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PROPUGNA IL BENE SOCIALE
MORALE RELIGIOSO DEGLI ITALIANI.
ABBONAMENTI : Interno ed Eritrea, anno L. 3 ; semestre L. 1,50.
Estero : anno L. 5 ; — semestre L. 3. — Per inserzioni, prezzi da convenirsi.
Dipettoie e Bnnninlstpatope : Scovcnuto Celli, Via fflagefita li. 18, ROffifl
Homo, 5 matp ^9^0 = 2lnno m = XI. HO
♦ Giordano Bruno — ProclamanOllllilClPlO. dosi l’infallibilità papale —
Scienza e religione — Libertà per tutti — Doveri del cristiano verso le bestie — Letteratura
immonda — La morte di Lutero—Pro Christo—
Invito ai Cristiani — Un buon papà socialista — I
frutti della civiltà — I Valdesi e la Riforma — Il saluto e il Commiato — Da le antiche province - Ancora del testamento « originale » — Lega promotrice
del bene — Cronachetta romana — Nell’Italia meridionale — I nostri morti — Oltre le alpi e i mari —
Il risveglio nell’estremo Oriente — Su e giù per il
mondo — Pel nuovo pensimento — Pace in terra! —
Fra il monte e il piano —Un libro scritto da 365 —
Libri e periodici ricevuti — Rivista Cristiana — Anomalie postali — Abbonamenti pagati — Sotto l’incubol
GIOHDRIÌO
(1)
Il tempo è sempre galantuomo. Lo è pure riguardo
al martire nolano per quanto concerne la sua dottrina.
Fu creduto nel passato ateo e dipoi panteista. Invece
egli è teista. E il suo teismo non è in contraddizione
con quello della Scrittura. (2) Giordano Bruno invero
crede in Dio Creatore. Egli dice: « Io tengo un infinito universo, cioè effetto della infinita divina potenza ».
Ben possiamo dire che in tutte le sue opere il Bruno
si eleva sempre fino a Dio come essendo il culmine di
ogni umana aspirazione. Per lui termine supremo degli
Eroici furori è l’amore dell’eterno, del divino, la liberazione dell’ anima da tutto ciò che è caduco e finito
e la sua elevazione ed unione con Dio. Egli crede pure
in Dio come provvidenza. Invero dice : « In questo universo metto una provvidenza universale in virtù della
quale ogni cosa vive vegeta e si muove e sta nella
sua perfezione ». Le quali parole ci ricordano quelle
stesse di Paolo dette dinanzi ai filosofi di Atene. « In
Dio viviamo, muoviamo e siamo ». Non è dunque un
panteista nel senso volgare della parola, perchè non
confonde Dio con le cose, con gli atomi, con le forze
naturali. Ma Dio è la natura della - natura, è 1’ anima
dell’anima del mondo, il fine supremo di tutte le cose.
Questo è anche il concetto di Paolo, secondo il quale,
l’universo ha come suo scopo finale Dio, cioè « Dio
ogni cosa in tutti ».
Inoltre Giordano Bruno ha in considerazione la stessa
religione positiva; non questa o quella religione in
particolare, ma la religione intesa in modo generico.
Egli invero crede nella religione come efficacia sociale,
come Chiesa : egli ritiene che il sentimento religioso
è il mezzo universale per giungere alla conoscenza di
Dio. Accanto allo Stato e alla legge Giordano Bruno
pone la religione quale una delle forme sostanziali della
realtà etica, tanto che lo Spaventa afferma ; « Bruno
considerava la religione come un elemento necessario
ed essenziale della vita dello spirito, come una forma
universale dell’immanenza di Dio nella coscienza umana,
eterna, assoluta ed indistruttibile.
(1) Giordano Bruno di G. D’Arba. — Riflessioni serene
di un cristiano evangelico : Casa Editrice Metodista — Roma 1910.
^2) A scanso di equivoci : Mentre Giordano Bruno ragiona
di Dio in termini filosofici, la Scrittura ne parla im maniera
umana detta antropomorfitmo. ^
Certo ci guarderemo bene dal far di Bruno un discepolo autentico del Cristo. Quando fu sul rogo, gli
diedero a baciare l’imagine del Cristo. Egli allora torse
sdegnosamente la faccia. No, non bacierà il Cristo dei
suoi carnefici, che, d’altronde, non è quello del Vangelo.
Giordano Bruno non giunse ad avere del Cristianesimo una idea chiara ; e temiamo che egli l’abbia identificato col cattolicismo, di guisa che, respingendo i
dommi specificamente cattolici, ha creduto di respingere le dottrine stesse cristiane. Però egli senza saperlo, diremo con Raffaele Mariano, sostenendo e svolgendo il suo principio del divino rivelatore e vivente
in ogni cosa, in ogni essere, in ogni monade individuale
andò scrivendo la filosofia, e quasi si direbbe, andò costruendo speculativamente la necessità metafisica di quella mistica interiorità piena di Dio, di quella relazione
diretta dell’anima con Dio, di quella conseguente certezza
della salvazione per fede, che erano state la piattaforma del protestantesimo; e poi anche di quelle esigenze
sociali, politiche, religiose che sono oggi patrimonio
del mondo moderno, e che dalla Riforma protestante
avevan tolti i loro auspici e gli inizii. (Raffaele Mariano, Uomini e Idee voi. Vili, degli scritti varii. pagina 158).
Queste considerazioni facciamo a proposito dell’opuscoletto edito dalla Casa Editrice Metodista: in cui
sono delineate sufficientemente, sebbene non a fondo,
le dottrine del grande martire. Secondo noi, queste dottrine, poste in correlazione con quelle del Cristianesimo
sono uno splendido mezzo di apologetica per combattere gli atei anticlericali che parlano di Giordano Bruno
senza conoscerne le idee.
In questo opuscolo è narrata pure la vita di Bruno ;
ma avremmo desiderato che maggiormente si parlasse
delle festose accoglienze fatte al nostro filosofo in Inghilterra e nella culla stessa della Riforma, cioè a Wittemberga, che gli diede facoltà d’insegnare, magnifico
esempio di tolleranza, in grande contrasto con le persecuzioni subite di poi in Italia, le quali doveano condurlo al martirio glorioso.
Enrico Meynier
PROCLAMANDOSI L’INFALLIBILITA’ PAPALE
Corato, 18 febbr. 1910
Egregio Sig. Direttore,
Nel N. 3 della Luce Ella ebbe la gentilezza di pubblicare una mia domanda ai lettori. Domandavo se
una certa relazione ohe io riportavo di un certo dott.
S. Cummings circa la proclamazione dell' infallibilità
papale era parto di fantasia o esatta riproduzione del
vero. Mi permetta di ringraziare vivamente i tre cari
fratelli che si sono incomodati a mandarmi le loro
risposte ed hanno così contribuito grandemente a stabilire nella mia mente la veracità del fatto di cui mi
ero occupato. Essi sono i signori G. Sgobba di Parma,
Pietro Zuliani di Trapani e il dotto pubblicista o pastore francese Henri Draussin di Valence. Ella concederà Egregio Sig. Direttore, che io renda conto ai
lettori delle dilucidazioni ottenute dai sullodati signori.
Il sig. Sgobba mi fa notare anzitutto, e molto giustamente, che il voto del Concilio, e la proclamazione
del domma non sono da assegnarsi alle date 13 e 18
Giugno, bensì alle stesse date ma del mese di luglio.
Era stato un mio errore materiale, e ringrazio il caro
sig. Sgobba della opportuna rettifica.
Continua il sig. Sgobba col riportare un brano del
libro di Edmond de Pressensé : c Le Concile du Vatican, pubblicato da Sandoz et Fischbacher nel 1872,
cioè in epoca affatto prossima aU'avvenimento.
< La stessa cerimonia della promulgazione del nuovo
dogma mancò di grandiosità. Il numero dei padri era
ristrettissimo, non se ne contarono più di 534.1 principali capi della minoranza erano partiti, la giornata
era piovosa come 1’ 8 di dicembre, (1) non vi era da
aspettarsi che al gran momento dei raggi luminosi
facessero aureola intorno alla faccia dell’infallibile 1
« Allorché si giunse alla votazione si constatò l’assenza di ventidue vescovi francesi, fra cui tre arcivescovi, uno dei quali quello di Parigi ; di dieci vescovi ungheresi, fra cui Strossmayer, di nove tedeschi
compreso ,il cardinale Schwarzenberg, e molti altri.
« Un -italiano, il vescovo di Cajazzo, ebbe il coraggio
di far risuonare le volte di S. Pietro d’un formidabile
« non placet •. Non ebbe che un solo imitatore, Mrs.
Fifzgerald di Little Roch. L’ oscurità era tale nella
basilica che, affinchè il papa potesse leggere la sua
propria apoteosi, occorse avvicinargli un cero. •
* La piazza di S. Pietro era quasi deserta. Qualche
monaco gridò degli evviva ! le monache si prostrarono
gridando: Padre meo. Fu così che, sotto un cielo oscuro, ma meno cupo dell’orizzonte politico dove già
udivansi i rombi di guerra, si vide quello che Lacordaire chiamava, nel suo buon tempo, la più grande
insolenza verso Gesù Cristo ».
Il sig. Draussin s’incontrò precisamente nella medesima idea del sig. Sgobba e mi manda anch’egli il
brano testuale del Pressensé di cui lo Sgobba mi aveva
già fornito la buona traduzione. Il Draussin fa notare
che se la relazione del dott. Cummings non è rigorosamente uguale a quella del De Pressensé tuttavia
essa le si riavvicina moltissimo; e insiste sul fatto
che il De Pressensé aveva composto la propria relazione sulla scorta di accurati testimoni ed in epoca
assai prossima all’avvenimento.
Il pastore sig. Zuliani poi ha dei preziosi ricordi
personali che mi inducono a riportare qui gran parte
della sua interessantissima lettera. Eccola :
« La relazione del Dr. Cummings intorno allo strano
fenomeno che accadde durante la funzione speciale
che si tenne in S. Pietro per la proclamazione del
dogma dell’infallibilità è perfettamente esatta.
« Nei giorni in cui si discuteva il dogma dell’infallibilità, sotto la presidenza di Pio IX; i giornali politici che si stampavano a Napoli, riferivano 1’ andamento della discussione, e quali erano i cardinali che
si opponevano al dogma. Allora io ero militare, di
guarnigione a Napoli, e lessi nel « Pangolo » e nel
• Roma » che un forte uragano preceduto da una fitta
oscurità aveva pregiudicato la grande funzione. Un
fulmine era caduto nel Vaticano che fece cadere un
cornicione per la lunghezza di dieei metri.
« Il pastore Carlo Roenneke addetto alPambasciata
germanica, riferisce il fatto in un suo libro di controversia, stampato a Roma nel 1875. Le trascrivo la
notizia esatta come si legge a pag. 42 del citato opuscolo :
Annotazione. « All’ innalzamento del Papa, seguito
(1) Allusione alla data della promulgazione del domma dell’immacolata concezione 8 dicembre 1854.
2
LA LUCE
il 18 luglio 1870, col decreto dell’infallibilità proclamato da lui medesimo nella Chiesa di S. Pietro, durante una forte burrasca che oscurò il cielo tanto che
dovettero accendersi candele dinanzi al papa che ne
faceva lettura, tenne dietro immediatamente il suo
abbassamento. In fatti, il giorno dopo scoppiò la guerra
franco-tedesca, in seguito alla quale le truppe francesi dovettero lasciare Roma ; e così fu tolto al papa
l’ultimo avanzo del suo potere temporale. Questa è
voce di Dio. (Fin qui il Roenneke).
« Il pastore Roenneke — seguita lo Zuliani — raccontò a me ed agli altri studenti miei colleghi, il fatto
quasi consimile narrato dal Dr. Cummings. Il popolo
che intervenne a quella funzione rimase tristamente
impressionato ».
Mi pare che nell’insieme, quantunque non si possa
aver la piena certezza di tutti i particolari, la relazione del Cummings è pienamente convalidata. Concluderò, ringraziando un’altra volta i cari fratelli che
ci aiutarono nella ricerca, e ripetendo con uno di loro,
il Draussin :
« Quella specie di velo funebre di cui il cielo si copre nel momento in cui si rappresenta l’indegna commedia del papato, può bene essere interpretato come
una protesta della natura, opera di Dio, contro il criminoso attentato del preteso vicario di Cristo, e contro il vergognoso servilismo della Chiesa che acclama
l’idolo del Vaticano ».
Gius, fìanehetti
SCIENZA E RELIGIONE (1)
La colpa degl! Increduli
Religione persecutrice.
La religione — in nome della quale si sono perseguitati i cultori della scienza — doveva finire fatalmente col diventare antipatica alle vittime meno rassegnate della persecuzione, e poi anche a chi si sentisse spiritualmente imparentato — o, come si dice,
solidale — per somiglianza di aspirazioni e di studi,
con le vittime stesse.
Ed ecco una circostanza attenuante tutt’altro che
disprezzabile ; la quale concorre con altre a spiegare
perchè tanti scienziati abbiano vòlte le spalle alla religione e non se ne siano altrimenti curati, come se
i fenomeni religiosi non fossero... fenomeni e non appartenessero legittimamente alla scienza qiialito qualsiasi altra categoria di fenomeni. ^
Religione scandalosa.
Non si può dire che la religione — in nome della
quale si ebbe il tristo coraggio di perseguitare i creatori della scienza nuova, sperimentale — fosse nè bene
intesa nè degnamente rappresentata. Se quei cristiani
’avessero sempre intesa a dovere, se nella religione
avessero scorto un connubio sublime dell’uomo col
Dio di Gesù Cristo, sarebbe loro certo mancata la
voglia sia pur di torcere un solo capello al prossimo
e avrebbero invece fatto ogni sforzo per vivere un
po’ meno peggio questa religione di santità e di amore,
pigliando ad esemplare Colui che non si chiama solamente € il Figliol di Dio », ma anche « il Figlici
dell’uomo », Colui che è salvatore e modello al tempo
stesso. Ma purtroppo non avvenne così. Quanto fanatismo rabbioso e crudele ! Quante forme di religione
vuote di contenuto e povere di sincerità 1 Quanta morbosità nella vita dei cristiani I Chi potrà mai descrivere tutti i difetti, tutti i vizi, tutte le nefandezze di
tutti quei molti che hanno portato o tuttora portano
il nome di « discepoli del Cristo ? ». Bisogna lealmente riconoscere che questo obbrobrioso spettacolo
era ben atto a respìngere quelle anime purtuttavia
oneste, le quali non provassero vivamente l’appetito
spirituale, la sete ardente di perfezione morale, di cui
parlammo e che costituiscono come il primo momento
0 il primo atto, il fondamento umano della religione.
Questa è senza alcun dubbio un’altra circostanza
attenuante, a tutto favore degli increduli (scienziat
o non scienziati) e sarebbe delitto ometterla, per salvare con santa ipocrisia l’onore dei credenti..., credenti per mo’ di dire, chè — se fossero credenti per
davvero — vivrebbero un tantino meno scandalosamente. Che conto avran da rendere i cosidetti Cristiani !
Esperienza, esperimento, esperimentazione.
A benefizio degli scienziati increduli v’è un’altra
circostanza attenuante, non esteriore come quelle esaminate nei due articoletti precedenti, ma del tutto interiore e spirituale.
Nel percorrere la fulgida via della scienza, gli scienziati si son imbattuti in arcigni persecutori pronti a
sbarrar loro il cammino; oppure in cristiani ipocriti e
corrotti che li hanno scandalizzati e li hanno spoe
ti) Continuazione vedi num. prec.
tizzati della religione, mostrando quel che di turpe e
di repugnante la religione possa divenire purtroppo
in pratica.
Ma la nuova circostanza attenuante è di tutt’altro
genere : non è come una barricata che s’inalzi di fuori
tra lo scienziato e la religione ; è invece un ostacolo
che si trova dentro, nell’animo stesso dello scienziato,
dello psicologo, e che parrebbe dovergli impedire interamente di accostarsi alla religione, e di studiare
come si converrebbe quei fenomeni psicologici che
sono tanta parte di essa.
La scienza si fonda su l’esperienza. La scienza non
studia se non i fatti che l’esperienza produce.
Per studiare questi fatti, lo scienziato prova il bisogno di riprodurli. Mi spiego con un esempio volgaretto assai, ma chiaro : a me preme specialmente la
chiarezza, cosi difficile a conseguire !
Che cos’è la pioggia ? Come si forma ? — Che farà
lo scienziato per rispondere a questi quesiti ? Credete voi ch’e’ si accontenti di starsene col naso in su
verso le nuvole, a contemplar il frequente stillicidio? Richiude l’ombrello, rientra nel suo caro laboratorio, e quivi s’ingegna a far piovere... a ciel sereno, o piuttosto... a soffitto asciutto ; cioè cerca di
riprodurre artificialmente la pioggia, che un momento prima, in corte, gli picchiava senza tante cerimonie su l’intelligente faccia mal ricoperta da l’ombrello.
Lo scienziato dunque osserva i fenomeni che avvengono nella Natura ; lo scienziato li riproduce
nelle sue storte, co’ suoi strumenti, per potere osservarli più da vicino, più a lungo e meglio. Il fatto
natnrale, ossia l’esperienza, talora è troppo lontana
(ripensate alla pioggia che si forma proprio là su
nel mondo delle nuvole !) e talora l’esperienza è troppo fuggevole, sì che passa e vola via come un attimo:
bisogna ravvicinare questa benedetta esperienza lontana, bisogna fermare questa rapida esperienza fuggiasca, bisogna fissarla innanzi ai sensi e alla ragione
dell’osservatore per mezzo di replicati esperimenti.
Nei laboratori di fisica, di chimica, di psicologia (poi
che adesso ci sono anche laboratori di psicologia!) si
fa così per l’appunto. Fin la vita si tenta adesso di
suscitare artificiatamente in que’ solenni santuari
sacri alla Scienza !
Ora, pensate. I fenomeni religiosi, non sono come
la pioggia. Non si possono esperimentare, tanto meno
riprodurre a piacere. Avete voi mai sentito uno scienziato, uno psicologo incredulo, dire, entrando nel
suo laboratorio : « Io non credo a niente ; ma adesso,
voglio andar qui nel mio laboratorio a studiare il
fenomeno religioso: lo riprodurrò, e così potrò esaj minarlo a dovere? » O si è religiosi o non si è. Non
si può diventar tali di punt’in bianco, e quando ce
ne salti il capriccio. Ecco dunque una grave difficoltà. Lo scienziato incredulo fa l’esperienza di mille
fenomeni diversi ; ma non fa l’esperienza della religione, per la semplicissima ragione ch’egli non è religioso, ma incredulo. La religione — in quanto è
fenomeno psicologico — risiede nell’anima. Nell’anima dell’incredulo non c’è religione. E si pretenderebbe ch’egli si occupasse della religione ? Lo scienziato incredulo ti rifà la pioggia, il cristallo, lo scoccar del fulmine, l’ondeggiar dell’etere; ma non gli
chiedere che ti rifaccia la religione! L’esperimento
gli è impossibile, l’esperiraentazione gli è preclusa.
Io ho accusato gl’increduli di non essersi occupati
dei fenomeni religiosi.
Avevo ragione o avevo torto ?
Torto, dirà forse qualcuno dei miei cortesi Lettori,
torto, perchè, per potere occuparsi d’una cosa qualsiasi, occorre vedere, sentire questa cosa, entrare in
contatto con essa (verità « de la Pulisse ! >); la religione è qualche cosa d’interiore ; se dentro c’è la
religione, allora uno se ne può occupare benissimo ;
ma se c’è, non si è più increduli ; lo scienziato incredulo è colui che non ha nel cuore la religione, che
non la sente in conseguenza, che non sa che cosa sia,
perchè non la esperimenta, e se non la esperimenta,
come volete che la... esperimenti?
L’obiezione a prima vista pare davvero inconfutabile. Se inconfutabile fosse, io avrei avuto davvero
torto di rinfacciare agli scienziati increduli due colpe:
sarebbero iti troppo in là, sentenziando su ciò che
non è fenomeno e che quindi si sottrae alla loro
competenza di scienziati; ma non avrebbero punto
errato fermandosi, d’altra parte, più in qua di quel
ch’io avrei voluto, non curandosi cioè dei fenomeni
religiosi.
La quistione è seria assai, e merita davvero che le
dedichiamo qualche altra riga.
(Continua)
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al prezzo di L. 55, si rivolga subito al
pastore G. Silva, Verona.
liberta ber tutti
L’anticlericalismo dei nostri democratici — almeno
una parte di essi — ha finito per comprendere che sarebbe illiberale combattere la Chiesa perseguitandola
nelle sue stesse istituzioni, quando queste rimangono
nei limiti segnati dalle leggi. La libertà, quindi, è riconosciuta come dovuta a tutti, anche a quelli che la
combatterono nel passato, e della quale oggi si valgono
per far trionfare le loro proprie finalità.
Vero è che discutendosi il bilancio dell’istruzione,
alcuni oratori dell’Estrema Sinistra hanno invocato dallo
Stato delle restrizioni riguardo ai Seminari, proibendo
che vi siano accolti i giovani di età inferiore ai 18
anni. Ma fu dimostrato da altri oratori come questa
misura sarebbe altamente illiberale, perchè verrebbe a
togliere alla Chiesa la libertà di istruire e di educare
secondo i propri principii e le proprie esigenze la gioventù che si destina alla carriera ecclesiastica. Libertà
di insegnamento sia concessa quindi alla Chiesa come
a qualsivoglia altra istituzione nei limiti della legge :
ecco il vero modo di intendere e di praticare la liberà
su questa materia. Onde ben volentieri facciamo nostre
le osservazioni del Corriere della Sera : « Vi sono
ancora molti che credono di assicurare il progresso
della cultura e della civiltà, diminuendo la libertà di
insegnare e magari la libertà nell’insegnamento della
Chiesa. E si ingannano. La cultura laica e la civiltà
laica devono avere tanta virtù da imporsi per la loro
intrinseca forza. Le antitesi spirituali, e antitesi di
cultura non nuocciono al progresso della cultura e della
civiltà e al rinvigorimento generale dello spirito : ne
sono anzi, per certi rispetti, una condizione ed uno
stimolo urgente ».
I socialisti però, e i partiti affini, non sembrano ancora persuasi di questo, sebbene Enrico Ferri abbia molto
opportunamente fatto delle riserve al manifesto della
Giordano Bruno riguardo alla soppressione delle Congregazioni religiose e alla espulsione dei Gesuiti. Invero
nell’ordine del giorno acclamato dai dimostranti nella
commemorazione del martire nolano si parla della necessità di sottrarre la famiglia, la scuola, tutta la vita pubblica alle premesse dogmatiche ed agli interessi di una
classe soverchiatrice.
jParolq queste un po’ grosse, di cui non si comprende
neppure bene il significato. Quasi quasi si direbbe che
le nostre famiglie, le nostre scuole, la vita nostra pubblica siano nelle mani del clero. Il che assolutamente
non è. Che se si vuole impedire alla Chiesa di avere
delle scuole, degli istituti propri allora si cade nel pericolo di attentare alla libertà altrui. Volete voi che
le scuole, gli istituti clericali non siano più frequentati ? Orbene, avete un mezzo a vostra disposizione ;
quello di persuadere le famiglie, segnatamente quelle
del prohtariato, a non mandarvi i loro figli. Ma non
avete il diritto di impedire per legge, che le istituzioni
che voi avversate possano vivere e prosperare di vita
propria.
E perciò non siamo proprio sgomenti nel vedere che
le forze cattoliche si organizzano per combattere secondo i propri ideali. Invece la Nuova Italia, la Rivista battagliera (fin troppo!) delNotari, pubblicando gli
« Statuti » della nuova azione cattolica sul terreno sociale ed anche elettorale, scrive addirittura che l’Italia
sta per ricadere sotto il dominio del Papa ! Non volete voi, signori anticlericali delle varie scuole, che
un tanto pericolo minacci la Patria ? Orbene, a voi
spetta d’impedire una tanta iattura. Combattete, stringetevi pur voi in alleanza, e vedrete allora se arriderà a voi 0 ai vostri avversari la vittoria ; ma, nel
nome stesso della libertà, non mettetevi sulla via pericolosa delle persecuzioni odiose e inutili sempre. La
libertà sia di tutti, nei limiti delle leggi, per raggiungere i propri fini, secondo le proprie tendenze e dottrine. Libertà per tutti, persecuzioni contro nessuno.
Hnpico fneyniep.
DavBFi dei cristiani Bersò le bestie
• Esiste a Helsingfors, città capitale della Finlandia, una Società che ha il bello scopo di proteggere
le bestie e che appunto si chiama : Società degli amici degli animali. Quest’ associazione s’è rivolta,
or non è molto, alla società consorella danese Svalen,
(La Rondinella), di cui il precipuo scopo consiste nel
proteggere gli uccelli, pregandola d’imitare il proprio esempio, e di fare un appello a tutti i ministri
evangelici della Parola. Il medesimo appello venne
'1^
3
LA LUGE
ugualmente rivolto agli abitanti degli altri paesi del
nord dell’Europa e delle provincie poste sul mar Baltico. Tali pratiche furono fatte presso tutti i ministri
della Parola per indurli ad accordarsi per fissare un
giorno * Il giorno degli animali », in cui tutti indistintamente prendano su di sè di parlare dal pergamo
dei doveri degli uomini verso le bestie. In Inghilterra
e negli Stati Uniti d’America è cosa che frequentem^ente si ripete e siffatta usanza ha avuto e continua
ad avere un’ottima autorità su quei popoli. Non v’è
chi disconosca l'utilità degli animali per gli uomini
e tutti sanno o dovrebbero sapere che senza le bestie
I nsistenza umana sarebbe ben tosto intollerabile. E
CIÒ nonostante, spinti da un brutale ed esagerato istinto di dominazione su ogni creatura, gli uomini
infliggono alle bestie tanti e tali maltrattamenti, che
di peggiori n(>n se ne saprebbero immaginare.
« Che cosa adunque di più naturale che i ministri
della Parola, almeno una volta l’anno, parlino dal pulpito dei doveri dell’uomo verso le bestie e della sua
responsabilità rispetto a quelle creature prive dell’uso
della parola ? Le relazioni tra 1’ uomo e il bruto si
fanno sentire in mille modi nella vita dell’ anima, e
fu con infiniti esempi accertato che tali relazioni furono, in molti casi, decisive per l’avvenire d’una persona. Proteggere le bestie significa: proteggere gli
uomini.
« Per decreto ministeriale la Finlandia dedicò alle
bestie il 17 ottobre. Già da anni la Società Svalen (La
Bondinella) lavora in questo senso, di spingere cioè
i ministri della Parola a dedicare alle bestie una domenica, ed ha proposto, per tale scopo, la 4. dopo la
Pentecoste, lasciando del resto intiera libertà ad ognuno di tornare anche più di frequente su! medesimo argomento. Col massimo piacere adunque noi
facciamo al nostro paese l’appello rivoltoci a noi stessi
e diciamo: ben venga il giorno in cui il grido fatto
alle Chiese possa essere udito nel nostro paese come
lo fu altrove.
Svalen ».
È in vista del popolo valdese delle Valli e di tutti
gli evangelici d’Italia, che il sopraccitato appello fu,
non è molto, mandato dalla presidentessa della Società
* La Rondinella » al cav. sig. Cosmus di Bornemann
di Copenaga, grande amico della patria nostra, perchè
la trasmettesse a tutti i pastori evangelici del nostro
paese. A completare il suo appello quella medesima
signora l’accompagnava con una lettera, presso a poco
del seguente tenore:
di lupo, ai loro uditori dei doveri di ognuno verso
quelle creature di Dio, fatte per il nostro uso, e non
perchè ne abusiamo, vuoi nel richiedere da loro un
lavoro sproporzionato alle loro forze, vuoi nel fare
di questi esseri i bersagli della nostra malvagità ? Ma
quell’appello che, in paesi essenzialmente protestanti,
quali la Finlandia, la Svezia, la Norvegia, la Danimarca, ecc. ecc., non era rivolto che ai Pastori, deve
farsi nel nostro paese tanto ai Preti del rito romano
quanto ai Ministri evangelici; e non soltanto a loro
vien fatta tal richiesta, ma a tutti gl’nsegnanti e delle
scuole primarie e delle secondarie, ai padri e alle
madri di famiglia e a tutti quelli cui incombe e sta
a cuore una buona, sana e completa educazione della
scolaresca e della gioventù italiana. Sappia ogni vero
e buon educatore, anche qui, dare il buon esempio ai
suoi educandi e non si stanchi mai di ripetere loro
col poeta :
Nessun locale era capace di ricevere le migliaia e
migliaia di dimostranti. Nel Circus Bnsch poterono
entrare 7000, nel Duomo 5 o 6000, mentre un numero
assai maggiore dovette star fuori. Il bello della dimostrazione fu la calma che in essa regnò. Nessun grido
di abbasso i Monisti o abbasso Drews, ma stupendi
discorsi, affermazioni di fede illuminata da sodissima
scienza: il consigliere di polizia von Loebell, il pastore Le Seur, il Consigliere Aulico Eismanu, i pastori
Israel e Philips, il sovrintendente generale Faber, S.
Le. il Dr. Dryander e molti altri parlarono esortando
Il popolo all’ imitazione di Cristo nella sua vita d’amore e di sacrificio a prò deH’nmanità.
• popolo intramezzava i discorsi con
quei bellissimi inni dèi quali è tanto ricca la Germania evangelica.
Paolo Calvino.
« Ayons des buts, mais n’ayons pas de cibles ;
« Quand nous visons un point de l’horizon humain
« Ayons la vie et non la mort dans notre main ».
( Fictor Hugo — Légende des Siècles).
P. V.
INVITO AI CRISTIANI
LETTER/lTUR/1 innONM
« Per mezzo dei nostri Vescovi, ci siamo in Danimarca, rivolti ai signori Pastori, ad avere dalle Chiese
un valido appoggio, per compiere quest’opera, per
ogni rispetto, di primissima importanza. Parecchi di
loro approvarono,'di prim’acohito, l’idea nostra che
i Pastori prendano su di sè di parlare dal pulpito dei
doveri degli uomini verso le bestie, e distribuiron
loro la nostra richiesta a centinaia e centinaia di
copie.
« Alcuni giornali, e. g., il Santhalposten e VIndremissionstidende la riportarono tale e quale nelle loro
colonne ed efficacemente la raccomandarono ai loro
lettori.
« L’accoglienza cordialissima fatta alle nostre pratiche c’incoraggia ad iniziare altrove l’opera nostra
e nutriamo fiducia che le si farà buon viso anche in
Italia, ove le Associazioni per la protezione delle bestie avrebbero ben più ragion d’essere che non nei
paesi del nord dell’Europa. E in fatto, chiunque visitò il Bel Paese parla, con dolore, dei maltrattamenti,
cui devono sottostare quelle povere creature che non
possono difendersi. Un’opera qual’è la nostra, che ha
lo scopo ben determinato di proteggere le bestie, deve
trovare ovunque delle persone ben disposte ad appoggiarla e a sostenerla. I delinquenti e gli scellerati
quasi tutti hanno iniziato la serie delle loro nefandezze e dei loro delitti coll'essere crudeli e spietati
verso le bestie.
Filippo Godet, figlio del grande Federigo, Filippo
Godet egregio letterato e poeta ha detto una parola
contro la letteratura immonda ed ha proposto un rimedio.
Per lui il rimedio dev’essere radicale come il male
da sanare. Sotto il titolo « Soprattutto badiamo al centro » il degno figlio del principe degli esegeti svizzeri, ha scritto, tra le altre cose: « Il rimedio? Io lo
spero solo da una rivoluzione morale profonda. A tal
fine, occorrerebbe nn risveglio della coscienza. Ma è
lecito aspettarsi questo risveglio dal cristianesimo smidollato che è in voga oggigiorno, e che — ansioso di
rendersi « moderno », per divenir gradito a tutti
quanti — non ha più coraggio di parlar del male come
d’nn fatto certo; indebolisce il sentimento di responsabilità individuale, mediante vili concessioni alle odierne
teorie dell’eredità e del determinismo; non proferisce
più la parola domma (nel senso di fatto e di insegnamento biblico, s’intende) ed ha sempre in bocca le parole « vita », « azione » ; onde, in realtà — evitando
ogni affermazione di credenze chiara e precisa, finisce
col sopprimere l’essenza propria dell’Evangelo e dissecca le sorgenti stesse dell’ « azione » e della « vita ? »
Sotto questo titolo Augusto de Morsier deputato al
Gran Consiglio di Ginevra pubblicava neirAm^f-Garife
un bell’articolo, riassumendo il quale \Evangéliste dice
tra le altre cose : « Se certi cristiani hanno creduta
bene di chiamarsi « sociali » lo fecero per reagire
contro un concetto troppo individualistico e veramente
egoista della religione. Abbiamo dimenticato « la soli-^
darietà nella fraternità » : cosa essenziale !
Lamore verso il Padre non può essere vero ed efficace se non a patto che si amino i fratelli. Quest’amore per i fratelli — troppo platonico fin qui — deve
diventare reale, e convertirsi praticamente in un ordi,
namento sociale più consentaneo alla giustizia e alla
verità.
Se desideriamo far sentire al mondo che il nostro
Dio esiste ed é una potenza d’amore, diamo opera a
stabilire la solidarietà su la terra. Vedendo l’effetto, si
crederà anche alla causa.
Bisogna operare. « Non dogmi di nuovo conio, non
nuove filosofie, non altra religione da quella cristiana »
Proclamiamo il valore assoluto della persona umana
della sua autonomia, del suo diritto ingenito alla vita,,
alla felicità, alla giustizia.
TJn buon papà socialista
L^V MORTE DI LUTERO
€ Malvina Mehrn
< Presidentessa della Società Svalen ».
Leggendo l’appello ai signori Ministri di culto, riferito più sopra, e il fervorino della signora Malvina
Mehrn, dicevo tra me e me se conviene, da noi, in
Italia, dedicare alle bestie una domenica, allo stessp
modo che l’Alleanza Evangelica ne stabilì una per
parlare dal pergamo della pace, ed un’altra per parlare della santifificazione del giorno del riposo : ma
a tal domanda non stetti in forse per rispondere : NO.
E in fatto non credo che si possa mettere la questione
di cui si tratta allo stesso livello delle due or ora ri*
ferite ; pur tuttavia è questione importante abbastanza,
perchè tutti se ne interessino, come d’un bene pubblico ed anche nutro fiducia che quel grido, ohe ci
giunge dall’estero, non.rimarrà senza eco. Oh 1 perchè i
signori Ministri, cui anzitutto è rivolto, non approfitterebbero essi di qualche favorevolissima occasione,
fra le altre che hanno, perdine, una volta ogni urlo
Tutti sanno come i denigratori del grande Riformatore abbiano sessant’anni dopo la morte di lui inventata la storiella del siìb suicidio; storiella ripetuta ad
arte anc’oggi, ma più vMte confutata, perfino da autori
cattolici.
Tutti sanno inoltre che la morte del Riformatore fu
la morte pacifica d’ un figliolo di Dio, e che di essa
morte si possiede una notizia dovuta a testimoni oculari, dovuta cioè a Giusto lonas, a Michele Coelius e
a Giovanni Aurifaber.
Ma quel che forse pochi sapranno è che — in occasione del 18 febbraio scorso (anniversario della morte
di Lutero, la quale avvenne appunto il 18 febbraio 1546)
— il professor Walter di Rostock ha pubblicato una
nuova relazione circa a queU’avvenimento, da lui scoperta in nn volume di sermoni di Lutero editi nel 1544,
cioè due anni prima della morte del Riformatore. Su
1 ultima pagina (bianca) del volume nn anonimo (e si
crede trattarsi di Hans Albrecht « segretario della
città » di Eisleben) scrisse queste parole : « Dopo aver
mandato nn profondo respiro, (Martin Lutero) si addormentò nel Signore, fra le tre e le quattro del mattino,
con pazienza grande. Dio ci assista nella sua grazia.’
Amen !»
Vi si leggono, tra le altre cose, anche questi particolari circa ai funerali del riformatore : « Il venerdì 19
febbraio, alle 2 del pomeriggio, funerali di Lutero nella
chiesa di S. Andrea. Il dott. Jonas fece un bel sermone,
dicendo quel che il dottor Martino è stato, quel che
ha scritto e come abbia scritto, come abbia terminato
la sua vita, come siasi addormentatoi. Poi, egli ha commentato il passo di S. Paolo: I Tessal. IV, 13-18 ».
Nel Bulletin de la Bonrse socialiste, si leggeva
questo brano dedicato ai giovanetti.
« Un bimbo ha sognato d’essere stato convertito in
ape e di aver ucciso gli egoisti fuchi. Il bimbo si sveglia e racconta al babbo il suo sogno. Ne deriva il
seguente dialoghetto:
. - Fa’ tesoro di quel che tu hai appreso per mezzo
del sogno. Quando il momento sarà venuto, dovrai fare
come le api che caccian via i fuchi fannulloni e paranti. Aiuterai dunque i tuoi compagni a liberarsi da
coloro che sfruttano il lavoro; e se gli sfruttatori non
vorranno cedere con le buone, « tu non dovrai temere
impugnare un fucile per spacciarli, giacché se lo
mentano di certo. Hai inteso? »
— Sì, babbo.
- Bravo ! Tu sei un figliolo di buon senso ; più
tardi sarai un lavoratore illuminato, cosciente e rivoinziona>rio. »
Edificante, come ognun s’avvede!
FRUTTI DELLA CIVILTÀ
PRO CHRISTO
I giornali di tutta la Germania parlano di quella
graudiosa manifestazione « prò Christo » avvenuta a
Berlino la Domenica 20 Febbraio, dopo il famoso fiasco
del Monistenbund che, per bocca del Dr. Drews tentò
di negare l’esistenza storica di Gesù Cristo ’
« Quando visitai il Marocco per la prima volta — dice
Cunningham Graham -- non c’erano né spacci di be
'TÌ giioco. Adesso i benefici
effetti della civiltà si fanno sentire in tutto il paesetanto che ogni villaggio ha le sue bettole e le sue
case di giuoco, proprio come nelle città... cristiane
della nostra Europa... cristiana ! »
Tra poco la Cina farà da maestra a noi Europei in
quanto che la Cina è già riescita perfino a far cessare in alcune province la coltivazione dell’oppio.
I Y/1LDE5I E LA RIFORflfl
La voce di Zwingli e di Lutero, sorta a protestare
contro gh abusi e gli errori del papismo, destò un interesse generale nella cristianità. Nelle officine, nei
campi, sui monti, negli eserciti, si discuteva della giustificazione per fede o per opere, del purgatorio, del1 autorità pontificia.
I Valdesi, che da secoli avevano risolto quelle difficoltà, si riscossero. Alcuni di loro dicevano : Noi che
conosciamo da tempo la verità, che cosa possiamo’ imparare da quella gente?-Però i più giudicarono do-
4
4
LA LUCE
versi fraternizzare coi riformatori o, per lo meno, prendere esatte informazioni riguardo alle loro credenze. Di
tal parere fu il Sinodo generale, adunatosi nel 1526
sopra il Laux, non lungi da Fenestrelle, ed al quale
convennero, da vari paesi ; centoquaranta Barbi. Due
dei più giovani. Martino Oor.ino, d’Angrogna e Giorgio,
calabrese, furono mandati in Germania per conoscere
de visa la riforma di Lutero e riportarne le pubblicazioni più notevoli dei teologi tedeschi.
Quattro anni più tardi, il Sinodo di Mérindol, in
Provenza, delegava altri due Barbi, al ritorno dei quali
fu convocato in Angrogna il famoso Sinodo di Chanforan, del settembre 1532, che decise di aderire alla
Eiforma.
Quell’unione diede un grande impulso alla Chiesa
Valdese ne ringiovanì la vetusta organizzazione, ne
moltiplicò i ministri che, pure, bastavano a malapena
a saziare la fame e sete di giustizia delle folle che affluivano attorno ai loro rustici pergami.
Il primo movimento dei Valdesi verso i riformati era
stato, naturalmente, in relazione coi Luterani, ma tosto,
per la comunanza di lingua con Farei, Saunier, Olivétan, e per lo stanziarsi in Ginevra di Calvino, la Roma
protestante divenne il faro che attrasse ì loro sguardi.
Là studiavano ì nuovi pastori, là chiedevano direzioni
nel difficile ministero, là ricorrevano per soccorsi pecuniari o per intercessioni nei momenti più tragici della
loro storia. Ond’è che la Chiesa Valdese, biblica ed
anti-romana sin dal 12v secolo, adottò dalla metà del
16- secolo, il sistema presbiteriano, che la regge
tuttora.
G. Jalla
31 Salato cd il (owBiiato
I.
Il Saluto.
La S. Scrittura ha diverse espressioni e forme di
saluto, da usarsi tanto per l’incontro quanto pel commiato delle*’'persone. « Booz venne da Bethlehem e
disse ai mietitori : « La benedizione del Signore sia
sopra voi !» — ed essi dissero ; « Il Signore ti benedica 1 » (Rut 2j4). I passanti così salutano i mietitori :
* La benedizione del Signore sia sopra voi! » (Sai. 128i8).
Il saluto angelico fu: « Ben ti sia, o favorita, il Signore
sia teco; benedetta sii tu fra le donne » (Lue. Ii28).
Nel Pretorio, i soldati di Pilato irrisero a Gesù, salutando : « Ben ti sia » o re dei Giudei (Giov. 19[3).
Ai monarchi, niun saluto augurale suonava più gradito di questo: «Possa tu vivere in perpetuo! (1* Re li31;
Dan. 2t4, ecc.,).
Ma la formula più antica, più comune e che perdura è questa : < Pace sia teco !» — * Pace a voi ! »
dice Gesù agli Undici smarriti ed impauriti della sua
improvvisa apparizione in mezzo a loro in Gerusalemme (Lue. 24i36). « Vattene in pace! » aveva egli
detto già alla donna dal flusso di sangue (Mar. 5{34)
e alla donna peccatrice (Lue. 7j50). — « Grazia a voi
e pace da Dio nostro Padre, e dal Signor Gesù Cristo » scrive S. Paolo in ogni epistola... 0 santa e divina Pace che sintetizzi la grande opera della Salvazione ben sei tu degna d’essere qviQl legame che tutti.
Israeliti e Gentili, (Efes. 2ill-18), unisci ai piedi di « un
unico Signore, di un Dio unico e Padre di tutti, il
quale è sopra tutte le cose, e fra tutte le cose, e in
tutti noi » (Efes. 4¡3-6).
Nel Nuovo Testamento, a questa parola di « pace »
un’altra se n’aggiunge : grazia ! « Grazia a voi e
pace! » — Spesso ancora queste due parole vanno
accompagnate da una terza; misericordia! « Grazia
misericordia‘e pace ». Ma la salutazione angelica si
concentra tutta nel : « Ben ti sia », (gr. chaire) che
contiene l’idea greca di « letizia » anziché quella
ebraica di « pace ».. E questa parola di chaire è quella
medesima colla quale i soldati romani — atroce ironia 1 _salutarono Gesù dopo averlo incoronato di
epine e flagellato ! — Essa corrisponde al latino salve,
sálvete !
La « grazia » (charis) dei Greci autori comprende
tutto ciò che ci rende piacevoli ad altrui, quindi qualunque atto d’amore, di generosità, di magnanimità,
qualunque dono o favore che proceda dal cuore e non
aspetti d’essere contraccambiato. S. Paolo oppone questa « grazia » di Dio al « merito » delle opere nostre,
(Rom. 16il6) ed in questo senso medesimo l’intesero
l’Angelo e Maria (Lue. Ii30). L’idea di grazia assoluta,
gratuita, si ripete nel kecharitómené, che ben s’interpreterebbe « favorita » se a questa parola si potesse
mantenere il senso legittimo di « persona che ha ricevuto un favore, senza aver fatto nulla che ne la rendesse meritevole ». Disgraziatamente, cotesta qualifica
appartiene oggi a persone che nulla hanno che fare
colla Vergii» di Nazaret.
Gesù aveva comandato ai suoi apostoli di « non salutare alcuno per lo cammino (Lue. 10i4), ad imitazione
di Eliseo a Ghehazi : « se tu trovi chi che sia, non
salutarlo, e se egli ti saluta non rispondergli » (2‘ Re
4j29). — Questo comando si spiega e si legittima con
la lunghezza e complicanza della salutazione orientale.
Gli Ebrei antichi non salutavano, e i mussulmani
odierni non salutano, se non se i loro correligionari,
il loro « prossimo ». Incontravasi un Samaritano od
un pagano'f Incontanente gli si lanciava un’ingiuria,
una maledizione. Incontravasi un patriotta, un correligionario ? Piovevan le lodi, i complimenti, le riverenze. Usitatissima in questa occasione era la formola : « Benedetta sia la madre che ti partorì ! »
(Lue. Ili27) — la quale poteva volgersi in contrario.
Ma i veri seguaci di Cristo debbono usare maggiore
carità (Matt. 5i43-47) — a meno che il loro saluto implichi, da parte loro, una qualsiasi aderenza o connivenza coll’eresia o col peccato del fratello da schivare»
(2 Giov. 7-11). « Che parte ha il fedele con l’infedele? •
(2 Cor. 6il4-18ì.
• •
Le forme del saluto diversificavano secondo la condizione sociale delle persone. In generale, ponevasi
la man destra, od ambo le mani, sul petto, facendo
in pari tempo un inchino; ma dinanzi ad una persona di alto rango, l’inferiore, cominciando a distanza,
prostravasi più volte fino a terra. Giacobbe s’inchinò
sette volte sino a terra, finché fu presso al suo fratello Esaù (Gen. 3.3i4). Rut si gittò in su la sua faccia
e s’inchinò a terra dinanzi a Booz (Rut, 2jl0). Così
Joab dinanzi a Davide (2 Sam. 14|22). — Alle volte
toccavasi la terra con la mano e questa recavasi alle
labbra e in su la fronte. Vi allude Giobbe (31i27):
« la mia bocca ha baciata la mia mano ». Era questo
ed ancora é il vero atto di adorazione (ad os, « alla
bocca ») quale usano i cattolici romani nel toccar le
immagini e recar poscia la mano alle labbra.
Alle volte baciavasi la mano del superiore, e quest’era il segno ordinario del rispetto ohe la moglie
portava al marito, il figlio ai genitori, il servo al padrone. Quando il superiore non permetteva il baciamano, ma toccava la mano del sottoposto, questi por.
tava la mano toccata alle labbra e alla fronte. Era
pur uso baciare il lembo o le fimbrie del vestimento,
od anche la polvere, dinanzi ad un alto personaggio
(Cfr. Sai. 72[9 ; Zac. 8i23).
Il bacio della barba davasi per lo più dopo una as.
senza. Il salutante passava la destra sotto la barba
del salutato e sollevavala alle sue labbra. Così Gioab
prese Amasa per la barba con la man destra, per baciarlo, raccogliendo da terra, con la sinistra, il pugnale col quale colpì il cugino all’inguinaia, sì ohe
le interiora ne uscirono (2 Sam. 20[9-10).
(continua) Y.
J)a le antiche province
Torino. — 11,6 marzo, nella cappella di S. Donato,
il pastore Giampiccoli darà principio a una serie speciale di conferenze ; la prima delle quali si aggirerà
intorno al tema : « Il libero pensiero e la libertà religiosa ».
— Il deficit che gravava su quell’ospedale Evangelico é stato interamente coperto. L’ultima lista di
offerte ascende a L. 4093, — Così il Lien.
— La scuola del giovedì si é aperta il 17 febbraio
sotto lieti auspici : 30 alunni nella prima sezione ;
circa quaranta nella seconda (storia saci*a) una cinquantina nella terza (canto). Lavoretti, svaghi, colazione, lanterna magica, canto ecc,. Imaginate la gioia
di que’ bambini ! (Riassunto dal Lien).
— Lo stesso Lien ci informa inoltre che, in occasione del 17 febbraio, il sig. Davide Bosio, candidato
in teologia e presentemente ufficiale negli Alpini, e
il prof. M. Falchi, nostro collaboratore, presiedettero
ad una familiare adunanza di militari valdesi.
— Abbiamo ricevuto la « Relazione per l’anno 1909
del Consiglio della Chiesa Evangelica Valdese (ramo
italiano) » ; nella quale relazione si rende omaggio
all’opera del pastore cav. P. Lpngo, trasferito a Nizza
marittima; come pure a quella temporanea del pastore
G. D. Maurin e del candidato D. Bosio. L’anziano Barbero si occupò per tre mesi della beneficenza. Il presente pastore sig. L. Marauda si propone di tenere
conferenze straordinarie d’evangelizzazione.
Sanremo. -- Togliamo dal Pensiero di Sanremo :
< Come avevamo annunziato ebbe luogo la Conferenza sullo Zambesi, illustrata da proiezioni luminose,
nella Sala della Società Pilodrammatica.
Erano stati richiesti oltre 400 biglietti d’ingresso ;
dimodocliè la vasta sala e le sue adiacenze erano letteralmente gremite, e molte persone dovettero tornarsene indietro. La Conferenza fu oltreraodo interessante, e le proiezioni riuscitissime. Il missionario
evangelico italiano rev. Adolfo Jalla diede un’adeguata illustrazione della grande opera di civiltà che
la missione sta compiendo in quel paese ; e l’esploratore Capitano Alfredo Bertrand, vice Presidente della
Società geografica di Ginevra (che ha visitato due
volte lo Zambesi, a 25 anni di distanza l’una dall’altra), rese eloquente testimonianza a quest’opera, ed
ai sacrifici ineffabili che essa impone a questi eroi
dell’amore e della solidarietà umana che sono i missionari. Il numeroso ed eletto pubblico, che più volte
espresse con applausi la sua simpatia, fece alla fine
una lunga ovazione ai conferenzieri, la quale si ripetè quando il rev. Ugo Janni, interpretando l’animo
di tutta l’assemblea, li ringraziò augurando ogni bene
al missionario sig. Jalla che si accinge a ripartire
per lo Zambesi. Il Jalla aveva predicato (la domenica
precedente) uno spirituale sermone nel Tempio Val
dese. Nel pomeriggio, la Sig.ra Bertrand (intrepida com
pagna del marito nei suoi viaggi) tenne all'«Unione Cri
stiana », in una delle Sale della Casa Valdese, un’in
teressante causerie sulla condizione della donna nei
paesi barbari, in quelli civili ma non cristiani, e nei
paesi cristiani ».
j\ncora del testamento “ originale „
Ecco alcuni dati che togliamo da l’ultimo numero
deWAvvisatore Alpino.
La « Gazzetta del Popolo » di Torino, per la prima,
annunziò ai suoi lettori il caso d’un signore di Monforte d’Alba, che avrebbe lasciato una forte somma
per costrurre colà una Chiesa Valdese.
Da informazioni più precise, ecco di che cosa si
tratta: Il comm. Paolo Martina, colonnello in ritiro,
il quale, dopo aver combattuto le patrie battaglie,
s’era ritirato a vita privata nel 1866, ricco di censo
e celibe, ideò il piano di erigere a Monforte una scuola
agricola con indirizzo Valdese. Egli venne perciò nel
1900 a Luserna S. Giovanni, ma purtroppo era assente
il cav. Melile, e potè solo parlare con chi lo surrogava
in quel momento. Egli aveva difatti in animo, oltre
la scuola agricola, d’iniziare un’opera evangelica, ma
per varie circostanze la cosa fu ritardata e poi messa
a dormire.
Il colonnello, che nel 1900 aveva 80 anni, modificò
il suo testamento e in un codicillo, forse non ricordandosi bene del nome del cav. Melile che trasformò
in Miller o Melle, istituì esecutore testamentario per
maggior sicurtà, nel caso non esistesse più il suddetto
signore o successore, il Comune stesso di Luserna S,
Giovanni. Trattasi qui d’un bel caso, d’un liberale che
volle la sépoltùra civile. Ma che avea piena fiducia
nella Chiesa Evangelica. o. n. »
L€<àfl PROnOTRlCe PEL B€D€
Da la Signorina E. Miller di Genova ci è stata favorita la relazione annua 1909 della « Lega promotrice del bene in Italia ».
Vorremmo riassumere, ma ci è assolutamente impossibile ; poiché la relazione è in forma di specchietto
statistico stringato e sintetico, come dovrebbero essere
tutte le relazioni. Bisognerebbe riprodurre dunque a
parola. Ma la Luce — quantunque adesso come i Lettori si saranno forse avvisti, adoperi caratteri più piccoli che neU’auno passato — è ancora troppo... piccola
per riprodurre una cosi succinta e tuttavia lunga relazione. Il nostro sogno è che la Luce in avvenire
abbia ad aumentare di formato. Non ci stimeremo paghi prima di aver raddoppiato il numero delie pagine.
Badate! questo è un sogno semplicemente, la cui attuazione non dipende da noi ; ma dal Comitato proprietario, e più specialmente dai nostri abbonati stessi ;
favoriteci doni straordinari ; prometteteci di abbonarvi
egualmente, se il prezzo della Luce salirà, per esempio,
da L. 3 a L. 4,50, e allora avrete un periodico molto
più ampio e molto più attraente, con notizie in gran
numero, e con articoli per tutti i gusti !
Intanto ci è dolce il sognare, e ci è caro al tempo
stesso di inviare alle varie sostenitrici e ai vari sostenitori adulti e fanciulli della « Lega del Bene », i
nostri vivi rallegramenti per la loro bell’opera, che è
proceduta ottimamente. Brave e bravi !
0ronachiettaMRomana
Domenica scorsa, la sera, una sentita, concreta conferenza del sig. A. Mingardi, nel nostro tempio di
Via Nazionale, sul tema: « Seminari e conventi: il
grido delle vittime ».
— Riceviamo e pubblichiamo:
« Il Comitato dell’Istituto Gould ringrazia le Chiese,
Società di cucito e Unioni cristiane di Roma, Milano,
Como, Brescia, Ivrea, Genova, Livorno, Lucca, Siena,
Forano, Reggio Calabria, Palermo, Catania, Vittoria,
Siracusa, Pachino, Caltanissetta e Grotte, le Signore
del Comitato locale di Roma ed i numerosi amici, che
hanno contribuito con doni in denaro od oggetti e
col loro disinteressato lavoro, alla buona riuscita della
vendita di beneficenza che ha avuto luogo i giohni
24 e 25 Febbraio ».
— Domenica prossima, nel tempio Valdese, Via Nazionale 106, a ore 6 e un quarto pom., conferenza pubblica del signor Ernesto Comba sul tema : • Sarà il,
Cristo mai superato ? »
5
LA LUCE
NelU Italia, meridionale
Palerna. — Il sig. E. Spinelli rende omaggio all’opera del giovane pastore sig. Emilio Corsani ; e ci
riferisce le seguenti notizie : Scuola domenicale sempre
affollata di bambini — tutti i membri della congregazione intervengono assiduamente alle radunanze di
culto — conferenze speciali che attirano un gran numero di uditori evangelici e non evangelici — una
bella conferenza di storia, piena di sentimento, il
17 febbraio festa del popolo valdese, seguita da la
recitazione di poesie per parte di alunne delle nostre
scuole. — Il sig. S. ne ringrazia il Signore anzitutto,
poi il Comitato, poi chi a Falerna lavora intensamente, pastore ed insegnante.
J nostri morti
La Chiesa Valdese di Roma ha di recente fatto una
gravissima perdita per la dipartenza quasi subitanea
della Signora
0arry Ferracciù
consorte del comandante Ruggero Ferracciù, ex deputato al Parlamento nazionale, e nuora del defunto
ministro Ferracciù tuttora proverbiale in Italia per
il suo vivere modesto e semplice.
La signora Ferracciù lascia molto rimpianto di sè
a Taranto ed a Roma ; ove il suo cuor generoso soccorreva tante miserie, evangelicamente, cioè senza far
suonar la tromba ad attirar l’attenzione.
Dopo un culto a domicilio, un lungo corteo di evangelici e di un gran numero di persone non evangeliche, seguì la salma fino a campo Verano ; ove i molti
convenuti riudirono soavi consolazioni dell’Evangelo.
Al marito, ai figli, ai congiunti ed ai beneficati le
nostre più profonde condoglianze !
E le nostre più profonde condoglianze del pari all’evangelista Sig. S. Fantucci di S. Martino in Strada,
che ha avuto l’immenso dolore di vedersi rapire il
suo piccolo
VALDO
« ’Nè vita nè morte potranno separarci da l’amor
di Dio in Cristo Gesù nostro Signore! »
OLTRE LE ALPI E I flARI
¿3»
Svìzzera
Ginevra. — I periodici svizzeri riparlano del prof.
Ernesto Martin, testé morto, e dicono che — sotto
apparenze fredde — egli possedeva un gran cuore :
visitava gli studenti malati; e — uscendo appunto
da la casa d’uno studente malato — fu colpito dal
malore che lo trasse a morte.
— Si crede che il probabile successore di Ernesto
Martin abbia ad essere Giulio Breitenstein, discepolo
prediletto del defunto 0 di Gastone Frommel. Il
Breitenstein è presentemente professore della stessa
materia, cioè di esegesi greca, ossia di interpretazione del Nuovo Testamento, presso l’altra facoltà ginevrina di teologia evangelica, presso cioè la facoltà
libera ; ove il Breitenstein è succeduto al prof. Barde,
altro valente esegeta. E Giulio Breitenstein, come il
Barde, come il Martin, come il Frommel, è un esimio
dotto e un profondo cristiano.
— E’ terminata la serie delle 7 conferenze date in
Ginevra, alla Sala Vittoria, innanzi a immensi uditori. Parlò ultimo il professor Emery su la « Vita
morale e religiosa in Svizzera » dimostrando che
tanto sotto l’aspetto morale quanto sotto l’aspetto religioso la Svizzera è progredita da cent’anni in qua.
— Il Supplemento della « Semaine religieuse »
contiene un lungo ed elogioso articolo su la Conferenza tenuta nella Sala centrale dal nostro Luigi Rostagno pastore a Palermo. Aprì la radunanza il pastore Roehrich, che ebbe belle parole per il conferenziere ; e la chiuse il pastore Gampert, ringraziando
il Conferenziere e * rendendo omaggio alla fede, allo
zelo e alla costanza della antica e nobile Chiesa valdese ».
— Il professore Filippo Bridel di Losanna tenne
l’annunziata conferenza sul tema: » Un filosofo antimaterialista » — Il filosofo antimaterialista di cui
discorse il Bridel è l’Eucken.
Rodolfo Encken ebbe l’anno scórso il premio Nobel. Nato nel 1846 ad Aurich nello Hannover, si diede
dapprima alle matematiche, poi alla filosofia. Fu
professore a Basilea dal 1871 al 1874; quindi a Jena,
a fianco del famoso materialista Haeckel, esercitando
“ un’effièacia diametralmente opposta. „ I sistemi filosofici sono innumerevoli, ma tutti si riducono a
tre principali tendenze: 1) il “ naturalismo; „ 2)
1’'* intellettualismo; „ 3) il “ personalismo. „ L’Eu
benedica!
Scienze
omento il
onferenza
lo “ Spi
cken propugna il “ personalismo „ e Dio lo
— In una recente seduta, la Società di
Teologiche ha udito — dice la “ Semaine religieuse „
la lettura di un importante lavoro di Giorgio Berguer, su “ l’Esperienza religiosa „ a completamento di
quanto hanno scritto su tale splendido arg
prof. Boutroux e il prof. Bois.
— Il 2 marzo, nel tempio della Fusterie, c
dell’instancabile prof. Giorgio Fulliquet su
rito scientifico e lo spirito religioso „.
Neuchâtel. — Dante Cocorda delle Valli Valdesi del
Piemonte è stato consacrato al santo minislierio. Alla
cerimonia presiedeva il prof. Fulliquet di Ginevra.
Francia
Parigi. — A capo del Comitato ordinatori delle ra»
dunanze di risveglio (inglesi) a cui presiedei’à l’evangelista Gipsy Smith, è il conte Giacomo d
lès, nominato presidente onorario. Il Comitato è co
stituito di un gran numero di signori e di signore.
Palavas. •— Nel pacifico borghetto di
presso Montpellier, si radunò dal 6 al 9 febbraio il
Congresso nazionale francese della Federazione studenti cristiani.
Presiedeva il professore Raoul Allier. Unà fervente
radunanza di preghiera — dice la “ Vie Nouvelle
— preparò e rese intensa l’atmosfera spirituale ; onde
con frutto furono poi trattati argomenti coihe questi:
“ La materia è vivente? — L’idea di patria
società delle nazioni. — Quando saremo p
Quando saremo medici, — Questi argomenti furono
svolti da uomini competenti, presso i quali
ste divorzio tra pensiero e anima religiosa,
gni intellettuali e aspirazioni spirituali.
Montanban. — 11 pastore evangelico Da
La
rofessori.
non esitra biso
niele Be
noit è stato eletto presidente dell’ Accademia di
scienze, lettere ed arti.
Germania
Il 24 febbraio moriva a Barman Carlo |lermann
pastore emerito e “ Superintendent „. Era presidente
del Comitato ausiliare valdese del Wuppertal. Una
gran perdita dunque per la nostra Chiesa, (she aveva
nel pastore Hermann un fedelissimo amic(j). Le nostre più vive condoglianze alla Famiglia tutta.
Inghilterra \
A Londra — nota il “ Témoignage „ — ci; sono più
Israeliti che in Palestina : 100 mila tedeschi^ 20 mila
francesi e 10 mila italiani. Parlano una specie di dialetto, il “ ieddish „ che si scrive con alfabeto ebraico
ed è composto in gran parte di vocaboli tedpchi pjù
o meno alterati. Una Società missionaria evangelizza
quegli Israeliti. 1
— Sta per uscire il Nuovo Testamento (greco) riveduto sui codici e con riferenze per cura della tipografia delle Università d’Oxford e di Cajmbridge.
Questa nuova edizione conterrà il lavoro completo
incominciato nel 1873 dal dottor Scrivenfer e dal
prof. Moulton. Il primo — dice la “ Vie Npuvelle „
— non potè continuare per malferma saliate; e affidò tutto il lavoro al prof. Moulton, Mojrto quest’ultimo, l’opera venne continuata' da un figlio del
Moulton stesso e da un alunno, il Dr. Greenjnp.
— A Londra si è inalzata una statua a Gladstone,
il grande statista cristiano.
Tunisia
Leggiamo nella “ Vie Nouvelle „ che il prol. Enrico
Bois di Montauban ha attraversato il Mediterraneo
ed ha tenuto a Tunisi conferenze su 1’ “ Esperienza
religiosa „ e sul “ Cristianesimo nel Giappone „. —
Numerosi uditorii. Le conferenze hanno lasciato una
impronta profonda e dato luogo a una riviviscenza
di spirito religioso.
Da Tunisi il prof. Bois ha visitato le colopie francesi di Sfax e di Bizerta.
Madagascar
Gli Evangelici francesi si rallegrano al pensiero
che l’Augagneur libero pensatore accanito e fanatico
presenda altri
non tornerà più a Madagascar. La protesta
tata al Governo francese dal prof. Allier e
contro il famigerato governatore da gli spiriti im
quisitoriali ha dunqne prodotto il desiderato effetto.
Stati Uniti
Filadelfia. — Il 17 febbraio si radunò in Fpadelfia
1’“ Assemblea,, dei Ministri e Missionari itapani che
lavorano allo spargimento dell’Evangelo tra
connazionali emigrati negli Stati Uniti,
durò tre giorni. Il giorno 19 (se siamo
mati) il Sig. A. Muston, presidente del nostijo Comitato di Evangelizzazione, intrattenne l’Assemblea
circa alle “ Relazioni con la Chiesa Valdese d
1 nostri
L’adunanza
bene Infor
Lo stesso giorno, il prof. G. Bartoli déliai Chiesa
Valdese di Roma disse delle “ condizioni
odierne
della Chiesa Romana „ e delle ‘‘ attitudini de|ll’Evangelismo „.
Due altri valdesi, i signori Grill di Chicago é Ghigo
di Newark avevano parlato il giorno innanzi per
trattare dell’ “ evangelizzazione nelle grandi
-iv;: ■'
Italia.
città
IL BISVEELIO HEIL'ESTREMD ORIENTE
Il dott. Chapmann ed i suoi collaboratori salparono
da Sydney, li 11 Agosto, diretti in Cina. Più di 5000
persone trovavansi sulla banchina a salutarli. Le adunanze di risveglio hanno continuato a bordo durante
l’intero viaggio e molti furono condotti a darsi al
Salvatore. Delle riunioni furono nuovamente presiedute in tutti i porti dove il piroscafo sostava. In un’isoletta a nord dell’Australia, il sindaco stesso volle,
tener la presidenza e la predicazione dell’Evangelo
fu fatta con potenza. A Manilla (Filippine), nell’unico
giorno di fermata, e malgrado il calore opprimente,
le adunanze si succedettero senza interruzione fino
alle 11 di sera quando i servi di Dio ritornarono a
bordo esausti, ma pieni di allegrezza per la bell’opera
ivi compiuta.
Hong-Kong fu la prima città visitata nell’Impero
di mezzo e, nella breve fermata, dei servizi furono
tenuti per gl’indigeni e per gli europei. A quest’ ultimi presero parte molti missionari, uomini d’affari
ed impiegati di varie nazionalità. Due adunanze furono tenute nel teatro, la seconda delle quali fu presieduta dal vescovo inglese che diede il cordiale benvenuto ai messaggeri di Cristo. Altre riunioni furono
poi tenute a Canton per gli indigeni e per gli Europei. Di lì, gli evangelisti si recarono a Sciangai ov’ebbero un successo insperato; dei missionari vennero
da ogni parte della provincia per prender parte alla
campagna ed acquistar nuova forza e nuovo zelo.
Molti impiegati e negozianti hanno avuto anch’essi
1 opportunità di udire gli appelli della grazia.
Per dare un’idea dell’importanza del movimento,
descriveremo in pochi tocchi una riunione per indigeni. Il dott. Chapman parlò con forza sulle parole
di Osea VHI, 7 : c hanno seminato del vento e mieteranno un turbo » ; e, dopo aver fatto vedere gli orribili effetti del peccato, secondo la legge del seminare e del mietere, egli passò in modo mirabile a proclamare l’amor di Dio nel perdono dei peccati, appena il peccatore si ravvede e erede, e comincia una
nuova vita. Finito il discorso, egli invitò tutti quelli
che volevano rinunziare al peccato a farsi avanti e
venire a stringere la mano al sig. Alexander. Da ogni
parte della sala, mossero gli uni dopo gli altri a far
ressa intorno alla piattaforma. Quando la processione
fu terminata, furono invitati coloro che volevano consecrare la loro vita al Signore ad inginocchiarsi e 53
robusti cinesi piegarono le ginocchia per ricevere la
benedizione di Dio sulla loro risoluzione. E di nuovo,
all’appello: chi vuol servire il Signore dica ad alta
voce, « io voglio •, dai quattro canti delia sala le mani
si alzarono e centinaia di voci ripeterono: « Io voglio ».
Infine, invitati a rimanere, coloro che avevano confessato Cristo pubblicamente, un buon numero si trattenne a ricevere maggiori schiarimenti sulla ¥ia della
Vita.
Non seguiremo più oltre gli evangelisti americani
nel loro viaggio attraverso il Giappone e la Corea.
Accenneremo soltanto ad un fatto, che può avere la
massima importanza per l’evangelizzazione • deli-impero Eremita », Il Convegno generale dei missionari
protestanti in Corea, in una seduta tenuta il 9 ottobre 1909 in seguito alle adunanze del dott. Chapman,
ha adottato il seguente motto per l’anno nuovo : . Un
milione di anime da condurre a Cristo durante il
1910 ». Ed il calcolo fatto è che ognuno degli 80.000
cristiani coreani debba guidare una persona al mese alla conoscenza del Salvatore. Il piano preparato :
1. Preghiere unite, per parte dei missionari e di tutti
i cristiani, onde il Signore convinca di peccato, di
giustizia e di giudicio e credenti e inconvertiti, Matt.
^VIII, 19-20. — 2. Visite di casa in casa ed appelli individuali ad accettare Gesù come un Salvatore personale. — 3. Spargimento delle Sacre Scritture affinché le Parola di Dio possa penetrare in ogni casa od
esercitarvi la sua divina influenza. — 4. Preghiere
quotidiane : La Corea ai piedi di Cristo. Zaccaria IV, 6.
Da Seul, il dott. Chapman ed i suoi compagni, meno
il sig. Davis che rimase per altri tre mesi ad aiutare
i missionari, sono ritornati direttamente in America
ove sono arrivati alla fine del 1909 ed ove hanno avute
le accoglienze più entusiastiche a New-York ecc. e vi
hanno immediatamente ricominciate le loro adunanze
di risveglio.
F. Grill.
^i/ e giù per il mondo
Gemelli e Lombroso.
Il padre Gemelli non potè proseguire la sua conferenza sul Lombroso al Teatro Balbo di Torino, a
cagione dell’urlìo degli studenti. E’ strano davvero
come quei signori studenti non abbiano compreso che
il loro contegno è segno di debolézza. Dovevano lasciar parlare, poi chieder facoltà di parlare e rispoa-
6
6
LA LUCE
dere per le rime. Ma in Italia la libertà di pensiero
è tuttora un sogno.
Padre Gabriele.
Un certo padre Gabriele dei Trappisti... fabbricanti
di cioccolata, qui di Eoma, è evaso di convento, per
vessazioni — dicono i fogli liberali — perchè con la
coscienza sporca — dicono i fogli clericali.
Roma del Papa.
ÌJOsservatore Romano intanto — pigliando occasione da le chiassate per Giordano Bruno — sventola
la bandiera pontificia, pro potere temporale. Rancidumi ! Un gran numero di sacerdoti cattolici romani
disapprova codeste velleità ormai ridicole.
Educhiamo il popolo !
Il 17 febbraio fummo a Piazza San Pietro. Era curioso veder lì, proprio sotto il Vaticano, sventolar le
bandiere nere e sanguigne della Giordano Bruno, che
ha la sua sede proprio lì a pochi metri dai palazzi
apostolici ! A noi però non garbano manifestazioni
come quelle, a base di discorsi violenti, di sfilate coreografiche, di sbandieramenti provocanti, di bevute
copiose. Bisogna educare il popolo e non accontentarsi
dì sottrarlo alle ugne del partito nero. Il popolo non
è solo vittima, è anche responsabile. Fin che gli direte che è solo vittima, non, sentirà la sua responsabilità morale. Bisogna lavorare a far degli uomini;
e uno è tanto più uomo quanto più sente, non che
gli altri siano birboni, ma che anche lui non è uno
stinco di santo.
In Ispagna.
Pare che in Spagna il Ministero Canalejas voglia
fare sul serio e sottrarre la nazione al giogo clericale. Sarebbe ora, ma non basterebbe.
Loreto contro Roma.
La « Corte Pontificia » di Loreto, in virtù d’una
bolla di Papa Giulio II, possiede — unica al mondo —
lo stesso titolo e gli stessi diritti della * Corte del
Vaticano ».
Adesso si cercherebbe di togliere a quel clero dì Loreto titolo e privilegi : inde irae.
Unità Cattolica.
Si parla tanto dell'unità cattolica ; ma l’unità cattolica — salvo nelle apparenze materiali esteriori — è
una chimera. Non solo Roma si erge contro Loreto,
ma un ordine religioso numerosissimo è in aspra opposizione col Vaticano, perchè il Vaticano favorisce
un altro ordine. Lotte continue; discordie intestine,
che — a conoscerle tutte e bene — ci sarebbe da rimanere profondamente scandalizzati. Quando sì vorrà
tornare all’imitazione della Chiesa primitiva e all’osservanza del solo Evangelo ?
G. Bartoli.
La Difesa di Rieti cita, compiacendosene, gli scritti
del prof. Giorgio Bartoli.
Abbasso il materialismo !
Sotto il titolo « Un apostolo di purezza », il Bellonci, nel Giornale d'Italia, pubblica Jin ottimo articolo. L’apostolo di purezza, propugnatore di sani costumi, specie nella gioventù, è il senatore Poà che
insegna anatomìa patologica all’ Università di Tonno, e che pochi giorni or sono tenne una conferenza
qui alla capitale, nell’Aula del Collegio Romano. Più
splendide della conferenza del Foà - che parlò come
medico - ci sembrano le parole con cui il Bellonci
chiude il suo articolo. Sentitele:
« Io sono persuaso che una diversa disciplina morale e una instaurazione dei . valori dello spirito »
possono condurci a una più salda e più alta forma
familiare di questa nostra presente. Il nemico è il
materialismo ».
Pel nuovo 6ensìmento
L’On. Sennino ha presentato alla Camera un progetto di legge per un nuovo censimento da farsi nel
1911; Gioverà, a questo proposito, qualche ricordo.
Gl’Italiani, nel censimento del 1901, furon chiamati, per la prima volta, a dar notizie sulla religione
da essi professata. Il Vaticano brontolò, si dimenò,
poiché la domanda nascondeva, a suo parere, una insidia Come e con qual diritto dubitare della fedeltà
dei buoni cittadini di quel fortunato paese che fu culla
del Cattolicismo e ne accoglie ancora il Sommo Pastore ?
Ma la domanda passò ed il partito clericale si pose
all opera. Dei comitati diocesani sorsero a tutela delle
schede da riempirsi. ! fedeli, i tiepidi, ebbero la visita del parroco. Perfino dei galoppini, assoldati dal
Governo per la distribuzione e ritiro delle schede, si
fecero cortesi e solleciti a favore degli analfabeti e di
quelli che tali non erano. Fu buono anche il pretesto
della irregolarità o inesattezza delle risposte e financo
della calligrafia non chiara e nitida Nel laccio, abilmente teso, caddero persino dei buoni evangelici.
Qualche nome ci è noto.
Ciò non basta. Molti non seppero trovare altra qualifica che quella di cattolico romeno, sol perchè ne
avevano ricevuto forse il solo battesimo. Ricordo che
in una nota associazione, si rispose da alcuni precisamente così, quando a tempo agitammo la quistione. E
fra questi non pochi di quegli spiriti forti, che dileggiano qualsiasi religione, e di quelli che ne posseggono una propria, particolare, che non collima con la
ufficiale.
Ed ecco come si spiega la cifra di 31 milioni e
mezzo raggiunta alìora dai cattolici, mentre solo 794
mila (nelle cifre sono compresi i minorenni) non fecero in merito alcuna dichiarazione. E la sorpresa, a
dirla franca, non fu poca. Non si supponeva che il
popolo italiano, in sì grandissima maggioranza, fosse
sì buon cattolico, apostolico, romano !
Noi non sappiamo ancora se al prossimo censimentoi
ci saranno nuovamente chieste notizie sulla religione
professata. Nell’affermativa, giovi l’esperienza. Ci nnimmo allora nell’unica qualifica di cristiani evangelici
e fummo 65.665, mentre quelli appartenenti ad altri
culti (israeliti, greci, ecc.) furono 38,427. Giunse però
a tempo la parola d'ordine a quanti tali si ritengono,
anche se non iscritti regolarmente in qualcuna delle
chiese evangeliche ? Di questi, convien qui notarlo deplorando,, ve ne son più di quanti si creda.
Quale la conclusione ? Se la legge (e non v’è da dubitarne) sarà approvata e se la domanda circa la religione sarà rinnovata, occorre mettersi all’opera bene
e in tempo. Il lavoro eh’ io consiglio è onesto e può
esser compiuto in pieno meriggio. Bisognerà che tutti,
dico tutti, si accordino p'er la medesima qualìfica e che
ciò sia fatto noto da un capo all’altro d’Italia. Se
1 aritmetica non è una opinione, bisogna tenerne conto
se vogliamo esser tenuti in conto. Ricordarsi che un
tempo ci qualificarono « quantità trascurabile ».
Ecco un bel lavoro adatto pei nostri giovani e per
le loro associazioni, affidando loro gli analfabeti e
quanti non sanno da che capo pigliare la scheda ricevuta.
Ciò non basta. Bisognerebbe ancora che, avvalendoci di tutti i mezzi, giungesse ovunque la nostra parola illustrativa ed ammonitrice : che cioè non può,
con sicura coscienza, dichiararsi cattolico romano chi
non ne accetti tutto il dogma o non ne segua tutto
il rito. Si dichiarino semplicemente cristiani, se non
con l’aggiunta di non cattolici, dicano di essere lìberi
credenti o che so io, ma abbiano tutti la coscienza di
dichiararsi quel che in realtà sono.
Se per noi è quistione di disciplina, per tutti è quistione di sincerità. E non è poco I ^
Ed. landola.
PACE IN TERRA!
Oggi v’invito a prestare orecchio ai rumori del d
fuori. Dappertutto discordie, lotte, gridi di guerra. Ve'
dete! intorno a noi è come un formidabile incendio.
-Quantei cattive erbe, a volta a volta — l’interesse, i
pregiudizi, la vanità — alimentano questo fuoco distruttore. Insensibilmente l’incendio abbraccia tutto :
relazioni tra membri di famiglia, tra amici, tra classe
e classe, tra nazione e nazione.
Ora, in questo stato di guerra, l’uomo si sente soffocare, soffre e fa soffrire. Egli va gridando: Chi mi
darà la pace?
Sentite che pensasse in proposito un grande scrittore francese, il Chateaubriand. Era il 1848 L’illustre
autore del « Genio del Cristianesimo » moriva. Più
acute del solito le grida di guerra pervenivano agli
orecchi del vegliardo morente: a Parigi si era infatti
in piena rivoluzione. Dopo di essersi a lungo raccolto.
Chateaubriand esclamò : « Solamente Gesù Cristo salverà la società moderna ! ».
Questa è la pura verità : rifletteteci ! Non si soppri™ A i non si attenuerà neppure la guerra,
cioè la lotta fratricida, se non sopprimendo le cause
dei conflitti. Ora queste cause, se le cercherete bene,
le trovate in fondo al cuore deU’uomo, che è un cuore
cauivo, egoista, interessato, geloso, vanitoso.
Ecco perchè, indirizzando l’anima, tutte le anime a
Gesù Cristo per essere trasformate, si prepara, si sollecita 1 avvento di quei tempi benedetti in cui la pace
regnerà sulla terra. Perciò rechiamo la pace in noi e
e attorno di noi, nel nostro cuore, nelle nostre relazioni I
In Cristo le mani si stringano e i cuori si uniscano I
{Vers la Paix di E. Soulié).
Tito Celli.
Fra il monte e il piano
In questi giorni si è svolto nel Tribunale di Caltanissetta un processo che ha richiamato nelle sue sale,
una folla di curiosi. Alla sbarra un prete ed un maestro elementare : i rappresentanti di due classi che
dovrebbero procedere unite nel cammino della vita, se
avessero veramente a cuore la loro missione e se quella
del prete si potesse chiamare ancora una missione.
Non racconterò il fatto in tutti i suoi particolari : i
due non erano certo in buoni rapporti, sicché i ragazzi uscendo dalla dottrina, che il prete impartiva
loro ogni settimana, sì sentivano in dovere d’insultare
il loro maestro. Ad una osservazione del maestro, riguardante i frutti dell’educazione clericale, il prete,
sentitosi offeso, gli piombò sopra asportandogli con un
morso un intera falange d’un dito. Non mi voglio dilungare sullo svolgimento del processo, nè sull’esito
finale che è stato molto favorevole al prete in confronto alla sua responsabilità: se fosse stato alla
sbarra un povero zolfataio ben meno responsabile per
1 educazione ricevuta e per il lavoro che lo abbrutisce,
sarebbe stato ben più severamente trattato del prete :
del resto nella cattolicissima Caltanissetta era sicuro
che una sottana nera dovesse trovare indulgenza.
Vorrei solo fare qualche confronto: il mio pensiero
vola, e con quanto sollievo, alle nostre care valli ove
il maestro sostituisce il pastore e viceversa. Li vedi
far le loro visite ai casolari di montagna e portare
tutti e due la stessa parola di conforto e di fede e la
sera riuniti intorno al fuoco, ritemprarsi del lavoro
della giornata parlando delle esperienze fatte, e dei
loro progetti per il miglioramento della scuola nelle
loro care montagne, mentre i loro piccoli scolari che
dormono nelle stalle per sentir meno il freddo, sognano forse la gioia d’andare a scuola la mattina
dopo, perchè lassù andare a scuola è ancora un premio,
ed il sorriso di soddisfazione del maestro che si ama e
si stima, vale quasi quanto il bacio della mamma. E
perchè tutta questa differenza fra il monte e il piano?
Ah! gli è perchè le basi sono ben altre: quaggiù il
buio, la sottana nera che ha tutto l’interesse a diffondere intorno a sè tenebre, ed il pensiero cosi detto
moderno che per reazione demolisce tutto, ed al posto
del gran vuoto non sa mettere che la parola « nulla
lassù lo spirito che ha saputo, si, demolire, ma che al
posto del gran vuoto ha messo la luce divina dell’Evangelo: ecco la forza, l’unione, la santità d’una missione che rinnova le anime pur aprendo le menti.
L’opera nostra ha i suoi difetti, lo sappiamo e ce ne
umiliamo davanti a Dio, ma l’Evangelo è e sarà sempre quello, puro d’ogni macchia e d’ogui difetto, e laddove esso penetra, porta la luce, la forza e la vita,
sempre! Quando vedo simili frutti tangibili della sua
efficacia e di quaggiù dal basso, alzo gli occhi verse
la luce, allora io credo più che mai e con tutta l’anima mia, alla forza rinnovatrice dell’Evangelo !
Ada Arias.
Un libro scrino da 365
Un libro che abbia 365 autori è, ch'io mi sappia,
cosa unica. È l’Almanacco del Coenobium pel 1910 illustrato con dodici disegni originali giapponesi, stampato a Milano nello stabilimento La Compositrice,
vendibile a Lugano per L. 3,50 nella Casa Editrice
del Coenobium. Anche la legatura è originale come
originale fu l’idea di compilare col concorso di letterati e pensatori d’ogni paese una specie di breviario di 278 pagine nelle quali s’incontrano idee non
di rado disparate (talvolta disperate) in flagrante contradizione tra di loro, ma sempre atte a suggerire
(volevo scrivere suggestionare) un mondo di riflessioni forse più ancora in chi dissente che in ehi consente.
E disperata davvero è la filosofia di Guido Podrecca il quale in presenza deU'eterno problema del
male e della sofferenza non sa che oscillare tra il riso
e il pianto senza conforto ; mentre la disinvoltura
colla quale Enrico Ferri con parole altisonanti proclama la nobiltà e la serenità dell’ateismo produce in
noi l’effetto di un acrobatismo intellettuale che manca
di logica e, purtroppo, anzitutto, di senso morale.
Ben pensate davvero e consolanti sono le pagine
dovute a Giuseppe Rensi, Etienne Giran, Arturo Graf,
e la linea — una sola — dovuta a Ed. de Morsìer:
* Ce n’est pas d’être aimé qui grandit l’homme, c’est
d’aimer ».
Tre righe e mezzo di Enrico Meynìer valgono tutto
un trattato di filosofia della storia, e la mezza pagina di Giov. E. Meille espone il più bel programma
cristiano sociale.
7
LA LUCE
Kiservandooi di spigolare più qua più là nell’ interessante volume i pensieri più belli e più nobili ed
anche di sfrondare alcune eresie fìlosofico-scientifiche
raccomandiamo caldamente ai lettori della Luce ii
pregevole Almanacco del Coenobium. Non si nentiranno di averlo letto.
Paolo Calvino.
LIBRI € PERIODICI RICCVOTI
L’Alba, organo delle Unioni Cristiane delle Giovinette,
Anno XI, N. 2 (febbraio 1910). - L’Avanguardia dei Cristiani Sociali d’Italia, Anno III, N. 2 (febbraio 1910) — Ri
:surrezione, Rivista quindicinale di Battaglia, per le idealità
cristiane contro il clericalismo, per la sincerità contro il farisaismo, per la tolleranza contro la violenza ecc.. Anno 1 N 2
(Milano, 20 febbraio 1910). - La Vita Letteraria, Anno VII
N. 1, 2 (gennaio, febbraio 1910). - L'Ape biblica, N. 1 2
(gen., febb. 1910). - la riforma laica, rivista critica di
quistioni odierne Anno I, N. 2, Roma. - Risposte e domande di un lavoratore. Edizione di . Libertà •.
Rivista Cristiana
E’ uscito il numero di febbraio, il quale contiene
gli scritti seguenti : — Perchè sparisce la fede ?.. (E.
Bianciardi) — La carità cristiana e le obiezioni della
«cienza (E. Senàrega) - . Rex Regum » Studio di iconografia cristiana (fine) (E. Chiarugi) - La pagina
dei pastori. In alto i cuori ! (Ev). - Cronaca del movimento religioso (U. Janni) — Dalle Riviste e dai
■Giornali — Note bibliografiche.
L’abbonamento annuo alla Rivista costa L. 5, estero
L. 6. Rivolgersi al sig. O. dalla. Via Serragli 51 Firenze. ’
Bollettino omiletico
E’ uscito il primo numero attraentissimo del Bollettino Omiletico edito da gli editori stessi della Rivista. Eccone il sommario : — Consummatum est, (G.
Luzzi), -- Le tre croci, (S. Agostino). —Il movimento
delle anime, (E, Comba). — Attacco e difesa, (E. Giampiccoli). — Per seguire Gesù, (G. Rostagno).— La Fede
di S. Paolo, (G. E. Melile). — Le sofferenze del Salvatore, (k. W. Appuhn). — Il tuo regno venga, (G,
Rostagno). — La lotta della vita cristiana, (E. Barde).
La preghiera di Gesù nel Ghetsemane, (C. Spurgeon).
Fate questo in rammemorazione di me, (J. J. Cellé— « Io sono la via e la verità e la vita >.
Vivamente raccomandiamo questa importante pubblicazione, a cui ci si può abbonare Inviando al sig.
O. dalla (Via dei Serragli 51, Firenze) L. 6 (anziché 5)
e se si è all’estero — L. 7,50 (anziché 6). Con sei
lire SI ha per un anno Rivista e Bollettino ; da paesi
esteri inviare L. 7,50. Non è possibile abbonarsi al
Bollettino separatamente.
flNOMfiUE FOSTfVLI
La sapienza dell’amministrazione delle poste italiane è causa d’infinite multe ai connazionali al1 estero e di un numero ognor crescente di moccoli
all’ indirizzo di quella sapienza.
Ecco : Dalla Svizzera o dalla Germania si spedisce
in Italia una lettera del peso di 20 grammi precisi
con un francobollo di 25 cent, e sta bene. Ma una
lettera di 15 grammi abbondanti, affrancata in Italia
per la Svizzera con 25 cent, vien qui tassata 50 cent.
Una lettera di 40 grammi precisi necessita dalla
Svizzera in Italia un francobollo da 40 cent. Dna lettera di 40 grammi dalla Svizzera in Italia affrancata
per errore con soli 25 cent, vien tassata in Italia
30 centesimi.
Una lettera di 40 gr. precisi dall’Italia in Svizzera
affrancata per errore con 25 cent, deve venir qui tassata in virtù del regolamento internazionale 75 cent,
dico e scrivo : settantacinque centesimi.
Abbiamo un bel protestare, rAmministrazione Svizzera ci mostra il regolamento, ci dichiara che è u’a-n
nomaha, un assurdo, ma che non c’è verso di persuadere il ministero italiano della convenienzi di modificare ed unificare il regolamento internazionale.
Ci raccomandiamo a tutti i giornali onde voglian
far conoscere al pubblico questa anomalia e possibilmente evitarci una grandine di sovratasse.
Paolo Calvino
-A-bbonameati pagati :
1910
L. Astesano Osculati — Vigliano Maria — Salvi Ceiestino — Giampiccoli Attiiio — Bracchetto Bernardo — Perrero Luigi ~ Alliaud Michele — Oolucci V. — Robutti Enrico — Alinari Enrico — Gay Francesco — Cornelio Antonio
— Cos.su Matteo — Buguone Pietro — Fossati Salvatore —
Gatti Enrico — Eynard Gustavo — Greco G. _______ Gay Gio
vanni — Wälder Federico — Cavagnaro Francesco — Gutknecht Elisa Miller Donald — Ratti Eugenio — Couconrde
Michele — Stella Angelo — Arnoulet Carlo A. — Buffa G. D.
— Allearo Batt. — Caserta Felice — Jannucei Angelina ____
Vicino Giovanni — Gardiol Luigi — Americola Vincenzo ______
Pons Filippo — Monteverdi Giovanni — Bertinat Giov. _______
Corsi Enrichetta — Ricci Nicola — Monèini Lorenzo — D’ATirro Carlo — Marauda Luigi — Grill Giacomo — Ceriani
Carlo - Gorgo Rodolfo _ Dell’Arsina G. - Luzzani Angelo
— Biolley Alexis — Marchi Luigi — Nardini Giovanni —
Scaramucci Costantino — Mantovani Giuseppe — D’Agostino
Giuseppe — Lanzel Cathy — Stanford Sig.ra — Brofferio
Anna Brofferio Alfredo — Laudi Pietro — Staccione Giovanni — Betts Beatrice — Ventura Antonio — Ferracciù
Ruggero Molteni Andrea — Godine Daniele — Léger
Bart. — Avanzo Riccardo — Tron Pietro — Balme G. A. —
Bosio Enrico — Bolzon Lodovico — Gagliardi Giovanni —
Ravazzini Ettore — Wagnèe — Beruardini Giuseppe —
Helmensdorfer E. H. _ MUhey Hélène - Vaccaria Giuseppe Revel S. (due abb.) —Westermann Fr. — Selle A.
— Bertalot Giovanni — Benx Carlo — Bonetto Giuseppe —
Souher Francesco — Long Giovanni — Laurenzio Michele —
Leoni Carlo — Stagnaio Fortunato — Robertson Flora —
Sgobba Giuseppe — De Grandis Attilio - Trincherà Augusto — Amborno Giuseppe — Rosa Giovanni — Rivoir Emilio
— Daoho Giovanni — Spini Arturo — De Paoli G. M. —
Leonarduzzi Aless. — Chauvi Bart. — Rege Giauas A. —
Cesari Costa A. — Schenone Cesare — Sacchetti Alfonso —
Sassi Antonio — Mancini Antonio — Beux Daniele — Long
Bart. — Chambeaud Paolina — Griot Giovanni — Sommani
irgiho — Negri Roberto — Bonghi Celio — Cavazzntti Gaspare - Gagliano P. - Pelleschi Francesco - Ciambellotti
Oreste — Pedrenzon Emilio - Revel Daniele — Longo Giovanni — Messina Giuseppe — Nardelli Alfredo — Ruffino
Battista — Monaco Feliciantonio — Giusti Salvatore —
Bompiani Sofia — Rivoir Caterina — Viani Orielda — Salvo
Raffaele - Davio Riccardo - A. C. D. G. (Padova) — Gardiol Giovanni — Costabel Alberto — Serajber G. B. ____ Pul
len Arrigo Ernesto — Baebler Berta — Gilli Cerrnti —
(Si rassicurino coloro che non han trovato qui il
loro nome; non possiamo ingombrare il giornale di
nomi in una sola volta: ai prossimi numeri dunque).
Domenico Giocoli, gerente responsabile
Sofie VinouBo!
Proprietà riservata — Eiprodazione proibita
Anche negli altri palchi della credenza stavano in
mostra piccoli oggetti carissimi al cuore di Don Angelo, che li aveva sempre veduti e ammirati fin dai
suoi anni infantili : un servizio da caffè, le cui tazzine di porcellana finissima ronzavano come api ad
accostarle all’orecchio; un’oliera colle ampolline di
vetro antico di Murano e il piedestallo d’argento cesellato; una saliera, una pepaiola, due fruttiere del
medesimo vetro e del medesimo metallo, lavorato nel
medesimo stile, e poi piatti e piattini e bicchieri d’ogni
forma e d’ogni tinta e tanti altri gingilli di nessun valore intrinseco, ma d’un immenso valore morale, se
possiamo esprimerci così, per le memorie che ciascuno di essi poteva suscitare.
Però i dodici bicchieri dall’orlo dorato erano, per
quel semplice prete campagnolo, ciò che di più prezioso contenesse la vecchia credenza. Scendevano dal
loro alto seggio soltanto nelle fauste ricorrenze e nelle
grandi occasioni, e mettevano una lieta nota, colle
loro brillanti iridescenze, torno torno alla tavola sulla
tovaglia candida, fragrante di lavanda. Allora le due
caraffe dell’acqua e del vino troneggiavano nel mezzo,
fra la saliera e la pepaiola e l’oliera e le fruttiere cariche di frutta, e l’effetto era stupendo.
Cent’anni ! Più, più assai di cent’anni avevano quei
bicchieri e quelle caraffe ; ed eran passati, sempre
belli, sempre intatti, di padre in figlio, e solo le
esperte mani delle padrone di casa li avevano toccati
e risciacquati e rimessi al posto con cura gelosa !
Ora, come mai, pensava il prete, Rachele aveva servito di rinfreschi il frate con uno di quei preziosi
bicchieri ? Aveva forse sua madre imaginato che quel
cappuccino fosse un gran personaggio, per averlo voluto trattare con tanto riguardo ? Un gran personaggio davvero 1 Una creatura asservita, un essere
dalla coscienza atrofizzata, che aveva avuto il coraggio
di fare a lui, a lui Don Angelo, delle proposte disonorevoli !...
Gli parve a un tratto ohe tutti i suoi dodici splendidi bicchieri fossero contaminati, poiché quell’uomo
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aveva bevuto in uno di essi, e fu sul punto di prender
quello e di lanciarlo fuori dalla finestra. Ma si trattenne in tempo. Come avrebbe spiegato la cosa a sua
madre, a cui non voleva dir nulla della conversazione
avuta col frate, per non inquietarla, per non spaven
tarla ?
Suonò il campanello ed ordinò alla Rachele di portar
via il vassoio e di raccomandare alla Signora che lavasse il bicchiere col ranno e col sapone.
Che pensasse precisamente la vecchia serva di
quest’ordine non sappiamo, ma certo ella dovette imaginare che il suo padrone avesse scoperto nel frate i
segni di qualche brutta malattia contagiosa.
Don Angelo si rimise a sedere nella sua poltrona,
riprese la penna in mano e procurò di riordinare le
idee.
— Ora terminiamo davvero questi conti — disse a
sè stesso — al resto penseremo più tardi.
^ Trasse a sè un foglio sul quale eran tracciate lunghe
file di numeri neri e rossi, e cominciò a sommare i neri
coi neri.
— Cinque, dieci, diciassette, ventidue... ventidue e
tre... ventidue e tre...
Aveva perso il filo, bisognava ricominciare... i numeri
rossi gli confondevano la vista, l’afa della giornata
canicolare, gli toglieva il respiro, lo stridìo squarciato
delle cicale, fuori sulle piante, gli penetrava nel cervello.
Si rifece da capo con pazienza :
— Cinque, dieci, diciassette...
No, no ; non gli era possibile andare avanti ! Non
eran nè i numeri, nè il caldo, nè le cicale, che gli impedivano di proseguire... per quanto non volesse confessarlo a sè stesso : erano il dubbio, l’ansia, la smania
suscitatigli dalle parole del frate che gli torturavano
il cuore, che gli sconvolgevano le idee. Lì, sulla carta
bianca, tutte quelle cifre rosse e nere si raggruppavano, si allungavano, prendevan forma di lettere, e
i suoi occhi abbagliati vi leggevano la tremenda parola : Scomunica !
Cacciò in là la carta con gesto scoraggito, appoggiò
un gomito alla scrivania, nella palma della mano la
fronte scottante e si lasciò trasportare dalla irresistibile corrente dei suoi pensieri.
Ed era una corrente vorticosa davvero quella, che
non ci proveremo neppur di descrivere. Le idee più
discordi si seguivano, s’incalzavano, si sovrappone
vano; I dubbi più pungenti si facevano strada, lottando contro convinzioni antiche; gli idoli più venerati e piu cari tremavano sul loro piedestallo e minacciavano di crollare. Visioni di malvagità insospetme, di soprusi^ commessi impunemente nel nome di
IO... terrori di castighi immeritati, presentimenti di
sventure e di vergogne turbinavano, come il polverone laggiù sulla via maestra, nel cervello del povero
prete, a cui solo erano abituali le calme e serene meditazioni sui libri e sulle cose, e le placide contemplazioni delle eterne verità.
Imaginate un cieco a cui si diradino a poco a poco le
tenebre e che veda, benché ancora dietro un velo la
luce, i colori, gli uomini, gli animali nelle loro trasformazioni, nei loro movimenti, -nei loro aspetti diversiimaginate un sordo che percepisca ad un tratto i suoni
molteplici, confusi, discordi, lontani, di cento campane; imaginate un bambino che corra e salti festoso
dietro le farfalle in un prato di margheritine e di trifoglio e veda all’improvviso spalancarglisi ai piedi
un precipizio... avrete forse così un’idea dello stato
d’animo di Don Angelo in quel doloroso, triste momento della sua vita.
Non era una natura debole, fiacca, facile agii scoraggimenti la sua; ma era una natura delicata, per
cui il concetto della vita si racchiudeva tutto in queste
parole : fare il bene imitando Gesù, per cui la missione del sacerdozio significava : sacrifizio, abnegazione, amore ; era una natura rimasta ingenua e confidente al contatto colle opere del creato pure e caste
disposta sempre a giudicare gli altri alla stessa sua
stregua. In tali anime la scoperta del male, là dove
esse avevano creduto che fosse l’essenza del bene, produce un abbattimento così subitaneo, così completo
fulmi3““‘"’ pessimismo quasi
Ma Don Angelo reagì; reagi movendo a sè stesso i
rimproveri piu acerbi, accusandosi di ingiustizia, di
follia, di sacrilegio.
Si alzò, si scosse, raccolse i fogli sparsi sulla scrivania dentro una busta di pelle, che chiuse poi a
chiave nel cassetto, e passò nella sua camera per rinfrescarsi con acqua le mani e la faccia.
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