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Anno 121 - n. 23
7 giugno 1985
L. 500
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a: casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Punti
di vista
CINQUE DELEGAZIONI NELLE CAPITALI EUROPEE
li presidente Craxi ha definito « cinica » la decisione di giocare la partita Juventus-Liverpool malgrado le decine di morti degli incidenti che l’hanno
preceduta. Definizione esatta.
Si dirà che è facile sentenziare da fuori e che altro è prendere decisioni nel fondo di un
gigantesco catino umano ribollente di rabbia, odio e paura.
Diciamo allora che sarebbe stata comprensibile la decisione di
giocare, come è stato detto, per
motivi di ordine pubblico, con
la preventiva dichiarazione sottoscritta daU’organizzazione e
dalle squadre che la partita non
sarebbe stata valida come finale
della Coppa campioni. Sarebbe
stata la decisione della paura,
deH’impotenza, della disorganizzazione, ma almeno non del cinismo.
Cinica è invece quella decisione che passa sopra i morti
come se niente fosse, che fa annunciare che si gioca per motivi di ordine pubblico e poi consegna la coppa, pur alla chetichella negli spogliatoi, come se
si fosse trattato di una partita
regolare. Cinica è la decisione
che arriva a qualunque costo al
risultato voluto, l’assegnazione
della coppa, a tutela degli interessi di miliardi connessi al
mondo dello sport.
In questa vicenda vergognosa, mentre inglesi e belgi hanno di che provare vergogna per
motivi diversi, noi non siamo
certo esenti da questo sentimento. Certo: per l’inglese accoltellato per strada prima della partita, per i teppisti con pietre e
bastoni, per il giro di campo
esultante dei giocatori, iier i caroselli di auto sfrenate come per
il Mundial, per la coppa sventolata tra sorrisi più o meno
trattenuti all’arrivo a Torino,
per le scritte sui muri, il bambino inglese malmenato a Bolzano. ecc. Ma più di questo, per
aver partecipato a quella decisione cinica ai massimi livelli e
per averla poi ratificata e difesa in seguito. Per aver messo
nero su bianco la dichiarazione
di accettare la decisione dell’organizzazione di giocare per motivi di ordine pubblico, « con le
riserve di rito ». Il che vuol dire, in parole povere, salvo il diritto di chiedere l’invalidazione
della partita, giocata unicamente per motivi d’ordine pubblico,
in caso il risultato non sia favorevole. In Belgio hanno detto
che la partita era stata truccata. Formalmente certo no ; ma
sostanzialmente non si vede come altro definire una partita in
cui una delle due squadre può
contare alternativamente o sul
risultato del campo o su quello
dei giudici a tavolino.
Abbiamo avuto così il trionfo
del cinismo. Gli stadi divengono
sempre più teatri di una violenza spaventosa di cui gli inglesi
hanno il primato ma non certo
l’esclusiva. In questa situazione,
che richiederebbe tutto Timpegno possibile per rieducare tutti gli sportivi e disincentivare la
violenza degli energumeni di
ogni paese, la coppa di Bruxelles colma di cinismo, assegnata
come se niente fosse successo, è
la coppa della violenza e della
vergogna.
Franco Giampiccoli
La pace, programma di vita
Spagna, Grecia, Portogallo, Malta, Italia, Islanda, Svezia, tappe di una missione di pace: l’anelito che viene dal basso non trova particolare attenzione nei palazzi europei
« Ho dei dubbi che i popoli siano animati da una volontà di nace; se coinvolti in un conflitto essi vogliono vincere. Non accettano una sconfitta, mentre premiano quel governo che li ha
fatti vincere. Questa, almeno, è
la considerazione realistica che
va fatta riflettendo su di un recente conflitto che ha visto impegnate una contro l’altra due nazioni del mondo occidentale. Per
questo la via per una cultura della pace è ancora molto lunga e
piena di ostacoli. La preoccupazione maggiore di un governo, e
non solo del mio, è quella di evitare l’accendersi di un conflitto,
nella consapevolezza dell’altissimo costo di vite umane e di mezzi che questo può comportare ».
Queste, più o meno, le parole di
Felipe Gonzales, capo del governo spagnolo, alla nostra delegazione andata da lui per perorare
la causa della pace e del disarmo.
Ma uguale preoccupazione ed
angoscia Fabbiamo avvertita anche col governo greco. Un governo che ha recentemente concluso
« l’affare del secolo » circa la fornitura di armi, acquistate per
fronteggiare un’eventuale invasione da parte della Turchia. Nell’ufficio del ministro degli esteri,
dove s’è svolto l’incontro con la
nostra delegazione, sulla parete
una grande carta geografica della Turchia mostra i luoghi e le
caratteristiche delle installazioni
militari.
I Turchi... un nome che evoca
in noi sopiti ricordi di storia, e
che vediamo fisicamente, in armi, lungo la sinuosa linea di demarcazione che divide drammaticamente Cipro e la sua capitale Nicosia. Una linea che da 11
anni non può più essere varcata
da nessuno. C’è chi ha lasciato
dall’altra parte casa, averi, campi e soprattutto i familiari e non
sa più nulla di loro! Più di 200
mila sono le persone ricoverate
nei campi piofuglu, dove covano
un sentimento di odio e di vendetta ed attendono, addestrandosi clandestinamente, il giorno della rivincita, mentre il paese è
squassato da fremiti nazionalistici e i giovani, privi di altri ideali, si abituano all’idea di offrire
la propria vita in olocausto. Cipro, uno dei punti più caldi del
Mediterraneo: da qui, da basi
britanniche, partono i ricognitori
americani che controllano il Medio Qriente. Ma il governo cipriota non sa, né vuole sapere,
nulla di ciò che avviene oltre i
cancelli delle basi. Qui le tensioni etniche, culturali, il confronto tra democrazia e fascismo, il
problema della giustizia, possono fornire la prima scintilla
per lo scoppio di un conflitto che
rischierebbe di coinvolgere altri
paesi dell’area mediterranea.
All’estremo opposto il Portogallo. La nostra delegazione incontra i rappresentanti dei movimenti per la pace. Quasi tutti
hanno partecipato alla rivoluzio
APPUNTI SUI VIAGGI DI PAOLO
Efeso: Vindustria del divino
Atti 19
Nell’estate del 53 Paolo affitta
in Efeso un locale pubblico dove,
quotidianamente, tiene lezioni,
predica, esorta, analizza testi,
dialoga. Due anni ad Efesotè il
tempo in cui Paolo scrive ai cristiani di Filippi e di Corinto. Più
tardi scriverà anche ai credenti
di Roma. Il terzo lungo viaggio
ha una meta: Gerusalemme. A
cerchi concentrici Paolo ricalca
l’itinerario di Gesù che trova in
Gerusalemme il luogo del martirio. C’è però una differenza: Paolo, vedendo che le cose a Gerusalemme si mettono male si rivolge all’autorità in quanto cittadino romano. Viene cosi impacchettato e spedito, si fa ver
dire, a Roma per un giusto giudizio. Dopo un viaggio avventuroso, in cui c’è persino un naufragio, l’apostolo arriva sulle coste
italiane: Pozzuoli, Roma. Qui riprende l’attività di evangelizzazione. Due anni di impegno nel
cuore pulsante dell'Impero romano. Poi si perdono le sue tracce.
Forse Paolo viene eliminato nel
corso delle purghe neroniane del
64 contro i cristiani. O forse, ancora una volta, sfugge ai persecutori e approda in Spagna. In
fondo era il sogno della sua vita:
giungere sino agli estremi confini del mondo per annunciare il
segreto della vita.
Vorrei tornare un attimo indietro, al capitolo 19 di questo^ “diario di bordo’’ che è il libro^degli
Atti, per rivedere tutta la sequenza su Efeso. Si tratta di una sintesi bellissima di tutto il ministero di Paolo articolata in quattro
episodi. Il primo di questi riguarda l’incontro con un misterioso
gruppetto di seguaci del Battista.
A cavallo tra giudaismo e cristianesimo i « battisti » hanno ricevuto soltanto un battesimo di
pentimento. Paolo li spinge a
compiere il passo successivo e
decisivo: accettare Cristo come
Signore della propria vita e del
mondo. Si compie così un nuovo
battesimo nello Spirito. Ed è, vare, l’unico caso di “ri-battesimo"
del Nuovo Testamento. A problemi nuovi, soluzioni nuove. Un po'
di fantasia nella fede non guasta!
Il secondo episodio ricalca situazioni già viste. E’ il mondo
della sinagoga, l’incontro con il
giudaismo. Questa volta, a differenza di tante altre, non è il solito incontro rapido ma si tratta
di una “seduta” di tre mesi. Tutti i nodi principali vengono esaminati, ma, discuti e ridiscuti,
il dissenso di fondo rimane: cristianesimo ed ebraismo restano
due vie diverse. Il compromesso
non è possibile, possibile è soltanto il dialogo.
Chiusa la parentesi della sinagoga, Luca ci introduce, sempre
ad Efeso, nel mondo della magia.
Ed è subito scontro. Le fortnule
magiche, gli abracadabra di Efeso erano conosciuti in tutto il bacino del Mediterraneo. Circolavano fogli e lunari di Efeso in molte colonie greche e romane. Ma
davanti alla predicazione dell’Evangelo queste formulette non
reggono il confronto. E soprattutto non producono la guarigione fisica e spirituale che deriva
dall’ascolto dell’Evangelo. Nell’episodio in questione Tassatanato prende a botte i suoi maghi
sedicenti guaritori i quali, spogliati e battuti, fìniscorio per darsela a gambe. La magia, le fattu
re, le previsioni del futuro a pagamento, gli oroscopi, le arti medianiche vanno bene ver i gonzi
e i paurosi. Per vivere in pace
con se stessi e con gli altri è necessario cambiare vita, credendo in Cristo. Luca, medico del
suo tempo ( cosa c’è di meglio
per capire queste cose di un medico che, allo stesso tempo, è un
teologo?), sottolinea sempre con
vivacità, dovizia di particolari e
ironia, questi scontri con la magia. La sconfitta è così forte che
alcuni maghi e ciarlatani accendono un rogo con i fogli contenenti le formule dei riti misterici e molti libri di magia.
Ora tutto questo insegnamento
quotidiano di Paolo nella città,
questa ostinata evangelizzazione
e poi anche il confronto con la
sinagoga, con le religioni misteriche, con la cultura (confronto
condotto non solo da Paolo ma
anche dai suoi numerosi collaboratori) converge in uno scontro clamoroso. Ad Efeso, si trovava una delle sette meraviglie
del mondo: il tempio di Artemide. Da non confondere con VArtemide greca, ovvero la Diana
cacciatrice dei latini. Per la dea
Artemide di Efeso, famosi costruttori avevano realizzato un
tempio la cui lunghezza superava cento metri, sorretto da decine di colonne. Dentro il tempio
si poteva visitare la statua della
dea che con i suoi numerosi seni (o uova?) veniva adorata come simbolo della fecondità. Intorno a questa statua singolare,
la cui immagine si diceva fosse
caduta sulla terra dalle mani di
Giove, ruotava gran parte del
Giuseppe Platone
(continua a pag. 12)
ne dei garofani di 10 anni fa.
Molti di loro hanno subito il carcere, la tortura, l’esilio. Quando
l’ora della rivoluzione era suonata avevano nutrito la speranza
di riuscire a costruire un mondo
nuovo e si erano buttati con entusiasmo e gioia nell’azione.
Quando, a sera, ci si ritrova insieme per la cena ed uno di loro
intona la canzone che, allora, aveva dato il segnale per la rivoluzione, mi accorgo che i loro occhi s’inumidiscono, scorrono lacrime silenziose, ricordo forse di
sofferenze patite, delusione per
un sogno irrealizzato, ma anche
segno di ima speranza che non
muore. Incontriamo il presidente del Parlamento (Soares è all’estero) ed anche qui ad un certo punto emerge il problema delle basi militari. Gli americani
stanno costruendo nelle Azzorre installazioni per le « guerre
stellari », senza che il Parlamento portoghese possa controllare
ciò che in esse realmente avviene.
La sovranità di uno Stato viene
così calpestata ed umiliata.
Mentre parte della delegazione
è impegnata in colloqui politici, a
me tocca andare dal vescovo cattolico del Portogallo. Mi accoglie
con cordialità, e gli espongo lo
scopo della nostra missione, chiedendogli un impegno concreto
della chiesa cattolica portoghese.
Mi risponde d’essere d’accordo
sulla pace, ma di temere la strumentalizzazione, per cui non intende impegnarsi. Gli dico che la
pace per noi non è un ideale, ma
il dono di Dio in Cristo; non è
questione di schieramenti, ma
una risposta alTEvangelo. Gli
amici portoghesi che sono con
me intervengono con passione
nella discussione. Lui continua a
guardarci sorridendo e a ribadire di non voler compromettersi.
Ce ne andiamo amareggiati, delusi, apparentemente — ma solo
apparentemente — sconfitti.
Le altre tappe
Malta, Roma, Tlslanda, Stoccolma sono state le altre tappe
del nostro viaggio. Impossibile
raccontare qualcosa per ognuna
di esse. Vorrei solo menzionare,
con dispiacere, una certa ipocrisia che abbiamo trovato alla Farnesina. Nel momento in cui la
nostra delegazione veniva ricevuta con molta cortesia dall’Qn. B.
Corti, sottosegretario agli Esteri,
e mentre questi ci assicurava deh
l’interesse e della simpatia con i
quali il governo italiano seguiva
questa nostra iniziativa, in Piazza
del Pantheon gli evangelici di Roma e i gruppi nonviolenti che
avevano organizzato un sit-in venivano fotografati dalla polizia.
Per quanto poi riguarda le risposte date dal governo alle nostre
domande, penso che vi sarà occasione di parlarne ancora.
Le altre quattro delegazioni
che, oltre alla nostra, hanno vi• sitato altri 20 paesi dell’Est e
delTOvest hanno ottenuto vari
Luciano Deodato
(continua a pag. 2)
2
2 fede e cultura
7 giugno 1985
TENEBRE
VALDESI
Stimato Direttore,
Si dice che la terza pagina di un
giornale italiano sia di particolare importanza, e così ho letto attentamente la relazione del pastore Alfredo 6erlendis (La Luce, 3 maggio 1985), riguardante il suo intervento al convegno delle prostitute a Treviso. Mi sembra che il punto di vista espresso nell’articolo rappresenti una posizione errata e dannosa per i'opera del vangelo
e le chiese evangeliche in italia.
Cominciamo con le statistiche. Ci
sono davvero 700.000 prostitute in italia? Se ciò fosse, vorrebbe dire che
ogni donna itaiiana su venticinque o
trenta sia una prostituta (700.000x30=
21.000.000)1 Hanno 3 milioni e mezzo
di ciienti ai giorno? Questo indicherebbe che ogni uomo italiano su cinque o sei frequenta una prostituta
quotidianamente, anche questo assurdo. Vi inviterei a valutare le statistiche prima di pubblicarle.
Oltre alle statistiche poco credibili,
l’interpretazione biblica di Berlendis
dovrebbe farci ridere o piangere, o
forse tutti e due. Mettere in dubbio
la condanna assoluta di ogni forma di
prostituzione nella Bibbia o riferirsi
al caso di Raab (premiata, se ricordo
bene, per la sua fede, non per la sua
professione!) poco ci convince. Questo
ragionamento fa pensare, invece, al
tentativo degli omosessuali di trovare giustificazione per il loro comportamento iniquo nelle pagine degli Scritti
Sacri. Poi, l’autore scrive: « I cristiani le hanno condannate "di giorno" e
frequentate di notte ». Quaii • cristiani »? Solo i cattolici (ammesso che
questi si possano definire • cristiani »),
o Berlendis lo dice per esperienza
personale?
Poi, prosegue con la sua analisi economioo-sociaie della situazione, riferendosi a Marx ed Engels (evidentemente beatificati oramai nella tradizione vaidese!) e affermando: « Le chiese
si sono poco occupate delle radici del
fenomeno prostituzione, e come potevano fario non voiendo accogliere ia
tesi della necessità della rivoluzione
dei rapporti economici e di classe? ».
Per Berlendis quindi, ia spiegazione
teologica che le Scritture offrono di
ogni perversione e p>erversità della
vita umana, cioè, la ribellione della
creatura contro il Creatore, sembra di
importanza secondaria, se non addirittura del tutto irrilevante. (Notate, infatti, la sua implicita esclusione di
considerazioni teologiche ed etiche,
nell’affermazione: • Riteniamo che il
parere di un "credente” debba partire
dalla realtà, non dalla ideologia, né dai
"valori ideali" »). Tutto il ragionamento
riguardante le difficoltà economiche di
una donna, le quali la costringerebbero a prostituirsi, meritano anche una
riflessione. E’ stato mai facile vivere
una vita pura, giusta e santa? Lo era
per quelle prostitute che si erano ravvedute per mezzo del ministerio di
Giovanni Battista e del Signor Gesù?
Ma pur comportando delle difficoltà,
• Va’ e non peccare più! » rimane l’unica scelta coerente per uno che osa
definirsi "credente", e l’unico messaggio cristiano valido per il mondo che
ci sta intorno. Non vorrei mettere in
A colloquio con i lettori
dubbio le buone intenzioni di Berlendis. E’ stato sensibile all’esempio di
Gesù nei confronti dei peccatori e
delle peccatrici, e alle parole del Signore quando disse: « Neanche io ti
condanno... ». Due cose fondamentali
gli sono sfuggite, però. Mentre le prostitute andarono da Gesù, Berlendis è
andato da loro. E mentre Gesù non le
condannava, ma le chiamava al ravvedimento, Berlendis le vorrebbe giustificare, sperando in una riforma della
società e le sue leggi (i veri colpevoli, secondo lui) che farà scomparire
quelle condizioni che sono alla base
del fenomeno. Vana — ma eterna —
speranza liberale!
Un missionario evangelico in Italia
da trent’anni ha ribattezzato la vostra
pubblicazione con il nome « Le tenebre valdesi » e devo dire che, se articoli così rispecchiano la teologia e la
prassi delle chiese « evangeliche »
valdesi e metodiste, sarò costretto,
mio malgrado, a dargli ragione.
Hayne Nelson, Zagarolo
CI INTERESSA DIO,
NON LA NATURA
Vorrei fare alcune considerazioni sulla questione dell’etica cristiana in generale e di quella sessuale in particolare. Giustamente, tanto il Fuohs quanto TEIIul, in due opere recenti (E.
Fuchs: « Desiderio e tenerezza », p.
215 ss. - J. Ellul: • Les combats de la
liberté », voi. 111) hanno sottolineato
che l’etica cristiana non può essere
giudicata ohe da ciò di cui pretende
di essere testimone e continuatrice,
cioè la tradizione biblica e che deve
perciò sfuggire al duplice pericolo di
chiudersi nell’individualismo o di accettare di sottomettere i propri comportamenti alle norme sociali del momento.
Si sente spesso parlare in questi
tempi di ciò che è secondo la volontà
di Dio perché è « naturale » e di ciò
che non lo è. Un realtà dobbiamo domandarci se è possibile, ad esempio,
condannare questa o quella pratica
sessuale semplicemente in nome della
natura (corrotta) del l’uomo peccatore
che vive in un mondo che non traduce
la volontà di Dio nella sua esistenza.
L’Ellul fa notare, ad esempio (p. 293
ss.), ohe l’apostolo Paolo, scrivendo ai
Romani (1: 25-27), non condanna l’impudicizia in generale e l’omosessualità
in particolare perché sono contro natura, ma proprio perché sono manifestazioni lampanti della natura dell'uomo che non crede in Dio. Per questo,
anziché seguire il cammino della natura riconciliata con Dio, gli uomini
hanno preferito ia follia, il disordine,
la schiavitù. Perciò oggi per il credente, la storia è un susseguirsi di combattimenti per liberarsi dalle pastoie
imposte dalla natura, che è quello
che è...
Questo discorso può naturalmente
valere solo per i credenti (1 Cor. 5:
9-10), ohe hanno il diritto/dovere di
non lasciarsi coinvolgere In un dlscor
NOVITÀ’
Nella collana « Sola Scriptura »:
VITTORIO SUBILIA
“Solus Christus
II
Il messaggio cristiano nella prospettiva
protestante
pp. 162, L. 9.500
— Si sente spesso dire oggi che i « grandi temi » della Riforma: « ^lo Cristo », « Sola Scrittura », « Sola Grazia »,
«Sola fede» non incidono più perché non significano nulla
per l'uomo moderno, sono risposte a domande che nessuno si pone. E’ vero?
Che spazio ha quindi il protestantesimo nella cultura della fine del XX secolo?
— Ogni nuovo libro di Vittorio Subilia è sempre una sfida e
un’avventura dello spirito. « Solus Christus » non vuole
essere una banale apologia confessionale, ma additare
all’uomo moderno in lotta con i suoi problemi un punto
di riferimento che eserciti una fimzione critica nei confronti di tutte le concezioni, laiche ed ecclesiastiche.
— Un libro per tutti, che tutti dovrebbero meditare.
CLAUDIANA - Via Pr. Tommaso 1 - 10125 TORINO
c.c.p. 20780102
so falsamente « naturale ». « Vedo delle civilizzazioni in cui la pederastia
era raccomandata, in cui la prostituzione era sacra, in cui l’immoralità ora religiosa... e con ciò? Tutto questo non fa
parte della natura umana? (...) ia fisiologia non può dettarmi l'ultima parola in fatto di condotta morale! In
altri termini, (...) la condanna di certe
pratiche sessuali non può fondarsi sul
riferimento alla natura e confondere
il bene con ciò che è naturale » (Ellul
p. 294).
Il rifiuto di assumere certi atteggiamenti etici non può che essere fondato su determinate indicazioni della Parola di Dio. Ora, se su certe questioni
la Bibbia non paria sempre chiaramente, su altre è invece chiarissima: per
esempio su prostituzione, adulterio,
omosessualità e su tutto ciò che è contenuto nelle espressioni « lussuria, impudicizia, impurità, ecc. », Perciò, se
rifiutiamo un certo numero di atteggiamenti in campo sessuale, non è per
« seguire la natura » ma per vivere
secondo la volontà di Dio. In questo
campo, essere veramente liberi, significa non cercare dei pretesti culturali
per sfuggire alla volontà del Signore
(p. 300 ss.).
E’ in nome di questi presupposti biblici e non di quelli naturali » che
non possiamo accettare certe prese
di posizione.
Penso a due casi precisi, tra i tanti.
Innanzitutto c’è l’affermazione di una
sociologa, Margaret Mead, ohe già alla Conferenza di Chiesa e Società (’66),
diceva che bisognava prevedere il matrimonio in prova per vedere se la
coppia era sessualmente compatibile. E’
poi andata .« logicamente » molto più
lontano nel 1970: ritiene infatti che le
regole di fedeltà, durata del matrimonio, contenute nella Bibbia esprimono
soltanto la condizione di un’epoca in
cui si moriva giovani, e in cui il matrimonio durava alcuni anni soltanto.
Attualmente, con una speranza di vita
di 70 anni, le sembra evidente che
l’uomo e la donna non hanno alcuna
possibilità di amarsi così a lungo, perciò è bene non imporre loro un dovere
di fedeltà. Il matrimonio deve essere
a tempo, in media 5 anni, p>oichè, sociologicamente parlando, è la durata
dell’« arrrore ». Dopo, la separazione
dev’essere normale, senza drammi né
per gli sposi né per i figli: la Chiesa
dovrebbe dal canto suo prevedere una
gioiosa (sic!) cerimonia di divorzio
per decolpevolizzare gli sposi. « M.
Mead segue in questo caso esattamente la corrente sociologica, esprimendo la sua totale assenza di libertà
e negando la possibilità di una vita
cristiana dal momento che nega che
l’intervento di Cristo cambi alcunché al
comportamento sociologico. Quanto al
ruolo decolpevolizzante della Chiesa,
rientra nel quadro dell’o|>pio per il popolo » (Ellul, pp. 300-1).
L’altro caso al quale penso è quello
dei « Diritti di ohi si prostituisce »
(Eco/Luce n. 18, 3 maggio ’85, p. 3).
Non mi preoccupa affatto che un pastore abbia partecipato al convegno
indetto a Treviso dal Comitato pter i
diritti delle prostitute. Avrebbe anzi
potuto essere un coraggioso atto di
testimonianza evangelica. Soltanto, la
presentazione dei dati biblici e la «proposta » evangelica mi sembrano esser
stati estremamente deboli. Da un lato
non si dice chiaramente che la Bibbia condanna la prostituzione, anzi si
tende a far capire proprio II contrario.
Ora, se è vero ohe Gesù si lascia
toccare dalla « peccatrice » non è perché accetta II suo peccato, ma perché
vuole aprirle una possibilità nuova e
diversa. Né possiamo certo accettare
il nesso ineluttabile fra • sesso-famiglia borghese-mercato con le sue leggi ». In altri termini, la nostra battaglia non può essere che una sola: che
le prostitute rifiutino la prostituzione;
sapendo tuttavia che questo diventerà
una realtà compiuta soltanto nel Regno
dei cieli. Come solo allora non vi sarà
più chi crede che si può comprare
quello che non può essere che dono di
Dio 0 segno di bestialità,
Giovanni Conte, Roma
CONTRO NATURA
Caro Direttore,
desidero occuparmi qui brevemente
di omosessualità. Noto che per molti
il rifiuto di accettare nella società (e
nella chiesal) coloro che ne sono coinvolti, si basa sul fatto ohe si ha a
che fare con qualcosa ohe è « contro
natura ». Che lo siano d’accordo: mi
rendo conto anch’io che c’è qualcosa
di « andato in senso sbagliato » in questo fenomeno, e che la sessualità sia
antropologicamente legata alla procreazione, cioè da viversi tra maschio e
femmina. Ma che sia « contro natura »
non è per me sufficiente motivo di condanna: tutta l’esistenza dell’uomo è
«contro natura»! Accettare la regola del
« è giusto ciò che è in sintonia con la
natura » vuol dire dare sempre ragione, a posteriori, al vincente, al più
forte. Se nella savana il leone riesce
ad agguantare la gazzella e a sbranarla, è nel giusto lui, perché quella
gazzella era più debole delle altre, correva più lentamente, andava selezionata; se il leone non ce la fa, ha ragione la gazzella: il leone è troppo debole o è diventato vecchio, deve essere selezionato, morirà di fame. E se
noi ci intromettiamo, commettiamo in
ogni caso qualcosa contro natura. Lo
stesso vale per la nostra giungla umana. Se noi in una rigida mattina d’inverno vediamo un vagabondo che soffre il freddo, gli compriamo un capprotto e glielo diamo, commettiamo un gesto contro natura perché quell’uomo
era un « selezionato » o perché debole
nella società, o perché figlio di deboli:
doveva morire, come infatti ne abbiamo lasciati morire alcune centinaia
i’inverno scorso! Quando spediamo le
nostre elemosine in Africa, commettiamo un gesto contro natura (molto piccolino, per la verità...) perché gli...
umanoidi che nascono nel terzo mondo
sono dei selezionati: sono i figli dei
perdenti, le loro società si sono sviluppate nella storia più lentamente di
quelle europee, che alla fine le ha
potute aggredire e sbranare, nei se
coii del colonialismo, delle loro ricchezze naturali, lasciandole moribonde.
A questo punto è proprio il caso
di dire a gran voce, come il noto slogan omosessuale « Lotta dura contro
natura »: il credente per primo è in
ogni suo gesto e sua azione un « invertito » rispetto alia natura, quando
le mani che gli sono state date per
procurarsi il cibo le usa per procurarlo
al prossimo più debole. Tutto questo è
chiaro come il sole per tutti quanti:
se poi non lo accettiamo anche nell’ambito dei rapporti sessuali, è solo
per nostre convinzioni morali. Del resto se la sessualità è usata in senso
naturale solo in relazione alla procreazione, dovremmo esercitarla solo a
tal fine, due o tre volte in tutta la
nostra vita e poi basta; tutti i mezzi e
le precauzioni antifecondative sono
« contro natura ». Trovo poi un pochino
egoista il pensiero di un lettore del
nostro settimanale che ha più o meno
scritto qualche settimana fa che gli
omosessuali devono essere incoraggiati con amore a dimenticare questo
loro problema o queste loro tendenze,
dedicandosi a nobili interessi o ad
hobbies distraenti: come? Noi eterosessuali, credenti o no, ci difendiamc
bene il nostro diritto di amare e far
l’amore con i nostri e le nostre parl:ners e loro invece si devono dare alla
filatelia? Penso ohe il paradigma di
lettura di questo fenomeno debba es
sere quello deH’amore come valora
contrapposto alla violenza. Chi si trova ad avere, per cause di cui in questo momento non voglio (né saprei)
occuparmi, una natura omosessuale
cerchi di vivere la sua condizione senza fare violenza al suo prossimo e
senza riceverne dagli altri e non sarebbe male che noi eterosessuali ci
facessimo un bell’esame di coscienz.i
per capire fino a che punto abbiamo
saputo vivere la nostra sessualità alla luce dell’amore e non a quella della
violenza, nelle mille sottili possibili
forme (Matteo 7: 3).
Alberto Romussi, Amburgo
Pace, programma di vita
(segue da pag. 1)
risultati: negativi, in genere,
sulla questione del disarmo i
paesi occidentali, positivi invece quelli dell’Est! Ma anche su
questo dovremo ritornare.
Vorrei riprendere, concludendo, le osservazioni di Gonzales
Quando il nostro gruppo anda
va in pullman a Stoccolma in
molti villaggi o città la popola
zione ci attendeva per salutarci
Tra tutti i paesi, uno in partico
lare credo che non lo dimenticherò mai, anche se non ne so
il nome. Ci hanno pregato di
passare da loro, costringendoci
ad una deviazione. La popolazione intera era sulla piazza ad
attenderci. In prima fila una serie di handicappati, poi i bambini delle scuole -elementari, e
dietro tutti gli altri. In tutto
3-400 persone.’- Sui loro volti una
grande speranza: sapevano qua
le era lo scopo della nostra missione. Per loro andavamo a chie dere la pace, il disarmo, la giustizia. Per loro chiedevamo un
mondo senza angoscia di guerra, di distruzione di massa; un
mondo nel quale sia possibile
allevare figli, costruire case, coltivare campi e lavorare in fabbrica senza l’angoscia del domani, del ricatto atomico. Tra
loro ho notato anche bambini
ed adolescenti di colore, rifugiati o profughi, oppure adottati, non so, ma certo segno di
una concreta solidarietà nella
quale già oggi si può vivere; indicazione di quella che può essere l’umanità del domani. ^
pace non è, forse, un istinto innato dell’uomo, ma può essere
il frutto di un’educazione e diventare il programma della nostra vita.
Luciano Deodato
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(dalla rivista del Consiglio Ecumenico One world)
3
7 giugno 1985
fede e cultura 3
L’ULTIMO LIBRO DI PADRE BALDUCCI
UNA TESTIMONIANZA DA COMISO
L'uomo planetario
La nascita deH’uomo nuovo passa per il Golgotha: la centralità di
Gesù nella fede di un uomo che confessa Cristo « all’aria aperta »
In carcere
per la pace
« Quando sento ripetere che il
messaggio di Gesù è universale
perché egli è il Logos nel quale,
dal quale e per il quale tutte le
cose sono state create, una specie di immenso sbadiglio mi sale dal profondo, come dinanzi ad
una verità resa vacua dall’abuso.
Ma quando rifletto in silenzio sui
gesti concreti con cui egli, mettendosi contro gli uomini della
religione e del potere, andò incontro ai poveri, ai miti, agli afflitti, ai perseguitati, è come se
scorgessi nel buio un sentiero di
luce, il sentiero che ancora oggi
discende alla profondità degli inferi dove il senso e il non senso,
la vita e la morte, l’amore e l’odio si confrontano. Qui tutte le
identità perdono di senso per lasciar posto all’unica che ciascuno è in grado di dare a se stesso,
al di fuori di ogni eredità, semplicemente con l’assumersi o col
rigettare le responsabilità del futuro del mondo ».
E’ questo, in sintesi, il messaggio dell’ultimo libro di Ernesto
Balducci 1, uscito in onesti giorni.
L'autore è figlio di una città
— Firenze — che negli ultimi decenni ha dato alla cattolicità italiana non poche intelligenze vive
e non conformiste. Da un buon
trentennio Balducci è una voce
libera — caso non frequentissimo nel panorama religioso italiano — sia nei confronti della
cultura accademica, a cominciare
da quella teologica, sia nei confronti di una « ragion di Chiesa »
troppo presto identificata con
quelle dell’istituzione ecclesiastica c del potere religioso. Da trent’anni Balducci è in cammino, e
non si è ancora fermato. Non essendo uomo del sistema, non
ama neppure le sistemazioni:
egli esce dagli accampamenti
piuttosto che trovarvi riparo. Ha
lavorato e lavora, con la parola
più ancora che con la scrittura,
con tenacia e sasacia, per rendere la testimonianza cristiana
(non a caso la rivista da lui fondata nel 1958 si chiama « Testimonianze ») pari alle sfide della
fase storica che l’umanità sta vivendo sulla soglia del terzo millennio.
L’obiettivo è duplice: da un
lato dilatare la coscienza dei cristiani così che diventi planetaria,
pungolando la fede a valicare i
confini abituali, a nercorrere sentieri sconosciuti, ad avanzare verso terre nromesse ma inesplorate; dall’altro scuotere la coscienza dei cristiani così da renderla
consapevole delle varie servitù
ideologiche e sociologiche cui
soggiace, liberando la fede dalla
(apparente) neutralità di chi si
proclama e ritiene al di sopra
delle parti e infondendole il coraggio di rivivere costantemente,
nel mutare dehe situazioni storiche e dei contesti culturali, il rovesciamento evangelico dei valori e delle posizioni, per cui gii ul timi diventano primi, e i orimi
ultimi. Il traguardo ■— ancora
lontano — di questo lungo itinerario è la genesi dell’uomo planetario, l’uomo cioè che superando, senza rinnegarle, le sue vecchie identità confessionali, etniche e culturali, le inveri in una
nuova comprensione di sé e degli altri tale da consentirgli di
vivere su tutta la terra « come
cittadino di una sola città », in
vista di « una civiltà in cui il cittadino del Villaggio Terra sia capace di affrontare contemporaneamente il problema della sopravvivenza del genere umano e
quello della definizione di comportamenti che garantiscano una
nuova creatività morale e sociale ». La civiltà deH’uomo planetario non potrà non essere una civiltà della pace. Ma appunto: la
genesi di una coscienza planetaria ne è la condizione preliminare.
Nel suo libro, che raccoglie una
serie di saggi apparsi in tempi
recenti su « Testimonianze », Bal
CONFERENZA DI TULLIO VINAY
Utopia evangelica
LA SPEZIA — Tullio Vinay
è stato invitato nella sua città
natale in occasione della pubblicazione, da parte della Claudiana, dei suoi scritti e discorsi al Senato.
L’utopia evangelica di Vinay è
stata paragonata da Cesare De
Michelis — invitato dal « Centro Evangelico » a presentare il
volume — a quella di un gruppo di « evangelici liberi » che
nella « nuova Unione dei Soviet »
vagheggiò una repubblica al tempo stesso evangelica e socialista. « L’eccedenza utopica » della prassi dei grandi profeti e riformatori religiosi, rilevata da
Ernst Bloch, è ricuperata in una
chiara prospettiva cristologica
da Vinay : « Sul vecchio — egli
osserva — non si costruisce
nulla di solido; su questo ’nuovo’ che è Cristo tutte le possibilità sono aperte, si può attendere un ’mondo nuovo’, non fabbricato dalle nostre deboli mani, ma donato la lui» (p. 228).
Ed è per questo che il « senatore Vinay», come ha ricordato
un senatore comunista presente
per l’occasione, ha saputo conservare, nel corso delLe due legislature, una «doppia indipendenza»: nei confronti del P.C.I.
che lo ha eletto e nell’ambito
della « Sinistra Indipendente »,
alla quale Vinay si era iscritto.
Osserva il sen. Anderlini, nella prefazione: «Il suo discorso
sulla necessità di istituire accanto al Ministero della Difesa
il Ministero della Pace resta ancor oggi, nella memoria del Senato, un momento da non dimenticare, come resta tra le cose significative di Palazzo Madama la motivazione del suo
voto contrario, unico nella assemblea, agli stanziamenti per
l’aumento delle spese per gli armamenti nel ’77 ».
Vi è dunque, nella testimonianza evangelica di Tullio Vinay, una unica passione evangelizzatrice : dalla costruzione
di Agape, al duro lavoro di Blesi, agli interventi « sui generis »
in Senato.
Di questa « passione » per l’Evangelo, non disgiunta da un necessario rigore etico, siamo riconoscenti al Signore; e facciamo nostre le parole conclusive
del fratello Tullio Vinay: «Viene! Quando? Non lo sappiamo.
Viene! Come? Non lo sappiamo.
Viene! Cosa accadrà dopo? Dio
lo sa. E questo ci basta. Lo abbiamo atteso, non ne saremo
delusi. Egli è fedele. Vieni, Signore Gesù! Dall’oriente all’occidente, dal settentrione al mezzogiorno ti attendiamo e senza
dirlo ti attendono tutti quelli
che soffrono. Evviva!». - E. S.
ducei passa in rasseena le maggiori confessioni cristiane e le
grandi religioni mondiali, interrogandosi sul loro futuro. Le nagine dedicate al protestantesimo,
benché necessariamente stringate, sono bene informate sul piano
storico e bene isnirate sul niano
ecumenico. Forse qualche carola in più poteva essere spesa per
illustrare le ragioni profonde della fede protestante, che qui da
noi è troppo spesso e troppo facilmente assimilata a un fatto di
cultura. Ma l’interesse di Balducci si concentra sul futuro più che
suH’origine e sulla natura dei fenomeni confessionali e religiosi.
Del resto egli conclude il suo saggio sul protestantesimo come meglio non potrebbe, cioè cariando
del sola fìdes — come per dire
che il futuro del crotestantesimo
sta nella riaffermazione non solo
declamata, ma vissuta di quel
sola fides che nel 16» secolo gli
diede origine e che si ricropone
con rinnovata attualità in una
stagione come la nostra in cui
« le diverse confessioni sono costrette a tornare, cer così dire,
all’anno zero della fede e cioè
a rimisurarsi in modo diretto
sulla Parola evangelica e sulla
pelle dell’uomo vivo ».
Uomo di frontiera
Uomo di frontiera e di dialogo, Balducci non si mimetizza
come credente. Il libro poggia su
una robusta e costante meditazione di fede e si chiude o mealio
dischiude su una anerta coiifessione di fede in Gesù Cristo,
vero uomo clanetario.
« E’ vicino il giorno in cui si
comprenderà che Gesù di Nazareth non intese aggiungere una
nuova religione a quelle esistenti, ma, al contrario, volle abbattere tutte le barriere che impediscono all'uomo di essere fratello
all’uomo e specialmente all'uomo
più diverso, più disprezzato. Egli
disse: quando sarò sollevato da
terra trarrò tutti a me. Non prima, dunque, ma proprio nel momento in cui, sollevato sulla croce, egli entrò in agonia ed emise
il suo spirito, spogliato di tutte le
determinazioni... E’ in questo annientamento per amore la definizione di Gesù, uomo planetario... Perfino il suo Dio l’aveva
abbandonato nel momento in
cui, scivolato nell’oceano della
morte, divenne per sempre il fratello di tutti i disperati. La sua
universalità va riposta qui... ».
La nuova genesi, la nascita dell’uomo planetario, cassa attraverso il Golaotha: l’uomo clanetario reca il segno dei chiodi.
La dilatazione della coscienza
cristiana, l’abbandono delle vecchie identità particolari, la liberazione della fede dagli involucri istituzionali e dottrinali in
cui per secoli è stata custodita,
sono tutte operazioni saldamente ancorate nell’opera e nella
persona vivente del Cristo storico, testimoniato dagli evangeli.
L’uomo planetario è l’uomo giunto « all’altezza della statura perfetta di Cristo» (Efesini 4:13).
Balducci allarga gli orizzonti ma
non perde di vista Gesù. Anzi,
Gesù diventa finalmente centrale e la fede adulta promossa da
Balducci non è altro che confessione del Cristo. Soltanto che
Balducci — per riprendere una
espressione cara a Leonhard Ragaz — ama confessare Cristo
« all’aria aperta » — fuori da tutte le sacrestie.
Paolo Ricca
Il 18 aprile, presso la Corte
d’Appello di Catania, si è svolto
il processo di secondo grado delle 12 donne, di cui 11 straniere,
accusate di blocco stradale per
le manifestazioni davanti alla base missilistica di Comiso nel marzo 1983.
Il processo di primo grado, a
Ragusa, si era chiuso — come
abbiamo riferito a suo tempo —
con il riconoscimento dell’alto
valore sociale della loro azione,
e con la derubricazione del reato
da « blocco stradale » a « violenza contro privati » e la condanna perciò delle imputate ad una
pena minima, considerata da
molti giornali « una quasi assoluzione » (20 giorni di carcere
commutabili in L. 500 mila di
multa). Contro la sentenza si era
appellata sia l’accusa (per il mancato riconoscimento di "blocco”)
sia la difesa (perché il loro gesto
era stato considerato « violenza
contro privati » e tale qualifica
era considerata dalle imputate
« offensiva », essendo esse tutte i< non-violente »).
* * *
Al processo d’appello di Catania erano presenti 4 delle imputate: 2 dall’Inghilterra, 1 dall’Olanda e Anna Luisa Leonardi
L’Abate, venuta al processo in
stato di fermo in Quanto di nuovo incarcerata per un altro blocco, fatto durante la Via Crucis di
Pasqua. La Corte ha confermato
la sentenza di primo grado (20
giorni di carcere), escludendo solo la commutazione in pena pecuniaria. Finito il processo Anna
Luisa è stata di nuovo tradotta in
carcere insieme ai pacifisti Lorenzo Porta e Marco Ciarmoh
che avevano fatto con lei il blocco di Pasqua.
Il racconto
I due pacifisti, Lorenzo Porta
e Marco Ciarmoli, così raccontano il « blocco » del sabato santo
a Comiso, nella loro dichiarazione di appello, presentata il
15 .aprile;
ROMA
’ Ebnesto Balducci, L’uomo planetario, Camunia Editrice, Brescia
1985, pp. 204, lire 16.500.
Anti-apartheid
(nev) — La Giunta della Federazione delle chiese evangeliche
in Italia (FCEI) ha inviato il 14
maggio scorso il seguente telegramma all’ambasciata del Sud
Africa.
«La Giunta della Federazione
Chiese Evangeliche in Italia esaminata con attenzione la politica
di apartheid perpetrata dal governo del Sud Africa, esprime
profondo sdegno per questo tipo di politica, protesta con forza
contro la disumana repressione
di cui soffre la maggioranza della popolazione, chiede l’annullamento del processo contro i leaders dell’United Démocratie
Front e la loro immediata scarcerazione ».
Contemporaneamente la Giunta della FCEI ha inviato un messaggio di solidarietà all’United
Démocratie Front (Fronte Democratico Unito) che riunisce
circa 700 gruppi laici e religiosi
nelle regioni più importanti del
paese.
Il Comitato esecutivo dell’Unione cristiana evangelica battista d’Italia (UCEBI) ha approvato il 10 maggio due mozioni,
una di protesta contro rapar-,
theid, che è stata inviata all’ambasciata sudafricana e una contenente un messaggio di solidarietà airUnited Démocratie
Front.
« Siamo stati arrestati il giorno 8 anrile — lunedì dell’Angelo — davanti alla base missilistica di Comiso, mentre realizzavamo un blocco vitale e reale
dei cancelli principali. La nostra
iniziativa è maturata nel cuore
della Via Crucis, svoltasi il sabato santo a Comiso diretta verso
la base missilistica, organizzata
da alcune comunità cristiane di
base, Agesci, e Pax Christi.
Quando siamo giunti all'ultima
stazione, quella della morte di
Gesù, vedevamo il traffico di entrata e uscita di questa base della morte scorrere regolarmente.
Anna Luisa Leonardi L’Abate del
M.I.R., molto attiva a Comiso,
si è diretta verso i cancelli e non
si è sentita di proseguire verso
la stazione successiva, quella della resurrezione. "Non si può risorgere finché ci saranno le basi
della morte” ».
Alcune riflessioni
Dopo il processo di appello
di cui abbiamo parlato, Anna
Luisa Leonardi L’Abate ha scritto una lunga lettera con le sue
riflessioni, dalla Casa Circondariale di Catania, dove era rimasta rinchiusa fino a domenica 12
maggio, quando ha accolto la libertà provvisoria. Riferiamo alcune considerazioni che ci sembrano più significative.
« ...Stamattina, superate certe
emozioni, mi par di capire alcune cose: 1) Non ho svolto bene
il mio compito che era quello
appunto di scuotere dal torpore
(dovuto anche al ruolo sicuro)
i giudici, facendo rilucere ai loro occhi la figura di (tristo e
quanto Lui, come i profeti, ci han
detto sulla giustizia divina... ».
« ...Quello che mi ha dato un
do’ d’angoscia, ieri sera, come
una piccola trafittura, è stato il
considerare che ora abbiamo la
"patente di violenti” ».
«...Ma poi, questa mattina, alla luce del giorno la cosa mi è
sembrata molto chiara: è logico
che i non-violenti siano chiamati violenti come Socrate e Cristo
sono stati condannati in fondo,
per « vilipendio alla religione di
stato ». Allora, in questa luce,
questa macchia mi appare come
una « medaglia » di cui dobbiamo andare fieri — il riconoscimento che abbiamo colpito nel
segno. Meglio assai questo che
una assoluzione che avrebbe significato nient’altro che riconoscerci innocue, ragazzine da lasciare giocare al muro di gomma, che fa male da morire, perché obbliga ad alzare il tiro alle
volte al di là delle proprie capacità ».
« ...dovevo saperlo che la strada che ho scelto si rivela quella
vera proprio nella pena. E per
me che ho sempre niù fede nel
Signore di ogni cosa non c’è
dubbio che alla fine i valori prevarranno: "la terra sarà piena
della conoscenza di Dio come le
acque coprono il medesimo mare” (Isaia 11; 9)... “Ma infine in
noi sarà infuso uno spirito dall’alto; allora il deserto diventerà
giardino... nel deserto prenderà
dimora il diritto e la giustizia regnerà nel giardino. Effetto della
giustizia sarà la pace, frutto del
diritto una perenne sicurezza...
Beati voi! Seminerete in riva a
tutti i ruscelli e lascerete in
libertà buoi e asini” (Isaia 32:
15-19) ».
Chiudiamo queste note cor
l’espressione di riconoscenza ad
Anna Luisa e agli altri pacifisti,
perché hanno portato per noi il
peso di una testimonianza che la
nostra « ragionevolezza » ci impedisce di dare.
Alfredo Sonelli
4
4 vita delle chiese
7 giugno 1985
DIBATTITO
Matrimoni
interconfessionali
FERRERÒ — Molti anni sono
trascorsi dal tempo in cui i matrimoni tra persone di diversa
confessione erano considerati
tema di scandalo oppure oggetto di una dura scomunica. Molti
passi sono stati compiuti, alle
Valli, verso una reciproca accettazione, ma questo ammorbidimento non ha eliminato tutti
i problemi. In modo particolare,
per là parte valdese, i concistori, investiti dal Sinodo ’71 di particolari competenze su questa
complessa materia, si sono sempre trovati tra rincudine e il
martello : da un lato, il desiderio di non imporre dall’alto decisioni emarginanti e, dal lato
opposto, la necessità di essere
coerenti con l’impostazione teologica della propria chiesa.
Consapevole di queste difficoltà e di altre ancora, legate a
questi nuovi rapporti ecumenici, il concistoro di Massello ha
voluto discuterne consultando
il pastore Bruno Bostagno, in
un incontro a Ferrerò; l’esiguo
numero di partecipanti non ha
impedito uno scambio di informazioni molto utile.
Ogni coppia — è stato detto —
si presenta come un caso a sé,
tuttavia è necessario adottare
schemi di matrimoni interconfessionali per quanto è possibile
univoci e concordati con la parte cattolica. E’ anche urgente
che il Sinodo riprenda in esame
la questione, che ora viene trattata soltanto a livello di singole
persone. L’esigenza di maggiore chiarezza non esclude l’accoglienza fraterna che ogni chiesa
può riservare a chi si trova in
questa particolare situazione.
Non si può neppure affermare
che un matrimonio interconfessionale sia necessariamente causa di allontanamento dalla propria chiesa: in molti casi si è
rivelato un’occasione di ripensamento e di verifica, im’autentica
riscoperta di una dimensione di
fede. L. V.
I CIRCUITO
Incontro
Scuole
Domenicali
Una riflessione sui profughi,
una colletta destinata al fondo
di solidarietà del giornale, sono
stati i momenti «seri» dell’incontro delle Scuole domenicali
della Val Pellice, che si è tenuto a Rorà domenica 12 maggio,
rappresentate tutte le comunità, ad eccezione di Villar Pellice.
Molti bambini (più di 150),
molti giochi, molta allegra confusione nell’Arca di Noè (i partecipanti erano stati invitati a
« giocare all’Arca » ; c’erano gruppi di conigli, di felini, di farfalle, ecc.), e la pioggia ci ha risparmiati per alcune ore, dopo
una settimana di maltempo.
Un ringraziamento ai partecipanti, a monitori e monitrici
(anche per la preparazione di
maschere e torte), a Franco Taglierò che ha animato la giornata con molta pazienza e, apparentemente, senza stancarsi,
alla comunità ospitante.
INIZIATIVA SULLA PACE
Perplessi,
non disperati
« Siamo perplessi ma non disperati», sotto il segno di queste parole tratte dalla 2“ lettera
ai Corinzi 3: 8 si svolge a Torre Pellice nei giorni 22-23 giugno in piazza Muston la seconda edizione della « due giorni per la pace ». Questa manifestazione vuole essere un ulteriore momento per stare assieme, confrontarsi e discutere
sulle piccole e grandi tematiche
della pace. Viceversa un momento di predicazione e di testimonianza della chiesa di Torre Pellice. Diamo un quadro del
programma non ancora definitivo nei particolari.
Sabato - ore 11: Culto presieduto dal past. B. Bostagno ;
ore 16.30 : « La rosa canina »,
spettacolo teatrale del Gruppo
Giovani di Torre Pellice ; ore
17.30: Tavola rotonda (autodeterminazione dei popoli dell’America latina o logica delle super potenze); ore 21: lOCf - la
pace come tramonto: da un’idea
teatrale di A. Corsani - P. Cerrato.
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Gemellaggio con Mont-sur-Rolle
PERRERO-MANIGLIA — Il
giorno di Pentecoste la comunità ha ricevuto la visita della corale municipale di Mont-surRolle.
Il culto in francese con S. Cena è stato presieduto dal pastore Rosselet, che ha predicato
sul tema della libertà a partire
dal testo di Giovanni 8: 31-36.
La corale di Ferrerò e la corale di Mont-sur-Rolle, che hanno cantato insieme nel corso del
culto, si sono anche ritrovate
per il pranzo nei locali comunitari, nel corso del quale si sono
avute simpatiche manifestazioni
di amicizia.
Alcuni membri della corale
svizzera erano già noti, in quanto membri della comimità evangelica di Bolle, gemellata con la
comunità di Perrero-Maniglia.
Nel pomeriggio si è svolto nel
tempio di Maniglia il concerto,
offerto dalla corale di Mont-surRolle, in favore del progetto di
ristrutturazione dell’Asilo di S.
Germano. Un folto pubblico ha
ascoltato con piacere canti di
carattere popolare eseguiti con
spirito e professionalità.
L’incontro si è concluso con
dolci e bibite sul piazzale del
tempio, che offre uno splendido
colpo d’occhio sul paesaggio circostante.
Gioia e
dolore
POMARETTO — Due famiglie sono nella gioia per la venuta al mondo di due bambini: sono le famiglie Gardiol Emilio e
Nicoletta Binelli allietate dalla
venuta di Marco e Tron Valdo
e Odetta Peyronel per la venuta
di Massimo. A questi due neonati ed ai rispettivi genitori gli
auguri della comunità tutta.
Purtroppo ancora un lutto nella nostra comunità. E’ deceduto
improvvisamente nella sua abitazione in Pomaretto il nostro
fratello Micol Eugenio. Al cugino Emilio (in Svizzera) la simpatia cristiana della comunità.
RIFUGIO RE CARLO ALBERTO
Lusema San Giovanni
AVVISO D'ASTA
Il giorno 17 giugno 1985 alle ore 14.30 si procederà alla
vendita ai pubblici incanti, con il metodo della candela vergine, dei seguenti lotti di terreni ubicati nel Comune di
Cavour:
Lotto n. 1: mq. 49.205 — prezzo a base d’asta L. 220.000.000
Lotto n. 2: mq. 7.882 — prezzo a base d’asta L. 28.000.000
Lotto n. 3: mq. 22.417 — prezzo a base d’asta L. 100.000.000
Per ulteriori notizie rivolgersi presso )a Sede dell’Ente:
Rifugio Re Carlo Alberto località Musset n. 1 - 10062 Luserna San Giovanni, nei giorni di lunedì, mercoledì e venerdì
dalle ore 9 alle ore 12.
L’avviso d’Asta è in pubblicazione negli Albi Pretori dei
Comuni di: Torre Pellice, Luserna San Giovanni, Bricherasio, Bibiana, Bagnolo Piemonte, Saluzzo, Campigliene Fenile, Cavour, Osasco, Pinerolo, Vigono, Villafranca P.te, Barge, Moretta, Lusernetta, Cantalupa, Macello.
Luserna San Giovanni, li l” giugno 1985.
IL PRESIDENTE
Pastore Alberto Taccia
Attenzione per il
lavoro del
Servizio Cristiano
VILLAR PERO SA — Mauro
Long ha iniziato la sua attività
con il nuovo gruppo che continuerà il lavoro del Servizio Cristiano di Riesi; egli è ora anche
membro della locale chiesa valdese. Per la chiesa di Villar Perosa ci sarà un motivo in più
per interessarsi del Servizio Cristiano, seguendo Mauro nella
sua attività.
• Il 12 maggio è stata battezzata Federica, di Ivano Coucourde e Loretta Comia. Nello
stesso pomeriggio si è svolto il
bazar, che ha dato un ottimo risultato ; un ringraziamento a
tutte le sorelle che harmo collaborato.
• Nel culto di Pentecoste vi è
stato rinsediamento di un nuovo anziano, la sorella Laura Bouchard. Un gruppo di 90 persone
da Rohrbach ha visitato le valli
ed è stato in parte ospitato nel
convitto-foresteria.
• La partenza per il soggiorno comunitario a Vallecrosia è
fissata per le 7,45 del 15 giugno
dal Convitto.
rina Zoppi e Marina Bertin che
qui ringraziamo.
Agape
fraterna
Solidarietà
MASSEXiLO — La comunità
esprime la sua solidarietà ai parenti di Eugenio Micol di Massello, i cui funerali si sono svolti il 28 maggio a Pomaretto.
Incontro scuole
domenicali
ANGROGNA — Con la partecipazione delle scuole domenicali di Bergamo e Pinerolo
abbiamo vissuto il culto organizzato dalla nostra scuola domenicale, domenica scorsa, con
grande gioia. L’incontro è proseguito nella Sala, con una polentata, giochi e visione del ’’videotape” realizzato dai bambini.
Domenica 9, in occasione della
Conferenza Distrettuale, il culto
al Serre sarà presieduto da Ma
Domenica - ore 10 : Laboratori di discussione:
— Industria bellica;
— Obiezione fiscale;
— Energia nucleare.
Ore 15.30: gruppo musicale I
Discanto; ore 16.30: predicazione e messaggi vari, canti evangelici; ore 17.30: tavola rotonda: E’ possibile parlare di riconversione deH’industria bellica? Ore 21 : Serata musicale.
Inoltre servizi ristoro e bar
continuo.
Segnaliamo due altre iniziative : lotteria con numerosi premi; mercatino delle pulci. Coloro che sono in possesso di piccoli oggetti possono telefonare
al 91.983, oppure al 91.608: l’organizzazione ritirerà tutto al più
presto.
PRAROSTINO — Quest’anno l’Unione Femminile e la Corale di Prarostino hanno avuto
un motivo in più per terminare
con un’agape fraterna, anche se
in date diverse: esprimere riconoscenza e affetto alla signora
Ruth Tourn che ne ha guidato
l’attività in questi ultimi anni.
Naturalmente tutta la comunità saluterà i coniugi Tourn
prima della partenza al termine del loro servizio a Prarostino; ma più che un saluto, queste riuscitissime giornate sono
state per molte famiglie impegnate nell’attività dell’Unione
Femminile e della Corale l’occasione per ritrovare la gioia nella
vita comunitaria e nel servizio,
gioia che il canto corale appunto, esprime così bene.
Trombettieri
di Karlsruhe
VILLAR PELLICE — Con
Pentecoste, la Scuola Domenicale ha terminato la sua attività
partecipando al culto col canto di alcuni inni, preparati sotto
la guida di Lidia Frache.
In quell’occasione abbiamo
anche salutato un gruppo di
trombettieri di Karlsruhe, i
quali, oltre ad eseguire alcuni
brani musicali, hanno accompagnato i nostri inni con le trombe. Ringraziamo vivamente gli
uni e gli altri per il loro apprezzato apporto.
• Sabato pomeriggio 25 maggio s’è svolto il funerale del decano degli ospiti della Casa
« Miramonti» : il fratello Monti
Giovanni Battista di 92 anni.
Apparteneva alla Chiesa dei Fratelli (Via Virle - Torino) ed insieme alla sua compagna aveva
scelto circa due anni e mezzo fa
di venire a trascorrere in mezzo
a noi gli ultimi anni della sua
esistenza terrena. Alla Signora
Fiorina, ai figli ed a tutti i familiari rinnoviamo la simpatia
cristiana di tutta la chiesa.
Sabato 15 giugno
n MINORANZE
IN NICARAGUA
TORRE PELLICE — Alle ore 20.30
presso la sala Unionista (via Beckwith),
l’Eoo delle Valli Valdesi organizza un
dibattito pubblico su: « Nicaragua: iminoranze etniche e governo sandinista.
attualità e prospettive ».
Interverranno: lavo Burat, segretario
per l'Italia deirAIDLCM ( Ass.ne per
la difesa della lingua e delle culture
minacciate) e direttore della rivista
Etnie; Enrico Costantino e Tiziana Piovesana, autori di ricerche in Nicaragua.
Introduce il past. Platone.
Verrà proiettato, all'inizio, un audiovisivo dal titolo: « Religione e minoranze etniche in Nicaragua ».
Verrà messo a disposizione del pubblico materiale informativo. Segue dibattito.
BORA’
Sabato 8 giugno
Domenica 9 giugno
CONFERENZA
DEL 1» DISTRETTO
La Conferenza Distrettuale è convocala presso
la Chiesa di Rorà per le
ore 9 dei sabato 8 giugno.
La Conferenza proseguirà anche nella giornata di domenica secondo
gli orari che saranno stabiliti.
Alle ore 11 avrà luogo
il culto con la comunità di
Rorà e la celebrazione
della Santa Cena, predicatore Claudio Tron.
Ai lavori della Conferenza
possono assistere tutti i mem
bri di chiesa.
La C.E.D.
AVVISO PARTECIPANTI
CONFERENZA
Il gruppo che organizza i pranzi durante la Conferenza Distrettuale del 1° Distretto comunica
che il costo del pranzo previsto
per sabato 8 giugno, alle ore
12,30, sarà di L. 7.000; per la domenica, di L. 10.000. I pasti saranno dati con precedenza ai
membri della Conferenza stessa.
Un banco di libri sarà allestito nel tempio.
Un bazar, organizzato dalla
F.F.V.M. e dalle Unioni Femminili del Distretto, funzionerà domenica davanti al Tempio, o, in
caso di maltempo, nella saletta
adiacente al presbiterio.
Il ricavato sarà devoluto all’Ospedale di Torre Pellice e all’Asilo di S. Germano.
5
r
7 giugno 1985
vita delle chiese 5
INTERVISTA A UN GRUPPO COMUNITARIO
AD ASSISI
Sardegna,
un posto per restare
No, il titolo non è una civetta
turistica. A Cagliari un gruppetto
ha deciso un’esperienza comunitaria, Questo è il veloce resoconto di alcune chiacchierate avute
con loro.
— Quando è cominciata «l’avventura »?
— Ci siamo stabiliti qui nel luglio ’84, ma naturalmente si era
cominciato a pensarci prima.
— Quando e come?
— Qualcuno fra noi si conosceva già, dal Campo Sardegna,
dagli incontri della Federazione
giovanile ecc, In questi luoghi la
convivenza dura al massimo 15
giorni ed è una scelta di ciascuno. Anche il servizio nelle aree
terremotate — a Monteforte Irpino, dove tre di noi hanno lavorato come volontari — fu una
scelta, ma la convivenza era ben
più lunga; e per quanto anch’essa liberamente decisa, di fatto
era anche obbligata. Ci siamo
chiesti se volevamo prolungare
i momenti di vita insieme, sia
oltre un breve campo, sia oltre
l’emergenza, passando da una
scadenza limitata a un arco più
ampio.
— Ci sono altre ragioni?
— Almeno un’altra. Stabilirci
in Sardegna è tutt’altro che fortuito. Vorremmo palesare la nostra fede in questa parte d’Italia
per una ragione che ci pare importante: l’Isola è un luogo che
dopo gli studi viene spesso abbandonato in cerca di lavoro sul
continente. Tornare qui ci appare invece come lavorare in un posto di frontiera, anche (e forse
specialmente) in quanto evangelici. Infatti non è o non dovrebbe essere automatico operare
solo sul continente, nei punti
per così dire classici del protestantesimo italiano.
— Quanti siete e come vivete?
— Siamo cinque: una coppia
sposata più una dorma e due uomini. Tre sono sardi, una viene
da Roma e uno dal Piemonte.
Età 21-32 anni. Siamo tutti evangelici (4 battisti e 1 valdese, per
quanto queste distinzioni possono contare) e ci manteniamo col
nostro lavoro, insegnamento o
altro. Siamo tutti laureati o quasi (ingegneria elettronica, pedagogia, filosofìa, veterinaria, lettere).
— Cosa fate? Che rapporti avete con la chiesa battista di Cagliari? Chi ruota intorno a voi?
— Facciamo parte della FGEI,
in campo locale e nazionale. Come singoli siamo occupati in più
direzioni: comitato pace, attività
politica, contro l’emarginazione
degli handicappati e così via.
Con la chiesa di Cagliari non si
può parlare di « rapporto », perché vi partecipiamo attivamente, anche con responsabilità dirette. Il gruppo FGEI si raduna
nella chiesa stessa. Cerchiamo
di essere sensibili ai problemi
della comunità locale, e altrettanto a livello nazionale. Intorno
a noi circola un certo numero di
COMUNICATO
La Tavola Valdese proclama la vacanza della Chiesa Valdese di Como a partire dal 26 maggio 1985. La designazione
del nuovo pastore dovrà avvenire entro il 26 agosto 1985 in
base agli articoli 12, 13 e 14 del B.O. 4.
Roma, 30 maggio 1985
La Tavola Valdese
altra gente, per lo più giovani,
evangelici e non, partecipi o interessati alla nostra esperienza.
— Difficoltà, impressioni, previsioni?
— Pensiamo di ritenerci per
ora abbastanza soddisfatti, poiché non avevamo attese superiori a quanto abbiamo realizzato.
I nostri obiettivi immediati erano minimi: avviare o continuare un tentativo comunitario in
un contesto ecclesiastico e sociale. Così è per le prospettive: non
pensiamo a emanare proclami o
a proporci come modelli di
scelte. Vogliamo vivere con discrezione. Le difficoltà sono quelle comuni a ogni convivenza simile alla nostra, o a ogni convivenza in generale. Per esempio
non poter fare o prendere parte
a più cose di quelle che facciamo. E poi i normali inconvenienti pratici del vivere in comune,
causati daH’individualismo o dai
diversi caratteri e personalità:
come accade nei rapporti di coppia, che non sono sempre sorridenti. Ma non vorremmo dimenticare Filippesi 2: « Se è vero che Cristo vi chiama ad agire, se l’amore vi dà qualche conforto, se lo Spirito Santo vi unisce, se è vero che tra voi c’è
affetto e comprensione... abbiate
gli stessi sentimenti e un medesimo amore. Siate concordi e
unanimi. Non fate nulla per invidia e vanto; anzi, con grande
umiltà, stimate gli altri migliori di voi. Badate agli interessi
degli altri e non soltanto ai vostri ».
La Sardegna non è dunque
solo un posto da abbandonare,
ma anche una terra per andarci. Come ha detto uno del gruppo con un’affermazione bellissima: « Dalla Sardegna non si parte soltanto; si può anche arrivare ».
Renzo Turinetto
Luterani in Italia:
sinodo
e seminario
(nev) — Il Sinodo della Chiesa
evangelica luterana in Italia
(CELI) si è riunito quest’anno
ad Assisi dal 10 al 13 maggio in
una nuova forma. Per un giorno
e mezzo il Sinodo si è allargato
per comprendere un « seminario
della comunità », che ha offerto
un « corso per principianti di
cura d’anime » diretto dal past.
Halberstadt di Hannover. Con
esercizi pratici i 65 partecipanti
hanno potuto imparare le regole
fondamentali dell’ascolto e della ricerca delle soluzioni ai problemi. La. nuova iniziativa del
« Concistoro » (l’organo direttivo della chiesa) si propone di
rendere un servizio' ai collaboratori volontari e ai membri dei
consigli di chiesa nell’affrontare
il lavoro in una difficile situazione di diaspora. L’eco è stata molto positiva. Era presente anche
un gruppo proveniente dalla Sicilia.
Il Sinodo ha deciso di continuare questo esperimento di ’’seminari” anche a livello regionale. Inoltre, è stato approvato un
servizio di cura d’anime per i
turisti a Taormina (Messina), lo
ampliamento della casa per ferie
di Oberplanitzing (Bolzano), si
sorio previste misure per intensificare il lavoro giovanile e si è
costituito un comitato per analizzare i problemi della chiesa e
le sue difficoltà.
Lo sforzo per costruire una
consapevolezza ecumenica è stato espresso dalla scelta stessa
cfel luogo deH’inoontro: la Cittadella di Assisi (Pro Ci vitate
Christiana) si presenta come un
luogo di dialogo, in cui lo spirito
del Concilio Vaticano II si è
mantenuto vivo. Incontri nel convento francescano, con il vescovo di Assisi, una cena con la
commissione ecumenica e la par
tecipazione alla messa serale
hanno reso possibili nuovi contatti con il mondo cattolico. La
Federazione delle chiese evangeliche in Italia e la Tavola valdese erano rappresentate dal pastore Giorgio Bouchard, moderatore della Tavola valdese, che
nel discorso rivolto al Sinodo ha
insistito su una collaborazione
intensa Con la Federazione delle
chiese evangeliche in Italia. La
Chiesa luterana gli deve l’approfondimento delle sue relazioni
specialmente con la Chiesa valdese, che si realizza in molte iniziative locali (incontri cornuni
dei pastori, culti, studi biblici).
Ospiti importanti al Sinodo sono stati il segretario europèo
della Federazione luterana mondiale, S. Dahlgren, di Ginevra, e
il sovrintendente ecclesiastico
Schmale di Berlino deU’ufficio
ecclesiastico della Chiesa evangelica luterana nella Germania
federale. La presidente del Sinodo, Hanna Franzoi, di Venezia,
ha’concluso l’incontro con l’invito ai membri del Sinodo perché traducano i contatti e gli
impulsi sperimentati nel Sinodo in una testimonianza vivente
della fede evangelica a livello
locale.
PROTESTANTESIMO
IN TV
Domenica 9 giugno - rete %
ore 23.10 circa
Fede e scelte di vita
Breve messaggio dall’universo giovanile. Da Plnerolo
a Cerignola, da Torino a Catania passando per Roma, la
troupe di Protestantesimo ha
cercato di cogliere una realtà in movimento.
NAPOLI
DA CARRARA
Visita alle Valli
Festa al Centro Emilio Nitti
Secondo un antico desiderio
e con la guida del pastore E.
Stretti abbiamo raggiunto la foresteria di Torre Pellice. Siamo
stati accolti con cordialità, un
po’ stringata per la concomitanza della visita di un numeroso
gruppo di francesi che, in serata, ci ha rallegrato prima per
i discorsi, poi con una serie di
cori armoniosi.
Sab. 18/5 c’è stata l’escursione
in Val Chisone e Val Germanasca. Prima sosta al tempio di
Pomaretto e colloquio col pastore Coisson sulle condizioni sociali dei lavoratori delle cave di
talco, per molte ragioni analoghe a quelle dei lavoratori del
marmo e granito (disoccupazione e silicosi), analisi dei motivi
e fatti dell’ecumenismo nel territorio, ed infine riferimenti storici dei templi delle valli, nel
contesto generale della testimonianza valdese.
Ad Agape, in piena atmosfera
di montagna, abbiamo consumato il pranzo al sacco, ed abbiamo ammirato la grandiosità di
opere realizzate da volontari, in
gran parte protestanti, provenienti da tutto il mondo, come
ci ha diffusamente illustrato il
pastore Ermanno Genre. Abbiamo avuto anche la fortuna di
incontrare il moderatore Bouchard al quale abbiamo fraternamente ripresentato i nostri
problemi. Una volenterosa scarpinata, forse troppo faticosa per
alcuni, ci ha portato fino alla
Balziglia, ad oltre 1600 m. sul
mare, dove l’unico solitario abitante, misogino per forza più
che per vocazione, si è scusato
per la chiusura del bar, depositario della chiave del museo,
obiettivo della nostra camminata.
Ritorno attraverso Salza, incontro col sindaco barista e comunista, rimpatriata fugace dei
Redini con j convilleggianti di
Massello, e rientro a Torre, per
una frettolosa visita al museo
storico ed omaggio ai cimeli
che ricordano il nostro Lombardini.
Serata con Bach, nel Tempio,
con musica da camera per cembalo obbligato e flauto dolce,
cantate barocche, e sontuosa
Toccata e Fuga in fa maggiore
per organo.
Domenica un po’ inovimentata; saluto alla comunità molto
generosa di Angrogna, servizio
divino, convivio alla sala Reynaud, brividi di guida spericolata del «barone rosso», poi
viaggio verso Carrara.
Al Centro « Emilio Nitti », del
Villaggio Caracciolo costruito
dalla FGEI a Ponticelli (Napoli), si è svolto per l’intera giornata del 25 aprile un interessante convegno/festa, organizzato dal Comitato di gestione
del Centro stesso.
Nella mattinata ha avuto luogo una tavola rotonda su « Scuola e Mezzogioimo ». In essa sono stati affrontati dai vari relatori (Adriana Tognon, CIDI Napoli; Biagio De Giovanni e Vittorio Silvestrini, Università di
Napoli- Ubaldo Grimaldi, ARCI-Molinari Ponticelli; Guido
Bolaffi, responsabile del Mezzogiorno CGIL) i temi culturali e politici collegati ai cambiamenti annunciati o già avvenuti nel mondo della scuola, con
particolare riferimento alle riforme scolastiche, all’insegnamento della religione, al dibattito tra scuola pubblica e scuola privata, al rapporto tra mercato del lavoro e scuola nel
mezzogiorno.
Il Centro di Ponticelli è sempre stato particolarmente impegnato, dal giorno della sua inaugurazione (aprile ’83), tra le varie attività, in quella di formazione scolastica e culturale per
i ragazzi delle famiglie terremotate e per quelli del quartiere.
Questo incontro ha voluto, infatti, offrire agli operatori e ai
collaboratori del Centro, nonché ai cittadini di Ponticelli, un
momento ed un’opportunità di
riflessione sulle questioni che
attualmente « animano » il mondo della scuola.
In questa occasione è stata
anche colta l’opportunità per intitolare il Centro, dopo un anno
esatto dalla sua scomparsa, al
fratello Emilio Nitti che tanta
parte aveva avuto in questo lavoro. « Questa scelta — è stato
detto dal pastore Aurelio Sbaffl, presidente della FCEI — non
intende « glorificare » un uomo,
né tanto meno è stata dettata
perché tutti noi siamo legati al
suo ricordo ; quanto piuttosto
scaturisce dalla necessità di caratterizzare la nostra presenza,
come evangelici, in questa opera condotta qui a Napoli. A questo riguardo sicuramente il nome di Emilio, in questo quartiere ed in questa città, è chiaro,
indicativo per tutti ed è espressione dell’impegno per la testimonianza evangelica e per lo
sviluppo della democrazia ».
Il Centro è intensamente impegnato in attività di promozione e di trasformazione cultura;
le che vanno dall’animazione e
dal doposcuola, al consultorio
medico; dal lavoro con le donne al cineforum, ai dibattiti, alle mostre sui temi della pace,
alle manifestazioni teatrali; per
finire alle attività sportive e al
recupero ecologico dell’ambiente. Il terreno, per esempio, antistante il villaggio è stato ripulito e verrà utilizzato, con circa
100 alberi piantati per iniziativa del Gruppo ambiente del
Centro «E. Nitti», come parco
giochi per i bambini di Ponticelli.
Il convegno/festa, dopo un’agape comime, è continuato per
tutto il pomeriggio; sono stati
realizzati giochi, attività sportive, animazione con bambini (attraverso un saggio ginnico ed
un balletto), è stata presentata
una mostra fotografica sul Centro e proiettato un film. In serata, infine, un concerto blues di
Gianni Carcò ha allietato i numerosi presenti.
A circa 5 anni dal sisma che
colpì la Campania, non si può
certo dire che il terremoto per
noi evangelici abbia rappresentato « un’occasione mancata » o
una «fabbrica d’illusioni». Qui
a Napoli, infatti, il Centro «Emilio Nitti» ed il villaggio Caracciolo rappresentano una dimostrazione concreta della testimonianza e dell’impegno di
solidarietà evangelica della FCEI
e delle chiese locali (metodiste,
battiste, valdesi, libere) che hanno gestito e conducono l’intervento per i terremotati napoletani.
Luciano Cirica
6
6 prospettive bibliche
7 giugno 1985
Sono Dio, non un uomo
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
Grande è Vamore
con cui Dio ci ha amati - 1
OSEA 11: 1-4, 8-11
Quando Israele era fanciullo, io l’amai,
e fin dall’Egitto, cbiamai il mio figliolo.
Egli è stato chiamato, ma s’è allontanato
da chi lo chiamava; hanno sacrificato ai
Baali, hanno offerto profumi a immagini
scolpite! Son io che insegnai a Efraim a
camminare, sorreggendolo per le braccia ;
ma essi non hanno riconosciuto ch’io cercavo di g:uarirli. Io li attiravo con corde
umane, con legami d’amore; ero per loro
come chi sollevasse il giogo d’in su le
loro mascelle, e porgevo loro dolcemente
da mangiare...
...Come farei a lasciarti, o Efraim? Come farei a darti in mano altrui, o Israele?
Ef uno dei testi-chiave non solo dell’Antico Testamento e
di tutta la Bibbia, ma della
rivelazione e quindi della
realtà stessa di Dio. Capire questo
passo con l’intelligenza della fede e
appropriarsi del suo messaggio significa entrare nel santuario della
conoscenza di Dio, avvicinarsi al suo
segreto più intimo, alla sua verità
ultima. Se è vero che, come ha detto Gesù: « Questa è la vita eterna:
che conoscano te, il solo vero Dio... »
(Giov. 17: 3), allora Osea 11 è anche
una porta aperta sull’eternità e una
via per accedervi.
Padre e figli, senza idillio
Il testo vive di una fortissima tensione ma anche di una segreta continuità tra le due parti che lo compongono: la prima (w. 1-4) descrive
l’iniziativa di Dio verso Israele. Dio
lo ha chiamato costituendolo suo
« figlio » (v. 1), gli ha insegnato a
camminare (v. 3) e lo ha nutrito
amorevolmente (v. 4), come un genitore fa con la propria creatura.
Fuori dalle immagini (che però, come sempre quando si tratta di Dio,
non sono solo immagini ma realtà:
Dio ha effettivamente insegnato a
Israele a camminare attraverso il
Mar Rosso e il deserto, e lo ha nutrito con la manna e le quaglie), il
senso del discorso è palese: Dio ha
amato Israele al massimo, ma Israele « s’è allontanato da chi lo chiamava » (v. 2).
E’ la situazione cruciale che la
Bibbia descrive: non (come pensiamo) l’uomo cerca un Dio latitante
(o, chissà, inesistente), ma Dio cerca
im uomo sfuggente ed evasivo. Non
è l’uomo che chiama e Dio non risponde, ma è Dio che chiama e l’uomo non risponde. Non l’uomo è amore e Dio indifferenza, ma Dio è amore e l’uomo indifferenza. Dio dice
« figlio » a Israele, che però non gli
dice « Padre »: lo dice a Baal (v. 2).
L’amore di Dio è vilipeso, snobbato,
tradito.
«Come farei a lasciarti...»
Ma ecco la grande sorpresa (vv.
8-11): il Tradito non tradisce, l’Abbandonato non abbandona, il Percosso non percuote. Dio dovrebbe
adirarsi e invece « tutte le mie compassioni si accendono » (v. 8). Non
ira ma amore raddoppiato. Non castigo ma perdono. Accade come una
conversione di Dio e in Dio. Dio si
converte al perdono. La grande sorpresa è che Dio si converte davvero. La grande sorpresa è che Dio non
è un uomo mascherato (al superlativo), non è l’uomo sublimato; l’uo
In occasione della Settimana di preghiera per l’unità, lo scorso gennaio, il pastore Paolo Ricca aveva preparato alcuni commenti omiletici
— spunti per la predicazione — su tre testi biblici; a preparazione della
detta Settimana, il centro « Pro Unione » li aveva pubblicati in un fascicoletto; siamo lieti di riprenderli, e di offrirli alla riflessione di un più
largo pubblico di lettori, pubblicando questi commenti biblici, qui e nelle prossime due puntate di questa rubrica.
a cura di GINO CX3NTE
mo non si converte mai davvero fino in fondo ma sempre solo a metà.
Il vecchio uomo sopravvive fino alla fine della nostra esistenza terrena, in qualche modo. La grande sorpresa è che Feuerbach non ha ragione, malgrado tante apparenze in
suo favore, Dio non è l’uomo santificato e proiettato in cielo, Dio è
proprio Dio. « Sono Dio, e non un
uomo » (v. 9).
Perché Dio è Dio e non uomo —
per questo siamo salvi, il mondo e
l’uomo stesso possono respirare. La
tragedia sarebbe se l’uomo fosse Dio.
La salvezza dell’uomo è che Dio non
è come lui, non agisce e reagisce
come lui. « Come farei a lasciarti... »
(v. 8) si chiede Dio. L’uomo non si
fa tante domande e lascia Dio tranquillamente. Per l’uomo lasciare Dio
è molto facile. Dio invece non riesce
a lasciare l’uomo. « Come farei a lasciarti... » — dovrei essere noncurante, volubile, infedele come te. Ma
non sono come te, sono come me
Osea, allora e oggi
Osea è di poco posteriore ad Amos;
ma poiché su di lui non abbiamo, corrente fra noi, un bel commento come
quello di Giorgio Tourn al libro di Amosi, ecco alcune note, che non sono
necessarie alla comprensione del commento di P. Ricca, ma possono meglio
inquadrarlo.
L’attività profetica di Osea si è svolta
in Israele, nel regno del nord, fra il 752 e
il 725 circa, dalla fine del lungo e florido
regno di Geroboamo II (ma Amos ne
aveva messo a nudo i retroscena) fin
quasi alla fine del regno del nord, con
la caduta di Samaria in mano assira
(722-721). Un tempo inquieto, 6 re in 22
anni, un succedersi di colpi di stato e
di rivoluzioni di palazzo; culturalmente
e spiritualmente si continua in pieno
ba’alismo, in quella religiosità sincretistica che fondeva la fede ebraica con i culti
cananei della natura, contro cui i profeti hanno costantemente predicato. Osea
in prima linea.
Lo si considera il cantore dell’amore
di Dio, ed è vero; ma non è un amore
quieto, è un amore ardente, tempestoso.
Osea crede con tutte le sue forze all’amore dell’Eterno (YHWH) per il suo popolo, ma vede che quest’amore è costantemente calpestato, deriso; e ne prova
un’indignazione terribile, che lo spinge a
pronunciare parole di condanna di una
severità almeno pari a quella di Amos.
Sferza spietato i re, i sacerdoti, i suoi
stessi colleghi profeti, è altrettanto intransigente quanto il mandriano di Tekoa verso i vani culti materialistici dell’epoca, denuncia aspramente le violazioni del Patto santo e non si stanca di
paragonare la nazione israelita a una
sposa infedele. Non è mai a corto di sarcasmi contro le disonestà, le ingiustizie,
i pentimenti ipocriti del suo popolo. E
descrive il castigo, che queste colpe stanno per provocare inevitabilmente, con
immagini svariate e impressionanti : il
leone che sbrana, l’aquila che piomba
sulla preda, la tempesta devastatrice, il
laccio dell’uccellatore, gli attacchi della
pantera e dell’orsa, il vento inaridente
del deserto, la carie e la tigna che rodono, l’erba velenosa che cresce nei solchi del campo...
Osea però, a differenza di Amos, sa
a renderti simile ad Adma? a ridurti alio
stato di Tseboim? Il mio cuore si commuove tutto dentro di me, tutte le mie
compassioni s’accendono. Io non sfogherò l’ardente mia ira, non distruggerò
Efraim di nuovo, perché sono Dio, e non
un uomo, sono il Santo in mezzo a te,
e non verrò nel mio furore.
Essi segidranno l’Eterno, che ruggirà
come un leone, poich’egli ruggirà, e i figliuoli accorreranno in fretta dall’occidente. Accorreranno in fretta dall’Egitto
come uccelli, e dal paese d’Assiria come
colombe; e io li farò abitare nelle loro
case, dice l’Etemo.
stesso, sono Dio. Dio non è un Più
ma un Altro, un Diverso.
Un amore vivo, storico
Quale è allora una possibile traccia di commento omiletico? Il discorso va imperniato su Dio. E’ lui
in gioco, è lui il protagonista. La
continuità segreta tra le due parti
del testo è costituita dalla continuità di Dio con se stesso. Ma questa
continuità non è ripetitiva. Dio non
è « motore immobile » ma mobilissimo, è pieno di movimento, un perenne divenire di amore. Che diremo
di lui, noi che possiamo solo balbettare qualcosa?
1) Dio è un « fuoco consumante »
(Ebr. 12: 29), una passione per l’uomo (« ...io l’amai », v. 1). Dio non si
risparmia, cerca l’amato, gli parla,
lo chiama. Dove? Non sulle nuvole
o nei cieli interiori ma « dall’Egitto » (v. 1), nella storia. Israele è generato « figlio » nella storia, con 1'< sodo e tutto il resto. Fuori della storia non si diventa « figli » di Dio.
che tutto questo è ancora e sempre amore, e in molti passi — come nel meraviglioso cap. 11 — affiora il senso della tenerezza divina. Ma, appunto, Dio non è
« un buon dio », Dio ama. E’ un amore
esigente la fedeltà al Patto; è un amore
che non porta a de-moralizzare la religiosità e a rammollire l’animo.
Molti profeti harmo visto, nei grandi
avvenimenti della storia o nelle piccole
cose della vita quotidiana, parabole per
il loro annuncio; Osea l’ha vissuta nella
sua carne e nei suoi affetti, la parabola
dei rapporti fra Dio e il suo popolo: la
rivelazione duplice deH’indignazione di
Dio e della sua tenerezza Sembra essergli stata data attraverso una dolorosa
esperienza umana. I termini esatti del
rapporto conflittuale con la donna che
ha amato non sono del tutto chiari; ha
sposato una prostituta (che gli ha dato
tre figli), la quale ha poi continuato ’la
vita’ tradendolo, oppure l’infedeltà si è
manifestata inattesa, dopo un matrimonio iniziato felicemente? Comunque il
profeta ha scacciato l’adultera ; ma ha
constatato che l’amava ancora, e dopo
un periodo di pentimento e di prova, l’ha
ripresa con sé, perdonata. In questo rapporto tempestoso, Osea ha capito la sofferenza di Dio, la sua indignazione ardente, e il suo amore, malgrado tutto, la
volontà di perdonare, l’appello al ravvedimento.
Osea continua a dirci che, se proprio
si vuol parlare della chiesa come della
sposa di Cristo, bisogna vederlo chiaro:
è assai spesso una prostituta, un’adultera, e le sue infedeltà al Patto antico e
nuovo sono la somma e il frutto delle
infedeltà di tutti noi. Eppure, Dio ci ama !
' Queste poche note sono in parte tratte dal « Manuel biblique pour les écoles
du dimanche » di Francia. Su Osea si vedano, oltre alla ’voce’ sul Dizionario Bihtico della Claudiana, i capitoli relativi
nel volume di M. Sinigaglia, Testimoni
della verità. Guida alla lettura della Bibbia, I (Claudiana/Scuola Domenicale) e
nellTntroduzione all’Antico Testamento
(Paideia) di J. A. Soggin; v. pure la introduzione al commento di S. Amsler (Delachaux & Niestlé).
....e non corrisposto
2) Questo amore non è corrisposto. L’Amante non è riamato. Mistero della durezza del cuore umano.
Il cuore di Dio è meno duro. Mistero deH'incredulità. Perché non vogliamo Dio e gli preferiamo l’idolo
— uno dei tanti, c’è grande possibilità di scelta? Forse perché l’idolo
ci corrisponde e Dio no; l’idolo è —
lui sì — la proiezione dei nostri desideri, delle nostre passioni, del nostro io ingigantito. Nell’idolo non
solo ci specchiamo ma ci vediamo
più grandi, più belli, più degni. Nell’idolo ci esaltiamo. Dio invece ci
mette in questione. E questo fa male. Dire no a Dio è dire no alla nostra conversione.
...ma resistente, fedele
3) La differenza fondamentale tra
Dio e l’uomo è che Dio si converte
e l’uomo no. Il mondo ha un futuro
non grazie alle problematiche conversioni dell'uomo ma grazie alla
reale conversione di Dio. Gesù Cristo è il nome di questa conversione
e la croce ne è la riprova e attestazione suprema. Non l’ira ma il perdono, non il diluvio ma lo Spirito
Santo, non la distruzione (« Adma »
e « Tseboim », v. 8Ì ma le case abitate (v. 11), non l’alienazione da Dio
(v. 2) ma l’accostamento a lui (v. 11).
E ora che Dio per primo si è convertito, forse anche l’uomo si deciderà. Il profeta ne è certo: « Essi
seguiranno l’Eterno » (v. 10). Così
sia!
Paolo Ricca
7
"7 giugno 1985
obiettivo aperto 7
RICORDATA NEL 450° ANNIVERSARIO LA PUBBLICAZIONE DELLA BIBBIA DI OLIVETANO
Dalle Alpi la prima
Bibbia in francese
Come annunziato nella 1“ pagina del n. 20 del
nostro giornale è stata organizzata a Noyon nei
giorni 15-16 del mese di maggio a cura del pastore Georges Casalis, responsabile del Museo
Calvino di quella città, una manifestazione per
ricordare il 450” anniversario della pubblicazione
della Bibbia detta di Olivetano. Il programma,
nutrito ma accuratamente predisposto, è stato
svolto nel migliore dei modi occupando le due
giornate.
La mattina del 15 è stata consacrata alla inaugurazione delle diverse esposizioni organizzate
nella cittadina: una prima a carattere biblico dal
titolo « La Bible à travers les siècles », ospitata
nella Cattedrale, e tre a carattere storico, su Olive! ano, sull’arte tipografica e sulla revoca dell’Editto di Nantes. Nel pomeriggio il ministro
della cultura Jack Lang ha visitato la città e le
mostre, inaugurato una nuova strada dedicata
ad 01i\'etano e presieduto la seduta inaugurale
del colloquio con una allocuzione. Nel corso di
questa seduta hanno rivolto messaggi, oltre al
ministro, il sindaco di Noyon ed il presidente
della Federazione Protestante Jacques Maury e
tenute due brevi comunicazioni il sottoscritto ed
il prof. Jean-François Gilmont, rispettivamente
su « Les Vaudois et la Bible d’Olivetan » e « La
publication de la Bible d’Olivetan ».
Il giorno seguente ha avuto luogo il colloquio
su tre direttrici di ricerca: « La Picardie d’Olivetan », « Aux confins de la Picardie » e « Olivetan et la Bible », un panorama organico della
cultura e dell’ambiente da cui ha potuto trarre
ispirazione Olivetano ed un esame accurato del
suo lavoro. Sei comunicazioni in mattinata, cinque nel pomeriggio sotto la direzione del prof.
Bernard Roussel di Strasburgo. Esemplare la
presidenza, esemplari gli interventi, contenuti
tutti nei termini esatti di 20 minuti, interventi
del pubblico interessato con domande puntuali
e contributi precisi in pochi minuti. Pensando
ai nostri Convegni (di tutt’altro carattere è vero) non ho potuto che apprezzare ed elogiare la
clarté française.
Non si sono avute né si aspettavano scoperte
o rivelazioni eccezionali, si sono approfonditi
temi ed orientamenti già apparsi nell’incontro a
Torre Pellice tre anni or sono in occasione del
centenario di Chanforan. Si cominciano a chiarire alcuni problemi connessi con quella traduzione della Bibbia, le fonti, la teologia di Olivetano, la tecnica usata, la fortuna del volume anche se molte zone d’ombra permangono da chiarire.
Il 1985 sarà dominato dalle celebrazioni della
Revoca dell’Editto di Nantes e di conseguenza
il 450° anniversario della Bibbia di Olivetano
passerà un po’ in secondo piano, anche se altre
manifestazioni si annunciano a cura in particular modo dell’Alleanza Biblica Svizzera, a Neuchâtel ed altrove. Sarebbe peccato che non si
facesse nulla da noi dove, stando alla storia, Olivetano realizzò parte del suo lavoro. Dopo tutto
quella Bibbia è sì di Olivetano ma può anche
essere qualificata come valdese, visto che sono
i Valdesi che l’hanno sovvenzionata.
G. T.
Olivetano: la mia persona
non ha alcuna importanza
Personaggio curioso ed affascinante questo Pierre Robert, meglio conosciuto dal soprannome
Olivetano datogli, a quanto dice
la tradizione, per il suo colorito
olivastro che, ben lungi dall’essere frutto di tintarelle vacanziere, era piuttosto indice di adolescenza denutrita e sottoposta a
strapazzi di ogni genere, come
era il caso allora per gli studenti. Affascinante perché è vissuto
lasciando così poche tracce di
sé che non si riesce a dargli im
volto. Nativo di Noyon in Piecardia, patria di Calvino, è di
•qualche anno più anziano di lui
e suo parente.
Le sue condizioni economiche,
molto più precarie di quelle della famiglia Calvino, non gli permeTtonc di compiere un curriculum completo di studi, a meno
che egli sia stato impedito nel
suo progetto scolastico dalle sue
convinzioni evangeliche. Durante il suo soggiorno a Orléans,
egli era entrato in contatto con
ambienti luterani dell’Università
ed era diventato fervente sostenitore della nuova teologia. A
lui si devono molto probabilmente i primi contatti con la
teologia riformata da parte di
Calvino, allora studente in legge. L’ascendente di Olivetano è
forse dovuto all’età, al carattere. ad uno di quegli elementi imponderabili che fanno sì che una
persona riesca autorevole. Di
fatto Calvino si incamminerà
con prudenza ma anche con risoluzione sulla strada evangelica e finirà col seguire il cugino
Olivetano sulla via dell’esilio.
Fuggito dalla Francia, Olivetano si rifugia a Strasburgo dove acquista, sotto la guida di
Bucero e Capitone, i maggiori
teologi della città, una solida
formazione teologica.
Il campo in cui si trova maggiormente a suo agio è quello
delle lingue bibliche, greco ed
ebraico. La prima è la lingua
del Nuovo Testamento, e da
quando Erasmo ha stampato agli inizi del secolo il suo Nuovo
Testamento greco, tutti gli uomini di cultura si appassionano
al greco (si ricorda che Zwingli
aveva copiato e ricopiato quel
Nuovo Testamento al punto da
saperlo quasi a memoria); per
l’ebraico invece ie cose stanno
diversamente. E’ molto meno studiato le conosciuto, gli ebrei sono ancora molto malvisti, tenuti ai margini della società,
eppure sono i soli a conoscere
la lingua dell’Antico Testamento
ed è giocoforza impararla dai
Rabbini. E’ ciò che fa Olivetano.
Lasciata Strasburgo passa nella
Svizzera romanda, nel paese di
Neuchâtel, nel territorio di Vaud,
che i bernesi hanno sottratto al
Duca di Savoia, e più tardi a
Ginevra. Sarà quella l’area della
sua attività.
Le sue conoscenze teologiche
e la sua solida preparazione umanista gli avrebbero permesso
di assumere un posto di primo
piano nella organizzazione delle
Chiese riformate come teologo,
pastore di una grande chiesa ed
invece, malgrado le sollecitazioni degli amici, egli resta ai margini, nella umile e precaria condizione di maestro elementare e
di precettore. Di questa attività
lascerà traccia a Ginevra, con la
pubblicazione di fm abbecedario
per insegnare ai ragazzi a leggere e far di conto, ed impossessarsi dei primi rudimenti dell’istruzione con l’apprendimento
del Padre Nostro, del Credo e
dei Dieci Comandamenti. Ad un
certo punto della sua vita Olivetano lascia le sue occupazioni e
viene in Italia dove muore, non
si sa né dove né come, forse a
Roma, avvelenato.
La sua eredità costituita da
poche cose e da una cassa di libri, è spartita, per sua volontà,
fra Calvino ed un amico comune che scrivendo al Riformatore gli comunica queste notizie
e, fatto per noi del massimo interesse, anche l’elenco dei libri
inviati a Ginevra. La quantità
dei volumi è la prima cosa che
lascia stupiti, considerando i
tempi; come abbia fatto il nostro modesto maestro di scuola
a procurarseli è un mistero;
ma è soprattutto la qualità dei
testi che sorprende, opere di
ffini ¿ft toute la Safftete efcripture,
jËti laaueUe Ibnt contenu«/ie Uieü,
« lcUioutteatt/traiinatc5
en5^ranco28,
tleTHottuea«/
bìxi0iec.
jioucitiiUucrpfufUtttsfaüMce»
itnatitrts.
3üiab.h
acrZemeípstU,
La Bibbia dalie prime
pagine strappate
specializzazione, da biblioteca
universitaria, aggiornatissima.
Il momento di massima realizzazione fu per Olivetano il periodo 1533-35 quando produsse il
manoscritto della traduzione della Bibbia sovvenzionata dai Vaidesi. A quella traduzione ha legato per sempre il suo nome.
Anche in questa impresa, come
in tutto ciò che io concerne,
molte cose restano oscure: chi
10 ha contattato, perché ha accettato, dove ha lavorato, per
quanto tempo. La sua prefazione, del febbraio 1535 è scritta
«dalle Alpi»; se ne deduce che
vi ha risieduto, ma oltre al nudo
fatto non si possono che far congetture. Il valore della sua opera
è indubbio, anche se molto resta
da esplorare per definire il suo
metodo di lavoro; im fatto è ormai certo: egli non ha fatto il
suo lavoro su commissione dei
Valdesi; aveva già in precedenza
lavorato lungamente alla traduzione dei testi sacri, fin dai tempi di Strasburgo ed i Riformatori svizzeri hanno soltanto finalizzato il suo lavoro alle richieste valdesi.
Ciò che colpisce in questa esistenza di fede così oscura eppure così profonda è l’estrema
umiltà; in un mondo in cui tutti
sognano di lasciare il loro nome
alla posterità, tutti si vantano
di essere chissà chi, in un ambiente di studiosi suscettibili e
vanitosi, come quello umanista,
Olivetano non scrive una lettera, non compone un trattato né
un poema, si limita a scavare
11 testo biblico ed alla fine della
sua fatica si definisce soltanto« umile e piccolo traduttore » ed
a chi gli domanda come gli piacerebbe firmarsi, risponde inventando un nome ebraico: « Belisem di Belimakon » che significa: Colui che è senza nome e
non ha nessuna origine, che equivale a dire: La mia persona
non ha nessuna importanza.
Proprio dal modesto ma qualificato lavoro di Olivetano generazioni di credenti hanno imparato invece a conoscere la verità
dell’Evangelo.
Giorgio Toum
Una delle storiche decisioni del
Sinodo di Chanforan (1532), ratificata poi dal successivo Sinodo
di Frali del 1533, fu di offrire al
mondo di lingua francese una
nuova traduzione della Bibbia.
-Prima di tutto ci si può domandare: perché in francese?
Bisogna tener presente che allora la situazione linguistica alle
Valli era già mista. Con probabilità la lingua più comunemente
parlata dalla popolazione era
l’occitano, (nuello che ora chiamiamo « patouà »), ed era la lingua corrente in tutto il sud della
Francia e sui due versanti delle
nostre Alpi, nella sua variante di
occitano alpino, il cosiddetto
« gavot », parlato in tutto il Delfinato. Ma il francese era anche
lingua conosciuta forse almeno
dai 2/3 dei presenti a Chanforan.
Probabilmente le discussioni sono state ancora principalmente
in occitano. Morel ha scritto ai
Riformatori in quella lingua, e
questi han risposto in latino. Ma
il verbale di Chanforan che ci è
stato tramandato è in italiano
e la popolazione doveva capire
anche l’italiano e il piemontese dato che parte dei partecipanti provenivano anche da località
della pianura, oltre che dalla Calabria e Puglia.
D’altra parte era uscita, proprio nel 1532 a Venezia la versione protestante della Bibbia in
italiano ad opera di Antonio Brucioli. Inoltre le occupazioni francesi delle armate di Carlo Vili,
Luigi XII e Francesco I, avevano reso comune in Italia la conoscenza di quella lingua.
Il traduttore deve aver lavorato molto intensamente servendosi, oltre che delle antiche versioni eccitane valdesi, anche della
recente traduzione del Nuovo Testamento di Lefèvre d’Etaples,
che però ha scrunolosamente
corretta in più punti (si parla di
23.500 correzioni!) poiché il d’Etaples, che non conosceva il greco,
aveva tradotto dal latino.
Messosi all’opera verso la fine
del 1533, poco più di un anno
dopo poteva siglare la sua opera
con la dicitura: « des Alpes, ce
douzième février 1535 ». Il francese di Olivetano è un po’ arcaico e non ha la finezza e precisione di quello di Calvino, ma è un
linguaggio che utilizza delle
espressioni e dei giri di frasi ancora in uso a quell’epoca e che
si sono perse nell'uso corrente
dei secoli successivi. E’ ad Olivetano che si deve la parola
« l’Eterno », per quello che il testo ebraico indicava come « colui
che è ». Per quanto criticato all’inizio, questo termine è ormai
da tempo adottato nel linguaggio
religioso dei protestanti di lingua francese.
Meno fortunata l’espressione
che Olivetano fa usare ad Adamo
dopo la creazione di Èva: « Elle
sera appelée Hommace » (Genesi
2:23). D’altra parte egli ha risentito delle difficoltà di rendere
accettabile il pensiero dell’antico
Oriente ai popoli dell’Occidente.
Egli stesso lo dichiara nella sua
prefazione: « E’ stato più difficile far parlare la lingua francese edveloquenza ebraica e greca,
di quanto possa essere insegnare al dolce usignolo a cantare il
canto di un corvo rauco ».
Nello stesso anno della consegna del manoscritto, il tipografo Pierre de Wingle (detto Pirot
Picard, per l’origine piccarda del
padre, ma nato a Lione ed espulso da questa città per aver ivi
stampato un Nuovo Testamento
in francese), terminava, il 4 giugno 1535, a Neuchâtel, la stampa
di questa Bibbia. Si tratta di un
grosso volume, del peso di circa
5 Kg., di 850 pagine in folio, col
testo stampato su due colonne,
in eleganti caratteri gotici, con
in margine un breve sommario
e note. Il testo è diviso in paragrafi, poiché la divisione in versetti è posteriore e risale al 1553.
Ma Olivetano ha introdotto l’uso
di dividere in strofe i testi poetici e di stampare in caratteri
diversi le parole che hanno dovuto essere aggiunte all’originale.
Osvaldo Coìsson
{continua a pag. 12)
8
8 ecumenismo
^1
7 giugno 1985
IL DOCUMENTO CONCLUSIVO DEL CONVEGNO CdB
CHIESA PRESBITERIANA USA
Fede cristiana:
Una grana
impegno nella liberazione p®’’ '’Assemblea
Chi aveva ancora davanti agli occhi le comunità
cristiane di base (CdB) degli anni '70, con l’impressione di precarietà e di estrema varietà che
esse offrivano, ha dovuto constatare in occasione
di questo VII convegno nazionale (che si è riunito
a Torino il 26-28 aprile nel contesto di un più ampio convegno europeo) che esse non solo hanno
resistito, anche in un Paese e in un tempo in cui
la capacità di esistere e di durare è già di per sé
una sfida, ma hanno anche saputo crescere e superare diversi rischi. Il rischio di esaurirsi nelle
controversie locali, sul singolo prete colpito dalla
gerarchia e sulla necessaria risposta dei credenti;
il rischio di legarsi troppo a qualche idea o bandiera teologica, fosse pure la più degna (per fare
qualche esempio, il confronto e l'incontro fra cristianesimo e marxismo, la riflessione sull'eucaristia e i ministeri, le suggestioni teologico-esistenziali sul peccato e la solitudine, la sessualità e il
piacere, ecc.); infine, il rischio di voler trapiantare tout court sul suolo europeo la teologia latino-americana della liberazione, che pure è il riferimento culturale più importante delle CdB, ripreso anche nel titolo-parola d'ordine del II convegno europeo e VII italiano delle CdB, « Fede
cristiana: impegno nella liberazione ».
Superati dunque tali scogli forse soprattutto
grazie alla loro struttura più comunitaria che di
movimento, le CdB si pongono oggi non più so
lamente come quelle comunità cristiane che « disubbidiscono alla gerarchia », ma come comunità
cristiane che sanno darsi delle strutture per esistere, predicare l’Evangelo, pronunciare una parola “profetica” nei confronti della società italiana e della sua chiesa di maggioranza. Questo, a
nostro parere, è quel che risulta chiaramente dal
documento conclusivo qui pubblicato.
Il convegno delle CdB non ha avuto dagli organi di informazione di massa tutta l’attenzione
che sarebbe stata opportuna, forse per l’anomalia
delle CdB rispetto al panorama del cattolicesimo
italiano in cui campeggiano da anni altre presenze ben più imponenti, il papa e i vescovi, o le organizzazioni collaterali che più contano, diciamo
anche noi per semplificare la « linea ComunioneLiberazione » e la linea « Azione cattolica ».
E’ forse per questo stesso motivo (le CdB non
"contano”, non hanno potere e non fanno frastuono) che noi evangelici le abbiamo un po’ dimenticate in questi ultimi anni; mentre si tratterebbe, crediamo, di rilanciare quello che veniva
giustamente chiamato l’« ecumenismo di base »,
di ritessere una rete di rapporti locali; nella consapevolezza che i motivi di dissenso, se ce ne sono di consistenti fra noi e le CdB, non sono d’ostacolo al cammino ecumenico ma al contrario lo
rendono possibile e ricco di promesse.
S. M.
Le Comunità di base italiane riunite
a Torino, per il li convegno europeo
e Vii convegno nazionale dal 26 ai 28
aprile 1985, nel constatare la diffusa
presenza di realtà ecclesiali di base
in quasi tutta Europa che si collocano
e si muovono all’Interno dei movimenti europei di liberazione, in stretto rapporto con le lotte di liberazione dei
paesi dell'Anierica Latina, particolarmente con il Nicaragua, oggetto di aggressione politica, economica e militare, da parte del governo degli USA
e con le lotte di liberazione di aitri
popoli, hanno espresso la convinzione
che esiste un nesso inscindibile fra
pace e processi di liberazione nelia
prospettiva deila costruzione di una
società dove ì valori, la cultura, la dignità e ia libertà degli uomini e dei
popoli sitmo fondamentali strumenti di
autodeterminazione, di democrazia, di
partecipazione e di convivenza umana.
Nel comune obiettivo di ricerca per
incarnare nel « vissuto » l'esperienza
di fede e l'impegno per una costruzione di una chiesa che, nascendo e sviluppandosi dal basso, sia profeticamente a servizio degli ultimi, senza compromissioni con il potere, si è deciso
di convocare a Parigi, per il prossimo
autunno, un incontro con i rappresentanti delle Cdb europee per costituire
un organismo internazionaie di collegamento.
Circa la situazione della chiesa itaItana, le comunità di base italiane hanno rilevato che essa ormai non è più
monolitica né sul piano teologico-pa
storale, né su quello politico-culturale,
e sembra farsi strada, soprattutto dopo
Loreto, anche se esistono tenaci e vaste resistenze, un cauto pluralismo
ed una consapevolezza della necessità
di mediazioni diverse.
Nel dibattito sviluppatosi a Loreto
è emerso, tuttavia, uno scontro fra settori, associazioni e movimenti per conservare o conquistare l’egemonia neila chiesa. Tale scontro di potere è certamente estraneo al Vangelo e manifesta una lotta tutta interna a una prospettiva neo-costantiniana.
li « cattolicesimo » italiano sembra
volere imporre una sua cultura alternativa e antagonista, considerata la sola capace di salvezza totale, e riproporsi, restaurato e restauratore, come
« anima » di una società in crisi. Per
garantirsi la presenza di questa « anima » lo Stato accorda privilegi e finanziamenti cospicui, come recitano gii
articoli del nuovo Concordato con le
relative leggi applicative. L’assenza di
un confronto su di esso al convegno
ecclesiale sulla Riconciliazione sembra
confermare simile tendenza.
Pertanto, a conclusione della riflessione sviluppatasi in questo convegno,
le Cdb che si sentono sempre più parte di quella chiesa che cresce dal basso e che non accetta visuali di potere;
a) fanno appello a quanti nel volontariato spendono generose energie specie giovanili e cercano di collegarsi
dal basso a respingere tentativi di copertura per finanziamenti alle opere
cattoliche intese come strumenti di
potere e di presenza ideologica in concorrenza con quelle pubbliche;
b) rifiutano il macchinoso sistema
per il mantenimento del clero previsto
dalle nuove norme concordatarie, oneroso per lo Stato, disdicevole per la
comunità cristiana ohe resta estraniata dalla responsabilità del proprio autosostentamento, vincola maggiormente
i preti alla dipendenza economica della gerarchia e contrasta con la tendenza di molti di essi a ritrovare dignità
e libertà nel lavoro;
c) denunciano la campagna organizzata per sollecitare genitori e studenti a scegliere di « avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica »
nelia scuola pubblica, in sé legittima,
che va assumendo toni da crociata e
criterio per il censimento deii’appartenenza alla chiesa. Le Cdb ritengono
antievangelica la confessionalità di tale insegnamento, solleciteranno a non
« avvalersi » di tale diritto evitando
che esso si trasformi in rissa ideologica.
Al tempo stesso nel respingere marce e manifestazioni per ottenere finanziamenti alla scuola confessionale,
non riconoscono una valenza evangelica ed ecclesiale a tale richiesta. Ritengono prioritario invece impegnarsi
con tutti i democratici credenti e non
credenti nella promozione della scuola
pubblica perché essa diventi l’espressione di un sistema educativo fondato
(continua a pag. 12)
NUOVA CALEDONIA
Attentato a Do - Kamo
In seguito all’attentato al Liceo Protestante di Do-Kamo
nella Nuova Caledonia, di cui
non abbiamo notizie dettagliate, il Defap, Servizio Missionario delle chiese protestanti francesi, ha dato alla stampa il seguente comunicato:
« Questo Liceo è il contributo che la Chiesa Evangelica della Nuova Caledonia dà per la
formazione del popolo kanako in
una educazione che rispetti la
sua identità culturale in vista
della formazione dei quadri di
cui è ancora in larga misura
sprovvisto.
Il Liceo conta 150 alunni, quasi tutti kanaki, e 15 insegnanti
in gran parte caledoniani di origine europea e 4 inviati delle
chiese protestanti francesi. Comprende anche un convitto per
permettere agli alunni delle iso
le di proseguire gli studi a livello secondario.
Il Defap esprime la sua emozione e la sua preoccupazione
davanti a questo atto di violenza che voleva colpire dei ragazzi,
atto del tutto inspiegabile dal
momento che la Chiesa Evangelica ha sempre vegliato che il
Liceo fosse al di fuori di ogni
attività politica. Un tale attentato non può che accrescere nella popolazione un sentimento
di paura e di sfiducia che rende sempre più difficile la ricerca di una soluzione giusta e ragionevole al problema del futuro della Nuova Caledonia.
Da parecchi anni la Chiesa
Evangelica non si è stancata di
denunciare qualsiasi ricorso alla violenza che sarebbe per tutti
un suicidio. Essa continua a ricercare senza posa tutto quanto
All’Assemblea generale della
Chiesa presbiteriana unita degli Stati Uniti, che si terrà a Indianapolis nella prima metà di
giugno, tornerà un problema
che ha suscitato accese discussioni nelle chiese locali, nei presbitèri (circuiti) e nei sinodi regionali nella seconda metà degli anni ’70: l’omosessualità.
Non però in riferimento alla
possibilità o meno di essere
membro di chiesa essendo omosessuale, bensì in riferimento alla possibilità di essere consacrato (come pastore, anziano o
diacono) essendo dichiaratamente omosessuale praticante. Nella Chiesa presbiteriana degli
Stati Uniti la discussione sfociò nel 1978 in una decisione
presa dall’Assemblea generale
che escluse la consacrazione di
omosessuali « impenitenti, autodichiarati e praticanti ».
Dopo 5 anni tuttavia, una
chiesa locale, a Buffalo nello
stato di New York, ha deciso
di assumere una linea «più leggera » e ha votato una risoluzione aprendo la via della consacrazione per i ministeri locali
agli omosessuali. Della delibera
si è occupato il presbiterio di
cui fa parte la chiesa di Buffalo
( dato che nell’organizzazione
presbiteriana è il presbiterio ad
avere la responsabilità delle consacrazioni, anche pastorali) e il
Sinodo regionale del Nord-New
York. Non essendosi risolta a
questi livelli la questione della
legittimità o meno della delibera della chiesa di Buffalo a fronte della decisione assembleare
del ’78, sul caso si è pronunciata l’Alta Corte Giudiziale, il massimo organo in questioni di disciplina ecclesiastica della Chiesa presbiteriana in USA. L’Alta Corte lo scorso febbraio ha
emesso la sua sentenza affermando che la decisione dell’Assemblea generale del ’78 è legge
costituzionale per la chiesa; che
pertanto la decisione della chiesa di Buffalo è in contraddizione
con la posizione esplicita della
chiesa ; e che il presbiterio di
cui fa parte la chiesa di Buffalo avrebbe dovuto riconoscere
la decisione in questione come
irregolare.
Non sembra tuttavia che questo pronunciamento sia sufficiente, dal momento che « 7th
Angel », il mensile della Chiesa
presbiteriana da cui attingiamo
queste informazioni (aprile ’85),
prevede che esso susciterà controversie in seno all’Assemblea
generale.
La cosa, rileva il giornale presbiteriano, ha una doppia rilevanza. Da Un lato sulla decisione della chiesa di Buffalo si gioca la speranza degli omosessuali
di ritagliarsi uno spazio attraverso la legittimazione di unti
prassi « più leggera » nei loro
confronti da parte di determinate chiese locali (mentre i
gruppi più conservatori fanno
delia delibera del ’78 la pietra
di paragone dell’ortodossia dei
singoli e delle chiese). Dall'altra è in gioco l’autonomia elei
presbitèri per ciò che concerne
le consacrazioni, un principio a
cui le chiese tengono molto, soprattutto nel Sud. A parte la
questione omosessuale, c’è citi
non è disposto a rinunciare al
diritto dei presbitèri di stabilire in base a quali livelli di preparazione teologica e secondo
quali parametri di confessione
della fede possano essere consacrati i pastori.
Ovviamente tuttavia questo
non è che uno dei tanti problemi che si affacciano alla ribalta della massima assise di una
delle maggiori « main line churches » ( chiese della corsia principale, e cioè chiese storiche,
di centro quanto al carattere
istituzionale), una chiesa mollo
solida, radicata, attiva, ma in
lieve e costante calo numerico.
All’Assemblea di Indianapolis
partecipa come invitato il moderatore Giorgio Bouchard che
ci ha promesso al suo rientro
un’intervista sulla realtà presbiteriana negli Stati Uniti.
F. G.
OLANDA
Il papa e i protestanti
porti ad un dialogo e ad una
coabitazione nel reciproco rispetto delle diverse comunità
etniche. Essa riafferma la sua
volontà di proseguire la sua
missione di riconciliazione, di
giustizia e di pace ».
Ricordiamo che la CEvAA ha
fatto appello a tutte le chiese
membro per un aiuto alla realizzazione del progetto di ingrandimento di questo Liceo, appello da noi pubblicato (n. 16 del 19
aprile 1985). Si tratta di raccogliere 100 milioni di lire. Le offerte vanno inviate al Cassiere
della Tavola Valdese, c.c.p. n.
00998005, specificando « Appello
CEvAA prò Nuova Caledonia;
Do-Kamo ».
Attraverso le nostre offerte
possiamo testimoniare a questi
nostri fratelli la nostra solidarietà. Renato Coisson
(nev) — Il 13 maggio nel corso della sua visita in Olanda,
Giovanni Paolo II ha incontrato i rappresentanti delle chiese
protestanti olandesi. Il presidente del Sinodo riformato, il
pastore H. Huting, gli ha rivolto un discorso nel quale ha sottolineato la buona collaborazione ecumenica che esiste in Olanda. Tra le altre cose, Huting
ha auspicato che le coppie miste possano vivere insieme nella
chiesa che preferiscono, senza
che uno dei due debba rompere con la prc^^ria chiesa, e ha
chiesto la collaborazione della
chiesa cattolica su questo punto. Per il problema dell’intercomunione, Huting ha affermato
che, in vista di una futura unità organica, le chiese protestanti sono pronte ad accordare fin
d’ora in questi casi l’ospitalità
eucaristica. « E’ Dio che invita
e accorda la comunione con lui
e con quanti partecipano insieme al pane e al vino. Abbiamo
il diritto di restare divisi quando Dio ci vuole uniti? ». Sulla
posizione della donna nella chiesa e sul pastorato femminile,
Huting ha ricordato il passo ai
Galati 3: 28 in cui Paolo afferma che non vi è distinzione tra
uomo e donna e ha dichiarato
che è la chiesa stessa che subisce un darmo quando si priva
del ministero delle donne nella
liturgia e nella predicazione.
Formalmente cortese, la risposta di Giovanni Paolo II su
questi tre punti è stata rigidamente negativa. La chiesa romana rimane sulle proprie posizioni e il pontefice romano ha ammonito le chiese protestami a
non cercare soluzioni superficiali al problema ecumenico.
Da Liverpool
In merito alla tragedia di Bruxelles
Jonathan Dean, pastore riformato inglese che cura da due anni la chiesa
di lingua inglese di Torino e Giorgio
Bouchard, moderatore della Tavola valdese, hanno ricevuto questo telegramma;
« La prego di estendere il più ampiamente possibile l’assicurazione del
profondo dolore della nostra gente p®r
il tragico evento di imercoledì e la nostra simpatia e le nostre preghiere per
I morti, I feriti e I loro parenti ».
John Williamson, moderatore (riformato);
David Sheppard, vescovo di Liverpool
(anglicano); Darek Worlock, arcivescovo di Liverpool (cattolico).
9
7 giugno 1985
cronaca delle Valli 9
PROCESSO ALLA DROGA
Nella rete della giustizia
Chiesa ì peSCi piCCOli
e popolo
Le chiese hanno appena concluso un primo turno di incontri a livello di singoli circuiti
che già all’orizzonte si profila
un'altra scadenza ecclesiastica
rappresentata dalla prossima
Conferenza del I Distretto.
L'importanza di questi momenti di confronto e di discussione intercomunitari non deve
essere richiamata qui: temi e
problemi rilevanti per la vita di
■ogni singola comunità, ma che,
per la loro complessità o per la
difficoltà di farli rientrare nella
normale programmazione annuale delle attività comunitarie, non
possono essere affrontati in quella sede, trovano spesso in queste occasioni lo spazio necessario per essere studiati, analizzati e compresi. Solo in questo
modo è possibile affrontare seriamente alcuni nodi cruciali
■che ci stanno di fronte, evitando
contemporaneamente le mai sopite tentazioni particolaristiche
e locali che ancora caratterizzano la vita di molte nostre comunità.
Infatti grandi questioni — conte la riaffermazione della centralità del culto nel rilancio della vita comunitaria, o una nuova ricerca sull’identità di una
chiesa-popolo (o di un popolochiesa) che spiritualmente e sociologicamente non può piti essere considerata tale, o la difficoltà a portare avanti una politica ed una scelta diaconale che
richiede ed ingoia ingenti forze
umane e finanziarie — non solo
non possono essere affrontate
che dalla totalità delle chiese
fuori e dentro le Valli, ma non
possono non incidere e non determinare anche le scelte operate a livello locale.
\'on dimentichiamo poi le
questioni ed i problemi collegati al tema del lavoro, a quelli
della disoccupazione, della droga. della qualità della vita, del
rapporto con l’ambiente e la gestione del territorio, dello sviluppo; alla domanda di una politica culturale; alla necessità di
pc’'re in maniera chiara ed inequivocabile la questione della
partecipazione alla vita democratica ed associativa: anche
questi nodi devono essere affrontati insieme dalle nostre chiese
se non si vuole rischiare di perdere contatto con quella realtà
quotidiana che dovrebbe essere
considerata il terreno in cui vivere il nostro ’essere chiesa’, ed
il banco di prova su cui misurare la credibilità della nostra
predicazione.
L’impressione che il distacco
Ira ’chiesa-popolo’ e ’chiesa confcs>ante’ non appartenga solo
ad una prospettiva verso cui ci
avviciniamo pericolosamente, ma
sia già nella realtà delle cose,
riceve la sua conferma da una
evidente difficoltà a portare
avanti un confronto a più livelli e a più voci su alcuni temi
ricordati. Il fatto che poi alcuni
di questi temi non riescano a
ricevere spazio nel nostro ambilo non può che preoccuparci
ulteriormente.
E’ importante interrogarsi sulle motivazioni che stanno alla
ba.^.e di questa situazione di fatto: non è che l’accentuata clericali zz.azione, in chiave protestante, di molti quadri della chiesa,
impedisca in fin dei conti la
presenza di un dialogo articolato tra le diverse tendenze presenti?
Mauro Pons
La sentenza è arrivata verso
mezzanotte, dopo quasi cinque
ore di Camera di consiglio, il
27 maggio.
Era l’ultimo atto del processo, svoltosi davanti al Tribunale di Pinerolo, nei confronti di
una ventina di tossicodipendentipiccoli spacciatori arrestati circa sei mesi fa nel pinerolese. Non
può dirsi certo sia stato il «processo del secolo » per Pinerolo,
però è stato un avvenimento importante nelle vicende della amministrazione della giustizia nella cittadina, per il numero di
imputati, per le forze dell’ordine mobilitate, per la cornice in
cui si è svolto, per il carattere
di denuncia sociale che aveva
in sé.
I protagonisti del processo
non erano però, in definitiva, le
persone direttamente o indirettamente coinvolte in esso, ma
v’era una prima attrice che non
si è mai vista, e che ha determinato le mosse degli altri personaggi: l’eroina.
II Tribunale si è spostato dal
solenne ed austero Palazzo di
Giustizia nei locali del centro
sociale di S. Lazzaro.
E’ stato adibito ad aula giudiziaria un locale progettato
originariamente per essere una
cappella, e che però non ha mai
trovato utilizzo, tranne in occasioni particolari, per funzioni
sacre. L’aula d’udienza consueta
del Tribunale era troppo piccola,
o meglio, poco funzionale, per
contenere i circa venti imputati, gli altrettanti avvocati, un
pubblico più numeroso del solito, attento e partecipe delle
vicende di chi era direttamente
coinvolto nelle vicende giudiziarie, il gran numero di carabinieri. Gli imputati : tutti ragazzi,
tutti maschi, al di sotto dei 25
anni, che per storie diverse erano giunti a contatto con il mondo della droga.
Pesci piccoli, come si dice,
consumatori che spacciavano per
procurarsi la dose personale.
Tùtti, oggi, fuori dal « giro », e
qualcuno lo era già al momento dell’arresto, per cui il carcere ed il processo hanno avuto
l’effetto di richiamare, far ripiombare in un passato che si
voleva ormai tener lontano.
Dalla televisione siamo abituati a sentir parlare di droga
a chili, di cifre dell’ordine ^
miliardi di lire.
A Pinerolo, il quantitativo più
grosso di cui si parlava era di
quattro grammi ! 30, 50 mila lire !
Un’inezia, forse, ma dietro a
queste infime cifre si nascondono storie personali e familiari
difficili a raccontarsi conservando l’animo sereno.
Un’inezia, che per tutti ha significato l’esperienza del carcere che, per quanto solo di pochi
mesi, lascia una traccia indelebile nell’animo, nell’immagine
di un uomo.
Le forze dell’ordine, i carabinieri, superavano di gran lunga
il numero degli imputati. Necessità di forza maggiore, perché
gli imputati erano tutti detenuti,
sparsi nelle carceri di mezzo
Piemonte.
Che cosa distingueva quei ragazzi in divisa da quelli tenuti
dietro le transenne, guardati a
vista, nei volti, negli anni? Che
cosa distingueva me, là per assistere al processo, da quei ragazzi, in divisa o dietro le transenne, negli anni, nel volto? Storie diverse, che hanno avuto una
impronta diversa dovuta solo al
caso, o data da scelte meditate?
Sono domande cui è facile e
difficile rispondere nello stesso
tempo, e la cui risposta, qualunque essa sia, si rivela in fin
dei conti semplicistica, banale.
Il Tribunale, a mezzanotte, ha
pronunciato la sua condanna, a
tutti è stato inflitto un certo
ECOLOGIA IN VAL PELLICE
L’uomo e l’ambiente
Sabato 1° giugno e domenica
2 giugno si sono svolte in Val
Pellice due giornate a carattere
ecologico sul tema « l’uomo e
l’ambiente ». L’iniziativa, progettata dal W^^T di Pinerolo, ha
ottenuto un valido appoggio da
parte degli enti locali, quali comuni, Comunità Montane e CAI;
inoltre la chiesa valdese di Torre Pellice ha gentilménte consentito l’uso dell’Aula Sinodale.
Parlando più specificatamente
del programma, è necessario distinguere le due giornate per il
carattere diverso assunto: teorico la prima, pratico la seconda. La giornata di sabato è stata infatti dedicata alla proiezione di filmini riguardanti la vita
naturale nei parchi e nelle oasi
verdi: gli appuntamenti erano
due, rispettivamente alle ore
9.30 ed alle 15.30, nell’Aula Sinodale.
Da notare, nella mattinata, la
partecipazione soddisfacente di
scolaresche: fatto importante
considerando che l’educazione
al rispetto della natura dovrebbe avere un preciso spazio accanto alle altre materie scolastiche. 11 programma della serata, purtroppo in concomitanza con il concerto nel vicino
tempio valdese, prevedeva un
dibattito con la partecipazione
di aLcuni rappresentanti e re
sponsabili delle associazioni naturalistiche piemontesi. E’ stato inoltre consegnato al dott.
Mario Strani il premio alla memoria di Monica Savino, la ragazza perita in un tragico incidente, alla quale si deve la fondazione del WWF in Piemonte.
Questo riconoscimento viene assegnato annualmente a chi si è
distinto per particolari meriti
in materia ecologica e naturalistica.
La giornata di domenica è
stata invece dedicata, guanti e
sacchi alla mano, alla pulizia delle rive del torrente Pellice nel
tratto compreso tra Villar Pellice e Bobbio, decisione appoggiata dai due comuni. Si è trattato naturalmente di un atto
per lo più simbolico: l’impegno
deve infatti venire da tutti e bisogna rendersi conto che è nel
nostro interesse lasciare pulito
e quindi gradevole l’ambiente in
cui torneremo per un prossimo
week-end. In conclusione di giornata, si è consumato un pranzo
al sacco presso il parco Flissia
di Villar Pellice.
Sebbene la partecipazione complessiva abbia avuto qualche carenza, sono indubbiamente positivi l’interesse e la disponibilità
che hanno permesso la promozione di quest’iniziativa.
B. M.
periodo di carcere, quasi tutti
spno stati messi in libertà, perché privi di precedenti penali.
La giustizia, quella che trova
fondamento nelle leggi, aveva
fatto il suo corso, le sue esigenze erano state soddisfatte. Il
fatto che quasi tutti siano tornati in libertà, sub conditione di
non commettere altri reati, di
non ricascare nell’errore, o agli
arresti domiciliari, dice che quei
ragazzi non erano pericolosi delinquenti, ma persone che, nella
folla, non sì sarebbero distinte
da centinaia di altre, con le proprie debolezze, le proprie difficoltà di fronte alla vita, se l’eroina non le avesse attratte con
le sue false promesse di piacere,
non fosse divenuta la protagonista di un momento della loro
vita, prima attrice che attira su
di sé ogni attenzione, senza lasciar spazio ad altri attori nella commedia della vita, facendo
il vuoto intorno a chi la segue.
La giustizia delle leggi li ha
riammessi, sub conditione, alla
vita civile : ora si tratterà di non
schiacciarli con il giudizio nostro, che trova fondamento nelle regole della vita di ogni giorno. Sono usciti « dal giro » che
li aveva portati in carcere, devono rientrare nella società che
li aveva emarginati, dalla quale
si erano emarginati.
La volontà, da parte loro, esiste, è forte: altrettanto forte
dev’essere la volontà della società, di noi tutti, di volerli vedere parte di noi, per trovare insieme un senso al nostro vivere,
che eviti a ragazzi come loro,
come noi, di conoscere l’esperienza che loro hanno vissuto,
di essere ridotti al ruolo di comparse al servizio dell’eroina e
dei suoi « generai managers » in
una vita che invece vuole noi
come suoi protagonisti.
Paolo Gay
Pinerolese ferito
a Bruxelles
PINEROLO — C’è anche un
pinerolese tra i feriti della strage allo stadio di Bruxelles. Si
tratta del sig. Duchene il quale
è stato colpito alla testa quando insieme con un amico si accingeva a salire sulla sua auto
al termine della partita. E’ ricoverato in gravissime condizioni. Il suo feritore è stato arrestato dalla polizia belga.
Cultura nelle Alpi
Si terrà in Val Bregaglia a
Promont'ogno dal 21 al 23 giugno un convegno « Cultura nelle Alpi ». Per informazioni rivolgersi a Tavo Burat - Via Firenze 28/a Biella - tei. 015/22.747.
Per il SI’ al
referendum
PINEROLO — Alcune centinaia di persone hanno sottoscritto un appello per il SI’ al
referendum sulla contingenza.
I sottoscrittori ritengono che
attraverso il referendum si difenda il salario (e quindi le condizioni di vita) dei lavoratori,
si ripristini la democrazia nelle
relazioni industriali, si richieda
un radicale cambiamento della
politica economica del governo.
Tra i firmatari si trovano
esponenti politici, intellettuali,
preti e pastori, lavoratori delle
principali industrie pinerolesi,
iscritti alla CGIL e alla CISL,
pensionati, disoccupati, operatori dei servizi socio-assistenziali.
Analogo documento è stato
inoltre diffuso in Val Pellice.
Per il NO
al referendum
PINEROLO — Mentre in buona parte dell’Italia la CISL fa
un’attiva propaganda per il voto del NO, nel pinerolese questa organizzazione ha deciso di
non scendere in campo direttamente nella campagna elettorale per il referendum. Gli iscritti
sono stati invitati a non partecipare a comitati né per il SI’
né per il NO.
Attiva propaganda per il NO
è invece fatta dalla UIL la quale ha diffuso, sui muri cittadini,
numerosi manifesti invitanti a
votare NO, sostenendo che occorre continuare la lotta contro
l’inflazione e per l’occupazione.
I partiti del pentapartito, che
sono per il NO, non si sono ancora espressi pubblicamente, ma
stanno raccogliendo adesioni
per un appello per il NO.
Crisi all’Indesit
Si aggrava la crisi delTIndesit.
Sta arrivando il termine della
cassa integrazione e non sembra si profilino soluzioni concrete per una ripresa della produzione.
La proprietà pare intenzionata a vendere e gli acquirenti sono interessati solo alla rete commerciale delTIndesit e non alla
produzione.
Di qui il futuro incerto di migliaia di persone nel pinerolese.
Per discutere questa situazione
si è svolta in Regione una riunione con l’assessore Tapparo
il quale ha manifestato l’interesse della Giunta Regionale ad intervenire nella ricerca di una
soluzione positiva dei problemi,
sia assistendo alle trattative che
si svolgono tra i sindacati e la
proprietà a livello del governo
centrale, sia sostenendo direttamente iniziative concrete per la
occupazione (cooperative, formazione professionale).
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10 cronaca delle Valli
7 giugno 1985
DOPO ELEZIONI DEL 12 MAGGIO A QUARANT’ANNI DALLA FINE DELLA GUERRA MONDIALE
I nuovi sindaci Una donna nella bufera
Appena i risultati delle ultime
elezioni amministrative hanno
terminato di essere oggetto di
analisi e di discussione da parte
di tutti quanti, gli eletti nei nuovi consigli comunali si sono ritrovati per scegliere i membri
delle giunte e confermare o nominare i nuovi sindaci.
Torre Pellice
A Torre Pellice, venerdì 31
maggio, è stato eletto alla carica
di sindaco Marco Armand-Hugon, con 15 voti favorevoli, 4
astenuti, uno a Sibille. Fernando Guglielmone è assessore
anziano, mentre Mario Sibille,
Danilo Rivoira e Michelino Stefanetto sono assessori effettivi.
Sono risultati assessori supplenti Stefano Ayassot e Clara Lorenzino.
San Secondo
A San Secondo, il 30 maggio
scorso, è risultato eletto come
sindaco Marco Avondetto. Faranno parte della Giunta Roberto Vicino, Mauro Gardiol, Luciano Martinat, Dario Gallea,
Remo Bertone e Benedetto Ebbero.
Prarostino
Al comune di Prarostino è risultato eletto alla carica di sindaco Mario Mauro. Enrico Monnet e Sergio Griglio sono gli assessori effettivi, mentre Attilio
Fornerone e Claudio Paschetto
sono gli assessori supplenti.
Inverso Pinasca
Ad Inverso Pinasca alla carica di sindaco è stato eletto Erminio Ribet. L’assessore anziano è Cesare Castagna, mentre
l’altro assessore effettivo è Renato Giajero. Iva Anita Costabel e Aldo Ribet sono gli assessori supplenti. Inoltre, il Consiglio comunale risulta essere
composto da: Giovanni Olivero,
Luciano Coucourde, Andrea Coucourde, Ferruccio Coucourde,
Gino Long, Mauro Turalio, Ennio Travers, Gino Tosetti, Marco Bounous, Antonio Malatesta.
Pinasca
A Pinasca, domenica 2 giugno,
Riccardo Angelo Ricchiardone è
stato eletto sindaco. Dante Oleastro e Flavio Clot sono risultati
assessore anziano il primo, assessore effettivo il secondo. Ezio
Bianco e Sergio Pera sono gli
assessori supplenti. Gli altri
membri del Consiglio comunale sono: Riccardo Ricchiardone,
Guido Prot, Riccardo Soster,
Emilio Barus, Marco Laurenti,
Bruno Bertalotto, Piero Ricaud,
Ranieri Tessa, Giovanna Marino ed Elena Clot.
Perosa Argentina
Cambio di amministrazione a
Perosa dove è stato eletto sindaco il prof. Renzo Furlan, vicesindaco il dott. Corino e assessori ring. Corino, Paimero,
Benedetto, Bambi e Di Giovanni.
Bobbio Pellice
A Bobbio Pellice secondo le
previsioni della vigilia si è avuta l’elezione di un nuovo sindaco : è Aldo Charbonnier. Formano la giunta: Cesare Gay (assessore anziano), Ugo Dastru
(assessore effettivo), Enzo Negrin e Salomone Gönnet (assessori supplenti).
Comuni di più
di 5.000 abitanti
Mentre sono convocati per i
prossimi giorni i consigli comunali di numerosi altri comuni
in cui si è votato col sistema
maggioritario, rimane ancora
incerta la situazione amministrativa dei centri maggiori del
comprensorio. A Lusema le alternative sembrano essere due:
un tripartito DC, PSI, PSDI,
oppure un’alleanza DC e laici
(Indipendenti, PLI, PSDI) ma
quest’ultima soluzione sembra
aver scarse possibilità. In ogni
caso la soluzione che verrà data alla giunta di Lusema è condizionata dalla soluzione di problemi legati alla Comunità Montana Val Pellice, è probabile
perciò che si dovrà attendere la
struttura amministrativa dei vari comuni minori prima di arrivare all’elezione del nuovo sindaco della città.
A Pinerolo continuano i contatti tra i partiti per la composizione della nuova giunta che
non dovrebbe discostarsi dalla
precedente formula di pentapartito. Una variante potrebbe essere anche qui un tripartito DC,
PSI, PSDI, ma questa soluzione gode di scarse simpatie tra i
democristiani. Il PCI propone
un’alternativa di progresso che
vedrebbe coinvolti PCI, PSI,
PRI, PSDI, DP, che sulla carta
ha i numeri per una maggioranza ma sconta grosse difficoltà
programmatiche.
A Pinerolo la discussione più
accesa è comunque sul nome
del primo cittadino non godendo il sindaco uscente, Francesco Camusso, del gradimento di
una parte del suo stesso partito.
L. O.
Oggi
e domani
Manifestazioni
Eravamo sbarcati a Taranto il
1" settembre, dopo un lunghissimo viaggio circumnavigando
l’Africa : da Massaua, a Pori
Elizabeth, alle Canarie, a Gibilterra, al canale di Sicilia. Ci eravamo imbarcati il 10/7 sulla motonave « Giulio Cesare » che trasportava alcune migliaia di persone dal fatidico impero, per ordine delle potenze occupanti. Dei
2500 passeggeri della « Giulio Cesare» lo scaglione 49 fu destinato al campo profughi di Atessa
in Abruzz'o.
Era formato da un duecento siciliani (donne bambini e uomini
solo malati o vecchi, perché ai
giovani era proibito rimpatriare!). I bambini lattanti facevano le spese di quel viaggio, poiché s’erano ammalati fin dall’inizio dell’imbarco, ed era stato un
viaggio terribile, per il continuo
cambiamento di clima, attraversato nella rotta: un bambino
era morto, era stato « tumulato » in mare fra Las Palmas e
Ceuta. Uno choc terribile!
Dopo l’espletamento di disposizioni legali, assistenziali e materiali, riuscimmo a prendere il
lunghissimo treno-merci per andare a destinazione. Subimmo
incursioni aeree: era allora uno
scappare convulso dal treno, per
rifugiarci sotto i vagoni, o in
qualche anfratto della collina.
La mattina del tre settembre
arrivammo a Chieti: vi pernottammo due giorni, ospitati nelle
aule delle scuole elementari, sui
cui pavimenti coperti di giacigli
di paglia consumammo i pasti
elargiti dal Comune e riposammo i nostri poveri corpi. Giungemmo quindi alla stazione di
Atessa.
Tutti i profughi furono alloggiati nelle rituali aule scolastiche, ma io e le mie bambine
fummo ricoverate in ospedale,
per curare la più piccola ammalatasi di enterocolite, all’inizio
dell’imbarco a Massaua.
AlPospedale
PINEROLO — Venerdì 21 giugno, dalle ore 18 In avanti, si terrà a Pinerolo nel cortile dell’ex Caserma Fenulli
la II Festa di solidarietà con ii Nicaragua.
Comitati per la pace
POMARETTO — il comitato pace disarmo Valii Chisone e Germanasca si
riunisce nei locali del Convitto valdese per l'ultima riunione prima deli'estate mercoledì 12 giugno, ore 20.45.
PÌNEROLO •— Il Comitato per la pace e il disarrrjo si riunirà giovedì 6
giugno, alle ore 20.45, presso la Camera del Lavoro (via Demo, 8).
Ordine del giorno: 1) Festa della pace organizzata dai Comitati del pinerolese per sabato 15 giugno, pomeriggio, a Pinerolo in piazza S, Donato.
Àmnesty International
TORRE PELLICE — Giovedì 6 giugno
alle ore 17 avrà luogo una riunione
al Centro di incontro (via della Repubblica 1) di Amnesty International.
Anch’io dovevo curarmi perché, due giorni prima dello sbarco, nel portare il latte alla piccola, caddi scendendo una delle
scale, scottandomi con l’acqua
bollente per riscaldare il biberon.
All’ospedale speravo di ricevere assistenza, soprattutto per la
piccola che non tratteneva più
nemmeno l’acqua ed aveva continue crisi intestinali che la torturavano. Ma nessuno le dava
aiuto: in due giorni di ricovero
il medico l’aveva visitata appena
una volta, stringendosi nelle
spalle :
« Non ci sono medicinali! Ci
vorrebbe una balia! » aveva detto confermando le parole della
suora che con gli occhi al cielo
aveva detto :
« Una bambina di quattro mesi! Un angioletto del Signore, se
la vuole ! ».
« Allora la mia bambina deve
morire?!» avevo urlato io. Mi
sembravano tutti aguzzini e nori
credevo alle loro affermazioni
di mancanza di medicinali. Proposi di andare io a cercarli in
paese : conoscevo il nome del
medicinale che sulla nave era
stato somministrato alla bambina, alleviando il sub male. La
suora scosse la testa:
« Dall’ospedale non si può
uscire » mormorò. Io, sbalordita,
l’avrei malmenata, ma mi limitai
a gridare:
«E’ forse un carcere l’ospedale?». Eravamo nel corridoio d’ingresso, diedi una spinta alla suora, e scappai a precipizio verso
l’uscita.
Trovai un paese deserto.
L’unica strada lunga e diritta,
aveva le case con le porte tutte
sbarrate. Bussai ad alcvme, ma
nessuno mi apriva. Cercavo con
affanno, quando vidi un netturbino. Al mio pianto si commosse, e mi indicò dove trovare
la farmacia. Indi mi disse partecipe :
« Glielo do io Un po’ di riso,
vedrà che la sua bambina guarirà! ». Mi diede due cucchiaiate
di riso e un po’ di crema di riso.
Trovai la farmacia: la pomata
per le mie ferite e prima di tutto il medicinale per la bambina.
Somministrai il medicinale alla bambina e poi scesi nelle cucine dell’ospedale, ubicate al piano terra, a cuocere il riso. La
bambina maggiore si prodigava
ad assistere la sorellina nelle
mie alterne assenze di ore e ore.
L’8 settembre
Fu in questi frangenti, che il
giorno 8 settembre udii suonare le campane della chiesa adiacente l’ospedale e il vocio della
gente nella piazza sottostante.
Le campane annunziavano il
”Te Deum” che si svolgeva in
chiesa e la gente pareva impazzita a gridare « la guerra è finita! », « la guerra è finita! ». Ma
la guerra non era per nulla finita: l’immensa vallata del Sangro
sottostante Atessa, aveva rimbombato di bombardamenti e
continuò anche se era stato firmato l’armistìzio.
L’occupazione
tedesca
La città fu occupata dalle
truppe tedesche e il piccolo ospedale formato di appena dodici
camere, senza distinzione di terapie, fu ancora più affollato
di feriti militari e civili, che ne
impegnavano le risorse esigue e
le strutture. I servizi igienici
non funzionavano.
Non so come resistevamo ed
ho solo un ricordo incancellabile: dopo giorni e giorni di aspettativa per poter lavare la piccina, mi fu dunque portata una vaschetta. Era lercia, arrugginita
ma non avevo scelta e immersi
con molta perplessità la bimba
nell’acqua semicalda.
Con mia grande costernazione nei giorni seguenti fu colpita
da una estesa foruncolosi.
Una mattina vidi nel corridoio
l’inserviente usare una vaschetta di zinco per lavare il pavimento. Insospettita gli chiesi se per
caso, quella non fosse la vaschetta in cui avevo lavata la
bambina. Mi rispose di si, per
ché non ce n’era altra: era dunque quella vaschetta ad aver generato tut^: 9.quella infeziqne !
Indignata, decisi di lasciare
l’ospedale, senza aspettare la
guarigione della bimba e la mia.
Finalmente
una casa
Trovai alloggio presso una signora che mi offrì una stanzetta, con un letto per me e la mia
bambina di sette anni, una culla
e una cassa che adibii a tavolo
da pranzo e sedie per la famiglia. La casa s’affacciava sulla
piazza e su un vicolo parallelo.
Nella piazza i tedeschi installarono i cannoni; ci tenevamo tappate in casa e ci alternavamo
nelle necessarie uscite per provvederci dei viveri razionati, ciò
non c’impedì di ricevere alci:ne
« visite ». Una di queste ebbe luogo una sera: fu battuto con violenza alla porta ma nonostau e
lo spavento aprimmo. Erano due
soldati : chiesero vino : « volere
vino », insistevano. Ci accorge mmo che erano già ubriachi. Balbettavano l’italiano e gli ingiungemmo di andar via. Insistevamo nel mandarli via, ma vollero
visitare la casa.
Sapevo che era proibito ai :nilitari visitare le famiglie, sapevo
che era proibito col coprifuooo
aprire il balcone, ma visto che i
soldati non si decidevano ad :uidar via, minacciai di aprire il
balcone e gridare aiuto. Lì nella
piazza c’era il comando, ed essi
ritennero opportuno andarsene.
Un’altra visita ci fu fatta da
un gruppo di soldati che avevano bisogno della cucina. Alcuni
cucinavano della minestra e ri
dissero, canzonandoci: «noi ms;igiare minestra, italiani mangiare sempre macaroni, mac reni ! ». Abbandonammo quella casa, e andammo ad abitare con
altra gente, pure rifugiata, e
ci sostenevamo nelle difficciltà.
I bombardamenti
Un giorno ci accorgemmo con
terrore che il paese stava per
essere bombardato. Invece di
scappare nelle vie, ci rifugiammo in un anfratto attiguo alla
casa : uno spazio scavato nella
montagna, dove erano tenuti dalla famiglia due maiali e delle
galline. Ci mettemmo stretti,
stretti, quando sentimmo precipitare la casa che era di due piani, sopra di noi. La luce elettrica si spense : eravamo dunque
sotto le macerie, al buio, senza
aria, senza spazio. Le grida, i
pianti di tutti erano terribili:
chi invocava i santi facendo voti per la liberazione, chi bestemmiava atrocemente insultando
gli uomini responsabili della
guerra. Dopo alcune ore sentimmo delle voci dal di fuori; ci venivano a salvare. Poiché i bombardamenti si intensificarono, il
10 dicembre fummo mandati in
Puglia, a Trani, in 250. Fummo
ospitati in una caserma dove le
difficoltà furono grandissime.
Poi, dopo cinque mesi, le bambine ed io arrivammo a Pachino.
Maria Giardina Calogero
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11
i
1 giugno 1985
cronaca delle Valli 11
IL REFERENDUM
Come pensionato mi sento in dovere di rivolgere un invito a tutti i
pensionati ed operai derubati dei quattro punti di contingenza, che eravamo
riusciti ad ottenere con dure lotte. I
partiti di governo dicono che con il
taglio delia scala mobile diminuisce
l’inflazione e la disoccupazione. E' un
anno circa che sono stati tagliati quattro punti, quale disoccupazione è diminuita?
Cari amici pensionati ed operai, non
sono i punti di contingenza che creano inflazione, ma i grandi evasori fiscali. le truffe, gli scandali, che tutti i
giorni sentiamo alla radio e alla TV, o
leggiamo sui quotidiani. Di chi la responsabilità? Non sicuramente della
classe lavoratrice, ma dei nostri dirigenti che dovrebbero dare II buon esempio, mentre vogliono far pagare
alle classi povere tutti i costi. I partiti di governo vogliono imporre ai
cittadini di votare NO al referendum:
l'on. Bettino Craxi, capo del governo,
addirittura invitava i cittadini a non
votare, facendo loro violare l'art. 48,
comma 2, della Costituzione, macchiando così II certificato di buona condotta. Ma il voto è un diritto/dovere. Perché non dire queste cose anche alle elezioni politiche? Pensiamo
all'aumento che poco tempo addietro hanno fatto agli stipendi d'oro,
onorevoli compresi, al favoloso aumento proposto per il presidente della repubblica, che l’onestà del presidente Sandro Pettini ha rifiutato, ma
che sarà valido per il futuro presidente: ai miliardi che l’on. Bettino
■Craxi ha speso per la sua propaganda elettorale, un miliardo circa per
fare pubblicare ia sua fotografia su
tutti i quotidiani d'iltalia, il sabato
11 maggio. Tutto questo non aumenta
l’inflazione?
La scala mobile non è un aumento
di salario, ma solo un equilibrio sul
¿..costo della vita, se I prezzi al consu■ mo, compresi i combustibili da riscaldamento, da trazione, l’energia
■elettrica aumentano. Se questi, che
sono tutti elementi che incidono sulla pensione e sulla busta paga vengono frenati nella misura giusta dai
partiti di governo, la scala mobile
automaticamente si estingue da sola, perché cessano i punti.
Cari pensionati, operai, non lasciamoci condizionare dai politici, il momento è venuto per far sentire il
nostro peso e fare ritornare quello
che ingiustamente ci hanno tolto. Il 9
giugno andiamo tutti alle urne a testa alta, ed una volta in cabina non
esitiamo a votare SI’. Se gli italiani
sono chiamati a fare i sacrifici devono farli tutti a partire dagli onorevoli, e non penalizzare sempre e soltanto le classi povere.
Carlo Ferrerò, Pomaretto
PENSIERO PER
BRUXELLES
Una serata passata davanti alla
TV, con la speranza di veder trionfare la squadra del cuore, una serata
che mi ha lasciato tanta amarezza.
Mi sfilavano sotto gli occhi quelle
scene raccapriccianti, 1 corpi travolti
dalla massa, gli sguardi terrorizzati, il
volto implorante di un uomo rimasto
schiacciato dal crollo del muretto...
Sono passati alcuni giorni, è venuto il tempo delle ’inchieste, delle polemiche, del dibattiti, delle accuse,
ma io continuo a pensare a chi, in quel
maledetto stadio, ha perso la vita. Mi
chiedo come sia potuto succedere tut
to ciò, se ha un senso morire a quel
modo. Mi sono resa conto che, forse,
l’uomo non è altro che un essere violento ed Irrazionale al quale è stato
imposto il rispetto di certi valori e di
una certa morale. Ed al cedere di
questi ultimi, l’uomo si rivela per quel
che è veramente.
Non mi riferisco esclusivamente ai
fatti avvenuti nello stadio di ¡Bruxelles, ma anche al comportamento assurdo di quei tifosi sfilati per le vie
a festeggiare una vittoria di sangue,
lo non sono riuscita a gioire, no davvero: Hemingway ci ha fatto giustamente presente che non è necessario chiedersi <■ per chi suona la campana », quando muore un uomo, poiché essa suona sempre anche per
noi. E poi ancora, mi sono venute le
lacrime agli occhi quando ho visto
campeggiare su di un muro la scritta
« Grazie Liverpool lo stesso ».
Dunque non critichiamo solo coloro che crediamo unici colpevoli, ma
anche noi stessi. Cerchiamo di non
essere moralisti esclusivamente nel
giudicare le azioni altrui, nel dire
« non è possibile, quelli si sono comportati peggio di bestie », e proviamo a pensare a chi ha esultato per
una così macabra vittoria.
Che alternative cl possono essere?
Questo non so dirlo, la risposta non
c’è e forse non c’è mai stata, o si
» è perduta nel vento », come canta
Bob Dylan.
Probabilmente, in fatti del genere,
ci amareggia la delusione per una
umanità che ci eravamo immaginati
diversa.
B. M., Torre Pellioe
LA CHIAMANO
CIVILTÀ’
Mercoledì sera, 29 maggio. Finalmente la partita tanto attesa da milioni di persone! Ma purtroppo precedono e seguono alle immagini della
’partita, altre terrificanti: la folla impazzisce, si scatena una furia distruttrice che sfocia nella tragedia di Bruxelles.
La televisione e i giornali parlano
prima di trenta, poi di sessanta, poi
di quaranta morti, moltissimi sono I
feriti. A chi attribuire la colpa? Si
dice che siano stati i tifosi ’(ma è
giusto chiamarli in questo modo?) inglesi, ma le immagini mostrano anche
italiani che scagliano pietre, bastonano i «nemici», si scagliano con violenza contro la polizia belga, che
non riesce ad impedire i disordini.
Ma è sul dopo partita che vorremmo invitarvi a riflettere: i giornali
dicono che a Torino diecimila persone scendono in piazza a festeggiare la vittoria juventina con urla, bandiere, cori di clacson... Quello che
è successo poco prima è già stato
dimenticato! Ci si rallegra in mezzo
alla morte, alla violenza, per una vittoria bagnata con il sangue dei nostri fratelli!
La mattina del giorno seguente, a
Torre Pellice, sui muri del Collegio
Valdese, sulle strade e sulle case,
scritte e insulti alla Juve, ringraziamenti ai « Reds ». A questo punto
noi ci chiediamo dov’è l’animale razionale che chiamano « uomo »... Se
oi comportiamo in questo modo non
siamo neppure degni dì dirci bestie!
Non esiste nel nostro animo altro
che indecenza, odio, insensibilità?
L’uO’mo non si sconvolge neppure davanti ad una tragedia di sìmili proporzioni? Lo sport è ancora un modo
per far violenza?
Vicino alla follia di chi, seguerKio
la squadra del cuore, ha finito con
l’uccidere, c’è quella di chi ha ’potuto godere di una simile vittoria, o
di ohi ha potuto essere tanto crudele da apprezzare un tale avvenimento, la strage... Ed è stato così stupido da pasticciare muri e strade con
scritte e simboli, segni solo di una
grande ignoranza. No, non possiamo
parlare neppure di fanatismo, solo di
furia distruggitrice di cose e dì uomini...
In particolare due cose ci hanno
colpite: la frase « Grazie Liverpool »
(l’avversione di una squadra verso
un’altra, per di più di uno stesso
Paese, non può giustificare parole così stupide!) e l’accusa di « ebreo »,
usato in senso tanto dispregiativo.
Sono passati parecchi anni da
quando Hitler dichiarò gli ebrei una
« razza » inferiore... siamo però così
pronti a ricordare e ad accettare
Proprio in occasione del 40»
anniversario della fine della 2“
guerra mondiale è uscito: « Un
partigiano a Mauthausen - La sfida della speranza », di Sergio
Coalova, ed. “l’Arciere” - Cuneo.
Abbiamo letto molti libri di
questo periodo e si può dire che
uno completa l’altro. « Le singole
esperienze — come dice la premessa di Renzo Amedeo — concorrono a completare il quadro
composto delle sofferenze e della
scientifica brutalità del sistema
concentrazionario nazista ».
Il diario fa rivivere , in temoo
di pace, i tremendi anni della
guerra a chi questi ha trascorso
e può aiutare i giovani a fare il
possibile per evitarli.
Molto preciso e dettagliato il
racconto della formazione dei
primi gruppi nartigiani in Val
Pellice nell’autunno del ’43 e del
quello che parla di cxiio. mentre troppo presto dimentichiamo gli esempi
d’amore! Allora, alla violenza, alla
bestialità di una simile disgrazia aggiungiamo anche il razzismo, per di
più un razzismo tanto ignobile (ma
il razzismo qualche volta è anche
intelligente? Noi non lo crediamol)?
Manuela Davit, Bobbio Pellice
Monica Puy, Torre Pellice
INDIGNAZIONE
Egregio Direttore,
Sono da sempre un abbonato e
affezionato lettore del nostro ECO e
seguo con particolare interesse la rubrica « Lettere all’Eco delle Valli ».
Se mi verrà gentilmente concesso un
po’ di spazio, vorrei rendere partecipi i lettori del disagio ohe ho provato avendo seguito casualmente giovedì
16.5, alle 20.30, il programma televisivo
trasmesso da "Italia 1”.
E’ mai possibile che film come
quello di Renato Pozzetto, con ripetute scene ipornografiche e altre di
pessimo gusto, debbano essere trasmessi in orario nel quale bambini e
ragazzi, terminati i compiti, spesso
accendono II televisore?
in vari ambienti, politici, sociali,
ecclesiastici, su giornali di varie tendenze o in conferenze, uomini di cultura, legali, religiosi, lamentano la
decadenza dei costumi e auspicano
una più sana moralità, ma con risultati deludenti, come risulta evidente
da quanto si verifica nella vita quotidiana.
Forse altri lettori condividono queste mie preoccupazioni; forse qualcuno potrebbe aver voce in capitolo e individuare il giusto canale per
intervenire presso i responsabili di
queste trasmissioni: è quanto mi auguro!
Altrimenti quale eredità lasceremo
ai nostri figli e nipoti?
Cordialmente
Emilio Travers, S. Germano
TRA I LIBRI
GRAZIE
Partigiano a Mauthausen
l’inverno passato agli Ivert di
Rorà dalla piccola banda; tragico il ricordo del nrimo srande
rastrellamento in valle nel rriarzo
del ’44 e la reclusione nelle carceri « Nuove » di Torino con martellanti interrogatori. E dopo Torino, il campo di Fossoli con l'incontro con Jacopo Lombardini
che il 10 giusno commemora l’anniversario dell’assassinio di Matteotti e poi il viaggio con destinazione Mauthausen e tutte le sofferenze di queirorribile lager, il
tutto raccontato « con serena
spontaneità e nella semplicità
che lo rende reale ».
Ma ciò che risalta di più nel libro è la « speranza », certe volte
scritta con le lettere maiuscole,
che non abbandona mai il partigiano ventenne neppure davanti
alle più grandi atrocità e che gli
darà il coraggio di vivere fino al
giorno della liberazione. V. L.
i sottosoritti Malanot 'Dr. Ferruccio
e famiglia, e Pellegrin Ernestina v.
Malanot, a seguito ’deH’incendìo sviluppatosi per un elettrodomestioo surriscaldatosi nella loro abitazione in via
P. Paschetto 9, Torre Pellice, il giorno
29.5 ujS., ringraziano sentitamente
tutti coloro che sono prontamente intervenuti, in particolare lil Maresciallo
e i Carabinieri di Torre Pellice e Pinerolo, i Vigili del Fuoco di Torre
Pellice e Pinerolo, e tutti 1 vicini di
casa e gli amici che sì sono prodigati, evitando quindi Ohe l’incendio assumesse proporzioni maggiori.
Con i più distinti saluti.
Malanot Dr. Ferruccio
Pellegrin Ernestina ved. Malanot
In memoria dì Lido Lodi; Papiurello
Luciana, Torino.
>L. 40.000: Maria Martinat Bertalot,
Torino.
L. 10.000: Rivoira Stefano e Maddalena, Angrogna.
Pro Ospedale Valdese
di Pomaretto
Raccolti dalla OlOV nel mese di aprile
L. 50.000: Pascal Carlo, Pomaretto;
M.C.G., Pinerolo.
L. 40.000: Maria Martinat Bertalot,
Torino.
L. 25.000; RIbet Celina, Pomaretto.
Pro Istituti Ospitalieri
Valdesi
Raccolti nel mese di aprile
L. 200.000: Maria e Lidia Vay, Torino.
i. 150.000: Chiese Cristiane Awentiste del 7° giorno, Roma.
L. 20.000: Carcò Antonio, Catania,
« pensiero 1985 ».
•i'
Pro Rifugio Re Carlo Alberto
Raccolti dalla CIOV nel mese di ^rile
L. 50.000: Riccardi 'Gabriella, Milano, in memoria dello zio Lido Lodi.
L. 40.000: Maria Martinat Bertalot,
Torino; Lavatelli Libera, Torino, In memoria mamma e sorella.
RINGRAZIAMENTO
« Fattosi sera, Gesù disse loro:
Passiamo all’altra riva »
(Me. 4: 35).
Le famiglie La Rosa, Bertin e Malan, ricordando la cara
Edy Bertin in La Rosa
ringraziano tutti coloro che hanno
voluto partecipare al loro dolore, con
scritti, parole di conforto e partecipazione ai funerali.
Un particolare ringraziamento al
dott. Scarognina ed alla dott^sa Peyrot,
al pastore Bruno BeHion, al personale
infermieristico e medico dell’Ospedale
Valdese di Torre PelRce.
Luserna S. Giovanni, 27 maggio 1985
AVVISI ECONOMICI
TRASPORTI - Corriere Maurino 0.
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Hanno collaborato a questo
numero: Aligi Della Latta Vera Long - Luigi Marchetti Saverio Merlo - Paola Montalbano - Lucilla Peyrot - Teofilo Pons - Bruno Rostagno Eugenio- Stretti.
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compianta sorella Jalla Cecilia Luigia,
in ricordo della mamma Jalla Malan
Rosaria.
L. 300.000: Alice Tron ved. Boslo,
Torre Pellice.
L. 100.000: Fam. Bassanese Alder,
Torre Pellioe.
L. 50.000: Bruno Francesco. Torino; Fam. Lodi, Luserna S. Giovanni,
USSL 42 - VALLI
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Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 81000 (Croce Verde).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 9 GIUGNO 1985
Pinasca: ’FARMACIA BERTORELLO ■
- Via Nazionale. 29 - Tel. 51017.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: tei. 81.000
Croce Verde Porte: tei. 201454
USSL 44 - PINEROLESE
( Distretto di Pinerolo )
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 [Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo; 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva e festiva:
tei. 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia Farmaceutica ;
DOMENICA 9 GIUGNO 1985
Luserna S. Giovamii: FARMACIA
SAVELLONI - Via F. Blando 4 - Luserna Alta - Tel. 90223
Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pellice; telefono 91.996.
12
12 uomo e società
^1
7 giugno 1985
UNA NUOVA GENERAZIONE DI MISSILI DA CROCIERA
SLCM, la morte dall’acqua
15 giugno: dal Giappone all’Australia, dalla Nuova Zelanda agli
USA, dalla Scandinavia all’Italia una catena di manifestazioni
SLCM, vale a dire « Missile
da Crociera Lanciato dal Mare»:
tra le innumerevoli abbreviazioni che gli stati maggiori americani utilizzano per classificare
ogni nuovo ritrovato bellico, eccone una particolarmente degna
di nota, sebbene non sembri destinata a comparire mai sul tavolo delle trattative di Ginevra
fra USA e URSS. Per molti aspetti analogo al cugino GLCM
(Missile da Crociera Lanciato da
Terra: quello di Comiso, per intendersi), TSLCM (o «Tomahawk », come è stato ribattezzato da nostalgici delle guerre indiane) è in realtà un’arma ancor più pericolosa, sia per ogni
progetto di pace futura, sia per
l’attuale « equilibrio del terrore ».
E’ per questo che il prossimo
15 giugno contro gli SLCM avrà
luogo una catena di iniziative
senza precedenti: dal Giappone
all’Australia, dalla Nuova Zelanda alle Hawaii, dalla costa orientale degli USA alla Scandinavia, dalla Scozia all’Italia -centinaia di località costiere e di porti militari saranno visitati dal
movimento per la pace, per iniziativa congiunta della Campagna del Pacifico contro gli SL
CM, del Coordinamento del Nord
Atlantico e, per quanto riguarda l’Italia, di una «Campagna per la Denuclearizzazione
del Mediterraneo » promossa
dalla Commissione per la Pace e
il Disarmo delle Chiese Battiste,
Metodiste e Valdesi, in collaborazione con altre espressioni del
movimento per la pace nazionale.
Già dalla fine del 1983 la Marina americana sta procedendo
alTinstallazione di 3994 SLCM su
80 sottomarini d’attacco e su
76 navi di superficie nel Pacifico, nel Nord Atlantico, nel Me
. L'Eco delle Valli Valdesi ■>: Rea.
tribunale di Pinerolo N. 175.
Redattori: Giorgio GardioI, Roberto Giacone, Adriano Longo, Mauro
Pons, Giuseppe Platone, Sergio
Ribet. Comitato di redazione: i redattori e: Mirella Bein Argentieri,
Valdo Benecchì, Mario F. Berutti,
Franco Carri. Paolo Fiorio. Bruno
Gabrielli, Marcella Gay, Claudio H.
Martelli, Roberto Peyrot, Massimo
Romeo. Marco Rostan, Mirella Scorsonelll, Liliana Viglielmo.
Birettore Responsabile:
FRANCO GIAMPICCOLI
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delle Valli - La Luce » - Casella postale- 10066 Torre Pellice.
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Ogni parola; economici 250, partecipazioni personali 350 (oltre
IVA). Ricerche lavoro: gratuite.
Fondo di solidarietà c.c.p. 11234101
Intestato a « Li Luce: fondo di solidarietà >. Via Pio V. 15 • Torino.
diterraneo e nell’Oceano Indiano. Tre le versioni del Tomahawk: una nucleare (758 esemplari), una convenzionale per la
distruzione di obiettivi a terra
e una terza, anch’essa convenzionale, con funzioni anti-nave.
5 conseguenze
« L'opposizione dei movimenti
pacifisti e degli enti locali maggiormente coinvolti contro i Tomahawk — si legge sul n. 3 di
GIN, l’agenzia informazioni del
CEDIP di Catania — ha sinora
sottolineato cinque ordini di
conseguenze che l’installazione
di tali ordigni comporta: 1) L’aggiornamento da parte dell’URSS
del proprio arsenale di missili
da crociera (aggiornamento già
concretizzatosi in tre nuove classi di sottomarini nucleari e in
un nuovo tipo di missile da crociera del tutto analogo al Tomahawk americano); 2) L’impossibilità del controllo, da parte delle stesse superpotenze, di
un gran numero di basi mobili e
soprattutto su armamenti che
non presentano differenze apparenti fra le versioni convenzionali e quella nucleare, come i
Tomahawk. L’osservanza di un
eventuale trattato di limitazione o di riduzione di questo tipo di
armamenti diverrebbe in breve
inverificabile, mentre aumenterebbero a dismisura le possibilità di im confiitto nucleare per
errore; 3) L’impossibilità, da parte dei paesi terzi, di verificare
costantemente la presenza di armi nucleari nelle proprie acque
territoriali, con una forte limitazione della sovranità di questi
paesi; 4) L’aumento vertiginoso
delle possibilità di incidenti nucleari, che metterebbe ancor più
a repentaglio la salute delle popolazioni più esposte (dalle isole del Pacifico all’arcipelago sardo de La Maddalena) ed equilibri ecologici in molti casi già
compromessi dalla presenza di
sottomarini a propulsione nucleare e da una sempre più intensa militarizzazione; 5) Un’ulteriore, formidabile ipoteca sul
diritto all’autodeterminazione
dei paesi in via di sviluppo del
Terzo Mondo, per tenere a bada
i quali è previsto l’uso di due
delle tre versioni del Tomahawk »
Un appello
L’appello lanciato dalla Commissione per la Pace e il Disarmo agli evangelici italiani, tramite una lettera agli esecutivi e
agli organi amministrativi den'ominazionali e federativi nazionali, regionali, di distretto e
di circuito, ha sinora ricevuto
risposte positive da Catania, da
Taranto, da Pescara, da Napoli,
da Civitavecchia-Roma e da Cagliari. Presso i porti di queste
località (ad eccezione di Cagliari, da dove ci si sposterà su Oristano in coincidenza con un’assemblea del movimento sardo
per la pace) il prossimo 15 giugno avranno luogo iniziative di
diverso carattere: culti o momenti di preghiera all’aperto,
« catene umane », piccole manifestazioni, in qualche caso con
la partecipazione di altre forze
(comitati per la pace, FGCI e
DP, gruppi cattolici, ecc.).
« Per un Mediterraneo mare di
pace, no ai nuovi missili emise », titola il manifesto-appello
della Commissione, che invita a
dimostrare « contro i 3994 nuovi
Prime pagine strappate
(segue da pag. 7)
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina • Torre Pellice (Torino)
Al verso del titolo si legge una
lettera in latino di Giovanni Calvino, che è il primo scritto dopo
la sua conversione. Segue la prefazione, sotto forma di lettera
di: « P. Robert Olivetanus, l’hwnble et petit Translateur, à l’Eglise de Jésus Christ » seguita da
una « Apologie du Translateur »
e una dedica « A nostre allié et
confédéré, le peuple de l’alliance
du Sindi », siglata O.F.C., probabilmente: Olivetan, Farei, Calvin,
dedicata al popolo ebraico, e una
poesia in latino, di Bonaventura
Desperiers, che è anche l’autore,
in calce al volume, di una « Table de l’interprétation des noms
propres ».
All’inizio del Nuovo Testamento troviamo un « discours nréliminaire » di Calvino e un « indice
des principales matières ». In
fondo, dopo l’indicazione dello
stampatore e della data di stampa, una poesia in francese: « Au
lecteur de la Bible ». con un acrostico, per cui prendendo le prime lettere di ogni carola, si lef’ge la seguente frase: « Les Vaudois peuple évangélique, ont mis
ce trésor en vublique ».
Non si conosce auale ne sia
stata la tiratura, ma sin dall’inizio gli avversari hanno imnier'ato un grande zelo oer la sua distruzione, tanto che già lo storico
Gilles scriveva, nel 1644: « Il s’en
trouve encore quelques exemplaires ». Per contrabbandarla
più facilmente, e non far apparire il titolo di Bibbia ai doganieri, spesso illetterati, ma che un
titolo in grossi caratteri potevano compitare, venivano strannate le prime pagine, compresa
Fede cristiana
(segue da pag. 8)
missili Omise « Tomahawk » della Marina americana (SLCM),
contro i nuovi missili Cruise
della Marina sovietica, perché il
Governo italiano e tutti i governi chiudano i porti a navi e a
sottomarini abilitati al trasporto di armi nucleari, per la pace.
il disarmo e la cooperazione fra
i popoli ». Bruno Gabrielli
* Per ulteriori informazioni, nuove
adesioni, richieste di manifesti rivolgersi a: Bruno Gabrielli, CEDIP, Via Cantarella 6, 95125 CATANIA, Telefono
095/430849.
l'epistola di Calvino il cui nome
cominciava ad essere troppo conosciuto, e le ultime pagine. Perciò gli esemplari completi sono
ancora più rari. Uno di questi è
conservato alla Biblioteca Valdese, mentre l’esemnlare esposto
al Museo Valdese è mutilo delle
prime ed ultime pagine. Un esemplare integro si sa che è alla Biblioteca Nazionale di Parigi, altri, forse mutili, a Grvon nel Canton de Vaud. al museo della Casa
di Arnaud a Schònenberg, e in
qualche biblioteca pubblica e
forse da qualche nrivato. ma probabilmente il totale dei volumi
superstiti non raprriunge la dozzina.
La Bibbia di Olivetano è stata
la base di tutte le successive riedizioni in lingua francese fino alla revisione di Ostervald.
Osvaldo Coisson
Per un Mediterraneo
mare di pace no ai nuovi
missili Cruise
15 giugno 1985
Manifestazioni contro i Cruise
presso i principali porti deWOceano Pacifico,
del Nord Atlantico e del Mar Mediterraneo
CONTRO I 3994 NUOVI MISSILI CRUISE «TOMAHAWK»
DELLA MARINA AMERICANA (SLCM)
CONTRO I NUOVI MISSILI CRUISE DELLA
MARINA SOVIETICA
PERCHE’ IL GOVERNO ITALIANO E TUTTI I (GOVERNI
CHIUDANO I PORTI A NAVI E A SOTTOMARINI ABILITATI
AL TRASPORTO DI ARMI NUCLEARI
PER LA PACE, IL DISARMO E LA COOPERAZIONE
FRA I POPOLI
Pacific Campaign Against
SLCMs
Campagna per la
Denuclearizzazione del
IMediterraneo
North Atlantic Network
Comm. Naz. per la Pace e il
Disarmo delle Chiese Battiste
Metodiste e Valdesi
Per informazioni, adesioni e richieste di manifesti rivo!
gersi a: Bruno Gabrielli - CEDIP - Via Cantarella, 6 - 9512.’i
CATANIA - Tel. 095/430849.
Industria del divino
sul pluralismo ed il dialogo fra le diverse componenti della società.
Le Cdb invitano tutti i cristiani a
muoversi su questi campi affinché ia
chiesa ritrovi tutta ia forza del messaggio profetico di denuncia e di rottura per contribuire efficacemente ai
rinnovamento della società italiana.
Ciò è possibile realizzare se, coinvolgendosi nella realtà di base, la chiesa
si fa « gente », si fa « popolo », rinasce dal basso e si configura come
chiesa locaie costantemente legata a
tutti i movimenti e le spinte di rinnovamento e di partecipazione presenti a
livello ecclesiale e sociale.
(Documento stilato dalla segreteria
su mandato del VII convegno nazionale
delle CdB).
(segue da pag. 1)
convnercio di tutta la città. Le
copie in oro ed in argento del
tempio e della celebre statua
procuravano lavoro a numerose
piccole botteghe d’artigiani. Una
volta all’anno per la festa di Artemide convenivano in città migliaia di pellegrini che davano
vita ad un gran carnevale orgiastico cui potevano partecipare
tutti, schiavi compresi. Le feste
notturne non avevano limiti. Tutto era lecito. Era l’ora del riscatto sociale e psicologico. Al ritorno dalla festa, nella borsa da
viaggio, non poteva mancare il
sacro amuleto rappresentante Artemide.
Ma il commercio dei santini,
da quando Paolo è in città, ha
segnato una battuta d’arresto.
Molte persone, conosciuta la
“nuova via”, non credono più alla divinità efesina. E’ la crisi, anzi la rivolta. A puidarla è in prima fila un giovane "leader” degli artigiani, Demetrio, che riesce
a raccogliere nel teatro cittadino
(capace di 25.000 posti) una folla
inferocita che scandisce lo slogan: « Grande è la Diana degli Efesini ». Uno slogan che è un programma politico, economico oltreché essere una confessione di
fede. Sarà auindi un abile amministratore locale a salvare l’ordine economico esistente e a calmare gli animi. Con un discorso
sottile e persuasivo, il cancelliere
di Efeso separa le sfere di influenza: di qui il tempio di Artemide, il suo mondo, i suoi commerci e di là, la nuova religione
di Gesù con Paolo e i suoi se. guaci.
Entrambi hanno diritto di vivere purché non ci si calpesti i
piedi e purché il cristianesimo
non pretenda di tnodificare gli
equilibri del quieto vivere. Forse a Luca questo discorso non dispiaceva troppo. Ingraziarsi l’autorità di Roma, presentare una
religione che andava bene per
tutti, ricchi e poveri, poteva facilitare il diffondersi del cristianesimo.
Ma al di là delle interpretazioni, di tutto il tumulto di Efeso,
un fatto rimane chiaro: l’Evanzelo mette in crisi i rapporti economici. In questo caso andò in
crisi il commercio del santino. Melle nostre città i mcccanismi economici con cui la
predicazione dell’Evangelo non
può scendere a compromessi riguardano le fabbriche di arn:i, le
industrie della morte. E anche
qui, come 2.000 anni fa, il potere
economico divide le competenze:
qui la sfera politica, economica e
di là quella spirituale e religiosa.
Esattamente il contrario di ciò
che Paolo voleva. L’Evangelo attraversa in orizzontale tutte le dimensioni della nostra vita e della
città rinnovandole e trasformandole.
Questo è il messaggio degli Atti. Non ci sono sfere nrivilegiate
perché tutte le espressioni della
vita sono sotto il segno del giudizio e della grazia di Dio. Non
c’è sacro e non c’è profano.
L’Evangelo cerca il confronto
con tutte le realtà umane: neeh
spazi religiosi e in quelli laici o
pagani. Ricordiamoci di queste
cose nel viaggio della nostra vita- Giuseppe Platoup^