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ECO
DELLE VALLI VALDESI
prüf.
ARUAED HUGOII AUGUSTO
Case Hueve
TORRE PEIilCE
Settimanale
della Chiesa TaMese
Anno XCII - Num. 45
Una copia Lire 40
ABBONAMENTI f Eco: L. 1.500 per l’interno 1 « Eco a e « Presenza Evangelica > Spediz. abb. poetale ■ I Grappo 1 TORRE RELUCE, 16 Novembre 1962
1 L. 2.200 per Pesterò | interno L. 2.500 - estero L. 3.500 Cambio d’indirizzo Lire SO 1 Ammin. Claudiana Torre Pellice • C.C.P. 2-17557
Grandi nel dnniinare o nel servire
lllllIMluUlUIIHUUit'IMI
Al
servizio di un Signore che, nel mondo del a più forte », è «colui che serve»
« Voi sapete che i principi delle nazioni le signoreggiano, e che i grandi
usano podestà sopra di esse» (Matt.
20; 25), constatava Gesù.
Sì, lo sappiamo. E’ così anche oggi,
sebbene nel nostro tempo « democratico » la potenza e l’arbitrio di autocrati, salvo casi estremi di dittatura,
sembrino essere superati.
Kennedy ha mostrato, rinnegando
il luminoso discorso della « nuova
frontiera », che per lui vige una legge
sola, quella deH’interesse americano,
Eoiivolando sul fatto che in varie zone
europee e soprattutto in Turchia gl;
S. U. hanno impiantato basi nucleari
tpessc più vicine al territorio della
URSS e dei paesi del patto di Varsa
via di quanto Cuba non sia agli Stati
Uniti, la Casa Bianca riafferma brutalmente la dottrina di Monroe : « l’America agii Americani», che però nei
fatti suona: «L’America agli Stati
Uniti» (si potrebbe ulteriormente restringere e precisare l’affermazione).
Kruscev, pubblicamente convinto
di menzogna dopo che l’intervento
americano smentì le smentite sovietiche all’ONU circa gli allestimenti
nucleari a Cuba, sentitosi debole
di fronte ad una prova di for.za, e certamente pensando di sfruttare in oC'
casiono migliore (Berlino?) la «bella
parte » di preservatore della pace di
fronte all’imperialismo occidentale,
lascia cadere senza scrupoli l’alleato
Castro.
Mao-Tae-Tung, forse anch’egli più
a scopi propagandistici che per reali
necessità, attacca l’India sulle impervie frontiere himaliane ; ricevendo
dairindia, insieme alla resistenza armata rna non sempre fortunata, una
stupenda lezione di umanità politica,
che pochi hanno notato : proprio mentre veniva aggredita dalla Cina comunista, l’India votava all’ONU in favore deiraccoglimento dell’avversario in
seno alle Nazioni Unite. Neppure
quest’anno la maggioranza dei voti è
stata favorevole: ma l’assurdo rifiuto
non è di responsabilità indiana, bensì di nobili paesi occidentali antesi
gnani di civiltà e libertà, al cui carro anche ritalia docilmente (ma non
tutta) s’aggioga.
Abbiamo accennato ai « grandissimi » ( non è necessariamente una valutazione morale!). Il discorso non
cambia se passiamo ai « grandi », salvo che li troviamo anche mediocri, i
vari Adenauer, De Gaulle, Ulbricht,
ecc., e le loro cerehie che portano, in
questo dopoguerra, così gravi responsabilità. Nè d’altra parte i parlamenti,
oggi, danno in genere e nel complesso
prova di un'ardente e disinteressato
spirito di servizio nei confronti delle
Comunità nazionali.
Come gli uomini di governo, così
gli uomini di partito cercano non di
rado di imporsi, di dominare; anche
la burocrazia sindacale non è certo
esente da questo tipo di dominazione
sugli iscritti, da parte di coloro che
w conoscono i problemi » : anche quando hanno ragione, questa forma di
dominazione è pur sempre strumento
di alienazione.
Pochi sanno poi, realmente, quale
pressione esercitino sulla società i capi d’industria: coloro che ci hanno
dato un indubbio é spettacolare benessere — ma ingiustamente ripartito
— e che d’altra parte sono i più o meno segreti « padroni del vapore », coloro che hanno in mano molteplici leve
di potere e non se ne servono sempre
a fini disinteressati di bene comune.
E ohe dire del potere delle fonti di
informazione? Basterebbe per qualche
giorno dedicarsi al confronto di molti quotidiani e periodici, constatare la
scelta e la dosatura sagace, i pudichi
silenzi, le appassionate apostrofi, ecc.
eoe., per toccare con mano quanto la
« verità » corrente sia cosa relativa e
problematica. Per non parlare dei servizi radiotelevisivi, spiecie in regime
di monopolio statale qual’è il nostro.
E non dite che siete liberi almeno
di scegliervi il cappiotto, il prosciutto
o il dentifricio, perchè — a parte che
non sempre sapete che cosa in realtà
Voi compriate — l’onnipresente e suadente pubblicità permea anche i vostri sogni...
Si, veramente i grandi della terra
dominano i popoli : le maestà e le eccellenze, le eminenze, gli onorevoli, i
commendatori. Non tutti; ma le belle eccezioni confermano la regola.
4: >|i *
Gesù non si scandalizza molto di
fronte a questo; constata; «Voi sapete... ».
« Ma fra voi non dev'essere cosi »,
questo gl’interessa, questo ci deve interessare. Il mondo ha abbastanza
censori e moralisti. Non vogliamo negarne naturalmente il valore; soltanto, Cristo ci ricorda che altro è il nostro compito caratteristico : costituire
nel mondo la fragile ma emblematica
compagine di un’altra società, la comunità cristiana.
Che cosa la caratterizza? Il servizio. Quel servizio che, prima di essere il dovere che il Signore le assegna,
è il dono che egli le fa e di cui essa
vive. « ...appunto come il Figlioul dell’uomo non è venuto per essere servito ma per servire, e per dare la sua
vita come prezzo di riscatto per molti » (Matt. 20: 28). «Io sono fra voi
come colui che serve» (Luca 22 : 26):
l’affermazione di Cristo è al centro di
un Immenso arco che va dalla predicazione profetica di Isaia 53 alla pre
dicazione apostolica di Pilippesi 2.
Nella prospettiva di Cristo, crocifisso e risorto, Servo sofferente e Signore glorioso, il servizio non è più
una « morale da schiavi », che si guarda con un miscuglio di divertito rispetto e di sprezzante commiserazione. Finché il servizio cristiano, all’interno della comunità e verso il mondo, è stato genuino e appassionato,
concreto, attuale, leale e senza intenzioni recondite, il mondo ha dovuto
rimangiarsi spesso scherno e disprezzo. Il servizio diventa una stanca morale di schiavi quando non si crede
più davvero che Cristo è il Signore.
Ma se guardiamo alla vita di tante
nostre comunità, cioè alla somma dello nostre vite individuali e familiari,
come bruciano queste parole del Signor Gesù! Abbiamo delle parrocchie,
il cui sommo Ideale è di avere un locale di culto adatto e un « buon » pa
“Gloventù Evangelica,,^
Secoiuìo In volontà fermamente
espressa dal I" Congresso della Gioventù evangelica italiana, si rilancia
’’Gioventù Evangelica”, sotto la direzione 'del Past. Giorgio Bouchard,
coadiuvato nella direzione dal Dr.
Franco Becchino (metodista) le dal
Past. Piero Beasi (battista). Il primo numero della nuova serie si presenta assai vivo: giornale di giovani .ma non per i giovani soltanto;
programma: discutere e formare;
ampio notiziario. Da leggere.
store, di sapere che si svolge settimanalmente il quadro completo delle
«attività» (prendendosi personalmente qualche libertà nel parteciparvi ),
dei pastori che talvolta affondano in
quest’atmosfera parrocchiale ; dei con
sigli di chiesa per cui spesso la mèta
è la « conservazione » della comunità
e dei suoi beni al sole.
Possono essere tutte cose ottime, essenziali; ma una chiesa che presenti
soltanto queste caratteristiche è pericolosamente malata, introversa.
Bisogna dire parole spiacevoli per
tutti ma recise: scarseggiano le vocazioiii a servizi particolari, pastorali e
laici, perchè scarseggm nella chiesa
una mentalità di servizio. Questo s’intende per chiesa « borghese ».
Quest’anno non c’è neppure uno
studente valdese iscritto al I anno
della Facoltà di Teologia. Comunità
e famiglie si chiedano quale parte di
responsabilità ognuno ne porti.
I nostri Istituti, specie quelli assistenziali, soffrono di una cronica carenza di personale, e personale qualificato. D’altra parte, non si può dire
che nei giovani d’oggi manchi totalmente questo desiderio di servire. Abbiamo anche noi la nostra « jeunesse
dorée » e quella che pensa essenzialmente a «farsi una posizione» (ma
la chiesa ha dato loro il senso che
Cristo ci dà una « posizione » ben più
salda e luminosa?), ma vi sono pure
molti giovani che bruciano di voglia
di far qualcosa per esprimere la loro
fede e il loro amore, che sentono fortemente l’esigenza di servire. Ma non
sanno bene chi e come: annualmente
nuove ’classi’ si immettono in comunità che offrono loro ben poche possibilità, perchè non vivono nella mentalità del servizio (la mente di Cri
sto) e mancano quindi di ogni ’fantasia’ cristiana.
Non mancano, è vero, begli esempi
personali o di piccoli gruppi impegnati nell’assistenza ai bisognosi e ad
ammalati. Ma dovrebbe farci fremere che mentre le chiese evangeliche
elvetiche e tedesche si danno ad organizzare un’assistenza agli immigrati stranieri, le nostre chiese cittadine
d' più considerevole consistenza, Torino, Milano, Genova, Roma, Napoli,
Palermo non hanno un vero centro
di assistenza sociale! Almeno, molte
comunità del sud hanno scuole, doposcuola, asili, e tutto un complesso di
opere sociali che, anche se spesso molto modeste, attestano però questa volontà di servizio. Ma ci sarebbe da
fare anche al nord, e- invece... Fa eccezione soltanto Firenze, che oltre ai
vari istituti evangelttó della città ha
da poco anche un Centro Evangelico
d; Solidarietà in promettente sviluppo; in questa comunità l’entusiasmo
di un gruppo di giovani ha contagiato ( ! ) molti membri, diversamente da
quanto è successo, ad esempio, a Torino malgrado gli sforzi reiterati di
un simpatico gruppo di giovani.
C’è poco da dire : i giovani non hanno voglia di servire! Offriamo prima
loro delle possibilità molteplici di servizio, e di servizio che tenga presenti
le necessità odierne. Là dove si è almeno cercato di farlo, dei giovani
hanno risposto. Così a Firenze, e in
altre comunità; cosi per il Servizio
cristiano a Riesi; così il «gruppo di
servizio » costituitosi ad Agape in seguito al campo del settembre scorso e
che è partito questa settimana per la
Germania: vi sono pure due valdesi,
una giovane romana e un giovane napoletano ; la prima lascia un buon
impiego, il secondo rimanda il « farsi
una posizione ». Ma sono casi strani,
che fanno « notizia » nelle nostre
Chiese... E bisogna dire che è Agape,
non la chiesa in cui sono cresciuti che
— in genere — ha fatto loro sentire
questa esigenza del servizio. Invece
dovrebbe essere la comunità locale a
esprimere spontaneamente, con gioioso impegno, queste possibilità.
Una chiesa che viva al suo interno
questo fervore gioioso di servizio, formerà con la sua vita stessa, con i suoi
errori e le sue esperienze, la sua passione e le sue speranze, dei membri
di chiesa capaci di servire anche fuori, dove lavorano, perchè l’amore di
Cristo non conosce barriere ed egli è
non solo in mezzo alla Chiesa ma in
mezzo al mondo « Colui che serve ».
Gino Conte
INAUGURATA A VITTORIA
la Casa di
riposo per
evangelici
Nel tempio di Vittoria
convenuti da molte chiese siciliane; in prima fi
la il Past. Enrico Corsa
ni di Catania, pres. del
Ut Commissione distrettuale, accanto al Past
Aldo Sbnffi, membro del
la Tavola, (v. a p. 2).
iiiimumttiHiiHiniiuiHliiii:
In margine alla
“ Giornata degli
Economia mista
uomini delle Valli,,
ad Agape
0 occupazione di tempo libero ?
Nella giornata degli uomini del 28 ollobre si è discusso a lungo sul problema
delH’« economia misla » e non sembra die
liuitti fossero d’accordo sul siigliificato di
qiuesla espressione. Per economia mista si
intende l’oeoupazione di dii lavora per
eseiuipio in fabbrica o in miniera e poi deve lavorare anche nei caimpi, o tenere delle mucicfhe in stalla, se vuole sbarcare i)
lunario, cioè provvedere ai bisogni della
propria famiglia. (Juando invece una
persona riceve dal suo lavoro in fabbrica
o in miniera quello ohe giudica saiffiiriente per i suoi bisogni, farà del suo tempo
libero quelilo ohe vorrà: se gli fa piacere, si occuperà del suo orto e del pollaio per avere un nulrimeiito più sano e
genuino e anche •— naluralmente — con
minore spesa. Vorrei sottolineare questa
differenza: una cosa è la necessità di conservare un lavoro agricolo anche pesante,
perchè la retribuzione della fabbrica non
è sufficiente (o perdio i bisogni della
propria famiglia sono superiori alle entrate) e altra cosa è la libertà di occuparsi ancora di un orto e di un poillaio per
il piacere die se ne può ricavare.
Naturalmente in pratica non è sempre
liossiihlle distinguere le cose così diiarameiite. Difatll succede spesso che la moglie anziché andare Eucihe lei a lavorare
in fabbrica, preferisca continuare parte
del lavoro agricolo di prima. In questo
caso si tratta di due persone die laivorano
in due mestieri differenti. (Jui il problema si fa più largo e non- rignarda solo le
mostre Valli, ma tutta la situazione della
vita di oggi in cui ci si domanda se ¡1 lavoro della donna è necessario, se è un
bene o una neoessità. Ma per quel die
riguardla quelli ohe lavorano in fabbrica,
uomini o donne, ci sembra che sia giusto riaffertnare che dopo il lavoro non
siano coetretli daiUa necessità a lavorare
altre due o quattro ore e ancora tutte le
domeniche e le ferie, a caiusa dei salari
insufficienti; perché questo trattiene forse
la geute al paese per necessità, ma uccide ogni possibilità di istruirsi, di distrarsi e di provvedere all’educazione dei figli e crea una situazione tale die i giovani ne vogliono fuggire ad ogni costo!
L’economia mista esiste oggi aille Valli
perdiè è esistita sempre e dapperlulto
“Bruppi di servizio,,
Pattuglie di punta,
le lasceremo sole?
Nelle prossime settimane ■— scrive il
past. Girardet sulle ’’Informazioni di Agape” — un gruppo di servizio di Agape
partirà per la Germania per vivere nella
situazione dell’immigrato, italiano o spagnolo. Non ci aspettiamo di trovare soluzioni, nè di svolgere un’azione di qualche
proporzione. Un gruppo di cinque persone ha pensato che k necessarrio semplicemente ’essere presenti’ con chi si trova in
una situazione nuova e difficile o dolorosa e prendere su di se la situazione dell’immigrato che rappresenta la condizione
limite dell’uomo nel mondo dell’industria.
Se questo gruppo riuscirà a vìvere la situazione dell’immigrato potrà forse aiutile
aiutare. Siamo immensamente riconoscenti
al Signore della Chiesa che ha suscitato
queste tvocazioni nella sua Chiesa e ci indica la via di un .servizio nuovo.
(...) questi cinque vanno come ’Chiesa’,
sono cioè un gruppo di credenti che va a
vivere comunitariamente, insieme, ricercando la via di un servizio comune nella
società (...). E’ .stata la realtà più bella del
corso di settembre. Dopo un’estate intensa il corso ci ha ditto ancora di più, quando abbiamo risto che le vocazioni si chiarivano, si precisavano, che le incertezze
venivano superate... Così Maria Laura
Vingiano (Boma), Janine Junod, Cesar
Roilrigiiez, Madeleine Curchod e Emilio
Nitti (Napoli) si mettevano a disposizione per il gruppo; Paola PagnoUi si è offerta per un anno di servizio a Riesi, Anna
Maria 'Deodalo per il servizio ad Agape;
Lucia Rucchieii e Eugenia Zavaritt hanno
compreso in questa linea il loro servizio a
Pachino. Per tutti loro Agape ha preso la
responsabilità di ’inviarli’ in questi compili particolari.
Altri si sono annunciati per iniziare Vanno di servizio nei 1%3. Li aspettiamo con
gioia, perchè intanto da diversi lunghi
giungono richieste di collaborazione, specialmente dall’Italia del Sud, dove una
azione fraterna di aiuto a quelle minuscole comunità evangeliche è assolutamente
necessaria. L’appello lanciato l’anno scorso rimane: ogni giovane consideri seriamente di dare un anno della sua vita per
un servizio in un gruppo comunitario.
Può darsi che vi siano difficoltà, anche
reali, da superale, ma cosa più grave è il
disperdere la nostra vita in tante cose belle e necessarie, ma dimenticare il più importante: cercare il senso della nostra vita in riferimento alla vocazione che Cristo ci rivolge.
quando gli agricoltori sono divenuti operai sul posto stesso senza emigrare. Era
naturale ohe fosse così anclie da noi, non
solo per la insufficienza dei sailari dell’industria ma anche e soprattutto per la naturale prudenza di chi tentando una via
nuova, cerca se possibile di non lasciare
la via vecchia. Poi quando si è visto ohe
anche la «via nuov'a » poteva funzionare, si era ormai abituati coiSÌ e cosi è
continuato. La generazione die era rappresentata ad Agape (uomini maturi in
massima parte sopra i 30 anni) ha continuato cosi. I più giovani mostrano di
non volere continuare; ed è inevitabile,
perchè l’economia mista rappresenta una
fase di transizione.
Ma questo non vuol dire die le Valli
debbano spopolarsi! Bisogna anzi insistere sul fatto die per essere operai non
occorre trasferirsi — oggi o domani —
a Torino. Si può e si deve fare il possibile per rimanere sul posto, per poter
avere quella maggiore libertà e varietà
di vita che offre l’esistenza in centri più
piccoli, ma non lontani dalla città e in
località non disagiale. Le Valli hanno in
questo una posizione ideale e il crescere
di nnovi stabilimenti ai piedi delle montagne costituisce un vainlaggio notevole.
Ma per questo è necessario die si sappiano valutare i vantaggi e gli svantaggi
delle tre possibilità: agricoltura là dove
si può, secondo criteri razionali; lavoro
neirindustria vicina; lavoro a Torino. E
per questo anche sarebbero necessarie tre
cose: Primo: strade e comunicazioni
(ogni frazione senza strada è perduta).
Secondo : una mentailità inodenia per quel
die riguarda la propria casa (meglio
spendere sulla propria casa die pagare un
affitto- a Torino- o a Pinerolo). Terzo: un
miglioramento delle paghe nelle industrie locali (bisogna che il salario non sia
inferiore a quello dell’operaio in città,
in modo die la « economia mista » non
sia una necessità vitale e si sia coalretti
alla fine a emigrare).
Sono cose realizzabUi, con la collaborazione di tutti e nell’iuteresse di tutti,
popolazio-ne, amministrazioni, direzioni
delle industrie. E se saranno realizzale,
non si porrà più il problema della migrazione e dello spopolamento.
Si po-rrà invece il problema della dignità dell’operaio al lavoro. L’agricoltore
è padrone a casa sua e co-nserva seiujwe
la sua dignità; l’operaio del nostro tempo l’ba invece in gran parte perduta, perchè ha la sensazione di lavorare per altri, a cose die non lo interessano e non
lo riguardano. Ma molli caiiibiamentd sono in corso e a-nclie noi possiamo portare il nostro contributo in questa trasformazione. Poiché siamo stati creali a immagine di Dio, siamo uomini die Dio
ha fatto liberi e questa dignità ce la portiamo dietro al banco di lavoro o in miniera come ce la po-rtavamo dietro ieri sui
campi e sui pascoli alpini.
Con l’aiuto di Dio conli-miei emo ad essere quello che si-amo stali in passato: un
popolo solido che non rinnega il passalo,
ma sa apprezzare quello che vi è di buono nei presente. E in mezzo ai cambiaiiienti del nostro tempo sa capire c non
si lascia dominare dagli avvenimenti;
perchè trova ancora una guida costante
in Gesù Cristo, Signore del mondo e di
questo piccolo angolo del mondo die sono le nostre Valli.
Giorgio M. Girardet
2
P*«- 2
*N. 45 — 16 novenAre 19(j
OriüOL^A
oi<I
.:ci;n czn¿jh
del Concilio
Il mistero
// mistero del Concilio si chiama:
procedura. Si passa da una sorpresa
all’altra. L’interrogativo di fondo si
pone con accré^éutta urgenza: chi
muove le fila del Concilio? Più concretamente: chi predispone l’agenda
dei lavori? Il Consiglio di presidenza? Il papa? l consiglieri del papa?
Fino a mortai 6 novembre il card.
Bea era sicuro che dopo lo schema
filila liturgia il Concilio avrebbe esa minato lo schema De Ecclesia. Si
sarebbe così affrontato il problema
dell’episcopato, dei suoi poteri di
giurisdizione, che resta il problemachiave del Concilio. Ma ecco la sorpresa: il prossimo schema discusso
sarà quello sulle ’’Fonti della Rivelazione”, preparato dalla Commissione Teoloffica. Chi ha fatto mettere questo s(;hema all’ordine del giorno? Forse il papa, òhe non è teologo? Difficile pensarlo. Va notato che
10 schema sulle ’’Fonti della Rivelazione” (le fonti sono due: Bibbia e
I radizione) rappresenta una condensato di teologia tridentina. In particolare gli studi delle Sacre Scritture, che in questi ultimi trent’annr
hanno preso anche nella Chiesa cattolica un avvio sicuro e promettente, sono, in questo schema, guardati con molta circospezione e li si vorrebbe veder sottoposti a un controllo più energico da parte del magistero ecclesiastico. Si vuole che l’esegesi e la teologia biblica siano subordinate al controllo critico del dogma ufficiale. Si torna insomma indietro di vari decenni, e si vuole
scoraggiare proprio quel confronto,
quel dialogo tra la Parola e il Do
gma, che è sempre stato e continua
ad essere, ci pare, la via maestra del
rinnovamento della Chiesa. Ritorna
la domanda iniziale: chi ha fatto
mettere questo schema all’ordine del
giorno? Dopo quanto abbiamo detto, la risposta ci pare dover essere:
gli uomini della Curia. Resta da wdere come il Concilio reagirà a questo schema da Controriforma. Si potrà qui (più che lo schema della liturgia, che lasciava intatta la teologia della medesima e non poneva
neppure le premesse per un dibattito teologico) toccare il polso del
Concilio e saggiare se è vero che —
come è stato detto dal Prof. Lindbeck, osservatore luterano — ’’questo Concilio segna la fine dell’epoca
della Controriforma”. Si potrà vedere .se è vero che sul Vaticano II
soffia ”un vent de réformation”, secondo il titolo davvero avventato dato a una corrispondenza sul Concilio
apparsa su Réforme, il noto settimanale protestante francese.
Taizè
Roger Schutz e Max Thurian, i
due membri della Comunità di Taize venuti al Concilio, sono ospiti del
Segretariato per l’unione dei cristiani. L’attività che essi stan svolgendo
a Roma in rapporto al Concilio è
però molto maggiore di quella che
ci si potrebbe aspettare da degli ospiti. In realtà i ’’monaci” di Taizé
non osservano il Concilio, lo vivono.
ISon sono osservatori e neppure ospiti: .sono — si direbbe — membri del
Concilio. Vivono l’esperienza conciliare forse più intensamente di molti vescovi. Il Concilio li impegna in
profondità, sul piatui spirituale, e
forse più ancora .sul piano — direi
— emotivo.
11 Cardinale Bea
Il Card. Bea, il N". 1 dell’ecumenismo cattolico, dotto di Sacre Scritture (fu Direttore del Pontificio Istituto Biblico), animo sincero, per
il quale l’ecumenismo non è abile
gioco diplomatico, ha tenuto l’8 Novembre una conferenza stampa di
cui i quotidiani han già dato notizia. Riportiamo qui urPbrano del testo letto dal card. Bea. In rapporto
al problema della libertà di discussione e di opinione al Concilio e in
generale nella Chiesa cattolica. Bea
afferma: ’’Spesso non si comprende,
come la più completa adesione alla
autorità del Magistero della Chiesa
non escluda affatto la libertà di opinione in tante altre cose che non sono ancora state chiarite e definite. E’
quindi quanto mai utile di osservare
nel Concilio in maniera molto concreta da una parte la completa aéfesione alla dottrina della Chiesa, dove questa è già stata chiarita e definita, come si è potuto vedere nella
professione di fede, che sia i Vescovi che il Papa stesso hanno solennemente fatto e giurato all’apertura
del Concilio. Si tratta infatti semplicemente della as.soluta fedeltà alla
dottrina che .fi è ricevuta da Cristo
e che è stata spiegata dalla Chiesa
nel corso dei secoli. Accanto a questa
fedeltà, è pera bene vedere anche la
libertà di opinione e di discussione,
dove Itf dottrina deve ancora essere
chiarita e definita o dove vengono in
questione applicazioni pratiche”
Notiamo: ”la più completa adesione aM’autorità del Magistero della
Chiesa...”; ”la, completa adesione
lUittuiiHiuimKwmHWwuaiHiiHiMimiiiim
alla dottrina della Chiesa...”; ”l’as
soluta fedeltà alla dottrina ricevuta
^da Cristo e spiegai dalla Chiesa...”.
Questo è un parfare chiaro ed è buon
segno quando si parla chiaro. Siamo
in piena ortodossia cattolica ed è bene saperlo. Non stupisce perciò che
il card. Bea abbia fatto esplicito riferimento alla professione di fede
fatta in Vaticano il giorno dell’apertura del Concilio. Quella professione di fede conteneva, oltre al Simbolo di Nicea (che condividiamo),
anche la Professio fidei tridentina.
cioè la confessione di fede del Concilio di Trento che è quasi tutta in
funzione aliti protestante e rappresenta la condamut massiccia, pesante,
di tutte le tesi fondamentali dei Riformatori e costituisce, insomma, un
documento polèmico della più fiera
intransigenza. Paolo Ricca
BARI, r NOVEMBRE 19^62
_ ■ * • 'i
Conferenza autunnale
del quinto Distretto
Con lieve modifica della prassi, già alle
8,30 i Delegali delle varie Comunità si
rostitoiiscoiiijo in Aissemiblea deliberante,
eleggendo il Seggio definitivo, nelle persone dei ignori Elia Libonati, Presidente; Armando Riueeo, Vice Presidente;
Frameo Monaco, Segretario.
Alle 9, segue un Ciulllo presieduto dallo siciriivente, ohe predica su Gv. 15: 4-11.
Subito dopo, i Convegniati, in mimero
di 17 eoo voto deliberativo, ed 1 con voto consultivo, fissano il seguente orario
di lavoro : dalle 9,45 alle 12 e dalle 15
alle 17,30.
LI Presidente, ohe Ita dato lettiura di un
telegramma di auguri del Sovra intendente,
Past. Panasela, impegnato a Roma, invita il Past. Giulio Vioenlind a svolgere il
suo sBuidio, dal tema: Noi e i Cattolici,
oggi. Il Rdailoce, risalendo ai giorni della Riforma (1517) ed ai pochi Coneilii che
se ne occuparono, cercando di dare una
risposta alla ferma e documentata prò
iimiiMiiiKiiiMiiHilltiniiiiiiiti iiniiiiiiiiiiiiiiiitiliuiiiimiinmiiiii
iiiminiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiliiiiiiiiiii
INAUGURATA A VITTORIA
La "Casa di Riposo per Evangelici»
Al culto d’inaugurazione U Past. Panascia, accanto al Moderatore, rivolge il suo
messaggio.
Domeinica 28 ottobre, con un culto
di consacrazione e lode presieduto dal
Signor Moderatore, Pastore Ermanno
Rostan, alla presenza di quasi tutti i
membri della Tavola Valdese, delle
autorità cittadine e di numerosi rappresentanti delle Chiese Valdesi della
Sicilia, è stata inaugurata la nuova
« Casa di Riposo per Evangelici »,
sorta a Vittoria quale ampliamento
deH’ormai fin troppo inadeguato ed
inadatto Asilo Valdese per i Vecchi.
Già flr: dal sabato sera erano giunti, ospiti graditi, provenienti da Palermo, Caltanisssetta, Napoli, alcuni
membri di quelle Chiese, ed a loro,
come anche ai Membri della Tavola è
stato possibile visitare, nel fervore
degli ultimi preparativi, i locali quasi pronti per il momento tanto atteso. Invero una decorosa ed accurata
preparazione seppe ben celare anche
agli occhi più attenti, le ansie le fatiche e le preoccupazioni che nelle settimane precedenti avevano mobilitato tutti: Direttore, personale e meni
bri di Chiesa in una alacre opera di
arredamento e di sistemazione del
nuovo complesso.
Solenne il culto nel tempio gremito
oltre misura, incisivo ed estremamente concreto il messaggio del Moderatore sul testo di Giudici 1; 15 (ofr.
Giosuè 15: 19>. Acsa disse a Caleb:
« Fammi un dono ; giacché tu mi hai
dato una terra arida, dammi anche
delle sorgenti d’acqua. Ed egli le donò le sorgenti superiori e le sorgenti
sottostanti ».
In questa terra arida del Sud della
Sicilia, spesso tanto simile al Negheb
biblico, dove il campo di lavoro non
differisce molto dall’arido terreno donato da Caleb ad Ai^a, ecco che, in
risposta alle nostre preghiere, il Padre celeste ha donato anche a noi delle sorgenti di acqua viva.
La Casa di Riposo di Vittoria è il
frutto tangibile di questa grazia divina, delle benedizioni abbondantemente sparse sulla nostra Chiesa in
questa regione depressa e spesso dimenticata. Ma, se Dio ci ha donato
qui a Vittoria una nuova possibilità
di servizio e di testimonianza in im
terreno arido e reso ora fertile dai
suoi doni, non è possibile tacere il fatto che ormai tocca a noi curare e far
progredire questo istituto affinchè esso non tomi ad essere terra arida. E’
ora il momento della responsabilità
del singolo credente, delle singole co
munità, ed è bene che ognuno si senta personalmente impegnato perchè
la nuova Casa di Riposo possa proseguire nel suo cammino con speditezza, sostenuta ed aiutata nelle inevitabili numerose difficoltà finanziarie
cui va incontro ogni opera fatta nel
nome del Signore e per il bene di
quanti sono soli e bisognosi.
Dopo il culto il Signor Moderatore
ha ricordato con riconoscenza i nomi
di quegli amici ohe dall’estero hanno
con gioia contribuito alla totale realizzazione di questa opera che è stata
completata senza gravare in alcun
modo sulla cassa della Chiesa Valdese e senza lasciare dietro a sè debito
alcuno. Si tratta quindi di un dono
che giunge a noi nel nome della solidarietà fraterna e della carità cristia
na e ohe pertanto deve renderci maggiormente riconoscenti e responsabili.
A nome della Tavola Valdese hanno recato il loro fraterno messaggio
i Pastori: Pietro Valdo Panascia, Sovrintendente del VI Distretto, Alberto Ribet, Vicemoderatore, ed il Dottor
Ugo Zeni; per le Chiese della Sicilia
abbiamo udito una parola di particolare ringraziamento all’indirizzo della Tavola da parte del Pastore Enrico
Corsani, Presidente della Commissione Distrettuale, e da ultimo, il Pastore Giovanni Scuderi, Direttore della
Casa di Riposo, ha rivolto a nome degli ospiti della Casa e dei membri della Chiesa Valdese di Vittoria, una parola di gratitudine ai membri della
Tavola, alle autorità cittadine ed ai
rappresentanti delle varie Comunità
siciliane per la tangibile dimostrazione di simpatia verso l’opera sociale
.svolta, fin dal lontano 1931, dalla Ghie
sa Valdese in Vittoria.
Gli intervenuti hanno quindi visitato il complesso soffermandosi in
cordiale colloquio con gli anziani ospiti ed ammirando gli accoglienti locali arredati con gusto moderno sì da
rendere il soggiorno piacevole oltre
ohe sereno e comodo.
Commenti favorevoli ed entusiasti
hanno riscosso alcuni locali in particolare: la sala soggiorno, comprendente due salotti, poltrone, radio, televisione e biblioteca, arredata esclusivamente con dei doni speciali, in
memoria della Signora Socci Luisa di
Roma, raccolti con amore dalla Signora Letizia Girardet cui, insieme
al marito Generale Ing. Giorgio Gìrardet, va il nostro affettuoso ringraziamento; la sala da pranzo completamente rinnovata, la direzione, la
sala degenza, l’infermeria completa
di farmacia e di tutta l’apparecchiatura sanitaria occorrente.
Tra le molte espressioni degli intervenuti ci è gradito ricordarne almeno
una, colta di sorpresa durante un coll^uio tra due invitati cattolici e che
ricoprono posti di particolare responsabilità nella città di Vittoria. Essi
non pensavano di essere uditi mentre uno diceva ail’altro: «E’ un Isti
Unione Svizzera
degli Alberghi Cristiani
L'UNIONE SVIZZERA DI ALBERGHI CRISTIANI comprende oltre 35
alberghi e pensioni per ferie. Le Case aderenti offrono un ottimo
trattamento, in un'atmosfera cristiana.
Le Case-membri cercano sempre personale qualificato e capace,
possibilmente in famiglie evangeliche.
Informazioni presso il Presidente dell'Unione alberghiera;
J. Kraehenbuhi, Hôtel de Famille, Vevey (Vaud, Svizzera)
Dolio i discorsi, il rinfresco ; da sinistra
il Moderatore Rostan, il Past. Scuderi,
l’ing. Girardet.
tuto che deve essere per noi di esempio». Una di queste persone aveva
da bambino giocato nei nostri locali
allora adibiti ad Asilo infantile ed a
Scuola elementare ed aveva seguito
giorno per giorno il sorgere della nuova Casa. Non potremmo dargli torto
A Vittoria infatti ci si è prodigati con
cura affinchè fosse eliminato quanto
poteva, per associazione di idee, richiamare alla mente l’immagine dell’Asilo per vecchi; nessun accorgimento è stato risparmiato per ricreare
Tatmosfera calda ed accogliente della casa e della famiglia, quella atmosfera che molti avevano forse, da tempo dimenticata.
Un buffet, allestito nella sala da
pranzo, ha concluso la cerimonia.
Subito dopo il Comitato, riunito
sotto la presidenza del Signor Moderatore, ha esaminato alcuni problemi ed ha fissato le linee programmatiche per il futuro della Casa di Riposo. A far parte del Membri del Comitato ristretto, cui oltre al compito
di una diretta collaborazione con il
Direttore per tutti quei problemi che
esulano dalla normale amministrazione, è demandato l’esame delle domande di ammissione, è stato chiamato
il Past. Enrico Corsani, quale Presi
dente della Còmmissione del VI Di
stretto.
Sono stati inoltre ricordati con particolare riconoscenza quanti hanno
voluto spontaneamente e gioiosamente ©ollaborare alle spese di arredamento delle stanze inviando la somma indicata per un posto letto (circa
L. 80.000) : il Consiglio della Chiesa
Valdese di Palermo (un posto); la
Comunità Valdese di Palermo (due posti); in memoria della Signora Mar
ta von Waldkirch (Catania), le figlie
con i mariti (due pesti); in memoria
dell’Ing. Rutelli Emanuele (Palermo)
la moglie Signora Rutelli Deborah
(un posto); in memoria della Signorina Scuderi Margherita ex ospite dell’Asilo di Vittoria (Palermo) il fratello Signor Scuderi Nicolò (un posto).
A tutti un grazie di cuore a nome della Direzione dell’Asilo e della Tavola
Valdese.
E’ stata una esperienza benedetta
che difficilmente potrà essere dimenticata sia dagli ospiti che dagli intervenuti alla cerimonia. Un giorno di
gioia particolare per coloro che hanno donato e, siamo certi, vorranno ancora sostenere la nostra opera con
generosa liberalità, e per quanti hanno ricevuto e non dimenticheranno.
Ci rammarichiamo soltanto che il
tempo piovigginoso, prettamente autunnale, non ci abbia permesso un riposante momento di pausa nel giardino o sul terraEso dal quale si gode
un meraviglioso panorama.
Desideriamo ricordare che, sebbene
il nome sia cambiato, rindirizzo (Via
Garibaldi, 60 - VITTORIA - RG) ed il
n® di c.c.p. (16/3487 intestato a Pastore Giovanni Scuderi, ufficio conti di
Catania) sono rimasti immutati.
La «Casa di Riposo» contiene 26
posti per ora, ma soltanto 18 di essi
sono occupati; per eventuali informazioni o per l’inoltro delle domande
di ammissione è sufficiente indirizzare al Direttore. Giovanni Scuderi
testa di M. Latero, trova die il lavoro
compiuto fin qui dalla Cliiesa di Roma
non offre la poasibiUtà di una piatlafor.
ma oomone su cui, da pari a pari, si dialoghi, dieciuteaido intorno alle non poche
divergenze etiche e dottrinali in vista di
una unità visibile nella verità de] Corpo
di Cristo. D’altro canto, segni premooi.
tori, delineatisi fin dall’inizio del Concibo Vaticano II (discorso inaugiurale di
Giovanni XXIII; preghiera lunghetta del
Papa, che pone il Coacálio sotto l’ako
patrocinio di Maria; l’altrettanto lunga
litania, ossia la intercessione dei Santi,
fondatori di Ordini religiosi; allusioni
piuttosto trasparenti in dirette ed indirette alloicuzioni, per un ritorno dei separati figliuoli alla Casa del Padre) sono
là, percliè si sappia, urbi et orbi, che la
Chiesa Cattolica non ha da ricevere nulla
da diicfhessia, ina ohe invece è sempre
pronta a dare lutto a chiunque vada da
lei. Non v’è ohi non veda die nn dialogo' « sulla verità della Parola di Dio rivelata in Cristo » è pura ¡Ilusione di sognatori.
Gli int erveu li, molto numerosi, so i tolineano favorevolmente la Relazione. Infatti, la maggioranza assoluta dei Delegali è del parere die Roma resterà sè
stessa nella dottrina e nella morale cattolica e die a nulla varranno gli sforzi
di una sparuta minoranza dell’Epi.scopafo che sembra « aprire gli oci'hl sulla
realtà della Chiesa e dei mondo di oggi
e che mostra di compreaidero dio l’età
costantiniana è definilivaniente - e fortuivataimenle — revoluta ».
Nel pomeriggio, il Prestdenle ddla
Commissione Diatreltuale, Past, Davide
Cielo, informa i convenuti su lalune dedisioni Sinodali e della Tavola, Ira cui
quella di rinviare la ricliievsta di aiiiouo- ‘
mia presentala dalla Chiesa ili Xaiioli,
e l’altra, di non elevare Pescol anciano
tCauiipohasso) a sede pastorale.
Dopo avere ascoltalo Foperaio di Campobaisso, sulle reali ristret'tezze ccomnni- i
die di quella Comunità, la quale si trova
o>ra davanti al problema dell’arrcilainen.
lo del suo nuovo locale di cnUo (preventivo minimo: 550 mila lire); a seguilo di
proiposta avanzata dai Past. Cielo e Ca.stiglione, per un aiuto da oiVrire alla Fratellanza molisaiia, la Confereniza decide
allTiinanlmità die ogni Chiesa del V Distretto isi iniipqgini a raccoigliere 'Uii’iilferla
in danaro in favore di inn’opera che ovviamente esorbita dalle possiliililà materiali di quei Fratelli. Coimimo.sso da tanto affetto e sliinia, il collega Liboimtli ringrazia.
Ma il tempo trascorre veloce, cd il Past.
Ewieslo Naso, die sostituisce il Past. Panasela nella presidenza del cnillo di chiusura, nun riesce a tenere il suo studio
sul « Colporlagigio nel nostro tempo ». Esso viene rinviato al mese di gingnci 1963,
in occasione della nostra Co,nferen/a distrettuale. a Orsara di Puglia. Prima di
diiudere questa sessione, il Seggio porge
vivi rinigraziameiuti alla Coiiminilà di Bari
ed al suo Condullore, per la lonsiiela
e così generosa oispilaiità. La (.oniereuza condude i suoi lavori alle 17,30.
Segue un cullo presieduto dal Past. E. Naso, die predica sui « caso Giona » e le
defezioni (imn diasiinili) della Chiesa cristiana di oggi,. Elia Libnnali
I cenio anni
del «FerrefH»
Cento anni sono tanti! e significano generazioni di alunine, cambio di responsabili, awiioeuidarai di itersone e di luoghi.
Di lutto questo, della sitoria dell’istilulo,
lavreiiiio auiipia uolizia iiell’opuscxilo celebrativo in corso di stampa. Ma se ricordiamo oira in modo particolare alla diiesa quest’opera, è perdiè essa ha por noi
un valore, un significato particolare.
iL’Isliilulo Ferretti, iusdeme al Gould e
all’Asilo Italia, forma la bella corona ddle opere di solidarietà fiorentine, affidate
in modo spedale alla soUeciludine della
comumità che le Ita viste, aiutate a nascere ed a crescere in benedizione cd a durare nel tempo.
I festeggiamenti
Domenica 18 novembre sarà fra noi il
Moderatore past. E. Rostan, Egli presiederà il cullo in via Midlieli alle ore 11. Insieme a lui speriamo di avere quali ospiti
i mentbri del Comitato dli’Istitrato, pastori e raippresentaniti delle chiese « madrine ». Nel pomeriggio, nella sede dll’Iscituto in via S. PeRiicO' 2, avremo mi iratteniimenilo celebrativo. Sarà in distribuzione
un opiuscolo, scritto dal past. C. Gay, nd
quale è trattegigiata la storia dell’f^era.
AMa Direttrice ed al Comitato detU’Isliluto vanno la riconoscenza e Pinco-raggiamento di tutta la chiesa. Glie il Signore guidi, anno per anno, il « Ferretti »
nella sua modesta, intelligente, sollecita
teslimonianza evangelica !
.......iiii-tlimilhmiiliiim.,iiimi"iim>'ilimiii'll<mi,iil")iiliiimi'illilimmtlilti>iiilli’mii,i"ll"""""'"
iimiMo.i ..........................................
UN AVVENIMENTO
EDITORIALE
KARL BARTH
Commento
all’Epistola ai Romani
A cura di Giovanni Miegge
Feltrinelli, Milano 1962, pp. 526 - Lire
3,500. Anche presso la Claudiana.
3
16 norembre 1962 — N. 45
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Il pozzo inquinato
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Sodoma e Gomorra imperversano
nelle maggiori città d'Italia, anzi, del
mondo. Non intendiamo, con questa
frase, riferirci d costume imperante
divenuto consuetudine oggi più che
mai, nè lamentare la decadenza della
morale e della dignità umana. Sarebbe, il nostro, un ridicolo lamento sommerso nell’oceano dell’indifferenza dlegra e incosciente che dà così brillantemenle il tono al generale arrazzo
della civiltà odierna. Il riferimento alle famose città bibliche trova il suo
scopo nel film omonimo che in questi giorni, dopo tanto ansiosa impazienza, i pubblici dei grandi locali
possono finalmente "visionare”.
Quando si trattò di iniziare la campagna pubblicitaria per il lancio di
detto film i produttori pensarono giustamente che quel titolo, "Sodoma e
Gomorra", avrebbe trovato sprovvisto, per la maggior parte, il grande
pubblico, in tutfaltre faccende affaccendato che nello studio della Sacra
Bibbia; corsero quindi ai ripari con
slogan appropriati frasi di effetto e
cenni storici, per erudire gli amatori
di porcherioie filmate. Il pubblico cominciò così ad agitarsi, a fremere, a
pregustare. Si trattava di un film storico. di un fìlmone, addirittura, dove,
fra costumi rutilanti, castelli, guerrieri favolosi, si avrebbe avuto diretta
visione di peccati gravissimi, di colpe
tremende, degenerate, che il Cielo,
dopo il secondo tempo, avrebbe punito con una pioggia di fuoco. Ma la
punizione del Cielo, cioè di Dio, non
aveva importanza, non era un personaggio. Quello che contava erano i
pea ati gravissimi, le colpe, le degenerazioni. Che li avessero tratti da un
libro di Carolina Invernizio o di Poe,
da Dante o dalla Bibbia non aveva
iinportanza. Si sarebbero viste cose
di fuoco, e per giunta a colori.
¿.a Sacra Bibbia è da anni, da decenni, il grande pozzo cui il cinematografo attinge per realizzare soggetti
storici, ricchi di battaglie, di scenografia, di effetti drammatici. Tranne
alcuni film realizzati con perfetta aderenza ai testi sacri e con serietà di intenti, la quasi totale produzione dei
film a soggetto biblico è trita e meschina parodia, deformazione storica,
profanazione del sacro e abbrutimento del bello. Ma i produttori ci sanno
fare. Le solite ballerine discinte in
contorcimenti buoni per lo stile tersicoreo di ogni epoca, il solito eroe
(sempre lo stesso, sia che cavalchi sui
puledri focosi del Far West, o strizzi
rocchio sotto il berretto di ufficiale
dei marines o somminìstìi pugni nelle vesti di un ispettore di polizia, il
gesto, la parola, l’atteggiamento non
cambiano), il solito ’’bello’’. Il cinema ha preso la Bibbia come si prende un solitario, regale castello in cima
ad una montagna, ne ha frug:ato ogni
angolo, ne ha trasformato ogni stanza,
ne ha fatto un albergo di lusso, cdquanto equivoco, con parco dei divertimenti, comodità, sale da gioco ecc.
L’episodio di Salomone e della regina di Saba è narrato, nella Bibbia,
con pochi versetti. Ma alla Lotlobrigida pochi versetti non bastavano, ai
produttori nemmeno, ai pubblico meno che mai. Il pubblico non voleva
iiKiiiiuiliiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiMiMlim
Ailbem J. Lutiliuli, il noto dirigente su<lafricaino, che Taiiino scorso ha ricevuto il
premio No'bel per la pace, è stato eletto
rettore deirUmivereità di GJaagow (Sco/.ia). (Le funzioni di rettore sono puramente onorifiidie).
la Bibbia, voleva la "Gina nazionale’’, e lebbe. Salomone divenne un
cascamorto davanti alla Gina che
danzava in costume quasi adamitico,
poi s’innamorò; dopo il film la Gina
ritornò moglie fedele e devota di santa Geltrude, il pubblico fu contento.
E così per decine di (diri film; non si
è salvino nessuno, da Sansone a Giuseppe, da San Pietro al Centurcnc,
dai primi martiri del Circo a Barabba; nemmeno lui l’ha passata lisc'a,
il pubblico è accorso in massa per sapere "com’era andata a finire" la sua
storia, e quando è uscito dcd cinema
era convinto di conoscerla, di aver risolto il problema di quell’anima così
tragicamente legata alla vita di Cristo, per il modico prezzo del biglietto
d’ingresso.
Non so se qualcuno dei lettori, non
più molto giovane, ricorda il famoso
film "Il segno della Croce". Interpreti di primo piano; regista: il più
abile. Il pubblico piangeva calde lacrime sul comandante dei pretoriani,
un bellissimo giovane, che in fondo
al film, pur di riunirsi per sempre con
una bella cristiana, si convertiva (dia
Fede di lei e affrontava le bestie del
circo. La Fede non centrava per nulla, l’ufficicde non aveva la minima
idea di Cristo nè dell'Evangelo, non
sapeva un’acca su ciò che spingeva
ia bella ragazza e i suoi confratelli a
fcusi sbranare; pensava soltanto: "se
questa mi dice che la morte non ci potrà dividere e che dopo morti vivremo
in eterno io mi butto; sarà il male di
farsi mordere, ma dopo, questa, io me
la sposo, e Nerone non me la prende
più". E andava a morire. Il pubblico
ci credeva e mischiava in un guazzabuglio erotico-sentimentale-religioso la
bella Licia discinta tra le belve, il muscoloso ufficiale, le preghiere dei Cristiani e le orge di Nerone. Tutto per
poche lire. E le monache ci portavano
i ragazzini delle elementari.
Da allora il cinema ha seguitato a
buttare sulla piazza film a soggetto
co.ù detto religioso. Siamo arrivati a
un punto che la più casta fanciulla,
quando prega, intravede nelle orazioni
il volto dell’ulrimo attore che ha impersonificato Gesù Cristo nell’ennesima edizione della "Passione". Il cinema pensa a tutto, spiega tutto, fa vedere tutto, anche troppo.
Ritorniamo a Sodoma e Gomorra.
Il plm mediocre si vale del particolare pizzico di equivoco, così aderente Un costume attuale, sì trastulla in
dialoghi a doppio fondo, scene da baraccone, effetti forti e trucchi indovinati. La Bibbia? Lasciamo questo argomento. Rispettiamo il libro sacro.
Affermare che questi film istruiscono il popolo o pubblico che dir si voglia, che insegnano nozioni storiche
e illustrano figure dell’Antico o del
Nuovo Testcmiento è grossolana menzogna. Il senso religioso, l’afflato delta Fede dominarne negli antichi Padri,
il Messaggio divino, la fedeltà storica,
non esistono nelle sequenze di celluloide. Non vi si impara a conoscere
Dio ma ad apprezzare personaggi
mortali, non si rimane turbati dalla
Sua Presenza, ma dal trucco dedo
scenografo, tutto ciò che dovrebbe essere sorgente interiore di nuova Luce
non è che impressione esterna percettibile con gli occhi e non con il cuore.
E il pozzo di fresca acqua purissima che potrebbe dissetare le menti si
trasforma sugli schermi delle pubbliche sale in una vena inquinata.
Marco
QUATTROCENTO ANNI FA, GIORNO DOPO GIORNO
Il.tnassacro di Wassy, nella raffigurazione di Tortorei e Perìssin.
v> I
I due incisori, di sentimenti riformati, hanno
accolto la verdone protestante dell’avvenimento: è in tal modo possibile vedere il duca
di Guisa, in piedi in mezzo ai suoi soldati,
che dirige personalmente la bisogna, mentre
suo fratello, il Cardinale di Lorena, assiste al
massacro appoggiato al muro delTauiguo cimitero (in alto a sinistra). Il pastore Morel è
inginocchiato su/ pulpito. 1 protesumti che si
sono salvati sui tetti sono designati, dai cattolici di Wassy, ai soldati, che li abbattono a
colpi d’archibugio, "comme on feroit des pigeons”.
Il massacro di Wassy
(continua dal numero scorso)
3. Il massacro
Il 18 febbraio 1562 il Parlamento di
Parigi rifiuta la registrazione dell’editto, paralizzandone, in tal modo l’applicazione. Ma Condé, rimasto a Parigi, e tuttora nelle buone grazie della
regina, sembra simboleggiare la sicurezza dei protestanti, che aggrava le
inquietudini dei cattolici. Guisa si è
invece allontanato da Parigi con suo
fratello, il Cardinale di Lorena; ed
anche la partenza di Maria di Scozia,
vedova di Francesco II, e nipote dei
Guisa, sembra aver aumentato io sbandamento del partito dei triumviri. Il
passo decisivo sarà compiuto da Antonio di Borbone, che si sente minacciato nelle sue funzioni di co-reggente
dal favore di cui gode Condé; da lui
parte l’invito al duca di Guisa, a ritornare presto a Parigi.
Francesco di Guisa non si è ritirato
sulTAventino ; ma, dal 15 al 18 febbraio, ha partecipato a un’importan
T A N T
S A M V S E ,
rlV S DE
tissima riimione a Saveme, verso il
confine germanico, in compagnia del
fratello, con il duca Cristoforo di
Wiirtemberg. Il duca di Wiirtemberg
è luterano : i Guisa pensano di appoggiarsi su di lui per un’enigmatica par
tita che dovrebbe opporlo ai protestanti francesi, ferventi calvinisti? o
vedono più lontano, ad una futura,
eventuale necessità di mercenari tedeschi, per l’imo o per l’altro partito,
quando l’appello ai « reìtres » germar
nici si rivelerà indispensabile? E' comunque a Joinville al suo ritorno da
Saveme, che Francesco di Guisa è
raggiunto dal messaggio di Antonio
di Borbone, che lo convoca a Parigi.
E da un secondo mes.saggio: nella regina in persona, che gli rivolge un
analogo invito...
La strada per Parigi passa e non
passa per Wassy. La cittadina è da
tempo quasi interamente guadagnata
alla causa della Riforma; il duca ne
è corrucciato, per la vicinanza con i
suoi domini ereditari; e poiché viag
intervenuto pure il sindaco la pira
La " Domenica della Riforma „ a Firenze
Ricorderemo il culto ecumenico del questo abbiamo sottoltoeato Laffettuonovembre come una esperienza be- sa riconoscenza ohe tutto levangeli
ire
la.
nedetta, profondamente buona, edificante, noi evangelici fiorentini. Mentre al mattino ognuno aveva avuto
un servìzio nella propria chiesa, al
pomeriggio ci siamo dati convolo
nel tempio più spazioso, quello valdese di via Micheli. Qualcuno teniOTa
una scarsa partecipazione: le mamfestazioni pubbliche della giornata, la
partita allo stadio, la gita di fine seitimana... Al momento delTinlmo
Culto il grande tempio era gremw,
con tante persone in piedi sul fondo.
Hanno guidato la liturgia cinque
pastori della città (anglicano,
sta, luterano^ imetodista e valdese/,
mentre al past. G. Bernoifili della
Chiesa riformata elvetica è spettato
il compito della predicazione. Con
smo fiorentino deve a quei protestanti svizzeri che per primi, in tempi assai perigliosi, portarono la Parola nella nostra città. La predicazione — su
Giovanni 11 — è stata ascoltata con
grande attenzione, innestata al centro
d’un culto semplice nella sua linea liturgica e abbondantemente benedetto dalla presenza del Signore.
Per tanti evangelici fiorentini è stata una festa vera: ritrovarsi assieme,
in una autentica fraternità, e poi all’uscita salutare vecchi amici, ricon
fermare una solidarietà ohe rompe
gli argini confessionali... L'apporto
delle comunità straniere è stato davvero incoraggiante, mentre siamo grati ai quattro giornali che hanno dato
rilievo alla manifestazione ed alla
Rai che l’ha annunziata nel notiziario regionale. ^
Alla fine, quando gli ultimi lasciavano il tempio, è arrivato il nostro
Sind^o prof. G. La Pira. Con gli impegni ufficiali della giornata, non aveva potuto arrivare prima. Dotato
di una straordinaria comunicativa,
pari solo alla sua fantasia costruttiva, ha modo di conversare con gli astanti su cose che gli stanno a cuore,
tante!, in una mezz’oretta: il viaggio
e rincontro con Ben Bella, la morte
di E. Mattei, il Concilio Vaticano n.
Barth e Cullmarm, gli osservatori al
Concilio. A proposito, il Sindaco ci ha
lasciati con una promessa: farà venire il delegato delle Chiese Riformate,
il past. Lukas Vischer di Ginevra, ed
i! prof. O. Cullmarm, a parlare in Palazzo Vecchio. S.
già con il fratello cardinale, la moglie
e i due figlioli, decide in un primo
tempo di evitarla. Partito il 22 feto
braio da Jodnville, giunge, la sera con
la sua scorta (duecento archibv^eri,
una compagnia di arceri, oltre ai domestici, naturalmente armati) a Dommartin-le-Pranc, ove pernotta. L’indomani avrebbe potuto proseguire verso
ovest, in direzione di Troyes e di Parigi; ma invece piega verso nord, in
direzione di Bclaron e di Vitry-le-Prançois, da dove, prendendo nuovamente
verso ovest, potrà raggiungere più di
rettamente Parigi. Questa volta la
strada passa proprio per Wassy. Giimta a Brousseval, la truppa dei Guisa
e accolta da un grande stormir di
campane: sono i riformati di Wassy
(che dista ormai solo un chilometro)
che chiamano i loro correligionari al
servizio divino. Il 1» marzo, infatti, è
domenica. Il duca decide allora di interrompere la marcia, e di fermarsi,
per ascoltare la messa: ma, se egU si
reca a questo effetto nella chiesa cattolica, ben ¡poca, tra la sua gente, lo segue. I più preferiscono
spingersi verso una «grange» ove circa un migliaio di prete
stanti (le valutazioni sono osclllanti) sono riuniti per ascoltare la predicazione del pastore Léonard Motel. Il tumulto non tarda a scoppiare: alle
ingiurie minacciose dei soldati,
gli ugonotti, asseragliati nel loro fienile, rispondono con un
nutrito lancio di sassi. Poi qualcuno mette mano agli archibugi, in un attimo le porte sono
sfondate, e il massacro comincia. Gli ugonotti non erano armati (l’editto di gennaio, sanzionando la libertà delle riunioni, faceva espresso divieto di recarvisi in arme); le vittime si
contano quindi a centinaia, solo i morti saranno più di 70.
Il duca, forse accorso per sedare il tumulto, è lievemente ferito alla
guancia sinistra da un sasso: la vista
del suo augusto sangue raddoppia il
furore dtìla sua pnte, che dà la cac
eia agli ugonotti atterriti, inseguendoli per le vie adiacenti e, a colpi d’archibugio, su per i tetti; senza dimenticare di spogliare i cadaveri, svuotare
la cassetta delle elemosine e saccheggiare le case viciniori. Non si sa quanto tempo sia durato il massacro: certo abbastanza per pieimettere alla duchessa di intervenire presso il marito,
per farlo cessare. Finalmente il duca
riesce a riunire la sua gente e, portando con sé il pastore Morel, gravemente ferito (seróndo altre versioni, Morel sarebbe invece riuscito a sfuggire,
salvandosi per i tetti), abbandona
Wassy. « Mais cela ne fust rien, commenta un cronista del tempo, il Brantôme, et ne valoit pas qu’on le criast
tant comme Ton a laict ».
fi. La premeditazione
La questione della premeditazione
del massacro si è subito posta: e già
gli storici contemporanei hanno dato risposte diverse, in funzione del loro orientamento confessionale. Parai
lel amente, la parte avuta dal duca di
Guisa in quelle tragiche ore del Imarzo 1562, è stata minimizzata (interviene per sedare un tumulto di cui
non è responsabile, modera gli eccessi
della soldatesca) o gonfiata alTestrenio (covava un sordo rancore contro
gli abitanti di Wassy che avevano offeso il vescovo di Chàlons, cliente della sua famiglia: si dirige appesitamente su Wassy con i suoi soldad, è
alla testa degli assalitori del fienile,
assiste senza batter ciglio al massacro). Si è anche creduto di dover discutere sul diritto degli ugonotti di
riunirsi a Wassy (dentro o fuori le
mura? in ossequio all’editto, o con palese violazione delle sue disposizioni?): quasi fosse possibile, con simili
disquisizioni, attenuare la drammaticitù, dell’evento, il massacro di molte
decine di persone inermi, tra cui non
mancavano donne e bambini.
In ogni caso, pare difficile ammettere che quanto è accaduto a Wassy
sia unicamente imputabile al caso.
Che Francesco di Guisa abbia spinto
egli stesso i suoi soldati verso il fatale fienile, o abbia cercato di frenarne
lira omicida, fa poca differenza: la
responsabilità delTevento è sua, e la
storia ha giudicato rettamente, facendola, in <^ni caso, ricadere su di lui.
E comunque, egli non ha fatto mistero dei suoi sentimenti: terminato il
massacro, ci apprende il Davlla, e prima di ripartire da Wassy, il duca convoca il comandante della cittadina e
lo rimprovera per aver permesso la
celebrazione del culto riformato; avutane la risposta che ciò era stato latto in ossequio ai disposti dell’editto di
gennaio, «sdegnato non meno della
risiHJsta, che del fatto, messa la mano
su la spada, replicò pieno di collera,
che Teditto cosi strettamente legato,
presto si troncherebbe con il filo di
quella». Non pare sussistano dubbi
che l'incidente sia stato voluto, e deliberatamente cercato.
5. Le conseguenze
Detto questo, il problema resta insoluto: se Francesco di Guisa ha voluto l’incidente di Wassy, perchè lo ha
fatto? Accecamento di fanatico, impeto d’ira al quale non si sa porre freno, superficialità di soldato, ignoranza? Il problema posto dal massacro di
.Wassy, in realtà, è im altro. Wassy,
in effetti, non è che un episodio, di
una lunga catena di eventi sciagurati, che lo precedettero e lo seguiranno
nel tempo: non è più grave di altri,
ed ha ragione Brantôme, di meravigliarsi che ne sia fatto un simile caso.
Wassy è un simbolo, e perciò xm pretesto. Le guerre di religione, in Francia, cominciano dopo Wassy, ma non
per un motivo determinante, insito
nelTepisodio : esse avrebbero potuto
cominciare a seguito del massacro di
Cahors (di poco anteriore), o della
«journée des épinards» (25 aprile
1562: qui le parti sono invertite, gli
ugonotti assumendo il ruolo dei massacratori, e i cattolici quello delle vittime). Le guerre di religione, cioè, sarebbero comunque cominciate: occor
reva un segno, offerto da Wassy, uni
camente per la partecipazione, all’evento, del più illustre tra i persecutori dei protestanti.
Non si saprebbe sottolineare meglio
l’importanza della giornata del 1« marzo: in seguito alla quale il protestantesimo francese decide di giocare la
sua carta politica perchè è giunta l’ora
e la scelta non sembra possa essere
ulteriormente differita. D’Aubigné pretenderà più tardi che gli ugonotti avevano sempre « tendu la gorge aux
bourreaux » finché la persecuzione
aveva rivestito forme legali; e che essi prendono le armi solo quando i lorr. persecutori si mettono fuori dalla
legalità. Ma la spiegazione non persuade. Gli ugonotti prendono le armi,
dopo Wassy, perchè a questo li spinge la logica interna ohe governa la vite. del loro movimento. In questa luce
si chiarisce il carattere «fatale» di
quella giornata, e si comprende come
mai, proprio riferendosi a quelTavvenimento, Théodore de Bèze abbia forgiato una delle più tipiche «devises»
della Riforma. Difendendo in seno al
consiglio reale la causa dei propri correligionari, il riformatore uscirà in
una frase (« l’eglise de Dieu est une
enclume qui a usé beaucoup de marteaux») che è alTorigine di uno dei
più bei motti riformati : « Plus à me
frapper on s’amuse — Tant plus de
marteaux on y use», che contraddistinguerà per decenni innumerevoli
pubblicazioni di propaganda protestante. Parola d’ordine di resistenza,
e perciò di guerra: che sottolinea come non sia mancata, ai principali
protagonisti, una precisa coscienza
della scelta che in quel frangente essi erano chiamati a compiere. Scelta
conseguente, nmlgrado gli impliciti
rischi, all’origine della protesta, da
cui scaturisce il movimento riformato francese. Con la quale si «ricuperano » in gran parte le guerre di religione: immanenti alla protesta, nella
misura in cui non è eliminabile, da
quest’ultima, uno spirito eroico, che
ne offre una delle prime, capitali spiegazioni, Enea Balmas
4
pag. 4
N. 45 — 16 novembre 1962
I lettori ci
scrivono...
Un lettore, da Basilea:
Caro Coiue,
eccoli il mio indirizzo da pubblicare su la LUCE-ECO, con preghiera di scriveriraii ffua sino a nuovo avviso. Sono qui per curare le
cemtinaia di italiani evangelici e
simpatizzanti sparsi nella Svizzera
tedesca occidentale e nel Baden. Ho
cominciato l’altro ieri il mio lavoro e già Ilo ricevuto un paio d’inviti a celebrare culti con gruppi
isolaU fuori di Basilea. Spero ohe
mi sia data la forza da Allo per
entrare nelle numerose porte aperte ohe qui troviamo.
Liborio Naso
Mactinskiroliplalz 3
iBASEÌL (Svizzera)
Il nostro più vivo augurio fraterno segue il Post. L. Naso nella sua
missione.
Un lettore, da Messina:
...i lettori non abbonati del periodico debbono leggerlo di solito
la 2^ domenica dalla data di pubblicazione! Non sarà possibile anticiipaime di alcuni giorni la stampa, per farlo giungere nelle Chiese
anche del sud entro la 1^ d'oimenica?
Un’altra coisa: una volta si soleva pubblicare, anche troppo spesso,
l’elenco di tutte le Chiese Valdesi
con i rispellivi Pastori, occupando
ben mezza pagina ; ed ora più nulla affatto ! Non sarebbe bene, almeno una volta all’anno, dopo il
Sinodo e i trasferimenti pastorali,
pubblicare tale elenco? senza dover
attendere la fine dell’anno solare e
la pubblicazione del « Calendario
Valdtese », acquistato talvolta unicamente per avere indicazioni sulle
chiese e i pastori?
Infine l’invito a promuovere la
unione di preghiera di tutti i cristiani perchè lo Spirito Santo guidi
il Concilio Vaticano II realmente
verso la verità divina, proclamata
dal nostro comune Signore Gesù
Cristo, secondo l’Evangelo, in modo puro ed esclusivo.
Salvatore Vasques
Cogliamo l’occasione per Comunicare ai lettori che, per cercare di
far giungere il settimanale entro la
settimana, si procede' all’inipaginazione il lunedì: la sera il giornale
è impaginato e comincia la stampa ; il martedì si termina la stampa
e si piega; il mercoledì .—, salvo rare eccezioni ■— LA LUCE {il giovedì l’Eco) viene consegnato alle
17 all’ufficio postale di Torre Pellice. Non è materialmente possibile
fare più rapidamente. Certo, non
sempre le poste consegnano con la
stessa rapidità, purtroppo.
Lo spazio è poco, sulle nostre
colonne; progettiamo comunque di
stampare a parte l’indirizzario contenuto in appendice al ’’Valli nostre”, e potremo anche farne omaggio ai nostri lettori. Ai quali chiediamo però di resume affezionati
amici del nostro calendario.
La nostra Chiesa non ha creduto
opportuno di prendere qualche iniziativa speciale di preghiera per il
Vaticano II; ogni pa.store e ogni
credente può rivolgere al Signore
la sua libera preghiera.
Un lettore, da Marsala:
...vorrei far pervenire a conoscenza ^ei fratelli delle nostre comunità in Italia che a Marsala un
loro fratello nella fede — esportatore di O'ttimi vinri, fra cui princil>almenite il famoso « marsala », decisamente migliore di quelli messi
in co mimerei o da molte altre ditte
— sarebbe lietissimo di estendere
a lutti loro la sua esportazione. Già
alcuni fratelli delle Valli e di altre
comunità mi fanno periodicamente
delle richieste. Io non vorrei ricavarne profitto se non per quanto
ocTOi-re ad una vita modesta per me
e per la mia famiglia. Estendendo
però a lulta la fralelllanza italiana
la mia esportazione potrei contriIraire, dando avvio ad un mio
grande desiderio, alla creazione di
un fondo per la costruzione o di un
locale di culto della Chiesa Valdese a Marsala o di im’oipera di a.ssistonza sociale. Sono cioè disposto a
versare periodicamente la decima
o anche la doppia decima e anche
di più, se piace al Signore: dipende dalla mole del mio lavoro. Doi>o alcuni anni la Tavola potrebbe
disporre di una certa somma, che
potrebbe servire come base di una
sottoscrizione più ampia per una
oipera a Marsala. Ho a disposizione
delle comunità i li si ini-prezzi, che
Invierò dietro richiesta ai pastori
o a .singoli membri di chiesa.
Con salimi molto cordiali nell’atiiore di Gesù,
Salvatore Garzia
Via Cappuccini 6
MARSALA (Trapani)
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
BOBBIO PELUCE
—. DumeuLca 4 novembre abbiamo, avuto
il nostro « culto della riipnesa », nel cono
del quale abbiamo ricordato la Riforma
e celebrato la Santa Cena; discreto 11 numero dei partecipami al culto ed aUa San.
ta Cena. Dopo il eulto l’aesemblea ha accettato la propoeta del Pastore di andeipare alle 9 la Scuola Domenicale ed alle
10,30 il Culto onde permettere ai corsi
biblici e di catechietno dello domenica po.
meriggio di aver inizio alle ore 13 e terminare alle ore 17 onde i catecuniieni più
lontani possano raggiungere prima di notte le loro case. Dai canto loro, i catecumeni, convocati e consultati in una riunione speciale a loro destinaita, hanno deciso di pa-rtecipare tutti insieme ai corsi
domenicàili anziché avere le lezioni sdoppiate in corsi seltimanali e domenicali.
La nostra Corale ha avuto la sua prima riunione sabato 3 novembre. Buona la
partecipazione femminile ; per contro la
parlcipazione maischile si ridiuceva a due
giovani di cui uno purtroppo è appena
partito per il suo servizio militare! Vedremo co-me poliremo fare onde la nostra
Corale continui a vivere ; lo potrà se gli
elementi maacliili vorranno ingrossarne le
fiile!
— Continula lenta ma regolare la raccolta di derrate e di doni in denaro per i nostri Istituti di benefioenza. Qgnuno può
portare 1® sue offerte al Presbiterio dove
si prowederà a registrarle ed, a suo tempo, ad iooltiraile alle Opere eoi sono destinate. Un grazie a coloro che hanno già
recato le loro offerte.
— Sabato 10 novembre abbiamo invo
eato la benedizione di Dio sul matrimonio
di Reynaud Stefano (Payant) e Charbonnier Anna Ilda (Via Molino). Gli auguri
affettuosi della Chiesa tutta seguono questi siposi che si stabiliscono definitivamente a Torino, mentre domandiamo al Signore di essere l’ospite costante del lo.ro
focolare. e. a.
PRAMOLLO
iiiimiiiiMiiiiiimmiiiiMiiiiiiimmiMiiiiiiii
(elerailonii lewiiinile Valdese
COMUNICATO
Anche i nostri giovani Imnno avuto
la loro prima riunione venerdì 2 novembre. Con gioia abbiaimo salutato una rap.prsentanza dell’Unione del Podio, ed alla
riunione dell’8 novembre una rappreseli.
danza dell’Unione dei Campi. Avremo duii.
que quest’anno una sola Unione ohe ra.gigruipperà gii Unio.nisii di o.gni qua,rtiere.
Si era fisisato in un primo tempo la sera
di ogni giovedì per la riunione dell’Unione; poi, pensando soprattutto ai norstri
fratelli che lavorano tutta la settimana nel.
le fabbriclie abbiamo fissato di comune
accordo il sabato sera alle oire 21 come la
sera più adatta per la riunione. Il seggio
è stato nominato, i vari incarichi sono stati distribuiti, un. piano di lavoro è stato
abbozzato; ci sembra ohe coloro ohe finora hanno partecipato alle riunioni dell’Unione siano animati da buona volontà
e da fattivo spirito di collaborazione ; ce
ne rallegriamo vivannenle ed invitiamo tut.
li i giovani e meno giovani, celibi e sposati (!) a partecipare alle riunioni della
« lo.ro » Unio.ne oigni saba.to .sera a.lle ore
21 precise, subito dopo i’esercizi.o di canto della Corale. In attesa die la Corale abbia terminato la sua riunione, dalle 20 alle
21, gli Unionisti poissono accedere libeiramente alla loro sala di riunione die sarà
prevenilivamenite riscaldata e dove potran.
11,0 intrattenerisi dedicandosi alla lettura,
alla conversazione, ai giochi che saranno
ancora aiooresciuti.
— Le no.slre riunioni quartierali sono
pure esse oominciate ai Cairus ed a Perla
dove, malgrado il tempo veranieinile inclemente, molti fratelli e sorelle erano convenuti per a.scoltare la predicazione della
Parola. Ci auguriamo die la frequentazione a tutte le riuuioui, nessuna esclusa, sia
sempre murita e regolare come si è testò
inizia.lo.
Tutte le sorelle, socie di U. F. o isolate, sono invitate a partecipare
aH’incontro femminile del II Distretto che avrà luogo, D. v., a Genova
domenica 25 corr. alle ore 14,30 nei
locali della Chiesa valdese. Si prega
di comunicare il numero delle partecipanti e l’ora di arrivo alla sig.ra Florence Sbaffi, via Curtatone 2, Genova.
Il C. N.
A CATANZARO
La sera del 12 Ottobre ,u. s- abbiamo
ri.cevuto la gradila visita del Pastore Enrico Coirsani, nostro- amalo Capodislrciio.
di passaggio per la nostra città. Egli lia
voluto visitare e conoscere 11 nostro iiastore e avere un amidievole colloquio
con il Consiglio di Oidesa. In questo colloquio sono state discusse in linee mollo
generali tutte le queslioini concemnenti il
lavoro qui in Catanzaro e nella relativa
Diaspora. Si è parlato in modo parlicoilare della frequenza ai culti e della necessità di un maggiore impegno finanziario da parte di tulli i membri della Com-uniità. Vo.^lia il Signore benedire tutte
le attività della no-stira Chiesa e i suoi
fedeli servitori, che con il loro impegno
poisson-o dare impulso sempre maggiore
alla ddffusio.ne dell’Eva.ngelo di Cristo
nel nostro paese, e glorificare cosi il nome santo di Gesù Cristo.
Domenicia mattina (14 ottobre) alle ore
10,30, neUa nostra Chiesa Valdese di via
Filanda si sono uniti in m-atrinionio il
fratello CiuBeppe Gentilte e la signorina
Rossana Gentile. La celebrazione è stata
presieduta dal pastore Salvatore Briaute
di Messina, ohe ha predicato sul passo
di Mt. 5: 13-16: «Voi siete il sale della
terra..., voi siete la luce del mondo... ».
La “ ripresa „ a Livorno
La predicazione della priana doiinenica
del mese di ottobre è stata dedicata parlico-lamienite alla Comunione Universale.
Il giorno 8, nd locale cimitero olandese-alemanno hanno avuto luoigo i funerali ddla sorella Elisa Ebert ved. Barnes.
Secondo il desiderio deR’estinta, il Pastore ha annunziato la Parola di Dio contenuta iu Coirinzi 13: 13, testo ohe servi
anolie di meditazio.ne nel giorno delle
sue nozze. Il Messaggio co-utenulo- in questa affermazione apostolica è stato di guida, so-slegno e conforto per tutta la vita
della nostra amata sorella la quale, fimo
all’ultiuia domenica, è rimasta fedelmente presente n.ell’adorazione comune, dando un esempio luminoso a tutta la nostra
Comunità. Desideriamo ripetere ancora
ai congiunti dei-la sorella Elisa Barnes tutta la nostra simpatia cristiana, e la nostra
certezza nella carità di Cristo che non
già ac.<'eninalo, la Conferenza ha deciso
l’aUiuazion.e di una campagna evangelisliica in Livorno nei prossimi mesi.
Alcune nostre sorelle hanno preso parte
a.lla riunione dell’Unione Femminile di
Camp Darby il 22 o-tto-bre a Tirrenia. La
riunione ha avuto un buon successo e
slamo certi che porterà benefici effetti
in coloro che vi hanno i)arle.cipalo.
Mziazio di Ilio Marina
e della Diaspora Livornese
UN REGALO
PER NATALE
Un libro francese d’ottimismo, un
libro di speranza:
Domenica 28 ottobre dunanitc il cul-to
presieduto dal Pastore Arnaldo Genre, incaricato dalla Coimmi.8&ioue Distrettuale,
ha avuto luogo l’ineediamento del nuo-vo
conidlutilore della Comunità di PramoMo:
il Pastore Teofilo Pone, ohe per sei anni
ha eeerciitaito il suo ministero nella Coinunità di Rodoretto- li Pastore Genre
svolse la prima parte del culto e rivolse
alFa-ssemblea un messaggio di circostanza,
dopo di che il Fasi. Pons diede anche egli
un breve messaggio e terminò il culto.
Domenica 4 novembre abbiamo imipartito il battesimo alla piccola Bleynal Laura di Remigio e di Clot Letizia dei Ciaureaighi. U Signore accompagni con la sua
Grazia questa bambina e coloro che l’hanno iM-esentata al S. Battesimo.
Nel corso del cul.to abbiamo ricordalo
la Riforma Proteatanite del XVI secolo ed
abbiamo iniziato il nuovo anno di attività ecclesiastica con la celebrazione della
Santa Cena. Do.po il culto, alla presenza
dalla poipolazione, si. è svolta sul piazzale
antislanle il tempio, davanti alla lapide
ohe ricorda i nomi dei Caduti nelle due
guerre mondiali, una breve cerimonia civile con un discorso del Sindaco del comune, Cav. Rosia. Un’analoga cerimonia
ha avuto luogo, un po’ più lardi, alle Rue,
al Parco di Rimembranza, seguila da un
pranzo a cui parteciparono diversi ex combal-tentii.
La terre chante
di
Jean Henry Melile
La terra canta per ohi sa ascoltare
e comprendere. L’autore, con brevi ingenue prospettive di vita vissuta ci
fa giungere, con i canti della terra,
echi di cielo e sussurri di cristiana
coscienza. A. M.
In vendita alla Claudiana: L. 550.
INel centenario dell’opera
Un invito
aiie ex “ferrettine,,
Visita gradita e lieti eventi
Oltre a luna la coimunilà, erano presenti
.molli atinici cattolici, che lia.uno seguito
con aUeinzione e rispet-to liiUta la ccrimoiiiia. Al termine, gli sposi hanno salutato i parenili e gli amici nei locali del
Te-atro It'alia.
La mattina della Domenica successiva
(21 Ollobre), alle ore 9,30. uel nostro
tempio, abbellito con molli fiori, un’altra coppia di sposi era d-avaoli al Signore per ricevere la benedizione del Signore sul loro malriimonio. Gli sposi erano
'la slgirorina Wainid,a Costa, fi.glia del ilefunito e non dimeniicalo fratello Gaetano Costa, e il signor Annone Giuseppe,
loniverlilo da circa un anno. Il matrimonio è stato celebra'lO' dal Pastore Agostino Garufi di Cosenza, che Ita itredicalo
sul lesto « Miairili amate le voistre mogli....
mo.gli siate soggette ai vostri mariti... ».
E’ stata una bellissima festa; la chiesa era
affollatissima e tutti hanno mollo apprezzalo il forte messaggio del pastore Garufi. Al termine, gli sposi hanno inivilalo
i parenti e gli amici a un ricevimento
nei locali del Cinema Masciari.
Lo stesso giorno, alle ore 14, in San
Pietro Magi sano, nella piccola e accogliente Chiesa Valdese, sono stiate celebrate le nozze di Violetta Scorza e di
Anitonio Marchese. Il pa-store Garufi Ita
predi'ca.to siul testo di Mt. 7: 24-27, la parabola della casa costruii,a sulla roccia,
raccomandando, fraternamente agli sposi
di basare tutta la loro vita sulla « roccia
dei secoli» che è Cristo Gesù. Alla cerimonta erano presenti parenti, amici, conoscenli, un gruppo di fratelli della Chiesa di Catanzaro e molli compaesani degli
sposi. Nella casa della spo-sa, dopo la cerimonia, è stato servito un abljo.mlaiiie
ricevimento.
Ringraziamo il Signore per la gioia di
cui ha arricchito la nostra Chiesa con la
celebrazione di questi tre iiiiatrinioni,
che sono stati auclie nma buona testimonianza criisl'ia.na per tutti coloro che erano pcesenili e ancora non avevano avuto
oocasione di avvicinarsi mai a nna chiesa
evaiug elica.
Nella coiscienaa che ogni dono buono
ci viene dal Signore, a Lui rendiamo grazie per tutte le sue benedizioni. E. S.
Il 18 novembre a Firenze sarà ricordato il centesimo anniversario della
fondazione dell’Istituto Evangelico
Femminile Italiano, il nostro « G. Ferretti ».
Al mattino presiederà il culto il Mo
deratore past. E. Rostan, nel pomeriggio ci ritroveremo in via Manzoni,
e vi sarà quindi possibilità di visitare
i locali che attualmente ospitano l’Opera, in via Silvio Pellico 2.
Sono attese rappresentanze delle
Chiese madrine (Milano, Bergamo,
Como), non mancheranno persone che
hanno lavorato o sono state ospitate
al Ferretti; da queste colonne rivolgiamo un caldo invito a tutte le exferrettine : cercate di venire fra noi
per quel giorno, unitevi in un sentimento di affetto solidale a coloro che
grati al Signore si raccolgono attorno
al vecchio, caro « Ferretti ».
Direttore resp. : Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (Toi
RINGRAZIAMENTO
I familiari della compianta
Irma Forneron
nata Simondet
nell’impossibilità di farlo singolarmente, esprimono la loro commossa
gratitudine a quanti con la presenza,
scritti, parole di conforto, opere di
bene, manifestarono i sentimenti del
proprio cordoglio per la dipartenza
della loro Cara.
Un ringraziamento particolare al
Pastore U. Bert, al Dott. Bertolino ed
ai vicini di casa.
Iva Maurino
INFERMIERA
CALLISTA
Via Roma, 35 - Telef. 8242
PEROSA ARGENTINA
verrà mai mene.
Il giorno 14 ottobre, come già reso noto,
abbiamo riaperto la nostra Scuola Domenicale con un cubo speciale, comune a
piccoli e grandi.
Il giorno 28, il pastore Berlin, in soelit.uzione del past. Carcò imipegnato nella piredicazione a Rio Marina, ha amministrato il Battesimo, al piccolo Maurizio,
figlio del nostro fralelllo Vincenzo Spallino. L’augurio che formuliamo è che
questo fanicinllo sia circo,ndato. dalle preghiere e dall’esempio di fede cristiana e
mella sua famiglia e da tutta la nostra
Comunità.
Nei giorni 31 ottobre e 1 novembre, ha
avuto luogo in Pisa la Conferenza d’auluuino del nostro Distretto. Abbiamo già
accennato all’argomento dell’impegno
evaugelislico nelle nostre comunità, che
ha costituito l’elemento centrale delle disciussioni. Oltre ai pro-hlemi amaninistral.ivi sono stati affrontati quello della diffusione della stampa evangelica e l’opera
della nostra casa di Rio Marina. Come
iiiiimiiimiiiuiiiiiiiiiMiiiiiiiiimiiiiiiii
■yk 12 Milioni di donne protestanti e ortodosse degli Stati Uniti lianno osservalo, il
2 no-vembre, una « giornata della comunità i-utemazionale », durante la quale hanno avuto luogo caliti e collette speciali per
il servizio in favore della pace e dell’aissistenza intemazionale.
Domenica 21 ottobre, a.oco.m)pagnalo
dal paiHl. Williams e rispettive famiglie,
il nostro Pastore ha visitato le nostre famigiHe di Piombino. Vo-glianio ricordare
questi noistri fratelli nelle nostre preghiere onde colmare la distanza che ci separa e realizzare la comunione dei sant! in
una più profonda maniera.
Il fralelJo Carlo Alberto Acinelli ha valorosamente rappresentato la Comunità di
Rio Marina alla Conferenza Distrettuale
d’.autunino, illluslraindo assieme al past.
Cariò i problemi c le necessità della nostra preseniza evangelica all’Elba. Anche
in conisi deira zio ne delle parlinolari condizioni e.sposle, la Conferenza ha deciso
all’unanimità di svolgere, nella proissima
primavera-està te una campagna cvangeil.islica all’Elba, affiancala all’opera, da potenziare seimpre p.iù, dèlia nostra Casa
Valdese di Rio Marina. Ciò anche in considerazione del prossimo primo cenlejiario dell’Opera evangelica nell’isola, dove
ancora, dopo un secolo, esistono- reali e
nuove po-ssi-bilità di lestimoniauza. E’ stata decisa amclie, sempre in considerazione della celebrazione del Cen.Ienario, che
la pro-ssima Conferenza Distrettuale sarà
tenuta proprio a Rio Marina. Vogliamo
assicurare ancora una volta alla piccola
e fedele comunità di Rio Marina che essa
ha tratta la simpatia delle Chiese sorelle,
non solo- nel Distretto ma anche al di
fuori.
Riugraziamo vivamente lutti i fratelli
(studenti in teologia e laici) delle Chiese
di Roma per l’aiuto fornito, a.n-i'he co.n
personale sacrificio, allo, scopo di assicurare la predicazione della Parola alla Comuni là di Rio Marina.
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