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Anno 120 - n. 15
13 aprile 1984
L. 500
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a: casella postale - 10066 Torre Pellice.
Sig. FELLEGRlin Elio
Via Ca luti Liberta* 3
10066 TORRE PELLIGS
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGEUCHE VALDESI E METODISTE
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Punti
di vista
I BATTISTI NELLA CITTADINA CAMPANA COLPITA DAL LENTO DISASTRO
I
Appena si alza da tavola, discretamente gli si avvicina. Lo
precede di qualche passo, gli
apre la porta e getta una rapida
occhiata fuori. Se nei paraggi si
aggira qualche berretto delle
’fiamme gialle’, con mossa fulminea, tira fuori dalla tasca un
foglietto ( già compilato ) e lo
porge all’awentore : « scusi, aveva dimenticato di ritirare la sua
ricevuta fiscale». C’è poi U trucco del cartoncino: il gestore del
ristorante sotto la prima copia
della ricevuta fiscale al posto
della carta carbone ci mette un
cartoncino, riscrivendo poi la copia deH’originale con un importo più basso del reale.
Sull’universo dei trucchi realizzati per frodare il fisco, e in
particolare la ricevuta fiscale,
abbiamo avuto una prima eccezionale documentazione nella recente trasmissione del TG2: «Di
tasca nostra ». Abbiamo così visto in diretta, grazie ad una telecamera ed un microfono d’assalto, uno spaccato autentico
dell’Italia che non paga, che frega, che vive di sotterfugi, di sedicenti piccole ma in realtà gra^
vi infrazioni quotidiane. Del resto non c’è da stupirsi. Quando
tra le cose che si possono spendere nella contrattazione sul costo del lavoro il governo invoca, come misura eccezionale,
nuova, medita il rigore fiscale,
ci si rende conto che pagare onestamente le tasse rimane ancora, per la stragrande maggioranza degù italiani, un fatto eccezionale. Sovente gli stessi commercialisti, i tecnici a cui ci dobbiamo rivolgere per compilare i
complicati modelli fiscali, sono i
filosofi dell’aggiramento, dell’arrotondamento, del salvare il salvabile dalle grinfie di un fisco
visto come potenza demoniaca.
Ed è ormai una liturgia consueta quella per cui quando la piazza fa la voce grossa al Palazzo
(come è successo di recente)
salti fuori dal cilindro del governo rinasprimento fiscale, U
rigore contro gli evasori. Quasi
una misura estrema, non un fatto normale, fisiologico di un sistema che si vuole civile e democratico.
Anche in queste cose fa capolino la vecchia mentalità controriformista dell’Italia codina
e moralista: ci si scandalizza per
una bestemmia o una parolaccia in Tv, oppure ci si scaglia
contro un dibattito sull’omosessualità. E poi, dopo tanti pubblici lamenti, in privato si fregano le tasse. Ma su quest’ultimo peccato si rispettano sempre
un’omertà, un silenzio assoluti
salvo strillare quando aumentano le trattenute sugli stipendi o
i prezzi in generale. Anziché strillare tanto sarebbe ora di esercitare il nostro diritto di richiedere la ricevuta fiscale al ristorante, al nostro parrucchiere, al
carrozziere, al medico e via dicendo sapendo che tutte le tasse evase oggi, domani verranno
messe in conto alla collettività.
La possibilità reale di un controllo Incrociato — dopo remissione di una ricevuta o di un
ticket — può limitare il dilaga,
re della frode fiscale, che finisce per tradursi in nuove tasse
soprattutto nel confronti di chi
ha reddito fisso. Per i disonesti,
poi, rimane sempre la via
condono: 11 premio per tanta
furbizia a spese degli altri.
' ' Giuseppe Platone
Pozzuoli: una chiesa nel bradisismo
Malgrado la dispersione imposta dalla « tragedia che non fa notizia » e il caos in cui si svolge
la vita, una piccola chiesa evangelica continua con perseveranza il suo lavoro di testimonianza
Correndo da Pozzuoli verso Castelvolturno lungo la Domitiana, il viaggiatore aveva una volta sulla sinistra un’immensa pineta, e sulla destra mandrie di
bufali al pascolo. A questo quadro bisogna aggiungere oggi un
terzo elemento, che su entrambi i lati della strada tende a togliere spazio ai primi due: è il
cemento della miriade di abitazioni, in buona misura seconde
case, il cemento che distrugge
insieme patrimonio naturale e
potenzialità economiche. Pozzuoli-Castelvoltumo: ai due estremi
di questo tratto lungo una ventina di km. ci sono un dramma
attuale e un vecchio scandalo.
Il dramma
Pozzuoli, col suo bradisismo, è
il dramma; un dramma del quale ancora non si intravede la fine e che tuttavia i canali della
informazione di massa sono già
abbondantemente riusciti a dimenticare. Due sono gli esercizi
consigliati per chi non voglia
del tutto perdere la memoria di
questa « tragedia - che - non - fanotizia». Il primo consiste nel
passeggiare di sera per i vìcoli
del centro antico (non il rione
Terra, ché quello, già abbando.
nato dal tempo del penultimo
bradisismo, è stato successivamente cinto da un muro, cosicché, oltre che disabitato, è oggi
del tutto inaccessibile). Al calar
del sole, infatti, la sottile patina
di normalità delle ore diurne diventa incapace di abbellire ancora la realtà. Nonostante tutto,
nonostante che il sollevamento
della terra ne abbia ormai portato in secca le banchine, tanto
che oggi si discute dell’opportunità di prolungare i moli per
scongiurare il blocco completo
delle attività, durante il giorno
dal porto di Pozzuoli continuano a partire e ad arrivare traghetti e pescherecci. Durante il
giorno, le finestre senza gente
e senza panni appesì ad asciugare si notano di meno: e c’è
anche qualche commerciante che
continua ad aprire il suo negozio per quei pochi clienti che dal
luogo dove sono sfollati continuano ad andare a fare la spe
sa dal salumiere sotto casa. La
sera, invece, nella zona del porto, offre lo spettacolo surreale
di una città morta, buia e silenziosa; strade intere senza una
luce, da terra fino agli ultimi
piani: nel centro di Pozzuoli
non vive più nessuno.
Gli abitanti, invece, si possc>
no incontrare perlustrando il litorale tirrenico da Pozzuoli in
su, verso nord, come prescrive
il secondo degli esercizi consigliati. La maggior parte vive oggi, in attesa della futura città
sulla collina di Monteruscello,
fra la vecchia Pozzuoli e Castelvolturno; ma al tempo dell’emergenza furono requisite case fino
a Gaeta, vale a dire in pieno Lazio, suscitando ovunque le proteste scomposte e un po’ squallide di proprietari, commercianti e amministratori. Il problema
vero, però, non è tanto quello di
chi vive in una casa requisita,
pur con tutti i disagi che ciò
comporta; ben altrimenti grave
è infatti la situazione di coloro
che hanno trascorso tutto l’inverno nelle roulottes se non addirittura nelle tende, fra l’altro
MATTEO 26: 31-35
Alle soglie della Passione
Allora Gesù disse loro: Questa notte voi tutti avrete in me
un’occasione dì caduta; perché è scritto: Io percoterò il pastore
e le pecore del gregge saranno disperse. Ma dopo che sarò risuscitato, vi precederò in Galilea. Pietro, rispondendo, gli disse: Quand’anche tu fossi per tutti un’occasione di caduta, non lo sarai mai
per me. Gesù gli disse: In verità io ti dico che questa stessa notte,
prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte. E Pietro a lui :
Quand’anche dovessi morire con te, non ti rinnegherò. E lo stesso
dissero pure tutti i discepoli.
Alle soglie della Passione, del
resto già prefigurata nell’ultima
cena, prima del Getsemani, dell’arresto, del processo e della
crocifissione, Matteo riporta nel
suo evangelo un ultimo dialogo
di Gesù con i suoi discepoli. Al
di là di quest’ultimo dialogo vi
sono ancora parole, poche, ma
non più un dialogo, perché vedono o muti i discepoli, nel sonno, o silenzioso Gesù nella sopportazione.
Quest’ultimo dialogo non potrebbe andare peggio. E’ un doppio « botta e risposta » tra Gesù
e Pietro, che parla a nome de^li
altri, in cui cresce l’ammonizione da parte dell’uno e la presunzione da parte dell’altro. E
a sottolineare che non c’è scampo, che Pietro non è un caso
particolare, l’evangelista conclude questo terribile ultimo dialogo con una breve nota che mette^ tutti i discepoli sullo stesso
piano del loro portavoce.
In quel « tutti i discepoli » siamo anche noi, discepoli di oggi.
Per rendercene conto basta riflettere un momento sui due
verbi che Gesù usa in questo
dialogo.
Avere un’occasione di caduta,
o più semplicemente e letteralmente, scandalizzarsi. Che cosa
scandalizzerà i discepoli in quella notte e li farà cadere? L’impotenza di Gesù: preso, arrestato, processato, condannato senza che avvenga nulla, senza che
cada la folgore su chi osa tanto,
ma anche senza che egli stesso
voglia o possa fare qualcosa per
impedire il disastro... Non è la
stessa cosa che scandalizza anche noi? L’impotenza di Dio!
Quanto male accade nella nostra notte senza che Dio si muova, freni, impedisca. La fame, la
violenza, la corsa verso il disastro... E Dio sembra impotente,
come Gesù nella notte dell’arresto. Allora comprendiamo a fondo cosa vuol dire scandalizzarsi: vuol dire essere scossi nella
fede, portati a dubitare, a ritirare la propria fiducia. Non c’è
credente che prima o poi, in una
situazione di crisi, non sia entrato nella notte del dubbio.
Ma c’è di più: rinnegare. Dietro a questo verbo c’è il processo giudaico il cui perno centrale
erano i testimoni che potevano
dire SI’ all’accusato e salvarlo,
o NQ e condannarlo. Negare significa dunque pronunciarsi contro e nella notte del grande scandalo durante il processo di Gesù, Pietro — anche se non è stato chiamato a testimoniare nel
processo vero e proprio — negando di conoscerlo, si è pronunciato contro Gesù. Lo stesso avviene oggi, in forme diverse,
quando al di là del dubbio, della fede che vacilla, Gesù è negato. Avviene per paura, là dove il
confessarlo costa; per indifferenza, là dove non si trova più
un motivo valido per confessarlo; per misconoscenza, là dove
egli è confuso con le costruzioni
ecclesiastiche degli uomini; per
rabbia, là dove lo si fa responsabile del proprio male. Di queste forme di negazione ne conosciamo molte, ma non solo intorno a noi. Può darsi che guardando in noi riconosciamo periodi più o meno lunghi della
nostra vita in cui anche noi per
indifferenza o paura o misconoscenza o rabbia abbiamo rinnegato il Cristo.
Scandalizzarsi e rinnegare, dubitare e rifiutare sono dunque
cose molto vicine a noi che ci
fanno toccare con mano il nostro essere nel numero dei discepoli di quella notte. Eppure questo non basta a salvarci dalla
tendenza a porci di fronte a questo dialogo non come parti in
causa bensì come spettatori o
addirittura come giudici di questo così criticabile Pietro. E allora restiamo sconcertati di fronte alla conclusione di questo dialogo: il silenzio di Gesù. Perché
non ribatte? Perché lascia a Pietro l’ultima parola? Perché non
rimette al suo posto questo
sbruffone presuntuoso?
Noi probabilmente rispondeFranco Giampiccoll
(continua a pag. 2)
senza prospettive di ritorno alla
normalità in tempi brevi.
Lo scandalo
Se questo è il dramma di Pozzuoli, a Castelvoltumo c’è un
vecchio scandalo, l’invasione della pineta da narte del cemento
e la nascita di un agglomerato
di villini pretenziosi _ e volgari
chiamato Baia Domizia. Dopo il
terremoto del 1980 vi furono parcheggiate famiglie di senzatetto,
e il luogo fu ribattezzato da Lotta Continua «Baia dei porci»
quando i proprietari si mobilitarono per impedire la requisizione delle loro seconde case.
La storia si è ripetuta in proporzioni minori negli ultimi me^
si, ma, dato che per gli organi
di informazione il bradisismo
non fa notizia, non ha suscitato
particolari emozioni.
Ma, oltre a tutto questo, Pozzuoli e Castelvoltumo sono oggi
riunite in un nesso per noi del
tutto particolare dalla vicenda
di una comunità cristiana. Chi
non ha mai sentito parlare della
chiesa battista di Pozzuoli? Non
si tratta, è vero, di una comunità numerosa, e piuttosto che
« prestigiosa » verrebbe voglia di
definirla « scomoda ». « Scomoda » perché queste poche _ decine
di evangelici, in maggioranza
operai o comunque — si passi
l’espressione arcaica — proletari, da molti anni sono una presenza significativa nella vita della loro città, dalle lotte operaie
aU’Italsider al movimento contro l’installazione dei missili a
Comiso.
Una chiesa dispersa
Questa comunità è stata investita dal dramma del bradisismo
nel modo più diretto e brutale.
E’ andato perduto il vecchio locale di culto di corso Terracciano, che ha riportato danni gravi, è stato dichiarato inagibile e
del quale non è nemmeno certo
il recupero futuro. Una soluzione alternativa è stata trovata,
almeno per quanto riguarda il
culto domenicale, che provvisoriamente ha luogo in una casa
nei pressi di Castelvoltumo, do
Paolo Fiorio
(continua a pag. 12)
SOMMARIO
□ Lamento su una firma,
di P. Ricca, p. 2
□ P. Jahier, un autore da
riscoprire, di C. Boanous Bouchard, p. 3
G In Cristo, speranza del
mondo, p. 6
G Religione e scuola elementare, di F. Giampiccoli, p. 7
G Pace: i nodi vengono
al pettine, di B. Gabrielli, p. 12
2
2 fede e cultura
13 aprile 1984
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A PROPOSITO DELL’INTESA FIRMATA DOPO IL CONCORDATO
Lamento su una firma
I diritti dei pochi subordinati ai privilegi dei molti: il modo migliore
per protestare contro questo fatto era non firmare subito l’Intesa
Non appartengo al numero di
coloro che il 21 febbraio 1984 si
sono « rallegrati ». Il fatto che si
sia firmata l’Intesa tra la Repubblica italiana e le chiese rappresentate dalla Tavola valdese
è stato, ovviamente, motivo di
gioia: l’Intesa è un traguardo
importante sia per le nostre chiese sia per il nostro Stato. Ma il
quadro in cui è avvenuta la firma ha purtroppo attenuato, anzi annullato, la soddisfazione iniziale.
Due precisazioni
A scanso di equivoci, insisto
su due precisazioni.
La prima è che il rammarico
che qui esprimo non riguarda il
contenuto dell’Intesa ma soltanto il quadro in cui è avvenuta la
firma. Il contenuto dell’Intesa è
buono, anzi ottimo, sul piano po
Alie soglie
(segue da pag. 1)
remmo così. Ma non Gesù. Quanto amore, quanta compassione
in questo suo silenzio, in questo
suo accettare Pietro con i suoi
enormi limiti, in questo suo accettare che sbagli senza per questo abbandonarlo!
Non è che Gesù non risponda
a Pietro, ai discepoli, a noi. Solo
non risponde come noi risponderemmo. La sua risposta non
può più essere a parole: è il resto del racconto della Passione.
E’ il^ suo sopportare il Getsemani, l’arresto, il processo davanti
al Sinedrio, a Pilato, la condanna, la morte; è il suo sopportare in silenzio e con amore il nostro dubitare e il nostro rinnegarlo. Gesù smette di parlare e
agisce. Entra nella Passione in
silenzio e con amore.
Ed è proprio per questo suo
agire che Pietro, i discepoli, noi,
possiamo non perderci nella notte ed anzi uscirne con lui. Nella
Passione noi siamo infatti in
rnezzo al mistero più fitto in cui
si concentra tutta la sofferenza
e la crisi totale dell’uomo. Mistero impenetrabile e sconvolgente, perché fin dalla soglia
vengono a mancare le risposte
più normali che di solito si danno alla sofferenza e alla crisi: il
caso, la fatalità, il destino, la
sfortuna. Qui Gesù avverte che
se il gregge delle pecore, delle
sue pecore, sarà disperso, è perché Dio colpirà il pastore! Che
c’è di più incomprensibile?
Eppure proprio qui, proprio
nel mistero più fitto, possiamo
imparare la fede. Proprio di
fronte alla nostra incapacità di
capire, ai nostri limiti, al nostro esser dispersi, dubitare e
rinnegare, proprio di fronte alla
nostra totale impotenza, possiamo crescere nella fede come sono cresciuti nel mezzo del mistèro, attraverso il dubbio e la
negazione, Pietro, i discepoli —
tutti i discepoli! — sempre, in
ogni tempo: perché non lasciati
soli, non abbandonati all’onda
del rimorso e dell’angoscia ma
anzi — attraverso questa esperienza — liberati, come Pietro
sarà liberato dal Risorto nel perdono; perché Gesù è entrato nella Passione per noi, per portare
per noi il nostro peccato e liberarcene.
Perciò prendiamo sul serio il
nostro dubitare e il nostro non
riconoscere Gesù. Ma ancora più
prendiamo sul serio il nostro
esser portati al di là di questo
dall’agire di Gesù, in risposta alla nostra vanità, che ci permette
di imparare e di andare avanti.
Franco Giampiccoli
litico, giuridico e teologico, con
l’unica eccezione, forse, dell’articolo sul matrimonio, che mi pare essere il meno convincente dal
punto di vista evangelico. Ma il
resto è ineccepibile. Tanto più
rincresce ohe questo bel contenuto sia stato firmato in un contesto — a mio parere — infelice,
e in condizioni che avrebbero
potuto o dovuto suggerire una
procedura meno precipitosa da
parte nostra.
La seconda premessa è che
questo commento critico al quadro in cui è avvenuta la firma
nulla toglie — ma proprio nulla
— al sentimento di viva gratitudine che tutti, penso, proviamo
per coloro che hanno pensato e
formulato il testo dell’Intesa, in
particolare per i membri della
nostra delegazione che con ammirevole tenacia, nonché con intelligenza e competenza, hanno
condotto a buon fine una trattativa lunga e ardua — anche perché era la prima del genere. S’è
trattato oltrétutto di un lavoro
da pionieri. Uguale sentimento
di latitudine nutriamo verso
tutti coloro che, direttamente o
indirettamente, hanno contribuito, specialmente in sede parlamentare, con Interventi e interpellan2K, a far si che il cammino
dell’Intesa non si insabbiasse e,
alla fine, l’intera operazione potesse giimgere in porto.
Approviamo dimque il contenuto dell’Intesa e siamo riconoscenti a quanti vi hanno lavorato. Non approviamo però il quadro in cui l’Intesa è stata firmata.
Il quadro
e il tempo
Il quadro — tutti lo ricordano — è quello della firma, del
Concordato col Vaticano, avvenuta tre giorni prima, il 18 febbraio: im quadro molto infelice,
come già ho detto, che potevamo e (a mio parere) dovevamo
non accettare. Perché? per due
motivi almeno.
Il primo — ovvio — è che lo
abbinamento Concordato-Intesa
(evidentemente voluto dal Governo) ha indotto molti concittadini (ivi compresi giornalisti e
parlamentari) a fraintendere la
Intesa considerandola una specie di mini-Concordato. Equivoco
grossolano, d’accordo, ma era
inevitabile nel momento in cui
si accettava di rendere la firma
dell’Intesa contestuale a quella
del Concordato. Il modo più
semplice e più efficace per evitare l’equivoco era di liberare l’Intesa dal contesto « concordatario » in cui il Governo voleva situarla, rinviando la firma a tempi migliori. Così, se non altro,
sarebbe stato chiaro che Intesa
e Concordato non sono omogenei
né affini né assimilabili, e perciò
non vengono firmati contestualmente. Doveva pure far riflettere la circostanza formale
finché si vuole ma pur sempre
significativa che nel 1984 si è ripetuta la stessa sequenza del
1929: allora abbiamo avuto il
Concordato e poi la Legge sui
culti ammessi; quest’anno abbiamo avuto il (nuovo) Concordato
e poi l’Intesa. I contenuti sono
molto diversi ma la forma (che
in queste materie è tutt’altro che
irrilevante) è stata la stessa. Pensiamo che, potendolo fare, dovevamo rifiutare l’abbinamento
Concordato-Intesa, non per capriccio o per manìaca volontà di
contraddizione, ma per amore
di chiarezza politica e giuridica,
e desiderio di non creare confusione nell’opinione pubblica.
C’è però un secondo motivo.
ancora più decisivo, che doveva
indurci a non firmare l’Intesa a
ridosso della firma del Concordato. E’ che — come tutti gli
evangelici sanno — il testo dell’Intesa, così com’era stato pattuito dalle due delegazioni incaricate di redigerlo (quella governativa e quella valdese e metodista) era siglato e pronto per la
firma da anni. Senonché nessun
Governo — né a guida democristiana, né a guida repubblicana,
né a guida socialista — ha avuto
il coraggio morale e polìtico necessario a compiere quest’atto
elenaentare di giustizia civile e
costituzionale che era la firma
dell’Intesa già stipulata, indipendentemente dalla trattativa sulla
revisione del Concordato. Molti,
a dire il vero (anche in sede di
Sinodo valdese) lo avevano pronosticato: l’Intesa non sarà firmata prima del Concordato.
Qualcuno però osava sperare che
Grovemi che amano definirsi « laici » avrebbero onorato questa
nobile qualifica non subordinando la firma dell’Intesa a quella
del Concordato. Le cose però
sono andate come si è visto:
anche i Governi « laici » hanno
ceduto alla « ragion di chiesa »
(cattolica) e pur lodando l’Intesa con discorsi molto belli Thanno congelata per anni, finché il
processo di revisione del Concordato non fosse concluso e il nuovo testo firmato. Ora è chiaro
come il sole: il ritardo della firma dell’Intesa era dovuto unicamente alla volontà inconfessata
ma lampante dei Governi di dare
la precedenza al Concordato. Il
che significa che i Governi hanno ritardato il riconoscimento
dei diritti di una minoranza per
dare la precedenza ai privilegi
della maggioranza. Hanno applicato il ben noto principio che
tutti i cittadini sono uguali ma
alcuni sono più uguali degli altri. Hanno promesso di firmare
quando sapevano che non lo avrebbero fatto, fino a che il nuovo Concordato non fosse stato
pronto. Tutto questo non è molto bello né moralmente né politicamente. Come cittadini lo dovevamo dire. E il modo migliore di dirlo era non firmare subito, nel momento stesso in cui
diventava chiaro che per quattro
anni eravamo stati, diciamo così, « giocati » da una firma negata con mille pretesti ma in
realtà solo perché il Vaticano doveva anche in questa faccenda
avere il primato e la precedenza.
Certo, la firma delTIntesa era e
resta importante, e in questo
senso si può comprendere la
precipitazione con cui abbiamo
firmato. Ma anche il modo aveva
ed ha la sua importanza. Firmare alTindomani della firma del
Concordato che è stato la vera
e unica causa per cui l’Intesa
per tre anni non è stata firmata, è stata non solo una scelta
(imposta) molto infelice ma quasi una beffa. E’ chiaro che l’abbinamento Concordato-Intesa è
stato voluto e ottenuto dal Governo e risponde a un interesse
suo, non nostro. Firmando subito, troppo arrendevolmente, abbiamo accettato un quadro e un
momento da cui invece avremmo
dovuto prendere le distanze.
Non a qualunque
prezzo
Il mio parere è che, in quelle
condizioni, avremmo dovuto soprassedere, dimostrando così
che desideriamo si la firma dell’Intesa ma non a qualunque
prezzo e non in compagnia di
coloro che, col beneplacito di
tanti Governi, hanno impedito
per anni proprio quella firma.
Tanto più si poteva soprassedere in quanto, stando alle notizie
dei giornali, qualche modifica
Crescere dal pacifismo
alla nonviolenza
IVREA — Il Convegno « Crescere dal pacifismo alla nonviolenza », organizzato dal Movimento Internazionale della Riconciliazione, dal Movimento Nonviolento e dall’Oratorio S. Giuseppe,
si terrà nei giorni 23-25 aprile presso l’Oratorio stesso, via Varmondo Arborio 4. Iscrizioni tei. 0125/45518.
Lunedì 23, ore 15: Nonviolenza evangelica liberatrice.
Martedì 24: gruppi di studio su diversi temi relativi alla nonviolenza e alle obiezioni di coscienza.
Mercoledì 25, ore 9.30: Tavola rotonda «Il movimento pacifista
di fronte alla proposta nonviolenta ».
VERCELLI
Attualità di Dolcino
Il 23 marzo scorso al Centro
d’incontro Evangelico, il prof.
Buratti, a nome della « Ca de
studi dossi nian » di Biella, ha
rievocato la vicenda di DoÌcino
e dei suoi seguaci. Avvalendosi
di una serie di diapositive scattate sui luoghi posti tra Gattinara, la Valsesia, la Valsessera
ed il Biellese, in cui ai primi del
’300 si svolse l’ultimo atto della
lotta del frate e dei suoi contro
l’autorità dei vescovi novarese e
vercellese, il relatore ha collocato storicamente la figura nel
solco religioso riformatore del
tempo e ne ha anche illustrato
la portata sociale e politica di
difensore degli oppressi, presente ancora in documenti della
Rivoluzione francese e del nostro Risorgimento, come anche
nelle lotte operaie biellesi di fine secolo e nella Resistenza locale. Entrambi questi aspetti,
secondo il relatore, sono
il iwatA/ic, im- u uci p’ci&uuaggj scumuui e le
portanti per capire appieno la diverse conse^enze che essi han
valenza storica e l’attualità di no sulla continuità dell’opera di
Dolcino, il suo fascino di per- questi ultimi. L. C.
dente per una causa giusta, simbolo di una religione, che non
sempre è oppio per i popoli, perché sa anche contestare il potere, guida di un gruppo che ha
rispettato l’tiguaglianza e la parità tra uomo e donna, espressione infine di pace e di non
violenza.
Proprio per questi elementi,
ha concluso il prof. Buratti, « sarebbe giusto che la città di Vercelli e la comunità valdese-metodista si riappropriassero di
Dolcino, così come già hanno
fatto i paesi della Valsesia e del
Biellese ».
Nel dibattito, oltre al tema della violenza/non violenza ed al
confronto Lutero/Dolcino, si è
accennato anche ad altri aspetti
interessanti, quali il silenzio ufficiale della Chiesa vercellese su
tale figura, nonché i meccanismi
di rifiuto del Potere nei confronti dei personaggi scomodi e le
(sia pure di minore entità) è
stata apportata al testo dell’Intesa all’ultimo momento e, soprattutto, sembra vi siano novità, rispetto al previsto e al pattuito, circa la legge parlamentare che dovrà rendere operante
l’Intesa.
C’erano dunque motivi sufficienti e sufBcientemente seri, di
forma e di sostanza, per chiedere un rinvio, onde informare le
chiese delle condizioni in cui la
firma sarebbe avvenuta, esaminare insieme l’intera situazione
e prendere una decisione.
Così l’Intesa sarebbe stata liberata dall’ipoteca dell’accostamento al Concordato e, soprattutto, avremmo dimostrato di
saper opporre, al momento giusto, qualche resistenza alla logica perversa che ha voluto a tutti i costi subordinare la firma
dell’Intesa a quella del Concordato — riuscendoci! La gente,
pensiamo, avrebbe capito questa
piccola ma non insignificante
obiezione di coscienza civile e
democratica, e l’avrebbe apprezzata. La firma deH’Intesa sarebbe stata ritardata, ma in compenso sarebbe avvenuta in condizioni diverse e migliori — quelle che il suo contenuto esigeva
e che purtroppo il 21 febbraio
scorso non c’erano.
Paolo Ricca
A colloquio
con i lettori
Un buon libro
Vorrei riproporre all'attenzione dei
lettori il libro di Gerd Theissen: - Gesù e ii suo movimento » (Collana moderna. Ed. Claudiana). Il titolo è specificato: « analisi sociologica della comunità cristiana ». « Quindi una barba! », si potrebbe pensare. Ma è tutt’altro!
Questo libro si legge con fiato sospeso. In modo inatteso ci fa sentire
quasi contemporanei di Gesù. Ci sono
aspetti nuovi e sorprendenti come p.
es. la relazione tra demoni e disoccupazione; l'istinto di aggressione e II
radicalismo etico del tempo ecc.
Ma non voglio anticipare troppo!
Posso soltanto invitare a leggere questo libro, che, come dice la prefazione, è :» un libro rigoroso e scientifico,
ma di faciie lettura, ...uno studio originale e affascinante, che apre vie Insospettate per una migliore conoscenza del movimento da cui ha origine la
nostra civiltà ».
Gudrun Kelm Gullotta, Pachino
Obiezioni di coscienza
Caro Giampiccoli,
ti voglio esprimere attraverso queste
brevi righe il ringraziamento per il
giornale che dirigi'. Diventa sempre più
interessante anche se non manca di
qualche spigolo polemico volto verso il
cattolicesimo.
Di norma trovo il tempo per leggerlo tutto e cerco con particolare attenzione di seguire R. Peyrot, T. VInay... e in generale i temi reiativi alla
pace. E' la pace la priorità per tutti gli
uomini tanto più per noi cristiani cui
Cristo ha dato l'unico "distintivo" dell'amore. il nome della pace è nonviolenza giustamente definita da Lanza del
Vasto « lotta per la giustizia con le
armi deiia giustizia ».
I movimenti nonviolenti sostengono
ora tre obiezioni:
1) al servizio militare per il Servizio Civile;
2) alle spese militari detto anche
Obiezione Fiscale;
3) alla produzione bellica di cui è
stato primo realizzatore Maurizio Saggiore membro dei MIR di Milano.
Perciò rivolgo tramite tuo l'invito ai
comitati per la pace di parlare di obiezioni di coscienza (al plurale) e non
più al singolare. Il fronte della coscienza è ora più ampio e articolato di un
tempo.
Infine, e conciudo con questa terza
nota, invito te e i lettori a partecipare
al convegno * Crescere dal pacifismo
alla nonviolenza » il cui programma
ti allego.
Pace Forza e Gioia.
Beppe Marasso, Ivrea
3
13 aprile 1984
fede e cultura 3
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NEL CENTENARIO DELLA NASCITA
P. Jahier: un autore da riscoprire
La ricchezza morale, la carica umana, saggia e indifferente aiie soiennità della gloria letteraria, sono motivi che giustificano ampiamente una riiettura dei testi delio scrittore valdese
Con il titolo « Un uomo comune », termine con cui Piero Jahier amava autodefinirsi, uscirà
nella collana curata dal Comitato del Museo di S. Germano, un
opuscolo divulgativo sulle sue
opere che contiene anche alcuni
appunti inediti.
Lo scopo è far conoscere ad un
pubblico più vasto questo scrittore, che ha avuto in questi ultimi anni una giusta rivalutazione
e che ora cercheremo di presentare a grandi linee attraverso le
sue opere principali.
La vita
Discendente per ramo paterno
da un’antica famiglia valdese di
S. Germano, Piero Jahier vive la
sua prima infanzia a Genova dove è nato rii aprile 1884; poi
Susa, dove aveva dovuto trasferirsi il padre pastore, lo vede ragazzo. Qui assiste nel 1897 alla
tragedia della morte del padre
suicida, che avrà non poche ripercussioni interiori nella vita
familiare. Firenze, paese natale
delia madre, accoglie allora gli
orfani e la vedova. Sono anni duri, di grandi ristrettezze. Piero
frequenta il liceo e poi sulle orme paterne, la Scuola di teologia
di via de' Serragli, ma una crisi
religiosa, le sue perplessità di
fondo sul calvinismo, gli fanno
interrompere gli studi.
Nel 1905 si impiega nelle ferrovie e contemporaneamente studia di notte: conseguirà la laurea in legge nel 1911 e poi quella
in lettere moderne.
Di quegli anni è la sua esperienza culturale nel gruppo della
« Voce », a cui approda con il suo
rigorismo morale, portandovi un
significativo contributo. Inizia
l’attività di traduttore di testi
{Calvino, Proudhon, Claudel) ed
inizia anche la sua collaborazione a varie riviste letterarie (Ri-.
viera Ligure, Lacerba).
In un clima inquieto e torbido,
si avvicina la guerra. Jahier è un
interventista democratico, vede
cioè la guerra come una questio
25 aprile
BASSIGNANA — Incontro
delle Comunità evangeliche della Liguria e Sud-Piemonte organizzato dalla Federazione Chiese evangeliche della Liguria e
dal V circuito delle Chiese vaidesi e metodiste. Ore 10 culto in
piazza. Ore 16 conferenza su
« La storia di Bassignana con
particolare riferimento alla locale Chiesa evangelica ». Culto
e conferenza condotti dal past.
D. Maselli.
MONTEPORTE IRPINO (Av)
— Giornata intercomunitaria
promossa dal Consiglio delle
Comunità evangeliche di Napoli
sul tema « Essere chiesa oggi ».
Ore 10, relazioni delle Chiese
apostolica, avventista, valdesi e
metodiste, battiate, libere. Dopo
l’àgape canti, momenti ricreativi. Ore 16, conclusioni della giornata e valutazioni.
ne morale di giustizia fra le classi, e pertanto secondo lui quella
che sta per vivere dovrà essere
l’ultima. La sua adesione non
nasce perciò da una matrice politica, bensì morale. L’esperienza
di volontario al fronte come ufficiale degli alpini avrà un’importanza capitale nella sua vita. Durante gli anni di guerra dà vita
a « L'Astico », un giornale di trincea redatto da combattenti. Nel
1919 dirige « Il Nuovo Contadino », un giornale del popolo agricoltore che ha però vita breve
in quanto propugna la collaborazione fra le classi in un clima,
quello del dopoguerra, travagliato ed incerto.
Seguono gli anni del fascismo,
della repressione e del silenzio
dello scrittore. Trasferito a Bologna, diventa un sorvegliato speciale. Il suo lungo silenzio artistico è stato interpretato dalla
critica in vario modo, alcuni non
vogliono spiegarlo esclusivamente con l’ostracismo del regime,
ma tendono anche a giustificarne
le motivazioni con la frattura
dell’equilibrio fra poesia e vita.
La realtà infatti non offre più a
Jahier quei valori etici da cui
trarre la linfa della sua ispirazione.
Nel secondo dopoguerra si dedica ancora alle traduzioni (Molière, Collins, Greene, Prescott)
e vengono pubblicate integralmente le sue opere principali.
Muore a Firenze il 19 novembre
1966.
Le opere
Le principali opere di Jahier
sono state pubblicate dall’editore Vallecchi tra il 1964 e il 1967
{Poesie, Resultante in merito alla vita e al carattere di Gino
Bianchi, Ragazzo, Con me e con
gli alpini). Recentemente è cresciuto l’interesse per questo scrittore « non ufficiale » e sono uscite altre due pubblicazioni: Poesie in versi e in prosa (1981) per
l’editore Einaudi e Con me, per
gli Editori riuniti.
La vera attività creativa di
Jahier si restringe agli anni 19121919, un periodo di grosse trasformazioni nella società e nel
costume italiano. Dopo il fascismo la sua attività si limita alle
traduzioni e al rifacimento di
alcuni suoi testi.
Le Resultante (1915), la sua
prima opera unitaria, è sostanzialmente una satira antiburocratica. Gino Bianchi, il protagonista è un personaggio allegorico
di un mondo che si perde nelle
pastoie della burocrazia e che
Jahier condanna con toni ironici
e talvolta anche con spirati grotteschi.
Ragatzo (1919) è la sua opera
più chiaramente autobiografica e
che affettivamente ci è anche più
vicina, in quanto racconta le sue
esperienze di ragazzo durante le
vacanze trascorse a S. Germano
Chisone. Lo scrittore in cinque
quadri rievoca alcuni momenti
della sua vita: il mondo arcaico
dell’infanzia, la morte del padre.
A 50 metri dalla spiaggia — ambiente familiare — ottimi ì
servizi e il trattamento.
la famiglia, il paese. Emergono i
temi a lui più cari: il rigorismo
morale, la povertà, la polemica
contro rindustrializzazione, la
tematica dell’uomo comune.
Con me e con gli alpini (1918)
non è solo un diario di guerra,
ma soprattutto la manifestazione concreta del pensiero di Jahier sulla vita, sulla società e sul
lavoro. Emergono chiaramente
le motivazioni dell’intervento
in una guerra combattuta per la
libertà, la giustizia e la pace; il
sentimento dell’ uguaglianza fra
gli uomini e l’amore per la gente
iraiile e semplice. Abituato infatti fin daH’infanzia al duro tirocinio di una famiglia povera, ritrova la stessa realtà nelìài-picce-.
la comunità del battaglione alpino, che diventa per lui la sua
nuova famiglia.
Le Poesie (1964) presentano
un’evidente novità sia per lo stile che rimane uno degli « sperimentalismi » più creativi del primo Novecento, sia per il contenuto, quell’attenzione costante
alla natura, alla vita degli altri,
intrisa da una profonda tensione
morale.
La povertà
Come si è già detto, tutte le
opere di Jahier sono pervàse da
una tematica autobiografica, il
suo io diventa cioè la chiave ner
interpretare la realtà, in quanto
si cala in essa: nel lavoro di tutti
i giorni, nelle strade, in trincea.
I temi che egli attinge dal tessuto sociale del suo tempo sono
interiorizzati in termini concreti ed umani e poi filtrati dalla
sua coscienza. Egli si accorge che
solo diventando « un uomo comune » potrà scoprire la sua individualità neH’uguaglianza con
gli altri uomini e scrivere perciò
una poesia universale e liberatrice. Andando per esempio in trincea, scopre la vita dei soldati,
degli umili, la interpreta, condivide le sofferenze dei combattenti e ne valorizza l’umanità. La natura stessa diventa compartecipe
delle sofferenze umane e nello
stesso tempo purificatrice, come
esprimono i seguenti versi inediti: « Miracolo di questa limpida giornata / sbocciata dal sangue della tormenta / al tuo soldato / sporco e smarrito / O potersi nettare come i tuoi cieli e /
scordando la codardia il rancore
e il / mio rne personale allargarmi come / il tuo universo » b
Fra le esperienze più significative della vita è posta da Jahier
in primo piano la povertà in
quanto rende l’uomo cosciente
di se stesso, lo tempra e nello
stesso tempo lo riscatta e lo libera. Scrive Jahier: « Povero e
orfano di padre, la povertà mi
aveva negato gli studi universitari. Ma ero terribilmente fiero
delle responsabilità della mia
condizione di povero. Ritenevo
che in una società sana, ogni uorno avrebbe dovuto iniziare la
vita nella posizione di povero,
per poter imparare a esser giusto ».
Il tema della povertà che emer
PROTESTANTESIMO
in TV
16 aprile 1984
2* rete - ore 23 circa
«IL CORPO PERDUTO»
In occasione della Pasqua
verrà presentato uno studio
biblico filmato su Maria Maddalena, testimone della Risurrezione.
Citazioni
dalle opere
« Sebbene rifiuti il passato e le
idee del passato, le idee morte
sono con lui, vivono in lui come
una protezione. Dietro le sue
spalle ribelli ci sono le nonne
calviniste coi capelli lisci spartiti intorno al viso austero; ci
sono 1 pastori che s’alzavano sul
pulpito rigidi nella toga nera
lasciavan cadere sull’assemblea
genuflessa l’invocazione sicura:
"Notre aide est au nom de
Dieu" ». ...
(da « Ragazzo: la famiglia po
vera »)
V
ge dalla sua poesia è la fusione
tra l’ideale evangelico e l’umanitarismo utopistico che gli derivano dalle sue credenze eticoreligiose e dalla ricerca di una
motivazione ideologica. Sarà però proprio l’analisi della povertà
che porterà lo scrittore ad abbandonare il calvinismo per
quanto riguarda in particolare il
successo economico individuale,
inteso come manifestazione della
grazia divina.
Jahier e i Valdesi
Nel 1909-1910 appaiono su la
Voce alcuni articoli sul problema
religioso e sulla condizione dei
Valdesi in Italia. Anche qui la tematica religiosa si intreccia con
quella sociale. Egli si sente infatti coinvolto e partecipe della
realtà sociale delle Valli e le sue
motivazioni nascono sul terreno
dell’esperienza. Così scrive: « La
fisionomia sociale delle Valli è in
pochi anni profondamente mutata, rendendo più evidente il contrasto col vivere patriarcale del
buon tempo antico; non pochi
Valdesi sono rimasti presi nell’ingranaggio brutale e hanno
trascurato i campi, attirati da
quella superstizione economica
della gente di campagna per cui
il denaro è il solo segno del valore ». E’ questo un giudizio rigidamente morale: le Valli sono
« il paese aspro e severo », una
terra promessa in cui i Valdesi
hanno trovato rifugio dopo le
persecuzioni. Poi l’emigrazione e
la nascita delle industrie hanno
disgregato il tessuto delle comunità valdesi fino ad allora compatto. Affiora anche in fieri la polemica con il calvinismo di cui
si è già parlato.
Queste considerazioni possono oggi sembrare antistoriche,
vanno però valutate nel quadro
di quei valori etici che per Jahier sono primordiali.
Quello che ci preme qui sottolineare nell’opera dello scrittore
è infatti la sua ricchezza morale,
la sua carica umana, saggia ed
indifferente alle solennità della
gloria letteraria, motivi questi
che giustificano ampiamente una
attenta rilettura dei suoi testi.
Clara Bounous Bnuchard
* Da « Un uomo comune ». Note su
Piero Jahier, 1884, S. Germano Chisone.
« Lei mi parla di "maledizione
protestante". Ora i trentanove
maledetti eretici di nome Jahier
che hanno sofferto il martirio.,
della fede nelle montagne del
Piemonte, sono morti tanto per
me quanto per lei, poiché sono
morti per la Chiesa Cattolica
Trionfante se non per la chiesa
.militante che li ha perseguitati.
Tuttavia la mia fede è ancora
ben debole e tremolante. L’ho
appena riacquistata ».
(daH’epistólario Jahier - Paul"
Claudel (1915) )
« Critican sempre perché mi
accompagno con gli inferiori.
Ma non mi accompagno con
gli inferiori; mi accompagno coi
miei uguali.
Tu credi di essere più istruito
perché hai fatto le scuole; e che
il soldato popolo ti sia inferiore. Credi che la saviezza dipenda dalFalfabeto. E la nobiltà dal
sartore.
Ma io tutte queste cose non
le credo ».
(da « Con me e con gli alpini.
Criticano »)
« Ma tu, che sei "superiore”,
va’ pure al tuo destino. E stanne
pure lontano. Se ti ubbidisce è
perché stai lontano.
Il suo rispetto è fondato sulla
fede che la gerarchia sia giustizia, che sia merito, che sia premio.
Forse crederà che tu l’abbia
guadagnato.
Guai se perdesse questa fede!
Guai se ti conoscesse davvero! ».
(da « Con me e con gli alpini.
Criticano »)
« Ridono
che Giaiè sta sempre sull’attenti.
Giaiè che "ha il solo difetto
di prender tutto sul serio’’.
Ma tu ricordati di fare il bene
con disperazione.
Se fosse con soddisfazione, chi
non farebbe bene?
E’ bene perché fatto con disperazione, perché abbandonato
— a ogni costo — a qualunque
opinione.
E del resto, apri tranquillo il
tuo solco, e lascia cadere il tuo
seme.
Tanto il vento e il sole sono
di Dio ».
(da « Con me e con gli alpini.
Criticano »)
« Perché siamo poveri, perché
siamo deboli, perché siamo tristi
abbiamo diritto al più acuto disperato grido di gioia ».
(da Poesie 1912-1917 - Ritratto
dell’uomo più libero)
« Se siamo miseri,
se siamo deboli, se siamo stremati
abbiam diritto al più acuto
grido di gioia
disperato ».
(da Poesie - 1964 - Ballata dell’uomo più libero).
4
4 Vita delle chiese
13 aprile 1984
Pentecoste '84
« RESPONSABILI
IN CRISTO
DEL NOSTRO FUTURO »
Uomo e ambiente
‘ glandi temi che riescono a coinvolgere l’interesse
delle rtiasse soprattutto nel mondo occidentale, dobbiamo cer
eTlmbien^''oZstn f rapporto tra uomo
ea amotente. Questo e particolarmente vero nei noesi che
meno ^ Problema del lavoro è
amministrative e politiche in Germania, in Svezil e-in r¡tí^^oteTcml^ ~ europei a forte tradizione
Nel nostro paese — e più in particolare alle Valli — non
SI dire che questo problema sia tra i più in evidenza
e sta particolarmente sentito.
Abbicmo problemi troppo grossi connessi alla perdita del
smobilitazione della superstite indù
SbSfaS’•“ PT‘«'^P‘rct dtí
.accorgerci che il progressivo abbandono di villaggi ed interi valloni, un tempo anche troppo internamente abitati, ha portato ad un degrado dell’ambiente
che m qualche caso è forse irreversibile. Infatti con il massiccio svuotamento delle valli, è venuta a mancare all’improvviso l azione paziente ed amorevole dell’uomo nel governo del^cl bosco, nell’opera di contenimento
della terra e nella sua coltivazione intensiva e le conseguenze
anche gravissime — sono sotto lo sguardo di tutti.
impossibile spostarsi da un villaggio all’altro, da
Pii altro, se non si percorrono le strade carrozza- .
otlt; Il fuoco divora ogni anno, e con sempre maggiori danni
interi versanti soprattutto di bosco ceduo; ad ogni piovasco
appena un po piu abbondante non si contano le frane anche
di grosse proporzioni che precipitano a valle minacciando gli
stessi abitati; i torrenti ingrossati dalla pioggia strappano
dalle ripe il cespugliame cresciuto rigogliosamente e — tremenda massa d urto — travolgono tutto ciò che incontrano
sul loro cammino.
Gli stessi villaggi ancora abitati sono assediati da ogni parte dalla boscaglia e continuamente sotto l’incubo degli incendi.
^ ^^mpo coltivati con perizia ed amore sono in
dal bosco e dalle sterpaglie ed il cinghiale vi domina e
prolifica ormai indisturbato.
Ma più del cinghiale fa scempio dell’ambiente l’uomo che
sempre di piu inquina dovunque passa. Ci viene subito da pensare agli « invasori » della domenica che tutto distruggono al
loro passaggio, ma — attenzione! — anche noi locali non siamo da meno. Lo testimoniano ampiamente le discariche abusive, le rive dei torrenti e delle gore, le scarpate delle strade
ed ogni altro luogo dove possa essere abbandonato tutto quello che non ci serve più.
Il quadro non è certo incoraggiante ed è sufficiente a dimostrare quanto si sia affievolito in noi l’amore per la Natura, per il Creato e, di riflesso, per il Creatore.
Per troppo tempo ci siamo lasciati abbagliare dalle lusinghe della società dell’AVERE che ha prevaricato i valori della
società dell ESSERE e nel momento in cui vediamo frantumarsi, uno dopo l’altro, gli idoli su cui abbiamo fondato la
nostra esistenza, entriamo profondamente in crisi.
E’ quindi tempo che facciamo un bilancio della nostra esi?. prendiarrio coscienza della vanità e fragilità degli ideali che finora ci sono serviti da propulsore.
E’ tempo che torniamo ad aprire il nostro cuore all’Amore e
che torniamo ad appropriarci delle nostre responsabilità nei
confronti del nostro prossimo, del nostro fratello meno fortunato, ammalato, handicappato, anziano; che riscopriamo i vaVI55MÍÍZ in Dio e per Dio e che ci poniamo alla
aipicile ricerca della nettezza morale in contrapposizione all inquinamento materiale e morale che, assieme alle nostre
valli, distrugge le nostre anime.
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Confermazioni
PRAMOIXiO — La domenica
delle Palme, durante il culto a
cui parteciperà anche la corale,
saranno confermati Sandro Long
e Ugo Travers. Chiediamo al Signore di vegliare su di loro e di
farne dei fedeli testimoni della
Sua Parola.
• Ci rallegriamo con Rosella
ed Ei:io Bounous, che abitano a
Sp Germano, per la nascita del
piccolo Omar e porgiamo loro
i migliori auguri.
• Dopo alcuni anni di malattia, ci ha lasciati all’età di 87 anni, il fratello Carlo Sappè, che
abitava ai Bocchiardi in estate
e a S. Germano in inverno. Siamo vicini ai familiari ed esprimiamo loro le condoglianze della comunità.
BOBBIO PELLICE — Domenica 15 aprile, le Palme, nel corso del culto saranno ammessi
in chiesa 11 fratelli e sorelle;
essi sono; Bruno Bertin, Sandra Catalin, Franco DurandCanton, Manuela Davit, Ivano
Pavat, Paola Ge3rmonat, Adriana Gönnet, Vittorio Gönnet, Nadia Michelin, Guido Pontet, Doris Verrà.
• Grazie alla nostra Unione
Femminile che si è prodigata
nella organizzazione della cosa e
grazie a quanti hanno offerto vari doni, il nostro Bazar tenuto
nel pomeriggio di domenica 8
aprile ha avuto un notevole successo che le molte persone intervenute hanno quanto mai apprezzato.
• Venerdì 20 aprile, alle ore 21,
culto di Venerdì Santo con Santa Cena.
• Domenica 22 aprile, Pasqua,
culto alle ore 10, Santa Cena.
• Ricordiamo inoltre che le
riunioni quartierali continuano
con la loro scadenza trisettimanale e che in ognuna delle 6 riunioni dedicheremo l’ultima serata ad un momento di culto
con Santa Cena. Queste le date: 24 aprile: Centro; 25 aprile:
Cairus; 26 aprile; Campi; 1° maggio: Perlà; 2 maggio: Rocia d’
Giors; 3 maggio: Podio.
VILLAR PEROSA — Domenica 25 rnarzo un gruppo ha trascorso insieme la giornata, preparando una risposta al documento ecumenico su battesimo,
santa cena e ministeri. Durante
il pranzo vi è stata anche l’occasione di un incontro con un
gruppo della Comunità evangelica delle Vallette (TO), che si
trovava al Convitto per seguire
un corso di evangelizzazione attraverso un’emittente radio.
• Durante il culto della Domenica delle Palme verranno
confermati; Marco Comba, Danilo Coucourde, Donatella Fraschia. Cinzia Griot, Luca Malatesta. Giuliana Peyran, Ivana Resiale, Roberto Rivoira, Oriana
Rivoiro, Paola Subilia.
• Le famiglie Buffa e Travers
sono state colpite da un grave
lutto con l’improvvisa scomparsa del fratello Giacomo Buffa.
La comunità è vicina a loro nella sofferenza e nella preghiera.
PRALI — Al culto del Venerdì Santo i catecumeni del quarto anno confermeranno la loro
fede nel Signore alla presenza
della comunità riunita, diventando così membri di chiesa.
Il culto sarà presieduto dal
predicatore Claudio Tron, che
nel corso dell’anno si è occupato del catechismo di 3” e 4"
anno.
La corale porterà il suo contributo al canto e presenterà
alla comunità due nuovi inni.
Nella domenica di Pasqua avremo il culto con Cena del Signore.
L’inizio di entrambi i culti è
per le ore 10.30.
Intensa attività
PRAROSTINO — In questi ultimi mesi abbiamo avuto diverse attività. Ne segnaliamo alcune. Innpzitutto l’attività dei Predicatori Locali che ci ha permesso di assicurare i culti al Roc e
a Roccapiatta. Ringraziamo Attilio, Rino, Claudio e Ruth per i
loro messaggi.
• Gli studi biblici per la preparazione del sermone si sono
tenuti anche quest’anno nelle farniglie: alle Mole da Gay Bianca,
ai Gayot da Gardiol Amilda, alle
Buffe da Sergio Montalbano e al
Presbiterio dal Pastore.
• B.E.M. Nelle riunioni quartierali è stato presentato l’ormai
famoso documento di Lima su
Battesimo, Eucarestia, Ministero. Alla fine, domenica 11 marzo,
si è discusso il documento nel
corso di un incontro tra Concistoro, Predicatori Locali, Monitrici e altre persone interessate
e si è giunti ad una risposta da
inviare alla Commissione Ecumenica, nella quale si sottolinea
da una parte l’aspetto positivo
della procedura e di alcune affermazioni evangeliche, dall’altra
l’aspetto negativo della clericalizzazione, sacramentalizzazione
e gerarchizzazione della Chiesa.
Incidente sul lavoro
POMARETTO — Un grave
incidente avvenuto nella miniera di Talco della « Gianna » ha
recato dolore e lutto in una famiglia della nostra comunità.
Vi ha trovato la morte il nostro
fratello Rlceli Aldo, di anni 48.
La comunità tutta è vicina ai
familiari in questa triste circostanza ed in modo particolare
alla mamma già duramente provata e colpita nei suoi affetti
più cari. Lo Spirito del Signore
sia Lui a recare a questa famiglia la consolazione ed il conforto che solo si può trovare in
Lui. I funerali hanno avuto luogo martedì 10 u. s.
• Con il culto di domenica 15
aprile, « Culto di confermazione e battesimo dei catecumeni »,
si riprenderanno i culti al Tempio.
Cosa faremo?
ANGROGNA — Con le riunioni del Serre e Buonanotte si
conclude il ciclo promosso dal
gruppo FGEI sul tema « ...e noi
cosa faremo? », riguardo ai problemi della gioventù oggi in vallata.
Sabato 14 alle 16 il Concistoro s’incontra con i confermandi
del 4“ anno e alle 21 si svolge la
consueta seduta mensile.
E’ in distribuzione « La Sentinella » con gli orari dei culti,
delle riunioni e delle iniziative.
Fin d’ora ricordiamo i culti di
giovedì santo alle ore 21 al Capoluogo con la Corale e Santa
Cena, e venerdì santo alle ore 21
al Serre con i trombettieri vaidesi. Il culto di Pasqua sarà alle ore 10 ed è prevista la confermazione di: Mauro Bonnet
(Revellera), Nadia Benech (Vernò), Morena Benech (Ciabot),
Levi Pons (Pons). A Pradeltorno il culto di Pasqua sarà alle ore 21.
Giovedì 12 aprile
• Sabato 14 c. m., alle ore 18,
nella saletta, il Concistoro incontrerà i catecumeni del quarto anno.
• Domenica 15, alle ore 20.30
precise nella sala, il gruppo giovani presenterà una commedia
brillante dal titolo « Maritiamo
l’Elvira», seguita da una breve
farsa. L’ingresso è libero.
□ COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
iPlNE'ROLO — Alle ore 20.45 presso i
locali della Chiesa Valdese si tiene la
riunione del collettivo biblico ecumenico. Tema dell’incontro « Il Battesimo
nella liturgia e nella teologia pentecostale ». Introduce il pastore Pasquale
D Alessandro della Chiesa pentecostale
di Pinerolo.
Sabato 14 aprile
□ CENTENARIO DI
PIERO JAHIER
TORRE PELLICE — Alle ore 16 presso il Salone Comunale di Viale Rimembranza, conferenza del prof. Marziano
Guglieliminetti sul tema ,« Piero Jabier
intellettuale e scrittore ».
Organizzano la Società di Studi Vaidesi, il Collegio Valdese e il Comune
di Torre Pellice.
□ TELEPINEROLO
CANALE 56-36
Alle ore 19 va in onda la trasmissione « Confrontiamoci con l'Evangelo »
(a cura di Marco Ayassot, Attilio Fernerone e Paolo Ribet).
□ CONCERTO
TORRE PELLICE — Alle ore 21 presso
il Tempio dei Coppieri si terrà una serata di canti dei Coretti di Luserna S.
Giovanni e di Torre.
□ ASSEMBLEA
ASSOCIAZIONE
EVANGELICA DI
VOLONTARIATO
TORRE pellice — Si apre alle 16
presso la Foresteria Valdese l’annuale
assemblea dell’AEV.
L assemblea prosegue anche la domenica 15. Per informazioni rivolgersi a
Adriano Longo, tei. 0121/91801.
~ Domenica 15 aprile ^
□ INAUGURAZIONE
NUOVE STRUTTURE
LUSERNA S. GIOVANNI — Alle ore
15 presso l’Uliveto, Strada Vecchia S.
Giovanni 93, avrà luogo la presentazione dei nuovi lavori effettuati airimmobile finalizzati alla graduale abolizione delle barriere architettoniche. E’
un momento per valutare insieme il
lavoro che viene svolto in questo Istituto a favore di handicappati che hanno
anche bisogno della nostra solidarietà.
□ LAVORO TEATRALE
PRALI — Neila sala valdese di Ghigo,
il gruppo giovani presenterà un lavoro
teatrale dal titolo « Maritiamo l’Elvira ».
Inizio alle ore 20.30 precise. L’ingresso
è libero.
□ RICORDO DEL
PAST. CEYMET
VILLAR PEROSA — Durante il culto
in cui avrà luogo la confermazione di
dieci giovani, sarà inaugurata una lapide nel tempio, che ricorda l'attività
del pastore Enrico Geymet a Pillar Perosa. Saranno presenti la Signora Geymet e la Signora Amalia Geymet Panerò. Dopo il culto è previsto un pranzo
comunitario al convitto: chi desidera
partecipare, è pregato di comunicarlo
al pastore Rostagno (tei. 51372) entro
martedì 10 aprile (prezzo: L. 5.000),
Giovedì 19 aprile
□ PASQUA ECUMENICA
PINEROLO — Alle ore 20.30 presso
il centro sociale dì San Lazzaro (via
dei Rochis 3) si terrà la celebrazione
della Pasqua in comune tra Fgei-valll
e Comunità di base di Pinerolo.
Il culto e la discussione successiva
avranno come tema la condizione carceraria.
Mercoledì 25 aprile
□ RISTRUTTURAZIONE
ASILO DI S. GERMANO
S. GERMANO — Alle ore 15, dopo il
bazar, nei locali dell'Asilo per i vecchi
avrà luogo l'assemblea deirAssocia2ione amici deirAsìlo sui tema: « Progetto di ristrutturazione deirAsilo >». Parteciperà l'Architetto Mesturino.
5
13 aprile 1984
vita delle chiese 5
UN SEMINARIO PER PREDICATORI LOCALI NEL SUD
Come predicare
l'Evangelo oggi
« Una predicazione del messaggio cristiano che non riesce
ad immergersi fino in fondo nella realtà dell’uomo è una predicazione solo a metà ».
Con queste parole del Past. U.
Delle Donne, si è concluso il seminario dei predicatori locali sul
tema « Come predicare l’Evangelo oggi », organizzato dalla Federazione delle Chiese Evangeliche di Puglia e Lucania e dalla
EGEI regionale, tenuto a Taranto il 25 marzo u.s. presso i locali della Chiesa Valdese.
Nella relazione introduttiva il
Past. Delle Donne ha sostenuto
che la predicazione dell’Evangelo, per una chiesa che vuole svolgere un ruolo profetico, non può
prescindere dalla realtà in cui
vive la gente. Non importa quali
metodi vengano adottati, quello
che importa è che la predicazione sia una predicazione incarnata nella storia e nei problemi
che travagliano gli uomini. Esattamente il contrario di quello
che avviene nelle chiese fondamentaliste, dove il forte accento
posto sulla fede personale porta
i credenti ad estraniarsi dalla
realtà che li circonda.
L’Evangelo di Gesù Cristo è
rivolto all’uomo in senso totale ed è finalizzato all’awento di
un mondo migliore, di un mondo diverso, dove la salvezza dell’uomo è una salvezza che coinvolge tutti gli aspetti della sua
vita e non soltanto quello cosiddetto spirituale.
Dalla personale esperienza vissuta in fabbrica ha imparato che
non si può dire alla gente di
non preoccuparsi dei problemi
che giornalmente si presentano
perché il Signore si è fatto carico
di tutte le nostre pene e basta
credere nella sua grazia e tutto
sarà risolto. Una corretta predicazione deH’Evangelo, oltre a
testimoniare la grazia, deve esprimersi in una condotta che sia
coerente con lo spirito che lo
permea, ponendosi sempre al
fianco di tutti quelli che sono i
primi destinatari del messaggio
(i poveri, i diseredati, gli oppressi, i minimi); misurandosi, sempre, con la realtà sociale e culturale che investe ogni situazione della vita.
Circa l’annuncio del messaggio
evangelico, pur cercando di coinvolgere il maggior numero di
persone, non possiamo finalizzarlo al proselitismo. Non perché
non ci faccia piacere vedere le
nostre chiese piene. La nostra
maggiore preoccupazione dev’essere quella, invece, di capire meglio i problemi che investono la
vita quotidiana degli uomini ed
in questa situazione porgere l’annuncio dell’Evangelo. La nostra
fede non può essere Qualcosa di
statico, di immobile, ma deve essere qualcosa che impegna fino
in fondo i credenti a fianco dell’uomo.
Ci rendiamo conto di non avere sempre assolto questo prezioso compito che pure ci viene dall’Evangelo, anzi spesso abbiamo
cercato di frenare le spinte che
ci venivano dal popolo di Dio
per la sua liberazione. Consapevoli di ciò chiediamo perdono al
Signore e lo preghiamo di sovvenire alle nostre debolezze.
In una situazione di grandi incertezze e di forti contrasti, l’impegno che noi oggi possiamo
esprimere è innanzitutto quello
di una decisa predicazione della
pace, in contrapposizione ai signori della guerra e della morte
che stanno portando l’umanità
verso la distruzione totale. La
maturazione delle coscienze alla pace ci porta a prendere posizione contro la violenza, contro la fame nel mondo, a favore
dell’obiezione di coscienza. E’
questo che deve caratterizzare
la predicazione evangelica dei
protestanti oggi. Senza con questo avere la pretesa di realizzare
il Regno di Dio, che spetta solo
a Lui. A noi, invece, il compito di
testimoniarlo nei fatti e non
soltanto a parole.
E’ seguito, nel pomeriggio, dopo il culto con la comunità tarantina sul testo di Matteo 28:
11-20 e la pausa per il pranzo al
sacco, un nutrito dibattito che
ha arricchito di contenuti la relazione, nia che, in sostanza, ha
visto tutti d’accordo sulle posizioni espresse la mattina dal Pastore Delle Donne.
Buona la partecipazione dei
predicatori locali della regione e
dei giovani di Bari, Barletta e
Conversano; assenti, invece, quasi tutti i pastori della zona, per
impegni con le rispettive comunità o perché fuori sede.
Prima della ripresa dei lavori
pomeridiani il fratello Pietro
Gelao, del Consiglio della Federazione Regionale, è riuscito a
trovare anche il tempo per presentare il recente libro del Past.
Delle Donne « La torre di argilla », un utile strumento di confronto basato su un’analisi biblica e teologica delle dottrine
dei Testimoni di Geova alla luce
del messaggio evangelico.
Pasquale Consiglio
TORINO - OSTELLO FEMMINILE
Un’esperienza
comunitaria
Quando decisi di proseguire i
miei studi a Torino ero, come di
solito avviene in vista di qualsiasi cambiamento della propria
vita, tin po’ perplessa. Non sapevo come mi sarei trovata presso r Ostello Valdese dove avevo
deciso di alloggiare, né avevo capito bene come funzionasse quest’opera della Chiesa valdese di
Torino. Ora, a distanza di alcuni mesi, sento il bisogno di esprimere il mio apprezzamento
per questo servizio e la gioia per
la vita comunitaria che vivo con
altre amiche giovani che studiano o lavorano, evangeliche o cattoliche, delle Valli o delle altre
parti d’Italia. L’autonomia che
abbiamo nel gestire la nostra
vita quotidiana ci rende maggiormente responsabili e ci insegna a
vivere con altri ed a capirli. Con
la commissione direttiva abbiamo deciso di far conoscere quest’opera un po’ meglio in tutta
la penisola affinché chi ne avesse
necessità possa fare domanda
per tempo.
L’opera è situata aU’ultimo piano dello stabile della Chiesa valdese in via Pio V, 15 e comprende 12 camere da letto a due posti, 6 bagni, 2 soggiorni-salotto e
5 cucine in cui trovano posto,
secondo l’ampiezza delle stesse,
tre, oppure sei persone. Non c’è
personale di servizio e le pulizie
vengono latte a turno dalle ragazze. Una commissione direttiva sorveglia l’andamento deH’opera, si occupa della contabilità
e della manutenzione, dell’arredamento ecc. Le rette sono differenziate: chi studia paga meno, essendo a carico della famiglia, e chi lavora un po’ di più.
Durante l’aimo abbiamo con la
commissione degli incontri (assemblee) in cui vengono discussi i problemi interni ed i rendiconti (consuntivi e preventivi).
In occasione di Natale e Pasqua
gli incontri sono a carattere leggermente diverso. Quasi quotidianamente abbiamo la visita di
uno dei membri della commissione e due di loro in particolare
curano i contatti personali con
ognuna di noi. L’età va dai 18 ai
28 anni. Presidente dell’opera è
il pastore A. Taccia che abita
al piano sottostante, quindi vicinissimo a noi.
Se qualcuno volesse saperne di
più o fare domanda, indirizzi a:
Commissione Ostello Femminile
Valdese - Via Pio V, 15 - 10125
Torino.
A. S.
CORRISPONDENZE
Catania: una chiesa riflette sulla sofferenza
Sulla sofferenza si è soffermata, per tutto il mese di marzo,
l’attenzione della Chiesa valdese
di Catania, stimolata in questo
dal caso di un’anziana sorella tenuta in vita artificialmente presso una clinica della città. Al tema il pastore ha riservato i sermoni domenicali e le signore
della Società di cucito i loro incontri periodici. La riflessione
si è conclusa con una conferenza, tenuta il 27 marzo da Christian Gysin, pastore a Basilea,
dal dott. Biagio Panascia, in servizio presso l’ospedale Vittorio
Emanuele come anestesista e
dall’avv. Stefano Aloisi, del foro
di Catania. Certo non si pretendeva di dare una risposta definitiva a domande come « perché
la sofferenza? ». Tuttavia, l’incontro è servito, attraverso l’esame delle forme più vive con le
quali la sofferenza — fìsica e
morale — si manifesta, negli ospedali e nelle carceri, a suggerire gli atteggiamenti da tenere e
quelli da evitare assolutamente
di fronte a una persona che soffre e a sgombrare il campo da
ogni interpretazione pseudo-cristiana della sofferenza come castigo per i peccati commessi personalmente dal sofferente. « Rimanere in ascolto, condividendo
la sofferenza della persona che
vogliamo aiutare, senza pretendere di strapparla per incanto
dal suo stato, ma accompagnandola nella sua esperienza » —
hanno convenuto gli oratori —
« è il modo migliore per alleviarne le pene ». « Il Cristo crocifìsso — è stato detto ancora — ha
preso su di sé il peso del peccato del mondo, ed Egli è la promessa della fine di ogni umana
sofferenza ».
Domenica 11 marzo, nella Chiesa battista della città etnea si
è tenuto l’annuale culto della Federazione Giovanile Evangelica
a cura del gruppo locale che è
composto da giovani sia battisti
che valdesi. Daniele Miraglia ha
predicato su Romani 4, un « classico » della giustificazione per
fede. Molto partecipata l’àgape
fraterna svoltasi nei locali di
via Cantarella, subito dopo il
culto.
Alla giornata hanno preso parte anche tre giovani missionari
del CEC (Consiglio ecumenico
delle Chiese), membri della Commissione per l’emigrazione in
Europa (CEMIT), che avevano
appena concluso, insieme col pastore Mario Berutti e con Francisco Rivers, volontario della
Chiesa metodista americana
presso il Centro di Documentazione e di Iniziative per la Pace
di Catania, un giro di indagine
sull’immigrazione nordafricana
in Sicilia.
Virginia Carunchio
GUGLIONESI — Una cittadina
del Molise a pochi chilometri da
Termoli e dal mare (vi è una
parte della città che viene chiamata « limgo mare » perché da
essa si può vedere da lontano
l’Adriatico e le isole Tremiti).
Siamo nella provincia di Campobasso e in questa città opera da
molti anni la chiesa valdese venutasi a formare attraverso un
limgo lavoro evangelistico di fratelli del posto. Durante i periodi
di maggior tensione, all’inizio del
secolo e durante il fascismo, come quando a causa dell’emigra
zione molti giovani sono partiti
per la Svizzera, questa chiesa ha
resistito e ha continuato la sua
attività tramite l’impegno di alcuni pur senza avere una sede
pastorale in loco.
Anni fa si è riusciti ad avere
un nuovo locale di culto abbandonando il vecchio, sito in un vicolo nascosto. Un locale sulla
via principale per essere presenti, anche fisicamente, nel mezzo
della vita della città. Una vetrina
con libri evangelici, cartelli con
brani biblici, la porta aperta ogni giorno con la presenza di xm
fratello pronto a rispondere alle domande di coloro che desiderano conoscere l’Evangelo.
Tra i tanti fratelli responsabili
della predicazione evangelica a
Guglionesi, oggi vogliamo ricordare una famiglia e una cara sorella di questa famiglia: Virginia
Carunchio. La ricordiamo per
ciò che ella ha fatto e per ciò
di cui ella è stata testimone, oggi
che ci ha lasciati.
Ai suoi funerali (avvenuti lunedi 12 marzo con la partecipazione del past. Domenico Cappella) vi era molta gente della città. Qualcuno ricordava che un
tempo i predicatori dell’Evangelo e i membri della comunità
erano fatti oggetto di insulti e
di violenza. Oggi quei tempi sono finiti. L’opera della nostra sorella è servita a collaborare perché la gente di Guglionesi deponesse ignoranza e violenza per
prendere la conoscenza e l’amore dell’Evangelo.
La sua è stata una azione simile a quella di tante nostre sorelle nelle comunità del mezzogiorno: con umiltà, in silenzio, senza apparire, ma pronta al servi
zio. Un servizio quotidiano che
nonostante xma sua infermità si
svolgeva verso il fratello (anziano della chiesa) infermo e verso
chiunque avesse necessità di aiuto. La sua casa era aperta a tutti e tutti potevano trovare il conforto e il ristoro dello spirito
attraverso la sua semplice attività.
Spesso ricordiamo la vita e la
testimonianza di nostri fratelli
che sono stati guide e maestri
importanti per le nostre chiese,
ma anche l’opera della nostra
sorella, che quasi di nascosto lavorava per l’Evangelo, non deve
essere dimenticata.
Virginia aveva 75 anni e dopo
un grave infarto ci ha lasciati.
Ci rimane qualcosa di lei, qualcosa che non possiamo dimenticare, né abbandonare: il buon
combattimento della fede si compie ogni giorno con l’opera modesta di donne che in casa e in
chiesa si mettono al servizio di
Colui che è venuto per servire e
non per essere servito.
Larga informazione
VALLE D’AOSTA — A seguito della firma dell’Intesa tra
stato e chiese valdesi e metodiste, alcuni organi di stampa locale hanno dato all’avvenimento
notevole risalto e spazio. Innanzitutto Aosta Tribune del 25 febbraio ha riportato la notizia in
prima pagina, dedicandovi addirittura l’articoletto di fondo, e
vi è ritornato su il sabato successivo con un’ampia intervista
al past. Del Priore, consentendo
di ampliare il discorso anche alla storia ed alla confessione di
fede dei Valdesi, di rimarcare
alcune differenze di fondo con
la chiesa cattolica, di indicare i
temi oggi maggiormente dibattuti ed affrontati nelle chiese in
questi anni.
Anche n Lavoro, organo del
PCI in Valle, ha riportato l’8
marzo un’analoga intervista in
cui ha inteso sottolineare l’importanza della conclusione dell’Intesa, illustrandone il significato.
Il quindicinale Nuova Sinistra
Informazioni infine ha riportato congiuntamente in una intera pagina due interviste: ad un
sacerdote sul nuovo Concordato, ed al past. Del Priore sull’Intesa. E’ stato possibile sottolineare l’opposizione complessiva di questi due strumenti di
regolamentazione dei rapporti
stato-chiese.
Questo insieme di precisazioni e di puntualizzazioni a livello
locale è stato avvertito positivamente dentro e fuori la comunità.
In febbraio è pervenuta ancora una richiesta a parlare di
Lutero da parte dell’Istituto magistrale di Vèrres. L’insieme delle classi ed i professori hanno
se.guito attentamente l’esposizione e rivolto molte domande.
Ci siamo rallegrati per questo
primo contatto con una scuola
della Bassa Valle.
Nel quadro di un ciclo di Conferenze su « Pacifismo e pacifisti », organizzato dall’Istituto
storico della Resistenza in Valle
d’Aosta, ci è stato chiesto un
contributo che è stato dato, mercoledì 4 aprile, dal past. Eugenio Rivoir che ha parlato nel salone del Palazzo regionale su :
« L’etica protestante nella opposizione alla guerra nazista e nell’impegno per la pace».
6
6 prospettive bibliche
13 aprile 1984
IN VISTA DELLA PROSSIMA ASSEMBLEA LUTERANA MONDIALE
In Cristo, speranza del mondo
impresa comune; ma il suo appello al pentimento è anche appello all’autocritica e al cambiamento radicale.
Dal 22 luglio al 5 agosto prossimo si terrà a Budapest la 7° assemblea detta Federazione Luterana Mondiale. Pubblichiamo l’ultimo capitolo del documento preparatorio.
Questa speranza
è reale
La speranza cristiana non è
un’astrazione: essa fa parte della storia, nella quale si incarna.
Le confessioni di fede (apostolica, di Atanasio e di Nicea) confessano la fede in « Dio Padre onnipotente. Creatore del
Cielo e della Terra » (Simbolo
degli Apostoli). Noi crediamo che
Dio conservi questo mondo
che Egli ha creato. Cristo è venuto nel mondo come « totalmente Dio e totalmente uomo, con
un’anima razionale ed un corpo
umano — uguale al Padre secondo la divinità, subordinato al
Padre secondo la sua umanità »
(Simbolo di Atanasio). E’ nella
fede che noi aspettiamo « la risurrezione dei morti e la vita
del mondo a venire» (Nicea).
Nel lingiiaggio di ogni giorno,
la parola «speranza» si riferisce esclusivamente al futuro. Ma
la nostra fede riguarda lo sviluppo storico dall’inizio alla fine;
la speranza cristiana abbraccia
così il passato, il presente e il
futuro. Le sue certezze si ancorano nel passato; essa interpreta ed informa il presente, aspetta
Tavvenlre.
La Bibbia non ci dà soltanto
uno scorcio della storia umana,
ma anche una visione di ciò che
deve venire (Rom. 8: 19-21).
Al centro di questa visione della storia universale si alza la ero.
ce di Cristo. In ogni culto domenicale festeggiamo la risurrezione di Cristo, il quale ha cambiato tutta la storia: è in questa risurrezione che la potenza dell’avvenire è già attiva. E’ su di essa
che si fonda la speranza cristiana. E’ in ciò che la speranza cristiana si distingue dalle altre,
diventando così costitutiva della
fede. Essa non è uno fra diversi
principi della fede cristiana: il
cristianesimo è la speranza.
La nostra speranza
trasforma
Può significare l’atto di sperare,
così come l'oggetto della speranza. Tocca alla teologia cristiana
di precisare il senso e di orientare il nostro pensiero. In questo senso la speranza dirige la
nostra fede. Martin Lutero diceva in un commento su Rom. 8:
24: « La speranza trasforma colui
che spera, ma ciò che viene sperato non appare. L’anima riceve
così la speranza e ciò che spera,
perché il suo dominio è l’invisibile» (Voi. 25, p. 364).
La speranza cristiana pertanto non è solo un elemento o un
aggetto; è anche portatrice di un
messaggio. La questione non è:
perché speriamo? come se ragioni adeguate potessero essere .date. Occorre invece chiedersi: come speriamo? Come lasciamo la
speranza trasformare la nostra
comprensione e la nostra azione?
Quale differenza provoca questa
speranza? Quali ne sono le conseguenze?
La natura della speranza cristiana non è ovvia. Espressa sotto forma di visioni e di immagini profetiche, stabilendo im ponte tra il passato e il futuro, essa
è difiBcile da comprendere.
La parola stessa è equivoca.
La nostra speranza
è attiva e critica
Questa speranza è attiva. Non
è, prima di tutto, im sentimento
o un’attitudine. Nel Nuovo Testa
mento, essa è collegata alla fede e all’amore (I Cor. 13; I Tess.
1: 3 e 5: 8; Col. 1: 4).
Questa speranza deve avere
conseguenze nel nostro pensiero,
nel nostro linguaggio e nella nostra azione. Al di là della salvezza dell’individuo, essa vale per
tutta la creazione. Il suo dominio
oltrepassa la vita di questo mondo. In Cristo, il regno eterno di
Dio si è avvicinato, è stato reso
tangibile. Sperare in Cristo vuol
dire aspettare la vita del mondo
a venire, lavorare ad una vita
migliore in questo mondo. Vuol
dire aspettare ardentemente il
giorno in cui il progetto di Dio
sarà pienamente realizzato e Dio
sarà tutto in tutti (I Cor. 15:
28).
Il Nuovo Testamento lega
strettamente pentimento e speranza. La nostra speranza deve
diventare concreta politicamente.
La speranza ci libera per compiere ciò che è necessario nel nostro tempo. E soprattutto, ci dà
una visione nuova.
Indubbiamente il cristianesimo
è nello stesso tempo conservatore e radicale, nell’accezione originale di questi termini. E’ conservatore nella misura in cui
stabilisce delle basi, e considera
la storia dell’umanità come una
La speranza cristiana e le attese umane sono strettamente legate; ma non possono venire con,
fuse. Ai giorni nostri, molti cristiani sbagliano, disegnando la
forma della loro speranza secondo le loro attese umane. Ma il
cristianesimo annuncia un futuro
aperto, nuovi cieli e nuova terra.
La speranza cristiana è realistica. Non implica che tutte le cose andranno meglio. Anzi, il Nuovo Testamento prevede che la
situazione sarà peggiore: « Una
nazione si leverà contro un’altra,
un regno contro un altro, e vi
saranno carestie e terremoti qua
e là; ma tutto ciò non sarà che
l’inizio delle sofferenze » (Matt.
24: 7-8).
La speranza cristiana si distingue da una speranza semplicemente umanistica: essa non si
fonda sull’essere umano e sulle
sue proprie risorse. I cristiani
partecipano allo sviluppo molto
preoccupante degli avvenimenti
del mondo attuale. La prospettiva cristiana però non si limita
ad im’analisi della situazione: essa offre anche fede e speranza,
per via di ciò che deve venire
nel mondo, in Cristo.
(continua a pag. 8)
GIOBBE - 6
ALLA FINE CEDE?
Dunque, l’abbiamo visto, Dio sembra
schiacciarci, facendoci passare davanti le
immagini della sua grandiosa, imperscrutabile maestà creatrice, sovrana. Ma il suo
scopo non è questo, non vuol soffocare le
domande vere di Giobbe. Così contìnua:
ma senza cambiare registro; anzi, le
domande con cui continua a incalzare
Giobbe si fanno sempre più strane.
a cura di Gino Conte
Continuano a mcalzare le controdomande di Dio rivolte a Giobbe, e a noi: vìnti o convinti, schiacciati, o credenti? Noi non vogUamo il sUenzio d! Dio, anche se
poi le sue mpMte ci sconcertano e sembrano respingerci, a volte. Dio non vuole
d nostro sileiKio e continua a interpellarci: il tormentato rapporto fra lui e noi
Immagini di un mondo
reale, non idilliaco
La visita al mondo naturale contìnua
serrata; e si arriva davanti a due strani
esseri: Behemot e Levìatan (40: 15 e 25).
Alcune traduzioni, come la Riveduta, hanno qui « ippopotamo » e « coccodrillo », e
senza dubbio questi esseri, presentati come smisurati (il primo, con un’enfasi che
ha del barocco, è detto addirittura « il
capolavoro di Dio »), hanno certi tratti
dell’ippopotamo e del coccodrillo '; ma
sono anche, altrettanto indubbiamente,
raffigurazioni mitologiche di due Bestie
primordiali che sembrano rappresentare, la prima, la forza bruta, massiccia,
schiacciante con cui si manifesta fi male,
e l’altra la forza astuta, subdola, indomabile del male stesso. Raffigurazioni che appaiono in tante mitologie, in tanti Draghi;
vien fatto di pensare anzitutto alla coppia
Fasolt/Fafner della saga nibelungica musicata da Wagner.
Anche se è presentata con sfarzo barocco, non senza qualche morboso cedimento al fascino del mostruoso, appare qui
un’ombra, una nota minacciosa già gravante qua e là nella prima risposta di Dio,
che non è un idillio bucolico, tutto rose
e fiori e cerbiatti. Accanto alle meraviglie
serene del creato abbiamo visto scorrere
le immagini terribili del mare scatenato,
della furia delle intemperie, delle prede
sanpinose sbranate dalle fiere e dai rapaci, e la morte... Ed ecco, ora davanti
agli occhi dolorati di Giobbe Dio proietta le immagini impressionanti e singolari
del Behemot e del Leviatan — cosi come,
secoli più tardi, davanti agli occhi doloranti del veggente dell’Apocalisse, alle
prese con una forza storica totalitaria e
divoratrice, farà passare le immagini, altrettanto mostruose e barocche, della Bestia che viene dalla terra e della Bestia
che viene dal mare (Apoc. 13) l
es., rinfiusso esercitato da mutazioni dell’incandescente superficie solare, il terremoto, la scomparsa fra le sabbie sahariane di un immenso lago nel Mali, accrescendo ancora il disastro ecologico della
fascia inaridita del Sahel; le malattie che
attaccano gli organismi viventi. Oscure
forze storiche che covano in noi e nelle
nostre civiltà, e in certi momenti le intossicano, le svuotano come ascessi. Forze
contro cui cerchiamo anche — ih parte,
e troppo poco — di lottare, ma così spesso
con il senso di avere ingaggiato lotte che
sono fatiche di Sisifo, sempre da ricominciare: tampona qua, si riapre ima falla là.
E comunque, in tanti casi, ci sentiamo alle
prese con forze, appunto, smisurate, troppo più grandi di noi.
Eppure — sembra dire Dio a Giobbe, e
al veggente di Patmos, e a noi oggi —
anche queste forze oscure e terribili, scatenate o subdole e irriducibili, davanti
alle quali vi sentite come fuscelli nella
tempesta, le ho in pugno io. Tutto questo, l’immenso e il piccolissimo, il meraviglioso e il terribile, lo « ho fatto al pari
di te» (40: 15). Il Salmo 104, per tanti
versi così simile all’aura di queste risposte dell’Eterno, e che sembra quasi, in po.
sitivo, la risposta adorante a questa autoproclamazione gloriosa e onnipotente di
Dio, giunge al punto di cantare, fra le
infinite sfaccettature della splendida e
multiforme creazione, « quel leviatan che
hai creato per scherzarci » (v. 26)! Il male: un trastullo nelle mani deH’Onnipotente? Si è sul filo del rasoio, tentati più che
mai di scivolare in una rivolta anche più
violenta e totale.
lare di te, ma ora il mio occhio ti ha veduto. Pereiò mi ritratto e mi pento sulla
polvere e sulla cenere» (42: 1-6).
« Ma ora... ». Ora che cosa? In fondo,
Dio non ha risposto a uno solo dei suoi
— e nostri — interrogativi angosciosi; e
lui è ancora lì, sulla polvere e sulla cenere, respinto dolorosamente ai margini della vita.
Eppure per lui qualcosa è cambiato, anzi tutto. Appare dolorosamente in pace;
non rassegnato, ma placato; non ha
ceduto, alla fin fine, no, ma ha avuto
ciò che più gli premeva, Dio è venuto,
gli ha risposto. Come non pensare alla
prornessa di Dio in Gesù: « Io vi do pace,
la mia pace, ve la do non come la dà il
mondo» (Giov. 14: 27)? Avevo sentito
parlare di te, fiumi di parole, fiumi di dottrine. Ma adesso sei venuto tu, mi hai
parlato. Lo hai fatto con maestà severa,
ma comunque mi hai parlato, ti sei rivolto a me, con il tu (cfr. Is. 43: 1), lontano
eppure vicino, a me, e ti ho visto all’opera.
surda, tu mi hai detto — ti ho ben capito! — che appartengono a te, e io ti credo ^
Perdona, Signore, mio Dio, se ho osato
chiamarti in causa, chiederti conto del
mondo e della mia vita, mentre sono io
che devo rendere conto a te di ogni mio
pensiero, eh ogni mio respiro, come tutto
ciò che esiste e che « hai fatto al pari di
me » (40: 15). Perdona il mio orgoglio,
questo mio vero, profondo peccato; perdona se ho voluto dare io un senso alla
mia vita, « giustificarla », mentre sei solo
tu che giustifichi la mia vita e il mondo
intero. Perdona se ho voluto che tu fossi
per me, per il mondo, mentre siamo noi,
sono io ad essere per te (cfr. Col. 1: 16).
Tu mi ami
E’ tutto diverso
L’inatteso accade
Forze oscure del male
Non siamo anche noi alle prese, sempre, con le realtà che queste « bestie »
mitologiche rappresentano? Oscure forze
cosmiche, telluriche e biologiche, che sovvertono il paesaggio e il nostro habitat vitale e intaccano e distruggono la vita: ad
Giobbe si rivolterà più che mai, magari a bocca ormai ostinatamente chiusa?
Accade invece l’inatteso: «Allora Giobbe
rispose alTEtemo: ”Io riconosco che tu
puoi tutto e che nulla può impedirti di
eseguire un tuo disegno. Chi è colui che
senza intendimento offusca il tuo disegno?
[c’è una risposta puntuale alla domanda
iniziale di Dio: 38: 2]. Sì, ne ho parlato,
ma non lo capivo; sono cose per me troppo meravigliose e io non le conosco [il
termine, in ebraico, contiene una sfumatura che significa anche « non le domino »]. Il mio orecchio aveva sentito par
Mi pento, mi ravvedo (la metanoia, il
rivolgimento interiore e di atteggiEimento
di vita), adesso sì; non davanti ai ragionamenti dei pii, ma davanti alla tua santa
maestà. « Ho peccato contro a te, contro
a te solo» (Sai. 51: 4). Di un Dio contabile che mi assesti un colpo ogni volta
che sgarro, e basta, non ne vorrei sapere; se tu fossi così, come amarti? Ma di
fronte a questa tua maestà grandiosa in
cui vibra e trionfa segreto il tuo amore
per tutte le tue creature, e per me, io ritrovo il mio posto.
Sono qui, straziato dal dolore, moralmente e fisicamente distrutto, sulla polvere alla quale sto per ritornare anch’io,
eppure so che tu, vindice della mia vita
e di ogni vita, vivi: un giorno t’incontrerò, ti vedrò faccia a faccia, io stesso, a tu
per tu, non più per interposta persona
o per interposta dottrina.
Anzi, già ora ti ho visto, un poco, fidandomi delle tue parole, perché quest’universo immenso e multiforme, con le sue
meraviglie e i suoi contrasti, ’’gratuito” e
’’inutile”, senza altro senso che quello che
trova in te (e in te lo trova!), questa vita
così bella ma anche così dolorosa e as
Questo non mi schiaccia, non mi annui
la, non ci annulla, perché tu ci conosci, c:
ami: lo hai dimostrato rivolgendoti a me
a me che sono un verme, hai parlato trat
tandomi da partner, anche se non certo al
la pari. Finalmente! Grazie di esserti abbassato a me, di avermi risposto — per
grazia, senza motivo, se non per amore. Mi
hai risposto rudemente, ma ora so che,
nel tuo modo divino, tu mi ami.
E’ una forzatura ’’cristiana”, questa,
della scarna risposta di Giobbe? Forse
una accentuazione, un approfondimento,
un ’’compimento”, sì; ma non una distorsione, perché senza alcun dubbio già in
tutto TAntico Testamento il rapporto fra
il Creatore, in tutta la sua santa maestà,
e la sua creatura, e in modo particolarissimo il suo partner, la creatura umana, è
un gratuito rapporto di amore: Dio lo
mostra rivolendosi all’uomo, parlandogli, creando il rapporto per eccellenza, a
tu per tu. Gino Conte
' Il coccodrillo era animale sacro, nell'antica religione egizia, manifestazione e raffigurazione di
forze divine". Sono stati spesso notati i collegamenti fra Questi "canti dell'Eterno" o altri testi
poetici ebraici apparentati, in particolare il Salmo
104, e testi e canti egizi antichi: paralleli e collegamenti formali, che fanno risaltare la differenza
della sostanza teologica, di fede.
^ Behemot, Leviatan: quante volte hanno impersonato Il Sistema, lo Stato, il Regime strapotente,
onnivoro, totalitario, nei libri e nella realtà...
’ Il Catechismo di Heidelberg (1563) comincia
con la domanda « In che consiste la tua unica
consolazione in vita e in morte? »; il catecumeno
è invitato a rispondere: « Nel fatto che col corpo e
con I anima, in vita e in morte, non son più mio,
ma appartengo al mio fedel Salvatore Gesù Cristo, Il quale col suo prezioso sangue ha pienamente pagato il prezzo di tutti i miei peccati e
mi ha redento da ogni potere del diavolo; e mi
preserva così che neppure un capello pmò cadérmi dal capo senza la volontà del Padre mio che
è nei cieli; ed anzi ogni cosa deve cooperare alla mia salvezza. Pertanto, per mezzo del suo
santo Spirito egli mi assicura anche la vita
eterna e mi rende di tutto cuore volenteroso e
pronto a viver d’ora innanzi con lui ».
: I
i
7
13 aprile 1984
obiettivo aperto 7
UN CONVEGNO PROVINCIALE A TORINO NEI GIORNI 30 e 31 MARZO
REUGIONE E SCUOLA ELEMENTARE
Laici e cattolici si interrogano sulle non chiare e gravi prospettive di un nodo fondamentale della scuola pubblica
L’importanza del convegno
« Religione e Scuola elementare »
che si è svolto a Torino a fine
marzo supera il livello locale per
il fatto che si è trattato della
conclusione di un tentativo di
dialogo tra laici e cattolici e di
convergenza su una posizione
comune. I rappresentanti dell’Associazione per la libertà religiosa (ALRI), del Centro di iniziative degli insegnanti democratici
(CIDI), dell’Associazione dei genitori democratici (COGIDAS),
del Comitato per la laicità della
scuola, della Federazione nazionale insegnanti scuole medie
(FNISM), dei sindacati CGIL,
UIL e CrSL scuola, dell’Associazione italiana maestri cattolici
(AIMC), si sono incontrati per
quasi un anno cercando un terreno comune sul piano di una
rigorosa laicità della scuola elementare (bisognosa perciò di una
riforma non solo dei programmi ma del quadro legislativo):
dello studio del fatto religioso su
ima base scientifica nei suoi aspetti storici ed esistenziali; di
una educazione al rispetto di
tutte le posizioni, religiose e non,
emergenti nella scuola.
Diciamo subito che in gran parte questo dialogo è fallito. Quando la cosiddetta « Commissione
dei 60 » — la commissione ministeriale che aveva ricevuto l’incarico di rivedere i programmi
della scuola elemerìtare e che
aveva impostato il suo lavoro
sull’ipotesi di un dialogo tra laici e cattolici — ha chiuso i suoi
lavori a novembre con il colpo
di forza di una seduta fiume di
24 ore, l’AIMC ha subito la sterzata, ha fatto blocco con il nuovo programma «Conoscenze dei
fatti religiosi » sfornato dalla
maggioranza cattolica, e il dialogo si è interrotto. Da questa e
sperienza è emerso quanto sia
difficile, se non impossibile, trovare un terreno comune con chi
in definitiva — per usare i termini di una valutazione data
nel convegno da Giorgio Peyrot
— intende aggirare l’ostacolo costituito dal moderno rigetto dell’insegnamento confessionale tradizionale riproponendolo sotto
una nuova veste di apparente
aconfessionalità e obiettività.
Se è fallito il dialogo con i
maestri cattolici, non per questo
è fallito il convegno. Il dialogo
è proseguito con la Federscuola
CISL di Torino che ha mantenuto una sua posizione indipendente e questo dialogo ha costituito
l’ossatura del convegno e del documento finale, riprodotto in
questa pagina, con cui gli enti
promotori, a mezzo di un gruppo
di lavoro incaricato, hanno sintetizzato gli aspetti salienti del
convegno.
L’approccio culturale
Sotto la guida di Gianna di
Caro del CIDI che ha aperto i
lavori e di Franco Calvetti del
Comitato laicità della scuola, il
convegno è iniziato con la relazione di Franco Pitocco, professore di Storia del cristianesimo
a Roma e membro della « Commissione dei 60 ». In questa veste Pitocco ha illustrato l’opposizione che il programma
« Conoscenze dei fatti religiosi »,
frutto unilaterale della parte cattolica della commissione, ha ricevuto dai laici, e ha analizzato a
fondo il nuovo programma che
prevede la creazione di una nuova materia mettendone in luce la
persistente confessionalità e l’assenza di un ancoramento all’area
storica dello studio del fatto re
ligioso, requisito indispensabile
per un reale inquadramento
scientifico.
Pierino Rollerò, ispettore scolastico, parlando a nome della
Federscuola CISL di Torino, ha
tenuto la seconda relazione illustrando le difficoltà emergenti
dal nuovo programma elementare e dal nuovo Concordato. In
particolare ha evidenziato la gravissima situazione in cui verrà
a trovarsi la scuola materna e
la schizofrenia a cui sarà sottoposto l’insegnante elementare
che domani accetti di condurre
il doppio insegnamento che si delinea. Rollerò ha concluso con
una proposta di inserimento di
« tematiciie religiose » nell’area
di storia, geografìa e studi sociali delimitata dai nuovi programmi.
Una comimicazione dell’Istituto di studi religionistici dell’Università di Torino, presentata da
Giovanni Piloramo, ha delineato
una posizione estranea a interessi confessionali che rivendica
l’autonomia dell’oggetto religioso, del suo linguaggio, la scientificità del metodo e l’equilibrio interno che richiede quindi uno
studio indipendente e a sé stante
in ogni tipo di scuola. Lo ha fatto non senza contraddizioni (assumendo la difesa del programma « Conoscenze dei fatti religiosi » all’insegna del « meglio che
niente ») e forzature (allineando
Concordato e intese dei valdesi
e degli ebrei, tendenti ugualmente a ritagliarsi uno spazio nella
scuola da gestire in modo confessionale).
Dopo un fine pomeriggio animato dalla discussione soprattutto di queste affermazioni, il
convegno è ripreso il sabato mattina sul tema « Concordato, scuola e insegnamento religioso ».
Il Concordato
La profjssa Anna Talamànca,
dell’Università di Perugia ha analizzato l’art. 9 del nuovo Concordato e il 36 del vecchio mettendo in evidenza il fatto che le differenze riscontrate hanno molto
più valore sul piano politico che
su quello giuridico. Con ampi riferimenti storici ha poi mostrato
il disagio che il paese ha sentito
sia per situazioni di Iperlaicità
che per periodi di forte confessionismo cattolico. Ha quindi
difeso l’insegnamento religioso
nella scuola pubblica come mezzo divenuto oggi indispensabile
perché i genitori possano realizzare in concreto le scelte educative che la Costituzione garantisce loro di compiere.
E’ stata quindi la volta di Giorgio Peyrot che, sullo sfondo di
un nuovo Concordato definito co
me una « galleria di comici », ha
messo in luce il contrasto tra la
affermazione secondo cui non è
più vigente il principio della religione cattolica come sola religione dello stato e le conseguenze
che non vengono tratte da tale
affermazione mantenendosi im
insegnamento religioso confessionale pagato dallo stato. Parlando dell’Intesa Peyrot ne ha illustrato i due articoli sulla scuola e ha rilevato le responsabilità
del governo che con un emendamento dell’ultima ora ha imposto
un’armonizzazione delTIntesa col
Concordato togliendo così una
più chiara garanzia a quanti non
sceglieranno di avvalersi dell’insegnamento religioso cattolico.
Dopo un inizio di discussione
al mattino, il dibattito è proseguito nel pomeriggio in un crescendo di interesse fin oltre l’ora
di chiusura.
Franco Giampiccoli
fi?'
%
Nei giorni 30 e 31 marzo 1984
si è svolto a Torino un convegno
sui tema «Religione e scuola elementare » organizzato da ALRI,
CIDI, COGIDAS, Comitato laicità della scuola, FNISM, MCE,
CGIL Scuola, UIL Scuola, con
l'adesione della Federscuola
CISL (Torino). Tali enti promotori, a seguito delle relazioni dei
proff. Franco Pitocco, Pierino
Rollerò, Giovanni Filoramo, Anna Talamanca e Giorgio Peyrot
e di un ampio dibattito, hanno
sintetizzato le principali risultanze del Convegno nei seguenti
punti.
1. - Il Convegno ha espresso
disagio e insoddisfazione per il
modo inadeguato in'cui si viene
profilando la risposta alla giusta
esigenza di affrontare il fatto religioso in quanto elemento culturale nell’ambito della responsa.
bilità educativa della scuola. Da
un lato infatti nel Convegno è
stata ribadita da molti l’opposizione di fondo all’idea stessa di
concordato come istituto appartenente alla storia e alla cultura
giuridica del passato e la convinzione che qualsiasi insegnamento religioso confessionale
possa trovar posto nella scuola
solo fuori degli orari e dei programmi della scuola stessa e a
c arico delle relative organizzazioni confessionali.
Dall’altro l’insegnamento religioso denominato « Conoscenze
dei fatti religiosi » è stato fortemente contestato in quanto materia a sé stante dal punto di vista sia scientifico che pedagogico
e organizzativo ed è stato sentito
da molti come stridente nell’accostamento con l’insegnamento
confessionale previsto dal nuovo
Concordato (in quanto tra l’altro
potrebbe implicare una doppia
veste per l’insegnante, l’una confessionale e l’altra meno, l’una
per una parte dejji «alunni e Tal
Sintesi dei Convegno
tra per tutti). Tale insegnamento religioso appare mancante di
un indispensabile ancoramento
scientifico, permanendo ancora
in esso un’impostazione di contenuto confessionale che ha infatti indotto a ritenerlo non compatibile con la valutazione scolastica.
2. - Il Convegno ha espresso
pertanto in merito ai due temi
summenzionati una serie di proposte.
A) In merito ai nuovi programmi per le scuole elementari.
a) L’introduzione dei nuovi
programmi, quali sono stati formulati dalla Commissione ministeriale, non può avvenire se non
in base ad un adeguato intervento legislativo, a seguito di dibattito in Parlamento, che:
— abroghi esplicitamente il decreto del 1928 che tuttora
mantiene nella legislazione italiana la concezione che vede
nella dottrina cristiana quale
ricevuta dalla tradizione cattolica il «fondamento e coronamento » di tutto l’insegnamento scolastico;
— disciplini adeguatamente le rilevanti innovazioni relative
alla pluralità degli insegnanti,
all’introduzione di nuove materie, aH’estensione dell’orario
scolastico, e disciplini la conseguente necessaria ristrutturazione della formazione professionale degli insegnanti.
Rimane l’urgenza dell’abolizione per semplice via amministrativa delle 20 lezioni integrative
introdotte con analogo strumento negli anni ’30 e successivamente mantenute.
b) Lo studio di «telematiche
religiose » può essere inserito
nei programmi scolastici secondo una collocazione che sia coerente e rispettosa della loro specificità: non nella premessa ai
programmi (il che condurrebbe
ad un nuovo « insegnamento diffuso ») bensì nell’area individuata come « storia, geografia e studi sociali» con la possibilità di
allargamento e coinvolgimento di
altre aree nell’ambito concreto
della programmazione didattica
di ogni scuola. Tale inserimento
di «tematiche religiose» in quest’area non potrà tuttavia non
rispondere ad alcune condizioni
irrinunciabili per una scuola che
sia laica:
— l’estensione dell’area coperta
dallo studio del fatto religioso deve essere universalmente condivisa;
— lo studio del fatto religioso
deve avere ima chiara impostazione scientifica;
— la formazione degli insegnanti
deve avere, anche in questo
campo, carattere scientifico su
base universitaria.
Solo a <itieste condizioni si potrà raggiungere da un lato una
reale deconfessionalizzazione del
fatto religioso nella scuola e nei
suoi programmi di studio e dall’altra la fine di un inaccettabile
disimpegno culturale nei confronti del fatto religioso finora segregato nell’ambito delTinsegnamento confessionale.
B) In merito alTinsegnamento confessionale ribadito dal nuovo Concordato:
a) L’estensione di questo insegnamento alla scuola materna
pone gravissimi problemi pedagogici contrastando con l’impostazione data a questa scuola con
la legga^del 1968 e gli « Orientamenti» del 1969 rendendo possibi
le l’inserimento di un secondo
educatore per interventi educativi di tipo confessionale. Solo
una regolazione legislativa assunta dal Parlamento — e non già
una regolazione in via amministrativa — potrà limitare i danni
di onesta estensione.
b) Dovrà esser posta la massima cura nelTattuazione della
prevista facoltatività dell’insegnamento religioso confessionale, particolarmente a proposito
dei seguenti punti:
— perché la scelta tra valersi o
meno delTinsegnamento religioso confessionale non sia discriminatoria è necessario che
questo stesso insegnamento
venga posto al principio o alla fine dell’orario scolastico;
— la scelta relativa al valersi o
mano delTinsegnamento religioso confessionale non potrà
in alcun modo divenire criterio di formazione delle classi
ghettizzando le due opzioni;
— la scelta relativa al valersi o
meno delTinsegnamento religioso confessionale dovrà èssere fatta per ogni singolo
anno scolastico dai titolari
previsti e dovrà essere proposta a livello amministrativo e
non dagli insegnanti per garantire la piena libertà della
scelta:
— per quanto questo possa comportare difficoltà, non potranno essere escluse eventuali
iscrizioni o cancellazioni che
abbiano luogo non all’inizio
bensì durante Tanno, trattandosi sempre di un diritto di
libertà garantito in ogni tempo dalla Costituzione.
c) Dovr^inno essajre tratte
tutte le necessarie conseguenze
dal fatto che in base al protocol
lo addizionale del Concordato
non viene più considerato in vigore il princìpio della religione
di stato. In particolare ciò significherà Tesclusione di pratiche e
simboli cultuali di qualsiasi genere che altrimenti comporterebbero il permanere di un confessionismo di stato.
d) Le intese successive che
secondo il Protocollo addizionale dovranno intervenire tra le
competenti autorità scolastiche
e la CEI non potranno essere
espresse se non a mezzo di leggi ordinarie dello Stato. In particolare, per ciò che riguarda i
profili della qualificazione professionale degli insegnanti, quali
che siano le esigenze delTautorita ecclesiastica, l’autorità statale
non potrà rinimciare a entrare
nel merito delle attitudini e capacità didattiche e della preparazione professionale.
3. - Sulla base delle considerazioni precedenti, il Convegno
ha messo a fuoco due elementi
prioritari.
Da un lato la necessità di ribadire il carattere autenticamente laico della scuola pubblica che
non può consistere nel superare
la scuola confessionale approdaihdo ad una scuola pluriconfessionale, ma deve consistere
nella quotidiana costruzione di
un metodo critico e del confronto, rifiutante qualsiasi indottrinamento, finalizzato all’acquisizione
di strumenti autonomi per libere
scelte.
Dall’altro un pressante appello
rivolto alle forze politiche aflBnché mediante i loro specifici progetti legislativi rivendichino la
competenza del Parlamento nella definizione della indispensabile riforma della scuola elementare, dando ampio spazio — data
Timportanza e la delicatezza del
problefna — al dibattito in aula
in vista di una valida produzione normativa.
8
8 ecumenismo
13 aprile 1984
PINEROLO - CONFRONTO INTERCONFESSIONALE
Il BEM in casa cattolica
In Cristo,
speranza del mondo
Mentre si sta studiando nelle nostre chiese il testo su « Battesimo,
Eucaristia e Ministero » è interessante ascoltare la voce cattolica
(segue da pag. 6)
La speranza del
Dio trinitario
Il nostro Sinodo lo ha passato
alle chiese. Assemblee, gruppi di
studio, collettivi teologici e altri
organismi ecclesiastici stanno
raccogliendo, in questi mesi, le
prime reazioni. Ma in casa cattolica cosa succede? Qual è il
suo reale grado di coinvolgimento nello studio del documento
su « Battesimo, Eucarestia, Ministeri», il cosiddetto BEM, varato a Lima nel 1982? «Tutto
sommato scarso — confessa il
vescovo Giachetti di Pinerolo
— anche se qualcosa si sta muovendo. A Venezia, Roma, Bari ci
sono gruppi ecumenicamente vivaci. La segreteria della Conferenza Episcopale ha inviato, perché lo si studi, il BEM in tutte
le diocesi. Del problema sono
state investite anche le Facoltà
teologiche, i centri cattolici di
studio. Raccoglieremo i pareri,
ci saranno dichiarazioni ufficiali ».
Intanto il Segretariato delle
Attività Ecumeniche (SAE) —
un organismo laico che collega
realtà religiose diverse — ha deciso di dedicare tutta la sua sessione estiva di studi all’analisi
del BEM. E in alcune diocesi,
Pinerolo in testa, continua il lavoro di scavo e confronto anche
con il contributo di pastori evangelici.
« Ho comunque l’impressione
— aggiunge il vescovo Giachetti — che si stia sviluppando,
seppur lentamente, una progressiva attenzione nei confronti di
questo documento ecumenico, la
cui utilità per la riflessione teologica e di fede delle chiese è indubbia». Insomma, il BEM rulla sulla pista ma non ha ancora
spiccato il volo.
«Troppo protestante per gli
ortodossi, troppo poco cattolico
per i cattolici che non vi trovano più il papa — dice Paolo
Ricca della Facoltà Valdese —
il BEM, che non ha ’imprimatur’, attira le critiche di tutti.
Così sul BEM, che ha avviato
tra le chiese una prima ricerca
unitaria di condivisione, si riversa tutta la voglia di libertà
dei cristiani».
In una zona ecumenicamente
’calda’ come Pinerolo si è tentato, la scorsa settimana, nell’austera biblioteca del Seminario,
di fronte ad un pubblico attento ma numericamente scarso
(eccezion fatta per il clero locale) una prima valutazione interconfessionale del BEM. Dal confronto tra il teologo cattolico
Giovanni Cereti e il nostro Paolo Ricca sono scaturite molte
domande. Verso quale unità
stiamo andando? L’unità nella
uniformità o in una ’diversità
riconciliata’ dall’opera di Cristo?
Se sul capitolo del Battesimo
la convergenza delle chiese è
(quasi) cosa fatta, le difficoltà
maggiori si incontrano sul punto dell Eucarestia («chè il documento — dice Ricca — le assegna un posto eccessivamente
centrale nella vita cristiana») e
del Ministero. Su quest’ultimo
punto, tra i rilievi di segno protestante, non sfugge nel BEM
una latente sacralizzazione dei
ministeri che si accompagna all’evanescenza del ruolo della comunità locale. Ricca è entrato
nel vivo di questioni specifiche
riguardo al documento. Le ha
elencate. I punti da discutere
sono molti. Da parte cattolica,
più che al quadro, ci si è limitati alla cornice.
L’interpretazione
di Cereti
Non priva di originalità, Cereti propone una lettura a cicli
della storia del cristianesimo.
Finiti i secoli dell’Inquisizione è
sorta l’epoca della polemica, dell’intolleranza con tutta la sua
teologia del ritorno degli eretici
o degli scismatici in seno a santa
romana chiesa. Il Concilio Vaticano II ha chiuso anche quest’epoca, che ancora sopravvive
qua e là in realtà ecclesiali retrive e reazionarie, ed ha inaugurato l’era ecumenica. Per viverla appieno occorre un radicale
cambiamento di mentalità. Tutti devono infatti lasciarsi mettere in discussione ed eventualmente, sulla base di argomenti
convincenti, saper cambiare posizione. Cereti insiste sul fatto
che nella chiesa cattolica ci sono molte tradizioni, e questo
può turbare il confronto ecumenico. Ma ciò che conta non è
l’esteriorità culturale, tradizionale, ma il nucleo della fede.
Non bisogna fermarsi alle apparenze — per esempio alle particolari forme devozionali e spirituali del pontefice — ma bisogna andare oltre. Ma dove?
Ecco il problema.
Il « Times » di due anni fa descrivendo rempasse ecumenica
proponeva un’alternativa : o si
stringe il dialogo e la comunione tra le chiese numericamente
più forti : cattolici, ortodossi, anglicani e luterani oppure si intraprende l’altra strada, più multilaterale, più difficile, verso l’unità visibile della chiesa, che
coinvolge più realtà ecclesiastiche, basti pensare al Consiglio
Ecumenico delle Chiese (CEO.
Studiare il BEM significa aver
già imboccato questa seconda
strada.
«Ecumenismo per i cattolici
— dice Cereti — non vuol però
dire : dimentichiamo l’impegno
per il rinnovamento della chiesa. Tutt’altro; bisogna saper cogliere i suggerimenti che scaturiscono dal BEM per affrontare
i nuovi problemi della Chiesa,
anche i più difficili come: l’ordinazione delle donne o delle
persone sposate, o il problema
del ministero petrino. Ma non
solo la Chiesa cattolica ha bisogno di rinnovarsi».
Se il teologo Cereti è rappresentativo della sua realtà ecclesiale — e io penso di sì, — dobbiamo dare atto che in casa cattolica il BEM, accolto come occasione straordinaria e unica
nella storia del cristianesimo, è
visto come la prima importante mossa sulla scacchiera ecumenica. E’ il primo atto significativo nel ristabilimento di una
reale comunione tra i cristiani.
Ma forse non è il caso di correre. Prima di andare avanti bisognerà sentire la base delle
chiese. I teologi ecumenici la
loro parte l’hanno fatta e, pare,
in modo egregio. Hanno scritto
un documento ricco di spunti
ed ora lo stanno discutendo. Forse è arrivato il momento di verificare fino a che punto il popolo di Dio vi si riconosce. La
scommessa è tutta IL
In Cristo, il Regno di Dio si
è avvicinato. Ogni domenica, la
Chiesa confessa la propria fedte
non solo riel Cristo Salvatore,
ma anche nel Padre Creatore e
nello Spirito Santo, il quale agisce tramite la comunità cristiana e i mezzi di grazia. Il Dio
trinitario crea e sostiene, riconcilia e libera, riunisce e santifica.
Il Padre, il Figlio e lo Spirito
Santo, inseparabili, ci portano i
doni del Regno.
Questa fede in un Dio trinitario trova la sua espressione nel
vero centro della nostra fede, nella formula liturgica tradizionale dell’Eucaristia; « Per mezzo
di lui, con lui, in lui, nell’unità
dello Spirito Santo, ogni onore
ed ogni gloria a te Padre Ormipotente, ora e sempre ».
In Romani 8, Paolo parla sia
dello « Spirito che ha ridestato
Cristo dalla morte » sia dello
« Spirito di Cristo ». In un modo
significativo, Cristo e lo Spirito
sono legati in numerosi passi
del Nuovo Testamento. Per esempio; I Giovanni 4: 13; Efesini 1: 13; 2: 22. Parlare della speranza senza parlare dello Spirito Santo sarebbe incompleto.
Dobbiamo evitare di cadere in
un cristocentrismo eccessivo, che
sarebbe estraneo al pensiero del
Nuovo Testamento. La nostra
speranza è che nulla può separarci dall’amore di Dio in Cristo, accordatoci dal Padre, per
via della morte e della risurrezione di Cristo, nell’unità dello
Spirito Santo.
Il fondamento della speranza
cristiana è la nostra fede nella
potenza creatrice di Dio, e nel
suo amore per il mondo, il quale
ha mandato Gesù come Cristo e
Salvatore. La potenza di questa
speranza, è l’opera dello Spirito
Santo in noi. Il suo compimento è nelle mani di Dio.
1984. la Federazione Luterana
Mondiale ha confessato consapevolmente questa fede: in Cristo
sta la speranza per il mondo.
La speranza cristiana riveste
così un carattere unico. Essa è
certezza, e non vacilla, perché la
lotta e la vittoria hanno già avuto luogo. Essa è fondata su
tutto il ministero di Gesù, ma
prima di tutto sulla sua morte e
la sua risurrezione, il che dimostra che non è stato solo ima
vittima delle forze distruttive ma
anche il loro vincitore. Il garante della nostra speranza non è ciò
che succederà, ma ciò che è già
successo.
Gesù Cristo è la nostra speranza (I Tim. 1: 1). Secondo il
Nuovo Testamento, la salvezza è
la nostra comunione con lui. E’
stato profetizzato che in lui Giudei e gentili avrebbero trovato
la loro speranza. In lui, il passato, il presente e il futuro della
nostra salvezza co-esistono.
Una speranza
in Cristo
Giuseppe Platone
La speranza cristiana è strettamente legata alla persona di
Gtesù Cristo. Nello scegliere questo tema per l’Assemblea del
Raramente il Nuovo Testamento descrive la speranza cristiana
come una meta. Prima di tutto,
essa è una relazione. Questa è la
differenza fondamentale tra la
speranza cristiana e le altre.
E’ in Cristo che Paolo radica
la fede in modo decisivo. Essere
in Cristo e la fonte della vita nuova. A dispetto della ribellione
deH’umanità, egli porta la redenzione per mezzo dell’amore di
Dio (Rom. 23; 24; 6: 11; 8; 39).
Ogni essere in Cristo è così una
nuova creatura, creata in Gesù
Cristo per buone opere (Ef. 2:
10).
Giovanni trasferisce questo futuro nel presente. In Cristo è la
vita (I Giov. 5: 20).
La relazione di Cristo con i
suoi discepoli è particolare: non
solo essi sono stati purificati dalla Parola (Giov. 15: 3), ma è in
lui che cercano la loro vita, come i rami del tronco, il che li
rende capaci di portare molti
frutti (Giov. 14: 12-14).
Questa è la nuova realtà per
coloro che « erano lontani, ma
ora sono stati riavvicinati dal
sangue di Cristo » (Ef. 2: 13).
Per mezzo della passione e della
risurrezione di Cristo, i credenti
giungono alla pienezza della vita,
la quale viene loro trasmessa dalla Parola e dai sacramenti. In
Cristo, guardiamo in avanti, verso la vita del mondo a venire. (...)
a
Peggiora la situazione
a Grenada
(Soepi) — Una missione di ricerca americana ha constatato
un aumento della militarizzazione e della repressione politica
nell’isola di Grenada.
Echi dal mondo
cristiano
dell’Europa occidentale i musulmani sono soprattutto lavoratori immigrati, mentre nel sud e
nell’est europeo vivono da lungo tempo forti comunità.
« Tutte le forze militari dovrebbero lasciare l’isola » ha raccomandato questa équipe del
Comitato di servizio degli Amici. Il grosso del contingente
americano, che ha invaso l’isola
nell’ottobre scorso, è stato rimpatriato e sostituito da ima forza comune caraibica. Rimane comunque sull’isola un effettivo di
300 soldati.
a cura di Renato Ooisson
e circa 35 persone si trovano
attualmente detenute per motivi politici.
musulmani dirigono un progetto
di sviluppo lanciato dalle chiese
con l’aiuto della Cimade.
Condannando l’invasione, la
delegazione ha dichiarato che
c’era un’alternativa non violenta
all’utilizzazione precipitata della
forza militare. Secondo un membro della delegazione, anche se
gli abitanti hanno accolto favorevolmente l’invasione, essi sono ora cinici e depressi.
Un’altrg, delegata ha lasciato
capire che l’agitazione sociale
sull’isola potrebbe degenerare in
una instabilità politica; le difficoltà economiche persistono,
l’economia è praticamente paralizzata ed è difficile che l’aiuto
americano possa salvarla.
La detenzione permanente,
senza capi d’accusa e senza giudizio, è autorizzata dalla legge
Africa: collaborazione
tra due religioni
(SPP) — In diversi stati africani cristiani e musulmani collaborano per lo sviluppo del loro paese, è quanto ha dichiarato
il past. Rafransoa, segretario
della CETA (Conferenza delle
Chiese di tutta l’Africa).
A parte l’Egitto e la Libia, dove le relazioni con l’islam sono
caratterizzate da un certo estremismo, la coesistenza fra i discepoli di Gesù Cristo e quelli di
Maometto va avanti con una
certa armonia. Nel Sahel si lavora insieme per lo sviluppo
agricolo; nel nord del Kenia, insieme viene portato avanti un
progetto per le donne. Nel Senegai (95% di musulmani) dei
L’Africa conta oggi il 44,8% di
cristiani. Prima dell’anno 2000
essi dovrebbero essere il 3% in
più mentre la percentuale dei
musulmani fissata oggi sul 41,5
per cento, crescerà dell’l,5%. Il
72% della popolazione alfabetizzata si dichiara cristiana. Malgrado le divisioni che li separano, e che non hanno le loro radici in Africa, i cristiani hanno
sempre interesse a cooperare
con i musulmani, se non vogliono lasciarsi strumentalizzare
dalle autorità politiche.
La Conferenza delle Chiese
Europee (KEK) per la seconda
volta ha organizzato un colloquio sui problemi che sorgono
oggi per le Chiese europee da
questa presenza. Delegati di 20
paesi europei si sono trovati dal
5 al 10 marzo in Austria sul tema « La testimonianza resa a
Dio in una Europa secolarizzata ». A fianco dei rappresentanti delle chiese membro della
Kek (ortodossi, anglicani e protestanti) vi era una forte delegazione della chiesa cattolica e
rappresentanti delle comunità
islamiche dell’Austria, della Germania e della Gran Bretagna.
Europa: incontro
cristianesimo-islam
(KEK Inf.) — Oggi in quasi
tutti i paesi d’Europa, cristiani
e musulmani vivono fianco a
fianco. Nei paesi industrializzati
In che modo l’islam obbliga
le chiese europee a rimettere in
questione l’idea che esse si fanno di loro stesse? Quali doveri
hanno nei confronti dei loro vicini musulmani? Quale giudizio
teologico portare sull’islam? Come possiamo, cristiani e musulmani, vivere la nostra fede in
una società secolarizzata, e trasmetterla alle giovani generazioni? Cosa possono fare i cristiani ed i musulmani per favorire
una coesistenza vissuta nella pace e nella giustizia? Queste sono alcune delle domande emerse nel corso del colloquio.
In particolare il colloquio ha
discusso le grandi questioni teologiche che da sempre dividono
cristiani e musulmani: la concezione di Dio, il ruolo di Gesù
Cristo, il giudizio su Maometto.
Tutti si sono trovati d’accordo che oggi i cristiani in Europa devono incontrare i loro vicini musulmani in uno spirito di
amore di verità e di apertura,
anche se le questioni teologiche
rimangono aperte. I cristiani
hanno spesso snaturato la testimonianza che rendono a Dio con
la loro sete di potere e con i
loro pregiudizi. Essi sono ora
chiamati in modo nuovo a prendere per modello di vita il servizio e il dono di Gesù Cristo
ed a seguire il suo esempio servendo i loro simili di religione
musulmana.
Le discussioni hanno messo
ben in evidenza che non si possono dissociare i problemi teologici dalla realtà sociale in cui
cristiani e musulmani vivono
fianco a fianco continuamente
confrontati con le interpellazioni del mondo secolarizzato ed
industrializzato le cui strutture
economiche e politiche sfruttano i deboli e le minoranze. Cristiani e musulmani si sentono
responsabili davanti a Dio del
mondo e del suo avvenire, sono
dunque, oggi, chiamati a lottare
insieme per fare trionfare i valori umanitari, la giustizia e la
pace.
tt 1
9
13 aprile 1984
cronaca delle Valli 9
LA SETTIMANA SCORSA
Pompe
. funebri
Salvo eccezioni, anche se a soli due passi dal cimitero, i nostri morti non li portiamo più
■ a braccia: le pompe funebri si
sono ormai definitivamente (?)
appropriate di tutto ciò che un
tempo i familiari ed i parenti
del morto sapevano e volevano
gestire autonomamente. Oggi
' l’impresa delle pompe funebri
garantisce un servizio completo
e professionale. Ed esiste per
questo; nel dizionario della lingua italiana, sotto la voce pompe funebri si legge: « che cura
il trasporto dei defunti e la ce
érimonia funebre». Le pompe funebri dunque fanno il proprio
dovere. Ma, soprattutto, fanno
•ciò che noi non vogliamo più
fare. E sapniamo tutti molto bene che quando non vogliamo
più fare qualcosa siamo anche
generosi oltre misura verso chi
i fa le cose al posto nostro!
Come credenti dovremmo però essere in grado di fare una
lettura dal punto di vista della
nostra fede, della chiesa nella
quale ci riconosciamo, capire i
W. , rnutamenti di costume, di tradi
zione, di abitudini, che non sono mai neutri, insignificanti. Portafìo sempre con sé mutamenti
del nostro modo di vivere la fede.
Ultimamente — e ciascuno è
in grado di valutare “quando”
■questo si è manifestato — te
pompe funebri si sono appropriate, passo passo, di spazi e
momenti che un tempo erano
gestiti dalla famiglia e dalla
chiesa. Detto altrimenti: fino a
I ^ qualche tempo fa i rapporti era
® ”o questi: famiglia - pastore
pompe funebri; oggi, in un crescendo di casi la dinamica è questa: famiglia - pompe funebri pastore. Si noterà che nel secondo caso non è più la famiglia ad
avvertire il pastore ma l’impresa
delle pompe funebri. Il rapporto si é rovesciato: vi è oggi la
tendenza ad andare prima dalle
^ pompe funebri e dopo dal pasto
re (e non è sempre necessario,
perché si sa, il pastore sarà in
quel dato posto all’ora convenuta con le pompe funebri!).
Che questo accada in città, dirà qualcuno, si può capire; che
questo stia capitando nei nostri
piccoli villaggi è cosa che deve
far riflettere. Deve far riflettere
perché questo “spostamento"
^ non è spiegabile unicamente a
” partire dalla disponibilità delle
pompe funebri e dall'esigenza di
fare bene il loro mestiere. E allora che cos’è auesto “altro” che
resta da chiarire? Io credo che
cip meriti tutta la nostra attenzione e probabilmente non esiste
Una risposta, ma tante. Io provo
a segnalare un solo problema ed
una esigenza.
Questo “spostamento” o, se
volete, questo scavalcamento del
pastore, non nasconde per caso
^ un forte elemento di rassegna
V zione? Un desiderio di fare “pre
sto”, di compiere rapidamente
un atto senza speranza? Che bisogno c’è del pastore se ciò che
sta dentro di noi è un sentimento di fine, di inutilità, di rassegnazione, che cosa può dire il pastore Che non possa dire chiunque?
Per me, come per ogni pastore, credo, non è la stessa cosa
entrare in dialogo con i familiari attraverso la notizia che arriva dalle pompe funebri oppure direttamente, a tu per tu, con
i familiari stessi. Il prima e il
dopo non sono due semplici avverbi di tempo, rivelano due modi di vivere la propria fede, due
modi diversi di situarsi nella comunità dei fratelli. Riflettiamo.
Ermanno Gente
Fiat di Villar: si chiude la
vertenza con alcune garanzie
« Non è una vittoria e nemmeno una sconfitta, ma un compromesso
da gestire »: affermano i lavoratori stanchi per la lotta di tre mesi
« E’ finita ». Gli operai Fiat tirano un sospiro di sollievo. Finalmente in una riunione svoltasi martedì scorso la Fiat ha
accettato una possibile soluzione per l’occupazione nello stabilimento di Villar.
Ma la settimana era cominciata male. I capisquadra Fiat si
erano messi al volante dei camions che portavano via i macchinari, i carabinieri erano intervenuti per denunciare chi
presidiava la fabbrica. Fioccavano le minacce di licenziamento contro gli operai che erano
ai cancelli.
Poi d’improvviso lo spiraglio.
La Fiat comunicava alla FLM
che la ditta che si sarebbe installata nello stabilimento era
una consociata della CORCOS,
che avrebbe occupato 80 lavoratori suoi, 80 lavoratori ex Fiat
di Villar, e 20 assunti tramite il
collocamento. In più che dal
1985 la stessa Fiat era disponibile a trasferire a Villar Porosa
una sua lavorazione che avreb
be occupato una sessantina di
lavoratori. La Fiat dunque non
se ne sarebbe andata dalla valle.
Gli altri lavoratori saranno
spostati allo stabilimento di Rivalta, compresi molto probabilmente anche gli attuali cassaintegrati (per questo ci sarà un
incontro il 20 aprile).
« Non è proprio una vittoria »
^— mi dice uno degli operai che
ha passato gran parte degli ultimi tre mesi ai cancelli — « ma
nemmeno una sconfitta. Qualche
garanzia c’è che non si smantellerà lo stabilimento. Bisognerà comunque essere vigilanti ».
« La cosa più importante è la
possibilità di rientro dei cassaintegrati. Anche se pochi, questo
è un segnale di inversione di
rotta ».
Inversione di rotta anche nel
clima tra operai e sindacato come constata Lanza della FLM;
« Per la prima volta da molto
tempo nelle assemblee che si sono fatte per la valutazione det
L’ARRESTO DI UN VETERINARIO SUSCITA SCALPORE
Risanamento dei bovini
Un gran parlare si è fatto per
l’arresto del veterinario Borgna
coordinatore del servizio presso
rUSSL pinerolese, veterinario ed
ex-sindaco di Cavour. Il Borgna
(non è il solo) faceva il risanamento a tavolino cioè invece di
visitare le stalle per fare i prelievi e vaccini, incassava i soldi
dallo Stato per il lavoro svolto di
controllo, dichiarando tutti gli
animali indenni da tbc senza mai
averli visti. Così facendo metteva in regola i produttori che potevano presentare i certificati di
risanamento ai caseifici. Questo
è andato bene fino al momento
in cui alcuni produttori decisero
di controllare veramente le loro
bestie e così si accorsero che
molte erano malate. Da qui partì
la denuncia di alcuni produttori
contro il Borgna.
Un gran parlare messo subito
a tacere anche dagli allevatori
per paura di compromettere il
mercato già precario del latte e
quello ancora più precario della
carne. Se si facesse un’inchiesta
sono convinto che alla maggioranza dei produttori non importa sapere se le loro bestie sono
sane oppure no, purché possano
vendere il latte.
Ma allora, diranno i lettori, i
produttori sono tutti senza scrupoli pronti a sacrificare la loro
salute e quella dei consumatori
per le esigenze di mercato? Non
è proprio così e vediamo perché:
1) Nessuno ha mai chiarito
ai produttori se il latte di una
bestia malata di tbc è dannoso
oppure no.
2) La legge sul risanamento
è obbligatoria solo per chi vende
l’accordo non c'è stata l'ostilità
dei lavoratori, anche se questo
accordo pone più problemi che
soluzioni. Innanzitutto con quali
criteri si sceglierà chi sarà trasferito e chi rimarrà a lavorare
in valle vicino a casa? e i lavoratori trasferiti saranno poi messi in cassa integrazione o no?
Tutti problemi da risolvere».
Una lotta che è costata agli
operai una mensilità di salano,
ma che è stata capace di organizzare attorno alla difesa del
posto di lavoro tutta la società
locale, dalle forze sociali e politiche alle chiese.
« Una solidarietà che ci ha
permesso di non perdere » — dice il consiglio di fabbrica — « e
che adesso dovrà ritrovarsi nella difesa dei posti di lavoro alla
Filseta di Perosa Argentina^ e
nella creazione di nuovi posti di
lavoro (magari temporanei) alla
RIV-SKF di Villar dove adesso
si fanno straordinari ».
Giorgio Gardlol
il latte, per gli altri è facoltativa,
per cui un produttore può rifiutarsi di abbattere un capo infetto, col rischio di infettare altri
capi e in caso di vendita altre
stalle.
3) La non completa sicurezza che la reazione positiva al vaccino indichi la bestia veramente
malata, i veterinari stessi hanno
idee opposte suH’argomento.
4) L’insigmficante contributo
dato all’allevatore per l’abbattimento del capo infetto, 200-300
mila dopo due o tre anni, contro
il prezzo di 2 milioni minimi per
una vacca da latte. Queste cose
non giustificano ma fanno capire
come molte volte gli allevatori
diventino comulici di veterinari
disonesti.
M. G.
Comitati per la pace
Il prossimo incontro del Comitato pace Valli Chisone e Germatiasca è fissato per venerdì 13 marzo, alle ore 21,
presso I locali del Convitto Valdese di
Pomaretto. All'ordine del giorno il lancio delle leggi di iniziativa popolare decise dall'assemblea nazionale dei comitati.
Le due leggi si propongono di indire
un referendum popolare che si esprima
sui l'opportunità o meno di installare
missili a testata nucleare sul territorio
nazionale e di intervenire sulla partecipazione democratica alle scelte dl;POlitica militare.
# Lunedì 16, alle ore 21, presso H
Centro d'incóntro di Torre Pellice (V.
Repubblica 1), si terrà una riunione del
Comitato pace Val Pelfice con II seguente ordine del giorno:
— proposte per le modalità dell'adesione individuale al movimento e dell'autofinanziamento;
— organizzazione della campagna di
raccolta firme per la proposta di
legge popolare:
— proposte per la denuclearizzazione
del territorio.
Concerti ~
TORRE PELLICE — Domenica 15 aprile, aile’ore 21 si terrà presso il Tempio Valdese un concerto del Collegium
Flauto Dolce di Praga « Omaggio a Raffaello Sanzio ».
Dibattiti ~
PINEROLO — Martedì 17 aprile alle
ore 21 presso il Centro Sociale di Via
Lequio verrà presentata una proposta
di legge regionale di Iniziativa popolare contro i tickets sanitari. La proposta di legge di Democrazia Proletaria
sarà illustrata dal Dr. Gianni Caruso,
segretario regionale di Medicina Democratica.
___________Segnalazioni_______________
ANGROGNA — Giovedì 19 aprile alle ore 21 presso le scuole del capoluogo il veterinario della Comunità Montana Dott. Gatto terrà una lezione sulla « legislazione sanitaria per la riproduzione e fecondazione artificiale degli animali ».
Dr.
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10
fe-?.
'4
i?
10 croiiáca delle Valli
13 aprile 1984
ASSEMBLEA A TORRE PELLICE
Le 100 facce del
volontariato
evangelico
Il 14 e 15 aprile p.v. si terrà
a Torre Pellice la 1* Assemblea
orinaria dell'Associazione Evangelica di Volontariato. A quasi
un anno dal primo convegno
svoltosi a Firenze durante il quale era maturata l’idea di costituire xm’Associazione, poniamo
al presidente in carica Adriano
Longo, alcune domande.
— Un anno dal primo convegno alla prima assemblea ordinaria. Come valuti le tappe percorse in questo periodo?
— Da una parte abbiamo una
Associazione che è in grado di
funzionare e non possiamo che
rancarcene, dall’altra,'! problemi di collegamento con le varie
strutture evangeliche sparse in
tutta_ Italia eventualmente disponibili ad accogliere dei volontari sono grandi, per cui possiamo dire che stiamo muovendo i primi passi.
— Potresti elencare alcuni problemi emersi sino ad ora?
— Il problema principale è legato al fatto che pur essendoci
delle leggi dello stato che prevedono l’apporto del volontario,
in realtà ne manca una che sancisca lo stato giuridico del volontario. Questa mancata chiarificazione può porre dei problemi e ci è occorso un certo tempo per sviscerarli e per tentare
soluzioni adeguate.
— Su quali altri argomenti
prevedete di portare l’attenzione
dell’assemblea?
— Quali obiettivi vi ponete con
la prossima assemblea? —
— .Come ogni associazione costitmta vi sono delle scadenze
precise da rispettare e questa
assemblea è convocata per approvare l’operato dello scorso
anno, il conto consuntivo ed il
preventivo ’84.
Naturalmente questa è l’occasione per fare il punto circa la
crescita dell’Associazione con gli
interessati, sia soci individuali
Hanno collaborato a questo
numero: Domenico Cappella,
Luisa Carrara, Ivana Costabel, Ennio Del Priore, Mauro
Gardiol, Raimondo Genre,
Luigi Marchetti, Claudio Pasquet. Bruno Rostagno, Annalisa Sappé, Cipriano Tourn,
Dario Tron.
— Anzitutto sul regolamento
interno dell’Associazione. Dopo
lo statuto approvato in ottobre
a Firenze durante l’Assemblea
costitutiva, il regolamento è lo
strumento più importante per la
vita dell’Associazione. Esso può
essere modificato da una qualsiasi assemblea ordinaria per
adattarlo alle nuove necessità
che si possano evidenziare. Era
però importante acquisire im
minimo di esperienza pratica
per poterlo redigere e i sei mesi di vita deH’Associazione sono
ancora pochi. Ecco perché non
l’abbiamo redatto contemporaneamente allo statuto e lo presentiamo solo ora.
Infine, e vorrei sottolineare
questo fatto, è importante rilanciare una riflessione evangelica
sul tema del servizio volontario.
Le preoccupazioni per la soluzione dei problemi tecnici hanno impedito al Consiglio di occuparsi finora di questo aspetto,
che è essenziale poiché l’Associazione si pone anche come strumento per la crescita spirituale
dei giovani.
Intervista a cura di
J. J. Peyronel
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VALLI CHISONE E GERMANASCA Convegno FGEI-Valli
Area industriale
(volontari), sia i soci collettivi
(strutture od Enti) che si avvarranno dell’apporto dei volontari.
.—. Sono emerse delle nuove
richieste di intervento volontario?
'— Sì. Il settore dell’impegno
volontario aH’intemo del nostro
PEROSA ARGENTINA — Un
vivace dibattito sull’occupazione e sulle prospettive di lavoro
nell’ambito della Comunità Montana Chisone e Germanasca ha
occupato una parte della seduta del Consiglio di venerdì 6
aprile. L’occasione è stata offerta sia dai recenti sviluppi del
caso Fiat di Villar Perosa, Sia
dall’approvazione del progetto
di massima dell’area industriale
situata nella stessa località e
del relativo piano di insediamenti produttivi.
que, che non vi sarà im aumento di aziende di questo tipo, ma
che molte piccole fabbriche saranno incoraggiate a sistemarsi
meglio e a rendere più funzionale la loro attività.
Dietro
le sbarre
mondo evangelico e fra i simpatizzanti ha veramente 100 facce.
L’ultima richiesta è pervenuta
ultimamente da parte del gruppo FGEI di Albano Laziale che
a partire da un caso concreto
sta studiando il problema del
carcere e del reinserimento nel
mondo del lavoro dei dimessi dal
carcere e chiede all’Associazione se può e in quale modo occuparsi del nroblema. Il quesito lo
porteremo all’assemblea; ma altri ancora sono presenti. Ne cito
uno di grande portata: l’intervento in eventuali casi di disastri naturali. L’Associazione su
questi temi deve verificare se
può già essere operativa o quali
strumenti si deve dare per poterlo essere e quale collegamento
realizzare...
« Compromesso onorevole » è
stato definito l’accordo che prevede nello stabilimento di Villar
un nuovo insediamento industriale, il quale, tuttavia, occupando soltanto metà della struttura, ridurrebbe anche a metà i
posti di lavoro. Questa soluzione, che sa tanto di ripiego, lascia l’amaro in bocca quando si
ricorda ^ come è stato detto
nella seduta — la triste fine dello stabilimento Widemann di
S. Germano che è ormai in imo
stato di avanzata decomposizione.
Per l’area industriale di oltre
60.000 mq. è stato chiesto alla
Regione un contributo di 520 milioni di lire per le opere di urbanizzazione. E tutto ciò nella
speranza che il problema della
occupazione non sia solo sentito
quando esplode il caso clamoroso, ma che diventi il motivo
conduttore delle iniziative di tutta la collettività.
Nella stessa seduta, il Consiglio finalmente dotato di una
maggioranza sostanziosa ha votato l’assessore Raimondo Amato.
Secondo gli amministratori
della Comimità Montana, la possibilità di nuovi insediamenti industriali tra Perosa e Pinerolo
è abbastanza ipotetica: infatti
l’area di Villar Perosa viene qualificata come area mista, utile
anche per insediamenti artigianali. Il presupposto è, comun
Un’altra vivace discussione,
su un argomento molto più frivolo, ha accompagnato una proposta di modifica al regolamento sulla raccolta dei funghi.
D’ora in poi i giorni consentiti
per la raccolta saranno il limedì, invece del martedì, oltre al
giovedì e al sabato. La legge regionale n'. 32, che regola la protezione dell’ambiente, è stata
oggetto ancora una volta di critiche, soprattutto perché si ritiene che penalizzi in modo eccessivo gli abitanti a favore dei
raccoglitori esterni.
L. V.
I culti Egei alle Valli quest’anno hanno avuto come tema il
problema delle carceri in Italia.
La gravità della situazione carceraria è tristemente nota: so» vrafEoUamento delle carceri, carcerazióne preventiva, misure di
massima sicurezza...
Al di là della denuncia dell’ingiustizia che siamo chiamati a
compiere sia come membri di
questa società, sia come credenti, molte domande non trovano
per ora facili risposte.
Per proseguire nella riflessione, nell’assunzione di informazioni più approfondite, e per estendere il dibattito ai membri delle nostre comunità (non solo ai
giovani della Fgei) abbiamo organizzato per sabato 14 corr. un
incontro-dibattito con la proiezione di un filmato sul carcere
femminile di Voghera e l’intervento dell’avv. Pier Claudio Costanzo e di Maria Teresa Ferrerò, assistente sociale volontaria
al carcere di Pinerolo.
L’anpuntamento è alle 20.30 nei
locali della chiesa valdese di Pinerolo (via dei Mille 1).
Nella giornata di domenica 15
aprile si discuterà a partire dalla relazione del giudice Elvio
Passone.
L’anpuntamento è alle 9.45 nei
locali del Centro Sociale Protestante. Dopo il pranzo comunitario si continuerà nel lavoro di
gruppo fino alle 17.
VAL PELLICE
Guardie ecologiche
E’ terminato a Torre Pellice
nel mese di febbraio c.a. il secondo corso per la formazione di
Guardie Ecologiche Volontarie.
Tale corso è stato organizzato
dalla Comunità Montana Val Pellice, in concerto con la Provincia, su autorizzazione e con il
coordinamento della Regione Piemonte. E’ iniziato il 17 ottobre
1983 con la presentazione del corso effettuata dal Presidente dell’Ente Prof.ssa Franca Coisson
con interventi riguardanti il programma, dalPAssessore alla Tutela Ambientale Sig. Sergio Davi! e dal tecnico Geom. Franco
Cairus. Il corso è stato condotto
da numerosi docenti, professori
e professionisti, trattando ognuno un settore specifico di sua
competenza sulle varie argomentazioni inerenti all’ Ecologia.
Scienza, sorta soltanto nel 1866,
della quale il biologo tedesco
Ernst Kaeckel diede la seguente
definizione: « L’ecologia è la conoscenza dell’economia della natura, l’investigazione di tutte le
relazioni di un animale al suo
ambiente sia inorganico che organico, ivi comprese soprattutto
le sue relazioni, amichevoli o antagonistiche, con quegli animali
e con quelle piante con cui entra
direttamente in contatto ».
I vari oratori che si sono susseguiti hanno parlato sui seguenti punti: Prevenzione e Vigilanza
sui vari tipi di inquinamento,
Pronto Soccorso come primo intervento, Micologia, Botanica,
Geologia, Cartografia, Incendi Forestali, Dissesti Idrogeologici,
Zoologia e Legislazione.
L’intento degli organi preposti
ad impostare questo secondo corso è stato quello di far tesoro
delle esperienze del primo corso
migliorandolo sotto tutti i vari
aspetti; arricchendolo con nozioni maggiormente ampliate e dettagliate con conseguente aumento del numero delle ore previste
per un totale di 142 con l’obbligo
di frequenza pari almeno al 70%
delle ore totali.
davanti al Pretore, e solo successivamente saranno ammesse all’esercizio delle funzioni; come
specificato dall’articolo primo del
regolamento: Le guardie ecologiche volontarie previste negli art.
36 e 37 della L.R. 2-11-1982 n. 32,
hanno, come funzione principale,
il compito di favorire la conoscenza della natura e dei problemi di tutela ambientale. A tale
fine svolgono im’attività educativa esplicita in base ai programmi di informazione e prevenzione
di cui all’art. 4 della legge sopracitata.
Il numero degli iscritti era limitato a 30 persone di cui 25 sono state ammesse all’esame finale avendo frequentato con assiduità le lezioni. Sono risultati
questi 25 tutti idonei riportando
dei lusinghieri voti all’esame sostenuto il 17 marzo 1984.
Le nuove guardie ecologiche
volontarie non sono ancora tali,
in quanto sono in attesa della
prassi burocratica e cioè: a seguito di apposita istanza degli
enti richiedenti, il Prefetto, constatato il possesso dei requisiti
previsti dall’art. 138, e dal Regolamento della Regione Piemonte
del 7 dicembre 1983 rilascia il Decreto di Approvazione. Ottenuta
l’approvazione, le guardie particolari presteranno il giuramento
Operano altresì per garantire
l’osservanza delle norme contenute nella L.R. 32/82, e dei suoi
regolamenti di applicazione. A
tal fine collaborano con le altre
figure preposte alla vigilanza ai
sensi deU’art. 36 della L.R. 32/82,
nonché con gli organi dello Stato,
della Regione e degli Enti locali
territoriali.
Questo corso servirà inoltre
per affiancare le G.E.V. rimaste
del primo corso per avere un discreto controllo sul territorio
della Comunità Montana Val Pellice, ma soprattutto dare una immagine di presenza sul territorio.
E’ auspicabile che entro l'estate le nuove G.E.V. possano essere proiettate ovunque nei nove
comuni che costituiscono la Comunità Montana Valpellice, per
sopperire a quésta lacuna particolarmente sentita.
Luciano Pons
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lìjià
11
13 aprile 1984
cronaca deUeValli 11
W
IL CAPPELLANO
ERMANNO ROSTAN
Ho ritrovato tra le vecchie carte una
fotografia dove si vede, nel marzo del
1942, Il cappellano Ermanno Rostan che
predica l'Evangelo di Cristo risorto nel
funerale di un alpino valdese morto di
tifo. Quanti ricordi tornano alla mente
pensando al Cappellano Rostan, recentemente scomparso! Con II suo sguardo sorridente e lieto, sapeva infondere in noi soldati, trascinati alla guerra, il messaggio della speranza. Insieme ai miei commilitoni che ancóra vivono vorrei esprimere un ringraziamento al Signore per tutto queilo che abbiamo ricevuto dal Pastore Rostan. Mi
sia consentito usare ii motto degli alpini « uno per tutti, tutti per uno », per
dire tutta la tristezza che proviamo
nell'aver perduto un "servitore del Signore di cui ha già parlato, in modo
preciso, l'amico Ettore Serafino.
Emilio Buffa, Pradeltorno
LETTERE
AL DIRETTORE
Sono un pensionato a cui piace molto leggere sui vari quotidiani la rubrica « i lettori scrivono ». Si denunciano
i tanti fatti e soprusi che succedono nel
nostro paese; ci sono casi piacevoli,
ma ce ne sono anche altri di cattivo
gusto.
SuirUnità del r aprile a pagina 4, la
prima lettera è intitolata: « Dai finestrini, si levò un grido corale: CI stringiamo e ci staranno anche loro ». Per
la manifestazione a Roma del 24/3, H
treno straordinario da Gallarate a Roma. al momento della partenza era
pieno di prenotati ma d'improvviso arrivò un folto gruppo di lavoratori e pensionati della CISL e della LUE con cartelli, non prenotati, chiedevano di poter partire anche loro; a questo punto
rimasero in imbarazzo gli organizzatofi del viaggio, l'unità dei lavoratori {come al solito) ci pensò: «dai finestrini
si levò un grido corale. Ci stringiamo e
ci staranno anche loro ». Posso dire che
sono rimasto commosso, dalla grande
gioia che ho provato.
Ma poi andando avanti nella lettura,
all undicesima lettera dello stesso numero. intitolata: « Spadolini, sprecone,
dov'è il rigore? », rimasi perplesso.
ma di più ancora quando ne lessi il
contenuto.
Un operaio della Piaggio di Pontedera, iscritto al PCI da vent'anni, con
tanti incarichi pubblici, ricevette una
lettera daH’On. Spadolini invitandolo a
votare per il PRI, e a contribuire a
creare una organizzazione per il suo
partito nel suo paese. Ma non è tutto,
di quelle lettere ne arrivarono molte altre ad altri iscritti al PCI, e ad altri ancora che lavorano nel medesimo reparto.
A dire la verità sono rimasto senza
parola, mi sono detto: "povera Italia",
quali ministri abbiamo a governarci con
una simile serietà; io non faccio il tifo
per nessun partito, ma quello che mi
ha impressionato è vedere tanta leggerezza da parte di un Ministro di stato quando l’Italia ha tante difficoltà
economiche.
Onorevole Spadolini, proprio da Lei
questo non me l'aspettavo.
Anche a me, alle ultime elezioni provinciali, uno del PSI, mi scrisse personalmente due lettere, invitandomi a votare per lui e fare votare i miei amici
e parenti.
Onorevole Spadolini, tempo fa invitava queiii che votavano scheda bianca
perché non sapevano quale partito votare a votare il PRI. Forse crede di fare intendere ai cittadini che ii suo partito è il migliore? Questo tocca ai
cittadini giudicare, io lascio M giudizio
all'opinione pubblica su tutto questo
comportamento.
Grazie per i’ospitalità
Pensionato Carlo Ferrerò, Pomaretto
« PATTO D’AZIONE »
A BRICHERASIO
I laici e I socialisti dopo essersi scontrati politicamente per oltre quarant’anni hanno deciso, nell'ambito della cittadina di Bricherasio, di attuare un
« Patto d'Azione » al fine di creare una
linea politica amministrativa che possa
esprimere maggiormente la volontà dei
cittadini.
L'accordo è frutto di svariati incontri nei quali gli esponenti dei partiti
Liberale, Repubblicano, Socialista e
Socialdemocratico hanno convenuto essere giunto li momento di prepararsi
aile prossime eiezioni amministrative
per creare una valida alternativa, sollecitata dalla cittadinanza, al governo
di VERONESI e TOURN - BONCOEUR
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Viale Castelfìdardo, 70 - Tel. 0121/22135
della amministrazione comunale. I Socialisti, i Liberali e i Repubblicani, convinti di costituire una valida alternativa all’attuale amministrazione, proseguiranno i loro lavori al fine di stabilire un programma che rispecchi le effettive esigenze dei cittadini di Bricherasio.
I responsabili del PLI Andrea
Daneo; del PSI Mauro Zunino;
del PRI Salvatore Sorrentino
SOTTOSCRIZIONE
Il « Centro d'incontro » di Torre Pellico desidera informare che si è chiusa
la sottoscrizione nei confronti del Sig.
Levi Eynard.
La soimma raccolta è stata di lire
1.936.000. L'assistente sociale del Comune aveva già consegnato al Sig. Eynard un primo importo di L. 1.000.000
e nei giorni scorsi si è provveduto a
consegnare la differenza ammontante a
L. 936.000.
Chi volesse prendere visione dell'elenco delle offerte può farlo presso
il « Centro d’incontro » stesso. A tutti
i sottoscrittori un grazie da parte del
Sig. Levi Eynard e della sua famiglia.
Centro d’incontro, Torre Pellice
ASSEMBLEA
DIABETICI
L'APIO (Associazione per i diabetici)
invita, tutti i soci e non, a partecipare
aU’assemblea che si terrà nell’aula
magna dell'Istituto tecnico Michèle Buniva , via dei Rochis, il giorno 14.4.84
alle ore 15 con I seguenti punti all'ordine del giorno:
1) Attività, esperienze e progetti del
Centro Antidiabetico di Pinerolo.
2) Retinopatia, neuropatia e nefropatia illustrate dal medici del Centro Antidiabetico.
3) Attività deH'APID, relazione finan
ziaria, rinnovo direttivo, tesseramento
.1984. - . - - - - ---
Data l’importanza degli argomenti
trattati con la consueta ed apprezzata
disponibilità dai Sigg. Medici del Centro Antidiabetico e, per raggiungere gli
scopi che l’associazione si prefigge, è
necessaria la partecipazione di tutti.
Ringraziando per la collaborazione
inviamo distinti saluti.
APIO, Pinerolo
Pro Rifugio Re Carlo Alberto
Pervenuti direttamente al Rifugio
Febbraio 1984
iL. 400.000: Direzione e Maestranze
RIV-SKF di Villar Perosa in occasione
del 17 febbraio.
L. 200.000: Unione Femminile Valdese
di Genova.
L. 100.000: Chiesa Valdese di San
Germano Chisone; Chiesa Valdese di
Biella; Unione Femminile Valdese di
Piazza Cavour Roma; Mario Prati e Renato Ellena, Torino; Unione Femminile
di San Remo In memoria di Alice Nisbet; I fratelli e le sorelle di Bertin
Laurina.
L. 80.000: Pons René, ricordando Augusto ed Emma Pons.
L. 50.000: Chiesa Valdese di Bari;
Alimonda Rita; Giuliana Ciardi Defilippi, in mam. della mamma Luzzani Luisa; Una amica in memoria di Gatto
Carmela; Unione Femminile Chiesa Metodista di Padova; Bertalot Giovanna.
L. 30.000: Chiesa Evangelica Valdese
di Como.
L. 25.000: Biglione Eunice; Venturini
Enrica, in mem. di Amélie Gönnet;
Schenone Emma e Pisani Noemi, In
memoria di Federico Schenone.
i. 20.000: Zaldera Giuseppe; La famiglia ricordando la cara mamma Bertalot Amalia ved. Balmas.
L. 15.000: Violetta Billour.
i. 10.000: Fulvio Abbruzzese; Genre
Emanuele e Margherita; Falchi Velia;
Schenone Emma, Malacrida Lilia; Bianconi Mario, per conto fam. Abbruzzese.
Marzo 1984
L. 1.000.000: N. N., Milano.
i. 85.000: Chiesa Valdese Vallecrosia Bordighera.
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RINGRAZIAIVIENTO
Gesù disse: « Chi crede in me,
anche se muoia, vivrà; e chiunque vive e crede in me non
morrà mai »
(Giov. 11: 26)
Le famiglie Bottazzi e Tron, commosse per la affettuosa dimostrazione
di simpatia in occasione della perdita
della loro cara
Luigina Bottazzi nata Merini
neR’impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano quanti con la loro presenza, con scritti e con parole di conforto hanno preso parte al loro dolore.
In particolare ringraziano i pastori
Bruno BeUion e Franco Giampiecoli, il
signor Livio Gobello, il personale tutto
dell''Asilo Valdese cÙ S. Giovanni e i
suoi ospiti, la corale e la comunità
valdese di Torino.
Torino, 3 aprile 1984
RINGRAZIAMENTO
« L’Eterno ha dato, l’Eterno ha
tolto: sia benedetto il nome
dell’Eterno »
(Giobbe 1: 21)
La moglie, le figlie e i familiari tutti del caro e tanto amato
Giacomo Buffa
di anni 43
ringraziano tutti coloro che in qualsiasi modo hanno partecipato al loro
dolore. Un particolare ringraziamento
^ Dott. Bertolino, airOspedale di Pomaretto, al Pastore Rostagno e Signora,
ai compagni di lavoro, ^’A.V.I.S. di
S. (rermano Chisone, alla RIV-SKF,
alla Scuola media di Villar Perosa, ai
vicini di eaisa famiglia Vinçon, alle
famiglie Zeppegno Giusep-pe, Rostan
Roberto, Gilles Edmondo, alla Sàg.ra
Olga Long, ai coscritti del 1940,
S. Germano Chisone, 26 marzo 1984.
RINGRAZIAMENTO
« Il mio aiuto viene dalVEtemo »
(Salmo 121: 2)
I familiari della cara
Olimpia Gay in Godino
nelTimpossibilità di farlo singolarmente, esprimono la loro profonda gratitudine a quanti, con fiori, scritti, parole
di conforto e di presenza hanno preso
parte al loro grande dolore.
Ringraziano di vivo cuore tutti coloro che furono amorevolmente vicini
alla loro cara e la confortarono durante la sua lunga malattia.
Prarostino, 13 aprile 1984
USL 42 - VALLI
CHIS0NE-GERMANA8GA
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 81000 (Croce Verde |
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 15 APRILE 1984
Perosa Argentina: FARMACIA Dott.
BAGLIANI - Piazza Marconi 6 Tei. 81261.
Ambulanza:
Croce Verde Perosa: tal. 81.000
Croce Verde Porte: tei. 201454
USL 44- PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva; telefono 74464' (Osp'édale Civile).
Ambulanza:
Croce Verde Pinerolo; 22864.
USL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica:
Notturna: tei. 932433 (Ospedale Voldese)
Prefeativa-festiva: tei. 90884 (Ospedale MaurIzIanoJ
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 15 APRILE 1984
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CALETTO - Via Roma 7 - Telefono
909031.
Ambulanza:
Croce Rossa Torre Pellice: talefeno 91.996.
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13 aprile 1984
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ASSEMBLEA NAZIONALE DEI MOVIMENTI PER LA PACE ITALIANI - ARICCIA 23-25 MARZO da un’apposita
Pace: i nodi vengono al pettine
Gravi difficoltà nel concordare le forme organizzative e unanimità sulla "Carta dei principi"
hanno caratterizzato l’Assemblea costituente che ha anche varato un progetto di legge
I nodi vengono al pettine :
quegli stessi comitati per la pace
che avevano saputo coinvolgere
e coordinare per due anni e mezzo forze grandi e piccole, su iniziative locali o nazionali, dalle
grandi manifestazioni romane al
Raduno IMAC di Comiso, e che
sembrano aver ancora il fiato
suflaciente per superare la loro
prima sconfitta — l’awenuta installazione dei primi 16 missili
Omise nei pressi della cittadina
siciliana — lanciando un’ambiziosa sfida alle istituzioni del
nostro paese, dimostrano di non
essere ancora maturi per im’ipotesi organizzativa del tutto autonoma.
L’Assemblea nazionale svoltasi presso la Scuola sindacale di
Ariccia (Roma) il 23, il 24 e il 25
marzo doveva concludere la fase
costituente di una federazione
dei comitati italiani per la pace e il disarmo. Proprio contro
il suo obiettivo centrale, invece,
l’Assemblea è andata clamorosamente a impiastrarsi, finendo
per approvare con maggioranze
risicate o addirittura dubbie una
serie di mozioni sull’organizzazione che, se rispondono alle esigenze più immediate e tagliano i
rami secchi, certo sono ben lontane da quello statuto chiaro,
organico e completo di ciii rimane im disperato bisogno. Al
contrario, l’accordo sui principi
di fondo che animano i comitati e sulla campagna referendaria — l’unica di cui si sia riusciti a discutere — è stato pressoché unanime. Ma andiamo con
ordine.
Per il referendum
Sul primo punto all’ordine del
giorno — la campagna referendaria, per l’appimto — il dibattito è stato vivace, ma sufficientemente unitario da consentire
il raggiimgimento di ima posi
« L’Eco delle Valli Valdesi >;
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zione comune : il referendum autogestito lanciato dall’Assemblea dei comitati del gennaio ’83
e ripreso in grande stile dal PCI
con un anno di ritardo si concluderà ufficialmente il 25 aprile
con la conseja al Presidente
della Repubblica degli oltre 4
milioni di schede raccolte, all’80% contro i missili e in favore
di un referendum istituzionale
sull’argomento. La stessa giornata — già scelta dai comitati
del Veneto, della Toscana e di
Genova per azioni dirette nonviolente, rispettivamente alle basi NATO di Longare (Vicenza)
e di Camp Darby (Pisa) e alla
Mostra nautica prevista nel capoluogo ligure per la fine di
aprile e l’inizio di maggio — segnerà in tutta Italia la prima
grande occasione per la raccolta
di firme a sostegno di un progetto di legge di iniziativa popolare.
Il testo definitivo del progetto presenta alcune modifiche rispetto alla bozza originalmente
assunta dal Coordinamento Nazionale dei Comitati per la Pace, formulata nella prima parte
dal senatore della Sinistra Indipendente Raniero La Valle e nei
due articoli integrativi da Pietro
Barrera, l’esperto del PdUP in
materie costituzionali. In particolare, mentre rimane inalterata la parte relativa all’indizione
da parte del Parlamento di un
« referendum istituzionale » sui
missili di Comiso, scompare il
riferimento esplicito ad armi
nucleari, batteriologiche e chimiche — che poteva costituirne
una legittimazione — e invece
mediante un emendamento aggiuntivo all’art. 80 della Costituzione verrebbe sottoposta a
ratifica parlamentare e, in seconda istanza, a possibile abrogazione referendaria «ogni modifica sostanziale della politica
governativa per la difesa». E’
stata invece ritirata durante il
dibattito la proposta del Comitato per la Pace di Firenze, già
fatta propria dal Convegno per
la pace organizzato il mese scorso dalla rivista cattolica «Testimonianze », che rendeva esplicita la messa al bando dal territorio nazionale di tutte le armi
nucleari, batteriologiche e chimiche con un emendamento aggiuntivo all’art. 11 della Costituzione. Il testo del progetto di
legge approvato dall’Assemblea
è stato depositato in Cassazione
il 26 marzo. La commissione nazionale che ha organizzato l’Assemblea rimarrà in carica sino
alla fine di aprile per provvedere alla stampa, alla vidimazione e alla distribuzione dei
moduli per la raccolta delle firme.
Miscela esplosiva
Il secondo punto all’ordine del
giorno riguardava la riorganizzazione del movimento dei comitati per la pace. Una serie di fattori ha reso impossibile il raggiungimento dell’unanimità realizzatasi sulla questione referendaria: la stanchezza con la
quale, nella serata del 24, i delegati dei comitati — più di 600
persone — hanno affrontato la
discussione in gruppi sull’argomento, dopo aver partecipato alla manifestazione operaia contro il decreto sulla scala mobile; l’ulteriore livello di abbrutimento raggiunto dai venti « speakers» (= portavoce) dei gruppi
in dieci ore di ininterrotto confronto notturno e la conseguente
faticosa esposizione della sintesi
conclusiva; l’atteggiamento provocatorio di due opposte fazioni, la prima configurabile come
l’espressione dei comitati nati
sull’onda del recente impegno
del PCI e della FGCI per il referendum autogestito, la seconda — assai più piccola, ma ancor più spregiudicata — come
l’espressione dell’ala del movimento dei comitati più ostile ai
partiti e più vicina ai gruppi filosovietici di « Lotta per la pace» (già usciti dal Coordinamento dei comitati lo scorso
anno) e all’Autonomia operaia
(che nel Coordinamento non c’è
mai stata); il sospetto attaccamento dei membri della Segreteria tecnica-esecutiva uscente
al loro ruolo e, di contro, il mancato riconoscimento da parte di
molti della gran mole di lavoro
da essi svolto, oltre che delle loro prevaricazioni; infine, l’impreparazione della maggior parte dei delegati in materia di statuti e di regolamenti associativi,
generatrice di numerosi equivoci, hanno costituito una miscela
esplosiva che ha gettato l’Assemblea nel caos.
Alcune scelte sono state tuttavia operate. E’ passata definitivamente l’ipotesi federativa, riservata ai comitati « ad adesione
individuale». Sulla base di accordi zonali, provinciali, regionali i comitati eleggeranno 80
delegati ( revocabili in qualunque momento o addirittura a rotazione) al Coordinamento Nazionale, che verranno affiancati
da 20 membri di diritto con voce consultiva: i componenti della vecchia Segreteria, «quadri»
riconosciuti dal movimento a livello nazionale, personalità di
rilievo del movimento estranee
però ai comitati. I membri delle
ultime due categorie verranno
nominati dai delegati alla prossima riunione di coordinamento, entro la fine di aprile. La rappresentanza nazionale, fra una
riunione di coordinamento e l’altra, sarà affidata a un Ufficio romano, affiancato dai coordinatori delle commissioni nazionali
(esteri, informazioni, referendum, etc.), nominate dal Coordinamento. Non potranno accedere airufficio, né al ruolo di coordinatori di commissione i membri delle segreterie nazionali dei
partiti e di tutte le altre organizzazioni. Tutte le cariche saranno revocabili nel corso di
qualunque riunione di coordinamento (ma solo per « gravi e
documentati motivi » nel caso
dei lavoratori dell’Ufficio). Il
confronto con le altre componenti del movimento per la pace
italiano verrà ricercato attraverso la promozione di una « consulta » ancora da definire.
La carta dei prìncipi
Alla fine dell’Assemblea, quando ormai manca il tempo per
affrontare il dibattito sui rapporti internazionali, sui nuovi
termini della centralità di Comiso, su nuove strategie di disobbedienza civile (obiezione fiscale, nuove azioni dirette nonviolente, etc.) viene letta, senza
poter però ottenere un’approvazione formale, la proposta di
«carta dei principi» dei comi
commissione. Contiene tutti gli
obiettivi finali, le discriminanti
di fondo, il patrimonio ideale
accumulato dal movimento dei
comitati per la pace in due anni
e mezzo di vita: pace come conseguenza di rapporti nuovi fra
le nazioni e fra le persone, basati sulla giustizia e su un nuovo modello di sviluppo ; disarmo nucleare e convenzionale ad
est e ad ovest, a partire da un
no senza condizioni ai missili di
Comiso e da ulteriori « passi indipendenti di disarmo » da parte italiana ; nonviolenza come
scelta strategica e definitiva ;
autonomia dei comitati da tutti
i blocchi politico-militari e da
qualsiasi partito o organizzazione. Al termine della lettura, le
stesse persone che fino a dieci
minuti prima si erano scannate
(in senso figurato, s’intende)
sulle questioni organizzative
scattano in piedi come un sol
uomo, a celebrare con una lunghissima ovazione la raggiunta
unità sui contenuti.
Si alzano e si abbracciano anche gli evangelici, una decina,
quasi tutti presenti in veste di
delegati dei loro comitati locali : Valli Germanasca/Chisone,
Pinerolo, Mil^o Zona 2, Firenze, Roma XI Circoscrizione, Cagliari, Pescara, Catania. Giovedì, 22 si erano ritrovati, su iniziativa della FGEI, per organizzare meglio il loro servizio e la
loro testimonianza aH’interno
del movimento dei comitati per
la pace, programmando fra l’altro un convegno nazionale sull’esercito e sull’obiezione di coscienza per novembre. A loro e
a tutte le altre componenti del
movimento, ora, di fare tesoro
delle indicazioni, ma soprattutto delle lezioni dell’Assemblea,
nella ricucitura paziente di un
tessuto unitario fra le diverse
realtà territoriali, politiche, culturali che vogliono continuare
a lottare per la pace.
Bruno Gabrielli
Una chiesa nel bradisismo
(segue da pag. 1)
ve provvisoriamente vive un anziano della comunità. Si tratta
di una delle seconde case che
hanno deturpato la pineta; è stata « prestata » dal proprietario
al tempo in cui Pozzuoli, qualche mese fa, ancora « faceva notizia » e, fra mille polemiche, si
requisivano le case vuote. E’ in
qualche modo una storia emblematica: nel prestito c’era la
clausola dello sgombero in primavera (cioè giusto prima dei
pochi mesi in cui una seconda
casa viene ogni anno abitata).
In questo modo, poi, il furbo
abusivista della pineta, con l’aria
di compiere un gesto generoso,
ha scongiurato il rischio di una
requisizione che con tutta probabilità avrebbe compromesso
le sue vacanze al mare. Dal canto suo, la famiglia evangelica
« beneficiata » ha oggi la prospettiva di perdere da un giorno
all’altro una casa che, per quanto estranea e fuori mano, è sempre assai meglio che niente.
Del resto, lo sfollamento è toccato alla grande maggioranza
dei puteolani, e, fra questi, alla
massima parte dei membri di
chiesa. E chi si è visto assegnare un altro alloggio, spesso lontanissimo dal luogo di lavoro e
dai luoghi abituali di incontro
e di aggregazione, sempre provvisorio, può già in qualche modo dirsi fortunato; ché c’è chi
vive ancora oggi — e non si sa
fino a quando — nelle tende.
Particolarmente grave il problema dei trasporti. Da una parte
c’è un sistema di mezzi di comunicazione pubblici già in circostanze normali largamente
inefficiente; dall’altra, una popolazione sparpagliata e allontanata dalle sedi delle sue occupazioni abituali, che moltiplica
le richieste di trasporto. Con la
macchina potrebbe andar meglio, ma bisogna tener presente
che sulla Domitiana il traffico è
oggi congestionato come in un
centro cittadino, dato che il viavai dei puteolani sfollati si è aggiunto al traffico normale e ai
movimenti delle truppe coloniali americane, che nella zona flegrea hanno numerose basì.
Il lato peggiore della cosa è
che si sono moltiplicati i morti
e feriti per incidenti stradali. E’
difficile fare calcoli esatti, perché i mass media, per i quali le
tendopoli non sono notizie, di
certo non si emozionano per uno
« stupido » incidente d’auto; ma
è sicuro che negli ultimi mesi i
morti sono stati diverse decine.
I membri della chiesa di Pozzuoli che dispongono di un’automobile erano tre; oggi sono
solo due, perché il terzo — un
fratello noto e caro a molti anche fuori della Campania, Enzo Di Spiezio — ha visto distruggere la sua, riportando per fortuna lesioni personali non gravi
nello scontro con quella di un
americano ubriaco. Perché la comunità possa riunirsi la domenica pomeriggio per il culto, è
dunque necessario che chi ha la
macchina vada a prendere uno
per uno gli altri fratelli, li porti
alla villa nella pineta, li riporti
a casa / alla tenda. E’ un lavoro
faticoso, dispendioso e, in fin
dei conti, anche pericoloso; mentre il culto inizia alle 18, si è costretti a mettersi in movimento
alle tre del pomeriggio e non si
è di ritorno nrima delle dieci di
sera, dice il pastore Massimo
Aprile.
Una chiesa che non
si chiude in se stessa
Sarebbe lecito, a questo punto, immaginare quella di Pozzuoli come una chiesa che, duramente provata, si rinchiude in
se stessa cercando di sopravvi
vere al momento di maggiore
difficoltà. La realtà è però un’altra: i giovani della FGEI sono
sempre fra gli animatori del comitato per la pace, non più di
tre mesi fa Tintera comunità ha
ricordato Martin Luther King
con una manifestazione pubblica, si discute di iniziative sulla
ricostruzione di Pozzuoli, persone nuove si avvicinano alla fede
e alla chiesa, dal compagno di
lavoro all’Alfasud al vicino di
tenda.
A Paolo Naso, segretario della
FGEI, che chiedeva in qual modo la federazione giovanile e le
chiese potrebbero manifestare
solidarietà coi battisti di Pozzuoli, il pastore Aprile ha risposto
con naturalezza: « Certo, abbiamo delle /difficoltà. Ma non vogliamo che la nostra immagine
sia solo quella di gente che ha
bisogno di aiuto e assistenza. Se
dovete andare in giro a parlare di noi. non dimenticate il
nostro impegno nel movimento
per la pace ». In effetti, questa
comunità piccola, povera, schiacciata da problemi terribili, con
la sua stessa esistenza dà all’evangelismo italiano più di
quanto essa sarà probabilmente
mai in grado di ricevere. Ma ciò
non toglie, anzi, rende ancora
più manifesto, che verso questi
fratelli le nostre chiese hanno
un debito di solidarietà che non
è più lecito trascurare.
Paolo Fiorio
PER PASQUA
Sul prossimo numero —
l’Eco-Luce di Pasqua — una
predicazione di Ermanno Rostan del tempo del suo ministero a Ivrea : « Dio ci attende sul limite estremo della
nostra esistenza»; e una pagina su «Le sette parole della croce» a cura di Giuseppe
Platone.
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