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LA PRESENZA
DI DIO
«Allora il re Davide andò a presentarsi davanti al Signore e disse: chi sono io, Signore Dio, e che cosa è la mia
casa, perché tu mi abbia fatto atrivare
a questo punto?»
Il Samuele?, 1-18
Davide è all’interno del suo nuovo
palazzo reale. Meditando, fa un
confronto tra la magnificenza della sua
nuova casa e la semplicità della tenda
dove si trovava l’Arca del Patto che, per
il re e per il suo popolo, si identificava
con la presenza stessa di Dio. Dio che
abita in una tenda? Ci vorrebbe piuttosto un edificio, abbellito a dovere. Una
casa per Dio, un tempio. Al profeta
Nathan sembra un suggerimento sensato. Ma il Signore, che spesso non è
d’accordo con i nostri programmi e
progetti, non è poi così lusingato come
Davide si sarebbe aspettato (vv. 5-7).
Certo, avere un Dio stabile, «residente»,
un Dio che sai sempre dove trovarlo, a
portata di mano, darebbe un senso di
sicurezza a Davide. D’altra parte anche
i suoi colleghi re portavano i loro dei
dove volevano. Ma questo Dio che agisce, che viaggia, che «ora si trova qua,
ora là», è un po’più problematico.
\JOI non siamo tra quelli che hanno
i\ dei luoghi sacri, che identificano la
presenza di Dio con edifici o templi.
Siamo protestanti. Ma siamo proprio
sicuri di non scivolare anche noi qualche volta in questa tentazione? Che anche il nostro mondo non sia diviso in
sacro e profano, in una parte religiosa
in cui partecipiamo a qualche liturgia
speciale o alla Santa Cena alcune volte
l’anno, e un’altra parte in cui non c'è la
presenza di Dio? Non innalziamo anche noi barriere pensando che Dio è
certamente più presente «al di qua»
della barriera che non «al di là»? Ma
quésto Dio che viaggia nel deserto in
una tenda fragile, scartando alle volte
le nostre pretese di efficienza, le nostre
costruzioni che si sembravano così perfette, questo Dio ci turba, ci sconvolge;
lo ha fatto infinite volte, anche quando
da tempo pensavamo di conoscerlo.
Leggendo questo passo più volte mi sono venuti in mente i colportori che lasciavano le Valli e i loro luoghi diluito
nel secolo scorso, con i loro umili carretti pieni di Bibbie: essi non avevano
paura di questo Dio in movimento, perché sapevano che viaggiava con loro.
/SRAELE, però, avrà il suo tempio, rna
sarà edificato quando Dio deciderà e
da chi deciderà. Il tempio lo farà il figlio di Davide, Samuele. Comunque ci
sarà. Ci saranno le chiese per i credenti
e le credenti di tutti i tempi, È come se
Dio accettasse di essere «confinato» in
un edificio. Il nostro Creatore sa che,
nella nostra umana fragilità, abbiamo
bisogno di un luogo dove trovarci insieme. Non è Dio che ha bisogno dei tempii, delle nostre chiese, più o meno belie, siamo noi ad averne bisogno. Un
tempio, una chiesa è un suo grande do
no; i credenti, attraverso i secoli, non ce
^'avrebbero fatta a resistere senza avere
un luogo in cui potere condividere la
preghiera, la comunione fraterna. Ma
il nostro capitolo parla anche di un'al
fra «casa»: parla della dinastia di Davi
de da cui nascerà il Messia, per questo
la «sua» casa sarà resa stabile per sem
Pre. Gesù, è il vero luogo di incontro
con Dio, la presenza di Dio tra gli uo
mini e le donne, per sempre. È questa
presenza che invochiamo all’inizio di
Ogni nostra assemblea: perché ci venga
incontro con il suo spirito di libertà pri
ma che noi prendiamo una qualsiasi
decisione, prima che costruiamo i vari
«edifici» che costituiscono la struttura
della nostra chiesa.
Florence Vinti
dai culti mattutini al Sinodo
Il 27 agosto si è concluso a Torre Pellice il Sinodo delle chiese valdesi e metodiste
La parabola della forbice del sarto
Una lama rappresenta la vita delle chiese^ la loro predicazione e la loro spiritualità^ I altra lama
rappresenta la diaconia, il perno che le tiene bene insieme è la cultura, cioè ^identità evangelica
GIORGIO TOURN
MIO nonno sarto mi ha lasciato
in eredità un panciotto e le
sue forbici. A quelle forbici è andato subito il mio pensiero quando la
Commissione d’esame, nel valutare la situazione delle nostre chiese,
ha parlato di una forbice fra la vita
delle comunità e il loro impegno
sociale. Mentre nel primo caso si
dovrebbe registrare una situazione
stazionaria o, per usare termini
economici, una recessione, nel secondo si è assistito negli ultimi decenni a una crescita con investimento organizzativo e finanziario
imponente. Nel funzionamento di
queste forbici vedo ora una parabola del dibattito sinodale nel suo
complesso.
La prima lama delle forbici è la vita delle nostre comunità: che si trovino oggi in fase di difficoltà è probabilmente vero, ma è proprio vero
che esse si vanno inesorafiilmente
riducendo sì da non essere più che
la punta di una forbice? Accade
spesso di udire che in esse sono carenti l’opera dello Spirito e le sue
manifestazioni, la coerenza delle
azioni, la coscienza evangelistica,
runiversalismo della chiesa, lo dicono gli altri e lo diciamo noi, e da
questo confronto con altre realtà
ecclesiali ricaviamo motivi di autocritica che a volte diventa sterile flagellazione. Slamo come tutte le comunità cristiane in ricerca («chi è in
piedi stia attento a non cadere» diceva Paolo) e, di conseguenza, non
abbiamo da avere complessi di sorta riguardo alla nostra identità.
Anche in questo nostro Sinodo,
come in tutti, sono stati percepibili
alcuni elementi che caratterizzano
la nostra vita di fede: il rigore nella
valutazione delle attività sotto la
guida della Commissione d’esame,
l’indicazione delle cariche, fatta nel
corso della seduta serale di mercoledì, senza maneggi e ripartizione
di potere, il rispetto del contributo
di ognuno e lo sforzo di avvicinarsi
insieme alla verità. Perché dovremmo vergognarci di appartenere a
una comunità cristiana che ha que
sti caratteri? Bazzecole di fronte
all’Evangelo, si dirà, ma sarebbe già
gran cosa se tutte le chiese avessero
questo impegno di coerenza. Molti
interrogativi permangono, certo, e
si sono visti: il prevalere, a volte, di
istanze mondane su quelle di fede,
l’indebolirsi di una forte coscienza
biblica, le incertezze sulla natura
delle comunità cristiana rispetto al
mondo. Ma il problema di fondo,
forse, è costituito da una nostra
mancanza di coraggio e di consapevolezza, non di quello che siamo
noi ma di quello che abbiamo ricevuto e imparato dall’Evangelo e
dobbiamo trasmettere.
L’altra lama della forbice è costituita da quelle che chiamiamo le
«opere» (ospedali, case per anziani,
interventi nel sociale). Questo
aspetto della nostra presenza è cre
sciuto in modo esponenziale tanto
che nel quadro deH’evangelismo
italiano la Chiesa valdese appare
oggi come un complesso assistenziale. Da questo impegno diaconale non deriva certo frustrazione ma
preoccupazione, lo si è verificato
nel dibattito condotto con molta
attenzione e impegno: si tratta di
coordinare iniziative diverse in
modo efficace, di riorganizzare tenendo conto delle esigenze di oggi,
di formare quadri dirigenziali e
operatori consapevoli, in termini
ecclesiastici «diaconi» efficienti.
Problemi indubbi e rilevanti ma,
anche in questo caso, perché non
guardare con sobria fierezza alla
realtà ? La gestione della quota
dell’otto per mille dell’Irpef che i
nostri concittadini ci attribuiscono
(trasparente, coerente, pubblica
come abbiamo fatto sin qui) è una
lezione di rigore evangelico. Eossero tutte così le gestioni di denaro
pubblico! La decisione di supplire
a un’assistenza pubblica deficitaria
aiutando persone che non sono in
grado di provvedere a se stesse è
un tratto essenziale della nostra
presenza nel paese.
Tema forte del nostro dibattito è
stato la cultura. Non tanto gli strumenti culturali: libri, carte, biblioteche, istituzioni (anche se si tratta
di strumenti indispensabili), ma la
cultura come identità, come coscienza di sé. Dove sta la cultura
nella nostra forbice delle chiesa? È
la piccola vite, il perno che congiunge le due lame e ne permette il
funzionamento. In sua assenza restano due stiletti che possono solo
lacerare: in caso il perno sia troppo
stretto la forbice non ha movimento. La vita della comunità cristiana
e la sua presenza nel mondo, il
movimento di azione e pensiero è
determinato dalla presenza di una
forte cultura, cioè di una forte
identità, non però in senso introverso ma in relazione con il paese
in cui si vive. Lacoltà di teologia,
corso di formazione a distanza,
Claudiana, Centro culturale, coordinamento musei, tutti strumenti
messi a punto negli ultimi anni in
vista di questo progetto: aiutare i
membri delle comunità in primo
luogo, ma anche tutti gli altri fruitori, a riflettere sulla fede cristiana.
E forse questa potrebbe essere la
vocazione della nostra chiesa, fornire coscienza storica, radicamento, riflessione biblica a coloro che
ne sentono il bisogno e accettano
di unirsi a noi nella ricerca, come
stanno iniziando a fare non pochi
evangelici italiani. Ma non si possono aiutare gli altri a trovare se non
si è trovato, e si torna così aH’inizio:
la comunità deve vivere l’esperienza della scoperta dell’Evangelo, deve imparare a vivere gioiosamente
l’identità che il Signore le dà perché la forbice non sta nelle nostre
mani: solo Io Spirito del Signore
può servirsene per ritagliare la nostra stoffa a sua misura.
MEDITAZIONE
Sottoscrizione della Fcei
Aiuti per i terremotati
della Turchia
Dinanzi al gravissinio
terremoto, uno dei più
disastrosi degli ultimi decenni, che ha colpito recentemente una regione
della Turchia, seminando
distruzioni e morti in misura eccezionale in un
paese già di per sé a economia debole, la Eederazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) indice una sottoscrizione
«prò Turchia» per contribuire alla richiesta di aiuti di emergenza con generi di prima necessità.
Gli aiuti saranno inoltrati
tramite organizzazioiii
protestanti ed ecumeniche europee che già operano sul posto e che sono
particolarmente preparate ad affrontare simili
emergenze, come abbiamo avuto modo di verificare in diversi casi.
I contributi possono essere inviati, indicando
nella causale «pro Turchia»:
- sul conto corrente
postale n. 38016002 intestato a Federazione delle
chiese evangeliche in
Italia, via Firenze 38,
00184 Roma;
- sul conto corrente
bancario n. 502060 intestato a Federazione delle
chiese evangeliche in
Italia presso Banca popolare etica, codice Abi
5018, Cab 12100.
Chiese in Europa
Pronta la prima bozza
della «Carta ecumenica»
Alla seconda Assemblea
ecumenica europea di
Graz era stato raccomandato di redigere una «Carta ecumenica» che presentasse le linee guida per
i rapporti tra le chiese europee. Una bozza di questa Carta è stata inviata a
tutte le chiese membro
della Conferenza delle
chiese europee (Kek) e a
tutte quelle cattoliche romane d’Europa. Nella lettera di accompagnamento
i presidenti della Kek e del
Consiglio delle conferenze
episcopali europee invitano le chiese a inviare i loro
commenti ed esprimono
la speranza che i prossimi
12 mesi vedranno le chie
se impegnate in una discussione ecumenica a livello locale. Le cinque pagine della Carta sono suddivise ili tre sezioni principali: «È Dio che chiama
all’unità»; «Verso una comunione visibile fra le
chiese in Europa»; «La comunità ecumenica al servizio dell’Europa». La bozza definitiva sarà firmata
in occasione di un incontro ecumenico che avrà
luogo subito dopo Pasqua
2001, e sarà per tutte le
chiese il segno del loro
impegno alla riconciliazione, alla testimonianza
e al servizio comuni, alla
pace e alla giustizia per
l’intera Europa. (Kek)
Salmo della fede ritrovata
di FRANCO GIAMPICCOLI
A PAGINA
SPIRITUALITÀ
Il campo di grano
di SALVATORE RAPISARDA
A PAGINA.
CHIESE
La scuola domenicale
acuradelSIE
EDITORIALE»
La cultura mHitare
di VALDO SPINI
fi
iCOMMENTOI
I referendum dei radicali
di MARCO ROSTAN
2
PAG. 2 RIFORMA
VENERDÌ 3 SETTEMBR^^
é Certo, Dio
è buono verso
Israele,
verso quelli che
son puri di cuore.
^Ma quasi
inciamparono
i miei piedi;
poco mancò
che i miei passi
non scivolassero.
^Poiché invidiavo
i prepotenti,
vedendo
la prosperità dei
malvagi. ^Poiché
per loro non vi
sono dolori, il loro
corpo è sano e ben
nutrito. ^Non sono
tribolati come gli
altri mortali, né
sono colpiti come
gli altri uomini.
'^Perciò la superbia
li adorna come
una collana, la
violenza li avvolge
come un manto.
^ Gli occhi escono
loro fuori dalle
orbite per il grasso;
dal cuore loro
traboccano cattivi
pensieri.
^Sbeffeggiano
e malvagiamente
progettano
d'opprimere;
parlano dall’alto
in basso con
arroganza.
^Alzano la loro
bocca fino al cielo,
e la loro lingua
percorre la terra.
Perciò il popolo
si volge dalla loro
parte, beve
abbondantemente
alla loro sorgente,
e dice: “Com’è
possibile che Dio
sappia ogni cosa,
che vi sia
conoscenza
nell 'Altissimo ?”
'^Ecco, costoro
sono empi; eppure,
tranquilli sempre,
essi accrescono
le loro ricchezze.
'^Invano ho
dunque purificato
il mio cuore e ho
lavato le mie mani
nell’innocenza!
Poiché sono
colpito ogni giorno
e il mio tormento
si rinnova ogni
ma Ulna.
avessi detto:
“Parlerò come
loro”, ecco avrei
tradito la stirpe
dei tuoi figli.
^^Ho voluto
riflettere per
comprendere
questo, ma la cosa
mi è parsa molto
ardua, "finché
non sono entrato
nel santuario
di Dio, e non ho
considerato
la fine di costoro.
Certo tu li metti
in luoghi
sdrucciolevoli,
tu li fai cadere
in rovina.
Come sono
distrutti in un
momento, portati
via, consumati
in circostanze
orribili!»
(Salmo 73, 1-19)
IL SALMO DELLA FEDE RITROVATA
Questo credente, giunto al limite della demoralizzazione e delllncredulità, ha
riscoperto la lucidità e la potenza della fede in queste semplici parole: «Con te
»
FRANCO GIAMPICCOLI
Questo salmo è 11 racconto
di come un uomo malato e
depresso è arrivato a sfiorare la
frontiera della demoralizzazione e dell’incredulità e in seguito
ho ritrovato una fede forte e
limpida. È un uomo malato,
probabilmente, ma non è tanto
la malattia che lo mette in crisi,
quanto il confronto con coloro
per i quali nutre invidia e rancore perché hanno fortuna, prosperità, salute.
Non è difficile, in situazioni di
sofferenza, avere di tali sentimenti, quando si è di fronte
all’incomprensibile e ingiusta
distribuzione del male e del bene. Ma lo scandalo del salmista
è ancora più profondo, ha una
dimensione morale e religiosa,
perché quelli a cui tutto va bene
sono gli empi, gli orgogliosi,
i senza Dio, i violenti. Sono
uomini insensibili, che possono permettersi di disprezzare
chiunque per la loro potenza,
con la sola parola spadroneggiano e opprimono e pensano
di poter mettere bocca fino in
cielo, tanto chi mai potrebbe far
loro qualcosa? «Ecco - dice pieno di amarezza il salmista - costoro sono empi; eppure, tranquilli sempre, essi accrescono le
loro ricchezze».
La sfioriamo anche noi, che ridotti al limite dalla crisi, magari
non molliamo soltanto per un
misto di orgoglio e di solidarietà
di gruppo, per un legame etnico-religioso che ci tiene insieme
e che è il rimasuglio di una fede.
Come il salmista che è arrivato a
quest’ultima debole trincea: «Se
avessi detto: “parlerò come loro”, avrei tradito la stirpe dei
tuoi figli». C’è una risposta al di
là di questa frontiera? Sì, ed è
per questo che il salmista parla e
racconta.
riuniti insieme per ricevere la
Parola di Dio.
Di questo dobbiamo ricordarci ancora oggi, riaffermando
questo fatto con fede e con coraggio, nella fiducia non nella
nostra capacità di essere comunità, ma nella decisione di Dio
che «ha scelto le cose ignobili
del mondo, e le cose disprezzate, anzi le cose che non sono,
per ridurre al niente le cose che
sono» (1 Cor. 1,28).
Nel santuario
La frontiera
Ecco quindi il salmista alla
frontiera della demoralizzazione e deH’incredulità. Al limite
della demoralizzazione: non c’è
dunque più morale, non c’è più
distinzione tra bene e male?
Non serve dunque a nulla l’onestà e l’innocenza? Ma anche al
limite dell’incredulità che si riflette nelle parole del popolo:
com’è possibile che Dio sappia e
non intervenga?
La stessa frontiera di demoralizzazione e incredulità sta davanti a noi oggi. La sfiorano tanti nostri fratelli e sorelle, sempre
più tentati di «lasciar perdere»,
annegando lo scandalo nella secolarizzazione in una non-risposta che bada solo a ricercare
fortuna, prosperità, salute. La
sfiorano i nostri figli, che proprio di fronte all’ingiustizia impunita non capiscono più il senso del credere in Dio e sono portati a volgersi dalla parte dei potenti, a «bere abbondantemente
alla loro sorgente».
QUEST’UOMO ha trovato la
risposta nel santuario, nel
tempio. Durante una solenne liturgia? Nella proclamazione della legge? In una festività del popolo riunito? Il salmista non dice, dice solo del tempio e cioè
del luogo della presenza di Dio.
E dov’è per noi la presenza di
Dio? A un gruppo di uomini e
donne, entusiasti quanto rissosi,
che formavano una delle prime
comunità cristiane a Corinto,
l’apostolo Paolo diceva: «Non
sapete che siete il tempio di Dio
e che lo Spirito abita in voi?» (I
Cor. 3,11).
La comunità dei fratelli e delle
sorelle riuniti insieme, malgrado
tutti i loro difetti, per ascoltare
la Parola del Signore è il luogo in
cui Dio, nella sua follia, vuol far
abitare il suo Spirito. Non è inverosimile? Eppure, attraverso le
generazioni, una fila interminabile di uomini e di donne hanno
trovato la risposta nella comunità dei fratelli e delle sorelle
La risposta
La risposta che il salmista ha
trovato è fatta di luce e di
ombra. L’ombra è la sorte degli
empi e cioè il giudizio di Dio di
cui il salmista scopre la realtà al
di là della facciata di forza e prosperità degli empi.
Le parole di condanna spietata che il salmo riporta ci lasciano forse un po’ a disagio: perché
non abbiamo molta fede nella
giustizia di Dio; o perché sospettiamo che siano frutto del rancore umano, più che della giustizia divina; o perché nel Nuovo Testamento c’è più luce che
ombra, più grazia che giudizio.
È vero, ma non possiamo dimenticare il lato d’ombra che è
presente anche nel Nuovo Testamento. Non possiamo lasciarlo
da parte, con l’impressione di
rendere così più accettabile, meno medioevale, il messaggio
evangelico. Questo non favorisce
ma anzi ostacola il raggiungere
la risposta. Abbiamo da prendere sul serio il giudizio di Dio per
noi e per chi ci sta intorno, se
vogliamo capire questa cosa
Preghiamo
Padre celeste!
In molti modi tu parli a un uomo:
Tu, l’unico che hai sapienza e intelligenza,
vuoi tuttavia renderti comprensibile a lui.
Tu parli anche quando taci;
perché parla anche colui che tace,
per provare ramato;
parla anche colui che tace affinché l’ora del capire
sia tanto più intima quando essa verrà.
Soeren iQerkegaard
(da II libro delle preghiere, a cura di Enzo Bianchi,
Einaudi, 1997, p.8)
«molto ardua» e se vogliamo ricevere la luce della risposta.
La luce che si staglia sullo
sfondo di ombra del giudizio di
Dio è come un raggio laser, una
intensissima potenza di amore
e di comunione concentrata
nelle parole «con te». Questo
credente travagliato e giunto fino al limite della demoralizzazione e dell’incredulità ha riscoperto la lucidità e la potenza
della fede in queste semplici parole. Per lui, questo essere «con
te» si esprime in un essere guidati e sostenuti come lo è un
bimbo preso per mano; questo
essere «con te» non può essere
rotto da alcuna potenza negativa, perché «né morte né vita...
potranno separarci dall’amore
di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore» (Rom. 8, 38-39);
questo «essere con te» si traduce in un legame che diventa
prioritario su tutto: cos’è veramente irrinunciabile e decisivo
non solo in cielo, ma anche qui,
in terra, se non questo essere
«con te»? Questo essere «con te»
sta allora saldo e fermo come
una rocca, anche quando vengono meno «la mia carne e il
mio cuore», la vita stessa.
Non viene detto come questo
legame, questa comunione, si
produce. Ma neppure il Nuovo
Testamento va molto al di là
dell’espressione «essere col Signore». Come si può infatti
esprimere l’inesprimibile? Ma
chi, magari attraverso un’esperienza simile a quella del salmista, è arrivato alla risposta della
luce, dell’amore di Dio, vive
questa risposta e con queste o
altre parole la esprime.
Per raccontare
yyT 0 ho fatto del Signore, di
“X Dio, il mio rifugio, per raccontare o Dio, tutte le opere
tue». Con questo programma
termina il racconto del salmista.
Se ha scoperto la strada verso
questa fede ritrovata non è per
rannicchiarsi in un comodo rifugio privato, ma per ricevere la
forza di testimoniare. Per questo
ha scritto e per questo noi abbiamo da parlare, per annunciare alla nostra generazione il giudizio e l’amore di Dio, l’ombra e
la luce della salvezza.
(Seconda di una serie
di tre meditazioni)
Èun'i
e alla
«^Come avviene
d’un sogno
quand’uno si
sveglia, così tu,
Signore, quan^
ti desterai,
disprezzerai
la loro vana
apparenza.
Quando
il mio cuore era
arnare^iatoek
mi sentivo trafli)^\],o. pi
internamente, tura, è un’
^ero insensato e manda a
senza intelligem,
ioerodifrolZ^^.
come una bestia. Tstagior
^Ma pure, io resi suoi disc
sempre con te; praggium
SALVA
tu m'hai presepe
la mano destra; fnietiu
come già
*mi guiderai con 35). Dai ca
il tuo consiglio e ti da mie
poi mi accoglierà un’™map
i
Chi ho IO inciek pochi som
dunque il
che mand
sua messe)
Oscillan
campo di
sione di fe
sa per ü la
messa di c
fuori di te?
E sulla terra non
desidero che te.
^^La mia carne
e il mio cuore
possono venir
meno, ma Dio
è la rocca del mk ¡^ved
CUOf0 ^ Ict jnid tsfors de
parte di eredità, campo di
in eterno.
Poiché, ecco,
quelli che
si allontanano
da te periranno;
tu distruggi
chiunque
ti tradisce
e ti abbandona.
credente,
sentiment
messe è a
che ci sari
messe è r
Signore h;
del conta
riusciamo
che forse >
za di racc
essere do’
ne di Dio,
^'^Ma quanto a m
il mio bene è stali ^
,,. dell uonu
unito a Dio;
10 ho fatto del
Signore, di Dio,
11 mio rifugio, p.
raccontare, 0 Dk
tutte le opere tm
(Salmo 73,20-)
biotecno
zioni ger
ture, l’ing
natura, c
abbondai
L'
emetiche «“t
Il salmo è radicale|i
ciò che riguarda ia so(
deli'empio. Per iui, doi
la morte, non è posi®
alcuna specie di esiste®
Dio non è stato con lei'
vita. Non lo sarà nefr#
no dopo la sua morte.!
sua immagine, come il*
ricordo, sarà scacciata. IJ
ve Dio non c'è, c'è il ^
(Il Tess. 1,9). Si puòrite»
re che il Nuovo Testan*!
to allargherà la nozioni'
Amore di Dio e affermj
più nettamente chet*
gli uomini, tanto i W
quanto glie empi, sarai*
inseguiti da questo aP
di Dio che li cerca... “
non li trova? Ciò non
impedisce, ad ogni mtj*
di vedere in questo sa
una tappa fondament
della fede. j
Ammiriamo aricore
lucidità dell'analisi del»
mista a proposito dei
chi. Si potranno fors*
valere delle eccezion
tutto rispetto; ciò non
glie che la chiesa deve
parare da questa anali
deve mostrare senza s
carsi che ricchezza e
pressione, ricchezza
sprezzo umano vann
sieme, per quanto
siano gli sforzi dei
per separarli. E se (i'.".
guratamente... 0 ton .
tamente!) non
come il salmista, pn° ,
tere loro l'annientam
radicale dei versetti
27, possiamo sempre
dare loro che essi s ,
l'incubo di Dio. Sop^'
to dobbiamo chieder
di ascoltare bene U
saggio di questo salnn^
(Alphonse Maillot" _!,(
Lelièvre: Les Pseumes,
et Fides, 1969, vol. U- P'
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Dio
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mia
'editá,
eco,
taño
■anm;
La Bibbia ci insegna a parlare di Dio con immagini, metafore e parabole
Il campo di grano, pronto per la mietitura
ìun'ìnrimagine tipica dell'insegnamento di Gesù che ci invita alla riconoscenza
e alla condivisione con chi è affamato di pane, di giustizia e della Parola di Dio
dona,
toam
eèstan
b;
del
i Dio,
gio, pn
8, oDk
eretm
0 73,20-1
___calVATORE rapisarpa
UN campo di grano maturo, pronto per la mietitura è un’immagine che ci rimanda a Gesù. In Samaria,
seduto presso il pozzo di Sichar, parlando con la donna
(pantana, egli sa prevedere
la stagione del raccolto. Ai
suoi discepoli appena sopraggiunti dice: «Alzate gli
occhi e guardate le campagne
come già biancheggiano per
la mietitura» (Giovanni 4,
35). Dai campi di grano pronti da mietere Gesù traeva
un’immagine per motivare i
suoi discepoli e le sue discepole: «La messe è grande, ma
pochi sono gli operai. Pregate
dunque il Signore della messe
che mandi degli operai nella
suamesse» (Matteo 9,37s).
Oscillando tra la visione del
campo di grano come esplosione di fertilità, di ricompensa per il lavoro svolto, di promessa di cibo per il domani, e
le parole di Gesù, che ce lo
fanno vedere come una metafora del mondo, cioè del
campo di missione per ogni
credente, siamo afferrati da
sentimenti contrastanti. Se la
messe è abbondante, è segno
che cl sarà cibo per tutti; se la
messe è ricca, è segno che il
Signore ha benedetto l’opera
del contadino. Tuttavia non
riusciamo a sfuggire al dubbio
che forse tutta quella ricchezza di raccolto potrebbe non
essere dovuta alla benedizione di Dio, ma esclusivamente
all’opera corrotta e corruttrice
dell’uomo. Non sono forse le
biotecnologie, le manipolazioni genetiche, le monocolture, l’ingerenza pesante sulla
natura, che offrono raccolti
abbondanti? Se i nostri depo
siti sono colmi, e non soltanto
di grano, non è forse dovuto
al fatto che il nostro mondo
occidentale ha depredato il
resto dell’umanità ?
Con queste domande in testa scorgiamo le zizzanie disseminate in mezzo al grano.
Le male erbe prendono diversi nomi. Uno di questi è
leggi di mercato. Queste fanno oscillare i prezzi, fanno
distruggere raccolti, affamano popolazioni al solo scopo
di mantenere remunerativo
il prezzo delle derrate. Si
chiamano anche strumento
di pressione politica, di ricatto economico, oppure semplicemente embargo. Sono
erbacce che sciupano la bellezza e l’abbondanza del raccolto. Esse fanno apparire
ipocrita, in bocca ai paesi
opulenti, la richiesta «dacci
oggi il nostro pane quotidiano» (Matteo 6, 11). Certo è
anche vero che non tutti i
campi di grano sono frutto di
manipolazioni genetiche. Un
campo di grano maturo, per
chi crede, è anche segno della benedizione di Dio.
Il campo di grano maturo
porta con sé anche una connotazione di responsabilità
che ci chiama a condividere il
raccolto, a dare da mangiare
a chi ha fame, ad avere un
cuore per chi è afflitto dalla
malnutrizione, dalla fame,
dalla povertà. Una responsabilità questa che non può
prescindere da gesti concreti
di condivisione, nonché di
denuncia delle leggi e degli
atteggiamenti crudeli che
hanno come conseguenza la
morte di milioni di creature.
In questo quadro di responsabilità, pregare dacci oggi il
nostro pane diventa un dai al
mondo il pane quotidiano,
dai a tutti, a cominciare dai
poveri, il pane per sfamarsi.
Nelle parole di Gesù il
campo di grano non è soltanto spighe e chicchi, bensì
metafora del popolo a cui rivolgere il messaggio della
salvezza. Così per noi il campo, inteso in senso metaforico, è ancora una volta segno
di abbondanza e di responsabilità. Non possiamo sfuggire all’idea che le persone a
cui il Signore rivolge il suo
sguardo attento non sono
soltanto le poche persone
che frequentano la chiesa,
bensì l’umanità intera, la
grande messe che non può
rimanere esposta alle intemperie e al degrado della storia, ma che ha bisogno di essere protetta, salvata, messa
al sicuro nella casa del Padre.
Non siamo dunque soli, e
questo ci apre il cuore a una
nuova dimensione. Posti di
fronte a una pluralità, a una
moltitudine di persone con
tutti i problemi, le gioie e le
aspirazioni di cui queste sono capaci, le nostre questioni
personali appaiono piccole
cose, perdono di significato.
Sentirsi davanti ad una realtà
vasta e numerosa può farci
avvertire un senso di smarrimento, può farci pensare che
stiamo perdendo il nostro
speciflco, ma può anche farci
confrontare con una realtà
ricca, non finita, non circoscritta. È così che si fa strada
il nostro senso di responsabilità. Di fronte alla grande
messe del popolo a cui Gesù
manda i suoi discepoli siamo
chiamati alla condivisione,
allo stare assieme, alTesserci.
A questo punto torna significativa l’immagine del sale
che deve dare, e sottolineiamo il dare, sapore (Matteo 5,
13). Di fronte alla grande
messe ci poniamo come il sale che deve sciogliersi per dare nuovo sapore.
A questo punto possiamo
venire afferrati da un senso di
paura per la vastità della
realtà che ci sta di fronte, per
la complessità dei problemi
che ci pone ma, più di tutto,
possiamo spaventarci all’idea
di doverci sciogliere, doverci
avventurare per una via senza
ritorno in mezzo alla molteplicità dei problemi del mondo. Afferrati dalla paura di
perdere la vita possiamo optare per conservarla, dimenticando le parole di Gesù «Chi
vorrà salvare la sua vita, la
perderà; ma chi avrà perduto
la sua vita per amor mio, la
troverà» (Matteo 16, 25). Dimenticando anche una parola che in Gesù ha il suo pieno
compimento: «In verità, in
verità vi dico che se il granello
di frumento caduto in terra
non muore, rimane solo; ma
se muore, produce molto frutto» (Giovanni 12,24).
Non possiamo e non vogliamo lasciarci paralizzare dal
nostro istinto smodato di
conservazione e dalla nostra
paura. Sapremo guardare a
Cristo, il granello di frumento
che risuscita a nuova vita. Sapremo guardare verso quei
nuovi cieli e quella nuova terra in cui ogni lacrima sarà
asciugata. Senza abbandonare il discepolato quotidiano
aspetteremo quella città nella
cui piazza ci sarà «l’albero della vita. Esso dà dodici raccolti
all'anno, porta il suo frutto
ogni mese e le foglie dell’albero
sono per la guarigione delle
nazioni»[kpoca\\sse 22,2).
tiche
1 Rincontro produttivo fra due modi di intendere la giustizia
Rut e il campo che frutta in abbondanza
«Rut andò e si mise a spigolare in un campo dietro ai
mietitori; e per caso si trovò
nella parte di terra appartenente a Boaz, che era della famiglia di Elimelec. Ed ecco
ehe Boaz giunse da Betlemme,
e disse ai mietitori: “Il Signore
sia con voi!’’. E quelli gli risposto: “Il Signore ti benedica!’’.
Poi Boaz disse al suo servo incaricato di sorvegliare i mietiton; “Di chi è questa fanciulla?’’. Il servo incaricato di sorvegliare i mietitori rispose: “È
vmi fanciulla moabita; quella
che è tornata con Naomi dalle
campagne di Moab. Lei ci ha
detto: “Vi prego, lasciatemi
spigolare e raccogliere le spi^ c^ute dai rtiannelli, die, di mietitori. È venuta ed è
amma in piedi da stamattina fino ad ora; soltanto adesco si è seduta nella casa per un
Po . Allora Boaz disse a Rut:
Ascolta, figlia mia; non anace a spigolare in un altro
arnpo; e non allontanarti da
W, ma rimani con le mie serc, guarda qual è il campo che
I ‘ miete, e va’ dietro a loro. Ho
i J^^nato ai miei servi che non
¡ occhino; e quando avrai se' ’ dndrai a bere dai vasi l’ac' i servi avranno attin
j • Allora Rut si gettò giù,
( j d^^candosi con la faccia a
j . ^’^d, e gli disse: “Come mai
I ^.covato grazia agli occhi
i così che tu presti atten( ^?nc a me che sono una stra, dra? Boaz le rispose: “Mi è
i ^.d riferito tutto quello che
* fa suocera dopo
* ’detrito, e come
* dbbandonato tuo padre,
* «0 dvidre e il tuo paese natio,
3 Bri denire a un popolo che
dtna non conoscevi. Il Signo
re ti dia il contraccambio di
quel che hai fatto, e la tua ricompensa sia piena da parte
del Signore del Dio d’Israele,
sotto le cui ali sei venuta a rifugiarti!’’» (Rut 2,3-13).
Un campo di grano, d’orzo
nel caso di Rut, è diventato il
luogo dell’incontro tra una
straniera (Rut) e un Israelita
(Boaz). Lì la storia di una straniera sradicata e trapiantata
in un nuovo paese riceve la
giusta conclusione. La rettitudine e il diritto di Rut vengono riconosciuti. Rut non è vista come un’intrusa. Al di là
della sua umiltà, della sua capacità di lavorare e soffrire in
silenzio la calura e la sete, Rut
riceve accoglienza da un uomo che conosce il Signore,
che ama vivere da giusto davanti al Signore. Nel campo di
Boaz si incontrano due giustizie: quella della straniera che
ha il diritto di vivere in pace
in una terra nuova, dove potrà realizzare il suo progetto
di vita e trovare cibo a sufficienza, e quello di un israelita,
che conosce la legge del Signore, il patto di grazia che si
estende agli orfani, alle vedove, alle persone straniere.
Il campo di Boaz ha fruttato abbondantemente, egli si
appresta a conservare il rac
colto nei granai, ma sa condividere la ricchezza, la benedizione ricevuta. Diversamente
dal ricco stolto, diversamente
dai paesi ricchi, sa che oltre
al proprio bisogno e al proprio diritto esistono bisogni e
diritti di altre creature. Esse
gli si presentano davanti
umili, stanche, nonviolente,
ma hanno la forza che viene
loro dall’essere creature di
Dio. Su di esse veglia il Signore, perché l’amore del Signore non si arresta davanti alle divisioni, alle barriere, ai
muri innalzati dagli interessi
umani: egli sa dare il pane,
l’acqua, la vita abbondanza.
Le azioni umane contro i mezzi di sussistenza
Sansone e il campo incendiato
«Al tempo della mietitura
del grano. Sansone andò a visitare sua moglie, le portò un
capretto e disse: “Voglio entrare in camera da mia moglie’’. Ma il padre di lei non
gli permise di entrare... Sansone rispose: “Questa volta,
non avrò colpa, se farò del
male ai Filistei”. Sansone se
ne andò e catturò trecento
sciacalli; prese pure delle
fiaccole, mise gli sciacalli coda contro coda e una fiaccola
in mezzo, fra le due code. Poi
accese le fiaccole, fece correre
gli sciacalli per i campi di
grano dei Filistei e bruciò i
covoni ammassati, il grano
ancora in piedi e perfino gli
uliveti» (Giudici 15,1-5).
Campi di grano che diventano oggetto di rappresaglia;
grano che viene bruciato, distrutto per colpire il nemico.
La prodezza di Sansone, purtroppo non unica nel suo genere nella storia delle guerre
tra popoli, non ci lascia ammirati. Sansone ha colpito i
suoi nemici distruggendo
quello che può essere considerato l’elemento indispensabile per l’esistenza: il cibo.
Conosciamo le azioni di
guerra condotte con armi
chimiche e batteriologiche
che distruggono la vegetazione, che inquinano il terreno,
che impediscono il raccolto e
la coltivazione di cibi sani.
Conosciamo azioni di guerra
che vanno a colpire gangli vitali delle popolazioni, punti
che diventano decisivi per la
sopravvivenza delle persone.
Anche le operazioni di embargo, intese a colpire i consumi primari quali cibo e
medicinali, ci appaiono inaccettabili.
Vogliamo che ci sia un limite alla vendetta, alla rappresaglia, alla guerra. Ci si deve
arrestare davanti alla distruzione della natura. A essa
vanno riconosciuti diritti inviolabili: non deve essere violentata, arsa, distrutta: è il
terreno comune di tutta l’umanità. Anche il cibo e le medicine, come le Carte internazionali sanciscono, debbono
rimanere oltre la soglia dello
scontro. Diciamo: mai più
sciacalli che incendiano campi di grano, fermiamo gli sciacalli e chi li manovra, perché
non incendino il grano.
Preghiera del chicco di riso
I nostri vecchi dicevano: «Un chicco di riso è una
pepita d’oro».
Nato e cresciuto in famiglia benestante,
non vi ho mai creduto: «Sono solo parole!».
Fino al giorno in cui venni deportato in campo
di concentramento
sulle alte montagne del Vietnam del Nord.
La fame era terribile;
ogni erba commestibile che cresceva sotto i nostri piedi
veniva strappata, lavata nel mscello e mangiata cruda.
Allora compresi:
«Ogni chicco di riso è una pepita d’oro».
Fino al Capodanno dell’anno lunare quando ci si chiese:
«Quale menù desiderate per la festa?».
«Oggi dateci del riso,
abbastanza per saziare la nostra fame!».
Allora compresi:
«Ogni chicco di riso è ùna pepita d’oro».
È vero: non è solo poesia.
Oggi, fin nel profondo delle viscere,
mi sento solidale con i fratelli del Ruanda,
della Somalia...
Ho capito... e prego con l’antica litania:
«Dalla peste, dalla fame e dalla guerra, liberaci.
Signore!».
Preghiera di un vecchio prigioniero del Vietnam
(da Ppp. - Adq, Al di là delle barriere,
raccolta di testi di fede della Chiesa universale.
Comitato italiano per la Cevaa, Trieste, 1995, p. 141)
Il padre offre da mangiare
e da bere a tutti
Il padre si sedette a capo del tavolo, assieme agli altri uomini.
Arrivarono dei parenti di un paese vicino,
arrivarono dei ragazzi,
arrivarono delle donne.
Il padre offrì da bere e da mangiare a tutti,
seduti intorno a lui.
Versò il vino e disse: «Bevete».
Ruppe il pane e disse: «Mangiate».
«È mio figlio - egli disse - che mi ha aiutato a seminare,
a sarchiare, a mietere, a trebbiare, a macinare il grano
di cui è fatto questo pane.
Prendete e mangiate, questo è il suo pane».
Arrivarono altri. Il padre versò da bere e disse:
«È mio figlio che mi ha aiutato a potare, inzolfare, sarchiare,
vendemmiare la vigna dalla quale viene questo vino.
Bevete, questo è il suo vino».
Gli uomini mangiavano e bevevano
e c’era chi bagnava il pane nel vino.
Il pane è fatto da molti chicchi di grano.
Perciò esso significa unità.
Il vino è fatto da molti acini di uva,
e anch’esso significa unità.
Unità di cose simili, uguali, utili.
Quindi anche verità e fraternità
sono cose che stanno bene assieme.
«Per fare il pane ci vogliono nove mesi» disse il padre.
«A novembre il grano è seminato, a luglio
mietuto e trebbiato».
Il vecchio contò i mesi:
«Novembre, dicembre, gennaio, febbraio, marzo,
aprile, maggio, giugno, luglio.
Fanno giusto nove mesi.
Per maturare l’uva ci vogliono anche nove mesi,
da marzo a novembre».
Egli contò i mesi: «Marzo, aprile, maggio, giugno, luglio,
agosto, settembre, ottobre e novembre.
Anch’essi fanno nove mesi».
«Nove mesi?» domandò la madre.
Non ci aveva mai pensato.
Ci vuole lo stesso tempo per fare un uomo.
(da Ignazio Si\one,Vino e Pane. In Quando è giorno, raccolta
di testi di fede della chiesa universale,
Comitato italiano per la Cevaa, Trieste, 1994, p. 95)
4
PAG. 4 RIFORMA
:= Ecumene
VENERDÌ 3 SETTEMB^ i
Mutuo riconoscimento tra luterani e riformati francesi e anglicani britannici
Verso un nuovo accordo ecumenico
La Dichiarazione di Reuilly è già stata approvata dai Sinodi delle chiese luterane e
riformate francesi. La Chiesa d'Inghilterra dovrebbe approvarla il prossimo autunno
ANDRE BIRMELÉ*
IL protestantesimo europeo
si sta muovendo lentamente e probabilmente in modo
troppo discreto. Stiamo vivendo però un’evoluzione significativa della comunione
che unisce tra loro le chiese
nate dalla Riforma del XVI secolo. Dopo la dichiarazione
di comunione tra luterani e
riformati (la Concordia di
Leuenberg nel 1972), l’accordo che dal 1996 unisce luterani, riformati e metodisti, ecco
che le nostre chiese stanno
per sottoscrivere la dichiarazione di Reuilly che afferma
la comunione dei luterani e
dei riformati francesi con gli
anglicani britannici. Questa
dichiarazione è il frutto di un
dialogo che è durato 6 anni e
che è iniziato a Reuilly dove è
stato ospite della comunità
delle diaconesse. Se quest’accordo, già approvato dai luterani e dai riformati francesi
durante i Sinodi della primavera 1999, verrà adottato dalla Chiesa d’Inghilterra nel
prossimo autunno, la comunione nella Parola e nei sacramenti e il riconoscimento
reciproco dei ministeri dovrebbero, all’alba del prossimo millennio, unire le nostre
chiese a tutte le grandi famiglie sorte dalla Riforma.
Una veduta di Strasburgo, capitale dei luterani alsaziani
Un cenno di storia
Di solito parliamo del protestantesimo come se una comunità unita si fosse separata
da Roma al tempo della Riforma. Non fu così. In molti luoghi d’Europa, la contestazione del sistema romano provocò nel XVI secolo movimenti di riforma molto divergenti, senza alcun coordinamento tra loro. Certo, fin da
allora vi furono vari tentativi
di accordo tra responsabili di
quelle differenti proteste ma
le loro situazioni e le loro motivazioni differenti non permisero mai la costituzione di
un movimento riformatore
unico (vedi rincontro tra Lutero e Zwingli nel 1529 a Marburgo). Così nacquero diverse chiese, ognuna delle quali
era separata da Roma ma che
non erano in comunione tra
loro. Anche se non si condannavano reciprocamente riformati, luterani, anglicani e,
due secoli più tardi, metodisti
(essi stessi provenienti dall’anglicanesimo), si sono sviluppati separatamente per
quattro secoli, in contesti religiosi, culturali ma anche et
nici e sociologici differenti.
Quei lunghi anni furono di
solito anni di indifferenza reciproca amplificata da opposizioni politiche tra nazioni in
un tempo in cui nessuno prevedeva gli scambi internazionali che conosciamo oggi. Si
possono certo citare alcune
eccezioni note, come quella
del riformato alsaziano Martin Bucero che nella seconda
parte della sua vita giocò un
ruolo importante nell’emergere dell’anglicanesimo, ma
si trattava proprio di eccezioni che hanno fin troppo segnato i rapporti futuri.
La presa di coscienza della
seconda guerra mondiale
modificò il dato politico, economico, culturale e religioso
e fu una delle origini dello
sviluppo europeo attuale. Fin
dal 1955 luterani e riformati
europei ricercarono una piena comunione, ottenuta con
la Concordia di Leuenberg
nel 1972. Il modello di unità
proposto è tipico del protestantesimo; ie chiese si riconoscono reciprocamente
come espressioni piene e autentiche dell’unica chiesa del
Cristo e si dichiarano in comunione nella celebrazione
della Parola e dei sacramenti,
una comunione che include
il riconoscimento reciproco
dei ministeri. Questo modello non cerca alcuna uniformità, anzi. Le differenze fanno parte dell’unità del corpo
del Cristo. Non chiedono di
essere superate ma devono
essere riconciliate. Un approccio ecclesiale unico, da
Gibilterra al Capo Nord, non
sarebbe soltanto contrario alla storia ma sarebbe un procedimento sterile e paralizzante. Consapevole della sua
cultura ecclesiale e teologica e delle sue tradizioni, la
«mia» chiesa riconosce l’altra
comunità come confessante
e celebrante lo stesso Cristo
nel proprio linguaggio, nella
propria pietà e nei propri
modi di vita ecclesiali. Questo approccio non dipende
dall’opportunismo ma da
una convinzione teologica
fondamentale: «La chiesa è
l’assemhlea dei santi nella
quale l’Evangelo viene predicato nella sua purezza e i sacramenti amministrati secondo i regolamenti. Perché
ci sia una vera unità nella
chiesa, basta essere d’accordo sulla dottrina dell’Evangelo e sull’amministrazione dei
sacramenti. Non è necessario
che ci siano ovunque le stesse tradizioni umane o gli
stessi riti o le stesse cerimonie di istituzione umana»
(Confessione augustana 7).
Il modello di unità
Questo modello, in vigore
presso i luterani, i riformati e
i metodisti, è fondamentalmente condiviso dagli anglicani. I loro sforzi ecumenici
esprimono questa comprensione riformatrice della chiesa e della sua unità. Nonostante tutta una corrente
che insiste fortemente sulla
liturgia e sui riti ecclesiali (la
«High Church») l’anglicanesimo non è, contrariamente a
quanto viene troppo spesso
affermato, a metà strada tra la
Riforma e il cattolicesimo.
Certo, la comunione anglicana considera che i ministeri e
le strutture ecclesiali sono necessari ma non devono essere
messi sullo stesso piano della
Parola e dei sacramenti che
fondano la chiesa e la mantengono nella fede. Dato che i
luterani e i riformati non dicono nulla di diverso, gli anglicani non hanno alcuna dif
Capo deirarddiocesi greco-ortodossa d'America dal '96
L'arcivescovo ortodosso Spyridon si è dimesso
L'arcivescovo Spyridon,
capo dell’arcidiocesi grecoortodossa d’America, si è dimesso. Lo ha annunciato
egli stesso il 19 agosto scorso, precisando che aveva
presentato le sue dimissioni
al patriarca ecumenico Bartolomeo, a Istanbul, dal quale dipende l’arcidiocesi greco-ortodossa d’America. Il
Patriarcato ecumenico ha
subito reagito nominando il
metropolita Demetrios de
Vresthena a capo dell’arcidiocesi. Demetrios ha insegnato all’Istituto di teologia
di Harvard (Harvard Divinity
School) e a quello di Brookline (Holy Cross School of
Theology).
Nella sua dichiarazione,
l’arcivescovo Spyridon ha
sottolineato di dare le dimissioni «per ragioni totalmente
indipendenti dalle sue inten
zioni personali». Nel luglio
scorso, durante un incontro
con i responsabili del Patriarcato, gli era stata concesso un periodo di un mese
per tentare di risolvere le sue
divergenze con le parrocchie
e le diocesi che criticavano il
suo modo di dirigere la chiesa, forte di 1,5 milioni di
membri. Nel gennaio scorso
i cinque metropoliti della
chiesa negli Usa avevano
chiesto la partenza dell’ardvescovo, lamentando «il clima soffocante di timore, di
suspicione, di insicurezza, di
mancanza di fiducia e di spirito vendicativo» che si respirava all’interno dell’arcidiocesi. Allora, il patriarca aveva
respinto quest’appello.
Nell’annunciare le sue dimissioni, l’arcivescovo Spyridon ha difeso vigorosamente
il suo modo di dirigere la
chiesa, precisando di aver
praticato «una politica di trasparenza finanziaria con una
responsabilità e una franchezza senza pari». Spyridon
ha inoltre espresso la speranza che i suoi detrattori saranno capaci di immaginare
un futuro in cui «le parole
cesseranno di essere armi e
diventeranno icone della parola di Dio». Alcuni media
greci hanno riferito che il patriarca ecumenico potrebbe
nominare Spyridon come
suo rappresentante presso il
Consiglio ecumenico delle
chiese a Ginevra. Ma il patriarca ha dichiarato soltanto
che l’arcivescovo Spyridon
era stato assegnato ad altre
funzioni nell’ambito della
chiesa e che «sarebbe stato in
futuro» incaricato di un’altra
missione da parte del Patriarcato ecumenico. (eni)
ficoltà a riconoscere le chiese
luterane e riformate, le loro
celebrazioni e i loro ministeri.
C’è tuttavia una sfumatura
importante che la comunità
anglicana intende aggiungere
al modello di unità in vigore
presso i luterani e i riformati.
Essa vede nell’approccio di
Leuenberg il rischio di una
unità troppo teorica, senza
effettive conseguenze visibili.
Per questo, la dichiarazione
di Reuilly fa una distinzione
tra la comunione nella Parola
e nei sacramenti e il pieno riconoscimento reciproco da
un lato e, dall’altro, la piena
unità visibile. In altri termini:
per gli anglicani il pieno riconoscimento reciproco espresso dalla comunione nella Parola e nei sacramenti deve essere accompagnato da dati
concreti che strutturino l’unità e le dia una reale visibilità. Quello che i luterani e i
riformati considerano come
piena comunione non è infatti sinonimo di piena unità visibile. Del resto, i luterani e i
riformati ne sono ben coscienti e le difficoltà di tradurre la Concordia di Leuenberg in termini di avvicinamento strutturale lo illustrano in molti paesi europei. Essendo molto pragmatici, gli
anglicani non vogliono accontentarsi di una unità spirituale e auspicano un impegno comune per una unità visibilmente vissuta.
Come giungervi? Forti della
loro storia e della loro pratica
ecclesiale, gli anglicani propongono concretamente una
direzione unica della chiesa
data attraverso un ministero
di vigilanza (episcopato)
esercitato in comune. Questa
nuova tappa non significa
maggiore comunione ma
conferisce alla comunione la
visibilità richiesta.
Va rilevato qui che gli anglicani e i luterani scandinavi e
baltici hanno compiuto questo passo nel 1994 con la dichiarazione di Porvoo. Da
quattro anni le due chiese di
queste due regioni europee
vivono in piena unità visibile
concretizzata da una piena
condivisione del ministero
dei vescovi delle due chiese.
Questo cammino, possibile
per i luterani e gli anglicani di
queste due regioni, è più difficile per i luterani e i riformati
dell’Europa continentale i
quali pongono l’accento più
sulla dimensione sinodale che
non sulla visibilità data dal
ministero episcopale comune. È proprio per questo motivo che l’accordo di Meissen,
firmato nel 1988 dalle chiese
protestanti tedesche (luterane, riformate e unite) e dalla
Chiesa d’Inghilterra, non va
fino all’esercizio di un episcopato unico. Quest’accordo dichiara la comunione e il pieno riconoscimento reciproco
e si impegna a ricercare negli
anni a venire una maggiore
visibilità dell’unità data. La
dichiarazione di Reuilly va sicuramente al di là di quella di
Meissen ma è direttamente
paragonabile a quest’ultima.
La questione che rimane aperta concerne la struttura
dell’unità visibile. I due procedimenti non essendo identici, né la dichiarazione di
Reuilly né quella di Meissen
prevedono per ora l’eventuale
passaggio di un pastore da
una chiesa all’altra, intercambiabilità ormai acquisita tra
luterani, riformati e metodisti.
(1 - continua)
(da Firn Information,
luglio-agosto 1999.
Traduzione di J.-J. Peyronel)
* Professore alla Facoltà di teologia protestante di Strasburgo
Dichiarazione di Reuilly
«Chiamati a testimoniare
e a servire»
«Noi, Chiesa della Confessione augustana d’Alsazia e difi)
rena. Chiesa evangelica luterana di Francia, Chiesa riformati
d’Alsazia e di Lorena, Chiesa riformata di Francia, Chi»,!
d’Inghilterra, Chiesa d’Irlanda, Chiesa episcopale scozzese
Chiesa del Galles, sulla base del nostro accordo fondamente
nella fede, della nostra comprensione comune della natma«
della ragion d’essere della chiesa, e della nostra convergenji
sulla apostolicità della chiesa e sul ministero descritti nei sa.
pitoli II a VI della “Affermazione comune di Reuilly”, facciaim^
le dichiarazioni e assumiamo gli impegni seguenti, che siti,
chiamano gli uni gli altri:
A - Riconosciamo.
(I) Riconosciamo le nostre chiese rispettive come apparta,
nenti alla chiesa di Gesù Cristo, una, santa, cattolica e aposto.'
fica e come partecipanti autenticamente alla missione apo.
stolica dell’intero popolo di Dio.
(II) Riconosciamo che in tutte le nostre chiese la Paroladj
Dio viene predicata autenticamente e che i sacramenti del
battesimo e dell’eucaristia vengono fedelmente amministrati,
(III) Riconosciamo che tutte le nostre chiese condividonola
confessione comune della fede apostolica.
(IV) Riconosciamo che i nostri rispettivi ministeri ordinai
sono dati da Dio come strumenti di grazia in vista della nw
sione é dell’unità della chiesa, e in vista della proclamazione
della Parola e della celebrazione dei sacramenti.
(V) Riconosciamo che i nostri rispettivi ministeri ordinatii
possiedono non solo la vocazione interiore dello Spirito ina:
anche il mandato del Cristo per mezzo della chiesa, e attendiamo il giorno in cui l’unità sempre più visibile delle nostre chiese renderà possibile l’intercambiabilità dei nostri ministeri.
(VI) Riconosciamo che una vigilanza pastorale personale,
collegiale e comunitaria (episcopé) è incarnata e esercitatala
tutte le nostre chiese in forme varie, come un segno visibfle
che esprime e serve l’unità della chiesa e la continuità nelavitay nèlla missione e nel ministero apostolici.
B - Ci impegniamo...
Ci impi^niamo a condividere una vita e una missione co/
muni. Faremo del tutto per rendere più stretta la nostra comi
nione, in tutti i campi possibili della vita cristiana e della tesimonianza, in modo tale che tutti i membri delle nostre comunità possano progredire insieme sulla via della piena unità»
sibile. Concordiamo sulle prossime seguenti tappe; '
(I) Cercare modi adeguati per condividere una vita comunei
di missione e di servizio, per pregare gli uni con gli altri e gS
uni per ^i altri, per operare in vista della condivisione delle risorse spirituah e umane; ■
(II) Accogliere i membri delle nostre rispettive chiese alla celebrazione dei culti e dei sacramenti, e farli usufruire dei loro
servizi pastorali;
(III) Accogliere i membri nella vita delle comunità locali delle nostre rispettive chiese;
(fV) Incoraggiare culti comuni. Quando un culto con Santa
Cena viene ritenuto appropriato, esso può andare al di là di
una semplice ospitalità eucaristica offerta a degli individui, la
partecipazione di ministri ordinati rispecchierà la presenza di
due 0 più chiese che esprimono la loro stretta unità nella fedee
nel battesimo e mostrerà che ci sforziamo di rendere ancora
più visibile l’unità della chiesa una, santa, cattolica e apostoica. Tuttavia una tale partecipazione non significa la piena to
tercambiabilità dei ministri. La celebrazione si farà secondo la
liturgia della chiesa alla quale appartiene il ministro che presiede la Cena. Quest’ultimo pronuncerà la preghiera eucaristica:
(V) Accogliei-e i ministri ordinati deOe nostre chiese a servire
in altre chiese in accordo con la disciplina delle chiese interessate e nei limiti del presente accordo;
(VI) Proseguire i dialoghi teologici tra le nostre chiese in vista di risolvere i problemi che tuttora impediscono una comunione più intera, sia in modo bilaterale, sia in un quadro europeo, e ecumenico più vasto;
(VII) Operare in vista di relazioni più strette tra noi in situazioni di diaspora;
(VIII) Incoraggiare le visite ecumeniche, i gemellaggi e
scambi;
(Di) Stabilire un gruppo di contatto per promuovere i progressi della nostra comunione, mettere a punto forme di consultazione regolare su questioni importanti e coordinare.l'attuazione di questo accordo».
Secondo il vescovo cattolico di Hong Kong, mons. Joseph Zen Ze-kium, il governo
cinese non autorizzerà il papa a visitare Hong Kong durante il viaggio che egli dovrebbe compiere in Asia entro quest’anno. I legami esistenti tra il Vaticano e Taiwan
hanno motivato la decisione
del governo cinese. Il Vaticano infatti è uno dei pochi stati che hanno riconosciuto
Taiwan. Dopo il ritorno di
Hong Kong alla Cina nel ’97,
il Vaticano avrebbe mantenuto un rappresentante non
ufficiale nell’isola. È quanto
ha rivelato un giornale in lingua inglese di Hong Kong, il
«South China Morning Post».
praticano la loro
nelle chiese sotterranee
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Secondo il vescovo Zen Ze-kium
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Presentato a Torre Pellice l'ultimo libro di Piera Egidi
Voci dì donne dal protestantesimo
Dalle interviste emerge un percorso di visibilità, affermatosi
nel corso degli anni, i cui risultati sono ormai irreversibili
PAG. 5 RIFORMA
ALBERTO CORSANI
UN risultato importante,
tangibile del «Decennio
ecumenico di solidarietà delle chiese con le donne», lanciato dal Cec nel 1988 e dell'iniziativa editoriale della
Claudiana rappresentata dal
nuovo libro di Piera Egidi è
stata la presenza di molti uomini alla serata di presentazione del volume*, il 21 agosto a Torre Pellice, per iniziativa dell’editrice e del Collegio valdese. Una presenza,
quella maschile, rimarcata da
Doriana Giudici, presidente
della Federazione donne evangeliche: non solo, ha detto, gli uomini sono presenti
per l’occasione, ma sono presenti, come ha ricordato anche il vicepresidente della
Fcei Giuseppe Platone, lungo
tutta la serie di interviste a
donne protagoniste delle
chiese evangeliche nell’arco
di tre generazioni. Pastore,
diacene, mogli di pastore,
donne impegnate nella chiesa ma anche nella società
e nella politica che si raccontano e raccontano al tempo
stesso la vita della chiesa.
E questo è l’altro dato co
Doriana Giudici
mune rilevato da Doriana
Giudici; le donne che nelle
interviste esprimono in modi
diversi la loro adesione al
femminismo, alle battaglie
per l’emancipazione, e più
recentemente alle rivendicazioni per una cultura «di genere», con una consapevolezza che ha assunto connotati
diversi nell’arco di alcuni decenni, esprimono tutte una
consapevolezza militante di
fondo, che non è solo quella
di genere, ma che è innanzitutto il senso di appartenenza alla comunità protestante
di credenti, una minoranza
che non si rifugia nell’autoghettizzazione. Una vita di
fede, per tutte, che si esplica
nella passione per la Parola e
nell’impegno per gli altri:
nelle amministrazioni pubbliche, nella diaconia, nei gesti quotidiani. Ne risulta un’
indagine trasversale alla vita
della chiesa, un tessuto di attività, nelle valli valdesi come
nel resto d’Italia, instancabile
e motivato.
Ciglia Tedesco, senatrice
dal 1968 al 1984, prima segretaria (1959-75) dell’Unione
donne italiane, ha ricordato,
come elemento ricorrente in
molte interviste, l’amore di
tante donne per il Sud e per il
lavoro al Sud: un richiamo
giusto, che ha ricordato a tutti la necessità di appassionarsi alla causa, per esempio,
delTinfanzia e dell’educazione, ma anche gli insegnamenti che vengono proprio
dalle donne del Sud, non rinunciatarie, ostinate nella
dedizione al prossimo. Il Sud
esprime richieste d’aiuto ma
anche forze spirituali e pratiche da prendere a modello.
Sempre Ciglia Tedesco, da
ospite «esterna» alle nostre
chiese, ha poi colto un elemento importante nelle parole di Delia Bert, moglie di
pastore, una delle più anziane intervistate: il contributo
pratico, concreto dato dalle
donne alla realizzazione dell’ecumenismo: «abbiamo
scoperto Tecumenismo (...)
che si vive...». Una coincidenza tra convinzione e vita vissuta che attraversa tutte le
pagine del libro.
In attesa del secondo volume, con un’altra serie di interviste, può essere utile incrociare questa lettura con
una rilettura del precedente
Incontri (Claudiana, 1998),
nel quale, a fianco a personaggi italiani e non, uomini e
donne di scienza e della politica, alcune figure di donne
evangeliche (Fernanda Teodori Vinay, Maria Sbaffi Girardet, Fernanda Jourdan
Comba, Anna Nitti, Frida
Malan, Marcella Gay) avevano raccontato a Piera Egidi il
loro percorso di credenti al
crocevia della cultura e della
storia del nostro paese.
(*) Piera Ecidi; Voci di donne-I. Torino, Claudiana, 1999,
pp. 220, £23.000.
Uno strumento articolato in aree tematiche
135 anni della rivista «Concilium»
PAWEL CAJEWSKI
Atrentacinque anni dalla
fondazione della rivista
«Concilium» i teologi legati a
questa iniziativa editoriale si
sono dati appuntamento a
Roma, città nella quale la ritùsta è stata ideata e lanciata.
La celebrazione delTanniversario si è articolata in due
uiomenti: una conferenza
stampa tenutasi il 25 maggio
presso il Centro ecumenico
«Pro Unione» è un colloquio
teologico sul tema del fascicolo 1/1999 «Questioni non
risolte» che si è svolto il 26
maggio presso la Casa internazionale del clero.
Nella conferenza stampa,
Antoine van den Boogaard ha
presentato la situazione attuale della rivista e le prospettive per il futuro. Dal 1997 è
iniziata la nuova serie di pubblicazione della rivista che segue cinque aree tematiche: fede cristiana, etica e forma di
vita, chiesa ed ecumene, religione e religioni, prospettive
globali. I fascicoli annuali sono cinque e ciascuno corrisponde a una delle specifiche
aree tematiche. La sfida più
grande è ora la creazione di
un ampio sito Internet che
possa diventare un vero forum teologico virtuale.
Il colloquio teologico si è
concentrato sui temi legati
all’ecclesiologia. La questione principale sorta durante i
lavori è il problema della
conciliarità della chiesa, argomento introdotto dal teologo Karl-Josef Kuschel. Il
prof. Kuschel ha ribadito che
la conciliarità non può essere
intesa come uno strumento
iéè A Castellammare di Stabia il convegno di «Liberai
L'incontro tra forze sociali e chiese
può contribuire a sconfiggere la mafia
SCHEDA
Una testata prestigiosa
La rivista «Concilium» è stata fondata nel 1964 da un^uppo
di teologi, periti conciliari al Concilio Vaticano II, tra cui figurano Edward Schillebeeckx, Hans Kùng e Johann-Baptist Metz. 11
primo numero è stato lanciato nel gennaio 1965. Edita in sette
iingue rappresenta un forum teologico internazionale con una
direzione di 20 teologi e teologhe, e con una redazione internarionale di circa 500 teologi e teologhe sparse nel mondo. La rimate è indipendente, l’aspetto economico è curato dalla Fondazione presieduta attualmente da Antoine van den Boogaard. Sin
dalla sua fondazione Concilium si distingue per la sua impostazione ecumenica, uno dei più noti teologi evangelici Jùrgen
Holtmann fa parte della direzione. Un aspetto molto importante è la voce che la rivista dà alla teologia femminista: note
Rite femministe, quali, ad esempio, Drothee Solle, Elisabeth
Schiissler-Fiorenza fanno parte della redazione. L’edizione italiana di Concilium è curata dall’Editrice Queriniana di Brescia.
sussidiario nell’esercizio del
primato del vescovo di Roma.
Nel corso della discussione è
stata riconfermata la tesi che
una delle soluzioni potrebbe
essere la proposta dei vari
Forum ecumenici, avanzata
durante l’ultima assemblea
del Consiglio ecumenico delle chiese nel 1998.
Un altro fenomeno, segnalato da Oscar Bozzo di San
Paolo (Brasile), sono i movimenti di base che, soprattutto
nei paesi dell’America Latina,
diventano una vera e propria
«chiesa parallela», rendendo
urgente un’adeguata rivalutazione teologica e giuridica.
Elisabeth Schùssler-Fiorenza ha ricordato invece,
che uno dei principali criteri
di credibilità delle chiese è
l’ammissione delle donne ai
ministeri ecclesiastici, tema
al quale sarà interamente
dedicato il numero 3/1999 di
Concilium.
Organizzato dall’Associazione «Libera», si è svolto a
Castellammare di Stabia (Na)
dal 17 luglio al 1° agosto il 4°
Campo nazionale di formazione nonviolenta antimafia.
Il tema del campo, «Per una
comunità alternativa alle mafie. Progetti, soggetti, cultura
e politica», ha richiamato una
cinquantina di campisti provenienti da varie realtà d’Italia, e un numero variabile di
parecchie centinaia di altre
persone per i dibattiti pubblici e per le serate culturali. Come le precedenti esperienze,
svoltesi le prime due in Puglia
e la terza a Casal di Principe,
nel Napoletano, anche questo
campo ha avuto fra i principali obiettivi quello di stimolare il territorio nella convinzione, più volte ribadita, che
solo le pratiche concrete di
sviluppo qualificato dal basso
e l’educazione alla legalità
possono condurre a una società senza sfruttamento, che
è poi la base per una società
veramente libera dalle mafie.
Altissimo il livello dei relatori ai dibattiti pubblici. Fra
gli interventi dei ben 65 oratori, particolarmente da segnalare quello del procuratore nazionale antimafia, Piero
Luigi Vigna, di Giancarlo Caselli, già procuratore capo del
tribunale di Palermo, Luciano
Violante, presidente della Camera, Gherardo Colombo, sostituto procuratore del tribunale di Milano, Ersilia Salvato, vicepresidente del Senato.
Moltissime anche le personalità del mondo politico e del
giornalismo. Grande attenzione, per quanto riguarda le
tematiche sviluppate, alle testimonianze concrete. Di particolare intensità quelle legate al mondo del racket e dell’usura. Grande partecipazione anche per le esperienze legate al laboratorio del teatro
dell’oppresso, curato per l’occasione dal pedagogista Vincenzo Lombardi.
Presenti e visibili al campo
contro le mafie le chiese protestanti, attraverso la partecipazione del pastore Massimo
Aprile il 26 luglio alla tavola
rotonda su «Chiese e mafie:
per quale comunità», del pastore Giorgio Bouchard sia al
dibattito pubblico tenutosi il
31 luglio sul tema: «La mafia
non muore se non cambia la
politica. Quale autonomo e
costruttivo raccordo tra società civile, politica, mondo
del lavoro, istituzioni?», sia
all’incontro ecumenico di venerdì 30 luglio. Inoltre il coro
battista «Ipharadisi», prove
niente da Napoli e diretto d^
maestro Carlo Leila, ha animato una delle serate culturali con un concerto liturgico.
Iniziative come quella di
Castellammare, organizzata
da «Libera» particolarmente
attraverso il suo infaticabile
responsabile nazionale per la
formazione, Leandro Limoccia, dovrebbero moltiplicarsi
e non solo nel sud Italia. La
mafia ha molti volti e sedi,
per questo va sempre declinata al plurale. «Libera» è
un’associazione costituita da
600 associazione locali e una
trentina di sigle nazionali, fra
le quali la Federazione giovanile evangelica italiana.
Il presidente della Camera, on. Luciano Violante
Per f vostri seguisti, per gli abbonamenti al ppriodlci evangelici
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Rio Marina: una mostra documentaria sull'emigrazione
I bastimenti che partivano dall'Isola d'Elba
MARILENA LONG
T) ARTONO i bastimen\\ X ti...»: ne sono partiti, ne
sono passati, ne sono arrivati
tanti, durante Testate a Porto
Azzurro e a Portoferraio, ma
questo è il titolo di un’originale mostra che si è tenuta nel
tempio valdese di Rio Marina
dal 24 al 31 luglio. Si tratta di
una documentazione, fotografica e non, sull’emigrazione dall’Isola d’Elba verso
l’America del Nord (in particolare nel Texas), del Sud, verso la Francia e l’Australia.
Gli elbani, come molti abitanti delle valli valdesi, furono costretti a lasciare la loro
terra per motivi soprattutto
economici; la vite era soggetta a malattie ricorrenti che
danneggiavano il raccolto
rendendo nulla la rendita
dell’intera annata: una forte
ondata migratoria si verificò
anche quando le miniere di
ferro entrarono in crisi e non
garantirono più gli introiti
necessari per la sopravvivenza dei minatori e delle loro
famiglie, soprattutto nella zona orientale dell’isola. Vi fu
anche chi emigrò dall’Isola
d’Elba perché «diverso»: è il
caso di alcune famiglie valdesi che non riuscivano a inserirsi nel tessuto sociale proprio perché non praticavano
la religione «ufficiale».
Questi e molti altri argomenti sono stati toccati e approfonditi dai professori Canestrelli e Marotti in una
conferenza tenutasi nel giardino della Casa valdese la se
ra del 24 luglio: è stata molto
interessante e si è potuto osservare come l’emigrazione
nel secolo scorso sia stata un
fenomeno talmente grande e
grave da accomunare i pramollini e gli angrognini alla
«gente di mare». Come ha osservato uno dei relatori, il fatto che i nostri antenati abbiano dovuto lasciare la loro terra con tutto ciò che questo significa, radici, emozioni, affetti e tradizioni, dovrebbe
aiutarci a guardare con occhio un po’ più benevolo a
coloro che oggi sono costretti
ad approdare da noi e spesso
bussare alla nostra porta.
Il 10 e 11 settembre
Le tradizionali «Feste doiciniane»
Nel 692° anniversario del martirio di Dolcino e Margherita, la Festa di Fra Dolcino prevede il seguente programma;
sabato 11 settembre, alle ore 21, nella sala della chiesa
valdese di Biella, il past. Giorgio Bouchard parla sul tema:
«La croce e la spada. Quando un cristiano deve scegliere».
domenica 12 settembre, alle ore 10, alla Bocchetta di Margosio (panoramica Zegna-Trivero Biellese), si tiene il culto
evangelico all'aperto presieduto dal past. Giorgio Bouchard.
Alle 11 è prevista la salita al cippo di fra Dolcino sul monte
Massaro (un quarto d’ora a piedi), dove si terrà l’assemblea
del Centro studi dolciniani. Alle 13 , si tiene l’agape fraterna
con appoggio alla «casina» delTalpeggio Margosio. Nel pomeriggio canti e balli della tradizione alpina e operaia.
La Casa valdese di Rio Marina
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Si rinnova la rivista
«La scuola domenicale»
MARIA GIRARDET SOGGIN
La rivista «La scuola domenicale» è una testata che
ormai ha più di 105 anni. In
questo lungo periodo di tempo non è rimasta sempre
uguale a se stessa. Potremmo
dire che va avanti salendo, di
tanto in tanto, un gradino:
per diversi anni resta con la
stessa impostazione, lo stesso
stile, la stessa veste tipografica, gli stessi colori delle pagine interne. Poi, a un certo
momento, cambia. Generalmente in concomitanza con
l’inizio di un nuovo ciclo di
testi biblici. Ora ci troviamo
in uno di questi momenti. La
rivista cambia su almeno
quattro punti diversi:
1) Dal numero 1 del 1999 la
rivista esce a scadenza di anno solare e non più di anno
scolastico. Gli abbonamenti
dovranno essere sottoscritti
entro la fine di dicembre.
2) Nel primo numero di
ogni anno verranno pubblicati tutti gli articoli che nel ciclo passato venivano pubblicati sulle riviste nn. 1 e 2 di
cui costituivano le cosiddette
pagine bianche. Ci spieghiamo meglio: fino all’anno
scorso uscivano ogni anno
due riviste che portavano le
cosiddette «pagine gialle», e
in più, nella parte con pagine
bianche, articoli vari e gli articoli che servivano da supporto per l’impostazione del programma biblico, relativi alle
sequenze pubblicate in quel
numero stesso della rivista. In
primavera usciva il n. 3, il cosiddetto «numero monografico», che trattava un unico argomento. Da adesso in poi le
cose sono cambiate. Restando invariato il numero di riviste pubblicate, tre all’anno,
non ci saranno più i numeri
monografici.
3) Il n. 1 di ogni anno porterà tutti gli articoli, ossia
quelli che riguardano tutte le
sequenze previste per quell'anno. Sarà anche un numero che porterà le rubriche tradizionali: «Panorama Panorama», «1 bambini e il culto»,
«La lettura della Bibbia e i
suoi problemi», «Teatro racconti», ecc. La rivista sarà arricchita da una rubrica che
rappresenta in un certo senso
una novità: «Tecniche ed
esperienze». Questa rubrica
sarà particolarmente ricca e
fornirà articoli di carattere
pedagogico, didattico e pratico. Ma le novità non sono finite perché anche la rubrica
delle recensioni cambia ve
ste. La rubrica si chiama «Invito alla lettura» e all’interno
vi sono tre sezioni: «Bibbia»,
«Didattica», «Bibbia e bambini». Nella sezione «Bibbia»,
vengono presentate rassegne
bibliografiche su temi teologici attinenti alle sequenze
dell’intero programma dell’anno della scuola domenicale: nella parte «Didattica»
alcuni libri sempre legati, se
possibile, al programma dell’almo e a temi riguardanti le
manualità, infine, nella sezione di «Bibbia e bambini»,
una breve presentazione di
alcuni libri usciti per i ragazzi
sempre in tema biblico. Anche le schede di canto sono
presentate con un criterio un
po’ diverso.
4) Sui nn. 2 e 3 troverete le
«Note bibliche», le «Note didattiche», comprese le «Proposte di animazione», che
fanno parte integrante delle
«Note didattiche» dei Medi.
Nel n. 2 le varie «Note» riguarderanno la prima metà
del programma biblico. Nel
n. 3 saranno presenti le stesse
«Note», riguardanti la seconda parte del programma biblico. Noterete alcuni cambiamenti anche in questi due
numeri: le «Note didattiche»
sono ampliate, vengono proposte alcune alternative di
rielaborazione di testi biblici
presentati nell’incontro precedente. Vengono proposti
giochi riepilogativi alla fine di
ogni sequenza. Non sono più
presenti gli «Spunti narrativi»
perché i racconti di Antico
Testamento verranno prossimamente pubblicati.
Molto materiale biblico e
didattico, diverse idee nuove,
alcune nuove impostazioni di
fondo, notizie, commenti,
informazioni. Proponiamo il
tutto alla vostra attenzione,
invitandovi a sottoscrivere
l’abbonamento, nella speranza che la Rivista possa essere
di stimolo a una positiva e
creativa utilizzazione.
Abbonamento annuo
£. 35.000
Sei o più abbonamenti (cadono) £. 30.000
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Numero singolo £.17.500
Numero singolo estero
£. 20.000
Conto corrente postale n.
18345223, intestato a: Comitato scuole domenicali, via
Porro Lambertenghi 28,
20159 Milano.
Le caratteristiche e le novità degli strumenti didattici elaborati dal Servizi,^
La formazione biblica e l'annui^
Spedizii
art. 2 cc
in caso
al mitta
L’Editor
È ferma convinzione delle chiese evangeliche che l'educazione e la formazione
Il Sie pubblica una rivista quadrimestrale, ora in veste e contenuti rinnovati, e
ì
Buon lavoro ai ragazzi, ai genitori e ai monitori
Questa pagina, che vuole ricordare
e fare conoscere alle nostre chiese
l’attività del Servizo istruzione e educazione (Sie), è indirizzata principalmente ai monitori e ai genitori: qui
essi possono trovare proposte di lavoro, consigli e aiuti pratici. Le nostre
chiese sostengono che «l’educazione e
la formazione religiosa dei fanciulli e
della gioventù sono di specifica competenza delle famiglie e delle chiese»:
il Sie è lo strumento operativo per
permettere appunto a famiglie e
chiese di rispondere a questa loro
primaria responsabilità.
In questa pagina è elencata tutta la
produzione che il Sie mette a disposizione all’inizio dell’anno ecclesiastico. Essa viene realizzata grazie all’impegno di molte persone, la maggior parte delle quali volontaria, che
avendo parte nelle nostre chiese hanno a cuore questo settore così importante dell’annuncio dell’Evangelo. Il
risultato di questo lavoro è reso così
disponibile per le chiese, che sono invitate a usarlo e a diffonderlo.
Era le tante iniziative, vorrei soltanto mettere in evidenza che, dopo
l’esperimento (che pare felicemente riuscito) della pubblicazione de
«Il popolo del Libro», si sta tentando
di studiare, in collaborazione con
Claudiana e con Elledici, una line¡
editoriale che consenta al nostro materiale di raggiungere un’utenza pn
vasta: vuol essere un modo per consentire a un prodotto di contenuta
prettamente biblico di essere offerta
a un pubblico che non sempre puì
usufruirne.
Buon lavoro, dunque, ai ragazzi, (ji
genitori, ai monitori e alle chiese!!
Sie è a disposizione per ogni ulteriora
informazione e fabbisogno e riceva
volentieri suggerimenti, critiche, «.
gnalazioni.
Franco Scaramuccia, segretaria
Come cambia il lavoro con i bambini e i ragazzi
Il Sie propone alcuni cambiamenti nel programma annuale delle sequenze tenendo
conto dei suggerimenti emersi durante il convegno monitori che si è tenuto a Ecumene nel novembre del 1996:
- una maggiore attenzione
per i momenti chiave del calendario liturgico: Natale, Pasqua, Pentecoste che saranno
inseriti nel programma con
nuove proposte di attività;
- uno spazio particolare ai
momenti di festa come l’apertura e la chiusura della
scuola domenicale, gite e
momenti di presenza attiva
dei bambini e ragazzi al culto
domenicale;
- un maggiore impegno
con il canto;
- la comparsa di alcuni giochi di verifica per favorire il
persistere nella memoria di
quanto appreso insieme durante gli incontri.
Per dare spazio a tutte
queste esigenze è stato necessario diminuire il numero
delle sezioni proposte per un
anno di studio biblico. I monitori comunque non si troveranno senza guida nell’impostazione del loro lavoro
perché sulle riviste di quest’
anno troveranno un’ipotesi
di programma con un calendario dettagliato e con indicazioni dei supporti didattici
utili: «Speciale feste», «Cantancora», «Il popolo del Libro» e tavole di lavoro. Inoltre nelle note didattiche, ci
saranno alcuni simboli grafici che aiuteranno visivamente il percorso dell’incontro
con i bambini e ragazzi.
Anche nel materiale didattico ci sono dei cambiamenti:
la veste grafica è compietamente rinnovata, le copertine sono nuove e il quaderno
è più maneggevole perché
leggermente ridotto e con
cucitura centrale. Nuova grafica interna per «La Bibbia
racconta» e «La Bibbia ci parla» con un colore che rende
la tavola di lavoro più attraente, mentre «Lavoriamo
con gioia» mantiene le illustrazioni in bianco e nero per
permettere l’intervento del
bambino. Tutti troveranno al
centro del quaderno tre o
quattro grandi tavole, a col
ri, con giochi riassuntivi e i
verifica di vario genere: pei
corsi, giochi delle carte, q«
taglia e incolla e così via.
Nei sei anni appena tri
scorsi i ragazzi avevano tro
vato, all’inizio del loro qui
derno, le schede monogri
che che li hanno aiutatili
approfondire la conosceiu
degli argomenti trattati è
rante Tanno. Nel 1998 so»
state raccolte in un libro ei
to dalla Claudiana e daEaB
ledici dal titolo «Il popolo^
Libro», a cui i monitoripoIranno ancora ricorrere»
me supporto didattico peti
loro lavoro, con Tausilioi
una guida appositamenti
stampata.
Il racconto delle origini del mondo nella Genesi
abbonamenti
Abbonamento per l’interno .................l. 30.000
Abbonamento sostenitore per l’interno......l. 50.000
Abbonamento per l’estero ..................l. 34 OOO
6 0 più abbonamenti
allo stesso indirizzo (l’uno)..............i__ 27 000
da versare sul c.c.p. n. 18345223 intestata a «Comitato Scuole Domenicali» via
Porro Lambertenghi 28 - 20159 Milano
£1
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rt 2 comma 20/B legge 662/96 - Filiale dlTorino
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Fondato nel 1848
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Come viene rappresentato un territorio? Quali soggetti intervengono nella rappresentazione? Quali sono le particolarità nella cartografia delle valli valdesi? Di questi temi si è
discusso il 30 agosto a Torre Pellice nel XJÓiIX convegno
della Società di studi valdesi, intitolato «Strategie politiche e
aspetti religiosi nella cartografia delle Alpi occidentali (secoli XVI-XVIII)». Oltre agli aspetti tecnici della cartografia in
generale, si è dibattuto dell’immagine delle Valli nelle carte
prodotte fra Cinque e Settecento, delineandone gli spazi di
conflitto politico e religioso. Nel pomeriggio i partecipanti
hanno visitato la mostra «L’immagine delle valli valdesi nella cartografia dal ’500 al ’700», allestita nella Galleria civica
d’arte contemporanea (aperta fino al 10 ottobre).
VENERDÌ 3 SETTEMBRE 1999
ANNO 135 - N. 34
LIRE 2.000 - EURO 1,03
Il pastore Giorgio Tourn
con un intervento a conclusione dei lavori sinodali
ha dato un’immagine della
situazione delle nostre chiese
con un vecchio paio di forbici ereditato da suo nonno: tenendole in mano con le lame
perpendicolari al terreno, ha
identificato la tendenza di
sviluppo delle chiese locali
con la lama che, aprendo le
forbici, va verso il basso, e
quella delle opere diaconali
con la lama che va verso l’alto; il fulcro (la vite) delle forbici rappresenta la cultura,
elemento di unione tra le due
lame; le forbici tuttavia hanno bisogno di qualcuno che
le muova per servire a qualche cosa, e quel qualcuno per
noi è Gesù Cristo.
INDICAZIONI DAL SINODO VALDESE
LE FORBICI
PAOLO GAY
Una bella immagine, suggestiva, convincente. Provo a
svilupparla, nel quadro del dibattito sul rapporto tra chiese
e opere. Le forbici servono
per tagliare un qualche cosa,
e per poterlo fare occorre che
continuamente le due lame si
avvicinino: mi pare che ciò
voglia dire che chiese e opere
devono cooperare affinché la
loro azione possa incidere
nella realtà. Il «qualche cosa»
da tagliare può essere dato da
materiali molto diversi: carta,
cartone, lamiera, capelli, filo;
per ogni materiale occorre il
tipo adatto di forbici: mi pare
voglia dire che per ogni situazione occorre lo strumento
adatto allo scopo. Ma mi pare
voglia anche dire che qualsiasi tipo di forbici da usare per
tagliare il materiale a cui sono destinate può essere utilizzato per rendere l’immagine
del pastore Toum: sia le forbici da sarto sia quelle da lattoniere sono formate da due
lame con un fulcro e sempre
vi deve essere qualcuno che
dia un senso alla loro azione
del tagliare.
Affinché l’opera del taglio
non sia troppo faticosa è necessario identificare le forbici
adatte al materiale che si vuole tagliare; talora si ha la presunzione di voler tagliare un
foglio di lamiera con forbici
da carta! Fondamentale è in
ogni caso comprendere che,
qualunque sia il materiale su
cui si vuole agire, qualunque
sia il tipo di forbici che si
vuole utilizzare, è la mano
che impugna le forbici che fa
sì che il movimento delle la1 me abbia un senso.
Italia-Francia
Legami tra i
territori alpini
Sono forti i legami tra le
valli Chisone e Germanasca e
il territorio francese appena
aldilà delle montagne. Spesso nei secoli le storie dei due
territori sia dal punto di vista
politico che religioso, oltre
che socio-economico, si sono
intrecciate e continuano a
farlo ora, in un contesto ovviamente differente, attraverso scambi transfrontalieri che
vedono impegnate a più livelli le amministrazioni in
progetti di recupero e di rilancio dei rispettivi territori
che stanno vivendo un momento difficile occupazionale
I ed economico. Da questa collaborazione sono già nati interessanti progetti, si pensi
:. per esempio alla messa in re^ te a livello turistico dei vari
forti alpini che caratterizzano
( i due versanti.
! Recentemente la Comunità
montana della valli Chisone e
Germanasca ha anche aderito
alla «Associazione dei paesi
del Monviso» e sottoscritto
V un protocollo di intesa per la
costituzione di un Gruppo eu)( ropeo di interesse economico,
il Geie, che veda coinvolti
enti e associazioni delle vallate italiane e francesi al fine
di realizzare progetti transfrontalieri di sviluppo. Per
favorire rincontro tra le popolazioni, oltre che tra gli
amministratori e le associazioni, in questo contesto di
scambio e di collaborazione
reciproca la Comunità montana valli Chisone e Germanasca in accordo con le amministrazioni del Queyras annualmente organizzano anche manifestazioni italofrancesi che
si tengono ad anni alterni in
Italia e in Francia. Quest’anno l’incontro, il settimo della
serie, si terrà a Frali in vai
Germanasca domenica 5 settembre e prevede oltre a una
gara podistica, che vedrà impegnati atleti delle due federazioni, anche la visita alla
miniera di talco della Paola
«Scopriminiera».
L'istituzione è nata con le celebrazioni del «Glorioso rimpatrio»
Il Centro culturale compie 10 anni
PIERVALDO ROSTAN
Dieci anni fa, nel pieno
delle celebrazioni per il
tricentenario del «Glorioso
rimpatrio», veniva inaugurato
il Centro culturale di Torre
Pellice; un segno di presenza
evangelica nel nostro paese.
Per far questo la Tavola valdese aveva chiesto al pastore
Giorgio Tourn di lasciar da
parte il lavoro più propriamente pastorale per assumere
la guida del Centro e del progetto culturale che ne stava
dietro. «L’intento era quello
di riorganizzare insieme il patrimonio culturale che avevamo nell’area di Torre Pellice
per arrivare a unico luogo destinato a diventare un riferimento a cui ci si potesse rivolgere» ricorda il pastore Tourn.
Dopo dieci anni si può dire
che l’operazione Centro culturale ha funzionato? «Nel corso degli anni l’immagine del
Centro si è costruita; chi viene
a Torre Pellice da fuori coglie
nel nostro Centro un punto di
riferimento. Ciò vale, pur senza nulla togliere all’autonomia delle singole chiese, anche nell’ambito delle comunità locali: molte chiese delle
valli hanno un museo e negli
ultimi anni siamo riusciti a
creare un vero e proprio coordinamento dei musei che favorisce la presentazione di un
unico sistema e di una politica
culturale comune».
Indubbiamente il Centro
culturale è diventato anche un
interlocutore per il settore turistico, specie in vai Pellice,
ivi compresi gli operatori: «È
così - prosegue Toum - ed è
in questo senso che abbiamo
dato vita a questo ufficio di
promozione turistica verso le
valli valdesi che abbiamo
chiamato “il barba’’». Da tempo viene proposto un dualismo, tutto interno alla Chiesa
valdese ma di grande sostanza, fra il grande impegno anche economico dedicato alla
diaconia e il limitato spazio
che si dedica alla cultura;
questo tema è rientrato nel
giorno di chiusura del Sinodo
quando Tourn ha lanciato ai
delegati una suggestiva immagine, quella di un paio di
forbici: «Un paio di forbici è
composto da due lame (una
potrebbero essere le opere e
l’altro le comunità) - ha affermato -: ogni lama va per conto suo ma la forbice funziona
quando le due lame sono tenute insieme da un perno; e
questo perno poli ebbe esseie
costituito dalla presenza culturale in quanto eoiiNapesolezza di sé e del Lompilo che
ci viene affidato pei eosliuire
l’identità di un.i chiesa...
Qualche settimana la il settimanale cattolico I.’(•,<> ilei
Chisone ha pubblicato l.i lettera di un cittadino di foire
Pellice che ha solle\ato. in
termini assai diiii e radicali,
la questione del lappoiio
città-mondo conle'sionale: si
può ancora parl.iie di una
specie di suddilan/a culluialc
del mondo catiolico iispetlo a
quello evangelico’’ ■ \on c
affatto facile rispondete - dice Toum -; sono a conoscenza di tesi di laurea in sociologia una 20 anni fa e l’altra 10
anni or sono: dalle interviste
delle due studentesse risultava che nel primo caso era nettissima la percezione da parte
degli ambienti cattolici di
Torre Pellice di una sudditanza nei confronti del mondo
valdese; una dozzina di anni
fa era comunque presente.
Credo peraltro che sia inevitabile: la presenza valdese,
benché non maggioritaria sul
piano numerico, rappresenta
una presenza forte da cui non
si può prescindere».
Il pastore Giorgio Tourn, presidente del Centro culturale valdese
Se c’è un tema che indubbiamente è caro al pastore
Tourn, che lo ha sollevato costantemente in questi anni, è
quello della «gestione» e del
problema di gestire (il territorio, la chiesa, la società) in
modo consapevole; un nodo
forse ancora irrisolto che dovrà presto trovare definizione:
«In effetti questo è il problema del 2000 - conclude Giorgio Toum -: bisogna formare
una coscienza di responsabilità, di impegno, di maturità.
Il maestro Giovanni Francesco Long di
Lusema San Giovanni è incaricato di
leggere la sua relazione alla nona seduta
delle Conferenze pedagogiche evangeliche (Torre Pellice 1874). Un argomento
interessante e complesso che ancora oggi nella diatriba scuola pubblica e scuola
privata, ci appassiona. L’argomento e «Il
sistema della gratuità assoluta e egli da
preferirsi a quello delle contribuzioni?
Vantaggi e inconvenienti che ambedue
presentano». È questa una conferenza alquanto originale, assai diversa dalle altre
per ragionamento e per citazioni. A volte
sembra che l’oratore vada fuori tema: c è
di tutto, dalle citazioni di Victor Hugo
all’Ecclesiaste, a Smiles e a tante altri.
Segno inequivocabile di vaste letture con
approfondimenti di pensiero personale.
Um bella lezione per i nostri maestri
d’oggi dalle avare e amene letture!
L’oratore mette in chiaro il suo pensie
IL FILO DEI GIORNI
GRATUITÀ
DELLA SCUOLA
FRANCO CALVETTI
ro, anche se sembra cadere in contraddizione. «Quale è migliore, la gratuità o la
non gratuità dell’istruzione? Sostituendo
così la gerarchia alla verità, la quantità
all’infinito. Dirò: signori partigiani della
gratuità, è bene o male che uno goda e
l’altro paghi, cioè lavori? Se mi rispondete che è bene, io vi dico: ebbene pagate,
cioè lavorate; se rispondete: è male, allora vi dico: il vostro sistema è cattivo».
A un certo punto del suo dire egli utilizzerà una formula tanto cara a noi che
ci siamo battuti perché i contributi finanziari dello stato fossero devoluti solo alla
scuola pubblica. Egli, definendola sacramentale, usa la formula «Istruzione laica,
gratuita e obbligatoria». Dopo aver tanto
spaziato (e tira in ballo Lincoln, Franklin,
Palissy) egli rilascia la sua opinione «Io
condanno come assolutamente cattivo il
sistema della gratuità». AH’ultima pagina, l’oratore accenna però al fatto die gli
allievi possono diventare imprenditori di
piccole attività per incrementare le casse
della scuola: lavori ordinati da industrie,
coltivazione di giardinetti con vendita di
prodotti agricoli. Bisogna ricordare che
Tallora Missione evangelica in Italia, che
aveva istituito tante scuole lungo la penisola, si dibatteva in ricorrenti problemi finanziari per cui un contributo da parte
degli utenti era benvenuto.
in altre parole una coscienza
civica che costituisca la base
per i progetti e gli investimenti che intendiamo realizzare.
La società è tendenzialmente
portata al soddisfacimento individualista, mentre la generazione dei cinquantenni di oggi, a suo tempo fortemente
politicizzata, non ha però saputo dialogare e trasmettere
alla generazione successiva il
senso dell’impegno civico e il
valore della responsabilità
verso la società».
SPECIALE
SUL SINODO
DELLE CHIESE
VALDESI
E METODISTE
Il prossimo numero di
Riforma-L’eco delle valli
valdesi, che porterà la data
del 10 settembre, sarà interamente dedicato all’ultima
sessione europea del Sinodo delle chiese valdesi e
metodiste, conclusasi venerdì 27 agosto: il giornale
conterrà resoconti, messaggi e documenti prodotti
dall’assemblea sinodale.
8
PAG. Il
AL BAGNÒOU DI ANGROGNA RICORDANDO L’8
SETTEMBRE — Ricordare l’8 settembre 1943 è un impegno non solo per i partigiani e i loro familiari; è un momento per riflettere sulla democrazia e sulla libertà che si rinnova ogni anno al Bagnòou, sui monti di Angrogna. La ricorrenza verrà celebrata domenica 5 settembre con la cerimonia ufficiale alle 10,30 che prevede l’orazione del neosindaco di Villar Pellice, Bruna Brache. Nell’ambito delle stesse
manifestazioni, venerdì 10, alle 20,30, ci sarà per le vie di
Torre Pellice una fiaccolata e, alle 21, la proiezione di un
film sulla Resistenza al cinema Trento.
incidente stradale mortale — Un violentissimo
scontro ha avuto come protagonisti due giovani di Torre Pellice nella tarda serata di mercoledì 25 agosto; un’autovettura
proveniente dal viale della stazione, guidata dal giovane Andrea Giordan, al momento di attraversare l’incrocio con corso Gramsci non si accorgeva che in direzione Villar Pellice
arrivava una moto, probabilmente a forte velocità, condotta
dal 26enne Dario Giordan. L’impatto è stato disastroso per
quest’ultimo che sbalzato dalla moto cadeva violentemente
perdendo il casco; ricoverato in condizioni disperate al Cto
di Torino Dario Giordan è morto dopo pochi giorni.
TROVATO MORTO IN CASA — Nella serata di martedì 24
agosto un uomo di 64 anni. Remo Castellano, residente in
una modestissima abitazione all’Inverso Roland! di Torre
Pellice, è stato trovato cadavere dai carabinieri del maresciallo Sciortino. L’uomo, che viveva da solo e con scarsi mezzi
di sostentamento, sarebbe deceduto a causa di un infarto.
MERLO CHIEDE UNA LEGGE PER LE OLIMPIADI —
L’on. Giorgio Merlo ha recentemente scritto al ministro dei
Beni culturali, sport e spettacolo, Giovanna Melandri, auspicando la rapida approvazione di una legge ad hoc per le
olimpiadi di Torino 2006. «Bisogna definire priorità e metodologie corrette e trasparenti - scrive Merlo -, atti concreti e capacità di progettazione per evitare inutili ritardi e
rincorse contro il tempo».
MOTOGIRO A PRAROSTINO — Domenica 5 settembre si
tiene a Prarostino la quarta edizione del motogiro turistico
«Da noste part 4». La manifestazione non competitiva e
aperta a tutti, si svolge su un percorso di 50 chilometri interamente asfaltato e segnalato. La quota di partecipazione,
comprensiva del pranzo, è di 25.000 lire; le iscrizioni si raccolgono il giorno stesso presso la Pro Loco di San Secondo
ore 9,30-11,30 (informazioni allo 0121-501180).
Regione Piemonte - Comunità montana vai Pellice
SERVIZIO SOCIO ASSISTENZIALE
corso Lombardini 2 - Torre Pellice
A seguito di autorizzazione regionale, si avvia un
Corso di formazione per
Assistenti Domiciliari e dei Servizi Tutelari
(Adest)
Condizioni di accesso: I POSTI SONO 30
• ETÀ MINIMA 18 ANNI COMPIUTI
• POSSESSO DI LICENZA DELLA SCUOLA DELL’OBBLIGO, COMPRESI I TITOLI DI STUDIO SUPERIORI
• SUPERAMENTO DI UNA PROVA DI AMMISSIONE
OBIETTIVI DEL CORSO: il corso intende fornire gli strumenti per l’acquisizione e l’approfondimento di una professionalità polivalente nel settore socio-assistenziale, che metta in
grado l’operatore di far ottenere il massimo recupero dell’autonomia al destinatario delle sue prestazioni, nonché supplire alle
carenze di autonomia nelle sue funzioni personali essenziali:
igienico sanitarie e relazionali.
DURATA DEL CORSO: 900 ore; 380 di attività teoriche, 380
di attività pratiche, 140 di attività di rielaborazione e sintesi. La
frequenza è obbligatoria per il 4/5 delle ore.
ISCRIZIONI: i moduli per la domanda saranno distribuiti a
partire dal 23/8/99, nei giorni di lunedì e mercoledì dalle ore 9
alle ore 11 e dalle ore 14 alle ore 16 presso il Servizio socio-assistenziale, corso Lombardini 2, Torre Pellice e dovranno essere
consegnati entro le ore 11 del 10/9/99.
PROVE DI AMMISSIONE: la prova di ammissione consisterà
nel superamento di una prova scritta e di un colloquio.
PROVE FINALI: il corso si concluderà con una prova finale di
fronte ad apposita commissione, ai sensi della legge 845/78 e
della LR 62/95.
L’assessore ai Servizi sociali
della Comunità montana vai
Pellice (prof. Elda Bricco)
Il direttore del Servizio socioassistenziale (dott.ssa M.
Maddalena Lanfranco)
II presidente della Comunità montana vai Pellice
(avv. G. Cotta Morandini)
Eco Delle Yalu "^.ldesi ì
VENERDÌ 3 SETTEMBRE^
Il problema, soprattutto giovanile, visto nell'ottica valdese
La chiesa e la formazione
DAVIDE ROSSO
Prosegue fino al 5 settembre la 23® edizione della Rassegna dell’artigianato a Pinerolo
Lavorare, impegnarsi in
modo professionale o volontario in un’attività, prestare un servizio per la propria
comunità oggi richiede sempre più spesso conoscenze e
capacità che non si possono
improvvisare e tanto meno
inventare. Anche per chi ricopre un ruolo nei vari settori
della chiesa la formazione sta
diventando un punto fondamentale, una realtà con cui
misurarsi. Per parte sua anche
la Chiesa valdese sembra
muoversi sulla strada della rivalutazione dei ruoli interni
alle sue opere attraverso la
formazione e al creare interesse intorno a un argomento
importante che a diverso titolo vede coinvolte differenti
persone nelle nostre chiese:
da chi svolge un servizio in
esse, ad opere come il Collegio di Torre Pellice.
Nel suo messaggio alla festa del XV Agosto il moderatore, Gianni Rostan, ha tra
l’altro ricordato l’importanza
per la formazione dei giovani
delle Valli di strutture come
l’Università di economia di
Pinerolo dove possono formarsi e crescere in vista di un
loro futuro impegno anche
nella chiesa e pare che si stia
addirittura pensando alla possibilità di introdurre delle borse di studio per chi intraprenderà studi indirizzati in questo
senso. E che siano sempre di
più le conoscenze necessarie
in chi gestisce le opere lo ricorda anche Gianni Genre,
membro della Tavola valdese:
«Si pensi - dice Genre - non
solo al lavoro dipendente nella chiesa ma anche all’attuale
difficoltà che si incontra a individuare persone qualificate
per i nostri comitati. Spingere
per avere una formazione manageriale nei nostri giovani,
un professionalità di alto livello non può che essere uno
dei nostri obiettivi».
Ma per parte sua la chiesa
alle Valli offre anche formazione con opere come il Collegio valdese di Torre Pellice
che tra le sue attività da tempo ormai prevede l’organizzazione di corsi specifici di
formazione professionale. Tra
l’altro proprio in questo periodo è allo studio l’attivazione di un progetto di gestione
aziendale da realizzarsi in
collaborazione con un’agenzia di formazione di Torino in
cui i partecipanti dovrebbero
essere inseriti all’interno di
un’azienda fittizia (con tanto
di ordini, commesse e contabilità da tenere) e imparare a
svolgere le diverse mansioni
fingendo di operare sul campo, quindi avendo non solo
teoricamente una serie di
informazioni sul management
ma anche confrontandosi con
la pratica (sia pure fittizia)
della gestione aziendale
Un progetto innovativo che
potrebbe essere il continuo di
altri progetti realizzati dal
Collegio negli anni scorsi che
si erano inseriti in una realtà,
quella valligiana, che per altro
non sembra particolarmente
povera di proposte formative,
anche se non sempre tutte di
un certo livello, ma che fatica
ancora a trovare i giusti canali
per far passare le informazioni rivolte ai giovani che dovrebbero usufruire delle proposte formative. Un ruolo importante in questo senso può
sicuramente svolgerlo la chiesa nel cercare, sia nel suo interno che rivolgendosi verso
l’esterno, di far passare una
certo tipo di mentalità, un certo modo di porsi di fronte allo
studio, alla propria crescita
professionale, alla propria formazione personale.
Torre Pellice
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del Centro
culturale
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Il Collegio valdese di Torre Pellice
Sabato 4 settembre i feste»,
giamenti per i 10 anni di atti
vità del Centro culturale vai.
dese di Torre Pellice cornin.
ciano alle ore 15 alla Casa
valdese con gli interventi di
alcuni collaboratori, e prose,
guono alle ore 16 nella sede
del Centro con l’apertura di
stand, buffet, la possibilità di
visitare i locali del Centro
con accompagnamento al museo e alla biblioteca. Nel corridoio è allestita, fino al ij
settembre, la mostra sui dieci
anni di attività, dal titolo
«Una finestra su...». Alle 19
su prenotazione, è possibile
cenare alla Foresteria valdese; alle 20, nei giardini di
piazza Muston, è previsto «Al
centro della musica», concerto in favore del Centro con la
partecipazione dei «Light
dreams», «Lou Magnaut big
band», «Riddle Dust» (ingresso 5.000 lire; per ulteriori
informazioni tei. Andrea
03396341095).
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AUGURI
60 anni
di matrimonio
12 agosto 1939
12 agosto 1999
I coniugi Ernesto Ribet e
Ida Tron di Pomaretto hanno festeggiato i 60 anni di
matrimonio. I figli, con le
rispettive famiglie, desiderano augurare loro ancora
tanti anni sereni.
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Presentato a Torre il libro di Valter Careglio sulla vicenda del cotonificio Mazzonis
«Quando il telaio scricchiola» tutto è crisi
di
PIERVALDO ROSTAN
Il telaio scricchiola: quando
lavora ma, soprattutto,
quando il settore tessile va in
crisi, il telaio si ferma e tutto
un mondo va in crisi. Gioca
su questa doppia lettura il titolo dell’ultimo volume* di
Valter Careglio, pubblicato
dall’editore Alzani di Pinerolo. Careglio, oggi insegnante
all’istituto per l’Agricoltura e
l’Ambiente di Osasco, realizza questo lavoro partendo
dalla sua personale ricerca,
finalizzata alla tesi di laurea
in Storia contemporanea, inserendo ulteriori elementi di
riflessioni, documenti d’epoca, interviste a protagonisti.
Protagonisti di che cosa?
Di quella che è stata l’ultima
parte della vicenda del cotonificio Mazzonis con suoi
due stabilimenti di Pralafera a
Lusema e di Stamperia a Torre Pellice. Una vicenda secolare, per quanto riguarda la
fabbrica, un legame strettissimo con la società locale, una
conclusione drammatica con
la chiusura e i licenziamenti
della metà degli Anni 60: la
fine di un mondo, per alcuni
di un’illusione, per altri l’occasione di una nuova presa di
coscienza. A fabbriche chiuse
«nulla è più come prima»; le
donne sono le prime vittime:
perso il posto a Pralafera ben
difficilmente lo ritroveranno
altrove e così quella piccola
autonomia all’interno della
famiglia, appena conquistata,
sarà in molti casi perduta.
Per molti uomini si apriranno le strade del pendolarismo
verso il capoluogo, verso
quella che oggi chiamiamo la
prima cintura; per molte famiglie sarà invece il momento dell’emigrazione, non verso l’America come in altre
gravi crisi, ma aH’intemo del
Piemonte; per i giovani e per
le ragazze cambieranno i contatti con i coetanei, e con essi
gli incontri destinati a portare
al matrimonio. «È curioso e
non collegabile esclusivamente alla chiusura degli stabilimenti Mazzonis - nota
Valter Careglio -; eppure se
fino a pochi anni prima ci si
sposava fra giovani della sola
vai Pellice e tendenzialmente
fra valdesi o fra cattolici, proprio dalla seconda metà degli
Anni 60 prendono slancio i
matrimoni misti e con persone da fuori valle».
Il libro analizza anche le
cause (evidenziate benissimo
nella relazione del commissario giudiziale Piccatti poi
chiamato a gestire la liquidazione definitiva che scrive di
«vetustà del macchinario che
richiede elevato impiego di
manodopera e nello stesso
tempo riparazioni continue
con l’impiego di manodopera
non direttamente produttiva»)
della fine della «saga Mazzonis»: nulli o scarsi investimenti, gestione paternalistica,
non comprensione da parte
delle maestranze dei rischi letali che correva la fabbrica.
Ma soprattutto Careglio ha
la capacità di analizzare quel
periodo di storia della vai
Pellice lavorando su più piani: dal confronto fra mondo
valdese e mondo cattolico, a
quello fra componente sociale agricola e quella operaia.
Un corteo delle lavoratrici Mazzonis
Un rapporto, quest’ultimo,
nello stesso tempo ricchezza
e freno dello sviluppo della
valle; il fatto che moltissimi
operai abbiano continuato a
mantenere negli anni un rapporto ben stretto con la terra
e l’attività agricola di origine
ha per lungo tempo frenato
lo spopolamento e consentito
a chi svolgeva il doppio lavoro «part time», di godere
di una buona remunerazione
economica. Nello stesso tempo però, ipotizza Careglio,
resistenza di questa agricoltura di per sé povera e limitata come aree coltivate e capi
di bestiame, ha successivamente frenato la nascita di
grosse aziende agricole che
accorpassero più terreni. Va
anche detto che la pur modesta attività agricola riuscì,
ove presente, a garantire un
piccolo paracadute a molti
nel momento della crisi e
della chiusura...
C’è infine nel libro un ca
pitolo «intrigante» almenO;
per chi ha seguito nel teinp®;
le evoluzioni politiche dell2
vai Pellice; nel suo paternali'
smo il «barone» Mazzonis
aveva comunque attivato u"
servizio, non obbligatorio, d'
assistenza sociale nei confronti degli operai; questo
ruolo, ricoperto dalla signora
Mariena Gaietti, diventerà
particolarmente sofferto nel
momento della chiusura degl'
stabilimenti, eppure propt'O
da quella esperienza nàscerà
e si amplierà a diventare un
brillante primato per la zona,
nel Consiglio di valle prima ^
L'Ii
•ngresso
nella Comunità montana
vai
Pellice poi, il fondamenta^
servizio sociale rivolto aU^
fasce meno protette: quas'
come se dalle ceneri delia
Mazzonis si sia sviluppato
lo
spirito di .solidarietà della nascente comunità montana.
(*) Valter Careglio: Quand®
il telaio scricchiola. Pinerolo, ® '
Alzani, 1999, pp 188, £28.000.
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i.ndrea,
■fi un accampamento ordir>nat0 e pulito quello nel
sostano roulotte e camL provenienti da diverse
orovince italiane e da molti
atri paesi europei, in particolare dalla Francia e dalla Germania. Qualche famiglia è arrivata anche da più lontano,
dalla Spagna e dalla Polonia.
Sono in tutto circa un migliaio i Rom che da giovedì a
^menica si sono riuniti a Torino, nell’area della Pellerina,
per perpetuare quella che ormai da almeno due decenni è
divenuta una tradizione per
una vasta parte della comunità zigana. Si tratta di un raduno evangelico che avviene
per celebrare momenti di pregierà e per rinnovare un processo di conversione iniziato
ormai da tempo.
Per i Rom, gente di tradizione nomade ma che ormai
vive lunghi periodi di stanzialità, questi raduni, che si svolgono una 0 due volte l’anno
in località diverse, sono anche un’occasione per rinsaldare vincoli dì amicizia, per
scambiarsi esperienze e per
far incontrare tra di loro le
giovani generazioni. Essi
riaffermano quindi la tradizione di un popolo che ancora
oggi vive secondo regole e
costumi propri senza tuttavia
rifiutare momenti di incontro
con la società esterna.
Le prime conversioni
all’Evangelo tra le popolazioni nomadi risalgono alla fine
degli Anni Cinquanta, quando un giovane di una famiglia
«manouche» gravemente malato fu miracolosamente guarito dopo che alcuni predicatori pentecostali avevano invocato il Signore imponendo
le mani su di lui. Ben presto
la notizia si diffuse tra la gente nomade e molti furono
quelli che iniziarono ad accorrere alle riunioni di preghiera. Quel miracolo non rimase un fatto isolato e un numero sempre maggiore di
Rom, di Sinti (che in Francia
ilio
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o haninni di
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lesidemcora
Un documentario sull'Occitania
«
E ì a lo solehi»
is
E i a lo solelh - François
Fontan e la descuberta de
l'Occìtania è il titolo del nuovo film documentario di Diego Anghilante e Predo Valla,
realizzato dopo un anno e
mezzo di lavoro dalla «Ousitanio Vivo Film». Realizzato
con la betacamera colore, dura un’ora ed è in occitano,
francese, italiano e catalano.
L’intento degli autori è quello
di raccontare la nascita e o
sviluppo della coscienza identitaria occitana nella seconda
metà di questo secolo, e di
farlo attraverso l’esperienza
di François Fontan, fondatore
della teoria etnista e figura
fondamentale deH’occitanismo politico moderno.
E la lo solelh esce in occasione del ventesimo anniversario della morte di François
Fontan; il film, costruito su
una trama di una trentina di
testimonianze raccolte nelle
regioni occitane, in Italia e in
Catalogna, delinea la storia
delle generazioni che hanno
creduto e credono nella «rinascita occitana». E i a lo
solelh, «e c’è il sole», è diventato il titolo del film, come spiegano gli autori, per
dare il senso del sentimento
di speranza che nonostante
tutto anima le persone che lavorano per l’identità occitana.
Prima di £■ / a lo solelh, la
«Ousitanio Vivo Film» ha
prodotto il lungometraggio
Valades Ousitanes e i cortometraggi Clouzoun - un viaggio attraverso le valli Chisone e Germanasca e Uch de
primo - 9 minuti e 1/2 dalla
baio di Sampeyre (prossimamente in distribuzione). Il
nuovo progetto a cui 1’«Ousitanio Vivo» sta lavorando si
intitola Estorias - ritratti di
uomini delle valli occitane e
uscirà il prossimo anno.
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TW'na NOVÌTÀ - vicolo CliUALll/pORTic i VÌA UiÌAppERO
vengono chiamati Manouche)
e di Gitani si convertì alla fede pentecostale. Ad oggi il
fenomeno ha assunto notevoli
dimensioni in tutto il mondo
e anche in Italia la comunità
pentecostale zigana conta ormai migliaia di membri.
A più di vent’anni dalle prime conversioni tra i Rom in
Italia la Missione zigana, costituitasi ufficialmente in
Francia nel 1968, ha ormai
superato la sua fanciullezza e
con essa i facili entusiasmi
che l’hanno accompagnata
all’inizio, per giungere a una
fase di piena maturità. Se non
è sempre stato facile per tutti
percorrere la strada di una
conversione desiderata e invocata è però innegabile la
sincerità di averla cercata e di
ricercarla con ostinazione e
con fede.
Fin dall’inizio l’adesione
alla fede evangelica per i
Rom è stata testimoniata dalla volontà di cambiamento e
di ricerca di un nuovo stile di
vita. Essi hanno voluto dimostrare che, con l’aiuto di Dio,
si può vivere onestamente
senza rinnegare le proprie radici e la propria cultura. An
che se questo cambiamento si
è rivelato talvolta difficile da
realizzare la perseveranza di
quanti continuano a guardare
con speranza a un futuro diverso, fondato sul messaggio
di Cristo, costituisce il vero
grande miracolo che il Signore ha iniziato a operare in
mezzo al popolo zigano.
E ora, dopo aver percorso
molta strada e aver predicato
l’Evangelo tra la propria gente, i Rom italiani di fede pentecostale sperano di ottenere
un riconoscimento ufficiale e
di entrare a far parte della Federazione delle chiese evangeliche, analogamente a
quanto già avviene in altri
paesi. È certo, crediamo di
poter affermare, che una
maggiore visibilità della Missione zigana in seno all’evangelismo italiano sarebbe sicuramente un dono dei Signore
perché potrebbe aiutare le nostre comunità (a volte un po’
«ingessate») a ritrovare sentimenti come la gioia e la
spontaneità e ad abbattere
quel muro fatto di diffidenza
e di pregiudizio che per troppo tempo ha confinato i Rom
ai margini della società.
Collegio valdese
L'astronoma
Hack per
la giornata
inaugurale
Sabato 18 settembre, nell’aula sinodale della Casa
valdese in via Beckwith 2 a
Torre Pellice, la prolusione
inaugurale per l’apertura
dell’anno scolastico del Collegio valdese sarà tenuta, alle
ore 15, dalla professoressa
Margherita Hack, ordinaria di
Astronomia all’Università di
Trieste, sul tema «Possibilità
di vita nell’universo. Pianeti
extra solari». Alle 17, si potrà
assistere all’anteprima della
mostra «Una storia nella Storia», documentazione fotografica delle attività extrascolastiche al Collegio dal 1931
al 1960; seguirà un rinfresco.
Val Pellice
Accoglienza
ai bambini
di CernobiI
L’associazione «Senza confini», sezione della vai Pellice
(Comitato prò bambini di CernobiI), in occasione dell’arrivo di 30 bambini e bambine
bielorussi, previsto per il periodo 16 settembre-21 ottobre,
organizza una raccolta di indumenti e calzature per un’età compresa tra i 7 e i 15 anni.
Il vestiario, che deve essere in
buone condizioni, può essere
portato, dal 2 ai 12 settembre,
presso il Consorzio Val Pellice a Luserna San Giovanni
(via I Maggio 78 dal martedì
al sabato ore 9-12 e 16-17.
Nelle
^ Chiese
Valdesi
FESTA ALL’ASILO
DI SAN GERMANO
CHISONE — Domenica
5 settembre, a partire dalle 14,30, festa all’Asilo
dei vecchi di San Germano; vendita di lavori eseguiti dagli ospiti e dall’Unione femminile di
San Germano, lavori provenienti dal Bangladesh,
banco pesca, buffet, sottoscrizione a premi.
PRAROSTINO — Domenica 12 settembre, alle
10, culto alla cappella del
Roc (dove si svolgeranno
i culti finché il tempio di
San Bartolomeo sarà in
fase di restauro); alle 17,
riunione estiva al Roc e
cena comunitaria.
TORRE PELLICE —
Domenica 5 settembre pomeriggio comunitario ai
Simound, alle 15.
VILLAR PELLICE —
Domenica 5 settembre, alle 16, riunione quartierale
all’aperto presso la scuola
dell’Inverso.
VILLASECCA — Domenica 5 settembre il culto è sostituito, alle 15, dalla riunione quartierale
all’aperto a Combagarino.
Precisazione
Nella scheda «L’iter della
legge», che segue l’articolo di
Adriano Longo «Finalmente
si può ristrutturare», comparso su L’eco delle valli del 27
agosto, si legga: «Ci rendiamo conto che dopo 79 anni
era più che plausibile che il
ministero aggiornasse le sue
prescrizioni» e non «29 anni», come pubblicato. Dell’
errore ci scusiamo con l’autore e con i lettori.
Cinema all'aperto
Ho sempre letto con attenzione su L’eco delle valli vaidesi gli articoli di Marco Rostan, perché li ritengo qualitativamente validi e perché condivido, in linea di massima, le
sue opinioni e il suo approccio alle varie problematiche.
Mi ha sorpreso quindi leggere, sul n. 32 del giornale, il
suo articolo intitolato «Cinema in piazza», a cui è stato
dato un rilievo particolare in
prima pagina. Sono stata sorpresa perché il testo è svuotato di contenuti, palesemente
polemico e riporta affermazioni inesatte. Solo la prima
parte è attendibile: «Cinema
in piazza», lo afferma lo stesso Rostan, è veramente una
bella rassegna, nata con lo
scopo di proiettare, nel periodo estivo e all’aperto, una serie di film nei vari Comuni
del Pinerolese. La rassegna si
svolge ormai da alcuni anni e
la collaborazione tra gli enti
interessati è sempre stata fattiva e puntuale. La Comunità
montana e la Cooperativa «La
tarta volante» curano l’organizzazione, l’informazione e
11 supporto tecnico, i Comuni
aderiscono con un contributo
in denaro e le associazioni
Pro Loco seguono l’aspetto
logistico. Così è stato anche
per l’edizione 1999 e, naturalmente, per il citato giovedì
12 agosto. Mi siano concesse
alcune precisazioni, alla luce
della verifica dei fatti con i
responsabili della Cooperativa e della Pro Loco:
- le proiezioni hanno inizio,
di norma, tra le 21 e le 21,30
e i tecnici si ritrovano per l’allestimento alle 19-19,30. A
quell’ora a Villar Pellice piove ancora e la temperatura è
molto bassa. Pertanto si ritiene più opportuno spostare ad
altra data la proiezione, dopo
aver verificato la disponibilità
di serate libere prima del termine della rassegna. Si provvede a correggere le locandine poste in prossimità della
piazza e si informano le pochissime persone arrivate a
Villar. Nuove locandine saranno affisse nei giorni seguenti per una giusta pubblicità e corretta informazione;
- la ras.segna è nata con lo
scopo preciso di proporre delle proiezioni all’aperto, per
cui l’alternativa di un luogo
chiuso è presa in considerazione qualora non sia possibile individuare un’altra data
nell’ambito del calendario
delia manifestazione;
- se il film proposto è un
buon film, esso richiama alcune centinaia di spettatori e
non, come sostiene Rostan,
poche decine di persone. Il
luogo chiuso deve perciò garantire un posto a sedere per
tutti e avere almeno 20 metri
di lunghezza, per una corretta
distanza tra lo schermo e il
proiettore;
- i bellissimi locali ristrutturati della Crumière e quello
della Chiesa valdese dove si
svolge l’attività della Filodrammatica non sono idonei
in quanto troppo piccoli;
- il film Gatto nero gatto
bianco è stato proiettato giovedì 26 agosto.
Concludo con una domanda: è sicuro Marco Rostan di
essere venuto a Villar Pellice
giovedì 12 agosto? Perché il
film da lui citato La gabbianella e il gatto era in cartellone domenica 8 agosto ed è
stato regolarmente proiettato
sulla piazza Jervis e sotto un
cielo stellato davanti a più di
300 persone.
Bruna Eruche
sindaco di Villar Pellice
Sì, sono sicuro (m.r.)
Gestire
la malattia mentale
La stampa locale ci ha informati dell’incidente occorso
a uno psichiatra durante un
trattamento sanitario obbligatorio. Ci dispiace molto per
quanto è successo e auguriamo al medico una pronta guarigione. Non entriamo nel merito del caso particolare, ma
vorremmo esprimere alcune
considerazioni sulle modalità
di gestione della malattia
mentale in fase di riacutizzazione. L’articolo 3 della legge
180, poi ripreso dalla legge
883 del 1978, prevede un iter
talmente macchinoso e complesso per un ricovero ospedaliero obbligatorio (coinvolgendo medici, sindaco, ecc.)
che il malato, pervenuto alr insostenibilità delle sue sofferenze, è preda di una profonda e incontrollabile tempesta psichica.
Siamo tutti convinti dell’
imprescindibile esigenza del
rispetto della libertà della
persona che deve accedere alle cure mediche, ma anche
che si debba trovare il modo
di arginare le crisi prima che
il paziente non riesca più a
controllare i propri atti. Le
associazioni dei familiari degli ammalati psichici hanno
più volte sollecitato il Parlamento a modificare le disposizioni succitate, ponendo
l’accento sulla necessità di
intervenire tempestivamente
e preventivamente al manifestarsi della crisi. L’art. 1 della
legge 180 (accertamenti e
trattamenti volontari e obbligatori) dice che «gli accertamenti e i trattamenti sanitari
obbligatori devono essere accompagnati da iniziative rivolte ad assicurare il consenso e la partecipazione da parte di chi vi è obbligato», ma
come può essere condiscendente una persona quando la
sua sofferenza psichica è tale
da impedirle di valutare le
proprie condizioni di salute?
E quindi necessario che ci
sia un maggior ascolto delle
famiglie da parte degli operatori, quando esse manifestano
le loro preoccupazioni perché
notano i sintomi che preannunciano una crisi nella persona che assistono. Solo con
la collaborazione famigliaservizi si possono prevenire i
trattamenti sanitari obbligatori, sempre traumatici per il
malato e i suoi congiunti e
talvolta anche per i medici.
Bianca Gen re, responsabile
del gruppo Diapsi Valpellice
Luserna San Giovanni
RADIO
BECKWITH
EVANGELICA
FM 91.200-96.550
10
PAG. IV
E Eco Delle ¥vlli Aàldesi
VENERDÌ 3 SETTEMBRE 199q
Presentata l'edizione Mondadori della Bibbia del Diodati
Un^occasione mancata
DAVIDE DALMAS
La storia si fa anche con i
se. O almeno, a volte è
possibile provarci. Infatti ogni
volta che determiniamo come
è avvenuto un «fatto storico»
scopriamo nello stesso tempo
che numerosi altri eventi possibili non si sono effettivamente verificati. Normalmente respingiamo tutte queste
ipotesi come fantasie ininfluenti ma talvolta è utile, invece, riflettere su quello che
sarebbe potuto accadere, proprio per capire meglio ciò che
è accaduto. Spesso si comprende molto della vita, della
cultura di un periodo storico
non tanto valutando i suoi
aspetti più famosi, ma proprio
quello che non ha accettato, le
occasioni che erano presenti e
non sono state colte. Un esempio molto citato di questa specie di occasioni mancate è il
rapporto, molto più debole rispetto ad altri paesi, della cultura italiana con la Bibbia.
Come si sarebbe trasformata
la cultura italiana se già nel
Cinque o nel Seicento avesse
visto un’ampia diffusione di
traduzioni nella lingua letteraria o addirittura nei dialetti
parlati dalla stragrande maggioranza delle persone?
Forse anche una domanda
di questo tipo sta alla base del
fatto che si è di nuovo parlato
di Giovanni Diodati e della
sua traduzione in italiano della Bibbia. Dopo diverse recensioni sui maggiori quotidiani, una pagina intera
suW Indice dei libri del mese,
molte discussioni, la nuova
edizione della diodatina nella
collana regina di Mondadori,
i Meridiani, è stata nuovamente presentata in apertura
del XXXIX convegno della
Società di studi valdesi.
Alcuni dei motivi dell’importanza che viene data a
questa nuova edizione possono essere rintracciati nei discorsi di tutte le persone intervenute. Claudio Pasquet,
alla prima uscita pubblica come vicepresidente della Società, ha chiarito l’interesse
interno: questa Bibbia è stata
usata da molte generazioni di
valdesi e se quella odierna la
credeva ormai superata, deve
scoprire che dimostra invece
un’inaspettata modernità. Dagli interventi di Milka Ventura, una dei curatori dell’opera, e del prof. Bruno Corsani
si deduce invece che Diodati
può essere tranquillamente
inserito tra i maggiori traduttori e interpreti di sempre dei
libri dell’Antico e del Nuovo
Testamento (in particolare
Ventura ha sottolineato l’importanza e la bellezza anche
dei commenti, che purtroppo
non è stato possibile riprodurre nella loro interezza in questa edizione).
Fin qui per quanto riguarda
gli studi storici e religiosi, che
erano gli ambiti che già tradizionalmente consideravano
interessante questo testo.
Nuovo è invece l’interesse
linguistico e letterario, incrementato dalla presentazione
in una collana che è strutturata esplicitamente come luogo
di raccolta e presentazione dei
monumenti classici della letteratura. A questo proposito il
linguista Sergio Bozzola ha
Il professor Bruno Corsani
mostrato l’inattualità della
lingua di Diodati rispetto alla
prosa del suo secolo, notando
anche una ricerca di letterarietà che va oltre i prevalenti
intenti divulgativi. Ricerca
che si può dire andata a buon
fine se Marziano Guglielminetti, docente di Letteratura
italiana all’Università di Torino, ritiene che questa traduzione sia un capolavoro da inserire stabilmente nel corpo
della letteratura italiana e da
circondare da studi finalmente puntuali sulla letteratura
prodotta dai riformati italiani,
ancora quasi completamente
sconosciuta.
Insomma i motivi per leggere e studiare questa traduzione sono i più diversi, indicati da persone di provenienza
e studi molto lontani. Speriamo che anche chi ne porta in
primo luogo l’eredità, cioè gli
evangelici italiani, non si sottraggano alla rinnovata sfida
che viene da queste pagine.
I Luoghi Della Memoria
a cura di Marco Rostan
Luogo: Pinerolo, Ospizio dei catecumeni
Data: 1740-43
Già in funzione a Torino dal 1679 sotto il
nome di «Rifugio della virtù», per decisione
di Carlo Emanuele III viene trasferito a Pinerolo con il nome di «Ospizio dei catecumeni
valdesi», l’istituzione dove si accoglievano
«per carità», cioè al prezzo della coscienza,
uomini e donne spinti all’abiura dalla fame, e
dove furono portati fanciulli valdesi adescati
o rapiti con la violenza. Secondo gli antichi
editti era riconosciuta la maggior età ai bambini valdesi di dodici anni e alle bambine di
dieci: chi fosse entrato nell’Ospizio a tale età
non poteva più essere reclamato dai genitori.
Nel periodo napoleonico si decretò la confisca dell’edificio e la sua consegna ai moderatori, che tuttavia non poterono amministrarlo
perché il palazzo era sede municipale e caserma. Nel 1830 l’opera fu ricostruita in locali nuovi e nel ’36 aveva .sede nel palazzo
dei principi d’Acaia. L’Ospizio, dove si poteva imparare un mestiere ed esercitarlo, fu
soppresso soltanto nel 1894. Presso il Vescovado fu creata, nel 1748, anche l’Opera dei
Prestiti che finanziava i cattolici per acquistare i terreni in vendita nelle valli valdesi.
strelle a La Tour; nel 1730 un editto di espulsione costringe 360 persone a partire; ma la
repressione fisica non uccide la fede evangelica che continua a covare sotto la cenere; nel
1838 dei missionari percorrono la valle e si
fanno consegnare 60 Bibbie che vengono
bruciate nel cimitero della Ruà di Pragelato.
Luogo: Forte di Mirabouc
Data: maggio 1794
Nei confronti della Rivoluzione francese,
la politica di Vittorio Amedeo III non poteva
che essere contraria: per tale motivo i valdesi
arruolati in 25 compagnie, difendevano i
confini sulle montagne. Per due anni i francesi, vittoriosi ovunque, non riuscirono a penetrare dai valichi delle valli, ma nel maggio
del 1794 forzarono di sorpresa il Colle
dell’Urina e invasero la vai Pellice espugnando Mirabouc. Ovviamente i nemici dei
valdesi non persero occasione per accusarli
di aver preso accordi con i francesi.
Luogo: Sibaud
Data: 1747
Luogo: Usseaux
Data: 7 aprile 1710
Si svolge l’ultimo culto con solenne celebrazione della S. Cena per i valdesi della vai
Pragelato. Durante la guerra di successione
di Spagna, nel 1704, il duca Vittorio Amedeo
aveva promesso che se fosse riuscito a togliere ai francesi la vai Chisone, i'valdesi già
costretti all’esilio nel 1698 avrebbero potuto
tornare ed esercitare il loro culto. Come al
solito all’inizio si lasciò fare, ma dopo che le
truppe francesi ebbero evacuato la valle e i
Savoia si sentirono più sicuri, riprese la repressione voluta a gran voce dai missionari.
Nel 1710 il Senato di Pinerolo ricorda gli antichi divieti ai culto valdese in vai Perosa e
Pragelato, nel 1721 c’è l’ordine di far battezzare i nuovi nati, entro 24 ore, da un prete;
nel 1727 un pastore e tre anziani sono condannati al bando e alla confisca dei beni perché avevano battezzato un bambino di Fene
Durante la guerra di successione d’Austria
(1740-1748) il Piemonte è alleato dell’Austria contro la Francia; il reggimento valdese,
dopo aver partecipato alla difesa di Cuneo
(dove il comandante era il protestante barone
Federico di Leutrum, morto nel 1755 e sepolto al Ciabas), partecipa con ardimento ed
eroismo alla sanguinosissima battaglia
dell’Assietta, dove gli austro-piemontesi riescono a respingere in fuga disastrosa i francesi quattro volte più numerosi.
Luogo: San Germano, Sinodo
Data: settembre 1791
Un primo sintomo del fermento rivoluzionario proveniente dalla Francia si manifesta
nel Sinodo del 1791 nel quale il predicatore,
Davide Mondon, nel suo sermone, esalta i
nuovi principi di libertà e viene severamente
richiamato dal delegato regio. L’assemblea
deliberò che in futuro il predicatore designato presentasse a un apposito comitato il testo
del suo sermone un mese prima del Sinodo.
Bobbio Pellice
Operazione
«Sassolino
bianco»
Per il secondo anno consecutivo, sono ospitati gratuitamente nel Centro vacanze
dell’Esercito della Salvezza di
Bobbio 16 ragazzi e ragazze
dai 12 ai 16 anni, con due accompagnatrici, provenienti
dalla Bielorussia. Sono arrivati il 27 agosto e si fermeranno
in vai Pellice fino ai primi di
ottobre: il loro soggiorno è organizzato dal «Sassolino bianco», un’associazione di volontariato per la promozione e
gestione di iniziative rivolte
particolarmente al mondo
dell’infanzia, sorta ad opera di
evangelici fiorentini.
Durante la settimana scenderanno in mattinata al Collegio valdese per le lezioni, ritorneranno al centro per il
pranzo e nel pomeriggio faranno i compiti e giocheranno. Un mese lontano dal loro
paese è importantissimo per
questi ragazzi, in primo luogo
perché serve a decontaminare
il corpo dagli effetti di Cemobil e poi perché è in pratica la
loro unica occasione di vivere
un’esperienza di studio e di
vacanza, usufruendo di
un’alimentazione sana, regolare e sufficiente per la crescita. In più questi minori
hanno anche problemi familiari, visto che in Bielorussia
sono tutti ospiti di un orfanotrofio statale.
Il «Sassolino bianco» già
da tempo si occupa di minori
in difficoltà e da due anni organizza campi per ragazzi che
non possono essere accolti in
famiglia (in particolare i campi che si svolgono ogni anno
a Rio Marina nella Casa valdese, o a Reggello a Casa Cares), portando avanti numerosi progetti di assistenza, anche in collaborazione con altre associazioni. Tutte queste
iniziative si avvalgono di un
sostanzioso contributo da parte dei fondi dell’otto per mille
della Chiesa valdese, che
però copre solo parzialmente
ìe spese, mentre per la parte
organizzativa e funzionale si
fa ricorso all’aiuto delle comunità evangeliche presenti
sul territorio.
Per questo motivo è fondamentale la collaborazione
delle nostre comunità per la
buona riuscita del campo di
Bobbio Pellice. L’organizzazione cerca urgentemente:
prodotti alimentari, vestiario
per ragazzi e ragazze dai 12
ai 16 anni, inviti a pranzi e
cene, aiuto in denaro per l’acquisto di indumenti intimi e
di medicinali. Allo scopo di
inserire i ragazzi nel territorio
che li ospita, la disponibilità
anche parziale di eventuali
volontari ad occuparsi dei ragazzi (per esempio organizzando merende nelle comunità, pomeriggi di animazione, gite, visite a musei o mostre) sarà naturalmente ben
accetta. Tutti gli aiuti saranno
raccolti presso il Centro
dell’Esercito della Salvezza a
Bobbio, in via Pellice 4 (tei.
0121-957728); per ulteriori
informazioni rivolgersi a Fiorenza Frangoli (tei. 0121953194),o a Adriano Longo
(0121-91296).
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via dei Milie, 1 -10064 Pineroio
tei. 0121-371238; fax 323831
recapito Torre Peilice
tei. 0121-933290; fax 932409
Sped. in abb. post,/50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. ai sensi di legge Piera Egidì
Stampa; La Ghislerìana Mondovì
Una copia L. 2,000
4 settembre, sabato
PINEROLO: Alle 17, al
palatenda Fenulli, la compagnia «Londalunga» presenta
lo spettacolo per bambini «Il
brutto anatroccolo».Ingresso
libero. Alle 21 spettacolo con
la Compagnia Danza Teatro
di Torino «Loredana Fumo»,
ingresso libero.
TORRE PELLICE: Per i
dieci anni del Centro culturale
valdese, alle 15, alla Casa valdese, inizio dei festeggiamenti
con interventi di vari collaboratori; alle 16, nella sede del
Centro culturale apertura degli stand, visita al museo e alla biblioteca, a «Una finestra
su... mostra sui dieci anni di
attività»; alle 20, in piazza
Muston, in collaborazione con
Radio Beckwith, concerto con
«Light dreams», «Lou Magnaut Big Band», «May be
all» e «Riddle dust». Ingresso
lire 5.000.
RINASCA: Gara di tiro 3“
trofeo Monte dei Sette confini
a Comba la Pera (Crò).
5 settembre, domenica
ANGROGNA: In località
Bagnòou circuito d’auto
d’epoca dalle 10 alle 12, ritrovo e rinfresco in piazza San
Lorenzo, Raduno partigiano.
PRAROSTINO: 4“ edizione del giro motociclistico «Da
noste part», cavalcata non
competitiva motociclistica
delle colline pedemontane.
TORRE PELLICE: Pranzo sociale del Gasm.
PINEROLO: Dalle 9,30
alle 19 «Cascine aperte», visita alle cascine con illustrazione delle produzioni, vendita
diretta dei prodotti agricoli,
cena (lire 30.000), prenotazioni presso tei. 0121-374002.
PINEROLO: Al palatenda
Fenulli, alle 21, concerto con
la «Badia corale vai Chisone», con la partecipazione
dell’associazione culturale
«Mouzico e dansa d’oc».
PRALI: Si svolge il settimo incontro italofrancese con
le amministrazioni e i Comuni
del Queyras; alle 10 ci sarà
una corsa podistica, alle 12,30
il pranzo, alle 15 la visita allo
«Scopriminiera».
COLLE BOUCIE: Alle
12, al bivacco «Nino Soardi»
concerto dei fiati, musica barocca, rag time, dixieland, colonne sonore di film, rondò
veneziano.
9 settembre, giovedì
TORRE PELLICE: All’ospedale valdese, dalle 8,30 alle 11,30, prelievo collettivo di
sangue per i donatori.
TORRE PELLICE: Fino a
venerdì 10, alla Bottega del
possibile, incontro su «Salute
mentale e comunità locale domiciliarità sostenuta dal sistema di rete: zona di ombra e
integrazioni».
Servizi
eei
\ VALLI
qHISONE - GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva'
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENiCA 5 SETTEMBRE
Viiiar Perosa: Farmacia De
Paoli - via Naz. 29, tei. 51017
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte ; tei. 201454
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VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva'
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 5 SETTEMBRE
Luserna San Giovanni: Farmacia Gribaudo - Via Roma
19(Airali), tei. 909031
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricheraslo, tei. 598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 167-233111
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
SERVIZIO INFERMIERISTICO
asso le
ANZi^
dalle ore 8 alle 17, presso le
sedi dei distretti.
SERVIZIO ELIAMBUL.
telefono 118
Torre Pellice
Ricordando
«Ricu» Sibille
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MARCI
Forse è la carica di vitalità
e umanità emanante dalla sua
persona che gli procurò tanti
amici. Ricu amava la vita in
tutte le sue manifestazioni: la
natura, la montagna specialmente, il canto, i fiori. Modesto e laborioso, era attaccatissimo alla famiglia, alla casa,
ai Ramelli.
Proverbiale la sua disponibilità: quando si presentava un’
emergenza, era a Ricu che si
ricorreva per aiuto e lui non lo
negava a nessuno. Unico suo
passatempo era il bricolage al
quale si dedicava con passione, «assistito» dal suo fedelissimo cane. Personalità complessa la sua: allegra e scherzosa, ma con un fondo di spiritualità e religiosità, come lo
provano la lettura assidua delia Bibbia e il testamento spiri;
tuale, in cui chiedeva che gli
si cantasse durante il funerale
il suo inno preferito. Valdese
genuino lascia ai Ramelli un
grande vuoto.
Alcuni amici
r.
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COLLEGIO
VALDESE
via Beckwith, 3 - Tome Pellice
INAUGURAZIONE ANNO SCOLASTICO 1999-2000
SABATO 18 SETTEMBRE 1999
Casa valdese Torre Pellice
Ore 15
Ore 17
Cerimonia inausurale
Prolusione della professoressa Margherita Hack
«Possibilità di vita neiruniverso. Pianeti extrasolari»
Anteprima della mostra
«Una storia nella storia»
Documentazione fotografica delle attività extrascolastiche al Liceo valdese dal 1931 a 1960
DOMENICA 19 SETTEMBRE 1999
Giornata degli Amici dei Collegio
Ore 12,30 Foresteria valdese: pranzo sociale
Ore 14 Assemblea dei soci
Ore 15,30 Centro culturale valdese: visita guidata alla mostra
«Una storia nella storia»
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^ne e educazione (Sie) della Federazione delle chiese evangeliche in Italia
leirEvangelo verso i più piccoli
b3iTibinì e dei giovani sia di specifica competenza delle famiglie e delle chiese
(¡sussidi che aiutano a rispondere adeguatamente a questa grande responsabilità
Libro e audiocassette per un nuovo percorso musicale
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k A qualche giorno traiva1 ri fogli e libri che inondala mia scrivania si distin' un quaderno di un vivace
L verde-azzurro: è la nuoLcolta di canti della rivi(,La scuola domenicale»
ISie (Servizio istruzione e
kazione), intitolata «Canicora». Non solo. Accanto al
lume vi sono due audiocastteche accompagnano la
iìblicazione. «La richiesta di
laiuto “sonoro” - afferma
mamaria Lorandi nella sua
iroduzione - ci è pervenuta
Ivolte dai monitori e in
odo più preciso e “corale"
i'ultimo convegno svoltosi
[Ecumene nel novembre
96». Ecco che gli operatori
ie scuole domenicali riceno un utilissimo strumento
lavoro: i 35 canti della racIta sono eseguiti dalle voci
Stolone Fuligno (che ha cuto la pubblicazione insieme
[Annamaria Lorandi) e di
■nella Ercolini. Nella secon1 parte di ogni cassetta gli
¡ssi canti vengono riportati
nle sole basi strumentali in
odo tale che dove non ci so) musicisti, tra i monitori e
monitrici, i canti possono
imunque essere cantati.
È questa un’idea didattica
che va sottolineata e sviluppata. Molte comunità, infatti,
sono desiderose di potere
svolgere un percorso musicale che riguardi anche le scuole domenicali, ma la mancanza di musicisti ne determina
Limpossibilità. L’operazione
che il Sie propone ai monitori
e alle monitrici è appunto di
poter sviluppare un cammino
musicale àutonomo: basta
avere un buon orecchio, una
voce semplice e intonata, e
una buona predisposizione a
lavorare con la musica. In Italia «l’essere musicista» si sviluppa attraverso un concetto
di élite: musicista è colui o
colei che ha un diploma regolarmente registrato da un
Conservatorio. Gli altri sono
dilettanti. Conoscete un po’
la storia di Giuseppe Verdi?
Ebbene, al suo esame di composizione la commissione,
pur apprezzando i suoi lavori,
riscontrò in essi una forte
«mancanza di musicalità».
Un altro aspetto importante che questo lavoro del Sie
mette in risalto è quello di incentivare la produzione di
materiale pratico. Spesso siamo restii a concretizzare e
mostrare il nostro lavoro adducendo la motivazione dei
pochi soldi a disposizione.
Ebbene, se avrete modo di
ascoltare i canti registrati, risulta evidente che il lavoro
non è stato «raffinato» in comode sale di registrazioni dove le voci possono essere impreziosite, e anche un semplice tasto di tastiera può trasformarsi in un’orchestra berlinese. Penso che Annamaria
Lorandi, Simone Fuligno e
Ornella Ercolini abbiano appunto voluto offrirci un lavoro dove si tenga in considerazione l’aspetto didattico e la
voglia di offrirci un prodotto
perché... si canti ancora!
I monitori e le monitrici se
lezioneranno i canti a seconda delle fasce di età dei ragazzi. Infatti i canti comprendono un arco generazionale che
vai dai piccoli fino ai più
grandi. Il canto «Eri tu», per
esempio, richiama la parabola del samaritano e ha una
tessitura musicale e una elaborazione del testo che evidentemente si addice ai più
grandi, mentre «Passeri e gigli» usa la freschezza di un
immaginario semplice ed immediato per i più piccini.
Vorrei concludere questa
mia riflessione ringraziando
innanzitutto il Sie per il lavoro che ci propone con la raccolta «Cantancora», e invitando a osservare questa produzione come esortazione per le
nostre comunità a usare, promuovere ed elaborare sia
questo materiale sia altri che
potranno venire in futuro, affinché la parola di Dio possa
essere ancor più cantata. Lutero ha detto: «La musica è un
dono sublime, datoci da Dio
ed è simile alla teologia. Non
darei per nessun tesoro quel
poco che so di musica. Bisogna abituare i giovani a quest’arte perché rende gli uomini buoni, delicati e pronti a
tutto. Il canto è l’arte più bella
e il miglior esercizio».
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Il lungo cammino del popolo di Cristo
MARCO GISOLA
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Diari»
ola
11 lungo cammino del popolo di Cristo»’* è un’
ile sintesi di storia del crianesimo dalle origini ai
ami nostri, che il Sie ha
odotto due anni fa, ma che
ancora poco conosciuta,
nsando in primo luogo alle
onitrici e ai monitori delle
noie domenicali delle nostre
lese, ma anche a tutti coloche desiderano avere, in
eno di cento pagine, una
inoramica della storia crilana corredata da un gran
unero di testi di approfondiento e di citazioni che arriciscono il volume di numese fonti di prima mano,
fe sintesi storica è curata
1% Gastaldi, mentre i te1 di approfondimento e le
’^loni sono stati scelti o redh da Giovanni Cartari,
Gastaldi e Thomas Sog3'11 sottotitolo del volumetc «contributo a un consun° di due millenni di storia
. ®stianesimo occidentale
■ntesi storica con particola'enmento al protestanteè così chiaro fin dal^10 che, nel momento in
)lf j ^’^dttato di scegliere il
Piri ?dre al testo, si è pri8'ato il cristianesimo occiaie e in particolar modo
iri protestante e la
na delle chiese che da essa
dat®’ proprio perché
® ri contesto in cui vige nostre chiese.
'a premessa è spiegata
l’idea che sta alla base del volume: la verità che il cristianesimo annuncia non è figlia del
tempo, bensì lo trascende;
tuttavia questa verità si è incarnata una volta per tutte nel
tempo e nella storia in Gesù di
Nazaret, e di conseguenza è
figlia del tempo la forma che
quella verità assume quando
viene ricevuta dai credenti e
figlia del tempo è la comunità
credente, la chiesa. La chiesa
è una grandezza storica, per
questo la storia della chiesa va
studiata, compresa, conosciuta, criticata; in questa storia
troviamo luci e ombre, proprio come nella chiesa di oggi.
La storia è il «lungo cammino»
che il popolo di Cristo, cioè la
chiesa, sta percorrendo; noi
siamo parte di questo popolo
e di questa storia, compiamo
cioè lo stesso lungo cammino
iniziato quasi duemila anni fa.
Vediamo ora come è strutturato il libro. Esso è composto da quattro capitoli, ognuno dei quali ulteriormente
suddiviso in diversi paragrafi;
questa grande suddivisione
rende la consultazione del testo molto agevole, in quanto i
titoli dei singoli paragrafi facilita di molto la ricerca dei singoli argomenti. 1 primi tre capitoli suddividono la storia
del cristianesimo in tre parti;
dalle origini alla fine del mondo antico (sec. 1-V); il cristianesimo del Medioevo (sec. VIXV); la Riforma e gli sviluppi
del protestantesimo (sec. XVIXX). L’ultimo, «Essere cristia
ni in questo tempo», getta
uno sguardo sulla situazione
in cui il cristianesimo si trova
a vivere oggi.
Il testo di Ugo Gastaldi è affiancato da numerosi altri testi di due tipi; una prima categoria di testi è quella degli approfondimenti, che sono caratterizzati graficamente da
riquadri a linea continua, in
cui in poche righe viene spiegato il significato di un termine, viene presentato un personaggio 0 un’idea. Vediamo
alcuni esempi: nel capitolo
dedicato alle origini del cristianesimo troviamo approfondimenti sui canoni dell’Antico e del Nuovo Testamento, sull’ellenismo e lo
gnosticismo, su teologi come
Origene e Agostino. Nel capitolo dedicato al Medioevo sul
significato di «ortodosso», sulla scolastica, su francescani,
catari e valdesi, Wyclif e Hus.
Nella parte dedicata alla Riforma e al protestantesimo sui
diversi riformatori, sulla Chiesa anglicana, su puritanesimo
e anabattismo, sul pietismo,
sulla teologia dialettica e i
suoi maggiori teologi.
La seconda categoria di testi
che arricchiscono il volume è
quella delle citazioni, contraddistinte da cornici a puntini; questi testi sono molto
preziosi, in quanto dopo aver
avuto un primo approccio con
gli eventi storici nella sintesi
storica e aver trovato uno o
due approfondimenti, il lettore viene riportato alle fonti
dell’epoca. Alcuni citazioni
sono bibliche, altre di autori
del tempo o di studiosi di quel
determinato periodo storico:
così troviamo alcuni interessanti testi di apologisti e di Padri deila chiesa per quanto riguarda il periodo antico; la regola monastica di Benedetto o
una legge di Carlomagno, ma
anche brani di studiosi come
Morghen e Molnar, per il medioevo; testi dei riformatori o
di altri pensatori e teologi protestanti come Wesley, Pascal,
Kierkegaard, Bonhoeffer, nel
capitolo su Riforma e protestantesimo; testi di studiosi di
ecumenismo nel capitolo
sull’essere cristiani oggi.
Completano il volume e testimoniano della sua serietà
un buon indice dei nomi (di
persone e di località) e dei
principali argomenti e un indice delle citazioni bibliche,
oltre all’indice del libro stesso.
Un testo dunque breve ma
ricco, per monitori e monitrici, catechisti/e, e per chiunque desideri avere un approccio agile e serio al tempo stesso alla storia del cristianesimo
e del protestantesimo.
(*) Il lungo cammino del popolo di Cristo - contributo a un
consuntivo di due millenni di
storia del cristianesimo occidentale. Sintesi storica di Ugo Gastaldi, testi complementari e citazioni a cura di Giovanni Cartari,
Ugo Gastaldi, Thomas Soggin,
Supplemento al n. 3 - 1997 de La
scuola domenicale, rivista quadrimestrale del Sie della Fcei, pp.
108, £ 14.000.
iCaMldl
CM Musatti
f - ■ * * ^ ......
del Libro
Nelle foto due momenti della Festa delle scuole domenicali di Marghera (1994)
FRANCESCA GIACCONE
Stato recentemente pubblicato un libro che contiene la raccolta completa e
riveduta delle schede monografiche apparse in questi ultimi sei anni sulle tavole di lavoro dei medi e dei grandi;
Silvia Gastaldi-Claire Musatti;
Il popolo del Libro, Claudiana,
Torino, Elledici, Leumann,
1998, £ 16.500; è accompagnato da una guida destinata
agli adulti, monitori e genitori
che seguono i ragazzi. Claire
Musatti; Il popolo del Libro.
Guida, Claudiana, Torino, Elledici, Leumann, 1998, lire
9.500. La scelta di pubblicare
le schede monografiche raccolte in un unico volume rende questo materiale utilizzabile anche in contesti diversi da
dalle scuole domenicali.
Le schede
Le schede sono suddivise
in tre parti: vita quotidiana,
fede e vita religiosa, luoghi,
vicende e idee; ogni parte è
contraddistinta da un simbolo e da un colore diverso per
facilitare la ricerca dei singoli
argomenti. Così se, per esempio, si vuole sapere qualche
cosa sull’alimentazione, sul
commercio o sulla famiglia si
troveranno alcune interessanti informazioni nella prima parte del testo, quella con
i disegni azzurri; per ciò che
riguarda la preghiera, le feste
o il tempio, dovremo cercare
invece tra le pagine colorate
di arancione della seconda
parte; e se la nostra curiosità
è attirata dalla geografia o
dall’archeologia troveremo
interessanti le pagine colorate di verde dell’ultima parte.
Ogni scheda si presenta con
testi brevi ed efficaci che in
poche parole trasmettono
l’essenziale senza per questo
rinunciare alla scientificità e
all’esattezza delle informazioni. Molti particolari, che per
ovvi motivi il testo non può
dare, si trovano nelle immagini che riproducono con fedeltà e correttezza storica le
situazioni a cui si riferiscono.
In queste immagini, semplici
dal punto di vista grafico,
ogni bambino può trovare
molte informazioni ed essere
così stimolato a riflettere su
alcuni temi, come il ruolo della donna nella società del
tempo, l’importanza della
preghiera nella vita di Israele
0 lo stretto legame presente
tra la geografia e il clima di un
territorio e la vita quotidiana
del popolo che lo abita, ecc.
Le vignette, che si trovano
prima di ogni scheda, danno
alle pagine di questo libro
un’ulteriore nota di allegria.
La guida didattica
La guida segue, nella sua
prima parte, il percorso delle
schede commentandole una
a una e fornendo alcuni richiami ad altre schede collegate. Una seconda parte offre
alcuni esempi utili per affrontare, con i bambini, un’attenta lettura delle immagini e
stimolare la riflessione su alcune tematiche che man mano vengono suscitate dalla
lettura dei testi.
Molto interessante risulta la
parte intitolata percorsi; in
queste pagine i monitori e i
genitori possono trovare le linee guida per affrontare 11 itinerari biblici con il supporto
delle schede. Per ognuno di
questi itinerari sono offerte le
indicazione dei testi biblici e i
rimandi alle schede a cui fare
riferimento; oltre a ciò vengono indicate l’età per cui sono
pensati, il tempo previsto per
affrontarli e alcune indicazioni didattiche. Un capitolo a
parte costituisce una piccola
raccolta di proposte di attività
pratiche tra cui ricette di alcuni cibi ebraici, indicazioni per
costruire semplici strumenti
musicali, e altre ancora.
«Il popolo del Libro» si presenta, quindi, come una guida agile e completa per intraprendere un affascinante
viaggio all’interno della Bibbia. Come ogni guida turistica
che si rispetti, ha la caratteristica di essere utilizzabile in
vari modi; in base alle proprie
esigenze o ai propri interessi
ognuno potrà organizzare il
proprio viaggio come meglio
crede. Il volume può infatti
essere letto e sfogliato così
com’è dai bambini e dai ragazzi curiosi di sapere qualcosa di più sugli usi e sui costumi del popolo della Bibbia,
ma sarà soprattutto uno strumento da consultare ogni volta che si incontra una qualche
difficoltà di comprensione e
ogni volta che il testo suscita
qualche curiosità.
«11 popolo del Libro» offre
inoltre ai genitori lo stimolo
per compiere un cammino
biblico insieme ai propri figli;
grazie a questo materiale tutti
i membri della famiglia possono confrontarsi con i testi
biblici approfondendo alcune
conoscenze e ricevendo alcuni stimoli utili anche agli
adulti. Vista l’accattivante veste grafica, la precisione delle
informazioni e il prezzo contenuto «Il popolo del Libro» è
anche un ottimo regalo per
bambini e ragazzi delle scuole elementari e medie, per i
loro genitori, ma anche per i
loro insegnanti che possono
trarre da questo materiale
utili spunti per il loro lavoro.
12
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
r
VENERDÌ 3 SETTEMBRE
È morto a Brindisi il pastore valdese Teodoro Magri
La fedeltà al Signore
Lasciato il sacerdozio cattolico alla fine degli anni Cinquanta
ha svolto il ministero evangelico in modo schivo ma efficace
SALVATORE RICCIARDI
HO conosciuto Teodoro
:
.Magri nell’ottobre del
1959: io cominciavo il mio secondo anno di teologia, lui
intraprendeva il corso di studi in vista del pastorato; io
avevo 21 anni, lui 37. Non
aveva risposto a una «vocazione tardiva»: si era semplicemente reso conto che il servizio che aveva svolto fino a
quel momento doveva essere
ripensato radicalmente e reimpostato nelle premesse,
nei riferimenti, nelle modalità
di espressione. Fuori dei denti: era stato per anni un prete
cattolico, e aveva svolto il suo
ministerio di parroco, nella
sua Puglia, finché non aveva
maturato la convinzione che
la fedeltà al Signore gli imponeva di abbandonare quella
strada. Reo di avere tenuto
delle conferenze pubbliche
per raccontare alla gente i
perché della sua scelta, aveva
anche subito un procedimento penale per vilipendio alla
religione dello stato.
Arrivando in Facoltà, Teodoro lascia a casa la moglie e
il suo primogenito Leonardo
(Dino), nato da qualche mese. Logico che abbia un forte
desiderio delle vacanze di
Natale e di Pasqua... e quando torna in Facoltà porta dei
pacchi di biscotti fatti in casa,
che lo aiutiamo a consumare
rapidamente. Di Magri ricordo, pensando a quegli anni.
Il past. Magri celebra la S. Cena
la capacità di stare allo scherzo, l’atteggiamento qualche
volta paterno senza essere
paternalistico, l’autodisciplina nello studio, la puntualità
negli esami, la paziente capacità di ascolto.
Dopo un breve periodo di
servizio a Luserna San Giovanni, dal ’64 al ’66, il suo lavoro pastorale si svolse completamente nel Sud. Ci lavoravo anch’io, in quegli anni; e
poiché mi era toccato in sorte
di essere per un po’ presidente della Ced e per un altro po’
delegato della Tavola per il distretto, ho avuto anche con
lui, e con la sua famiglia, diverse occasioni di incontro.
Qualche volta, purtroppo, anche di scontro, superato sempre nella fraternità e nella
consapevolezza condivisa che
la diversità dei «ruoli», che
implica diversità di posizioni,
non aveva ragione di intaccare una cordiale amicizia.
Molti sono stati i traslochi
che al pastore Magri sono
stati proposti. È stato a Orsara, a Caltanissetta, a Messina,
a Catanzaro, ad Agrigento.
Non ha mai svolto un ministero che superasse i quattro
anni. Non è che lui e la sua
famiglia (i figli erano quattro)
non soffrissero i disagi materiali dei traslochi e quelli interiori degli sradicamenti; ma
quando si affrontava il problema, Teodoro concludeva
la discussione dicendo: se si
deve fare, si fa.
Gli ultimi anni del suo pastorato (non ricordo esattamente quanti) sono stati contrassegnati da un progressivo
deterioramento fisico, lento
ma inesorabile, che lo ha
portato all’emeritazione nel
1984, dopo soli 20 anni di
servizio e a soli 62 anni di età.
Quell’anno stesso il suo primogenito, oggi pastore valdese, svolgeva il suo periodo
di studio all’estero dopo il
normale quadriennio in Facoltà. Silenzioso, schivo, non
appariscente, Teodoro aveva
saputo passare il testimone a
qualcuno che dopo di lui
continuasse il cammino. Non
mi pare che sia poco. Per
questo lo ricordo con affetto
e rivolgo al Signore un pensiero riconoscente.
Luca Anziani lascia la Chiesa metodista di Palermo
Ritmi africani per salutare il pastore
PAOLO MANOCCHIO
INGRAZIAMO il past.
«rvr
Luca Anziani per la
dedizione e la sincera vocazione che hanno contraddistinto i due anni palermitani
nei quali ha svolto il periodo
di candidatura al ministero
pastorale». Con queste parole
Alessandra Trotta, presidente
del Consiglio di chiesa metodista, domenica 25 luglio lo
ha salutato a nome delle comunità metodista e valdese
di Palermo-Noce; in verità il
suo ministero pastorale si era
concluso lo scorso ottobre
ma aveva prolungato la sua
permanenza in mezzo a noi
per svolgere il servizio civile
presso il Centro diaconale.
Nei festeggiamenti è stata
coinvolta anche sua moglie
Assunta De Angelis, candidata al ministero pastorale
presso la comunità metodista
di Savona. Vi ha preso parte
anche il past. Franco Giampiccoli, che per scambio di
pulpiti, presiedeva il culto.
Alessandra, inoltre, si è fatta portavoce della comunità nell’esprimere profondo
rammarico per la breve, anche se intensa e positiva, permanenza e gli ha augurato di
continuare con lo stesso
slancio e voglia di fare che ha
dimostrato anche nella prossima sede a cui sarà destinato. Fla, poi, espresso l’auspicio condiviso di un suo ritorno, in futuro, tra di noi. Luca
Anziani, infatti, dopo la parentesi estiva e il Sinodo,
prenderà servizio presso le
comunità di Cerignola, Rapolla e Venosa, quindi vi sarà
occasione per incontrarlo
Coazze (To), una serie di appuntamenti per rilanciare la vita comunitaria
La chiesa si apre all'esterno e si interroga su se stessa
CESARE MILANESCHI
La Chiesa valdese di Coazze ha concluso l’anno ecclesiastico riflettendo sulla
propria storia, che conta ormai 125 anni. 11 testo che la
narra Una storia «a suo modo»-La chiesa valdese di Coazze, vuole essere una provocazione, per fare uscire allo
scoperto altri documenti oltre quelli già consultati, di cui
si conosce sia l’esistenza sia il
luogo di conservazione.
Il testo è una provocazione
anche per la piccola chiesa di
cui analizza le vicende passate con rigoroso approccio critico. Ma a Coazze sia i membri di chiesa sia le persone
più attente alla storia sociale
e religiosa del paese hanno
apprezzato proprio l’approccio scientifico, senza esprimere la minima propensione
per quella dimensione apologetica e accomodante che costituisce il limite frequente
della storiografia religiosa. Il
caso dimostra quanto sia
pregiudiziale l’idea delle comunità «deboli» che «non
sopportano la verità», e la
partecipazione attiva e numerosa alla presentazione
del libro lo ha confermato.
Il libro è stato diffuso soprattutto nel contesto di due
mostre. La prima, in collabo
razione con la cooperativa «Il
ponte» di Giaveno, esponeva
strumenti musicali artigianali
provenienti da diversi paesi
dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina, insieme a prodotti collegati a criteri di
commercio equo e solidale
con il Terzo Mondo. L’inizio e
la conclusione della mostra
sono stati accompagnati da
due concerti, offerti in beneficenza a sostegno di una
scuola popolare nel Salvador.
Nei concerti si è creata un’atmosfera di attiva partecipazione che ha indotto gli artisti a dare il meglio della propria prestazione.
Il primo è stato offerto dalla
corale universitaria di Torino
e il secondo dal chitarrista
Paolo Garganese, docente di
chitarra classica al Conservatorio di Mantova. In entrambe
le occasioni il numeroso pubblico ha apprezzato la qualità
artistica sia dei programmi sia
della loro esecuzione, e insieme agli artisti ha fatto propria
la finalità per la quale i concerti erano stati organizzati.
Quella finalità ha unito il pubblico e gli artisti, fino a creare
quell’impatto che ha determinato in modo singolare il successo dell’iniziativa. Alla mostra de «Il ponte» è seguita la
rassegna artistica «Sguardi alpini» della pittrice Maurizia
Ogni settimana...
RIFORMA ti fa conoscere un mondo evangelico più grande
di quelio che puoi conoscere con la tua esperienza diretta.
L'abbonamento ordinario costa 105.000 lire (Invariato dal
1997); se il tuo reddito famiiiare non te lo consente, puoi utilizzare liberamente l’abbonamento ridotto di 35.000 lire,
oppure puoi fare un abbonamento semestrale che costa
55.000 lire; se, invece, hai qualche risorsa in più, aiutaci con
l’abbonamento sostenitore di 200.000 lire o inviandoci una
qualsiasi cifra in dono: aiuterai chi non se lo può permettere.
Oli abbonamenti decorrono, per dodici o sei mesi, dal giorno
di ricevimento della prima copia del giornale.
Testa, già membro della Chiesa riformata svizzera e ora
membro della Chiesa valdese
di Coazze, che si è protratta
fino al 15 agosto.
In mezzo alle due iniziative, domenica 18 luglio, la
chiesa ha condiviso un’agape
fraterna insieme ad alcuni
membri della Chiesa valdese
di Torino, che ha visto la partecipazione anche del moderatore, Gianni Rostan. Queste
attività, insieme a quelle attuate in precedenza, hanno
permesso alla comunità di riflettere sulla propria vocazione, che ha la sua radice nel
messaggio della Riforma e si
concretizza nel servizio culturale e nella collaborazione
con gruppi e persone con cui
è possibile condividere degli
obiettivi senza perdere la
propria identità.
Abbiamo constatato con
gioia che coloro che hanno
collaborato con noi, e coloro
che sono intervenuti alle diverse attività hanno apprezzato la nostra volontà di testimoniare con chiarezza la nostra vocazione. Non a caso le
offerte spontanee raccolte
nei due concerti sono state di
consistenza ben superiore a
quanto di solito si raccoglie
per finalità inerenti alla vita
interna della chiesa. Anche le
rassegne di pittura e altre attività culturali analoghe, specialmente se accompagnate
da un banco libri gestito con
intelligenza, possono costituire momenti preziosi di
servizio e di testimonianza.
Giovani artisti possono trovare nei nostri locali un’occasione di collaborazione e di
testimonianza. Alcune proposte già avanzate per il
prossimo futuro indicano che
questa non è solo una speranza ma un possibile progetto concreto.
L’insieme delle attività ha
anche contribuito a incre
L’entrata della chiesa valdese
di Coazze
mentare la fraternità all’interno della chiesa. Non è un
caso che gli ultimi battesimi
di bambini, oggi più frequenti che negli ultimi decenni,
siano stati accompagnati da
momenti conviviali ai quali è
stata chiamata l’intera comunità. Forse qualcosa si
muove nella via di rapporti
fraterni più stretti, in questa
chiesa che vive in condizioni
di diaspora. Una volta i suoi
membri erano tutti residenti
a Coazze, oggi essi sono
sparsi in tutta l’alta vai Sansone, per cui è sempre più
impegnativo creare comunicazione e momenti visibili di
vita comunitaria. Tuttavia
l’esperienza fatta e le prospettive cbe si aprono hanno
dimostrato che per uscire
dall’inerzia e dalla crisi delle
chiese, una volta precisata la
linea vocazionale della testimonianza, non c’è tanto bisogno di analisi o di strategie
di evangelizzazione quanto
di amore fraterno, di servizio
disinteressato e di impegno
per obiettivi concreti e condivisibili dalla gente cui vengono proposti.
nell’annuale appuntamentp
della Conferenza distrettuale)
Le comunità hanno voluto,
salutarlo con la gioia dei canti e ritmi africani che contraddistinguono il nostro culto oramai da parecchi anni,
danzando e cantando al suono dei tamburi e degli altri
strumenti tipici della componente africana hanno dato
un segno della profonda riconoscenza e un augurio per il
nuovo incarico che lo attende tra poco. Per ricordare,
ma soprattutto, «rivedere»
immagini di volti cari, fotogrammi della sua testimonianza in mezzo a noi e «ascoltare» gli echi di suoni fa
miliari ma quasi unici, le (■„
munità hanno pensato di t.
galargli uno strumento a cii,
idoneo. !
Il past. Anziani, nel ringrai
ziare le comunità ha affida»
i suoi sentimenti e l’emozio
ne, ben visibili, al passo «%
te gioiosi: non cessate mai 4
pregare; in ogni cosa, rendej
grazie, perché questa è lavo.>
lontà di Dio in Cristo Cesi
verso di voi. Non spegnete |j
spirito...» che meglio espi
me la comune vocazione,
testimonianza dell’Evangelo
in una realtà caratterizzali
da difficoltà che allo stessi
tempo stimolano la ricercali
risposte adeguate.
Campo cadetti a Tramonti di Sopra
Costruiamo insieme la pace
ERIC NOFFKE
CHE cosa si può fare in un’
estate che inizia tra le ripide e rocciose montagne di
Tramonti di Sopra? Se il vostro punto di riferimento è
raccogliente Centro Menegon, tra l’altro anche ristrutturato di fresco, è molto facile che possiate passare delle
piacevoli giornate in compagnia. Così è stato per un
gruppo di stafflsti e sedici ragazzi e ragazze tra i sei e i
tredici anni, proprio in quei
giorni che vedono la fine
della scuola e l’inizio delle
meritate vacanze.
Ci siamo ritrovati a Tramonti venendo per lo più dal
Friuli, da Cinisello Balsamo,
da Novara, perfino da Roma
e abbiamo potuto giocare,
cantare e avere dei momenti
di riflessione comune sul tema «costruiamo insieme la
pace», ma anche fare escursioni, nuotare e prendere il
sole al fiume. Certo, abbiamo
visto anche un paio di giorni
di pioggia: in montagna è
normale; ma la struttura del
Centro è grande e c’è spazin;
sufficiente per non annoiarsi
quando non c’erano anima
zioni, c’era pur semprek
musica (gli staffisti potrebbe
ro dire: sempre la stessali!
c’è sempre qualche cosa ài
raccontarsi, talvolta ben oltn
il «coprifuoco». Anche il paese si è rivelato una vera miniera di tesori, da scoprirei!
diversi percorsi e seguendi
misteriose mappe.
Tuttavia si va forse a m
campo cadetti solo per riflet|
tere sul tema proposto? Ma-,
gari, direbbe qualche staffisi!
Sì, certo, c’è stata anche lariflessione, intrecciata a gioì
ed animazioni diverse, ma soprattutto c’è stato tutto quel
per cui si va a un campo: nuo
ve amicizie, qualche romanti
ca manina nella manina, tai
te storie raccontate, qualch
piccolo scontro con i pii
grandi (già, anche questi), n
soprattutto qualche esperie!
za in comune in più di cui
forse, si parlerà ancora quai
do ci si ritroverà in futuro.
«Ma ti ricordi ancora di qui
campo insieme a Tramonti!'
CENTRO DI FORMAZIONE DIACONALE
«Giuseppe Comandi»
FIRENZE
ISCRIZIONI AL CORSO DI FORMAZIONE
Sono aperte le iscrizioni al corso di formazione diaconale. La durata del corso è quadriennale. La domanda va presentata entro il 15 ottobre su modulo fornito dalla segreteria. E richiesta la licenza di scuola secondaria superiore. I
candidati e le candidate dovranno, contemporaneamente,
iscriversi a un corso universitario (laurea o diploma)
nell’ambito educativo, sociale, sanitario o tecnico ammini'
strativo (per esempio educatori, educatrici, assistenti sociali, gestori dei servizi di accoglienza come foresterie o Case
di riposo, infermieri, ecc.).
Quota di iscrizione, convitto, borse di studio e prestito
La quota di iscrizione per un anno è di lire 100.000. Oli
studenti e le studentesse possono chiedere di alloggiot^
presso il convitto del Cfd. In questo caso, previa domanda,
possono usufruire di una borsa di studio che sarà mantenuta se gli studi proseguiranno regolarmente. Inoltre, a richiesta, possono ottenere un prestito, senza interesse, rimborsabile all inizio della loro attività lavorativa.
Inizio dei corsi, programmi, frequenza
Alcuni corsi professionali sono a numero chiuso e le pf°'
ve selettive si effettuano già durante i mesi di settembre e
ottobre. Può variare anche la data di inizio delle lezioni e
ciascuno dovrà seguire il calendario del corso prescelmL ammissione al Cfd è conseguente airi,scrizione a un cors®
professionale ed è preceduta da un colloquio. Il corso di f®*)
mazione diaconale inizierà il 24 ottobre. Il programma^
disponibile in segreteria. La frequenza è obbligatoria.
La segreteria è a disposizione per fornire tutte le informa'
zioni necessarie (programmi, caratteristiche dei corsi, cos i
ecc.) e per risolvere dubbi anche di carattere personale- *
richiesta si può anche organizzare una visita. Rivolgersi aCFD - do Istituto Gould - Via de ’ Serragli, 49 - 50124 Fi
reme - tei 055-212576 - Fax- 055-280274.
Chiedere dell’addetto al CFD.
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Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
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Riflessioni di un giovane sulla situazione di un paese in grande difficoltà
Essere giovani nell^Albania di oggi
la cultura della violenza, la criminalità diffusa, i fortissimi legami familiari e il
ruolo sottomesso della donna, la voglia di andarsene e l'importanza di restare
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^ALE
la Fgei e la Fcei, in collabofUzione con la Fondazione
hattista di Tirana, hanno ormizzato un campo rivolto a
una trentina di ragazze e ragazzi dai 14 ai 18 anni. Il campo si è svolto dal Sai 19 luglio
in parte al mare e in parte nei
locali della Baptist Foundation di Tirana. Quanto segue è
una sorta di resoconto in forma di diario, intrecciato al
male vi sono alcune riflessioni
che spero saranno di stimolo
per il lavoro della Federazione
ielle chiese evangeliche in Italia e per continuare la discussione sull’Albania.
DAVIDE ROSTAN
Non bisogna nascondersi
dietro la retorica del
viaggio esotico e nemmeno
bisogna fingere di vedere la
bellezza dove questa è assente. La nave che da Bari porta
aDurazzo è una nave da emigranti che tornano a casa,
Mercedes usate o rubate, camion, tir e furgoni spesso con
targa italiana o straniera che
portano a casa un po’ di soldi
in valuta estera e magari, assieme a qualche regalo, la
speranza di andarsene al più
presto. A bordo non ci sono i
volti e i rumori delle navi che
portano turisti in Grecia, le
facce sono più cupe e i volontari italiani sono gli unici ad
avere zaini colorati. Dalla
banchina del porto ci trasciniamo per una sterrata verso
i taxi privati, alcuni bambini
ci afferrano per un braccio e
ci chiedono soldi, noi siamo
ricchi e loro lo sanno. Siamo
così ricchi da poter pagare
50.000 lire all’autista di un
pulmino sgangherato che, in
un’ora circa, ci porterà tutti e
sei a Tirana.
Il lavoro a Tirana
La casa di Betsy e di suo
marito, il pastore Saverio
Guama, è piccola ma sempre
piena di gente. Sono i giovani
che costituiscono in massima
parte la comunità battista di
Tirana. Molti di loro vanno in
chiesa da pochi anni ma l’appartenenza a una chiesa cristiana è per loro uno dei tratti
più rilevanti della loro identità e spesso sono i figli che
«portano» in chiesa i genitori.
Oltre al normale e già faticoso lavoro pastorale c’è tutta
la parte legata alla distribuzione di viveri alle famiglie
kosovare e soprattutto la loro
accoglienza e cura. A questo
lavoro partecipano anche alcune famiglie albanesi e alcuni volontari dall’Italia. I giovani della chiesa si trovano
una volta la settimana e molti
di loro partecipano ai corsi di
sport e lingua organizzati
dalla Baptist Foundation che
affitta i locali di culto e di ritrovo alla comunità battista
di cui Guarna è pastore.
L'Albania
L’Albania l’ho vista per
strada, a piedi o a bordo di
ttn pulmino sulla rotta Durazzo-Tirana. Al mercato i
pomodori costano 200 lire al
chilo e le sigarette la metà
che in Italia ma lo stipendio
niedio è di circa 130.000 lire.
Eppure nonostante tutto
sembra che l’unica automonile che circoli per Tirana sia
la Mercedes e quasi tutti hanno sul tetto di casa l’antenna
parabolica per restare in contatto con il resto del mondo e
Sognare. Attraversando le
Colline albanesi si vede una
terra ricca ma che non viene
più coltivata e le signore ai
bordi delle strade vendono
pompeimi Jaffa e mele italiane. Sono pochi quelli che a
17 anni non sognano di an
Piazza Scanderberg a Tirana
darsene ma la speranza per
l’Albania passa attraverso di
loro, quelli che restano o che
magari tra qualche anno torneranno.
Il campo
Il titolo avrebbe potuto essere: «Come gestire e cercare
di risolvere dei conflitti in
maniera nonviolenta». Nei
primi giorni le nostre storie si
sono mischiate al fracasso dei
camion militari che passavano sulla statale per Valona.
Racconti sulla guerra, sulle
nostre famiglie, su quello che
la televisione cerca di farci
conoscere dell’Albania, sui
nostri sogni. Le discussioni
sull’amicizia si sono mescolate al problema dei legami di
sangue, dell’appartenenza etnica o religiosa e ci slamo resi
conto di quanto sia ormai interiorizzato il fatto che ci sia
la guerra e che i militari occidentali siano quelli che portano aiuto. Stavamo in un motel costruito in una striscia di
polvere e pineta tra la statale
e il mare, le camionette militari erano più numerose delle
Mercedes e la sera tutto veniva coperto dalle note della
musica tecno-albanese della
discoteca. Dopo alcuni giorni
ho imparato a riconoscere il
tipo di elicottero soltanto dal
suono del motore ma nemmeno alla fine ci siamo abituati a parlare di gestione del
conflitto mentre un Apache ti
svolazza sulla testa e le navi
militari sono ancorate di
fronte alla spiaggia.
La violenza
Una sera verso le undici
dalla discoteca a fianco, dove
si festeggiava un addio al celibato, è esplosa una raffica
di Kalashnikov; avere le armi
in casa è un fatto normale,
usarle non solo per festeggiare anche. Le piccole bande
mafiose sono quelle che da
un paese povero e dilaniato
dai conflitti traggono i vantaggi più grandi. I piccoli
boss vanno a prendere il
caffè in Mercedes sulla spiaggia, armati, e poi rubano il
campo di pallone ai ragazzini
sulla spiaggia. La cultura della violenza è quella della
paura, paura che quando ripartiranno gli eserciti occidentali ricominci la guerriglia interna, la paura vera di
una ragazza di 16 anni di essere rapita e spedita senza
passaporto sui marciapiedi
di una qualsiasi città italiana.
Alimentare la violenza vuol
dire comunque mantenere la
popolazione in uno stato di
paura, la paura di vivere in
un paese dove le bande locali
giocano a spartirsi il potere e
l’unica prospettiva è quella
di sognare un futuro altrove.
Le donne
Le donne sono quelle che
pagano di più quando c’è
una guerra, le donne restano
sole e poi devono ricostruire.
Le donne cercano di mandare avanti la baracca nella povertà assoluta di una casa divisa a metà tra cortile e due
stanze dove ci si vive in cinque. Le ragazze sognano e si
vestono carine per andare a
ballare. I loro fratelli pensano
di doverle difendere dagli altri uomini e dicono loro di
stare a casa. Le donne appartengono ài padri e poi ai mariti che gli hanno fatto sposare. Le ragazze piangono perché non vogliono tornare con
una laurea in tasca al loro
paese in montagna per sposare uno sconosciuto. Le
donne vengono minacciate,
picchiate, rapite. Le donne
sorridono.
Abbiamo discusso a lungo
del rapporto tra generi, di cosa volesse dire «essere diversi
ma avere le stesse possibilità
e gli stessi diritti». Siamo fuggiti di fronte alle minacce fatte alle ragazze del campo da
parte di giovani che lavoravano al motel. Ci siamo confrontati, leggendo insieme
storie bibliche che parlavano
di donne e uomini, con una
cultura completamente diversa. Forse abbiamo costruito insieme un po’ di speranza
per le ragazze albanesi.
Il culto
Il culto è preghiera e canti,
canti pieni di passione che
vengono quasi urlati nel piccolo cortile della fondazione
battista. Al culto ci sono soprattutto giovani che organizzano il coro e la liturgia.
Un culto organizzato tutti insieme alla fine del campo che
è già una piccola scommessa
vinta; quella di mischiare le
tradizioni, di tenere insieme i
problemi vissuti e quelli non
risolti; la scommessa vinta
non certo per mèrito nostro
di riuscire a pregare insieme
e di rinnovare la promessa.
Il futuro
L’esperienza albanese ci
interroga rispetto ad alcune
idee preconcette sulle missioni. È un progetto vasto e
contraddittorio che richiede
sia braccia per caricare casse
di viveri sia capacità di costruire una comunità che sia
anticipatrice di una società
albanese diversa. Consapevoli del fatto che, stando
dall’altra parte delFAdriatico,
tutto sia più facile pensiamo
sia necessario continuare
questo progetto non limitandosi alla distribuzione di viveri o al finanziamento di
progetti temporanei, bensì
investendo nella formazione
e nella creazione, in Albania,
di luoghi di incontro e di crescita culturale.
Venditrice di angurie lungo la strada verso Durazzo
-Q
Il coro «Rejoice» di Vooburg
Chiesa valdese di Ivrea
Motivi di gioia comunitaria
neirascolto della musica
Hotei-Ristorante «La Lucciola»
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GREGORIO PLESCAN
La Chiesa valdese di Ivrea,
nei giorni 12 e 13 luglio,
ha vissuto un momento significativo: il coro Rejoice di
Voorburg, frequentato da un
fratello eporediese che lavora
in Olanda, ha tenuto un concerto di musica corale contemporanea. Inizialmente la
proposta di venire a cantare
in piena estate aveva ha suscitato perplessità, anche perché
si trattava anche di ospitare
una quindicina di persone; tra
l’altro si era tentato coinvolgere nel concerto anche altri
cori locali, ma nessuno aveva
voluto collaborare. Nonostante le sfavorevoli condizioni di
partenza, però, il Signore ha
benedetto l’iniziativa.
Rejoice significa gioire e i
motivi di gioia per la realizzazione dell’iniziativa sono stati molti: il gruppo delle agapi
fraterne, pur ridottissimo, ha
preparato due ottime cene
e un rinfresco; chi ne aveva
la possibilità ha ospitato i
membri del coro per due notti. Il pomeriggio precedente il
concerto coristi e membri di
chiesa si sono fermati nei
punti principali della città
per pubblicizzare l’iniziativa.
L’affluenza al concerto è stata decisamente buona: il
tempio era pieno di persone,
molte mai viste prima, che
hanno apprezzando il modo
particolare di predicare l’Evangelo tramite la musica. È
stato bello rendersi conto che
vale la pena di rischiare!
SAN SECONDO — La nostra comunità è stata allietata d^le nascite di Doris Bounous di Giovanni e Grazia Gardiol e di
Francesco Arangio di Massimiliano e Paola Gay. Un augurio
ai genitori e un benvenuto ai piccoli Doris e Francesco.
• Sabato 7 agosto si sono uniti in matrimonio Valeria Paschetto e Paolo Fogliame. Agli sposi auguriamo una vita
serena e benedetta dal Signore.
• È mancato all’affetto dei suoi cari Roberto Sanmartino;
rinnoviamo la nostra solidarietà alla moglie e ai parenti.
ORSARA DI PUGLIA — Domenica 1° agosto Adelina De Angelis è diventata membro di chiesa con la confermazione del
suo battesimo. La comunità, invocando le benedizioni del
Signore su di lei, le augura di saper sempre trovare il suo
posto nella vita della chiesa.
SAN GERMANO — A Mario Robert e Paola Costabello, a Ivan
Jahier e Carla Storero, che si sono sposati rispettivamente
il 13 giugno e il 24 luglio, un augurio fraterno e sincero di
ogni bene dal Signore.
• Su Samanta Viziale di Gilberto e di Loredana Stallé è stato posto il segno del battesimo durante il culto di domenica 25 luglio. Il Signore benedica abbondantemente questa
cara piccina e aiuti i genitori a mantenere fedelmente la loro promessa di educare alla fede in Cristo la loro figlia.
• Nel mese di luglio ci hanno lasciati Augusto Long, deceduto a Torre Pellice, e Amilda Rostan, di 97 anni, il cui funerale è stato presieduto dal past. Paolo Ribet. Ad agosto è
mancato Attilio Gaydou, ben conosciuto a San Germano
per il suo impegno civile e politico. Alle famiglie in lutto
giunga il pensiero affettuoso e fraterno di tutta la comunità.
TORRE PELLICE — Ringraziamo i vari pastori che hanno tenuto alcuni culti estivi nei nostri templi.
• Si sono svolti i funerali di Maurizio Danna, Claudia Peyrot Dal Toso e Enrico Sibille. Ai familiari l’espressione della cristiana simpatia della comunità.
PRAMOLLO — Con molta gioia abbiamo ascoltato i messaggi
rivoltici dal pastore Sergio Rostagno e dal fratello Ugo Zeni
nel corso dei culti da loro presieduti rispettivamente ili» e
il 22 agosto e li ringraziamo calorosamente.
• Ci ha lasciati all’età di 82 anni il fratello Silvio Long, dei
Pellenchi. Ai familiari giunga l’espressione sincera della
fraterna solidarietà cristiana di tutta la comunità.
L’Asilo dei Vecchi
di San Germano Chisone
ricerca un infermiere/a
da inserire nel proprio organico
Si prega di far pervenire dettagliato curriculum vitae non oltre il 20 settembre al seguente indirizzo:
Asilo dei vecchi, via C. A. Tron 13, San Germano Chisone (Torino). Tel. 0121-58885
14
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 3 SETTEMBRE
199?
Riforma
La cultura militare
Valdo Spini*
La tragica vicenda di Emanuele Scieri ha richiamato la
nostra attenzione su di un tema che troppo abbiamo rimosso: le nostre Forze armate, la loro funzione e formazione, il
loro rapporto con la società civile. Una visione pacifista come la nostra, l’impegno sulla prevenzione nonviolenta dei
conflitti, l’affermazione dei valori di civile convivenza, di
integrazione e di cooperazione tra popoli ed etnie come antidoto alla guerra e alla violenza, non esimono dall’interessarcl alla situazione delle Forze armate, ai valori morali e
culturali a cui la loro vita è improntata, al loro ruolo nella
politica estera e interna. Non solo gli aspetti inespiicabili
della morte del giovane parà siciliano, ma il modo in cui le
autorità militari hanno affrontato questo fatto, gli squarci
sconfortanti suH’atteggiamento culturale di qualcuno dei
suoi esponenti (il famoso Zibaldone) ci dicono quanto sia
pericoloso mantenere questa sorta di separatezza tra Forze armate e società civile e quanto sia insufficiente occuparsene solo in termini negativi, cioè limitare il nostro interesse solo all’obiezione di coscienza. Proprio da un settiman^e come Riforma è bene ribadire che noi siamo intransigenti difensori dell’obiezione di coscienza.
Ma il primo punto da affrontare è proprio quello emerso
col caso Scieri. Il mondo militare non deve essere qualcosa
di separato, con regole diverse da quelle della società civile, ma deve essere con essa correlato. Ecco perché fin dal
primo momento della vicenda ho creduto opportuno rilev^e che non bastava far cadere di tanto in tanto delle teste
di comandanti (il che va comunque fatto secondo giustipa) qu^to affrontare gli aspetti strutturali della vicenda e
in particolare del nonnismo che si batte innanzitutto dal
punto di vista della cultura di fondo nelle Forze armate. Allo Zibaldone andrebbe opposto una sorta di anti-Zibaldone, cioè un documento, magari steso da un’alta, rispettata
personalità del mondo delle comunicazioni, con elevata
valenza culturale che, partendo dal ruolo delle Forze armate nella società attuale, interna ed internazionale, dal
valore del servizio miUtare, arrivi al rifiuto del nonnismo e
delle sue inaccettabili prevaricazioni. Del resto, gli stessi
Stati Maggiori avevano commissionato a un gruppo di personalità indipendenti un rapporto sul nonnismo che abbiamo chiesto ufficialmente di acquisire per dibatterlo in
commissione a settembre. Tra molte polemiche, ho anche
ritenuto di farmi promotore di una proposta di legge destinata ad ammettere le donne su base volontaria nelle Forze
armate. Anche questo avvicinerà le Forze armate alla società civile e varrà quantomeno a temperare gli elementi di
sessismo e di machismo ancora presenti.
Ma vi è un altro dibattito che per lungo tempo abbiamo
troppo evitato: quello sulla leva. Oggi, con l’impiego prevalente in missioni internazionali, con gli strumenti sempre
più tecnologicamente complessi di cui le Forze armate dispongono, la situazione è profondamente cambiata. Oggi
servono Forze armate più ridotte, ma meglio addestrate e
preparate, meglio pagate. Appena si parla di Forze armate
professionali qualcuno pensa subito al pericolo di potenziali invoiuzioni autoritarie. Al di là dell’inattualità di questa riflessione nella democrazia italiana di oggi, si dimentica che nel Cile di Pinochet c’era il servizio di leva. L’antidoto a eventuaii involuzioni autoritarie è nella robustezza del
tessuto democratico, in un autentico senso dello Stato, in
una formazione culturale adeguata. D’altro cemto o il nostro paese partecipa alle missioni internazionali di peacekeeping , oppure le sue possibilità di intervento sui temi
della politica estera risultano limitate e indebolite. Con la
proposta di legge n. 5218, di cui pure sono primo firmatario e che prevede la trasformazione delle Forze armate, in
modo graduale, in Forze armate di professionisti e di volontari, abbiamo però contemporaneamente proposto
l’istituzione di un servizio civile volontario, aperto anche
alle ragazze, da svolgere all’interno o all’estero, fortemente
incentivato e sostenuto. In conclusione, alla famiglia di
Emanuele Scieri, alle Forze armate, a noi stessi, all’opinione pubblica dobbiamo la verità sul suo caso. Ma, nel frattempo, dobbiamo non lasciar perdere questa necessità di
riflessione più profonda sul tema più generale delle Forze
armate che non possiamo più tralasciare.
RimMA http:7Kvww.riforma.it TORINO: Via S. Pio V, 15 -10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/657542 e-mail: redaz@riforma.it; NAPOLI: Via Feria, 93 - 80137 Napoli - tei. 081/291185 - fax 081/291175, e-mail riforma.na@mbox.netway.it; PINEROLO: Via dei Mille, 1 -10064 Pinerolo tei. 0121/371238-fax 0121/323831, e-mail: edipro@tpellice.it;
DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Coreani, Marta D'Auria, Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso. Piervaldo Rostan (coordinatore de L'eco delle valli) Federica
Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di Croce,
Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio GardioI,
Maurizio Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca
Negro, Luisa Nidi, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto.Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE:Stelio Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovi - tei. 0174-42590.
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l. -via S. Pio V, 15 bis -10125Torino.
ABBONAMENTI sul c.c.p. n. 14548101 - intestato: Edizioni Protestanti (vedi sopra)
»a/.o rA L. 105.000; ridotto: L. 85.000; semestrale: L. 55.000;
usua sostenitore: L. 200.000.
Estero c|>
ordinario: L. 170.000; v. aerea; L. 195.000; semestraie; L. 80.000;
sostenitore: L. 250.000.
1998
Associato alla
Unione stampa
periodica italiana
Tariffe inserzioni pubbiicitarie: a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000,
Partecipazioni: mm/colonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1.000.
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176 del 1® gennaio 1951. Le modifiche
sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 33 del 27 agosto 1999 è stato spedito daH'Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 25 agosto 1999.
Lo strumento referendario continua a essere stravolto
120 referendum dei radicali
Un numero assurdo di quesiti, alcuni superati e altri poco
rilevanti. Necessarie le riforme, non l'attacco ai sindacati
MARCO ROSTAN
Non si poteva certo pretendere che il Sinodo,
con la mole di argomenti da
affrontare e per di più la sperimentazione, per altro riuscita, del lavoro in gruppi,
potesse esprimersi su tutte le
questioni di attualità. Tra l’altro non sono mancati momenti di alto livello, sia nel
dibattito che nei documenti
approvati, che costituiscono
un indubbio contributo per
affrontare alcune grandi questioni sociali: dall’etica-bioetica, alla diaconia, alla cultura, al problema della guerra.
Se un cambiamento si può
notare rispetto ad anni precedenti è uno spostamento di
accenti a favore dell’individuo rispetto alle collettività,
della libertà e dei diritti delle
persone più che di quelli sociali. D’altra parte, proprio
nel bel dibattito sulla bioetica, è più volte risuonato l’appello verso un’etica della vigilanza. E mi pare legittimo
estendere tale appello anche
ai temi politici e sociali che
oggi preoccupano molti cittadini italiani.
Ci sono infatti dei momenti
nella vita democratica di un
paese nei quali anche una
voce proveniente dalle chiese
ha la sua ragion d’essere.
Non si tratta ovviamente delle multe contro le quali protestano i produttori di latte;
qui lasciamo volentieri al papa la responsabilità di averli
voluti ricevere e benedire,
abusando per l’ennesima
volta del suo potere religioso.
Si tratta invece dei referendum, e in modo particolare
dei ben 20 referendum promossi dal tandem PannellaBonino, per i quali si stanno
raccogliendo le firme. Tralascio di polemizzare contro il
metodo e il numero assurdo
di questioni, alcune già superate, altre poco rilevanti, che
verrebbero di nuovo sottoposte al voto dei cittadini, con
uno stravolgimento totale
dello strumento referendario.
So bene che, dalla parte proponente, si dice che i referendum sono l’unica arma democratica rimasta al popolo
«contro il regime e nei confronti di un Parlamento che
non funziona».
Condivido alcune critiche,
ma sono decisamente contrario alla logica dei radicali.
Solidarizzo completamente
con Bruno Zevi e con la sua
violenta incavolatura al Congresso radicale circa la possibilità che i radicali italiani
confluiscano, nel Parlamento
europeo, con i fascisti francesi di Le Pen. E appoggio la
bella lettera scritta da Tullia
Zevi a Emma Bonino dove.
UN amico che si definisce
«giovane sacerdote ma,
per interesse ecumenico, vostro ascoltatore assiduo» ci
manda quella che egli chiama una sua «riflessione-querela» sul dialogo fra le chiese
cristiane e ci segnala alcune
sue esperienze a questo proposito. «Il dialogo è difficile dice il nostro corrispondente
- e spesso si incontrano persone che non si comportano
in modo corretto. Si ha l’impressione di trovarsi spesso
di fronte uomini e donne
che sanno già che cosa è giusto e che cosa è sbagliato;
per esempio "gente apparentemente disposta allo
scambio dialogico rifila (scusate il termine) opuscoletti
già preparati’’».
Il giovane sacerdote cosi
continua: «Non lamento in
tra l’altro, viene detto che se
la Bonino dovesse insistere in
tale linea, allora forse gli italiani l’hanno scampata bella
nel non averla come presidente della Repubblica.
Ciò che mi preoccupa fortemente è la sostanza di alcuni referendum radicali. Quelli
che mettono in questione diritti fondamentali dei lavoratori, resistenza stessa del sindacato,aspetti decisila della
vita democratica. In questi
anni, anche da sinistra, il sindacato è stato visto a volte
come principale responsabile
della situazione dello stato
sociale e della insostenibile
spesa per le pensioni. Nessun
dubbio che questo stato, più
assistenziale che sociale, e
sociale solo per alcuni, debba
essere profondamente riformato: i leader sindacali sono
i primi a riconoscerlo, con
considerazioni che bisognerebbe ascoltare di più, dando
retta anche a una persona
saggia come Cofferati e non
soltanto a Fossa, a D’Alema,
al ministro Amato.
È anche vero che, negli Anni 70, ci sono state decisioni
sbagliate da parte del sindacato, in particolare nei confronti del pubblico impiego di
cui ho fatto parte. Personalmente, avrei preferito un sindacato che non si battesse
soltanto per migliorare gli stipendi di categorie già garantite, ma in certi casi mettesse
tra i suoi obiettivi l’abbassamento di determinati stipendi vergognosamente alti, l’a
bolizione di indubbi privilegi,
la proposta di contenuti e
non solo di rivendicazioni. So
anche però che nei momenti
più bui della nostra storia recente, come quelli del terrorismo, è stato il sindacato più
che i partiti a difendere la democrazia e che, se in Italia
non si fosse costruito in quegli anni un profondo legame
tra movimenti di base e sindacato, in particolare con la
Federazione lavoratori metalmeccanici, le cose nel nostro paese sarebbero andate
molto peggio.
Quindi vedo con timore
qualsiasi attacco portato contro i corpi intermedi della società, e il sindacato è quello
più rilevante perché so che la
deriva liberista e tachteriana,
che sembra entusiasmare
molti dei nostri, porta semplicemente a un regime dove tra
i capi e il popolo non c’è più
nessun organismo di vita e discussione democratica, ma
l’unico grande tramite resta la
televisione. Non gli spot pubblicitari di Berlusconi o di
chicchesia, che si potevano
benissimo lasciare perché la
gente non è imbecille, ma
proprio la televisione seria,
quella dei telegiornali e dei dibattiti. È quella che intorpidisce la testa. Perciò mi piacerebbe che gli evangelici italiani, in nome di quella vigilanza
democratica che le loro assemblee hanno sottolineato,
manifestassero in tutti i modi
possibili il loro disaccordo
con questi referendum.
EUGENIO RIVOIR
questi episodi la provocazione che mi è stata fatta (alla
quale fra l’altro saprei rispondere senza difficoltà alcuna),
ma semplicemente la presa
di coscienza da parte mia che
la Bibbia sia ancora un’arma
di battaglia fra le confessione
religiose cristiane, che tanto
hanno progredito nel pensiero dialogico ecumenico. Mi
capita di notare d’altra parte
che anche presso i fedeli cat
tolici si notino pochi sintomi
di apertura; i nostri fedeli
usano ancora indifferenza
verso i protestanti e stentano
a riconoscere la validità di
moltissime affermazioni teologiche provenienti dal mondo evangelico».
Sì, è vero; il dialogo è difficile. Ma, se ci possiamo permettere di commentare, è
anche giusto che sia così: il
dialogo è difficile di per sé. Se
Il religioso Blair
Nel n. 2-99 (giugno), dedj.
cato al «dopo guerra» del Kosovo, Robert Fox affronta
«Blair, il crociato postmoderno» e afferma che «Molta
parte della determinazione dj
Blair [nella guerra] deriva
dalla religione. Lui è anglica,
no, e la moglie Cheri è una
cattolica praticante. Blairè
esponente di spicco di ut
nuovo genere di socialismo
cristiano», e quest’ultimo «è|
diventato il vangelo del Nuo-i
vo Laburismo», anche se «nef
suo socialismo cristiano c’È
molto poco di nuovo. Il ptj.
mo Partito laburista aveva
solide radici nel movimento
metodista dei pastori protestanti John e Charles Weslej,
In effetti, Blair è un ennesimo
esempio della famosa massima secondo cui “il Partito laburista deve più al metodismo che a Marx’’».
Chiesa troppo tollerante
L’antropologa Ida Magli
esordisce come editorialisti
sul gruppo editoriale «Giorno-Nazione-Resto del Carlino» (18 agosto) prospettando
con toni drammatici una
prossima «invasione dei musulmani in Italia» (così suona
perlomeno il titolo redazionale). Ma nel testo è fugato
ogni dubbio: «L’Italia, centro
del cattolicesimo, sembra diventata un’immensa opera
di carità cui tutti gli interessi
dei cittadini debbono piegarsi, sacrificando cultura, religione, patria, lavoro, ricchezze, identità. Il territorio nazionale è privo di porte e di
confini, a disposizione di coloro che hanno deciso di
considerarlo di loro proprietà (...) perché i governanti italiani si comportano
tutti come se fossero stali
eletti per fare gli interessi,
non degli italiani, ma degli
invasori?». In questo contesto «perché la Chiesa tace!.
Quello che la Chiesa stessa ha
avallato - spiega Magli - (-)
proponendo la possibilità
di un “incontro” con l’islamismo, è un gravissimo errore». E ancora: «Il problema
dell’islamismo è problema d|
scontro fra culture, e non di
“dialogo interreligioso”. Eia
Chiesa dovrebbe saperlo bene in quanto il messaggio di
Gesù era talmente incompatibile con le culture orientali che ha dovuto trasferirsi subito nel centro delle civiltà più avanzate dell’epoca,
quella greca e quella latina,
per potersi sviluppare».
incontri qualcuno che non
pensa come te, e che forse
pensa in modo molto diverso
da te, è giusto che queste differenze emergano, che siano
sottolineate, che siano fatte
notare. Le differenze ci sono,
non sono inventate a scopo
polemico; la nostra storia e
piena di contrasti, è piena di
gente che ha perfino dato h
propria vita perché non voleva accettare imposizioni. Siamo tutti d’accordo che si dialoga per capire (e per capirà']'
ma le differenze possono r>'
manere; si scopre infatti che
si può essere diversi e impa'
rare a stimarsi nonostante le
diversità.
(Rubrica «Parliamone i^^f'
me» della trasmissione "d-*" _
evangelico» curata dalla Feu^
razione eangelica andata in o«'
da domenica 29 agosto)
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Chiesa e
omosessualità
« Le vicende che hanno avuto per protagonisti padre Robert Nugent e suor Jeannine
Gramick (1 due religiosi stamnitensi a cui la Congregazione per la dottrina della fede
ha di recente intimato di non
occuparsi più di attività pastorali rivolte alle persone
omosessuali) mettono in evidenza il crescente divario esistente, quando si tratta di
omosessualità, tra le innumerevoli e complesse situazioni che gli operatori pastorali sono chiamati ad affrontare e le scarse indicazioni
che vengono dalle singole
chiese.
Eppure sono sempre di più
1 preti che ci chiedono lumi
per avere raccolto la confidenza di qualche catechista
0 di qualche educatore dell’oratorio che racconta loro
di essere omosessuale e di
vivere con disagio la propria
condizione aH’interno della
chiesa. Sono sempre di più i
vescovi che a un certo punto
si sentono dire, durante un’
udienza concessa a qualche
giovane e brillante sacerdote,
che tutto va bene ma c’è la
spina deU’omosessualità. Sono sempre più numerosi i
casi in cui i superiori dei seminari e degli istituti di formazione alla vita religiosa
sono chiamati ad affrontare
le dichiarazioni di un candidato che confessa la propria
omosessualità.
Il fatto è che, mentre nella
società occidentale si parla di
omosessualità con una disinvoltura sempre maggiore,
all’interno della Chiesa l’argomento è ancora un tabù, da
affrontare solo quando è indispensabile con il confessore o
con il direttore spirituale.
Per aiutare la chiesa italiana ad aprire un dibattito su
questo argomento, il Coordinamento di gruppi di omosessuali cristiani in Italia, la
sezione italiana del Movimento internazionale «Noi
siamo chiesa» (Imwac) e l’Associazione genitori e amici di
omosessuali (Agedo) hanno
deciso di organizzare per il
prossimo 23 ottobre, à Milano, il convegno di studio «Le
persone omosessuali nella
chiesa: problemi, percorsi,
prospettive». I problemi saranno quelli che i teologi
(don Giannino Piana e il pastore Gregorio Plescan) solleveranno durante la mattinata. I percorsi emergeranno
nel pomeriggio dalla relazione di don Domenico Pezzini
e dalla tavola rotonda a cui
parteciperanno, tra gli altri,
don Goffredo Crema e un
rappresentante della Cappellania per gli omosessuali della diocesi di Innsbruck. Le
prospettive verranno delineate dal dibattito che chiuderà la giornata.
Ulteriori informazioni potranno essere richieste alla
segreteria del convegno, attiva presso il gruppo «Il guado»
di Milano (tei. 02-2840369
oppure 0347-7345323).
Gianni Ceraci
Vittorio Beliavite
Milano
L'evangelizzazione
storia ed esperienza
Si svolge a Ecumene dal 24 al 26 settembre 1”VIII Incontro indetto dal Comitato promotore iniziative evangeliche
(Cpie) sul tema: «L’evangelizzazione: storia ed esperienza» In continuità con i precedenti incontri esso intende
approfondire, nei suoi vari aspetti, un tema che è anche
impegno prioritario per ogni credente. L’incontro muoverà dalle relazioni di Giancarlo Rinaldi e Augusto Leila,
per proseguire in forma seminariale: al fine di stimolare il
lavoro di gruppo sono previsti quattro brevi interventi
sulle seguenti tematiche: Carceri e opere sociali (Odoardo
Lupi), Scuola e diaconia (Marco Jourdan), Missione e aiuti umanitari (Franco Taglierò), Attività evangelistiche
(Antonio Rinaldi). Sono previsti anche momenti di fraternizzazione e libera discussione; il convegno si concluderà
con il culto e la Santa Cena. L’inìzio è previsto per le ore
18 del venerdì 24 e si conclude dopo il pranzo della domenica; il costo è di £ 120.000 da versare all’atto delia
partecipazione; U convegno è valido per l’aggiornamento
dei pastori e diaconi valdesi e metodisti.
Le iscrizioni, entro il 6 settembre, vanno inviate a Nicola Pìcciani, vìa Colonnetta 80, 66013 Chieti Scalo (tel.-fax:
0871-563378; celi. 0338-3378723).
Per informazioni rivolgersi anche a Marco Jourdan, «La
Noce», via Di Blasi 12, 90135 Palermo (tei. 091-6817941;
fax; 091-6820118; celi. 0335-405785).
È uscito in lihfreria la nuova edizione di:
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Pagina Dei Lettori
PAG. 1 1 RIFORMA
L'esperienza di un volontario evangelico di Bari
Un giorno in un campo profughi della Puglia
TOMMASO GEUO*
IL 31 luglio 1999 ore 16,30 squilla il telefono. «Ciao sono Giuliana, c’è Giovanni?». «No Giuliana, sono Tommaso,
ci sono novità?». «Sì, mi ha telefonato il
maresciallo Berardi dai campo di Palese. Sono in arrivo, per le 17, circa 800
profughi dal Montenegro a bordo dì un
peschereccio. C’è bisogno di volontari
che aiutino a smistare le varie famiglie
nelle roulotte che sono disponibili per
quest’emergenza. Cerca di rintracciare
più persone possibili per questo servizio in modo da rendere meno disagevole per i nuovi arrivati l’impatto con la
nuova realtà che li ospiterà fino al rilascio del loro permesso di soggiorno».
«Va bene Giuliana, farò delle telefonate
per sentire chi c’è ancora in giro ma
sarà molto difficile trovare nell’ultimo
sabato pomeriggio di luglio qualcùno
che sia ancora in casa. Ad ogni buon
conto avviso i niiei che non andiamo
più fuori ai mare per questo week-end e
ci vediamo al campo profughi alle 17».
Arrivo al campo alle 17,15. Al corpo di
guardia dell’aeroporto militare mostro
li mio pass e chiedo ai due avieri di servizio se i profughi sono già arrivati. Il
primo risponde sì mentre l’altro afferma che non è arrivato nessun nuovo
profugo. Nell’incertezza delle due risposte contrastanti mi precipito all’ingresso del recinto della roulottopoli situata aH’interno dell’aeroporto militare
dove mi aspetto di trovare una decina
di autobus che dovrebbero avere portato 1 profughi dal porto di Bari. All’ingresso del campo non vedo nessun pullman ma noto una strana calma. I finanzieri e i carabinieri di servizio sono tutti
assieme che trascorrono il tempo chiacchierando tra loro mentre quattro volontari dell’associazione «Aliblù» di Mola di Bari stanno comodamente seduti,
Capisco che i nuovi «ospiti» non sono
ancora arrivati e vado a salutare il maresciallo Berardi, offrendo la mia disponibilità a collaborare, e l’ispettore Cataldi dell’Ufficio stranieri della Questura di Bari in servizio al campo per il rilascio dei permessi di soggiorno.
Inizia l’attesa. Trovo una sedia e mi
sistemo aH’ombra della camionetta dei
carabinieri. Passa il tempo, arrivano le
18,45, i carabinieri ricevono il cambio e
sono contenti di tornare alle loro case
dopo aver trascorso sei ore sotto il sole
per il loro servizio. Alle 19 arriva il cam
bio anche per i finanzieri mentre lo ne
approfitto per tornare alla mia auto parcheggiata più fuori per prendere le medicine per la cura degli occhi. La monotonia dell'attesa è interrotta ogni tanto
dall’annuncio dell’altoparlante che
chiama i profughi, nella loro lingua, a
ritirare i permessi di soggiorno mentre i
volontari in servizio al magazzmo viveri
distribuiscono merendine ai bambini.
Alle 20 c'è un certo movimento, è riferito che è imminente l’arrivo dei pullman
carichi di profughi. Faccio una corsa al
telefono, avviso mia moglie che questa
notte rientrerò molto tardi, alle tre o alle
quattro del mattino, e quindi di non essere in pensiero per me. Rapidainente
ognuno prende la sua posizione intorno ai tavoli predisposti davanti all’ingresso del grande tendone utilizzato come luogo di raccolta e intrattenimento
dei profughi. A sinistra delTingresso sui
tavoli appoggiano ! sacchetti che contengono prodotti per l’igiene personale
(sapone, shampop, detersivo, ecc.),
pannolinì per bambini, lenzuola e acqua minerale naturale; ì tavoli di destra
invece sono riservati ai bambini che potranno avere un bicchiere di latte, una
merendina, dei biscotti e biberon e succhiotto per i piccolissimi.
Alle 20 arrivano i primi tre pullman
che vengono parcheggiati sul piazzale
che divide il campo profughi in due
parti. La prima con 247 roulotte di varie
misure ordinate in due file una di due e
l’altra di tre roulotte. In questo settore
le roulotte sono protette dal sole da un
telo verde a maglia stretta che è utilizzato nei parcheggi all’aperto per ombreggiare le auto. La seconda serie di
roulotte (non protette dal sole) disposte
in maniera simile alla prima con alTincirca lo stesso numero di roulotte.
Man mano che ì profughi spendono
entrano nel grande tendone dove furizionari della polizia iraziano Tidentificazione e il censimento dei vari nuclei
familiari è consegnano al volontario,
munito prima di una mappa con la disposizione delle roulotte del primo settore, un bigliettino con il cognome e
nome del capo famiglia, il numero dei
componenti la stessa e il numero della
roulotte assegnata. Con questo bigliettino il volontario prende in consegna la
famiglia e l’accompagna prima ai tavoli
per la consegna del sacchetto dei prodotti dell’igiene personale, le lenzuola
e le bottiglie d’acqua e i pannolini dove
ci sono bambini che li utilizzano ancora, poi al tavolo per la distribuzione
delle merendine, biscotti, latte e biberon (ove occorre) e quindi li porta alla
roulotte loro assegnata.
Questo via vai va avanti per molte
ore. Molti chiedono di poter telefonare,
altri chiedono qualcosa da mangiare. Al
momento non è possibile soddisfare
subito queste richieste perché i telefoni, posti tra i due settori delle roulotte,
potrebbero causare confusione tra le
persone censite e quelle da censire, la
cena invece sarà servita quando tutti i
profughi saranno sistemati nelle roulotte e quindi sarà terminato il lavoro di
censimento. Nello svolgere questo lavoro mi è capitato di dover per due volte ripetere l’operazione d’accompagnamento dei stessi profughi perché nel
numero assegnato alla famiglia, la roulotte risultava già occupata mentre una
volta mi è capitato di aver avuto assegnato un numero di roulotte inesistente. Tutto sommato posso affermare che
tutto si è svolto con molta calma e ben
organizzato anche se una maggiore
presenza dì volontari avrebbe senz’altro agevolato il tutto e anticipato la
chiusura delle operazioni.
A una certa ora della notte (circa
Luna) il primo settore di roulotte risultava tutto esaurito e si è dovuto, purtroppo, iniziare ad occupare quelle del
secondo settore (non protette dal sole),
roventi nelle ore calde della giornata.
Alle 3,30 del mattino tutti i profughi
erano stati alloggiati e il funzionario tirandole somme di tutti i censiti, dava
un totale di l.OlO persone quindi un
numero superiore di quelli previsti inizialmente. Alle 3,45, stanco ma contento di essere Stato utile in qualche modo,
ho salutato e sono tornato a casa. Durante 11 percorso mi sono venute in
mente tutte quelle persone che rni avevano chiesto da mangiare é che io avevo invitato ad avere pazienza ad aspettare fino al termine del censimento. I
militari rimasti avranno poi consegnato
la cena ai nuovi arrivati? Non so rispondere a questa domanda ma non credo
che alle 4 del mattino si possa di nuovo
fare il giro delle roulotte per fare cenare
gli ospiti, spero comunque che domenica mattina, mentre io dormivo, abbiano
consegnato loro una ricca colazione.
* Corrispondente a Bari del Servizio rifugiati e migranti delia Federazione delle
chiese evangeliche in Italia
PER LE CHIESE EVANGELICHE
LITURGIE E REGISTRI
ECCLESIASTICI
Sono disponibili quattro fascicoli di «Atti liturgici» curati
dalla Commissione per il culto e la liturgia delle chiese battiste, metodiste e valdesi.
Il fascicolo n. 1 contiene le liturgìe per il battesimo dei
credenti, il battesimo dei figli dei credenti, la conferma2àone, l’ammissione di nuovi membri già battezzati in una
chiesa non evangelica e l’accoglienza (presentazione) di figli di credenti. Il costo di questo fascicolo (pp. Ili, formato
18x24 cm) è di L. 10.000 (più spese postali).
Il fascicolo n. 2 contiene le liturgìe speciali: per il culto
del rinnovamento del patto (di tradizione metodista), per il
culto del 17 febbraio (Settimana della libertà), per la consacrazione al ministro pastorale per le chiese valdesi e metodiste, per la presentazione di diaconi/e e per Tinsediamento
nelle comunità locali di pastori anziani e diaconi. Il costo di
questo fascicolo (pp. 56, formato 18x24 cm) è di L. 5.000
(più spese postali).
Il fascicolo n. 3 contiene le liturgie per i matrimoni celebrati in chiesa a cui seguano gli effetti civili, sia per le benedizioni di matrimonio precedentemente celebrati in sede
civile. Il costo di questo fascicolo (pp. 43, formato 18x24 cm)
è di L. 5.000 (più spese postali).
Il fascicolo n. 4 degli «Atti liturgici» prodotti. Il fascicolo
contiene diversi schemi di liturgie per I funerali, preghiere
per situazioni particolari (morte di un/a giovane, di un giovane padre o madre, ecc.), una scelta di testi biblici adatti
per la lettura in questa circostanza. Il costo del fascicolo
(pp. 88, formato 18x24 cm) è di L. 8.000 (più spese postali).
Chi lo desidera, senza ulteriore spesa, può ricevere anche
i testi delle liturgie anche in floppy disk (in formato Rtf, specificare solo se si utilizza la piattaforma Dos o Mac) o tramite la posta elettronica.
Inoltre sono disponibili i seguenti registri ecclesiastici;
• atti di battesimo;
• atti di sepoltura
• atti di matrimonio;
• atti di benedizione di matrimonio.
I registri sono utilizzabili da tutte le chiese evangeliche, salvo il registro degli atti di matrimonio che è predisposto per le
chiese valdesi e metodiste. Il costo di ciascun registro (pp
100, formato 26x35) è di L. 50.000 (comprese spese postali).
Rivolgersi all’amministrazione di «Riforma»; via San Pio V
15,10125 Torino, telefono 011-655278, fax 011-657542.
Radio & Televisione
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul
primo programma radiofonico della Rai, predicazione e
notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di Raidue a cura
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne alle 23,40 circa e, in replica, il
lunedì della settimana seguente alle ore 9,30 circa. Domenica 5 settembre (replica 13 settembre) andrà in onda:
«Un approfondimento di alcune tematiche del Sinodo valdese-metodista»; «José De Luca; un pastore di borgata a
Buenos Aires»; «Incontri: rubrica biblica».
de
gioventù evangelica
ABBONAMENTI
normale £ 45.000
sostenitore £ 90.000
estero £ 60.000
«3 copie al prezzo di 2»
£ 90.000
cumulativo GE/Confronti
£ 90.000
versamenti da effettuare
sul ccp n. 35917004 intestato a:
gioventù evangelica
via P. Lambertenghi, 28
20159 Milano
RINGRAZIAMENTO
«So in chi ho creduto»
2Tim 1, 12
La mamma Costanza, il papà
Roberto, il marito Roberto con i figli Stefano e Agnese ringraziano
di cuore quanti hanno partecipato
al loro dolore per la scomparsa di
Claudia Peyrot Dal Toso
deceduta improvvisamente quando la vita pareva averle riaperto le
porte.
Torre Pellice, 3 settembre 1999
^alto
'^jxol'io
abbonamenti 1999
interno
estero
sostenitore
L, 10.000
L 20.000
L. 20.000
«La lede è certezza
di cose che si sperano»
Ebrei 11,1
Gli amministratori, i redattori e
i collaboratori di Riforma partecipano al dolore di Roberto Peyrot,
per molti anni nostro collaboratore, e della sua famiglia per la
scomparsa della figlia
Claudia
Torino, 3 settembre 1999
I necrologi si accettano
entro le 9 del lunedì. Tel.
011-655278 - fax 657542.
16
PAG. 1 2
RIFORMA
VENERDÌ 3 SETTEMBRE 19Qq
In vista delle elezioni politiche e amministrative del prossimo 7 novembre
Guatemala: candidati a caccia dei voti degli evangelici
Vari leader ecclesiastici
guatemaltechi hanno chiesto
ai politici del paese di non fare della religione una tattica
per guadagnare voti alle elezioni del prossimo novembre. «Siamo preoccupati di
vedere che alcuni candidati
stanno manipolando la fede
e la buona volontà dei credenti a fini politici in vista di
vincere la corsa alla presidenza. Questo è immorale.
Certi candidati non esitano a
menzionare il nome di Dio
ad ogni istante affinché la
gente creda che essi sono
buoni credenti», fa notare il
pastore presbiteriano Moisés
Colop, portavoce della Conferenza delle chiese evangeliche del Guatemala (Ciedeg).
Per Victor Hugo Martinez
Contreras, arcivescovo cattolico romano di Los Altos, e
presidente della Conferenza
episcopale guatemalteca,
«manipolare i sentimenti religiosi è segno di una mancanza di rispetto per le persone ed è una violazione della
dignità umana». Su una popolazione di 11 milioni di
abitanti, il 75% sono cattolici
romani. I guatemaltechi dovrebbero recarsi alle urne il 7
novembre prossimo per eleggere il presidente, il vicepresidente, 113 parlamentari,
330 sindaci e consiglieri comunali, e 20 rappresentanti
presso il Parlamento d’America Centrale, un forum di sei
paesi costituitosi nel 1987. Finora, la campagna è stata caratterizzata da traffici elettorali e da un profondo disinteresse da parte degli elettori.
Nonostante le dichiarazioni dei responsabili di chiesa,
la religione è stata e resterà
sicuramente una delle poste
in gioco nella campagna elettorale. Uno del candidati,
Francisco Bianchi, dell’Azione di riconciliazione democratica (Arde) fa di tutto per
convincere gli evangelici, che
rappresentano almeno il 20%
dell’elettorato, che egli è il
miglior candidato. Posto a
capo della Chiesa neopentecostale del Verbo, Bianchi,
laico, è legato a due ex leader
del paese, entrambi evangelici: il generale Efrain Bios
Montt e Jorge Serrano. Bianchi era incaricato dell’informazione presso il generale
Efrain Bios Montt, autore del
golpe del 1982, e membro
della stessa chiesa. L’anno
dopo, Bios Montt fu destituito da un gruppo di ufficiali,
ma la sua breve presidenza fu
segnata da massacri contro
comunità autoctone e dai
suoi interminabili sermoni
trasmessi dalla radio e dalla
televisione neizionali.
11 secondo presidente evangelico del Guatemala, Jorge Serrano, giunto al potere
nel 1991, andò in esilio a Panama due anni dopo, dopo
avere tentato di assumere il
controllo assoluto del governo. Bianchi ha fondato «Arde» sulle rovine del partito di
Jorge Serrano, ed è diventato
il candidato evangelico de
facto. Anche se risulta attualmente in quarta posizione
nei sondaci, egli conta molto sulla visita del leader evangelico americano Pat Bobertson che si recherà in Guatemala il 9 ottobre prossimo.
Secondo Manolo Benfeldt,
candidato nella stessa lista di
India: forte preoccupazione delle chiese
Mandati di arresto contro due leader cristiani
Mandati di arresto sono
stati spiccati contro due personalità della Chiesa dell’India del Nord da parte del governo dello stato del Maharashtra. Il governo di questo
stato, controllato da due partiti nazionaslisti indù, il «Shiv
Sena» e il «Bharatiya lanata
Party» (Bjp), ha spiccato i
due mandati contro George
Ninam, ex vescovo di Nasik
appena andato in pensione,
e James Massey, pastore, entrambi membri della Chiesa
dell’India del Nord.
George Massey è il rappresentante della comunità cristiana presso la Commissione nazionale per le minoranze, organismo autonomo finanziato dal governo, incaricato di tutelare i diritti delle
comunità minoritarie in India. In quanto membro di
questa Commissione, Massey indaga sugli attacchi
commessi di recente contro
cristiani in India, fomentati
secondo alcuni da nazionalisti indù.
I due ecclesiastici sono stati
incolpati in base ad una legge
che vieta l’incitamento all’
odio tra comunità. 1 mandati
di arresto sono stati spiccati il
6 agosto scorso dopo una
conferenza stampa tenuta il 2
agosto dal vescovo Ninan e
dal pastore Massey, al termine di un seminario al quale
partecipavano assistenti sociali cristiani ad Ahmednagar,
sede della diocesi di Nasik.
Secondo rapporti di stampa
locali, i due ecclesiastici avrebbero chiamato i cristiani
a non votare per la coalizione
governativa Shiv Sena-Bjp alle
prossime elezioni. Ora i due
ecclesiastici hanno negato di
avere chiamato i cristiani a
non votare per il Bjp.
Il provvedimento contro i
due ecclesiastici sarebbe sta
Una manifestazione di reiigiosi indù a Nuova Deihi
to fomentato da un leader
del Bjp che era presente nella città al momento della
pubblicazione degli articoli.
La notizia ha provocato una
immensa preoccupazione
all’interno della comunità
cristiana indiana. Un giornale indiano, The Asian Age,
considera che la questione
dei mandati si iscrive «nella
linea degli attacchi contro le
minoranze cristiane».
In un memorandum inviato al presidente federale
dell’India, Narayanan, il 13
agosto scorso, alcuni cristiani
e difensori dei diritti umani
gli chiedono «di ordinare al
governo dello stato del Maharashtra di ritirare immediatamente» l’accusa contro i
due ecclesiastici, la cui unica
colpa «è stata di esprimersi
sulla necessità di rafforzare la
politica democratica laica nel
corso di un seminario». Una
manifestazione organizzata a
Nuova Delhi, di fronte all’Ufficio dello stato del Maharashtra, ha radunato moltissimi
membri dell’«Insaani Ekta
Muhim» (Campagna di solidarietà popolare), rappresentante più di venti associazio
ni. La manifestazione era organizzata dal vescovo Karam
Masih di Nuova Delhi, della
Chiesa dell’India del Sud.
Per Bajinder Sachar, ex presidente dell’alta Corte di
Delhi e leader dell’Associazione per le libertà civili, «il mandato di arresto è illegale. Non
è altro che una manovra di intimidazione contro le minoranze». Contattato dall’agenzia Eni, il vescovo Ninan
ha dichiarato: «Non ho chiamato i cristiani a organizzarsi
in fazione. Quando i giornalisti mi hanno chiesto con insistenza per chi avrei votato, ho
risposto “non voterò per il
Bjp-Shiv Sena a causa del modo in cui il loro governo ha
trattato i cristiani’’».
Il presidente della Commissione nazionale per le minoranze, Tahir Mahmood, ha
inoltre criticato il fatto di un
mandato spiccato contro un
membro della Commissione;
«Se tale mandato dovesse essere eseguito, avrebbe implicazioni sociali e politiche
gravi», ha scritto in una lettera inviata al primo ministro
Vajpayee, chiedendogli di
esaminare il caso.
Bianchi, quest’ultimo ha invitato Bobertson perché questi raccolga fondi per la sua
campagna elettorale.
Alcuni leader evangelici si
dichiarano neutrali ma in
realtà, dietro le quùite, fanno
campagna per Bianchi. Il
presidente dell’Alleanza evangelica del paese. Cesar
Vasquez, ha chiesto ai candidati di «non mescolare religione e attività politica per
guadagnare voti». Eppure Vasquez ha sostenuto pubblicamente Bianchi.
Secondo alcuni osservatori,
in quel paese in cui il numero
degli evangelici cresce rapidamente, i candidati potrebbero beneficiare dell’appoggio di questi ultimi. «Ma non
esiste un voto evangelico afferma Dennis Smith, direttore delle comunicazioni
presso il Centro evangelico di
studi pastorali d’America Latina -. È solo un mito che si
riproduce regolarmente». James Grandfeld, esperto di
politica sudamericana, e che
ha analizzato il ruolo della religione durante le ultime elezioni, conferma: «Non c’è
mai stato un voto evangelico
disciplinato in Guatemala».
Un altro leader evangelico.
Vitalino Similox, è candidato
alla vicepresidenza per conto
dell’Alleanza per una nuova
nazione (Ann), il partito elettorale formato da ex guerriglieri di sinistra che hanno
deposto le armi dopo il trattato di pace del 1996. Similox
si è dimesso dal suo incarico
di presidente della Ciedeg e
di pastore presbiteriano per
potersi presentare alle elezioni. Finora, dicono gli osservatori, Similox non ha giocato
la carta della religione, forse
perché le sue idee politiche
progressiste non sono accolte
molto bene dalla maggior
parte degli evangelici.
I sondaggi danno l’Ann in
terza posizione. Il partito ha
perso molti consensi dopo il
ritiro, nel giugno scorso, di
una coalizione di sinistra, il
Fronte democratico «Nuovo
Guatemala». La designazione
di Similox come candidato
alla vicepresidenza è stata
una delle cause della rottura;
alcuni gruppi di donne infatti
avrebbero preferito la scelta
di Bosalina Tuyuc, una maya
«quiché». Per la Tuyuc, la
scelta di Similox segna la vittoria del «sessismo e del machismo».
I sondaggi mostrano che i
candidati dei due maggiori
partiti, il Fronte repubblicano guatemalteco (Frg) e il
Partito di avanzata nazionale
(Pan), attualmente al potere,
sono pari nella corsa alla
presidenza. Entrambi i partiti hanno i mezzi per fare
tranquillamente campagna e
per ottenere voti fra gli evangelici e i cattolici, nonché fra
gli adepti della spiritualità
maya, la cui popolarità sta
crescendo. (eni)
Due raduni contrapposti a Manila
I cristiani filippini divisi
dalla politica partigiana
I due raduni svoltisi il 20
agosto scorso a Manila, capitale delle Filippine, nonostante piogge intermittenti,
hanno rivelato le divergenze
esistenti fra i cristiani di quel
paese di 73 milioni di abitanti. Anche se alcuni non vogliono vedere alcuna coincidenza nella data di queste
due manifestazioni, altri fanno osservare che esse rivelano le divisioni che esistono
all’interno della più grande
comunità cristiana dell’Asia,
e l’influenza delle politiche
partigiane sulla religione. Almeno 500.000 persone si accalcavano sugli spalti del
Quirino e nelie strade adiacenti di Manila per celebrare
il 60“ compleanno di Mariano «Mike» Velarde, consigliere spirituale del presidente
Joseph Estrada. Mariano Velarde, leader del movimento
carismatico «E1 Shaddai»,
aspettava circa tre milioni di
partecipanti all’evento durante il quale furono serviti
vitelli, maiali e polli arrosto.
Fra gli invitati c’era lo stesso
presidente Estrada il quale ha
sottolineato l’importanza
delle riforme costituzionali
per rendere il paese più competitivo sulla scena economica mondiale. «E1 Shaddai»,
che gode di un’immensa popolarità, viene considerata
dai suoi detrattori come una
«crociata della prosperità». I
partecipanti a questi raduni
all’aria aperta vengono invitati a dirigere i loro ombrelli
aperti verso terra per «ricevere la benedizione dal cielo».
II presidente Estrada era il
bersaglio dell’altro raduno,
meno numeroso ma altrettanto intenso, nel centro finanziario di Makati il 20 agosto scorso. Guidati dall’ex
presidente Corazon Aquino e
dall’arcivescovo cattolico di
Manila, cardinale Jaime Sin,
circa 50.000 persone hanno
protestato contro la politica
del governo e in particolare
contro la sua intenzione di
emendare la costituzione del
paese, in vigore da 12 anni.
Molte di queste proteste miravano a ricordare ai parteci
patiti la rivoluzione del 198g
chè rovesciò il presidente
Ferdinand Marcos: confetti
venivano lanciati sulla folla, e
un grande striscione giallo
recava la foto di Benigno
Aquino, marito della presidente, assassinato il 21 agosto 1983. Lo slogan di questo
raduno era: «Manindigan para sa democrasya» (lottiamo
per la democrazia). Il cardinale Sin, che nel 1986 aveva
chiamato i filippini a radunarsi contro il presidente
Marcos e ad appoggiare la Signora Aquino, ha respinto le
spiegazioni del governo che
afferma che emendamenti
costituzionali sarebbero un
beneficio per il paese. Esprimendosi in fìiippino, il cardinale ha dichiarato che una liberalizzazione supplementare andrebbe a vantaggio degli
interessi stranieri e si farebbe
ai danni della popolazione.
Ha chiamato i filippini a rimanere vigilanti contro l’ambizione politica, la corruzione
e il favoritismo. Se perdete,
ha detto, «il mondo riderà di
noi. Mai più! Mai più!». «Non
è una lotta contro Estrada»,
ha affermato la Signora Aquino alla folla, composta di ecclesiastici, di uomini d’affari,
di studenti, di giornalisti e di
operai. «È una lotta contro
una dittatura di 14 anni e
un’eredità oscura che rifiuta
di morire. Dobbiamo impedire ad ogni costo un ritorno al
periodo Marcos».
Altre manifestazioni anti■governative si sono svolte lo
stesso giorno nelle città provinciali di Zamboanga, Cebu,
Naga e Davao. I partecipanti
volevano esprimere la loro
rabbia di fronte al ritorno ai
valori del regime Marcos. Indignati dall’esibizione indecente delle sue ricchezze da
parte della vedova di Ferdinand Marcos, Imelda, essi si
sono opposti ad ogni compromesso sulla sorte della
fortuna della famiglia. Hanno inoltre denunciato l’ampiezza del favoritismo e gli
sforzi miranti a limitare la libertà di stampa e ad emendare la costituzione. (eni)
I diritti umani nello Zimbabwe
Il direttore della Commissione
«giustizia e pace» si è dimesso
Uno dei difensori più noti
dei diritti della persona nello
Zimbabwe si è dimesso dal
suo incarico di direttore esecutivo della Commissione
cattolica «giustizia e pace»
(Ccjp) del paese. Mike Auret,
che ha lavorato 21 anni per la
Ccjp, fondata dalla Conferenza episcopale dello Zimbabwe, ha dato come motivazione della sua partenza il
rifiuto della Chiesa cattolica
di pubblicare un rapporto redatto dalla Ccjp e dalla Fondazione delie risorse giuridiche (piccola associazione di
difesa dei diritti della persona), sulle atrocità commesse
dall’esercito negli Anni 80.
Il rapporto, che è intitolato
«Bompere il silenzio, costruire una vera pace», fa il bilancio delle atrocità compiute
da una brigata dell’esercito
nel quadro di una campagna
contro i guerriglieri dissidenti
nella provincia meridionale
del Matabélé. Nel giugno
1997 la Conferenza episcopale aveva ritenuto prematuro
pubblicare il rapporto, anche
se era stato trasmesso a un
giornale sudafricano che ne
aveva pubblicato alcuni estratti. Successivamente, il
rapporto era stato pubblicato
dalla Fondazione delle risorse giuridiche.
«Purtroppo i vescovi si sono pronunciati contro la
pubblicazione del rapporto e
hanno deciso di presentarlo
prima al presidente Mugabe
e di attendere i suoi commenti», ha spiegato Auret.
Una copia del rapporto fu
trasmessa al presidente n^
marzo 1997. «Finora il presidente non ha risposto nonostante 60 appelli telefonici,
quattro lettere della Conferenza episcopale e una della
Ccjp». «Per me significa nascondere la verità», ha detto
Auret secondo cui la pubblicazione del rapporto avrebbe
aiutato a lenire le sofferenze
delle migliaia di civili colpiti
psicologicamente e fisicamente dalla guerra civile.
Auret, vecchio difensore
dei diritti della persona, raggiunse il Ccjp negli Anni 70 e
partecipò attivamente alle
indagini sulle atrocità commesse dall’esercito rhodesiano durante il regime minoritario bianco che controllava
allora il paese. Lasciò lo Zimbabwe mentre stava per essere arruolato neU’esercito, e
tornò solo dopo l’indipendenza nel 1980. fentJ
«eh
ne pei
nove
quella
con
cono
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raz
che
ma
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chi
del