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Anno 126 - n. 36
14 settembre 1990
Numero speciale - L. 2.000
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Gruppo II A/70
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
SINODO EVANGELICO EUROPEO
L’OPERA DI DIO INTORNO A NOI
Una speranza e un sogno Debolezza
Coscienza e sensibilità laica ci portano a distinguere tra fede e
politica - Consultazione protestante: piccolo segnale, grande idea
« Quale identità, e dunque quale responsabilità, e quali nuovi
compiti ci aspettano, di fronte agli
straordinari processi di trasformazione e di democratizzazione aperti in molti paesi dell’Est? ». « E’
sotto gli occhi di tutti il disegno
egemonico dell’attuale papato, di
ricupero religioso e di unificazione
dell’Europa ’’cristiana” sotto il
segno del cattolicesimo romano. E’
un processo preoccupante, non solo per le sue implicazioni sul piano ecumenico, ma per i suoi risvolti etico-politici, in quanto proposta di un blocco compatto di
’’valori cristiani”, che sarebbero
l’unica garanzia contro ie degenerazioni dell’uno e deH’altro sistema, del consumismo e del ’’materialismo pratico” dell’Occidente,
come del collettivismo burocratico
dei sistemi del socialismo reale.
E’ una linea di tendenza che ci
preoccupa, intanto perché l’affinarsi di una coscienza e di una
sensibilità laica ci hanno abituati
a distinguere tra fede e politica, a
spezzare quel famoso trattino di
unione che, nell’integralismo di
Wojtyla, lega indissolubilmente
Videa europea e Videa cristiana —
l’Europa cristiana — e che rinverdisce nostalgie da ’’sacro romano
impero”; e poi perché una simile
unificazione religiosa ci sembra
appiattire la straordinaria ricchezza e pluralità di contributi che
hanno costituito e costituiscono
l’identità culturale europea, dentro
la quale convergono apporti di di
Torre Pellice, 26 agosto. Il predicatore Sergio Rostagno apre con ì
consacrandi il corteo per il culto di apertura del Sinodo.
versa ispirazione ideale; il cristianesimo, ma non solo quello
cattolico, l’ebraismo e, fuori dalle
confessioni religiose, l’apporto di
componenti e formazioni laiche. E’
proprio, riteniamo, la linea di un
confronto dialettico tra posizioni
che non si ritengano esclusive o
esclusivamente depositarie della
verità che approfondisce lo spirito ecumenico, nel solco aperto
dalla riflessione delle assemblee di
Basilea e Seoul su giustizia, pace,
difesa dell’ambiente.
In questo quadro — politico e
di rapporti ecumenici — prende
ALLE CHIESE EUROPEE
Il Sinodo propone
67-11 Siinodo, venuto a conoscenza della proposta, avanzata
pubblicamente neH'aprile di quest'anno dal direttore dell'Istituto
di Bensheim [RFT), ripresa e diffusa da vari organi di stampa e
già discussa a vari livelli e in varie sedi, anche rappresentative, del
protestantesimo europeo (ad esempio nei due rami, orientale ed occidentale, del Sinodo della Chiesa
evangelica dell'unione, in Germania, in aprile e giugno di quest'anno), di convocare prossimamente un
» Sinodo evangelico eurcpeo »,
accoglie con gratitudine questa
proposta e la fa propria;
considera doveroso ed urgente,
tanto più nel presente momento
storico, per il protestantesimo europeo cercare i modi e darsi gli
strumenti idonei a rendere unitaria
la sua testimonianza e il suo servizio in Europa;
ritiene che un « Sinodo evangelico europeo» possa rispondere bene a questa esigenza;
è consapevole che il termine « Sinodo » è poco familiare in alcune
chiese e può essere problematico
per altre, per cui propone di inten
derlo in senso lato e si augura che
esso non diventi in questo momento oggetto di discussione pregiudiziale tra le chiese;
ritiene che questa iniziativa unitaria possa e debba avvenire nel
quadro e sulla base della comunione tra chiese luterane, riformate
ed unite istituita mediante la Concordia di ieuenberg, e che debba
procedere fin daH'inizio in pieno accordo con la Conferenza delle chiese europee e con i rispettivi organismi confessionali mondiali;
ritiene che la comunione costituitasi intorno e sulla base della
Concordia di Leuenberg possa e
debba essere allargata a chiese
evangeliche che, ispirandosi ai principi fondamentali della Riforma,
fanno parte anch'esse della cristianità evangelica europea;
ritiene che la prossima assemblea plenaria delle chiese firmatarie della Concordia di Leuenberg
(maggio 1994) dovrebbe essere preparata, convocata e vissuta in modo da configurarsi come « Sinodo
evangelico europeo », largamente
rappresentativo non solo dei vertici ma anche della base delle chie
se, o almeno come una tappa verso di esso;
considera necessario, in vista di
questo appuntamento, convocare nel
corso del 1991 una consultazione
rappresentativa delle chiese, con
il compito di prendere tutte le iniziative e misure necessarie per fare dell'assemblea plenaria del 1994
un evento importante nella storia
del protestantesimo europeo e della sua testimonianza unitaria fn Europa;
chiede alla Tavola di comunicare
il testo di questo ordine del giorno a tutte le chiese che hanno
sottoscritto la Concordia di Leuenberg, a tutte le Chiese evangeliche
che fanno parte della Conferenza
delle chiese europee, ed agli esecutivi; della Conferenza delle chiese europee, della Conferenza delle
chiese evangeliche dei paesi latini d'Europa, delle famiglie confessionali mondiali e dei loro organismi regionali europei;
chiede al CP/OPCEM1 di comunicarlo alle Chiese metodiste in
Europa e agli esecutivi della Conferenza consultiva delle Chiese
metodiste d'Europa e del Consiglio mondiale metodista.
e coerenza
La coerenza foncdamentale e indispensabile è
quella che dobbiamo mantenere con l’Evangelo
corpo la proposta di convocare
una consultazione (o assemblea o
sinodo) del protestantesimo europeo, che sia la sede del confronto,
dell’approfondimento teologico e
della presa di coscienza dei comuni problemi della responsabilità e
della testimonianza evangelica nel
quadro della nuova Europa. La
proposta (...) sarà tanto più significativa, quanto più ampia risulterà la sua base ecumenica di
consenso, e soprattutto nella misuLuciano Deodato
(continua a pag. 2)
Dare il giudizio globale di una
assemblea, fotografarla, è impresa impossibile; tanto più quando si tratti di un sinodo. Una
assemblea è infatti come una
persona ed il volto di una persona cambia, si trasforma, vive; illudersi di coglierne l’essenza in
pochi tratti significa illudersi come chi, fotografando una persona,
si illudesse di averne fissato l'immagine. Una fotografia è solo un
istante di vita,_ che cancella tutto
ciò che sta prima e dopo.
Oggi abbiamo il film che coglie
il movimento della vita, ma fare
il film di un sinodo è possibile?
Si possono riprendere le immagini delle sedute, dei dibattiti,
degli interventi, illustrare il meccanismo, ma chi potrebbe illudersi di aver colto l’anima dell’assemblea, ciò che è stato nel
cuore e nella mente dei deputati,
del pubblico, degli uditori?
E c’è poi un altro fatto, ancor
può profondo: un sinodo è una
assemblea di credenti (non di militanti di un partito o di soci di
una qualche associazione), di credenti che vivono la loro esperienza comunitaria nella presenza
del Signore, nella certezza che il
suo Spirito si muove in qualche
modo, agisce, interviene nelle dinamiche dell’incontro. Un sinodo
non si spiega con le sole dinamiche di gruppo.
Che potremmo dunque aggiungere a quanto è già scritto riguardo alle singole sedute, alle decisioni prese, ai dibattiti, agli ordini del giorno votati? Che potremmo aggiungere ancora che
non sia solo un di più che completi, corregga, commenti? Cogliere il senso profondo del nostro sinodo è impresa impossibile; possiamo solo manifestare
quella che è la nostra lettura personale, la nostra esperienza soggettiva, il nostro modo di guardare e leggere le cose.
Il primo riferimento è dato
indubbiamente dal culto di apertura e dalla predicazione. Il momento è sempre significativo e la
predicazione costituisce sempre
un punto di riferimento più o
meno esplicito per tutto il corso
della settimana sinodale. Così è
stato anche quest’anno. La debolezza apostolica, evocata dal professor Rostagno, ha costituito il
tema spirituale che ha accompagnato le riflessioni che si andavano facendo via via sui diversi argomenti.
La debolezza apostolica, cioè
quella di Cristo e dell’Evangelo,
che si estrinseca in una azione
umile e perseverante. La debolezza che è il contrario della violenza, della forza autoritaria, dell’imposizione, ma anche della
grandezza delle realizzazioni, dei
sogni di grandezza.
Vivere quella debolezza è tutValtro che facile e lo abbiamo
sperimentato. Troppo spesso il
nostro parlare è stato rimestare
stanchezza, rassegnazione, dimissione più che un analizzare la
nostra vera debolezza, quella che
si apre sull’Evangelo. A muoversi
e ribollire nei discorsi nostri era
no troppo spesso le frustrazioni,
i rimpianti, le paure, i fallimenti
veri e temuti.
E non solo abbiamo spesso
equivocato su ciò che ha da essere, e può essere, la vera debolezza apostolica, ma ne abbiamo fatto troppo spesso il contenuto del
discorso mentre è solo un contenitore, un involucro in cui si
nasconde altro: la potenza di Dio.
« La mia grazia si manifesta
perfetta nella debolezza », dice
Cristo all’apostolo Paolo. E mentre si gira attorno alla propria
(ed altrui) debolezza di fede, di
vita, di testimonianza come si
può vedere l’opera di Dio?
Non c’è forse in questo sguardo rivolto a se stessi, in questo
chinarsi sempre sui propri fallimenti (che si scambia poi per
autocritica, coscienza di peccato,
consapevolezza di sé) un errore
profondo? Il non saper vedere
l’opera di Dio in noi ed attorno
a noi.
Vien così da chiedersi corpe possa trovare posto, in una comunità frustrata e rassegnata, la potenza di Dio che pure ci deve essere, altrimenti la nostra chiesa
sarebbe già sparita da tempo.
« Aspetta, aspetta, vedrai che fra
qualche anno sarà così », mi pare
di sentire mormorare attorno a
me, e non con dolore, sofferenza
ma con fatalismo, quasi che la
certezza di aver ragione possa nascere dalla verifica del proprio
fallimento.
Ed è forse da qui che nasce
quell’altra esperienza così profondamente sofferta nella nostra
assemblea sinodale, che definirei
l’ansia della coerenza. Essere coerenti, certo, bisogna per essere
credenti, o anche solo per essere
uomini; fare quello che si dice e
mantenere una linea di azione
senza girare come banderuole al
vento. Ma la coerenza fondamentale è quella che si ha con l’Evangelo e chi può dire di sapere esattamente dove si situi questa coerenza? Noi conosciamo solo le nostre idee che si irrigidiscono, induriscono come le nostre membra con la vecchiaia, e l’affanno
delle nostre discussioni e delle
votazioni, degli interventi e degli
ordini del giorno è stato troppo
alimentato da una spasmodica ricerca di coerenza. Con le scelte
fatte ieri, le formule espressioni
della fede di avant’ieri o i sogni
di domani.
Quest’an.sia di coerenza propria, accompagnata dalla sospettosa lettura delle altrui incocrenze, non ci ha forse impedito a volte di udire la voce del
Signore, dello Spirito, che è soffio
di libertà, e di recepire la voce
del fratello?
Falliti dunque ed incoerenti?
No, forse credenti ecce.ssivamente preoccupati di sé, adolescenti
(come la nostra generazione),
non ancora uomini fatti nella
fede.
A chi sappia guardare oltre, le
giornate sinodali mi paiono lasciare un messaggio di vita e di
Giorgio Tourti
(continua a pag. 2)
2
sinodo valdese e metodista
14 settembre 1990
AREA RIOPLATENSE
Solidarietà concreta
con il Sud America
Sempre più drammatico il problema economico - Proposta di finanziare un progetto mirato
Montevideo. I bambini di una classe alla Scucia domenicale della
chiesa valdese.
Quest’anno nessun membro
delle Chiese valdesi deH’Uruguay
o deH’Argentina era presente al
Sinodo di Torre Pellice. In cambio il « Moderador » Hugo Malan ha inviato una lunga lettera, pubblicata in prima pagina
sul numero del 31 agosto.
Nel considerare i rapporti con
le Chiese valdesi rioplatensi, il
Sinodo, oltre alle espressioni di
saluto e di augurio, ha toccato
due asjjetti: quello dell’assistenza finanziaria e quello che potremmo chiamare, con qualche
approssimazione, della politica
generale.
La colletta
La situazione economica dei
paesi latinoamericani è pessima
e si riflette naturalmente anche
sulle finanze delle chiese. L’anno scorso il Sinodo aveva proposto di raccogliere 30 milioni
in tre anni per ripianare il deficit della « Mesa Vaidense ». La
somma è stata quasi interamente raccolta in un solo anno. Segno rallegrante di solidarietà
con la parte della nostra chiesa
che è in America latina.
Per continuare in questa stessa linea il Sinodo quest’anno sug
gerisce che la Tavola, d’accordo
con la « Mesa », proponga alle
Chiese valdesi e metodiste italiane di finanziare un progetto
specifico in Uruguay o in Argentina. Naturalmente non è stato
definito di che cosa si debba
trattare, perché i contatti devono ancora essere presi, ma sarà evidentemente qualche progetto che i valdesi sudamericani
considerino necessario ed urgente per la loro testimonianza.
I rapporti Nord-Sud
La lettera del « Moderador »
pubblicata sul numero scorso
toccava anche certi aspetti dei
rapporti tra paesi ricchi e paesi
dominati. L’America latina, come tutto il terzo mondo, si sente dominata, sfruttata, dissanguata dai paesi ricchi, Stati Uniti ed Europa, attraverso i meccanismi del « debito estero » e
del « deterioramento dei termini di scambiò». (Quest’ultima
espressione significa che per
comprare una macchina europea
un argentino qualche anno fa
doveva pagare il valore di dieci
sacchi di grano, ma per la stessa macchina oggi deve pagare
il valore di cinquanta o ottanta
sacchi di grano... e sono le nazioni ricche che stabiliscono i
prezzi di quello che vendono e
anche di quello che comprano!).
L’attuale povertà dei paesi la
tinoamericani, e quindi delle
chiese che vi risiedono, non è
determinata da qualche loro incapacità, o sciagura naturale, ma
dall’attuale meccanismo economico mondiale, che è totalmente ingiusto.
Fare delle collette può aiutare sul momento, ma non si risolve la situazione se non c'è
allo stesso tempo uno sforzo deciso per combattere l’ingiustizia
dei rapporti economici.
Il Sinodo 1989 si era occupato di questo problema ed aveva
approvato un ordine del giorno
(atto n. 31) in cui sollecitava le
chiese ad « avere costantemente
presente nella propria riflessione, intercessione ed azione la
questione della povertà e della
giustizia ». L’ordine del giorno
dava anche una serie di suggerimenti pratici, alla portata di
ciascuno di noi. Le chiese, per
quanto se ne sa, non gli hanno
dato molto seguito. Di qui la
necessità di riproporlo ancora
quest’anno.
E’ importante vedere quell’ordine del giorno e i suoi suggerimenti non in astratto, ma nel
quadro della solidarietà concreta con tratelli e sorelle sudamericani che conosciamo, e che
hanno bisogno non solo di qualche assistenza finanziaria, ma
prima di tutto che siano abolite
le ingiuste strutture economiche
che arricchiscono il nord e impoveriscono il sud del mondo.
Aldo Comba
13 - Il Sinodo si rallegra per la risposta delle chiese valdesi e metodiste italiane all’invito di contribuire al
ripianamento del deficit delia Mesa
Vaidense (17/SI/89);
constatato che l'obiettivo prefissato
di 30 milioni di lire è stato quasi interamente raggiunto in un anno invece
che in tre;
tenendo conto della situazione economica della chiesa valdese del Rio
de La Piata, strutturalmente precaria
per la situazione generale in cui versa quella regione del Sud del mondo;
invita la Tavola, in accordo con la
Mesa Vaidense, a proporre alle chiese
valdesi e metodiste italiane il finanziamento di un progetto particolare, con
modalità e fondi indipendenti dai finanziamenti correnti.
14 - Il Sinodo, ascoltata la lettura
della lettera della Mesa Vaidense rioplatense;
convinto che la nostra fraternità con
i valdesi del Rio de La Piata richieda
un'attiva solidarietà con il Terzo Mondo
nel suo insieme;
impegna la Tavola e tutti gli organismi e persone imenzionati nell'art.
31 Atti Sinodo 1989 a dare pronta,
ampia, efficace, convinta realizzazione
a detta deliberazione (Atti Sinodo 1989,
art. 31).
Visione e preghiera
Dalla fede nelle cose promesse può nascere un autentico progetto, che sia carico di senso anche per le future generazioni
Dopo aver salutato i membri uscenti, aver dato il benvenuto ai nuovi e aver sottolineato la positiva novità di un
vicemoderatore donna, il moderatore ha proseguito:
« Il momento più alto del
Sinodo si è avuto quando
Giorgio Tourn ha indicato ai
giovani pastori — indicazione
che vale per noi tutti, pastori
e non — ciò che è necessario
per svolgere un ministero:
avere una visione, un progetto
per la chiesa, e pregare.
Vorrei ampliare quella indicazione a partire dal testo di
Ebrei 11: 13 in cui, dopo la
breve menzione di Abele,
Enoc, Noè, Abramo, Sara, è
contenuta questa testimonianza: « In fede morirono tutti
costoro, senza aver ricevuto le
cose promesse, ma avendole
vedute e salutate da lontano,
e avendo confessato che erano stranieri e pellegrini sulla
terra ».
In questo testo la visione
consiste nel vedere e salutare
da lontano le cose promesse.
Sappiamo che nella Bibbia le
cose promesse, la realizzazione delle cose ultime, sono espresse in vari modi: il regno
di Dio delle beatitudini, i nuovi cieli e la nuova terra nell’Apocalisse; ancora, nell’Apocalisse, la nuova Gerusalemme; in Paolo l’agape resa completa dal vedere finalmente
faccia a faccia.
La visione è sapere alzare
la testa e guardare a queste
cose lontane, e non tenere la
testa chinata soltanto sui piccoli e grandi problemi della
nostra vita. Guardare lontano,
alle promesse di Colui che è
fedele. Lontano non solo nel
senso temporale, ma nel senso
di ciò che è totalmente diverso
da ciò che noi conosciamo,
dalla confusione e dal conformismo del nostro mondo, dalla violenza e dall’odio che noi
abbiamo intorno. Guardare
lontano, alle cose ultime che
ci sono promesse e che sono il
compimento del senso della
nostra esistenza individuale e
comunitaria. Guardare lontano non per evadere dalle contraddizioni in cui noi oggi viviamo, ma per trovare la forza e la perseveranza per impegnarsi nel servizio e nella
testimonianza in mezzo alla
realtà che conosciamo e che
costantemente contraddice le
cose che vediamo e salutiamo da lontano.
In Sinodo, Giorgio Tourn
intendeva la visione nel senso
di un programma, di un quadro complessivo per l'edifica
zione della chiesa. Una visione
organica di questo noi certo
non l’abbiamo, ed è vero che
spesso invece di visione abbiamo oscurità e confusione.
Ma c’è da chiedersi se davvero
sia mai chiara e definita la visione per una generazione. E'
spesso la ricerca storica che
estrae dalla vita di una gene
Franco Giampiccoli, moderatore della Tavola valdese.
razione il progetto che essa ha
plasmato, separandolo dalle
scorie di ciò che rimane.
Forse il programma che noi
faticosamente, malgrado tutto, elaboriamo sarà chiaro solo ai nostri figli, ai nostri nipoti, che magari sapranno riconoscerlo come una tela che
noi avremo intessuto e di cui
loro sapranno, forse, riconoscere la trama e il significato.
Questo avverrà solo se
avremo avuto radicata in noi
la visione di cui parla la lettera agli Ebrei. Nella misura
in cui noi avremo avuto una
visione alta, una fede perseverante nelle cose promesse, noi
potremo allora elaborare un
piano, un progetto di edificazione della chiesa che possa
avere una utilità e un senso
per le generazioni che verranno.
E accanto alla visione, la
preghiera. In questo testo la
preghiera consiste nel confessare di essere forestieri e pellegrini su questa terra.
Ma cosa vuol dire essere
’’forestieri e pellegrini”, al di là
del linguaggio ecclesiastico?
Lo vorrei esprimere con una
parola di Dag Hammarskjoeld,
il segretario generale delle Nazioni Unite che mori tragicamente agli inizi degli anni ’60.
Uomo di profonda spiritualità
evangelica, a un certo punto
della sua vita così scriveva
di sé:
’’Sorridente, sincero, incorruttibile. Il suo corpo docile e
temprato. Un uomo che era
diventato ciò che poteva ed
era ciò che era. Pronto ad
ogni istante a raccogliere tutto
in un unico semplice sacrificio”.
Ecco, credo che questa prontezza ad ogni istante a raccogliere tutto in un unico, semplice sacrificio, esprime in un
modo molto bello e vissuto cosa può significare vivere come
stranieri e pellegrini sulla terra.
Il sacrificio può essere quello estremo, della vita, che
Hanimarskjoeld ha conosciuto. Ma senza arrivare a questo
limite, ci sono occasioni in cui
per la fedeltà, la coerenza, la
testimonianza della fede evangelica, ci è richiesto di sacrificare qualcosa, di pagare un
prezzo. Pregare in questo contesto vuol dire chiedere di essere pronti, perché queste occasioni si presentano nella vita dei credenti, pastori e laici,
e delle chiese e se noi non siamo desti nella preghiera, pronti a riconoscerle, esse scivolano via accanto a noi come delle ombre, senza che ce ne accorgiamo, senza lasciar traccia, ma lasciandoci radicati in
uno dei tanti conformismi che
si susseguono nella storia, prigionieri nell’orizzonte limitato
e ristretto del nostro vivere e
nel conformismo di questo secolo.
Visione e preghiera. Io vorrei che questo fosse il motto
che riassunte questo Sinodo e
che imprime un marchio di
speranza per l’anno che ci sta
davanti. Per tutti noi,, per
quanti lavorano e s’impegnano in mezzo a delusioni, a
gioie nelle comunità, per alianti svolgono un ministero, per
le comunità nel loro insieme,
per i pastori, per la Tavola e
gli altri organismi che hanno
delle responsabilità nella nostra chiesa. Per tutti noi l’indicazione per quest’anno possa
essere quella di ricercare una
visione e di praticare la preghiera ».
Franco Giampiccoli
Debolezza Una speranza e un sogno
(segue da pag. 1)
grazia (oltre naturalmente alla
esperienza del confronto e dell'incontro tra fratelli di cui poco si
tiene conto, preoccupati di sé).
Mi pare lo si possa leggere nel
testo apostolico che dice: « Se il
nostro cuore ci condanna, Dio è
più grande del nostro cuore » ( 1°
Giovanni 3: 20). Abbiamo dato
ascolto al nostro cuore, spesso e
volentieri, esso ci ha molto spesso condannati, mentre la potenza
e la misericordia di Dio sono più
importanti di noi, e di quelle viviamo anche nella nostra debolezza, anzi sono esse che fanno la
nostra debolezza essere realtà di
vita e non di frustrazione.
Giorgio Tourn
(segue da pag. I)
ra in cui non costituirà l’espressione del blocco protestante, contrapposto all’iniziativa cattolicoromana (...)».
Ecco ciò che sta dietro — riprendendo le parole stesse del rapporto della commissione d’esame
al Sinodo ■— all’appello per un sinodo protestante europeo. Un piccolo segnale per una grande idea.
Una proposta che ha fatto discutere i membri del Sinodo e destinata a suscitare discussione al di
fuori dell’ambito delle nostre chiese in Italia. Valutata da alcuni co
me utopia irrealizzabile per le molte sfaccettature del protestantesimo europeo, è stata invece considerata da altri come progetto valido, intorno a cui lavorare.
Visione o sogno, utopia o delirio? Chi può dirlo in questo momento? Solo nel tempo si potrà
comprendere se la parola che questo Sinodo ha tentato di dire alle
chiese protestanti europee è stata
nella linea della Parola. La sfida
è grande: vale la pena di raccoglierla, in uno spirito di preghiera,
consci della nostra debolezza e
fiduciosi nella potenza del Signore.
Luciano Deodato
3
14 settembre 1990
sinodo valdese e metodista 3
LA PREDICAZIONE TENUTA AL CULTO DI APERTURA DEL SINODO
Forti
nella debolezza
« Siamo e saremo forti se e quando Dio lo vorrà » - L’esempio del Sermone sul monte: formule assolute, ma strade percorribili con realismo
« Quando sono debole,
allora sono forte »
(2 Corinzi 12: 10)
Cari amici,
la cosa che mi ha dato più
da pensare quest’estate non
è che cosa vi avrei detto in
questo sermone, all’apertura
dei lavori del sinodo, ma è
l’atto che dobbiamo solennizzare, cioè la consacrazione di voi candidati.
Non mi sono mai parse
del tutto convincenti le spiegazioni che vengono addotte
per questa cerimonia, specie
poi quelle a carattere teologico. Però voi siete qui, e vi
è una certa attesa dentro di
voi e una certa attesa fuori
di voi.
Noi che vi attorniamo ci
attendiamo che voi
— ci siate vicini nel nome
del Signore;
— ci diciate cose significative e profonde nel momento in cui ne avremo bisogno.
Questa attesa si concentra
ora su di voi quattro. Dovete sentire la forza di questa attesa più che la vostra
interiore debolezza. Che forse vi dice: « Non ce la farò ».
Sì che ce la farete.
Avete la forza della nostra intercessione. La forza
nella debolezza delle nostre
parole.
C’è chi vorrebbe fondare
la teoria del ministero ecclesiastico sulla forza che viene dall’alto. E’ meglio e più
corretto fondarla sulla nostra umanità. Riconosciamo
qui semplicemente che abbiamo bisogno gli uni degli
altri. Uno non è tutto. La
« ministerialità » va presa
alla lettera: vuol dire avere
delle funzioni gli uni riguardo agli altri. Fondare la ministerialità sul bisogno è
proprio di una teologia modesta. Non vi conferiamo alcun mandato in bianco, che
non abbiamo e quindi non
vi potremmo conferire anche se lo volessimo. Ma vogliamo chiedere al Signore,
nel suo Spirito, di aiutarci
mediante voi, e fare sentire
la sua forza, mediante quella debolezza che voi forse
sentite dentro di voi e dentro le nostre parole. Non credo che sbagliamo a pensare
così. E io non andrei più in
là. Le teologie « forti » si
perdono a volte in cespugli
che non prendono mai fuoco.
Perciò: voi siate nostri
ministri, o meglio « ministri
della Parola », perché ve lo
chiediamo e invochiamo lo
Spirito su di voi. Nient’altro. Non l’onnipotenza della
vostra fede o delle nostre
formule di rito.
Ma voi volete che io entri più nel tema.
La forza della debolezza è
il segreto di tutto. E’ l’eredità più importante del Rimpatrio.
Quando sono debole, allora sono forte. Perché?
Senza paradosso, non ci
avviciniamo alla realtà. E la
forza della verità sta nella
debolezza del paradosso, che
è la sua forza.
L’atmosfera di debolezza
che sì respira oggi nelle tesi degli uomini di cultura di
vari paesi e che rispecchia
l’incertezza che un po’ tutti
proviamo succede ad un periodo di fiducia nell’assolutezza e nelle formule perentorie.
Per noi forse assolutezza
della fede o potenza del messaggio (vedi i sermoni di apertura del sinodo: E. Comba. L’onnipotenza della fede.
Sermone di apertura del sinodo 1930, Torino 1930; V.
Subilia, L’annuncio e la fede, in « Protestantesimo » 11,
1956, pp. 97-106).
Anche noi abbiamo avuto
periodi di predilezione per
formule radicali.
Si ammetteva che anche
noi siamo nella zona promiscua dove tutto è possibile
e dove tutto si gioca. Ma la
nostra fede ci poneva « al
trove », o più avanti o più
indietro. Siamo stati forti e
lo saremo ancora, se e quando Dio lo vorrà. L’oggi non
esiste. Esiste soltanto il
grande ieri o il possibile domani. E via dicendo. Poteva
questo modo di pensare durare alla lunga? Poteva essere in modo permanente il
nostro punto di forza? Non
rischiava di assomigliare
piuttosto a un punto di fuga ed evasione dalla realtà?
E corrispondeva poi alla
sostanza del messaggio evangelico? Il nostro punto
di forza sta nel paradosso
di un Dio che si è reso de
bole. Un Dio che « trova »
di fronte a sé una realtà forse « perduta », ma pur sempre consistente e alla quale
egli si avvicina, in un primo
momento, con una specie di
rinuncia al proprio assoluto
Scusate se per dirvi questo
uso delle formule troppo rapide. Un assoluto ha sempre di fronte a sé un altro
assoluto. Rinunciando al
proprio assoluto, Dio, senza
perdere di maestà, mette
fuori gioco il semplice dualismo.
L'abbassamento di Dio
non è di per se stesso una
cosa tragica, ma è l’esperienza di Dio, la sua volontà di
incontrarci, il suo « non voler essere uguale a Dio », che
per un Dio è pure un bel paradosso!
Che cosa cerca Dio nel paradosso? Dio cerca e trova
fuori di sé qualcosa che non
è semplicemente il Nulla.
Quindi l’Altro esiste. Questo
è il senso della debolezza.
Che vale anche per noi. L’Altro esiste! Chissà che ciò non
sia contagioso! Con questa
« debolezza » di Dio, anche
l’essere umano viene situato
nella stessa dimensione paradossale.
L’uomo situato nel paradosso è l’apostolo Paolo: radicale nel fondamento della
realtà. Debole nelle conseguenze. Conseguenze « deboli » da premesse « radicali »,
senza abbandonare queste o
ridurre quelle a confusione
informe: questo è il suo segreto.
Debolezza
o insicurezza?
Naturalmente occorre di
stinguere. Non ogni debolezza è sana. Qualcuna è morbosa. E’ insicurezza più che
debolezza. E’ ricerca di protezione, o di qualche figura
forte cui potersi appoggiare.
E’ fiacchezza.
Ma c’è una buona debolezza. Esser debole vuol dire
per esempio:
— credere all’arbitraggio,
più che alla forza di chi gioca;
— credere alla forza della
norma, alla virtù di quel che
sta scritto, perché testimonia di un accordo.
La debolezza è propositiva. Deve cercare soluzioni.
Deve escogitare piani. E’
questa la sua forza-debolezza.
C’è un sacco di gente che
spera nella correttezza, che
vuole che le cose siano come devono essere e non secondo il beneplacito del più
forte.
C’è una forza nella debolezza delle istituzioni; c’è
una forza nella debolezza
A -fianco:
il predicatore
Sergio Rostagno
nel corso del
culto inaugurale e,
nelle foto piccole,
due momenti
della consacrazione
dei nuovi pastori.
della democrazia; e guai a
quell’uomo che irride a tutto ciò. Non è necessariamente vero che il diritto è una
espressione di chi detiene la
forza, come si diceva nella
prima metà del secolo, tanto a sinistra come a destra.
Una profonda revisione è in
corso anche su questo punto, come su tanti altri. Il diritto è invece espressione di
quella relatività che ha una
sua propria « forza » in sé
medesima. La forza del diritto invece del diritto della forza.
Ci sono un sacco di questioni, e forse tutte, che non
possono esser risolte con la
forza, ma che richiedono la
pazienza, la perseveranza, il
negoziato, l’autocritica.
Altri esempi.
Il Sermone sul monte: con
le sue formule assolute, ma
che indicano strade tutte
praticabili, tutte percorribili, con realismo, come strade di ricerca. Formule che
non vanno legalisticamente
ridotte a trancianti alternative proponibili soltanto per
la stravaganza dell’iperbole,
per l’estetica soddisfazione
di trovarle belle e utopiche.
Difficile è la lettura della
Bibbia, ma senza di essa saremmo proprio come trottole, come gente che si deve
piegare all’evidenza, alla forza, al valore del successo.
Successo! Bella parola questa. Mi dicono che una volta c’era il sindaco di successo, l’assessore di successo.
C’è il sindaco di successo?
Il presidente di successo?
Non so. Non c’è però, tanto vale svelarlo, il pastore
di successo.
Ma servirebbe? Servono
oggi queste persone cosiddette di successo? Qppure servono di più quelli che si
prendono le grane, che trovano le soluzioni, che affrontano i problemi e che non
fanno promesse vane?
Io lo lascio giudicare a
voi. Penso soprattutto a
quelli che lavorano, che si
trovano, con la loro coscienza, in un posto di lavoro a
fare qualcosa e poi anche
con un compito specifico, di
spinta, in una associazione
o in un organo responsabile. Ma quante grane!
Eppure: quando sono debole, allora sono forte. Che
vuol dire: quando sono debole?
Ancora esempi.
Debolezza dei nostri ordinamenti.
Non abbiamo un’autorità
suprema. Siamo privi di un
capo e di una gerarchia (non
la Tavola). Abbiamo il sinodo, questo estremo esempio
di debolezza. Eppure questa
è stata ed è la nostra forza.
Abbiamo un consenso.
Molti provano sgomento a
non potersi riferire ad altro
che ad un consenso, che ad
un patto. Lo segnalava anche il moderatore in una sua
circolare, in questo legittimo custode della nostra
« anarchia ». Strana ambiguità del protestantesimo.
Debolezza in tutto ciò? Quanta ne vogliamo. Eppure io
non vi rinuncerei mai.
Deboli perché abbiamo
creato una chiesa a partire
dalla Riforma. Ho trovato
questa frase (ironica nel senso) in un filosofo italiano
che mi dicono sia anche conoscente di alcuni di noi. Ma
questa frase dimostra come
siamo capiti.
Come se creare una chiesa
a partire dalla Riforma fosse un controsenso! Forse lo
è, amici miei, ma è proprio
di questi controsensi che è
fatta la storia e non dalle
antinomie radicali che mascherano soltanto volontà di
potenza frustrata, e inibita.
.Sì. questo è il nostro preSergio Rostagno
(segue a pag. 16)
4
4 sínodo valdese e metodista
14 settembre 1990
IL DIBATTITO SULLA FACOLTA’ DI TEOLOGIA
Formare pastori o dottori in teologia?
Il complesso rapporto fra la preparazione « accademica » e la preparazione pratica dello studente - Per costruire ci
vuole un progetto da saper proporre alla comunità - Lo studente fra ricerca di fede e aspettative delle chiese
« A meno di non voler chiudere gli occhi o di far finta di
non vedere, non si può ignorare
che le parole malessere e disagio sono ripetute con insistenza martellante in qualunque documento li riguardi, di cui la
Commissione d’esame (CdE) abbia preso visione. E’ uno "star
male" indefinito... a cui è perfino difficile "dare un nome” ».
Con queste parole si apre la sezione della relazione della CdE
che riguarda la Facoltà di teologia e di cui il Sinodo si è occupato giovedì mattina. I soggetti di questo malessere e di questo disagio di cui la CdE si è
voluta occupare sono gli studenti della Facoltà. Coraggiosa e
sicuramente insolita la decisione
della CdE di porre al centro della sua valutazione sul lavoro della Facoltà la condizione e il punto di vista degli studenti. Coraggiosa perché, pur correndo il
rischio di proporre al Sinodo un
argomento complesso e non di
sua stretta competenza. la CdE
non ha voluto evitare di affrontare le difficoltà che gli studenti
hanno espresso nel trascorso anno accademico. E pur insolita
è stata l’impostazione della re
lazione, poiché consuetudine vuole che essa s'a incentrata sulla
valutazione dell’operato del Consiglio di Facoltà.
Seguendo il pensiero proposto
dagli studenti in una loro relazione, stilata in preparazione di
una assemblea con i nrofessorf
(marzo '90), la CdE ha voluto
« dar nome » al loro « star ma
le » evidenziando una difficoltà
che grava sulla nostra Facoltà
di teologia: qual è il rapporto
tra lo studio accademico, teologico e la formazione pastorale, fra la preparazione teorica
e quella pratica dello/a studen
te?
Questa non è una domanda
nuova ma l’incertezza e l'ambiguità tra questi due poli è stata riconosciuta essere una fra
le cause principali del malesse
re espresso dagli studenti.
Da questa introduzione è sca
turita una discussione animata,
certamente una tra le più ricche e coinvolgenti della settimana di lavoro, uno dei momenti
più alti del Sinodo. Evidente
mente la CdE ha colto nel segno impostando la sua relazione dalla « parte degli studenti »
e ponendo al centro la doman
da su quale debba essere l’identità della Facoltà di Roma.
Alcuni interventi hanno sostenuto che la Facoltà deve a^•vi
cinarsi al modello tedesco, occupandosi cioè in maniera primaria della formazione teologi
ca degli studenti. In un secondo tempo dovrebbe avvenire la
preparazione al nastorato e onesta sarebbe compito delle chie
.M
< \ Jr' ' £
ì
Un gruppo di pastori e professori a colloquio nel giardino della
Casa valdese in una pausa dei lavori.
se. In questo modo gli studenti, liberati dal carico delle aspettative da parte delle chiese, avrebbero più tempo per chiarire la propria vocazione al ministero e più energie da dedica
re allo studio teologico.
Tale però non è stata l’opinione della maggioranza degli interventi, secondo i quali la specificità della nostra Facoltà è
piuttosto quella di far coesistere parallelamente la preparazione scientifica e la formazione
al pastorato. In questa direzione si è rivolto il moderatore
Franco Giampiccoli, sostenendo
che la Facoltà deve essere bilingue; una lingua è quella scientifica e l’altra è quella della fede che è la nostra eredità più
vera. Il problema è che lo/la
studente entra in Facoltà con
un solo linguaggio, quello della
fede e spesso l’apprendimento
del linguaggio teologico-scientifico è traumatico. Questo problema va preso sul serio e richiede grande cura al di là delle
ore di lezione. Secondo il moderatore però, solo nella misura in cui l’insegnamento sarà bilingue gli studenti saranno preparati a fare il pastore.
Altri interventi, pur muovendosi in questa stessa linea, hanno concentrato la loro attenzione sul disagio degli studenti. Il
pastore Erika Tomassone ha
sottolineato che tale disagio è
legato a percezioni soggettive
che in quanto tali non posso
no essere affrontate nel Sinodo,
dove si finisce per minimizzare
o esasperare i problemi. Tomassone ha però rilevato che non
serve a nulla affermare che sono necessarie idee forti in grado di piegare gli studenti pigri,
come altri interventi hanno sostenuto: .serve piuttosto ricordare che i pastori hanno un gros
il decano uscente, Paolo Ricca, c Silvana Nitti ascoltano il dibattito
.sulla Facoltà di teologia.
so compito a liveFo di umanità, e se l’umanità di uno/a studente è fratturata questi non
potrà mai essere pastore. E’ necessario insegnare ed imparare
a non nascondere la propria
umanità per evitare che il disagio pastorale aumenti. In que-sto senso qualcosa si è fatto soprattutto a livello della cattedra
di teologia pratica, che quest’anno ha proposto un seminario di
teologia e psicologia pastorale
sul rapporto tra pratica pastorale e dimensione psicoanalitica.
Dna valutazione positiva di questo corso è venuto anche dalla
CdE.
Tre modelli in
dialogo fra loro
A questo punto del dibattito
sono venuti a galla vari ordini
di problemi intrecciati tra di loro. In questo quadro si è inserito l’intervento del pastore Giorgio Tourn, che ha chiarito e distinto i vari problemi. Tourn ha
delineato tre punti, relativi a tre
diversi modelli: il modello della Facoltà, il modello del pastore e quello dello/a studente. Per
quanto riguarda la Facoltà, egli
ha messo in rilievo che, oltre al
modello tedesco, esiste anche
quello francese che prevede una
interrelazione tra lo studio ac
endemico e la formazione pratica; il problema è che nessuna
delle due proposte è stata accolta dal Sinodo, lasciando così la
Facoltà senza modello e dando
al singolo professore l’arbitrio
della scelta. Per il problema del
pastorato Tourn non concorda
con chi, come la CdE, sostiene
che non sia chiaro quale tipo
di pastorato vogliono le chiese:
le chiese vogliono una persona
che sia punto di riferimento ed
esempio per la comunità. La dif
fìcoltà oggi per i pastori e tanto più per gli studenti è di rientrare e calarsi in questo schema,
ma non è possibile, secondo
Tourn, rifiutare d’essere un esempio, esempio certamente solo
per rumanilà. infine il terzo modello, quello dello/a studente; a parere di Tourn oggi,
a differenza del passato, molti
studenti entrano ut Facoltà senza avere una conoscenza diretta della chiesa e del suo funzionamento, e per questo motivo
si registia una tendenza a concentrarsi sempre più .sul lavoro
accademico. Ogni generazione ha
vissuto il malessere c il disagio
e questa situazione è legata alla
difficoltà c alla fatica che costa
costruirsi un’identità teologica e
di fede. Per costruire ci vuole
una visione, un piogetto da pn'porre alla comunità; ma questa
visione oggi non c’è nella nostra
chiesa. In secondo luogo, ma non
al secondo posto, per costruire
e mantenere questa identità è
necessaria la preghiera; nella ricerca costante e nel dialogo con
Dio, prende forma la vocazione
al ministero, con gli amici possiamo parlare solo dei progetti
e delle idee. La preghiera è il
luogo della costruzione della nostra identità e sono secondari
gli aspetti logistici della sistemazione degli studenti o la strutturazione degli studi in Facoltà.
Sul filo rosso della ricerca di
fede, come momento prioritario
durante il tempo dello studio in
Facoltà, è da collocare l’intervento del pastore Daniele Bouchard. A suo parere il tempo della gioventù è un tempo di crisi, di ripensamenti e di insicurezze e in questo contesto è difficile inserire la ricerca di fede;
tanto più questa ricerca è complessa per chi è in Facoltà, chi
è sottoposto alle aspettative delle chiese e deve coniugare la
propria fede con la teologia;
proprio per questo spesso il lavoro scientifico diventa una falsa risposta ai problemi di fede.
E’ indispensabile pensare alla
Facoltà come a una « palestra
di fede » e non solo all’alternativa tra formazione pratica e
studio accademico. In conclusione alla discussione il decano della Facoltà, professor Paolo Ricca, ha voluto ringraziare per la
ricchezza del dibattito, tanto più
gradito perché del tutto inaspettato e senz'altro utile per la Facoltà. Ha pure sottolineato che
la Facoltà vive sempre più neil’orizzonte europeo, sia come
luogo di lavoro teologico che
come luogo di accoglienza. Il decano ha altresì comunicato che
per il prossimo anno accademico sono iscritti sei studenti al
corso di laurea; evidentemeni.e
la voglia di vivere la propria vocazione di fede nel ministero
pastorale non si lascia soffocare dal « disagio ».
Chiudendo la seduta il moderatore ha comunicato che l’anno prossimo i candidati al ministero faranno il loro sermone
di prova nelle chiese dove hanno compiuto Tanno di prova.
Anche questo è un segno positivo di cambiamento.
Uscendo dalTAula sinodale e
incontrando una studente della
Facoltà che aveva seguito il dibattito, le ho chiesto di dirmi
le sue impressioni e questa è
stata la sua risposta: « Non so
se qualcosa cambierà, ma certamente qualcosa di importante
è successo oggi: si è rotto il muro del silenzio, non siamo più
Soli ad affrontare le nostre difficoltà». E certamente questo
non è poco.
Paola Benecchi
62 - Il Sinodo si rallegra della tendenza positiva ad una maggiore assunzione di responsabilità finanziaria
da parte delle chiese nei confronti
deila Facoltà valdese di teologia.
Invita tutte le chiese ad inserire
nei ioro bilancio ordinario una quota
percentuaie e costante da destinare ?l!a
Facoltà.
Raccomanda il sostegno e l’incremento del fondo IV cattedra, perché
si possa giungere ad una sua totale
copertura.
63 . il Sinodo si rallegra dei progetto di ampliamento dei locaii .itila
Biblioteca della Facoltà valdese di teologia e. ritenendo che essa svolga
un’insostituibile funzione di servizio,
rivoita anche ail'esterno, raccom&r.da
un adeguato potenziamento del personale, nell’ottica delia più larga dispcnibiiità e fruizione de! patrimonio liln-a.
rio.
64 - Il Sinodo approva lo Statuto delia
Facoltà valdese di teologia.
65 - II Sinodo, in seguito all’approvasione del nuovo Statuto della Facoltà
valdese di teologia, adotta la seguente
norma transitoria: « Per quanto non
previsto dallo Statuto della Facoltà valdese di teologia, continua ad applicarsi
il regolamento approvato con l'art. 54/
SI/84 e successive modificazioni >•.
66 - Il Sinodo approva l'operato del
Consiglio della Facoltà valdese di teologia e lo ringrazia.
CIO’ CHE OCCORRE SAPERE
Anno accademico 1990-91
ISCRIZIONI AL
CORSO DI LAUREA
Per Tinunatricolazione al
corso di laurea va presentata domanda aUa segreteria entro il 25 settembre su modulo fornito dalla segreteria
stessa. Si richiede la maturità
classica o altro titolo di secondaria superiore giudicato
equipollente con l’obbligo di
esami integrativi. Un anno di
studio integrativo viene richiesto a coloro che non hanno fatto 5 anni di scuola secondaria superiore. La frequenza è obbligatoria.
BORSE DI STUDIO
Per permettere la frequenza sono previste borse di
studio. La domanda per la
borsa deve essere debitamen
te motivata. Informazioni
più dettagliate sono reperibili presso il prof. Rostagno,
segretario. Per i telefoni vedi sotto.
TASSE ACCADEMICHE
Le tasse accademiche sono
fissate, per Tanno 1990-1991
nella seguente misura.
Corso di laurea:
— immatricolazione, L. 100
mila
— frequenza per i quattro an
ni regolari, L. 100.000 a semestre
— iscrizioni fuori corso, L.
100.000 all’anno.
Non verranno richieste
tasse di frequenza per Tanno
all’estero e per eventuali anni successivi autorizzati dal
Collegio accademico, per U
periodo del servizio militare
o civile e per comprovate cause di forza maggiore nell’interruzione degli studi, accettate dal Collegio accademico.
Corso di diploma:
— iscrizione, L. 100.000
— frequenza per i tre anni regolari, L. 100.000 all’anno
— tassa per ogni esame so
stenuto dopo il terzo anno, L. 30.000.
Gli esami sostenuti da studenti non in regola con il pagamento delle tasse verranno
segnalati dal segretario al
Consiglio per l’annullamento.
Gli importi vanno versati
sui ccp n. 24717001 intestato
alla Facoltà.
I programmi dei corsi sono
disponibili in .segreteria. Facoltà valdese, via Pietro Cessa 42, 00193 Roma. Tel. 06/
321.0789.
Il segretario:
prof. S. Rostagno
5
14 settembre 1990
sinodo valdest e metodista 5
LE STRUTTURE DELLA CHIESA
LE DECISIONI
Verso un riassetto istituzionale
Le chiese manifestano una certa insofferenza verso quegli organismi che a volte sembrano
sovrapporsi - Allo studio un progetto di riforma che tenga conto della nostra ecclesiologia
Sicuramente pochi testi normativi sono continuamente verificati nelle loro disposizioni per
valutare che essi rispondano alle
esigenze di persone ed istituti
che ad essi si rifanno per trovare una disciplina al loro essere
ed al loro operare come i « Regolamenti organici » delle chiese
valdesi e metodiste.
Da più parti nelle nostre chiese si ritiene che l’attuale assetto deU’organizzazione gestionale
e amministrativa territoriale
espresso dal « Regolamento dei
circuiti e dei distretti » (noto
come « RO. 5 », perché dà attuazione al cap. V della « Disciplina
generale »), approvato dal Sinodo nel 1975, non sia funzionale
rispetto alle esigenze cui deve far
fronte.
Circuiti e
Distretti
Come tutti sanno, oggi le nostre chiese sono organizzate territorialmente in chiese locali (autonome e non), circuiti e distretti.
I distretti, con compiti di carattere « spirituale » ed « amministrativo », si identificano come
organismi territoriali intermedi
tra chiesa locale e Sinodo con
funzioni di coordinamento delle
attività delle chiese; sono organismi che erano conosciuti dagli
ordinamenti delle chiese valdesi
e metodiste già prima della loro
integrazione (anche se rii fatto in
ambito metodista non trovarono
mai attuazione).
Air interno dell’ ordinamento
valdese, essi hanno subito nel
corso degli ultimi decenni diverse modifiche istituzionali; istituiti infatti aH’indomani dell’opera
di evangelizzazione al di fuori
delle Valli del pinerolese, fino alla fine degli anni ’50 essi hanno
svolto una funzione di supporto
territoriale della Tavola valdese,
senza però mai acquisire una
reale responsabilità amministrativa.
Nel 1959, svincolati un po’ da
questa funzione, assunsero compiti ispirati ad un principio di decentramento amministrativo imperfetto (in quanto non furono
loro attribuiti fondi da poter gestire).
Le loro attribuzioni e suddivisioni territoriali furono oggetto
di radicale revisione allorché nel
1975 si addivenne all’integrazione
tra chiese valdesi e metodiste;
dall’ordinamento di queste ultime fu assunto l’organismo del
circuito, quale raggruppamento
di comunità contigue in vista della loro collaborazione per il coordinamento ed il potenziamento
delle attività ecclesiastiche ed
evangelistiche, con competenze
prevalentemente di natura spirituale.
Dopo circa 15 anni di compresenza dei due orpnismi, il sistema mostra i suoi limiti, denotati
da una certa insofferenza delle
chiese verso di essi in quanto talora, per alcune loro attribuzioni,
sono visti come un duplicato
l’uno dell’altro ; infatti non si
comprende fino a qual punto si
estende la competenza dell’uno
in rapporto all’altro. Da questo
nasce la sensazione di una certa
« pesantezza » delle strutture, anche per il gran numero di persone coinvolte in relazione alla consistenza delle nostre chiese.
Le opere
avere un complesso di organismi
funzionale e non sovrabbondante
rispetto al numero delle persone
e degli istituti da gestire, coordinare e controllare.
Due proposte
Da una parte la commissione
che il Sinodo 1989 aveva nominato per cominciare a studiare jl
problema, e dall’altra la Tavola
valdese e la CIOV, hanno presentato al Sinodo di quest’anno due
relazioni di analisi dell’esistente
e delle principali questioni con
che oggi sono i circuiti e i distretti, secondo quanto detto prima.
Questa complessa opera di ridisegnare rassetto istituzionale amministrativo - territoriale delle
nostre chiese ed opere non è priva di punti dubbi, e puntualmente alcune perplessità si sono manifestate in Sinodo.
Parecchi sono stati gli ammonimenti a non mascherare una
pretesa di decentramento con
una realtà di accentramento di
poteri in capo alla Tavola ed alla CIOV, che vedrebbero accresciuto il potere di controllo « politico » su, chiese ed opere, cosa
che alcuni harmo denunciato non
essere proprio della nostra ecclesiologia.
Rimane poi aperto il problema
dei controlli di carattere amministrativo che la Tavola valdese
istituzionalmente deve esercitare
sia all’intemo dell’ordinamento
valdese, sia per quanto previsto
dalle leggi della Repubblica (art.
12 legge 11.8.1984 n. 449 di approvazione dell’Intesa).
Una Commissione sinodale, in
collaborazione con la Tavola valdese e la CIOV, dovrà predisporre per il prossimo Sinodo un progetto organico di riforma degli
organi delle chiese valdesi e metodiste tale da rispettare i loro
principi ecclesiologici, tenendo
conto dei rilievi mossi dal Sinodo
a quanto enunciato nelle relazioni presentate quest’anno.
Paolo Gay
Circuiti
e distretti
15 .. Il Sinodo, udita la proposta della Commissione ad referendum per il
funzionamento degli organismi esecutivi delle chiese, riguardante i Distretti e i Circuiti, invita II Seggio a rinnovare il mandato alla medesima Commissione affinché, in base al dibattito sinodale, predisponga per il pross'mo Sinodo un progetto organico
co.mp-ensivo delle necessarie modifiche regolamentari.
16 I’ Seggio, in base ail'art. 19/SI/
89, nomina ia Commissione ad referendum per il funzionamento degli organi esecutivi nelie persone di: Giulio
Ma sano, relatore; Marco Jourdan,
Gianni Long, Franco Sommani e li/faria
Adch/de Lupi, membri.
Riorganizza
zione
diaconia
34 - Il Sinodo, approvando in linea
di massima la relazione della TavolaCIOV riguardante la riorganizzazione
della diaconia e degli organisimi esecutivi della chiesa, invita la Tavola e
la CIOV a proseguire in questa direzione.
Invita la Tavola e la CIOV a indire
una consultazione delle persone e degli organismi coinvolti e interessati, al
fine di predisporre, nei modi che riterranno più opportuni, un progetto definito da presentare ed esaminare al
prossimo Sinodo.
Connesso con il riordino delle
strutture amministrative delle
chiese v’è il problema dell’organizzazione amministrativa delle
opere, i cui sistemi gestionali e
di controllo sono estremamente
vari (alcune fanno riferimento al
Sinodo, altre alla Tavola, o alrOPCEMI, o alla CIOV, o ai
Concistori, o alle Conferenze distrettuali), il che va a scapito di
chiarezza di funzioni, rapporti,
funzionalità. Come fare a mettere un po’ d’ordine in questo variegato panorama, senza venir
meno ai principi delle ecclesiologie valdese e metodista?
Sia per l’organizzazione amministrativa-territoriale delle chiese, sia per quella delle opere (le
cui strutture in continua dialettica tra loro sono di supporto all’azione di predicazione e diaconia in cui si esprime il cornpito
di annuncio delTEvangelo cui siamo chiamati come credenti), la
questione sta nel definire in qual
modo attuare il principio del decentramento amministrativo di
cali ijpssuno vuole negare la validità in linea di principio, sì da
IN MARGINE Al LAVORI
incontri al Sinodo
Qui sopra e sotto il titolo: deputati e pastori seguono il succedersi
degli interventi nell’Aula sinodale.
Un intervento di Roberta Peyroi.
nesse, avanzando già alcune pio
poste.
Quanto al rapporto circuiti-distretti, si è rilevato che la sem
plice soppressione di uno o l’altro organismo non risolverebbe
i problemi, perché entrambi svolgono una funzione di collegamento e coordinamento tra le chiese
da salvaguardare; occorre invece
meglio precisare le loro competenze (in particolare quelle del
circuito, conferendo ad esso anche compiti di carattere amministrativo), ridefinendone le rispettive articolazioni strutturali e
territoriali. Problema nel problema è rassetto amministrativo-territoriale del I Distretto (Valli del
pinerolese), le cui peculiarità
nessuno disconosce e che vanno
salvaguardate.
In questo quadro, si può pensare ad un nuovo assetto istituzionale della CIOV, cui potrebbero essere affidati tutti gli istituti valdesi e metodisti dell’area
socio/sanitaria, attuando un progetto già ipotizzato da alcuni annl.
In questo modo si realizzerebbe un collegamento verticale di
istituti di uno stesso tipo, indipendentemente dalla loro collocazione geografica, prevedendo
un collegamento orizzontale tra
di essi a livello di una struttura
territoriale intermedia che risulterà dalla ridefìnizione di quello
Un aspetto del Sinodo è quello degli incontri per riprendere rapporti costruiti in passato e per costruirne di nuovi. Nelle due foto
Paolo Marauda la sinistra) e Arnaldo Geme, entrambi pastori emeriti, e (sotto) il past. Hanny Wartenweiler di Richen (CU) con
Lucilla Tron, del servizio migranti della FCEI.
6
^____sinodo valdese e metodista
14 settembre 1990
INTEGRAZIONE
OPCEMI
Le due identità del Sinodo vivo impegno
Un corpo unico e due anime: questa è l’originalità del patto - La
commissione di studio intende evitare soluzioni di tipo affrettato
Quando, lo scorso anno, il Sinodo ricordò con un taeU’ordine
del ^omo i dieci anni dell’integrazione delle Chiese valdese e
metodista, non volle passare sotto silenzio il fatto che in questa
unione di chiese non mancano i
problemi. Probabilmente è normale che sia cosi.
Infatti, se è vero che metodisti
e valdesi formano una sola Chiesa, è pur vero che mantengono le
reciproche identità: un metodista resta metodista e non diventa valdese e l’inverso vale per i
valdesi. Un corpo unico e due
anime, se si può dir così. Questa
è l’originalità del patto di integrazione, che è un esempio imico
di rapporto ecumenico tra chiese; ma anche qui si può verificare la difficoltà nella gestione di
questo rapporto. Vi è sempre infatti il pericolo che una delle due
componenti prevalga sull’altra,
mentre è importante che le due
« anime » restino vive e vivaci,
per la ricchezza di tutta la Chiesa.
I « casi » controversi che sono
stati affidati ad una commissione
di studio e che sono stati brevemente dibattuti dal Sinodo sono
cinque, e tra essi alcuni hanno
più rilevanza tecnica, mentre altri toccano più in profondità la
sostanza stessa del patto di integrazione.
Vediamoli neH’ordine.
Problemi tecnici
e di sostanza
1. Qualificazione denominazionale dei pastori. Può sembrare una questione di lana caprina,
ma ha la sua importanza. Infatti
è previsto che in alcuni organismi sia presente una rappresentanza metodista. Oggi tutto va
bene perché sappiamo chi sono i
pastori metodisti; ma in futuro,
come faremo a sapere chi appartiene ad una denominazione
o all’altra? Facciamo im esempio concreto: entra in servizio
un pastore di una chiesa estera,
di quale delle due rappresentanze farà parte? Esiste il rischio
concreto che i valdesi, essendo
più numerosi, abbiano maggiore
forza di attrazione e nel giro di
qualche anno il corpo pastorale
metodista finisca dissanguato,
con evidente perdita per tutti.
Sarà bene, dunque, chiedere ai
pastori che entrano in servizio in
quale parte del corpo pastorale
desiderano essere inclusi.
2. Durata in carica del presidente del Comitato permanente
deirOPCEMI. E’ una questione
tecnica. La domanda è: se im
membro del Comitato permanente viene eletto presidente, ha
diritto di essere rieletto per altri
sette anni o viene conteggiato
anche il numero di anni in cui è
stato presente nel Comitato nella
sua qualità di membro? Vista la
delicatezza dell’incarico sembra
giusto concedere al presidente i
sette anni, previsti anche per altre cariche simili. Ma per il momento non è ancora cosi.
Amministrazione
e supervisione
3. Il patto di integrazione
prevede che l’OPCEMI amministri direttamente il patrimonio
della Chiesa metodista, mentre
l’Intesa con lo Stato dà alla Tavola la supervisione e la responsabilità nei confronti di tutto il
patrimonio della Chiesa valdese
(metodisti inclusi). Si pone dunque il problema di capire fin
Il presidente del Comitato permanente delt’OPCEMI, post. Claudio
H. Martelli.
dove si può spingere questa supervisione e se non rischia di togliere, di fatto, ogni autonomia
nella gestione del patrimonio metodista. E’ uno dei nodi che ancora va sciolto.
4. Al momento dell’integrazione fu stabilito che le chiese
metodiste avrebbero pagato i loro pastori (o, meglio, che avrebbero rimborsato alla Tavola lo
stipendio dei loro pastori). Tutto
pareva chiaro, tranne una cosa:
chi è che decide quanti pastori
devono servire presso le chiese
metodiste? Oggi è la Tavola che
decide, mentre è l’OPCEMI che
deve pagare. Talvolta il carico
finanziario è però troppo pesante e l’amministrazione metodista
ha fatto sapere di non essere in
grado di sopportarlo. Di qui la
necessità di ripensare l’argomento e, soprattutto, di organizzare
l’uso delle forze pastorali in modo coordinato.
5. La rappresentanza ecumenica. Metodisti e valdesi hanno
diritto ciascuno alla propria rappresentanza ecumenica, ma è poi
un’assemblea unica, il Sinodo,
che giudica unitariamente gli uni
e gli altri. Non sarebbe meglio,
si chiede, che in tali casi il Sino
do voti le sue risoluzioni separatamente?
La commissione di studio ha
chiesto altro tempo per riflettere,
perché la prassi del voto separato delle due componenti è meglio
usarla il meno possibile, per evidenziare l’imicità di questo « corpo » ecclesiastico. Il Sinodo ha
deciso di dare im altro anno alla
commissione, perché possa portare le sue conclusioni e permettere al Sinodo di riflettere su
queste due « anime » senza tentare pericolose scorciatoie e senza
correre il rischio di emarginare
di fatto la componente più debole.
Paolo Ribet
59 - Il Sinodo, dopo aver ascoltato e
discusso la relazione della commissione ad referendum sull’integrazione (20/
SI/89), ine approva l'impostazione.
invita il Seggio a rinnovare per un
anno il mandato alla stessa commissione in vista di una definizione globale
di tutti i problemi sollevati.
60 - Il Seggio nomina la commissione ad referendum sull’integrazione
nelle persone di: Guido Colucci, coordinatore, Franco Becchino, Piero Trotta,
Sergio Aquilante, Giorgio Bouchard,
Marco Borno, membri.
Non molto, tempo è stato dedicato dal Sinodo all’OPCEMI
(Opera per la chiesa metodista
in Italia): gli interventi si sono
limitati a registrare il sostanziale miglioramento della situazione finanziaria, e gli ordini del
giorno vanno nel senso di un
incoraggiamento a proseguire in
tale direzione.
Già la Commissione d’esame
(CdE) nel suo rapporto aveva
segnalato al Sinodo la risposta
« soddisfacente e responsabile »
che le chiese metodiste avevano
dato nel corso dell’anno sia alla sottoscrizione straordinaria
per il risanamento del deficit,
sia alla campagna delle « 3 P »
(contribuzione periodica, proporzionale, personale); a fronte di
questo sforzo sta poi anche
quello di una maggiore attenzione alla valorizzazione degli stabili: un patrimonio che, seppure
consistente, sotto il profilo teorico, continua tuttavia a dare
problemi. Forse, come ha osservato Bruno Loraschi, non è possibile valorizzare il patrimonio,
immobiliare facendo perno solo
sulle entrate ordinarie: è necessario varare anche una saggia
politica di investimenti.
Ma rOPCEMI non è solo, una
questione amministrativa, come
ha messo ben in evidenza il suo
presidente Claudio H. Martelli,
sia nel rapporto a stampa presentato al Sinodo e sia nel suo,
intervento in aula. L’OPCEMI è
anche rapporti ecumenici e rapporti con la grande famiglia
metodista nel mondo. Sono stati
rinsaldati ed approfonditi i rapporti con la segreteria europea
deirOverseas Divisio,n della chiesa metodista di Gran Bretagna.
Nell’ottobre scorso vi è stato un
incontro ad Ecumene con il suo
segretario, Lesley Anderson, e
si è stabilito che lo stabile di Roma, ponte S. Angelo, divenga proprietà deirOPCEMI ma che in
esso trovi posto una chiesa metodista di lingua inglese. Sempre nell’ambito dei rapporti italo- inglesi, è anche da segnalare il viaggio in G. B. al quale
ha preso parte una cinquantina
di persone, per visitare i luoghi
storici del metodismo inglese.
Anche col metodismo americano
sono stati approfonditi i contatti, proseguendo l’interscambio
di informazioni, mediante un intenso programma di visite a tutte le chiese e collaborazioni.
Sul piano interno Martelli ha
anche segnalato lo sforzo di migliorare lo scambio dì informazioni, mediante un intenso programma di visite a tutte le chiese, da concludersi nell’arco, di
tre anni.
Rimane aperta la questione
della disseminazione di comunità metodiste, che richiede un notevole dispendio di energie e persone per il collegamento, e per la
cura pastorale.
Gli ordini del giorno sono passati tutti a larghissima maggioranza, senza opposizione e con
poco più di un paio di astensioni.
Un ringraziamento particolare
.è stato rivolto dal presidente
dell’OPCEMI (e il Sinodo si è
associato) a due membri che
con quest’anno hanno lasciato, il
Comitato: Bruno Loraschi, per
compiuto settennio, e Brimo Bellion, membra uscente della Tavola. Al posto di Bruno Loraschi,
che con intelligenza e dedizione
ha prestato la sua opera e la
sua consulenza, è stata votata
dal Sinodo Maria Grazia Sbaffl
Palazzino.
Luciano Deodato
55 - Il Sinodo incoraggia il Comitato permanente dell’OPCEMI a continuare ad intensificare i rapporti e lo
scambio di informazioni con le chiese locali e le chiese sorelle all’estero.
56 - Il Sinodo, rallegrandosi per l'impegno imostrato dalle chiese nel rag.
giungimento e superamento deH’obiettivo riguardante il fondo ministero ed
il fondo pensioni; constatando il buon
avvio della sottoscrizione straordinaria indetta dal Comitato permanente,
incoraggia le chiese a mantenere vivo
e costante l'impegno per rispondere
alle esigenze dell’opera.
57 - Il Sinodo, presa visione del
« Documento integrativo sulla campagna delle 3P », invita il CP OPCEMI
ad inviarlo ai consigli delle chiese locali metodiste perché venga ampiamente utilizzato per una maggior partecipazione e responsabilità contributiva dei loro membri, in vista del raggiungimento del « punto di equilibrio »
fra contribuzioni e spese del campo di
lavoro entro il 1993.
58 - Il Sinodo approva l’operato dei
Comitato permanente deH'OPCEMI e lo
ringrazia.
ECUMENE
Tra testimonianza e proposta culturale
Sei opere (Collegio valdese di
Torre Pellice, Centro diaconale
« La Noce » di Palermo, Servizio cristiano di Riesi, Casa materna di Portici, Ecumene di
Velletri e il Centro ecumenico di
Agape di Prali) rispondono
del loro operato direttamente al
Sinodo. Nell’impossibilità pratica di dedicare un congruo spazio di tempo per esaminare approfonditamente ogni singola
opera, il Sinodo del 1987 decise
che in futuro ci si sarebbe soffermati dettagliatamente su almeno un’opera indicata, a turno, dalla Commissione d’Esamc.
Nell’88, se non ricordo male,
aprì la serie il Servizio cristiano di Riesi, neU’89 fu il turilo
del Centro ecumenico di Agape
e quest’anno l’attenzione è stata riversata su « Ecumene ».
Il Centro di Ecumene, situato
in modo incantevole tra il verde delle colline che circondano
la cittadina di Velletri, vuole essere, come recita il preambolo del suo Statuto, « Segno e
testimonianza dell’unità della
chiesa di Gesù Cristo... luogo di
incontro e di studio per i vari
settori della vita della chiesa...
punto di riferimento per tutti
coloro che individuano nell’azione per la riconciliazione, la pace e la giustizia tra i popoli e
gli individui, la testimonianza
che le chiese sono chiamate a
rendere ».
La CdE ha riconosciuto che
« Ecumene si è imposta in questi anni come uno dei nostri centri più importanti e rappresenta, per la sua collocazione
geografica, per la qualificazione
della sua proposta culturale e,
non ultimo, per la cornice accogliente e confortevole che offre,
un polo di richiamo e di aggregazione di giovani, singoli e famiglie, soprattutto per il Mezzogiorno ». Le sue linee di riflessione hanno seguito da un lato
una ricerca sull’identità denominazionak- metodista « che non è
solo un recupero storico delle
proprie radici ma è una robusta riflessione sull’oggi », e dall’altra « innesta sulla problematica dell’oggi un’attenzione a temi meridionalisti con particolare riferimento allo specifico contesto in cui si collocano le opere della diaconia evangelica »;
una terza linea, più tradiziona
le, è quella della critica alla cultura cattolica.
Il Sinodo ha approvato con
gioia queste linee di lavoro incoraggiando la direzione a proseguire in questo cammino.
Il breve dibattito che è seguito si è imperniato su due temi
specifici; «il vestito giuridico»
e la dose di « angoscia finanziaria ». Sul primo tema diverse
CdE avevano già richiamato l’attenzione nel passato e il presidente del Centro, pastore Sergio
Aquilante, ha ribadito con passione che « Ecumene interpreta
e vive se stessa come uno dei
soggetti che concor'rono alla predicazione e alla testimonianza
dell’Evangelo... Essa resta gelosa
di questa sua scelta di essere
una ’’area di chiesa” e così non
sa indossare vestiti che non le
.si attagliano », e che il Comitato si avvarrà dell’ulficio fiscale della TV per trovare una soluzione.
Sul secondo tema il direttore,
Ornella Shaffi, ha da un lato
espresso la fiducia che poco a
poco il modesto debito sarà saldato in quanto il « conto ccono
mico » è normalmente in attivo,
dall’altro ha sottolineato la preoccupazione per la condizione
del patrimonio; costmzioni che
invecchiano, arredo che deperisce, strutture bisognose di ammodernamento, ecc.
Ma Ecumene, come tanti altri nostri « Centri » ha vissuto
e vive così: frutto della fede,
sorretta dalla solidarietà, proiettata nella speranza.
Arrigo Bonnes
44 -11 Sinodo, dopo aver esaminato
l’operato del comitato di Ecumene, lo
approva;
esprime apprezzamento e gratitudine
pe;' l’importante opera di presenza e
di testimonianza evangelica che il centro svolge; incoraggia la direzione e
il comitato a proseguire ed approfondire queile linee di ricerca — l’identità
metodista, la riflessione sul Mezzogiorno — che ne hartno qualificato in
questi anni l’attività;
auspica che, anche in collaborazione
con l’ufficio fiscale della Tavola, H
centro possa giungere ad una definizione soddisfacente della sua configurazione giuridica.
7
14 settembre 1990
sinodo valdese e metodista
RAPPORTI COL CATTOLICESIMO ITALIANO
JPIC
Lo scoglio dei matrimoni ®
interconfessionali
Prosegue il complesso lavoro della commissione che si confronta con
la delegazione della GEI - Lentezza delle chiese, disagio delle coppie
Il dibattito sinodale sui rapporti col cattolicesimo romano
è stato aperto da Maria Sbaffi
Girardet, relatrice della commissione nominata dal Sinodo per
esaminare, in dialogo con una
delegazione designata dalla Conferenza episcopale italiana, il
complesso problema dei matrimoni interconfessionali.
Dopo un'istruttoria preliminare, questa commissione mista ha
deciso di elaborare una bozza
di documento, articolata in tre
parti: elementi comuni nella
comprensione del matrimonio,
punti di divergenza, indicazioni
pastorali. Attualmente è allo studio la prima parte di questo testo.
Dagli interventi è emerso il
carattere promettente di questo
lavoro, la cui complessità, già
di per sé notevole, è però incrementata, secondo più d’uno, da
una certa tensione, o dialettica,
tra due prospettive interne alla
parte cattolica: da un lato l’attenzione prevalente dei vescovi
agli aspetti propriantente pastorali del problema, attenzione che,
oggettivamente, spinge a! superamento di un certo numero di
difficoltà; dairaltro le preoccupazioni degli s-peciaiistì di diritto canonico, rnoìto attenti a
muoversi nei rigidi binari del
codice.
In particolare, il punto critico su cui attualmente ci si è
fermati è il problema della dispensa da parte del vescovo, affinché il coniuge cattolico possa
contrarre matrimonio: è stato
comunque ricordato che già il
fatto di aver individuato consensualmente la centralità di
questo tema e di aver avviato
concreti tentativi in vista di una
Soluzione deve considerarsi un
Successo.
In un appassionato intervento,
Alberto Taccia ha tuttavia fatto
presente che le coppie interconfessionali vivono con sofferenza
la lentezza con cui le chiese procedono nel dialogo, e di ciò bisogna tener conto.
Molto accesa la discussione su
un altro tema, sollevato da Teo
II vescovo Giachetti a colloquio
con il moderatore.
doro Fanlo y Cortés: occorre
uscire da quello che egli definisce un ecumenismo di rimessa,
per assumere in proprio iniziative atte a spostare in avanti il
fronte del dialogo; un primo passo potrebbe essere l’invito a rappresentanti della GEI e delle comunità ebraiche a intervenire al
Sinodo. Il problema è stato del
resto posto con chiarezza dall’indirizzo di saluto che il vescovo di Pinerolo, Pietro Giachetti,
ha rivolto all’assemblea: Giachetti esprime il desiderio di potersi rivolgere direttamente ai membri del Sinodo, dopo dodici anni in cui ha inviato un messaggio scritto.
A questo proposito, Giovanni
Scuderi ha rilevato che la situazione del dialogo con la chiesa
di Roma e,con le comunità israelitiche è diversa, e che dunque
sarebbe affrettato procedere parallelamente sui due fronti; Aldo Comba ha fatto presente che
l’atteggiamento della GEI sull’ora di religione, teso a limitare la libertà del prossimo, rende imbarazzante un invito a un
rappresentante della GEI: ogni
RAPPORTI COL PROTESTANTESIMO ITALIANO
Positiva l’attività
della FCEI
Data la quantità di argomenti
da trattare, è naturale che il Sinodo non abbia dedicato molto
tempo ai rapporti con le Chiese
battiste, che occuperanno interamente i lavori dell’Assemblea-Sinodo nel prossimo novembre;
importante è stata tuttavia, per
una maggiore conoscenza della
realtà battista, l’esposizione del
pastore Paolo Spanu, presidente
dell’UCEBI, che potete leggere
in questa pagina.
Anche la Federazione delle
chiese evangeliche non ha richiesto un lungo dibattito. Fulvio
Rocco, nel suo saluto, ha fornito un’ampia panoramica della vita della Federazione, che quest’anno ha visto intensificarsi il
programma di convegni, incontri,
seminari, raggiungendo anche
chiese che, pur non aderendo alla
Federazione, dimostrano interesse per un confronto fraterno.
Così, oltre ai Servizi che con
espressione di fraternità, per essere concreta, non formale, deve passare da precise verifiche
sulle questioni scottanti, in cui
appunto non solo e non sempre
la dottrina, ma anche l’attenzione alla libertà dell’altro è in gioco.
Il dibattito ha evidenziato che
la situazione non è matura per
iniziative come quella prospettata da Fanlo, il che però non deve essere accettato con buona
coscienza. Paolo Ricca ha ricordato di aver posto a diversi moderatori, nei decenni passati, il
problema evidenziato dalla lettera di Giachetti e dagli interventi del pastore di Genova: l’esito
della discussione è sempre stato che, appunto, non siamo maturi. Accompagnando le parole
con la mimica che lo caratterizza, il professore della Facoltà di
teologia ha concluso: « Matureremo nell’Aldilà! ».
Fulvio Ferrarìo
69 - Il Sinodo, udita la relazione della Commissione per il dialogo con il
cattolicesimo sui matrimoni interconfessionali (27/SI/88), ne approva l’operato; invita il Seggio a rinnovarle il
mandato auspicando che si possa presto addivenire ad una bozza concordata di documento da sottoporre alle
rispettive chiese.
70 - il Seggio inomina la Commissione ad referendum per il dialogo con
il cattolicesimo nelle persone di: Maria
Sbaffi Girardet, relatrice, Gianni Long,
Paolo Ricca, Giovanni Scuderi, Franco
Becchino, Alfredo Sonelli.
Le chiese valdesi e metodiste
hanno aderito agli impegni che
sono stati formulati a conclusione dell’assemblea mondiale di
Seoul, nello scorso mese di marzo.
Anche in questa discussione,
come in quella sulla crisi del
Golfo, l’assemblea ha ritenuto
che l’ordine del giorno proposto
fosse troppo ampio, e forse troppo impegnativo (laddove il testo
parlava di aderire al patto, è
stato chiarito nella seconda « fetta » di discussione che il patto
è, nell’Antico Testamento, co,sa
serissima e impegnativa per la
vita: l’adesione a dei principi
non può dunque configurarsi in
tale veste).
Altre perplessità (Fiorio) sono
venute sul testo stesso redatto
a Seoul: le chiese hanno esaminato il documento, come già
fecero l’anno scorso, per l’assemblea di Basilea, e i motivi di dubbio sono da ricercarsi nella teologia stessa: non sulla validità
del processo su « Giustizia, pace,
salvaguardia del creato », ma nelTinsufflcienza della cristologia.
Bruno Gabrielli, intervenuto al
Sinodo come membro della commissione BMV sul « JPIC » ha
lamentato la fatica di trovare un
riscontro nelle nostre chiese su
quel che è successo a Seoul.
68 - Il Sinodo fa proprie le affermazioni formulate dai delegati delle chiese all'Assemblea mondiale per la giustizia, la pace e la salvaguardia del
creato (Seoul, 5-12 marzo 1990) e ne
sottoscrive gli impegni: 1) per un giusto ordine economico per tutti; 2) per
una vera sicurezza di tutte le nazioni ed
i popoli: 3) per preservare il dono dell'atmosfera terrestre; 4) per l'estirpamento del razzismo.
Invita la Tavola a predisporre proposte per la predicazione e per la liturgia e materiali informativi.
Invita le chiese a ravvivare il loro
annuncio e il loro impegno su questi
temi.
DALLE CHIESE BATTISTE
Lavoriamo insieme per
l’evangelizzazione dei paese
tinuano a svolgere la loro opera
preziosa, si sta sviluppando una
attività di incontro e di confronto che si rivela essere sempre di
più una delle funzioni principali
della Federazione. Si comprende
quindi come questa tenda a considerare concluso il proprio impegno nelle zone colpite dal terremoto del 1980, proponendo di
affidare la gestione dei tre centri
di Senerchia, Ponticelli e Monteforte rispettivamente agli esecutivi battista, metodista e valdese, ai quali sono già intestate
le proprietà. Malgrado alcune
perplessità, non vi sono state forti obiezioni a questo orientamento.
61 - Il Sinodo, in vista della seduta
congiunta con l'Assemblea dell'UCEBI,
approva con gioia la convocazione del
Sinodo in sessione straordinaria che,
a Dio piacendo, inizierà a Roma giovedi
1“ novembre 1990.
Vorrei approfittare di questo
momento dì saluto per farvi un
panorama brevissimo delle cose
che sono cambiate nelle nostre
chiese; innanzitutto in questi
sei anni l’Unione battista si è
dotata di una regolamentazione
statutaria e normativa del tutto
nuova, che in gran parte è già
stata approvata, per cui la definizione di « congregazionalismo
organico » è congrua con questa
realtà.
L'impianto amministrativo dell'Unione è stato totalmente cambiato e risistemato, sia sotto il
profilo delle finanze della chiesa
che .sotto il profilo del patrimo'iito.
L’ente patrimoniale dell’Unione battista attualmente è fatto
in modo tale per cui noi abbiamo potuto compiere operazioni
per oltre 1 miliardo di vendite
ed altrettanto, ed oltre, di acquisti, nella sistemazione del nostro
patrimonio ecclesiastico, senza
mai fare ricorso alle banche, cioè con le nostre sole forze; così la situaz.ione patrimoniale dell'Unione, nonostante i
soliti deficit, io la dichiarerei sana.
Abbiamo anche proceduto a
passare da una situazione di vita spezzettata nelle autonomie locali ad una politica « di piano »:
entro il '92 noi contiamo di essere finanziariamente autonomi, e
anzi disponibili a diventare una
unione missionaria, cioè estroversa. Tutto questo l’abbiamo fatto tenendo conto del contesto in
cui operiamo in Italia, e quindi
del nostro rapporto privilegiato
con le chiese valdesi e metodiste, ma anche con l'evangelismo
indipendente, per cui nel frattempo diverse di queste chiese
hanno dimostrato attenzione nel
creare qualche rapporto con noi.
Il nostro corpo pastorale attualmente, nella maggior parte
dei casi, è preparato ai più alti
livelli europei e speriamo che
questa preparazione tecnica produca anche un interesse per una
pastorale efficace e fortemente
collegata alla realtà delle chiese
locali, con una prospettiva non
solo internazionale, ma anche,
spero, ecumenica.
Questa è la situazione oggettiva che le chiese valdesi e metodiste dovranno avere ben presente al momento dell’incontro
di novembre.
Io spero che il lavoro fatto in
tutti questi anni dai comitati
esecutivi e dalle varie commissioni abbia contribuito a creare una famiglia evangelica italiana dell’area riformata che possa essere con tutti gli altri una
protagonista efficace per la predicazione e la testimonianza dell’Evangelo, così come la Riforma
ce l’ha consegnata. Spero che
potremo fare un lavoro di evangelizzazione del nostro paese
(l’operazione che andiamo a fare a novembre è essenzialmente il coordinamento dell’evangeUzzazione e non degli esecutivi
e delle strutture, che comunque
sarà necessario fare); penso si
Paolo Spanu, presidente dell'Unione delle Chiese battiste.
tratti di un progetto di grande
respiro, una enorme sfida non
Soltanto per noi dell’area riformata, ma per tutte le chiese evangeliche con le quali in qualche modo collaboriamo. Con questa prospettiva e con queste realtà che il Signore ci ha dato di
vedere realizzate e in parte realizzarsi, vi saluto e vi auguro
buon lavoro durante un Sinodo
che mi vedrà per t’ultima volta
quale presidente dell’Unione.
Paolo Spanu
8
8 sinodo valdese e metodista
14 settembre 1990
RELIGIONE A SCUOLA E PROGETTO DI LEGGE SULLA LIBERTA’ RELIGIOSA
Continuare la difesa delle libertà di tutti
Il perdurare del vigente sistema di insegnamento religioso nelle scuole costituisce un ostacolo alle relazioni ecumeniche - li rischio che la società politica si inserisca, in maniera unilaterale, nella materia ecclesiastica
I credenti sono cittadini dello stato. L’organizzazione che li raggruppa, la chiesa, ha necessità di avere rapporti con l’organizzazione che, in maniera democratica, gestisce la cosa pubblica, lo
stato. Questi rapporti sono di diverso tipo. Le Chiese valdesi e metodiste hanno scelto di averne uno di tipo pattizio che si è tradotto nel 1984 in una Intesa con lo Stato italiano. Intesa che è oggi legge
dello stato, la legge 449/84, che le nostre chiese hanno voluto come
« accordo di libertà ». Purtroppo, per quanto riguarda l’insegnamento della religione cattolica nella scuola pubblica, l’appUcazione pratica dell’art. 9 dell’Intesa si traduce in una pesante discriminazione di quanti non si avvalgono di questo insegnamento. Le Chiese
valdesi e metodiste, unitamente a quasi tutte le altre chiese evangeliche e airUnione della comunità ebraica, hanno perciò aperto un
contenzioso legale col Governo italiano. Dell’evoluzione della situazione si è discusso al Sinodo.
Lo Stato deve incentivare la
predicazione dell’Evangelo? Ferma, in senso negativo, la risposta data al quesito dai membri
del Sinodo riuniti a Torre Pellice. Ciò in coerenza con i principi da sempre perseguiti alTintemo della Chiesa evangelica valdese e nonostante certi fraintendimenti maturati, in ambito
esterno, a seguito delle recenti
■decisioni sinodali sul problema
« finanze Stato-Chiesa ».
La libertà e l’autonomia religiosa devono infatti essere ricercate e realizzate attraverso il rifiuto di qualsiasi intervento economico, a carico dello Stato, finalizzato al mantenimento del
culto: questo il fondamento delle discussioni che hanno impegnato, nei giorni scorsi, laici e
pastori in materia di rapporti
tra Chiesa e Stato.
L'ordine di priorità suggerito
dal Seggio, nell’esame del complessivo tema delle relazioni
Chiesa-Stato, ha portato ad af
frontare per prima l’annosa questione dell’istruzione religiosa
cattolica (Ire).
Al riguardo è stata ribadita la
differente, e per molti aspetti
antitetica, posizione degli evangelici rispetto alla Chiesa cattolica. Le distanze stesse che dividono le due realtà confessionali
rimangono a tutt’oggi inalterate.
Né potrebbe essere altrimenti,
data la fermezza con la quale la
Conferenza episcopale italiana difende Tire nella scuola pubblica quale servizio da rendere a
tutti gli alunni, anche ai non
cattolici.
Il rischio insito nell’attuale situazione è che ne risultino deteriorati gli stessi interscambi
ecumenici: questi i rilievi da più
voci espressi in sede sinodale.
« Il perdurare di atteggiamenti
che offendono la libertà — come
è stato sottolineato — non può,
al riguardo, che pregiudicare una
reciproca comprensione sul piano
ecumenico ».
Pastori e deputati, riuniti nell'assemblea sinodale, costituiscono l’organo decisionale più rappresentativo della chiesa.
IL SINODO DECIDE
Ora di religione
24 . Il Sinodo esprime alla Tavola
l'apprezzamento e il pieno consenso
per l'azione fin qui svolta a tutela dei
diritti di coloro che scelgono di non
avvalersi dell'insegnamento religioso
confessionale nella scuola e contro ogni forma di discriminazione nei loro
confronti;
ritiene che la sentenza n. 202/1989
della Corte Costituzionale già stabilisca che nessun obbligo dì permanenza a scuola gravi sugli studenti che
non si avvalgono dell'insegnamento della religione cattolica e si augura che la
Corte, nuovamente investita della questione, ribadisca e precisi ulteriormente tale principio;
invita la Tavola a svolgere un'azione
di attenta vigilanza affinché nei nuovo
disegno di legge che regolerà le attività alternative, in preparazione da parte del ministro della Pubblica Istruzione. tali principi vengano riaffermati.
25 - Il Sinodo, nel valutare l'azione
della Conferenza episcopale italiana
(CEi) in generale sulla questione dell'insegnamento della religione cattolica nella scuola pubblica, e in pa ticolare a difesa dell'obbl'go, per gli a’unni che non si avvalgono di tale insegnamento, di rimanere a scuola, rileva che tale azione viene percepita
dal'e nostre chiese come contraddittoria di un ecumenismo determinato dall'Evangelo.
Il Sinodo esprime II proprio disagio
per il perdurare, da parte della CEI.
di un atteggiamento che nei fatti limita la libertà altrui.
Il Sinodo invita la Tavola ad att'rare l'attenzione dei cattolici italia-ii e
della CEI, nei modi più opportuni, su
tale aspetto della problematica ecume
nica.
Nel contempo, proprio il terreno ecumenico sembra il più
adatto per giungere a un coinvolgimento attivo di altre persone, di matrice non evangelica,
sul problema. La trasformazione di un dibattito, fino ad ora
affrontato sulla difensiva, in una
« provocazione ecumenica » appare, dunque, essere l’elemento
nuovo, capace di ridare slancio
a una situazione di stallo. Non
è pensabile, d’altro canto, che
il gioco di rimessa, condotto sul
fronte dei ricorsi e dei controricorsi alla magistratura, permetta più un ampio coinvolgimento delle coscienze. L’aprire
un dialogo con chi, laico o meno, non avverte l’importanza dei
principi libertari connessi al rifiuto verso l’insegnamento della
religione in orario scolastico,
con oneri per lo Stato, in proposito, non può che facilitare
Tawio di una nuova fase. Una
fase che potrebbe, questa volta,
essere caratterizzata dal ruolo
propositivo ricoperto dalle Chiese evangeliche.
Un terreno pieno
di incognite
Il dibattito sinodale sull’argomento ha tuttavia denotato una
certa diffidenza nei confronti di
una posizione di avanguardia, diretta a formulare -proposte alternative all’attuale meccanismo
deirirc, senza una preventiva e
meditata riflessione. Va pur sempre tenuto conto, come hanno
fatto notare diversi delegati, che
il terreno su cui ci si inoltrerebbe risulta costellato di incognite. Ci si domanda, infatti, cosa eventualmente si potrebbe
proporre: l’insegnamento della
religione, della Bibbia? A chi sarebbero inoltre rivolti tali corsi? A tutti gli studenti; a quelli
della Scuola dell’obbligo; oppure
solo agli universitari? Chi dovrebbe, poi, essere titolare delle relative cattedre, stante l’odierna
assenza di un corpo insegnante
« extra ecclesia »?
In ogni caso è parso a tutti
importante riaprire il confronto
sul piano culturale riguadagnando l’attenzione dell’intera società al problema. Questo anche
al livello locale degli incontri
con altre realtà confessionali e
con le famiglie stesse degli alunni.
Di pari passo dovrà proseguire
la lotta sul piano legale. Il frustrante braccio di ferro, condotto a colpi di carta bollata, a
cui ha dato luogo la via giudiziaria dei ricorsi, dovrebbe nondimeno esaurirsi con il prossimo pronunciamento della Corte
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■■
Wy ■
Il pastore Giorgio Bouchard, presidente della FCEI, interviene sul
tema dei rapporti fra Stato e Chiesa.
costituzionale. La Consulta, chiamata a decidere circa l’obbligo
— o meno — di permanenza a
scuola per quanti non si avvalgono dell’Irc, probabilmente
chiuderà il contenzioso. L’augurio è che la sentenza rispecchi
la precedente decisione dell’aprile ’89.
« Un fronte, invece, sul quale
si dovrà mantenere un'attenta
vigilanza — così sottolinea la Relazione al Sinodo della Commissione d’esame sull’operato della
Tavola — è quello delle attività
alternative per coloro che non
si avvalgono dell’Irc, su cui il
ministro della P. I. ha presentato un disegno di legge ».
L’obbligo di
restare a scuola
Il progetto legislativo prevede
l’obbligo della permanenza a
scuola anche per chi non frequenta l’ora di religione. Di qui
le conseguenti preoccupazioni.
Un certo disagio, recepito nell’ordine del giorno approvato all’unanimità, è emerso, in Sinodo,
in merito alla legge sulla libertà religiosa di cui si è avuto notizia.
11 progetto giacente in Parlamento, il cui testo definitivo è
ancora sconosciuto, avrà sicuramente il pregio di abrogare la
normativa del 1929-’30 sui culti
ammessi. Ma quest’aspetto positivo, agli occhi di molti, rischia di essere bilanciato da una
certa tendenza giurisdizionalista
perseguita a livello statale. L’impressione comune è infatti che
ci si trovi di fronte a un tentativo per riaffermare il diritto
della società politica a inserirsi, in via unilaterale, nella materia ecclesiastica. Il tutto, concedendo e uniformando, secondo il « buon senso ecclesiastico »
proprio dello Stato.
Se la nuova normativa rifleiterà una simile impostazione, vi
sono concreti pericoli per un
certo allontanamento dal dettato della Carta costituzionale
(art. 8). Il timore palesato riguarda un’ipotetica interferenza
del progetto di legge con il sistema pattizio sancito dalla Costituzione; con il conseguente
impedimento della stipulazione
di future intese tra lo Stato e
le diverse confessioni religiose.
Il risultato tangibile sarebbe
quello di un’ulteriore disparità
di trattamento tra chi ha il Concordato, tra chi è addivenuto a
una Intesa e le altre chiese senza intese.
Marco Borno
IL SINODO DECIDE
Nuove intese
e legge fascista
T.’Aiìla vista dalla presidenza. In
primo piano il segretario e il
verbalista.
26 - Il Sinodo:
1. preso atto della stasi nella trattativa per la stipula delle nuove Intese
che si protrae ormai da’l’inizio del
1987,
a) esprime preoccupazione per l’atteggiamento del Governo, che crea una
disparità di trattamento tra le confessioni che hanno stipulato un'Intesa
prima di tale data e quelle che da allora sono rimaste in attesa di vedere
applicato anche nei loro confronti i'art.
8 della Costituzione;
b) dà mandato alla Tavola di esprimere la piena solidarietà delle Chiese
valdesi e metodiste alle chiese che
hanno chiesto di stipulare un'Intesa e
non hanno ancora ottenuto l'apertura
di una trattativa (ed in particolare alla
Chiesa evangelica luterana in Italia.
all'Esercito della Salvezza ed all’Unione cristiana evangelica battista in italia, a cui ci unisce un profondo legame di comunione e di fraternità).
2. informato deil'esistenza di un'ipotesi di abrogazione della legislazione
del 1929-30 sui cosiddetti •< culti ammessi » e di contemporanea emanazione di una « legge sulla libertà religiosa » a cui sarebbe condizionata,
da parte del Governo, l'apertura delle
trattative per nuove 'Intese,
invita la Tavola
a) a seguire l’iter del progetto rappresentando in tutte le sedi, sulla base dell'art. 8 della Costituzione, la illegittimità di modifiche, approvate con
legge unilaterale dallo Stato, al contenuto di Intese già stipulate e di condizionamenti al contenuto di Intese
future;
b) a continuare ad appoggiare le iniziative della « Commissione delle Chiese evangeliche per i rapporti con lo
Stato », volte a concertare un'azione
comune di tutto l’evangelismo italiano affinché le libertà costituzionali siano pienamente rispettate e affinché
non si produca una disparità di trattamento tra le chiese che hanno stipulato un’intesa e quelle che ne sono
prive.
9
14 settembre 1990
sinodo valdese e metodista
RAPPORTI FINANZIARI STATO - CHIESA
Sì alla deducibilità fiscale delle offerte
Il Sinodo, recependo lo spirito della decisione dell’88, che ha sganciato la defiscalizzazione dall’otto per mille,
ha tuttavia elaborato una ridefinizione del concetto di privilegio - Un simbolo dei rapporti tra Stato e Chiesa
Dopo il nuovo Concordato con la Chiesa cattolica, dopo le Intese con le Chiese valdesi e metodiste, awentiste, con le Assemblee
di Dio e con TUnione delle Comunità ebraiche, la politica statale in
materia di finanziamenti alle organizzazioni religiose è profondamente modificata. Spariti la congrua e il finanziamento diretto per
la costruzione delle nuove chiese cattoliche, si sono creati nuovi
meccanismi di finanziamento statale: l’8 per mille, la deducibilità
dal reddito imponibile fiscale delle offerte fino a due milioni (7,5
milioni nel caso deirUnione delle Comunità ebraiche), il finanziamento per manutenzione e per il nuovo da parte delle Regioni.
L’Intesa valdese e metodista, stipulata nell’84, non poteva tener conto di queste novità, così il Sinodo ha esaminato a fondo la
questione dei finanziamenti regionali e della deducibilità fiscale, ed
ha riaperto la discussione sull’8 per mille.
Parecchio ha fatto riflettere il
« progetto sui rapporti finanziari Stato-Chiesa » predisposto dalla Tavola in ottemperanza a
quanto stabilito nella sessione
sinodale del 1988 (37/SI/88). L’elaborato è stato discusso e criticato da ampi settori dell’assemblea.
In sostanza non ha convinto
appieno, nell’esame complessivo
delle soluzioni presentate dalla
Tavola sul tema dei finanziamenti pubblici, la scelta operata a
favore della defiscalizzazione;
scelta concepita, nel progetto
stesso, come alternativa al sistema dell’8 per mille.
« Non vi è affatto alternatività
tra il rendere possibile la deduzione, dall’imponibile dichiarato
annualmente nella denuncia dei
redditi, delle erogazioni liberali
a favore della Chiesa e l'opzione
per il regime dell’8 per mille »,
è stato precisato in alcuni interventi. « Semmai, si tratta di
un’alternativa di carattere poli
tico, non di un’incompatibilità
tecnica, si è aggiunto da altri.
Su questo punto, il moderatore ha chiarito il pensiero della Tavola, precisando come il
piano dell’alternatività discenda
daH'impostazione data al problema, nel 1988. Allora si sarebbe
operato lo sganciamento tra la
questione della defìscalizzazione
e quella dell’8 per mille. E tale
posizione sarebbe stata confermata dal risultato delle successive votazioni: favorevoli alla defiscalizzazione e non all’8 pei'
mille.
Rinviato l’esame della questione 8 per mille, l’o.d.g. che ha
chiuso il confronto sul progetto
della Tavola ha in definitiva fornito una « soluzione sperimentale » rispetto ai temi dei contributi pubblici per i locali ecclesiastici e della deducibilità delle erogazioni liberali. Da un lato ha detto
sì ai finanziamenti previsti dalle
leggi che siano risultato di scelte
non privilegiarle. Dall’altro, non
ha ammesso alcuna sovvenzione
finalizzata al mantenimento del
culto. E’ stato insomma recepito
lo spirito informatore contenuto
neH’atto 37/SI/88, ma si è pure
Il pastore luterano J. Kleemann
interviene sull'otto per mille.
IL SINODO DECIDE
Finanziamenti
regionaii
e defiscalizzazione
27 - Il Sinodo decide che la discussione sul progetto presentato dalla Tavola valdese sulle leggi regionali di
finanziamento ai locali di culto e loro
pertinenze e sulla defiscalizzazione non
preclude o pregiudica un dibattito e
una decisione sinodale sul tema dell’otto per mille dell'IRPEF.
28 - Il Sinodo, esaminata la relazione
della Tavola relativa a 37/SI/88 6 in
particolare al « progetto sui rapporti
finanziari Stato-Chiesa » ivi richiestole, fatto salvo quanto disposto dall’atto
precedente, tenuto conto degli orientamenti legislativi e amministrativi più
recenti,
1. ritiene che i finanziamenti previsti dalle leggi (ivi comprese quelle rivolte espressamente a confessioni religiose) possano essere considerati
« non privilegiar! », secondo lo spirito
di 37/SI/88, qualora, senza essere finalizzati al mantenimento del culto;
a) costituiscano l'applicazione agli
edifici di culto e relative pertinenze
giunti a una ridefinizione del
concetto di privilegio.
Tant’è che sono stati considerati non privilegiari tutti quegli
interventi che rappresentano l’applicazione, agli edifici di culto e
alle loro pertinenze, di più generali principi di finanziamento
pubblico.
Analoga valutazione è stata fornita rispetto a quelle sovvenzioni
che siano da porre in dipendenza
con l’utilizzazione pubblica dei locali ecclesiastici o con servizi di
carattere non religioso comunque
offerti alla collettività.
Per mandato sinodale, spetterà alla Tavola individuare, di
volta in volta, il carattere privilegiarlo o meno del finanziamento pubblico, accettandolo oppure
no a seconda dei casi.
L’assemblea stessa ha poi decretato la compatibilità dello
strumento della defiscalizzazione
con il costume contributivo dei
membri delle chiese valdesi-metodiste. Operata tale scelta, occorrerà adesso promuovere le necessarie iniziative per renderla attuabile. Sarà compito dell’organo esecutivo, anche nella richiamata situazione, attivarsi intervenendo in primo luogo presso le
competenti autorità statali.
Approvazione:
un passo indietro?
L’approvazione delTo.d.g. sul
punto in questione ha lasciato insoddisfatti quanti vedevano nel
suo accoglimento un passo indietro rispetto ai principi affermati
in precedenza, segnatamente nel
1988. «Si tratta comunque dell'accettazione di privilegi, della
rinuncia ad affidarci soltanto alle
nostre forze », ha commentato
un delegato.
Non è mancato chi, invece, pur
apprezzando la scelta in sé, in
quanto attribuisce pure ai membri delle chiese valdesi e metodiste, al pari di altri cittadini, la
facoltà di avvalersi di uno strumento predisposto dallo Stato,
auspica « che la defiscalizzazione
non sia utilizzata dai valdesi, ma
che questo fatto sia il frutto della
predicazione e non di una posizione legalistica ».
Avviato giovedì 30 agosto, in
tarda sera, il dibattito sulla destinazione deH’8 per mille delle imposte ha riproposto gli schieramenti, tra favorevoli e contrari,
già individuabili due anni fa.
« L’8 per mille è diventato una
specie di simbolo dei rapporti
che si sono istituiti ultimamente
tra Chiesa e Stato: è sufficiente
leggere i titoli dei giornali. Tutti
gli altri argomenti sono dei dettagli ». Così il pastore Eugenio
Bernardini, il quale ha aggiunto:
L’avvocato P. Trotta ha illustrato al Sinodo l’odg che prevede una
commissione di studio per l’otto per mille.
« Dire di sì o di no all’8 per mille
è diventato, per gli italiani, un
modo per capire che tipo di chiesa stia dietro ai riquadrini del
mod. 740 ». In una simile prospettiva « l'8 per mille è diventato,
per i finanziamenti, la chiave di
volta delle questioni che regolano oggi i rapporti finanziari tra
la Chiesa e lo Stato ».
Questa puntuale analisi consente di valutare l’attesa riservata, all’interno deH’aula sinodale,
all’esame del tema.
In realtà, i membri dell’assemblea erano semplicemente chiamati a decidere, sulla base del
proposto o.d.g., in merito alle
questioni tecniche per il riesame
della materia. Ciò in vista della
prossima sessione estiva. Sarà
nel 1991 infatti che le chiese decideranno, nella sostanza, l’atteggiamento da seguire sulT8 per
mille.
Nel frattempo c’è stato un primo confronto.
Disparità
di vedute
Da una parte chi considera
« l’8 per mille una diretta conseguenza delle scelte per la defiscalizzazione » (G. Conte); chi ritiene che questo strumento « permetta un dialogo con il popolo
italiano » rispettando le decisioni già maturate all’interno delle
singole comunità (G. Bouchard).
Dall’altra, invece, chi impronta
la sua riflessione a un profondo
rigore morale, « rifiutando una
scelta che inquinerebbe alla radice la nostra testimonianza ». In
questo secondo gruppo sono ricompresi quanti vedono nell’8 per
mille un sistema iniquo « che nasconde la pretesa di dare un’of
di più generali principi di intervento
finanziario pubblico (per es. per l’abbattimento di barriere architettoniche
a favore di disabili, per la conservazione di beni culturali, per il ripristino di edifici danneggiati a causa di
calamità naturali);
b) siano in correlazione, diretta o
indiretta, con l'utilizzazione pubblica
dei locali ecclesiastici o con servizi di
carattere non religioso comunque offerti alla collettività;
pertanto affida alla Tavola la valutazione, nell'esercizio della sua funzione
di sovrintendenza, della conformità o
meno ai criteri sopra enunciati dei singoli casi di accesso ai contributi;
2. dà mandato alla Tavola di promuovere le iniziative necessarie per pervenire ad una normativa che consenta
la deducibilità delle erogazioni liberali
in favore dell'Unione delle Chiese vaidesi e metodiste secondo procedure
coerenti con il sistema contributivo in
uso nel suo ambito, riferendone con
regolarità al Sinodo.
ferta senza tirare fuori nulla » (F.
Giampiccoli). Un sistema, oltretutto, che condurrebbe « in un
campo sostanzialmente diverso
da quello in cui siamo fino ad ora
stati, defiscalizzazione compresa »
(E. Bernardini).
In tale ultima direzione si è situato anche l’intervento del pastore J. Kleemann, della Chiesa
evangelica luterana in Italia. Da
questi Tinvito alle comunità vaidesi e metodiste a proseguire nel
cammino con fermezza, rifiutando la « trappola mortale dell’8
per mille », di un mecoanismo
cioè che « fa parte di un sistema concordatario ».
L’o.d.g. infine votato e approvato (72 i favorevoli, 40 i no, 10
gli astenuti) ha rinviato — come
si diceva — l’approfondita discussione al prossimo anno. Una
commissione appositamente nominata si incaricherà ora di analizzare le diverse implicazioni
pratiche ed ecclesiologiche del
problema. La relazione predisposta dalla suddetta commissione,
nel corso delTinverno, sarà poi
divulgata presso le chiese entro
l’aprile del 1991, così da fornire
una seria base al dibattito.
Marco Bomo
LA DECISIONE
8 per mille
Una veduta dell'Aula sinodale. Nel primo banco a sinistra siede
Commissione d’esame, nelle gallerie trova posto il pubblico.
29 - Il Sinodo, preso atto che alcuni
Distretti e Circuiti, nonché numerosi
membri delle Chiese valdesi e metodiste, particolarmente in concomitanza
della prima attuazione della normativa che dà facoltà ai contribuenti di
destinare l'8 per mille dell'IRPEF ad alcune chiese, hanno chiesto il riesame della materia;
considerata l'opportunità, anche nel
quadro dei nuovi orientamenti assunti dal Sinodo in materia di finanziamenti pubblici, di sottoporre a nuova
e più approfondita analisi, sia alla luce
del contenuto delle discipline ecclesiastiche sia della loro prassi applicativa, le conseguenze di un orientamento
favorevole a rendere la nostra chiesa
potenziale destinataria delle scelte del
cittadini-contribuenti;
invita il Seggio a nominare una apposita commissione che predisponga
per il Sinodo 1991 una idonea relazione, mandandola alle chiese entro il
mese di aprile 1991.
30 - Il Seggio nomina la Commissione ad referendum sulla questione dell'8 per mille nelle persone di; Eugenio
Bernardini, relatore, Piero Trotta, Valdo
la Benecchi, Claudio Pasquet, Franco Calvetti.
10
10 sinodo valdese e metodista
14 settembre 1990
APPROVATO DAL SINODO
COMMISSIONE PERMANENTE STUDI
Progetto Predicazione
per il servizio diaconale ® formazione
Un modo diverso, ma non inferiore a quello della Parola, per rispondere alla comune vocazione - Tre anni di studi di formazione
Che cosa si deve fare per preparare i predicatori? Un dibattito che bisognerà riprendere
Con un ordine del giorno il
Sinodo ha approvato il progetto sul servizio diaconale predisposto dalla apposita commissione di studio. É’ stata questa una
decisione importante, in quanto
rappresenta un passo decisivo
verso il riconoscimento e l'inquadramento, nell’ordinamento della nostra chiesa, degli ormai numerosi fratelli e sorelle che esprimono la loro vocazione di
credenti mettendo al sei-vizio dei
nostri istituti e delle nostre opere i loro doni e la loro professionalità, ricevendSo un trattamento economico modesto, simile a quello dei pastori.
Un elemento qualificante che
emerge da questo progetto, e che
viene messo in evidenza nel documento di studio per le chiese, è che con esso la nostra chiesa si orienta verso il riconoscimento del ministero diaconale,
eliminando « ogni concetto di gerarchia o subordinazione dei diaconi rispetto ai pastori, ma con
l’identificazione di servizi non
specificatamente pastorali allo
stesso livello di dignità e di trattamento, sviluppando la dimensione della collaborazione e della cooperazione ». II servizio diaconale è perciò visto come un
modo diverso, ma non inferiore
a quello della Parola, di rispondere alla comune vocazione. Nel
Un intervento al Sinodo del diacono Anita Tron.
lo stesso documento viene chiarito che in questo modo non si
vuole clericalizzare i diaconi ma,
riaffermando che è sul battesimo che si fonda il ministero di
ogni credente, che è il sacerdozio universale a cui ogni credente è chiamato, e che non implica soltanto la libertà di accedere alla presenza di Dio senza alcun altro mediatore che non sia
Gesù Cristo, ma anche l’impegno di servizio nella chiesa a
favore dei fratelli e delle sorelle, si vuole riconoscere il modo
particolare in cui questi credenti rispondono alla loro vocazione.
II progetto approvato dal Sinodo prevede l’inquadramento
dei diaconi in quattro diverse
categorie, che corrispondono a
diverse esigenze di servizio: « a)
Formazione ed istruzione (insegnanti, animatori, ecc.). b) Informazione e pubblicistica, c) Assistenza (educatori, infermiere/i,
diaconi assegnati ai concistori,
assistenti sociali, ecc.) e accoglienza (operatori presso case
per vacanze, foresterie, ecc.). d)
Servizi tecnici e amministrativi».
Il progetto prevede inoltre quali devono essere le condizioni di
iscrizione al ruolo diaconale, che
Un gruppo di anziani in un’opera delle Valli. L’assistenza è uno dei
settori più impegnativi della diaconia.
riportiamo qui di seguito: « a)
La risposta positiva all’appello
della Tavola, b) La presentazione del Concistoro o del Consiglio di chiesa di provenienza,
c) Il possesso di titoli di studio
professionali adeguati o la dimostrazione di capacità effettive in
vista del compimento del servizio a cui il diacono sarà destinato. d) L’aver seguito un corso di formazione biblica o teologica, finalizzata e proporzionata alle necessità dell’incarico da
assumere, presso la CPS o la
Facoltà di teologia, o\rvero aver
conseguito il diploma presso il
Centro di formazione diaconale
di Firenze, e) Il compimento,
con esito positivo, di un anno
di prova, f) La presentazione,
la verifica della adeguata preparazione e, quindi, il riconoscimento del ministero e l’intercessione per il nuovo diacono in
sede di Conferenza distrettuale ».
11 progetto si occupa altresì
della rappresentanza dei diaconi
negli organi assembleari ed in
modo particolare di quella in
Sinodo. Esso prevede die la presenza con voce deliberativa avvenga in modo automatico: un
diacono ogni sette per ordine
alfabetico.
Nasce il Centro
di formazione
In relazione al problema della preparazione dei diaconi, che
si rende sempre più necessaria,
sia sul piano teologico-bibhco,
sia su quello professionale, per
rispondere alle sempre più complesse richieste delle nostre opere, il Sinodo ha approvato all’unanimità il progetto riguardante il Centro di formazione
diaconale ed ha invitato le chiese a sostenerlo. Già da un anno
questo Centro di formazione sta
prendendo forma a Firenze, anche con l’interessamento e la
partecipazione di altre chiese
evangeliche, usufruendo delle
strutture dell’Istituto Gould che,
come ha spiegato il relatore Marco Jourdan, permette di contenerne i costi. Esso organizzerà
un ciclo triennale di studi per
i giovani che lasciano la scuola
media superiore e che desiderano prepararsi teologicamente e
professionalmente per il servizio
diaconale nella chiesa. Sono per
ora previsti cinque ambiti di
studio, il primo dei quali è quello biblico-teologico, a cui seguono altri campi di studio come
quello psicologico-pedagogico-didattico, quello storico-sociologi
co, quello etico-professionale e
quello giuridico-polìtico.
Il progetto continuerà quest’anno con il lavoro di esplorazione e sperimentazione di alcuni studenti per la messa a
punto dei programmi e dei vari
aspetti della vita del Centro in
previsione dell’inizio della sua attività regolare nell’ottobre del
prossimo anno.
Gianni Genre
31 - Il Sinodo, presa visione del
progetto di formazione diaconale da
attuarsi a Firenze, ritenendolo valido
per una preparazione specifica di coloro che intendono svolgere una professione in prospettiva evangelica nelI ambito della diaconia della chiesa, o
al di fuori di essa, lo approva e invita la Tavola e le chiese a sostenerlo.
32 - Il Sinodo, esaminato il progetto
sul servizio diaconale predisposto dalla
commissione di studio per la diaconia,
sulla base di 13/SI/82, lo approva e
raccomanda alla Tavola e alla commissione per le discipline di preparare
un articolato da sottoporre al prossimo Sinodo.
La Commissione d’esame
(CdE) aveva sottolineato, nella
sua relazione al Sinodo, la « positività del lezionario, proposto
in sperimentazione tre anni fa al
corpo pastorale, che indica per
ciascuna domenica dell’anno la
lettura di tre testi, tratti dall’Antico Testamento, dalle Epistole,
dagli Evangeli». Non si trattava
soltanto di riprendere un uso della chiesa antica, passato poi in
alcune chiese della Riforma, ma
anche e soprattutto di affermare
un irrinunciabile criterio teologico : « la Bibbia è interprete di
se stessa, nel senso cioè che possiede una coerenza interna verificabile a partire da diverse prospettive di lettura che, da una
parte, la sottraggono al controllo
di un magistero esterno, dall’altra la garantiscono dall’arbitrio
di interpretazioni soggettive e
parziali ». Venivano così affermati due altri criteri della Riforma, il sola Scriptura ed anche il
tota Scriptura.
Ma il Sinodo non ha ritenuto
urgente raccogliere questo elemento forte di discussione. Ha
preferito, invece, occuparsi di
un problema più drammatico : il
disagio della Commissione permanente studi (Cps) che nel suo
rapporto al Sinodo scriveva:
« Alcuni membri hanno espresso
forti perplessità sull’utilità della
Cps nel suo attuale modo di
funzionare. In particolare si è
rilevata l’impossibilità di seguire
i candidati nella preparazione dei
colloqui ». Sono circa una cinquantina gli iscritti ai corsi ; solo
tre hanno sostenuto le prove
d’esame finali, altri, che di fatto
già predicano da anni nelle chiese, « si sottomettono, spesso malvolentieri, alle discipline che prevedono per i predicatori locali un
periodo di formazione a cura
della Cps », ed infine altri ancora non hanno dato risposta alle
sollecitazioni della commissione.
Il quadro complessivo che ne
emerge, dunque, non è incoraggiante. E non lo è stata neppure
la discussione sinodale.
A. Adamo, presidente della
UNA PROPOSTA
protestanti
nelle biblioteche
Non passa anno, e quindi non
passa Sinodo, senza che si riscontrino, nei resoconti giornalistici o radiotelevisivi, inesattezze, imprecisioni o fraintendimenti.
Non solo: in molti altri suoi
aspetti Tambicnte culturale italiano risente di una scarsa o nulla informazione su ciò che è la
realtà protestante, su ciò che la
teologia protestante rappresenta
nella storia del pensiero moderno. In altre nazioni europee, naturalmente, non è così, ma in
Italia anche la scuola non dà,
molto spesso, un’informazione
corretta.
Per questo motivo alcuni membri del Sinodo, data la mancanza di testi in merito nelle biblioteche pubbliche, si sono fatti interpreti dell’esigenza di diffondere testi sul protestantesimo italiano.
Di qui, tramite la commissione per le proposte, è nato l’ordine del giorno riportato in cal
ce, con il quale la Tavola e le
chiese locali vengono investite
del problema.
A ben vedere, far notare la
propria presenza non è troppo
difficile. Non c’è che da sperare
che I’« offerta » sia recepita.
20 - il Sinodo, riscontrando che nella maggior parte dei cataloghi delle
biblioteche gestite da enti pubblici è
carente o pressoché inesistente la
presenza di testi sul protestantesimo
italiano ed europeo, invita i Circuiti a
promuovere e sostenere iniziative locali di sensibilizzazione degli enti preposti affinché forniscano le loro biblioteche delle pubblicazioni basilari
per una informazione non mediata sul
pensiero protestante;
suggerisce alle chiese che hanno<
già un deposito Claudiana di iniziare
per prime i contatti necessari presso
i rispettivi enti locali;
chiede alla Tavola di interessare al
problema le altre componenti l'evangelismo italiano.
Cps, ha messo in evidenza che
la crisi della commissione è anche crisi della predicazione, per
cui si è domandato « che cosa
sia possibile fare per preparare
meglio i nostri predicatori ». Uno
strumento che dovrebbe essere
utilizzato in questo senso è quello del circuito. Anche J. Hobbins,
membro della Cps, ha osservato
che « le iniziative più valide sono
quelle a livello di circuito », mentre i centri di formazione sono
poco sfruttati. Per stimolare la
partecipazione dei candidati a
campi di formazione teologica
che si tengono nei vari centri
giovanili, potrebbero forse e.ssere messe a disposizione delle borse a totale o a parziale rimborso
delle spese : è una proposta fatta,
a latore del Sinodo, da un gruppo di predicatori locali.
Ci sono dunque dei problemi
Il pastore Giorgio Girardet, uno
degli intervenuti nel dibattito.
oggettivi, difficili, ma non impossibili da risolvere.
Il Sinodo ha voluto esprimere
parole di incoraggiamento alla
commissione. M. Berutti ha osservato che il materiale stampato dalla Claudiana potrebbe essere maggiormente utilizzato, e
che forse questo è compito dei
circuiti. G. Girardet non ha voluto drammatizzare : compito
della Cps non è quello di « formare », ma di « verificare la formazione delle persone ». F. Becchino ha puntualizzato che « la
formazione dei predicatori locali
è compito del consiglio di circuito ». Il che non impedisce alla
commissione di organizzare dei
corsi di aggiornamento. B. Costabel, invece, non è alieno a « rivedere il ruolo della commissione a livello globale».
La discussione, dunque, ha avuto questo andamento spezzato.
Non è stato possibile, per limiti
di tempo, condensare in un ordine del giorno le varie linee emerse. Rimane comunque la sensazione che un grosso problema è
stato sfiorato, essenziale per la
vita delle chiese. E’ auspicabile
che esso venga ripreso quanto
prima, sulla base di una approfondita riflessione.
Luciano Deodato
19 . Il Sinodo raccomanda ai Circuiti
e ai Distretti di iirtensificare il loro impegno di evangelizzazione;
invita i Distretti, in collegamento con
i Circuiti, a nominare delle commissioni che provvedano alla promozione e
al coordinamento del lavoro svolto a
livello locale e allo scambio di informazioni e materiale-,
chiede alla Tavola di sostenere que
sto lavoro, di disporre forme di colle
gamento interdistrettuale e di relazio
ne con analoghi gruppi e dipartimen
ti di chiese sorelle in Italia e al
l’estero.
11
14 settembre 1990
sínodo valdese e metodista
VILLA OLANDA
IN DIFESA DEI SERVIZI
Il peso delle strutture
La situazione è congelata fino all’anno prossimo; una commissione
esaminerà il possibile utilizzo e la ristrutturazione dello stabile
Nessuna parola definitiva è
stata pronunciata dal Sinodo sul
futuro di Villa Olanda. Se ne ridiscuterà l’anno prossimo, alla
luce del lavoro approfondito di
una commissione che dovrà studiare quali siano e quanto verrebbero a costare le eventuali
ipotesi di ristrutturazione e di
gestione di questo istituto, affidato alla nostra chiesa dal Consiglio ecumenico delle chiese nel
1957 per ospitare gli ultimi profughi russi. Il CEC, successivamente, donò, senza porre alcun
vincolo. Villa Olanda alla Tavola
valdese.
Dopo la morte dei profughi
russi, l’istituto — divenuto presidio socio-assistenziale — ha
ospitato, senza però una sufficiente programmazione, alcune
persone anziane autosufficienti
(sono 15 attualmente) e le 18
donne dell’ex reparto psico-geriatrico ospitate precedentemente
presso il padiglione dell’ospedale
di Torre Pellice.
Senza una chiara visione del
ruolo che Villa Olanda avrebbe
potuto, svolgere e senza un robusto aggancio alle comunità vicine ed un collegamento con le
altre opere socio-assistenziali.
Villa Olanda ha accumulato un
debito considerevole nei confronti sia della Tavola sia della
CIOV. La Tavola, già troppo impegnata sui molti fronti della
nostra « diaconia pesante » e con
diversi cantieri aperti, decideva
la vendita dell’istiiuto, di fronte
alla necessità di una ristrutturazione abbastanza radicale per
rendere lo stabile a norma della
legislazione vigente.
Dopo una serie di reazioni non
coordinate, nel febbraio dell’anno in corso, a seguito di un’assemblea pubblica organizzata
dalla Tavola, nasceva il comitato spontaneo a favore di Villa
Olanda che è giunto al Sinodo
dopo aver raccolto circa 350 milioni: una somma ragguardevole, ma lontana dai 2-3 miliardi
che sembrano necessari per una
ristrutturazione globale preferibile ad un’ipotesi di « progetto
Lo stabile dì Villa Olanda: una commissione nominata dal seggio
stabilirà la questione e la riporterà al Sinodo del 1991.
di minima » di 500-700 milioni
che consentirebbe forse l’adeguamento dello stabile alle norme
di sicurezza, ma non ne risolverebbe tutti i problemi strutturali, che si ripresenterebbero dopo pochi anni.
Il dibattito è stato intenso,
coinvolgente anche dal punto di
vista emotivo. Dopo una serie di
interventi fra chi vede in Villa
Olanda — come negli altri istituti — un patrimonio, anche di
testimonianza, irrinunciabile, in
cui molti membri delle nostre
chiese si riconoscono e chi crede che sia invece possibile giungere ad una maggiore « mobilità » anche immobiliare per non
essere soffocati da una serie di
grandi opere diaconali, nel momento in cui il discorso prioritario sulTevangelizzazione diventa ancora più marginale, si
è giunti all’o.d.g. qui riportato.
Nella prospettiva che la Tavola venga comunque sollevata dall’assillo del reperimento dei fondi e con ulteriori e più precisi
elementi per quanto riguarda i
costi e le possibili destinazioni
dello stabile, si deciderà fra un
anno con maggiore serenità e
consapevolezza.
Gianni Genre
51 - Il Sinodo, preso atto della situazione relativa a Villa Olanda, chiede
al Seggio di nominare una apposita
commissione che approfondisca il prò
biema con le opportune consultazion
(Tavola, CIOV, CED, Commissione fi
inanziaria], valuti le possibili alterna
live anche finanziarie (ristrutturazione
gestione, finanziamenti) e riferisca al
prossimo Sinodo.
Chiede alla Tavola di soprassedere
alla vendita almeno fino al prossimo
Sinodo.
52 - li Seggio nomina ia commissione
ad referendum sulla questione di Villa Olanda nelle persone di: Franca
Coisson, relatrice, Sergio Eynard, Aldo
Coimba (Torre Pellice), Enrico Fratini,
Franco Sappé, Paolo Codino, Adolfo Rostan, Arturo Bouchard.
SERVIZIO CRISTIANO DI RIESI
Approvato il nuovo Statuto
Il Sinodo ha ottemperato anche all’approvazione dello statuto del Servizio cristiano di Riesi.
L’opera era stata presa in esame dalla sessione ’88 (con Riesi
rispondono direttamente al Sinodo, di volta in volta, altre opere), e rispetto ad allora la CdE
ha segnalato due aspetti: il ricambio del gruppo residente e
i nuovi progetti di lavoro.
Gli arrivi c le partenze stanno avvenendo in questi giorni,
e la controrelazione rileva che
il gruppo è formato « ancora
una volta », da persone provenienti dal Nord.
Visto poi il carico di responi^abilità che graverà sul nuovo
direttore, Giuseppe Platone, che
c stato anche incaricato della
cura delle chiese di Riesi e Callanissctta, la CdE ha ritenuto di
porre all’attenzione della Tavola
In necessità di appoggiarne il la'■ oro.
1 nuovi progetti (ingegneria
dei territorio e agronica) sono
Complessi e, neH’auspicio della
GdE, potranno « con una verifica deirallività globale del Ceni>'o, migliorare anche la situazione finanziaria che continua ad
essere preoccupantemente precaria ».
Sulla collaborazione con la popolazione, Gianni Rostan, presidente dell’associazione « Amici
del Servizio cristiano », ha chiarito l’importanza di averla coinvolta ampiamente nel nuovo
« gruppo di servizio ».
48 . Il Sinodo, in vista dell'imminente ricambio del gruppo residente
del Servizio cristiano di Riesi, rin
grazia coloro che vi hanno dedicato
tante energie e incoraggia coloro che
si apprestano a proseguire l'opera.
Invita la Tavola, in collaborazione
con ii Consigiio dei XVi Circuito, a
fornire un’adeguata collaborazione al
nuovo direttore per quanto riguarda
la cura pastoraie delle chiese che gli
sono state affidate.
49 - il Sinodo approva io Statuto dei
Servizio cristiano di Riesi.
Nessun accorpamento
per le USSL delle Valli
Questione locale o questione di principio? La
domanda ha dato luogo ad un intenso dibattito
Può un Sinodo discutere di
problemi sociali e politici legati
ad una sola area geografica? Alle sole Vaili valdesi? E’ un interrogativo che ha animato più di
un intervento dopo che Franca
Coisson, per la Commissione d’esame, aveva posto la questione
del progetto di legge De Lorenzo, che prevede l’accorpamento
delle piccole USSL.
Se questo progetto di legge diventasse realtà, le USSL delle
valli Chisone e Germanasca e
quella della vai Pellice potrebbero venire accorpate a quella di
Pinerolo. Nelle due vallate si sono raccolte più di 4.500 firme
contro questa possibilità e la
Conferenza del I Distretto aveva già approvato un ordine del
giorno nello stesso senso,.
Gii abitanti delle Valli temono
che un eventuale accorpamento
significhi disservizio, difficoltà di
accesso ad ambulatori e agli uffici. C’è anche chi paventa la possibilità che i due ospedali valdesi,
che oggi curano malati acuti,
vengano trasformati in cronicari
o in ospedali per lungodegenti,
vista la politica sanitaria della
USSL di Pinerolo.
Sono, ha riconosciuto ii dibattito in Sinodo, timori non infondati; ma perché, si è chiesta ad
esempio Gianna Sciclone, « dobbiamo dibattere la questione in
Sinodo? In altre parti d’Italia
facciamo ima battaglia di segno
opposto: vogliamo accorpare le
USSL per eliminare sprechi e ruberie ». Per altri invece (G. Bou
Franca Coisson.
chard, G. Tourn, P. Fiorio) è opportuno invece che il Sinodo si
pronunci perché il problema è
generale ed investe le USSL che
funzionano bene e l’area geografica in cui i protestanti italiani
sono « visibili » politicamente.
Il Sinodo ha accolto quest’ultima proposta ed alla fine ha approvato a larga maggioranza un
ordine del giorno che chiede il
mantenimento delle USSL 42 e
43 della Regione Piemonte.
G. G.
46 ■ Il Sinodo, visto l'odg approvato
alla Conferenza del I Distretto della
Chiesa valdese;
ritenuto di doverlo recepire e fare
proprio in considerazione dell'Incidenza che ii fatto ivi lamentato e temuto verrebbe ad avere sulla vita della
popolazione e delle istituzioni valdesi;
preso atto del fatto che ii disegno
di legge De Lorenzo sul riordino del
Servizio sanitario nazionale demanda
alla programmazione regionale di stabilire « quali Comunità montane, il cui
territorio è in prevalenza in zona montana, possono essere conservate come Unità sanitarie locali autonome, in
deroga ai limiti » previsti;
venuto a conoscenza della possibilità che le USSL 42 e 43 (rispettivamente coincidenti con le Comunità
Montane Valli Chisone e Germanasca
e Val Pellice) vengano accorpate ad
altre USSL;
considerando la positiva esperienza più che decennale delle suddette
USSL 42 e 43;
considerando altresì il rischio di
una ulteriore riduzione di servizi per
le popolazioni di queste zone montane;
chiede al Senato dì inserire nel disegno di legge De Lorenzo (documento n. 2375) la salvaguardia di diritto
delle USSL coincidenti con le Comunità montane;
chiede alla Regione Piemonte che
nella definizione dell'articolazione delle USSL venga comunque garantito
alle USSL 42 e 43 dì poter continuare a svolgere autonomamente II proprio servizio in coincidenza con le
Comunità Montane « Valli Chisone e
Germanasca » e « Val Pellice »;
invita la Tavola a svolgere ogni iniziativa a tutela del diritto delle popolazioni ad una adeguata dotazione di
servizi sul territorio e alla conservar
zìone della loro identità culturale e
della loro autonomia.
ISTITUTI ALLE VALLI
Vuoto legislativo
Riesi: un momento di lezione alla scuola elementare.
Due istituti delle Valli, l’Uliveto di Luserna San Giovanni (che
assiste handicappati gravissimi)
e la Comunità alloggio di Torre
Pellice, rischiano di trovarsi presto in forte passivo perché la
nuova legge sulle autonomie locali ha definitivamente tolto la
competenza alle Provincie e queste ovviamente non possono più
pagare le rette degli assistiti.
La situazione è particolarmente critica perché l’Uliveto ha una
convenzione con la Provincia di
Torino che le affida tutti gli utenti. Anche alcuni ragazzi ospitati dalla Comunità alloggio di
Torre sono in regime di convenzione con la stessa Provincia.
Poiché le convenzioni esistono,
e i relativi oneri sono nel bilancio della Provincia, si spera che
le rette siano pagate fino alla
fine dell’anno. E dopo?
Ovviamente i nostri istituti
non metteranno alla porta gli
assistiti, ma occorre che gli enti preposti (Comuni, Comunità
montane e USSL) subentrino alla Provincia. I comuni della val
le non hanno fondi. E allora che
fare?
Occorre una nuova legge, regionale, che disciplini i finanziamenti ai comuni perché « le fasce più deboli della popolazione
non vengano abbandonate ». Per
questa la Commissione d’esame
ha proposto al Sinodo di associarsi alle richieste degli operatori sociali e dei comuni delle
Valli valdesi. Ed il Sinodo, lo ha
fatto, a maggioranza.
45 - Il Sinodo, considerando il fano
che la legge 8.6.1990 n. 142 (ordinamento delle autonomie locali) provoca
un vuoto legislativo circa il finanziamento dei servizi socio-assistenziali
prima affidati alle Provincie;
rilevato che fra i suddetti servìzi si
trovano anche due opere della chiesa
valdese: la Comunità alleggio, via Angrogna. Torre Pellice e l'Uliveto di
Luserna San Giovanni;
invita la chiesa a svolgere ogni possìbile intervento affinché non venga
meno un importante servizio per le
fasce più deboli della popolazione
delle Valli valdesi.
12
12
sínodo valdese e metodista
14 settembre 1990
LA CRISI DEL GOLFO PERSICO
LIBRERIE CLAUDIANA
Un problema di linguaggio Quale cultura
per i protestanti?
La difficoltà dell’assemblea di pronunciarsi su un argomento di grande attualità - Il confine tra confessione di fede e denuncia politica
Già, proprio cosi. Il dibattito
sinodale sulla questione del Golfo, dibattito legato alla più stretta attualità, fortemente « caricato» di aspettative e forse più
dall’esterno che dalla stessa chiesa, ha portato alla luce delle riflessioni che non mancheranno
di ripresentarsi in futuro e su
altri argomenti. Ma andiamo con
ordine.
Un gruppo di lavoro aveva redatto, un primo documento, discusso nella mattinata del giovedì. Il relatore aveva chiarito
come tra i redattori non ci fosse
unanimità di giudizio e di valutazioni, neppure fra tutti quelli
« dichiaratamente » pacifisti. E
non poteva essere altrimenti, data la complessità della vicenda,
l’intreccio delle componenti economiche, storiche e politiche.
La discussione di questo primo testo dimostrava con ancor
maggiore evidenza che il panorama delle posizioni sarebbe stato
quanto mai frastagliato. In particolare costituiva un giusto problema il riferimento (mancante
nella prima proposta) alla situazione degli ostaggi in territorio iracheno e kuwaitiano, così come l’analisi ohe veniva fatta, con accenti diversi da parte
degli intervenuti, sulle ragioni
« storiche » dell’instabilità della
regione.
E’ stata posta in evidenza la
questione del sentimento di chi
vive nei paesi poveri (Aldo Comba), anche in riferimento alla
lettera del moderador Hugo, Malan al Sinodo, si è parlato della
nostra tendenza a fare di ogni
erba un fascio quando parliamo di Islam (La Torre), del fatto che l’ONU vive una crisi di
identità e di ruolo, del silenzio
che la comunità internazionale
ha mantenuto sul genocidio dei
curdi (Giorgio Bouchard), ma
anche, nello stesso intervento,
della necessità di rinunciare ad
un pacifismo assoluto.
Come fare, allora, a dire « qualcosa di nostro», che esprimesse il pimto di vista della fede, e
al tempo stesso non fosse un
messaggio vecchio dopo sole 24
ore?
Con queste incertezze un’altra
commissione ha elaborato un
secondo testo, completamente
nuovo, giudicato subito da alcuni più « adatto al Sinodo » rispetto al precedente. E tuttavia
le perplessità non finivano; c’è
stato chi ha posto l’accento sul
fatto che si tratta soprattutto di
im problema arabo, chi ha fatto
rilevare come non solo l’Occidente ma anche i paesi delTexsocialismo reale avessero foraggiato Saddam Hussein. Ma le
perplessità più rilevanti si manifestavano ad un altro livello,.
Di fronte alla complessità dei
dati di cronaca e alle differenti
valutazioni politiche che i membri del Sinodo potevano esprimere, il moderatore ricordava
che « siamo una chiesa che dibatte un problema » ma che
tuttavia, da altri, un atto sinodale
sarebbe letto politicamente. Paolo Ricca si spingeva più in là,
affermando che dalle mozioni sinodali deve trasparire una predicazione: diversamente è meglio rendere attente al problema
le nostre chiese, e invitarle alla
preghiera e alla riflessione.
Pur essendo partito da posizioni diverse nella seduta del giovedì, Aldo Comba condivideva
questa impostazione: se si fa una
confessione di peccato (quale è
quella contenuta nell’odg) essa
deve essere puntuale e non generica.
Da queste battute appariva evidente che oltre ai fatti del Golfo
era in ballo il senso complessivo
della voce del Sinodo valdese
nell’ambito dei mass media e
della società. Esprimere una vo
I membri del Sinodo nell’intervallo fra una seduta e l’altra.
ce di predicazione in rm momento di crisi per il mondo intero
non è certo cosa da poco per
tutti coloro che testimoniano
dell’Evangelo.
E im’altra opinione, quella di
Sergio Rostagno, correggeva ancora la valutazione sul testo: il
linguaggio in cui è stato redatto non risponde ai canoni della
vulgata politica, ma ben venga
questa originalità, in cui spicca
una « tesi profonda » sulle responsabilità storiche dell’Occidente.
A parte le considerazioni che
le chiese e i singoli potranno
fare da adesso, su ciò che è stato corretto o aggiunto o anche
omesso (per esempio l’appello
al Presidente della Repubblica a
vigilare sull’applicazione dell’articolo 11 della nostra Costituzione — ripudio della guerra —,
contenuto nel documento accantonato e non ripreso in quello
votato), credo che l’aspetto più
interessante del dibattito stia
proprio qui: per chi parla l’assemblea? Per le chiese, certo,
ma non solo per loro. Come si
conciliano l’esigenza della denuncia e quelle della testimonianza
e della predicazione?
Forse, nonostante la complessità della questione, e le lacerazioni a volte troppo polemiche
che ne conseguono, un dibattito
come quello sull’otto per mille
poneva minori difficoltà.
Su quel tema, come su altri, la
necessità di dare un’indicazione
operativa (il «no» dell’88, il
« sì » alla deflscalizzazione, la nomina di un’apposita commissione) rendono più concreta la traduzione « in atto, » della rifles:
sione e della testimonianza. Far
sapere alla società che cosa
dicono i valdesi e i metodisti
su... » rischia di essere fuorviante e, non soltanto per i 12 contrari e i 33 astenuti sulla mozione relativa al Golfo Persico, la
questione è aperta.
Alberto Corsani
72 - Noi, deputati e pastori delle
Chiese valdesi e metodiste raccolti
nel Sinodo, posti di fronte alla gravissima emergenza internazionale provocata dall'invasione del Kuwait, mentre ci associamo alla condanna espressa da molte nazioni, organismi internazionali e dal Consiglio ecumenico
nei confronti dell'aggressione irachena,
riteniamo che tra le ragioni principali di questa crisi vi sia l'egemonia
esercitata per secoli dal mondo occidentale nei confronti delle altre civiltà;
riconosciamo la responsabilità delle
chiese negli sviluppi storici di una
società fondata sulla disuguaglianza;
chiediamo perdono a Dio di questo
peccato storico;
ci impegniamo come cittadini e come credenti a dare il nostro contributo per la trasformazione della mentalità dominante e per il mutamento degli attuali orientamenti morali,
culturali, economici e politici;
esprimiamo la nostra solidarietà a
tutti quei musulmani, ebrei e cristiani
che condividono la ricerca di una soluzione ispirata a criteri di pace, di
giustizia e di libertà;
chiediamo che l'azione necessaria
per ristabilire il diritto nel Golfo Persico non assuma il volto di una guerra o di una crociata;
chiediamo che il diritto dei popoli
aiTautodeterminazione sia sostenuto
da un'autentica giustizia economica tra
le nazioni e da un progresso della
democrazia e della libertà.
CENTRO CULTURALE VALDESE
Verso la Fondazione
T| Sinodo dello scorso anno
aveva accolto con gioia la costituzione a Torre Pellice di un Centro culturale valdese, rna aveva
anche sottolineato la necessità
di dare al Centro una struttura
giuridica adeguata al ruolo che
il Centro dovrà svolgere.
Per questo la Tavola e la Società di studi valdesi, che insieme hanno dato vita al centro,
hanno continuato la riflessione
sull’ipotesi « fondazione » e quest’anno l’Assemblea della Società di studi valdesi ha già approvato in linea di massima l'idea
della fondazione, ri.servandosi
l’approvazione dello statuto non
appena questo fosse pronto,
« Rendetevi conto — ha detto
Giorgio Tourn — che esistono
ancora dei problemi. La Società di studi collabora, ma tiene
500 titoli in catalogo, una ventina di nuovi lavori pubblicati
annualmente, la casa editrice
Claudiana ha molti meriti. Uno
per tutti è quello di aver diffuso il migliore pensiero protestante in un paese cattolico come l’Italia. Nell’ultimo anno
« dei quattordici titoli prodotti
— osserva la relazione della Tavola al Sinodo — sei sono di esegesi biblica: un chiaro indizio
dell’impegno prioritario ».
Questa linea editoriale (testi
di esegesi e teologia biblica) è
piaciuta alla Commissione d’esame (Eugenio Bernardini, Rosanna Ciappa Nitti, Franco Carri,
Franca (Ìoisson), che però ha osservato che è ancora carente il
settore delle pubblicazioni per
l’evangelizzazione, nonostante la
imminente uscita di due pubblicazioni « Un nuovo inizio » e
« Una fede certa » che dovrebbero servire a questo scopo.
Susanne Labsch, intervenendo,
ha ringraziato la Claudiana per
le sue ultime pubblicazioni —
tra cui quella di G. Theissen
« L’ombra del Galileo » — che
possono essere utilizzati ottimamente dalle comunità per letture e discussioni di tipo collettivo.
Tra i titoli in programma è
stato segnalato al Sinodo l’uscita per il 1991 di un grande
«Atlante di archeologia biblica»,
che sarà pubblicato in coedizione con la casa editrice cattolica
LDC, Inoltre la Claudiami sta
per iniziare la pubblicazione della traduzione in italiano della
«Teologia sistematica» di Paul
Tillich.
Accanto alla casa editrice, le
nostre chiese gestiscono anche
quattro librerie (le librerie Claudiana di Torino, Torre Pellice e
Milano, e la libreria di cultura
religiosa di Roma).
Per le librerie Claudiana, la
CdE ha evidenziato il fatto che
i negozi di Torino e Torre Pellice sono ubicati « in strade a
scarso traffico pedonale » e che
questo fatto costituisce « un difetto da un punto di vista commerciale ». Per quanto riguarda
la libreria di Torre Pellice la
CdE ha rilevato « una scarsa attenzione verso la promozione dei
libri », ma nessuno ha voluto
commentare, in Sinodo, questa
affermazione.
Per la libreria di Roma un
pensiero di riconoscenza è andato ad Elena Senn che « dal 1952
l’ha gestita con impegno e passione », mentre rimangono alcuni
problemi aperti: l’attività deve
essere collegata alla Facoltà di
teologia oppure deve integrarsi
con le altre librerie Claudiana?
G G.
STAMPA
Quale settimanale
per i protestanti?
anche alla sua autonomia e di
questo bisogna tenere conto ».
Per Giampiccoli sono stati superati tutti i dubbi circa la struttura giuridica della fondazione:
«Tavola e Società di studi controlleranno ratlività della fondazione perché ogni anno nomineranno il Consiglio di amministrazione e i revisori; il Sinodo,
indirettamente, giudicando l’operato della Tavola, controllerà anche il Centro culturale ».
Il Sinodo ha perciò approvato
un odg che chiede alla Tavola
di operare in questo senso.
53 - Il Sinodo, esaminati j problemi
relativi alla configurazione giuridica
del Centro culturale valdese con sede
in Torre Pellice, invita la Tavola a costituire, in collaborazione con la Società di studi valdesi, il Centro culturale come fondazione.
Pochi interventi e tutti critici
hanno caratterizzato il dibattito
sul nostro giornale. La Commissione d’esame (CdE) ha sottolineato il ruolo e l’importanza per
i valdesi e metodisti di avere un
settimanale. Le nostre chiese vivono in una situazione di diaspora ed è perciò importante ricevere ogni settimana un foglio di
collegamento, di formazione e informazione. Particolarmente apprezzati sono gli speciali (sul Sinodo, sulle Conferenze distrettuali, sugli avvenimenti ecumenici
mondiali quali l’Assemblea di
Seoul ). La (TdE dà poi un giudizio
critico sulle lettere dei lettori
perché « a volte l’eccesso di animosità e la disinformazione non
invila proprio al colloquio » e
conclude: « La direzione del giornale dovrebbe far maggiore attenzione al problema, senza per
questo censurare la libera espressione dei lettori ».
Fulvio Rocco ha centrato il suo
intervento sul possibile futuro
giornale coi battisti: « E’ chiaro
cosa non deve essere: non una
lottizzazione, non una somma di
notizie, non avere attenzioni spo
radiche al Sud, non un minestrone senza linea » e propone che la
redazione curi « un numero zero » in modo che il Sinodo e l’Assemblea battista abbiano in mano qualcosa di concreto su cui
discutere.
Giorgio Bouchard elenca una
serie di difetti del giornale (manchevole accuratezza nella ricerca
delle fonti, scarsa professionalità
nei titoli, mancanza di notizie dal
mondo evangelico internazionale), dice che il giornale « rispec;
chia un calo culturale della chiesa » e, rivolto ai redattori, che « H
vostro è un orizzonte Piemonte, si
sente troppo che state rispondendo a Norberto Bobbio ».
Per Giovanni Conte i titoli non
sono azzeccati, bisogna lasciare
quelli proposti dagli autori, gli
articoli sono troppo lunghi e si
dimostra preoccupato che sembra « già decisa la collaborazione
coi battisti » senza che il Sinodo
ne sia informato.
La discussione però non si è
conclusa ma si riaprirà a Roma
nella sessione straordinaria, almeno sulle prospettive del
timanale. G. G.
13
^J
14 settembre 1990
sinodo valdese e metodista
ISTITUTI OSPITALIERI VALDESI
LE FINANZE DELLE CHIESE
Verso una nuova CIOV Protestanti
Un processo delicato che impegnerà diversi Sinodi - Dopo la nona
bozza, si andrà alla firma della nuova convenzione con la Regione
La Commissione istituti ospitalieri valdesi (CIOV) è una commissione amministrativa sinodale che gestisce due strutture sanitarie (gli ospedali valdesi di
Torre Pellice e Pomaretto), e
un Istituto per anziani (il Rifugio Re Carlo Alberto). Il Sinodo, ogni anno, dedica la seduta
pomeridiana del giovedì alla discussione del suo operato. Quest’anno vi è stato anche un altro momento di discussione,
quando si è trattato di affrontare il problema delle strutture
della nostra chiesa (di cui riferiamo a pag. 5) e in cui « il futuro della CIOV », cioè il suo
nuovo assetto, è parte impor
tante.
A questo proposito notiamo
solo come il Sinodo abbia deciso di iniziare un processo lungo, che lo impegnerà per alcuni
anni. Infatti non si tratta sol
LA PRESIDENZA
Grazie!
Il pastore Alberto Taccia.
41 • Il Sinodo saluta il pastore Alberto Taccia che termina il suo mandato come presidente della CIOV e
lo ringrazia per il lavoro svolto con
passione, serietà e spirito di servizio.
tanto di vedere quali istituti saranno affidati dal Sinodo alla
CIOV, ma anche di procedere ad
una revisione e ad una ristrutturazione degli organismi esecutivi e territoriali delle chiese. Un
lavoro delicato a cui le chiese
dovrebbero prestare la massima
attenzione, a partire dai momen
ti di consultazione che verranno
organizzati in futuro a cura della Tavola, deH’OPCEMI e della
stessa CIOV.
Rifugio
Re Cario Alberto
La Commissione d’esame (Ma
rio Campagnolo, Paolo Corsani,
Claudio Pasquet, Vito Gardiol),
ha osservato nella sua relazione
come « si possa registrare quest'anno un cambiamento che fa
ben sperare per un graduale appianamento del deficit pregresso », Finalmente si è trasformato il debito da corrente a « lungo termine»; ed alcuni amici
esteri dell’Istituto si preoccupano di pagare parte degli interessi e del capitale per i prossimi
cinaue anni. Le chiese hanno risposto all’appello del Sinodo
scorso e — se il trend dei contributi continuerà — si può ipotizzare ormai una completa copertura dei costi di gestione.
Rimangono da affrontare ancora i problemi della ristrutturazione dell’ex padiglione Arnaud, e delle rette per gli ospiti
non autosufficienti.
Ospedali di
Torre e Pomaretto
Anche quest’anno la CIOV ha
elaborato un nuovo regolamento dei comitati di gestione degli
ospedali. Si pensa di avere un
unico istituto, « Ospedali vaidesi di Torre Pellice e di Pomaretto », che potrebbe estendersi
anche all’Ospedale evangelico di
Torino. In questo modo i dipendenti di Torino avrebbero il regime previdenziale della CPDEL,
a loro più favorevole. Inoltre si
avrebbe una integrazione di servizi.
Ancora da studiare e approfondire la struttura direzionale
degli ospedali. Accanto alla direzione amministrativa e sanita
IL SINODO DECIDE
Per un ente unico
36 - Il Sinodo approva in linea di
'"assima il programma della comaiissione mista CIOV-OEV in vista delI integrazione dell'Ospedale evangeliw valdese di Torino nella CIOV.
Auspica che detta integrazione si
wmpia nell'ateo dei prossimi 2-3 anni,
come previsto dalla relazione della
commissione suddetta.
37 II Sinodo, in vista della creazione di un unico ente ospedaliero
ifultisede (Pomaretto, Torre Pellice,
forino) e della sua prossima attuazione, autorizza la Tavola a derogare dalla
norma del settennato per i componenti del comitato deH'Ospedale di Tofino.
38 - Il Sinodo approva il bilancio preventivo della CIOV per l'anno 1991.
39 . Il Sinodo, considerata la crescente importanza assunta nella nostra sooietà, non solo da un punto di vista
tecnicoscientifico, ma anche psicoloS<co ed esistenziale, dalle problema
ria si potrebbe istituire una direzione infermieristica.
Ristrutturazioni
I membri del Sinodo hanno
potuto ammirare i plastici relativi al completamento dei lavori di ristrutturazione degli ospedali di Torre Pellice (8 miliardi
di preventivo divisi in quattro
lotti) e di Pomaretto (5 miliardi di preventivo) per i quali vi
sono già finanziamenti per tre
(Torre Pellice) e due miliardi
(Pomaretto). A questo proposito
il nuovo Piano sanitario regionale prevede la possibilità di accedere a mutui a carico della
Regione Piemonte. Possibilità di
cui la CIOV intende usufruire.
Rinnovo convenzione
con la Regione
Siamo ormai alla nona bozza
di convenzione. Gli incontri con
i responsabili della politica regionale si sono svolti secondo
le linee indicate dal Sinodo ’89.
La nuova convenzione ha i seguenti criteri:
— mantenimento degli ospedali come ospedali per acuti;
— applicazione agli ospedali di
Un sistema di indicatori di efficienza ed efficacia;
— integrazione dei servizi
ospedalieri con quelli pubblici
delle USSL;
— finanziamenti diretti, dalla
Regione, per evitare ritardi e oneri passivi.
Si tratta ora di arrivare alla
firma della convenzione.
Evangelicità
degli Istituti
tiche riguardanti la malattia e la morte, invita la CIOV a continuare a organizzare forme di collegaimento fra gli
evangelici (medici, infermieri, pastori,
volontari e altri) impegnati nel campo dell'assistenza agli infermi, al fine
di:
a) migliorare per quanto possibile
il trattamento de.le sofferenze fisiche
e spirituali dei malati e dei morenti;
b) stimolare la ricerca sulla specifica vocazione rivolta alle persone attive in questo campo e sulle forme e
i contenuti della loro testimonianza.
40 - Il Sinodo esprime il suo apprezzamento per l'opera svolta dai
membri dei CdG, dal personale e dai
volontari che operano negli istituti della CIOV e li ringrazia per l'impegno
profuso nel loro lavoro.
42 - Il Sinodo, udita ed esaminata la
relazione della CIOV, ne approva l'operato ringraziandone i componenti
par il lavoro svolto con impegno e
spirito di servizio.
a buon mercato?
Una forbice tra preventivo della Tavola e impegni delle chiese - Tre anni « sperimentali »
Molto positiva è stata, quest’anno, l’attività della CIOV.
Si sono fatti numerosi incontri
col personale, anche di tipo formativo « diaconale » e « professionale ».
Si è tenuto ad Agape, a cura
della CIOV, un interessante convegno sui « malati terminali ».
La CIOV è stata incoraggiata
dal Sinodo a proseguire su questa strada e non è mancato un
sincero ringraziamento al past.
Alberto Taccia, che lascia la presidenza della (ÌIOV dopo un settennio particolarmente difficile
per i problemi che si sono dovuti affrontare, basti pensare alle varie ristrutturazioni.
Giorgio Gardiol
MANDATI
Riordino
fiscale
43 - Il Sinodo, richiamandosi agli atti
50 e 51/SI/89, prende atto di quanto
è state fatto in tema di riordino fiscale;
incoraggia la Tavola a costituire un
ufficio per il riordino e la consulenza
fiscale e per l'espletamento dei controlli previsti dal nostro ordinamento
e dalla legge di approvazione dell'Intesa;
raccomanda vivamente alle opere di
prestare la massima attenzione a questo settore e di utilizzare questo ufficio partecipando con puntualità alle
spese secondo la ripartizione dei costi fatta dalla Tavola.
« Non si può essere protestanti
a buon mercato! — ha detto in
Sinodo Marco Rostan — se le
contribuzioni dei membri di chiesa non aumenteranno non si arriverà mai ad aumentare lo stipendio dei pastori e dei diaconi
e nemmeno a mantenere l’esistente! ».
Questo accorato appello di un
membro della Tavola riflette le
preoccupazioni e il tempo che
quest’ultima dedica alla soluzione dei problemi amministrativi.
Eppure se si guardano semplicemente le entrate e le uscite, la
situazione non sembra così drammatica. L’anno ’89 si è chiuso con
14 milioni e mezzo di deficit,
neanche troppo se si considera
che era l’anno del Centenario. E
questo deficit sta per essere coperto con doni straordinari.
Quello che preoccupa la Tavola
però è lo sfasamento crescente
tra i preventivi di spesa e gli
impegni che le chiese si assumono in risposta a questi.
Per il 1990 questo sfasamento
è di circa 160 milioni, ed era di
100 milioni nell’89, di 85 nell’88...
Perché? si è chiesta la Tavola.
« Sembra esserci una sfiducia
nei confronti del nostro organo
amministrativo » ha detto Gianni Rostan, membro della Comrniyione finanziaria della Tavola.
Qwiamente è una sfiducia infondata, perché ogni anno una
Commissione d’esame spulcia a
fondo i conti, la congruità delle
spese e, se ci fossero osservazioni
da fare, certamente queste sarebbero fatte. Di più: la Tavola e
l’QPCEMI, da qualche anno, forniscono alle chiese esaurienti informazioni finanziarie.
Nonostante questo lo sfasamento continua.
Per ovviare a questo la Tavola
ha proposto al Sinodo di variare
il processo di formazione del preventivo. Ed il Sinodo ha approvato tale proposta. In « via sperimentale » per i prossimi tre anni
le procedure saranno le seguenti:
— entro giugno la Tavola predisporrà un preventivo di minima
(relativo al funzionamento dell’esistente) e uno o più programmi aggiuntivi;
— tali preventivi saranno approvati dal Sinodo e poi i costi
saranno ripartiti tra i distretti;
— entro il gennaio successivo
le chiese assumeranno i loro impegni tenendo conto dei consuntivi dell’anno precedente;
— in marzo la Tavola assesterà
il bilancio sulla base delle dichiarazioni delle chiese;
— le Conferenze distrettuali,
a giugno, verificheranno il tutto.
Oltre alle nuove procedure per
la formazione dei preventivi, il
Sinodo ha dato alle chiese metodiste e valdesi anche un altro
obiettivo: raggiungere il « punto
di equilibrio ».
La « Campagna delle tre P »
(cioè quella per le contribuzioni
personali, periodiche e proporzionali) ha ¿¡.sogno di riferimenti
concreti, obiettivi da perseguire
con un’azione capillare di sensibilizzazione dei memb.ri di chiesa.
Il Sinodo ha indicato nel 1992 la
data nella quale realizzare il
« punto di equilibrio » tra la voce
« contribuzioni » delle entrate e
la voce « campo di lavoro » e
« spese gestionali » delle uscite
dell’OPCEMI e della Tavola.
Se questo si realizzasse, si libererebbero altre risorse finanziarie per i progetti (ad esempio per
l’evangelizzazione).
Preoccupazioni che alcune decisioni, già prese dal Sinodo (come
Gian Paolo Ricco, uno dei membri della Tavola valdese.
la defiscalizzazione delle offerte),
potrebbero ridurre le contribuzioni sono state espresse da alcuni deputati: « C’è il rischio che
i membri periferici della chiesa
considerino le contribuzioni un
di più » ha detto Silvana Marchetti, membro della Ced del 1«
distretto.
Per altri (Susanne Labsch,
Gianni Geme) le chiese dovrebbero essere più drastiche: cancellare chi non contribuisce, chiudere alcune attività, niente più nuovi pastori.
Altri ancora hanno messo in rilievo come i frutti, cioè l’aumento delle contribuzioni, si ottengano solo con un paziente lavoro
di informazione (Salvatore Ricciardi e Mirella Scorsonelli).
« La maggior parte di noi non
appartiene all’Italia povera — ha
osservato il prof. Daniele Garrone — se dividiamo il costo della
chiesa per i membri comunicanti,
vediamo che questo costo è di 17
mila lire annue. E’ su queste informazioni che possiamo far crescere le contribuzioni. C’è chi dà
molto e molti che non danno nulla: ricordiamo a questi ultimi che
alla base della chiesa ci sono loro e nessun altro ».
G. G.
21 .. Il Sinodo, presa visione del
« Documento integrativo sulla campagna delle 3P », irrvita la Tavola ad inviarlo ai Concistori e Consigli delle
chiese locali, perché venga ampiamente utilizzato per una ma.ggior partecipazione e responsabilità contributiva dei loro membri, soprattutto in vista del raggiungimento del « punto di
equilibrio » fra contribuzioni ed entrate proprie e spese del personale e di
funzionamento.
22 - Il Sinodo, esaminata la proposta
della Tavola di modifica della formazione del preventivo, approva l'applicazione del nuovo sistema in via sperimentale per tre anni.
Invita la Tavola a proporre alle chiese il raggiungimento del « punto di equilibrio » per il bilancio 1992.
23 - Il Sinodo, ritenendo che, per
una più obiettiva valutazione sull'utilizzo degli stabili, per una più chiara
visione sulle necessità esistenti e per
una migliore programmazione degli interventi, sia necessario avere un quadro generale della loro condizione, delle costruzioni e manutenzioni in corso
o necessarie, con i relativi costi e l'indicazione delle possibili fonti di finanziamento, invita la Tavola ad aggiornare per il prossimo Sinodo il piano
predisposto nel 1983 a seguito di 27/
Si/82.
14
14
sínodo valdese e metodista
14 settembre 1990
CORPO PASTORALE
CAMPO DI LAVORO
Nelle comunità
i sermoni di prova
Da tempo le modalità per la consacrazione sono oggetto di critiche
Relazioni ecumeniche e problenia dei matrimoni interconfessionali
Da diversi anni le modalità dei
sermoni di prova che precedono
la consacrazione sono oggetto di
critiche, non tanto da parte dei
candidati quanto da parte di laici e pastori. Il carattere di esame prevale su quello di culto,
creando una atmosfera impacciata e « artificiale » e la discussione che segue al sermone tende ad assumere toni da « accademia »; queste le critiche più
frequenti. Il corpo pastorale, a
cui il problema è stato sottoposto, ha deciso, nella seduta del
mercoledì sera, di attuare nuove modalità per lo svolgimento
dei sermoni di prova in vista
della consacrazione.
Essi avverranno nella comunità in cui il candidato (la candidata) svolge l’anno di prova,
entro il mese di giugno, alla presenza di una delegazione del
corpo pastorale, composta di almeno 7 pastori escluso quello
incaricato di seguire il candidato durante l’anno di prova. La
delegazione del corpo pastorale
valuta il sermone e stende una
valutazione scritta. In questo
modo è assicurato, nel contesto
di un culto ordinario, lo svolgimento della « prova ».
I sermoni di prova fatti fin
«1«
Cesare Milaneschi pronuncia il
sermone di prova.
La lettura della Confessione di
fede.
qui non hanno tuttavia solo il
carattere di esame, ma anche
quello di presentazione pubblica
e di solidarietà fraterna nei confronti di chi SI appresta ad entrare nel ministero pastorale.
Per assicurare anche questo elemento, i candidati che avranno
superato, entro giugno, il sermone di prova e, il sabato precedente l'apertura del Sinodo, l’esame di fede, terranno la domenica mattina del Sinodo, ciascuno in una chiesa delle Valli, un
sermone « di presentazione ».
Il corpo pastorale ha poi esaminato due relazioni prepaiate
dalla commissione consultiva
per le relazioni ecumeniche. La
prima era dedicata alla recente
(novembre 1989) nota pastorale
della Conferenza episcopale italiana (CEI) sul tema della « formazione ecumenica nella chiesa
particolare ». Il documento appare inteso a promuovere all’intemo delle comunità cattoliche
il cammino ecumenico, nel quadro degli orientamenti del Vaticano IL
Il documento si segnala per la
ricerca di un linguaggio biblico, per l’abbandono della dizione « fratelli separati » (si parla
ora di « chiese », « fratelli cristiani », ecc.) e per l’invito allo
scambio dei pulpiti.
Il tempo e la pratica chiariranno se e in che misura si tratta solo di linguaggio o non piuttosto di un approccio nuovo al
l'ecclesiologia e all’ecumenismo.
In ogni caso, la « nota » della
CEI andrebbe conosciuta e studiata.
La seconda relazione, più ampia vista la complessità della
materia, era dedicata al docurnento « Per una carta dei diritti delle coppie interconfessionali » (cfr. La Luce 23.2.1990).
La commissione esprime alcuni
rilievi critici, soprattutto per
quanto riguarda l’idea di una celebrazione in forma ecumenica
del battesimo dei figli e della
« doppia » registrazione dello
stesso o per la forma prudente
con cui si sceglie la via del reciproco riconoscimento della celebrazione nuziale, indipendentemente dalla forma di pubblica
certificazione scelta dai nubendi.
La discussione in corpo pastorale ha da un lato mostrato la
serietà dei problemi teologici
che rendono tutto così complesso e lento in questa materia, ma dall’altro ha sottolineato l’urgenza che le coppie
interconfessionali hanno di trovare solidarietà con la loro ricerca, anche e proprio nel momento in cui appare quanto sia
difficile giungere ad accordi fra
le chiese.
Siamo dunque all’inizio di un
cammino di riflessione e discussione. Tuttavia, un primo passo
il corpo pastorale lo ha fatto,
chiedendo alla commissione per
i rapporti ecumenici e al past.
Eugenio Rivoir di avviare congiuntamente una riflessione sul
problema della catechesi prematrimoniale.
Daniele Garrone
73 - Il presidente del Corpo pastorale comunica al Sinodo che dall'anno
prossimo i sermoni di prova dei candidati si terranno entro il imese di giugno nelle comunità ove essi svolgono il
loro anno di prova, alla presenza di
una delegazione del corpo pastorale,
che riferirà a quest'ultimo l'esito della
prova.
Comunica altresì che la domenica
di apertura del Sinodo ì candidati saranno presentati ad una più ampia
rappresentanza delia chiesa, tenendo
un sermone la mattina in una deile
chiese delle Valli.
RICONOSCENZA
Sei
emeritazioni
Il Sinodo, e la chiesa tutta,
hanno manifestato la propria riconoscenza per il servizio prestato da cinque suoi pastori e dal
diacono Franco Girardet, che ultimamente seguiva il Servizio
istruzione educazione della FCEI.
Oltre ai pastori che tanno terminato il loro ministero « ufficiale » ma continueranno la loro
opera di servizio, il Sinodo ha
ricordato con affetto il pastore
Marco Ayassot, prematuramente
scomparso.
80 - Il Sinodo ringrazia i pastori
Giuseppe Baldi, Luigi Santini, Franco
Sommani, Alfredo Sonelli, Severino
Zctta e il diacono Franco Girardet per
ii servizio reso nella chiesa e rivolge
loro un saluto affettuoso nel momento
della loro emeritazione.
Tl'l
Concertazione,
parola chiave
Le difficoltà della Tavola nella provvista pastorale - Le chiese, parti di un unico corpo
f . V ' i .
: Vv. '* . ‘V
■'i.l- ‘ i- rii.'
Una veduta del culto di chiusura del Sinodo.
I pastori Giuseppe Baldi (a sinistra) e Severino Zotta.
Il dibattito sul campo di lavoro si articola ormai da qualche
anno attorno alle difficoltà che
incontra la Tavola nella provvista dei pastori alle chiese; in
questo senso abbiamo un problema diventato sempre più pressante, che si concretizza in due
questioni relativamente recenti:
la disponibilità pastorale e la
questione dell’autonomia di alcune chiese valdesi.
Dalla Commissione d’esame al
Sinodo 1989 erano emerse alcune
proposte riguardanti la questione deU’autonomia che, se esercitata in modo « selvaggio », rischia di creare grossi problemi
nella copertura del campo di lavoro.
Queste proposte sono state girate alle chiese da una apposita
commissione che ha lamentato
l’esiguità delle risposte pervenute (sintomo di disagio? segno
della eccessiva quantità di questioni su cui quest’anno le chiese dovevano esprimersi?). Il piano predisposto dalla Tavola nel
1988, ispirato ad un’esigenza di
razionalizzazione, ha comunque
finito per interferire nelle prerogative di autonomia delle chiese,
sollevando a volte malcontento.
Il dibattito sinodale non ha
sostanzialmente portato dei nuovi elementi in materia. Da molte
parti è emerso che la questione
del campo di lavoro e la istituzione dell’autonomia non sono
problemi burocratico-amministrativi, ma nel profondo nascondono un problema spirituale. In
questo senso il pastore Giorgio
Tourn ha riferito l’intera questione alla consapevolezza di tutti di formare un corpo.
Il suo intervento, a mio. avviso,
ha fornito un correttivo ecclesiologico ai tentativi, esoressi in altri interven i, c.i superare la parcellizi'azione degli interessi e la
vaghezza dei nostri progetti invocando « idee forti » ( certo nella
nostra debolezza!).
Tra la coltivazione dell’interesse locale ed il progetto globale
c’è proprio quella coscienza ecclesiologica che è necessario recuperare. Questa coscienza dovrebbe portare ed orientare tutta la materia.
La parola chiave del dibattito
è stata « concertazione », cioè
consultazione e accordo di tutti
i soggetti interessati nei trasferimenti (circuiti, chiese, pastori);
anche questa non è una questione nuova ed in genere la Tavola
agisce già secondo questa idea.
Per quel che riguarda la questione della disponibilità pastorale, anche quest’anno il Sinodo
ha udito alcuni interventi senza
che siano emerse delle linee soddisfacenti o risolutive (forse perché non è problema risolvibile in
Sinodo?!). In ogni caso parlare
di disponibilità significa muoversi tra due elementi irrinunciabili ; il diritto delle chiese ad avere
un servizio pastorale e quelio
della famiglia pastorale a non
essere messa in difficoltà o addirittura smembrata. Ancora una
volta, quindi, ci deve essere disponibilità da parte di tutti.
L’ordine del giorno votato sulla questione del campo di lavoro
prevede la nomina di Lina commissione che riprenda in una ulteriore rifiessione le tematiche
emerse (difficoltà della Tavola
nella sistemazione del campo di
lavoro, fraternità che lega tutte
le chiese — siano esse autonome
o meno, —, necessità di intensificare la collaborazione di tutti i
soggetti interessati) fornendo
un’ampia rifiessione che comprenda anche il significato dell’autonomia oggi.
La riflessione
continua
Personalmente direi che è bene
mettere sul tappeto, in maniera
concreta, tutti quegh elementi in
parte recenti che riguardano la
disponibilità ai trasferimenti o
la disponibilità delle chiese a doversi a volte reggere senza ima figura stabile di pastore.
Mi pare però che sia assai difficile e forse anche non necessario
invocare soluzioni drastiche o fisse a questioni che mettono in
evidenza come la ecclesiologia,
anzi la fede, hanno a che fare
con la carne ed il sangue della
nostra umanità. Porse sta proprio in questo la difficoltà delle
decisioni: se fossero solo questioni amministrative le scelte
sarebbero più facili.
Erika Tomassone
17 - li Sinodo, tonendo conto:
a) delle difficoltà incontrate dalla
Tavola nella assegnazione dei pastori
alle chiese:
b) della fraternità che lega tutte le
chiese a prescindere che esse siano
« autonome » o meno;
c) della necessità di valorizzare la
collaborazione tra tutti i soggetti interessati alia sistemazione del campo
di lavoro (Tavola, chiese, circuiti, pastori):
invita il Seggio a nominare una commissione che, in vista del prossimo
Sinodo, riprenda tutti questi temi nell'ambito di un'ampia rifiessione che
comprenda il significato dell’« autonomia » delle chiese locali nella situazione odierna.
18 - Il Seggio nomina la contmìssione
per il campo di lavoro nelle persone
di: Alberto Taccia. Eugenio Bernardini,
Patrizia Bertesi, Renato Coisson, Valdo
Fornerone.
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14 settembre 1990
sinodo valdese e metodista 15
RIFLESSIONI E RICORDI
ELEZIONI
Dopo sette anni di Tavola
Un servizio che è anche e soprattutto arricchimento; il contatto
con fratelli e sorelle sollecita vicendevolmente a vivere la fede
/ pastori Bruno Béllion e Valdo Benecchi hanno lasciato la
Tavola valdese per compiuto settennio. Abbiamo chiesto loro di
fare un bilancio di questi anni
passati al servizio della chiesa
nel campo dell’amministrazione.
Bruno Bellion
Non è certo cosa cui le nostre
chiese siano abituate quella di
leggere le impressioni di chi è
stato per un periodo più o meno limgo coinvolto neiramministrazione ecclesiastica, sia essa
la Tavola, sia un’altra commissione amministrativa. Tuttavia
sono riconoscente alla direzione
del giornale di questa richiesta,
in quanto mi ha costretto a considerare quale possa essere sta
to il mio apporto di questi sette
anni come membro della Tavola
valdese.
La prima cosa di cui sono cosciente è che ho considerato questo impegno amministrativo, allo
stesso modo in cui ho considerato altri impegni che la chiesa,
in altri momenti, mi aveva richiesto in altri campi. Mi rendo
conto che è stato faticoso e che
Grazie a
Gianni Rostan, milanese, che ha
presieduto i lavori del Sinodo
82 . Il Sinodo ringrazia il Seggio
per il modo cortese e fermo con cui
ha diretto i lavori.
forse, almeno per le assenze frequenti, la mia famiglia ne è stata eccessivamente coinvolta. E
con la famiglia anche la chiesa
locale nella quale svolgo il mia
servizio pastorale. L’una e l’altra
mi hanno appoggiato e ne sono
loro riconoscente.
La seconda cosa che mi colpisce è il fatto che non sono stato capace di fare tutto quello
che la chiesa si aspettava da me.
E che questa mia carenza ha probabilmente suscitato sofferenza
e disagio in più di un fratello o
sorella. Me ne dispiace e me ne
scuso.
Ma soprattutto sono cosciente
del grande arricchimento, che ho
ricevuto da questa esperienza.
Ho infatti avuto la possibilità di
imparare (almeno in parte!) a
vedere l’insieme del progetto, a
inserire ogni problema nella globalità dei problemi. Se mi è lecito usare un’immagine: penso
di aver intravvisto il « puzzle »
nel suo insieme e non soltanto i
singoli pezzi. Credo che sia segno di povertà spirituale quando una chiesa vede solamente i
suoi problemi, quando un istituto vede solamente le sue esigenze, quando le persone vedono
prevalentemente le proprie preoccupazioni. E’ evidente che sono cose importanti, di cui si deve tener conto, ma è anche più
importante riuscire a collocare
ogni cosa nel contesto più generale. Mi auguro che mi sia dato
di non dimenticare mai questa
verità che ho imparato in questi
sette anni.
Bruno Bellion
Valdo
Benecchi
Sette anni di Tavola sono stati anni di intensa esperienza. Ma
esperienza di che cosa?
Le sedute che durano diverse
giornate per smaltire pagine di
punti aU’ordìne del giorno. Come delegato della Tavola per il II
Distretto ho incontrato consigli
di chiesa, ho partecipato a numerose assemblee, ho incontrato colleghi, ho partecipato a
commissioni di lavoro. Un elenco di questo genere può dare
un’idea della mole degli impegni
di un membro della Tavola, ma
può dire poco altro.
A me questo elenco dice molta, non mi lascia indifferente e
non solo per il lavoro ed il tempo che ha richiesto. Dietro questo
elenco ci sono i problemi delle
nostre chiese, le tensioni che talvolta in esse si producono, la
loro fragilità, i loro fallimenti,
le loro speranze, ci sono le crisi
che non risparmiano le famiglie
pastorali. In una parola c’è la
nostra umanità, la nostra fragilità, ci sono i nostri fallimenti e
le nostre speranze.
Sette armi che mi harmo aiutato ad amare di più queste nostre
comunità, queste nostre sorelle e questi nostri fratelli. Desidero che sappiate che in mezzo
a tanta umanità si mantiene fresco ed autentico l’amore per
l’Evangelo, e come è viva la fiducia nel Signore che perdona
e che salva.
La mia esperienza di questi
anni smentisce colo.ro che sostengono che sia venuto meno
l’impegno per la predicazione e
per la testimonianza.
Sapeste come sorelle e fratelli umili che non sono in grado
di fare interventi importanti nel
Sinodo, né di scrivere lettere a
questo settimanale, riescono alle
volte a scuoterti dal tuo torpore
spirituale e dalla tua fede stanca!
Non tocca a me fare dei bilanci della vita di fede delle nostre
comunità. Il bilancio lo può fare solo Colui che ci ha chiamati
al suo servizio. Io posso solo
dire che questi sette anni sono
stati anni in cui ho cercato, come ho potuto, di portare la mia
parte di responsabilità, ma soprattutto sono stati anni di grande arricchimento spirituale che
mi aiuterà ad andare avanti nel
mio ministero pastorale fino a
quando il Signore vorrà.
Valdo Benecchi
ESECUTIVI
Due donne
vice
Chiamati a servire
la chiesa
Le persone, le commissioni e gli organismi
che per un anno amministreranno la chiesa
Torre Pellice, 31 agosto. Il venerdì è caratterizzato dalla seduta
« non-stop » per l’elezione di tutti gli organismi previsti.
Gianna Sciclone, vicemoderatore
e pastore a Bari.
Mirella Scorsonelli, vicepresidente delVOPCEMI.
Come da alcuni anni, ormai, le
elezioni « non-stop » caratterizzano la seduta finale del venerdì.
Dopo l’approvazione degli ultimi
ordini del giorno, sul finire della
mattinata, si succedono le chiamate dei membri dell’assemblea,
gli spogli delle schede e le proclamazioni.
I nomi del candidati per ognuna delle cariche e commissioni è
curata dalla commissione per le
proposte, la stessa che, in precedenza, presenta mozioni o raccomandazioni suggerite da pastori
e deputati presenti nel corso della settimana sinodale. Riportiamo qui l’esito delle elezioni e delle nomine per il 1990-’91.
Tavola valdese
Moderatore: Franco Giampiccoli.
Vicemoderatore : Gianna Sciclone.
Membri: Maddalena Giovenale, Gian Paolo Ricco, Marco Rostan, Aurelio Sbaffi, Sergio Ribet.
Comitato permanente
OPCEMI
Presidente: Claudio H. Martelli.
Membri: Luca Zarotti, Mirella
Scorsonelli, Maria Grazia Sbaffi.
(Il Comitato permanente si è riunito successivamente all’elezione, ed ha nominato quale vicepresidente Mirella Scorsonelli).
Consiglio della Facoltà
di teologia
Decano: Bruno Corsani.
Membri: Sergio De Ambrosi,
Silvana Nitti, Eugenio Rivoir,
Monica Michelin Salomon.
CIOV
Presidente: Paolo Ribet.
Membri : Valdo Fomerone,
Paolo Florio, Ulrico Scroppo,
Bruno Bellion, Giovanni Ghelli,
Franco Rivoira.
Predicatore d’ufficio
Il Seggio ha designato come
predicatore per il culto di apertura del Sinodo 1991 il pastore
Alberto Taccia (supplente Valdo
Benecchi).
Commissione d’esame
Massimo Aquilante (relatore),
Fernanda Comba, Matteo TaÌlo,
Erika Tomassone. ( Supplenti :
Ruben Vinti, Mauro Pons, Salvatore Ricciardi, Eugenio Bernardini, Rosanna Ciappa Nitti, Paolo Sbaffi, Silvana Catalano, Bruno Loraschi).
Commissione d’esame CIOV
Mario Campagnolo (relatore),
Ruggero Marchetti, Gregorio Plescan, Gianni Fornari. Supplenti :
Renato Long, Giuseppe La Torre, Salvatore Carco.
Comitato del
Collegio valdese
Lucetta Geymonat, Giancarlo
Griot, Fabrizio Malan, Giorgio
Mathieu, Alberto Peyrot, Elena
Pontet, Giorgio Tourn.
Presidente designato 1991
Franca Long Mazzarella.
16
sinodo valdese e metodista
14 settembre 1990
Il Sinodo e TEuropa
Anche quest anno si è svolta la serata di incontro fraterno con i
rappresentanti delle chiese riformate giunti anche dall’Est europeo
GLI OSPITI DALL’ESTERO
nella debolezza
il Sinodo ha accolto quest’anno una quarantina di ospiti, rappresentanti a diverso titolo di
chiese riformate, provenienti da
Belgio, Cecoslovacchia, Germania Occidentale ed Orientale, Dar
nimarca, Spagna, Francia, Gran
Bretagna, Polonia, Portogallo
Svizzera, Stati Uniti ed infine
dall Italia. Nel corso dei lavori
sinodali alcuni di questi ospiti
hanno preso la parola per rivolgere un saluto accompagnato,
spesso, da una breve valutazione delle intense giornate di Torre Penice. Un’intera serata, quella di martedì 28 agosto, è stata
consacrata all’incontro con gli
ospiti dop-o una cena fraterna organizzata presso la Foresteria
valdese che, anche quest’anno,
con la consueta efficienza ha saputo far fronte e risolvere i non
facili problemi legati alTaccoglienza dei membri del Sinodo.
La delegazione straniera numericamente più consistente è
stata quella proveniente dalla Repubblica Federale Tedesca. Martin Hindrichs, della Chiesa evangelica dell’Assia, ci ha detto: « E’
la prima volta che partecipo ai
lavori del Sinodo valdese, ho potuto seguire la discussione grazie al buon impianto di traduzione simultanea. Mi è piaciuto
il vostro stile democratico e in
particolare la vostra sensibilità
nel volere affrontare teologicamente i problemi amministrativi
e finanziari, cosa che non sempre
riscontro nella mia chiesa. Il vostro Sinodo mi fa pensare ad un
bell’incontro di famiglia ». Hans
Maass, dirigente della Chiesa evangelica del Baden, afferma:
« Da molti anni visito la vostra
chiesa e mi accorgo sempre di
più che sostanzialmente abbiamo
gli stessi problemi: diaconia, evangelizzazione... Vi auguro che
lo Spirito di Dio vi guidi con forza sul cammino di tma testimonianza coerente ».
Il direttore amministrativo della Chiesa evangelica della Renania, Gerhard Noelle, ha portato i
saluti della sua chiesa particolarrnente impegnata, e non da
oggi, in vari programmi di sostegno a nostre varie opere sociali o foresterie. Noelle si è anche fatto interprete dei saluti
della Chiesa evangelica della
Vestfalia e dell’Associazione degli amici tedeschi dei valdesi
(Waldenser Freundeskreis) diretta dal pastore Beyna. Il saluto più breve in assoluto è stato rivolto da Werner Krieg del
Diakonisches Werk delI’AssiaNassau, citando un passo del libro delTEcclesiaste: « Dio è in
cielo e tu sei sulla terra; le tue
parole sian dunque poche... ».
Tutti sanno comunque che dietro l’essenzialità del messaggio
di Krieg c’è la moltitudine di fatti concreti nel sostenere il nostro lavoro diaconale, specialmente nel Sud.
I contatti della
DDR con Agape
Proveniente dalla Repubblica
Democratica Tedesca il vescovo
Heino Falche, della Chiesa evangelica della Sassonia, ha ricordato come negli anni del ’’muro”
molte delegazioni tedesco-orientali siano venute ad Agape per
partecipare ai campi e seminari
affrontando spesso notevoli difficoltà legate ai problemi di visto
e di carattere finanziario. « Oggi
— ha detto Falcke — noi siamo
una chiesa di minoranza e la vostra ricerca di fedeltà critica ci
coinvolge e ci appassiona ». H.M.
Lange, anch’egli proveniente dalla Germania Orientale, ha voluto
ricordare la costruzione di Agape alla quale ha partecipato ac
¿AiFlNO.
P ^>Ì£1V E.
Milan Opocenski, segretario dell'Alleanza riformata mondiale, rivolge
un messaggio all’assemblea.
canto a Tullio Vinay; « il muro
finalmente è caduto — ha concluso Lange — ma esistono ancora alti steccati tra le chiese che
vanno abbattuti: l’unità della
chiesa e l’unità dell’umanità è
un compito inscindibile dei cristiani ».
Inge Bastkaer, proveniente
dalla Danimarca per conto della
« Dan Church Aid », ha voluto
sottolineare il fatto che « molte
delle soluzioni che voi avete voluta proporre nel corso di questo Sinodo potrebbero facilmente essere utili anche a noi. La vostra riflessione ci aiuta. Ho l’impressione che abbiate molta forza spirituale, anche se qui siete
in pochi, occorre che ricordiate
che a livello europeo non siamo
pochi. La nostra responsabilità è
molto grande nella costruzione
di una Europa di pace ».
L’Europa e
la storia valdese
Sul tema Europa si è diffuso
maggiormente il pastore David
Bridge, della Chiesa metodista
di Londra, non senza averci prima resi partecipi della sua riflessione sulla storia valdese: « Sono
realmente stupito del fatto che
nonostante secoli di ostilità e di
persecuzioni il movimento valdese non abbia finito col chiudersi in Un ghetto ecclesiastico o
in uno stile fondamentalista. La
vostra chiesa rimane aperta ed
unita nella fraternità e sa invitare altri nel suo percorso di ricerca e di verità. Il culto di apertura del Sinodo — dice Bridge
— con il suo spirito di gioiosa
celebrazione mi ha particolarmente colpito. Per ragioni del
mio ministero frequento parecchi Sinodi o Conferenze e confesso senza esagerazioni che in
nessun posto ho trovato un’attenzione così sensibile e specifica nei confronti degli ospiti stranieri, che sono messi nella condizione di partecipare realmente
all’elaborazione sinodale grazie
al lavoro prezioso degli attivi
interpreti.
Ho scoperto anch’io quello che
anche altri stranieri hanno rilevato, e cioè che abbiamo molti
problemi comuni: finanze, diaconia, evangelizzazione. Non mi
sono accorto di chi è valdese e
di chi è metodista: ho la viva impressione che il processo di integrazione ha saputo vincere le
difficoltà principali e oggi non
solo teoricamente, ma anche praticamente siete una sola chiesa.
Torno a casa con la speranza
che saremo insieme nella battaglia per l’anima dell’Europa. Il
demone del comuniSmo totalitario è stato estromesso, ma altri
demoni sono pronti ad impadro
nirsi del nostro vivere sociale.
Mi chiedo — conclude Bridge —:
la chiesa cristiana ha presieduto
allo sviluppo dell’Europa durante gli ultimi 1.000 anni, lo sarà
anche per i prossimi mille anni?
Nella battaglia per l’Europa dobbiamo essere insieme perché l’Evangelo, vera istanza critica di
tutte le nostre scelte, continui ad
interrogare e mobilitare le nostre coscienze ».
Dalla Svizzera Kathrin Zanetti
Eberhard ha portato i saluti del
Waldenserkomitee di Berna ed
Ernst Steffen quelli del Consiglio della Chiesa evangelica riformata della regione di Basilea.
Paul Vouga, vecchio amico della nostra chiesa, ha ripercorso
le celebrazioni del III Centenario
del Rimpatrio che l’anno scorso
si sono, svolte in Svizzera e di
cui anche oltralpe rimane ancora un’eco significativa. « Il Centro culturale valdese di Torre
Penice — ha detto Vouga — è
molto bello e molto importante.
E’ un punto di riferimento internazionale attraverso il quale la
vostra piccola chiesa arricchisce
tutto il protestantesimo europeo.
Il centenario non è stato una
sterile celebrazione, ma una grande possibilità di riflettere insieme sul rapporto tra Dio e la
nostra storia ».
Dal Belgio il pastore Pieter
Bouman, della Chiesa protestante unita belga, ammette di «continuare a stupirsi del vostro coraggio nell’affrontare le grandi
sfide di oggi e nell’accettare sempre nuove responsabilità. Dopo
tutto — dice Bouman — voi
siete una piccola chiesa con limitate risorse umane e finanziarie; non vi converrebbe stabilire
una scala di priorità dei problemi più urgenti da affrontare?
Sul problema dell’insegnamento
della religione a scuola credo —
afferma Bouman — che sarebbe
importante scambiare maggiormente le proprie esperienze a livello europeo. Un problema come questo va considerato in una
ottica internazionale valutando,
accogliendo o rifiutando le diverse soluzioni che si sono trovate
attraverso l’esperienza. Non si
può solo dire no alla religione a
scuola, occorre sapere offrire
qualcosa in positivo ».
Infine Felix Canal, in rappresentanza della American Waldensian Society di New York, torna negli USA soddisfatto dei lavori di questo Sinodo: « Non dimentichiamoci della forza della
preghiera, gli ordini del giorno
da soli non bastano ».
Giuseppe Platone
79 ■ Il Sinodo ringrazia vivamente i
comitati esteri per II loro sostegno
all’opera di testimonianza e di servizio
della nostra chiesa.
(segue da pag. 3)
ciso compito: creare una
chiesa a partire dalla Riforma. Si capisce che questa è
debolezza, come dire creare
un tempo a partire da un
evento. Ma scusate, se no,
a che cosa serve lo Spirito
Santo?
La Riforma non è la costruzione abbreviata di una
chiesa parallela o alternativa, ma sollecitudine per la
autenticità della vita spirituale dell’essere umano. Chi
oggi è sensibile a quest’esigenza può trovare spazi in
ogni chiesa, spazi più o meno sufficienti e da valutare
caso per caso, ma comunque esistenti. Se avviene, come d’altronde avviene, che
accogliamo tali persone nelle nostre chiese, è ovvio che
esse per prime ci segnaleranno la direzione nella quale procedere.
Volete un altro esempio di
debolezza: esser « deboli »
significa non pretendere verità assolute dove sono piuttosto raccomandabili verità
relative, provvisorie e rivedibili; verità ponderate, pensate e argomentate e per
questo forse deboli, ma anche, nello stesso tempo, « forti », resistenti agli agenti della disgregazione sociale.
Abbiamo elencato le « debolezze ». Qualcuno penserà:
oggi si vola basso, senza
ideali, e perciò incontriamo
tanta gente che rende tutto
più difficile e che tradisce
ogni proposito di costruzione valida. Perché allora insistere sulla « debolezza »?
Parlare di debolezza può diventare a sua volta fuorviante. Non vale invocare la « debolezza » per giustificare la
dimissione, il qualunquismo.
Questo è senz’altro giusto.
Infatti la via che ci viene
indicata dalla nostra fede è
profondamente diversa, e
noi lo sappiamo.
Voglio parlare della formula di una esistenza che si
basa su una forza interiore
e che sa affrontare il compito quotidiano con perseveranza, sapendo che nessuna
fatica è vana nel Signore.
Le nostre energie vanno
assorbite da compiti di costruzione in mezzo a contraddizioni di ogni genere. Il
inondo cresce in complessità e questo è positivo, anzi,
costituisce per lumanità una
prova forse decisiva di adattamento alle vere condizioni
dell’esistenza, senza fughe
ideali e senza affidarsi alle
avventure totalitarie o guerresche.
Spiritualmente parlando,
la via da percorrere costeggia due pericoli; il primo
consiste nella superfipialità,
il secondo, all’opposto, nel
salvarsi invocando le utopie,
i pregiudizi, o Linferno.
C’è chi oppone alla superficialità la ricerca di simboli dell’assoluto, nella drammatica rappresentazione dell’amore di Cristo da parte
della chiesa. Lina cosa mi
sembra negativa quanto l’altra.
La via di mezzo passa per
un cristianesimo laico, che
assume di giorno in giorno
il suo compito di speranza
costruttiva, in un quadro di
superiore certezza fondata
su pochi, ma essenziali, assunti di fede, produttivi di
senso e mai abbassati al rango di semplici ed innocenti
opinioni e neanche mai « esagerati ». Un cristianesimo
laico che proprio in questo
modo trova giornalmente il
suo impegno e se ne prende la responsabilità.
Conclusione
Tutto questo può apparire ancora troppo poco o
troppo debole. E' invece moltissimo, se si guarda bene.
Qui non ho voluto, cari
amici, parlarvi della vostra
debolezza, ma della vostra
forza. Sì, proprio della vostra forza, di quella forza
che si esprime sempre nel
paradosso della debolezza.
Spero che quanto ho detto
sia sufficiente ad alimentare
le nostre riflessioni in occasione dell'apertura di questo
sinodo.
Sergio Rostagno
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
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