1
m ^
Lxxin
• ‘ ■ 1 ‘ _
N. 7 ^
Riguardate alla roccia onde oste tagliati.^
(lsiiia| LI: '
.f'*
ABBONAMENTI
hi i i Biblioteca Vk!
,L».jtó^^^^e^estre L. 8
M
Nulla sia più fortel della "vostra fede!
" (Glanavello)
i
Lai
In questo mtmero consacrato in modo
particolare alla storia dei nostri Padri,
crediamo non inutile di sottoporre alla
rneditazione dei nostri lettori alcuni
passi della Istituzione Cristiana di Calvino in cui viene chiarito il vero significato e la reale portata del termine
VOCAZIONE, parola così usata ed abusata nel linguaggio religioso valdese.
ti ...In ultimo noi dobbiamo anche
considerare con attenzione che Dio impone a ciascuno di riguardare alla sua
vocazione in tutte le azioni della sua
vita. Poiché Egli conosce quanto sono
grandi le preoccupazioni .che agitano il
cuore dell’uomo: con quanta leggerezza
■ e quale incostanza egli ondeggi, ora da
un lato, ora daU’altro: con quale ardene passione è spinto a stringere in un
solo abbraccio molte cose fra loro di
‘^versissime. Così, per timore che la no
Mstra follia e la nostra temerarietà scon
W volgessero ogni cosa nella Società urna
n«, il Signore ci ha prescritto quello che
&noi avremmo dovuto fare, con i diversi
p modi di vita che Egli ha assegnato a
ciascuno. E affinchè nessuno varcasse i
limiti della condizione a cui ^gli è chiaEgli ha dato <a queste-^v«r^ eem »
^ifcioni il nome di Vocazione. Pertanto
;^o®i»uno deve pensare, nel suo intimo,
^che la condizione in cui egli si trova
pè come una posizione in cui Dio l’ha
posto, acciocché, nel corso della vita,
oi^i non vada errando qua e là, inconsidwatamente, senza ima meta sicura.
' Dopo aver notata l’importanza di
‘ (Questo fatto, Calvino osserva pid altre:
« ...Basti di sapere che la vocazione a 4- cui Dio ci chiama deve essere come il
^principio e il fondamento secondo cui
^ iw»i dobbiamo comportarci in ogni cosa,
e ^be colui che non si conformerà ad es|i sa non camminerà mai per la via che
^ egli dovrebbe seguire per compiere il
suo dovere in modo accettevole. Egli potrà forse anche compiere delle azioni
degne di lode, in apparenza, ma non
grate davanti al trono dell’Eterno..i »
Per contro colui che obbedisce alla
sua vocazione, anche . se « si trova ih
condizioni umili e disprezzate dal mondo, temendo di abbandonare la posizione che Dio gli ha assegnato, soffrirà con
spìrito di pace e senza amarezza la bassezza della sua condizione. E non sarà
certo per lui una mediocre consolazione
in tutte le suie preoccupazioni, nei suoi
affanni, nei suoi dolori, nei suoi tormenti, il sapere che Dio è la sua guida, il
suo « conduttore » in tutti gli eventi e i
contrasti della vita. Il magistrato si darà più lietamente alle funzioni della sua
carica. Il padre di famiglia sarà spintoi
a compiere il suo dovere con animo più
lieto.
In una parola, quando, tutti, .saremo
convinti che nessuno porta un peso altro che quello che Dio gli ha jposto
sulle spalle, allora ciascuno nella sua
condizione sopporterà con più pazienza
le disavventure, gli inconvenienti, le'
preoccupazioni, i dolori, l’inquietudine
che vi »ino cormesse. E da ciò ne deriverà anche una singolare consolazione:
la certezza cioè che non vi è alcuna
azione, per umile e spregiata che si possa dare, la quale non sìa eccellente e
preziosa agli occhi di Dìo, purché noi ci
teniamo religiosamente nei limiti della
nostra vocazione... ».
Noi celebriamo in questa settimana la
fedeltà dei Padri alla loro vocazione;
nella debolezza della loro natura umana, la Grazia di Dio ha sovrabbondato.
Possa questa celebrazione del 17 febbraio segnare per tutta la nostra Chiesa
una più profonda consapevolezza che a
tutti è rivòlta la VOCAZIONE da Dio.
Prediche d’Appello
toCa vocazione di un credente
& « Ei t’è duro di ricalcitrar
Ì contro gli stimoli ».
Atti 26: 14.
Questa parola del Signore richiama al
nostro pensiero una scena agreste famigliare. Nel campo da dissodare, il bue
incede lentamente trainando l’aratro
i che affonda il vomere nel terreno. Un
I contadino ne regge con una mano il tìmone affinchè i solchi riescano bene allineati. Nell’altra mano, tien stretto lo
^-stimolo, un lungo bastone fornito di una
spunta metallica. Tratto tratto, quando
< J1 bue rallenta il passo, lo punzecchia
j perchè vada più spedito. La bestia, nel
¡l^nel sentirsi pungere, si dimena e recal• citra sferrando calci aH’indietro, ma
pcolpisce il legno durissimo dell’aratro,
oppure la punta dello stimolo e si feri^ sce le carni. Insiste ancora una o due
l'Volte, poi, quando ha visto che la sua
/■cocciutaggine giova soltanto a farlo sof^■frlre di più, si rimette buono a cammi‘hare come lo guida il padrone.
Nelle parole del Signore il termine
ricalcitrare è applicata a quel credente
pieno di zelo e di fervore che si chiama Saulo.
Se qualche volta ci siamo fermati incuriositi, sul ciglio della strada, a guardare un bue od un cavallo ricalcitrante,
tanto più dobbiamo ora fermarci a considerare il caso di Saulo, perchè esso
contiene degli avvertimenti che ci concernono direttamente e che sono della
più grande importanza per la nostra
vita religiosa.
2V/*or calci ! amico o nemico ?
Così, a prima vista, quel bue che
‘sferra calci contro il suo padrone, ti
avrà forse dato Fimpressione di essere
il suo peggior nemico... Proprio no ! E’
invece un servo fedele ed è grazie alle
sue fatiche che i campi,, in estate, daranno una messe copiosa.
Saulo, nello stesso modo, pareva un
nèmico di Cristo quando perseguitava
DIraltor« s «rof. OINO COSTANL
AMMINISTRAZIONE: Via Óaxìo AHierto, 1 Us - Tobhe Pellice
REDAZIONE: Via Arnaud, 27 - Toiuie Pexi.ick
Ogni camblaaMBto d’indiriezo costa una lira
Coat. 30 la copia
i suoi discepoli e doveva diventare in'^
vece uno dei più grandi evangelizzatori !
Gli è che nel suo cuore, fin dall’infanzia, c'era un desiderio ardente di servire
I Dio e di difendere la sua causa e chi
ama e cerca Dìo, potrà ricalcitrare tanto, ma finirà sernpre per trovarlo e servirlo."
Questo giovane appassionato che
cammina verso Damasco con la spada in
pugno,x{deve insegnarci ad allargare i
nostri orizzonti. In qualunque campo,
chi vuole servire Dio, è sempre, in un
certo senso sulla via buona. Che sia im
fervente cattolico o un protestante intransigente od un fanatico settario, o
militi- tra ì nostri persecutori in nome
di vedute particolaristiche della sua fede, guardiamoci dal gettargli la scomunica, perchè, dopo aver ricalcitrato più
o meno finirà forse per fare come Saulo.
Ricorda: « Ne verranno di levante e di
ponente... ».
Son cose da tenersi a mente in uh
momento come l’attuale, in cui la cristianità serra i suoi ranghi ed il cattolicesimo ed il protestantesimo, sembrano
riawicinarsi come non mai.
J..7/ tuo nome
J Ma tormmno presto al nostro campo
dove il bue focoso sta^ricaleitrando contro il suo padrone. Nei suoi sforzi disordinati, si getta ora da una parte, ora
dall’altra e guasta anche i solchi vicini
scavati dianzi. Non è che lo faccia di
proposito, ma è il Hsiiltato naturai© del
suo ricalcitrare.
^ La stessa cosa avviene per Saulo: vuol
fare di testa sua e non si preoccupa di
ascoitar.^ gli avvertimenti che Dio gli
dà. Giudica che questi cristiani' nuociano alla causa del suo Dio e si mette senz’altro a combatterli ed è consenziente
all’uccisione di Stefano eppoi prende
; l’iniziativa e ne fa mettere in carcere
e ne fa morire .ed ora va a Damasco per
j continuare quest’opera. Quale scompi,^glio nei solchi della vigna deF suo Dio
V ch’egli voleva e credeva servire ! E il
t Signore glielo dice chiaro: « Tu mi per■ seguiti ! »,
" Non mi stupisce che in quel momenta
Saulo sia caduto in terra come fulminato: si vantava di essere un difensore della causa di. Dio ed invece, Dio lo chiama
persecutore !
Non devi credere, fratello, che que; sto atteggiamento di Saulo sia qualcosa
\ di eccezionale dinanzi a cui abbiamo
' ragion© di inorridire e far le meravi‘‘glie. Da quel giorno, nel mondo, le cose
non sono poi tanto sensìbilmente cambiate. Per parlare dell’oggi, basterebbe
'mettere al posto del nome di Saulo
' il nome di ciascuno di noi. Perchè,
purtroppo, è vero che oggi ì primi
a perseguitare l’Opera del Signore,
siamo proprio noi che meniamo il
vanto di essere in modo speciale un
popolo fedele a Dio. Dimmi se non
è vero: Il Signore ci aveva affidato
il compito magnifico di .essere testimoni della fede Evangelica ed esempi
di santità, nella Patria nostra e ci aveva rese favorevoli - dopo s.ecoli di travagli - tutte le circostanze, dandoci
tempi di libertà, atteggiamento favorevole da parte dei nostri connazionali
e mezzi sufficienti per lavorare. Come
■abbiamo risposto ? Abbiamb dato un
certo _ numero di Pastori, pochi missionari, ma ci siamo troppo scarsamente
interessati della loro attività e nelle i»r
stre Valli, siamo stati troppo imperfettamente un faro di luce evangelica.
Persino nella nostra vita indivldmile,^
quando ci asteniamo dai culti e dalle
riunioni, quando assistiamo alla Santa
Cena senza prendervi- parte come se 1«
cosa non ci riguardasse, quando ci comportiamo come il mondo e diciamo bugie per interesse e lasciamo bestemmiare ì nostri carrettieri e diamo ai nostri
figli un esempio che non è evangelico
e gareggiamo col mondo in apatia, leggerezza e frivolità, talché chi vede noi
e chi vede il mondo, chi sente parlare
noi ,ed il-mondo, non scopre differenza
alcuna... Non è forse un « perseguitare
il Signore », quello che facciamo, per
modo che l’opera sua non faccia progressi e l’attività di quelli che vogliono
agire si trovi intralciata ?
Noi credevamo che Damasco fosse
lontana, eppure, qui alle Valli, c’è forse qualcuno fra noi che possa dire di
non aver camminato sulla sua via insieme con Saulo ?
Una nube sul nostro cielo
‘ Dopo aver considerato là scena, ascoltiamo la voce che la domina:
— Ei t’è duro, Saulo, di ricalcitrare
contro gli stimoli !...
E lo abbiamo visto già, se fosse duro, per l’uomo atterrato sulla via di Damasco. Quello che importa qui, si è che
questa «durezza» concerne anche noi
che camminiamo sulla stessa vìa.
Oh se la conosciamo questa parola!
C’è un’ombra di tristezza che da molti
anni grava sul capo del nostro popolo
Valdese. Egli si sente ispirato, come
nessun altro, alla serenità ed alla gioia,
ma c’è un peso che gli opprime il cuore.
Gli è « duro » di non essere compietamente Valdese, di non camminare interamente nelle vie della fedeltà al suo
Dio. Gli è dxuro, per la sua cocciuteqggine nel resistere alla volontà del suo
Dìo, di finire per essere un persecutore
suo e delFope^ sua, mentre pure 1»
ama e vuole appartenergli.
E si che gli stimoli non gli sono maivcati !
Se Saulo ebbe come stimolo lo spettacolo del martirio di Stefano e di tanti altri discepoli di Cristo, insieme con
le loro parole ispirate, i nostri stimoli
furono ancora più eloquenti. Non c’è
nessuno fra noi che non abbia il ricordo di ima persona pia e credente, che
gli mostrò col suo esempio com’è che
si deve servire il Signore. Questo esempio, spesso, ci fu dato da una persona
cara che non è più: un padre venerato,
una madre diletta, una sposa: nessun altro sulla terra avrebbe potuto darci un
esempio più convincente. Non c’è nessuno ,quassù, che non abbia sentito predicare l’Evangelo, tutto l’Evangelo e '
con fedeltà scrupolosa, come oggi, nel
mondo, non molti possono vantare. Non
c’è nessuno che un un’ora di prova, di
malattia o di lutto, non abbia sentito
acuto il pungolo dello stimolo, tanto da
mettersi a pregare e cercare Dio, più
che non fosse soììto fare... Perchè allora
resistiamo ancora agli stimoli ?
•?l
2
L’ECO diluì làUd Y4lI46*|I
l^iiendì la faìgore ì
‘ Quello che Saulo dovette vedere sulla via di Damasco, fu pnrfjaKilmìente
imo spettacolo come la folgore che sì
scatena e che cade nei più spaventosi
uragani. Qualche volta l’Etemo usa
questo modo pauroso per richiamare i
credenti sulla via giusta, ma non sempre, Altre ^volte Egli parla eome attra-'
verso ad un suono dolce e sommesso,
come ad Elia sull’Horeb, quando gli or- ;
dina di tornare al suo dovere profetico.
Oggi, a noi, mentre in tanti altri luoghi sulla terra rumoreggia il fragor del
tuono e balenano i lampi e cadie la folgore, a noi, incredibilmente privilegiati,
TEterno rivolge Emicora i sudi appelli
con parole dolci e piene di mitezza. Fino a quando potremmo resistergli ancora ? Enrico Geymet
Episòdi di «Storia Valdese
nella Cattedrale di Torino
L’opuscolo che la Società di Studi
Valdesi prepara in occa)sione di questo
J(VII Febbraio presenta un argomento
eh’è nuovo in tale serie popolare di
pubblicazioni e che molti hanno stimato strano: Rinnegamento ed-abiura, di
Valdesi perseguitati. Come giustamente
osserva l’autore, il pastore Paolo Bosio,
esso,. è comunque un argomento utile.
L>al punto di vista culturale, esso completa la conoscenza della storia valdese,
ch’è fatta di luci q d’ombre, e che dalle
ombre acquista nelle luci maggiore efficacia. Dal punto di vista morale e pedagogico, indicando con l’evidenza dell’esperienza viva le cause esterne ed interne dell’abiura, e specialmente le debolezze e le viltà spirituali che ne sono
la profonda radice, esso serve d’avvertimento e di monito.
Ed appunto per queste due considerazioni, a completare ed illustrare con
qualche particolare il contenuto dell’opuscolo, rievochiamo tre episodi di storia valdese avvenuti nella Cattedrale di
Torino, episodi dolorosi e tormentosi, in
cui le ombre rendono, anche qui, più
chiare e più impressive le luci.
La testimonianza di un’arcivescovo
La Cattedrale di Torino, pur non essendo un monumento di grande rinomanza, è pur notevole ed interessante,
sia come l’unico esemplare in Torino
dello stile del Rinascimento, sia per il
suo carattere di sobria dignitosa armonia. Fu inaugurato nel 1498; recenti restauri lo hanno restituito alla purezza
delle linee originali. Sulla nitida facciata m2U"morea, a due ordini, spiccano i
tre portali decorati con eleganti fregi
classici. Alla facciata corrisponde la
semplice linea deU’interno, a tre navate, divise da pilastri cruciformi, su cui
s’incurvano armoniosamente gli archi
sotto l’ampia volta a botte, e si fondono nella luce della cupola.
Appunto sotto la cupola, il 24 giugno
1517, il nuovo arcivescovo di Torino,
Claudio Seyssel, celebrava all’altar
maggiore la sua prima messa. Era un
venerando sacerdote settantenne, di
nobile origine savoiarda, già vescovo di
Marsiglia ed ambasciatore del Re di
Francia, colto umanista e professore di
diritto, d’animo aperto e cordiale specialmente verso le classi popolari, a beneficio delle quali è noto per aver fondato in Torino il Monte di pietà. La
funzione si svolgeva fastosa e solenne;
una folla immensa gremiva le luminose
navate. Nella folla v’erano due Valdesi
di Val Chisone, i quali, storditi dalla
grandiosità del tempio, dall’imponenza
della cerimonia, impressionati dalla
musica, dal canto, daU’incenso, dal mistico svolgimento del rito, persuasi forse da compagni cattolici, s’indussero lì
per li ad abiurare: subito il presule ne
fu interessato, ed in quella stessa cerimonia, inginocchiati davanti all’altare,
dichiararono la loro adesione alla fede
cattolica. Non sappiamo chi fossero
quei due Valdesi, nè da quali impulsi"
fossero spinti a tal passo: sappiamo che
l’arcivelbovo, vivamente interessato
dalla scoperta di questa setta religiosa
esistente nella sua diocesi, interrogò tosto i neofiti circa le condizioni religiose
e morali dei conyalligiani; e nell’autunno, nonostante l’età, salì in Val Chisone, s’accostò a loro familiarmente, con
versò con loro, s’informò con zelante
cura dei loro principi, si rese conto del
loro carattere, dei loro convincimenti,
cercò, con una serie di predicazioni, di
trarli alla fede cattolica, derivando i
propri airgomenti polemici da quella
stessa Bibbia, su cui, com’egli sapeva,
fondavano i loro principi religiosi. Così egli riferi in una sua relazione, pubblicata postuma a Parigi. Fu accolto
con cortesia, ascoltato con deferenza;
s’allontanò infine senza aver ottenuto
nessun risultato pratico soddisfacente.
Comunque, il giusto e sereno giudizio *
ch’egli lasciò scritto sui Valdesi indica
il suo. sereno equilibrio cristiano. Quattro sue interessanti osservazioni vogliamo ricordare, utili a precisare quali sono i caratteri originari della nostra
gente. Dal punto 'di vista religioso, egli ’
nota, i Valdesi non riconoscono altra
autorità che la Bibbia; la conoscono a
fondo; ne seguono fedelmente i precetti.
Negano ogni valore alle indulgenze san- i
cite dalla Chiesa, ai suffragi dei santi,
affermando che il Cristo è sufficiente
per la salvezza. Non s’interessano di
sottigliezze teologiche, ma si dimostra- ì
no intenditori acuti circa argomenti religiosi e morali. La loro vita pratica è «
notevolmente più onesta e più pura, che
non quella delle altre popolazioni della .
diocesi.
. Così l’abiuura dei due ignoti Vaidesi ebbe come inaspettata conseguenza
questa straordinaria testimonianza della fede e dei costumi dei Valdesi che
non avevano voluto abiurare; testimonianza tanto più sicura ed insospettata
e preziosa, in quanto proviene spontanea dal più autorevole capo della parte avversa.
Ci è facile, nella Cattedrale stessa,
fare la conoscenza diretta della benevola figura .dell’arcivescovo che si è
dimostrato così equo giudice dei Valdesi suoi contemporanei. Nella sacrestia, che sta in fondo alla navata di destra, si vede infisso sulla parete a sinistra di chi entra, il monumento funebre
sotto cui la sua salma fu sepolta nel
giugno 1520, appena tre anni dopo la
solenne funzione che abbiamo riferita.
Sopra un alto basamento marmoreo sobriamente decorato, giace su un letticciuolo la veneranda figura di lui, col
capo appoggiato ad un cuscino, la persona avvolta nell’ampia veste sacerdotale: il volto ha l’espressione di serena
tranquillità di chi ha l’animo raccolto
in una silenziosa preghiera.
L’abiura dei perseguitati
Singolarmente più drammatica fu la
solenne cerimonia d’abiura, che si svolse nella Cattedrale il 18 maggio 1655.
Quattro-settimane prima, durante la
strage delle Pasque Piemontesi, circa
duecento Valdesi erano stati fatti prigionieri, trascinati dapprima a Lusema,
poi nelle prigioni sotterranee del Castello di Torino, ove avevano passato
lugubri giorni di solitudine ansiosa. Vi
lerano fra loro due giovani pastori, Pie^
"tro Grosso del ViUar, Francesco Aghìt
di Bobbio, i quali, condannati a morte,
dopo una parvenza di processo, come
promotori di sedizione, avviliti dalle
privazioni e dai tormenti, terrorizzati
dalle minacce, erano stati insistentemente (circuiti dai fratji dell’Inqxusizione, perchè abiurassero, e talmente
premuti e lusingati con promesse di
perdono e di premio, che finalmente avevano ceduto. Come primo atto di conversione, erano stati obbligati a passare
di cella in cella, per persuadere i compagni di prigionia ad imitarli nel triste
passo. Visitei terribili, negli oscuri sotterranei del Castello. I più avevano resistito fieramente. Il Léger ricorda il
caso d’un venerando anziano dì Bobbio,
Giacomo Michelin, il quale, già rovinato dalle torture, quando udì dal proprio pastore l’invito all’abiura, ne fu
tanto violentemente disgustato ed abbattuto, da morirne nella giornata stessa per l’emozione straziante. V’erano
fra le prigioniere la moglie e la figlia
maggiore di Giosuè Gianavello, le quali
seppero anch’esse resistere. Ma quaranta di loro, più avviliti, più spaventati, si
erano lasciati indurre dalla speranza
d un avvenire meno oscuro, ed il 16
maggio si erano arresi. 11,18 ebbe luogo
la cerimonia solenne dell’abiura.
Un curioso fascicolo, stampato in Torino lo stesso anno, « appresso Carlo
Giannelli », ci ha tramandato la descrizione esatta del grande avvenimento:
La conversione di quaranta heretici con due Inoro principali Ministri - dalla
setta di Calvino - alla Santa FecLe Catolica - nell’augusta città di Torino alli 18 di Maggio 1655.
La mattina di quel giorno un gruppo
di fratelli della Confraternita dello
Spirito Santo, i quali avevano la speciale missione d’assistere i nuovi convertiti, si recarono al Castello a ritirare i 42 Valdesi neofiti per condurli alla
loro chie;sa, dello Spirito Santo. Esiste
¿Incora quella chiesetta, costruita nel
1610 daH’illustre architetto Vignola,
nascosta fra le vecchie case popolari
deH’angusta via Porta Palatina. V’arrivarono quella mattina in corteo i Vaidesi, risalirono la breve scalinata, s’inoltrarono nella penombra della chiesa, accolti dalla folla dei Fratelli e dei
Padri della Madonna degli Angioli, indossarono le vesti adatte ai penitenti;
poi s’awiarono in imponente processione verso la Cattedrale, in due gruppi, inquadrati dai Fratelli e da ecclesiastici di vari ordini, cantando l’inno
« Veni Creator Spiritus »; e fra i due
gruppi avanzava una fanfara di trombe che accompagnava il coro. Intorno
si pigiava una folla enorme, che dilagava per l’ampia piazza, tanto fitta da
rendere necessario che un plotone di
guardie cittadine aprisse il varco al
torteo/. Sulla soglia della Qatlfedralie]
furono ricevuti dal Marchese di Pianezza, il capo dell’esercito persecutore dei
Valdesi: forse qualcuno di loro si ricordò allora d’averlo già veduto, in atto di
guerra mentre le truppe inferocite disertavano la loro Valle lontana. Così,
preceduti da lui, entrarono nel tempio
gremito di fedeli. Presso Taltar maggiore era eretto un sontuoso palco sul
quale stava l’arcivescovo mons. Giulio
Cesare Berger e l’inquìsitore mons.
Francesco Maria Bianco, circondati dalle corti rispettive. In alto a sinistra, sulla tribuna ducale, assistevano la duchessa madre Maria Cristina, la maggiore ispiratrice delle persecuzioni contro i Valdesi, il giovane duca Carlo Emanuele II, ed il loro seguito. Il corteo
dei neofiti arrivò lentamente al palco;
i due pastori vi salirono e s’inginocchia
rono dinanzi ai prelati, gli altri rimase
ro in basso in piedi. La cerimonia si |
svolse nel modo più solenne; il segre- j
tarlo del Santo Uffizio lesse il verbale |
del processo; quindi il pastore Grosse |
« ad alta e distinta voce » lesse la lunga
formula dell’abiura: ventisette punti, |
l’affermazione perentoria di ventisette J
principi dogmatici della Chiesa Catto- |
lica, opposti ad altrettanti princioi ri- 1
formati che si dichiarava di respingere.
Poi « li furono presentati i Santi Evangeli, sovra de quali stendendo le J
mani ad alta voce fecero la loro abiu- '
.. ratioiie, l’uno dopo l’altro », prima il
Grosso e l’Aghit, in seguito per ordine
gli altri. Mentre le loro voci risonavano
ad una ad una nell’altissimo silenzio,
sotto le volte maestose della chiesa, '
quale angosciosa confusione, quale desolata amarezza urgevano nei loro spiriti infranti?
Dopo l’aisisoluzione pronunciata dalrinquisitore e l’ampia benedizione impartita 'dall’Arcivescovo, il corteo dei
convertiti e dei loro assistenti si ricompose, e segnando il suo lento svolgimento attraverso la folla col canto del salmo « Te Deum laudamus », s’awiò di
ritorno alla chiesetta dello Spirito Santo.
I convertiti furono onorevolmente |,j
alloggiati in un palazo offerto dal Duca; mantenuti, assistiti, educati alla
nuova religione, « concorrendovi la carità e liberalità deirEccellentisisimo Signor Marchese di Pianezza ». Al pastore Grosso, pratico di medicina, fu dato
in premio il brevetto di medico; il pastore Aghit fu nominato capitano. Il 23
maggio, nella chiesa dei Gesuiti, si confessarono, parteciparono alla messa, ricevettero dall’Arcivescovo la cresima.
Tutto sembrava per loro compiuto...
Ma,appena cessato il terrore, essi cominciarono a rendersi conto del tradimento commesso contro la loro fede, a
sentire Tamarezza della loro viltà, il
peso soffocante del rimorso. I due pastori, poco tempo dopo, in un loro memoriale pubblicato poi dal Léger, espressero in termini frementi d’emozione il terribile turbamento in cui si trovarono in quei giorni, il loro dolore, il
loro senso di confusione e vergogna, la
loro desolazione, sopra tutto la coscienza del giudizio di Dio per lo scandalo di
cui erano responsabili. G’orni di tormento indicibile. Parecchi di loro, fra
cui i due pastori, non potendo resistervi, decisero di ritornare a qualun-.
que costo all© loro Valli ed alla loro fede; approfittando del rilassamento della
sorveglianza, abbandonarono di nascosto gli agi tanto duramente acquistati,
affrontarono con gioia i pericoli e le sofferenze della fuga, sì rifugiarono nelle ì;
loro Valli, implorarono da Dio e dai
correligionari il perdono per l’atto commesso. Ne rimasero ventitré, che poterono ritornare alle Valli due mesi dopo;?
approfittando del trattato di pace stabilito fra il Duca ed i Valdesi, il 18 ago- ....
sto 1655, secondo cui ai Valdesi che
avessero abiurato per forza era concesso di ritornare alla fede avita. Per il ritorno essi si unirono ai trentasette eroi- 'i'
ci sopravissuti dalle tormentose prigioni, coloro che avevano saputo resiste-^'^
re fino all’ultimo, i quali, il 20 agosto, ‘
furono regolarmente liberati e restituiti
alle loro famiglie.
I due pastori, profondamente pentiti, '.
comparvero ü 28 agosto dinanzi all’assemblea del Sinodo Valdese tenutosi a
Pinasca, Vi presentarono una loro compietà ritrattazione, domandarono, in
presenza di tutti, perdono a Dio con una '
preghiera di profonda umiliazione, che '
il Léger ci ha conservata, implorarono dal Sinodo la riammissione nella ‘
Chiesa Valdese. Furono riammessi. Ma
naturalmente l’atto della abiura conti- t'
:.S#
nuò a pesare sulla loro vita come un
ombra dolorosa. Si allontanarono spontaneamente dalle Valli. L’Aghit si recò. ^
in Isvizzera ove esercitò una professio- "•
ne Civile. Il Grosso divenne pastore in ' *
3
h*imÉí^
tuia Chiesa Riformata del Desinato,
facendosi ánche notare come valente
medico. Dei due, il Leger scrìveva nel
1868 che continuavano ad essere di sin-_
..gelare edificazione pei fedeli.
Nella ritrattazione presentata al Si■ nodo, essi, dopo aver descritto lo stato
tuale del martirei, egli, narrando di quest^ùltima cohverssudone, riferì d’aver
dichiarato: Mai si troverà, che dal prìTrtb giorno della mia prigionia, fino ad
hora, habbia mostrato pure un mAnimo
segno di rivoltaraento (di abiura), che
mi sarebbe più aspro ed acerbo di mil
L’Interno della Cattedrale di Torino durante una cerimonia del secolo XVII.
tormentoso in cui erano caduti per loro colpa, rivolgevano ai confratelli una
calda esortazione alla fedeltà, che vogliamo espressamente ricordare ai Vaidesi d’oggi, in questa celebrazione della
fedeltà ch’è il XVII febbraio:
Anime fedeli, che vedete come noi
portiamo dinanzi all’Eterno uri~~cuore
contrito ed uno spirito spezzato, imparate dal nostro esempio a rendervi conto di quale sia la, debolezza umana, ed
in quale precipizio noi roviniamo, quando Dio ha ritirata da noi la sua grazia.
Considerate che, mentre per noi è stata un’estrema sventura l’essere caduti in un peccato così grave, voi potete
rallegrarvi della grazia Ch’Egli vi ha
concessa, d’essere ancora in piedi. Vegliate e pregate, perchè non entriate in
tentazione. Siate fedeli al Signor Gesù fino alla morte per ottenere la corona della vita, e siate ptersuasi che, oltre
la professione della sua verità, non v’è
■che ombra di morte, orrore e spavento.
Di ciò possiamo assicurarvi per nostra
diretta esperienza... »
La degradazione d’un martire
Il terzo episodio, del quale in questo 17
febbraio possiamo commemorare l’armiversario, si riferisce non più ad un’abiura, ma alla consacrazione d’un martirio: nel pomeriggio del 17 febbraio
1558 fu condoto nella cattedrale, in solenne cerimonia per la degradazione,
Gioffredo Varaglia, il pastore valdese
di S. Giovanni.
Aveva icinquant’anni., In giovineizza
era stato frate cappuccino, dotto ed eloquente predicatore; nel 1556, attratto
dalla verità eterna. dell’Evangelo, aveva
aderito alla Riforma, s’era recato a Ginevra aU’Accademia di Calvino; nel
maggio 1557 era stato inviato pastore
a San Giovanni, ove aveva svolto un’intensa opera missionaria, estendendola
anche nella pianura padana; il 19 novembre 1557 era stato arrestato a Bar‘ge, tradotto a Torino e processato dall’Inquisizione, che, dopo lunghi tormentosi interrogatori, l’aveva condannato a
morte per eresia.
Nella mattinata di quello stesso giorno 17 febbraio, egli comparve ancora una volta davanti al tribunale dell’Inquisizione, alla presenza dell’Arcivescovo,
per essere urgentemente invitato ad abiurare, altrimenti avrebbe senza dubbio subito l’atroce morte del rogo.
L’arcivescovo, che in gioventù, come
frate cappuccino, gli era stato compagno di lavoro, e che gli aveva serbato
un cordiale senso d’amicìzia, fece ancora di tutto per persuaderlo. Egli fu
irremovibile. In una sua lettera, scritta
il giorno dopo ai « fratelli carissimi » dì
San Giovanni, che Scipione Lentolo,
suo successore nella parrocchia, ci ha
conservata come testimonianza spìri
le morti. Ed aggiunse: Poi, saltandomi
il cuor nel petto, dissi ad alta voce: la
cagione della mia costanza è la sola mano di Dio, il quale, per mera elemosina
e compassione verso la troppo gran povertà e miseria mia spirituale, mi ha rivelati gli errori grandi nei quali voi sicuramente state addormentati.
Animato da questi sentimenti, egli
nel pomeriggio entrò nella Cattedrale
per la degradazione. L’avevano rivestito da frate; era accompagnato. e scortato da un folto corteo d’ecclesiastici;
un enorme pubblico silenzioso gremiva
la chiesa. Avviandosi verso l’altar maggiore, ove rinquisitore e l’Arcivescovo
10 aspettavano per condannarlo e scomunicarlo e degradarlo, era tranquillo e
sereno. Egli stesso ci riferisce che in
quell’istante gli sorgeva nella mente il
ricordo, che giusto trent’anni prima, egli, in quello stesso luogo, era stato ordinato sacerdote; e ringraziava silenziosamente Iddio d’averlo poi condotto alla luminosa verità dell’Evangelo. Si
svolse la terribile funzione. Egli, nella
gran folla ostile, era solo, umile nella
sua debolezza; eppure si mostrava sereno e lieto, quasi fosse nuovamente
consacrato al servizio di Dio. Nella lettera sopra citata, egli con poche parole
esprime la propria impressione: Fui
menato al Duomo per essere degradato,
11 che io presi con grande allegrezza
d’animo.
Poco più d’un mese dopo, il 29 marzo,
con uguale serenità egli affrontava in
Piazza Castello il tremendo supplizio
del rogo.
E’ interessante ed utile, agli effetti*
della vita spirituale ch’è la più profonda e la vera vita, raffrontare da un lato
la grande allegrezza d’animo, con cui
il Varaglia scrisse d’aver partecipato alla prova della sua cerimonia nella Cattedrale di Torino, e dall’altro il cuore
contrito e lo spirito spezzato, il senso di
ombra di morte, orrore e spavento, con
cui il Grosso e l’Aghit riferirono d’aver
subita la prova loro. E’ un mirabile e
tragico contrasto: il migliore ed il più
persuasivo commento di questa nostra
narrazione. Attilio dalla.
Fiori in memoria di Nancy Peyrot,
per Orfanotrofio di Torre PelUce:
Sig.ra Sofia Servettaz, L. 50 - Sig.ra
Marianna Buffa, 20.
Fiori in memoria di Bartolomeo
Coissoil, maestro emerito:
I figli: per l’Asilo dei vecchi di I.userna S. Giovanni, L. 25 - Per il Rifugio Re Carlo Alberto, 25 - Per Orfanotrofio dì Torre Pellice, 25 - Carlo
Tomasini, per Ospedale di Torre Pellice, 15 - Adelina Coisson e Clementina
Bonnet, per Orfanotrofio Torre Pellice, 30.
CRON/1Q1 V4U0C5E
ANOROGNA (Capoluogro) | "
Quattro volte in questo rude mese di
gennaio abbiamo dovuto prender la
via del cimitero, per accohapagnare t
nostri vecchi che se ne vanno. Il più
anziano era Coisson Bartolomeo, dei
Jóùtdjàn, deceduto nel suo 88° anno di
!etè, .circondato ed amorosamente curato
da tre dei suoi figliuoli (gli altri, nella
lokitana America, nuUa sapranno per
lungo tempo di questa dipartenza). Egli
era stato insegnante per 48 anni, 47 dei
quali trascorse a Prali, dove esercitò anche le funzioni di maestro parrocchiale c
di cantore, ispirando a due generazioni
di pralini l’àmore per il canto.
Un suo vicino dei Jourdan, Pietro
Fontana, è deceduto pochi giorni prima,
in età di 80 anni, all’Ospedale di Torre
Pellice, dopo non molti giorni di malattia. Bertalot Maddalena, ugualmente di
80 anni, dei Malan inferiori, ridotta alla più nuda povertà, è stata raccolta nei
suoi ultimi giorni presso una parente
delle Sonagliette. Infine è mancato ai
suoi cari Pietro Mònnet, della Fornasa,
di sóli 64 anni, dopo una vita interamente assorbita dal lavoro.
A tutti gli afflitti rinnoviamo l’espressione della nostra cordiale simpatia
— Sabato 23 gennaio è stato celebrato
il matrimonio tra Guido Ricca dei Ricca
di Luserna S. Giovanni e Lina Monnet
di Combaribaud.
Cordiali auguri ai giovani sposi.
— Domenica 1 febbraio, il culto è
stato presieduto dal pastore Edoardo
Aìme, del Serre, che ci ha rivolto un ottimo sermone, pieno di pratiche esortazióni, e per il quale gli porgiamo un vivissimo ringraziamento.
— L’Unione Giovanile valdese di
Prassuit-Vernet, ha organizato per tutta
la gioventù della parrocchia un riuscito
trattenimento familiare, in cui ha avuto
larga parte anche il canto.
— Per venire in soccorso al convalligiano Long, deU’Arcia, al quale sono
andate perse, nell’incendio tutte le cose
sue, è stata indetta una colletta, che ha
prodotto lire 790, prontamente trasmesse all’interessato per mezzo del pastore
E. Aime.
ANGROGNA (Serre)
Battesimo. Il giorno 15 gennaio è starto battezzato a Buonanotte Franco
Chauvie di Clementina e di Giovanni
Benedica il Signore il bambino ed ì suoi
genitori. ,
Decesso. 11 giorno 26 gennaio decedeva a Cacet Rivoira Roger di Levi e Annetta, alla tenera età di giorni 25. Ai
genitori diciamo ancora la nostra fraterna simpatia nel nuovo lutto che li
ha colpiti.
Ringraziamento. La famiglia dì Enrico Long, (Arcia) ringrazia di cuore i
volonterosi accorsi nella notte del 10
gennaio che hanno prestato il loro va- lido aiuto nel spegnere l’incendio divampante nella loro casa. Ringrazia ancora il sig. Podestà di Angrogna e tutti
coloro che hanno contribuito in denaro o
in natura per aiutarla nella prova che
l’ha colpita.
LUSERNA SAN GIOVANNI
La nostra parrocchia ha avuto il privilegio di ricevere le visite, già precedentemente annunziate, di alcuni pastori in occasione della campagna di appello. Ringraziamo sentitamente- il sig.
E. Ayassot, pastore di Venezia, per la
sua predicazione del 27 gennaio, il sig.
Moderatore pastore V. Sommani, per il
suo messaggio del 29 gennaio, il sig. G.
Tron pastore dì Torre Pellice, per gli
appelli rivolti il 4 febbraio ai Gonin ed
il 5 febbraio ai Peyrot. Chiediamo a
Dio di benedire l’opera compiuta nel
suo nome e di suscitare in tutti coloro
che tanto numerosi parteciparono a
questi culti una maggiore consacrazione
ed ima più grande fedeltà al Suo measaggio.
. *i* Sabato 31 gennaio nel pomerìggio,
davanti ad una folla commossa di parenti, amici e conoscenti sono stati celebrati a Bibiana i funerali dell’ing. cav.
uff. Alberto Morglia, deceduto in età'di
anni 72 dopo una lunga infermità.
Costruttore architetto, progettista, tecnico minerarioj conferenziere e scrittore apprezzato, il suo nome rimane
, particolarmente legato alle ardite imprese - compiute per primo nel mondo
tra il 1907-10 col sollevamento e lo spostamento della stazione ferroviaria di
Anvers Dam (Anversa) e deUa chiesa di
Bocholt (Limburg). Era decorato dell’onorificenza di Leopoldo I con lisiera d’oro. V
Alla vedova, ai figli Cent. cav. Piero e tenente Luigi, alle figlie ed ai ger
neri ten. col. Barbier e dott. Savoia, alla
nuora, aUa sorella , al fratello ed ai parenti tutti rinnoviamo le nostre sentite'
condoglianze.
d* Domenica 1° febbraio ha avuto luogo il funerale del sig. Bartolomeo Planchon, deceduto dopo lunga e penosa malattia al Priorato in età di anni 83. Alle
famiglie afflitte da questa dipartenza le
nostre vive condoglianze.
•I" Lunedì mattina 2 corrente nel cimitero dei dalla ha avuto luogo, alla
presenza dei parenti intimi, la sepoltura della sig.ra Maria Peyrot vedova Decker, deceduta. a Torino in età di anni
78. Ai familiari così dolorosamente provati da questo lutto la nostra profonda
simpatia.
Hh Sabato 7 corrente ha avuto luogo il
funerale del sig. AuguMo Baunpus, ex
brigadiere dei RR. CC. deceduto agli
Aìrali dopo breve malattia in età di 82
anni. Alla vedova, ai nipoti, la nostra
viva simpatia.
PINEROLO
La nostra Famiglia Evangelica è stata nuovamente provata con due lutti a
pochi giorni di distanza l’uno dall’altro.
Il 26 gennaio, Dio richiamava a Sè,
il nostro fratello tentaduenné Ercole Agosto, simpatico giovane ardente cercatore di Vérità, che soffriva di « conoscere solo in parte ». Ora, egli « vede faccia a faccia »: questa preziosa certezza
consoli e sostenga la giovane Vedova e
tutta la famiglia afflitta.
A Piscina, il 3 corrente, mancava la
nostra sorella Olimpia Lunati, figlia del
non mai dimenticato Giovanni Lunati,
valente evangelista nell’Alessandrino
molti anni or sono. Come già in altre
simili dolorose ricorrenze, la famiglia
Lunati ebbe il conforto di vedersi circondata dall’intero paese.
Alla magnifica testimonianza di stima
e di affetto, aggiungiamo la rinnovata
espressione della nostra simpatia cristiana.
POMARETTO
Giovedì 5 corrente hanno avuto luogo le esequie di Tron Giulia vedova
Tron di anni 68 originaria della parrocchia di Rodoretto (Coste) e deceduta
all’Ospedale di Pomaretto a pochi giorni di distanza dal marito, dopo penosa
malattia. Esprimiamo ancora ai figli, Idi
cui alcuni sono all’estero ed ai fratelli
e sorelle la nostra viva simpatìa.
Nel medesimo giorno riprendevamo
la via del cimitero per scompagnarvi la
spoglia mortale del giovifietto Bertolino
Adriano di Giovanni e di Baret Clementina deceduto all’età di sette anni e
mezzo dopo morbo crudele.
Additiamo ai genitori afflìtti da questa perdita le dimore celesti © invochiamo su di loro le consolazioni da Alto.
PRALI
Durante la settimana di appello, dal
2 all’8 corrente, i signori pastori Roberto Jahier e Oreste Peyronel hanno fatto
vibrare le anime con i loro appelli, caldi di fede e di entusiasmo, fin nelle più
remote scuolette di quartiere.
4
Kdila giornata di rabato l’appello fu
■irelto ai catecumeni, jcha ebbero il privlegio di \m messaggio speciale anche
la domenica nel pomeriggio, insieme al-'
la Scuola domenicale.
La feiTrente e numerosa Unione 'Gioyanile si sente incoraggiata à pepsevenu
re e ad intensificare la sua vita di consacrazione e di servizio^a Dio ed alla
Mùesa.
Per il culto solenne il tempio era
gremitissimo: numerosissimi i partecigaati alla Santa Cena.
•periamo, anzi siamo sicuri, che coti
l’aiuto di *Dio gli ispirati aj^elli porteraano frutti tU edificazione, di paiti■aeiito e di'sáñtificázione..
— Tutta la popolazione di Frali ha
appreso con profondo rincrescimento la
atorte del maestro Bartolomeo Coisson
,dhe per ben 47 anni spezzò a Frali il
ppme del sapere a intere generazioni. I
funerali ebbero luogo ad Angrogna il
24 gennaio u. s.
Alla famiglia afflitta esprimiamo la
nostra cristia^ simpatia.
RODORETTO
Limedi 26 gennaio u. s. abbiamo accompagnato all’ultima dimora terrena
la spoglia mortale di Tron Giacobbe,
delle Coste.
Alcuni giorni dòpo all’Ospedale di
Pomaretto decedeva sua moglie Tron
Giulia.
Esprimiamo ai figli i sensi della nostra cristiana simpatia.
SAN GERMANO CHI50NE
Commemorazione delVEmancipazione. Domenica 15, ore 15.30: Festa delle
scolaresche valdesi — Martedì 17, ore
20: Serata Valdese — Domenica 22, ore
10.30: Cxilto. solenne di rendimeiito di
grazie - Offerte della settimana di rinunzia.
■i* Domenica 25 gennaio ha avuto luogo nella Sala delle Attività un Convegno Interquartierale. La gioventù era
numerosa e ben affiatata. IDopo un’ottima meditazione biblica della Segretaria della « Capitano Robert » il pastore
ha intrattenuto l’uditorio sulla figura
così interessante e simpatica di Fred.
Oberlin, pioniere della civiltà cristiana
in una remota valle dell’Alsazia, al tempo della Rivoluzione francese.
‘i’ Venerdì 30 gennaio abbiamo avuto
la graditissima visita del pastore Ernesto Ayassat che ci ha fatto trascorrere im’ora di gaudio spirituale raccontandoci episodi dell’opera di evangelizzazione a Venezia.
Dopo la riunione pubblica egli ha ancora rivolto ai giovani un efficace messaggio.
Nel pomeriggio stesso egli aveva presieduto il culto all’Asilo dei Vecchi.
Ringraziamo vivamente il Fastore
della Laguna colla speranza ch’egli vorrà concederci un’altra visita in^ giorno
festivo sì da dare a tutti i Sangermanesi il piacere di udire le buone notizie
dell’opera del Signore.
+ Nel cimitero delle Chianaviere, è
stata deposta domenica 1 corrente la
spoglia mortale di Bouchard Caterina
vedova Chambon, richiamata più presso
a Dio a 72 anni, dopo alcune settimane
di grandi sofferenze sopportate con l’animo volto alle « cose di sopra ».
Ai parenti e in modo particolare al
figlio Ernesto esprimiamo la nostra profonda simpatia.
•i* Al Villino Fede dell’Asilo dei Vecchi si è spenta, mercoledi 4 corrente nel
suo 84 anno di età Calvenzani Angela
Adele. Donna di fede personale e vivente ha dato prova di grande pazienza nelle sue molte tribolazioni.
Che Dio sostenga e fortifichi la sorella che rimane priva della sua compagnia.
VIIXAR PELLICE
La settimana di appello favorita dal
bel tempo e da q>lendide notti lunari si
è svolta nella nostra parrocchia sotto la
presidenza del pastore dott. A. Ricca di
Bobbio e con il concorso, per alcimi culti e riunioni, del dott. Gustavo Comba e
dei pastori sigg. V. Sommani, Moderatore, R. Nisbet C. D., E. Geymet ed E.
Ayassot.
Dovunque ì nostri visitatori sono
stati accolti da .magnifiche ed attente
assemblee.*'Anche di sera e su settimana il tempio si è letteralmente riempito
per udire la limpida e suadente parola
del nostro Moderatore che, ancora dopo
55 minuti dì flusso ininterrotto, nessuno
si stancava di udire.
La bella settimana si è conclusa cól
culto domenicale del 1° febbraio, pre
sieduto dal pastore Ricca, che ci ha ri-'
volto im chiaro e vibrante appellq, predicando su Efesini v. 14.
Rinnoviamo ai nostri amici le più sentite grazie.
Il Signore voglia ora dare raccrescimento nei cuori alla Sua semenza.
Dipartenze. Esprimiamo la nostra
vivissima simpatia fraterna alle famiglie che in questi giorni sono state visitate dalla prova per la dipartenza della
sorella vedova Susanna Geymonat del
Bessè che il Signore ha richiamato a Sé
il 3 febbraio, in età di 83 anni e del
nostro fratello Giovanni Negrin di Subiasc deceduto dopo lunga malattia il
4 febbraio,, in età di 72 anni.
Esprimiamo pure la nostra riconoscenza al nostro collega di Bobbio, che
ha presieduto, in nostra assenza, questi
funerali.“
La celebrazione del 17 febbraio. —
Avrà luogo - Dio permettendolo - il 17
febbraio, con la festa dei piccoli, nel
tempio, alle ore. 15 e la serata per i giovani alle ore 20.30. Il culto della domenica 22 febbraio sarà culto dì azioni di
grazie a Dìo per tutte le Sue liberazioni.
VILLASECCA
In tm culto tenuto martedì 27 gennaio alle ore 14, nel tempio dei Chiotti,
abbiamo avuto il privilegio dì udire il
messaggio del sig. Moderatore. Il bel
tem^o e le buone condizioni delle strade han permesso a molti membri di recarsi al tempio. La sera nella sala dell’Unione il Moderatore ha rivolto ancora im caldo messaggio di appello ai
giovani della parrocchia. Tanto al culto che alla riunione hanno pure presenziato i pastori sigg. Oreste Feyronel ed
Arnaldo Genre.
La parrocchia vivamente riconoscente, ringrazia ancora il sig. Moderatore
per la sua gradita e benefica visita.
d* La data del 17 febbraio sarà commemorata Dio. V., domenica 15 febbraio
al éulto del mattino per i grandi e martedì 17, alle 14.30, nell’antico tempio di
VUlasecca, per gli alunni delle Scuole.
La colletta del 15 febbraio sarà destinata alla Società di Studi Valdesi.
iwi-meti lìiiffl Mutili
OFFERTE: .
Bibbia: traduzione M^ini, illustrazioni
di Gustavo Dorè L. 200
Giovanni Diodati: I commenti alla Sacra Bibbia con le Introduzioni e i
Sommari - Firenze - Barbera, 1880 Due voi. 8° gr-, pp. 634 e 780 - rilegati tutta tela, impressi in oro 80
Emilio Friedberg e Francesco Ruffini:,
Trattato di diritto ecclesiastico Cattolico ed Evangelico - Bocca - Torino,
1893 - Un voi. 8°, pp. 816 40
L.^Gaussen: Theopneustie . Ed. L. R.
Delay, 1844 - 1 voi. 8° _ pp. 544 20
A, S. Campbell: La vita di Fra Paolo
Sarpi - Loescher - Torino, 1875 - Voi.
8® - pp. 216 lo
L. Gaussen: Le Canon des Saintes Ecritures - Ed. Emile Beroud - Genève
1860 - 2 voi. pp. 571 e 385 30
F. Christol: Per la Croce, con 36 disegni
originali - Firenze^ 1900 - 8°, p. 40 2
Henry Drummond: Naturai law in thè
spiritual World - London 1883 - 1 voi.
8°, pp. 414 8
A. Vulliet: Esquisse d’une histoire universelle au point de vue chrétien Lausanne, 1863 - vol. 16°, pp. 432 2
Smiles: Chi si aiuta Dio l’aiuta - Milano,
1867 - 16°, pp. X-336, legato mezzo
pelle 5
RICHIESTE:
Preghiere Liturgiche di Ugo Janni.
Le famiglie Flanchon, Gönnet, Baridon, Miller, Setino, Dupin e Charbonnier - e parenti tutti - sentitamente ringraziano quanti in diversi modi, hanno
preso parte al loro grande dolore per la
perdita del loro caro padre, suocero e
nonno
Bi’RTOLOIVIEO PLANCHON
Luserna S. G., 4 febbraio 1942-XX.
Il fratello, i nipóti e parenti tutti del
compianto
WI&SSEL GIOVANNI PIETRO
ringraziano tutti quanti si unirono ad
essi nel rendere testimonianza di affetto e di rimpianto al caro dipartito.
Torre Fellice, 4 febbraio 1942-XX.
Opuseoio XVII febbraio
L’opuscolo pubblicato dalla Società di
Studi, Valdesi, per l’imminente giornata
del ii febbraio, è stato rapidamente esaurith e a tutte le prenotazioni pervenuteci tempestivamente è stata data
sollecita evàsiohe.
Infatti fin dal 4 corrente tutti gli opuscoli erano spediti ed ogm Chiesa
valdese li avrà ormai ricevuti: tranne
quelle pochissime, dalle quali non è perj venuta alcuna prenotazione o ci è iirriyata con troppo ritardo.
Un grazie cordiale a tutti i solleciti
prenotatori che ci hanno in tal modo aiutati nel nostro compito di editori.
PtRn-FURI
Acqua, Acati, vini, Liquori,
On, MoiIIoIimÌI, Profumi,
IMPIANTI PER CANTWHE
par Vtal INwmmil. par Aoeaa Sai
a Sane - OalAtaia pratla.
MlUWe
BELLAVITA - via pmww, i
fU P.I* PAKINt ■
BOB ha aaoetM aa «ppreaeotaBlI.
Prof. Oma Costabbl, direttore responsabile
ARTI GRAFICHE « L’ALPINA. - Torre PelMoe:
L’imponente mole della nuova sede della Filiale di Milano|deI BANCO |DI; ROMA
inaugurata il 19 luglio 1941-XIX alla presenza del Conte di Torino e del Ministro'
delle Finanze.
BANCO DI ROM A
Banca d’interesse nazionale S. A. - Capitale e riserve L. J358.000.000
207 Filiali in Italia, nelle Colonie, nell’Egeo, neH’Iinpero ed all Estero
^4
■it
."3
I
1
J