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Sorega restituire a:
JfiSv.15-10125Torino
l’Editore si impegna a
^rrispondere il diritto di resa.
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTlSTE, METODISTE, VALDESI
1994
ANNO 2 - NUMERO 17
PRIMO MAGGIO
QUELLI CHE...
IL LAVORO
GIORGIO GARDIOL
Un milione di posti di lavoro entro Fanno. E stata l’allettante promessa del
«Polo della libertà e del buon
governo» spesso ripetuta durante le ultime elezioni politiche. Il polo si appresta oggi
a governare. Speriamo che
possa mantenere la promessa. Sono tre milioni gli italiani che sono oggi senza lavoro
(18 milioni nell’Unione europea, 35 milioni nell’Europa
continentale). Quelli che il
lavoro, lo cercano...
Nonostante l’accordo del 23
luglio 1993 tra i sindacati e le
organizzazioni imprenditoriali
sul costo del lavoro e sulla
flessibilità del mercato del lavoro l’occupazione non è aumentata, anzi continua a diminuire. Di quell’accordo molte
cose restano da fare: la riforma del sistema della formazioneprofessionale, la legge
sul lavoro «in affitto», la revisione dei contratti atipici, la
modifica della legge sull’orario di lavoro. Quelli che il lavoro, lo contrattano...
Se dobbiamo credere ai
vincitori delle elezioni il rimedio alla crescente disoccupazione sarà trovato riducendo al minimo le regole del
mercato del lavoro. Maggiore
flessibilità, riduzioni dei minimi salariali specie per i giovani alla prima esperienza,
»jnggiori possibilità di licenziamento, minori rigidità
sull’orario, lavorare anche la
domenica. Quelli che il lavoro, lo governano...
, Gli enti pubblici, i giornali,
i settimanali, fanno pubblicazioni 0 inserti speciali per
consigliare ai giovani che
cercano un lavoro la via miSflore, come fare la domanda,
n clù indirizzarsi^ come mettersi in contatto. E nato il postai market del lavoro. Ci sono ormai cataloghi delle ofterte di lavoro divise per età,
?psso, zona geografica, qualifica. Quelli che il lavoro, è
business...
Si dice che nel futuro ci sa^no sempre meno fabbriche.
Eon lo sviluppo delle telecomunicazioni e delle reti il lavoro dovrebbe abbandonare i
teoghi tradizionali della produzione. C’è il lavoro a casa,
distribuito tra le aree geoStafiche anche al livello interbuzionale con l’obiettivo del
massimo risparmio dei costi,
esempio è quello di una imV presa americana che è riuscita
t indurre del 25% i suoi costi
acendo fare in Irlanda il tratmento dei dati e dei docuQuelli che il lavoro, è
, Offshore...
C j ^ orario di lavoro andrà ri
(' li ^ormania per evitare
oenziamenti si è ridotta la
ttimana a quattro giorni laIn altre aziende si
niìv t mese di ferie in
^ • In Francia si parla di una
“ottimana lavorativa di 32 ore.
^ la proposta della ridistribuzione del lavoro che c’è, che
si sta sperimentando in molti
paesi sviluppati. Quelli che il
lavoro, è solidarietà...
Il lavoro è reddito. Tutti
hanno diritto a un reddito minimo garantito anche quando
non lo hanno ancora o lo
hanno perso. Anche con questa proposta che è allo studio
di economisti, politici, sindacalisti e imprenditori in molti paesi sviluppati si vuole
ridistribuire il lavoro non tra
troppe braccia in momento
determinato, ma come un
flusso lungo il tempo della vita. Il reddito garantito è la
protezione da usare per formarsi, per cominciare a lavorare, per riqualificarsi tra un
lavoro e l’altro, per poter fare
lavori socialmente utili. Quelli che il lavoro, è welfare...
Aumentano le ore lavorate
effettivamente da ciascuno,
aumentano gli infortuni, crescono le malattie professionali. Nell’arco della vita lavorativa nei paesi sviluppati si
passano in media quattro anni
nei trasporti obbligati per il
lavoro. Quelli che il lavoro, è
fatica e stress...
Il lavoro è etica. C’è l’etica
del lavoro e l’etica nel lavoro. Da Lutero a Calvino, da
Teodoro di Beza a Benjamin
Franklin il lavoro è visto come spiritualità, come parte
della vocazione cristiana.
Quelli che il lavoro, è calvinista...
Quelli che il primo maggio...
È importante il ruolo della comunità, specialmente quello dello Spirito Santo
Riscopriamo il senso dell'appartenenza
A maggio 1997
Seconda
Assemblea
ecumenica
Il Comitato congiunto della
Conferenza delle chiese europee (Kek) e del Consiglio
delle conferenze episcopali
europee (Ccee), riunito a
Leanyfalu (Ungheria) dal 14
al 17 aprile, sotto la copresidenza del decano anglicano
John Arnold di Durham (presidente della Kek) e dell’arcivescovo cattolico Miroslav
Vlk di Praga (presidente del
Ccee) ha deciso data e tema
della seconda Assemblea ecumenica europea. L’incontro è
stato fissato per il maggio
1997 e vedrà i cristiani cattolici, ortodossi e protestanti
del vecchio continente riflettere sul tema «Riconciliazione, dono di Dio e fonte di vita
rinnovata». Ricordando che
nell’89 a Basilea le chiese
avevano dato una testimonianza comune su «Pace con
giustizia», il Comitato congiunto Kek/Ccee riconosce «i
profondi e svariati cambiamenti avvenuti in Europa sulla scena economica, politica,
sociale, spirituale e religiosa,
ed è convinto che le chiese
d’Europa sono ora chiamate
ad esprimere nuovamente la
loro comune vocazione e testimonianza nell’attuale situazione europea». I due presidenti degli organismi promotori hanno inviato una lettera comune alle Conferenze
episcopali cattoliche che fanno parte del Ccee e alle chiese membro della Kek, invitando ad intraprendere iniziative comuni a livello locale e
nazionale in preparazione
dell’Assemblea ecumenica
europea; «Chiediamo di prendere iniziative che siano testimonianza alla riconciliazione
come dono di Dio a tutti noi,
che approfondiscano il nostro
amore reciproco come figli di
un unico Padre, e che rafforzino il nostro comune ministero di riconciliazione del
mondo».
GIANNI GENRE
«Sia che viviamo, o che moriamo, noi
siamo del Signore»
(Romani 14, 8)
E'" tempo di battesimi e confemazioni
nelle nostre chiese, impegni solenni
che giovani e meno giovani prendono
davanti alla Chiesa (quella universale di
Gesù Cristo) e, anche se lo dimentichiamo troppo sovente, impegni che le chiese prendono nei confronti dei fratelli e
delle sorelle che vengono accolti ed entrano a far parte in modo responsabile
del tessuto comunitario. Propositi di un
cammino e impegni reciproci pronunziati al cospetto di Dio al quale chiediamo
di benedire e di dare progettualità, perseveranza e fantasia a un lavoro di testimonianza comune.
Sappiamo purtroppo quanto questi
propositi da una parte e dall’altra si rivelino fragili a causa della nostra debolezza umana, e ambigui, nei casi in cui corrispondano soltanto al mantenimento di
una prassi ecclesiastica consolidata e ridotta a momento puramente tradizionale.
Un elemento, fra tutti, è bene sottolinea
re: il senso dell’appartenenza, senza il
quale non sappiamo dove andiamo né
chi siamo. È grave se questo manca, soprattutto per i giovani. Perché quando un
giovane cresce .senza avere punti di riferimento né ideali, è fatale che prima o
poi finisca per affidare la propria identità
nel migliore dei casi ai colori di una
squadra di calcio o, altrimenti, al vuoto
distruttivo della noia o al fascino mortale
della droga.
Il messaggio biblico, a questo riguardo, è estremamente chiaro; l’uomo, la
donna, il bambino non trovano la propria
libertà nel tagliare ogni legame con le
proprie appartenenze (pensate alla parabola del figliolo prodigo), ma nel riconoscerle e nell’assumerle consapevolmente. L’Antico Testamento è una lunga testimonianza e una messa in guardia dal
pericolo di dimenticare la propria appartenenza. Riscopriamo dunque il senso
della appartenenza. Anzi di una doppia
appartenenza.
Anzitutto nei confronti del Signore.
L’apostolo Paolo la enuncia con grande
chiarezza: sia che viviamo, sia che moriamo noi apparteniamo al Signore. Prima o poi nella vita di ciascuno di noi c’è
il momento in cui ci poniamo le domande alle quali non troviamo risposta: perché l’ingiustizia? perché il dolore? perché la sofferenza degli innocenti? perché
la guerra? perché la morte dei miei cari,
la frattura di una separazione talvolta
improvvisa, sempre prematura e comunque immotivata? perché la mia malattia?
perché il mio orizzonte si deve chiudere? Allora può essere che chi ha confessato un giorno, sia pure con timore e tremore, la propria fede in Gesù, cominci a
vacillare e ad avere dubbi su Dio. Noi
apparteniamo a lui, che ci ha fatti diventare suoi; per la vita e per Feternità ci ha
legati a sé.
Il .secondo senso di appartenenza riguarda la comunità dei credenti, anzi, dei
redenti. Poiché ognuno di noi appartiene
al Signore, ci apparteniamo anche gli uni
gli altri e viviamo questo in una dimensione locale certamente. Ma anche nella
comunione con quanti ci hanno preceduto e con quanti verranno. In una comunione che non conosce né confini, né limiti, né barriere: internazionale, interculturale, interrazziale, intergenerazionale. È questa l’unica vera comunità ecumenica, quella dello Spirito Santo.
Ecumene
Il compagno
di Bonhoffer
pagina 2
Deliba Paroi.a
La fede, dono
dello Spirito
pagina 6
nUTUAUTÀ
Convivenza
e Costituzione
pagina 7
2
PAG. 2 RIFORMA
Incontro con il professor Gaetano Latmiral, compagno di cella del teologo tedesco
«Sono stato in carcere con Bonhòffer»
LUCIANO DEODATO
E Stata una vera sorpresa
scoprire, grazie a un amico, che a Napoli vive un
compagno di prigionia di
Dietrich Bonhoffer. È così
che ho fatto la conoscenza
del prof. Gaetano Latmiral,
che con squisita cortesia è
stato subito disponibile a un
incontro e mi ha raccontato la
iiiiiyft
sua storia.
Latmiral era, durante la
guerra, ufficiale di riserva del
Genio e si occupava di radar.
Il 6 settembre del 1943 fece
parte di una commissione,
formata da alcuni ufficiali
dell’aviazione e della marina,
che raggiunse in volo Berlino
per conoscere nuovi sistemi
di disturbo dei radar messi a
punto dai tedeschi. La delegazione, bene accolta dai tedeschi, visitò gli impianti segreti di Köthen, una località a
70 chilometri da Berlino. L’8
settembre, in attesa di ripartire alla volta dell’Italia, l’ufficiale tedesco che li aveva
riaccompagnati in albergo accese la radio, sintonizzandola
sulle stazioni italiane.
Manco a farlo apposta era
proprio il momento in cui il
generale Badoglio stava annunciando l’armistizio! A
Latmiral e ai suoi sfortunati
compagni fu ovviamente impedito ogni movimento, non
fosse altro perché al corrente
di segreti militari. Dopo qualche giorno furono posti di
fronte all’alternativa: aderire
alla Repubblica di Salò ovvero scegliere la prigionia. Latliiiral, insieme a un collega, il
capitano Curcio, scelse la prigionia. Furono rinchiusi nel
carcere di Tegel dove rimasero dal settembre ’43 fino al
dicembre del 1944, al terzo
piano, in una cella poco distante da quella di Bonhoffer.
«Eravamo in una situazione un po’ particolare, e anche
lui lo era, perché indagato.
Fatto sta che la passeggiata
nel cortile, quando non c’erano bombardamenti, la facevamo sempre con lui: c’erano
Bonhoffer (secondo da destra) nella prigione di Tegel
incursioni terribili, giorno e
notte; il terzo piano, l’ultimo,
era pericoloso. Uno spezzone
incendiario entrò in una cella
vicina alla nostra e il prigioniero fu bruciato vivo;
Bonhoffer ottenne dal comandante del carcere che il
terzo piano venisse sgombrato durante le incursioni e i
prigionieri fossero portati almeno al pianterreno, dato che
il carcere era sprovvisto di rifugio antiaereo: fu così che
passammo ore e ore insieme
a Bonhòffer. Bonhòffer era
una persona straordinaria: si
interessò a noi e cercò di aiutarci; riceveva dei pacchi da
casa e ne faceva parte a noi;
durante le incursioni aveva
un coraggio straordinario, era
una singolare combinazione
di mitezza e di coraggio, era
mite ma coraggioso.
Ricordo questi bombardamenti di Berlino, che erano
spaventosi: quando eravamo
nello stanzone al pianterreno
lui diceva: “Prima che suoni
il cessato allarme passano tre
quarti d’ora, un’ora; non ha
senso che stiamo qui a tremare, parliamo di qualche cosa”.
E allora introduceva un argomento e poi aspettava che noi
interloquissimo; mi ricordo
che anche quando le bombe
cadevano vicine in un frastuono tremendo e tutto l’edificio tremava, lui non interrompeva il discorso: si parlava del più e del meno, del
trattamento in carcere e anche
di politica; ricordo che i primi
tempi, quando ci dissero che
dovevamo passeggiare con
lui, “il pastore Bonhòffer”,
appena ci conobbe, simpatizzò con tutti, ma oserei dire
in particolare con me.
Cominciò a parlare e diceva peste del regime nazista,
che Hitler era un pazzo, che
era meglio se la Germania
perdeva la guerra, che la persecuzione degli ebrei era una
cosa mostruosa... tutto questo
e altro lo diceva apertamente.
Tanto che i miei compagni si
dicevano “ma chi è questo signore? Noi siamo già abbastanza nei guai senza bisogno
che costui ci faccia passare
per antinazisti”. Io invece
avevo fiducia, ma un giorno
gli chiesi come mai parlasse
con persone sconosciute di
quegli argomenti scottanti; mi
rispose: “Viviamo in un mondo di sospetti, di paure, di tradimenti per cui se non si può
dare fiducia a prima vista è
meglio morire”.
Nel carcere tutti sapevano
come lui la pensava. Ce l’aveva con sacerdoti e pastori
che non avevano il coraggio
di prendere posizione per i
perseguitati, per gli ebrei e
diceva: “Chi non urla per gli
ebrei, non può cantare il gregoriano!”. C’erano due secondini, Linke e Knobloch,
che gli erano molto affezionati; sono loro che hanno fat
to uscire i suoi scritti, eludendo la censura. In seguito al
fallito attentato contro Hitler,
la sua situazione peggiorò: la
famiglia cercò allora, con 1’
aiuto di Knobloch, di farlo
scappare, ma lui non volle;
non per sete di martirio, ma
per non esporre a rischi mortali la famiglia.
L’8 ottobre del ’44 le SS
vennero a prelevare Bonhòffer, per trasferirlo nel famigerato carcere della Gestapo,
nella Prinz Albert Strasse; la
sera, ricordo, Linke aprì la
porta della nostra cella:
Bonhòffer aveva chiesto di
poterci salutare prima di andarsene. Il suo sguardo era
lucido: sapeva ciò a cui andava incontro. Alcuni giorni
prima mi aveva dato gli indirizzi dei suoi familiari. In
quel periodo mi parlava della
morte di Mosè; inseguiva
questo pensiero e questo problema del profeta che muore
in vista della terra promessa:
in “Resistenza e resa” si trova un frammento di questo
poema».
Bonhòffer prende congedo
dai suoi compagni di carcere;
il seguito della sua vicenda è
tristemente noto: è impiccato
la mattina del 9 aprile 1945
nel lager di Flossenbiirg. E
Latmiral? Insieme a Curcio,
dopo la battaglia delle Ardenne, è trasferito in un campo vicino a Norimberga. Poi
sarà evacuato e la colonna
dei deportati marnerà per
raggiungere una località dei
Sudeti. Durante il trasferimento, in modo avventuroso,
Latmiral e Curcio, buttandosi
in un fosso, riusciranno a
scappare. Troveranno altri,
ex prigionieri, profughi,
ebrei scampati ai lager di
sterminio riuscendo, con una
marcia di alcune centinaia di
chilometri, a raggiungere le
linee alleate.
Quante peripezie e quanta
sofferenza, dico al professor
Latmiral: «Per conoscere
Bonhòffer ne valeva la pena!»
mi risponde con l’aria di chi
sa perfettamente ciò che dice.
Dopo il Concordato tra la Polonia e il Vaticano firmato a Varsavia il 28 luglio 1993
Le chiese minoritarie polacche chiedono al
governo di garantire Puguaglianza dei diritti
Il Consiglio ecumenico polacco, che comprende le sette
maggiori chiese del paese dopo la Chiesa cattolica romana, ha chiesto al governo di
garantire alle minoranze religiose l’uguaglianza dei diritti,
dopo la ratifica del Concordato tra la Polonia e il Vaticano.
In un appello rivolto al primo ministro, Waldemar Pawlak, il Consiglio ecumenico
polacco ha proposto di istituire una commissione con il
governo per seguire e tutelare
le attività delle 33 confessioni
non cattoliche registrate in
Polonia. Nell’appello viene
citato il precedente di una simile commissione in Italia.
Il Concordato tra la Polonia
e il Vaticano, firmato a Varsavia il 28 luglio 1993, ha valore di trattato intemazionale.
E stato il primo ad essere firmato nell’Europa dell’Est dopo l’annullamento di una serie di accordi storici analoghi
da parte dei governi comunisti nel dopoguerra.
I suoi 29 articoli prolungano un accordo del maggio
1989 tra lo Stato e la Chiesa
cattolica e riaffermano il di
ritto della Chiesa cattolica romana di preparare programmi
di educazione religiosa per le
scuole pubbliche, di procedere alla nomina dei cappellani
militari, e di «acquisire e possedere» beni. Inoltre, il Concordato include una lista di
sette festività cattoliche considerate come giornate non
lavorative, e riconosce la
stessa validità giuridica ai
matrimoni religiosi e civili.
Esso afferma che il cattolicesimo viene professato dalla
«maggioranza dei cittadini
polacchi» e sottolinea che la
Chiesa e lo Stato sono «ognuno nel proprio ambito, indipendenti e autonomi». Esso li
impegna a cooperare «per lo
sviluppo dell’essere umano e
il bene di tutti».
Nella scorsa estate diverse
chiese minoritarie si sono lamentate di non essere state
informate sui contenuti del
Concordato e hanno chiesto
al governo di includere nuove
clausole per rafforzare i diritti
delle minoranze. D’altra parte, esse hanno obiettato che,
essendo un soggetto di diritto
internazionale, il trattato po
trebbe attribuire una «posizione privilegiata» alla Chiesa cattolica romana.
Anche se un accordo nazionale separato è stato firmato
nel 1992 con la Chiesa ortodossa autocefala della Polonia, che ha circa un milione
di membri, altre chiese più
piccole sono ancora in attesa
di accordi similari. Il 16 febbraio scorso, una commissione del Sejm polacco (camera
dei deputati) ha approvato un
progetto di legge del governo
mirante a garantire i diritti
della Chiesa evangelica di
Augsburg (luterana) e della
Chiesa riformata, che hanno
rispettivamente 92.000 e
5.000 membri. Ma ulteriori
cambiamenti dovrebbero essere apportati ai capitoli relativi alle tasse e ai beni.
L’opposizione al Concordato è giunta da parte dell’Alleanza della sinistra democratica (Sld) che alle elezioni del
settembre scorso ha conquistato oltre un terzo dei 460
seggi del Sejm. Alcuni leader
del Sld hanno obiettato che il
trattato rischiava di determinare in anticipo alcuni capito
li della costituzione nazionale
che deve ancora essere promulgata.
Nel marzo scorso però il
governo polacco ha annunciato che avrebbe sottoposto il
Concordato alla ratifica del
Parlamento. Il vice primo ministro Aleksander Luczak ha
precisato che ogni cambiamento alla legge sulla libertà
di coscienza attualmente in
vigore, in seguito al Concordato, verrebbe applicato a tutte le associazioni religiose.
Inoltre il capo del dipartimento dei culti della Polonia, Marek Pernal, ha dichiarato che
il governo Pawlak non prevedeva per ora accordi similari
con altre confessioni.
Del Consiglio ecumenico
polacco, che comprende 14
uffici regionali, fanno parte la
Chiesa evangelica della Confessione di Augsburg, la
Chiesa riformata, la Chiesa
metodista, la Chiesa ortodossa autocefala nonché le chiese battiste, cattoliche polacche, vecchio-cattoliche mariavite. Il Consiglio è presieduto dal vescovo luterano Jan
Szarek. (Soepi)
Una delegazione ecumenica Ì
per le elezioni in Sud Africa ema
JOHANNESBURG - Kenneth Kaunda, ex presidente*.
Zambia, e Lord Robert Runcie, ex arcivescovo di Can^'-U chiesa
guidano una delegazione di personalità inviata dal C(i^ « ha vo
ecurnenico delle chiese (Cec) in Sud Africa per le elez2Ìmni’««
26, 27 e 28 aprile. La delegazione comprende anche RijJSni.' la
Menchù, Premio Nobel per la pace nel 1992. In una lette affi
sonale di invito ai membri della delegazione, il pastore '
Raiser, segretario generale del Cec, ha precisato che si \^^ocare i
una missione di solidarietà attiva durante il periodo eletW A ^
L’invito è avvenuto in risposta all'appello che le chiesed asp
Africa hanno lanciato alle chiese della famiglia ecumenic J
mondo, chiedendo loro di continuare a sostenerle nel moiJ La Chies
in cui esse cercano di promuovere l’instaurazione della lica di
^ ,1’Unic
della giustizia nel loro paese. Il Cec spera che queste bi.
lità possano seguire e osservare il processo elettorak niw ’¿a batti
l’attuale situazione del paese. Spera inoltre che la delegai toanconte
sappia manifestare la propria saggezza e autorità nei conciale che afi
del «Gruppo di responsabili ecclesiastici per la giustizia eW lotta crue
rale», costituito dalle comunità religiose del Sud Africa. 1 riforma cat
, I stanti dell
Croazia: creata un'associazioijK“.
per la libertà religiosa
! il 1665 fu
il protesta
rione» de!
Accantt
presenza
da metà
verso il 1
Francesce
leunmii
gio in tu
ZAGABRIA — 70 rappresentanti di chiese e comunitàri Ìfl“
giose m Croazia (avventisti, battisti, cattolici, evangelici,is»: *** ’
liti, moravi, mormoni, musulmani, ortodossi serbi e pentècost
li) hanno fondato insieme, il 14 febbraio scorso a Zagafe
T «Associazione croata per la difesa della libertà religi»
(Aclr). Personalità senza appartenenza religiosa o filosofai
sono unite a loro, motivate dal rispetto dei diritti umani. Èl
prima associazione senza fine di lucro, non governativa e®
confessionale, nella Repubblica di Croazia. «E un segno dui
Repubblica croata si apre ai cambiamenti democratici chei»
dono possibile una tale organizzazione», ha dichiarato il p
fessore di sociologia religiosa Esad Cmic. Uno degli obiéi
della nuova associazione sarà di sensibilizzare la coscienzait
polare alla libertà religiosa come un diritto umano fondameli
le. Essa avvierà uno studio analitico dei problemi relativiaÉ
libertà in Croazia e nel mondo. L’Aclr aderirà prossimamei
ad altre associazioni intemazionali impegnate nello stesso»
po di azione, come la «International Religious Liberty associ
tion» (Irla) a Washington e a Londra, e T«Associazioninte*
rionale pour la défense de la liberté religieuse» (Aidlr)aBei
e a Parigi. Il suo primo presidente è il dr. Branco Lovrec.pres
dente dell’Unione delle chiese battiste in Croazia.
gli di fed
dovi, Vii
Castelleti
Nel 18
loaineric
lavoro d
darei s
I vescovi di Svezia a Taizé
Stura, V
sto da !
che sin
la, il s
Cuneo,
TAIZÉ — I quattordici vescovi della Chiesa di Svezia(ltrana), insieme al loro presidente, l’arcivescovo di Upsala,si»
no recati a Taizé dall’8 al 10 aprile per alcune giornatedi^
ghiera e di scambio insieme al priore della Comunità di Tà
Roger Schultz ed altri fratelli della comunità. Nello stesso f
riodo, alcune migliaia di giovani si trovano a Taizé. TraPasfi
e Pentecoste infatti, circa 25.000 giovani vi trascorrerannoi®
settimana di preghiera e di incontro.
I protestanti di Ginevra contri)
la discriminazione razziale
pnvate e
verso ili
stelletto,
emigrar!
Mondovì
po di ere
una sala t
zia e il «
ze» veni'
larmente
GINEVRA — Il Concistoro della Chiesa nazionale ptoj
stante di Ginevra ha votato il 10 marzo scorso la seguenteif
chiarazione: «E Concistoro della Chiesa nazionale protesta*
di Ginevra invita i membri di chiesa che sono cittadine e cilj
dini svizzeri a votare per l’introduzione nel Codice penale*
nuovo articolo che è stato redatto dalle Camere contro ladis®'
ininazione razziale. Una delle conseguenze più ovvie della]*
dicazione dell’Evangelo è che gli uomini e le donne haa*
uguali diritti, qualunque sia la loro razza, la loro etnia, bj®!
religione. Ogni persona deve essere tutelata contro tali disza
rninazioni. Oltre aH’iscrizione di questo nuovo articolo nel ,
dice penale e nel Codice penale militare, dobbiamo anche®
care qual è l’ideale di società verso il quale tendiamo per 1'
sieme delle nazioni, e in primo luogo per la Svizzera .
biamo il potere di farlo progredire». La dichiarazione è s»
Le chi'
Bat
approvata con un voto contrario e due astensioni. Un refe®J
.... jju
dum contro l’introduzione nel Codice penale svizzero di®
nuovo articolo 261 bis relativo alla discriminazione raz®
avrà luogo il 25 settembre o il 4 dicembre 1994.
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Ad Amburgo il Kirchentag '95
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AMBURGO — Il prossimo Kirchentag delle chiese liche in Germania si svolgerà ad Amburgo dal 14 al 1^ 1995. Le chiese e associazioni che desiderano allestire
stand alla «Fiera delle possibilità» dovranno inviare una^e^
di iscrizione entro il 30 giugno 1994. Il terna del Kirche«^*
tratto da Michea 6, 8: «Egli t’ha fatto conoscere ciò eh c
ciò che il Signore richiede da te».
Una «giornata delle donne»
all'Assemblea dell'Arm 1995
GINEVRA — Alcune donne del Comitato europeo
leanza riformata mondiale (Arm) sono riuscite a otton^”^ ji
nel corso della prossima Assemblea dell’Arm che nv'r'^ %oii
Edimburgo a fine agosto 1995, ci sia una «giornata àe
ne». Un gruppo preparatorio allargato ad altre donne ha
to i momenti salienti della giornata e i gruppi di ricerca, ^^j|(
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■ iiiwiiitim imiciKi ueiia giornata e i gruppi ai ^
uno sull’approfondimento della situazione delle dono
chiese dell’Èuropa dell’Est.
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PAG. 3 RIFORMA
La Chiesa evangelica di Cuneo ha compiuto quarant'anni. Ricordati i difficili inizi
Il risveglio evangelico nella Provincia granda
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CmjJjchiesa evangelica c^i Cu
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affidando al fratello
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5lm 2 La Chiesa cnstiana evangeleUap^lica di Cuneo, in comunione
de peS on l’Unione cnstiana evan-ale nS La« battista d’Italia si situa
lelegaiCuncontestostorico-ambien
eiconytdeche affonda le radici nella
tiziaeW lotta cruenta della Contro•ica. 1 riforma cattolica verso i protestanti della zona. Nel XV e
• Uvi secolo il valdismo era
ZIOH borente in tutte le vallate e
I pianure del Cuneese, ma dopo
i fll665 fu ridotto al silenzio e
' il protestantesimo piemontese
Tiunità^ rimase circoscritto alle «valli
ir ® valdesi», fino all’«emancipa’* rione»del 1848.
f zT? Accanto alla ripresa di una
re£!
verso il 1880 un evangelico,
Francesco Bo, prese a svolgete un ministero di colportaggioin tutta la provincia di
Cuneo e rispuntarono germogli di fede evangelica a Mondovì, Villafalletto, Verzuolo,
Castelletto Stura e Cuneo.
Nel 1893 Bo veniva assunto dalla Missione battista italoamericana per continuare il
lavoro di colportaggio e guidare i gruppi da lui stesso
fondati: il primo a Castelletto
Stura, verso il 1896, composto da 16 membri battezzati
che si radunavano in una stalla, il secondo più piccolo a
Cuneo, che si trovava in case
private e il terzo, scomparso
versoi! 1905 il gruppo di Castelletto, perché i componenti
emigrarono in Francia, a
Mondovì. Quest’ultimo gruppo di credenti si riuniva in
uuasda sopra il Caffè Venezia e il «tema delle adunanze» veniva pubblicato regoIsnnente dal settimanale so
Chiesa battista di Gioia del Colle
Ricordata
la Pasqua ebraica
Una riunione aii’aperto deila Chiesa evangelica di Cuneo
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cialista locale Lotte nuove.
Dopo la morte di Bo, avvenuta nel 1921, anche il manipolo di credenti di Mondovì
si disperse; alcuni presero a
incontrarsi con i fratelli superstiti di Cuneo, visitati discontinuamente da pastori
valdesi del Pinerolese e battisti di Torino.
Dopo la seconda guerra
mondiale le visite dei pastori
battisti torinesi si fecero regolari; la chiesa di Lucento
(con i pastori Enrico Paschetto dal 1947 al 1951 e Carme
10 Mollica dal 1952 al 1955)
se ne fece carico. Il 31 marzo
1954 venne inaugurato un locale di culto in via Saluzzo
28, e a questa data si fa risalire la costituzione ufficiale
della chiesa.
Dal 1956 al 1962 si succedettero nella cura della chiesa
11 pastore Liberante Matta, da
Rivoli, il pastore Giorgio Antonietta il quale, nel 1958, si
interessò all’acquisto del locale in via Quintino Sella,
tuttora in uso della comunità
e il fratello Antonio Nuzzolo.
Il 16 dicembre 1962 la chiesa
ebbe il suo primo pastore,
Giuseppe Mollica, che guidò
la comunità fino all’ottobre
1969: in quegli anni la chiesa
superava già i sessanta componenti, compresa la diaspora di Bra e Sommariva Bosco. Dal dicembre ’69 a tutto
il ’72 fu a Cuneo il pastore
Francesco Casanova e dal
1973 al giugno 1978 la chiesa usufruì della cura pastorale del dott. Albert Craighead,
presidente della Missione
battista americana in Italia.
Fra le varie attività svolte allora nella chiesa è da ricordare il gruppo radio, composto
da 8 persone, che preparava
settimanalmente una radiocassetta trasmessa da Radio
Telemondo di Mondovì e da
Radio Cuneo democratica.
Per circa tre anni fu pubblicato anche un bollettino evangelistico Incontri con VEvangelo. Dal 1979 al 1991 la cura della comunità fu affidata
al pastore Emmanuele Paschetto di Torino (con l’intervallo gennaio ’84-ottobre
’85, quando la chiesa fu seguita dal fratello Tonino Bar
bieri di Genova); dal gennaio
1992 la chiesa ha di nuovo
un pastore, il giovane Herbert
Anders.
La chiesa di Cuneo, che
conta una sessantina di persone, ha una diaspora in crescita. La testimonianza a Mondovì, ripresa nel 1980, ha dato
i suoi frutti e il gruppo locale
che ha ormai circa una cinquantina di frequentanti si avvia a diventare chiesa autonoma. Anche nella diaspora di
Alba-Bra-Sommariva Bosco,
che raccoglie una trentina di
persone, si nota un buon risveglio evangelico. Verso l’esterno sia a Cuneo che a Mondovì c’è una partecipazione
attiva al dialogo ecumenico
con i cattolici, specie tramite
il Sae, e alcuni membri partecipano anche all’Amicizia
ebraico-cristiana.
La chiesa di Cuneo e diaspora è formata da credenti
che provengono da varie
esperienze denominazionali e
da paesi ed etnie diverse, ma
è solidale nell’amor fraterno;
si gode insieme dell’amore e
delle benedizioni di Dio.
MARIA ARCIDIACONO
La chiesa battista di Gioia
del Colle (Ba) la sera
del 2 aprile ha commemorato
la Pasqua ebraica, collegandola al tempo di Gesù, quando istituì la sua ultima cena.
All’inizio della serata è stato
ricordato l’evento dell’esodo
del popolo d’Israele dall’Egitto alla terra promessa;
successivamente si è passati
al rituale vero e proprio della
Pasqua ebraica, leggendo il
testo di Esodo 12, 1-20, ripetendo i dialoghi e le azioni
che caratterizzarono questa
festa. I fratelli e le sorelle
della comunità hanno preparato la tavola con gli elementi della cena ebraica: agnello
arrosto, erbe amare, un miscuglio di vari frutti, il pane
senza lievito, varie coppe di
aceto e vino.
Il pasto è iniziato come un
pasto normale, con la benedizione sul vino. Il conduttore
della comunità subito dopo si
è lavato le mani e con l’aiuto
di una sorella, l’operazione è
stata fatta da tutti i presenti
alla cena. Quindi le erbe amare sono state intinte
nell’aceto e mangiate: hanno
ricordato l’amarezza della
schiavitù egiziana; poi sono
stati divisi i pani azzimi.
Successivamente si è svolta
una conversazione tra il conduttore e la più giovane dei
presenti, che poneva le domande sulla liberazione
dall’Egitto e sul significato
della celebrazione della Pasqua. La cena è terminata
con la lettura di Salmi e il
canto di inni.
La comunità di Gioia del
Colle ha già sperimentato in
passato questa celebrazione, e
ha espresso il desiderio di ripeterla ogni anno. La serata è
stata molto bella e tutti hanno
partecipato con gioia e fervore, dando testimonianza di fede e di rispetto al significato
della cultura ebraica che
spesse volte hanno capito poco e frammentariamente.
Questa serata è stata l’occasione per testimoniare la propria fede a dei simpatizzanti
presenti, che recentemente si
sono avvicinati alla comunità.
Questa gioia è proseguita
l’indomani durante il culto
della nostra Pasqua cristiana,
ricordando che la Pasqua non
è più collegata all’uscita
daH’Egitto, ma alla resurrezione di Gesù Cristo, alla vittoria di Dio sulla morte. Durante la liturgia, la nota più
bella è stata quella dei bambini della scuola domenicale
che hanno dato la loro testimonianza al Signore recitando delle poesie sulla pace. Il
testo della meditazione è stato Marco 16, 1-8; è stato letto
dal fratello Giuseppe Milano,
prima in italiano e poi in
francese, perché la comunità
è stata allietata dalla presenza
di un fratello della Chiesa dei
Fratelli di Lione; a questo
fratello la comunità ha fatto
dono di una Bibbia in italiano
con dedica, in ricordo della
sua visita.
Dopo la meditazione è stata letta la lettera del pastore
Carmelo Mollica, che ha curato questa comunità a cavallo tra gli anni ’30 e gli anni
’40. La lettera contiene una
meditazione sulla resurrezione. 11 pastore Mollica, in
quella Pasqua del ’43, impossibilitato ad essere presente
al culto, fece pervenire la
meditazione, esprimendo il
desiderio che fosse letta per
la celebrazione della Pasqua.
Oggi gli anziani che hanno
ritrovato la lettera negli archivi della chiesa, hanno
espresso il desiderio che fosse riletta durante il culto. Così dopo 51 anni la comunità
ha potuto ricordare ai giovani
e a tutti i presenti questo
messaggio di resurrezione
sempre vivo e attuale.
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Le chiese di Pistoia e Livorno ospitano un gruppo di Hessen
Battisti in Italia e in Germania
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Le coinunità battiste di Piwia e Livorno via Battisti,
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’^®SÌt>ne di Hessen. Il reponsabile dei giovani delle
'“»unità battiste dell’HesI Karsten Gebauer, e il pa® ^Monio Di Passa si soconosciuti lo scorso ottoe >n un corso di aggiornammo nella conduzione grupdal movimento
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Dijrni delle nostre comuPi,( domenica mattina a
i nostri ospiti hanno
Remato la loro comunità;
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fjL ®*^ndo r accento sul SiDmKi libera dai nostri
quotidiani per chiadL: „ , ^uo servizio e mannel mondo a servirlo.
'®®uS£a un’agape
di ^ nn pomeriggio
“ustri „^"!®ne fraterna con i
Pnnieriggio ci
cinrorl conoscenza recantando insieme inni
comuni e scambiandoci domande sull’essere oggi chiesa
e credenti in Italia e in Germania. Le «interviste» che i
due gruppi si sono scambiate
sono state molto arricchenti, e
ciò vale anche per gli incontri
del lunedì e del martedì con i
giovani di Pistoia e di Livorno. Nell’interrogarci reciprocamente sono venute fuori
piccole scoperte che solo rincontro con una cultura diversa dalla propria ti può dare.
Nell’incontrare l’altro si impara a giudicare con occhi diversi la propria cultura, il
proprio modo di fare, cose
che sembrano normali ti appaiono d’un tratto «strane».
Gli argomenti toccati sono
stati numerosi e molto avvincenti: si è parlato del modo di
essere chiesa, di come la testimonianza cristiana viene
portata nelle diverse culture,
di come i giovani vivono e
incontrano difficoltà nel testimoniare la loro fede ad altri
giovani, del problema dei naziskin, della mafia e della
corruzione, del problema
dell’insegnamento religioso
nei due paesi, delle tasse ecclesiastiche, della libertà religiosa delle minoranze, dei
rapporti ecumenici con le altre chiese. Se posso nominare
due argomenti che hanno particolarmente colpito gli ospiti,
credo siano stati la difficoltà
che un ragazzo evangelico, un
non cattolico, può incontrare
vivendo in questo paese e
l’insegnarnento della religione
a scuola. È estraneo alla loro
cultura il fatto che essere
evangelici possa comportare
delle discriminazioni, ma ancora più estraneo è il secondo
punto; in Germania esiste la
possibilità di scegliere tra insegnamento della religione
cattolica o evangelica. Per chi
frequenta il triennio finale è
possibile scegliere di avere
una lezione di etica. Estranea
a loro è l’osservazione mossa
da alcuni dei nostri giovani
che non ci dovrebbe essere alcun insegnamento di religione
a scuola, e che le chiese evangeliche hanno condotto una
battaglia per il rispetto di tutte
le minoranze nella scuola e
nella società. Per loro questa
presenza era sempre stata vista come una cosa scontata,
«naturale».
I giorni passati insieme sono
stati intensi e fruttuosi; l’aver
scoperto fratelli e sorelle al di
là delle barriere nazionali,
linguistiche e culturali, è stato
motivo di arricchimento e di
ringraziamento al Signore.
A Genova il corso di aggiornamento dei predicatori locali
Culto e liturgìa: teoria e prassi
NINFA RA6GI QUARTINO
Il 27 marzo, nella chiesa
battista di via Vemazza, a
Genova, si è svolto il secondo
incontro annuale di aggiornamento dei predicatori locali
della Liguria, organizzato
dalla Commissione Bmv.
Mentre nei precedenti incontri si erano affrontate questioni particolari di teologia,
esegesi e omiletica, questa
volta il tema scelto è stato
«Culto e liturgia: dalla teoria
alla prassi». Che battisti, rnetodisti e valdesi affrontino insieme questo argomento, significativo per l’identità di
ogni chiesa, ci è sembrato di
particolare valore, e l’ha dimostrato il buon numero di
partecipanti, anche appartenenti ad altre comunità, come
i cristiani di Finale.
Franco Casanova, pastore
battista di Torino, ha introdotto la discussione con un’analisi molto attenta e persuasiva
dell’attuale crisi della frequenza ai nostri culti. Quindi
ha chiesto a ciascuno dei presenti di dare una definizione
della sua chiesa, non astrattamente ma con una precisa
metafora. Le risposte, come ci
si poteva attendere, sono state
assai varie; partendo da que
ste il relatore ha approfondito
la realtà del culto cristiano
evangelico: un rito con particolarità che lo differenziano
da ogni altro, inscindibile dalla vita quotidiana della comunità. Elencati i vari momenti
irrinunciabili del culto, ha
analizzato i due modi possibili di metterli insieme: quello
«sacerdotale», schematico e
ripetitivo, in cui la predicazione è al centro e tutto il resto è
secondario, e quello della partecipazione assembleare, in
cui la parola «liturgia» ricupera il suo significato originario
di «opera di popolo» e «per il
popolo». Ogni tendenziale
passività viene superata,
quando il culto è inteso veramente come «comunicazione
da fede a fede».
Il discorso si è poi soffermato sulla specificità della liturgia che ogni chiesa deve
crearsi come sua «carta di
identità». Franco Casanova
ha fornito dieci efficaci «ingredienti» per la riuscita di
una liturgia veramente partecipata. Quindi ha concluso
con Fimmagine chiara della
doppia funzione del culto: di
diastole (nel darci nutrimento) e di sistole (nel permetterci di darne a nostra volta).
Nel culto Cristo ci dice nello
stesso tempo; «Vieni e seguimi» e «Va’ e fa’ anche tu la
stessa cosa».
Questi brevi accenni non
pretendono di dare una sintesi
esauriente della relazione: vogliono solo esprimere la gratitudine per l’arricchimento
che i partecipanti ne hanno
tratto, come ha dimostrato anche la vivace discussione che
è seguita.
I predicatori liguri si augurano che sia presto pubblicato
su «Riforma» un intervento
che il pastore Casanova ha
presentato alla Commissione
per la Liturgia, di cui fa parte;
esso ci offre un esempio di
culto rinnovato e partecipato
che egli sta sperimentando
nella sua chiesa e che potrà
essere per tutti utile stimolo a
continuare la riflessione.
Hai fatto
l’abbonamento
a
RIFORMA?
4
PAG. 4 RIFORMA
Vita
Intervista al pastore Bertolino, segretario della Missione italiana contro la lebbra
Il ricupero del lebbroso passa anche
attraverso la possibilità di trovare un lavoro
ALBERTO CORSARI
Riabilitare l’individuo ammalato non solo restituendogli l’integrità fisica,
ma anche fornendogli la possibilità di essere autonomo e
trovare un suo posto nel mondo del lavoro. Questa è la
strategia che la Missione
evangelica contro la lebbra
persegue nelle zone in cui
opera. Ne abbiamo parlato
con il responsabile del comitato italiano, pastore Archimede Bertolino, di ritorno da
un impegnativo viaggio in India e Indonesia.
«Lo scopo del viaggio - dice Bertolino - era di visitare
una serie di centri della missione e partecipare alla Conferenza annuale dei direttori
dei centri stessi, che si è tenuta a Vishakapatnam, nell’
Andhra Pradesh. Le realtà
che ho visitato sono svariate:
ho visto da vicino il lavoro in
ospedale (a Shadara si fa un
lavoro proprio all’interno
della struttura, contrariamente ad altri centri); a Calcutta invece ho seguito medici e infermieri che intervengono nei bassifondi. Qui la
povertà è estrema, milioni di
persone dormono sui marciapiedi, quelli che hanno un vero e proprio “basso ”, magari
di due metri quadrati, sono
già contenti. Calcutta è anche l’ultima città in cui ancora si vedono i tipici “risciò”
tirati dall’uomo: una manovalanza in mano a una sorta
di “magnaccia ’’ che la sfrutta. In questi vicoli, medici e
paramedici cercano di convincere le persone bisognose
a farsi curare».
- Una volta avvenuta la cura che cosa fa la missione per
l’ammalato?
«L’idea è quella di favorire
il suo reinserimento nella società, e questo deve avvenire
tramite un lavoro; per questo
si dà a queste persone, a se
Vizianagram. Il pastore Bertolino consegna un risciò per un malato di lebbra ormai guarito
conda delle loro capacità,
una macchina per cucire,
una mucca o delle capre, un
risciò (a pedali), magari i
mezzi per aprire un banchetto da mercato. E importante
rilevare che questo non è un
regalo a fondo perduto: si fa
capire alla persona che gli si
danno i mezzi per avviare
l’attività e che dovrebbe cercare di restituirne (come e
quando potrà) almeno una
parte. Questo è importante
per farne una persona responsabile e non un semplice
assistito. In un altro centro
(a Vizianagram) è stata posata la prima pietra per una
nuova struttura che servirà
alla formazione professionale dei giovani».
- In India lei ha partecipato
anche alla Conferenza annuale dei direttori dei centri: che
cosa si è discusso?
«La Conferenza di Vishakapatnam ha visto la presenza di 80 operatori, medici e
direttori. L’argomento era
“Polichemioterapia per tutti
entro il 2000”. Si vuole cioè
dar vita a un programma accelerato per estendere a tutti
gli ammalati questo trattamento. La lebbra, è stato detto, è come una piovra che con
i suoi molti tentacoli tenta di
sopraffare coloro che colpisce: dobbiamo reciderne, con
ogni mezzo, tutti i tentacoli
per sconfiggere la malattia».
- Quale situazione ha trovato in Indonesia?
«In Indonesia la situazione
è molto diversa. Qui i centri
sono di proprietà dello stato,
che è uno stato musulmano
molto rigido (i musulmani sono l’80% della popolazione).
Allo stesso modo è governativo il personale: chi viene inviato dalla Missione è presente nelle strutture a titolo
di esperto consulente, e naturalmente può lavorare ma
non fare opera di evangelizzazione (l’unica cosa consen
tita è di rispondere a eventuali domande dei degenti altrimenti, ed è già successo, si
rischia il tribunale). In questa situazione non ho potuto
vedere molto, perché sono
giunto in Indonesia nel corso
del Ramadan, e l’osservanza
da parte delle autorità e del
personale è stretta. Ho trascorso invece una giornata
con Eric Jehin, un fisioterapista belga che è laggiù da
IO anni con la famiglia;
Jehin, che prima lavorava in
ospedale, da tre anni funge
da programmatore del lavoro
e presenta i progetti al governo. E riuscito a migliorare i
rapporti, a far sì che arriverà
dopo di lui, che rientrerà fra
poco dopo IO anni di Indonesia, un direttore di missione
riconosciuto dallo stato: questo sarà un passo in avanti
nella direzione di un lavoro
che, per quanto difficile, è
sempre ricco di benedizioni
del Signore»..
Incontro degli evangelici a Genova
Dodici chiese insieme
ERMINIO PODESTÀ
Proposto e organizzato dai
pastori e responsabili delle chiese evangeliche di Genova, che si incontrano ogni
mese, si è svolto sabato 16
aprile un incontro di sorelle e
fratelli delle comunità presso
i locali della chiesa valdese di
via Assarotti. Alla presenza
di 200 persone, questo incontro è iniziato all’insegna della
semplicità: dopo il canto di
un inno, i 12 rappresentanti
delle chiese presenti (valdesi
di Genova, apostolici, avventisti, battisti, luterani, metodisti, chiese nordiche, pentecostali, Fratelli, valdesi di Sampierdarena e restaurazione)
hanno tracciato una breve
storia e trasmesso a tutti un
messaggio di fede.
Due corali, una della Chiesa avventista e una della
TRASLOCHI
preventivi a richiesta
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quaisiasi destinazione
attrezzatura con autoscala
operante all'esterno fino a 43 mt
SALA GIULIO
Via Belfiore 83 - Nichelino (TO)
Telefono 011/62.70.463
Chiesa dei Fratelli, hanno
eseguito brani musicali. Si è
dato spazio anche alle preghiere spontanee in cui si è
ringraziato il Signore per il
fatto di trovarsi insieme uniti
nell’amore, provenendo da
esperienze diverse e significative, e si è rimarcato il desiderio di incontrassi ancora,
affinché questo esperimento
non sia fine a se stesso.
Dopo aver ascoltato due
brani della Bibbia tratti dal libro degli Atti e il cap. 13 della I Lettera di Paolo ai Corinzi, che rappresenta il criterio
fondamentale dell’amore, e
avere cantato tutti insieme
l’inno «E dolce al tuo servizio vivere o Salvator», è stata
data una risposta collettiva,
affermativa ed entusiastica alla richiesta del pastore Valdo
Benecchi se fosse opportuno
ripetere rincontro.
Per finire ci si è spostati
nella sala delle riunioni dove,
fra un dolce e l’altro, ci si è
scambiati le proprie impressioni e ci si è conosciuti a livello individuale. Una nota
decisamente positiva, in conclusione, è che il giorno dopo
un fratello e una sorella pentecostali hanno partecipato al
culto della chiesa valdese a
Sampierdarena.
Convegno giovanile a Venezia
Le donne nella Bibbia
CIPRIANA TOMASELLI
Il 26-27 marzo i giovani
del Tri veneto si sono ritrovati a Venezia per un convegno dal tema abbastanza inusuale; infatti, dopo alcuni
convegni dedicati a problematiche attuali, siamo tornati
ad affrontare la Bibbia, analizzandone in particolare le
figure femminili. L’argomento è stato organizzato per noi
da Lidia Maggi, pastora battista a Torino.
Dopo le presentazioni
Maggi ci ha chiesto di ricordare tutti i nomi delle donne
che appaiono nella Bibbia;
quindi ci ha raccontato due
belle storie tratte dall’Antico
Testamento. La prima era
quella di Ruth e di Noemi, la
seconda quella di Agar e di
Sara; poi ha illustrato le condizioni di vita della donna
nell’Antico Testamento e il
suo modo di rapportarsi con
le altre donne e con la società
del tempo.
In seguito ci siamo divisi in
gruppi: ogni gruppo doveva
analizzare una storia che aveva per protagonista delle
donne e poi raccontarla agli
altri. Le storie proposte non
erano particolarmente conosciute, ma sono state suffi
cientemente chiarificatrici;
infatti dalla discussione che
ha seguito le narrazioni è
emerso come la donna venisse vista come un oggetto, uno
strumento, la cui funzione
preminente era di fare figli
per assicurare una discendenza all’uomo.
La donna, per ottenere ciò
che vuole, deve agire di nascosto. Dall’Antico Testamento emerge quindi una figura sostanzialmente negativa. Bisogna arrivare al Nuovo Testamento per ritrovare
figure femminili positive. Infatti la domenica ci siamo
fermati a analizzare le figure
di Marta e Maria, sorelle di
Lazzaro: mentre Marta rappresenta la voce pratica, impersonando la tipica donna
del tempo. Maria è la vita
spirituale, la vera ribelle, che
ascolta la parola di Gesù invece di attendere ai lavori domestici.
In questo modo abbiamo
concluso la nostra riflessione.
Più tardi abbiamo assistito al
culto che in questa occasione
è stato presieduto da un partecipante al convegno. Siamo
tornati a casa arricchiti da
questa esperienza molto interessante, fonte di tanti spunti
di meditazione.
VENERDÌ 29
A maggio l'iniziativa sul tema: la Bibbi
Per revangelizzazìonVol*
nella vai di Susa
noi
PIETRO ROMEO
sempre molto difficile,
nelle nostre comunità,
parlare e lavorare sull’«evangelizzazione»: ci condiziona
sempre l’imbarazzo di chi
deve testimoniare della propria fede. Il tema è molto
complesso e andrebbe approfondito ma meglio sarebbe se, in attesa di una più ampia discussione, ci si buttasse
in un progetto concreto, dove
i problemi vengano sviscerati
«sul luogo».
E quello che si cerca di fare in vai di Susa, dove le
chiese batòste della valle, la
Chiesa valdese di Susa e la
Chiesa battista di Rivoli, sono impegnate per cinque settimane (maggio-giugno) in
un progetto comune di evangelizzazione sul tema «la
Bibbia».
Promosso dall’Associazione delle chiese battiste in Piemonte, il progetto è in cantiere già da molto tempo (luglio
’93) e ha come scopo, oltre
l’evangelizzazione, quello di
far risvegliare le nostre comunità da un torpore che, ultimamente, le rende poco visibili nella realtà cittadina in
cui vivono. Ed è proprio a
quella realtà alla quale ci si
vuole rivolgere, proponendosi ai «vicini di casa» come
una seria alternativa di vita di
fede. Ogni progetto che voglia avere una riuscita quantomeno decente ha, però, bisogno di un lavoro non indifferente e il lavoro in questo
caso non è mancato: a cadenza mensile i rappresentanti
delle chiese coinvolte si sono
incontrati per discutere i modi, i tempi e gli strumenti più
opportuni da utilizzare.
Si è arrivati, co.sì, a una
mostra della Bibbia itinerante, realizzata con 20 pannelli
facilmente trasportabili, arricchita di immagini e di oggetti (Bibbie antiche, papiri
^ abam
iJ aprii® !
, . l’annuale
ecc.) che rimarrà in oj, unici del :
chiesa per una settimani ¡Timpori'
comunità che ospiterà vede i
stra dovrà preoccuparsi d,! che lavori
caricare una o due persliiest’ope
per tenerla aperta, prepJ ¡¡anno lav
per rispondere a evenJ affliciitalia
domande sui pannpiii ru ) lavori
pannelli. 0^
settimana una comunità o,2 »endo un l
nizzera tre
pubblico sul tema
serate aperte < vanni 2T
;anmento,
bia con gli interventi dii ime dall
oratori. biblica ch<
Data l’importanza deleffettuataq
tatto con i cittadini, si soi gtapP?
realizzati alcuni volantini j necessità e
distribuire (ogni comuni^
deciderà dove e come sai e fui
più opportuno distribuirli afftontare
che introducono al temadek
Bibbia, una locandina da ai 0®“*®“®'^
figgere nei negozi per pubi Dall’esa
cizzare la mostra, un volani ™
no «locale» con una intesi stanza «sai
zione comune e Finteti vestimenti
vuoto che ogni comunis forte aume
riempirà. Le settimane so» to hanno p
così distribuite: dal Palli tapositiva
maggio nella chiesa di Ma minuzione
na che festeggia quest’annoi hlici, i do
suo centenario e
alle attività già menrionàit
altre iniziative che si coni
deranno con il culto di do»
nica 8 tenuto dal paste
Franco Scaramuccia; dal9il
15 maggio, Bussoleno;dali
al 22 maggio, S. Antoninoi
Susa; dal 23 al 29 maggia
Susa e dal 30 maggio Ì5
giugno chiuderà la comui
di Rivoli presso la quale, ii
giugno, ci sarà la «domenio
delle chiese evangeliche».
L’ambizioso obiettivo'
quello, innanzitutto, di porta
re Cristo alle persone contaitate, e poi quello di rendcni
visibili nel contesto socialeii
cui viviamo, facendo coioscere ai concittadini i®
realtà protestante cheèpKsente. Non ultima, però,(i
non vergogniamoci per fo
sto!) c’è la speranza di fu
crescere questi benedetti ni'
meri dei membri di chiesi
che continuiamo a trascutate
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Società biblica: iniziativa a Roma
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cali dalla
DANIELA BRACCO
Semplici ma unici possono
essere gli avvenimenti per
esprimere tra i credenti la bellezza della Parola. Così, in
una manifestazione organizzata a Roma il 13 aprile nel
tempio valdese di piazza Cavour dalla Società biblica in
Italia, la lettura e il canto di
famosi passi biblici (Qoe/ei/i/Ecclesiaste, Salmi e Vangeli) hanno unito il piacere
dell’ascolto a un momento di
sensibilizzazione al problema
della diffusione della Bibbia
nel mondo.
La formula originale di
questo «Incontro con la Bibbia», realizzato grazie alla conoscenza dell’evangelismo
romano di Mario Cignoni,
della Società biblica, è stata
proprio nell’incontro letterale
di tre confessioni cristiane
che hanno parlato attraverso
queU’unico e fondamentale
linguaggio che ci unisce, il
verbo di Dio. Tre corali di
provenienza diversa, una coreana, una valdese e una cattolica, hanno incorniciato con
capacità e complessità diverse la studiata lettura dei passi
tratti dalla Bibbia, creando
un’atmosfera di intensa partecipazione nell’uditorio, nel
quale erano presenti trag^
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5
1994
Vita
PAG. 5 RIFORMA
cemblea degli Amici del Servizio cristiano di Riesi: investimenti e commercializzazione I Cronache
Volontari per il servizio al prossimo
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lina dai mantenere in vita quest opera,
lerpubbl Dall’esame del bilancio e
in vota emersa una situazione abbaia intesi stanza «sana». Sia i grossi investimenti di questi anni sia il
forte aumento del volontariato hanno prodotto una ricadutapositiva e, nonostante la diminuzione dei contributi pubblici, i doni sono aumentati.
Come sempre si è constatato
come la vita del Servizio cristiano dipenda un gran parte
dai doni, dipendenza che in
questi ultimi anni è passata
comunque dall’80% al 50%.
Anche il Centro agricolo
sta vivendo un momento di
crescita. Sono stati ricordati i
suoi tre obiettivi fondamentali; essere autosufficiente, fungere da stimolo all’esterno e
impegnarsi parzialmente nella commercializzazione. L’
autosufficienza del Centro
agiicolo significa in primo
luogo l’autosufficienza della
cucita del Servizio cristiano,
ossia riuscire a vivere il più
possibile con i prodotti del
proprio orto. Ciò comporta un
investimento tecnologico che
conpta di aumentare la produzione senza per questo dover aumentare il numero di
persone che vi lavorano.
Si situa in tale contesto la
istruzione del «laghetto»,
inaugurato sabato 26 marzo,
che ha una capienza di 5.000
metri cubi e, unitamente alle
ncque piovane raccolte dai
tetti di tutto il villaggio del
Servizio cristiano, dovrebbe
juinentare fortemente la pro“nzione dell’orto e arginare
gli enormi danni provo®fr dalla siccità; di recente il
centro agricolo ha anche otte^ presidtii luto la certificazione di «a[]e chic** Coltura biologica» e tale
Riva, ve ®«ta, anche se più impegnafoma. termini di costi e di la
Ihiesa pie comincia a suscitare inin Ro®ii anche nell’ambiente
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jnificativa e importante
profilo della qualità
D Consultorio è giunto in0 a questo appuntamento
all’apporto tecnologico donato dall’Ospedale evangelico
di Genova: l’ecografo (l’unico presente nel raggio di 60
km) e il cardiotocografo (presto in arrivo).
Anche il lavoro nelle scuole procede bene, nonostante il
calo degli allievi causato da
una diminuzione della natalità (a Riesi, 12.500 abitanti,
nascono 150 bambini in meno all’anno). Tra le novità ricordiamo (nella scuola elementare) l’impostazione modulare e il valido contributo
offerto da Hilda Girardet
(deirUniversità La Sapienza
di Roma) che, con i suoi periodici interventi, favorisce la
crescita professionale delle
insegnanti. A tal fine è prevista la partecipazione del corpo docente al convegno sui
minori che si terrà a Napoli a
fine aprile. Sempre a proposito della scuola, è stato ricordato che la recente iniziativa
di istituire dei «padrinati» per
permettere anche ai bambini
più poveri di frequentare le
scuole del centro ha dato buoni frutti. Si è infatti creato un
fondo di 20 borse (sette provenienti da sostenitori italiani) che ha risposto bene a tale
esigenza.
Tra le altre attività, il Servizio cristiano sta ora concludendo la seconda esperienza nel campo della formazione professionale: dopo
l’ingegneria del territorio,
l’attuale corso per «esperti
nella qualità e valorizzazione
dei prodotti agroalimentari»
(Èva) è frequentato da 14 tra
ragazzi e ragazze (12 siciliani e 2 piemontesi). Anche in
questo campo si sono dovute
affrontare nuove spese (per
ottenere l’idoneità dei locali
da parte dell’Ispettorato del
lavoro), tra le quali la costruzione di un nuovo laboratorio di chimica (nel pianoterra
della ex scuola meccanica).
Lo scavo per il nuovo laghetto
L’incognita maggiore resta
sempre il sapere se la Regione approverà il prossimo
progetto, in quanto si ritiene
importante proseguire in tale
direzione, tanto più che la
struttura che il Servizio cristiano può offrire è ormai più
che idonea allo scopo. Ulteriore intenzione per i prossimi corsi sarebbe quella di
poter inserire dei ragazzi extracomunitari.
Sono anche iniziati, su progetto dell’architetto De Bettini, i lavori per la nuova foresteria, in quei locali che furono la casa del custode del
Servizio cristiano. Si tratta di
un bell’edificio, dotato anche
di un’ampia terrazza, che potrà accogliere circa 14 ospiti
aumentando così la ricettività
del Centro con una prevedibilmente buona ricaduta economica. In due settori si registrano grosse novità: con la
partenza della famiglia Borroni sia la manutenzione che
la casa-cucina presenteranno
un nuovo assetto. Nel vasto
campo della manutenzione (il
Servizio cristiano consta di
una dozzina di edifici) si sta
costituendo un vero e proprio
gruppo di lavoro riesino e an
che il futuro manutentore
sarà una persona del posto
che assicurerà continuità al di
là dell’avvicendarsi dei gruppi residenti.
Un certo spazio è stato anche dedicato alla discussione
sulla fabbrica Meccanica
Riesi che versa in gravi condizioni di crisi. Tuttavia, fino
a questo momento, grazie
all’impegno di alcuni e alla
solidarietà del Servizio cristiano (che ha anticipato un
prestito in attesa dei soldi Inps per la cassa integrazione)
non si è dovuto licenziare
nessuno dei 30 operai, per i
quali continua il contratto di
solidarietà. Non si poteva
non parlare infine delle prospettive future del Servizio
cristiano, tanto più che il
gruppo residente costituitosi
tra r 89 e il ’90 con la leadership del pastore Platone (il
quale ha percorso la strada
della «sicilianizzazione»
dell’opera) terminerà l’anno
prossimo il proprio mandato.
Al di là dei nomi e delle persone, riflettere sulle prospettive significa anche fare di
tutto per mantenere vivo l’interesse per questa opera, dono di Dio a tutta la chiesa.
FRALI — Domenica 17 aprile i membri di chiesa sj sono rmniti in assemblea per eleggere i loro deputati alla Conterenza distrettuale (Mariella Richard e Dora Rostan, supplente Elda Grill) e al Sinodo (Velda Peyrot, supplente
Silvio Artus) e per discutere sulla proposta del Concistoro
di eseguire dei lavori alla scuola Beckwith della borgata di
Pomieri. Vi è stata poi una discussione sull’opportunità di
lasciare ancora la sala valdese alla Pro Loco di Frali. C i
non ha seguito le vicende di questo paese deve sapere che
poche settimane fa la segretaria della Pro Loco (membro
della nostra chiesa e persona che riscuoteva la piena fiducia della comunità per quanto riguarda la cura e la pulizia
della sala in occasione di concerti e manifestazioni turistiche varie) è stata costretta alle dimissioni. Si è dunque posto il problema dell’utilizzo della sala: data 1 importanza
del turismo per il nostro paese, e dato il fatto che la sala
valdese è di fatto l’unico locale ampio e centrale del paese,
si è deciso di elaborare un regolamento per la messa a disposizione della sala stessa. L’assemblea ha mostrato un
notevole grado di maturità nel decidere di non penalizzare
i pralini e i turisti a causa delle scelte di pochi, ma piuttosto di offrire a tutti la possibilità di usufruire di un servizio,
a patto naturalmente che siano in grado di garantire un certo grado di decoro, com’è avvenuto finora. In un periodo
convulso come questo, in cui la prepotenza sembra avere
la meglio, la chiesa valdese ha dimostrato di prendere sul
serio i problemi del turismo, ma anche di dare una risposta
chiara a chi si comporta in modo tale da ignorare i valori
tradizionali del paese.
BOBBIO PELLICE — Stefano Pontet (Tiene) non è più tra
noi. Ai familiari rinnoviamo l’espressione della solidarietà
umana e della fede nella resurrezione dei morti in Cristo.
BARI — Il gruppo femminile della Chiesa battista di Bari ha
avviato una riflessione sul tema del riposo nella Bibbia. Nel
Nuovo Testamento Gesù invita i discepoli a riposare: «...venitevene ora in disparte e riposatevi un poco» (Marco 6,
31); e invita tutti gli affaticati e gli oppressi a venire a lui
(«Venite a me voi tutti che siete travagliati ed aggravati e io
vi darò riposo», Matteo 11, 28). Che cosa è questo «riposo»? Per cercare di capirne il significato la riflessione è partita dal capitolo 2 della Genesi, dove si dice che il settimo
giorno «Iddio compì l’opera che aveva fatta, e si riposò (...)
benedisse il settimo giorno e lo santificò, perché in esso si
riposò da tutta l’opera che aveva creata e fatta», ed è proseguita ripercorrendo le tappe del cammino del popolo
d’Israele nel deserto, fino al raggiungimento del riposo nella terra promessa. Singolare appare negli Evangeli il riposo
di Gesù e dei suoi discepoli, perché non coincide con l’inattività, ma anzi addirittura con il suo contrario. E il momento
in cui Gesù moltiplica i pani e i pesci e i discepoli sono occupati nella distribuzione dei viveri. Le riflessioni del gruppo sono state presentate alla chiesa nel corso di un culto
presieduto da un gruppo di sorelle il 20 marzo scorso.
DOMENICA DELLA CEVAA — In tutte le Chiese metodiste e valdesi, domenica 8 maggio, verrà data ampia informazione sulla Cevaa (Comunità evangelica di azione apostolica). La colletta sarà devoluta a questo organismo ecumenico.
Conv6gno si Villaggio cIbIIs giov6ntu di Ssnts S6V6ra del Servizio rnigrsnti dells Federazione evangelica
Migranti, italiani e rifugiati: essere chiesa insieme
LUCIANO DEODATO
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utevole impulso grazie
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que tu vayas...» ...non
importa a quale chiesa tu appartenga, se tu sei ai piedi
della croce e il tuo cuore è come il mio: «dame la mano y
mi hermano serás», dammi la
mano e sarai mio fratello,
dammi la mano e sarai mia
sorella. Le note di questo canto sudamericano possono
esprimere il senso del convegno «Essere chiesa insieme»
che si è svolto a Santa Severa
dal 15 al 17 aprile. È un canto
che dice delle nostre divisioni: ci sono chiese diverse per
cultura e razza e anche per
teologia e confessione di fede,
per sensibilità e storia. La diversità è spesso degenerata in
divisione. Non è giusto. «Cristo è egli diviso?» domandava
l’apostolo Paolo ai Corinzi (I
Cor. 1, 13) e dunque perché la
diversità deve essere divisione? Questa, quando c’è, non
ha fondamenti metafisici, ma
proviene dal nostro interno.
«Dammi la mano...», dipende
da te superare l’ostacolo,
rompere il diaframma che ti
impedisce di riconoscere
nell’altro, nell’altra, il fratello, la sorella.
È stato un convegno bello e
allegro, variopinto come i colori dei fiori di primavera,
pieno di canti, di suoni, di
lingue diverse è pervaso da
una grande speranza.
Nelle foto: momenti del culto e del convegno «Essere chiesa Insieme» di Santa Severa
Non è stato, volutamente,
un convegno fatto di lunghe,
dotte e noiose relazioni, ma
uno spazio offerto al dialogo,
allo scambio, alla ricerca comune per costruire insieme
una trama di relazioni umane.
Per questo il culto finale è
stato il momento «clou» che
ha raccolto in una unità le
molteplici parole costruite
durante le giornate d’incontro. «Masithi» (cantiamo!)
lancia in alto nell’aria su
un’unica lunga nota, un re
maggiore, il cantore e l’assemblea risponde: «Amen,
Signore, lode a te...».
Un culto durato più di due
ore, con quattro meditazioni
(Calati 3, 27-28; I Corinzi 12,
4-11; Efesini 4, 4-5; I Pietro
4, 10), con tanti momenti di
canto, melodie e parole, pre
ghiere ed espressioni di lode
di credenti della Nigeria, della Namibia, della Bolivia e di
altre parti del mondo ad esprimere l’universalità della
chiesa. Canto anche durante
la celebrazione della Cena del
Signore e durante la colletta,
in solidarietà con le popolazioni del Ruanda e del Burundi, a sostegno del programma
di aiuti messo in atto dal
Consiglio ecumenico delle
chiese. Una girandola di lingue: portoghese, italiano, inglese, francese... Babele o
Pentecoste? Forse più la seconda che la prima.
Infatti dal crogiolo di lingue sono emerse alcune linee
sulle quali le nostre chiese
possono utilmente riflettere e
anche fare qualcosa. Una domanda di fondo è venuta dal
gruppo di studio «riflessione
teologica»: se è vero (come è
vero) che non ci sono differenze teologiche di fondo tali
da impedire di «essere chiesa
insieme», come mai troviamo
difficoltà a svolgere insieme
cose come, per esempio, il
culto? Si obietterà che l’ostacolo è dato dalla lingua, e poi
dalle abitudini liturgiche, ecc.
Tutto vero: ma allora come
mai la mia teologia non riesce
a farmi trovare il modo di superare questi che sono ostacoli dopo tutto secondari?
Perché i culti non potrebbero
essere multilingue? Forse
perché, sotto sotto, tendiamo
al modello dell’assimilazione
più che a quello dell’integrazione; a fare in modo cioè
che lo straniero diventi come
noi, anziché accogliere la sua
diversità come un dono e un
arricchimento.
Ecco perché qualcuno ha
detto che la presenza in Italia
di credenti provenienti da
chiese di molte parti del
mondo rappresenta per il nostro evangelismo un’occasione unica di impegno e di arricchimento: come a dire che
in futuro o le nostre chiese
saranno multicolori o non saranno. «La presenza protestante in Italia - ha osservato
il pastore Hans Gerch Philippi, segretario del Servizio rifugiati e migranti della Feci
- tra chiese storiche ed
“evangelicali” è intorno alle
200.000 unità; i protestanti stranieri presenti oggi sul
territorio nazionale, e potenziali membri delle nostre
chiese, secondo stime approssimative, raggiungono le
100-150.000 unità».
Non solo, ma il superamento della difficoltà con gli stranieri, potrebbe aiutare anche
le nostre chiese ad uscire dal
settarismo che certe volte le
anima. «Che senso ha - ha
domandato qualcuno - cercare di “essere chiesa insieme”
con gli stranieri, quando voi
in Italia non sapete, tra di voi,
essere chiesa insieme?».
Quello degli stranieri, dunque, è certamente un problema che attiene alla questione
della giustizia, della solidarietà, dei diritti civili e umani,
ma anche interpella noi come
chiese intorno alla questione
radicale e profonda che sintetizzerei così: «essere chiesa
insieme» per «essere oggi
Chiesa di Gesù Cristo».
6
PAG. 6 RIFORMA
fa—
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 29
aprile
19^
LA FEDE
DONO DELLO SPIRITO
LIDIA MAGGI
Gesù il Cristo è colui attraverso cui Dio è diventato reale per noi: egli ci
ha rivelato Dio attraverso
l’unicità della sua vita. Gli
Evangeli più volte sottolineano il legame particolare che
lega Gesù a Dio; Luca, in
modo particolare, ci tiene a
mostrare come questo legame
si concretizzi nello Spirito di
Dio di cui Gesù è ripieno; lo
stesso spirito sarà poi su ogni
discepolo con la Pentecoste,
una volta che la «missione»
di Gesù è conclusa.
Luca fa iniziare l’attività
pubblica di Gesù in Galilea:
in una breve sintesi (vv. 1415), veniamo informati dei
successi di Gesù come Rabbi;
Gesù, con la forza dello Spirito, insegna nelle sinagoghe
e tutti lo lodano. Quest’affermazione però viene subito
smentita dall’episodio che ne
segue: la prima predica di
Gesù ricordata da Luca anche
grandiose, ma è un tutt’uno
con lo Spirito: Luca non arriva ad affermare che Gesù è
signore anche dello Spirito,
riconosce però che Gesù è il
soggetto dell’azione nello
Spirito e che il legame tra
Gesù e lo Spirito di Dio è
unico e non può essere eguagliato da nessun’ultra esperienza pneumatica.
Una vera teofania
Non è più possibile scindere l’uomo Gesù da
Dio stesso e l’episodio di Nazareth deve perciò essere letto come una vera teofania:
Dio si manifesta alla gente di
Nazareth con Gesù. Non si
manifesta però con fenomeni
fisici grandiosi: non c’è un
fuoco che arde, o un forte
vento, non si vede una grande
luce; Dio si manifesta alla
gente di Nazareth nei panni di
un cittadino qualunque, conosciuto da sempre, Gesù di
«Gesù, nella potenza dello Spirito, se ne
tornò in Galilea; e la sua fama si sparse per
tutta la regione. E insegnava nelle loro sinagoghe, glorificato da tutti. Si recò a Nazaret,
dov’era stato allevato; e com’era solito, entrò in giorno di sabato nella sinagoga. Alzatosi per leggere, gli fu dato il libro del profeta Isaia; e aperto il libro, trovò quel passo
dov’era scritto: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo egli mi ha unto per
evangelizzare i poveri; mi ha mandato ad
annunziare la liberazione ai prigionieri, e ai
ciechi il ricupero della vista; a rimettere in
libertà gli oppressi, e a predicare Vanno accettevole del Signore”.
Poi, chiuso il libro e resolo alVinserviente,
si mise a sedere; e gli occhi di tutti nella sinagoga erano fissi su di lui. Ed egli prese a
dir loro: Oggi, si è adempiuta questa scrittura, e voi l’udite»
(Luca 4, 14-21)
nei contenuti viene da Nazareth, la città natale di Gesù, il
luogo «dove è stato allevato».
L’inizio vero e proprio del
ministerio di Gesù coincide
perciò anche con un conflitto:
da subito Gesù si crea nemici
per l’Evangelo che annuncia,
ma del resto non gli è possibile agire diversamente, lo
Spirito di Dio è ormai fortemente amalgamato con la volontà del Messia ed è proprio
questo rapporto speciale tra
Gesù e lo Spirito che rende
unico questo profeta.
Gesù «posseduto»
dallo Spìrito di Dio
Gesù è ormai «posseduto»
dallo Spirito di Dio
però, mentre Marco e Matteo
ancora mantengono una gerarchia tra lo Spirito di Dio e
Gesù (Matteo 4, 1; Marco 1,
12), Luca fa un salto teologico affermando che il rapporto
tra Gesù e Dio si differenzia
da ogni esperienza umana di
profeta o credente ripieno
dello Spirito. Gesù non è solo
posseduto dallo Spirito di Dio
e spinto da questo a fare cose
Nazareth. Perché Dio sceglie
questa modalità per manifestarsi? È la domanda che accompagna tutta la storia del
Dio incarnato, della cristologia: Dio sceglie la quotidianità di Nazareth così come
sceglie di nascere umile, di
morire di morte ignobile. E
l’antitesi di Dio, lo scandalo
del cristianesimo che genera
fede o rigetto come in questo
passo; credo anche che questa manifestazione di Dio in
Gesù possa essere considerata come l’anticipazione della
chiesa, del Dio presente con
lo Spirito in ogni credente
dopo l’esperienza della Pentecoste, del Dio con noi. Colui che per primo ha posseduto lo Spirito è colui che dopo
la resurrezione lo distribuirà
alla comunità (Luca 24, 49;
Atti 2, 33).
Tornando alla storia: è sabato e Gesù si reca, come di
consueto, nella sinagoga; si
alza per fare una lettura dalla
Bibbia. Le informazione che
Luca ci tramanda sono preziosissime per comprendere
ciò che avveniva nelle funzioni del sabato: la lettura ve
niva fatta in piedi; un inserviente porgeva al lettore di
turno il rotolo e questo, dopo
averlo letto, lo riavvolgeva e
lo riconsegnava all’inserviente; a quel punto si sedeva e la
gente aspettava l’omelia sul
testo letto. Leggere nella sinagoga non era un privilegio
di una classe sociale particolare, molti maschi adulti potevano farlo; non si può perciò arguire che il fatto stesso
di permettere a Gesù di leggere nella sinagoga dimostri
come egli fosse un affermato
Rabbi.
Gesù rivela Dio
Gesù assolve nella sinagoga a una funzione comune con la quale rivela Dio: il
testo non spiega chi sceglie il
libro da leggere, non si capisce nemmeno se Gesù, ripieno dello Spirito, selezioni il
passo di Isaia 61 o se la scelta
sia casuale. Gesù legge: «Lo
Spirito del Signore è su di
me, perciò mi ha unto per
evangelizzare i poveri mi ha
mandato ad annunciare la libertà ai prigionieri a restituite la vista ai ciechi a liberare
gli oppressi a proclamare
l’anno favorevole del Signore»... Parole forti di libertà
che si esprimono da sole.
Quest’annuncio riporta alla
mente degli uditori immagini
della storia teologica di
Israele: la schiavitù in Egitto,
la deportazione in Babilonia,
la tirannia dell’impero romano. Le parole di Isaia sono
quasi pastorali, vogliono lenire le ferite dell’oppressione
e ridare speranza nel futuro.
Il Dio di Israele è di nuovo
proclamato il Dio della liberazione, anche se la realtà
storica del momento sembra
affermare il contrario. Se il
testo non permette di comprendere chi scelga la lettura
di Isaia, anche se chiaramente il narratore lascia supporre
che sia per scelta divina che
il rotolo di Isaia capiti nelle
mani di Gesù, possiamo però
affermare con sicurezza che
non è casuale la maniera con
cui Gesù legge il brano selezionato; Gesù si ferma prima
che il giudizio di Dio venga
annunziato.
Un Dìo che accoglie
Il testo di Isaia infatti continua, dopo aver proclamato
l’anno favorevole del Signore, con l’annuncio del «giorno di vendetta del nostro
Dio»(Is. 61, 2). La scelta redazionale di Gesù ha perciò
delle serie implicazioni teologiche: la teofania di Dio rivelata da Gesù «ripieno dello
Spirito» è volutamente di un
Dio che accoglie, più che punire. Questa visione allontana
definitivamente Gesù da Giovanni Battista: il giudizio di
Dio non viene negato ma viene volontariamente evitato
per enfatizzare il Dio di libertà e di amore. E la grazia
che viene pienamente annunziata da Gesù nella sinagoga
di Nazareth con le parole di
Isaia. Il commento che Gesù
fa al testo è riassunto da Luca
con le parole: «Oggi si è
adempiuta questa scrittura e
voi l'udite». Gesù si rivela alla sua gente come il Messia
atteso, colui che nel presente
porta la salvezza di Dio: quest’annunzio non riguarda più
una realtà futura ma l’oggi di
Nazareth. Il messaggio è
chiaro e una risposta è necessaria: o lo si accetta e si segue
Ge,sù che rivela Dio perché lo
La città di Nazareth oggi
Spirito di Dio è in lui, o lo si
rifiuta e allora Gesù è un bestemmiatore che va lapidato.
Gesù è costretto alla fuga per
non essere ucciso dalla sua
gente che lo conosce fin da
quando era piccolo, che però
rifiuta di vedere in lui il Messia. Con Gesù Dio stesso è
costretto alla fuga: la gente di
Nazareth fallisce, non riconosce la teofania a cui ha appena assistito. Non riconosce la
grazia di Dio.
Un annuncio di gioia e speranza si tramuta perciò in
morte e persecuzione, proprio
a causa della gente che avrebbe dovuto offrire tutto il suo
appoggio a Gesù, se non altro
perché legata a lui da vincoli
di parentela e amicizia: Gesù
dovrà trovare altrove questo
supporto; la grazia di Dio viene rifiutata a Nazareth. Gesù,
d’altra parte, non fa nulla per
«accattivarsi» la sua gente; si
rifiuta di fare prodigi per dimostrare la sua messianicità
anzi, usa parole dure contro
coloro che chiedono una dimostrazione di potenza per
accettare la sua rivelazione di
Dio, il suo messaggio di liberazione: sa bene che i prodigi
non producono fede, ai limite
la confermano.
Una parabola del Cristo
Questo racconto è la parabola del Cristo: Israele
attende il Messia, l’attende
però dentro schemi umani
troppo stretti per Dio e questo
gli impedisce di mettersi in
ascolto sincero di Dio: contro
ogni aspettativa Dio si rivela
invece rompendo ogni categoria umana (non si può dire
che a Dio manchi l’originalità nel fare ciò, l’intera Bibbia dà testimonianza della
creatività di Dio). L’annuncio della grazia di Dio è offerto a tutti coloro che lo
ascoltano: non è privilegio di
un gruppo particolare, anzi
sono proprio coloro che ritengono di avere privilegi
particolari su Dio a risultare
inadeguati nel rispondere alla
chiamata; la grazia arriva
nella vita di un semplice cittadino di Nazareth non con
prodigi grandiosi. Purtroppo
è la stessa gente, che ha bisogno di libertà perché oppressa, che crea oppressione rifiutando la grazia divina e
uccidendo il «Dio con noi».
Sappiamo che la storia di
Cristo, metaforizzata dal racconto di Nazareth, si ritramuta in gioia con la resurrezione
e con la discesa dello Spirito
sulla comunità. Questa gioia
rischia però di ritramutarsi in
dolore, morte e persecuzione
tutte le volte che, come Nazareth, non riconosciamo la forza dirompente dello Spirito e
incateniamo la manifestazione di Dio. Sappiamo che la
nostra fede è essenzialmente
Quando sarà festa?
Sarà una festa
quando faranno vomeri delle armi
e gli affamati saranno saziati,
i fanciulli apprenderanno la pace
e le caserme verranno trasformate.
Quando la macchina bellica
non schiaccerà più i popoli
e l’uno rispetta e onora l’altro.
Quando non più si appesta l’aria
e l’acqua scorre limpida
e le droghe più non devono
soffocare l’angoscia.
Quando appendono al muro le uniformi
e non ci sono più
né milionari
né affamati
quando non ci si spara più a vicenda
e fra loro dialogano,
la pace cresce e l’antico rancore crolla
tra Est e Ovest, bianchi e neri.
Quando il petrolio
non sarà più inghiottito
dagli armamenti
e le madri con nuova gioia partoriranno.
Allora saremo liberi
e vivremo in pace
e saremo come in un sogno.
Charlotte Schmitthen^|
(Tratto da In attesa del mattino, della Cev
me«»»'
((••liai
•L'gdito''®
¡diritto«)
legata alla storia di Cristo,
sappiamo anche che è lo Spirito di Dio che ci dona questi
fede quando scopriamo la nostra passione per l’Evangdo.
Confessiamo che con la Peitecoste Dio continua ad essere presente nel mondo per suscitare nuove «conversioni»
nuove chiamate, nuovo sapore e nuova gioia.
La Pentecoste perciò ci invita non solo a cercare la forza dello Spirito con i suoi doni molteplici ma a riconoscere
le sue manifestazioni di gtizia nella chiesa e altrove e i
riscoprire la gioia e la sorpresa (Matteo 13, 44) che ildow
della fede produce in noi.
IH
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di mancato recapito rispedire a:
^^taie 10066 - Torre Peiiice
foresi impegna a corrispondere
, diritto di resa
Il problema casa a Pinerolo
600 firme per gli alloggi
di via Bignone
La vicenda dei 61 alloggi lacp di via Bignone a Pinerolo,
la cui costruzione è ferma da anni mentre vi sono famiglie il
cui diritto ad avere quelle abitazioni è già stato sancito, si è
icchita di una nuova azione. Oltre 600 firme sono state
■colte presso i vari gruppi di base che aderiscono alla protesta (Anapaca, Cvs, S. Vincenzo, Avass, Centro di ascolto,
;ntro di accoglienza) e presso le comunità cristiane (val;se, San Lazzaro, San Domenico) e consegnate al presi^■nte della giunta regionale del Piemonte. In essa si chiede
'di'reperire i fondi per riaprire il cantiere e portare a termine
“*}àvori, lavori che permetterebbero di dare una risposta a
intissime famiglie che soffrono di una vera e propria
lergenza casa».
La raccolta di firme proseguirà presso tutte le associaàoni, chiese, sindacati, istituzioni che hanno aderito alla
»testa, promettono i gruppi di Pinerolo per i diritti degli
iani non autosufficienti, «estendendola a tutta l’Ussl 44,
alla soluzione del problema così urgente».
Fondato nel 1848
venerdì 29 APRILE 1994
O ono venuta per essere
aiutata a compilare
questa domanda per concorrere a un posto di supplente
nella scuola», mi dice una ragazza giovane e magrolina
mostrandomi un modulo che
le aveva fornito un centro di
assistenza per disoccupati.
Che titolo di studio hai?
chiedo. «Licenza media inferiore». Mi dispiace, ma con
la sola licenza media non è
possibile fare alcuna domanda. Ci vorrebbe almeno un titolo di specializzazione, rispondo.
Poi, vista la delusione, aggiungo che sarebbe stato in
ogni caso difficile, date le
migliaia di aspiranti con anni
di precariato alle spalle, riuscire ad ottenere qualche co
ANNO 130 - N. 17
GIOVANI, LAVORO, COSCIENZA
DOPPIA CRISI
BENIAMINO LAMI
LIRE 1300
sa. Mentre le dicevo questo,
mi rendevo conto che invece
di alleggerire la situazione la
stavo appesantendo. Non solo il titolo di studio non bastava, ma in ogni caso non
avrebbe avuto speranza.
Quanto è diversa la situazione da quando erano quelli
della mia generazione a cercare lavoro!
Si poteva scegliere, cercare
un lavoro per potersi rea
lizzare, per avere delle gratificazioni. E se uno decideva
di impegnarsi a tempo pieno
o per la chiesa o per qualsiasi
opera sociale lo faceva con
convinzione, per dare un senso alla propria esistenza: una
scelta libera e meditata, non
un ripiego all’insegna del
«meglio poco che niente» o
della piccola integrazione di
stipendio o di pensione.
Ecco, la crisi economica e
sociale del nostro paese ha
prodotto anche questa deprivazione. Oltre quella materiale c’è quella spirituale. C’è
una illibertà che ci rende ulteriormente diversi gli uni
dagli altri; chi ha i mezzi e le
sostanze economiche ha anche più possibilità di dare
ascolto alla propria coscienza, di essere meno egoista.
Certo, è vero che Gesù sceglieva i propri discepoli tra la
povera gente, forse perché
più ricettiva e maggiormente
disponibile al cambiamento.
Gesù offriva una speranza
che era totale, che coinvolgeva e convinceva, offriva se
stesso. Cosa abbiamo da offrire noi, oggi? qual è la speranza e il messaggio? quale
l’esempio?
i Cristo,
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San Secondo
llvicesindaco
Martinat
ha lasciato
ll Consiglio comunale di
San Secondo ha preso atto,
mercoledì 20 aprile, delle dimissioni del vicesindaco Luciano Martinat, dopo nove
anni di giunta. Martinat è stato fra coloro che hanno contribuito all’allontanamento
del segretario comunale Bagnus, poi processato e condannato per concussione
(questo anni fa, quando parlare di tangenti non era di moda
e la stampa infatti non ne parlava). Da allora il Comune ha
avuto un passaggio continuo
di segretari, una dozzina in
otto anni, ciascuno con metofli di lavoro diversi, e proprio
una vicenda legata all'ultimo
trasferimento del segretario
comunale è la causa della
«rottura» di Martinat.
Il nuovo assessore, Rossano Fomeron, studente universitario, è un giovane entrato
come consigliere comunale a
mciotto anni perché, disse allora, «voleva capire la politica impegnandosi concretáronte dall’interno, piuttosto
che criticare senza conoscere». Ora, dopo quattro an11 di «rodaggio» come consigliere, è arrivato l’impegno
vero e dunque è il caso di forrulargli i migliori auguri di
loti lavoro, sperando che alp giovani come lui scelgano
1 strada deU’impegno, anche
lede amministrazioni locali.
Con questo cambio, il quar®.oeirattuale tornata am^nistrativa, restano solo due
iigli assessori, eletti nel 1990,
frre al sindaco; si tratta di
«lea e Delibero: fra di loro
urrà probabilmente scelto il
prossimo vicesindaco.
^ONTRO IL DISAGIO
w A®c>ciazione Arcobaleno
7l®,^°roa41 (secondo piano)
LUSERNA S. GIOVANNI
giorni dalle Halle 19
«I- 953017-909528-954158
Presentato in questi giorni un progetto ideato dalla Comunità montana vai Pellice
L'ecosviluppo per il turismo e l'agricoltura
PIERVALDO ROSTAN
PUÒ l’ambiente di una valle alpina diventare esso
stesso opportunità di sviluppo
per la popolazione offrendo
posti di lavoro, reddito, alternativa al degrado? La domanda è retorica poiché sono anni
che da più parti si sollecita
una diversa attenzione alla risorsa ambiente che è comunque un complesso di ecologia, ma anche di cultura, di
attività umane sul territorio,
di valori, a volte in equilibrio,
a volte sull’orlo del collasso.
Fra le iniziative assunte
daH’attuale amministrazione
della Comunità montana vai
Pellice vi fu, nel 1992, quella
di proporre la redazione di un
«piano di ecosviluppo»; per
realizzarlo la Comunità montana si dotò di una commissione tecnica con funzionari
dell’ente ed esperti esterni.
Il gruppo di lavoro ha prodotto un dossier in cui vengono considerate tutte le opportunità e le risorse nei settori turismo, cultura e agricoltura. «Si tratta di una vera e
propria mappatura della vai
Pellice su questi tre ambiti
Turismo: il complesso dell’Hòtel Gilly a Torre Pellice
dice il vicepresidente. Marco
Bellion ora dobbiamo individuare i possibili interventi.
Per ogni ipotesi di sviluppo di
attività economica la commissione ha anche individuato le
possibili vie di finanziamento,
vuoi regionale, nazionale o
comunitario».
«Naturalmente il nostro
progetto non è vincolante per
nessuno - aggiunge Enzo Negrin, responsabile del servizio agricoltura della Comunità e fra i tecnici coinvolti
nella commissione tuttavia
noi presentiamo delle pos
sibilità di intervento economico nell’ambito locale; se
poi qualcuno ritiene la cosa
non interessante o non produttiva non potrà comunque
ignorare il nostro tentativo di
offrire alla valle qualche
sbocco occupazionale legato
al proprio territorio».
Il progetto di ecosviluppo
verrà presentato alla cittadinanza il 27 e il 28 aprile, alle 21, rispettivamente per i
settori turismo e cultura e
agricoltura; sono invitati gli
operatori dei rispettivi settori
ma anche la popolazione. So
lo dal confronto, dal grado di
consenso ottenuto, si potrà
capire se le linee sono ritenute valide. Del resto i tre settori sono fra loro profondamente legati com’è evidente dal
semplice fatto che turisti richiamati in valle dalla storia
locale possono trovare interessanti i prodotti locali ed
essere ospitati negli alberghi
locali o presso aziende agrituristiche. Scelte dovranno essere fatte sui modelli di sviluppo e sulle tipologie di attività; saranno gli attuali operatori economici ad attivarsi
oppure nuove forme di impresa quali cooperative o società anche a capitale misto
pubblico e privato?
Sarà determinante la capacità di programmazione che
tutti sapranno mettere in piedi, la volontà o la capacità di
rischiare un po’ del proprio
sapendo però di essere inseriti in un progetto e non di
provare iniziative isolate. La
fotografia della valle e delle
sue potenzialità è quasi sviluppata; le occasioni della
prossima settimana vengono
apposta per discutere dei progetti concreti.
Alla viglia del voto per ¡’Assemblea
costituente, sui muri dei paesi delle valli
e delle città italiane, era stato affisso il
seguente manifesto.
Italiani, fino alla metà del secolo scorso la libertà religiosa era in Italia totalmente sconosciuta e dopo il 1848 i culti
non cattolici furono appena tollerati nel
quadro dello Stato dichiaratamente confessionale. I governi liberali succedutisi
fino all’avvento del fascismo cercarono
di attuare i principi essenziali della libertà religiosa; senonché le leggi emanate nel 1929 in dipendenza dei Patti
Lateranensi segnarono - e segnano tuttora - un ritorno verso posizioni di confessionalismo retrivo che si sperava fossero
tramontate per sempre anche in Italia.
Per la dignità stessa del nostro Paese,
noi cristiani evangelici d’Italia desideriamo porre dinanzi al Popolo ed alla Costituente il problema della libertà religiosa
in tutta la sua gravità. La vergogna della
disparità di trattamento dei cittadini di
IL FILO DEI GIORNI
LIBERTÀ
fronte alle leggi deve cessare affinché le
esigenze di ogni fede possano manifestarsi senza alcuna ingerenza da parte
dello Stato.
Italiani, poiché non può sussistere autentica libertà umana, civile e politica, se
non sul fondamento della libertà religiosa uguale per tutti, occorre eliminare
ogni residuo del vecchio Stato confessionale; pertanto noi cristiani evangelici rivendichiamo i seguenti principi;
1) La piena e completa libertà di coscienza e di religione, e quindi libertà assoluta di associazione, discussione,
stampa e propaganda per tutti, in modo
che ciascuno - se credente - possa adorare Dio e testimoniare della Sua verità
secondo le indicazioni della propria coscienza;
2) L’assoluta indipendenza di tutte le
chiese dallo Stato, per cui l’apertura dei
templi, le riunioni religiose, la nomina
dei ministri di culto, l’ordinamento degli
enti ecclesiastici e l’espletamento della
loro attività avvengano in piena libertà,
nell’ambito del diritto comune;
3) La neutralità religiosa, che non è
professione di ateismo, ma imparzialità
dello Stato, non confessionale e libero da
ogni ingerenza ecclesiastica. Alla parità
dei culti ed alla eguaglianza dei cittadini
indipendentemente dal culto professato,
consegue la libera attività delle Chiese, la
laicità della scuola pubblica e la libertà
dell’insegnamento religioso privato.
Nella libertà e nella parità nessuno è
diminuito nei suoi diritti, ma ciascuno
vive nel mutuo rispetto di tutte le esigenze spirituali.
Roma, 20 maggio 1946
I cristiani evangelici d’Italia
Ih Questo
Numero
Vivai
Sono molto numerose,
nel Pinerolese, la aziende
vivaistiche. La coltivazione varia dagli alberi da
frutto e piante da appartamento al settore floreale.
Si tratta di un’attività che
in questo momento riesce
a dar lavoro a una quantità
apprezzabile di persone.
Pagina II
Luserna S. Giovanni
Ancora un problema per
la giunta. Questa volta è
stato Danilo Colomba, assessore all’edilizia privata,
a rassegnare le dimissioni.
Il motivo è da ricercare
nell’attività immobiliare
dell’assessore stesso. Fra
le polemiche, quindi, prosegue la vicenda travagliata della giunta.
Pagina II
Pro loco
Una moderna Pro loco
deve saper interagire con
le associazioni e i gruppi
presenti sul proprio territorio. Intervista a Renato
Pizzardi, da poco eletto
presidente della Pro Loco
di Torre Pellice.
Pagina III
Il voto valdese
Come hanno votato, il
27-28 marzo, i comuni
«tradizionalmente valdesi»? Anzi, quali si possono
definire tali? Una valutazione e alcuni conti...
Pagina III
Stranamore
Uno spazio di incontro
di proposta, di collega
mento che vuole unire le
diverse generazioni, giovani e meno giovani
«Stranamore», che a Pine
rolo si occupa di musica
cultura e tante altre atti
vità.
Pagina III
8
PAG. Il
'ONACHE
BOBBIO PELLICE CONTRO LA RAI — La giunta comunale di Bobbio Pellice ha assunto una dura delibera contro
la Rai, accusata di offrire in paese «un servizio pessimo»
dal punto di vista tecnico in quanto in molte zone del Comune si vede, spesso male, un solo canale pubblico. L’occasione per la delibera viene da una richiesta di contributo
pervenuta al Comune di Bobbio Pellice come agli altri Comuni della valle, per realizzare una nuova linea elettrica per
il ripetitore di Rocca Bera. La nuova linea dovrebbe consentire appunto il potenziamento delle apparecchiature che
irradiano in vai Pellice i segnali Rai. La giunta di Bobbio
osserva che «gli abbonati pagano regolarmente il canone
che dovrebbe pertanto garantire un servizio completo. Invece la Rai obbliga gli enti locali a farsi carico di una spesa
non indifferente che dovrebbe già essere coperta dagli introiti del canone». 11 Comune minaccia poi ulteriori interventi a «sostegno del diritto degli abbonati del suo territorio» e soprattutto decide di non accettare quegli «atteggiamenti vessatori» di molti enti pubblici fra cui la Rai stessa
per cui non è stato erogato il contributo richiesto ed è stato
chiesto alla Comunità montana di farsi carico del malcontento dei cittadini della valle.
ANCHE LA CHIESA VALDESE DI LUSERNA PROTESTA CON L’ON. PIVETTI — Eletta nella giornata di sa
bato 16 aprile alla presidenza della Camera dei deputati.
Fon. Rivetti ha in serata rilasciato varie interviste; più volte
è stato toccato il tema della libertà di religione. Rispetto ad
alcune dichiarazioni si è pronunciata l’assemblea di chiesa
di Lusema San Giovanni che era convocata per domenica
17 aprile. Dopo aver eletto i propri deputati al Sinodo l’assemblea ha all’unanimità approvato il seguente ordine del
giorno. «L’assemblea della Chiesa valdese di Luserna San
Giovanni esprime la propria indignazione per le affermazioni rese dall’on. Rivetti, presidente della Camera, ad organi
di informazione, lesive della libertà religiosa sancita dalla
Costituzione, indice di un ritorno a posizioni di intolleranza
che si pensavano definitivamente superate».
COSTANTINO SINDACO, GIACHERO VICE — La crisi
al Comune di Prarostino, determinata dalle dimissioni del
sindaco, Mario Mauro, coinvolto in vicende di tangentopoli
sull’ospedale Agnelli di Pinerolo, si è conclusa venerdì 22
aprile con l’elezione della nuova giunta. Tutto come previsto, comunque; Enzo Costantino, quarantenne, artigiano
edile e già vicesindaco diventa primo cittadino, in giunta
entra Claudio Paschetto e vicesindaco viene eletta l’attuale
assessore alla cultura. Patrizia Giachero. Con questo rimpasto la giunta di Prarostino si fa notare anche per essere mediamente una delle più giovani delle Valli. «Continuità con
i progetti avviati in questi anni» è il programma per l’anno
conclusivo dell’attuale tornata amministrativa.
LAVORI PUBBLICI A VILLAR PEROSA — Durante il
Consiglio comunale svoltosi giovedì 21 aprile sono state
approvate alcune varianti in corso d'opera per quanto riguarda la sistemazione di via Juvarra, l’ampliamento del citnitefO; varie altre opere stradali; un ulteriore mutuo di 200
milioni è stato chiesto alla Cassa depositi e prestiti ancora
per strade comunali. 11 Consiglio ha poi deliberato rispetto
all’asilo nido di Perosa Argentina che vede una convenzione fra vari Comuni della valle, in modo da prevedere due
fasce di rette in base ai differenti redditi. Approvando il
conto consuntivo, il Consiglio ha infine proceduto alla destinazione dei 133 milioni di avanzo di amministrazione.
RITORNA LA FESTA DI PRIMAVERA — È il momento
delle «feste di primavera». Organizzata dal gruppo «La gare matte», si svolgerà domenica 1° maggio a Bobbio Pellice
la terza riedizione con momenti di gioco, passeggiate a cavallo, grigliate. Sabato 30 aprile, alle 17, presso il bar
«1990» verrà inaugurata una mostra di fotografie e cartoline d’epoca. Sempre il 1° maggio, anche a Torre Pellice un
analogo appuntamento organizzato dai commercianti e dalla Pro Loco. Sotto i portici del municipio, dalle 9,30, sarà
esposta una mostra ornitologica; alle 10,30 concerto della
banda cittadina e, ai giardini di piazza Muston, giochi ispirati alla tradizione e alle attività locali. Nel pomeriggio, alle
16, spettacolo folcloristico con «1 bram» di Cavour che presenteranno danze nazionali ed europee.
ASILO VALDESE DI SAN GERMANO
Nel quadro dei festeggiamenti per il centenario
dell’Asilo si terrà, sabato 7 maggio alle ore 20,45,
presso il tempio di San Germano, un
Concerto di «Chansons e madrigali»
tenuto dalla Corale valdese di San Germano. Nel corso della serata sarà presentato, a cura deH’Asìlo, il video «Oggi è una bella giornata».
SI
Un settore ricco di aziende
L'attività vivaista
fiorisce nel Pinerolese
DAVIDE ROSSO
L? attività vivaistica nel
Pinerolese è diffusa e
ben avviata. Sono molte e
ben consolidate infatti le
aziende vivaistiche sul nostro
territorio. Ci siamo avvicinati
al mondo dei vivai contattando i responsabili di due ditte
di Pinerolo (Chiabrando e
Crespo), di una della vai Pellice (Cullino), di una della vai
Chisone (vivaio da Armando)
e di una della vai Germanasca
(l’azienda agricola di Jolanda
Barus), anche per renderci
meglio conto del tipo di attività che esse svolgono oltre
che delle loro dimensioni, anche in termini occupazionali.
Molte di queste aziende
hanno un’esperienza più che
decennale alle spalle (fra
quelle da noi interpellate il
vivaio di Crespo a Pinerolo è
nato 32 anni fa mentre quello
di Cullino ben 67 anni or sono) e hanno un tipo di coltivazione molto varia che va
dalle conifere agli alberi da
frutto, dalle azalee e rododendri da giardino alle piante da
appartamento, per arrivare fino ai piccoli frutti e agli ortaggi vari. Il terreno coltivato
è in alcuni casi di notevoli dimensioni (si arriva fino ai
200.000 metri quadri) anche
se mediamente l’estensione si
aggira intorno ai 30-40.000
metri. Il servizio offerto globalmente è abbastanza completo: si va infatti dalla confezione di fiori alla progettazione e manutenzione di giardini, dalla vendita al dettaglio
alla fornitura ad altri vivai o
negozi del ramo.
Per quel che riguarda il tipo
di organizzazione dell’azienda, la maggior parte di
esse sono a gestione famigliare. I lavoratori dipendenti
nei vivai non sono molti anche a causa, viene spesso detto, dell’alto costo di gestione
del personale. Trovano comunque occupazione, nelle
aziende più grosse, più di dieci persone a vivaio.
Sono poi diverse le aziende vivaistiche che offrono il
servizio completo; le piantine, le siepi, i fiori coltivati
nel vivaio vengono poi messi
direttamente a dimora e successivamente anche curati durante la stagione. Sono operazioni che sempre meno, a livello ad esempio di condominio, vengono svolte dagli
abitanti. Gli stessi enti locali,
in alcuni casi, sono ottimi
clienti delle aziende florivivaistiche; non tanto per la
composizione delle aiuole o
delle siepi quanto proprio per
il mantenimento di viali, alberate, giardini pubblici, il tutto
in molti casi con spese di varie decine di milioni l’anno.
Che la manutenzione di
aree verdi possa diventare
una professione non secondaria per molti è stato recentemente evidenziato dalla
grande partecipazione di persone ai corsi organizzati nelle
valli per la formazione di personale qualificato. Quello che
sembra venir fuori è dunque
che le aziende vivaistiche offrono, nel loro insieme, una
vasta gamma di prestazioni
associata tra l’altro a una
buona esperienza sul campo;
inoltre riescono a dare lavoro
ad un numero non indifferente di persone.
Nuovi problemi per la giunta di Luserna
Colomba si dimette
Ancora un «incidente di
percorso» per la giunta di Luserna San Giovanni che questa volta deve fare i conti con
l’edilizia privata. L’ultimo
rimpasto aveva portato l’allora De Danilo Colomba, oggi
vicino al centro cristiano democratico, all’assessorato
all’edilizia privata. L’operazione era sembrata a molti almeno di dubbio gusto, essendo Colomba anche titolare di
uno studio immobiliare e tuttavia la nuova giunta venne
eletta. Del resto c’erano dei
precedenti ben più illustri, visto che entrambi i vecchi sindaci (Longo e Badariotti)
esercitano attività legate
all’edilizia e gli stessi Canale
e Merlo, divenuti per un periodo assessori, lavorano nello stesso ambiente.
Un partito, quello del mattone, sicuramente ben rappresentato in Consiglio, tant’
è che anche al momento di
sostituire Badariotti dimessosi anche da consigliere ecco
entrare un altro architetto.
Marco Grand.
Durante l’ultimo Consiglio
comunale il verde Gardiol ha
sollevato forti dubbi sulla
coesistenza di Colomba nelFincarico di as.sessore all’edilizia privata nel momento in
cui si andavano a proporre
per la vendita degli alloggi da
costruire in via Beckwith,
proprio a cura dell’immobiliare dell’assessore. «Non rischiamo di trovarci di fronte
ad una forma di interesse privato in atto d’ufficio?» ha
chiesto Gardiol nel sollecitare le dimissioni di Colomba
dall’incarico. Quella sera
l’assessore non era presente
al Consiglio e solo dopo l’intervento di Gardiol il sindaco
Ghibò ha comunicato che lo
stesso Colomba aveva già dato la sua disponibilità a dimettersi.
E le dimissioni sono effettivamente arrivate al ritorno
dalle vacanze pasquali di Colomba che da noi interpellato
ha dichiarato: «Trovo molto
scorretto e demagogico l’atteggiamento di Gardiol che
oltre tutto ha mosso contestazioni in mia assenza. Nel
merito ricordo che io rappresento la società che vende,
non quella che costruisce o la
proprietà e l’assessorato all’urbanistica è una delega di
Vignola. Comunque ho rassegnato le dimissioni per quanto riguarda l’edilizia privata; resto assessore alla Polizia
urbana e ai Lavori pubblici».
Nel frattempo, viste le affermazioni pubbliche di Gardiol in Consiglio, il segretario
comunale ha ritenuto di presentare l’incartamento alla
Procura della Repubblica:
«Non credo si possa parlare di
ipotesi di reato - dice l’assessore Vignola, candidato principale ad ottenere la delega a
cui Colomba ha dovuto rinunciare -; semmai si poteva parlare di opportunità morale rispetto a un certo tipo di as.sessorato affidato a una persona
coinvolta professionalmente
nel settore edilizio».
venerdì 29 APRII c.
L'attività dei Cat sul territorio
Rompere ¡ veli che
coprono l'alcolismo
Intervis
Lav(
Un recente incontro svoltosi presso la Foresteria valdese
di Torre Pellice dei club alcolisti in trattamento ci offre
l’occasione per ritornare su
un argomento che nel Pinerolese ha indubbiamente una rilevanza non secondaria. L’
esperienza dei Cat, peraltro, è
avviata da diversi anni e questi veri e propri gruppi di autoaiuto stanno crescendo di
qualità e quantità un po’ ovunque. Nei Cat sono coinvolte ormai molte persone; in
alcuni casi troviamo personale medico che dedica una parte del proprio tempo libero,
ma per lo più sono proprio gli
alcolisti in trattamento o i loro familiari che svolgono
questo ruolo di operatori.
La dott. Laura Musso, che
presso l’Ussl 44 segue i problemi alcolcorrelati, illustra
la situazione dei Cat nel Pinerolese: «Attualmente esistono
sette Cat, di cui tre nella città
di Pinerolo e gli altri ad Airasca, Cumiana, Vigone e
Villafranca. Ogni club ha mediamente in carico otto famiglie e di ogni famiglia frequentano in genere due o tre
membri».
Paragonando le cifre dell’
Ussl 44 con quelle, ad esempio, delle Ussl delle Valli,
sembra che vi sia un numero
di persone coinvolte decisamente più basso, soprattutto
in relazione alla dimensione
delle Unità sanitarie locali.
C’è ancora molto più da lavorare oppure in pianura si
beve di meno?
«L’alcolismo è un fenomeno largamente sommerso e
non abbiamo metodi per stimare scientificamente il nu
mero di alcolisti su un deu,'
minato territorio. Certami
ovunque resta molto dap
re». Avete organizzato
menti in cui i Cat in quaui
modo entrano in contatto^
la città? «Più volte " ^
per
pa alcun
l^diTc
toannuo^
stato un pf
invitato anche le autorità à
tadine ai nostri incontra
terclub; in queste occasi
anche le famiglie con pro%
mi di questa natura metto¡,
le loro esperienze, spesi
drammatiche, a disposizio,f
degli altri».
Ma i Cat hanno una dimen.
sione molto più vasta; dia
Giuseppe Forneris, preside*
delFArcat regionale: «Qu,^
do ho iniziato a frequentai^
club, in Piemonte ve ne enm
solo due, a Chieri. Oggisit
mo a 188 e dunque unU
tratto di strada è stato co»
piato. Certo per deciderei
partecipare ad un Cat bisf.
gna superare alcuni passaf
gi, uno dei quali è sicurmeit
te un profondo senso di vii
gogna per quello che siami
Uno degli impegni maggioii
è comunque quello deWii^mmozione, dei rischi, delli
possibilità di aiutarsi miprocamente. Nel club si m
bene grazie alla solidarìà
che vede impegnate lefaàglie, gli operatori e gli alcolisti stessi».
L’alcolismo è spesso anck
un fenomeno giovanile; in alcuni casi ci si trova sempii
più di fronte a politossicodipendenze. Quali rapportici
sono col mondo giovanile!
«Spesso il giovane ben in
modo esagerato; noi cerchiamo di portare il nostre
messaggio anche, ad esempio, nelle discoteche».
jell’attiyi
del vecchi'
presi la pr
Sibille Già
iresidente
dotto un C'
eaUapresi
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impegnato
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Lo incoi
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detta rinno
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liete; sono
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al servizio
tutti Man
lin
Il referendum dei metalmeccanici
Sì alla piattaforma
piei
EU
Il referendum tra i metalmeccanici piemontesi sulla
piattaforma per il rinnovo del
contratto nazionale proposto
da Firn, Fiom e Uilm ha registrato una significativa partecipazione; infatti, pur in presenza di dati non ancora definitivi (siamo a circa il 90%
delle aziende interessate al
voto), risultano votanti a livello regionale circa il 68,6%
dei lavoratori presenti in azienda nei giorni del referendum. Questo risultato è ancora più apprezzabile in ragione
del fatto che l’utilizzo massiccio della cassa integrazione ha allontanato dalle aziende migliaia di lavoratori rendendo problematica la partecipazione al voto.
Di fonte a un risultato che a
livello regionale ha visto i voti favorevoli raggiungere il
75,8% e i contrari il 21,8%,
Firn, Fiom e Uilm piemontesi
ritengono importante il dato
che evidenzia «il largo seguito del sindacato confederale
tra i metalmeccanici, evidenzia una seria volontà tra i lavoratori di partecipazione e di
valorizzazione delle regole di
democrazia che sono state
scelte». «Questo dato ci impegna - concludono i sindacati - ad aprire un rapido
confronto con la controparte
onde ottenere i risultati che i
lavoratori si attendono».
Nelle 21 aziende metalmeccaniche del Pinerolese sono
attualmente occupate 6.186
persone, di cui 4.542 operai e
1.644 impiegati; di queste
persone al momento del térendum lavoravano 4.201
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9Q aprile 1994
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Ipteivista a Renato Pizzardi, neopresidente della Pro Loco di Torre Pellice
lavorare con tutte le associazioni del paese
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Siisponibilità a continuare
Lil'attività di buona parte
¡ vecchio Consiglio, cornai la presidentessa, Clara
bilie Giampiccoh, e il viceresidente, Adriano Congo.
L’assemblea dei soci ha prodotto un certo rinnovamento
e alla presidenza è stato eletto Renato Pizzardi, da anni
Impegnato nel settore musicale, dei cori e della locale
Chiesa cattolica.
Lo incontriamo per sentire
Oliali saranno i primi passi
dellarinnovata Pro Loco.
«Torse la vecchia amminisiraàone ha subito molte crilick sono dell’avviso che da
fuori sia sempre molto facile
fare delle obiezioni e poi nel
concreto tutto è più difficile.
Uprecedente amministrazione aveva intrapreso una sua
strada, avviato determinate
kiiiative fra cui quella valiMma dell’apertura di un
ufficio turistico. La nostra linea è quella di migliorare
imnto avviato in passato e in
alcuni casi intraprendere
nuove strade. Stiamo ad eseinpio cercando un contatto
m tutte le associazioni presati in paese; non vogliamo
assolutamente lavorare su lime diverse rispetto agli altri
ma in qualche modo metterci
al servizio e collaborare con
M.Non vogliamo dare l’im
L’isola pedonale nel centro di Torre Pellice
pressione di un piccolo staterello a sé».
- Ci ha parlato dell’ufficio
turistico che è effettivamente
uno strumento essenziale per
la cittadinanza e per i turisti;
tuttavia c’è chi ha da ridire
sugli orari di apertura, ad esempio sul fatto che alla domenica l’ufficio sia chiuso...
«Il problema esiste e stiamo
cercando di porvi rimedio. Il
servizio dell’ufficio turistico
esiste anche grazie al fatto
che la segretaria svolge un ’attività solo in parte pagata
mentre altra parte viene svolta come volontariato. Stiamo
cercando di verificare se è
possibile tenere l’ufficio aperto alla domenica o nelle occasioni in cui si ritiene opportuno: dunque vogliamo ampliare l’orario odi apertura».
- Il nuovo direttivo è su
I.
L'«Uliveto» in una raccolta poetica
(in mondo parallelo
pieno di umanità
SIENA RAVAZZINI
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ijnpiccolo libro*, poco più
che un opuscolo, in veste sobria, solo vagamente alasiva la copertina, edito
all Associazione culturale
* tancesco Lo Bue» (a cui
s;atno riconoscenti per l’iniaativa) uscito a febbraio: è
'»mdildana Vignolo sulla
là dell’Uliveto, la «grancasa bianca» della collina
userna San Giovanni.
® 1 apparenza è modesta il
'»»tenuto è di grande valore:
Pi'osa poetica priva di
' ènfasi, l’educatrice trat»traverso vari «ritratj capiti, nel pieno rii ° “Stella loro dignità, il
conoscenza e di
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da lei stessa taticosacompiuto.
Mondo sconcertante al priiìilf palio: «Quando sono
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bentrato ad anno già avviato e
dunque è difficile impostare
un’attività nuova, cercare i
necessari finanziamenti. Ci
sono tuttavia progetti e ipotesi per il 1994 in linea di
continuità col passato o altre
novità?
«I finanziamenti più importanti ci arrivano dal Comune
e dall’Apt e ci consentono
appena di mantenere l’ufficio
aperto. Altre richieste di contributo le abbiamo presentate
ma non ne sappiamo gli esiti;
perciò stiamo muovendoci
sulla linea di organizzare
manifestazioni sostanzialmente in grado di autofinanziarci. Sul piano delle attività, finito il periodo dei concorsi pianistici, stiamo provando a organizzare un concorso per cori; nella zona
c 'è una forte tradizione in
questo campo (basti pensare
che solo a Torre esistono ben
quattro corali) per cui in ottobre proporremo un concorso diviso in due settori, uno
di canto polifonico rinascimentale e uno di canto popolare. Ci auguriamo di avere
un buon successo; noi prevediamo ¡’affluenza a Torre
Pellice di 15-20 cori il che
vorrebbe dire diverse centinaia di persone e un certo
interesse intorno alla manifestazione».
- Qualche passo in avanti
sul sentiero delle novità, un
rapporto forse più attento con
le numerose realtà locali,
specie quelle che già si muovono nella linea di proporre
manifestazioni; e il rapporto
con gli esercenti e i commercianti? Si sente abbastanza frequentemente parlare di
Torre Pellice come di un paese caro, il che pare in contrasto con una volontà di rilancio turistico...
«Effettivamente si notano
in paese dei prezzi abbastanza elevati; essendo a mia
volta, da poco tempo, anch ’io
commerciante devo anche fare i conti con elevati costi anche per le attività economiche, per la gestione quotidiana. Che poi qualcuno cerchi
anche di approfittare della situazione di zona turistica è
anche possibile. Probabilmente una effettiva mentalità
da paese turistico deve ancora essere costruita...».
me». Via via ci lasciamo condurre nella lettura e avviciniamo anche noi il «bambino
mai amato» che «può perdersi nei meandri della malattia
mentale», ci troviamo accanto a L., «dominata dall’ansia
(...) piccola creatura in cerca
di coccole», ci sentiamo avvolgere anche noi dal silenzio
del bambino autistico chiuso
nella sua piccola «fortezza
vuota» (per dirla con il titolo
di un celebre saggio di Bruno
Bettelheim in proposito). Poi
vediamo «lunghe dita affusolate [che] sembrano parlare»
e rimaniamo anche noi attoniti di fronte al dolcissimo
scambio d’affetto espresso in
un lungo, reciproco sguardo
tra F. e un cavallo che pare
aver capito tutto.
E allora anche noi comprendiamo che «nel mondo
dei forti/ i più deboli si perdono per strada» e un po’ alla volta, seguendo la lettura,
ci sentiamo così coinvolti da
poter dire con Idana «Quando
ti osservo da fuori sei un
bambino malato. Quando ti
guardo da dentro sei il mio
fratello più piccolo».
Leggiamo con umiltà questa preziosa pubblicazione,
noi «savi» a cui è dato il bene
di leggere e leggiamola in
molti, interrompiamo per un
attimo la nostra fragorosa vita
teledipendente per ascoltare i
suoni, le voci, i silenzi degli
ospiti della grande casa bianca, dove vive un mondo parallelo.
(*) Idana Vignolo: Un mondo parallelo. Torre Pellice, Ass.
culturale «F. Lo Bue», £ 10.000,
Un nuovo spazio culturale a Pinerolo
Stranamore: incontro
tra le generazioni
PIERVALDO ROSTAN
Da poco più di un mese è
stato aperto a Pinerolo
uno spazio di incontro, di
proposta culturale e musicale; si trova in via Pignone 61
ed è gestito dall’associazione
culturale «Stranamore». Lo
spazio si trova in una cascina
che si trova in quella periferia che lentamente sta per essere fagocitata dall’espansione urbanistica della città. Due
locali abbastanza ampi: uno
adibito ad attività ricreativa
come la birreria e l’altro ad
attività culturali.
«È un periodo - spiega
Emilio Gardiol, uno dei promotori dell’iniziativa - in cui
c 'è un forte bisogno di spazi
per incontrarsi, non solo per
puro divertimento ma anche
per discutere e confrontarsi.
Ci si trova fra amici ma si discute anche delle trasformazioni sociali, di politica, il
tutto senza rinunciare a divertirsi».
Ma come nasce quest’idea?
Chi sono i promotori? Sono
forse, ad esempio, ex sessantottini che cercano di parlare
alle ultime generazioni? «C’è
anche questa componente. Ci
.sono comunque persone che
vengono da percorsi molto
diversi. Il gruppo è abbastanza eterogeneo e questa, in
fondo, è una ricchezza. Non
vogliamo fare forzature unificanti ma, pur muovendoci in
un ambito che potremmo dire
progressista, cerchiamo di
superare quelle passività tipiche di questa società dominata dalla televisione».
Quali sono state le prime
iniziative dell’associazione?
«Ci siamo rivolti in particolare ai giovani; il sabato sera
suonano gruppi locali e non;
il venerdì puntiamo su iniziative di carattere culturale come presentazione di piccole
case editrici o di libri, serate
musicali legate però a problemi particolari (America
Latina, Palestina...). Si tratta
di modi di affrontare determinati problemi senza ricorrere necessariamente alle
conferenze».
Negli spazi di Stranamore
si possono trovare i classici
giochi di società, ma si possono anche incontrare quelle
persone che per molte ragioni
hanno una memoria da tramandare, dall’operaio al partigiano, ed è in questo terreno
di incrocio di culture, di generazioni e di esperienze che
si tenta una nuova esperienza. «Senza soluzioni magiche
- conclude Emilio Gardiol ma nella consapevolezza che
per coinvolgere i più giovani
in determinate esperienze occorre saper puntare anche su
linguaggi e formule nuove.
Altrimenti sarà molto difficile
avvicinare i giovani, non solo
ai nostri ideali, ma anche ai
tentativi di analisi sociale e
culturale del nostro tempo».
Per partecipare alle attività
di Stranamore occorre diventarne soci; sono in vendita le tessere di iscrizione al
prezzo di 15.000 lire. Le serate culturali sono comunque
aperte a chiunque sia interessato agli spettacoli o alle serate musicali.
Un intervento sulle elezioni
Il voto dei valdesi
GIOVANNI GÖNNET
I risultati elettorali del 2728 marzo scorso nelle cosiddette valli valdesi devono
essere esaminati con cura,
specialmente in chiave geopolitico-confessionale. Un
primo tentativo lo ha fatto
Piervaldo Rostan nel n. 14
dell’8 aprile. Dopo aver notato che il Pds è il primo partito
in una decina di Comuni, di
fronte alla Lega Nord che
avrebbe sfondato soprattutto
in vai Chisone e in vai Germanasca, Rostan si fa due domande piuttosto sconcertanti:
1) Come mai i giovani sono
andati prevalentemente a destra? 2) In quale modo si è
qualificato il voto valdese?, e
termina con l’immancabile
interrogativo: «Ma chi è valdese ormai solo di nome?».
Intanto dovremmo chiarire
una volta per tutte quali siano
i Comuni che potremmo definire tipicamente valdesi:
quelli tradizionali, con un bel
tempio al centro o alla periferia del capoluogo? Una grossa domanda, a cui è difficile
rispondere con obiettività, vista l’attuale non omogeneità
delle popolazioni locali.
Ne tento comunque un elenco, procedendo a arco dalla vai Pellice alla vai Germanasca, passando per il fronte
collinare a Sud-Ovest di Pinerolo e risalendo la bassa
vai Chisone; Bobbio Pellice,
Villar Pellice, Torre Pellice,
Angrogna, Rorà, Lusema San
Giovanni (in particolare sulla
sponda sinistra del torrente).
San Secondo (in particolare
nella sua parte collinare),
Prarostino, San Germano,
Pramollo, Inverso Pinasca,
Pomaretto, Perrero, Salza,
Massello e Prali.
In questi 16 comuni i votanti, le schede bianche o
nulle e i voti validi sono stati
rispettivamente: Camera uninominale: 18.800, 1.401 e
17.399. Camera proporziona
le: 18.811, 1.711 e 17.100.
Senato: 16.763, 1.096 e
15.667.
Ora, prendendo in considerazione solo i candidati più
votati sia per la Camera (Malan e Bouchard) che per il Senato (Bonansea e Coi'sson),
abbiamo la seguente tabella:
Camera; Bouchard voti 7.409;
Malan 7.120. Senato: Coi'sson
voti 6.208; Bonansea 5.220.
Da ciò risulta che, almeno
alle Valli, Bouchard e Co'isson hanno preso più voti (rispettivamente 289 e 988) rispetto ai loro rivali, che invece nei rispettivi collegi hanno
avuto la maggioranza e sono
divenuti deputato e senatore.
Detto ciò, vediamo in quale
modo i votanti di quei 16 Comuni hanno espresso le loro
preferenze politiche. Esaminando i risultati alla luce della tabella relativa alla Camera
(proporzionale) vediamo che,
se è vero che il Pds ha avuto
la maggioranza in 9 Comuni
(Bobbio Pellice, Inverso Pinasca, Massello, Pomaretto,
Pramollo, Prarostino, Rorà,
San Germano e Torre Pellice)
tuttavia, se si sommano rispettivamente le forze del polo progressista e quelle del
«polo delle libertà e del buon
governo» si deduce che solo
6 Comuni (Massello, Prali,
Pramollo, Rorà, Salza e San
Germano) hanno scelto il primo, mentre gli altri 10 hanno
preferito il secondo.
Di fronte a questi risultati
sarebbe interessante fare
un’ulteriore indagine per riuscire a capire come i votanti
di quei 16 Comuni si potrebbero qualificare dal punto di
vista geo-confessionale, sulla
base di una classificazione
che vedrei congegnata nei 5
gruppi seguenti; valdesi convinti; valdesi solo di nome;
laici puri e semplici; cattolici
solo di nome; cattolici convinti.
Ecco una bella indagine per
i nostri ricercatori locali.
In concerto a Torre Pellice e a Pomaretto
Un coro giovanile
che sa coinvolgere
GII elementi del coro «Seineckerkantorei»
Le comunità di Torre Pellice e di Pomaretto hanno ospitato, l’8 e il 9 aprile nei rispettivi templi, il coro giovanile «Selneckerkantorei» di
Hersbruck (Norimberga) per
un concerto.
Il coro, che era in visita alle
Valli, ha presentato un repertorio che comprendeva
spiritual, gospel e nuovi canti
di chiesa, intervallati da brani
di musica sacra interpretata
da un gruppo di ottoni facenti
parte del gruppo stesso. Gli
oltre 50 componenti del coro
e il direttore Karl Schmidt
hanno intrattenuto il pubblico
con canti dal ritmo coinvolgente e pieno di vitalità e con
una perfetta fusione armonica
delle voci. Le occasioni per
apprezzare concerti del genere, dove i protagonisti sono
tutti giovani fra i 15 e i 28 anni, sono rare ed è ancor più
raro trovare dei giovani che
abbiano la passione, ma anche la voglia di impegnarsi,
per un certo tipo di musica
che vuole anche dare un messaggio e non soltanto essere
occasione di svago per chi
ascolta.
E stato dunque con allegrezza che abbiamo incontrato e conosciuto il coro di Hersbruck; l’augurio è di poterli
nuovamente ospitare o magari di poter contraccambiare la
visita con un gruppo di giovani delle Valli.
10
PAG. IV
L* Eco Delle "^lli \àldesi
Alimentazione e mangiare sano
La ciotola
d^argilla
VALERIA FUSETTI
La borraggine
È una pianta diffij^a in
tutti gli orti delle valli. Oltre agli usi di cucina, di cui
scriveremo più avanti, è
utile anche per una piccola
farmacia domestica. Le sue
proprietà medicinali variano secondo i periodi di
vegetazione. La pianta raccolta molto giovane ha proprietà emollienti per la
quantità di mucillagine che
contiene. Raccolta in fiore
è depurativa e sudorifera,
mentre nella piena maturità
vengono esaltate le proprietà diuretiche. Tutta la
pianta si si utilizza per uso
sia interno che esterno.
Uso interno; infuso
(emolliente, espettorante,
sedativo della tosse) 1 cucchiaio lasciato in infusione
in acqua bollente per almeno 10-15 minuti. Filtrare,
dolcificare con miele e
prenderne 3 o 4 tazzine da
thè al giorno. Decotto (diuretico e depurativo): un
cucchiaio di foglie secche e
sminuzzate messe a bollire
in una tazza d’acqua per alcuni minuti. Lasciare riposare coperto e berne due o
tre tazze al giorno. Sia l’infuso che il decotto vanno
bevuti lontano dai pasti.
Uso esterno: gli infusi
ottenuti facendo macerare 2
o 3 cucchiai della pianta essiccata e sminuzzata (la
parte aerea: fiori, foglie e
fusto) possono essere efficacemente usati per cataplasmi emollienti in casi di
arrossamenti della pelle, di
foruncolosi o di prurito fastidioso.
La borragine si presta
anche a vari usi in cucina.
Nelle
Chiese
Valdesi
BOBBIO PELLICE —
Venerdì 29 aprile, alle
20,30 nella saletta, si svolgerà rincontro del Concistoro con i ragazzi del primo biennio e del terzo anno di catechismo.
ANGROGNA — Domenica 1° maggio, con inizio
alle 9,30 avrà luogo, nella
sala unionista, la terza assemblea di chiesa dell’anno; all’ordine del giorno la
lettura e discussione della
relazione morale ’93-94 e
delle relazioni dei comitati
delle strutture ricettive e la
presentazione dei lavori da
eseguire entro l’anno.
VILLAR PELLICE —
Domenica 1° maggio, alle
10,15, durante il culto, si
svolgerà un’assemblea di
chiesa per la lettura della
relazione morale e finanziaria del concistoro e la
nomina dei deputati alla
Conferenza distrettuale e al
Sinodo. MASSELLO —
Domenica 1° maggio, alle
11, si terrà l’assemblea di
chiesa per la relazione finanziaria e la nomina dei
deputati al Sinodo e alla
Conferenza distrettuale.
PERRERO-MANIGLIA — Domenica 1°
maggio, alle 15, presso i locali della chiesa di Ferrerò,
si svolgerà l’annuale bazar;
intervenite numerosi!
• Domenica 15 maggio,
alle 10, culto unico a Ferrerò con assemblea di chiesa
per la relazione morale e
deputazioni alla Conferenza distrettuale e al Sinodo.
SAN SECONDO —
Domenica 1° maggio alle
10 è convocata l’assemblea
di chiesa per l’elezione dei
deputati alla Conferenza
distrettuale e al Sinodo, di
un cassiere e di eventuali
anziani.
PINEROLO — Sabato
7 maggio, alle 17, presso i
locali della chiesa valdese
in via dei Mille, proseguiranno gli incontri teologici
«Giovanni Miegge»; è prevista la riflessione sui capitoli XIII e XIV del terzo libro dell’Istituzione cristiana di Giovanni Calvino.
Cantavalli a Inverso Rinasca
Quatuor d'Achille
Il Cantavalli approda sabato 30 aprile a Inverso Finasca
dove, presso gli impianti della Fro Loco, si esibirà il
gruppo francese Quatuor
d’Achille. Il quartetto ripropone musica tradizionale
del Nivernais, terra collinare
al centro della Francia, crocevia di differenti influenze
culturali, che hanno favorito
la formazione di un ricco patrimonio espressivo. La zona,
in particolare, ha trovato in
Achille Millien, poeta di inizio secolo, un ricercatore appassionato e instancabile che
ha saputo raccogliere circa
2.600 testi di canti e musiche
ed è a questo lavoro che il
gruppo si richiama miscelando i suoni di ghironda, cornamusa, violino, organetto, clarinetto. Il gruppo è nato come
duo, formato da Dominique
Forges, professore di ghironda, e da Fhilippe Foulet, eletto «maître sonneur» al festival di Saint Chartier.
Ai due si sono uniti recentemente i fratelli Emmanuel e
Frédéric Faris, musicisti notissimi in Francia, che arricchiscono il gruppo di organetto, cornamusa e clarinetto;
presenteranno un repertorio
di bourrées, marce e «rondes» cantate.
iPORT
CALCIO — Dura esattamente sette giorni il terzo posto del Finerolo nel campionato dilettanti; domenica sul
campo della Valenzana i
biancoblù hanno subito l’ottava sconfitta di questo campionato in un incontro ricco
di reti ma anche di errori che
sono sovente risultati determinanti. Sono andati subito in vantaggio i padroni di
casa che al 12’ hanno raddoppiato. Nel giro di pochi
minuti i pinerolesi hanno
però accorciato le distanze
con Fallito, rischiato il tracollo quando gli alessandrini
hanno mancato la trasformazione di un calcio di rigore e
ancora sfiorato il pareggio. 11
2 a 2 è venuto al 66’ con un
tiro un po’ fortunoso di Quaranta e tuttavia la squadra di
casa si è riportata immediatamente in vantaggio con Finardi. Un 3 a 2 che lascia intatte le speranze del Finerolo
di aggiudicarsi il terzo posto;
domenica le due contendenti
saranno entrambe in trasferta:
il Finerolo a Sarzana e il Rapallo a Sanremo.
PALLAVOLO — È sempre più vicina la serie A2 per
la formazione pinerolese
femminile; sabato scorso le
ragazze di Mina sono andate
a vincere alla grande a Rapallo (3 a 0) proprio nella giornata in cui le dirette avversarie del Castellanza sono uscite sconfitte con un netto 3 a 0
nella trasferta di Fistoia. A
questo punto solo uno .scivo
lone incredibile potrebbe privare la squadra di una promozione che dovrebbe già arrivare sabato prossimo nel
confronto casalingo con la
già retrocessa Bieffe Cuneo;
inizio al palasport di via dei
Rochis alle ore 21.
Brutta sconfitta casalinga
invece per i ragazzi deifi Olympus che sono stati battuti per 3 a 1 dal Codigoro che
li ha raggiunti in classifica.
Continua la serie positiva
dell’Antares nel campionato
femminile di Cl; anche il Copar Novara è stato superato
col classico 3 a 0 dalle pinerolesi che rafforzano la loro seconda posizione in classifica.
Sabato 23 aprile, alla palestra di Luserna San Giovanni,
si sono disputate le finali dei
tornei amatoriali maschile e
femminile «Storello» e «Baudrino». Fer il torneo maschile
il successo è andato al 3S Luserna davanti al Finerolo e al
Dsa Meridiano; fra le ragazze
la vittoria è stata del Maxisconto Cavour davanti al Villafranca e al Cercenasco.
Migliori atlete fra le ragazze sono state giudicate Silvia
Racca (Villafranca, palleggiatrice), Katia Giraud (Forte,
schiacciatrice). Elisa Bounous (Luserna, giocatrice).
Fra i ragazzi il miglior palleggiatore è risultato Gianni Bariilari (Finerolo), il miglior
schiacciatore Silvio Feyronel
(Luserna) e il miglior giocatore Andrea Ricca (Luserna).
Nel memorial «Ferrazza»
CAMPI ALLA CA D’LA PAIS
Bagnoou di Angrogna - Estate 1994
27-31 luglio
8-11 agosto
12-18 agosto
per bambini/e della 3-, 4-, e
5- elementare. £ 100.000.
per bambini/e dell’ultimo anno scuola materna e 1^ e 2^
elementare. £ 80.000.
per ragazzi/e della 1-, 2- e 3media. £ 120.000.
Le iscrizioni si ricevono entro il 31 maggio presso:
I campo: Sheila Katouzian tei. 930703 e Marco Fraschia tei. 933193.
II campo: Sandra Rostan, tei 932935 e Marinella Lausarot, tei. 932969.
Ili campo: Massimo Long, tei 953107
under 16, questi gli ultimi risultati: Vigone-San Secondo
0 a 3; Barge-Vigone 3 a 0; La
Torre-Barge 0 a 3; La TorreBricherasio 0 a 3. In classifica il San Secondo ha 8 punti
seguito da 3S Nova Siria 6,
Fiossasco e Barge 4, Bricherasio e Vigone 2, La Torre 0.
PALLAMANO — La
squadra lusernese, nonostante
una buona prestazione collettiva, non supera la fase di Rivoli con il torneo triangolare
valido per l’accesso ai play
off. Opposta a Rivoli e Città
Giardino, la formazione lusernese ha fallito fiobiettivo
per un solo punto, una rete di
differenza che ha consentito
l’accesso alla fase finale al
Città Giardino. Forse determinanti sono state le assenze
per infortunio di alcuni giocatori importanti, ma considerando il minimo scarto della prima classificata, i ragazzi
di Pelissero avrebbero potuto
comunque raggiungere il risultato. Terminata questa stagione di certo non esaltante,
il 3S Graphicart parteciperà
ai tornei regionali e alle
manifestazioni organizzate in
vista della prossima stagione
agonistica.
Intanto si è disputata a Torino la fase interprovinciale
dei campionati studenteschi
di pallamano femminile.
L’Istituto alberghiero di Pinerolo è stato sconfitto per 4
a 3 dall’istituto tecnico «Pasetti» di Nizza Monferrato al
termine di un incontro di
scarso valore tecnico. Ottima
la partita del portiere pinerolese Silvia Fossetto.
CALCIO E SOLIDARIETÀ — All’interno della
settimana della solidarietà
promossa dal Comune di Pinerolo, sabato 30 aprile, alle
15, al campo sportivo Barbieri verrà disputata una partita
fra i ragazzi del Finerolo e i
ragazzi dell’ex Jugoslavia.
SCI A FRALI — Grazie
anche ad alcune abbondanti
precipitazioni, sarà possibile
sciare a Frali anche nel mese
di maggio, limitatamente ai
fine settimana quando verranno messi in funzione tre
impianti di risalita. La neve,
abbastanza bagnata, supera
in quota abbondantemente il
metro.
VENERDÌ 29 APRILE
28 aprile, giovedì — PINEROLO: Nell’ambito del
corso di formazione al volontariato ospedaliero proposto
dall’Avass, alle 20,30 al
Centro sociale di via Lequio,
don Rivoiro parlerà sul tema
Il problema del senso e della relazione di fronte alla
malattia e alla morte.
28 aprile, giovedì — PINEROLO; Per la «settimana
della solidarietà», alle 21, nel
salone dei Cavalieri in viale
Giolitti, vi sarà un incontro
pubblico su La famiglia nella società islamica.
29 aprile, venerdì —
TORRE PELLICE: L’assemblea generale dei soci
della Cooperativa operaia di
consumo di Torre Pellice è
convocata per le ore 21; in
esame le relazioni del Consiglio di amministrazione e del
collegio sindacale e il bilancio del 1993.
29 aprile, venerdì — SALUZZO; Alle 18, nella sala
Verdi della Scuola di alto
perfezionamento musicale in
via dell’Annunziata, verranno presentati gli atti del convegno internazionale di studi
su Sentieri della libertà e
della fratellanza ai tempi
di Silvio Pellico. Interverranno Fon. Armando Corona, il prof. Gérard Dufour
dell’Università di Provenza,
il sen. Giuseppe Fassino, il
prof. Aldo Mola e il direttore
del museo di Brno, Dusan
Ulhir.
1° maggio, domenica —
PINEROLO: Alle 20,30,
nel’auditorium di corso Piave, si svolgerà un concerto
rock di gruppi pinerolesi.
3 maggio, martedì — RADIO BECKWITH: Alle 21
prende il via un nuovo programma musicale dal titolo
«A tutto jazz» che verrà trasmesso a cadenza settimanale
dalle 21 alle 22.
4 maggio, mercoledì —
TORRE PELLICE: Alle
20,30, presso il Centro d’incontro di via Repubblica, si
svolge la riunione mensile
del gruppo Diapsigra sul disagio psichico.
PINEROLO — Venerdì
29 aprile, alle 21, presso l’auditorium di corso Piave, la
compagnia teatrale «Santi e
brigant» proporrà lo spettacolo «Prima dell’alba», un lavoro teatrale particolarmente
rivolto al giovane pubblico
delle scuole medie inferiori
ed elementari.
TORRE PELLICE —
Sabato 30 aprile, alle 21,
presso il salone Opera gioventù di via al Forte,
nell’ambito della rassegna di
teatro dialettale, la «Compagnia d’I ciabòt» di Fiossasco
presenta la commedia in tre
atti di Alfredo Testoni, adattata da Erminio Macario,
«Einestre sul Po».
RORÀ — Sabato 30 aprile, alle 20,45, presso la sala
delle attività della chiesa valdese, il Gruppo teatro di
Rorà presenta la commedia
brillante in tre atti di Alberto
Rossini «Madama rompaciap». Una seconda rappresentazione è prevista per sabato 7 maggio alla sala del
Coppieri di Torre Pellice.
ANGROGNA — Sabato 7
maggio, alle 20,45, presso la
sala unionista di San Lorenzo, l’Unione giovanile valdese di San Secondo presenta
la commedia in tre atti di
Franco Roberto «Non c’è posto per gli angeli».
SERVIZI
USSL 42
CHISONE - GERMANASCh
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva.
Ospedale valdese, Pomareti,^
tei. 81154.
DOMENICA 12 MAGGIO
Viilar Perosa: Farmacia De
Paoli - Via Nazionale 29 tei
51017 ’ ■
Ambulanze:
Croce verde, Perosa: tei. 81000
Croce verde, Porte : tei. 201454
USSL43-VALPELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 12 MAGGIO
Bricherasio: Farmacia Ferraris - via Vitt. Emanuele 83/4
tei. 59774
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 91996
Croce Verde - Bricherasio, tei
598790
USSL 44-PINEROLESE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, Finerolo, tei,
2331
Ambulanza:
Croce Verde, Pinerolo, tei.
22664
Cinema
TORRE PELLICE-11
cinema Trento propone, venerdì, ore 21,15, America
oggi; sabato, ore 21, domenica, ore 14,30, 18, 21,20, lunedì, ore 21, martedì, ore 21,
Schindler’s List.
dalle ore 8 alle 17, presso idistretti.
gersi presso Baudissone,
011-4377732 ore serali.
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via Pio V, 15-10125 Tonno
Tel. 011/655278
Via Repubblica, 6 -10066 0
re Pellice (To)
tel/fax 0121/932166
Sped. in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con
non può essere venduta .gj
Reg. Tribunale di
Resp. Franco Giao^PSdovì
Stampa: La Ghisleriana Mondo
Una copia L1 -300______
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BARGE — Il cinema Comunale ha in programma:
venerdì, Benny e Jonn; sabato Amore con interessi, domenica, ore 14,30, 16,45,15
e 21,15, Nel nome del padre,
lunedì, ore 15,15, 17,15,
19.15, 21,15, martedì, gio;
vedi II silenzio dei
prosciutti; feriali ore 21,15.
PINEROLO — La multisala Italia ha in programma,
fino al 27 aprile, nella sala
«2cento», Schindeler’s Listi
feriali spettacolo unico alle
21.15, festivi ore 14,30,
17,50, 21,15. Non è ammesso
l’ingresso a spettacolo iniziato. La sala «5cento» propone,
fino a mercoledì 27,
delphia; sabato 20, 22,3b,
domenica 15, 17,30 , 20,
22,20; feriali 20, 22,20.
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Tel. 0121-40181.
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PAG. 7 RIFORMA
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riono presidente del ConsiSdio d’istituto del Liceo
Sdfico statale di Trento. In
Imbre non ho potuto fare
ffleno di appoggiare 1 auto; da parte degli studen
dalla protesta contro il
Jervolino, facendo appare a unanimità dal ConLlio un documento di ade«one alle forme e ai contenuti
iella protesta e scrivendo in
ucritoperi due quotidiani locali (non posso non pensare
fliiando assisto alla lesione di
¡¡Bdiritto al sogno di M. L.
lliBg: //wve a Dream , sogno
die un giorno bianchi e neri,
protestanti e cattolici, ebrei e
jiBSulmani, ricchi e poveri,
tutti possano insieme cantare,
mano nella mano, fianco a
fianco liberi!, finalmente liberi, liberi dalle intolleranze, dall egoismi deir uomo, dai limiti che l’io impone).
Ma gridare insieme implica
10 stare insieme, la possibilità
di incontro, e la possibilità di
incontro oggi è data dalla
scuola pubblica, scuola di tutti e per tutti, dove tutti i giovani vivono insieme, sotto
an’imparziale guida, con
esperienze che li avvicinano,
die li formano, li fanno crescere e rendere aperti, però
anche critici verso tutte le
reÉà, di qualsiasi colore, che
11 circondano. Penso che non
c’è periodo più bello che
ognuno di noi ricordi che
quello della scuola, passato
insieme fraternamente, senza
guardare al colore della pelle,
all’estrazione sociale, senza
pensare di crearsi un posto al
sole, al dio soldo.
Seinbra che quest’epoca
sarà ricordata come quella
della follia, per gli integralismi che si succedono, e si
continua su questa strada. La
possibilità di una varietà di
scuole private, in cui lo stato
intervenga ugualmente come
nella pubblica, non può che
porre steccati fra i giovani,
creare integralismi. Le chiese
sono state di sostegno allo
stato in passato, nel campo
dell’istruzione, quando lo stato era quasi assente, specie
nel meridione, prendendo una
posizione contro l’analfabetismo. Oggi una confessione di
fede che produca giustizia
non può prescindere dall’affrontare il problema della
scuola nel rispetto della diversità e favorendo rincontro fra
i vari gruppi etnici, religiosi...
per rendere i giovani liberi.
Prodighiamoci affinché i
nostri figli conoscano l’ateo,
l’ebreo, il musulmano..., l’educazione e la formazione religiosa sono di competenza
delle famiglie e dei religiosi, a
cui tocca proporre la Parola.
Dove le esperienze umane
non vengono rispettate ugualmente non c’è libertà né democrazia. La scuola deve rispecchiare la pluralità dell’
esperienza umana. I genitori
devono adoperarsi perché il
bisogno di dialogare espresso
dai ragazzi sulla scuola del
futuro non cada nel vuoto, affinché l’esperienza di esprimere il proprio pensiero in libertà e di impegnarsi perché
qualcosa cambi in positivo
possa trovare una concreta risposta e possa servire da incentivo per la continua realizzazione della libertà come
uguaglianza reale nell’esercizio del diritto.
XXV Aprile
Uesempio
GIANNI ROSTAN*
Il 25 aprile è certamente un
giorno di ricordi, un momento in cui si risale con la
memoria ad una svolta essenziale nella storia del nostro
paese. Ricordiamo i principi
sui quali si è fondata la Resistenza che poi si è cercato di
trasmettere al nuovo stato.
Principi di libertà, di giustizia, di solidarietà, di modernità, di democrazia, di cultura, dopo anni di intolleranza e
di prepotenza. Principi che
negli ultimi anni sono stati disattesi e offesi, traditi, e che
non abbiamo saputo difendere a sufficienza.
Forse siamo abituati a pensare che tutto (la chiesa, lo
stato) è «sempre da riformare» per cui la novità non ci
spaventa in quanto tale. Di
novità ne abbiamo certamente
avute una bella quantità ultimamente, forse non tutte positive e quindi ci domandiamo cosa dobbiamo fare noi,
come comportarci. Si cerca
un riferimento.
Oltre al riferimento che dovrebbe essere «normale» per
un credente, Gesù Cristo e la
sua Parola, forse possiamo o
dobbiamo tornare a sognare
quello che hanno sognato i
nostri padri: un paese di donne e uomini liberi e non condizionati in modo più o meno
subdolo, un paese dove la
giustizia sia conosciuta e
amata, un paese dove la solidarietà prenda il posto dell’egoismo, un paese moderno,
civile, democratico, dove la
coscienza dei singoli non sia
vilipesa, dove non ci sia chi
conta di più perché ha più
soldi o è più furbo.
Raccogliamo l’esempio che
ci è stato dato dalla generazione che ci ha preceduto: vale la pena lottare per uno stato nuovo anche se ciò può costare sacrifici e fatica.
* moderatore
della Tavola valdese
Dichiarazione comune dei sei parlamentari evangelici
Democrazìa e laicità dello stato
mobili
i vari.
Chiesa
Passa
diplo
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[orino.
Rivolle, tol
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occasione dell’apertura
nuovo Parlamento i sei
^o^entari evangelici handiffuso una dichiarazione
il cui testo pubbli‘^lamo qui di seguito. La dilazione è stata sottoscrityai deputati Lino De Be(progressista. Genova),
yo Maian (Lega Nord. Pi^^rnenico Maselli
^^r:ca), RosaCnn n° (P’’0gressista, Isola
ijfn Valdo Spini
jj Firenze) e del
a ore progressista Paolo
(Firenze).
rappresentanti di
iioco L culturale e reli
ha contribuito alla
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'***la amministrazione
'*tsaria o ®®mune, con la neornpetenza e in uno
spirito di sobrietà e di rigore
morale. A questo corrisponde
la nostra convinzione di fede
che non esista altro assoluto
che la signoria del Cristo vivente sulla nostra vita personale, per la quale siamo resi
liberi per agire nella società
secondo responsabilità e ragione, e che allo stato spetti,
secondo l’ordinamento divino, di assicurare la giustizia e
la pace nel quadro delle cose
ragionevoli e possibili.
L’azione politica si dovrà
pertanto proporre di assicurare al maggior numero di per.sone il maggior bene possibile: nel rispetto assoluto dei diritti umani, con particolare attenzione ai diritti dei non protetti e di ogni minoranza; nel
rispetto della eguaglianza,
formale e sostanziale, di ogni
uomo e donna; nel rispetto
della sfera privata di tutti; e
infine nell’impegno per la pace e l’ordine internazionale,
chiamando ogni cittadino a
collaborate volenterosamente
e con spirito costruttivo al bene pubblico.
Nel concreto, possiamo avere, e abbiamo, posizioni politiche diverse in quanto abbiamo la libertà di assumere
posizioni e seguire politiche
differenti, a seconda delle valutazioni che ciascuno di noi
dà dei mezzi da ritenere idonei allo scopo, e dei diversi
ordini di priorità, nella vo
Le procedure per cambiare la Carta della Repubblica italiana
Convivenza e Costituzione
STEFANO SICARDI*
lontà di collaborare, in uno
spirito di servizio disinteressato (come semplici cittadini
e come parlamentari), per il
bene del nostro paese e della
società umana».
Stiamo vivendo un periodo
di grandi e rapidi cambiamenti: abbiamo assistito alla
decapitazione di vecchi leader, alla trasformazione del
quadro politico, al nascere di
nuove maggioranze e alla concitata ricerca di nuovi equilibri da contrapporre a quelli di
ieri. Gran parte delle istituzioni, e in alcuni casi delle stesse
coordinate di fondo, che hanno regolato e scandito la nostra convivenza negli ultimi
quarant’anni sono duramente
poste in discussione. E ovvio
che, in questo contesto, si affacci il problema della Costituzione e, prima ancora del
problema dei suoi contenuti,
quello del suo significato.
Credo si debba partire da
tre domande per affrontare
questo problema; verso che tipo di convivenza vogliamo
andare? Fin dove possiamo
spingerci nelle contrapposizioni e diversità? A quale modello di formazione delle regole costituzionali dobbiamo
guardare? Nel formulare queste domande ho usato il
«noi», non certo perché penso
che esse impongano una sola
ferrea risposta, ma perché sono fermamente convinto che,
se le risposte fossero inconciliahili, alla prospettiva del
«noi» (come cittadini italiani
finora parti di un patto comune) si sostituirebbe la prospettiva degli «uni contro gli altri», che è una strada oscura,
che può ustionare non solo i
perdenti ma pure i vincenti.
Veniamo alla prima domanda. C’è un significato «minimo» di convivenza; quello
che consiste nel dover stare
insieme, nostro malgrado,
perché non si può far diversamente, in uno spazio e in un
forzato destino comune, in un
clima di sorda ostilità, pronta
sempre a scoppiare in aperta
contesa. Ma nel suo significato più alto e più ricco dell’Occidente liberaldemocratico,
convivenza è ben altro che
«essere separati in casa»; è vivere, nella consapevolezza e
nella garanzia delle proprie
diversità (che arricchiscono
l’insieme), non un destino ma
un patto comune, con alcuni
grandi valori di fondo condivisi da tutti e alcune grandi
regole di fondo che garantiscano tutti.
Questa precisazione porta
alla seconda domanda. La
competizione e la differenzia
Nella «Collana della Facoltà valdese di teologia»
è uscito il n. 18
Gino Conte, Bruno Corsani, Johannes Damine,
Brunero GherardinI, Paolo Ricca,
Francesco Erasmo Sciuto, François Vouga
IL PLURALISMO
DELLE ORIGINI CRISTIANE
Scritti in onore di Vittorio Subiiia
a cura di Gino Conte
pp 220 + 8 tav. ili.ni f.t., L, 49.000
Volume di saggi scientifici riguardanti uno degli argomenti su cui si
è concentrata in modo particolare la riflessione del teologo Subiiia: il
pluralismo dì teologie nel cristianesimo primitivo e il ruolo ben presto
dominante assunto dal cosiddetto protocattolicesimo, già presente negli scrìtti tardivi del Nuovo Testamento. Come si chiede Paolo Ricca
nel suo saggio: perché hanno vinto i «chierici» nella chiesa antica? Oltre alla bibliografia, il volume comprende un profilo biografico e itinerario spirituale a cura di Gino Conte e un sermone esemplare del teologo che fu anche apprezzato predicatore.
ÊÊ mmedìtrice
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1-10125 TORINO
TEL, 011/668.98.04 - C.C.P. 20780102
La firma della Costituzione italiana
zione che, in versioni e accentuazioni diverse, sono il
lievito dei sistemi liberaldemocratici presuppongono, se
a tali sistemi ci si vuol continuare a richiamare, la consapevolezza e la ricerca di una
base comune.
Dell’«alternanza» si è fatto
un gran parlare come «regola
aurea» della democrazia. Non
è questa la sede per discutere
se si tratti di una affermazione
esagerata. Una cosa però è
chiara: senza un accordo di
fondo sui «foundamentals»,
come dicono gli anglosassoni
(senza cioè una base comune
di convinzioni e regole di
comportamento tra i competitori) mancano le «condizioni
prime» per una alternanza liberaldemocratica. Alternarsi
non può significare, per il vincente «spazzare il campo»
non limitandosi a perseguire
delle politiche ma cambiando
unilateralmente il quadro di
riferimento e imponendo solo
i suoi principi. Perché se si va
in questa direzione non si imbocca la strada dell’ alternanza
ma del puro e semplice cambio di «regime», non si imbocca la strada del ricambio
delle politiche, ma della «resa
dei conti».
Eppure il federalismo, anche nelle sue versioni più
«forti» (se tale vuol essere, e
non anticamera di qualcos’altro) esige una base comune;
quella base comune che porta
un cittadino del Nebraska a
sentirsi soprattutto statunitense, come un cittadino del Canton Ticino a sentirsi svizzero.
E veniamo ora ai problemi
della Costituzione, oggetto
della terza domanda posta.
Come ho già detto in apertura, era ineluttabile che il
«grande travaglio» che stiamo
vivendo coinvolgesse la Costituzione. Per tante ragioni:
in generale, la Costituzione è
la «regola prima» delle istituzioni ma anche della società,
la Costituzione è la registrazione degli assetti di fondo
sui contenuti e le procedure.
Inoltre la Costituzione italiana
vigente è il risultato di certi
valori, di certe opzioni organizzative e anche di un certo
momento storico. E ciò complica il quadro, perché da alcuni i valori che essa esprime
sono considerati tuttora validi,
per altri alcuni di quei valori
sarebbero da rivisitare, per altri ancora la Costituzione vigente viene complessivamente intesa come un simbolo del
«vecchio» da superare. E le
più o meno incisive proposte
di modifica del suo impianto
organizzativo (forma di governo, rapporti centro-periferia, ecc.) si intrecciano variamente con questi atteggiamenti di fondo.
In un contesto di questo genere la «grande tentazione»
che emerge da alcuni settori
dello schieramento vincente
alle elezioni politiche è quello
di mettere mano a una «Costituzione di lotta». Modificare
profondamente l’attuale Costituzione, o addirittura farne
una nuova, «contro qualcu
no», scambiando la maggioranza di governo per maggioranza di revisione costituzionale 0 addirittura per una
maggioranza costituente. Deve essere chiaramente detto
che questa non è la strada prevista nei sistemi liberaldemocratici, anche quando li si
comprende nella loro dimensione competitiva, che potrebbe essere la versione che stiamo faticosamente imboccando o, almeno, che i vincenti
alle elezioni affermano di voler imboccare. Nella liberaldemocrazia una cosa sono gli
indirizzi politici, altra cosa
sono i valori e le regole di
fondo. Su queste ultime occorre ricercare un altro tipo e
livello di consenso, non solo
quantitativamente, ma qualitativamente diverso da quello
necessario per investire una
maggioranza di governo.
Sarebbe troppo comodo replicare che le modifiche costituzionali (quand’anche partorite e votate in una stretta logica di maggioranza) sarebbero comunque sottoposte al referendum previsto dall’art.
138 della Costituzione, ricevendo così il «suggello» del
popolo sovrano. Il referendum
popolare sulle modifiche costituzionali (o, in ipotesi
estrema, su una nuova costituzione) è infatti, nei tanti ordinamenti costituzionali che lo
regolano o lo hanno regolato,
solo l’ultimo atto, certo importante ma non esclusivo, di
un procedimento ben più
complesso, nel quale l’obiettivo è proprio quello di limitare
la pura e semplice logica di
maggioranza.
Non conta l’atto finale, ma
«il prima», il come ci si è arrivati. A questo obiettivo mirano gli aggravamenti procedurali previsti in tutte le Costituzioni contemporanee per pervenire alla loro modifica: a
questo più vasto consenso si
deve tendere se non si vuole
tradirne il significato profondo. E a questo stesso obiettivo
mirano le stesse normative
elettorali stabilite nel nostro
secolo per l’elezione delle Assemblee costituenti, normative che, non a caso, prevedono
sistemi accentuatamente proporzionali.
Certo il coinvolgimento e il
consenso non si possono né si
devono tradurre in paralisi decisionale, in impossibilità di
cambiamento, ma nemmeno
possono essere svalutati come
qualche cosa di accessorio o
superfluo. Se si imbocca quest’ultima pericolosa scorciatoia si rischia di negare quel
«circuito virtuoso» proprio
delle liberaldemocrazie che
deve intercorrere tra convivenza e basi comuni da un lato e competizione, differenziazione e ricambio politico
dall’altro. Se si abbandona
questo «circuito virtuoso» si
apre la possibilità di «corti
circuiti», le cui scariche potrebbero fare, a tutti, molto
male.
* Docente di Diritto costituzionale all’Università di
I Torino
12
PAG. 8 RIFORMA
Cultura
VENERDÌ 29 APRII c
Il poeta e drammaturgo Bertolt Brecht (1898-1956)
LETTERATURA E POLITICA
LIBRI SCHIERATI?
ALBERTO CORSARI
Ma insomma, si può ancora dire che ci siano
scrittori di destra e scrittori di
sinistra? Queste domande
hanno percorso alcuni articoli
che il Corriere della sera ha
ospitato circa un mese fa.
Aveva iniziato, in un’intervista del 31 marzo, il critico
Geno Pampaioni sostenendo
che sì, ci sono nella nostra
storia letteraria esponenti di
una letteratura intrisa di «nazionalismo e vitalismo» (e
l’esempio addotto è quello di
Curzio Malaparte, che nonostante la sua successiva militanza comunista trasfuse questi sentimenti nelle sue opere)
e che d’altro canto «non si intendono scrittori come Carlo
Levi o Primo Levi senza riportarli alla sinistra». Va
considerato tuttavia, sostiene
Pampaioni, che ci sono i
grandissimi, i Proust, i Kafka,
che sfuggono a qualunque
forzato inserimento negli
schemi politici.
Il 1° aprile il romanziere
d’avanguardia nonché docente di letteratura Edoardo Sanguineti, il critico e teorico
Angelo Guglielmi e il critico
militante Ruggero Guarini sostengono la scissione tra idee
politiche e loro traducibilità
in letteratura. Per Sanguineti
«Pirandello, intenzionalmente scrittore di destra, ha però
funzionato e funziona come
autore fortemente critico di
cui si è giovata soprattutto la
cultura di sinistra. Egli è la
dimostrazione di come il criterio del realismo sia quello
che funziona nel qualificare
uno scrittore come “progressista”». L’intervista prosegue
con la menzione di Alberto
Moravia, il quale nelle sue
prime (e di gran lunga migliori) opere (dagli Indifferenti, 1929, a La noia, 1960)
avrebbe seguito il criterio del
realismo e avrebbe sostanziato «la sua collocazione di sinistra».
Ma allora occorre inseguire
l’attualità come condizione irrinunciabile per fare un discorso di progresso? Nella seconda metà degli anni ’60 il
regista Jean-Luc Godard contestò che si potessero fare
«film politici»: occorreva «fare film in maniera politica»;
agire cioè sulle forme, sulle
strutture. Conseguentemente
l’estetica che egli propose fu
basata sull’eredità del teatro
di Bertolt Brecht: spezzare
l’azione, bloccare alla fonte il
possibile coinvolgimento
emotivo dello spettatore (o
del lettore), costringerlo con
elementi non narrativi a riflettere a quello che accadeva in
sala o sullo schermo; obbligarlo a una visione critica della realtà. A dire il vero questa
strada l'aveva già aperta
l’espressionismo: il romanzo
Berlin Alexanderplatz di Alfred Dòblin (1929) interrompeva la vicenda del povero
Franz Biberkopf, uscito di galera, che diventerà senza rendersi conto una pedina del nazismo, con disegni di insegne
stradali, titoli di giornale, riassunti dell’azione.
Non è comunque, questa,
l’unica strada. Ci sono infinite
strade, che corrispondono a
infinite poetiche, che si sviluppano aU’interno delle correnti suddividendole in «sottocorrenti» o sottoscuole: il
neorealismo «nostalgico» di
Vasco Pratolini è lontano anni
luce da quello di Vittorini.
Qualcuno è più progressista
dell’altro? O di Italo Calvino?
Credo che si debba distinguere con molta cura quello
che è l’opera in sé dall’utilizzo che ne viene fatto; il quale
utilizzo, in una data fase storica e a determinate circostanze, può caratterizzarsi secondo le coordinate dell’impegno
politico, magari orientato in
un senso, e in un’altra fase
può, se non proprio cambiare
di segno, uscire momentaneamente dall’interpretazione politica. O può determinarla ma
solo entrando in relazione con
altri elementi, esterni al testo
e legati, per esempio, a chi lo
interpreta (la critica, benché
ultimamente bistrattata, esiste
ben per qualche motivo). La
letteratura che conta, che «resta», è sempre un’indagine
sulla realtà, sia quando si fonda sui canoni realistici sia
quando tocca corde più allusive o simboliche. Non può parlare che di realtà, anche quando si abbandona all’immaginazione più sfrenata e, perché
no?, alla fantascienza. Allora,
ogni volta che dice qualcosa
di utile a decifrare la realtà
del nostro mondo (magari
parlando della vita su un pianeta immaginario) è utile.
Personalmente (e la parola
va sottolineata) credo che ci
siano scrittori che possono
parlare per la sinistra (che è
cosa diversa dal dire che siano di sinistra) se la sinistra
intende utilizzare tutte le possibilità di conoscere il mondo
per eventualmente cambiarlo.
(Caso mai occorre vedere se
è ancora pensabile una qualche idea di progresso). Nella
direzione opposta credo che
vada la produzione artistica
che rinuncia a vedere la realtà o la dipinge come evidentemente non è. In questo
senso mi sembrano più utili
le foto della Benetton (le associazioni statunitensi dei familiari di malati di Aids hanno ringraziato per aver finalmente sollevato il problema)
che non gli spot natalizi di
dolciumi e spumanti (con
bambini bellissimi e famiglie
riunite a Natale tenendo a casa i nonni!) o le feline accelerazioni soiitarie di auto prestigiose che sappiamo invece
condannate al traffico. Ma,
ripeto, qui siamo nel campo
delle opinioni...
Pubblicato dalle Edizioni cultura della pace un saggio dedicato al filosofo francese
«Gagner la paix», parola d'ordine di Maritain
EMANUELE REBUFFINI
fY a democrazia può es
«M^ sere impacciata, inetta, incoerente, esposta a tradirsi da sola cedendo all’istinto di fiacchezza o a
quello della violenza oppressiva. Ciò nonostante la democrazia è la sola via per cui
passano le energie progressive nella storia umana» (J.
Maritain).
Epoca di crisi, la nostra,
quindi epoca di riscoperta di
quei filosofi che possono fornirci degli itinerari per uscire
dal relativismo culturale e
morale, per riscoprire un pensiero «forte», non dogmatico,
incentrato sul realismo critico. Come Simone Weil, a cui
si dedicano importanti convegni, 0 come Jacques Maritain, il cui cammino filosofico ed esistenziale, muovendo
dalla convinzione che «l’uomo oltrepassa infinitamente
l’uomo», fu una costante ricerca di un umanesimo integrale capace di «sollevare
l’uomo al di sopra di se stesso senza sfigurarlo», per usare le parole di Lodovico
Grassi, che a Maritain ha dedicato un denso saggio pubblicato dalle Edizioni cultura
della pace'. Un libro non di
circostanza, frutto dell’incontro non recente tra il pensiero
del filosofo francese e il direttore di Testimonianze, la
rivista fondata nel 1958 da
padre Ernesto Balducci. La
parte più interessante è forse
l’ultima, in cui ci si sofferma
sulle riflessioni di Maritain
attorno a due problemi centrali della teoria politica, la
pace e la guerra. «Gagner la
paix»: meritarsi, ottenere la
pace; questa fu la sua parola
d’ordine.
Nonostante si fosse schierato con molta determinazione a favore degli alleati e a
vesse considerato la seconda
guerra mondiale come un
male necessario, come una
guerra non santa ma giusta
perché combattuta a difesa
dei valori elementari della
persona umana, tuttavia Maritain non esaltò mai l’uso
delle armi, non attribuì alla
lotta militare alcuna virtù trasformatrice ma sostenne sempre l’inconciliabilità tra guerra e cristianesimo («Il ricorso
alla resistenza violenta può
divenire necessario, ma resta
orribile in sé. La Chiesa cattolica paragona la guerra alla peste e alla care.stia. Per il
cristiano che essa obbliga a
uccidere fratelli sconosciuti,
fratelli che egli deve amare
sempre, anche quando li
combatte fino al sangue, la
guerra è uno stato mostruoso
del mondo, uno stadio d’agonia e di tenebre»}.
Maritain comprese subito
come le armi atomiche avessero aperto una nuova era storica in cui il bellum diveniva,
come disse Giovanni XXIII
«alienum a ratione». La bomba mutava non solo il modo di
fare la guerra, ma ne alterava
la sostanza, essendo quest’arma destinata non a essere usata ma solo brandita per dissuadere. La via per la pace era
solo quella che conduceva
aH’unificazione politica del
mondo sotto un’autorità internazionale munita del potere
necessario a garantire «a tutti
i popoli sicurezza, osservanza
della giustizia e rispetto dei
diritti». Non un superstato,
ma un’organizzazione sovranazionale espressa da un corpo politico planetario e capace di superare i due principali
ostacoli alla pace: la sovranità
assoluta degli stati e l’interdipendenza economica che rischia sempre di sfociare in
«rivendicazioni patologiche
degli opposti nazionalismi».
Quello di Maritain è un pacifismo critico e dialettico,
anche se per nulla sminuito
dalla mancata adesione alla
nonviolenza. Fu tra i primi a
comprendere la grandezza di
Gandhi e a segnalarlo come
esempio ai politici europei,
ma non avrebbe mai potuto
sottoscrivere la Lettera agli
inglesi (1940) dove il Mahatma invitava ad abbandonare
le armi di fronte a Hitler e affermava: «Lasciate che si impadroniscano della vostra
bella isola, con tutto ciò che
di grande e di bene contiene.
Darete ai dittatori tutto ciò,
ma non darete mai loro i vostri cuori e le vostre menti. Se
essi vorranno occupare le vostre case, voi le abbandonerete. Se non vi lasceranno uscire, voi insieme alle vostre
donne e ai vostri figli vi lascerete uccidere piuttosto che
sottomettervi».
Tuttavia, nonostante ritenesse necessario l’uso della
forza in talune circostanze
per disarmare l’aggressore,
nella nota Amore e potere
(1965) indirizzata a Paolo VI,
Maritain affermava che «i
mezzi di Gandhi, proprio perché la loro forza è quella della verità e dell’amore, sono
dotati di una nobiltà incomparabile» e definiva la Satyagraha «una grandissima scoperta umana» destinata a una
crescente estensione. Finché
però bisognerà lottare per la
giustizia violata, non si potrà
rinunciare ai mezzi di combattimento, purché il loro
principio ispiratore sia sempre l’amore per il bene comune e per gli «innumerevoli feriti che la razza umana nel
suo avanzare abbandona al
bordo della strada, ma che
quando volge la testa scorge
e deve raccogliere».
Rileggere Maritain può essere davvero cosa salutare per
Pubblicata la tesi di laurea del celebre psicoanalista Erich Fromm
Sociologia della diaspora ebraica
E ora disponibile anche in
italiano la tesi di laurea di
Erich Fromm (1900-1980),
scritta nel 1922 e pubblicata
nel 1989 in tedesco*. Quando
Fromm si accinse a compilarla, la sua posizione non era
certo quella dello studioso
noto al grande pubblico per i
suoi saggi di maggior successo, che partono dalla psicanalisi ma si intrecciano con analisi sociologiche della realtà
contemporanea, dall’Anatomia della distruttività umana
aWArte di amare e Avere o
essere?. Negli anni immediatamente precedenti alla compilazione della dissertazione
Fromm era attestato sulle posizioni dell’ortodossia ebraica
(«un rigido osservante», sostiene il curatore Rainer
Funk). Nella metà degli anni
’20. poi, lascerà la pratica attiva deH’ebraismo, lascerà la
Germania per trasferirsi negli
Usa e in Messico.
Nella prefazione, l’autore
si prefigge di indagare il rapporto fra «“corpo sociale" e
“anima" del “corpo storico”
ebraico, per poi mostrare come ci troviamo di fronte a un
fenomeno di compenetrazione di dimensioni inusuali».
La correlazione fra «popolo»
e «idea religiosa» sarà esaminata «sulla scorta di tre
realtà caratteristiche della
storia ebraica: il caraismo,
la riforma, il chassidismo».
Il caraismo è un complesso
di movimenti di ebrei «anti
rabbinici» che appaiono nella
seconda metà del secolo Vili
nell’area babilonese-persiana. Formarono poi un raggruppamento rilevante, pur
non avendo un grande patrimonio di idee in comune. Essi accettavano l’autorità della
Bibbia ma rifiutavano quella
del Talmud: per questo motivo vennero poi visti come i
«protestanti (ovviamente ante
litteram) dell’ebraismo».
Successivamente vennero a
perdere consistenza e influenza; tuttavia ne esistono
ancora delle comunità in
Israele, benché di piccole dimensioni.
Il giudaismo riformato vede gli albori nel ’700 e si sviluppa nel secolo successivo
in Germania. All’inizio si caratterizza per delle riforme
del servizio sinagogale (introducendo per esempio la
musica per organo), e sul piano dottrinale per l’eliminazione dei riferimenti alla venuta di un messia personale e
al ritorno degli ebrei in una
terra promessa; altra caratteristica è quella della «rivelazione progressiva», che di
epoca in epoca si sarebbe
adattata allo spirito dei tempi.
Fromm ne studia l’evoluzione fino ai suoi giorni, ma il
fenomeno prosegue tuttora e
particolarmente negli Usa.
Il termine chassidismo indica in realtà diversi movimenti
popolari: Fromm si occupa in
particolare di quello sorto
nell’Europa orientale intorno
alla seconda metà del ’700.
Idea di fondo del chassidismo
(ma anche degli altri movimenti definiti «ortodossi») è
l’unità di etnia e di religione.
Le conclusioni a cui
Fromm giunge sono utili per
capire le sue preferenze oltre
che i risultati e i limiti delle
sue ricerche. «Il giudaismo
della diaspora si è presentato
a noi come correlazione fra il
corpo sociale e l’idea che lo
governa. La presenza di tale
correlazione è garantita dalla legge. Grazie a tale correlazione si può fare a meno di
uno stato e di una chiesa. (...)
Nelle questioni fondamentali,
caraismo e riforma sono entrambi l’opposto del chassidismo. Il movimento chassidico non nasce da un’élite,
bensì da una classe inferiore
e oppressa al limite. Il chassidismo non intende cambiare la religione per dare spazio all’economia, vuole vincere il bisogno economico
mediante la forza dell’elemento religioso. (...) Esso integra la propria specifica vita religiosa nella struttura
sociologica del giudaismo,
''(/wgge dal dogma e mantiene la validità oggettiva della
legge».
(*) Erich Fromm: La legge
degli ebrei. Sociologia delia
diaspora ebraica. A cura di Rainer Funk e Bernd Sahler. Milano, Rusconi, 1993, pp 204, £
22.000.
il movimento pacifista s
disorientato e contraddir
Così Lodovico Grassi iS
luto riassumere la
pacifista: «Tra il
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Gli atti
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lare che può costituire lahim
comune di una cultura iel¡
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d’epoca».
(*) Lodovico Grassi: Jacq*
Maritain. San Domenico di ft
sole. Edizioni cultura della p»
1993, pp 240. '
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Giovedì 28 aprile SONDRIO: Alle ore 21
presso il Centro evangelieoi
cultura (via Malta 16), il pai
Alfredo Berlendis e il prol
Sergio Casiraghi parlanosi
tema: «In principio... fedei
scienza interrogano ileismo».
Venerdì 6 maggioUDINE: Alle ore 18,30, preso la Chiesa metodista (piarzale D’Annunzio 9), il prof,
Tiziano Sguazzerò parla si
tema: «Etica della responsabilità da Weber a Jonas».
Venerdì 6 maggio ASTI: Alle ore 21, presso
l’Archivio storico del coBne, la pastora battista Hi compari
Maggi parla sul W;
«“...perché io rannunziassi
fra i gentili” (Calati 1, tó)'
L’opera missionaria».
Domenica 8 maggio'
ROMA: Alle ore 16, pres»
le suore francescane mi®o —
narie di Maria (via Giusti K Dio che
si tiene una tavola rotoridas» ^
tema: «Ebrei, cristiani,®' classica
sulmani: per una testimoni* della gim
za reciproca a servizio de{» A un’an
uomini» che conclude D®' maggior
vità di studio del Sae. Pad®; iinisce k
pano don Vittorio Jana" nellaChi
(responsabile della Gei pi(‘ parenon
rapporti con il mondo isl®* ritiiento <
co). Paolo Naso (direttore sto. La ¡j
«Confronti»), l^emerg.
Mansoubi (ricercatore®J tosulla«
Università di Pisa) e Alpar^d
battista Brunori (giom® Weschi
Rai). .f ^'italiai
Lunedì 9 maggio — “»credei
NOVA: Alle ore |7,30,P W(3i
so la sala convegni della U ma
ca di Genova e San GiOj|^ “%ioni
e Italia, ]
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intervista
tinuaari
(via Ceccardi 1), il P^*''
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sul tema: «Difficoltà
municazione e attese de
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Martedì 10 magg"’j|^osi
MODENA: Alle
presso il Centro studi relf,,: _*«ahsi d
si della Fondazione
san Carlo, si tiene un P ^
riggio di studio sul
30 anni dalla “Gaud.<
spes”». Per informaziow
059-222315.
Domenica 15 oi
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17,30, nella sala del i,
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Gli europei affermano di credere in Dio
ma cercano nuove forme di vita religiosa
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f a fondazione «Giovanni
I i Aenelli» di Torino ha orJiizzato nel 1991 un intensante convegno sociologi^dedicato alla religiosità
esÜ europei. La sociologia
¿reügione ha come e ñora un autorevole padre proteste, Max Weber, e gode
ojgi di ampi riconoscimenti
acMdemici sia in università
statali sia presso le facoltà di
Teologia. Al convegno di Torino la bella relazione su «ReEgiosità, chiesa e stato nella
Repubblica federale tedesca»
èsU tenuta dal noto teologo
luterano Karl-Fritz Daiber,
àocente di Teologia pratica
alla Philips Universität di
Marburg.
Qui possiamo fare un’analià comparata su alcune linee
del convegno, seguendo gli
¡Iti che ne sono stati pubblicati: credenze religiose; partecipazione alla vita religiosa;
strutture ecclesiastiche; fede e
politica nei paesi oggetto del
convegno (Francia, Italia,
Spagna, Gran Bretagna e
Germania iVon è stata pubblicali invece la relazione attinctitó alla Danimarca, pur
presentata al convegno).
Credenze religiose. La
maggioranza delle donne e
de^ uomini europei credono
nett’esistenza di Dio. Le percentuali variano: dal 60%
(GB)all’80% in Italia. I dati
in sé possono anche ingannare
perché in Gran Bretagna, paese a matrice protestante, solo
clu dice di avere un’esperienza diretta con Dio si definisce
credente, Interessante è allora
comparare la credenza nei
dogmi della fede in Germania
« It^ia, paesi di matrice confessionale diversa.
Alla domanda: «Quale Dio
(tede?», la maggioranza degli
intervistati in Germania conjljua a rispondere: «Credo in
pio che si è fatto conoscere
Gesù Cristo», ricalcando la
classica dottrina evangelica
®ua giustificazione per fede.
A un’analoga domanda la
®aggioranza degli italiani
«“«ce la credenza in Dio e
«“Ila Chiesa cattolica, mentre
Wnon aver riscontro il rife^®to esplicito a Gesù Cria. La diversità confessionaI anche dal confronsulla «vita dopo la morte»,
^paradiso credono solo 31
li r spagnoli,
■tahani); aH’inferno paiosolo italiani e spaW(31e34).
.®^ginalità delle nuove
fiorii è poi stata sottolida Franco Garelli (do2i Sociologia della relitentif ^ Torino), at
licho 1 *’^««“aranze evangesensn ■ paese. In tal
4 la, ** ®®8“«alano alcune tesi
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nerdì di Pasqua e a Pentecoste, festa pubblica nei paesi di
matrice protestante. Le chiese
evangeliche «libere» non
hanno avuto un grosso sviluppo numerico in Germania,
mentre in Inghilterra conoscono una stasi al pari delle
chiese metodiste e battiste.
Come è noto, più alta è la
frequenza alla méssa domenicale, essendo un precetto per
ogni battezzato. I funerali,
non diversamente dalle nostre
chiese evangeliche, sono considerati importanti in Germania e in Gran Bretagna: anche
quando, per svariati motivi, ci
si allontana dalla chiesa, si
desidera sempre essere sepolti secondo il rito evangelico
(94% degli evangelici tedeschi). La percentuale di battesimi e matrimoni rimane alta,
in rapporto alle frequenze domenicali.
La partecipazione alle riunioni di preghiera del venerdì, nel mondo islamico,
assume un ruolo importante
nella «laica» Francia. I luoghi
di preghiera islamici in Francia sono passati da 33 (1970)
a oltre 1.000 (1990). A tali
riunioni partecipano non solo
algerini, tunisini, marocchini,
ma anche francesi convertiti
all’Islam.
Strutture ecclesiastiche. I
sacerdoti cattolici paiono diminuire ovunque e le diocesi
vengono accorpate secondo le
nuove necessità organizzative. In Italia il rapporto tra
preti diocesani e popolazione
è dagli inizi del secolo passa
to da 1 a 500 a circa 1 ogni
1.500 persone alla fine degli
anni ’80. In questi anni la
Chiesa cattolica in Italia contava su 59.000 sacerdoti
(37.000 diocesani e circa
22.000 religiosi), 8.000 religiosi maschili e ben 134.000
suore (1 ogni 450 abitanti).
I dati confermano, a differenza di altri paesi (basti pensare alla Francia), che i privilegi concordatari restano comunque paganti per l’orgairizzazione religiosa cattolica.
Infatti l’organizzazione ecclesiastica evangelica in Germania e in Gran Bretagna, per
quanto considerevole, riflette
un’indipendenza delle varie
associazioni assai maggiore
che non nei paesi tradizionalmente cattolici.
Nella Chiesa cattolica il laicato appare in stato di minorità: la Francia con 200.000
catechisti (84% di donne) costituisce una felice eccezione.
Non a caso tra i cattolici francesi si è manifestato il fenomeno dei preti operai e oggi
molti movimenti femministi e
gay
Fede e politica. E nota
l’eco suscitata, anche nella
nostra stampa, dalla presenza
dei protestanti francesi in politica: Gaston Defferre (ministro socialista degli Interni
nella prima metà degli anni
’80) e Couve de Mourville
(ministro gollista degli Esteri)
appartennero alla stessa Chiesa riformata a Marsiglia.
L’unità nella diversità pare
avere una matrice indubbia
mente protestante: un pluralismo rispettoso delle altrui posizioni non sembra comune ai
paesi analizzati. La Chiesa
cattolica spagnola è stata
franchista e oggi ha difficoltà
a confrontarsi con un governo
socialista che pure le concede
finanziamenti in abbondanza
(e non solo per le scuole); in
Italia le deboli aperture (il vescovo di Vicenza, Pietro Ñoñis, parlò qualche mese fa di
fine dell’unità politica dei
cattolici) non trovano riscontro nella Conferenza episcopale e nelle varie scuole diocesane di politica, orientate
chiaramente verso il centro.
La religione nel tempo della «modernità» inaugurato
dalla Riforma sembra dunque
essere arrivata a una svolta
epocale; accanto a una religiosità, di matrice cristiana,
in gran parte secolare e «privata», si diffondono nuove
espressioni religiose. L’Europa moderna non è dunque
quella integrista sognata dai
nostalgici di Carlo Magno ed
è sempre meno, nei paesi di
matrice protestante, quella
plasmata dalla Riforma; siamo di fronte a un pluralismo
di matrice culturale differente
e variegato nelle sue componenti. La nostra esperienza di
protestanti di minoranza potrebbe esserci di aiuto alle sfide che il cambiamento religioso pone a tutti gli europei.
Aavv: La religione degli europei. Ed. Fondazione Giovanni
Agnelli. Torino, 1992, pp 502, £
40.000.
della fede evangelica
valli valdesi. L’Europa
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Religìone in Europa: Polonia 1987
Torino: un dibattito ricco di spunti interessanti
Kiing interprete dell'ebraismo
Domenica 10 aprile si è
svolto presso il salone
della chiesa valdese di Torino, per iniziativa di diversi
organismi tra cui la locale
«Amicizia ebraico-cristiana»
e il Centro evangelico di cultura «Arturo Pascal», una
presentazione-dibattito sulla
tematica: «Un 'interpretazione cristiana dell’ebraismo.
Reazioni e commenti al libro
di Hans Kiing “Ebraismo:
passato, presente, futuro”
(Rizzoli 1992). Relatori erano
la dott. Elena Lowenthal, collaboratrice alle pagine culturali del Sole 24 ore con la rubrica «Judaica», e don Branco
Barbero, animatore teologico
della Comunità cristiana di
base di Pinerolo.
Il libro ha una mole considerevole non solo per la quantità ma anche per la qualità
del prodotto, autentica miniera di notizie, dati, spunti, bibliografie. Chi si accosti per
la prima volta al mondo ebraico viene ripagato dello
sforzo certo notevole ma fruttuoso, sia sul versante dell’informazione storica sia
dell’arricchimento del proprio bagaglio culturale ed
eventualmente spirituale.
I due relatori, competenti e
appassionati alla tematica,
non hanno dato vita a un confronto polemico, e non poteva
che essere così. Barbero è da
anni impegnato nella comprensione dell’ebraismo per
valutarne tutta la portata come radice fondante della vita
di fede cristiana nelle sue varie sfaccettature; lettura biblica, preghiera, memoria storica, aspetto liturgico-cultuale;
e ha ribadito con la frequenta
Veduta dalla fortezza di Portoferralo
zione assidua, costante e puntuale di un’enorme mole di
letture e studi, una capacità di
sintesi notevole sulla tematica
offerta dal libro.
Elena Lowenthal ha notato
(come già aveva fatto in una
sua precedente recensione),
che «questo è un libro che un
ebreo non scriverebbe mai»:
non certo per la quantità delle
pagine (è dagli ebrei che cristiani e musulmani hanno
ereditato l’amore per la scrittura e per le Scritture), ma per
il fatto che il libro del teologo
ecumenico procede per grossi
blocchi interpretativi, quei
«paradigmi» di Kiing a cui
anche Barbero aveva fatto riferimento. Prima delle risposte, l’ebreo pone domande, è
più concreto, benché anche
l’immaginazione sia parte del
patrimonio giudaico.
J
Evangelici all'Isola d'Elba
Sabato 7 maggio, alle ore 18, presso la Casa valdese di Rio
Marina, il dott. Mario Cignoni e Alberto M. Arpiño, del Consiglio di presidenza dell’Istituto per la storia del Risorgimento,
parlano sul tema; «Risorgimento e protestanti all’Isola d’Elba».
Il gruppo evangelico cibano, nato nel 1853 e cresciuto clandestinamente ai tempi del granducato di Toscana, affonda le sue
radici nell’avventuroso passato dell’isola. Uscì allo scoperto
con l’Unità d’Italia quando si ebbero fermenti evangelistici a
Rio Marina, Portolongone e Portoferralo. Allora in mezzo a
tensioni popolari, perquisizioni di polizia e processi in tribunale venne fondata la Chiesa valdese a Rio Marina a cui seguì la
costruzione di un tempio (1864), di un edificio scolastico e di
un piccolo cimitero.
È prevista una permanenza di due giorni nella Casa (la domenica mattina si tiene il culto), al prezzo di £ 76.000. Per informazioni e iscrizioni (entro il 4 maggio) tei. 0565-962770.
IVISTE
L'«lndice» compie 10 anni
Ha compiuto 10 anni Vindice dei libri del mese'. Il periodico,
dedicato per nove decimi alle recensioni librarie e diretto da
due universitari torinesi (il germanista Cesare Cases e il medievalista Giuseppe Sergi), si è ormai affermato come una delle
realtà più serie nel campo delle riviste letterarie e comunque
dedicate àlTeditoria. Lo schema della rivista è rimasto nel complesso immutato, diviso per sezioni quanto ai libri che si affrontano. Un volume al mese viene affrontato in maniera più
esaustiva, con più punti di vista ed eventualmente con un’intervista all’autore; seguono poi le varie sezioni, dalle letterature
italiana e straniere alla filosofia, storia, arti visive, musica e
spettacolo, psicologia e psicanalisi, politica, scienze, diritto.
Il corpo centrale di ogni numero è costituito dalle schede più
agili per un’altra serie di libri, anch’essi ripartiti in settori analoghi, e non è mancata, nel corso degli anni, una sezione appositamente dedicata ai libri di testo e al problema dei materiali
scolastici. Sono state rilevanti le pagine dedicate mensilmente
alle opere «da tradurre», vere e proprie scoperte di volumi e
composizioni inediti nella nostra lingua, come quelle delle analisi di alcune pagine sconosciute.
Negli ultimi anni poi si è affermata l’esperienza di «Liber»,
serie di pagine realizzate in collaborazione con periodici e quotidiani europei, che affrontano alcuni aspetti cruciali della vita
culturale europea.
(*) L’Indice dei libri dei mese. Abbonamento annuale (11 numeri)
£ 70.000. Ccp n. 78826005, intestato a L'Indice dei libri del mese, via
Riccardo Grazioli Lante 15/a, 00195 Roma.
Mostre
Protestantesimo e francobolli
Recentemente, a cura della Chiesa del Fratelli di Collegno
(To), nella sala della città dedicata alle arti, in occasione di una
mostra della Bibbia, è stata e.sposta anche una raccolta di francobolli dal titolo «Storia del protestantesimo nel mondo mostrata con francobolli». La collezione, riunita dal pastore emerito Paolo Sanfilippo, nel passato è stata esposta già in diverse
località. Ora però è aumentata in quantità, in quanto si sono aggiunte altre emissioni postali avvenute fino all’anno in corso.
Il contenuto filatelico consiste in francobolli singoli, in serie,
in foglietti, in buste «primo giorno», in cartoline e in annulli,
con tanto di didascalie esplicative; in una delle cartelle, relativa
all’emissione italiana della serie «Democratica» del 1945 c’è il
francobollo per posta aerea che reca l’immagine di rondini che
attraversano il confine nazionale. Il disegnatore è Paolo Paschetto, che nel disegno ha riprodotto il profilo delle valli vaidesi. Nella serie attualmente in corso in Italia sui castelli, il primo valore riproduce Castel Sant’ Angelo a Roma, che fu prigione papale e luogo di esecuzione (fra i martiri protestanti: Pomponio Augerio, giustiziato nel 1556, Pietro Carnesecchi, 1567,
Aonio Paleario, 1570).
Nella cartella sui battisti c’è la storia dell’astronauta americano James Irvin, che partecipò al volo Apollo XV nel 1971.
(Quando partì per la luna era agnostico, poi durante la missione
divenne credente e diede al ritorno la sua testimonianza battesimale, studiò teologia e fondò una società evangelistica. La serie è stata emessa dallo stato di Seychelles.
14
PAG. 1 O
RIFORMA
VENERDÌ 29
Dobbiamo guardare la realtà omosessuale e interrogarci con stupore e rispetto
La Bibbia non risolve i problemi scomodi
MARIA BONAFEDE
ondannati all’apertu>\\_^ra». Così Marcello
Cicchese definisce il protestantesimo storico, perché si
lascia interpellare dalla vita
vera e dai problemi delle persone e ritiene di doverlo fare
proprio a partire da una riflessione che affonda le sue radici
nel rispetto della Scrittura.
Sono riconoscente di questa
definizione, perché mi ha fatto pensare e decidere di mettere per iscritto alcuni pensieri
che da tempo mi stanno a
cuore e che sono maturati anche in diverse conversazioni
con fratelli e sorelle della
chiesa nella quale vivo e cerco di rendere un servizio
all’Evangelo. Prima però vorrei fare chiarezza sulla lettera
(anche da me sottoscritta) che
esprime interesse per la raccomandazione del Parlamento di
Strasburgo di riconoscere nelle legislazioni nazionali i diritti delle convivenze stabili
tra cittadini omosessuali.
In questo caso, proprio come quando si discuteva della
legge sul divorzio e poi di
quella sull’interruzione volontaria della gravidanza, si ravvisa l’urgenza di prendere atto
di una realtà e di conseguenza
l’urgenza di una regolamentazione che tuteli la vita dei cittadini e delle cittadine in modo che chi si trova a vivere
un’esperienza già carica di
sofferenze e di traumi possa
essere tutelato e sapere quali
siano i suoi diritti e i suoi doveri. Tra l’altro in tutti questi
casi si tratta di situazioni che
coinvolgono più di una persona (mogli, mariti, figli e figlie, genitori, compagni e
compagne) e quindi è fondamentale che ci sia chiarezza
di diritti ma anche di doveri.
Essere stati a favore della
legge sul divorzio o di quella
sull’aborto, per chi lo è stato,
non ha significato dare un
giudizio positivo su queste
realtà, che feriscono e lacerano la vita umana e la sua prospettiva, ma ha significato anzitutto prendere atto di realtà
che coinvolgono dolorosamente la vita di molti e creare
una regolamentazione che
consenta di non aggiungere
sofferenze, disuguaglianze,
ingiustizie e fratture a quelle
che già ci sono, pesantissime,
in quanti passano attraverso
queste esperienze. Il che non
ci ha esentati da una riflessione etica e teologica, da un
giudizio sulle cose, dal compito del discernimento come
appunto è avvenuto. Così deve essere anche nel caso delle
convivenze stabili tra omosessuali.
Sono una realtà sia gli/le
omosessuali, sia il fatto che
essi/e instaurino relazioni di
coppia stabili, durature, che
coinvolgono e condizionano
la vita di ambedue i membri
della coppia. Ciò che con
quella lettera si voleva esprimere è che là dove ci sono
coppie affettive stabili, là dove c’è condivisione di abitazione, di problemi, di prospettive, dove c’è un farsi carico
uno della vita dell’altro ci deve essere la possibilità, per
parlare di cose concrete, della
reversibilità della pensione,
del mantenimento del contratto d’affitto in caso di decesso
di uno dei membri della coppia, ecc. Non è molto, eppure
è moltissimo, lo so.
Ipotizzare una legge sulle
convivenze stabili tra omosessuali significa infatti dar nome alle co.se e riconoscere un
fatto che finora potevamo rimuovere, non affrontare, tenere lontano dalla nostra coscienza e cioè che esiste
l’amore omosessuale. Può
non piacerci, possiamo avere
giudizi diversi su questa
realtà, possiamo pensare che
l’omosessualità sia una malattia psichica o genetica che
scoppia a un certo punto della
vita (non necessariamente
l’adolescenza perché ci sono
persone sposate con figli che
scoprono a un certo momento
e con grande sofferenza la
propria omosessualità), ma
non possiamo negare che esistano uomini e donne per i
quali la tensione amorosa, con
tutto quel desiderio di progettualità, di durata, di .speranza
che c’è nell’amore non è solo
eterosessuale ma anche omosessuale. Che non si tratti solo
di viziosi è ormai cosa nota a
tutte le persone intellettualmente oneste: esattamente come fra gli eterosessuali non ci
sono soltanto persone violente
o esibizioniste, deboli e instabili ma una maggioranza di
persone che fanno la loro vita,
esprimono i loro pensieri, cercano di lavorare con intelli
genza.
Nei confronti di questa
realtà e di queste persone potremmo però avere anche un
altro atteggiamento che provo
a tratteggiare così: guardare a
questa realtà con stupore e il
rispetto di chi non sa perché e
come avvenga, di chi non capisce, ma sa di dovere prendere atto e interrogarsi, confrontarsi. Si tratta di mettere in
questo confronto (non più
procrastinabile) le convinzioni importanti e preziose della
propria vita dunque, per noi,
anche la Scrittura nella sua
autorevolezza.
Quello che, a mio avviso,
non ci è consentito è il brandire la Bibbia come una pietra
da scagliare contro i problemi
che non riusciamo ad afferrare pienamente e a risolvere
perché mettono in discussione
troppe cose della nostra vita.
Anche perché quei problemi
hanno braccia e gambe, cuori
e cervelli e fede, spesso la nostra stessa fede, frequentano
le nostre chiese e cercano come e meglio di tanti altri credenti di vivere la loro vita alla
Un frammento del cromosoma Xq28. Secondo ricercatori americani
potrebbe essere il responsabile dell’omosessualità maschile
se alla propria identità sessuale potrebbe ricordarsi che lo si
è anzitutto in base alla fede e
all’amore del prossimo... e
così via citando.
Non è questo il punto: se
vogliamo avviare una riflessione teologica seria sull’omosessualità dovremmo trovare il coraggio di partire,
non dalle invettive di Paolo,
ma dalle cose difficili. Per
esempio dalla Genesi, dal suo
discorso sull’umanità che è
immagine di Dio nella misura in cui è di due generi, e dal
fatto che per la Bibbia l’essere uguali, eppure diversi, fa
parte del creato buono di
Dio, è ciò che ci consente di
guardare al futuro, di avere
una prospettiva, di pensare la
vita nel tempo, che è fatto di
quelli che ci hanno preceduti
e di quelli che ci seguiranno,
e invece l’amore omosessuale
non può, intrinsecamente,
avere questa visione e questo
senso del tempo e della storia,
perché è sterile e non in forma
accidentale. E, sempre per
partire dalle cose difficili, bisognerebbe prendere atto che
per la Bibbia nel suo complesso l’omosessualità è una
scelta ed è una scelta peccaminosa, mentre noi sappiamo
Un dibattito
Il pastore Giuseppe Piccolo, del Comitato di coordinamento delle Chiese evangeliche pentecostali, ha scritto
una lettera circolare alle chiese evangeliche aderenti alla
Federazione (vedi Riforma n. 15, pag. 10). Il pastore Piccolo, esprimendo la propria «perplessità» circa la «dichiarazione di 65 pastori e diaconi» in appoggio alla raccomandazione del Parlamento europeo sui diritti degli
omosessuali (vedi Riforma n. 9, pag. 2) ha chiesto di
«chiarire approfonditamente e senza equivoco quale sia la
posizione delle chiese a cui i sottoscrittori appartengono
nei confronti dell’omosessualità e delle convivenze degli
omosessuali. Questo al fine di togliere il turbamento in
molte coscienze...».
Nel numero scorso abbiamo pubblicato Vintervento del
prof. Paolo Ricca (Riforma n. l6, pag. 10) pubblichiamo
ora gli interventi della pastora Maria Bonafede della
Chiesa valdese di Roma piazza Cavour, e di Baldo Conti,
del Dipartimento di genetica dell ’Università di Firenze.
luce di Cristo e nel servizio
del prossimo.
Qualora poi volessimo risolvere le questioni a colpi di
versetti biblici sappiamo di
avere un’ampia scelta a seconda di come vediamo il
problema: chi pensa che si
tratti di una malattia potrebbe
ricordarsi che Gesù è venuto
per i malati e non per i sani,
chi è pronto a parlare di peccato potrebbe ricordarsi che
gli interlocutori di Gesù erano
anzitutto peccatori incalliti e
riconosciuti e anche che Gesù, pur di ritrovare la pecorella smarrita, era disposto a perderne novantanove. E chi
pensa che si è giudicati in ba
che così non è; sappiamo che
ci sono tanti e tante omosessuali che vorrebbero con tutte
le loro forze essere ciò che
non sono, che hanno combattuto per anni la loro condizione, che hanno desiderato di
essere eterosessuali più di
ogni altra cosa al mondo. Che
fare dunque? Dobbiamo scegliere tra Bibbia e realtà? Tenere l’una a scapito dell’altra?
Tenere l’altra a scapito della
nostra fede? È questa l’unica
alternativa possibile? Possibile che Dio ci metta in questa
situazione? Possibile che Dio
voglia che quanti hanno finalmente accettato la loro identità omosessuale, dopo anni di
sofferenza, vergogna, disistima, tornino, in nome suo, ad
odiarsi, a non amare se stessi,
e quindi a non poter amare
nemmeno il prossimo?
Non potrebbe darsi che il
Signore ci voglia condurre
«dove non vorremmo», per
strade in cui ci è chiesto di
conservare la fede fiduciosi
che egli opererà? Certo è più
difficile, perché mettersi in
quest’ottica significa pensare
che Dio ci chiede di rischiare
la nostra fede e di vivere e
comprendere le Scritture e la
sua autorità non in un letteralismo difensivo ma con la
consapevolezza che ogni generazione è chiamata alla
meravigliosa avventura della
fede senza che le sia risparmiato il compito di fare delle
scelte e di assumersene pienamente la responsabilità.
Galileo è stato perseguitato
dal cristianesimo del suo
tempo, ma nessuno è riuscito
a far girare il Sole invece che
la Terra.
La sua era una scoperta rivoluzionaria, che cambiava il
modo di pensare e di concepirsi, ma c’era chi, piuttosto
che pensare o pregare per poter capire e credere all’interno di una nuova visione, preferiva cancellare Galileo: è
una scelta, anche se non mi
pare la migliore né quella che
rende il servizio migliore alla
fede, alla Scrittura, all’intelligenza.
«Condannati all’apertura»:
sì, e quando questo avviene,
quando le cose che accadono,
i problemi e le persone che incontriamo ci obbligano a interrogarci e a mettere in movimento la nostra fede, non
per seguire i tempi e l’evoluzione dei costumi, ma per amore del prossimo e per amore di Cristo che è pazzia, pietra d’intoppo, scandalo per
ogni nostra codificata certezza; lì c’è davvero una benedizione, perché scopriamo che
Cristo vuole prendere forma
in noi (Calati 4, 19) e lotta
contro ciò che glielo vuole
impedire, anche quando si
tratta della nostra buona coscienza, del nostro amore per
la sua Parola, dei nostri principi evangelici.
La condanna che io temo,
per il protestantesimo storico
e non, è un’altra: è il fatto che
da molto tempo ormai non
siamo in grado di affrontare i
problemi e di porli se non giocando di rimessa, se non perché qualcun altro ci obbliga a
pensare e a parlare. In assenza
di stimoli e costrizioni procediamo in un individualismo
religioso, pieno di buoni sentimenti e di buone intenzioni,
la cui pesantezza è tale da
rendere sovente eroica la fedeltà di quanti perseverano
nell’assiduità.
Tra la scienza, la fede e la Bibbia
L'omosessualità
uno pseudoprobleitì
BALDO CONTI
E in uso ormai da tempo il
ritenersi competenti nelle
più svariate discipline con la
pretesa, più o meno giustificata, di conoscere gli aspetti
essenziali di un problema,
fornendone quindi la relativa
soluzione e, ovviamente, ritenendo il nostro punto di vista
quello giusto a scapito di
quello del nostro prossimo.
Abbiamo la pretesa di intenderci di ecologia, di politica,
di economia, di sociologia,
forse anche di teologia e molto altro ancora: tutte cose effettivamente molto belle e interessanti. Ma siamo veramente certi di pensare, di filtrare e di esprimere sensatamente poi tutto ciò che ci
passa per la testa dopo aver
visto e udito, ma più che altro
siamo certi di aver affrontato
un eventuale problema dalla
sua giusta angolatura?
L’argomento ricorrente e
pressante che oggi sembra
porsi, anche sulle colonne di
questo giornale, sembra sia
proprio il dibattito sull’omosessualità. Mi sembra di aver
letto e capito che ci si appella
alla libertà dell’individuo e ai
suoi diritti civili, alla convivenza (sempre civile) fra gli
uomini (ovviamente uomini e
donne), alla coscienza, all’
etica, alla Bibbia e alla parola
di Dio per sostenere la propria opinione in proposito.
Ma il problema, io mi domando, ammesso che l’omosessualità sia un problema, è
posto in modo «corretto» nei
termini nei quali mi è sembrato di averlo visto porre?
La scienza
e Tomosessualità
Ognuno di noi potrà poi
trovare la propria risposta solo in se stesso, ma ognuno di
noi però, cioè tutti coloro che
ne parlano e pretendono giustamente di esprimere la propria opinione, hanno mai letto o studiato, per esempio, un
libro di zoologia, di biologia,
di genetica, di etologia, di anatomia o altro, e non necessariamente ad alto livello di
specializzazione come quello
universitario, dove molto
chiaramente viene illustrata
che cos’è la riproduzione nel
mondo animale nei suoi molteplici aspetti, che cos’è la riproduzione asessuale, che
cos’è effettivamente la sessualità e come avviene la riproduzione nei mammiferi (e
quindi nell’uomo), che cosa
sono i cromosomi compresi i
sessuali e quali le loro anomalie, gli errori di duplicazione, le varie sindromi, e
cosi via?
Se si fosse data un’occhiata
anche superficiale a questi argomenti avremmo scoperto
cose insospettate e strabilianti
e non avremmo certo fatto
appello alla libertà sempre
predicata ma raramente rispettata, all’etica, alla nostra
coscienza ma più che altro
non avremmo tirato in ballo a
sproposito la Bibbia e la parola di Dio (non sempre correttamente interpretata).
Qualcuno di noi ha mai per
caso sentito l’esigenza di dover consultare la Bibbia di
fronte alle leggi di Mendel
sull’ereditarietà, alla sindrome di Tumer o di Klinefelter,
alle scoperte di Watson e
Crick sull’acido desossiribonucleico, che è poi alla base
della nostra vita? Ho il dubbio che si tratti più che altro
di «ignoranza», cioè del fatto
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che si ignorano molte
si parla di qualcosa se,
averne la necessaria co,
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L’omosessualità non
certo definirsi un probi,
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si cerca spesso di farla pi
re, non è una cosa
le», è solo una «condizio^
non perfettamente nornià
(ma cos’è poi la normanni
dov’è e com’è la sua '
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casi rari!) c’è la verafeimj
na e il vero maschio e, tu
due, c’è una infinità di’««
dizioni» intermedie alled nostro prò
noi tutti apparteniamo,
J arti!
Cicc
I uniiìj
processoti, lia il pregi
te compre
teggiamei
alcuni mei
bere nutro
che sarebt
più che ur
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Bo, insoir
saifflcom
L’orma
zione dei
snUe copi
esprime
all’omose;
gare le al
alriguard
cernente 1
Un problema biomedio
È quindi, casomai, un p
blema biomedico e non cp trine per
teologico! Ognuno di noij teologici
tutta sincerità, dovrebbets stando il ]
mere molto di farsi esai» tura pur (
re la propria piastra cromo» nessuno,
mica: potrebbe avere del Sequest
«brutte» sorprese! Noncaé liovano le
mo, inoltre, anche neirerr» che c’è pi
4i confondere il sessoc« maleptoi
l’amore, le eventuali di« tareasosi
genze fisiche dalla «no»
con la morale, una sindroi
con la parola di Dio.
Questa condizione, comi
que, non sembra poi molli
svantaggiosa per la societii
generale visto che grandi»
mini e donne, omosessni
hanno contribuito in mania
notevole al progresso umai
con la loro intelligenza, c»
la loro «anormale» e quin
sicuramente superiore sens
bilità, nelle scienze, nelle#
e in tanti altri settori dell’alt'
vità umana. Forse unpo’pi
di anormalità e meno mtiicrità potrebbe far comodo t
che a noi stessi.
Detto un po’ così, allab®
na, nella duplicazionei»
cromosomi (sessuali comiff
si: XX per la donna,
l’uomo, com’è noto) c’èf
si sempre qualche piccola!» siderazioi
perfezione che, essendo pa* ®uireil
condizione più frequente
per forza un grosso vaW
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può essere altro che un no»
vole vantaggio per la n®
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15
ij 29 aprile 1994
Pagina Dei Lettori
PAG. 1 1 RIFORMA
Prosegue il dibattito tra i lettori sui motivi di divisione tra le chiese evangeliche
['autorità della Bibbia e i rapporti ecumenici
. pag. 4, del nostro settimana, Marcello Cicchese. in rispo
articolo di Paolo Ricca (n. 11,
^ j) ha sollecitato un confronto tra
^'evangelici italiani appartenenti alle
X e «storiche» sui motivi di divisione
le varie chiese evangeliche in Italia
che hanno ritardato (o impedito?) lo
svolgimento del raduno evangelico previsto per Pentecoste.
Sull’argomento, che si è intrecciato col
dibattito circa la presa di posizione di 65
pastori e diaconi sui diritti umani degli
omosessuali, sono intervenuti Paolo Spa
na (n. 15, pag. 4), Ornella Gaetano Stillitano e Herbert Anders (n. 16, pag.11).
Intervengono ora Elisa Baglio Maisto,
Emanuele Eiume e Alfredo Sonelli.
Il dibattito prosegue con la solita raccomandazione a chi desidera intervenire: essere breve.
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EMANUELE FIUME_________
LI articolo di Marcello
Cicchese del 1° aprile
ha il pregio di farci finalmente comprendere meglio l’atteggiamento «fraterno» che
alcuni membri delle chiese libere nutrono nei confronti del
nostro protestantesimo storico
che sarebbe ridotto a niente di
più che un mercato ortofrutticolo rionale. Il protestantesimo, insomma, fornirebbe dotirine per ogni sorta di gusti
teologici e spirituali, calpestando il primato della Scrittura pur di non scontentare
nessuno.
Se questo è lo stato in cui si
trovano le nostre chiese, direi
che c’è poco da stare allegri
ma le prove che vengono portare a sostegno di quest’accusa mi convincono poco.
L’ormai famosa dichiarazione dei 65 pastori e diaconi
sulle coppie omosessuali non
esprime parere favorevole
i’omosessualità né vuole neaffermazioni bibliche
', ma invita semplicemente la società a prendere
inconsiderazione i dati di fatto. Le coppie omosessuali esistono e si deve tenerne conto
anche alivello di diritto civile.
Questo, elnaramente, non implica un consenso o un incoraggiamento, ma il riconoscimento di situazioni di vita reale e concreta, che vanno un
po’ oltre i termini di ragionamento di chi diceva; «Or Mosè nella legge ci ha comandato
dilapidare» (Giovanni 8, 5).
Riguardo alla seconda accuquella di prendere in con,e®ione la proposta di sostituire il sangue della croci
fissione con il sangue mestruale, non mi risulta che vi
sia mai stata una presa in considerazione di questo tipo a
carattere ufficiale. Vi sono
state, questo è vero, delle provocazioni in questo senso, ma
non mi senqj|pra che abbiano
avuto la minima eco nella fede, nella spiritualità e nella vita della chiesa protestante. Le
provocazioni sono fatte, più o
meno giustamente, per provocare, e non per proporre.
D’altra parte mi sembra che
Cicchese sorvoli benevolmente le differenze a livello dottrinale, affermando che, a livello dottrinale, le differenze
di atteggiamenti sono superate. Magari !
Io, valdese di confessione e
calvinista in teologia, non ho
scelto Gesù perché è stato Gesù a scegliermi, non mi sono
battezzato ma sono stato battezzato perché il battesimo
non è un dono del papa, ma
un dono di Dio, che mi ha conosciuto prima che io fossi
formato nel seno di mia madre. Parliamo di queste cose
invece di lanciare pietre, e
forse progrediremo assai nella
reciproca conoscenza e, speriamo, nella fedeltà concreta e
vera nei confronti del Signore
e della sua Parola.
Riconoscere gli errori
_______ALFREDO SONELLI______
HO letto il lungo articolo
di Marcello Cicchese
che, parlando del fallito raduno di Pentecoste ’94, vuol
mettere in luce il contrasto fra
chiese storiche e libere (?)
circa la lettura della Bibbia e
punta in particolare sulla presa di posizione dei 65 membri
di chiese storiche italiane a
favore della Raccomandazione di Strasburgo per la parità
di diritti civili per coppie
omosessuali. Cicchese dice
varie cose, ma si ferma in
particolare sull’omosessualità, citando Romani 1, 26-27,
testo che contiene la condanna di Paolo dell’omosessualità {«L’ira di Dio si rivela
dal cielo contro ogni empietà
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utilizzi
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Riforma
Via Pio V, 15 - 10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/657542
Via Foria, 93 - 80137 Napoii - tei. 081/291185 - fax 081/291175
Via Repubblica, 6 -10066 Torre Pellice - tei. e fax 0121/932166
“"ETTORE: Giorgio Gardioi
^"ETTORI; Luciano Deodato, Emmanuele Paschetto
ATTORI: Stelio Armand-Hugon, Claudio Bo, Alberto Bragaglia, Daniele
, .netto, Luciano Cirica, Alberto Coreani, Piera Egidi, Fulvio Ferrarlo, Maunaio Girolami, Anna Maffei, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca NeSm, Luisa Nidi, Jean-Jacques Peyronel, Roberto Peyrot, Gian Paolo RicGiancarlo Rinaldi, Fulvio Rocco, Pietro Romeo, Marco Rostan, Pietval0 Rostan, Marco Schellenbaum, Federica Tourn, Florence Vinti, Raffaele
Volpe
Franca Long, Andrea Mannucci, Mario Marziale, Fulvio Rocco, BrunoRostagno
»r!!!!®™*2IONE: Mitzi Menusan
¡¡JONAMENTI: Daniela Actis
Srl^p^l^POSiaONE: Aec s.r.l, - tei. 0174/551919
EOTTObb s.n.c. Mondovì - tei. 0174/42590
“nt; Edizioni protestanti s.r.l. - via Pio V, 15 bis -10125 Torino
ABBONAMENTI 1994
;-~~JTAUA______________ ESTERO
^nario £ ggQQQ
*®«enitore £ 150,000
£ 33.000
ordinarlo £ 110.000
via aerea £ 170.000
•cutn ì M.uuu - sostenitore £ 200.000
"•uiativo Riforma + Confronti £ 100.000 {solo Italia)
Pof aL>
ccp n. 14548101 intestato a Edizioni prò
OR TArìnn
Nami «fi*'' l’importo sul ccp n. 145
via Pio V15 bis, 10125 Torino.
setUmnale unltBila con L'Eco ¡Mie valli valdesi:
Tai vsaere venduta separatamente
Pubbiicitarie: a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000
"«inomuÌ “iinetro/colonna £ 1.800
a parola £1.000
e ingiustizia degli uomini che
soffocano la verità con l’ingiustizia», v. 18).
Consiglierei a Cicchese di
procedere nella lettura dei
versetti successivi dello stesso capitolo; «Siccome non si
sono curati di conoscere Dio,
Dio li ha abbandonati in balia della loro mente perversa
sì che facessero ciò che è
sconveniente; ricolmi di ogni
ingiustizia, malvagità, cupidigia, malizia, pieni di invidia, di omicidio, di contesa,
di frode, di malignità, calunniatori, maldicenti, abominevoli a Dio, insolenti, superbi,
vanagloriosi, ingegnosi nel
male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza affetti
naturali, spietati. Essi, pur
conoscendo che secondo i
decreti di Dio, quelli che fanno queste cose sono degni di
morte, non soltanto le fanno,
ma anche approvano chi le
commette» (28-32).
Non mi sento di dire altro a
Cicchese. Personalmente, se
non mi sento toccato dai vv.
26-27 relativi all’omosessualità, sento sempre il bisogno
di far attenzione all’altro
elenco di «perversioni»... Temo proprio di non esserne del
tutto immune; per questo ripeto con il salmista; «Chi conosce i suoi errori? Purificami da quelli che mi sono occulti» (Salmo 19, 13). Nel
suo articolo Cicchese si è fermato, come papa Wojtyla nel
suo discorso, ai versetti 2627 relativi all’omosessualità,
ma sembra che non abbia letto gli altri che ho sopra citati;
forse non ha voltato pagina,
per questo gli è così spontaneo giudicare.
La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con iln. 176
*’'*®nan2ainrt ^®®Pousabile Franco Giampiccoli. Le modifiche sono state registrate
'rata 5 marzo 1993.
***"®iss Romji ^ a’a’P consegnato per l’Inoltro postale all’Ufficio CMC Nord,
di Torino mercolecfi 20 aprile 1994.
Il clic
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Donne in uno stabilimento tessile. Uno dei parametri per giudicare i lavori è la compatibilità con
la vita familiare e con la
vita sociale, che non può
essere pregiudicata dai ritmi dell’attività lavorativa.
La Bibbia
condanna
le cose turpi
ELISA BAGLIO MAISTO
Marcello Cicchese ha
esposto esaurientemente la posizione del cristiano
di fronte alle varie contorsioni, distorsioni e aberrazioni
mentali che ormai sono entrate a far parte del vissuto
quotidiano anche dei credenti; ha esposto il suo modo di
porsi di fronte alle «aperture»
decisamente eccessive che
stiamo vivendo, o che ci sono
imposte; ha parlato del fatto
che la Bibbia, oggi come non
mai, divide i cristiani invece
di unirli, quando si affrontano certi temi.
Cicchese ha citato Isaia 5,
22; Luca 16; Romani 1, 25 e
io aggiungo Levitino 21, 13;
«Se uno ha con un uomo relazioni carnali come si hanno
con una donna, ambedue
hanno commesso una cosa
abominevole, dovranno essere messi a morte». In Matteo
19, 12 leggiamo; «E vi sono
degli eunuchi i quali si son
fatti eunuchi da sé a cagion
del regno dei cieli. Chi è in
grado di farlo lo faccia».
Queste sono parole di Gesù, chiarissime, su cui c’è poco da sdottoreggiare. Nell’articolo sono citati anche Luca
16, 31 e Giosuè 24, 15; sarebbe bene rileggere questi passi
per avere le idee chiare. Eppure io penso che il limite di
deviazioni non sia ancora stato raggiunto, o almeno non si
è discusso su tutte le deviazioni. Forse fra qualche anno
tante altre cose saranno discusse apertamente. In Levitico 21, 15 è scritto; «L’uomo
che si accoppia con una bestia dovrà essere messo a
morte e ucciderete la bestia.
E se la donna si accoppia a
una bestia per prostituirsi,
ucciderai la donna e la bestia». Non vi chiedete; ma
che roba è questa? Sareste
ipocriti. Sappiamo benissimo
che gli uomini hanno peccato
e peccano sempre alla stessa
maniera, migliaia di anni fa
come oggi; le cose turpi si facevano allora, per cui Dio
tuonava e minacciava, e si
fanno adesso.
Forse prima o poi il cerchio
delle abominazioni si chiuderà con la notizia che il Parlamento è chiamato a decidere sui matrimoni fra uomini e
bestie, perché no? E che dire
del sangue purissimo di Cristo preso come oggetto di
scambio con quello mortifero
della donna? Come passare
dal sangue di Cristo in cui
noi siamo rinati al sangue
della donna che espelle un
ovulo non fecondato, e quindi morto?
Riflettiamo bene su tutte le
cose che ci vengono propinate e decidiamo di dire basta
agli illuminati cervelloni che
ce le propongono, le insinuano pian piano e subdolamente, avvelenando poco a poco
la niente e il cuore dei cristiani. È così che nascono i dubbi. E così che ci si stanca, a
volte si perde la fede in tutto.
Lasciateci leggere la Bibbia
in pace, a modo nostro. Forse
troveremo davvero la via
dell’unione.
STA
Ecumenismo
nell'amore
La categoria dell’amore non
è quella più adatta a una qualche conclusione in tema di
ecumenismo. Si adattano molto di più quelle del rispetto,
della comprensione, della disponibilità a confrontarsi con
chi ha idee diverse e infine la
convinzione di non avere verità in tasca, convinzione che
per un protestante dovrebbe
essere la bandiera, un atteggiamento laico che guarda alle proprie convinzioni, alle
proprie tradizioni considerandole quello che sono; un surrogato della rivelazione, frutto
di un punto di vista parziale e
limitato.
Sotto le apparenze di un atteggiamento misurato e del
buon senso pacato si cela, nelle parole del fratello Enzo Canale (n. 10 dell’11 marzo)
l’intransigenza e la mancanza
della minima disponibilità al
dialogo, al confronto, alla comunicazione pacifica, e si cela soprattutto una grave incapacità di comprensione delle
ragioni che giustificano e impongono oggi un cammino di
avvicinamento e di dialogo
fra i cristiani.
Certo, di quella lettera non
si può non prendere in considerazione il passo in cui accenna a un vecchio confronto;
quella con i fratelli cosiddetti
«impegnati». L’accenno serve
per fare un paragone con gli
«ecumenisti» di oggi, per
spiegarci quanto fossero cattivi, intransigenti e aggressivi
gli impegnati di allora e quanto lo siano gli ecumenisti di
oggi, e per informarci degli
effetti centrifughi e disgreganti delle due tendenze. Ma
Canale è generoso e fa grazia
agli impegnati di avere un po’
svecchiato la predicazione e
di aver promosso una presenza nuova delle chiese nella
società.
Poi però passa a lodare il
nucleo storico, lo zoccolo duro dei veri cristiani, roccia
della fede che silenziosamente «hanno continuato a coltivare il dono dell’insegnamento e dell’apostolato (...) a
evangelizzare, a confortare
gli afflitti e a pregare per i
malati», tenendo in piedi l’organizzazione e tamponando
l’esodo dalle chiese, come se
gli altri si fossero impegnati
in campi estranei con quello
della predicazione e del servizio cristiano. E ci informa
dell’esistenza di un ministerio
di cui non avevamo notizia;
quello «della presenza assidua». Mi vengono in mente
certi passi del libro di Giorgio
Toum Una chiesa in analisi o
alcuni articoli del pastore
Marchetti pubblicati recentemente suU’Eco delle valli. Ma
queste affermazioni si commentano da sole.
Non si può invece tacere un
fatto; mentre in tutta Italia si
sviluppa un cammino comune, si realizza un giornale unico, si parla di ipotesi di integrazione tra battisti, metodisti
e valdesi a Reggio Calabria
non è stato possibile avviare
nemmeno l’ipotesi di una cura
pastorale comune delle due
comunità presenti. E che ci
fosse l’intenzione di realizzare questo progetto lo testimonia lo sforzo congiunto, ma
ahimè inutile, di qualche anno
fa dell’esecutivo battista e
della Tavola valdese. Quali
ragioni abbiano impedito il
raggiungimento di questo
obiettivo mi è sempre sfuggito, anche perché ho sempre
davanti agli occhi la bellissima testimonianza offertami
da un’assemblea del circuito
valdese-metodista a cui partecipavano le numerose comu
nità batòste di quella zona...
Tutto ciò che ho scritto, naturalmente, non mette in discussione l’assoluta condivisione della scelta fatta dal
moderatore di non partecipare alla messa in Vaticano,
una scelta che non ha nulla a
che fare con il cammino ecumenico e con le preghiere in
comune.
Attilio Scali
Reggio Calabria
Parlate
dell'Africa
Ci risiamo. Gli ultimi occidentali sono scappati da Rigali, capitale del Ruanda, e
sulla guerra civile in corso
nel paese dell’Africa centrale
comincia a calare il buio. Sui
nostri giornali le notizie provenienti dal piccolo stato
stanno retrocedendo di pagina
in pagina, dopo gli onori dei
giorni scorsi; dai telegiornali,
il silenzio; i massacri tra hutu
e tutsi non fanno più notizia,
sono sorpassati.
Perché? Perché deH’Africa
si parla sempre e solo in occasione di guerre civili, carestie, disordini, eccetera? Il
continente africano, se avessimo possibilità di conoscerlo meglio, avrebbe tante cose
da insegnare a noi occidentali nevrotici.
Invece niente. Che cosa
sappiamo deH’Africa? Che i
bambini muoiono di fame,
che ci sono le guerre civili,
che è un continente povero.
Non molto di più. Non conosciamo per nulla nemmeno la
geografia, dieiamo genericamente «l’Africa», come se
tutti gli stati, tutti i popoli,
fossero uguali. Un lappone
può forse essere paragonato a
un greco, in termini di mentalità, tradizioni, cultura?
Allora perché questo giornale non si fa promotore, nel
suo piccolo, di un modo diverso di parlare dell’Africa?
Perché non prendere contatti
nel grande continente a Sud
della Sicilia, magari attraverso le chiese protestanti presenti sul posto, e parlare ai
suoi lettori delle notizie che
raccoglie?
Marcello Gaietti
Torre Pellice
Partecipazioni
«Sois fidèle jusqu'à la mort,
et je te donnerai
la couronne de la vie»
Apoc. 2, 10
È mancato all'affetto dei suoi
cari
Teodoro Bai ma
A funerali avvenuti ne danno il
triste annuncio la moglie Lidia, i figli Alida, Charita, Melila, Gian Andrea con le loro famiglie, i nipoti e
i parenti tutti.
Torre Pellice - Carnago (Ch)
19 aprile 1994
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16
r
PAG. 12 RIFORMA
Un pozzo in Malawi, uno dei paesi africani più duramente coipiti daiia mancanza d’acqua e dalia siccità
Il documento della «Fondazione per il progresso dell'uomo»
Come costruire insieme un futuro
vivibile sul nostro pianeta Terra
JEAN-JACQUES PEYRONEL
Vent’anni fa il Club di Roma, un’organizzazione
privata internazionale per lo
studio dei problemi ecologici,
lanciava al mondo una grande
sfida con la pubblicazione del
suo rapporto «I limiti dello
sviluppo». Si era allora nel
pieno della grande crisi petrolifera e gli autori del documento colsero l’occasione per
lanciare al mondo un vero e
proprio grido d’allarme: le risorse naturali del pianeta Terra non sono inesauribili, vanno gestite con giudizio, responsabilità e giustizia, pena
la distruzione totale dell’ambiente in cui vive l’umanità.
Il famoso rapporto fece
scalpore ma la maggior parte
dei paesi industrializzati andò
avanti per la stessa strada,
quella della crescita continua,
dell’economia di mercato
sempre più spinta, delle nuove
tecnologie, dello sfruttamento
e dello spreco delle energie
non rinnovabili. Due anni fa, a
Rio de Janeiro, il vertice Pianeta Terra ripropose drammaticamente il problema, senza
giungere però a un sostanziale
cambiamento di rotta. Ora, la
«Fondazione per il progresso
dell’uomo», composta di
membri appartenenti a tutti i
continenti, lancia un nuovo allarme in un documento pubblicato nell’ultimo numero di
Le monde diplomatique.
In questi vent’anni la situazione mondiale è decisamente
peggiorata: interi continenti, a
cominciare dall’Africa, stanno
andando a una vera e propria
deriva economica e sociale e
vengono letteralmente asfissiati dal peso gigantesco
dell’indebitamento. Dal 1989,
anche i paesi dell’Europa
dell’Est e le repubbliche asiatiche dell’ex Urss si trovano
confrontati al drammatico dilemma di un sistema economico ormai «mondializzato»
che non cessa di creare nuove
disparità e disuguaglianze,
condannando centinaia di milioni di persone alla fame.
Nella prima parte, il documento afferma che il mondo
attuale soffre di tre squilibri
maggiori, strettamente collegati tra di loro: tra il Nord e il
Sud del pianeta, tra i ricchi e i
poveri all’interno di ogni società e tra gli esseri umani e la
natura. Queste disparità hanno
la loro fonte nella «modernità
occidentale» che, nel giro di
due secoli, si è estesa all’insieme del pianeta, imponendosi ovunque o con la forza o
con il fascino che e.sercita. «I
due pilastri della modernità, la
libertà di scambio e la scienza,
dovevano essere mezzi al servizio del progresso dell’umanità. Troppo spesso oggi vengono considerati come fini in
sé». Ma la «mitologia» di cui
essi godono fa sì che, malgrado le stridenti ingiustizie economiche e sociali che schiacciano i tre quarti dell’umanità,
viene continuamente riproposta la leggenda della «mano
invisibile» del mercato che
spontaneamente creerebbe un
equilibrio accettabile a tutti.
Invece «le ineguaglianze tra
uomini e società si accrescono. Gli equilibri fondamentali
del pianeta e degli esseri viventi sono minacciati, come lo
sono gli interessi delle generazioni future».
Viviamo in un mondo in cui il
20% della popolazione globale detiene più dell’80% delle
ricchezze del pianeta. È chiaro dunque che per ristabilire
un minimo di equilibrio e di
giustizia «persone e paesi detentori di grandi ricchezze dovranno sopportare una larga
parte dello sforzo». Il documento afferma che «non esiste
fatalità» e che «la gravità delle minacce o la complessità
delle sfide devono produrre
determinazione e non rinuncia». Ma, per poter avviare
un’inversione di tendenza, occorre riferirsi ad alcuni principi fondamentali: principio di
salvaguardia della natura;
principio di umanità (rispetto
elementare della dignità umana e rispetto della natura);
principio di responsabilità (individuale e collettiva per garantire la costruzione armonica delle società); principio di
moderazione (per uno stile di
vita sobrio); principio di prudenza (non giocare agli apprendisti stregoni con nuovi
prodotti e nuove tecniche);
principio di diversità (rispettare e valorizzare la diversità
delle culture, degli esseri
umani, delle civilità); principio di cittadinanza (imparare a
rispettare ogni persona come
cittadino della grande comunità umana).
La globalizzazione dell’economia ha creato un mondo
le cui parti sono ormai strettamente interdipendenti. In questa nuova situazione, il concetto di sovranità degli statinazione sta progressivamente
perdendo ogni significato. È
molto probabile che in un futuro prossimo nuove entità
geografico-culturali (regioni)
subentrino alle nazioni tradizionali. D’altra parte, all’interno di questi nuovi spazi.
occorrerà lasciare la massima
autonomia alle collettività locali, valorizzando appieno il
principio di «sussidiarietà»,
secondo il quale tutto ciò che
può essere fatto a un livello di
base non deve essere fatto a
un livello superiore. Questo
però «non significa che ogni
collettività sia libera di fare
ciò che vuole sul proprio territorio». All’agire a livello locale, rispettando i sette principi di cui sopra, dovrà necessariamente accompagnarsi una
visione globale della vita
umana su questo pianeta. Per
questo si dovrà giungere rapidamente a una forma di «autorità mondiale» che «sappia
acquisire la legittimità necessaria» e «mostri la volontà di
imporre regole comuni anche
agli attori economici e politici
più potenti».
Per poter avviare un processo di cambiamento collettivo
a livello planetario, occorrerà
tener conto dei seguenti elementi: il cambiamento progressivo delle rappresentazioni (acquisire cioè una nuova
visione mondiale puntando
sul ruolo decisivo dell’educazione); la costruzione di un
immaginario collettivo (a partire dal quale creare e sviluppare le necessarie sinergie);
l’attacco frontale delle innovazioni (necessario coordinamento delle innovazioni tecniche e sociali); lo sviluppo e il
coordinamento delle reti di
scambio d’esperienze (in modo da favorire la diffusione
delle innovazioni in modo
morbido e flessibile).
Il documento propone infine cinque grandi programmi
suscettibili di mobilitare le intelligenze e le energie umane
a livello mondiale: l’acqua;
l’energia; i suoli; la rivitalizzazione di regioni profondamente degradate; la riconversione dell’industria bellica.
Per questo nuovo «Piano Marshall» su scala planetaria,
vengono previste tre scadenze: l’anno 2000 (entro il quale
dovranno essere avviati vasti
programmi tali da delineare
«svolte decisive»); dal 2030 al
2050 (entro quella data occorrerà aver trovato e avviato soluzioni «sostenibili e durevoli» ai problemi più scottanti
(demografia, coesione sociale,
solidarietà, acqua, energia);
dal 2080 al 2100 (entro il quale è possibile «sperare di raggiungere un nuovo equilibrio
tra gli uomini e il pianeta, con
modi di vita e di produzione
che limitano i prelievi e i rifiuti a ciò che è sopportabile
per la Terra»),
^ALE
VENERDÌ 29 APRII p
Dichiarazione pubblica della Federazione protestante di Franciai
Per un dibattito approfondito
sul problema delPoccupazione
Di fronte all’aggravarsi
senza precedenti della disoccupazione in Francia, VUfficio della Federazione protestante di Francia ha approvato, il 28 marzo scorso, la
seguente dichiarazione pubblica:
«La disoccupazione e T
esclusione sociale stanno assumendo una dimensione
drammatica nella società
francese. L’occupazione e
l’interrogativo sul senso del
lavoro sono al cuore delle
analisi e delle paure. Le cifre
sono note a tutti. Il livello di
disoccupazione, l’angoscia
dei giovani e la fragilizzazione economica e sociale di una
parte crescente della popolazione fanno sì che la dignità e
la speranza in un futuro migliore vengono messe in dubbio. La necessaria ripresa dello sviluppo cambierà solo
marginalmente i dati del problema. Siamo in una situazione di scandalo nel vero senso
della parola: vale a dire l’ostacolo che fa inciampare.
Mobilitarsi
per l'integrazione
Una tale disgregazione sociale porta in nuce la distruzione del senso della responsabilità individuale e della solidarietà collettiva, senza le
quali ogni società umana si
trasforma rapidamente in una
giungla senza pietà.
Di fronte a questa situazione, la Federazione protestante
di Francia lancia un appello a
tutte e a tutti, responsabili politici, economici e sociali o
individui isolati, perché si
mobilitino nell’azione quotidiana, perché inventino insieme nuovi modi di pensare la
vita in comune.
Nessun economista, nessun
uomo politico possiede la
chiave del problema. Non c’è
un tesoro nascosto. Per questo
dobbiamo persuaderci che il
problema della disoccupazione riguarda tutti e che abbiamo perso fin troppo tempo a
prenderne atto. Soltanto insieme potremo rimediarvi, impegnandoci lucidamente e accettando gli sforzi necessari.
Gli ultimi rapporti degli
esperti hanno fatto l’inventario dei bloccaggi che riguardano la società francese (...):
la mondializzazione accelerata e mal regolata degli scambi, la crescita del volume delle transazioni finanziarie sui
mercati internazionali, la
struttura dei prelievi che grava sul costo del lavoro, il culto del diploma, la debole rap
presentatività dei corpi intermedi, il rischio solitario in
cui viene abbandonato il
creatore di posti di lavoro, lo
smarrimento di chi cerca lavoro, sottoposto com’è a ogni
tipo di pressione, la spirale
dell’esclusione sociale, ecc.;
non finisce mai l’elenco dei
bloccaggi che ci paralizzano.
Ora, è nostra convinzione
che l’integrazione sociale,
cioè il posto di ciascuno, debba avere la priorità nella società francese: prima dell’aumento della sua ricchezza
materiale, prima della preservazione delle riserve di caccia. L’integrazione sotto tutte
le sue forme, per mezzo dell’
occupazione certo, ma anche
per mezzo della valorizzazione collettiva del lavoro non
salariato, della ricchezza dei
legami sociali, della sicurezza
e della protezione collettiva,
dell’apertura all’altro. Vogliamo promuovere un’integrazione che farà sì che ciascuno avrà un nome. Perché
tale è la prospettiva di speranza che ci anima.
Un dibattito
per una parola profetica
Quando una società non sa
più darsi un avvenire, essa
deve sviluppare dei luoghi di
parole, di riflessioni e di negoziati che faranno diminuire
l’angoscia collettiva. Per questo, chiamiamo ad un ampio
dibattito pubblico.
Cominciano a nascere iniziative, consultazioni sul lavoro, sulla disoccupazione,
sull’esclusione e sulle nuove
solidarietà. Bisogna andare
oltre e più decisamente in
questa direzione. Perché non
organizzare consultazioni nazionali simili a quelle che sono state lanciate sulla questione del codice della nazionalità?
Si tratta di coinvolgere l’insieme della società francese
(e in particolare i disoccupati
e gli esclusi) nello studio e
nell’approfondimento delle
misure da adottare su ciò che
la riguarda in primo luogo: il
lavoro, la disoccupazione,
l’esclusione sociale e le nuove solidarietà.
Crediamo fermamente che
il portare il dibattito in piazza, in modo duraturo e sereno, fuori delle scadenze elettorali, aiuterà a trovare nuovi
margini di manovra e farà
emergere progressivamente
nuovi consensi. Facciamo appello a un vero lavoro della
società francese su se stessa,
e ciò a ogni livello. Tutte le
sue componenti ne hanno l,
responsabilità, ognuna al pt!
prio livello e al proprio postj
Da questo interrogativo coi
lettivo, esigente e sincero
sorgerà una parola profetica
Mobilitazione collettiva
per l'occupazione
E necessaria una mobilita,
zione collettiva per affrontart
questioni che richiedono i|
nostro impegno concreto.
Se, ad esempio, ci diciamo
pronti ad accettare una riforma profonda della fiscalità a
vantaggio dell’occupazione,
ciò significa che accettiamo
di vedere aumentare il nostro
contributo personale in pròporzione dei nostri redditi.
Se pensiamo che sia indispensabile conservare o creare i posti di lavoro che costituiscono la trama del tessuto
sociale nei quartieri, ciò vuol
dire che siamo pronti a finanziarli, anche a costo di un altro tipo di consumo.
Se riteniamo utili le iniziative che si creano attorno ai
problema della disoccupazione (associazioni di aiuto nei
confronti di coloro che cercano lavoro, imprese di inserimento, associazioni di intermediazione...), ciò vuol
dire che siamo decisi a contribuirvi.
Se consideriamo che la riduzione del tempo di lavoro
sia una via da seguire, ciò
vuol dire che siamo pronti a
vedere evolvere l’insieme della nostra organizzazione del
tempo, personale e collettiva.
Se siamo insoddisfatti della
debole rappresentatività dti
corpi intermedi, ciò vuol din
che ci impegneremo personalmente a potenziarli.
Accanto alle decisioni collettive, dobbiamo mettere il
questione i nostri comportamenti individuali. Senza sforzi e senza tale rimessa in questione, non lotteremo contro
la disoccupazione e contro
l’esclusione. Non daremow
nuovo posto al lavoro nella
nostra vita. Una presa di coscienza collettiva può permettere di illuminare il futnrC'
Solo un dibattito chiaro e coraggioso può poi'tare a questo.
Impegniamo le chiese,'
movimenti, i gruppi locala
partecipare a questo dibattito
a questa maturazione delle
coscienze.
Noi, protestanti, abbiamo
una riflessione particolare *
portare avanti suirimport®'
za del lavoro nelle nostre vi
e sul modo di condividerei
una società solidale».
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Una manifestazione di studenti francesi contro il decreto governativo sulla prima occupazione giev®
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