1
• •
£pét1:.
- -'-,1 '•!
1 -V
^ < -d -<^
( ' orino)
rsiLii
DELLE '\^LLI VALDESI
Gettate lun0 da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e iatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
/\nno LXXXVI - Num. 9
Una copia L. ^ ^
ABBONAMENTI
}Ecoi L. 700 per l*intemo | Eco e La Luce: L* 1.200 per l’interno Spedìz. abb. postale li Gruppo
L. 1200 per l’estero | I* 1.800 per Testerò | Cambio d’indirizzo lare 40,—
TORRE PELLICE — 4 Maggio 1956
Ammìn. Claudiana Torre Pellice - C.C.P. 2-17557
Risorgimento
e Protestanti
Chi voglia rendersi conto dell’importanza politica o culturale o religiosa che il Protestantesimo ha avuto nella formazione dell’Italia moderna, ha finalmente sotto mano un
lavoro in cui questo lato sinora poco
curato dalla storia del nostro paese
t delle idee protestanti trova un testo veramente magistrale. Lo ha
scritto il prof. Giorgio Spini, precisamente intitolandolo Risorgimento
<■ Protestanti (Kdiz. Scientifiche
!luL, Napoli, 1956, pp. 390); è
chiaro che i Protestanti non sono soltanto quelli italiani, ma anche e sojìiatutto quelli inglesi o svizzeri o
americani, che attraverso la loro sensifiilità propria di protestanti videro
c interpretarono gli avvenimenti risoi-giinenlali, ed influirono sui loro
governi o .sili loro uomini di stato.
Aggiungiamo perù subito che anche
i Protestanti italiani, e in primo luogo i Valdesi, se non altro per la loro
presenza sul posto, determinarono
nel corso della politica interna ed
c.^tera italiana dei problemi assai interessanti: basterebbe a questo proj)osito rileggere uno studio di Marcelli su Cavour e i metodisti inglesi,
|,»er rendersi conto come nella polilica del grande statista piemontese
l’esi.stenza dei Valdesi e la c-otiiprensione che egli aveva della mentalità
protestante inglese furono fonte di
impensate trattative diplomatiche.
Nel libro di Spini c’è però ben
altro: egli è infatti andato esplorando, da storico e da pensatore
capace di intendere certi atteggiamenti dell’anima protestante, tutto
un mondo sotterraneo di aneddoti o
di episodi, che perdono però ad un
¡■erto punto tale loro caratteristica
per allinearsi accanto ai più grandi e più noti avvenimenti, ed essere
valutati con loro attraverso il filo
conduttore del libro, che è questo
in poche parole: Fino a che punto
i I Protestantesimo ha influito sui
destini della penisola, formando o
impostando gli attori del Risorgimento, personaggi di primo piano
o popolo che si.ano? La risposta è
naturalmente affermativa, ma la
« presenza » protestante in Italia
passa attraverso le pagine dello
Spini da tesi a dimostrazione: e
dimostrazione di grande interesse
per iProtestanti italiani di oggi e
per gli studiosi, che non accetteranno forse tutti senza polemica questo
libro.
Non possiamo seguire in questa
sede tutta la narrazione dello Spini,
che parte dall’inizio del ’700 e
giunge fino alla fine del secolo scorso, ma ci limiteremo ad accennare
alcune delle sue interpretazioni della storia dei valdesi: la quale trova
per la prima volta in questo libro
un inserimento nella più vasta storia italiana, sia in virtù della fluida
ma convincente dialettica dell’autore, sia in virtù del suo piacevole favellare fiorentino, che avvicina estrosamente il « taulas » dei Valdesi
allo Zar Alessandro I" o il rev. Gilly a Rousseau.
I Valdesi invero appaiono alla ribalta della storia nazionale all’indomani della loro più grande distruzione, quando Vittorio Amedeo II,
alleato dal 1690 con le potenze protestanti, è obbligato bon gré malgré a trattare tenendo conto di
quel piccolo pugno di eretici: « è
uno sganciamento, sia pure di proporzioni quanto mai esiguo^ dal pia
no della tradizione controriformistica : il primo del genere a prodursi in uno stato della penisola it.a
liana », e « il problema dei Valdesi,
e in generale dei rapporti col mondo protestante, continua per un
buon quarantennio ad essere una
delle questioni più ardue della politica sabauda ».
Fu poi Napoleone a produrre quel
i)iù vasto movimento di armi e di
idee da cui il Valdismo « divenne
per la prima volta parte integrante
della storia italiana e in essa acquista cittadinanza di pieno diritto ».
(die sia infatti quello spaccone del
colonnello Marauda o il serio e colto moderatore Geymet, .sotto-prefetto napoleonico a Pinerolo, a far sentire ai vicini piemontesi il giacobiiie.smo rivoluzionario, non ha importanza: iniporta il fatto che essi sono
i rappresentanti di quella gente fino a ieri relegata e che ora invece
avrà peso nella vita jmbblica e godrà per vari anni ili una mai sospettata libertà di coscienza.
Di questo periodo è anche interessante il giudizio che dà lo Spini
della situazione interna valdese ;
dove si vedono le posizioni contra.stanti dei conservatori Peyran, Peyrot e del loro « clan » e dei progressisti Geymet, Marauda, ecc.
Così ci paiono anche esatti i giu:<idizi sul valore del « Réveil » e sopratutto .sull’opera di Beckwith nel
le valli, che consiste « nell’aver
soffiato sopra le ceneri di una pressoché morta italianità, proprio nel
momento storico in cui si rendeva
più necessario per i Valdesi volgere
daccapo le spalle al mondo transalpino, cioè al passato delle persecuzioni, per guardare di nuovo all’Italia, cioè all’avvenire risorgimentale... Di un’operazione storica così
gradita e lungimirante, la vecchia
classe dirigente riqn era capace... ».
Poi verrà il ’48^ con quel che segue, e come già^ ha messo in luce
recentemente Giorgio Peyrot, saranno i Valdesi a fermare nel ’51 le
velleità giurisdizionali defilo stato
sabaudo, che voleva « regolare » il
loro culto: come dice Spini, a In
un’Italia in pient^,reazione, un pugno di montanari è riuscito così a
dare la prima affermazione di qua
delle Alpi del ' principio vinetiano della separazione tra la Chiesa e lo Stato. ».
Come abbiamo detto, i Valdesi
non occupano che una modesta
jiarte della fatica dello Spini, che
ha studiato personaggi, idee e fatti
<li ben più grande; importanza, con
uno studio severamente accurato e
minuzioso, che tutto sommato è veramente una messa a punto. Per cui,
se c’è un punto in cui dissentiamo
da lui, è proprio quello in cui dice
che il suo lavoro « non è che un avvio verso una storia della presenza
protestante nel Risorgimento...
quanto mai sommario, lacunoso e
imperfetto ».Il che non è proprio
vero. ,
Augusto Armano Hugon
ASCENSIONE
Come potete credere, voi che
pretendete gloria gli uni dagli altri e non cercate la gloria che vien
da Dio solo? (Giovanni V: 44).
La vana gloria porta con sè un tumulto disordinato, non solo in relazione alla vita avvenire, ma fin dal
tempo presente; non parliamo del cielo, da cui ci allontana, nè dell’inferno
in cui ci precipita: guardiamo soltanto quel che accade fin da questa vita.
Quanto danaro si profonde nelle
rappresentazioni teatrali, nelle costruzioni ed in altre follie dello stesso genere! Non si può non gemere ogni
giorno vedendo uomini che sperperano i beni altrui per arricchire i loro
allevamenti di cani e di cavalli. La vana gloria si esaspera fino a spingere
l’uomo incontro alla morte.
Si vedono uomini in punto di morte preoccupati solamente della costruzione di un sontuoso sepolcro e di funerali di prima classe.
Si vedono uomini che, durante tutta
la loro vita, hanno respinto,con orrore, il contatto di un povero che chiedeva l’elemosina, preoccuparsi, negli
ultimi istanti della loro vita, di avere
un monumentale sepolcreto.
Occorrono altri esempi per illustrare la tirannide di questa passione?
‘Preferirei esser schiavo di un barbaro, piuttosto che della vana gloria;
i barbari infatti non potrebbero mai
imporre ai loro schiavi servizi così o-,‘
Una missionaria torna a casa
A bordo del ”ÌValternata’sul Pacifico, Domenica 18 Marzo 1956.
Caro Direttore dell’icEco»,
il numero 26 del 30 dicembre 1955,
mi fu recapitato a Papeete il 2 corr,
mese; preparavo il mio lungo viaggio e mi promisi di godermi questa
lettura della patria, a bordo. Vi sono da 12 giorni e, stamane, ho pensato che forse qualche riga su questo
viaggio potrebbe interessare i lettori
dell’ccEco». E’un lungo giro di 51
giorni di mare, interrotti da parecchi scali; non è un viaggio di espio
razione, nè di ispezione: è solo il
ritorno a casa di una vecchia operaia stanca.
* * *
Sono le sei del mattino; mentre il
cielo imbianca ad oriente, il « Waitemata » si stacca lentamente dalla
banchina e volge la prua ad Ovest.
Sud-Ovest sarà la sua rotta per nove
gioni. La sera prima, una folla era
\enuta a salutarmi con fiori, conchiglie ed affetto. Ora, sola la giovane
Mlle, Cauderay e qualche altra allodola sono sotto di me e mi lanciano un ultimo addio. Seguo con lo
sguardo quelle care persone: rimpiccioliscono presto, non vedo più
che Papeete, poi solo le cime frastagliate di Tahiti; quanto sono
belle illuminate dal sole nascente!...
La bianca linea spumeggiante sulla
cintura di corallo sparisce anch’essa,
siamo in alto mare. E compiuto il
distacco da un lungo passato. Meglio
non commuoversi con evocazioni e
ricordi. Simile al sole che sparisce
la sera e non muore, tale è il ricordo
nel cuore di coloro che si vogliono
bene.
I miei compari di viaggio, compresi due bambinetti, sono dT' ci,
cioè il massimo che il grande ■ e
merci possa ospitare. In un paio di
giorni si fa conoscenza e, senza essere tanto intimi, ci si sente però
presto un po’ come in famiglia.
Il vapore è carico di legname del
Canadá ; interi tronchi, appena squadrati, lunghi più di dieci metri; a
Rarotonga prenderà ancora 6.000
cas.se iFarance ed altre derrate.
<1 * *
In due giorni e mezzo siamo a
Karotonga: giubilo degli insulari che
mancavano di farina e di zucchero.
Capoluogo dell’Arcipelago' Cook,
Rarotonga non ha porto, cosi ho visto, per la prima volta, come si
procede in simili casi per andare d
terra e per caricare e scaricare un
vapore. Una lancia a motore trascina
dietro a sè due o tre imbarcazioni
larghe e piatte. Quando le barche
•sono accanto al vapore, le gru vi depongono le merci da sbarcare. Con
mare calmo, l’impresa non è facile;
ma con mare mosso, è addirittura
molto ardua. Le barche oscillano come altalene e occorre tutta l’abilità
eia forza dei giovani scaricatori per
impedire alle merci di andare in
mare. Se poi la pioggia fa alleanza
col mare, il trasporto di farina e
zucchero è fermo. Ho ammirato la
calma, la serenità di quegli uomini;
sorridevano fumandosi una sigaretta
negli istanti in cui lo potevano.
Restammo quattro giorni a Rarolonga; il secondo andai a terra servendomi della lancia motrice; per
scendervi ed uscirne occorre un’elasticità che non si ha più alla mia
età. Una cara persona mi albergò,
mi condusse intorno all’Isola. In due
ore il giro è fatto. Il paese è molto
fertile e ben coltivato ; immensi aranceti, caffè, banane, noci di cocco. Il
suo torto è di essere molto piccolo e
lontano da terre abitate, perciò non
vede un vapore che ogni tre o quattro mesi.
La domenica una bella congregazione di indigeni era riunita nel tempio; l’achitettura del locale e la lin
gua niaori mi trasportarono magicamente a Tahiti. Gli stessi inni; laj
stessa liturgia. Il sermone fu meno
facile a seguire, troppi ka da aggiungere alla lingua tahitiana. La sera,
nel lo stesso locale, ebbe luogo il cui to in lingua inglese. Poca gente, ma
il «choir» era presente e l’organista
pure, (^uel pastore inglese è l’imico
missionario per tutto l’arcipelago
Cook, e la Chiesa è effettivamente
guidata da pastori indigeni. Essi sono coadiuvati da diaconi che sovenle predicano al posto del pastore.
Anche in questo arcipelago, la Bib
bia, tradotta in lingua maori, ha stabilizzato ed unito gli idiomi locali,
consolidando i legami affettivi delle
tribù. ” Affinchè siano perfetti nelVunità” (Giov. 17-23).
Lasciammo Rarotonga con un mare mosso; le onde rabbiose che si
infrangevano contro i fianchi del vapore lanciavano cateratte d’acqua fino al terzo ponte. Non avevo mai visto simile spettacolo. Il vento non
era tanto forte; si pensa che le onde
fossero sollevate da perturbazioni del
fondo marino, perchè proprio in quei
giorni, a terra, in Nuova Zelanda,
si ebbero molte scosse di terremoto.
Finalmente la terra apparve all’orizzonte, molte isole, alcune delle
quali sormontate dal cono vulcanico.
Navigammo cinque ore negli stretti,
per approdare a Auckland: il paesaggio era magnifico. Qualcuno sul
ponte mi menzionava i posti : Rangitoto, Motuiki, Takapuna... nomi
maori, sonori.
Le inevitabili formalità di sbarco
terminate, misi piede a terra ed i
cari amici che mi aspettavano da parecchie ore mi condussero a casa loro
a velocità grandissima. Ma la notte
era splendida e il mio cuore cantava
un inno di riconoscenza al Padre che
mi concedeva tanta gioia. Ero in
Nuova Zelanda. Vittoria Spf.i.ta
diosi come quelli che questa passione
impone a quelli che le obbediscono.
« Non vi preoccupate della salvezza della vostra anima — impone la
vana gloria —; disprezzate la virtù,
beffatevi del cielo e deH’infemo. Se
fate il bene, non fatelo alla gloria di
Dio, ma per ottenerne lode dagli uomini. Non abbiate a cuore di esser
grati a Dio; pensate solo a voi stessi ».
Oh! l’odiosa tirannia!
Crisostomo.
Se dunque siete stati risuscitati
con Cristo, cercate le cose di sopra
dove Cristo è seduto alla destra di
Dio. (Colossesi III; 1).
Non provo gioia verace se non
quando penso a te, oh! vita beata che
Dio ha preparato per quelli che lo amano: vita, unica fonte di vita: vita
nella quale è scomparsa la paura: vita, la cui purezza, serenità, bellezza,
santità sono infinite: vita, da cui è
scomparsa ogni macchia, ogni dolore,
ogni turbamento, ogni corruzione: vita, che è la sola nobile per eccellenza,
la sola degna del nostro cuore, nella
quale non si devono più affrontare
combattimenti contro le seduzioni del
peccato: vita di amore compiuto, di
un. amore perfetto che non è oscurato
da alcun timore.
I Vita beata, in cui splende un gior; no che non conosce tramonti; in cui si
i è animati da un solo e medesimo spigrito; in cui si vede Dio senza veli,
Sfaccia a faccia; in cui l’anima si nutre
[del continuo di questo pane di vita.
¡Beata dimora di gloria: dimora tutta
[splendente di luce: non ho gioia più
(grande che di pensare a te; e più il
[mio cuore pensa a te, più si sente in(fiammato di un santo ardore dai tuoi
¡beni infiniti.
Pongo ogni mia gioia nel fissare del
continuo gli occhi del mio spirito verso la sorgente di questaluce; in Te,
Dio mio. luce immortale di questa dimora.
Non posso più parlare, nè soffrire
che mi si parli, nè intrattenermi d’altro che della gloria e della letizia che
si trova in Te, nè cessare un momento dal meditare intorno a queste cose,
fino al giorno in cui mi sarà concesso
di passare dalle pene e dalle preoccupazioni di questa vita mortale, ai fiumi di letizia ed al beato riposo che
non si trova che in Te.
Agostino.
IL CONVEGNO
DELL^A.LCoEo
Come già comunicato il 13
maggio p. V. avrà luogo a Lusena S. Giovanni il Convegno
promaverile A.I.C.E. col seguente
PROGRAMMA
Ore 10,30: Culto.
Ore 12: Pranzo in comune.
Ore 14,30: Conferenza dei
Dott. E. Gardiol sul seguente
tema: « Condizioni patologiche
degli scolari che menomano il
rendimento ». Libera discussione.
Ore 16: Thè. Visita al Giardino di infanzia.
Tutti gli insegnanti e le persone che si interessano dei problemi della Scuola sono cordialmente invitati a partecipare al Convegno.
2
L'ECO DELLE VALLI VALDESI
Franco Davite
Le imprèssionì
di un viaggio in Germania
■ ■ » Jr ' N '' - -i'V ; •' ■ V •
.. *A < » »N.
' . -„a, ,
Secondo la liturgia delle Chiese Evangeliche tedesche, la Comunità canta il primo inno prima che il Pastore
sia sul pulpito e precisamente al posto del nostro preludio, quando il predicatore entra in Chiesa.
La domenica 11 Marzo cantavo
l’inno che in tedesco corrisponde al
nostro 230 coi Valdesi di Schonenberg
aU’inizio del culto di preparazione alla confermazione, nella Chiesa che ha
raccolto le spoglie di Enrico Arnaud
e di cui si vede la prima lapide drizzata contro il muro di fondo, dal lato
opposto del pulpito.
Come in tutte le chiese Luterane,
anche in Schonenberg, dietro il tavolo
della Santa Cena, costruito come un
altare con le candele a fianco della
Bibbia aperta, vi è un crocifisso. Ciò
è piuttosto strano per i nostri gusti e
la nostra teologia riformata; ma occorre precisare subito che i luterani
non attribuiscono afiiatto alla raffigurazione di Cristo in croce quelle caratteristiche e virtù miracolose che ha fi
crocifisso nella Chiesa Cattolica, ma
che per essi è una predicazione scolpita invece che parlata della passione
del Signor Gesù.
Ma anche in questa Chiesa il carattere valdese è mantenuto (oltre che
dal canto che è sensibilmente più lento che nelle altre zone della Germania) da uno stemma col candeliere e
le sette stelle ed il motto valdese, messo ai piedi della croce.
Dopo il battesimo di un piccolo
Talmon che parlerà dialetto svevo, in
vece che uno dei nostri « patois » che
è rimasto solo nel ricordo della generazione precedente, molti fratelli si sono affollati intorno a me dicendomi di
chiamarsi coi nomi a noi ben noti di :
Baret, Barai, Rostan, Gaydou, Roux,
Talmon, ed altri ancora.
E in verità, per parecchi di essi non
c’era neppure bisognò di conoscere il
nome per scoprire la loro origine valdese : i loro volti lo dicevano con sufficente chiarezza.
Mi è stato ricordato un fatto successo durante il pellegrinaggio del
1938: il capostazione di Oetisheim
(la stazione più vicina a Schoenenberg)
si vede avvicinare da un nostro valdese che gli dice : « Scusi, Lei non è un
Grill? » Enorme stupore del tedesco
che si chiama effettivamente con questo nome.
« Come fa a saperlo? »
« Mi guardi in faccia, sono anch’io
un Grill! »
Sembravano due fratelli!
Di fianco alla chiesa, si eleva la casa in cui Arnaud ha abitato ed è morto, trasformata ora in museo con i cimeli valdesi e luterani del periodo
delle lotte religiose.
Si tratta di una casa a due piani,
costruita nel caratteristico stile della.
Bassa Sassonia, con una intelaiatura
di legno visibile che regge tutta la casa e i cui spazi vuoti sono riempiti con
mattoni od altro materiale normale di
costruzione. Siccome il legno è normalmente verniciato o catramato e
rintonaco chiaro, viene creato un sim
Notìzie da Vallecrosia
CASA VALDESE
Ci piace la misura di questo no
me:Caso Valdese. Dice bene alcuni
caratteri di questa opera della Ghie
sa Valdese: l’accoglienza modesta
mente casalinga che attende l’ospi
te, un sentimento di serena frater
nità che subito incanta i sopravve
nuti, il carattere dichiaratamente
ecclesiastico-valdese della Casa che,
beninteso, è aperta a tutti.
Per comprenderne e l’operosità
e le aperture, vale la pena dare uno
sguardo al bilancio di primavera:
1“ Campo di preparazione al
Kirchentag di Francoforte. Una
quarantina di giovani, guidati dal
Dr. Bechtel di Heidelberg, studiano
un tema particolarmente a loro assegnato: Cristo nel mondo. Introducono gli studi credenti giunti fino
dalla Costa d’Oro e dalle Filippine.
2“ Colonia del Centre Social Protestant di Ginevra. Sono di casa
ormai, i ragazzi di Ginevra, e resteremo sempre ammirati della direzione di M.lle Perrot e del lavoro
magnifico del gruppo di monitrici
e monitori.
3“ Conferenza teologica sul problema della pace. Fa seguito a quella di Puidoux è organizzata sotto
gli auspici d’un dipartim. del Consiglio Ecumenico e diretta dal past.
Trocmè, del Movimento della Riconciliazione. Ha una larga rappresentanza italiana e Francese, e non
manca neppure im prete basco.
Hanno introdotto gli studi i past.
Laserre (Rifc^m. di Francia), Yodel (Mennonita, S.U.), Kloppenburg e Niemoelloer (Luter. di Germania).
4® Campo della Ev. Studentinenhaus di Zurigo..- Il gruppo delle
studentesse è guidato dalla Dr.
Marga Buhrig, accoglie persone di
più naziofii, fuse in una comune ricerca delle ragioni della vita alla
luce della parola di Dio.
5° Campo biblico della Junge
Kirche. - I giovani svizzeri tedeschi
sono guidati dal past. W. Keller e
dalla sua compagna: la loro esperienza ed una davvero inesauribile
dedizione fanno di questo campo
una esperienza notevole per ogni
partecipante. E’ stata studiata la
« biografia » di Abramo. Un raduno italo-svizzero per una domenica
ha permesso al part. Taccia, segretario della Fuv, di raggiungerci e
presiedere il Culto.
Naturalmente, non tutto è anda
to liscio: la stagione bizzarra ce ne
ha fatte vedere dele bigie, ha mandato a male la gita del Convitto
di Torre Pellice, ha ridotto ad una
sparuta rappresentanza l’incontro
italo-svizzero (scomparsi i francasi!), ha messo alla prova le capacità dei direttori di campo, dei monitori... Ma v’è pure da rallegrarsi,
e da guardare all’avvenire con la
certezza d’un servizio più efficace
e più intenso. Il programma estivo
autunnale porta sulla trentina il
numero delle « ondate » (così chiamiamo, noi... gente di mare, i campi - colonie - conferenze - incontriecc.) che raggiungeranno la Casa.
A fine ottobre, purtroppo, non resterà nessuno. Avremo lo stesso
daffare, perchè alla partenza degli
ospiti - per amara consuetudine arrivano i muratori, e mettiamo a
posto un’altra cosetta, riassestiamoqualcosa, e ci diciamo: una volta si finirà !
Ogni minimo oggetto, ogni muro
costa un sacrificio, un risparmio
fatto con la fiducia di essere nel
giusto; abbiamo davanti uno scopo
preciso, definito: una Casa Valdese
efficente in tutti i suoi servizi, arredata e corredata a dovere, che sia
uno strumento della Chiesa, dove
si possano ospitare ogni sorta di attività d’insieme, ed m particolare
i bambini, secondo la primitiva destinazione dell’Opera.
Per rendere lo strumento pienamente efficiente ci vorrà ancora del
tempo, certo; intanto pezzo per
pezzo, con quella tenacia paziente
che ogni evangelico valdese conosce, ricostruiamo, miglioriamo, quello che la nequizia dei tempi e l’odio
degli uomini hanno tentato di di■struggere. L. S.
pático contrasto fra il disegno sauro
del legname e il colore generale della
casa.
Sul muretto che divide il cortile dalla strada, una lapide ricorda l’introduzione della patata nel Wùrtemberg da
parte dei Valdesi di Arnaud : « Meravigliosa opera di pace da parte di
un sì illustre eroe » dice la scritta ed
un mio amico aggiungeva scherzosamente : « Chissà che cosa mangiavano i tedeschi prima di avere le patate? » Infatti in talune zone se ne mangia più che da noi in inverno. Il che
è tutto dire!
A qualche km. di distanza i paesi
di Pinache, Gros e Klein Villar, Serre
e. più lontano. Perouse, completano il
gruppo dei paesi « Valdesi » della
Germania.
Questa visita alla zona Valdese è
stata realizzata in un pomeriggio libero dinante un giro nelle Chiese tedesche occidentali fatto per incarico
della Tavola Valdese in favore della
costruenda chiesa di CoUeferro. L’idea
è nata durante uno scambio di idee,
una sera dopo una seduta del Comitato generale di Agape a Crèt Bérard
e la sua realizzazione è stata curata da
quel grande amico della Chiesa Valdese che è il Pastore Kurt Hennig di
Stoccarda che ha fatto più di quanto
fosse pensabile ed immaginabile.
Non solo si è offerto di accompagnare il pastore valdese e di curare la
traduzione, ogni volta che ne fosse necessario, non solo è riuscito a far accogliere U nostro collettore, nella sua
qualità di membro del Comitato direttivo di Agape, nella categoria dei rappresentanti di movimenti evangelici
stranieri ospitati in Germania a spese
di un fondo governativo, ma è pure
riuscito ad organizzare il suo lavoro
alla Jugendkammer (Camera della
gioventù: qualcosa come una FUV
tedesca, ma con compiti più specializzati) in modo da potermi accompagnare dovunque in macchina.
In questo modo« all’estremo interesse dei contatti ecumenici e fraterni
si è venuto ad aggiungere quello, per
nulla trascurabile, dell’interesse turistico!
Quasi 4.500 Km. attraverso alla
Germania occidentale: da Stoccarda
ad Amburgo e Brema e due volte nella zona industriale della Ruhr mi hanno permesso di vedere molte cose interessanti e belle.
Non dimenticherò mai l’impressione dei boschi tedeschi, curati in modo
meticoloso, susseguentisi per chilome
tri e chilometri ai due lati della autostrada sulla quale dei cartelli appositi
invitano a fare attenzione ai cervi ed
ai caprioli che possono attraversare la
via. Boschi neri di abeti dritti come
pali di cemento ed alti oltre ai 25 metri che meritano bene il nome di « Foresta nera » dato ad una gran zona di
essi. Una gran ricchezza per tutto il
paese.
Il Reno, la cui valle abbiamo attraversato due volte: la prima, quando
il freddo aveva ridotto il fiume, fino
allo scoglio della Loreley, ad una banchisa polare, spessa parecchi metri dove nè i rompighiaccio, nè le mine dell’esercito americano erano riusciti a liberare le navi imprigionate nel ghiaccio; la seconda, pochi giorni dopo lo
scioglimento, quando il traffico dei rimorchiatori internazionali era estremamente intenso e l’acqua rimasta nei
prati e nelle campagne indicava ancora il livello raggiunto dalla inondazione.
La zona industriale delle miniere e
della industria pesante, e le città quasi completamente ricostruite, mi hanno dato un’idea impressionante della
alacrità e della capacità di ricostruzione dei tedeschi. Si vedono ben poche case vecchie nelle città, per non
parlare di Pforzheim (una cittadina di
orologiai vicino a Stoccarda che in
una notte di bombardamento ha perso 34.000 dei 35.000 abitanti che la
componevano ed andò totalmente distrutta). Qra non presenta più molti
segni della rovina, ma nessuno degli
attuali abitanti si ricorda della città
prima della gùerra!
Ma soprattutto forti sono state le
impressioni ricevute nelle Comunità
tedesche.
Ovunque sono stato accolto come
un fratello conosciuto da sempre e che.
semplicemente, era stato molto tempo
lontano.
Nè le difficoltà della lingua che si
facevano sentire nonostante tutto, nè
le prevepzioni reciproche che potevano essere sorte durante la guerra, nè
differenze confessionali e liturgiche
hanno avuto una qualsiasi importanza. L’unità di credenti in un unico Signore ed animati da una stessa speranza è stata più forte di ogni altra.
Molto notevole l’interesse per la nostra Chiesa e per l’evangelizzazione
che è conosciuta da un sempre maggior numero di Tedeschi attraverso
Agape. Talora sono stati questi giovani stessi ad organizzare le mie conferenze e la loro propaganda con molto successo.
Sono stato estremamente colpito, la
prima sera ad Heilbronn. Dovevo pallare nella Chiesa di S. Chiliano (il patrono dei vignaioli, per chi interessa!)
Vi giungiamo di notte e ci troviamo in
mezzo ad impalcature di muratori, li
Praelat (titolo ecclesiastico mantenuto
nel Wùrtemberg) mi precede e si avventura su di una tavola da impalcatura gettata su pozze d’acqua in mezzo a materiali di costruzione d’ogns
sorta.
La Chiesa nella quale cominciavo
a chiedere aiuti per costruire il Tempio di CoUeferro, non solo era andata
distrutta durante la guerra, ma non
era ancora completamente ricostruita!
Vi assicuro che mi sono sentito
molto a disagio e con la coscienza
molto poco a posto per questo fatto,
e dietro a me sentivo che doveva mettersi tutta la nostra Chiesa!
A Wuppertal, la « Chiesa Vecchia »
è la costruzione più moderna e razionale che abbia mai visto in fatto di
chiese, essendo ricostruita da poco,
ed a Amburgo il Pastore mi ha regalato una bella xilografia della sua
(continua in 4.a pag.)
la IETTATURA
LE FESTE DI CMTO
Le feste di canto delle Scuole Domenicali avranno luogo la domenica 6
maggio alle ore 15:
per la Valle del Pellice: nel Tempio di Torre Pellice
per la Val S. Martino; nel Tempio
di Pinerolo.
Le prove d’insieme avranno luogo
alle ore 14 nei soliti locali.
Il pubblico è cordialmente invitato.
La Commissione del canto sacro.
La parola viene dal verbo jettare
o gettare.
Gettare che cosa? Gettare il macchio, la cattiva sorte, la maledizione. Lo jettatore — colui che, con
uno sguardo o una stretta di mano,
getta su qualcuno, anche senza volerlo, la propria triste influenza —
acquista presto una funesta reputazione. Lo si scansa, lo si abbandona
al suo triste destino.
Per proteggersi efficacemente v’è
un mezzo soltanto-, semplice quanto
efficace: occorre portare su di sè —
nel portafoglio,in tasca, appeso alla
catenella dell orologio fquando non
si usava il bracciale al polso) una
cosettina qualunque, purché prenda
la forma di un corno: in osso, in
avorio, in corallo, in vetro, in argento, in oro: un minuscolo cornicello, magari una manina che, con
due dita, faccia le corna. Allorquando uno sente su di sè la mala
influenza della jettatura, ci si affretta a toccare quell’amuleto. La
cattiva sorte, allora, penetra dalla
punta ed esce dalTaltra parte. Se
ne va... chissà dove! Lo scopo è raggiunto. Si è salvi! Allo stesso modo,
nelle campagne, è salvo il bestiame
quando viene fissato sull’uscio della stalla un grande paio di corrm di
bove...
Ditemi: non vi pare che stiamo
parlando delle stregonerie di una
tribù di aborigeni nel centro dell’Africa?
In mancanza di corna, si può
stornare il malocchio mediante un
semplice chiodo, una chiave, un oggetto qualsiasi, purché sia di metallo e più o meno aguzzo. Particolarmente efficace è il ferro da cavallo, appeso sulla porta di casa,
perchè ha due punte : la iettatura
entra da una parte ...ed esce dall’altra... o viceversa! Se, purtroppo, non si ha sottomano una cosa
appuntita, basta, alla peggio, toccare un oggetto, purché sia di ferro:
tocca ferro! Se non c’è altro, è persino ammesso utilizzare i pezzetti dì
ferro acquati che proteggono le punte e i tacchi delle scarpe dei bambini e dei padri di famiglia parsimoniosi.
Non insisto sull’ignoranza, la superstizione, l’assurdità di tutta questa storia della jettatura. Rimane il
fatto e precisamente la fede — presso un po’ tutte le classi sociali —
in un’influenza magica o demoniaca
che si concentra in certi individui e
da cui ci si può ipso facto liberare
presentando un qualsiasi oggetto
metallico appuntito, perchè il maligno possa... infilarvisi!
« 4c ^
L'efficacia degli amuleti contro il
malocchio è maggiore allorquando
sono stati benedetti, mediante formale speciali, pronunziando svariati- scongiuri e molteplici a obiurgazioni ». Sentite questa.
Qualche anno fa — in una città
pure « evoluta e cosciente » come
Milano — ho notato con i miei occhi
quanto segue;
Era stata inaugurata — abbondantemente ’’benedetta”, una delle
grandi porte nuove della facciata del
Duomo, ornata di splendidi altorilievi rappresentanti delle scene delI Antico e del Nuovo Testamento.
Dopo qualche tempo — su due di
questi altorilievi — si poteva osservare un punto in cui il bronzo era
più levigato e sopratutto più lucido
del rimanente.
Queste due « sporgenze » più levigate e più lucide erano, da una parte — nella Natività — un piede della Madoniui e, da un’altra parte __
nella Flagellazione — il tallone
d'uno dei fustigatori.
11.. .fenomeno .si spiegava facilmente osservando l’atteggiamento
dei devoti: gli uni baciavano il piede sporgente della Vergine; gli altri
strofinavano col fazzoletto il piede
ugualmente sporgente dell’aguzzino ;
altri ancora facevano, contemporaneamente, l’una e l’altra... devozione : davano il loro bacio da buoni
cristiani, strofinando il tallone da
perfetti pagani. Le due... strofinature si equivalevano, anzi, si completavano! Contro la iettatura, le
due punte metalliche avevano la
stessa importanza perchè avevano la
medesima efficacia. Ognuna di esse
poteva costituire il veicolo del miracolo! Eventualmente... una delle
due sarebbe valsa!
Il bello è che... ci credevano!
Giovanni E. Meille
3
L’ECO DELLE VALU VALDESI
— S
LA FESTA DELLE CORALI
nelle valli Pellice e Chisone
La festa di canto delle Corali ha
avuto luogo a Torre Pellice, domenica 22 aprile; regolarmente e ripetutamente annunziata dal nostro giornale, essa ha anche goduto quest’anno
di una propaganda speciale: // Gazzettino Padano l’ha segnalata ai radioascoltatori; un settimanale locale le
ha consacrato la sua lirica prosa ad
uso e consumo dei « valligiani »; risultato? Un tempio semivuoto! D pubblico di Torre Pellice era assente. Circostanze attenuanti? La pioggia che è
caduta incessante fino alle ore 14? La
neve che aveva fatto la sua apparizione nella mattinata fin sulle sponde
della Bialera Peyrota? Il termometro
che segnava, in pieno pomeriggio sette gradi soltanto sopra zero? Ci spiace per la « capitale », ma non possiamo concedere le circostanze attenuanti, perchè è proprio la « città » di Torre Pellice che era assente! Quella città
che delle avverse condizioni atmosferiche proprio non aveva da soffrire
particolarmente.
Allora?
Allora bisogna riconoscere che c’è
qualcosa che non va; nel pubblico o
nelle feste di canto? Questo assenteismo del pubblico di Torre Pellice,
che già è stato segnalato per il passato, e che si manifesta in modo ancor
più brutale in occasione della festa di
canto delle Scuole Domenicali, in cui
l’assenza del pubblico è totale, pone
un interrogativo, a cui non possiamo
evidentemente rispondere. Comunque
è bene ricordare che esso esiste.
E un interrogativo lo pone pure la
partecipazione delle Corali. Erano
quest’anno, come, salvo errore, lo scorso anno: tre (prescindendo da Torino); Angrogna, Torre Pellice, Luserna S. Giovanni. Assenti Rorà, Villar
Pellice, Bobbio Pellice. Una situazione che evidentemente non è allegra; e
tanto poco lo è, che il presidente della Commissione del Canto Sacro pastore E. Alme, il quale negli, apni
scorsi aveva sempre fatto risuonare la
nota della speranza cristiana ; ...« Speriamo, l’anno prossimo, di vedere fra
di noi le Corali assenti quest’anno ».
quest’anno non si è sentito di ripetere per l’ennesima volta la frase ottimista! Anzi, si è lasciato prender la
mano dal pessimismo, avanzando l’ipotesi che anche la corale di Angrogna, l’anno prossimo, possa cedere alla tentazione di trovare delle « particolari sfavorevoli circostanze » per
non partecipare alla festa di Canto,
destinata ad esaurirsi in un confronto
tra i due colossi di Torre e Luserna
S. Giovanni. E nelle « coulisses » circolavano voci allarmistiche sulle condizioni di salute di uno dei due colossi!
Comprendiamo perfettamente che
non tutto vada liscio nelle nostre corali; sappiamo perfettamente che le
crisi possono sempre manifestarsi; ci
rendiamo perfettamente conto che una
corale non può sempre mantenere il
livello di perfezione artistica raggiunto; tutto questo è perfettamente naturale. Quello che non è naturale è questo appartarsi, questo rinchiudersi in
sè, finché non si sia raggiunto il grado
di forma voluto. Soprattutto non comprendiamo l’assenza dai canti d’insieme.
E qui tocchiamo indubbiamente il
punctum dolens. Non insistiamo sull’argomento, perchè il pastore E. Aime lo ha concisamente e chiaramente
prospettato ai cantori; le feste di canto, pur con tutto il rispetto che si deve all’Arte ed alla Tecnica, non sono
dei « confronti », ma degli incontri
fraterni in cui ciascuno riceve dagli altri nella misura in cui egli dà. E nella
esecuzione dei canti d’insieme e degli
inni cantati dalle singole corali è il
mezzo migliore per « cantare di cuore ».
Se non è possibile dovunque costituire una corale, non sarebbe possibile dovunque di costituire dei gruppi
di cantori per esercitare i cantici che
verranno cantati dmrante il culto? Perchè questi « esercizi di canto » esistono già, e con buoni risultati, in molte
chiese (forse non molte nelle Valli,
dove è più facile costituire una Corale che canta un bel coro a Pasqua ed
a Natale, che non dei gruppi che si
impegnino a cantare regolarmente in
chiesa).
Ma lasciamo gli interrogativi e veniamo alla cronaca della Festa che ha
inizio con un quarto d’ora di ritardo
sul tradizionale quarto d’ora valdese.
Presiede il pastore F. Sommani che
dà poi la parola al presidente della
Commissione di Canto sacro, che, come già abbiamo detto, precisa gli scopi di questi incontri. I canti d’assieme
sono, diretti con la, consueta competenza dal maestro f. Rivoire; di particolare interesse l’esecuzione dell’inno:
La stella del mattino, prima esecuzione di un inno che viene proposto dalla competente commissione per l’inclusione nel nuovo innario, e quella
dell’inno 32 (il noto salmo àelle battaglie) che viene cantato nella nuova
revisione proposta per l’inclusione nel
nuovo innario.
Ottima la direzione; forse non proprio ottima l’esecuzione: abbiamo avuto l’impressione che alcuni cantori
fossero alle prese per la prima volta
con gli inni; ma potrebb’essere un’impressione errata!
Nell’esecuzione dei cori. Torre Pellice (dirett. maestro F. Corsani) ci ha
fatto ammirare la potenza delle sue
voci in « Mottetto di lode e di ringra
ziamento » (di R. Bartmuss)', S. Giovanni (dirett. G. Albarin) un’accurata
ricerca di nuances in t Prince de
Paixt (di Ignoto); Angrogna (dirett.
E. Aime) ima intelligente interpretazione del testo: « Viàas à nous, oh!
Sauveur » (di W. A. Mozart).
Al maestro F. Corsara è andata la
gratitudine del pubblico per l’esecuzione di tre brevi brani all’organo;
Frescobaldi: Toccata; Vivaldi-Bach:
Adagio dal concerto in re; Bach : Corale; In dolce giubilo.
Nei locali del convitto, la Corale di
Torre Pellice offre quindi un caldo ed
apprezzato ricevimento ai cantori, dopo che il pastore F. Sommani ha espresso ai coralisti la riconoscenza del
pubblico. ____ tep.
Cronaca lieta e festosa quella della
festa di canto del Val Chisone che ha
visto l’adunata a Pomaretto, domenica 27 aprile di 6 corali che hanno occupato i tre quarti del tempio, lasciando al pubblico, che era accorso numeroso la possibilità di « arrangiarsi »
con sistemazioni di emergenza. Il classico ambiente « valdese », dove ci si
sente « chez soi », dove tutti si « cousinent », dove l’abbondante « quart
d’heure vaudois » di attesa è utilmente impiegato in festosi convenevoli che
danno al tempio una nota di calda intimità. Le note dell’organo accompagnano l’ingresso del corteo dei cantori; il pastore P. Maurauda legge la parola di Dio; il presidente della Comm.
di Canto ¿ero, pastore E. Aime, rivolge un cordiale saluto ed una parola
di incitamento ai coralisti: il loro canto costituisca sempre più un impegno
di risveglio in questa nostra sonnolenta vita ecclesiastica.
Ha quindi inizio la manifestazione
corale.
La prima parte consiste nell’esecuzione di inni da parte delle singole
corali. Ascoltiamo così Prarostino (dirett. Signora Peyrot): n. 32 innario;
Pramollo (dirett. Emilio Giordano):
n. 83 innario; Pinerolo (dirett. signor
Vicino: qualcuno'sussurrava: 86 anni! Ma nessuno ci ha potuto credere!
Ma se fosse vero, che lezione, giovani amici, questo entusiasmo e questa
passione!); n. 143 innario; Torino (dirett. signor Cesk: n. 159 innario; San
Germano (dirett. signora Delia Beri):
n. 70 di Psaumes et'cantiques, nell’armonizzazione di Bach; Pomaretto (dirett. prof. Matilde Tron): n. 215 innario.
Dopo un intermezzo d’organo, con
un concerto di Haendel eseguito con
la consueta finezza e intelligenza dal
maestro Ferruccio Rivoire ha avuto
inizio la seconda parte; l’esecuzione
dei cori che si sono seguiti nel seguente ordine: Prarostino: Oh! patrio suol
(Bost): Pramollo : Le cloches de Noël
(Huguenin): Pinerolo: Pastorale de
Noël (Gastoldi): Torino: Mottetto
(Bartmuss) (gli intenditori hanno potuto fare preziosi confronti con l’esecuzione dello stesso brano fatta dalla
Corale di Torre Pelli«, la domenica
precedente); S. Germana : Un enfant
(continua in 4.a pag.)
Parla un accademico!
Il Messaggero, autorevole quotidiano di Roma, nel suo numero del 20
aprile, segnalatoci da im cortese lettore, riferisce sull’inaugurazione di una
nuova sala di conferenze del Centro
Studi di S. Luigi di Francia: un avvenimento culturale-mondano-religioso
di primordine, quali soltanto Roma
può offrire; presenti autorità religiose
e diplomatiche, ben « dieci cardinali,
il vice-Camerlengo di S. Chiesa, S. E.
Petrilli, presidente del Consiglio di
Stato, tutti i generali delle corporazioni e ordini religiosi residenti in Roma
A questo « esercito infinito di frati,
suore, seminaristi e sacerdoti di ogni
nazione » ad « alcune centinaia di elegantissime signore » di professori
e studiosi, ha parlato un insigne studioso, autorevole rappresentante della
cultura cattolica francese: Daniele
Rops, académicien, autore, fra l’altro
di una suggestiva Histoire de l’Eglise
du Christ in parecchi volumi, di cui
due particolarmente interessanti: L’Eglise de la Renaissance et de la Réforme (t. I: Une révolution religieuse;
la Riforme protestante) (t. II: line ère
de renouveau: la Riforme catholique).
Dal resoconto dell’autorevole quotidiano romano apprendiamo che lo
accademico oratore avrebbe dimostrato « la falsità dell’assunto che fu base
della cosidetta Riforma protestante,
d’una decadenza progressiva della
Chiesa, tale da giustificare lo scisma
di Lutero »; avrebbe inoltre mostrato
« come attraverso i secoli la Chiesa
abbia sempre spontaneamente provveduto a riformarsi, con i nuovi ordini
religiosi, con le modificazioni della
disciplina e del rituale; la Controriforma, che ha per esponente principale il Concilio di Trento, si dovrebbe
chiamare più esattamente: Riforma
cattolica, ed ha valore per sè, non già
per opposizione al protestantesimo ».
Nel testo del resoconto romano sta
scritto: ha mostrato; abbiamo preferito usare il condizionale, perchè abbiamo sott’occhio il già citato volume
di 600 pagine che Daniele Rops ha
consacrato alla Riforma protestante, e
in modo particolare il centinaio di pagine che egli consacra, col capitolo III :
Une crise de l’esprit: Vébranlement
des bases chrétiennes.
In questo capitolo, lo storico cattolico, premesso che la fede, nel periodo deirUmanesimo e del Rinascimento rimane vivente, e, anzi, in un certo
senso rifiorisce con nuove forme di
devozione (alla Vergine, per esempio),
procede ad un’analisi singolarmente
suggestiva della vita religiosa in seno
alla Chiesa romana. Egli (Daniele
Rops) osserva che vi è poca « pratique
véritable »; che il « caractère spectaculaire » predomina in tutte le manifestazioni ecclesiastiche; che è lecito
parlare di una « religion sans équiUbre » ossessionata dalla paura, e che
ricorre « aux superstitions, à la sor
cellerie »; anche il clero subisce « Tinfluence déprimante du temps: amour
du lucre, relative inconduite ecc. ».
E così Daniele Rops pone l’angoscioso interrogativo: L’Eglise réagitelle? E risponde con grande cautela:
in un certo senso, si; per esempio con
« les Ordres monastiques, efforts méritoires de réforme...: mais celà reste
limité... Le développement, incontestable. des sciences se fait en dehors de
la ligne chrétienne ».
Un nuovo mondo nasce : « L’Eglise saura-t-elle en faire un monde chrétien? »
Nel capitolo TV, consacrato ai « Papes de la Renaissance », Daniele Rops
studia i fenomeni di questa travagliata gestazione; luci: integrità dottrinale, fede ancora salda nel popolo,
gran numero di santi; ombre: nepotismo preoccupante, l’humanisme (qui)
aboutit à l’immoralité, au scéptìcisme,
la Papauté (qui) se laisse contaminer....
aggravation de la crise, déjà ancienne
du clergé, désagrégation de la religion.
E conclude ; « L’Eglise, angoissée, réclame la réforme, mais la carence des
Papes la fait dangereusement attendre ».
Niente decadenza progressiva... tutto spontaneo il movimento di Controriforma, avrebbe detto e dimostrato a
Roma, Daniele Rops! Siccome non,
possiamo credere che un accademico
di Francia dimostri a Roma che è falso quanto egli scrive a Parigi, non ci
rimane che la dolorosa impressione
che il cronista di un autorevole quotidiano non abbia capito nulla di
quanto ha detto l’illustre oratore!
Perchè Daniele Rops, che non ha
molta simpatia per Martino Lutero e
professa il più rispettoso ossequio alla Gerarchia di Santa Romana Chiesa
che gli ha concesso regolare nulla osta
e imprimatur, a pagina 396 del succitato volume, di cui due esemplari sono stati « imprimés spécialement pour
Sa Sainteté Pie XII et Son Eminence
le cardinal Grente » scrive quanto segue, a proposito di quel Lutero, che
egli giudica severamente « pour l’affreux déchirement que subit la Tunique sans couture » :
« Mais aussi, en affrontant l’Eglise,
durement, tragiquement, à ses problè- ,
mes, n’est-ce pas lui (Luther) qui l’a
contrainte à sortir enfin de ce bain de
boue, de facilités, de connivences, où
le meilleur de l’âme chrétienne s’enlisait? Sans lui, sans la peur qu’il suscita, eût-elle été entreprise cette réforme authentique, opérée dans la fidélité et la discipline, dont tant d’esprits connaissaierü l’exigence, mais
que si peu de caractères osaient réaliser? Dialectiquement c’est de l’Eglise
de Wittemberg et de la Confession
d’Augsbourg qu’est sortie, pour une
large part, l’Eglise du Concile de
Trente ».
L. A. Vaimal.
B
REVE SOMMA RIO DI STO RIA V A L- DE S E
Questi tre malanni affiissero notevolmente la popolazione valdese durante la prima metà del 600, e se i
primi due sono in fondo ricorrenti e
periodici nella storia valdese, la peste fu veramente una catastrofe senza
precedenti e per fortuna senza esempi successivi.
Quanto alle alluvioni dei tre torrenti delle valli, Pellice, Germanas^
e Chisone, e dei loro affluenti, non in
questo periodo soltanto ci sarebbe da
' dire; in tutto il periodo, infatti, di storia locale che ci è noto, noi troviamo
questo grave malanno ripetersi regolarmente a distanza di anni, od anche
da un anno all’altro, e credo si possa
dire che il fondo valle delle nostre
vallate ha cambiato sovente di aspetto secondo il nuovo corso che il torrente si va scavando, mentre il vecchio ritorna pian piano ad essere prato o bosco. Nè oggi la difesa approntata dall’uomo ci sembra migliore di
quella di alcuni secoli fa, quando alla
violenza delle acque si opponevano
file di pali piantati in terra.
Fu precisamente nel 1629, m agosto, che una tromba d’acqua si precipitò sulle comuni alture di Bobbio e
di Frali, riversandosi poi con impeto
su questi due paesi, e mentre il secondo non ebbe danni seri, a Bobbio le
acque congiunte del Pellice e del Cruel
Alluvioni, frati e peste
raggiunsero la piazza e le case più
basse, salvo poi a spostarsi più sulla
destra e seminare nella bassa valle
gravi danni nei prati e nei coltivi.
I frati invece, che già erano stanziati nelle valli con irregolare presenza, in quello stesso periodo si installarono definitivamente in talune parrocchie, come a Torre, ove durarono
poi fino alla Rivoluzione Francese, e
provvisoriamente in talune altre, ove
l’opposizione degli abitanti, in totalità valdesi, rendeva loro grama la vita; salvo poi a procedere nei loro riguardi con metodi più draconiani,
come sarebbe avvenuto a Rorà, ove
alcune robuste donne si caricarono gli
intrusi a spalle e li portarono fuori
dell’abitato, interpretando molto letteralmente le disposizioni che avevano appoggiato l’arrivo dei frati e per
cui nessun uomo avrebbe potuto toccarli... Infatti queste missioni, del resto più o meno pacifiche ed anche più
o meno inutili, erano protette dall’autorità, e non si dimentichi che il periodo vedeva ovunque un rinnovarsi
di fervore cattolico e di attività controriformistica. La polemica religiosa
ebbe una discreta fioritura, e l’uomo
del giorno nelle valli fu in quegli anni
il pastore e storico Pietro Gilles, autore di numerose opere di polemica
contro il prefetto delle missioni Belvedere e soprattutto contro il priore
di Luserna, Marco Aurelio Rorengo,
anch’egli autore di una storia valdese.
ad usum delphini, naturalmente!
Si stavano preparando gli spiriti per
un’azione decisiva contro gli eretici,
allora più che mai « extir pandi »!, e
sciaguratamente conclusa con le Pasque Piemontesi.
Intanto un gravissimo male, la peste del 1630, così ben descritta dal
Manzoni, raggiunse anche le Valli, lasciandovi tracce profonde. Ne fu tocca prima la Val Perosa e la Val San
Martino, e in agosto anche la Val Pellice, ove si scatenò d’improvviso e seminò centinaia di vittime in pochi
giorni. Il caldo estivo rendeva più crudele U male, nè i rimedi umani servirono molto a diminuirlo: già la medicina a quei tempi era una scienza
piuttosto rudimentale e campo di magiche e misteriose ricette; U vero dominio di emeriti cialtroni, i quali per
altro credevano alle ricette o alle cure
strampalate, che invece di sanare la
gente, acceleravano la sua dipartenza.
La malattia, come un antico mostro,
esigeva le sue vittime umane, seminando la morte senza distinzione di
età, di sesso e di condizione: si pensi
che Torino perse allora ottomila dei
suoi undici mila abitanti e che Pinerolo su quindici mila ne perse due
terzi! n terribile male fece strage durante l’estate, placandosi poi al primi
freddi autunnali: si trovò allora che
tutti i pastori erano morti nel contagio, meno il reverendo Pietro Gilles e
Valerio Gos; si presero essi allora la
cura d’anime di una valle ciascuno, in
attesa -dei rinforzi, che giunsero dalla
Svizzera nel corso deU’invemo.
U morbo risorse con la primavera
ed ebbe ancora una fase assai acute,
salvo poi a sparire di colpo. Fatti i
conti grosso modo, ci si rese conto che
in Val S. Martino, Perosa e S. Bartolomeo erano morte circa sei mila persone, ed altrettante in Val Luserna:
solo a Torre Pellice, 800 valdesi erano morti. Le cifre ce le dà il buon
GUles, il quale superò la malattia ptu:
perdendovi quattro figli: egli ce l’ha
descritta in alcune pagine di cosi evidente e vivente freschezza che non
hanno nulla da invidiare a certe pagine del grande Manzoni, hanno anzi
il carattere del dramma vissuto di persona.
Notevoli furono le conseguenze del
contagio: nel campo economico sociale, la diminuzione di due terzi della popolazione (che poi le successive
persecuzioni provvidero a mantenere
costante!) determinò un abbassamento del livello normale ddVhabitat, e
furono abbandonati da allora gli alti
villaggi, fino a quel tempo abitati tutto l’anno (Chiabrano, ad es., rimase
completamente deserto per vari anni).
Nel campo ecclesiastico, la sostituzione di tutto il corpo pastorale valdese
con elementi svizzeri e francesi, pare
abbia interrotto la grande severità della disciplina che fino allora regnava,
introducendo d’altra parte usi e costumi decisamente svizzeri, e soprattutto la lingua francese, che divenne
allora la lingua ufficiale della Chiesa
Valdese. Anche Gilles, che aveva scritto la sua storia in italiano, la stampò
poi nel 1644 in quel francese così fresco e gustoso, che non ci fa per nulla
lamentare del forzato cambiamento.
Augusto Armano Hugon.
4
4 —
L’ECO DELIÆ VALLI VALDESI
Î
La voce delle Comuiiità
Angrogna (Capoluogo)
Domenica 15 aprile, nel corso di
un simpatico trattenimento familiare
nella nostra nuova sala, l’Unione delle Madri ha dato il suo affettuoso
benvenuto nella Chiesa ai catecumeni
delle Comunità del Serre e del Capoluogo testé confermati.
Ringraziamo di cuore il gruppo
delle giovani e dei bambini che han
no collaborato con zelo alla buona
riuscita di questa manifestazione.
Ringraziamo le Unioni di Prarostino. Coppieri di Torre Pellice, Bobbio
Pellice per la cordiale accoglienza che
hanno riservato agli Unionisti di Angrogna. e. a.
Angrogna (Serre)
L’uomo nasce, vive... poi muore.
Dopo un lungo silenzio la comimità di Angrogna Serre fa sentire la sua
voce per dar conoscenza ai lettori dell’Eco, degli avvenimenti della sua vita
Comunica la nascita di Gaydou Rolando Giuseppe (Sali) e formula auguri ai genitori e al bimbo.
Partecipa i matrimoni di Buffa Fernando (Odins) con Monnet Edina Agnese (Sarsa) e di Benech Delio (Arcia) con Chiavia Mafalda (Coulege).
Ai novelli sposi fervidi auguri;
« Oggi il profumo dei fiori, domani il
sorriso dei bimbi ».
Ricorda coloro che il Signore ha
chiamato ad altra vita: Adelina Malan in Hustache (SerreMalan), Piston
Margherita ved. Coisson (Cougn),
Chiavia Ely (Pradeltorno).
Ai familiari che sentono il dolore
della dipartenza, esprime la sua profonda solidarietà cristiana. In modo
particolare vuol far giungere l’espressione della sua più viva e sentita simpatia alla famiglia Pons Onesio per
la sua speranza ed attesa mutatasi in
dolore.
La comunità ha avuto il privilegio
di ritrovarsi attorno alla Parola del
Signore in varie circostanze oltre che
nei culti, riunioni e Unioni Giovanili.
Ricorda e ringrazia i vari visitatori: il colportore sig. Bertolino, per le
sue buone visite nelle nostre famiglie.
L’« Equipe » della « Pradeltorno » per
la sua voce missionaria; il signor Tosta e sig. Taccia per l’interessante esposizione della vita Malgache; il sig.
Marco Gay per la sua visita all’Unione ed il particolare messaggio rivolto
ai giovani; il sig. Aime per la sua collaborazione nelle riunioni quartierali;
il sig. Nisbet per averci dato l’occasione di ascoltare il messaggio di Billy
Graham; il sig. Varese per il suo sentito messaggio domenicale.
Ringrazia la corale di S. Lorenzo
per la sua attiva partecipazione al
culto di Capo d’anno.
I culti di confermazione e di Pasqua sono stati particolarmente frequentati. A questi culti ha partecipato la corale del Serre innalzando la
sua voceal Signore.
E’ triste però dover constatare come la maggioranza della comunità si
limiti a manifestare la sua fede e il
suo amore per Dio soltanto in alcune
circostanze.
Vogliamo ancora e più che mai sperare in un risveglio che conduca ogni
membro sulla via della rigenerazione.
Una lettera del dott. ing. G. Almodo, da Aden (Arabia) ci ha portato
una dolorosa notizia:
« Il giorno 8 marzo, in occasione di
uno sciopero di operai arabi, il sig.
Edoardo Rivoira, si recava con due
sudi compagni di lavoro su un roccione battuto dalle onde del mare per
staccare ostriche dalle rocce stesse.
Ad un certo momento un’ondata
più forte delle altre lo ha ghermito e
trascinato in mare. Inutilmente i suoi
compagni, poco esperti di nuoto, hanno tentato di portargli aiuto, perchè le
-- ——
X'ia ], li e m rai i
Lino Graneri : Giuda Iscariota - Tragedia (Ediz. Finzia - Roma - pag.
95 - L. 300).
Se le buone intenzioni fossero sufficienti per fare un’opera d’arte, questa tragedia di Lino Graneri sarebbe
tale, poiché le buone intenzioni sono
evidenti e non poche. L’autore ha voluto portare sulla scena il dramma
psicologico di Giuda Iscariota, per
scoprirne il dubbio che lo ha portato
a tradire il Maestro. Purtroppo le intenzioni sono rimaste allo stato evanescente di pie intenzioni e ne è venuto fuori ima tragedia in 6 quadri, dei
quali tutto si può dire, tranne che costituiscano, anche da lontano, un’opera, non diciamo d’arte, ma neppure
un'opera nel senso materiale della parola.
Dal linguaggio goffamente ampolloso, alle effusioni pseudo francescane; dalle didascalie retoricamente misticheggianti al dialogo verboso, è tutto un susseguirsi di parole di cui non
si riesce a capire la necessità. Comunque un merito si può riconoscere all’autore: quello di farci sentire il bisogno di ritornare al puro racconto
dell’Evangelo.
Salvatore Tortorelli; L’unità dei
cristiani (27 pagine - Reparto pubblicazioni deirOpera Evangelica
Battista d’Italia - Piazza in Lucina,
35 - Roma) — L. 50.
Questa pubblicazione ci dà il testo
di una conferenza del pastore battista
Salvatore Tortorelli, tenuta nell’Istituto biblico « Savonarola » di Portici. H
conferenziere pone due interrogativi;
E’ mai esistita una unità dei Cristiani?
e, subordinatamente, se non è mai esistita o tarda ad attuarsi l’unità dei
Cristiani, è possibile sollecitarla?
Nella prima parte della conferenza,
l’oratore, a conclusione di una breve
indagine storica intesa a dimostrare
che l’unità e l’integrità della Chiesa
non sono mai esistite, neppure nel periodo apostolico, afferma che « il Cristianesimo è uno in Cristo, cioè nella
SIICI orìgine divina, ma molteplice nel
le sue estrinsecazioni umane; ed è in
questa molteplicità d’esperienza che
si manifesta la sua perenne vitalità ed
il suo universalismo nel tempo e nello spazio. Però dobbiamo riconoscere
che il Cristianesimo manifesterà più
luminosamente il suo carattere divino quando, oltre che nell’origine e
nelle parziali realizzazioni, potrà annoverare l’esistenza prospera e felice
in tutta la sua compagine, costituendo
un sol gregge sotto la guida d’un solo
Pastore, Gesù Cristo ».
Nella seconda parte il conferenziere prospetta quali siano le possibilità
di realizzazione dell’ideale: un sol
gregge, un solo pastore: Gesù Cristo,
nella nostra società, in questo tempo,
ed analizza i presupposti di un efficace ecumenismo, alla luce del messaggio evangelico.
Uno studio, scritto in forma piana,
che potrà essere non inutilmente meditato.
L’INTERPRETE DELLA BIBBIA
{rivista teologica battista) (numero unico 1956): al sommario tre studi:
Paolo Sanfìlippo: Della civiltà cristiana e del « Regno »; Heber Peacock:
La cena del Signore; Taylor C. Smith :
Lo scopo secondario del quarto Vangelo.
(Ed. Casa edit. battista - Piazza in
Lucina, 35 - Roma - 37 pag. L. 200).
Di particolare interesse lo studio
del dott. Peacock, docente di Nuovo
Testamento nel Seminario Battista Internazionale di Riischlikon (Zurigo);
in esso vengono analizzati i vari racconti biblici allo scopo di trovare la
forma originale delle parole usate da
Gesù, allorché istituì la Santa Cena.
FOI ET VIE (n. 2 mars et avril).
Di particolare interesse questo numero, per i suoi tre studi consacrati alla
Comunità: André de Robert: La
Communauté; Hébert Roux: Note sur
les communautés et les voeux dans
une perspective biblique et réformée.
Science et miracle di Théophile Kahn
offre pure argomento di meditazione
sempre più attuale.
lector.
onde lo haimo subito porìàto al largo. Richiesto l’aiuto dei barcaioli, venne ricuperato dopo più di mezz’ora.
Gli verme praticata la respirazione artificiale dal sig. Peter Besse, ma a nulla valse.
D giorno stesso si svolsero i funerali, col concorso di quasi tutta la colonia italiana, a cui egli era ben noto
per la sua laboriosità, bontà e gentilezza di animo ».
La comunità di Angrogna prende
viva parte al dolore dei familiari invocando, su quanti piangono per l’avvenuta partenza del nostro fratello
lontano, le celesti consolazioni.
Domenica, 22 aprile, hanno avuto
luogo i funerali della nostra sorella
Ricca Lidia in Coisson, deceduta all’età di 80 anni ai Coisson-Ricca.
Hanno portato il messaggio della speranza cristiana il pastore R. Nisbet,
direttore della Casa delle Diaconesse,
ed il pastore Giovanni Bertinatti, cappellano del Rifugio Carlo Alberto, di
cuie direttrice la figlia della defunta
suor Susanna. Ai familiari rinnoviamo
la nostra cristiana simpatia.
Prarostino
I fatti della Passione e della Risurrezioiie del nostro Signore Gesù
Cristo sono stati ricordati e meditati
dalla Comunità nel corso di vari culti CUI hanno preso parte vaste assemblee di fedeli.
La i< Settimana Santa » si è iniziata la domenica delle Palme con il
ricevimento nella piena comunione
delia Chiesa dei seguenti giovani
Bertalot Rina, Forneron Chiara,
Forneron Edda, Rivoiro Franca’
Robert Rina, Avondet Valdo, Bourne Elio, Costantino Elio, Forneron
Renato, Gardiol Ugo, Codino Pierino, Codino Robérto, Odino Ferruccio, Malan Marcello, Paget Bruno,Paschetto Franco, Rivoiro Luciano.
II Signore della Chiesa li sostenga
nella vocazione della loro fede e li
guidi nelle Sue vie...
La sera del « giovedì santo »,
malgrado una intensa pioggia, un
buon numero di fratelli e sorelle si
c riunito nelTempio per un culto
liturgico, nel corso del quale abbiamo letto i fatti della Passione e celebrato la Santa Cena. Il giorno di
« venerdì santo » il culto è stato
tenuto nella Cappella del Roc e nella scuola di Roccapiatta. Abbiamo
portato la nostra meditazione sul
« processo di Gesù ».
Domenica di Pasqua, favoriti da un
bel sole, il Tempio gremito per il
culto di resurrezione. Alla celebrazione della Santa Cena, ha preso
parte un gran numero di presenti.
La Corale, diretta dalla Signora
Anna Peyrot, ha dato la sua collaborazione ai culti delle Palme e di
Pasqua con il canto di due inni di
circostanza.
Possano ora questi culti rimanere
in benedizione per tutti ed aiutarci
a vivere la nostra vita nella luce di
Cristo Risorto.
Abbiamo ricevuto, molto gradite,
lo visite dei giovani di Perrero, domenica sera 25 marzo e quelli di
Angrogna, domenica 8 aprile.
Domenica 15 aprile, nel pomeriggio, abbiamo avuto il nostro « bazar » primaverile: la giornata provvidenzialmente ci è stata favorevole,
così che in un batter d’occhio tutto
é stato esaurito con soddisfazione
(Ielle nostre sorelle che hanno lavorato tutto l’inverno in vista di questa manifestazione. Ringraziamo
sentitamente tutte le famiglie che
hanno contribuito in un modo o
nell’altro, le catecumene che sono
passate di casa in casa, le mamme
che sono state al banco, e quanti altri hanno collaborato.
Dipartenze Abbiamo dovuto ancora prendere la via del cimitero per
deporvi nella loro ultima dimora terrena le salme di taluni nostri fratelli e sorelle; Romano G. Michele
(Sea) deceduto il 27 marzo, dopo alcuni giorni di malattia, alla età di
79 anni; Codino Bartolomeo (S.
Bartoleo) deceduto il 29 marzo, dopo oltre un anno di infermità, alla
età di 68 anni; Gönnet Margherita
ved. Griglio (Campas) deceduta, dopo lunghe sofferenze il 2 aprile alla
età di 82 anni; Forneron P. Ema
nuele (Caveia) deceduto, dopo brevi
ma acute sofferenze, il 26 aprile alla
età di 55 anni.
Che il Signore ci aiuti a seppeF
lire i nostri morti neUa luce di Cristo Risorto e a vivere i nostri giorni
nella fede della sua Parola.
* Ricordiamo alla Comunità la
prossima ASSEMBLEA DI CHIESA,
che avrà luogo domenica 13 maggio,
col seguente ordine del giorno: Relazione Annua del Concistoro, Nomina delegati, varie. — Nessuno dei
« Membri Elettori » manchi.
Impressioni di un viaggio
in Germania
(segue dalla 2.a pag.)
chiesa costruita nel XII secolo; è inutile dire che quella attuale è stata ricostruita dopo la guerra.
A Stoccarda, città che sorge sulle
colline, la collina più alta è quella fabbricata artificialmente con le macerie
della città, fra le quali si trovano i resti di ben 120.000 persone.
La seconda grande emozione l’ho
ricevuta l’ultima sera in cui ho tenuto
delle conferenze.
Nella Chiesa di Barnem a Wuppertal. Ho parlato nella stessa sala nella
quale, prima della guerra è stata votata e decisa la confessione di fede
detta appunto di Barnem e che ha dato origine alla Chiesa confessante tedesca, animata dal Pastore Martin
Niemöller, che molti di voi conoscono
per averlo visto e sentito nel tempio
di Torre, durante uno degli ultimi Sinodi.
Ero veramente commosso di trovarmi in questa sala, pensando a quijnte
sofferenze, quanto campo di concentramento nazista, quanti morti e quanta fede compongono la storia di questa resistenza cristiana al nazismo.
Molto spazio occorrerebbe ancora
per darvi una idea un poco completa
di quello che è stato il mio viaggio in
Germania. Per me rimarrà sempre
sotto il segno del volto dinamico e
gioviale, sempre premuroso e sempre
cordialmente aperto dell’amico Kurt
Hennig cui va il maggior merito della riuscita della missione.
La festa delle Corali
(segue dalla 3.a pag.)
ce soir nous est né {Bach): Pomaretto: Etoile de Noël {Grühnholzer).
L’esecuzione degli inni d’assieme è
stata diretta con competenza dal maestro Ferruccio Corsani; con simpatica
iniziativa, le prove d’assieme hanno
avuto luogo nel cortile dell’ospedale,
in modo che i ricoverati hanno potuto godere in una certa misura della
festa di canto.
Il pastore P. Marauda ha concluso
la manifestazione, sottolineando ancora la necessità di un sempre maggiore
impegno, nella collaborazione con la
partecipazione al culto.
Altri darà un giudizio critico; ci sia
solo concesso di sottolineare come la
esecuzione degli inni d’assieme abbia
lasciato l’impressione di una preparazione generale accurata.
Nell’aula magna del Convitto la corale di Pomaretto ha offerto una calda accoglienza. Nessun discorso, ma
una buona tazza di thè « gami » e
canti, ancora canti, hanno chiuso felicemente una bella benefica giornata.
Le ultime pubblicazioni
della Claudiana
Valdo Vinay
ERNESTO BUONAIUTI
e l’Italia religiosa del suo tempo
— L. 1.400 —
Ermanno Rostan
LA SANTA CENA
— L. 260 —
Roberto Coisson
IL POPOLO DEL FIUME
— L. 600 —
Ordinazioni alla
LIBRERIA CLAUDIANA
c. c. p. 2/17557
Torre Pellice
AVVISI
Maison de Repos moderne, pour
vieillards cherche: Femme de chambre sachant coudre et une Aide de
maison. Bons gages, congés rég;uliers. Offres à « La Colline» , Reconvilier J. B. Suisse.
GRANDE IMPRESA di affari svizzera ter
ca per le sue filiali nell’Africa Ocoiden
tale inglese, abili Meccanici - Elettrauto
Carrozzieri - Specialisti Diesel - esperti
in tutti i lavori di riparazione e con buo
ne conoscenze teoricbc. Desiderate no
zioni di lingua inglese. I richiedenti deb
bono essere in grado di dirigere gli ope
rai indigeni. Richiedere i moduli al past
Musacchio ■ Coazze.
AFFITTASI giugno-luglio collina Torre
Pellice comoda casa 6 letti o più, giardino, telefono, rivolgersi a R. Rollicr, Via
Poerio 37, Milano.
VENDESI bella casetta a Praly adatta per
villeggiatura. Prezzo mite. Rivolgersi alla C.I.O.V. - Via Angrogna 12 - Torre
Pellice.
Direzione e Redazione
Prof. Gino Costabel
Via G. Malan — Luserna S. Gio\atini
Pubblicazione autorizzata dal Triìtunale di Pinerolo con decreto del 19gennaio 1955.
Tipografia Subalpina S. ). A.
Torre Pellice (Torino)
Il 21-4-56 entrava nella pace del Signore
Lidia Ricca in Coisson
/.« famiglia ringrazia quanti testimoniarono simpatia durante la lunga infermità e
nell’ora della separazione con presenza,
scritti e fiori. Un’espressione speciale di
riconoscenza al Dott. De Bettini, Pastori
Nisbet, Bertinat G. e Bertinat F. e ospiti
del Rifugio Carlo Alberto.
Angrogna (Ricca).
La famiglia e i congiunti, commossi per
la grande dimostrazione di stima e di cordoglio tributata al loro caro
Malan Daniele
(Barba Lin)
riconoscenti ringraziano tutti coloro che di
persona, con scritti, parole di conforto e
fiori, presero parte al loro immenso dolore. In modo particolare ringraziano il Dott.
Pelizzaro per le amorevoli cure prestate, i
sigg. Pastori Jahier e Bertinatti per il conforto spirituale e i vicini di casa.
Luserna S. Giov. (Ciod Mai), 12-4-1956.
« Tu hai fatto del bene al Tuo servitore, o Eterno, secondo la Tua
parola » (Salmo 119; 66).
La famiglia del compianto
Enrico Ribet
ringrazia il Pastore, il Dott, Peyrot, e tutte
le persone che hanno dimostrato simpatia
in occasione della malattia e morte dei loro caro congiunto.
Paure di Pomaretto, aprile 1956.
RICORDA TE! Da Milesi Portici San Donato, 11 PimOLD-Telefono 20.35 Troverete pronto il più grande assortimento di BUSTI VENTRIERE - REGGICALZE c REGGISENI - Spe- ciale confezione dei medesimi articoli con le migliori stoffe attualmente in commercio — CINTI ERNIA- R-I — CALZE ELASTICHE confezionati e su misura ARTI ARTIFICIALI per amputati di braccia e gambe — ARTICOLI SANITARI in genere
L'orologeria - oreficeria
r-----------------V
ha il piacere di
presentare alla
sua aff.ta clientela
tatto Vassortimene
to di orologi;
Girard Perregaux
gioielli della tee/
nica / modelli di
eleganza.
Homo Emanuele
Via Triesle ó - PINEROLO
Enicar ultrasonic
Doxa ^
Vasto assortimento oreficeria, argenteria
Fabbricazione croci ugonotte, stemma
valdesi metallo, argento, oro.