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SETTIMANALE DET-T.R CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
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Anno IX - numero 22-31 maggio 2002
lEDITORIALEl
Wamo al nome di Dio
ÌJIELE GARRONE
■ BIBBIA E ATTUALITÀ ■
LA MANCANZA
DI VERITÀ
«Tutte le cose, quando sono denunciate dalla luce, diventano manifeste»
Efesini 5,13
UNA delle opere di Gesù Cristo,
identificato come luce del mondo, è illuminare impietosamente il
mondo e noi per quello che siamo.
Significa mostrare chiaramente il
peccato. In questo modo, si possono
rifiutare «le opere delle tenebre». Solo se vedi dov’è il peccato ti puoi opporre a esso: il ragionamento sembra
abbastanza lineare. L’opera di Cristo
non è solo salvare, ma mostrare il
peccato, far cadere le maschere con
cui proteggiamo la nostra immagine
e quella del mondo. Far cadere ùna
maschera, vedere una situazione per
quella che è, trascina con sé una certa dose di disperazione. Qualcosa
che credevamo buona, si rivela come
una trama mortifera; una persona
che credevamo animata da buone intenzioni, la scopriamo interessata al
suo prestigio e al suo potere. Quando le maschere cadono così, nasce la
^ disillusione, fino alla disperazione. Il
■pregio invece dell’opera di Gesù luce
del mondo è che, tolta l’incertezza
della visuale, visto il peccato, a esso
d si può opporre. Si può, anzi si deve non associarsi alle opere fatte al
buio. Questo consiglio etico contiene ovviamente dei rischi perché può
spingere alla ricerca individuale o
comunitaria di una certa purezza elitana. Non possiamo però negare che
CI toglie un po’ di disperazione:
qualcosa si può fare.
V
E innegabile che la nostra storia italiana, soprattutto negli ultimi decenni, è una storia piena di opere delle tenebre e di mancanza di verità. Ritengo che questa incertezza rispetto
3da verità che ha attraversato non solo le stagioni delle stragi politiche e
Mafiose, ma attraversa in certa misura anche il nostro presente, oggi è una
delle cause dell’indifferenza e della
disaffezione per ciò che è bene di tutti- La mancanza di verità lascia spazio
a speculazioni, dietrologie. Nemmeno le chiese ne sono immuni. Abbiamo bisogno di inquadrare di nuovo il
nostro compito di testimoni di Gesù
risto. Accettiamo che il peccato athaversi noi e la nostra società; ciò che
*'n gioco non sono opinioni, ma il
nostro essere fedeli a Dio. Prendiamo
n serio la nostra associazione alle
■npere fatte alla luce del sole: bontà,
8'nstizia, verità. Davanti a noi sta un
nvoro paziente, forse per un po’ siJnzioso, ansioso non di mostrarsi ma
'Operare. Si tratta cioè di «discerneche piace al Signore».
pORSE alcuni, in questa frase, ci
vedono un rischio di integrismo,
n per chi annaspa neH’ambito delj ’’■n n°ciale e politica, forse questa
(r ^’ ''•0 parola biblica permette di
metodo. Vuol dire, per
^^rnpio, che una scelta non vale coche tutti ci dobbiamo
Voc ™'’*nte con la fedeltà alla nostra
Concretamente per le nosi tratta di ricominciare a
conf^ e di trovare gli spazi per
b gli uni con gli altri. Non
trovare un’unanimità di
a ® necessario chiedersi
Purj ^°sa desideriamo associarci,
roppo, o per fortuna, la Bibbia su
ICHIESEI
La memoria della persecuzione
di MAURO PONS
CO DELLE VALLIHH
La Conferenza del I distretto
di DAVIDE ROSSO
La rete idrica italiana «fa acqua» da tutte le parti. Il particolare caso siciliano
«Con l'acqua si mangia»
L'acqua dal rubinetto tutti i giorni è un obiettivo non ancora realizzato in tutta Italia
Ma più che della siccità la colpa è del malaffare, per questo «con l'acqua si mangia»
GIOVANNI LOMBARDO
IN una ventosa notte di maggio un
grosso quartiere popolare di Palermo (lo Zen) riceve acqua in abbondanza. Tutti a riempire serbatoi
d’appartamento e a far funzionare le
lavatrici. Contemporaneamente due
altri grossi quartieri rimangono a
secco pur essendo il loro turno. E
questi cittadini, subito, nella stessa
nottata, sono in piazza a protestare.
L’Azienda responsabile degli acquedotti di Palermo (Amap) effettua
controlli e scopre che mani esperte
ma ignote hanno scoperchiato il
tombino giusto e hanno deviato l’acqua nelle condotte. E TAmap chiede
alla questura di pattugliare i tombini, specie di notte.
Il 22 novembre dell’anno scorso.
tre giorni prima che a Palermo si votasse per sindaco e Consiglio comunale quest’Amap aveva diffuso un
dettagliato comunicato che iniziava
così: «Finita la nuova rete idrica di
Palermo, dalla primavera 2002 l’acqua sarà erogata tutti i giorni. I lavori
della nuova rete idrica si avvicinano
alla conclusione». E il presidente
dell’Amap aggiungeva: «A febbraio
2002 le sei sottoreti saranno tutte
completate». Naturalmente ciò non
è avvenuto e altrettanto naturalmente il presidente dell’Amap è sempre
al suo posto di responsabilità.
Stranamente fino al dicembre
scorso, durante la gestione commissariale del generale Jucci, la distribuzione dell’acqua nelle case di Palermo, anche se limitata, era regolare.
Con il nuovo anno e poi, dal 5 aprile.
Il voto amministrativo di 12 milioni di italiani
Diversi motivi di soddisfazione
'iiesto
punto non ha esitazioni.
Erika Tomassone
«Un voto che cambia poco», «È tutto quasi come prima», sono eufemismi giornalistici per spiegare che con
le elezioni amministrative di domenica scorsa nessuna ha stravinto: il centrodestra non appare più come
un’onda travolgente che conquista
tutto, anche se è ben saldo anche a livello locale, e il centrosinistra non
sembra più una coalizione allo sbando e quindi non può essere oggetto
soltanto di compatimento. Entrambi
gli schieramenti, perciò, troveranno
motivi di soddisfazione dal voto. Come li troviamo noi che, prima di tutto, abbiamo visto la gente andare a
votare, anche a Lula, il paesino sardo
che dopo dieci anni di ricatti malavitosi è riuscito a ridarsi un governo comunale, confermando così che, in
Italia, la politica non è morta o che
non si può ridurre e immiserire a
semplice teatrino, talk show o battuta
arguta, anche se, forse inevitabilmen
te è anche questo. Siamo soddisfatti
del voto di domenica anche perché
dimostra che l’esito di una competizione politica non è mai scontato in
partenza, anzi, e che l’incertezza fa
bene alla democrazia, molto più degli
esiti plebiscitari che possono far sorgere tentazioni da una parte e paure
dall’altra. E siamo,anche soddisfatti
perché in questi anni di lepi elettorali che hanno sollevato più dissensi
che consensi, quella dei sindaci, che
ormai ha più di dieci anni, continua a
funzionare bene e a essere apprezzata dai cittadini, forse perché si basa
più sulle reali capacità dei candidati
che sull’apparato propagandistico.
Come protestanti siamo soddisfatti
che la politica, questa politica non sia
morta, e come cittadini dovremmo
impegnarci tutti, a partire dai nostri
linguaggi quotidiani, perché anche
chi ci rappresenta nelle istituzioni la
difenda e la promuova, (e.b.)
con la gestione del nuovo Commissario per l’emergenza idrica in Sicilia, cioè lo stesso, presidente della
Regione, Totò Cuffaro, nominato da
Berlusconi, il disordine regna sovrano. La città di Monreale (famosissima per i mosaici della sua cattedrale
arabo-normanna e da cui possono
ammirare Palermo e l’ex Conca
d’oro, ricca di centinaia di pozzi
d’acqua e una volta anche di aranceti) ha avuto un’idea geniale, riportata dai giornali l’8 maggio: immettere
nella condotta idrica della città colorante non tossico per individuare
immediatamente gli allacciamenti e
collegamenti abusivi.
Un quotidiano riportava che ad
Agrigento si borbotta: «Con l’acqua
Segue a pag. 10
Comunali alle Valli
Angrogna: vince
Ezio Borgareilo
Il turno elettorale del 26-27 maggio
ha coinvolto nel Pinerolese i Comuni
di Angrogna e Fenestrelle. Nel primo,
in sostanziale continuità con il doppio mandato di Jean-Louis Sappé, si
impone, Ezio Borgareilo, già vicesindaco e assessore ai servizi sociale della Comunità montana vai Pellice. A
Fenestrelle, in alta vai Chisone, vince
Livio Girando, candidato di centrodestra. Ancora bassa (intorno al
64,2%) la percentuale di elettori che
ad Angrogna si sono recati alle urne:
un dato che conferma le rilevazioni
fatte nelle precedenti consultazioni. Il
nuovo sindaco, e il suo antagonista in
campagna elettorale, Giovanni Battista Zunino, si confrontano su programma e futura collaborazione.
A pag. 11
LA RUSSIA TRA
EUROPA E USA
MOSCA - Con l’accordo Russia-Nato del 28 maggio, che stabilisce l’allargamento dell’Alleanza atlantica alla
Russia limitatamente ad alcune tematiche e che rappresenta un successo
della diplomazia italiana e di Silvio
Berlusconi in particolare, e con l’accordo di pochi giorni prima sottoscritto con il presidente americano Bush,
la Russia è finalmente riuscita a coniugare tre esigenze essenziali per il paese: ritrovare un proprio ruolo internazionale, sia pure riconoscendo la supremazia degli Usa; non appesantire il
magro bilancio dello stato; creare le
condizioni strategiche che in futuro le
permettano di diventare l’ago della bilancia della diplomazia mondiale
Tutto questo lo si deve principalmente al presidente russo Putin che sa
che il suo paese ha perso la guerra
fredda; sa, come disse lui stesso, che
con il cuore non si può dimenticare il
passato, cioè TUrss, ma con il cervello
non si può non pensare al futuro, cioè
soprattutto ai giovani, che vogliono
entrare nella competizione mondiale.
Putin sa anche molto bene come il popolo russo sia in grado di sopportare
cambiamenti e sofferenze che in altri
paesi porterebbero a sanguinosi conflitti, ma sa anche che i russi hanno un
orgoglio di popolo, che li porta ad
adulare il capo vincente e a non aver
pietà di quello perdente. Ecco spiegato, quindi, il perché di questi accordi
che riconoscono un ruolo internazionale alla Russia e non costano particolarmente alle casse dello stato. Il paese, infatti, oltre a presentare un bilancio dello stato comparabile con quello
di un paio di grosse città americane,
necessita di enormi investimenti, dopo oltre un decennio di incuria e di allegra finanza, per poter anche solo
continuare a esportare le materie prime sulle quali ha finora vissuto.
Ma questo approccio pragmatico, se
continuerà, permette di prevedere per
la Russia un enorme ruolo futuro sullo
scacchiere mondiale. La Russia, infatti,
si pone tra l’Europa e l’America, tra
due mondi lontani sorti dalle comuni
radici cristiane. A differenza dei due
ricchi vicini, però, la Russia conosce il
mondo islamico da sempre ed è anche
stata capace di integrarlo. Astraendo
dalla problematica cecena, che andrebbe trattata a parte, a poche centinaia di
chilometri da Mosca si trovano i tartari e la loro capitale Kazan, nel cui
Cremlino (la parte fortificata della
città) si può ammirare la chiesa ortodossa e la moschea distanti solo poche
centinaia di metri Tuna dall’altra. Sul
piano economico le dichiarazioni americane degli ultimi giorni, in cui si riconosce come la Russia rappresenti un
fornitore affidabile di petrolio, suonano come una minaccia verso i paesi
deirOpec. Per quanto riguarda il versante finanziario, il paese è legato al
dollaro, in quanto vende materie prime prezzate in tale valuta, ma importa
gran parte dall’area dell’euro, il che
può permettere vantaggiosi arbitraggi.
Inoltre la Russia dispone di soldati, armi e fabbriche belliche che possono essere validamente impiegate nell’ambito della Nato e della futura forza militare europea. Come spesso nella sua
storia, la Russia cambia quando cambia il vertice; la scommessa è: riuscirà
l’attuale dirigenza a durare abbastanza
e a mantenere nel-tempo la necessaria
determinazione per conseguire anche
questi interessanti risultati?
Ferdinando Pelazzo
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
«HI Signore disse
ad Abramo:
“Va’ via dal tuo
paese, dai tuoi
parenti e dalla
casa di tuo
padre, e va’ nel
paese che io ti
mostrerò;
^io farò di te
una grande
nazione,
ti benedirò e
renderò grande
il tuo nome
e tu sarai fonte
di benedizione.
^Benedirò
quelli che ti
benediranno e
maledirò chi ti
maledirà,
e in te saranno
benedette tutte
le famiglie
della terra”»
(Genesi 12,1-3)
Signore
disse a Mose:
“Perché gridi a
me? Di’ ai figli
di Israele che '
si mettano
in marcia.
^^Alza il tuo
bastone, stendi
la tua mano sul
mare e dividilo;
e i figli di Israele
entreranno in
mezzo al mare
sulla terra
asciutta”. (...)
^Allora Mosè
stese la sua
mano sul mare
e il Signore fece
ritirare il mare
con un forte
vento orientale,
durato tutta la
notte, e lo
ridusse in terra
asciutta.
Le acque
si divisero
^^e i figli
di Israele
entrarono
in mezzo
al mare sulla
terra asciutta;
e le acque
formavano come
un muro alla
loro destra e alla
loro sinistra»
(Esodo 14, 15-16;
21-22)
IL SIGNORE DISSE AD ABRAMO
Il nostro modello di vita non è Ulisse, ma Abramo. Questo significa uscire, con l'aiuto
di Dio, dalla nostalgia del passato per diventare protagonisti della fraternità universale
VALDO BENECCHI
Riflettiamo su due note
figure di migranti che riassumono, nella propria esperienza, due modi di concepire
la vita, di affrontare le vicende
della storia, di guardare al futuro: UliSse ed Abramo.
Ulisse
Così inizia il canto 1 dell’Odissea: «Narrami, o Musa, l’ingegnoso eroe che, distrutta la sacra arce di Troia, lungamente vagò, vide e conobbe terre e costumi d’infinite genti».
Ulisse, dopo aver soddisfatto
il suo desiderio di avventure e
spento la sua sete di nuove
esperienze, dopo tante vittorie,
ma anche tante sconfitte e delusioni, stanco e vinto dalla nostalgia, decide di tornare alla
sua Itaca, alla sua casa, alla sua
Penelope. I rischi, i pericoli che
deve affrontare sono molti, ma
lo attendono una patria, una famiglia in cui ritornare alla pace,
alla serenità della vita normale.
11 ritorno si rivela, in realtà,
amaro e drammatico: «Si destava, frattanto, il divo Ulisse giacendo là su la sua patria terra,
ma non la riconobbe, Ei troppo
a lungo n’era stato lontano. Perché ancor nessuno lo ravvisasse,
né la sua consorte, né i cari suoi,
né i suoi concittadini».
«Mutate apparivano al re tutte le cose. Le lunghe strade, gli
ospitali porti, l’ardue scogliere,
gli alberi frondosi. Balzò, risté,
mirò la patria terra; poi lagrimò, poi si percosse i fianchi
con palme aperte e in gemiti
proruppe: Infelice ch’io sono!
In che paese, tra quali genti sono ancora caduto? Dove mi volgo?» (Canto XIII).
«Ei troppo a lungo n’era stato
lontano». Non riconosce più i
luoghi che gli erano stati familiari, non è più riconosciuto.
Dopo un’assenza di 19 anni,
Ulisse non ritrova più l’Itaca dei
suoi sogni e dei suoi ricordi. Ora
dovrebbe addirittura condividere la sua terra con un altro popolo, giunto nel frattempo e che
egli considera come abusivo. Ci
vorranno anni di lotta aspra per
sterminare gli usurpatori e rientrare in possesso di ciò che gli
apparteneva. 11 canto XXll descrive la tremenda scena della
vendetta e del massacro dei
Proci. Le dee Pallade e Mineiva
sono dalla sua parte e lo incitano alla strage. La vendetta assume i caratteri della giustizia e
del diritto. È questo il modello
da imitare nelle vicende storiche dei nostri giorni?
Abramo
Preghiamo
Signore, Iddio nostro e di tutte le creature, il nostro
tempo è pieno di incertezze, di minacciose zone d’ombra, ma vuoto di ideali, di progetti, di vitalità spirituale, di sogni, di speranza autentica. Un tempo pieno di
seduttori che hanno come unico scopo il soddisfare
l’amore per i propri interessi, si tratti di denaro, di potere, di immagine. Seguire quei seduttori rischieremmo di fallire come umanità.
Chiediamo pertanto il tuo aiuto affinché impariamo
a scegliere con discernimento, passando oltre la rassegnazione, l’indifferenza, la nostalgia, e guardare avanti
con libertà e gioia verso nuovi traguardi. Tu solo puoi
a questo punto fecondare le nostre anime aride, sterili
ed avvilite. O Dio, fa che il tuo Spirito ci schiodi dalle
nostre posizioni e tonifichi la nostra fede per rilanciarci, con rinnovata passione, nella magnifica e sorprendente avventura del discepolato.
Nel nome di Gesù. Amen.
A BRAMO parte per un paese
che non conosce lasciando
definitivamente alle spalle «il
suo paese, i suoi parenti, e la
casa di suo padre» per andare
nel paese che il Signore gli indicherà. Abramo non sa dove andrà, ma sa quello che lascia.
Egli parte non per amore di avventura, ma per rispondere alla
vocazione di Dio. Abramo non
aveva tutta quella voglia di par-tire, di lasciare tutto per aprirsi
agli orizzonti che Dio gli avrebbe indicato.
Abbandonare la patria e rompere i vincoli ancestrali per
l'uomo antico è una proposta
improponibile, crudele. Il popolo, ora guidato da Mosè, procede verso il paese che Dio gli
indicherà. Non è un percorso
segnato da esaltanti avventure
e da nuove eccitanti esperienze,
ma è segnato, soprattutto, dalle
tentazioni che rischiano di fargli fallire la sua missione.
meglio per noi servire gli egiziani». Dio interviene e li incoraggia a proseguire il cammino;
«Non abbiate paura, state fermi
e vedrete la salvezza che il Signore compirà oggi per voi».
Dio interviene, fa ritirare il mare
e il popolo passa oltre e raggiunge l’altra riva, salvo e all’asciutto. La marcia verso il futuro riprerìde. Non lascerà mai
il popolo la tentazione di prostrarsi davanti al «vitello d’oro»,
di cedere cioè alla seduzione del
denaro, dei poteri, della guerra,
dell’idolatria pur di avere in
cambio delle sicurezze, dei benefici. In questo tutti i faraoni di
turno si dimostrano molto abili.
Il Signore si adira, minaccia di
distruggere il suo popolo, ma
poi «si pentì del male che aveva
detto di fcvre al suo popolo». È il
perdono. E perdono è: essere
messi nelle condizioni di andare
verso il futuro, di marciare verso
il paese che Dio ci indicherà. E
infine il popolo ha nostalgia delle pignatte piene di carne che,
comunque, la schiavitù gli offriva a sazietà. Meglio che continuare a procedere nell’incertezza e nella precarietà, prezzo
troppo salato per la libertà. Tuttavia, durante la marcia, ecco il
dono inatteso della manna, la
sorpresa da parte di Dio di ogni
giorno che dà al popolo nuove
energie e rinnovata fiducia per
riprendere il cammino. Tutta la
vita di Gesù è stata una Pasqua,
un andare oltre, un protendersi
verso il futuro, un passare oltre
perfino alla croce per far esplodere la vita nello spazio della
morte, la libertà nello spazio
della schiavitù.
Uscire dalla rassegnazione
D
I recente migliaia di persose na
La sfida della Parola
La nostalgia per il passato
A un certo punto Dio invita il
popolo ad entrare, senza
esitazione nelle acque del Mar
Rosso. Drammatica la situazione degli ebrei: alle spalle incalzano le truppe del Faraone che
li vogliono distruggere, davanti
il mare oscuro e minaccioso. Ed
ecco la tentazione in forma di
nostalgia per il passato: «Era
La Parola di Dio è una sfida a
marciare avanti, a passare
oltre, a varcare i confini, spesso
così angusti, delle nostre contrade confessionali, culturali,
politiche, economiche, razziali.
Questa è la nostra libertà. Passare oltre, rischiàre, buttarci sul
futuro per vedere che cosa Dio
sta preparando e compiendo
per l’umanità. Accompagnati
dalla promessa di Dio di farci
uscire più vivi di prima anche
dalle acque più profonde e più
minacciose, più liberi di prima
dalla tentazione dell’idolatria.
Nel nostro tempo non riusciamo a immaginare un importante progetto per cui valga
davvero la pena di impegnarci.
di investire noi stessi. L’eroe
omerico non è il nostro modello. Penso che anche come chiese dobbiamo ammettere con
David Maria Tumido di aver
perso «il sapore vero delle cose,
il gusto del pane e dell’acqua. Il
tempo ha limitato i sensi fino a
renderli impossibili. (David
Maria Turoldo, Il sapore del pane, San Paolo ed.).
ne nel nostro paese hanno
dimostrato di voler uscire da
quel senso di rassegnazione così diffuso. Quel ripiegamento su
noi stessi, sulle nostre cose, sui
nostri interessi che ci riduce a
persone ciniche e incapaci di rimorso. La latitanza, l’indifferenza, la rassegnazione, il non avere il coraggio del futuro sono
tutte porte aperte al male, alla
barbarie. Gli spazi lasciati vuoti
dai sogni, dai progetti, sono subito occupati dalle ideologie
perverse, selvagge, violente. Cito ancora un brano molto attuale di Turoldo: «Quando un popolo è indifferente, allora sorgono le dittature e l’umanità diventa un gregge solo, appena
una turba senza volto; allora il
bene è uguale al male, il sacro al
profano, e l’amore è unicamente piacere, un male il sacrificio,
un peso la libertà e la ricerca».
Ecco perché il nostro modello
di vita non è Ulisse, ma Àbramo. Significa uscire, con l’aiuto
di Dio, dalla rassegnazione, dalla nostalgia del passato, o anche dalla tentazione di impiegare la nostra vita nella ricerca
di avventure forti o di nuove
esperienze ad ogni costo. Uscire per diventare protagonisti
della fraternità universale.
Sempre pronti a riprendere la
marcia, sempre pronti a cambiare. Resteremo schiavi impauriti o persone mortificate
nella nostra grande dignità di
figli e di figlie di Dio fino a
quando continueremo a fare di
Dio un idolo innocuo secondo
l'immagine dei sovrani terreni,
dei faraoni di ieri e di oggi. Noi
non vogliamo essere degli eroi,
né vogliamo imitare dei modelli, ma soltanto essere dei testimoni che giorno per giorno ricevono da Dio la libertà di marciare verso il futuro che egli ci
indicherà.
(Seconda dì una serie
di tre meditazioni)
Note
venerdì 31 INGOIO}
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quella vocazione no
rivolta ad Abramo
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sti, sei disponibile!
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Non si tratta di un ii
ma di un imperativoljrendei
non lascia molte sc^ Wdici
«Vattene..,», e infidacb
«Abramo partì». Ciòc3 jfce, i d
porta una radicale rag
ra con i suoi legami cui
rali, familiari, religiosT
Si aggiunga ancor»!
ad Abramo non è prc
ta la sua futura desti
zione: «Verso il paese,
io ti indicherò». Sei
che Dio voglia farpri
tare il suo Abramom
incertezza, nell'igne
una conferma che il
ventura della fedeèsai
pre a rischio. La metaè
finitiva del cammino^
fede la dobbiamo sei
attendere. Fede èprr
fidarci di Dio. È fac
dirsi, più difficile ab
donare i nostri territi
terreno delle nostre
tudini, le nostre posti
ni, comprese quellespr
tuali, rimettere in
sione le nostre teolt^
le nostre liturgie, lai
stra ecclesiologia, la ite
sa nostra spiritualitàl,
talvolta, se non benel
dirizzata, finisce pen|
vincerci che siamod^
arrivati, che ora dpi
mo sedere per gótai
nostro piccolo priiìfi.
Pensare che ogni giiw
dobbiamo riprendete!
nostro pellegrinaggioi
fede ci fa sentire UP|(
inquieti.
La mia curiositàs||
tuale ha voluto spii
oltre, ha voluto lancii
proprio sguardo piiuvanti sul percorso che*
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tuto nel nuovo
popolo, cioè Mosè. Ri®*
una conferma che il*;
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la Mbe è presente in Africa e in America Latina e presto la sua azione si estenderà all Asia
lazioàjfii/iie coppie sono state presentate alla conferenza che ha confermato la loro destinazione
Si è tenuta a Parigi la conferenza annuale della Missione battista europea (Mbe)
L'impegno missionario dei battisti europei
CI chi,
l’ci neis
'decisi: ffillANUELEPASCHETTO_____
di dìq^j
r\AL 18 3l 21 aprile si è tespeso è, J1 j,yta a Parigi la conferen,annuale della Missione
'Artistaeuropea (Mbe). Ospiti
bii'e' S Chiesa battista di Avedu Maine, una comunità
circa 250 membri nel quarlavoioTliBrediMontparnasse, un
Jiunias «ntinaio di persone, comerativo fendenti i delegati delle
olle sci pdici Unioni battiste d’EuE ini ¡Lache fanno parte della
ì».Ci6ci gie, i delegati delle Unioni
licale r^ttiste partner dell’Africa e
gamicì^’America Latina, i membri
'■eligiósajji Comitato esecutivo della
issione, i responsabili di zojae diversi missionari.
La Mbe è presente in Africa
leridionale (Sud Africa, Malawi, Mozambico), in Africa
luatoriale (Camerún, Sierra
ione, Repubblica CentroaÌcana, Guinea equatoriale),
¡IsAmerica Latina (Argentina,
fasile, Bolivia, Perù, Cuba),
l'anno scorso la Missione
iattista norvegese, presente
le è praäIute paesi dell’Asia, è entra• È faci taa far parte della Mbe e
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L’incontro di Parigi ha fatto
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iidueanni fa e la Sierra Leone e la Repubblica Centroa&ana, ancora in preda alla
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Otee un terzo dei missionari (che in totale sono più di
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Culto di battesimi a Mokong
80) lavorano in Camerún, che
sin dall’inizio è stato il più seguito tra i campi di missione.
Molti di questi missionari sono coppie, per lo più europee, ma progressivamente
aumenta il numero dei credenti locali coinvolti nel lavoro e nelle responsabilità. Interessante anche la presenza
di coppie miste: un coniuge
europeo, l’altro africano o sudamericano. E i compiti sono
vari; c’è chi insegna nelle
scuole teologiche locali, accanto a professori del posto,
chi lavora nel campo sanitario, come medico o infermiere, chi fa l’insegnante, chi si
occupa di amministrazione o
di edilizia. Tutto viene poi
fatto in collaborazione con le
Unioni battiste del paese
ospitante. In America Latina è particolarmente curato
il settore dell’assistenza ai
bambini; accanto ai cinque
centri in Bolivia, Brasile e Argentina settentrionale è stato
avviato un progetto «Diadema» che riguarda una favela
di San Paolo del Brasile che
porta questo nome. Questo
progetto coinvolge bambini
della zona, i loro genitori, le
chiese battiste di San Paolo e
le amministrazioni locali e riguarda circa trecento minori.
Ogni anno ci sono missionari che terminano il loro
mandato o per limiti di età o
perché il loro impegno era
circoscritto nel tempo; ma, rispetto a chi lascia, il numero
dei nuovi che si aggiungono è
sempre superiore. Quest’anno ben cinque coppie sono
state presentate alla conferenza, che le ha accolte e ha
confermato la loro destinazione. Di queste dieci persone
due saranno impegnate nel
lavoro pastorale, due presso
istituti teologici, due nel set
tore sanitario, due nell’insegnamento, una neH’amministrazione, una nelTedilizia.
Molto interessante il fatto che
una coppia (tedesca) è luterana, un’altra (olandese) è riformata, in una terza (austriaca)
lui è metodista. Una va in Mozambico e quattro in Camerún. C’è anche una coppia
non più giovane (lui, medico,
63 anni, lei 62). Tra i lavori
della conferenza c’è stata anche la discussione e l’approvazione dei bilanci che prevedono per il 2002 spese per 3
milioni 270.000 euro.
I battisti italiani non sono
molto presenti nella Mbe. Poche chiese conoscono questa
organizzazione e le sue attività alle quali contribuiscono
in genere con l’offerta d’amore di fine anno, inviata al Movimento femminile. L’offerta
del 2001 ha fruttato circa 60
milioni di lire. Ad essa vanno
aggiunte le circa 30 adozioni
a distanza (Sud America) e le
20 borse di studio (Africa),
per un totale di oltre 15 milioni di lire e poco più di un milione raccolto per il progetto
«Diadema». Mentre paesi come l’Austria o il Portogallo,
dove i battisti sono meno di
noi, hanno inviato più volte
missionari, dalla nostra Unione si sono avute sinora soltanto due coppie. Angelo e
Maria Chiarelli, per poco
tempo negli Anni Sessanta e
Luigi e Rita d’Isanto, negli
Anni Ottanta. Un maggior
coinvolgimento sarebbe utile
alla Mbe, ma soprattutto alle
nostre chiese, spesso troppo
ripiegate su se stesse.
Ìl Una piccola chiesa, la «Bahnhofkirche», vi è stata aperta a Pentecoste del 2001
iBinari ecumenici nella stazione centrale di Zurigo
PAOLO TOGNINA
0 leader! MON è stato facile convin/losè.W pcere la direzione delle
ferrovie federali svizzere ad
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Meditazione biblica nella «Bahnhofkirche»
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poniamo ogni mattina una
breve meditazione e siamo a
disposizione, il collega evangelico ed io, per dei colloqui
pastorali». Il collega di Toni
Zimmermann è Roman Angst, pastore evangelico, pure
lui impegnato da un anno in
questo lavoro. «Il progetto è
finanziato per il 50% dalla
Chiesa cattolica zurighese e
dall’unione delle parrocchie
cattoliche della città di Zurigo
e per il rimanente 50% dalla
Chiesa riformata cantonale e
dall’unione delle comunità
riformate della città - dice
Angst -. Il progetto Bahiihofidrche è un esperimento limitato nel tempo, il cui finanziamento è garantito fino alla
fine del 2004. Su di esso veglia
una commissione in cui siedono rappresentanti delle
due chiese cantonali, delle
unioni delle parrocchie della
città, della polizia cantonale,
delle ferrovie federali e dell’ufficio di pronto intervento
della stazione centrale».
Oggi la Bahnhofkirche è
frequentata da persone di
ogni provenienza e di tutte le
religioni, vi entrano ed esco
no persone di ogni strato sociale: alcuni sostano pochi
istanti, altri cercano un colloquio. «Le persone che vengono da noi cercano innanzitutto uri cappellano: non il
cappellano evangelico o
quello cattolico, ma più semplicemente qualcuno che li
ascolti - dice Toni Zimmermann, che in precedenza è
stato, per diciassette anni,
cappellano nelle carceri -.
Per queste persone è importante sapere che agiamo su
basi cristiane, e questo vale
per i colloqui come anche
per l’offerta del luogo di raccoglimento nella cappella». E
conclude: «Il fatto che la
Bahnhofkirche sia sostenuta
dalle due chiese cantonali e
dalle unioni delle parrocchie
è molto apprezzato».
1 due cappellani sono affiancati nel loro lavoro da oltre venti volontari che si oc-cupano delTaccoglienza e di
una parte del lavoro di segreteria. Ogni volontario dedica
ogni settimana tre ore e mezzo al servigio della Bahnhofkirche. «Una volta è stato qui
un musulmano americano
che ci ha chiesto di poter pregare nella cappella - racconta
Roman Angst -. Per caso, in
quel momento nella cappella
c’erano un ortodosso che stava pregando e tre signore. Io
stavo nel mio ufficio. Più tardi l’ortodosso è venuto a ringraziarmi dicendomi che per
la prima volta in vita sua aveva pregato nello stesso locale
con un musulmano e che ciò
gli era sembrato un segno
molto importante.
Poco dopo è arrivato il musulmano americano, il quale
mi ha ringraziato per aver
potuto pregare e si è detto
contento di avere pregato
nello stesso luogo dove pregava anche un ortodosso.
Dopo qualche tempo è arrivata nel mio ufficio una delle
tre signore che ha cominciato a lamentarsi per aver dovuto sedere nella cappella
accanto a due individui appartenenti a un’altra religione. Non ho potuto fare altro
che spiegarle che la Bahnhofkirche è appunto il luogo
dove tutti noi dobbiamo imparare che religioni e culture
diverse stanno tutto il tempo
vicine le une alle altre».
Roman Angst
DAL MONDO CRISTIANO
Ultima circolare della Mesa Vaidense
Preoccupazione per la situazione
economica in Argentina e in Uruguay
BUENOS AIRES — Preoccupazione per la situazione economica in Argentina e in Uruguay anche nell’ultima circolare della Mesa Vaidense, l’organo esecutivo del Sinodo della
Chiesa valdese del Rio de la Piata, ramo sudamericano della
Chiesa valdese. Il bollettino rileva un numero crescente di
famiglie che stanno considerando l’ipotesi di un’emigrazione di ritorno, sperando di trovare in Italia condizioni migliori di sopravvivenza. Ma la vera speranza, dice la circolare, è
che «non si costruiranno più case perché un altro vi abiti,
non si pianteranno più vigne perché un altro ne mangi
l’uva» (Isaia 65, Un nuovo cielo, una nuova terra). (nev)
• 30.000 morti e 6.000 desaparecidos in 20 anni
Perù: inchiesta della «Commissione
per la verità e la riconciliazione»
LIMA — 30.000 morti e 6.000 «desaparecidos» negli ultimi 20 anni: anche il Perù è alle prese con gli aspetti più violenti e oscuri della sua storia. Creata nel 2001, la «Commissione per la verità e la riconciliazione» si è posta come limite il luglio del 2003 per completare una capillare inchiesta
(saranno sentiti oltre 12.000 testimoni) per portare alla luce
mandanti ed esecutori di quella che è stata una vera e propria guerra civile sotterranea in uni paese che, nonostante
tutto, poteva contare in quel periodo su governi eletti democraticamente. Della Commissione fanno parte due sacerdoti cattolici e un pastore evangelico. (nev/rec)
> La visita dell'ex presidente Usa a Cuba
Jimmy Carter ha incontrato numerosi
esponenti delle chiese evangeliche
L’AVANA — Nonostante sia stata praticamente ignorata
dal governo degli Stati Uniti, la visita a Cuba dell’ex presidente James Carter ha comunque avuto buoni risultati nel
campo dei rapporti ecumenici. Carter ha incontrato «senza
alcuna restrizione» numerosi esponenti delle chiese evangeliche cubane e del Consiglio delle chiese di Cuba (Cic)
che gli hanno fornito informazioni sulla situazione della libertà di culto nell’isola. Carter, battista praticante, ha anche partecipato a un culto ecumenico nella chiesa battista
Ebenezer a L’Avana nei corso del quale ha sottolineato
l’importanza di mantenere i rapporti di profonda amicizia
tra i credenti cubani e nordamericani. (nev/pe)
Vr Chiesa awentista del 7° giorno
Un gruppo di pastori elabora un
«codice etico» per l'evangelizzazione
COLLONGES-SOUS-SALEVE — Un «codice etico» per
l’evangelizzazione è stato elaborato da un gruppo di pastori
e teologi avventisti riuniti dall’Università awentista di Collonges-sous-Salève, in Francia. Il «codice» sottolinea la necessità di rispettare la cultura e la religione degli altri «perché in caso contrario l’evangelizzazione diventa piuttosto
un’aggressione e attaccare gli altri è il modo sbagliato di
presentare il Vangelo e il cristianesimo». (nev/adn)
Consiglio ecumenico delle chiese
175 anni della Commissione
«Fede e Costituzione»
Il primo incontro della
Commissione «Fede e Costituzione» del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), a
Losanna il 3 agosto del 1927,
esprimeva grandi aspettative
e speranze. I partecipanti ritenevano prioritario l’obiettivo dell’unità visibile delle
chiese. «La celebrazione del
75° anniversario di quel primo incontro, che si terrà a
Losanna il 25 agosto di quest’anno, offre l’opportunità di
richiamare le chiese ancora
una volta all’obiettivo dell’unità visibile», afferma il direttore della Commissione «Fede e Costituzione», il pastore
Alan Falconer. L’incontro del
1927 si svolgeva in un periodo
storico in cui ancora fresche
erano le ferite della prima
guerra mondiale. «Nel 2002,
in un mondo ancora profondamente diviso - afferma ancora Falconer -, l’appello
all’unità assume un’urgenza
perfino maggiore, se la chiesa
saprà farsi promotrice di
un’alternativa di riconciliazione fra i popoli e con Dio».
Nei suoi 75 anni di vita «Fede e Costituzione» ha incoraggiato e promosso la ricerca dell’unità a’svariati livelli.
Per le chiese locali, la Com
missione produce materiali
per il culto e le celebrazioni
ecumeniche; produce inoltre
il materiale per la Settimana
di preghiera per l’unità dei
cristiani, che si svolge ogni
anno a gennaio. «Fede e Costituzione» ha poi il compito
di facilitare lo scambio di informazioni e materiale fra
chiese che concretamente
sono sulla strada per l’unità.
Le celebrazioni per il 75°
anniversario si terranno a Losanna il Z5 agosto prossimo;
fra i numerosi partecipanti,
anche una significativa delegazione della Chiesa cattolica; «Fin dal 1968 - spiega Falconer - la Chiesa cattolica è
membro a pieno titolo della
Commissione “Fede e Costituzione". Ma rappresentanti
cattolici avevano già partecipato a due precedenti conferenze mondiali della Commissione dei Cec (nel 1952 e
nel 1963). La partecipazione
cattolica è stata fin da allora
intensa e ricca di importanti
contributi». La celebrazione
dell’anniversario si concluderà presso la cattedrale di
Losanna, con una predicazione dell(arcivescovo Anastasio di Tirana, Durazzo e
tutta l’Albania. (nev)
4
PAG. 4 RIFORMA
A
VENERDÌ 31 MAG^^
L'influenza religiosa dei registi Ozu, Bresson e Dreyer nell'analisi di Paul Schrader
Il trascendente nel cinema
Il giapponese di cultura Zen e i due europei, uno di cultura cattolica e l'altro luterana, nella
rappresentazione della «quotidianità» dei protagonisti dei film e del loro ambiente che muta
ALBERTO CORSAMI
IN un’epoca che vede aumentare l’interesse, anche
al cinema, per la materia religiosa, spesso confusa con la
mistica o con il fascino dell’esotico, la pubblicazione
del libro di Paul Schrader* è
quanto mai utile per fissare
dei limiti alla rappresentazione dell’elemento trascendente sullo schermo. Frutto degli
studi universitari il testo (il
cui titolo originale, molto più
appropriato al contenuto, sarebbe «lo stile trascendentale
nel cinema») risale al 1972 e si
struttura intorno all’analisi
delle opere di tre registi, assai
diversi fra loro, che hanno in
comune una formazione in
qualche modo debitrice di
cultura religiosa. L’autore, di
famiglia calvinista (di un calvinismo piuttosto rigido, a
leggere le sue interviste), riunisce il cattolico «giansenista» Bresson, il giapponese
Ozu, legato alla cultura Zen, e
il danese Cari Theodor Dreyer, di origine luterana, origine peraltro vissuta in maniera
conflittuale.
Affrontando una materia
problematica, legata alla difficoltà per il cinema di «mostrare l’invisibile attraverso le
variazioni del visibile» (secondo la bella definizione del
teologo riformato André Dumas), Schrader si risolve a fare del trascendente soprattutto una questione di metodo, più che di contenuto. Un
tale approccio gli consente di
accostare autori di tradizioni
tanto diverse, nel segno di
una scansione dei film secondo tre momenti privilegiati: la rappresentazione
della «quotidianità» dei protagonisti e del loro ambiente,
messa in crisi da una «scissione» che provoca lo stravolgimento dei loro rapporti; il
precipitare degli eventi; il ritorno a una situazione in cui
gli elementi sono all’apparenza immutati rispetto
all’origine, ma nascondono
sotto sotto l’evoluzione del
prattutto nei film di Ozu; i
paesaggi urbani del Giappone Anni 50 sono gli stessi
all’inizio e alla fine; stesse
fabbriche, stessi uffici, stesse
ciminiere, formicai umani,
ferrovie e metropolitane; ma
quanto sono cambiate le relazioni tra le persone, dopo che
è trascorsa la burrasca di una
crisi coniugale piuttosto che
l’incontro tra i nonni e i nipotini. Vicende banali, quotidiane, passate al setaccio di un
realismo quasi disarmante.
Altrettanto disarmante è, in
Bresson, la negazione della
drammaticità, anzi la ricerca
di un sottotono; per il regista
francese la drammatizzazione sarebbe stata fuorviante
rispetto all’essenza vera della
materia, e il coinvolgimento
emotivo avrebbe precluso la
comprensione analitica delle
situazioni.
Tuttalpiù, discerne Schrader, la costruzione dei suoi
film prevede che l’evento
narrato sia quasi «raddoppiato»; raccontato con la lettura
di una pagina scritta (il Diario di un curato di campagna,
ma anche gli atti e i verbali
originali del Processo di Giovanna d’Arco) e allo stesso
tempo riprodotto in immagini sullo schermo. Questo effetto di raddoppio, a suo modo straniante, contribuisce a
rendere eterea la materia, a
condurre lo spettatore sulla
soglia di una realtà che non è
la banale «copia dal vero» che
la macchina da presa imprime sulla pellicola.
L’analisi dei film di Dreyer,
per conto suo affascinante,
esce in una certa misura dalla
impostazione del libro, e attiene maggiormente ai contenuti. Nel mettere a confronto
il regista danese e Bresson,
Schrader ricorre anche alla
citazione del teologo Paul
Tillich, che definiva protestante quell’artista che, «ossessionato dal “simbolo della
Croce’’», «non può trovare
nessuna simbologia adeguata
per rappresentare la Resurrezione» (infatti in Ordet è la
bambina a indicarci, con il ritorno del suo sorriso, che la
madre defunta sta riprendendo a vivere). Bresson, al contrario, sarebbe proprio artista
della nuova vita dopo la mor
te (ma si potrebbe ricordare
che la sofferenza non porta,
nei suoi film, un valore salvifico, se non spirituale).
Il testo lascia anche delle
questioni aperte, che sarebbe
bello discutere proprio per il
lasso di tempo intercorso da
quando usci nell’edizione originale: la più importante potrebbe riguardare la «nuova
visualità» che, soprattutto a
partire dagli Anni 80, ha pervaso i cinema e il mondo audiovisivo, incrementandosi
ancor più con l’utilizzo
dell’elettronica: se gli autori
presi in esame da Schrader
hanno tutti cercato nello stile
contenuto e nella scarsa spettacolarità un senso nascosto
dell’esistenza, un «totalmente
Altro» rispetto al mondo visibile, è possibile che altri, al
contrario, abbiano utilizzato
proprio il profluvio di suggestioni visive (e sonore) per
raggiungere uno scopo analogo? E con quali esiti?
(•) Paul Schrader; Il trascendente nel cinema. Ozu, Bresson,
Dreyer. A c. di Gabriele Pedullà.
Roma, Donzelli, 2002, pp. XXXIl144, euro 17,56.
personaggio.
Di questa procedura è emblematica la resa visiva, so
La famiglia al centro del cinema di Ozu: «La fine dell’estate» (1961)
Yasujiro Ozu, la forza
della quotidianità
Yasujiro Ozu (1903-1963) è
uno dei padri fondatori del
cinema giapponese, insieme
a Kenji Mizoguchi. Da sempre interessato a cogliere l'intimità dei propri personaggi,
ritrae nelle sue pellicole il
fluire della vita tra antico e
moderno, città tentacolare e
periferia, con lunghi dialoghi
a volte quasi rituali alternati a
fugaci ed elegiache immagini
di paesaggio urbano: stabilimenti, ciminiere, soprattutto
treni metropolitani che si incrociano in continuazione. 11
tema della famiglia è comunque centrale in quasi tutte le
sue opere, con particolare riferimento al confronto tra le
generazioni, tema che si farà
drammatico negli Anni 50,
quando il Giappone più di altre nazioni scontò la cesura
assoluta rappresentata dalla
guerra mondiale.
Fedele alla scelta di collocare sempre la macchina da
presa all’altezza della postura seduta sul pavimento che
tengono i personaggi nel corso delle varie sequenze, Ozu
potrebbe essere ricordato
anche solo per i due capolavori Viaggio a Tokyo (1953) e
Autunno precoce (1961): si
parla delle persone più an
Yasujiro Ozu
ziane e prossime alla morte,
portate a fare un bilancio
della propria esistenza; si riflette sul senso della vita, ma
in virtù dei gesti quotidiani,
senza filosofeggiare; badando piuttosto alla relazione
umana tra le persone. Altri
film, come Inizio di primavera, pongono al centro della
loro riflessione i rapporti interpersonali, le relazioni uomo-donna, i piccoli tradimenti, il senso del tempo che
passa e la paura di invecchiare, sempre con grande delicatezza e poesia.
Robert Bresson
giansenista del cinema
Nato nel 1907 e scomparso
nel 1999 Robert Bresson, definito «il giansenista del cinema», dapprima pittore, si afferma con il Diario di un curato di campagna (1950) dal
romanzo omonimo di Georges Bernanos. Seguiranno i
film dedicati al tema della prigione: Un condannato a morte è fuggito (1956), Pickpocket
(1959) e II processo di Giovanna d’Arco (1963): la prigionia
di un soldato francese catturato dai tedeschi, l’evoluzione
interiore di un borsaiolo dopo
che viene incarcerato, e il travaglio processuale della «pulzella d’Orléans» si traducono
nello stile rarefatto e denso di
spiritualità che sarà tipico di
tutti i film successivi.
Fanno spicco, quasi a cerniera di una carriera lunga e
marginale, Au hasard Balthazar (1966), storia di un asino
che passa di padrone in padrone, sottoposte a sfruttamento, angherie e violenza,
nel quale si scopre la vocazione ai servizio silenzioso degli
altri; e Mouchette (1967), ancora da Bernanos, in cui la disperazione di una ragazza
precocemente orfana, che deve anche badare a una sorellina di pochi mesi suona come
«Pickpocket» di Robert Bresson
Paul Schrader
Paul Schrader (Michigan,
1946) si forma innanzitutto
come critico cinematografico
e poi come sceneggiatore. I
suoi più importanti lavori nel
settore sono i dialoghi di alcuni film di Martin Scorsese:
Taxi Driver (1976), Toro scatenato (1980), L’ultima tentazione di Gristo (1988), Al di là
della vita (1999). Il sodalizio
artistico con Scorsese, italoamericano di origine cattolica,
illustra in ognuno dei film la
vocazione di un personaggio
solo, singolo contro un’intera
società che lo respinge.
In proprio, Schrader hai
retto diversi film di succi
a cominciare daAmerieai
Gigolò (1980) per prosej^
con II bacio della panttt
(1982), Mishima sulloscrittf
re suicida giapponese (1
e soprattutto il recente 4
tion, dall’omonimo roffli
di Russel Banks (1997),
lente vicenda di un
del suo rapporto con labi
bina (che vive con l’ex#
glie), e soprattutto con
dre (Oscar come attoreii
protagonista a un vecci
splendido James Cobum),
Altre letture
- A. Cappabianca, Il cinema e il
sacro. Recco, Le Mani, 1998.
- H. Agel-A. Ayfre, Le cinéma et
le sacré. Paris, ed. du Cerf, 1961.
A. Dumas, «Culture-cinéma», in
Encyclopédie du protestantisme.
Paris-Genève, Labor et Fides, '95.
A. Dumas, L'amour et la mort au
cinéma. Paris-Genève, 1983.
J. F. Zorn, «La question religieuse
dans le cinéma-grand public». In
Foi et Vie n. 1/1999.
A. Corsani, «Cinema: non icona,
ma allusione all'incontro con Cristo», in Gesù, il liberatore. FcelUlcca, 2000.
AaVv, Il cinema e la Bibbia atti
del convegno di BIblia (Genova,
'99). Brescia, Morcelliana, 2001.
tamoi
lerà
ilian
sec
ebl
jorre
co
lizii
ìolte i
jinosi
Irodot
lei qu
jgflz;
(porte
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^ue
ci ripo
di qui
grandi
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il cate
guerci
aU’età
menti
all’esp
co, all
concre
metafi
Slatapi
James Coburn in «Afflictioi''
J
una condanna per una società gretta e insensibile. 1
quattro film conclusivi della
sua opera vanno dall’eredità
di Dostoevskij (Quattro notti
di un sognatore, 1971, da Le
notti bianche) alla tradizione
popolare e medievale di Lancillotto e Ginevra (1974),
dall’attualità dei giovani disperati in una società egoista
(Il diavolo probabilmente,
1978) a un ultimo ascendente
letterario, Tolstoj, con L’argent (1983): storia, ancora
una volta, del destino di un
giovane portato sulla via del
male da un inconsapevole
traffico di denaro falso.
Diario d’un curato di campagna
Cari Theodor Dreyer
regista del miracolo
Secondo Maurice Drouzy,
lo studioso cattolico più accreditato in materia [Cari Th.
Dreyer nato Nilsson, Milano,
Ubulibri, 1990) Cari Theodor
Dreyer (1989-1968) è regista
addirittura «antireligioso, a
tratti fino all'aggressività»;
nella sua biografia si troverebbero le motivazioni: nato
in ambiente luterano, il padre mai conosciuto, l’abbandono da parte della madre.
Tutto ciò sarebbe all'origine
di una poetica che privilegia
lo sguardo di «eroine» sconfitte e ribelli (pensiamo a Dies
Irae, alla Passione di Giovanna d’Arco-, pensiamo che il
protagonista di Ordet è un
marginale, un ex studente di
teologia considerato folle,
che si permette di resuscitare
una defunta).
C’è ovviamente in Giovanna d’Arco la condanna di un
sistema di potere e del tribunale ecclesiastico, ma le critiche che Dies /raéporta alla rispettabilità della società luterana non sono meno vigorose, anche se non coincidono
con l’intera poetica del film.
Da lì l’autore muove per raccontare la solitudine dei suoi
la «svolta» nell’azione,laP
sia di individui che sem™ ,
trovare fuori dalla soci
(nella natura per eseinP
neH’interioritàibig
Ordet, ......
Irae) il senso della j
ta. L’ambiente religioso“**
lora uno «sfondo» che
■ ndivi®
mina molto degli in
che ne influenza i
tainenti sociali, ma
coffip®
ne esaurisce la
Dreyer pone non unto P
blema di che cosa sia
di dove cercare Dio, m ,
si manifesti il trasceni
ma di come l’uome
za e carne, risponda
queste sollecitazioni.
cosd^. I
«a di
te, ser
che il
debbi
pensa
cioè 1
scien:
scienz
''agaz:
presse
stero I
siano:
Ilp(
treitze
eeroi
«nied
quasi
Sita p,
datod
ijialp
l’ipote
didati
beatif
"leitze
'ed’u
personaggi, il carattere atipico di coloro che determinano
La passione
5
rfNERPlSI maggio2002
Cultura
PAG. 5 RIFORMA
I - Senza questa voce protestante la letteratura italiana sarebbe stata meno europea
Piero Jahier nella letteratura del '900
I '
Ijj Lo dimostra la nuova edizione Claudiana di «Ragazzo» e «Il paese morale», con i due
II importanti saggi di accompagnamento di Antonio Di Grado e di Giorgio Bouchard
der hai
success
Imericil
)rosegti|
I paniti
Ilo scritti
ese (IM
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I romaiB
.9971,(1).
n fai
in labi
1 l’ex»
con il p.
.ttoremi
1 vecci'
ibum),
pavide PALMAS__________
Nel clima di grandi speranze, di volontà e desiati di trasformazione che segnila fine della seconda guermondiale, quello che si riffilerà il più influente critico
iliano della seconda metà
1 secolo, Gianfranco Contii ebbe l’occasione di prone al pubblico francese
a collana di autori italiani,
jziativa fallì presto, come
tolte altre di quegli anni turbinosi, ma non senza aver
•edotto tre titoli, il secondo
ji quali fu la traduzione di
(agazzo di Piero Jahier, che
[portava immediatamente a
tm altro, precedente, dopoguerra. L’edizione che ci offre
ora la Claudiana, grazie al lavoro di Antonio Di Grado,
giustamente riporta questo
testo ancora più indietro, agli
anni intorno al 1910, quando
comparirono sulla rivista La
Voce sia i primi capitoli del libro sia gli articoli di argomento protestante che sono qui
raccolti sotto il bel titolo II
paese morale. Tanti elementi
di queste pagine, d’altronde,
ci riportano proprio al clima
di quegli anni difficili, di
grandi cambiamenti ristretti
in un decennio, prima e dopo
il cataclisma della grande
guerra. Ci riportano cioè
all’età delle riviste, al «frammentismo» autobiografico,
all’espressionismo linguistico, alla ricerca di geografie
concrete, personali e insieme
metafisiche, come il Carso di
Slataper, la Liguria di Boine, e
appunto le Valli di Jahier, al
ricordo e alla riflessione sulla
guerra {Ragazzo compare in
volume nello stesso anno di
Con me e con gli alpini).
Detto questo. Ragazzo bisogna semplicemente leggerlo. Con le sue frasi secche,
soprattutto nei primi capitoli,
che sanno di biblico più ancora delle stesse citazioni dirette, con la sua struttura di
romanzo di formazione nonostante tutto, con la continua ricerca della parola più
espressiva, che fa ricorso tanto al toscanismo coloristico
quanto al patuà o alla botanica di San Germano Chisone,
col suo incrocio di prosa e
poesia (sono gli anni dei Manifesti di Marinetti, degli «incendi» di Palazzeschi), con lo
scavo interiore alternato a
episodi ironici, con i suoi ritratti essenziali di persone e
di luoghi. E anche gli articoli
«protestanti», pieni di incomprensione e amore, di deside
rio di grandezza inappagato.
Questa edizione della Claudiana offre in primo luogo
l’occasione di una lettura di
testi spesso più citati che visti
direttamente, spesso ridotti a
frammenti per fretta e incuria, non certo per le esigenze
estetiche e morali che spingevano a una scrittura di
questo tipo. Ma vorrei portare l’attenzione soprattutto su
quello che è a mio avviso il
pregio maggiore della pubblicazione, ossia sui due saggi nuovi, che aprono e chiudono il volume. L’introduzione di Di Grado, a sua volta
tutta da leggere anche soltanto per la sapienza di scrittura,
riconosce una degna posizione all’unico protestante di rilievo nella letteratura italiana
moderna, ruolo che non è tenuto né dalle strutture ecclesiastiche con i loro interessi
istituzionali, né dagli autori
stessi con le loro contraddizioni, quanto dai lettori che
sanno aprire le pagine con
attenzione. Ricorrono qui
grandi nomi, da Hawthorne
al Gauguin della copertina,
ma soprattutto quello di un
altro «apostata» come André
Gide, inserito da Di Grado tra
le ascendenze e le assonanze
francesi di Jahier, che finalmente iniziano ad andare oltre il solito Paul Claudel. E si
intravede nella, pur modesta,
Calvino-Renaissance dei primi decenni del Novecento
italiano, oltre alla più vulgata
linea liberale, che via Weber
punta soprattutto alla mancata Riforma e quindi ai temi
socio-economici (da Missiroli a Gobetti), una tendenza
meno lineare, che nel riformatore legge la propria nostalgia di integrità, di grandezza, di certezza (da Boine e
Jahier, fino a Gangale).
La postfazione di Giorgio
Bouchard, poi, richiamando
altri nomi e altri percorsi, osa
affrontare direttamente quelli
che sono i più intricati problemi critici che l’opera di
Jahier offre, sui quali gli interpreti sono stati troppo spesso
frettolosi: la maschera del
valdese e il lungo silenzio
dell’antifascista. Bouchard ci
porta fuori dalle ripetizioni
schematiche e apre la via a
una comprensione finalmente più persuasiva. È da queste
pagine che bisognerà partire
per capire la continua assunzione da parte di Jahier, pur
con tutti i contrasti del caso,
dell’identità valdese, nella
completa negazione dell’eredità risvegliata, dei Fratelli o
dei battisti, che pure ricevette
da entrambi i genitori, come
per dare una risposta alla presa di distanza quasi completa
dal mondo letterario a partire
daO’awento del fascismo.
I due accompagnatori del
testo, dunque, hanno compiuto intero il loro compito:
ci hanno mostrato che per
capire i dilemmi del protestantesimo italiano nel Novecento, queste pagine bisogna
pur leggerle, e comprenderle;
ma anche che la letteratura
italiana del secolo, senza
questa voce, sarebbe più povera e meno europea.
Un'interpretazione eccessiva per gli scritti del teologo-medico e musicista
Ma Albert Schweitzer non ricercò la santità
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FRANCO CAMPANELLI
ON mi pare un capolavoro di obiettività l’in[oduzione di Franco Cardini
opera giovanile di Albert
hweitzer La vita di Gesù. Il
eto della messianità e deipassione'. Pur se imprezioiita di spunti e citazioni dotsembra dare per scontato
cbe i lettori ai quali si rivolge
debbano necessariamente
pensarla come lui. Traspare
cioè la convinzione che la
scienza teologica sia una
scienza esatta e le poche «divagazioni», in un consenso
pressoché generale al magistero ecclesiastico cattolico,
sieno senz’altro trascurabili,
d pensiero di Albert Sch'vciteer, al di là dell’ immagieroinantica di musicista e
‘ffleiJico della giungla», è
dnasi sconosciuto nella note penisola, e forse questo
aro di fatto rassicura Cardifin ùa fargli avanzare
Potesi di una schietta canile cl®' medesimo alla
atificazione: «Albert SchV con le sue prospettici una soluzione eroica del
cristianesimo, appare quasi
proiettato in una dimensione,
lui luterano, obiettivamente
cattolica, quella della ricerca
della santità...» (pag. 9); per
poi, immancabilmente, sbandierare l’influenza del poverello di Assisi sul pensiero del
teologo alsaziano: «Quasi esattamente sette secoli prima,
tra Assisi e Foligno, il giovane
Francesco che aveva sognato
di diventare cavaliere al seguito di un qualche principe,
comprendeva che davvero
non c’è servo più grande del
padrone e si arruolava felice
nell’esercito del Grande Re.
Albert Schweitzer, questo cercatore di una vita eroica, ne
avrebbe seguito l’esempio»
(pag. 10). Non conti, dunque,
la distanza spazio-temporale
tra i due, non si faccia caso
all’incidente storico della
Riforma protestante: era infatti prestabilito che la formazione del dottor Schweitzer si
conducesse alla scuola del
santo Francesco; i lettori sono
rassicurati, fugato è il pericolo
di qualsiasi contaminazione.
Tutto ha da conformarsi, si
capisce, alla cultura e ai valo
ri tradizionali dell’italianità, e
misurarsi con il metro delle
nostrane categorie di santificazione. Altro inamovibile
convincimento dello studioso sta nell’accentuazione
dell’aspetto eroico del Gesù
raccontato da Schweitzer:
«...il précoce filosofo e teologo alsaziano pensava soprattutto, come egli stesso proclamava concludendo le sue
dense pagine, alla “sovrana
eroica grandezza” di Gesù e
alla necessità di una nuova
sequela Christi fondata sul
“sentire ancora in noi ciò che
vi è di eroico in Gesù", in una
prospettiva sostanziata dalla
necessità, per il cristianesimo
moderno e la sua concezione
del mondo, di ritrovare la dimensione eroica» (pag. 9).
Questa visione di Gesù, in
guisa di un condottiero alla
testa delle sue legioni, mi pare più rispondente all’idea
nietzschiana delToltreuomo
(Übermensch), chiamato a
esprimere pienamente la sua
volontà di essere e di potere,
tutto proteso a una inestinguibile affermazione di sé.
«Ma l’Incarnazione - ribadisce ancora Cardini - il DioUomo generato e non creato,
è la vera e autentica rivoluzione cristiana che fa di Gesù
l’Asse della Storia, attorno al
quale danzano i secoli» (pag.
8). Pur se ammantata delle
più oneste intenzioni apologetiche, ligia ai rigorosi dettami del controriformista
Concilio tridentino, la rappresentazione di Gesù come
«Asse della Storia» non è
punto conforme alla visione
del teologo tedesco, che proprio della storia aveva decretato l’inesorabile quanto
inarrestabile procedere, e di
cui il maestro aveva inutilmente tentato di fermarne
l’avanzata, nonostante il su
Pìero Jahier
premo suo sacrificio (emblematiche, a tal proposito, le
pagine iniziali della sua opera più riotaJL
Occorre però dire, onde
evitare fraintendimenti, che
la formazione intellettuale
del giovane Schweitzer si è
data nella temperie culturale
della seconda metà dell’Ottocento, così che la peculiare
«comprensione» delle origini
del cristianesimo e della vita
del suo fondatore, veniva interpretata alla luce del positivismo scientista, con la sua
fede assoluta nelle possibilità
della Ragione e negli indiscutibili nessi di causalità che
governano la natura e la storia. Era anche il periodo della
riscoperta della filosofia di
Immanuel Kant e, con essa, la
rivalutazione dei recisi enunciati morali e della loro diretta esperienza nel quotidiano.
Schweitzer ne era rimasto
profondamente influenzato.
Ma bastava forse la sola risposta etica? Certamente non
bastava, perché la chiamata
di Gesù richiedeva un’adesione totale, un coinvolgimento esistenziale. Come le
prime generazioni cristiane
compresero la sequela di Gesù quale attuazione della divina sua volontà d’amore, così Schweitzer, di fronte all’appello «Tu vieni e seguimi!»,
senza indugio, decideva di
seguire il Maestro tra i derelitti dell’Africa equatoriale,
traducendo il suo comandamento in una prolungata dedizione al prossimo e nel rispetto incondizionato per
tutte le opere della creazione.
(1) A. ScHWHiTZKiì: La Vita di
Gesù. Il segreto della messianità
e della passione. C. Marinetti
Editore, Milano, 2000).
(2) A. Schwhitzkr: Storia delle
ricerche suila vita di Gesù. Paideia, Brescia.
RADIO
Culto radio
Ogni domenica mattina alle 7,30 sul primo canale
radio Rai, predicazione e notizie dal mondo evangelico italiano e estero, appuntamenti e commenti di attualità.
TELEVISIONE
Protestantesimo
Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federazione delle chiese evangeliche, trasmessa a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle ore 24 circa e
alle ore 10 del lunedì successivo. Domenica 9 giugno, ore 24
circa, andrà in onda: «L’Europa e le religioni», intervista a Romano Prodi; «Uruguay; un progetto 8%o delle chiese valdese e
metodista»; «Il Paradiso degli altri». La replica sarà trasmessa
lunedì 10 giugno alle ore 24 e lunedì 17 giugno alle 10 circa.
PROTESTANTESIMO IN TV OHM
Puritanesimo e democrazia
DAVIDE ROSSO
Qual è stata l’influenza
del puritanesimo sulla
formazione della cultura degli Stati Uniti d’America?
Quale influenza hanno ancora oggi le idee puritane sulla
società e sulla politica americana? Parte da queste apparentemente semplici domande l’ultima puntata di Protestantesimo dal titolo «Il puritanesimo americano: le radici della democrazia in Usa»,
andata in onda domenica 26
maggio su Raidue (replica lunedì 3 giugno alle 10 circa).
La puntata ripercorre nell’arco del suo sviluppo le
tappe di costruzione e di
crescita delle idee americane di democrazia, di convivenza civile, ma anche di
rapporto chiese-stato e di libertà, attraverso un continuo avanti e indietro tra il
’600, periodo di insediamento dei coloni inglesi puritani,
e l’oggi fatto di contraddizioni e di simboli che rimandano a quel tempo passato.
È un viaggio nella costruzione delle idee americane di
democrazia e di libertà che
ha per punto fermo il concetto puritano che le relazioni fra persone si basano sulla
Bibbia e sull’idea di costruzione di una nuova città basata sull’amore che è visibile a tutti e proprio per questo ha dei doveri morali an
che nei confronti degli altri.
Questi sono i concetti che
stanno alla base degli albori
dell’ideologia e della democrazia americana ma questi
sono anche le basi per l’attività intellettuale e politica
degli Anni 60 del nostro secolo. I concetti puritani poi
stanno probabilmente anche
alle fondamenta di quella
sorta di religione civile che
sembra essersi rafforzata dopo l’il settembre 2001 con il
tema ricorrente del «Dio ha
scelto gli Usa» a fare da leit
motiv nei discorsi presidenziali e i «riti» collettivi civili
che spesso culminano con il
«God bless America». Fra
tutte queste riflessioni il servizio presenta molte interviste, immagini simboliche e
di luoghi simbolo americani
di oggi e di ieri.
È stato un viaggio una volta tanto non nell’America
del consumismo ma nei valori americani visti attraverso la lente e la strada indicatagli dai puritani del ’600,
anch’essi forse poco conosciuti e fatti rientrare troppo
spesso nello stereotipo sterile di chi legge la Bibbia letteralmente ed è contrarlo a
ogni piacere. Un aprire lo
sguardo Insomma verso una
realtà che vediamo come vicina, e sempre più spesso
come modello su cui uniformarci, ma di cui conosciamo forse troppo poco.
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6
PAG. 6 RIFORMA
Bili
Un tempo si temeva la morte improvvisa, oggi la si desidera
Come si muore oggi?
Lo medicina combatte la morte con ogni mezzo, però così prolungo
non solo la vita ma anche il morire rendendolo guasi innaturale
Dedichiamo questa pagina ad un tema ancora difficile da
trattare: «Come sarà lasciare la vita?», se è vero che la morte è
l’ultimo tabù della nostra epoca. Abbiamo preso spunto e contenuti da un convegno tenutosi a Napoli il 9 maggio scorso nella chiesa battista di via Porla a cui hanno partecipato Sergio
Manna, cappellano dell'Ospedale evangelico «Villa Betania» di
Napoli e Raffaele Prodomo, docente di bioetica alla Facoltà di
giurisprudenza della II Università di Napoli. L’incontro ha anche segnato l’inizio del lavoro della Commissione sulla bioetica
delle chiese battiste. (a.m.)
SERGIO MANNA
COME si muore og^i? Male. Molto male. Può capitare oggi di morire in un’istituzione anonima, impersonale, quella stessa che riesce
magari a prolungare la vita
del malato di qualche settimana o anche qualche mese,
ma gli preclude di fare della
sua morte un evento importante e gestito. Quando si arriva in ospedale ci si deve
spogliare dei propri panni e
spesso anche della propria
identità. Sono pochi gli ospedali dove si conserva il proprio nome. Girando nei reparti ancora si sente dire:
«letto 1» o «letto 2», quando
arrivano i pasti, oppure per
parlare dei pazienti si sente
dire «il fegato della 17» o «il
cuore della 20». Si diventa
una parte del proprio corpo,
o peggio, il corpo è ridotto alla sua parte malata.
In ospedale si può morire
soli, nel cuore della notte, o
male accompagnati, fra persone che non hanno col morente nessun legame di tipo
affettivo e qualche volta fra
personale stanco che non vede l’ora di passare le incombenze del trapasso a quelli
del turno successivo.
Si muore male e anche con
molto dolore. Si parla di terapia del dolore, però si fa ancora molto poco per questo.
C’è un farmaco antidolorifico
per eccellenza che è la morfina ma è utilizzato pochissimo. Fino a poco tempo fa
l’Italia era al 101° posto per
somministrazione di morfina
a scopo terapeutico subito
preceduta daìrEritrea. Costa
molto meno dei suoi derivati
che hanno un’efficacia molto
ridotta, ma stranamente non
viene utilizzata. Forse sugli
altri prodotti pesano gli interessi della multinazionali dei
farmaci. Fino al gennaio 2001
la legislazione era estremamente proibizionista poi l’ex
ministro Veronesi ha sollevato la questione dicendo una
cosa importantissima, cioè
che come i medici devono
quotidianamente misurare la
temperatura ai pazienti, dovrebbero anche imparare a
misurare l’intensità del dolore e agire di conseguenza.
La medicina ha fatto molti
progressi negli ultimi 50 anni
più che in millenni e si sono
sviluppate tecnologie sempre
più sofisticate che permettono di prolungare la vita le
quali però pongono anche
domande cui non dovremmo
sottrarci. La prima: è necessario utilizzare certe tecnologie solo perché esse esistono,
anche quando servono solo a
prolungare l’agonia?
Un esempio che mi è noto:
una donna di novant’anni,
malata di cancro in fase terminale ha una crisi respiratoria. 11 medico di turno chiama
l’anestesista e chiede di intubarla. La famiglia aveva parlato precedentemente con i
medici e aveva chiesto di non
agire in questo modo ma il
medico di turno insiste e la
donna è messa in terapia intensiva. Una cosa del genere
può voler dire il prolungamento della sopravvivenza di
una persona senza possibilità
di miglioramento anche per
settimane e mesi. Che senso
ha? Qualche volta l’agonia del
paziente è anche l’agonia dei
parenti provocata dal senso
di colpa per non aver fatto
morire il proprio caro in pace.
La medicina di un tempo
aveva pochi mezzi tecnici e
conoscitivi. Proprio per questo poteva e doveva accogliere la morte nei propri orizzonti non trascurando mai la
cura dei malati prossimi alla
fine. Oggi i medici non sono
più preparati ad accompagnare’ il paziente fino alla
morte. Quando non c’è più
nulla da fare il medico spesso
sparisce come scienziato e
sparisce a volte anche come
essere umano e di questo i
pazienti ne risentono molto.
Ancora una parola sulla
mutamento culturale rispetto
alla tematica della morte.
C’era un’antica preghiera latina che recitava: De morte
repentina libera nos. Domine.
Preservaci, Signore, dalla
morte improvvisa. Nell’antichità la morte che faceva
paura era la morte improvvisa perché alla morte ci si doveva preparare. Oggi preferiamo la morte improvvisa,
discreta, rapida, incosciente,
indolore, silenziosa, meglio
se nel sonno. È cambiato tut
to. Nell’antica ars moriendi,
prima di tutto il moribondo
veniva messo al corrente del
fatto che stava morendo, poi
faceva «il rimpianto della vita», ossia ripercorreva gli
eventi della sua vita rimpiangendo il fatto di doverla lasciare. Poi vi era la parte del
«mettere a posto i carichi
pendenti»: chiedere perdono
e ricevere il perdono, regolare le questioni di eredità, dare disposizioni anche in merito al proprio funerale. A
quel punto il prete o il pastore aveva un colloquio privato
col morente e poi il malato si
metteva in attesa della propria morte. Il morente era in
realtà protagonista della propria morte. Quanto di questo
è rimasto oggi? Poco o niente. In primo luogo il morente
non sa o non deve sapere che
sta morendo. Si nasconde la
verità al malato. Se non deve
saperlo, tutti gli altri rituali
vengono meno. Ma non è
giusto non dire la verità al
paziente. Ci sono a volte pazienti che non la vogliono sapere e questa volontà va rispettata, ma se la verità viene
richiesta va assolutamente
detta. Qualcosa di questa ars
moriendi si va riscoprendo
oggi in alcune zone dove si
organizza l’assistenza medica
a domicilio o negli ospice,
luoghi di cura dove si è creato un tipo di assistenza diversa: medica, psicologica e spirituale, e dove i parenti possono entrare a qualsiasi ora.
Dovremmo batterci per la dignità della vita, ma anche per
la dignità della morte.
Situazione di coma nel film «Parla con lei» di Pedro Almodovar
L'innaturale fine delle nostre vite
MARTA D'AURIA
,,T A medicina ha reso la
«Lii
[fine della vita un qualche cosa di innaturale. Molti
parlano di morte naturale, in
realtà oggi la cosa meno naturale di tutte è la morte».
Con questa provocazione il
professor Raffaele Prodomo
ha dato inizio al suo intervento. Negli ultimi 50 anni la
medicina, con la crescita delle competenze tecnico-scientifiche, ha compiuto passi
inimmaginabili; nel contempo si è registrata una incapacità di riformulare una idea
di progresso medico che fosse compatibile con l’idea
deU’ineliminabilità della
morte. Il prolungamento della vita, nobile aspirazione del
medico, ha portato al para
Dalla «Lettera a un ospedaliere»
Riproponiamo di seguito
ampi stralci di una lettera a
un ospedaliere, raccolta fra le
testimonianze pubblicate nel
volume edito dalle Paoline
(Milano 2001) «Sarà così lasciare la vita?» a cura di Livia
Crozzoli Aite.
Caro dottore,
questa notte il mio amico è
finalmente morto, solo come
un cane. Dico finalmente,
perché non ce la facevo più a
vederlo soffrire e guaire per il
dolore. Un dolore ingiusto,
indegno, ignobile. Insopportabile per me, figuriamoci
per lui.
È morto nel letto che gli era
stato assegnato fin dall’inizio
del suo calvario, in mezzo
agli altri degenti. Perché l’ospedale, per quelli come lui
che smentiscono la pretesa
onnipotenza della medicina,
se non riesce a mandarli a casa o in rianimazione, non ha
una stanza appartata dove
farli morire dignitosamente,
tra i propri cari. E stamattina,
quando sono arrivato, ho
scoperto che non avete nemmeno un luogo in cui tenerli
da morti. 11 suo cadavere, in
attesa del trasferimento alla
camera mortuaria, era celato
nel ripostiglio del materiale.
Il dolore e la morte, dunque
non vi appartengono?
L’altra sera, violando il ferreo patto che prescrive di non
scocciare i medici quando
non sono di turno in ospedale, ho telefonato a casa sua.
Me ne scuso, non mi sarei
mai permesso se lei avesse
mantenuto la promessa di
prescrivere analgesici efficaci
al mio amico che non meritava affatto di morire con ulteriori inutili sofferenze. Ma
nelle disposizioni per l'apparato paramedico le uniche
che contano, come tutte le
procedure che nei servizi offuscano i problemi umani e
dirottano l’attenzione, nessu
no aveva introdotto quella relativa ai mezzi per alleviare i
lancinanti dolori del mio
amico, pudico e sobrio, pur
nel dolore più atroce. Anche
un medico cosi onesto, preparato e scrupoloso come lei
si era dimenticato del trascurabile dettaglio delle sofferenze di un moribondo.
(...) Sarebbe bastato cosi
poco, grazie a un-minimo rispetto del momento del morire, per aiutarlo a spegnersi
serenamente. E invece, alla
fine, ha prevalso un meccanismo feroce nella sua disumana indifferenza, addirittura
esibita nella alte sfere. Ieri,
infatti, in tarda mattinata, mi
ero permesso di importunare
per la prima volta il primario.
Gli avevo chiesto di poter acquistare a mie spese per il reparto una confezione di quel
medicinale analgesico per il
mio amico morente, visto
che la notte precedente gli
era stata somministrata Tultima fiala e ora ricominciava a
lamentare la ripresa dei dolori. Ebbene il professore, dopo
aver contestato ai paramedici
che si sia potuta verificare
una così grave lesione della
riservatezza sulle dotazioni
dei medicinali, mi ha letteralmente dichiarato: «Noi non
usiamo morfina. Se il paziente deve soffrire, soffra purtroppo. Ma noi non diamo
certi farmaci».
Questo, oltre ad essere falso (perché il medicinale era
stato usato, altrimenti sarebbe rimasto a me del tutto
sconosciuto) è francamente
indecente. È una logica aberrante, anche nell’ambito di
una pur rigorosa deontologia
professionale. Si teme che il
morente diventi tossicodipendente? Mi perdoni, dottore, forse pesano sulle mie parole le notti passate al capezzale del mio amico e l’avvilimento di questa sua morte. A
quel camice canuto che se ne
andava altero per la corsia ripetendo quelle parole, avrei
voluto augurare di non doversi mai trovare nella situazione del mio amico. E glielo
auguro. Ma spero anche di
non dover mai capitare sotto
il suo potere, nonostante ogni
possibile garanzia di efficienza e serietà professionale, lo
chiederei soltanto di poter
morire bene: non quando voglio io, ma almeno come desidero, cioè in pace, senza
stupide sofferenze, senza diventare ostaggio delle efferate
convinzioni di certi medici.
È troppo pretendere questo? Oppure è davvero ancora
così diffusa e irresistibile una
simile concezione punitiva
della medicina? Quanto dovremo aspettare perché si
realizzi il modello, proposto
da Gadamer, dei «guaritori
feriti», cioè dei medici consapevoli della comune matrice
umana, corporea e mortale,
che li unisce ai malati e ai
morenti? Forse... finché non
ci saranno abbastanza pazienti esigenti.
Gianni Grassi
dosso di allungare la vita, in
termini di anni, spesso di pochi mesi, giorni, senza raggiungerne una migliore qualità. Certo, come ha ricordato
Prodomo, la critica a questo
tipo di medicina ha prodotto
la nascita e lo sviluppo delle
cosiddette cure palliative,
che coprono lo spazio vuoto
tra l’accanimento terapeutico e l’abbandono del morente. Ma in Italia siamo agli inizi e si spera che esse trovino
maggior spazio nell’ambito
della medicina ufficiale.
È sempre più urgente la
formulazione di una legislazione che consenta a ciascuno di avere lo spazio per
esprimere la propria idea del
morire. «Se viviamo in una
società dove c’è ampio spazio per le diverse concezioni
della vita - ha aggiunto Prodromo - non comprendo
perché non ci debba essere
un altrettanto pluralismo per
regolare le diverse concezioni
del morire, invece noto in
molti una paura e una ritrosia nei confronti di tale pluralità. La questione del morire
è centrale perché fa parte del
concetto di autonomia individuale. Espropriare l’individuo della libertà di scegliere
come morire è un modo di
impedirgli una completa
espressione della vita».
Il pluralismo è la chiave di
volta dell’acceso dibattito sulla fine della vita. Se si accetta
un pluralismo di opinioni, allora una normativa giuridica
deve necessariamente, come
si dice in gergo tecnico, essere «leggera», deve consentire
la possibilità di esprimere diverse valutazioni e diversità
di situazioni. In particolare il
professor Prodomo ha fatto
riferimento al «living will», al
testamento biologico, vigente
negli Stati Uniti da più di
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pevoli che la morte è inevita?ï teta p
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vent’anni. In Italia tale not
rhativa potrebbe essere introì
dotta in via sperimentalfi
tanto più se si considera che,
con la legge sul trapianto di;
gli organi, il nostro codici ¡¡¡‘nòte
prevede già una disposizioni ,,
anticipata sul proprio co^ti a
Certamente un limite deli
direttive anticipate è che nii
è sempre facile far coincidi
la volontà espressa in un momento di perfetta salute a
una volontà che può cambi
re nel tempo, anche all’uMmo momento della propi
vita. Ma, come già prevedoi
molte legislazioni, il testai
mento biologico può
rinnovato periodicamente:
fatto che la volontà
cambiare nel tempo-ha
commentato Prodomo - na
è un buon argomentojtr
non rispettare la coscielB
individuale che in campo eden deve essere sovrana».
Il relatore ha fatto poi riferimento al ruolo delle famiglie che spesso circondanoi
malato «di una finta compas-i
sione che si traduce in una.
bugia organizzata che alla fine espropria la persona die
fasi finali della sua vita».®
tratta di una non sempli®;
modifica di costume dainet-i
tere in atto: «Il modo mi]
per modificare questo
giamento è di essere ris
si del limine: se siamo consa^
Sconfitti
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Deipr
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k dello Í
Privato della propria morte
La testimonianza di quanto
accadde al gesuita, storico
dell'umanesimo cristiano,
François De Dainville, per un
fatale cambio di turno di medici in ospedale per un weekend, è tratta dal libro di Philippe Ariès «Storia dello morte
in Occidente», (Rizzoli 1989),
un classico .su questo tema.
Colpito di leucemia, pienamente cosciente del suo stato e vedendo avvicinarsi la
morte, con coraggio, lucidità
e calma collaborò col personale dell’ospedale dove venne ricoverato. Era stato convenuto con il professore che
10 curava, tenuto conto delle
condizioni disperate del malato, di non intraprendere
nessun trattamento pesante
per farlo sopravvivere. Durante un week-end vedendo
11 male aggravarsi, un interno
lo fece trasportare in un altro
bile, dobbiamo ' iappropri^- __.
ci in quanto cittadini della N livisi in
mensione di autonomia cMliiatiin
persiste anche quando si di’jpo. In (
venta malati. Si tratta diunt fcpo,
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sanitario, il ruolo di sostei#H«isierin]
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7
CIO 20(|Wro1 31 MAGGIO 2002
Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA
Difendere la libertà oggi: lapide del Comune di Torino sul Mastio della Cittadella
La memoria della persecuzione religiosa
f^el 1686 VI furono custoditi 200 delle migliaia di valdesi imprigionati dopo la più cruenta
radicale operazione di «pulizia» che per tre anni estinse la presenza valdese nelle Valli
mauro pons
AVELLA notte del 16 mag(IfO 1686 i 220 valdesi, tra
pastori con le loro
’Sfaiie, che giunsero da Lu^aal Mastio di Torino,
Riebbero nemmeno il tem-jjjivedere se il cielo sulle
I Co teste risplendeva di stelllefeiché il portone d’ingresV|i quello che sarebbe diate il loro inferno persosi chiuse frettolosamen(leieloro spalle. Era l’inizio
iti lungo calvario che per
'imitisi sarebbe concluso
ionia morte, per altri, pochi,
jon l'esilio. Tutto era iniziato
il Francia, quando (18 otto|jei685) Luigi XIV, il Re Sole,
Jecise di revocare l’Editto di
Nantes, il quale assicurava la
ibertà di culto agli ugonotti,
ule not obbligando questi ultimi alreintro, fesfliodal loro paese. 11 giotentala, ®e Vittorio Amedeo li, dota di Savoia, non seppe resinare alle pressioni politiche
lera che!
ant0(
' potente zio, per cui il 31
osizionffljojnaio 1686, a sua volta
0 cotpo|,j,an5 un analogo editto
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vita». Si
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:o attefrispetto^
3 consa«
inevitai
della dimia che
do si dia di
cai ,
izzattvai
la popolazione valdese delle Valli.
Ivaldesi decisero di resiste
lunmO’i learmi alla mano, per cui il
21 aprile dello stesso anno
®e armate, una dei Savoia e
l’altra francese, 10.000 uomini circa, iniziarono una manovra a tenaglia che in soli
tre giorni ebbe ragione della
debole resistenza valdese.
Sconfitti, i valdesi furono sistematìcamente massacrati:
UOO morti in pochi giorni;
¡liti 8.500 imprigionati in
condizioni disumane tra 14
fortezze e vecchi castelli del
teiritoiio piemontese. Quando, dopo lunghi mesi (circa
nove) di trattative diplomatiche intercorse tra i Savoia e
gli ambasciatori svizzeri, le
porte di queste prigioni si
apriranno, solo 2.500 valdesi
potranno prendere la strada
cheli porterà all’esilio in
svizzera e in Germania.
r-igionieri al Mastio di
Jorino, un primo gruppo fu
- e mandato in esilio
fclgennaio del 1687, mentre
'pastori e le loro famiglie fuancora trattenuti in
l'està prigione fino all’apriJdello stesso anno quando,
msi in tre gruppi, furono
"'latì in altre prigioni del reIn origine quest’ultimo
Jpo era composto da 46
pne, tra i quali 26 bam'-Alrnomento del loro
rimanevano
43: 13 di questi
™ mno ÌS77'''' ®.'43ti alla fortezza di
’ ^J'^^ccirono a soprav
liberazione;
‘'^'"iati al forte di
ij. in Savoia, e qui anliilRfi° pastori morì; alarono inviati al castelnelli ^ciche qui, tra
A' riani' naca r ® morirono la cro^ nte pastore. So
To vi& CqÌattr?’
,na ca- ¡di ai™ ® due meidSpaf- prigione,
' n via- fcn,? ^'*™rro Amedeo II
Sléc«“ 'Cc?aT^ l'alleanza con
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- J pii' di 500 perWp^PPresentanti dell
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della città,
- valdesi delle Val
Sono radunate di
fronte a un’ampia schiera di
autorità istituzionali, per ricordare e per assistere alla
inaugurazione della lapide
commemorativa, collocata
sul muro del Mastio.
Mauro Marino, presidente
del Consiglio comunale, ha
voluto sottolineare il significato simbolico di questo atto
della memoria, grazie al quale la città vuole non solo far
rivivere un passato che le appartiene ma anche rendere
conto delle diverse identità e
delle diverse storie che nel
corso del tempo hanno contribuito a definire il carattere
particolare della società torinese. Nella vicenda valdese,
segnata profondamente dalla
persecuzione e dalla lotta per
la propria libertà di fede, ha
concluso Marino, la città di
Torino eredita l’amore e la
dedizione per un principio,
quello della libertà di ogni individuo, del riconoscimento
della sua dignità come persona, del rispetto per le sue
idee, che deve aiutare a costruire l’insieme delle regole
e del patto che uniscono il
corpo sociale di questa città.
Il pastore Giuseppe Platone ha ringraziato tutti coloro
che hanno reso possibile la
posa di una lapide a memoria dei valdesi imprigionati
nel Mastio, la memoria del
loro martirio, ma allo stesso
tempo non ha perso l’occasione per ricordare che «la
strada dell’ esilio è la strada
di tanti altri esiliati nella storia; oggi ne parliamo anche
pensando alla tragedia mediorientale o al dramma di
tanti richiedenti asilo politico nel nostro paese. Non vogliamo in nessun modo porre un’enfasi retorica su questo momento, ma è importante non collocare nell’oblio
il passato praticando invece
una vera e propria riconciliazione delle memorie che ci
permetta di capire e ricordare il male di ieri per non ripeterlo. Anzi per guardare a un
futuro nuovo in cui la fede
cristiana ritorni a sgorgare
fresca dalla voce stessa del
nonviolento, del disarmato
uomo di Nazareth». «Oggi
noi valdesi, protestanti italiani - ha concluso, Platone siamo liberi di predicare e di
organizzarci, ma siamo liberi
anche perché lo diventino a
loro volta altri che oggi liberi
non sono nella loro proposta
di vita nel rispetto delle regole democratiche che ci siamo
dati. E per il quale è stato pagato un prezzo altissimo che
non vogliamo diminuire o
sminuire».
Dopo i discorsi, la folla si è
spostata ai piedi del muro del
Mastio, dove è stata scoperta
la lapide in memoria dei 220
valdesi che qui furono imprigionati. Guidati dal coro valdese di 'Torino si è cantato il
Giuro di Sibaud e, improvvisamente, a molti si sono bagnati gli occhi per la commozione, mentre altri piangevano calde lacrime, quasi di liberazione. È come se il pesante fardello di chi è stato
perseguitato si fosse alleggerito un po’: il dolore per quelle morti e quelle persecuzioni
non potrà mai essere cancellato, ma l’aver dato visibilità
a quelle morti è stato un atto
tardivo di giustizia. La giustizia e la libertà devono essere
coltivate e fare memoria di
quegli eventi che le calpestarono è un atto non solo dovuto, ma necessario per una
società che vuole immunizzarsi dai mostri delle barbarie che dormono quietamente nella nostra coscienza.
L’inaugurazione deiia iapide ai Mastio di Torino
Chiesa battista di Firenze
Dire «sì» al Signore
(foto A. Brunero)
.... J Chiesa valdese di Livorno
La musica può ravvicinare
le più diverse culture
LEONARDO CASORIO
E stata una felice intuizione quella del Consiglio
della chiesa valdese di Livorno di ospitare nei propri locali l’Istituto di cultura italotedesco (Icit): si susseguono
infatti le manifestazioni musicali che contribuiscono a
rafforzare legami di amicizia
e di conoscenza non solo fra
le culture ma soprattutto fra
uomini e donne di due paesi
europei, distanti, ma cosi vicini per quanto riguarda la
passione per la musica.
Nella tarda mattinata del
20 maggio, nella chiesa valdese, sono convenute tante
persone attirate dalla voglia
di assistere a un concerto corale e strumentale dedicato
alla pace, pubblicizzato anche dai media locali, organizzato dal Centro servizi amministrativi e dairicit con il patrocinio deH’ambasciata tedesca. I membri della comunità valdese presenti hanno
gioito nel vedere il tempio
brulicare di persone, note o
mai viste prima, che avranno
letto il versetto scritto dietro
il pulpito: «V’è un solo Dio ed
anche uh solo mediatore fra
Dio e gli uomini: Cristo Gesù
uomo» (I Timoteo 2,5).
In rappresentanza del
Provveditorato e degli insegnanti della Scuola media «G.
Sorsi», la prof. Clara Petrini
ha accennato all’importanza
di manifestazioni culturali
che vedono affiancati studenti e pubblico per dare contenuti pratici a un’impostazione teorica di attività didattiche che incideranno sul futuro dei giovani. La sorella Rosalba Cocchiara, insegnante
di pianoforte, ha poi chiarito
che la classe rnusicale orchestrale composta da circa 40
studenti fra i 12-13 anni presentava musiche di Mascagni,
i cui brani («Gavotta della
Bambola» e «Intermezzo» da
Cavalleria rusticana) ben si
adattano agli strumenti scelti,
sotto la guida dei proff. Brandi (chitarra) e Parrucci (flauto
traverso), con la direzione di
Rita Bacchelli. Al termine del
DUNIA MACHERINI BACONI
Le domeniche 5 e 19 maggio sono stati momenti di
grande gioia per tutta la comunità della Chiesa battista
di Borgo Ognissanti a Firenze: sono stati giorni di battesimi. Il 5 maggio Patrizia Colbertaldo e Sonia Rostan; il 19
maggio Rita Sechi, Danilo
Baconi, Claudio Coppini,
Tony Faranda, Carlo Mazzola, hanno risposto «si» alla
domanda .se volete battezzarvi, con la consapevolezza di
dire «sì» a Dio e al suo grande
progetto di vita. Queste sorelle e questi fratelli, di diversa
età, di diversa provenienza
sociale, ci hanno testimoniato con il loro atto che il desiderio di spiritualità è passato
ben oltre il conformismo, oltre la moda della diffusa religiosità NewAge per approdare al rigore sereno della nostra chiesa, illustrato con
amore e forza nel sermone
che il pastore Raffaele Volpe
ha voluto iniziare con il testo
di Efesini 5, 6-14.
Il messaggio del pastore è
stato appassionato e potente
nella stia chiarezza, sgombrando il campo a qualsiasi
connotazione ritualistica:
«Chi si battezza - ha detto assume un impegno: metto
tutta la mia forza, la mia anima, il mio corpo al servizio
dell’amore. Queste due componenti, l’amore di Dio e la
mia scelta di seguire questa
via, sono inscindibili dalTatto stesso del battesimo».
Hanno poi commosso tutti le
parole con cui Giampaolo
Ruffa ha detto, rivolto ai frateili e alle sorelle che si accostavano al battesimo, quanto
sia importante l’avere una
famiglia spirituale che ci è vicina nei momenti più difficili
della nostra vita, vicina nei
modi più diversi ma comunque sempre presente.
La giornata ha avuto la sua
conclusione nell’agape che
ha visto la partecipazione di
circa 100 persone che hanno
non solo mangiato, chiacchierato tutti insieme, ma
hanno anche aiutato a preparare le tavole dove poi ci
siamo seduti. È stato bello
aver dovuto spostare le panche della chiesa perché eravamo tanti e non entravamo
più nel locale adibito alle
agapi, come è stato bello vedere un viavai di gente che
portava stoviglie, piatti, bicchieri, nel desiderio di aiutare e di servire, una bella ventata di voglia d’amare. L’aria
che si è respirato in Borgo
Ognissanti in questi momenti è stata veramente fresca, viva, benedetta dal Signore nella sua gioiosa confusione e comunione.
Chiesa battista di Pordenone
La gioia del battesimo
PINA MOLA
TL Signore aggiungeva
A'X ogni giorno mia loro comunità quelli che venivano
salvati» (Atti 2, 47). Domenica 5 maggio la Chiesa evangelica battista di Pordenone
ha partecipato con gioia e
commozione alla testimonianza battesimale di quattro
nuovi fratelli e sorelle nella
fede: Andrea Casonato, Sergio Piovesana, Mariella Boschieri Corai e Silvia Corai. 1
battezzandi, in una sala gremita di parenti, amici, fratelli
e sorelle, hanno confessato
pubblicamente la loro fede in
Cristo e l’impegno a camminare secondo la sua volontà.
Questi battesimi sono frutto
di una testimonianza costante e fedele delle famiglie di
provenienza di tre dei quattro neocatecumeni, di un lavora comunitario e di.un percorso di otto mesi di studi ca^
techetici nei quali i partecipanti hanno anche esaminato e fatto propria la confessione di fede battista.
Uno dei cammini che la
comunità battista ha deciso
di percorrere, da un lato è il
ricupero di coloro che un
tempo frequentavano la chiesa o la scuola domenicale:
dall’altro rendere visibile il
messaggio evangelico all’esterno. Infatti dei quattro
battezzandi, due avevano per
un periodo frequentato la
scuola domenicale, un altro
da lungo tempo frequentava
le attività comunitarie e uno
proveniva dal mondo cattolico, avendo preso contatti con
la nostra comunità da circa
un anno. In tutto questo non
possiamo non essere immensamente riconoscenti al Signore per lo'spirito di dedizione, consacrazione e zelo
della comunità intera che, da
un anno a questa parte, sta
ritrovando un nuovo vigore e
un nuovo slancio, anche attraverso il servizio del past.
Giuseppe Miglio. Al culto domenicale, che si è valso anche della partecipazione della corale, è seguita una gioiosa agape fraterna.
:r
Il pastore Klaus Langeneck
le esecuzioni i presenti hanno
gratificato i giovani concertisti con lunghe e compiaciute
ovazioni.
Gertrud Schneider, responsabile delTIcit, ha rivolto un
pensiero di gratitudine a
quanti hanno reso possibile
questa manifestazione dedicata alla pace al fine di lanciare un messaggio di speranza alle giovani generazioni, che impiegano molto del
loro tempo libero per un impegno serio, personale: quello di ritrovarsi per perfezionarsi nel canto corale, per affinare il senso e il gusto dell’estetica, capire e impadronirsi delle tecniche di utilizzo
degli strumenti musicali. Un
grazie dunque anche al pastore Klaus Langeneck e alla
sua comunità, per aver concesso la capiente chiesa.
Il coro e l’orchestra del
«Koenigin Mathilde Gymnasium» di Herford (Westfalia),
forte di oltre 60 componenti
fra i 12-18 anni, si sono esibiti in un susseguirsi di cantate
e musiche solenni di Bach,
Vivaldi, Elgar, Schütz, Kassier, Mendelssohn, Saretzki,
accompagnate all’organo da
Johannes Tiemann e sotto la
direzione del prof. Erich
Neitmann. Mirabile sforzo
quello del prof. Neitmann,
luterano, che ha saputo coniugare l’esigenza di manifestarsi dei giovani con una
passione verso un’arte antica
che ha consacrato nel tempo
eccelsi musicisti che ci hanno
lasciato in eredità musiche
immortali. La liricità la dolcezza e la potenza delle note
che si elevavano con alternarsi di tonalità forti e melodiose ha coinvolto con commozione i presenti oltre agli
stessi protagonisti. Veramente sembrava sgorgare un fraterno sentimento di voglia di
pace, se si riusciva a osservare l’intensità degli applausi,
misti a segni di giubilo manifestati anche con il pestare
dei piedi sull’impiantito legnoso. Sono certo che la signora Gunda Angenvoort,
professoressa di francese e di
inglese nel Liceo «Mathilde»
di Erfort, che ha accompagnato quale interprete il
complesso vocale e strumentale, trasmetterà ai ragazzi e
alle ragazze la sua soddisfazione e un po’ del suo stupore per aver trovato (lei che ne
ignorava l’esistenza, non essendo di religione riformata)
delle persone che vivevano
una loro fede con tradizioni
particolari.
Il past. Miglio con I battezzandi
8
PAG. 8 RIFORMA
Vita
Ghie;
- Un forte impegno civile, vissuto laicamente, unito alla testimonianza evangelica
Anna Nitti, 97 anni spesi bene
Vicepresidente della Chiesa metodista unita, è stata erede e protagonista di quel particolare
evangelismo risorgimentale e meridionale filtrato attraverso la costosa esperienza antifascista
GIORGIO BOUCHARD
UNA delle emozioni più
profonde della mia vita è
stata quella che ho provato,
quindici anni fa, quando sono
salito per la prima volta sul
pulpito della chiesa di via dei
Cimbri a Napoli. Ero candidato alla guida di quella comunità, ma non era questo il fatto che mi emozionava: erano i
ricordi e i pensieri che affollavano la mia mente: in quella
casa, a due passi da Spaccanapoli, era nata nel 1905 «Casa Materna», ai tempi del pastore Riccardo Santi. All’ingresso, c’era l’elenco dei
membri della chiesa metodista episcopale di Napoli, caduti durante la prima guerra
mondiale; il pulpito dal quale
parlavo era stato negli Anni
20 e 30 quello di Vincenzo
Nitti, noto antifascista: in fondo, a destra, c’era la panca su
cui sedeva ogni domenica la
spia incaricata di riferire alle
autorità il contenuto di tutti i
suoi sermoni. Mi pareva che
candidarmi a Napoli significasse, fatalmente, dover raccogliere l’eredità di Vincenzo
Nitti, anche se Via dei Cimbri
era ormai da cinquant’anni
una chiesa valdese.
Oggi mi trovo di fronte a
un’emozione eguale e contraria: rievocare per i lettori
di Riforma la lunga e bella vita di Anna, la figlia prediletta
di Vincenzo: lo faccio pensando soprattutto ai giovani
e a quei numerosi fratelli e
sorelle che negli ultimi anni
hanno scelto di far parte delle nostre chiese, provenendo
spesso dal mondo laico e secolarizzato. Ebbene, la tribù
dei Nitti proveniva proprio
dall’ambiente laico del Risorgimento italiano: Raffaele, il
papà di Vincenzo, era un soldato borbonico che col fratello Cassiodoro aveva disertato per unirsi ai garibaldini.
Per questo si erano presi una
bella condanna a morte, che
fortunatamente non aveva
potuto raggiungerli: ma il loro padre, medico, era poi stato assassinato dai briganti
della banda Crocco, proprio
perché padre di «disertori».
Pienamente laico. Raffaele
Nitti non aveva neanche fatto
battezzare i suoi figli: ma
quando giunse l’ora di mandarli a scuola, ricevette un
consiglio che si rivelò decisivo: perché non mandarli alla
scuola che i metodisti episco
Anna Nitti festeggiata a Napoii per i suoi 90 anni (1994)
pali avevano appena organizzato a Venosa, il piccolo centro lucano in cui tuttora vive
una nostra comunità? L’autore di questo consiglio era il
cugino anziano di Raffaele:
Francesco Saverio Nitti, futuro presidente del Consiglio e
poi esule antifascista.
Attraverso la scuola, pian
piano tutta la famiglia di Raffaele Nitti diventò evangelica:
e fu proprio la moglie, ultima
a convertirsi, che orientò il figlio Vincenzo verso il pastorato. Il ragazzo fu cosi mandato all’Istituto metodista di
Firenze, dove conobbe la
donna della sua vita: una nipotina di Natale Lippi, evangelico «guicciardiniano», che
aveva educato le sue figlie
nella calda fede del Risveglio.
Una sposò il pastore Ravazzini, una il pastore Angeleri, e
la terza sposò Vincenzo Nitti.
Ma questa donna singolare
era nata il 20 settembre 1870,
e se ne vantava: ecco dunque
di nuovo quella congiunzione di fede evangelica e di
passione risorgimentale che
per un secolo caratterizzerà
tutta la famiglia Nitti (non a
caso, il vero nome di Anna
era Anna Garibaldina). Perché fu lei, più che il padre,
troppo indaffarato, a guidare
i cinque figli in direzione di
una fede che non avrebbero
mai rinnegato. Intanto Vin
cenzo, divenuto pastore e dirigente metodista episcopale,
girava l’Italia con la famiglia
(Anna, ad esempio, nacque a
Torino, ma studiò a Roma,
Milano e Napoli) e trovava il
tempo di collaborare alle riviste evangeliche dell’epoca':
Fede e vita di buzzi e Janni, la
Riforma laica di Mastrogiovanni. Fu anche direttore de
L’Evangelista, organo della
chiesa metodista episcopale,
e nel 1915 vi assunse, lui
mazziniano, una posizione
nettamente interventista.
In questa situazione, invero
assai mossa e complicata, Anna, unica figlia femmina, era
naturalmente destinata a fare
la donna di casa, o al massimo la maestra in qualche
scuola evangelica. E invece
Anna, ancora ragazzina (siamo negli Anni 10) si ribellò a
questo destino: dichiarò che
non aveva alcuna intenzione
di sposarsi, e che voleva fare
il liceo e poi l’Università: e ci
riuscì. Mentre studiava, cominciò a intessere una rete
incredibile di relazioni significative: grazie allo «zio»
Francesco Saverio conobbe
Giovanni Amendola (futuro
martire antifascista) e suo figlio Giorgio. Quando il papà
era pastore a Milano, diventò
amica di Lelio Basso: quando
Basso fu mandato al confino,
scriveva ad Anna lunghe let
tere, che lei faceva leggere a
Giorgio Amendola il quale a
sua volta passava le informazioni a Benedetto Crocei
Nel 1926 arrivò la svolta decisiva: Vincenzo Nitti venne
mandato pastore a Napoli e
poche settimane dopo suo figlio Fausto venne arrestato e
mandato al confino a Lipari:
organizzerà la fuga di Lussu e
Rosselli (1929), andrà esule in
Francia, combatterà valorosamente nella guerra di Spagna,
e poi nella Resistenza francese: catturato, sul treno che lo
portava a Dachau si ritrovò in
tasca il Salmo 23, copiato a
mano dalla mamma: «Quand’
anche camminassi nella valle
dell’ombra della morte...».
Detto fatto: Fausto saltò giù
dal treno e tornò a combattere col maquis: nel 1945 riceverà la medaglia d’oro della
Resistenza francese.
Anna, intanto, collaborava
col padre nella chiesa" e insegnava nelle scuole pubbliche:
quarant’anni dedicati all’insegnamento professionale, seguiti da altri trenta di insegnamento volontario ai ragazzi
poveri del quartiere. Per i liceali e gli universitari, invece,
aveva organizzato una sorta
di «archivio politico-culturale», fatto di ritagli di riviste e
giornali. Un impegno civile,
dunque, vissuto in piena laicità. Eppure, a fianco di questo impegno, rimase la calda
fedeltà alla sua chiesa, la
Chiesa metodista ormai unita,
di cui fu anche vicepresidente
a livello nazionale. Scissione
di due sfere diverse della vita?
No: semplicemente, l’eredità
dell’evangelismo risorgimentale, filtrata attraverso la costosa esperienza dell’antifascismo, e sfociata in un impegno appassionato nella società del dopoguerra.
Con Anna Nitti tramonta
una generazione di quel glorioso evangelismo meridionale che tanto ha dato alla
nostra testimonianza in Italia: mi permetto perciò di ripetere qui ciò che Giovanni
Miegge scrisse in memoria di
Guglielmo Jervis: «Possa la
Chiesa non dimenticare troppo presto».
(1) G. Spini: Italia liberale e
protestanti. Torino, Claudiana,
2002, gassìm.
(2) P. Egidi: Incontri. Torino,
Claudiana, 1998, pp. 121-126,
(3) Tra gli oratori invitati dal
gruppo giovanile di Via dei Cimbri si contano Benedetto Croce
ed Ernesto Buonaiuti.
VENERDÌ 31 MAGGini
Incontro ebrei-valdesi a Roma
Il ruolo attivo e comune
di due minoranze
Il 21 maggio una delegazione dell’Unione delle comunità ebraiche italiane ha incontrato una rappresentanza
della Chiesa valdese, presso
la sede della Tavola valdese a
Roma. Presenti per la parte
ebraica il presidente dell’
Unione, prof. Amos Luzzatto,
il dott. Saul Meghnagi ed
Emanuele Ascarelli, responsabile della rubrica televisiva
Sorgente di vita-, per i valdesi
erano presenti la vicemoderatore della Tavola valdese,
pastora Maria Bonafede, il
prof. Daniele Garrone, docente alla Facoltà valdese di
teologia, e Paolo Naso, direttore della rubrica televisiva
Protestan tesimo.
La pastora Maria Bonafede,
aprendo rincontro, ha ricordato il lungo e costante impegno congiunto di valdesi
ed ebrei a sostegno della libertà religiosa: un tema tornato di grande attualità nel
momento in cui si discute un
provvedimento teso ad abrogare la legislazione sui «culti
ammessi» del 1929 e 1930. La
pastora Bonafede ha poi confermato che una delegazione
della Chiesa valdese parteciperà a una missione in Medio
Oriente (coordinata dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia) che avrà luogo dal 7 al 13 giugno «come
espressione del nostro impegno per la pace, la giustizia e
la sicurezza per i popoli dell’area, israeliani e palestinesi
in primo luogo».
Il prof. Luzzatto ha quindi
richiamato l'impegno
comunità ebraica conW ‘
teggiamenti e comportai
razzisti e antisemiti chesj
no registrati anche nella!
cietà italiana, spesso anJ
tati da una lettura — ■
Pregini
ziale e distorta della
ne mediorientale. RinjJT
do la disponibilità della'^
munità ebraica al dialno»
terreligioso, ha auspicato!
possa svilupparsi in unalii»
di apertura e nella cosci®
dei pregiudizi, anche teoh
ci, che ancora lo condizioj
no. Il dott. Meghnagi ha qui,
di ricordato che rUnionei
le Comunità ebraiche hai),
stinato una quota dell'8
mille per finanziare una rii
ca sul razzismo, condoi
dall’Università La Sapiei
Roma, e due borse disi
per uno studente israelianiuno studente palestinese
una, iniziativa sulla pace.
Sulla stessa linea la pasi
Bonafede ha infine ricoi
che la Tavola valdese, al
verso la rivista Confroti
finanziato alcuni progetti^
ragazzi israeliani e palesili '
si, in una linea di dialo!
convivenza e educazioneaì
pace. «Un incontro positivi
ha commentato il prof,
rone, che tra l’altro èpr»
dente dell’Amicizia ebraitj
cristiana di Roma - che cffl
ferma come due piccoleii
noranze possano renderei
servizio alla società italiaii
facendosi portatrici di vaiai
comuni di libertà, di pluril'
smo e di laicità». (i
iIH
L'(
Chiesa valdese di Coazze
Una ludoteca per ragazzi
nei locali della chiesa
Domenica di Pentecoste
particolarmente gioiosa per
la Chiesa valdese di Coazze, nei pressi di Torino. Il 19
maggio, infatti, Andrea Mela
e la moglie Maria Teresa Ingicco, che da tre anni seguono con la loro famiglia le nostre attività, sono stati ammessi nella piena comunione
della nostra chiesa. Andrea,
tra l’altro, collabora già a sostegno della cassiera per la
nostra piccola contabilità ecclesiastica, Maria Teresa è
l’ospite accogliente degli incontri di studio biblico e del
catechismo che si svolge a
Giaveno e i loro figli, Adriano
e Davide, sono i nostrioi^
nisti durante i culti domeiii:
cali. Dopo il culto, la coni
nità ha tenuto un’agapeinil
ristorante vicino dato clitll
sala comunitaria è momeit
neamente inagibile per alo
ni lavori di ristrutturaziow
Infatti, su richiesta dell'®
ministrazione comunaW
sentito il parere della Tav»
la comunità ha accetti
dare in comodato gratuitoi
Comune l’uso del locale»
tostante la chiesa per
svolgere un’attività dilu®*^
ca per i bambini in età pi*'
Tempio valdese
di Torre Pellice
150° anniversario
dell’inaugurazione del tempio
Dibattito pubblico:
«Stato laico, in Italia è possibile? - Parità e diritto di esistenza
di tutte le religioni, rispetto di chi non crede, no a privilegi confessionali. Un sogno irrealizzabile o unico futuro percorribile in
un mondo affetto da nuovi fondamentalismi?
partecipano: Domenico Maselli, pastore, docente di Storia
all’Università di Firenze, già deputato;
Nicola Mancino, senatore, già presidente del Senato;
Fiorello Proverà, presidente Commi.ssione Esteri del Senato.
Ore 21 nel tempio
Concerto del gruppo imisicale «La grangia»
Domenica 16 giugno nel tempio - ore 10
culto comunitario con partecipazione dei gruppi di attività
ore 12,30, nei giardini della Casa unionista, pranzo comunitario
(prenotazioni all’Ufficio Arnatid della Foresteria,
nei gg. 3-8 giugno, ore 8,30-12)
dalle 14,30: pomeriggio fraterno per cantare, mostre, aniinazioni
e intrattenimenti per Famhini e adulti.
Il buon successo di una iniziativa ecumenica a La Spezia
Un percorso da Pasqua a Pentecoste
ANNA SINIGAGLIA
CON un alquanto insolito
manifesto, rappresentante un lembo di cielo e
la frase «Perché guardate il
cielo?» (Atti 1, 11), i cristiani
evangelici e cattolici di La
Spezia e della provincia hanno voluto attirare l’attenzione della città, domenica 12
maggio, sul messaggio della
Pasqua di Gesù. La manifestazione si è svolta nei giardini pubblici, al cui centro sorge il «palco della musica» (un
grande gazebo dove suonava
la banda cittadina), luogo
molto adatto per il continuo
passaggio di persone, a far
sentire un annunzio.
Il filo conduttore del messaggio era stato pensato in sei
tappe: dalla sofferenza alla re
surrezione e al mandato, attraverso la Pentecoste. Voci
diverse, provenienti dalle varie comunità intercalavano
brani letti da autori classici,
cori gospel e spiritual e brevi
predicazioni sui Vangeli di
Matteo e Giovanni: il richiamo canoro affidato al coro gospel di Santo Stefano Magra,
sostenuto da Nehemiah H.
Brown (della St. James Church di Firenze) fermava le persone e le invitava all’ascolto.
La prima tappa intitolata
«L’uomo incerto» si esprimeva su un brano di Giacomo
Leopardi, sul canto Stomp e
sull’annunzio di Matteo 26,
36-46, dato da don Vannini;
la seconda («l’accusa Ingiusta») prevedeva un antico
brano del Boerio, lo spiritual
Buked and scorned e l’annuncio di Giovanni 18, 29 (past.
Arrigo Bonnes). La terza cantava la «fatica del dolore», ed
era a mio avviso la più pregnante, con gli spiritual
tdotlierless Child e Down the
River side, una lettura manzoniana e una poesia di
Bonhoeffer [Passato) che
conducevano all’ascolto di
Matteo 15, 16-39. Nella «ricerca di motivi di speranza»
(quarta tappa) e nei «segni
della novità» (quinta) condotti nello stesso stile, si è arrivati al «dono dello Spirito per la
missione». Con la lettura di
Atti 2, 1-18 e con i gospel The
center of my Joy e He got up si
è chiusa la manifestazione.
È stato un esperimento
ecumenico che ha incuriosito
parecchie persone attratte da
un fatto a dir poco singolare.
Cattolici ed evangelici che
parlano fuori dalle chiese,
proprio come auspicato dalla
Charta cecumenica: c’è in tutti l’intenzione di ripetere questa nuova esperienza e, piacendo al Signore, correggerla
e corredarla di altri spunti
che potranno emerge negli
incontri ecumenici futuri.
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bollettino di collegamento della federazione giovanile evangelica itaiiana
n. 2 maggio 2002
Fascicolo interno a RIFORMA n. 22 del 31 maggio 2002. Reg. Trib. Pinerolo n. 176/1951. Responsabile ai sensi di legge: Piera Egidi.
Edizioni Protestanti srl, via San Pio V n. 15 bis, 10125 Torino: Fotocomposizione: AEC - Mondovi. Stampa: La Ghisleriana - Mondovi.
Non si vede bene che col cuore.
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«Filo rosso»
del Campo studi
di Èva Volvo
IL XIV Congresso ha affidato a chi
avrebbe avuto il compito di organizzare il prossimo Campo Studi
una serie di parole-chiave: autorità, potere, identità di genere o - se
preferiamo - differenza sessuale. Ebbene, qual è, se esiste, il “filo rosso” che
lega questi elementi, almeno a prima vistadisparati e non direttamente connessiiia loro? La chiave di lettura che la
staff del Campo Studi ha scelto è quella
della relazione, del resto già accennata
nellamozione congressuale [n. 17].
La relazione, infatti, può essere considerata la base dell’agire umano a tutti
¡livelli: si potrebbe dire che un soggetto esiste ed ha senso solo in relazione
all'altro da sé. Considerando le cose da
tale prospettiva, diviene necessario riflettere sulle dinamiche secondo cui
flinziona la relazione e sul ruolo che vi
svolgono l’autorità e/o il potere. Si pottrebbe discutere aU’infinito sui termini,
®ala premessa imprescindibile di ogni
^discussione è che - anche qualora si
“sino le parole in modi differenti - per
ianieno ci sia chiarezza su cosa s’intonda con questo o quel termine.
Per me “autorità” e “potere” sono da
intendersi come poli opposti: il potere
^onie polo negativo, in quanto modata di imposizione e sopraffazione ten“nzialmente violenta (e con “violenza”
.“nn intendo solo quella fisica e più evima anche quella quasi invisibile
fl^ncui dobbiamo fare i conti nel quotie l’autorità come polo positivo,
come libero riconoscimento di
soggetto rispetto ad un altro. Esemicando, il potere fonda una relazione
'“oca dove l’uno impone e l’altro sull (quando non si ribella), mentre
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orità dà luogo ad una relazione re
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scambio, dove l’uno libera
conferisce spazio all’altro.
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c/o Redazione Riforma
“‘apio V, 15 10125 Torino
tei. 011-655278
fax 011-657542
Antoine De Saint-Exupèry
da «Il Piccolo Principe»
Su questo numero..
Campi formazione Nord e Sud
di Stefano Franzese
Nadia Scuderi
Maria Lupoli
Miriam Nunzio
Riflessione biblica
di Sandro Spana
La Gender conference Wsef
di Iolanda Gensinì
L’HostCom ad Agape
di Manuela Laps
0 pog. 3
Dal Consiglio
L’Wscf e Le molestie sessuali
a pog. 2
0 pog. 4 I
I CAMPI ESTIVI
Globalizzazione
Multiculturalità
Adelfia, dal 27/7 al 6/8
Bethel, dal 22/7 al 3/8
Agape: Campo giovani. Dal 4 all*8 agosto 2002.
«La costruzione di un amore, il potere delle relazioni».
Tel. 0121807514- email: ufficio@agapecentroecumenico.org
Ecumene: Campo giovani dal 2 all’ 11 agosto
«Il capro espiatorio»; Tel. 06 9633310 email: ecumene@virgilio.it
Tramonti di sopra; Campo giovani multiculturale. Dal 26/08 al 1/09
«Quel che Dio ha fatto per l’anima mia»
Coorganizzato dalla FGEI. Tel. 0427 869087; 040 413081
Santa Severa è chiusa per ristrutturazione
Globalizzazione
e spiritualità
di Simone Pavan
to ancora cercando la mia fede.
Cera scritto cosi sul passaporto
che ho presentato all’assemblea
dell’EYCE (Ecumenical Youth Council
in Europe) il 22 aprile scorso ad Agape. in effetti, questo «segno particolare»
mi aveva procurato non pochi dubbi
circa la mia concreta possibilità di inserirmi nel contesto di un seminario in
cui le diverse identità religiose mi parevano così limpide e forti. Non nascondo che la prospettiva di essere gettato
tra cattolici, luterani, protestanti, ortodossi, per giunta nell’ambito di un tema
tanto importante quanto impegnativo,
nel mio animo si accompagnava ad
una discreta dose di timore.
Alla fine, come spesso accade, que
continua a pag. 3 ^
Non basterebbe l'acqua degli oceani a
spegnere l'amore(...).se qualcuno provasse a comprare l'amore con le sue ricchezze otterrebbe solo il disprezzo.
Cantico dei cantici 8:7
10
QUALCUNO BUSSA ALLA PORTA, APRIAMO? üf
Campo formazione Nord, Villar Perosa dal 22 al 24 marzo
di Stefano (French) Franzese
Cos’è l’accoglienza? L’accoglienza
è uguale all’ospitalità? È più difficile accogliere o essere accolti
dalle persone, in un luogo, una comunità ecc.?
Rispondere a queste domande non è
semplice anche perché questi sono
quesiti non risolvibili estrapolando delle
interpretazioni generiche.
Secondo le proprie esperienze,
ognuno di noi incontra nuove conoscenze, informazioni, racconti e ciò varia così come le risposte a
domande/spunti per una discussione
come quella riguardante l’accoglienza.
Abbiamo passato tre giorni alla Foresteria Valdese di Villar Perosa e di
quel periodo rimangono ancora irrisolte alcune questioni trattate, ma è stato
interessante cominciare un percorso
legato ai comportamenti e reazioni
scaturite dall’incontro con nuova gente, che si accoglie e viene accolta. E
importante continuare a riflettere e
sviluppare le conoscenze su questi temi anche perché pur sembrando sottinteso e naturale, accogliere non è
cosa da poco. Le attività sono state
scandite in tempi concentrati sin
dall’inizio, inaugurate con un aperitivo,
con bigliettini di benvenuto per ogni
partecipante al campo, gesto che ha
allietato subito l’atmosfera e ha dato il
giusto brio per cominciare l’esperienza
di staff. Dopo una serata di conoscenza tra campisti e staffisti, siamo entrati
nel vivo del campo.
È stato proiettato un filmato realizzato dal gruppo FQEl di Trieste, con
l’aiuto d’amici extra-comunitari, per
dare testimonianza del loro adattamento nella comunità triestina e dell’accoglienza ricevuta o meno.
In seguito abbiamo presentato quat
tro laboratori: accoglienza ai diverso,
accoglienza biblica, accoglienza verso
lo straniero, accoglienza interculturale.
Sono state fatte delle scelte mirate
all’approfondimento delle relazioni che
possiamo avere quotidianamente con
persone di diversa provenienza, di tipo
religioso, sociale, di nazione e cultura.
In alcune ore tutto è' finito, nell’arco di
poco tempo siamo stati coinvolti da un
gioco di simulazione e una festa regionale con specialità locali dal Piemonte
al Veneto. La domenica l’abbiamo dedicata a giochi e valutazioni finali sul
campo, che è stato breve ma intenso,
come questo report, che non è esauriente, ma vi può far capire che nella
FGEl c’è tanta voglia di fare insieme.
Spero di essere riuscito a farvi accogliere questo messaggio!
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fere tu!
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RIFLEniAMO SULLA GIUSTIZIA
Il Campo formazione Sud, a Monteforte Irpino
di Nadia Scuderi
“La giustizia è, innanzitutto, spezzare
le catene della schiavitù”
MA riflessione sulla giustizia è stato il tema del Seminario Formazione Sud svoltosi a Monteforte Irpino il
22/24 Marzo. 1 lavori sono iniziati con
l’intervento del pastore Massimo Aprile
che, attraverso un percorso sulla giustizia di Dio nell’Antico e nel Nuovo Testamento, ci ha portati a riflettere sulla
personificazione di essa nella figura di
Gesù, che ha versato il suo sangue per
noi. Con l’ausilio di un’animazione biblica, sulla Parabola dei lavoratori delle
diverse ore, abbiamo discusso sui risvolti sociali della giustizia divina, concludendo che questa può essere capita
soltanto attraverso l’amore e la misericordia di Dio, anche se a volte si va
contro i nostri bisogni e le nostre aspettative. Ma l’uomo è capace di capire o
anche solo accettare la giustizia divina?
CJn gioco di simulazione ci ha permesso di discutere di un grave esempio di
ingiustizia del mondo attuale, la non
uniforme distribuzione delle ricchezze e
delle opportunità in una società spesso
dominata da sfruttamento e nuova
schiavitù. E tutto questo accompagnato da canti, giochi, musica, neve e tante emozioni.
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di Maria Lupoli e Miriam Nunzio
“Il più piccolo diventerà un
migliaio,il minimo una nazione potente" Isaia 60,22.
Abbiamo compreso che lottare per
la giustizia non è facile: tutto nasce
da un moto interiore dell’uomo che si
oppone con forza all’ingiustizia. Starei
fermi, non agire, restare passivi a st
tuazioni ingiuste significa solo rasse*
gnarsi, ed il silenzio spesso può
ventare nemico della giustizia. Gesti
ha ricercato la giustizia attraverso u»
immenso amore verso gli altri.!'
fronte a questo esempio noi credeni
possiamo essere forti perché attraverso la fede, pur consapevoli della nostra piccolezza, possiamo resisteree
opporci all’ingiustizia. Entusiaste di
questo arricchimento ricevuto, abbiamo capito quanto sia importante!
confronto con il prossimo, e che
nostra fede non è separata dalla qui
tidianità ma è parte integrare
dell’esistenza di ognuno di noi. La
stra speranza è che si continui con li
stessa grinta a realizzare questi in
contri, che diventano un sostegno nel
nostro cammino di fede.
Il COI
iscussioi
campo.
Cimenti
«azior
issenti
’ ìtepau
COME FIDARCI DI NUOVO?
Riflessione biblica dal Consiglio
di Sandro Spanu
“Conosciamo questo mistero (...):
che gli stranieri sono eredi con noi,
membra con noi di un medesimo corpo,
e con noi partecipi deila promessa fatta
in Cristo mediante il vangelo. ”
Efesini 3, 5-6
Gli stranieri ai quali Paolo si riferisce sono, molto probabilmente,
quella frangia dell’ebraismo della diaspora che non si riconosce più
nella sinagoga e nelle sue autorità rappresentative. La predicazione a proposito di Gesù Cristo vuole riconciliare
non solo l’opposizione tra ebrei e pagani, ma più problematicamente la
spaccatura all’interno dell’ebraismo. È
il conflitto intestino - e perciò più viscerale — tra persone appartenenti
all’ebraismo, che esprimono in modo
diverso la tensione tra la permanenza
nell’identità ebraica e la trasformazio
ne dovuta all’inserimento - ormai secolare - nel tessuto ellenistico. “Come
posso riconoscerti come uno dei miei,
uno che crede allo stesso Dio?” Paolo
intende rispondere ad una domanda forse - molto simile a questa.
Il riconoscimento tra persone diverse è possibile grazie ad un mistero:
“Tu ed io, tu che mi sei estraneo, io
che ti sono straniero, siamo eredi insieme. Siamo uno stesso corpo, partecipiamo ad una stessa promessa. E
questo non avviene perché tu ti pieghi
a come io ti voglio; questo non avviene perché tu parli, agisci come quelli
del mio paese, ma perché nell’umanità
di Gesù Cristo, Dio ha scelto la mia e
la tua umanità come modo proprio di
essere Dio. Tu ed io esprimiamo la
stessa umanità di Dio. Proprio
quell’umanità particolare, concreta e
plurale che è stata scelta da Dio in Gesù Cristo e di cui tu ed io siamo parte.
Ed è per questo evento - per questo
mistero - che io e te non siamo più
estranei, ma siamo amati insieme. La
tua umanità, il tuo corpo, la tua biografia - tu come sei - racconta che
anche io, come te, sono amato da Dio.
E per questo sono riconciliato con te e
posso fidarmi di te.”
In un’intervista del 1964, fu chiesto a
Hannah Arendt cosa significasse il rischio della sfera pubblica, che pure
connota le nostre vite di persone.
Arendt rispose: «Il rischio della sfera
pubblica significa qualcosa di molto
preciso per me: esporsi alla luce della
sfera pubblica in quanto persona. Benché sia personalmente convinta che
non si debba apparire e agire in pubblico concentrati su se stessi, so anche
che in ogni azione la persona si esprime in un modo che nessun’altra attività
consente. Anche parlare è una forma
d’azione. Questo è il primo rischio.
L’altro è dare inizio a qualcosa. In questo modo aggiungiamo il nostro filo ad
un intreccio di relazioni, e che sarà di
esso non ci è dato saperlo. Siamo tutti
avvezzi a dire: “Signore, perdonali, perché non sanno quello che fanno.” Ciò
vale per ogni azione. Le cose stanno
cosi: semplicemente non possiamo sapere. Per questo parliamo di rischio. E
vorrei aggiungere che questo rischio è
possibile solo laddove c’è fiducia, una
fiducia difficile da esprimere ma fomtó'
mentale - in ciò che vi è di umano®
tutti noi. Altrimenti un simile rischio sarebbe impossibile.» (H. Arendt, Mila"'*
2001, pp. 58 e 59).
Sperimentiamo in più occasioni I
violenza del conflitto intestino. In P®
occasioni abbiamo visto sfaldarsi
quelle relazioni amicali con quelle paf
sone con le quali abbiamo rischiato
esporci pubblicamente. Come fidaf
mento:
¡azione
.Nibil
Vpati
rista di
Cai io e
iettant
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di nuovo? “ Ti guardo e riconosco
nel'
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la tua umanità - proprio nella perso"" Hssen
che mi ha ferito - colei, colui che D®
ama. Riconosco nella tua umanità
scelta che Dio ha compiuto a favore
un umanità concreta, così come loe^^
tua e la mia. È nel riconoscimento
ciò che vi è di propriamente umano
te e in me, nel riconoscimento d
scelta compiuta da Dio in Gesù 6"®
a mio e a tuo favore, che si
mio affidarmi a te, il mio fidarmi o*
11 nostro arrischiarci insieme di
nunciare nuove parole, di comii" 1
nuove azioni e stringere nuove rei
ni dipende da questo mistero.
lor
P'ostrai
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11
8
ON CORPO DA DIO
;ampo gender WSCF - Amsterdam
0
I Iolanda Gensini
ON facciamo in tempo a nascere
che già tutti si interessano della
nostra identità sessuale. Non è forSarà maschio o femmina? «uno dei
(limi pensieri fatti nei nostri confronti? 11
jocesso di crescita è fortemente influencia preconcetti di carattere sessuale
pensate solo al timore di certe madri di
onte al loro pargolo che preferisce le
iinbole alle macchinine). L’acquisizione
I iella propria identità sessuale richiede un
ercorso lungo e complesso, reso ancor
- iù problematico dalle influenze esterne
die troppo spesso ci portano ad ingabbiare tutto e tutti nei soli due generi socialmente riconosciuti. Laddove, invece,
{importante riconoscere che, seppur
partendo da due sessi biologici, le diffe[enze sentimentali, comportamentali,
psicologiche sono tali e tante da consenficidi parlare di più generi.
Da queste premesse, che non hanno
wncato di suscitare vivaci discussioni,
{partita la conferenza del WSCF svoltasiad Amsterdam (dal 6 al 1 Saprile), dal
•Creati ad immagine di Dio, ma...»
icui sottotitolo recita «Corpo e sessuata tra asserzione e negazione».
corpo, quindi, al centro delle distares scussioni tra i circa 30 partecipanti al
campo, provenienti dalle più disparate
regioni europee. Il corpo è inequivocaimente il mezzo che ci mette in comuÉazione con gli altri. Cosi il modo di
jiiesentarci ad un’altra persona,, di stringergli la mano sono gesti ricchissimi di
significato sia per chi li compie come
perda li riceve. E se il messaggio che
passa non è quello voluto dal mittente,
¡Lesto della comunicazione è già in
gualche modo viziato da questo approccio iniziale. Vi sono poi dei confini invi
sibili del corpo, delle zone in cui «ammettiamo» solo determinate categorie di
persone e solo a certe condizioni. È stato istruttivo vedere come la percezione
delle «zone proibite» dipendesse fortemente dal sesso di appartenenza (il che
è piuttosto ovvio), ma anche dalle zone
di provenienza.
La discussione è proseguita attraverso
lo studio del ruolo del corpo nelle realtà
umane, partendo dal presupposto comune che la società impone un modello
di «corpo perfetto», che diventa il paradigma cui tutti tendono nonché il veicolo
pubblicitario e di propaganda politica
più efficace . Ma di corpi «imperfetti» è in
realtà pieno il nostro mondo. Abbiamo
così provato ad entrare in corpi con delle disabilità, che andavano dalla sterilità
ali’incapacità di provare alcuna sensazione tattile, passando per la più apparentemente «fàcile» calvizie. Di corpi malati si è parlato anche grazie ad una ragazza dell’ Clganda che si occupa di
AIDS. A questo proposito mi piace ricordare un momento dei tanti culti celebrati
insieme: attorno ad un lenzuolo decorato
con le foto di bimbi sieropositivi e la parola «Speranza» ripetuta in tante lingue
diverse, cantare «We shall overeóme»
sembrava più una promessa che un augurio. Il corpo entra prepotentemente
come entità autonoma nei precetti religiosi e nei modi di celebrazione del culto. 11 diacono ortodosso Jozef Mozes ha
focalizzato l’attenzione sul Digiuno visto
non come regola che svilisce i corpo a
favore dell’anima, ma come momento di
riflessione sulle esigenze ed i limiti del
corpo. Con il pastore Luca Negro abbiamo discusso sul ruolo che il corpo assume nelle liturgie cristiane.
Si è parlato dei corpi trasformati. Dei
transessuali, che sentono l’esigenza di
ritrovarsi in un «contenitore» in cui riconoscersi davvero: ma anche di chi vuole
andare oltre ai limiti imposti al corpo,
collegandolo a computer manovrabili da
lontano (Stellark, un «artista» tedesco)
La libertà di disporre del proprio corpo è
stato un altro punto caldo su cui confrontarci. A questo proposito il trovarci
in Olanda, patria europea dell’ eutanasia, dei quartieri a luci rosse, dei coffee
shop, ha sicuramente dato una marcia
in più al dibattito. Si è trattato infatti di
una discussione che poteva partire da
presupposti concreti: il quartiere a luci
rosse non era molto distante dal nostro
centro, l’eutanasia ha toccato la famiglia di una delle organizzatrici, che ha
voluto parlarcene. Sarebbe impossibile
riassumere qui le idee e le reazioni registrate da parte dei partecipanti su queste tematiche. Ognuno di noi arriva da
realtà socio-politiche diverse, da credi
religiosi differenti e ciascuno ha un proprio passato personale e delle idee che
lo portano ad assumere posizioni a volte
molto distanti. Tuttavia all’interno di
queste differenze, il riconoscere nel notro corpo uno dei doni offertoci dal Signore ci ha portato a riflettere sul fatto
che, in quanto tale, esso non debba es
sere demonizzato, né esaltato più di altri, ma debba essere curato, nutrito e
usato nel modo che la nostra sensibilità
ritiene più opportuno.
Ma come dimenticare che il corpo è
anche piacere, espressività, creazione?
Ecco allora i laboratori sulla (ri)scoperta
delle gioie (fisiche ma anche psicologiche, legate fortemente ai ricordi) del cibo; il corpo che si esprime attraverso la
danza; il corpo trasformato in quadro vivente grazie al body painting.
Non sono mancati i momenti di puro
divertimento come i quiz sull’Olanda, la
serata regionale con degustazione di
prodotti tipici, la festa finale e il... tour
di Amsterdam in bicicletta, facendo a
gara a chi investiva meno pedoni.
Epilogo: tornata a casa vi trovo un
mensile di divulgazione pseudo-scientifica. CJn articolo riguarda, neache a farlo
apposta, le varie differenze che intercorrono tra i due sessi. Il pezzo si chiude
con un test che dovrebbe rivelare «Di
che sesso è il tuo cervello». La curiosità
è forte, rispondo diligentemente alle domande, sommo i punti, guardo a che
profilo appartengo: «Cervello prevalentemente maschile». La questione di genere è davvero relativa.
rani
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Globali
Dalia prima
izzazione e
ila paure si sono rivelate prive di fonda®ento: se è vero, infatti, che la globalizzazione, e soprattutto la ricerca di una
fusibile alternativa, sono stati temi sviati in particolar modo dal punto di
’'ala del movimento delle chiese, con
^ io avevo ben poco a che fare, è alWanto vero che c’era il desiderio di
voltare tutte le voci differenti che si
alavano in quel momento ad Agape,
compresa. E questo è stato un se^ positivo, giacché, se s’intende oct'zpare una posizione critica nei condella globalizzazione neo-liberista,
J^senziale aprirsi alle differenze, senza
.^ostare ad istituzioni, dogmi e ideolo‘■ 'zt grado di soffocare la libera e sinespressione individuale,
emendo dal racconto di alcuni rapentanti extra-europei sulla situazio'zr Asia e nelle Americhe, attraverso
''¡azioni,
'¡Ostri
giochi, attività, che ci hanno
ielf più chiaramente i vari aspetti
eriomeno globalizzazione, attraversrnbi di esperienze nei nostri diver
yo Redazione Riforma
V, 15 10125 Torino
tei. 011-655278
spiritualità
si paesi, siamo arrivati al momento importante di elaborazione di proposte
concrete da attuare una volta tornati a
casa, al fine di rendere il seminario un
punto di partenza affatto isolato dall’opposizione politica al neo-liberismo verso
cui siamo chiamati quotidianamente.
Grazie alla perfetta organizzazione
dell’Hosting Committee e alla buona lena del campolavoro, i lavori del seminario si sono svolti in un clima confortevole. Non sono mancati i tempi della
festa, della costruzione di rapporti interpersonali, dei sentimenti, della memoria. Non è mancata la dimensione
comunitaria, la sensazione di far parte
tutti dì un unico progetto comune, la
voglia di aiutarsi, di stare insieme, di
sorridersi. E non sono mancate le lacrime, a settimana conclusa.
Tirando le fila, il campo ha mostrato
come le differenze possano e debbano
incontrarsi, confrontarsi, e lavorare per
la costruzione di un mondo diverso, dove globalizzazione non significhi dominio occidentale su corpo e mente delle
persone, ma coesistenza pacifica di variopinte culture all’insegna del rispetto
reciproco e della solidarietà, dove la dimensione dell’essere acquisti importanza e ne perda quella dell’avere e dove I Valori dello spirito umano vadano a
costituire le fondamenta delle società.
Simone Pavan
IL REGALO DELL'ACCOGLIENZA
L'hosting committee ad Agape
di Manuela Lops
« (,..)[Dio è] disposto a dividere le
cose buone con noi. Credo che Dio si
arrabbi se, per esempio, uno passa vicino al colore viola senza notarlo.
Ecosa fa quando si arrabbia? Chiedo
io. Oh, crea qualcos’altro. La gente
crede che a Dio importi solo che lo si
faccia contento, ma anche un cretino
può vedere che invece è lui che cerca
sempre di far contenti noi. (...) Prepara
un sacco di belle sorprese e, quando
meno ce l’aspettiamo, ce le regala.»
(Alice Walker - «Il colore viola»)
bbiamo ricevuto un regalo di
giorni che rimarranno nella nostra memoria, di volti, di immagini, di profumi, di sapori, di parole,
dello spazio del possibile. Il regalo di
un tempo per emozionarci, per raccontare quella che è stata l’esperienza di un gruppo di persone che ha
trovato un modo di accogliere, di far
sentire a proprio agio, ma anche di
provocare, i/le partecipanti. Mi piace
ricordare il comitato di accoglienza
come un gruppo di persone che prima di accogliere, ha pensato ad accogliersi, con le proprie possibilità, le
idee, i limiti creando un clima di armonia che raramente ricordo di aver
sentito nella mia vita. Non vuole essere questo un auto-elogio, anche
perché ingredienti principali di questa
«torta fgeina» sono stati Agape, una
staff disponibile e paziente e il campo
lavoro. Sicuramente abbiamo potuto
partecipare poco ai lavori della conferenza. 11 nostro compito infatti era
gestire arrivi e partenze, procurare
ogni sorta di materiale ai/alle partecipanti, pensare le meditazioni bibliche;
ma, senza dubbio, più interessante e
coinvolgente è stata l’organizzazione
delle serate, tra le quali il 25 aprile
che ha dato l’occasione di condividere, italiani e non, un momento di testimonianza di quei giorni della liberazione pieni di speranze e di paure.
Abbiamo dedicato due serate al sud
del mondo in cui ci sono stati contributi in musica, poesia e perfino lettura del Corano e in cui, attraverso un
viaggio nei sensi, abbiamo invitato
chi ne avesse avuto voglia, a cercare
un «sud dentro di se».
Nella serata italiana abbiamo messo in luce gli aspetti contraddittori
dell’»italianità», testimoniando, con
un pizzico di ironia, attraverso immagini di dolore e gioia, un sentimento
nazionale che in realtà non ci appar-'
tiene.
Nella mia memoria rimarrà una
traccia come quel colore viola di cui
parla Walker...credo che sia stata
davvero una cosa buona, che sapeva
di buono, che abbiamo condiviso.
12
Il «Filo rosso» del Campo Studi
Tale visione costituisce una griglia
attraverso cui analizzare il nostro agire,
sul piano microscopico e su quello macroscopico. Le dinamiche che sottostanno alle relazioni umane, infatti, sono sempre le stesse: esse regolano allo
stesso modo - ad esempio - un rapporto tra Stati e un rapporto di coppia. Potremmo sintetizzare dicendo che “il
personale è politico”, come proclamavano le femministe una volta: tutto ciò
che mi riguarda non è solo privato, ma
anche politico, perché io vivo nel mondo e in relazione con esso.
Questa è, indirettamente, anche una
dichiarazione di parzialità, poiché costituisce l’affermazione di una differenza
imprescindibile e fondamentale tra me
e l’altro/a, anche come esseri sessuati:
ecco il legame con l’altra parola-chiave, il genere sessuale, che ci riporta alla relazione e alle sue risonanze (anch’esse personali e politiche). Perciò la
cura delle relazioni può essere un buon
punto di partenza per migliorare il
mondo in cui viviamo: è un’assunzione
di responsabilità che deve partire da
ciascuno e ciascuna di noi.
Questa riflessione, se è vero che deve molto al pensiero delle donne, non
è, del resto, svincolata da implicazioni
teologiche. Anche nell’ambito del pensiero teologico ci sono state - se così
possiamo chiamarle - delle affermazioni di parzialità. Le teologie “contestuali”
(femminista, nera, della liberazione
etc.) sono da considerarsi non la parola
“ultima” sull’interpretazione della Scrittura, bensì letture “parziali” nate
dall’esigenza particolare di gruppi di
credenti. 11 lavoro portato avanti qualche anno fa dalla FQEl sulle immagini
di Dio, inoltre, si può considerare dalla
stessa angolatura: il “mio” Dio può essere diverso dal Dio di un altro o di
un’altra, ma non bisogna per questo
fuggire un confronto che può essere arricchente per entrambi e che fonda la
relazione.
11 prossimo Campo Studi sarà un
tentativo (dichiaratamente parziale fin
dalle premesse) di tirare i capi di tutti
questi fili, per comprendere se e come
essi hanno attraversato la storia e il
percorso collettivo della Federazione,
per stabilire se e come può esserci utile
proseguire il cammino di questa ricerca
singolarmente e come Federazione, per
discutere e praticare insieme la cura
delle relazioni.
Eva Valve
RISPETTARE L'INTEGRITÀ UMANA
Documento WSCF
Queste linee guida sono state elaborate all’interno del consiglio europeo del
MCS, approvate alla riunione di Ortenberg (Germania, aprile 2001) e promulgate all’Assemblea Europea di Norimberga (ottobre 2001). Esse sono distribuite ai partecipanti di tutti gli eventi
del MCS e le staff le devono conoscere
per attuarle (ad es., bisogna nominare
una persona responsabile - meglio un
paio, rappresentanti entrambi i generi che sarà il punto di riferimento per la cura delle relazioni). Inoltre, il MCS Europa
propone queste linee-guida alle organizzazioni-partner. Essendo un’organizzazione cristiana, composta da giovani che
sono anche membri di chiese di diverse
confessioni, è auspicabile che essl/e si
spendano per far prendere coscienza della questione delle molestie sessuali
aU’interno delle chiese, troppo spesso
considerate un luogo automaticamente
libero da questo problema.
11 MCS Europa deve essere un luogo
aperto e sicuro per incontrarsi in comunione cristiana, rispettandoci gli uni le
altre, liberi/e da ogni intimidazione.
Tuttavia, le molestie sessuali sono una
realtà nelle nostre vite e nelle nostre
chiese. Per questo motivo, queste linee-guida intendono far prendere coscienza, come primo passo per impedire le molestie.
Esse propongono, inoltre, un modo
di affrontare la questione, nel caso ce
ne fosse bisogno.
Le linee-guida sulle molestie sessuali
non intendono controllare il comportamento consensuale tra le persone, dove entrambe devono acconsentire.
Differenze culturali
Pur essendo creati/e ad immagine di
Dio, siamo tutti/e diversi/e. Questa diversità è una grande ricchezza da cui
possiamo imparare e che possiamo celebrare insieme. NeH’incontro tra culture si trovano modi di comportarsi, approcci alle persone, tradizioni spirituali
e contesti culturali diversi. Incontrandoci, attraversiamo le barriere della differenza, ma dobbiamo prenderci cura gli
uni delle altre e non imporre il nostro
modo di essere agli/alle altri/e.
Ciò che è normale ed amichevole
per una persona, può essere un’offensiva invasione dello spazio privato per
un’altra. Fare affidamento sul senso
comune della propria cultura può non
essere sufficiente, visto che parole, frasi, segni e gesti possono avere significati diversi in culture diverse. Perciò, sii
sensibile e cosciente dei sentimenti delle altre persone, cosicché ognuno/a
potrà sentirsi a proprio agio nel gruppo.
Cosa sono le molestie sessuali?
Le molestie sessuali sono costituite
da ripetuti ed indesiderati commenti
verbali, gesti o contatti fisici di natura
sessuale, deliberati o involontari, ritenuti fastidiosi dal/la destinatario/a.
Possono essere verbali (dai commenti gratuiti o “battute” sull’abbigliamento
e sull’aspetto fino al linguaggio offensivo, con proposte o abusi verbali) oppure possono essere non verbali (dal fissare sgradevolmente lo sguardo, al fare
gesti e toccare fino all’assalto fisico).
Nella grande maggioranza dei casi,
sono gli uomini a molestare le donne.
Perciò le molestie sessuali sono più
dal Consiglio
Atti
Riunione del 13-14 Aprile (Milano)
{
ÚXC
38. 11 Consiglio nomina Mariangela Fadda, rappresentante della Fgei all’AjBrh®
semblea generale dell’Ocebi (20-23 giugno); Sandro Spanu (sostitiJ^'/°
Elena Caruso) rappresentante della Fgei al Sinodo (25-30 agosto).
tre si stabilisce di individuare un/a fgeino/a che possa rappresentare |^^95 p
Fgei presso la Consultazione metodista (24-26 maggio). ^ jQnb
vs- 39. Si stabilisce di tenere il Consiglio allargato in data 12-13 ottobre 2002,
iQuals
contro
cpotr
danno
cologic
Poche righe per un sunto di quanto è avvenuto nella Federazione e quantoi
tanto, deve ancora avvenire.
1 campi formazione sono stati ancora una volta occasione di incontro e di
riflessione per i singoli e i gruppi della Federazione. I pochi partecipanti
al nord e al centro hanno però potuto confrontarsi con animazioni e
contenuti di qualità grazie ad un lavoro enorme delle nostre staff. Al sud,
in controtendenza abbiamo invece una grossa crescita nei numeri e nella
partecipazione, in particolare Puglia e Sicilia.. A quanti e quante si sono
spese per la buona riuscita dei campi formazione va il grazie più sentito
del Consiglio e della Federazione tutta.
(Jnitamente al numero di Aprile del Notiziario ed alla lettera del Consiglio
su Lotteria della FGEI e adesioni 2002, a ciascun/a fgeino/a è stata inviata'
una lettera in cui il Laboratorio Politico espone in tutte le sue fasi un
nuovo progetto. Si tratta di un percorso di conoscenza e di contatti con il
movimento dei Sem Terra, movimento che consta di ben 300.000 militanti/
Cominciate a parlarne nei gruppi, tenetevi in contatto con il Laboratorio ma
soprattutto cominciate a discuterne nella vostra Comunità!!!
Attenzione a:
- far circolare culti e animazioni su cui il vostro gruppo locale ha
lavorato.
- Alla partecipazione di fgeini e fgeine alle conferenze distrettuali e ai
circuiti.
- Alle date dei campi giovani dei nostri centri
- Alla prossima data del Consiglio Nazionale: Napoli 8-9 giugno.
- A segnare sul calendario la date 4-8 settembre (Ecumene): Campo studi.
12-13 ottobre Consiglio allargato.
In ultimo vogliamo avvisarsi che al Sinodo la FGEI sarà presente per la
prima volta con uno stand informativo. Siete tutti invitati a visitarlo!!
doni
'di conquesta
ílizabe
tol’inc
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contro
prime
Per
(In abbraccio 1
Consiglio nàzion?te|
Barbara (
di un fatto individuale, in quanto riflettono un modello più ampio della società. Tuttavia, le molestie possono anche aver luogo tra persone dello stesso
genere oppure possono essere rivolte a
uomini da parte di donne.
L’esperienza della persona è ciò che
conta e dipende dal singolo individuo e
dal contesto. Le molestie non sono necessariamente legate all’intenzione, ma
sono determinate dall’azione e dal conseguente impatto nei sentimenti dell’altra persona.
Cosa fare in caso di molestie sessuali?
Il silenzio é il miglior amico della violenza, ogni molestia sessuale é una violazione della persona.
Se qualcuno si sente molestato sessualmente, non bisogna rimanere in
silenzio. Ignorare una molestia non
serve a farla scomparire, ma, al contrario, a peggiorare la situazione, perché il molestatore/la molestatrice può
interpretare (a torto) una mancata risposta come un’approvazione del suo
comportamento. Si possono fare varie
cose per fermare una molestia sessuale:
Non auto-colpevolizzarti: la molestia
non é una cosa che hai provocato tu.
Non rimandare: questo servirebbe
soltanto ad aumentare la possibilità
che il comportamento continui.
Non esitare a cercare aiuto: proba
bilmente non sei la sola persona nio|í
stata, quindi parlarne può evitare
altri/e siano colpiti/e.
Se possibile, prova a dire tu stesso!
al molestatore/alla molestatrice
smettere.
Se non ti senti in grado di farlo, nessuno dovrebbe rimproverarti per q*'
sto: parla con qualcuno, di cui sentili
poterti fidare.
Se lo desideri, puoi parlare con ui»
persona responsabile, che sarà indici
ad ogni conferenza. Questa persona
offrirà ascolto e aiuto nell’affrontare
situazione, in via confidenziale.
Se il molestatore/la molestatrice noi
smette, la persona responsabile,
concerto con la staff, gli/le chiederà
andarsene.
I membri dell’intera comunità soi^
responsabili gli uni delle altre: le mol®
stie danneggiano anche la nostra oo
munità nel suo insieme. Ciascuno
vrebbe prestare attenzione ad eventu®
segnali dati da una persona molesta®
come ad esempio il ritirarsi dal
Se vedi o senti un ovvio caso di nn
stia, è anche affare tuo ed è tua
sponsabilità di dire al molestatorCi
molestatrice di farla finita oppuf®
parlarne ad altre persone.
Non voltarti dall’altra parte.
Versione italiana a
di Peter Giaccio e Eva V
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Per la corrispondenza: redaz_roma@hotmaii.com, oppure: romeo@riforma.it
REDAZIONE: a Torino C/o Riformo, via S.Pio V 15, 10125 Torino (tei. 011/65520787; fax 011/657542);
a Torino Michela Bellino, Paolo Montesanto, Pietro Romeo,
a Roma Alessia Passarelli, Giada La Fata, llaria Valenzi, Peter Cioccio
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^ERDÌ31 maggio 2002
Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
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anto,
r Incontri in Toscana organizzati dalle donne evangeliche
La violenza contro la donna
die cosa possono fare le chiese e le istituzioni oggi? La risposta della
\^QÌoga Elizabeth Green e di altre esperte psicologhe e antropologhe
ni
Ct
jyiYRIAM INGLESE
[,e cos’è la violenza contro le donne? La quarta
stitu^^nferenza mondiale sulla
■not Lnna tenutasi a Pechino nel
1995 può aiutarci a capirla
on la seguente definizione;
(Qualsiasi atto di violenza
‘j„tro le donne che provoca
-¡potrebbe provocare, un
¿no fisico, sessuale o psirologico, 0 una sofferenza alie donne, incluse le minacce
Ricompiere tali atti». Con
questa citazione la teologa
Elizabeth Green ha introdotto rincontro pubblico «Cristianesimo e violenza contro
ledonnè: che cosa possono
fare le chiese e le istituzioni
oggi» che si è tenuta nei locali
’Jddla chiesa battista di Gros"seto il 27 aprile, organizzata
donne toscane del Mo(imento femminile battista.
La violenza contro le donne, ha detto l’oratrice, non
conosce barriere di tipo geografico, economico, sociale o
religioso ed è proprio la famiglia il luogo privilegiato di
ti violenze. Inoltre il cristianesimo non ha fatto altro
che veicolare tale violenza
poiché è nato aH’interno di
¡ima società patriarcale, e di
conseguenza ne rispecchia il
contesto secondo il quale
'Tessete umano sessuato al
maschile è il centro e la misura di tutte le cose. Ma non
bisogna dimenticare come le
chiese siano ricche di risorse
spirituali, umane e materiali
per prevenire la violenza
contro le donne. A loro per
prime è affidato l’annuncio
dehaparola di Dio, l’afferma
0
ata'
il '
arti.'
mai
;i
udi.is
zione inequivoca che la donna è fatta a immagine di Dio
e che la violenza contro la
donna è contro la volontà di
Dio. Sono le chiese in prima
istanza a dover intraprendere il loro cammino di conversione, cercando di ripensare
un modo nuovo di annunciare il cristianesimo, sovvertendo le strutture gerarchiche, rompendo il silenzio
propagato nel tempo dalle
chiese e riconoscendo la propria complicità.
L’intervento della psicoioga Manuela Simone ha introdotto la «Teoria del masochismo femminile» il cui tratto
fondamentale è dato dall’elemento di disistima di se stessa. Nel pensiero di Jacques
Lacan l'atteggiamento di
passività più che di natura
biologica è da considerare
come una strategia inconscia
dovuta all’angoscia di essere
annullate dall’altro, metaforicamente visto come un divoratore onnipotente: «Dimmi chi è il tuo partner ti dirò
il tuo sintomo», questa la definizione di «coppia sintomatica» dove il partner è visto
da Lacan con una funzione
precisa e cioè quella attraverso il quale la coppia si relaziona e di cui non può fare
a meno (sintomo di funzionamento). La parola è fondamentale per esistere come
soggetto, ha incidenza sulla
autostima, sui continui dubbi e sulla depressione. La negazione dell’esistenza del
problema in una coppia fa
tendere alTisolamento e aumenta la dipendenza dall’altro (strategia di avvitamento
■accio
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Chivasso-Torrazza-Settimo
Ina comunità «mobile»
e vivace nell'unità
MARIO RADAELLI
Due trasferte importanti e
significative per la comunità valdese di Chivasso. La
prima è avvenuta sabato 11
®nggio alle 11, a Settimo Torinese, nella chiesa di San Pietro in Vincoli, per partecipare
celebrazione di un matrimonio interconfessionale; la
¡posa Roberta Cericela, cattoitoa, si è unita in matrimonio
®n Sandro Antoniazzi, valde*0-A celebrare una liturgia
fella Parola, il parroco dori
bno Graverò e il pastore JonathanTerino. Sono stati letti
tani della Bibbia e poesie,
ormuiati auguri di felicità,
on la gente un po’ incuriosimporla presenza di un pastoooon la moglie, nelle vesti di
fe predicatore che ha sottoliaaio; «Il vostro matrimonio è
Asigno di riconciliazione
.. ria chiesa divisa». Agli sposi
presidente del Consiglio di
lesa di Chivasso, Sergio
I Ole, ha offerto a nome deloomunità un’elegante edi® della Bibbia.
j m¡i3ggio la comunità si
asferita a Torrazza per fe
steggiare i 90 anni di Mariuccia Abbena. È stato celebrato
il culto della domenica dell'Ascensione del Signore, presente i pastori Jonathan ferino e Mario Castellani e sono
state rivolte parole di affetto e
augurio alla sorella Mariuccia,
un po’ commossa per tanta
attenzione. La chiesetta si è
riempita di fedeli, amici e parenti che hanno seguito con
interesse lo svolgimento della
cerimonia, con molti canti e
preghiere, con l’esibizione di
un piccolo duo all’organo e al
flauto, eseguito da due bambini della comunità di Chivasso. Al termine a Mariuccia sono stati offerti un mazzo di
fiori e una sciarpetta dipinta a
mano, un piccolo gesto di affetto per le tante testimonianze cristiane che la festeggiata
ha professato nella zona anche in momenti molto difficili, quando essere valdesi poteva significare l’isolamento.
Un brindisi in allegria ha concluso la trasferta dei valdesi di
Chivasso a Torrazza, in prima
fila ancora una volta a testimoniare l’amore di Cristo per
tutta l’umanità.
fondata sul silenzio letto come assenso).
Infine la presidente del
Centro antiviolenza «Olympia de Gourges» Gabriella Lepri ha spiegato le motivazioni
politiche della nascita del
Centro stesso, e cioè il progetto della Provincia e del
Comune di Grosseto, finanziato dalla Regione Toscana,
tendente a intervenire attraverso colloqui di accoglienza,
sostegno legale e psicologico
e ospitalità temporanea su
un particolare tipo di violenza, spesso taciuto e nascosto:
il maltrattamento fisico e psichico della donna in famiglia
e fuori dalla famiglia. La Conferenza si è conclusa domenica 28 aprile con la liturgia
preparata dal gruppo Mfeb e
la predicazione della teologa
Elizabeth Green sul testo di
Matteo 25, 14-30, con una
nuova lettura della parabola
dei talenti: il talento viene visto come la capacità e la consapevolezza da parte delle
donne di essere responsabili
della propria vita, di vivere
come soggetto, protagonista
di un affidamento di un governo del regno senza paura,
fiduciose di un compiacimento del Signore del proprio lavoro.
Lo stesso tema è stato con
successo di pubblico organizzato il 26 aprile dalle donne evangeliche di Livorno
con l’intervento di E. Green e
di Paola Bora, docente di Antropologia filosofica presso la
facoltà di Filosofia dell’Università di Pisa e membro della Casa della donna di quella
stessa città.
Roma
Parole-eventi
a Pentecoste
______FRANCA LONC___
UESTO culto di Pen<\vJtecoste, come ogni
cult^è segnato da alcune
parole-eventi: è segnato dall’accoglienza, l’accoglienza
del Signore nei nostri confronti, l’accoglienza reciproca di sorelle e fratelli, l’accoglienza oggi di ragazzi e ragazze che hanno deciso di testimoniare qui la loro fede e
le loro domande aperte; è segnato dalla presenza dello
Spirito che solo dà respiro e
prospettiva al nostro ascoltare, cantare, pregare...; è segnato dall’invito che ci viene
dalla Parola a camminare per
le vie del mondo e della vita
con cuore solidale, nella libertà che Cristo ci dona».
Con l’indicazione di queste
parole chiave è iniziato a
piazza Cavour, in una chiesa
affollata per l’occasione, il
culto di domenica 19 maggio
preparato dal «gruppo per la
liturgia» formatosi quest’anno in seno alla comunità, con
la guida della pastora Monica
Michelin-Salomon.
La predicazione della pastora sul testo di Isaia 43 ha
avuto il suo cuore nella parola del Signore «Non temere,
io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome; tu sei mio»,
parola rivolta con particolare
intensità ai sette catecumeni
che in questa Pentecoste, dopo aver letto la loro confessione di fede, hanno ricevuto
o confermato il battesimo. Su
Davide Maccarrone, Filippo
Pietra, Bianca Staglianò, Merilyn Aritonang, Hiwet Luciani, Arianna e Francesca Tiburzi, la chiesa invoca la benedizione dello Spirito per
ogni tempo della loro vita.
In un pomeriggio a Orsara di Puglia
Un modo inconsueto
di vivere la Pentecoste
PEPPINO MAROnOLI
IL pomeriggio di domenica
19 maggio è stato uno di
quelli che si ricordano. Nel locale di culto si è celebrata la
Pentecoste in un modo perlomeno inconsueto. Vi erano
una decina di «focolarini»
giunti da Foggia, su invito della pastora Patrizia Pascalis. E
poi, sperduti tra un centinaio
di cattolici, i membri dell’intera comunità valdese, una
ventina, giovani e giovanissimi (lo notiamo con autentica
gioia). La novità? Eccola: il
gruppo di giovani cattolici,
studenti della scuola media
locale, guidati dal prof. A. Anzivino ha offerto all’assemblea una breve lettura sulla
formazione storica del gruppo valdese di Orsara, estrapolata dalla tesi di laurea di M.
Adelaide Rinaldi Lupi e qualche notizia sull’attività politica recente. È da sottolineare
con lode la liturgia mista, o
miscelata, allestita congiuntamente da don Salvatore e
dalla pastora Pascalis, con raro equilibrio di espressioni
protestanti e cattoliche, che si
potrebbe prendere a modello
per altre manifestazioni ecumeniche. Si sono cantati insieme inni protestanti e cattolici. Ci siamo sentiti parte di
un unico corpo.
Al mio fianco, la «giovane
ottantaquattrenne» Elena
Ventrudo faceva cenni di assenso con il capo. Era felice?
Non gliel’ho chiesto, ma penso di si. «E tu non sai né donde viene né dove vai»; la giovane ottantaquattrenne forse
lo sapeva. Il magnifico pome
riggio si è concluso con i pa
sticcini e il tè, consumati nella saletta attigua al luogo di
culto. E Pentecoste che cosa
è stata per gli orsaresi? Ciò
che è per tutti. Ce lo ha spie
gato don Salvatore; è la presenza sempre nuova di Dio
neH’uomo. È l’abito nuovo
che lo spirito di Dio confeziona per ciascuno di noi. È lo
Spirito che perfora la nostra
resistenza, la corazza dell’indifferenza, della supponenza,
che l’uomo oppone al vento
della giustizia e della pace, al
vento di Dio che soffia dove
vuole. E come chiamare questo vento se non amore?
^jxdìo
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interno euro 5,00
estero euro 10,00
sostenitore euro 10,00
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intestato a: «CULTO RADIO»,
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Nuovi
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i nuovi indirizzi e-mail dei
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Moderatore: moderatore@chiesavaldese.org; Uff.
amministrativo: amministrazione@chiesavaldese.
org; Opeemi: metodismo@
chiesavaldese.org.
AGENDA
31 maggio
TORINO — Alle 20 e alle 22, neU’ambito delle iniziative in ricordo di David Maria Turoldo e Ernesto Balducci, al cinema
Massimo (v. Montebello) viene proiettato il film «Gli ultimi».
TORINO — Alle 21, alla Casa valdese di corso Vittorio, per
l’organizzazione dei Centri culturali «Lodovico e Paolo Paschetto» e «Arturo Pascal», il prof. Gianni Mattioli e il past.
Franco Giampiccoli discutono su «Per uno sviluppo sostenibile. I problemi dell’ambiente e le responsabilità dei credenti».
2 giugno
CERIGNOLA —A partire dalle 9,30, nella chiesa valdese (p.
Bona), si tiene la festa delle chiese evangeliche bmv di Puglia
e Lucania sul tema «Immigrazione e accoglienza»: alle 10,30
corteo con arrivo in piazza Repubblica; alle 11 culto di evangelizzazione a cura della Chiesa valdese locale; a seguire dibattito su «immigrazione, nuove schiavitù e tratta delle donne», in solidarietà con il Decennio contro la violenza sulle
donne e i bambini. Partecipano Anne Marie Dupré, responsabile Srm-Fcei e Vivien Wiwoloku. Nel pomeriggio, in frazione Borgo Libertà, festa delle scuole domenicali. Per informazioni Giovanni Magnifico (tei. 0885-427203; 340-2776831).
MONTEFORTE IRPINO — A partire dalle ore 10, al Villaggio
evangelico, si svolge la giornata dell’Associazione delle chiese battiste della Campania (Abec). Il pastore Massimo Aprile
parla sul tema «L’identità battista». Nel pomeriggio culto
conclusivo a cura del Consiglio deH’Abec.
3 giugno
BARI — Alle 19, alla chiesa Maria Ss. Addolorata (v. G. Patroni 125), si tiene un incontro ecumenico sul tema «Beati gli
operatori di pace» con l’anglicana Linsay Renzulli, il parroco
romeno-ortodosso Mihai Driga e Maria Luisa Lo Giacco.
Francesco Megli commenterà la «Charta oecumenica».
3-4 giugno
TORINO — A partire dalle 15,30 di lunedì 3, nell’Aula magna
del Rettorato (v. Verdi 8), la Consulta laica di bioetica organizza un convegno sul tema «Scienza e religioni: un conflitto
aperto?». Partecipano Carlo A. Viano, Antonello La Vergata,
Tullio Regge, Gian Enrico Rusconi. Martedì, a partire dalle
9,30, due tavole rotonde sui temi «Il punto di vista degli
scienziati» (interventi di Amalia Bosia, Emilio S. Curtoni,
Carlo Flamigni, Alberto Piazza, Davide Schiffer) e «prospettive religiose a confronto» (intervengono Giorgio Bouchard,
Piero Coda, Jogananda Giri, Mario Scialoja, Alberto Somekh,
Edmondo Turci). Conclusioni di Pietro Rossi.
4 giugno
MILANO — Alle 18, nella sala della libreria Claudiana (v.
Sforza 12/a), Michele Sarfatti e Alberto De Bernardi presentano il libro di Maurizio Ghiretti «Storia delTantigiudaismo e
deU’antisemitismo» (ed. B. Mondadori); presente l’autore.
5 giugno
FIRENZE — Alle 21,30, nella chiesa battista (borgo Ognissanti 4) il gruppo «Cs S’ha» propone il concerto «Culto o non
culto? Un improbabile viaggio» con brani ispirati a testi del
libro di Isaia, dei Salmi e di Dostoevskij. Ingrsso libero.
TORINO — Alle 21, alla sede Ywca (via San Secondo 70), per
il corso biblico ecumenico con il gruppo «Cascina Archi», il
pastore Giorgio Bouchard e don Toni Revelli parlano sul tema delle beatitudini (Matteo 5, 9-12).
7 giugno
ROMA — Alle 20,30, in via Marianna Dionigi 59, la rete Refogruppo di Roma organizza il quarto incontro su «Etica e sessualità: uno sguardo critico sul mondo». La psicanalista Manuela Simone parla sul tema «La coppia sintomatica».
8 giugno
MEANA DI SUSA — Alle 21,15, nella chiesa battista, si inaugura la consueta rassegna concertistica estiva «11 giglio», promossa dall’ass. «Amici della musica». Ingresso libero.
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica deve
inviare i programmi, per lettera o fax, quindici giorni prima
del venerdì di uscita del settimanale.
CHIESA EVANGELICA VALDESE
(Unione delle chiese valdesi e metodiste)
Conferenze distrettuali
A giugno, nelle chiese valdesi e metodiste, si svolgono le
Conferenze distrettuali: una per le valli valdesi, una per il
Nord Italia e Svizzera, una per il Centro e una per il Sud Italia. Le Conferenze, sulla base di una relazione della Commissione esecutiva distrettuale (Ced) e di una relazione di una
Commissione d'esame sull'operato della Ced, esaminano:
l'andamento della vita spirituale e amministrativa delle
chiese e delle opere del distretto, le questioni eventualmente sottoposte o da sottoporre al Sinodo, il riconoscimento o
la revoca della costituzione di nuove chiese locali o in formazione, eventuali relazioni di commissioni appositamente nominate nella sessione precedente. Al termine, viene eletta la
nuova Ced e un/a deputato/a della Conferenza al Sinodo.
Il calendario delle quattro conferenze è il seguente:
I distretto: 8-9 giugno a Rorà
Il distretto: 14-16 giugno a Torre Pellice
ili distretto: 8-9 giugno a Ecumene
IV distretto: 14-16 giugno a Riesi (Servizio cristiano)
Alle Conferenze partecipano come invitati anche membri
delle chiese battiste e di altre chiese evangeliche del territorio. Tutti i membri delle chiese valdesi e metodiste possono
assistere ai lavori delle Conferenze.
14
PAG. 10 RIFORMA
venerdì 31 maggio
IL RICHIAMO
AL NOME DI DIO
DANIELE GARRONE
Il 22 maggio è stato reso noto
a Bruxelles un documento dei
vescovi cattolici europei su «Il
futuro dell’Europa, impegno
politico, valori e religione» contenente le proposte che essi
avanzano per il nuovo Trattato
dell’Unione, la futura Costituzione europea, e di questi temi
si è occupata anche la Conferenza episcopale italiana (Cei) neUa
sua XLIX assemblea, da poco
conclusasi. I vescovi cattolici
premono, in particolare, perché
il Trattato contenga un «richiamo a Dio e al Trascendente» e
menzioni esplicitamente le chiese e le comunità religiose e fornisca la possibilità di un dialogo
strutturato tra _______________
esse e le istituzioni europee,
riconoscendo
■ così il carattere
decisivo che esse
hanno avuto e
hanno nella costruzione dell’identità europea. Insomma,
per i vescovi la
libertà religiosa *'"*™™*™
non dovrebbe essere solo affermata nel quadro dei diritti inalienabili della persona e su di
essi fondata (come nella Carta
di Nizza, artt. 10 e 21), ma dovrebbe implicare anche il riconoscimento e la valorizzazione
delle istituzioni religiose.
L’impressione (ma dovremo
seguire con attenzione tutto il
processo) è che i vescovi auspichino anche per l’Europa una soluzione «italiana», cercando cioè
di coniugare democrazia e laicità con la garanzia di riconoscimenti pubblici alle comunità religiose come istituzioni. La laicità della Carta di Nizza, a cui
viene rimproverato da parte cattolica di voler relegare la religione nell’ambito del privato, sembra essere l’ostacolo da superare. In ogni caso, i lavori della
Convenzione europea sono un
banco di prova per l’interazione
delle diverse concezioni della
laicità presenti in Europa e dei
vari modi di concepire la presenza nella società moderna di religioni e confessioni. È chiaro che
sono in gioco questioni importanti e che proprio il nuovo contesto europeo farà apparire molti nodi in modo diverso da quello a cui siamo abituati in Italia:
per noi, minoranza evangelica,
significherà anche confrontarci
con posizioni protestanti diverse
dalle nostre e riprendere i temi
della laicità, della democrazia e
della modernità alla luce di questo dibattito costituzionale europeo, sia per ricevere nuovi sti
II nuovo Trattato
delTUnione europea
deve contenere
un richiamo esplicito
a Dio?
moli sia per contribuire con la
elaborazione legata al nostro
contesto e alla nostra storia.
Un punto controverso è quello di un esplicito «richiamo a
Dio e al Trascendente». La Carta
di Nizza ne è priva, come del resto la Costituzione italiana, e diversamente dalla Dichiarazione
di indipendenza americana del
1776. Bene hanno fatto, secondo
me, gli estensori della Carta di
Nizza, a omettere questo rimando, e bene sarà se si riuscirà a
respingere l’idea di introdurlo
nel Trattato. Vi è innanzitutto
una motivazione storica e politica. L’Europa moderna è nata
sullo sfondo delle guerre di religione, dopo le
crociate e Tantigiudaismo. Il ricorso al nome di
Dio è stato un fattore di divisione e
di conflitto ed è
servito a legittimare una pretesa
di assolutezza a
questa o quella
verità. Proprio la
.....*™™“" rinuncia al richiamo a Dio in ambito politico
ha consentito, in questa situazione, di creare uno spazio in
cui tutti avessero piena e indiscussa cittadinanza. Fare oggi
«come in America», dove la situazione fu radicalmente diversa, sarebbe come cancellare
questa storia sofferta e, soprattutto, dimenticare le ragioni
profonde che stanno alla base
del consenso su una visione laica della politica che fondano
l’Europa moderna e i suoi stati.
La preoccupazione del papa e
dei vescovi è che non ci sia più
posto per Dio nell’Europa di domani. Eppure dovremmo essere
proprio noi credenti a sapere
che il «posto per Dio» non è
quello che gli assicureremmo
introducendo il suo nome in un
patto che deve avere l’assenso
unanime di tutti i cittadini europei, che credano in lui o meno
e comunque ne concepiscano la
presenza nella storia. Il «posto»
pubblico di Dio è solo quello
della fede di chi lo riconosce e
della vita di chi lo vuole servire.
Questo non vuole affatto dire
che il discorso su Dio sia irrilevante. Vuol solo dire che chi lo
fa, lo fa «senza rete», senza tutele, in una piazza per la quale
egli chiede, come tutti, solo libertà per tutti. Su questa piazza,
quello su Dio compare come
uno dei discorsi che argomentano e dialogano. Non una targa
col suo nome sulla piazza, ma
questi discorsi tra gli altri sono
il vero «richiamo a Dio».
i; Eco i)Ki.i.K VM.f.1
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
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La testata Riforma è registrata dai Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L'Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre1999).
Il numero 21 del 24 maggio 2002 è stato spedito dall'LIfficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5. mercoledì 22 maggio 2002.
2002
Associato alla
Unione stampa
periodica italiana
«Con l'acqua
si mangia»
non si beve ma si mangia». E
il sindaco della città dei templi (o dell’abusivismo, scelga
il lettore), propone di costruire un dissalatore. Ma il Commissario straordinario per
l’emergenza idrica nonché
presidente della Regione si è
già intestata la battaglia per i
dissalatori. Tra l’altro ha da
gestire un’enorme mole di finanziamenti (50 milioni di
euro disposti dall’ordinanza
che gli affida l’incarico e 500
milioni di euro per gli interventi negli invasi più importanti previsti dall’accordo di
programma-quadro con il
governo nazionale). Prendere
acqua dal mare, quindi. Ma i
dissalatori assorbono molta
energia; la si potrebbe ottenere dalla combustione dei
rifiuti, organizzando su scala
regionale una vera e seria
raccolta differenziata. Se un
dissalatore costa, come dice
Cuffaro, intorno ai 100 milioni di euro, la mole di investimenti necessari con il collegamento anche al ciclo della
combustione dei rifiuti è
enorme. Naturalmente ciò
presuppone che l’acqua sia
insufficiente.
Il fabbisogno
della Sicilia
Insufficiente? Che ne dice
uno specialista? Domenico
Pumo, docente di irrigazione
e drenaggio all’Università di
Palermo, intervistato dal quotidiano La Repubblica afferma:«Ogni anno, secondo la
media degli ultimi 30 anni, si
riversano in Sicilia con la
pioggia 18.500 milioni di metri cubi di acqua. Sottratta la
quantità che ritorna in atmosfera come vapore acqueo, ne
rimangono nei corsi d’acqua
di superficie 4.600 milioni e si
infiltrano nel sottosuolo (falda idrica, sorgenti, pozzi) altri
1.700 milioni di metri cubi. In
totale 6.300 milioni di metri
cubi d’acqua. La Sicilia, sommando le esigenze per usi civili e domestici, industriali e
agricoli, abbisogna ogni anno
di 2.165 milioni di metri cubi.
L'acqua ci sarebbe...
Infatti il Commissario straordinario, Cuffaro, che in aprile esprimeva preoccupazione per il ridursi delle piogge, a metà maggio riconosceva che l’acqua c’è ma «mancano le condutture per smistarla dove serve. Anche a Gela il dissalatore produce.più
acqua di quella che riusciamo
a trasportare». E Cuffaro di
acqua, almeno per usi agricoli, dovrebbe intendersene, visto che nei cinqùe anni che
. precedono la sua recente elezione a presidente della Regione è stato assessore regionale all’Agricoltura con tutti i
governi succedutisi, dell’uno
e l’altro polo. Ma il ministro
alle Infrastrutture, Lunardi,
forse distratto o di diverso parere, negli stessi giorni esclamava, a proposito della situa' zione idrica in Sicilia: «La
speranza è la pioggia».
«C’è qualcosa di marcio in
Danimarca» ruminava il principe Amleto. Ci sono 50 dighe
in Sicilia, di cui 44 ancora da
collaudare. E due sono prive
di reti di distribuzione. Le 15
più grandi hanno invasi per
una capienza complessiva di
481 milioni di metri cubi ma
ne contengono attualmente
80 milioni. Ma mentre nell’
Isola l’acqua non arriva nelle
case e scarseggia nei campi, il
presidente di Legambiente,
Ermete Realacci, fa notare che
il governo siciliano svende a
nove ditte di acqua minerale
la concessione per servirsi
delle fonti siciliane.
La dispersione
nelle reti idriche
A Palermo il 40% dell’acqua delle reti idriche si disperde e la situazione simile
anche nel resto dell’Isola: è
improrogabile appaltare il rifacimento delle reti idriche.
Ai primi di maggio, nel territorio di Agrigento, 9 imprenditori e i responsabili degli
uffici tecnici dei Comuni di
Racalmuto (la città di Leonardo Sciascia) e di Luca Siculavengono arrestati per
gravi irregolarità negli appalti
di rifacimento delle reti idriche dei due Comuni. Il procuratore della Repubblica di
Palermo, Pietro Grasso, fa,
notare: «Le opere pubbliche
in Sicilia costano di più rispetto al resto d’Italia perché
gli imprenditori riescono ad
aggiudicarsi gli appalti con
ribassi dello 0,9%». La media
dei ribassi, in Italia, oscilla tra
il 10 e il 20%.
E Giuseppe Lumia, già presidente della Commissione
nazionale antimafia, a proposito della emergenza idrica
in Sicilia, scrive: «Basterebbe
completare le opere già esistenti, migliorarne la capacità distributiva, selezionare
con attenzione le nuove opere da realizzare, gestire con
trasparenza ed efficienza
quelle già in funzione», mentre a proposito della presenza
della mafia in Sicilia osserva;
«Bisogna togliersi dalla testa
che la mafia sia un antLstato.
La mafia è un pezzo integrante della nostra debole società e delle nostre deboli
iMilM/ioni dcmm i.iiù he-. 1
non solo in Su Mia. \oi iri ( on
dispiai (Mc aggiungcTc
(iio\amii I omhaido
UNA ascoltalii( c ci sciive raccontandoci di avere «scoperto, durante una visita al cimitero della mia città, una sezione denominata
evangelica. Sono rimasta colpita dall’assenza di lumi o immagini sulle tombe e dalla
presenza su quasi ogni lapide
di un versetto biblico... Vorrei
ClIO
J sljiiiiai'î 'âî/Mji-iÜsJ
comunque sapere come mai
esistono nei cimiteri delle zone riservate agli evangelici».
Effettivamente in molte località italiane esistono nei cimiteri cittadini degli spazi riservati agli evangelici oppure
si possono trovare dei cimiteri
denominati protestanti. E
questo non solo nei grandi
centri, ma anche in quelli minori o addirittura in quelli minuscoli, insomma, ovunque
sia presente una comunità
evangelica. Il motivo per cui
sono nati questi spazi è presto
detto: essi sono il segno di
una discriminazione. In passato, infatti, i cristiani non
cattolici non potevano essere
LUCA BARAHO
sepolti in terra consacrata,
perciò dovevano avere dei
propri cimiteri, fuori dalle
mura cittadine.
Parliamo di alcuni secoli fa,
prima deH'awento di Napoleone che con il suo codice
proibì la sepoltura nelle chiese e sancì l’ohbiigo per tutti di
costruire i cimiteri fuori dai
centri abitati. Tuttavia, il principio che sancisce la «divisione dei morti» prende forma
da una discriminazione; e se
per questo motivo nacquero il
cimitero degli inglesi a Firenze, o il cimitero britannico a
Napoli e quello acattolico a
Roma, le sezioni evangeliche
degli attuali cimiteri risentono anch’esse di questa origine. Infatti non c’è alcuna ragione per cui un evangelico
non possa essere sepolto in
una zona comune a tutti, se
non quelle che altri possono
porre a nostra limitazione.
Tuttavia, è pur vero che nei
riguardi della morte e dei defunti i cristiani evangelici
hanno una sensibilità diversa
rispetto ai cristiani cattolici.
E dunque questi luoghi, nati
per discriminazione, sono
poi diventati degli ambiti in
cui esprimere e testimoniare
SUI GIORNÀÙ
mm
Vittorina e la Bibbia
Un articolo di Carlo Osi
la nel supplemento cultu,,
le del 12 maggio commeB
il ritrovamento di un
derno in cui la figlia di
Sandro Manzoni annoti
passi biblici nei quali tro' '
va conforto, di fronte a
blematiche vicende fan
ri. Nata nel 1822 vedr^
pochi anni morire la mato
Enrichetta Blondel e cinqu«
tra fratelli e sorelle. Ora da
studiosi iniziano a pubbli^
re e a studiare il documenti'
che sarà certamente un ij
dicatore «della spiritualitb
delle idee, delle letture®
casa Manzoni». In esso
passi della Scrittura som
«ricopiati, secondo un or
ne tematico, in francese
con significativi pentirne^
e non meno eloquenti cor-,
rezioni». Ricorre più voltei
Siracide, in particolare pei
quello che dice sui rapporti
genitori-figli; ma si trovano
anche le parole di Cristo;
«Colui che ama suo padre ò
sua madre più di me, non è
degno di me» (Mt. 10,37).
Da «mastino» a pastore
Era diventato famoso gio-;
cando nelTInter comedi*
fensore arcigno e estroso,
piuttosto imprevedibile an«'
che nel carattere. Ora è di-|
ventato un pastore evangelico, come riferisce MaritìI
Chiari (4 maggio). Taritó
West, nigeriano, «guidauna]
chiesa con oltre 500 fedetì,
italiani compresi, che si àlarga da una settimana al
l’altra: "Shelter in thè Stoi
Ministry", qualcosa di sit
le alF’Asilo nella temf
sta”». Non solo. West«
comprato un edificio a
periferia Nord di Milano
(...) dirige una fondazione
che porta il suo nome.
All’inizio era solo, adesso
con lui predicano e collaborano altri 3 pastori: appuntamenti fissi, il giovei
sera e la domenica mattina
Appuntamenti facoltativi,
pressoché ogni sera, per
leggere, discutere, confrontarsi». «Nessuna setta-prO;
segue l’articolo, a fronte di
altri consimili che invece
cadono neH’errore - nessun
mistero, nessun affare: solo
la voglia 0 la necessità di
pregare. Taribo paga personalmente ogni cosa. Pet
due anni, anche quando ha
giocato lontano dall’ItalM
tornato ogni lunedì a Milano, per parlare ai suoi fed®'
li». Dopo la stagione IM'"
98 all’Inter, West aveva giocato anche nel Milán e m
altre squadre europee
MASS
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tanto i vivi quanto i tn° ^ «ujiq ■
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PAG. Il RIFORMA
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V Un ecomuseo del tessile a Perosa
La storia «Di filo in filo»
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I 8
Sarà inaugurato sabato l" giugno il percorso storico «Di filo
in filo» realizzato dall’associazione Ecomuseo delle attività industriali di Perosa e delle valli Chisone e Germanasca. L’itinerario, che ripercorre le tappe dell’attività tessile condotta negli
anni a Perosa Argentina e in vai Chisone, avrà come punto di
partenza la palazzina uffici dell’ex setificio Giitermann a Perosa, interno dell’area artigianale ex Giitermann. Sabato per l’associazione Ecomuseo sarà poi anche l’occasione per inaugurare il museo del tessile, situato nella palazzina uffici ex Giitermann, un momento atteso da anni. Il programma prevede alle
ore 15, alla palazzina uffici, l’inaugurazione del museo; alle 16
partenza e visita del percorso «Di filo in filo»; alle 18 rinfresco.
In funzione nuovo impianto dell'Acea
I rifiuti da valorizzare
Ridurre del 80% i rifiuti smaltiti in discarica con una soluzione che non danneggi l’ambiente. Questo l’intento che si prefigge l’Acea con la realizzazione del nuovo impianto di «Valorizzazione dei rifiuti in frazione secca e frazione umida». L’impianto
è stato presentato ufficialmente martedì 28 maggio (nel prossimo numero daremo i dettagli della presentazione) e ha richiesto al consorzio un investimento di circa 20 milioni di euro.
L’impianto di valorizzazione una volta operativo trasformerà i
rifiuti umidi, cioè quelli organici, in fanghi per la successiva
produzione di compost, e i rifiuti secchi in metalli e combustibile. L’impianto sarà energeticamente autosufficiente sfruttando i biogas prodotti dalla digestione della frazione umida.
Riforma
V'
) ri ri
JA A
Fondato nel 18481
Bassa (meno del 64 %) la percentuale dei votanti nel Comune della vai Pellice
Angrogna sceglie la continuità
Hel confronto si impone Ezio Borgarello, vicesindoco nella passata amministrazione, con 262
¡¡referenze su 201. A Fenestrelle gli elettori scelgono Livio Ciraudo. Snobbate le liste «straniere»
massimo gnone
HA fine ce l’ha fatta.
.Con il 52,5% dei con.siEzio Borgarello, 75
i, assessore ai Servizi
rio-assistenziali della
piniunità montana vai
lice e vicesindaco del
ese nella precedente
|intaSappé, è il nuovo
|nmocittadino di AnPer la sua lista,
finga infissa in un camìfta spighe di grano»
”iaal centro-sinistra,
lovotato 262 angronsu499 votanti, con'ioiai(40,3%) della listacapeggiata da Giovanni iattist a Zunino.
lome. ^Hm^non è un’ecceidessó queste elezioni,
iirauenza ai seggi che
mila raggiunto il 65%.
Selettori hanno scelMiappoggiare le liste
! Maniere» «Movimento
I tativo italiano» e
1 Municipalismo» che in' ®anon hanno supera•■15voti e non conqui^»aeggi in Consiglio. '
.“sieme a Borgarello
Weranno sui banchi
’ ®™,3ggioranza Mari'*rtin (presidente del
Wstoro), che ha otte®2^ preferenze, llaria
*S>wno (consiglere in
™®ità montana e riamata nel Gosiglio
""inale con 14 prefe. Cesare Rivoira
yPaolo Vaschetto (15
Ercole Mon"Vi), Tiziano Odili
'l'ilvia Rivoira (7) e
¡^"Rostan (16). È riincluso dalla rosa
colla'
ri: ap;iovel
attina
tativi,
a, per
nffon-promte di
nvece.
lessun
e: solo
iità di
perso
a. Per
idoha
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Milai fede1997ragipn e in
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0 cof',
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ÉÉ''ì ÉI
La «piazza» di Angrogna dove hanno sede municipio e scuole. In basso il neosindaco Ezio Borgarello
ascolti' "tetti l’ex sindaco,
. >nuis Sappé, che
lenzadi Jto appena 6 prefe
ili-‘ttiiD quattro
lito dpi y.|®"ttin, Alpignano,
iffragtp ¡. "e Vaschette) colefunti- ^^'"nno la
nuova
tituist* f J'j’data da Borga
w urt DUI tía
vivi e‘pena lista «Evolulo stesso Zuni
• tradizione»,
leSA'^loue, risultali tan" lo stesso Zun
ntod® foulard (9 pre
ida""^ Lp!'filler Bonnet
lortis"' Giordan (19).
ít¿*?R"oressante ri
lonitP' tiij ^nierosi elettovivop” iJ^nno scelto di
:i, u"** sulla scheda
ma««; Ìsil'^ie'-enza: ben
*10q o P®" Borgarelnuo''« i.qA'" 201 per Zunilo- W ,^®8gl vengono
assegnati alla li
ÌSarello e quattro
‘vati anc'
"«""0 posto alcu
‘^«*"ati ancora «cal
""atid
lo ai due pro
tagonisti della campagna
elettorale angrognina.
Quali saranno i nodi da
sciogliere con più urgenza? «Dobbiamo completare la rete fognaria - sostiene Ezio Borgarello che richiede ancora molti
interventi, anche alla luce delle nuove normative. Un altro problema riguarda il decreto Sirchia
che trasferisce nuove
spese dalla sanità al settore sociale col risultato
che tutti 1 Comuni, in
particolare i più piccoli,
non riusciranno a fare
fronte ai nuovi costi».
Sindaco e assessore in
Comunità montana: sono due incarichi sostenibili? «Bisognerà valutare
se potrò portare avanti
questo doppio peso commenta Borgarello dovremo parlarne». Sulla
collaborazione fra maggioranza e opposizione,
il nuovo sindaco è sereno. «Non credo ci saranno problemi con la minoranza - dice potremo lavorare bene come
già avvenuto negli ultimi
anni con i consiglieri
Bonnet e Giordan».
Giovanni Battista Zunino rispetta le cifre, ma
non risparmia le critiche
alla maggioranza. «Qualcosa deve cambiare - è il
suo commento -, alcuni
hanno votato per il cambiamento e la minoranza
lavorerà proprio in questa direzione». E la collaborazione? «Ci sarà, ma
la maggioranza dovrà
rendere conto dei suoi
errori alla popolazione.
In passato tutti i contratti
presentati dalla maggioranza sono stati rivisti
dalla minoranza perché
erano sbagliati». E Zunino fa un altro esempio:
«Sono state sostituite le
porte dei servizi pubblici
nella piazza di San Lorenzo, ma è tutto il progetto che va cambiato,
altrimenti le porte dovremo sostituirle ogni anno
buttando via dei soldi».
Poi, rifacendosi all’accesa discussione sullo statuto del Comitato della
resistenza (teatro l’ultimo Consiglio comunale),
aggiunge: «1 cittadini di
Angrogna non dispongono della libertà di pensiero, e qui non mi riferisco né alle elezioni né alla persona di Borgarello,
che peraltro stimo, ma
che a sua volta non accetta facilmente le opinioni altrui».
Per quanto riguarda
Fenestrelle, l'altra amministrazione nelle valli del
Pinerolese interessata
dalla chiamata alle urne,
la percentuale dei votanti
risulta essere più elevata,
superando l’83%. Il nuovo sindaco è Livio Girando di «Viva Fenestrelle viva» (centro-destra) che
con il 54,2% supera il
candidato di «Insieme
per Fenestrelle» (centrosinistra), Willer Manfredini (43,7% dei voti).
Dall'alluvione dell'ottobre 2000
Opere pubbliche
danneggiate
L’Assessore regionale
alle Opere pubbliche,
Caterina Ferrerò, ha reso
nota la predisposizione e
l’approvaziane dell’8°
stralcio attuativo del piano di ricostruzione delle
opere pubbliche danneggiate dall’evento alluvionale dell’ottobre 2000.
«Gli interventi - annuncia Ferrerò - per un
totale di 69 milioni e
mezzo di euro, sono parte dei 400 miliardi di lire
che la finanziaria 2002 ha
destinato alla sola Regione Piemonte per gli anni
2002-2003 per le opere
pubbliche danneggiate
dalla scorsa allusone del
2000: questo 8° stralcio
prevede inoltre delle novità rappresentate dai
circa 30 milioni di euro
come prima trancile di
opere di competenza del
Magistrato per il Po».
Sui corsi d’acqua della
provincia di Torino sono
previsti interventi per 20
milioni di euro; fra i vari
interventi da segnalare
che sul Chisone si effettueranno lavori di difesa
spendale a Perosa Argentina e Inverso Pinasca (1
milione), di sistemazione
idraulica a Villar Perosa,
Pinasca, Inverso Pinasca,
Perosa Argentina e Pomaretto (1 milione 340
mila), di difesa spendale
e ricalibratura alveo a
San Germano (500.000),
di sistemazione di difese
spendali esistenti e realizzazione difese spondali in località Ponte sul
torrente Chisone e via
Saluzzo a Pinerolo (900
mila), di sistemazione
delle difese spondali esistenti in località Torrione
di Macello e a Pinerolo
(774.000); altri lavori verrano realizzati lungo il
torrente Chisola per la
costruzione di argini a
None (1 milione).
«Un' altra novità - aggiunge Ferrerò - è legata
ad alcune opere previste
di manutenzione idraulica di competenza regionale. In questo stralcio
sono previsti quelli di
competenza delle direzioni regionali per le opere pubbliche, che in provincia di Torino ammontano a 24 milioni di euro;
fra di essi anche interventi a Torre e Villar Pellice».
ICONTRAPPUNTOI
COME TI RACCONTO
IL VALDESE
MARCO ROSTAN
Vale la pena riflettere
sulla segnalazione fatta in
una recente lettera a L’eco
delle valli valdesi circa l’errore storico commesso a
proposito di Rorà in un depliant turistico sulla vai
Pellice. Scambiare Gianavello con Vittorio Amedeo
II è un po’ grossa: anche a
uno sprovveduto in. storia
valdese doveva saltare agli
occhi che non
poteva
singoli, delle istituzioni, dei
membri dei Consigli comunali o di Comunità montana
c’è alquanta distrazione in
materia, salvo lamentarsi
quando è tardi. La riflessione che anche su questo
giornale stiamo conducendo sul rapporto fra chiesa e
territorio dovrebbe spingere a un’inversione di tendenza. Si discute su un’
Siamo in grado
improbabile
(.____ _____ ... opera di te
stato il «leone 01 QeStire in prima stlmonlanza
di Rorà» a con
cedere alla famiglia Durand
Canton il privilegio di seppellire i propri
morti nell’orto
di casa!
Si dirà che lo scopo del
depliant è quello di fornire
date e luoghi delle prossime manifestazioni. Giusto,
ma dal momento che si è
voluto anche presentare
storicamente, i vari comuni,
perché non farlo con cura e
attenzione, chiedendo le
collaborazioni utili allo
scopo? Prevale invece, e
non è la prima volta, la tendenza a produrre carta patinata ad effetto. Colpa del
computer che ha saltato
qualche parola? Ma in verità di imprecisioni ce ne
sono altre: ad esempio, parlando di Bobbio, si nominano le Pasque Piemontesi,
ma poi si scrive: «Nell’agosto del 1689 un gruppo di
900 uomini partì dalla Svizzera che li ospitava e in 10
giorni riuscì a raggiungere
Bobbio», senza dire che si
trattava dei valdesi esiliati!
Il depliant è Armato dalla Comunità montana, dall’Agess e dalle Pro Loco dei
9 comuni: possibile che in
questi enti non ci fosse nessuno in grado di controllare bene i testi prima della
stampa? Se, come si afferma nei vari progetti e convegni dedicati allo sviluppo
turistico del nostro territorio, la presenza e i segni
della storia valdese costituiscono un decisivo elemento di attrazione, perché
poi non si chiede a chi ha
una specifica competenza
di presentarla con esattezza anche nelle stringate parole di un depliant?
In vai Pellice hanno sede
la Società di studi valdesi, il
Centro culturale, il Comitato dei luoghi storici valdesi,
l’ufficio «II barba»: qualcuno è stato consultato o richiesto di collaborare? Bisogna forse anche dire, con
altrettanta franchezza, che
sul versante valdese, dei
persona il nostro
patrimonio
culturale
in occasione
delle Olimpiadi, ma poi
è raro vedere un qualche
membro di
Concistoro
assistere alle
sedute dei Consigli comunali e difficilmente nelle assemblee di chiesa si riflette
su come la presenza valdese sul territorio si possa
tradurre in un’accoglienza
e in una comunicazione
con visitatori e turisti nelle
nostre valli, così come
manca l’informazione sulle
iniziative degli altri.
Al di là del piccolo ma significativo episodio di questo dépliant, occorre rendersi conto che abbiamo di
fronte una grossa sfida culturale per evitare che altri
gestiscano il «prodotto»
valdese, storia compresa:
per fare un altro esempio,
c’è da esercitare una vigilanza verso certe operazioni
equivoche che si stanno
conducendo sotto la bandiera della lingua occìtana
alle Olimpìadi o della difesa
delle minoranze e che giustamente l’associazione La
Valaddo ha denunciato in
occasione del convegno di
Perosa: la ricchezza di questa lingua sta nella varietà
delle sue parlate presenti
nelle nostre valli (i vari patuàlocali) e non ha senso
pretendere di imporre una
versione «ufficiale» che, oltre ad escludere proprio le
nostre valli, di fatto non è
mai esistita. E c’è da valorizzare l’insieme unitario
delle vaUi valdesi per evitare di trovarci fra le mani
dépliant dove in vai Germanasca ci sono le miniere, a Bobbio la diga di
Cromwell e il sarass, a Bricherasio la Cantina, a Torre
Pellice i valdesi e il Palazzo
del ghiaccio, ad Angrogna i
ricordi di De Amicis e la
Ghieisa d’ia tana, a Pomaretto il ramìe e i modellini
di Ferrerò. Tutto vero, tutto utile, come si dice oggi, a
«fare sistema», ma è questo
che vogliamo comunicare?
16
PAG. 12 RIFORMA
■K
is E Eco Delle Yalu ^ldesi
VENERDÌ 31
DI CORTILE IN CORTILE A TORRE — Cambia la data di «Città d’arte a porte aperte» che tradizional. mente Torre Pellice ospitava d’autunno e per domenica 2 giugno saranno «aperti» anche molti
cortili storici del paese. Angoli da scoprire, affascinanti e suggestivi, spesso dimenticati; spazi,
per una giornata, in cui ospitare banchi con prodotti tipici, mostre, spettacoli.
MALAN SULL’AGENZIA DELLE ENTRATE — Il senatore di Pinerolo, Lucio Malan, ha presentato
un’interrogazione al ministro dell’Economia per
sapere le ragioni del sottodimensionamento
dell’Ufficio di Pinerolo dell’Agenzia delle entrate
rispetto alla mole di lavoro che deve affrontare e
come si pensi di migliorarne la funzionalità. Malan sottolinea che il rapporto utenti dipendenti è
4.000 a uno a Pinerolo contro i 2.000 a uno negli
uffici di Torino, mentre i dirigenti sono di meno.
SAPPÉ: «SDEGNATO VERSO LA TELECOM» — Uno
degli ultimi atti da sindaco di Angrogna di JeanLouis Sappé è stata una «sdegnata protesta» verso
la Telecom Italia che «senza alcun preavviso ha
deciso di sopprimere i posti telefonici pubblici
esistenti sul territorio di Angrogna». Particolarmente scorretta la procedura, tanto più che si
erano aperte trattative per il mantenimento di alcuni punti, ritenuti necessari per realtà periferiche ad Angrogna. «So che la decisione attuata è
perfettamente in linea con la logica del profitto
che caratterizza ormai l’azienda - precisa polemicamente Sappé tuttavia mi si consenta di esprimere il mio totale disaccordo sull’operazione».
CRISI FIAT: INTERROGAZIONE DELL’ON. MERLO
— Di fronte alla crisi del settore auto e della Fiat
in particolare, crisi che ha portato la Fiat alla richiesta di avviare le procedure di mobilità di
quasi 3.000 lavoratori, il mondo politico si pone
' il problema di come governare questa crisi. Anche Fon. Giorgio Merlo ha presentato un’interrogazione al ministro per le Attività produttive
per conoscere «quali azioni concrete il governo
intende attuare» per affrontare il problema.
UNA CONSULTA PER IL COMMERCIO — Da anni a
Torre Pellice manca un’associazione dei commercianti ed esercenti: detta mancanza, ha sottolineato più volte l’assessore alle attività produttive Enrietto «rappresenta un elemento di negatività impedendo un confronto e la concertazione fra operatori ed amministrazione comunale». È nata cosi l’idea di costituire una «consulta»
del settore commercio e turismo che dovrà fungere da collegamento con l’amministrazione comunale. Se ne parlerà lunedi 10 giugno alle 21 in
un’apposita riunione convocata in municipio.
MULTINAZIONALE O SOLIDALE? — Venerdì 31
maggio, alle 21, alla Crumière di Villar Pellice, il
Val Pellice Social Forum organizza rincontro
«Scegliere il commercio equo e solidale». Dopo
la proiezione di un video sull’Organizzazione
mondiale del commercio (Wto), interverranno
Reno Mirabile, della Compagnia alimenti puliti
di Torre Pellice, e un rappresentante della cooperativa Libero Mondo di Era.
I PINEROLO A TRAUNSTEIN — 11 sindaco Alberto
Barbero, l’assessore allo Sport, Gian Piero Clement, e l’assessore al Bilancio, Magda Zanoni,
insieme ad alcune rappresentanze sportive, si
sono recati a Traunstein per la tradizionale manifestazione «Incontri sportivi». Pinerolo ha vinto nel calcio, ha partecipato alla competizione
del judo con una squadra mista con il Gap contro il Traunstein. Nel tiro a segno si è qualificato
secondo. I prossimi incontri si disputeranno nel
2004 a Gap e nel 2005 a Pinerolo, dove avranno
una forma inedita, in quanto saranno inseriti alcuni sport invernali in relazione alle Olimpiadi.
CONSIGLIO COMUNALE A LUSERNA SAN GIOVANNI — Nella seduta di martedì 22 maggio, il
Consiglio comunale di Luserna San Giovanni ha
approvato l’avanzo di bilancio per l’anno 2001,
che ammonta, in lire, a 409 milioni. Nel prossimo consiglio si discuterà la corrispondente variazione di bilancio: oltre a interventi sulla viabilità e di miglioramento dell'area docup lungo il
Pellice, un terzo della cifra dovrebbe essere destinata alla realizzazione delle nuove fognature.
It'
TRASPORTI
E ONORANZE FUNEBRI
VAL PELLICE
di Giacotto & c.
Funerali ovunque
Via r Maggio 8,1CK362 Luserna SSh Giovanni (To}
tei. e fax 0121/9S4346 ceH.33&*82S4e73
(notturno e festivo)
Rorà, 8-9 giugno; Conferenza (del I (distretto
Chiesa e territorio
Un'occasione per tirare le conclusioni del dibattito che
si è svolto nelle singole comunità in questo ultimo anno
DAVIDE ROSSO
SARÀ probabilmente
una Conferenza intensa quella che il 1 distretto si appresta a vivere l’8 e il 9 giugno. Nel
corso dell’anno ecclesiastico appena trascorso le
chiese hanno affrontato,
così come richiesto dalla passata Conferenza distrettuale, il tema «Chiesa e territorio». Molta
carne è stata messa al
fuoco e interessanti sono
stati i risultati emersi dai
vari dibattiti condotti a
livello di chiese, di circuiti e recentemente nel
convegno di Pinerolo organizzato dalla Ced. La
Conferenza di quest’anno dovrà in qualche modo tirare le somme del
lavoro svolto avendo
presente che la partecipazione sembra essere
rinata sotto la spinta della tematica «Chiesa e territorio» che è sembrata
dare una spinta importante a una discussione
che certamente non può,
o forse non deve, fermarsi ai due giorni di Rorà.
Tra le tematiche che
non potranno mancare
alla Conferenza poi vi sono sicuramente quelle
degli ospedali valdesi,
della sanità e dei servizi
sociali. «Se la questione
degli ospedali non è di
diretta competenza della
Conferenza - dice Luciano Deodato, presidente
della Ced - è comunque
importante che se ne di
Veduta di Rorà
senta così come si dovrà
affrontare il tema generale sanità e servizi sociali
alle Valli dove vi è una
grande concentrazione di
istituti e strutture della
chiesa e dove la situazione attuale potrebbe creare serie difficoltà alla popolazione». Di parere simile anche Dario Tron,
relatore della commissione d’esame, che vedrebbe bene anche il nascere
di una discussione in
Conferenza sul rapporto
chiesa e diaconia così come si è venuto a sviluppare in questi anni. Del
resto questa discussione
si inserisce anche nell’altra grande discussione su
chiesa e territorio in atto
e su quella affrontata anche in Sinodo lo scorso
anno sulla diaconia e sulle strutture che la chiesa
si è data. «Ma la Conferenza - dice Tron - dovrà
occuparsi anche di altre
tematiche oltre a quella
degli ospedali e di chiesa
e territorio. Occorrerà af
frontare la situazione di
sofferenza, per motivi
profondamente diversi,
di alcune chiese delle
Valli, ma anche la situazione di Radio Beckwith
passando per l’attività
degli animatori giovanili
e una valutazione della
visita dell’équipe Cevaa
con le chiese che saranno chiamate a interrogarsi sul come usare il
materiale e le osservazioni lasciate dai membri
dell’équipe».
Una due giorni che si
preannuncia sicuramente intensa quindi con sullo sfondo ulteriori questioni che in un modo o
nell’altro non potranno
essere dimenticate come
quella dell’occupazione o
delle olimpiadi di Torino
2006 e della Commissione olimpiadi della Chiesa
valdese, tema probabilmente non ancora sufficientemente affrontato
in Conferenza. Chissà
che non sia proprio quest’anno quello buono.
Ban(dito un concorso per progetti alpini sostenibili
Verso il Comune del futuro
La Rete di comuni «Alleanza nelle Alpi» della
Cipra indice per la seconda volta un concorso per
progetti sostenibili nei
Comuni alpini. Possono
partecipare tutti i Comuni all’interno del perimetro di validità della Convenzione delle Alpi.
La Rete di Comuni «Alleanza nelle Alpi» persegue l’obiettivo di promuovere lo sviluppo sostenibile in tutti i Comuni. Con il concorso «Comune del futuro», la Rete
di Comuni intende stimolare i Comuni alpini a
portare avanti progetti
sostenibili. In tal modo si
favorisce uno «sviluppo
sostenibile dal basso».
Vengono presi in considerazione progetti nei
campi d’azione: «Popolazione e cultura», «Pianifi
cazione territoriale e sviluppo sostenibile», «Salvaguardia della qualità
dell’aria», «Difesa del
suolo», «Idroeconomla»,
«Protezione della natura
e tutela del paesaggio»,
«Agricoltura di montagna», «Foreste montane»,
«Turismo», «Trasporti»,
«Energia» ed «Economia
dei rifiuti». Naturalmente
sono ben accetti anche
progetti che riguardano
più di uno dei campi
d’azione. Il premio principale di 4.000 euro è assegnato a un «Comune
del futuro» che abbia
realizzato un progetto
che sia non solo innovatore e creativo con una
funzione di battistrada,
ma sia anche comprovatamente inserito in un
programma complessivo
del Comune, deve aver
imboccato la strada dello
sviluppo sostenibile, e
avere perciò dispiegato
una serie di attività, strategie e progetti innovativi e complementari.
Il progetto deve già essere realizzato. Non vengono premiati piani o
programmi di progetti.
Sono previsti anche due
premi secondari, ciascuno di 1.500 euro, con gli
stessi criteri del premio
principale. La premiazione è prevista per il 25 ottobre in occasione del
Convegno annuale della
Rete di Comuni a Salgesch, in Svizzera.
La documentazione
può essere scaricata dal
sito della Rete di Comuni
«Alleanza nelle Alpi»:
www.alpenallianz.org.
Presentazione delle candidature entro il 2 agosto.
Luserna San Giovanni-Prievid;
Festa dello sport
con gli slovacchi
È iniziata in vai Pellice
la XXI Festa dello sport,
la manifestazione che per
un mese impegnerà soprattutto i più giovani in
numerose attività sportive, tornei, esibizioni, saggi. Gli atleti e i loro rappresentanti sono arrivati
giovedì pomeriggio e venerdì il sindaco di Luserna San Giovanni, Piergiorgio Ghibò, e alcuni
assessori li hanno ufficialmente accolti e salutati, dando così inizio alle
due giornate di sport che
ormai da oltre 20 anni si
tengono a Luserna.
Nell’ambito dell’iniziativa un posto molto importante ha la presenza
di una numerosa rappresentanza della città della
Repubblica Slovacca
Prievidza e delle delegazioni di Niksic, Montenegro, e Zvolen, Repubblica
Slovacca. Si tratta di rapporti nati nel tempo, soprattutto quello con Prievidza, cittadina gemellata
con il Comune di Luserna San Giovanni, nati e
cresciuti soprattutto grazie allo sport. Proprio nel
nome dello sport gli amministratori di Prievidza
presenti in questi giorni a
Luserna hanno voluto incontrare i rappresentanti
delle scuole del territorio
per cercare di creare le
condizioni di uno scambio reale e vissuto, rivolto
in particolare alle giovani
generazioni.
Si sono così incontrati
in Comune i rappresentanti del Collegio valdese
di Torre Pellice, dell’isti
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La situazione degli
ospedali valdesi e quella
della sanità e dei Servizi
sociali così come si sta
venendo a delineare con
l’applicazione del decreto Sirchia e le conseguenti disposizioni regionali, continua a preoccupare. Tra le altre iniziative a sostegno degli
ospedali o comunque indirizzate a comprendere
e a comunicare in merito
ad essi segnaliamo che
nel corso dell’assemblea
del 3° circuito, tenutasi il
17 maggio scorso a Frali,
è stato deciso di nominare un’apposito gruppo di
lavoro incaricandolo di
raccogliere tutte le informazioni possibili su
quanto si sta facendo sul
territorio perché il servizio sanitario fin qui assicurato alla popolazione
dall’ospedale diP|
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p ’’ '
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Pinerolo
Emergenze
abitative
Un incontro per promuovere l’accordo territoriale per la definizione
di contratti-tipo, dare
chiarimenti in merito
all’applicazione della legge 431-98 di «Disciplina
delle locazioni e del rilascio degli immobili adibiti ad uso abitativo» e verificare la possibilità per il
Comune di Pinerolo di affittare e subaffittare alloggi a famiglie in situazione
di emergenza. L’appuntamento è per lunedì 3 giugno alle 17 in municipio.
L8 giugno a San Germano: un'iniziativa voluta (dairamministrazionfi
L'acqua, una risorsa che non va sprecata
«L’acqua è generosa, non ha
frontiere, ma non è illimitata. Per
questo non va sprecata». È una
delle riflessioni che stanno dietro
alla 5 giorni, che ha per titolo
«Chiare fresche e dolci acque» organizzata daH’amministrazione
sangermanese in occasione della
Giornata mondiale per l’ambiente
deH'8 giugno. La manifestazione
sangermanese che prevede incontri, un convegno, proiezioni di film
e momenti di intrattenimento, inizierà mercoledì 5 giugno con l’iniziativa «Fiumi puliti» nel corso
della quale i bambini delle scuole
elementari puliranno le sponde
del torrente Risagliardo. La sera,
alle 21, Consiglio comunale aperto
con all’ordine del giorno: «Sos acqua: la gestione del ciclo dell’acqua». Al Consiglio parteciperà il
coordinatore Area energia del
Consorzio Acea, Antonio Chiadò.
La manifestazione continuerà nei
giorni successivi in diverse sedi:
nei locali della villa comunale il 7,
alle 21, verrà proiettato il film
«Vajont» di Renzo Martinelli; l’8,
alle 21, uno spettacolo del gruppo
Costruire cantando dal titolo «Musica fra terra e cielo»; il 9, alle
14,30, Giocacqua: un filo azzurro
fra parchi e giardini, grande caccia
al tesoro sul tema dell’acqua per
ragazzi e alle 21 «Suoni d’ambiente», concerto della banda musicale.
Sempre nell’ambito della mani
festazione altre iniziative
previste alla sala valdese e
dei vecchi di San Germano."
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^CClOì
PI 31 maggio 2002
E Eco Delle Yaui
PAG. 13 RIFORMA
Discussione aperta sui dati forniti dalla Provincia
Turismo, è vero rilancio?
Wi albergatori continuano a dirsi preoccupati Occorrono
¡miglior visibilità e maggior coordinamento fra gli enti
iiAgIMOCNONE
.^fi che smorzano gli
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po ! che sembra aver
»»* rXe”-.^Oopo
“**redell’hotel Gilly di
Pellice - nei mesi
che dovrebbe promuovere il territorio e non lo fa,
così tutto ciò che succede da Bricherasio in su
viene ignorato.
Un altro problema da
risolvere è la viabilità da
e per Torino. Se non sono
affrontati con decisione,
questi aspetti rimangono
parole scritte e niente di
più, come il nuovo statuto delTAtl». Aggiunge Bellota: «Noi e molti altri abbiamo lavorato a un progetto, l’Agenzia di valle,
che potesse servire da
strumento intermedio;
poi il percorso è stato di
verso e questa non è mai
nata, con il risultato che
continua a mancare un
soggetto capace di mantenere attiva la comunicazione». E le prospettive? «Lavorare insieme
all’ente pubblico evitando di fare “doppioni”».
Un esempio di cattivo
«doppione» citato da
Malan è il «doppio» sito
Internet della Comunità
montana vai Pellice; presente sia nel portale web
della Provincia, e contenente informazioni ormai non più valide, sia in
forma autonoma.
Nuove polemiche a Massello
Le pecore viaggiano
solo durante la notte
DAVIDE ROSSO
' ottobre e novembre
abbiamo avuto un
alo del 30%». Gli fa eco
Marco Bellora, direttoj_ (della Foresteria valdeaS le e presto responsabile
Z iCtumièreeVillaOlanper conto dell’Agess:
idre noi abbiamo pernii gmppo per conselenza diretta degli aticchi alle Twin Towers».
li «vacche magre» sono
¡{lite soltanto a Pasqua.
‘Bellora sottolinea un
litro dato interessante:
[ilaumentato l’utilizzo
camere - dice - ma
‘(onflnumero degli ospiti, che richiedono sempre più spesso camere
singole 0 al massimo
doppie». E la stagione
non tende ad allungarsi,
^tando ferma a quattro
aesi: «Un lavoro di base
non è ancora stato fatto sosfae, con preoccupatone, il direttore del Gilly-;esiste un ente, TAtl,
Operatori turistico-culturali
Se Torre invita...
L’associazione «Torre
Pellice invita...» nasce nel
settembre del 2001 dopo
una collaborazione già
esistente fra la Foresteria
valdese e gli alberghi Gilly, Centro e Flipot, ai
quali subito vanno ad aggiungersi la galleria Tucci Russo Studio per l’Arte
contemporanea, il caffè
Londra e la macelleria
Chiot dl’Aiga carni. Alla
base del sodalizio c’è la
possibilità di integrare le
differenti opzioni di accoglienza turistica sulla
base di un’offerta che i
promotori non esitano a
definire «di eccellenza».
«Come associazione spiegano Marco Bellora e
Mario Malan - nel novembre scorso abbiamo
)
lAmici della Scuola latina
idiM
lanteiB
’asseri
Le radici e il mulino
quel
:o mom
CLAUDIO TRON
:o niuiw
iziooW Emulino, così come il
siamaÌ come il forno.
ndispi ^brezzi che vi si
ha un fascino tutoartenf '”®P“.‘ale per coloro che
Chiesa! *®'bP>scono un senso di
mmaoì produzione
iervizW di prima neces
«É di nilQ 1 if Ò o + .-« Í-»
j chesilK'“^* qualità pregiata e
ità de giusto. È nobile
„1 (itei "‘^altura; è nobile il prosérviài democratico; è
Neanche la Hknnni
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la all’innovazione. Ma
'aricaW tutte queste ultiflllec® avvengono ai
— apllì ¿l'ideila produzione
«azionale, è necessaria
¿battuta d’arresto;
¿'’ del «recul»: tornia
ho alle radici.
quest’esperienza è sta'atta una volta di più
¡5,7° maggio a Peroell ultimo degli inpromossi dal Cenij.|,,''''hurale valdese,
ilpllA^®ociazione Amici
iCmn • latina e dalla
al^Unità montana valli
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^ *^ormanasca.
H Lf^^bi studiose, Sa,ret»».‘!a Breusa e Stefania
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■ .^Phato una ricerca
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lin • ' lUeiUi
b'oho aceti
:aua?'i(i„6r' compianto Gui
tlaii-,
sa de*
eirAsili^
Un glossario elenca i termini tecnici, in patuà,
con cui si indicano i
componenti e le azioni
collegate con la molitura
dei cereali e con l’attività
dei frantoi per noci.
Insieme alla presentazione del lavoro, fatta
dalle autrici, i convenuti
hanno ascoltato da Raimondo Gente una presentazione generale delle
opportunità di recupero
nella complessa rete di
mulini che funzionavano
in passato nella civiltà
contadina locale e da
Claudio Balma una descrizione tecnica, accompagnata da diapositive, del funzionamento
del mulino massellino di
Gorjo trounno, a ruota
orizzontale frouét), restaurato alcuni anni fa.
Dotato di un meccanismo estremamente semplice, pur nella sua ingegnosità, si può calcolare
che producesse, con un
impatto ambientale praticamente nullo, uno sviluppo di energia pari o
poco meno di 4 Kw.
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Mulino «Li vroc» a Bovile
partecipato alla vetrina
organizzata dall’Atl al
Centro commerciale “Le
Gru” di Grugliasco, promuovendo la vai Pellice
e le sue bellezze, anche
in collaborazione con
l’istituto Alberti di Luserna San Giovanni; infatti
alcuni Studenti hanno
svolto il loro periodo di
stage allo stand della manifestazione. Dopo questa prima “uscita” comune, stiamo lavorando
all’allestimento di un sito
Internet dell’associazione». Quindi è un’esperienza positiva? «Certamente sì - commentano
Malan e Bellora - anche
se il suo debutto ha coinciso con i mesi di crisi
del settore alberghiero».
DOPO la questione
dell’azienda faunistica un altro fronte di
polemica sembra aprirsi
ora a Massello con la
contestazione di un’ordinanza emessa recentemente dal sindaco di
Massello relativo alla
monticazione lungo la
provinciale delle mandrie e delle greggi nelle
ore diurne. La monticazione è permessa solo
più dalle 22 alle 5 di notte a motivazione del «disagio - si legge nell’ordinanza - che si potrebbe
tradurre in un grave pericolo per la pubblica incolumità qualora non
fosse possibile assicurare
il transito veloce per ambulanze 0 altri mezzi di
soccorso». Qualcuno già
promette battaglia sull’argomento e qualcun
altro fa osservare che così dal punto di vista del
soccorso non si eliminano i problemi visto che le
ambulanze potrebbero
essere utili proprio di
notte quando tra l’altro
non può operare l’elisoccorso che non è autorizzato a voli notturni. Intanto sembra essere arrivata a un punto fermo
per il momento la questione del ricorso al Tar
fatto da alcuni proprietari di terreni che chiedevano la sospensiva per la
delibera regionale che
istituiva l’azienda faunistica di Valloncrò.
Il Tar la settimana
scorsa ha deciso di respingere il ricorso, ma
per il momento non si
conoscono ancora le motivazioni. In questo periodo poi la Chiesa valdese di Massello, e in
particolare il Concistoro
nella sua relazione morale approvata dall’assemblea di chiesa e in parte
pubblicata sul bollettino del 3° circuito, ha voluto esprimere la propria
posizione. Il Concistoro
nella sua relazione parte
dal fatto che il problema
proprio della chiesa di
Massello è il conflitto che
si è venuto a creare intorno ai progetti di sviluppo attuati dall’amministrazione comunale.
«Questa ondata di accuse, ricorsi giudiziari e
provvedimenti amministrativi - si legge nella relazione - travolge anche
la chiesa spezzandone la
comunione di fede che
dovrebbe caratterizzarla.
Desideriamo affermare
che lo spazio specifico
della chiesa è caratterizzato dalla fraternità. La
chiesa è chiamata a salvaguardare questo spazio
pur tra visioni diverse e a
volta avverse. Riteniamo
che la chiesa nelle sue sedi istituzionali, come l’assemblea e il Concistoro,
non deve schierarsi a favore dell’una piuttosto
che dell’altra visione politica. Al tempo stesso riteniamo che i valori riscoperti dalla Riforma
protestante, gratuità, libertà e responsabilità,
devono trovare uno spazio sempre più ampio anche nelle sedi civili: la polemica e il dibattito non
possono sfuggire al confronto con questi valori».
Comunità montana valli Chisone e Germanasca
Sette obiettori per il sociale
La Comunità montana valli Chisone
e Germanasca ha richiesto recentemente allo stato di essere convenzionata per il servizio civile volontario. «In
sostanza - spiegano in Comunità - il
servizio offre l’opportunità a ragazzi e
ragazze dai 18 ai 26 anni di poter svolgere attività di volontariato. In Comunità, in questo periodo si stanno attivando progetti proprio per consentire
a questi ragazzi di fare esperienza in
ambiti come la comunicazione, la promozione turistica e sociale operando
con anziani e portatori di handicap. La
durata del servizio sarà di 12 mesi».
Se la convenzione verrà riconosciuta
i posti a disposizione in Comunità
montana saranno 7 in tutto, per que
sto all’ente consigliano fin d’ora di fare
domanda a cui seguirà un colloquio
per verificare le reali competenze dei
candidati. Di questi 7 volontari due
presteranno servizio alla Comunità alloggio per anziani e due saranno impiegati al Centro residenziale flessibile
per portatori di handicap.
Gli altri tre volontari che presteranno servizio in Comunità opereranno
uno nel campo della comunicazione (è
previsto l’utilizzo di una persona per la
gestione del sito Internet e l’organizzazione degli eventi della Comunità),
uno nel settore delle attività turistiche
con l’avvio delTEcomuseo delle miniere della vai Germanasca e infine un
terzo nelle attività con i giovani.
Mostra dei bambini delle scuole a Torre Pellice
Scopriamo un po' d'Africa
Fino alT8 giugno la galleria «Filippo Scroppo» di
Torre Pellice ospiterà una
mostra singolare e unica
nel suo genere «Un po’
d’Africa», oggetti, immagini, parole, colori, suoni
e sapori per conoscere alcune realtà del continente africano. La peculiarità
dell’esposizione sta soprattutto nel fatto che è
stata realizzata da alcuni
dei bambini e delle bambine che frequentano
l’istituto comprensivo
«Rodari» di Torre Pellice.
In particolare hanno partecipato all’iniziativa la
classe quinta della sede
di Torre Pellice, le classi
terza, quarta, quinta di
Angrogna e Bobbio Pellice, i piccoli delle materne
di Angrogna e Torre Pellice e i ragazzi e le ragazze
del gruppo informatica
della scuola media.
Questi ultimi hanno
realizzato il Cd «Africa»,
che insieme alla mostra è
stato presentato sabato
scorso durante la cerimonia di inaugurazione, che
ha visto i più grandi impegnati a spiegare l’iniziativa e i più piccoli esibirsi in due brevi canti
africani. Sia la realizzazione della mostra che
quella del Cd sono state
oggetto del lavoro e della
programmazione delle
insegnanti nel corso di
tutto l’anno scolastico;
esplorando insieme ai
bambini un continente
ricco di cose da scoprire e
imparare grandi e piccoli
hanno compiuto un viaggio virtuale alla ricerca di
oggetti, testimonianze.
NELLE CHIESE VALDESI
tradizioni, racconti, canti.
Il risultato è stato una
mostra che permette ai
visitatori di essere trasportati con la mente e
con la fantasia in Africa,
con numerose suggestioni per i sensi: si va
dagli odori delle spezie
alla bellezza dei tessuti,
dalle foto degli immensi
deserti agli oggetti lignei
dagli strumenti musicali,
soprattutto le percussioni, che immediatamente
evocano i ritmi che producono, alle lance per la
caccia. La mostra è stata
possibile grazie anche al
contributo dei numerosi
appassionati d’Africa
che vivono in vai Pellice,
i quali hanno messo a disposizione dei bambini
ricordi, oggetti, foto, testimonianze.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Sabato e domenica 1°
e 2 giugno gita a Ginevra dei ragazzi e delle ragazze
del precatechismo del circuito. Venerdì 7 giugno, alle
21, concerto d’organo nel tempio dei Bellonatti,
nell’ambito del corso per organisti curato dalla Ced.
PERRERO-MANIGLIA — Culto a Maniglia, domenica 2 giugno, alle 10.
PINEROLO — Giovedì 30 maggio, incontro in vista
del centenario dell’Unione femminile e della festa
della comunità. Domenica 2 giugno, festa di chiusura
delle attività con culto nel giardino, pranzo comunitario, giochi e merenda.
POMARETTO — Culto al Centro anziani di Porosa,
venerdì 31 maggio.
FRALI — Studio biblico, venerdì 31 maggio, alle
20,30. Domenica 2 giugno bazar dalle 14,30. Riunione
del Comitato del museo, lunedì 3 giugno, alle 21.
RORÀ — Sabato e domenica 1° e 2 giugno la corale è
a Parma, su invito del pastore Stefano Mercurio. Il culto di domenica 9 giugno, in concomitanza con i lavori
della Conferenza distrettuale, è spostato alle ore 11.
SAN SECONDO — Alle 15, convegno dei monitori
su «La partecipazione dei bambini al culto».
VILLAR PELLICE — Domenica 9 giugno, culto a
cura dell’Unione femminile.
VILLASECCA — Giovedì 30 maggio seduta dell’Unione femminile per valutare il bazar. Sabato 1° giugno, alle.21, nella sala di Chiotti, incontro con Pawel
Gajewski che parlerà della Polonia, suo paese d’origine. Domenica 2 giugno culto a Combagarino.
È stato ristrutturato a Poma retto
Riapre il teatro
Un momento particolare è stato dedicato il
giorno di Pentecoste a
Pomaretto per la riapertura ufficiale del teatro
completamente ristrutturato. Nell’occasione la
storia della struttura è
stata ripercorsa da una
introduzione della presidente del Concistoro della Chiesa valdese di Pomaretto, Paola Revel,
che ha tracciato le tappe
del Convitto posto al di
sopra della sala del teatro che ha ospitato nel
corso dei suoi 80 anni le
diaconesse, i ragazzi della Scuola latina e infine
la comunità alloggio. In
occasione della riapertura è stata anche allestita
una mostra fotografica
che ripercorre in qualche modo gli ottant’anni
e più di filodrammatiche
che a Pomaretto si sono
esibite e i presenti hanno
potuto sbizzarrirsi nel
tentativo di risalire ai
nomi degli attori e a
quello degli spettacoli
messi in scena e ritratti
nelle foto. Molte foto sono state così datate e
sottotitolate. La mostra
ha avuto poi un seguito,
a grande richiesta, anche
la domenica 26 maggio.
Per un'ospite del «Rifugio»
Ritorno a casa
Non succede molto
spesso che un ospite dei
nostri istituti per anziani
possa ritornare a casa e
vivere in autonomia. Ancora meno frequente è il
caso in cui sappia farlo di
sua volontà. Basterebbero i suddetti motivi per
fare di questa storia un
avvenimento da ricordare. Ma nella vicenda di
Elvira Guadalupi, classe
1926, nata a Cosenza e
cresciuta a Brindisi, trasferitasi a Torino nel ’60,
arrivata al Rifugio Carlo
Alberto nel 2000 paralizzata dopo un’operazione
al pancreas, costretta a
letto per molti mesi,
estranea alla realtà valdese e che adesso abita da
sola in un appartamento
di Torre, c’è ben altro.
C’è la tenacia di una
donna del Sud, amante
della cucina, che dopo
essersi ripresa (grazie anche alla fisioterapia la signora cammina e fa da
sé la «piccola» spesa) ha
iniziato a insistere con il
personale del Rifugio, «io
al ricovero non ci voglio
morire», e alla fine un alloggio le è stato trovato.
C’è la forza di opporsi a
una figlia che dalla Casa
di riposo non voleva farla
uscire. C’è l’audacia di
prendere una decisione.
E c’è la simpatia, che
molti ospiti faticheranno
a dimenticare. E anche lei
ammette: «Non mi manca il Rifugio, mi manca la
gente», (m.g.)
POSTA
A cielo aperto
La sera del 29 aprile ho visto su Rai Tre la trasmissione «Report» e ho appreso che il Comune di Milano
non riesce a dotarsi di un depuratore. Ho visto ben
chiaramente la traboccante fogna a cielo aperto scorrere a poca distanza dalle abitazioni, verso uno sbocco che non so immaginare... Tale vista mi ha fatto
tornare in mente quando, una ventina di anni fa, durante un soggiorno a Milano, dalle finestre del X piano della periferica via d’Agrate, vedevo nella campagna adiacente scorrere rogge colme d’acqua che credevo di irrigazione, ma che qualche tempo dopo, con
l’arrivo del caldo, il fetore nauseante mi confermò essere acqua di fogna.
Sarei curioso di sapere se le cose sono ancora così
ora che il mio vecchio fabbricato sulle alture della vai
d’Angrogna, con fossa biologica, abitato 20 giorni
all’anno, situato in mezzo ai boschi a 300 metri dalle
altre abitazioni, se non fosse intervenuto il buon senso (per il quale ringrazio) avrebbe dovuto essere adeguato a disposizioni forse non applicate neppure alla
periferia di Milano.
Giovanni Chiavia-Torre Pellice
18
PAC. 14 RIFORMA
E Eco Delle Aàlli ^ldesi
VENERDÌ 31
SPORT
XXI FESTA
DELLO SPORT
Due giornate ricche di
sport, di agonismo e di
tanta allegria quelle di sabato 25 e domenica 26
maggio, dove a Luserna
San Giovanni si è svolta la
ventunesima edizione
della Festa dello SportTrofeo Banca Crt.
Presenti le delegazioni
di Prievidza e Zvolen,
dalla Repubblica Slovacca, e di Niksic, dal Montenegro. Quest’ultima si
è aggiudicata il primo
posto nel torneo intemazionale di pallavolo vincendo tutti gli incontri e
dimostrando un buon livello di gioco.
Ai tornei e alle competizioni si sono aggiunte
anche alcune esibizioni
di ginnastica artistica da
parte di atlete «in erba»
sia italiane sia slovacche.
CLASSIFICHE
PALLAVOLO
Pallavolo internazionale: 1“ Niksic (Montenegro), 2° 3S Luserna, 3“
Prievidza, 4“ Zwolen.
Pallavolo assoluta femminile: 1° Polisportiva
Piscinese, 2° 3S Barge, 3“
3S Luserna.
Pallavolo under 15
femminile: 1° 3S Pinerolo
A, 2° 3S Pinerolo B, 3°
Barge, 4° Bricherasio, 5°
3S Luserna B.
Pallavolo under 13 misto: 1° 3S Luserna B, 2°
3S Pinerolo maschile, 3“
U.S. Scalenghe, 4° 3S Luserna A, 5° 3S Pinerolo
Femminile.
400 metri (’93, ’92, ’91):
1“ Federica Collino, 2“
Daniela Michelin Salomon, 3“ Elisa Michelin
Salomon.
400 metri (’96, ’95, ’94):
1“ Daniele Zanini, 2" Alberto Malan, 3“ Davide
Migliotti, 4° Eric Michelin Salomon.
PALLAMANO (finali del
«Trofeo Topolino»):
1° Invincibili Luserna,
2° Schiappe Luserna, 3“
L’albero della cuccagna
Reietto, 4° Fortissimi Luserna.
TENNIS
TAVOLO
TENNIS
1° Prievidza-Team Roccato
ATLETICA
Salto in lungo (’93, ’92,
’91): 1“ Federica Collino,
2“ Daniela Michelin Salomon, 3^ Elisa Michelin
Salomon.
Salto in lungo (’96, ’95,
’94): 1° Eric Michelin Salomon, 2° Daniele Zanini, 3° Davide Migliotti, 4“
Guido Frache, 5° Alberto
Mal an.
60 metri (’93, ’92, ’91):
1® Elisa Michelin Salomon, 2^ Daniela Michelin Salomon, 3“ Federica
Collino.
60 metri (’96, ’95, ’94):
1° Daniele Zanini, 2° Eric
Michelin Salomon, 3“ Alberto Malan, 4° Davide
Migliotti.
Intense giornate per la
Polisportiva Valpellice.
Cristina Ghiri si è aggiudicata il titolo di campionessa provinciale di
quarta categoria. Al torneo regionale «Insieme»
di Torino i pongisti del
«Café Arnaud» si sono
classificati rispettivamente 2° Alessandro Cogno, 3“ Davide Malan, 4°
Luca Chioni nella categoria Giovanissimi mentre fra gli Allievi 2° posto
per Pietro Milanesi. Nel
master finale regionale
dei Grand Prix Matteo
Pontet conquista il 5°
posto e Paolo Geuna il
nono. Nella prova finale
del campionato provinciale di doppio Sergio
Ghiri e Andrea Girardon
si classificano terzi nella
4^ categoria mentre fra
gli Nc Simone Odino e
Mauro Cesano sono arrivati secondi.
Un libro riporta episodi di guerra e Resistenza nelle vallate alpine
Tempi difficili, forti personalità
MARIA ROSA FABBRINI
POSSONO essere lette una dopo l’altra, metodicamente,
queste storie di tempi difficili fra
le valli Chisone e Po*. E già sarebbero una bella lettura. Ma può venire voglia, soprattutto fra le valli
che il titolo richiama, di andare
subito a cercare la storia che tocca
più da vicino, che incontra personali ricordi. Allora la lettura diventa un’altra cosa.
Maria Airaudo (Mari), di Bagnolo, Pietro Paolo Favout (Polucio)
di Bricherasio, Bartolomeo Marconetto (Tromlin) di Bagnolo, Aldo Dutto di Saluzzo, Caterina Rio
(Rina de Qibbro) di Ostana, Luca
Richiardi di Paesana: questi i protagonisti che hanno raccontato a
Enrico Bertone la storia della loro
vita: staffette, comandanti partigiani, prigionieri in Russia, deportati in Polonia.
Difficile dire qualcosa di riassuntivo per rendere il senso di un
passato che si fa memoria. Difficile perché qui siamo fuori dalle
consuete interviste, lontani dalla
retorica commemorativa. Piuttosto siamo dentro lunghi racconti,
ciascuno reso con il proprio linguaggio: emozioni individuali e
storia collettiva: la guerra, le guerre. La prigionia, la deportazione,
imboscate, pallottole da cui a volte non si scappa. La Resistenza, la
paura, il grande freddo russo, la
ritirata, i lager, le fughe, gli incubi,
l’emigrazione, le montagne attraversate a piedi. Il ritorno. È una
restituzione generosa quella che
ci viene incontro, una mano tesa
verso il contatto, la comprensione. Dove ciascuno può cercare e
trovare voci, eventi, luoghi che a
loro volta ne richiamano altri. Un
esempio per tutti: quando Polucio
dice «Io e i miei amici avevamo
come punto di ritrovo il Caffè Italia di Torre Pellice, si parlava sempre di guerra, che alcuni di noi
avevano già provato, di dittatura.
di democrazia...»: due righe su
quindici pagine. Un riferimento
minore, sembrerebbe. Ma chi ha
conosciuto il Caffè d’Italia di quegli anni, recupera immediatamente altri ricordi: la famiglia Rostan
che lo gestiva e Reinette, Francis e
gli incontri con il professor Lo
Bue, Roberto Malan, in quella scena liberty, tavolini di ferro e marmo, dove hanno preso forma le
percezioni nuove e gli equilibri rischiosi dell’antifascismo prima, e
della Resistenza poi.
Dobbiamo molto alla pazienza
e alla sensibilità dell’autore che ha
attraversato per noi questo mare
di memoria e ce Tha restituito con
tutte le sfumature del coraggio e
della sofferenza. Anche della gioia. Della vita, insomma. E non serve il soccorso della nostalgia per
apprezzare queste storie.
(*) Enrico Bertone: Sei storie di
tempi diffìcili 1915-45 tra Chisone e
Po. Blu Edizioni 2002 (Collana Storia e memoria).
APPUNTAMENTI
30 maggio, giovedì
PINEROLO: Alle 21, nella sede del Cai, serata su «Sky
Fjord Norvegia», con Luciano Cerbi; ingresso libero.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Nella saletta d’arte, alle
15, incontro organizzato dalTAuser su «Reati a cui sono esposte le fasce deboli», con il capitano Ranzini, comandante della compagnia dei carabinieri di Pinerolo.
TORRE PELLICE: Alle 15,30, nella biblioteca della
Casa valdese, concerto con i gruppi di musica da camera del civico istituto «Gorelli» di Pinerolo, musiche
di Schubert, Beethoven, Schumann, Fetis.
VILLAR PEROSA: Alle 21, nella biblioteca corhunale, incontro su «Gestione sul territorio di handicap fisici e psicologici», relatori Livio Vigna, Gabriella Prot,
31 maggio, venerdì
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 21, alla sala Albarin, l’Unitrè di Bricherasio in collaborazione con la
compagnia «11 Piccolo varietà», presenta «L’equivoco
imbarazzante», spettacolo comicissimo in tre atti di
Luigi Oddoero.
TORRE PELLICE: A Villa Elisa, alle 15,15, TYwca e
Ucgd presentano una conversazione con Alba Nitti
Fiorio sulla condizione della donna in Africa.
PINEROLO: Incontro con il Cuamm, medici con
l’Africa, alle 21, in via Trieste 42.
TORRE PELLICE: Nel tempio valdese, alle 21, concerto con il coro giovanile del duomo di San Dionigi di
Hesslingen, Germania, coretto di Bobbio e Villar Pellice, coretto valdese di Torre Pellice. Ingresso libero.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Nella saletta d’arte, alle
21, incontro con Luciano Proietti, medico pediatra, su
«La cura delle malattie infantili con terapie naturali».
1“ giugno, sabato
PINEROLO: Alle 16 nella sala del Consigilio, in occasione della festa della Repubblica, incontro con i
consiglieri della città di Pinerolo eletti nel 1946.
PEROSA: Alle 15 cerimonia di inaugurazione della
sede del museo dell’Ecomuseo delle attività industriali di Perosa Argentina e del percorso di visita «Di
filo in filo». Alle 18 rinfresco.
PINEROLO: Alle 17, nel salone delle feste del circolo sociale in via Duomo 1, su organizzazione del Cesmap, il prof. Renato Grilletto della facoltà di Scienze
dell’Università di Torino, parlerà su «Mummie...e
non solo egizie».
1-2 giugno
ROURE: In frazione Balma, festa patronale.
PORTE: Festeggiamenti per il 70° di Fondazione
della Sezione Ana.
PRAGELATO: «Une flour p’iou-z-alpin» con banchetti in molte borgate e festa della borgata Pian,
concerto sul sagrato della Chiesa di La Ruà.
USSEAUX: Festa della Repubblica con inaugurazione del Gonfalone Comunale, concerto bandistico in
piazza, inaugurazione «Punto informazioni turistiche».
1-4 giugno
FENILE: Festa patronale, a partire dalle 13,30 di sabato, con la Baby Cup, gara di bici per giovanissimi.
5 giugno, mercoledì
PINEROLO: Comunità di base e Chiesa valdese organizzano una serata, ore 21 aH’auditorium di corso
Piave, dal titolo: «Balducci e Turoldo, profeti ieri e oggi», a dieci anni dalla loro scomparsa. Intervengono
Enzo Mazzi della Cdb Isolotto di Firenze e il pastore
Paolo Ricca; introduce il prof. Alberto Barbero.
7 giugno, venerdì
TORRE PELLICE: Alle 21, nella biblioteca civica «C.
Levi», incontro di poesia, scrittura, e interventi d’arte
«Poeti in aia», con Diego Grassedonio, Erica Passerini, Antonio Scotellaro, Lorenzo Gentile, Daniela Vendemmiati.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Prelievi e visite nella sede dell’Avis, in via Roma.
SERVIZI
GUARDIA
notturna, prefestivi
telefono 800-233111
GUARDIA FA
(turni festivi con
DOMENICA 31 MAGG» 1)0*'*^°,
^ 0nu a
flstael
Hi flC
via Roma 58, tei. 54301JÌ
Pinerolo: Musto - via S
biano 8, tei. 322050 ’
San Pietro Vai Lemina;
Farmacia Sant’Aibano '
SERVIZIO INFE
presso i
SERVIZIO ELI
telefono 118
CINEMA
TORRE PELLICE,
Cinema Trento ha in'p
gramma, venerdì 31 \
21,15, sabato l^.qij«
ore 21',15,
ore 21,15, lunedì 3,¡ ff®“
ore 21,15, Tanguy.’di
Chatiliez, commedia,
VILLAR PEROSANuovo cinema propa ^
sabato 1® giugno,j #
21,15, domenica P njaienti
e 20,30, lunedì 3,o#j!®àla
21.15, L’era giada
martedì 4, ore 21,li
Monsoon wedding, §
trimonio indiano.
PINEROLO — La rat
tisala Italia ha in pii
gramma, alla sala «Sai
to». Star wars, guffl
stellari 2: rattaccoiil
cloni; feriali e festivi,«!
19.45 e 22,20,
19.45 e 22,30. i
«2cento» è in visiol
Quaranta giorni ep
ranta notti; feriali e
vi 20,30 e 22,20, sabi
20,30 e 22,20.
BARGE — Il cin^
Comunale ha in
gramma, giovedì 31,,
ore 21,15, Il segnoM
libellula, venerdì Slf
21.15, Come Herr)f1
venne un albero; sP
1® giugno, alle ore 21,1
Il partigiano Jhoirn
domenica 2, ore 15,1Ì
17.15, 19,15, lunedìi
19.30, martedì, ore (Si
e 21,15 e giovedì oit
19.30, L’era glaciale;*
manica ore 21,15, luiel
martedì e giovedì o®
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Una mostra dei ragazzi delle medie di Perosa
La memoria della deportazione
INES PONTET
Fino ai so giugno è visitabile nel corridoio
del Centro culturale valdese a Torre Pellice una
mostra curata dai ragazzi
della classe III A della
scuola media statale «C.
Gouthier» di Perosa Argentina del 1997, anno in
cui la classe, insieme ad
adulti e corsisti dell’Unitrè di Perosa e valli Chisone e Germanasca, intraprese un viaggio-studio in alcuni luoghi della
memoria storica dello
sterminio nazista: Dachau e Mauthausen.
La mostra è ricca di fotografie, sia del viaggio,
sia di documentazione,
con relative didascalie.
Una lunga narrazione
storica degli anni del regime nazista introduce
la mostra, che prosegue
poi con la descrizione
accurata dei campi di
sterminio e con citazioni
da esperienze vissute,
tratte dai volumi consultati per le ricerche.
Dai pannelli della mostra, a firma dell’insegnante che ha guidato la
ricerca, Simonetta Colucci, si può leggere: «Questo
viaggio ha unito in un’
unica esperienza adulti e
ragazzi, che hanno convissuto per quattro giorni
con le stesse sensazioni,
con emozioni simili o diverse, ma comunque intense, nel viaggio e nelle
altre visite. Ci ha guidati il
sig. Coalova, deportato a
Mauthausen per quasi un
anno, fino alla Liberazione. Non diciamo “ex deportato”, perché abbiamo
capito che “ex” i deportati non lo sono mai: “Non
si è mai ex - abbiamo letto -, che lo si voglia ricordare 0 no, è un’esperienza che cambia totalmente
l’esistenza”».
Non mancano neppure i commenti dei ragazzi. Una di questi, Stefania, dice: «Appena sono
entrata a Dachau ho sentito il sangue gelarmi, mi
è venuta persino la pelle
d’oca; forse adesso i
campi di concentramento non fanno neanche
più tanto effetto perché è
quasi tutto rifatto; però è
meglio vederli dal vivo
che sentirli descrivere».
Il lato destro del corridoio espone dei pannelli
tratti da un’altra mostra
preparata dall’istituto
Gouthier, relativo alla ricerca fatta sul posto e
dunque sulla Resistenza
in vai Chisone e Germanasca, anche questa ricca
di fotografie dell’epoca.
Alla mostra è stato dato un titolo già molto
sfruttato «per non diménticare» ma è sicuramente importantissimo
ogni tentativo di fare in
modo che l’indifferenza
e l’appiattimento non
subentrino al ricordo vivido di ciò che è stato,
specie da ora in poi,
quando le nuove generazioni avranno sempre
meno occasione di ascoltare esperienze dirette.
La mostra è aperta dal lunedi al venerdì dalle 9 alle 12,30 e dalle 14 alle 18.
; Radiò Beckwith Evangelica
Occitanica n. 4
Un viaggio dalle regioni
deirOccitania alle tradizioni Rom-Sinti. Anche
quest’anno il Folk club
organizza il festival «Occitanica», arrivato alla
quarta edizione. Radio
Beckwith Evangelica sarà
remittente ufficiale della
rassegna torinese, che seguirà con esclusivi collegamenti in diretta. Cornice degli spettacoli sarà
lo splendido Parco della
Tesoriera di Torino. L’i
naugurazione è prevista
per giovedì 30 maggio alle 21, con i Freres de Sac,
giovane duo di fratelli
francesi virtuosi di organetto diatonico, flauti e
cornamuse.
Venerdì 31, alle 21, il
palco della Tesoriera ospiterà l’Alexian Group,
formazione gitana Rpm,
guidata da Santino Spinelli, primo docente di
cultura rom all'Università di Trieste. Sabato 1"
giugno, alle 10, è prevista
una tavola rotonda dedicata proprio alla cultura
Rom che vedrà la parte
cipazione straordinaria
dello stesso Spinelli. Alle
16 prende il via la competizione di ballo folk con il
Trio Espinasse le Meur,
ensemble francese protagonista del concorso di
danza e del gran ballo finale. In serata, alle 21, i
brillanti e molto spettacolari Latcho Drom, un
gruppo gitano swing Manouche di Tolosa.
Domenica 2 giugno si
chiude in bellezza con i
prodotti tipici delle valli
alpine e la partecipazione
di liutai specialisti in ghironde e strumenti tradizionali. Il programma
prevede alle 15 i concorsi
di ghironda e organetto,
anche questi gratuiti,
mentre alle 16 sarà di scena la strabiliante orchestra macedone Siinadia &
Muharem Serbezovski. 1
discepoli di Goran Bregovic lasceranno il palco ad
Arbebo, gruppo occitano
piemontese di ballo folk.
Alle 21 il finale di musica
balcanica è affidato ai
francesi Bratsch.
Í? «Espaci» unico referente?
Dubbi occitani
Desta preoccupazione
nel variegato mondo occitano la proposta, avanzata durante l’assemblea
di Espaci Occitan dello
scorso 16 marzo e in
questi giorni inviata agli
enti che fanno parte di
Espaci, di individuare
questa associazione quale «organismo di coordinamento e di proposta»
così come definito dalla
legge nazionale 482 del
’99 in materia di tutela
delle minoranze.
L’associazione, composta da Comuni e Comunità montane ha, secondo i promotori, tutte le
caratteristiche per essere
definita organismo
ordinamento e propo»
Un coordinamento®
non è obbligatolo^
che, secondo la
'99, può essere indivitl''
to. Da qui la pt°po^j
Espaci, che sarà prof",
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mondo occitano.
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OSPEDALI DI POMARETTO E TORRE PELjj
Nuovo orario di accesso al primo
degli ospedali di Pomaretto e Torre P®'
Dal 1° GIUGNO 2002 il Primo Intervento
ospedali di Pomaretto e Torre Pellice svolgot ||j20.j
attività in orario diurno, tutti i giorni dalle '
Dopo le 20, la gestione delle | ;
assicurata su tutto il territorio della AsI 10 °
zio di continuità assistenziale («guardia to
dal 118 e dal dipartimento di Emergenza e
zione dell'osDedale civile E. Aanelli di PinefOi ■
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{RDI 31 MAGGIO 2002
Pagina Dei Lettori
PAG. 15 RIFORMA
POSTA
I II problema
palestinese
a è fatto un gran parlare in
L astratto su giornali, raSetvin questi giorni a pro... .cito della Commissione
quale il governo
Í .ráele ha negato il permes“ .presso a lenin. Il letto
smina:
sano
543017-'
■ di accesso a lenin.
¿otnune è portato a pensa
nell’ipotesi peggiore, che
lele abbia qualcosa da naLdere a proposito di Jenin
dell’ipotesi migliore, che
àaion e l’intero governo siano affetti da antipatie o indicati pregiudizi. Vale la
iena di tentare di capire le
■,j,e e autentiche cause del
rifiuto israeliano. Azzardiamo qualche supposizione.
Per esempio potrebbe dar
h ■ fastidio a Israele che questo
rii organismo iperburocratico
ts.n l« »sunti risorse di ogni geneneS re a perseguire, dietro appa>dl lenze moralistiche, gli inte□uv d tessi esclusivi della maggior
ledia parte dei regimi che lo comOS4 ' pongono, i quali sono regimt
prood ^ittaiotiaii e talvolta sanguionn^ pari. Come spregare altna 2o'r» .iienti il fatto che la Siria, la
dì 3 i fàle occupa militarmente,
g lacia politicamente ed economicae 21,1 aente da almeno dieci anni
ding, lu un altro paese che si chiama
libano, non solo non è oggetto di attenzioni da parte di
Commissioni Gnu, ma persino siede nel Consiglio di sicurezza dello stesso organismo.
Oppure si potrebbe fare
festivi, «1 una piccolissima riflessione
), sabi sul fatto che l’Onu si occupa
quasi esclusivamente di II visiol^sraele e del cosiddetto «problema palestinese». Nessuno
siè accorto, infatti, che l’Onu
à sia qualche volta scomodalaperiveri massacri perpe' in Indonesia e altrove, o
per idiritti umani violati in
Cina, in Corea del Nord, nella
totalità dei paesi islamici (tutàabbiamo visto in diretta come ¡palestinesi processano i
palestinesi), o per la schiavitù
inmolti paesi africani. Nessuno ha sentito 0 letto che l’Onu
sisiaoccupato dei curdi, degli
fflneni, dei tibetani e di altri
veri disperati. Che tutti questi
popoli non siano politically
correcfi Ma, al di là di queste
motivazioni forse «astratte»,
ci sarebbe da obiettare su un
altro e non secondario aspetto, che riguarda le persone dei
. commissari Gnu, che si sono
permessi di esprimere su Jenin i propri pregiudizi aprioristici prima ancora di essere
giunte sul posto.
Mi chiedo; chi vorrebbe essere giudicato da giudici o
commissari di questo genere?
Chi amerebbe trovarsi di
fronte a una commissione
che sembra uscita dal cappello a cilindro di un sultanato medievale? Sono convinto
che anche i lettori più distratti abbiano la curiosità di sapere qualcosa di più sull’argomento «le ambigue politiche dell’Gnu».
Bruno Gambardella
Ussana (Ca)
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Nuovo indirizzo
Necessità
del dialogo
Credo necessario riprendere ed esaminare le argomentazioni che Giorgi Brandoli
formula su Riforma del 3
maggio, contestando la pubblicazione di un articolo di
Piera Egidi (19 aprile) chiaramente critico nei confronti
della politica governativa. Il
corrispondente manifesta il
dubbio che l’artìcolo corrisponda «a una precisa posizione di sinistra» del giornale
e sostiene che il medesimo,
se è realmente il settimanale
delle chiese bmv, non deve
più ospitare scritti «che nulla
hanno a che fare con le no- ,
stre posizioni di protestanti
italiani». Poiché trovo doveroso prendere in seria considerazione il disagio che qui
viene manifestato e che è
emerso saltuariamente anche
in altri interventi, cercherò di
spiegare perché, a mio parere, la situazione va vista sotto
un diverso aspetto.
I punti da chiarire mi sembrano i seguenti; si può, su un.
giornale che è l’espressione di
chiese cristiane, parlare di argomenti che riguardano le
condizioni di vita e i comportamenti del paese in cui viviamo oppure si deve evitarli per
la loro inevitabile connessione con la sfera politica? Credo
che la risposta scaturisca dalla consapevolezza che, proprio perché credenti, non
Nata dalle esigenze delle chiese, la Claudiana ne sostiene l'opera di testimonianza
Le librerie Claudiana, un servizio alle chiese
Narrano le cronache che più di una
trentina d’anni fa la Claudiana di Torino (editrice e libreria) dovette riparare
nell’interrato dell’edificio di via Pio V
che era in rifacimento, e dopo un po’ di
anni potè finalmente risalire dalle sue
memorie dal sottosuolo (per citare Dostoevskij) uscendo a riveder le stelle, o
meglio la luce naturale e il sole quando
c’è. Questa minuscola e affettuosa indagine fa capo a quel tempo, perché
non si è mai abbastanza informati se le
cronache precedenti si occuparono di
un aspetto che qui si vorrebbe cercare
di capire con voi; il rapporto tra la libreria e la chiesa di cui essa è una delle
opere, e il rapporto che le chiese evangeliche hanno con la libreria stessa. Per
semplicità lo si dice in modo un po’
sbrigativo contando che nessuno si
senta urtato; la libreria è un servizio alla chiesa locale, o dovrebbe-potrebbe
essere un po’ il contrario? E per estensione le altre chiese evangeliche in Italia potrebbero-dovrebbero appoggiare
le librerie, e come?
Così alla veloce vengono in mente almeno quattro tipi di sostegno, che non
valgono soltanto per Torino ma anche
per Torre Pellice, Milano, Firenze e Roma (per quanto non porti quest’ultima
libreria lo stesso nome). Il primo è; acquistate da noi. Il secondo è altrettanto
elementare e dovrebbe venire naturale
per delle chiese evangeliche; un deposito interno di libri da vendere prima o
dopo il culto o in momenti diversi (già
in atto in molti casi ma non sufficienti)). Il terzo è direttamente collegato al
secondo; ogni domenica, e in ogni occasione pertinente, chi tiene la predicazione, o altra persona incaricata, illustri in due parole le «novità» o uno dei
libri presenti sul banco. L’ultimo sostegno è più impegnativo; dappertutto ci
sono conferenze, dibattiti, incontri su
svariati temi, di solito in ore serali o
preserali. Nelle località dove c’è una
chiesa con deposito, sarebbero preziosi
alcuni volontari disponibili a dedicare
tempo e passione per allestire a turno
«proposte» di vendita con testi attinenti
ai relativi argomenti.
Beh, magari il caffè non lo trovate...
La libreria di Torino (come del resto le
altre) forse non competerà mai con le
più ampie e lussuose della città, non è
aperta fino a notte fonda come qualcuna e non è nemmeno alla moda e un
briciolo snob; è semmai una libreria «di
nicchia» specializzata in filoni difficilmente reperibili altrove. Non è un colosso straniero come quelli che aprono
su e giù per. la penisola dove forse troverete anche gazzosa e pop-corn; non
ha atmosfere musicali suadenti ma una
radiolina che diffonde sottovoce note
rigorosamente classiche; non c’è «di
tutto di più» ma si cerca di essere pazienti e attenti ad ascoltare e suggerire;
si spera di essere un luogo modesto di
fraternità e professionalità.
Che cosa si trova alla Claudiana?
Un Mozart aggiornato vi direbbe; «Signori, il catalogo è questo»;
- libri validi «nel tempo» più che best-seller e instant book;
- storia, filosofia, religione, politica,
ambientalismo ecc.;
- «classici», letteratura, narrativa;
- repertorio biblico di storia, cultura,
introduzioni, esegesi, teologia;
- parole da proporre anche a persone
anziane e sofferenti (testi di preghiera e
meditazione), settori questi pressoché in
mano all’editoria cattolica in generale;
- storia delle religioni, ampi settori di
protestantesimo e di ebraismo (storia,
anche, del razzismo e delle persecuzioni), cultura delle minoranze, eresie, laicità, ecc.;
- libri per ragazzi, sempre più rari
nelle librerie cittadine (in controtendenza quindi rispetto alla spinta verso
«giochi», video, ecc.).
Andate alla Claudiana tutto l’anno,
quindi.
Non andateci solo a Natale e non andateci solo per avere lo sconto. Da anni
si sono avviate enormi iniziative per
promuovere il libro; recentemente le
iniziative de La Repubblica e del Corriere della sera, ma sempre più spesso in
collegamento con vari gadget, cd, video, riviste, Internet, ecc. Se ne è fatto
quindi sempre più spesso un normale
oggetto merceologico. E nonostante
questo le percentuali di vendita non
sono aumentate di una virgola.
In realtà non è tanto il libro che va
promosso, quanto e soprattutto «la libreria» come luogo principe per la scelta e l’acquisto. Moltissime librerie tradizionali chiudono; sulla sorte del libro
gravano grosse incognite. La Bibbia ha
due parole che molti pronunciano con
un fremito d’amore, ma che spesso
vanno poi alla deriva; vocazione e testimonianza. Delle chiese evangeliche in
generale, e di quelle aderenti alla Fcei
in particolare. E la vocazione e la testimonianza di voi che leggete (e se abitate lontano, potete fare richieste telefoniche e ricevere i libri per posta).
Daniele Rostan
Lucilla Tron
Renzo Turinetto
possiamo disinteressarci di
come funzionano le cose nell’ambito in cui siamo chiamati a vivere concretamente la
nostra fede. Mi chiedo quindi
perché, invece di irritarci,
non proviamo a dialogare.
Entrando nel merito delle
questioni controverse, se
davvero si pensa di avere valide ragioni da contrapporre, si
eviterebbe che il giornale si
presenti portatore di un unico punto di vista.
Un confronto sereno potrebbe portarci a modificare
la nostra visione delle cose
ma, anche se ciò non accadesse, questo non sarebbe un
motivo valido per nutrire animosità verso chi condivide la
nostra stessa fede.
Mirella Argentieri Bein
Torre Pellice
Passatempo
(D. Mazzarella)
1.
I ®*ontali
j Lo era anche Zaccheo
li) ì ®^rtza testa
. 'rtorp biblico che descri' ^rtgine della festa
II JeiPurim
^ donna, secondo
U aria
15 Roosevelt
16. Si occupa degli ospedali
valdesi
18. Comune in provincia di
Torino
19. Un modo di dire né sì né
no
20. Estate francese
21. Sigla di Enna
22. Cuore di Matteo
23. Lo sono Pasqua e Pentecoste
26. Città sul Mare di Galilea
28. Quello di Ciro consentì
agli esuli ebrei di tornare in patria
30. Eroe troiano
31. Stato della Penisola Arabica
Verticali
Chiesa valdese della vai
Germanasca
Così furono chiamati i
protestanti francesi
Città biblica il cui nome
è legato ad una torre
Vocali in Miegge
Sigla di Cosenza
Libro biblico che descrive la nascita della comunità cristiana
Perseguitò ferocemente
i cristiani
Adesso... poetico
Andate, partite
13. Non manca quasi mai
in un bazar valdese
16. Quello di Gesù fu trafitto
17. Un elemento della Santa Cena
23. Va riposta solo in Dio
24. Spinta senza pari
25. Così fu chiamato Esaù
27. Nei nomi composti ebraici significa figlio
29. Articolo indeterminativo
4.
5.
6.
7.
8.
12
L'impegno
multiforme
di Anna Nitti
Anna Nitti ha concluso il
suo cammino terreno. La decana della Chiesa metodista
di Napoli e, forse, anche
d’Italia, all’età di 97 qnni e
mezzo, è deceduta nella tarda sera del 20 maggio scorso.
Ci mancherà la sua memoria
storica, la sua reprimenda, il
suo amore per la chiesa e in
particolare per il metodismo.
Non è facile sintetizzare
che cosa è stata Anna Nitti
nel mondo ecclesiastico e in
quello sociale e politico, in
quasi un secolo di vita, per la
maggior parte trascorso a
Napoli, ha attraversato e sperimentato tutti gli eventi di
cui il ’900 è stato protagonista e ai quali non si è sottratta. Insegnante di lettere, ha
forgiato tanti giovani inculcando in loro quei principi di
libertà, laicità e correttezza
morale di cui è sempre stata
esemplare testimone.
Nell’ambito della Chiesa
metodista ha ricoperto tantissimi incarichi, da quello di
vicepresidente della Chiesa
metodista d’Italia, prima
donna a ricoprire tale incarico, a quello di presidente dell’Attività femminile metodista e, dopo l’integrazione,
della Federazione femminile
valdese e metodista, a membro del Consiglio della chiesa
locale, e ancora innumerevoli
altri impegni.
Il suo impegno nel sociale
ha raggiunto l’apice nel lavoro svolto negli Anni 40, insie
me al dottor Teofilo Santi,
nelle grotte dei «Granili» per
assistere e sostenere le famiglie bisognose e i bambini indigenti che in quei tuguri
avevano trovato rifugio, fondando il Centro «Casa mia»,
soprattutto per insegnare a
leggere e scrivere a bambini e
adulti. In campo politico ha
profuso molte energie sia
nelle lotte antifasciste e partigiane sia nella lotta per i diritti e l’indip.endenza delle
donne di cui è sempre stata
strenua assertrice.
Chi l’ha conosciuta conserverà di lei la memoria dei
suoi interventi, a volte pungenti ma sempre pertinenti.
Chi non l’ha conosciuta ha
purtroppo una lacuna che
non può più essere colmata.
Mirella Scorsonelli - Napoli
Insegnanti
di religione
Leggo sul n. 19 di Riforma
(pag. 3), a proposito del colloqui dell’on. Luciano Violante
con la delegazione del Comitato nazionale «Scuola e Costituzione»; «Su quest’ultimo
punto [immissione in ruolo
degli insegnanti di religione
cattolica] ha annunziato l’opposizione del suo partito».
Non capisco proprio come si
possa fare a essere contrari
oggi al disegno di legge governativo in materia (che comunque prevede il superamento di un concorso) quando nella passata legislatura lo
stesso partito |Ds, ndr] era favorevole all’immissione in
ruolo pura e semplice degli
stessi docenti; infatti è noto a
tutti che nel luglio del 2000 il
Senato approvò il relativo
progetto di legge con la sola
opposizione di Rifondazione
comunista e dei Verdi (se non
vado errato). Non riesco proprio a comprendere come taluni politici italiani possano
essere coerenti con se stessi.
Paolo Olivieri - Napoli
C^dto '^adìo
abbonamenti
interno
estero
sostenitore
euro 5,00
euro 10,00
euro 10,00
Lo sciopero dei magistrati
Ho letto attentamente l’articolo di Marco Bouchard sullo
sciopero dei magistrati (Riforma del 3 maggio). Non entro nel
merito del contenuto perché non sono in .possesso delle necessarie competenze tecniche però (ahimè, ci risiamo!) debbo
obiettare che articoli del genere mi aspetto di trovarli su uno
dei tanti giornali di informazione nazionale, non su Riforma.
Quando sto in chiesa o quando leggo Riforma, mi aspetto che
si parli soltanto di questioni religiose e non di politica. Sarebbe
facile affermare che la politica può in qualche modo influire
anche sulla vita delle chiese, e viceversa. Mi pare però che, nel
caso specifico, il ragionamento sarebbe, come minimo, forzato.
Alberto Rocchegiani - ApriMa (Lt)
Diaconia valdese
Commissione Sinodale per la Diaconia (Csd)
La Commissione sinodale per la diaconia (Csd) cerca
Direttori/e di foresterie
La ricerca è rivolta a persone, singoli o coppie, con
competenze gestionali e linguistiche proprie della conduzione ricettiva, cui affidare, in prima istanza, la direzione della Foresteria di Torre Pellice e della Casa Valdese di Rio Marina. L’assegnazione degli incarichi sarà
preceduta da un periodo di formazione e prevede, previo periodo di prova, l’inserimento nei quadri della
Csd, con possibile mobilità nell’ambito delle opere affidate alla Csd. .
Le domande (manoscritte) con allegato curriculum
dettagliato vanno indirizzate, entro il 30 giugno 2002,
a; Csd Diaconia valdese - Via Angrogna 18 - 10066
Torre Pellice (Torino).
Per informazioni; stesso indirizzò - tei; 0121 953122
fax; 0121-953125 - e.mai); csd.diaconia@tpellice.it
20
PAG. 16 RIFORMA
BALE
È stata richiesta dal presidente Denis Sassou Nguesso per fermare i ribelli «Ninjas»
Difficile missione di mediazione per i vescovi congolesi
Un comunicato stampa del
30 aprile scorso ha ufficialmente confermato la missione di mediazione affidata dal
presidente della Repubblica
del Congo alla Conferenza
episcopale del paese al fine di
trovare una soluzione pacifica alla guerra che da due mesi sta opponendo l’esercito ai
ribelli «Ninjas» del pastore
«Ntumi». (I «Ninjas» sono miliziani vicini all’ex primo ministro Bernard Kolélas, in rivolta contro l’attuale potere).
Una settimana prima, il 23
aprile, l’arcivescovo di Brazzaville e presidente della
Conferenza episcopale del
Congo, mons. Anatole Milandou, aveva già rivelato ai fedeli cattolici le parole ferme
del presidente Denis Sassou
Nguesso rivolte ai vescovi
durante un incontro nella
sua residenza privata il 16
aprile: «Avete la missione di
riuscire. Ma vi avverto; siete
una chiesa e il pastore Ntumi
dirige una setta. In quanto tale, egli non vi ama ed è armar
to. Se fallite, userò tutta la
mia logistica per porre fine a
questa situazione».
Il presidente del Congo Brazzaville, Denis Sassou Nguesso
La tragedia di Mindouli
Mons. Anatole Milandou
riconosce che «la missione è
difficile», soprattutto perché
non esiste alcun contatto diretto tra i vescovi e Ntumi. I
cristiani congolesi, che temono di nuovo per la vita dei loro pastori impegnati in questa nuova mediazione, hanno
sempre sospettato il potere
attuale di avere organizzato il
«forfait» del novembre 1998 a
Mindouli dove sei uomini di
chiesa furono assassinati durante la prima missione di
mediazione intrapresa dalle
chiese per risolvere pacificamente la crisi tra il potere e 1
ribelli di Ntumi. Mons. Milandou non nasconde la propria reticenza: «La tragedia di
Mindouli rimane ancora nella nostra carne». Questa reticenza si giustifica inoltre con
le prese di posizione dei partigiani di Sassou Nguesso che
non vogliono «una soluzione
negoziata». Gli ufficiali che si
arricchiscono in questa guerra non nascondono la loro
volontà di «schiacciare Ntumi con le armi».
Nel frattempo, gli scontri
stanno dilagando nella regione del Pool, vicina alla capitale. Morti, saccheggi, stupri
e altre esazioni sono la sorte
quotidiana delle popolazioni
che vagano nelle foreste senza assistenza o che sono raggmppate in siti appositi in alcune località. A Kinkala, capo
luogo della regione del Pool,
una quarantina di giovani sequestrati dall’esercito in una
chiesa, risultano scomparsi
da circa un mese.
Situazione preoccupante
«Quello che succede oggi
in Congo è preoccupante»,
ha dichiarato mons. Mario
Roberto Cassati, nunzio apostolico in Congo, il 29 aprile scorso in occasione della
apertura della XXX sessione
della Conferenza episcopale,
del Congo. «Migliaia di giovani vengono usati come bestie
da macello o mandati a combattere contro i loro giovani
compatrioti. In nome di chi?
Per quale ragione? A beneficio di chi?», si è chiesto mons.
Cassati. Per stigmatizzare il
comportamento dell’esercito,
il nunzio ha ricordato la vicenda dei 353 giovani rapiti
dall’esercito durante la guerra del 1998-99, quando questi
stavano tornando nella capitale sotto la protezione dell’
Alto Commissariato dell’Onu
per i rifugiati (Acnur). «Tutto
questo è molto preoccupan
te e fa paura in un Congo
stanco della guerra, della
morte, dell’impunità, dell’ingiustizia», ha detto.
50.000 sfollati
Viene stimato in circa 50
mila persone il numero degli
sfollati accolti in siti della regione e che le organizzazioni
umanitarie non possono raggiungere. Il 26 aprile, nel corso di una conferenza stampa,
Sory Ouane, rappresentante
del Programma alimentare
mondiale (Pam) in Congo, ha
attaccato violentemente il
«governo che pure aveva lanciato un appello alla comunità internazionale per un’assistenza umanitaria, e che invece rifiuta l’accesso alle popolazioni colpite dalle ostilità
alle organizzazioni umanitarie e alle agenzie dell’Onu».
Da parte sua, il rappresentante dell’Unicef in Congo, Raymond Janssens, ha denunciato gli stupri di molte donne da
parte dei soldati. «Lanciamo
un appello per il rispetto dei
diritti umani in Congo».
Esasperato, mons. Cassar!
ha parlato inoltre dell’impotenza della chiesa a «non poter fare nulla di fronte al destino incerto delle migliaia di
famiglie senza casa, sprofondate sempre di più nella miseria, nella disperazione, costrette alla fuga, all’abbandono, alla malattia e in molti
casi, alla morte». Per la risurrezione del Paese, «c’è solo il
dialogo e il negoziato», ha
concluso. Il Consiglio ecumenico delle chiese cristiane del
Congo, che conta cinque
membri (fra cui la Chiesa cattolica) sostiene l’azione dei
vescovi con preghiere, (eni)
i Dichiarazione approvata dairAssemblea generale deir«Entraide Protestante»
Francia: grido d'allarme per i richiedenti asilo
In occasione della sua riunione annuale a Nancy, il 17
marzo scorso, l’Assemblea
generale della Federazione
dell’«Entraide protestante»,
che rappresenta 800 opere
diaconali del mondo protestante francese, con 28.000
persone tra salariati e volontari, ha espresso le sue più vive preoccupazioni circa la situazione dei richiedenti asilo
in Francia. Ecco il testo della
dichiarazione approvata all'unanimità:
possono più garantire le condizioni necessarie di accoglienza nella dignità, di fronte all’insufficienza e all’inadeguatezza delle condizioni
di alloggio e delle condizioni
sociali ed economiche offerte, l’Assemblea generale dichiara che la situazione dei
richiedenti asilo in Francia è
«Di fronte all’afflusso ere-'
scente di persone costrette a
fuggire violenze per rifugiarsi nel nostro paese, di fronte
alle situazioni molto difficili
di funzionamento nelle quali
si trovano ad operare i centri
di richiedenti asilo che non
estremamente grave.
Essa rende attenti i pubblici poteri sul fatto che la tensione che regna attualmente
rischia di esplodere da un
giorno all’altro, mettendoci
alla mercè del minimo incidente. Le numerose associazioni, o organismi, protestanti o no, che si occupano
di richiedenti asilo lo dicono
unanimemente e le stesse
amministrazioni, che sono i
loro interlocutori, concordano. L’assenza totale di politica e di effettivi mezzi a livello
francese ed europeo e la gestione aleatoria, fatta di espedienti, che la sostituisce,
creano una situazione ormai
intollerabile sulla quale si innestano fenomeni mafiosi
molto preoccupanti che
prendono in ostaggio i richiedenti asilo.
In tali condizioni, le associazioni riunite in Assemblea
generale a Nancy ritengono
che i valori etici e sociali sui
quali si fondano le loro azioni
vengono messi direttamente
in discussione, e che i loro interventi a favore dei richiedenti asilo sono gravemente
compromessi.
Pertanto esse appoggiano
l’azione di interpellazione e
di protesta del Centro di azione sociale protestante
(Gasp) a Parigi e del Centro
sociale protestante (Csp) a
Strasburgo, e chiedono ai
pubblici poteri:
- di mettere in cantiere,
senza remore, nell’ambito di
una concertazione regolare
delle associazioni interessate
che andrà organizzata, le 10
condizioni minimali di un
effettivo diritto d’asilo enunciate dal Coordinamento per
il diritto d’asilo (Cda, ottobre
2001);
- di mobilitare mezzi di al
loggio e di ricovero per fare
fronte nell’immediato alle situazioni più critiche, ricorrendo, se necessario, a delle
requisizioni». (bip)
VENERDÌ 31 MAGGIO 2002
Chiese stracolme nel periodo pasquale
Russi e tradizioni religiose
nell'era di Vladimir Putin
In occasione della festa di
Pasqua, che la Chiesa ortodossa russa ha celebrato il 5
maggio scorso, i fedeli si sono accalcati in tutte le chiese
del paese. A Mosca, il presidente Vladimir Putin e altre
personalità del governo hanno assistito alla liturgia di Pasqua nella cattedrale del Cristo Salvatore, celebrata dal
patriarca Alessio II e ritrasmessa sulle grandi reti televisive. Nel suo discorso televisivo al paese, il presidente
russo ha fatto l’elogio delle
celebrazioni di Pasqua che,
ha detto, mostrano «l’influ
enza sempre piu positiva
della Chiesa ortodossa russa
e di altre chiese tradizionali
della nostra patria sulla vita
della società».
Circa l’80% dei russi interrogati prima di Pasqua dall’istituto di sondaggio RomirGallup international avevano
detto di voler dipingere uova
e preparare i piatti tradizionali di Pasqua: i kuliki (dolci
di Pasqua) e i paskhi (formaggi di Pasqua). Alla vigilia
di Pasqua, la polizia ha bloccato il traffico nelle'strade vicine alle chiese mentre milioni di russi in tutto il paese,
anche quelli che non frequentano, andavano a fare
benedire le loro creazioni culinarie. D’altra parte, oltre
650.000 moscoviti, secondo
la cifra data dalla polizia (ossia sette volte il numero di
coloro che sono andati in
chiesa) sono andati a visitare
le tombe dei loro cari duran.
te il week-end di Pasqua. Anche se questa usanza, che si è
affermata durante il periodo
sovietico, non segue alcun
canone della Chiesa ortodos- i
sa, essa è molto seguita. ;
La società russa dedicali
inoltre molto interesse al pe--^
riodo di digiuno che precede
Pasqua. Durante i 48 giorni
del periodo della Quaresima,
gli ortodossi vengono inco^
raggiati a pentirsi e ad astenersi di consumare carne,
pesce, prodotti caseari e alcol, e ad astenersi di rapporfl
sessuali e di divertimenti)
Dato che il numero di russi
osservanti della Quaresima
sta aumentando, provocam
do così un calo di frequenza
dei ristoranti, la maggior parte di questi ultimi, almeno a
Mosca, non esitano ad offrire
menù speciali di Quaresima
allo scopo di attirare clienti
Quest’anno, per la prima volta, è calata la vendita degli
alcolici. Igor Polyakov, comproprietario della società di
produzione di vodka Vinogradov, ha dichiarato al giornale commerciale Bedomos
che le vendite di vodka sono
diminuite del 30 per cento
durante la Quaresima. «Tre
anni fa ognuno beveva e nessuno aveva sentito parlare
della Quaresima - ha detto ma oggi tutto è diverso», (enij
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Il presidente russo Putin insieme al patriarca ortodosso Alessio II
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Secondo i risultati di un sondaggio effettuato dal sociologo Reginald Bibby, docente all'Llniversità di Lethbridge (Alberta)
I canadesi stanno attraversando un periodo di forte rinnovamento spirituale
Un recente sondaggio effettuato da un sociologo rivela che il Canada si trova in un
periodo di rinnovamento spirituale.
tendenza al calo di frequenza
da 30 anni a questa parte è
rallentata e che la partecipazione dei giovani è risalita.
Frequenza in aumento
L'81»/o crede in Dio
Il sondaggio, effettuato con
3.500 canadesi, rivela che la
frequenza alla vita delle chiese è in aumento e che il numero dei membri di chiesa si
è stabilizzato. Questo è vero
in particolare per le grandi
chiese protestanti (anglicana,
luterana, presbiteriana e unita) e per la Chiesa cattolica
romana. Lo studio è stato
compiuto nel 2000 da Reginald Bibby, professore aH’Università di Lethbridge, nella
provincia di Alberta, che ogni
cinque anni effettua «uno
studio sociologico» sulle tendenze in religione. Le sue
conclusioni mostrano che la
Dallo studio risulta che
l’81% dei canadesi dice di
credere in Dio; il 75% afferma
di pregare almeno di tanto in
tanto; il 73% ammette di avere bisogni spirituali; il 68%
crede nella vita dopo la morte; il 65% crede al paradiso.
«Dio continua a funz.ionare
bene nei sondaggi», fa osservare Bibby. Si dice sorpreso
egli stesso dai risultati perché
le conclusioni di recenti sondaggi indicavano un' calo
dell’ihfluenza della religione.
«Chiese come la Chiesa unita
e gli anglicani potrebbero così raggiungere gli evangelicali
e conoscere un rinnovamento», dice l’autore.
I giovani
«Un elemento significativo
è stato il fatto che gli adolescenti dimostrano un interesse rinnovato nella religione
organizzata - ha fatto notare
Bibby -. Alcuni gruppi religiosi puntano con decisione
ai giovani; hanno dei ministeri presso i giovani, i giovani adulti e i bambini». Secondo Bibby, il futuro delle chiese si basa sulla fetta di età dai
18 ai 34 anni. La fiducia dei
canadesi nella religione organizzata è precipitata a metà
degli Anni 80 a causa degli
scandali che hanno coinvolto
televangelisti e degli abusi
sessuali nelle scuole gestite
dalle chiese. «Ma uno dei fattori più curiosi è che non si
riscontra lo stesso calo nella
frequenza. La gente non ha
smesso di rivolgersi ai gruppi
religiosi per i riti di passaggio
come il battesimo, il matrimonio» dice Bibby.
Nel Québec francofono
Eppure non ci sono soltanto risultati positivi. La pietà
religiosa fra la popolazione
francofona del Québec (oltre
7 milioni, il 25% della popolazione canadese) è calata in
modo significativo. Negli Anni 50 la frequenza era dell’86%, nel 1990 del 26%, nell’ultimo sondaggio del 14%.
Però, aggiunge Bibby, «ciò
che stupisce a proposito della
gente del Québec è che essa
non si rivolge ad altre tradizioni, continua a considerarsi
cattolica». Secondo Bibby,
sui 30 milioni di canadesi i
protestanti tradizionali rappresentano il 19% della popolazione; gli evangelicali
Ì’8%; i cattolici romani fuori
dal Québec il 23%; i cattolici
del Québec il 19%; insieme,
ebrei, musulmani, indù e
buddisti rappresentano il 6%
e i «senza religione» il 20%.
L’islamismo e il sikhismo si
sono sviluppati, soprattutto a
causa dell’immigrazione. Dal
1970 si nota un aumento dei
numeri assoluti, e questo ha
ampliato la diversità del panorama religioso canadese.
Le altre religioni
Il primo censimento canadese del 1871 indicava che il
2% dei canadesi si identificavano con religioni diverse dalia fede cristiana. Per Bibby,
«fa meraviglia» constatare
che, fin dal censimento del
1991, questa cifra è cresciuta solo al 4%. «La difficoltà per
le religioni minoritarie è di
seguire i figli. Infatti fra gli
adolescenti che praticavano
le religioni indù, musulmana,
buddista o altra nel loro paes
di origine, circa il 10% di
si dicono cristiani appci’
raggiungono un’età compra*
fra i 15 e i 19 anni». Interrog
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che, Reginald Bibby ha nsp
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