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ECO
DELLE VAIII VALDESI
BIBLIOTECA VALDESB
10066 TORRE PEIL ICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 109 - Niim. 9 ABBQNAMENTI / P“ J’/”terno
Una copia Lire 90 J L. 4.500 per l’estero
Sped. in abb. postale - I Gruppo bis/70
Cambio di indirizzo Lire 100
TOKRE PELLICE - 3 Marzo 1972
Amiti.! Via Cavour 1 - 10066 Torre PeUice - c.c.p. 2/'33U94
5 marzo: Domenica della Gioventù
Per una comunità di credenti
aduiti neiia fede
I giovani: la chiesa di domani? La chiesa: i vecchi di oggi? Il tirocinio spirituale dei giovani nella comunità come tirocinio di fede? Riforma della chiesa?
Cos’è essere chiesa? Culto = assemblea domenicale? Confessare la fede: come?
Una buona ricetta di Paolo e dell'epistola agli Ebrei: una cura a base di
latte. Per tutti.
EVANGELO E MAFIA
La legge della mafia, più crudele e spietata della legge del taglione
L’Evangelo annunciato e vissuto può spezzare la forza della mafia: la paura
Dopo tutti i chiarimenti che da più
parti e a più riprese sono stati forniti
circa il rapporto dei giovani con le
comunità, ci si può chiedere se il continuare a celebrare la « domenica della gioventù » non rischi di essere più
un atto formale che di contenuto. Se
non esistono problemi dei giovani che
non siano i problemi della comunità,
è possibile che vi sia una domenica
particolare dei giovani che non sia
nello stesso tempo la domenica della
comunità?
La domenica 5 marzo i giovani desiderano semplicemente che la comunità
accetti di essere informata sull’attuale
lavoro giovanile ed in cui i giovani possano dire una loro parola. Una loro parola; perché? Perché nonostante tutto
i giovani continuano ad essere considerati « la chiesa di domani ». Non serve convincere che o si è chiesa oggi o
non lo si è affatto; i giovani « devono »
essere potenzialmente « la chiesa di domani » se no come farà la chiesa ad
esistere?
C’è da domandarsi seriamente se
non alberga anche da noi un concetto
cattolico di chiesa. Certo non è la gerarchia che dà continuità alla chiesa,
noi ci crediamo sul serio al sacerdozio universale (come principio); tanto ul serio che vediamo nelle nuove
generazioni la « continuità » della
chiesa dei padri. Al limite, etichettare i giovani « la chiesa di domani »
equivale a proiettare nel futuro la
propria incapacità di prendere sul serio il programma di riforrria della
chiesa oggi.
Nessuno è contrario affa riforma
della chiesa, purché ciò non avvenga
oggi, purché non siano i giovani a promuovere qualche cambiamento; non
solo spostare i banchi in chiesa, ma
mettere in discussione sulla base del
Nuovo Testamento (NT) che il riunirsi la domenica mattina non è la stessa cosa che essere comunità del Signore nel tempo presente.
Se i giovani non sono chiesa oggi,
lo sono forse le persone anziane?
Nel NT. non c’è traccia della possibilità di una comunità di anziani
contrapposta ad una comunità di giovani. Ma c’è la possibilità che non esista una comunità proprio là ove la
si difende a denti stretti. Non basta
essere riuniti in uno stesso luogo per
esere una comunità. Non basta cantare gli stessi inni, ascoltare la stessa
liturgia, la stessa predica.
Occorre verificare nel concreto se
si è riuniti nel nome del Signore e se
si è in accordo su ciò che si domanda
al Padre (Matteo 18: 19-20).
Non è strano che la parola culto non
esista nel NT. e che al suo posto ci sia
un verbo che significa « servire » oppure un sostantivo che significa « servizio »? Paolo, in Rom. 12; 1 parla del
culto (servizio) nel senso di presentare
i propri corpi in sacrificio a Dio, cioè
la propria vita, tutta quanta, non solo
nelle attività ecclesiastiche, ma nel
nostro lavoro, nella politica. E non è
a caso o per sbaglio che Paolo parli
dei culto in un contesto etico, cioè
riguardante la vita pratica dei credenti.
Riscoprire il significato del culto significa riscoprire il senso della propria vocazione. E la vocazione non è
nella linea di una comunità cultuale
ma di una comunità inserita nella vita; i propri corpi non li si offre in sacrificio nel tempio, ma nel mondo, per
gli uomini, per il prossimo. La croce
di Cristo ha squarciato la cortina del
tempio ; la sua croce è stata eretta
nel mondo e per il mondo. Nessuno
ha il diritto di appropriarsene e di
trasportarla nel tempio.
Riscoprire il significato del culto
significa vivere e non solo recitare la
confessione di fede. Al limite è proprio il « gusto » per la confessione di
fede che è eresia, non il tentativo di
tradurla in pratica. Le parole soltanto
non servono, sono troppo equivoche,
troppo comode: « Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel Regno
dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre
mio che è nei cieli» (Matteo 7: 21)!
Affermare la necessità e l’urgenza
della riforma della chiesa significa
procedere verso la pratica della _ confessione di fede e quindi aprire il di
scorso dell’etica. I pii discorsi non
servono più; sono le opere della fede
che confermano o smentiscono il proprio credere. Chi si limita ad una confessione verbale della fede non ha diritto all’ascolto nella comunità; tanto meno può giudicare la fede di chi
cerca l’aggancio pratico. Giudicare la
fede altrui non è che la comoda scappatoia di chi non vuol essere messo
in questione. La fede non è oggetto di
giudizio umano, né della chiesa né dei
suoi dottori. La fede non è oggetto di
giudizio ma di verifica; e questa verifica può avvenire soltanto sul piano della prassi, delle opere, e non sul
piano della teoria.
Ma a monte di tutto questo discorso è necessaria un’altra verifica, quella dell’evangelo. Il popolo della bibbia non esiste più; è rimasta la bibbia. Ma la bibbia in sé non basta; anche Paolo VI ha la sua bibbia. Occorre leggerla storicamente, in base ad
uno studio critico; studiarla comunitariamente. E questo è un lavoro che
è appena agli inizi e per questo vale
la pena di ricordare con Paolo e l’autore dell’epistola agli Ebrei che le nostre comunità hanno urgente bisogno
di latte in attesa di poter digerire anche il cibo solido (delTevangelo) (I
Corinzi 3; 2; Ebrei 5; 12-13).
Don Primo Mazzolari, nel suo Viaggio in Sicilia, accennando alle condizioni spirituali della Chiesa, dice che
« essa è una parrocchia che non riesce a far suo il grido degli oppressi e
e degli affamati ». In Sicilia mólta gente è affamata non solo di pane, ma anche di giustizia. E nulla fa dubitare
tanto della giustizia quanto i crimini
della mafia che rimangono quasi tutti
impuniti.
Non si può mettere in dubbio che
c’è una responsabilità della Chiesa
nella esistenza della mafta in Sicilia.
Né ieri né oggi, infatti, la Chiesa l’ha
combattuta con tutti i mezzi a sua
disposizione per impedirne il so.ge.e
e il radicarsi così profondamente nella società e nella mentalità isolana.
C’è anche una responsabilità remota che, si può dire, risale all’atto del
battesimo, all’istruzione patechetica e
biblica che non lasciano alcuna traccia. La Chiesa non dà ai, suoi figli una
vera formazione spirituale, non forma
dei cristiani degni di qùesto iiome,
non chiama i peccatori a ravvedimento, non esercita una funzione rinnovatrice della società, non cura e non sana le gravi piaghe morali e sociali del
nostro tempo.
Ma è chiaro che la responsabilità
della Chiesa è anche la responsabilità
di tutti noi cristiani che ;ci adattiamo
a vivere tranquillamente in un mondo
segnato da tante iniquità e restianio
spettatori indifferenti di fronte aTe
più mostruose ingiustizie e alle più
crudeli ed efferate violenze.
« Evangelo e mafia » abbiamo scritto. Ma quale riferimento, quale acco
Ermanno Genre
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiniiiitiiiiiiiiiiiiiiHniiiiiiiiiimiiiiiiiiMiuiminimmmiiiiiiintiintnirrtiiiiiiiiltililiiiitiifii
RICERCA DELLA CHIESA
Vero e falso ocuiseoisoio
Vero e falso ecumenismo è il titolo
di una raccolta di tre saggi sul problema ecumenico scritti in questi ultimi
anni dal prof. Cullmann(*). Una delle
tesi principali dell’opera è che Tunità
della chiesa si realizza solo nella diversità dei carismi, dei doni dello Spirito
Santo. « Unità e carismi sono inseparabili. Come l’unità della Chiesa locale è
legata ai carismi dei suoi membri (I Corinzi 12: 4-11; Romani 12; 3-8), così
l’unità della Chiesa universale è legata
ai carismi delle diverse Chiese ». Nella
misura in cui la diversità delle chiese
esprime la varietà dei doni dello Spirito, essa non è un male ma un bene. « È
un segno della ricchezza dello Spirito
Santo e l’unica garanzia di unità ». La
varietà, purché provenga dallo Spirito
di Dio e non dalla fantasia dell’uomo,
non solo non danneggia l’unità cristiana •
ma le conferisce la sua vera fisionomia.
Ma quali sono, in questo quadro, i carismi rispettivi della chiesa cattolica e
delle chiese evangeliche? Secondo Cullmann il carisma del cattolicesimo è
l’universalità; il carisma del protestantesimo è la concentrazione rigorosa sul
centro delTEvangelo secondo le Scritture. A ciascun carisma s’accompagna
un pericolo. L’universalità cattolica è
minacciata dal sincretismo, cioè dalla
tendenza ad accogliere e assimilare elementi estranei alTEvangelo integrandoli nella grande sintesi cattolica. La concentrazione protestante è minacciata
dall’unilateralità e dal settarismo dottrinale e istituzionale. Si tratta, per le
due confessioni, di pericoli per nulla
immaginari: in effetti il cattolicesimo
è tuttora largamente sincretista e il
protestantesimo storico (a differenza di
quanto accadde al tempio della Riforma), attraverso il confessionalismo e il
denominazionalismo, ha finito per
smarrire il senso dell’universalità della
fede e sacrificare la pienezza della stessa parola di Dio. « Il grande peccato
delle Chiese non è di aver mantenuto i
propri carismi, ma è di averne fatto un
motivo di orgoglio, di gloria, di divisione, e di averli in tal modo annientati.
Sotto questo profilo è veramente il caso di parlare di un peccato contro il
dono dello Spirito Santo ». Da ciò consegue che Tecumenismo non deve implicare il rinnegamento dei carismi propri delle diverse chiese ma deve com
(*) Oscar Cullmann, Vrai et faux œcuménisme, Delachaux et Nietslé, Neuchâtel 1971.
portare una loro purificazione, attraverso il confronto reciproco e l’istanza critica che il carisma di ciascuna chiesa
costituisce per quello dell’altra.
Questa, a grandi linee, la tesi di Cullmann, che sarà feconda nel lavoro ecumenico a patto che non la si fraintenda, come può facilmente accadere. Il
pericolo maggiore è che l’esigenza di
purificazione dei rispettivi carismi delle chiese — su cui Cullmann insiste a
diverse riprese — sia sentita meno dell’esigenza di unirli. In tal caso ci si accontenterebbe di qualche ritocco superficiale, rinunciando a modifiche profonde. Il risultato sarebbe il seguente; le
chiese riuscirebbero ad accordarsi prima di riformarsi, o addirittura ad accordarsi di non riformarsi!
In altri termini, il pericolo è questo:
che dall’affermazione (ineccepibile) che
i carismi sono complementari si passi
all’affermazione (discutibile) che le
chiese e i valori confessionali sono complementari. Ma soprattutto occorre evitare che le chiese e le confessioni, per
potersi dichiarare reciprocamente complementari, mettano da parte le alternative dell’Evangelo. Sarebbe davvero
fatale per la ricerca di una chiesa ecumenica considerare complementare
quello che invece è alternativo. Ad esempio: il principio fraterno non è
complementare del principio gerarchico ma gli è alternativo; alternativo, e
non complementare, è il primato della
parola di Dio rispetto al primato del
magistero ecclesiastico; e così via. Se
l’unità cristiana consiste nella varietà
dei doni dello Spirito, per cercare l’unità occorre partire dallo Spirito e non
dalle chiese, dalTEvangelo e non da noi.
Perciò il vero ecumenismo — per riprendere la tematica di Cullmann —
è quello che ha a cuore la riforma prima che l’accordo delle chiese e la promuove ponendo le chiese di fronte alle stesse alternative evangeliche; il falso ecumenismo è quello che ama le
sintesi più delle alternative e considera
la riforma complementare... del suo
contrario.
Paolo Ricca
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiuiiiiiiiiiimmuiiiiiiiiiimtiiiiiimiiiiiii
Raniero La Valle a Pechino
Roma (Relazioni Religiose). - Raniero La
Valle, noto giornalista cattolico italiano, raggiungerà prossimamente Pechino: è stato nominato corrispondente permanente della
RAI-TV nella Cina Popolare.
stamento ci può essere fra questi due
termini? Cosa mai ha a che fare TEvangelo con la mafia e la mafia con
l’Evangelo? La mafia è la negaz'one
delTEvangelo, in tutti i sensi. L’Evangelo vissuto è la distruzione e la morte della mafia, perché è cambiamento
di mentalità.
Dobbiamo premettere che la mafia
di cui tanto si parla oggi e che è sotto processo davanti alla magistratura,
ma anche all’opinione pubblica mondiale, ha finito di essere ima esclusività siciliana. O per esportazione, come
qualcuno ha detto, o per generazione
spontanea, essa alligna sotto tutti i climi. Ma dobbiamo anche aggiungere
che la mafia non è che il sintomo di
un ben più vasto e complesso fenomeno di violenza che dilaga oggi in
tutto il mondo. La violenza si manifesta nella sua espressione più massiccia e distruttiva nella guerra, ma anche nell’oppressione del debole, nello
sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo, nella limitazione e nella soppressione della libertà, nelle varie ed
ossessive forme di propaganda che
deformano l’opinione pubblica e sopprimono la libertà di scelta.
Prima che all’Evangelo dell’amore,
del perdono, della non violenza dobbiamo risalire alla legge anffca che
rappresentava un freno per l’uomo primitivo. Ai primordi dell’umanità, la
legge del taglione era intervenuta per
mitigare gli istinti di violeùza e di rappresaglia. In Esodo 21: 24-25 essa era
così espressa: « Darai vita per vita,
occhio per occhio, dente per dente,
mano per mano, piede per piede, scottatura per scottatura, ferita per ferita, contusione per contusione».
Da un punto di vista cristiano la
legge del taglione può sembrare una
legge terribile, una legge che ci riporta a remoti tempi barbarici. Ma la legge della mafia è ancora più crudele e
spietata perché non conosce alcun freno, va oltre ogni limite ed ogni misura.
L’uccisione di uno, infatti, provoca,
per vendetta, tutta una lunga catena
di ■ altri omicidi in cui vengono coinvolti anche degli innocenti e talvolta
intere famiglie. La mafia è inesorabile, perciò suscita tanto terrore da paralizzare intere popolazioni e da chiudere la bocca anche ai più coraggiosi.
L’Evangelo di Cristo libera ogni uomo dalla paura. Chi teme Dio non teme l’uomo. Gesù Cristo ci ha insegnato a temere non chi può uccidere il
nostro corpo, ma chi può uccidere la
nostra anima. La forza della mafia è
la paura che essa incute. Finché non
avremo il coraggio di affrontare la
mafia a viso aperto, essa avanzerà, non
arretrerà. È il popolo cristiano stesso
che la deve espellere dal suo seno come un nocivo, mortale corpo estraneo.
Secondo un’antica tradizione, l’apo
stolo Giovanni, quando verme a sapere che un giovane che egli aveva convertito al Cristianesimo, si era successivamente allontanato dalla fede e si
era unito ad una banda di malfattori,
andò a cercarlo su per i monti, sfidando ogni pericolo, fino a quando non
lo ricondusse sulla buona strada. « Nel1 amore non c’è paura » aveva scritto
lo stesso apostolo.
«Non uccidere». Questo comandamento antico, dato da Dio all’uomo
quando era ancora nomade nel deserto, deve ancora oggi essere ricordato
all’uomo della nostra generazione, perche nonostante il progresso di cui si
vanta, egli non ha ancora acquisito il
benché minimo senso di rispetto della
vita.
È diffusa anzi oggi una certa mentalità che considera la vita, in tutte le
sue forme e manifestaz oni, con noncuranza e disprezzo. L’uomo del nostro tempo non sa apprezzare la vita
come un dono di Dio e la sciupa, l’intossica, Tawelena e la distrugge lentamente col fumo, con la droga, col
vizio o la sopprime violentemente col
delitto. Si uccide per i più futili motivi, si attenta alla vita dell’uomo sulla strada con la velocità, non si ha rispetto per la Vita d’ogni creatura che
Si muove sulla , terra. L’uomo corre rischio di distruggere sulla terra ogni
forma di vita. Nonostante la cultura
di cui meniamo vanto, non sappiamo
nulla finché non abbiamo imparato a
rispettare la vita e le meravigliose
possibilità che essa ci offre.
La cosidetta « onorata società » fa
del delitto un motivo di onore, di p estigio, di superiorità, di fronte a cui
molti ancora si inchinano. Gesù nel
sermcine sul monte, invece, ci insegna
che ci vuole più forza e più coraggio
nel non rispondere alla violenza con
la violenza, all’offesa con l’offesa, nel
subire un torto, un oltraggio, nel voltare l’altra guancia, al fine di spezzare la catena di vendetta e di ranpresaglia.
La causa di tutti i mali che affliggono ancora oggi il mondo è il non avere accettato il principio della non violenza che Gesù Cristo ci insegnò e incarnò nella sua vita.
In una società dilaniata dalla violenza, dobbiamo predicare e soprattutto
praticare la non violenza. In una società dominata dall’odio dobbiamo
portare nei nostri cuori e nella nostra
vita, l’amore di Cristo. E questa carica di amore che oggi manca alla cristianità. La potenza dell’amore può
salvare il mondo dalla forza di distruzione dell’odio.
Questo amore si deve estendere anche ai malfattori contro cui la società
Pietro Valdo Panascia
(continua a pag. 6)
Lettera aperta all'ao. Michele. Paetaleeee
Del Comitato del Centro Diaconale di Palermo, alla sua costituzione, era stato invitato
a far parte un uomo politico siciliano, Ton.
Michele Pantaleone, che da molti anni è in
cordiale rapporto con varie nostre comunità
dell’isola e in partieolare con le loro opere sociali. Il deputato socialista è noto come uno
dei pochi che hanno attaccato a viso aperto
e con pertinacia la mafia : lo ha fatto nella vita politica, lo ha fatto attraverso una pubblicistica esemplare; ricordiamo la serie di suoi
scritti, pubblicati da Einaudi, da noi segnalati
via via che apparivano: Mafia e politica. Mafia e droga. Antimafia, occasione mancata. Nei
mesi scorsi questa sua attività lo ha portato a
dover rispondere in giudizio, e a subire una
condanna nel quadro mafioso da lui tante
volte descritto, in cui è chiamato a pagare
l’innocente che osa parlare. Il past. P. V. Panascia, direttóre dèi Centro Diaconale di Palermo, ha scritto questa lettera aperta, che
pubblichiamo con viva partecipazione, sottoscrivendola a nostra volta. red.
Caro Michele,
attraverso la stampa e la Rai TV si è diffusa la notizia che il 6 dicembre 1971 sei stato
condannato dalla Terza Sezione Perude del Tribunale di Palermo ad 8 mesi e 10 giorni di
reclusione e ad altre pene pecuniarie, su querela per diffamazione, promossa dai famigliari
del defunto On. Berrutrdo Mattarella.
Puoi immaginare quale penosa impressione
ne abbiamo riportato qui, noi tutti del Centro
Diaconale di Palermo, e certamente anche gli
amici in Germania e in Svizzera che tanta stima hanno per la tua persona e tanta ammirazione per il coraggio con cui da anni com
batti, a viso aperto, il triste fenomeno della
mafia in Sicilia.
Il processo che avrebbe dovuto risollevare,
denunciandolo alla opinione pubblica, il rapporto esistente tra mafia e politica (come già
hai ampiamente dimostrato nelle tue pubblicazioni, tradotte in varie lingue e conosciute
anche all’estero) si è risolto in un processo
contro la tua persona e la tua attività di pubblicista e di uomo politico impegnato in una
dura lotta moralizzatrice della nostra società
isolana.
Rileggendo i ciclostilati del gruppo di Sintesi 2000 e della ADES "iniziativa culturale"
di Favara (AG) che ci sono pervenuti, si rimane colpiti da alcuni "fatti strani" e fortuite
circostanze che hanno contribuito a rovesciare
la situazione, ad isolarti e colpirti, solo perché avevi osato denunciare un uomo politico
che per tanti anni ha occupato posti di alta
responsabilità nella D. C. e nel governo. Ma
oltre che un senso di tristezza per la tua condanna, che è davvero inspiegabile e inammissibile, rimane la convinzione in noi tutti che,
anche in clima di antimàfia, chi osa attaccare
persone notoriamente legate alla mafia, ma
che detengono il potére, non trova scampo.
Ma d’altra parte, hai uno nuova conferma
di quello che tu hai sempre sostenuto, che cioè
la mafia trova nella politica uno dei suoi più
potenti alleati. Ti sia tuttavia di conforto la
certezza che questa condanna non può non suscitare lo sdegno e la protesta di tutti i siciliani che onestamente amano la giustizia e la
verità.
Credimi tuo aff.mo.
Pietro Panascia
2
pag. ¿
N. 9 — 3 marzo 1972
Pi^펃1lell'occ(ipazione in Val Pellica
ed area ecologica del pinerolese
Promosso dalle sezioni della Valle
del P.C.I., P.S.I., P.S.I.U.P. si è svolto
domenica 27 fabbraio un incontro con
rappresentanti sindacali ed operai. Il
terna era quello della situazione critica in cui si trovano le aziende tessili
e di confezioni della valle, però il discorso si è allargato ed ha affrontato
anche il problema dell’occupazione
nell’area del pinerolese. Premesso che
la crisi è in gran parte dovuta alla
mancanza in passato di una pianificazione di interventi in occasione di crisi, come quella della Mazzonis, e che
soltanto con la programmazione di interventi futuri si potranno risolvere i
problemi di fondo dell’occupazione,
sia per i lavoratori occupati in Valle
che per quelli «pendolari», si è rilevato che ci si trova perciò di fronte a
due esigenze; occorre, nell’immediato,
salvaguardare i posti di lavoro nelle
aziende minacciate dalla crisi, (cioè la
I.I.C.P. Marini, la Turati, la Vaciago,
le Confezioni Europa, la Crumière);
occorre poi dar mano alla programmazione di piani di sviluppo industriale
per evitare crisi future.
Il posto di lavoro si difende nella
fabbrica lottando perché non si facciano delle « ristrutturazioni » a tutto
danno degli operai; eliminando mano
d’opera e di conseguenza aumentando
i carichi di lavoro; si difende fuori
della fabbrica collegando la propria
lotta con quella dei partiti politici e
delle amministrazioni locali che si battono perché in un nuovo assetto del
territorio si t nga conto d"i rroblemi
prioritari dell’occupazione oltre a programmare quei servizi essenziali per
il benessere dei lavoratori (scuole, servizi sanitari, trasporti) e senza i quali
non vi è che la prospettiva di « emigrare » verso la già congestionata area
torinese.
Gli strumenti di programmazione ci
sono; la legge sulla montagna (da poco in vigore) permette che le « comunità » montane si diano « piani di sviluppo » e la legge istitutiva delle remi ll{llllllliuilliiiimiiailiiillliiiiiiiimiimiiiiiiiiuiiiiiii
li Sindaco di Pinerolo
risponde ai Concistori
della bassa Val Penice
Ai Sigg. Pastori dei Concistori delle Chiese
Valdesi di An^rogna, Torre Pellice, LuserIla San Giovanni, Rorà
Ho preso buona nota della Loro raccomandazione in data 15 febbraio, affinché venga
indetto al più presto il convegno per lo sviluppo dell’area ecologica del Pinerolese,
La città di Pinerolo al riguardo ha già scritto di essere a disposizione delle presidenze
della Provincia e dei due Consigli di Valle per
determinare le modalità di concretazione e di
svolgimento dei lavori.
So che si stanno raccogliendo dati onde poter predisporre una bozza di relazione che
consenta di partecipare al convegno con una
adeguata preparazione.
Per parte mia posso affermare che il « Centro Studi Sociali Donati », che riunisce un
gruppo di amministratori del quale io stesso
faccio parte, ha in fase di allestimento per sabato 4 marzo, a Pinerolo, una riunione aperta
al pubblico, allo scopo di portare un primo
contributo al dibattito sulle proposte di sviluppo della zona.
Colgo Toccasione per porgere distinti ossequi alle SS.LL. ed alle Comunità delle quali
hanno rappresentato le istante.
Aurelio Bernardi
Cronaca delle Valli
Consiglio
della Val Pellice
La sera del 28 febbraio il consiglio
si è riunito per ascoltare alcune comunicazioni del Presidente e per votare il bilancio di previsione per l’anno in corso.
Argornento delle comunicazioni sono stati i timori derivanti da « voci »
sulla prossima fine della società francese per il traforo del Colle della Croce (So.tu.la) e la necessità di arrivare
ad un convegno sull’area ecologica
del Pinerolese, ribadita anche da una
lettera dei concistori valde i di Rorà,
San Giovanni, Torre Pellice ed Angrogha (di cui il Presidente però non
ha dato lettura). Prima del convegno
sarà opportuno fare degli incontri su
argomenti specifici (occupazione e
traforo in particolare). Prossimamente si riuniranno anche due commissioni incaricate di preparare la prima
una relazione sugli enti ospedalieri
la seconda un progetto di organico
per i futuri uffici del Consiglio.
Il Bilancio è stato criticato non tanto per i suoi « articoli » (fra i quali
si è inserito quello proposto a suo
tempo dal sindaco di Torre Pellice di
un inceneritore) quanto per la non
grande chiarezza delle cifre e delle
motivazioni addotte per il loro inserimento. Il bilancio è stato approvato
malgrado le critiche, concre fatesi in
alcune astenioni. Le « voci » più discusse sono state; l’indagine preliminare per il piano della comunità montana (che dovrà realizzarsi entro breve), l’acquisto di una pala meccanica, l’acquisto di un inceneritore.
Neve e
Gravi i
slavine in Val Germanasca
danni, ma nessuna vittima
gioni prevede che nel loro ambito si
delimitino delle aree ecologiche (ad
esempio il Pinerolese) per le quali vengano redatti piani di sviluppo a lunga
scadenza.
Bisognerà quindi chiedere che tali
piani vengano messi in cantiere; per
la Val Pellice e la Val Chisone sono
già stanziati i fondi per svolgere una
« indagine conoscitiva » dei problemi e
dei dati essenziali che permetteranno
di fissare le linee dei loro piani. Si è
perciò chiesto che in Val Pellice, come si sta già facendo in Val Chisone,
si mettano al lavoro gruppi di « tecnici » o incaricati locali, i quali, sotto il
controllo delle forze politiche ed amministrative locali, inizino subito la
più ampia consultazione possibile. Per
lo sviluppo di un’area di sviluppo nuova, si è indicato il tipo di aziende competitive che vi si dovrebbero localizzare e le zone in cui dovrebbero fissarsi; saranno industrie medie e la zona dovrà trovarsi allo sbocco delle
Valli Pellice e Chisone. Infatti « grandi industrie » creerebbero nuovi flussi
migratori coh conseguenti alti costi
sociali, « piccole industrie » sarebbero
troppo condizionate dai colossi dell’area torinese. (Fiat e Riv) e rimarrebbero i pericoli di crisi totale in caso
di crisi di settore, la zona indicata tien
conto della esigenza di ridurre il pendolarismo a tempi accettabili (tm’ora)
e di frenare conseguentemente lo spopolamento delle Valli. R. G.
. ....................................... ..................in
L’ondata di maltempo che nei giorni scorsi
ha investito tutta l’Italia, si è abbattuta con
particolare violenza anche sulla vai Germanasca. L’effetto della forte nevicata è stato ancora più grave anche in considerazione del
fatto che già in precedenza nella valle si erano avute abbondanti precipitazioni nevose. In
totale si è avuta una coltre nevosa che, a
seconda delle zone, ha superato anche i 4-5
metri di spessore. Per di più la neve caduta di
recente non ha aderito allo strato di neve
vecchia, già gelata in superficie, provocando
una serie impressionante di slavine e valanghe anche in posti dove non se ne erano mai
viste.
Le comunicazioni con l’alta valle sono quindi rimaste interrotte fin da venerdi 18 a causa delle slavine. Poi a causa di vari guasti dovuti al peso della neve e alla caduta della
grossa valanga del Crosetto son venuti a
mancare anche il collegamento telefonico e la
corrente elettrica in quasi tutta la valle per
cui in molte case è venuto a mancare anche
il riscaldamento.
Sabato e domenica si sono vissuti momenti di grave ansia in tutta la valle sia a causa
deU’incombente pericolo delle valanghe soprattutto nelle zone di Prali e di Rodoretto,
sia per la ridda di voci contrastanti che circolavano nella bassa valle secondo cui alcuni
villaggi erano stati evacuati mentre alcune
case erano già state danneggiate o travolte dalle slavine.
A questo punto sono intervenuti i giovani
radio-amatori che hanno stabilito un campo
base presso Perrero, provvedendo poi a collegarsi via via con le varie zone maggior
Le celebrazioni
Frali
del l? Febbraio
La Claudiana ha pubblicato il n, 45-46
della collana Attualità protestante. Si tratta
de! rapporto della Federazione protestante
francese su: « Chiesa e poteri ». È un utilissimo strumento di studio che le nostre comunità non possono ignorare.
Domenica 5 marzo — domenica della
gioventù. I giovani presiederanno buona parte dei culti nelle nostre comunità; la colletta
è destinata alla Federazione della gioventù
evangelica italiana (FGEI). È auspicabile che
i vari gruppi giovanili presentino alle comunità cui appartengono la linea di lavoro della
FGEL
Via libera alla propaganda elettorale. Dopo lo scioglimento delle Camere, elezioni politiche anticipate a maggio (7-8). II referendum sul divorzio è pertanto rinviato di un
anno.
La strada per Prali nel tratto PerreroGhigo è ancora sempre bloccata, i minatori,
a cassa integrazione, spalleggiano i mezzi meccanici per Io sgombero della neve che in certi posti ha raggiunto delle enormi proporzioni
in seguito a numerose slavine.
Fino ad ora non si sa se il lavoro dei minatori sarà retribuito o no. Un elicottero dei carabinieri ha portato del pane, nonostante i pralini ne fossero forniti, mentre altri rifornimenti, tra cui il comustibile, scarseggiano.
Torre Pellice. La tavola rotonda su « I
Consìgli di quartiere », organizzata dal Centro
Culturale S. Toja per il 2 marzo è stata rinviata a martedì 7.
In una parentesi del maltempo che imperversa da subito dopo Natale quasi senza interruzione, la sera del 16 febbraio nei vari quartieri grandi e piccoli sono stati accesi i falò,
anche quest’anno senza petardi e senza scoppi.
Il giorno 17 la comunità, preceduta dai
bambini con le bandiere delle scuole, si è recata nel tempio per il culto. Quest’anno è stato possibile mettere in particolare rilievo l’unità dei vari elementi del culto centrato su di
un testo del profeta Habacuc. Infatti il Salmo
74 cantato dalla Corale nella traduzione del
salterio ugonotto era uno dei testi letti per la
predicazione. Questo canto ci ha inoltre ricordato il primo culto del ritorno dall’esilio celebrato appunto nel tempio dì Prali .il 28 .agosto
1689 nel corso del quale gli uomini di Arnaud
cantarono lo stesso salmo. Dopo la predicazione la Corale ha anche cantato il cantico 154
deU’innario francese.
Più tardi un gruppo di 45 fratelli si è riunito per il pranzo in comune nella sala delle
attività, servito dalle giovani Iris Peyrot e
Graziella Pascal.
Accanto ai Pralini abbiamo notato il prof.
Mario Rivoir e Signora, di Torre Pellice. l’Ing.
Fiorio ed abbiamo dato il benvenuto al past.
Bruno Rostagno, nuovo direttore dì Agàpe.
Dopo il pranzo — ottimamente preparato
dall’Unione delle Madri ed in particolare dalle sorelle Alma Ferrerò e Margherita Long —
il Pastore ha illustrato che cosa è la discriminazione razziale nel Sud Africa leggendo c
spiegando alcune leggi dell’apartheid pubblicate ultimamente dall’Unesco per 1’« anno contro il razzismo ». La colletta fatta dopo questa
conversazione è stata devoluta per il fondo
del Consiglio Ecumenico per la lotta contro il
razzismo.
Intanto il pomerìggio è trascorso in una
atmosfera fraterna e serena e, naturalmente,
ha ripreso a nevicare di buona lena; nel momento in cui scriviamo la neve continua a cadere ed il suo livello nei prati ha raggiunto
mt. 2.70 senza che accenni a diminuire.
La sera del 30 gennaio il gruppo filodrammatico dì Prali ha presentato una serata con
ti'(i atti unici di Pirandello: «L’uomo dal fiore in bocca », « La patente », « Il dovere del
medico ». Questi tre lavori, assai impegnativi,
hanno presentato alcuni problemi abbastanza
scottanti di attualità: le reazioni di un uomo
che sa di dover morire per un male inesorabile e la responsabilità di un medico nel tenere in vita un uomo che non vuole più vivere.
Temi impegnativi anche per gli spettatori che
hanno apprezzata tanto gli argomenti quanto la presentazione che ne hanno fatto i nostri
attori.
Il 23 gennaio si è spenta nella sua casa di
Villa la decana di Prali : la nostra Sorella Enrichetta Menusan v. Garrou che si è spenta
.serenamente dando una bella testimonianza
della sua fede. Ai figli, nipoti e pronipoti giunga ancora il nostro pensiero fraterno e solidale.
F. D.
Pramollo
Anche quest’anno le celebrazioni del 124"
anniversario deU’Emancipazìone si lono svolte
come di consueto e con buona partecipazione
dei membri di chiesa e dei bambini. La sera
della vigilia, nonostante lo spesso strato di neve, sono stati accesi come sempre i « falò ». La
mattina del 17 il corteo, quindi il culto di ringraziamento al Signore con la predicazione
centrala sulle parole di Gesù Cristo : « Se perseverate nella mia parola, siete veramente
miei discepoli; e conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Ev. Giovanni 8: 31-32).
Abbiamo ricordato il 17 febbraio come uno
stimolo ed un’esortazione che ci viene dal passato e che oggi ancora ci sprona ad obbedire
ed a fondare ia nostra vita unicamente sulla
parola del Signore in modo da essere in grado
di compiere il nostro servìzio di testimoni ri
conoscenti della libertà in Gesù Cristo. La
Scuola Domenicale ha portato il suo contributo col canto di un inno. All’uscita dal tempio
colletta in favore di due nostri Istituti: Villa
Olanda e Convitto Femminile di Torre PelliCR. Poi pranzo in comune presso il ristorante
« La Genzianella », preparato e servito con perizia dai sigg. Beux-Menusan, a cui va la nostra gratitudine ed al quale hanno partecipato
un’ottantina di commensali, fratelli e sorelle
della comunità, ma provenienti anche da altre
chiese.
Al levar delle mense, dopo il saluto del Pastore, il Sindaco dott. E. Maccari, che ringraziamo ancora vivamente, ci ha dato un interessante messaggio illustrandoci in modo particolare rO.d.g. della Giunta Comunale di Pramollo per rabrà?gazione del Concordato deH’ll
febbraio 1929 5 tra il Governo fascista ed il
Vaticano.
La giornata si è conclusa con la serata preparata con impegno dalla filodrammatica, che
ha rappresentato la commedia : « C’è una macchia in Paradiso ». Benché la neve avesse ricominciato a cadere particolarmente fitta un discreto pubblico s’è ritrovato nella sala per ricompensare con. la sua presenza ed i suoi applausi gli attori c chi li a seguiti nel loro
lavoro.
Siamo grati al Signore della giornata che
ci ha concesso c ringraziamo ancora sentitamente il sigg. Blanc, Panetteria Rue, per la
« brioche » data ai bambini e tutte le persone
che hanno consacrato tempo e fatica alla celebrazione di questa festa, il cui ricordo rimane
per ognuno di noi in benedizione.
Nei giorni immediatamente successivi al
17 febbraio abbaimo avuto una volta ancora
una nevicata particolarmente abbondante, tanto che alla fine della scorsa settimana la neve
fresca superava dì molto il metro di altezza,
bloccando le strade di accesso dei vari villaggi
ed ostruendo anche la strada carrozzabile principale, nonostante la buona volontà degli operai addetti allo sgombero. Così, domenica 20
febbraio, non abbiamo potuto tenere il culto
pubblico, perché tutti erano impegnati ad aprirsì un varco in mezzo allo strato nevoso, che
nessuno ricorda abbia mai raggiunto un simile spessore almeno qui da noi, ed anche la
ripetizione della recita che avrebbe dovuto tenersi nel pomeriggio di quella stessa domenica
è stata rimandata a data più propizia. Ci auguriamo tutti che il sole possa presto tornare a
risplendere e sciogliere tutta la neve che in
certi punti supera assai la rispettabile altezza
di un metro e mezzo.
Teofilo Pon.s
Prarostino
Come di consueto, mercoledì sera 16 febbraio sono stati accesi i falò di Prarostino;
circa una decina, distribuiti nei vari quartieri.
Il Pastore M. Ayassot ha partecipato al falò
del quartiere del Collaretto, dove è stata inaugurata la pìccola "sala” quartierale, da poco
restaurala. I restauri sono stati effettuali con
l’aiuto delle collette e del lavoro della gente
del quartiere.
La giornata del 17 e iniziala con il culto del
mattino con Santa Cena. Abbiamo avuto il
piacere di ospitare nella nostra Corale alcuni
membri della Corale di Rorà; da queste righe
vogliamo ancora ringraziarli a nome della comunità per la loro gradita presenza. Dopo il
culto c’è stato il pranzo comunitario presso
il ristorante Tarin. A conclusione della giornata, la sera avrebbe dovuto avere luogo la
recita della Filodrammatica. Purtroppo si è
dovuto rimandarla aH’ultimo momento a causiì della neve, caduta per tutto il giorno. Il
programma della recita comprende un dramma in due tempi di Diego Fabbri: « Processo
di Famiglia », e una farsa : « Il viaggio di Pipino ».
II Gruppo di Studio e Discussione Biblica,
continuando la sua allivilà. per la prima vol
ta ha preparato un sermone, che è stato inserito nel culto di domenica 30 gennaio. È
stata un’esperienza molto interessante che ci
auguriamo possa ripetersi.
Il gruppo dei cronisti
Rorà
Ammalato da parecchi mesi è deceduto nostro Fratello Giovanni Daniele Morel, di anni 88, Callier. Alla vedova, Mary, ai figli con
la rispettive famiglie rinnoviamo l’espressione
della nostra solidarietà cristiana, come pure a
nostra Sorella sigma Dolores Durand, Milano,
per la dipartita a San Germano, Casa di riposo, dell^ sua Mamma.
La ricorrenza del 17 febbraio è stata ricordata come d’abitudine. Ringraziamo la Maestra sig.na W. Peyrot per la preparazione della scolaresca che sotto la sua direzione ha recitato e cantato; il giovane Sergio Rivoira il
quale per la Chiesa ha organizzato con un
gruppo di più giovani una recita alle Fucine;
l’Anziano Aldo Tourn che ha presieduto dei
Culti. L. C.
San Secondo
— Le celebrazioni della Settimana Valdese
hanno avuto inizio domenica 13 febbraio con
un culto seguito dalla S. Cena. Il messaggio
cristiano ci è stato rivolto dal pastore Stollreiter di Berlino, che sta trascorrendo alcuni
mesi a Torre Pellice, dove impartisce lezioni
di tedesco agli studenti del Collegio Valdese.
Mentre lo ringraziamo per il suo ottimo messaggio, auguriamo a lui ed alla sua gentile Signora un sereno soggiorno alle Valli.
Il 16 sera, il bel tempo ha favorito l’accensione di numerosi « falò » e di imponenti stemmi valdesi.
Il culto del XVII ha riunito un pubblico
numeroso che ha ascoltalo con attenzione la
■predicazione centrata sulla nostra poca fede e
sulla urgenza dì invocare l’aiuto dì Dio, perché l’aumenti e la renda più salda.
La Corale ha eseguito due cori dì circostanza.
Dopo il culto, la tradizionale agape fraterna ha riunito un centinaio di commensali. Al
termine sono stati uditi alcuni messaggi, fra
cui quello del dott. Loris Bein, che, nel pomeriggio, ci ha allietati con la proiezione e la
vivace illustrazione di stupende diapositive
.sulla Russia. Gli diciamo ancora il nostro
grazie sentito. Rinnoviamo il nostro plauso al
Comitato che ha organizzato l’ottimo pranzo
ed alle signorine che l’hanno servito con squisita gentilezza.
Il Signore che ci ha concesso di vivere insieme una bella giornata, voglia far si che essa non rimanga in noi soltanto come un bel
ricordo, ma soprattutto come un impegno per
una vita più fedele e più consacrata al Suo
servizio.
— Sono stati uniti in matrimonio: Cagno
Paolo (Bricherasio) e Pascfletto Rosalba (Prese), il 10 febbraio; Coucourde Enrico (Pomaretto) e Pastre Delia (Centro), il 12 febbraio.
A questi giovani sposi, che si stabiliscono
a San Secondo, formuliamo i nostri migliori
auguri per una vita felice sotto lo sguardo
del Signore.
— Una bellissima commedia, in dialetto
piemontese, di Carlo Gallo « La Locanda d’ij
tre Merlo » verrà rappresentala dalla nostra
Filodrammatica, sabato e domenica 4 e 5
marzo alle ore 20.30. Tutti sono cordialmente invitati.
— In occasione della « Domenica della gio
ventù » il culto del 5 marzo sarà presieduto
da Attilio Forneronc, che fin d’ora ringraziamo. A. G.
mente colpite ed isolate. Si è potuto cosi iniziare un primo sommario bilancio della situazione reale e dei danni. Per fortuna nessuna
vittima, ma numerosi ed ingenti danni alle
costruzioni sia nella bassa come nell’alta Valle. Tetti e garages sfondati dal peso della neve
in quasi tutte le borgate, vecchi fienili crollati, case e garages danneggiati o spazzati via
dalle slavine. Tra i maggiori danni ci sono
quelli provocati da una slavina abbattutasi
sulla nuova scuola di Maniglia e quelli dovuti al crollo della segheria Tessere a Perrero.
Martedì il tempo è sensibilmente migliorato ed è stato richiesto l’intervento di un
elicottero dei carabinieri che mercoledì mattina, compiendo diversi viaggi, ha rifornito di
pane e medicinali le zone di Massello, Salza,
Rodoretto e Prali.
In quest'ultima zona è atterrato anche il
dott. Bia direttore del Corpo di Soccorso Alpini» di Pinerolo.
Intanto dalle varie borgate, con gli sci o le
racchette, i valligiani erano scesi fino a Ferrerò per portare notìzie e per rifornirsi di
viveri e medicinali. Anche le borgate e le .famiglie più isolate sono state raggiunte da
squadre di volontari.
Mentre scriviamo la situazione è nettamente) migliorata anche se l’alzarsi della temperatura ha fatto aumentare il pericolo di caduta
di nuove slavine e delle valanghe più grosse.
Le linee telefoniche e elettriche sono state ripristinate. Forti squadre di operai ed i mezzi
meccanici della Provincia sono al lavoro sulle
strade di Prali e di Massello-Salza per cercare
di ripristinare le comunicazioni, ma si prevede che ci vorranno ancora parecchi giorni
prima che si possa dare il libero transito agli
automezzi. Per ora, dato il perdurare del
grave pericolo e la necessità di assicurare il
lìbero transito ai mezzi che operano allo sgombero della neve, è stato istituito al ponte Rabbioso un posto di blocco per tutte le auto che
si recano verso l’alta valle. È consentito solo il
transito agli automezzi in servizio come quelli
della Provincia, dell’ENEL, della SIP, ecc.
erregi
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii liiiimiiiiimimiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Suor Adele Gay
La mattina del 13 febbraio presso
l’Ospedale di Poschiavo è deceduta,
dopo lunga e dolorosa malattia, Suor
Adele Gay. Era nata a Poschiavo il 14
luglio 1901, suo padre era il Pastore
Paolo Abele Gay di Villar Pellice. En
trò nell’opera delle Diaconesse in qualità di novizia nel 1928. Spirito aperto
e arguto, vivace intelligenza, fede prò
fonda, aveva tuttavia un carattere che
essa stessa definiva « difficile » che le
procurava talora qualche difficoltà nella collaborazione con il personale de
gli Istituti che fu chiamata a servire.
Essa lavorò presso l’Orfanotrofio maschile di Pomaretto, dimostrando sensibilità e affetto verso i suoi piccoli
protetti, al Rifugio, all’Ospedale di Ge
nova, a quello di Milano e infine, gli
ultimi dieci anni del suo ministero, li
trascorse a Napoli curando a domici
lio una signora inferma. A Napoli frequentò la Chiesa del Vomero seguendone con partecipazione le vicissitudini, fino al suo ingresso nella Chiesa
Valdese. Essa era anche cugina del
Past. Gaio Gay, fondatore dell’opera.
Dal 1959 tornava a Poschiavo, il sua
amato paese natale, in pensione; ma
dimostrò sempre un interesse vivo per
l’opera della Chiesa Valdese e, con
spirito moderno e giovanile, avevi
condiviso la posizione dei gruppi più
avanzati nel senso del rinnovamento
ecclesiastico. Era diventata sostenitrice del giornale « Nuovi Tempi » di
cui condivideva l’impostazione e la linea. Negli ultimi anni del suo ministerio scriveva queste parole; « Ripensando ai molti anni trascorsi in Italia
devo dire sinceramente che se ho
spesso avuto delle ragioni di sentirmi
triste non è stato mai né per il costume di Diaconessa, che trovo molto
pratico, né per la mancanza di uno
stipendio elevato, né per la rinunzia
ad una propria famiglia, ma bensì p:r
la constatazione che devo sempre fare di nuovo di trovarmi davanti a Dio
a mani vuote, malgrado abbia ricevuto da Lui tanto e con tanta abbondanza. Ma il sapere che non è la nostra, ma la Sua forza che opera e noi
non siamo che degli inutili strumen'i,
e possiamo avere il cuore pieno di pace e di gioia se Cristo è in noi, mi
riempie sempre più di nuova gratitudine verso la sua misericordia e il suo
amore infinito ». E ancora, quale testimonianza di fede e di consacrazio
ne; « nelle sue mani ho posto tutta la
mia vita. Egli ha ben voluto guidarmi
finora e nella sua misericordia e amore Egli continuerà certo a farlo sino
alla fine ». Pensiamo con un profondo sentimento di riconoscenza a qu:sta sorella che il Signore ha dato alla
nostra Chiesa.
Albbrto Taccia
lllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll-Klllllllllllllllllllllilll
Per il pulmino dell’Uliveto
Sig.na Clemcnce Gay, Torino L. 1.000;
Sig .ne Cornelio, Torre Pellice 4.000; Sig. Ernesto Pini, Bergamo 5.000; « Dono del Bicchier d’acqua », Torino 25.000; Sig.ra Dina
Jalla Gobelin, S. Giovanni 2.000; Sig.ra Malacrida, Como 2.000; Doti. Ottavio Prochet.
Roma 15.000; Per il 1" compleanno di Christian. i nonni Fenouil. Torino 1.000.
Un grazie di cuore a tutti coloro che hanno
risposto al nostro appello.
3
3 marzo 1972 — N. 9
pag. 3
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
LA STORIA VALDESE DA RISCRIVERE
Il senso della pevertà veleiitaiia di llalde
Settimana valdese di ringraziamento
a Orsara e a toddia
Quello che abbiamo definito, in modo certo molto approssimativo, il
« cattolicesimo del dissenso » di Valdo, e che potremmo meglio chiamare
tout court un « cristianesimo di dissenso », fu da lui vissuto e non solo
professato a parole o con manifesti; in
che modo però lo visse? È indubbiamente questo il maggior problema sollevato dagli studi recenti e su cui il
dibattito è più vivace. Valdo volle realizzare la sua vocazione cristiana, la
sua fedeltà evangelica rimanendo nella comunione della Chiesa, volle ejsere fedele al Cristo, ma come ha concretamente attuato questa fedeltà?
Le fonti di cui disponiamo parlano
tutte della sua povertà volontaria; abbandonando il suo lavoro e la sua
fortuna egli si riduce alla povertà assoluta, a fare il mendicante, dopo aver
assicurato alla moglie ed alle figlie i
mezzi per vivere. Egli ha compiuto
questo gesto, dice qualcuno, perché il
prete da lui interrogato gli aveva citato l’episodio del giovane ricco nell'evangelo; quello chiede a Gesù: « cosa devo fare per essere perfetto? » ed
il maestro gli risponde: « va e vendi
quello che hai e dallo ai poveri ed
avrai un tesoro nei cieli, poi vieni e
seguimi ». La povertà è dunque per
Valdo un atto di obbedienza alla parola di Gesù, un mettere in pratica
quello che il Signore comanda. Così
almeno abbiamo sempre detto, raccontando questo fatto ed abbiamo
sempre insistito sul fatto che Valdo
obbedisce alla Bibbia, fa della Sacra
Scrittura la regola della sua vita.
Perché questo fatto ci sembra importante? Perché facendo così Valdo
rinuncia al mondo ed al lusso da una
parte e dall’altra pronuncia una condanna contro la chiesa cattolica che
vive nelle ricchezze. Il nostro Valdo
insomma è un po’ il precursore degli
evangelici italiani dell’800, rinunciando ai piaceri dimostra che la fede è
una cosa seria, spirituale, che richiede tutta la vita ed è contraria al godimento, e facendosi povero denuncia
chiaramente la curia ed il clero che
si fanno sempre più ricchi e potenti.
Indubbiamente c’è in lui una intenzione polemica nei riguardi del potere religioso del tempo suo, c’è una denuncia, una protesta contro la mancanza
di sensibilità pastorale e spirituale del
clero indaffarato in problemi di natura secolare; ma la povertà è veramente una protesta al tempo suo?
Sembra ben di no.
Oltre i frati, di cui abbiamo già detto, che vivono poveri e fedeli alla chiesa, c’è al tempo suo tutta una letteratura sulla povertà, c’è una vera e propria teologia del povero, e non del povero frate ma del povero “tout court”,
del misero economicamente, del mendicante. Il .suo secolo è pieno di gente
che si fa povera per seguire Cristo povero, i teologi non hanno forse scritto proprio allora che il « vicario di
Cristo », se deve esistere in terra, non
è il papa ma il povero? La via del
mendicante è dunque una via evangelica, la via più sicura della comunione con Cristo! e Valdo non è che uno
fra i tanti che sa seguirla, e nella comunione della chiesa, da buon cattolico. Si comprende perciò che molti
storici cattolici riscoprano Valdo, come Lutero, e giungendo alla conclusione che tutto sommato era un buon
cattolico, forse miglior cattolico del
suo vescovo politicante, facendo quello che la Chiesa ha sempre detto.
Il fatto gli è che Valdo non si ac
contentò di fare il povero seguendo i
consigli dei suoi amici teologi, faceva
altro: leggeva e commentava la sua
Bibbia. Anche questo ci è familiare e
ci dà un’immagine del Valdo abbastanza vicina al nostro ideale, meditare la Scrittura è sempre stato il centro della vita di una comunità evangelica. Valdo non sembra però essersi limitato a leggerla, o a fare, coinè
faceva già prima, degli studi biblici
con gli amici, ma si è messo a spiegarla, commentarla in giro. Per amore di novità? Per mettersi in mostra? Certo no, per una ragione molto
semplice: né i preti né i frati lo facevano. « Predicare liberamente » è il
suo motto, e liberamente vuol dire che
si predica « a tutti » ma anche che
« tutti » si predica, clero e laici, uomini e donne e che nessuno può mettere limiti, bavagli, freni alla predicazione dell’Evangelo.
Non si deve pensare che questa attività di Valdo sia stata subito denunciata e soffocata da una chiesa reazionaria ed ottusa, molti furono i credenti ed i preti che accolsero l'invito,
che videro in questo appello 1 inizio
di un movimento di risveglio salutare.
Valdo ed i suoi predicarono nelle piazze e probabilmente nelle chiese, ben
accolti, come si accoglie un rnissionario che porta un po’ di novità nell’ambiente chiuso della routine parrocchiale, che esisteva già allora.
I problemi sorgeranno dopo, sull’interpretazione che si deve dare a que
sto « liberamente », a questa libertà;
predicare, sì, ma senza controllo? Senza studi? Senza essere inquadrati da
qualche autorità? La libertà va controllata, seguita, guidata dall’esperienza e dalla tradizione, rinnovare va bene ma fin dove è possibile senza causare danni? Saranno i fastidi dell’arci vescovo Jean Bellesmains. Ma è
chiaro che questa strada conduce alla repressione e la repressione allora
si chiama « scomunica ».
Che cosa caratterizza dunque l’ex
mercante Vaudès negli anni intorno
al 1174? La povertà o la libera predicazione? Le due cose stanno insieme,
è chiaro, ma quale determina il pensiero e l’azione del nuovo credente? La
via apostolica di cui parlano lui ed i
suoi amici, la volontà di essere cioè
come gli apostoli, in che cosa si manifesta? Nel fatto di andare in giro,
due a due, scalzi ed elemosinando o
nel fatto di predicare quello che a loro, buona gente senza studi, sembra
essere il Vangelo? Un mendicante che
dice buone parole o un apostolo che
vive da povero per esprimere meglio
la sua vocazione? Un credente nella linea di Francesco o in quella di Lutero?
Come si può vedere la storia del
mercante di Lione solleva questioni
grosse e, ci vuol poco a capire, questioni che toccano direttamente la nostra situazione di credenti nel mondo
tra vescovi politicanti, settari dissidenti e teologi della povertà...
Giorgio Tourn
Ci è caro farci sentire di tanto in tanto dai
molti Orsaresi che, sparsi per il mondo, ricevono il nostro giornale e leggono con piacere
le notizie di quella che fu un giorno la loro
cara comunità. È anche questo un modo di incontrarci spiritualmente nella nostra lontananza e gioire della comune fedeltà al Vangelo.
Oggi vogliamo dire di come abbiamo ricordato il vecchio 17 febbraio e la settimana di
rinuncia che però il Consiglio di Chiesa ha
voluto ribattezzare come « Settimana valdese
di ringraziamento » per essere più facilmente
comprensibile e agli estranei e agli stessi vaidesi. Domenica, tredici, un buon culto con S.
Cena e relativo messaggio. Il pastore rievocò
quel lontano giorno del 1848 che portò ai vaidesi, dopo secoli di persecuzioni e feroce ostracismo, il riconoscimento dei diritti civili pur
nella fedeltà alla loro fede evangelica. Per
questo quella data di ogni anno successivo fu
per i nostri antichi fratelli in fede — e lo deve essere altrettanto per noi — una data di
ringraziamento al Signore delle continue liberazioni che solo tiene in mano i fili della storia ed opera sempre, ora fulmineamente ora
lentamente, chiaramente o misteriosamente,
aU’affermazione del vero e del bene in mezzo
a noi e a tutti gli uomini fatti suoi figli in
Cristo Gesù.
La sera del 16 il past. Giovanni Scuderi
tenne in chiesa una avvincente e chiara conferenza, dinanzi ad un attento uditorio di vaidesi e cattolici sul tema : « La Parola di Dio,
fermento di riconciliazione tra le Chiese ». Si
fermò soprattutto sul cambiamento della tradizionale posizione cattolica nei riguardi degli evangelici dimostrandolo con documenti e
con molti episodi della sua vasta esperienza
ecumenica acquisita a Venezia e a Roma. Il
suo dire non era quello però di una rivincita
trionfalistica protestante ma quello gioioso di
fratelli che, nella fede comune, si scoprono e
si ritrovano membri della stessa famiglia, figli
dello stesso Padre. Certo, dopo tanti secoli di
forzata lontananza, di vicendevole denigrazione, non tutto è appianato, ma quello che s'è
iniziato riempie il cuore di tanta speranza per
l’avvenire.
La settimana si chiuse nella chiesa dell’Assemblea di Dio (Pentecostale) di Foggia, dove
la domenica seguente i valdesi di Orsara e di
Foggia si incontrarono con quei fratelli pentecostali restituendo la visita che questi ultimi avevano fatta alla nostra comunità di Orsara in occasione della domenica della Riforma. Il past. Giunco parlò sulla storia del movimento ecumenico e sulla natura del Consiglio ecumenico delle Chiese. Il past. G. Ferri
guidò Fassemblea nella preghiera, si cantò da
soli e insieme inni come « Celebriamo il Signore », « Forte rocca è il nostro Dio ». Una
giornata indimenticabile — concludeva il past.
Ferri___che speriamo sia seguita da altri in
contri per la conoscenza e la edificazione vicendevole, per una testimonianza comune nella città.
Lucia Melchiorre
A vaiar Porosa
Notiziario Evangelico Italiano
Vita e attività
della FGEI
Dall’ultimo Notiziario della FGEI,
spulciamo alcune notizie.
Antifascismo
Nella sua ultima seduta il Consiglio
della Gioventù (CdG) ha discusso a
lungo sul problema del fascismo; discorso già emerso nel II Congresso
FGEI di S. Severa, ma che per dei
motivi di tempo non era stato che abbozzzato. La presenza della FGEI nella lotta antifascista non deve limitarsi ad una semplice adesione di solidarietà ma « deve essere fortemente
caratterizzante ed essere un’occasione
di predicazione ». Il prossimo numero
di Gioventù Evangelica uscirà con alcuni articoli che offrano del materiale
di orientamento per favorire la discussione sui fenomeni attuali del fascismo, fra i vari gruppi FGEI.
Gioventù Evangelica
Nonostante l’aumsnto dri p e zi tipografici l’abbonamento a Gioventù
Evangelica è rimasto invai alo: 1000
lire annue. Gli abbonamenti seno sensibilmente aummtati e questo è up fat
to positivo; il CdG invita comunque i
lettori di G. E. affinché ogni gruppo
sottoscriva almeno un abbonamento
sostenitore.
Lotta al razzismo
Attenendosi ad un ordine del gio'no votato nell’ultim.o Congresso, Jl
CdG invita i gruppi ad una so toscrizione da farsi in sede locale. Intanto,
sempre nel II Congresos FGEI era
I lettori ci scrivono
stato deciso un contributo « in misura
non inferiore alle 50.000 lire » che il
CdG invierà al Consiglio Ecumenico
delle Chiese, promotore della lotta
contro il razzi smoi
Campo FGEI 1972
Il CdG ha ritenuto opportuno fis are sin d’ora il tema del prossimo campo FGEI (28 luglio-8 agosto, nel’a sede metodista di Velletri - Roma) che
sarà sul problema della comunione
fraterna, delle -divisioni politiche,
chiesa unita-chiesa aperta.
E il problema' attuale d H’evEngelismo italiano che procede, purtroppo,
per via di polemiche, senza un dialogo
approfondito e fraterno.
Documento FGEI-Chiese
Il documento preannunciato è ormai
stato pubblicato dai nostri settimanali
(Nuovi tempi del 6-2-1972 - Eco-Luce
del 25-2-1972) e quindi a disposizione
dei gruppi e delle comunità. Si tratta
di 9 punti sottolineati dal CdG sul tappe Ito FGEI-Chiese che potrà essere
utilizzato per una puntualizzazione de'dell’opem deFa FGEI in seno a'ie varie comunità. Segnaliamo in particolare i punti: 4, 7, 8, 9.
Scelte diverse
Un gruppo di lettori, da Roma:
Signor direttore,
vediamo con preoccupazione proseguire la
disputa nata dalla riunione romana deH’8 dicembre 1971.
Crediamo però che ora il discorso si sia allargato, che la questione non implichi piu in
particolar modo la contestata riunione dell 8
dicembre, ma un più vasto problema di fondo ; la libertà di coscienza e di giudizio.
Si ha tutta l’impressione che si stia creando
nelle nostre Chiese uno spirito di intolleranza.
Siamo tutti convinti della nostra infallibilità.
Dov’è in queste condizioni l’amore cristiano,
quell’amore che deve manifestarsi innanzi tutto verso i fratelli in Cristo?
Lo spirito dei documenti della FGEI toscana e delle comunità della Garbatella e di Ariccia ci sembra ben lontano da quest’amore cristiano e molto vicino ad un atteggiamento inquisitoriale. Hanno forse dimenticato, coloro
che hanno stilato questi documenti, che la più
grande ricchezza del protestantesimo è stata
finora l’affermata libertà di coscienza? O vogliono forse ripristinare i metodi del più
gretto cattolicesimo?
Ribadiamo il diritto di ogni credente di essere garantito nella propria libertà di coscienza, di essere libero di fare le proprie scelte
sulla base dell’Evangelo e di svolgere un’azione
coerente con queste scelte. E tutto questo non
porterebbe al frazionismo o allo scontro, ma
piuttosto ad una maggiore unità fondata sul-,
l’amore fraterno e più ricca di esperienze.
Non dipende infatti da questa diversità di convinzioni e di esperienze e dall’amore in Cristo
l’unità delle varie denominazioni evangeliche?
Siamo quindi convinti della necessità che i
gruppi facciano delle esperienze diverse e che
sulla base di queste intavolino un dialogo continuo.
La FGEI ha fatto una propria scelta e svolge una propria azione ad essa coerente. Se esistono gruppi, per quanto piccoli possano essere (dimentichiamo che i diritti delle minaranze sono garantiti anche dalla costituzione italiana?), che fanno scelte diverse, hanno tutto
il diritto di svolgere una propria azione.
E sarà sempre possibile poi un incontro che
sia però basato sull’amore e sull’umiltà, sulla
convinzione che la verità non è in noi, ma solo
i,i Cristo, e che non possiamo quindi giudicare o far tacere il fratello, ma piuttosto ascoltare perché da lui può venire un consiglio ed
un insegnamento.
Se si ritorna allo spirito dell’agape, molti
contrasti che oggi dividono le nostre Chiese
potrebbero forse essere eliminati.
Riceva i nostri più distinti saluti,
Luciano Bertalot, Valdo Bertalot, Clara Farad, Laura Gessner, Erminia Marano, Marco Scuderi, Carlo Vicari.
I baraccati e i valdesi
di Torino
Una lettrice, da Torino:
Caro direttore^
Avrà molto probabilmente saputo — tramite « La Stampa » ■— della lotta condotta
da numerose famiglie, in maggior parte
venute dal Sud, per conquistarsi un
telto vero e proprio nella città di Torino.
Formano un nucleo di trecento persone, di
cui molti bambini, che chiedono stanze decenti in cui vivere decentemente. Finora
sono stati nei soliti ghetti della periferia o
del centro, nei tuguri, senza servizi. Parla
un operaio edile: « Io vengo dal Meridione.
Quando sono arrivato a 'Torino, avevo 14
anni e da allora ho sempre vissuto nelle topaie, sempre senza servizi igienici, senza
acqua corrente. Ora in una stanza e cucina viviamo in 5 persone ».
Disperati di non trovare « un posto dove
riposare la testa », questi operai hanno occupato appartamenti vuoti in diversi palazzi in via di finitura. Ogni volta, uomini
donne e bimbi sono stati scacciati dalla polizia. Per attirare l’attenzione dell’opinione
pubblica sul loro caso pietoso hanno organizzato cortei c meetings, e in fine, l’Arcivescovo di Torino, Mons. Pellegrino, ha
indirizzato una lettera pastorale alla diocesi, al comune, a tutti i cittadini invitandoli
ad aprire le loro porle, ad aiutare questi
fratelli. Una parte della lettera è stata citata dalla « Stampa », e vorrei ringraziare
Mons. Pellegrino di aver fatto sentire una
parola d'amore cristiano, di aver messo
ognuno di noi davanti alla sua responsabilità nei confronti di chi soffre.
L’appello del Vescovo è subito stato accollo dalla Chiesa del Redentore dove prete, suore si sono prodigati per ospitare, nutrire, vestire numerose famiglie, mentre
un'altra parte veniva ospitata nell’Ambulatorio Rosso.
E le Chiese valdesi? Dove erano? Noto
con rammarico, una volta ancora, che non
sono state capaci non solo di accogliere,
aiutare, nutrire al momento giusto il più
piccolo dei nostri fratelli, ma ancora di
manifestarsi con un gesto di solidarietà.
Evidentemente, le nostre parrocchie di Torino hanno da pensare; 1) al Nuovo Stabile,
di cui non si riesce ad affittare appartamenti e negozi; 2) al deficit cronico della Tavola; 3) alTamministrazione delle opere locali.
Ma quel totale assenteismo alla vita della
città mi sembra molto grave e mi chiedo
se un giorno capiremo che l’allontanamento dei giovani delle nostre comunità, il
loro giudizio negativo nei loro confronti,
Tindifferenza della maggior parte degli adulti è dovuto alla nostra totale incapacità
di proclamare la nostra fede, aiutando chi
soffre, chi ha fame, chi cerca un tetto.
Molto tristemente, la saluto
Louise Rochat
Ili,IH, ...........................................................
Collegio Valdese e Scuola Latina
Il movimento valdese e evangelico nei Risorgimento
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Il Comitato del Collegio Valdese e
della Scuola Latina è lieto di annunziare che, in accordo con i pastori della bassa Val Pellice, avrà luogo nella
settimana 12-19 marzo prossimo il terzo ciclo di lezioni e di conferenze, predisposto tra la Facoltà Valdese di Teologia di Roma e gli Istituti Valdesi di
Istruzione alle Valli.
Le conferenze e i corsi saranno tenuti dal prof. Valdo Vinay secondo il
programma seguente;
Conferenze: Domenica 12 marzo alle ore 16,45: « L'istruzione evarigelica
nelle scuole: scopi, metod', critica e
reazione degli studenti, possibilità e
prospettive » — Domenica 19 marzo,
alle ore 16,30: « Spiritualità protestante in Italia durante i primi trent’anni
di evangelizzazione ».
Corsi: 5 lezioni serali — alle ore
20,45 — da lunedì 13 marzo a venerdì
17’ marzo: « Storia del movimento
evangelico e valdese in Italia durante
il Risorgimento ».
Lezioni alla Scuola Media e al Ginnasio-Liceo di Torre Pe'F.ce nei giorni
13, 14, 15 e 17 marzo.
Lezioni alla Scuola Latina di Pomaretto: 16 marzo.
Culto al Collegio di Torre Pellice:
13 marzo.
Le conferenze e il corso serale avranno luogo presso la Foresteria Valdese
di Torre Pellice e saranno seguite, come di consueto, da pubblico dibattito.
Dato l’argomento in programma per
la conferenza della domenica 12 marzo, viene rivolto un vivissirno invito
a tutti gli insegnanti di religione —
protestanti e cattolici — ai pastori, ai
professori, ai maestri, ai monitori delle scuole domenicali e in genere a
quanti si interessano alla istruzione
cristiana della gioventù di volervi partecipare, portando il conti buto delle
proprie esperienze.
Il prof. Vinay predicherà inoltre: il
12 marzo a Villar Pellice e il 19 marzo
ad Angrogna.
Il Comitato fin d’ora ringrazia il
prof. Vinay per questo ci lo di lezio
ni, che costituirà chiaramente un concreto apporto culturale re>' la zona.
Il Comitato del Collegio Valdese
e della Scuola Lat'na
Riconfermato il pastore
E. Geymet
Domenica scorsa l’assemblea della
Chiesa Valdese di Villar Perosa era
convocata per pronunciarsi sulla riconferma del ministero del pastore
Enrico Geymet, al termine di un settennio.
Il culto è stato presieduto dal past.
Marco Ayassot, segretario della Commissione distrettuale, il quale ha predicato con efficacia il capitolo 11 del
libro del profeta Osea, in relazione
con il capitolo 8 dell’epistola ai Romani. Secondo la prassi da tempo in
atto a Villar Perosa, la liturgia è stata curata da un gruppo di giovani.
Quindi ha assunto la presidenza della bella assemblea l’ing. Giovanni Pontet, vicepresidente della Commissione
distrettuale. Erano presenti 101 membri elettori su 123, e il risultato della
votazione è stato: 100 sì, 1 no.
È rallegrante il senso di responsabilità dei membri della comunità, venuti così numerosi ad esprimere stima affettuosa al loro pastore; a lui e
alla sua famiglia l’augurio migliore
per il proseguimento di questo ministero nella più giovane chiesa delle
Valli. G. P.
Pomaratta
Sabato 4 marzo, ore 20,30 terza conferenza
del pastore Giorgio Tourn alla cappella valdese di Perosa sul tema; La predestinazione di
Giovanni Calvino.
Domenica 5 marzo, riunione di preghiera a
Ferrerò, ore 15. Tutte le sorelle della Chiesa
sono caldamente invitate.
Martedì 7 marzo, ore 20,30, riunione a
Perosa Argentina e mercoledì sera stessa ora
al Clot Inverso.
Domenica 12 marzo, alle ore 10,30 è convocata in chiesa l’assemblea dei membri elettori per la nomina del Pastore.
Un lutto a Corato
In età di 85 anni si è spenta serenamente
la signora Filomena Di Gennaro ved. De Palma. Membro di Chiesa dal 1905, era l’ultima
della vecchia generazione che aveva costituito
la salda base della nostra Comunità. Nel Registro di Chiesa era segnata al n. 39. Da molti
anni era impossibilitata a partecipare ai culti
a motivo della sua salute; ma è rimasta fedele,
circondata dall’affetto della comunità che sovente si raccoglieva nella sua casa per culti
che essa fortemente desiderava. E nel giorno
del suo funerale tutta la comunità era presente,' insieme a moltissimi amici non evangelici che da lei avevano ricevuto una viva
testimonianza della sua fede. Essa ora fa parte di quel gran nuvolo di testimoni dai quali
siamo circondati e che ci incoraggiano a correre con perseveranza « l’arringo che ci sta
dinanzi ».
E. C.
All’Ospedale delle Molinette di Torino, mercoledì 23 febbraio è deceduto il fratello
Felice Platone
all’età di 63 anni. La sua costante presenza ai culti domenicali nell’ambito
della Comunità valdese di Corso Vittorio e gli aiuti materiali e spirituali
che seppe dare alle Comunità dei Fratelli di Alessandria e di Firenze testimoniano del suo impegno di fede. Nel
dolore e nella desolazione della sua
scomparsa la moglie e il figlio confidano nella certezza della promessa
evangelica della vittoria finale della
vita sulla morte.
«Infatti, poiché per mezzo di un
uomo è venuta la morte, cosi
anche per mezzo di un uomo è
venuta la risurrezione dei morti» (1 Corinzi 15; 21).
4
pag. 4
N. 9 — 3 marzo 1972
I NOSTRI GIORNI
UOMINI, FATTI, SITUAZIONI
Edgar Snow
Mentre scriviamo queste righe, Nixon ha concluso il suo soggiorno a Pechino e il mondo è in attesa di conoscere il contenuto del comunicato ufficiale congiunto cino-americano, sul
quale dovranno innestarsi i fatti successivi per sancirne la effettiva portata. Fino ad ora, e in particolare gli
ultimi discorsi di Nixon e Ciu hanno
sottolineato, unitamente ad una volontà di maggior comprensione reciproca, la profonda divergenza delle rispettive ideologie: né poteva essere
altrimenti.
Vorremmo qui ricordare un altro
personaggio, che ha avuto tanta parte
nell'avvicinamento fra Cina popolare
e Stati Uniti: Edgar Snow, morto a 70
anni qualche giorno fa nei pressi di
Ginevra per un male incurabile. Il
quotidiano Le Monde, nel parlare di
questa figura, di questo giornalista che
non solo ha scritto o vissuto la storia,
ma vi ha anche preso parte attiva, dice che egli non solo si è battuto contro la « muraglia cinese » ma emche
contro quella americana da così gran
tempo eretta attorno alla Cina popolare per mantenerne l’isolamento e lo
accerchiamento.
È stato poco più di un anno fa, e
precisamente nel 1970, in occasione
della festa nazionale cinese del 1“ ottobre, che E. Snow è stato visto alla
destra di Mao sulla tribuna della porta
della Pace Celeste: era questo il più
alto riconoscimento del suo ruolo pionieristico ed alla sua missione mediatrice per un riavvicinamento cino-americano.
Perché proprio di pionierismo si deve parlare, quando si pensi che già nel
1937 apparve il suo primo libro dal titolo « Stella rossa sulla Cina » in cui
Snow parlava della Sua « scoperta » di
Mao, dopo il suo primo soggiorno cinese.
Dopo la seconda guerra mondiale
Snow, considerato comfe un amico dei
comuiiisti cinesi, è costretto dalla
« caccia alle streghe » maccartista a
trasferirsi in Svizzera dove risiederà
fino alla morte. Egli dovrà attendere
fino al W60 per tornare in Cina: Mao
non lo ha dimenticato e gli accorda
nove ore di colloqui. Con Ciu En-lai fa
un lungo viaggio attraverso la Cina e
pubblica un nuovo libro di testimonianze sulla nuova realtà cinese. Tornerà ancora in Cina nel 1964 e 1965 e
finalmente si comincia col dargli ascolto. Sarà poi in occasione della sua ultima visita del 1970 che egli darà l’annuncio: « Mao mi ha detto che riceverebbe volentieri Nixon ».
Questa, in poche parole, la tappa
della « lunga marcia » di quest'uomo
di pace: starà ora ai « potenti » dimostrare se quest’appello, lanciato da im
uomo in nome dell’unità deU’umanità, sarà accolto in modo serio e responsabile oppure se si ridurrà (e il
"Golpisti" in libertà
"goscisti" incriminati
(dai giornali) - I cinque amici del
principe Borghese, l’ex capo della X
Mas, già incriminati per il tentato «golpe» fascista del dicembre 1970, sono
stati posti in libertà per « mancanza di
indizi ». La decisione è stata presa contro il parere del giudice istruttore che
aveva negato la libertà provvisoria agli imputati per « aver promosso, costituito e organizzato un’associazione diretta a suscitare un’insurrezione armata contro i poteri dello Stato ». Frattanto i difensori di Borghese hanno
chiesto la revoca del suo mandato di
cattura. Diversi amici degli scarcerati
li attendevano all’uscita di Regina Coeli e li hanno accolti col saluto fascista
e al grido di « viva il principe ». Un
agente di polizia li ha bonariamente
ammoniti.
L’on. Luigi Pintor è stato incriminato dalla procura della repubblica di
Roma per il « reato previsto dall’articolo 290 del codice penale » per aver pubblicato sul quotidiano il « manifesto »
del 12 gennaio 1972 un articolo in cui
« si vilipendeva l’ordine giudiziario ».
Pintor ha rinunciato all’immunità parlamentare per consentire (come commenta il « manifesto ») che le vergogne
delle leggi fasciste (vilipendio) e dell’immunità di casta « si consumino alla luce del sole ».
terribile boato della più grande bomba dell’arsenale convenzionale lanciata dagli Usa sul Vietnam proprio al
momento del commiato di Nixon da
Pechino ne dà il tragico presentimento) ad un’intesa di convenienza reciproca di poteri, sancita magari da
qualche « importante » accordo economico-culturale.
Sulla scena
politica italiana
NeH’attuale fase acuta della crisi politica italiana, culminata nei giorni
scorsi colla morte, sul nascere, del governo Andreotti, alcuni fatti si pongono all’attenzione di chi segue la situazione sotto quel profilo. Di alcuni
la stampa cosiddetta di informazione
è assai larga di notizie, ma altri praticamente li ignora.
Dal seno della democrazia cristiana
e precisamente dalla destra più oltranzista sta per nascere un nuovo movimento politico: il « lieto » evento è
previsto per il 15 marzo. Si chiamerà
« movimento popolare cristiano » e utiUzzerà l’apparato organizzativo e le
fonti di finanziamento che hanno già
sostenuto l’azione dei centri anti divorzisti. In occasione della raccolta
delle firme e della loro autentica notarile fu creata un’organizzazione capillare sollecitata dai « centri Luigi
Sturzi » e appoggiata da molti preti
tradizionalisti. Questo apparato antidivorzista è stato utilizzato ora per
chianiare a raccolta, secondo l’appello dei dirigenti dei vari centri Sturzo
« quanti, in un equilibrio democratico
e centrista, vogliono il rinnovamento
in senso cristiano della società italiana contro ogni suggestione marxista o
statalista ». Probabilmente questo nuovo movimento politico non si trasformerà in partito né presenterà liste
elettorali proprie, ma organizzerà la
raccolta delle preferenze a favore dei
candidati della destra de.
Prossimo a tramutarsi in partito è
invece il Movimento politico dei lavoratori (mpl). La notizia ufficiale della
nascita è stata data da Livio Labor:
si viene così a realizzare un progetto
coltivato da questa ala più avanzata
della sinistra cattolica. Labor ha criticato la politica della de, del pri e del
psdi per l’azione di governo finora
condotta, per le mancate riforme, per
l’elezione del presidente della repubblica « raggiunta col pesante e ricattatorio appoggio del msi ». Labor ha
confermato che il mpl è per una scelta politica socialista e per l’autogestione delle lotte operaie. Questo mo
Echi della settimana
a cura di Tullio Vioia
UNA NOBILE PROTESTA
^ È quella di « alcuni uomini di
cultura, uniti da uno stesso denomi, natore politico di sinistra, che hanno
ritenuto di non poter lasciare alla destra la deplorazione della inasprita repressione esercitata, nel mondo sovietico, contro intellettuali dissenzienti ».
La protesta è stata pubblicata da
« L’astrolabio » (del gennaio ’72). Ed
ecco il suo testo.
« È un dovere per gli uomini di sinistra non lasciar sotto silenzio la politica persecutoria contro l'opposizione ideologica e culturale che l’Unione
Sovietica conduce da alcuni anni e
che ha avuto un indice così grave ne’
recenti processi. Tra i paesi minori
dell’Est fa spicco, com’è noto, la Cecoslovacchia ridotta, al dilà dell’arresto
del giornalista Ochetto, che noi fermamente condanniamo, ad una tetra caserma conformista, là dove, attraverso un profondo e doloroso travaglio,
era stato intrapreso uno sforzo per attuare un assetto più aperto a quella
partecipazione delle masse che in tutto il mondo esplodeva come richiesta
di una nuova generazione. La nostra
protesta, in questa sede, non riguarda
il regime comunista dell’Unione Sovietica e la sua politica internazionale.
Ed abbiamo ben presente come le persecuzioni dottrinali^ le involuzioni autoritarie, il terrorismo ideologico e le
violenze dittatoriali inquinino tutti i
continenti e lascino ormai, p.^:rtroppo,
poche isole di accettabile democrazia.
Ma^ la vicinanza ed il peso politico,
per l’Italia e per l'Europa, del sistema
sovietico sono tali che non ci può lasciar indifferenti il peggioramento di
un certo clima segnato ca progressive
chiusure autoritarie e dalla caduta
delle speranze ancor recenti ai l beralizzazione. Vorremmo che la nostra voce avesse forza sufficiente a persuadere come l’indirizzo da noi lamentato
ferisca direttamente la politica di distensione che Mosca dichiara sua e
per la quale ci siamo sinceramente
rallegrati, e indebolisca la protesta del
democratici contro i processi e le persecuzioni che hanno luogo nei paesi
fascisti, come la Spagna, il Portogallo e la Grecia e contro manifestazioni
repressive che avvengono nel nostr.o
stesso paese.
I trattati d’amicizia e di sicurezza
devono poter contare, per esser vitali,
non solo sull’accordo delle cancellerie,
ma anche su un sottofondo popolare
di confidenza e di fiducia. N. n possono certo invocarlo le proteste itdiane
mosse da ispirazioni reazionarie e repressive. Tocca a noi esprimere, su
questo preoccupante regresso involutivo, il giudizio ed il voto, tanto fermo ed aperto, quanto sereno, di democratici amanti di una sincera poce tra
i popoli ».
La direzione de « L’Astrolabio » commenta questo documento con le parole: « Una denuncia è efficace se, libera da speculazioni politiche, può esprimersi con disinteresse e sincerità di
rammarico ».
Personalmente ci spiace di non poter sottoscrivere il documento (cui
tuttavia ci sentiamo caldamente vicini) soltanto per alcune sfumature, una
delle quali ci appare decisiva. Essa si
trova espressa nella propos'zione (v.
sopra): « La nostra protesta, in questa sede, non riguarda il regime comunista dell’Unione Sovietica e la sua
politica internazionale ».
Noi vorrernmo semplicemente che
tale proposizione fosse soppressa.
L’URGENZA DEL PROBLEMA
ECONOMICO
ir Fra gl’imumerevoli commeati al
viaggio di Nixon in Cina, per indagare i motivi, da parte cinese, dei nuoni ed importanti contatti, commenti
che (attualmente, e forse ancora per
lungo tempo) non sembrano potersi
fondare che su congetture più o meno
ingegnose, il seguente (estratto da un
articolo di Samuel Pisar su « Le Monde » del 24 febbraio) ci appare singolarmente convincente.
« I dirigenti cinesi non hanno mai
considerato l’ideologia come un ostacolo ai loro apari. Durante gli ultimi
dieci anni, essi hanno letteralmente dirottato il proprio commercio estero,
dal mondo socialista a quello capitalista. Per promuovere una cooperazione industriale transideologica, resta
loro da fare ancora soltanto un passo,
e per loro grande fortuna lo stesso
Lenin, in un precedente di rilievo storico, ha mostrato come un tale passo
farsi. All’inizio degli anni 20, dopo chi
la prima fiammata rivoluzionaria s’era
acquietata, Lenin non esitò a rivolgersi a certe industrie americane (fra cui
quella di Henry Ford), per partecipare allo sviluppo economico deTURSS.
L’edificio distrutto del commerco
cine-americano non è così difficile a
ricostruirsi come si potrebbe credere.
Due decenni d’oscurità hanno fatto
dimenticare agli americani che l’infraslruttura industriale della Cina è parzialmente americana, che essa fu c:struita prima della presa del potere
da parte dei comunisti, e che oggi
essa è seriamente scaduta. Da un punto di vista puramente economico, sa
rebbe dunque perfettamente razionale
che la Cina si procurasse dei pezzi
staccati e il know-how ( = competenza sull’uso, s’intende di tali pezzi) americani, anzi addirittura l’assistenza tecnica necessaria al completamento delle officine parzialmente costruite dai
sovietici, e lasciati a metà da ques'i
ad arrugginirsi sotto la pioggia.
Può sembrar strano quanto si vuole,
ma la Cina è in situazione migliore di
quanto la Russia non si sia mai trovata, per procurarsi i dollari necessari ad affrontare uno sforzo simile. Infatti molte delle esportazioni tradizionali verso gli USA, potrebbero agevo’mente venir riportate al loro livello
pre-1949: metalli non ferrosi quali il
tungstesno, il manganese, lo stagno,
l’antimonio, il molibdeno e l’argento,
ma anche pellicce, seta, thè, tappeti,
oggetti d’arte, e infine rifornimenti a'la grande comunità cinese ed a’ie migliaia di ristoranti cinesi degli Stati
Uniti.
Cercando alternative, mano a mano
che il proprio accesso al mercato americano diventerà problematico, il Giappone e l’Europa occidentale volgeranno indubbiamente gli sgua''di verso
Mosca. Ma oggi nulla trattiene più gli
USA dal partecipare ad una simile
competizione.
Paradossalmente, per il fatto d’esser stata privata, a tutt’oggi, di re'azioni con l’Unione Sovietica e con la
Cina, l'industria americana potrebbe
libri
vimento è il primo della sinistra extraparlamentare che decide di costituirsi in partito; quanto prima lo stesso problema verrà affrontato dai militanti del Manifesto.
Crisi profonda nella socialdemocrazia. Dopo dibattiti di tono sovente
esasperato, Panassi è stato chiamato
a sostituire alla segreteria Ferri. Come
e noto, la corrente tanassiana-saragattiana guarda a sinistra verso De Martino (psi) e quella ferriana-pretiana a
destra verso Malagodi (pii). La lotta
per il potere di vertice in seno al partito si preannuncia assai dura e senza
esclusióni di colpi. I ferriani infatti
respingono la « maggioranza statistica » dell’altro gruppo e ritengono di
essere loro a rappresentare la maggioranza effettiva o, quanto meno ii « tessuto vitale » del psdi e chiiedono un
congresso straordinario che dovrebbe
avvenire subito dopo le elezioni. Si assisterà così alla curiosa circostanza
che, in occasione delle prossime elezioni politiche, questo partito si presenterà con quelle stesse caratteristiche di equivocità e di poca chiarezza
che-esso ha tante volte rimproverato
a certi avversari politici quali il psi e
la de.
Crisi anche nel partito monarchico.
I giovani (o parte di essi) hanno respinto il patto di unità d’azione col
nasi ritenendolo esiziale per la sopravvivenza del pdium e usciranno dal
partito stf "SO. A proposito, questi partiti monarchici, oltre che inutili, non
sono anche illegali? L’art. 139 della Costituzione dice che « la forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale ».
Roberto Peyrot
Documenti di un processo
alVobiettore
Legge del mende e fedeltà a Criste?
Col progressivo, se pur lento e contrastato maturare della necessità di
dare una dignitosa — e giusta — regolamentazione dell’obiezione di coscienza, allo scopo di rispettare la libertà di pensiero e di opinione dei cittadini, il numero di pubblicazioni e di
scritti sull’argomento si fa sempre più
coi si"tente.
Il libro di cui desideriamo informare i lettori ha però la caratteristica di
essere il primo in Italia a contenere
il resoconto di un processo militare.
Come precisa un’avvertenza contenuta
nel libro stesso, si tratta di una storia
rigorosamente autentica di cui i vari
documenti originali sono tutti reperibili presso i tribunali militari di Padova e di Roma, mentre gli interrogatori e le difese degli avvocati sono
tratti integralmente da registrazioni
magnetofoniche e da trascrizioni stenografiche.
Presentiamo rapidamente l’obiettore
processato e condannato due volte: si
tratta del cattolico Alberto Trevisan,
nativo di Feltre e già impiegato presso la Sip, dalla quale è stato licenziato
a seguito della seconda condanna. La
sua prima obiezione risale al giugno
1970 (precisamente il giorno 10: a 30
anni esatti dalla dichiarazione della
guerra fascista). Chiamato alle armi,
rifiuta di indossare la divisa: il tribunale militare gli infligge una pena di
4 mesi senza condizionale. Richiamato
poi nel febbraio 1971 (nel frattempo
era già stato sospeso dalla Sip) non si
presentò nemmeno, mandando una
lettera al comandante del distretto militare illustrando ulteriormente i motivi della sua obiezione. Arrestato poi
nell’aprile e processato nel maggio,
ebbe una nuova condanna a 5 mesi e
20 giorni. La sentenza è stata impugnata dai giudici ma finora senza esito.
La sua obiezione è allo stesso tempo religiosa e sociopolitica ed egli
non desidera farne distinzione: in sostanza, è un cristiano che « fa politica » e quindi trova inscindibili le due
cose. Per meglio comprendere le sue
motivazioni, trascriviamo qui a’cuni
brani del memoriale che egli indirizzò
al tribunale militare di Padova in attesa del secondo processo:
« Le motivazioni religiose rimangono tali e quali, anzi trovano la loro
pm autentica incarnazione nella realtà
esiste nessuna incompatibilità fra il discorso religioso e quello politico, proprio perché diversamente tutto rimarrebbe nel vago e nell’astratto.
«Forse che Cristo non ha avuto una
precisa visione della realtà? Non ha
preso posizione sui fenomeni e sulla
società del suo tempo, prendendosi
sulle spalle le cause dei poveri, degli
oppressi?... Sgli ci ha ordinato di essere suoi testimoni^ per anticipare su
questa terra l’amore e la paternità del
Padre.
«Inoltre, come cristiano, mi diventa
sempre ipù impossibile obbedire alla
legge del mondo, del mio Stato e restare contemporaneamente fedele al
Cristo.
«Come possiamo tradurre in atti
della, nostra vita che le proteste contro il fatto che milioni di contadini del
Vietnam vengono annientati?...
«Infine, come cristiano inserito ne’la comunità ecclesiale, ho il dove’'e di
testimoniare che la Chiesa deve essere lungi da ogni compromesso coi centri di potere, colle istituzioni di violenza e di oppressione, bensì deve essere
povera, portatrice di pace fraterna.
« Non possiamo continuare a benedire le armi, strumento di oppressione e di sterminio, invocando l’aiuto dì
Dio per opprimere altri fratelli, come
viene ogni giorno implorato durante la
messa in caserma, dove il prete-soldato amministra l’eucarestia davanti a
uomini armati di mitra. Cristo, che è
luce di amore al mondo, ci ha insegnato ad opporci alla logica dell’egoismo,
della violenza, a camminare con il nostro fratello...
« Solamente in questa dimensione
potremo contribuire a portare il mondo sul binario della pace e della giustizia, assicurando all’uomo la liberazione dall’oppressione ».
Pierre
Processo all’obiettore a cura del Gruppo Antimilitarista Padovano, ed. Lanterna, Genova, pag. 201, L. 1.600.
iiiiiiimmiiiiiiiiiimiiiiiiiiimiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiinimiiim
Evangelo e mafia
(Segue da pag. 1)
si accanisce così crudelmente, senza
fare però nulla per redimerli e soprattutto senza fare nulla per impedire
che si determinino continuamente
situazioni di violenza e per prevenire
i delitti e la criminalità.
L’Evangelo ci richiama al fatto che
il delitto non è solo una violazione della legge umana, ma prima di tutto della legge di Dio. Nella cronaca del delitto di Caino, il primo compiuto sulla terra, il primo anello di una interniinabile catena di omicidi, Dio interviene per chiedere all’omicida conto
del fratello ucciso. Nella cronaca degli omicidi che oggi si compiono, con
un ritmo crescente, l’omicida ha a chi
fare con la giustizia umana (se non
riesce ad occultare il suo delitto!) ma
non con la giustizia di Dio. La vita dell’uomo sulla terra si è svuotata della
presenza divina. Non vediamo più Dio
come spettatore, né testimone, né giudice delle nostre azioni. La nostra vita si svolge sul piano orizzontale dell’uomo, nulla accade sulla verticale di
Dio. La Chiesa può, con le sue infedeltà, avere nascosto all’uomo di oggi che
non crede, il volto di Dio. Il suo compito è , oggi di restituire Dio all’uomo,
ma il Dio vero e vivente, e non un Dio
deformato. Ciò può avvenire solo quando l’Evangelo di Gesù Cristo diverrà
norma di vita per ogni uomo.
Ci sono oggi in Sicilia forze nuove,
iniziative di rinnovametito che vanno
incoraggiate e riempiono il cuore di
speranza, ci sono uomini che risch ar
no la vita nella lotta contro la mafia,
cristiani che preferiscono subire anziché compiere un atto di violenza, giovani che guardano all’avvenire con
rinnovata fiducia, giornalisti, letterati,
pionieri che lottano per un mondo migliore.
Anche la Chiesa cristiana sta risvegliandosi dal suo secolare torpore e
tutto fa sperare che essa prenda coscienza, nei suoi uomini più aperti e
avveduti, di nuove responsabilità che
non possono essere evitate.
Il popolo stesso sembra prendere
coraggio per spezzare finalmente il
cerchio di ferro che l’opprime da secoli.
I partiti politici anche si rendono
conto che non possono più venire a
compromessi con la mafia, né con le
forze retrive che impediscono lo sviluppo sociale, economico, politico, morale del nostro paese, se non vogliono
perdere ogni fiducia da parte del popolo.
Ma, come credenti, abbiamo fiducia,
che il messaggio dell’Evangelo, annunziato con sempre rinnovata fedeltà,
potrà portare un così radicale rinnovamento morale e spirituale da eliminare non solo il triste fenomeno della
mafia, ma anche tutti gli altri mali
che oggi impediscono uno sviluppo
morale e sociale non solo della Sicilia,
ma di tutta la nostra nazione.
Pietro Valdo Panascia
Collana « ATTUALITÀ’ PROTESTANTE » •
n. 44: Alfredo Sonelli
Il documento del Sinodo Valdese sul matrimooio
pp. 34 - L. 150
n. 45/46:
Chiesa e poteri
Rapporto della federazione protestante francese
pp. 48 - L. 300
— Due « documenti » di grande attualità.
1 ciau
1 dia
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EDITRICE CLAUDIANA c.c.p. 2/21641
Via Principe Tommaso, 1 - 10125 Torino
diventare un’interlocutrìce, di primo
piano, dèi due Super-Grandi comunisti. In questo senso, l'industria americana potrebbe, poco a poco, gettar le
basi di forme più ambiziose di coesistenza, senza per questo compromettere l’equilibrio, economico e politico,
del mondo occidentale ».
Direttore responsabile: Gmo Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
Coop. Tip. Subalpina - Torre Pellice ( Torino^