1
1999
ian¡
si. Da
sulta:ono
0 dei
cominteranno
di in
. soliacati,
ange
1 vera
a tizia
stato
parte
ppreatura.
loltre
ridiissioa deatina
iparsi
’operopoposiivi di
e.
atro i
i feria sta
nnoquei e si
rmalezia.
! fer
rgen
jene
lunta
pon
ìecu
mcia
ine è
delle
) che
ebo
rnità
:mo
ùitti
tesa
ente
i viali
dere
;ndo
caso
lana
ione
1 inesso
Agaide. ArUna
ridino a
; ditatiità e
ritti
rupBel
I rouan
nvache
sacco«
icel1115
a vilori,
ibro
aveolta
;nto
iziale la
a in
•aio
etto
anti
ono
:ioiba;on^
idiize»
eni)
Anno VII
numero 13
del 26 marzo 1999
Lire 2.000 - Euro 1,03
spedizione iti a. p. 45%
art. 2 comma 20/8 legge 662/96
Filiale di Torino
In caso di mancato recapito
si prega restituire ai mittente
presso l'Ufficio PT Tori
L'Editore si impegna a
corrispondere il diritt
f
SACRIFICI UMANI
«Giunsero al luogo che Dio gli aveva
detto. Abraamo costruì l’altare e vi accomodò la legna; legò Isacco suo figlio,
e lo mise sull'altare, sopra la legna.
Abraamo stese la mano e prese il coltello per scannare suo figlio. Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e
disse: "Abraamo, Abraamo!”»
Genesi 22,9-11
/L coltello di Abramo si fermò in
tempo, ma tante, troppe volte quel
coltello è andato invece a segno su vittime innocenti. Le motivazioni cambiano ma il risultato finale rimane
inaccettabile per ogni coscienza che
abbia varcato la soglia minima dell’umana sensibilità e solidarietà. Penso al caso di quel bimbo slavo di Trapani, Riza, di 8 anni, che è stato violentato e ucciso in modo brutale. Pur
sapendo tutto del contesto di violenza
e rischio in cui viveva il bambino dedito all’accattonaggio, gli assistenti sociali non hanno potuto evitargli l’appuntamento con un killer che prima o
pòi sarebbe puntualmente arrivato.
Una burocrazia assurda e ottusa ha
impedito che si intervenisse in tempo a
fermare la mano assassina. Riza rappresenta la vittima innocente di una
i^ietà violenta e idolatrica: comperato per 2.000 lire, sessualmente usato e
'buttato via come un sacchetto di rifluii. Così come comperate e buttate al
‘'macero sono le migliaia di prostitute
■immigrate, vere e proprie moderne fifgure di schiave, che sono bottino di
‘ questi nostri galli italiani, spesso buoni padri di famiglia.
/L contesto in cui si muove Abramo è
completamente diverso. Diverse le
sue motivazioni, anche se andava comunque incontro a una conclusione
umanamente inaccettabile. È stata
fatta più volte una lettura psicoanalitica di questo testo così pieno di suggestioni. Importante anche l’analisi filosofica e religiosa che fa Kierkegaard
nel suo «Timore e tremore» in cui osserva: «Da quel giorno Abramo fu vecchio, non poteva dimenticare quello
che Dio aveva preteso da lui. Isacco
continuò a crescere. L’occhio di Àbramo si era fatto cupo, egli non vide la
gioia mai più». Ma al di là dei sentimenti e delle contraddizioni che emergono da questa vicenda, è importante
sottolineare il dato storico: si chiude
sul monte Moria, almeno per la prospettiva ebraica, l’era dei sacrifici
umani e si apre quella dei sacrifici
animali sostitutivi.
ÌL metodo pedagogico usato dalla
Bibbia sarà un po’ brutale e superato, ma l’insegnamento che racchiude è
fortemente attuale: da un lato accettare la volontà di Dio che vuole in ogni
coso la vita e non la morte della persona umana; dalTaltra capire che tutto
appartiene a Dio, anche la nostra vita
e la nostra famiglia. Spesso la vocazione del credente coinvolge, in modo radicale, chi ci sta accanto. Forse inconsapevolmente carichiamo anche noi la
^gna sulle spalle dei nostri amati e li
portiamo verso Moria: ovvero un luogo che non hanno scelto in cui consumare un sacrificio. Ma Dio non permette che l’obbedienza alla sua volontà, la dedizione alla sua causa dimenino un gesto estremo di fanatismo
® di morte. Quella mano che aveva ricevuto un «ordine dall’alto» è fermata
Por tempo. Così Dio non tradisce le sua
Promesse: la discendenza di Abramo,
attraverso Isacco, sarà numerosa «come le stelle del cielo e la rena del maco». Gesù sul Golgota non avrà la stessorte «provvidenziale», ma lì è Dio
che si mette in gioco e che si saAu^ «por noi» e non noi «per lui».
'ielle in questo caso Dio non ha tradile sue promesse di risurrezione e di
m, per il Figlio e per tutti noi.
Giuseppe Platone
Si:rTÏMANAIÆ DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
L'opinione dell'on. Valdo Spini, presidente della Commissione difesa della Camera
Quanti moriranno per Pristina?
Nonostante le apparenze, il Kosovo non è la Bosnia, il nuovo conflitto, infatti, potrebbe essere
ugualmente sanguinoso ma più difficile da risolvere. L'intervento delia Nato e il ruolo dellltaiia
EUGENIO BERNARDINI
Fallita la mediazione sul Kosovo, la Nato sta preparando
bombardamenti «pesanti e prolungati» per costringere i serbi a sospendere la repressione violenta e
riconoscere «l’ampia autonomia»
della regione a maggioranza albanese. Ma l’esercito serbo è ben organizzato, armato e motivato, la
Nato non solo rischia perdite pesanti, ma anche il fallimento
dell’operazione o l’allargamento
del conflitto. «Morire per Pristina»
rischia di diventare qualcosa di più
di un semplice titolo a effetto da
giornale. Ne parliamo con l’on. Valdo Spini, presidente della Commissione difesa della Camera, poco
prima della messa in stampa del
nostro settimanale, lunedì 22 marzo. «Effettivamente la situazione è
molto a rischio. Ci sono ancora dei
passi diplomatici che si stanno facendo da parte di tutti. Speriamo
che all’ultimo momento, come è
già avvenuto in altre occasioni, si
trovi un accordo che fermi l’intervento. Certo che in Kosovo la situazione si sta deteriorando».
- Comunque non si tratterrebbe
di una passeggiata...
«Assolutamente no. Infatti c’è il
rischio di una tragedia gravissima».
- Allora perché l’opzione dei
bombardamenti quando se ne conosce il rischio e si sa che non serviranno se poi non ci sarà anche
un’operazione di terra per il controllo del territorio?
«Bisogna che il presidente serbo
Milosevic metta sul piatto della bilancia da un lato la distruzione di
una parte importante del suo apparato militare, dall’altro la partecipazione a un processo di pace che
consentirebbe a Belgrado di reinserirsi in un contesto di cooperazione
internazionale fra le nazioni. Il problema che deve valutare Milosevic
non è tanto la particolare situazione frammentata nel Kosovo che
non consente alla Nato operazioni
militari "chirurgiche”, quanto il fatto che avendo l’opposizione albanese firmato l’accordo di pace ora
tutta la responsabilità di ciò che
può avvenire è sulle sue spalle».
- Ma le diplomazie occidentali
non hanno sbagliato a riconoscere
immediatamente la guerriglia
dell’Uck che ha messo praticamente
fuori gioco l'ala moderata degli albanesi del Kosovo?
«Direi il contrario, sono le diplomazie occidentali che hanno consentito proprio al leader albanese
moderato Rugova di rientrare in
campo e di isolare le componenti
dell’Uck che non volevano la firma
degli accordi. D’altra parte questa
è anche l’offerta che viene fatta a
Milosevic: da un lato ha una guerriglia che può continuare all’infinito, salvo che faccia una radicale
pulizia etnica nel Kosovo, dall’altro
lato ha la possibilità di avere una
garanzia internazionale su un processo di pace che vede riconosciute le frontiere dell’attuale Federazione jugoslava».
- Però i serbi lamentano una sorta di persecuzione nei loro confronti
in quanto l’Occidente non è altrettanto attento a difendere i diritti di
altre minoranze, come per esempio
i curdi in Turchia. Insamma, due
pesi e due misure...
«Non c’è dubbio che ci siano diverse attenzioni, sia in rapporto
agli interessi geopolitici sia ai rapporti di forza internazionali; però,
a parte le operazioni di pulizia etnica, mi pare che nel Kosovo sia
cominciato tutto proprio quando
Milosevic ha sospeso unilateralmente quell’autonomia che in modo preveggente e intelligente Tito
aveva dato a quella regione».
- La vicinanza geografica dell’Italia e gli stretti rapporti con l’Albania non rendono particolarmente
delicata la nostra partecipazione a
un intervento militare così duro e
massiccio?
«Per l’Italia, si può prevedere un
intervento successivo a quello dei
bombardamenti aerei, e cioè la
partecipazione a una missione di
terra di interposizione che fosse
Immigrazione, un commento di Annemarie Dupré della Fcei
Attuare la nuova legge per evitare altre sanatorie
accettata da tutte le parti con lo
scopo di farsi consegnare le armi,
impedire la ripresa del conflitto,
proteggere la popolazione civile.
Un po’ come si è fatto in Bosnia.
Comunque, siamo di fronte a due
alternative terribili: o l’intervento
rischioso e pesante della Nato o la
continuazione della guerra civile
nel Kosovo, la pulizia etnica e centinaia di migliaia di profughi in fuga, situazione che la comunità internazionale non può accettare. Io
capisco tutti i dubbi e gli scrupoli,
ma purtroppo l’alternativa non è
intervento o non conflitto: il conflitto nel Kosovo c’è già e le notizie
di queste ore sono sempre più
preoccupanti».
- In questa prima fase dunque
l’Italia sarebbe coinvolta direttamente solo come base delle operazioni aeree?
«Esattamente. Almeno questo è
quello che so io».
SEGUE A PAGINA 10
REFERENDUM
Più maggioritario?
rispondono alcuni redattori
L’agenzia Nev ha chiesto a Annemarie Dupré,
coordinatrice del Servizio
rifugiati e migranti della
Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, un
commento sulle recenti
dichiarazioni del card.
Ruini, presidente della
Conferenza episcopale
italiana (Gei), in materia
di immigrazione.
«Leggendo la dichiarazione del cardinale Ruini
in occasione dell’apertura della sessione primaverile della Conferenza
permanente della Gei
nella sua versione integrale - ha dichiarato Annemarie Dupré - non
condivido l’interpretazione che ne hanno dato
molti mass media, attribuendo al cardinale un
atteggiamento antimmigrati e antisanatoria che
prevede una gestione del
fenomeno esclusivamente in chiave di sicurezza e
di ordine pubblico. La
fondazione "Migrantes”
della Gei fa parte, insieme
alla Fcei e a vari organismi di volontariato, del
"Gruppo di riflessione”
che si richiama al “Messaggio ecumenico” sulla
immigrazione del 1994, e
l’intervento del cardinale
riprende parti di quel
messaggio. Egli chiede
“una reale regolarizzazione dei flussi migratori e
in particolare un forte
impegno per fermare e
scoraggiare l’immigrazione clandestina”; e lo strumento più idoneo per
combattere l’immigrazio
ne clandestina non è la
penalizzazione ma l’offerta di alternative legali
di immigrazione per permettere alle persone di
non dovere ricorrere a
trafficanti e scafisti.
Una corretta gestione
dei flussi migratori secondo Ruini richiede “di
tenere conto sia della necessita” che abbiamo dell’apporto di lavoratori
stranieri sia dei limiti “di
assorbimento del nostro
sistema produttivo”; è
proprio questo che è previsto dalla nuova legge
sull’immigrazione e che
dovrà essere attuato, in
primo luogo con l’istituzione di liste di prenotazione nelle ambasciate
italiane, dove i lavoratori
stranieri potranno iscri
versi per poi entrare con
visti regolari di lavoro in
Italia. Questo richiede
quote realistiche che possano veramente coprire
le esigenze del mercato
del lavoro (che ha un notevole bisogno di manodopera, non soddisfatto
dai lavoratori italiani).
Inoltre, nel decreto di
programmazione bisognerebbe prevedere una
quota di visti che possa
soddisfare il fabbisogno
di lavoratori stranieri nel
settore dei servizi, cioè
dove è necessario un incontro diretto tra lavoratore e datore di lavoro
(colf, baby sitter, assistenza a anziani o malati). Sono questi gli strumenti corretti per evitare
nuove sanatorie».
„^...ECUMENISMO
Giubileo, no dei riformati
di MILAN OPOCENSKIJ
A PAGINA
DONNE
Mediterraneo al plurale
di MARTA D’AURIA
¡EDITORIALES^»
Bambini non amati
di SILVANA GOVERNALI
¡COMMENTO
Protestantesimo rimosso
di SERGIO RCÄTAQN0 ^
2
PAG. 2 RIFORMA
VENERDÌ 26 MARZO igoo
«...l’amore di Cristo
ci costringe, perché
siamo giunti a
questa conclusione:
che uno solo morì
per tutti, quindi
tutti morirono; e
che egli morì per
tutti, affinché
quelli che vivono
non vivano più per
se stessi, ma per
colui che è morto e
risuscitato per loro.
Quindi, da ora
in poi, noi non
conosciamo più
nessuno da un
punto di vista
umano; e se
anche abbiamo
conosciuto Cristo
da un punto
di vista umano,
ora però non lo
conosciamo più
così. Se dunque
uno è in Cristo,
egli è urm nuova
creatura; le cose
vecchie sono
passate: ecco, sono
diventate nuove.
E tutto questo viene
da Dio che ci ha
riconciliati con sé
per mezzo di Cristo
e ci ha affidato il
ministero della
riconciliazione.
Infatti Dio era
in Cristo nel
riconciliare con sé
il mondo, non
imputando agli
uomini le loro
colpe, e ha messo in
noi la parola della
riconciliazione. Noi
dunque facciamo
da ambasciatori
per Cristo, come
se Dio esortasse per
mezzo nostro; vi
supplichiamo nel
nome di Cristo:
siate riconciliati
con Dio. Colui che
non ha conosciuto
peccato, egli lo
ha fatto diventare
peccato per noi,
affinché noi
diventassimo
giustizia di
Dio in lui.
Come collaboratori
di Dio, vi esortiamo
a non ricevere la
grazia di Dio
invano; poiché egli
dice: “Ti ho
esaudito nel tempo
favorevole; eccolo
ora il giorno della
salvezza”.
Eccolo ora il tempo
favorevole; eccolo
ora il giorno della
salvezza!»
(li Corinzi 5,14-6,2)
APPELLO ALLA RICONCILIAZIONE
P^olo aveva compreso in questo modo la risurrezione di Gesù: il regno di Dio
è vicino e tutti devono essere messi di fronte al suo annuncio rivoluzionario
BRUNO CORSAMI
IL pensiero centrale di questa
lunga e densa pagina dell’apostolo Paolo è la riconciliazione, o per essere più precisi:
un appello appassionato e urgente alla riconciliazione. Per
capire il significato esatto di
questo termine ho preso il Dizionario dei sinonimi e dei contrari, e ho trovato indicato come contrario di «riconciliazione» soltanto «dissidio» e «discordia». Mi sembra che questo
non sia esatto: dissidio e discordia sono il contrario di armonia
e accordo. «Riconciliazione» invece è uno dei modi per mettere fine a una situazione di dissidio, di disarmonia.
Un appello appassionato
E questo un modo di mettere fine che ne esclude altri.
Infatti, al disaccordo e alle divisioni si può anche metter fine
con la soppressione fisica dell’awersario, o con la sua distruzione morale, liquidando superficialmente le sue posizioni
e la sua fede, o facendone la caricatura, o ignorando le loro
motivazioni più profonde. 11
nostro brano biblico invece
esalta il metodo della «riconciliazione». Qui si tratta della riconciliazione con Dio, ma da
essa sgorga anche la riconciliazione fra gli uomini, che si ritrovano fratelli e figli di Dio.
L’apostolo Paolo proclama
l’urgenza della riconciliazione,
perché è voluta da Dio, perché
si realizza per mezzo della vita
e della morte di Cristo, perché
fa parte del rinnovamento di
tutte le cose cominciato con la
risurrezione di Gesù, perché essa impegna tutte le energie del
Preghiamo
La terra soffre ed è in attesa: ha sete di bontà. Nelle lotte della vita, che procurano tanti traumi, Dio vuole soccorrere, Dio vuole lenire, Dio vuole guarire.
La terra soffre ed è in attesa: ha sete di misericordia.
Fra gli uomini, dove l’odio brucia e le guerre devastano,
Dio vuole perdonare, Dio vuole riconciliare, Dio vuole
salvare.
La terra soffre ed è in attesa: ha sete di speranza. Su
questa terra, corrosa da tanta angoscia e disperazione,
Dio vuole portare la pace, Dio vuole vincere la morte,
Dio vuole aprire i cieli.
Daniel Lusangu
(tratto da In attesa del mattino della Cevaa)
l’apostolo che affronta, come
araldo della riconciliazione,
sofferenze e contrasti che lo
schiaccerebbero, se non avesse
la certezza che sta già sperimentando nella sua persona la
realtà del Regno o del mondo
nuovo di Dio che è alle porte.
L'iniziativa parte da Dio
La riconciliazione che Paolo
proclama ai cristiani di Corinto è voluta da Dio. Su questo
Paolo non ha alcun dubbio, e lo
ripete in varie forme nel nostro
passo: «Dio riconciliava con sé il
mondo» (v. 19a): ecco chi è stato
il promotore dell’opera di riconciliazione! È lui che ha messo in
movimento questa iniziativa,
prima di tutto «non imputando
agli uomini le loro colpe» (v.
19b), cioè perdonando i peccatori che avevano trasgredito e
trasgrediscono la sua volontà.
Non vi sarebbe riconciliazione
senza questa disponibilità divina al perdono, e Dio l’ha mostrata soprattutto con l’invio del
Salvatore nella persona di Gesù
Cristo. Ma già nelle parole dei
profeti Dio aveva mostrato la
stessa disponibilità, per es. in
Isaia 43, 25: «Io cancellerò le tue
trasgressioni e non mi ricorderò
dei tuoi peccati».
Ma oltre a perdonare i peccatori, Dio ha mostrato la sua volontà di riconciliazione affidando ai suol servitori «la parola
della riconciliazione» (v. 19c),
cioè il suo annunzio. 11 perdono
di Dio non è rimasto nel segreto
dell’animo suo: è invece una
proclamazione, un «lieto messaggio» (un E-vangelo) da far risuonare da un capo all’altro del
mondo. Questo è la volontà di
Dio e l’iniziativa di Dio.
L’importanza e l’urgenza dell’invito alla riconciliazione vengono in secondo luogo dal fatto
che Gesù Cristo è vissuto e morto per questo. Paolo dice più
ampiamente in altre lettere come questo sia avvenuto. Qui si
limita a ripetere cose che forse
aveva già spiegato a voce ai credenti di Corinto: «Dio ci ha riconciliati con sé per mezzo di
Cristo» (v. 18b). Cristo «morì per
tutti, quindi tutti morirono» (v.
14cd). È come se quelli che sono
uniti a lui mediante la fede fossero morti tutti quando egli
morì sulla croce: morto il nostro
io ambizioso, autonomo, insofferente di Dio. Questo è l’uomo
vecchio, che imita i modelli di
questo mondo. È questo uomo
vecchio che muore in Cristo per
risorgere, nella comunione con
lui, a una vita nuova fatta di riconoscenza, di testimonianza,
di servizio: una vita compietamente rinnovata, esemplificata
nell’esistenza del Cristo risorto.
Questo, Paolo lo aveva sperimentato personalmente: da persecutore era diventato predicatore dell’Evangelo, perché appunto il Cristo aveva rinnovato
la sua vita: «Non son più io che
vivo; è Cristo che vive in me»
(Gal. 2, 20). Per questo può scrivere: «L’amore di Cristo ci costringe» (v. 14a), l’amore che
Cristo ha avuto per noi, al punto
di morire sulla croce proprio per
riconciliarci con Dio e farci perdonare le nostre colpe.
11 terzo motivo di urgenza dell’appello alla riconciliazione è il
rinnovamento di tutte le cose. I
profeti aspettavano questo rinnovamento per i giorni ultimi:
allora si sarebbero realizzate le
speranze più belle di pace, armonia, prosperità. Ricordiamo
Isaia 11, 6-8: «Il lupo abiterà
con l’agnello e il leopardo si
sdrdierà accanto al capretto. Il
vitello e il leoncello (...) staranno assieme e un bambino li condurrà. La vacca pascolerà con
l’orsa e il leone mungerà il foraggio come il bue. Il lattante
giocherà sul nido della vipera».
delle difficoltà affrontate quando scrive i versetti che seguono
immediatamente il nostro testo,
da 6, 3 a 6, 10: «Nelle afflizioni,
nelle necessità, nelle angustie.
Nelle percosse, nelle prigionie,
nei tumulti. Nelle fatiche, nelle
veglie, nei digiuni» (w. 4b-5).
Tutto questo significa, in poche parole, la sua rinunzia ad
ogni sicurezza esteriore, materiale, istituzionale per porre
ogni speranza nel Dio che salva,
che riconcilia, che fa ogni cosa
nuova nonostante la nostra debolezza e la nostra fragilità, anzi:
mettendole al suo servizio. Per
questa fiducia può concludere al
V. 10: «Come afflitti, eppure sempre allegri; come poveri, eppure
arricchendo molti; come non
avendo nulla, eppure possedendo ogni cosa!».
Siamo davvero riconciliati?
Il mondo nuovo di Dio
Queste sono alcune espressioni poetiche della speranza di rinnovamento che ispirava
i profeti d’Israele. Ebbene, da
quando Cristo è morto e risorto,
uno spiraglio del mondo nuovo
di Dio si è reso presente, e possiamo sperare nel suo compimento totale: la vittoria completa di Dio sul male, sulla morte,
sul dissidi che dividono gli uomini. Paolo aveva compreso in
questo modo la risurrezione di
Gesù: il regno di Dio è vicino, e
tutti gli uomini devono essere
messi di fronte al suo annunzio
rivoluzionario.
Questo spiega l’affanno gioioso con cui Paolo viaggia da una
regione all’altra, da una metropoli all’altra, per portare a tutti
gli uomini l’Evangelo, la «buona
notizia» del tempo nuovo di Dio.
Per questa gioia affronta sofferenze e contrasti che avrebbero
piegato chiunque non fosse sostenuto dall’entusiasmo della
speranza. Paolo ci dà un saggio
UNA caratteristica di questo
passo biblico è che Paolo
parla sempre col «noi»: «L’amore di Cristo ci costringe» (v. 14);
«Dio ci ha affidato il servizio
della riconciliazione» (v. 18); «Vi
supplichiamo nel nome di Cristo» (v. 20); «Vi esortiamo a non
ricevere la grazia di Dio invano»
(6, 1). È vero chel’apostolo usa
spesso il plurale quando parla
del suo lavoro, in molti casi come per includere anche i suoi
immediati collaboratori, ma qui
non includerà anche tutti quelli
che come lui credono, come lui
vivono la loro fede cristiana, come lui vogliono essere testimoni della potenza di riconciliazione che ha preso il via con la
venuta di Gesù? In questo senso, tutti noi siamo compresi in
questo plurale.
Ma allora si presenta la domanda: Siamo veramente così
«riconciliati con Dio» da diventare portatori di una potenza di
riconciliazione fra gli uomini?
Oppure la hiancanza di comunione e di fraternità con i fratelli
è una spia della nostra mancata
o insufficiente riconciliazione
con Dio? Se abbiamo dei dubbi,
ascoltiamo l’appello urgente del
nostro fratello Paolo: «Eccolo
ora il tempo favorevole; eccolo
ora il giorno della salvezza!» (6,
2). Se accogliamo questo invito
potremo anche rivivere l’esperienza di Paolo: «Le cose vecchie
sono passate, ecco sono diventate
nuove» (5,17).
(Terza di una serie
di quattro meditazioni)
Note
omiletiche
li
Molti
ledi
Sì,m
EUC
1) Il tema della riconri
Nazione non è molto %
quente nel Nuovo Testa
mento. Il sostantivo «ricon!
dilazione» si trova soloi»
tre passi: Rom. 5, li - q ,,
e 2 Cor. 5, 18. Il verbo 4
conciliare» è presente nel
suo aspetto sociale e fami.
Mare in Matt. 5, 24 e in 1
Cor. 7, 11. Nel senso re||.
gioso lo troviamo anche«
Rom. 5, 10; 2 Cor. 5, I8-20
Ef. 2, 16 e Col. 1, 20-22 rUTAl
Sembra che il NuovoTesta- 1 hilìti
mento preferisca parlare!^ "-r
del ripristino del rapporto
con Dio in modo diverso, || fili'®™®’,
verbo «salvare» c'è lOj'sP®™®™
volte nel Nuovo Testamen-lQ"®''^®'
to, il verbo «giustificareildirei
39 volte. Tanto più dunque idi
dobbiamo dare ascolto ai mia poli
pochi passi che parlano di'appena
riconciliazione. portar p<
2) Mi domando se èsolo 1(0 0 noi
un caso che Paolo parli di, „„cedu
riconciliazione nella II ai \ rat
Corinzi. Questa lettera ha '
come sfondo un profondo i**^^^***^
conflitto tra l'apostolo e
membri di chiesa. Alcuni di
questi sembrano rimprove-* ® '
rarlo di agire con legge-1ta0 sert
rezza e di predicare uni con una
vangelo non chiaro, di. sta») no
presentarsi senza lettere scussion
che lo accreditino come sia Stata
apostolo. In due passi Pao-1 jon sop
lo si difende dal sospetto | ¡Q^gij Qi
di essere stato di peso odi, „iimni
avere sfruttato i fratelli. In j„
altri deve sforzarsi di di- U*
mostrare di non essere in-1
feriore a quelli che egli lUonide
chiama (chiunque essi sia- pcum
no) «sommi apostoli».A 'modo (
un certo punto sembra che I compiul
la pace sia fatta e le preoc- | ed esser
cupazioni siano scomparse Janole!
»
(2 Cor. 7, 4-15). Ma gli ulti- ' p gist
mi quattro capitoli eviden- 'gioiitai
ziano di nuovo un conflit- |
to forse irrimediabile. È in
una situazione di questo
genere che Paolo rivolge
l'appello a lasciarsi riconciliare con Dio: torse perché
essendo riconcWsaW con
Dio è più facile riconciliarsi
anche fra fratelli?
3) L'unica parola specifica di Gesù che usa il termi- ^
ne «riconciliare» è Matteo
5, 23-24. Essa dichiarai' I
impossibilità, la vanità del 1
I dato st
[ fare alt
naie? Fi
c'èsem}
faccia fa
' ceteleel
daefraì
gesto religioso che non su lyQ'^Q
PII
accompagnato (0 prece
duto) ciall'atto della ricon- ’
dilazione con il prossimo. | _
Non ci può essere l'ano ,
senza l'altro. , iT a mi
4) Una bella illustrazio- Il ,
ne di quanto ho appena I
detto la troviamo nella pa- 1 ®
rabola del servo spietato 0 sul
(Mt. 18, 23-35) chedescn- «Oda Si
ve il caso opposto: lari" «ffldent
conciliazione e il perdono (nostro
del re non producono
nel
servo cosi beneficato un
atteggiamento di perdono
e di riconciliazione versoi
prossimo. La sua insensio'
lità è condannata con que;
ste parole: «Non dovevi
anche tu avere pietà dei
tuo conservo, come io d
avuto pietà di te?».
5) Goliwitzer ha det
che l'uomo è chiamato
fare il salto nella pt"
della riconciliazione n
Uno
cl
sisteir
ss fi pro
done d
a
con una partenza
da fen
mo, ma come uno che |js
ricevuto lo slancio da
i'espe
spinta irresistibile;
rienza dell'amore di D' ■
Per
appr
ofondirfi
- Nuovo Testamerìto^'
notato voi. IH, . v,
diana, 1974 (G-Tourn).
- J. Héring, La sec
épìtre aux Cormthie^
Neuchâtel, Delachau"
Niestlé, 1958. ^
- M. Carrez. La deu«^
nifi/effl
me épìtre aux Goò^y.^jj
Genève, Labor et
1986. ^ „noi
- J. Murpby O’Co ^
OP: La teologia de^4
ronda lettera a/ y ^
Brescia, Paideia, 19»y nj
- Articolo «8100 0
zione» in Dizionari
co, I ed.: Claudiana; "
Feltrinelli (Carlo Ga^,
- Articolo «Ricopi
ne» in Nuovo dttioh^^^«
teologia biblica,fv'
ne, Cinisello, 1^® i|c
1335-1342 (Luigi MO
3
PAG. 3 RIFORMA
Il 18 aprile siamo chiamati a votare sul referendum antiproporzionalista
Un Parlamento più «maggioritario»?
I^olti italiani non conoscono ancora il quesito referendario, gli altri sono divisi tra
le diverse opzioni possibili. Le opinioni di alcuni membri della nostra redazione
Si, ma con senso di mortificazione
üUfiENIO BERNARDINI
3 riconci,
lolto fre.
vo Testa,
vo «ricon.
ira solo il)
llill.lS
verbo «ri.
■sente nei
'6 e fami. I
24 e in 1
enso reli.
> anche»
• 5, 18-20;
1 - 20-22 < » ITALIA ha bisogno di sta3VO Testa. L bilità politica, condizione
® P®'''^f''i^essaria, anche se non sufrapportoi . J per condurre con re-> c'TrnlÌponsabmtà l’azione politica.
restamenKÌia«»™^^® abbiamo sentito
istificaretidire: «Non ho avuto il tempo
iù dunque Ricondurre fino m fondo la
ascolto ai |ffliapoliht:a» oppure «Sono
)arlano di appena arrivato, non posso
Iportarpena per ciò che ha fat
> se àsolo Ito 0 non ha fatto chi mi ha
lo parli di, preceduto su questa poltro
na». La mancanza di stabilità
Ì* ha causato grandi irresponsabilità politiche: con l’occhio
AiÌni^J'puntato a un’imminente scarimprov. ' tea elettorale {programmaon legge-1 tao sempre programmabile
licare un i con una bella «crisi imprevihiaro, di, sta») non c’è stata legge, di:a lettere scussione o scadenza che non
no come ' sia Stata utilizzata anche, se
passi Pao-1 POH soprattutto', per fini eletI sospetto I (orali. Ora, credo che sia'giunpeso odi Ito il momento per voltare pa■ d ri" |gina definitivamente: una
essere t! r che vince le eie
che egli potere governare
e essi sia- 'per un tempo adeguato, in
ostoli».A 'modo che possa svolgere
ambra che i compiutamente la sua azione
a le preoc- | ed essere giudicata per questo
¡comparse da noi elettori ed elettrici.
/la gli ulti- Il sistema elettorale magilieviden- *gioiitariO per l’elezione dei
jn conflit- ( sin^aci delle grandi città ha
abile. E m , stabilità ai Comuni, può
I tare altrettanto a livello nazionale? Francamente non lo so,
c’èseapte la possibilità che si
faec/ai'ammucchiata per vin' cerele elezioni e poi ci si dividaefrazioni il giorno dopo.
Ornai lo sappiamo: nel monidffiCcidentale ci sono sistemi
di questo
lo rivolge
rsi riconcise perché
i\\aX\ con
conciarsi
?
ila specifi,a il termiè Matteo
lichiara I' I
vanità del
ie non sii |
(o preceella riconprossimo.
ere l'uno
magioritari stabili (Gran Bre
tagna, Francia) e instabili
(Israele), sistemi proporzionali stabili (Germania) e instabili (l’Italia della cosiddetta
Prima Repubblica). Il problema, in realtà, è a monte.
Altra domanda: il referendum crea un vero sistema
maggioritario? Beh, un po’ sì,
in quanto si elimina la quota
proporzionale del 25%, e un
po’ no perché quella quota
del 25% viene presa dai «secondi migliori arrivati», cioè
«dai perdenti migliori»: una
soluzione tipica di quella deteriore «creatività» italiana
(«l’arte di arrangiarsi») che ci
ha resi famosi nel mondo.
D’altra parte possiamo aspettarci qualcosa di meglio dai
maggiori «azionisti» della
maggioranza (D’Alema) e
dell’opposizione (Berlusconi)
che mesi fa si sono logorati in
un’inconcludente Bicamerale
per le «grandi riforme»? Non
credo, almeno in questa legislatura. Neppure credo che
dopo il referendum, ammesso che si raggiunga il quorum
del 50% e che vinca il «sì», il
Parlamento sia in grado di
votare una legge maggioritaria meno pasticciata.
Che farò, dunque? Oggi
posso dire che andrò a Votare
e voterò sì, ma con un profondo senso di mortificazione
per essere costretto, dalla palude in cui si trova il nostro sistema politico, a decidere
non su una grande opzione,
come abbiamo fatto con alcuni dei referendum nel passato, ma'su una materia sulla
quale dovrebbe essere capace
dì legiferare un Parlamento
degno di questo nome.
1118 aprile gli italiani sono chiamati a decidere se abrogare
dall’attuale legge elettorale la quota proporzionale del 25%
dei seggi della Camera dei deputati. Se dovessero vincere i
«sì», il Parlamento potrebbe varare una nuova legge elettorale purché marcatamente maggioritaria. Se non lo facesse, lo
ha già chiarito la Corte costituzionale, alle prossime elezioni
per la Camera dei deputati si «autoapplicherebbe» il meccanismo definito dal referendum: elezione uninominale del
75% dei seggi e recupero dei «migliori perdenti» per il restante
25% dei seggi. Dal 1974 («Scioglimento del matrimonio») sono ben 45 i referendum effettuati; 10 di essi tuttavia non hanno raggiunto il quorum di votanti necessari. Per stimolare la
riflessione dei nostri lettori abbiamo pensato di pubblicare le
opinioni di alcuni membri della nostra redazione.
Voterei sì per promuovere un
sistema che garantisca la stabilità
JEAN-JACQUES PEYBOWEL
SE dovessi votare (sono
cittadino francese), voterei senz’altro «sì» al referendum contro la proporzionale.
Infatti, a mio modo di vedere
- condizionato ovviamente
dal sistema maggioritario
uninominale a doppio turno,
alla francese - il referendum
del 18 aprile 1993 che si pronunciò massicciamente per il
sistema maggioritario è stato
subito penalizzato dalla successiva legge elettorale che
riservava il 25% dei seggi alla
proporzionale. Io ritengo
che, nell’ambito dei sistemi
democratici, il sistema elettorale non è altro che una convenzione liberamente accettata dalla maggioranza dei
cittadini. Per questo è giusto
che tutti i cittadini si pronuncino, per via referendaria, sul
tipo di sistema elettorale che
ritengono più efficace per garantire la stabilità non solo
del governo ma anche degli
schieramenti parlamentari.
Voto no perché la proporzionale è più democratica
I.__PIERVALDO ROSTAN
|T A mia scelta di votare no
(Uha radici lontane. Già nel
Ifomento di esprimere un
sul referendum propo
Segni alcuni anni fa e
ad introdurre nel
postro paese un sistema
j^^oritario la mia scelta fu
wilno e tale decisione non
) che confermare oggi.
:ema proporzionale re®hQuello più democràtico: e
problema è la proliferatone di partitini e movi
menti (oggi va per la maggiore un gruppo di persone
che si riunisce intorno a un
leader che da il nome ad una
lista) è molto più semplice
introdurre uno sbarramento
come avviene ad esempio in
Germania.
Con il rafforzamento di un
sistema maggioritario non si
rafforza certo la partecipazione (infatti da tempo sempre meno cittadini si recano
alle urne dovendo scegliere
fra candidati di cui condividono ben poco) ma nemme
no si rafforza la cosiddetta
governabilità.
Negli ultimi anni abbiamo
infatti visto forze politiche
che si sono allontanate dagli
alleati con cui avevano fatto
la campagna elettorale (la
Lega da Berlusconi, Rifondazione da Prodi) e al nascere
di nuovi piccoli movimenti
sorti aH’interno dei due poli
che si sono confrontati: e a
dar vita a questi nuovi gruppi sono stati quasi sempre
deputati e senatori eletti col
sistema maggioritario...
Ovviamente, fa problema se
vi è contraddizione tra legge
elettorale e sistema elettorale. La democraticità del sistema sta nel fatto che l’insieme
dei cittadini abbia convenuto
su un determinato sistema,
non nel fatto che uno sia ritenuto di per sé più democratico di un altro.
Perché preferisco il sistema
alla francese? Perché, al primo turno, posso scegliere il
partito al quale mi sento più
vicino: al secondo turno,
scelgo lo schieramento che
mi piacerebbe vedere diventare maggioranza parlamentare e quindi dì governo.
Questo presuppone che accetto fino in fondo la logica
del bipolarismo che, a parer
mio, caratterizza ormai le democrazie più avanzate. Per
questo è importante che la
futura legge elettorale non
reintroduca di nuovo elementi di proporzionalità che
rischiano di rendere più fragile il funzionamento del sistema bipolare.
ALBERTO CORSAMI
Non voto: ormai il referendum
viene usato impropriamente
il divorzio, l’aborto, l’obiezione di coscienza è auspicabile che possa esprimersi il
popolo tutto. Questioni di
coscienza, su cui dire o sì o
no (all’abrogazione). Questioni chiare e nette, non riguardanti «parti di legge»: se
la maggioranza degli italiani
avesse ritenuto di voler abrogare la legge sul divorzio, essa sarebbe semplicemente
scomparsa tutta.
Ma soprattutto, a partire
dal referendum sulla indennità di contingenza (1985)
voluto dal Pei, si è introdotta
l’abitudine di promuovere
referendum con fini che vanno oltre quello di merito: si è
spesso voluto fare esprimere
gli italiani anche sui governi
in carica in quei momenti o
addirittura su altri organismi
dello stato (come quello, fortissimamente voluto dal Psi
sulla responsabilità civile del
giudice). Alcuni partiti dunque si attivavano per raccogliere firme, altri nascevano
proprio a tale scopo (Patto
Segni su tutti), altri cartelli si
formavano (i vari Comitati
per il no) per lo scopo opposto. Non erano più i cittadini
al centro dell’esercizio di
uno strumento democratico,
ma si trattava e si tratta di
lotta politica a tutti gli effetti,
tutta interna al mondo dei
partiti, che devono continuare a esistere e a migliorare, ma hanno già altre sedi
per esprimersi.
Cf È una contraddizione
fra il fine di tendere a
un sistema maggioritario
compiuto e l'effetto immediato del referendum: il rischio che vengano eletti 155
candidati non vincitori nei
rispettivi collegi. Non credo
inoltre che la definizione di
una legge elettorale possa essere demandata ai cittadini.
Poi bisogna dire che questo
quesito referendario non si
distingue certo per la chiarezza. Ma soprattutto credo
che questo e altri recenti referendum si pongano al di
fuori dello spirito con cui il
referendum è stato organizzato con legge del 1970. Per
grandi questioni etiche come
01 Mil
Per godersi i privilegi della terza età
Mariarosa B.
47 anni
giornalista
‘Mo padre è
a vivere
andato
da solo”
mento
To, eia“
ourn)'
a secanti
■irtthienv
achauA
Quando mio padre mi ha detto: "il desiderio di
indip)endenza non va in pensione", ^
io gli ho proposto una soluzione residenziale*
Lui cercava un posto tranquillo, immerso
nel verde, io gli ho trovato una bella villa
confortevole con un ^ande parco facilmente
raggiungibile dalla città.^
Lui voleva mantenere la libertà delle sue
abitudinie io ho provveduto ad assicurargli anche un
servizio qualificato e un'assistenza continua.^
Insieme abbiamo scelto La Residenza e siamo felici di stare
così bene insieme ogni volta che ci vediamo,
ana;
Gay)'
■oncili“^'
zionario]
Ed.
Moral“)')
enza
la serenità è di casa
Via P. Lazzari, 25
21046 Malnate (Va)
Fax 0332 86 10 72
numero
cortesia
Tel.03.T2 42 61 01
cnfimiìi
MARZO 1999
Fecondazione
Il primato biblico dell’amore
Zimbabwe
Aids, croce dell’Africa
Giovani
Palermo, la strada meglio della scuola
Islam
Il Ramadan in mezzo alle serre
Dibattito
Confronti e la «questione protestante»
Confronti-, una copia lire 8.000; abbonamento annuo lire 65.000;
(sostenitore lire 120.000 con libro in omaggio). Versamento sul ccp 61288007
intestato a coop. Com Nuovi Tempi, via Firenze 38,00184 ¿orna.
Chiedete una copia omaggio telefonando allo 06-4820503, fax 4827901,
(indirizzo Internet; Http://hella.stm.it/market/sct/home.htm)
4
PAG. 4 RIFORMA
Ecumene
In risposta alla dichiarazione del prof. Attilio Agnoletto su Lutero e gli ebrei
Non è calata nessuna «cortina di silenzio»
Il prof. Daniele Garrone/docente della Facoltà valdese di teologia di Roma,
afferma che le chiese evangeliche hanno ricusato Fantigiudaismo teologico
L’«Avvenire» del 3 marzo dà
risalto a una dichiarazione del
prof. Attilio Agnoletto (che ha
curato la traduzione italiana
di vari scritti di Lutero fortemente antiebraici) sulla «cortina di silenzio calata in ambi
to protestante su questi testi
antigiudaici» e commenta: «Evidentemente l'imbarazzo è
grande, mentre continuamente
si invocano “mea culpa" della
Chiesa cattolica». L’agenzia
Nev ha chiesto un commento al
prof. Daniele Garrone, docente
della Facoltà valdese di teologia di Roma, che ha dichiarato
quanto segue.
«Basta uno sguardo al vasto mondo protestante per
vedere che non c’è alcuna
“cortina di silenzio” calata
suU’antigiudaismo di Lutero.
La bibliografia sull’argomento comprende centinaia di
titoli, di autori protestanti,
cattolici ed ebrei e non predominano certo le letture
apologetiche. Vari organismi
rappresentativi del luteranesimo tedesco, americano e
mondiale hanno approvato
documenti ufficiali in cui si
esprime una sostanziale ricusazione dell’antigiudaismo di Lutero. Ho tradotto
alcuni di questi documenti
in appendice al volume di
Lucie Kaennel, “Lutero era
antisemita?” (introduzione
di Daniele Garrone, Claudiana, Torino, 1999, pp 121130). Non si può quindi accreditare l’idea di una Chiesa cattolica assillata dalla richiesta di “mea culpa” da
parte di chi si sottrarrebbe a
1943: arresto di ebrei nel ghetto di Varsavia
una rilettura critica del proprio passato. Per quel che riguarda le chiese protestanti,
in particolare a partire dagli
Anni 80, si sono moltiplicate
le dichiarazioni sinodali che
ricercano una nuova visione
di Israele proprio a partire
dal riconoscimento della
“corresponsabilità e della
colpa” e ricusando l’antigiudaismo teologico. L’anno
prossimo si rifletterà di nuovo su questi temi in Germania, nel cinquantennale della dichiarazione del Sinodo
di Berlino-Weissensee del
1950 che affermò: “Noi ci dichiariamo solidalmente colpevoli, per le nostre omissioni e per i nostri silenzi, davanti al Dio della misericordia, dei crimini che sono stati commessi contro gli ebrei
da parte di membri del nostro popolo”.
Il recente documento su
“L’ecumenismo e il dialogo”
approvato dal Sinodo valdese
1998 afferma, nella sezione
dedicata all’ebraismo, “Le
colpe delle chiese durante la
Shoah sono apparse legate...
[al] secolare insegnamento
del disprezzo, nel quale si può
ravvisare una delle principali
cause del moderno antisemitismo. La riflessione sulla
Shoah ha così avviato un processo di denuncia e di superamento dei tratti antiebraici
non solo della prassi, ma anche della teologia e dell’insegnamento cristiani”. Nessuna
cortina ha sottratto Lutero da
questo atteggiamento critico,
sia sul piano storico che su
quello teologico». (nev)
Una lettera al card. Cassidy del Segretario generale dell'Alleanza riformata
I riformati abbandonano il comitato per il Grande Giubileo
Sua Eccellenza Edward Idris
Card. Cassidy
Presidente del Pontificio
Consiglio per la promozione
dell’unità dei cristiani
Città del Vaticano
Caro Cardinale Cassidy,
La saluto dalla città di Giovanni Calvino.
Rispondendo all’invito del
Pontificio Consiglio per la
promozione dell’unità dei cristiani, l’Alleanza riformata
mondiale aveva chiesto al pastore Salvatore Ricciardi (che
era all’epoca membro del Comitato esecutivo dell’Alleanza) di rappresentarla come
osservatore e delegato fraterno nei lavori del Comitato
centrale per il Grande Giubileo dell’anno 2000 e della
Commissione ecumenica. In
questo modo, abbiamo voluto
manifestare la nostra buona
volontà e il nostro interesse
verso quanto veniva programmato per l’anno 2000 dalla
Chiesa cattolica romana.
Questa decisione era anche
fondata sui buoni risultati del
dialogo fra la Chiesa cattolica
e l’Alleanza riformata, che si
era concluso nel 1990.
È con dispiacere che La
informo che l’Alleanza ritira
la sua partecipazione al Comitato per il Giubileo, e dà
indicazione all’ex membro
del suo Comitato esecutivo,
pastore Salvatore Ricciardi,
di non partecipare ai prossimi incontri.
Abbiamo fatto il possibile
per accompagnare il processo di preparazione del Giubileo in modo non del tutto
acritico. Benché certi riti e
certi aspetti della fede cattolica siano estranei alla tradizione riformata, abbiamo
condiviso un lungo tratto di
strada mossi dall’amore e
dalla cristiana solidarietà.
Sembra però che il nostro
percorso comune abbia raggiunto un limite, e che noi
dobbiamo ora fermare il
cammino fatto insieme per
amore di quella verità che vogliamo cercare insieme con
voi. Chiesa cattolica romana,
e per amore della nostra fedeltà al messaggio dei profeti
e degli apostoli.
Come molti altri protestanti nel mondo, siamo stati rattristati dalla Bolla di indizione del Giubileo «Incarnationis mysterium», che riprende
il controverso concetto delle
indulgenze. Ci domandiamo
come sia possibile che la
Chiesa cattolica romana continui a dare rilevanza a un
termine che rende difficile il
cammino e che evoca tante
vecchie battaglie e tanti dolorosi ricordi. Anche se l’attuale situazione storica non è
identica a quella del 15“ e del
16° secolo, non posso fare a
meno di esprimere la mia
meraviglia per la mancanza
di sensibilità su questo punto. Qual è il senso dei dialoghi bilaterali se i risultati di
questi non si trovano rispecchiati in una più profonda
comprensione reciproca e in
un’attenzione più consapevole delle ferite del passato?
Ma non voglio soffermarmi
solo sul problema delle indulgenze. Ho l’impressione
che alcuni non cattolici, partecipando alle sedute del Comitato centrale, si siano sentiti progressivamente sempre
più osservatori e sempre meno interlocutori. Può darsi
che questo non fosse l’intendimento iniziale. Comunque,
penso che daremmo un segnale sbagliato alle chiese
membro dell’Alleanza se
continuassimo in una partecipazione che potrà essere
amichevole, partecipe e fra
terna, ma che non sposta di
una virgola un cammino
tracciato in anticipo dai decreti papali, dal magistero e
da altri fattori.
Noi consideriamo la Chiesa
cattolica romana parte di un
largo movimento ecumenico.
Per questa ragione l’anno
scorso abbiamo dato il via a
una nuova fase del dialogo
tra cattolici e riformati. Noi ci
auguriamo che il problema
emerso nella controversia a
cui fa riferimento questa lettera sia affrontato nei prossi
mi incontri. Ed anche se noi
concludiamo qui la nostra
partecipazione ai lavori del
Comitato per il Giubileo, facciamo nostra, nei confronti
della Chiesa cattolica romana, l’affermazione di Amsterdam 1948: «Noi vogliamo stare insieme». Proseguiamo il
nostro comune cammino di
fede nell’amore e nella verità.
Rispettosamente
Milan Opocenskij
Segretario generale
dell’Arm
Ginevra, 8 marzo 1999
Un commento del prof. Paolo Ricca
Perché tanti santi durante
il papato di Giovanni Paolo II?
819 beati e 276 santi, proclamati da Giovanni Paolo II
nel corso di 114 celebrazioni
solenni: questi i dati da record delle «canonizzazioni»
effettuate nel corso dell’attuale pontificato, aggiornati
all’ultima cerimonia svoltasi
a San Pietro il 7 marzo scorso. L’agenzia Nev ha chiesto
un commento in merito al
prof Paolo Ricca, docente di
storia della chiesa alla Facoltà valdese di teologia di
Roma. «Questo “boom” di
canonizzazioni - ha dichiarato Ricca - è indubbiamente
problematico per noi evangelici, sia dal punto di vista storico che sotto il profilo teologico. Dal punto di vista storico, va detto con franchezza
che Giovanni Paolo II ha dichiarato santi molti personaggi discussi e discutibili,
spesso protagonisti proprio
delle vicende storiche per le
quali lo stesso papa ha chiesto perdono: è il caso della
canonizzazione di Jan Sarkander, persecutore dei protestanti nella Boemia degli
inizi del XVII secolo. Naturalmente, noi riconosciamo che
molti evangelici si sono macchiati di colpe analoghe nei
confronti di cattolici: ma noi
non canonizziamo nessuno.
E questo ci porta al secondo
aspetto, quello teologico. Per
noi la proclamazione di santi
resta problematica, perché
noi non conosciamo il cuore
delle persone: solo Dio lo conosce. La canonizzazione è
quindi una anticipazione indebita del giudizio di Dio.
Certamente, non è vietato fare memoria dei testimoni che
ci hanno preceduti nella fede: ma una cosa è ricordare
ciò che è avvenuto nella storia, altra è decidere ciò che
vale per l’eternità». (nev)
Francia: jean Baubérot eletto presidente
della «École pratique des hautes études»
PARIGI — Il prof Jean Baubérot è stato eletto all’unaninj
presidente della «École pratique des hautes études» della &
bona a Parigi dove, qualche anno fa, aveva assunto la catted
di «Storia e sociologia della laicità». L’«Ecole pratique des ¿ai
tes études» riflette su «L’uomo nel suo ambiente, dalla nioleu
la ai sistemi simbolici». Il tema si articola in tre sezioni: «Scig
ze della vita e della terra», «Scienze storiche e filosofichei
«Scienze religiose». Fra i predecessori illustri di Jean Baubéti
rileviamo i nomi di Jean-Baptiste Charcot, Georges Dumé?
Mircea Eliade, Claude Lévi-Strauss, Lucien Febvre, Pierre (
gendre, Louis Pasteur, Ferdinand de Saussure. (Péforrt
Londra: marcia di protesta silenziosa
contro le violenze anticristiane in India
LONDRA — Hanno marciato in silenzio il 6 marzo in olii
2.000 sfilando davanti alla sede dell’Alto commissariato pi
l’India a Londra, protestando così contro la serie di violeni
subite in questi ultimi mesi dai cristiani indiani. Provenieu
anche da fuori Londra, protestanti e cattolici, europei e asiaj
ci, hanno consegnato alle autorità un appello al governo
diano perché protegga maggiormente le minoranze religioj
del paese. «Marciamo in silenzio - era scritto in un volantia
diffuso durante la marcia - perché il silenzio è la voce dici:
viene ucciso per motivi di fede». (nev/u^
SIèc
batti
reaSus
celebri
dall’emi
si e ehi
mosso
«Piero J
ricerch
(Cerca)
14 febb
tanze e
pubblio
largare
irontati
Patenti
lora Li
Bouchi
Guido I
naRost
Germania: conoscere la verità sulla morte|
in Argentina di Elisabeth Kaesemann •
TUBINGA — Forse si saprà finalmente la verità sulla morti,
della sociologa tedesca Elisabeth Kaesemann, figlia del teologo protestante Ernst, rapita da militari nella sua casa a Bue-^
nos Aires la notte dell’8 marzo 1977 e, secondo le autorità nil-l
litari dell’epoca, «caduta in un conflitto tra guerriglieri edt
esercito». La «Coalizione tedesca contro l’impunità» hainfattii
intentato causa ai membri della giunta militare argentina i|
fronte al tribunale di Tubinga per «il rapimento, la torturai
l’assassinio della cittadina tedesca Elisabeth Kaesemamu,
Della Coalizione fanno parte tra gli altri, Amnesty Internatio-*
nal, la Chiesa luterana e Pax Còristi. (nevlak]\
Brasile: appello alle chiese per costruire
una società «giusta e fraterna»
RIO DE JANEIRO — Un modello economico che mira al
concentramento della ricchezza non può che portare a ut
aumento della povertà sociale: è il parere espresso in un documento del Consiglio nazionale delle chiese cristoe deli
Brasile (Conic), dedicato a un’approfondita analisi della diffi-|
die situazione economica del paese. Il documento, che chiede alle chiese di raddoppiare gli sforzi per la costruzione di
una società «giusta e fraterna», critica il governo per»
adottato una politica economica «che subordina rindividffl*
agli interessi economici e finanziari». Del Conic fanno partei
sei chiese brasiliane: cattolica, riformata, anglicana, lutetaua,)
presbiteriana e siro-ortodossa. (nevlak\
fascism
del’38,
pubblio
Anchi
co, Bel
mons. I
viato i li
radell’i
nel suo
aveva r
cattolic
impegr
libertà
ranze c
. lui), e 1
colto C(
litàquc
lebtazi
Relatoi
pastor
la Chi
Guidd
ebtate
fflcne 1
teau, di
Ipporfeo I
■BOegn
istal
aprire :
éiara
Cuba: due settimane per un grande
festival protestante a giugno
aoranz
I repubb
j tuziona
I pluralis
„ , jjio.'iione, J
L’AVANA— Grande appuntamento evangelico a Cuoa<)““'
al 13 giugno. Per la prima volta, in oltre un secolo di presen®(’*^
evangelica sull’isola, un festival di due settimane riunirà tutt'j
protestanti con lo slogan «Gesù Cristo per tutti e con tutti»no previsti incontri pubblici nelle piazze e negli stadi, even .
musicali e celebrazioni liturgiche, nel segno del disgelo d#
autorità verso chiese e organizzazioni religiose.
iverse
Somalia: Adra aiuta le vittime della siccità
malgrado ^insicurezza politica
NAIROBI — Sebbene l’instabilità politica in Somalia
lo!
costretto l’Agenzia awentista per lo sviluppo e ^ ^
(Adra) a evacuare le zone prescelte, l’Agenzia umanitartót t
......... -ù'i SlClt ’ In itniv
tinua nelle sue attività di sviluppo e soccorso in aree pW
re, soprattutto a favore di coloro che stanno soffrendo a ca
IC» ClvlUllvJ d IdVLAlC All kxUlUlU L/llC dlCLlXllVx ^ lilitt Ph 1
della recente siccità. Adra sta assistendo le popolazioni co P e la
dalla siccità, provvedendo a trivellare acqua sufficiente al (j.polo e al suo bestiame. Adra ha anche in corso un toa°N°'
idrico in queste regioni, iniziato nel giugno 1998, che
nel trivellare 15 pozzi entro dicembre 1999.
® Itali!
Astato
(Aéf so alla
f Nel SUI
. ' '* prof
Gran Bretagna: un sacerdote anglicano i presidi
propone una teologia degli ammali i ‘»ri ii
OXFORD — «Il problema non è se ci saranno %eu
radiso, quanto piuttosto se ci sarà posto per gli esseri u J
che sono violenti, egoisti e grandi peccatori». È la jjiilv^bele
nuta nel libro «Animai rites», volume che presenta un ^ banno
di liturgie dedicate agli animali, scritto da Andrew Linz E , np ^
cerdote anglicano e docente alla Facoltà di ?^eil
Oxford. La teologia moderna, sostiene il professor L
non sembra essere consapevole del fatto che la
ha
aus
divina è per tutte le creature viventi.
Usa: sarà quotato in Borsa il più
centro commerciale cristiano del mono
tivo
NEW YORK — Nuove vie per la fede: «Gesù 2000»,
proprietari il più grande centro commerciale
mondo, si appresta ad essere quotato alla Borsa
ù 2000» opera esclusivamente in Internet e al sito ^
300.com offre ai naviganti articoli religiosi,
*ione
ttviovii
®<lese
® stori
'Astiai
Up
«Gesù
SUS2000
stiana, poster, video e viaggi virtuali in Terra Santa.
(news,
5
PAG. 5 RIFORMA
iente
jdes»
Un dibattito a Susa a conclusione delle celebrazioni del 1848
Minoranze e libertà nelHtalia repubblicana
Il difficile cammino per la completa attuazione del dettato costituzionale
e il riconoscimento della piena dignità delle diverse confessioni religiose
PIERA EOIDI
SI è concluso, con un dibattito nella sala consilia
unanimj
della So
la cattali
6 des hj
la nioleo
'ni; «Scia
'sofiche,
‘ Baubéri Susa, l’anno dedicato alle
5 puméi jgiebrazioni dei 150 anni
Piscili ¿all'emancipazione di valdesi e ebrei. Il dibattito, promosso dal Centro culturale
«Piero Jahier» e dal Centro di
ricerche di cultura alpina
(CerCa), si è svolto domenica
14 febbraio sul tema «Minoranze e libertà nell’Italia repubblicana», intendendo allargare l’analisi storica affrontata lo scorso anno sulle
Patenti albertine (relatori allora Luca Patria, Giorgio
Bouchard, Mario Dogliani,
Guido rubini, presiedeva Anna Rostagno) anche al nostro
secolo, attraverso le tappe del
fascismo, delle leggi razziali
del ’38, della Costituzione repubblicana, fino all’oggi.
Anche quest’anno il sinda* co, Bellicardi, e il vescovo,
,, I inons. Bemardetto, hanno inH dato i loro saluti (nell’apertulael teoio- fj^gH’armo scorso il vescovo
asa a Bue- commosso intervento
utontami- notato come, tra quei
ed cartolici liberali che si erano
»haumttii impegnati 150 anni fa per la
gendna®! libertà religiosa delle minoa torturati sarebbe stato anche
(Reform
>a
ndia
zo in oli
iariato
li viole!
toveniei
•ei e asia(|
overnoM
;e religio»
I volantim
wedic^
(nevlu^
i morte
in
jseman»,^ lui), e la città di Susa ha ac[ntematio- ggijg g^jj massima ufficia
(nevlakìì questa conclusione di ce* lebtazioni tanto importanti.
I Relatori questa volta, oltre al
ruire
pastote|iorgio Bouchard per
la Chiesa valdese e all’avv.
Guid^ubini per la comunità
ebraici ai quali era stato affidatóii compito della «seconét^pa» della loro analisi,
iiche i prof. Gian Carlo Jocl6au, docente di Storia conIpporanea all’Università di
e cattolico fortemente
nella sua chiesa,
stato proprio Jocteau ad
inno parte' aprire il dibattito, con una
i, luterana,! Éara sintesi storica in tre
(neviài tappe sul contesto in cui si è
affermata la libertà delle mi' noranze religiose dell’Italia
I I repubblicana. La Carta costiI tuzionale è intrinsecamente
I pluralistica nella sua ispira
he mira al
naie a un
in un doistme dell
della diffi'i
, chechieruzionedi
0 per ava*
l’individnot'
In costume valdese, all’uscita dal tempio di Susa, nella settimana
del 17 febbraio
, . jgllH>aone, ha detto, poiché frutto
i'fnresenzai'.>**‘^°'^P'^o™esso» tra forze
* «il perse che avevano guidato
mira tuto i|
1 tutti»-So-.
:adi, event'i
la Resistenza, e tra i due diversi «occhi», sovietico e occidentale, all’atto della formulazione della Costituzione
non si sapeva ancora quale
avrebbe prevalso. Jocteau ha
poi notato negli Anni 60-70
un momento di maggiore accelerazione di cambiamento:
sparisce il vecchio mondo
contadino, si affermano i
soggetti della classe operaia
e del mondo giovanile, e il
’68 rappresenta il discrimine
di questa vasta accelerazione; con le leggi del divorzio e
dell’aborto, poi una maggiore tolleranza per la libertà di
scelta del singolo entra nel
costume e nel sentire comuni. In questo quadro di mutamento, quelle che erano
state chiamate le «confessioni acattoliche», tollerate con
lo Statuto albertino, ammesse con i Patti Lateranensi, vedono via via, con l’attuazione
delle Intese, riconosciuto il
principio di pari dignità.
Guido Rubini, lanciando
«uno sguardo dal punto di vista ebraico» sulla libertà religiosa in Italia negli ultimi 50
anni, ha notato come gli sto
rici parlino di una prima e di
una seconda emancipazione
ebraica in Italia, rispettivamente a seguito delle truppe
francesi nel 1797-99 e tra i
1848 e il 1870. Ma «non si
parla - ha detto - di una terza emancipazione, a seguito
della sconfitta dei fascismi».
Il regime fascista potrebbe
essere definito il «regime dei
ritorni», di cui il più tragico
fu quello del vero e proprio
«ritorno al Medioevo» con le
leggi razziali del ’38: «La Liberazione ha portato alla
abrogazione della legislazione razziale - ha detto amaramente Rubini -, tutto il resto
è rimasto», e successivamente, ripercorrendo le tappe
delle lotte delle minoranze
per ottenere l’attuazione dell’art. 8 della Costituzione, in
mezzo al ginepraio della legislazione fascista tutta da abrogare negli anni a suon di
sentenze della Corte Costituzionale, ha notato come «si
dovette aspettare per circa 40
anni (il tempo del vagabondare degli ebrei nel deserto,
prima dell’arrivo nella Terra
promessa, il tempo della
scomparsa della generazione
che aveva conosciuto la
schiavitù d’Egitto e il fascismo), prima che lo stato si
decidesse alla stipula delle
Intese con le confessioni diverse dalla cattolica, come
previsto dall’art. 8 della Costituzione». Dopo un puntuale percorso di ricostruzione storica e giuridica. Rubini
ha concluso che però «resta
sempre aperto il problema
della eguale libertà, posto dal
1° comma dell’art. 8 della Costituzione, secondo il quale
“tutte le confessioni religiose
sono egualmente libere davanti alla legge’’».
Giorgio Bouchard, infine,
ha notato come anche per le
minoranze religiose dell’evangelismo italiano il fascismo abbia rappresentato
«una sorpresa meno crudele
che per gli ebrei, ma forse altrettanto amara»: «A voi toglievano la vita - ha detto -, a
noi l’anima; ricordo sempre la
minacciosa frase di un giovane a Pinerolo, dopo le leggi
razziali: adesso tocca agli
ebrei, domani toccherà a voi
valdesi!». Se le idee guida, diciamo così, dell’evangelismo
italiano sono state l’idea di
uno stato laico, il forte bisogno di giustizia e la libertà,
noi abbiamo lottato per non
essere rinchiusi in nessun
nuovo «ghetto»: il fenomeno
di Agape è stato, per esempio,
come testimonianza di Tullio
Vinay per la pacificazione e la
ricostruzione nell’Europa
sconvolta del secondo dopoguerra, «ecumenico fin dal
primo giorno». «Nei 50 anni
passati, se vogliamo una definizione, noi siamo stati - ha
proseguito Bouchard - una
piccola “repubblica nella Repubblica”, che lottava insieme alla propria libertà, per la
libertà di tutti; e siamo stati,
negli appuntamenti fondamentali (per esempio i referendum su divorzio e aborto)
per una scelta di libertà e di
coscienza. Se vogliamo usare
una battuta: siamo stati un
grosso “indipendente di sinistra”. In ogni situazione per
noi conta non l’istituzione,
ma la coscienza».
Un convegno presso l'Istituto universitario orientale di Napoli
sicciüjio Statuto albertino e le minoranze religiose in Italia
MARTA D’AURIA
ualia
1 soccof^.,T 0 Statuto albertino e
litaría le minoranze religiose
;e più SI® ® Italia: ebrei e protestanti»
ido a cali» è stato il titolo del convegno
ioni colpi" che la Facoltà di lettere e fientealp® Asofia dell’Istituto universin progc® ^0 orientale ha organizza[le consis toa Napoli il 6 febbraio scor(^“T !? Cappella Pappacoda.
( suo breve saluto iniziale
I Riccardo Maisano,
'“i* Ptoside della Facoltà, ha preorganizzai Ho* * convegno era un im11 mr! L**®*^ic occasione per iniurnsi^ S riflessione comune
tesis
1 una
mali inrt
leriumaj
L ® le minoranze religiose
Linzey.^, Sopportato e apportapolog'ii^ dal !*®®®tito culturale e so■or Lia^*^ ha a *'0^t®rio. «L’Orientale Inevola"*! spi^*‘®P^cato Maisano - deve
frtevm più diventare un luo
»i3^Pnfronto laico costruì
tivo ^ofronto laico costrutest>m 1 quest’ottica, ad
tion j '^0 letta l’attiva■lUftirf • quest’anno di due
ed p'^®®gnamenti: filologia
e neotestamentaria,
crjjjj^J’eligiosa dell’Oriente
ghoparte del conveito 3 ^.«oontrata sulle conera^tf) ^ *°tu albertine nel quadro
ande
[londe
,, seco«'*"
istia««
della storia del diritto. Sono
intervenuti i professori Francesca Sofia e Gianni Long. In
particolare Francesca Sofia,
docente di istituzioni politiche all’Università di Bologna, nell’ambito di una presentazione storica del processo di emancipazione degli
ebrei in Italia, ha sottolineato
che il problema centrale della società italiana, condizionante lo stesso svolgimento
organizzativo delle minoranze religiose, è rappresentato
dalla questione cattolica. Se
si escludono, infatti, le costituzioni della repubblica romana e di quella cisalpina,
imposte dalla Francia sul
modello di quella dittatoriale
del 1795, il culto cattolico, in
tutte le restanti Carte costituzionali, riceve una speciale
tutela giuridica. Sicuramente
queste disposizioni sottolineano il debole processo di
laicizzazione della società
italiana.
Gianni Long, docente di diritto parlamentare alla Luiss
di Roma, ha delineato la condizione dei valdesi in Italia
dal 700 fino alla concessione
delle Lettere Patenti da parte
di Carlo Alberto. Di particola
re interesse il riferimento ad
alcuni provvedimenti di emancipazione emanati a favore delle minoranze religiose. Ad esempio nel 1850, dopo serrati dibattiti parlamentari, furono convalidati i titoli di studio conseguiti all’estero dai tanti protestanti
ed ebrei che fino al 1848 non
avevano potuto studiare nelle università italiane.
Nella sessione pomeridiana invece, la voce ebraica e
quella protestante si sono
soffermate sulle conseguenze delle libertà statutarie nello svolgimento della vita culturale italiana. Anna Foa, docente di storia moderna
presso «La Sapienza» di Roma, ha sottolineato la specificità italiana dell’emancipazione degli ebrei nel contesto
europeo. Elemento significativo è, ad esempio, l’assenza
in Italia di un processo di trasformazione interna del
mondo ebraico: «La modernizzazione italiana, attuatasi
privilegiando l’uscita dal
ghetto rispetto alla ricostruzione interna dell’ebraismo,
- ha detto Foa - avrebbe così
realizzato una riforma interna tardiva, basata sul sioni
smo, sulla ricostruzione dell’identità ebraica nazionale,
e non più sui valori illuministici dell’universalismo e della razionalizzazione dei riti».
Nella sua relazione il pastore
Giorgio Bouchard ha evidenziato la cospicua partecipazione dei valdesi alle appassionate vicende del Risorgimento italiano. Il Risorgimento è per i valdesi non solo un processo di unificazione geografica, e una modernizzazione tecnica e giuridica, ma una profonda trasformazione morale. «Gli evangelici italiani - ha detto Bouchard - si fanno insieme costruttori di modernità (costellando l’Italia con centinaia di scuole) e predicatori
di un Evangelo impegnativo
che chiama la gente a riceverlo, a cambiar vita, a costruire insieme».
Al termine del dibattito,
vissuto con notevole interesse dai numerosi studenti
universitari presenti in sala, i
promotori del convegno
hanno dato appuntamento
agli intervenuti in primavera
per un altrettanto proficuo
momento di studio e di approfondimento del tema.
Dall'intervento di Guido Fubini
Eguale libertà
Il problema della eguale libertà, posto dall'art. 8, 1°
comma della Costituzione, se non vengono introdotte
delle modifiche, non sarà risolto nemmeno dal disegno
di legge sulla libertà religiosa attualmente all'esame del
Parlamento, perché se il disegno di legge vuole tutelare
la libertà, esso non si pone il problema di tutelare l'eguaglianza, Veguale libertà. Sostanzialmente il disegno di
legge tiene conto dei contenuti delle Intese già stipulate
e ne estende per quanto possibile i principi alle confessioni senza intese. Vi sono tuttavia due grosse lacune sulle quali mi sono permesso di richiamare l'attenzione della Commissione Affari costituzionali della Camera dei deputati, che ha l'incarico di esaminarlo.
L'una riguarda la tutela penale. Si tratta o di abolire,
egualmente per tutti i culti, il reato di vilipendio, oppure
di assicurare in sede penale la parità di tutela del sentimento religioso e dei diritti di libertà religiosa senza discriminazioni tra i cittadini e tra i culti, come prescritto
dall'art. 1 dell'«lntesa ebraica».
La seconda lacuna è di carattere fiscale. Non è ammissibile, e viola il principio di eguale libertà, che gli immobili
di proprietà degli istituti per il sostentamento del clero
cattolico siano esenti da imposte, mentre gli immobili di
proprietà degli enti religiosi delle confessioni diverse da
quella cattolica non lo siano: io credo che tutti devono
pagare le imposte, ma se si ritiene che gli immobili di proprietà di enti religiosi debbano esserne esenti, tale esenzione deve valere per tutti e non solo per i cattolici. Fino
a quando lo stato non assicuri la eguale tutela di tutte le
confessioni religiose, l'eguale trattamento fiscale, l'eguale tutela della dignità dei cittadini quale che sia il culto
professato, non si può dire che sia rispettato il dettato costituzionale ai sensi del quale «Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge».
Un testo teatrale di Harold Pinter
Il «Calapranzi», metafora
di una società meccanizzata
PAOLO FABBRI
Al di là delle apparenze
questo nostro mondo
tecnologico, dalla realtà virtuale, dai ritmi frenetici, dai
rumori assordanti, dalle agende complete (o inesistenti
da una certa età), noi viviamo
inchiodati a una routine che
finisce con Tassorbire tutto il
nostro modo di essere, che
sminuisce o ingigantisce i
problemi a seconda che si inseriscano o meno nel meccanismo collaudato della nostra vita. Un meccanismo
inesorabile che ricaccia nell’inconscio i problemi di coscienza, l’angoscia incomprensibile del vivere, in un
vortice trascinante che finisce per travolgere la stessa
coscienza.
Succede però che talvolta
l’inconscio, il mistero, l’incomprensibile ci interroghino, magari nei modi più banali, per metterci in crisi, per
mettere in discussione rapporti di collaborazione già
saldamente fissati nella routine, per toglierci quelli che ci
sembravano punti di riferimento inequivocabilmente
acquisiti e sostituirli con altri
che non comprendiamo e ci
lasciano nello sconcerto, incapaci e disabituati come siamo a sondare persino il nostro «conscio» senza arrivare
all’inconscio, come una folla
di gente che si muove al ritmo dei campanelli o delle
agende, «mesmerizzata» dalla routine anche nelle attività
più estreme, che eticamente
è impossibile definire lavoro.
Da questa realtà parte Harold Pinter con il suo Calapranzi, presentato al teatro
Filodrammatici da Alberto
Giysta e Antonio Zavatteri
con ia regia di Jurij Ferrini. La
vicenda è elementare e si
svolge nella stanza-scantinato di un albergo di basso ordine, dove due individui dalla
mente ottusa e palesemente
limitata sono in attesa di eseguire un compito inizialmente ancora non ben definito,
ma concordato con un loro
continuativo e imprecisato
datore di lavoro. Durante
l’attesa i movimenti della
routine quotidiana eviden
ziano i limiti mentali dei due:
resi così dalla routine stessa
oppure scelti per le loro caratteristiche (hanno passato
un esame con chi affida loro
gli incarichi?). L'evento atteso per l’esecuzione dell’incarico tarda a verificarsi, comincia a crearsi tensione tra i
due, emerge che il compito
da eseguire è l’assassinio di
una persona ed è a questo
punto che si sente un fracasso provenire dal muro dietro
un quadro che, scostato, rivela il vano di un calapranzi,
dove si trova il biglietto di
una ordinazione.
Sorpresa, dubbi, ipotesi: da
dove viene l’ordinazione?
Forse l’albergo di un tempo
aveva nello scantinato le cucine, ma chi può fare ordinazioni ora? Le ordinazioni si
susseguono, mentre la tensione fra i due cresce, la loro
consueta attitudine all’attesa
è frantumata da questo intervento. Nascono interrogativi
nuovi, ogni tentativo di ristabilire le vecchie abitudini
crolla, ed è a questo punto
che arrivano le istruzioni per
l’esecuzione dell’incarico:
uccidere la prima persona
che entra. Si sfoderano le pistole poi, nell’impazienza
dell’azione imminente, il più
irrequieto dei due se ne va
nell’altra stanza a preparare
un tè; si sente bussare alla
porta, quello rimasto apre
con la pistola in pugno e, con
un colpo di scena, entra l’altro compagno nelle vesti della vittima designata. Ricomincia la routine oppure l’intervento del calapranzi l’avrà
irrimediabilmente interrotta?
La recitazione di Giusta e
Zavatteri rende in modo molto efficace la banale quotidianità di due personaggi anomali come due killer a pagamento, ricorrendo anche alla
mimica facciale per arricchire i mezzi espressivi, senza
andare per un attimo sopra o
sotto le righe della consuetudine. Lo spettacolo fa parte
del Progetto Urt, sostenuto
dal Teatro stabile di Genova e
riconosciuto dal Dipartimento dello Spettacolo della presidenza del Consiglio all’interno del Progetto giovani.
Milano, teatro Filodrammatici
6
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 26 MARZO igoo
;.^ A Napoli, a un convegno internazionale, si è discusso di culture e diritti
Essere donna sulle sponde del Mediterraneo
Tra conflitti, nuove schiavitù e povertà, le donne possono essere protagoniste di
una proposta di civiltà che sappia coniugare diversità culturali e diritti universali
Il mare non deve diventare un nuovo muro tra Nord e Sud
Dal 25 al 27 febbraio Napoli ha accolto, nella suggestiva bellezza di Castel delrOvo, il convegno internazionale «Le mediterranee. Diritti
universali e culture diverse»,
organizzato dalla Commissione nazionale per la parità
e le pari opportunità tra uomo e donna (Cnpo) in collaborazione con il ministero
degli Affari esteri e la sezione
italiana delle Nazioni Unite,
sotto l’alto patronato della
Presidenza della Repubblica.
Da tutta l’Europa mediterranea, dai Balcani, Nord Africa
e Medio Oriente, sono arrivate centinaia di donne (e qualche uomo) per condividere
esperienze e intelligenze,
passioni e speranze. Le donne della riva Nord e Sud del
bacino si sono date appuntamento per elaborare, alla luce dei grandi interrogativi
posti dall’economia, dalla
politica, dal progresso scientifico e tecnologico, proposte
per la promozione ed il rispetto dei diritti umani delle
donne, interlocutrici decisive
per la pace e lo sviluppo del
Mediterraneo.
«Oggi - ha detto l’on. Silvia
Costa, presidente della Cnpo
- il Mediterraneo è teatro di
conflitti, di nuove schiavitù e
povertà. Il rischio è che questo mare diventi un nuovo
muro tra Nord e Sud, tra ricchi e poveri. Noi, donne del
Mediterraneo, dobbiamo e
possiamo essere protagoniste
di una nuova proposta di civiltà e umanesimo che sappia
coniugare diversità culturali
e diritti universali. Perché le
donne conoscono la cura e
l’accoglienza, la quotidianità
e l’attenzione all’altro, la pazienza e il coraggio».
Nel corso delle quattro diverse sessioni, di cui si è composto il convegno, oltre cinquanta donne rappresentanti
di istituzioni internazionali,
di governi nazionali, di organizzazioni non governative
(Ong), del mondo della cultura, delle religioni e delle professioni, hanno reso testimonianza del loro impegno per i
diritti umani delle donne a
cinquant’anni dalla Dichiarazione universale del diritti
umani.Le circa 400 partecipanti hanno udito la voce
delle donne della Bosnia Erzegovina che, vittime della
cieca violenza, stanno lavorando con tenacia per costruire una terra di pace e fraternità per i propri figli; la voce delle donne della Tunisia
che, in questi ultimi anni, sono impegnate in progetti volti
a realizzare una maggiore visibilità delle donne nei luoghi
decisionali; e, tra le altre appassionanti storie, è stata
ascoltata anche quella di una
donna curda, portavoce di
tutto un popolo in grande travaglio, che ha voluto mantenere l’anonimato per paura
delle possibili ritorsioni contro il marito e i suoi tre figli
che sono ancora in Kurdistan.
L’appassionata e coinvolgente relazione di Patricia
Adkins Chiti, mezzosoprano
di fama internazionale, musicologa e membro della Cnpo,
ha ribadito inoltre l’importanza di riaffermare i diritti
culturali, ancora oggi considerati una sottocategoria dei
diritti universali: «La creatività culturale è fonte del progresso dell’umanità - ha detto -. Molte artiste di professione nascono nell’area mediterranea; abbiamo dipinto
vasellame, abbiamo coltivato, filato, tessuto e tinto il lino, il cotone, la seta, ed abbiamo composto preghiere,
versi e scritti. È necessario
valorizzare la creatività delle
donne e incoraggiare la loro
presenza nei luoghi decisionali della cultura per supera-^
re ovunque un modello mo-*
noculturale maschile ormai
obsoleto».
In particolare la produzione culturale femminile, come strumento di comunicazione, di comprensione e di
costruzione nello scambio
reciproco, può giocare un
ruolo fondamentale nelle
differenze che, legate agli
ambiti delle tradizioni, culture e religioni, esistono fra le
diverse donne e paesi. «Volutamente - ha affermato Pia
Locatelli, membro della Cnpo - abbiamo pensato e organizzato il “Med-caffè” che è
un luogo di accoglienza ma
soprattutto luogo di relazione fra le partecipanti, di
espressione femminile del
mondo della cultura, dell’arte, dei mass media. Uno
scambio continuo, una ricerca, una voglia di capirsi nel
rispetto e nella schiettezza».
In questo processo ricco di
sfide, le donne non si vedono
come uniche protagoniste.
«Ci sono molti uomini, più di
quanti noi pensiamo - ha
detto Mona Khalaf, dirigente
dell’Istituto di studi sulle
donne nel mondo arabo che credono nella nostra
causa. Anche a piccoli passi
saremo in grado di realizzare
il cambiamento, di raggiungere il nostro scopo principale, vale a dire una regione del
Mediterraneo con diritti uguali per le donne e per gli
uomini a prescindere dalla
loro cultura e dal loro credo».
Presente al convegno anche una buona rappresentanza religiosa. Purtroppo
Taver previsto soltanto interventi di rappresentanti di organizzazioni e istituti cattolici è stata una disattenzione
del comitato organizzativo.
La riflessione sul pensiero
della differenza di genere e di
un approccio femminile alla
teologia è nato in ambito
protestante già da tempo: sicuramente le donne protestanti, alcune delle quali presenti fra il pubblico, avrebbero potuto dare un loro valido
contributo al dibattito.
Neshe Yashin: vivere come donne dalla parte del nemico
La mattinata di venerdì è
stata dedicata all’ascolto
dell’esperienza di alcune
donne che con il proprio lavoro cooperano ai processi di
pace nel Mediterraneo. Riportiamo alcuni passaggi della testimonianza di Neshe
Yashin, scrittrice di Cipro.
«Come donna cipriota-turca, da due anni ho scelto di
vivere nella parte greca della
mia isola. Per questa mia decisione ho perso l’affetto della mia famiglia e dei miei
amici. Infatti coloro che non
sostengono la causa nazionale, imposta dal potere costituito, sono considerati traditori e vengono emarginati. In
particolare, per la società
maschilista cipriota, la donna
traditrice è una donna facile:
non solo collabora con il ne
mico ma probabilmente flirta
con lui. Invece, vivendo con il
nemico non solo ho una visione diversa del conflitto ma
ho anche capito che la mia
presenza può contribuire alla
riconciliazione di Cipro.
I mass media non si interessano molto di questa piccola isola e dei suoi conflitti
perché non esistono concrete situazioni di violenza, vale
a dire esplosioni di bombe e
stragi. Ma non è forse un atto di violenza l’aver settorializzato il territorio e, di conseguenza, la popolazione,
rendendo Cipro simile a uno
zoo con tanti animali selvaggi rinchiusi in gabbie separate? Se con l’aereo voglio raggiungere la città in cui vivo
oggi, partendo dalla città in
cui vivevo, devo cambiare
tre aerei e passare attraverso
tre aeroporti per fare un tragitto veramente breve. È necessario umanizzare chi è
considerato il nemico. Dobbiamo comunicare, incontrarci e confrontarci.
Ritengo che la donna possa svolgere un ruolo molto
importante nei paesi che vivono i conflitti. Sicuramente
il mio essere donna e poetessa mi aiuta in questa avventura: sono spesso invitata da
giovani ragazzi e ragazze a
tenere discorsi e conferenze
in numerosi Centri sociali.
Credo fermamente nel ruolo
femminile nella politica, che
non è un potere che vuole
opprimere gli altri. Le donne,
essendo state in passato e
ancor oggi vittime della prepotenza, possono adoperarsi
per il rispetto dei diritti dei
soggetti più violati».
No alla cultura dello scoop
La sessione conclusiva del
convegno è stata dedicata al
tema «Le giornaliste e le reti
d’informazione nel Mediterraneo». Nell’ambito della riflessione sull’informazione
oggi, cruciale è la domanda: è
possibile superare la cultura
dello scoop? Non fanno notizia gli sviluppi, le fasi di ripresa di uno stato o di un popolo precedentemente martoriato ma gli eccidi, le catastrofi in qualunque angolo
della Terra essi accadano. In
un momento storico in cui
anche il settore della stampa
è vittima della globalizzazione, specificità delle donne
può essere il fare informazione in modo responsabile. Si
pensa che inviare in un luogo
di catastrofe un giornalista o
una giornalista sia la stessa
cosa. In realtà, per sua natu
pagina a cura dì
MARTA D’AURIA
ra, la donna partecipa e si
adatta al nuovo tessuto sociale e culturale in cui arriva,
probabilmente perché possiede quello che Renata Pisu,
inviata speciale di La Repubblica, ha definito lo «spirito di
nomadismo culturale» che
non è l’assenza di profonde
radici, ma è la capacità di vivere nella contingenza. Adattarsi non significa cedere, ma
rimboccarsi le maniche e lavorare per il bene di tutti.
All’unisono gli interventi successivi hanno sottolineato
che la parola chiave, nel sincero processo di conoscenza
delle diversità che esistono
tra i paesi e tra le donne, è:
lavorare in rete. «Le reti - ha
affermato Nella Condorelli,
presidente della Rete delle
giornaliste del Mediterraneo
- sono il mezzo per rendere il
bacino mediterraneo una zona di prosperità condivisa e
un luogo di vero sviluppo pacifico e solidale».
Benvenuti al «Med-Caffè
»
Un piacevole aroma di
caffè dava il benvenuto a
quante entravano nel «Medcaffè», simbolico prolungamento della sala conferenze.
In questo ampio salone,
gruppetti di donne si davano
appuntamento per continuare a raccontarsi, in un’atmosfera accogliente e meno formale, le proprie storie ed
esperienze. Il Med-caffè ha
avuto la finalità di promuovere la conoscenza sulla produzione artistico-letteraria
delle donne delle due sponde
del Mediterraneo. È stato
possibile, infatti, consultare:
libri di storia mediterranea,
con particolare riguardo alle
tre civiltà e culture religiose
del bacino, una rassegna di
film e documentari di autrici
della riva Sud e Nord e sulle
attività delle commissioni
nazionali per le pari opportunità. Inoltre attraverso due
terminali presenti al Medcaffè è stato possibile visitare
il sito Internet sul convegno
«Le mediterranee».
Altra gradita sorpresa del
congresso è stata l’esposizione di alcune tele inedite della
pittrice cilena Maria Teresa
Guerrero, detta Maité, morta
ancora giovane a Roma nel
1998. Maité ha collaborato
anche con il Servizio rifugiati
e migranti della Fcei.
jrt. 2 cornili
incawdL
,1 mittente
contiene I.
L'Editore si
Pluralismo culturale^ vera
ricchezza del Mediterraneo
La III sessione del convegno intitolata «Donne nei
processi migratori» è stata
aperta dalla relazione dalla
brasiliana Jociara Lima De
Oliveira, esperta di diritto internazionale e coordinatrice
del tavolo delle donne immigrate presso la Commissione
nazionale per la parità. Dalla
prospettiva di chi è donna e
straniera, Jociara De Oliveira
ha delineato lo specifico ruolo che le donne possono
svolgere nei flussi migratori
aH’interno del bacino del Mediterraneo.
Nell’ultimo decennio si è
registrato un forte incremento dei flussi migratori da Sud
verso Nord. Lo sviluppo del
Nord non può prescindere
dal capitale umano del Sud,
mentre quello del Sud ha bisogno degli investimenti del
Nord per raggiungere uno
sviluppo ottimale. Si crea,
dunque, un’interdipendenza
che non è ancora un meccanismo di integrazione tra le
due rive, e i processi migratori a nord sono vissuti come
un problema da risolvere.
«Purtroppo - ha detto De Oliveira - gii accordi finora raggiunti tra gli stati delle due rive sono inefficienti perché
non rispondono alle esigenze
della gente. Gli accordi bilate,rali, poi, non bloccheranno
certo i flussi. D’altra parte, seguendo la logica del processo
di globalizzazione, gli investimenti dei paesi del Nord in
quelli del Sud portano lavoro
senza produrre quella ricchezza che, a sua volta, creerebbe posti di lavoro, capovolgendo così la logica del
trascinamento economico».
L’appello lanciato dalla relatrice è di acquisire una
maggiore attenzione alla politica economica al fine di conciliare le esigenze delTecono
mia con quelle dello sviluppo
umano. I governi mediterranei, dunque, e l’Unione europea debbono impegnarsi per
una sempre maggiore cooperazione nel disegnare politiche, interventi e iniziative comuni per la promozione di
uno sviluppo duraturo che
assicuri i fabbisogni primarie
l’equità distributiva nella regione, promuovendo i diritti
fondamentali delle migranti e
dei migranti, e ratificandola
convenzione internazionale
sui diritti di tutti i lavoratori'
migranti e delle loro famiglie.
A sua volta la società civile
deve promuovere l’interazione tra la gente, vera ricchezza mediterranea, che sta ala
base del pluralismo culturale. Ogni cultura va ugualmente valorizzata per evitare
la supremazia delle une contro l’appiattimento delle altre. La bellezza dell’arcobaleno consiste nell’eguale apporto che ogni colore, nella
sua diversità, dà alla sua formazione. «Noi, donne mediterranee, e donne emigrate
nell’area mediterranea-ha
concluso De Oliveira - possiamo costruire un “ponte
ideale” tra le due rive incrementando i rapporti e l’interscambio tra donne e iavorando insieme per la costruzione di itinerari significativi
per la promozione di uno
sviluppo socio-economico
rispettoso dei diritti di tutte®
tutti. Se ognuno di noi farà la
sua parte, se vorremo apntu
alle nuove culture, conseguiremo non solo una migliore
distribuzione delle risorse
ma anche la piena partecipazione degli individui nelle
RIA]
riaperte
niiinale
mento i
fammi
bambiti
Lapicc
Micoil
inale p
ruota u:
dei nu(
Giovan
dei gira
Un pr
Pei
decisioni e nei processi
che
concorrono a determinare la
trasformazione della loro vita, con grandi benefici pe*
tutte e tutti noi».
Casa Materna per bambini
Portici (Na)
Ente ecclesiastico metodista fondato nel 1905
per prossima apertura di Casa famiglia e/o Comunità alloggi®
Ricerca
Coordinatore/trice
Titolo di .studio richiesto: diploma di educatore professionale®
laurea in scienze dell’educazione.
Si richiede esperienza nel settore educativo extrascolastico
nella gestione di équipe di operatori; capacità di lavoro in au
nomia, affidabilità, buone doti di comunicazione e conosce
della rete di servizi.
Educatori/trici
Titolo di studio richiesto: diploma di educatore professional®
laurea in scienza dell’educazione.
Si richiede inoltre capacità di lavoro in équipe, senso
di r®'
sponsahilità, professionalità e di.sponibilità a lavorare in turni'
Le domande corredate da dettagliato curriculum vitae
no pervenire entro il 30 aprile C.A. a: Direzione Casa JVi
na, corso Garibaldi 235 - 80055 Portici (Na). ^
?! di cer
Wndi, s
1 cos
Ponenti
Sirauni
catneei
La rii
®Sricola
Parlain
tener c(
'nsostit
^Il’agr
inti
hi al rei
7
ensdizio''® 'f' ® P'
^ comma 20/B legge 662/96 - Filiale dlTorino
^aao di mancato recapito si prega restituire
jj^ljjgnte presso l’Ufficio PT Torino CMP Nord,
contiene I.P.
L'Editore si impegna a corrispondere il diritto di resa.
Fondato nel 1848
ÌO
viluppo
literrae euro- ’
irsi per '
coupé-1
politi- j
live co- I
one di .
ro che
imarie *
ella re- I
i diritti I
;rantie |
indo la .
donale
oratori *
Triglie, i
à civile •
stazio- I
cchez- I
Ita alla
ilturagualevrtaie f
leconalle al:obale- |
ile apI, nella
uafot- I
medi- I
Tigrate j
;a-ha ,
-pos'ponte '
incree l’in
e lavo
sostru'
ficativi
li uno
omico
tutte e
farà la
aprirci
Tseguidglio«
■isorse
tecipai nelle
ssi che
nare la
oro viici pc'
riapre la biblioteca di ANGROGNA — Ha
riaperto i battenti dopo un anno di chiusura la biblioteca comunale di Angrogna, che durante il periodo di commissariamento non ha più funzionato. Per festeggiare l’avvenimento
rammiiristrazione comunale ha invitato adulti e soprattutto i
bambini a un pomeriggio di festa sabato scorso 20 marzo.
La piccola, ma ben fornita biblioteca, che sarà aperta al pubblico il martedì pomeriggio e il sabato mattina, lancia un segnale positivo nel panorama della cultura locale, seguendo a
mota un’altra recente iniziativa, la presentazione al pubblico
dei nuovi acquisti librari della biblioteca di Luserna San
Giovarmi, durante una serata pubblica con la partecipazione
dei giornalisti Bruno Gambarotta e Marco Neirotti.
A
w N A
VENERDÌ 26 MARZO 1999 ANNO 135 - N. 13 LIRE 2.000 - EURO 1,03
La Domenica delle Palme
nella maggior parte delle
chiese delle Valli si svolgeranno le confermazioni. Nelle
parrocchie di alta montagna le
confermazioni avverranno il
venerdì santo, perché così volevano anticamente i Savoia, a
impedire che, essendo quello
giorno di digiuno, l’occasione
fosse festeggiata degnamente.
Nelle chiese della cosiddetta
«evangelizzazione», a cominciare da Pinerolo, le confermazioni avvengono a Pentecoste. Sono possibili tre letture diverse del fatto; il venerdì
santo rende la confermazione
un atto che esprime la consapevolezza di entrare a far parte di una comunità sotto la
croce. Più difficile dare un significato alla Domenica delle
TEMPO DI CONFERMAZIONI
RITI 0 SEGNI?
LUCIANO DEODATO
Palme. Perché proprio quella
domenica? Forse perché più
vicina alla Pasqua, giorno in
cui i nuovi membri di chiesa
partecipavano per la prima
volta alla cena del Signore.
Più semplice la data della
Pentecoste, giorno in cui nasce la chiesa degli Atti e i discepoli, nella forza dello Spirito, evangelizzano.
All’appuntamento della confermazione sono assai rare le
defezioni, quando la chiesa
coincide o quasi con la società
civile. La confermazione assume qui un valore di «rito di
passaggio» e segna l’ingresso
nella società adulta. Non a caso nelle chiese della diaspora
o in contesti secolarizzati tale
«rito», meno necessario, non
coincide con un’età precisa.
È probabile che nel prossimo futuro tomi in discussione la questione della confer
mazione, o meglio del segno
visibile dell’ingresso dei nuovi credenti nella chiesa.
Lo richiedono il contesto
secolarizzato nel quale viviamo, e la comprensione stessa
che abbiamo della chiesa.
Andranno ripensati i due elementi che ci giungono dal
Nuovo Testamento, battesimo e partecipazione alla Cena, a proposito dei quali in
assenza di modalità e indicazioni sull’età in cui praticarli,
non esistono impedimenti
teologici a che, quanti hanno
ricevuto il battesimo, ricevano anche il pane e il vino della Santa Cena. Ma nel caso
ammettessimo i bambini alla
Cena, dove collocheremo la
frontiera tra «mondo» e chiesa di Gesù Cristo?
Un problema che riguarda sia i produttori che i consumatori
Per una riforma delle politiche
comunitarie
PIERO ROSTAGNO
i
naleo
tico e
1 auto'
scenta
naleo
di te'
,itni'
3vran'
dater'
Considerato il rilievo con
cui tutti i maggiori quofidiani hanno trattato dei recenti accordi di Bruxelles,
vwrei tentare di «arretrare» il
punto di vista per ottenere
una panoramica più ampia
che consenta di comprendere
meglio le interconnessioni
con i nostri comportamenti
quotidiani.
È bene ricordare che, a un
certo punto, la politica agricole comunitaria si è trovata a
dovere fare i conti con eccedenze produttive rilevanti e
con l’onere di dovere financiare gli stoccaggi e lo smaltimento di quelle eccedenze.
Questo perché a suo tempo
passò la linea di sostenere la
Suzione anziché il reddito,
westa politica non ha riguardato solo il latte, tant’è che
Pw le produzioni agricole è
stato introdotto il set aside
(fflettere da parte), cioè il fi'*®ziare l’agricoltore per non
porte a coltura una certa superficie di terreno: il costo
“elle eccedenze rendeva più
eonveniente concedere contri
buti
per non produrre. Al tem
P^ stesso si sono concessi pre^ alle coltivazioni di mais e
nel tentativo di diminuire
nostra dipendenza dai magproduttori mondiali, in
™polare gli Usa. I nuovi accommercio mondiale
Ouono ora a ridurre questo
tegno liberalizzando i prezn^j e oleaginose che,
scenderanno. Scenden1 costi dei principali com^ci mangimi, si prefiriduzione anche per
^‘*?'eelatte.
agri^ della politica
pS comunitaria di cui si
te- * questi giorni sembra
del principio di
fci. ^riuibilità della figura
tare :^'^‘^®^tore e dell’allevani al “^^ucendo integrazios'cddito per bilanciare la
riduzione dei prezzi. Qualcuno, d’altra parte, invoca il
principio di libera concorrenza: non mettiamo tetti alle
produzioni, sarà il mercato
con le sue leggi a stabilire chi
e quanto potrà produrre. Si
arriva perfino a toccare demagógicamente la corda del sentimento: perché limitare le
produzioni quando c’é tanta
fame nel mondo? Lasciare
via libera al mercato, in una
situazione geografica come
quella italiana (ma non solo),
significa incentivare l’agricoltura e la zootecnia intensive, quindi la ricerca di alte rese unitarie (per ettaro o per
singolo animale). Per l’agricoltura si tratta quanto meno
di sfruttare maggiormente i
terreni; in zootecnia il concetto di specializzazione e alte
rese invita a selezionare animali più produttivi ma questo
comporta un aumento dei loro fabbisogni energetici e
proteici, quindi il ricorso
sempre più ad alimenti nobili
(mais, soia) con inevitabili
sprechi. Per entrambe si ricorrerà alle biotecnologie.
Tutto questo, è bene saperlo, ci riguarda direttamente
come contribuenti e come
consumatori. So di dire
un’ovvietà, ma sarà bene non
dimenticare che siamo tessere
di un enorme domino e in
quanto consumatori faremmo
bene a porci qualche interrogativo. Vi sono luoghi dove il
pollo deve essere bianco, in
altri deve essere giallo; luoghi in cui la carne deve avere
un bel colore rosso, altri dove
deve tendere il più possibile
al rosa se non al pallido. Ciò,
una volta tanto, non per ben
orchestrate campagne pubblicitarie, piuttosto per una sorta
di tam tam fra consumatori.
Le conseguenze? Macellai
che contestano i capi agli allevatori, allevatori che, già
non guadagnando molto, sarebbero disposti a qualsiasi
cosa pur di non rischiare l’invenduto o il deprezzato.
Il nostro comportamento ha
determinato in questi anni
movimenti importanti. Basti
pensare al crollo dei consumi
allo scoppio del caso «mucca
pazza» che ha avuto come
conseguenza una vera disaffezione verso i supermarket.
Questo ha gettato nella disperazione la grande distribuzione organizzata perché non veniva a mancare solo la vendita della carne ma diminuiva
anche il numero di contatti
del cliente con l’esercizio,
quindi diminuiva la vendita
di spazzolini da denti, carta
igienica, pile ecc. Ciò ha fatto
sì che la grande distribuzione
corresse ai ripari studiando
offerte di carni provenienti da
animali «biologici», alimentati a «tutto vegetale», in
«verdi pascoli» e via dicendo.
Tocchiamo qui argomenti come, agro-alimentare, grande
distribuzione, pubblicità, alimenti salutistici... e mi fermo
qui. D’altronde la grande distribuzione ha le sue esigenze
che non sono quelle del macellaio sotto casa, ma coinvolgono l’ottimizzazione degli acquisti, della rotazione di
Oltre ai testi fondamentali maturati
soprattutto su terreno valdese, abbiamo nel nostro ordinamento ecclesiastico
un piccolo gioiello: il «Patto di integrazione tra valdesi e metodisti». A rigore
questo non dovrebbe essere modificato
mai: è la fotografia di come nel ’79 abbiamo riconosciuto che costituiamo un unico
corpo ecclesiastico. Una modifica del Patto significherebbe che una delle due parti
0 tutt’e due sono cambiate in qualcosa di
sostanziale. Se, tuttavia, qualcosa di imprevisto consiglierà qualche modifica secondaria del Patto, si dovrà procedere come per modificare la «Disciplina».
Il principio fondamentale del Patto di
integrazione è il riconoscimento che
chiese che hanno origini, storie, patrimonio, culture diverse possono formare un
unico corpo. Così le seguenti categorie:
1 ) «chiese che da secoli remoti Dio ha
conservato in alcune valli delle Alpi occidentali»; 2) chiese sorte per la predicazione evangelica in vari paesi in cui si
IL FILO DEI GIORNI
CHIESA
DI CHIESE
a cura di CLAUDIO TRON
sono stabiliti dei valdesi; 3) chiese che
professando la fede evangelica sono venute e vengono unendosi alle precedenti;
4) chiese metodiste che si trovano in Italia formano insieme un solo corpo che
vive nella sola grazia e che viene denominato «Chiesa evangelica valdese» con
che si intende «Unione delle chiese metodiste e valdesi».
In questa unione abbiamo alcune cose
che sono indipendenti: per esempio i rap
porti ecumenici se di competenza di una
sola denominazione (metodista o riformata), il patrimonio e le chiese locali,
che restano metodiste, valdesi, o evangeliche coreane, cinesi, ispano-americane,
libere, ecc. a seconda delle loro origini.
Altre cose sono comuni: un grande numero di strutture intermedie (circuiti, distretti, commissioni varie di tutti i tipi), il
corpo pastorale, gli organismi settoriali
e, fondamentale, il Sinodo.
Un piccolo gioiello perché questo patto realizza un’unità nella valorizzazione
delle diversità: è un gioiello ecumenico.
Riconosce che le chiese non hanno bisogno di essere uniformi per vivere l’unità
della chiesa; riconosce che le diversità
servono all’unità quando sono chiaramente espresse e accolte (non qualsiasi
diversità è buona allo scopo); riconosce
che una chiesa deve essere aperta non solo a idee nuove, a persone nuove, ma anche a comunità nuove (punto 3: sono venute e vengono unendosi...).
merce sugli scaffali, dello
spazio in magazzino, ecc.
Quando parcheggiamo l’auto
sul piazzale di un discount
compiamo una scelta.
Il discorso si è sviluppato
fin qui tutto interno a, diciamo
così, una cultura «carnivora».
E le posizioni dei vegetariani
e/o degli animalisti? Non ho
difficoltà ad ammettere che
l’avere trascorso quasi tutte le
estati della mia infanzia e adolescenza in borgata Sagne di
Faetto, o giornate indimenticabili (fra cui alcuni festin:,
evento molto particolare che
iniziava all’alba, il più delle
volte rincorrendo il maiale, e
finiva a notte fonda appendendo i salami in cucina) coi miei
cugini del Giulberso, mi abbia
condizionato «culturalmente».
Penso che sia giusto porsi il
problema se mangiare o no un
altro animale; penso anche
che lo si debba fare (porsi il
problema) senza anatemi e
scomuniche o a base di comunicati pseudo-scientifici a sostegno delle proprie tesi. Resta il fatto, lo ha spiegato alcuni anni fa Piero Angela in
una trasmissione («La vasca
di Archimede», mi sembra),
che a ogni azione corrisponde,
non necessariamente vicino a
noi, una reazione. Il contadino, peraltro sfruttato, che produce mais e carne in Argentina è coinvolto dalle nostre
scelte esattamente come
l’agricoltore padano.
8
PAG. Il
L’edificio scoiastico di Pomaredo
NUOVO CONSIGLIERE A TORRE PELLICE — Sarà consigliere per un paio di mesi Maurizio Burraio, primo escluso
nella lista «Torre per il futuro» che ottenne la minoranza nelle elezioni del ’95, subentrerà a Giorgio Mazza, deceduto la
scorsa settimana a seguito di una lunga malattia. Mazza, candidato a sindaco per la stessa lista, si occupò in particolare di
cultura nel corso dei primi tre anni del suo mandato.
FATUA — Dal 27 marzo al 22 maggio in alcune località della
vai Pellice e delle valli Chisone e Germanasca si svolgerà
un’iniziativa dal titolo «La bènno dà patuà» (La gerla del patuà), ovvero cinque incontri di formazione organizzati nel
quadro del progetto di rivalutazione e salvaguardia del patuà
nelle valli valdesi. Gli incontri sono stati organizzati dal
Centro culturale valdese con il contributo della Commissione
europea per l’istruzione, la formazione e la gioventù. Si comincia sabato 27 marzo a Torre Pellice dove, alle 15 alla biblioteca valdese Bruna Peyrot parlerà di «Storia-storie, memoria-memorie». L’appuntamento successivo sarà sabato 10
aprile a Torre Pellice su «Raccontare con la telecamera».
ORGANISTI LITURGICI — A conferma della recente riscoperta del patrimonio organano e della nuova sensibilità
che sta crescendo nei confronti del mestiere di organista liturgico la Scuola di musica della vai Pellice organizza a
partire dal 3 aprile un corso di aggiornamento. Si tratta si
sei incontri quindicinali che si svolgeranno sia a Luserna
San Giovanni, nel tempio valdese, sia a San Germano Chisone. Durante il corso si svolgeranno, oltre a lezioni pratico-teoriche, anche visite a organi storici e moderni. Gli interessati sono invitati all’incontro informativo che si svolgerà sabato 3 aprile alla Scuola di musica, con sede in via
Roma a Luserna San Giovanni, alle 15.
ROTARACT PROGETTO «MARCO VIVALDA» — 11
Rotaract organizza per sabato 27 marzo, sotto i portici blu
di Pinerolo, una vendita di uova di Pasqua il cui incasso è
destinato a finanziare il progetto «Marco Vivalda». Si tratta
di un’iniziativa atta a recuperare la facciata della centrale
chiesa di Sant’Agostino e a finanziare una borsa di studio,
secondo il progetto generale del Rotaract che intende promuovere iniziative per aiutare giovani tra i 18 e i 30 anni
migliorare le relazioni tra i popoli del mondo.
E Eco Delle ^lli ¥vldesi
VENERDÌ 26 MARZO
POMARETTO: BILANCIO DA 2 MILIARDI — Dopo che
la settimana precedente il bilancio ’99 non era stato approvato a causa dell’assenza di alcuni membri della maggioranza e dell’uscita dall’aula della minoranza, il Consiglio
comunale di Pomaretto è stato riconvocato per giovedì 18
marzo. Questa volta si è raggiunto il numero legale e così il
bilancio è andato in approvazione: il documento economico
pareggia intorno ai due miliardi, con quasi un miliardo di
spese correnti. La minoranza e un consigliere di maggioranza hanno votato contro il bilancio: troppe spese correnti e
poca attenzione a contenere le uscite; sono stati questi i riiievi dell’opposizione che ha ricordato il passaggio alTAcea
della raccolta rifiuti e l’assunzione di un’impiegata a
part-time come elementi che hanno fatto lievitare la spesa.
Fra gli interventi che si dovrebbero realizzare nel ’99 il primo lotto da 200 milioni su un progetto da 800 milioni per le
strade periferiche e forse la sostituzione del tetto in amianto
delle scuole elementari. Le stesse scuole, in occasione del
gemellaggio con Mirabel-et-Blacon previsto per il 24 maggio, verranno intitolate al pedagogo Virgilio Sommani.
CONCERTI DI PRIMAVERA — L’Associazione musicale
«Divertimento» propone due concerti nell’ambito dell’iniziativa «Concerti di primavera». Il primo si svolgerà a Torre
Pellice al teatro del Forte giovedì 1° aprile alle 21: si tratta
dell’Ensemble di archi e corni del Teatro Regio di Torino,
musiche di Mozart; il secondo si svolgerà mercoledì 7 aprile
nella palestra comunale di Luserna S. Giovanni ed è presentato dall’Orchestra sinfonica del Regio di Torino, musiche di
Haydn, von Weber, Prokof ev. Il primo concerto è inserito
nel programma «Il Regio itinerante», rassegna di musica da
camera con gli strumentisti dell’orchestra del Regio.
ASL 10: E L’ORA DELL’INFORMATICA — Grazie a un
nuovo tipo di cablaggio tutti gli ambulatori, le divisioni
ospedaliere, gli uffici amministrativi saranno collegati in un
unico sistema informatico. In pratica dal momento della
prenotazione di un esame o dell’ingresso in ospedale il paziente e la sua personale situazione di cure e di bisogni verranno inseriti sul programma informatico e qualunque medico, richiamando la sua cartella potrà conoscere esattamente la situazione e le cure precedenti. Intanto avrà corso
anche un’altra novità: un cavo a fibre ottiche che sarà collocato sotto il suolo stradale collegherà l’ospedale civile e
l’ex Cottolengo; con gli stessi scavi verrà realizzato anche
un sistema di «posta pneumatica» che consentirà di inviare,
da un ospedale all’altro, provette biologiche, radiografie e
ogni altra documentazione sanitaria.
Torre Pellice: alla ricerca di coordinamento fra strutture ricettive
Un rilancio per PHòtel Gilly
PIERVALDO ROSTAN
Per alcuni mesi in vai Pellice si era temuto per il futuro delTHòtel Gilly; voci di
chiusura legate alla difficoltà
nel proseguire un’attività ricettiva che solo d’estate garantiva il «tutto esaurito», ipotesi di trasformazione dell’immobile in minialloggi. Dopo
la chiusura dell’Hòtel Du Parc
trasformato in casa per malati
psichici, e la chiusura a Luserna dell’Albergo centrale sarebbe stato un colpo durissimo
al sistema dell’accoglienza turistica della valle, un segno di
grave crisi del settore. Invece
la scorsa settimana l’Hôtel
Gilly di Torre Pellice ha proposto un «open day», un giorno di apertura al pubblico delle stanze, delle cucine, della
sala giochi; insomma dei suoi
spazi. La scelta ha coinciso
con la fine dei lavori di ristrutturazione che hanno coinvolto
questa importante realtà della
vai Pellice, una delle poche a
livello alberghiero se si eccettuano le foresterie più o meno
legate alla Chiesa valdese.
Una scelta coraggiosa sia
per la proprietà (la famiglia
Poët che fece nascere il Gilly
oltre 20 anni fa) che per la
cooperativa La Fortuna che
gestisce l’albergo da alcuni
anni. «L’ultima stagione è
stata positiva» aveva commentato il presidente della
cooperativa, Mario Malan,
che pertanto ha cercato l’accordo con la proprietà: ne è
nato un impegno per altri 6
anni il che ha consentito alla
società guidata da Malan di
programmare diversi investimenti: «Abbiamo rifatto gli
impianti elettrici adeguandoli
alle normative vigenti, sono
stati installati gli impianti di
rilevazione del fumo per prevenire gli incendi e quelli di
allarme nei bagni onde prevenire incidenti - spiega Mario Malan -; sono state sostituite completamente le moquettes delle stanze, nonché
le reti e i materassi dei letti,
le tende delle stanze, ritinteggiati tutti i locali e stiamo ancora procedendo in lavori nel
giardino esterno inserendo
una fontana fra rocce che ricordano i nostri monti».
Un investimento dunque
non indifferente, che conferma la linea di qualità che questa struttura si è data fin
dall’inizio. Le «quattro stelle»
sono un elemento che rafforza
il ruolo del Gilly anche se
concorre a tenere i prezzi su
un certo livello: «Al turista fa
piacere restare comodo - precisa Malan -; certo vi può essere il turista che opta per la
soluzione tipo foresteria ma
c’è chi vuole fare un passo in
più: i nostri prezzi per i gruppi sono abbordabili, e soprattutto i gruppi stranieri gradiscono un servizio di qualità.
Va anche detto che abbiamo
stretto un buon rapporto di
collaborazione con la Foresteria valdese di Torre Pellice: ci sono gruppi che chiedono a noi e per motivi di prezzo
vengono dirottati sulla Foresteria ma accade anche che
gruppi che si sono rivolti alla
Foresteria poi scelgano di essere ospiti del Gilly che ha un
livello leggermente più elevato. In questi modi si sono
aperti anche nuovi canali di
accoglienza».
Se ci fosse un intento di
coordinare un po’ tutte le
strutture ricettive della zona,
soprattutto in ambito valdese,
anche la gestione del Gilly sarebbe ovviamente interessata:
«Noi siamo interessati a qualunque tipo di discorso - puntualizza Mario Malan -: qualche mese fa abbiamo raggiunto un accordo con un grosso
operatore e speriamo che sia
una esperienza positiva. Soprattutto nei periodi di mezza
stagione siamo stati più volte
nelle condizioni di ospitare
gruppi (recentemente anche
dalla Spagna) per un soggiorno di media durata e a prezzi
de tutto accessibili».
Anche l’imminente stagione
estiva pare promettere bene:
«Per il periodo estivo (luglioagosto) non ci sono problemi
- afferma Malan -: il turismo
della terza età non sembra subire flessioni. Quello che ci
interesserebbe è di poter arrivare a quel periodo con un
buon andamento della stagione precedente». Non è stato
compreso nel lotto di interventi appena concluso il rifacimento della piscina che è
stata comunque riaperta ed è
una struttura a disposizione
della cittadinanza della valle
nella formula del club che organizza corsi per adulti e
bambini e che comunque garantisce agli utenti dall’eccessivo sovraffollamento.
L’ingresso dell’Hòtel Gilly
:Rottura» sindacato-metalmeccanici: il rinnovo in fase di stallo
In attesa del nuovo contratto
DAVIDE ROSSO
Dopo la «rottura» avvenuta a Roma tra i sindacati
di Fim-Fiom-Uilm e Federmeccanica, che ha determinato l’interruzione della trattativa per il rinnovo del contratto
nazionale di lavoro dei metalmeccanici, la situazione è per
il momento bloccata, con i
sindacati che hanno annunciato scioperi e Federmeccanica
ferma sulle sue posizioni.
Nel Pinerolese si seguono
con attenzione le vicende
contrattuali nazionali. Partendo da questa situazione generale molti operai la scorsa settimana hanno aderito allo
sciopero proclamato da FimFiom-Uilm manifestando anche per .le vie di Pinerolo.
«Lo sciopero - dice Enrico
Tron, della Firn - ha avuto
successo soprattutto nelle piccole fabbriche dove è stato
vissuto come un momento di
difesa e mantenimento dei diritti acquisiti più che come
momento di rivendicazione
salariale». In effetti l’adesio
G?IV\
ARREDA
ilio
ESpOSiziONE E lAboRATORÌO:
Vìa S. SecoNdo, 58 - « 0121 /201712 Fax 0121 /Î05042
EhraìÌ: tiRÌVA@qRÌVA.ÌT lmp://www.QRÌVA.ìì
àBBADìA alpina ^ PINEROLO (To)
(di ÌRONTE aIIa caserma AÌpÌNÌ «BERASdj») ;
YeTRÌIVA novità “ vicolo CÌRAud/pORTici VÌA CMl^TpiEftO
ne alla mobilitazione è stata
più marcata fra gli operai delle piccole e medie industrie
mentre meno partecipazione
si è avuta nelle grandi realtà
come la Skf, dove solo il 20%
degli operai ha incrociato le
braccia. «Nella grande azienda - continua Tron - c’è più
politica, nelle piccole invece
sembra esserci maggiormente
la consapevolezza della necessità di difendere i diritti
acquisiti tenendo conto che la
scommessa oggi passa anche
attraverso l’orario di lavoro e
la flessibilità».
Sul fronte crisi alla Beloit,
intanto, l’Alp (Associazione
lavoratori pinerolesi) ha invitato «tutti i soggetti, sindacali, istituzionali e politici a sollecitare e incalzare la direzione dell’azienda perché presenti il suo piano di riorganizzazione, faccia capire come
intende ristrutturare l’officina
e manifesti quale scelta produttiva intende mettere in
piedi al fine di aprire una
contrattazione adeguata utilizzando tutti gli strumenti
idonei». Quindi Alp ha proposto un’iniziativa unitaria,
che coinvolga lavoratori, sindacati, istituzioni forze politiche e chiese per il 1" maggio
per rilanciare nel territorio
l’attenzione e l’iniziativa sul
«problema» Beloit.
venef
Festa a Pinerolo
Per la tutela
del malato
psichico
BIANCA GENRE
s
i B
L? associazione per la
mozione della saii
mentale, presente a Pinei,
dal 1990, ha ripreso nuo
slancio grazie al gruppo fa,,
glie di sofferenti psichici, [
sa si propone di impegna
nella tutela del malato psiij
co e della sua famiglia
collaborazione con la Dia«
vai Pellice e intende soUecJ
re i servizi di salute mentale
l’Asl a potenziare gli ime
venti volti alla cura e allaj
bilitazione dei malati, q®
l’apertura per un maggiori
mero di ore degli ambulato!
dei centri diurni. È moltoii
portante infatti per le pers«
affette da disturbi psichici|
sere occupate e avere coni
con persone diverse dai fi
liari, al fine di conseguire
maggiore autonomia e il reiij
serimento nella «vita noim
le». L’associazione organi}
zerà incontri aperti a tutti
far conoscere le problematiì
che connesse al disturbo psiJ
chico di cui si fanno carico Ij
famiglie, ma che richiedmil
l’impegno di tutta la società,
Le famiglie saranno sosttj
nute da gruppi di auto aieli,
in cui ognuno potrà parte
delle proprie difficoltà e tro-*
vare la comprensione eia*
simpatia di cui ha bisognoperi
poter continuare a lottarecat
sopportare situazioni che so (
no a volte difficilissime. li|
futuro si spera di poter aprir!|
a Pinerolo un punto di ascolto, a cui le famiglie potrmn
rivolgersi per avete sostegno
Il prossimo 9 mag^o, balli
ore 15, all’ex caserma Peni
a Pinerolo, tutti sono invitati
alla festa deirassociazioK[
che prevede momenti diivertimento e di informazioK
chi desidera contattare
ciazione può telefonare
essere
unarifl
segue £
politica
altrove,
possibi
formuh
come n
meram
che nes
tramag
per Coi
consegi
per la
Duepu
re aliai
quasi d
pragma
sinistr,
2.000?
La fa
in. Italia
che ch(
stra, co
gni, in
meno, '
lidarieti
opporti
a uno s
nee di {
Ijffgam
nessere
sabile,
quadro
costruii
come ti
nomicc
calo di
certo ]
possibi
calo,e
li spot
stribui
solida^
0339-5674938.
Confcommerdo
Un cd-rom
didattico
to eh
flon-vu
^iiove
Clin pe
Sta peí
tegolati
i^dirizz
sto stor
¡^Socialii
con qu£
tere ap]
di Crax
'' allora, i
se non
^ ii chiar
' mente
si dice
' cerca c
I che rivi
«Compagni di viaggio»dl
programma didattico prò®* '
so dalla Confcommerdo c
utilizzato da diverse scuoj
italiane, viene quest’anno i j
proposto con una nuova v I
sione interattiva in cd-rofflprogramma multimediale
pone l’obiettivo di fornitei
docenti e studenti delle scacj
medie un percorso innovac i
e interdisciplinare sulla «c i
tura del turismo», per va®
zare le risorse di questo se
re. 11 nuovo cd-rom
nel kit didattico è struttu ^
in tre sezioni: muoversi,
giare, organizzarsi. Ogn>
zione si suddivide in
Un
Ve
capitoli composti
da un f«‘.
conto introduttivo,
un
tes»
informativo con immagi®.
di»lf
grafici, una serie di box - ,
profondimento, un bran t
antologia e una scheda
tiva. Questo
Ila
strumento h
metterà agli studenti^
lizzare fotografie, dis
grafici da stampare por
lizzo in classe e anche
legarsi con i sit^nterne'
aziende promotrici del s ^
Nel 1999 sono 30.000
Hisp^
messi gratuitamente^a^
zione delle scuole; por ^
re «Compagni di -„(¡i
volgersi al Centro
giovani, via Mascher
Milano (tei. 02-485412061
«Tor
candid
olimpie
ed enti
»ameni
valori :
tato e
present
il nosti
di coni
iernaz
riform
sentam
etico”»
nedì 1
dell’as
del Cc
»azior
Evelim
esecut
■»oior
eonses
il «Coi
Promo
Hdc
SOttoti'
gico d
eandid
no20c
rato di
scalco,
Solane
9
-Ol9s, t/F-NERDÌ 26 MARZO 1999
)lo
ila
DIBATTITO
Sinistra e progetto
E Eco Delle Yalu \àldesi
L'insediamento pinerolese in prossimità del territorio di Reietto
Al via la nuova area industriale
PAG. Ili
SEBGIO PASETTO«
LJ intervento della doti.
Bruna Peyrot non può
essere letto senza suscitare
una riflessione da parte di chi
segue e partecipa all’attività
politica nel Pinerolese e anche
^ove. Una riflessione il più
possibile chiara e libera da
formule della politica intesa
come manovra o propaganda
meramente elettorale (visto
che nessuno si dimentica che
tra maggio e giugno si voterà
per Comuni e Provincia, con
conseguenti elezioni indirette
per la Comunità montana).
Due punti mi preme sottoporre alla Peyrot ed ai lettori, uno
quasi di principio, l’altro più
pragmatico. Ha senso dirsi di
sinistra ora alle soglie del
2.(100? Io credo di sì.
La fase attuale, in Europa e
in Italia, ha bisogno di politiche che siano ispirate a sinistra, come attenzione ai bisogni, in particolare di chi ha
meno, con attenzione alla soIdarietà, all’eguaglianza delle
opportunità, come attenzione
a uno sviluppo guidato da linee di giustizia sociale e di allargamento di accesso al benessere economico indispensabile. Abbiamo davanti il
quadro di un’Europa che si è
costruita sulla moneta unica,
, come tale tende al potere eco‘ nomico dei potenti, del mercato di capitali: non possiamo
certo pretendere che, resa
possibile la ricchezza dal mercato, e non da oggi, esso regoli spc^neamente la sua distri^lfflne in maniera equa e
solcale. Qualcuno lo crede
pascile e si affida al mercatoeoasta, non vuole lacci,
non vuole regole, ma chi si
fauove con una storia passata
era percorso presente di sinistra pesa che il mercato vada
tegolato e spesso vada anche
liti di il-1 , dirizzato e controllato: que■raazioK sto storicamente si è chiamato
re l’assi-J Pocialismo g non va confuso
nare allofff ron quel triste tentativo di potere apparso anni fa ad opera
diCraxi, Demichelis e altri. E
allora, cara Bruna Peyrot, forse non guasta che innanzitutto
jQ j si chiarisca questo: vi è attualmente una parte politica che
si dice socialista europea che
cerca di governare il paese,
che rivendica un proprio radi
ce la ^
la saii
Pinen
*0 nuoi
PPofai
chici.|
spegnai
to psicl
liglia,
la Dia[
soUeci
mentalt
gli intt
e aliali
ati, qi
ggior
nbulati
noltoii
e persi
iichicitie conta*
dai fai
guiremil
e il reiij
a norniij
organi}
i tutti pi
oblemati-l
urbo psil
caricolti
chiedoK
sociei I
no sostt’i
uto aial).
à parta
iltà e trooneela*
sognoperii
ottareeai
i che so-(
isime. li(
ter aprir!,
di ascolpotrannt
istegno
^0, dalli
la Peni
0 invitati
ciazioK|
n
camento nella storia e nel presente, e forse da questo punto
è bene partire, a scanso di
ogni demagogia, sia essa elitaria o populista.
Del resto sullo stesso Eco
del Chisone, nello stesso numero in cui compare l’intervento di Peyrot, l’on. Giorgio
Merlo, coerentemente, richiama alle altre radici storiche e
attuali della presenza sociale
e politica nel paese, quelle
del popolarismo cattolico: e
gli va dato atto di essere chiaro e fedele a un impegno.
L’elemento che ho definito
pragmatico è stimolato dal
lungo argomentare di Bruna
Peyrot sui progetti che devono emergere dall’azione amministrativo-politica, decidendo, mi pare, per un modello elaborato e costruito a
seconda di bisogni reali, di
largo respiro, non legato al
piccolo agire clientelare, o a
logiche partitiche o di lobby
più o meno familiari. Ha ragione Bruna Peyrot, se vi sono lobby familiari, manovre
di bassa cucina partitica elettorale, vanno sconfitte: ma la
progettazione e la sua attuazione, verifica e conclusione
non possono mancare. Allora
si progetta, con ampio respiro
o anche con obiettivi modesti,
perché credo che i progetti
possano essere grandi, ma anche e soprattutto rivolti a chi
ne può usare, al maggior numero di gente possibile, con
reali possibilità di riuscita
concreta.
Si progetta, si yerifica, si attua, magari si riverifica, si arriva a risultati evidenti e sostanziali. E sotto gli occhi di
tutti vi è quanto si è realizzato, quanto si è speso, quanto
si dovrà magari ancora spendere, come si sono utilizzati e
in che misura i finanziamenti
ottenuti e infine la ricaduta
del progetto sulle condizioni
reali dell’ambiente e degli
utenti. Non credo che questo
modo di agire sia bieco partitismo o respiro corto nel programmare: è far politica concreta nella trasparenza e rivolta al maggior numero di persone. Forse che anche questo
è sostanza di quel socialismo
di cui parlavo all’inizio?
* segretario SpiCgil Val Pellice
tggio»,
I pronii
rcioegi*|
;e scuofc
anno li'
jova vtf
;d-roW
forniti* Ì
Ile scuo* Ì
nnovatitj^
illa «c«*
;r vaW*
■sto seW ;
contea«'
truttua
;rsi. ''i*i
Ogni
isi
Un «codice» per la candidatura olimpica
Verso «Torino 2006»
a un t«'j
un
magi”'*
,oxdif
brandi
da 0
di vis?
he di '!
metdi}
el settijl
0001
er ricif
inaiai
eroni >
1206)
«Torino ha posto la propria
candidatura per i XX giochi
olimpici invernali con fiducia
cd entusiasmo, credendo pienamente nell’olimpismo e nei
''alori che esso ha rappresenInto e deve continuare a rappresentare. Per questo motivo
d nostro Comitato ha cercato
di contribuire al progetto internazionale di rinascita e
riforma di questi valori pre®e,ntando un proprio “Codice
®dco”». Con queste parole, lunedì 15 marzo, in occasione
ejl’assemblea straordinaria
el Comitato olimpico internazionale (Ciò) a Losanna,
''elina Christillin, presidente
necutivo del Comitato pro®0-tore di Torino 2006, ha
[«"segnato ai membri del Ciò,
^Codice etico» del Comitato
Promotore di Torino.
, ij documento, che ha come
“Jttotuolo «Codice deontolop °.dr comportamento per la
rati, j ® ^ st"to prepa
prof. Domenico SinisciU' ?«rttiene norme che rela condotta e i mecca
nismi di responsabilità dei
membri del Comitato promotore ed è garantito da Giovanni Conso, Carlo Federico
Grosso e Andrea Monorchio
che avranno anche il compito
di verificare l’applicazione
delle sanzioni previste dal Codice stesso. «Il Codice etico dice il Comitato promotore garantirà i cittadini italiani e il
pubblico internazionale sull’
integrità e sulla correttezza
della candidatura. Queste regole hanno lo scopo di fissare
elevati standard di comportamento e moralità».
Intanto continuano gli incontri anche in vista di un’ottimizzazione dei servizi per
Torino 2006. Venerdì 26 marzo è in programma, aU’Hòtel
Principi di Piemonte di Sestriere, un convegno dal titolo
«Gestione del traumatizzato
grave, dalle piste al Centro di
riferimento neurochirurgico»
organizzato dal Cto-Crf-Maria
Adelaide e dall’istituto di Medicina dello sport di Torino
con il patrocinio di Regione,
Provincia e di Torino 2006.
DAVIDE ROSSO
L5 idea di costruire una
area industriale a Pinerolo risale a quasi trent’anni
fa ma è solo agli inizi degli
Anni 90 che ci si è posto veramente il problema e dopo
varie traversie oggi sembra
non essere più molto lontano
il momento in cui le aziende
che ne hanno fatto richiesta
potranno insediarsi nella nuova area industriale, che sta
nascendo in città in zona
«Porporata» quasi al confine
con il Comune di Reietto, di
circa 39 ettari di superficie attrezzata di vari servizi che,
nella speranza dell’amministrazione della città, dovrebbe
ridare impulso e sviluppo
all’economia pinerolese.
Infatti i tecnici della Soprin, la società torinese incaricata dall’amministrazione
comunale di Pinerolo della
gestione dell’area, hanno annunciato lunedì 15 marzo, in
un incontro dove sono stati
presentati anche i dati relativi
al nuovo polo industriale
(Pis) che «l’inizio della costruzione dei primi capannoni
della nuova area industriale
“Porporata” di Pinerolo avrà
luogo nel mese di, maggio e
terminerà,, salvo imprevisti,
entro l’anno in corso».
Dai dati forniti risulta che
per ora sono circa una trentina le aziende che hanno presentato domanda di insediamento nella nuova area (e 29
di esse hanno già confermato
la loro intenzione), e i capannoni che queste utilizzeranno,
che avranno una superficie
minima di 2.000 metri quadrati e un altezza massima di
7 metri e 50, copriranno in totale inizialmente all’incirca
35.000 metri quadri lasciando
Pinerolo, ospedale
Nuovi spazi
per la
pediatria
Nel 1998 il reparto di pediatria dell’ospedale Agnelli
di Pinerolo ha fatto registrare
1.128 ricoveri, con 3.652
giornate di degenza, quindi
con una percentuale di occupazione dei posti letto pari al
100%. Il tutto con una disponibilità di «appena» 10 posti
letto. Anche il livello di natalità è buono: sempre l’anno
scorso si è raggiunto il numero di 823 nuovi nati.
Ai pazienti più piccoli sarà
dedicato il primo nuovo spazio derivato dalla ristrutturazione dell’ospedale: nuove
camere a due letti, con pareti
colorate, possibilità di ospitare i genitori, una nuova sala
giochi, tutto per garantire
un’accoglienza migliore ai
piccoli pazienti. Va ricordato
che dal 1998 la Pediatria del
Civile può contare su un nuovo primario, il dott. Giuseppe
Grazia proveniente dal Regina Margherita di Torino, che
ha promosso la donazione
del sangue del cordone ombelicale, pratica che offre risvolti sanitari di grande importanza soprattutto per la
possibilità di reperire cellule
staminali per i trapianti in alternativa al midollo osseo. La
nuova Pediatria sarà inaugurata sabato 27 marzo alle 12.
Il dott. Grazia sarà ospite di
Radio Beckwith venerdì 26
marzo, alle 16,30, nelTambito del programma «Pensiamo
alla salute».
P.I.S. DI PINEROLO
I Prima simulazione
^ pianivolumetrica
ancora spazio per nuovi insediamenti. Nell’area, che si
dovrebbe presentare esteticamente a lavori finiti come illustrato nel progetto che riportiamo qui sopra, per ora
sono state realizzate gran parte delle opere di urbanizzazione mentre i lavori di costruzione vera e propria dei
capannoni dovrebbero cominciare a Màggio, quando saranno terminate tutte le procedure necessarie: definizione con
gU interessati all’insediamento dei requisiti specifici delle
singole costruzioni; avvio
delle procedure di progettazione e definizione personalizzata dei diversi edifici; esame preventivo, da parte della
Commissione edilizia del Comune, dei progetti e approvazione definitiva. Entro la
metà di marzo inoltre dovrebbero essere avviate le procedure di appalto per individuare le ditte che costruiranno
materialmente i capannoni.
Questi ospiteranno prevalentemente piccole aziende artigiane o di piccola industria
che, dai dati fomiti dalla So
prin che ha vagliato le domande di insediamento, produrranno e assembleranno soprattutto componenti meccanici ed elettronici anche se
non mancheranno attività
operanti nel settore tipografico, e della serigrafia oltre che
della lavorazione del legno.
«In totale - dicono alla Soprin - gli addetti in forza alle
aziende che hanno chiesto di
insediarsi nell’area Pis si possono approssimare a oggi a
500, ma è previsto un incremento occupazionale dopo
l’insediamento del 15% ».
Un investimento quindi anche occupazionale quello che
l’amministrazione comunale
e la Soprin stanno portando
avanti che però va sostenuto
con finanziamenti ad hoc in
questo momento iniziale ed è
per questo che il Comune e la
società torinese hanno incontrato recentemente i rappresentanti di diverse banche
presenti in città per valutare
gli strumenti finanziari più
adatti da offrire alle aziende
che si insedieranno nella nuova area periferica.
A proposito del Giubileo cattolico
Il perdono di Dio
non è... indulgente
EMANUELE FIUME
SU «L’eco del Chisone»
del 18 marzo il canonico
Mercol affronta il delicato tema delle indulgenze legate al
Giubileo in un articolo che
puntualizza la dottrina cattolica in questione (senza grandi
novità rispetto al XVI secolo)
con un massiccio uso di citazioni bibliche e con una presentazione accattivante. Le
indulgenze, scaturite dal tesoro sovrabbondante dei meriti
di Cristo, sono messe a disposizione dalla chiesa romana
per la remissione non della
colpa, rimessa nel sacramento
della confessione, ma della
pena temporale dei peccati
(cioè non della trasgressione,
ma della punizione). Da parte
dell’essere umano il perdono
è condizionato dalla sua accettazione nella fede. La questione è perciò sempre uguale
a se stessa: fin dove arriva il
perdono di Dio e fin dove la
cooperazione umana?
Il perdono di Dio cancella
la sentenza di colpevolezza e
con questa la condanna che
ne deriva, non ci dichiara perdonati per poi farci pagare
una multa. Il perdono di Dio
non è indulgente né con il nostro peccato né con le sue
conseguenze, ci libera dalla
pena e dalla colpa, non lascia
zone d’ombra. La parabola
evangelica del figlio prodigo
ci mostra la forza irresistibile
del perdono: dopo l’annuncio
del perdono del padre c’è una
festa e non un purgatorio. Il
perdono di Dio vince sul nostro male e su tutte le sue
conseguenze, e questo perdono viene annunciato ogni volta in cui l’Evangelo viene
predicato. L’annuncio del
perdono nella liturgia valdese: «...i vostri peccati sono
stati perdonati» è annuncio di
perdono totale della colpa e
della pena, di perdono non indulgente con le conseguenze
del nostro peccato, ma che le
spazza via con la forza di un
fiume in piena.
Resta da chiarire il ruolo
dell’essere umano nel ricevere il perdono. Il suo ruolo è
del tutto passivo. L’essere
umano ascolta la voce di Dio
che con una parola lo sposta
dall’inferno del peccato al
paradiso della grazia. La volontà buona di Dio lo cattura
irresistibilmente e seppellisce
i suoi peccati nella misericordia. Dopo (e non durante)
l’azione incondizionata e irresistibile del perdono di Dio,
il credente guidato dalla parola di Dio compie opere di
giustizia per ringraziare Dio
che l’ha perdonato. Queste
opere, che seguono e non
precedono il perdono, sono
gradite a Dio e saranno generosamente ricompensate. Le
indulgenze non occorrono ai
cristiani, che vivono della sola grazia, del solo perdono.
VALLECROSIA — Sono aperte le iscrizioni ai
due turni di colonie per
bambini e bambine delle
scuole domenicali e del
precatechismo: 1° turno
dal 14 al 26 luglio (da a 9
anni), 2“ turno dal 19 al 31
luglio (da 9 a 12 anni). Telefonare a Massimo Long
(012J-953107).
AGAPE — Campo Pasqua donne dal 1° al 5
aprile su «Orfeo ed Euridice», prenotazioni presso la
segreteria di Agape tei.
0121-807514.
3" CIRCUITO — Do
menica 28 marzo, dalle
15,30 alle 17,30, a Massello, riunione del collettivo
teologico.
ANGROGNA — Martedì 30 marzo riunione
quartierale al Martel.
BOBBIO PELLICE —
Domenica 28 marzo, alle
ore 10, culto nel tempio
con partecipazione della
corale. Il 30 riunione quartierale, alle 20 al Podio.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Riunione quartierale alle Vigne martedì
30 marzo. L’Unione femminile visiterà il Rifugio
giovedì 1° aprile.
PERRERO — Incontro
dell’Unione femminile
martedì 30 alle 14,30.
PINEROLO — Domenica 28 culto alle 10.
POMARETTO — Riunioni quartierali: venerdì
26 alle 20,30 a Perosa. Incontro dell’Unione femminile dell’Inverso venerdì
26marzo, alle 14,30. Culto
al Centro anziani di Perosa
Argentina venerdì 26.
PRAROSTINO — Gio
vedi 25 marzo alle ore 21
presso la cappella del Roc
incontro dei giovani sul tema delle tossicodipendenze. Domenica 28 marzo
culto delle Palme alle 10
nel tempio di San Bartolomeo con la partecipazione
della corale.
RORA — Riunione alle
Fucine giovedì 25 marzo
alle ore 20,30.
TORRE PELLICE —
Riunioni quartierali: venerdì 26 agli Appiotti,
martedì 30 all’Inverso.
VILLAR PELLICE
Riunione quartierale venerdì 26 al Serre.
Concerto a Roure
13® edizione
di Cantavalli
Giunge alla 13° edizione
«Cantavalli», la rassegna primaverile di musica popolare,
organizzata dall’associazione
.culturale «La Cantarana». Si
comincia sabato 27 marzo
con una serata dedicata al bai
folk, a ingresso libero, presso
il Centro sociale di Roure in
località Talmon; dopo il concerto il pubblico sarà coinvolto nelle danze tradizionali
delle valli eccitane. In programma fino al 26 giugno, la
rassegna porterà anche quest’anno nelle valli Chisone e
Germanasca diversi gruppi,
italiani e stranieri, dai nostrani Abourasqui ai Tri Muzike,
sestetto formato da musicisti
attivi nella Theaterorchestra
di Moni Ovadia. Per informazioni telefonare alla Comunità montana valli Chisone e
Germanasca (0121 -802515).
10
PAG. IV
E Eco Delle ¥^lli Aàldesi
VENERDÌ 26 MARZO 1999
VS^ER
Nadia Peyrot è arrivata seconda neiia gara individuaie
al campionato mondiale di
ski-arc, che si è concluso in
Francia la settimana scorsa;
l’oro è stato vinto quest’anno da un’altra italiana, Stefania D’Andrea. Nadia e la
sua squadra hanno confermato anche il primo posto
nella gara a staffetta.
PALLAMANO
Pasticcione il 3S Pinerolo
nella trasferta di Alessandria
con il Cus; la serie C è ostica
per la giovane formazione pinerolese e tuttavia dall’ultimo
turno ci si sarebbe aspettato di
più. Il 41-17 è infatti oltremodo umiliante: le azioni di gioco sono state poche e non certo tali da costituire una buona
premessa in vista del confronto col Casale a livello under
19. In rete sono andati Rosso
(4), Contadin (3), Vellano,
Gaydou, Magnano e Cali (2),
Laddomada e Rivoira (1).
PALLAVOLO
Il 3S è campione provinciale: domenica a Pino Torinese
si sono svolte le finali del
campionato provinciale ragazzi. Il 3S ha superato il Parella Torino per 3-0 con set
equilibrati e gioco altalenante; solo al terzo set i pinerolesi si sono imposti più nettamente. Ora sarà la volta dei
campionati regionali: il 3S
giocherà in casa dopo la parentesi in Repubblica slovacca
dove parteciperanno a un torneo internazionale contro atleti polacchi, austriaci e cechi.
Dopo una settimana dalle
finali di coppa delle Coppe i
giocatori dell’Alpitour Cuneo
sono ospiti, mercoledì 24,
delle scuole medie superiori
di Pinerolo; rincontro ha come obiettivo l’allargamento
al mondo scolastico della diffusione della pallavolo. Nella
stessa giornata sono in programma le finali del campionato studentesco pinerolese
fra Porro e Puniva.
Intanto proseguono i campionati; in terza divisione maschile junior A il 3S Pinerolo
ha battuto il Gs Tigers per 3-0
mentre in 3° divisione maschile junior B il 3S B ha superato
il Con voi volley per 3-0.
Val Chisone
Preparazione
al parto
Un piccolo pool dell’Asl
10 ha dato il via a corsi di
preparazione al parto per la
vai Chisone; si prevedono discussioni, domande, visione
di cassette sui vari momenti
della gravidanza e sul parto,
l’allattamento. Tutti i partecipanti al corso possono visitare la sala parto dell’ospedale
Agnelli di Pinerolo; vi sarà
anche spazio per un corso di
massaggio del bambino. Per
informazioni telefonare ai numeri 0121-235669 oppure
0121-235668.
Il 28 marzo si rinnova l'appuntamento anche nel Pinerolese
Porte aperte allo sport per tutti
Domenica 28 marzo, negli
impianti sportivi di 76 Comuni piemontesi si potranno provare e conoscere gratuitamente ben 123 sport. Si tratta della seconda edizione di «Porte
aperte allo sport per tutti»,
che l’anno scorso aveva visto
la partecipazione di oltre
30.000 cittadini di tutte le età.
Tra i Comuni che aderiscono
all’iniziativa promossa dalla
Provincia di Torino ci sono
Torre Pellice, Bobbio Pellice
e Pinerolo che l’anno scorso
ha vinto il primo premio messo in palio per il Comune con
la maggior partecipazione popolare alla manifestazione
(circa 2.000 persone).
Secondo le intenzioni degli
organizzatori, «Porte aperte
allo sport» ha l’obiettivo di
avvicinare i cittadini alla pratica sportiva, e di far conoscere le proposte sportive e gli
impianti offerti da ciascun
Comune. Inoltre, come l’anno
scorso, anche quest’anno verranno premiati dalla Provincia
il Comune con più adesioni e
le scolaresche più numerose.
Ecco allora il programma
per i Comuni della nostra zona. A Torre Pellice, nei campi
sportivi di viale Dante, dalle
ore 10, sono previste partite
di calcio, incontri di tennis,
minigolf e bocce sportiva;
nella palestra di via D’Azeglio, dalle ore 9,30, gioco e
lezioni di tennis tavolo e dalle
ore 15 dimostrazioni di scherma; nella palestra di via Filatoio, dalle ore 9,30, tornei di
pallavolo. A Bobbio dalle ore
10 ping pong nel salone d -1
Centro vacanze; alle ore 10 al
laghetto gioco delle bocce, e
appuntamento sotto i portici
del municipio per il deltaplano (a cura dell’associazione
Voi au vent); sempre dai portici alle 10,30 inizio della
passeggiata in mountain-bike;
per la passeggiata nel circondario l’appuntamento sotto i
portici é per le ore 11; alle
ore 14,30 sotto i portici inizio
della passeggiata in skiroll e
alle 15 partita di calcio (un
punto informazioni sarà comunque disponibile tutto il
giorno sotto i portici del municipio). Nelle palestre e negli impianti sportivi di Pinerolo sarà possibile la pratica
di ben 34 discipline (per le
informazioni dettagliate su
orari e punti d’incontro rivol
gersi all’Ufficio sport allo
0121-361272); dall’arrampicata alle arti marziali, dal motociclismo alla speleologia (in
ambiente naturale e urbano;
in particolare è prevista
un’escursione nella grotta
«Rio marino» di Crissolo con
partenza alle ore 9,30 davanti
all’ExpoFenulli); e ancora
squash, subbuteo (1° trofeo
«Città di Pinerolo») tiro con
l’arco, una dimostrazione di
ultraleggeri, paracadutismo e
parapendio presso il campo
«Fratelli Martin» dalle ore 15
alle 17. A Pinerolo i negozi
rimarranno aperti per l’occasione e a Torre Pellice alcuni
ristoratori proporranno un
«menu della giornata» a prezzi contenuti.
Conclusi a Pinerolo gli incontri di studio sull'Inquisizione
La nascita del Santo Uffizio
MARCO FRATINI
Giovedì 18 marzo, al Museo diocesano di Pinerolo, una conferenza del prof.
Massimo Firpo ha concluso
la serie di incontri sul tema
dell’Inquisizione, organizzati
dall’associazione «Parlar di
storia», dall’Archivio diocesano e dalla Società di studi
valdesi. La partecipazione di
un folto pubblico, poi intervenuto al dibattito, e la bravura degli oratori (in precedenza Adriano Prosperi e
Grado Giovanni Merlo) hanno contribuito alla buona riuscita dell’iniziativa.
Una svolta nella politica
della Curia fomana nel primo
Cinquecento si verificò con il
Sacco di Roma, che aveva lasciato dietro di sé una città
largamente devastata. La nascita del Santo Uffizio dell’Inquisizione, nel luglio del
1542, con la bolla Licei ab
initio di Paolo III Farnese, avvenne appena all’indomani
del fallimento dei colloqui di
Ratisbona, voluti da Carlo V e
da alcuni cardinali che avevano tentato un accordo con i
protestanti, per una riforma
INFORMAGIOVANI
VAL PELLICE
Via Roma 45
Lusema S. Giovanni
0121/900245
informazioni su
sport, scuola, lavoro,
musica, viaggi,
tempo libero
Lunedi e venerdì
ore 14- 17
non solo istituzionale ma anche dottrinale della chiesa di
Roma. Da allora si registra
una strutturazione della Curia
ripartita per congregazione
cardinalizie; presieduta dal
pontefice, quella dell’Inquisizione fu la prima e divenne
modello per tutte le successive. In opposizione al movimento riformatore interno alla
chiesa romana, si andò sviluppando già dal 1532 una linea
più intransigente, mirante a
un rafforzamento dell’istituzione e a una chiusura nei
confronti dei protestanti; un
ruolo guida fu rivestito in
questo dal cardinale Carafa,
poi papa Paolo IV.
I primi provvedimenti del
Santo Uffizio, nel primo quindicennio di vita dell’istituzione, non consistettero tanto in
una repressione nei confronti
dei sospetti di eterodossia,
quanto in una lotta intestina
per eliminare e screditare gli
avversari (è questo lo sfondo
su cui si andava aprendo il
Concilio di Trento). A partire
dagli Anni 70, esauritosi il
compito di arginare gli eterodossi e gli avversari politici,
si assistette a un progressivo
dilatarsi del campo soggetto
all’azione inquisitoriale, a una
maggiore capillarità nel controllo delle coscienze, a una
clericalizzazione della vita religiosa e a una massiccia cristianizzazione delle campagne
(i tentativi di ricomporre la
frattura fra clero e classi popolari dureranno per oltre un
secolo). Una massiccia operazione di controllo e di epurazione in campo culturale e
scientifico fu svolta dalla
Congregazione dell’Indice dei
libri proibiti: la proibizione
della lettura del testo biblico
in lingua volgare continuerà
per secoli, creando una profonda ignoranza degli italiani
nei confronti della Bibbia.
croci ugonotte in oro e argento
tesi
& delmastro
(Ai confermandì
omaggio di una croce
ugonotta in argento
ad ogni acquisto)
via trieste 24, tei. 0121/397550 Pinerolo (To)
Appuntamenti
25 marzo, giovedì
PINEROLO: Nella sede della
associazione «Il Mandala», via
Baudenasca 17/19, alle 21, serata
organizzata dall’associazione
«Chiaroscuro» su «La dimensione personale nelle competenze
professionali dell’insegnante (e
non solo). Il corpo».
TORRE PELLICE: Alle
15,30, alla Casa valdese, per
rUnitrè, concerto con Valeria
Astolfi, flauto, e Maria Silvia
Massimi, chitarra. Musiche di
Rossini, Carulli, Paganini.
POMARETTO: Alle 20,30
presso l’Eicolo Orando incontro
su «Quale futuro per la scuola latina?» interventi di Giorgio
Tourn e Claudio Tron.
26 marzo, venerdì
TORRE PELLICE: Al teatro
del Forte, alle 21,15, «Milly voce
notturna», voce recitante Guido
Castiglia, cantante Raffaella De
Vita; seguirà la presentazione del
libro «Milly, donna di teatro»,
con la partecipazione deH’autrice, Elia Di Menza. Ingresso lire
15.000, ridotto lire 10.000.
ANGROGNA: Alle 21, alla
scuola grande del capoluogo, incontro su «I luoghi della storia
valdese in vai d’Angrogna» a cura di Jean-Louis Sappé.
PINEROLO; Alle 15,30,
all’auditorium del Liceo scientifico, incontro su «L’ambiente
scientifico tecnologico ai tempi
di Ignazio Porro» relazione del
professor Marco Galloni dell’
Università di Torino.
PINEROLO: Alle 21, nella
chiesa di San Giuseppe, concerto
dei vocalisti de «L’accademia
del Ricercare», canto gregoriano,
brani vocali e strumentali. Ingresso libero.
PIOSSASCO: Alle 21, alla
Casa degli Alpini, serata laboratorio dedicata a minerali e rocce
a cura dell’Associazione naturalistica pinerolese e del Gruppo
mineralogico Pinerolo e valli.
Relazioni di D. Castellino e F.
Giacomino.
27 marzo, sabato
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 21, nel tempio, si terrà
una serata musicale prò bambini
di Cemobil organizzata dall’Istituto musicale Gorelli di Pinerolo:
parteciperanno un coro polifonico e diversi insiemi strumentali.
TORRE PELLICE: Al teatro
del Forte, alle 21,30, concerto
del gruppo Whisky Trail, per ricordare la festa irlandese di Saint
Patrick. Ingresso lire 10.000,
prenotazioni dalle 14 alle 18 a
Nonsoloteatro tei. 0121-323186.
SAN SECONDO: Nel tempio
valdese, alle 21, concerto del coro «Turba concinens».
PEROSA ARGENTINA:
Nella sede della Comunità montana, dalle 16,30 alle 18,30, incontro su «Come cucinavamo, ricette e usi della tradizione» con
Maura Bertin e Marina Brondino.
RINASCA: Nel salone parrocchiale di Dubbione, alle 21, va in
scena la commedia «Don Giusep» presentata dalla compagnia
dialettale Renato Clot.
BAGNOLO: Al teatro Silvio
Pellico, alle 21,15, va in scena
«L’anatra all’arancia». Ingresso
lire 15.000, ridotto lire 12.000.
PIOSSASCO: Alle 15, all’ex
colonia Allivellatori ricerca didattica sul campo dedicata a rocce e minerali, con le guide Rabbia e Accatino.
28 marzo, domenica
TORINO: Alle 17,30, nel
tempio valdese, concerto con
Grazia Abbà, soprano. Massimo
De Grandis, organo; musiche di
Couperin, J.S. Bach.
TORRE PELLICE: Nelle acque del torrente Angrogna alle
8,30 inizio della gara di pesca
del campionato provinciale di società; tassa di iscrizione lire
30.000, iscrizioni fino alle 22 di
giovedì 25 marzo presso Osvaldo
Melli tei. 0121-932309 e Moris
Rivoira tei. 0121-953085.
TORRE PELLICE: Alla Foresteria valdese, alle 15,30, conferenza su «11 risorgimento giudaico, periodo Esdra e Nehemia»
con Davide Valente, Museo egizio di Torino.
29 marzo, lunedì
PINEROLO: Al seminario
vescovile, alle 20,45, incontro su
«I funghi dal porcino alla birra»
a cura di F. Meotto.
PINEROLO: Al Salone dei
Cavalieri, alle ore 17, incontro su
«Autonomia scolastica e nuova
dirigenza».
30 marzo, martedì
TORINO: Nel tempio valdese
di corso Vittorio, alle 21, concerto della corale evangelica e lettura della Passione.
PINEROLO; Alle 21, al teatro Incontro, concerto dell’«Orchestra d’archi italiana» diretta
da Mario Brunello, violoncellista. Musiche di Mozart, Haydn.
1“ aprile, giovedì
BOBBIO PELLICE: Al Cen
tro vacanze «Il castagneto» fino
al 5 aprile «4° incontro di musica
e danza tradizionale di Pasqua
1999». Informazioni allo tei.
011-4368611 o 011-3913174.
VALLI
CHISONE • GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENiCA 28 MARZO
Fenestreiie: Farmacia Grippo
- Via Umberto I 1, tei. 83904
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei, 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 14 FEBBRAIO
Luserna San Giovanni: Farmacia Savelloni - Via Blando
4 - (Luserna Alta), tei. 900223
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 167-233111
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
SERVIZIO ELIAMBULANZA
telefono 118
ir
TORRE PELLICE — H
cinema Trento ha in programma, giovedì 25 e venerdì 26,
ore 21,15, Festen di T. Vintemberg; sabato 27, ore 20,30,
Z la formica (cart, anim.), sabato 27, ore 22,10, Amori &
incantesimi; domenica 28,
ore 16 e 18, Z la formica; domenica 28, ore 20 e 22,10 e
lunedì, ore 21,15, Amori &
incantesimi.
BARGE — Il cinema Comunale propone, venerdì 25,
ore 21, Last days of disco; sabato 26, ore 21, Svegliati Ned;
domenica, ore 15, 17, lunedì,
martedì e giovedì, ore 19,30, Z
la formica; domenica, ore 19 e
21, lunedì, martedì, e giovedì,
ore 21, Payback.
PINEROLO — La multisala Italia ha in programma, alla
sala «2cento» Shakespeare in
love feriali: 20 e 22,20, sabato
20 e 22,30, domenica 15,15,
17,40, 20 22,20; alla sala
«5cento» sarà in visione Pat'
eh Adams con Robin Williams: feriali 20 e 22,20, sabato 20, e 22,30; domenica alle
15,15, 17,40, alle 20, 22,20.
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via dei Mille, 1 -10064 Pinerolo
tei. 0121-323422; fax 323831
recapito Torre Pellice
tei. 0121-933290; fax 932409
Sped. in abb. posf./50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. ai sensi di legge Piera Egidi
Stampa: La Ghisleriana Mondovì
Una copia L. 2.000
1
In ut
d
JEAN
Slpui
diu
del lavo
volezza
tra voca
inevier
profess
pubblic
nel «te
mondo
globaliz
con il «1
inassim
Quest
gno na
diacona
emetoc
la Comi
la diact
presso J
' renze il
I Iconve
I Bisce
! mento ]
I loro eh
impegn
lachiesi
1 Dopo
I blica in
1 Paolo R
I vizio, il
, haaffro
evocaz
* privato
I so le ta
I lunga s
1 cazionf
I Lutero]
ne cnsi
attrav
1 alvini
I convej
I trave!
naie, il
Ja(
Le
ac
PP
Iva
Dii
Ür
ac
PP
Fil
Se
ac
PP
Ul
Se
ac
Pp
Be
U
ac
Pp
L.
11
)9
PO
a:
90
\/ENERDI
li 26 MARZO 1999
Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA
Si è svolto a Firenze il consueto convegno annuale delle opere diaconali
Vocazione e lavoro nelletica protestante
In un mondo dominato dalla globalizzazione dei mercati e dal «pensiero unico»
L' della massimizzazione dei profitti come viene vissuta l'etica professionale^
s
jp«il-IACQUES PEYRONEL
I può ancora parlare oggi
di un’etica protestante
5^1 lavoro e di una consapevolezza del nesso esistente
vocazione e lavoro? E come viene vissuta oggi l’etica
jfofessionale nel settore
pubblico, in quello privato e
pel «terzo settore», in un
mondo ormai dominato dalla
dobalizzazione dei mercati,
il «pensiero unico» della
massimizzazione dei profitti?
Questo il tema del convegno nazionale delle opere
diaconali delle chiese valdesi
emetodiste, organizzato dalla Commissione sinodale per
la diaconia (Csd) e svoltosi
' presso l’Istituto Gould di FiI mnze il 13 e 14 marzo scorsi.
I II convegno di Firenze costiI tuisce ormai un appuntat mento prezioso per tutti coloro che, a vari titoli, sono
impegnati nella diaconia del' lachiesa.
I Dopo una meditazione biI blica introduttiva del pastore
I Paolo Ribet sull’etica del serI vizio, il prof. Mario Miegge
baaffrontato il tema «Lavoro
evocazione: tra pubblico e
^ privato». Miegge ha ripercorI so le tappe essenziali della
I lunga storia del binomio vo1 cazione-lavoro, iniziata con
Lutero per il quale la vocazlo* ne cristiana non si gioca più
^ attiavsiso le opere sacre
f alVintei|o delle mura del
I convento taa nel mondo, atI travA /’attività professiorvalejlìzialmente riservato
alle cariche pubbliche del
Magistrato e del Pastore, nel
’600 il modello vocazionale si
apre al «privato», anche se
viene comunque riservato alla minoranza di coloro che
hanno un mestiere, una bottega. Nel ’700, con la nascita
della grande manifattura, il
modello si rivolge essenzialmente alla nuova figura dell’imprenditore.
Per gli operai, invece, tende a ridursi alla pura e semplice obbedienza, e l’etica
professionale diventa una
fantasma (Weber). Poco prima della Rivoluzione francese, Kant propone di sottomettere a critica pubblica
l’attività professionale privata, rivolgendosi all’opinione
pubblica illuminata (ancora
molto fragile all’epoca). Nell’SOO e ’900, con lo sviluppo
Il past. Paolo Ribet, presidente
della Csd
del movimento operaio, si afferma sempre di più la figura
del militante che compie un
«lavoro» politico inteso in
senso vocazionale anche se
del tutto estraneo alle chiese.
Anche in questo caso però, si
avverte un limite: la distanza
tra i militanti e gli altri, e tra 1
funzionari di partito e la base. Ma oggi, dopo la caduta
delle ideologie e la crisi dei
partiti, come si presenta l’etica professionale in ambito
pubblico? Perché il settore
pubblico viene spesso additato per i suoi disservizi e per
il senso di frustrazione avvertito da molti funzionari? E
perché la massa dei servizi
sussidiari, quelli di cui lo stato non si occupa, viene gestita prevalentemente dalle
chiese? In che modo il «terzo
settore» può essere di stimolo
al settore pubblico che essendo quello di tutti («res
pubblica») dovrebbe essere,
per i protestanti, il quadro di
riferimento prioritario? Inoltre va tenuto conto che oggi,
fra le nuove generazioni, c’è
una forte volontà di fare delle
cose ben fatte, e di dare un
senso alla propria attività lavorativa.
Intervenendo sui tema «Autoselezione e selezione sociale: una lettura sociologica della vocazione», il prof. Nedo
Baracani ha esordito dicendo
che la globalizzazione, giunta
dall’altra sponda dell’Atlantico, rischia di spazzare via la
moderna cultura europea costruita nel corso degli ultimi
500 anni attraverso la Riforma, l’Illuminismo, la Rivoluzione francese, il movimento
operaio: una cultura segnata
dall’emergere del soggetto
nella Storia (Hegel) e dall’affermarsi dell’individualismo
che si manifesta attraverso il
diritto alla critica e l’autonomia dell’agire. Tra la fine del
’700 e l’inizio dell’800, emerge
la questione dell’identità, ricercata e conquistata sul piano del lavoro.
Anche la costituzione degli
stati nazionali e l’emergere
del concetto di cittadinanza
danno un forte impulso all’identità, fornendo perfino
senso al lavoro estraniato
nella grande impresa capitalistica. Oggi invece, con la
globalizzazione in atto che
sta svuotando l’idea stessa di
stato-nazione, risulta che le
200 più grandi imprese transnazionali producono il 31%
del prodotto interno lordo
mondiale, occupando soltanto 19 milioni di persone ed
escludendo di fatto centinaia
di milioni di individui. In
questo quadro non è facile
recuperare il nesso vocazlone/lavoro che comunque si
sviluppa in un arco di tempo
molto più lungo rispetto al
passato. Uno dei compiti
«politici» del «terzo settore»,
di cui le nostre opere diaconali fanno parte, è di far riemergere nel pubblico questo
nesso che fa parte della nostra cultura europea. Fra l’altro, il «terzo settore», operando nell’ambito deH’economia
sociale, è un luogo privilegiato per suscitare o per rielaborare delle vocazioni.
11 dott. Sandro Antoniazzi,
ex sindacalista della Cgil e
ora consulente della Caritas a
Milano, si è soffermato sull’esperienza del «terzo settore» che definisce come volontariato più organizzazione
più risorse, insistendo sulla
sua componente di gratuità,
di chiara derivazione evangelica. Partendo dal fatto che
l’economia odierna produce
sempre più esclusione sociale, i teorici francesi del «terzo
settore» affermano che occorre «reincastrare» l’economico nel sociale, e viceversa.
Ad essere in crisi infatti non è
solo l’economia ma è la società stessa, per cui oggi non
solo c’,è meno solidarietà, c’è
anche meno socialità. Una
delle caratteristiche rilevanti
del «terzo settore» è l’importanza data alla relazionalità e
alla «partnership» nella soluzione dei problemi sociali.
La discussione in gruppi ha
evidenziato, prima di tutto,
la peculiarità del convegno
stesso che è un luogo di
scambio e di confronto tra
varie figure professionali, cosa che non avviene mai nel
settore pubblico e tanto meno in quello delle imprese
private. Uno dei limiti delle
nostre opere diaconali è che
la consapevolezza del nesso
lavoro-vocazione, che sta alla
base dell’attività diaconale, è
forse più presente a livello
dei direttori e dei comitati
che non a quello dei singoli
operatori salariati. Ora l’opera diaconale, anche quando è
organizzata in modo aziendalistico, deve dare la massima importanza alla relazionalità tra le persone, sia tra
operatori e utenti, sia tra dirigenti e operatori. Dove avviene, questo rappresenta indubbiamente un forte valore
aggiunto che è parte integrante della qualità complessiva del servizio reso. Per il
convegno del prossimo anno,
è stato deciso di proseguire la
riflessione sulla vocazione,
partendo da un solido studio
biblico e dall’esperienza lavorativa di ciascuno.
a:
II
IT1
16,
in
10,
ia
&
18,
10I e
&
lo
is,
sa
id;
dî,
,Z
dl,
sa
Ila
in
ito
15,
lia
at
11
9a
ille
L’OFFERTA È VALIDA FINO AL 30 APRILE 1999*
* salvo esaurimento scorte
I volumi possono essere ordinati presso la
Clmuéimma Editrice
via Principe Tommaso 1, 10125 Torino - tei. 011/668.98.04 - fax 011/650.43.94
e-mail: claudiana.editrice@alpcom.it; pagamento in contrassegno (per ordini inferiori a L. 40.000 si addebitano L. 4.500 per diritti postali); oppure possono essere
acquistati direttamente presso le seguenti librerie:
Claudiana di Torino
via Principe Tommaso 1,
10125 tei. 011/669.24.58.
Claudiana di Milano
via Francesco Sforza 12a,
20122 tel./fax 02/76.02.15.18
Ut. .24^000 - Ut. 10.500
Collana «Testi della Riforma»
Jacopo Sadoleto, Giovanni Calvino,
Aggiornamento o riforma delia chiesa?
Lettere tra un cardinale e un riformatore del ’500
a cura di Giorgio Tourn
pp. 108, 17 ill.ni, cod. 401 Lit.J^rOOO - Lit. 6.000
Ivan il Terribile, Jan Rokyta
Disputa sul protestantesimo
Un confronto tra ordodossia e Riforma nel 1570
a cura di Laura Ronchi
pp. 190, 12 ill.ni, cod. 477
Filippo Melantone,
Scritii religiosi e politici
D «precettore della Germania»
^ cura di A. Agnoletto
pp. 248, 25 ill.ni, cod. 625
^LRICO Zwingli,
'Scritti teologici e politici
^ cura di E. Genre e E. Campi
Pp. 400, 16 tav. di ill.ni, cod. 024
Bernardino Ochino,
'«Dia/ogi sette» e altri scritti del tempo della fuga
® cura di Ugo Rozzo
Pp. 208, 16 tav. di ill.ni, cod. 026 Lit..23rdOT) - Lit. 11.000
^ / Acquistando la serie completa lo sconto sale ulteriormenfe dal 50% al 58%, ovvero lire 50.000. anziché 60.000.
Lit.^TrOOO - Lit. 13.500
Ut.JàSrÜÜD Lit. 19.000
Claudiana di Torre Pellice
(To) piazza Libertà, 10066
tei. e fax 0121/91-422
Libreria di cultura religiosa
Roma
piazza Cavour 32, 00193
tei. 06/322.54.93
Collana «Meditazioni»
Karl Barth,
Preghiere
a cura di Aldo Sbaffi
pp. 96, rilegato, cod. 066
Paolo Ricca
Alle radici della fede
pp. 256, cod. 062
Giorgio Bouchard,
La scritta di Pilato
pp. 212, cod. 103
Piero Bensì,
L’oggi dell’Evangelo
pp. 200, cod. 125
Vittorio Subilia,
La parola che brucia
pp. 176, cod. 151
Lit. jLSrdÙO Lit. 9.000
Lit.J27reOO - Lit. 13.500
Lit.J2SrüOO - Lit. 11.000
Lit.J2SrOOO - Lit. 11.000
Lit..22r000 - Lit. 11.000
Acquistando la serie completa lo sconto sale ulteriormente dal 50% al 58%, ovvero lire 47.000, anziché 55.500.
12
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
Appassionato dibattito a Firenze sul recente documento cattolico-luterano
Salvati per Grazia^ il cuore delFEvangelo
L'antica controversia confessionale non è ancora risolta dall'attuale dialogo
ecumenico che deve tenere conto anche delle diverse sensibilità protestanti
DANIELE DEL PRIORE
.. \ LLA memoria di VittoA>x\rio Subilia, un segno
dell’amicizia che dura»: è la
dedica che Brunero Gherardini ha posto in apertura del
suo libro Dal peccato alla grazia. La dottrina della giustificazione in un confronto cattolico-luterano, (Firenze, Le lettere, 1997) pubblicato nel
1997 come urgente puntualizzazione critica in merito ai
contenuti del noto documento Chiesa e Giustificazione. La
comprensione della Chiesa alla luce della dottrina della
giustificazione, il documento
del 1994 sul quale dovranno
esprimersi le autorità cattoliche e luterane circa il suo accoglimento o meno. Questo
anziano professore di ecclesiologia, tra i maggiori conoscitori in ambito cattolico del
pensiero di Lutero, ha portato
alla luce i punti deboli e le
contraddizioni del documento Chiesa e Giustificazione attraverso un libro dialogante:
da una parte, Gherardini, teologo cattolico, tenace critico
deU’ecumenismo edulcorato;
dall’altra, il Subilia che procede dalle pagine di La giustificazione per fede (Paideia
1976) e de II problema del cattolicesimo (Claudiana 1962).
Venerdì 12 marzo, su iniziativa del Centro culturale
protestante «P. M. Vermigli»,
sul tema Salvati per Grazia. Il
cuore dell’Evangelo nella controversia confessionale, si sono ritrovati a dibattere della
questione della giustificazione posta dal Documento cattolico-luterano, per l’appunto
Brunero Gherardini, il pastore valdese Gino Conte, Jurgen
Kleeman e Henning Goeten
per la Chiesa luterana.
Il prof. Gherardini ha ricostruito le tappe del dialogo
cattolico-luterano cominciato nel 1971 con II rapporto di
Malta, per esprimere tutta la
sua preoccupazione circa i
contenuti del Documento
Chiesa e Giustificazione. Accogliere il luterano simul justas et peccator entrerebbe in
rotta di collisione con il Concilio di Trento, dall’altro assumere, come viene detto nel
documento, la Chiesa giustificata e giustificante come
«ricettrice e mediatrice di salvezza» significa rompere con
l’ecclesiologia di Lutero. In
una doppia critica incrociata,
Gherardini ha dunque affermato che, tra gli estensori del
Documento, «i cattolici non
sono stati cattolici, e i luterani non si sono comportati da
luterani!». E qui il monito di
Gherardini verso i suoi confratelli cattolici è stato durissimo: «Un cardinale che accetti il simul justus et peccator, cessa di essere cattolico!», ha detto con chiaro riferimento a Edward Cassidy, figura di punta deH’ecumenismo vaticano.
Dal versante riformato della critica al Documento cattolico-luterano sulla giustificazione, Gino Conte ha ricordato «che su questo Documento c’è stato un grande
grido di allarme da parte di
150 teologi luterani, i quali
hanno quasi implorato le direzioni ecclesiastiche a non
adottare il Documento così
com’è». Le conseguenze coerenti ad una sua autentica
adozione dovrebbero essere
«il pieno riconoscimento dei
rispettivi ministri e la condivisione dell’eucaristia». Viceversa, ricordano i 150 teologi
luterani, sarebbe vuota e ipocrita una adozione del Documento sulla giustificazione
senza quel tipo di conseguenze «pratiche».
Inoltre, Conte ha disegnato
la complessità della situazione dei rapporti bilaterali, ricordando ai luterani che una
Lutero e Hus amministrano la Santa Cena ai principi di Sassonia
adozione del Documento non
potrebbe non produrre delle
ripercussioni sul versante dei
rapporti tra luterani e riformati, e tra luterani e protestantesimo evangelico.
Gli oratori luterani della serata, il giovane pastore della
Chiesa di Firenze, Henning
Goeten, e Jurgen Kleeman
sono intervenuti su un altro
piano: il primo parlando delle conseguenze sociali della
dottrina della giustificazione
nel quadro dei mutamenti
delle identità professionali, il
secondo sottolineando come
sia necessario dotarsi di «una
grammatica» condivisa per la
comunicazione reciproca sul
piano teologico, e della necessità di saper poi parlare
quotidianamente, nella vita
di tutti i giorni, secondo questa grammatica.
È stato un dibattito percorso da linee di vera passione e,
forse, di quella necessaria
tensione alla critica. Ci sembra opportuno, nel ricordare
la serata, sottolineare come il
confronto avrebbe arricchito
maggiormente gli intervenuti,
se gli oratori luterani avessero
preso di petto i nodi posti dal
documento cattolico-luterano
e dagli interventi di Brunero
Gherardini e Gino Conte.
Il culto sul giubileo alla Chiesa battista di Casorate Primo
Una domenica passata fra i bambini
RAFFAELE SCAFURO
Domenica i marzo, nell’
accogliente tempio di
Casorate Primo, la comunità
locale della chiesa battista ha
avuto la gradevole quanto interessante occasione di partecipare attivamente allo
speciale culto sul giubileo, il
cui programma è stato proposto dal Servizio istruzione
e educazione (Sie) tramite il
settimanale Riforma (n. 4).
Tra le numerose presenze
c’era anche quella dell’assessore comunale alla Cultura.
Durante la celebrazione del
culto si sono raggiunti momenti di elevata edificazione
spirituale: una significativa
riflessione teologica sui lineamenti essenziali dell’importante legge del giubileo,
abilmente colta da alcune
letture eseguite dalle ragazze
della scuola domenicale, ha
UAsilo dei Vecchi
di San Germano Chisone
ricerca
un infermiere professionale
da inserire nel proprio organico
a tempo indeterminato.
Si prega di inviare curriculum dettagliato entro il 30
aprile 1999 al seguente indirizzo:
Asilo dei Vecchi - via C. A. Tron, 13
10065 - San Germano Chisone (To)
Culto dì Pasqua in eurovisione
Sarà trasmesso dalla chiesa metodista Jubilè de Cocody
di Abidjan in Costa D'Avorio dalle ore 10,5 fino alle ore
10,50 su Raidue.
Predicazione a cura dei pastori Benjamin Boni, Isaac Bogro, Isaac Bodjè, André Essoh Ake.
Partecipano le corali della chiesa Jubilè de Cocody, diretta da Martin Lepri, dell'Unione femminile protestante della
Costa D'Avorio, diretta da Sylvie Sob e Mei Pauline e del
gruppo di giovani studenti della Chiesa Jubilè de Cocody.
sicuramente raggiunto la coscienza di ogni partecipante,
trasmettendogli una chiara e
inequivocabile informazione
sull’originale significato del
giubileo stesso, mentre le
bambine e i bambini, insieme a monitrici e monitori,
hanno saputo offrire il loro
contributo attraverso letture,
preghiere e canti, suscitando
in particolare l’attenzione dei
presenti sul rilevante significato della parabola del ricco
stolto: un testo che indubbiamente conserva la capacità di
esaminare in qualsiasi momento della storia la situazione della vita spirituale di ogni
essere umano, nonché di invitarlo a dare una risposta intelligente a una domanda
fondamentale: di che cosa vive l’uomo?
Inoltre il pastore Colombo
ha rivolto alla comunità un
vibrante messaggio ispirato
dalTEvangelo di Luca (4, 1622), con il quale ha saputo
cogliere il «tempo» in cui Dio
interviene concretamente
nella storia umana mediante
l’incarnazione di Cristo,
espressione del giubileo cristiano, per il quale Dio ha
agito e tuttora agisce liberando le sue creature dalle molteplici schiavitù moderne,
sottolineando le cause vergognose che prostrano quelle popolazioni povere, oppresse dall’esorbitante debito internazionale. Determinante ed efficace è stata la
conclusione del culto durante la quale, contemporaneamente alla Santa Cena, ha
dominato il linguaggio della
rappresentazione simbolica
della condivisione, che ci responsabilizza in qualità di
cristiani a dare risposte concrete agli impegni e alle sfide
del futuro.
Presso la Chiesa battista di Bari
Un centro dì consulenza
per immigrati e rifugiati
In seguito al seminario di
formazione «Immigrati tra
noi», tenutosi a fine febbraio
a Mottola (Taranto) per le
chiese e le associazioni della
Puglia, le chiese evangeliche
di Bari apriranno, in collaborazione con l’associazione locale Saro-Wiwa e il Servizio
rifugiati e migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, un centro di
consulenza e di orientamento per immigrati e rifugiati. Il
centro offrirà i suoi servizi in
particolare ai richiedenti asilo e ai profughi che vengono
ospitati nel centro di accoglienza di Bari-Palese, situato
alTinterno dell’aeroporto di
Bari e composto da roulotte
non riscaldate, sistemate su
una vecchia pista di decollo.
venerdì 26 MARZOiqq^
in cui le persone vivono in
condizioni di grande disagio.
È prevista anche la distribuzione di aiuti materiali, come
lenzuola e coperte.
Il centro di consulenza sarà
aperto ai primi di aprile e
avrà sede nei locali della
chiesa battista, in corso Sonnino 23. Il 19 marzo il Comune di Ivrea (Torino) ha consegnato alla Federazione delle
chiese evangeliche di Puglia e
Lucania un contributo di 10
milioni per l’apertura del
centro: alla cerimonia, che si
è svolta nella città piemontese, hanno partecipato Tommaso Gelao, corrispondente
del Servizio rifugiati e migranti per la Puglia, e il pastore Gregorio Plescan della
Chiesa valdese di Ivrea, (nev)
I Collaborazione evangelica a Catani;
Una «scuola di ministero»
Un sabato mattina al Liceo
salesiano di Catania: sorelle
che preparano i dolci e il
caffè per l’intervallo, fratelli
della «Crociata del libro cristiano» che sistemano il banco libri. I frutti dell’ecumenismo consentono che due volte al mese sorelle e fratelli
pentecostali liberi si ritrovino
qui per la scuola di ministero,
seminari di formazione biblica e teologica.
Il 27 febbraio Pietro Bolognesi, teologo delle Assemblee dei Fratelli, ha esposto la
posizione dell’Alleanza evangelica sul tema «Chiese-stato». L’associazione culturale,
nata con atto notarile nel 21
giugno 1996, con sede a Gravina di Catania, si chiama
«Centro culturale evangelico,
Il programma di studi pr^
vede un certificato di mini,
stero dopo un biennio di stn
di e un diploma dopo il quj'
driennio. I buoni rapporti
con la Chiesa valdese locali
si manifestano nell’incaricj
di insegnamento affidato ai
pastori Arturo Panasela e Ita.
lo Pons. La scuola di Catania
è collegata ad altre scuole bibliche promosse da «Italia
per Cristo» su tutto il territorio nazionale.
L’importanza di queste
scuole consiste nel tentativo
di formare biblicamentei
conduttori delle chiese pentecostali libere che crescono
nel Mezzogiorno d’Italia ij
misura considerevole, (e.s.)
VENI
m.
K'
D
CAGLIARI — Alle ore 10,30, nel locale di culto (viale Regina I
Margherita 54), si tiene l’assemblea della Chiesa battistal
per eleggere il nuovo Consiglio di chiesa. |
PRAMOLLO — La Domenica delle Palme Simone Long confermerà il suo battesimo. Chiediamo a Dio di benedirlo e di
aiutarlo a mantenere la promessa fatta. ^
SAN GERMANO — Confermeranno il battesimo Patrizia Con- i
net, Denise Long, Federica Long, Ronni Orticola, NigelPa-,
getto. I
PRAROSTINO — Domenica 28 marzo culto delle Palme alle 10 (
nel tempio di San Bartolomeo con la partecipazione della >
corale e le confermazioni di Luana Avondet, Manuela Rivoiro, Michela Paschetto e Matteo Avondetto. '
SAN SECONDO — Domenica 28 marzo culto alle 10 con con- |
fermazioni e/o battesimi di Francesca Mancanelli, Lory
Pons, Elisa Codino, Alex Martinat e Federico Destefanis. '
BOBBIO PELLICE — Domenica 28 marzo, durante il culto on- *
fermeranno il proprio battesimo Sandra Artus e Simona
Pontet.
evani
liturf
sulla
suUa
vo iti
cioé (
ment
di av
spesi
sean)
certa
rinne
per s
per 1
parte
la co
tendí
sono
mina
Riesi
so, Sí
liad
nazi
profí
nare
cain
Ixf
tock
(past
tiste
tacú;
mac
una
culi
datt(
escl
saé
don
fon
Opi
raá
LUSERNA SAN GIOVANNI — Domenica 28 marzo culto alle 10
con ammissione in chiesa di Matteo Besson, Luisa Bonan- '
sea, Sara Favout, William Gaydou, Mattia Granerò, Claudia Jalla, Diego Meggiolaro, Alex Miegge, Stefano Porceddu, Loredana Rivoira e Nancy Toum. (
VILLAR PELLICE — Siamo molto grati a Lorenzo Vitali, Fabri-'
zio Dardo e ai loro collaboratori per la bella serata presentataci nel tempio con la lettura teatrale del testo «Jacopo |
Ognissanti e le tigri di Mompracem». La buona interpreta- ^
zione accompagnata da luci e suoni ci ha affascinato e ci
ha fatto rivivere i tempi tristi della Resistenza nelle valli vai- '
desi attraverso le vicende di un ragazzo. È un lavoro secon-1
do noi molto ben riuscito che consigliamo vivamente a tut- j
ti coloro che non l’hanno ancora visto. Ringraziamo dicuo- j
re anche il Gruppo teatro valdese di Luserna San Giovanni
per la serata molto interessante offertaci il 6 marzo con «I
fucili di madre Carrar» di Bertolt Brecht. , '
• Anche quest’anno la partecipazione agli incontri su «Eti-1
ca e bioetica» è stata buona, nonostante gli argomenti fos; i
sero delicati e problematici. Ringraziamo il dott. Gianni ^
Pomari per essere intervenuto in occasione della discussione sull’eutanasia. A partire dal mese di aprile avremo una
serie di tre incontri sul tema dell’omosessualità.
• La Domenica delle Palme saranno battezzate Roberta
Gönnet e Miriam Monnet e saranno confermerati Lorenza
Barolin, Marco Bonjour, Manuela Catalin e Nadir Piston.
• L’Evangelo della resurrezione è stato annunciato in occasione del funerale dei fratelli Guido Grand, ErnesW
Gönnet, Luciano Garnier e Luigi Garnier. Alle fantig''®
esprimiamo olidarietà e affetto.
TORRE PELLICE — Domenica 14 marzo si è riunita l’^sseWblea di chiesa. Il pastore Rostagno ha presentato la
della relazione del gmppo di lavoro sui problemi etici pò®
dalla scienza, avente per titolo «Eutanasia e suicidio assis '
to». La dott. Paola Grand ha portato all’assemblea j
zione di un gruppo di medici valdesi che operano in v
Pollice che ha discusso insieme il documento e che,
base della propria esperienza, ha meditato sul
delTeducazione all’accoglimento della morte come >3
naturale, e su quanto può essere fatto nell’ambito dell as
stenza al malato terminale affinché la richiesta di
per quanto possibile sia evitata. Nella discussione è s
messo in evidenza anche il giusto atteggiamento con cu
cristiano deve porsi di fronte alla sofferenza e alla t^c^e-^
• Domenica 28 marzo ammissione al battesimo tanr
Elrhazalj Jourdan e Fabio Pasquet, confermazioni I - ^
rie Armand Hugon, Daniele Carignano, Mauro Cesa |
Daniele Melli, Patrick Morel e Luca Pilone. . |
• Nella comune certezza della promessa divina
alle famiglie di Elena Bonin, Silvia Cornelio, Albina Vini,
ved. Rostan, Ettore Castellano, Alina Spoerry Pons e |
Ha Mathieu, di cui si sono svolti i funerali. I
l/nn
coni
anch
nap
li è li
imit
sto. I
conti
Incor
quùu
nitàc
siva.
stant
stere
tecip
assisattivi
ilpui
ledei
Ne
meni
hanri
l’atte
cero
La
La
Poni
l'ant
dall'
chie
deli
parti
müi(
aire
sosti
side;
dazii
poi
müiî
Tarn
ARCHIVIO STORICO
DELLA TAVOLA VALDESÊ
Nuovo orario di apertura
martedì, mercoledì, venerdì ore 9*13 -1^'-®
Tel. 0121-91603 fax 0121-91604
fgi
Osti
effet
lem
min
L’
ältis
tica
dan
dai
Pun
13
^0 1995
'TFNFJ^Ì 26 MARZO 1999
Vita
PAG. 9 RIFORMA
atania
I»
angelico,
ìtudi pre,
di mini,
‘io di stu.
50 il qua,
rapporti
‘se locait
incarico
ffidato
mia e Ita,
li Catania
muoio bi.
la «Italia
il territo
i queste
tentativo
I niente i
lese pen.
crescono
’Italia ia
e. (e.s.)
Numerosi convenuti al seminario svoltosi a Riesi il 27-28 febbraio
Riflettere sul senso della liturgìa
fra teoria e pratica, preghiera, adorazione e intercessione, i partecipanti si sono
interrogati su come i nostri culti possano aprirsi ai contributi di altre culture
GIUSEPPE FICARA
le Regina I
a battista I
I
iOng con- '
idirloedi
I
izia GonNigelPa-1
I
ne alle 101
one della i
nuela Ri- j
I
con conelli, Lory
tefanis. '
culto on- *
e Simona
Ito alle 10
a Bonan>ro, Clau» Forced
a l’asseina III parte
etici post
lio assistiea la rob'
ino in vel
che, sulle
problott®
onte fatte
, dell’assi
eutanasie
ne è state
con cut
morte.
di Racfl
li di Vale-1
j Cesan»'I
jmoviciijl
iiaVin?»f|
Ersl'i
Da tempo ormai è aperto,
aU’interno delle chiese
evangeliche, il dibattito sulla
liturgia del culto pubblico,
sulla revisione deU’innario e
sulla realizzazione di un nuovo innario aperto, capace
cioè di raccogliere periodicamente nuovi inni. Il desiderio
di avviare tali dibattiti, e
spesso anche incontri per
scambi di esperienze, deriva
certamente dalla necessità di
rinnovare il culto domenicale
per sentirlo più autentico e
per vivere in maniera più
partecipata l’adorazione che
la comunità riunita vuole
rendere al Signore. Numerosi
sono stati i partecipanti al Seminario di liturgia tenutosi a
Riesi il 27 e 28 febbraio scorso, segnale che anche in Siciliad dibattito aperto a livello
nazionale è sentito tanto
profondamente da determinare una vera e propria ricercain tale direzione.
I relatori, Christopher Mattock e Salvatore Rapisarda
(pastori presso le chiese battiste di Catania, Lentini e Siracusa), hanno trattato il tema dividendolo in due parti,
una teorica e una pratica, in
cui i partecipanti hanno redatto, a gruppi, nuove forme
e schemi liturgici. Ma che cosaèvn realtà una liturgia? si è
domatvdato il past. Mattock,
forsie un incontro con Dio?
Oppre Éi momento di adorarime, di preghiera, di confeaéne o di intercessione?
®iiomento in cui parliamo
con Dio o lo ascoltiamo? Può
fiche essere tutto questo,
ma può chiamarsi liturgia se
ti è la comunità dei credenti
fcita nel nome di Gesù Cristo. Dio è la ragione dell’incontro della comunità che
hcontra Cristo. La liturgia è
pindi un evento della comunità che non può restare passiva. Nella concezione protestante, infatti, non può esistere una liturgia senza partecipazione, il credente non
assiste, ma ha una funzione
attiva dove la parola di Dio è
il punto centrale ed essenziale della liturgia.
Nella Bibbia i molti riferimenti all’adorazione di Dio
hanno qualcosa in comune:
l’atteggiamento umile e sincero dei credenti. 11 profeta
ins e )
14-18
Amos (5, 21) opera una critica all’adorazione di Dio fatta
senza sincerità e giustizia:
«lo odio, disprezzo le vostre
feste, non prendo piacere
nelle vostre assemblee solenni». Quindi all’espressione
visibile della comunità bisogna aggiungere un atteggiamento di umiltà, una confessione di peccato. Ciò significa che non è sufficiente che
vi sia la comunità riunita e
che la parola di Dio sia centrale se non c’è una disposizione all’umiltà. Gesù nella
sinagoga lesse il brano di
Isaia per parlare del futuro,
di ciò che stava per accadere.
Così la liturgia è incentrata
sulla parola di Dio la quale, a
sua volta, è radicata nel passato, ma tale Parola è anche
una profezia che ci conduce
verso un futuro.
I sacramenti stessi sono dei
segni visibili della comunità,
come lo è la liturgia. Ma è puramente simbolica la mensa
senza la presenza di Dio? Oppure nella Santa Cena incontriamo Cristo? L’apostolo
Paolo scrive (I Corinzi 14, 26):
«Quando vi riunite, avendo
ciascuno un salmo, o un insegnamento, o una rivelazione, o un parlare in altra lingua, o un’interpretazione, si
faccia ogni cosa per l’edificazione». La liturgia è dunque
espressione visibile della comunità dei credenti riuniti in
Spirito e verità. Lì Dio parla e
noi ascoltiamo. La Parola
predicata è profezia, non è
solo una Parola per il momento, ma ci porta nel futuro
attraverso l’azione attiva dello Spirito Santo.
Durante il seminario è
emersa anche la domanda se
sia giusto fissare una liturgia
che a lungo andare può creare formalismo e distacco dei
credenti. Come esseri umani,
abbiamo bisogno di sicurezze, di punti di riferimento e di
sapere, momento per momento, cosa stiamo facendo;
in questo senso è giusto fissare degli schemi liturgici e linee direttrici, anche generali:
tuttavia bisogna tener sempre
conto della cultura della chiesa locale e che tale liturgia sia
veramente sentita come propria e non calata dall’alto. È
risultato importante la necessità di adattare le espressioni
liturgiche a partire dalla cultura e dalla storia della comunità locale che si incontra; diversa sarà così la liturgia di
una chiesa del Nord Europa
da una chiesa della Sicilia.
Il past. Rapisarda ha sottolineato l’importanza di costituire, nelle comunità, dei
gruppi di lavoro che redigano
la liturgia per il culto domeni
cale che può essere svolta anche per cicli, cioè una serie di
culti indirizzati, per esempio,
a generazioni diverse, o cicli
basati su stagioni (autunno,
inverno...) o festività religiose, o temi particolari. Una liturgia che dovrebbe coinvolgere tutti i partecipanti con
gesti da compiere, responsori, oggetti simbolici da dividere, inni. I materiali oggi a disposizione di un gruppo di liturgia sono abbondanti a partire dalla Bibbia stessa che
contiene diverse «confessioni
di fede», alla «Rete di liturgia»
curata dalla Commissione
«Spiritualità e liturgia» della
Fcei, ai tre libretti della Cevaa, a «Come pregare» di I.
Zink (Claudiana) fino a vari
dizionari o libretti di favole
che hanno la funzione di far
riflettere attraverso immagini
come le parabole.
Il dialogo e la ricerca proseguono, sempre nella consapevolezza che il culto è un
momento comunitario e non
solo del pastore che non ha
alcuna funzione di mediare
alla chiesa il divino, ma semplicemente una Parola vivente che fa, a sua volta, vivere una comunità di credenti in modo che possa
esprimere l’adorazione al Signore in modo autentico,
sincero e umile.
Iniziativa dell
La Fondazione
La Fondazione «Adventum,
Pondo per la solidarietà e
lantiusura» è stata costituita
oall’Unione italiana delle
wiese cristiane avventiste
“6l Settimo giorno con una
parte dei fondi dell’otto per
®ille con l’intento di prevel’usura, aiutare coloro
intendono porre fine al
^apporto di strozzinaggio e
ostenere coloro che non deaerano ricorrervi. La Fonoazione è nata nel 1995 e doP? 15 mesi di attività aveva
^".orogato prestiti per un
12“l>ardo di lire. Nel 1996 l’on.
^0 Grasso la definì un sal8ente serio in un momento
è difficoltà. Oggi essa
eff t ^ riconosciuta a tutti gli
tp ®’ dal ministero degli In! ®d è iscritta all’albo del
Ti^tero del Tesoro,
jjj, H®'5ra, cioè il prestito ad
lica interessi, è una pradim ordina memoria condalla parola di Dio.
praticata non solo
ou-, ®>ddetti «strozzini», ma
roppo anche dalla mala
'Unione italiana delle chiese avventiste del Settimo giorno
«Adventum» per le vittime deH'usura
Gli scopi della Fondazione
vita organizzata, soprattutto
al fine di riciclare denaro
sporco. Gli interessi a usura
oscillano dal 120% annuo al
750%, cosa che mette a dura
prova i nervi dell’usurato; il
più delle volte le vittime giungono al crollo economico, fisico e psicologico: troppi
hanno visto come unica via
d’uscita progetti autodistruttivi come il suicidio. L’usura è
una piaga che riguarda tutto
il territorio nazionale e privilegia le grandi città.
Presidente della Fondazione Adventum è il pastore
Ignazio Barbuscia, recentemente insignito del titolo di
commendatore dal Presidente della Repubblica. Barbuscia ha dichiarato che «tramite questa iniziativa abbiamo
avuto l’occasione di aiutare
centinaia di persone a riprendere in mano la loro vita
e a dare ad essa un senso diverso, offrendo la possibilità
di riconquistare una nuova
serenità, un lavoro, la tranquillità familiare».
La Fondazione Adventum opera dal 1995 e persegue i seguenti scopi:
- assistere e sostenere chiunque versi in uno stato di bisogno
a causa dell’usura;
- aiutare a prevenire i danni sociali dell’usura;
- aiutare i giovani a trovare un’occupazione ;
- aiutare coloro che attraversano gravi difficoltà economiche:
- informare attraverso pubblicazioni varie, conferenze e ogni
altra attività a fare conoscere e combattere l’usura e la povertà;
- contribuire a creare una cultura che porti le persone a spendere responsabilmente.
La Fondazione è stata riconosciuta a livello nazionale con
Decreto ministeriale del 16 dicembre 1996.
Il recapito è Lungotevere Michelangelo 7,00192 Roma
telefono 06-3609591; fax: 06-36095952.
Agenda
26mm
TORINO — Alle ore 21, nella chiesa battista di via Viterbo
119, per il Centro evangelico di cultura «Lodovico e Paolo
Paschetto», il past. Giorgio Bouchard, padre Eugenio Costa
e i proff. Nicola Tranfaglia e Gianni Vattimo discutono il
tema «“Laicus simul ac fidelis”: vero credente, vero laico».
Modera rincontro Avernino Di Croce.
CATANIA —Alle ore 18, nel tempio valdese (via Naumachia 20), i proff. Ermanno Genre, Salvatore Latora, Gaetano Vinone e il dott. Biagio Panascia discutono il tema: «Dignità della vita-dignità della morte. Un qpnfronto su cure
palliative, accanimento terapeutico e eutanasia».
27 marzo
MILANO — Alle ore 17, presso il Centro culturale protestante (via Sforza 12/a), il pastore Fulvio Ferrano, per il ciclo dedicato al «Cristianesimo tra le religioni», parla sul tema: «Gesù Cristo e le religioni».
BOLOGNA —Alle ore 10, nella sala Stabat Mater della Biblioteca deU’Arcbiginnasio (piazza Galvani 1), il prof. Giorgio Spini tiene una conferenza sul tema: «Le Società bibliche e l’Italia del Risorgimento».
BARI — Alle ore 18, nella chiesa valdese (corso Vittorio
Emanuele 138), il prof. Paolo Ricca tiene una conferenza
sul tema: «Giubileo biblico e Giubileo cattolico».
28 marzo
TORINO — Alle ore 17,30, nel tempio valdese di corso Vittorio Emanuele 23, per il ciclo «Musica e preghiera», il soprano Grazia Abhà e l’organista Massimo De Grandis eseguono musiche di Bach e Couperin.
30 marzo
SONDRIO — Alle ore 20,45, nella sala Besta della Banca
popolare di Sondrio, per il ciclo dedicato a «Gesù nel dialogo interreligioso», Lopsang Dorje (buddista) e Svamini
Hamsananda Giri (induista) discutono il tema: «Buddismo
e induismo». Moderatrice la prof. Bianca Geresara Declich.
TORINO — Alle 21, nel tempio valdese di corso Vittorio, si
effettua una «Lettura della Passione», con partecipazione
della Corale evangelica di Torino diretta da Flavio Gatti.
31 marzo
TORINO — Alle ore 20, nel tempio valdese di corso Vittorio Emanuele 23, si tiene l’Incontro ecumenico di Pasqua
«Ai piedi della croce - preghiera e digiuno» a cura del
Coordinamento torinese «Insieme per Graz».
1 ^ aprile
TORINO — Alle ore 20,30, nel tempio valdese di corso Vittorio Emanuele, per il ciclo di concerti «Tempus paschale
1999», l’organista Daniel Chorzempa esegue musiche di
Merulo, G. Gabrieli, Sweelinck, Scheidt, Buxtehude, Bach.
3 aprile
NAPOLI — A partire dalle 16, nella chiesa battista di Arzano (via Pecchia, parco S. Michele), si tiene un incontro di
animazione teologica per gruppi giovanili sul tema: «Ghie
sa, chiesa delle mie brame...», promosso dalle chiese batti
ste napoletane (Aben). Tel. 081-2203051 (Marta D’Auria).
5 aprile
OLBIA — Alle ore 11, in via Ten. Fiorio 8, si tiene il culto di
inaugurazione dei nuovi locali del gmppo evangelico battista, presenti i pastori Giuseppe Miglio e Herbert Anders.
PALERMO — Alle ore 17,30, presso il Centro evangelico di
cultura «G. Bonelli» (via Spezio 43), per il ciclo di incontri
su «Il Giubileo: occasione o inciampo sul cammino ecu
menico?», il past. Franco Giampiccoli parla sul tema: «Protestantesimo e Giubileo: le ragioni di un dissenso».
Radio e teleoisione
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul
primo programma radiofonico della Rai, predicazione e
notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di Raidue a cura
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne alle 23,40 circa e, in replica, il
lunedì della settimana seguente alle ore 9,30 circa. Domenica 4 aprile (e in replica 12 aprile) andrà in onda: «L’eredità dell’apartheid. Il processo di riconciliazione nel Sud
Africa dilaniato dalla violenza e dalla povertà».
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica de
ve inviare i programmi, per lettera, ofax, quindici giorni pri
ma del venerdì di uscita del settimanale.
ANNO DIACONALE
Per i programmi che inizieranno il prossimo settembre
1999 l’ufficio dell’anno diaconale della Federazione delle
chiese evangeliche in Italia (Fcei) sta selezionando 10 volontari europei per l’accoglienza e 5 volontari italiani per l’Invio.
Chi fosse interessato a un programma di invio (soggiorno
tra i 6 e i 12 mesi in un paese europeo per giovani dai 18 ai 25
anni) è pregato di spedire all’indirizzo In calce - entro e non
oltre il 30 aprile - il proprio curriculum specificando il paese
di preferenza e l’ambito di attività (assistenza anziani, lavoro
coni bambini, giovani emarginati, progetti ambientali, ecc.).
Pina Grosso, Anno diaconale. Federazione delle chiese cfvangeliche in Italia, via Firenze 38, 00184 Roma, tei. 06-4825120;
fax 06-4828728; e-mail: sm.evangeliche @agora.stm.it
14
PAG. 10 RIFORMA
Commenti
venerdì 26 MARZO ]Q00
Riforma
Bambini non amati
Silvana Governali*
La legge 28 agosto 1997 n. 285 («Disposizioni per la promozione di diritti e opportunità per l’infanzia e l’adolescenza») istituisce un fondo nazionale per favorire la promozione dei diritti, la qualità della vita, lo sviluppo, la realizzazio
nc ÌnHìvÌHiip]p p la Gnrta1l77a7Ìono a
ne individuale e la socializzazione dell’infanzia e dell’adolescenza, privilegiando l’ambiente a esse più confacente ovvero la famiglia naturale, adottiva o affìdataria, in attuazione dei principi della Convenzione sui diritti dei fanciulli.
Questa legge stride con quanto accaduto a Trapani alcuni
giorni fa: la morte di un bambino slavo di 8 anni, ucciso a
colpi di bastone dopo aver subito violenza sessuale. Riza era
un bambino che chiedeva l’elemosina per la strada, uno
zingarello come tanti altri che ogni giorno vivono di stenti e
di espediend nell’indifferenza generale degli adulti.
La terribile vicenda ha destato grande scalpore anche
perché sotto accusa sono finite le istitxizioni. Viene spontaneo fare subito una riflessione: se le leggi ci sono, se ci sono i servizi sul territorio, perché succedono fatti drammatici come questo? Che cos’è che non funziona nel sistema?
Perché le istituzioni chiamate in causa non sono intervenute per evitare questa terribile vicenda? Una prima risposta si può ricercare nel lavoro interdisciplinare che comporta ima difficoltà neU’attìvare e unire competenze diverse per il raggiungimento di un unico obiettivo: l’approccio
al problema di più operatori coinvolti che hanno professionalità e ottiche diverse, non sempre crea sinergie all’interno della équipe di lavoro. Inoltre, le autorità giuridico^ministrative spesso rispondono con lentezza alla messa
in atto delle disposizioni legislative inerenti le problematiche di loro competenza, con il risultato di ritardare gli interventi, disattendendo di fatto la legge.
Le cause del fallimento possono essere tante, non ultima
la politica degli enti locali sulla razionalizzazione della
spesa a discapito deUa qualità degli interventi; sempre più
spesso si sente parlare lU budget e di costi che non sono sicuramente in linea con gli interventi previsti dalla normativa vigente. L’episodio di Trapani è un indice di malessere
dell’intera società e mette in luce un problema molto esteso e molto presente su tutto il territorio nazionale e internazionale. Questo crudele evento ha portato i servizi a
mettersi di nuovo in discussione per cercare di capire, attraverso il fallimento, come procedere a favore della fascia
minorile, non con nuove leggi, ma riempiendo di maggiore contenuto gli interventi applicando quelle già esistenti.
In effetti, i mutamenti normativi e organizzativi in via di
attuazione nei settori assistenziaii e socio-sanitari esigono
che le figure professionali, impegnate nella gestione di un
servizio, possiedano una formazione qualitativamente approfondita, capace di svUuppare, a partire dalle specifiche
conoscenze professionali, competenze plurime e interdisciplinari, adeguate a rispondere a esigenze complesse e a
bisogni via via più articolati. Emerge anche un disagio da
parte dei genitori che hanno difficoltà, anche gravi, nel
ruolo di educatori, nelTaccudimento della prole, che vanno in ansia, che hanno paura di sbagliare, che non sanno
accompagnare la crescita di un figlio, una figlia, un disagio
che spesso viene vissuto nella solitudine e non condiviso
con altri genitori, né tantomeno con i servizi.
Infine, la vicenda di Trapani non può considerarsi un
fallimento solo delle istituzioni e dei servizi, ma anche
dell’intera società nella quale sono presenti segnali che
esprimono una cultura che non ama i bambini. La violenza fisica (percosse, sfinttamento per attività economiche,
criminose e non), la violenza psicologica (bambini sempre più sfruttati dalla pubblicità come consumatori ideali), la violenza sociale (bambini più faefimente esposti alle tensioni nell’ambito della famiglia, della scuola) sono
segnali sui quali si deve riflettere e intervenire per costruire una cultura per la vita, con la partecipazione responsabile di tutti, istituzioni, servizi e società civile. Ciascuno, per la parte che gli compete, è chiamato a mettersi
in gioco, a non chiudersi nelle proprie ideologie, religioni, convinzioni e timori. Nessuno deve sentirsi escluso,
tutti dobbiamo avere la convinzione che i problemi si affrontano solo se li si vuole aflffontare e che le soluzioni si
trovano solo se le si vuole cercare.
* Assistente sociale
E-Mail (Torino): redaz@riforma.it
E-Maii (Napoli): riforma.na@mbox.netway.it
E-Mail (Pinerolo): edipro@tpeliice.it
Uri: http://www.riforma.it
Via S. Pio V, 15 -10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/657542
Via Porla, 93 - 80137 Napoli - tei. 081/291185 - fax 081/291175
Via dei Mille, 1 -10064 Pinerolo - tei. 0121/323422 - fax 0121/323831
DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Coreani, Marta D’Auria, Emmanuele Paschetto, Jean-Jacques Peyronel, Piervaldo Rostan (coordinatore de L'eco delle valli) Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di
Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Giorgio GardioI, Maurizio
Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Negro,
Luisa Nini, Nicola Pantaleo, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE:Stelio Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE. Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovì - tei. 0174-42590.
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l.-via S. Pio V, t5bis -10125Torino.
Tariffe inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000.
Partecipazioni: mm/colonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1.000.
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176 del 1® gennaio 1951. Le modifiche
sono state registrate il 5 marzo 1993.
Associato alla
Unions stampa
periodica italiana
Il numero 12 del 19 marzo 1999 è stato spedito dairufficlo CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 17 marzo 1999.
Note critiche sull'enciclica del papa «Fides et ratio»
Il protestantesimo è rimosso
Il silenzio dell'enciclica sul pensiero protestante è totale e
forse ha origini freudiane. Il silenzio dei mass media italiani
SERGIO ROSTAGNO
La recente enciclica di Giovanni Paolo II «Fides et
ratio» fa discutere e suscita
molte perplessità. Leggendola
per così dire «di contropeio»
dobbiamo notare, fra l’altro,
l’assenza del pensiero protestante salvo due marginali accenni a Kierkegaard e alle facoltà luterane del Seicento
(per l’uso di testi di metafisica
cattolica) non possono ovviamente entrare in conto.
Altrove vediamo un elenco
di nomi di filosofi cattolici e
di filosofi ortodossi, quasi
una tabella di esempi favorevolmente citati. Il fatto che
l’elenco non contenga neppure un nome protestante
può avere molte spiegazioni.
Potrebbero essercene, senza
essere adatti. Ma si può notare che le persone nominate
sono di carattere eterogeneo
e quindi qualsiasi altro nome
potrebbe stare al loro fianco.
Nello stesso tempo, quelle
elencate sono persone che
hanno avuto un rapporto positivo con il cristianesimo,
anche se a volte critico. Mi
domando se non ci sono
pensatori protestanti di questo tipo; si potrebbero citare
almeno Mehl, Thévenaz,
MacKinnon, Tillich.
L’assenza di un accenno al
pensiero protestante deve
avere una ragione. Una prima
ragione potrebbe stare nel
fatto che il pensiero protestante è già di per sé una continua intricata discussione
con il pensiero moderno, dove è difficile discernere confini precisi tra filosofia e teologia. In tutto questo il pensiero
protestante non è scomparso,
anzi si è sempre mostrato fecondo, anche se ha attraversato molte epoche e si è trasformato in esse. Proprio
questo è avvenuto: il pensiero
si trasforma, cresce, senza
perdere un riferimento trascendente, ma cambiando
spesso abito contingente.
Quel che renciclica sollecita,
una teologia pensante, il pensiero protestante l’ha appunto applicato e ne è venuto
fuori una bella confusione,
certo insieme a idee valide.
Ma l’enciclica vuole le idee
valide senza la confusione.
Perciò il pensiero protestante
non le serve, e non ne parla.
Il pensiero protestante non
esiste. Quando si nega che
una cosa esista, allora sorge
qualche sospetto. Se prendete il catalogo dell’editrice
Queriniana, allora vedete che
qualche cosa esiste. Se leggete Ricoeur o Gadamer, allora
qualche cosa esiste. Com’è
allora che non esiste? L’enciclica non può parlare dei
successo anche questa
H, settimana. Succede abbastanza sovente: nei numerosi
talk show e nelle interviste
che la nostra televisione quotidianamente ci ammannisce,
l’intervistatore chiede talvolta
a uno dei suoi ospiti: «Lei è
credente?». In genere (non
sempre) il malcapitato, tanto
per tagliare corto, risponde:
«Sì, credo in Dio». Poi, nel
corso della trasmissione, si
capisce che queU’affermazione significa o una vaga credenza in un Dio creatore o,
peggio ancora, un’osservazione più 0 meno regolare di alcune pratiche religiose. Questo lascia pensare a molti che
fede e religione siano la stessa
cosa. Non è così.
La fede nel Dio che ci salva
in Cristo non ha nulla a che
vedere con la credenza che
esista una forza creatrice. C’è
Paul Ricoeur, filosofo protestante contemporaneo
protestanti perché non ha
ancora risolto il dilemma se il
pensiero protestante fa o non
fa parte del patrimonio tradizionale della chiesa. Infatti,
se non ne fa parte, occorre
chiudere la Queriniana (si fa
per dire). Se invece ne fa parte, esso reca con sé anche
tutto il travaglio del mondo
moderno e non si può prendere una cosa senza l’altra.
Insomma, la Chiesa cattolica è ancora davanti al dilemma che il protestantesimo le
pone. Non ne parla perché
non sa che cosa dire. Meglio
parlare degli ortodossi. Il papa parlava già qualche enciclica fa dei «due polmoni»
della chiesa che sono Oriente
e Occidente, cattolicesimo e
ortodossia. Già allora i protestanti non sapeva dove metterli. Non c’è che da augurare
alla chiesa cattolica di trovare
prima o poi la persona capace
di superare il dilemma. Un test per un nuovo papa.
Questa impossibilità di parlare di un pensiero che è determinante nel panorama filosofico religioso dal Cinquecento in poi ha poi anche altre
cause. Il mondo protestante è
frammentato oggi tra un sottile e minoritario establishment di chiese storiche e una
proliferazione di altre chiese
di più recente formazione, a
carattere carismatico o fondamentalista. Un mondo che offre un pensiero fin troppo
moderno in certi settori e fin
troppo arretrato in altri. Una
parte del protestantesimo vive molto male la modernità,
un’altra parte vive nell’ansia
di cose nuove a tutti i costi.
Restano le chiese storiche,
con la loro volto di giustizia e
le loro facoltà teologiche, le
loro realtà e la loro ricerca. Insomma qualche cosa pure c’è.
Ma il silenzio dell’enciclica
non può derivare dalla frammentazione del mondo protestante. Temiamo denunci un
imbarazzo più profondo. Il silenzio dell’enciclica sul protestantesimo è totale ed ermetico. Questo silenzio ha forse
origini freudiane: un silenzio
di imbarazzo di fronte a una
cosa che non può esistere, se
non in base a un equivoco.
E qui potrebbe fermarsi la
nostra analisi, se non che anche il silenzio dell’enciclica
rischia di diventare direttivo.
A quel silenzio corrispondono
altri silenzi. Per esempio il silenzio ermetico della Rai
sull’Assemblea del Consiglio
ecumenico delle chiese ad
Harare. Anche quel silenzio è
stato totale. Non una riga ho
visto su importanti giornali.
Similmente ermetico è stato il
silenzio della stampa italiana
sulla lotta da lungo tempo intrapresa da varie chiese evangeliche degli Stati Uniti contro la pena di morte. Si può
poi pensare all’impegno dei
buddisti per i diritti umani.
Anche questo è smorzato. È
bene che si creda che soltanto
la voce del papa si è levata nei
caso della pena di morte o per
quanto riguarda i diritti umani. I «media» italiani fanno un
uso tutto speciale della fede
assoluta, riprovato, com’è noto, daH’enciclica, come fideismo. C’è qualcuno più fideista del papa. In definitiva, il
silenzio sul protestantesimo,
silenzio rotto da qualche incontro «ecumenico», lascia
aperte tutte le supposizioni.
L’enciclica, alla fine, tace
proprio sul punto più importante da discutere oggi. Il
rapporto del cristianesimo
con il mondo moderno. C’è
un solo completo movimento
che qui offra spunti complessivamente validi e diversi da
quelli deH’enciclica; il protestantesimo. Ma non lo si deve far sapere.
Purtroppo, come abbiamo
visto, la metodologia del silenzio dilaga e crea una cultura non libera. Quale sarà allora l’impatto di tesi come queste sull’insegnamento della
storia e della filosofia? Si può
considerare cultura quella
che emana dall’enciclica?
Parte dell’intervento svolto nella giornata di studio sull'enciclica
«Fides et Ratio» promossa dalla
facoltà di Filosofìa deU'Università
di Chieti dell'l 1 marzo 1999.
PIERO bensì
nel Vangelo una bella espressione di Giacomo, che scrive
nella sua lettera: «Tu credi
che c’è un solo Dio, e fai bene; anche i demoni lo credono e tremano». Essere convinti che esista un Dio oppure praticare qualche forma di
religione non significa essere
credenti. Anche il diavolo, in
quel senso, è credente, come
abbiamo letto. Essere credenti significa lasciarsi interpellare da questo Dio e entra
re in un rapporto personale
con lui attraverso la sua Parola che è Gesù Cristo.
Le pratiche religiose possono essere una delle tanti
manifestazioni della fede,
ma non sostituiscono la fede.
Anzi, la religione, da sola, è
sovente un ostacolo pericoloso per la fede. Gesù ha lottato quotidianamente contro
questo equivoco di scambiare la religiosità con la fede.
Una sera gli si avvicina un
DALLA PRIMA PAGINA
Morire per Pristina
- La tragedia allafunivy
del Cermis ha creato in Itali,
un ripensamento sulla coIIq.
borazione con la Nato.
«Sì, ho già definito scanda.
loso il verdetto della corté
marziale americana. Però!
due ministri della Difesa
quello americano Cohené
quello italiano ScogliamigHo
si sono impegnati a rivedere!
patti e anche i rapporti bilate.
rali. Il fatto che il nostro go.
verno abbia consegnato alle
Commissioni parlamentari
difesa l’accordo bilaterale del
1954 e l’aggihrnamento del
1995 consentendomi di renderli pubblici, è già un risultato importante: basti pensare
che solo il 5 febbraio del iggj
il ministro della Difesa di añora, Beniamino Andreatta, in
Commissione difesa non aveva accennato all’esistenza di
quest’ultimo documento.
Insomma, l’Italia non è piti
quella degli Anni 50, cioè una
nazione sconfitta dalla guerra
e nel mezzo della tensione
Est-Ovest; siamo un paese
che è cresciuto, che ha guidato la prima missione di pace
internazionale, quella in Albania. Non possiamo più essere
considerati una sorta di “socio protetto”, ma dobbiamo
avere la dignità di un alleato
consapevole dei suoi doveri
ma anche dei suoi diritti».
- Questo significherà anche
una nuova stagione di trasparenza sulle questioni militari interne in modo che non
si ripetano vicende come
quella di Ustica del 1980?
«Assolutamente sì. Questa
è la posizione delle nòstre
Commissioni parlamentari.
Come ha detto il nuovo capo
di stato maggiore della difesa, generale Arpiño, in Commissione stragi, l’epoca della
cultura del segreto è Mia. È
anche dovere di noi prMà
affermarlo pienamente».
- L'Italia potrebbe essere
coinvolta in un’operazione
militare in Kosovo senza approvazione parlamentare?
«Noi non abbiamo un
provvedimento quadro per le
missioni internazionali, ogni
missione ha un’autorizzazione e un finanziamento parlamentare. Questo l’abbiamo
voluto per un controllo democratico su queste missioni.
Così come per l’uso delie forze armate per operazioni di
ordine pubblico in Italia, come ho dichiarato anche recentemente a proposito del
disegno di legge del governo
che prevederebbe, fra l’altro,
proprio questo con la sempñce (lecisione del governo. Per
carità, le operazione di questo tipo sono state fin qui pm
sitive, hanno dato buoni risultati e il Parlamento le ha
sempre autorizzate. Ma noi
dobbiamo fare delle leggi che
Colui
riderà»
nadime
ti Gesù (
»onista
chiesto
venti sei
,e vo
falsi prol
vero con
imbianc
sei («raa
passioni
bisogne
fanciulli
accoglie
Gesù,
f va, man
I stato d’!
1 certe tri;
! cometa
; tedeU’a
' la sorte
* ¿la città
I ve, aña (
1 rante il
nisiern
me, ma
è
I su som
, vedere 1
«apocn
• Gesù s(
I maesti
I Zaccta
I comoi
, rabbtl
vanti a
%wcài
Inm
neiquac
tue, Gic
teto A
iiioM al
' atem
iMtà, G
(sempre
¡love, s(
può cog
sorriso,
sazioni
ittodeU
ielsacr
uavem
.tetra, c
jCalvarit
agre
tati qu
Iella Pa
Mente
ipressic
Weva 1
loneam
Be un a
tioreila
liso era
valgano sempre e che preve;
1 ° , A .1 +
dano anche la possibilità i
un ministro e di un governo
che sbaglino. Per questo motivo ci vuole sempre il controllo parlamentare».
maestro di Israele con parole
di vivo apprezzamento per W
sua opera, ma Gesù lo blocca
subito dicendogli: «In veru
io ti dico che se uno non
nato di nuovo, non può
dere il regno di Dio». Nascer
di nuovo: una radicale tra
sformazione del nostro esse
re interiore, un modo
di vedere le cose: ecco la
de, quella che pmducejr”
modo nuovo di concepire
vita come servizio al
mo. Dobbiamo dirlo con to
za, oggi, di fronte alla
montante di religiosità es
riore che ci invade e in rne
zo a questo popolo ensì m
gico a una fede che lo imp
gni giorno dopo giorno.
: con’;.
(Rubrica «Un fatto,
mento» della trasmissioà^
Radiouno «Culto j,.
curata dalla Fcei andata m
da domenica 21 marzo)
m
15
NA
istìna
funivia
initalk
la colla.
).
scanda.
la corte
i- Però.
Difesa,
’ohene
^niiglio,
'Vedere i
ti bilate.
stro goiato alle
mentarl
3rale del
:nto del
i di ren1 risultapensare
del 1998
1 di alloJatta, in
lon avetenza di
mento,
in è piti
doè una
a guerra
msione
1 paese
a ^idadi pace
inAlbaìi essere
1 di “sobbiamo
I alleato
i doveri
tti».
à anche
di trami miliche non
e come
m?
Questa
nòstre
rentar!,
vo capo
Ila difen Cornea della
ìnita.È
’po\\V\C\
e».
? essere
'azione
nza apare?
no un
0 per le
ili, ogni
izzazio3 parlarbiamo
ilio delissioni.
elle forconi di
dia, coche tento del
joverno
l’altro,
semplino. Per
di quequi poloni ri0 le ha
Ma noi
,ggi che
prevelilità di
overno
ito mo
il con
parole
r per la
blocca
1 verità
nonà
luò veJascere
ile tra0 essediverso
0 la fejee un
.pire la
prossion fotmarea
à esteti meziì alleiimp®'
).
n
ione
26 MARZO 1999
PAG. 1 1 RIFORMA
I II sorriso
di Cristo
«Colui che siede nei dell ne
riderà» (Salmo 2, 4). In una
nsolita quanto marginale don^arida, sorta dalla quotidiana dimestichezza con le varie
gggurazioni artistiche avenriGesù come specifico prota«onista, mi sono più volte
chiesto: come mai in ben
jenti secoli la sua figura non
appare mai sorridente? Il più
delle volte ci appare infatti
sdegnato per la presenza dei
falsiprofeti (Matteo 7, 15), seiyero con gli ipocriti («sepolcri
imbiancati»), duro con i farisei («razze di vipere»), compassionevole per la folla dei
bisognosi, amorevole con i
^duUi che affettuosamente
accoglie presso di sé.
Gesù, così ricco nella sua
' umanità di una incredibile e
' particolare sensibilità emoti' va, manifestò sempre il suo
stato d’animo piangendo per
i certe tristi vicende della vita,
come ta occasione della morte dell’amico Lazzaro, o per
' la sorte che sarebbe toccata
' ¿a città di Gerusalemme doI ve, alla dorma addolorata duI rante il cammino verso il
I (blgota disse: «Figliole di Gerusalemme non piangete per
me, ma per voi stesse e per i
I vostri fip» (Luca 23, 28). SinI golare è annotare che i VanI gelinoti ci mostrano mai Ge. sù sorridente e per poterlo
vedere bisogna ricorrere agli
«apocrifi dell’infanzia» dove
• Gesù sorride dinanzi al suo
I maestto che si chiamava
f Zaccheo'^on quello del siI comoro) e si beffa di questo
I rabbltroppo ignorante davantfifla profondità delle
sue#oscenze.
lambito artistico anche
i6i quadri più celebri (Cimatw, Giotto, Simone Martini,
tato Angelico, Botticelli, e
militi altri), rappresentanti
JÌesempio il tema della naI Wà, Gesù bambino appare
isempre grave nell’aspetto
(love, solo larvatamente, si
juò cogliere un accenno al
•miso. Ma allora quali spiefazioni dare? Gesù in ogni
I ®o della sua vita era conscio
I lai sacrificio volontario che
I "a venuto a compiere sulla
toa, come se l’ombra del
Calvario si fosse distesa fin
¡alla grotta di Betlemme. Per
latti quegli artisti, credenti
lolla Parola, non è stato mai
possibile rappresentarlo sorMente perché questa esptessione mimica del volto
poteva facilmente essere erftieamente interpretata coun atteggiamento di esteriore ilarità. Del resto, il sofera considerato qualcosa
di transitorio che non si confaceva alla severità dell’uomo-Dio che poteva rivelarsi
sereno, anche lieto, ma di
una beatitudine intima,
profonda, che non si poteva
tradurre nel solo muovere
delle labbra. In contrapposizione pensiamo anche all’episodio biblico della «trasfigurazione» nella quale il
volto di Gesù, ci viene detto,
«splendeva come il sole
quando risplende con tutta
la sua forza» (Matteo 17, 2),
descrizione riscontrabile anche in Apocalisse 1,16.
Ma allora, dove vedere il vero sorriso di Gesù? Lo possiamo scoprire quotidianamente
nel conforto che egli ci dona
mediante la benevolenza paterna volta alla nostra vita
nella serenità con la quale ci
accoglie perdonando la nostra tiepida fede. Solo allora
anche noi, in risposta, potremo sorridere di gioia conseguente alla sua promessa:
«Venite a me voi che siete travagliati e io darò riposo alle
vostre anime» (Matteo 11,28).
Elio Rinaldi - Firenze
- Un fratello
dalla fede
schietta
«Anche noi, poiché siamo
circondati da sì gran numero
di testimoni (...) corriamo
con perseveranza l’arringo...»
(Ebrei 12, 1). Questo versetto
fu scelto dal fratello Antonio
Della Putta della Chiesa battista di Varese per dare la sua
testimonianza in occasione
del 50° anniversario della
chiesa stessa, nel 1977. Ora il
fratello Della Putta ci ha lasciati per la casa del Padre e
più di un centinaio di persone si sono raccolte giovedì 4
marzo per il funerale guidato
dal pastore Stefano Fontana,
che ha dato a tutti un messaggio di fede, di speranza
nella resurrezione e d’amore,
così come era stata la vita del
nostro caro fratello.
Venuto a conoscenza dell’Evangelo attraverso contatti
con la chiesa di Omegna prima e poi di Varese, Della Putta diede la propria testimonianza battesimale nel 1953 e
fu sempre molto attivo nella
comunità, specialmente nel
diffondere la stampa evangelica per la quale cercava abbonamenti, persuaso che un
messaggio scritto non solo rimane, ma può cambiare una
vita. Ricoperse per molti anni
l’incarico di diacono, sempre
presente ai culti, agli studi biblici, alle riunioni, durante le
quali interveniva manifestando la propria fede e il proprio
amore per la Parola di Dio.
Nella comunità di Varese,
di
aelico»
finon
Nella collana «Cinquantapagine» è uscito il n. 13
»1
;
Laura Ronchi De Michelìs
Anno santo, Giubileo
lomano o Giubileo biblico?
*
pp. 62. L. 5.000, E. 2,58, cod. 307
rapporto c’è tra il giubileo biblico - istituito da
“io per liberare gli schiavi e resti
le terre alienate - e l’anIP Santo dei cattolici? Quali
'0 l’origine storica e la dotteologica di questo istitu*0 che, riproponendo le indulil purgatorio, il tesoro
'^®i meriti ecc., rischia di riaf«re la volontà di egemo5®ttolìca a discapito dell’inecumenico?
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL 011 /668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
Mtp://www.arpiiet.it/-vald0^clau(llan.htni
La ragione va usata in modo Gritico, non in modo dogmatieo o tecnico
La civiltà tecnologica tende a cancellare il senso del limite
MABCO PI PASQUALE
La ragione può essere usata in modo
dogmatico, per sancire irrevocabilmente un limite, negandone la problematicità; 0 in modo critico, per riconoscere la problematicità del limite, facendosene carico: oppure in modo tecnico,
per aggirare il problema stesso del limite. A questo terzo uso della ragione sono dovuti i grandi risultati della civiltà
tecnologica, fra i quali l’odierna possibilità di fecondazione eterologa. Essa è
capace di soddisfare il desiderio di partorire espresso da chi non lo può. Ora,
poiché la sofferenza relativa a un desiderio insoddisfatto può essere eliminata
soddisfacendo quel desiderio, la tecnica
diventa il mezzo per l’eliminazione della sofferenza. 11 compito della ragione
nel suo uso tecnico termina qui. Se non
ne segue alcuna critica, il resto è appannaggio delle industrie, che sfruttano tale meccanismo come fonte di lucro.
Anche la mentalità tecnologica nasconde però un dogma: oggi, tutto può
essere discusso, tranne i miei desideri
che diventano così il senso ultimo indiscutibile dell’esistenza. Il senso odierno
della vita sta nella capacità di soddisfare
desideri, di mettere in atto progetti.
Quando non se ne sia in grado, la vita
diventa una sofferenza priva di senso,
indegna di essere vissuta, Seguendo una
tale interpretazione, è facile ridurre la
sofferenza umana a una somma di presunti desideri insoddisfatti, per cui il
soffrire va a costituire non un problema,
bensì uno scomodo «ostacolo» da eliminare: in ciò sta il fulcro della mentalità
tecnica, della quale anche le nostre
chiese sembrano farsi paladine. Il prendersi cura del sofferente, che dovrebbe
essere il fine stesso della scienza medica, è diventato per la mentalità tecnica
una mera cura delle malattie o degli
handicap (ostacoli), cioè una rimozione
del problema del sofferente, col sostituirsi a lui perché la smetta in qualche
modo di soffrire. Invece di prenderci cura gli uni degli altri, riconoscendo il problema della sofferenza che ci accomuna
e affrontandone i motivi, noi pensiamo
innanzitutto a garantire per legge che.
qualsiasi desiderio «individuale» venga
soddisfatto, cosicché la sofferenza non
si riveli mai per una richiesta di aiuto rivolta a noi e al contesto sociale.
Ma dov’è scritto che la sofferenza,
che pur si esprime nell’insoddisfazione,
dipenda sempre soltanto dal desiderio
che l’accompagna? Chi non è in grado
di partorire un neonato e soffre a tal
punto da rivolgersi a un’industria che
glielo renda possibile sta effettivamente
soffrendo «del non poter partorire»?
Non vi è forse anche una radicata mentalità che rende insopportabile là còndizione di sterilità, come pure la condizione di una coppia omosessuale? È più
comodo far partorire un bebé ad una
coppia omosessuale per renderla simile
a una eterosessuale, invece di affròntare il problema di accogliere la persona
omosessuale in quanto tale. È più comodo aggirare tecnicamente il problema della sterilità, invece di far sì che
lipa persona sterile non abbia a soffrire
della sua condizione. È più comodo appiattirsi in modo acritico sui valori del
contesto sociale utilizzando un supporto tecnico, invece di modificare il contesto stesso. Con ciò, non si tratta di rifiutarsi di alleviare le sofferenze altrui
anche ricorrendo alla tecnica, ma l’alleviarle dipende dallo spirito con cui si
fanno le cose, non dalla tecnica che si
adopera. Ed è precisamente allo spirito
che una chiesa dovrebbe badare.
Riguardo al diritto alta procreazione
eterologa, il Parlamento italiano ha detto no. Ora, invece di eludere ancora
una volta il problema, appuntando gli
strali sull’involuzione clericale (pur reale), perché non interpretare questa come un’occasione per riflettere e (ri)discutere le nostre posizioni sulla bioetica, usando criticamente e non solo tecnicamente la ragione?
con la sua scomparsa, rimane
un vuoto colmato non tanto
dal ricordo ma dall’esempio
che ci ha lasciato: un uomo
dalla fede schietta, convinta,
sempre pronto a lavorare per
il Signore e a porsi al servizio
dei fratelli.
Luigi Masino - Varese
Il racconto di
una chiamata
Verso la fine di settembre
del 1947 Elio Madonia, autore dell’autobiografia L’amore
degli altri nella mia vita,
(Editrice uomini nuovi, Marchirolo, Varese), si trovava a
Palermo (è nativo di Corleone) dove frequentava l’Istituto nautico per diventare capitano di lungo corso, poiché
desiderava «una vita avventurosa, ricca di viaggi e di
scoperte» (pag. 18).
Una domenica per curiosità si recò con un gruppo di
studenti in un giardino alla
periferia di Palermo, per assistere a una celebrazione battesimale. Qui il Signore lo afferrò con la promessa: «Iddio
ha tanto amato il mondo che
ha dato il suo unico Figlio affinché chiunque crede in lui
abbia vita eterna» (Giov. 3,
16). La sua vita cambiò al
punto che una sera, tornando a casa, trovò riuniti i suoi
familiari, parenti e altri personaggi di riguardo del pae
se. Tutti cercarono di convincerlo a desistere dalla sua
«assurda decisione». Gesù
l’aveva salvato e non poteva
più tornare indietro. Così lasciò i genitori, fratelli e parenti e andò via di casa. Il suo
itinerario di fede inizia così.
Da capitano di lungo corso
deve scegliere il viaggio in
Canada e precisamente a Toronto in cerca di lavoro.
L’autore con sincerità,
umiltà e con un linguaggio
carico di fede, narra sia «le
innumerevoli prove e difficoltà incontrate», come pure
«le svariate benedizioni di
Dio e l’assistenza di tanti fratelli e amici». È un’autobiografia che ci richiama all’impegno di essere con gli altri e
per il bene degli altri, i quali
portano in sé, come ognuno
di noi, l’immagine di Dio. Accettare questa chiamata biblica dell’amore equivale a
vivere come uomini alla presenza di Dio e manifestare
responsabilmente l’amore
per gli altri.
Pasquale Mirco - Lodi
Errata
Dall’articolo di prima pagina del n. 12 («Un Presidente molto attento alle minoranze religiose»), è purtroppo «saltata» la firma di Anna
Maffei. Ce ne scusiamo con
l’autrice e con i lettori.
conto corrente postale n. 11234101
intestato a La Luce, via San Pio 15, 10125 Torino
Sul numero di Riforma del 19 marzo il past. Renato Coi'sson ha dato ampia notizia dell’orfanotrofio di Lovran per il
quale stiamo raccogliendo le offerte. In particolare ha segnalato come almeno una parte dei lavori è già stata eseguita dal falegname che ha anticipato lavoro e materiali per la
costruzione della grande libreria che permette di sistemare
tutto il materiale didattico dei bambini che finora doveva
essere ammucchiato in terra o dentro scomodi scatoloni.
Non appena le offerte avranno raggiunto un altro milione lo
invieremo subito in modo da non ritardare i rimborsi al falegname e permettere il compimento dei lavori previsti, (fd)
OFFERTE PERVENUTE IN GENNAIO-FEBBRAIO
£ 500.000: Flora e Odette
Eynard
£ 250.000: Unione femminile valdese Genova.
£ 100.000: Renata Pampuro; I. Elena Rosanda; A.R.;
Dina Rostagno; Chiesa
metodista Vintebbio.
£ 70.000: Sauro Gottardi.
£ 60.000: Elsa Giordano.
Interessi: 8.345’*
Totale £ 1.378.345
Totale precedente:
£ 1.398.919
In cassa: £ 2.777.264
Inviato per Casa Lovran il 2°
e 3° acconto £ 2.000.000
Imposta bollo £ 18.000
In cassa £ 759.264
Sono state inviate direttamente alla Chiesa valdese
di Trieste per Lovran: lire
250.000: Perre e Paletta; lire
200.000 Paolo Vadalà; lirelOO.OOO: Brusadin L.; lire
50.000: Elena Rosanda; lire
30.000 G. Darona. (mlb)
(* i ccp hanno ripreso a calcolare gli interessi sui conti
come il nostro)
:iONi
RINGRAZIAMENTO
«¡0 ho pazientemente
aspettato l’Eterno,
ed egli si è inclinato a me
ed ha ascoltato il mio grido»
Salmo 40,1
I familiari della cara
Iolanda Meytre ved. Legar
profondamente commossi, ringraziano di cuore tutti coloro che
hanno partecipato ai ioro grande
dolore.
Borgata Fontane di
Salza di Pinerolo, 11 marzo 1999
RINGRAZIAMENTO
«Sii fedele fino alla morte
e io ti darò la corona della vita»
Apoc. 2, 10
La sorella e i familiari tutti del
caro
Amato Roman
nell’impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano commossi tutte
le gentili persone che con scritti,
presenza, parole di conforto e fiori
hanno preso parte al loro dolore.
Un ringraziamento particolare
alla direzione e al personale tutto
dell’Asilo valdese di San Giovanni, alla dottoressa Michelin Salomon, al personale del reparto di
Chirurgia dell’Ospedale civile di
Pinerolo, ai pastori Claudio Pasquet e Franco Tagiiero e ai volontari dell’Avo.
Luserna San Giovanni
18 marzo 1999
RINGRAZIAMENTO
«Il Signore è il mio pastore:
nulla mi mancherà»
Salmo 23,1
Il 20 marzo è deceduta in Firenze
Alina Ricca
Lo annunciano con tristezza ma
con profonda gratitudine per averla sentita sempre quale presenza
generosa e preziosa per ciascuno
e per tutti la sorella Flilda; i nipoti
Marco, Paolo, Mirella, Anna, Lucilla, Giovanna, Stella, Beppe; i pronipoti Valdo, Laura, Elena, Paola,
Alberto, Marco, Barbara, Francesco, Stefano, Matteo e Davide;
Umberto; i cugini Travers e Ricca.
Un particolare sentito ringraziamento a Gloriana Vignoli per l’assistenza assidua e affettuosa.
Firenze, 21 marzo 1999
RINGRAZIAMENTO
«lo ho combattuto il buon
combattimento, ho finito
la corsa, ho serbato la fede»
Il Tim. 4, 7
La moglie, la mamma, il papà,
le sorelle e i familiari tutti del caro
Luciano Garnier
commossi e riconoscenti, neH’impossibilità di farlo singolarmente,
ringraziano sentitamente tutti coloro che con presenza, scritti, parole di conforto e fiori hanno preso
parte al loro grande dolore.
Un ringraziamento particolare
alla Guardia medica, alla Cri di
Torre Pellice e al Servizio 118, ai
vicini di casa, al Pronto soccorso
dèll’Ospedale valdese di Torre
Pellice, al Pronto soccorso e al
reparto Medicina dell’Ospedale
civile di Pinerolo, ai coscritti, alla
Magneti Mareili, ai colleghi e colleghe di lavoro di Laura e Marina
e al pastore Gianni Genre.
vaiar Pellice, 19 marzo 1999
RINGRAZIAMENTO
«lo so in chi ho creduto»
Il Tim. 1, 12
«Beati i morti che muoiono
nel Signore»
Apoc. 14, 13
Il 16 marzo 1999 il Signore ha
richiamato a sé, nel suo 98® anno
di età
Ersilia Mathieu
I nipoti ringraziano sentitamente tutti coloro che hanno preso
parte al loro dolore. Un ringraziamento particolare a tutte le persone che sono state affettuosamente vicine alla loro cara zia in questi ultimi anni, alle signore Eliana
e Ornella, alla direzione e al personale tutto dell’Asilo valdese di
San Giovanni, ai pastori Claudio
Pasquet e Bruno Rostagno.
Eventuali offerte in memoria
all’Asilo valdese di San Giovanni.
Torre Pellice, 22 marzo 1999
Per la
pubblicità su
tei. 011 -655278 - fax 011 -657542
ORFEO ED EURIDICE
Agape 1°-5 aprile 1999
Campo donne Pasqua, dedicato da alcuni anni aH’ihtreccio tra corpo, mente e sentimento.
Per iscrizioni o informazioni;
Agape, 10060 Praii (To). Telefono 0121-807514, fax
807690, e-mail: agape@perosa.aipcom.it.
16
PAG. 12 RIFORMA
Villaggio Globale
Roma: convegno sul caso dei desaparecidos italiani in Argentina
Battersi contro la «memoria prohibida»
Al convegno orgsnizzeto dalie rivista «Confronti» presso la Facoltà valdese di teologia
sono intervenuti tra l'altro Ettore Masina, il prof. Daniele Garrone e Fon. Pietro Ingrao
FEDERICA TOURN
IL 17 marzo 1999 si è aperto
a Roma il processo contro i
generali argentini Carlo Suarez Masón e Omar Riveros,
accusati della scomparsa di 8
cittadini italiani durante gli
anni della dittatura militare.
È un processo che non fa notizia, anche perché gli imputati sono liberi nel loro paese
come tutti gli altri ufficiai responsabili della morte dei
30.000 desaparecidos, condannati e poi liberati grazie
alla legge deir«obbedienza
dovuta» dell’87 e all’indulto
concesso tre anni dopo dal
presidente Menem.
Ma proprio perché non fa
notizia, è importante ricordare, raccontare, istruire processi almeno qui in Europa. Il
tema della memoria è stato
quindi giustamente al centro
di un convegno sul caso dei
desaparecidos italiani, «La
memoria prohibida», organizzato dalla rivista Confronti
il 16 marzo a Roma, nell’aula
magna della Facoltà valdese
di teologia.
La sfida è trovare il modo di
mantenere vivo il ricordo di
chi non c’è più: «Questa memoria disturba perché mette
in luce un passato doloroso,
ma senza non sappiamo chi
siamo, non abbiamo identità», ha detto Ettore Masina,
già presidente del Comitato
della Camera dei deputati per
i diritti umani. Bisogna ricordare i nomi, uno per uno, difendere le idee che si volevano cancellare insieme alla vita
degli scomparsi, «perché gli
assassini che hanno vinto sui
corpi non l’abbiano vinta anche sui simboli», come ha ricordato Daniele Garrone, docente alla Facoltà di teologia.
Così è anche per la Shoah:
«Dobbiamo avvicinare la memoria all’osservanza, come
nella tradizione rabbinica ha spiegato Serena Di Nepi,
consigliera dell’Ugei, Unione
giovani ebrei italiani - e ricordare in modo da essere noi
quelli che viviamo l’evento in
prima persona».
D’altronde la memoria ha
una valenza etico-scritturale,
ha sottolineato padre Dalmazio Mongillo, docente di Teologia morale alla Pontificia
università san Tommaso: fare
memoria significa scegliere
Angela Boitano e Garlito Pisono
che cosa ricordare, e la me
moria delle persone giuste è
rigeneratrice di vita. Fare memoria - ha detto Marcello
Gentili a proposito delle vittime insepolte in una bella rievocazione del mito di Antigone - è però anche comporre i
corpi devastati e dispersi, riaffermare il diritto all’inuma
zione e alla ritualizzazione del
distacco dalla persona amata.
«C’è chi dice che non han
no senso i processi incentrati
su persone singole - ha commentato nel suo toccante intervento Angela Boitano, presidente dell’Associazione dei
familiari dei desaparecidos ma se sarà condannato alme
no un responsabile per un
solo desaparecido sarà resa
giustizia a tutti». E comunque, che ci sia almeno condanna sociale: è quello che in
Argentina sta facendo Hijos,
l’Associazione dei figli dei desaparecidos, che non si stanca di denunciare pubblicamente gli assassini e i loro
complici. «Sono sempre di
più i ragazzi che vogliono sapere - ha raccontato Garlito
Risoni, rappresentante di
Hijos - all’ultima manifestazione eravamo in 3.000».
Memoria come dovere,
quindi, ma anche come sforzo di «scavalcare l’atto distruttivo della morte, nell’
appassionato tentativo di
mantenere una relazione con
chi ci ha preceduti», come
ha detto Ton. Pietro Ingrao
nell’intervento conclusivo. E
infine memoria come speranza, perché siamo sempre
chiamati alla gioia di partecipare al cambiamento per una
società più equa.
Le parole di Ettore Masina al convegno di Roma
Il tragico silenzio dei professionisti della fede
PAWEL GAJEWSKI
, EL dramma dei desaparecidos argentini
uno degli elementi più tragici
è stato il silenzio dei professionisti della fede», le parole
di Ettore Masina risuonano
come un oracolo profetico.
Per una persona credente
ogni violazione dei diritti
umani non è soltanto una
questione giuridica. Le parole come «giustizia», «perdono», «riconciliazione» non
possono essere slegate dal loro significato biblico e dal
confronto con la propria fede. Per inserire questi concetti in un percorso teologico, il passo fondamentale è
sempre quello di avvicinarsi
a Dio, perché solo egli stesso
è la fonte del perdono e l’autore della riconciliazione. In
questa ottica non esiste nessuna mediazione, il perdono
è sempre un rapporto diretto
tra Tofensore e la vittima e la
riconciliazione non può essere separata dalla conversione
dell’offensore espressa con
un’azione concreta. Il professore Daniele Garrone ha richiamato la memoria di Amelec, un grande avversario
del Popolo Eletto (Esodo
17,8-15). La storia di Amelec
deve essere ricordata per
sempre affinché si mantenga
viva la consapevolezza della
giustizia di Dio e affinché si
riconosca subito un possibile
Amelec che si nasconde sia
nella società, sia nel profondo del cuore umano.
La questione della memoria delle vittime delTingiustizia si ricollega al concetto di
giustizia divina, come ha affermato il prof. Dalmazio
Mongillo. «Soltanto, bada bene a te stesso e guardati dal
dimenticare le cose che i tuoi
occhi hanno visto», recita il
testo del Deuteronomio 4, 9.
Il «fare memoria» è quindi un
dovere imprescindibile. La
memoria riletta alla luce della fede diventa una sorgente
di forza necessaria per «disintossicare l’ingiustizia»,
compito fondamentale dei
giusti che vivono in una si
tuazione d’ingiustizia. La storia delle violenze compiute
dalla giunta militare in Argentina richiama inevitabilmente altre ingiustizie che
hanno segnato la memoria di
questo secolo; Shoah e leggi
razziali, abusi di potere e violenze istituzionalizzate. Bisogna essere consapevoli che la
responsabilità per le ingiustizie commesse è un filo che
attraversa anche la memoria
del popolo italiano. Il rischio
principale è quello di dissociare la responsabilità dalla
fede e di vivere quest’ultima
come un fatto di costume che
si coltiva in ambienti ben
protetti e gestiti dai professionisti della fede.
Il convegno apre, o almeno
dovrebbe aprire, un ampio
dibattito sui temi che, nella
loro sostanza, non sono nuovi, e proprio per questo devono essere rivisitati il più spesso possibile: la missione profetica dei cristiani, il dovere
di denunciare ogni forma di
ingiustizia e la concretezza
della conversione.
Appello di un pastore del Sudan
«Chiese, aiutateci a porre fine
alla campagna anticristiana!
Un pastore sudanese ha
chiesto alle chiese di tutto il
mondo di intervenire affinché il governo del suo paese
ponga fine alla discriminazione contro i cristiani. Il conflitto in Sudan è ripreso all’inizio
degli Anni 80 quando è stata
imposta la legge islamica, la
Shari'a. Da allora il Sudan è
dilaniato da una guerra civile
tra le forze governative e
l’Esercito popolare di liberazione del Sudan (Spia) operante nel sud del paese, popolato in maggioranza da cristiani e animisti.
Durante una riunione del
Forum ecumenico sul Sudan,
svoltasi a Ginevra all’inizio di
marzo e organizzata dal Consiglio ecumenico delle chiese
(Cec), il pastore sudanese,
costretto a conservare l’anonimato per non esporsi a
rappresaglie, ha dichiarato
all’agenzia Eni che i cristiani
sono vittime di discriminazione a causa della volontà
del governo di «islamizzare»
il Sudan; «Dal 1956 [data
dell’indipendenza dalla Gran
Bretagna] nessuna nuova
chiesa è stata costruita», ha
detto. Quando le chiese hanno chiesto terre al governo, la
loro richiesta è stata respinta.
Il governo ha tolto il campanile e la croce dalla cattedrale
episcopale di Khartum perché ai funzionari non piaceva
la presenza di questi simboli
su un edificio situato vicino
al palazzo presidenziale.
Il pastore ha citato una serie di altri problemi ai quali
devono far fronte i cristiani:
a) le restrizioni alla libertà di
viaggiare imposte al clero; b)
le severe costrizioni di tempo
imposte ai programmi cristiani alla radio e alla televisione, mentre il tempo concesso ai programmi musulmani è importante; c) la discriminazione contro i cristiani in molti luoghi di lavoro, il che spinge spesso dei
cristiani a convertirsi all’islamismo; d) l’incarcerazione
dell’ex responsabile di una
moschea, insieme alla sua famiglia, dopo la loro conversione al cristianesimo.
Una delle forme più devastanti della discriminazione,
in un paese in cui migliaia di
persone sono state dislocate
e in cui molte sono colpite
dalla miseria, è stato il divieto
per i cristiani di ricevere l’assistenza sociale, ha dichiarato il pastore: «Il programma
di aiuto sociale è riservato ai
musulmani, e il governo noi
fa nulla per aiutare i cristiani
anche se le tasse per finan!
ziare l’assistenza vengono
versate da tutti i salariati, cristiani inclusi - ha fatto notare
-. I cristiani devono quindi o
cambiare campo o restare
cristiani e quindi poveri».
Il pastore ha ricordato che
la situazione nella capitale
Khartum, è intollerabile;
«Manca tutto - ha affermato
-; molte persone non hanno
né acqua né viveri, e il governo non autorizza gli organismi umanitari a distribuire
viveri perché non vuole creare una dipendenza della popolazione nei confronti degli
aiuti». Il pastore ha ancora
sottolineato che il Cec e altre
organizzazioni collegate alle
chiese si danno da fare per
far fronte ai problemi dei cristiani sudanesi, ma ha tuttavia chiesto loro di intervenire
con più energia presso i governi del mondo per trovare
una soluzione.
Il canonico anglicano Clément landa, segretario generale della Conferenza delle
chiese di tutta l’Africa (Ceta),
e originario del Sudan del
Sud, era presente alla riunione di Ginevra e ha spiegato
all’agenzia Eni che nel Sud
del Sudan il maggiore problema sono i bombardamenti
dei civili da parte degli aerei
del governo di Khartum che
volano ad alta quota. Molti di
questi bombardamenti infatti
vengono effettuati fuori dalle
zone in cui opera il Spia, «il
che semina il terrore fra la
popolazione». landa ha specificato che il Cec e \aCeXa
stanno facendo tutto il possibile per informare le chiese
nel mondo sulla tragedia che
sta dilaniando il Sudan, (eni)
John Garang, leader del Spia
Africa: costituita una Comunità dei Consigli cristiani
Le chiese si mettono insieme per promuovere
la pace nella regione dei Grandi Laghi
Le chiese e i Consigli cristiani dell’Africa orientale
della regione dei Grandi Laghi e del Corno d’Africa hanno fondato un’organizzazione «per collaborare attivamente alla ricerca di soluzioni pacifiche ai problemi della
regione». La «Comunità dei
Consigli cristiani e delle
Chiese dei Grandi Laghi e del
Corno d’Africa» (Fecclaha) è
stata creata il 3 marzo scorso
al termine di un incontro a
Nairobi, fra rappresentanti di
Consigli cristiani e di chiese.
La Fecclaha, che ha sede a
Nairobi, è stata fondata dai
seguenti organismi: Consiglio cristiano di Tanzania,
Consiglio nazionale delle
chiese del Burundi, Consiglio
nazionale delle chiese del Kenia. Consiglio protestante del
Ruanda, nuovo Consiglio
delle chiese del Sudan, Consiglio cristiano dell’Uganda,
Chiesa del Cristo in Congo,
Chiesa ortodossa d’Eritrea e
Chiesa evangelica d’Eritrea.
Nell’annunciare la nascita
della Fecclaha, il presidente
della nuova organizzazione.
Mutava Musyimi, che è anche segretario generale del
Consiglio nazionale delle
chiese del Kenia, ha ricordato che mali «allarmanti» si
sono abbattuti sulla gente
della zona in questi ultimi
anni. «Questi mali hanno
provocato instabilità politica,
conflitti armati, guerre, tensioni etniche, spostamenti di
popolazioni e un flusso di
profughi da un paese a un altro - ha sottolineato Musyimi
-. Siamo ancora più preoccupati dal fenomeno crescente
di regionalizzazione e di internazionalizzazione di conflitti interni, di militarizzazione della gioventù e di moltiplicazione delle armi, di timore e di sfiducia all’interno
delle comunità». La promo
zione della giustizia e della
pace, ha proseguito Musyimi, sarà uno dei principali
obiettivi della nuova organizzazione. Altro scopo sarà di
sviluppare la comprensione
reciproca sui problemi della
zona, lo scambio di informazioni e di risorse da parte
delle chiese partner e la solidarietà internazionale.
La Fecclaha è il frutto di incontri iniziati nel ’96 a Johannesburg sotto gli auspici
della Conferenza delle chiese
di tutta l’Africa (Ceta) e del
Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec). Altri incontri si
sono svolti a Entebbe (Uganda) e a Kigali (Ruanda), nel
’97. La coordinatrice della
Fecclaha, Karimi Kinoti, ha
dichiarato che l’organizzazione sta per ricevere fondi
«dalla famiglia ecumenica» e
da istituzioni cristiane. Ha
già ricevuto il sostegno del
Cec e della Ceta. (eni)
l Giornata internazionale della donna a Londra
Le donne chiedono al governo britannico
di appoggiare la campagna «Jubilee 2000
»
«Chiediamo che il governo
dia il suo appoggio alla campagna Jubilee 2000 per la
cancellazione del debito dei
paesi poveri». Con un documento presentato al ministero del Tesoro a Londra, le
rappresentanti di organizzazioni non governative e di organizzazioni femminili cristiane legate al movimento
«Jubilee 2000», hanno celebrato l’8 marzo la Giornata
internazionale della donna,
riportando l’attenzione sul
tema del debito internazionale dei paesi poveri e sulle
conseguenze economiche
nell’esistenza quotidiana delle donne. Il documento è stato presentato la mattina dell’8 marzo, al termine di una
veglia presso il ministero del
Tesoro organizzata dal movimento «Jubilee 2000».
«Il debito dei paesi poveri
è per essi letteralmente una
questione di vita o di morte
si legge nel documento -. Il
commercio di armi da parte
dei paesi del Nord crea debito, e le agitazioni sociali causate dalla crisi economica
possono condurre alla guerra. (...) I governi del Nord,
che hanno fornito prestiti a
governi del Sud notoriamente totalitari e repressivi, devono farsi carico della loro
responsabilità per questa situazione. Inoltre il peso del
debito grava più fortemente
sulle donne.
Quando il rimborso del debito e la riprogrammazione
richiedono una riduzione
delle spese sociali e dell’occupazione, sono le donne a
dover fare fronte al problema
di trovare i mezzi di sostentamento per le loro famiglie.
Quando si alzano le spese per
la sanità, le donne devono
accudire i malati a casa e rinunciare alle cure prenatali. I
tassi di mortalità delle madri
potranno mai essere
una
realtà per tutte le donne, n
ché resterà il peso del dndi '
ì Ij-k y»o»Yìt^Ìl^T10
Sosteniamo le campagne i
le organizzazioni sorelle
Jubilee 2000 in Africa e
sono generalmente doppi nei
paesi fortemente indebitati,
così come nel Sud in generale. Anche le giovani sono
svantaggiate, in particolare m
quanto i genitori che non |
possono affrontare le spes®
per le tasse scolastiche, scei;
gono spesso di educare solo i I
figli maschi. E nelle situazio- ]
ni di conflitto, le donne spej |
so sono le vittime nascoste |
atrocità come lo stupro». ,
«Per alcune donne, tant®
nel Sud quanto nel Nord o
mondo - conclude il do^jj*^ I
mento -, questo secolo n
portato molti progressi. Ma
libertà e l’uguaglianza no
America, per spingere i g
verni alla cancellazione i
mediata del debito».