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ECO
DELLE mULT VALDESI
Spett.
BIBLIOTECA VALDESE
TORRE PELLICE
(Torino)
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno xeni- Num. 40
Una copia Lire 44
ABBOINAMEN i '
( Leo: L. 2.0"9 per riiiterno
I L. 2.300 per l’estero
Spedizione in abbonamento postale . I Gruppo
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TORRE PELLICE — 11 ottobre 1963
Amtnin. Claudiana Torre Pellice • C.C.P. 2 17557
Cristo
Se è vero che Gesù ha detto « in
quanto Jo avete fatto ad uno di questi miei minimi fratelli lo avete fatto a me » qui Cristo è schiaffeggiato
ed ucciso ogni giorno. Città di violenza e di sopraffazione è la nostra,
città <li vendette e di soprusi. Qui
si uccidono dei bimbi per vendicarsi dei grandi, come poche settimane
fa è avvenuto, qui si ricorre alla dinamite quando una proposta di matrimonio è respinta, qui il prepotente ed il mafioso impongono la loro legge. Ma anche al di fuori di
queste manifestazioni violente, non
rare certo, chi si cura del debole e
del bisognoso? Uno può farsi servire
da un ragazzo durante il giorno e
la none buttarlo a dormire per le
scale; qui si può prendere il frutto
della liiiica altrui senza alcun rispetto, (¡lìosi che l’altro non contasse
affatiMo visto gente con rautomobiie lerniarsi presso un campo
farsi provvista di fave ed andarsene.
Ho udito tuia vedova dire: « Ho tre
tumuli di terra seminate a fave, ho
raccollc le fave per pagare il censo
e non mi resta nulla se non le, tasse ». \ c la legge della giungla. Non
per nulla tutti son armati. Armati
vanno il campi ed armati circolano
per la città. Mondo che respira la
morie c ive di essa. Vive su la morte alfrìii e con la paura di essa lo
domina e sfrutta. Mondo tremendo
che toglie ogni speranza di rinascita
o di imiJamento. E’ fatto così. Non
può Mi-sistere se non distruggendo
rallro • luitrendosi con la vita dell’altro.
(^In.Hmio si passa da questa città,
fuori deU,! storia, alle nostre grandi
città d i centro Europa ci pare di
respirar altra aria. I rapporti umani divengono gentili e corretti. La
gente non c armata. L’ordine regna.
Non si rubali le favm nè si gettan i
garzoni a dormir per le scale. Sarebbe un orrore, poi cosa di cattivo gusto. L’Europa ha una civiltà
diversa, cristiana, ed essa dà il tono
all’ambiente se proprio non si va a
ficcar il naso negli ambienti della
« dolce vita n o nei bassi fondi, corpi estranei alla società normale,
quasi piccoli foruncoli in una persona sana. Però ho idea che a Riesi
si veda a colori forti e disgustosi
quel che non appare a prima vista,
rtia sussiste comunque,’anche al centro d’Europa. Mondo di morte che
vive della vita altrui. Cercavo lavoro per le donne di Riesi. In una
grande città più d’una fabbrica pa
ga questo delicato lavoro con una
retribuzione da schiavi. Tre giorni
di lavoro abbondanti per una tov.a
glia ricamata : prezzo del ricamo li
re 7.S0! La stessa tovaglia è poi ven
duta dalle 10 alle 12 mila lire! L’im
piegato aveva vergogna di svelare
prezzi. Naturalmente devon servirsi
di gente povera per realizzare tali
affari. Così la inerce è spedita in
Spagna e in Portogallo! E le gentili
ed eleganti signore che comprano
tali cose e ne adornano le loro tavole da pranzo non s.anno che abbelliscono la casa col sacrificio della vita
altrui. E qui gli esempi si moltiplicano.
Si capisce allora perchè questa
società, quella delle grandi città e
non quella di Riesi, propugna la costruzione delle armi atomiche. Vivere bisogna e non si concepisce altrimenti la vita se non su la morte
dell’altro. E’ questa la sapienza del
nostro mondo e fuori di questa visione non v’è altra alternativa. « E
così y> si conclude. Verità lapalissiana. Evidente. Come a Galileo gli
accusatori potevan dire; « Non vedi, la terra è ferma ». Pensare altrimenti è ridicolo.
Eppure
è risuscitato i
Cronaca del Concilio
Qui sta tutta la menzogna su cui
questo mondo si fonda. Menzogna
atroce ed accecante. Cristo lo hanno schiaffeggiato ed ucciso ed il
mondo continua a schiaffeggiarlo ed
ucciderlo, ma Cripto è risuscitato <’
vivente! E se Cristo è risorto solo il
suo è un monu’o vero. Non quello
della morte. Cristo è risorto dalla
morte. La tomba non l’ba trattenuto. Il mondo ha per fondamento
non la morte, ma la vita. Cristo è
la Parola di Dio. Ci ha mostrato e
portato il mondo dell’agape, dell’amore che si dona e questo « nuovo
mondo » ne deve finalmente emergere. Potranno dirci di esser fuori
dalla realtà ed illusi, potranno dirci di esser pazzi chè il mondo è
quello che è, tanto a Riesi come
nella cristiana Europa, come in
ogni continente, potranno dirci che
non c’è uscita se non nella competizione e nella vit.a fondata sulla morte altrui... Eppure Cristo è risuscitato! E chi può togliere di mezzo
questa verità? Il suo mondo deve
venire e viene, viene ogni giorno fino alla com])leta manifestazione della creazione nuova. Se non fosse risuscitato sarebbe per noi l’esempio
di chi si è donato nell’atto deiramore pili grande, ma che è stato sopraffatto da una realtà maggiore:
l’iniquità degli uomini; ma se è risuscitato la realtà più grande è pro
prio lui, l'amore vero, l'amore di
Dio, l’agape eterna che era nel principio, è e sarà, mondo senza fine.
Così l’odio e le violenze di Riesi
e di altrove fan parte di un mondo
vecchio che è « finito » fin dal momento in cui Cristo è risuscitato. Vi
è certo chi vive ancora nel mondo
(( finit o » e di esso. Anzi proprio dove le tinte son forti è facile riconoscerli. Son quei che vivono di violenza. Le etichette ed i nomi non
contano. Chi vive di violenza aperta
o velata è del mondo « finito », chi
si don.a è del mondo di Cristo. Questi il mondo non li accetta, ma partecipano alla vita. Non son del mondo dominato dalla morte, anche se
dovessero esser uccisi, ma del mondo della vita ed attendono il definitivo apparire della verità nei nuovi
cieli e nella nuova terra che hanno
per fondamento 1 agape di Dio. rivelata in Cristo.
C’è chi vuole ancora mantenere
la vecchia Riesi, come c’è ancora
chi vuol conservare questo mondo
« finito », ma ormai qui noi attendiamo la nuova lliesi, fondata sull’aga|>e di Dio, come ogni credente
attende la nuova creazione in cui
Cristo, il Vivente, opera.
Tullio Vinay
Dal bolleltino del ’’Servizio Cristiano a
Biesi”. Lo si può n. liiedere scrivendo alla
redazione. Via Parar'T), Riesi (Ci.).
Temi e problemi della seconda sessione vaticana
Fra le prime indiscrezioni sulla seconda sessione conciliare (che, mentre
scriviamo, non è ancora stata inaugurata) trapelate nel clima concitato della vigilia, due meritano di essere raccolte. La prima è questa : l’attuale sessione del Vaticano II non sarà l’ultima, ma sarà seguita almeno da una
terza sessione, che probabilmente avrà
luogo nel corso della prossima primavera ma in una data più lontana, che
forse neppure il papa ancora conosce.
Il Concilio — tutti lo sanno e anche
Paolo VI sembra condividere questa
impressione — è stato preparato troppe in fretta: ciò ha inciso negativamente sui lavori della prima sessione,
i cui risultati, com’è noto, sono stati
estremamente modesti. Neppure i nove mesi di intenso lavoro fra le due
sessioni, diretto da un’efficiente Commissione di Coordinamento, sono bar
stati a compiere in tutti i casi in modo soddisfacente quell'opera di revisione e rielaborazione del materiale
preparatorio che si imponeva dopo le
ripetute impasses registrate durante
la prima sessione. Il papa, ora, sembra voler fare le cose senza precipitazione, lasciando maturare i problemi,
in modo che si possa giimgere a una
trattazione in profondità dei temi proposti all’assemblea conciliare. Per questo è necessario non strozzare l’ampia
discussione avviata dal Concilio in seno al cattolicesimo ed esdtare che i
testi definitivi emananti dal Vaticano
II siano, in definitiva, poco interessanti, o perchè teologicamente troppo
generici oppure perchè non aggiornati rispetto alla situazione teologica ed
Rapporti con il Cattolicesimo
Una dichiarazione del Comitato centrale del
Consiglio ecumenico riunito a Rochester (USA)
1. Il Comitato centrale ha preso atto con
soddisfazione delle sezioni del rapporto del
Gomitato esecutivo e di quello del Segretario generale che trattano delle relazioni
con i catlolioo-romani, e le approva nella
loro totalità. Ha parimenti ascoltato con
riconoscenza e soddisfazione il rapporto sulla prima sessione del Concilio Vaticano 11,
presentato dal dr. Lukas Vischer, osservatore.delegato del C.E.C. al Concilio. Esprime la sua gratitudine per i numerosi segni
di cortesia di cui egli è stato oggetto da
parte delle autorità del Concilio e per te
relazioni fraterne e fruttuose con i cattoliro-romani che la presenza del dr. Vischer
alle" assemblee del Concilio ha rese possi-
bili.
2. Constatando che il Concilio Vaticano
si preoccupa in primo luogo della^vita della Chiesa cattolico-romana, il Comitato centrale rende grazie a Dio per le prove apparse nella prima sessione del Concilio, di
un ardente desiderio di rinnovamento nella
vita di que.sta Chiesa e di una profonda
preoccupazione pastorale per tutti gli uomini. II rinnovamento di una Chiesa è per
tutte le altre fonte d’incoraggiamento e appello alla vigilanza. Il Comitato centrale
invila le Chiese-membri a continuare la
loro intercessione affinchè, mediante gli ulteriori lavori del Concilio, la potenza e la
grazia dello Spirito Santo siano date alla
Chiesa ca'.tolico-romana per rinnovare la
sua vita, e affinchè dal medesimo Spirilo
tutte le Chiese possano essere risvegliate c
rinnovate.
3. Uno degli effetti della prima sessione
del Concilio Vaticano è stato quello di susciiare nuovi e felici possibilità di stabilire
relazioni fra cattolico-romani e altri cristia
ni Questo non significa che i grandi problemi di fede e di ordinamento, sui quali
siamo in disaccordo, siano stati risolti o
stiano per esserlo. Al contrario, restano
delle realtà che occorre guardare in faccia
E’ importante affermarlo, perchè siamo one
sti nel nostro confrontarci. Ma vi sono se
rie ragioni di sperare che la nuova almo
sfera renda possibile l’inizio di un dialogo
ecumenico autentico fra la Chiesa cattolico
romana e le altre Chiese, dialogo che per
metta di avvicinare le profonde divergen
ze dogmatiche in uno spirito d amore e di
umiltà. Insistiamo perchè vengano colte tut
te le occasioni affinchè questo dialuso si
avvii e proceda a tutti i livelli della vita
della Chiesa.
4. Il dialogo di cui parliamo ha per fondamento runica rivelazione di Dio in Gesù
Cristo. E’ un dialogo fra Chiese che si riconoscono reciprocamente confessanti il medesimo Signore, partecipanti al medesimo
battesimo e investile della medesima vocazione alla gloria del solo Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo. Tende ad una comprensione più profonda, ad un mutuo arricchimento e al rinnovamento della vita
delle Chiese. Ad un simile dialogo con la
Chiesa cattolico-romana noi aspiriamo, poiché abbiamo cominciato a gustarne i benefici in seno alla nostra comunità fraterna.
5. Questo dialogo non è unicamente destinato alla nostra edificazione scambievole Deve pure permetterci di rendere con
maggiore fedeltà la nostra testimonianza a
Gesù Cristo, solo Signore e Salvatore del
mondo. Questa testimonianza va resa nel
quadro dell’immenso compito missionario
che si impone alla Chiesa della nostra epoca, nel contesto della responsabilità pastorale nei confronti dell’umanità intera. Una
delle condizioni indispensabili per un dialogo fruttuoso consiste in un esame sincero
delle linee di condotta e dei metodi missionari di tutte le Chiese, perchè impariamo
a non frenarci gli uni gli altri ma ad aiutarci ad essere veri testimoni di Gesù Cristo.
6. Vi sono question
tare francamente, se
che bisognerà affroni vuole che sia possi
bile un dialogo autentico. Riguardano i regolamenti — e la loro aPpHeazione sui
matrimoni misti, la libertà religiosa, il proselitismo, il secondo battesimo dei convertili provenienti da altre Chiese. Allontanando certe « pietre d’inciampo » si aprirà
la via ad un esame fraterno dei problemi
fondamentali di fede e di ordinamento che
ci dividono.
7. Tutte le Chiese sono responsabili dello sviluppo di questo dialogo sui punti fondamentali. Il Consiglio ecumenico non può
prendervi parte che .nella misura in cui le
Chiese-membri ve l’autorizzano. Tuttavia la
nqstra comunione fraterna nel Consiglio
ecumenico ci permette di rendere determinati servizi alle Chiese-membri, se lo desiderano; ad esempio :
a) informarle e documentarle sulla vita
della Chiesa cattolico-romana ;
b) dar loro modo di scambiare le loro
informazioni circa le loro relazioni con la
Chiesa cattolico-romana;
c) metterle in grado di agire insieme nel
camipo degli affari pubblici e intemazionali,
nel caso in cui fosse desiderabile che tutte
le Chiese, quella cattolico-romana inclusa,
si esprimessero insieme.
Il Consiglio ecumenico potrebbe assumere questi cempiti in collaborazione con altri organismi intemazionali e interconfessionali, se questi lo domandano.
8. Raccomandiamo che ’Fede e Ordinamento’ si prepari a dare, immediatamente
dopo la chiusura del Concilio Vaticano, oc
casione alle Chiese-membri di consultarsi
sulle conseguenze del Concilio per il futuro dialogo ecumenico.
Il Consiglio Ecumenico
delle Chiese, oggi
ROCHESTER — Il Comitato centrale del
C.E.C. ha accettato le domande di ammissione di nove Chiese. Se di qui a sei mesi
almeno un terzo dej suoi membri non formulano obiezioni, le Chiese seguenti saranno ufficialmente membri del C.E.C. :
Chiesa cecoslovacca (750.000 membiTi;
Chiesa metodista della Nigeria (143.000
membri) ;
Chiesa presbiteriana evangelica del Ghana
(27.300 membri);
Chiesa evangelica luterana del Cile (26.000
membri) ;
Chiesa evangelica del Congo (47.274 mem
bri) ;
Chiesa presbiteriana camerunese (85.000
membri) ;
Chiesa evangelica copia (Sinodo del Nilo);
Chiesa evangelica slovacca di Jugoslavia
(Confess. di Augusta, 57.000 membri).
Chiesa evangelica della Polinesia francese
(45.800 membri).
Infine la Chiesa coreana del Giappone
iT.417 membri) è stala ammessa come membro associato (categoria che comporta le
comunità inferiori a 10.000 persone).
Si valuta che il C.E.C. raccolga circa 350
milioni di cristiani protestanti, ortodossi,
anglicani e vecchio-cattolici in una comunione di 200 Chiese radicate in più di 80
nazioni.
Ricordiamo che dalla precedente riunione del Comitato centrale (Parigi), TUnionc
delle Chiese battiste d’Olanda ha deciso di
ritirarsi da quest’organismo mondiale.
( s.oe.p.i.)
ecclesiastica del cristianesimo contem
poraneo.
Queste osservazioni spiegano la seconda indiscrezione, che è questa: il
famoso schema sulle fonti della rivelazione — pomo della discordia alla
prima sessione —, rinviato per la revisione ad una Commissione mista presieduta dai cardinali Ottaviani e Bea,
redatto ex novo da quest’ultima e inviato ai « padri » conciliari col titolo
De divina Revelatione, non sarà discusso (contro tutte le previsioni) in
questa seconda sessione e forse non
se ne parlerà più. Il nuovo schema (di
cui, pure, il card. Bea ebbe a dichiararsi soddisfatto) pare non sia piaciuto a Paolo VI, il quale, vista l’inconsistenza dottrinale del testo, avrebbe
deciso di rinviare sine die tutta la
questione. Posto dunque di fronte al
problema della rivelazione — che è
come dire il cuore stesso di tutto il
Cristianesimo — il « Sacrosanto Concilio Ecumenico Vaticano Secondo »
(tale è il nome ufficiale del consesso)
non riesce, almeno per ora, a pronunciarsi. La cosa colpisce e invita alla
riflessione.
« « «
Venerdì 27, ore 11, prima conferenza
stampa della seconda sessione, per tutti i giornalisti (il giorno prima ve n’era stata un’altra, limitata però al
gruppo linguistico tedesco). Parla l’arcivescovo statunitense Martin O’Connor, presidente del Comitato conciliare per la stampa, su questioni di scarso rilievo*. Ffiire, la sala-stampa del
Concilio è piena zeppa. Poche tonache,
molti clergymen e elencai collars, moltissimi giornalisti di ogni paese, tendenza e confessione. Sono più numerosi dell’anno scorso. Anche gli osservatori delegati sono più numerosi : una
quindicina in più. L’elenco provvisorio distribuito nei giorni scorsi contiene già i nomi di 51 rappresentanti
(tra osservatori e sostituti) di 19 Chiese o alleanze confessionali, e i nomi
d) 8 ospiti del Segretariato per l’Unione dei cristiani Siamo già a quota 59
e tra qualche giorni si oltrepasserà i
60 (non è escluso che anche gli ortodossi di Grecia, o parte di essi, giungano, prima o poi). Sono dfmque molti, forse sono troppi. Forse ci sono
troppi cristiani non-cattolici qui a Roma per il Concilio. Ci si chiede se questo interesse per il Concilio non sia,
dopo tutto, leggermente sproporzionato. Per quanto riguarda gli osservatori protestanti, ad esempio, sarebbe bastato inviarne uno (con un sostituto)
per ogni alleanza confessionale. Abbiamo invece 3 luterani (con due sostituti), 3 riformati (con un sostituto:
il Prof. Vittorio Subilia, della nostra
Facoltà di Teologia), 3 metodisti (con
S sostituti), e cosi, via. Il Consiglio
Ecumenico di Ginevra ha addirittura
4 osservatori. Non si comprende bene
che cosa giustifichi una così cospicua
partecipazione non cattolica a un Concilio cattolico-romano. C’è senza dubbio un impecio e im’esigenza ecumenica da esprimere: ma Timpegno e la
esigenza ecumenica del cristianesimo
non romano jiotevano essere espressi
altrettanto bene e forse con maggior
chiarezza e in modo più incisivo, se
il gruppo degli osservatori fosse meno numeroso. Ci risulta — sia detto
per inciso — ohe la partecipazione
cattolica alTAssemblea di New Delhi,
che pure raccoglieva i rappresentanti
della quasi totalità del Cristianesimo
ncn romano, che a sua volta costituisce circa la metà del Cristianesimo
mondiale, è stata app^a di alcune
unità. E non comprendiamo per quali
motivi un Concilio della Chiesa cattolica debba rappresentare per un re
sponsabile protestante od ortodosso
nualcosa di più di quanto ranpresen
ti, per un responsabile cattolico, una
Assemblea come quella di New Delhi.
Dicendo questo non intendiamo* in alcun modo sminuire U significato e la
importanza del Vaticano II, che sono,
indiscutibilmente, grandissimi : un
Concilio fa sempre storia. Vorremmo
semplicemente ricordare che nel contesto del Cristianesimo mondiale un
Concilio romano non ha da occupare
lo stesso posto-chiave che occupa, a
buon diritto, in seno al cattolicesimo.
♦ ♦ #
E’ comunque indubbio che cori la
.seconda sessione il Concilio Vaticano
n sta entrando nella sua fase decisiva. Ne è un sintemo il fatto stesso ohe
là sessione si apre con alTordine del
(continua in 3.a pag)
2
pag. 2
N. 40 — 11 ottobre 196J
A Pescdlanciano, nell’Alto Molise
Storia tipica di una piccola comunità nel campo di evan-geJ-izzazione
E' un paesello deH’Aho Molise, a 790
n'.elri sul mare, in provincia dì Campobas*
so. I suoi abitanti, dediti prevalentemente
alVagricoltiira, vivono modeslamente degli
scar-:! prodotti della terra. L’emigrazione
aü'internc e per Testerò, è fenomeno enlemico quanto mai deprimente.
Tra questa gente, piuttosto primitiva, 62
anni fa fu seminata la prima semenza delTEvangelo. Le notizie su fatti, date e persene, mi sono state dato con molta approssimazione dal signor Angelo Fatele, anziano de faeto del nostro Gruppo evangelicovaldese di Fescolanciano. E procediamo con
ordine.
11 5 giugno 19Q1, ineriva improvvisamente il signor Antonio Di Santo. Egli era venuto a Pescolanciano, per visitare sua sorella, che poi avrebbe condotto a Schiavi
d’Abruzzo, dove stavano per celebrarsi le
nozze del proprio figliuolo, Angelo. Ma la
morte repentina delTuomo mandò tutto aiParia. Ci furono sole i funerali, che ebbero
luogo qnalclìe giorno dopo. Il cullo, presieduto dal pastore Pasquale Lo Re, ministro evangelico a Schiavi, si tenne alTaperle ed alla presenza di parenti, amici,
conoscenti ed estranei. La lettura e spiegazione della Parola, le preghiere cd il canto
di inni sacri impressionarono vivamente gli
astanti. Al termine della funzione, tre persone, Panzidetlo pastore Lo Re, l’evangelista Antonio Amicurelli ed il figlio del defunto, sollevarono la bara, che fu portala
a spalla fino al cimitero, distante dal paese
olire du'j chìlomelri. E’ inutile dire che un
quarto uomo, fra i cattolici presenti alla cerimcnia, non s’era trovato, per il trasporto
del feretro: la paura della scomunica sortiva il fuo effetto. La sosta, che pur ci doveva essere lungo la strada disagevole, fu
occupata da altre preghiere e canti. Al camposanto, ci fu altro cullo. Tutto concorre
al bene... ed anche quel morto costituì la
occasione buona per una valida testimonianza tra e per i viventi. Quattro anni dopo,
nel 1905, rientrava dal Brasile tale Michele
Jacovelti. Egli, evangelico pentecostale,
rientrava in patria, per sposarsi con la si
Spigolature di attualità
...lo sporco
se ne va
Il barbiere è un diplomatico completo^
poliedricoy eclettico; non esiste argomento
che non accolga e non stimoli,
E’ diplomatico, nel senso che asseconda
il cliente così cornee, perchè sa che, in definitiva, rappresenta la vita, la nostra vita,
varia, multiforme, caotica.
Per non perdere il cliente — e la mancia
— si adatta a tutte le teorie.
Aspettare il proprio turno, mentre lavor i di forbici e di rasoio con qualcuno, è
una perdita di tempo compensata da una
lezione di fine ironia, di garbato umorismo.
( Con queste lusinghiere definizioni il sindacato dei barbieri non ha motivo di proclamare uno sciopero di protesta).
— Niente aumento degli affitti, niente
sfratti — dice uno, mentre il barbitonsore
gli passa a pennello sulla collottola — ma
il mio padrone di casa mi ha aumentato
ì'afjitio di quarantamila lire Vanno. Mi so
no informato da chi se ne intende e mi è
stata fatta una lunga storia di contratti, di
registrazioni, di cui non capisco niente. CoJiiunista diventerò, comunista!
Il figaro sorride: il suo sorriso è un capolavoro di diplomazia.
— Gin: comunista — riecheggia.
Non si sa se approvi, non si sa se disapprovi.
— Spazzola! Tocca a lei, signore.
IJaltro si affretta a prendere posto sulla
poltrona. Perchè non abbia a sentire il fastidioso tepore delVuomo che lo ha preceduto, il barbiere ha prima capovolto il cuscino di gomrtuipiuma.
— Comunista! — sbotta quesValtro, intanto che il barbiere gli annoda la tovaglii
intorno al collo. — Qui ci vorrebbe ancora
il fascismo, altro che!
— Già: ancora il fascismo — fa di rimbalzo il barbiere.
E si pensa al sorriso della Gioconda.
— Si parla degli affitti ~ brontohi un signore che stava sfogliando una rivista —
E' uno scandalo. Ma quanti scandali d so
no! Guardate, guardate qui.
E aggiunge, sventagliando la rivista, con
la furia di chi voglia dare degli schiaffi:
Non c’è rimedio se non nella libertà
Frenare i costi, sì, ma nella libertà del singaio...
Figaro sorride ancora alla nuova tiritera.
Questa volta, però, si azzarda a soggiungere, sicuro che non c’è niente di compro
mettente in quello che dice: — Giusto, sì.
G’è tanto sporco che bisognerebbe levare
di mezzo.
in quel momento, la radiolina che è sulla
mensoletta, fra due specchi, sbotta in sofdina la solita pubblicità. Si afferrano solo,
ora che c’è una pausa di silenzio, alcuni
parole: ”... lo sporco se ne va*’.
— Sì — dice un ometto che se ne è stato
mogio mogio ad ascoltare, senza proferir
parola. — l o sporco se ne va. Ci vuole un
buon detersivo.
— Vn buon detersivo — riepiloga il barbiere, mentre sbatte la tovaglia, sfarfallando un mucchietto di capelli recisi. — Ragazzo, spazzola!
Alberto Guadalaxara
gnorìna Berta Di Lucia. Il piccolo Davide,
nato da quell’unione, fu battezzato dall’evangeli*la Amìcarelli, alla presenza di partnli e vicini. Il buon seme di anni prima
veniva hiaffìalo da quest’a<qua battesimale.
Nel 1913, tornava da Columbus (U.S.A.)
altro evangelico: il signor Pasquale Caldararo. Questo caro uemo, che per molti anni
gioverà sensibilmente all’opera valdese in
Pescolanciano, si serve della propria casa
come di un pulpito. Non contento di predicare, servendosi di una tromba (cornetta)
suona ed insegna inni sacri. La casetta dei
noslr: fratello fu ben presto incapace a
c(»ntenere ogni sera ì molti interessati e curiosi che desideravano ascoltare. Il sindaco,
signor Nereo Pettine, impensierito dalTaflluenza delle persone, mandò ogni volta del.
le guardie, per la tutela delTordine e della
(filma. Nel Ì91l, si fermò il primo gruppo
dj fedeli, i cui nomi non pubblichiamo, per
ragioni di spazio II nostro evangelista e
suonatore di tromba, che nel frattempo s’era sposalo con Bucci Elettra, curò il suddetto gruppo finche non rientrò negli Stati
Uniti.
NelTaprile del 1914, due turiste americane, di Pittsburg, proprietarie di una fabbrica di profumi, aUraversando in automobile il paese, e trovandosi a passare davanti
alla bottega di un barbiere, il signor Pasquale Fatele, altro evangelico ed ex emigrante in U.S.A., dove era stalo per 22 anni, si acrorserc di un cartello affìsso, che
invitava a riunioni della Chiesa EvangeTna
Valdese.
Richiesto di spiegazioni, il barbitonsore,
che parlava americano, disse tutto quello
che sapeva. Le nostre turiste vollero anche
visitare il luogo di culto e conoscere chi
tanto si affaticava nell’opera di evangeli/
zazione. Quell’andirivieni fece formare capanelli di persone incuriosite e di fedeli
evangelici. Nel vedere tanta gente, (die
sembrava interessata, le nostre signore d’olire oceano, fecero capire che non si sarebbero dimenticate dei bisogni spirituali di
:anle anime. Infatti, non passò molto che
quelle care sorelle in fede mandarono 32
mila lire, somma' ohe per qu^i tempi costituiva un aiuto considerevole.
Nel 1915, lo stabile comprendente la cappella era già in buona parte in piedi. Nell’incompleto edifìcio il past. Lo Re, di OrSara di Puglia, presiedette al matrimonio
d; Angelo Patete fTatluale anziano) con la
giovane Carmela Di Lucia. Nel 1916, avvenne Tinaugurazione della Cappella, con
Tin’ervento dei past. Gustavo Berto, Pasquale Lo Re, Giuseppe Ranchetto e Antonie Amicarelli. In quel giorno, un folto
stuolo dì evangelici di Schiavi d’Abruzzo
entrò in Pescolanciano, al canto di inni sacri. Il parrcco, subito informato, volle rispondere a tanta sfida, ed ecco che in men
che sì dica allestisce una processione di
donne, che portano in giro fin presso la
cappella evangelica valdese la statua di S
Antonio palavino. Senonebè le autorità locali, civili e militari, cioè il Sindaco ed il
Maresciallo dei RR. CC. (borresco referensl) ingiunsero al prete ed al suo corteo
di tornare indietro e rientrare in chiesa.
Non bastando questo, furono elevate due
ccnlravvenzicnì alle co-segretarie della Società antoniana, che avevano resistito ed
insis'.ito perchè la statua del Santo continuasse la sua camminata. Ma d Sindaco,
Sig. Pettine, ed il Maresciallo, Sig. Pellegrino (o tempora, o mores!), dissero Icro:
« No; oggi non è il 13 giugno, e S. Antonio non s’ba da festeggiare. Andate via.
Oggi, è la festa degli evangelici ». Con la
prima grande guerra, del 15-18, il Gruppo
si scempaginò, per la chiamata alle armi di
molte classi. Si coniarono pure delle defezioni.
Cessato il conflitto mondiale, si dovè pensare a riorganizzare le fila. Destinato altrove Tevangelista Amicarelli, gli successe nei
culti saltuari un ex segretario comunale di
Bcrrello, il sig. Gustavo Berto, ed anche
un certo Grilli. Venne poi anclie un ex cap
pellano dell’esercito inglese, mr. Furman
Seguirono il signor Azzarelli, insegnante e
lementare ed altre persone, dì cui ci sfug
ge il nome. Tra il 1916 ed il 1927 lavoraro
no per l’opera pesoolanciese parecchi pasto
ri e laici, j cui nemi sono ricorsi più sopra
Dal 1928 al 1958 si sono succeduti (non sap
piamo se nelTordine) i Sigg. Amalo Billour
(laico), Giuseppe Scarinci (evangelista).
Guido e Roberto Comba, Liborio Naso,
Pietre V. Panascia, Luigi Santini, Giorgio
Girardet, Giovanni Peyrot, Alberto Ricciardi (pastori).
I! regime fascista non lia risparmiato desolazione e persecuzioni alla nostra Opera
di Pescolanciano ed ^i suoi Dirigenti. Valga per tutti questo esemnìo: al tempo del
pastore Naso, il luogo di culto fu chiuso
di autorità e il nostro collega allontanato,
perchè infetto di... massoneria. La cbìav*
della cai>pella non fu ritirala, ma a questo
s- sarebbe pure provveduto, se due evangelici (udite, udite!) fossero oonlemporanenniente entrali nel luogo di culto. Una volta
al mese, una sola persona poteva entrarvi.
Ovviamente, il divieto non fu bsservato.
quando nel 1944, la Cappella dovè servire
a reparti di truppa inglese dì passaggio e
ad un loro cappellano, per servizi religiosi. E’ intuitivo che i nostri « protestanti »
pescolan'ianesi, approfittando delToccasionc, varcavano ancli’essi la soglia proibita.
Chi stende queste note affrettate (che potranno essere utili agli Archivi della nostra
Chiesa), è a Campobasso dalToltobre del
1958 e "ura.. fra Tallro, questi fratelli della
diaspora molisana. Oggi, la casa pastorale,
annessa e sovrastante la nostra Cappella dì
Pescolanciano, è in buone condizioni di a*
bitabilità. Questa estate, dieci bambini, fr.t
ì più bisognosi di terapia solare, vi hanno
trovato ospitalità. Ha avuto così inizio la
Colonia elioteraoica pescolancese (C.E.P.).
Se piacerà al Signore, ogni anno, alcuni
bimbi e bimbe, provenienti da varie parti
del nostro V distretto, potranno godere di
ur; clima sano, di un buon vitto, di uno
svago salutare, di riunioni religicse nella
comune casa di orazione. Se la colonia non
fosse sempre possibile, sarà sempre possibile un soggiorno, a turno, di famiglie dì nostri Pastori. Con soldi che ho potuto racimolare qua e là, ho attrezzate le tre camerette e la cucina, pronte a ricevere (dì estate, s’intendej quej ministri e loro familiari
che desiderassero recupero di forze, silenzio, raccoglimento. Inoltre, la domus orationig darebbe sempre occasione, la sera,
prima o dopo cena, ad un breve culto, ad
ima riunione di cristiana tes'.imonìanza. L.e
perle aperte ed una campanella che squilla
daliTalto, potrebbero rappresentare invilo
pei alcuni elementi della popolazione caltolit'o-romana oltreché per j fedeli del nostro gruppo valdese. Chi scrive ha avuto in
animo proprio questo: unire l’utile al dile levole. Pescolanciano sia un luogo di ristoro del corpo, un riposo dell’anima, un
punto di orientamento e di richiamo, per
i vicini ed i Icntani, un solco sempre pronto, per ricevere la buona semenza della Parola di Dio.
La salute di taluni figliuoli di nostri colleglli ha già ricevuto giovamento dalTaria
salubre die avvolge i monti delTAbruzzoMolise. Quanto cesta un soggiorno da noi?
Molto poco, anche se si include nella spesa
di 15 giorni o di un mese, quella elargizione che si potrebbe fare in favore della
nosira Chiesa Valdese. Al signor Angelo
Pinete, (he mi ha fornito il notiziario cronistorico, la conclusione di queste mie note., necessariamente prolisse. « Sia ringraziato TElerno che non ha permesso che la
fede in Cristo, accesa 62 anni fa, si spegnesse. Sì, la luce di Dio non si è spenta,
e neppure è slata nascosta. E le ventale
gelide e furicse nop son davvero mancate.
11 Signore ci conservi lutti fedeli, sempre
testimoniando del Suo buon Nome. Amen ».
Elia Libonati
cnccifl e PBScii
C l*altra faccia?
Il benedeUino Emanuele Lanne, mcnaco
di Cbevetogne, un importan'.e centro cattolico belga di studi, su ^Osservatore Romano (2-lC-’63) ha dedicato un ampio articolo
a (( L’eco della stampa grec*a alla allocuzione di Grottaferrata ». Come i nostri lettori
ricorderanno, il 18 agosto scorso, dalla residenza estiva di Castelgandollo Paolo VI
si era recalo in visita alla storica abbazia d>
rito greco di Grottaferrata, e in quelTocca
sione aveva rivolto alle Chiese ortodosse un
messaggio di saluto e di invito, affermando
dt non volere « nè mortificare nè assorbire
questa gran fioritura di Chiese orientali »
ma piuttosto vederla « riinnestata sull’albero unico dell’unità flì Cristo ». (A questo
messaggio faceva poi seguilo la visita, quantr. mai ossequente, del metropolita Nikodim in Vaticano, ricambiata con l’invito dì
mons. ebarrière, vescovo di Friburgo, Losanna e Ginevra alla celebrazione del Giubileo d’oro del Patriarca Alessio della Cbies.i orlodcssa russa, a Mosca; fatti che non
Ci si può impedire d’interpretare sul piano
della diplomazia ecclesiastica, quasi a spostare da Cos antinopolì a Mosca il centro
delTOrtodossia orientale: ad una Mosca più
arrendevole — apparentemente — di quanto non si sia mostrata finora Costantinopoli nei confronti delle avances della Sede vaticana).
I lettori ricorderanno pure che il patriarca di Costantinopoli, Cbrisostomos, aveva
recisamente risposto a quesTinvito che restava nella linea costante delTecumenismo
romano: ritorno e assorbimento. Ora, con
grande stupore, nel suddetto articolo non
abbiamo trovato la benché minima traccia
di questa risposta! Si citano infatti gli apprezzamenti positivi, per il messaggio pontificio, di vari quotidiani greci « di ampia
diffusione », nonché soprattutto del settimanale Apostolos Andreas {definito « organo
! uftìcicso del patriarcato di Costantinipoli »',
sul quale mons. Emilianos Timiadis vescovo delegalo del Patriarcato ecumenico di
Co'StantìnLpoli quale rappresentante permanente presso il C.E.C., a Ginevra, ha dedicalo un lungo articolo al discorso pontificio, riportandone^-Tessenziale, e valutando
TORBE PELLICE
La ripresa autunnale
Dopo alcuni mesi di silenzio riappare la
nostra cronaca come risultato di un'energica
protesta di un nostro Fratello all’Assemblea
di Chiesa del 6 ottobre. Questo Fratello ha
reagito con uguale energia alla timida proposta di cercare un bravo cronista da incaricare per queste notizie all’Eco, asserendo
che nessuno può far questo meglio del pastore. Mentre rimango assai in dubbio su
questa ottimistica asserzione, eccomi a dare
qualche notizia.
Non dirò niente nè sulle nascite che hanno rallegrato molte delle nostre famiglie, nè
dei lutti che hanno colpito altre famiglie,
nè dei matrimoni come sempre numerosi in
questo periodo. Di queste cose, si è detto
airAssemblea, ne parlano altri giornali.
Il fatto più notevole avvenuto in questi
ultimi tempi è stata la decisione della Tavola Valdese di destinare il Pastore Sergio
Rostagno quale vice direttore di Agape. Sappiamo tutti quante difficoltà incontra la nostra Amministrazione per la sistemazione del
cosi detto « campo di lavoro »; rimane il
fatto che la nostra Comunità ha visto in
quattro anni quattro pastori occupare il posto dì secondo pastore della parrocchia, i catecumeni del IV anno hanno fatto il catechismo con quattro pastori diversi, i niem
Culto Radio
ORE 7,40
DOMENICA 13 OTTOBRE
Past. Carmelo Mollica
DOMENICA 20 OTTOBRE
Past. Paolo Ricca
Le Scuole Domenicali
riaprono i battenti
Tutto il materiale per le Scuole Domenicali può essere richiesto alla Libreria Claudiana, a Torino o a Torre Pellice.
MONITORI
ricordate la vostra rivista: <( La Scuola
Domenicale », trimestrale di educazione religiosa. Abbonamenti: L. 800 per Finterno,
L. 1.000 per Testerò, presso la Claudiana,
Via Principe Tommaso 1, Torino, c. c. p.
n. 2/21641.
Dal sommario delTultimo numero (.3-196.3).
teste uscito :
— Presentazione.
B. Costabel: Il Signore, liberatore, guida e
pastore del suo popolo.
G. Parlavecchia : A proposito delle illustrazioni del Quaderno Biblico.
G. Tourn : / testimoni (scena natalizia).
B. Subilia: La confermazione.
— Alcune cose da tener presenti.
— Programma 1963-64.
— Lezioni del programma nazionale SS.DD.
(ottobre-novembre).
bri di (blesa dei quartieri affidati al secondo pastore non hanno fatto tempo a
conoscerne uno che era già cambiato!
Mentre ringraziamo da queste colonne il
Past. Sergio Rostagno per quanto ha fatto in
mezzo a noi Tanno passato, diamo il più fraterno benvenuto al Sig. Alfredo Sonelli
Cand. in Theol., che la Tavola ha destinato
a l’orre, ed esprimiamo la speranza che egli
rimanga fra noi più a lungo dei suol predecessori.
Come detto sopra il 6 ottobre ha avuto
luogo la nostra Assemblea di Chiesa. Con
questo nome impegnativo indichiamo quelle
40-50 persone che si sono riunite a rappresentare i circa 1.600 membri di chiesa e gli
oltre 400 membri elettori. Non solo, ma possiamo dire che i più giovani, fra gli intervenuti, avevano certo passalo Ja trentina.
Non è tanto per fare un di pessimismo
che insistiamo su questi particolari, ma perchè dobbiamo ancora una volta (e chissà
per quante altre volte ancora) denunciare
che quando il popolo (o la comunità) rinuncia ai suoi diritti ed ai suoi doveri questo
fatto conduce sul piano civile alla dittatura
e sul piano religioso aìTassolulìsmo cattolicoromano.
[ pochi presenti, dunque, hanno avuto il
privilegio di ascoltare una bella, esauriente
ed interessante relazione del Sinodo fattaci
dal Sig. Edgardo Pascbetlo, nostro delegato.
Dopo questa relazione si è discusso su alcuni argomenti che, alla fine delTassemblea,
sono stati definiti da uno dei presenti : cosette inutili come la discussione sul sesso degli
angeli. Ce ne siamo tornati a casa con questa impressione. Ma ripensandoci sopra, se è
vero che si sono trattate questioni non importantissime come il significato delTinterludio durante il culto ed altre è anche vero
che si è parlato dì problemi assai importanti : ad esempio si è parlato della difficoltà di
costituire una attività di carattere culturaleteologi(‘o, die pur sembra sentita da diverse
persone, perchè alTatto pratico non ci si
vuole impegnare concretamente; eppure una
chiesa dove non v’è un lavoro di meditazione
e di riflessione è certo una chiesa che ha una
grande lacuna. Si è parlato delle varie 2)ossibìlità di avvicinare gli uni agli altri i membri della chiesa; della preoccupazione di raggiungere chi per ragioni di lavoro non può
essere presente ai culti e alle attività della
chiesa. Queste non .sono quisquiglie. Purtroppo accanto alle parole numerose non
sembra si sia trovala la via del fc fare ». In
questo senso possiamo dire che TAssemblea
è stata carente perchè non ha dato delle indicazioni precise impegnando il Concistoro
ad attuarle.
Una decisione invece è stata presa : il
culto, a cominciare da novembre, sarà anticipato di mezz’ora. Questo piccolo sacrificio
richiesto ai membri di chiesa va a vantaggio dei catecumeni, molti dei quali per ragioni di lavoro o di studio debbono alzarsi
tutta la settimana molto presto e che potranno la domenica riposare un po’ dì più
in quanto il catechismo invece che alle 8
del mattino potrà essere fatto dopo il culto,
alle 11,15.
Ricordiamo che con domenica prossima si
apriranno le Scuole Domenicali e i corsi di
catechismo coi vecchi orari (I e II anno
alle 9; III e IV alle 8).
h* positivamente. Non contestiamo queste
prese di posizione. Ma sarebbe stato eie.
raentare dovere d’informazione, a noi pare
ripor'.are pure la estremameiMe esplìcita pre.
sa di posizione negativa del patriarca stesso, che tra l’altro aveva il vantaggio di non
essere ufficiosa ma ufficiale. La verità, tutta
la verità...
Dialogo, sì,
ma con giudizio ...
Su La Voce repubblicana (2/3-10-’63i abbiamo letto questa noterella:
Mentre Paolo VI nella sua recente allo,
cuzione ha parlato della necessità di un col.
loquio della Chiesa con il mondo moderno,
e il Concilio, attraverso un fecondo e travagliato dibattito, sta cercando faticosamente
proprio questa apertura verso la società moderna, il Vicariato di Roma ha ordinato alle
librerie cattoliche della capitale di non esporre € di non mettere in vendita opere del gèsuita francese Teilhard de Chardin e libri
che trattino il suo pensiero.
Il provvedimento del Vicariato di Roma
— e dietro di esso non è difficile scorgere la
figura del Cardinale Ottaviani e del Santo
Uffizio — appare quanto mai grave. Al Convegno cattolico di Assisi si è parlato del gesuita francese come di una via per ’'una
cultura nuova ' della cristianità: uU'aprirsi
del Concilio Ecumenico, la parte piu sensibile del laicato cattolico ha addirittura scritto e parlato di un Conciìh» ieilhardiano ed
inhne neirultima edizione del Premio "ìsola d'Elba' è stata premiata una monografia,
con "imprimatur", di un sacerdote olandese
sulla figura e l'opera del padre gesuila.
Ma Lutto questo non vate per il Vicariato
di Roma e per il Cardinale Ottaviani. Chardin, di cui ormai si riconosce la grande importanza nel dibattito attualmente in corso in
seno al cattolicesimo, era già stato coi pilo da
un "monito" dii parte della Congiegazione
del Santo Uffizio: ora addirittura Vi vieta
alle librerie cattoliche di Roma la vendita
delle sue opere: un provvedimento che si
pone in netto contrasto con lo spiriio innonaiore che sembra ormai abbia guadagnato
buona parte della Chiesa cattolica.
A meno che non si tratti di una jàccola e
squallida rivincita della parte più conservatrice e reazionaria delle gerarchie crriesiastiche. che cerca di essere presente, r(?n simili
provvedimenti, in un dibattilo da ini appare in buona parte tagliato fuori.
Che le lesi di Teilhard de Ch;>rdin ei
l^ongano al limile dell’ortodossia romana,
anzi di una fedeltà assoluta alla P.arola di
Dio — e forse oltre — è possìbile anzi probabile. E’ comunque certo che som' al centro delTauspicato dialogo con il mondo eli
oggi, con il procedere delle sue .coperte,
('on la sua stessa concezione scientifica della vita. Metterle al bando non significherebbe sopraltiuto il timore di affrontai le e discuterle? per noi come per Roma. (“erto.
L *antisemHismo
neirURSS
Il 1° ottobre, nella sede delTAssociazione
della stampa romana, si è svolto a il secondo convegno sulla situazione degli ebrei nelTURSS », presieduto dal prof. Arangio Ruiz.
Che non sì trattasse di un inconln« jiropagandistico, magari in malafede, è attestato
dalla serietà della relazione. pres(Milala dal
prof. Aldo Garosci, non certo un uomo della
destra ecclesiastica o politica, ■ nella (¡naie era
ampiamente documentata la situazione, se
non dì persecuzione aperta, di profonda discriminazione nei confronti dei cilladìni sovietici ebrei che, secondo il Garosci. « non
possono nè esserlo in pace, nè dimenticare
di esserlo ». Sebbene siano 2.5 - .3 milioni,
viene loro negato il riconoscimento di unita
etnica a sè, con i diritti pure riconosciuti
ad altre minoranze etniche della grande
federazione. Queste discriminazioni sono del
resto frequentemente documentate dal settimanale (( Israel » e da « La rassegna mensile di Israel », nonché da varie pubblicazioni. E quel che è peggio è che viene costantemente coltivata, ufficialmente, un opinione pubblica antisemita. Riferendo su La
Stampa (2.10.’63) di questo convegno, C. Casalegno scriveva : « E" vano tentar di negare
le responsabilità governative di questo clima: in un paese dì dittatura come 1 URSS,
se Tantisemitismo sopravvive a quasi mezzo
secolo dalla Rivoluzione d'ottobre, è perche
il partilo non solo lo tollera, ma lo vuole.
Ragioni interne e internazionali - - ! esasperazione nazionalistica. Io spirilo totalitario,
le crisi della produzione e delTorganìzzazione economica, la mano tesa verso gli arabi —'
possono spiegarlo; ma non lo giustificano.
L'antisemitismo è un delitto: e non potremmo, in nessun caso, non denunciarlo con
sdegno addoloralo e preoccupato ».
Sdegno addolorato e preoccupato, sì. tanto
più che il « probV^ma ebraico », là dove e
sensibilizzato anche geograficamente, nel*
TErez Israel, è oggi più che mai uno dei
problemi aperti per il mondo intero : Io ri'
corda costantemente alTO.N.U. la bella n*
gura della rappresentante israeliana, Golda
Meir.
Ma di questo problema e della situazione
purtroppo documentabile nell’URSS, non si
può fare un comodo strumento propagandistico; in quanti paesi c'ccidentali, Italia compresa, non si sono avute, in tutti questi anni, manifestazioni antisemite? non voglri'
no, milioni di tedeschi, dimenticare, soprattutto dimenticare? come risponde la Chiesa
di Roma all’interrogativo posto da « Il
cario » di R. Hochhul, tutt’altro che cosi
facilmente ’spazzabile’ come sostiene 1 Osservatore Romano? non s’infiltra anche fra noi
qualche venatura d’antisemitismo? Oltre sei
milioni di uomini, donne, ragazzi sono morti, per lo più in modo atroce, perchè con
tutte le nostre forze cerchiamo di soffocare
per sempre la fiamma delittuosa dell antise
mltismo, dovunque sembri ancora allignare,
a cominciare da casa nostra. g. c.
3
TT
ottobre 1963 — N. 40
pag. 3
CRONACA
del Concilio
{segue dalla l.a pag.)
domo lo schema sulla Chiesa (De Ecclesia): il Concilio abborda immediatamente (e coraggiosamente) quello
che a giusto titolo viene considerato
come il suo tema centrale e che sarà
anche — la previsione è facile — il
suo problema cruciale. Tutta la tematica conciliare si accentrerà sul problema della Chiesa. Questo corrìspon
de a un’esigenza sentita in tutta la
cristianità contemooranea che, nei
suoi vari settori da alcuni decenni,
sta ripensando la sua dottrina della
Chiesa («il nostro secolo — è stato
detto — sarà il secolo della Chiesa»)
Ma quest’opera di ripensamento e di
elaborazione dottrinale si presenta come particolarmente impegnativa e delicata neil’ambito del 'cattolicesimo,
nella cui teologia la Chiesa occupa,
ccm’è noto, un posto di primissimo
piano. Non si sa ancora lungo quali
direttrici si muoverà la discussione
conciliare sul tema della Chiesa. Si
può però prevedere che una di esse sa
rà quella tendente a precisare e rafforzare la posizione dei vescovi e la
tunzione dei laici nella Chiesa. La rivalutazione deH’episcopato e la promozione (come dicono) del laicato sono
entrambi temi cari a papa Montini e
tutto porta a credere che il Concilio
si prommcerà in favore di una maggiore partecipazione dei vescovi al governo riel'a Chiesa (auspicata dal papa stesso ancora recentemente, nel
suo discorso alla Curia di Roma), in
favore altresì del conferimento di
maggiori poteri e competenze alle conferenze episcopali nazionali, in favore infine di una maggiore integrazione dei laici nel corno ecclesiastico cattolico. Se e fino a che punto queste innovazioni (nel caso che siano adottate dal Concilio) porteranno dei correttivi o delle modifiche a dottrina
come quella del primato del papa e
del .suo potere di giurisdizione immediata e diretta su tutte le' diPcesi del
mondo, o quella della differenza, si
direbbe di natura, tra clero e laicato,
non è possibile, per ora, di prevedere.
* « 9Ì«
Un altro filo conduttore dei dibatti.
ti co-n ciliari sullo schema De Ecclesia
sarà senza dubbio offerto dalla questione ecumenica. Non solo perchè il
Concilio è stato e continua ad essere
un ottimo trampolino' di la.ncio per
Tecumenismo cattolico (quello, per in
tenderci, del card. Bea, del suo Segretariato e, al limite, di Franco Falchi),
ma anche perchè si può presumere
che c'è ormai un settore dell’episcopato natt.o'lico che è irriducibilmente ecumenico nel senso profondo del termi
ne e che lavorerà affinchè emerga dal
Concilio una nozione di Chiesa quanto più possibile ecumenica. Si tratta,
cvviamente, di una operazione estre
mámente delicata, in quanto proprio
la dottrina della Chiesa è imo dei pun
ti nevralgici del dissenso fra cattolicesimo e protestantesimo. In queste
senso il De Ecclesia può costituire una
specie di cartina al tornasole atta a
rivelare le possibilità e le impossibilità ecumeniche del cattolicesimo contemporaneo. Il De Ecclesia, con la discussione che ne scaturirà, consentirà di fare il punto sulla consistenza
dell’ecumenismo cattolico, molto più
e molto meglio di quanto non lo consentirà lo schema appositamente re
datto sul problema ecumenico dal
punto di vista cittolico: il De Oecumenismo, preparato dal Segretariato
per l’Unione dei cristiani e da presentarsi all’assemblea conciliare entro
questa sezione. Questo schema, che
secondo l’autorevole Quotidiano parigino Le Monde (n. del 26 settembre)
dovrebbe essere « un des meilleurs
schémas » e rappresentare « un des
sommets du Concile », sembra in realtà essere assai meno soddisfacente di
quanto ci si poteva aspettare. Si trat
ta, in sostanza, di un lungo elogio degli Ortodossi (del tipo di quello fatto
iial papa a Grottaferrata) e dei Protestanti, senza die peraltro si avverta una vera comprensione per le ragioni profonde — di fede — dell’essere
protestanti o ortodossi. Siamo c'oè sul
piano di quen’ecumenismo a-teologico,
che insiste (anche troppo) su ciò che
ci unisce e lascia nell’ombra i motivi
della divisione. Uno schema « giovanneo », si direbbe, cioè uno schema redatto nello spirito di papa Giovanni
e il cui contenuto risente dell’impostazione irenica data all’ecumenismo
cattolico dal predecessore di Paolo 'VI
Questa impostazione sembra essere
anche Quella del Segretariato per l’Unione. Ci si chiede allora se si tratta
di un programma minimo di cui il
Segretariato stesso deve per ora accontentarsi, magari controvoglia, costrettovi dall’opposizione dell’episco
pato integrista, intransigente, antiprotestante e anti-ecumenico, oppure
Se si tratta di una carenza teologica
di tutto il lavorc del Segretariato per
l’Unione. Anche questa questione merita attenta considerazione.
Paolo Ricca
Ho perso la fede!
libri
Per lo studio di un ateismo sistematico
Quest’articolo, giuntoci troppo tardi per
esser pubblicato, come doveva, nel numero
scorso, è stato scritto prima dell’inaugurazione della seconda sessione, e del discorso
d’apertura tenuto da Paolo VI, che ha avuto una larga eco, confermando che la linea
segnata da CAovanni XXIII sarà proseguita
dal Concilio e dal nuovo Pontificato. Paolo
VI ha indicato i quattro obiettivi del Concilio: ”la conoscenza o. se cosi piace dire,
la coscienza della Chiesa, il suo rinnovamento (si parla ripetutamente di ’renovatio’.
non di ’reformatio'). la ricomposizione di
tutti i Cristiani nell'unità (romana), il colloquio della Chiesa con il mondo contemporaneo”: ha annunciato una grande enciclica
programmatica ( probabilmente per dicembre. a sessione conclusa); ha confermato
l'errore fondamentale che rimproveriamo alla dottrina romana: l’identificazione di Cristo con la Chiesa, .sì che essa osa dire: ’’Venite (I me. voi tutti”..., a me, madre e mae
red.
Recensendo, qualche tempo fa, un libro
di autori vari pubblicato dalla Librairie de
r.AIe, Lausanne, Dossier Dieu, l’avevamo
criticalo, perchè, esaminando le principali
obiezioni che il mondo di oggi oppone alla
fede cristiana, non aveva contemplato « le
gravi obiezioni di Marx e di Nietzsche, di
voci ben più appassionate e sistematiche
delle piccole obiezioni borghesi » di cui
parlava il libro (v. Eco-Luce del 20 settembre u. s.i.
Ci è grato, adesso, presentare ai lettori
un libro che di queste gravi obiezioni parli ed anche in un modo abbastanza acuto,
tanto più che arriva da casa nostra, essendo
stato pubblicato dalla Claudiana {L’ateismo
contemporaneo — Studi di Edouard Mauris. Heinz-Horst Schrey, Pierre-Henry Simon, Gabriel Marcel. Pierre Bonnard).
Ci sembra giusto che la Claudiana pubblichi, una volta tanto, un libro che tratta
di problemi filosofici, se pensiamo che a
questi problemi va l’interesse di un gran
numero di giovani della nostra Chiesa, sia
pure in mezzo alle critiche degli appassionali di s'.oria valdese...
11 primo studio è introduttivo e fa notare
come Pateismo contemporaneo sia spesso
non solo e non tanto senza Dio, quanto eontre Dio. In questo si differenzia dall’ateismo cosiddetto scientifico, perdiè accetta di
fare i conti con Dio e per questo è possibile per la Chiesa un dialogo non fra sordi.
11 secondo studio, molto acuto, analizza
Yateismo marxista. Molto acuto, abbiamo
detto : ci sembra persino troppo acuto quando vuole presentare l’affermazione — spesso implicita, qualche volta anche esplìcita
— della sinistra hegeliana e dello stesso
Hegel, che Dio è morto, come una demitologizzazione del Venerdì Santo, come, cioè,
il porre la morte del Cristo non come un
fatto storico, ma come un fatto, o meglio,
una situazione eterna. Infatti questo significa dorè un’interpretazione post-bultman
DAL RIFUGIO
Carlo Alberto
Abbiamo ricevuto dalla sig.ra Judith Ponte! Bei'tin di Ardmorc - U.S.A. - la somma
di L. (.1.700 ( = 100 dollari) in memoria del
marito Etienne Berti n del Cognet di Villar
Pellice. raccolta tra i scoi parenti e gli Amici del gruppo Valdese di Filadelfia. A tutti
un pensiero riconoseen.e.
Siamo pure profondamente grate alla Chiesa Valdese di Losanna, che ci ha mandato
a mezzo del Pastore h nrico Tron, la bella
somma di L. 150.000 in memoria di C. A.
Hubler. i
Con l’occasione comunichiamo agli Amici
del compianto prof. Giovanni Turin che,
con gli ultimi doni ricevuti (L. 10.000 del
dr. Ferruccio Jalla e L. 10.000 del Dr. Franco Levi) la somma ha raggiunto a tutt’oggi
la ragguardevole cifra di L, 477.000.
La Direziono
niana (e, per di più, rispetto ad un Bultmann, fortunatamente, frainteso, perchè se
questo potesse trovarsi nel vero Bultmann,
staremmo freschii a un pensiero che non
Fammette. Infatti lo scopo di tutta la sinistra hegeliana, e in particolare di Feuerbach, fu di smascherare, e non di demitologizzare, ogni teologia, compresa quella —
piesunta — di Hegel (v. pag. 20). Interes
E. MAURIS - H. H. SCHREY - P. H.
SIMON - G. MARCEL - P. BONNARD : L’ateismo contemporaneo.
Traduz. Gino Costabel - Piccola Collana Moderna N- 4 - Editrice Claudiana, Torino 1963, pp. 198, L. 500.
sante, invece, l’analisi del passaggio dal
materialismo storico a materialismo ontologico (pag. 22), già sostenuta alcuni anni
fa, nel nostro ambiente, dal Prof. Miegge,
sia pure in termini un po’ diversi (v. Protestantesimo 1 - 1961, pag. 27); così il rilievo che « per valutare ¡1 marxismo con
giustizia, bisogna ricordare in quale periodo della storia occidentale esso appare:
nell'ultimo periodo della decadenza e degli
abusi nel quale dottrina teologica e realtà
sociale erano giunti ad una lotta spietata o
(pag. 27); infine l’affermazione che il cristiano non incontra il marxista per opporgli una filosofia migliore, ma da uomo a
uc ino, esistenzialmente.
Il terzo studio, meno indigesto, come del
resto i -successivi, per chi non è abituato
al linguaggio filosofico, presenta alcuni esempi e caratteristiche dell’aíeísmo letterario, in Francia, innanzitutto con l’itinerario di Cide. che passa dalla fede cristiana
aU’ateismo: Un ateismo appassionato che
Ila sosti'uito a Dio l’uomo, alla fede in
Dio la fede nell’uomo, ponendo in risalto
una caratteristica spiccante di tutto l’ateismo contemporaneo, che non è solo un’empia e blasfema negazione di Dio, ma anche
i’affermazione della dignità dell’uomo al
di sopra di tutto. In Sartre avremo la figura di Oreste, in Les mouches. che ci è presentata a pag. 51 come la figura dell’Anticristo, « colui che salva gli uomini liberandoli non dal peccato, ma dalla paura del
peccato li; segue un esame deH’ateismo di
Camiis. di Salacrou, di Malraux. 11 Simon,
al quale è dovuto lo studio, conclude con
l osservazione che questo ateismo letterario è sempre largamente improntato di pessimismo, di nausea — non solo in Sartre —
il che crea nei suoi confronti un problema
umano che va ben al di là della discussion. teorica.
Confessiamo che ci saremmo aspettati di
più dallo studio del Marcel che cerea di
dare una valutazione generale dell’ateismo.
All’inizio un’osservazione che va spiegata
per quelli che leggeranno il libro senza essere avvezzi alla terminologia filosofica,
cioè che Dio non esiste (caso mai, è). Infatti l’esistenza ha un carattere troppo precario perchè si possa attribuire a Dio; meglio è attribuirGli l’essere. Il nucleo cen
trale della sua argomentazione è, invece, la
ricerca della natura della certezza sulla quale si fonda la pretesa intorno a cui si co.stitiiisce l’ateismo filosofico (pag. 81); ricerca che risulta vana in base ad una serie
di argomenti che ¡ lettori potranno utilmente vedere sul libro, e che, perciò, senZf smantellare l’ateismo, gli toglie, tuttavia, la possibilità di smantellare la fede
cristiana.
Un vero « tour de force » è lo studio finale del Bonnard, del resto ben riuscito,
iì quale si pone il problema se il Nuovo
Testamento conosca una forma di ateismo.
In questa prospettiva, che per noi è in ultima analisi la più interessante, l’ateismo
viene ricondotto in termini cristologici in
base al testo I Giovanni II, 23: Chiunque
nega il Figliuolo, non ha neppure il Padre.
La premessa parla di un ateismo « de
facto », di molti della nostra generazione:
Marcel, nel suo studio, di un « ateismo
vissuto I). Avremmo, quindi, visto volentieri
nel volumetto uno studio che imposti la
teorizzazione che questo genere di ateismo
liii ricevuto in talune espressioni della
« Lebensphilosophie », anche se ancora con
questa gli studiosi ritengono poco spesso
di dover fare i conti, per esempio nello
Spengler o, anche, nel Klages, anche perchè ci sembr.i che la formula stessa di
« Lebensphilosophie », a parte le interpretazioni che ha avuto fin’ora, potrebbe essere interessante per noi. Naturalmente gli
studi del volumetto non intendono essere
un’enciclopedia dell’ateismo e comprendiamo come uno studio del genere sia sta
t ) escluso. Questo non gli toglie nulla del
suo valore per il quale Io raccomandiamo
a tutti quelli che sono sensibili al proLlema. c. I.
iiiiimiiiKiimiiiiiiMiiiimiiiiiiimmiiiiiiii
Unione Uristiana Battista
d’Italia
L’Assemblea Generale dell’Unione Cristiana Evangelica Battista d’Italia, riunitasi recentemente in Santa Severa (Roma), informata dell'ostruzionismo costante e sistematico dell’Amministrazione Comunale di Veroli contro la costruzione dell’oratorio per la
Comunità Evangelica Battista di S. Angelo
in Villa, esprime la propria deplorazione e
fa voti che la superiore Autorità tutoria faccia rispettare e rispetti le decisioni del Consiglio di Stato. Allo stesso tempo prega Iddio
che sostenga i credenti di S. Angelo in Villa
ed illumini le Autorità tutte perchè non
venga ulteriormente differita la concessione
della licenza che permetta la ripresa della
sospirata costruzione dell’oratorio evangelico.
I LETTORI CI SCRIVONO
Ricordare il passato e
lavorare per la pace
Ringrazie il Pastore Nisbet per il
suo imervenlo circa le recenti rievocazioni ili cose belliche apparse sul
nostro giornale e sulle critiche mos
se alla Cliiesa perchè non prese posizi im' in tempo di guerra ed auguro che presto venga il giorno in cui
il popolo Valdese riesamini la sua
fede e l’insegnamento della Scritturi, di fronte alla guerra e si domand; se il monumento che a Torre si
iuiiniira a fianco della Casa Valdese
sia proprio un simbolo adatto per i
discepoli di Cristo e di Pie«» Valdo.
Vorrei che finalmente ci domandassi
ino luUj e anche i nostri teologi ci
dicessero se sarebbe oggi possibile a
■.lo, Valdesi di tenere in una mano
la Bibbia e nell’altra una .spada od
un mitra...
Ma vorrei qui limitarmi a domandare al direttore dell’Eco ed ai collaboratori suoi che ogni tanto ritornano sui motivi bellici e sulla parola Resistenza, se questo sia utile alla
causa della pace.
1 quotidiani che ci circondano rie
vocano in questi tempi i latti di
venti anni or sono con descrizioni
i'ai'capriccianti di cose purtroppo ve
re; Cefalonia, Malbausen e molti altri iiciiii sono ormai noti e ricua^
mano spontaneamente alla mente dei
sentimenti di esecrazione per g i no
nini crudeli e di commiserazione
per le vittime. Evidentemente a
altre parti si commemoreranno anche
altre co.se: forse nei Balcani e in
Jugoslavia si parlerà di rappresaglie
subite; in altri luoghi si parlerà '
spaventose agonie setto immense rovine di città distrutte in pochi istanti Altrove ancora sono tutt ora purulenti le piaghe di Hiroscinia. Servono questi ricordi alla pace.
Forse ci sono anche degli idealisti e dei teorici che credono davvero di servire così la causa della pace
ma essi dimenticano che non vi può
esser pace lontano dal sincero e to
tale perdono cristiano.
Non è ad ogni modo per tutti co■Poro elle io parlo, ma per il nostr-i
giornale e per domandare: Basta una
buona volta con queste rievocazioni
gueriaiole che se eccitano il consenso da un luto, daU’allro acuiscono
lilla profonda tristezza efi un amaro
risentimento in gente die ora non
osa parLare ma che lauto più sente
allontanare da dii ragiona in inod.»
conformista.
L’Eco-Luce non l’ha detto, ma i
Valdesi sono stati lungi dall’essere
inanimi in questo atteggiamento bellico della Resistenza. Molti die mai
avevan vestito la camicia nera, avrebbero preferito adesso un atteggiamento di non resistenza e se consegnavano bestiame o viveri a uomini
elle davano loro in cambio un foglietto con su scritto: «Pagherà Badoglio n era perchè spesso quelli avevano un mitra nelle mani. I giovani
Valdesi di allora non sono stati tutti
partigiani. Vi sono state parroedne
dove neppur uno lo è stato. In altre
dei giovani hanno scelto quella via
i-ome l’unica che offrisse una via di
scampo.
E non tutti i Valdesi approvavano
quando da Radio Londra o America
11., certo Colonnello Slevens esortava- « Aspettate che dei soldati tedesdii passino nella via, sparate loro
i ella schiena eppoi fuggite a mettervi in salvo ». Molti Valdesi capivano
1.. conseguenze sanguinose di questi
consigli che avreh^ro provocato tremende rappresaglie sui villaggi o
sopra ostaggi innocenti ma non potevano parlare. Molli Valdesi sanno
che dopo qualunque guerra i vincitori hanno sempre proclamato i torti dei loro avversari e che se, per
avventura, avessero vinto Hitler e
Mussolini, noi leggeremmo oggi sui
giornali la descrizione delle atrocità
commesse dagli aerei Americani e
dalle loro bombe atomiche e sentiremmo persino spiegare e giustificare i davvero atroci massacri degli
Ebrei dei quali però, ricordiamolo
bene, siamo stali responsabili anche
noi italiani...
Perciò, dico, basta, se vogliamo la
pace, con le rievocazioni delle cose
atroci della guerra recente... Se vogliamo proprio combattere la guerra
mostrando quanto essa è brutta, scegliamo allora per le nostre rievocazioni altre guerre lontane, del passato, die non rischiano più di riaprire delle ferite e dei risentimenti
troppo vicini a noi.
Basti a noi di dire che la guerra j
è una rosa satanica e mostruosa, clic
i cristiani non possono servirsi di un
mezzo siinìle senza rinnegare la loro
fede nel Prineipe della Pace.
Di altri ricordi bellici si dovrebbe
occupare 1 Eco-Luce come pure dovrebbero fare quanti fra noi hanno
iì dono di una penna facile. La guerra, in mezzo ai suoi orrori ha pure
nascosto una infinità di cose sublimi, che hanno veramente valore 3
che meriterebbero di essere ricordate
e di servire di ispirazione alle nuove generaziciii.
Episodi come quello di un mio
amico che si trovava in prigionia in
un '.risle campo germanico, forse
quello dove morì un mio caro congiunto; Un giorno ode un ufficiale
tedesco che fischietta un inno evangelico e rialza di colpo il capo... —
Lo conosci? dice l’ufficiale più a cenni che a parole.. — Sì... — Sei Protestante e credente? Anch’io lo sono! Quello stesso giorno il prigioniero è chiamato per un lavoretto
nella baracca dell’Ufficiale. Dopo tre
giorni si accorgono che sanno entrambi il francese e possono finalmente parlarsi come si usa tra i credenti... Dopo qualche mese l’Ufficiale comunica all’amico prigioniero che
sta per partire per il fronte russo. E
non ha paura? — dice il prigionie1-0. — lo? No, vedi, Iddio è dappertutto, se Egli vuole posso cadere
qui, se Egli vuole cadrò in Russia,
st vuole, non cadrò. Si separarono e
l'ufficiale tedesco non tornò più. Ma
liiijiiiù, in queU’orrido campo, era
apparsa per un momento una pìccola
luce clic parlava del Re{ino di Dìo.
Li misiliore rievocazione da fare per
noi, mi semlyra, mentre il mondo
commemora i suoi ventennali sarebbe quella di fare una raccolta di queste piccole luci (*be non allontanano
ma avvicinano, che fanno ricordare,
s' che abbiatno tut'd tanto soffertoma elle lasciano in cuore una speranza e un ideale.
Enrico Geymet
D'accordo sulle piccole luci. Ma
una volta di più respingiamo recisamente questo qualunquismo politico^
che a nostro avviso è tale anche spiritualmente: c un abusare della Po
rola di Pio, farle esprimere questo
scettico e indifferenziato giudizio sulle vicende degli uomini e -sui loro
moventi: così facendo la si evira e
si contribuisce J che il nome e la
giustizia di Dio siano diffamati fra
eji uomini Certamente la Parola di
Dio giudica tutto ciò che di oscuro,
troppo *^umano^'. è affiorato anche
ir seno alla Resistenza: ma a noi pore evidente che non si può. senza
sovvertirla, far sì che la Parola di
Dio chiami bene il male e male
il. bene, e neppure essa dichiari
che tutti i gatti, nella oscura notte /w>/i/ic«. sono unitormemen
te bigi. E siamo profondamen
te. turbati che tutta quella sofferenza. quei giorni aspri, quegli strazi siano passati, anche per coscienze
cristiane, senza lasciar vera traccia,
salvo gualche sentimentale piccola
luce. Sì. siamo convinti che, amdie
se tocchiamo ferite ancora aperte, noi
lavoriamo per la pace, discutendo
del nostro recente passato e cercando di prepararci, meglio che per il
passato, ad essere una Chiesa confessante. Sul modo di questa confessione lo ripetiamo una volta ancora,
c’è largo campo di discussione; ma
che la Chiesa dovesse e debba essere
per la Resistenza (non per la rettolica corrente della Resistenza) resta
per noi chiaro dovere confessionale.
Che cosa s'intende
per « Federazione » ?
Leggo con interesse « La Luce » e
seguo quanto in essa ed in altri giornali evangelici si viene pubblicando
:n relazione del futuro Congresso
Evangelico Italiano, che dovrebbe essere un Congresso pan-evangelico.
Non scrivo « pan-protestante » perchè so che varie frazioni dell’evan
gelismo italiano non amano essere
definite protestanti, e tanto meno
autodefinirsi tali.
Riferendomi afi alcuni periodi pub.
blicali nel n. 35 di quest’anno, in
data 6 settembre, vorrei sommessamente chiedere elle s’intende per
« una effettiva ed efficiente Federazione » e in che cosa questa differirebbe flairattuale Consiglio Federale.
Stando a quanto avviene in Francia, dove una Federazione esiste già
da tempo, ho l’impressione che essa non differisca molto dal nostro
Consiglio Federale. Le Chiese che vi
partecipano godono della loro piena
iiidipenrlenza ed autonomia e la Federazione pare l’espressione della loro unità spirituale. Il Presidente della Federazione, scelto fra uomini
rappresentativi per proprio valore e
alleggiainenlo. non mi pare investito
dell’aulorità di portavoce univoco di
tutti. Scrive: mi pare, perchè, ignorante di come stanno effettivamente
le cose, chiedo i lumi di chi è informato al riguardo. Se devo fare
attenzione alla storia, le Federazioni, in campo politico, sorgono proprio per conciliare l’autonomia di
giurisdizioni minori (sì« Cantoni che
Sta'.i) e per rappresentarli tutti verso i terzi, ‘Specie in campo interna
rionale.
Una Federazione Evangelica Italiana. per essere effettiva ed efficieii
te. dovrebbe sostituire le singole
Cinese nei rapporti internazionali.
Si sentono, ad esempio, la Chiesa
Valdese e la Chiesa MetodisU, di rinunziare ad una loro propria rap
presentanza nel Consiglio Ecumenico?
Una Federazione, sempre per essere effettiva ed efficiente dovrebbe
esercitare una vera e propria giurisdizione, anche alFinterno. E’ pensabile die il Sinodo Valdese e la Conferenza Melodista rinunzino a parto
delle loro prerogative a favore delTeventuale futuro Consiglio della
Federazione?
Appartengo ad una denominazione le cui chiese seguono l’ordina
mento congregazionalista e, secondo
rartirolista, è naturale (cioè conforme ai principi che professo) che trovi ostico ’ il concetto stesso di Federazione”, ma i Valdesi e i Metodisù
trovano naturale che la Federazione
eserciti una parte dei poteri giurisili
zionali spettanti a! loro organi istitutivi ?
A me pare die nessuno voglia rinunziare, a favore di un nuovo organo, a giurisdizicni legittime del
loro proprio ordinamento. E se è
cosi, pereliè non si dice chiaramente
die rosa dovrebbe rappresentare la
vaglieggiata Federazione? Cambio di
etichetta? Non ne vale la pena. Me.
glio sarehlie perfezionare e potenziare le poche iniziative comuni a
cui tutti possono aderire in piena libertà e consapevolezza.
Mi scusi l’intervento e mi creda
suo obbligatissimo
Luigi Ottavio Poimene
Il bibliofilo
Un lettore cerca: G. GÖNNET:
Prolegomeni dello storia valdese
(1942). Chi fosse disposto a cedere
quest’opera scriva alla Libreria Claudiana, Via Principe Tommaso 1, Telino, indicando le condizioni.
4
pag. ^
N. 40 — 11 ottobre 196J
ì
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
Cambio della guardia
a Cerignola
Ritorno pieno di ricordi è stalo per me
e per la mia famiglia quello di ieri, varcando la soglia della Chiesa di Cerignola
per il primo cullo di questo secondo ministerio.
Vi ritorniamo infatti a distanza di ben
27 anni dal primo.
Alla nostra età si è facili alla commozione.
Una commozione fatta soprattutto di riconoscenza all’Eterno per questo interessante cammino fatto dalla modesta (per
numero e rango sociale dei suoi componenti) ma impegnata comunità.
Dico interessante, poiché vi scorgo come le tracce del favore di Dio. Quando
Egli interviene l’opera incerta e debole
delle nostre mani acquista stabilità, consistenza.
Anche per le Chiese, vi sono avvenimenti, fatti, date che restano come le pietre
miliari della loro storia.
L’anziano Scorano Francesco nel darmi
il ben tornato ne rievoca una : quella del
lontano 1926. In quel tempo. la comunità
era visitata dal giovane candidato T. R.
Castiglione oggi professore all’Università
di Ginevra.
In un clima come quello, l’esistenza di
una Chiesa significava l’assurdo ipersistere
di una voce non conformista e peggio... una
specie di quinta colonna delle camere del
lavoro che erano state liquidate a forza di
olio di ricino e di manganello.
Così venne la volta della piccola e innocua comunità : il giovane appena uscito Jalla Stazione circondato dagli anziani fu assalito da un gruppo di facinorosi, insultato
e bastonato. Ne sorse una rissa e se la mano del sicario che aveva estratto il pugna
le venne fermata a tempo, fu per il provvido intervento di un giovane che riconobbe in mio fratello un suo amico e chiari
l'equivoco. Provvido intervento del Signore commentò la comunità raccolta in preghiera nel piccolo locale dell’adunanza.
L’opera di testimonianza ne fu rafforzata! quando mai le persecuzioni l’hanno
spuntata sulle idee? Tànt’è che alcuni anni dopo la Tavola, venendo incontro alle
aspirazioni della comunità, acquistava in
Piazza del Castello quei locali che sembrano essere stati costruiti proprio per un Oratorio.
Ma ciò nonostante per il clima di diffidenza e di grande apatia che circonda quasi sempre l’iniziativa evangelica, la nostra
comunità fu scio una piccola chiesa confessante.
La Tavola me l’affidò negli anni più duri che vanno dal 1935 al 1937, quando cioè
al nostro non conformismo si potevano attribuire tonalità diverse. Perchè non si era
cattolici come gli altri noi si tentava di incriminare colla nostra stessa esistenza il
privilegio dell’Unità nazionale! Così dicevano i liostri avversari. Ovvero, per essere
anche noi protestanti come gli « inglesi stramaledetti », eravamo una sipecie di quinta
colonna minacciante le sorti della patria.
A pagarne le spese furono le chiese di Cerignola e di Orsara che vennero chiuse al
l’esercizio pubblico del culto. Un brutto
giorno fui chiamato dal Prefetto di Foggia
per sottoscrivere una diffida in tal senso,
con la scusa che l’autorizzazione ministeriale me la fossi falsificata! 11 chiarimento
dell’equivoco., ovvero la giustizia avvenne
solo in seguito alla visita fatta dal Moderatore Prof. Ernesto Qomba ai Duce in persona. Cosi le porte 'delle due comunità si
riaprirono con gaudio immenso delle fratellanze !
1959-63. La comunità è affidata all’assistente di Chiesa Sig.na Carmen Trobia. Essa vi porta tutto il suo fervore e l’entusiasmo giovanile. Siamo in un clima di concordia, siamo circondati anche da simpatia da parte del popolo; quando le autorità
si fanno i fatti propri, il popolo non può
non esserci favorevole.
La comunità viene edificata nel suo interno, mentre cerca di aprirsi come una
porta attraverso l’opera sociale. Ha però
scarsissimi mezzi ; la sacrestia diventa presto un piccolo Asilo; alcuni Amici della
chiesa evangelica di Solingen hanno preso
a cuore il problema e vogliono anche aiutare le ragazze ad emanciparsi; fanno dono
alla comunità di una Dubied per maglieria,
ci aiutano a pagare il fitto di un laborato
rio. A questo punto, il passo decisivo la
comuni'ià lo realizza coll’acquisto di un
ampio locale adiacente all’Oratorio (luglio 1963).
11 grosso della spesa se l’accollano gli
amici tedeschi, vi concorre in parte la Comunità di Bari.
Questa novità ci permette di destinare la
sacrestia a laboratorio ed essere sgravati da
un fitto. 11 laboratorio offre lavoro ad una
diecina di ragazze che confezionano per un
grosso maglificio di Bari.
Quando i restauri al locale acquistalo verranno fatti avremo un ottimo strumento di
lavoro mediante un Asilo che accoglierà un
g'-an numero di bambini. Già siamo sulla
«inquantina di iscritti, che ricevono una
minestra insieme alla possibilità di conoscere Famore di Cristo.
Sappiamo die su di noi abbiamo gli occhi di molti Amici: la F.F.V. innanzitutio,
die ci aiuterà nei primi mesi ad assumere
una brava e ben quotata Maestra giardiniera; la Sig.na Scivales; e poi le Unioni Femminili delle grandi città, e ancora alcune
sorelle e fratelli della chiesa tedesca: un
alone di calore spirituale che sentiamo aleggiare attorno a noi, nell’immane lavoro che
ci attende.
Ai lettori della Luce vogliamo dire: ora
che in questo posto avanzato deUa testimonianza siamo riusciti a sollevare lo stendardo della bandiera deU’Evangelo, aiutateci
colle vostre preghiere e colla vostra simpatia a tenerla ben alia! Ammainarla significherebbe una sconfitta per tutti!
G. E. C.
AN6R06IIA (Gapoloogo)
— Venerdì 4 ottobre un numeroso corteo
di parenti, amici, vicini, accompagnava al
campo dell’estremo riposo la salma di Rosina Rivoira Bonnet deceduta alFospedale, quasi improvvisamente, aU'età di 78 anni. Essa
lascia un ricordo buono ed un rimpianto in
tutti coloro che l’hanno conosciuta e che
hanno avuto modo di apprezzarne la bontà e
la serenità del carattere, la fede viva e profonda. Alle iìglie e ai parenti maggiormente
colpiti da questo lutto esprimiamo la nostra
solidarietà fraterna nella certezza della promessa di Colui che ha detto : io son .venuto
perchè abbiano vita e Tabbiano ad esuberanza.
— Tra breve riprenderanno tutte le attività di Chiesa. La domenica 27 ottobre vi
sarà un culto di inaugurazione delle Scuole
Domenicali, catechismi e riunioni di quartiere a cui tutti sono particolarmente invitati a partecipare.
BOBBIO PELLICC
- Sabato 5 ottobre abbiamo invocalo la
benedizione di Dio sul matrimonio di Fontana Aldo iPiantà di Villar Pellicej e Bonjour Livia (Cortili di Danna).
Gli auguri affettuosi di tutta la Chiesa seguono questi sposi che si stabiliscono a To
rino; mentre domandiamo al Signore di
essere l’osnìte costante del Icro focolare.
— Ci rallegriamo vivamente con la famiglia di Giovanni e Margherita Rostagnol
dell’Evs.sarl per la nascita del loro piccolo
Bruno avvenuta presso la maternità dell’Ospedale Valdese di Torre Pellice il giorno
1 j settembre scorso. c. a.
PRAROSTINO
IVREA
La nostra comunità gode di una larga collaborazione laica, anche per la predicazione
— in comune con la vicina comunità di
Biella — il che ha permesso, come la scorsa
estate, di avere culti settimanali, nei mesi
estivi, a Piedicavallo, con una buona partecipazione, per non parlare dei culti che regolarmente si tengono nella diaspora. A tutti
\ collaboratori si esprime la più fraterna rinoscenza.
Abbiamo avuto, domenica scorsa, il culto
di vipresa delle attività, e abbiamo celebrato
la S. Cena. Riprendono le riunioni infrasettimanali: per la prima, il prof. Tullio Viola,
deU’Università di Torino, parlerà sul tema :
« La scienza e la fede », martedì 8 c. m.
Domenica 13 il culto sarà presieduto dal
past. Seiffredo Colucci, direttore di « ViUa
Olanda », che attendiamo con molto piacere.
Con il martedì 15 comincerà una serie di
studi biblici sul 1° libro di Samuele.
Il past. Giorgio Bouchard risiederà ora stabilmente ad Ivrea, di cui ora ha l’esclusiva
cura pastorale, distaccata da quella della comunità di Biella, mentre è stato nominato
Segretario generale della F.U.V., in sostituzione del past. Franco Giampìccoli.
— Focolari criniuni. Sabato 5 ottobre,
nel nostro tempio sono siati celebrati ben
due matrimoni: al mattino, si sono sposati
Bouchard Enrico (Pramollo) e Robert Rina
(Collaretto!; nel pomeriggio Gay Sergio
(Ruà di Prarostino) e Avondetto Renata
(Ruà di Prarostino). A queste due giovani
coppie, che stabiliscono il loro focolare, rispeltivamente alle Buffe e alla Ruà, vadano
gli auguri di una vita serena e felice sotto
lo sguardo del Signore.
— Sotto il segno dello Grazia. Domenica
6 ottobre, nel corso del culto, è stala presentata al Santo Battesimo Godino Fiorella,
di Emanuele e di Forneron Dina (S. Bartolomeo). Possa questa cara bimba crescere nella grazia del Signore e nella viva comunione della Chiesa, e ì genitori ed i padrini essere fedeli alle promesse che hanno
fatto riguardo alla creatura che Dio ha affidato alle loro cure materiali e spirituali.
— Culto della .( ripresa ». Rendiamo noto
a tutta la Comunità che domenica 20 ottobre lerremo un culto speciale per la « ripresa » delle attività. Esso sarà seguito dalla celebrazione della Santa Cena. Tutti i
r.ieinbri della Cliiesa sono caldamente invitati ad intervenire; rinvilo è rivolto pii
re ai bambini della scuola domenicale, ai
catecumeni, ai membri della Corale, ai collaboratori nelle varie sttivìtà. Sarà una occasione per tutti di un atto di consacrazione e di impegno ad operare, nel prossimo
inverno, sul piano del nostro comune servizio cristiano.
in LiBRemn
Danilo DOLCI; Racconti siciliani. Ei
naudi, Torino 1963, L. 1.500.
Domenico NOVAOCO: Inchiesta sulla
mafia. Feltrinelli, Milano 1963, Lire
2.000.
MASSEL
La lunga serie di ringraziamenti che la
nostra Comunità deve rivolgere alla schiera di predicatori che hanno assicurato la
regolarità del Culto domenicale nel corso
dell’estate non è ancora fìnita : ringraziamo
lo Stud. Theol. Luciano Deodato, i Pastori
Giorgio Girardet, Franco Davite e Sergio
Rostagno che ci hanno rivolto i loro messaggi, molto apprezzati, in questo mese di
settembre.
Ringraziamo anche le valenti organisle
che si sono succedute ad accompagnare i
nostri inni: le Proff. Tildina Tron e Laura
Cesarò e le Sig.ne Nella Grill e Elsa Tron.
E perchè il nostro ringraziamento non
sia troppo clericale vogliamo estenderlo anche a tutti quelli che sì sono uniti a noi
nella qualità di semplici uditori, villeggianti e turisti, per rapporto che hanno dato
alle nostre assemblee domenicali con la
loro presenza. Rivolgiamo loro l’augurio
aftettucso di un buon lavoro invernale e
di riaverli in mezzo a noi l’estate prossima.
GENOVA
— Riprendono tutte le attività, dopo la
celebrazione della « Domenica della comunione universale », con un cullo di S. Cena. Riaprono i battenti la Scuola domenicale, i corsi di Catechismo, l’Unione giovanile, e per il 20 ottobre è convocata, alle
ore 17, rAssemblea di Chiesa della ripresa.
Anciie le riunioni quartierali riprendono,
il martedì sera, sotto la revsponsabililà dei
vari Anziani e Diaconi: nel primo ciclo di
queste riunioni sarà meditato il messaggio
rivolto alle chiese dairultimo Sinodo.
— Nella « Grande Genova » vi è stalo
quest’anno, come nell’arco ligure, una piccola reazione a catena di spostamenti pastorali: mentre il pastore R. Nisbet da
Sampierdarena viene trasferito alla cura delle comunità di Vallecrosia-Sanremo (il past.
G. Rogo ha ricevuto l’incarico delle chiese
di Ginevra c Losanna), giunge a Sampierdarena il cand. theol. Bruno Rostagno, da
Milano. A chi parte un saluto e un pensiero
di vivo e grate apprezzamento, e a chi giungo l’augurio fraterno degli evangelici ge
novesi.
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Verso la costituzione dì una Chiesa Riformata net Ticino
Sulla Gazette de Lausanne (21-22 setsenibre 1963) abbiamo letto quest’articocolo che ci pare d’interesse per noi.
Vi sono attualmente nel Ticino oltre
14.000 protestanti, il che rappresenta il
7% della popolazione, contro il 5% nel
1940. Quefst’auniento, che si accelera di
anno in anno, è dovuto quasi esclusivamente agli arrivi da oltre il Gottardo e,
in misura minima, dall’estero.
La maggior parte dei protestanti stabiliti nel Ticino sono dei Confederati, per
nove decimi di lingua tedesca. In proposito non si deve dimenticare che molti di
questi vivono da parecchi lustri nel Ticino, dove, grazie alle loro capacità professionali, al loro spirito d’iniziativa, talvolta
pure al loro apporto di fondi, occupano
situazioni dì primo piano in varie branche
deH’economia del cantone: non solo si esprimono in italiano bene quanto i Ticinesi, ma parlano volentieri il dialetto più
puro, come i loro figli cresciuti nel paese.
Oggi, come in passalo, le varie comunità svizzero-tedesche hanno una parte spesso ignorata, eppure utilissima, poiché fa
cilitano l’acclimataniento e rintegrazione
progressiva nella vita ticinese dei nuovi
airivati, spesso spaesati in un ambiente di
verso per mentalità, costumi, lingua.
E per meglio rispondere alle nuove condizioni, queste comunità da alcuni anni
hanno esteso le loro attività sul piano spirituale, sociale e soprattutto linguistico:
così hanno organizzato culti regolari in
italiano e in francese nel Locamese, in
italiano a Bellinzona, e corsi d’istruzione
religiosa nell.a lingua di Dante; ad assicurare e servizi religiosi in italiano nella
piccola comunità di Novaggio, nel MalI anione, la sola nella quale i protestanti
ticinesi si ritrovano in famiglia. Inoltre
cori consigli di chiesa hanno tenuto a dare
un posto ad un Ticinese o ad un Grigionese di lingua italiana.
Finora le comunità riformate del cantone non .avevano fra loro rapporti seguili
e gli incontri erano assai rari. Tuttavia l’idea di iin eventuale ravvicinamento, recentemente lanciala, ha fatto a poco a poco la sua strada.
Ed ec.-o due notizie rallegranti:
Le quHttro coiminità riformale del Ticino settentrionale, cioè quelle di Bellinzon; — il cui lerrilorio comprende pure la
Mesolcìna, e oltre frontiera la zona di
Liiino — di Locamo e di Airolo, più la
■ omuiiil.i di lingua italiana e francese, fondala alcuni anni fa, si sono unite cosliliicndo la o. Federazione evangelica riformala irilingue del Sojiraceneri ».
La comunità di Lugano, poi, la cui attività in lingua tedesca si esercita in tutto il Sottoceneri e in italiano a Novaggio,
è diventata, in seguito alla modifica dei
suoi statuti, una comunità trilingue, come
b; fu per vario tempo, in origine; il che
ha permesso alla « Comunità riformata di
Lugano e dintorni » — bilingue: italiano
e frain-tese — d’aderirvi.
Questi raggruppamenti, ad eccezione di
uno solo, di tutte le comunità riformale
del Ticino, il cui dinamismo, la cui serietà e le cui felici iniziative si manifestano
nell’aumento dei loro membri e della presenza ai servizi religiosi, nella creazione
di nuovi luoghi di culto (le chiese di Asiona, di S. Nazaro nel Gambarogno, l’acquisto a Mendristo del terreno su cui presto si eleverà la nuova casa della comuni'àl permetteranno un’attività più razionale; una migliore ripartizione delle forze pastorali; la celebrazione di culli regolari nelle Ire lingue nazionali, là dove
Se ne fa sentire la necessità. Sj potranno
(OSI mantenere, nella stagione turistica, ì
culli in ingiest ad Ascona.
E’ la prima tappe verse la fusione fra
la « Federazione del sopracencri » e la
(I Comunità di Lugano », un grande passo
verso la costituzione di una Chiesa evangelica ìifoiinata del Ticino nel quadro
della Federazione delle Chiese protestanti
ei'izzere.
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Refi. al Tribunale di Pinernio
n. 175, 8-7-1960
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