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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Spett.
BIBLIOTECA VALDESE
torbe PELLICB
(Torino)
Settimanale
della Chiesa Taldesa
Anno XCIV - Num. 31
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TORRE PELLICE. 31 Luglio 1964
AirtmÌTi. Clandiaiu Torre Pellice - C.CJ*. 2-17557
quiDisordine delTuomo
e pace orientatrice di Dio
CONTRO LA FALSA
“RAGION DI STATO
Al momento in cui scrivo, il programma del governo Moro, 2» edizione, non è ancora pubblicamente noto. Dopo venticinque giorni di trattative, i commenti favorevoli del « Corriere della sera », del « Resto del Carlino » e della « Stampa » ( L. Salvatorelli) mostrano che uno spostamento
deirasse politico v’è stato, e verso destra; eloquente, sul piano pciUitlco ma
anche su quello morale, il permanere
al governo di E. Colombo (che non
intendo accusare ma la cui posizione
è o dovrebbe essere sud iudice, accanto al prof. Ippolito) e rallontanamento (volontario, certo, ma anche implicitamente imposto) di G. Gioldtti;
nonché la rimoziane dalla posizione
di sottosegretario alla Pubblica Istruzione del Penoaltea (trasferito ad altro dicastero), il deputato socialista
che faceva parte del « gruppo Codigno.
la », il solo che nel PSI si sia fin da
principio dichiarato irriducibilmente
avverso a ogni conoessione nei confronti della scuola confessionale. O
XV AGOSTO
Le feste del XV agosto avranno luogo al Ciabas e all'Inverso
di Villar Perosa. Le collette saranno devolute per la sistemazione della zona intorno al tempio del Ciabas e per le riparazioni all'ospedale di Pomaretto.
Sul prossimo numero saranno pubblicati i particolari dei
programmi. Fin d'ora il più fraterno invito, a.,tutti,
La Commissione Distrettuale
la salute e sulla vita stessa di migli.aia
di piccoli tubercodotoci, stornando a
fini privati i forti fondi erogati aalriNPS ; per non parlare della nostra
responsabilità verso paesi infinitamente più sofferenti, più affamati e più
tormentati dei nostro... E’ im giudizio
che preferiamo non pronunciare, se
non tenendo presente che colpisce anche noi, « l’Italia automobilizzata, elettrodcmesticdzzata, oantautorata » ( Nicola Adel'fi).
4: * 9|c
Nè lo sguardo oltre confine è molto
confortante. Con angoscia ci chiediamo se l’ora della giustizia razziale non
sia sanata troppo tardi, negli Stati
Uniti. Mentre quale candidato presidenziale di uno dei grandi partiti americani SI è affermato un uomo « forte », rappresentante tipico deU’ameri
cano efflciente e senza troppi scrupoli
nè ideali, puntando tutto su un atteggiamento francamente razzista; Barry
Goldwater, e mentre in vari Stati del
Sud continuane violenze e controviolenze che contrastano gli sforzi dello
durante un processo svoltosi di recente a Zurigo contro due agenti del controspionaggio di Tel Aviv, ben quaran.
ta ditte elvetiche vendono alla R_A.U.
prodotti industriali e armi. La neutralità elvetica presenta dunque qualche
lacuna, del resto banalmente finanz'.aria ; non ccs'i la libertà d’informazione. di critica, di appelio.
In secondo luogo l’atteggiamento di
un gruppo di fratelili elvetici di fronte
al problema del razzismo sud- africano (v. accanto): questa presa dì p>osizione antirazzista, sforzandosi però
di tener conto di tutti gli elementi, di
riconoscere le varie responsabilità pur
retando dove esse pesano di più, e di
dire senza mezzi termiini il dissenso
per le connivenze di casa propria accanto al giudizio sugli errori di casa
altrui: a mio avviso abbiamo qui un
esempio limitato, se vogliamo, ma va
lido di un contributo alla pace preciso
e e.ffioace, in qualche moda « profetico », nella linea di quanto ho riferito
(e G. Girardet riferisce in questo numero) a proposito della Conlersnz ’
cristiana pei la pace: qxiesto non signlflca che si stabilirà un accordo go
ic»rze féderali per imporre rattuazirne
delle nuove leggi antisegregazioniste,
eh ultimi giorni ci hanno portato la nerale ,;ommovente, e infatti i redafnotizia drammatica ohe in vari «ghet- tori de « La Vie protestante» hanno
ti neri » di metropoli del nord è sem- ricevuto lettere piuttosto vivac.i ; oc
gnuno troverà nel proprio quotidiano
il commento e rintcrpretazione che
gli garba. Per parte mia, comunque,
sono confermato nel senso di protesta
verso i nostri politici — che non so se
più specializzati in diplomazia o ^ in
farmaceutica, data la loro attitudine
al dosaggio.
Comprendo’ bene che un’azione politica non può essere scevra di compromessi (ideologici, non morali): ma
ora come non mai pare trattarsi di
compromessi meschini per una politica meschina, senza ampie vedute.
Come chiedere vera fiducia a un paeifi tali oondizioni? Gli scioperi
continuano a catena, si profila un’ulteriore contrazione della produzione,
con conseiguente accrescersi della diEoccupazione o sottoccupazione, in un
inestricabile miscuglio di timori e di
cattiva volontà, di ansie giustificate
e di voluti sabotamenti da destra e da
sinistra e dal centro. Porse pgnu.no sa
bene quello che vuole; quel che è certo è che vogliono tutti cose diverse, e
quindi non il bene comune, che è unico anche .se diversi o comunque sfumati possono essere i mezzi per raggiungerlo.
Non vedo, per il cristiano che si
vuole ubbidiente a Cristo, altra possibilità che lottare con tutta le sue forze, anche contro sé stetsso, in due direzioni : contro la passionalizzazione
esacerbata dei contrasti partitici ed
ideologici (che fra l’altro frantumano
dairintemo ogni partito, rendendolo
intimamente impotente e servendo in
ultima analisi solo agli interessi personali), da un lato, e dall’altro contro
la marea di scetticismo che sta salendo e offrendo un alibi meraviglioso all’egoismo e alla pigrizia intellettuale e
morale ohe si annida in ognuno di
noi.
Vedere i nostri « grandi » gingillarsi con le loro ipocrite sfumature, men
tre i problemi della scuola e della sanità (il nostro futuro, no?) sono quelli che conosciamo, dalle Alpi alia Sicilia ; mentre si moltiplicano gli « scandali » finanziari più colossali degli enti pubblici, e si attende una radicale
riforma carceraria; mentre la Gassa
del Mezzogiorno in quasi vent’anni
non è riuscita a frenare il fiusso migratorio, grave sotto tanti ritardi,
verso le metropoli del nord italiano e
europeo; mentre la nostra agritolta
ra stenta, divisa fra il sospettoso individualismo degli uni e i monopoli d)
zif.ri, senza die si attui una reale pianificazione, nel contesto della Comu
brato all’improvdso che la libertà giuridicamente riconósciuta e imposta
abbia dato alla testa a migliaia di cittadini di colore, scatenando sanguinosi disordini. Che cosa ha fatto scoccare la scintilla, proprio ora, al oulmine
d' una lunga lotta che nella quasi totalità i negri nordamericani hanno
condotto e sopportato evitando la violenza? So bene che, qui come nel Sud
Africa, il capro espiatorio è la propaganda comunista; non escludo certo
che essa sia presente, e òhe come ogni
propaganda 5X>litica di parte, si valga
degli uomini al di là del loro vero bene ; non è tuttavia troppo machiavellica ripotesi che tali disordini siano
fomentati pure da elementi razzisti
che hanno interesse e screditare la
causa antisegregazionista. Comunque,
se la propaganda ha trovato tale risposta, è perchè da decenni, da secoli, maturava il furore che i benpensanti di ogni tempo e di ogni bordo ri
fiutano di vedere, e che sanno solo,
cercare di soffocare quando erompe in
coercibile..
In Francia il « General » continua a
vaneggiare sulla grandezza francese
(come se la grandezza di un paese si
misurasse a divisioni o a bombe nucleari); ma sono vaneggiamenti che
costano non solo forti tensioni internazionali — su questo piano, tuttavia,
all’Amerioa .non fa male di non trovare solo umili satelliti al di qua della
« cortina (fi ferro » e quanto alla Germania è auspicabile che, spentosi il
duetto Adenauer-De Gaulle, non riprenda il gran soigno dell’Europa carolingia, sull’asse Parigi-Bonn (attendendo Berlino) debitamente orientata
sulla lunghezza d’onda vaticana —
bensì anche, e soprattutto, somme ed
energie spropositate: da oggi al 1970
le spese preventivate per la prcsecu
zions e la messa a punto deU’aimamento atomico francese — che del reste non metterà mai la Francia alila
ilari con gli altri due grandi detentori
celi’arma atomica — ammonta a 22
mila SCO ((diconsi: ventiduemiladn(iuecento) miliardi di lire- saoritioati
a una pura questione (fi prestigio.
E il Vietnam. E Cuba, ((scomunicai a » dall ’Organizzazione degli Stati
Americani, in cui gli Stati Uniti hanno la mano lunga. E Cipro.
corre allora ricordare, con tutte le de
bite riserve, che il Principe della ps-ra
ha pure detto : <( Non son venuto a
rortare pace ma spada», e ha parlato
e agito su questa linea.
Il temo elemento che desidero sottolineare è l’importante contributo di
André Biéler, che pure pubblichiamo,
e che, in tanto marasma di probl?mi
meseshini, da ancora coscienza che razione politica può non essere solo una
misera cosa, un ibale inevitabile, ma
può es^re « vera », vero strumento di
cui l’uomo può servirsi al servizio del
prossimo (e, per noi cristiani, <fi Dio
nel prossimo). Caso strano, è en.cora
la Parola di Dìo, riscoperta da un riformatore, a darci questa ben laica
Visione di un’azione politica a misura
d'uomo.
Per questo — solo per questo, ma
per questo sì — noi sirer amo, e vegliamo operare, nella città degli uo
Gino Conte
rami.
.\nche se il processo « Rivonia » svoltosi
a Pretoria contro un gruppo di antirazzisti
sudafricani si è chiuso senza condanne capitali (ma molte all'ergastolo), la tensione non
fa che accrescersi. Si moltiplicano gli appelli,
politici e di chiese, al governo sudafricano.
.\1 centro ecumenico di Mindolo/Kitwe (Rhodesia del Nord) sessanta rappresentanti di
Chiese dell’-4frtca meridionale, considerando
quello sudafricano il problema n. 1, hanno
condannato il razzismo sancito dall’opart/ieùi.
Da Oslo il Comitato del premio Nobel è intervenuto presso il governo di Pretoria per
chiedere il ritiro delle restrizioni imposte a
Albert Luthuli, premio Nobel per la pace e
uno dei sostenitori della lotta non-violenta
contro il razzismo: egli si trova infatti per
cinque anni a domicilio coatto in una 'riserva' africana; nessuno scritto suo può essere
pubblicato nell’Unione, pena la prigione.
La Compagnia dei pastori della Chiesa di
Ginevra e il Vicariato generale cattolicoromano di quel cantone hanno inviato congiuntamente al presidente sudafricano .Verwoerd un'ampia lettera, nella quale con pacatezza e sforzandosi aU'obiettività, ma con
molta decisione, hanno condannato la politica dciraport/ieii/, con cui « 11,65 milioni
di uomini sono privati nel proprio paese di
ogni rappresentanza politica c di condizioni
normali di evoluzione economica, sociale e
culturale ». La lettera denuncia pure la legge sulla repressione del comunismo, la cui
lormulazione è così estensiva da permettere
praticamente l’inierdizione di « ogni attività
politica che tenda a modificare anche lievemente il sistema attuale », e cosi la legge
sul sabotaggio e suirinternarnenlo amministrativo, norme tutte che vengono applicate
in modo assolutamente discrezionale e con
innumerevoli violenze poliziesche, attestate
dal fatto che rispondendo a una interpellanza
in parlamento il ministro Vorster riconobbe
che, dal 1960 al 1963, 354 membri della polizia o del personale carcerario erano stati
riconosciuti colpevoli di violenzp e torture.
Quanto al « ricorso alla violenza come ultimo
rimedio a tale .situazione intollerabile », il
documento ginevrino nota che « qualsiasi stato di cose, anche se irride alla dignità umana, può essere considerato ’giusto’ e ’legale’
in base a un dato sistema giuridico in vigore », e così si « giustificano giuridicamente »
le repressioni e le condanne; ma è evidente
che se. di fronte al blocco legalizzato di ogni
prospettiva di evoluzione per la forte maggioranza africana, e dopo decenni di una
lotta che si è voluta non-violenta, molti si
ssatono sempre più costretti dalla dispera
ff
zione e dal furore all'uso della violenza, la
più forte responsabili là grava su ir Taccecamento di un Potere che pretende vietare a
milioni di uomini, di donne e di fanciulli
un’esistenza degna di tal nome ». Non si tratta soltanto di un patente rinnegamento di
una morale cristiana, ma di un vero, cieco
precipitarsi in una situazione politica e sociale sempre più esplosiva.
Un documento assai significativo è stato
rilevato e commentato duramente da La Vie
protestante i l’Unione delle Banche svizzere
ha diffuso fra i suoi clienti un opuscolo:
a L’Africa del Sud: tentativo di una valutazione obiettiva », che in realtà non è che una
apologia dell’apartheid; l’autore, il prof. W.
Röpke, docente all'Istituto uni: ersitario di
studi superiori di Ginevra, afferma che gli
avversari della segregazione razziale nel SudAfrica « sembrano aver dimenticato che è irresponsabile e indegno di un uomo libero
portare un giudizio sulla politica del prof.
Verwoerd e del suo partito — che ha dietro
di se la maggioranza degli elettori — senza
prima studiare a fondo il paese ». Un redattore del settimanale ginevrino nota che qui
il Röpke sorvola sul fatto che nel Sud-Africa
volano solo i bianchi (3,25 milioni), non i
negri (11,65 milioni) nè i meticci (1,65 milioni) nè gUindiani (522.000). La prima parte dell’opuscolo è uifanalisi interessante e
abbastanza obiettiva della situazione economica sudafricana; ma il problema etnico è
trattato nel modo più razzista, auspicando la
costituzione di zone bianche e zone nere (a
chi la scelta?) e indicando come esempio il
regime salazariano in atto (come sappiamo)
nelle colonie portoghesi. Ogni altra visione è
definita « possessione ideologica », « demagogia irresponsabile », « masochirmo occiden
tale ». Certo, occorre essere realisti, e il prof.
Röpke — e l’Unione delle banche svizzere
dietro di lui — sottolinea che la Svizzera ha
investito 190 milioni di dollari (quasi 120
miliardi di lire) nelfUnione sudafricana...
Bisogna o no difendere i << valori » occidentali? Non è la prima volta che le Chiese
svizzere — in verità, specie della Sozzerà
francese — lanciano un avvertimento profetico, preciso e documentato, ai concittadini,
facendo loro presente ad esempio che condannare platonicamente l’apartheid può rimanere un atto generico, vuoto e magari ipocrita. Già nei mesi scorsi, dalla stessa parte,
era venuto un avvertimento e una protesta
contro la fornitura di armi automatiche al
Sud-Africa da parte di una fabbrica d'armi
elvetica.
Questi fratelli d'oltralpe ci sono d'esempio.
nemici della pace*, paura, sospello, fame
CRISTIANI
A PRAGA
Uno dei modi con cui la società moderna stabilisce comunicazioni fra uomini che hanno interessi o responsabilità comuni è quello dei congressi,
degli incentri e delle fiere. Anche una
conferenza ecumenica non sfuggire a
qusffa legge generale ed è naturale riconoscere che uno dei principali successi di un incontro è quello di aver
___ __________ _____ messo in contatto diretto uomini di
dalla Svizzerar CJli aniùci'elvetici che paesi e chiese lontane che dall’incon
In questi foschi pensieri, una luce,
un soffio di aria fresca, uno scatto (fi
volontà lucida mi sembrano venire
hanno la bontà di seguirci sanno ~1'
non siamo sempre stati del tutto d’accordo con loro, nè sempre molto gentili. Ma questa settiraana desidero ad
citare ire fatti recenti che nel grande
chiasso nazionale g internazionale potrebbero pa.ssare inosservati e che mi
paiono invece veramente Ciegni di no
ta e di meditazione.
Anzitutto, la petizione firmata da
oltre '300 doceniti universitari elyetim,
che hanno rivolto agli industriali svizzeri un appello a ce.s^a ogni fornitura di materiale bellico e strategico
allEgitto, in quanto in tal modo «la
Svizzera si rende in un certo senso
lesponsabile dei piani di aggressione
nità europea; mentre i problemi mi- T;r,o‘p.ip » i firmatari (per
o accora affrontati col metro egiziani verso Israele^) I firmatar^P
di decenni addietro; mentre nel Meri- un_ p,cco^o_ p^ese
litari sono ancora
ITO aepunto ricavano informazioni
stimolo.
L’interesse della seconda assemblea
cristiana della pace di Praga coriste
va appunto nel fatto che essa si svolgeva a Praga, cioè in un paese socialista. Qui si sono dati convegno cristiani delle chiese di paesi che, anche
Se geograficamente vicini, hanno gratidi difficoltà a comunicare fra di loro.
Soltanto il fatto di essere insieme, un
migliaio di cristiani provenienti dalla
Cecoslovacchia, Polonia, Ungheria, U
nicne Sovieitica, Romania, Bulgaria, . ■
Jugoslavia, ingime con cristiani dei che vivono abitualmente lontani ma
oaLi dell’Àsia dell’Africa e dell’Ame- quello di invitare i cristiana (fi tutto
rica Latina e cristiani dei paesi ocoi- il moiido a riflettere e a premere de
cientaii, era una vittoria sul malvole- disiom su tema di impegno politico,
re armato di burocrazia, che rende o- E' passato ormai fi tempo ui (;ui si
stremamente diffìcili i contatti fra pensava che il cristiano, app-unto in
Nigeria e Gabon
due pittoreschi
delegati.
ferenti e ohe non si amano. Molti incontri sarebbero stati imiiossibili al di
fuori di Praga. (Questo era particolar
mente evidente per la delegazione tedesca, che comprendeva cittaifinl delle due repubbliche. Qualche partecipante si domandava anche se sarebbe
stato possibile parlare liberamente: i
fatti hanno dimostrato die era possibile: in ogni gruppo di discussione 3
nelle sedute plenarie ciascuno ha potuto parle.re dicendo quello che pensava, senza nascondere le proprie opinioni polìtiche, le proprie critiche o
anche la propria eventuale diffidenza
verso gli organizzatori della Conferenza Cristiana della Pace. Anche se Praga non fosse stata altro che un incontro di cristiani di paesi deU’est e
dell’ovest svolto in piena sincerità «=
fraternità, il risultato non sarebbe stato disprezzabile.
Ma vi è stato dell’altro. Lo scopo
della Conferenza Cristiana della Pace
non è quello •di far conoscere cristiani
5Ìoi^'(e magari anche al Nord) d può zione, J^mS ;;7sr ch^se'guono'Ìteee* poTittehe dif- guanto tale,’non dovesse preoccupar
speculare per centinaia di miliardi sui- zione sul >- >
si di politica, cioè non avesse nessuna
responsabilità per il benessere della
società umana, per la giustizia e per
la pace. Oggi i cristiani di tutto il
mondo cominciano a comprendere
chiaramente che se Gesù Cristo è veramente il Signore di tutta l’umanità, obbedire a questo Signore significa
egire in modo consapevole e se possibile efficace per il bene dell’umanità,
e cioè precisamente per il benessere,
per la giustizia e per la pace. La fede
cristiana non è un fatto privato che
s: esaurisce nelle nostre personali convdnzioni religiose e nella partecipazione al culto domenicale, ma è cosa che
coinvolge tutta la nostra vita
Naturalmente non tutto quello che
è stato detto a Praga c anche formulato nei messaggi deve essere considerato senz’altro giusto e a-1 di là di
ogni critica. Al contrario, proprio a
Fraga ci siamo accorti ohe se era sincero il no.stro desiderio di operare come cristiani nel mondo, per il benessere, la giustizia e la pace, in realtà
la nostra preparazione ed anche i nostri concetti teologici e le nostre valutazioni politiche erano ancora immaturi e poco elaborati. A questo si
deve il tono generico dei comunicati
e le dichiarazioni che rivelavano l’accettazione troppo facile di punti di vista orientali od occidentali senza :a
necessaria riflessione e critica. Ma Questa volta la Conferenza Cristiana della Pace ha iniziato una sim rifle^ione
propria su questi temi, invltandc) le
chi^e ed i cristiani ad assumersi la
responsabilità per il mondo, che poi è
la responsabilità per la pace. Molta
{continua in 2" pag.\
2
pag. 2
N. 31 — 31 luglio 1964
UN SEGRETO
per le vacanze
Siamo di fronte a una vera migrazione stagionale che fa muovere
una parte, ogni anno più grande,
della popolazione. Vi sono molteplici motivi per rallegrarsi di questo stato di cose : che un sempre maggior numero di persone possa evadere, scoprire orizzonti nuovi, ritrovare il contatto con le realtà del mondo creato, scegliere le loro attività
o una maniera di « dolce farniente »,
pescare o arrampicarsi sui monti o
lasciarsi cullare dalle onde, tutto
questo è incontestahilmente positivo.
Perchè le vacanze sono diventate,
nella nostra società, un bisogno cosi
generalizzato e imperioso? Si dirà
che la democratizzazione, quantunque relativa, che noi conosciamo, e
le facilità economiche offerte dal
mondo moderno, sono all’origine di
questo fenomeno. Ma è una spiegazione sufficente?
Vi sono evidentemente ragioni più
profonde che fan sì che le vacanze
sono ormai diventate parte integran
te della struttura sociologica del no
stro mondo. Non vengono forse
compensare una mancanza o un di
fetto inconsciamente sentito dagli
uomini? non vengono forse a libe
rarli da un peso?
E’ evidente che una delle ragioni
che rendono così imperioso l’appel
lo delle vacanze, è costituito dal fe
nomeno urbanistico : la grande cit
tà nella quale si assembra la maggio
ranza della popolazione dei nostri
paesi occidentali, rinchiude la gen
te e la separa dalla natura; il cielo
si nasconde dietro uno schermo d
fumo e l’atmosfera ne è impregna
ta. L’uomo è sottoposto a un ritmo
febbrile e artificiale, che mette a
dura prova i suoi nervi, circondato
da incessanti rumori. Egli ha bisogno di ritrovare l’aria pura, il quadro naturale e pacifico della campagna o del mare. Le vacanze diventano il controveleno della vita urbana. Altro motivo che giustifica il
bisogno delle vacanze è l’attività laboriosa dell’uomo moderno che assume un carattere tentacolare...
L’uomo è preso tutto dalla servitù
del guadagno. L’unità della sua vita
gli sfugge. E si può comprendere il
desiderio di fare altra cosa, di dare
libero corso ad altre espressioni della propria personalità, di andare al
di là del cerchio della vita quotidiana che a un certo momento pesa come una fatalità alla quale non si
può sfuggire. Come non comprendere che si cerca di rompere, quasi
inconsciamente, questo cerchio infernale per ritrovare la possibilità
di gesti, di iniziative, di imprese
che siano veramente gratuiti? che
non abbiano altra mira, altra ragion
d’essere che il proprio gusto, la propria fantasia, la propria gioia?
Ma le vacanze portano veramente
tutto questo all’uomo? Vi trova egli
veramente questo complemento della sua esistenza? C’è da dubitarne
in moltissimi casi. Non ci si libera
cosi facilmente dalla schiavitù della
vita civilizzata. Se non fosse così,
non si spiegherebbe perchè tanta
gente lascia la città per precipitarsi
in nuove forme di vita collettiva offerte dalle organizzazioni di svaghi;
perchè cerca gli angoli tranquilli e
si porta dietro il chiasso dei transistor; perchè al ritorno del viaggio
va subito alla ricerca dei piaceri della città; e perchè dà così spesso l’impressione di gente che si annoia.
Non è forse perchè non riesce a raggiungere lo scopo segreto del viaggio che doveva essere quello di ritrovarsi? non è forse perchè le peregrinazioni diventano in realtà occasioni di divertimento nel senso
pascaliano del termine, cioè, un movimento per il quale si allontanano
da loro stessi? Le vacanze in tali
casi non sono più la ricerca di un
complemento alla propria vita, ma
una fuga.
Il pericolo che minaccia le nostre
Vacanze è quello di perdere il loro
senso profondo; il riposo. Ma biscgna intendersi su questa parola che
non vuole indicare un semplice rilassamento, la cessazione di ogni
attività che porta alla distensione
del corpo e dei nervi, non è il vuo
to che riduce la vita a una esistenza
vegetativa. Al contrario, è ricerca
di pienezza di vita. Nella Sacra Scrittura trovare riposo è pervenire al
fine a cui siamo stati destinati, e
quindi ritrovare pienamente sè stessi. Trovare il riposo per il popolo
d’Israele alla fine del lungo pellegrinaggio attraverso il deserto, era
arrivare nella terra promessa dove
la sua vita poteva finalmente espandersi, schiudersi nella libertà piena
e viva che gli accordava la graz\x
del suo Dio. E nel Nuovo Tes*amento il riposo è semplicemente il
Regno nel quale ci ritroviamo qcali
il Signore ci ha destinati ad essere,
liberi dalle divisioni interiori ed
esteriori, dalle servitù che pesano
su di noi, dalle forze di distruzione
che ci insidiano e dalla noia che ci
circonda. Riposarsi già ora su questa terra significa ritrovare nella gratuità il senso più profondo e autentico della nostra vita, significa essere raccolti nella nostra unità per la
verità della grazia di Dio; significa
percepire qualche cosa di questa
pienezza di vita che ci è offerta e
nella quale noi possiaino essere le
creature che siamo chiamate ad essere.
Se le vacanze ci portano almeno
in parte un po’ di questo riposo, esse ci daranno la forza necessaria per
proseguire nella nostra opera quotidiana nel mondo, fra gli Uomini.
E poiché questo riposo è gioia, i
molteplici segni umani di questa
gioia prenderanno tutto il loro vero
senso e valore.
Jean Rose
(da Réforme, trad. E. Vingiano)
Cristiani
a Praga
(segue fin pag. 1)
strada resta ajnccra da fare nel senso
di fondare i nostri atteggiiamen.i sopra una chiara dottrina deh mondo,
della società e dei suoi strumenti di
ootere, tuttavia qualche passo solido
in questa direzione è già stato fatto,
Alctmi temi particolari sono stati discussi Jiei gruppi di discussione; di
particolare inteTesse sono stati i grup
pi sul problema tedesco, sulle « nuove
nazioni » e sul cattolicesimo. Non è
sempre facile ccndurre un discorso
chiaro, coerente e senza lungaggini in
mezzo alle diflScoltà di lingue e mentalità differenti ed anche diverse abitudini alia discussione.
Ma questi sono soltanto problemi
tecnici. Si può immaginare rimportanza che il problema tedesco ha avuto per tutti. Era chiaro ohe non si trattava soltanto del problema interno di
una nazione che cerca la via per ritrovare l’unità, ma di un problema internazionale dei più complessi, in cui
la buona o cattiva volontà dei cittadini delle due repubbliche tedesche
non può in sostanza mutare la situazione. La coesistenza paciflca, la « pax
ìussc-aniericana » di cui ci parlava il
giappoinese Inoue non può non portare i suoi frutti di distensione anche in
Europa. Ma si tratterà di vedere in
che modo i responsabili della politica
dei due paesi sapranno fare frente alla nuova situazione psicologica ed internazionale e lavorare per una pace
ed un disarmo psicologico che, col tempo, porti alla riuniifioazione del paese
Il culto irmugu
rale nella cappella di Beilehem : da xiai
stra il metropolita Nikodim, il
orof. Hromadka
e il past. Niemòller.
come pegno della pacificazione dell’Europa. Il discorso è naturalmente
lungo e complesso; Timpressione è stata che la questione è ancora troppo
carica di fattori ideologici, più o meno consapevoli, di risentimenti ed anche di dirette dipraidenze politiche alTuno e aH’altro blocco. Tuttavia la conferenza ha anche desiderato sottolineare che il problema tedesco, come
non è 11 scio nè li più importante del
problemi del mondo attuale, cos: non
doveva monopoiizzare l’attenzione e iì
tempo di tutta l’assemblea.
V « 4:
Per quel che riguarda la discussione sul cattolicesimo siamo ancora agli
inizi ed è prematuro fare profezie di
qualsiasi gen ;re. Questa volta alla conferenza erano presenti diversi cattolici, come osservatori e come delegati
di movimenti cattolici di sinistra nei
paesi socialisti. Fra l’altro era preseinte una piccola e ben prepiarata delegazione di cattolici italiani, che ha
partecipato alla conferenza insieme
con il gruppo di Agape. Se, visto da
Roma, il cattolicesimo si preseruta come un blocco unitario, in realtà le otpinioni e le pasizicnd del campo cattolico sono molto varie, specialmente in
campo politico. Questo e particolarmonte vero per i paesi deH’EUropa
orientale. Prima di poter superare i
conflitti cristallizzati da due decenni
di guerra fredda, ci vorrà del tempo
e della pazienza. Questo primo contatto fra alcuni osservatori cattolici e la
Conferenza di Praga non ci autorizza
ancora a nessuna previsione sui futu
ri rapporti fra cattoPeesimo romano
e azione per la pace. Comunque è almeno lecito sperare che anche in questo campo si delinei una qualche collaborazione fra tutti i cristiani desiderosi (fi lavorare insieme p>er la ricon
ciliazione dei popoli e per la pace.
« * «
Il problema che è stato invece al
centro dell’interesse dell’assemblea e
che avrebbe dovnito avere un rilievo
maggiore nei comunicato Anale è stato quello del rapporto fra i ricchi ed
i poveri, fra i popoli progrediti dell’America dei Nord dell’Europa Occidentale ed Orientale e dell’Uninne Sovietica e le nazioni d’Asia, Africa ed
America Latina. E’ stato r’cordato una
volta ancora che l’attuale sviluppo aumenta la ricchezza dei ricchi e la povertà dei poveri. Lo hanno detto chiaramente i rappresentanti di quei pc
poli, Emilio Castro dell’Uruguay, Riccardo Andriamanjato del Madagascar
e il professor Inoue del Giappone •
l’aiuto e l’assistenza dati finora da
paesi oiccidentali ed orientali ai paesi
sottosviluppati sono assolutamente insufiìoienti. Occorrono misure molte
più radicali sul piano economico e politico e una reale voicntà e capacità
di fare dei sacrifloi per evitare il peggio. In questo caso il peggio potreobe
essere rappresentato dalla formazione
di una nuova e ben più grave linea
di separazione fra i popoli ricchi e
quelli poveri. Nel momento in cui la
famosa « cortina di ferro » perde il
suo signiiflcato, ci troveremo dinanzi
ad una ben più pericolosa frontiera
fra Nord e Sud. L’asf.enza dei delegati delia Cina Popolare persino in una
assemblea cristiana come quella di
Praga è un latto significativo e in cer
ta misura minaccioso.
Con questa assemblea il Movimento
della Conferenza Cristiana della Pace di Praga entra nella sua maturità ■
dopo inizi difficili e in mezzo a molta
diffidenza esso si è affermato. La cri
stianità posaiede ora un vero e proprio luogo d’iniconitro di valore incalcolabile. Pensiame con riconoscenz.i
al gruppo di uomini di paesi diversi
che legati dal .senso di una comune
responsabilità cristiana si sono impe
guati ed hanno- lottato perchè gli incontri di Praga si aft'ermassero neìis,
libertà e nel rispetto reciproco e uosu-luissero una testiruiiuianza che i cristiani del nostro tempo rendono alla
riconci'iazione di tutti gli uomini in
Cristo. Giorgio Girard-et
fTRIBUNA LIBERA^
Il cristiano e la guerra - 2
I nalori, il fíne e ì mezzi
Prima di i ntr iprendere l’esame della Bibbia io merito al problema della partecipazicne ertstiana a violenze, luccisioni ed alle
guerre, vogliamo affrontare alcunà aspetti
collaterali, al fine di eliminare alcune « comuni convinzioni », consuetudini e cenjiderazioni non-bibliohe, che «peaso vengono
(átale e che possono portare ad una visione
falsa e deformata del prolh’ema centrale. Crediamo infatti che la teologia cristiana debba
aver per liase non delle « idee coimiMii »
ma la Scrittura.
Esaimineremo, brevemente, tre questioni
marginali, e prerisamente: ai il problem.a
dei « valori »; b) il problema del « fine »
e dei « mezzi »; c) il problema del militarismo Tiradizionale.
a) I « valori » — Si fa. ogjgi giorno, co.ntinuo riferimento a certi « valori » da proteggere e salvaguardare, e alleami di questi
vengono indicati con la imiziaie maiuscola (ad es. Libertà, Giustizia, Democrazia,
ecc.i; pare inoltre che questi valori autorizzino, per la loro salvaguardia, l’uso di
polizie munite di armi da fuoco, di violenze, torture ed uccisioni. Quale importanza
hanno quest! valori nella Bibbia, agli occhi
dì Dio? Il bisogno e la necessità di «pro
teggerli », sarebbero superiori ad ogni con.siderazione, compreso l’obbligo ohe ha e
che deve aver.3 il cristiano d’essere fedele
a Gesù e il dovere dj rendere testimonianza di un umi'e obbedienza alla Parola di
E'io? (1). La risposta alla luce delll’Evangelo di pace e d’amore dei Cristo è che
questi « lavori n hanno una .scarsa, o in
certi casii nulla importanza, e che il cristiano deve senerne conto solo nella misura in .-ui pensa che la sua fedeltà a Gesù lo chiami a rispettarli. Forse non si può
difendere l’atteggiamento di coluj che ai
beffa d'tf.l’erediità dei padiri, ma d’altra
parte è evidente che per i cristiani la
preoccupazione di rispettare la volontà di
Dio nel loro comportamento concreto, deve pas.sarc innanzi ad ogni considerazione
e ad ogni valere, compre.si quelli sulla
tradizione militare patriottica ohe reredità dei padri vorrebbe farri conservare e
difendere. « Preferire un valore, anche
autentico, — scrive G. Gusdorf (2) — alla
persona del Cristo, è commettere la più
grossa infedeltà; poiché ! valori non valgtno di per se »tessi, ma solo nella prospettiva deH’obbedienza cristiana ». Potremo anche aggiungere che l’ipocrisia e
l’idolatria si nascondono dietro l’amore
smisurato per i valori umani e infatti la
Bibbia ci rivela la loro relatività.
bj II fine ed i mezzi. E’ ibene anche fare
riferimento a questo problema, perchè il
modo d’accettare o di rifiutare che « il
fine giustifica i mezzi », rischia di essere
uno dei movimenti decisivi della nostra
presa di posizione in -merito al nostro problema centrale. Succede infatti spesso ohe
chi ritiene inipossibilé che i mezzi siano
in accordo con i fini, sarà portato a giustificare il servizio militare e le « guerre
giuste » (i mezzi) perchè perseguono la
causa della legittima difesa nazionale (il
fine). Mentre chi considera il fine legittiimamente perse-guihile salo con -i mezzi
realmente in accordo con questi fini, è
già sul punto di decidere per la condanna 0 il rifiuto di tali mezzi (servizio militare e guerra) poiché non ritiene siano in
aciordo con tale fine nè giustificati dal
ranseguiinento del medesimo. Citiamo alcuni pensieri di Roland de Pury: « Se veramante Gesù è risuscitato e se veramente
il Risuscitato e identico al Orocifisso, questo -sigRificn indi.scuiibilmente che il fine
è identico ai mezzi. 11 « fine » non è che
il prodotto dei mezzi. 11 fine è il -raicco-lto
della semenza, che seno i mezzi. L’uomo
raccoglie ciò che semina — dice Paolo. I
mezzi cattivi corrompono il fine migliore.
Se la Chiesa ha preteso, ne] corso dèlia storia, perseguire ili fine, lo scopo di Dio attraverso mezzi satanici, come i massaori,
le guerre, sia ben chiaro ch’essa non è stata più, a quel momento, la Chiesa di Gesù
Cristo » (3).
Ma -sul piano della fedeltà all Evangelo
quali sono i .nczz-i che sarà lecito adope
tare per il cristiano!? E’ possibi’e ancora
parlare dj o guerra atomica giusta », sapendo quali tristi e mortali effetti causino le
armi atomiche? (4). « Le armi moderne,
quelle nucleari per intenderci, hanno tra
sfermato radicalmente la natura della guerra — -scrive il iwcf. H. Gol-lwitzer (5) —
rendendo così non più valida nè accettabile -la dottrina tradizionale de’la « guerra
giusta ». Per retica cristiana applicata alla guerra era necessario che « il fine » del
guerreggiante fos-se il ristabilimento del diritto, affinchè la pace tornasse a regnare.
Mi- ormai, le « nuo-ve armi atomiche » noti
possono essere adoperate che con «il solo
fine» d'annientare il nemico; esse esigono l’attacco dà sorpresa e la distruzione totale. Non sono utilizzabili come « mezz' »
d’intìmid.azione e d’azione diretta. Non esisle più un fine, qualunque esso sia, che
giustifichi mezzi quale le armi atomiche.
Fino a poco tempo f-a si credeva che i cristiani potessero partecipare alla « guerra
difensiva » senza violare la loro coscienza
e la legge di Dio. Ormai dobbiamo rende.-ci conto che le armi aio-miche rendono una
tale guerra inconcepibile ed impossibile,
la nozione di difesa nazionale è crollata ;
il cristiano che la utilizza ancora parlando
di « guerra giusta » o « difensiva » è un
cieco o un ipocrita ». Conclusione ; oggi più
che mai, nell’era atomica, -per i cristiani il
fine non -può giustificare i mezzi, nel senso sopracitato. Ma j] cristiano è chiamato
a ricordarsi di questo solo nelle sue parole,
0 anche nelle sue azioni pratiche di vita
e di testimonianza? A questa riflessione
siamo chiamati tutti, singolarmente.
CI II militarismo tradizionale
Quello che oggi si intende per militarismo tradizionale (6) non è altro che il frutt.i tramandatoci dalle precedenti generazio
ni di cristiani che si seno sottomessi alle
esigenze militari, a cui si aggiumge ra-ssenZa di s'.udi teologici sul problema. Hanno
favorito questo contrasto « ... i numerosi
.sermoni ripieni d’una eloquenza commoverte, ascoltati durante la prima guerra
mondiale, ed esaltanti l’eroismo dei guerrieri e la grandezza eterna deilla patria, incoraggiando i cristiani a farsi uccidere e
ad uccidere, per un Diritto, una Giustizia
e una Libertà, il cuj fondamento non era
certo la Redenziuiie in Gesù Cristo » (7).
Così un certo militarismo si venne formando anche perchè la letteratura dii quegli anni non si era mai posta il problema
l‘i
nostro- collaboratore Paolo
Turin prosegue la serie di articoli sui problemi che si pongono alla coscienza cristiana di
fronte alla realtà politica, nazio.
naie e internazionale. Egli è un
« pacifista » convinto, pure nel
senso più « tecnico » del termine, e la sua è quindi una posizione ben determinata, non necessari.amente condivisa sempre
e in tutto dalla redazione. Invitiamo comunque i lettori ad
ascoltare seriamente questa voce. senza lasciarci fuoiNiiare da
pre-giudiz5 spesso passionali, ed
a considerare quali dimensioni
abbiano questi nroblemi, e quan
to vadano meditati. red.
di dimuslrare come il credente, vivendo
nella coniunione del Crislo crocifisso dal
quale ha ricevuto il perdono dei peccati, potesse essere portato, -per eccesso di obbedienza. e per glorificare ¡1 suo Signore, a
partecipare alla guerra. Lo stesso contrasto ;per eseniipio, si risconitra — su questo
argomento — in Lutero, il quale ha da una
parte gìuiitificato le guerre difensive e dall’altra indicato la croce, la softerenza come il solo diritto che ha il cristiano, vietando l’uso della spada e dichiarando che
la giustizia cristiana è quella che non si
rivolta airingiustizia (8). Anche K. Barili
riconosce che « ... i riformatori non hanno
risolto questo problema, lasciando cosi una
grave la-una ne! loro insegnamento » (9j
Non è un piacere comstalare che la Chiesa
cristiana continua, nella sua gran maggioranza, ad accettare il servizio militare, ia
preparazione alla guerra, e die non è capace di giustificare teologicamente in termini precisi questo atteggiamento.
Così di secolo in secolo « ... le diiesc
cristiane hanno conservato e consolidalo
con la loro autorità una tradizione di militarismo di cui non possono dire in piena
tranquillità e nella fede ¡n Gesù Cristo, die
sia fedele all Evangelo » — come s-crive J.
Leuba (10).
Naturalmente esiste anche una tradizio
n-e anti-militaristica, dalle origini del cri
stianesimo, ai mennoniti, ai quaiuberi, i.i
tolstoiani, agli avventisti, ai testimoni iL
Jehova, ai movimenti cristiani iper la pace come l’I.F.O.B. (Movimento Internazi -nale )per la Hiconcilliaizione), il M.C.P
(Movimeniti Cristiano per la Pare), eco.,
che costituisce una minoranza; ma non per
questo si deve pensare che sia neirerrore.
E bene chiarire che con queste conisderazioni non vogliamo biaisimare i soldati e
gli ufficiali cristiani. Si può — forse ~
comprendere il loro desiderio e sforzo di
vivere la fede cristiana i-n circostanze spesso tragicamente difficili: con una divisa
militare ed un’arma micidiale in mano.
Icrvse è stata (e lo è ancora?) meno grave
1-1 responsabilità dell’ufficiale cristiano che
quella del .j.rofessore di teologia, e del ministro di Dio. In realtà, che cosa si potrebbe rimproverare al primo, se la Chiesa ri
pete da secoli che l’Evanigelo non esclude
l'nso delle armi, la violenza e le uccisioni
per una causa legittima?
« Se c’è un processo da fare, è il nostro;
quelle di noi tutti teologi che siamo co.sì
abili neirevitare il vero problema e nel
fare dire alla Scriittura il contrario di quello cli’E-ssa dice » (llj; ecco che cosa si intendeva per sinceiìlà, su questo problema.
Certo non sono solo questi i problemi
collaterali allo studio che stiamo
-per at
front-are, ma cj sembra imipossibile esami
narli tutti; ci siamo solo soffermati sui più
ccmutii per tentare di indirizzare e preparare la discussione e poire la premessa al
prossimo articolo che affronterà jl problc
ma della guerra nella Bibbia.
p. turin
(li Vi sono certo dei valori che il cristianesimo ci indica come validi e veritieri; aneli essi però sono intaccati dal peicato e dalla corruzione umana.
(2i Cit. dalla « Revue de l’Eva-ngé'lisation » p. 107 - 6 - 1950.
(.3) Roland de Pury, in « Eoi et Vie »;
La fin et les moyens ■ p. 216-221.
(4) Sugli effetti delle armi atomiche citiamo: M. Hachiva, Diario di Hirosliimu,
Ediz. Feltrinelli, e anche J. Hersey, Hiroshima, Bompiani; Robert Junkk, Vivre à
Hiroshima; L. Beaton e J. Maddox, La
diffusione delle armi nucleari, Comunità
1964, ecf
(5) Heuvtct Gollwitzer, Les chrétiens et
les armes atomiques, Lal>or et Fides.
(6' Sia ben intero dhe taie leiinine ■viene
usato senza alcun senso ¡peggiorativo, ma
so-lo per designare l’insieme dèUe idee e
teorie secondo le quali un cristiano può e
deve essere un « buon solidato ».
(7) J. Lasserre, La guerre et VEvangile,
p. 15.
(8) Cit- in Propos de tahle. Ed. Sazin, da
F. Kuhn - II - 206.
(9) K. Barth, Justice, p. 6.
(10) J. L. Leuba, L’ordre de Dieu, cit,
dal cap. e Tu ne tueras point ».
(11) J. Lasserre, op. cit., p. 17.
3
31 luglio 1964 — N.-31
pag.
La gioventù inquieta di Calvino
E’ universalmente noto che Giovanni Calvino non amava parlare delle
vicende sue, dei suoi stati d’animo e
dei suoi fastidi, non era l’uomo delle
confessioni ; è perciò molto difficile per
gli storici seguire l’evoluzione del suo
pensiero e della sua personalità. Si co
noscono i fatti della sua vita, gli awenimeniti essenziali ma rimangono oscure molte pagine della sua anima
Tanto più preziosa risulta dunque la
pagina ohe trascriviamo, in cui il riformatore accenna al periodo della
sua gioventù ed accenna, sia pur brevemente al maggiore dei problemi di
ouegli anni', la sua conversione. Per
chè, quando, come il giovane studioso
di 20-24 anni abbandona il cattolice
simo e diventa evangelico? Non lo sa
premo mai in modo chiaro ma questa
pagina autobiografica può aiutarci a
comprendere alcuni dei pensieri fondamentaii del riformatore.
Accenniamo brevemente ai fatti, an
zitutto. Giovanni Calvino nato nel
1509 in una cittadina francese della
Pi cardia era figlio di un notaio; per
1 esattezza, del notaio della cattedrale, l’uomo che curava gli interessi del
clero e del vescovo della città. In quel
temno non si parlava ancora di riforma nella chiesa ; anche se molti avrebbero desiderato che il papa convocasse un concilio per mettere ordine in
certi ab'usi e da molte parti si invocasse un ritorno alla fede primitiva,
Lutero non aveva ancora preso posizione contro gli errori cattolici e tutta
l’Europa si poteva ancora illudere di
■essere 'onita nella stessa fede, per
quanto si trattasse solo di una apparenza. Si comprende molto bene che
in questa situazione di dominio della
chiesa il no'iaio Cauvin (così si cnia;
ma va la famiglia prima che Giovaniù
prendesse il nome latino di « Calvi
nus» da cui si derivò «Calvin») sognasse per i suoi figli una bella carriera ecclesiastica. Senza che naturalmente il ragazzo avesse nulla da dire
in merito, si decise che sarebbe diventato prete. Il notaio faceva le cose con
ordine e procurò ai suoi figli l’appoggio de) vescovo e una buona rendita
con vari benefici di cappelle e chiese
del) a zona.
Quando il giovane Calvino giunse a
Parigi per continiuare i suoi studi, al
l’età di 14 armi, era in compa,gnia dei
figli di una nobile famiglia di Noyon
e possiamo immaginarlo ragazzo serio,
studioso, riservato, senza grilli per la
testa. E’ un figlio di quella borghesia
intraprendente, coraggiosa, indipendente spesso, che si fa strada nel mon
do di allora, fra vescovi mondani e
preti corrotti, fra nobili decaduti e
cortigiani; questi figli di borghesi, dJ
imprenditori, di mercanti _ si fanno
strada con lo studio, rattività, 1 intei
ligeiiza attiva e sveglia. 'Tutto questo
Si può dire di Calvino leg'ittimamente
■3 si può anche dire che ha trajscorso
i suoi primi anni di 'vita fra atti notarili, libri e salotti della nobiltà di provincia senza diventare uno di quei let
terati vamtosi e chiacchieroni senza
nulla in testa e poco in tasca come ce
rierano molti ancora. Ma si deve anche notare che questo ragazzo dimostra, contrariamente a quanto si ere
de, un temperamento estremamente
sensibile e chiuso ; non è lo studente
forte e sicuro, pronto ad imporsi, il
capo banda autoritario come ne abbiamo conosciuti tutti nella nostra età
scolastica; è un timido, che sa sempre la lezione, che i professori apprezzano e lodano, ma che non si fa avanti.
Nel celebre e lodato collegio di Moritaigu, dove studia alcuni anni, Calvino si trova in un ambiente di estremo
rigore e di studio severo; è il migliore
istituto di Parigi e vi si preparano preti alTantica, tradizionali e fanatici. Si
è accorto il nostro ragazzo che attoi;
no a lui accadevano cose importanti
nel campo della fede? Si è accorto che
molte nuove idee oircoiavano, che si
stampavano bibbie e trattati? Fra 1
suoi amici c’erano uomini che dimostravano simpatia per Lutero, il quale
da 4 o 5 anni aveva preso posizione
contro le indulgenze e il papa: Calvino conosce le loro idee, parla di que
ste cose? Sa che lo stesso anno del suo
I
Comme ainsi soit que je fusse si obstinément adonne^ aux su^rstitions de la papauté qu’il étaix bien malaisé qu’on me pût tirer de ce
bourbier si profond, par une conversion subite II dompta et rangea a.
docilité mon coeur lequel, eu égard à l’âge, était par trop endurci en telles choses. Ayant donc reçu quelque goût et connaissance de la vrme pieté, je fus incontinent enflammé d’un si g^and désir de profiter qu’encore
que je ne quittasse pas du tout les autres études, je m’y empliquai toutefois plus lâchement. Or je fus tout ébahi que, devant que l’an passaÇ
tous ceux qui avaient quelque désir de la pure doctrine se rangeaient à
moi pour apprendre, combien que je ne fisse que commencer moi même.
De mon côté, d’autant qu’étant d’un naturel un peu sauvage et honteux
j’ai toujours aimé recoi et tranquillité, je commençai à chercher quelque cachette et rco'j'en de me retirer des gens. Mais tant s’en faut que
je vinsse à bout de mon désir qu’au contraire toutes retraites et_ lieux
à l’écart m’étaient comme écoles publiques. Bref, cependant que j’avais
toujours ce but de ■vivre en privé sans être connu. Dieu m’a tellement
promené et fait tournoyer par divers changements que toutefois II ne
m’a jamais laissé de repos en lieu quelconque jusqises à ce que. malgré
mon naturel, Il m’a produit en lumière et fait venir en jeu, comme
on dit.
Convertito suo malgrado, il giovane Calvino ha scoperto
che Dio è colui che piega la vita dell’uomo al suo volere
arrivo nella capitale è stato arso vivo
un monaco agostiniano, il primo martire francese della nuova fede evan
gelica? Tutte queste domande rimar
tanno senza risposta forse per sempre
ma è molto probabile che, come afferma lui stesso nel nostro testo, egli fos
Se profondamente cattolico, cattolico
bigotto diremmo oggi (credente ostinato nelle superstizioni papiste!).
Al momento decisivo dei suoi studi,
quando sta per iniziare gli studi teologici, il padre gli impone di cambiare; deve studiare legge. Ed ecco il nostro Calvino peregrinare per la Francia in cerca di maestri di diritto. Orléans, Bourges sono le tappe dei suoi
studi; impara a distrioarsi nel mondo
complesso delle leggi e soprattutto
impara a discutere. Sarà sempre uno
studente serio e coscienzioso, ma senza dubbio di quella categoria di studenti che si ama incontrare, aggiornati, attenti, appassionati; ne abbiamo conferma dalle molte amicizie di
Quegli anni, amicizie altolocate del
niondo della cultura. A 21 o 22 anni
V' laurealo in legge e si stabilisce a Pariei; il padre è morte lasciandogli una
piccola eredità, è libero, padrone dei
suo avvenire, senza preoccupazioni
materiali. Avvocato non lo sarà mai e
Ki consacrerà invece agli studi classici commentando iscritti latini.
La Parigi di quegli anni non era di
certo una città aadormentata, piene
eli discussioni e di novità ed anche dei
ioghi di evangelici, e Calvino tutto
questo non può non vederlo e da giovane serio qual’era non può non pensare a questo probleima della fede cri
stiana ohe la chiesa romana persegiuita. Fra i suoi amici vi sono professori,
studiosi tutti più 0 meno favorevoli al
movimento evangelico, e il mercante
Etienne de la Forge ohe morirà martire per la fede.
Costretto a fuggire da Parigi in seguito al discorso cteH’amico Nicola Cop
alla Sorbona, discorso in cui si sostenevano idee evangeliche, Calvino diventa come molti uornini del suo tempo ramingo attraverso l’Europa, sempre in cerca di un rifugio, di una residenza sicura, di una comunità. Dalia Francia a Basilea, da Strasburgo a
Ferrara egli trascorre gli anni dal 1533
ai 1536 incontrando molti uomini agitati come lui dal problema religioso,
jüd è in quel periodo che si opera in
iuii la profonda trasformazione spinluale cne lo conduce dalla fede catto
vica della sua infanzia e dalle posizion; evangeliche ancora confuse delta
sua gioventù alla confessione aperta
della fede protestante.
In questo periodo sì deve collocare
Quella cne egli chiama la sua conver
sione subitanea (« conversion subite »),
di cui non sapremo mai nulla. Com’é
avvenuta, dove e per quali ragioni, io
si può soltar.to supporre. Molto proDaDilmente alla fine del suo soggiorno
parigino o nei primi mesi della sua
vita randagia egU si deve essere con
vinto della necessità di prendere una
posizione chiara. Molto avranno influito sulle sue riflessioni i contatti
con evangelici parigini e le letture
ma non ci è piossibile diro di più.
Lo scritto che nel ’35 attirerà l’attenzione di tutta l’Euroi^ su di lui
è una spiegazione semplice e serena
della fede evangelica come la sentono e la vivono migliaia di credenti
francesi e svizzeri dopo ia orisi Iute
rana. E’ un catechismo, insomma, un
libro scritto per incoraggiare la lede
timida di molti e per invogliare i titubanti a prendere piosizione e d’altra
parte è una confessione di lede scritta nei confronti del cattolicesimo, del
papismo come dirà sempre Oalvino. I
papisti devono sapere che cosa pensa
nc e credono gli uomini ohe essi accusano di eresia, di perfidia, di 'violenza, che accusano di aver distrutta la
chiesa. Tale è l’Istituzione Cristiana.
Nello scrivere queste pagine il giovane studioso non pensa certo di mettersi a capo dei protestantesimo, p>ensii soltanto di recare sostegno ed incoraggiamento a molti credenti isolati ; è sempre l’uomo timido e riservato che ama io stud o e la tranquillità,
che è alieno da ogni battaglia e da
ogni piolemica, un uomo che sogna di
leggere nella quiete delle biblioteche
e scrivere oipere di cultura. Ma, come
rafferma lui stesso, gli fu impossibile
vivere isolato e senza contatti, gli fu
impossibile ritirarsi dalla comunità
dei credenti che cercavano come lui
la verità; e divenne il portavoce d;
tutte le speranze e le lotte deU’evangelismo. Egli si trova così compromesso e vincolato dalla sua stessa opera
e quando Farei lo arresterà a Ginevra
ron potrà rifiutare di assumere il
compito di predicatore ohe gli si offre.
Questi, in breve, i fatti della gioventù del riformatore; quante pagine ri
mangono oscure, quanti dettagli sconosciuti.
Il fatto fondamentale che Calvino
esprime nella sua pagina autobiografica è che Dio ha guidato la sua vita
attraverso mille esperienze conducendolo suo malgrado a compiere la sua
opera. Il giovane studioso di teologia
e di opere latine è lungi le mille miglia dal voler essere un pastore, un
riformatore, un profeta, pensa ai suoi
studi soiltanto. La sua non è una vocazione umana, una decisione um^a,
il coronamento di un desiderio, è la
vocazione divina soltanto che lo con
duce alTopera sua.
La mano di Dio che lo conduce laddove non vorrebbe andare, ohe lo sbatte di qua e di là attraverso le più varie esperienze per farlo approdare dove deve eœere, questa è la sostanza
delTesperienza calvinista in quegli anni, della gioventù di Calvino. Le oircositanze della vita hanno voluto cosi,
può dire qualcuno, è andata così; Dio
ha voluto e fatto cosi, risponde iil riformatore, ed è questa convinzione
che determina il suo slancio e la sua
opera.
Convertito suo malgrado e suo malgrado condotto alla fede e alla testimonianza evangelica, il giovane Calvino ha scoperto che Dio non è il buon
Dio incensato dalle preghiere e dai
riti ma è Colui che piega la vita delTuomo al suo volere nella via della
testimonianza. Giorgio Tourn
A Strasburgo un colloquio universitario
ha celebrato il 400“ anniversario della morte
del grande teologo e riformatore strasburghese e ginevrino. Fra i molti contributi,
notiamo qui quello del prof. R. Stauffer, docente di storia della Chiesa presso la Facoltà
teologica protestante di Parigi: egli — che
prepara una tesi di dottorato sulla predicazione di Calvino e di cui le edizioni Delachaux et Niestlé annunciano un prossimo
''cahier théologique" su ’'Uumanilà di Calvino” — ha analizzato minuziosamente il
migliaio circa di sermoni del Riformatore
¡mbblicati, cercando quante volte egli abbia
parlato di se stesso, e il risultato è rivelatore
circa la sua personalità: non si trovano che
ottanta ”je” (io), per lo più raggruppati nei
sermoni degli anni 1554-55, cioè quando, di
fronte ai suoi oppositori più acerbi, egli rifletteva sul proprio ministero, sulla legittimità della sua azione a Ginevra, rispondeva
alle critiche di dispotismo, giustificava l’autorità della Parola, esprimeva pure il suo scoraggiamento.
Abbonda dunque Va io » profetico, quan
do Calvino definisce fi suo ministero; ricorre
l’a io » _ polemico, quando stigmatizza coloro
che si oppongono a una vera riforma; raro
/■« io » autobiografico; presente anche se non
frequente Va io i, mistico, quando si esprime
il credente. Il quadro è quello di un uomo
che si cancella di fronte al suo mandato di
messaggero di Dio.
MALINTESI
I dirigenti delle chiese riformata e cattolico-romana dei Paesi Bas.si hanno pubblicato
un appello comune chiedendo il ritorno a
buone relazioni interconfessionali, dopo i numerosi malintesi causati dal a passaggio »
della principessa Irene alla Chiesa romana.
L'appello, firmato dai moderatori della Chiesa riformata olandese e dal card, Alfrink,
riconosce francamente che « Tatto della principessa aveva seriamente minacciato rapporti
lino allora eccellenti » e esprime il desiderio
che sia costituito un « ufficio permanente »
uHicialc? incaricato di lavorare al miglioramento dei rapporti cattolico-protestanti, studiando soprattutto questioni delicate come il
mutuo riconoscimento della validità dei battesimi celebrati da ogni confessione e il scn
so delle conversazioni personali e del rinnovamento nella ricerca delTunità. (soepi)
Non possediamo il testo completo delVappello. Ecco ci sembra comunque parecchio
ambiguo, in una pretesa obiettività, qui appunto non obiettiva, perche V ’’offesa” ecumenica era venuta unicamente da parte cattolica. Il modo migliore per dissipare i malintesi (ahinoi, un nuovo ufficio, che naturalmente, poi, non darà mai una dichiarazione cattolica ’’ufficiale”, se anche le afferinazioni cardinalizie possono essere singolarmente ambigue) sarebbe stato una franca
risposta del card .Alfrink. ad esempio, alla
’’lettera aperta” di Roland de Pury, che anche noi) avevamo pubblicato. / malintesi
vengono dagli ’’integristi” o dagli ’’ecumenici”?
Un richiamo e una sfida alle Chiese
I ¡MOVeri e i ben ¡Mesciuti
Calvino al Collège Mont aigu, a Parigi.
L'avvento deH’era induslriale, pur portando, in poco più dì quattro secoli, un notevole arricchimenlo all'uiiumità. ha creato, in
due fasi distinte, un violento squilibrio fra
ricchi e poveri. In Occidente, la prima fase
di tale squilibrio si è manifestala, nel XIX
sec., con Tarricchìmento delle classi possidenti c rimpoveriinento del proletariato.
Ognuno sa a quali lotte sanguinose ha condotto questa disparità c a quale prezzo «ì è
stabilito un relativo equilibrio che, sebbene
instabile, è diventato organico.
Come i cristiani
hanno perduto i loro effettivi
t il credito delle masse.
Fino aH'alSa di questo periodo, durante
quasi venti secoli, i cristiani e le Chiese si
erano segnalati come i difensori e i protettori dei poveri.
La storia attesta che. nel complesso, non
hanno più Tetto questo ruolo a partire dall'avvento deH'era industriale. Per questo
hanno perdilo la maggior parte dei loro effettivi e de' loro credito presso le masse popolari. Se lon hanno mancato di buona volontà e di carità, robi(‘llivo rimprovero che
tlev'essere nosso loro (da loro stessi, se sono
lucidi) sta in una sola parola: incoscienza.
Sono stati incos;‘ìenli deH'ampiezza collettiva
dei fcnonitni sociali (per mancanza di analisi obieltÌM) e, in conseguenza, non hanno
trovato nè proposto rimedi adatti alla siluaziome. La carità individuale che hanno manifestato (onserva lutto il suo valore morale
e spiriluaìe: ma i mezzi così impegnati non
orano prtporzionaìi ai mali da correggere:
troppo s])«sso essa si è accontentala di medicare "e ferite, senza preoccuparsi di climi
name le cause. Eppure questa doveva essere
ia preoccjpazione principale di una carità
inleUigenle.
incoscienza
(lavanti al dramma
del Ter;o Mondo.
La seionda fase dello squilibrio dell era
industriae è lo spettacolo che abbiamo davanti a^i occhi. Si tratta della tragica disparità, lempre crescente, fra i paesi ricchi c
quelli p)veri. Mentre la prima fase si svolgeva e spesso ancora si svolge sul piano locale, la seconda ha per teatro il mondo intero. Si questo vasto campo d'azione, che
oggi è .n una certa misura nostra proprietà
Nel numero scorso - - e
Giorgio Girardet vi ritorna questa settimana — abbiamo insistito sul problema sempre più
drammatico che si impone alVorizzonte mondiale: quello del
Terzo Mondo sottosviluppato.
Da La Vie protestante riportiamo un articolo che costituisce
la conclusione di un’ampia conferenza presentata all assemblea
annua della Federazione protestante svizzera, tenutasi recentemente a Neuchâtel, da An
comune e terreno della nostra comune responsabili là, si vede ogni giorno procedere
l'arricchimentf. dei ricchi e accellerarsi la
moltiplicazione e l'impoverimento dei poveri. II fenomeno di alta congiuntura di cui
si lagna il nostro paese {la Svizzera) sotto
certi aspetti non è che un Iato, minimo ma
caratteristico, di questa tragedia. Sarebbe
troppo lungo, ma facile, dimostrare che la
nostra ricchezza svizzera, come quella di
quasi lutti i paesi occidentali che si dicono
cristiani, è in parte, direttamente o indirettamente, il fruito di prelievi economici effettuati sui paesi poveri.
TraUaiidosi di un processo sociale collettivo a lunga scadenza, impercettìbile alla
coscienza individuale, quando questa è male
informala, i cristiani, i quali da questo punto di vista non sono meglio informali nè più
coscienti degli altri, serbano nei confronti
dì questa tragedia una coscienza poco turbata.
E fra noi, cristiani, si ritrova di fronte alla
seconda fase storica d impoverimento d;ll era
industriale, lo stesso atteggiamento che ci
aveva caratterizzati di fronte alla prima : la
incoscienza. « Il male profondo — scrìve il
p. Lebrcl — è più l'incoscienza che la povertà )) Incoscienza quanto alla natura del
dramma; incoscienza, oonseguentemeute,
(juanlo ai mezzi da usare per dominare il
nuovo flagello.
La « moltiplicazione nella miseria »
L'analisi lucida e razionale dei fatti socioeconomici contemporanei — Calvino ce 1 ha
insegnato — fa parte della funzione elica della Chiesa. Orbene, tale ¿malìsì è fatta da
tempo dagli studiosi contemporanei, non si
tratta di rifarla; è a nostra disposizione. Gli
dré Biéler, il pastore-economista
ginevrino del quale la Claudia
na diffonde ora un breve sag
gio (’'Uumanesimo sociale d
Calvino''). La conferenza de
Biéler aveva per tema: Cai
vino, profeta dell'era industria
le", e dopo un esame del pen
siero del Riformatore sui prò
blemi economici e sociali, di
sorprendente attualità, ne prò
lungava le linee con Vanalisi e
la sfida che seguono
organi tecnici deU'O.N.U., fra cui la F.A.O.,
e uomini eminenti come Alfred Sauvy, François Perroux, Josué de Castro, Tibor Mende,
René Dumont, il padre Lebret e molti altri
hanno prodotto in proposito un'abbondante
letteratura. Tutti concordano nel rilevare i
seguenti fatti: il tasso d’accrescimento delle
popolazioni povere è assai più rapido del più
favorevole tasso d’accrescimento del loro sviluppo economico. Una gran parte del Terzo
Mondo va dunque verso ciò che A. Sauvy
chiama la « moltiplicazione nella miseria b.
Ad cs., per portare il regime alimentare dei
3/4 della popolazione mondiale al semplice
livello della media mondiale attuale (che è
essa stessa inferiore dì circa la metà a quella
dei paesi ricchi) occorrerebbe disporre di un
supplemento di derrate alimentari pari al
volume totale della produzione delTAmerica
del Nord e deirOccania!
Mentre i paesi poveri s'impoveriscono, il
livello di vita dei paesi sviluppati si eleva,
e in tal modo si accresce ancora la differenza fra ricchi e poveri: siccome poi il numero
dei poveri che s'impoveriscono cresce molto
piò rapidamente di quello dei ricchi che si
arricchiscono, la loro sproporzione numerica
si accentua mentre si aggrava la loro disparità economica. Il distacco fra il livello di
spesa delle grandi masse meno sviluppate,
calcolata per abitante, e il livello dì spesa dei
popoli minoritari materialmente più evoluti,
c oggi valutato 1 a 40. Si calcola che, in un
futuro prossimo, passerà ala 100.
Tale sproporzione durerà tanto più a lungo in quanto, come ora sappiamo, la vera ricchezza industriale di un popolo, nelTera industriale, non è soltanto materiale. In ultima
analisi non sono nè le risorse del suolo o del
{continua in 5" pag.)
4
pag. 4
N. 31 — 31 luglio 1964
Libri per le vostre vacanÆO
Il dipinlo infantile
nella Scania Domenicale
ii dipinto
. ,1 ■...
';;V
Per i vostri
ragazzi
ITALO CALVINO: Marcovaldo, Einaudi, Torino 1963, L. 2.000.
Decisaimenite Italo Cailvino prende giul serio i' ragazzi diicenido loro rose imporlanti.
Con il suo stille agile e la sua prosa realistica presenija loro Marcovaldo come un uomo autentico, amibientato nel mondo artificiale e caricato della grande città industria
le, dove la luna imipallidisce dietro le inse
gne al neon, la pioggia non raggiunge le
longilinee piante da appartamento, la pace
dei giardini pubMici di sera è infastidita
dalil’ocjtdiieggiare del semaforo nella via ac
canto: Marcoivaldo cerca la vita vera e semplice della natura, ma se la trova nella cit
là, la trova soffocata dalla civiltà.
Sono favole moderne queste che Calvino
racconta ai ragazzi moderni: una satira allegra del nostro mondo di oggi, fatto di
ndracoli economici e di vita standardizzata.
Ma c’è nel libro un fondo bonario. E’ l’op
posto de « Il cavaliere inesistente » dove
l’eroe di Calvino aveva solo la corazza,
ma dentro la corazza non c’era l’tiomo.
Questo Marcovaldo iiiveee è povero di quattrini, vive in mio scantinato, a mezzogiorno, sul lavoro, mangia sentore gli avanzi
della cena precedente, per fare un regalo
a Natale ai suoi bambini deve raccimolare
mameie portando regali natalizi dell ditta
in cui lavora, ai clienti (« Devo guadagnare degli straordinari, poi vi porto dei re
gali». «Li guadagni come?» «Portando
dei regali». «A noi»? «No, agli altri».
« Perebè non a noi? Faresti prima »... Marcovaldo cerca di spiegare: « Avete capito? »
« No ». « Pazienza »). Questo Marcovaldo,
uomo di fatica, che è povero e non ba corazza, ba però lutto. In fondo ba la speranza. E riesce a restare, in sè stesso, uomo, imperturbabilmente. Questa mi pare la
lezione ai' ragazzi.
Bellissime illustrazioni conimenlano d
libro e sono di Sergio Tofano, il famos.)
« Sto » de! Corriere dei Piccoli.
ADA GOBETTI : Storia del g;allo Sebastiane owerosisia il tredicesimo
uovo. Einaudi, Torino 1963, pagg.
174, L. 2.000.
Fno slraordiraario libro, un libro vivo.
Qualcuno pema clic sia troipipo « filosofico »
e (die forse i ragazzi non lo pcssono capire.
Ma dei' libri vivi non si deve mai dire così nè «i «a die frutti possano portare negli
animi infantili. Io lo farei leggere a lutti.
Ha il solo difetto, come tutti i libri nuovi,
di' essere caro. La cultura in Italia costa
parecchio !
Sebastiano è ü galletto anticonformista,
originale fin dall’uovo, starnilo nella nascita. bizzarro nèll’infanzia. La .sua adolescitnza è una rii'crca conlinm e un incontro dei pii) in'eressanl i' con la vita. Non è
accettato d-agt; olitisi Vitelli, nè dai Cenigli die « fanno gli stessi inovimeiili lutti
insieme, esatlamentp n-l'o stesso nnido e
nel medesdiio leiiipo » e ncimineno nel lien
striit urato osoeda’e del’e Capre. Ma poidiè la vita non finiisci- lì, Sebaslìano va
avanti e scopro lutto un mondo di gioie
die lo esalta. Tutti j lavori .sono torcati con
finezza, con intelligenza e bumour, tutti i
n pallini' I) die non .solo i galletti, ma andie
gli uomini hanno, perdiè sono vivi!
In lina noMe estiva Sebastiano scopri,
sotto un cielo sleillato « il liene più grande,
il dono più vero: la vita! Era suo, se ne
sentiva lutto pervaso. Gonfiò il -petto c
cantò forte il suo ’diiVcbiricdù’ vittorioso ». I.a rana lo disp-rezzò: — Sarà una
gran testa, ma non sa ancora di-sliniguere
la notte dal giorno!
Speriamo die dopo l’adolescenza di .Sebastiano Ada Gn-betti ci faccia inconitrare
un Sebastiano adulto, sempre imprevisto,
sempre fresco, -sempre vero, die tra le boi ■
le di sapone e le palli'ne d’argento -preferi
sce queste ultime, perebè come le idee non
si rompono oe eozzano le une contro le altre, anzi amano l’urto...
C’è molto per i piecoli in questo libro,
ma c’è quailcoEa anche por i grandi!
Berla Subilia
Edito dall-a « Claudiana » di Torino, il
Ìibro di Sergio Cariile « Il di-pinto spontaneo infantile » Q) è destinato parlicola-"mente ai monitori (ihe vogliono impiegare
il metodo del dipiinto nelle scuole domeni!c.ali dtelle -comunità evan-geliehe. La pr<- messa dell’anlore si chiude con le paro-le
die riteniamo opportuno citare: «Il mio
apporto, in verità vuole essere molto modesto e chiede di figurare ad integrazic-ne,
non in soatlituzione del metodo sovrano clic
è la parola ».
11 metodo del dipinto spo-ntaneo, secondo Carile, ha lo scopo duplice di dare al
fanciullo un mezzo ulteriore di espresisioiie e al monitore di offrire un ricco mate
riale di indagine e di giudizio sulle -cognizioni bibliche e spirituali acquistate dagl: allievi durante le lezioni domen-i-cali.
N'dla sua pratica realizzazione il monitore
dovrebbe apprestare gli strumenti (carta,
colori, pennelli) e Iikuita-rsi poi a giudicare gli eilaboirati este-mporanei fuori da ogni
(U-iterio « esteitico », scatiuriito dal tema da
lui assegnato e naturalmente dalle convinzioni personali dei ditseenli sugli episodi
evanigeliei o veterotestamentari.
Attraverso un’indagine lunga e appassionata Carile si è convinto della grande ef
ficacia dei -colore -sul foglio chiaro impiagalo dagli allievi per e,5urimere la personale adesione ai fatti della Bibbia, fino al
punto da sp,iingersi all’iiiveinzione di' un
metodo e alla elevazione di esso a sistema
di indagine, che propone agli educatori
delle più tenere coscienze delle comunità
evangeli «lue.
E’ ohiaro die un meto-do del genere non
è dei' più seanplici dà mettere in pratica
venendo i-mm-ed-iatamente a urtarsi contro
le difficoltà lape-ciifidie delle singole regioni
italiane. E non solo pe-r quanto riguarda
l’elemento primario che è costituito da!
fanciullo, senisibil-isisima antenna dei più disparati amibienti culturali; ma anche per la
differente preparazione dei monitori, die
vengono di solito redutati tra le persone
d-i buona volontà, diversi per anni, sensibilità e cultura.
.A nostro giiudizio il monitore die è chiainato a giudicare l’opera o a preparare gli
■Strumenti operativi, non può non conoscere tali strumenti' peculiari delTarte pittorica, nè i sottili signiificati simbolici, anche
prescindendo da quelli frend-lani, che le
¡immagini racchibdono. Ci pare per lo meno azzardato che il Carile si preoccupi di
scartare a priori ogni giudizio di natura
estetica, -cousi-deraindolo fuori' posto, se non
addirittura un ineia-mpo alla retta comprensione dei saggi -spontanei, che dovrebbero
essere solo dei « tests » per -misurare la maturazione biblica dell’aUievo. Mentre pian
diamo -p-er contro alle a-cute o-sservazi'on i
p.sicolagiiebe dell’a.ulo-re circa le possibilità
di pittura nel ianciullo contrapiposte a quelle deU’adulto talora forzatamente « ingenue » e « alogiche », alle precisazioni esaurienti circa lo « stato di assolutezza » in
cui il gi-avan-e allievo co-ntiuua a vivere canalizzando la sua viisione attraverso « i canoni irrazionali die egli spoutane-amente sÌ
dà nella esecuzione del proprio dipinto ».
1 molti pregi del volume vengono fuori
dalla scorrevole lettura, dalla chiarezza delle impostazioni teorico-spiVi-luali; ma .sopialtutto daironco-miabile scopo die la pubblicazion-; si prefigge. L’argoimento risulta
studiato nella sua co-mplessità teorica e le
-soluzioni pratiiehe reia-tive so-no ib massima
parte a-ccellabili, andie se Serigio Carile dlinoslra di credere in esse talora con eccessivo ottimismo.
Filippo Scroppo
(1) SERGIO CARILE: Il dipelo spontaneo
infantile. Guida pel monitori die vogilio
no usare -Il metodo dell di-pinto nelle Scuole domeui-oalS, Claudiama, Torino 1961,
pagg. 80, con 20 quadricromie, L. 1.500.
DA CALVINO A BARMEN
La Riforma, ieri e oggi
JACQUES DE SENARCLENS : La Réiorme, hier et aujourd’hui. Avec un
lexte de K. BARTH sur ia première
thèse de Baitmen. Labor et Fides,
Gonève 1964, pp. 76, L. 720.
In questo 25» numero dei Caliiers du re
nouveau, 1’e.ditore ginevrino ba rac.co!to
imo studio che i! prof. De Senardens lui
presentato recentemente a un corso di per•rezioinaminto o-rgamizzato dalla Facoltà di
Teoloigia delTUniversità di Ginevra, e uno
.stralcio dalla « Dogmatique » di Barth: un
(■(.mmenlo alla prima lesi della Dichiarazione di Barme-n, la famosa affermazione
d-elila Chiesa coafésisaiute in Germania (19'31i.
Il De Senardens mette efficacemente in
rapporto due .•no-men-ti tipiei di chiesa in
status confessìonis, l’epoca della Riforma e
l’attuale epoca tolalilaria (in senso politico e forse anche culturale i, quale Ita avuto
la sua lispressione più bestiale nell’ideologia nazista. Aculamejite il dogmatico gi-ne
vi ino mette in evidenza die lU cuore della
Ietta ingaggiata dalla Riforma — e mai condusa -— è Toppo-siizione decisa, inflessibile. viigiLmte a ogni forma d-i teologica naturale, in nome della pura teologia biblica, die trova nella Parola di Dio attestata
nella Scrittura la sua vera e unica norma,
(Il condotta e dj pensiero. Non si pensi, però. che ne rilsnlltii un’arida discussione dottrinale. Merito emineule di questo volumetto è anzi l’esemplificazione estremamente viva e uccessibile di di-e cosa significhi, neU’amliila della chiesa come in quello « profano », fondarsi su una teologi.!
iialiirale. Sono così batl-mi in breccia eia
il cattolicesimo coutinuamenle alla ricerca
di sintesi culturali in cui il messaggio cristiano po-ssa essere -presentalo eume evidenza olla buona volontà dell'uomo « ragionevole », sia pure — anzi, qui, soipratlulto — uii protestantesimo che continua
'Olente è tentato di dilstarca-nsi dalla pura
fonte ri-scoperta e die cerca a sua volta alleanze con il secolo, dal razionalismo òllu:uin -sla, all’-ideailisnio, al romanticismo, al
positivismo e infine al.’esistenzilaJismo,
s?nza diimeulicare i -rischi corsi sulla via
del «cristianesimo so-c-icle »: continua-mente -riaffiora la tentazione di fondo che mia-accia la chiesa cristiana, cioè quella teogia -naturale che si può defi-niire « tutto dò
die nella religione corrisponde alla natur.i umana, ciò che ognuno pensa e afferma
-da sè, -sipointaneamenle, su Dio, sulla felicità, i!a pace, la vita dopo la morte, ili comp-itG delia chiesa quaggiù... Peresia -per eccellenza, necessaria e fatale quanto una legge dii natura ». La storia della chiesa (a-i.sliana è una lunga storia di compromessi,
dai primi' -passi falsi degli apologisti ai cri.stiano-tedesiihi die apipoggiarono Hitler, e
fino a o-ggi. Ma è anche la storia della fedeltà di Dio che non fa mai totalmente
mancare la sua -parola, la quale raccoglie i
suoi. Dopo il « ¡non posso altrimenti » alla
dieta di Worms, dopo l’Ist-ituzloine Cristiana di Calvino, la diidiiaraziome di Barmen;
e oggi? Che cosa significa, oggi, co-nfessure die « Gesù Griislo, quale c¡ è attestato
nella S. Scrittura, è ia sola Parola dii Dio
che dobbiamo ascoltare, in cui dobbiamo
confì'dain-i e a cui dobbi-amo obbedire i.n
vita e in morte»? g. c.
La nuova guida illustrata
della
Val Pellice
Ogni anno, alTinizio della stagione estiV.1, giungono in vai iPdlice numerosi turisti stranieri mentre! numerosi villeggia-nti
vi fissano per r.'cuni mesi la loro dimora,
a conlaitto con la an-co-ra quasi intatta natura ciir-cost-ante.
A tutta questa categoria di persone — ma
non solo ad essa —■ è diretta la muova « Guida illustrala Val Pellice, die appare fresca
di stampa in questi -giorni nelle librerie e
nelle edicole della valle.
Una pubblicazione agile e snella, ©stremaimen-te moderna che si svolge in un centinaio di -pagine riccamente illustrate grazie alla geuti!.e collaborazione della Editrice Claudiana che ha gentilmente concesso
Tuso -di buona parte dei « -clichès ».
In questa guida si coin-iiendiano le pagine
storielle, geografiche, gli elenchi di toponimi, -dei pribci-pali e più frequenti nomi di
famiglia valdesi con notizie di caratitere emi1 entemente pratico, quali ad esemipio gli
eìen-ehi dei medici, degli' alberghi con ,i
loro posti letto, dei servizi generali, di quel
li di emergenza, eoe.: si isuggerisco-no po:
alcune tra le più interes.santi' passeggiale,
gli itinerari sia a sfondo storico die turistico, le -gite in montagna e così via -ton
una notevole ricchezza di particolari.
Apipare così evidenle in questa guida il
tentativo di dare alla portata d; lutti —
giacché il basso prezzo coiitribuirà alla dii
fusione della guida — quegli elementi ne(cssari per poter -sercnainenle penetrare -io
i-pirito (di -cui la storia ba parte estremamente rilevante) della vai Pellice -die è,
certamente, particolare -sotto molti asP«lil
E, coline si accennava prima, non è che
(piesla guida sia diretta solo ai visitatori
ed ai turisti dìe giungono in valle compleramente sprovvisti di dati e di notizie su
di c.ss-a, ma invece anche -gli abitanti dei
luogo che non sempre conciscono il profilo
filoriico della loro terra, ipotrainno trovare
nelle sintrtiche pagine della guida del -dall
eslrcniainenle inleressapti e, soiprattutto,
utili per loro e per | loro -cono-scenti. Una
guida, quindi, coiuijile-la die non dovrebbe
manicare di ottenere un notevole suocesso
editoriale, colmando con -la sua presenza
una lacuna che esisteva lidia nostra valle.
Curdo illustrata Val Pellice, 120 -pp., 38 ili.,
350 lire. In vendila anche alla Claudiana,
a Torre Pellice e a Torino.
ARRIVI
IN LIBRERIA
KARL BARTH; Antologia, a cura di
Emanuele Riverso, «Il portico»,
Bomipian.i, Milano 1964, L. 2.500.
KARL BARTH ; La proclamazione del
Vangelo, Boria, Torino 1964, L. 700.
KARL BARTH : Réalité de l’homme
nouveau. Labor et Fides, Genève
1964, L. 1.275.
PIERO MARTINETTI : Gesù Cristo e
il Cristianesimo. Il Saggiatore, Mi
lano 1964, L. 1.600.
PRIMO MAZZOLARI: Antologia dei
suoi scritti, a cura di Giovanni Barra. Boria, Tonno 1964, L. 2.000.
RENE NELLI: Le phénomène cathare. Presses Universitaires de France, Paris 1964, L 1.955.
JEAN HONORE’: Itinéraire spirituel
de Newm.an. Editions du Seuil, Paris 1964, L. 2 100.
La Riforma nella Savoia
Questa « Storia della Riforma nella Sa
vola » (1) viene ad .-iigginuger-si alle già numerose oipere monograifidie -sulile altre regioni francesi, nelle qua-ll la Riforma prOite.staiite di 400 an-ni fa aveva measo .salde radici,
fondandovi floride chio.se e gruppi attivi di
relliigiona-ri, che hanno poi avuto, .secondo le
parlici^Iari situazioni storiche dei vari par
si, vicende diversissime.
Il libro .abbra-f-ria tutto jl periodo di sto
-rie .savoiarda che va dagli -inizi della Rifornii'. al 1860, quando la popolazione dell.i
Savoia, a grandissima maggioranza, nelle
votazioni del 22-23 aprile, decise di diventare france.se. Ma la Savoia di cui l’autore
tiarra gli eveuli religiosi è assai più estesa
di quél-la del 1860, poiché riguarda tulio il
territorio che costituì- nel passato il ducalo
savoiardo e quindi anche le terre che,
assai prima della II guerra del Risor,gimen
lo, erano state incorporate o nello stato
liancese, o nei cantoni svizzeri, o nel re
giiij sardo. Perciò, la storia della Riforma
nella Savoia interessa in buona parte la storia della Riforma in terra fra-mese, svizzera e uiemonlese.
E. BOULITROP, Histoire de la Réforme en Savoie. Aix-les-Bains, chez
l’Auteur, 1964, 16». pp. 304. In vendita alla Claudiana, L. 4.500.
Kipa-ssano [lerciò dinanzi agl- occhi del
lettore le note figure di Giovanni Calvino,
di Guglielmo Farei, di Bmanuob Filiberto,
(i, Carlo Emanuele I, clic so-no .«tati i protagonisti dc-Wa storia -.savoiarda del XVI sec('lo. E i-l'.omo a questi si rauovrno numerosi altri personaggi più modeeli e meno
.ioli, clic hanno vissuto con ammirevole coraggio i d-ram-nii dì quegli anni ricchi di
fede cristiana, di eroismi uma-ui. d-i fanal’smo religio.so, di iprepolenza e di dispotismo.
Rivediamo così le nobili figure fella Ininiia, caril.atcvob:, dolce, spirituale e seria
Marghcrila di Francia, la più dotta principcs.sa del -suo secolo, la piotcttrici di tutti
g'ii infciliici e gli o,ppres,ii per molivi d! religione; quella di Jacqueline d’E-itremo-m,
Il vedova del Coligny, nobildcnna dall.i
pura fc-fle evangelica, per la quale essa sof
ferse 29 anni di dura prigionia i-nuaiana, la
quale costituisce una maccliia indebbile nel
regno di E-manuele Filiberto, che si volle
in ta-1 modo vendicare del fatto clu ¡1 Co
liigny, con la sua valorosa resistenia di 1.'
giorni a S. Quin-tino, aveva fatto svanire
al duca di Savoia, getieralissimo delle trupp.t .spagnole, la possibilità di impidironirsi di Parigi.
Accanto a queste nobilissime perjonalità
femminili, .sono pure ritratte le figire severe di Ignazio di Loyola, fondato-'e della Compagnia di Gesù (iiffic-ialment; rico
iicsciuta con bolla pa-pal-e del 18 ott. 1519)
che fu, di tutti gli ordini reli-gio-si catto-li
CI, il più accanito avversanio del protes-tanIcsirao; e quelle di due suoi seguaci che
coutribuiirono assai efficaicemente a ristabilire, nella Savoia, l’un.ilà religiosa perseguita da Carlo Emanuele I nella sua co
stante lotta contro la Riforma: jl giurista
c presidente del Senato di Cbambéry, Anto
iii-i Favre ed il ves-covo Franicesco dii Sabs: scaltro e calcolatore, il primo, meli!
fluo e d’ani-mo pacifico il secondo, ma che,
il Parigi prima c a Padova poi, era stato
scilo la influenza del famigerato Possevino,
che in quest’ulti ma città, per due ore al
giorno, « inoulcava al sua discepolo ed a-miI o tutte le nozioni di diritto canonico e
gli faceva 1’apologia della violenza contro i
lu mici della vera fede che egli stesso aveva
( '(SÌ bene messo i-n pratica un po’ dovunouc », ma .specialmente alle valli valdesi,
nel triennio 1559-1561.
Influenza ed attività dei gesuiti che è
largamente accenna-ta e cbiarita dal Boulitro-ii nel suo lavoro d-i ampio respiro e che
fa frequentemente constatare quanto la po
litica generale della Francia, della Spagna
e del Valic.a-no abbóano influito sulla lotta
religiosa in tutta l’Europa e .sulla dominazione spagnola in Italia durante il periodo
della Coiitrorifornia e dellla Inqui-sizione.
{continua in .5» ¡>ag.)
EDIZIONI
CLAUDIANA
Per poter rispo-ndere con più
chiarezza e precisione a chi vi
chiede ; « Che cosa è il Protestantesimo? », ripensate la vostra fede e leggete
Traduz. di Berta Sub ili a
Pagg. 124, L. l.WIO
La meditazione biblica di Giotanni Calvino sui più concreti
problemi sociali ed economici,
pur nelle mutate condizioni
conserva tutta la sua profetica
validità.
m
L'umanesimo sociale
» / < di Calvino
Í t
CALVINO
i state
ii ix^e dei capitalismo?
'-Ct'AU&LARA
ro«M40
Traduz. di Giovanui Conile
Pagg. 106, L. 600
Una figura della nostra evan
e.clizzazione durante il Risorgi
mento, che vai la pena di conoscere meglio. Il primo volume di
una nuova collana di profili
(«I testimoni») protestanti per
gli adolescenti e gli adulti.
Pagg. 72, 8 tav. f. t., L. 500
Una serie di brevi, semplici e
vive medatizioni sull’Orazione
dominicale, ben radicata nella
vita quotidiana.
Traduz. di D. Giani
Pagg. 48, L. 300
5
luglio 1964 — I\. 31
pag.
I poveri e i ben pasciuti
{segue da p<tg, 3)
«oltosuolo, nè ì capitali a generare la prosperità, bensì la capacità inventiva e creatrice
delia popolazione attiva; c tale capacità dipende dal livello culturale e dal clima intellettuale, morale e spirituale che forma una
civiltà. Il ritardo dei popoli che hanno appena acquistato Tautonomia è, a questo proposito, .»ssai più considerevole ancora che la
loro mancanza di risorse naturali.
11 giorno
in cui ¡si muovesse
il corteo degli affamati...
Se dunque nulla viene a capovolgere le
due tendenze sopraccennate, Tanimosìtà dei
non-privilegiati, rappresentati in maggioranza dalle masse asiatiche in effervescenza, si
manifesterà con una violenza e con mezzi
d'azione sempre maggiori. Neirera atomica
si sa che cosa può riservare la collera di
queste masse, animate da capitani « ebbri
d'un sogno eroico e brutale ». « Il giorno in
cui si muovesse il corteo degli affamati —
ha dichiarato qualche giorno fa G. Pompidou airAssemblea nazionale francese — la
nostra civiltà sparirebbe, e noi insieme ».
Già le riviste militari parlano della minaccia crescente di una guerra futura che venisse da parte delle masse sottosviluppate, e
propongono, per far fronte, un rinforzo degli
armamenti occidentali. Come se bastasse, a
placare la fame e la rabbia di una folla affamata. brandire una pistola!
Il mondo va dunque verso una situazione
inestricabile, di fronte alla quale la sorte dei
po])oli ricchi è altrettanto minacciata quanto
quella dei popoli poveri, e di fronte alla quale quale, ahimè!, gli organismi internazionali sono oggi impotenti. La conferenza delle
Nazioni Unite sul commercio e sullo sviluppo. conclusasi di recente a Ginevra, lo attesta. rivelando sia Tincoerenza delle dottrine
presenii, sia la diversità dei fini particolari
perseguiti da ogni stato; mette soprattutto in
evidenza la timidezza delle azioni preventivate e la loro inadeguatezza alla colossale
scala mondiale della piaga da dominare.
Pi elevare il 3%
deìle somme stanziate
per Uarmamento.
Alfred Sauvy ha esaminato minuziosamente Ognuno dei rimedi proposti negli ultimi
anni per bloccare il fatale scivolamento dei
po\eii verso una povertà anche maggiore: liinilazione delle nascite, aiuto tecnico, prestiti
a lunga scadenza, risparmio forzato, investimenti pubblici, diffusione del sapere, ecc.
Cifre alla mano, si può stabilire fin d’ora che
nessuno di questi rimedi, solo o collegato con
altri, è in grado di rovesciare le tendenze in
atto. Perchè il lasso d’aumento dei mezzi di
sussistenza raggiunga quello della popolazione, e perchè il tasso di sviluppo dcii paiesi poveri superi quello dei paesi ricchi, occorrerelibe che i primi devolvessero U 12% delle
entrate nazionali al risparmio interno, il che
è quasi impossibile, e che i secondi offrissero
ai primi, a fondo perduto, il 3% delle loro
entrate nazionali, il che è attualmente impensabile. Infatti il totale dell’aiuto effettivo
dato sotto ogni forma dai paesi evoluti non
giunge oggi airi%. Nella Svizzera è assai
inferiore a questo livello (e in Italia?! n.d.r.).
L’insieme delle soluzioni ragionevoli fin qui
proposte è dunque senza speranza.
ruttavia, una soluzione sarebbe possìbile.
I paesi ricchi stanziano in media 7% delle
loro entrate nazionali agli armamenti. Basterebbe devolvere 3 di questi 7% ai paesi poveri, invitando questi a fare uno sforzo proporzionale, per capovolgere la tragica corrente della fatalità e operare l’auspicato riequilibrio delle tendenze. Questa soluzione, sotto
molti aspetti utopistica, c la sola in ultima
analisi veramente realistica; è infatti la sola
che permetterebbe un sufficiente spostamento
di capitali, e di capitali che presentano il doppio vantaggio di essere già parte del bilancio
ordinario degli Stati, e già investiti a fondo
perduto. La loro conversione non modificherebbe dunque che poco il volume necessario
degli stanziamenti interni. (E’ chiaro che le
cifre citate sono schematiche e non valgono
ohe come indici di un ordine di grandezze).
Alfred Sauvy pensa, giustamente, che nè
l’Est nè l’Ovest sono in grado di fare al mondo una proposta simile. Sarebbe necessario
un terzo interlocutore, non impegnato nella
competizione Est-Ovest, che proponesse simultaneamente alle due parti avverse la con\ersione parallela di una parte del loro bilancio militare in investimenti gratuiti, in
modo che l’equilibrio delle forze non ne sia
modificato. Questo terzo interlocutore — dice
A, Sauvy — potrebbe essere il Terzo Mondo.
Ma esso c abbastanza unito e ha sufficiente
autorità per intraprendere quest’azione?
Per parte nostra, pensiamo che nessuno sarebbe in posizione migliore delle Chiese cristiane, per prendere riniziativa di una richiesta del genere.
Queste Chiese non sono forse i soli organismi mondiali liberi per definizione nei
confronti dei due blocchi e incaricati, per
loro specifica missione, di rappresentare i poveri davanti ai ricchi?
E fra le varie Chiese dell’Ovest e dell’Est,
più o meno compromesse nei movimenti imperialisti contemporanei, le Chiese svizzere
non .sono forse nella posizione migliore per
assumere questa iniziativa? Le Chiese svizzere non potrebbero proporre al Consiglio
ecumenico delle Chiese e al Vaticano di intervenire insieme, da un lato presso tutte le
potenze, affinchè convertano una parte importante del loro bilancio militare in un
aiuto efficace, e dall’altro presso le proprie
comunità nazionali, affinchè facciano a ciascuno dei rispettivi governi un’identica proposta? L’anno 1965, designato « l’anno della
cooperazione internazionale », per segnare il
20° anniversario delle Nazioni Unite, pare
particolarmente adatto.
Ma non facciamoci illusioni. Sappiamo in
partenza che una proposta del genere, che
andrebbe naturalmente elaborata in modo
più completo, comporta, per la sua estrema
complessità, una montagna di difficoltà. Perciò susciterà necessariamente innumerevoli
critiche e opposizioni serie o ironiche, da parte degli ambienti più diversi, fino ai più
eminenti specialisti di problemi particolari.
Vi sono infatti nel mondo molti di quelli che
François Perroux chiama « complici dello
Stato violento o esperti per società avare ».
Solo Tutopia
è re.^lisfa.
Siamo purtroppo costretti a constatare che
oggi sono proprio gli esperti più competenti
a impantanarsi, disputando e contraddicendosi, nella fatalità con tutta l’umanità. Come
scrive il p. Lebret : « E’ passata l'ora dei piccoli arrangiamenti inefficaci. Il mondo è arrivato al punto in cui solo più l'utopia è realistica ». Non si tratta, del resto, di sprezzare
la sapienza degli esperti nè soprattutto di trascurare il ricorso alla loro scienza e ai loro
servizi. Ma al di là della sapienza tecnica e
degli impegni ideologici convenzionali, si
tratta di credere e di sapere che c’è un impossìbile « possibile ». che Dio assegna alla
fede.
Naturalmente bisognerebbe essere molto ingenui per credere che tale proposta possa essere realizzabile globalmente e dall’oggi all’indomani; o per credere che il solo trasferimento inassiedo di capitali sia capace di risolvere l’immenso problema della fame nel
mondo. Anche quando la pompa ha cominciato a funzionare, ci vogliono uomini che
innaffino e che coltivino. Ma chi potrà far
tutto questo se, all’origine, non ci sarà una
pompa in funzione : e che funzioni prima
che gli operai siano morti di sete?
D’altra parte non si può rimproverare ai
governi, ai quali i popoli affidano la cura
della loro difesa senz’altra preoccupazione che
una precaria sicurezza a breve scadenza, dì
consacrare a tale difesa le somme astronomiche che esige lo sviluppo accellerato delle
tecniche moderne.
in compenso, si può esser certi che se gli
stessi popoli e gli stessi governi consacrassero
ai problemi della pace e della sofferenza degli uomini l'energia, la coscienza professionale, il personale, i (Tediti e, inoltre, la pa«sione che mobilitano per le loro forze armate, la soluzione di molte difficoltà sarebbe
facilitata. Chi oserebbe affermare che le
Chieise o i cilladìni criivlianì fanno, per per
venirvi, tutto ciò che possono? Sarebbe tuttavia assai difficile per loro sostenere teologicamente che esso non è un dovere imperioso
che dipende direttamente dalla fede che essi
affermano essere la loro sola ragion d essere.
Poiché « in fin dei conti — rcrive François
Perroux — si tratta di produrci a vicenda
anziché distruggerci a vicenda ».
Ln’azione ponderata
ma compromettente.
In faccia a un mondo che. salvo imprevedibili eventi eccezionali, va verso una situazione catastrofica universale, come indicano
in modo inquietante le statistiche scientifiche meglio fondate, e in faccia a organizzazioni tecniche, amministrative e ecclesiastiche che non risparmiano iniziative eccellenti ma non abbastanza adattate alla realtà, sapremo intervenire a tempo con la sola efficacia ancora possibile, quella dello straordinario?
Ripetiamolo : le opere caritative della Chiesa, quali le iniziative missionarie e quelle di
assistenza sono stale essenziali nel passalo e
Io rimarranno in avvenire. Sono, a lunga
scadenza, i punii di riferimento e i segni
più sicuri del Regno di Dio, rizzati in questo mondo. Ma la funzione etica della Chiesa
non comporta oure. accanto alle sue opere,
un’azione di natura profetica e politica che
concerna la società nel suo insieme? Quando, ad esempio, la Chiesa protesta contro la
guerra, non ha torto di farlo, ma è ancora
più confacente ella sua missione l’agire sulle cause della guerra, e di farlo in tempo.
Quando, fra qualche anno, le tensioni mondiali si saranno accresciute e faranno planare sui cristiani minacce apocalittiche, le Chiese ?i riuniranno, del resto con ragione, per
implorare, in extremis, l’iiilervento del Signore. Ma che valore avrà una preghiera che
non sarà stata preceduta, nell’obbedienza della fede e finché si era in tempo, da azioni
ponderate ma compromettenti?
Il ricordo di Calvino non è tale da ricordare] che di freni' al disordine del mondo
e a tutte le relicenze del conformismo ragionevole, solo la follia della fede è davvero
intelligente e savia, alla misura della storia
smisurata?
André Biéler
LA RIFORMA
NEUA SAVOIA
(segue da ¡mg. 4)
Por quanij più partrcoiarmeirle si riferisce alla Savoia, l’aiiore aceenna, ira 1’-'tro a due momenti deJla sua storia, quando si potè «-edere, da taluno, che fosse venuto il momesvlo di costituire un ampio
.tato a cavaliere delle Alpi e di cui la Savoia sarebbe staio il centro propulsore. Una
prima volta nel 1523, quando Lutero, male
informato da un delfinese, credette per un
memento che il duca Carlo 111 avesse una
certa eimpatia per il nuovo moto religioso
da lui iniziato. Gli scrisse perciò esponendo,
gli gl’insegnamenti del Vangelo circa la
fede in Cristo e lo consigliò quindi di adoperarsi a far trionfare quella verità di cui
una scintilla aveva cominciato a brillare
in lui e a fare in modo che dail suo regno
di Savoia uscisse un fuoco purificatore che
divampasse su tutta quanta fa Francia.
Ma queirappeilo non ebbe altro affetto
so non quello di rendere Carlo 111 più ''*•
gilante di prima e di fargli emanare, il 23
maggio del 1525, dagli S'.ati generali convocati a Maudon, ordini severissimi che
proibivano la lettura, e la diffusione dei libri eretici, e segnatamente delle opere di
Lutero e dj Lefèvre d’Etaples.
IL SOGNO
DI UN DUC.ATO RIFORMATO
La seconda occasione si presentò circa
40 anni dopo, quando il senatore Joly d’AlIer.v, un’alta personalità savoiarda stretta
libri
ROCCO SCOTELLADO : L’uva puttanella ■ Contadini dei Sud, prefazione di Carlo Levi. Universale Laterza, Bari 1964, L. 900.
ANDRE BERGE: Genitori sbagliati.
La N'.iova Italia Editrice, Hrenze
1963 L. 800
l■llllmmllllllllllllllmmm>
11 pellegrinaggio di 81 valdesi
a Mannheim e Karlsruhe
stati
dei
Un concorso era stato indetto tra i pellegrini per la miglior cronaca del viaggio:
Un concorrente con una splendida corsa
agli ostacoli è giunto primo in tipografia e
Ila stampato il suo saggio. Lo ringraziamo
ma -preghiamo il Direttore di darci ancora
un po’ di posto per far conoscere alcuni
dettagli importanti non ancora pubblicati.
MISSIONE NON TURISMO
1 tempi cambiano ha scritto un altro cronista. una volta erano singoli Pastori quélli che andavano alTestero per far conoscere
1-1 Chiesa Valdese e sollecitare la solidarietà dei fratelli lontani. Ora sono schiere numerose che dan forza alla loro testimonianza anche col numero e che attuano con la
loro presenza l’unità dei credenti in Cristo.
Gli 81 pellegrini Valdesi, giunti a Mannheim alle ore 16 del sabato 4 luglio sono
immediatiimente fatti salire nel salone
ricevimenti della alaz-ione dove aapeltlavano nuincirosd ifrateìTli germaniici, con
vari Pastori e con il Decano della città, Dv
Heinrich Schmied. Dopo le presentazioni e
i discorsi di benvenuto gli ospiti sono ripartiti tra i rappresentanit di cinque grandi chiese della città, nel modo sedente:
Markus Kirche, Gruppo Trombettieri, Pas'.
E. Geymct.; Jolianries Kirche, Gruppo
Trombettiei-i, Past. L. Naso; Wallstad Kir(lie, Gruppo Torre Pélli-ce e Luserna »alt
Giovanni, Past. F. Sommani; Pfingslbe-rg
Kirche, Gruppo Pinerolo e S. Secondo,
Ing. Ezio Roccione; Epifanías Kirche, Gruppi! Riclaretto, Pomare-lto e Ivrea, Past. C.
Tourn. La sera dal sabato venne spesa dai
singoli gruppi in modo diverso. Notevole la
parteipazione di due Pastori ad un raduno
di italiani nella vicina c.ittà di Heidelberg,
di due altri ad un identico raduno nella
città di Mannbeini e quello dei triMnbettie
ri a nn ricevimento di Fanfare evangeliche
della città.
1,’indomani, in sei chiese della citta, predicano sei Pastori valdesi italiani che -si sono sottoposti ad im duro lavoro di preparazione. li testo del sermone è quasi per
tutti Oguale: La verità vi Jará liberi. Valido aiuto è stato loro fornito dal IVof. Valdo Vinav che qui ancora ringraziamo. In
due chiese aveva luogo pure un culto mattutino alle ore 8 cosicché il culti da noi
presieduti sono stati otto.
Nel pomeriggio i pellegrini presenziano
alla "rande festa biennale delle Fanfare a
Karlsnihe a circa 60 Kin. di distanza. Entrano salutati da uno scrosciante applauso
neirimnienso «alone della Foresta Nera.^
sono schierati oltre 2500 trombettieri e 6000
spettatori. I pellegrini non hanno qmsi mai
visto uno spettacolo simile. Qui i Valdesi,
grazie ai bro trenta trombetüen, sono veemente di casa. Sono seduti ai posti d onere, il nome Valdese ricorre continuamente nella cerimonia. Si chiama più volte m
causa il CappeUano de’le Fanfare, li ricorda in pregWera il ca.po della gioventù del
Badén il vescovo Dr. Julius Bender che
pronunzia qui un appassionato sermone sulla necessità della vigilanza cristiana e esordisce rivo-lgendo ai Valdesi un lungo, commosso saluto... Quando si presentano al
pubblico le 26 nuove fanfare costituitesi durante l’anno, devono salire sul ^dio anche
i rappresentanti della nuova fanfara di Angregna. Al termine della festa, come ultimo
messaggio musicale, vien suonato il « Peich’è giunto ormai l’istante » dei valdesi.
La sera, nuovamente a Mannheim, iii
quattro cinese dev a ci tà, ogni gruppo offre
una serata « sua » per lar conoscere la chiesa valdese e 1 onera «i:a ai fratelli tedeschi.
Poco più itarji, accompaignatj da una folla di amici, tutiti si portane alla staaione
sulle cui banchine suenano e cantano insieme in una atmosfera ardente di amor fraterno fin quasi aU’arrivo del trene per FI
talìa. E’ presente, fin da Karbruhe, uti
gruppo di valdesi germanici del Wuritem
lierg, di Pina ohe e Series capeggiato dai
Di. tiss. Ili Past. W. Aiiier, vaUente organizzatore della visita ha detto nel suo comunicato le parole più opportune e giuste:
Questo nostro incontro è un anilicipo della
Chiesa dell’Avvenire. L’uniità del Corpo di
Cristo deve attuarsi cosi, dalla base, nell’incontro di fratelli e sorelle al disopra e
malgrado tutti glii ostacoli òlle la separano.
COSE CONCRETE
Non è stato un viaiggio turistico il nostro,
ma mia missione: Ogni pellegrino ha recato
un dono alla famiglia che lo ospitava e ne
ha pure ricevuto dei doni. Ogni gruppo ha
offerto qualcosa alla sua chiesa. 1 trombeitUeri hanno offerto alle fanfare dei Baden
una grande bambola con costume valdese
Al vescovo Bender si e recato un plastico
delle Valli affinchè egli continui ad alarle, a conoscerle s a visitarle... Le chiese
visitate hanno offerto alla Chiesa Valdese le
i-oiifel.ic del giorno, circa D. M. 2.120. Le
laiifare del Baden hanno regalato ai trombettieri validesi un doppio quartetto di strumenti nuovi per la cbiesa di Angrogna del
valore ili olire mez-zo milione di lire, li
Dr. Eiss ita annunziato Tinvio di oltre un
iniilìone di lire per la Scuola Lalina di Pomareao... Siamo stati invitati insistenlemenle a tornare in numero di trecento, e
per otto giorni, l’anno prosismo. Duecento
membri delle chiese di Mannheim verranno a visitare le Valli in occasione della
prossima Pentecoste. Ma i veri fniilti del
l'aniorc fraterno sono nioilo più grandi e
sono più sicuri del denaro messo in banca.
LA CODA DEL DIAVOLO
Se è vero die Satana si dà da fare pe-'
contrastare le tose buone, il xtcllegrinaggio
a Manniieim e Karisruhe è stato veramente
una cosa eccellente perchè gli ostacoli ed
i contrasti sono fioriti come la gramigna.
' -Lnzitulto il costo del viaggio: oiltre un
milione: Non era il caso di parlarne alla
Tavola! Amici del Baden e d’Italia misero insieme più di metà della somma per
i meno abbienti, il resto ciascuno se lo pa.
gò. Pei le def-3zioiii imcrcdibili e ingiustiliiate aill’ultinio momento di troppi amici.
Bppoi la tragedia dei passaporti. .Ancora
’a vigilia grazie a mille acrobazie, devono
esser procurali due lasciapassare cceezionali. Già presso Milano i puillmann, ecco che
un passaporto è stato dimenticato a casa...
A Basilea dovrebbero salire i Pastori Na
so e Jahier: Non ci sono. Che fare? Due
pulpiti resteranno scoperti l’indomani mat.
lina. Saremo angosciati fino a tarda ora
della notte quando giungerà una telefonata
da .4idei’berga... Ma proprio in quel momento siamo di nuovo in orgasmo, un giovanotto nostro è uscito con i compagni, «i
è disperso nella folla e non è più tornato.
E’ mezzanotte passala... Che fare? Si telefona alia polizia, due camionette si mettono in giro per ispezionare i quartieri vicini. Alle due di notte il disperso riuscirà
finalmente da solo, a ritornare all’ovile.
Nel pomerigigio della domenica la nostra
presentazione alla immensa assemblea dèlia
Schwarzwald Halle è stata molto danneggiata dal ritardo dei nostri puUmann. Era stato preparato in nostro onore un magnifico
ricevimento. Abbiamo dovuto mandar tutte agli animali del vicino zoo, ei disse il
M» Stober!
E non è tutto! Quella notte, mentre tutti
accucciati nella nostra grande carrozza a
cuccette navighiamo verso l’Italia, apprendiamo ad un tratto, e son le due di no-Ue,
che la nostra carrozza, con altre due, grazie ed un errore di manovra a Basilea è
stata agganciata al treno di Chiasso anziché
a quello di Domodoissola. Arirveremo dunque a Milano anziché a Novara dove ci
ii.iipellano i nostri due puilmann. .Lbbiamo
capito com’è che possono venire gli infarti Grazie a Dio, tuttavia, e alla gentilezza
dei funzionari della stazione di Milano, tutto si risolverà per il meglio, con lieve ritardo. Abbiamo fatto la nostra parte, il diavo'o
Ila fatto la sin, la conriusione ce la dirà
il Signore! Enrico Geymet
mente legata a'ia Riforma ed uno dei memb-i niù influenti del gruppo riformato da
lui costituito a Chambéry, pubblicò un suo
progetto politico che fece gran chiasso, ma
che non ebbe alcun seguito. Egli preconizzava l’adesione del duca Emanuele Filiberto alla Riforma e la successiva formazione di un grande stato allobrogo, con
caipitale a Ginevra c composto del ducato
di Savoia, del Delfinato e della Provenza,
Ino ad .Arles e ad Avignone.
Va il duca era troppo deciso a favorire
la Chiesa per accettare le conseguenze religiose di un progetto che, dal lato politico,
gli s->rr'4?va, corrispondendo esso aj suoi
sogni atohiziosi ed alla aspirazione costante del senato savoiardo. E gli attacchi del
d’-Allery al Papa, a Caterina de Medici e
al duca di Nemours coatrinsero il Duca ad
agire contro il senatore, che venne incolpato del crimine di eresia e di lesa maestà.
Processato nel maggio del 1562, egli avrebdovuto essere punito con la massima severità, che fu però addoiloita, grazie alla
connivenza dei suoi cclleghi del Senato ed
alle soifeciitazioni della duchessa Margherita. Per cui il d’Aller}', scarcerato nel
novembre 1562, veniva, il 1» aprile successivo reintegrato nei suoi beni, onori e
cariche preced mtemente avute. La montagna aveva partorito un minuseolo sorcio.
Fra i ccullaboratori di Calvino che hanno avuto dei contatti, direttamente o meno,
( on la Riforma nelle terre svizzere e savoiarde, sono ri'cordlati Clément Marot, Jean
Cre.spin. Galeazzo Caracciolo, marchese di
Vico, Sebastiano Castéllione, Celso Martinengo, 'François Buffet, John Knox, François Hotmail, Théedore Agrippa d’Aubigné,
Tliécdore de Bèze, Mallmrin Cordier, Robert Olivétan, cugino di Calvino, morto
assai giovane nel 1537.
I CONFESSORI
IN TERRA SAVOIARDA
Lungo anche l’elenco dei coraggiosi confessori della fede riformata in terra savoiarda e martiri per la loro fede; un Jean
Pointet che per la sua arditezza dinanzi
al menalo confessore ebbe perforata la lingua, prima di essere bruriato vivo; Louis
Courtet e Jehan Lambert, entrambi abbruciati vivi; un Matbnrin de la Motte, un
lean Godeau e un Gaihriel Béraudin, martirizzati, poi mandaili al rogo. Ed ancora il
prete Raphaël Bourdeille, bruciato in effige e poi condannato al carcere perpetuo;
Olande Janin, Jean Poirier, finiti sul rogo,
mentre altri vennero condannati alle galere: si salvarono soiltanlo quei che tempestivamente riuscirono a varcare le frontiere con la Svizzera, prima che li raggiungesse il tribunale della Inqudisizione o il
parlamento della Savoia, sempre strettamente uniti nel reprimere i fautori della
libertà di coscienza !
Dall’opera accurata dèi Boulitroip ci possiamo render conto come la Savoia, ritenuta una terra essenzialmente cattolica, sia
.«lata per oltre mezzo secalo percorsa aneli’essa dal movimento della Riforma che
vi fece sorgere numerose chiese. E se queste scomparvero, lo si deve alla reazione
violenta delle autorità religiose e civili del
XVI e dei XVII scc. Se i tempi sono oggi,
ringraziando il Signore, deS tutto cambiati,
i fatti evocati, come osserva Fautore, sono
esistiti e non si poissono oancé lare. Dobbiamo inizi, ricordando le sofferenze sopportate
dai nostri anienati per mantenere intatta la
loro fede, ringraziare il Signore che ci
concede di vivere in un periodo in cui la
libertà di coscionza è da tutti accettata e
dovrà essere la tutti, sempre più intimamente, rispettala. E cosi sia!
T. G. Pons
Firenze, 28-29 giugno
Relazione sulla Conferenza
del Quarto Distretto
Ventitré delegati delle Chiese valdesi della Toscana e del Lazio hanno dato vita alla
Conferenza del IV® Distretto, tenutasi a Firenze (nei locali di Via Manzoni) il 28 e il
29 giugno. Dopo il culto, presieduto dal
Pastore Paolo Ricca (testo della predica:
Salmo 73: 26) e reiezione del Seggio (Pastore Carco, di Livorno; Dottor Fusacchia,
di Roma; Signora Massa-Ceseri, di Firenze),
la Conferenza ha ascoltato la relazione della
Commissione Distrettuale, letta dal Presidente Pastore Malhieu, di Roma (Via IV
Novembre) e ne ha in seguito iniziato la discussione; eccone i punti salienti.
A proposito della situazione spirituale delle Chiese del nostro Distretto, la Relazione
osserva che « le nostre Comunità sono più
« preoccupate di conservarsi che di darsi, di
« sedersi a mensa che di servire, di udire
« che di testimoniare ». La Conferenza ha
fatto sua questa diagnosi e dal dibattito è
emersa l’esigenza per ogni nostra Chiesa di
comprendere la propria esistenza non tanto
come un ricevere quanto come un dare. In
relazione alla situazione spirituale del Distretto e di tutta la nostra Chiesa si è ancora parlato della carenza di vocazioni pastorali — segno grave che può indicare una carenza di sensibilità dì tutta la Chiesa alla
vocazione che le è rivolta. Quest’autunno in
Facoltà, nel II® biennio, vi sarà un solo studente! No comment.
Un altro tema di interesse affrontato dalla
Conferenza e relativo all’ovganizzazione della
nostra Chiesa è quello della autonomia. Si è
notato, tra l’altro, che l’autonomia favorisce
le Chiese forti le quali esercitano ì loro diritti spesso a scapito delle Chiese più pìccole
c non autonome : questo vale soprattutto per
i trasferimenti pastorali.
Quanto ai problemi di struttura della
Chiesa, la Confeienza si è espressa favorevolmente sulla istituzione dei Presbitèri : il nostro Distretto ha due presbitèri, uno toscano
c uno laziale.
Dopo aver trattato problemi locali, la Conferenza ha affrontato la vexata quaestio della
stampa e ancora una volta si è chiesta la
creazione di un giornale interdenominazionaie evangelico, al quale si possa in buona
coscienza applicare lo slogan proposto da un
membro della Conferenza : « abbona il prossimo tuo come te stesso ».
Un'ultima questione importante discussa
dalla Conferenza è stata la diaspora. Quella
del IV® Distretto è vastissima : ogni comunità ha una sua diaspora costituita di solito
da vari gruppi o famiglie : molto opportuno
è parso alla Conferenza quanto ha scritto in
proposito il Presidente della Commissione Distrettuale : « è necessario che il numero delle forze laiche disponibili (che assommano
a 23 unità nel nostro Distretto: già un bel
numero!) sìa incrementato e che le Comunità stesse si investano del problema della
diaspora e degli isolati, e comprendano la
necessità di essere meno gelose della predicazione del proprio pastore, per permettergli
più frequenti visite ai gruppi con sostituzioni in loco per mezzo di laici ». La Conferenza ha fatto Lue queste proposizioni, invitando le Comunità a metterle in pratica.
Sono infine stali eletti i Delegati al Sinodo nelle persone dei Fratelli: Barblan (Siena), Paolucci (Forano), Bianconi (Roma),
Ronzoni (Colleferro). ♦ ♦ ♦
6
pag.
N. 31 — 31 luglio 1964
Domenica 19 luglio
Concluso Canno accademico
Come lutti gli anni, alla fine di Giugno le
aule della Facoltà dj Teologia in Koma han
nc chiuso i battenti: il 109“ anno aocademico era terminato! Ricordiamo ohe l’attività della Facoltà si svolge, sul modello
universitario, con una sessione prineipale
di esami in Giugno, e due sessioni straordinarie a Ottobre e a Febbraio. La « sessione di Febbraio », ohe è spesso oggetto di
polemiche nella vita univeritaria italiana,
rappresenta quello loIie all’estero è la lunga
pausa fra i dne « semestri » in cui ai articola la vita universitaria. Nelle Facoltà
estere del eonitinente im « semestre » è una
unità dal punto di vista dell’insegnamento
e da quello amministrativo : la carriera uni •
versitaria di uno studente, infatti, non si
conta a « anni » come da noi, ma a numero
di « semestri »; e di solito non vi è corso
che non sìa completato in un semestre. Nella Facoltà Valdese vi è una breve pausa fra
un semestre e l’altro a Febbraio ; ma la maggior parte dei corsi si estendono a tutto
l’anno. Anche per questo moitivo, la sessione. d’esami di Giugno è quella principale.
Alla fine della sessione d’esami hanno
sostenuto le prove finali due candidati in
teologia: il cand. Teodoro Magri ha presentato una tesi di licenza sulla teologia del
culto in Calvino. A questo argomento ha
lavorato durante l’anno all’estero trascorso
all’università di Ginevra. Relatore è stato
il prof. Valido Vinay (della cattedra di Teologia Pratica). Il cand. Alfredo Sonelli ha
presentato una tesi sulla giustificazione nel
pensiero di Temmaso d’Aquino, rellatore, il
prof. Vittorio Subilia (cattedra di teologia
sistematica). Le comunità valdesi di Roma
hanno circondato questi due fratelli, -eh-;
per alcuni anni ne sono stati membri, quando hanno sostenuto il loro sermone di Licenza teo-logica, -la Domenica mattina, rispettivamente nella chiesa di Via IV Novembre e in quella di Piazza Cavour. Altri
candidati hanno preannnnciato le loro prove finali per la sessione autunnale.
L’ultimo atto ufficiale dell’anno accademico è stato il culto con Santa Cena, presieduto dal prof. Alberto Soggin. Al culto
hanno preso parte, oltre agli studenti, i
pro-fessori -con -le loro famiglie, i membri
del Consiglio residenti in Roma, la direttrice del Convitto con alcuni dei suoi collaboratori, ed alcuni degli studenti non in
teologia che risdedono in Convitto: è stalo
cosi .anche il « culto domestico » che ha
riunito tutti quelli che abitano in Via Pietro Coesa 42 prima che le loro vie li portino
molto lontani gli uni dagli altri, chi all'estero per un anno di perfezionamento,
ohi alla direzione di una co-raunità, chi a
delle vacanze operose (in sostituzioni estive, o... in preparazione per la sessione
autunnale di esami!).
Nella -stessa -giornata aveva avuto luogo
una cerimonia anch’essa rivestita di una
certa ufficialità, ma limitata al mondo studentesco: l’elezione del praeses -per il muovo anno accademico! Dopo un anno di esercizio dello studente Mario Berutti, a succedergli è stato designato lo studente Luciano Deodato, ohe frequenterà il quarto anno
Oltre alla responsabilità dei rapporti fra gli
studenti e il Consiglio, egli avrà anche quella di organizzare la riprodnzio-ne e la distribuzione delle dispense, che da alcuni
anni impegna molto il gruppo studentesco
(speria-ino con profitto anche di pastori e
laici delle nostre comunità!). Per questa
re-sponsabilità diciamo grazie al praeses
uscente, e auguri al praeses entrante!
A suo tempo sarà pubblicato sui nostri
periodici l’-awis-) relativo a'Ha ripresa dei
corsi e alle iscrizioni dj nuovi studenti al
primo anno. Chi volesse fin da ora informazioni al riguardo, può scrivere al segretario del- Consiglio, p-rof. Bruno Co-rsani,
Casa Valdese, Torre Peìlìce (Torino) ohe
sarà lieto di fornire qualsiasi indicazione
anche nrima del Sinodo. B. C.
:Ti
— Nel -corso del culto di domenica 5 luglio, è stato ammlni-strato il Santo Battesimo a Romano Mirelila, di Vittorio e Costantino Graziella (Giacnlinera). Il Signore faccia crescere nella Sua grazia questa
piccolla bambina e dia ai genitori ed ai padrini di adoperarsi affinchè -trovi un giorno
la via della fede -personale in Gesù Cristo
Il ostro Salvatore !
— E’ manca-ta troppo .presto all’affello dei
suoi cari la nostra sorella Romilda Rostagno-Gallo Bona, di anni 67 abitante -con la
famiglia a Torino, ma sempre trascorrendo
i mesi estivi a Praroistino (Buia). I funera-Fi
si sono svolti sabato 11. Un gruppo di ami
< i e di lonoscenti, col Pastore, hanno po
ai-compagnalo la salma al cimitero di Zu
iiieglia (Biella), iiaese d origine della Si
gnora Romilda. Rinnoviamo al marito, sig
Luigi, ai figli alla .sorella, al fratello ed a
paren'.i tulli, respressione della nostra vi
Va simpatia cristiana.
— Sabato 18 nel tempio è stato benedetto
il matrimonio di Coi-sson .Marco (Piani) e
di Casag-rande Anna Maria (San Secondo).
La loro unione sia anche una alleanza col
Signore.
— Numerosi sono ormai i villeggianti c
gl.i amici di Praroslino giunti in mezzo a
noi. Se ne vedono un no’ dappertutto, a S.
Bartolomeo (dove i locali della -cbiesa sono
al gran conipletol e nei vari villaggi. Molli di loro Ij vediamo regolarmente al culto,
il che ci railiegra profondamente nello spirito! Auguriani-o a tuttii un sereno periodo
di permanenza a Prarostino.
INCONTRO
alla Vaccera
Il Colle della Vaccera ha vissuto una gior
nata di intensa animazione: domenica 19
Luglio, sotto gli auspici del Comitato di
Gruppo della FllV che ha così rinnovato
una bella tradizione dì molti anni fa, la
Vaccera ha ospitato i giovani delle Valli.
Nè le strade disagevoli, nè le molte ore di
cammino hanno scoraggiato le numerose comitive che, da quasi tutte le parrocchie, favorite dal bel tempo, si sono avviate all'incontro- ISè il caldo della mattinata di sole,
nè la minaccia di pioggia del pomeriggio
hanno guastato il ben riuscito convegno.
/Abbiamo trovato vecchi e nuovi amici, siamo stati in montagna, ci siamo divertiti. E
et siamo raccolti, nella tarda mattinata, intorno alla Parola di Dio per celebrare il
nostro culto, presieduto dal Maestro sig.
Claudio Tron e dal Past. Alberto Taccia.
Nella .suggestiva cornice del paesaggio alpestre è risuonato forte e vigoroso l’appello
al servizio cristiano. In un veloce excursu
il Pa.st. Taccia ha prospettato davanti a noi
praticamente, .semplicemente, le varie pos
sibilità che ci sono offerte, oggi, di rispon
dere alla vocazione di Chi è venuto pe
servire e n.in per essere servito. Le forme
classiche del servizio cristiano rimangono
valide: il ministero pascolale, per il quale
è oggi più che mai necessario trovare dee
giovani che vi si dedichino; il servizio nei
nostri istituti di assistenza che hanno biso
gno di personale spiritualmente, oltreché
GIOVANILE
di Angrogna
tecnicamente, preparato: le nostre scuole
¡.et cui occorrono insegnanti veramente credenti e impegnati. A questi si aggiungono
nuove forme di servizio aperte ai nostri giovani attraverso i ’’gruppi di servizio ' di
cui esistono già esempi concreti (Riesi
hrifiel. Pachino). Nel servizio per il mondo la Chiesa, c quindi i suoi giovani, deve
trovare la sua vocazione vera e seguirla con
coraggio e consacrazione. Vibrante, realistico appello: problemi di oggi per dei giovani di oggi, nella suggestione di un culto
celebrato sui nostri monti valdesi: abbiamo cantato con slancio e pregato con fede;
il Signore ci conduca lungo le sue vie. 1
canti sono stati accompagnati dai nostri
trombettieri, ridotti tuttavia a un duetto che
ancora ringraziamo. Molto apprezzata e si
gnificativa è stata la partecipazione al Convegno di un grupijo di giovani tedeschi di
Gottinga attualmente a Pramollo come
’’gruppo di servizio” per compiere un lavoro a favore di quella Comunità.
Il pomeriggio, nel cortile della simpatica
locanda Plavan, è stato dedicato a gare, giochi e canti che hanno contribuito a realia
zare un notevole affiatamento, il tutto coronato da una merenda a base di patate bollite e cotechino preparato con cura dal nostro valoroso comitato di gruppo.
La giornata è stata troppo breve: ne è
piacevole il ricordo, come ne sarà cara una
nuova edizione. Franco Monnet
Associazione Amici
dei Coilegio Valdese
A Torre Pe’lice si è svolta la prima manifestazione culturale-ricreativa dell’estate,
oiganizzata dagli « Amici del Collegio Valdese ». NeTAula Magna del nostro istituto
!a sora di sabato 25 luglio, il cinedlub di
Pinerolo, che gentilmente ha collaborato,
presentò alcuni films a passo ridotto in
Fianco-nero o a colori, tutti sonorizzati, c’ie
riscossero vivo interesse c plauso dai nu
merosi i-nlervenuti. LIn caldo ringraziamento ai brinanti e sensibili cineamatori, par
ticolarmente al Ca-v. Pisandii e al Doti.
Scarog-nina arguto e ipiaoevolle presentaior?,
insieme al Doti. Ga-rdio-l, Presidente dell'i'E-soriazione. Con questa ed altre suoeesfivt serate, la ormai più che decenna'e associazione si rende sempre più viva ed opera-iite nella nostra cittadina, nel duplice intento d.i offrire motivi d’interesse agli ospiti eitivi, e di estendere e rafforzare la reciproca conoscenza fra gli cx-:ilunni del nostro istiljto d’isf.uzione superiore.
La riunione al
Colle delle Fontane
avrà luogo domenica 9 agosto
alle ore 15.
_ In_ caso di cattivo tempo la
riunione si terrà nella Cappella
delle Fontane.
Un cordiale invito è rivolto a
tutti.
iiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiii
iiimitiJimiiiiHmiiiiimimiiiiiim
iiiiimimiiiiimiimiiiHi
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
ROBA
— Per o-litre due sellimane abbiamo avuto il gradito soigigiorno di una équipe di
trenta -giovani franceei, guidati dai vecchi
amici Pastori Borei e VuiMequez, accompagnati dalle rispettive conisorti. E' stato questo un campo riuscitissimo, ben organizzalo e ben diretto. Tutti i campisti si sono
comportati in manieira eccellente e degna
di lode. I direttori si sono espressamente
dichiarati soddisfatti sotto ogni aspetto per
l'accoglienza loro riservata.
La loro presenza in mezzo a noi è stata
particolarmente sentita durante il culto delle due 'domeniche comprese nel periodo
della loro permanenza e duna-nte la celebrazione della S. Cena di domenica 26 corr.:
forse si possono fare delle riserve, esprimere delle perplessità, ma la diistrihuzio-ne de
gli elèmeuti delia S. Cena fatto a tutti i partecipanti disposti in un grande semicerchio
intorno al tavolo esprime in maniera più
concreta l’idea della famiglia e della comunione che si ha in Cristo, nostro unico
Signore.
E vogliamo ringraziare i due CoUeghi
francesi per i messaggi fraterni offertici.
— Un’ombra di dolore intenso è calata
sulla famigSia del nostro caro Maurizio
Toum. Come è già noto a tutti, vittima di
ur. grave incidente occorsogli sul lavoro,
egli è stato trasportato d’urgenza alle Mobnette di To-tino dove è stato ricoverato
co-i prognosi riseirvata. Bd è con pensieri di
profonda riconoscenza al Signore che abbiamo appreso che le sue con-di-zio-ni generali sono nettamente sui,la via del migHioramento. La moglie Edy ha a-ppreso la notizia con grande forza d’anima, con fede profonda nel Signore che è sempre vicino a
lutti co’oro che lo invocano nel dì della
distretta. Ed il nostro augurio nel Signore
è ch,= Maurizio faccia presto ritorno fra i
suoi c.-iri ed in mezzo .o noi.
— Ma il Signore dispensa anche delle
gioie nella nostra vita a volte triste e dura.
Lo casa de! nostri Silvio ed Evelina Morel
è stata infatti aMietata per la terza volta
dalla nascita di Bruno. Invochiamo sul pi“coilo tante benedizioni del Signore.
— Come è stalo iireann-unciato, domenica 16 agosto avrà luogo ai Centro il nostro
bazar e-s‘tvo. E’ in circolazione reilenco dei
premi dellila lotteria, realizzata grazie al
dono della tradizionale coperta offertaci
dalla Sor. Cnimière e ad altri doni offerti
dalla sig.ra Grill. Vi sarà anche la pesca
di bene-ficenza ed altri banchi. Ogni dono
è sempre mólto gradito.
— Donieiìica 19 luglio ha avuto luogo alle Furitie il nostro bazar di quel quartiere.
Vogliamo esiprinicre un vivo ringraziaiiieinlo
l'Ila Presidenle disile Madri di quel quartiere, che ha dato prova dì vero spirilo di
fCirvìzio per la Chi^isa del Siguore organizzando con po'chi^.iìniii coltaiboralori un bazar i>er nulla inferiore a quello degli anni
scorsi.
POMARETTO
— Domenica 2 agosto ore 15 stià
luogo uria riunione all’Inverso Pinasca, località Ruina.
VILLAR FEROSA
Campo esploratori francesi. — Durante
il mese di luglio sono stati nostri ospiti una
sess-anitina di « éclaireurs » guidalii dal Prof.
Férard.
Essi provenivano dal circondario di Parigi e hanno fissato le loro tende all’Invefso intorno ai « Boschi » dando una certa
animazione al quartiere delle Chenevières.
Ringraziamo la popolazione che li ha accolti con fraternità e... comprensione e ringraziamo pure i nostri giovani ospiti per i
loro canti ed il Prof. Fér-a-rd per l’ottimo
messaggio dato ad uno dei nostri culti.
Nascite. — Diamo il più gioioso benvenuto al piccolo Giorgio venuto ad arricchire, dopo Patrizia, la casa dei nostri cari fratelli Regis e Marina Beux.
Esprimiamo pure le nostre felicitazioni
al Pastore di Pinaiche (Wiir.lt.) Doti. Eiss e
Signora che dopo due bimbette hanno avuto la gioia di salutare l’arrivo del piccolo
Friedemann.
Decessi. — Due voile, nel giro di due
settimane, abbiamo dovuto mobilitarci per
accompagnare al campo del riposo le spoglie mortali dei genitori di due nostri cari
catecumeni ed in ciascuna abbiamo sinceramente sofferto con le famiglie afflitte,
pur istudiandoc} di ricordale loro le sicure
e gloriose promesse deU’Evangelo.
Germana Genre ved. Grill di anni 55 de
ceduta l’il giugno nella -sua casa alle Caserme e sepolta il 13 nel cimitero di Villar.
Funerale ricco di fiori e d-i sentimenti. 1
c' inpagni di lavoro del figlio vogilio-no portare la bara a spalle; le compagne di scuola, ac-compagnaite da una iprofesso-ressa, circondano con affetto Lilia. Due o tre di esse
avevan chiesto quel mattino a un professote: «Lilia non -ha poituto pirep-ararsi bene
pei l’esame a causa della malattia della
Mamma, non potrebbe togliere qualche voto a noi affinchè Lilia abbia la sufficienza
in tutte le ma'erie? ». Lilia ebbe la sufficienza, tua questo affetto delle sue compagne resterà certo come un fiore tanto caro
sulla tomba della sua Mamma.
Enrico Jnhier di anni 54 deceduto all’Ospedale dj Pinerolo dopo molte soffrenze
il 26 giugno. II suo funerale venne ceHebrsito nel lem,pio di San Germano Chisone, sua
terra natia, gremito di parenti e di fratelli?
in fede giunti così, dalla sua terra d’origine
come da Villar Pero-s-a sua thiesa adottiva.
Aon aveva trovato in Villar, dove si era rifugiato in seguilo ad un lutto, la pace e la
prosperità desiderate. Prima mia lunga malisllia del figlio po-i rinferni.tà che lo doveva stroncare in piena niaturilà avevan colmato la sua casa di «offerenze e di pianti.
4,011 amarezza e quasi con un senso di cattiva coscienza i Villa-resi han preso commiato dalle sue spoglie, come dalla vedova e
dal figlio. Il Iddio è il Padre degli orfani e
il difensore delle vedove ». Nuilla di più
abbiam saputo dire... Ma è forse possibile
sulla terra, dire meg-lio? Il pa.slore Beri ha
acconipaguato il funerale al Campo del Riposo. Anche qui. professori e studenti del'a Scuola Media frequentata dal figlio Mario li-a-u preso no-iiilc e viva parte al lutto
LUSERNA S. GIOVANNI
Due dipartenze. — 111 J» gl,ugno la comunità ha pa-rteciipato numero-sa al servizio religioso per la dipartenza del nostro fratello André Gaydou, fedele custode, insieme
alila sua compagna, per un trentennio, del
temriiio e ili 19 luglio il Signore richiamava
a Sè, dopo llunighe sofferenze il noisl-ro fratèllo, pirofu-go russo Petfir Raskito, ospite,
insieme alla moglie, da qualche anno, del
Bifuglo Re Carlo Alberto.
Alle vedove e alle famiglie nel duolo riniic.rianio Feisipireasio-ne della nostra solidale
speranza cristiana.
— Tre nuovi focolari. — Abbiamo avuto
la gioia di celebrare, in queste settimane, iì
inalrimouio di: Ferruccio Benech con Fernanda Gaydou ;1 6 giugno, dii Enrico Sibille, da Torre Poillice, con Edda Giachero il
29 g'iugno e di Giulio MaUin ccn Silvia Borine’. il IR luglio.
Agli spisi felici e alle toro fam-iigl-ie, ancora i losbri fervidi auguri nel Signore.
ANNUA VENDITA
DI BENEFICENZA
Il tradizionale ritrovo della
comunità e dei suoi fedeli amici
avrà luogo — Dio permettendo
— questa Domenica 2 agosto,
dalle ore 15, nella Sala Albarin,
ai Bellonatti.
Interessantissima esposizione
di manufatti della nostra instancanile Società di cucito ed
assortito Buffet per il quale
giungeranno graditi i doni di
ogni natura.
Cordiale arrivederci a tutti!
Culto radio
ore 7.40
DOMENICA 2 AGOSTO
Pastore Emidio Santini
Chiesa Battista - Genova
DOMENICA 9 AGOSTO
Pastore Gino Conte
Chiesa Valdese - Torino
PONTEBBA
— Giovedì 16 luglio r. m., all’età di 84
anni, dono una vita spesa al servizio del
prossimo, è deredu-to a Bagni di Lusnizza
(FoJiteb’oa) il Doti. Hainto Huber, fedele
amico del nostro gruppo valdese di Poulebb.“..
I fratulli di questa piccola romunilà, insieme al l’astore, desiderano ancora una
volta esprimer-; ai fami'liari colpiti dal lutto la loro più affettuosa simpatia fraterna,
in Colui che è « la risurrezione c la vita ».
— Sei battesimi — Ivo Franco Albarin
di Giorgio t- Silvana B,>nnet il 31 maggio;
U'alter Roman di Silvio e Franca Salv ivagic-l, ,1 14 gittgrio; Daniela Enrichettu
Benech di Valdo e Maria Luigia Malan, nel
tempio del Oiahas,, il 14 giugno; Giorgio
.Ct'/.tsgp di Eigiidio e Blena Long, -il 21 giugno: Roberto Gogna di Giuseppe e Atti-Ha
B‘’rla'ot, il 5 luglio; Luca Peyrot di Giovanni e Wanda Meynet, al Ciabas, il 12 luglio. Il Signere benedica e guidi nelle Sue
vie questi teneri angeli del gregge e eolloro
ai quali li ha affidati.
— Visite. — La comunità è vivainente
grata ai Pastori Seiilfredo Coiueci, Umberto Beri ed al Prof. Emanuele Tron per i
loro cdifiraiuti messaggi.
— L'.4ssemblen di Chiesa di doinenira
sera 19 luglio Ira, fra l’altro, uoininato una
apposita rommis-sione per presiedere a,! lavori e predisporre i vari servizi, in vista
della miglior riuis-cita del’la Festa del XV
agosto, elle -si terrà quest’anno in immediata prossimità dello rjlorico tempio rlel
Ciabas nello stupendo ca.s>tagneto generosamente messo a disposizione dal Prof. Delio Malan e sito sulla riva angrognina del
confinario torrente Argorino, a pochi metn
a nio-nte del ponte onioni-ino. Presidente
della eonimiissione, il Dott. Sergio Gay.
Doni in natura per il n Buffet prò Ciabas
e Giannvella » Siaranno ricevuti con gratitudine e da ogni parrorchia di Valle dalle incaricate sig.ra Marietta Beux-Pontet e sig.na
Edda Bounous o al Presbiterio.
La nostra stampa
vi Interessa ?
PERSONAL! A
Riceviamo la lieta notizia di alcuni
matrimoni celebratisi negli ultimi
giorni: il 22 luglio si sono sposati a
Bologna .Ada Cavazzani e Giordano
Sivini; il 25, a Milano, Giorgio RoChat e Donatella Gay; il 26 a Roma,
Paolo Ricca e Stella Girolami.
A ognuna di queste giovani coppie
rivolgiamo il nostro augurio più cordiale di una lieta e ricca vita in, co
mune, dovunque, nella chiesa e fuori,
svolgano la loro attività e il loro servizio.
* * *
Partecipiano fraternamente al dolore dei familiari colpiti dalla scomparsa della prof. Amina Bosio, minata
da mesi da nn male incurabile che essa aveva saputo affrontare con grande coraggio e serenità, che le venivano
dalla fede: in quella comunione di fe
de e di speranza ci sentiamo vicini ai
suoi, ora più che mai, in un ricordo
che non è \olto solo al passato.
Direttore resp.: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Cip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (Tot
Il Signore ha richi-amaio a Sè la
Prof. Amina Bosio
Lo annunziano oon profondo dolor»
la mamma Alice Tron, il fratello
Emanuele con la moglie e i figli, i parenti tutti.
Torre Pellice, 16 luglio 1964.
« Sia che viviamo o che moriamo, noi siamo del Signore »
(Ro-m. 14: 8)
”11 Signore è il mio Pastore
nulla mi mancherà”.
(Salmo 23)
Le famiglie Rostagno e Gallo-Bona
riconoscenti per le calde dimostrazio
ni di stima ed affetto tributate alla,
loro cara buona
Romilda
ringraziamo vivamente i Pastori sigg.
Peyrot e Bouohard e quanti furono
prodighi di a,iuto, appoggio, conforto
nella penosa, corcostanza e vollero accompagnarle la loro Cara all’estrema
dimora.
Prarostino, luglio 1964.
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