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LA BUOM NOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
PREZZO D’ASSOCIAZIO.HE:
e~ ■ ■ , - .3
Torino, per un anno . . . L. C »
» per sei mesi ...» 4 »
Per le provincie e l’estero franco sino
ai conlìni, un anno . . L. 7 20
per sei mesi , » 5 20
La direzione detla BUONA NOVELLA è
in Torino, casa Bellora, via del Vtlenlino, n“ 12, piano 3“.
Le associazioni si ricevono da Cablotti
Bazzarini e Comp. Editori Librai ìd
Torino, via Nuova, casa Melano.
Gli Associali delle Provincie potranno provvedersi di vn vaglia postale,
inviandolo franco alla ditta sopradetta.
I Fariiei. — Regula Fidei. — I Confessori di Gesù Cristo in Italia nel secolo xti,
Pietro Carnesecchi. — La sGda del Cattolico. — Al Cattolico. —Notizie religioce.
— Inghilterra.—Africa del Sud. — Coste Occidentali dell’Africa. — Madagascar.
— Nuova Zelanda. — Nuova Caledonia. — Cronachetta politica.
I r A.MI E S E M
I nemici più grandi che abbia avuti
il Vangelo in tutti i tenapi sono stati
e sono i farisei. Gio. Battista li chiamava a serpenti, progenie di vipere »
Matt. IH. 7 ; 11 divin Redentore Gesù
li caratterizzava per ipocriti, Matt.
XVI. 6; Lue. XII. 1 : e nel capo XXIII
di san Matteo ne dà una descrizione
così viva da farli conoscere a’ suoi
discepoli in modo da non poter prendere abbaglio. Dice di loro, che mentre legano pesi gravi ed importabili
sulle spalle degli uomini, essi poi non
vogliono neppure [muoverli con un
dito : che fanno tutte le loro opere
per essere riguardati dagli uomini;che
amano i primi luoghi a tavola, i primi
seggi nelle raunanze, e che vogliono
essere chiamati maestri e dottori. Dice
che tali ipocritoni colle loro minute
osservanze di tradizioni umane chiudono il cielo agli uomini per non lasciarveli entrare, e per renderli compagni della loro dannazione: cbe sotto
pretesto di lunghe orazioni divorano
le case delle vedove; che circuiscono
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il mare e la terra per fare un proselito, e renderlo così figlio della geenna
siccome loro: li chiama guide cieche,
che badano filje piccolezze e trascurano le cose essenziali, il giudizio,
la misericordia,^ la fede: che si affaticavano ad affettare una santità tutta
esteriore, mentre erano pieni d’ipocrisia e d’iniquità, simili a sepolcri imbiancati: li accusa di edificare i sepolcri dei profeti, ed i monumenti dei
giusti, e di perseguitare, calunniare,
flagellai-e', uccidere, scomunicare i
giusti ch’egli avrebbe mandati.
Difatti quest’empia genìa non cessò
mai dal ailunniare e dal perseguitare
Gesù ed i suoi discepoh: lo caluùniavano perchè pieno di misericordia
sedevasi a desco cp’ pubblicani e coi
peccatori per trarli a ravvedimento,
Matt. XII. 11 ; Marc. XI. 6 ; lo calunniavano perchè non ordinava ai suoi
discepoli gli stupidi digiuni farisaici,
Lue. V. o3: si raunavano a conciliabolo onde ucciderlo perchè operava
prodigi, Malt. XII. 14; e non potendo negare l’evidenza de’ suoi miracoli li attribuivano al poter del demonio, Matt. XII. 24. Erano i farisei
che volevano impedire Giovanni dal
battezzare, Giov. I. 25; erano essi
che incoraggiavano Giuda al tradimento , Giov. XIII. o; che perseguir
tarono Gesù fin dopo la sua morte,
Walt. XXVJI. 62, che scomuaica
vano gli apostoli, li imprigionavano,
li bandivano come malfattori, ed impedivano alla sempre troppo credula
moltitudine di- seguire il Vangelo.
]\[a questa razza funesta non fu distrutta colla distruzione di Gerusalemme : essa ha esistito, ed esiste ancora. È la razza de’ farisei che ha
sempre continuato e continua a perseguitare i buoni, gli onesti, e i discepoli di Gesù Cristo. È la razza dei
farisei che incominciò di nuovo a levare il capo non appena per la famosa pace di Costantino la chiesa
divenne libera; ed i seguaci di Gesù,
ai quali era stata dal divino Maestro
predetta la persecuzione, Giov, XVI,
lasciati in pace dai pagani, incominciarono ad essere perseguitati dai farisei.
La mitezza evangelica che ci siam
prefissi di seguire nel noslro giornale non ci permette di accennare
neppure quella catena continua di persecuzioni che la chiesa di Dio ha dovuto soffrire per parte di questa dura
gente. Lo scopo della Buoìia Novella
è di edificare i lettori non di scandalizzarli con scene di orrori e di sangue,
nè d’irritarli contro chicchessia, neppure contro i nostri persecutori, pei
quali il Vangelo che noi seguiamo ci
insegna di dover pregare, e fargli del
bene , Matt. V. 44 ; ma la storia è là
per dimostrare a chiunque sa leggere,
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che il sangue dì coloro che han voluto seguire puro il Vangelo di Cristo,
è corso a torrenti per opera de’ farisei.
I poco esi^rti credono che la civiltà
dei lempi, i progressi dei lumi abbiano
mutalo il carattere de’farisei persecutori, e che essi abbiano rinunciato alla
volontà di nuoccre: raa costoro si
ingannano: se alla vipera sono strappati i denti, attende rabbiosa che le
crescan di nuovo , per mordervi con
più forza. Cosi questa » razza di vipere», sc la civiltà dei tempi li costringe a tacere, attendono, ed affrettano il ritorno alla barbarie del medio
evo per poter perseguitare di nuovo.
Un fatto incredibile, se non lo avessimo solto i nostri occhi, viene in conferma di questa verità. La Buona Novella nel suo n“ 47 aveva con piacere
cristiano annunzialo chc si preparava
una spedizione di crisliani evangelici,
che partendosi da tulle le parti della
cristianità si portava in Firenze per
domandare la liberazione dei coniugi
Madiai che gemono nelle galere per
aver osato di leggere il Vangelo. Noi
credevamo che ognuno dovesse rallegrarsene con noi, qualunque fosse la
comunione religiosa a cui appartenesse : noi osavamo sperare di trovare
simpatie per questa buona opera anche fra i cattolici romani, i quali
sanno o devono sapere chc il visitare,
ed il soccorrere i carcerati è un’opera
di evangelica carità : noi credevamo
cbe la deputazione fosse accolta anche
dai catlolici romani con rispetto e venerazione, sapendo essi o dovendo sapere, che il Divin Redentore nell’ultimo giorno dirà: « Venite, benedetti
dal Padre mio, eredate il regno cho
vi è sialo preparato fin dalla fondazione del mondo : perciocché......io
fui in prigione e voi veniste a me »:
e siamo certi che i buoni callolici applaudiranno alla deputazione, e farau
voti a Dio acciò essa riesca nel suo
santo proposito.
Ma qual fu il noslro stupore allorché leggendo il num. 929 del Cattolico^ trovammo un articolo pieno
di veleno che dimostra lo scrittore
di esso essere discendente in linea
retta di quella gente sopradescrilta ,
puro sangue farisaico. Coloro che
hanno avuto il santo pensiero d’inviare la deputazione sono parecchie
migliaia di crisliani appartenenti a
tutte le denominazioni, sono gli uomini i più religiosi d’Inghilterra, di
Scozia, d’Irlanda, di Prussia, di lutti
gli Stati della Germania, della Francia, della Svizzera: ebbene tali uomini
sono chiamati dal Cattolico: fanalici
protestanti. La deputazione composta
di uomini scelti ed illustri per nascila,
per talenti, per posizione sociale, ma
mollo più per illibata religione; deputazione che fa onore al secolo, ai paesi
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a cui appartiene, alla umanità stessa,
e che dimostra quale sia la potenza
del Vangelo, quale sia l’unità dei seguaci di Cristo, è chiamata dal Cattolico: ridicola missione. Gli uomini
che la compongono, deputati da
quanto vi ha di meglio nel cristianesimo evangelico ; uomini chc si espongono a lunghi viaggi, a spese, ad incomodi per seguire il precetto evangelico deU’amor fraterno ; questi uomini sono chiamati dal Cattolico: privati bigotti fanatici. Dopo avere così
villanamente, diremo megUo, empiamente insultato alla deputazione cd ai
deputati, era chiaro che il Cattolico
dovesse esprimere i ridicoli ed empi
suoi voli di un magnifico fiasco per
la deputazione: il Cattolico conosce
forse meglio di noi quanto sia potente
la sua fazione farisaica in Firenze:
sappia pertanto che qualunque sia il
risultato che essa otterrà, no, essa non
farà mai il magnifico fiasco, che preconizza il Cattolico: essa avrà innanzi
a Dk) compiuto un sacro e solenne
dovere di crisliana carità, avrà edificato il mondo, avrà dimostrato che la
Chiesa evangelica è una, sebbene sotto
varie denominazioni, perchè è unita
in Gesù Cristo nel vincolo dell’amore,
e si sarà riscossa l’approvazione di
tutti i buoni, checché ne dicano i
farisei.
Ma si contentasse almeno il Catto
lico d’insultare a quei generosi cristiani che formano la deputazione :
egli insulta altresì ai poveri Madiai, e
cerca per quanto è in lu^, (empietà incredibile!) di aggiungere afflizione agli
afflitti. Egli dice che i Madiai contro
il dovere e le leggi abusarono delle
cose sante e recarono offescc alla religione dello Stato. E quando mai, farisei ipocriti, la lettura del Vangelo di
Cristo è divenuta una offesa alla religione dello Stato, un abuso delle cose
sante?
I nostri lettori crederanno che la
bile del Cattolico contro i Madiai,
contro la deputazione, e contro gli
evangelici sia abbastanza sfogala; ma
no, ch'esso arrabbia contro le leggi,
che hanuo condannati i Madiai a 4
anni (sono 52 mesi) di galera: queste
leggi che nella bilancia degli onesti
sono la vergogna dell’Italia, e del secolo, sono per il Cattolico mitissime,
e così lascia travedere il farisaico suo
desiderio di vedere rialzati i roghi, e
ritornata l'Italia in pieno medio evo.
Noi invece accompagniamo la pia
deputazione colle nostre preghiere,
siamo uniti ad essa con tutto il nostro cuore, e per l’onore della umanità, e per il bene della patria nostra
desideriamo che non solo sieno liberati gl’innocentissimi Madiiù, ma che
sieno per sempre dai codici italiani
cancellatequelle leggi, avvanzi del me-
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dio evo, per le quali è condannato alla
galera co’malfattori un pacifico cittadino, percliè in materia religiosa non
pensa come il Cattolico, e perchè
vuole uniformare le sue credenze alla
lettera del Vangelo di Gesù Cristo.
nmiGMiE^A rinEi
(La Regola della Fede)
tt Se in qualche parte della HelU
gìooe Cristiana pub a buon <Uritto riclìicdersì uoa indubitata
certezza, (^d una sicurezza saldissima; sc UDO esame accurato
ed una sottile disquisizione può
in religiosi argomenti concedersi,
egli è certo, che la cognizione
esatta della Regola dt Fede
meriterà la prima c principal
nostra considcrozione.
Regula Fidei.
Tutte le Communioni Cristiane
vanno perfettamente d’accordo sull'ammcttere e confessare una rivelazione di Dio.
Tutte similmente ammettono e confessano chc questa rivelazione è consegnata nelle divine Scritture di cui è
composta la Sacra Bibbia.
Alcuni Cristiani però pretendono
che non tutta la rivelazione è compresa nella Sacra Bibbia, ma bisogna
riceverla dalla tradizione de’ Padri, e
di più soggiungono che per essere ben
sicuri e certi di quanto insegnato ci
viene da questa rivelazione, sia nella
Sacra Bibbia sia nella tradizione dei
Padri, dobbiamo rimetterci all’insegnamento, ossia alla spiegazione e al
giudizio che ne dà la Chiesaj e come
per alcuni di essi la Chiesa risiede
nella persona del Papa, che ne ha
tutta l’autorità e la sapienza in se
stesso, per altri nella persona del
Papa, assistito però dal consesso del
corpo insegnante, die sono i vescovi
e i dottori adunali in Concilio o dispersi per l’orbe, pretendono che la
rivelazione di Dio noi la dobbiamo
ricevere sempre nel senso che ci viene
spiegata e amministrata o dal Papa
solo, 0 dai Concili che sono formali
daU’Episcopato presieduto dal Papa.
Secondo costoro pertanto la rivelazione di Dio 0 sia consegnala nelle
divine scritture, o vengaci tramandala dai Padri, noi sempre la dobbiamo ricevere solto la condizione d’intenderla come la intende il Papa, o la
intendono i vescovi adunali con lui
in Concilio solto pena di essere considerati come eretici, sicuramente dannati all’inferno.
La materia è tanlo grave in se
stessa e per le sue conseguenze chc
merita seria attenzione, e noi cl proveremo a Irattaria colla maggior possibile brevità e chiarezza, pigliando a
scoria quell’aureo Ubro intitolato Regula Fidei, di cui ha già dalo contezza il nostro giornale (N°31,p.'i75),
e da cui è tolta l’epigrafe posta in
fronte al presente arlicoio.
E da prima noi domandiam per
6
— im
sapere» questo Papa o quésto Episcopato col Papa, a cui dobbiamo uniformare la nostra fede e credenza in
tutto ciò che riguarda le cose rivelate
da Dio, sono ben certi di parlare a
noi per autorità e commissione di Dio?
Perciocché ove parlassero di proprio
senno, è chiaro che niuno di noi sarebbe obbligato mai in coscienza ad
ascoltarli, nò ad accogliere i loro insegnamenti per insegnamenti di Dio.
Supponendo cho essi sieno certi certissimi di parlare per bocca e per autorità di Dio, conviene che possano
anche darne le prove a noi in modo
che non ci rimanga dubbio sulla commissione che essi hanno ricevuta da
Dio, perciocché trattandosi di obbligarci a ricevere la loro dottrina come
dottrina di Dio, e obbligarci in coscienza sotto pena di eterna condannazione, bisogna bene che abbiano
tanto in mano che possa presso noi
accreditarli per unici e veri messaggi
di Dio.
Mosè e i Profeti nell'Antico Testamento, gli Apostoli e i Discepoli nel
Nuovo ebbero doni straordinari di
far miracoli, di predire il futuro, di
parìar lingue ignote, e con ciò mostrarono di essere gl’inviati dall’Onnipotente, e le popolazioni ne accettarono
gl’insegnamenti e ne riverirono le leggi. Ora noi domandiamo quali abbiano
credenziali i Papi e quali i vescovi per
mostrarsi a noi i soli interpreti delta
parola rivelata da Dio !
Certo, se Iddio nella persona dei
Papi e dei vescovi avesse perpetuato
in terra i Mosè e gli Apostoli, noi non
avremmo necessità di Scritture, e ad
ogni dubbio che ci nascesse in coscienza troveremmo tosto in essi chi
potrebbe illuminarci la mente e darci
a conoscere il vero. Noi non avremmo
nulla a desiderare di meglio.
Ma chi ci assicura che la Divina
Provvidenza abbia in tal modo ordinato le cose?
Noti bene il lettore che in punto di
tanta importanza le assertive di uomini anche dottissimi non possono
bastare. Se ciò fosse, anche il Bramino
deirindie, anche il Bonzo del Giappone, ancbe i Mandarini della Cina,
anche gli Ulémas o i Califiì dei Maomettani sarebbero i veri inviati e ministri di Dio, perchè essi pure per tali
si spacciano, e adducono in lor favore
collezioni di libri, e di testimonianze,
e di fatti da non temere alcun paragone coi Baronii e coi Bellarmini di
Roma.
ta difficoltà è tutta nel doverci convincere che veramente Iddio rivela a
noi per bocca del Papa e de’ vescovi
quanto è necessario alla nostra eterna
salute. In queslo sol caso io sarò obbligato di ricevere per divino ogni-lor
dogma e insegnamento di religione.
7
Imperocché io debbo rispondere a Dio
della guida che mi avrò presa per direttrice della mia fede e dolla mia coscienza, e però io debbo essere persuaso e convinto, che seguendo il Papa
e i vescovi non mi smarrirò dal senliero della verità e della giustizia.
E di vero, se io mi do anima e corpo
in mano a un cieco, di cui sarà la
colpa se io cada e precipiti? Non sarà
forse, a giudizio di ogni buon senso,
la mia, e tutta mia ?
È ben ragione adunque che in affare di cosi gran momento io prima
di affidarmi ad una guida qualsia, conosca se quella mi venga veramente
da Dio.
Nè questo privato giudizio, che
io debbo formar sulle mie guide,
io posso evitarlo nella stessa Chiesa
del papa (Regula Fidei p. 1^8): perciocché in quella ancora si fonda per
principio la infallibilità della Chiesa,
che si riconosce nel Papa o nel Concilio , secondochè si ha più fiducia
0 nel primo cogli UUramoniani o nel
secondo coi GaUieani.
Or questa infallibilità della Chiesa
risulta dai privati raziocini de’ teologi, e niente atfatto da manifestazioni della Divina Sapienza. Laonde
la guida della fede nella stessa
Chiesa del papa viene riconosciuta
ed ammessa in forza del privato
giudizio, e non è niente vero quel
dire che fanno ince-ssantementc i curiali e i dottori di Roma, essere cioè
invenzione de’ Protestanti il principio del privato giudizio, ossia del
libero esame. Anche i Romanisti più
sfegatati, corno Rellarmino e Suarez c
i cardinali Orsi e Perrone e la Civiltà
Catlolica nel puntellare il sistema
della infallibilità papale non si giovano d’altr’ armi che quelle vengono
lor somministrate dal proprio privato
giudizio e raziocinio.
Ora perché tal privato giudizio de’
dottori e teologi romanisti possa acquistare nell’animo mio l’autorità d’un
giudizio di Dio, fa d’uopo che io nc
venga assicuralo in maniera da non
poterne assolutamente dubitare. Allora, solamente allora io sarò colpevole innanzi al tribunale di Dio, se
non mi vorrò arrendere alla luce, c
amerò meglio restar nelle tenebre.
Possono i Romanisti, e potranno
mai coi loro interminati volumi dimostrare, che quanto riguarda alla mia
eterna salute, Iddio lo fa sapere al
Papa, 0 ai vescovii perchè essi poi Io
facciano sapere a me? Se ciò non possono, e mai non potranno, io sono e
sempre sarò obbligato di rivolgermi
ad altra parte per avere sicura e infallibile guida alla mia eterna salute.
Mi suggeriscono alcuni la tradizione della Chiesa, ovvero la dottrina
a noi trasmessa da certi primitivi scrit-
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tori ecclesiastici, che per avere Bostenulo con molta lode II Vangelo contro
la potenza e la sapienza del secolo, si
acquistarono meritamente nome di
SS. Padri.
Ma questa tradizione ancora patisce molte e gravi eccezioni. Le piglieremo ad esame in un prossimo articolo. Frattanto non vogliamo mancare di ripetere ai nostri lettori, che
l’unica vera guida e norma infallibile
della cristiana fede è la parola di Dio,
e che in lei sola dobbiamo cercare la
luce, la verità, e la vita; perchè essa
sola è il Verbo di Dio, ossia la manifestazione della Eterna Sapienza.
1 CONFESSORI DI G. CRISTO
IN ITALIA
NEL SEGOLO XVI
PIBTRO CARKESECCni.
II
IV. Il bisogno d’una riforma religiosa, che al giorno d’oggi moltissimi
sentono, è antico in Italia: nacque
con gli abusi della chiesa romana,
quando i vescovi si arrogarono il
supremo potere della religione; e
crebbe, allorché i pontefici, unendo al
pastorale la spada, e al sacro il temporale dominio, trascurarono le cure
evangeliche per dedicarsi alle profane.
Fu allora che la corruzione e lo scandalo, sboccando dal Vaticano, inon
darono più cbe mai la tett’aj, minac‘
dando di travtìgere nella impura
corrente anche il Vangelo. Nè questo
fu salvo che per opera di quei pietosi
uomini, cui la Corte di Roma addita
al mondo cristiano come eretici e
perversi... gli Evangelici. Costoro ,
deplorando i cangiati costumi e bramando rigenerare gli spiriti avviliti,
trassero i sacri libri dal colpévole
obblio in cui da lungo tempo giacevano ; e traducendoli in varie lingue,
e rigettando le sofistiche interpretazioni dei teologi scolastici, li misero
in piena luce, e mostrarono quale
strazio se n’era fatto per più secoli;
posero a confronto il Cristo col papa,
gli Apostoli co’ vescovi, la Bibbia con
le decretali; e in tal modo segregarono la religion pura dal culto degenerato, e combattendo l’opera della
corruzione, consolidaron la fede che
era in pericolo.
Gli scritti di Wiclefr, di Hus, e poi
di Lutero, di Melantone, di Zuinglio e
di Calvino circolavano per tutta Europa, ed in Italia erano cerchi e letti
avidamente, malgrado il terrore della
Inquisizione e delle bolle pontificie j
nelle corti, ne’ licei, nell’aule dei magistrati, ne’ ranghi delle milizie, ove
erasi fatalmente insinuata l’indifferenza 0 il dubbio religioso, abbracciavansi fervidamente le dottrine evangeliche; gli uomini più celebri e le
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più illustri donne di queU’epoca le
favorivano. A Modena, a Perraraj a
Venetia e a Napoli, dove in pubblico
e dove in privato, l^gcvasi il Vangelo; le dispute sul vero cristianesimo
destavano immenso entusiasmo, e il
voto per la riforma divenendo pec
diverse circostanze ognora più considerevole, echeggiava pure a Mantova,
a Brescia, a Treviso, a Firenze, a Milano e nella estrema Sicilia; penetrava
nella stessa capitale dell’orbe cattolico,
e fin dentro al Vaticano fra membri
del sacro Collegio.
V.Era a Napoli un Valdez gentiluomo spagnuolo e segretario del viceré
D. Pedro, dotto, eloquente, pieno di
spirito e cortesia; in breve tempo
divenne U favorito dell’alta socielà e
di quanti illustri personaggi dimoravano ili quella metropoli. Valdez volle
giovai’si di tanta influenza a vanlaggio
della fede evangelica, di cui era zelante seguace , e grande fu il numero
de’ proseliti che per lui ebbe il Vangelo, fra 1 quali Ochino e Pietro
Martire e il marchese Caracciolo,
che ne divennero apostoli, e Pietro
Carnesecchi, di cui scriviamo. Colpito dalle virtù, dal vasto ingegno, e
dalla dottrina di Carnesecchi, Valdez
gli divenne amico e posegli in mano
il Vangelo, lieto della speranza di
acquistare un tanto personaggio alla
causa della riforma.
Non dicela storia in qual Hiodó
Carnesecchi abbracciasse le dottrine
evangeliche; però, consapevole com«
egli era dei misteri della corte Romana, ogni ragion persuade a ere?
dere chc fosse per lo meno indifferente se non avverso al culto del
Papa, e per naturale ordine di cose
non abbracciò il Vangelo che a grado
a grado, e prima per convineimento
d’inlellelto, c poi per inipulso di
cuore. Quella filosofia, quel bugn
senso, quella stessa dottrina che in
lui avean dovuto cancellare in tutto
od in parte le traccie della superlizion
primitiva ispiratagli dalla educazione,
dovettero poi contribuire non poco
ad invogliarlo a conoscere ed esaminare la credenza della Riforma. 11
raziocinio, aprendo la sua mente al
vero, dovea poi anche spingere la
sua volontà ad amarlo, e così forse
gli spuntarono in cuore i primi raggi
della fede evangelica. Se però per distruggere una falsa credenza bastano
i lumi della ragione, noi sappìamo^dal
Vangelo che per fondare una .^ede
novella é richiesta la mano, l’opera e
la grazia del santo divino Spirito, che
accenda in noi l’amore e la sete della
verità. Infatti nel secolo XVI alcuni
conoscendo gli errori e gli abusi’eclesiastici, amavan la riforma, non
curandosi per nulla della rigenerazione spirituale; onde il loro voto
10
era più politico che religioso, perchè
mirava più ad eliminare dalla società
i mali della corruzione e del dispotismo clericale, che a ristabilire in se
stessi la vera religion di Cristo. Forse
in ciò era qualche merito, perchè
abbattendo il tempio contaminalo,
si preparava il terreno al purissimo
cullo del Vangelo. Ma non potea
dii-si quello un vero apostolato; imperciocché gli apostoli di Crislo non
possono avere che un pensiero, una
speranza, un fme solo. . . la fede.
Non già quella fede speculativa c
teologica, la quale si nutre di astruserie scolastiche, e molto meno quella
fede selvaggia e bisbetica la quale
odia uomini e cose, ma quella fede
operativa e pratica la (juale si fa coscienza di adempiere tutti i doveri
della vita presente, aspellando e sperando dalla sola bontà del Signore
Iddio i godimenti della vita avvenire
pel meriti del Salvatore Gesù Cristo.
E tale fu la fede di Pietro Carnesecchi. Edificato dal puro esempio di
Valdez, non che di Pielro Martire e
di Ochino e d’allri che seguivano il
Vangelo, e consiglialo da loro nei
dubbi, e incuoralo nelle incertezze, e
leggendo, emeditando sempre, ognora
più cresceva nella sua fede viva, e
ferma, e feconda d’opere virtuose.
VI. Marco Antonio Flaminio, gran
poeta e filosofo di que’ tempi, quan
tunque fosse al di sopra delle superstizioni e de’ pregiudizi del secolo,
non avea il coraggio di professare al
cospetto degli uomini il puro Evangelo. Atterrito dall’idea di doversi
staccare dalla chiesa romana, arrestavasi nel bel mezzo del suo cammino. Carnesecchi, il quale, riconosciuta per vera la religione del puro
Evangelo, non si era spaventato di
palesarsi, animalo dalla fraterna
amicizia che nutriva per lui, e dallo
spirilo della verità di cui era pieno,
assunse il pietoso incarico di fargli
varcare la temuta barriera. Disputarono a lungo verbabnenle e per iscritto. Il domma della Eucarestia fu
uno de’punti sui quali cadde la loro
controversia; e la lettera con cui Carnesecchi rispondea agli argomenti
eterodossi di Flaminio, oltrecchè è
piena di sapienza storica e teologica,
ci dà un’idea del suo mite carattere :
non sarcasmi nè oltraggi contro gli
avversari; il suo linguaggio, malgrado la severità logica, è dolce e
mansueto; si vede l’uomo chc vuole
convincere lealmente, non l’intollerante 0 il fanatico ambizioso d’imporre ad ogni costo la sua opinione.
È dubbio ancora se Flaminio adottasse del tutto le do tirine evangeliche;
ma è certo che le sue opere furono
messe all’indice, e con tutti gli amici
che aveva nel sacro collegio , e non
11
Oilanle la grande onornbza in cui
era pel suo bello ingegno, la chiesa
romana cancellò il suo ùome dalle
lettere che egli lasciò Inedite ; ed è
fama che alcuni furibondi salelliti
di Roma concepissero il disegno di
oltraggiarne dopo morte il sepolcro e
dissolterarne per fino il cadavere.
VII. Intanto i rapidi progressi che
veniva facendo in Italia la fede evangelica atterrivano la corte papale,
che fmalmente svegliossi da quel religioso torpore in cui giaceva per
essere tutla assorta nelle faccende
politiche ; ma in luogo di rivolgersi
alle ai'mi della fede che sole possono
custodire lo spirito, invocò il soccorso
de’ sgherri e mise mano ad opporsi
agli evangelici colla persecuzione.
Alcuni si salvarono colla fuga, ma
altri caddero nelle ugne de’persecu.*
tori, Q zie rimasero miseramente le
vittime.
Pietro Carnesecchi, il cui gran nome e zelo era come luce e centro a
quanli in Italia sospiravano la riforma, non potea sfuggire all’occhio
sospettoso e vigile della intiuisizione
cattolica, e nel I6i6 fu citato a Roma
innanzi aH’iniiuisitore Cardiual Burgos incaricato di esaminare le accuse.
Era incolpato di tenere corrispondenza con gli eretici {cosi chiamavansi allora i seguaci del Vangelo di
Cristo) eh’ eransi involali alla giu
stizia; di somministrare a’ sospetti
danaro ed altri mezzi per evadere o
ripararsi in esiglio; di indettare
cerli maestri di scuola, che sotto
pretesto di insegnare i primi rudimenti alla gioventù, la corrompevano
co’loro catechismi eretici; gli si rimproverava particolarmente di avere
raccomandato alla duchessa di Traietto due apostati da lui lodati come
apostoli del Vangelo. Le quali accuse, mentre gravemente lo compromettevano davanti al tribunale del S.
Uffizio, faccan bella testimonianza
della sua pietà evangelica. IVon avea
egli nemici personali : ma giunto a
Roma ne ebbe mollissimi, per principio, e gli si scagliarono addosso con
tutto l’impeto dell’odio, di cui sono
capaci gli animi intolleranti. L’essere
stato segretario di Clemente VII e
proto-notario della sede apostolica,
era tale circostanza, die rendeva
più grave e pericolosa la sua apostasia, appunto perchè colla sua autorità e col suo esempio trascinava
più facilmente i privati cittadini ad
imilarlo; onde levandosi contro di
lui molte e diverse voci, designavanlo
al cai’cere, alle torture, al rogo. Ma
Paolo 111 pontefice furbo, non osando
forse colpire un cosi illustre personaggio, stese un prudente velo sul
passato, e mise cosi termii» a quel
primo processo. {Coniima)
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liA SFIDA
DEL CATTOLICO
Abbiam letto il guo Preambolo inserito nel N® 931, e come egli dichiara d’aver avuto ottimi motivi per
farlo senza credersi obbligato di palesarli, noi rispettiamo la sua libertà.
Ci piace che non disapprovi nè la
Lucilla nè la Regula Fidei da cui
estrae citazioni di cui ignoriamo lo
scopo, ma finalmente sono giuste ed
esatte, nè abbiamo che dire in contrario. Attendiamo ora che entri in
materia, e la tratti con tutta la dignità
conveniente alle cose sacre.
AX< CATTOIiICO.
Sì signore, sig, riverendissimo, gli
articoli pubblicati da noi col titolo
Origini e DoUrine delia- Chiesa Valdese,
sono propria opera di uno scrittore non
nato fra nof, nè sotto il Cielo d’Italia,
ma che diligentemente studiò nei. Monumenti, ed é persona viva, notissima
a noi benché non sia nota al sig. Cattolico. Noi abbiamo l’onore di dirgli
per la centesima volta che non siamo
afTatto della scuola del P. gesuita Escobar, e quando asseriamo una cosa di
fatto e personalmente nota a noi, non
cl crediamo lecito giammai di poter
mentire. % vergogna, e per dire anche
meglio, è scandalo che un giornale che
si chiama Cattolico per eccellenza, osi
chiamar bugiardo un altro giornale cbe
grajàe 9 Dio pregia di essere e voler
essere religioso secondo il Vangelo, wa
noi non sappiamo che il Vangelo fiossa
mai permettere la bugia, ed anziché
mentire , sappiamo all’ opportunità tacere. Quaado pertanto abbiamo asserito
che quegli articoli erano opera di penna non Italiana, avevamo dritto d’esser
creduti da chiunque sa rispettare e comprendere i doveri della Religione e della
educazione cristiana. Se il sig. Cattolico non ha mai trattato con persone
Evangeliche, gli perdoniamo. Pur troppo
dove tengono cattedra i PP. Escobar
non è meraviglia che sieno violate le
leggi della sincerità, ma dove si professa il puro Evangelo non si mentiste
giammai. L’autore di quegli articoli è
vivo, è qui in Piemonte, e benché italianissimo di cuore, non'è nato in Italia. Lo abbiamo asserito, lo torniamo
ad asserire e non mentiamo.
Anche la lettera stampata nel N“ 37
e non 3G, l’abbiamo ricevuta dall’ Inghilterra prima che avesse compimento
la pubblicazione dei detti articoli, e non
è mentito nè nome nè cognome di chi
la scrisse, benché nella Buona Novella
non sieno indicate che le sole iniziali.
Noi Evangelici non conosciamo finzioni,
e r originale di quella lettera è assai
religiosamente conservato presso di noi
perchè di persona oltre ogni dire rispettata e carissima, e del Vangelo benemerita.
Speriamo che sia questa l’ultima fiata
che ci vengano da voi, sig. Caltolioo
reverendissimo, simili imputazioni di
falso, che presso la gente dabbene specialmente Evangelica non vi fanno
onore.
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aroTiziE REiiieiosE
Inghilterra. Sono poche settimane
cbe la regina Vittoria e il principe
Alberto suo augusto consorte passavano
la sera nel castello di Windsor in intima
famigliarità conversando col reverendo
Crowther, negro d’origine. Questo Missionario Evangelico era di ritorno da
Dahomey sulla costa settentrionale della
Guinea, dove ebbe il coraggio di fondare
una missione nel paese e sotto gli occhi
stessi di quel re formidabile per nome
Gue^o, che si può a giusto titolo appellare il principe della tratta dei Neri, perchè
ne fa traffico all’ ingrosso da vero magnifico signore di carne umana. Si sa
che questo barbaro marcia sempre col
boia a’ fianchi, e quasi ogni giorno fa
scaiinare innanzi a sè qualche vittima.
Il suo palazzo è cinto al di fuori da
lunghe file di teste mozze, su cui girano del continuo a torme gli avvoltoi.
Egli non crede poter dare mai feste più
gradite al suo popolo che gettandogli
dei prigiouieri, cke vengono all’istante
lacerati e sbranati sotto i suoi occhi
come fossero fra 1’ ugne delle iene e
delie tigri, colla sola differenza cho le
tigri e le iene lo fanno per cibarsi ,
mentre quei feroci non cercano che di
creare diletto alla propria fierezza e al
loro re. La regina Vittoria qualche
giorno dopo facea rimettere al missionario negro la somma di 5,300 franchi
in prò della missione da lui fondata su
quei barbari lidi.
Africa del Süd. La Chiesa di Béersiba
fondata e diretta dai membri della Società delle missioui evaugelicUe di Frau
cia, ha ultimariiente perduto certo Simon, uno dei cristiani più edificanti del
luogo. La sera della sua partenza per
l’eternità, il missionario Rolland gli domandò: «Simon, hai tu paura di salvarti
l’anima?»—«No, Pastor mio: il pensier
della morte mi consola: so d’essere un
gran peccatore, ma non confido nei me riti miei: io me ne vado in compagnia
di Gesù». — Dopo la preghiera ringraziò
il missionario della visita ; gli ridea la
gioia negli occhi, e stringendo per l’ultima volta la mano a Rolland, disse: «or
10 mi sento essere veramente felice, e
mene vado in pace». Appena uscito il
pastore, disse a Tobia suo figlio: «fa tu
11 culto domestico», dopo il quale riposò
un momento. Appresso disse ad Elisabetta sua moglie: «prendi il Vangelo e
leggi». Finito il capitolo capitato a caso,
ringraziò e addormentossi. All’alba del
giorno diede un sosj)iro, e l’anima sua
spiccò il suo volo al cielo.
— Nella stazione di Thaba-Bossiou
una neofita per nome Felicia sentendosi avvicinare la sua fine disse al marito : «Non piangere sopra di me } io
presto sarò nel seno del Signore, già ne
sento la sua gloriosa presenza: a te tocca
di rimanere ancor qualche tempo nel
soggiorno delle menzogne e della iniquità : abbi cura dei nostri figli, e sii
perseverante nella fede». Cosi giungono
tranquilli al termine delle sofferenze
gli spiriti educati nella pura Religione
del Vangelo I
Coste occidentali dell’ Africa. In
occasione della morte di due potenti capi
di tribù si doveva, secondo il solito, fare
un gran sacrifizio di vittime umane, alcune delle quali destinate ad essere
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seppellite vive, altre ad essere scannate.
Il sangue di 17 di questi itifelici era stato
già sparso, ed, allri in maggior numero
già incatenali stavano in serbo pel giorno
principale della grande funzione. In
quell’intervailo uno di quei miseri giunge a fuggire, e ricorre alla stazione poco
discosta dei missionari presbiteriani. Lo
raccolgono subito con tutta carità crisliana, e a])pena informati dell’ orribile
caso muovono ]>er andare a intercedere
presso i due re Eyo c Arcliibongo supremi signoridei luogo. Ammessi a parlare,
finiscono per guadagnare qne’ selvaggi,
i quali, raccolto un consiglio di 20 fra i
capi principali di quelle tribù, deliberarono e decrelirono, che d’ora innanzi
non s’immolassero più uomini in sacrifizio.
Madagascar. D’ordine della crudelissima Regina furono condannali al fuoco
due cristiani e una cristiana per essersi
riuniti insieme a pregare il Signor Iddio,
come fecero 1 coniugi Madiai a Firenze.
— Quattordici altri per lo stesso delitto
furono precipitati dall’alto d’una rupe.
Nl'ova Zelanda. Nel 1814 non era qui
per anco penetrato il Vangelo. Il primo
a recarveló fu il pio e venerabile ministro
Samuele Marsden, colà inviato dalla Società delle Missioni di Londra. Allora vi
si correva rischio d’essere ad ogni istante
preso e mangiato vivo dalle tribù di cannibali ed antropofagi, che si pascevano
di carne umana, ed abitavano la maggior
parte di quei villaggi. Oggi nel 18S2,
come si ricava dal rapporto pubblicato
dalla Società delle ilissioni Evangeliche
di Parigi, non vi ha più un sol uomo che
mangi carne d’uomo, non succedono
più zuffe tra le vicine tribù, non si veg
gono più recinti di casolari fortificati per
timore di assalti, ma in quella vece vi si
ammirano poderi magnifici a perfezion
coltivati, piantagioni fruttifere d'ogni
maniera, e chiesee scuole e colonie ogni
dì crescenti o prospere, e miti costumi,
e civili abitudini, e cristiani osservanti
della carità evangelica, e morenti nella
pace di chi è sicuro di salvarsi pei meriti
del suo divin Redentore.
Ecco i bei frutti delle missioni evangeliche tanto calunniate e derise dagli
ignoranti scrittori del lìomanimo !
Nuova Caledoma. La Società delle
Missioni evangeliche di Parigi ha prò
posto alio zelo apostolico de’ suoi membri la conversione dei selvaggi abitanti
di queste isole, i quali sono ancora cannibali. Ultimamente hanno predato la
fregata francese ì'Alcmena, condotta dal
capitano d’Harcourt, hanno fallo in pezzi
tutti gli uomini dell’equipaggio, e se li
hanno mangiati. Nello stesso Arcipelago
da un capo all’altro della Polinesia non
mancano stazioni delle Società evangeliche, ma sono ancor poche al bisogno.
Dove però è riuscito d’installarle, il Signore Iddio benedice d’un modo visibile l’evangelizzazione.
Nell’isola di Manaiki due evangelisti
indigeni di Rarotonga, andati colà per
anuunziarri la Buona Novella, furono la
prima notte spogliati di quanto possedevano. Non si lasciarono sgomentare, ma
proseguirono intrepidi l’opera dell’evangelizzazione, e quindici mesi appresso
ebbero la bella consolazione di vedersi
abbruciare solto i proprii occhi tutti gli
idoli adorati da que’ selvaggi, distruggersi quei recinti dove solevano adunarsi a venerariij e fabbricar due ¿ap-
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pelle ]>er udirvi la protlicazinn del
Vangelo, ed aprire pii!i scuole per esservi islruili nell’ arte del leggere e
scrivere,
CROXACHETTA POLITICA
Torino. Tutti i giornali liberali, cioè
amici alle istiluzioni libere dello Statuto
fanno eco al [ìrogetto dell’ Incameramento del beni ecclesiastici. Tutti j
rittadinl liberali accorrono volonterosi
a sottoscriversi alla petizione dell'incameraniento. Tutti gli ecclesiastici liberali non temono di manifestarsi cogli
amici per favorevoli aU'incameramento,
e si dolgono clie la potenza de’ vescovi
padroni di sospenderli a talento dall’eserci/.io del ministero da cui ritraggono
il vitto, impedisca loro di dichiararsi In
puliblieo. Frattanto lianno già aderito
al progelto, oltre Alessandria cd Asti,
i Mnnicipii di .Mondovi, di Cuneo, di
Carmagnola, di Pamparano e di altri sei
o sette Comuni, le cui ragionate deliberazioni sono in parte riferite nella
Gazzetta del Popolo.
Genova, 15 oilobre.— Ieri si radunò
il consiglio provinciale. Elesse a suo
presidente il sig. marchese I.orenzo Pareto, a vice-presid. il marchese Vincenzo
Uiccl, a segretario il sig. marchese Girolamo Durazzo e a segretario sostituito
il sig. Graffigna avv. Domenico.
Furono create tre commissioni, l’una
per l'esame del bilaacio, la seconda per
le opere stradali e la terza per gli affari diversi.
CiAMDEiiì. La Gazzetta Ufficiale di Savoia annuncia la morte del canonico
Umberto Plllet precetlorc dei Principi
di Casa Reale. Egli è morto il giorno
12 corr. iu età di 10 anni.
Stati Romani. A Sinigallla terra natale di Pio IX sono stati fucilati per
sentenza della Sacra Consulta di Roma
2Í individui per omicidi commessi iu
tempo deir ultima rivoluzione. Alcuni
erano certamente rei , ma altri certamente innocenti. Del numero di questi
ullimi era l’ottimo cittadino Girolamo
Simoncelli che fece di tulio per salvare
da morte due infelici che furono trucidati per vendette |)rivate ; si adoperò
con zelo a favore della famiglia Redini
contro cui tumultuava il popolo, perchó
si avanzava commissario [lontilicio alla
coda dcU'armata Austriaca ne! Bolognese
monsignor Redini; e impedì si leggesse
in pubblico una eorrispondenza scandalosa di questo prelato venuta alle
mani del popolo. 11 suo imperdonabile
delitto, agli occhi dei preti, è stalo di
nier preso parie attiva a comprimere i
tentativi di reazione , e coll’occasione
che era la sua voce ascoltata da ogni
classe anche infima della città, l’avvilupparono nel processo de’ colpevoli, c con
loro lo condannarono all'estremo supplizio.
Questo cittadino onoralo abbracciò
con animo imperterrito il suo destino,
dichiarando fino aU’ultimo che egli moriva innocente. Còme lui erano innocenti
più altri. Mala reazione sorda e cieca a
Napoli e a Firenze è anche sanguinosa
a Uoma. Eppure V Armonia crocila contro i giornali che maledicono a queste
carnificine! Nuovo genere di carità evangelica I
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Napoli. Il giudizio del 15 maggio
1848 è terminato come si prevedeva colla
condanna cioè degli innocenti, che si
tollero ad ogni costo trovar colpevoli
delle barricate in quel dì innalzate dai
pollziotli per sommovere il popolo e dar
pretesto al Governo di far fuoco addosso ai liberali, e abolii'e in seguito,
come fece, la Costituzione.
Giudici iniqui e feroci non dubitarono
di sentenziare a morte un Barbarisi Saverio settuagenario e antico magistrato
incolpabile, padre e figlio Leanza, cittadini traquillissimi che non ebbero
parte alcuna in quel trambusto, i due
fratelli Palombo, Silvio Spaventa, e
Dardano Giuseppe che si afiàticarono
quanto poterono per impedire le barricate e trattenere il furore [dei soldati e
del popolo. Così si premiano a Napoli
dai tribunali della reazione gli atti vir»
tuosi e magnanimi dei buoni cittadiai.
Nello stesso giudizio, per gli elessi
motivi e colla stessa equità sono stati
condannati chi a 26, chi a 25, chi a 30
anni di ferri, chi a 8, chi a 9, chi a 6
e chi a 2 anni di prigionia, altri non
condannati, ma trattenuti in carcere per
pili ampia istruzione, un solo condan»
nato all’esiglio perpetuo, e due messi in
libertà provvisoria, ed uno condannato
a due anni di prigionia e ad una multa
di 500 ducati.
Francia. S. A. I. Luigi Napoleone ha
fatto un discorso a Bordeaux nel banchetto della Camera di Commercio, dove
ha detto che saranno quanto prima adempiti i voti della Francia, cd egli
al suo rilorno a Parigi assumerà l’im
pero. Ma la sua politica sarà sempre
per la paca, e quindi non turberà punto
i trattati del 1815. Pare che il 2 dicembre, anniversariò'dèl coliw di Stato,
sia il giorno stabiliti» alla proclamazione
dell’impero.
Inghilterra. Si torna a parlare nuovamente del richiamo di Lord PalmerSton al ministero. S. M. la Regina era
aspettata di ritorno dal suo viaggio a
Londra il li corrente.
■ ' ■ " ------- ....... j
Direttore G. P. MEILLE.
Rinaldo Bacchetta gerente.
INSTITUTION
Près
le Collège Vaudois de LaTour
[Vallées Vodoises)
L’établissement ne sera ouvert qu’au
commencement du moi d’Août 1855Le prix de la pension est de 35 francs
par mois pour les élèves qui apporteront
leur lit, et de 40 ir. pour les autres ; le
blachissage non compris.
Les Parents sont priés de s’adresser
directement à moi avant la (in du mois
de Mars prochain.
La Tour, 18 Septembre 1852.
HENRI MONASTIER.
Torino, — Tip. Soc, di A, Pon» e C.