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Via
INTOLLERANTI
((Voi che amate il Signore, odiate il
Salmo 97,10
A LLA notizia delle violenze subite
da alcuni bambini di una scuola
elementare di Torre Annunziata, una
donna del gruppo residente del Servizio cristiano di Riesi ha reagito molto
decisamente dichiarando la sua totale
intolleranza per questo fenomeno e
per gli arrestati. Non è la prima volta
che affrontiamo nel nostro gruppo la
questione della soglia della tolleranza.
Fino a che punto i cristiani devono essere tolleranti? Memori delle crociate
che le varie confessioni cristiane hanno intrapreso nei secoli e intraprendono ancora oggi, molti sono diventati i
paladini della tolleranza. Confrontati
con i nazionalismi e gli integralismi
religiosi e politici, molti si con vincono
che il cristianesimo dovrebbe essere di
per sé tollerante. Caricaturando un
po’ si potrebbe dire che si usano due
stampelle: il «non giudicare» e il «porgi l’altra guancia».
Ma se il problema delle chiese era
un tempo l’intolleranza, noi rischiamo ogni giorno di essere troppo
tolleranti. Spesso minimizziamo episodi, battute, atteggiamenti che si rivelano sessisti e razzisti; nella vita quotidiana abbiamo molti problemi a riconoscere il tarlo del male. Questo atteggiamento è ciò che al Servizio cristiano
abbiamo chiamato la (falsa tolleranza», in cui si tollera Vintollerabile per
paura di essere esagerati. D'altro canto
è più facile essere intolleranti in que
stioni di etica personale e più tolleranti quando in gioco ci sono strutture
economiche o politiche perché in questi casi ci sentiamo impotenti a agire
mentre ci riesce meglio agire su singole
persone e stigmatizzare singoli com
portamenti. Tuttavia anche questi singoli comportamenti nascono da e in
strutture. Da questo si evince che la
lotta al male è una questione globale.
La Bibbia dice che non basta fare
del bene, è necessario condurre
una lotta contro il male. Fare del bene
senza opporsi al male spesso significa
fare dei gesti estemporanei di beneficenza o di ((Carità». Lottare contro il
male significa lottare contro ciò che disgrega l’essere umano, alienandolo da
se stesso, dagli altri, dall’ambiente e da
Dio. Cosi anche la lotta al male è la
lotta per la riconciliazione. Oggi viviamo in un’epoca in cui la parola che intende essere forte è spesso una parola
irrazionale che nasce dalla paura e dal
rifiuto del confronto, si alimenta di di
storsioni storiche e cavalca il malcon
tento e il senso di impotenza davanti
ai problemi del mondo. La lotta contro
il male di cui parla la Bibbia è invece
quel confronto, continuo ma non disperato, con la peccaminosità urriana,
anche con la propria peccaminosità.
SONO tentata quindi di dire che i
cristiani non sono tolleranti, anzi
non devono essere tolleranti di fronte
0.1 male nelle sue diverse e quotidiane
tnanifestazioni. Non si tratta di scegliere la ina facile della scomunica, ma
di imparare a riconoscere il male e a
combatterlo. La riconciliazione si situa
nell’ambito di questa intolleranza, che
diventa parte fondamentale del lavoro
per la riconciliazione. Dove i cristiani
c le cristiane potessero trasformare le
stigmatizzazioni in costruzioni positioe, avrebbero già iniziato il lavoro^
Dove smettessero di trincerarsi dietro il
«non giudicare» davanti a problemi
quotidiani o di più ampio respiro, si
potrebbe manifestare una forza di solidarietà umana con il mondo. Ama il
Signore e odia il male può sembrare
Una parola d’ordine forte, ma non e
per situazioni eccezionalmente gravi, e
per ogni giorno della vita.
Erika Tomassone
SKT l lM \N\LK
Un primo bilancio dell'Assemblea ecumenica europea conclusasi a Graz il 29 giugno
La riconciliazione non è dietro l'angolo
Ma nonostante le difficoltà e le chiusure, avere condiviso le proprie identità, convinzioni
e speranze spinge oggi le chiese a proseguire la ricerca della collaborazione e dell unità
GIUSEPPE PLATONE
Papier ist nicht alies im Leben»; i documenti non sono
tutto nella vita. Così titola l’ultimo
giornalino che ci ha accompagnato
quotidianamente nella II Assemblea ecumenica europea conclusasi nel parco cittadino con una partecipatissima celebrazione d’invio
e benedizione. Chi ha partecipato
all’evento di Graz può dire di avere
vissuto un’intensa esperienza ecumenica. Un sentimento che neppure il documento finale riuscirà a
esprimere. Rispetto a Basilea, che
lanciò nel 1989 il motto «Pace, giustizia, salvaguardia del creato»,
l’Assemblea di Graz intorno al tema della riconciliazione ha raccolto oggi, in una situazione politica
diversa, oltre diecimila partecipanti. Il doppio di Basilea.
La formula dell’incontro è stata,
almeno per quel che riguarda la
partecipazione popolare, quella del
Kirchentag evangelico tedesco con
il suo «mercato delle possibilità»
(che qui si chiamava «agorà» e villaggio ecumenico), i suoi studi biblici di massa e i dibattiti in grandi
e piccoli circoli. Dal Kirchentag è
stata presa in prestito anche l’idea,
felicemente realizzata, di una città
che accoglie e valorizza un grande
appuntamento religioso. Oltre agli
alberghi molte famiglie, anche nei
villaggi intorno a Graz nella splendida Stiria, hanno offerto migliaia
di posti letto. Ma nulla di Kirchentag vi era in quel che riguarda i dosaggi, le dinamiche, i compromessi
ecclesiastici tra le gerarchie. La prima impressione è quella di avere
assistito a una partita tra mondo
ortodosso (barbe fluenti, croci e tonache) e mondo cattolico romano
(clergyman versione manager). I
protestanti (in casual) sono stati
presenti, soprattutto in panchina.
Tuttavia qualcuno di noi è stato
chiamato in campo. Molto applaudito, per fare un esempio, l’intervento del teologo Paolo Ricca al
Forum su «Ricerca e espressione
dell’unità visibile». A proposito
della nostra situazione Ricca ha ricordato che nel dialogo tra le chiese, dopo secoli di monologo, ciò
che conta «non è il numero ma la
parola, non è il peso politico o sociologico di una chiesa ma il valore
di ciò che affermi». Tra i frutti concreti dell’ecumenismo italiano è
stato presentato, in uno dei tanti
atelier, il recente documento sui
matrimoni interconfessionali. La
partecipazione italiana è stata di
circa mille persone di cui 150
evangeliche. Nell’agorà è stato allestito, tra centinaia di stand, uno
spazio a cura della Federazione
delle chiese evangeliche italiane
(Fcei) e della Federazione donne
evangeliche (Fdei). In una chiesa
cittadina trasformata in «Casa della pace» è stato attivo il Centro
ecumenico di Agape. 1 partecipanti
italiani hanno tenuto, nel corso
della settimana, due affollate riunioni in cui si è sottolineato l’impegno dei delegati a far passare nel
documento ufficiale le linee approvate in Italia. Delle nostre proposte in sostanza è passata nel documento finale quella riguardante
la necessità di istituire una giornata di riflessione con il mondo
ebraico. Nel corso degli incontri
dei partecipanti italiani Fon. De
Benetti ha letto il messaggio perso
Uno degli incontri di «preghiera deiia sera»
naie del presidente della Camera,
Luciano Violante.
Tra gli studi biblici più affollati
quello del metropolita ortodosso
Daniel. Lo stesso nel corso di una
conferenza stampa ha manifestato
un certo scetticismo dinanzi alla
mentalità «profana» di numerose
chiese riformate di cui ha criticato
il «relativismo morale» dicendo testualmente: «parecchie chiese protestanti, con il loro umanesimo distante dal cristocentrismo, ci fanno
paura». E qui si innesta anche la
critica ortodossa alla varie forme di
«proselitismo» sull’onda delle dichiarazioni del patriarca di Mosca
Alessio 11, le cui accuse sono indirizzate sia ai cattolici che agli evangelici. Rigida è anche la posizione
ortodossa sulle donne la cui piena
eguaglianza con gli uomini nella
chiesa, sul tema dei ministeri, ha
prodotto, in sede di varo del documento finale, astensioni dal voto e
assenze diplomatiche.
Le donne sono state visibilmente
presenti in tutti i lavori di questa
settimana ecumenica a cominciare
dalla predicazione iniziale della pastora luterana Elisabeth Parmentier, al messaggio di giustizia portato con forza da Brigalia Barn, segretaria del Consiglio sudafricano delle chiese, alle riflessioni di Letizia
Tomassone a un bell’intervento in
plenaria di Anna Maffei contro lo
stile paternalista. Sempre le donne
hanno tenuto, di fronte al salone
del «Plenum», dove i 700 delegati
esaminavano i testi definitivi, una
manifestazione contro le discriminazioni nelle chiese. Secondo Gertrud Casel di Diisseldorf, segretaria
generale dell’Associazione cattolica donne tedesche, «le donne sostengono le chiese mentre gli uomini decidono. Non è un semplice
scandalo ma un peccato contro
Dio». A parere di Doriana Giudici,
presidente della Fdei, nel grande
alveare di Graz in cui ci si è attivamente mossi per dare e per ricevere, «non ci sono stati né api regine
ne api re, ma una sincera ricerca
verso una pari dignità, realisticamente ancora lontana».
Ora il documento di questa Assemblea ecumenica, articolato in
tre parti (un messaggio al mondo,
un documento di lavoro a carattere
teologico e delle raccomandazioni
alle chiese) approvato a larghissima
maggioranza, verrà inviato nei
prossimi giorni alle 115 chiese della
Kek (protestanti, ortodossi, anglicani) e alle 34 conferenze episcopali
d’Europa. Esso non ha certo in sé
una grande forza profetica. È piuttosto il precipitato di un lungo dosaggio di posizioni diverse. Ma arrivare a questo testo è stato comutique un processo democratico faticoso e impegnativo anche dal punto di vista linguistico. I testi ufficiali
sono stati approvati in inglese.
Ma accanto alle parole scritte,
che rispecchiamo il coraggio di
chiese che nelle loro grandi diversità hanno deciso di confrontarsi,
rimane all’attivo una grande esperienza ecumenica collettiva che da
Graz esce incoraggiata. Formalmente, sul piano delle ecclesiologie, non è cambiato nulla, Tutto
come prima? No, sono emerse
(Foto Adriano Giaiero)
chiaramente le tensioni, le differenze, le distanze culturali. Anche
le cifre dei partecipanti ufficialmente registrati parlano chiaro: 24
paesi occidentali e 21 paesi dell’Est. Poco più di 5.000 donne e
4.400 uomini, di cui 4.519 cattolici,
1.900 protestanti, 1.000 ortodossi.
La riconciliazione non è dietro
l’angolo ma avere condiviso le proprie identità, convinzioni e speranze spinge oggi le chiese a proseguire
la ricerca dell’unità visibile, a lavorare insieme in uno spirito di collaborazione e non di competizione, e
a consolidare il dialogo interreligioso. Ogni realtà cristiana, a livello locale, potrà rivivere Graz nell’identica fedeltà alla Parola di Dio che si
esprime in modo diversi. Sapendo
che il popolo ecumenico cresce
malgrado le chiusure, le paure, la
sete di potere. Sembra un fiume
inarrestabile. Per il momento esso
corre tumultuoso nel proprio letto.
Ma può straripare perché gli argini
non sono più forti come un tempo.
SI È SVOLTO A LIPSIA IL XXVII KIRCHENTAG DELLE
CHIESE EVANGELICHE TEDESCHE
Il Kirchentag è la più grande (in tutti i sensi) manifestazione del protestantesimo oggi nel mondo e il suo più bel biglietto da visita. Chi dice, o pensa, che il protestantesimo storico sia ormai giunto in qualche
modo al suo capolinea e non abbia più molto d dire, venga al Kirchentag e si convincerà del contrario. Significativa la presenza degli italiani
dallo spettacolo «Fuochi» allo stand dei valdesi agli studi biblici di Paolo Ricca e Anne Marie Dupré. (pogg. 2-3)
LA SITUAZIONE DELLE CHIESE EVANGELICHE ITALIANE
VERSO IL 2000: UNA CONCLUSIONE PROVVISORIA DEL
DIBATTITO
Esisteva una volta in Italia, da più di un secolo o da molti secoli, un
piccolo popolo evangelico messo a parte per essere testimone di un modo autentico e veramente «riformato» di essere cristiani, un piccolo popolo costantemente in cammino per essere testimone dell'evangelo. Ma
oggi questo popolo sembra essersi seduto, ammutolito e mimetizzato
con l'ambiente circostante. Bisogna dunque cambiare e bisogna ascoltare maggiormente la parte più giovane delle nostre chiese. (pog. 7)
ESTATE ALLE VALLI VALDESI
5° «Quaderno de L'Eco delle valli valdesi», con la presentazione dei
principali avvenimenti culturali, musicali ed ecclesiastici dell estate alle
valli valdesi, alcune pagine di storia locale, proposte di itinerari ed
escursioni in montagna. (fascicolo interno)
2
PAG. 2 RIFORMA
Ecumene
VENERDÌ 4 LUGLIO
Si è svolto a Lipsia il XXVll Kirchentag delle chiese evangeliche tedesche
«Sulla strada della giustizia^ c^è la vita»
Dalla crisi delle chiese, si può uscire solo riscoprendo l'attualità del messaggio
di Cristo. Per questo il Kirchentag continua ad avere un enorme successo
GIUSEPPE PLATONE
PER l’ultimo giorno la
pioggia è finalmente cessata. Lo stadio di Lipsia, il più
grande della Germania, è stracolmo. 6.000 trombettieri accompagnano una liturgia piena di colori, danze, preghiere,
canti. È emozionante, in questa domenica di inizio estate, ascoltare il Thomanenchor
famoso in tutto il mondo. La
Santa Cena è servita tra gli
spalti da decine di pastori
protestanti in toga. Nella sua
incisiva predicazione il teologo Falcke di Erfurt, ispirandosi al passaggio di Luca; «Date
e vi sarà dato», ricorda alcuni
dei problemi emersi in questi
quattro giorni di incontri, preghiere, dibattiti, spettacoli,
culti: la disoccupazione che in
Germania tocca ormai la vetta
dei 4 milioni, le nuove povertà urbane, le marginalità,
le forme di razzismo, di violenza che specie qui nella ex
Germania comunista si avvertono epidermicamente in
molti quartieri.
Vivere nella solidarietà
Anche i toni di Rainer Meusel, presidente del Kirchentag
non sono diversi: «Il nostro
vero tesoro è la persona vivente, non il denaro morto e
sepolto nelle nostre casseforti. Solo quando diamo valore
alla persona umana il bilancio della nostra società migliora, altrimenti è una menzogna. Siamo ridotti a cantare vittoria quando un imprenditore annuncia che ha
realizzato qualche miliardo
di utile grazie al fatto che ha
licenziato centinaia di operai... Non possiamo più vivere senza una nuova cultura
della solidarietà, della condivisione. Anche la nostra libertà, segno inconfondibile
da sempre del protestantesimo, deve imparare a nutrirsi
di più e meglio dello spirito
di condivisione comunitaria.
Solo COSI possiamo affrontare, con forza e speranza, il
difficile futuro che ci attende
e acquistare quella dignità
umana che Dio dona a chi
lotta per la sua causa nel
mondo». Il motto biblico del
Kirchentag «sulla strada della
giustizia c’è la vita» (Libro dei
Proverbi 12, 28) è stato ripreso e attualizzato infinite volte
nei vari studi biblici (da Walter Hollenweger a Heinz
Zahrnt, da José Chipenda a
Ernst Benda, via via sino ai
nostri Paolo Ricca e Anne
Marie Dupré per citare solo
alcuni dei 105 teologi e teologhe che hanno animato gli
studi biblici). Delle tre parole
del motto la più sottolineata
è stata quella della giustizia.
11 ricordo della svolta, ovvero
del crollo del muro, è ancora
fresco anche perché la nuova
società di mercato non ha
certamente risolto tutti i problemi: ha trasformato comunque Lipsia in un immen
- \\
L’entrata della nuova Fiera di Lipsia dove si è svolto il Kirchentag
so cantiere edile, come Berlino e Dresda che sono oggi in
piena trasformazione.
In questo primo Kirchentag che si è svolto nell’ex territorio della Germania comunista si è sentita fortissima la
presenza dei paesi dell’Est (il
22% dei 104.000 iscritti). Significativamente le collette
dei 56 culti di apertura,- che si
sono tenuti nelle varie chiese
evangeliche cittadine, sono
state destinate al coordinamento delle chiese della Sassonia per un nuovo programma teso a combattere la crescente disoccupazione giovanile. Tra i temi più discussi ricordo il dialogo cristiani-non
cristiani in una città che, come conseguenza dell’educazione ateista del passato regime, registra solo il 14% di cristiani nell’insieme della popolazione. Tuttavia, come è
stato ricordato, è anche grazie all’azione delle chiese
evangeliche che il Muro alla
fine è crollato. In quel tempo
le chiese erano piene ed erano un grande spazio di protesta e di libertà, oggi sono semideserte. Ma non tutte,
molto dipende anche dalla
capacità creativa di chi organizza la vita comunitaria. Tra
le curiosità di questo Kirchentag il culto in technomusic e le nottate brave dei giovanissimi.
Oa un dibattito all'altro
Molto frequentato è stato
anche il dibattito a più voci
su Internet e chiese. La scrittrice norvegese J. Gaardner,
conosciuta soprattutto per il
suo best seller «Il mondo di
Sofia», ha sostenuto che Internet rappresenta il più
grande cambiamento del nostro secolo nella vita dell’umanità. Sfida alla democrazia, veicolo pericoloso dei
nemici della democrazia. Internet è comunque un’occasione importante per tutte le
chiese. L’euforia del multimediale ha avuto come primo effetto una certa contrazione dello spazio dedicato ai
libri tradizionalmente molto
ampio. Anche il tema fedepolitica e il tema pacifista sono tramontati. Sono emersi
con forza temi ecologici (un
grande dibattitto sull’uso e
l’abuso dell’acqua del pianeta) insieme a nuove forme di
spiritualità. Impressionante è
stata anche la rievocazione
del pogrom contro gli ebrei di
Lipsia, pressoché totalmente
annientati, da parte di un superstite che ha reso la sua vivida testimonianza nel luogo
esatto dove sorgeva la sinago
Per le vie di Lipsia
Paolo Ricca e Giuseppe Platone allo stand italiano
(Foto Jens)
ga distrutta. Inoltre si sono
volute ricordare le numerose
vittime del regime comunista, in particolare della Stasi,
la famigerata agenzia spionistica del regime, e qui si è riscritto il motto del Kirchentag: «Sulla via dell’ingiustizia
c’è la morte». Oltre il 40% degli oltre centomila partecipanti ha diciotto anni: tra gli
oratori più apprezzati si segnala certamente il presidente della Chiesa evangelica tedesca, BQaus Engelhard: «Non
si può essere cristiani da soli,
abbiamo bisogno di condividere con gli altri la nostra fede e le nostre azioni».
Chiuso il Kirchentag rimane comunque l’impressione
che l’ex Germania comunista
dica oggi sì a Dio e no alla
chiesa. Una recentissima indagine su un campione rappresentativo della popolazione rivela che il 49% dei cristiani crede che Dio sia nella
natura, il 62% desidera che
tutte le confessioni cristiane
si riuniscano in un’unica confessione mentre il 40% si dichiara attratto e interessato
all’astrologia. Dio insomma
chiude il secolo che aveva visto il trionfo dell’ateismo, ma
è un Dio astratto, incapace di
influenzare il corso della sto
ria umana. Forse si sta facendo strada una forma nuova di
ateismo che progredisce in
modo proporzionale all’incapacità delle chiese di parlare
all’uomo di oggi. Nobile e affermata eccezione è appunto
il Kirchentag, anche quest’ultimo di Lipsia che ha saputo
coniugare spettacoli e studi
biblici, riflessioni e canti, studi biblici e grandi momenti di
festa. La battuta che circolava
in questi giorni era: «Bach,
Brot und Babbein», gioco di
parole che indica l’intreccio
tra musica, mangiare e chiacchierare. È l’anima di un protestantesimo che ha qui in
Sassonia le sue profonde radici legate all’autonomia del
pensiero teologico. Un pensiero che è diventato storia.
Riscoprire l'attualità
del messaggio di Cristo
In altre parole il Kirchentag
è anche il coraggio di guardare senza pietismi o complicazioni ideologiche la propria
realtà ecclesiastica. Forse da
qui occorrerà avviarsi verso
una teologia meno accademica e più ricca di azioni di giustizia. Più giustizia e meno religione. Dalla crisi delle chiese si può uscire solo riscoprendo la forza e l’attualità
del messaggio di Cristo. Per
questo il Kirchentag continua
ad avere successo; periodicamente (si svolge ogni due anni e il prossimo si terrà a
Stoccarda) riempie i partecipanti di coraggio e di speranza. Le mille facce del cristianesimo qui diventano realtà,
movimento, proposte di vita,
cultura, musica, letteratura.
Noi che siamo una minoranza dovremmo almeno una
volta, ciascuno di noi, provare l’emozione di un tuffo in
questa grande esperienza collettiva, democratica, vera comunità alla pari di uomini e
donne, fortemente biblica,
dissacrante e creativa. Anche
Lutero sarebbe soddisfatto,
ma non c’è il culto dei padri
fondatori. Sulla partecipazione italiana al Kirchentag altri
scriveranno, qui mi preme
sottolineare soltanto che la
ditta Illy di Trieste ha contribuito con il suo caffè a rendere gradevole l’angolo italiano
al «mercato delle possibilità».
Due anni di contatti, di lavoro, seminari, corrispondenza
per vivere in modo organizzato cinque intensi giorni della
fiera del protestantesimo.
Questo sforzo collettivo, anche per la nostra piccola chiesa, ha avuto un posto d’onore
nel grande programma del
Kirchentag. Di questo ringraziamo il Signore.
Una delle cose più belle
nell'Europa di oggi
PAOLO RICCA
IL Kirchentag è, che io sappia, la più grande (in tutti i s
si) manifestazione del protestantesimo oggi nel mona
la sua più bella carta da visita. Chi dice, o pensa, che iia
testantesimo storico sia ormai giunto in qualche mod^
suo capolinea e non abbia più molto da dire, venga.
chentag e si convincerà del contrario. Il protestantesL
quanto mai vitale, pieno di energia e di fantasia, capace
e non meno (forse anche di più) di ieri di collegare in
niera creativa e innovativa il messaggio biblico con i proi
mi più scottanti dell’attualità politica, sociale, culturale,
ligiosa. Quest’anno l’intero Kirchentag si è svolto intorni
quattro grandi temi: fede e chiesa, vivere insieme, un m
mondo, il futuro. AH’interno di ciascuno di questi, sono si
te affrontate tutte le questioni principali che si pongono
testimonianza cristiana nel nostro tempo. Il Kirchentag rj
presenta senza dubbio una frontiera avanzata (forse la
avanzata) della fede evangelica nell’Europa di oggi. È un’ì
venzione unica nel suo genere e davvero straordinaria
svariati motivi che cercherò brevemente di illustrare.
1) Il Kirchentag è una grande manifestazione di mas
che coinvolge circa 100.000 persone per 4 giorni interi, j
popolo estremamente variegato nella sua composizióni
molti giovani e adolescenti ma anche intere famiglie, adii
e persone anziane: tutte le generazioni, bambini comprej
sono rappresentate; gente che frequenta la chiesa (la m»’
gioranza) ma anche numerosi «cristiani senza chiesa»; ck
denti militanti e confessanti, ma anche dubbiosi e atei con,
vinti; protestanti (quasi tutti) ma anche cristiani di alt^
confessioni (ortodossi e cattolici romani; quest’anno ai
esempio, ho incontrato un giovane sacerdote della Pugi
che sta concludendo un dottorato in teologia in Germania),
nonché credenti di altre religioni (ebrei e musulmani so
prattutto). Il Kirchentag possiede dunque un’eccezionai
capacità di mobilitazione, ottenuta unicamente con il su
ricchissimo programma, senza dovere ricorrere a vedetti
religiose, «divi», «papi» di nessun genere.
2) Il Kirchentag riesce a far dialogare la teologia, present
attraverso i suoi più quotati rappresentanti, reclutati n«
solo in Germania ma in tutta l’ecumene protestante (mai
sono anche teologi ortodossi e cattolici: quest’anno, il
esempio, c’era tra gli altri Hans Kùng) con tutte le altrei
scipline, come la politica, l’economia, l’arte, le scienze»
ciali, le scienze umane, nelle loro multiformi espressioni!
così via. In questo modo, come luogo di dialogo e confroni
tra teologia e cultura, il Kirchentag diventa ogni volta«
grande laboratorio in cui la fede riflette su se stessa in rap
porto al vasto campo delle conoscenze ed esperienze umi
ne. Il Kirchentag accetta le sfide del nostro tempo e le al
fronta con fede ed intelligenza.
3) Il Kirchentag, malgrado l’eccezionale quantità e quali
dell’offerta (è questo il suo unico «difetto»: l’eccesso deU’ol
fetta che pone continuamente il visitatore davanti all’imbi
razzo della scelta) dovuta alla ricchezza esuberante del pn
gramma, riesce a mantenere la centralità di Dio e il primal
della sua Parola, in mezzo al fiume delle parole umane, pn
nunciate, cantate, mimate, dipinte, stampate, il mottoi
quindi la parola d’ordine sono un versetto biblico; ogi
giorno, dalle 9 alle 10,30 tutti i 100.000 visitatori si raccolgi
no intorno allo stesso testo biblico (offerto in tedesco, ingli
se e francese, speriamo che tra due anni, al Kirchentag eli
avrà luogo a Stoccarda, lo studio biblico venga offerto aneli
in italiano); l’intero Kirchentag non è altro che un luogoi
annuncio ed attualizzazione della parola biblica.
4) li Kirchentag è un immenso spazio di libertà: libertài
circolazione delle idee e delle parole, delle proposte e di
progetti, senza censure e senza tabù. C’è ovviamente la rt
sponsabilità che ciascuno si assume delle proprie posiziorii
affermazioni, c’è il rispetto delle posizioni diverse dalle pro
prie, c’è il confronto leale, diretto o indiretto. L’aria del Ö
chentag fa bene all’anima perché è una scuola di libertà. Li
bertà applicata ed esercitata nelle questioni della fede. Es
qualcuno non sa bene immaginare che cosa possa significo
re unità (della fede evangelica) attraverso la diversità (deli
sue espressioni), venga al Kirchentag e lo comprenderà.
5) Il Kirchentag è uno specchio nel quale si riflette la realtì
viva e multiforme del protestantesimo odierno, di quello tf
desco soprattutto e, in parte (che speriamo cresca nel ten
po) di quello europeo. Il Kirchentag dà dunque visibilità a®
chiesa sia attraverso i 700 gruppi, i movimenti, iniziative clt
popolano il «mercato delle possibilità» (c’è anche, da moi
anni, uno stand italiano con alcune opere presentate a voti
e con varia documentazione: il Servizio cristiano di
Centro diaconale La Noce di Palermo, Il Collegio valdese»
Torre Pellice e alcune pubblicazioni della Claudiana), sia a';
traverso i dibattiti, i culti, gli incontri, gli spettacoli musical
e teatrali (a Lipsia, per iniziativa del pastore Platone, è sta®
rappresentato in lingua italiana «Fuochi», tratto dal romanzi
«Ascanio e Margherita» di Marina Jarre, un’opera teatraleoJ'
timamente sceneggiata, allestita e recitata), sia infine atti»
verso i momenti di silenzio e raccoglimento.
La chiesa al Kirchentag diventa dunque visibile cornee^
niunità che si alimenta alla fonte pura della Bibbia, paro»
vivente dell’Iddio vivente, e cresce in un dialogo a luti*
campo con tutti coloro che a qualunque titolo e da qualu»
que provenienza vi partecipano. La chiesa diventa inoltf*
visibile come comunità che affronta senza mezzi termii'''
problemi della società e della chiesa (in evidenza, tra gli "
tri, quest’anno l’emergenza ecologica e quella delle crc;
scenti diseguaglianze sociali), anche e proprio i piìi spinoci
e controversi, alla luce della fede, senza temere eventu®
tensioni e conflitti di interpretazione, ma cercando insieE**
la verità dell'Evangelo. La chiesa al Kirchentag diventa aJ
cora visibile come comunità che agisce con una varietà®
opere e ricchezza d’iniziative sorprendenti e rallegranti®
tutti i campi in cui si esprime la vita umana: sociale, cult®
tale, pedagogico, politico, artistico e via dicendo, hifin®
Kirchentag la chiesa diventa visibile come comunità c®
confessa la sua fede pregando, cantando, lodando il noE’,
di Dio, proclamando la sua salvezza e spezzando il puf*®
suo perdono e della nostra fraternità e sororità. Il
tag insomma è una delle cose più belle che, in nome di ^
sto, accadono oggi nella nostra Europa. .
Gli
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PAG. 3 RIFORMA
. Una storia piccolissima persa in altre più grandi
Il moto del sangue e degli spiriti
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Una scena di «Fuochi», presentato durante ii Kirchentag di Lipsia
^ Dallo spettacolo «Fuochi» allo stand dei valdesi in Italia
Gli evangelici italiani al Kirchentag di Lipsia
BRUNO GABRIELLI
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langweilig», vale a dire : «Beh, mi sa che è un po’
noioso», è la prima impressione di Annemarie, diciassettenne luterana di Dresda
(frequentatrice, come gli altri
quattro amici che l’accompagnano, dei campi giovani internazionali del nostro centro di Bethel in Calabria) alle
prese con la lettura della traduzione tedesca del libretto
un momento prima che la
scena si apra.
Siamo alla terza e ultima
replica di «Fuochi», versione
teatrale di «Ascanio e Margherita» di Marina Jarre,
scritta e inscenata dall’Assemblea Teatro di Torino in
stretta collaborazione con
l’autrice del romanzo, anch’
essa presente alle rappresentazioni alla «Hans Leipzig»: in
primo piano la storia di un
amore contro tutto e contro
tutti fra un nobile cattolico
torinese e una contadina valdese delle Valli negli anni a
cavallo fra il XVII e il XVIII secolo, sullo sfondo della pagina in assoluto più tragica e al
tempo stesso più esaltante
della storia valdese, daU’impossibile resistenza alle tremende persecuzioni seguite
anche in Piemonte alla revoca dell’editto di Nantes fino
al Glorioso Rimpatrio e oltre.
Al termine, sotto lo scrosciante e prolungato applauso di un pubblico non molto
numeroso, ma in compenso
assai qualificato, chiedo ad
Annemarie se si è davvero
annoiata. Non risponde, ma
ha gli occhi lucidi. Come tutti: sia i pochi che, conoscendo la lingua italiana, hanno
potuto seguire e apprezzare
appieno anche la recitazione,
aia quanti, e sono la maggioranza, che si sono comunque
lasciati rapire e trasportare
nel dramma dal sapiente ed
omozionante gioco di mimi e
di luci che lo caratterizza; chi
3 conoscere e a condividere
per la prima volta la vicenda
valdese, chi a rivivere il carattere emblematico di quella
vicenda di fede evangelica,
almeno a livello europeo.
La scommessa è vinta comunque nei confronti del
centinaio di spettatori complessivamente raccolti dai tre
Spettacoli nonostante l’uso
(obbligato) della lingua italiatia e la spaventosa «concorrenza» esercitata dalle altre
iniziative comprese, proprio
come «Fuochi», nel programma ufficiale del Kirchentag
1997 (2.700 in meno di quatto giorni!). Come «prima volta» non c’è male. Merito della
grande serietà professionale,
m .a disponibilità e dell’entusiasmo della compagnia, di
chi si è adoperato per convin
cere il governo italiano a patrocinare l’esportazione di
«Fuochi» a Lipsia, del Comitato internazionale del Kirchentag che ha accolto l’iniziativa nel suo programma
già così affollato e, certo non
da ultimo, di chi fra mille difficoltà di ordine finanziarlo,
burocratico e organizzativo
ha voluto credere fino in fondo alla bontà e alla realizzabilità dell’iniziativa, in primo
luogo il pastore Platone.
Se «Fuochi» ha rappresentato la novità assoluta della
partecipazione evangelica
italiana al grande raduno
biennale degli evangelici tedeschi, ad essa si sono accompagnate in modo non
meno significativo altre forme, più tradizionali, di presenza. Al grande Mercato delle possibilità allestito presso
la nuova fiera di Lipsia, centinaia di visitatori sono stati
particolarmente attirati da
un ampio stand insolitamente chiuso fra quattro pareti
colorate su cui campeggiava
la scritta «Waldenser in Italien» e dai due ingressi del
quale, dotati di strisce antimosche tipo negozio aH’italiana, emanava un irresistibile profumo di espresso (marca Illy, per la precisione). Risultato: alla dozzina di diaconi, pastori e volontari italiani
o «italo-tedeschi» resisi disponibili è stato possibile, in
un’atmosfera assai più accogliente di quanto non fosse
stata ai Kirchentag precedenti, fra un sorso di caffè, un assaggino di salatini, olive e altre prelibatezze mediterranee
e un’occhiata ai cartelloni illustrativi della vita delle chiese evangeliche italiane (in
particolare del Centro diaconale La Noce di Palermo, del
Servizio cristiano di Riesi, del
Centro ecumenico di Agape e
del Collegio europeo valdese
di Torre Pellice, ideatori e organizzatori dello stand in
«joint venture» fra loro con
l’appoggio «esterno» della
Tavola valdese) intrattenere
un gran numero di sorelle e
di fratelli d’oltralpe in conversazioni non di rado concluse da uno scambio di indirizzi in vista di possibili periodi di volontariato presso
qualcuna delle nostre opere,
di studio presso il Collegio o
la Facoltà valdese di teologia,
di formazione nei nostri centri giovanili 0 di soggiorno
presso le nostre foresterie,
dall’acquisto di un libro di
storia 0 di testimonianza valdese (particolarmente gettonati quelli di Tullio Vinay, a
cui il Kirchentag ha simpaticamente dedicato la «via» interna dove sorgeva fo stand
dei valdesi) o dalla più generica manifestazione di un in
teresse ad approfondire conoscenze, rapporti e collaborazioni. Il gruppo degli italiani è stato ospitato presso la
Christus Kirche di Lipsia grazie al caro amico e fratello
Stephan Mühlich.
Anche Paolo Ricca e Anne
Marie Dupré, unici oratori
italiani ufficiali al Kirchentag
con i loro studi biblici (quello
di Anne Marie espressione
del lavoro di un gruppo di sorelle e fratelli evangelici immigrati in Italia dal Sud del
mondo e impegnati nel movimento «Essere chiesa insieme», nonché concordato nell’esposizione con il contributo parallelo della deputata
europea atea di Lipsia Constance Krehl), hanno raccolto uditori numerosi e attenti.
Una parola, infine, sulla partecipazione a titolo personale della solita pattuglia di
evangelici italiani giunti a Lipsia a proprie spese, dalla
giovane luterana di Roma alla sorella della chiesa metodista di Palermo: anche questa una presenza importante,
segno di una sete di comunione, di un «essere chiesa
insieme» non solo a livello
locale o nazionale, ma anche
europeo e universale. Una
sete che possiamo soltanto
augurarci continui a crescere, perché è anche grazie a
questa sete se la nostra piccola diaspora evangelica italiana ha saputo mantenersi
in vita e rinnovarsi nei molti
secoli della sua esistenza e se
ha ancora un futuro.
TJ UOCHI» al Kirchentag!,
\\ J/ ma non allarmatevi. E
il romanzo di Marina Jarre
rielaborato in forma teatrale,
una pièce di 75 minuti presentata a Torino il passato inverno e ora recitata a Lipsia.
Infatti questo raduno biennale evangelico non è tutto e
solo sermoni, studi biblici, seminari e così via. È un contenitore con musica per tutti i
gusti, classica rock-soul-rapreggae-blues-jazz, cantautori,
solisti, cori maschili femminili giovanili misti; danza .teatro, cabaret, marionette... In
tre-quattro giorni devi per
forza andare dove ti porta il
cuore 0 il tuo interesse o magari il caso, spinto talvolta a
scelte di infedeltà fra decine
di proposte in decine di zone.
Con Carlo Valentinuzzi
della mia stessa chiesa di Torino si alloggia in un casermone ultraperiferico rispetto
ai due vasti poli degli avvenimenti, la vecchia e la nuova
Fiera. L’indomani del nostro
arrivo è domenica e in centro
entriamo nella prima chiesa
che ci si para davanti. Non è
luterana ma riformata, nera
fuori bianca dentro, ricostruita dopo le bombe della
guerra, circolare, tre gallerie,
ricca di spazi sussidiari chiusi e aperti, insomma bellissima ma soprattutto... una notevole storia alle spalle di accoglienza degli ugonotti francesi in cerca di rifugio alla fine del 1600. Negli Anni 30-50
il suo carattere aperto e cosmopolita attira centinaia di
evangelici locali, perdendone poi molti che si spostano
in Germania Ovest nel '5060. Oggi essa è il 140“ membro della Chiesa protestante
riformata.
Si sa come vanno queste
cose, c’entra anche la simpatia al primo impatto (dovremmo ricordarcelo nelle
nostre comunità) e così torniamo là altre due volte. Prima un culto affollatissimo, la
cena del Signore con ceste e
boccali da mano a mano in
un tramestio non scomposto
però libero, da ricordare Isaia
30, 29 «Tu, popolo di Dio,
canterai come in una notte di
festa, avrai la gioia nel cuore». E perfino lo humour: non
bevete troppo vino!, esorta il
celebrante, perché è dolce, e
si rischia l’errata nomea di
Atti 2, 13... Siamo tornati
un’ultima volta per una esibizione corale-strumentale di
ragazzi, se non capivi le parole godevi l’atmosfera.
I 90.000 allo stadio la domenica mattina per il culto di
chiusura ti danno entusiasmo commozione euforia o
quel che vuoi (l’effetto massa, dalla politica alla religione). Per noi minoranza in Italia viene infantilmente da
sfogarsi; grazie a Dio non siamo soli al mondo quando
dappertutto vedi chiese protestanti! Così ho pensato in
altre occasioni e cosi ho pensato qui in alcuni dei luoghi
connessi a Lutero, della nascita, del battesimo, degli
studi, della morte; alla cella
del monastero, alla porta delle 95 tesi... Sarebbe utile che
a simili manifestazioni si incoraggiassero partecipazioni
numerose.
«Fuochi» è proposto tre sere, in italiano. Lo presenta
il pastore tedesco Stephan
Mühlich, tornato in Germania dopo due anni di lavoro a
Riesi, il pubblico lo segue
con. un fascicolo tradotto, lo
interpreta la compagnia dell’Assemblea Teatro Torino,
una decina di personaggi sostenuti da quattro attori e tre
attrici, dei quali solo la protagonista è una evangelica,
ma tutti ottimamente professionali, partecipi, convincenti (e atletici!). Costumi, oggetti e arnesi evocativi di
quel tempo ricreano una minuta fetta di storia locale che
non si immiserisce in nostalgia ma si verifica in cultura e
predicazione; di soprusi, sofferenza, costanza, libertà
(anche sentimentale).
L’amore tra Margherita
contadina dei «barbèt» e
Ascanio nobile cattolico che
sta a Torino ma non sa dov’è
Ginevra, è impreciso e «impossibile»; non si rivedono
per 17 anni; nel frattempo lei
si è sposata col cugino Davide poi morto in uno degli
scontri; rivive il passato con
la figlia Maria, moglie di pastore, la quale più che interrogare giudica e accusa. La
vita rurale dei poveri, le repressioni degli «eretici», la ri
Allestimento dello stand italiano
cattolizzazione (così nel testo), guerre e stermini, l’espatrio e il rimpatrio, calunnia e ignoranza («i barbetti
mangiano i neonati» vale il «i
cosacchi in piazza San Pietro»). L’azione va dal 1683 al
1715. Infine l’esilio; Margherita si è trasferita ad Amsterdam dove reincontra Ascanio
ormai affermato pittore e col
quale decide di restare. È il
tramonto (suvvia, un po’ di
romanticismo non guasta):
«Tu cattolico, io barbetta, per
me va bene così».
«Fuochi» ha gettato qualche flash su una passata vicenda della nostra piccola
chiesa e perfino un po’ di luce
nella grigia Casa Lipsia dove è
stato rappresentato. Nubi
vento pioggia freddo hanno a
turno ingrigito (e reso scomodi) gli spostamenti nella città
piena di verde e di gioventù
zainata, sbrindellata (e composta). Un ragionevole sole
non avrebbe modificato taluni aspetti forse discutibili
dell’organizzazione, tuttavia
(largo ai luoghi comuni) altri
sarebbero invece apparsi più
belli, come il cielo di Lombardia, così bello quando è bello.
Foto di gruppo davanti allo stand italiano
(Foto Jens)
Si è incontrato a Venezia il Gruppo misto di lavoro tra Vaticano e Cec
Quale sarà il concetto di ecumenismo nel prossimo futuro?
FRITJOF ROCH
I
L Gruppo misto di lavoro è
^l’organo consultivo ufficiale della Chiesa cattolica e
del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec). Fondato nel
1965, ad appena due mesi di
distanza dalla pubblicazione
del decreto conciliare «Unitatis redintegratio», esso si
prefigge di cercare nuove
forme di collaborazione tra
Cec e Chiesa cattolica, preparando progetti, senza tuttavia prendere delle decisioni di principio. Questo organo consultivo si ritrova annualmente per una settimana, ora su invito del Cec ora
su invito del Consiglio pontificio per la promozione dell’unità dei cristiani.
Quest’anno il Vaticano ha
scelto come luogo d’incontro
Venezia, l’ospitale Casa «Cardinal Piazza». Il Gruppo è
composto da parte cattolica
da 10 membri (di cui 4 del
Consiglio pontificio) e 5 consulenti; da parte del Cec da 8
membri, 3 dello staff di Ginevra e 2 consulenti. Gentilmente questo Gruppo misto
di lavoro (è il VII, costituitosi
nel 1991) ha accettato di incontrare per uno scambio di
idee il Consiglio locale delle
chiese in Venezia, com’è noto presieduto quest’anno dalla Chiesa cattolica, con Gabriella Cecchetto presidente,
mons. Visentin segretario e
Magda Pampili consulente, e
altre persone impegnate in
attività ecumeniche a Venezia (Centro Pattaro, Gruppo
Sae, Gruppo ecumenico di
Mestre, Confraternita dei SS.
Andrea e Nicola, e altri).
L’incontro è stato di grande respiro cristiano a livello
mondiale: vescovi, teologi,
suore, preti, religiosi cattolici, ortodossi, battisti, metodisti, luterani, presbiteriani,
anglicani, provenienti dall’
Africa, Europa, Medio Oriente, India, Usa, una vera immagine della Pentecoste. Dopo le presentazioni d’obbligo
in un clima gioioso e rilassato, sono state illustrate le rispettive attività. Il Gruppo
misto di lavoro si occupa delle modalità di un Concilio
mondiale, dello scambio di
informazioni, del come costruire in futuro contatti per
facilitare e aumentare la cooperazione fra le chiese in
funzione dell’unità, stabilire
quanto già fa parte di una visione comune fra Cec e Vaticano, quale sarà il concetto
di ecumenismo in futuro. In
passato erano predominanti
questioni dogmatiche, da diversi anni l’interesse si concentra su questioni etiche.
Cosi si è parlato del ruolo
della donna nella chiesa, nella famiglia, e nella società.
Il problema principale è la
violenza a cui sono sottoposti donne e bambini. Si è parlato dell’educazione, della
catechesi ecumenica. In
quanto alla valenza teologica
dei Consigli locali di chiese
(nel Direttorio ecumenico
cattolico del 1990 le altre
chiese vengono intese nel
senso sociologico, nota 158
al n. 166) mons. John Mutiso-Mbinda (Kenia), del pontificio Consiglio, ha assicurato che dal 1985 le riflessioni
vanno nella direzione di una
valutazione sempre più teologica delle chiese membro
di un Consiglio. Una nota
simpatica è stato l’invito della dinamicissima signora
Mary Ann Lundy (presbiteriana statunitense) dello staff
del Cec, espresso a tutti gli
ecumenici veneziani a visitare il centro del Cec a Ginevra
con un pullman. Il ghiaccio
ormai è rotto e molti indirizzi
sono stati scambiati.
4
PAG. 4 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 4 LUGLIO
«Quando gli inviati
di Giovanni se ne
furono andati,
Gesù cominciò
a parlare di
Giovanni alla folla:
“Che cosa andaste
a vedere
nel deserto? Una
canna agitata dal
vento?Ma che cosa
andaste a vedere?
Un uomo avvolto
in morbide vesti?
Ecco, quelli che
portano degli abiti
sontuosi e vivono
in delizie stanno
nei palazzi dei re.
Ma che andaste a
vedere? Un profeta?
Sì, vi dico, e uno
più di un profeta.
Egli è colui del
quale è scritto:
Ecco, io mando
davanti a te il mio
messaggero, che
preparerà la tua
via davanti a te”.
Io vi dico: fra i nati
di donna nessuno
è più grande di
Giovanni; però,
il più piccolo nel
regno di Dio è più
grande di lui.
Tutto il popolo
che lo ha udito,
anche i pubblicani,
hanno riconosciuto
la giustizia di Dio,
facendosi
battezzare del
battesimo di
Giovanni;
ma i farisei e i
dottori della legge,
non facendosi
battezzare da lui,
hanno respinto
la volontà di Dio
per loro.
A chi dunque
paragonerò gli
uomini di questa
generazione?
A chi sono simili?
Sono simili a
bambini seduti in
piazza, che gridano
gli uni agli altri:
“Vi abbiamo
sonato il flauto
e non avete ballato;
abbiamo cantato
dei lamenti e
non avete pianto”.
Difatti è venuto
Giovanni il Battista
che non mangia
pane e non beve
vino, e voi dite:
“Ha un demonio”.
È venuto il Figlio
dell’uomo che
mangia e beve,
e voi dite: “Ecco
un mangione e un
beone, amico dei
pubblicani e dei
peccatori! Ma alla
sapienza è stata
resa giustizia da
tutti i suoi figli”»
(Luca 7, 24-35)
GIOCARE CON DIO
Attraverso rimmagine di Luca, Gesù ci invita a giocare con lui senza paura
Giocando con Dio possiamo «mettere in gioco» la nostra esistenza, crescendo
GREGORIO PLESCAN
Quando pensiamo a Dio,
pensiamo a un «qualcosa»
di molto serio, talmente elevato
rispetto a noi, da renderci quasi
impossibile e vergognoso un
approccio al divino che sappia
di scherzoso e giocoso. Basta
guardare i volti di chi partecipa
alla Santa Cena per notare come l’idea dell’incontro con il Signore sia strettamente collegata
a sentimenti molto profondi, al
limite del serioso. Essere protestanti, che per giunta vivono in
un paese molto influenzato dal
cattolicesimo, non aiuta affatto.
Cosi tutto ciò che ha a che fare
con il sorriso, la gioia, il divertimento, è fatalmente ma irrimediabilmente bandito dalla vita
delle nostre comunità. Dobbiamo ammettere che anche chi
propone delle riforme «animate» del culto, spesso lo fa con toni e stile tutt’altro che allegri,
come se rinnovamento o tradizione nella liturgia fossero valori di per sé, canoni a cui ci si deve adeguare, e non la semplice
presentazione di quelle che sono le sensibilità profonde dei
partecipanti.
tanti) di proporre varie alternative (giocare allo sposalizio o al funerale, fare un gioco allegro o
uno triste), gli altri si sono rifiutati di giocare, hanno trovato
scusanti per «chiamarsi fuori».
Certo, le risposte paiono sensate
(Gesù sarebbe un perdigiorno; il
Battista troppo tetro e inquietante) ma, come in altri casi (ricordate la parabola dei convitati
scortesi?), il Signore riesce a mettere a nudo la verità: messi a
confronto con la realtà di Dio,
solitamente la risposta non è un
«sì» 0 un «no» deciso ma piuttosto un «ho altro da fare».
Noi e i bambini
PER noi e per la nostra cultura il mondo dei bambini è
Il mondo dell'infanzia
Nel vangelo di Luca troviamo
(
questo passo, nel quale Gesù affronta questioni estremamente serie utilizzando un’immagine presa direttamente dall’universo dell’infanzia e del gioco. Si sta parlando di Giovanni
Battista e, in fin dei conti, del fatto che le persone che incontrano
personalmente Gesù lo accettino
o meno come inviato da Dio! Eppure Gesù presenta se stesso e il
Battista come bambini che esprimono ad altri coetanei la loro
frustrazione perché i loro compagni non vogliono giocare con
loro. Nonostante i loro tentativi
(appassionati e drammatici, come per tutti i giochi veri e impor
Preghiamo
11 nipote di un rabbino giocava un giorno a nascondino con un altro ragazzo. Egli si nascose ben bene e
attese che il compagno lo cercasse. Dopo aver atteso
a lungo uscì dal nascondiglio, ma l’altro non si vedeva. Il ragazzo si accorse allora che il suo amico non lo
aveva mai cercato. Questo lo fece piangere, e piangendo corse nella stanza del nonno e si lamentò del
cattivo compagno. Gli occhi del nonno si riempirono
di lacrime ed egli disse: «Così dice anche Dio: Io mi
nascondo ma nessuno mi vuole cercare».
spesso misterioso e mcomprensibile, e sono i piccoli a doversi
adeguare rapidamente all’universo degli adulti. Qualsiasi pastore, monitrice o catechista se
ne accorge quando fa il conto
del numero di attività «quasi da
adulti» a cui sono sottoposti i
nostri ragazzini. In realtà Gesù
non pare aver paura di tracciare
delle somiglianze fra adulti e
bambini forse perché, nel profondo, gli atteggiamenti e i modi
di comportarsi non sono poi così diversi: desideri di vittoria e
piccinerie ci accomunano, e talvolta si ha l’impressione che la
principale differenza fra le età
sia solamente la capacità di controllare in pubblico i sentimenti.
Proseguendo nell’analisi della
metafora, però, vediamo come il
contrasto tra i due gruppi si sviluppa su un piano specifico:
quello del gioco. La nostra civiltà
sottolinea questo divario in tutti
i modi, addirittura con i proverbi
popolari («gioca coi fanti ma lascia stare i santi») e noi stessi,
che siamo un prodotto di questo
modo di pensare, guardiamo
con una certa diffidenza al mondo dei bambini giacché tale «giocare» è qualcosa di assolutamente diverso dal «fare qualcosa di
serio». Ma anche in questo esempio Gesù non utilizza un’immagine vtiota. Il gioco è fondamentale per tutti, grandi e piccini, e
ha una caratteristica importante
che lo avvicina all’Evangelo: il
gioco o è appassionante o non è
per nulla. E questo non è l’unico
suo aspetto interessante: il senso del giocare va al di là delle cose che si fanno, e comprende il
coinvolgimento pieno dei partecipanti, sia in quello che stanno
facendo, sia nella loro relazione
con compagni e compagne. Tutti sappiamo che qualsiasi gioco
richiede almeno una regola ferrea: la serietà. Non si può giocare per finta perché chi gioca per
finta non si diverte e in ogni modo gli altri se ne accorgono e lo
emarginano, o smettono di giocare essi stessi.
Già questa scoperta ci chiama
a riflettere. Quando qualcuno ci
invita a «giocare», a partecipare
appieno alle sue gioie o ai propri
dolori, abbiamo voglia di farlo,
ne siamo capaci, oppure ci lasciamo coinvolgere solo «per
finta», rimanendo ai margini
della vicenda? Partecipare al
gioco a cui gli altri ci invitano è
meno semplice di quanto può
parere, perché partecipare significa anche mettere in discussione se stessi. Non è un caso
che molti, soprattutto quelli che
sono (oppure si considerano?)
«grandi», quando si tratta di giocare con i «piccoli» (in famiglia,
alla scuola domenicale, ovunque) preferiscono «fare gli arbitri», oppure «controllare che
non ci si faccia del male». Essere
l’arbitro è più facile perché, anche se ci si diverte di meno, non
si corre il rischio di rimanere
troppo coinvolti.
studiosi, matematici teorici, si
sono posti la questione del tipo
di gioco che si può fare e hanno
concluso che ve ne sono di due
tipi: quello che ha una somma
uguale a zero e quello che ha una
somma diversa da zero.
Se guardiamo a molte discussioni che si fanno (in qualsiasi
comunità. Assemblea, Sinodo)
come un gioco, notiamo come
alcuni (pastore, membri della
comunità. Consiglio di chiesa)
diventano dei personaggi che assumono un ruolo, «giocando» tra
loro. Tante volte è proprio così.
Il problema principale non è che
le persone giocano, è che giocano male. Il loro gioco ha una
somma che equivale a zero: si
vince o si perde, qualcuno deve
vincere e qualcun altro è costretto a perdere, non importa chi
sia, né quale sia l’argomento toccato. Toga 0 non toga? Bicchierini, calice unico? Inni cantati in
piedi o seduti? Le alternative sono sempre due, nette, e alla fine
uno vince e l’altro perde.
La proposta di Gesù
Gesù ci propone un secondo
...............
Giocare è una cosa seria
Così può capitare che qual(
cuno ti rivolga una domanda profonda, che ti chieda di
giocare al suo gioco senza schernirti, e può darsi che la risposta
sia positiva solamente per finta, che ci si lasci coinvolgere tanto per far piacere, ma sempre
pronti a ritrarci se ci è domandato qualcosa di più personale,
di più «vero»? Certo, comportarsi così è meno pericoloso, ma
contempla una sicurezza quasi
matematica: che l’altro capisca
che stai giocando per finta (che
Io stai prendendo in giro, insomma), e smette di giocare.
Capita spesso ai bambini dire
«non gioco più»; generalmente
però dimenticano e sono pronti
a riprendere il gioco come se
niente fosse. Per gli adulti è diverso: può capitare che la persona che ha capito di essere stata
presa in giro, soprattutto nell’ambiente della chiesa , scopra
che non ne valeva la pena, e
rompa definitivamente i ponti.
Ma giocare per finta non è
l’unico rischio che si può correre:
infatti si può anche giocare male,
rompendo le uova nel paniere ai
compagni d’avventura. Alcuni
' modo di giocare, che implica un risultato diverso da zero.
Un gioco in cui tutti vincono, o
perdono, insieme. La Bibbia
non propone un’unica maniera
per conoscere Dio e renderlo
importante per noi: nel nostro
passo sentiamo parlare del Battista, cbe seguiva una via quasi
ascetica, connessa ai «nazirei»
dell’Antico Testamento, così come vediamo la via di Gesù, molto più serena, capace di rivolgersi anche ai «pazzerelloni» o a chi
è rimasto escluso.
L’aspetto principale del messaggio non è tanto quello di scegliere un modello come unico
(ridurre il nostro gioco al risultato zero, il modello proposto
da Gesù che «vince» su quello
proposto dal battezzatore o vice
versa), quanto lasciarsi coinvolgere profondamente nel gioco.
Attraverso l’immagine di Luca
7, Gesù ci invita a giocare con
lui, senza paura, né timore di
brutte figure. Perché se giochiamo con Dio possiamo «mettere
in gioco» la nostra esistenza,
crescendo. Altrimenti, nonostante la nostra pietà e la nostra
fede, rimarremo sempre un po’
ai margini della piazza, desiderosi forse di partecipare, di lasciarci andare, ma sempre troppo seriosi per buttarci nella mischia e... gettare la maschera.
Note
omiletiche
Una predicazione sui
ca 7, 31-35 potrebbe^
frontare i seguenti pun^,
1) il gioco: da attivi,!
marginale a maniera,)
capire noi stessi e gl; Ì
in modo profondo.
mo partire da un quaisjj
esempio tratto dalla
vissuta: i nostri figli,
Viti
sprimono le loro angosc/i
speranze attraverso "
co, COSI come trovano^
questa attività la valvola!
sfogo per le loro tensio,y
Allo stesso modo possiaJ
riprendere l'esperienza djj
fatto che, generalmen,!
le persone che si ritagliai^
del tempo per svolge,,
delle attività appassionai,
ti e finalizzate al puro4;
vertimento, vivono meqliii
delle altre.
art. ? '
in cas
aliai*
1,’Editi
90.
Per
approfondire
2) Però c'è gioco e gi»,
co: c'è chi gioca e ti lasci)!
vincere e c'è chi giocaseli’
per vincere. In entrambi
casi finisce per perderei
divertimentò, e si snatujf
la stessa essenza dell'att
vità ludica. Gesù, nel br^
no che stiamo studiando
critica i suoi contempoiì
nei proprio sotto questi
punto di vista: vi abbiami;
invitato a giocare con noi
ma voi non avete voluti
divertirvi con noi. Nonvo
gliamo cadere nel morali
smo, ma questo sembii
essere uno dei proble»
della chiesa di tutti i tem
pi. L'Evangelo è un me
saggio che richiede un
partecipazione assoluti,
totale, e che spesso!
scontra con delle risposti
molto tiepide, che som
delle scuse appena rm
scherate. Oppure esisti
l'altro tipo di giocatori
abbastanza facile dai«
contrare nelle chiese:i
giocatore che non ai»
mette di perdere, che als
sempre la posta, che n«
lascia quartiere all'avvei
sario, anche quando 5I1
elementi in ballo sonojtr
bastanza futili.
3) Gesù ha presenti
queste nostre bassezze,!
ci invita a prenderie inesi
me. Sa come siamo e coni
sce i nostri lati negativi,!
li critica in maniera beni
vola ma ferma. Dà qua
l'impressione di essere»
bambino come noi, capai
di svelare i nostri lati pi
intimi e nascosti. In ui
mondo in cui tutto è ridoi
to a dovere o ad utilitari
smo, in cui le cose noni
fanno più per il gusto!
farle, oppure si fanno, n«
badando bene di non rm
strare troppo il fianco agl
attacchi altrui, Gesù sent
bra dirci: fidatevi, lasciati
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Per i rapporti tra Gei»
Giovanni Battista e i lui*
contemporanei: E. Lohit
L'ambiente del Nuovo I*
stamento, Paideia.
- Per il legame tra Bi»
bia e gioco: H. R. Webe(
Esperimenti di studio
co, Claudiana, 1989, eli'
bro che mi legge. Soci®**
biblica britannica & 1°^*
stiera, 1997. ,
Per (quanto riguaii'
una maniera «giocosa»*
leggere la Bibbia, si co(^
glia l'ottimo Catechesi
Animazione, di S. Merlo
C. Pasquet, ClaudIanJ
1987, purtroppo esaurì'»
e il mio Vivere la BibO
(Società biblica britanni
& forestiera, 1997. .
Per quanto riguarda
teoria dei giochi, sug9®''
mo P. Watziawick,
zioni per renderci '
Feltrinelli, 1996.
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edizione in a.p. comma 26
^ Lge 549/95 - nr. 26/97 - Tonno
odi mancato recapito si prega restituire
presso l’Ufficio PT Torino CMP Nord.
L’Editore si impegna a corrispondere il diritto di resa.
Fondato nel 1848
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Ormai ogni fine settimana propone, in quasi tutti i paesi
delle valli qualche iniziativa di carattere musicale, teatrale o
di attrazione in genere. L’animazione di strada (nella foto
un’esposizione di modellini d’auto d’epoca realizzata da Piero Alchera) la fa davvero da padrona: esposizioni, mostre,
gruppi musicali. Pro Loco, commercianti ed enti pubblici si
organizzano per proporre ai visitatori qualche motivo in più
per fermarsi in zona. Il maltempo dello scorso fine settimana
non ha certo aiutato le numerose feste in programma (quella
all’Uliveto è stata spostata ad esempio alla sala Albarin).
Con questo numero del giornale troverete come inserto il
5“ «Quaderno de L’eco delle valli valdesi», con la presentazione dei principali avvenimenti dell’estate alle valli, alcune
pagine di storia locale, proposte di itinerari ed escursioni.
venerdì 4 LUGLIO 1997
ANNO 133 - N. 26
LIRE 2000
Per il Collegio valdese si
sta chiudendo un anno
ricco e intenso. L’«europeità»
del liceo si è realizzata con la
frequenza dei corsi presso
scuole estere per la maggioranza degli allievi. Questo ha
significato un grosso impegno
per le famiglie, una sconnmessa con se stessi per gli allievi,
che hanno affrontato da soli le
due settimane di frequenza
senza il sostegno e il conforto
dei compagni; i docenti hanno
sperimentato un nuovo modo
di insegnare, si sono adattati a
classi da cui ogni tanto si assentavano alcuni allievi che al
ritorno dovevano essere aiutati perché in quelle settimane
avevano studiato altri programmi cori altri insegnanti e
non potevano essere penaliz
ALL'ESAME DEL PROSSIMO SINODO
IL COLLEGIO
ELIO CANALE
zati. In questo stesso anno il
nuovo ministro della Pubblica
istruzione ha proposto una
riforma che sta facendo discutere per i mutamenti che produrrà. L’avvenuta approvazione dei nuovi cicli scolastici
e del nuovo esame di maturità
fa capire che questa volta si
faranno. In tutto questo si è
inserita la Federazione delle
chiese evangeliche per proporre che nella scuola italiana
si introduca un insegnamento
del fatto religioso sul modello
di quanto già sperimentato anche al Collegio. Che cosa significherà questo per le scuole valdesi? La Tavola ha deciso che al prossimo Sinodo si
discuta di scuola, di istruzione
e di cultura, oltre ad avviare
l’esame sulla attività del Collegio e prima, a Palermo, le
scuole valdesi si confronteranno sulla loro presenza nel
panorama scolastico italiano.
Appare chiaro che mentre tutti concordano che la scuola è
un’istituzione fondamentale
su cui lo stato deve vegliare
per garantire una formazione
pluralista dei giovani, molti
pensano che non sia necessario che solo lo stato centrale
gestisca direttamente le scuole così come sta avvenendo
per la sanità e l’assistenza sociale. Dinanzi a ristrutturazioni che stanno privando di
scuole le aree periferiche, in
montagna, nelle grandi città o
nei piccoli centri di pianura, è
venuto forse il momento di
interrogarsi sulla necessità
che la chiesa si rifaccia carico
dell’istruzione, assicurando
che la scuola stia là dove i
giovani vivono?
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Sanità pinerolese
Nuova
convenzione
tra Ciov e Ausi
Una nuova convenzione regolerà i rapporti fra gli ospedali valdesi di Pomaretto e
Torre Pellice e l’Ausl 10; è
stata sottoscritta martedì 1° luglio dalla presidente della
Ciov, Franca Coìsson, e dal
direttore generale dell’Ausi
10, Ferruccio Massa. Il documento, che avrà valore per il
secondo semestre ’97, regola i
rapporti fra i due enti in specifico per quanto riguarda la
possibilità di utilizzo di personale Ciov, a livello di consulenze, nelle strutture dell’Ausi
10 e viceversa; collaborazioni
specifiche vengono stabilite
nel servizio trasfusionale e nel
servizio di emergenza territoriale. «È una buona convenzione - afferma Franca Coìsson - ma non è quella ottimale
che ci aspettiamo quando il
piano sanitario regionale entrerà in vigore». Viene riconosciuto il servizio di urgenza
nei due ospedali? «L’accordo
raggiunto - spiega la presidente Ciov - prevede che i nostri ospedali siano riferimento
per le zone a monte del ponte
di Bibiana e oltre San Germano, ovviamente escludendo il
settore traumatologia».
«Nonostante le difficoltà
operative in cui ci troviamo a
causa dell’impostazione data
dalla Regione - puntualizza il
direttore Ausi - con un impegno durato circa un mese abbiamo definito un buon testo
ohe sancisce la collaborazione piena fra i due enti». Una
pagina importante riguarda
tuttavia il settore emergenza,
che ancora non ha trovato
'’optimum; «11 discorso è
complesso perché in questa
convenzione manca il soggetto gestore del 118 - precisa
ancora il dott. Massa -; da
parte nostra cerchiamo di razionalizzare e migliorare il
servizio reso. Quanto prima il
118 dovrà affrontare concretamente le difficoltà logistiche del nostro territorio».
La «Bassanini» è diventata legge dello stato: che cosa cambia, direttamente e in prospettiva, per i Comuni?
Una pìccola rivoluzione nel settore amministrativo
MARCO ARMAND-HUGON
Il cittadino attento avrà potuto notare in questi ultimi
tempi che in alcuni casi dichiarazioni, comunicazioni,
ecc. rilasciate dal Comune
non sono più firmate dal sindaco o da un assessore ma
dall’impiegato. Che cosa è
successo? Una piccola rivoluzione negli enti locali a seguito dell’entrata in vigore della
legge n. 127 del 17-5-97, meglio conosciuta come la «legge Bassanini», ministro proponente.
Snellire l’attività amministrativa e snellire i procedimenti di decisione e controllo
sono gli obiettivi che la legge
persegue. In che modo? Intanto ribadendo in modo netto la
separazione delle funzioni
propriamente «politiche» dell’amministratore delle funzioni di «gestione» del dirigente.
La Bassanini completa così il
lento processo di separazione
delle competenze «politiche»
da quelle «tecniche», iniziato
con la legge n. 142 del 1990.
In altre parole se l’amministrazione di un Comune decide l’asfaltatura di una strada
deve preoccuparsi di avere la
Il centro di Torre Pellice
somma in bilancio e di far approvare il progetto generale
dal Consiglio e il progetto
esecutivo dalla giunta. L’ufficio comunale preposto deve
predisporre tutti gli atti occorrenti per la realizzazione dell’opera senza alcun ulteriore
atto da parte dell’amministratore (progetti, impegno di
spesa, gara d’appalto, direzione lavori, collaudo ecc.).
Un tempo invece ogni passaggio era oggetto di deliberazioni di Consiglio e di giunta
e ogni atto era soggetto ai
controlli di legittimità da par
te del Coreco. Dunque maggior snellezza procedurale e
maggiore responsabilità del
dipendente? Certamente sì. La
giunta infatti, dopo l’approvazione del bilancio di previsione, affida veri e propri «budget» di spesa ai responsabili
degli uffici che devono gestire
i servizi ai quali sono preposti. Non è quindi più la giunta
ad occuparsi gestionalmente
per esempio delle mense scolastiche o dei trasporti ma il
dirigente del servizio che, in
base alle somme a sua disposizione, procede a gare di ap
palto, a stipulare contratti ecc.
per garantire la funzionalità
dei servizi. Nei Comuni dove
mancano le figure dirigenziali, la legge prevede che siano i
responsabili degli uffici ad assumere le competenze. E così
il responsabile dell’ufficio
tecnico rilascia le autorizzazioni e concessioni edilizie, il
responsabile dell’ufficio commercio le autorizzazioni per
gli esercizi pubblici e così via.
E nei piccoli Comuni dove
manca la figura del «responsabile»? Pare certo che, dove '
non si possano individuare dipendenti «responsabili», sarà
il segretario comunale, in base alle attribuzioni di compiti
da parte del sindaco, ad assumersi oneri e onori.
Dopo tanto discutere la legge finalmente fa chiarezza anche sui segretari comunali.
Essi diventano funzionalmente dipendenti dai sindaci, vengono nominati dal sindaco e
rimangono in attività di servizio nel Comune per la durata
del mandato amministrativo
del sindaco. Il segretario viene scelto tra gli iscritti ad un
albo, gestito da un’apposita
agenzia. Viene quindi sancita
la fine del segretario statale.
Come ognuno sa, la Chiesa ■valdese
ha seguito per quanto possibile, con
attenzione e sollecitudine, i flussi migratori di decine e decine di famiglie che,
nel secolo scorso, furono costrette per le
note ragioni economiche a lasciare le
Valli per recarsi neU’America del Sud.
Lo sbarco in quelle terre sconosciute
non era esente da rischi e pericoli di ogni
genere. I valdesi che si installarono nella
zona di Florida dovettero affrontare non
gli indios con le frecce avvelenate ma un
padre gesuita che di avvelenato aveva
l’animo: don Maiestà. Egli non ammetteva l’intrusione di altre espressioni di fede
cristiana in potenziale concorrenza con la
sua, che aveva se non altro il diritto di
un’occupazione precedente. Alle Valli
giungono le inquietanti notizie delle continue molestie del padre gesuita addirittura con minacce di morte! Finalmente
una deputazione di valdesi si reca dal
rev. Pendleton, cappellano protestante
IL FILO DEI GIORNI
UN GESUITA
AVVELENATO
ALBERTO TACCIA
inglese di Montevideo, il quale a sua volta si rivolge al ministro degli Interni Antonio de Las Carreras che a sua volta invia una lettera al capo della polizia di
Florida, don Juan P. Paravia, in data 3
aprile 1858. Ecco alcuni brani di questa
interessante lettera: «Stimatissimo Signore e amico, l’onorabile Sig. Pendleton è venuto da me per implorare la protezione del governo e delle autorità del
distretto a favore di una specie di colonia di protestanti piemontesi qui stabiliti,
affinché possano riunirsi liberamente la
domenica o in altri giorni per praticarvi
le cerimonie del loro culto. La nostra
Costituzione rispetta la religione in generale e tollera tutte le cerimonie di culto e di conseguenza non può impedire le
riunioni domestiche di gente onesta. Ho
ricevuto eccellenti informazioni riguardo
a questa gente, laboriosa, semplice e pacifica. A loro deve essere accordata piena libertà e devono essere difesi dagli attacchi dei fanatici. Spero che la S. V.
sia, come me, compenetrata dall’importanza della tolleranza, dei diritti che ne
conseguono e della convenienza politica
ed economica che deriva dal concedere
loro tutte le garanzie desiderabili. Essi
siano lasciati liberi e la pace che deve
regnare non venga turbata da nessun
straniero per qualsiasi pretesto! Senz’altro, per il momento, vi saluto».
Ad esso competono tutte le
funzioni di collaborazione e
di assistenza giuridica e amministrativa nei confronti degli organi comunali, nonché il
coordinatore e il sovrintendere tutti gli uffici. Nei Comuni
dove non è possibile o non è
prevista la figura del direttore
generale, il sindaco può attribuire al segretario comunali i
compiti propri del direttore, e
cioè la realizzazione degli
obiettivi fissati dal Consiglio
e dalla giunta, nonché la responsabilità dell’efficienza e
dell’efficacia della macchina
comunale.
Anche la figura del difensore civico comunale assume
nuovo rilievo. Infatti egli esercita il controllo di legittimità sulle delibere di appalto
e di affidamento dei servizi di
importo superiore alla soglia
di rilievo comunitario, di assunzione di personale nonché
sulle piante organiche.
Una piccola rivoluzione, dicevo all’inizio. Piccola si, ma
abbastanza sentita dagli amministratori e dei dipendenti
degli enti locali, che vedono il
loro ruolo mutato. Già si notano i primi segni. Pare che in
alcuni piccoli Comuni i sindaci non firmino più tra l’altro
autorizzazioni e concessioni
edilizie. I segretari non ritengono sia di loro competenza, i
tecnici non sono «responsabili» del servizio...E allora?
Pare che in altri Comuni alcuni responsabili del servizio
si rifiutino di firmare atti amministrativi ritenendo erroneamente che fino a quando
non verranno messi in essere
1 regolamenti comunali riguardanti l’organizzazione
degli uffici le competenze rimangono del sindaco... alla
fine non vorrei che per paura
della firma i responsabili degli uffici o chi per essi incorressero nel reato dell’omissione di atti d’ufficio. Al cittadino in fondo non interessa
chi firma l’atto ma l’ottenere
nei tempi fissati dalla legge e
dai regolamenti legittima risposta alle sue richieste.
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PALAGHIACCIO APERTO ANCHE D’ESTATE — Do
po la stagione invernale e la pausa primaverile ecco una
prima assoluta; daH’inizio di luglio, e fino al 15 agosto,
sarà possibile pattinare sul ghiaccio a Torre Pellice. La copertura deirimpianto con la coibentazione del tetto consente di mantenere il ghiaccio anche in presenza di elevate
temperature per cui turisti, otre agli appassionati locali,
potranno cimentarsi coi pattini. Ci sarà spazio anche per
attività agonistica con stages di preparazione che vedranno
coinvolti giovani e giovanissimi hocheisti di molte località
del Nord Italia. Grazie al clima particolarmente fresco di
questi giorni, la pista è stata già aperta al pubblico (gratuitamente) domenica e lunedì scorsi.
TORRE PELLICE: AVANZO DI 77 MILIONI — Il Con
siglio comunale di Torre Pellice ha approvato la scorsa settimana il conto consuntivo con 77 milioni di avanzo di amministrazione ridestinati su diversi interventi e capitoli. Fra
i più cospicui oltre 13 milioni per le pratiche di esproprio
di un terreno su cui dovrebbe passare un canale di scolo di
acque alluvionali e 7,5 milioni per l’impiego di lavoratori
socialmente utili che dall’autunno dovrebbero essere impiegati presso il Comune. Il Consiglio ha anche approvato
la convenzione che prevede la cessione per 20 anni dal Comune alla Comunità montana vai Pellice del mulino di
Santa Margherita. L’immobile verrà ristrutturato con fondi
del «progetto borgate» e potrà essere utilizzato a fini turistici oltre che per la funzione originaria.
PEROSA: RIMPASTO IN GIUNTA — Il trasferimento in
Belgio, per motivi di lavoro, della moglie, ha portato il vicesindaco di Perosa Argentina Mauro D’Eusebio a rassegnare le proprie dimissioni. Il sindaco Bertalot ha provveduto dunque ad un rimpasto; il nuovo vicesindaco sarà
Franco Polastro, mentre in giunta entra per la prima volta
Patrizia Santoro con deleghe per Sanità, Servizi sociali e
Istruzione. Daniela Alberti infine subentrerà a D’Eusebio
come consigliere comunale. Di questi argomenti si discuterà nel Consiglio convocato per giovedì 3 luglio alle 20,30.
PINEROLO ESTATE ’97 — Anche quest’anno la Pro Pinerolo organizza una serie di manifestazioni nel mese di luglio grazie alla collaborazione con il Comune; si tratta di
12 serate spettacolo previste all’interno del cortile di Palazzo Vinone. Gli spettacoli si svolgeranno sempre alle 21,30,
dal giovedì alla domenica; quest’anno non vi saranno appuntamenti con la musica classica mentre, a grande richiesta, farà la sua comparsa il teatro dialettale. Il primo gruppo di serate prevede, giovedì 3, concerto di musica occitana con «Lou Magnaut», venerdì 4 concerto rock demenziale con i «Parine! ’d la brigna», sabato 5 teatro con lo spettacolo «Jack frusciante è uscito dal gruppo» presentato dal
laboratorio Itsos; domenica 6 infine la compagnia «Il ciabot» presenta; «I pertus ’d la banda».
MACELLAIO MUORE IN INCIDENTE — Ci sono probabilmente le cattive condizioni del tempo alla base del gravissimo incidente che nella notte fra sabato e domenica
scorsi è costata la vita al 44enne macellaio di Bricherasio
Salvatore Marras. L’uomo, alla guida della propria vettura,
è uscito di strada sulla statale del Sestriere nei pressi di
Candiolo mentre procedeva verso Torino. Il corpo ormai
senza vita del commerciante è stato trovato solo varie ore
dopo sbalzato fuori dal veicolo.
IL TORRENTE ANGROGNA ILLUSTRATO — Sabato 5
luglio, alle 16, verrà inaugurata sul ponte dell’Angrogna a
Torre Pellice una bacheca contenente un pannello illustrativo sulla flora e la fauna del torrente Angrogna. L’iniziativa
è della Provincia, dell'Associazione pescatori riuniti vai Pellice e dei Comuni di Angrogna e Torre Pellice. L’obiettivo è
quello di far conoscere sempre meglio uno dei più bei torrenti del Piemonte. Intanto è in fase di programmazione un
corso di formazione per guardie ittiche volontarie da tenersi
nel prossimo autunno-inverno nel Pinerolese; il corso, organizzato dalla Provincia, avrà il riconoscimento della Regione. Superato il corso, i volontari potranno intervenire sul territorio pinerolese coordinati dal personale della Provincia.
Chi fosse interessato deve mettersi in contatto con l’Associazione pescatori riuniti vai Pellice (via Aitali 54, Luserna
San Giovanni) oppure Top Pesca (via Bravo, Pinerolo, tei.
795450) o con i responsabili dell’associazione (tei. 91801).
DIALETTO DELLA VAL GERMANASCA — È in corso di
stampa, e sarà presentato in occasione della serata culturale
della Società di studi valdesi a Torre Pellice il 24 agosto alle ore 21, la nuova edizione del dizionario del dialetto valdese della vai Germanasca, curata dal prof. Gente. La prima
edizione, a cura del prof. Pons, era da tempo esaurita.
SCUOLE IN VENDITA — Il Comune di Perrero ha rimesso
in vendita .senza ribasso le scuole di Bovile e San Martino,
che non avevano trovato compratori in un'asta precedente,
aggiungendovi l’edificio scolastico di Chiotti. Per Bovile
vengono chiesti come prezzo base 65 milioni, 85 per San
Martino e 150 per Chiotti. Le offerte in busta chiu.sa dovranno essere presentate entro il 31 luglio 1997.
Nuova sede per la Cantina sociale di Bricherasio
Un'attività in costante crescita
PIERVALDO ROSTAN
Passando lungo la strada
provinciale della vai Pellice, poco prima di Bricherasio, è aperto un cantiere e da
pochi giorni ha preso corpo
un capannone; la nuova sede
della Cantina sociale. Il passo
è di quelli importanti, sia sotto il profilo economico che
tecnico; alla base almeno due
ragioni; la richiesta del Consorzio agrario dove attualmente è ospitata la Cantina di
liberare i locali, ma anche
esigenze di avere più spazio a
causa dell’aumentata attività.
«C’è stata una lunga riflessione da parte degli amministratori della cooperativa spiega il direttore, Francesco
Airasca -; il Consorzio agrario aveva chiesto di lasciare
liberi i locali per fine ’96 ma i
tempi erano troppo ristretti.
Comunque si è cercato dapprima un terreno da acquistare che consentisse una localizzazione vicino al grande
flusso turistico domenicale e
nello stesso tempo di facile
accesso per clienti e visitatori. Il terreno consentirà di costruire 1.800 metri di superficie coperta; nel complesso la
nuova sede sarà costituita da
un capannone di 1.050 metri
quadri, una tettoia per presse
e vinificatori e una parte
commerciale idonea anche ad
accogliere i clienti che vogliano visitare la cantina».
- L’operazione è anche
economicamente rilevante;
dove avete trovato le risorse
e quando è previsto il trasferimento alla nuova sede ?
«Superata la costruzione e
le pratiche burocratiche contiamo di poter fare il trasferimento nella primavera del
prossimo anno. L’intervento
è molto oneroso aggirandosi
sui 3 miliardi; abbiamo avuto
interventi dalla Regione Piemonte grazie al concorso delle tre Comunità montane
coinvolte, poi da parte della
Provincia e dei soci stessi
della Cantina che parteciperanno per circa il 50% della
spesa mediante una capitalizzazione per 400 milioni e la
contrazione di un mutuo a carico della cooperativa».
- La scelta di una nuova
sede è legata anche al notevole sviluppo della cooperativa negli ultimi anni; quali sono le cifre della Cantina ?
«Oggi la Cantina ha un direttore, un impiegato, tre operai a tempo pieno e uno a
tempo parziale; i soci sono
228 e provengono da Barge,
Bagnolo, Bibiana, Cavour,
Luserna San Giovanni, Lusemetta, Bricherasio, San Secondo, Pomaretto, Perosa Arg’entina, Prarostino, Macello,
Pinerolo, Roletto, Frossasco e
Cantalupa. Le produzioni si
sono negli anni molto evolute; nel 1988 la Cantina produceva un vino da tavola rosso
che veniva venduto in damigiana o bottiglione e non produceva assolutamente bottiglie; nel 1996 si è arrivati a
una vendita di 100.000 bottiglie e il resto in bottiglione e
in damigiana. Importante è risultato il riconoscimento della Doc Pinerolese che ha interessato Rosso, Rosato, Bonarda. Barbera, Freisa, Dolcetto,
Doux d’Henry e il Ramìe
prodotto nei soli Comuni di
Pomaretto e Perosa e che vedrà rii e 12 luglio presentare
ufficialmente il consorzio di
tutela della Doc pinerolese».
- In passato più volte avete
dovuto dire dei no alle richieste di ammissione di nuovi
Il popolare circolo di Torre Pellice
40 anni ai Mûris
In vai Pellice è assai conosciuto; situato sulla collina di
Torre Pellice poco oltre la Ravadera, pienamente immerso
nel verde dei castagni, troviamo il circolo Mûris, di cui
quest’anno ricorrono i 40 anni
dalla fondazione. E un posto
tradizionale nella sua semplicità anche se proverbiali sono
le serate canore, che si formano spontaneamente ma sono
capaci di far passare tranquillamente da un giorno a quello
successivo. La domenica il
circolo si affolla di amici che
scelgono questo locale di Torre Pellice per una partita a
carte o a bocce.
Per festeggiare i 40 anni il
circolo ha organizzato diverse
manifestazioni, da una serata
di canto con due affermati cori a una mostra di pittura; infatti da qualche tempo ai Mûris non c’è solo spazio per i
giochi più tipici della zona
ma anche per l’arte. «Sicuramente il fatto che io ami l’arte della pittura - dice il segretario «tuttofare», Attilio Revelli - ha avuto un suo impatto. Da alcuni anni ho infatti
proposto di invitare qui alcuni dei più noti pittori della zona; all’inizio alcuni soci mi
hanno guardato in modo un
po’ strano, poi gradatamente
hanno capito e cominciato a
loro volta ad apprezzare le
nostre mostre. E così abbiamo sempre più richiesta di
pittori di poter essere presenti
alle nostre esposizioni».
Così, oltre alla carte, alle
bocce e al canto ai Mûris sono arrivati i quadri; «Non solo - aggiunge Revelli - nelle
scorse settimane si sono svolti anche tornei di bridge e più
avanti avremo anche una mostra riguardante penne e piume di uccelli, esposizioni di
hobbysti e collezionisti, concorsi fotografici per passare
poi in autunno al raduno trattoristico giunto alla 30“ edizione e alla castagnata in ottobre». Ma come mai un torinese decide di impegnarsi così assiduamente in un circolo
«minore» come l’ex crai Mûris? «E stato quasi per caso racconta Revelli -; inizialmente ho partecipato a qualche torneo domenicale di carte poi, trasferitomi a Torre
Pellice ho scoperto la genuinità di questo posto, con i
suoi circa 200 soci, la volontà
di organizzare iniziative anche rivolte all’esterno e, non
certo da ultimo, la bravura di
Carlo Gisletti, ottimo cuoco e
socio fondatore, quarant’anni
fa, di questo circolo».
soci anche per la mancanza
di spazio; la nuova sede consentirà dunque un ulteriore
ampliamento?
«Va detto che normative
Cee impediscono di fatto
nuovi impianti per cui si possono avere solo sostituzioni
di agricoltori che abbandonano; comunque solo nella vendemmia ’96 abbiamo dovuto
dire di no a 40 persone. Negli
ultimi anni abbiamo dovuto
affittare spazi da altre cantine
sociali dove trasferire alcune
lavorazioni. In futuro è chiaro
che potremo ampliare il numero di soci».
- Lo sviluppo della produzione è coinciso con uno sviluppo del mercato?
«Pur distribuendo la maggior parte della produzione in
zona, cerchiamo di espanderci fuori dal Pinerolese; dall’
inizio di quest’anno un paio
di volte alla settimana facciamo consegne in vai di Susa
mentre più difficile è l’approccio con Torino dove si
trovano vini a prezzi davvero
esageratamente bassi».
- E possibile fare delle anticipazioni sull’andamento
stagionale?
«Al momento ci sono i presupposti per una buona annata; l’uva è molto bella e di
quantitativo abbondante. La
stagione è avanti di circa 20
giorni ma bisognerà vedere
l’andamento di settembre,
mese determinante per la maturazione».
Sestriere
Decimo Tour
dell'Assietta
Il Tour dell’Assietta compie
il suo decimo anno di vita;
avrà luogo il prossimo 6 luglio, lungo la strada militare
più alta d’Europa con partenza e arrivo a Sestriere. La sfida prevede l’ingresso nel circuito «Point to point» nazionale e la quarta tappa del Giro
delle Alpi-Trofeo Ambi ’97,
novità assoluta nel calendario
della mountain-bike; una corsa in sei tappe non consecutive, con una classifica a tempo
e l’assegnazione delle maglie
ai vincitori delle due classifiche assolute, maschile e femminile. Il Giro delle Alpi è
partito il 25 maggio da Paesana con la Valpolonga; la seconda tappa è stata quella
dell’8 giugno a Caraglio con
la Rampignado. Terza tappa,
29 giugno a Viola St. Gree
con la Transvaltanaro. Dopo
tre prove, sempre in testa il ligure Marco Lanteri davanti al
cuneese Mario Mattone. Ora
attendiamo il verdetto della
quarta frazione, ovvero del
Tour dell’Assietta; seguirà la
quinta tappa, il 27 luglio a Limone con la via del Sale e
gran finale il 7 settembre a
Sambuco con la Rampidoc.
Sono attesi al Colle oltre
mille partecipanti.
Superphénix
Finalmente
la chiusura
L’annuncio dato dal
Priin
ministro francese Jospin
chiudere Superphénix segi
il risultato di più di venf
di lotta degli ecologisti e 4
gli antinuclearisti contro ||
centrale nucleare di Crevii
Malville (Isère). Gli «Euroi '
contro Superphénix», un c(
lettivo di 250 associazioni a
ropee, hanno finalmente o|
nuto il loro obiettivo
1974, con un appello di cenili
naia di scienziati, gli opposjj
tori avevano dimostrato il pj
ricolo della centrale e lo spR,j
co di denaro. «Oggi-i^'
commentato la portavoce ddCollettivo in Italia, Carolici
Pozzo ^ la Trancia non è pji
disposta a rispondere agliai
dini delle potenti lobby ni-i
oleari, pronte a tutto purj
non fermare la “vetrina” dell’industria elettronucleari
francese. La lezione di Parijj
dovrà servire anche al govcr
no italiano, che non ha sap»
o non ha voluto ascoltarci
numerosi appelli che chieè
vano l’uscita dell’Enel di
consorzio Nersa che gestiva)
surgeneratore. Noi vorremn
che questa vittoria fosse ai'
che l’occasione per ricordali
che vent’anni fa; il 31 lugli
1977, nel corso di un’importante manifestazione a Creys
Malville contro la costruzioi
del Superphénix, morì iii
professore di 31 anni. Viti
Michalon, vittima della vio
lenza della polizia mobilitai
a reprimere gli oppositori al
centrale».
Gli «Europei contro il St
perphénix» restano mobilitai
per seguire da vicino lo smi
tellamento della centrale; c»
tinueranno ugualmente il li
voro per una diversa politic
che privilegi l’economia dii
nergia e le energie rinnovabil
I
San Germano
Quaderno
sulla Resistenz)
La Resistenza a San Gef
mano e a Pramollo è il titoli
che i bambini della V elt
mentare di San Germano hai
no dato a un «quaderno» rei
lizzato durante l’anno scoli
stico e presentato alla festai
fine anno della scuola.
Il quaderno contiene uni
vera e propria ricerca sulk
lotta resistenziale in vai Gef
manasca, con tanto di interri
ste dettagliate a Lilia Jahie
(Ly), staffetta partigiana, ei
Bartolomeo Long (Miccu)
comandante partigiano. I bau
bini hanno poi disegnato i
episodi raccontati nelle intef
viste e allegato al quaderni
gli articoli sulla strage delTt
ciùn di Pramollo, suH’impif
cagione del partigiano VaW
falla e sull’imboscata al
rial di Inverso Porte compaff
su L’eco del Chisone.
Nelle interviste i bambi*'
non pongono limiti alle
mande; vogliono sapere epi
sodi tragici e belli, i noiflN
battaglia dei partigiani, con*
venivano effettuati gli
lanci nella zona, se si usar*
no codici segreti c parai
d’ordine e anche che cosa
partigiani pensavano dei ni
zifascisti, se si sono mai pn"
titi, .se dopo la guerra ci farn
no episodi di giustizia sod
maria. Si ripercorrono cosj
in un quaderno ben fatta
con parole semplici ma chi*
re, gli episodi chiave di pa*
gli anni con i protagonista
loro ricordi di ieri e i 1°
pensieri di oggi.
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LILIANA VIGLIELMO
Un Consiglio di Comunità
un po’ stiracchiato si è
riunito venerdì 27 giugno a
perosa Argentina per discutere in via definitiva, o almeno
si spera, le ultime modifiche
al Piano regolatore generale
che, al termine di un lunghissimo iter, dovrebbe dare l’assetto definitivo al territorio
della Comunità montana valli
Chisone e Germanasca per
ciò che riguarda le aree edificabili situate nei diversi Comuni. Alcune poche osservaaoni degli uffici regionali per
la seconda variante del Prg,
riguardanti la media e la bassa vai Chisone, hanno rallentato ancora una volta il travagliato cammino dello strumento urbanistico che ormai,
come ha precisato l’assessore
Ribetto, è già invecchiato a
sufficienza per dover essere
ridiscusso nella sua globalità:
infatti la Regione Piemonte
sta modernizzando i suoi uffici e il Piano dovrà essere adeguato al sistema informatico.
Dopo le variazioni al bilancio di previsione 1997 che
prevede tra l’altro un finanziamento Interreg di quasi 3 miliardi per interventi a scopo
culturale a Fenestrelle e Villar
Perosa, è stato preso in esame
il programma pluriennale per
gli interventi di sistemazione
idrogeologica e idraulico-forestale che riguardano quasi tutti
i Comuni, dove non mancano
certo i torrenti e le aree dissestate da rimettere a posto. Gli
elaborati sono stati approvati
ma con la precisazione che
non si conosce ancora l’entità
dello stanziamento.
Un altro punto interessante
è stato l’adesione al progetto
«Espaci occitan», che si propone di collegare le valli delle province di Cuneo e di Torino in una grande unità linguistica e culturale, con importanti risvolti economici e
un aggancio con l’area provenzale della Francia settentrionale che si spinge fino ai
Pirenei. Il progetto, che avrebbe l’appoggio degli Stati
generali del Piemonte, punta
ad ottenere un marchio di
qualità internazionale per tutti
i prodotti tipici valligiani e al
coordinamento delle iniziative turistiche per rendere più
agevoli e interessanti gli itinerari e i soggiorni in ogni
parte del territorio occitano.
Per la parte culturale, un centro di documentazione dovrebbe raccogliere tutto il
materiale di vario genere esistente e renderlo accessibile
tramite la rete informatica. Si
tratta indubbiamente di un
programma molto ambizioso,
che sembra perfino troppo
bello per essere realizzabile e
che forse proprio per questo
ha suscitato alcuni rilievi critici prima di essere approvato
all’unanimità.
Bobbio Pellice si interroga sulle possibili strategie da adottare
Perseguire la tutela del territorio
PIERVALDO ROSTAN
L9 amministrazione di
Bobbio continua a discutere delle prospettive turistico-ambientali del proprio
territorio. Il comune più vasto
della valle, con la maggiore
valenza turistica ma anche
agricola per quanto riguarda
la zona tipicamente montana,
ha visto e vede nascere sul
proprio territorio più di un
progetto di un certo interesse:
si va dalla proposta di istituzione di un parco regionale
che pur non essendo assolutamente limitato alla sola Bobbio individua in questo Comune un elemento essenziale,
alla decisione assunta circa
un anno fa di aderire alla rete
di paesi alpini proposta dalla
Cipra, denominata «Alleanza
nelle Alpi», per arrivare a una
proposta avanzata nelle scorse settimane dal Comune di
Ristolas, nel parco del Queyras e confinante per molti km
col territorio di Bobbio Pellice. Ce ne sarebbe di che creare più di una commissione di
studio e organizzare numerosi
convegni. Per ora se ne è parlato, e soprattutto se ne riparlerà ancora, in Consiglio comunale.
L’ultima assemblea degli
amministratori di Bobbio ha
affrontato i problemi del suo
territorio partendo dall’avanzo di amministrazione. Nei
loro interventi i rappresentanti della minoranza hanno fatto
notare come grosse cifre siano stanziate a bilancio a favore dell’agricoltura, mentre as
Laicità
Ricordate l’articolo «Laicità?» comparso su questo
giornale (n. 42, 1° novembre
1996)7 Riassumo brevemente: dopo una premessa sulla
latente confessionalità del
Club alpino italiano (croci e
madonne erette sulle montagne, messe celebrate ai rifugi)
facevo notare che celebrare
una messa per il cinquantenario del rifugio Jervis al Pian
di Nel (Ceresole Reale), oltre
ad andare contro i principi di
aconfessionalità del Cai, era
perlomeno una mancanza di
rispetto nei confronti della diversa confessione religiosa
della persona a cui il rifugio è
dedicato.
Bene. Siccome inviai l’ai'ti
RADIO
BECKWITH
evangelica
FM 96.500-91.200
tei. 0121-954194
colo, sotto forma di lettera, ad
alcune riviste specializzate, le
risposte pubblicate su una di
queste, la Rivista della montagna, sono al riguardo molto
significative. Il direttore della
rivista, la guida alpina Pietro
Giglio, pur essendo «sostanzialmente d’accordo sui principi di laicità, parità, tolleranza e sensibilità che devono
essere patrimonio acquisito di
un paese civile quale si vanta
di essere il nostro», in merito
ai simboli religiosi sulle cime
delle montagne sottolinea che
va «tenuta in debito conto
l’importanza storica della religione cattolica nel nostro
paese» (n. 197, gennaio 1997).
Il signor Rinaldo Mezzanzanica, presidente di una sezione del Cai non specificata,
invece, è «sbalordito dalla pochezza culturale, dalla non
tolleranza dei cosiddetti laici
che, da sempre, accusano i
cattolici di essere o troppo integralisti 0 troppo secolarizzati a seconda degli umori, provano un senso di fastidio o
addirittura montano delle crociate (forse il termine e im
'^SSlcru Fi AZIONI
Gruppo di Assicurazioni
la Basilese
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Società coiiegata con gruppo
Banca Carige
Agente
^ciria Luisa POGGIO GÖNNET
Agenzia generale
via Raviolo, 1 0/A - Pinerolo
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proprio, meglio campagne) alla vista dei simboli della fede,
siano essi su cime di montagne o in luoghi pubblici». Ricorda anch’egli che «la nostra
nazione ha una lunghissima
tradizione cattolico-cristiana
[sic] e che l’esposizione di
questi simboli è una naturale conseguenza». Infine gli
«sembra che noi cattolici, al
di là di rimarcare gli aspetti
non sempre moralmente ineccepibili della moderna cultura, siamo molto più tolleranti
e aperti di molti laici, e quindi
perfettamente inseriti in un
contesto di convivenza civile,
al di là delle proprie convinzioni religiose» (n. 201, giugno 1997).
No comment. Faccio solo
notare che la celebrazione di
una messa al rifugio Jervis, la
questione principale da me
sollevata e assolutamente
ignorata dai due scriventi,
non rientra pienamente nei
principi di tolleranza e apertura tanto decantati...
Marco Fraschia
Toixe Pellice
sai di meno appare a tutela
dell’ambiente. Il sindaco ha
risposto sottolineando come
numerosi interventi a sostegno dell’agricoltura in realtà
abbiano un notevole impatto
positivo a favore sia della tutela del territorio sia come
promozione del mantenimento dell’uomo in montagna. I
quasi 400 milioni che potrebbero arrivare dalla Regione
per il miglioramento dell’alpe
Bancet sarebbero esemplari;
interventi sulle strutture murarie ma soprattutto nuova
viabilità di accesso sembrano
indispensabili, anche se alcune critiche si erano levate in
passato: che ne sarà della
vecchia mulattiera? E soprattutto saranno sufficienti gli
interventi previsti?
Al di là del confronto serrato sul bilancio il Consiglio è
filato via tranquillo; non es
sendo giunta dalla Comunità
montana la proposta di comodato per la cessione di un
vecchio immobile nel vallone
del Cruello, tre punti inerenti
la trasformazione di questo
stabile in futuro centro di
educazione ambientale in collaborazione con la «Tarla volante» sono stati rinviati.
Air unanimità sono state modificate le destinazioni urbanistiche di tre locali costruiti
alla fine degli Anni 80 con un
Pec e previsti a commerciale:
diventeranno alloggi, a testimonianza che l’ipotesi di uno
sviluppo di un’area commerciale lungo il Pellice non aveva radici e neppure un futuro.
Sempre all’unanimità è stato
deciso di aderire alla costituenda agenzia di sviluppo
turistico per il Pinerolese e la
vai di Susa anche se preoccupano i tentennamenti della
vai di Susa e i rischi che la
sede, su pressioni regionali,
venga spostata da Pinerolo
dove è prevista ad Oulx. Infine con voto unanime è stato
deciso di aderire alla proposta
avanzata da Ristolas per un
progetto comune di sviluppo
e tutela del territorio che
comprende i Comuni che si
affacciano sul Monviso. Ci
sarà invece la prossima settimana un confronto sulla proposta di istituzione di un parco, anche alla luce delle iniziative già avviate con la Cipra che hanno portato alla definizione di un «programma
ambientale per Bobbio Pellice» con suddivisione di settori e modalità di intervento.
Mestieri tradizionali nel Pinerolese
Un'associazione
di maestri artigiani
MILENA MARTINAT
L? artigiano che fa ruotare
il suo tornio per modellare l’argilla per farle prendere forma poco alla volta fino a
diventare un vaso, una brocca; o lo scultore, il falegname
chino fra segatura o i trucioli
a intagliare e levigare per dare
forma alle sue creazioni. L’artigiano è un artista. Un artista
intento a creare oggetti sempre nuovi, sempre diversi con
il desiderio di dar libero sfogo
al proprio talento.
Purtroppo oggi nel Pinerolese è difficile essere artigiano-artista legato alle tradizioni locali e avere un posto dignitoso nel mercato del lavoro. E certamente bello ingegnarsi ma bisogna anche
creare le possibilità reali e le
occasioni per essere cono
cercate l’eco delle valli valdesi?
ecco gli esercizi commerciali che lo vendono
Bobbio Pellice: edicola Charbonnier. via Maestra - Luserna 5. (5i0VANNl: edicola Panizzieri. (Luserna-Torre), zona Valentino; edicola
Mevnet. piazza Partigiani; edicola Boraiattino. Bellonatti - Perosa
Argentina: cartoleria Fantasv. via Cavour 1; edicola Calzavara, via
Poma 27 - Pinerolo: edicola Ardusso. via Dei Mille; edicola Chiavazza.
c.so Torino 22; edicola Conterio, c.so Torino 276; edicola Franceschi,
p.za Barbieri 1; libreria Gianofliio. via Duomo 11; edicola Rolando, via
Fenestrelle 17; libreria Volare, c.so Torino 44, Pomaretto: cartoleria
Bert. via Carlo Alberto 46 - Prali: edicola Richard. Ghigo - San Secondo: edicola Boraarello. via Rol & - Torre Pellice: edicola Albano,
via Bert 7; cartoleria Calamaio, p.za Municipio; libreria Claudiana,
piazza Libertà; edicola Giordana, p.za Libertà 7; cartoleria Pallard,
via Arnaud; edicola Tourn. via Matteotti 3 - Villar Pellice: edicola
Palmas, piazza Jervis - Villar Perosa: edicola Poet. via Nazionale 33.
,..e naturalmente a Riforma: via San Pio v, 15 -10125 Torino
scinti sul mercato e poter
vendere i propri prodotti. Per
questo motivo 8 artigiani del
Pinerolese si sono riuniti in
un’associazione, «Opera e artificio; associazione mestieri
d’arte e di tradizione del Pinerolese». Opera per valorizzare r artigianato artistico tradizionale come, appunto, arte
e proporlo in ambiti nuovi,
per recuperare dignità e intraprendenza, per darsi un’immagine nuova e per riproporsi insieme al mondo contemporaneo per formulare una
quantità maggiore e più diversificata di proposte e progetti nel recupero e nello sviluppo delle trazioni locali: la
diversificazione diventa anche un pregio interessante
agli occhi della promozione
turistica. «L’associazione ammette solo oggetti di provata
validità - spiegano alcuni
componenti - e cercherà di
ottenere al più presto dall’
istituzione competente la qualifica di maestro artigiano, figura non di folclore e nostalgia ma di pieno rilievo nel
mondo contemporaneo».
Gli artigiani, gli otto soci
fondatori e 3 nuovi ammessi,
inaugureranno il loro lavoro
insieme con un’esposizione
nell’ex chiesa di San Giuseppe a Pinerolo sabato 5 luglio
dalle ore 15 alle 22 e domenica 6 dalle ore 10 alle 22. A
questa esposizione parteciperanno esperti del settore e
ognuno di noi potrà ammirare
ceramiche, vetrate, arredamenti in legno e ferro, foto,
capi di abbigliamento, tutti
prodotti da questi artigiani
del Pinerolese.
Nelle
Chiese
Valdesi
CAMPI AD AGAPE
— Dal 6 al 16 luglio si
svolgerà il campo per ragazzi dai 14 ai 17 anni sul
tema «Aa.Vv. Senza titolo,
Pramollo, ed. Sappiatti».
COPPIE INTERCONFESSIONALI — Daini
al 14 luglio a Torre Pellice
si svolge il 15° incontro
delle coppie interconfessionali francosvizzere con
inizio dei lavori alle 9.
GIORNATE DELLA
CASA DELLE DIACONESSE — Dal 3 al 6 luglio si svolgeranno presso
l’hotel du Pare a Torre Pellice le Giornate della Casa
delle diaconesse. Apertura
ogni giorno alle 15; venerdì poesie e intervalli
musicali, sabato danze col
Panda club, domenica laboratori di creatività.
RODORETTO-FONTANE — Culto alle ore 9
a Fontane.
MASSELLO — La presenza pastorale presso casa
Micol per il mese di luglio
avverrà nei giorni 9, 10,
11, 15, 16, 17.
PERRERO-MANIGLIA — Domenica 6 luglio culto unico alle 10,30
nel tempio di Maniglia;
chi ha bisogno di un passaggio in macchina può ritrovarsi alle 10,15 in piazza a Ferrerò.
POMARETTO — Venerdì 4 luglio alle 16 culto
al Centro anziani di Perosa
Argentina, a cura del pastore Ribet. Domenica 13
luglio alle 15 riunione
quartierale estiva presso
Combavilla.
PRALI — Venerdì 4
luglio alle 21 nella sala
valdese primo della serie
di tre incontri serali sul tema «Che cosa credono i
valdesi?». Serata dedicata
alla Sicilia domenica 6 luglio alle 21 alla sala valdese con proiezione di
diapositive. Il coretto propone mercoledì 9 luglio
alle 18 un incontro per
cantare anche d’estate, e
per chiunque voglia suonare il flauto l’appuntamento è sempre mercoledì
9 alle 18 al presbiterio.
SAN SECONDO —
Domenica 6 luglio culto
con assemblea di chiesa,
all’odg la discussione della
relazione morale annua e
la relazione dei deputati alla Conferenza distrettuale.
VILLAR PELLICE —
Martedì 15 luglio Giornata
della Piantà, presso la
scuola ristrutturata del
quartiere; sono invitati tutti gli anziani della borgata
e gli ospiti della Miramonti; alle 12,30 ven'à servita
una grande polenta. Adesioni da comunicare entro
il 12 luglio a Silvia Davit.
VILLASECCA — Do
menica 6 luglio, alle ore 9,
culto a Combagarino.
Per la
pubblicità
tei. 0121-323422
fax 0121-323831
16
PAG. IV
Eco Delle Yaui
venerdì 4 LUGLIO 1997
Un numero speciale del «Courrier du Queyras>
Il Parco compie vent'anni
MARCO ROSTAN
Mentre i Comuni della
vai Pellice stanno discutendo con il Comitato promotore le proposte e le caratteristiche che potrebbe avere
un parco in questa valle, e nel
momento in cui molto opportunamente i problemi riguardanti la gestione del territorio
diventano oggetto di riflessione anche per la Conferenza
distrettuale delle chiese vaidesi, un numero speciale del
Courrier du Queyras, realizzato in occasione dei 20 primi
anni del Parco sul versante
francese delle nostre Alpi, offre numerosi spunti su come
nell’area del parco si siano
sviluppate in questo periodo
le diverse attività ad esso legate, dal turismo alla formazione scolastica, all’agricoltura, all’accoglienza, ecc.
Senza dubbio i nostri vicini
transalpini hanno sviluppato
da tempo una sensibilità particolare che i investe i vari livelli amministrativi, da Parigi
a Saint Verán, per quanto riguarda la «protection du patrimoine», dove con questo
termine si intende un insieme
molto vasto che va dal paesaggio ai manufatti, ai diversi
ambienti ecologici, alle culture, all’artigianato: i parchi (ci
sono attualmente in Francia
32 parchi regionali) sono lo
strumento principale per la
difesa di questo patrimonio.
Proprio il 1997 segna la concomitanza di alcuni anniversari: oltre ai 20 del Parco del
Queyras ci sono i 30 anni della Fédération des Parc naturels régionaux e i 50 della
Fédération française de la
Randonnée pédestre: e queste
tre realtà hanno firmato il 14
giugno scorso a Valpreveyre
una convenzione di partemariato, mobilitando ministeri,
dipartimenti e sindaci per ridefinire gli obiettivi futuri.
11 numero speciale della ri
Vita di montagna nel Queyras
vista presenta questa prospettiva e risulta quanto mai interessante per le nostre riflessioni: da un lato troviamo
conferma sul versante francese della validità dell’impostazione del Piano di ecosviluppo della Comunità montana
vai Pellice, e dell’integrazione
reciproca fra agricoltura, cultura e turismo; dall’altro apprendiamo quante diverse realizzazioni concrete siano state
fatte e perciò riceviamo ulteriore stimolo in questa direzione, pur tenendo conto della
fondamentale diversità tra il
Queyras e la vai Pellice: di là
un territorio naturale assai vasto e poco popolato, con case
prevalentemente accentrate in
villaggi, di qua un territorio
fortemente popolato, compatibilmente con l’altitudine, e in
modo molto più diffuso. Resta tuttavia l’idea di fondo:
cioè che il parco, a differenza
di come era concepito un tempo e di come spesso è ancora
inteso oggi da molti, non è in
primo luogo qualcosa che vincola e che impedisce ma al
contrario uno strumento che
promuove, che sviluppa, che
permette di avere finanziamenti particolari, seppure all’interno di una strategia che
Campionato di hockey su prato femminile
La coppa delle Alpi
a Villar Perosa
A Villar Perosa, nell’impianto dell’Hockey Club, da
venerdì 4 a domenica 6 luglio
si svolge riF edizione della
«Coppa delle Alpi», campionato intemazionale di hockey
femminile su prato organizzato dalla Federazione europea,
che ogni anno affida a turno
alle nazioni partecipanti l’onere e l’onore di organizzare
la manifestazione. A sua volta la Federazione italiana ha
affidato all’Hockey Club di
Villar Perosa il compito di
ospitare la Coppa, che l’anno
scorso è stata disputata in
Francia. La prima edizione
del premio ha avuto luogo a
Lione nel 1986, mentre una
identica competizione si svolgeva già nel 1981 per le squadre maschili.
«L'hockey su prato ha una
lunga tradizione: da noi esiste
da almeno 40 anni - spiega
Gigi Esposito, allenatore delle squadre di Villar Perosa dalle 3 squadre d’origine si è
passati a 8-9 squadre, tuttora
in aumento». Il Centro sportivo dell’Hockey Club di Villar
Perosa è d’altra parte frequentatissimo: tutto l’anno
arrivano squadre a giocare
partite amichevoli.
Le nazioni che partecipano
alla «Coppa delle Alpi», oltre
all’Italia, sono l’Austria, la
Francia e la Repubblica ceca.
Si giocherà venerdì e sabato
pomeriggio e domenica mattina: si comincia alle ore 16,
dopo la cerimonia d’apertura
prevista per le 15, con Repubblica ceca contro Francia,
e alle 18 si continua con Italia contro Austria. Sabato 5
alle ore 16 sarà la volta di
Francia contro Austria e alle
18 di Italia contro Repubblica ceca; infine domenica alle
ore 9 vedremo l’Austria alle
prese con la Repubblica ceca
e alle 11 la Francia contro
l’Italia. Alle 14,30 si svolgerà la premiazione. Da notare che nella squadra nazionale italiana c’è anche una villarese, Silvana Ughetto, 30
anni, che conta 122 presenze
in nazionale e che a Villar
giocherà con il numero 4 sulla maglia blu. Le altre atlete
sono: Stefania Vecchiato
(portiere), Anna Tagliasacchi, Claudia Pettinau, Alessia
Turella, Sabina Zampetti, Sonia Scalia, Alessandra Roggero, Francesca Faustini,
Carla Cotelli (capitano), Patrizia Mare.sca, Elena Rivetti
(portiere), Simona Villa, Paola Pariseli Toldin, Tatiana Nicoletti e Stefania Tosco, quest’ultima di soli 17 anni.
guarda lontano e che si propone di non compromettere e
sperperare le risorse fondamentali del territorio. «Si tratta - viene affermato a proposito del Parco del Queyras prima di tutto di far vivere le
famiglie del posto a un livello
dignitoso, di permettere ai
giovani di restare, di prolungare il passato progettando il
futuro; e se si protegge l’ambiente è perché tale protezione costituisce la condizione
per un espansione economica.
Nei paesi interessati dal turismo gli aspetti estetici sono
una fonte di reddito. La salvaguardia ambientale non
soltanto non è incompatibile
con le altre attività ma deve
essere assicurata dalla popolazione residente nel suo specifico interesse». Le proposte
sono molte; oltre ai percorsi,
ai diversi «pacchetti» di iniziative, per i visitatori si realizzeranno alcune maisons du
Pare, cioè dei punti che uniscono uffici, accoglienza, informazioni, mostre e tematiche particolari, dalla natura (a
Ristolas) alla geologia (Chateau-Queyras), cercando di
valorizzare specificità e vocazioni dei singoli villaggi in
una strategia d’insieme.
)PORT
SKIROLL SOTTO LA
PIOGGIA — Sotto la pioggia
di Verrayes in Val d’Aosta,
domenica 29 giugno, gli atleti
dello sport club Angrogna
hanno ben figurato in una gara
di skiroll con dieci medaglie.
Nella categoria Giovani il successo è andato a Davide Ricca, fra gli Esordienti ha vinto
Simone Pastre con Valerio
Mondon Marin 2° e Davide
Giusiano 4°. Fra le Esordienti
sul podio Katia De Siasi P e
Federica Buenza 3“; fra i Cadetti solo piazzamenti: Andrea
Montanari 4°, Andrea Di Buono 6°, Marco Bertalot 7° e Stefano Coco 8°; idem fra le Cadette con Lisa Sappé 4“. Fra le
Allieve ennesima vittoria per
Antonella Chiavia davanti a
Katia Di Buono 2“. Nei Seniores il meglio piazzato degli
angrognini è stato Andrea
Bertin 7°, con Claudio Sobrero 12°; nei Master I 3° è stato
Enrico Coucourde mentre nei
Master II ha vinto Alfredo
Chiavia e nei Master femminili 2° posto per Erica Revel.
Allo sport club Angrogna il 2°
posto per società.
GREEN VOLLEY — Il
Portico di Sam, nuovo centro
polisportivo alla base del Colle dei Cappuccini, è stata la
stupenda sede della seconda
tappa del torneo di green volley; i risultati sono stati ribaltati rispetto alle gare di Torre
Pellice: infortunatosi Vignetta
(frattura al perone), nella categoria amatori il successo è andato a Caon-Piovano; fra gli
atleti Challier-Mattalia hanno
superato Bonifetto-Filippa
mentre fra le ragazze hanno
vinto le sorprendenti sedicenni
del Pap Piossasco OrlandiPaudice su Serra-Griotti.
ATLETICA LEGGERA
— Si è disputato giovedì 26
giugno a Imperia un meeting
nazionale a cui hanno partecipato alcuni giovani del 3S Lusema. Roñal Mirabile è giunto 4° sui 60 m Ragazzi, Sara
Salvi 8“ sui 60 m Ragazze e
Alberto Steri 12° sui 600 m
Ragazzi.
Dal 5 al 13 luglio a Villafranca Piemonte
«Europesd»
alla seconda edizione
Dal 5 al 13 luglio Villafranca Piemonte ospiterà la II edizione di «Europesci», una
manifestazione organizzata
dall’associazione «Amici del
Po» in collaborazione con il
Comune di Villafranca e le
altre associazioni presenti sul
territorio, che si propone di
illustrare la vita, la storia e le
tradizioni di una terra legata
da secoli al fiume Po e alla
pesca. Nella prima edizione,
che si è svolta l’anno scorso,
la manifestazione ha contribuito a valorizzare l’immagine del pesce d’acqua dolce e
delle sue tradizioni.
Quest’anno l’apertura all’
Europa sarà ulteriormente segnata dalla visita della delegazione ufficiale norvegese.
Quindi chi visiterà Villafranca in quei giorni potrà entrare
nel tessuto storico, culturale,
economico e paesaggistico di
un mondo che ruota da secoli
intorno al Po: ricorrono infatti nel 1997 gli 800 anni della
fondazione del Comune, uno
dei più antichi del Piemonte
occidentale. «Europesci» presenterà numerosi acquari con
le varie specie ittiche, mostre
di pittura e scultura, stand gastronomici, fuochi di artificio, concerti, mostre mercato
e convegni.
Tra le mostre segnaliamo
la mostra erpetologica con
rettili presenti sul territorio
(nei locali dell’ex oratorio),
la mostra di bonsai allestita
da Giuseppe Gallo (nel cortile del municipio), la mostra
sugli 800 anni della comunità
villafranchese (nei locali del
municipio), la mostra di hobbistica allestita dall’Auser di
Cavour e Villafranca (nei locali dell’ex oratorio). Inoltre
sarà disponibile un percorso
botanico accessibile a vedenti
e non, con il patrocinio della
biblioteca di Villafranca (nei
locali dell’ex oratorio). Le
mostre apriranno alle ore 9
domenica 6 luglio, alle 9,30
martedì 8, mercoledì 9, giovedì 10, sabato 12 e domenica 13 luglio e alle 17 lunedì 7
e venerdì 11 luglio e chiuderanno intorno alle 24. Sabato
12 luglio alle ore 9, nei locali
dell’ex oratorio, si terrà anche un convegno dal titolo
«1197-1997: 800 anni della
comunità villafranchese»:
partecipa fra gli altri Grado
Merlo, docente di Storia della
chiesa medievale e dei movimenti ereticali dell’Università
statale di Milano. Per ulteriori
informazioni sulla festa rivolgersi allo 0121-77966 oppure
allo 011-9800005.
29 giugno-6 luglio — RORÀ;
Fino al 6 luglio si svolge il .3° Festival della birra, che si svolgerà
presso la trattoria Monte Frioland. Chi volesse partecipare
all’esposizione «Cose d’altri
tempi», prevista per sabato 5 luglio, può telefonare ai numeri
0121-931440 902349.
3 luglio, giovedì — TORRE
PELLICE: Alle 21 in località
Chabriols serata danzante con il
gruppo «Garas boys» e Marina a
cura del Gruppo Amici di Santa
Margherita.
3 luglio, giovedì — PRAROSTINO: «Balliamo a Prarostino»
con musiche e danze occitane.
4 luglio, venerdì — TORRE
PELLICE: Alle ore 9,30 nella
biblioteca della Casa valdese in
via Beckwith 2, per i corsi dell’Università estiva sul tema
«Protestantesimo ieri e oggi»,
Susanna Peyronel parlerà su «La
Riforma in Italia».
5 luglio, sabato — LUSERNA SAN GIOVANNI; Alle
20,30, nell’area del mercato coperto, serata musicale gospel con
mimiche. Ingresso libero.
5 luglio, sabato — LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 17,
alla sala mostre di via ex deportati e internati 20, si inaugura la
mostra hobbystica della terza età,
che resta aperta fino al 13 luglio
(ven. ore 10-12 e 15,30-18,30;
sab. dom. 10-12 e 15,30-22; feriali 15,30-18,30).
5 luglio, sabato — BOBBIO
PELLICE: Alle 21,30, nella
piazza del paese, Claudio Zanotto presenta lo spettacolo teatrale
«Rifugio».
5 luglio, sabato — TORRE
PELLICE: Alle 21 al cinema
Trento T edizione della rassegna
annuale di canto popolare organizzata dal Coro Valpellice, con
la partecipazione del coro «La
draia» di Angrogna e della corale
«Casapinta» di Biella. Ingresso
libero.
5-6 luglio — BURIASCO:
Presso il Parco comunale, a partire dalle 21, «Spettacolando...
spettacolando» con danza, magia, animazioni per bambini, musica del gruppo di fiati «I musici
viaggianti» e del coro «Gruppo
vocale Nugae».
5-6 luglio — SAN PIETRO
VAL LEMINA: In località Grò
«Festa della montagna» a cura
della Comunità montana Pinerolese pedemontano.
6 luglio, domenica — ANGROGNA: Per «E...state in vai
d’Angrogna», carne alla griglia e
festa alpina in località Vaccera.
6 luglio, domenica — TORRE PELLICE: Alle 21,30,
nell’isola pedonale, Claudio Zanotto presenta lo spettacolo teatrale «Rifugio».
6 luglio, domenica — CAVOUR: Nella Giornata nazionale delle Pro Loco anche la Pro
Loco di Cavour organizza una
sua manifestazione, la II edizione della «Cena in contrada»,
aperta a tutti nella centralissima
via Roma a partire dalle ore 20.
Saranno serviti piatti tipici con
animazione di maghi, giocolieri
e artisti vari.
6 luglio, domenica — TORRE PELLICE: Rancio alpino a
Santa Margherita organizzato dal
gruppo Ana; prenotazioni allo
0121-91875.
6 luglio, domenica — BRICHERASIO: Festa di San Giovanni Battista in frazione Cappella Moreri.
6 luglio, domenica — LUSERNA SAN GIOVANNI:
Mercatino di cose d’altri tempi.
6 luglio, domenica — TORRE PELLICE: Mercatino biologico nell’area pedonale dalle ore
8 alle 17 e fiera d’estate.
6 luglio, domenica —
RORÀ: Alle 21,30, in piazza,
concerto di musica rock occitana
con Loti Dalfin.
7 luglio, lunedì — TORRE
PELLICE: Alle ore 21, al tempio, concerto di musica classica.
8 luglio, martedì — TORRE
PELLICE: Fino al 13 luglio, negl i spazi al l’aperto del Circolo
Mûris, mostra «Lasciati rapire
dal rapace», con penne e piume
di rapaci notturni e diurni; tutti i
giorni dalle ore 10 alle 19, ingresso libero. Durante l’esposizione pomeriggi dedicati ai bambini e ai ragazzi con giochi, concorsi e merende offerte.
9 luglio, mercoledì — TOR.
RE PELLICE: Alle ore 21, nel
prato del Collegio, concerto di
musica classica.
10 luglio, giovedì — EROSSASCO: Per «Quattro porte
su...cinema e musica» alle ore
21,30, al parco Grà, concerto di
«Edward II», musica celtic,
roots, reggae; ingresso libero.
10 luglio, giovedì — PRAROSTINO: «Balliamo a Prarostino», serata di musiche e danze
eccitane.
10 luglio, giovedì — BOBBIO PELLICE: Per «Estate
musicale in vai Pellice», alle ore
21,15 all’aperto davanti al tempio, concerto acustico degli
«Area 51»: Douglas Docker alle
tastiere e Mio Nakamura alla
chitarra.
TORRE PELLICE: È in di
stribuzione il bollettino n. 88
dell’Associazione Amici del
Collegio con notizie sulla vita
dell’istituto e la presentazione
delle iniziative autunnali.
vene
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CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 6 LUGLIO
Perosa Argentina: Farmacia
Termini - Via Umberto I, tei.
81205.
Ambuianze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 6 LUGLIO
Luserna San Giovanni: Farmacia Savelloni - Via F. Blancio 4 - (Lus. Alta), tei. 900223.
Ambuianze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
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PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
Ospedale civile, tei. 2331
Ambuianza:
Croce Verde, tei. 322664
del
SERVIZIO INFERMIERISTICO
dalle ore 8 alle 17, presso le
sedi dei distretti.
Cinema
TORRE PELLICE — Il ci
nema Trento ha in programma,
giovedì 3, ore 20,30 II gobbo di
Notre dame, domenica 6, ore
21,30, e lunedì 30. ore 21,30
Guerre stellari, con H. Ford.
BARGE — Il cinema Comunale in luglio è chiuso per ferie.
PINEROLO — La multisala
Italia ha in programma, alla sala
«2cento» Giulietta e Romeo; feriali e domenica 20 e 22.20, sabato 20 e 22,30; alla sala «5cento» è in visione Onde del destino; feriali e domenica 20 e
22,20, sabato 20 e 22,30.
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Venezia: una serie di incontri per aprirsi a tutta la cittadinanza
La prima volta a Palazzo Cavagnis
/\/ progetto di ristrutturazione dell'antico stabile si aggiungono varie iniziative
di dialogo e di testimonianza: è stata la musica a dare l'avvio al ciclo
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PER tutto quello che prende corpo nella vita c’è
sempre una prima volta. Il 28
maggio c’è stata una prima
volta anche per Palazzo Cavagnis, sede della Foresteria
valdese e della Chiesa valdese e metodista; una prima
volta, si spera, di una serie di
incontri con la città di Venezia, che appena tre mesi fa
erano stati auspicati, forse da
alcuni solo sognati.
Lo ha ricordato molto bene
’ in apertura della manifestai óone Sandra Grill che, rivolI gendosi ai presenti, così si
i esprimeva; «È con immensa
; gioia che dò il benvenuto a
I tutti voi a Palazzo Cavagnis
; oggi... Sono lieta che oggi noi
possiamo a soli tre mesi dalla
conferenza stampa di febbraio concretizzare quanto il
moderatore della Tavola valdese ha affermato in questa
sede di fronte a parecchi di
voi; infatti egli annunciava la
decisione della Tavola valdese non solo di ristrutturare
questo antico palazzo, ma
anche di offrire l’uso dei saloni per attività culturali e
musicali»
L'occasione di questo primo appuntamento culturale
è stata offerta da un atto di
generosità di una famiglia
della comunità valdese, Lidia
e il figlio Daniele Busetto, che
per onorare la memoria del
proprio carissimo Mario hanno regalato un magnifico pianoforte a mezza coda Ya
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Un momento del concerto a Palazzo Cavagnis
maha e si sono preoccupati
anche di promuovere un concerto con il quale inaugurare
ufficialmente lo strumento.
L’arte musicale è quella più
immateriale, quella che unisce maggiormente nel profondo senza conoscere barriere di lingua, di tempo e di
spazio. Proprio per questo il
momento musicale, che il 28
maggio a Palazzo Cavagnis
ha coinvolto un numero veramente grande di persone, è
stato il mezzo migliore, fra
quelli disponibili a noi esseri
umani, per poter realizzare
una comunione vitale e reale
fra persone presenti e assenti, vicine e lontane, viventi e
non più fisicamente in mezzo
a noi, in un misterioso e reale
rapporto simpatetico, come
con insistenza ha voluto sot
Unione femminile di Villar Pellice
In visita alle sorelle
della chiesa di Ivrea
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Il r giugno l’Unione femminile di Villar Pellice si è recata in visita alla comunità di
Ivrea. Al mattino abbiamo
presieduto il culto, impostato
sul tema della riconciliazione, e poi ci siamo ritrovate
con un gruppo di donne vaidesi e cattoliche con le quali
abbiamo consumato un ottimo pranzo da loro stesse preparatoci; nel pomeriggio i
nostri due gruppi hanno avuto un momento di confronto.
Ne è emersa una discussione
interessante soprattutto dal
punto di vista ecumenico, in
Particolar modo per noi che
non siamo abituate a controntarci con sorelle di altra
confessione. Ringraziamo
ancora caldamente tutti per
accoglienza riservataci e
speriamo di poter continuare
! dialogo con queste sorelle
m occasione di una loro visita alla nostra comunità.
Due incontri molto piace'^oli hanno avuto luogo in
questo periodo, entrambi ritardanti la Casa per anziani
iramonti. Il 28 maggio tutte
signore che si alternano
ei turni di volontariato della
omenica pomeriggio hanno
tmto il grande piacere di es
sere invitate dagli ospiti della
Casa, i quali hanno voluto
manifestare la loro riconoscenza intrattenendole con
canti e poesie e regalando loro dei biglietti di ringraziamento e persino dei mazzolini di fiori composti da loro
stessi. Il Comitato della Casa
ha poi offerto alle signore
un’ottima cena. Le volontarie
hanno promesso alla Casa la
loro collaborazione per una
lunga serie di domeniche.
La seconda serata è invece
stata organizzata nel tempio
dal Comitato, su proposta
della dott. Paola Grand, per
raccogliere i soldi necessari
all’acquisto di un apparecchio per la magnetoterapia.
Hanno partecipato il gruppo
musica diretto da Gabriella
Fornero, il coretto di Villar
Pellice diretto da Cristina
Pretto e il personale della Casa Miramonti. È stato un successo, il pubblico abbastanza
numeroso si è divertito e lo
ha dimostrato con una colletta molto generosa. Ringraziamo tutti coloro che si sono
impegnati e aspettiamo di
fissare con la dott. Grand una
serata con la partecipazione
del Gruppo teatro Angrogna.
LA TAVOLA VALDESE
cerca un volontario
possibilmente ex capo officina meccanica per la gestione di
“ua piccola officina (16 operai) per lavorazioni meccaniche
i precisione, su disegno, disposto a trasferirsi per almeno
mesi a Riesi (Caltanissetta).
ffresi vitto e alloggio, rimborso spese viaggio e trattamento Associazione evangelica volontariato.
Rivolgersi a Tavola valdese
^^^Jirenze 38, 00184 Roma, fax 06-4743324.
tolineare più volte il dott. Pepe nella presentazione del
concerto.
Le note che hanno risuonato nella sala del piano nobile del palazzo erano oltretutto vere e proprie magie in
grado di creare un’atmosfera
veramente coinvolgente e di
evocare sensazioni profonde
e contrastanti. Ovviamente
questo era dovuto all’alto
spessore delle musiche eseguite (Boccherini, Schubert,
Brahms, Paganini) ma anche
alla grande abilità tecnica e
alla sopraffina sensibilità interpretativa dei due concertisti. Hanno eseguito le musiche in programma due musicisti noti e già affermati, come stanno a dimostrare il loro curriculum e la loro attività; la violoncellista romena
Alexandra Gutzu, attualmente solista dell’Orchestra Filarmonica di Timisoara e primo
violoncello dell’Orchestra «A.
Scarlatti» della Rai di Napoli,
e il pianista Giuseppe Zuccon
Ghioffo, docente presso il
Conservatorio «A. Pedrollo»
di Vicenza, che vanta al suo
attivo numerosi premi vinti in
concorsi pianistici oltre a un
ragguardevole numero di
concerti; il maestro Zuccon è
anche il fondatore del quintetto Jupiter, con il quale ha
realizzato dei concerti e delle
incisioni anche per la Rai.
Il pubblico presente, più di
cento persone, fra cui i rappresentanti di tre consolati
stranieri, ha seguito con partecipazione e vivo interesse
l’esibizione dei due concertisti, come hanno dimostrato i
calorosi e insistiti applausi
con i quali hanno manifestato il loro apprezzamento dopo l’esecuzione di ogni pezzo
musicale.
La serata ha avuto un epilogo insolito e molto simpatico. Dopo il concerto intatti è
stato offerto sempre dalla famiglia Busetto un rinfresco
preparato con gusto che ha
avuto una coda davvero imprevedibile e piacevole. I due
concertisti infatti in un clima
molto informale e molto familiare hanno eseguito altri
due brani, concludendo così
nel modo migliore questo
primo appuntamento musicale con il quale Palazzo Cavagnis si è presentato alla
città di Venezia.
Assemblea dell'1 T circuito
Perugia: il primo anno
come chiesa in formazione
EUGENIO RIVOIR
PER sintetizzare quanto si
è detto di essenziale nell’
Assemblea delTll“ circuito
del 10-11 maggio, svoltasi a
Ecumene, si possono indicare
cinque punti;
1) Una bella predicazione
iniziale, preparata da Stefano
D’Archinto sul testo di Efesini
1, 15-23 (Paolo prega per i
suoi amici e sa di poterlo fare
perché Gesù Cristo è il Signore: egli porta a compimento
ogni cosa in tutti; ne nasce un
clima di fiducia che permette
ogni speranza).
2) Un bel dibattito sulla
bioetica, introdotto con linguaggio semplice e accattivante da Ermanno Genre (la
discussione, che dura alcune
ore, è continua, serrata, coinvolgente, a volte appassionata): una bella premessa per le
discussioni che, nelle varie
chiese, continueranno per
chissà quanto tempo...
3) Una valutazione del primo anno di esistenza della
chiesa in formazione di Perugia: i primi passi di un’avventura quanto mai esaltante con
le sue luci e le sue ombre, le
esitazioni, le proposte, con un
ITALIA
ESTERO
ordinario
ridotto
sostenitore
semestrale
105.000
85.000
200.000
55.000
- ordinario
- via aerea
- sostenitore
- semestraie
145.000
190.000
250.000
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cumuiativo Riforma + Confronti £ 145.000 (solo Italia)
Per abbonarsi: versare l’importo sul ccp n. 14548101
intestato a Edizioni Protestanti s.r.l., via S. Pio V15 bis, 10125 Torino.
Chiesa battista di Genova
Un culto battesimale
ERMINIO PODESTÀ
Domenica 15 giugno
1997, nella chiesa battista di via Vernazza, le due comunità, quella locale e quella
di Sampierdarena, si sono
strette attorno al giovane Dario Monaco che ha offerto la
sua testimonianza mediante
il battesimo per immersione.
La liturgia è stata condotta
dal pastore inglese Mark Orde, che da due anni circa offre la sua collaborazione pastorale alle chiese battiste.
Molto commovente è risultata la sua preghiera rivolta al
Signore in cui sono stati chiesti per Dario un aiuto e una
protezione continua per il
cammino di fede che questo
giovane dovrà dimostrare come testimonianza e come
impegno nei confronti delle
sorelle e dei fratelli.
Dopo il canto del Padre
Nostro eseguito dalla corale,
tutta la comunità è scesa nel
salone sottostante il locale di
culto, dove è sistemata la vasca battesimale. A Dario è
stato chiesto dal pastore Stefano Fontana, che per la prima volta officiava il culto battesimale, se voleva ricevere il
battesimo e se era convinto
di credere in Gesù nostro Salvatore. Alla risposta affermativa Dario è stato immerso
nelle acque battesimali, per
riemergere in novità di vita.
La comunità è ritornata nel
salone di culto e il pastore
Fontana ha sintetizzato il
cammino fatto assieme a Dario durante le lezioni ai catecumeni in cui si è evidenziata
la caratteristica del battesimo
degli adulti; il battesimo è
una professione di fede; infatti è ubbidienza al Signore ed è
»■Mai
Il pastore Stefano Fontana
un possesso più completo
dello Spirito Santo. Il battesimo manifesta esteriormente
l’invisibile trasformazione interiore avveratosi nel battezzando con la sua conversione. Con il battesimo si professa dinanzi a tutti la volontà di
far parte della famiglia di Cristo e pertanto della chiesa.
Con la cena del Signore a
cui ha partecipato il nuovo
membro di chiesa, e il canto
«Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo; come era nel
principio è ora e sarà sempre
nei secoli dei secoli», che testimonia l’importanza dell’
amore di Dio Padre, della grazia del Signor nostro Gesù
Cristo, della comunione dello
Spirito Santo, perché Dario e
tutta la comunità possano vivere autenticamente la loro
vita di fede, si è concluso il
culto. Al termine della celebrazione battesimale, parecchi fratelli e sorelle della comunità si sono stretti attorno
a Dario al ristorante cinese,
gestito da una famiglia i cui
componenti sono tutti membri di chiesa, per consumare
un pranzo esotico.
po’ di difficoltà ma con l’interesse di tutti, tutto sommato
una valutazione positiva.
4) Una discussione difficile
sulla collaborazione possibile, e sulle potenzialità non
sempre sfruttate, tra le chiese
valdesi e metodiste (ma anche, perché no?, battiste) di
Roma: una città enorme e
molti membri di chiesa dispersi un po’ qua e un po’ là;
in fondo: come aiutarsi in
questa grande diaspora?
5) La relazione di Giorgio
Girardet sul documento intitolato «Per un organismo di
collegamento delle chiese in
Italia» e un dibattito che coinvolge si può proprio dire tutti
i membri dell’Assemblea. Naturalmente è solo l’inizio di
un dibattito che, anche questo, continuerà a lungo, probabilmente con le stesse passioni ed entusiasmo, nelle
chiese di Lazio e Abruzzi.
La relazione termina qui,
con un invito al prossimo appuntamento nell’autunno,
presso la chiesa di Forano.
Per ritrovarsi, fratelli e sorelle
tenacemente impegnati nelle
diverse proposte di testimonianza, e per confrontarsi,
come ieri, come sempre.
CENTRO CULTURALE VALDESE
Verso i 150 anni
dal 1848
GIORGIO TOURN
La nostra è davvero epoca di commemorazioni
e celebrazioni; i centenari si
moltiplicano e neppure noi
credenti sfuggiamo a questa prassi della nostra età.
Le chiese valdesi hanno appena celebrato nel 1989 il 3°
centenario di una data importante della loro storia e
già si lanciano nel ricordare, a 150 anni di distanza,
quel 1848 il cui 17 febbraio
è già ogni anno ricordato
con particolare attenzione.
Vale la pena percorrere
questa strada? Giova alla fede e alla testimonianza? La
risposta agli interrogativi
che Giorgio Girardet poneva settimane fa su questo
giornale? No di certo. Una
ricorrenza è una data e nulla più e lo Spirito non è legato alle date ma visto che
facciamo uso del calendario facciamo anche uso dei
ricordi, un uso intelligente.
Per quel che concerne il
1998, a 150 anni dal lontano
1848 non è inutile cogliere
l’occasione per fare un mi
nimo di riflessione sul significato di quella data. Ci
possiamo limitare oggi a
porre alcuni interrogativi; è
data che riguarda i valdesi o
tutti gli evangelici? Riguarda gli evangelici o gli italiani? E per gli evangelici soltanto un evento o una scelta? La scelta dell’Italia risorgimentale, dell’unità nazionale fu casuale o ebbe senso di testimonianza? Che
cosa si proponevano gli evangelisti allora? Su tutto
questo occorrerà riflettere
nei prossimi mesi.
Un primo comitato operativo, che fa capo al Centro
culturale a Torre Pellice, è
stato messo in opera per
coordinare le iniziative in
ambito valdese con rappresentanze dalla Tavola, dalla
Società di studi valdesi, dal I
distretto, dalla Facoltà di
teologia, dalla chiesa valdese di Torino. Preghiamo tutte le chiese, i centri di cultura, le associazioni che hanno progetti in questo campo di volerceli segnalare per
fare al più presto una bozza
di programma.
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18
PAG. 6
RIFORMA
Vita
SE
VENERDÌ 4 LUGLIO
Metodisti, anglicani e luterani insieme a Bologna
Culto ecumenico di intercomunione
Sabato 14 giugno, in un afoso pomeriggio di fine primavera, la chiesa evangelica
metodista di Bologna si è riunita in un culto speciale di
intercomunione («Ecumenical Service») unitamente ad
altre due chiese: la comunità
anglicana di Firenze con il
«bishop» Eric Devenport e la
comunità luterana dell’Emllia Romagna con il pastore
liirg Kleemann.
Perché questo culto speciale a metà giugno? Il pastore
Giovanni Anziani, salutando i
presenti, ha detto che in questo mese nella città austriaca
di Graz si riunisce buona parte della cristianità europea, e
la chiesa metodista di Bologna desidera dare un segnale
di rinnovato cammino ecumenico verso la riconciliazione. Un secondo motivo per
l'incontro è stato l’avvio dello
studio, nelle chiese metodiste, del Rapporto della Commissione internazionale anglicana-metodista Condividere la comunione apostolica.
Tale documento (pubblicato
da Riforma il 21 marzo scorso) vuole essere un punto di
partenza oltre che di incontro
tra due chiese evangeliche
oggi in una via di comunione
e riconciliazione. Da non di
Jiirg Kleemann
menticare, e questo è il terzo
motivo, la buona collaborazione territoriale instaurata
da alcuni anni tra la realtà luterana nella nostra regione e
la Chiesa metodista di Bologna e di Modena: con rincontro del 14 giugno si è anche
voluto manifestare con più
forza la profonda intesa che
vi è nel programma di testimonianza comune tra luterani e metodisti.
Il culto è stato diretto dal
Bishop Devenport. in inglese,
mentre ogni partecipante po
teva seguire la liturgia anglicana con un testo scritto in
italiano. All’inizio della liturgia, tre brevi omelie sul testo
di Luca 14, 16-24 (la parabola
del «gran convito»). Si è messo in risalto come la partecipazione al «convito» del regno di Dio sia legata all’invito
pressante che il Signore rivolge a tutti al di là di tradizioni
e storie differenti. La partecipazione comune alla cena del
Signore è stata un segno alto
di questa «intercomunione».
Buona la partecipazione di
fratelli e sorelle provenienti
da Bologna, Modena, Firenze
e anche di persone del gruppo Sae bolognese. La colletta
è stata dedicata al progetto
della Fcei per l’Albania.
Donne del Nord-Est a Gorizia
Possiamo riconciliarci?
MARIE-FRANCE MAURIN
POSSIAMO riconciliarci?
Le donne del Nord-Est
riunite il 1“ giugno a Gorizia
non erano riuscite a programmare in un altro modo,
se non con un interrogativo,
la seconda giornata che (a tre
anni dalla prima) le vedeva
riunite, anche se in numero
ridotto. Si è iniziato con il
culto con la comunità preparato dalle donne, con un sermone a due voci. I partecipanti hanno potuto ascoltare
dopo il culto la relazione di
Florestana Piccoli Sfredda
sull’attualità ecumenica della riconciliazione, che non
può avvenire se non si vive la
riconciliazione con Dio, che
abbiamo già ottenuto in Cristo. Quando c’è riconciliazione dinamica si instaurano
nuovi rapporti tra Dio e
ognuno di noi.
I lavori di gruppo previsti
per il pomeriggio su riconciliazione tra donna e donna,
tra donna e uomo e tra donna e società si sono trasformati in una panoramica su
alcune figure di donne del
Primo Testamento, con accenni a altre contemporanee
a noi. Dopo aver notato che
la riconciliazione è poco presente nella Bibbia, che un solo Evangelo ne parla, abbiamo constatato che nel Primo
Testamento non ci sono riconciliazioni tra donne, ma
sono presentate piuttosto
donne rivali a causa di mariti
o di figli (Sara-Agar, Lea-Rebecca, Anna-Pennica). Ma si
è potuto insistere sul ruolo di
mediatrici, di portatrici di pace e di atteggiamenti nonviolenti di donne come Abigail,
diventata moglie di Davide
dopo avergli impedito di uccidere, profetizzando Tawe
■ •\
Florestana Piccoli Sfredda
nire del futuro re; e ancora la
donna di Tekoa, così saggia
da convincere il re Davide al
perdono per il figlio ribelle.
È stato poi redatto un documento, presentato alla
Conferenza del II distretto, in
merito all’esibizione di bande militari avvenuta a Trieste
ultimamente, per dare a queste parate una risposta ispirata alla nonviolenza.
Terni
Una giornata
di gioia
FEDERICO ROELA
E sempre una gioia, specialmente per una piccola
comunità come quella metodista di Terni, ricevere la visita di fratelli della stessa fede
provenienti da altre località.
Questa gioia si è rinnovata il 2
giugno, quando un gruppo di
valdesi di Ferentino e di Colleferro ha raggiunto in pullman la nostra città per trascorrere con noi una bellissima giornata di simpatia, di
serenità e di amore fraterno.
Momento centrale dell’in
contro è stato il culto del
mattino. L’ottimo sermone
del pastore Bertolino ha riscaldato i cuori e il canto dell’assemblea, irrobustito da
tante presenze, ha accresciuto la solennità della cerimonia. Gli ospiti hanno effettuato una breve visita alla città e
successivamente sono stati
accompagnati a visitare la
Cascata delle Marmore, che
dista solo 7 km da Terni e che
rappresenta una delle maggiori attrazioni dell’Umbria,
«cuore verde dell’Italia». Il
pranzo comunitario, servito
dalle signore dell’attività femminile neU’affollatissimo salone sociale, è stato molto apprezzato e tutti i commensali
non hanno fatto mancare elogi e battimani.
L’apertura dell’annuale bazar ha movimentato buona
parte del pomeriggio. Il bilancio della giornata è dunque
stato positivo sotto tutti gli
aspetti. Ringraziamo perciò il
Signore che ci ha offerto la
possibilità di stringere vincoli
di amicizia che certamente
saranno precursori di ulteriori
incontri e iniziative comuni.
Radio e televisione
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie dal
mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di
Raidue a cura della Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche
alterne alle 23,40 circa e, in replica, il lunedì
della settimana seguente alle ore 9,50 circa.
Lunedì 7 luglio andrà in onda la replica della
trasmissione: «La scommessa della Riconciliazione: a Graz
le chiese si incontrano»; «Non dimentichiamo il clima».
^ %
Scambi, problemi, informazioni dalle scuole domenicali
a cura dei Servizio iotruzione e educazme deWa Fcei
Il culto di fine anno con i bambini
RENATA STRISCIULLO
La domenica di chiusura della scuola
domenicale è sicuramente uno dei
momenti più belli per i bambini, i monitori, ma anche per l’intera comunità,
in quanto si ha l’occasione di condividere insieme il culto e rendere partecipi
tutti del lavoro svolto durante Tanno.
Domenica 8 giugno a Civitavecchia il
culto per questa occasione è stato tratto
dal testo sulla chiamata di Samuele.
Tutta la prima parte del culto è stata tenuta dai bambini. Dopo l’invocazione,
la lettura del Salmo 8, la lettura di un
inno comunitario, la preghiera da parte
di un monitore, è stato letto il testo di I
Samuele 3, 1-14. Si è poi preparata una
semplice scena; è stata portata l’arca
(vedi figura sul manuale dei medi) e il
candelabro a sette braccia per raffigurare il santuario di Silo.
I bambini hanno rappresentato in un
primo momento la figura del sacerdote
Eli, che insieme a Samuele riceveva le
offerte al santuario. A turno sono state
portate al sacerdote, posto davanti ai
simboli della presenza di Dio, le offerte
come animali veri (un coniglietto e una
colomba), spighe di grano, pane, vino,
pronunciando frasi come «Io sono un al
levatore di conigli: questa è la mia offerta per il Signore»; «Io ho un campo di
grano: questa è la mia offerta per il Signore», ecc. Il sacerdote rispondeva ogni
volta con una benedizione, sollevando
in alto l’offerta: «Possa il Signore benedire la tua offerta!». Un lettore ha poi introdotto alla scena successiva in cui Samuele, fattosi sera, chiudeva il santuario
e insieme a Eli andava a dormire.
A questo punto inizia la parte in cui
per ben tre volte Samuele, sentendosi
chiamare (un bambino nascosto con un
microfono per amplificare la chiamata),
pensa che sia Eli, ma questi ogni volta gli
risponde che non Tha chiamato e lo rimanda a dormire. L’ultima volta Eli suggerisce a Samuele di rispondere a quella
strana chiamata con le parole famose:
«Parla, Signore, il tuo servo ti ascolta».
Dio allora pronunciava le parole di condanna su Eli e la sua famiglia. La scena è
terminata con il canto «Parla, Eterno»,
pubblicato sulla rivista «La scuola domenicale». Il pastore ha poi concluso questa prima parte parlando ai bambini. 11
Signore chiama, anche i bambini, ma
non sempre sappiamo riconoscere la
sua voce. Chiama ancora come ha fatto
con Samuele, che ha proprio sentito la
voce? Quali sono i modi in cui oggi il Si
gnore ci parla? La lettura della Bibbia è
sicuramente il mezzo principale per conoscere la volontà di Dio. Ecco il peso
che riveste il suo studio costante; ma il
testo ci insegna una cosa più importante: saperci porre all’ascolto. Saper tacere, davanti a Dio, e saper ascoltare: parla, Signore, il tuo servo ti ascolta! Siamo
dunque, come Samuele, sempre pronti e
attenti a ascoltare ciò che il Signore vuole dirci e nei momenti che Dio stesso riterrà più opportuni.
11 culto è proseguito con la raccolta
della colletta da parte dei bambini, che
poi sono usciti insieme ai monitori che
li hanno intrattenuti con giochi e un
piccolo rinfresco. Questo testo, come si
può notare, si presta inoltre molto bene
a essere utilizzato anche come giornata
di apertura della scuola domenicale in
quanto non ha bisogno di grande preparazione: le battute sono semplici e i
costumi utilizzati sono stati delle lunghe T-shirt bianche per tutti. Può essere
la scuola domenicale uno strumento
del quale il Signore si serve per far giungere la sua voce? Che il Signore possa
benedire questa attività.
(I contributi e le richieste vanno inviali
al Sie, via Porro Lambertenghi 28, 20159
Milano, fax 02-6682645).
Chiesa battista di Matera
La lode con la musica
MARCO CORETTI
MARCO TRAILI
T ODATE Dio nel suo
santuario, lodatelo con
il timpano e le danze, lodatelo con gli strumenti a corda e
con il flauto...». Il maestro di
pianoforte John Weeks è ritornato a farci compagnia
con le sue stupende melodie,
tutte da cantare al Signore. È
stato accolto calorosamente
dalla chiesa di Matera, per
ben 10 giorni a partire dal 15
maggio.
Tutti hanno cercato di essere sempre presenti agli incontri serali che si sono tenuti nel nostro locale di culto.
Quello di John Weeks, oltre a
essere stato un dono, è stato
anche un grande impegno;
infatti visitando le chiese di
Puglia e Basilicata ha portato
ovunque simpatia e, con
l’aiuto dei suoi canti, ci ha
trasmesso «calma interiore» e
nonostante la diversità delle
lingue non ci sono stati ostacoli nelTapprendere e imparare una serie di canti.
Ci ha fatto da ponte, peri,
maggior parte dei giorni, t
pastora Elizabeth Green, cq,
l’aiuto di alcuni fratelli¡j'
chiesa. Impegnate musical!
mente con Weeks sono state
le direttrici della corale j
Matera: Margherita Di Lecce
Mirella Sasaniello e Rossajil
Ambrosecchia, che ancotj
oggi ci stanno incitando)
imparare alcuni canti. Weelj
non ha certamente persj
l’occasione per visitare i Sas.
si, il Museo Ridola, il verde
colle Timmari (dal quale è ri.
masto affascinato) e anche Ij
comunità battista di Miglio,
nico, dove ha tenuto un p^.
colo concerto per la feliciti
dei presenti. Per il grandi
senso di ospitalità chec'i
nelle nostre chiese tutti si
no prodigati per preparati
pranzi, cene e agapi. Jolu
Weeks, per ricambiare la nostra ospitalità, ci ha offerti
un meraviglioso concerti
con pianoforte e flauto fotmato da musiche di Back,
Strauss, tre pezzi popolati!
scozzesi e musiche di chiesi!
ÏÏ
■I
Conferenza del 11 distretto
Delegati all'Assemblea Fcei
Per i valdesi; past. Laura
Leone, Piervaldo Durand,
Clara Pea, past. Teodoro Paolo y Cortes, Gianandrea Nicolai, Cinzia Carugati, past. Christian Gysin, Bruno Mathieu,
past. Gregorio Plescan, past.
Letizia Tomassone, past.
Mauro Pons (supplenti: past.
Francesca Cozzi, Adriano
Bertolini, past. Ruggero Machetti, Gabriella Coucourdt
Gisella Costabel).
Per i metodisti: Sandra Rii
zi. Paolo Bensì, Renato Sem
Anita Braschi, past. Gianmi
ria Grimaldi, Graziella Gai
dolfo, past. Massimo Aqui
lante (supplenti: Patrizia Bet
tesi, Emanuele Menegon). ,
Lavori di gruppo aiia Conferenza dei li distretto
Cronache
PRAMOLLO — Durante il culto del 15 giugno sono stati bai
tezzati Stefano Long di Daniele e di Aldina Buffa, e Hai
Long di Sandro e di Patrizia Baldin. Chiediamo al Signo'
di benedire questi bambini e di aiutare i genitori a man»
nere la promessa fatta.
MEANA — Presso la chiesa battista prosegue la rassegna*
giovani musicisti: il 5 luglio si tiene un concerto per voi
recitante e pianoforte (V. Giuliani, I. Schiaffini, M.G. Pa'®
lo) e il 12 luglio un concerto per violino e chitarra (E. B
maria, G. Mirto). Inizio ore 21,15.
Rinnovate l’abbonamento a
DEI fmemtu
Ma dove stanno corretuio'?
... a rinnovare l’abbonamei’’’
to all’Amico!
1?
E tu, cosa aspetti
Abbonamento per
Tanno 1997 lire
y 28.000 - Estero L. —
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L’amico dei fanciulli - Tavola'^
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Il La situazione delle chiese evangeliche verso il 2000: una conclusione provvisoria del dibattito su Riforma
Esisteva una volta in Italia un piccolo popolo evangelico...
Costantemente in cammino per essere testimone dell'Evangelo, oggi questo popolo sembra essersi seduto, ammutolito e
¡nimetizzato con Cambiente. Bisogna cambiare e bisogna ascoltare maggiormente la parte più giovane delle nostre chiese
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^__ GIORGIO OIRABDET________
Probabilmente non è
stato inutile aprire una riflessione «di fine secolo» sul
nostro modo di essere chiesa
e di vivere la fede cristiana ed
evangelica. Non è stato inutile, credo, aver raccontato ancóra una volta le nostre storie
e di aver ricordato, a noi stessi e agli altri, da dove veniamo, chi pensiamo di essere,
dove vorremmo andare. Non
sono molte le storie quelle
apparse sulle pagine di «Riforma» a proposito delle «Domande di fine secolo» (n. 9
del 7 marzo) ma sono, ritengo, significative.
In quelli che sono intervenuti, e che chiameremo i nostri «cantastorie», riconosciamo, con qualche approssimazione, gli «anziani della
tribù»: alcuni reduci da mezzo secolo di impegni e lotte
(Pietro Valdo Panasela, Paolo
Spanu e il sottoscritto) e altri
che sono attualmente responsabili della chiesa o in
essa comunque impegnati
(Giovanni Anziani, Massimo
Aprile, Mario Conetti, Alberto
Corsani, Gioele Fuligno, Doriana Giudici, Erica Sfredda).
Nessuna sorpresa: che altro
ci potevamo aspettare da un
dibattito su «Riforma»? Solo
un’eccezione, un «cantastorie» esterno, che ha raccontato una storia un po’ diversa.
E i membri di chiesa?
Assenti invece, ma anche
questo non è una sorpresa, i
«membri di chiesa», quelli
che formano il nucleo portante del nostro popolo evan
gelico, i quali si esprimono
febntualmente in altri luoghi
etìiodi (spesso preferiscono
la «Pagina dei lettori», non di
rado con qualche punta polemica). Assente anche, quasi
del tutto, la voce dei giovani.
Ecco dunque il Grande
Racconto comune, che è lo
stesso per tutti noi, almeno
nelle grandi linee. Esisteva
una volta in Italia, da più di
un secolo o da molti secoli,
un piccolo popolo evangelico
messo a parte per essere testimone di un modo autentico e veramente «riformato»
di essere cristiani, in un contesto inguaribilmente cattolico e, da ultimo, profondamente secolarizzato. Il piccolo popolo viveva per essere
testimone di questa realtà
evangelica, per le singole
persone e per la società tutta,
e subordinava a tale scopo, o
3 tale miraggio, la stessa cura
«interna» delle comunità di
credenti. Queste erano costantemente in cammino,
tton per assicurare la propria
®9Pt3'Mvenza, o la soddisfazione dei bisogni «religiosi»
dei singoli, ma per essere testimoni nella città. Una minoranza, ma una minoranza
significativa.
Il popolo muto
Ma ora, continua il Grande
ucconto, il popolo si è sedu0 e come la seppia si è mietizzato con l’ambiente: ha
preso il colore della sabbia
ni fondo del mare. Il popolo
^^tnutolito. Non sa più dita parola nuova e liberatrif di un evangelo di liberaonC’ e ha dismesso, sem^’'1 rigore di una vita coente finalizzata alla gloria di
, P ® la vitalità gioiosa di
Djuu.Plt'itualità nutrita dalla
“'bbia. Alcuni dei nostri
cantastorie» hanno rilevato
cisj^? ^®,s®ttza o la scarsa incuIrr una generazione
ni « si pone in termi
7ipi-^°'1 le domande essen(v, / ®^lla vita e sulla fede
Campo cattolico e nel
mondo evangelicale); mettono in evidenza il ripiegarsi
sulla difesa istituzionale e
sulla presentazione della
propria immagine e identità
storica e culturale.
Il popolo seduto ama farsi
fotografare e intervistare,
ama essere visto in buona luce e apprezzato. L’immagine
prevale sul volto, la parola
che descrive e che si autodescrive prevale sulla Parola
che muove il mondo e che incontra l’altro nella sua verità
umana. Lo ha detto Massimo
Aprile: abbiamo tacitamente
accettato quella «l’idolatria
strisciante per la quale abbiamo fatto nostra la cultura del
secolo secondo la quale ciò
che più conta è “apparire”
più che “essere”». Lo ha detto
Erica Sfredda: «Omologati al
mondo»; Gioele Fuligno le fa
eco e commenta: « Siamo
noiosi », estremamente noiosi. Mario Conetti insiste: parliamo un linguaggio interno,
del quale ci contentiamo,
mentre la gente comune non
lo comprende; e questo in un
momento in cui è invece forte la domanda di significato:
per la quale riteniamo di avere una risposta.
E ora? Il Grande Racconto
guarda avanti, si apre sul futuro. Quali rimedi? Tutti abbiamo analisi, ricette, consigli. Siamo una « Chiesa in
analisi» da 24 anni (Giorgio
Tourn, 1973). Noi, gli anziani
della tribù siamo pronti a
parlare nelle assemblee, a
scrivere sui giornali, magari
a convocare un convegno di
studio sui «mali delle chiese
evangeliche in Italia», in
questo siamo bravissimi. Ma
l’impressione resta che il discorso si fermi più o meno
là, alla riflessione che il popolo seduto fa su di sé: non
sembra che alle analisi corrispondano proposte, appelli,
inviti: una spinta ad agire,
per cambiare. Si può spera
re, certo, che il popolo un
bel giorno si alzi e si rimetta
in cammino. Ma nessuno
può prevederlo. E tanto meno prevedere dove andrà.
Visti dall'esterno
Più interessante, per contrasto, è il racconto, o frammento di racconto, che ci viene dall’esterno. Narra Filippo
Gentiioni (n. 15, 18 aprile):
«C’era una volta un popolo
italiano culturalmente e storicamente condizionato dal
suo rapporto antichissimo
con il cattolicesimo e con
l’opposizione anticlericale
che il cattolicesimo aveva fatto sorgere contro di sé. Ma
negli ultimi tempi è avvenuto
che il popolo cattolico si apre
a interrogativi religiosi sconosciuti ieri, ed ecco che il
protestantesimo italiano è
importante in quanto rappresenta una singolare voce
alternativa rispetto alla prospettata grande “marmellata”
religiosa, là dove le domande
radicali delle fede vengono
banalizzate e rese innocue e
confuse: il piccolo protestan
tesimo italiano costituisce
così un momento di serietà,
rigore, fedeltà». Di qui Tapprezzamento e l’invito: senza
temere l’impopolarità e l’isolamento, e ricordando che
con la verità non si mercanteggia né si fanno compromessi, abbiate il coraggio di
essere quello che siete.
Una nuova storia possibile
Emergono tuttavia dai vari
interventi anche frammenti
di una nuova storia possibile,
da collegare anche ad altri articoli apparsi negli ultimi
tempi su «Riforma». Emerge
più o meno esplicita la proposta di cambiare decisamente registro e di mettersi
con maggiore attenzione
all’ascolto della parte più giovane della nostra chiesa,
quella che definiamo, appunto, « i giovani », con il segreto
pensiero che essi siano là per
essere assimilati al nostro
modo di essere e di vivere la
fede e ad assicurare la continuazione, pura e semplice,
della nostre scelte ecclesiastiche e teologiche: quelle che
abbiamo vissuto nell’ultimo
mezzo secolo, con le sue
strutture istituzionali, le sue
opere diaconali, il suo impegno nel sociale, la sua immagine pubblica.
È chiaro che anche la chiesa evangelica in Italia subisca
il processo di invecchiamento di tutto il paese e, come
avviene nel paese, sembra
ovvio (ovviamente ai meno
giovani) che non vi siano alternative, e che le linee esistenti debbano essere semplicemente, inesorabilmente, proseguite, senza metterle
in discussione. Ma è certo
che sarà così? E che sia bene
che sia così?
Una prossima svolta?
Può darsi; ma qui l’intervento di Alberto Corsani e
quello di Giuseppe Platone
«Le chiese e i giovani», e altri
ancora, sembrano preannunciare una svolta. Da un protestantesimo dell’immagine
passeremo a un protestantesimo del volto, come scrive
Massimo Aprile? Da una ecclesialità che si fonda sulla
capacità organizzative dei
suoi ottimi funzionari, e che
ci propone come modello,
passeremo a un modo più
meditativo e contenuto di dire la nostra fede, di essere cristiani, più aperti alTumanità del fratello e della sorella,
più disponibili all’ascolto, più
attenti a interpretare l’Evangelo eterno nel contesto di un
tempo come il nostro, che
muta così rapidamente?
Insisto: mettersi all’ascolto. Per noi «anziani della
tribù», che siamo stati i protagonisti di questo dibattito,
è importante ora ascoltare gli
altri che non hanno ancora
parlato, per arrivare a comprendere e ad entrare in una
verità diversa o, più esattamente, in un modo diverso
di dire le verità antiche. Si
scoprirà che un dialogo, co
Ma il referendum in Friuli-Venezia Giulia non ha raggiunto il quorum
Molti no al finanziamento della scuola privata
GIANFRANCO HOFER
Travolto dall’effetto a
lone dei referendum nazionali, anche se con una
partecipazione leggermente
maggiore (ha votato solo il
32,4%), è risultato nullo il referendum regionale contro il
finanziamento alla scuola
privata nel Friuli-Venezia
Giulia. Eppure si trattava di
un problema certamente più
comprensibile e adatto a una
consultazione referendaria
rispetto agli altri, in un momento di riforma della scuola
in cui è ricorrente il tema della cosiddetta parità fra scuola
e privata.
La generosa legge regionale
in vigore nel Friuli-Venezia
Giulia, varata da De e Psi per
evitare un precedente referendum contro una legge regionale che dava direttamente agli istituti scolastici privati un sostanzioso contributo,
ne è la fotocopia, prevedendo
di girare lo stesso importo direttamente alle famiglie degli
iscritti alle scuole private, tre
miliardi elargiti a pioggia, per
lo più a famiglie abbienti,
con redditi fino a 100 milioni
annuali, e proclamando che
in questo modo si vuol dare
anche ai non abbienti l’opportunità di poter scegliere la
scuola privata.
Sui risultati del referendum
è calato uno strano silenzio
non solo nella stampa nazio
nale, ma anche in quella locale. Il «Piccolo» di Trieste,
che aveva dato voce alle diverse proposte nella fase della propaganda, più al no che
al sì, e che il giorno della consultazione portava un paginone (a pagamento) inneggiante alle scuole private (che
sono il 3% in regione, per lo
più cattoliche), non ha ritenuto neppure di dover fornire le percentuali del risultato
(come ha fatto invece per i
referendum nazionali). In
ogni caso si tratta di un test
significativo (avendo votato
400.000 cittadini) che, vista la
considerazione dei sondaggi
che guida (o manipola) molte
scelte politiche con campionature di poche centinaia di
persone, dovrebbe essere
ben soppesato.
Dei cittadini che si sono recati alle urne, il 71% è stato
per il sì e il 29% per il no, con
una distribuzione abbastanza
uniforme in tutta la regione: a
Udine, ebe ha una più massiccia presenza di scuola cattolica e dove il vescovo ha patrocinato numerose manifestazioni per il no, ha votato
per il sì il 68%, a Tolmezzo il
70%, a Trieste e Pordenone il
72%, a Gorizia il 74%, con la
punta massima di partecipazione al voto (37%). Così a
Trieste ben 50.000 abitanti si
sono dichiarati contrari al finanziamento alla scuola privata, contro 19.000 favorevoli.
Oltre all’evidente trascinamento di astensionismo dei
referendum pannelliani, può
aver giocato nella massiccia
astensione lo scarso interesse
per la scuola nel nostro paese, al di là di tutte le affermazioni di principio, e forse il
fatto che da molti questo sia
stato visto come un referendum promosso da Rifondazione comunista e dalla Cgil,
che in effetti sono state le
uniche tra le forze politiche e
sindacali che l’hanno appoggiato. La sinistra si è sostanzialmente defilata, come pure la cosiddetta cultura laica.
Il Comitato del sì, che ha visto in prima persona anche
l’impegno di membri delle
comunità metodista e valdese, per quanto battagliero e
attivo, è risultato piuttosto
sparuto. Assente addirittura il
mondo della scuola pubblica
e delle università locali, assenti personalità di rilievo
culturale; tra i pochi intellettuali di spicco che si sono
sbilanciati per il sì, l’astrono
ma Margherita Hack e lo storico Giovanni Miccoli.
Nonostante la povertà di
mezzi e l’evidente sperequazione di interventi pubblicitari tra i contendenti, martellanti per il no, la maggioranza schiacciante dei cittadini
che hanno votato ha votato
sì, in una regione che ha una
forte tradizione di scuola
pubblica dall’Austria illuministica del ’700 fino a questo
secolo, con una pregevole e
prestigiosa presenza nel passato, che ancora influisce
sull’opinione pubblica nella
considerazione per la scuola
statale. In un momento in cui
il problema numero uno per
molte forze politiche sembra
la parità scolastica (leggi finanziamento dello stato alle
scuole private) quello del
Friuli-Venezia Giulia è comunque un pronunciamento
significativo, deve far pensare le forze politiche più interessate a catturare il voto cattolico che a ascoltare la voce
e i problemi dei cittadini.
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struttivo, è possibile, come
scrive Alberto Corsani, che
ricorda le sue esperienze di
formazione ad Agape: « Credo che per me, ma anche per
altri, sia stato importante
l’incontro con gli africani o i
latinoamericani... ma ancor
più quello con gli adulti. Con
altri adulti che non sono i
tuoi genitori. Perché a un
adolescente serve capire che
esistono persone con cui
puoi parlare senza stufarti, e
che ti possono raccontare
episodi di una vita ». Non solo adolescenti, ma anche giovani. È un incontro possibile.
Ed è infatti la possibilità che
si presenta in quei seminari
per la formazione al ministero pastorale che si sono organizzati negli ultimi anni.
Conclusione provvisoria
Una conclusione provvisoria, anzi un nuovo interrogativo? Due mondi si sono formati nelle nostre chiese, che
tendono a vivere separati e
talvolta a contrapporsi. C’è il
mondo delle chiese costituite
con i suoi teologi, i suoi manager, le sue commissioni, la
sua immagine pubblica; e c’è
il mondo dei più giovani, con
il loro modi nuovi di fare teologia, di vivere il culto, che si
esprime nella Egei, ma non
solo nella Egei, che è anche
un mondo in cui vengono
teorizzate, e in parte attuate,
quelle esigenze di spazio per
le realtà del sé e del privato
(forse per il timore della spersonalizzazione che avviene
nei rapporti pubblici?) che la
generazione più anziana ha
difficoltà a comprendere...
perché non cercare, più che
in passato, di far incontrare i
due mondi?
Una proposta parziale e
modesta, certo, per i grandi
temi dibattuti in questa serie
di riflessioni sulle nostre
chiese; ma forse una proposta non inutile.
RINGRAZIAMENTO
«// Signore è il mio pastore
nulla mi mancherà»
Salmo 23,1
I figli, le figlie e i familiari tutti
della cara
Costanza Ponte! ved. Artus
commossi e riconoscenti ringraziano tutti coloro che con fiori,
scritti, parole di conforto e presenza sono stati loro vicino in
questa triste circostanza.
Un ringraziamento particolare
alla dott.ssa Silvana Pons, al pastore Claudio Pasquet e alla signora Laura.
Luserna San Giovanni
4 luglio 1997
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20159 Milano
20
r
PAG. 8 RIFORMA
Cultura
VENERDÌ 4 LUGLIO 1997
Una conferenza-dibattito svoltasi a Milano
Architettura valdese
Prima e dopo la Riforma, le tipologie sono interessanti
sia fra gli edifici di culto che fra le opere assistenziali
Il 26 marzo, nella sala del
Circolo culturale «Giordano
Bruno» di Milano, si è svolta
una serata di conferenza e dibattito che ha affrontato il tema della «Architettura valdese, prima e dopo la Riforma
protestante». Hanno trattato
queste problematiche gli architetti Corrado Gavinelli
(professore di Storia dell’architettura e di Storia dell’architettura contemporanea) e
Mirella Loik (ricercatrice di
Storia dell’architettura), entrambi al Politecnico di Milano, che hanno esposto le tematiche con numerose diapositive, con materiali ripresi
dal vero e rintracciati in vari
archivi internazionali.
I relatori, che da anni si interessano di questi argomenti piuttosto specifici della
cultura valdese, hanno parlato rispettivamente del fenomeno edilizio valdese nella
sua estensione sul territorio
medievale (fino alla rivolta
hussita) e quindi degli aspetti più tipici relativi alle costruzioni riformate, templi e
costruzioni civili, in Italia e
nel mondo. È stata una piacevole ed elaborata escursione nei paesi di sviluppo del
valdismo, attraverso la quale
gli oratori hanno collegato i
fatti religiosi e sociali alle vicende costruttive che nelle
varie zone (montane o vallive, nazionali o estere) hanno
prodotto e manifestato variatissime espressioni tecniche
e formali, corrispondenti ai
metodi edilizi locali o agli stili architettonici d’epoca più
correnti e diffusi.
In particolare da Gavinelli è
< ' Un opuscolo
Cento anni
a Tramonti
di Sopra
EUGENIO BERNARDINI
La piccola chiesa valdese
di Tramonti di Sopra, un
piccolo paese delle prealpi
Gamiche in provincia di Pordenone, ha compiuto da poco cento anni. Per ricordare
questo centenario la locale
Chiesa valdese ha pubblicato
un opuscolo* ih cui si ripercorrono le tappe della comunità dalle origini (1874), alla
costruzione della chiesa
(1897), alle vicissitudini durante le due guerre mondiali,
e in particolare durante la
Resistenza.
Molti membri della comunità divennero partigiani e
due furono i caduti. Il dopoguerra è segnato dall’emigrazione, non più stagionale,
ma definitiva, e solo un piccolo gruppo rimarrà in loco,
sostenuto dai ritorni periodici degli emigrati. È di quest’
epoca l’inizio dell’attività
della colonia alpina e poi
Centro Luciano Menegon,
oggi in fase di radicale ristrutturazione.
L’opuscolo, corredato da
una buona documentazione
fotografica e dall’elenco dei
36 pastori e evangelisti che
hanno curato la comunità
nei suoi 123 anni di storia, è
disponibile presso il pastore
Renato Coisson, chiesa valdese di Trieste, piazza San
Silvestro 1, 34121 Trieste, telefono 040-632770.
Leonardo Ricci: la scuola materna del Servizio cristiano di Riesi
stato rilevato il fitto e articolato sistema medievale degli
ospizi e delle Scholae, la cui
tradizione aggiornata ha portato allo sviluppo delle attuali
istituzioni pubbliche e civili
degli ospedali valdesi e delle
attrezzature scolastiche potenziate dall’Ottocento; Loik
ha invece evidenziato la maturazione stilistica delle architetture ecclesiastiche e laiche del Cinquecento, nelle loro trasformazioni spaziali e
formali pervenute fino alle
odierne opere di architetti
non più soltanto anonimi, ma
anche famosi come Leonardo
Ricci o Giovanni Klaus König.
In questo quadro ampio e
variegato, di cui scarsamente
si parla, (entro una sintesi disciplinare così specifica e definita) nelle consuete trattazioni informative sulla cultura valdese, sono state sollevate problematiche che costituiscono sicuramente un importante e profondo patrimonio culturale e storico della tradizione e della realtà del
protestantesimo, di cui è necessario discutere. E in effetti
è seguito un interessante dibattito, che non si è fermato
ai fenomeni architettonici,
ma ha compreso anche gli
aspetti religiosi, le ideologie e
le interpretazioni culturali
che condizionano e individuano il pensiero e la coscienza dei valdesi.
L'ultimo libro di Filippo Gentiioni
Povere virtù fuori moda
e in cerca di nuova dignità
CESARE MILANESCHI
(*) Alessio Christian Phadoun
(a cura di): Una fiaccola di fede
evangelica, Chiesa evangelica
valdese di Tramonti di Sopra,
1997 pp. 79.
Le «virtù povere» sono
fuori moda sia nella società sia nelle chiese. Sia perché il loro senso è spesso
frainteso sia perché esse costituiscono una riaffermazione radicale di principi etici
ed evangelici, che sono l’esatto contrario dei criteri di
affermazione di sé e di imposizione agli altri, che costituiscono la tendenza prevalente
nell’Occidente di oggi.
Filippo Gentiioni, con un’
esposizione sobria, essenziale, ripropone le virtù «povere», le più dimenticate e svalutate dalla mentalità dell’efficienza: mitezza, compassione, dubbio, sincerità, sobrietà, ascolto...*, le caratteristiche di chi non si impone
agli altri, anche se ha molte
cose da dire. Queste sono le
qualità che l’Evangelo del Regno chiede a coloro che credono nel suo avvento, i quali
però nel momento presente
vivono questa fede nella debolezza della croce.
Infatti proporre oggi le
«virtù povere» significa proporre il Cristo crocifisso ai
nuovi «greci» che chiedono
una «sapienza» forte e orgogliosa (anche quando parlano di «pensiero debole») e ai
nuovi «giudei» che chiedono,
e talvolta mostrano con non
poco esibizionismo, i nuovi
«miracoli» dell’efficienza istituzionale delle strutture ecclesiastiche.
Forse, nella nuova Corinto
che è la società occidentale,
merita riproporre il tentativo
di Paolo. In I Corinzi 1 egli
Sonnino
Un convegno
sulla Riforma
protestante
propone un riferimento radicale alle qualità essenziali
(virtù) di una vita evangelica
che non pretende di imporsi
ma reclama la dignità dell’autonomia delle scelte personali e dell’affidamento di
sé all’Unico che è il Signore
del cielo e della terra, e perciò anche Signore unico dei
comportamenti umani, che
egli vuole gestiti con responsabilità, e nella libertà.
Le «virtù povere» in questa
visione recuperano perciò
tutta la loro dignità. I comportamenti più reclamizzati
vanno certamente in direzione contraria, e ci spingono a
esclamare: «Povere virtù!».
Ma chi crede nel Dio che si è
fatto impotente agli occhi del
mondo è chiamato a sperare
anche contro ogni speranza.
E può proporre questa speranza radicale anche alle
chiese che hanno ceduto alla
tentazione dell’efficienza e
del potere delle loro opere.
{*) Filippo Glntiloni, Virtù povere. Povere virtù. Torino, Claudiana, 1997, pp. 72, £17.000.
Si svolgerà a Sonnino (Latina), dal 9 all’ll luglio, un
convegno sulla Riforma protestante in Italia dal XVI secolo a oggi, promosso dalla
casa editrice Pair 2000 di Latina, che sta per pubblicare il
volume La libertà religiosa in
Italia nel XX secolo: il caso
Sonnino, di Claudio Zappalà,
pastore della Chiesa evangelica pentecostale di via San
Francesco a Sonnino. Il convegno, al quale parteciperanno specialisti di Storia del cristianesimo come Anna Morisi (Università di Roma), Aldo
Landi (Università di Firenze),
Domenico Maselli (Università di Firenze) e Antonio Parisella (Università di Parma),
si svolgerà nella piazza principale di Sonnino, paese che
fu teatro, agli inizi del secolo,
di forti tensioni fra clericali e
anticlericali e di dure persecuzioni nei confronti della locale comunità pentecostale,
una delle più antiche d’Italia.
Nell’ambito del convegno
verrà proiettato un film delle
edizioni Paoline sulla Riforma protestante e sarà presentato il libro del pastore Zappalà (232 pagine, £ 20.000).
Una presentazione alla stampa del libro e del convegno
avrà luogo martedì 8 luglio a
Roma, alle ore 13 presso l’Aula magna della Facoltà valdese di teologia (via Pietro Cossa 40). Interverranno la prof.
Morisi e Fon. prof. Domenico
Maselli, che è anche autore
della prefazione al volume;
sarà presente l’autore. Per
informazioni e adesioni: Casa
editrice Pair 2000, tei. e fax
0773-611342; Claudio Zappalà, tei. e fax 0773-691500.
La cultura nel quotidiano «Avvenire»
Quando l'àpologìà
dìsprezza la ricerca storica
EUGENIO BERNARDINI
DOMANDA: perché un
serio quotidiano cattolico come «Avvenire» continua a ospitare nelle sue pagine culturali interventi, articoli e recensioni di bassissima e miserevole polemica, privi di un qualsiasi contenuto «di cultura»? La domanda resta per noi senza
risposta.
L’ultimo scritto di questa
serie che ci è toccato leggere
(«Avvenire» del 12 giugno,
pag. 21) è una lunga recensione di Giacomo Scanzi su
un pamphlet di don Luigi
Negri, uno dei fondatori di
«Comunione e Liberazione»
dal pretenzioso titolo: False
accuse alla Chiesa. Quando
la verità smaschera i pregiudizi (Piemme ed.). Scanzi riconosce che il testo «indulge a qualche forzatura», in
realtà le affermazioni contenute nel libro non hanno alcuna base storica. Esempi:
le crociate sarebbero state
un movimento di popolo
che avrebbe trascinato i
grandi, una sorta di pellegrinaggio armato per rendere accessibili i luoghi santi
e difendere i propri fratelli in fede (i cristiani ortodossi massacrati nella presa
di Costantinopoli naturalmente non erano tali); le
crociate andrebbero inquadrate nel confronto EuropaOriente asiatico in cui, dalla Grecia in poi, l’Europa
avrebbe sempre rappresentato la difesa della libertà
mentre l’Oriente i principi
assolutistici. Il luteranesimo
sarebbe stato la radice di
tutte le ideologie totalitarie
dell’età moderna (questa
l’avevamo già sentita); col
luteranesimo il corpo di
Cristo (la Chiesa) sarebbe
stato distrutto, sopravviverebbe una chiesa di stato
che non discute l’assolutismo e il capitalismo e che
quindi diventa la giustificazione religiosa della modernità; contro l’atesimo il protestantesimo non avrebbe
ragioni. Ancora: i concordati con i regimi totalitari di
questo secolo sarebbero
serviti per preservare spazi
di libertà alla Chiesa cattolica garantendo così per tutti
la sopravvivenza dell’idea
di libertà; il diritto alla libertà religiosa sarebbe sostenuto dalla Chiesa cattolica contro la protesta nazionalisti ca protestante del
cuius regio eius et religio
(l’obbli go, cioè, di professare là stessa religione del sovrano, ma questo principio
non fu stabilito dalla dottrina protestante ma dalla pace di Augusta, del 25 settembre 1555, tra l’imperatore
Carlo V e i protestanti).
Insomma, l’apologia si
potrà anche fare, a condizione però che non falsi la
realtà del presente e del
passato e che non coltivi il
disprezzo per la documentazione storica (ormai talmente accessibile anche in
italiano che ignorarla è una
colpa) e soprattutto non
coltivi il disprezzo per chi è
«altro da me». Attendiamo
da un serio quotidiano cattolico come «Avvenire» un
altrettanto serio impegno in
questa direzione.
:< Arancione bruciato» dal testo di Beva Li isa Manner
Il volto repressivo dell'etica protestante
PAOLO FABBRI
PRIMA nazionale, al Crt
Salone di Milano (serata
unica) di Arancione bruciato,
opera teatrale della poetessa
finlandese Beva Liisa Manner, considerata una delle
più importanti figure della
poesia moderna scandinava,
ma a tutt’oggi completamente sconosciuta in Italia. Scritto nel 1968, il testo ha avuto
grande successo diventando
l’opera teatrale probabilmente più amata dai finlandesi.
Si tratta dell’indagine psicologica acuta, spietata, del
rapporto fra una bambina/
adolescente e i suoi genitori,
che interpretano l’etica protestante in modo fortemente
rigoroso e repressivo. La protagonista è Marina Klein, che
si comporta in modo progressivamente più stravagante:
vede gli uomini come senza
testa, se riceve un ordine lo
esegue in modo ripetitivo per
ore, ormai costituisce un problema insostenibile per i genitori, un padre di animo
gentile ma completamente
passivo e una madre tenacemente aggressiva nel proprio
equilibrio solo apparente. I
coniugi Klein decidono quindi di consultare lo psicanalista dottor Fromm. La scena si
svolge nel suo studio, con
una scrivania sbilenca come
il lettino, in precario equilibrio su un piede solo, con
pannelli che racchiudono figure ambigue, due grandi
manichini bianchi e uno piccolo, un palco da cui, quando
non sono in scena, i genitori
di Marina assistono allo svolgersi degli eventi.
L’insieme diventa chiara
metafora di una realtà distor
ta e di una presenza incombente sia fisica sia simbolica.
Il medico mette subito il dito
nella piaga chiedendo; «Vostra figlia ha avuto un’educazione religiosa?». «Normale»,
risponde la madre, torcendo
le mani continuamente, mentre la bocca freme in un tic
nervoso. La terapia ha inizio:
la ragazza parla uno strano
linguaggio infantile, l’analista
sta al gioco, riesce a farla ridere, a parlare. Emergono ricordi: un pomeriggio in giardino
a rincorrersi con un amichetto fra i cespugli, interrotto
bruscamente dalla madre che
le ficca la testa sotto l’acqua
per farle confessare ciò che
stava facendo. Un uomo che
la circuisce a 16 anni e la induce a far l’amore (dopo gli
uomini le appaiono senza testa, perché è di lì che escono
le cose cattive: le parole). 11
desiderio di un mondo ordinato, come composto da soldatini di piombo; la malinconia, quella malinconia di vivere che gli inglesi chiamano
spleen e che fa pensare alla
chandrà di Puskin.
Marina è lucidamente pazza. Poco importa il nome della sua malattia, essa è il risultato di un ambiente, di un insieme di rapporti umani distorti. Di chi è la colpa? Della
madre isterica e repressiva?
Del padre troppo passivo, che
non ha saputo opporsi alla
moglie? Dei loro rispettivi genitori? Dei predicatori che
hanno annunziato un Cristo
dimezzato, privo di calore
umano, di gioia di vivere, di
speranza, ridotto quasi solo al
pesante fardello dell’etica di
una responsabilità contorta?
Sono interrogativi che restano nell’aria. Come avviene
spesso. Marina si innamora
del proprio analista, che naturalmente non può corrisponderla. Un amore che viene sublimato in uno splendido puledro di nome «Arancione bruciato», che galoppa
nella sua stanza e fugge, un
puledro che paradossalmente
è simbolo di pazzia e metafora di speranza: «Ho 32 anni e
sono Arancione bruciato», risponde la voce di una donna,
un medico, una casa di cura.
Marina si è definitivamente
identificata con l’amore, divenendo essa stessa amore.
Così finisce lo spettacolo,
progettato e ben diretto da
Cilla Veronica Back, con la
valida scenografia di Marco
Muzzolon e le luci magistrali
di Marco Zennaro. La recitazione di Michele Bottini, Elena Callegari, Paola Ponti e
Giuseppe Scutellà è di ottima impostazione accademica e ha saputo esprimere
con efficacia il complesso
mondo interiore dei personaggi, riscuotendo meritati,
calorosi applausi.
Librerie
CLAUDIANA
MILANO:
via Francesco Sforza, 12/A;
tei. 02/76021518
TORINO:
via Principe Tommaso, L
tei. 011/6692458
TORRE PELLICE:
piazza della Libertà, 7;
tel.0121/91422
ROMA:
Libreria di cultura religiosa
piazza Cavour, 32;
tei. 06/3225493
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