Femminile parteciperà alla
passeggiata storica della Società
di Studi Valdesi in provincia di
Cuneo, (rivolgersi a Albertine Eynard, tei. 91460). Le gite sono
aperte a tutti quanti vogliano
partecipare.
• Sabato 11 giugno nella Sala
Smodale il Coretto di Torre Pellice darà^ un concerto a favore
delle Chiese Evangeliche della
Polinesia^ colpite dal ciclone. Il
coretto si sta preparando per la
partecipazione all’annuale festa
del Gustav Adolf Werke che si
terrà a Lörrach (Germania meridionale).
• L’YWCA-UCDG invita alla
giornata (h Villa Elisa, che si terrà domenica 5 giugno alle ore 15.
• Sono stati battezzati Fraticesca Bertarelli, di Vincenzo e
Nicoletta Malan e Luca Agtt di
Claudio e Albina Gisletti: auguri
ai bimbi ed ai loro genitori!
• Si sono svolti i funerali di
Atcibiudc CuttUHßo e Elvezia
Pretto. La comunità esprime la
sua simpatia fraterna alle famiglie. .
Domenica della
famiglia
SAN GERMANO — Il culto di
domenica 8 maggio ha visto la
partecipazione della Scuola domenicale, in occasione della domenica della famiglia cristiana.
È stata una bella occasione di comunione fraterna, anche per là
presenza di una giovane coppia
di sposi che si è unita in matrimonio in quella occasione. A
C^rlo Eresse ed EUana Soulier
rinnoviEiTio i nostri sinceri auguri di una vita in comune forgiata dalla Parola del Signore.
• Il lutto ha ancora colpito la
nostra comunità; Egidio Sosia,
di 69 anni, Cesira Paschetto ved
Reynaud, Enrichetta Vinçon ved.
Travers, entrambe di 79 anni ci
hanno lasciati. Pensiamo con
grande affetto a quanti sono nel
lutto, certi che la Parola di vita
è loro di conforto.
• Ringraziamo il pastore Renato Coisson e la Corale di Pomaretto che hanno tenuto il culto da noi. II pastore Conte e la
Cedale di San Germano si sono
invece rallegrati di partecipare
al culto con la comunità dei
Chiotti, che ringraaiamó per la
fraterna accoglienza, nel tempio
così ben rinnovato.
• L’AVIS di San Germanò-Pramollo aveva organizzato, per il
sabato 14 maggio tma serata di
utile propaganda per questo organismo tanto benemerito. Gli
intervenuti, che avrebbero potuto
essere più numerosi, hanno apprezzato tanto i pezzi suonati e
cantati dal « Coro Aniicizia » sotto la direzione del m.° Maritano
quanto l’esposizione del dott.
Reynaud a proposito dell’aiuto
che l'Avis presta ed intende continuare a prestare ai talassemici
sardi. Ci auguriamo che la serata, che ha molto impegnato i responsabili locali dell’Avis, abbia
incoraggiato nuovi donatori ad
unirsi a quelli già ampiamente
impegnati.
• La sorella Anita Long, che
ha subito im duplice intervento
chirurgico a Lione, sta ora molto meglio. Manda un saluto fraterno a tutta la comunità, ringraziando tutti per il loro interessamento. Ci rallegriamo di
riaverla tra non molto in mezzo
a noi!
• La sorella Anita Dessi ha inviato un donò in memoria del
marito, assieme ad un saluto a
tutta la comunità. Secondo le
sue indicazioni abbiamo utilizzato il dono per la Chiesa di Tahiti. per l’Associazione amici dell’Asilo e per il rifacimento della
facciata del Tempio. Mentre la
ringraziamo, mandiamo un saluto a lei ed ai fratelli di Forano.
Nozze d’argento
_SAN SECONDO — Ruggero
Piola (Comba) e Barbara Long
(Centro) si sono uniti in matrimonio sabato 28 maggio.
• Domenica 29 è stato celebrato il battesimo di Giovanni Englen di Francesco Giuseppe e
Paola Gallina (Torino). Agli sposi e a Giovanni l’augurio affettuoso della comunità.
• La comunità ha pure festeggiato, in occasione del culto del
29 le nozze d’argento di Enrico
Coisson e Noemi Casagrande
(Centro). I nostri più vivi rallegramenti !
Corale svizzera
yiLLAR PELLICE — Il battesimo è stato amministrato a
Bianco Deborah Rosa di Daniele
e di Berton Anna; il Signore accompagni con la sua presenza
questa bambina ed i suoi genitori.
• Esprimiamo la nostra solidarietà ai familiari di Rambaud
Franco, dece’duto in modo tragico e violento all’età di 38 anni.
• Il bazar, organizzato dall’Unione Femminile, ha avuto un
discreto successo. Viva gratitudine a chi ha lavorato e collaborato in vario modo, a quanti hanno offerto doni ed a tutti coloro
che hanno partecipato a questa
manifestazione.
• Al culto di Pentecoste ha
portato un apprezzato apporto il
Coro maschile della Chiesa Evangelica di Dónneloye (Svizzera), mentre il pastore Olivier
Bùttex ha svolto la parte liturgica. Un grazie a questi fratelli per
4-5 giugno! 12 giugno 1983 - LUSERNA S. GIOVANNI
Conferenza del t Distretto
La Conferenza distrettuale è convocata per le ore 14,30
di sabato 4 giugno presso la « Sala Albarin » di S. Giovanni. I
lavori riprenderaimo domenica 5 giugno mattina, e alle ore 11
SI avrà il culto con Santa Cena con la comunità di Lusema
S. Giovanni.
La Conferenza proseguirà anche domenica 12 giugno con
inizio alle ore 14,30.
Oltre ai delegati possono assistere ai lavori della Conferenza tutti i membri di chiesa interessati.
La Commissione Esecutiva Distrettuale
la loro visita e per il messaggio
rivoltoci attraverso i loro canti.
• Ci rallegriamo con Berton
Augusto e Bossa Caterina Mar-gherita, ospiti della nostra casa
« Miramonti », che si sono uniti
in matrimonio davanti al Sindaco ed auguriamo loro ogni benedizione del Signore nella loro vita in comune.
• Con l’intervento dei pastori
Eugène Boyer e Arnaldo Genre
si è svolto sabato pomerìggio 28
corr. m. l’accompagnamento funebre del prof. Baridon Silvio,
deceduto a Parigi dopo lunga
malattia all’età di 65 anni. Ai faniiliari la nostra simpatia.
Ospitalità
ANGROGNA — Nel corso del
culto di domenica scorsa sono
state battezzate le piccole sorelline Stefania e Samantha di Cesare e Fulvia Bertin. Alla famiglia l’augurio di una vita illuminata dalla Parola del Signore.
Nel pomeriggio abbiamo avuto
il Bazar discretamente frequentato e soprattutto da giovanissimi. La cifra realizzata (un milione e mezzo) sarà destinata all’opera della chiesa. Un grazie
ai donatori e a chi ha lavorato
con tanto amore.
Sabato prossimo, 4 giugno, alle 14.30, s’incontra l’Unione Femminile al Presbiterio.
Mercoledì 1° giugno avremo
ospiti a pranzo, presso la Sala
Unionista, il gruppo di una cinquantina di amici inglesi della
chiesa valdese guidati dalla signora Kowick e dal pastore Deodato. Inñne domenica prossima
per il culto saranno con noi un
folto gruppo di tedeschi evangelici di Weinheim: la colletta è
destinata al programma terremoto della Federazione.
Concerto
LUSERNA SAN GIOVANNI —
Nel quadro della Conferenza Distrettuale, che avrà luogo quest’anno nella nostra comunità, il
culto di Santa Cena di domenica
5 giugno sarà posticipato alle ore
11. Sarà presieduto dal predicatore locale Aldo Garrone.
• Il Concerto della nostra corale con l’orchestra « Archi' Italiani » di Alessandria chiuderà,
sabato sera 4 c.m. alle ore 21 nel
tempio dei Bellonatti, il ciclo
della 1* Stagione Concertistica
di Primavera, organizzata in collaborazione con l’assessorato alla cultura della Provincia di Torino e del Comune di Luserna
S. Giovanni.
Saranno eseguite musiche di
Haendel, Bach e del nostro concittadino prof. Ferruccio Rivoir,
sotto la direzione del M.o Mario
Lamberto.
Ingresso libero.
Battesimo
VILLASECCA — L’Assemblea
di c^esa dell’8 maggio ha eletto
quali deputate alla Conferenza
distrettuale: Nella Tron Menusan
e Wanda Bufalo Rutigliano, e al
Sinodo: Wanda Bufalo Rutlgliano.
• Acconapagnati da uno stuolo
di familiari, sabato 21 maggio.
Italo Giacomino e Jeanine Peyronel hanno voluto confermare
davanti a Dio la propria volontà
di vivere il loro matrimonio nella sottomissione all’amore di Cristo.
Il Signore voglia colmare delle
ricchezze della sua grazia questi
due giovani.
• E stato molto significativo
l’aver amministrato il battesimo
a Giulia Galverna di Gualberto
e di Liliana Malanot, residenti in
Cuneo. Questa decisione dei genitori di mista religione di far battezzare la loro figliuola nella nostra chiesa, accompagnata da
quella di venire fino ai Chiotti,
hanno sottolineato che per loro
il battesimo non è un rito, né una
necessità, ma una precisa scelta
di fede: hanno voluto inserire visibilmente la loro creatura nell’ambito della chiesa ed educarla alla fede in Cristo, secondo le
Scritture.
'• Il tempo non ci è stato molto favorevole, ma siamo lieti di
aver potuto coronare il nostro
lungo lavoro di preparazione per
allestire il Bazar di domenica
22 maggio. La collaborazione di
tutta la comunità, quella degli
amici della nostra chiesa, e in
modo particolare quella della
Unione Femminile, hanno consentito di realizzare ugualmente una
buona colletta interamente devoluta alla Cassa « Stabili » della
nostra comunità. Grazie a tutti
in Cristo.
Ammissioni
PINEROLO — Rivolgiamo un
ringraziamento alla Corale di
Torino che ha partecipato attivamente al culto del 15 maggio
prima di recarsi alla festa di canto delle Corali a Villar Perosa.
Giornata di festa a Pentecoste per l’ammissione in chiesa di
dieci catecumeni e di quattro
adulti: Stefania Chiapperò, Anna Folet, Cristina Jannin, Daniela Peyronel e Laura Camerano
Crivello col battesimo; Marinella Barus, Anna Collino, Wilnia
Janse, Elena Long, Monica Natali, Flavio Zizzi, Roberto Alvino, Marinella Cucco Alvino e
Fulvio Crivello con la confermazione.
• L’assemblea di chiesa ha nominato Mauro Gardiol, Giancarlo Griot e Gianni Pons deputati
alla Conferenza Distrettuale; Silvio Revel e Vera Long deputati
al Sinodo.
Lutto
PRAROSTINO — Dopo tre mesi di agonia, in seguito a grave
intervento chirurgico, è deceduto all’Ospedale Civile di Pinerolo il nostro fratello Giovanni Rivoir, assistito con cristiana bontà e grande amore dalla sua
compagna Evelina e dai suoi familiari.
I funerali, imponenti per la
grande partecipazione della comunità si sono svolti venerdì 27
maggio. In quella occasione è
stato annunziato l’Evangelo della
grazia: « al Signore che è il nostro Dio, appartengono la misericordia e il perdono » (Daniele 9: 9).
Ai familiari in lutto esprimiamo ancora una volta la nostra
simpatia cristiana.
Esprimiamo pure il nostro af
fetto alla famiglia Malan dei Codini di Roccapiatta per la dipartenza del padre della nostra sorella Ettorina, sig. Umberto Garru, avvenuta a Pomaretto.
Iddio consoli i cuori affranti.
• Pentecoste. La domenica di
Pentecoste, 22 maggio abbiamo
avuto tre culti. Ringraziamo i
nostri Predicatori Locali Rino
Cardon e Attilio Forneron che
hanno presieduto i culti con Santa Cena rispettivamente alla Cappella del Roc e ai Rostagni di
Roccapiatta.
In questa rubrica pubblichiamo le
scadenze che interessano più chiese
valdesi delle valli. Gli avvisi vanno fatti
pervenire entro le ore 9 del lunedì
precedente la data di pubblicazione
del giornale
Giovedì 2 giugno
□ ORGANIZZAZIONE
GIORNATA DELL’ECO
TORRE PEILICE — Alle ore 21 alla
Casa Unionista, seduta aperta per la
organizzazione della « Giornata dell'Eco
delle Valli Valdesi » prevista per sabato 27 agosto a Torre Pellice.
Sabato 4 giugno ~
a TELEPINEROLO
CANALE 56 - 36
Alle ore 19 va in onda la trasmissione ■ Confrontiamoci con l'Evangelo »
(a cura di Marco Ayassot, Attilio Farnerone e Paolo Ribet).
Domenica 5 giugno ~
n RADIO KOALA
FM 96.700 - 90300 • 93700
Alle ore 12.30 (circa); Culto Evangelico a cura delle Chiese Valdesi del t)
Circuito.
Sabato 4 giugno
Domenica 5 giugno
□ CONFERENZA
1“ DISTRETTO
lUSERNA SAN GIOVANNI — L'annuale conferenza distrettuale è convocata presso la Sala Albarin per le ore
14.30 del sabato 4 giugno per l'esame
della relazione della Commissione Esecutiva Distrettuale e della Commissione d'Esame.
La conferenza proseguirà anche nella
giornata di domenica secondo gli orari
che saranno stabiliti.
Domenica 12 giugno
n CONFERENZA
1° DISTRETTO
LUSERNA SAN GIOVANNI — Prosegue la conferenza distrettuale presso la
Sala Albarin per l'esame della relazione della CIOV e della Commissione di
Esame sull'operato della stessa.
Alla Conferenza distrettuale possono
assistere tutti i membri di chiesa.
Giovedì 16 giugno
n RIUNIONE
COLLABORATORI
ECO DELLE VALLI
La riunione dei collaboratori avrà
luogo a casa Gay via. Cittadella 8 Pinerolo, con inizio alle ore 20.30.
LUSERNA SAN GIOVANNI - TEMPIO VALDESE DEI BELLONATTI
CONCERTO
« La musica sacra riformata dai '700 al ’900 »
Orchestra «Archi Italiani» di Alessandria e « Gruppicorale Valdese » di Luserna
S. Giovanni - Direttore: Mario Lamberto - Maestro del coro: Enrico Charbonnier
Musiche di Haendel, Bach, Rivoir.
SABATO 4 GIUGNO 1983 — ORE 21
INGRESSO UBERO
5
3 giugno 1983
vita delle chiese 5
PANORAMICA DELLE 16 ASSEMBLEE DEI CIRCUITI, DALLE VALLI VALDESI ALLA SICILIA
Tre note dominanti
dal concerto dei circuiti
il circuito, una circoscrizione territoriale che nella maggior parte dei
casi è funzionale ad un lavoro comune
Tre indicazioni principali emergono dagli atti delle 16 assemblee
di circuiti che si sono svolte tra
il 24 aprile e il 29 maggio: le chiese sentono l’urgente necessità
della formazione di ministeri locali; programmano una vasta
gamma di attività interne ed esterne; si preoccupano delle forze pastorali e delle strutture necessarie al proprio lavoro.
Ministeri
La prima esigenza è così diffusa da apparire veramente come
la necessità principale delle chiese valdesi e metodiste nel momento attuale. Vi sono circuiti
in cui l’attività di formazione di
predicatori locali prosegue da
qualche tempo (¿er esempio nel
4", Piemonte Val d’Aosta, 9° Svizzera); in altri l’esigenza della formazione di predicatori locali (ma
anche di monitori, visitatori, anziani) è espressa con richièste ai
consigli di circuito di organizzare corsi, seminari, convegni, collettivi (2“ Pinerolese; 5° Liguria;
6” Lombardia; 8° Emilia Romagna; 12° Abruzzo Molise; 13” Campania; 15° Calabria). Il 13° circuito ha dedicato a questo argomento un’attenzione particolare stilando, con l’aiuto di una commissione ad hoc, il documento
che riproduciamo in questa pagina. Con la sottolineatura della
necessità che le chiese valorizzino i ministeri locali e si impegnino per la loro formazione senza
per questo dimenticare la necessità della formazione di pastori,
questo documento rappresenta
un esempio molto evidente di
questa esigenza generale.
È chiaro che la responsabilità
in questo campo spetta principalmente ai circuiti; ma si chiede
se, vista l’estensione di questa
esigenza, la chiesa nel suo insieme non dovrebbe prevedere di
potenziare mezzi e strutture da
mettere a disposizione dei circuiti. Una possibilità a titolo di
esempio; il potenziamento della
Commissione permanente studi
con articolazione su tre zone
(nord, centro e sud) per avvicinarla maggiormente alle realtà
locali sia come contributo nel lavoro di formazione, sia come decentramento per gli esami di
quanti seguono il corso di predicatori locali.
Attività
Per quanto queste assemblee
fossero centrate più sul consuntivo del lavoro fatto che sulla
programmazione del lavoro futuro, emerge dagli atti una vasta
gamma di iniziative comuni per
il futuro. A volte si tratta di cicli di conferenze organizzate per
una diaspora di chiese meno privilegiate dal punto di vista numerico delle forze (6°, per la zona novarese); altre volte si tratta di convegni che si prevedono
per il prossimo anno (9°; 12°;
15°); altrove si tratta di un piano
di lavoro chiesto al consiglio di
circuito (3° Val Germanasca; 13°).
I settori in cui sono previste queste attività sono vari: l’ecumenismo (13°, 16° Sicilia), lo studio
biblico (3°; 6“), il lavoro giovanile (1° Val Pellice; 7" Triveneto;
9°), ma soprattutto l’evangelizzazione {12°, 15° con un atto che auspica che lo stabile di Guardia
Piemontese di imminente inaugurazione non sia soltanto un richiamo storico ma diventi un luogo di incontro, con la conseguen
te previsione di un convegno <a
Guardia Piemontese per la prossima primavera). Un posto particolare in questo settore ha la
presenza evangelica nelle emittenti radio-televisive di cui si è
parlato soprattutto nei circuiti
4=, 7°, 12“, 13°. Un’attività particolare è quella che si dispone a
svolgere il 9° circuito con una
riflessione sulla ragion d’essere
delle chiese di lingua italiana in
Svizzera che culminerà in un convegno di studio.
Pur nelle indicazioni parziali
degli atti delle assemblee, emerge quindi il quadro di un insieme
di chiese che non sì limitano ad
organizzare un lavoro locale ma
che hanno una prospettiva ormai
consolidata di collaborazione sulla base del circuito, una circoscrizione territoriale che nella
maggior parte dei casi si presenta abbastanza funzionale per un
lavoro in comune. Da notare che
in più di un caso per questa attività comune si collabora già
con le chiese battiste e si auspica
un potenziamento di questa cooperazione (4°, 13°, 15°).
Uomini e mezzi
A seconda delle situazioni, i
circuiti esprimono riconoscenza
e gioia per soluzioni che si pro-,
spettano (nuovi locali per S.
Salvo, 12°; sede a Guardia Piemontese, 15°; nuova sala aperta
a Grottaglie, 14° Puglie), o preoccupazione per problemi irrisolti
(locali per Novara, 6°). Ugualmente legata al reperimento di
un locale è la situazione di Imperia, ma al di là di questo problema pratico il 5° circuito sì è
rallegrato per la richiesta di questo gruppo di essere riconosciuto come chiesa in formazione.
Quanto alle forze pastorali, nel
3° circuito, dando una valutazjone positiva del ministero del diacono locale che ha curato la
chiesa di Prali, si è chiesto alla
Tavola di provvedere ad un pastore entro il 1984; pastori sono
stati richiesti, per far fronte alle necessità emergenti, nel 10°
(Toscana), nel 12°, nel 15”. Queste
richieste indicano evidentemente
una carenza di forze pastorali a
cui per il momento la chiesa nel
suo insieme non sa sopperire. A
questa carenza è certo connessa
la necessità prima ricordata di
ampliare il lavoro pastorale con
ministeri locali. Questi potranno
però potenziare e articolare il
lavoro pastorale; non sostituirlo.
Speriamo che le chiese, in risposta al documento del 13° circuito,
sappiano esprimere non solo ministeri locali a tempo libero, ma
anche regolari ministeri pastorali a pieno tempo ché si preparino per potenziare e allargare un
insostituibile lavoro di fondo nelle chiese e nei circuiti.
La pace
LUTERO
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Stato sottolineato in diversi circuiti, spesso con la richiesta alle
chiese di sostenere la raccolta di
Arme per il referendum autogestito sull’installazione dei missili
a Comiso (3°, 14”, 16°). E alcune
indicazioni particolari: il cinquantenario degli incontri italofrancesi al Colle della Croce, Val
Pellice, con l’appuntamento per
il 24 luglio; la protesta per'gli
impossibili orari della trasmissione televisiva « Protestantesimo» con la richiesta al Sinodo
di prendere posizione al riguardo (4°); la proposta alle chiese
del circuito di occuparsi con
maggior interesse e approfondimento della storia metodista e
della prassi internazionale del
metodismo (7°); la spinta per
una maggiore diffusione della
Luce con un potenziamento della
rete dei responsabili locali (14°).
Franco Gìampìccoli
Riscoperta, formazione
dei ministeri nella chiesa
L'Assemblea del 13° Circuito delle chiese valdesi, metodiste e libere, riunita in Portici l’8 maggio 1983
Considereita la gravità del problema della carenza delle vocazioni al
pastorato, che rende difficile alla
Tavola la copertura del servizio nelle varie realtà locali; e la necessità, per una chiesa viva, della partecipazione di tutti I credenti, in
modi diversi, al lavoro interno ed
esterno alla comunità, di predicazione, di testimonianza, di educazione
ed istruzione, di assistenza, di cura
d’anime ecc., ruoli messi dall'Evangelo sul piano di pari dignità (Ef. 4:
11-12; 1 Cor. 12: 4-12);
Auspica che le chiese locali riscoprano la vocazione ad esprimere
tali ministeri dal loro seno, promuovendone anche una formazione
tecnic^ente adeguata per le diverse esigenze. ^
Chiede pertanto
1) che sia portata avanti la linea
già affermata dal Sinodo circa:
a) la ricerca del carisma e la
rivalutazione del sacerdozio universale dei credenti;
b) l'impiego di "laici" a tempo
parziale e gratuito, in una situazione che veda il pastore a tempo pieno come il coordinatore delle attività in aree geografiche più vaste delle attuali (diaspore, più comunità
urbane):
2) che ad ogni livello si ponga
l'accento sull’esigenza di un lavoro
differenziato di specializzazione nei
singoli campi di attività (studi biblici, cura d'anime, lavoro sociale,
ricerca teologica,' evangelizzazione
ecc.), con la ricerca di strumenti
idonei a dare una formazione adeguata a tutti coloro che intendono
intraprendere un servizio attivo nella chiesa.
Propone all'attenzione della Conferenza Distrettuale e del Sinodo
che tale lavoro non sia affidato soltanto allo spontarteismo delle comunità locali, ma se ne faccia carico la Chiesa nei suo complesso,
attraverso Organi costituzionalmente preposti (Facoltà di Teologia,
Commissione Permanente per gli
Studi) e eventuali altre strutture
per la formazione dei ministeri nella loro specifica peculiarità di servizio.
PALERMO
Un saluto a Inge
Per finire, la menzione di un
tema particolare, la pace, che è
Domenica 15 maggio, dopo ben
18 anni di permanenza in Italia,
di cui 16 a Palermo e 2 nelle zone terremotate della Campania
e della Basilicata, Inge Schaedler
riceve un commosso saluto riconoscente e augurale. Era giunta
a Palermo il 15 maggio del 1965!
Il pastore Mûri della sua comunità di Zurigo le aveva detto: « Invece di andare a Firenze
a3 imparare l’italiano, vai a Palermo, dove hanno bisogno di
te ». Era venuta per stare solo
un anno.
All’incontro di domenica erano presenti anche alcuni membri della Comunità di Via Spezio. Alcuni erano allora ancora
fanciulli. La Comunità era impegnata in varie attività evangelistiche, educative, assistenziali,
nell’Istituto Valdese, alla Noce,
a Sferracavallo.
La sua preparazione di assistente sociale e la sua disponibilità, la rendevano utile in ogni
settore di attività: dalla ciclostilatura della liturgia domenicale,
a quella periodica di notiziari,
circolari, « Una Voce da Palermo » in 4 lingue, alla scuola domenicale, agli studi biblici.
La piccol.a storia del Centro
Diaconale, sia pure schematicamente, è stata rievocata, nelle sue tappe essenziali, per significare la parte importante assunta da Inge, Ne facciamo un
cenno per i lettori del nostro
giornale a testimonianza ed incoraggiarnento per i giovani che
sentono una vocazione diaconale.
Gii inizi
Nel 1965 si apriva il Convitto
Valdese nella Villa Bonci - Paratore, in Via Angiò, alle falde di
Monte Pellegrino. Alla Noce avevamo cominciato ad assistere i
fanciulli del quartiere fin dal
1959. Avevamo già iniziato il lavoro a Cortile Cascino e una TV
americana era venuta per fare
un servizio che destò profonda
impressione. Nel Convitto di Via
Angiò cominciammo ad accogliere alcuni fanciulli di Cortile
Cascino che, se avevano una famiglia non avevano una casa.
Il 15 gennaio 1968 ci fu il terremoto nella Valle del Belice. Da
Palermo tutti fummo mobilitati
per alcuni anni, fino alla costruzione del Villaggio Speranza di
Vita (TP) e fino ad oggi siamo
a contatto regolare con le famiglie che Tahitano. Vita dista da
Palermo 75 Km., ma vi si giunge in un’ora in auto.
Il Convitto di Via Angiò si dimostrò insufficiente per accogliere anche le bambine delle zone terremotate che le famiglie
ci affidavano. Trovarono posto a
piano terra nella Villa che i coniugi Maria e Carmelo Caruso
ci avevano messo a disposizione.
Inge e Rosetta, per fare posto alle bambine, dormivano in un sottoscala. Ma erano felici di potere accogliere in un ambiente caldo d’affetto quelle bambine ancora traumatizzate dal terremoto.
NelTinvemo del 1970 ci fu una
alluvione nelle provincie di Messina e di Enna. Il servizio del
Centro Diaconale di Palermo,
Inge in testa, si trasferì nella zona disastrala; Novara di Sicilia,
Tfoina ecc. (con la collaborazione del doti. Michele Paratore)
per distribuire i soccorsi che
erano giunti a Palermo via aerea da Francoforte sul Meno.
Delle difficoltà, sorte inspiegabilmente per lo sdoganamento, si
occupò anche la stampa cittadina perorando la nostra causa.
Al Kirchentag di Francoforte
fummo invitati a partecipare
con uno stand su cui i nostri giovani amici di Germania avevano
scritto un motto, che ci riempì
di confusione: « Imparare a Palermo ». Era il 1971 ed Inge, naturalmente era anche là.
La costruzione del nuovo Centro durò 4 anni. Ma avevamo dovuto attendere 10 anni! Il progetto non veniva mai approvato.
Dicevamo: « Vuoisi così, colà ove
si puote ciò che si vuole... ». Ma
riuscimmo a spuntarla. Nella primavera del 19'74 finalmente la solenne inaugurazione con la partecipazione di tante personalità
del mondo ecumenico, di tanti
amici d’ogni parte d’Europa.
Tra l’altro ad Inge spettava il
compito gravoso della contabilità di tutta la costruzione, la cui
chiarezza destò tanta ammirazione da parte dei donatori.
In questa rapida rassegna non
vogliamo tralasciare la Cooperativa « Lavoro per le donne » del
Villaggio Speranza, i cui lavori
di tessitura vengono a tutt’oggi
esportati in varie nazioni. Inge
ne è stata l’animatrice per anni.
Abbiamo parlato solo di strutture, di impalcature, di schemi.
Ma non bisogna ignorare quello
che è stato messo dentro il cuore, la mente, l’animo di tanti
fanciulli, di tante persone, in
tanti anni fino a che è stato anche possibile costituire, insieme
ai fratelli della chiesa metodista,
una seconda comunità evangelica valdese a Palermo.
Alcune ex alunne del nostro
Istituto, domenica 15 maggio,
hanno testimoniato la loro gratitudine per l’aiuto che hanno
ricevuto e che ha loro permesso
di completare i loro studi e conseguire un diploma che consente ad alcune di loro di insegnare ora nella nostra scuola o altrove.
Zone terremotate
Non possiamo passare sotto
silenzio tutto quello che Inge ha
fatto per la ricostruzione delle
zone terremotate dell’Italia Centrale in due anni. Sappiamo
quanti viaggi, quanti disagi,
quanti pericoli ha dovuto affrontare; quanta attività ha svolto
in breve tempo, correndo rischi
facilmente immaginabili.
Sono stati offerti molti fiori ad
Inge, ma anche molti doni in segno di riconoscenza che non le faranno dimenticare Palermo. Soprattutto abbiamo voluto tutti assicurarla dell’affetto e degli auguri di ogni bene che Taccompagnano nel suo viaggio di ritorno in
Svizzera. Anche le famiglie del
Villaggio Speranza Thanno voluta salutare offrendole dei doni in
segno di affetto e di riconoscenza in un incontro che è avvenuto
lunedi 16 maggio.
P. P.
6
6 sprospettive bibliche
3 giugno 1983
UNA NOVITÀ’ « CLAUDIANA » E « SCUOLA DOMENICALE
»
ROMA - SOCIETÀ’ BIBLICA
Il mondo dei primi cristiani in cerca di sede
Proposito del volume è quello di illustrare il mondo culturale, politico e religioso in cui nacquero Gesù e la giovane chiesa cristiana
Del tutto simile aWlntroduzione alla Bibbia negli scopi e
nell'impostazione (vedi Eco-Luce
n. 19 del 20.5) anche II mondo
dei primi cristiani^ è una ricognizione storico-culturale negli
arnbienti del cristianesimo primitivo. Proposito dichiarato del
volume è quello di « illustrare il
mondo dei conquistatori e dei
sacerdoti, degli architetti e dei
pensatori, dei soldati e dei mercanti che formano lo scenario
della nascita di Gesù e della giovane chiesa... ».
L’opera delinea dapprima le
tappe fondamentali della storia
del mondo giudaico, dalla rivolta
dei Maccabei alla diaspora nell’impero. Espone poi in ima seconda parte («miti e culti») le
forme della religione greca e le
idee, gli schemi di pensiero delle
principali scuole filosofiche dal
VI secolo a.C. al III sec. d.C., e
le religioni del Medio Oriente che
maggiormente si diffusero attraverso l’impero; in complessò, il
quadro culturale e religioso con
cui il nascente cristianesimo dovette confrontarsi.
La terza parte è dedicata all’impero romano, allo sviluppo della
sua organizzazione politica e alla sua composizione sociale, di
classe; ai suoi principali condottieri e alla struttura militare e
fiscale che essi diedero ai territori sottomessi, alla politica che
adottarono verso i cristiani... In
fine vengono esposte e illustrate
in una quarta parte (« Vita e credenze dei romani ») l’organizzazione della società romana nei
suoi vari aspetti, dal commercio
all’istruzione, dalla medicina alla
tecnica usata per la costruzione
degli acquedotti e delle strade,
gli sport e i passatempi di massa, le credenze principali della
religione romana.
Come si vede, quest’opera si
regge su un progetto interdisciplinare: essa unisce e divulga informazioni che solitamente si
troyano relegate e disperse in
vari tipi di manuali « settoriali »
come i testi scolastici di storia
della filosofia, di storia, i manuali di archeologia, cfi storia
delle religioni, gli opuscoli solitamente usati nei corsi di catechismo. Le informazioni sono qui
elaborate in forma semplice e accessibile, e proposte a chi abbia
bisogno di un inquadramento
storico-culturale che gli permetta di accostarsi in mc^o non superficiale al mondo del Nuovo
Testamento. Sono informazioni
di natxira extra-teologica per la
maggior parte, ma forniscono il
necessario supporto per sapere
in modo abbastanza preciso, ad
esempio, quale fosse la situazione degli schiavi a cui si rivolge
Paolo, o quali fossero i valori
etici, i comportamenti e le credenze tradizionali di coloro a cui
fu rivolta la predicazione dei pri
mi apostoli, da quali matrici
cessero origine le culture che
influirono sul cristianesimo e che
contribuirono a farne vm’istituzione religiosa, o ancora, quale
fosse il rapporto fra i cristiani ed
i Giudei della Diaspora, ecc. Anche questo volume può dunque
essere considerato uno strumento indispensabile alla catechesi.
Grazie alla lunga e paziente attività dei curatori, che hanno dovuto adattare il testo tradotto
dall’inglese agli spazi fra le immagini: tipograficamente le stesse, e disposte nello stesso ordine,
in ,|utte le edizioni simultanee di
quest’opera.
Se un limite vi è riscontrabile,
è la mar^nalità del discorso sul
cristianesimo in sé, considerato
esso stesso come fatto culturale,
matrice di comportamenti e di
valori. Si parla molto più dello
sfondo e del contesto che del fatto considerato centrale.
Per questo, anche II mondo dei
primi cristiani può essere pienamente valorizzato se usato insieme a una valida introduzione al
N.T. e ad altri strumenti didattici.
Saverio Merlo
^ E. Yamauchi, Il mondo dei primi
cristiani - Il fermento culturale^ politico e religioso in cui nacque il cristianesimo, Torino, Claudiana 1983,
pp. 128, L. 16.000.
Siamo probabilmente la sola
libreria in Italia situata al terzo
piano di un edificio. Ci troviamo
nel centro di Roma, ma in una
zona chiusa al traffico privato, il
che rende molto problematica la
consegna delle Bibbie ai collaboratori.
Non abbiamo un deposito per
i libri e non abbiamo spazio per
riunioni di lavoro. Tutti i testi
che noi stampiamo sono presso i
tipografi: è un atto di cortesia
che potrebbe cessare improvvisamente.
Dovremmo, invece, avere i libri in sede sia per gli eventuali
controlli straordinari sia per le
situazioni di emergenza come gli
scioperi dei trasporti.
Dobbiamo quindi lasciare il
centro per superare tutti questi
svantaggi e rendere un migliore
servizio ai nostri collaboratori.
Siamo alla ricerca di una nuova sede in periferia.
Per raggiungere il nostro obiettivo dobbiamo innanzitutto preoccuparci di non sottrarre l’aiuto che _ i paesi più, bisognosi
di Bibbie attendono dàlia solidarietà mondiale e quindi anche
dalla nostra. L’amore che portiamo per la Parola del Signore ci
costringe a rivolgere loro il nostro primo pensiero.
La nostra area si restringe a
quanti sono convinti che occorre fare uno sforzo ulteriore per
sostenere anche l’evangelizzazione tramite la Parola da noi in
Italia.
Sappiamo che i nostri amici e
sostenitori non hanno molte
possibilità finanziarie. Possiamo
contare su di loro soltanto come ambasciatori presso altri
amici a noi tuttora sconosciuti.
Lo facciamo sapendo che nel nostro tempo è cresciuto l’amore
per la Parola di Dio e per la
missione comunq alla quale essa
chiama tutti i credenti nel Signore.
Lieti e tristi
( segue da pag. 1 )
scorsi, ma non hanno riflettuto
sulle loro colpe per riconoscerle
e per avvertire in fondo al loro
animo una voce nuova, la voce
di Dio.
E se l’avversità rimane inspiegabile, se essa permane lunga e
pesante per le nostre fragili spalle, la parola dell'Ecclesiaste conserva tutta la sua attualità: Rifletti ancora. Ricordati che « l'Eterno non ripudia in perpetuo;
rna se affligge, ha altresì compassione, secondo la moltitudine delle sue benignità; poiché non è volentieri che egli umilia ed affligge i figliuoli degli uomini ».
Riflettere, rientrare in noi stessi, invocare umilmente la presenza di Dio nel giorno dell’avversità e attendere con speranza la
liberazione, non significa aggravare la situazione. Significa piuttosto affrontarla senza esserne
travolti, con quella fiducia che
faceva dire al salmista: « Quanto a me, il mio bene è d’accostarmi a Dio; io ho fatto del Signore, dell'Èterno, il mio rifugio ». Ermanno Rostan
EFESINI - Il
DALLA MORTE ALLA VITA
Tutta la lettera agli Efesini non fa riferimento a circostanze o interrogativi precisi posti, per così dire, dalla "base” della
chiesa a cui è indirizzata. Sicché più che
di lettera — nel senso specifico di quello
che sono in realtà le lettere di Paolo —
bisognerebbe parlare di breve trattato di
teologia ed etica che sarà stato, probabilmente, messo in circolazione tra le giovani comunità cristiane dell’Asia. Rileggiamo, in una libera traduzione, i primi 10
versetti del II capitolo. « Voi eravate morti per le vostre mancanze e i vostri peccati nei quali un tempo siete vissuti conformemente al sistema (eone) di questo
mondo, dominati dall”arconte’ delle potenze dell’aria il cui spirito è attivo tra i
figli della disobbedienza. Anche noi, in
mezzo a loro, un tempo abbiamo vissuto
in preda alle passioni della carne, soddisfacendone i desideri e i pensieri, essendo per natura^ figli dell’ira come gli altri...
Ma Dio, che è ricco di misericordia, per
il suo grande amore col quale ha amato
noi che eravamo morti per i nostri errori, ci ha resi viventi in Cristo — per Grazia^ siete salvati — con lui ci ha risuscitati e ci ha fatti sedere nei cieli in Cristo
Gesù — per dimostrare ai vigenti sistemi (coni) la traboccante ricchezza della
sua Grazia in bontà verso di noi in Cristo
Gesù. È infatti per Grazia che siete salvati mediante la fede e ciò non è da voi
ma è un dono di Dio, non dalle opere
affinché nessuno se ne glori. Noi siamo
creati in Cristo Gesù per le buone opere
già predisposte da Dio affinché, in mezzo
ad esse, viviamo ».
La scintilla divina
Entrando in questo brano si ha l’impressione di entrare in un altro mondo, quello
della filosofia religiosa gnostica dove domina il principe delle potenze dell’aria, il
possente ’’arconte” di cui si descrive la
terribile efficacia in uno scritto gnostico
(«L’origine del mondo») della biblioteca
di Nag-Hammadi scoperta, in Alto Egitto,
nel 1946. Il mondo gnostico non è più a
tre piani (inferno, terra, cielo) ma si tratta di un unico spazio sovraterreno. E in
questo stesso spazio vivono le forze del
male e del bene. Al di sopra di questo cosmo. nell’alto dei cieli, c’è un dio piuttosto lontano, distaccato, che, forse, guarda
con tristezza la situazione umana in cui il
diavolo spadroneggia ed è presente in
a cura di Gino Conte
ogni dove, quasi come l’aria che si respira. Se così stanno le cose, lo gnostico
non può che avere una concezione negativa della vita e del mondo. Da cui deriva
una logica conseguenza: il ritiro dal mondo, la ricerca deH’illuminazione celeste.
Lo gnostico guarda dunque in alto, sogna
il suo ritorno all’Essere Supremo, non
può sottostare alle norme di questo mondo tiranneggiato dai capricci del Demiurgo e degli arconti. Una volta che lo gnostico ha scoperto la scintilla divina che
ha dentro di sé non può far altro che iniziare un cammino a ritroso, che lo riporti
insomma alla sua primordiale origine
quando la scintilla divina non era ancora
avvolta nella materialità di questo mondo,
schiava delle passioni e delle tribolazioni
quotidiane da cui non si può far altro
che uscire...
Non sono queste le cose che si raccontano nel testo. Ma il linguaggio è un po’
quello. Evidentemente lo sconosciuto autore di questa lettera o si rivolgeva ad un
ambiente gnostico-cristiano conoscendone
il mondo concettuale (e superandolo in
una prospettiva cristologica) Oppure proveniva egli stesso da ambienti gnostici.
Bisogna comunque evitare rapide conclusioni.
Studiosi hanno dimostrato per esempio
che questa lettera presenta anche forti
analogie con la letteratura di Qumràn.
Dunque non solo influenze gnostiche ma
anche esseniche. Né mancano, soprattutto
nella parte dedicata ai problemi familiari,
influenze ellenistiche. In una parola l’autore del nostro scritto, forse un giudeo-cristiano (un indizio è dato dall’accenno al
superamento della Legge antica, vedi 2:
15) è una persona che conosce a fondo la
cultura del suo tempo e che sa rileggerla, criticamente, in una prospettiva cristologica.
Lo dimostra il fatto che la soluzione del
problema che egli pone con parole secche e comprensibili per il suo tempo (ovvero il fatto che l’umanità è dominata
dalle irrazionali forze del Male e dalla
concupiscenza derivante dalT’amor sui’)
non è una soluzione suggerita da qualche
filosofia o movimento religioso contemporaneo all’autore. Tutto va male, anzi siamo
addirittura immersi nel male senza poter
ne uscire. A questo punto ti aspetti la
proposta di una fuga mistica, di un superamento spirituale della materialità del
mondo. Il crudo realismo dell’autore non
solo non propone fughe ma sembra dire
e insistere: non posso uscire da me stesso
né cercando di elevarmi religiosamente al
di sopra della massa illudendomi di guadagnare così una salvezza eterna preclusa
ad altri, né tentando nuove opere di pietà poiché per quanto nuove esse resteranno sempre il frutto della mia realtà di
peccatore. Per uscire da questa situazione disperata, descritta con un crescendo
coinvolgente che passa rapidamente dal
« voi » al « noi », non c’è che l’incontro
con Cristo: dono inatteso, gratuito, liberante di Dio.
Quali siano queste ’’buone opere'’ lo si
evince dal contesto. Più che ad una casistica di opere da eseguire, che riproporrebbe una fede tiranneggiata da ’’comandamenti in forma di precetti”, il credente deve osservare un atteggiamento complessivo di vita che privilegi il servizio,
generoso e libero, verso gli altri. Comunque è chiaro, nell’economia di tutto il
brano, che tutte le opere segnate da una
prospettiva di morte o dalla concupiscenza carnale o daU’ira sono quelle che Dio
non ha predisposto, né predispone i suoi
a compierle. L’insieme è dunque un invito a vivere nella nuova situazione determinata dall’incontro con Cristo. In questo
senso il battesimo è il punto principale di
questo incontro,è il punto da cui parte
una nuova direzione da percorrere poiché
essere e risorgere con Lui significa aver
accolto il battesimo come svolta di vita.
A partire da qui le azioni che ex-pagani,
ex-giudei, insomma la totalità dei credenti
è chiamata a compiere, costituisce il segno riconoscente e contraddittorio (perché si è pur sempre immersi nella realtà
peccaminosa del mondo) di un’umanità
riscattata dall’amore di Dio.
La fede e le buone opere L’itinerario del credente
Il discorso ora diventa più personale.
Nota Calvino: «Affinché non sembri che
(l’autore) rimproveri per ingiuria gli Efesini per quello che sono stati o che per
orgoglio giudaico voglia respingere e disprezzare i pagani, egli si mette nel numero dei suoi simili ». Questa prima parte
del brano non è un’esercitazione letteraria o un artifizio retorico ma è la premessa indispensabile per confessare la propria fede. Infatti a partire da quel; « Ma
Dio... » inizia una parte positiva. Non più
il passato ma l’oggi. Si ripropone in questa parte, che è la faccia luminosa della
contrapposizione che collega tutto il brano, la concezione paolinica della salvezza
per Grazia mediante la fede. La salvezza
rimane fuori dalle possibilità umane. È
dono. Tutto ciò che succede nell’ambito
della fede deve escludere ogni pretesa legalistica di potersi salvare attraverso le
opere. Chiarito il fatto che la salvezza non
sopraggiunge come coronamento delle nostre opere ma che esse vengono soltanto
dopo, come segno implicito, necessario, di
una fede che deve pur concretamente esprimersi, il brano precisa pure che le
« buone opere » non sono escluse. Anzi esse sono buone non perché fatte dai credenti ma perché sono le opere di Dio. Esse
sono lì per noi affinché la nostra vita di
fede possa pienamente esprimersi.
Il percorso di questi dieci versetti è
l’itinerario del credente: dal regno della
morte al regno di vita. Dagli idoli muti alla conoscenza diretta di Dio attraverso la
croce e la risurrezione di Cristo. Dall’Anticristo a Cristo. Il cuore di questo itinerario è il battesimo, lo scenario è la chiesa. Sempre grande è la percentuale di rischio. Nel senso che la comunità di coloro che sono « viventi in Cristo » finisca
per adattarsi ai sistemi, alTeone, di questo secolo. Che anzi questa comunità ricerchi, passato l’entusiasmo iniziale, compromessi e opportunità con le potenze
spirituali e materiali di questo mondo.
Ora se la comunità dei credenti, la chiesa insomma, rinuncia a tener desta questa
viva contrapposizione tra morte e vita,
tra incredulità e fede, tra ’’amor sui” e
’’amor Dei” finirà col perdere anche la
propria passione per la testimonianza a
Cristo. E potrebbe essere proprio la chiesa a trasformare la fede in Cristo in una
forma di religiosità insipida, protesa soltanto a difenderti dai guai di questo mondo. Ma non sembra esser questo il compito suggerito dalla ’’lettera agli Efesini”
affa comunità dei credenti, né tanto meno
ciò che Cristo richiese ai suoi seguaci sulle strade e le piazze della Palestina di
duemila anni fa.
Giuseppe Platone
7
3 giugno 1983
oMettívD aperto 7
LE RISPOSTE AL QUESTIONARIO DELLA COMMISSIONE CULTO E LITURGIA
RISCOPRIRE IL SIGNIFICATO DEL CULTO
La commissione per il culto e la liturgia ha voluto conoscere il pensiero delle chiese sul culto, e
per questo ha largamente diffuso un questionario,
chiedendo risposte sia individuali, sia di gruppi,
sia di assemblee.
Sono pervenute ffsposte da 16 chiese, 10 predicatori locali, un pastore. Una unione femminile.
Testimonianza Evangelica Valdese ha dedicato
ampio spazio a risposte individuali nella sua circolare. In questa pagina pubblichiamo un intervento di Claudio Tron che contiene spunti interessanti e alcuni esempi di risposte dalla chiesa di Tornar etto, la chiesa che ha preso più sul serio U
lavoro, chiedendo ai vari gruppi che vi operano
una risposta al questionario.
Nel questionario una domanda
ha scandalizzato alcuni: se cioè
il culto sia ancora il centro della
vita comunitaria. Come si può
dubitare di questo? Come si può
considerare il culto « soltanto »
come una delle attività? Quale
chiesa può durare se non ha più
ì] culto come momento centrale
della propria vita? In realtà nessuno dubita che in una comunità cristiana il culto sia, non soltanto il momento centrale, ma il
punto a partire dal quale tutto
il resto si sviluppa e viene ordinato. Il fatto è, osservano molti,
che per la maggioranza il culto
purtroppo ha perso questa funzione; deve tornare ad essere il
centro (dice una risposta della
circolare TEV), poiché, purtroppo. sta diventando una componente non essenziale. La risposta
di Ivrea nota che il fatto non è
tutto negativo: vi sono altre attività non divergenti dal culto ma
complementari; sono occasioni
ugualmente importanti per il costituirsi della comunità. Da Pachino giunge una precisazione interessante: la chiesa non può avere altro centro che Gesù Cristo,
per cui il culto è semplicemente
una delle attività accanto allo
studio biblico ed alle attività
esterne di testimonianza e di
evangelizzazione.
Tutti, unanimemente, escludono che il culto possa essere abolito e sostituito da altre attività.
Si deve intendere il culto domenicale: questo significa, allora,
che la domenica non può diventare un giorno come gli altri, o.
peggio, un giorno vuoto; la domenica è il giorno caratterizzato
dal culto. Varrebbe la pena riflettere sul significato della domenica, significato che è implicito in molte risposte, ma su cui
nessuno si è espresso esplicitamente.
Semplificare
ii iinguaggio
Sulla forma del culto le risposte manifestano due orientamenti: quello che auspica un ordine
che sia seguito in tutte le chiese
e non si discosti dal tradizionale,
con il reintegro della toga e la
predica dal pulpito, e quello
che, pur riconoscendo la necessità di una omogeneità che renda
riconoscibile il culto riformato.
Il culto riformato
Le proposte di modifica al culto presentate nei quartieri non
hanno incontrato molto favore.
L’unica modifica passata in assemblea di chiesa a Perrero è la
soppressione dell’uso della toga.
L’atteggiamento conservatore di
massima incontrato nella comunità ha un aspetto positivo che
è quello di mantenere la struttura fondamentale della liturgia
riformata, per cui un estraneo
che entri in un nostro locale ha
modo di riconoscere che cosa
stiamo facendo o di conoscere
un’espressione attendibile, appunto, del culto riformato. E’ anche necessario, però, sottolineare che tale atteggiamento consci-\'atore è in parte corretto dall’apertura verso forme diverse
sia in occasione delle riunioni
quartierali, .sia in occasione di
« culti speciali »: esempio: culti
dei giovani, della scuola domenicale, in occasione di visite di
gruppi vari ecc. In altre parole
la comunità non ha nessun pregiudizio a mutare la forma del
culto quando ciò che si deve
esprimere è per qualche aspetto
evidente diverso dal solito. E’,
invece, molto restia a modificare
la forma quando la realtà da
esprimere è quella che si verifica
normalmente. In questo modo
la varietà liturgica diventa un
po’ il termometro della vitalità
della comunità. Quando si ha
una grande fissità liturgica è segno che nella comunità non sì
muove niente.
Personalmente penso che il
problema sia, quindi, quello di
stimolare occasioni che spingano
a forme liturgiche nuove; non
tanto quello di elaborarle a tavolino.
a) Non combatterei nessuna
battaglia per modificare l’ordine
liturgico; anzi, se tutto il resto
si modificasse, questo potrebbe
essere il famoso elemento di riconoscimento di un culto riformato. Non è un ordine ideale, le
obiezioni sono note; ma non vedo vantaggi sufficienti in ordini
modificati perché valga la pena
di spendere energie per adottarli.
b) Mi sembra indispensabile
potenziare il coinvolgimento della comunità: il canto degli inni
e qualche preghiera spontanea
sono troppo poco; le preghiere
spontanee sono anche difficili da
ottenere alle Valli. Si può, sempre con l’occasione dei culti speciali, dare uno spazio a rotazione a varie espressioni che entrano nel culto in qualche modo: informazioni, riflessione biblica a più voci, messaggi vari
ecc.
c) Mi pare ovvia la necessità
di una « traduzione in lingua corrente » di testi e preghiere. Darei a eventuali nuove « traduzioni » l’impostazione delle recenti
schede e non quella della « Proposta di sei liturgie ». Meglio dello schema fìsso di un intero culto è infatti avere materiali variamente componibili perché ogni
culto sia costruito secondo la
sua struttura propria e non secondo scadenze di calendario.
d) Le liturgie non devono essere uguali, ma devono, secondo
me, essere omogenee: vedi il discorso fatto sopra sul riconoscimento del culto riformato. Per
esempio, non ho nulla contro i
responsori in sé, ma penso che
oggi in Italia non è ancora il caso di introdurli. Sono un eccellente espediente tecnico per aiutare l’assemblea a seguire chi
presiede e a ricordare certi aspetti fondamentali. Ma mi pare che
la nostra sensibilità veda la partecipazione dell’assemblea in altri modi — espressi sopra ■— in
maniera molto più naturale. Penso, e in un certo senso spero, che
tra dieci anni il discorso sarà diverso, ma intanto prepariamo
quel momento senza forzarlo e
procedendo insieme in modo tale che nessun membro di chiesa,
partecipando a un culto di una
comunità nuova, abbia l’impressione di aver partecipato a qualcosa di diverso rispetto a quello
che avveniva nella sua comunità.
Claudio Tron
vorrebbe maggiore libertà, possibilità di cambiare delle parti e
di inserire momenti più spontanei, per facilitare il coinvolgimento della comunità. Il problema
della spontaneità si fa sentire soprattutto a proposito delle preghiere: impossibile, secondo alcune chiese, dare spazio alla partecipazione dei presenti, perché
subito si crea il gruppetto degli
zelanti, sempre pronti a esibirsi
in lunghi monologhi, talvolta addirittura con punte emotive a
cui è difficile o impossibile associarsi. Altre chiese hanno fatto
un’esperienza più positiva: vi sono membri che fanno la lettura
biblica e la preghiera, collaborano alla liturgia della Santa Cena,
intervengono con brevi preghiere
al momento deU’intercessione; vi
è informazione reciproca, la riflessione comune sul testo biblico non è più una novità che spaventa. Si chiede al contrario di
semplificare ancora il linguaggio:
per la lettura biblica diverse chiese preferiscono la TILC, molti
chiedono un rinnovamento dell’innario, quando si usa una liturgia scritta si chiede un linguaggio più aderente alla vita
quotidiana.
Cominciare
a sperimentare
Il questionario non era certamente scientifico e non prevedeva risposte classificabili statisticamente. Voleva saggiare il grado
di riflessione che esiste nelle
chiese a proposito del culto. Come fa notare Eugenio Bernardini
Un culto all’aperto: il pastore Giorgio Bouchard predica durante
l’incontro annuale del XV agosto alle Valli.
nella sua risposta, c’è una specie
di resistenza a discutere questo
argomento: « C’è una generale
insoddisfazione che non riesce
però a esprimersi in critiche e
proposte precise ». Bernardini
propone perciò che, invece di discutere, si cominci a sperimentare seriamente, nelle piccole
chiese « dotate di elasticità mentale e di un buon conduttore-teologo-pastore ». L’esperienza di
Pomaretto dimostra che anche
le chiese grandi sono in grado di
sperimentare. C’è però anche la
sensazione che Tindiflerenza dei
più possa soffocare qualunque
sperimentazione. C’è l’amarezza
del membro impegnato, del predicatore locale che nota alla base un profondo distacco dalla vita e dai problemi della chiesa e
si chiede: a che scopo rinnovare
il culto? Il vero problema non è
di raggiungere quelli che non lo
frequentano più?
Infatti, il problema è proprio
questo, ma non lo si può separa
re dal rinnovamento del culto.
Diciamo meglio: non si può rinnovare la chiesa se non si fa anche lo sforzo per comprendere
il significato del culto secondo
l’evangelo; per comprenderlo, e
per viverlo, a cominciare dagli
impegnati, per convincere anche
i non impegnati. Il culto non è
altro che l’assemblea della chiesa, convocata dal Signore: tutte
le attività, tutti i vari gruppi, non
fanno altro che sviluppare in
modo speciale uno dei momenti
del culto, o dare concreta attuazione alle decisioni che provengono dall’ascolto della Parola di
Dio. Ma senza il momento centrale dell’assemblea in cui tutti
sono convocati, le varie attività
perdono il loro senso e finiscono
per chiudersi in se stesse o dissolversi. Per questo la riscoperta
del significato del culto è questione di vita o di morte per la
chiesa.
Bruno Rostagno
La riflessione di una chiesa
Riportiamo le domand-e del questionario e le risposte date da
alcuni gruppi della chiesa di Pomaretto.
1. Ritenete importante oggi una
riflessione sul culto?
La quasi totalità dei gruppi dice di si, qualcuno è più incerto,
il gruppo dei giovanissimi (1420 anni) non ne vede l’utilità.
2. Come definireste il culto?
Il culto è inteso in tre modi:
a) punto di riferimento; b) possibilità di incontro; c) momento di rifiessione.
a) Il culto può essere considerato come un punto di riferimento dell’esterno, per conoscere il mondo valdese, avendo una
continuità d’azione nel tempo indiscutibilmente più salda e definita di ogni altra attività.
b) Pur apnarendo tale teoricamente, il culto è difficilmente
il centro delle attività, perché
non tutti gli animatori di tali attività si ritrovano nel culto per
scambiarsi opinioni ed esperienze.
c) Giovani (20-30 anni): E’ momento che esula dalla singola
attività ed è una pausa di riflessione più o meno comunitaria.
Qualcuno vorrebbe nel culto il
momento di raccolta delle riflessioni quotidiane.
Giovanissimi; Il culto è noioso, noiose le cose che si fanno
nell’insieme. E’ difficile da seguire. E’ tra quelle cose che non sono piacevoli da farsi ma che ogni
tanto bisogna fare.
3. Ritenete che ci siano delle
componenti che nel culto non
possono mancare, e quali?
Convitto: a) Riflessione biblica calata nella realtà della comunità e quindi collegata a tutti gli aspetti della nostra vita,
b) Informazione sulla vita della
Chiesa Valdese e del mondo in
generale, c) Confronto tra i credenti sulle varie posizioni da assumere rispetto ai problemi che
ci coinvolgono come credenticittadini. d) Preghiera intesa come un momento di intercessione
collettiva.
Giovanissimi: Preghiera, canto: bisognerebbe cantare di più,
ma più allegramente; sermone,
perché chiarisce il senso dei passi biblici.
4. Pensate che il culto sia ancora il centro della vita comunitaria oppure che stia diventando una delle varie attività?
Convitto: Una delle varie attività, a causa della limitata partecipazione alla vita comunitaria.
Giovanissimi : E’ una delle tante attività, in fondo è l’ultima o
la prima della settimana. Qualsiasi gruppo è vita comunitaria.
5. Pensate che il culto possa essere sostituito da altre attività, e quali?
Giovani: Mancando la predicazione, viene meno la ragione
di essere della chiesa.
Giovanissimi: Per noi è sosti
tuito dal catechismo, per ora,
poi si vedrà.
6. Ritenete che sia necessario apportare modifiche al culto?
Se sì, quali? (Esempio; a) ordine liturgico ; h ) coinvolg;!mento della comunità; c) linguaggio; d) ritenete — come
proposto — che l’ordine e la
forma della liturgia debbano
essere uguali in tutte le comunità?).
Corale: Non è il culto in se
stesso che va messo in discussione, ma l’impegno di ogni credente. Molti sono del parere che
a voler cambiare troppe cose, si
finisce per disorientare la gente.
Commissione culto : Assemblea a gruppi per dar modo a
più persone di partecipare attivamente. Raccolta delle riflessioni della settimana: il pastore
su un tema indica i testi biblici
su cui riflettere durante la settimana per giungere al culto successivo con delle idee, delle attualizzazioni. Santa Cena come
momento conclusivo di una cena comunitaria. Giornate comunitarie: culto, pranzo, riflessione
su un tema.
Convitto: Inni scelti dai partecipanti. Invitare dei singoli o dei
gruppi a « farsi il culto » in collaborazione eventualmente col
pastore o i predicatori locali.
Ogni comunità deve potersi
esprimere secondo le sue caratteristiche (es. Nord - Sud).
Giovanissimi: Più semplicità,
linguaggio più comunicativo.
8
8 ecumenismo
3 giugno 1983
INTERVISTA AL PROF. MIGUEZ-BONINO
Le chiese e i “desaparecidos
II
Pubblichiamo la prima parte di un’intervista rilasciata al nostro collaboratore
Eugenio Stretti. José Miguez Bonino è nato a Santa Fé (Argentina) nel 1924.
E’ sposato e padre di tre figli. Ha studiato alla Facoltà Evangelica di Teologia di
Buenos Aires ed ha preso il dottorato in teologia allo «Union Theological Seminary » di New York. Pastore della Chiesa Evangelica Metodista Argentina dal
1948, insegna Teologia Sistematica ed Ecumenisrno all’Istituto Superiore Evangelico di Studi Teologici di Buenos Aires. Dal 1975 (Assemblea di Nairobi) è
co-presidente del « Consiglio Ecumenico delle Chiese ».
Le sue opere apparse in traduzione italiana sona; « Cristiani e marxisti, la
sfida reciproca alla rivoluzione» (Claudiana, Torino, 1976); «Fare teologia in
una situazione rivoluzionaria» (Queriniana, Brescia, 1976), «Uno spazio per
essere uomini» (Claudiana, Torino, 1978).
— Il 3 aprile scorso, la Giunta
Militare ha fatto.conoscere al popolo argentino un proprio documento sulla situazione 'dei « detenuti-desaparecidos ». Qual è stata la reazione della « Assemblea
permanente per i diritti umani »,
della quale Lei, professor Mig^uez,
è copresidente?
— Giovedì della settimana scorsa, la Giunta Militare, dopo una
lunga attesa, pubblicò im documento che pretende di essere la
risposta definitiva del Governo
Militare al problema della repressione durante il periodo 73-76-82,
e a quello della situazione degli
scomparsi: la reazione abbastanza generalizzata a questo documento, anche dei settori più moderati, è stata che il documento
è insufficiente. La Assemblea Permanente per i Diritti Umani considera non soltanto insufficiente
ma fondamentalmente falso e deviante il documento; da un lato
perché si sofferma quasi esclusivamente a descrivere quella che
è stata l'attività terroristica, che
indubbiamente è esistita e che a
suo tempo è stata condannata
dalla nostra Assemblea Perma
nente — da qualunque parte venisse, da destra o da sinistra —,
però dice pochissimo sulle caratteristiche della repressione, riconosce alcuni errori da parte sua
(ma l’Assemblea considera che
non si tratta di errori ma di un
sistema di repressione perfettamente organizzato e portato avanti secondo i piani e — come
dice il documento — sotto gli ordini dei Comandi Superiori dellé
Forze Armate, dove si violarono
sistematicamente i diritti umani,
si lavorò al di fuori della legge,
si adoperò la scomparsa come
forma normale di detenzione, si
utilizzò la tortura, si stabilirono
supposti processi militari dei
quali non si diede alcuna informazione: tutto questo risponde
realmente a una dottrina che si
è soliti chiamare « dottrina della
sicurezza nazionale » e che giustifica l’uso indiscriminato del potere da parte di un Governo che
si arroga un diritto praticamente divino e totale sopra là popolazione); d’altra parte consideriamo che il documento è riempito
di falsità, quando afferma che
quegli scomparsi che non si trovino all’estero perché profughi
sono morti, senza dire come è
possibile che della gente che è
stata sequestrata nella propria
casa, con testimoni, da forze militari o della polizia, abbia incontrato la morte — meno ancora
si dice come è possibile che il
centinaio o più di bambini che
son stati sequestrati con i genitori siano morti: in questo caso
non c’è la possibilità di pensare
a una fuga, non si può pensare a
una resistenza, così che si tratterebbe di una specie di confessione di genocidio atroce da parte delle forze militari.
— Qual è il numero esatto dei
« detenuti-desaparecidos », secondo la lista da voi compilata?
— L’Assemblea Permanente ha
sollecitato (e le è stato negato)'
il diritto di replica sui mezzi di
diffusione, e pubblicherà oggi, venerdì 6 maggio, un documento
ampio, nel quale in primo luogo
si espone la dottrina che è stata
di base a tutta questa epoca di
repressione secondo la A.P.D.U. e
si risponde; si danno i dati precisi, indicando il numero registrato da noi di 6900 casi documentati con le percentuali corrispondenti a persone sequestrate nelle
proprie abitazioni, nei luoghi di
lavoro o sulla strada, con testimoni che attestano quel che è
capitato ogni volta; infine si richiama l’attenzione sui pericoli
che ci sarebbero se si accettasse
il documento (che non solo pretende eludere la responsabilità
su quel che è successo, ma giunge ad affermare che le Forze Armate son disposte a tornare a
compiere opere di repressione se
Echi dal mondo
cristiano
a cura di Renate Oolaaon
Contro la tortura
(SOEPI) — Il responsabile dei
diritti dell’uomo del Consiglio
Britannico delle Chiese, Roger
Williamson, ha accusato il governo britannico di permettere la
esportazione di apparecchi ad
elettroshock, che in alcuni paesi
vengono usati come apparecchi
di tortura.
Attività
delia KEK
(KEK N.) — Nella riunione
annuale del Presidio e del Comitato Consultivo della. Conferenza delle Chiese Europee sono
state delineate le attività per i
prossimi anni. La Kek sta attraversando un momento critico
dovuto a difficoltà finanziarie,
ma soprattutto a sviluppi ecclesiologici in diversi paesi.
E’ stato deciso di rinviare di
un anno la IX assemblea che
avrà così luogo nel 1986 in Scozia sul tema « Gloria a Dio e pace sulla terra ». Questa assemblea verrà a coincidere con « l’anno della pace» delle Nazioni
Unite.
E’ stata decisa una prosecuzione del Programma sui diritti dell’uomo in vista dell’applicazione
dell’atto finale di Helsinki.
E’ pure stata preparata la partecipazione al 3” incontro ecumenico europeo organizzato congiuntamente dal Consiglio delle
Conferenze Episcopali europee
(cattolico) e dalla Kek. La riunione avrà luogo a Riva del Garda nel settembre 1984.
La chiesa metodista di Finlandia è stata accolta come 117°
membro della Kek.
Sono in tanti a
voler essere pastore
(BIP) — Il «mestiere» di pastore piace sempre: ben 102 persone si sono iscritte per seguire
un corso speciale della Chiesa
Riformata di Berna per la formazione di nuovi pastori. 69 candidati hanno le basi di una formazione universitaria completa,
fra questi vi sono 11 donne. 25 cominceranno a studiare teologia
a partire dalla primavera 1984.
La maggior parte dei candidati
hanno fra i 30 ed i 40 anni, e sono del cantone di Berna.
Chiese Molucche
in Olanda
(RCN Bui.) — Dopo che la
Repubblica dell’Indonesia ha ricevuto l’indipendenza nel 1951,
un gran numero di soldati indìgeni, che avevano militato sotto
la bandiera olandese, vennero
condotti con le loro famiglie in
Olanda. La maggior parte di loro sono protestanti. Giunti in Olanda hanno formato la Chiesa
Evangelica Molucca che conta
oggi 35.(X)0 membri ed usa la lingua malesiana.
L’integrazione di queste popolazioni in Olanda è stata difficile e difficile è stato anche il
rapporto con le chiese protestanti olandesi.
Dopo un lungo periodo di dì
scussioni ci si è ora incamminati su una nuova realtà dando vì
ta a culti in comune. Il presidente dell’ultimo Sinodo ha detto
« Speriamo e preghiamo che queste nuove relazioni possano essere un piccolo segno di riconciliazione e di solidarietà in una
società in cui l’intolleranza verso tutto ciò che è differente sta
aumentando ».
Rendere meno noiosi
i sermoni alla radio
(BIP) — Una società privata
dell’Africa del Sud, specializzata
in tecnica della comunicazione,
ha invitato i predicatori sudafrì
cani a seguire corsi di riciclaggio per evitare i sermoni noiosi
che fanno fuggire i fedeli. L’organizzatore del corso ha preci
■saio che ha di mira la forma
piuttosto che il contenuto. Sempre secondo questo organizzatore, i predicatori sono coscienti
del debole impatto che oggi hanno i sermoni nella forma tradizionale.
La Chiesa riformata
ungherese
(BIP) — La Chiesa Riformata Ungherese segnala che la riunione annuale dei confermandi
della capitale è stata vissuta
quest’anno come un momento
pieno di entusiasmo: ben 500 ragazzi e ragazze hanno partecipato al culto ed ai gruppi di discussione.
Interessante è inoltre il programma delle chiese riformate
ungheresi contro l’alcolismo intitolato « salvare gli alcolizzati ». Una équipe di 14 pastori si
è preparata per visitare tutte le
comunità proponendo tra l’altro
una riflessione biblica ed un’azione che coinvolga il maggior
numero possibile di persone.
Le due Facoltà di Teologia
prenderanno parte alla formazione dei vari collaboratori specializzati per questa missione
senza dimenticare di cominciare
a dare un’informazione adeguata
ai loro stessi studenti.
le circostanze lo esigono, formulando una specie di minaccia su
tutta la popolazione).
— Mens. Antonio Guarracino,
vescovo di Avellaneda (Buenos
Aires), presidente della «Commissione Episcopale Latinoamericana », ha invitato recentemente le « Madri di Piazza di Maggio » a dimenticare questa triste
vicenda, in vista della riconciliazione del popolo argentino. Qual
è il suo parere, in merito a questa autorevole presa di posizione?
— La ricezione del documento
da parte delle varie comunità religiose è stata diversa. C’è stato
un numero di vescovi cattòlici e
di persone delle chiese protestanti che hanno manifestato un rigetto totale del documento: uno
dei vescovi lo chiama falso, immorale e ipocrita; d’altra parte
c’è stato anche qualche prelato
cattolico che ha dato una valutazione ambivalente segnalando
quelli che essi considerano elementi positivi del documento (il
riconoscimento che c’erano stati
degli eccessi) però considerando
il documento stesso insoddisfacente e insufficiente. Credo che ci
sia stato solo un caso, quello del
vescovo Antonio Guarracino, attualmente Presidente del Consì
glio Episcopale Latinoamericano,
che ha affermato che il documento era buono, che non c’era che
da riconoscere che non c’è altra
spiegazione da dare e che ha inoì
tre detto di aver a suo tempo
raccomandato alle madri di Plaza
de Mayo di dimenticarsi di quel
che è successo: credo che alla luce della risposta praticamente
unanime della popolazione argentina con i propri mezzi di espressióne, di molte persone di diverse chiese (compresa anche la dì
chiarazione dello stesso papa
Giovanni Paolo II e del periodico ufficiale del Vaticano), la ri
sposta di Guarracino è deludente perché pretende di coprire con
un velo di oblìo la situazione,
senza che la Nazione abbia l’opportunità di riconoscere, discutere, giudicare e assumere (nel
modo che il popolo ritiene di fare), è deludente perché come vescovo della chiesa sembrerebbe
giustificare o lasciar senza risposta un vero atto di genocidio e
di scompiglio non solo delle leggi ma anche dei principi morali,
è deludente perché il vescovo
Guarracino praticamente si situa
in una posizione di appoggio illì
mitato alla gestione del Governo
Militare, contro la grande maggioranza deH’opinione religiosa,
non soltanto cristiana (ci sono
anche gli ebrei), a questo proposito.
a cura di Eugenio Stretti
Meglio il Congresso
(segue da pag. 1)
stia continui a sostituire nella
teologia cattolica quella « parola
della croce » di cui sapeva l’apostolo Paolo (1 Cor. 1: 18). Questa che potremmo chiamare
« concentrazione eucaristica »
spiega come sia possibile ricondurre tutto all'Eucaristia, dalla
predicazione all’etica, dalla, liturgia alla politica. L’Eucaristia tende ad essere il soggetto costante
di affermazioni che noi attribuiremmo più volentieri ad altri
soggetti: Cristo, lo Spirito Santo, Dio, la Parola, il Regno, ecc.
Forse da parte cattolica si potrebbe obiettare che mettere al
centro di ogni discorso teologico
l’Eucaristia è il modo in cui concretamente e attualmente si può
esprimere la centralità di Cristo.
Ma è appunto questo equivoco,
non soltanto di linguaggio, ma
anche di coerenza teologica che
va sciolto perché il processo di
rinnovamento della teologia eucaristica in termini di « relazione» piuttosto che con la superata
categoria di sostanza possa aver
luogo ed essere fecondo. Il « centro » non può essere costituito dall’Eucaristia ma da Cristo
soltanto. Parlando di Eucaristia si parla in effetti di
Cristo, ma di Cristo più quaì
cos’altro: Cristo più il sacerdozio, Cristo più il sacramento.
Anche senza volerlo, si parla di
un Cristo veicolato e gestito. Se
questi rilievi hanno una quaì
che fondatezza, il nostro compito, animato non da polemica
confessionale, ma da franchezza
ecumenica, consisterà, per quanto ciò possa sembrare paradossale, nel dire che è possibile, anzi doveroso e fecondo, porre Cristo al centro lasciando il sacramento in un certo senso in secondo piano, ribaltando l’approccio tradizionale.
La ricerca teologica in atto nel
cattolicesimo mi sembra dunque
da seguire con attenzione e solidarietà critica.
La visita del Papa
La visita del papa, per quanto
il Congresso nel suo complesso '
sia molto più interessante e significativo, provoca alcune osservazioni. La presenza del papa
non poteva passare inosservata.
Per tre giorni la città ha vissuto
in stato d’assedio: polizia e carabinieri dappertutto, soldati, tiratori scelti, perquisizioni nelle case, autobus deviati, strade sbarrate...
Tutto • questo solleva molte
obiezioni. Innanzitutto quella del
cittadino che si chiede se sia giusto e ragionevole impiegare così
tanto denaro pubblico. Ma c’è anche, ed è quella che mi interessa,
l’obiezione del cristiano, che non
può non vedere uno stridente
contrasto, una contraddizione
abissale fra il papa che pretende
di dire a tutti la verità sul mondo e sull’uomo con la protezione
dei tiratori scelti, nel quadro di
incontri in cui afferma il suo prestigio da tutti riconosciuto, e Gesù che si consegna al martirio.
La via che il papa ha scelto, la
via dell’evidenza e del prestigio,
deH’autorevolezza e del dialogo
col potere, non smorza quella
« parola della croce » di cui dovrebbe essere il portatore per
farne un decorso innocuo?
Le folle non sono state sempre
oceaniche e talora persino tiepide. Tuttavia alcune riprese televisive, come ad esempio quelle
dei giovani nell’autodromo di
Monza, lasciano pensosi: c’è un'emozione collettiva per il papa,
che da parte sua condiscende all’applauso con studiata teatralità
e addirittura lo sollecita. Egli
vuole essere, e sicuramente molti
Io avvertono come tale, colui che
infonde sicurezza, che trasmette
valori positivi, che rafforza identità incerte, che infonde speranza e « senso », parola che piace
tanto a quelli di Comunione e Liberazione. Eppure proprio questi giovani convinti e rassicurati
dal papa mi hanno ricordato le
folle smarrite, le « pecore senza
pastore » di cui parlano gli evangeli. Folle ricche di emozione religiosa, folle ricche della presenza del Vicario, povere in realtà
di Cristo.
Non stupisce che la figura del
papa susciti le nostre reazioni
di protestanti. Anche nei discorsi
che ha pronunciato vi sono affermazioni che, vuoi per il loro pesante contenuto mariologico,
vuoi per il sapore tridentino, non
possono passare inosservate.
Perché notarle con tanto scrupolo, chiederà qualcuno? Non
perché urtino la nostra sensibilità protestante, ma perché proprio come la pesante riproposizione delle indulgenze, sono un
ostacolo sul cammino di quei cattolici, e sono molti, sempre di più
rni auguro, per i quali è sempre
più importante essere « cristiani » piuttosto che « romani ».
Credo che di questi « cattolici
poco o meno romani » noi ci dobbiamo sentire compagni di stra'da.
Daniele Garrone
9
3 giugno 1983
cronaca delleValli 9
LUSERNA SAN GIOVANNI - 4, 5 GIUGNO
ANGROGNA
Minatori,
quanti
in meno ?
« I problemi del momento
sono piuttosto tristi, perché siamo in cassa integrazione e ci
preoccupano i possibili sviluppi
della vicenda. L’azienda afferma
che non si riesce a vendere il prodotto soprattutto all’estero. A
noi sembra che questa sia una
manovra politica, nel senso che
il padronato, volendo aumentare
a suo prodotto, cerca di far cadere le leggi_ del mercato e, nella conflittualità che ne deriva tra
chi acquista, chi vende e chi produce, cioè i minatori, chi paga
sono questi ultimi ed è qui che
s inserisce il discorso sindacale ».
£' la voce di un minatore intervistato dalle scuole elementari di Frali, Salza, San Martino e
Chiotti sui problemi della miniera, una voce che insieme ad altre ricostruisce in un ciclostilato
la storia delle miniere di talco
in Val Germanasca (Miniera, testimonianze raccolte in Val Germanasca, maggio 1983). I minatori sono preoccupati, e lì si può
comprendere. Come se non bastasse il duro lavoro della miniera ora anche il futuro della
occupazione è in pericolo.
E’ per discutere di questi problemi che si è svolto ad Agape
l’incontro annunciato su; «Quale futuro per l’occupazione alle
miniere della Gianna? ».
L’incontro, pubblicizzato e aperto a tutti, ha visto una presenza di una trentina di persone
ila quasi totalità dei minatori di
Frali). Purtroppo l’assenza del
Consiglio di Fabbrica e del Sindacato, assenze che sembrano essere state motivate dalla vertenza^ in corso e quindi da un giustificato atteggiamento di prudenza, ci ha costretti a dare un
diverso taglio all’incontro. Ci si è
così limitati ad una chiacchierata
informale sui problemi generali,
ad un momento di informaziome, contando sulla presenza di
Valdo Fomerone, invitato a titolo personale.
Vorrei qui limitarmi ad una
sola osservazione che mi auguro
venga ripresa dai minatori stessi._ dal Consiglio di Fabbrica, dal
Sindacato, e approfondita, chiarita. Nella simpatica chiacchierata di Agape sul volto dei minatori non ho letto soltanto l’incertezza del futuro e la preoccupazione del momento che stanno
vìvendo; ho notato anche una
disinformazione sulla vertenza in
aito. In altre parole: nessuno conosce il piano di ristrùtturazione promosso dall’azienda. Tutti
ne hanno sentito parlare ma nessuno è in grado di descriverlo e
di vederne le conseguenze. E’
questo che a mio avviso è preoccupante e che conferma la necessità di trovare, dentro e fuori
della miniera, dei momenti in
cui si possa discutere questo
problema apertamente e liberamente. L’informazione che si è
tentato di promuovere nell’incqntro di Agape non aveva ovviamente alcuna intenzione di
sostituirsi ai momenti istituzionali propri del .sindacato e del
Consiglio di Fabbrica. Il desiderio era quello di dare alla popolazione locale quel minimo di
informazioni sul problema. Questa necessità è stata ampiamente
confermata. Ma sarà possibile
averla questa informazione?
Ermanno Gente
Verso la
Conferenza
Distrettuale
Mancano pochi giorni alllnizio della Conferenza Distrettuale che si svolgerà a Luséma San
Giovanni in due distinte sessioni, il 4r5 giugno e domenica 12
giugno, solo nel pomeriggio, sul
capitolo delle opere sociali della
Chiesa.
Quali saranno i punti di maggior interesse di questa importante assemblea ecclesiastica?
Difficile dirlo, anche perché è
sempre un po’ rischioso fare delle previsioni di fronte al fitto intreccio di questioni apèrte e di
interessi settoriali. Certo, la
« lettura » che farà la Commissione del Distretto della nostra
realtà ecclesiastica avrà comunque il suo peso ’specifico’ nel
corso del dibattito, in particolare sembra, anche se mentre scriviamo non è ancora stata distribuita ai delegati la relazione ufficiale, che i punti sollevati dalla Commissione Esecutiva Distrettuale (CED) saranno tutt’altro che secondari.
Accanto a questa relazione troveranno spazio le relazioni dei
singoli Circuiti, che sono state
presentate alle rispettive assem
blee e ogni chiesa locale presenta in Conferenza una breve sintesi della propria relazione morale annua. Il delegato può avere
cosi uno sguardo d’insieme sufficientemente approfondito e ampio per partecipare pienamente
ai lavori. Va da sé che alcuni
problemi chiave che sono stati
al centro dell’attenzione di molte chiese durante l’anno finiranno inevitabilmente sul tavolo della Conferenza; l’impegno per la
pace, la questione del rinnovamento del catechismo, la testimonianza attraverso i mass media, la battaglia per la laicità della scuola.
I lavori della Conferenza serviranno anche per mettere a confronto esperienze maturate nelle
diverse realtà locali e per far
circolare maggiormente l’informazione aU’interno della Chiesa.
Quest’anno la CED ha realizzato l’annuario del Distretto con
dati e argomenti che riguardano
l’attività della Chiesa: è un primo passo verso un maggiore
scambio di informazioni e quindi di partecipazione diretta alla
vita della Chiesa. Le frontiere
aperte sono molte ed è chiaro
che le forze pastorali, per quanto al momento il nostro Distretto goda buona salute da questo
punto di vista, non sono sufficienti per condurre tutte le battaglie. Occorre im maggior coinvolgimento dei laici e soprattutto occorrono maggiori momenti
di incontro e di scambio per crescere insieme nelle responsabilità comuni. L’attuale esecutivo
del Distretto che nel corso dell’anno ha promosso un incontro
sul tema della nostra testimonianza alle Valli sembra preoccupato sul futuro della Chiesa.
L’efficienza pastorale (quando
c’è) non corrisponde ad un altrettanto globale impegno dei
laici. Regna ancora molta settorializzazione, ci sono ancora
troppi compartimenti stagni che
devono essere aperti per l’arricchimento di tutta la Chiesa. Però, diciamolo pure, molte cose
sono state fatte e sembra che si
vada ad un rilancio del lavoro
giovanile. Se è cosi, abbiamo ragione di guardare con speranza
al futuro.
G. Platone
TACCUINO ELETTORALE
I candidati iocali
Sui trecentosettanta candidati
alla Camera dei deputati nella
circoscrizione di Torino, Novara,
Vercelli 14 risiedono nel pinerolese. Sono:
Per il Partito Radicale;
— Ester Cairus, insegnante, di
Luserna;
— Pier Valdo Rostan, contadino,
di Torre Pellice;
— Attilio Sibille, commerciante,
di Torre Pellice;
— Libero Vigiani, medico ospe
PINEROLO
MoiÉtra
fotografica
L’Assessorato ai Servizi Sociali deUa Città di Pinero'io, nell’ambito delle attività di animazione
intende organizzare, avvalendosi
del fattivo contributo di tutti gli
anziani, una mostra fotografica
che rappresenti momenti di vita
vissuta di un’epoca passata.
Scopo dell’iniziativa è di far
conoscere, in modo serio e corretto, specie ai giovani, fatti lieti e dolorosi od episodi caratteristici vissuti in epoca lontana, a
testimonianza del sacrificio e dell’impegno di molti per una società più giusta e più umana.
Tutti gli anziani in possesso di
fotografie del passato, di qualsiasi genere sono gentilmente invitati a rivolgersi agli animatori
sociali ed al Comune di Pinerolo,
che provvederanno a catalogarle
e riprodurle per Tallestimento di
una Mostra itinerante che sarà
esposta nei diversi Centri Sociali
cittadini.
Gli anziani che vogliono collaborare aH’allestimento delle Mostre saranno ben accetti.
Le fotografie verranno restituite ai proprietari dopo la riproduzione.
Il materiale raccolto, si è certi,
rappresenterà una enorme ricchezza di ricordi di vita di una
generazione ed avrà lo scopo di
consentire agli anziani e non, di
riscoprire tracce di un’epoca che
va scomparendo.
daliero, di Torre Pellice.
Per Democrazia Proletaria:
— Mario Dell’Acqua, operaio, di
None;
— Giorgio Gardiol, consigliere
comunale, di Pinerolo;
— Luciano Griso, medico ospedaliero, di Pinerolo.
Per il Movimento Sociale:
— Carminé ìàanganiello, consigliere comunale, di Pinerolo.
Per il Partito Repubblicano Itaiiano: /
— Maria Luisa Cosso, industriale, di Pinerolo;
— Sergio Gay, consigliere comunale, di Luserna.
Per il Partito Socialista Italiano:
— Salva,tpxe Fazio, operaio, - di
Luserna.
Per il Partito Socialdemocratico
Italiano:
— Giorgio Cotta-Morandini, consigliere provinciale, di Torre
Pellice;
—■ Gustavo Pelagalli, consigliere
comunale, di Cavour.
Per la Democrazia Cristiana:
— Celeste Martina, consigliere
provinciale, di Lusernetta.
Per quanto riguarda il Senato,
i candidati residenti nel comprensorio di Pinerolo sono:
Per il Partito Radicate:
— Attilio Sibille, commerciante
di Torre Pellice.
Per Democrazia Proletaria:
— Giorgio Gardiol, consigliere
comunale di Pinerolo
mentre gli altri candidati del
collegio senatoriale sono:
Per il Partito Comunista Italiano:
— Gianni Alasia, consigliere regionale.
Per il Movimento Sociale:
— -Gianni Mina.
Per il Partito Repubblicano Italiano;
— Susanna Agnelli, deputato uscente.
Per il Partito Liberale Italiano:
— Renato Altissimo, ministro
della Sanità.
Per il Partito Socialista Italiano;
— Franco Ramella, dirigente dell’Ordine Mauriziano.
Pei^il Partito Socialdemocratico
Italiano:
— Rodolfo Caponnetto.
Per Autonomia per il Piemonte:
— Antonio Franco Costa.
Per la Democrazia Cristiana;
— Carlo Donat Cattin, senatore
uscente.
Candidati valdesi
Se invece analizziamo le liste
per ricercarvi i candidati valdesi
la situazione è la seguente;
PCI: Giuliana Gandolfo; PR;
Attilio Sibille, Pier Valdo Rostan
Ester Cairus; DP: Giorgio Gar
diol e Luciano Griso (battista)
PRI: Augusto Comba e Sergio
Gay; PSI: Franco Ramella; PSDI
Giorgio Cotta-Morandini.
Come si vede ;JL ,e|mdidati vai
desi 'si distribuiscòrió trà tutti i
partiti esclusa la DC (per gli
ovvi motivi del rifiuto del colla
teralismo) il MSI e il PLI.
Per quest’ultimo la ragione forse va ricercata nella diminuzione
della militanza dei valdesi in
questo partito che finora aveva
raccolto numerosi voti di opinione anche negli ambienti valdesi.
Contadini
in montagna
Il Consiglio comunale di Angrogna, riunitosi in data 28.1.’83,
consapevole della difficile situazione in cui si trova la categoria
dei piccoli coltivatori diretti di
questo comime, tipica di tutto
il settore agricolo delle zone
montane, causata da ima politica di scelte economiche che ha
sempre favorito le zone urbane
e di pianura trascurando il mondo agricolo montano la cui sopravvivenza è invece indispensabile per il mantenimento di un
corretto assetto ambientale ed
idrogeologico del territorio,
rilevato a) che le condizioni
di vita già di per sé dure sono
rese ancora più difficili da un lavoro particolarmente faticoso e
con alte percentuali di rischio;
b) che il reddito ricavato dalla
azienda agricola è spesso inadeguato; c3 che pur in presenza di
regolari ^versamenti ai fini pensionistici la pensione riconosciuta ai coltivatori diretti è inferiore a quella di altre categorie di
lavoratori e matura ad una età
più avanzata;
ritenendo che sia necessario
un rimedio a questa discriminazione che favorisce l’abbandono
della montagna;
chiede, facendo appello alle
forze politiche e sociali, che siano promosse iniziative atte a mi- .
gliorare le condizioni di vita e di
lavoro delle popolazioni montane, ed in particolare dei coltivatori diretti ivi operanti, nella linea della costruzione di una nuova agricqltura fin qui perseguita
da parte delTAmministrazione
di questo Comune e della Comunità Montana Val Pellice in
cui esso si colloca.
_______________PINEROLO
Animazione nei
Centri Sociali
L’Assessorato ai Servizi Sociali, neU'ambito delle attività di
animazione, intende oiganizzare
nei Centri Sociali, avvalendosi
del fattivo contributo di tutti gli
anziani, una mostra di oggetti
confezionati dagli anziani stessi.
Tali oggetti potrebbero essere:
vasi dipinti, lavori alTuncinetto,
oggètti ceiratteristici, lavoretti in
lana, vimini, ecc.
Il materiale verrà catalogato e
schedato dagli animatori sociali e
potrà eventualmente essere venduto dai proprietari.
Scopo deU’iniziativa è riscoprire i valori di antiche tradizioni e
rivalutare i pregi e le caratteristiche di tipiche lavorazioni manuali ed artigianali.
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10
10 cronaca delle Valli
3 giugno 1983
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
SCRIVONO GLI OBIETTORI DI COSCIENZA
Un altro passo
verso la riforma sanitaria
Decentrati aH’Unità Sanitaria nuovi servizi di igiene ambientale
Più informazione
Con il passaggio di alcune funzioni dal Medico provinciale al
Servizio Sanitario Nazionale,
ruSSL 43 ha assunto nuove competenze in materia di vigilanza
dell'ambiente e della salute.
Sono state trasmesse anche alcune competenze che prima erano dei Comuni.
Per ima capillare informazione
la Presidente Franca Cóìsson ha
voluto incontrarsi con la stampa
il 23 maggio.
Il nuovo settore di attività per
il quale non esiste ancora un organico del personale (a parte i 5
Ufficiali sanitari, rUffìcio può
contare su un biologo a mezzo
tempo, su un'infermità e su
.un’applicata) consta di due sezioni: alla prima fanno capo i
servizi di igiene ambientale, di vigilanza sugli alimenti, di polizia
mortuaria, di profilassi delle malattie infettive; la seconda sezione si occupa della tutela dell'ambiente di lavoro, esterna e interna alla fabbrica, (si spera di
estenderla al settore artigianato
e agricolo) provvede alle attività
già svolte dall’E.N.P.I. e dall’A.N.N.C. in fase istruttoria.
La Comunità Montana dqvrà
provvedere agli accertamenti dell’ambiente di lavoro a tutela della salute dei lavoratori, alla vigilanza dello smaltimento dei rifiuti liquidi e solidi e delle discariche nel Penice, nonché sull’inquinamento del suolo, delle acque e
dell’aria. .
Ha nominato alcuni referenti
sanitari con funzioni già proprie del disciolto Ufficio del Me
dico Provinciale. Il Dott. Avanzi
è coordinatore capo e referente
per l’igiene pubblica, il Dott. Bellan, referente per la medicina integrativa di base e legale, il Dott.
Rissone, referente dei servizi di
base e coordinatore di tutti i servizi sanitari del territorio.
La Comunità Montana ha già
operato nel settore della tutela
dell’ambiente di lavoro con opportuni sopraluoghi e ha predisposto mappe di rischio. Ha allo
studio un progetto per lo smaltimento dei rifiuti che potrà essere
raccordato a quello del costituendo consorzio fra i comuni della
valle e Pinerolo.
A buon punto è il progetto per
lo smaltimento delle acque degli
stabilimenti.
Per rilevamenti immediati dello stato di inquinamento delle
acque la Comunità Montana ha
-attrezzato un pulmino dotato di
apparecchi per le analisi e può
svolgere attività autonoma. La
Comunità Montana può utilizzare altri strumenti di rilevazione
messi a disposizione dall’U.S.S.L.
di Perosa Argentina con la quale
V è convenzionata per l’uso del pulmino.
Franca CoìsSon ha colto- l’occasione di questo incontro con
la stampa per esprimere la preoccupazione sua e dei sindaci della
valle per la segnalata soppressione del distaccamento delle Guardie di finanza del « Soccorso Alpino » istituito nel 1975 dòpo una
tragedia avvenuta sulle nostre
montale.
I militi della Guardia di finan
Alpeggio ’83
La Comunità Montana Val Pellice rende noto che in base alla
L.R. 12 Ott. 1978 n. 63, la Regione
Piemonte concede a tutti gli allevatori che trasferiscono il loro
bestiame all’alpe nella stagione
estiva per un periodo minimo di
due mesi, un contributo per ogni
capo bovino ed ovino-caprino appartenenti ad allevamenti indenni da TBC e brucellosi.
Per la compilazione delle relative domande l’Ufficio Tecnico di
questa Comunità Montana Val
Pellice sarà a disposizione degli
interessati fino al 27 giugno 1983
(termine improrogabile), con il
seguente orario: tutti i giorni
(tranne il sabato): dalle ore 9 alle 12 e daUe 15 alle 17.
Gli allevatori dovranno presentarsi muniti di certificato di risanamento, sia per gli allevamenti
bovini cbe per quelli ovini e Caprini, e del modello CD4 (foglio
della mutua).
Gli Uffici di questa Comunità
Montana sono comunque a disposizione degli interessati per qualunque informazione o chiarificazione.
Corsi di musica
La popolazione della Val Pellice ha sempre partecipato con
entusiasmo alle manifestazioni
musicali organizzate sul nostro
territorio, anche se poche sono
le iniziative atte a fornire una
formazione musicale alla popolazione, sia a livello di sponsO
rizzazione, sia a livello di avvicinamento alla musica. Per dare
quindi continuità all’iniziativa
avviata con esiti positivi nel 1982,
la Comunità Montana Val Pellice organizza anche quest’anno
4 corsi di musica che si terran
za sono intervenuti da allora in
83 occasioni, ricuperando anche
8 salme.
I Rifugi del Pra e del Granero sono collegati via radio con il
soccorso alpino di Bobbio Pellice
che interviene tempestivamente
in caso di necessità e la sua soppressione, dopo quella del soccorso « Elicotteri » di Lavaldigi,
renderebbe ancora più. isolati i
nostri montanari e turisti.
La popolazione della valle spera che i passi svolti dalla Comunità Montana, d’intesa con tutti
i sindaci, per mantenere in loco
il « Soccorso Alpino » siano coronati da successo.
A. K.
Il coordinamento degli obiettori di
coscienza del Pinerolese da un anno
circa si ritrova regolarmente a Pinerolo in Via del Pino 61, con lo scopo di:
— mantenere contatti regolari tra gli
obiettori in servizio e in attesa, .nell’ambito del CortìprenSorio del pinerolese;
— effettuare uno scambio d'esperienze tra i ntedesimi;
— svolgere attività di stimolo verso
Enti pubblici e privati:
— realizzare attività di informazione,
sensibilizzazione ed orientamento.
In riferimento a 'quest'ultimo punto,
il Coordinamento ha approntato un programma di intervento articolandolo jn
diversi punti:
— mostre e partecipazione a dibattiti;
—informazione capillare presso i giovani in età di chiamata alle armi;
— organizzazione di un luogo di riferimento per dare informazioni e tenere documentazioni;
— stesura di una mappa degli enti
del pinerolese convenzionati con il Mi
SAN GERMANO CHISONE
Centenario
deirUnione Femminile
no dal 31 agosto al 12 settembre
1983 presso la Foresteria Valdese di Torre Pellice, secondo il
seguente programma:
Violino Barocco: Evócente Donatella Terenzio; Chitarra: Docente Guido Margaría; Clarinetto e Musica d’insieme Fiati ; Docente Giacomo Soave ; Avviamento ai Jazz e perfezionamento: Docente Gianni Negro.
Con Torganizzazione di questi
corsi si intende far s’ che coloro
che sobo già impegnati nel campo musicale, possano aumentare
la loro' preparazione e, contemporaneamente, permettere a tutti di avvicinarsi alla musica partecipando come uditori ai corsi,
che verranno strutturati come
vere e proprie lezioni di audizione musicale, e ai concerti che
verranno organizzati a contorno dei corsi.
Ai corsi ci si potrà infatti iscrivere come allievi effettivi (quota L. 75.000) 0 come uditori ( quota L. 40.000) entro il P luglio
prossimo.
Per avere ulteriori informazioni e il programma dettagliato
dei corsi occorre rivolgersi agli
uffici della Comunità Montana
Val Pellice.
La nostra Unione Femminile
sta avviandosi piano piano verso
il centenario della sua fondazione. Già ne parliamo nelle nostre
riunioni, rallegrandoci per questa ricorrenza. .
Nel nostro ultimo incontro del
18 maggio abbiamo'presentato —
in anteprima — alcune notizie
tratte dalle Relazioni Annue dal
1938 a oggi. Si tratta .di commenti che, nella loro brevità, dicono
molte cose: « hanno lavorato con
zelo encomiabile... hanno lavorato con solerzia... hanno svolto
una benefica attività... sono state un gruppo attivo alTinterno e
alTestemo della comunità... » ecc.
Noi pensiamo con grande riconoscenza a tutte quelle sorelle
che, in quasi cento anni di servizio hanno tracciato una strada.
Se potessero parlarci, ci direbbero che se qualche cosa di vero è
stato fatto è perché si è posto,
come base, il solido fondamento
della Parola di Dio.
Vicino ad uh lavoro formativo
di inforifiazione e di interesse
culturale c’è stato un lavoro manuale e un aiuto finanziario. Abbiamo spulciato i bilanci degli
Partito laico e
militanti cristiani
E’ strumentalizzazione il coinvolgimento di credenti nella vita
del PCI?
(Questo problema che sul nostro giornale sta avendo ed avrà
una certa eco, verrà affrontato
venerdì 3 giugno alle ore 21 presso il bocciodromo di Lusernji S.
Giovanni (Corso Matteotti) in
una riunione promossa dal PCI
tra Renzo Gianotti, responsabile
del settore pace e disarmo e Giuliana Gandolfo, candidata alla
Camera.
ultimi tredici anni ed abbiamo
constatato che, oltre al sensibile
aiuto per la comunità locale, sono
state sostenute trenta opere (nelle Valli, fuori dalle Valli e nel
Terzo Mondo).
Questi quasi cento anni di umile servizio ci confermano la verità contenuta nel Salmo 127:
« Se l’Eterno non edifica la casa,
invano vi si affaticano gli edificatori; se l’Eterno non guarda
. la città invano vegliano le guardie ».
Attualmente la nostra Unione
prosegue la sua strada. Avremo
la riunione di chiusura T8 giugno
e il 12/6 ci recheremo in gita
a Pramollo dove terremo il culto. Naturalmente, come m tutte
le cose umane, il nostro lavoro
presenta anche degli errori e delle manchevolezze. Questo non deve scoraggiarci: « già al tempo
dei nostri padri e molto tempo
prima, il Signore era presente —
noi viviamo oggi e il Signore è
presente — molto tempo dopo di
noi, dopo i figli dei nostri figli, il
Signore sarà presente ».
Abbiamo avuto in questi ultimi anni molte dipartenze e il
vuoto non è stato colmato dalla
presenza di altre sorelle. L’Unione potrebbe essere più numerosa. Possano le sorelle della comunità ascoltare questo appello ed
unirsi a noi per portare nell'Unióne i talenti che il Signore
ha loro concesso. Le sorellè che
ci hanno pfecedufe formano una
lunga catena e_ noi chiediamo a
Dio che la catena continui oggi e
domani.
« Soli, non possiamo fare nulla — in due ci sentiamo più forti — in tre affrontiamo meglio le
difficoltà. La,nostra fede cristiana deve vivere in comunità e la
comunità deve svilupparsi. Signore, aiuta le nostre comunità
a vivere in una fede operosa ».
Nelly Rostan
In un mare di verde, in un’oasi di pace
Hôtel du Parc
RESTAURANT
Casa tranquilla aperta tutto l’anno
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TORRE PELLICE
nistero della Difesa per l'accoglimento
degli obiettori:
— raccolta delle domande via via
presentate dagli obiettori del pinerolese.
Ritenendo insufficienti le precedenti
campagne di informazione, sia dal punto di vista grafico fil solito scritto ciclostilato che non legge mai nessuno),
che di diffusione, abbiamo pensato di
fare la seguente proposta alle Redazioni dei settimanali locali:
—- pubblicare, sotto forma di libretto
0 di inserto, in coproduzione tra le varie testate, una documentazione sull’obiezione di coscienza al servizio militare, e sul servizio civile alternativo:
— a tal fine costituire un gruppo di
lavoro (tre obiettori sono disponibili
per la ricerca della documentazione e
la stesura dei testi, impegnandosi inoltre, se necessario, a fornire gli esperti
per l'impostazione grafica del lavoro).
Per esemplificare il tipo di pubblicazione che proponiamo, precisiamo gui
di seguito un sommario provvisorio dei
contenuti ed annotiamo alcune idee per
ciò che concerne la veste grafica e la
distribuzione.
A ■ SOMMARIO
— breve storia dell’obiezione di cosciènza e del servizio civile;
— come si presenta oggi il servizio
civile in Italia e all'estero;
— il testo della Legge 772 del 15.12
1972, istitutiva del servizio civile e
circolari ministeriali;
— chi è che promuove il servizio civile in Italia e cosa fa fare (antologia
di brani da documenti della LOG. ARCI,
WWF, Italia Nostra, Chiesa Valdese, Italia Caritas, GlOC, Enti locali q'jindi
USSL, Comuni, Regioni, poi Sindacati);
— qual è la posizione delle varie
fòrze politiche, sociali, culturali e religiose (antologia di brani da documenti e specchietto riassuntivo della posizione in merito delle varie forze politiche);
— Guida per fare il servizio civile:
Presentazione domanda: quando, come, a chi;
Accettazione domanda: tempi, problemi attuali, considerazioni:
Il servizio effettivo: tempi, questioni
normative e regolamentari.
— Prospettive per il servizio civile:
Attuali proposte di legge per migliorare il servizio civile (tabella comparativa);
Il servizio di protezione civile:
La difesa popolare non violenta.
— Bibliografia essenziale.
B . IDEE
Secondo noi è essenziale puntare ad
una Informazione molto sintetica, anche
se completa, mediante una attenta e
studiata impostazione grafica della pagina e dei caratteri ed un efficientè
corredo d'immagini (poche fotografie
e molti disegni, schemi, vignette).
C . DISTRIBUZIONE
Secondo noi sarebbe meglio pubblicare un libretto, più che un inserto, da
distribuire come supplemento (a settembre od ottobre) in quanto riteniamo che un libretto richiami di più l'attenzione del lettore (sia come prodotto
'che per l'eccezionaiità dell’Iniziativa
editoriale). Inoltre esso ò un testo che
può rimanere nelle case a disposizione
per una successiva consultazione, mentre l'inserto viene generalmente letto
e gettato via.
Sicuri di incontrare il Vostro interesse per questa iniziativa. Vi preghiamo
di risponderci sollecitamente telefonando ad uno dei seguenti recapiti: Andrea
Geymet c/o Convitto Valdese di Pomaretto tei. 81273; Giovanni Borgarello
tei. 91535.
Il coordinamento
L esigenza che pongono gli obiettori di coscienza di avere una maggiore
informazione sulle loro problematiche
non può che trovarci consenzienti.
Questo giornale ha già cercato, fin dagli
anni in cui Vobieziorie di coscienza
non era ancora riconosciuta, di condurre utm battaglia a favore dell'obiezione. Oggi la situazione è grave perché
la legge viene disattesa.
Non siamo però d’accordo a pubblicare un libretto. Ce ne sono già molti
e crediamo sia sufficiente diffonderli.
Siamo però d’accordo ad ospitare gli
interventi sulla realtà locale che vorranno inviarci. Una informazione continua è forse meglio di una pubblicazione una tantum. (s-S-)
11
3 giugno 1983
cronaca delle Valli 11
PROBLEMA PACE
Lettera alle chiese delle valli
L’ordine del giorno sinodale
dell’agosto ’82, sulla pace ed il
disarmo, può essere letto come
un atto profetico di testimonianza dei valdesi e metodisti verso
la società italiana, ma anche come un progetto di lavoro per tutta la chiesa. Dopo quel momento di intensa partecipazione pare però essersi affievolita nelle
nostre comunità la spinta alla
ricerca, allo studio, al dibattito
in quella direzione.
Una riflessione profonda ed
avanzata come quella sinodale
sembra trovare molte difficoltà a
farsi strada nel corpo delle nostre comunità delle valli. Per
molti, forse, quella della pace è
stata una « campagna » di un anno. passato il quale occorre occuparsi di altri problemi.
E’ questa una concezione mollo pericolosa perché si inserisce
in un contesto sociale nel quale
non è per niente sedimentata
una « cultura della pace » e non
è presente una sufficiente consapevolezza dei gravi pericoli di
guerra che ci circondano: quella
nucleare tra le superpotenze, che
potrebbe scoppiare da un momento all’altro, mettendo il continente europeo in primo piano;
quelle (e sono molte) che oggi
già si combattono con gli armamenti convenzionali, perpetuando e moltiplicando le situazioni
di ingiustizia nel mondo.
f credenti olandesi hanno impiegato 15 anni ner costruire una
coscienza e poi un movimento su
questi temi. Dobbiamo pensare
anche noi a fare del problema
della Dace un progetto di lavoro
per 10 o 20 anni; non dimenticando però che questo autunno
inizierà l’installazione dei missili
Cruise a Comiso e saremo chiamati, anche noi credenti delle
valli, ad intervenire con le parole e coi fatti contro questo atto
di guerra.
E' importante ed urgente allora mettere in moto nelle nostre
comunità un lavoro di sensibilizzazione, di ricerca, di riflessione e di dibattito su tutti quei
problemi che riguardano la costruzione della pace e della giustizia tra gli uomini e tra i popoli^ e che oggi ci coinvolgono e
ci interpellano come credenti
protestanti.
Crediamo che persone sensibili a tutto ciò esistano nelle nostre comunità e perciò proponiamo la costituzione di un gruppo
di lavoro alle valli che potrebbe
avere come tema' « Cultura della
pace-e protestanti nel Pinerolese ». Alcuni obiettivi di questo
gruppo potrebbero essere:
— un’opera di sensibilizzazione
delle nostre comunità al problema della pace, mediante un programma capillare di informazioni sia sulle tecniche e strategie
dei signori della ^erra, sia sull’azione dei movimenti che in
Italia, in Europa, nel mondo lottano per la pace ed il disarmo;
— una ricerca ed una riflessione sulle possibilità di una educazione alla pace, immersi come
siamo in una cultura di guerra;
sulla riscoperta di una cultura
della disubbidienza civile che è
un tratto fondamentale dei movimenti per la pace oggi, parten
do dall’impatto che ha avuto sinora l’obiezione di coscienza nelle nostre comunità; il tutto avendo come punto di riferimento la
nostra storia e la nostra cultura
protestante;
— una riflessione più propriamente teologica su come ci poniamo, noi protestanti, di fronte
alle guerre che oggi ci sono, non
solo quelle di aggressione e di
dominio, ma anche quelle di liberazione, di fronte alla possibile catastrofe nucleare, di fronte
al destino del mondo (il rapporto con la natura, il problema delle risorse, ecc.).
Questo lavoro di ricerca non
dovrebbe restare chiuso al nostro interno, ma potrebbe avere
come sbocco un nostro preciso
contributo di analisi e di testimonianza nei confronti dei comitati per la pace locali.
In un quadro del genere esiste
la possibilità di ricevere la collaborazione, per un certo periodo di tempo, di un giovane evangelico straniero, esperto dei problemi del movimento per la Dace
nel suo paese.
Per verificare 1’esistenza e la
reale disponibilità di un certo
numero di fratelli intenzionati
ad impegnarsi in questo lavoro
verrà convocata pubblicamente
una apposita riunione alla fine
di giugno.
Un fraterno saluto.
— Coordinamento FGEI-Valli.
— I membri locali della Commissione Pace e Disarmo delle chiese valdesi, metodiste e
battiste.
CONFERENZA A PINEROLO
L’ecologia è una moda?
Venerdì 27 maggio ha avuto
luogo la IV lezione-dibattito organizzata dall’Assessorato per la
Istruzione e la Cultura e dal Comitato pinerolese per la pace. Il
relatore della serata è stato il
prof. Maggiorino Passet Gros, in
Lettere
all'Eco
delle Valli
Liberté
égalité
fraternité
Sembra che a Torre Pellice il secondo
motto più non c'è... / visto che tutti
uguale al metro cubo han da pagare: /
chi con le ciabatte ai piedi il sacco
d’immondizia / presso il suo cancello
può depositare. / come quello che ha
trecento e più metri da fare. / C’è un
vecchietto ottantenne che va in Comune
a protestare: / alla sua età il sacco comincia ad esser pesante da portare... /
per il disagio un po' meno vorrebbe
pagare. / Gli vien risposto: - Questa è
la legge! Faccia pur denuncia in fretta /
altrimenti c'é la multa che l’aspetta! » /
Toma a casa mogio l'ottantenne e fra
sé dice: - Son si la vai propi pa. /
speriamo che ci sia più giustizia nell'aldilà! ».
Lettera firmata, Torre Pellice
Hanno collaborato a questo
numero: Giovanni Conte,
Franco Davite, Dino Gardiol,
Pier Enrico Jahier, Antonio
Kovacs, Vera Long, Paolo Panasela, Teofilo Pons, Aldo Rutigliano. Franco Taglierò, Cipriano Tourn.
segnante di agraria, che ha parlato sul tema: « Fare la pace con
la natura: l’ecologia è solo una
moda? ».
Quella di venerdì è stata una
relazione un po’ insolita. Il prof.
Passet Gros ha infatti illustrato
l’argomento « ecologia » in maniera molto scientifica. Prendendo lo spunto dal termine « ecologia », cioè la scienza che studia
le relazioni che intercorrono fra
le comunità dei viventi e l’ambiente non vivente che le circonda, ha illustrato come tale studio
si compia su unità di indagine
dette « ecosistema ». Gli ecosistemi sono « insiemi più o meno
vasti di elementi viventi e non
viventi, attraverso i quali passa
un flusso di energia e in cui le
sostanze minerali vengono riciclate ». Dopo aver chiarito il concetto di ecosistema, il prof, ne
ha analizzato scientificamente le
varianti e le componenti.
Il punto fondamentale che è
emerso da questa lezione riguarda i rapporti tra uomo e natura. Il prof. Passet Gros ha rilevato come gli interventi dell’uomo, volti ad « asservire » a sé la
natura si siano sempre dimostrati interventi regressivi, cioè
portatori di grave degradazione
per il pianeta terra. L’azione negativa dell’uomo sulla natura av
viene attraverso alcuni fenomeni:
Gli inquinamenti: a) deH’aria
che attraverso la pioggia riversa
sulla terra grosse quantità di acido solforico e quello causato dai
gas di scarico delle automobili,
molto ricchi di piombo tetraetile; b) delle acque, dovuti agli
scarichi industriali e urbani nei
fiumi e nei laghi, nonché agli scarichi delle petroliere nei mari.
Gli effetti più gravi si riscontrano sulla flora e sulla fauna
acquatica; c) del suolo; questo
inquinamento, come quello delle
acque è dovuto agli scarichi Industriali e urbani; d) da rumore,
alirnentari ecc.
Disboscamento e desertificazione: questi sono fenomeni che
hanno portato ad una drastica
riduzione del manto forestale e
le conseguenze sono da ricercarsi nei grossi movimenti franosi
che interessano anche il nostro
paese.
Urbanizzazione, speculazione
edilizia, caccia, ecc.
Esplosione demografica.
Nonostante l’interesse che poteva suscitare l’argomento, la
partecipazione di pubblico è stata molto esigua. Da rilevare la
presenza di molti giovani, quasi
tutti allievi del professore.
J. P.
COMITATI
PINEROLESI PER LA
PACE E IL DISARMO
Verso il
referendum
su Comiso
PINEROLO — In una conferenza stampa il comitato pinerolese per la pace e il disarmo ha
illustrato le iniziative che intende assumere per promuovere il
referendum autogestito sui missili a Comiso.
Si organizzeranno votazioni dei
cittadini in occasione di manifestazioni pubbliche, nelle scuole
e nei quartieri e se sarà possibile anche nelle fabbriche. La prima di queste iniziative è prevista per il 12 giugno a Luserna
San Giovanni e a Torre Pellice.
I cittadini che vorranno votare Dotranno farlo sottoscrivendo
Un elenco e poi riceveranno la
scheda col quesito.
È in ogni caso garantita la segretezza del voto. Inoltre lo scrutinio sarà pubblico e tutti potranno assistervi.
Per organizzare la votazione
saranno richiesti garanti che verificheranno tutte le operazioni
di voto.
Potranno votare tutti da 15 anni in su.
Coneerti
BRICHERASIO — Venerdì 3 giugno
alle ore 21 presso la Chiesa Parrocchiale si terrà un concerto per canto e organo. Organizzato dalla Comunità Montana Val Pellice, in collaborazione con
il Comune di Bricherasio il concerto
prevede musiche di D. Buxtehude (16371707), G. F. Haendel (1685-1759), A
Stradella (1644-1682), B. Galuppi (1706
1785), W. A. Mozart (1756-1791), C
Franck (1822-1890), R. Vlad (1919), R
Piacentini (1958), M. E. Bossi (1861
1925), G. Verdi (1813-1901).
Mostra
L'Amministraziope Comunale di Luserna San Giovanni e la Pro-Loco hanno
deciso di organizzare dal 2 al 10 luglio
p.v. la V Edizione di EXiPO-83 - Rassegna
di prodotti industriali, artigianali e agricoli zonali.
La Rassegna ha il patrocinio della
Regione Piemonte, della Provincia di
Torino, del Comprensorio di Pinerolo e
della Comunità Montana Val Pellice,
Sono previsti una cinquantina di
stands.
Chi intende esporre può rivolgersi per
la prenotazione e per ogni chiarimento
a:
— Morel Rag. Bruna, Bottega della Porta, Luserna S. Giovanni, Viale E. De
Amicis 42, tei. 900388;
— Chiapperò Rag. Mauro, Studio 4,
Luserna San Giovanni, Via Forte San
Michele 16, tei. 909583.
Sono previste numerose manifestazioni di carattere culturale che sono curate da una commissione nominata dalla Giunta Municipale.
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RINGRAZIAMENTO
I familiari della compianta
Fanny BaraJ Ribet
riconoscenti per la grande dimostrazione di stima e di affetto tributati alla loro cara ringraziano quanti hanno
preso parte al loro dolore ed in modo
particolare il dr. Griffa e tutti quelli
che si sono prodigati durante la lunga malattia.
S. Secondo di Pinerolo, 23 maggio ’83
RINGRAZIAMENTO
I familiari di
Emma Odin ved. Bonino
ringraziano quanti hanno espresso la
loro simpatia.
Torre Pellice, 15 maggio 1983
« Né morte né vita potranno
separarci dall’amore di Dio »
(Romani Vili, 38)
E’ tornato nella casa del Padre
Silvio Federico Baridon
Addolorati per la separazione terrena,
ma consolati dal suo riposo in Cristo,
lo annunciano Federico e la mamma,
Silvana, Graziella e Doris con le loro
famiglie, i cugini in Italia e in Svizzera, i Bassano.
La presente serve da partecipazione
e ringraziamento.
Villar Pellice, 28 maggio 1983
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12
12 uomo e società
r
3 giugno 1983
GRANDE RADUNO DEI MOVIMENTI PER LA PACE A BERLINO
COMISO
Europa antinucleare
Madonne addolorate
Tremila partecipanti, provenienti da tutti i paesi occidentali e dal Ter- 6 lotta per la pace
zo Mondo, hanno manifestato il loro impegno unitario contro i missili
Con una catena umana formata da 1500 persone di ogni età,
sesso, professione, a congiungere la missione militare polacca
e il consolato portoghese di Berlino Ovest, si è conclusa sabato
14 maggio la 2“ Convenzione per
il Disarmo Nucleare dell’Europa (E.N.D.). Per ospitare il più
partecipato appuntamento dei
movimenti per la pace del nostro
continente è stata scelta una
città fra le più popolose e cariche di storia del blocco occidentale, situata però nel cuore
di uno dei paesi-chiave del Patto
di Varsavia, qual è la Repubblica Democratica Tedesca. Í;
stata una scelta felice? A questo
interrogativo, sorto già un anno fa quando la decisione fu
presa, la Convenzione non ha dato una risposta soddisfacente.
Se da una parte la città-simbolo
delle tensioni fra Est e Ovest ha
irretito col suo fascino i quasi
tremila partecipanti — giunti da
quasi tutti i paesi dell’Europa
Occidentale, dagli Stati Uniti di
America, dal Giappone, dall’Australia, dal Terzo Mondo — caricandò di emozioni un convegno già assai ricco di eventi,
dall’altra ha escluso a priori ogni partecipazione dei movimenti per la pace « ufficiali » dell’Europa Orientale e ridotto a una
percentuale insignificante la
presenza dei movimenti « indipendenti ». Buona parte dello
stesso movimento di Berlino Ovest — tra cui forze del peso di
Aktion Suhnezeichen, l’organizzazione evangelica tedesca che da
trent’anni lavora per la pace e la
riconciliazione nelle due Germanie — ha preferito non prendere parte alla Convenzione, criticando la superficialità di quanti
non operano quotidianamente a
cavallo della « cortina di ferro ».
I lavori sono dunque proceduti
sul filo di questa contraddizione
di fondo.
Dopo le conferenze di aggiornamento che hanno occupato i
primi tre giorni (9-11 maggio)
— « 11 significato di uno sviluppo rivoluzionario della tecnologia e dell’economia degli armamenti », « Lo stato dei negoziati
• L'Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175.
Comitato di Redazione; Franco
Becchino, Mario F. Berotti, Franco
Carri, Dino Ciesch, Niso De Michells, Giorgio GardioI, Marcella Gay,
Adriano Longo, Aurelio Penna, JeanJacques Peyronel, Roberto Peyrot,
Giuseppe Platone, Marco Rostan,
Mirella Scorsonelll, Liliana Vigliel
Editore; AlP, Associazione Informazione Protestante - Via Pio V, 15
- 10125 Torino.
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FRANCO GIAMPICCOLI
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• L'Eco delle Valli - La Luce >.
Abbonamenti '83; Annuo L. 18,000,
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Redazione Valli; Via Arnaud, 25 10066 Torre Pelllce.
Pubblicità; prezzo a modulo (mm
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200 e partecipazioni personaii 30^
per parola (oltre IVA).
Fondo di solidarietà c.c.p. 11234101
intestato a « La Luce; fondo di solidarietà >, Via Pio V, 15 - Torino.
Stampa; Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pelllce (Torino)
aERUH
per il controllo degli armamenti
e le implicazioni dell'installazione di missili nucleari a medio
raggio in Europa », « Il concetto
di sicurezza unificata (in riferimento al rapporto Palme) come
primo passo verso il disarmo in
Europa » e « Per una politica alternativa della pace e della sicurezza in Europa» — la Convenzione è entrata nel vivo.
Prossime iniziative
Donne, sindacalisti (interessanti le loro proposte in merito a
uno sciopero generale europeo
contro gli euromissili a ottobre),
fìsici, medici, soldati, obiettori di
coscienza, parlamentari, scrittori,
insegnanti, rappresentanti di diverse chiese e confessioni religiodi partiti politici, di comitati
dì base hanno avuto a disposizione ben 54 gruppi — per affinità
o per interesse — ai quali aggregarsi. Tutte le tematiche che
hanno interessato il movimento
per la pace internazionale sono
state in qualche misura toccate,
dai nuovi armamenti NATO in
Europa alle strategie di resistenza, dalla proposta per la denuclearizzazione di alcune fasce di
territorio europeo — in particolare delle due Germanie —, ai
risvolti politici del disarmo nell’Europa dell’Est e dell’Ovest, dai
costi sociali, economici, ecologici
della corsa agli armamenti ai
rapporti fra movimento per la
pace e Terzo Mondo, verso un
nuovo internazionalismo, dal movimento per la pace in Gran Bretagna o in altri paesi sino al
ruolo dei credenti nel movimento per la pace: un programma
fin troppo vasto per poter avviare un dibattito vero e proprio, particolarmente nei gruppi
più numerosi, e in qualche caso
troppo generico per permettere
uno scambio di esperienze davvero arricchente.
Anche per queste ragioni, oltre
che per quelle ricordate più sopra, l’attenzione dei partecipanti — con un atteggiamento a metà strada fra il paternalismo e
la delega — ha finito per premiare soprattutto lo spirito profetico delle donne inglesi che da un
anno presidiano la costruenda
base missilistica di Greenham
Common e la carica emotiva della signora Tominaga, sopravvissuta alla bomba di Hiroshima,
o quella di oratori consumati come lo scrittore tedesco Robert
Jungk, l’inglese Mons. Bruce
Kent o Oskar Lafontaine, sindaco socialdemocratico di Saarbriiken, città tedesca dichiaratasi non disponibile all’installazione di basi nucleari sul proprio
territorio. Allo stesso modo, nel
bel mezzo di una Convenzione
assetata di azioni « concrete » e
di bei gesti ha avuto un effetto
dirompente l’iniziativa di cinque
parlamentari tedeschi del gruppo dei « Verdi », avventuratisi
con uno striscione pacifista al di
là del muro.
La prossima Convenzione E.
N.D. si terrà in Italia (Perugia?),
l’unico paese dell’Europa mediterranea nel quale sia prevista
l’installazione di euromissili. La
scelta sembra ideale da un punto
di vista politico generale, perché
sposta il centro dell’interesse del
movimento per la pace europeo
da un’attenzione quasi esclusiva
alle tensioni Est-Ovest verso una
maggiore considerazione di quel
confiitto esistente fra paesi industrializzati e Terzo Mondo, che
proprio nell’area del Mediterraneo trova uno dei suoi punti più
caldi. Al tempo stesso, però, sorgono altri interrogativi, riguardanti le capacità organizzative e
soprattutto di gestione politica
unitaria da parte di un movimento per la pace come quello italiano, particolarmente giovane e
appena avviato alla ricerca di
linee e strategie proprie.
Una prima verifica, ma di grande importanza, sarà costituita
dalla gestione dèlia battaglia contro l’installazione degli euromissili a Comiso, prevista per il dicembre di quest’anno o, alla più
lunga, per i primi mesi dell’anno
venturo. A Berlino gli italiani —
non senza confusione e scontri al
loro interno — hanno esposto
il loro programma, dalla campagna referendaria — una prima
consultazione « autogestita » in
appoggio alla proposta di referendum costituzionale presentata in parlamento dalla Sinistra
Indipendente — al « Meeting » internazionale di quest’estate a Comiso, dal l» luglio alla fine di
settembre: riusciranno donne,
nonviolenti, partiti, organizzazioni le più diverse a condurre una
strategia di lotta sufficientemente
unitaria ed efficace? Saranno capaci i credenti (e particolarmente le Chiese evangeliche, uniche
rappresentanti a Berlino dei credenti impegnati nel movimento
per la pace italiano) di contribuire, in tutta modestia, al raggiungimento di questo scopo?
Bruno Gabrielli
Una festa paesana della Madonna addolorata, con pop-corn
e noccioline in piazza, è stata
l’utile alleata del sindaco di Comiso per negare l’autorizzazione
alla Federazione delle Chiese
Evangeliche in Sicilia e Calabria
a tenere un culto in piazza a
Comiso. A Pentecoste ’82 erano
state le strisce pedonali appena
ridipinte, oggi la festa della Madonna addolorata ad imì»edire
agli evangelici di dire in piazza il
loro ”no” ai missili, ad invitare
la popolazione di Comiso al confronto con l’Evangelo.
Auguriamo al sindaco socialista di Comiso un provvido aiuto
della religiosità popolare per proteggersi dalle armi atomiche e
dalle nefaste conseguenze di una
militarizzazione del comisano^ (i
primi soldati americani sono *già
arrivati!).
Gli evangelici con o senza piazza principale del paese proseguono il loro impegno per la pace.
La decisione di andare a Comiso è stata mantenuta dalla
Federazione, nonostante l’interdizione della piazza e la decisione
si è rivelata giusta. Un centinaio
di persone, dalle chiese battiste,
metodiste, valdesi di Catania,
Lentini, Scicli, separate dalla base solo da un filo spinato, hanno
ascoltato sotto il sole l’invito del
profeta Ezechiele ad essere sentinelle che gridano di fronte al
pericolo delle guerre. Davanti a
noi c’erano le strutture in metallo, capannoni, buche nel terreno,
miliardi buttati nella follìa della
corsa agli armamenti. Abbiamo
fatto il giro attorno all’aeroporto, un gruppo ha distribuito a
Comiso volantini.
Il pomeriggio nella sala del
Centro Giovanile si è proiettato
il nuovo audiovisivo « Comiso,
ieri oggi... domani senza missili », audiovisivo curato e distribuito dal Centro di Documentazione e di Iniziative per la pace
(una delle iniziative in collaborazione con il movimento per. la
pace promosse dalla FGEI di Catania). Paolo Naso e Martin
Koehler (un volontario partner
della Chiesa Valdese di Catania)
hanno illustrato i progetti di lavoro per la pace a Comiso quest’estate. Il pastore Rapisarda nel
culto ha portato i presenti a riflettere se non siamo giunti al
tempo in cui come evangelici
dobbiamo rischiare la disubbidienza civile nella testimonianza della nostra volontà di pace e
giustizia. Se gli uomini impediscono la nostra testimonianza all’Evangelo, dobbiamo chinare il
capo o agire e gioire della libertà dell’Evangelo? Il dibattito si è
fatto vivace. Non è vero che le
chiese non sono sensibili al problema della pace. Forse leggere
gli ordini del giorno sinodali sul
disarmo unilaterale non scuote
gli animi dei membri di chiesa,
ma toccare con mano la realtà
di una base della morte sì! Nell’assemblea si è manifestata una
volontà di impegno anche subito,
la sera stessa: « fare qualcosa di
concreto » e non solo « parole » a
Comiso. Si è manifestata la volontà di vivere in ogni luogo la
tensione per l’educazione alla pace...
L’unico neo della giornata? Peccato che alcune comunità di fronte al ”no” all’uso della piazza si
siano tirate indietro. Vistosa inoltre l’assenza dei rappresentanti
del Circuito e della vicinissima
chiesa di Vittoria, nonché di rappresentanti di comitati e iniziative per la pace nella zona. Uno
scollamento fra base e istituzione ecclesiastica? Non lo pensiamo, ma è certamente vero che il
lavoro per la pace non lo si fa
solo con ordini del giorno e sedute di comitati, ma facendo toccare con mano alla gente che già
oggi paghiamo un caro prezzo:
« oggi si muore di riarmo », come direbbe E. Gollwitzer. Chi è
stato a Comiso lo sa per avere
visto e toccato con mano.
Mario F. Berutti
CRESCE L’IMPEGNO PER LA PACE IN GERMANIA OCCIDENTALE
Vittime del militarismo
A Pentecoste ho avuto la possibilità, tramite la FGEI, di partecipare in Germania ad un seminario internazionale sul tema
della pace, organizzato dall’« Ufficio per il lavoro giovanile » nel
centro evangelico di Hocst, vicino a Francoforte.
Molti i partecipanti (più di
250), in maggioranza giovani tedeschi, ma anche stranieri che vivono in Germania (turchi, spagnoli), rappresentanti di chiese
e di movimenti per la pace di alcuni paesi europei.
In Germania sono molti i gruppi che lavorano sulla pace. Così
come sono molti i soldati americani e le basi — nucleari e non
— installate dalla NATO sul suolo tedesco. C’è un’atmosfera diversa che da noi, la tensione spesso è molto forte. Per esempio
all’aeroporto di Francoforte dove è stata costruita specie per
uso militare una nuova pista,
distruggendo centinaia di ettari
di bosco, continua la protesta di
ecologisti e di giovani impegnati
nel movimento per la pace. In
mezzo al bosco, tutto intorno alla pista, è stato costruito un alto
muro, che è stato chiamato « il
muro dell’Ovest », paragone con
il muro costruito a Berlino Est
nei 1961. Vi sono zone presidiate,
spesso avvengono scontri, la protesta nonviolenta viene repressa
con estrema durezza dalle forze
di polizia.
In questo clima di tensione, la
domenica di Pentecoste durante
un’esibizione di aerei militari uno
di essi è caduto sulla gente uccidendo 5 persone.
Non è la prima volta. Si tratta
di un tipo di aerei acquistati negli anni ’60 dall’allora ministro
della difesa F. J. Strauss (oggi
leader della CDU bavarese) e in
questi 20 anni già più di 200 sono
caduti per difetti di fabbricazione, in molti casi provocando delle vittime innocenti. E, guarda
caso, dietro aH’acquisto di questi aerei c’è uno scandalo di tangenti. È una storia che ricorda
da vicino il nostro scandalo Lockeed.
Durante il seminario la rabbia
per la morte inutile di queste 5
persone è diventata disperazione quando è arrivata la notizia
che le vittime erano l’intera famiglia di Martin Jùrges, pastore
giovanile della chiesa protestante a Francoforte e per molti anni
animatore del lavoro nel centro
di Hocst. Molti lo conoscevano
bene, avevano lavorato con lui in
questi anni.
Lo hanno ricordato con commozione ed affetto nella « festa »
finale, momento in cui i vari
gruppi di lavoro nei quali ci si
era divisi hanno presentato le riflessioni e il materiale prodotto.
La lotta contro l’installazione
dei missili Nato, la protesta contro l’attuale riduzione delle spese sociali per potenziare quelle
militari, il sostegno ai paesi del
Centro America, la responsabilità delle chiese nel cammino verso una società di pace, ecco tutti
questi temi si sono uniti per dire
forte: basta alla militarizzazione
delle nostre regioni e della nostra vita.
Il culto conclusivo è stato animato dal gruppo « Pace nell’Antico e nel Nuovo Testamento ».
Con scenette, canti, preghiere, si
è espresso il messaggio biblico
di ricerca di nuovi rapporti tra
gli uomini, non più basati sull’odio, l’incomprensione, la potenza,
ma sul riconoscimento di noi
stessi e degli altri al di là delle
divisioni che oggi ci separano.
La canzone preferita da Martin
Jiirges dice:
« Tieni stretti i tuoi sogni / impara a viverli. / Contro la troppa
sicurezza / contro le scappatoie /
tieni stretti i tuoi sogni. / Tieni
stretta la tua libertà / impara a
viverla. / Non temere nessuna
lotta / trova il tempo della ricpnciliazione / tieni stretta la tua libertà. / Tieni stretto il tuo amore/ impara a viverlo. / Rompi
con l’isolamento / metti in pratica l’amicizia tra gli uomini /
tieni stretto il tuo amore ».
Silvio Vola