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LA MONA NOVELLA
Si dislribiiisce ogni Venerdì. — Per caduu Numero centesimi 40. — Per caduna linea d’inserzione cenlesimi 20.
Couilizioni d’A8«ociaziouet
Per Tori.xo — Un Anno L. ». — A domicilio L. o .
Sei mesi . — . 3 SO
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per un anno, e lire & per gei mesi.
L(! Associazioni si ricevono: in Tnniso, aH'VillKlo del domale, via Valentino, cau
Bellora, N° I2, 3“ piano; e dai Fra<i-lll Planrn librai, via II. V. degli Angeli, cau Porabt..
— A Genova, olla Cappella Valilene, mura di S. Chiara.
Nelle provincie, presso tutti gli Vlficii pattali per mezzo di Vaglia, che dovranno esaere inviali
franco al Direltore della Bios* Novell.v c non allrimenli.
All'estero, ai seguenti indirizzi: LoNnr.A, dai sigg. Nissheit e C, librai, ai Bernera-atreel;
Pìrici, dallalibreriaC. Mevrucis, rue Tronchet, a; Nime«, dal sig. Peyrot-Tinel libraio; Li»:»k,
dal sigg. Denis et Petit Pierre librai, me Neuve, 18; Gi.'ieviia, dal sig. £. Beroud libraio;
I.i>.SAS>A, dal sig. Delafontaine libraio.
LA COSCIENZA DI ROMA.
« Per lungo uso bo dovuto convincermi
« che a Roma, più che altrove, la coscienza
« artificiale soffoca la coscienza naturale, ia
« giustizia del diritto canonico sofl'oca il scn« timento d’equità posto da Dio nel cuore di
« tulli ». Massimo d’.\zeguo.
H ministro deirinterno, or sono pochi giorni,
facea distribuire agli onorevoli deputati il libro
do’ documenti sulla vertenza sardo-papale, pubblicato a Roma, e per cura della Santa Sede. —
L’Armonia prende nota di questo fatto, e credo
che: c Esso ribatte la calunnia mandata attorno, che i documenti pubblicati dalla segreteria di Stato del governo pontificio fossero
stali corrotti o mutilati ». Nè paga di ciò, lo
stesso giornale aggiungo che: t Quest’arte
(l’arte di corrompere e mutilare), non si conosce
a Roma (?), dote la diplomazia non ha fatto
nè farà mai divorzio dalla coscienza ».
Quello che noi petisiamo (ÌcBa coscienza di
Roma i nostri lettori lo sanno benissimo; e
sanno parimenti che le nostre idee sul proposito
sono ben diverse da quelle annunziate dal giornale V Armonia. — Ma finché trattavasi del
solo nostro giudizio, i redattori di quel foglio
non se ne davano gran pensiero, perchè avevano in pronto la loro risposta; essi, scagliandoci addosso un cumulo d’invettive, e battezzandoci gratuitamente col nome di eretici, demagoghi ed affigliati di Mazzini, credevano di
confutare ogni nostro argomento e dar termine
a qualsivoglia polemica. — Questa lattica era
assai comoda, ma in urto colla logica e colla
morale.
Però que’ reverendi trovansi ora sott’altro
cielo ; imperocché l’accusa contro la coscienza
di Roma, viene adesso da un alto personaggio
qual è appunto il cav. Massimo D’Azeglio, noto
per diversi titoli in Italia e fuori, e al quale nessuno oserà per certo affibbiare la taccia d’uomo
sconosciuto o di eretico, e mollo meno di demagogo. Lo solenni parole cho abbiamo posto in
fronto a questo articolo, o che definiscono con
tanta precisione la coscienza di Roma, appartengono a lui, non sappiamo se più chiaro per
meriti letterarii, o nobiltà di casato, o moderazione politica, od onestà di carattere; a lui che
discende da famiglia devotissima verso la
Chiesa romana; fratello del marchese Roberto
D’Azeglio e del padre Tapparelli della così
detta compagnia di Gesù; senatore del Regno e
già primo ministro del re Vittorio Emanuele,
cho lo ammise per ten tre anni alla sua intima
fiducia,—L’alta im|iorlanza del nuovo scritto di
M.d’Azeglioò dimostrala dalla pubblicazione cho
ne fece la Gazzetta Officiale nelle sue colonne
ed in qualità diprimo Torino; Aa] modo con cui
quasi tutti i giornali dello Stato l'han riprodotto
0 commentato, e per fino dalle stesso considerazioni che VArmonia ha creduto necessario di
farvi in tre lunghissimo lettere indirizzate allo
stesso cav. D’Azeglio.
Ammesso quanto dice r^mwm'acioè, cho in
questi documenti parla il pontefice, no viene
per conseguenza cho la censura acerba e pur
giusta di Massimo d’Azeglio va diritto a ferire
il pontefice, il capo della Chiesa romana o
per conseguenza tutta la Chiesa, tutto il partito che YArmonia rappresenta . — «ARoma,
più che atrovo , la coscienza artificiale soffoca la coscienza naturale, e la giustizia del
diritto canonico soffoca il sentimento d’equità
posta da Dio nel cuore di’tutti ». Or cosa significano queste tremendo parole, so non cho
l’effetto della dottrina insegnata a Roma è quello
di UCCIDERE LA cosciEi^zA? 0 che fra quel sentimento di equità posto da Dio nel cuore d’ogni
uomo, e le regole cui si conforma la Chiesa romana, v’è opposizione completa ed incompatibilità assoluta?
Uccidere la coscienza ! Ma può farsi maggiore e più mortale rimprovero ad un sistema
religioso qualunque ei sia? Imperocché la coscienza, come dice il Vangelo, è quell’occhio
del cuore dato da Dio all’uomo, ancho prima
della Rivelazione e quando il bisogno di questa
non esisteva, per guidarlo nella via del giusto
0 dell’onesto. Ciò posto, l’effetto più benefico
che possa scaturire dal seno d’una religione,
dopo quello di additarci la via sicura della salvezza, si è appunto di restituire a qucll’occhio
divino la sua primitiva purezza© la sua vivacità;
0 perciò è da ritenersi por migliore e più
eflìcace quella religione che arriva a cos\ alto
scopo ; ed impotente e pessima ogni altra , la
quale o fallisce all’uopo, o ciò che è peggio,
riesco ad un effetto del tutto contrario.
Ora, stando al savio giudizio del cav. d’Azeglio, il principio del romanesimo ha per effetto, anziché di perfezionare la coscienza naturale, di soffocarla, di ucciderla, sostituendole
un’altra coscienza tutta artificiale; effetto del
romanesimo è pure quello di soffocare nel cuore
umano i principii dell’equilà naturalo impressivi da Dio, e surrogarvi altri principii fattizi,
quelli del diritto canonico creatidairuomo sotto
l’influenza delle sue passioni.Il giudizio recato
dal cav. d’Azeglio contro la chiesa del papa è
tremendo , ma giusto, e la storia del nostro
disgraziato paese ne è prova irrefragabile.
E di voro, ove trovar le cagioni principali
delle nostre sventure, deirimpotonza dei nostri
sforzi, di tanto sangue inutilmente versato, di
tanfi sacrifizi compiuti senza profitto? Se non
in quella fatale diffidenza, in quel funesto sospetto, cho ci fan ravvisare nemici o traditori,
nello persone che no circondano o cho sarebbero forso disposto ad esserci amici e fratelli?
Nella difiildenza e nel sospetto cho suscitano
malumori, od! o gare d’ogni genero, o per tal
modo rendono impossibile qualsivoglia durevole concerto ; per cui divisi o sparpagliati, diventiamo facile preda dei nostri oppressori !
Ma perché questa diffidenza, perchè un tal
sospetto esistano, o siano co.sì diffusi e generali in un popolo; perchè la parola tradimento
venga cosi sovente pronunziata, ed appena pronunziata acquisti credito, bi.sogna che in mezzo
a questo popolo la corruzione sia divenuta cosi
potente da soffocare ed ucciderò la coscienza.
— E so la coscienza di questo popolo è soffocata 0 morta, a chi deve.si ascrivere tanto delitto, so non ¡a quei tali cho si .sono arrogato
il diritto di dirigerla a loro talento, a’ preti di
ogni colore, che ricevono dal Vaticano lo opportune istruzioni, al papa che pretende ispirarli nel nomo di Dio, ed in una parola a lutto
il sistema religioso di Roma? Rammentiamo
quanto sul proposito dice il maestro della politica italiana; «Per gli esempi rei di quella
cortc(la corte di Roma) questa provincia (l’Ital ia)
ha perduto ogni devozione ed ogni religione;
il che si tira dietro infiniti inconvenienti od
infiniti disordini; perchè, cosi come dove ò
religione si presuppone ogni bene, co.sl dovo
ella manca si presuppone il contrario. Abbiamo
adunque colla Chiesa (romana) e con i preti
noi Italiani questo primo obbligo, d’essere diventati senza religione e cattivi ». (Machiavelli,
Discorsi, ecc., lib. XII, cap. 1“).
Indi il Segretario fiorentino passa a discorrere degli altri mali che la Chiesa romana ha
cagionato all’Italia, mali gravissimi o d’ogni
genere, di cui sopportiamo tuttora le conseguenze 0 di cui difficilmente giungeremo a liberarci sino a tanto che ne esisteranno le cause,
a dir meglio finché vivrà a Roma quel fatalo
sistemà dello religioso, il quale non per mero
accidente, ma per intima sua natura ha prodotto e non può fare a meno che produrre frutti
cosi perniciosi.
Fin dal giorno che la Chiesa del papa, non
paga di quell’unità spirituale e vera che ci viene
predicata nel Vangelo, preteso all’unità materiale e fittizia, e per ottenerla, costrinse colla
forza chiunque pensasse diversamente, proclamando merito eminente la cieca obbedienza;
da quel giorno la coscienza individuale de’ f8->
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deli fu sofTocata ed uccisa; da quel giorno i
credenti rinunziarono a queU’occhio del cuore
cho Dio donò a tutti gli uomini ondo discornero
il vero dal falso, il bene dal male, per accettare invece la nuova coscienza, la coscienza
Tittizia ; da quel giorno dimenticarono i principii della naturalo equità impressi da Dio nei
loro cuori, per assoggettarsi ai principii del diñtto canonico ; in altri termini fin da quel giorno
fu distrutta l’opera della natura e di Dio, e
creata quella dcH’uomo, del papa, con tutti i
vizii, con tutti i difetti e con lutto lo conseguenzo inerenti all’opera dell’uomo. Ed è questo
morale omicidio cho forma il fondamento e la
Vita della Chiesa romana, ma cho dovrà provocarne la caduta, quantunque volto neU’Italia
sorgeranno uomini della tempra di Massimo
jd’Azeglio, i quali levando un grido di sdegno
o di pietà, risveglieranno lo assonnato coscienze affinché ciascuna ripigli la primitiva
indipendenza, affinchè l’opera del papa rovini e
risorga quella di Dio; a dir breve, perchò alla
coscienza fittizia succeda nuovamente la coscienza quale co la donò Iddio, la qualo unitamonto all’Evangelo, ci sia di guida non solo
negli affari domestici e sociali, ma ben anco
0 sovratutto in quelli cho riguardano il gran
fine della eterna salvezza.
Allora — e può accertarsi senza tema d’erraro
— allora la Chiosa del papa cesserà di tiranneggiare spiritualmente e civilmente quegli uomini — e secondo noi, son più numerosi di
quel cho si pensa,— i quali, per usare lo bello
espressioni di Massimo d’Azeglio, sono penetrati < dell’imnienso bisogno che avrebbero le
generazioni dcH’età nostra, d’una sicura luce
che li guidasse, d’una sollecita carità cho dall'alto stendesse loro la mano, d’una parola di
pace e di giustizia cho entrasse fra lo loro discordie » ; in una parola, delle puro e sante dottrino evangeliche cho Roma ha pur troppo dimenticato od offeso, 0 cho, piacendo a Dio,
finirán col trionfare appo noi, come hanno altrove trionfato.
PERCHÈ OGGI E NON PRIMA?
Avete voi letto l’eccellente articolo sull’/mmacolala Concezione nella Uerun Chrétienne di
Parigi? Per vero, ò un grazioso invito ad osservare l’oillcina dei dornmi della Chiesa romana, fin qui occulta e misteriosa ai più, ma
uUiinamente palesata al popolo romano, ed a
tutta la vivente generazione. Ognuno guardi e
vegga corno si decidano le cose da credersi per
entrare nel cielo — secondo quella Chiesa che
protende cho niuno fuori del suo grembo possa
essero salvato! L’ultimo domma cui forso si
darà maggioro importanza perché più motlerno, é stato compiuto col fine dell’nnno 1854.
Nell’anno 1853 saranno dunque dannati tutti
coloro cho muoiono senza credere all’immacolata Concezione, secondo l’infallibile decreto
dilla Chiesa rappresentata da’ suoi legittimi vescovi !
, Perchò mai questo domma, che secondo l’ordine cronologico, doveva essere il primo, trattandosi di un fallo anteriore a Gesù Cristo, ò
invece stato decretalo ultimamente?
S’aspettava il consenso dei vescovi, il grido
unanime della Chiesa? — Il papa, sulla sua cattedra infallibile, aspettava dunque che la Chiosa,
ch’egli ha missione d’illuminare, gli dicesse ciò
che egli ha da dirle ! Consultata, la Chiesa
rispondo per l’organo de’ suoi vescovi, ed il
Santo Padre enuncia e decreta, quale domma
rivelato dallo Spirito Santo, l’oiwnione volgare
raccolta ove prima s’era seminata. Dice bene
1% Revm Chrétienne: « 11 papato non ha che
€ un potere di cancelleria ; egli si limila ad
« apporre maestosamente il suo sigillo allo opi« nioni divenute dominanti nella Chiesa, senza
« discuterne la loro origino ».
A molti sembra pessimamente scelta l’epoca
per la decisione del nuovo domma, o non si sa
che pensare della vantata prudenza della romana curia. Perché non la decise piuttosto
Clemenlo VII, nelXIV secolo, invece di proibire
soltanto di oppugnare una opinione tanto probabile? Perchò il Concilio di Basilea (1439) la
dichiarò dottrina conforme alla fede, anzichò
articolo di fede ? Perché Sisto IV (1483) all’occasione della controversia tra i Francescani e
i Domenicani, si limitò a dire cho la quistione
ancora non era sciolta dalla Santa Sedo, invece
di scioglierla, so lo illuminava lo Spirito Santo?
Perchò il Concilio di Trento, cho fabbricò a
suo comodo tanti dommi, non fissò ancora
questo per finirne una volta?—Perché ora poi,
mentre i più alti interessi sociali preoccupano
tutti gli animi, vieneiuori Pio IX colla quistione
dell’Immacolata ? Fra le supposizioni cho si
fanno, lasciatemi ancho emettere la mia. Io
credo che i clericali si sono accorti d’aver tardato troppo. Vedendo come da uu lato la scienza
0 la libertà concorrano a sradicare dal volgo
1 pregiudizi da loro coltivati tranquillamente
per tanti secoli all’ombra del dispotismo; come
daU’altro lo società Uibliche, e le chiese evangeliche di nuovo zelo infiammato, diffondano
lo Sacro Scritturo, evangelizzino, dimostrino
che altro è il cristianesimo ed altro il papismo,
0 sul campo raso dello scetticismo cagionato
dalla conoscenza di lauti abusi cojnmessi in
nomo della religione, seminino quei principii
evangelici che rendono in eterno impossibile il
ritorno della loro dominazione o della loro iuiluenza; vedendo come la stessa fedo noll’/mmacolata si disperda colla conoscenza del Vangelo, e colla vera fedo in Gesù Cristo, vero Dio
0 vero uomo , perciò unico mediatore tra Dio
0 gli uomini ; — i clericali hanno sentilo cho
non vi è tempo da perdi-re, che bisogna raccomandarsi alla Madonna, cui più che a Cristo
stesso fidansi le donne, e molti impuri o teneri
cuori d’uomini superstiziosi. Tridui di qua,
novene di là, ed i vescovi a Roma per scioglierelaquistionedeirinimacolata, per darogloria a Maria! A Fa vale, ove penetrò un raggio
della verità evangelica, alcuni poveri contadini
chiedendo ragiono ai preti di tante cose cho
insegnano o praticano contrariamente al Vangelo; del cullo che si rondo a Maria, ai santi, ad
imagini„a statue, mentre a Dio solo è dovuto;
della messa, del purgatorio, delle indulgenze,
di tante altre cose; che fanno i preti? A difetto
di ragioni per convincere quei semplici illuminati dal Vangelo, per una volta si raccomandano all’ autorità, cho forse ingannata ,
incarcera quella povera gente ; poscia non trovano altro riparo che di mettere una lapido
nel tempio ad onore o gloria di Maria, cho li
protegga dall’eresia valdese, richiedendo dal
popolo che giuri di rimanerlo fedele e devoto !
— Richiedere giuramento di fedeltà al papa
dopo il .i8, é inutile^ é scandalo più che altro ;
a Cristo, è inutile ancora, poiché si sa cho gli
evangelici credono in Cristo, ed anzi sono avversi al papato, perché sono fedeli a Cristo,
vero capo della Chiesa; al Vangelo, é più cho
inutile, poiché si oppongono alla Cbiesa romana
in nome del Vangelo ; alla Vergine nel senso
vero, inutilo ancora, poiché noi crediamo benissimo cho Gesù ò nato da Maria Vergine, o
la diciamo beata e diletta fra le donne; quindi
non rimaneva ai clericali, per mantenere i cattolici nella devozione alla Chiesa romana, altro
miglior partito che di elevare presto il domma
dell’ Immacolata Concezione, arditamente divinizzare la Vergine, la « Madonna tiostra Signora » che più d’ogni altra cosa, tieno affezionati alla Chiesa i cattolici romani! ’
L’epoca era dunque , a nostro credere, piuttosto propizia, 0 non lo sarebbe mai più. Questa
era un’ultima risorsa della fede o della prudenza papale. L’inquisizione non va avanti; i
Gesuiti cho hanno sostenuto il papato fin qui,
sono odiati dappertutto; gli altri ordini religiosi sono encomiati da alcuni per il j)assato ;
ma ben pochi osano difenderli per il presente.
Propagheranno la Bibbia? Anzi il papa sento
di doverla proibire come il più funesto dei libri!
— C’é sempre la Madonna; ma non si sa ancora preciso so anch’essa sia naia in peccato,
ed in corruzione : come s’invocherà quale donatrice d’ogni grazia? Sia dunque per glorificarla in buona fede onde ottenerne i favori, in
tempi cosi malvagi per loro ; sia per sancire o
confermare quella credenza più favorita nello
popolazioni cattoliche, i vescovi sono accorsi a,
Roma, e son tornali gloriosi portatori del nuovo
domma, per l’anno milleottocento cinquantacinque.
Cho ne dicono quelli che vogliono assolutamente un’autorità, un magistero infallibile in
materia religiosa, un papa, un principe spiri-,
tualo?.— Che pensano deH’infallibilità annessa
alla Santa Sede? — A quelli vorrei dirigerò
un’altra lettera, in cui tratterei delle ragioni
su cui poggiasi il domma cho or debbono accattare sotto pena di scomunica e di perdizione,,
secondo la loro credenza.. Ve la scriverò, e voi
jwlrete farla leggero a qualche buon cattolico,
il quale se ha amor di verità e dell’anima sua,
abbandonerà la Chiesa del papa e dei vescovi,
e s’unirà a noi nel confessare Cristo Salvatore
ed il suo Vangelo, unica norma di fede o di vita.
Genova 22 gennaio \ 8o5.
LETTERE AD A3II1C0
LEnERA II.
Amico mio ,
Oggi ti scrivo coir intenzione che diamo insieme un’occhiata indietro all'infanzia nostra e
vegliamo qual educazione'ci abbiano dato i de-'
ricali ; non fa nfestieri di lungo discorso; bastano
alcuni cenni, ed ogni cattolico-romano troverà'
di leggieri uua facile applicazione a se stesso; .
3
Ti rammeuti di quella scuola da bambini in
cui passavamo le ore del giorno? Della vecchia
maestra che ci faceva recitare, in unione agli
altri fanciulli, il Valer, il Credo, ì'Ave Maria, la
Salve Regina, il De profundis, ecc., secondo l'uso
dei preti, in latino? Qual cicaleccio! quali spropositi uscivano dalle nostre bocche ! Ben possiamo dire che se fossimo sfati papagalli avremmo
assai meglio imitati i suoni della buona donna
che c’insegnava, poiché, riguardo al comprendere non eravamo certo da più di loro, nè forse
da meno della maestra. Ebbene, ecco il nostro
primo tirocinio religioso.
Vediamo adesso gl’ insegnamenti successivi
ch’ebbimo nella storia sacra in generale e nella
dottrina cristiana in particolare. Circa alla prima
0 in complesso alla sacra Bibbia, un libro di
circa cento pagine, come sai, la compendiava
tutta, ed era il testo su cui'dovevamo istruirci.
Amici) mio, se ti determinassi a leggere veramente la Bibbia, conosceresti quali proporzioni
meschine avevano allora, come hanno al presente, i ristretti di essa adoperati nelle scuole ;
stupiresti al vedere il più sublime libro del
mondo, l’unico per importanza e sapienza, ridotto ad una semplice raccolta di fatti, spogli,
in gran parte, della spiritualità loro. Infatti l’antico Testamento, in que’ sunti, non mostra d’essere altra cosa «ho narrazioni piacevoli, condite,
a guisa di romanzo, di eventi maravigliosi, atti
a colpire l’immaginazione, o, se vuoi, racconti
storico-politici della nazione ebraica, in luogo di
ciò eh e veramente, la storia misteriosa dell'onnipòtenza di Dio nella creazione, della primitiva
felicità dell uomo, della sua caduta, della necessità di un rimedio e d'un Salvatore, delle promesse , delle speranze, delle profezie e della
certezza ch’egli sarebbe un giorno venuto: infine
1 antico Testamento è niente meno che la magnifica allegoria del nuovo, fatta realtà e compiuta
colio stupendo miracolo della incarnazione del
Cristo di Dio. Ora passando al nuovo Testamento, in che modo sieno esposte le dottrine
degli Evangeli e gli insegnamenti degli apostoli,
negli accennati ristretti, è quanto apparirà esaminando il catechismo diocesano di qualsiasi
vescovo romano, sul quale fu a noi comandato
di apprendere le cose spettanti alla salvezza
delle anime nostre. E qui, amico mio, la tua
meraviglia dovrebbe aumentare ancor più nello
scorgere l’enormi alterazioni introdotte nei
sacro libro; il materialismo fu sostituito allo
spiritualismo, la forma alla sostanza, i falsi unti
del Signore all'unto unico e vero, all’unico Salvatore i mille salvatori, b all’ unico rimedio i
mille rimedi, la chiesa dei gesuiti alla chiesa
dei cristiani, i comandamenti dell’ uomo ai comandamenti di Dio, e al Creatore infinito la creatura finita e peccatrice.
Certamente in que’ catechismi esistono alcuni
sani principii tratti dalle divine scritture, ma
tali ne sono le alterazioni, e l'arbitrario vi è cosi
mescolato e soverchiante in maniera, che impossibile riesce lo discoprire il vero dal falso ,
quando prima non s’intraprenda un novello studio religioso, per entibó il sacro libro. Pur
troppo ! quel poco d’oro che trovasi frammisto a
tanta scoria inganna alcuni ; già t’è noto che il
male non si rinviene mai solo e nudo nel mondo;
se cos’i fosse , por la sua laidezza, non sarebbe
seguito dagli uomini ; vedi l'astuzia di Satana,
ch ò il male personificato ! allorch’ebbe l’ardire
di tentare Gesù Cristo medesimo, ei si valse di
qualche passo della Scrittura santa per convalidar« i suoi malvagi propositi.
ila passiamo a discorrere un po' del catechismo
da noi studiato ; diche si trattava allora, mio
caro amico? Niento altro che di sapere a memoria le risposte ai varii quesiti di cui si compone : ecco tutto; aprine anche oggi uno qualunque, nessuna citazione vi trovi di passi scritturali
onde appoggiare gl’insegnamenti rinchiusi, i
quali non sono appunto che un interrogatorio di
meschine ed improprie definizioni dei più alti
misteri cristiani, e di vane formalità, alcuna ridicola ed alcun’altra persino empia; cose che
paiono introdotte a bella posta per infondere
negl’intelletti il dubbio e la miscredenza, e per
tramutare i cuori di carne in cuori di pietra.
In breve , di che principalmente si occupano
gli accunnatir catechismi? Non tanto dei comandamenti di Dio, non tanto, per non dir nulla ,
della dottrina cristiana, ad onta che questa sia
r epigrafe eh’ hanno in fronte ; ma si occupano
piuttosto di comandamenti della Chiesa, di riti,
di ceremonie, d’jindulgenze e di simili preteschi
ritrovati. E questa Chiesa a nome della quale
sono emanati i correlativi decreti non credere
già che sia la Chiesa nominata nel simbolo apostolico, no ; è quella invece che si compendia
in un solo uomo, ovvero la chiesa gesuitica, cioè
la raunanza mondana e politica dei clericali, anziché la raunanza spirituale ed ancho visibile dei
veri credenti in Cristo Gesù.
Or quale frutto possono recare insegnamenti che
si riducono ad un formalismo inconcludente cho
alla fine vien ripudiato dai giovani, crescendo in
età? Per lo meno l'indifferenza in ogni cosa,
poiché ciò che di buono, d’importante, di divino
giace confuso in mezzo alle suddette pratiche di
sacrestia, è naturale che venga pur questo ripudiato, rimanendo occulto ed inavvertito; e molto
più, in quanto che, sia cho si tratti di fprme, sia
cho si tratti di dottrine, il tutto ci è imposto da
alcuni uomini che si annunziano come aventi le
chiavi del cielo, dell’ inferno e del purgatorio :
in conseguenza, chi è che pervenuto all’età matura voglia davvero, non ipocritamente, sottomettersi all’obbedienza di quelli che sono, al
pari degli altri uomini, corrotti, come eredi almeno del peccato d’origine?
Nella futura mia lettera entrerò in qualche
particolare sul conto nostro ; abbiti ora i miei
saluti, amico mio dilettissimo.
liN’OPEUA CRISTIANA.
Ricaviamo dall’^mt de VEvangile lo seguenti
notizie intorno ad una scuola, iorsa unica nel
suo genere, stabilita a Ginevra da circa un anno.
Islruire delle povere fanciulle, facendo loro guadagnar il villo giornaliero e moraliz:andole col
lavoro, ecco il difflcilo. problema che si è voluto
risolvere con codesto nuovo stabilimento.
Si è cominciato colla scelta di sei ragazzine
lacere, mendiche ed ignoranti, prive anche di
quello idee elementari che si acquistano sia al
focolare domestico, quando i parenti prendono
cura de’loro figli, e sia nelle scuole infantili.
Fin dal loro ingresso, codeste fanciulline furono
addette a certi lavori insignificanti che esso, diremmo quasi, saccheggiarono oltre ogni credere.
Ciò non ostante fu data loro una competente
mercede. Ma ciò che volevasi anzitutto, l’effetto
morale, cominciò in esse fin dal primo giorno.
Le povere fanciulline, liete di potersi alimentare con un pane non limosinato, si applicarono subito al lavoro con un impegno incredibile. E questo lavoro a poco a poco cominciò a
perfezionarsi, in guisa da potersene trar partito.
Adesso a codeste fanciulle si insegnano i piccoli
ed i grandi lavori d’ago, cercando sempre di promuovere la loro diligenia coll’idea del loro do
vere ed interesse. Talora si fa intorrompore il
loro consueto lavoro con .litri più delicati e piacevoli onde perfezionare il gusto e l’esattezza
della loro mano d’opera. In altre ore s’insegna
loro a leggere, scrivere, far conti e cantare, e la
loro occupazione manuale e morale è, mattina e
sera, interrotta da un pranzetto c da una cena,
frugali si, ma bastevoli.
Per provare l’impegno dimostrato da questo
piccole operaie per cosiffatto lavpro,basta il dire
che esse, a bella prima, non dovevano impiegarvi che alcune ore determinate : ma poco dopo
ed in seguito a loro espressa domanda, fu d’uopo
accordare ad esse tutto quanto il giorno; c adesso
non bastando nemmeno il giorno, sì è dovuto
accordar loro gran parte della sera. Imperciocché la scuola per esse non è solamente un asilo,
dove possano istruirsi piacevolmente, ma pure
uno stabilimento dove guadagnano la propria
sussistenza. Como è bello il vedere codeste povere creaturine, poco prima cosi cencioso e rozze,
prender tanta cura delle loro vestimenta ed ingentilirsi di giorno in giorno! Di quanti vizii o
di quante debolezze non si vanno esse nano
mano purgando! ed eccono un esempio : Nel consegnare ad una di osso la mercede che lo spettava, si temeva che ella non la scialacquasse per
soddisfare alla sua pronunziata gastronomia. Oh
no I si affrettò essa a dire, polrebbe farsi col
denaro ricevuto in limotina, ma non con quello che
ti guadagnai E pertanto codeste fanciulline cosi
liete del loro guadagno, hanno consacrato qualche ora di lavoro collettivo, per parecchi giorni,
onde inviare qualcuna dalle loro piccole amiche
a compiere la convalescenza in campagna, e per
pagare la pigione arretrata do’ parenti di qualche altra.
Ecco un piccolo quadro dell’ opera cho avevamo in cuore di far conoscere a’ nostri lettori;
opera eminentemente cristiana e sociale, che sostituisce alla carila privata che umilia e non di
rado perverte, una carità più generosa, più sapiente, cho moralizza, che infonde il sentimento
della individuale dignità e l’amore alla fatica. K
se questo piccolo saggio, fecondo di si benefici
effetti, potesse levarsi a principio, a norma generale; se nelle città sorgessero grandi stabilimenti simili a questa piccola scuola in discorso,
quante fanciulle non si salverebbero dalla miseria, dalla pigrizia, dal vizio, dalla vergogna e
da infinite altre sciagure? Imperocché tre cose
generalmente fan cadere gli uomini nella povertà a nel delitto : la cattiva educazione, l’ignoranza e la pigrizia !
]\0T1Z1E RELIGIOSE.
Torino. — h’Armonia chiama impertinenti e
sguaiate le nostre osservazioni sul nuovo domma
della Immacolata. E come potrebbe chiamarle,
altrimenti a fronte dei suoi panegirici sulla medesima , a pena di dichiarare questi o baratterie
od assurdità, o tutt’e due insieme?
Oneolia. — Un giovane tamburino di questa
guarnigione ed il gerente del giornale la Società
sono stati condannati ambedue a cento franchi di
multa e quindici giorni di carcere , il primo per
aver tradotto e l’altro per aver stampato un trattato intitolato Romapagana. Sentiamo anche che
a S. Remo é stato carcerato un venditore di
Bibbie e Nuovi Testamenti. A questo proposito
ci facciamo lecito di ricordare a frate Erasmo
del Monte la sua promessa di farci toccare con
inano le frequentissime falsificazioni del Diodati.
Parigi. — I giornali francesi pubblicano una
pastorale dcU’arcivoscovo di Parigi ; dal cam-
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plesso della quale risulta, che il Gallicanismo di
monsignore A£fre, se ha mai esistito, se n’è ito in
fumo insieme a quello di tanti altri monsignori.
E valeva dunque la pena sbracciarsi tantó contro
VUnivers quando ia fondo si era di giào si stava
per divenire una medesima cosa con lui !
Boulogne. — Ricavasi da un carteggio del
Temoin de la Vérité che fin dalla^ seconda metà
di gennaio, dai nove ai dieci mila Nuovo-Testamenti erano stati venduti, e dai quaranta ai cinquanta mila trattati religiosi distribuiti fra i soldati dei varii campi stabiliti nelle vicinanze di
questa città. E non solo i superiori non si sono
opposti a questa diffusione, ma tutt’all'incontro,
colpiti dagli ottimi effetti di questa lettura sui
loro soldati, hanno esternato al venditore, signor P., il desiderio che un’opera così profìcua
fosse estesa e propagata sotto altra forma ancora, quella cioè di quattro biblioteche religiose
e popolari da stabilirsi noi varii corpi ad uso dei
soldati.
Colla loro approvazione, liste di sottoscrizioni
si fecero immantinente circolare per tutto il
campo, ed in pochi giorni annoveravansi al di là
di 700 sottoscrittori che s’impegnavano a pagare,
a tale effetto, un franco al mese, per quattro mesi
consecutivi. Queste biblioteche sono state immantinente organizzate e composte delle migliori
fra le pubblicazioni evangeliche, non essendone
escluse che le opere di controversia propriamente
detta. Lo stesso imperatore pare abbia annuito
a tutto, e sia egli stesso concorso alla realizzazione di questo piano col dono di varie storie
militari ed altre. Cosa non direbbero i nostri
clericali, se solo l’ombra di questo fosse tentato in mezzo di noi?
Spagna. — Le sedute della Costituente spagnuola nei di 8, 9 e 10 febbraio sono state consacrate alla discussione sopra la seconda base della
costituzione, cioè la Religione. Varii emendamenti nel senso di una libertà di coscienza più
o meno larga furono proposti all’articolo del
progetto che dichiara la religione romana unica
dello Stato. Il primo era cosi concepito : « La
«Costituzione spagnuola guarentisce a’cittadini,
« in fatto di religione e di culti, tanta libertà
«quanta ne esiste a Roma, nella capitale del
« mondo cattolico ». Per fermo non si potrà dire
che tal domanda fosse esagerata. Eppure questo
emendamento venne respinto da 139 voti contro 73 ; e ciò forse a cagione dell’amara censura
ch’egli conteneva contro la corte di Roma. —
Un altro emendamento portava questo : « La na« zione si obbliga a proteggere e mantenere il
« culto ed i ministri della Religione cattolica
« professata dagli Spagnuoli. Ma tutti gli altri
« culti sono tollerati, e niuno mai potrà essere
« processato e molestato per motivo di religione
« finché rispetterà quella degli altri e non attenB terà al pubblico costume ». Ed anche questa
modestissima proposta venne rigettata con 103
voti contro 99. Ne sorsero varie altre che tutte
ebbero la medesima sorte. Il più curioso in questo si è, che parecchi fra gli oppugnatori degli
emendamenti hanno nome di progressisti avanzati, e si dichiarano in principio per quella stessa
libertà che combattono in fallo, perchè la dicono
di applicazione pericolosissima, atteso i pregiudizii e l’ignoranza del popolo spagnuolo. Èva
bene. Ma ciò che in fondo guadagna la Spagna
a calpestare cosi la più santa fra tutte le libertà, ce lo dice la storia delle sue incessanti
rivoluzioni e lo stato estremo di miseria e di
avvilimento a cui trovasi ridotta. In quanto poi
agli effetti conseguiti da quel popolo dal suo incrollabile attaccamento al cattolicismo,ecco,come
saggio, ciò che leggiamo nell’Amo««« di mercO'
ledi : € V’hanno città, come Bilbao, in cui i ladri
« possono impunemente vendere in pubblico pezzi
« di calici e di patene e d’altri vasi sacri. In Alco« bendas, cittadetta poco distante da Madrid, tutti
» i vasi sacri della Chiesa furono rubati e le par« ticole consacrate sparse per terra. Pochi giorni
« fa due uomini a cavallo elegantemente vestiti,
a assalirono allo porte di Madrid un questuante
« di un convento, che recava 1200 reali, ecc. » Ci
conceda almeno VArmonia, che in Ispagna questa
è moralità tutta caltoìica e di cui per fermo non
potrà dirsi responsabile il protestantesimo, il
qualo in questa fortunata patria di S. Domenico
non ha trovato da porre i piedi se non sui roghi.
BOLLETTLVO POLITICO.
Lord Russell, plenipotenziario della Gran-Brettagna a Vienna , è già arrivato a Parigi dove ,
come disse lord Palmerston, avrà una conferenza coll’imperatore de’ Francesi a proposito
della guerra. Assicurasi che Luigi Napoleone fra
non guari partirà, non si sa positivamente per
dove; alcuni credono per la Crimea, altri per
mettersi alla testa dell’esercito del Reno.
A Bruxelles, il ministro degli affari esteri, in
seguito ad una interpellanza mossagli da un deputato, dichiarò che nessun governo ha richiesto
uè pensa di richiedere che il governo del Belgio
esca dallo stato di assoluta neutralità.
Non si sa ancora nulla di certo sull’esito delle
trattative fra il governo prussiano e le potenze
occidentali, in riguardo alla guerra.
La Gazzetta di Colonia parla d’un nuovo genere di congresso che sarà tenuto a Berlino dai
rappresentanti delle amministrazioni di polizia
di tutti gli Stati tedeschi, ad oggetto di fissare
principii uniformi, per quanto riguardal’esercizio
della polizia in Alemagna.
A Vienna corrono voci di crisi ministeriale.
Nulla di nuovo a Sebastopoli.
I Russi si sono fortificati ad Inkermann. —
Osten-Sacken si prepara ad attaccar Eupatoria
con 40,000 uomini, e gli alleati a ripigliare il
bombardamento, col maggior possibile vigore,
contro Sebastopoli.
L’alleanza del re di Napoli è fra le probabilità
del giorno , e quella forse de’ ducati italiani. Il
re Borbone ha concesso amnistia a quaranta
emigrati politici, che in gran parte sono bassi
ufEciali dell’armata napolitana. Sette di essi rientrarono, e parecchi altri non sanno decidersi a
profittare dell’amnistia, per l’umiliante dichiarazione che quel governo pretende.
In Ispagna nuovi torbidi, nuovi arresti e qualche punizione capitale. — Le Cortes continuano
a discutere il progetto della nuova costituzione,
ma la Camera ha respinto un savio emendamento
del signor Corradi che mirava a tutelare la libertà
de' culti agli stranieri, ed a’ nazionali la liberazione da ogni responsabilità, a motivo delle loro
credenze.
Nella Camera piemontese continua tuttA'ia la
discussione sul progetto di legge concernente la
soppressione di alcuni ordini religiosi, ecc.
BIBLIOGMFIA
Doltrìiia Cristiana ad uso di CateehisDio
per gli Evangelici, per Paolo GeymoN.VT, Ministro Valdese.
Un voi. in-16“ di 93 pag.
Quale sia stato l’intento dell’autore nel comporre questo catechismo, non lo possiamo apparare da nessun altro meglio che da lui medesimo.
Ecco come egli si esprime sul proposito nella sua
prefazione :
c Scopo del catechista è di condurre alla fede
i catecumeni, e fra questi vi ponno essere non
soltanto ragazzi, menti fresche ancora, spregiudicate ed inclinate alla fede, ma uomini istruiti,
igoari però della scieaza più necessaria, menti
di già traviate da false dottrine, animi già desolati dall’incredulità e dallo scetticismo : bisognerebbe quindi, onde corrispondere all’ alto
fine, che il catechismo fosse in pari tempo scientifico e semplicissimo.
« Quando il Vangelo aveva da convertire i filosofi pagani, platonici ed altri, la scuola teologica era specialmente catechetica , ed aveva a
maestri quei grandi ingegni d’un Clemente Alessandrino , d’ un Origene, ecc., e per discepoli
quegli stessi che poi furono dottori ed altri simili : allora il catechismo era più scientifico.
Quando poi la Chiesa, che già vantavasi cattolica,
diventò romana, satto il governo del cosi detto
papa, la fede andò soggetta ad un’autorità sedicente infallibile, e si usò quindi dettarla autorevolmente , imporla, anziché dilucidarne la via:
di scientifico nulla poteva rimanere al catechismo, che la forma scolastica, senza che perciò
fosse più semplice.
« Franchi da ogni giogo d’ umano magistero ,
ed avvezzi a chiamare Cristo solo Maestro e Dottore, a riconoscere la divina Parola quale unica
autorità di fede, non intendiamo dottoralmente
dettare la fede, ma solo porre in evidenza gli
ammaestramenti somministratici dalla Sacra
Scrittura, onde altri seguendo quella stessa via
piana, chiara e sicura, giungano al possesso del
prezioso e santo tesoro della verità! Ci sarà egli
riuscito di far prova d’un metodo più scientifico
con molta semplicità? »
E davvero che il problema è di difficile scioglimento ; e che sarebbe ventura affatto eccezionale, se fosse riuscito al nostro amico di risolverlo completamente. Noi non ardiremo dire che
questa ventura gli sia toccata appieno, come fin
qui non crediamo che appieno sia toccata a nessuno di coloro che si sono cimentati in cosi ardua
impresa: ma stimiamo che, tale e quale egli è,
questo catechismo sia destinato a rendere grandissimi servigi alla causa della verità secondo
1 Evangelo infra di noi, e a riempiere un vuoto,
più volte dolorosamente sentilo, sovra lutto per
I ammaestramento degli adulti. Il piano in esso
seguito è quello stesso della Bibbia; prima i fatti
base della religione, quindi il domma che ne è
la deduzione sintetica. La forma è la solita di
domanda e risposta ; tuttavia quando l’autore ha
creduto conveniente di sopprimere quella forma
un po’ pesante, per appianare l’esposizione della
dottrina, e renderla più chiara, più semplice ed
insieme più interessante, egli non ha esitato a
farlo. Le citazioni bibliche, contrariamente a
quanto si pratica nei catechismi romani, sono
in questo abbondantissime, e sempre portate con
molta giustezza e molto a proposito. É inutile,
per chi conosce l’autore e sa con quale fedeltà e
quale benedizione egli attende all’opera che il
Signore gli ha affidato in Genova, di soggiungere
che questo prodotto della sua penna, precursore,
speriamo, di molti altri, è affatto irreprensibile
dal lato della dottrina.
II gran secreto, ossia il mezzo infallibile perchè tnttl gli a^-^enlmentl
dell» vita riesenno lelici. — Opuscolo
di 25 pag. in-16", prezzo cent. 10.
Che bel titolo se il contenuto vi corrisponde !
Or bene possiamo assicurare che il titolo non
promette troppo, e tutti coloro che vorranno informarsi di questo segreto e metterlo in pratica,
si convinceranno della sua efficacia.
Gronso Doincntro Kcrcntr.