1
Anno 114 N. 2
14 gennaio 1977 — L. 150
Spedizione m abbonamento postale
I Gruppo /70
BIPMCT'^’CA
1Ü066 TOHRE PEILICE
deUe valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
PREDICAZIONE DELLA PAROLA NELL’AMERICA LATINA DI OGGI
«Ma la parola di Dio non è incatenata»
La forte parola di speranza scritta al giovane collaboratore da un apostolo non adagiato nelle
comodità bensì in prigione
« Ricordati di Gesù Cristo, risorto d'infra i morti, progenie di Davide,
secondo il mio Vangelo; per il quale io soffro afflizione fino ad essere
incatenato come un malfattore, ma la parola di Dio non è incatenata »
(II Timoteo 2: 8-9)
Possiamo capire meglio il senso delle parole di Paolo se ci rendiamo conto della situazione nella
quale furono pronunciate. Alla fine del secolo I e inizi del secolo
II si è approfondita la crisi e la
tensione dell’Impero romano. Come ogni stato totalitario, che pretende di controllare e determinare tutta la vita dei suoi cittadini,
col limitare, condizionare e formare pensieri e coscienze, giunse di
conseguenza a manifestazioni di
divinizzazione dello stato, cosi
anche i Cesari che avevano il potere, esigevano, da ogni uomo e
donna, giuramento di fedeltà e di
culto che, per i cristiani, spettano
solo a Dio.
I cristiani resistettero al mandato imperiale di rendere un culto
a Cesare, non confessavano che
« Cesare è Kurios », cioè « Signore», ma confessavano che Gesù
Cristo è il Signore. Per questo
motivo erano oggetto di disprezzo
e persecuzioni; e, come tanti cristiani anonimi del primo secolo,
, anche l’apostolo, autore della lettera al giovane Timoteo, era prigioniero. Dalla sua prigione gli
scriveva dicendo: « Guarda, essere cristiano significa mettersi in
una situazione difficile, perché a
causa della tua fede in Gesù Cristo come Signore soffrirai prove
e difficoltà. Ma non disperare, ricorda Gesù Cristo, anche Lui soffrì per ubbidire a suo Padre, ma
fu risuscitato, vive, regna! E per
predicar Lui io stesso sono considerato malfattore, imprigionato;
ma la parola di Dio, la sua azione
salvatrice attraverso Gesù Cristo,
non la posso imprigionare ».
L’apostolo era convinto che il
mondo resisterà alla predicazione
del Vangelo; a volte il mondo arriverà a rifiutare quelli che predicano il Vangelo, mettendoli in
carcere per far tacere la loro voce
e finire così la sua opera. Ma non
possiamo imprigionare la parola
di Dio; quella « parola » di Dio
che, secondo il Vangelo, è la sua
azione, la sua opera rinnovatrice;
il suo spirito, in mezzo al nostro
mondo, la sua presenza che cerca
di rinnovarlo e rinnovarci per farlo e farci totalmente nuovi, in accordo al fine di Dio in Gesù Cristo. Quella « parola », opera di
Dio, non c’è carcere umano che
possa rinchiuderla.
Nel mese di ottobre abbiamo
commemorato un nuovo anniversario della « Riforma ». È tenendo conto di questa celebrazione
che abbiamo ricordato questo passo biblico perché è indirizzato in
primo luogo a noi come chiesa. È
la chiesa che è invitata a « ricordare Gesù Cristo»! E penso che
queste parole della II Timoteo ci
ricordano per lo meno tre cose:
Neanche come chiesa possiamo
imprigionare la Parola di Dio;
non potremo ’’chiuderla” dentro
i nostri schemi.
È quello che ci mostra con
chiarezza la stessa Riforma del secolo XVI, preceduta da numerosi
e vari movimenti di protesta, che
ha cercato il rinnovamento della
chiesa d’accordo col messaggio biblico. Nemmeno essa può « chiudere » la « parola di Dio » (la sua
azione) nei suoi schemi, dogmi,
confessioni di fede, catechesi, ccc.
Perciò la storia della chiesa è
una lunga e ricca galleria di testimoni fedeli, qualche volta martiri, che con una vita di ubbidienza alla parola di Dio, ci hanno indicato con chiarezza che gli uomini non possono imprigionarla
in alcun modo. In questa galleria
ci sono fra altri, Valdo, Huss, Sa
vonarola, Lutero, Calvino, Barth,
Bonhoeffer, Niemoller, ecc. Ci
hanno fatto vedere che la chiesa,
e tutta la società sono sotto l’azione di questa « parola di Dio » che
è « viva ed efficace e più tagliente di una spada a doppio taglio
(Ebrei 4: 12); e che chiesa e società, vivranno e avranno prospettiva di futuro nella misura in
cui sapranno vivere sotto il giudizio di quella parola; opporci ad
essa sarebbe inutile, e provocherebbe la nostra eliminazione a breve o a lunga scadenza.
Questa ’’parola di Dio viva ed
efficace”, è quella che ci ’’riforma” permanentemente.
Tradiremmo il pensiero biblico
se credessimo che per il fatto di
« essere protestanti » già siamo
stati « riformati », già siamo passati per « la riforma » nel secolo
XVI! Quella riforma del secolo
XVI fu una delle tante che Dio
va facendo nella sua chiesa attraverso i tempi e, benché i suoi effeti benefici arrivino fino a noi, si
tratta di sapere quale atteggiamento assumiamo oggi di fronte all’azione riformatrice, rinnovatrice
che Dio vuole compiere nella
chiesa e nel mondo oggi.
Come ha scritto G. Tourn qualche anno fa: « se c’è stata una
David Baret
^continua a pag. 8)
MEMORANDUM DELLA CONFERENZA CHIESE EUROPEE
Contro le ormi più disumane
La conferenza diplomatica della prossima primavera si prepara a discutere importanti aggiornamenti delle convenzioni di Ginevra
Molti cambiamenti sono sopravvenuti nel modo di fare la
guerra, da quando l’ultima delle Convenzioni della Croce Rossa, sottoscritta a Ginevra nel
1949, ha aggiornato le leggi umanitarie internazionali che sono
ormai riconosciute dalla maggioranza degli Stati. Diverse
conferenze internazionali hanno
perciò sottolineato la necessità
di «riaffermare e sviluppare»
le leggi umanitarie internazionali ed un ruolo determinante
è stato svolto dal Comitato Internazionale della Croce Rossa
(CICR) che a partire dal 1971
ha preparato la Conferenza Diplomatica sulla Riaffermazione e
lo Sviluppo delle Leggi Umanitarie Intemazionali applicabili
in caso di conflitto armato. Ta
_____________IL NUOVO TESTAMENTO INTERCONFESSIONALE
Il letteralismo non è fedeltà
Il criterio delle « equivalenze dinamiche »; aderenza non alla lettera
ma al senso originario
I nostri lettori avranno sentito dire che la traduzione è stata realizzata con il metodo delle « equivalenze dinamiche ».
Vorrei cercare di spiegare in
che cosa consiste.
Traducendo in italiano un testo redatto in una lingua antica (o moderna) si può a volte
essere tentati d'impiegare un
letteralismo eccessivo. Questa
tentazione è viva soprattutto
nel caso dei testi sacri, perché
si ha l'impressione di rendere
con maggiore « fedeltà » il loro
contenuto.
In realtà, la fedeltà non significa « letteralismo »: non è vero
che una traduzione, per essere
« fedele », debba essere « letterale ». Un letteralismo eccessivo,
anzi, finisce addirittura nelTinfedeltà.
Scientificamente, quello che
ho chiamato « letteralismo » ha
il nome di « equivalenza formale », e consiste nel riprodurre
formalmente il testo, nel farne
un duplicato nella nostra lingua. Se io traduco dal tedesco,
un libro in cui si parla della Genesi, dell'Esodo o di un altro libro del Pentateuco, quei libri
saranno chiamati, in tedesco,
« I libro di Mose », « II libro di
Mosè » e così via, perché quello è il titolo che i primi cinque
libri hanno nelle bibbie tedesche. Se io riproduco questi titoli nella traduzione italiana,
faccio àeWequivalenza formale.
La mia traduzione italiana sarà
un calco del tedesco, gli corrisponderà formalmente, ma mentre i tedeschi capivano l'originale, gli italiani non capiranno
la traduzione, perché soltanto
chi sa il tedesco e conosce le
usanze religiose germaniche sa
che I, II, III, IV, V libro di Mosè è il modo usato in Germania
per indicare i libri dalla Genesi
al Deuteronomio.
Se invece, quando trovo in tedesco « I libro di Mosè » io traduco « Genesi », l’equivalenza
non è più formale ma dinamica,
ossia è una equivalenza che produce (in italiano) lo stesso effetto che produceva il testo tedesco sui lettori tedeschi: di pensare al libro della Genesi.
Naturalmente, ogni traduzione
è già, in parte, anche dinamica;
nessuno si sognerebbe di tradurre la domanda inglese What
time is? con « Quale tempo è? »,
ma direbbe « Che ore sono? ».
Nella nuova traduzione TILC
( = Traduzione interconfessionale
questo mesistematica
in lingua corrente)
todo è applicato
mente.
In particolare, si è cercato di
tradurre in modo dinamico tutte le indicazioni di tempo, di
denaro, di misure (di peso, di
capacità; le distanze). Un esempio per tutte; Luca 12: 38, che
parla del padrone e dei servi. La
Riveduta dice: « Se giungerà alla seconda o alla terza vigilia e
li troverà così (cioè, vigilanti),
beati loro! ». Nella TILC diventa; « E se il padrone tornerà a
mezzanotte o alle tre del mattino... » perché questo era il concetto che gli antichi intendevano quando parlavano della seconda o della terza vigilia (cfr.
anche Mf. 14: 25; 24: 43; Marco 6: 48).
Un altro campo nel quale si
deve applicare il metodo delle
equivalenze dinamiche, è quello
degli oggetti di uso comune,
menzionati per illustrare un
concetto. In alcuni casi può trattarsi di oggetti di uso comune
nell'antichità, ma sconosciuti ai
nostri giorni. In questo caso, la
B. Corsani
(continua a pag. 5)
le Conferenza tenne le sue sessioni nel '74, '75, '76 e si prepara
a tenere la sua sessione finale
dal marzo al giugno 1977.
Due sono i progetti principali
che la CICR ha elaborato con
l’aiuto di esperti dei vari governi.
Il primo riguarda i conflitti
armati internazionali e migliora
tra l’altro le misure protettive
nei confronti dei civili, adatta
alla moderna tecnologia il trasporto delle vittime e la segnalazione dei trasporti di malati e
feriti.
Il secondo sviluppa le leggi
umanitarie riferendole a conflitti « non internazionali », e cioè
alle guerre civili che finora non
erano state prese in considerazione in quanto tali dalle Convenzioni di Ginevra.
Nelle prime tre sessioni della
Conferenza Diplomatica importanti progressi sono stati fatti
mediante l’adozione di diversi
articoli del primo progetto e la
sessione del 1977 con ogni probabilità riuscirà, a completare il
lavoro. Vi sono dubbi invece
sulle possibilità che anche il secondo progetto sia varato nel
corso della sessione finale della
Conferenza Diplomatica.
Oltre a questi due progetti,
dietro richiesta di 19 governi, la
CICR ha sviluppato una ricerca a partire dal 1973, pubblicando un importante rapporto, sulle Armi che possono causare
sofferenze non necessarie o causare effetti non controllabili. Attraverso successive consultazioni (Lucerna 1974 e Lugano 1976)
la commissione apposita nominata dalla Conferenza Diplomatica ha raccolto tutta una documentazione su armi convenzionali che comprendono armi incendiarie (tra cui il napalm),
esplosive (tra cui bombe e mine anti-uomo) e fucili di piccolo calibro ad alta velocità. Molte di queste armi violano lo
spirito, se non la lettera, delle
regole stabilite all’inizio di questo secolo. I fucili di piccolo calibro ad alta velocità, per esempio, «vanno al di là dello scopo
di mettere fuori combattimento
un soldato: hanno invece l’effetto di mutilarlo » con effetti
non dissimili delle pallottole
dum-dum (esplosive) che sono
state messe fuori legge dalla
Convenzione dell’Aia del 1899.
Finora il lavoro compiuto è
stato essenzialmente un lavoro
di raccolta di dati e di documentazione, mentre problemi
politici hanno ostacolato il lavoro preparatorio in vista di
una convenzione che bandisca
queste armi dall’uso bellico.
Anche di questo problema si
occuperà la Conferenza Diplomatica nella sua sessione finale
e non è sicuro che riesca a sottoscrivere degli accordi che in
un secondo tempo sarebbero
sottoposti ai vari governi per la
ratifica. La necessità di raggiungere un accordo su questo problema riveste un carattere di
estrema urgenza : le maggiori
potenze non hanno ancora adottato queste armi per la maggioranza delle proprie forze armate, ma stanno studiandone l’adozione. È chiaro che se si giungesse ad un passo di questo genere prima di raggiungere una
convenzione che bandisca queste armi, altre nazioni si sentirebbero autorizzate all’uso di
queste armi e un accordo di
esclusione risulterebbe praticamente impossibile.
PROPOSTE ALLE CHIESE
Queste notizie sono contenute in un memorandum inviato
recentemente dal Segretario della Conferenza delle Chiese Europee alle Chiese membro. La
CCE si è occupata di questo problema nel quadro del proprio
programma di lavoro, in vista
della prossima assemblea, relativo alle « Responsabilità comuni per la pace, la coesistenza e
la cooperazione ». Una consultazione è stata tenuta a Buckow
nel 1975 che ha studiato il problema e ha raccomandato una
azione ulteriore da parte della
segreteria della CCE e delle
Chiese membro. Il memorandum della segreteria termina
quindi con alcune proposte precise indirizzate alle Chiese membro:
1. Studiare i rapporti della
CICR e delle consultazioni di
Lucerna e Lugano sulle « Armi
che possono causare sofferenze
non necessarie o causare effetti
non controllabili».
2. Informare l’opinione pubblica sulla natura terribilmente disumana di queste armi.
3. Compiere passi presso i rispettivi governi con la richiesta
che una decisione finale per la
messa al bando di tali armi sia
presa nella sessione conclusiva
della Conferenza Diplomatica
(primavera ’77).
4. Riferire al Segretario della
CCE sulle azioni intrapprese.
2
14 gennaio 1977
L’«Altra Chiesa» in Italia - intervista al Pastore Mario Affuso della Chiesa Apostolica
a colloquio
con i lettori
Affermazione
teologica?
Sul n. 49 del 17 dicembre dell’Eco
delle Valli è stato pubblicato con grande rilievo un amplissimo resoconto sul
IV Congresso della EGEI di Santa
Severa. Su questo articolo potrebbero
essere fatte non poche osservazioni di
carattere generale o su espressioni specifiche, tuttavia queste osservazioni sarebbero in buona parte afferenti a situazioni interne della EGEI e a una
problematica che non vogliamo affrontare.
Quanto tuttavia non può essere lasciato passare sotto silenzio, perché
non deve essere accettato, è l’affermazione « La EGEI tutta... riconosce nel
marxismo lo strumento migliore per
analizzare la realtà del mondo e delle
chiese, e poterla trasformare ».
Questa affermazione è gravissima e
la T.E.V. ritiene che le chiese abbiano
il diritto di richiedere una chiarificazione, anche perché nella EGEI militano pastori responsabili di comunità.
È questa affermazione un infortunio
giornalistico, avvenuto nella stesura di
un rendiconto, o è una cosciente affermazione teologica? E in quest’ultimo
caso si vuole affermare che il marxismo, ateo per natura e per definizione,
deve essere il metro, con il quale non
solo si analizza e si valuta la realtà del
mondo, ma anche delle chiese, e la si
trasforma?
Se è esatta, come sembra, quest’ultima ipotesi, si va ben oltre al semplice
impegno socio-politico : si sostituisce
l’ispirazione evangelica con una ispirazione umana, si sostituisce l’Evangelo
puro e semplice con una dialettica materialista : il che, a nostro parere — e
non solo nostro — va respinto in modo categorico perché fuorvìante.
A fronte di quanto sopra, la T.E.V.
vuole affermare in modo chiaro e univoco che la trasformazione della Chiesa, il suo risveglio e il suo rinnovamento spirituale, non può avvenire attraverso ideologie o confronti con dottrine umane, ma esclusivamente per
mezzo dell Evangelo, che è illuminante
per l’azione dello Spirito Santo.
T. E. V.
Senza entrare nel merito della
questione sollevàta, vorrei tuttavia rivolgere una preghiera:
d'ora in poi, chiunque nscrìve si
firmi. Se gli fa piacere, aggiunga accanto al suo nome l'etichetta che più gli piace; ma aggiunga, non sostituisca. Discutendo,
è bene guardarsi in faccia, non
in distintivo.
F. Giampiccoli
TRIESTE
Dal 1802
Con la fine del ’76 si è chiuso
il consolato svizzero a Trieste.
La chiusura rientra nel quadro
di austerità della Confederazione elvetica per la rappresentanza in terra straniera. Vengono
cosi, a cessare quei legami con
la comunità valdese che duravano dal 1802, anno in cui era
stato costituito il consolato elvetico.
Brevi dalla comunità
Buon successo del ’bazar di
solidarietà’ che malgrado la crisi generale ha registrato un impegno e un risultato soddisfacenti.
Il 12 gennaio si ritrova, per la
prima volta nell’anno nuovo,
l’Unione Femminile che seguirà
il programma predisposto dal
Comitato nazionale; 1977, anno
del prigioniero di coscienza.
Proseguono le attività del
Gruppo Ecumenico ; presenti
cattolici, ortodossi ed evangelici
intorno al libro dei Salmi.
Il 15 c. m. si terrà, nei locali
della comunità, alle ore 19, ima
cena fraterna con proiezioni sulle Cevenne. Il 27 gennaio, alle
18,30, avrà luogo nel tempio un
concerto dell’arpista Rosanna
Busolini Panizzoli.
• OGNI SETTIIMLANA A CASA TUA
L’INFORMAZIONE
DAL MONDO EVANGELICO
abb. 1977 L. 5.000, c.c.p. 2/33094
intestato a « Eco-Luce »
Torre Felice.
Relegati nella[^ sagrestia pentecostale
Solo l’introduzione esprime il carattere unitario dell’evangelismo italiano - A Bari qualcosa
si è mosso nel giusto verso - Cresce la preparazione e il livello culturale dei giovani
— Come valuti il libro L’« altra chiesa in Italia; gli evangelici»? Ritieni che possa essere
utUe come presentazione unitaria dell’evangelismo? In particolare come valuti il capitolo sul
movimento pentecostaie in cui
è inserita la Chiesa Apostolica?
— Ho preso visione del volume e mi pare che il principio
seguito nella distribuzione della
materia trattata sia stato quello
della portata storica e dell’entità numerica di ciascuna chiesa
presentata. Questo il motivo
per cui alla Chiesa Apostolica
sono toccate soltanto 40 righe
(ad abundantiam!). Certo un
passo è stato fatto se si pensa
che nel quaderno FUV del 1960
a mala pena fu menzionata. Da
far presente, inoltre, che le dette
quaranta righe sono ben tenute
nascoste nella sagrestia del ben
più ampio movimento pentecostale, rappresentato segnatamente dalle Assemblee di Dio in
Italia.
La Chiesa Apostolica non è
né una dépendance, né un ramo
staccato della chiesa pentecostale. La nostra è CHIESA APO-,
STOLICA e non pentecostale!
Certo, non possiamo negare che
molte esperienze pentecostali
sono comuni alle nostre comunità — da anni anche a diversi
movimenti riformati e cattolici — ma non possiamo neanche
negare il fatto che per noi il
tutto si muove nel quadro più
organico della visione della Chie
sa. Alla esperienza pentecostale
si afiìanca una feconda ed attenta attività carismatica, oltre che
una ben articolata pluralità di
ministeri.
Se una caratterizzazione specifica può darsi alla Chiesa Apostolica, al di là dei suoi ben noti impegni missionari ed evangelistici, si tratta di una caratterizzazione ecclesiologica. La visione apostolica è soprattutto
una visione ecclesiologica, oltre
che missionaria ed evangelistica, come ho detto.
In ogni modo credo che meritavamo qualcosa in più. Una
scheda in calce al volume avrebbe offerto, tra l’altro, una indicazione immediata a chiunque
volesse interessarsi della nostra
Opera. Avrebbe avuto diritto di
accesso neU’indice. Pazienza!
Alla pag. 8 è detto che sono stati interpellati diversi responsabili delle diverse chiese. Noi della Chiesa Apostolica non siamo
stati interpellati. La nostra risposta non sarebbe certamente
mancata, come mai è mancata
quando siamo stati interrogati o
consultati.
Al di là delle informazioni che
il volume può offrire, significativa rimane soprattutto la introduzione. ì: l’unica parte che riesce ad esprimere il carattere
fondamentalmente unitario dell’evangelismo italiano. Viene offerta una chiave per capire il
fenomeno protestante. Il nostro
ben-diviso mondo evangelico ha
bisogno di essere guidato nella
comprensione e retta valutazione del perché di tale divisione,
ma anche nel’afErontare il problema, il grossissimo problema
deU’unltà. Le note contenute
nella introduzione sono il primo tentativo in questo senso.
Per noi della Chiesa Apostolica,
impegnati come siamo nella enorme tematica/prohlematica
ecclesiologica, (ma, in fondo,
non soltanto per noi) risulterebbe estremamente valido un
allargamento del discorso, discorso che si aprì) e si chiuse in
occasione del Congresso del
1965.
— Le Chiese Apostoliche in Italia hanno contatti e forme di
collaborazione con altre chiese e
movimenti evangelici?
— Per quel che mi consta, so
che ovunque i nostri ministri e
comunità hanno contatti ed esperienze diverse nel quadro dei
rapporti interdenominazionali.
V’è un po’ dappertutto uno scambio di cortesie, ma non credo
che si vada oltre. Posso, però,
anticipare una informazione. In
vista del secondo convegno di
studio che avrà luogo a Firenze
nel prossimo settembre sul tema; La Chiesa Apostolica e le
altre chiese, si sta predisponendo un questionario teso alla rilevazione di tutti quei dati necessari per la messa a punto di
uno studio preliminare appunto
sui rapporti fin qui avuti con le
CAMPO INVERNALE DI AGAPE
La questione comunista
La questione comunista: questo il tema affrontato in sei giorni da un centinaio di-partecipanti al campo invernale 76/77 ad
Agape, contemporaneamente ad
un incontro di cadetti per definire l’argomento di studio, in vista
del prossimo campo estivo.
Compromesso storico, eurocomunismo, rapporto sindacatopartiti, ruolo degli enti locali,
rapporto democrazia-socialismo ;
temi certamente non esauribili
in una settimana. Ciò nonostante hanno rappresentato un momento di dibattito e di confronto vivace e stimolante fra operai, delegati di fabbrica, studenti
donne, amministratori comunali, responsabili politici.
La prima relazione, tenuta da
G. Papa, ha centrato gli sviluppi
dell’ organizzazione scientifica
del lavoro, come risposta capitalista alle conquiste operaie dell’autunno ’69. Queste lotte, con la
nascita dei consigli, hanno posto
con forza il problema del potere,
dell’egemonia operaia, del rifiuto della delega e nello stesso
tempo il controllo sull’organizzazione della produzione, per rispondere con forme di lotta adeguate all’attacco padronale sui
ritmi, sull’occupazione, sulla salute.
La divisione internazionale del
lavoro, che per l’Italia significa
in primo luogo uno stretto legame con gli USA, ai quali è delegata la totalità della ricerca
scientifica (elettronica, informatica...); la ristrutturazione del
processo di produzione: polmoni, isole, produzione in parallelo (stessa produzione in stabilimenti separati, nella stessa nazione o in stati diversi); la trasformazione delle industrie in
« holding », sono i principali attacchi portati avanti dai padroni
in questi anni.
Il ritarcdo
del sindacato
Il sindacato registra un ritardo sull’elaborazione di tali processi, che tuttavia è indispensabile e fondamentale conoscere,
per sviluppare un reale controllo
da parte delle forze operaie che
non solo devono essere informate su cosa, come e perché producono, ma essere in grado di esprimere una capacità e coscien
za di lotta complessiva.
M. Rollier (responsabile FLM
di Torino) ha proseguito ribadendo, da un lato, la centralità
della fabbrica come momento di
sviluppo della democrazia diretta e dall’altro, la centralità della
crisi, sulla quale la parte padronale gioca per un recupero autoritario dentro e fuori la fabbrica (auménti vari, tasse, disoccupazione...).
In questo quadro il movimento sindacale si è posto il fine di
« Grandi obiettivi rivendicativi a
partire dai, grandi gruppi » che,
tuttavia, come molti hanno osservato nella discussione seguente, tardano, per diversi e contrastanti motivi, a partire.
Tortoreto (PSI milanese) ha
tracciato la storia del PCI dalla
2“ guerra mondiale ai giorni nostri, soffermandosi sulle principali tappe ¡storiche ed in particolare sul periodo ’43-’53.
Revisionismo, pluralismo, egemonia, sono i nodi sviluppati da
G. Mottura nella sua relazione,
riprendendo le interpretazioni
die ne danno il PCI e Democrazia Proletaria.
Chi paga la crisi
Infine A. Dangeroni (consigliere PCI al comune di Cesano Boscone MI), ha parlato del ruolo
degli enti locali nella strategia
del PCI, della loro amministrazione, (dopo l’affermazione delle
sinistre il 15 giugno) del loro rapporto con i consigli di zona e di
fabbrica. « La lunga marcia nelle istituzioni » rappresenta, secondo il relatore, un momento
di attacco alla struttura centralizzata dello stato, mentre il nuovo ruolo deU’amministratore è
quello di avere sempre una visione nazionale dei problemi e
non limitata al singolo comune.
Nel dibattito si è rilevato alcune
contraddizioni di questa impostazione; come sono, per esempio, conciliabili in nome di una
crisi sempre pagata dalle classi
e dalle realtà più deboli, i tagli
drastici, anche nei comuni di sinistra, dati ai servizi sociali e
Tesjgenza di soddisfarne la domanda che proprio dalla c’asse
operaia proviene?
Una tavola rotonda fra Democrazia Proletaria, PCI e PSI sul
problema della transizione al socialismo ha concluso il campostudio.
G. Vacca per il PCI ha ribadito
la proposta del compromesso
storico che non è una formula di
governo, ma una strategia a medio periodo. La crisi italiana,
pur essendo un riflesso di una
più vasta crisi internazionale,
mette in moto schieramenti prima cristallizzati e ne investe le
classi medie, mettendo in discussione non solo il loro rapporto
con la borghesia finanziaria e di
stato, ma anche il loro rapporto
con la classe operaia; il rapporto
con la Democrazia Cristiana si
inserisce in questa prospettiva,
intrecciandosi con la realtà delle
masse cattoliche, con le quali si
può creare una convergenza di
obiettivi di riforma, tenendo conto del loro retroterra culturaleideologico.
Vezzoli per il PSI insiste nel
dare la priorità ad un programma in vista di una società socialista,, su cui far convergere le
forze sociali interessate e sul
quale verificare le alleanze.
Barbero (Avanguardia Operaia di Milano) per Democrazia
Proletaria ha illustrato la parola d’ordine, « Governo alle sinistre » che, fin dal 1972, ha espresso l’esigenza del movimento di
massa di rimettere in discussione gli equilibri politici e di un
mutamento politico a livello organizzativo, • per far barriera
contro tutta una serie di provvedimenti presi dal governo Andreotti. Questa proposta va, tuttavia rapportata, oggi, alla situazione del dopo 20 giugno. La DC,
il partito che da sempre unisce
i borghesi e divide i proletari,
ha tenuto, ed ora con le forze
padronali sta sferrando un duro
attacco contro i lavoratori. In
questo contesto è necessario un
compattamento delle forze sociali, anche quelle che tradizionalmente rappresentano la classe operaia, attorno alla classe
stessa, ponendo al primo posto
la questione del potere reale,
dalla fabbrica al quartiere... e
non solo la conquista dello stato
per via elettorale, tenendo comunque presente che il governo
delle sinistre non sarebbe stadio
definitivo del socialismo ma
aprirebbe una fase di scontro.
Bruna Peyrot
altre chiese e movimenti evangelici.
— Esiste nella chiesa Apostolica un’esigenza « ecumenica »?
Se si, verso quale direzione e
con quali scopi?
— Come ho già accennato, la
Chiesa Apostolica vive moltissimo la problematica ecclesiologica. Non può disinteressarsi del
problema dell’unità della chiesa. Al di là di una unità formale,
crediamo moltissimo nella unità organica e di fatto, unità che
può essere vissuta anche al di
fuori di ogni qualsivoglia organizzazione o struttura nata dalla
buona volontà e dalle buone mtenzioni degli iniziatori. Abbiamo sempre realizzato un significativo beneficio dai contributi
che ci sono venuti da parte di
fratelli di altra estrazione denominazionale. Segnatamente in
Convegni di studio, cui hanno
partecipato con contributi propri ministri delle chiese valdese, metodista e Fratelli. Serbiamo carissimi ricordi di tali episodi di comunione e di agàpe teologica. Continueremo su questa
strada.
— Secondo te esistono oggi i
presupposti minimi per riprendere un discorso che si è interrotto dopo TAssemblea di Bologna nel 1973?
— Francamente non direi che
il discorso si è interrotto nel
1973, quando cioè ritirammo la
nostra adesione alla PCEI, bensì quando è venuto a dissolversi lo spirito che animò un po’
tutti al Congresso del ’65. Non
è che durante il periodo della
nostra adesione si sia stati seriamente coinvolti nel lavoro della
PCEI! In ogni modo, credo che
a Bari qualcosa si sia mosso nel
giusto verso. Se qualcosa di nuovo può esserci stato, in parte io
lo credo, lo dovrà ora dimostrare concretamente il nuovo consiglio della PCEI. Noi crediamo
di dover essere sempre disponibili a quelle iniziative che tendano al recupero di una buona
comunione in Cristo, in un autentico accostamento alla Parola e in uno spirito di sincero amore fraterno. Non posso tacere che non mancano motivi di
profonda diffidenza quanto ai
rapporti interdenominazionali
in ampie fasce della nostra chiesa, e la cosa potrebbe ascriversi almeno a due grosse cause;
la prima al fatto che un lavoro
di preparazione alla base delle
nostre comunità non è stato condotto (le comunità sarebbero
più aperte di quanto appaiono),
la seconda va ravvisata, in una
insufficiente — eufemisticamente parlando — preparazione biblico-teologica che affligge i gruppi comunitari della nostra (e
non soltanto nostra!) Chiesa,
oltre che di molti conduttori.
Non mancano alcuni motivi di
speranza. Due soprattutto desidero far presente. Il primo motivo di speranza sta nei corsi di
preparazione che si stanno conducendo con incipiente, ma puntiglioso impegno per quanti dovranno o vorranno prepararsi
al ministerio ; il secondo sta nella grossissima realtà di cui non
si può prendere atto senza un
moto di gioia; il livello culturale della nuova generazione è di
gran lunga superiore a quello
della generazione precedente. Sono veramente molti i giovani con
diplomi di scuola media superiore e molti quelli che, iscritti
alle diverse università, fanno
sperare un migliore futuro per
la chiesa.
Concludendo, faccio presente
che se è vero che esiste anche
per noi una grossa problematica quanto ai rapporti interdenominazionali, che non possono
essere liquidati con superficialità, è vero altresì, che la nostra
prima preoccupazione è nei confronti di una società che, attanagliata da crisi tremende e laceranti, attende sul serio una
parola di speranza, quella che
può scaturire dall’Evangelo di
Gesù Cristo, che, solo, salva, libera ed unisce!
Intervista raccolta da
Franco Giampiccoli
3
14 gennaio 1977
QUALE FEDE E QUALE PQLITICA
LA MQZIQNE DEL CQNGRESSQ DI S. SEVERA
Rivoluzione = Restaurazione
(ma solo deH’azione di Dio verso di noi)
Linea FGEI
sul Concordato
La necessità di un fondamento teologico per
ca dei rapporti tra Stato e Chiesa
Abbiamo chiesto a Roberto
Jouvenal di delineare in una
serie di alcuni articoli le varie forme possibili che può
rivestire (ed ha rivestito) il
rapporto Chiesa-Stato nel nostro paese e altrove.
Ci avviciniamo aH’11/2/1977,
anniversario dei Patti Lateranensi che stabilirono, da un lato, il riconoscimento dell’esistenza dello stato Città del Vaticano (potere temporale della Chiesa cattolica) e dall’altro lato, il
« concordato » sui rapporti tra
Stato e Chiesa Cattolica (potere spirituale della chiesa cattolica). Ci avviciniamo anche alla
« revisione » di questo « concordato », inserito nella nostra Costituzione all’art. 7 ed all’attuazione dell’art. 8 della Costituzione che prevede una regolamentazione dei rapporti delle confessioni religiose (diverse dalla cattolica) con lo Stato italiano mediante « intese ».
La politica di Dio
Come confessione evangelica,
la nostra Chiesa Valdese crede
che Dio ha una sua politica verso di noi e la realizza attraverso le politiche degli uomini e
crede che la storia sia il grande campo delle illusioni politiche e della confusione in cui Dio
getta tali politiche per realizzare il suo disegno a favore di coloro che lo amano e lo temono
e che, solo faticosamente, con
timore e tremore, per sprazzi,
tale disegno possono comprendere.
La politica umana è potenza,
quella divina è servizio e pertanto non può mai coincidere —
denìocristianamente — con una
politica umana che si paludi di
divino per sacralizzarsi e forzare le coscienze.
Riflettere, oggi, su questi problemi di rapporti Chiesa-Stato
è un’occasione concreta di meditare sui rapporti tra fede e
politica, di trarne chiarezza di
idee e di responsabile decisione, sia per noi sia per gli altri.
Per noi, per i quali la vera pietà interiore deve essere testimonianza esteriore, cioè predicazione concreta (attraverso gli
atteggiamenti e le scelte politiche più idonee) del Regno che
viene. Per gli altri, che devono
essere obbligati a riconoscere
che le categorie politiche nelle
quali si muovono non sono
quelle nelle quali ci muoviamo
noi: e, per gli altri, intendo sia
lo Stato sia la Chiesa cattolica.
La nostra è una speranza in
una realtà sociale che, per forza di cose, deve sempre essere
nuova, perché deve sempre essere rinnovata finché Dio non
renderà tutte le cose come erano originariamente, prima della
caduta. La politica di Dio è l’unica in cui rivoluzione significa
restaurazione : Dio restaura
nella misura in cui rivoluziona totalmente il nostro modo di essere, di pensare e di
agire. Il nostro discorso sarà
quindi un tentativo di rintracciare in che limiti e fino a che
punto le politiche degli uomini
(sia quella della Chiesa, sia quella dello Stato) non hanno capito o hanno tradito la politica
di Dio. Cercheremo di comprendere come i rapporti tra Chiesa
e Stato si possono configurare
e si sono, di fatto, configurati in
Italia e nell’Europa, per imparare due lezioni fondamentali.
Pericolo
e tentazione
Nelle imminenti decisioni che
dovremo, infatti, prendere, dovremo evitare sia il pericolo del
separatismo assoluto in cui possiamo cadere per insipienza, sia
la tentazione concordataria in
cui possiamo cadere per concupiscenza. La nostra Chiesa valdese, per il suo passato storico
e per la sua vocazione evangeli
stica, non può essere né separatista assoluta, né concordataria. Nel primo caso rinunzierebbe alla sua testimonianza nel
mondo e tradirebbe la sua vocazione storica. Infatti la storia
valdese è costellata, dal concilio lateranense del 1215, al trattato di Cavour del 1561, al 1848
ed al 1929, di scontri ed incontri con la realtà politica. Dimenticarsene è commettere alcuni
errori dogmatici che non sta a
me evidenziare, ma che si possono riscontrare in una specie
di intimismo e di pietismo sterile, da lampada sotto il moggio. La conseguenza sarebbe una
rapida mondanizzazione a livello individuale e una completa
sottomissione e dipendenza della chiesa dallo stato a livello
istituzionale. Nel secondo caso
la Chiesa valdese realizzerebbe
una sua politica, alla ricerca di
potenza e di privilegi che la inquinerebbero di « papismo ».
Chiedo scusa se il mio discorso, prima di entrare in argomento, non è stato solo giuridico (cos’i come non potrà essere
solo giuridico anche successivamente), né solo teologico, ma la
teologia è il fondamento del di
l’impostazione giuridi
ritto, specie nel campo dei rapporti Chiesa-Stato. Solo così eviteremo l’ineluttabile fine di ogni
discorso giuridico che, per essere solo giuridico, tende ad identificare la legge con la morale
e a diventare conservatore. Ma
la teologia rinnova ogni volta il
diritto e ne permette una interpretazione evolutiva senza perdere di vista la certezza della
Verità. Questa a sua volta, essendo teologica e non giuridica,
rimane sempre ferma, rinnovando quella realtà che il diritto,
di volta in volta, per esigenza
d’ordine, cerca di regolamentare. D’altra parte Dio vuole ordine nelle sue comunità, e quindi ci vuole il diritto. Calvino
era un giurista e noi siamo calvinisti. Non è a caso che il Cattolicesimo, nei suoi approcci
ecumenici, parli spesso di Lutero, mai di Calvino. Nella notte
nera dei sentimenti tutte le confessioni sono ugualmente nere,
ma nella chiarezza razionale del
giorno brillano le differenze e
noi non vogliamo confonderci e
non vogliamo essere confusi né
con la Chiesa cattolica, né con
lo Stato.
Roberto Jouvenal
Il congresso ravvisa, tra i molti problemi presenti all’interno
della questione cattolica almeno tre momenti di particolare
importanza sui quali è necessario assumere una posizione precisa: 1) il concordato, 2) i rapporti con i Cristiani per il Socialismo e le Comunità di base,
3) Com-Nuovi Tempi;
esprime, riguardo al concordato, il proprio dissenso per
qualsiasi forma di revisione (la
stessa bozza presentata dal governo Andreotti non si discosta
da una logica concordataria che
di fatto sancisce privilegi e discriminazioni), sia con lo strumento del concordato in senso
stretto, sia con una legislazione
extra concordataria prodotta
durante 30 anni di regime DC
che ha clericalizzato i settori
dell’assistenza pubblica, della
scuola pubblica statale e non
statale, e che si è risolto anche
Il tema del Concordato è stato recentemente dibattuto a Torino (Giorgio Peyrot: I rapporti Chiese e Stato nell’attuale situazione) e a Rapolla (Emilio
Nitti: Concordato, revisione o
abrogazione?). La Federazione
regionale lombarda ha prodotto
un documento su cui riferiremo
sul prossimo numero.
_____VALDESI, METODISTI E DISCEPOLI NEL RIO DE LA PIATA
Prosegue il cammino verso l'unità
Dall'ultima circolare della Mesa Vaidense alle chiese locali riportiamo queste notizie riguardanti l’attività dei nostri fratelli del Rio della Piata.
Si è riunita recentemente la
Commissione mista delle chiese
valdese, metodista e dei Discepoli di Cristo a Buenos Aires.
Tra le altre risoluzioni è da sottolineare quella di continuare il
processo di cooperazione a le
tre Chiese neH’area riop, « in vista della piena unità
stesse ».
I criteri di lavoro per questo
processo sono stati definiti in 8
punti:
1. Delimitazione geografica all’area rioplatense.
2. Livelli di lavoro locale e regionale con appoggio a livello
nazionale e rioplatense.
3. Mobilitazione delle chiese
locali verso il fine proposto.
4. Esclusione di ogni lavoro
separato là dove si può agire
congiuntamente.
5. Elasticità nel lavoro unitario.
6. Rafforzamento di progetti
comuni già esistenti.
7. Pianificazione, continuità e
sviluppo per ogni progetto e iniziativa tendente all’unità.
8. Riaffermazione del fatto che
il lavoro unitario delle 3 Chiese
18 -25 GENNAIO
Giornata di preghiera
per l'unità dei cristiani
La settimana di preghiera per
l’unità dei cristiani si tiene quest’anno tra il 18 e il 25 gennaio
e ha per tema: « Noi ci gloriamo nella speranza » (Rom. 5:
1-5). Proposto dal gruppo pastorale ecumenico del Libano, questo tema è stato accettato dalla
Commissione mista composta
dai rappresentanti della Chiesa
cattolica e del CEC.
La commissione mista ha distribuito una presentazione del
tema in cui, dopo una breve esegesi del testo di Paolo, si trovano alcune riflessioni sullo stato
attuale della ricerca dell'unità
tra i cristiani secondo il comandamento del Signore.
Il progresso compiuto in questa ricerca, così come le difficoltà incontrate, mostrano la
necessità di perseverare nel lavoro e nella preghiera per l’unità. (SOEPI)
non esclude ma anzi rafforza
ogni altra iniziativa unitaria che
possa manifestarsi.
Sono state inoltre indicate le
aree in cui si sta Compiendo un
lavoro comune e quelle in cui si
potrebbe affrontare un compito
comune.
Per ciò che concerne la continuità del lavoro, sì è stabilito
di tenere un’accurata documentazione di tutto il processo unitario e di affidare al Presidente,
al Moderatore e al Vescovo delle 3 Chiese la responsabilità del
la continuità del lavoro.
* * *
La prossima sessione del Sinodo della Chiesa valdese del
Rio della Piata si aprirà con un
culto del past. Néstor Rostan
(sostituto Daly Perrachón) nel
tempio di Colonia Vaidense.
La Mesa Vaidense ha stabilito
i temi delle sedute serali pubbliche: « La chiesa e la sua missione urbana e rurale »; « La
proclamazione dell’Evangelo nel
nostro tempo»; « La funzione docente della Chiesa ».
in un’erogazione di pubblico denaro e di beni a favore di enti
ecclesiastici di ogni tipo); ravvisa la necessità che i rapporti
fra stato e chiesa siano regolati
innanzitutto attraverso l’eliminazione di tutti i privilegi sopracitati e, in secondo luogo,
attraverso l’applicazione dell’articolo 8 della Costituzione (intese), e quindi con la conseguente abrogazione del concordato tra stato e chiesa;
per quanto riguarda il problema «ora di religione» ribadisce il proprio dissenso per lo
insegnamento nelle scuole di
ogni ordine e grado, impegna i
gruppi a portare avanti un lavoro di sensibilizzazione affermando la responsabilità del credente nei confronti dell’istruzione religiosa che deve avvenire nell’ambito di una comunità
di credenti;
per quanto riguarda i CpS
si ricorda che la FGEI attraverso la sua rivista è stata fin dall’inizio una sua parte costitutiva e sottolinea la necessità di
un maggior impegno dei gruppi e dei singoli militanti FGEI
(ci sembra che non sia possibile affrontare la questione cattolica al di fuori della riflessione in corso all’interno dei CpS
perché non si può risolvere il
problema con delle indicazioni
soltanto di tipo dogmatico ma
mettendosi in un’ottica di classe); in questo nostro impegno
è fondamentale l’attenzione critica e la collaborazione al lavoro di ricerca biblica e di fede
che le Cdb stanno portando
avanti ;
per quanto riguarda Cnt il
Congresso non ritiene indispensabile la pagine FGEI all’interno del giornale cos':, come è impostata attualmente, riafferma
però la necessità di una costante presenza della linea FGEI nel
giornale attraverso una serie di
articoli, sia individuali che collettivi, che portino dei contributi specifici ;
pone l’accento sull’impegno
che ogni gruppo deve assumersi a questo proposito e sull’importanza di una maggiore presenza della FGEI nella produzione del giornale.
In margine al reportage di « Gioventù Evangelica »_
RDT: quale socialismo ?
Pubblichiamo le parti essenziali di un lungo scritto di Aldo
Long (Roma) che si propone
una « recensione critica » del réportage sulla D.D.R. pubblicato
su Gioventù Evangelica (n. 41-42),
e di « condensare » le cronache
di viaggio della delegazione FGEI
in visita nella Repubblica democratica tedesca (cfr. La Luce,
n. 25) per un dialogo « costruttivo» nelle chiese sui problemi sollevati, « in un clima di sereno
"confronto" per una autentica ricerca della verità ». Come ogni
« condensato », la cosa è ovviamente molto soggettiva e personale... Ricordiamo ai lettori la serie di articoli sulla DDR del Moderatore, del pastore F. Sommant e del prof. Soggin (n. 46-47-48),
che rispondono a molte domande qui sollevate da A. Long.
Una delle cose che sembra aver
colpito più sgradevolmente gl’inviati della FGEI è la refrattarietà da parte della grande maggioranza delle chiese evangeliche visitate (e dei singoli credenti) a
dare un leale e incondizionato
appoggio al « regime socialista »
vigente, pur riconoscendo che
sono proprio i responsabili del
regime medesimo a indurre (quasi a costringere) i cristiani a
considerarsi degli emarginati,
dei « ghettizzati »...
In tale situazione i credenti
reagiscono così:
— una infima minoranza collabora ugualmente co.n lo Stato
e col partito in quanto ne condivide l’ideologia e si impegna come e quando può per dare comunque un apporto costruttivo
alla « edificazione del sociali
smo »;
—la grande maggioranza, invece, subisce passivamente il « sistema » che considera oppressivo e liberticida.
I relatori di Gioventù Evangelica si soffermano a lungo su
questo tema, con commenti e
giudizi in cui tentano di ripartire — poco equamente, a mio avviso — le responsabilità di questo stato di fatto, accusando le
chiese di essere troppo chiuse,
tradizionaliste, pietiste e, al limite, « reazionarie » (termine,
quest’ultimo, sommamente disdicevole per chi ne sia il bersaglio).
Queste, peraltro, oltre alle attività propriamente « religiose » e
culturali, si occupano anche —
col consenso ed il sostegno finanziario dello Stato — di opere sociali, con la gestione diretta di
asili, orfanotrofi, istituti per
handicappati ecc.
Scuola. Rilevatone il buon grado di efficienza, i relatori osservano che vi si adottano rigidi
criteri di « selettività meritocratica », elemento che, in Italia, è
duramente contestato dal'e sinistre (si ricordino i duri interventi al Sinodo sul tema « Collegio Valdese »).
Gl’ insegnanti, accuratamente
se’ezionati, specie sul piano politico, « sono strumenti della formazione politica degli alunni ».
La strada dell’insegnamento è
quasi sempre preclusa a chi non
offra le necessarie garanzie di
conformismo al regime. Il marxismo è materia di insegnamento obbligatorio in tutte le scuole — università comprese. Esso
« viene insegnato con formule,
come un catechismo ». A 14 anni
i ragazzi sono invitati a prestare una speeie di giuramento di
fedeltà allo « Stato socialista ».
La grande maggioranza di essi
(oltre il 90%) aderisce, non si sa
quanto spontaneamente, a questo « rito » che assume tutte le
caratteristiche esteriori della
« confermazione » dei catecumeni delle chiese e vuole esserne,
in un certo senso, il surrogato.
Economia. È in grande e costante sviluppo. Nelle fabbriche
si lavora a pieno ritmo e dagli
operai si esige un alto grado di
rendimento. I sindacati si preoccupano solo della efficienza nel
lavoro e della produttività qualitativa e quantitativa.
Nelle relazioni non ho trovato,
però, alcun cenno circa l’entità
di salari e stipendi, né della durata della giornata lavorativa,
come pure nessuna indicazione
relativa al costo dei generi di
prima necessità (alimenti, vestiario ecc.). Un raffronto comparativo con i dati corrispondenti del nostro Paese sarebbe stato quanto mai utile e istruttivo.
Sarebbe stato anche opportuno, a mio avviso, un approfondimento della situazione reale
circa la consistenza delle critiche che, in Occidente, si fanno
verso i paesi comunisti: di avere cioè instaurato — e di perpetuare — un regime poliziesco e
repressivo, col conseguente soffocamento delle libertà individuali e dei diritti dell’uomo. Un
capitoletto, a questo proposito,
non sarebbe stato superfluo.
Aldo Long
4
14 gennaio 1977
ALL'ASCOLTO DELLA PAROLA
Il «femminismo» di Gesù
Nel contesto di altri racconti evangelici, la resurrezione di una ragazzina diventa l’insurrezione della donna - Non si tratta tuttavia ancora della vittoria di Pasqua, ma di una anticipazione, come una smagliatura nella tela tessuta dalla morte
Marco 5: 21-24, 35-43
Ed essendo Gesù passato di
nuovo in barca all'altra riva, una
gran moltitudine si radunò attorno a lui; ed egli stava presso
il mare.
Ed ecco venire uno dei capi
della sinagoga, chiamato lairo,
il quale, vedutolo, gli si getta ai
piedi e lo prega instantemente,
dicendo: la mia figliuolina è agli
estremi. Vieni a metter sopra lei
le mani; affinché sia salva e viva.
Mentr’egli parlava ancora, ecco arrivar gente da casa del capo
della sinagoga, che gli dice: La
tua figliuola è morta; perché incomodare più oltre il Maestro?
Ma Gesù, inteso quel che si diceva, disse al capo della sinagoga: Non temere; solo abbi fede!
E non permise ad alcuno di ac
NOTE
« Talitha Qumì » ; significa, in
aramaico, soltanto : ' « bambina
in piedi ! » Marco aggiunge nella
sua traduzione un «Io te lo dl
compugnarlo, salvo che a Pietro,
a Giacomo e a Giovanni, fratello
di Giacomo. E giungono a casa
del capo della sinagoga; ed egli
vede del tumulto e gente che
piange ed urla forte. Ed entrato,
dice loro: Perché fate tanto strepito e piangete? La fanciulla non
è morta, ma dorme. E si ridevano di lui. Ma egli, messili tutti
fuori, prende seco il padre e la
madre della fanciulla e quelli
che eran con lui, ed entra là dove era la fanciulla. E presala per
la mano, le dice: Talithà cumi!
che interpretato vuol dire: Giovinetta, io tei dico, levati! E tosto la giovinetta s’alzò e camminava, perché uvea dodici anni.
E furon subito presi da grande
stupore; ed egli comandò loro
molto strettamente che non lo
risapesse alcuno: e disse che le
fosse dato da mangiare.
co » che non è privo di interesse per la sua solennità e la sua
insistenza sulla parola vivificante di Cristo.
Miracolo o prodigio?
Siamo di fronte a uno dei 3
miracoli di « resurrezione » : la
figlia di Jairo, il figlio della vedova di Nain e Lazzaro. Perché
nascondere che questi tre miracoli, a titolo diverso, mi lasciano perplesso? Mettono a dura
prova la mia ragione. Senza
dubbio la mia ragione ha troppe
pretese, ma non ho il diritto di
liquidarla semplicemente.
Certo, non siete minimamente
costretti a condividere le mie
perplessità e ancor meno le pretese o le prevenzioni della mia
ragione. Ma ognuno accetterà
di capire che se un pastore deve rispettare con scrupolo la
confessione di fede e la liturgia
della chiesa, che si coniugano
sempre con il «noi» (sarebbe
strano se ognuno cantasse im
inno diverso), al contrario durante la predicazione egli deve
assumere i suoi rischi. La predicazione si coniuga in prima
persona singolare. Il che autorizza ogni membro deli’assemblea o ogni lettore ad essere im
altro « io », li autorizza a non
essere d’accordo.
Ciò detto, aggiungerò che a
proposito di questo episodio ciò
che mi crea difficoltà non è il
suo carattere prodigioso o scientificamente inammissibile. Dopo
tutto, una volta ammessi altri
miracoli (di cui ho d’altra par
Dispense di AT
SULLA SPAGNA
È disponibile
J. A. SOGGIN, La Teologia dell’Antico Testamento. Prolegomena. Dispense ciclostilate a
cura degli studenti. Facoltà
Valdese di Teologia. Roma
1976, p. 90, L. 2.000.
Sommario :
Parte prima
1. La teologia dell’A.T. - La
teologia come disciplina teologica - Bibliografia ragionata Scopo e limiti di una teologia
dell’A.T.
2. Un po’ di storia.
3. Il dibattito nel dopoguerra La prima tappa della discussione - La posizione di P. Baumgaertel - La tesi di A. A. van Ruler - Il nuovo fascicolo di Evangelische Theologie.
4. La teologia di von Rad e le
discussioni che la seguirono. La
Teologa del von Rad - Reazioni all’impostazione data dal von
Rad - Il gruppo intorno al von
Rad - La discussione oggi.
Parte seconda
1. Vocazione d’Àbramo.
2. L’esodo dall’Egitto.
3. La legge e i profeti: il sabato - Il problema sociale - L’anno sabbatico - L’anno giubilare.
4. L’esilio in Babilonia.
5. L’Esodo da Babilonia e la
ricostruzione.
Provvisoriamente per ordinare la dispensa ci si può servire
del conto corr. postale 2/46838
intestato a Sergio Rostagno,
Uff. dei C.C. di Torino, oppure
rivolgersi alle librerie.
Arretrati
per la Facoltà
La Biblioteca della Facoltà
Teologica, per completare la
sua sezione di periodici valdesi,
cerca: Le Témoin, 1887 - 1919 e
L'Echo des Vallées, 1897 - 1919.
Sarebbe grata a chi glieli offrisse in dono o in vendita.
Giunge in questi giorni agli abbonati il n. 10 della rivista IDOC
internazionale (nuova edizione).
Il numero è tutto dedicato alla
« Spagna verso le elezioni ». Viene descritto con particolare documentazione il quadro politico
spagnolo (interessante l'editoriale di Regidor sulla democrazia,
in Spagna) con ampio riferimento al cammino dell'unità sindacale. Non mancano riferimenti
(due brevi articoli) sul femminismo e il divorzio in Spagna. Il
pezzo forte comunque è costituito dall'analisi sul « volto nuovo della presenza cristiana in
Spagna » con statistiche e interventi diversi, tra i quali una nota sulla minoranza protestante
spagnola. Non mancano le affinità con la nostra situazione; al
proposito è da leggere la dichiarazione, sui cristiani nel partito,
fatta dai comunisti catalani.
Inoltre un articolo di Josè
Diez-Alegria analizza, in modo
sintetico, la chiesa cattolica dal
'39 ad oggi con particolare riferimento agli avvenimenti del postVaticano IL Vengono altresì riportati gli interventi programmati al colloquio madrileno: «Il
cambiamento in Spagna » (colloquio che non ha potuto svolgersi
perché non ha ricevuto il permesso dall’autorità).
Interessante l’intervento del
« vescovo rosso » Intesta sui
cambiamenti avvenuti e quelli
probabili del cattolicesimo spagnolo.
MADRID. - Per la prima volta dopo la loro espulsione da
parte di Isabella la cattolica,
cinque secoli fa, è stato dato
agli ebrei il permesso di tenere
in Spagna una loro riunione ufficiale. È ciò che è avvenuto nel
dicembre scorso per la riunione
della sezione europea del Congresso mondiale ebraico.
(BIP-SNOP)
te spesso difeso l’autenticità),
non c’è ragione per rifiutare al
figlio di Dio il potere di risuscitare una bambina. La mia esitazione ha altri motivi. Voglio
dire con questo che, sotto molti aspetti, il Cristo di questo
racconto è troppo poco somigliante al Cristo degli altri racconti di miracoli, al Cristo che
rifiuta al Demonio di compiere
miracoli e che ha compiuto gli
altri suoi miracoli, per lo più,
quasi costrettovi dalle circostanze.
Ecco che questo Gesù che diffidava dei miracoli, dei prodigi
destinati a meravigliare il « pubblico », sembra ora compierne
uno. Ma senza dubbio sono vittima dell’insistenza con la quale
Marco ha descritto questo miracolo, del «volume» che gli ha
dato. Infatti pare che Gesù sia
stato molto più discreto dell’evangelista ; per esempio Gesù
vuol essere accompagnato solo
da tre discepoli; attenua anticipatamente il suo prodigio dicendo che la bimba è solamente
addormentata ; e dà da ultimo
un ordine insistente e perentorio perché di questa storia non
si faccia parola. Tutto questo
corrisponde alle abitudini di
Gesù e mi « riconcilia » con
questo miracolo. Ciò non toglie
però (e mi si vorrà perdonare
di esprimere un tale giudizio
che potrà sembrare sacrilego a
qualcuno) che a me pare che
Marco abbia « esasperato » l’aspetto prodigioso di questa storia, relegando cosìi nell’ombra
significati importanti che cercheremo di recuperare.
Anche
le donne
Occorre innanzitutto insistere
sul fatto che si tratta di una
bambina. Se Marco ha dimostrato poca abilità nella sua costruzione intercalando, tra l’inizio e la fine di questa storia, la
guarigione della donna impura,
questa mancanza di abilità è geniale. Per Marco si tratta puramente e semplicemente di due
fatti paralleli per annunciare
una stessa buona notizia : « Gesù è un Rabbi che si occupa
delle donne, che salva (v. 23 e
34) le donne ». Esse hanno diritto alla medesima salvezza, al
medesimo Salvatore; hanno diritto alla porta principale e non
alla scala di servizio. Anche se
sono impure (non dimentichiamo i dodici anni della bambina).
È qui però necessario combattere alcune contro-verità. Infatti la sorte delle donne israelite
era ben lontana dall’essere così,
deplorevole come la si descrive
spesso. Comunque era meno dura che altrove. E molto semplicemente per il posto dato al lavoro, vissuto in Israele come
un prolungamento dell'opera divina. Uomo e donna avevano
dunque un denominatore comune molto importante: lavoravano senza vergogna.
Ciò non toglie che nel tempio
di Erode vi fosse un cortile delle donne. E che l’istruzione sia
religiosa sia profana sembra sia
stata fornita con molta parsimonia... La donna era più spesso... alle pentole e ai fornelli che
alla scuola rabbinica.
Di passata precisiamo che
questa constatazione illustra la
storia di Marta e Maria (Luca
10: 38 segg.). Marta, da buona
e fedele israelita, prepara il pranzo e si scandalizza di vedere che
sua sorella perde il suo tempo
ascoltando un Rabbi. Quello
non è il posto per una donna!
Ed è questo che Gesù contesta
vivamente: un tempo nuovo è
venuto con lui, il nuovo Rabbi.
D’ora innanzi anche le donne
hanno il diritto all’essenziale :
alla parola del Maestro. Tutto
il resto, per quanto importante
esso sia, rimane futile. Il resto,
le pentole e i fornelli, non è più
la vocazione fondamentale delle
donne.
È per questo motivo che Gesù, dopo aver acconsentito ad
essere toccato da una donna impura, guarisce una fanciulla. Anzi, farà per quest’ultima il miracolo più grande che abbia mai
compiuto. E non è im caso che
si ha il nome « fanciulla » in aramaico (Talitha) prima che in
greco. L’insistenza è significativa.
... e i potenti
Questa resurrezione di una
fanciulla diventa l’insurrezione
della donna. Diciamo l’irruzione della donna nella comunità
cristiana.
In seguito notiamo che si tratta della figlia di uno dei capi
della sinagoga. Ciò non vuol dire soltanto che all’inizio del suo
ministero Gesù non ha incontrato da parte dei responsabili
giudei l’opposizione che sorgerà
più tardi, ma significa che Gesù non guarda alla condizione
delle persone. Né in un senso...
né nell’altro. È certo che quell’uomo è perlomeno agiato. Non
per questo Gesù lo respinge. Ciò
che conta per lui è il fatto che
si tratta di un uomo che soffre;
qualunque sia la sua classe sociale, egli appartiene in primo
luogo alla classe di coloro che
piangono e che, immersi nella
distretta, sfiorano la disperazione. Qualunque siano la sua fortuna e l’ordine sociale che rappresenta (Dio solo sa quanto
erano « oppressivi » coloro che
guidavano la sinagoga), Gesù lo
ascolta perché quest’uomo è neldisgrazia.
Ed è abbastanza significativo
vedere che in questo racconto
Gesù da un lato contesta le
strutture sociali e religiose del
suo tempo occupandosi delle
donne, e dall’altro si piega a
queste stesse strutture sociali
prestando orecchio attentamente
alla preghiera di un detentore
del « potere alienante ». È ben
difficile da rinchiudere nella
gabbia di un sistema, questo
Gesù!
D’altra parte occorre anche
notare il parallelo con i miracoli di Elia e Eliseo che entrambi hanno risuscitato dei bambini (ma dei maschi, come per caso!); Gesù compie dunque un
miracolo di continuità dimostrando di prolungare e compiere l’antica alleanza; ma anche,
evocando il personaggio di Elia
(che doveva tornare alla fine
dei tempi) Gesù dimostra che
con la sua venuta l’irruzione del
Regno è imminente : « Elia è tornato, poiché si ripetono gli stessi miracoli». Lo stupore della
gente è significativo.
La forza
della fiducia
Varrebbe anche la pena di
studiare l’atteggiamento dei servi decisamente « superdotati » di
tatto... « Tua figlia è morta ! ».
Questi uomini che ritenevano
possibile una guarigione ad opera di Cristo non pensano che
quest’ultimo possa superare l’irreversibile. Varcare a rovescio
quelle porte che fino ad allora
non si erano aperte che in un
solo senso, ad eccezione di Elia
e Eliseo: le porte della Morte.
Ed ecco Gesù che finge di non
sentire e non vuol capire. Gesù
che ha fiducia e esorta il padre
a condividere la sua stessa fiducia. È la frase famosa, spesso
tradotta: «Non temere, solo abbi fede » e che è incisa su tante
pietre tombali come una sfida a
questa irreversibile morte. Ma
è meglio tradurre : « Dammi solo fiducia, e non aver paura » ;
« Non aver più paura di quella
che è stata fino ad oggi la Regina degli spaventi ». Più esattamente : « La tua fiducia in me
sia più forte della tua paura
davanti alla morte peggiore :
quella della tua bimba ».
Ora, in modo curioso, questa
esortazione che fu seguita da
un esaudimento immediato, ha
permesso a molti cristiani di
affrontare e accettare una morte irreversibile. La loro fiducia
ha superato la loro angoscia.
Sarebbe ancora opportuno
esaminare lo strano atteggiamento di Cristo che minimizza
il suo eventuale miracolo sostenendo che la fanciulla dorme.
Cristo assimila la morte a un
semplice sonno? È dubbio. E
non ha grande importanza. L’essenziale è che la fanciulla si rialza e cammina e mangia.
Eppure esiterei ad aggiungere : « Alleluia, la morte è vinta ! »
Perché questa fanciulla, come il
figlio della vedova di Nain, come Lazzaro, un giorno è morta
e per davvero. Sono... rimortì.
Non hanno veramente vinto
la morte. Hanno solo ottenuto
un tratto in più di vita. Hanno
avuto diritto a un «prolungamento ».
Perciò questo racconto, se anche vuol mostrare una fessura
nel regno della morte, una smagliatura nel soggiorno dei morti, una breccia agli inferi, non è
perciò stesso affermazione della vittoria di Gesù sulla morte,
come lo sarà invece la Resurrezione di Cristo. È una anticipazione di quella vittoria, ma non
ne è che una pallida immagine.
Perché Pasqua è un’altra cosa. È infinitamente di più. Pasqua non sono prolungamenti
per il nostro vecchio mondo, è
l’irruzione di un mondo nuovo.
Non è il posticipare una scadenza, è l’arrivo della Speranza. Non
è un rinvio ottenuto sulla morte, è la sconfitta irrimediabile
della morte.
Ieri era la morte ad essere irreversibile. Oggi è la vita che è
irreversibile.
Pasqua non è questo mondo
un po’ più vivo, un po’ meno
cattivo, un po’ meno ingiusto.
È un altro mondo. Pasqua non
è un mondo rattoppato, rappezzato, rabberciato.
No! È proprio un altro mondo e un mondo DIVERSO.
Alleluia !
A. Maillot
[da
"Christianismo au XX sìècle”)
Aggiornamento per
I pastori svizzeri
Circa venticinque pastori partecipano ogni anno al seminario
di aggiornamento. Il tema di
quest’anno è stato : « Comunicazione dell’Evangelo - l’Evangelo
della comunicazione» ed il lavoro si è svolto in tre gruppi.
Uno dei gruppi ha iniziato i
suoi lavori con una introduzione generale, tenuta da uno psicologo, sulle tecniche della comunicazione, dedicando molto
tempo allo scambio di esperienze e allo studio esegetico dell’antico e del nuovo testamento. In
tal modo si è cercato di riscoprire il messaggio evangelico
nella sua freschezza.
La seconda parte del seminario ha cercato di portare i partecipanti ad una migliore comprensione del destinatario del
messaggio stesso : ad una migliore conoscenza del mondo. Cosi
si sono messe a nudo le strutture sociali e la loro origine, scoprendo contemporaneamente come la comunicazione sia divenuta nel corso della storia sempre
più complessa.
Per il prossimo anno sono previsti seminari della durata di una settimana su temi molto pratici, legati al lavoro e alla vita
delle chiese. Tra l’altro segnaliamo : Formazione dei membri
delle comunità e di altri gruppi
nel campo biblico, in modo che
acquisiscano le tecniche di accesso al testo che tengano conto
degli studi esegetici degli ultimi
anni; La formazione dei genitori in vista della educazione cristiana dei loro figli; Morte, funerali, cura d’anime per i morenti e per i familiari, nel senso di
rendere effettivamente conto
della speranza che è in noi.
A partire dal 1978 è previsto
che un gruppo di quindici pastori possa partecipare ad analoghi corsi di aggiornamento che
si tengono per i sacerdoti cattolici e viceversa.
È ancora interessante notare
che a questi seminari è prevista
anche la partecipazione di laici
impegnati direttamente in alcuni
campi, come quello dell’educazione e istruzione.
5
14 gennaio 1977
Nella lingua corrente di oggi
il greco comune di allora
Edita da protestanti e cattolici la prima traduzione interconfessionale del Nuovo Testamento
Versioni a confronto: LUCA 1: 26-33
Penso che molti lettori avendo sottomano la nuova traduzione andranno certamente a verificare che cos’è accaduto
al testo di Luca 1:28 che secondo la Riveduta diceva : « Ti saluto o favorita dalla grazia; il
Sig'nore è teco ». La curiosità è
legittima dato che si tratta di una
traduzione interconfessionale alla quale hanno partecipato
esperti cattolici e protestanti.
Ecco il testo nella nuova versione : « Ti saluto, Maria ! Il Signore è con te; egli ti ha colmata di grazia ».
Il centro d’attenzione è naturalmente il verbo del testo originale greco che ricorre in forma passiva (colmare di grazia).
Esso ci spiega rawenimento
che il testo annuncia. Proprio
perché si tratta di un’azione abbiamo dovuto seguire alcune regole semantiche per renderla
esplicita. Intanto è stato notato
che più volte il Nuovo Testamento si serve di forme passive, secondo l’uso dell’epoca, per
evitare un eccessivo uso dei nonii divini. In questi casi, là dov’è possibile, si preferisce, oggi,
usare il verbo attivo per maggiore incisività e chiarezza. Il
procedimento permette inoltre
di mettere in primo piano il soggetto dell’azione. Nel testo in
esame non c’erano dubbi: è Dio
che colma di grazia Maria. La
nozione è rafforzata dall’espressione: Il Signore è con te. A
questo punto, per il traduttore,
SI è raggiunto il nocciolo della
questione, non rimane che esprimerlo nella lingua del nostro
tempo in maniera comprensibile al lettore medio non abituato
al gergo tradizionale. Si è dunque ritenuto opportuno di aggiungere alla prima parte, al saluto, il nome di Maria perché il
saluto è rivolto a lei e perché
cosi; esige il nostro modo di
esprimerci. La semplice frase di
saluto sa di distacco e di fretta
quasi non curante. Il contesto
dell’originale ha invece un tono
diverso e ci inserisce in un’atmosfera prettamente messianica. Per recuperare il tono del
contesto abbiamo anticipato l’espressione: Il Signore è con te.
Essa mette a fuoco il messaggio e riordina il pensiero. E co
Diodati
Riveduta
Garofalo
26 cc E al sesto mese, Fangelo Gabriele fu da Dio mandato in una città di Galilea,
detta Nazaret; 27 Ad una
vergine, sposata ad un uomo
il cui nome era Giuseppe,
della casa di Davide; e il
nome della vergine era Maria. 28 E l’angelo, entrato
da lei, disse: Ben ti sìa, o
Favorita; il Signore sia teco;
benedetta sii tu fra le donne *. 29 Ed ella avendolo
veduto, fu turbata delle sue
parole; e discorreva in sé
stessa qual fosse questo saluto. 30 E l’angelo le disse:
Non temere, Maria, perciocché tu hai trovata grazia appo Iddio. 31 Ed ecco, tu concepirai un figliuolo, e gli
porrai nome GESÙ’. 32 Esso sarà grande, e sarà chiamato Figliuol dell’Altissimo;
il signore Iddio gli darà il
trono di Davide, suo padre.
33 Ed egli regnerà sopra la
casa di Giacobbe, in eterno;
e il suo regno non avrà mai
fine.
26 Al sesto mese l’angelo
Gabriele fu mandato da Dìo
in una città di Galilea detta Nazaret 27 ad una vergine fidanzata ad un uomo
chiamato Giuseppe, della casa di Davide; e il nome della vergine era Maria. 28 E
l’angelo, entrato da lei, disse : Ti saluto, o favorita
dalla grazia; il Signore è
teco. 29 Ed ella fu turbata
a questa parola, e si domandava che cosa volesse dire
un tal saluto. 30 E l’angelo
le disse : Non temere. Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31 Ed ecco
tu concepirai nel seno e partorirai un figliuolo e gli porrai nome Gesù. 32 Questi
sarà grande, e sarà chiamato Figliuol dell’Altissimo, e
il Signore Iddìo gli darà il
trono di Davide suo padre33 ed egli regnerà sulla casa
di Giacobbe in eterno, e il
suo regno non avrà mai fine.
26 Ora, al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato
da Dio in una città della
Galilea che ha nome Nazaret, 27 a una vergine fidanzata a un uomo di nome Giuseppe della casa di
Davide, e il nome della vergine era Maria. 28 Entrato
da lei, disse : « Salve, piena di grazia, il Signore è
con te ». 29 Fu sconvolta,
ella, a queste parole e rifletteva sul significato di
questo saluto. 30 L’angelo
le disse : « Non temere Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31 Ed ecco,
concepirai nel grembo e partorirai un figlio, e gli imporrai nome Gesù. 32 Egli
sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo; il
Signore Dio darà a lui il
trono di Davide suo padre.
33 e regnerà sulla casa di
Giacobbe in eterno, e il suo
regno non avrà fine ».
TILC
26 Quando Elisabetta fu al
sesto mese, Dio mandò Vangelo Gabriele a Nazaret, un
villaggio della Galilea. 27
L’angelo andò da una fanciulla che era fidanzata con
un certo Giuseppe, discendente del re Davide. La fanciulla si chiamava Maria.
28 L’angelo entrò in casa e
le disse: «.Ti saluto. Maria!
Il Signore è con te: egli ti
ha colmata di grazia ». 29
Maria fu molto impressionata da queste parole e si
domandava che significato
poteva avere quel saluto. 30
Ma l’angelo le disse: « Non
temere. Maria! Tu hai trovato grazia presso Dio. 31
Avrai un figlio, lo darai alla luce e gli metterai nome
Gesù. 32 Egli sarà grande
e Dio, l’onnipotente, lo chiamerà suo Figlio. Il Signore
lo farà re, lo porrà sul trono di Davide, suo padre,
33 ed egli regnerà per sempre sul popolo d’Israele. Il
suo regno non finirà mai ».
* Queste ultime parole, presenti nel v. 42, sono ripetute qui solo in alcuni
manoscritti e perciò non sono riportate dalle traduzioni moderne.
Sì possibile esplicitare il significato del saluto e della presenza del Signore : egli ti ha colmata di grazia. Abbiamo dovuto
scartare altri modi di dire per
le assonanze infelici che esse
avrebbero avuto nel nostro linguaggio ; es. « gratificata », « graziata » e « favorita ».
La lettura tradizionale cattolica « piena di grazia » non si ritrova più nelle traduzioni interconfessionali perché l’aggettivo
sposta inavvertitamente l’accento su Maria, mentre il verbo ridimensiona il coritenuto come
iniziativa di Dio. Recuperare
quest’aspetto del testo è parso
fondamentale sia ai traduttori
protestanti che cattolici.
Abbiamo così, dato un esempio del lavoro svolto e dell’applicazione del metodo di lavoro
noto come equivalenze dinamiche. Si possono ritrovare altri
punti dove la sensibilità tradizionale delle due parti era particolarmente in gioco. Ricordiamo il verbo giustificare e il termine giustificazione. Nel nostro
linguaggio non rimandano più al
contenuto biblico ; significano
rispettivamente, scusare e scusa. Il Nuovo Testamento li adopera con ben altra portata; Dio
non scusa nessuno.
Possiamo * conclùdere che la
linguistica e la semantica hanno
reso un notevole servizio all’esegesi facilitando la comprensione dei testi. Certo il lavoro non
finisce a questo punto. Ora tocca alle chiese. Noi mettiamo mano alla traduzione dell’Antico
Testamento.
Renzo Bertalot
r
uom
______________IL METODO DI LAVORO DELLA TRADUZIONE
Senza firma, ma non anonima
A tempo di record, attraverso un complesso meccanismo operativo
Sono state trentatré, se non
andiamo errati, le persone direttamente coinvolte in questa traduzione. I traduttori responsabili sono stati quattro: due cattolici: il Prof. Don Carlo Bozzetti,
del Seminario vescovile di Bergamo (autore tra l'altro del libro
« La parola tradotta », Morcelliana, Brescia 1973) e il Prof. Don
Carlo Ghidelli del Seminario vescovile di Crema, e due protestanti: il Prof. Bruno Corsani,
della Facoltà Valdese di teologia
a Roma, e il sottoscritto.
Sotto la ferrea e precisa coordinazione del Pastore Dr. Renzo
Bertalot, direttore della Libreria
Sacre Scritture di Roma, ciascun
traduttore ha incominciato col
tradurre una parte della porzione del Nuovo Testamento assegnatagli e a inviarla agli altri tre
traduttori, mentre egli stesso riceveva le traduzioni altrui. Ognuno rivedeva così il lavoro degli
altri cotraduttori e faceva accuratamente le sue osservazioni.
Ognuno poi compilava una collazione delle osservazioni fatte alla sua parte di traduzione che
serviva di base per la discussione e la stesura di un testo approvato da tutti e quattro i traduttori. Questo testo veniva poi inviato a un comitato di revisione
composto in gran parte da esegeti e linguisti che facevano le
loro osservazioni. Ci si ritrovava
quindi di nuovo insieme e si discutevano le osservazioni ricevute apportando al testo le migliorie o le correzioni proposte, o
scartando, naturalmente con le
motivazioni del caso, le correzioni ritenute non pertinenti. Questa
nuova stesura veniva ancora inviata a un successivo comitato,
quello dei consulenti, quindi ripresa in seduta comune dei traduttori per compilare il testo definitivo.
Revisori e consulenti
Nominare qui tutti i revisori e
i consuleriti sarebbe impossibile;
ricordiamo però che da parte
cattolica vi sono stati esegeti e
studiosi di chiara fama come
Galbiati, Canfora, Martini e il
Cardinale Michele Pellegrino, e
da parte evangelica il prof. J. A.
Soggin, della Facoltà Valdese di
teologia di Roma e i Pastori Luigi Santini e Luciano Deodato
della Chiesa Valdese, e numerosi
altri di diverse denominazioni
come il Past. Piero Bensi della
Chiesa Battista, il Past. Fausto
Salvoni della Chiesa di Cristo, il
Past. Edoardo Labanchi della
Chiesa dei Fratelli, e anche alcuni svizzeri come il cattolico Prof.
Petraglio e il Pastore Evangelico
Otto Rauch, perché questa traduzione è stata progettata per essere usata anche fuori d’Italia da
chi parla la nostra lingua.
Il comitato di traduzione si è
riunito almeno una dozzina di
volte nei tre anni e mezzo di lavoro, ogni volta per circa una
settimana per quasi dieci ore di
seduta al giorno. Qltre all’organizzatore e coordinatore Dr. Renzo Bertalot, era sempre presente il responsabile dell’Alleanza
Biblica Universale per le traduzioni in Europa, Pastore Dr. Jan
De Waard, linguista, la cui collaborazione si è rivelata assai utile perché egli era sempre in grado di dirci come questa o quella
difficoltà di interpretazione, sia
lessicale che esegetica, era stata
affrontata e risolta in altri gruppi di traduzione.
Dopo le prime sedute si è inserito nel lavoro anche lo stilista,
Monsignor Giulio Villani, fiorentino, che aveva il compito non di
...toscaneggiare la traduzione, ché
anzi si sono evitati accuratamente tutti i regionalismi possibili,
ma di uniformarne le espressioni e l’ortografìa. La sua conoscenza del greco, la sua competenza di giornalista unite alla signorilità nel rispetto dello stile
altrui, che non ha mai violentato, ma senza dubbio sempre migliorato, sono state qualità che
i traduttori non hanno potuto
che apprezzare e utilizzare al
massimo.
La Bibbia è della chiesa
La meticolosità e la rigorosità
con le quali ogni incontro è stato fissato e programmato e ogni
scadenza rispettata — unico inconveniente: alcune poche osservazioni di revisori o di consulenti sono giunte fuori tempo massimo per essere prese in considerazione — hanno permesso di
portare a termine per la data
stabilita questa traduzione di
gruppo, e come si vede la speci
PAROLA
DEL
SIGNORE
Ef;:/\MEN
TRADOZS
ÌNTERCON!
NAIE IN UNGÜA
CORRENTE-.;^: ùc-Aéu- ■■
A sottolineare il carattere di
larga diffusione di questo Nuovo Testamento tirato in 200.000
esemplari: una copertina plasticata e un prezzo contenutissimo
(L. 1.500).
fìcazione non è dovuta a pura
formalità.
Ma si impone ancora un’ultima precisazione, anche questa
non di pura formalità: nessuna
delle persone impegnate in questa traduzione l’ha firmata con il
proprio nome. E questo non per
falsa modestia, il che sarebbe ancora il meno, o per paura di
esporsi a critiche e rimbrotti da
parte di altri studiosi e dei lettori in genere, il che sarebbe peggio, ma per sottolineare — del
resto secondo un preciso e ferreo principio dell'A.B.U. — che
la Bibbia è della Chiesa e per la
Chiesa. Accade però sempre che
qualcuno chieda come e da chi è
stata fatta questa traduzione,
spinto da due legittimi motivi:
conoscere la dinamica adottata
nel lavoro e se chi ha lavorato
ha agito di testa propria o per
conto delle rispettive confessioni, o comunque se confortato o
meno da esse. Per completare
l’informazione dobbiamo ancora
dire che i traduttori sono e si
sentono pienamente responsabili
della traduzione compiuta. Qualche revisore o consulente potrà
invece non essere sempre pienamente soddisfatto, e se qualche
sua osservazione non è stata accolta, giustamente può dissociarsi da questo lavoro. Concludendo, insomma: chi trova che questa versione corrisponde allo
scopo che si è fissato (di cui si
parla in altra parte di questo
giornale) ne dia pure tutto il merito ai comitati di revisione e
consulenza, e chi invece la trova
non rispondente allo scopo o magari addirittura assurda, ne dia
pure tutta la colpa ai traduttori,
per antonomasia sempre colpevoli in questo genere di lavoro.
Bruno Gostahel
Il letteralismo
non è fedeltà
(segue da pag. 1)
loro menzione non « illustra »
più nulla all’uomo moderno, anzi oscura il pensiero invece di
chiarirlo! Anche qui un esempio:
« non si accende ima lampada
per metterla sotto il « moggio ».
Chi sa che cosa sia un « moggio »? Ecco come un’immagine
chiarissima di Gesù diventa
oscura per noi oggi. L’immagine è recuperata, invece, se al
posto di « moggio » useremo in
italiano la parola « secchio »
(Mat. 5: 15; Luca 11: 33) come
ha fatto la TILC.
Un’altra caratteristica tecnica
usata dalla TILC per avvicinarsi all’ideale della « lingua corrente » è l’analisi delle frasi, allo scopo di renderle più leggibili e più comprensibili. Questo
vuol dire anzitutto spezzare i
periodi troppo lunghi, vuol dire
esplicitare i nessi fra una frase
e l’altra, che tante volte nell’originale sono sottintesi nella subordinazione, nell’uso del participio (del gerundio per le traduzioni italiane) ecc.; vuol dire evitare il ricorso troppo frequente
ad espressioni astratte. (Questo
è il momento più difficile di una
traduzione in lingua corrente,
perché obbliga ad analizzare
ogni frase anche brevissima per
scoprire la funzione reale di
ogni parola. Così si arriva a scoprire, p. es., che spesso i termini astratti non indicano affatto
delle « astrazioni » ma degli
« eventi » molto concreti; ecco
alcuni esempi: il regno di Dio
vuol dire che Dio governa; VEvangelo di Dio vuol dire che Dio
fa conoscere la buona notizia
che in Cristo egli ci salva. Anche per frasi meno profonde, lo
sforzo coerente di mettere in
evidenza le « azioni » che si
esprimono anche in parole
astratte dà alla traduzione ima
dinamica che le traduzioni abituali non posseggono, e che corrisponde in definitiva alla dinamica del pensiero biblico.
La lingua
dei conti della spesa
Naturalmente, questa scelta
di un metodo non è una scelta
arbitraria: corrisponde alla rpaltà del linguaggio usato dal Nuovo Testamento stesso. La lingua
dei primi predicatori cristiani,
delle prime comunità, e quindi
anche la lingua degli scritti biblici, non è il greco di Platone
ma (salvo poche eccezioni) è
proprio la « lingua corrente » del
I secolo (che veniva chiamata
koiné, cioè « comune), la lingua
usata dalla « letteratura minore » e soprattutto nei numerosissimi frammenti di papiro scoperti negli ultimi cento anni,
che non Contengono testi letterari ma lettere private, amministrative e commerciali; appunti; conti della spesa; esercizi di
grammatica e ogni sorta di testi d’uso corrente non destinati alla pubblicazione. I papiri ci
hanno permesso di scoprire quale greco parlava la gente nelle
sue comunicazioni abituali (un
po’ come in molte nostre regioni si usa il dialetto). Tentare di
tradurre il Nuovo Testamento
in lingua corrente significa dunque recuperare qualcosa della
semplicità delle origini! E significa anche — o ci illudiamo ? —
avere uno strumento in mano
per l’opera di evangelizzazione.
Quante volte si ha Timpressione
che le versioni tradizionali della
Bibbia abbiano trasformato il
Nuovo Testamento in un libro
di erudizione, che gli facciano
usare una lingua da « esperti »...
mentre Paolo afferma che predicava « con semplicità, senza
sfoggio di parole piene di sapienza umana» (I Cor. 2: 1).
Naturalmente la TILC _ è un
primo tentativo, e l’^ppHcazione del metodo descritto può
non essere riuscita pienamente.
La si potrà perfezionare: ma è
soltanto l’uso che potrà dire
quali migliorie debbono essere
apportate. Intanto chiediamo al
Signore che la usi per avvicinare la sua parola e la sua grazia
a molte persone che potrebbero
— invece — essere disorientate
dal linguaggio difficile ed ecclesiastico delle traduzioni più vecchie.
6
14 gennaio 1977
cronaca delle valli
CHIESA E POLITICA ALLE VALLI
Tornare alla Bibbia o combattere Marx?
I valdesi hanno sempre fatto politica - Un ricordo personale; « mio
padre, maestro parrocchiale a Torre... »
__________DIBATTITO SUL « TACULOT »
Intervista su una esperienza
di controscuola
Lontano dalle Valli, ne seguo
con amore la vita spirituale, ecclesiastica ed anche « materiale » sperando in una miglior sorte per i contadini poveri, i minatori con silicosi e i disoccupati. Con sofferenza leggo di divisioni perché nella Chiesa « è entrata la politica ». Parliamone
pure, ma onestamente. Purtroppo o no, nella Chiesa si è sempre fatto politica. E parlandone
non si dimentichi che Gesù ha
pregato perché i suoi discepoli
fossero preservati dal male, non
che fossero tolti dal mondo. Vivendo nel mondo, lo si voglia o
no, si fa politica anche se ci si
astiene dal farla. Ne ha fatta
Valdo ribellandosi al vescovo
per obbedire alla coscienza che
gli indicava il servizio dei poveri. L’han fatta i Valdesi reclamando libertà, e non solo quella
di legger il vangelo, quando altre comunità valligiane riuscivano a liberarsi dagli Absburgo
e fondar la Svizzera. Ne han fatta gli Anabattisti e gli Bussiti
strettamente imparentati coi
Valdesi. Ne ha fatta il Geymet
napoleonico servendo l’impero
artefice di alcune libertà. Non
si nasconda la politica Giolittiana della Tavola Valdese: ricordo mio padre, maestro parrocchiale a Torre, invitato dal pastore a non leggere in chiesa la
Bibbia perché aveva firmato una
protesta alla Tavola, che faceva
politica, invitando i pastori ad
appoggiare il candidato giolittiano. Ricordo la politica profascista del moderatore della quarta
decade del secolo, quando scriveva ai colleghi la sua commozione per essere stato ricevuto dal
Duce. Erano i tempi nei quali
Falchi e le Unioni Cristiane dei
Giovani eran combattute con associazioni giovanili parrocchiali
e così si tagliavano i pochi legami coll’estero, legami malvisti da una politica autarchica anche intellettualmente. Con Miegge eravamo emarginati politicamente ed anche allontanati dalle Valli...
Ci si chieda piuttosto, onestamente, qual’è la politica consentita dal vangelo, e si conservi
la fratellanza nello studio sincero della parola di Dio confrontandola ai bisogni di oggi dell’uomo. È quel che cerca il movimento di risveglio e ritorno
alla Bibbia? Se sì, benvenuto.
Ma il resoconto della riunione
natalizia a San Germano (Eco
del 24/12) mi lascia perplesso.
Date a Cesare quel che è di
Cesare: suppongo si sia anche
ricordato di dar a Dio quel che
è di Dio obbedendo a Cristo che
ha detto: avevo fame e mi avete dato da mangiare (personalmente o con leggi politiche); si
esorta a rinnovar la propria vita
evitando quel che può sviare,
purché non si voglia suggerire
dove vi è pericolo non lasciando alla sola Parola di farlo. Tre
giovani con un po’ di esibizionismo (non potevano dirlo nel
segreto della preghiera a Dio?)
pubblicamente rinunciano al nazismo - ed al materialismo di tipo Marxista. Qui nasce un sospetto: si vuol tornare alla Bibbia o combattere Marx? E la
terminologia che ha fatto gran
danno quando ci si è allontanati dal linguaggio semplice del
vangelo: nel culto classismo,
borghesia, ora marxismo materialista, invece di corsa al dena
ro e culto di Mammona, Dio
visto nel fratello, aiuto ai derelitti e dimenticati.
fi risveglio non ha dato materialmente le opere sociali della chiesa Valdese, nel passato?
Conoscono Marx i risvegliandi?
Vi è un nuovo indice di libri
proibiti? La religione dovrebbe
essere ignoranza ed oppio? O
non è meglio tornare, sì, alla
Bibbia; servirsi, sì, di un linguaggio semplice e non da raffinati della politica; ma vangelo
e non le nostre crociate, non per
combattere una determinata ^
politica con un’altra. 11 vangelo
che spinge il credente ad agire
per il fratello, angosciato tutte
le volte che vi è sopruso, e che
conserva la pace in seno alla
chiesa fra appartenenti a distinti
partiti, purché onestamente desiderosi di obbedire al Signore,
e solo a lui, non a nessuna crociata antimarx. Il vangelo è potente per aprir gli occhi ai credenti sui pericoli da evitare.
Guido Rivoir
_______UN REGOLAMENTO DI ISTITUTO
Per una scuola di valle
Dopo un lungo « iter » è stato definitivamente approvato il
regolamento di Istituto della
Scuola Media di Perosa e delle
sue sezioni staccate di Perrero
e Fenestrelle.
Lo scopo del regolamento, che
è stato formulato da una commissione, poi esaminato dal
Consiglio di Istituto e da assemblee varie nelle tre sedi della scuola, è quello « dell’inserimento nella problematica locale
e della democratizzazione del
funzionamento della scuola ».
In questo senso tutte le rappresentanze potranno chiedere
la convocazione del Consiglio di
Istituto o proporre questioni al
suo esame. Il regolamento prevede anche la pubblicità delle
sedute del Consiglio, malgrado
il parere contrario del Ministero. In attesa di un chiarimento
legislativo questo aspetto sarà
attuato in modo da non pregiudicare la validità delle riunioni
(ufficialmente come invito rivol
ANGROGNA
Consiglio Comunale
Giovedì 30 dicembre alle 20,30 si è
riunito il consiglio comunale di Angrogna. Per la prima volta dalla seduta inaugurale del 29 giugno 1975,
si notava in aula consiliare la presenza di pubblico, ridotto però... a una
sola persona, per giunta neppure angrognina. In primo luogo, come per
Tanno scorso, è stata fissata in L. 16
mila mensili Tindennità di carica del
sindaco, mentre per il gettone di presenza dei consiglieri è stata riconfermata la somma simbolica di L. 100.
Successivamente il consiglio ha approvato il bilancio di previsione 1977
presentato dalla giunta municipale.
Esso presenta un pareggio di L. 132
milioni 842.000, tuttavia anche se i
conti quadrano e non sono in passivo,
non c’è da rallegrarsi. Il consìglio comunale si trova infatti nelTimpossibilità di svolgere altro che ordinaria
amministrazione, in quanto le entrate comunali permettono di fatto la
copertura delle sole spese correnti,
non consentendo alcuna incidenza effettiva, nessuna possibilità di programmare e realizzare opere qualificanti
nei vari settori. Questa situazione le
cui cause e responsabilità sono da ricercare in alto, presso chi ci governa, è
stata denunciata in una dichiarazione
espressa dal consiglio.
Approvato Taumenlo indennità integrativa per il personale dipendente
e confermala l’adesione alTUNCEM.
Respinta la richiesta avanzata da
un privato di sdemanializzazione e dimissione di un tronco stradale comunale in frazione Pradeltorno. E’ poi
stalo riaffidato a Buffa Dorino, 1 appalto servizio lavori in economia per
il 1977, con la variante della riduzione da 160 a 120 ore lavorative mensili.
Riguardo alla mancata esecuzione
da parte della Provincia dell’asfaltatura del raccordo Formaggia-Sonaglìette,
e alle giustificate rimostranze di giunta e consiglio, nonché degli abitanti
della zona per il deplorevole stato del
fondo stradale, è stato deciso di procedere appena possibile all’inghiaiatura.
In ultimo il consiglio ha deliberato Taffidamento del servizio manutenzione acquedotto.
Dopo attento esame delle proposte
avanzate dalle tre ditte concorrenti è
stata prescelta la ditta Giordano
Giorgio, presentante la maggiore convenienza.
Adelchi Ricca
Domenica 16
incontro giovaniie
ad Angrogna
SALA UNIONISTA
Culto: ore 10,30
Pranzo: polenta e salsiccia
Pomeriggio: relazioni di G.
Tourn e A. Ferrerò: il lavoro giovanile alle valli.
Prenotazioni per il pranzo
entro le 20,00 di giovedì
13 - Telefonare al pastore: 94.41.44
Tutti i giovani sono fraternamente invitati.
to dal Consiglio a chi desidera
assistere).
Gli organi collegiali della scuola funzionano secondo la legge.
Al Consiglio di disciplina è attribuita la funzione, più che di
punire gli alunni, di « collaborare col personale della scuola
per promuovere negli alunni la
consapevolezza delle loro responsabilità ».
I locali e le attrezzature scolastiche sono a disposizione, oltre che della scuola, dei gruppi culturali, sportivi e ricreativi che ne fanno richiesta, assumendosi la responsabilità della
manutenzione corretta di ogni
cosa.
Nella scuola è garantita la libertà didattica; in particolare
può circolare liberamente il materiale stampato che non violi
le leggi sulla stampa, che non
faccia pubblicità commerciale e
che non sia di propaganda fascista. Possono essere tenute lezioni all’aperto secondo modalità da stabilire da parte del
collegio dei docenti. Le iniziative di rinnovamento nel senso
indicato devono esser fatte conoscere al preside che deve evitare che costituiscano occasione
per una propaganda di parte.
Lo stesso dicasi per l’invito di
persone estranee alla scuola a
tenere lezioni e conversazioni
agli alunni o ad animare dibattiti.
Il parere della base dovrà essere sollecitato quanto più possibile attraverso assemblee, indagini ecc.
I genitori, gli insegnanti ed il
personale non insegnante della
scuola potranno utilizzare le attrezzature della segreteria, compatibilmente con le esigenze di
ufficio, per la loro propaganda
nei periodi preelettorali o per
la diffusione di informazioni varie. Naturalmente il materiale
consumato dovrà essere pagato.
Le classi dovranno essere equilibrate in modo da non fare
« classi degli asini » ed il numero degli alunni dovrà essere
normalmente non superiore ai 25.
Nel momento in cui la burocrazia scolastica sembra scoppiare per i ritardi con cui procede la legislazione e in cui i ragazzi sono sempre più irrequieti e, a volte, persino intrattabili, questo regolamento, come altri analoghi, è un po’ un sintomo di una nota di speranza che
la situazione possa ancora cambiare, non sia ancora irrimediabilmente compromessa. A questo
scopo è oggi possibile a tutti
dare una mano, senza aspettare
che tutto venga dall’« alto ».
c. tron
L’esperienza che il maestro
Jean-Louis Sappé ha maturato
nella sua scuola di Angrogna e
che ha condensato nel libro; Taculot: un’esperienza di controscuola ha già provocato una interessante quanto severa reazione su questo giornale da parte
di Giorgio Tourn. L'interesse da
una parte del libro, dall’altra
dello scritto di Tourn ha spinto
tre maestri ed un pastore operanti in vai Germanasca — dunque in condizioni c-imili a quelle dei « Tàculot » di Sappé —
ad interrogarsi su alcune delle
.questioni là sollevate. Ne è nata' così la conversazione che riportiamo nei suoi sommi capi.
— Leggendo Taculot, io che
sono un profano ne sono rimasto molto colpito. E allora vi
chiedo: è una esperienza generalizzabile o per poter fare queste cose bisogna essere dei maestri eccezionali con degli scolari eccezionali?
— L’esperienza è certamente
generalizzabile perché discende
da altre già fatte in altri posti,
da Mario Lodi, per esempio. Si
tratta dunque qui di un modello che viene ripetuto e in fondo
anche le attuali strutture scolastiche lo permetterebbero. Il
problema sorge quando ti poni
il problema di qual è il fine che
ci si pone.
— Sappé ha un grosso merito :
quello di aver dimostrato che
in una piccola scuola, priva di
mezzi, si può lavorare con metodi nuovi. Però il suo lavoro
ha anche dei difetti, il maggiore
dei quali è che, pur lavorando
ad Angrogna, ha guardato troppo fuori, verso la città e la pianura e non è partito dalla cultura e dalla realtà locale. Insomma, si potrebbe essere dovunque : non si capisce che si è proprio ad Angrogna.
— Ma la realtà di Angrogna
non è proprio la pianura, in
quanto tutti vanno a lavorare
giù e tornano su quasi soio per
dormire?
— Può darsi che sia così, ma
bisogna sapere che partire da
questa affermazione vuol dire
abbandonare altre cose come il
« patois »...
— E abbandonare l’idea che
si è nelle valli valdesi. Per cui
chi ha ragione Tourn o Sappé?
Detta così è un po’ dura.
Il Sappé dove poteva infatti indirizzare la sua ricerca? Solo
verso il fatto che i contadini di
Angrogna vanno al culto invece
che a messa?
— Si poteva forse puntare sui
risultati della predicazione, quali
per esempio la disciplina o la
onestà. Ma anche qui occorre andare piano...
— Bisogna considerare anche
che le vecchie scuole di quartiere — per quanto superate dal
punto di vista didattico — erano
una realtà dal punto di vista ecclesiastico. Il maestro era il vicepastore. Quando le scuole poi
sono passate allo stato la chiesa non si è più occupata di formare dei maestri che continuassero, nella scuola di stato, il lavoro che era fatto nelle scuole di
quartiere.
— Non c’è più interferenza né
in un senso né nell’altro e per
reazione al concordato i maestri
valdesi hanno radicalizzato il laicismo nella scuola.
— Questa posizione può essere
pericolosa ed effettivamente c’è
un senso di disagio e non ci sono affatto le idee chiare. Cioè
tra l’integralismo di tipo cattolico e il niente, noi non siamo in
grado di produrre una nostra
linea.
— Sia chiaro però che questo non è un affare che tocca solo i maestri, ma è problema di
tutta la chiesa perché anche
Tourn non se la piglia col Sappé
ma con gli angrognini che descrivendo se stessi non si sono
descritti come valdesi, ma solo
come operai, contadini, ecc.
— Se capisco bene, allora per
le scuole è avvenuto quello che
rischia di avvenire per tutti gli
istituti: il giorno in cui avvenisse un passaggio allo stato, la
chiesa si troverebbe del tutto
impreparata.
— Sì, si tratta di mancanza
di previsione : bisogna saper preparare vocazionalmente le persone per questi posti.
G. Montesanto - L. Vigliel
mo ■ R. Genre
Ricordando
Otto Broggi
A San Germano, alla casa di
riposo Valdese ove era ricoverato da diversi anni, è deceduto
all’età di 85 anni Otto Broggi.
Originario della Valle d’Aosta,
era vissuto lunghi anni a Torre
Penice, percorrendo in lungo e
in largo le strade del centro e
del circondario, svolgendo un
piccolo commercio ambulante
prima come mereiaio e poi come
giornalaio.
E’ stata una delle figure caratteristiche di Torre, col suo passo trascicato e i suoi vestiti sempre troppo grossi, ma quanta
gioia ha recato a molti bimbi
delle zone isolate portando loro
con regolarità i primi giomalini
da leggere! Era tornato poche
volte, dopo il suo ricovero a S.
Germano, ed ogni volta era stata
per lui una gioia straordinaria
incontrare di nuovo vecchi amici e il suo volto si illuminava
ogni volta che all’Asilo di San
Germano qualcuno si recava a
fargli visita.
ROM ARETTO
Assemblea sul bilancio
Giovedì mattina, giorno dell’Epifania, presso la sala consiliare del Comune, si è svolta una
assemblea per dibattere le previsioni di entrata e di spese per
il 1977.
Poca la gente che ha partecipato. Peccato che non si sia perisato di scegliere un’altra data più
favorevole.
Nutrito invece il dibattito, che
secondo alcuni, avrebbe dovuto
precedere di qualche mese l’elaborazione della bozza in discussione. Invece l’amministrazione,
a cose fatte, ha dato l’impressione di essere rigida e quindi poco incline ad apportare cambiamenti. Fulcro del dibattito è stato il problema della scuola e dei
cambiamenti che l’avvenuta concessione del tempo pieno ha portato nel paese e quindi all’amministrazione che deve impegnarsi per la ristrutturazione
dei locali necessari. Inoltre, i
componenti della commissione
istruzione del comune, rilevando come prioritario per l’anno
1977 un intervento globale per
la realizzazione di servizi per la
prima infanzia, ha proposto di
elevare da un milione a quasi tre
milioni il contributo alle famiglie degli alunni del tempo pieno che usufruiscono della refezione di mezzogiorno. Per quanto riguarda le altre voci del preventivo l’impressione avuta è che
l’amministrazione abbia deciso
gli stanziamenti senza approfondite indagini conoscitive e quindi è mancata l’opportunità di
una verifica con la popolazione.
C’è da augurarsi che tutte le
commissioni comunali costituite: lavoro e occupazione; difesa del territorio; tempo libero;
edilizia ; servizi sociali ; istruzione; si mettano finalmente al
lavoro per giungere a quella informazione e partecipazione necessarie per un dibattito allargato. Le altre voci significative
del preventivo riguardano investimenti per la realizzazione
dell’acquedotto, per l’acquisto
di terreni per futuri servizi, per
il verde attrezzato, per servizi
di assistenza agli anziani.
7
14 gennaio 1977
CRONACA DELLE VALLI
PRAROSTINO
Le celebrazioni di Natale e Capodanno si sono svolte in un
clima di letizia e di riconoscenza al Signore.
Oltre ai culti di Natale e Capodanno con celebrazione della
Santa Cena e la partecipazione
della corale, ricordiamo in modo particolare la festa dei bambini con l’albero di Natale con
canti e recite e letture bibliche
degli alunni della Scuola Domenicale.
Ricordiamo pure le due serate organizzate dall’Unione giovanile con la presentazione del
dramma di V. Calvino : « Ancora Addio » e della commedia
brillante di U. Betti : « Il paese
delle vacanze », molto apprezzate dal pubblico.
L’Unione Femminile ha visitato domenica 9 gennaio l’Unione Femminile di Pinerolo.
Ringraziamo quanti hanno lavorato e collaborato per la buona riuscita di questi incontri.
POMARETTO
Sospese, nel periodo di fine
anno, le lezioni regolari di catechismo, sono state organizzate
delle « giornate dei catecumeni »
una per ognuno dei tre anni.
Purtroppo, per un grave lutto
che ha colpito un catecumeno, la
giornata del 3° anno, che doveva
aver luogo ai Cerisieri, ha dovuto essere rinviata.
Il 1° anno si è recato a Fontane ed il 2’ anno, che doveva pure andare a Fontane ha dovuto
dirottare, per le strade impraticabili per la neve, alla scuola
vecchia di Pomaretto dove si è
potuto usufruire della cucina e
realizzare la programmata polenta.
La partecipazione, anche per
il cattivo tempo è stata ridotta, i
partecipanti hanno però comunque apprezzato questo diverso
modo di «fare catechismo».
Come argomento di discussione si è impostata una risposta
ad un ragazzo della scuola media che aveva affermato : « la vita è una fregatura perché uno
tribola a tirarsi su e quando
potrebbe stare tranquillo muore ». Si è cercato di riflettere su
quali possibili alternative ci
possano essere ad una vita impostata in modo così materiale.
Gioved'-i 6 gennaio ha avuto
luogo il funerale di Pastre Ferdinando, di anni 74, di Pomaretto Borg. Blegieri. Rinnoviamo
ai familiari l’espressione della
nostra simpatia.
Domenica 9 gennaio è stata
battezzata la piccola Bounous
Monica di Roberto e di Rostan
Giovanna.
FRALI
Il giorno di Natale si è svolta
la serata comunitaria. I ragazzi
hanno presentato in forma
drammatica il racconto della
visita dei magi.
Le attività rimaste sospese
durante il periodo di Natale
(scuola domenicale, catechismo,
unione giovanile, corale), sono
riprese la settimana scorsa.
SERVIZIO MEDICO
Comuni di ANGROGNA - TORRE
PELLICE - LUSERNA S. GIOVANNI
- LUSERNETTA - RORA'
Dal 15 al 21 gennaio 1977
Dot«. AVANZI LUIGI
Via Gramsci, 11 - Tel. 91236
Torre Pellice
FARMACIE DI TURNO
Domenica 16 gennaio 1977
FARMACIA INTERNAZIONALE
( Dr. Imberti)
Via Arnaud, 5 - Tel. 91.374
Domenica 16 gennaio 1977
FARMACIA Do». PRETI
Luserna Alta
Martedì 18 gennaio 1977
FARMACIA MUSTON
{Dr. Manassero )
Via della Repubblica, 25 • 91.328
AUTOAMBULANZA
Torre Pellice: Tel. 90118 - 91.273
VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellice : Tel. 91.365 - 91.300
Luserna S. G. Tel. 90.884 -90.205
PERRERO-MANIGUA
MASSELLO
Dopo il periodo di attività
« straordinarie » del tempo natalizio, riprendono gli incontri
normali: la corale si riunisce il
martedli, l’unione delle madri il
mercoledì ogni quindici giorni.
È stato anche fissato il calendario delle riunioni quartierali di
gennaio: mercoledì 12 Pomeifrè
e Fontane (segnita questa dalla
riunione di concistoro), venerdì
14 Bessé, mercoledì 19 Roberso
e Crosetto, giovedì 20 Gros Paset, venerdì 21 Forengo, mercoledì 26 Baissa e venerdì 28 Grange tte e Ferrerò.
Domenica 23, infine, è convocata l’Assemblea di chiesa di
Massello col seguente ordine del
giorno: esame di proposta di
acquisto della scuola di Campolasalza ed elezione del nuovo
Concistoro. Tutti e tre i membri
del Concistoro sono infatti dimissionari e ci si trova quindi di
fronte alla necessità di trovare
dei nomi nuovi e di riesaminare il senso del ruolo degli anziani. Questo sarà il tema delle discussioni nelle riunioni quartierali di Massello.
Anche i massellini che in inverno si spostano a valle sono,
ovviamente, invitati molto caldamente a partecipare.
TORRE PELLICE
• Anche quest’anno i vari culti
del periodo natalizio hanno visto una buona partecipazione
della comunità. Al culto della
vigilia il Tempio dei Coppieri
era gremito e cosi pure, la mattina di Natale, il tempio del Centro. Domenica 26 il culto è stato tenuto dai ragazzi delle Scuole Domenicali e dei Precatechismi; pensiamo che gli adulti abbiano recepito il messaggio che,
nella loro semplicità, essi hanno voluto dare.
L’ultima sera dell’anno, malgrado la nevicata, al Tempio del
Centro eravamo in parecchi a
partecipare alla S. Cena; abbiamo avuto il piacere di salutare
il pastore Sonelli e la sua Signora che hanno trascorso pochi giorni a Torre Pellice: come per loro è una gioia ritrovarsi con le tante persone conosciute negli anni passati
qui, così per noi è stato un vero piacere rivederli.
Una iniziativa del prof. Corsani e della Corale non può passare sotto silenzio : nel pomeriggio del 26 dicembre si è svolto
nel tempio un magnifico concerto di brani d’organo e flauto
e di cori natalizi.
L’anno appena iniziato vedrà
giungere fra noi il nuovo pastore della nostra comunità e nell’attesa chiediamo al Signore di
aiutarci ad essergli fedele e a
non dimenticare tutte le sue benedizioni.
• Domenica 16 gennaio alle ore
15 alla Foresteria avrà luogo la
assemblea di chiesa sul tema
« Fede e politica ».
VILLASECCA
Ricordando
Elda Valente
Ha suscitato molto rimpianto
in tutti coloro che la conoscevano e la stimavano la recente
scomparsa della prof.ssa Elda
Baridon in Valente.
Era insegnante di Applicazioni tecniche presso la Scuola Media «E. De Amicis» di Luserna
S. Giovanni. Prima di passare
di ruolo in questa scuola aveva
insegnato per diversi anni al
Collegio Valdese di Torre Pellice. Le sue allieve la ricordano
sempre affabile e materna, animata da pazienza infinita, le sue
colleghe sempre gentile e premurosa nei loro riguardi.
La signora Valente non si è
dedicata soltanto alla attività
scolastica, ma si è anche impegnata nel lavoro sociale, quale
responsabile e precisamente presidente del Gruppo assistenza
dell’Unione cristiana delle giovani.
Questo suo impegno è sempre
stato improntato a bontà, a
semplicità di fede e di vita e a
un profondo senso di umanità.
Esprimiamo il nostro più vivo
cordoglio e tutta la nostra simpatia alle figlie, al fratello e agli
altri parenti così duramente
colpiti da questo lutto.
Siamo molto grati ai giovani
della nostra comunità Emilio,
Elvio, Franco e Roberto per aver presieduto alcuni culti ed
annunciato l’Evangelo.
• La comunità si è vivamente
rallegrata con Emidio e Teresa
Barus in occasione del battesimo amministrato al loro piccolo Fedérico.
• Estremamente simpatica e
familiare la festa comimitaria
di Natale al Trussan dove erano presenti circa un centinaio
di fratelli, compresi quelli emigrati sia in Italia che all’estero.
Particolarmente apprezzate l’opera di preparazione dei bambini svolta dall’ins. sig.ra Ribet
Paola e la partecipazione del
gruppo trombettieri guidati da
Renato Ribet.
• È stato un momento veramente significativo vedere circa
duecento persone al culto di Natale. Non si è trattato di vedere
solo coloro che frequentano il
culto delle grandi occasioni, ma
soprattutto di vedere riunite
moltissime delle nostre famiglie
smembrate a causa dell’emigrazione sia interna, sia esterna. Ci
siamo rivisti insieme tutti in comunione fraterna davanti al
Signore specialmente nel momento della S. Cena.
• Anche nel vecchio tempio-teatro di Villasecca si è svolta la
festa di Natale.
Il programma è stato particolarmente ricco e significativo per la possibilità di sfruttar«
il teatro per le esigenze delle varie attività di recitazione e canti dei bambini accompagnati
dalla chitarra. Rendiamo attenta tutta la comunità alle necessità di riattamento e rinnovamento del teatro per adeguarlo alle
nuove richieste filodrammatiche. A questo proposito ricordiamo l’impegno dei nostri giovani a portare avanti il discorso
sul senso e la ragion d’essere
di questa attività ancora valida
oggi per il messaggio che può
portare.
Per consentire a tutti coloro
che per ragioni di salute non
hanno potuto partecipare a Villasecca, la festa di Natale è stata ripetuta ai Chiotti. Ringraziamo di cuore l’Unione Femminile che ha offerto un rinfresco
a tutti i presenti: attori e partecipanti.
• Fortemente rafforzata numericamente perché attualmente
raggruppa oltre venticinque elementi la Corale ha attivamente
partecipato a tutte le attività
del periodo natalizio. La comunità tutta ha molto vivamente
apprezzato questo suo lavoro
considerando la brevità del tempo avuto a disposizione e soprattutto la difficoltà creatasi
per la presenza di nuove voci
che hanno subito dimostrato la
capacità di inserirsi in un gruppo di voci già affiatate per lunga esperienza.
• La comunità formula fraterni e sinceri auguri nel Signore
per una prossima guarigione a
tutti coloro che soffrono, in particolare a Luigi Menusan e Ettore Massel attualmente ricoverati in ospedale.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Ricordiamo che il culto di domenica prossima sarà seguito
da una discussione comimitaria
sul testo di Matteo 5: 13-16.
’Tutti coloro che desiderano
prendere parte a questi momenti di riflessione nel confronto
con la Parola di Dio sono cordialmente invitati.
• Gli studenti di prima e seconda media sono convocati domenica mattina al Presbiterio
per le lezioni di precatechismo
che avranno luogo dalle ore
8.30 aUe 12.
• I pastori in attività di servizio o in emerRazione, i predicatori laici e tutti coloro che lo
desiderano sono convocati ogni
mercoledii (ad eccezione delle
settimane in cui ha luogo il colloquio pastorale) alle ore 9.15
presso il presbiterio di San Gipvanni per un lavoro di studio
biblico ed esegetico in vista della predicazione.
Il prossimo studio di mercoledì 19 c.m. avrà come tema: Il
profeta Osea.
• Altre famiglie sono state
colpite dal lutto la scorsa settimana. Sono deceduti: Vergnano Elisabetta ved. Prassuit di
anni 79, Riccio Francesca, Maggiore dell’Esercito della Salvezza,
di anni 86, Rocca Felicita di anni
84, tutti ospiti dell’Asilo; Bertin
Augusto di anni 62, originario,
di Angrogna e deceduto a Lusernetta; Long Ernesto di anni
79 della Cantera.
Alle famiglie nel lutto esprimiamo la nostra solidarietà cristiana.
ANG^GNA
Buona partecipazione all’incontro di domenica 9 dell’Unione Femminile sul tema (il terzo
della serie): «Malattie psichiche e cura d’anime». Sono stati affrontati inoltre, nella stessa
seduta, problemi organizzativi
in vista dei diversi impegni. Il
prossimo incontro del 13.2, in
previsione dell’arrivo ad Angrogna di ’Tullio Vinay per il XVII
febbraio, vuole approfondire la
conoscenza dell’impegno cristiano di questo testimone.
• Il Concistoro si riunisce sabato 15 alle 20,30 al Presbiterio.
RORA’
PINEROLO
Collettivo Biblico
Ecumenico
Mercoledì 5 gennaio, presso il Centro d’incontro di Torre Pellice, il collettivo biblico ecumenico si è ritrovato per iniziare la lettura del Vangelo
di Luca. In questo incontro sono stati analizzati i primi due capitoli, che
narrano gli episodi dell’infanzia di
Giovanni Battista e di Gesù. Dopo
una breve introduzione e la lettura dei
passi, ci si è divisi in due gruppi per
facilitare l’approfondimento, la discussione e l’attualizzazione di questi brani evangelici. Si è innanzitutto notato
una scarsa preparazione ad una lettura critica dèi vangelo e quindi una
certa difficoltà nel cercare di attualizzarlo.
E’ stato riscontrato che questo collettivo è costituito quasi esclusivamente da persone giovani, soprattutto
studenti. Si invitano perciò persone di
ogni età e di ogni condizione, soprattutto lavoratori e casalinghe, a partecipare a questi studi biblici.
Il prossimo incontro del collettivo
biblico ecumenico si terrà Mercoledì
19 gennaio, alle ore 20,45, presso il
Centro d’incontro di Torre Pellice,
analizzando sempre i primi due capitoli del Vangelo di Luca. L. B.
L’attività giovanile è in ripresa. Alcune riunioni, la prossima
si terrà il 23, hanno evidenziato
una serie di impegni (visite agli
anziani isolati, dibattiti con le
comunità etc.) in cui i giovani
vorrebbero, nel quadro della nostra comunità, esprimere la loro testimonianza.
• Si è svolto domenica 9 pomeriggio un buon incontro tra l’Unione Femminile pinerolese con
le consorelle dell’Unione di Prarostino. Si spera che queste utili occasioni d’incontro, nel futuro, possano moltiplicarsi.
• È indetta per domenica prossima, 16 gen., una assemblea di
chiesa, nel tempio, subito dopo
il culto. L’ordine del giorno prevede: 1) Rielezione di tre anziani il cui mandato è scaduto;
2) Esame ed approvazione del
rendiconto finanziario 1976; 3)
Elezione della commissione dei
revisori.
• Sabato 22 gennaio, ore 20.45,
nella sala comunitaria, avrà luogo una tavola rotonda-assemblea con la presentazione, da
parte del prof. Bruno Corsani e
altri relatori, della nuova traduzione del Nuovo Testamento.
Tutti sono cordialmente invitati
a partecipare.
• Il signor Durand Bernardo,
commosso per il fraterno gesto
di solidarietà avuto in occasione del suo grave intervento chu
rurgico, ringrazia di cuore tutti
coloro che gli sono stati vicini e
che gli hanno dimostrato in modo tangibile il loro aiuto e la loro amicizia.
• L’assemblea di chiesa che ha
avuto luogo domenica 9, ha eletto i membri del suo Concistoro
nelle persone di: Aldo Tourn,
Gualtiero Rivoira, Edilio Rivoira, Ermanno Tourn, Paolo Tourn
Boncoeur, Adolfo Rivoira, Sergio
Rivoira.
La stessa assemblea, rallegrandosi per la positiva campagna
abbonamento all'Eco delle valli
per il 1977 ha ribadito Timpon
tanza di questo struinento di informazione con l’invito alle _ famiglie non abbonate a considerare questa possibilità. Ha infine
espresso il suo orientamento in
merito alla proposta del consiglio del 1° circuito concernente
la libreria Claudiana e deciso di
invitare per la giornata del XVIl
febbraio Renato Maiocchi, del
servizio radio televisione della
Federazione.
BOBBIO PELLICE
Sabato 8 gennaio, nella sala
unionista, un discreto pubblico
ha risposto all’invito rivolto dal
« Centro sociale di educazione
permanente », recentemente istituito, per uno spettacolo di canzoni popolari presentato dal
« Gruppo sperimentale di musica popolare » di Pinerolo.
Sono state presentate numerose canzoni, di varia provenienza e di varia epoca, riccamente e modernamente armonizzate, eseguite con strumenti
non comuni.
Nell’occasione il vice sindaco
sig. Daniele Bonjour ha presentato il Centro sociale di educazione permanente che, sebbene
sia arrivato piuttosto inatteso,
offre delle possibilità di interessanti sviluppi.
S. GERMANO
CHISONE
Il periodo natalizio è trascorso
in modo sereno. Dopo due culti
serali di avvento, la giornata di
Natale è iniziata con un cifito di
Santa Cena alla Casa di Riposo.
Malgrado l'ora mattutina quasi
tutti gli ospiti in grado di muoversi erano presenti. Nel tempio
ci siamo ritrovati oltre che a Natale anche il 26. In questo secondo caso i ragazzi del secondo anno di catechismo e della Scuola
domenicale hanno condotto il
culto e, al posto della corale del
giorno prima, abbiamo questa
volta ascoltato con piacere un
minicoretto con flauti che ci auguriamo possa continuare a svolgere la sua attività.
A questo proposito ricordiamo
che tutti i ragazzi della scuola
domenicale che lo desiderano
sono invitati a partecipare a questa speciale attività di canto che,
con ogni probabilità, avverrà la
domenica mattina, dopo l’orario
della scuola.
• Grazie ai ragazzi ed ai loro
responsabili per questo lavoro
di formazione biblica e musicale che così viene portato avanti concretamente nell’ambito di
tutta la comunità.
• Il pomeriggio del 26 dicembre è stato trascorso nella Sala
Valdese, dove im gruppo di trentacinque persone aveva consumato il pasto in comune; abbiamo potuto ancora cantare insieme e seguire ima produzione musicale in costume (molto belli anche i costumi!) « Natale nel mondo ». Ci siamo tutti rallegrati per
la presentazione così accurata e
vivace! La prima parte è terminata con Taccensione deH’albefo
ed il canto deH’inno Notte benigna. In seguito il doti. Dori
Peyrot accompagnato dalla figliola, ci ha mostrato un film sulla costruzione della casetta che
era stata trasportata, da montare, in Friuli. Malgrado i particolari che, tutt’attorno parlavano
di distruzione, vi era in quefle
rapide immagini di uomini
gioiosamente al lavoro per gli
altri, un senso di profonda pace.
Grazie dott. Peyrot per esser venuto in mezzo a noi in quel giorno. La colletta è stata accantonata per un « fondo diaconale di
emergenza », chiamiamolo cosi.
• Un culto di fine d’anno con
Santa Cena ci ha permesso di
ripensare insieme alle benedizioni del Signore e di domandare al
Signore la forza di servirlo (meglio) nell’anno nuovo.
• I fratelli Bartolomeo Bouvier e Otto Broggi ci hanno lasciati. L’uno era membro del
quartiere di Costabella, l’altro
ospite da lunga data della Casa
di Riposo. Alla famiglia Bouvier
ed a quanti sono stati colpiti dalla dipartenza del fratello Broggi
diciamo ancora la nostra certezza che la mano del Signore non
è troppo corta per salvare.
• Il Sig. Henri Poet e la Signora inviano auguri a nome_ delrUnion Vaudoise di Marsiglia. Li
ricambiamo molto fraternamente, ringraziando.
8
8
14 gennaio 1977
UOMO E SOCIETÀ’
Il sindaco e il pontefice
«Ma la parola di Dio
non è incatenata»
In meno di un mese il sindaco comunista di Roma, Carlo
Giulio Argan, ha incontrato
Paolo VI tre volte. L’ultimo incontro, quello del 2 gennaio, è
stato senza dubbio anche quello più importante dato che, prima dell’udienza collettiva (il
sindaco era infatti accompagnato da venti persone, tra cui 14
dei 18 assessori della giimta di
sinistra) vi è stato un lungo
colloquio privato a due nella
biblioteca del papa. Successivamente, per l’udienza ufficiale, si
sono portati tutti nella «sala
del trono» (del pontefice) dove
vi è stato lo scambio dei messaggi ufficiali e dei doni.
Nel ricordare questo episodio,
il vice direttore de La Stampa,
Casalegno, inneggia nel numero
di mercoledì 5 a questo nuovo
incontro che, secondo lui, rafforza ulteriormente la lunga marcia di avvicinamento dei comunisti ai cattolici, «iniziata trent’anni fa da Togliatti col voto
dell’art. 7 (sul patti Lateranensi) e affrettata da Berlinguer
colla proposta del compromesso storico». Casalegno in sostanza si compiace della cosa in
quanto viene dimostrato che la
strategia del PCI è quella di
trattare col Vaticano e non coi
cattolici della sinistra o del dissenso e conclude facendo un parallelo colla strategia di Crispi
e di GioUtti che « quando cercavano la conciliazione, si rivolgevano alla Santa Sede e non ai
preti modernisti o ribelli». In
altre parole: se il compromesso storico ha da essere, avvenga ai vertici; più si fa in alto e
meno « pericoloso » è per la buona borghesia italiana.
È innegabile che si sia trattato di vm autentico" incontro al
vertice, anche se vi è stata qualche battuta con lieve sapore polemico. Ad esempio Argan ha
menzionato lo scempio edilizio
di Roma cui non sono certo
estranei enti ecclesiastici (come
forse non tutti sanno la città di
Roma è per un quarto — il migliore — nelle mani del Vaticano). A sua volta Paolo VI ha
ricordato il carattere « sacro »
di Roma, che non deve mai essere « dimenticato e tanto meno ostacolato»: ma tutto si è
svolto ottimamente, colle caratteristiche delia «miglior» diplomazia.
In effetti, non è certo sotto
questa luce che, dopo le elezioni del 20 giugno, ci si poteva
auspicare una collaborazione
cattolico-comunista: non si pensava che fosse la parte verticalmente più in alto ad essere avvicinata e ad avvicinarsi al mondo marxista. Ed il disappunto
può anche aumentare quando si
legga che il sindaco laico di Roma abbia definito la città come
« centro dell’ecumene cristiano »
commettendo im errore (cristiano = cattolico) che, se pur diffuso in Italia, stupisce in una
persona della sua cultura.
Un uomo
coraggioso
La seconda sezione del tribunale di Torino, con la sua sentenza di una ventina di giorni
fa, ha assolto lo scrittore Michele Pantaleone e l’editore Giulio Einaudi dall’accusa di aver
diffamato tramite il libro «Antimafia, occasione mancata »,
l’ex ministro Gioia ed altri personaggi. Facendo seguito alla
corrispondenza da Palermo, pubblicata sul n. precedente, desideriamo sottolineare questo fatto perché emerge in modo particolare in una situazione in cui
la giustizia italiana non si distingue certo per solerzia, per
efficacia, per celerità. In effetti, anche in questa specifica occasione non è che si possa parlare di « solerzia », dato che il
caso si è chiuso dopo una «direttissima » durata tre anni e
39 udienze, ma per lo meno si
è chiuso con un atto di giustizia che getta luce su tante ombre é chiama le cose col loro
nome.
Ci pare che la sentenza vada
più in là del puro e semplice
« atto di giustizia ». Essa dice
che la denuncia di Pantaleone
contenuta nel suo scritto con
tro il malcostume mafioso siciliano ha colto nel segno e per
di più si ritorce in una vera e
propria accusa contro quegli uomini che volevano il rispetto
della loro « onorabilità » mediante la carta bollata. Sarebbe assai facile commentare ulteriormente la sentenza affermando
che chi cerca di mettersi contro
i vari poteri — pur avendone
tutti i diritti e tutte le ragioni
— rischia sovente di diventare
egli stesso una vittima e di pagare al posto dei responsabili:
in questo caso non è stato cosi
e ce ne rallegriamo.
La vita di quest’uomo coraggioso è costellata di lotte drammatiche. Ad un certo punto egli
deve combattere contro due
fronti: quello mafioso e quello
del potere. Hanno cercato di farlo passare per un tentato suicida e per un pazzo irresponsabile allo scopo di gettare il discredito sulla sua azione, senza
contare il terrorismo psicologico (telefonate ad ogni ora, minaccie, querele, ecc.). Ma lui non
ha mai ceduto e precisa : « La
mafia non è un comune fenomeno delinquenziale: è un’industria di potere che ha ormai i
suoi tentacoli su tutta la nazione ».
Roberto Peyrot
(Segue da pag. 1)
’’prima” riforma, ed una ’’seconda, ciò significa che ce ne può
essere una terza. Cioè, che la strada della chiesa continua, e le forme della nostra testimonianza non
sono legate al passato, ma soprattutto al Vangelo; non dobbiamo continuare a mantenere ”la
riforma protestante” come se fosse l’ultima verità, la verità assoluta, ma dobbiamo rivivere, oggi la
nostra ubbidienza in una forma
che, necessariamente, sarà diversa». Per noi si tratta di trovare
le risposte adeguate, valide, alle
nostre domande, cioè di come
dobbiamo rivivere oggi, qui la
nostra ubbidienza a Gesù Cristo,
quali sono i segni in cui questa
parola di Dio continua ad operare liberamente nel nostro tempo,
contro tutti gli ostacoli che noi
come uomini le opponiamo.
Come credenti, possiamo rimanere nella ubbidienza dura e
costosa del Vangelo quando la
nostra fede è fondata nel Signore « risorto dai morti ».
La vita della chiesa non è mantenuta dal solo pio ricordo di un
Gesù che fu torturato e morì...;
la chiesa vive e gode di una presenza reale: cioè la presenza di
quel Gesù risorto. La speranza
del’a chiesa non è basata sulle
nostre possibilità umane, neanche sulle nostre pretese facoltà
e forze umane. La speranza della
chiesa è basata sul potere del Signore risorto a cui Dio ha dato
« ...un nome che è al disopra
d’ogni nome, affinché nel nome
di Gesù si pieghi ogni ginocchio » (Fil. 2: 9).
E mentre la chiesa è pellegrina
nel mondo, vivrà cercando di
scoprire anche in esso i segni del
potere di Cristo ed il suo Regno;
e lo farà cercando di seguire con
ubbidienza il suo Signore che fa
« tutte le cose nuove » (Apoc.
3: 13), lavorando con pazienza e
speranza, perché « noi aspettiamo, secondo la sua promessa,
nuovi cieli e nuova terra nei quali abiti la giustizia » (2 Pietro 3: 13).
Per questa ragione non vivremo come chiesa con il nostro
volto, i nostri pensieri e le nostre coscienze orientati verso le
cose morte. Il nostro volto, la
nostra attenzione devono concentrarsi sempre nel Signore della
vita, sapendo che in Lui riceviamo la nostra vittoria sulla morte.
(Messaggio pubblicato nella Circolare della « Mesa
Vaidense » alle chiese locali. Secondo Anno, N. 7,
ottobre 1976)
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
a cura di Tullio Viola
Un eroico impegno politico
...è quello del 34.enne Vladimir Bukovski che, dopo 4 arresti, 3 processi e 12 anni di prigionia neirURSS, ha iniziato, poche settimane fa, una nuova vita
di libertà nell’Occidente democratico. E’ il « partner » di Luis
Corvalan nell’ « inammissibile
mercato » di cui abbiamo parlato nel n. precedente di questo
settimanale.
« Né. la gloria che scaturisce
dalla sua vittoria (si legge su «Le
Monde » del 5 c.), né la figura
Verso un fronte religioso per la pace?
A giugno l’assemblea della Conferenza Cristiana della Pace a Mosca
Un comitato preparatorio internazionale e interreligioso ha
recentemente stabilito di riunire
a Mosca, dal 6 al 10 giugno 1977,
una « Conferenza degli operatori
religiosi per una pace durevole,
per il disarmo e per giuste relazioni tra le nazioni ».
Una cinquantina di rappresentanti delle religioni buddista, cristiana, ebraica, musulmana e
scintoista hanno assistito a questa riunione preparatoria che si
è tenuta a Mosca sotto la presidenza del metropolita Juvenaly
di Toula e Belev. Erano ugualmente presenti osservatori del
Comitato di Redazione ; Bruno
Bellion, Ermanno Genre, Giuseppe Platone - Paolo Ricca, Fulvio
Rocco, Sergio Rostagno, Roberto
Sbafili.
Direttore ! FRANCO GIAMPICCOLI
Dir. responsabile: GINO CONTE
Redazione: Via Pio V 15, 10125
Torino, tei. 011/655.278.
Amministrazione: Casa Valdese,
10066 Torre Pellice (To) - c.c.p,
2/33094 intestato a « L'Eco delle
Valli - La Luce » - Torre Pellice.
Abbonamenti: Italia annuo 5.000
semestrale 2.500 - estero annuo
7.500 - sostenitore annuo 10.000
Una copia L. 150, arretrata L. 200
Cambio di indirizzo L. 100.
Inserzioni: prezzi per mm. di altezza, larghezza 1 col.: commerciali L. 100 - mortuari 150 - doni
50 - economici 100 per parola.
Fondo di soiidarieU: c.c.p. n.
2/39878 intestate a Roberto
Peyrot, corso Moncaiieri 70,
10133 Torino.
Reg. Tribunale di PInerolo N. 175
8 luglio 1960
Cooperativa Tipografica Subalpina
Torre Pellice
Consiglio Ecumenico delle Chiese e della Conferenza delle Chiese Europee.
Oltre ai dettagli pratici riguardanti l’organizzazione di questa
manifestazione mondiale che riunirà 500 persone del mondo intero rappresentanti le cinque principali religioni, il comitato ha
preso in esame questioni internazionali, ha notato con soddisfazione il risultato positivo della Conferenza di Helsinki e ha
insistito sull’ importanza della
3D Assemblea generale deTONU
consacrata al disarmo e al rafforzamento della pace mondiale.
I partecipanti si sono mostrati
preoccupati per la situazione
nel Libano e hanno sottolineato
il carattere più politico che religioso del conflitto. Dei negoziati per la pace dovrebbero garantire l’indipendenza e l’integrità
territoriale del paese. Essi hanno per altro espresso la loro profonda simpatia alle popolazioni
nere del Sud Africa per la loro
lotta a\Vapartheid e per la rivendicazione dei diritti politici, economici e sociali. Hanno dato assicurazione del loro appoggio ai
popoli della Namibia e dello
Zimbabwe e hanno deplorato
l’aggravamento della situazione
nella Corea del Sud a seguito
delle misure repressive del governo.
I partecipanti hanno delineato i temi principali che saranno
posti all’ordine del giorno della
Conferenza: cooperazione interreligiosa al servizio della pace,
diminuzione della tensione internazionale, aree di conflitto e di
confronto, educazione e strategia
per la pace (per es. donne per la
pace neirirlanda del nord), ruolo deirONU e delle sue agenzie
nella ricerca della pace, armi nucleari, aspetti etici e psicologici
del disarmo, visuale religiosa
della persona umana, diritti dell’uomo, problemi demografici,
migratori e ecologici. Per assicurare la migliore efficacia al lavoro della Conferenza, si è deciso
di trattare questi argomenti in
gruppi di lavoro.
Tra le personalità elette a far
parte del presidium deTa Conferenza mondiale figurano, accanto
a diversi ortodossi, un buddista
e due musulmani.
(SOEPI)
Niente da dire
Negli ambienti ecumenici circola un aneddoto che non ha
tanto il sapore della notizia
quanto della parabola. Qualche
anno fa la delegazione di una
certa Chiesa aveva chiesto udienza al prinw ministro John
Vorster per discutere sulle differenze salariali tra bianchi e neri nel Sud Africa. Prima che la
delegazione iniziasse a parlare,
Vorster chiese incidentalmente:
"A proposito, gli ecclesiastici, neri e bianchi, della vostra Chiesa,
ricevono lo stesso stipendio?”
Il portavoce della Chiesà in questione rispose: "E un problema
difficile, signor Ministro, che tuttavia stiamo affrontando. Naturalmente, voi lo capite, è evidente che se un nero ricevesse lo
stesso salario di un pastore bianco, cfuesto farebbe di lui l'uomo
più ricco della sua comunità.
Ciò lo toglierebbe fuori dalla comunità stessa, e questo, ne converrete, non è una buona cosa
per un ministro dell’Evangelo”
E mentre il portavoce della dele
gazione continuava a spiegare
che ciò nonostante la Chiesa era
sensibile a questo problema,
Vorster si alzò e aprì la porta
' dicendo seccamente: "Arrivederci: non avete nulla da dirmi".
del "prezioso ostaggio" scambiato con un "capo comunista storico” (...), sono state oggetto di
ricerca da parte di Bukovski.
Egli confessa, con un certo imbarazzo, che la sua sola ambizione,
nella vita, era ed è tuttora, la
biologia e, più precisamente, la
neurofisiologia: una scienza che
egli non ha potuto studiare che
un solo anno presso l’università
di Mosca, ma che spera di poter
riprendere finalmente all’università di Leida (Olanda), dopo il
soggiorno appena cominciato in
Inghilterra, e il breve passaggio
per la Francia alla metà di gennaio.
Se Bukovski si è lanciato nella
lotta per i diritti dell’uomo, egli
lo ha fatto solo per essere in regola con la propria coscienza,
cioè per "non essere odioso a se
stesso” ». Ma, ciò che è di straordinario interesse e che desideriamo particolarmente sottolineare qui, « non di meno (dice
Bukovski) io continuo a " detestare” la politica». In un modo o
neU’altro, egli ci richiama fortemente all’esclamazione dell’apostold Paolo: « Guai a me se non
evangelizzo! » (I Corinzi 9: 16).
« Lo stesso sentimento lo guidò, quando gli fu proposto (nel
1973) di partire volontariamente
per l’estero: rifiutò la proposta,
chiedendo che preventivamente
fosse risolto il problema dei
"diritti dell’uomo” nell'URSS ».
Per la stessa ragione, Bukovski
« non esclude di poter ritornare,
un giorno, a Mosca ».
Il giornalista Michel Tatù, de
« Le Monde », ha potuto intervistare Bukovski per più di 4 ore.
Fra le moltissime domande rivoltegli, riportiamo le seguenti:
1) « Lei ha detto più volte
che ci sono 250.000.000 di prigionieri politici in URSS. Eppure vi
sono persone che sono in prigione per ragioni politiche o religiose e che ovviamente si distinguono dai detenuti per reati comuni. Qual’è la situazione specifica
che distingue ciascuna di queste
due categorie dall’altra? Un rapporto di "Amnesty Internazionale”, del novembre 1975 stimava
i prigionieri dell’URSS in numero di 1.000.000, l’l% dei quali per
motivi politici, dunque in numero di 10.000. Qual’è la sua opinione in proposito? ».
Risposta. « Quando ho risposto
che vi sono 250.000.000 di prigionieri politici in URSS, non
l’ho detto per paradosso né ho
voluto fare dello spirito.
Certo la legislazione sovietica
non riconosce la qualifica di "detenuto politico”. Ma essa distingue coloro che hanno commesso
cosiddetti "reati di Stato particolarmente pericolosi" (così dice
l’art. 70 del codice penale, relativo alla propaganda antisovietica), o cosiddetti "reati contro ü
mantenimento deU’ordine” (art.
190). Tutti costoro, alla stessa
maniera delle vittime della repressione antireligiosa, sono detenuti insieme con i criminali
per reati comuni. E’ dunque impossibile fare delle statistiche.
In totale, nell’URSS v’è un tal
numero di ’’ campi" di diversi regimi ( regime speciale, severo,
generale, aggravato, di deportazione, di esilio, di residenza forzata), tali e tante diverse limitazioni della libertà per le persone
non detenute, tali e tante persecuzioni extra-giudiziarie, un tale
statuto politico generale in tutta
l’Unione (isolamento dal mondo
esterno, filo spinato alle frontiere ecc.), che si è veramente in diritto d’affermare che noi abbiamo 250.000.000 di prigionieri politici.
Se tuttavia vogliamo entrare
nell’ordine d’idee di "Amnesty
Internazionale", allora dobbiamo
dire che la valutazione di quelV Istituzione non è corretta.
L’URSS non ha 1.000.000 di prigionieri, ma da 3.000.000 a 3 milioni 500.000, a dir poco.
2) «La dissidenza tende ad
allargarsi? Nel 1972, dopo la fine
della "Cronaca degli avvenimenti correnti" si parlava di "colpi molto severi” inferii all’opposizione. Qggi emergono altri nomi... ».
R. « Prima di tutto bisogna
mettersi d’accordo sulla terminologia.
Noi evitiamo parole come "dissidenti". In generale, questo movimento noi lo chiamiamo "la resistenza.’’. Non adoperiamo la parola "mal-pensanti” ("inakomy.sliachichie", letteralm. = "quelli
che pensano diversamente”), perché, in fondo, noi rappresentiamo semplicemente le persone che
pensano. Laggiù non esiste altro
pensiero: da una parte c’è il nonpensiero: dall’altra parte ci sono
le persone che pensano e che si
usa chiamare, non so perché, i
"mal-pensanti".
Riguardo all’allargar si o al restringersi di questo movimento,
io ho conosciuto diversi periodi.
Vi fu un periodo di crescita alla
fine degli anni 50 e al principio
degli anni 60 (1959-61); poi vi fu
una caduta, poi di nuovo una
crescita che raggiunse il massimo nel 1968. Dopo il 1968, il movimento ha regredito, ma attualmente ricomincia a crescere ».
' Periodico clande.stino (partecipante del cosiddetto « Samizdat »). Fu
pubblicato molto regolarmente ogni
mese, fino al 1972. Da allora riappare ogni tanto, ma meno regolarmente.