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Anno 127 - n. 13
29 marzo 1991
L. 1.200
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Gruppo II A/70
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a : casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
GUERRA E CULTURA
Siamo già
nel |f uturo
Ogni società, ogni cultura, ogni
tradizione esprime se stessa e
le sue paure anche nell’espressione artistica. Esprime e tramanda modi diversi di reagire
ai fatti che la concernono, fornendo tra l’altro degli elementi
interpretativi a quanti la prendano in esame in seguito. Così
sulla guerra nel Golfo, se non
mancano certo le sedi per l’analisi politica, storica, economica,
non è forse inutile cercare di
capire a quali simbologie, a quali riferimenti culturali ci si è
accostati.
E questo lo si può fare partendo da un genere espressivo,
letterario e cinematograflco, come la fantascienza.
Genere popolare, considerato
basso, di consumo, da leggersi
in treno, la fantascienza offre al
cinema alcune intuizioni poetiche non prive di interesse.
Negli anni della guerra fredda (il periodo d’oro di questi
film sono gli anni ’50) quasi tutti cercavano di esorcizzare la
paura concreta dell’invasione comunista, dando loro le sembianze dei marziani, o addirittura
di... baccelli distruttori. Da un
dato storico e reale (la tensione mondiale tra i due blocchi)
si faceva un salto nella fantasia (le creature di altri mondi)
per dimostrare che la vita di
tutti i giorni poteva essere messa in pericolo da un nemico.
« Guerre stellari » ha concluso
q,uesta parabola, coi suoi « cattivi » in uniforme grigio-blu, negli anni (tra i ’70 e gli ’80) in
cui Gorbaciov non era ancora
all’orizzonte.
Ora'è tutto diverso. I film degli anni ’80 («Biade runner »,
« 1997: fuga da New York»...)
ci stanno abituando ad un’idea
opposta: sono ambientati nel futuro, sì; ma quel futuro è sempre meno futuro; è sempre più
vicino, presente, incombente. Così è per la babele delle metropoli, incontrollabili quanto a
traffico, commerci d’ogni genere, delinquenza organizzata, uso
di lingue diverse; così per il caso del quartiere di New York
(un intero quartiere!) trasformato in un gigantesco carcere.
Per ora ci sono i quartieri « offlimits » ingestibili a causa delle tensioni sociali. E c’è chi si
spinge più in là filmando, in modo particolare, alcune nostre città per renderle irriconoscibili,
stranianti, per meglio indicare il
disagio di chi vi abita e non ci
si ritrova esistenzialmente.
Atteggiamenti diversi, che denotano tutti una profonda inquietudine. Sarebbe importante
studiarli, perché attraverso atteggiamenti, a volte inconsapevoli, passano (o possono passare) anche dei giudizi politici, etici, o entrambi. Essendo pochi gli
spazi in cui questi ultimi hanno cittadinanza, tanto vale coglierli.
Ecco, ascoltando una corrispondente televisiva che dal Golfo descriveva le esplosioni (peraltro visibili sullo schermo) come simili ad un film di fantascienza, mi sono chiesto se tale
atteggiamento rientrava in uno
di quei casi. Con la differenza,
concretissima, che là intanto si
moriva davvero.
Alberto Corsani
IN SOCCORSO Al PROFUGHI ALBANESI
Le chiese pugliesi si mobilitano
Un comitato, in relazione con il Servizio rifugiati e migranti della FCEI, coordina le iniziative locali - Le necessità sono molte: oltre all’accoglienza bisogna pensare al domani
Venti giorni dopo l’arrivo massiccio dei primi profughi albanesi,
di fronte al quale le strutture
pubbliche hanno dato forfait, sono ancora le strutture private ed
ecclesiastiche a svolgere un’azione di supplenza rispetto ai compiti che una legge dello stato
attribuisce allo stato stesso. C’è
la Caritas che si è mobilitata in
azioni di solidarietà, rria ci sono
anche le nostre chiese evangeliche.
Si è formato un piccolo comitato della Federazione delle chiese evangeliche di Puglia e Lucania (Massimo Aprile, coordinatore, Franco Carri, Tommaso Gelao,
Odoardo Lupi, Isaia Saliani) che
ha il compito di coordinare — in
stretta relazione col Servizio rifugiati e migranti della FCEI —
tutte le iniziative locali.
Ma come si sono mosse le chiese in concreto?
« A Mottola — informa Massimo Aprile — stiamo ospitando 9
persone. Un intero nucleo familiare composto da genitori, tre
figli, due fratelli del padre e un
suo cugino. Sono ospitati nella foresteria della chiesa essendo l'altro appartamento già occupato da
rifugiate somale. La Chiesa battista è stata la prima ad ospitare
albanesi (dal 9 marzo) ed ha svolto un’azione di stimolo sia verso
altre chiese sia verso l'amministrazione comunale. Attualmente vi sono nel comune 34 albanesi. Il comune ha loro messo a disposizione un servizio mensa (solo il pranzo) e lavanderia ».
« A Taranto — dice Odoardo
Lupi — abbiamo ospitato nella
sala di attività nove persone. Abbiamo attrezzato la sala con letti
a castello e i fratelli e le sorelle
di chiesa si sono impegnati per
fornire loro il vitto. Il Consiglio
di chiesa però pensa che debbano
essere gli stessi profughi a gestire la quotidianità. L’idea è quella di fornire al gruppo una somma settimanale che essi stessi
possano gestire per le loro necessità. Tra i problemi che la
comunità di Taranto sta affrontando vi è anche quello della salute degli ospiti. Uno di loro infatti ha dovuto essere ricoverato
in ospedale per una malattia già
contratta prima dell’arrivo in
Italia. L’inserimento nella comunità è molto buono e gli ospiti
partecipano al culto e càcuni anche alla Santa Cena ».
« A Gioia del Colle — dice Filomeno Rosi — ospitiamo 5 persone, due giovani coppie con un
bambino. Siamo gli unici nel paese ad ospitare profughi. Per il
vitto come per l’alloggio i nostri
ospiti sono a carico della nostra
chiesa. Non sappiamo però fino
a quando potremo farcela. L’amministrazione comunale si è detta disponibile a pagare il fitto per
una casa, ma non è facile trovare
chi ci dà una casa in affitto ».
« A Bari —■ spiega Anna Sinigaglia — ospitiamo nella Chiesa
battista una persona. Si tratta di
un violinista professionista. Per
il vitto provvede la chiesa senza
problemi. Il problema è un al
tro: il nostro ospite desidera farsi raggiungere dalla propria famiglia il più presto possibile. Non
siamo in grado di organizzare
una simile ospitalità ».
« Sempre a Bari —- riferisce
Isaia Saliani — la Chiesa valdese
ha avuto a sua disposizione, da
parte di un membro di chiesa,
una casa attrezzata di tutto dove sono ospitati tre albanesi ».
« A Cerignola — dice Franco
Carri — ci stiamo preparando
per accogliere un nucleo familiare di 6 persone. La situazione è
però difficile dato che, in passato,
il paese ha avuto parecchie difficoltà ad accogliere extracomunitari ».
« Ad Orsara — informa Magri — siamo disposti ad ospitare
presso il Centro sociale una famiglia di 7-8 persone. Abbiamo
dato la nostra disponibilità in
questo senso ai servizi sociali
del comune di Brindisi ».
« A Gravina — dice Martin
Ibarra — abbiamo ospitato due
albanesi nella casa pastorale. Ad
Altamura invece ospitiamo nella
casa pastorale 6 albanesi. In città si è costituito un comitato a
favore dei profughi costituito
dalla Caritas, dal comune e dalla Chiesa battista ».
« A Cersosimo — spiega Marilù Moore — abbiamo ospitato 6
albanesi ma questi, sentendosi un
po' isolati nel nostro paesino,
hanno deciso di tornare a Brindisi ».
Inoltre a Corato sono ospitati
Eterni perdenti o vincitori?
« Se abbiamo sperato in Cristo per questa vita
soltanto, noi siamo i più miserabili di tutti gli
uomini. Ma ora Cristo è risuscitato dai morti, primizia di quelli che dormono » (I Corinzi 15: 19-20).
« Quando udirono menzionare la resurrezione
dei morti, alcuni se ne facevano beffe; ed altri
dicevano: su questo ti sentiremo un’altra volta»
(Atti 17: 32).
Se c’è un terreno sul quale, come credenti, siamo perdenti, questo è proprio l’annuncio della resurrezione.
Perdenti nei confronti del pensiero e della cultura, che non può inserire questo elemento negli
schemi della razionalità logica; perdenti nei confronti della scienza, alla quale non siamo in grado
di fornire prove probanti; perdenti nei confronti
della ricerca storica, perché le testimonianze lasciateci dagli Evangeli, pur ricche ed abbondanti, si
contraddicono, e nessuno è in grado di ricostruire
lo svolgimento lineare dei fatti. E perdenti anche
sul piano della religione, perché la resurrezione può
essere fraintesa come una scappatoia per non affrontare la radicalità della morte, per attutire la lacerazione della separazione, per lenire l’angoscia
cupa, dentro di noi, al pensiero della nostra fine.
Perché, allora, insistere, Pasqua dopo Pasqua,
su questo scoglio enorme della resurrezione? Non
ci basta il Cristo profeta, dalle parole profonde che
scendono nell’anima, o il Cristo misericordioso che
sana e perdona, o il Cristo inimitabile esempio di
amore per il prossimo? No. Anzi, apprendiamo con
stupore che accettare questo Cristo — che, pure.
4 profughi e a Brindisi la Chiesa valdese sta ospitando 8 persone nei locali di culto. Profughi albanesi si trovano anche a
Vasto.
Insomma Taccoglienza dei profughi ha coinvolto quasi tutte le
nostre chiese pugliesi e non solo. Arrivano offerte di ospitalità
anche da altre parti, da Scich,
da Pozzuoli, da Reggio Calabria,
da Vittoria.
Altre chiese collaborano finanziariamente con quelle pugliesi.
La Chiesa battista di Pordenone
ha inviato un primo aiuto finanziario di 1 milione e mezzo, il
Foreign Mission Board della
Southern Baptist Convention ha
inviato 10 milioni e ne ha promessi altri 20. I doni arrivano un
po’ da ogni luogo e ricordiamo
la sottoscrizione aperta dalla
FCEI (vedi riquadro).
Le necessità però sono molte.
Non è pensabile provvedere solo all’assistenza, occorre aiutare
queste persone a trovare un lavoro, una casa. Il comitato delle chiese pugliesi ci sta già pensando e lancia un appello: chi
è in grado di offrire un lavoro
può telefonare al pastore Martin Ibarra (tei. 080/854913).
Vi sono poi progetti di corsi
di italiano e di formazione professionale, su cui riferiremo
prossimamente.
Giorgio Gardiol
PASQUA
sarebbe sufficiente per cambiare il mondo — evidenzierebbe soltanto la nostra miseria.
« Cristo risorto è la primizia... ». Dunque l’inizio di qualcosa di assolutamente nuovo ed inimmaginabile.
Possiamo accettare di essere perdenti su tutto,
ma non sul Regno.
« La primizia »: in questo termine umile e semplice è racchiusa tutta la novità del Regno di Dio,
della vittoria sulla morte, dei nuovi cieli e della
nuova terra. Cristo risorto: lui è l’inizio della nuova creazione e della nuova umanità.
Se la croce è il quadro storico nel quale si svolge la predicazione dell’Evangelo, la resurrezione è
il senso profondo ed autentico del nostro soffrire e
sperare.
La resurrezione non è il successo che arride a
chi ha saputo lottare fino allo stremo, ma è l’atto
iniziale della nuova creazione: la morte è travolta
dalla vita, la sconfitta è mutata in vittoria, la vittima in trionfatore, il debole in forte, il maledetto
in eletto, l’ultimo in primo e Dio, l’assente, diventa
presente!
Perciò la resurrezione, il segreto del nostro vivere e del nostro morire, è anche la chiave per
comprendere il senso della testimonianza evangelica quotidiana.: « Tribolati in ogni maniera, ma
non ridotti all’estremo; perplessi, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; atterrati, ma
non uccisi; portiamo sempre nel nostro corpo la
morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si
manifesti nel nostro corpo» (II Corinzi 4: 8-10).
Luciano Deodato
FCEI
SOTTOSCRIZIONE
PER I PROFUGHI
ALBANESI
Le vicende dei profughi albanesi sbarcati in Puglia hanno fatto
scattare fin dal primo giorno la solidarietà delle comunità evangeliche
locali, attonite per i gravi ritardi
degli interventi statali e sconvolte
dalla condizione subumana di questa gente ammassata sui moli o
vagante per le strade e le campagne.
Anche in altre regioni, diverse
comunità hanno comunicato spontaneamente alla FCEI di essere
pronte ad offrire contributi in denaro o in natura (ospitalità, indumenti, ecc.). Collegando queste disponibilità con le proprie iniziative di raccordo con le comunità locali, di sopralluogo, di inventario
delle prime necessità e di contatti,
che già hanno dato qualche frutto,
con ambienti ecumenici internazionali, la FCEI lancia una sottoscrizione e invita a segnalare le offerte di natura diversa (volontari,
possibilità di ospitare singoli o piccoli nuclei in strutture comunitarie, materiale, eco.) al: Servizio rifugiati e migranti deila FCEI, via
Firenze 38, 00184 Roma, tei. 06/
483788.
Il conto corrente postale della
FCEI è: 38016002, intestato a: Federazione delle Chiese evangeliche
in Italia.
Con preghiera di specificare nella causale « Pro rifugiati albanesi »,
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fede e cultura
29 marzo 1991
NAPOLI
TEATRO
Galassia Gutenberg n. 2 giì ultimi giorni
deirumanità
La mostra mercato del libro, il suo pubblico, gli espositori e gli
intenti degli editori - I problemi e qualche osservazione critica
1^ seconda edizione di Galassia
Gutenberg, ossia il mercato e la
mostra del libro, ha avuto luogo
anche quest’anno dal 20 al 24
febbraio, alla Mostra d’oltremare, con un risultato tutto sommato positivo ed incoraggiante.
In una città come Najx)li, piena di luci e ombre, dove convivono, spesso gomito a gomito, grandi tradizioni culturali e sacche di
povertà e di arretratezza, prestigiose istituzioni culturali e degrado ambientale, impegno civile
e camorra, una mostra-mercato
del libro è di per sé un avvenimento di grande rilievo culturale e civile, un segno di vitalità e
di speranza.
Questa mi pare sia la giusta
prospettiva da cui bisogna porsi,
al di là di comprensibili critiche
e polemiche, per valutare obiettivamente questa seconda edizione di « Galassia Gutenberg ». E
in questa direzione credo vada
interpretato il grande afflusso di
visitatori alla mostra: un pubblico eterogeneo (per età, cultura,
professione, ecc.), curioso ed in
SEGNALAZIONE
Repertori
gangaleani
Prosegue infaticabile il lavoro
che il pastore Paolo Sanfilippo
compie per scegliere, riimire e
diffondere fra le più giovani generazioni gli scritti di Giuseppe
Gangale.
La figura multiforme di questo
protestante ancora poco conosciuto ci viene offerta anche attraverso la raccolta di alctmi
scritti a suo tempo pubblicati
da « Conscientia » negli anni
1925-26, che affrontano alcuni
aspetti dei riformatori ma anche l’atteggiamento del credente evangelico di fronte alla politica.
Ma accanto a questi scritti
troviamo anche alcrme opere
poetiche, che esprimevano non
solo l’ispirazione lirica di questo italo-albanese, ma anche e
soprattutto una maniera di vivere e comunicare la fede.
Di poche settimane precedenti è la comparsa, ulteriore tappa del lavoro di Sanfilippo, di
un’utile « Bibliografia gangaleana », con prefazione del pastore Sergio Ribet.
Libri ricevuti
Abbiamo ricevuto:
Corrado MORNESE, Dolcino e la rivoluzione apostoiica, Biella, Centro
Studi Dolciniani editore, 1990, pp. 54,
L. 10.000.
Wim RIETKERK, Dio: illusione o realtà?, Isola del Gran Sasso, Diffusione
letteratura cristiana, pp. 120, L. 4.000.
Roger LIEBI, La storia universale
nella visione del profeta Daniele, Isola del Gran Sasso, Diffusione letteratura cristiana, pp. 96, L. 7.000.
teressato alla « kermesse» napoletana del libro e ai momenti di
riflessione e di dibattito culturale.
« Galassia Gutenberg » è apparsa al visitatore come la più importante mostra-mercato del libro del Mezzogiorno, capace di
richiamare i più qualificati editori italiani (oltre ad alcuni stranieri): dai grandi complessi editoriali che dominano il mercato
agli editori associati nell’AIE;
dai piccoli editori di prestigio a
quelli specializzati, per un complesso di 200 stand raggruppati
in un’area di 9.000 mq. Molto nutrita, naturalmente, la presenza
degli editori meridionali e napoletani: da Sellerio a Epos e Novecento; da Liguori a Guida, a
Pironti, a Ferravo, a Bibliopiolis,
tutti con Un proprio spazio e
prestigio culturale conquistati
grazie ad un’accorta politica editoriale.
Nello stand dell’AIE, un piccolo ma qualificato ed interessante
spazio, era presente la nostra
Claudiana con una ventina di titoli, oggetto di attenzione e costante interesse da parte dei visitatori. Un dato su cui bisogna riflettere in vista della prossima
edizione della mostra.
Ma insieme a questi dati significativi va posto in rilievo che lo
scopo primario della mostra è
quello di promuovere e diffondere il libro come strumento di
cultura e di crescita civile, di
avvicinare il grosso pubblicro al
libro; in una parola valorizzare
il settore libri mediante un’intelligente azione volta a coniugare cultura e mercato, qualità e
vendite.
Questo è tanto più importante
e necessario a Napoli e nel Meridione dove, stando alle statistiche, l’indice di « consumo del
libro » è molto basso rispetto a
quello di altre regioni d’Italia,
e dove p>aradossalmente la produzione letteraria è più rigogliosa e più solida è la tradizione
culturale.
Vista sotto questo aspetto,
« Galassia Gutenberg » sembra
muoversi nella direzione giusta
e pare che questa seconda edizione abbia raggiunto il suo scopo di fondo: richiamare im grosso pubblico e porsi al centro
dell’attenzione e della vita della
città, anche se non sono mancate le critiche.
Intanto è da registrare in positivo che i convegni, i dibattiti
e gli incontri con gli autori sono
stati tra i momenti più riusciti
e seguiti dal pubblico. Basta
menzionare alcuni dibattiti di no
tevole livello culturale come, ad
esempio, quelli sul nensiero di M.
F. Sclacca e di Spinoza, sulla
guerra del Golfo, sulla storia del
Mezzogiorno e, infine, su Tre
lustri di filosofia a Napoli-, una
riflessione a più voci sulla cultura storica e filosofica a Napoli,
da cui è emerso il ruolo di questa
città come « capitale » della filosofia non solo italiana, ma europea, e proprio della dimensione
europea del libro e della cultura
si è discusso in alcuni dibattiti
dal tema Un libro per l’Europa.
Il libro e la cultura — si sa —
non hanno limiti geografici e
confine; ma è anche vero che
assai spesso il libro è espressione
di una tradizione, di una storia e
di una civiltà determinata. Ecco
dunque la domanda che alcimi
hanno posto con forza: una mostra del libro che ha luogo in una
città del Sud come Napoli può
prescindere da questo dato?
In realtà, alla « Galassia Gutenberg » i titoli e le novità sulla
realtà e sui problemi meridionali
sono stati davvero pochi e di
scarso rilievo.
Più di un editore, poi ha lamentato la scarsità delle vendite rispetto al buon afflusso di pubblico, cosa che non avrebbe coperto
gli, alti costi dell’esposizione. Bisogna dire che p>er molti editori,
medi e piccoli, tale osservazione
è senz’altro vera, per il semplice
fatto che i loro libri non erano
disponibili alla vendita diretta.
Ma il discorso è più complesso.
E’ necessario, da parte degli
organizzatori di « Galassia Gutenberg », capire meglio e a fondo
perché per molti il libro è un
« oggetto » da guardare, ammirare, magari regalare nelle occasioni festive, ma non è un bisogno, un compagno quotidiano,
uno strumento indispensabile di
crescita spirituale e civile per
il quale valga la pena di spendere
almeno quanto si spende per la
benzina o per la partita di calcio.
In secondo luogo, e di conseguenza, bisogna studiare iniziative idonee ad attirare il lettore,
invogliare la gente alla lettura
e all’acquisto di libri, p^r esempio mediante campagne promozionali e di diffusione del libro,
esposizioni presso le scuole, ^e
gallerie della città, il centro storico e una più stretta collaborazione tra pubblico e privato.
Si tratta di semplici linee indicative, che però potrebbero
preparare una migliore edizione
di « Galassia Gutenberg ».
Nicola Pagano
Claudiana editrice
NOVITÀ’
Nella collana « Nostro tempo » esce il n. 50:
GIUSEPPE LA TORRE
IsIam:
conoscere per dialogare
pp. 144, Lire 16.000
Per « vincere la pace » bisogna sdemonizzare il mondo
arabo-islamico e capirne dall’interno le motivazioni, le forme di ragionamento, gli ideali e la fede. L’autore, pastore
valdese e membro del Comitato Islam in Europa, ripercorre
la storia dell’Islam e ci fa capire che cosa significa oggi per
un musulmano praticante vivere in un paese occidentale. E’
necessario un grosso sforzo comune di comprensione per
superare le difficoltà esistenti.
FONDATA NEL 1855
Via P. Tommaso, 1 - 10125 Torino - Tel. 689804
C.C.I.A n. 274.482 - C.C.P. 20780102 - cod. fise, 0060:700012
Le ansie e le inquietudini del « pre-guerra »,
in un’opera dalla messa in scena evocativa
« La messa in scena di questo dramma, la cui mole occuperebbe, secondo le misure
terrestri, circa dieci serate, è
concepita per un teatro di Marte ». Con questa frase Karl
Kraus presenta il suo dramma
Gli ultimi giorni delTumanità.
Luca Ronconi ha messo in
scena un adattamento di questo
dramma e ha realizzato « il teatro di Marte ». Lo spettacolo è
stato presentato nell’ex sala
presse del Lingotto dal 30 novembre al 20 dicembre scorso.
Il dramma si dipana dalla vigilia alla fine della prima guerra mondiale, e l’azione è ambientata tra il fronte di guerra
e Vienna, presentando uno spaccato degli umori e delle situazioni dei vari ambienti austriaci, più o meno coinvolti nel clima del conflitto.
La realizzazione scenica del testo di Kraus, secondo i canoni
della tradizione teatrale, avrebbe previsto duecento scene per
un totale di cinque atti. Ronconi, oltre ad alleggerire il testo,
ha pensato di usare i locali messi a disposizione dal Lingotto
in modo da rappresentare più
scene contemporaneamente, facilitato in questo dalla trama
che sviluppa scene di vita quotidiana sulla base dei fatti storici, senza portare ad una narrazione unitaria ma con il costante riferimento alla coscienza
rappresentata dai due personaggi, in continuo conflitto fra di
loro, dell’ottimista e del criticone.
Lo spazio del Lingotto ha consentito a Ronconi di collocare
scenografia e attori ai lati della grande sala; il pubblico si è
trovato così ad occupare la parte centrale del salone, circondato da più azioni sceniche. Il gioco teatrale tradizionale, che prevede che il pubblico svolga il
ruolo di semplice spettatore posto di fronte ad un’unica azione scenica, viene qui rivisto in
quanto gli spettatori si trovano
a dover scegliere tra più parti
di spettacolo, così come nella
vita quotidiana ci troviamo a
dover scegliere tra più azioni dì
vita. Questo nuovo gioco fa sì
che il pubblico sia in una certa qual misura attivo nello spettacolo, senza per questo parteciparvi direttamente; esso svolge la funzione di osservatore
posto in una posizione privilegiata rispetto alla società austriaca degli anni di guerra,
completamente assorbita dal tradimento delTintelligenza e della
coscienza di fronte alla guerra,
e in essa spetta ad ognuno mettere ordine e chiarezza. Gli spettatori non possono essere parte
attiva dello spettacolo perché
devono poter giudicare gli umori e le situazioni di quel periodo (cosa che Kraus ha fatto girando per la Vienna di quegli
anni) e non prenderne parte.
La scelta da parte di Ronconi di questo testo e di questo
allestimento ci sembra oggi, alla luce dei fatti del Golfo, molto importante. Intanto perché
questo dramma non porta allo
spettatore messaggi nuovi ma è
una lunga presentazione di una
società coinvolta emotivamente
in una guerra con le sue esaltazioni, le sue disillusioni e le sue
confusioni e poi perché lo spettacolo potrebbe essere visto come illuminante esempio di ciò
che vuol dire essere in guerra.
La gente comune, come il pubblico, può fare qualcosa di più
che guardare, può anche giudicare, non rimanendo così impassibile di fronte agli eventi.
Sotto questo punto di vista
lo spettacolo può essere visto
come aiuto per una riflessione
prima di una qualsiasi guerra,
ma soprattutto durante e dopo,
per capire ciò che è successo
realmente al di là delle posizioni ideologiche e morali, e farne
tesoro.
Gli ultimi giorni dell’umanità
(dopo essere stato trasmesso in
veste radiofonica il 10 marzo)
verrà presentato in televisione
nell’autunno prossimo. Noi siamo curiosi di vedere come la
regia televisiva abbia interpretato la posizione del pubblico nello spettacolo e di conseguenza
quella delle azioni sceniche.
Davide Rosso
Anna Gorsani
Appuntamenti
Week-end di Pasqua — ROCCA DI
PAPA: Il Comitato « single ” propone
un incontro allargato ai giovani delle
nostre chiese presso il Centro battista, per incontro, conoscenza, riflessione biblica e di attualità. Per informazioni telefonare alla segreteria del
Comitato 0775/244218. Chi fosse interessato alla sola giornata di Pasquetta può prenotare il pranzo al Centro
(06/9499014).
Mercoledì 3 aprile — TORINO: Alle
20.45 precise, nel Salone valdese di
c.so Vittorio Emanuele 23, Daniele
Garrone, docente di Antico Testamento presso la Facoltà di teologia, parlerà sul tema « La Riforma protestante e gli ebrei ».
Giovedì 4 aprile — TORINO: Per la
serie di incontri sul tema ■■ Le donne nella comunità apostolica », alle
ore 20.30, nella sala di via Pio V, 15
(1° piano), la pastora Erika Tomassone introdurrà una serata su « Uguali
in Cristo nella comunità di Corinto ».
Giovedì 11 aprile — BARI: Alle ore
19, nella chiesa del SS. Crocifisso (via
Palella, Triggiano) si tiene un incontro di preghiera promosso dal Gruppo ecumenico di Bari, a cui interverranno Elda Esposito Carcavallo (cattolica) e Rosario Bagheri, pastore delle
chiese battiste di Conversano e Barletta.
Giovedì 11 aprile — FIRENZE: Per
il seminario sui « Protagonisti del protestantesimo ”, organizzato dal SAE
presso la sala incontri della comunità luterana (via de' Bardi, 20), il prof,
Fantoni, docente del seminario teologico avventista di Villa Aurora, parlerà alle ore 18 sul tema: « J. Wesley: dal "metodo” alla grazia divina ».
12-14 aprile — SANTA SEVERA: Al
« Villaggio della gioventù » si tiene il
terzo • convegno del villaggio » sul
tema: « Incontro con la teologia femminista ». L'apertura è per le ore 15.30
di venerdì 12, e. i lavori si concluderanno la domenica mattina con il
culto. Per informazioni 0788/740055.
Sabato 13 aprile — ROMA: Alle ore
14.30, presso la sede (via IV novembre, 107) si tiene l'assemblea dei soci della Società biblica italiana, a cui
seguirà, alle 16.30, una tavola rotonda sul tema ■> Esperienze inerenti la
diffusione della Parola di Dio in Italia ». Parteciperanno I professori Corsani e Boggio (biblista cattolico e giornalista), il past. Marrazzo delle Chiese avventiate e la sig.ra Clapis de
« Il servizio della Parola » (ACLI).
l’eco
delk valli valdesi
Dir. respons. Franco Giampiccoli.
Aut. Trib. Pinerolo n. 175.
Via Pio V n. 15 - 10125 Torino
tei. 011/655278.
Stampa: Coop. Subalpina Torre Pel-
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29 marzo 1991
vita delle chiese
TORINO
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Amicizia cristiana
con gli africani
La condizione delTimmigrato gli impone lavori che non corrispondono agli studi effettuati - Il senso di appartenenza alla comunità
Gli ebrei e noi
Da marzo, la chiesa di lingua
inglese (ESC) e la Chiesa valdese di Torino svolgono un servizio particolare con gli africani occidentali. Si chiama « Amicizia cristiana». Ogni domenica,
da 20 a 40 persone si incontrano per studiare la Bibbia e per
pregare e lodare. Si incontrano
pure il venerdì sera per lo studio biblico e la preghiera. Circa
20 di loro partecipano anche al
culto dell’ESC. La vita di questi immigrati è difficile. Non è
facile trovare un lavoro, anche
se quasi tutti ci sono riusciti.
Trovare un alloggio è la difficoltà maggiore per molti di loro
e parecchi vivono in dormitori
in cui non possono entrare prima delle 9 di sera e che devono
lasciare la mattina alle 7.30. Recentemente, ho intervistato due
di questi giovani per sapere quale effetto la chiesa e la loro fede hanno sulla loro vita quotidiana. Le persone intervistate
erano Johnson Friday Erie e Michael Akintayo. Ambedue hanno
meno di trent’anni. Johnson ha
terminato la scuola secondaria
e un corso di sei mesi di informatica. Michael è laureato in sociologia medica. Johnson lavora
in una fabbrica di cioccolato,
Michael in un’impresa edile.
Johnson dice di aver sperimentato un profondo cambiamento
nella sua vita da quando è arrivato a Torino dove ha conosciuto amore e accettazione nell’ESC e nell’Amicizia cristiana.
A Napoli, prima di venire qui,
frequentava la chiesa ma viveva
isolato. Aveva paura dei contatti con gli italiani e anche con
gli altri nigeriani perché non sapeva chi fosse coinvolto nel traffico di droga. Qui, ha conosciuto una comunità di fede.
Il suo rapporto con il lavoro
è cambiato; dal fare cose per
se stesso al vedere come poteva aiutare gli altri: « Tutto quello che faccio è per il Signore,
non solo per me o per qualcun
altro ».
La sua esperienza di vita in
Europa, dice, gli ha fatto prendere coscienza che, anche se qui
la gente ha delle libertà che non
ha in Nigeria, « non posso mai
essere libero qui come lo ero
nel mio paese. In un paese straniero, ti chiedi sempre cosa fare, mentre a casa sai sempre
cosa fare ». A proposito del tipo di chiesa che rappresenta
l’ESC, dice: « La chiesa qui mi
ha fatto sentire che non solo la
chiesa ha bisogno di me. Ho molto da dare al mondo. La chiesa
mi ha aiutato a vedere che ho
molti fratelli che hanno bisogno
del mio aiuto ».
Il lavoro di Michael come manovale in un’impresa edile è
molto diverso dal lavoro per il
quale è stato preparato all’università. Dice che quando i suoi
compagni lo hanno saputo, all’inizio, glielo hanno fatto pesare, ma poi, per via del suo buon
carattere, lo hanno accettato. Gli
architetti pensano di mandarlo
a scuola perché diventi geometra. « Quando ho cominciato a
lavorare, dice, non mi sentivo
capace di fare quel lavoro, ma
due fratelli di chiesa hanno parlato con me e hanno cambiato
il mio atteggiamento nei confronti del lavoro. Sono sicuro
che, senza il loro aiuto, avrei lasciato quel lavoro dopo due o
tre mesi ». Ciò che lo motiva
in questo suo lavoro non è tanto il denaro: « Quello che faccio, dice, è per la gloria di Dio e
la ricompensa viene da lui ».
Come Johnson, i contatti sociali di Michael con gli italiani
sono stati pochi e siccome molti neri sono coinvolti in traffi
ci di droga non ha fatto amicizie neanche con loro. La sua
comunità è la chiesa. E’ nella
chiesa che ha conosciuto la fede e la comprensione. « La nostra nazionalità non è importante. Apparteniamo tutti al Regno
di Dio. Chiunque appartiene a
Dio è mio fratello o mia sorella ».
Queste interviste dimostrano
un’ottima comprensione del ministero della chiesa. Per queste
due persone la chiesa è un campo base che le forma e le rinnova per testimoniare Cristo nella loro vita quotidiana.
Kenneth Hougland
DONNE PASTORE E DIACONE
Donne e teologia
Lunedì 15 e martedì 16 aprile
si svolge al Villaggio della gioventù di Santa Severa un incontro di formazione per le donne
pastore e per le diacone delle
chiese facenti capo alla FCEI.
Titolo deH'incontro è « La nostra ricerca teologica e il pensiero della differenza ».
Il programma, che prevede
l’arrivo nella serata della domenica (cena ore 19.30) per consentire la conoscenza reciproca
e la presentazione del convegno,
si articola in momenti assembleari e di lavoro in gruppi, secondo il seguente svolgimento.
Lunedì 15 aprile:
ore 9 : comunicazione di
Adriana Cavarero seguita da discussione;
ore 13 : pranzo;
ore 15.30: ripresa e discussione
in gruppi;
ore 17 : in assemblea, reazioni
teologiche al pensiero
della differenza sessuale;
ore 19.30: cena;
ore 21 : i gesti e le parole: ri
cerca nella liturgia.
Martedì Ifr aprile:
ore 9 : scambio di informa
zioni sulla nostra ricerca teologica: 1) la
chiesa delle donne; 2)
il tema del linguaggio
e della doppia alterità
di Dio; ecc.;
ore 13 : pranzo;
ore 15.30: Adriana Gavina e Mirella Abate: animazione e spunti di riflessione sulla cura pastorale quando è fatta da
donne e quando è rivolta alle donne.
La partenza è prevista per la
sera del 16 aprile.
Per le iscrizioni e per ogni ulteriore informazione potete rivolgervi direttamente a: Letizia
Tomassone, via Curtatone 2/5,
16122 Genova, tèi. 010/887225;
Adriana Gavina, via Varsavia 26
b-9, 00142 Roma, tei. 06/5041437.
11 costo dell’incontro è di lire
60.000.
La partecipazione delle pastore è rimborsata a titolo di aggiornamento dalle rispettive amministrazioni.
Chiediamo a tutte le partecipanti che usufruiscono del rimborso delle rispettive amministrazioni di versare una piccola
quota (25.000 lire), in modo che
anche altre donne interessate
possano intervenire al convegno
usufruendo di rimborsi parziali.
Segnaliamo anche che il centro di S. Severa organizza un
convegno nazionale sulle teologie femministe dal 12 al 14 aprile 91. Le date facilitano la nostra partecipazione.
Invitiamo tutte a prepararsi alI incontro portando propri contributi e leggendo alcuni testi:
1 ) per la discussione sul pensiero della differenza:
Diotima. Il pensiero della differenza sessuale, Milano, La
Tartaruga, '87;
Mettere al mondo il mondo.
Oggetto e oggettività alla luce della differenza sessuale,
Milano, La Tartaruga, ’90;
— Adriana Cavarero, Nonostan
Roma, Ed. Riuniti,
2) per la riflessione sulla
chiesa delle donne:
E. Schoussler Fiorenza, In memoria di lei, Torino, Claudiana, '90;
— Mary Daly, Al di là di Dio
padre, Roma, Ed. Riuniti, '90;
3) segnaliamo anche un teste che riporta la ricerca che
CI e stata presentata lo scorso
anno:
Adriana Valerio, Cristianesimo al femminile, Napoli, M.
D’Auria ed., ’90.
CASA VALDESE
Rio Marina
La Casa valdese per ferie di Rio Marina (Isola d'Elba)
riprenderà la sua attività a partire dal giugno 1991.
Tutti gli interessati potranno rivolgersi per prenotazioni
ed informazioni a:
ORNELLA ROVELLI GREIN - 57038 Rio Marina (Li)
© 0565/962141 - 962656
PROTESTANTESIMO
IN TV
DOMENICA 7 APRILE
ORE 23.30 circa - RAIDUE
Replica:
LUNEDI’ 15 APRILE
ORE 9.30 circa - RAIDUE
FEDE E SCIENZE:
QUALI LIMITI?
Questioni etiche di fronte alla sperimentazione sui malati; seguirà « 1 -f 1 » una risposta alle vostre lettere.
SAN GERMANO — Giovedì 4
apriie, alle ore 20.30, presso le
vecchie scuole ■ il prof. Daniele
Garrone, della Facoltà valdese di
teologia di Roma, parlerà sul tema: « Gli ebrei e noi »; tutti sono cordialmente invitati.
A seguito degli eventi della
guerra del Golfo, è ritornata prepotentemente alla ribalta la questione palestinese, con tutte le
sue implicazioni: il rapporto tra
islam ed ebraismo, il ruolo di
Israele nello scacchiere mediorientale, il rapporto tra cristianesimo ed ebraismo...
Dopo un incontro sulla guerra,
organizzato dalla Chiesa valdese
di San Germano, da cui è scaturito un interessante dibattito,
desideriamo proseguire la riflessione con questo incontro col
prof. Garrone.
Un terzo incontro avrà luogo
il 30 maggio,^ ospite il past. Giuseppe La Torre.
Incontro con
gli immigrati
TORRE PELLICE — La commissione migranti della nostra
comunità ha organizzato per domenica 14 aprile una giornata di
incontro con gli immigrati extracomunitari delle comunità evangeliche di Torino. Il programma
prevede la partecipazione attiva
di questi fratelli al culto, pranzo comunitario alla Foresteria,
scambio di informazioni per una
conoscenza, reciproca nel pomeriggio.
Coloro che desiderano partecipare al pranzo comunitario sono invitati a prenotarsi entro il
10 aprile telefonando al pastore
Rostagno (tei. 91305) o a Sergio Franzese (ore serali, tei.
933047).
Presentazioni al
culto di Pasqua
ANGROGNA — Quest’anno
non avremo confermazioni nella
nostra chiesa. Durante il culto
di Pasqua saranno presentate le
piccole Anna Bertin e Sabina
Marchetti.
• Le riunioni quartierali di
aprile, prevedono la proiezione di
una serie di diapositive delle catacombe romane di Priscilla, con
una spiegazione del pastore.
Questo il calendario delle riunioni, il cui orario è stato spostato, a motivo dell’introduzione dell’ora legale, alle 20.30:
martedì 2: Jourdan; mercoledì
3: Pradeltorno (ore 21); giovedì
4: Baussan; lunedì 8: Capoluogo; martedì 9: Martel; giovedì
11: Odin-Bertot; lunedì 15: Serre; martedì 16: Buonanotte; giovedì 18: Prassuit-Verné.
Ammissioni
in chiesa
RORA’ — Hanno terminato il
corso di catechismo e hanno
chiesto di essere ammesse in
chiesa con la confermazione le
catecumene Cristina Tourn Boncoeur e Cinzia Martina.
Un sincero augurio che esse
possano continuare a vivere la
propria fede sorrette dal Signore.
Confermazioni
PRAMOLLO — Durante il culto della domenica delle Palme i
giovani Enrica Travers e Andrea
Long hanno confermato il battesimo ricevuto e confessato la lo
ro fede in Gesù Cristo. Chiediamo a Dio di guidarli sempre e
aiutarli a mantenere fede alla
promessa fatta.
• La comunità tutta è molto
vicina a Florence Jones Vinti
che ha perso la mamma, in Inghilterra, e le esprìme la profonda e sincera solidarietà cristiana, nella certezza della resurrezione finale.
Corso di
formazione corale
L’Assemblea delle corali valdesi già da 4 anni organizza e sostiene dei corsi di formazione corale al « Castagneto », diretti dal
maestro Sebastian Korn. Quest’anno sarà presentato uno dei
« frutti » del corso : un concerto
che avrà luogo nel tempio di
Torre Pellice, domenica 7 aprile
alle ore 16. Tutti sono cordialmente invitati ad assistervi, ma
in modo particolare gli stessi
membri delle corali delle Valli,
per cui i corsi sono stati organizzati.
Ricordiamo a tutti coloro che
hanno già partecipato ai corsi
precedenti che alle ore 15 di sabato 6 aprile sono previste, sempre al « Castagneto », le prove
del suddetto concerto e che il
prossimo corso di formazione
avrà luogo il 5 e 6 ottobre 1991.
Ci auguriamo che altri coristi
possano approfittarne e partecipare numerosi.
Alle chiese
In questo numero pubblichiamo
quale documentazione un inserto di
16 pagine dedicato ai Finanziamenti
pubbiici alle Chiese valdesi e metodiste: la questione dell’S per
mille.
Le chiese, i gruppi e i singoii
che ne volessero altre copie possono richiederle alla nostra amministrazione entro il 14 aprile (AlP via Pio V n. 15, 10125 Torino, tei.
011/655278 (segreteria telefonica),
fax 011/657542).
Costo di ogni copia lire 1.000.
Le copie verranno spedite come
supplemento del n. 16 del 19 aprile 1991,
COLLEGIO VALDESE DI TORRE PELLICE
Scambio di visite
Nella settimana tra il 17 e il
23 marzo si è svolto il tradizionale scambio di visite tra gli studenti dei due licei delle Alpi Cozie.
Quindici studenti dell’indirizzo
linguistico moderno del Liceo
valdese, accompagnati dalla docente di francese, Nicoletta Long,
sono partiti domenica alla volta
di Guillestre, dove sono stati ospitati dalle famiglie dei loro coetanei. Dopo aver frequentato
qualche lezione in quella scuola, rinforzando l’esperienza linguistica, hanno potuto visitare
« l’Abbaye de Boscodon » e il
« Barrage de Serre Pongon ».
Sono ritornati mercoledì, ac
compagnati dai loro ospiti, attraversando la vai di Susa e fermandosi a visitare la parte archeologica di Susa e la Sacra di
san Michele. Nei giorni seguenti le due classi hanno visitato il
Museo storico valdese, la ditta
Calfarel di Luserna San Giovanni e il Museo valdese di Rorà,
sotto la guida della prof.sa Amalia Geymet.
Infine, sulla via del ritorno, sabato 23 tutti sono andati a Torino, al Museo dell’automobile
ed al Borgo medievale; da lì gli
ospiti sono ritornati in Francia
attraverso la vai Chisone, lasciando i commossi compagni italiani a Pinerolo.
4
4 prospettive bibliche
29 marzo 1991
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
Potenza e forza della chiesa
« Beati i poveri in ispirito, perché di loro è il regno dei cieli ».
(Matteo 5; 3)
« Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato in Cristo Gesù;
il quale, essendo in forma di Dio
non reputò rapina l’essere uguale a
Dio, ma annichilì se stesso, prendendo forma di servo e divenendo simile agli uomini; ed essendo trovato nell’esteriore come un uomo, abbassò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte della croce. Ed è perciò che Dio lo ha
sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di sopra d’ogni
nome, affinché nel nome di Gesù si
pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra e sotto la terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il
Signore, alla gloria di Dio padre ».
(Filippesi 2: 5-11)
Wittenberg, 31 ottobre 1517; Parigi, 1° novembre 1533. Queste due date hanno una coincidenza!
A Wittenberg (1517) vengono rese pubbliche le novantacinque tesi
del teologo cattolico Martin Lutero.
Egli proclama; Non si merita Dio;
non lo si compera, perché egli è
agape. L'agape è un dono che si dà di
per se stesso. L'agape si può ricevere
solo come un dono. Dio è agape in
se stesso, poiché tutta la sua azione, che coincide con la sua essenza,
è di essere agape. Soltanto agape,
dall'inizio alla fine della storia e della vita di ognuno. Perché Dio è agape, perché Dio ama: è « gratis ». Tutta la Buona Novella sta qui: Dio si
dà; si chiama Gesù di Nazaret! Rendete grazia e siate felici!
Nicolas Cop predica
sul testo della
beatitudine
A Parigi (1533) è l'inaugurazione
dell'anno accademico: il rettore dell'Università, il giovane Nicolas Cop,
sale sul pulpito della chiesa « des
Déchaussés » e pronuncia il tradizionale discorso inaugurale che ha scritto commentando il testo liturgico
della festa di Ognissanti: appunto,
la prima beatitudine, introduzione
e conclusione di tutte le altre: « Beati i poveri in ispirito, perché di loro è il regno de' cieli ». Si potrebbe anche tradurre: « Beati coloro
che hanno un cuore di povero... »
oppure; « Beati coloro che hanno
uno spirito di mendicante... ». Ma
ciò che è certo è che questa espressione, molto misteriosa, si riferisce
alla gente povera; così Luca, nel suo
Evangelo, fa dire a Gesù, molto semplicemente: « Beati, voi che siete poveri... ».
Tutto il discorso del rettore, esegesi libera dell'Evangelo del giorno,
è un elogio particolare della grazia
di Dio che perdona i peccatori e promette loro la giustizia che è in Cristo. « L'Evangelo, dice, è il regalo di
Dio che possiamo ricevere gratuitamente... ».
Si scoprirà, poco tempo dopo, che
il discorso di Cop segue, passo dono passo, un sermone di Lutero sullo stesso testo, dell'anno 1522; la Riforma francese rimane così intimamente legata alla Riforma tedesca e,
se vi sono differenze, sono da porre nel contesto di questa profonda
convergenza.
Ma ciò che allora fece scandalo,
a proposito di questo sermone di
Lutero, fu la scoperta che la versione originale del testo di Cop era
La predicazione che qui pubblichiamo è stata tenuta dal pastore e
teologo Georges Casalis a Kaiserlautem (31 ottobre 1986), ed è pubblicata in un’antologia di testi («Un semeur est sorti pour semer»)
pubblicata dalle Editions du Cerf nel 1988. Essa affronta la prima
beatitudine, il calarsi di Cristo nel mondo dei sofferenti, e la « gratuità
dell’agape», (red.)
Stata concepita e redatta da un giovane candidato al dottorato, ventiquattrenne, chiamato Johannes Calvinus (Giovanni Calvino): l'originale è di Calvino e Cop lo riprende
quasi letteralmente!
Il rettore dovette presto lasciare
la Sorbona e rifugiarsi a Basilea,
sua città natia. Portò con sé la cassa e il sigillo dell'intollerante Università di Parigi. La cassa venne
presto restituita, ma non il sigillo...
Calvino, ricercato dalla polizia che
l'avrebbe messo volentieri al rogo,
così come successe per tanti altri
« luterani » di quell'epoca, prese la
via dell'esilio, dopo una « immersione » di qualche mese in case amiche. Trascorrerà il resto della sua
vita, come rifugiato politico, nella
buona città di Ginevra.
Tipico, il destino di questi due amici, quando si pensa alle condizioni di esistenza della Riforma in Francia: fin dall'inizio, sarà perseguitata; colui che professa l'Evangelo della grazia dovrà pagarne il prezzo alto: la libertà e la vita! Un teologo,
luterano e martire, Dietrich Bonhoeffer, ha descritto questa situazione
in modo stupendo nel suo libro
Nachfolge; ne ha fatto egli stesso
l'esperienza un certo giorno, il 9
aprile 1945, nel campo di concentramento di Flossenburg.
Mi sembra significativo che la Riforma, nel suo universo linguistico,
sia legata alla proclamazione della
prima beatitudine, con la quale la
felicità viene promessa ai poveri;
voglio dire, con ciò, la felicità eterna. e temporale; non perché la povertà rappresenti un privilegio o costituisca una virtù — questo non è
detto da nessuna parte nella Scrittura. No! Essere poveri è sempre
una disgrazia, soprattutto quando
lo si considera come una fatalità,
come il risultato di una disfunzione sociale, della cupidigia e dello
sfruttamento che caratterizzano la
classe dei ricchi, quelli che possiedono il potere e che lasciano dominare in favore loro l'ingiustizia e 1 arbitrio istituzionalizzati. La felicità
promessa ai poveri non è una compensazione nell'aldilà. Il regno dei
cieli non è un saldo di ogni conto
alla fine dei tempi, una rivoluzione
escatologica disincarnata, per via
della quale i poveri saranno un giorno ricchi, e i ricchi poveri.
Forza del diritto,
diritto della forza
Il regno dei cieli è presente: è la
presenza di Gesù nella storia; • l'attualità permanente della sua presenza, con la sua esigenza radicale per
sostituire, fin d'ora, il diritto della
forza con la forza del diritto. Il regno dei cieli, la proprietà di Dio,
è la vita di Gesù oggi, con e per
noi, all'interno di noi, in noi stessi... « Beati, felici, benedetti i poveri », perché Dio è il Dio dei poveri,
perché Gesù non si è accontentato
di accettarli in lui, ma soprattutto
perché è diventato uno di loro e lo
rimane. Si è identificato con loro per
sempre, e non è una sua abitudine
separarsi dai suoi. Incontrare Gesù
significa molto semplicemente diven
tare solidali con i poveri. ^
Tale è la via tracciata nell’inno
cristologico di Filippesi 2: 5-11; non,
prima di tutto, un posto in paradiso, ma una vita sulla terra, un comportamento storico e sociale: Gesù
sarà identificato e riconosciuto come Signore (Kyrios) perché ha preso la forma di servo, perché si è
identificato una volta per tutte con
i più diseredati. Ha deciso di condividere la vita dei dannati della terra (penso all'esperienza tentata da
Gùnther Wallraff in questi anni —
Faccia da turco), ma non come impegno esemplare, di tipo giornalistico, o come un'esperienza esistenziale, per natura limitata nel tempo,
ma per sempre e fino a oggi, fino
al dono della propria vita.
Gesù ascoltò
l’appello dei poveri
Gesù avrebbe potuto tranquillamente esercitare il suo buon mestiere di falegname... Non ha potuto fare a meno di sentire l'appello muto
dei poveri del suo tempo, dei modesti piccoli proprietari, dei miseri
affittuari, dei disoccupati (tra quindicimila e cinquantamila, secondo le
stagioni), degli schiavi... ma anche
dei peccatori più agiati come le prostitute, i pubblicani, alcuni lebbrosi... ma anche l'appello dei deboli di
sempre: tutte quelle donne e tutti
quei bambini oppressi, sempre e
dappertutto; tutte le vittime del
mondo, fino a quelle della crisi mondiale dei nostri giorni.
Gesù sa che tutti questi poveri,
l'universo del quarto mondo, sono
i figli preferiti di Dio, quelli che ha
preso a carico in modo particolare,
quelli per cui ha preso partito una
volta per tutte, quelli dietro ai quali ci attende perché non li abbandonerà mai.
Ecco il senso della discesa di Gesù agli inferni, nel più profondo dell’abisso dove sono parcheggiati i residui deU’umanità, quelli che vengono trattati come sottouomini. L'abisso, ecco il luogo dove si manifesta
la presenza di Dio sulla terra, là dove innumerevoli bocche gridano attraverso la voce di Gesù: « Dio mio,
Dio mio, perché... ». Là dove la croce è piantata sotto migliaia e migliaia di patiboli, nei luoghi di esecuzione di ogni tempo, con colui che
si è identificato con gli schiavi, i torturati, gli affamati, e che dà e ridà
loro la dignità di figli prediletti di
Dio, ma che esige anche per loro
un mondo in cui questi diritti siano riconosciuti e tradotti in realtà.
E’ per questo che « Beati i poveri
in ispirito » si traduce con: coloro
che non possono più aspettare, perché tutte le loro prospettive di sopravvivenza e di diritti vengono
sempre confiscate e ridotte a nulla
dai ricchi e dai potenti!
Quest’appello riguarda tutti quelli che cominciano a porre le loro
speranze nelle promesse e nella forza attuale dell’Evangelo e che sono
convinti che l’ingiustizia, la miseria
e la morte non avranno l'ultima parola; perché, per loro, il loro Padre,
sorgente di ogni vita, è il Dio-agape
di cui Gesù ha portato avanti la lot
ta fino alle sue ultime conseguenze: la croce. Perciò Dio lo ha esaltato, nella nuova e interminabile vita della risurrezione, come primogenito di ogni creatura per la vita
del mondo a venire.
In piedi e
in cammino
Beati! André Chouraqui, traduttore ebreo della Bibbia, propone una
teoria secondo la quale la parola
greca deve essere interpretata attraverso la radice aramea « in piedi e
in cammino »... Il messaggio pasquale contiene così l’appello al risveglio
dei poveri con l’inizio di una lunga
marcia, di una lunga lotta, per un
mondo nuovo dove regnerà la giustizia, per un regno in cui non ci
sarà più apartheid tra neri e bianchi, tra ricchi e poveri; in cui il
motto sarà l'uguaglianza verso la
quale la via di Gesù avrà portato i
più diseredati per porli in mezzo a
tutti gli uomini: e la sua giustizia
sarà la « radice dell’albero della pace ».
Come reagiamo a questo messaggio?... Noi che non siamo poveri;
noi che non abbiamo, certo, grandi
ricchezze né grande potere, ma che
siamo malgrado tutto dei privilegiati dato che rappresentiamo l'uomo
medio, la classe media; noi che approfittiamo del fatto di vivere in una
società nella quale si sfruttano gli
immigrati clandestini, grazie ai quali ci è possibile avere una vita comoda e confortevole?...
Ecco la domanda decisiva che si
pone oggi alla chiesa: chi sono i poveri tra di noi, coloro in cui Dio ci
aspetta, coloro attraverso cui ci chiama verso di lui? Come possiamo,
sistemati nelle nostre poltrone e lontani dal terzo mondo, solidarizzare
con loro, come possiamo cioè far nostra la loro causa sapendo che, se
mettiamo in pratica la giustizia di
Gesù come primo compito, poniamo
le fondamenta di un mondo nuovo
sulla terra, un mondo giusto e fraterno?
Vi dico questo nella fiducia e nella speranza, perché ho constatato
questo slancio dappertutto nel mondo, che fa sì che cristiani e non cristiani si destano attraverso 1’« appello di Dio nei poveri »; uno slancio che sta nascendo per farci camminare con loro verso un futuro migliore. Sarebbe una cosa talmente
meravigliosa che rischia di diventare contagiosa: che lo Spirito Santo,
spirito di agape, sia anche lo spirito delle soluzioni insperate, portatrici qui e là di condizioni di vita
nuove tra gli uomini. Qui e là si realizza dunque con noi e per noi la
proclamazione, delle beatitudini:
« Beati i poveri in ispirito — coloro
che assumono la povertà altrui —
perché di loro è il regno dei cieli ».
Lutero ha detto: « Per sapere cos’è un cristiano e in che consiste
la libertà che Cristo ha conquistato per lui e gli ha dato — ciò di
cui san Paolo ci parla abbondantemente — enuncerò le due proposizioni seguenti:
— il cristiano è un libero signore di ogni cosa e non è sottomesso ad alcuno;
— il cristiano è in ogni cosa un
servitore ed è sottomesso a tutti ».
Viva la libertà che Gesù ci ha regalato, che ci trasforma in uomini
nuovi, nella fratellanza!
Georges Casalis
5
29 marzo 1991
obiettivo aperto 5
UNA PROBLEMATICA SEMPRE PIU' PRESSANTE
Quale energia per il nostro domani?
Fra gli slogan dei dimostranti, prima e durante la
guerra del Golfo, uno campeggiava con particolare
insistenza: « Non una goccia di sangue per il petrolio». Quello slogan poneva con estrema sinteticità
l’accento sul fatto che la posta in gioco (al di là del
conclamato appello a « ripristinare il diritto internazionale violato») era il sistema energetico mondiale
nei suoi aspetti politici e strategici.
Non dobbiamo dimenticare, come sottolinea il
mensile « Le Monde Diplomatique », che nel 1990 gli
scambi petroliferi hanno raggiunto la cifra di circa
800 mila miliardi di dollari. Una cifra per di più destinata a crescere a causa degli sviluppi demografici
dei paesi più poveri, che dovranno sempre più sottostare alle condizioni di mercato imposte dai paesi ric
chi e produttori. Di conseguenza vi saranno consumi
sempre maggiori, ma nello stesso tempo sempre più
inegualmente ripartiti. Già oggi il divario è enorme.
Faremo solo due esempi: una famiglia cinese consuma 36 volte meno energia di una statunitense; in Nigeria, nel 1989, il consumo medio per abitante era
di due barili di petrolio, mentre negli USA e in Canada era di 40 barili.
Ma un’altra considerazione si impone. Proprio in
questi giorni viene presentato in Italia il Rapporto
1991 del «Woridwatch institute» di Washington, relativo alio stato del mondo nel 1990 (ed anticipato
dal settimanale « Avvenimenti »). Per quanto riguarda la voce « petrolio », il rapporto precisa che
l’area del Medio Oriente estrae il 25 per cento della
produzione mondiale, ma è anche l’unica zona a poter garantire ancora per un secolo le sue forniture.
Infatti — prosegue il documento — l’esaurimento
delle fonti nordamericane, europee e sovietiche viene
stimato in 15-20 anni, in 20 quelle asiatiche, in una
trentina quelle africane, in 50 per quelle dell’America Latina. In breve: fra tre decenni dal Medio
Oriente verranno i tre quarti del petrolio mondiale
ancora disponibile. Vale la pena riflettere su questi
dati e sui reali interessi che le nazioni ricche hanno
nella zona del Golfo e dintorni.
Più che mai — dopo quest’ultima sanguinosa impresa bellica — la questione energetica si rivela essenziale nei suoi vari aspetti e nella differenziazione
delle sue fonti.
Quali sono, oltre al petrolio, le altre riserve energetiche disponibili? Per quanto
concerne il gas naturale, e
calcolando un forte incremento dei consumi (basti
pensare a come l’Italia è stata « metanizzata »), le riserve
sono destinate ad esaurirsi
fra 50-60 anni.
Un po’ meglio va per il carbone, le cui riserve si aggirano sui 10 mila miliardi di barili equivalenti di petrolio (la
nostra « civiltà petrolifera »
misura le risorse energetiche
con questo metro) che assicureranno consumi per circa
170 anni ai livelli attuali.
Circa l’energia nucleare,
dopo il forte incremento registrato a livello mondiale
negli anni ’60-70 e dopo alcune drammatiche esperienze (l’ultima, Cernobyl, credo
sia presente a noi tutti), attraversa al momento una notevole crisi per la sua minor
affidabilità e credibilità, anche dal punto di vista economico; per poter realizzare
impianti maggiormente sicuri i costi aumenterebbero in
modo tale da non renderla
conveniente.
La Svizzera ha deciso, con
un referendum, una moratoria di dieci anni sul nucleare;
la Svezia ne ha una fino al
2010; la Gran Bretagna una
per cinque anni, mentre negli Stati Uniti non si ordinano più reattori nucleari da
17 anni.
Altro grave handicap è
quello dato dal problema irrisolto della gestione dei rifiuti radioattivi, per non parlare poi della proliferazione
del nucleare a fini militari:
ne fanno testo India, Israele,
Sudafrica, Pakistan, Brasile,
forse l’Iraq ed altri ancora.
E’ questo un altro grosso
problema che oltretutto
complica il processo di disarmo.
Le fonti rinnovabili
Con questo termine si intendono quelle sorgenti di
energia sempre disponibili,
quali quelle fornite dal sole,
dal vento, dall’acqua, dal calore della terra: si ha la netta sensazione che in questi
settori non si siano fatti quei
progressi che sarebbe stato
lecito attendersi, specie nel
campo dell’energia solare.
Dopo la scoperta delle celle fotovoltaiche, che hanno
la caratteristica di trasformare direttamente il calore
solare in elettricità, non si
sono compiuti sufficienti
progressi, tali da consentire
una economicità competitiva
con le altre fonti. Se gli
scienziati e i tecnici del mondo avessero potuto negli anni passati privilegiare queste
ricerche, magari a scapito di
quelle belliche, certamente
oggi si sarebbe giunti a risultati ben più positivi.
Il caso Italia
Come forse è noto, la dipendenza energetica italiana
dall’estero è di oltre l’80%.
Nel 1989 il deficit energetico
è stato di oltre 21 mila miliardi di lire. In quello stesso
anno il nostro paese ha importato dall’Iraq il 7% e dal
Kuwait il 3,5% del suo fabbisogno di greggio.
Per quel che riguarda il
nucleare, il contributo si è
ridotto a zero per la fermata
« sine die » del reattore di
Caorso e lo smantellamento
di quello di Trino Vercellese.
SCHEDA
Il risparmio energetico
Di fronte a una situazione
mondiale sempre più grave è
chiaro che il risparmio energetico è la prima soluzione
da adottare con urgenza, da
un lato per diminuire i consumi, dall’altro per diminuire
i danni ambientali.
Rimanendo in Italia, il governo non ha trovato di meglio — per l’immediato — che
cambiare le bollette dell’energia con un sistema progressivo di tariffe per scoraggiare i consumi. Per il futuro
è previsto un piano straordinario di investimenti per il
risparmio energetico, per lo
sviluppo delle fonti rinnovabili e per una miglior strutturazione nel settore dei trasporti. Quest’ultimo è senza
dubbio uno dei punti dolenti. Negli ultimi venti anni il
traffico di merci su strada
(dati Censis) è passato dal
50 al 70%, mentre quello su
ferrovia è calato del 5% e
quelli marittimi e aerei sono
scesi dal 35 al 23%.
Ma la parola, oltre che ai
governi, alle industrie e agli
scienziati, è anche a noi, come sottolinea l’associazione
internazionale « Greenpeace »
nel suo rapporto « Global
Warming 1990 » ‘.
« Al di là della possibilità
degli individui di premere sui
governi e sulle grandi industrie, ciò che conta è la capacità di ognuno di noi di
vivere secondo costumi che
contribuiscano a frenare il riscaldamento globale ».
Qualche esempio. Ogni volta che avviamo il motore delle nostre auto o moto è proprio necessario farlo? Non
esistono alternative per recarsi in località vicine o anche
lontane?
Ogni volta che premiamo il
pulsante dell’interruttore della luce ci pensiamo se è necessario o no? Man mano
che le nostre lampadine sono
da cambiare, pensiamo a sostituirle con quelle ad alta
efficienza (18 watt invece di
75)? In Italia il consumo energetico per illuminazione è
pari a 7 miliardi di chilowattore. Se, sia pure per assurdo, tutti gli italiani cambiassero le loro lampadine, si avrebbe una riduzione di 2 m_ilioni e mezzo di tonnellate di
anidride carbonica (quella
che provoca l’effetto serra) e
si risparmierebbe l’equivalen
te della produzione di tre centrali da mille megawatt.
Anche con gli elettrodomestici si possono ottenere significativi risparmi; abbassare le temperature dell’acqua
degli scaldabagni e delle lavatrici; usare più razionalmente le lavastoviglie; abbassare il termostato dei frigoriferi; ridurre le dispersioni
di calore della casa che abitiamo, rivolgendosi anche all’amministratore del condominio per una miglior gestione del riscaldamento, ecc.
Si tratta di gocce in un
mare di sprechi? Forse. Ma
è il cambiamento di mentalità che conta.
Proprio come credenti dovremmo essere particolarmente sensibili a queste sollecitazioni tenendo presenti
le nostre responsabilità anche
nella conservazione dell’energia, al fine di collaborare alla costruzione di un mondo
vivibile per le generazioni che
verranno.
‘ Greenpeace è presente in 24
paesi del mondo. Per informazioni
e adesioni rivolgersi a: Greenpeace
Italia, viale M. Gelsomini 28, 00153
Roma.
Valle d'Aosca. L'energia del « Superphénix » trasportata in Italia.
Anche carbone e gas vengono quasi totalmente importati. Importiamo anche la
stessa energia elettrica in ragione del 15% del fabbisogno complessivo dalla Francia, dalla Svizzera e da altri
paesi confinanti.
La situazione però appare
paradossale nel campo dell’energia geotermica, vale a
dire quella contenuta nella
crosta terrestre sotto forma
di calore. Secondo precise
indicazioni e numerose denunce — fra cui quella autorevolissima fatta a suo tempo (ormai anni fa) dal presidente dei geologi italiani
prof. Floriano Villa — l’Italia è uno dei maggiori paesi
del mondo (il primo in Europa) per il potenziale geotermico sia ad alta che a bassa
entalpia (temperatura). Eppure si è fatto poco o nulla.
Non solo, ma secondo Italia
nostra i maggiori esperti italiani sono stati lasciati andare a lavorare in altri paesi
per sfruttare questa energia.
Viene purtroppo da pensare che manchi la volontà da
parte dei responsabili di valersi di questa fonte, probabilmente di fronte a coalizzati interessi economici che
puntano in altre direzioni.
Anche nel campo idroelettrico si potrebbe fare assai
di più. L’Istituto di idraulica
del Politecnico di Torino già
anni fa — e pur con ipotesi
prudenziali e col massimo
rispetto possibile dell’ambiente — ha indicato per la
sola regione Piemonte, mediante il ricupero di impianti
fuori uso e nuove centraline,
una maggior producibilità
annua di quella contemplata
dal piano energetico a livello nazionale in quel settore.
Vi sono poi altre fonti
energetiche come il biogas,
l’alcol combustibile, la cogenerazione (e cioè la produzione combinata di calore e
di elettricità), il teleriscaldamento e altre ancora, ma
ovviamente non possiamo
qui soffermarci sulle loro
possibilità di impiego, a carattere soprattutto locale.
I danni
all’ambiente
Come sappiamo anche
troppo bene, il riflesso dei
consumi energetici con le
fonti attuali sta provocando
danni gravissimi all’ambiente, danni le cui manifestazioni più macroscopiche si
evidenziano nell’« effetto serra », nel buco d’ozono, nelle
piogge acide. Il nostro settimanale si è già occupato a
parecchie riprese di questi
argomenti e del resto i mass
media non mancano di denunciare questa situazione.
Proprio uno degli ultimi allarmi viene dal già citato servizio su Le Monde Diplomatique-. l’effetto serra, che come è noto provoca un abnorme riscaldamento della temperatura, potrebbe provocare entro l’anno 2050 un innalzamento di due metri del
livello di mari e fiumi a causa dello scioglimento dei
ghiacci. Le conseguenze sarebbero particolarmente gravi per tutte le regioni rivierasche ed in modo specifico
per quelle sovrappopolate.
Decine di milioni di persone
potrebbero esserne drammaticamente coinvolte, trasformandosi in una nuova categoria di profughi; i « profughi dell’ambiente ».
Roberto Peyrot
6
valli valdesi
29 marzo 1991
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
TORRE PELLICE
Assistenza senza soldi
Le grosse difficoltà economiche del settore - I ritardi nell'arrivo dei fondi - I gravi problemi degli anziani non autosufficienti
Seguendo la «traccia»
della nostra musica
Negli armi, a partire dai tempi
del Consiglio di valle per giungere all’istituzione della Comunità
montana e poi dell’USSL, in vai
Penice è sorta ima rete di servizi
a vantaggio delle popolazioni
maggiormente a disagio e in difficoltà, servizi che altrove vengono talvolta invidiati; da poco
tempo segue questo settore, in
Comunità montana vai PelliceUSSL 43, il dott. Ezio Borgarello.
Uno dei primi passi compiuti dal
neoassessore è stata una relazione inviata a tutti i sindaci, in cui
si evidenzia la difficoltà che sta
vivendo il settore socio-assistenziale in particolare sul piano economico.
« La situazione è grave in quanto, negli anni '89 e ’90 siamo di
fronte a oneri notevoli, a carico
dei comuni, con un aumento in
due anni del 166% e anche per
l’anno in corso la tendenza è all’aumento. Se facciamo dei calcoli prò capite in tutta la valle arriveremo per il 1990 ad una cifra
di 33.500 lire per abitante, un dato che ci risulta essere il più eie
MOSTRA ALL’ASILO
Li velh travaih
SAN GERMANO — Continuando nelle attività di animazione e di apertura verso l’esterno, l'Asilo dei vecchi
organizza un'esposizione di modellini
che Carlo Ferrerò, pensionato di Pomaretto, ha costruito per raccontare
come si lavorava una volta in vai Germanasca. « Li velh travaih en Val San
Martin » ci ricordano la vita di un
tempo passato, attività ohe si perdono perché ormai non c'è più nessuno che lavori così. Senza questo contributo un importante tassello della
storia di questa valle sarebbe andato perduto e tante fatiche, lotte e
sofferenze sarebbero ignorate per sempre.
L'Asilo ripropone, ancora una volta,
questa mostra nella speranza che i
suoi racconti, con la loro poesia, la
loro carica di esperienza e di amore
per la vita, possano testimoniare a
questa generazione un passato che non
deve essere dimenticato.
La mostra resterà aperta fino al 7
aprile col seguente orarlo di apertura: tutti i giorni dalle 14.30 alle 17.
vaio nella regione. Che la vai Pellice abbia sviluppato una ricca
rete di servizi è noto, e per certi
versi è anche un vanto, ma è anche evidente che non si può andare oltre il limite imposto dalle
risorse disponibili ».
Ci sono comunque profonde
differenze fra com'uni come Angrogna, in cui la quota prò capite
è di oltre 54.000 lire, e Lusemetta dove non si raggiungono le
11.000 lire a persona; perché queste differenze?
I diversi bisogni
dei comuni
« Questo fatto è dovuto in larga parte al meccanismo di ripartizione delle spese; in alcuni comuni "più poveri" c’è particolarmente bisogno di interventi nel
settore assistenziale; tuttavia, sovente, sono gli stessi comuni ad
èssere in difficoltà ad affrontare
tutte le spese necessarie; che fare
allora: rinunciare ai servizi? Se i
servizi sono necessari allora bisognerà pensare ad un altro sistema
di riparto, per esempio stabilendolo in base alla popolazione ».
Oual è stata la reazione dei comuni di fronte a questa sua relazione?
^ « Ovviamente le amministrazioni hanno avuto reazioni di allarme; c’è comunque consenso di
fronte alla proposta di una attenta analisi che consenta di capire come si sia arrivati a questa
situazione, verificando le spese e
cercando di ridurle; tutto questo
va fatto senza ridurre i servizi
perché uno stato che venga meno ai suoi compiti rispetto all’assistenza verso le fasce più deboli
della popolazione non potrebbe
certo definirsi avanzato. Del resto quando parlo di persone deboli non mi riferisco solo o tanto
all’aspetto economico, ma anche
a quello sociale: vi possono essere persone che potranno pagare i
servizi che ricevono, per loro indispensabili; nei casi di comprovata povertà è chiaro'che dovrà
essere l’ente pubblico a farsi carico di questi problemi ».
E’ comunque un momento difficile per l’ente di valle; lo stesso
pagamento degli stipendi ai dipendenti è avvenuto in ritardo.
Lei, nella sua relazione, eviden
VAL PELLICE
Risorse di solidarietà
Nel corso di un’assemblea pubblica che ha visto la presenza dei
rappresentanti di una ventina di
associazioni della valle, di amministratori ed operatori dei servizi pubblici, di responsabili e
rappresentanti delle scuole e delle chiese di valle, nonché di alcune persone che hanno partecipato a titolo personale, è nato
il « Coordinamento risorse di solidarietà » della vai Pellice,
Il « Coordinamento risorse di
solidarietà » vuole essere momento di coordinamento tra le
energie istituzionali del territorio (associazioni, gruppi di volontariato, chiese, servizi pubblici e privati, enti pubblici, scuole),
nonché spazio di integrazione e
confronto tra tutte le risorse del
territorio facilitando quindi la
partecipazione di tutti coloro che
intendono usare tempo ed energie in attività di utilità collettiva
e, più in specifico, a favore delle
persone e delle fasce più deboli.
Tale nascita è stata sancita
dall’approvazione da parte del
l’assemblea del programma del
Coordinamento, dalla nomina della segreteria operativa e dalla formazione dei gruppi di lavoro che
seguiranno quattro settori di intervento :
formazione del volontariato,
che terrà la sua prima riunione
il giorno 8 aprile alle ore 21 presso il Servizio per le dipendenze
in via Guardia Piemontese 22A,
Torre Pellice;
protezione civile, i cui lavori sono stati già avviati (per informazioni rivolgersi alla sig. Marisa
Bigo presso la Comunità montana vai Pellice);
attività di prevenzione, che terrà la sua prima riunione il giorno 18 aprile, ore 21, presso la sala consiliare della Comunità
montana vai Pellice;
informazione, di cui si farà per
ora carico la segreteria operativa.
Tutti gli incontri, compreso
quello della segreteria operativa,
sono aperti a tutte le persone interessate.
zia una situazione debitoria dei
comuni verso la Comunità montana...
« Si tratta di una situazione assai complessa con il nostro ente
comunque in ritardo nel ricevere
i fondi spettanti dai comuni, dalla Regione, dalla Provincia e dunque alla fine in difficoltà; questo
è un ulteriore campanello di allarme rispetto ad una situazione
che rischia di diventare insostenibile. Il maggiore appello è stato perciò fatto verso i comuni:
se interverranno entro i prossimi
mesi, si potrà efficacemente superare questo difficile momento ».
La popolazione invecchia, nqn
solo in vai Pellice. Proprio in questi giorni si sono evidenziate situazioni veramente penose anche
nella nostra regione, dove vecchi
alberghi sono stati trasformati in
ospizi con pochi o nulli servizi.
In vai Pellice si è sempre cercato
di mantenere gli anziani nel loro
contesto abitativo e familiare, si
sono creati i foyer, funziona l’assistenza domiciliare, tuttavia ad
un certo punto si arriva a quello
stadio di non autosufficienza cui
si risponde con il ricovero in una
struttura; i costi sono però elevati, le rette spesso non alla portata delle famiglie: crede che l’intervento della quota sanitaria sia
sufficiente o non si debba considerare un certo livello di vecchiaia come una vera e propria
competenza sanitaria?
« Nelle case di riposo per non
autosufficienti esiste già un intervento del settore sanitario, per
una parte degli ospiti; è forse da
valutare se l’intera spesa non sia
in certi casi da considerarsi nell’ambito della sanità ».
Piervaldo Rostan
Foto di gruppo per i cantori del coro « La draia »,
composto da giovani appassionati.
in 'buona parte
Hanno effettuato la loro prima
’’uscita” ufficiale alVAutunno in
vai d’Angrogna dell’89; dopo due
stagioni di lavoro, sabato scorso,
di fronte ad un pubblico che gremiva il tempio valdese dei Coppieri a Torre Pellice, hanno raccolto consensi ed applausi fino alle classiche richieste di bis: sono
i componenti del coro La draia
di Angrogna invitati per l’occasione da Radio Beckwith in ima
serata che ha visto anche la premiazione del concorso di dianositive sul "treno e il suo mondo”.
Al di là delle esecuzioni, pregevoli, sotto la direzione di Silvio
Avondetto, questo coro ha alcune
caratteristiche particolari; spesso
nei cori (e nelle corali) si vede
una prevalenza di capelli almeno
grigi; non è così per « La draia »,
proprio a sottolineare una volontà di coinvolgere ed aggregare,
nella ricerca e nel tramandare, i
giovani.
Vi è un secondo elemento che
caratterizza questo da altri cori:
la presenza di due ragazze, Anna e Alessandra, che — ci tengono a ribadirlo — non sono lì
come mascotte ma come parte
integrante con la riproposizione
SOLIDARIETÀ’
Un camion
per la Romania
All’iniziativa hanno acderito le comunità evangeliche della vai Pellice - Un arrivederci
Indumenti ed attrezzi destinati alla popolazione romena, che
nei mesi scorsi erano stati raccolti attraverso una sottoscrizione promossa dall’Esercito della
Salvezza e da Radio Beckwith
con il sostegno di tutte le chiese evangeliche della zona, sono
finalmente giunti a destinazione.
L’iniziativa, lanciata da un
gruppo di persone che segue da
vicino la ricostituzione delle comunità pentecostali in Romania,
ha permesso di stabilire un ponte tra la vai Pellice e la regione di Suceava, situata a nordovest di Bucarest ai confini con
l’URSS e ad appena 300 chilometri da Chernobyl.
Lì, come in altre zone della
Romania, si tenta di ricostruire
la vita sulle ceneri di un regime di follia ormai defunto. Alla faticosa rinascita del popolo
romeno contribuiscono attivarnente anche i credenti cfie, usciti finalmente dalle catacombe,
possono tornare a riunirsi, a
pregare, a predicare pubblicamente.
In un clima di lento ritorno
alla libertà ed alla democrazia,
si situa l’opera delle molte comunità evangeliche, riformate,
luterane e pentecostali. Di queste ultime fa parte la chiesa di
Suceava a cui sono stati destinati gli aiuti partiti da Torre
Pellice mercoledì 13 marzo e che
verranno distribuiti agli abitanti di quella zona. Nello stesso
giorno, a Torre Pellice, abbiamo incontrato il pastore Sofronie Nicolae, che guida la comunità di Suceava.
(Giunto in Italia per seguire
personalmente le ultime fasi precedsnti all’invio del materiale,
egli ci ha brevemente raccontato della sua storia di camionista-pastore costretto per molti
anni al silenzio imposto dal regime di Ceausescu, delle difficilissime condizioni di vita a cui
ancora oggi, stante le condizioni economiche del paese, la popolazione romena è sottoposta.
Ci ha mostrato la foto di un
tempio in costruzione che non
riesce ad essere portato a termine per la mancanza di materiali e strumenti edilizi.
E’ difficile sapere quanti siano oggi i cristiani evangelici in
Romania, non vi sono dati statistici in proposito, ma è comunque certo che le comunità di
credenti sono in forte espansione numerica. Abbiamo salutato
il pastore Sofronie Nicolae, che
ci ha ringraziati di cuore per
quanto è stato fatto. Nel congedarci gli abbiamo espresso il
desiderio di ricambiare la visita al più presto.
Sergio Franzese
di brani, spesso in francese, ben
eseguiti e di sicura presa.
Molti dei canti eseguiti fanno
parte del repertorio tradizionale
dei cori ma altri, « e sono quelli
che più ci piace eseguire » — precisa il presidente Giampiero Bertalot —, sono stati raccolti direttamente fra la gente delle valli e
magari armonizzati dal maestro
Corsani o dallo stesso direttore;
ed è questa un’ altra orma
( « draia » in angrognino vuol dire
proprio orma o traccia) importante che viene mantenuta nella
cultura delle nostre vallate.
O. N.
Nuovo direttivo
per la Pro Loco
TORRE PELLICE — Durante
l’assemblea svoltasi a fine febbraio è stato eletto il nuovo direttivo della Pro Loco. Essendo
entrate nuove forze in rappresentanza di varie associazioni
già operanti sul territorio, la
presidente ed il vicepresidente
hanno ritirato le dimissioni avanzate alla fine dello scorso anno ed hanno accettato di ricandidarsi.
In una recente riunione del
nuovo direttivo si è provveduto
quindi ad assegnare gli incarichi: come presidente, vicepresidente e segretario sono stati riconfermati rispettivamente Clara Sibille Giampiccoli, Adriano
Longo e Anita Charbonnier. Gastone Segatei è stato eletto tesoriere, mentre Franco Raselli e
Bruno Pasquet saranno i nuovi
revisori dei conti. Guido Rivoir
e Attilio Sibille rappresenteranno invece la Pro Loco alle riunioni delle commissioni comunali sport, cultura e tempo libero.
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29 marzo 1991
valli valdesi
CONVEGNO A TORRE RELUCE
treno verso l'Europa
Potenziamento del trasporto ferroviario aM’interno
integrato - La « trenopolitana » e la storia della
di un sistema
linea per Torre
Si può interpretare la storia
deU’età industriale nella prospettiva storica delle ferrovie. Dell’industrialismo, della modernizzazione, il treno ha scandito le sequenze: la macchina a vapore e
poi l'elettrificazione, l'impulso alle produzioni siderurgiche e meccaniche, rurbanizzazione, gli
scambi, le comunicazioni interne ed internazionali. Cavour intuì l'importanza della ferrovia come infrastruttura economica di
base, il vecchio Piemonte deve
molto alla politica ferroviaria cavouriana se potè decollare come
polo industriale, di crescita economica e civile.
Il trasporto su rotaia è stato
nel passato molla dell’economia,
veicolo di cultura. Avrà un futuro postindustriale? Che spazio
avranno le ferrovie locali che storicamente hanno interrotto l’isolamento dei piccoli centri, delle
zone montane, collegato la periferia, le aree marginali con la
città?
Se ne è discusso a Torre Penice in un convegno organizzato da
radio Beckwith, dalle associazioni ambientaliste, dalle istituzioni
civiche locali. In vai Pellice la
mobilitazione popolare per il treno, per difendere la linea TorreTorino, è stata vissuta non solo
come presidio di un servizio primario ma anche del diritto alTautogoverno del territorio, di una
identità comunitaria che si è intessuta di relazioni tra genti e
culture. Le strade asfaltate, i
viaggi e trasporti su gomma
aprono anch’essi sul mondo, è atteggiamento miope rifiutarli per
pregiudizio. Ma forse la ferrovia
ha una superiore valenza nell’immaginario collettivo e forse, invertita la tendenza che ha visto
privilegiare il modello di trasporti incentrato sulTautomobile, avrà
anche un futuro più favorevole.
L’ing. Walter Finkbohner, della
direzione centrale delle Ferrovie
federali elvetiche, ha illustrato
Tesperienza di valorizzazione delle ferrovie locali neH'area zurighese. Ma prima ha argutamente
mostrato al pubblico convenuto
nella sala convegni deH’hotel Gilly perché la tendenza si inverte
a favore del treno. Ha fatto vedere il « visual » di una pubblicità d’auto su un’intera pagina del
« Corriere »: « Esaltano i vantaggi dell’auto che deve essere tua
ma la fotografano che si muove
in un ambiente esclusivo, evitano
di dirti quel che succede se la tua
auto viaggia insieme con tutte le
altre ».
Nella regione di Zurigo, ha raccontato Finkbohner, come in
tutta la Svizzera, gli anni ’60 videro il boom dell’auto, furono costruite strade, autostrade. Malgrado tutto, le Ferrovie federali
avevano approntato già nel 1954
un piano di riammodernamento
del nodo ferroviario di Zurigo in
previsione di uno sviluppo del
traffico viaggiatori e merci su rotaia. Così, quando ben presto apparve che in uno spazio territoriale come quello della Svizzera,
piccolo e montagnoso, più di un
certo numero di strade non è
compatibile, c'erano già buone
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La stazione di Bricherasio lungo la Torino-Torre Pellice.
basi per riconvertirsi al ferroviario. Fu votata dal popolo una
legge che apriva un fondo finanziario alTinterno della contabilità
cantonale a favore del traffico
pubblico. E così partì nel territorio del Cantone di Zurigo il progetto S. Bahn di potenziamento
ferroviario inserito in un sistema
coordinato di mezzi pubblici locali. Sempre secondo le regole
della democrazia cantonale, un
referendum popolare aveva bocciato la proposta di « mettere i
tram sotto terra nel centro ». E
così, all’aria aperta, si è realizzato nell’area metropolitana e cantonale un esempio integrato di
soluzione di trasporti pubblici
per un sistema organizzato di vìvere, lavorare e spostarsi.
Oggi T80% del traffico a Zurigo si svolge in tram, alTinterno
di un sistema di trasporti pubblici integrato: treno, tram, battello, cremagliera, funicolare. Di
tempo in tempo i dirigenti dei
trasporti pubblici vanno in strada per sentire la gente, per raccogliere osservazioni e consigli, per
le pubbliche relazioni. In treno
ed in tram si va a lavorare rna
ci si va anche a teatro, in smoking ed abito lungo da sera. La
nuova linea di treni « passante »
nel centro storico e nella collina
di Zurigo permette di integrare
in unico sistema 380 km. di linee
già esistenti. E’ previsto che il
futuro utente della _S. Bahn acquisterà un solo biglietto per tutto il territorio servito da ben 35
differenti imprese di trasporto.
Il prof. Carlo Mortarino, del
Politecnico di Torino, ha spiegato il complesso di ragioni che fa,
che dovrebbe fare, del treno il
mezzo di trasporto prioritario
nel sistema di mobilità. In sintetica esposizione ha enumerato
una lunga teoria di vantaggi differenziali del treno nel sistema
dei trasporti di persone e cose:
il treno ha una maggiore sicurezza attiva e passiva; il suo
bilancio energetico consumi-prestazioni è enormemente più vantaggioso, è di gran lunga il mezzo
meno depauperatore di risorse, la
durata del mezzo è molto più
lunga; minore l’occupazione di
suolo pubblico per il parcheggio
ed il ricovero; l’incidenza inqui
Oggi .
e domani
Concorsi
TORRE PELLICE — Il CAI-UGET vai
Pellice organizza un concorso fotografico per diapositive sui seguenti temi:
« I bambini e la montagna », « Vegetazione alpina: l'inverno », » Alta montagna: nevai e ghiacciai ».
Ogni concorrente può partecipare
con un numero massimo di tre diapositive per ogni tema.
fé diapositive dovranno essere recapitate entro il 5 aprile presso la
sede del CAI in piazza Gianavello a
Torre Pellice oppure presso l’edicola
Meynet di p.za Partigiani 1 a Luserna S. Giovanni.
Venerdì 19 aprile alle ore 21, presso la sede del CAI, avverrà la proiezione di tutte le diapositive partecipanti e la premiazione delle prime
tre classificate di ogni tema.
Per ulteriori informazioni rivolgersi a
Barbara Malanot (tei. 0121/900302).
nanfe sull’intero ecosistema molto più bassa; ancora molto minore la convulsione che i viaggi e
trasporti in ferrovia apportano
al traffico ed alTarmonia di convivenza. La mobilità, ha concluso
Mortarino, è utile ed anche piacevole se volontaria, un gravissimo
peso se è obbligatoria.
Giorgio Gardiol (« Eco delle
valli valdesi ») ha ricordato che
già da anni è in piedi il progetto
della « trenopolitana » vale a dire la realizzazione di un sistema
di trasporti metropolitani attrezzato e facente perno sul treno,
su un « passante » ferroviario integrato di metropolitana leggera in superficie, metropolitana
leggera in sotterranea e collegante la stazione torinese di Porta
Nuova con le linee per Bussoleno, Ceres, Canavesano, Trofarello-Chieri e Pinerolo-Torre Pellice. Occorrerà certo una forte
mobilitazione popolare perché
questo progetto, fattibile in tempi brevi e di costo contenuto, possa passare.
Corredando il suo racconto dì
diapositive, Enrico Fumerò ha,
come ultimo relatore, detto della
ferrovia Torino-Torre Pellice fra
cronaca e storia dal 1867, allorché
il banchiere Giuseppe Malan si
fece promotore di una raccolta
di fondi per finanziare la costruzione della linea, fino ai nostri
giorni che hanno visto la battaglia per difenderla dalla chiusura
e per rinverdirla della linfa di
una crescente domanda tanto che
ora la direzione F.S. ha deciso dì
ammodernarla.
Tra gli interventi del pubblico,
rimarchevole quello deU’ing. Arena, dirigente F.S. di Torino, che
ha fornito notizie di prima mano
sui lavori migliorativi che si stanno per fare.
All’inizio il sindaco di Lusema,
nel porgere con il sindaco di Torre Pellice ed il presidente della
Comunità montana il suo saluto,
aveva riproposto la notizia già
data dal nostro settimanale: si è
costituito un consorzio tra Comune, imprenditori lusernesi e
Unione industriale per realizzare
uno svincolo e scalo merci a servizio del rilancio dell’industria in
valle e della stessa ferrovia.
N. Sergio Turtulici
Teatro
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RORA' — Il Gruppo teatro Bora presenta il 30 marzo, presso la sala comunitaria, la commedia brillante in tre
atti di Franco Roberto « L'amor Tè nen
polenta ». Inizio spettacolo ore 20.45.
Ingresso libero. Repliche il 6 ed il
13 aprile.
Corsi
Concerti
RINGRAZIAMENTO
« Gesù disse: Io sono la via, la
verità e la vita; nessuno viene
al Padre se non per mezzo di
me »
(Giovanni 14: 6)
Il marito ed i familiari tutti della
cara
Albina Ciordan in Saragosi
commossi e riconoscenti per la dimostrazione di affetto tributata aUa loro
cara, ringraziano tutti coloro che con
scritti, fiori, presenza e parole di conforto hanno partecipato al loro dolore.
In particolare ringraziano il sig. Franco
Rinesi, la famiglia Porporato, i medici
ed infermieri deU’Ospedale valdese di
Torre Pellice, la Croce Rossa di Torre
Pellice, il pastore Rostagno e tutti quelli che si sono prestati in questa dolorosa circostanza.
Torre Pellice, 29 marzo 1991.
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LUSERNA SAN GIOVANNI — La
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di psicomotricità condotto da Montserrat Valls.
Lo scopo del corso sarà una migliore conoscenza di sé e uno sviluppo dei propri mezzi di comunicazione, implicanti l'ascolto e la comprensione degli altri.
Il corso è rivolto In particolar modo alle persone che operano nel campi sociale, educativo e sanitario.
Per informazioni ed iscrizioni rivolgersi alla videoteca Metrópolis, viale
E. de Amicis 1, Luserna S. Giovanni,
tei. 0121/909253.
TORRE PELLICE — Mercoledì 3 aprile, alle ore 20.30, presso il tempio
valdese, la corale giovanile di Siegen
presenterà un concerto con strumenti a fiato, archi ed organo; verranno
eseguite musiche di Gabrieli, Gallus,
Eccard, Schütz, J. S. Bach e Mendelssohn. Ingresso libero.
PRAMOLLO — Sabato 6 aprile, alle
ore 21, presso la sala valdese di Ruata, nelTambito del Cantavalli, Pietro
Bianchi e Roberto Maggini presenteranno canti e musiche popolari del
Ticino.
PINEROLO — Nell’ambito dei concerti organizzati da Amnesty International, venerdì 29 marzo, alle ore 21
presso il tempio valdese, si esibirà
il coro dell'istituto Gorelli diretto dal
M.” Claudio Morbo.
Cooperativa
TORRE PELLICE — Sabato 6 aprile,
alle ore 21, presso I locali di via Roma 7, si svolgerà l’assemblea annuale della Cooperativa operaia di consumo; all’ordine del giorno la relazione del Consiglio e dei sindaci ed
il bilancio '90.
Fiere
TORRE PELLICE — Lunedì 1° aprile
si svolgerà la tradizionale fiera primaverile di Pasquetta; alTinterno è previsto uno spazio per il mercatino biologico.
Dibattiti
TORRE PELLICE — Quale provincia? » è il titolo di un pubblico dibattito organizzato dal comune di Torre Pellice per venerdì 5 aprile, alle
ore 20.45 presso la sala consiliare.
Cinema
TORRE PELLICE — Il cinema Trento ha in programma; venerdì 29, ore
21.15, « Il viaggio di capitan Fracassa »; sabato 30 e domenica 31 « Mamma, ho perso l'aereo »; lunedì 1“ aprile, ore 16, 18, 20 e 22, « Robocop 2 »,
PINEROLO — Il cinema Ritz propone una serie di appuntamenti col
cinema d'autore: martedì 2 e mercoledì 3 aprile, ore 19.30 e 22, verrà
posto in visione « Un angelo alla mia
tavola ».
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Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza:
Croce Verde Pinerolo; Tei. 22664.
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Guardia medica :
Nonurna, prefestiva, festiva; Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
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29 marzo 1991
SUD AFRICA
VERCELLI
Come una tragedia greca
Il governo cerca di fare dei passi in avanti, ma si può « rendere normale una società assurda? » - Occorre mantenere sempre le sanzioni
Nico Smith, pastore "dissidente” detta Chiesa riformata olandese
(NGK), che l’ha espulso nel 1982, già professore di Nuovo Testamento atta prestigiosa Università afrikaner di Stellenbosch, è attualmente pastore nella "township" di Mamelodi, vicino a Pretoria.
— Che analisi si può iare dei
cambiamenti che stanno avvenendo in Sud Africa?
' — Direi che nella situazione
attuale del Sud Africa vi sono
tre componenti essenziali: il concetto di cambiamento, la violenza e il processo di negoziato.
Il concetto di cambiamento è
al centro della vita di tutti i
cittadini sudafricani. Tutti, senza eccezione, sono coinvolti, ma
c’è una contraddizione: i cambiamenti in corso non sono, in
effetti, dei veri cambiamenti. Infatti come possiamo definire
« cambiamento » il tentativo di
rendere normale una società che
viveva nell’assurdo? I « cambiamenti » verificatisi a partire dal
febbraio dell’anno scorso non sono altro che la soppressione di
alcune leggi disumane e insensate introdotte dal Partito nazionalista nel 1948, che non esistevano da nessuna parte. I
bianchi oggi dicono: « Guardate
come stiamo cambiando! ».
Ma come si fa a creder loro,
visto che il 15% della popolazione continua a decidere tutto
ciò che deve succedere nel paese?
A mio parere più i bianchi cercano di cambiare le cose (mantenendo il potere) più tutto resta uguale a prima, anche se con
altre formule. Il vero cambiamento avrà luogo quando ogni
cittadino potrà partecipare a libere elezioni, nient’altro. Per
quanto riguarda la violenza stiamo assistendo a qualcosa di estremamente triste, ma che si
può spiegare. A partire dal 1960
il governo nazionalista ha impedito ai neri, con delle leggi, di
esercitare qualsiasi attività politica. Essi sono stati messi in
prigione, le loro organizzazioni
sono state messe al bando, molti dirigenti hanno preso la via
dell’esilio, altri si sono chiusi
nel silenzio. Due generazioni sono cresciute senza poter « imparare » l’arte della politica e del
la democrazia.
Adesso, tutt’a un tratto, dopo
trent’anni, si dice alla popolazione nera: « Forza, organizzatevi politicamente, scegliete i vostri rappresentanti! ». Allora
scoppia il caos! Lottano tra di
loro, per il fatto che non hanno una cultura politica, ed evidentemente i bianchi ne approfittano per dire: « Guardate, i
neri sono incapaci di prendere
parte ad un processo politico! ».
In realtà la violenza non è etnica, è innanzitutto politica. La
maggior parte della polizia stessa gioca un ruolo molto negativo,
non segue gli ordini del governo, al suo interno ci sono molti elementi conservatori che vogliono questa violenza. Ho incontrato un avvocato, che si occupava di attentati ai diritti
umani, che mi ha mostrato due
immensi dossier di casi in cui
la violenza è stata provocata da
membri della polizia. Ciò che è
grave è che noi siamo totalmente impotenti nell’arrestare questa violenza.
Infine la terza componente della società sudafricana di oggi è
il processo dei negoziati. Ma come è possibile essere allo stesso tempo partner dei negoziati
e membro di governo? Questa
è la ragione per la quale bisogna arrivare ad un governo di
transizione. Non è possibile fare diversamente, se no il governo non farà altro che rafforzare la propria posizione nel corso delle trattative.
— Quale evoluzione si può notare?
— Sono stupito di ciò che avviene attualmente nel mio paese, che amo molto. Da molti anni i bianchi e la Chiesa riformata olandese (la NGK, quella
della classe al potere dal 1948)
avevano delle buone intenzioni.
Volevano costruire un paese magnifico, prospero, in cui tutte le
razze separate potessero vivere
in armonia. Non bisogna giudicare costoro troppo duramente:
volevano il bene degli altri e si
credevano investiti di questa
missione; non si sono resi conto del male che stavano facendo. Oggi vedono il disastro che
sta arrivando, ma sono incapaci di sfuggirvi.
E’ come in una tragedia greca: si sa che la catastrofe deve
arrivare, ma non ci si può sottrarre ad essa. Così costoro sono presi in una trappola dal corso irreversibile. I giovani se ne
vanno e i più vecchi restano,
rassegnati. ,
Molti bianchi non sanno più
a che punto siamo, e lo ammettono. Si trovano nell’incertezza
più totale, anche quelli che sono al governo. Dovranno passare attraverso la prova del fuoco purificatore per capire veramente i loro errori e accettare
un’altra società.
— E le sanzioni economiche
contro il Sud Africa?
— Verso le sanzioni economiche ci sono atteggiamenti diversi, tanto in Europa quanto in
Sud Africa. L’idea di chi è contrario è che bisognerebbe ricompensare il governo attuale
per i « cambiamenti » che ha già
effettuato, e quindi bisognerebbe incoraggiarlo.
Io non credo che il governo
debba essere ricompensato per
avere abolito parzialmente delle
leggi disumane e assurde, né che
esso debba essere sostenuto. La
pressione continua ad essere necessaria. Il popolo nero stesso,
attraverso il boicottaggio e dimostrazioni di massa, continua
ad esercitare questa pressione.
Tutti sanno, in Sud Africa, il
governo come le chiese e le altre organizzazioni, che le sanzioni sono responsabili all’80%
dei « cambiamenti » attuali. Esse sono il solo metodo nonviolento per continuare a provocare dei cambiamenti. Ma bisogna
considerare che esse agiscono
come gli antibiotici: quindi non
bisogna interrompere il trattamento in corso.
Intervista a cura di
Christine von Garnier
Capire questa guerra:
temi di riflessione
Caratteristiche e sviluppo della crisi del
Golfo - Né santificazione, né satanizzazione
Seguito da un pubblico attento,
vario per età, provenienza, orientamenti e tuttavia degnamente
rappresentativo della Vercelli
aperta agli interessi culturali e
attivamente attenta a ciò che le
accade intorno, il prof. Giorno
Rochat ha introdotto il dibattito
promosso dal Centro evangelico
d’incontro, venerdì 8 marzo, all'Auditorium di S. Chiara.
Con un’interessante premessa
la « guerra del Golfo » è stata
inquadrata nel più ampio insieme della politica mondiale, alla
quale è strettamente connessa.
Il progressivo indebolimento del
ruolo dell’URSS ha permesso agli
USA di affermarsi come « la »
Superpotenza mondiale e quindi
di essere, con il benestare delle
Nazioni Unite, l’effettivo leader
dell’operazione contro l’Iraq.
L’oratore ha messo in luce alcuni aspetti caratteristici e non
sempre brillanti di questa recente vicenda che ha tenuto tutti
con il fiato sospeso. Per ima
più corretta comprensione degli
eventi non si può fare a meno di
ammirare, ma anche di considerare criticamente, la sapiente regia propagandistica che con
aspetti a volte sconcertanti ha
avvinto, spesso in diretta — diretta non sempre autentica —
gli spettatori televisivi del mondo intero. Molte delle cose che
ci sono state fatte vedere possono già essere ridimensionate sin
d’ora per una più realistica valutazione degli avvenimenti: due
esempi da manuale sono il caso
del piccolo cormorano nero (che
non poteva ancora essere nato
in pieno inverno) inzuppato di
petrolio e la strumentalizzazione
deU’interrogatorio teletrasmesso
da Baghdad del capitano Gocciolone.
Tutta l'area dell’Asia Minore,
priva di confini naturali, percorsa già nei secoli più remoti dai
più diversi popoli ed eserciti,
malamente suddivisa in staterelli
artificiosamente inventati dopo
la prima guerra mondiale, male
si presta ad avallare la leggenda
SALERNO
Immigrazione: il caso della Campania
Con quali caratteristiche il lavoratore immigrato si presenta
sul mercato del lavoro? Vi è una
specificità deH’immigrazione extracomunitaria in Campania e
nel Mezzogiorno?
Sono queste alcune delle domande poste in un incontro svoltosi mercoledì 6 marzo all’università di Salerno per presentare
il libro La presenza straniera in
Italia: il caso detta Campania
edito da Franco Angeli. L’incontro è stato organizzato dal Dipartimento di sociologia e scienza
della politica il cui direttore,
prof. Massimo Corsale, ha introdotto la presentazione del libro.
11 prof. Enrico Pugliese ha ricordato che il testo riguarda un
lavoro di ricerca svolto in Campania per indagare sulle caratteristiche e le specificità dell’immigrazione in una regione del
Mezzogiorno caratterizzata al
contempo da un consistente flusso di immigrati e da elevati tassi
di disoccupazione. L’impostazione data alla ricerca è strettamente legata alla sociologia del lavoro e, con la collaborazione del
Comitato italiano per lo studio
dei problemi della popolcizione,
cerca di rispondere con dati certi a tutta una serie di errate af
fermazioni ricorrenti in questi
anni nel nostro paese sulTimmigrazione. Avere oggi una ricerca
approfondita del fenomeno può
permettere alle istituzioni politiche di meglio governare la politica migratoria sul territorio.
All'incontro è intervenuta la
conduttrice del programma domenicale televisivo « Non solo
nero », Maria de Lourdes Jesus,
che ha illustrato la forza che il
mondo occidentale esercita sui
popoli asiatici e africani. Tale
forza è costituita dall’immagine
di un mondo che permette il riscatto economico e sociale: l'occidente è bello e vi è libertà!
Anche quando l'impatto con la
società occidentale demolisce
questa immagine, la spinta migratoria non si ferma, dato che
comunque il paese di origine nOn
possiede le possibilità politiche
ed economiche per una vita dignitosa. Maria de Lourdes ha poi
illustrato la condizione di vita
della donna immigrata e in particolare della donna capoverdiana, con i problemi legati ai figli
e alla loro integrazione nella società italiana.
Il prof. Francesco Calvanese,
autore con Enrico Pugliese
del libro presentato, ha cer
cato di illustrare le caratteristiche del processo migratorio
in quanto processo di « cittadinizzazione ». Infatti è errato
CTedere che la presenza straniera
in Italia sia un problema del giusto rapporto tra immigrati e istituzioni pubbliche; si tratta invece della costruzione di una nuova società, e il problema riguarda i contenuti della società multietnica e multiculturale. La richiesta primaria è richiesta di
cittadinanza, per la quale non
hanno valore gli atti di solidarismo « morale »; servono invece capacità di trasformare la
nostra società costruendo istituzioni di giustizia.
In Campania, ha continuato
Francesco Calvanese, vi è una
immigrazione matura che cerca
sempre più di stabilizzarsi e
questo per i seguenti motivi:
n gli immigrati non hanno
possibilità oggettive di rientro
nel loro paese di origine per fattori economici e politici;
2) sono immigrati provenienti da zone urbane e culturalmente preparati, che sviluppano una
consapevolezza dei propri diritti
e delle relative rivendicazioni;
3) vivono nella regione diversi gruppi etnici e con una certa
facilità si costituiscono associazioni rappresentative in tempi
relativamente veloci;
4) la componente musulmana dell'immigrazione è sostanziosa ma non è un fattore di disgregazione, anzi la loro richiesta è l’integrazione nel nostro
paese.
Il dibattito, a seguito delle
relazioni presentate, è stato centrato su due tematiche: i criteri
per una politica dell’immigrazione in Italia e i criteri per l’integrazione culturale. Anche se la
politica dello « stop » all’immigrazione, è stato detto, produce
clandestini e non ferma l’immigrazione, è stato detto, produce
è pensabile una apertura incondizionata. E’ necessario accettare la questione come «problema » senza imporre soluzioni ritenute valide per sempre.
Circa la questione deH’integrazione Massimo Corsale ha ricordato i vari modelli sperimentati
negli Stati Uniti e in Francia. I
risultati non sono eccellenti, ma
comunque occorre costruire una
politica di integrazione evitando
un errato concetto di libertà e di
eguaglianza che nei fatti si manifesta come oppressione.
Giovanni Anziani
del valoroso sceriffo intervenuto
ili difesa del « povero » piccolo
Kuwait per punire il « cattivo »
Iraq.
Saddam Hussein è senza dubbio un feroce dittatore, ma è
bene osservare con attenzione e
senza preconcetti cosa è accaduto e accade tuttora attorno a lui:
ne esce un quadro desolante di
dittature più o meno crudeli, di
sfruttamenti, di genocidi, di squilibri fra ricchezze enormi e non
meno grandi miserie; né si può
dimenticare quale parte e quali
responsabilità abbiano avuto e
continuino ad avervi USA, Europa ed URSS.
La stessa entità delle vittime,
modestissima per le forze antiSaddam, alquanto più rilevante
per l'Iraq, è nell’insieme modesta a fronte di quelle della guerra
fra Iraq e Iran e delle vicissitudini che hanno coinvolto il Medio Oriente, dallo sterminio dei
curdi all’Egitto, dal Libano alla
Palestina, teatri di stragi crudeli.
L’indignazione deve
riguardare tutti
L’indignazione per alcuni aspetti della guerra ora conclusasi
(gli Scud contro Israele, le minacciate armi chimiche o batteriologiche), filtrata da un esame
spassionato, magari anche spietato, dovrebbe prendere ben altra dimensione se si esaminassero alcuni particolari mezzi usati
dalle forze dell’ONU, come il
napalm, le bombe a grappolo, e
molti altri ingegnosi strumenti
di morte, che il prof. Rochat —
con la sua competenza di storico
militare — ha illustrato ai presenti.
La « gonfiatura » del potenziale
militare iracheno — del resto
costruito col beneplacito delle
potenze occidentali ed orientali,
le quali hanno fornito d mezzi
con, per loro, sensibili vantaggi
economici — dovrebbe essere
ridimensionata, con un attento
esame esteso a tutta la zona.
A Israele spetterebbe meritatamente di subentrare in questo
primato: anzi, dopo una equa
sistemazione del problema palestinese, Israele potrebbe diventare l’elemento equilibratore dell’area.
Un altro tema di discussione
è stato il caso dell’ammiraglio
Buracchia, che ha compiuto fedelmente il suo dovere di militare e che ha espresso pacatamente e con franchezza un’opinione, anche se non conformista.
Fra i tanti problemi di grande
rilievo resta aperto il ricorrente
interrogativo: guerra giusta o
guerra ingiusta?
La questione è molto complessa e controversa: in ogni modo
sono da escludere la « santificazione » come la « satanizzazione »
sia della guerra che del pacifismo.
E’ impossibile in così breve
spazio riferire bene quanto è
stato detto nella manifestazione:
ci siamo limitati ad alcime pennellate ed accenniamo soltanto
sommariamente ai numerosi inteiwanti nella discussione che
hanno messo in rilievo alcune
questioni dell’area attorno al Golfo Persico, che hanno toccato
Faspetto di « guerra del petrolio », l’ingiusta denigrazione dei
pacifisti, l’inquietante eccesso di
potenza degli USA, l’influenza
esercitata dall’URSS sull’evoluzione dei problemi mediorientali,
il risveglio del fondamentalismo
islamico (con valenza sia religiosa che politica) e l’evoluzione di
armi sempre più micidiali.
Renzo Pagliani