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Veiierflì 1-9 feltbvaio IHA4.
IVO to
LA MMk N(^VELLA
GIORNALE RELIGIOSO
PRESSO »’ASSOCIAJEIOSÍB
U domicilio)
Torino, per un anno L. 6,00 1 L.7,00
— per sei mesi » 4,00 | » 4,SO
Per le proviacie e l’estero franco sino
ai conlìni, un anno . . L. 7,20
per sei mesi, » S,20
S'ir,Bfjovri( Sè iv xyanr,
ScgueDdo la verità nella canti
Em. IV. 15.
L’Ufficio della BUONA NOVELLA è in
Torino, presso la libreria Evangelica
di GIACOMO BIAVA, viaCarlo Alberto,
dirimpello al Caflè Dilei.
Le associazioni si ricevono in Torino all
stesso Ufficio.
Gli Associali delle Provincie potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco alla libreria Biava.
s^sasaüSiiKD
I Conressori di G. C. in Italia nel secolo XVI. Francesco Gaml)a. — I Clericali sotto
i Governi più Cristiani. — Missioni Evangeliche. —Corrispondenza. — Dialoghetto fra un Cattolico ed un Evangelico. — Notizie religiose. — Cronac. politica.
I COXFtSSOUl DI G. C. I\ ITALIA NEL SECOLO XVI.
Francesco Gamba.
La corte romana, dopo di avere
compiuto le sue crudeli vendette,
contro chiunque dal suo giogo abborriva, facea di tutto per distruggere le opere, i nomi e fin la memoria delle sue vittime. Gli è per questo
che talvolta non ci è dato di esporre
con minuti dettagli, le biografie dei
uostri martiri, dettagli che, malgrado
le piii accurate ricerche, non troviamo nelle cronache di quel secolo;
imperciocché gli storici imparziali
spesse volte ne tacevano , per tema
della inquisizione , o limitavansi a
parlarne in modo equivoco e di volo;
coloro poi la cui penna era venduta
alla potente fazione clericale, ne parlavano sempre in senso contrario alla
verità ; ogni scritto infine che offeB^
desse la curia di Roma veniva immantinente confiscato, e distrutto.
Per la qual cosa non di raro siamo
costretti di ricorrere agli stessi scrittori papali per ottenere qualche lume
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sulla vita di quei generosi che immolarono se stessi per la causa del
Vangelo, comecché in quelle pagine
vendute e bugiarde siano dipinti siccome empii e nemici di Dio.
Di Francesco Gamba, lombardo,
uon ci restano che poche nolizie
tramandateci da un pietoso gentiluomo di Como; nulla della sua origine e della prima giovanezza, nulla
della sua condizione e de’suoi studii;
solamente alcuni cenni intorno alla
sua prigione ed aU’estremo supplizio;
cenni per altro sufficienti a dare un
idea del suo carattere dolce e fermo
ad un tempo, della cultura del suo
spirito, della stima che godeva di
quanti lo conoscevano, e della sua
fede nel Vangelo; ma in essi v’è
quanlo basta per condannare la fanatica intolleranza di Roma e per
edificare i uostri lettori coiresempio
di chi, posto nel bivio o di rinnegare
le sue credenze o morire, scelse coraggiosamente la morte.
Francesco Gamba giunse a conoscere le dottrine evangeliche nei
primi anni dell’età virile. Fu allora
che andò a Ginevra per consigliarsi
co’ fratelli di quella chiesa circa ad
alcuni punti della fede. Era il giorno
della Pentecoste; e colà celebravasi la
Cena, cui volle anch’egli partecipare
unito all’ assemblea de’ fedeli. Per
questo fatto , appena reduce in Ita
lia, fu arrestato nella citlà di Como.
Tutta la citta ne ebbe vivo rincrescimento; e sull’istante gran numero
di persone di ogni ceto recossi al
carcere per visitarvi il prigioniero.
Molti dottori e gentiluomini, credendolo in certo modo privo di giudizio
e di buon senso, pregáronlo istantemente a non volersi ostinare nel sostegno di ciò che essi chiamavano
fantasie e follie della di lui riscaldata
immaginazione. Da mane a sera, e
durante tutto il tempo della sua prigionia, il povero Gamba fu circuito
incessantemente da siffatti consiglieri,
de’ quali alcuni per compassione che
sentivan di lui, altri per sentimento
di vera amicizia, e taluno per mandato delle autorità clericali, in cento
guise lo sollecitavano a smettere ogni
idea di riforma religiosa, ricordarsi
de’ suoi affari e della sua casa, non
accumulare sul suo capo l’ira del
Valicano che minacciavaio di morte.
Ma il buon Francesco rispondea loro
con mansuetudine: le sue credenze
non essere il frutto di frivole speculazioni, 0 di vane fantasie prodotte
da turbata ragione, ma la pura verità
del Dio vivente , ma la dottrina della
salute e la santa parola del Signore
Gesù. E ad ogni tratto del suo ragionamento citava de’ passi della Santa
Scrittura per dare alle sue parole
maggiore energia e conferma; prote-
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stando con maravigliosa costanza di
esser pronto a subire cento volte la
morte, anziché rinegare Gesù Cristo,
il solo Salvatore, del quale confessava
la dottrina, e tradire slealmente la
causa del Vangelo, che Dio gli avea
aCfidato per difenderla anche a costo
del proprio sangue. Tutti, dottori,
gentiluomini, e preti, e frati, dopo
inutili sforzi, disperando di poterlo
convincere con le ragioni, e commossi da pietà per il pericolo che
correva un uomo generalmente stimato, di comune accordo lo scongiurarono a cangiar pensiero ; gli
promisero fin la cittadinanza di Como
6 favori e dovizie a suo piacimento.
Non potendo piegarlo con siffatte lusinghe, per impaurirlo, ricorsero alle
minaccie, e gli parlarono del patibolo
e del rogo ; ma con sorpresa di tulli
Francesco Gamba udiva imperterrito
l’orrenda minaccia e ne gioiva come
di avventurosa novella.
Intanto giungeva l’ordine del Senato di Milano di far morire il prigioniero, anzi di darlo vivo alle fiamme. Ma, prima che tale ordine fosse
eseguito, arrivarono varie lettere dell’ambasciatore imperiale residente a
Genova e di alcuni gentiluomini milanesi, chiedendo che l’esecuzione si
differisse di qualche giorno, per dar
tempo al condannato di ravvedersi, e
per tal modo risparmiare al paese
l’orrendo spelacolo del rogo, salvare
la vita ad un uomo dabbene, e rendere alla Chiesa romana un migliore
servigio colla ritrattazione di un caldo partigiano della Riforma. Scorso
codesto termine, senza alcun frutto,
stante la mirabile fermezza del Gamba, un nuovo ordine di quel Senato
prescrivea di affrettare il supplizio.
Allora il prigioniero fu tradotto davanti al podestà cui era allldata la
giustizia civile e criminale. Codesto
magistrato non fece che ripetergli ufficialmente tutto quanto gli era stato
detto dagli altri a titolo di consiglio
e di preghiera, usando le stesse proferte e terminando con le solile minaccie; limitossi perfino a domandargli la sola ritrattazione di quanto
avea sostenuto contro il sacramento
della messa.... Ma eran parole gettale
al vento; Francesco Gamba rispondeva; tutti i beni che quaggiù gli si
promettevano non potersi paragonare
ai beni inestimabili che il Signore
preparavagli nel cielo. Pieno di questa sublime idea, il suo coraggio di
ora in ora si accresceva, e le sue
parole rivelavano tutto l’entusiasmo
della sua fede.
Dopo altri otto giorni di nuovi ed
infruttuosi tentativi, il carnefice (era
un tedesco) andò ad annunziargli l’ordine avuto di eseguire la sentenza di
morte, e nel tempo stesso il pregò
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volerlo perdonare. Al quale il buon
Francesco rispose che non solo il
perdonava, ma pregava Dio d’illuminarlo, fargli conoscere la dottrina
della salute , aggiungendo che gli
avrebbe dato volontieri deU’oro se ne
avesse posseduto.
In questo mentre si udirono alcuni
tocchi lugubri della campana della
giustizia, e due frati si presentarono
al condannato per confessarlo. Egli
pregolli di ritirarsi, non avendo bisogno de’ loro estremi conforti, nè
della croce che essi gli mostravano ;
imperciocché gli tenean migliore compagnia lo stesso Gesù che egli portava scolpito nel cuore, e gli angeli
che preparavangli la corona del martirio e gli additavano la via del cielo.
E siccome gran folla di popolo si accalcava intorno al patibolo, le autorità clericali, per impedire al condannato di arringarlo pria di morire,
vollero che gli si forasse la lingua; lo
chè conferma la loro malafede, giacché se fossero state convinte degli errori di Gamba, avrebbero dovuto invece lasciargli vomitare tutte le così
dette eresie e le bestemmie di cui
l’accusavano, e così giustificare davanti al popolo la necessità di quella
condanna; ma l’inquisizione, figlia
del fanatismo e dell’errore, odiava la
verità di cui spacciavasi ministra, e
cercava sempre di nasconderla, perchè temeva di essa.
Giunto a’piedi del patibolo, il martire, colla bocca grondante di sangue,
e privo com’era della parola, levò gli
occhi e stese le braccia verso il cielo,
e pregò in modo che gli astanti (eran
quattro mila all’ incirca) ne piansero.
Fu decapitato, poi dato alle fiamme,
e le sue ceneri disperse al vento.....
Ma il suo nome restò^ scolpito nel
cuore di quanti furono spettatori
della sua morte, i quali per lungo
tempo non parlarono che della sua
innocenza e del .suo immeritato supplizio... 11 21 luglio 1554 divenne per
Como un giorno d’infausta e perenne
ricordanza !
I CLERICAll
sotto i Governi i più Crisliaui
Dopo la famosa pace di Costantino, allorché il Cristianesimo montò
sul trono dei Cesari, i clericali incominciarono ad arrichire. Prima di
cotesto principe le Chiese erano riguardate siccome assemblee illegali,
e non potevano legittimamente possedere. Esisteva invero una legge la
quale permetteva di donare alle comunità stabilite, ed i clericali profittando di tale legge, sebbene illegalmente, aveano incominciato ad arricchirsi di nascosto. Ma Costantino
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diveDulo il loro protettore fece una
legge nella quale permise di lasciare
per testamento quello che si voleva
allechieseed ordinòche si restituissero
alle medesime tutti i beni che aveano
perduto nelle persecuzioni di Diocleziano e Masàimiliano, ed aggiudicò
alle medesime tulli i beni dei martiri che erano morti senza eredi necessari.
Ma lo stesso cristianissimo Costantino vedendo che molti correvano
ad arruolarsi nel clero per menare
vila comoda e ricca, e così in poco
tempo le ricchezze del popolo sarebbero siale dal clero assorbite, proibì
con una legge che si trova nel codice
leodosiano libro decimosesto, titolo
2^, che il numero dei chierici fosse
aumentalo da quello che era; stabilì
che non si potesse accettare un nuovo
iriilividuo nel clero, se non che in
riinpiazzamento di un morto ; ordinò
die non si dovessero accettare chierici se non die di famiglie povere,
e ciò per la doppia ragione, affinchè
i ricchi potessero restare a far fronte
alle spese dello Stato, ed i poveri
fossero alimentati dai beni della Chiesa. Decretò sollo pena di deposizione
dallo stato clericale che nò un decurione, nè un figlio di decurione potesse farsi prete. Coslanlino per tali
leggi non incorse censure, ma anzi era
¡1 carissimo dei clericali di quei tempi.
A dispetto però di tali savissime
leggi, pochi anni dopo le ricchezze
dei clericali acquistate con male arti
si erano accresciute all’eccesso, per
cui il cristianissimo imperatore Valentiniano nell’ anno 570 fece una
legge colla quale proibì severissimamente ai preti ed ai monaci di circonvenire, siccome facevano, le pupille e le vedove per procacciarsi
donazioni, eredità o legali. Questa
legge fu indirizzata a papa Damaso,
e fu letta in tulle le chiese, e nè il
papa, nè alcuno dei vescovi ardì reclamare contro di essa e tacciarla di
irreligiosa, anzi s. Ambrogio e s. Girolamo declamarono contro i clericali perchè coi loro abusi avevano
meritalo una tale legge.
Venti anni dopo lo stesso imperatore fu obbligalo a fare un’altra legge per proibire alle diaconesse di
lasciare la loro eredilà agli ecclesiastici loro amici. Carlo Magno, imperatore santissimo e lodato dai clericali, nell’anno 815 fece fare una
inchiesta per trovare tutti coloro che
con santi pretesti erauo stati indotti
dai clericali a lasciare i loro beni
alla Chiesa. Niceforo Foca, imperatore
d'Oriente, vietò di fondare nuovi
monasteri, e di lasciare alcun fondo
a qualunque si fosse titolo a chiese,
monasteri, o persone ecclesiastiche.
Uacco r.omneno, che occupò il Irono
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di Costantinopoli verso la metà del
secolo undecimo, fece esaminare coscienziosamente le rendite ecclesiastiche, e lasciò alla Chiesa quel tanto
che fosse sufficiente affinchè i preti
ed i monaci potessero vivere secondo
la povertà che è propria del loro
stato, applicando tutto il superfluo
ai bisogni dell’impero.
Così noi vediamo dalle storie che
gli imperatori ed 1 re che piii si occupavano di religione, molti dei
quali sono nel catalogo dei santi, ponevano le mani sui beni del clero, li
applicavano allo Stato quando credevano che fossero troppi, vietavano al
clero di arricchire, e regolavano i beni
ecclesiastici in modo, che il clero
avesse di che vivere, ma secondo la
povertà evangelica. Le istorie sono
piene di tali esempi. La storia d'Inghilterra ci narra che Edoardo I,
Edoardo III, Enrico V operarono in
tal guisa sui beni ecclesiastici. La
storia di Francia ci dice che san Luigi, Filippo III, Filippo il Bello, Carlo
il Bello, Carlo V, Francesco I, Carlo
IX, e tant’altri re cristianissimi tirarono grosse somme dal clero, e repressero l’avidità dei clericali senza
incorrere le censure, e senza perdere
l’amicizia dei papi, nè il diritto alla
loro canonizzazione. I re di Aragona,
di Castiglia, di Portogallo, e tutti gli
altri sovrani cattolici allorché non si
sono lasciali dominare dai clericali, si
sono sempre creduli in diritto di fare
leggi sui beni ecclesiastici, e se sono
stati abbastanza forti da non temere,
hanno evitalo i fulmini di Roma; ma
se si sono lasciali vedere timorosi,
l’anatema è caduto su di loro, e la
confusione e la discordia si è impadronita dei loro regni.
Questi pochi esempi citiamo per
dimostrare che si può benissimo essere cristiani, essere cattolici, amici
del papa ed anche santi canonizzati,
senza permettere che il clero ingrassi
ed il popolo lauguisca.
MISSIOM EVANGELICHE.
Sud dell’Asia. — Tm Voce delle Missioni, giornale delia Socielà missionaria
di Basilea, pubblica un articolo interessautissimo sulla missione evangelica della
costa occidentale delle Indie. Noi abbiamo
sott’occhio quest’articolo riprodotto nel
foglio religioso del cantone Vaud, e senza
tradurlo per intero ne daremo alcuui
estratti ai uostri lettori.
Incoraincia quel giornale dal dare una
Idea d’ una missione evangelica. La vera
missione evangelica non va innanzi nè
per la forza, nè per la furberia, nè per
sorpresa di qualunque genere. La sola
parola di Dio predicata con fedeltà e semplicità, conduce le auime ai piedi della
croce. Il missionario evangelico depone
fedelmente lasemenza della parola, esorta,
prega, insiste a tempo e fuori di tempo
e travaglia senza stancarsi ; poscia attende
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pazientemente che lo Spirito discenda nei
cuori e vi porli il perdono, la fede e la
pace. Su tali principii hanno travagliato
nelle Indie i missionari di Basilea, ed in
cotesto immenso campo le loro fatiche
sono state benedeite.
Al principiare di queslo secolo alcuni
pochi missionari evangelici, forti soltanto
della loro fede, giungono in mezzo alle
moltitudini innumerevoli di idolatri per
annunziare loro Gesù Salvatore del mondo. La loro opera incomincia in mezzo
alle più grandi difficoltà. Il paese, il popolo, la lingua, i costumi sono tutte cose
incognite ai nuovi missionari. Le comunicazioni coll’Europa erano e difficili. Lo
stesso governo britannico trascinato da
una politica empia e mondana favoriva
l’idolatria, e vietava lo stabilimento dei
missionari. Il popolo indiano dal suo lato
odiava mortalmente i missionari evangelici, i quali si trovavano in faccia di un
paganesimo con tutta la forza di un potere
lino allora incontestato, e che da tanti secoli affascinava collo splendore del suo
cullo tulto maleriale centocinquanta milioni d’indiani.
la tali circostanze i missionari evangelici, appoggiati soltanto su Dio, incominciavano un’opera che il mondo giudicava
insensata. Intanto la Bibbia fu tradotta in
tulle le lingue de! paese. Numerose scuole
e cappelle furono erette, e la parola del
Vangelo di grazia facendosi sentire in
molti luoghi condusse molle anime alla
cognizione della verilà in Gesù (Jristo. Ma
veniamo ad alcuni dettagli intorno all’opera dei missionari di Basilea.
Sono circa dodici anni dacché due missionari di questa Socielà andarono in Calculta onde predicarvi per i primi il Van
gelo. La superstizione, l’ignoranza, il
fanatismo dominavano nella intera popolazione. 1 due servi di Dio si sforzavano
di far sentire la loro voce, ma si trovarono
a fronte di un avversario polente. La
selta de’MopIns composta di maomettani
fanatici, che conta nella sola ciltà venlidue
mila persone, oppone dappertutto la violenza, il disordine, e la calunnia alla parola evangelica. I missionari non si sgomentano, e continuano tranquillamente
l’opera loronelle particolari conversazioni:
fondano le scuole, per quanto possono,
onde per mezzo dell'islruzione togliere al
fanatismo l’arma più potente Viijnoranza,
e con tali mezzi sono giunti non giù a far
tacere i fanatici, che è cosa impossibile,
ma a fargli avere torto nella coscienza
degli uomini sensati e ad acquistare molte
anime al Vangelo.
La chiesa di Calcutta, sebbene di origine cosi recente, pure conta già più di
cento membri indigeni ; lo che al cerio
non sarebbe gran co.sa senza le persecuzioni per le quali debbono passare i nuovi
converlili. I fanatici idolatri e maomettani
instigati dai rispellivi loro preti, si .sono
collegati fra di loro onde perseguitare i
discepoli del Vangelo. La legge non gli
permette di venire alle vie di falto, ma
manca mai al fanatismo l’arte di perseguitare a dispetlo della legge? La più
parte dei convertiti di Calculta appartengono a delle caste superiori, e molti di
essi sono proprietari di terre, ma condannati dai bramini alla esecrazione del popolo superstizioso, restano interamente
isolati. Non v’è più alcuno che voglia lavorare nelle terre di uno scomunicato,
niuno vuol da lui comprare, niuno vendere a lui alcuna cosa, per cui sono ri
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dotti alla più estrema miseria. 1 missionari
allora hanno dovuto ricorrere alla carità
dei cristiani evangelici d’Europa ed hanno
stabilito due colonie in terreno incolto, e
là quei buoni neoüti colla zappa e la marra
dissodano quei terreni per procacciarsi
una misera sussistenza, ia quale però è
compensata dalla pace del cuore e da una
buona coscienza.
I fanatici però nou lasciano in pace neppure nei loro travagli gli umili seguaci
del Vangelo, ma istigati dai loro preti
vanno sui loro lavori ad insultarli : n Ecco, essi dicooo, i vantaggi che vi procura
il vostro cristianesimo ! » Conversioni
esposte a tali terribili prove mostrano che
sono veramente sincere.
II missionario Müller racconta un falto
che dimostra fino a qual eccesso giunga
il fanatismo dei pagani contro il Vangelo:
tradurremo fedelmente le sue parole.
« Io arrivava il giorno 8 luglio ( a
Tchombala) allorquando Paolo (il catechista) entrò nella mia camera cogli occhi
scintillanti di gioia, annunziandomi che
la sua sorella accpmpagnata dal suo marito chiamata Cotchen erano venuti con
i loro due figli per dichiarare la loro intenzione di voler essere cristiani. Noi ci
rallegravamo di questo feliceavvenimento
senza però dispregiare i sintomi della
irritazione che agitava potenlemente la
popolazione pagana. La domenica seguente, un istante prima del culto, sono
chiamato sotto il vestibolo della mia casa,
e vi trovo Timoteo (l’altro catechista) che
mi presenta un giovane di 22 anni chiamato Kunden, venuto anche egli per
farsi cristiano. Badate bene a quello che
fate, io loro dissi; ma se la vostra risoluiione è veraraenle seria, il Signore vi
condurrà e vi custodirà. Entrammo, ciò
detto, nella cappella, ed ecco Io zio di
questo giovane entrare furibondo con
un coltello alla mano per uccidere il nipote. Fu immediatamente disarmato dai
nostri ed allontanalo dalla cappella. Appena terminato il servizio, giungono il
fratello e la sorella di Colchen, e precipilatisi nella casa di Paolo, l’uomo armato
di un gran coltello, gridava all’Evangelista : «Se non ci seguite immedialamenle, io uccido tulti, e poscia uccido
me stesso; prima di soffrire una simile
vergogna voglio morire ». Fu anche que-j
sto disarmalo, e Cotchen interrogato su
quello ('he voleva fare, persisteva nella
sua risoluzione. Intanto i più sinistri rumori si spandevano intorno ai progetti
dei pagani: ciononostante Cotchen e Kunden il giorno dopo si spogliarono dei
segni della loro casta, e seguirono l’istruzione religiosa degli aspiranti al battesimo nella quale fecero rapidi progressi.
La vittoria sembrava certa, ma bentosto
la nostra gioia cangiossi in tristezza.
« Il 23 luglio Kunden era andato da
un suo debitore pagano per riscuotere
una piccola somma che gli apparteneva.
I suoi nemici là lo attendevano, e dopo
averlo percosso e ben legato, gli fecero
ingoiare per forza una bevanda spiritosa
per ubbriacarlo, e per molli giorni non
si seppe più nulla di lui. Tutte le ricerche della polizia furono inutili..... ad
un tratto egli comparisce condotto da
due ag^ti di polizia ehe lo avevano
trovato a Wadagherry, ove aveva portata accusa contro di noi innanzi lo autorità. La sua accusa portava che noi
lo avevamo preso per forza, gli avevamo
Strappali i segni della sua casta, gii ave*
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vamo tolto il suo danaro, e lo volevamo
fare Cristiano per forza... Si è venuto poi
a scoprire che un regalo di cinquanta
rupies e la promessa di entrare iu possesso di tutti i suoi beni materni fatta
per la sua famiglia, è stata la cagione di
tale cambiamento ».
Un altro fallo narrato dallo stesso missionario prova sempre piii la violenza del
fanatismo indiano. Una giovane donna
accompagnala da due figli era andala a
parlare ad uno dei nuovi convertili, ed
avea manifestalo la sua risoluzione di
divenire Crisliana. Incominciano le persecuzioni nella sua famiglia, ed essa resiste. Allora una truppa furiosa di due a
trecento fanalici inveslono la casa, rapiscono la donna e i fanciulli, e io mezzo
ai mali trattamenti la conducono in casa
di suo padre, zelante pagano ; di là la
conducono ad un tempio ove il bramino
la fece giurare di non mai più parlare
con i Cristiani.
Però in mezzo a tanti dispiaceri la parola di Dio agisce potentemente. Un giorno
a Tchombala un fanciullo che frequentava le scuole dei missionari andato in
casa rovesciò l’idolo innanzi al quale pregava suo padre. Il padre bigollo era alla
disperazione, ma il fanciullo gli diceva:
«Vedi papà, se quel tuo idolo fosse
l’immagine di un Dio, già n)i avrebbe
punito ; ma eccolo là immob.le in terra,
perchè dunque adoreremo la pietra invece dell’iddio vivente ? »
Questi piccoli tratti servano a fare conoscere alcun poco ai noslri letiori l’o
pera delle missioni evangeliche nelle Indie. Il fanatismo le perseguila, ed esse
prosperano sotto la persecuzione, perchè
il Vangelo è l’opera di Dio, e gli uomini
non ne possono «rrestare il corso.
COURISPOXDEXZI
Mentre con ogni premura ci facciamo a pubblicare la seguente lettera, sentiamo il dovere di porgere a
chi ce la diresse i nostri più sinceri
ringraziamenti, per averci così posti
in grado di riparare ad una dimenticanza, che per essere del tutto involontaria, non era meno colpevole
verso un uomo come il venerando
doltore Gilly, cui la nostra chiesa va
debitrice dei più segnalati benetìzii.
La Direzione.
Al sig. Direttore della Buona Novella.
Torre, addì febl)raio 1834.
Carissimo fratello
Più volte avete ricordalo nelle vostre
colonne la bella festa del IS dicembre,
e specialmente ci avete fallo conoscere
i nomi degli individui e delle chiese cbe
ci assicurarono essere in ispirilo con noi
nella consacrazione di quel tempio unico
nella capitale, ove ogni domenica è
bandito il puro Evangelo di Gesù Crislo.
Uu amico non nominaste unitamente agli
altri, in che io slimo cbe abbiale fallo
molto bene ; perchè l’attaccamento di
cui ci diede continue prove, ed i servigi ch’egli ci rese da più di treni' anni
lo mctlono sifTattamente in disparte da
tulti gli altri, che conviene o non parlarne, contentandosi di ìtenedirlo ed ammirarlo in silenzio, o accennarlo separatamente. Voi sapete, ma molti fra i vo*
siri IgUotì lo ignorauo, cba il doltore
10
Gilly (l’amico a cui alludo) ba collettato
a prò del lempio di Torino, vicioo a
40,000 fr.— Era tanlo II suo desiderio
d’intervenire alla consacrazione di questo edificio, che appena gli fu giunta la
nnlizia essere stata al di 20 ottobre fissata una tale solennità, ch’egli, imponendo silenzio a qualunque altra considerazione, si pose iramantinenle in caminino.
Qiiale disdetta sia stata per lui, giunto
a Torino, il sentire che lo scopo del suo
viaggio era fallito, già lo sapete senza
che ve lo dica. Doveri imperiosi lo richiamavano a Durham ; egli s’atfrcttò a
tornare. Ma le fatiche di un doppio viaggio così lungo e così precipilato, i rigori
della stagione , e senza dubbio il contrattempo provalo gli accagionarono una
grave malattia cbe lo colse appena giunto
a casa. Il 15 dicembre quando ebbe luogo
quella consacrazione cui avrebbe lanlo
bramato di assistere, il suo corpo era
ancora steso nel suo letto, ma il suo spirito era con noi, ed egli volle attestarcelo colla sua mano tremante in queste
commovenli parole cbe furono lette nella
nostra fraterna raunanza della sera : « Io
n sono col cuore in mezzo a voi, e se
« una grave malattia non mi tenesse a
« letto, nè la lontananza, nè il mare,
« nè le Alpi, nè la rigida stagione non
« sarebbero ostacolo acciò io rifacessi il
Il viaggio per essere corporalmente con
«voi».— Ho la consolazione di poter
aggiungere che la salute di questo venerando e prezioso amico è del lutto ri.«labilita, e che di già egli ha ripreso a prò
di noi e con nuova energia l’opera sua
di carità e di abnegazione. — Io so che
molti fratelli hanno spesso ripetuto nelle
loro preghiere dal mese di novembre in
qua: «Signore! colui che tu ami è ammalato n. Ora che il Signore gli ha esauditi, saranno felici di poter far succedere
alle supplicazioni i rendimenti di grazie,
e di poter ricevere ancora dal nostro fratello quelle lezioni che ci dava da tanto
tempo di fedeltà e di zelo pel servizio
del nostro comune Maestro.
Aggradite ecc.
G. P. R.
DIALOGHETTO
fra im Catlolico ed un Evangelico.
V.
Evangelico. Ebbene siete venuto solo?
mi prometteste di condurre un teologo.
Cattolico. Per oggi non ha potuto;
verrà un’altra volta. Intanto voi volevate
darmi ad intendere una grossa menzogna
dicendomi che la s. Chiesa proibisce la
lettura della Bibbia : io mi sono bene
informalo ed ho saputo che la s. Chiesa
proibisce la lettura della Bibbia protestante perchè è falsificala, e non già la
lettura della Bibbia cattolica.
Ev. Veramente proibire la lettura della
Parola di Dio è una lale iniquità, che io
vorrei persuadermi che non vi fosse alcun uomo capace di commetterla ; ed io
sarei lietissimo se potessi confessare di
avere errato allorqiiando vi ho detto che
i preti proibiscono la letlura della Bibbia,
ma, caro amico, siete voi ben certa di
quello che voi dite?
Catt. Ne sono certissimo : il teologo...
me lo ha accertalo ed egli non è uomo
da mentire.
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Ev. Ditemi ; sapete voi cosa sia l’indice
dei libri proibiti ?
Cali. Sicuramente che lo so : è il catalogo di tutte le opere proibite dalla s.
madre Chiesa.
Ev. Credete voi ohe un buon cattolico
possa leggere i libri che sono notati in
qaeH’indice come condannati ?
Calt. Ni), certo.
Ev. E se qualcuno vi dicesse che un
libro notato in quell’indice non è condannato e si può leggere, voi cosa gli direste?
Cali. Gli squadernerei l’indine sul viso e lo tratterei da impostore.
Ev. Ebbene, eccovi l’indice, andate a
squadernarlo sul viso al teologo......
Catt. Come !
Ev. lo nou voglio citarvi gl’immensi
documenti ehe dimostrano la realtà della
proibizione della Bibbia per parte dei
preti: mi basta di citarvi l’indice dei
libri proibiti. Osservate la regola IV, vale
a dire ima delle dicci leggi che servono
di regola per formare l’indice ; è proibita
in essa la lettura della Bibbia tradotta
in lingua volgare da autori cattolici. .Ma
andiamo innanzi. L’arcivescovo Martini
era sicuramente autore cattolico. Ebbene
ecco qua l’indice, leggete Nuovo Testamento secondo la Volgata , tradotto in
lingua italiana da Mo.vs. Antonio Martini arcivescovo di Fireme ; Livorno
1818. Decret. 6 septembsr 1819. —
Idem. Italia 1817, decret. 17, lanuar
1820.— Idem. Il N. Testamento di N.
S. G. C., edizione stereotipa Shaklewell
dai torchi di T. h'utt 1813. Decnt. cod.
luxta decret. S. Congr. indicis, 13 iun.
17S7, ii23 iun. 1817. Adesso che .ivete
veduto l’indice coi proprii occhi, mi sa
preste dire chi è che vi ha dato ad intendere la grossa menzogna, io ehe vi ho
detto che i preti proibiscono la Bibbia,
0 il teologo.... che lo nega?
Catt. lo non so cosa dire : lo vedo da
me e pure non posso crederlo. Mu, ora
che ci penso, come va ehe con tutte
queste proibizioni i preti han fatto stampare a Torino il N. Testamento di Martini, e lo vendono 30 soldi, mentre vale
almeno cinque franchi ?
Voi vedete che questo fatto è in
contraddizione coll’altro fatto incontestabile delle proibizioni: è una contraddizione dei preti, non è la prima, e non
sarà neanche l’ultima; se vi dovessi dire
qualche cosa su questo potrei dirvi che
la loro dottrina è alquanto elastica... ma
è meglio che ne domandiate al vostro
teolngo : per me vi dico che noi evangelici vogliamo che si legga la Bibbia, e
non stiamo tanto attaccati alle versioni ;
leggete Diodati, leggete Martini, purché
leggiate la Bibbia per noi è Io stesso.
Catt. Bene, per questo ne dimanderò
al teologo.... Ma adesso ci resta un allro
ftonterello a saldare, e non so come ne
uscirete. Ditemi, è vero o non è vero che
1 protestanti hanno tolto dalla Bibbia
alcuni libri? Anche queslo direte che è
falso ?
Ev. Sentite prima uo fattarello, poi vi
risponderò. In un paese di questo mondo
moriva un padre di famiglia ricchissimo.
Prima di morire aveva consegnato il .suo
testamento, dichiarando che quella e non
altra era la sua volontà. (I figlio maggiore
profittando della minorità dei fratelli aggiunse al testamento del padre un codicillo e lo dichiarò dello stesso valore
del testamento. Giunti i fralelli all’età
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maggiore vollero vedere il testamento
originale, e non trovandovi quel codicillo
si proteslarono di non volerlo , perchè
aggiunto al testamento del padre loro.
11 fratello maggiore menò gran rumore,
ed accusò i fratelli minori di aver mutilato il testamento paterno, perchè avevano tolto il codicillo che non era del padre. Ditemi, chi aveva ragione ?
Calt. [ fratelli minori.
Ev. E chi aveva alterato il testamento
del padre ? ^
Calt. Il figlio maggiore che vi aveva
aggiunto uu codicillo.
Ev. Ebbene questa appunto è la questione fra noi e la Chiesa romana. Il divino Testamento di Dio nostro padre comune fu confidato agli Ebrei (Rom.
HI, 2) : la Chiesa romana aggiunse a
queslo divino Testamento alcuni libri che
dichiarò della stessa autorità, e come
facenti parte del Testamento; i Cristiani
quando si sono avveduti che quei libri
erano aggiunti, hanno protestato, e non
han voluto ricevere quei libri aggiunti
per parola di Dio; i preti han fatto chiasso, e ci hanno chiamati mutilatori della
Bibbia perchè non abbiamo voluto ricevere i lihri aggiunti.
Cati. E, fatemi grazia, quali sono questi lihri che voi dite aggiunti?
Ev. Sono i lihri di Tobia, di Giuditta,
della Sapienza, dell’Ecclesiastico, di Baruc, i due libri dei Maccabei, alcuni capiloli aggiunti al libro di Ester, ed alcuni aggiunti al libro di Daniele.
Catl. Veramente se la cosa fosse come
voi la dite, io non saprei cosa rispondfire.
Ev, Se ci fosse qui il vostro teologo
gii farei toccar uon inaun tutti gli errori
che sono in quei lihri aggiunti alla parola di Dio : ma per convincere voi che
non siete teologo, vi dirò una sola ragione. Fra noi ed i cattolici non vi è
questione intorno ai libri del nuovo Testamento ; la sola questione è sui libri
del Testamento vecchio. Ora per sapere
chi ha ragione prendiamo la Bibbia degii
Ebrei. Essi hanno la Bibbia siccome 1’ avevano ai tempi di Cpsù Cristo e degli
Apostoli ; ma nella Bibbia degli Ebrei
quei libri non vi souo : dunque o non
vi sono mai stati, o sono stati tolti. Non
sono stati tolti perchè fino ad oggi nè
un papa, nè un concilio, nè chiunque
altro ha mai ardito di accusare gli Ebrei
di un simile attentato; dunque non vi
sono mai stati : dunque la Chiesa romana li ha aggiunti. A tutto ciò aggiungete che gli Ebrei sono i depositarli della
Bibbia; che la vera Bibbia è la loro:
dunque noi cbe abbiamo la Bibbia come
gli Ebrei abbiamo la vera, c chi ha la
Bibbia colle aggiunte ha la falsa. Cosa ve
ne pare ? chi è che ha falsato la Bibbia?
Catt. Quesla ragione veramente io non
l’aveva mai intesa. Ma io non so capire
perchè i preti l’abbiano tanto colla Bibbia ; qualche ragione ci deve essere.
Ev- Eh mio caro, se la legge che devo
rispettare per coscienza non mi vietasse
di più innoltrarmi, ne sentireste delle
belle di ragioni, lo, sapete cosa vi posso
dire ? leggete da voi stesso la Bibbia, e
vi salteranno agli occhi da loro, tanto
sono patenti.
Calt. Quasi quasi mi fareste venire la
voglia di leggerla questa Bibbia ; finalmente che gran male vi potrà essere?
Ev. Sapete che male vi sarà ? che voi
disubbidirete al vostro ooufestore, ma
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ubbidirete a Dio : che scoprirete tante
cose delle quali noti avete mai dubitato :
e se la leggete con attenzione e con preghiera, giungerete a conoscere quale sia
la vera religione di Gesù Cristo.
Catt. Ebbene io vi prometto di leggerla.
Ev. Ed io vi prometto che ne sarete
contento.
NOTIZIE RELIGIOSE
Torino. — Oggi ricorre l’anniversario
della emancipazione dei Valdesi per opera
del magnanimo Carlo Alberto di non mai
peritura memoria. Tanto alle Valli, come
in Torino e per lutto il Regno i cristiani
evangelici Valdesi, si uniscono a celebrare l’annua ricordanza di tanto beneficio attorno al Trono della Grazia, per
rendere i dovuti ringraziamenti all’Autor
di ogni bene, e per pregare sull’augusto
capo di Vittorio Emanuele 11, figlio e successore degnissimo di quel Grande, e su
tuttala sua famiglia le celesti benedizioni.
E qui non possiamo fare a meno dal
trascriverete parole colle quali l’Augusto
nostro benefattore esordisce il suo editto
di emancipazione. CARLO ALBERTO, ecc.
Prendendo i.n consideràzione la fedeltà ED l BUONI SENTIME.NTI DELLE POPOLAZIONI VALDESI, ecc. -- Nou possiamo
in questa occasione non rammentare con
tenerezza la fiducia che quel Grande poneva uella nostra fedeltà a tutta prova,
allorché nel 1844 onorava di sua presenza La Torre, e vietava, anche nella
occasione che veniva ad assistere alla
consecrazione di un tempio cattolico,
che le sue truppe lo scortassero, dicendo:
in vuzio ai Valdesi io non ho bisogno di
guardie: e quando pochi giorni dopo inviava la croce dell’ordine dei ss. Maurizio
e Lazzaro al notaio Amico Comba, il
primo fra i Valdesi che abbia ricevuto
un tale onore, si esprimeva in queste
memorabili parole: « La universale gioia
in più modi manifestala, i sensi di riverenza e di affetto spiranti da que’ volti,
tutto ci manifestava che non mai vennero
meno in quei petti ¡’onore e la divozione AL trono Sabaudo per cui i loro
MAGGIORI SI resero IN DIFFICILI TEMPI
SEGNALATI'
La testimonianza di quel grande, la cui
memoria per tanti giusti titoli veneriamo,
ci dispensa dal dare una risposta ulteriore ad un articolo calunnioso dell’/irWìonio di martedì. Non tema il rugiadoso
giornale, che la Buona Novella non strilla
pei CIÒ, e non se l’ha a male, perchè sa,
e con essa lo sanno tutti gli onesti, che
i redattori di certi giornali clericali sono
i più impudenti fabbricatori di storie.
Anzi la Buona Novella torna a pregare i
clericali a voler continuare nello stesso
tuono di calunuieedi falsità; imperciocché così renderanno il più grande servigio alla causa del Vangelo. Se i Scribi^
i Farisei ed i sacerdoti idolatri non avessero calunniati e perseguitati gli Apostoli'
e i primitivi Cristiani, l’Evangelo, umanamente parlando, non avrebbe fatti cosi
strepitosi progressi. Continuino dunque^
che anziché farci strillare ci fanno piacere. Quando una Chiesa è lasciata ìb
pace da’ suoi nemici allora incominci» il
suo stato di decadenza; ma fino a che è
calunniata e perseguitata prospera.
— Domenica scorsa è andata in iscena
la famosa commedia di D. Bosco^ di cui
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fece parola la Buona Novella nel suo numero "Il (13 gennaio). Una commedial’.he
forma parte delle letture calloliche benedette dal papa e dal cardinale Antonelli ;
uua commedia religiosa, commendata e
difesa dall’yii'monio, e che ha per nobile
scopo la difesa del caltolicismo sulle scene, non doveva restare senza essere rappresentata. 1 uostri lettori evangelici cbe
sono stali edificati nel sentire la religione
difesa in commedia, lo saranno ancora
più nel sentire siccome essa è stata rappresentata.
D. Bosco, uno dei più valenti campioni del cattolicismo in Piemonte, è direttore spirituale di un’adunanza di giovani, per la più parte operai, i quali la
domenica sono alTulati a lui per l’istruzioDB religiosa, e per la santificazione
della festa. A raggiungere questo doppio scopo il zelante D. Busco ha convertito una gran sala attigua alla cappella
in teatro ; e là il pio prete si è dato tutt’uomo ad istruire i suoi giovanetti nell’arte comica. La domenica è il giorno
destinato alla recita, e domenica scorsa
riuscì finalmente a far mettere in iscena
la disputa tra un avvocato ed un ministro protestante. Molti preli erano spettatori, e D. Bosco si pavoneggiava in mezzo
della sala, vedendosi vincitore in una disputa da teatro. 1 nostri fratelli evangelici di oltremonti crederanno tali cose a
malapena; ma da questo fatto vedranno
quali sono gli avversarii cbe dobbiamo
combattere.
Olanda. — Si è stabilito in Amsterdam
un seminario libero per i cristiani evangelici ; lo scopo principale di questo stabllimenlo è d’istruire i giovani che vo
gliono dedicarsi alla evangelizzazione dei
cattolici.
Oceania, /sole Sandtcik. — Abbiamo
annunziato nel passato numero che i missionari evangelici americani hanno abbandonato quelle isole, non credendo
più necessaria ia loro opera, poiché il
paganesimo era interamente abolito. Alcuni di quei missionari sono andati ad
annunziare il Vangelo nelle isole dell’Arcipelago e della Micronesia. Uno dei
principali re delle isole di Sandwik, volle
accompagnare i missionarii con uua letlera di raccomandazione, della quale traduciamo alcuni brani.
II Kamehameha 111, re delle isole Hawaii, Oahu, Malokai, ecc. saluta tulti i
capi delle isole situate verso l’ovest di
questo grande Oceano......Ascoltate il
mio messaggio amichevole. .'Vlouni maestri del Dio grandissimo Jehovah sono
sul punto di scendere nella vostra isola
per annunziarvi la parola di quel Dio che
deve assicurarvi la felicità eterna.... Io mi
prendo la libertà di raccomandare questi
buoui maestri alle vostre cureed alla vostra
amicizia, e di pregarvi a fare attenzione
ai loro insegnamenti, ed a ricercare la
loro società, lo ho riconosciuto per esperienza il merito di questi uomini. Noi
vivevamo nelle nostre isole immersi nella
ignoranza e nella idolatria ; eravamo in
continua guerra fra di noi, ed eravamo
nella più grande povertà. Ora il mio popolo è illuminato, viviamo in pace e non
siamo più in quella povertà : la noslra
condizione è di molto migliorata, e la cagione di tal miglioramenlo è la parola di
Dio che abbiamo ricevuta.....Io vi consiglio dunque di gettare a basso i vostri
idoli, e di ricevere Jehovah per vostr^
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Dio, di onorarlo, e di amarlo, ed Egli
vi renderà Telici ».
Stati Uniti, ft morlo ultimamente in
Nuova York il sig. Plielps cristiano evangelico dei pili distinti per le sue opere di
carità: nessun povero ricorreva a Ini invano. Egli era possessore di una fortuna
colossale, fatta per la più parte colle sue
industrie; caso non raro nella libera
America. Dopo di aver lasciato alla sua
vedova ed a’suoi figli, quello che credeva
necessario per vivere decenteraeute, ha
fatto i seguenti legali per opere pie :
Alla Società bibblica . . fr. 500,000
Alla Società delle Tnissioni
presso i pagani ...» 500,000
Alla Società della missione interna ...... « 500,000
Alla Società di colonizzazione
per l’educazione dei negri » 250,000
Alla scuola teologica di Nuova
York 25,000
AH’asilo per i ciechi . . » 25,000
Alla Società di Nuova York
per mandare I negri in Liberia ......>1 25,000
Alla scuola di teologia in An
burn......15,000
All’asilo per gli orfani di padre
0 di madre...... 5,000
All’asilo per gli orfani negri » 5,000
Per i poveri delia chiesa di
Simsbury.....» 5,000
In tutto , . ; fr. 1,855,000
Poco tempo prima della sua morte il
sig. Phelps aveva dato 500,000 franchi
al suo figlio affinchè li impiegasse in opere
di crisliana carità.
Egli aveva venlidue nepoti (figli di figli
e di figlie); a caduao dei quali lasciò50,000
franchi per loro uso personale ; e poscia
lasciò a ciascuno dei nepoti altri 23,000
franchi con la clausola seguente ;
« Io desidero che il mio esecutore teslamenlario dica a’ miei nepoti, che è mia
intenzione che ciascuno di loro consideri
queslo secondo legato siccome un sacro
deposito che è loro confidato, affinchè lo
pongano in sicurezza, ed il profitto lo impieghino e lo consacrino alla propagazione
del Vangelo ed airavaozamenlo del regno
del Redentore sulla terra : io spero ed ho
pieua confidenza che l’iddio dei cieli darà
a ciascuno di loro la sapienza che viene
dall’Alto, ed inclinerà il loro cuore ad essere economi fedeli, aifincbè ciascuno di
loro possa rimettere intera la somma ai
suoi discendenti , perchè ue facciano lo
stesso uso. Io so che il legalo è assoluto
e che non posso più domandar ragione di
esso, ma spero che il mio desiderio sarà
considerato per quello che è, siccome una
obbligazione che impegna la loro integrità
ed il loro onore ».
Così i legati destinali ad opere pie dopo
la morte del sig. Phelps, ascendono alla
ingente somma di 2,955,000 franchi.
CUO>:ACnETTA POIITICA
Torino. — Fu aperta la corrispondenza
telegrafica tra il Piemonte e la Lombardia,
Venezia, Trieste e tulli gli altri paesi che
formano parte della lega telegrafica austrogermanica.
Gepiova.— I lavori intrapresi per preparare la festa dell’inaugurazione della
strada ferrala procedono alacremente. —
I doni olTerti, cbe costituiranno I premi
16
della lotteria di beneficenza, sono copiosi
e di pregio.
Gli oggetti d’arte che van raccogliendosi nelle sale deH’accademia, formeranno, per quanto si afferma, un’ assai splendida esposizione.
Francia.—L’imperatore scrisse una
lettera allo czar il 29 gennaio, in cui dopo
aver fatto il riassunto delle attuali condizioni, dice che il complesso dei fattj
deve produrre prontamente o un accordo
od una rottura. Propone di dichiarare un
armistizio o di ripigliare i negoziati diplomatici, a condizione che le forze belligeranti si ritirino. Qualora poi lo czar
preferisse trattare direttamente con uu
plenipotenziario del sultano, la convenzione dovrebbe essere sottoposta alla conferenza. La Francia e l'Inghilterra d’accordo nei loro divisamenti, non intendono
ferire lo czar. In caso di rifiuto, che sarebbe diilicile a capire, la Francia e l’Inghilterra sarebbero obbligate a lasciare
alla sorte delle armi ed ai rischi della
guerra ciò che potrebbe oggi essere deciso
dalla ragione e dalla giustizia.
L’imperatore cita una lettera dello czar
medesimo scritta nel 1833, che termina
con queste parole : — Conservazione dell’orditie, amore della pace, rispetto ai trattati, benevolenza reciproca.
Questo è il programma a cui l’imperatore è rimasto sempre fedele.
Il Moniteur dà una formale smentita
alla Patrie, la quale alTermò essere giunta
la risposta dello czar alla lotterà dell’imratore. La risposta è aspettata fra qualche giorno soltanto.
L’indiscretezza di varii giornali esteri
e francesi ha affrettata la pubblicazione
della letlera stessa.
La spedizione inglese sarà di 12,000
uomini, i quali s’imbarcheranno a Suuthaiiiptou ptr riunirsi a Malta, con probabile destinazione a Varna.
Vienna. — AVindischgratz sarebbe partito per Pietroburgo colla missione di
spiegare allo czar i motivi che indussero
il gabinetto di Vienna a rifiutar le proposte del nolo Orlow. Un corpo d’esercito che l’Austria ha'decretato inviare
verso le frontiere turche dalla parte della
Servia, ammonterà, dicesi, a 28,000 uomini.
Alemagna. — Il Giornale di Francoforte persiste a sostenere che l’Austria e
la Prussia resteranno stretlamenle neutrali, quando anche i lìussi passassero i
Balkans. — Una neutralità di queslo genere, scrive la Presse, equivalerebbe ad
un’alleanza colla Russia.
IfiGHiLTERRA. — Alla Borsa fu affìsso
l’avviso ehe il Governo voleva noleggiare
vascelli e sieamers pel trasporto di truppe
e cavalli a Malta. Distaccamenti dei reggimenti stazionali in Irlanda sono già
stati imliarcati.
Si pretende che il duca di Cambridge
farà parte della spedizione. Pel comandi^
supremo parlasi di lord Gough.
Principati Dasl’biani. — In forza delle
ultime ordinanze pubblicate dalle autorità"*^
militari russe si è mostrato un grande
malcontento nelle popolazioni vallache,
alcune delle quali sono anche insorle
contro i loro oppressori.
Direttore G. P. MEILLE.
Giuseppe Mirapel gerente.
Trovasi presso la IIBRIÌRIA EVAKGELlCi
I Sacri Salmi messi in rime volgari
da Giovanni Diodati — Piccolo volumetto
elegante legato in cartoncino L. 2 30
II Libro della Genesi ed il Vangelo
di S. Luca tradotti da Giovanni DIodati........L. — 40
TIP. SOC. DI À. PONS E COMP.