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NOTIZIARIO DELLA FEDERAZIONE GIOVANILE EVANGELICA ITALIANA
LIBERTA' DALLE MAFIE:
CHE ME NE FACCIO DELLA SETTIMANA?
La FGEI ha aderito alla “settimana della libertà dalle mafie”. Il consiglio nazionale ha
chiesto a tutti i gruppi locali di fare quattro cose: partecipare alle iniziative che le chiese
hanno organizzato in ogni città; prestare attenzione al messaggio che è stato dato sui temi collegati alla “settimana”; prendere la parola per dare un proprio contributo; cogliere l’occasione della “settimana” per interrogarsi, al
sud come al nord, sulla situazione politica del
Paese e su ciò che gli evangelici italiani possono fare in proposito.
La “settimana” si sta concludendo. E’ venuto il
momento di tirare le somme e di scambiarci
resoconti e commenti - anche sul Notiziario! su ciò che è avvenuto e su ciò che è stato
detto. Ci sono tre punti su cui è bene concentrare l’attenzione.
1. Mafia e corruzione - due dei temi al centro
della “settimana” - sono fenomeni distinti da
non confondere tra loro. E’ ben vero che la
mafia dispone di molti soldi e che può utilizzarli per corrompere politici locali e nazionali
al fine di ottenere vantaggi e protezioni. Tuttavia, l’attività principale della mafia non è la
corruzione e la maggior parte degli episodi di
corruzione (qualcuno che paga un pubblico
ufficiale per essere favorito) e di concussione
(un pubblico ufficiale che usa la sua posizione
per ottenere del denaro) non c’entrano con la
mafia. Dare e ricevere tangenti è un modo di
regolare i rapporti tra mondo degli affari e
mondo politico; è un modo di finanziare l’attività dei partiti e anche, per alcuni politici, di
arricchirsi personalmente. Questo modo di fare non è tipico degli anni ‘80 né riguarda solo
l’Italia. Durante la “settimana”, qualcuno ha
spiegato perché questo fenomeno è così diffuso nel nostro Paese? perché solo recentemente si è levato un ciclone giudiziario che
sta sconvolgendo il mondo politico? che cosa
è possibile fare per uscire da questa drammatica situazione?
2. Ci siamo mobilitati contro le mafie. Ma
cos’è la mafia? Molte immagini correnti della
mafia sono false. La “piovra” o la “mafia spa
multinazionale del narcotraffico” non esistono.
Esistono, invece, delle federazioni di famiglie
mafiose più o meno collegate tra loro, più o
meno in competizione. Il centinaio di famiglie
che ha come centro Palermo si chiama Cosa
Nostra, ma la mafia in Sicilia non è solo Cosa
Nostra. In Calabria, in Puglia e in Campania
esistono altri gruppi mafiosi con loro caratteristiche particolari che si chiamano 'Ndrangheta, Sacra Corona Unita, Camorra. Esistono diverse definizioni di cosa sia la mafia e ci sono
diverse opinioni sulla sua origine, il suo sviluppo, il suo legame con lo Stato italiano, con
il sistema politico, con il mondo economico, la
possibilità 0 meno di di sconfiggerla, i mezzi
per farlo. Cosa si è detto su questo durante la
“settimana”? Non si tratta di questioni accademiche. Dalle risposte a certe domande dipendono le cose da fare e da richiedere per combattere la mafia.
3. Il manifesto “L’Italia a una svolta”, preparato dalla Federazione delle Chiese Evangeliche, mette in relazione la possibilità di uscire
dalla crisi che scuote il Paese con la fede in
Dio. Solo tornando a Dio, ascoltando la sua
Parola, riconoscendoci responsabili dei nostri
errori possiamo ricevere speranza, libertà e
giustizia. In altre parole, si sostiene che la fede cristiana è la base per edificare una nuova
etica pubblica; solo la conversione può produrre un rinnovamento politico. Si tratta di un
problema assai delicato e importante. Alcuni,
infatti, credenti e non, sostengono che per
fondare un’etica pubblica che assicuri un minimo di convivenza civile, di giustizia, di controllo della violenza, di onestà non sia necessario far riferimento alla fede cristiana. Chi ha
ragione? Cosa è stato detto in proposito durante la “settimana”? Che cosa ne pensiamo
noi?
Sono questi i temi di una riflessione che è cominciata il XVII febbraio e che deve continuare. Chi prende la parola?
Michele Rostan (Milano)
NDR: Sul 3. punto di questo articolo trovate
un intervento del gruppo igei di Torino alla
pag. 11 dei n. 7 di Riforma (queiio in cui è inserito questo notiziario)
//
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Sontuoso SUPPLEMENTO t>i 'fZ
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LINCOERENZA E IL PENTIMENTO DI DIO
"Maestro, vorremmo che tu ci facessi vedere
un segno miracoloso" e Gesù rispose "Questa gente malvagia e infedele a Dio vuole vedere un segno miracoloso! Ma non riceverà
nessun segno, eccetto il segno del profeta
Giona" (Mt.12;38-39)
Giona in ebraico significa “colomba”, che rappresenta un messaggio di pace e di salvezza.
Giona riceve da Dio l’ordine di predicare condanna e distruzione ma, dietro l’annuncio di
rovina non si caia solo morte ed annientamento, c’è anche la vita, l’energia, la voglia di
cambiare; è necessaria una conversione per
iniziare a costruire un nuovo progetto.
Nel libro di Giona, ii soggetto principale della
salvezza è chi si converte e cambia radicalmente la propria vita: sono i Niniviti, che da
popolo corrotto e crudele acquistano la fiducia e l’amore di Dio, arrivando alla salvezza.
Giona è sdegnato dal comportamento del Signore e, preso dallo sconforto, chiede di morire. Si irrita in un modo esagerato e meschino
davanti all’attuarsi del disegno divino di salvezza, davanti al pentimento dei Niniviti e alia
misericordia di Dio.
Questo strano e antipatico testimone nori può
comprendere la Grazia e il perdono di Dio,
perché gli sembra inconciliabile con l’idea di
strumento, di testimone che si era fatto di se
stesso; si sente escluso dal progetto di misericordia ed è arrabbiatissimo di fronte al fatto
di dover passare per un profeta che testimo
nia il falso. La coerenza di Giona, che si ritiene portatore di un messaggio di distruzione,
non prevede perdono, non prevede speranza
per gli uomini e neppure per se stesso (fammi
morire), nega la vita, il cambiamento e l’amore; si contrappone all’incoerenza di Dio, che
ritorna sulla decisione già presa, si pente, accetta di cambiare idea.
Per amore Dio viene meno alla sua coerenza
perché ritiene che la salvezza degli uomini e
del creato sia più importante. La potenza di
Dio sta in questa incoerenza, in questa “umanità”, sta nell’amore che si manifesta al culmine della sua irrazionalità nella croce e nella
resurrezione di Gesù.
Possono gli uomini capire che Dio può pentirsi? L’espressione urta, è raccapricciante.
Pentirsi è umano, non sovrumano; e Giona
stesso considera il pentimento di Dio corrie
una debolezza. Riduzioni di pena, grazie,
condoni, non sono ben visti tutt’oggi. La parola pentimento ci ricorda dei sentirnenti umani,
all'interno dei quali ci riesce difficile inserire e
comprendere Dio.
Ma bisogna ricordare che Dio è autore della
sua volontà, la quale in ogni momento e a
sua discrezione può essere cambiata. Dio lascia aperte tutte le possibilità di pentimento,
offrendo all’uomo la piena libertà. Spetta
all’uomo accettare la misericordia di Dio, ricambiando con la conversione e la riconoscenza. Attraverso il pentimento gli uomini
possono ritornare a lui e questo ritorno è pra
LEnRICI E LEnORI
DI RIFORMA
E' a partire da questo numero
che si realizza l'abbinamento tra
Riforma e il Notiziariofgei; ecco
spiegata l'intrusione subdola e
bimestrale di questo foglio più
colorato degli altri. Foglio che
non costituisce più una novità
per le/gli fgeine/i, avendo già
avviato le sue pubblicazioni in
questa nuova forma dal gennaio dello scorso anno.
Per questo motivo troverete, tra
l'altro, interventi che sono il seguito di discorsi già avviati negli
scorsi numeri; ricordiamo che
l'attuale redazione si incontra a
Torino, ma il notiziario è frutto del
contributo di tutte le regioni:
quindi troverete pure resoconti
di convegni e di viaggi (anche
all'estero) di rappresentanti fgei,
riassunti di sermoni tenuti dai vari
gruppi, fatti e avvenimenti che
hanno visto protagonisti gruppi e
singoli/e, vignette, annunci, nonché le comunicazioni e gli atti
del Consiglio nazionale della
fgei.
Ma troverete anche, e soprattutto, dei linguaggi, delle teologie,
delle testimonianze, delle preghiere, dei modi di esprimersi scritti e figurati - che costituiscono varie esperienze vissute dai
membri della federazione.
la redazione
11° 1 ^
V 1993 J
ticabile finché Egli è pronto a pentirsi di aver
condannato coloro che si sono allontanati.
Dio è come un vero amico, con la mano sempre tesa, disposto a mantenere saldo il rapporto di amicizia ed a ricostruirlo su nuove e
più salde basi.
Gesù si è servito del racconto di Giona per
annunciare la sua resurrezione e proporre ai
suoi contemporanei, come esempio, la conversione di Ninive. Emerge dalla lettura del
testo di Matteo che vi sono una serie di contatti fra le figure di Gesù e di Giona. Cosi Gesù di fronte ad una richiesta di un segno visibile della potenza di Dio, risponde: “non vi
sarà dato altro che il segno di Gloria”.
Giona chiede di essere buttato in mare per
salvare I marinai daila tempesta ed espiare il
suo peccato. In tutto ciò è visibile una sua
“croce" vista come espiazione dei peccati propri Gesù invece, muore suila croce in segno
di perdono dei peccati dell’intera umanità.
Giona resta per tre giorni nei ventre del pesce
cosi come il Figlio deli’uomo nel cuore della
terra. Gesù vince la morte attraverso la resurrezione e la vince come protagonista. Anche
Giona sperimenta una sua resurrezione che
si manifesta come salvezza offertagli da Dio.
Giona predica a Ninive ed è ascoltato, cosi
come Gesù con le sue parole e con le sue
azioni sconvolge e cambia la vita deli’umanità. .
Dunque il ‘segno di Giona’ significa convertirsi
passando attraverso ii segno delia croce e
Culto FGEI Bergamo 1.3.92
della resurrezione. In Gesù tuttavia c’è un di
più rispetto a Giona: Egli si carica del peccato
dei suoi frateili, subisce la morte più atroce,
sulla croce, addossando su se stesso le colpe
di ognuno di noi. Riemerge cosi il pentimento
di Dio che sacrifica suo figlio pur di salvare
l’umanità. Questa sofferenza di Dio è causa
del pentimento divino che Giona non riesce a
concepire. Nonostante Gesù, agli uomini questo segno non basta per credere, il paradosso più grande è costituito da Giona che riceve
il segno, converte, senza rendersene conto.
E’ lo stesso paradosso che viviamo giorno dopo giorno, in una vita vissuta sotto ii segno
dell’indifferenza. La centralità del libro di Giona si fonda sulla conversione dei marinai, dei
Niniviti, di Giona strumento di Dio e, volendo
attualizzare il racconto, nella conversione di
noi tutti.
Risalta il pentimento di Dio, ma anche la nostra colpa, la sua umiltà, ma anche la nostra
presunzione, la sua amicizia, ma anche la nostra poca fede, la sua giustizia, ma anche la
nostra superficiale autosufficienza.
In quel di più del segno di Giona - unico rna
decisivo - appare “Gesù la Verità”, una Verità
che converte. Ed ecco che diventa più chiaro
il nome di Giona, colomba, profeta portatore
di buona novena, di pace:
una pace che non è passività ma vita,
non indifferenza ma cambiamento,
non indipendenza ma condivisione di progetti
e di speranze comuni.
2
CONVEGNO SULLA SESSUALITÀ
Seminario di formazione igei a Venezia
Il campo formazione a cui hanno partecipato
fgeine e fgeini del nord ritrovandosi a Venezia
dal 5 all’8 dicembre scorso aveva come tema
la sessualità.
Ho ascoltato alcune obiezioni suH’importanza
del tema e quindi suli’opportunità di scegiierlo
per un campo. Personalmente sostengo la
necessità di discuterne, e l’incontro di Venezia è stata un’interessante occasione.
Si è puntata i’attenzione sul nostro modo di
concepire la sessualità, sulla nostra identità
sessuale e sul come ci poniamo e confrontiamo rispetto all’omosessuaiità.
Proprio l’omosessualità non è un argomento
faciie, ce ne rendiamo conto se proviamo ad
affrontarlo nelle nostre comunità: ci si trova
imbarazzati/e a parlarne, non sapendo bene
che posizione assumere, i problemi al riguardo esplodono nel momento in cui sbattiamo la
faccia su questa reaità: come comportarsi se
ii nostro fratello o la nostra sorella in Cristo si
dichiarano omosessuali... “sembra una persona così perbene”. E se veniamo a sapere che
quel 0 quella amico/a che ha chiesto di diventare membro della nostra comunità è omosessuale? Si sono spaccate delle comunità di
fronte a questa questione. E un pastore o una
pastora omosessuali ii sapremmo accettare?!
Un anno fa è nato Capernaum, un gruppo
“aperto a donne e uomini di tutti gli orientamenti sessuali” che vuole portare la discussione suila sessualità, suila diversità e il confronto con la parola di Dio nelle comunità. Del
grüppo Capernaum fanno parte anche fgeine
e fgeini che erano a Venezia: ci hanno coinvolto in un divertente gioco di ruoli sulla sessualità in epoca antica vissuta da ebrei, greci
e romani e in una seria discussione.
Anche nella EGEI capitano cose “curiose”
quando si affrontano certe tematiche; c’è un
bel argomentare di libertà e tolleranza a cui fa
da contrasto un atteggiamento che rasenta lo
spregio. Salvo poi rimanere molto imbarazzati
e sconcertati davanti a chi tranquillamente ci
dice “a me piacciono le persone del mio sesso”.
li convegno di Venezia è stato “istruttivo”,
molti i punti toccati ed alcuni scio sfiorati; personalmente mi interessa approfondire l’aspetto antropologico: il rapporto con la sessualità
in culture e società “altre” dalla nostra.
Infine Venezia è sempre stupenda anche con
l’acqua alta, e l’accoglienza in Foresteria è
stata grandiosa. Grazie.
Ilaria Quartino (Genova)
postapostapostapostapostapostapostaposUpostaposfapostapostapostapostapostapostaposlapostapostapostapostapostaposta
IL RICONOSCIMENTO DELL'ALTERITA' ^
Riflessioni su etero ed omosessualità a partire da un libro di C.Demur
Vorrei tentare di dare una risposta al grandissimo interrogativo che ha posto Franca Bezzi
nella sua lettera. Cioè se l'omosessualità possa essere considerata peccato, se in essa si
possa riconoscere una delle espressioni
dell'umanità caduta.
Ho trovato nelle tesi di Christian Demur (*)
una lettura teologica interessante e molto
centrata alla nostra questione. Cercherò di
farne una sintesi.
Demur parte dal considerare l'orientamento
sessuale come dato di fatto, lato determinato
dell'essere umano. L'etica può dunque solo riguardare l'aspetto della libertà del come una
persona agisce, della scelta, del comportamento e del come costruisce la relazione interpersonale.
Demur centra la sua analisi proponendo una
lettura della creazione nei primi tre capitoli
della Genesi. Gen. 1 esprime ia trascendenza
di Dio che crea una realtà a lui esteriore: l'universo in cui viviamo. Gen.2 e 3 descrivono la
fragilità e la fallibilità della creazione e
dell'umanità attraverso la trasgressione e la
caduta. Gen.3 descrive infine la rottura delle
relazioni tra: umanità e Dio, umanità e creato,
uomo e donna.
L'umanità non cesserà mai di fare il suo male,
ma neppure, nello stesso tempo, ne è la causa prima poiché la tentazione, incarnata nel
serpente, è già presente. Quindi la caduta
non è solo inscrivibile come anno zero della
storia, ma è sempre presente nell'esperienza
della vita sotto la forma della contraddizione,
ed allo stesso tempo evoca la speranza di riconciliazione.
Origine della caduta in sostanza è il rifiuto
della limitatezza umana, dello stato di creatura. La tentazione di considerarsi e voler essere come Dio è la rottura che perturba tutto il
nostro universo relazionale.
In questa ottica la relazione tra le persone
viene inserita nell'ambito del tema della cadu
ta. Il rapporto tra i sessi può intrattenersi con
violenza, dominio e seduzione (“sarai avida
del tuo uomo, ed egli ti dominerà", Gen.3,16),
oppure con ri-conoscenza e meraviglia (“questa, finalmente, è ossa delle mie ossa e carne
della mia carne", Gen.2,23).
Si inserisce a questo punto il tema dell'alterità
tra le persone e dell'alterità sessuale. Demur
prende in esame i w.26-27 dei I capitolo della
Genesi: “Poi Dio disse: ‘Facciamo l'uomo a
nostra immagine e somiglianza, ed abbia dominio sui pesci del mare e sugli uccelli del
cielo e sul bestiame e su tutta la terra e su
tutti i rettili che strisciano sulla terra'. E Dio
creò l'uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina. "
“Li creò maschio e femmina”può venir letto in
due modi: come specificazione dell'immagine,
o come fondamento della stessa. Quale delle
due? Gesù stesso, la più vicina immagine di
Dio, non esprime in sé la nozione di differenziazione sessuale.
Nel corso del tempo “a sua immagine" è stata
intesa l'anima, la ragione, recentemente é
stata rapportata alla relazionalità dell'essere
umano. Demur preferisce leggerla come affermazione della trascendenza della persona.
L'essere umano non è solo l'insieme delle
sue determinazioni, ma è persona, misteriosa, che supera tutte le rappresentazioni ed
immagini che ci si può fare, unica ad immagine dell'Unico di cui non ci si può fare immagine.
Anche nella sessualità si esprime lo stato di
rottura, della caduta: può essere luogo di dominazione e di inganno; ma può anche ricevere la promessa d'un possibile riconoscimento dell'alterità, del carattere unico ed irrinunciabile dell'altra persona.
Ma quale alterità? L'alterità sessuale, o l'alterltà che rende unica ogni persona? L'alterità
che siamo chiamati e chiamate a condividere
e conoscere anche nel rapporto d’amore coin
cide in pieno con l'alterità sessuale?
Nel racconto della Genesi Demur trova tre importanti rapporti d'alterità; l'umanità di fronte a
Dio; l’umanità di fronte alla creazione; ed infine l’umanità di fronte a se stessa. Nella relazione tra persone entra anche l'alterità sessuale che può venire intesa; come coscienza
di non essere androgini (di non essere l’unità
di misura del tutto), di essere maschi e femmine, maschi rispetto al femminile e femmine
rispetto al maschile; oppure come relazione
privilegiata, erotica, come eterosessualità.
Viene dunque prima l’alterità sessuale o l’alterità di persona? Mi viene da pensare che se si
prepone l’alterità sessuale (qua intesa come
complementarietà) allora bisogna anche prendere atto di poter riconoscere la propria alterità soltanto in relazione a metà dell’umanità!
Forse la particolarità personale (la propria
unicità) può definirsi in relazione all’altra persona nella sua totalità, prima che in relazione
all'altra “persona sessuale”.
Forse l'alterità sessuale è possibile riconoscerla anche al di là della relazione d’amore,
nella condivisione, nell’offerta di sé, nel disporsi ad accettare l'altra persona nell’amicizia.
Ed infine, l'eterosessualità è di per sé garanzia dell’effettivo, vissuto, originale e profondo
riconoscimento dell’alterità, non solo sessuale
ma della persona nella sua interezza ?
Giovanni dalla (Torino)
* Christian Demur et Denis Mùlier “L’homosexualité; un dialogue théologique” - Collection Entrée Libre n°22 - ed. Labor et Fides 1992 Genève
IL ViBñTTiTO PROSEGUE. . .
CHI CI .SCRIVE Nom'C>//>1£An“tCH/
Vf ñGGfUNfSERE SULLA BuSTfí
C IHViRfZZO (SESSUALE)
K IL C.A.P.CERNflUM).
»3
E SE NON FOSSE
PECCATO...
Cara Franca,
ho letto la tua lettera nell’ultimo numero del
notiziarloFGEI. Prima di offrire una risposta,
personalissima, alla domanda che poni e cioè
“se l'omosessualità possa essere considerata
peccato...” vorrei offrirti una definizione di
peccato che si discosta dalla tua.
Quando penso alla parola peccato difficilmen
Ttatiziam^,
c/o Annob/û
ma, ÇenovcL^64
/0ìZ€ ^tirano
te mi vengono in mente azioni specifiche,
comprese pratiche sessuali, capaci di illustrare questo concetto. Né mi sembra che la parola peccato si possa coniugare al plurale,
dando l’Idea di una somma di peccati nominabili al singolare e accumulabili In un insieme.
Il peccato inoltre non può essere un optional:
non ci sono persone su questa terra che non
peccano ed altre che invece sperimentano
una convivenza con esso. Il peccato risiede
nella dimensione esistenziale umana. Non ci
può essere vita senza peccato. Non si può
scegliere di essere esenti dal peccato perché
esso è elemento necessario del vivere su
questa terra. In tai senso quindi il peccato si
stabilisce nelle nostre menti e nei nostri corpi
ogni volta che procediamo nell’impresa del vivere.
Il peccato allora può Incarnare la nostra voglia
di totale autonomia che spesso sfocia in frenetico autocentrismo nel quale le altre/gli altri
appaiono lontane/i all'orizzonte, senza confini
precisi, senza desideri nominabili. Dimensione questa che per chi ricerca ia fede in Dio si
complica, dato che alla dimensione io e gli/le
altri/e viene introdotto un terzo soggetto, Dio
stesso. Ecco allora che In questo contesto di
fede II peccato assume un carattere particolare risiedendo o nella dimensione di appiattimento tra il mio spazio e quello di Dio, nella
quale i limiti tra me e Lei non sono chiari (Dio
è in me, i miei desideri coincidono con quelli
di Dio, ecc.), 0 nella distanza a volte abissale
che provoca allontanamento e non contatto
(Dio è totalmente altro da me, i suoi desideri
sono totalmente altri dai miei, ecc.). Il peccato
allora può essere visto come non attenzione
all’essere al mondo di Dio.
In questo senso pensare alTomosessualità
come un peccato mi sembra illegittimo. Il pericolo infatti che si corre parlando di omosessualità come peccato è quello da un lato di far
rientrare nel peccato ciò che ci produce disagio, e l'omosessualità essendo presente all’interno della nostra identità sessuata spaventa
e stupisce, dall’altro di alimentare la dicotomia
tra bene e male, dove l’eterosessualità rientra
nel primo e l'omosessualità nel secondo.
Daniela Di Carlo (Vasto)
postapostapostapostapostapostapostapostapostapostapostapostapostapostapostapostapostapostapostapostapostapostaposta
3
Il gruppo di lavoro sulla ricerca teologica si pone al servizio dei gruppi fgei impegnandosi, tra le altre cose, nella preparazione e nell'animazione di convegni teologici. A partire da questo numero saranno regolarmente pubblicate alcune sue riflessioni-provocazioni, come invito ad
arricchire di fantasia la nostra ricerca teologica.
A NASCONDINO CON DIO
Riflessioni a cura del GRULATEO (gruppo di lavoro
sulla ricerca teologica)
Avete mai provato a giocare a nascondino con dio? Cercarlo senza sosta senza risparmiare
energie? Avete mai provato a inseguire le sue tracce, arrivare ad un passo dalla soluzione che
lui c’è, esiste e gioca con noi?
Ci sono tanti modi per condurre questo gioco con dio e soprattutto non ci sono regole fisse! A
volte basta lasciarci invitare da lui, oppure trovarsi con altri per discutere ed interrogarsi sul senso della nostra vita, su ciò che ci lega alla natura e agli esseri umani.
Le chiese hanno sovente dimenticato questo gioco e sono diventate un luogo senza uscita, cioè
senza dio!! Un luogo, in cui tutto è divenuto uguale e l’ignoto diviene ben presto familiare e consueto. Anche il libro dell’Ecclesiaste in fondo parla di questo. La crisi inscritta nell’Ecclesiaste
non è nel peccato ma nella NOIA! Tutto si assorbe nel medesimo, si impantana nel già visto.
I professionisti di Dio lo tengono ben stretto nelle loro analisi, nel senso drammatico di appartenenza alla chiesa, alle loro teologie, lo tengono in ostaggio. “Tornate a Dio” ci intimano, ma questo non è possibile perché è dio che è venuto verso di noi, e dunque al massimo potremmo tornare verso di noi stessi!
Dio di ha incontrati nei nostri dubbi ne! tentativo di dirci di metterci in discussione. Ci ha incontrati
nei nostro desiderio di rinunciare al potere. Ci ha incontrati nel brivido di arrivare ad un soffio daila soiuzione del suo mistero per poi avere il coraggio di ricominciare a giocare.
Manfredo Pavoni (Milano)
COSA SONO I C.inA.?
Interessanti proposte per l'estate
CINA Estate 1993
Per maggiori informazioni ed eventuali iscrizioni rivolgersi a:
Enrico Bertoliini 051/234197
Emanuele Sbaffi 051/239227
CINA-Projects : ovvero Campi di iavoro per
giovani, i CiNA sono incontri organizzati dal
Consiglio Europeo dei Giovani Metodisti e si
svolgono tutte le estati in diversi paesi europei.l CINA vengono organizzati per permettere ai giovani europei di incontrarsi e discutere
su diversi argomenti, ma un CINA, letteralmente Cristiani in Azione, non e’ solo questo,
a fianco dei momenti di discussione e confronto comuni non mancano mai visite, escursioni e momenti di socializzazione (preghiere,
culti ma anche giochi) per permettere un ampio momento di contatto fra persone di cultura
diversa unite da una comune fede evangelica.
I CINA hanno come lingue ufficiali I’ inglese
ed il tedesco, una pur piccola conoscenza di
una delle due lingue e' necessaria (ma se ci
sono riuscito io !!!).
Ci sono possibilità’ di rimborsi, tenete conto
che i prezzi sono comunque contenuti.
Normalmente vengono ragazzi e ragazze da:
Germania, Gran Bretagna, Svezia, Norvegia
etc.
La data limite per iscriversi e’ il 15 Maggio
1993.
Bl
(25 luglio - 8 I
Si tratta di aiutare^ motf^ su uno spettacolo lavorando con e per i bambini di una zona
ad alto tasso di disoccupazione della citta’ tedesca. Ideale per chi ama l’animazione con i
bambini e tutto quello che riguarda lo spettacolo.
Costo 450 Marchi + rimborso del 33% del
viaggio (treno 2 classe).
POLO»«A
Il cùbrfr 1
(15-28 Luglio) -iV-Vrf
Età’ dai 16 anni m su.
La frontiera dell’ Est e’ aperta, I’ Europa e’
soggetta a profonde modificazioni, passare il
confine con la Polonia non e' piu’ cosi’ difficile; il tempo ha permesso di sviluppare buone
relazioni di amicizia con i polacchi.
In Masuria, nota regione della Polonia occidentale che penso tutti conosciate, regione
delle vaste foreste e dei laghi puliti, entreremo
nella storia, spesso tragica, di questa nazione, insieme a persone di altri paesi.
Studieremo la Bibbia, giocheremo, suoneremo e lavoreremo insieme praticamente.
Durante la seconda settimana andremo a:
Varsavia, Auschwitz, Kattowitz e Cracovia incontrando le comunità’ metodiste e visiteremo
i luoghi storici.
Costo 300 Marchi + rimborso del 33% del
viaggio (treno 2° classe).
cCaC consigCio.
%
In occasione di una sua riunione a Firenze alla fine di gennaio, il consiglio ha incontrato il
gruppo di Pisa e il neonato gruppo di Firenze e ha discusso con loro della situazione giovanile in Toscana e deiie prospettive di riorganizzazione delia FGEI a livello regionale.
Ne è emerso una quadro incoraggiante, che permette di sperare nella prossima partenza
di un’attività regionale a pieno ritmo, con il coinvolgimento anche di altri gruppi, oltre ai
due già aderenti alla FGEI. Il convegno del 13-14 marzo, organizzato insieme al gruppo
di lavoro teologico nazionale, sarà un importante momento di verifica e, ci auguriamo, di
consolidamento di questo processo di riaggregazione.
Nel corso della stessa riunione il consiglio ha incontrato gli studenti del Centro di formazione diaconale (CFD) e il suo coordinatore. Massimo Rubboli. Il consiglio ha ricavato
un’impressione positiva da questi incontri e si augura che la presenza di alcuni fgeini e
Igeine tra gli studenti possa portare a una maggior conoscenza alTinterno della FGEI del
lavoro del CFD.
La seconda domenica di marzo i gruppi saranno impegnati a tenere i culti FGEI nelle rispettive chiese. Ricordo a tutti di inviare la colletta al cassiere della FGEI (CCP n°
20098406, intestato a Emanuele Sbaffi, via G. Venezian 3, 40121 BOLOGNA) e il materiale prodotto alla redazione del notiziario.
K
Daniele Bouchard
r
atti.
(gennaio 1993)
112. Si nomina Antonio Di Passa corrispondente nazionale FGEI per lo European
Baptist Federation - Youth Department.
115. Si decide che i membri del consiglio partecipino ai precongressi nel modo seguente. Sud: Daniele Bouchard e Lello Volpe; centro: Silvia Rostagno e Pasquale lacobino; nord-ovest: Michele Rostan; nord-est: Emanuele Sbaffi e Debora Spini.
K
J
BUONE ABITUDINI
Un guppo di lettura e di riflessione bibiica si presenta: età ed esperienze comuni come premesse
per un'intesa più profonda
E’ nato un gruppo nell’autunno scorso che si
incontra alle Valli valdesi ogni 15 giorni per
leggere la Bibbia; ne fanno parte persone sui
30 anni che hanno deciso di ricominciare ad
incontrarsi con un obiettivo, forse molto ambizioso; quello di riprendere l’abitudine di riflettere e confrontarsi con altre/i a partire dalla
Parola di Dio.
L’esigenza è quella di farlo tra amici, tra persone cioè che in passato hanno condiviso
aspirazioni, ideali, battaglie e impegno quasi
sempre anche aH’interno della FGEI.
Questa scelta deriva dalla consapevolezza
del fatto che avere un retroterra comune aiuta
a comprendersi meglio: questo retroterra è
dato dalla condivisione di esperienze che facilitano la comunicazione e aiutano ad avere un
linguaggio simile.
Tutto questo non è poco come punto di partenza per portare avanti una ricerca insieme;
ognuno di noi, al di là degli altri ambiti (comunità, gruppi, ecc.) dove può svolgere il suo impegno, ha trovato un luogo in cui recarsi (ora
a casa di uno, ora a casa di un’altra) per discutere piacevolmente.
Il testo da cui siamo partiti è l’Evangelo di
Giovanni; siamo al settimo incontro e al 4°
capitolo, ma non abbiamo fretta!
R.S.
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BELFAST Nord)
Scoprire co^tìiiire il futuro
(5-18Agosto) '
Età’ da 16 a 25 anni
Costruire il futuro non e’ possibile senza conoscere le proprie radici. La gente in Irlanda
del Nord ha questa possibilità’ dopo 800 anni
di separazione e odio.
Ognuno venendo in questa terra sara’ impressionato dalle sue contraddizioni : bellezza e
distruzione, violenza e riconciliazione.
Durante questo terzo progetto organizzato
dall’ EYMC in Irlanda, noi non vivremo solo
l’esperienza di essere in un paese straniero
con un gruppo composito, ma cercheremo di
imparare come abbattere il muro dei pregiudizi nelle nostre menti.Per alcuni giorni cercheremo anche di fare del lavoro manuale.
Costo 300 Marchi + rimborso del 33% del
viaggio
KENTQNtirt6^ (Loi|ra - GB)
Cosa ptin' fare Mia-cófnunita’
(11-22 Agosto) Età’ da 16 a 25 anni
Si tratta di lavorare per ristrutturare un centro
di accoglienza della locale chiesa metodista e
di riflettere sul tipo di lavoro svolto; nel programma e’ prevista anche una visita alla citta’
(Londra naturalmente) ed un Wesley Tour
(che tara’ molto bene anche ai non valdesi).
Costo 300 Marchi + rimborso del 33% del
viaggio
Un paese che.elppbii^ opportunità’
per f«ristiani
(21 Luglio - 3 Agosto)
Età’ da 16 a 25 anni
La chiesa metodista a Parnu (citta sulla costa
estone) cresce velocemente (beati loro). Il
gruppo aiuterà’ a costruire una nuova (e piu’
grande) chiesa, ma la cosa piu’ emozionante
Sara’ prendere parte al processo di cambiamento della società’ e della comunità’, incontrando anche i suoi giovani leaders.
Costo 300 Marchi + rimborso del 33% del
viaggio
VALLI VALDCSf.^ BA^O LAZIO
La testiinonfeAitl ddHeflKfiinoranze
(7 - 22 Agosto) ' •
Età’ da 16 a 25 anni
Le chiese battiste, metodiste e valdesi in Italia, la loro vita e la loro testimonianza (II!??).
Faremo un bel viaggio in questo strano paese
dove (ma nessuno lo sa) alcune minoranze di
inguaribili ed ingenui utopisti si sforzano di
portare la loro testimonianza evangelica.
Si parte da Milano, si passa per Parma e Bologna, si visita Ecumene e poi, passando per
Firenze (o la Liguria) via nelle Valli.
Costo 300 Marchi + rimborso del 33% del
viaggio (non vi azzardate a chiederli perche’
queste le paghiamo noi)
Enrico Bertoliini (Bologna)
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KoPizictn'ofgeì
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INDIVIDUO E COLLEniVITA'
Campo giovani invernale a S.Severa
Per la prima volta si è organizzato al Centro
evangelico di S.Severa un campo giovani invernale. Dopo l’esperienza estremamente positiva dei campo estivo, un considerevole
gruppo di campisti/e ha espresso ii desiderio
di ritrovarsi durante ii periodo invernale, per
discutere e confrontarsi sul tema: libertà e
comportamento responsabile - individuo e
coliettività.
L’aspetto organizzativo è stato curato da Sandro Spanu ed Eiia Piovano, anche loro giovani desiderosi di arricchire ie proprie esperienze. La giornata di lavoro si presentava piuttosto articoiata: studi bibiici, animazioni, dinamiche relazionali, dibattiti hanno caratterizzato
un campo nei quaie ognuno di noi, a nostro
parere, ha vissuto momenti di vita comune
che hanno in un certo senso favorito una crescita interiore.
Il tema è stato reso ancora più interessante
dalla partecipazione e quindi dagli interventi
dei pastore Italo Benedetti, delio studente in
teologia Italo Pons, dello psicologo Salvatore
Intelisano e della sindacalista Doriana Giudici.
Identità protestante, identità sessuale, rapporto uomo-donna nel mondo del lavoro, libertà
neiia fede, sono stati gli argomenti principali
delia nostra riflessione.
Ancora una volta, in riferimento alla relazione
di Doriana Giudici, ci siamo resi conto di
quanto sia difficile per la donna riuscire ad
identificarsi in quanto tale in una società alquanto complessa e caratterizzata per molti
aspetti da una forte componente maschilista.
Dal canto suo lo psicologo, avvalendosi di un
gioco improntato sulle dinamiche di gruppo, è
riuscito a coinvolgere e a far interagire le
esperienze riguardanti la sessualità di ognuno
di noi. Personalmente ci siamo resi conto delle difficoltà che troviamo nel mettere a nudo
noi stessi/e difronte agli altri, anche perché
non sempre si riescono a superare una certa
vergogna, un certo imbarazzo nei confronti di
un problema che è sempre stato considerato
un tabù.
Abbiamo capito che il confronto con gli altri va
invece cercato proprio perché spesso negli altri possiamo trovare delle situazioni, delle
esperienze, dei vissuti che possono aiutarci a
risolvere quel problemi che a volte da soli non
riusciamo a risolvere.
Un tema come quello della responsabilità nei
comportamenti individuali e collettivi non poteva trovare migliore riscontro che nella vita
stessa del campo, all’interno del quale ci sono
sicuramente delle regole di convivenza, delle
norme che si devono rispettare all’insegna del
rispetto reciproco.
Siamo convinti che ognuno di noi nel suo piccolo, ha fatto proprio un certo insegnamento,
per tradurlo anche in situazioni che si potrebbero verificare al di fuori di un campo evangelico come quello di S.Severa.
Marta Marzioli (La Spezia)
Davide L’Abbate (Riesi)
UN PROGEnO IMPORTANTE
Continua lo scambio con l'Albania
Il 28-29 novembre si è tenuto a Mortola un
riuscitissimo convegno di lancio del progetto
Albania gestito congiuntamente dalla FGEI e
dal Servizio rifugiati e migranti della FCEI. La
delegazione che aveva svolto una missione
esplorativa nel mese di ottobre ha raccontato
la propria esperienza e i partecipanti al convegno, in maggioranza giovani, ma con una
nutrita rappresentanza delle chiese evangeliche pugliesi, hanno discusso a fondo sull’impostazione da dare al progetto.
Si è deciso di proseguire la collaborazione
con gli ortodossi e di avviare quella con la
missione battista a Tirana. Tramite quest’ultima si vorrebbe, tra l’altro, instaurare un rapporto di scambio con una realtà scolastica albanese.
Molti hanno sottolineato l’importanza per tutti i
collaboratori del progetto di conoscere personalmente la realtà albanese. A questo scopo
si è deciso di organizzare altre visite nei prossimi mesi. La proposta di un campo di lavoro
durante l’estate ha riscosso molto successo.
Ma sono molte anche le cose che si possono
fare in Italia. Innanzitutto per comprendere
l’Albania occorre studiarne la storia, la cultura, la lingua. In secondo luogo si potrebbe iniziare un’attività con i lavoratori stagionali che
vengono dall’Albania in Italia (soprattutto in
Puglia).
Un altro aspetto importante del progetto è l’invito a gruppi albanesi a visitare l’Italia. Proprio
in questi giorni, daH’11 al 20 febbraio, sono in
visita alle nostre chiese di Roma e di Puglia e
Lucania tre rappresentanti della chiesa ortodossa albanese.
Va segnalata la disponibilità del Comitato
esecutivo dell’UCEBI, espressa al convegno
dal vicepresidente Massimo Aprile, a coordinare gli interventi dell’Unione battista in favore dell’Albania con la FGEI e il Servizio rifugiati e migranti.
Anche da questo breve resoconto risulta chiaro che abbiamo messo in cantiere un progetto
ambizioso per le nostre piccole forze. Tuttavia, la sensazione che si tratti di un progetto
importante nel quale vale la pena di investire
le nostre migliori energie è forte. Per realizzarlo abbiamo bisogno della collaborazione di
molte persone, gruppi e chiese. Abbiamo bisogno di persone che siano disponibili ad andare in Albania, ma anche di persone che abbiano voglia di studiare la storia, la cultura, la
lingua albanese. Servono gruppi e chiese disposte a raccogliere il denaro e il materiale
necessari per la prosecuzione del progetto,
ma anche gruppi interessati a lavorare con gli
stagionali.
Insamma, i modi in cui si può partecipare a
questo progetto di scambio con l’Albania sono tanti. Chi è disponibile a dare il proprio
contributo o anche vuole semplicemente saperne di più è invitato a mettersi in contatto
con Annemarie Duprè del Servizio rifugiati e
migranti (tei. 06/483188) o con il sottoscritto
(tei. 0873/363173).
Daniele Bouchard (Vasto)
eco CCQ CCQ
Fgei Valli
27-28 febbraio POMARETTO
"Un amore diverso"
(convegno organizzato in collaborazione con Capernaum)
Fgei Toscana - Grulateo
13-14 marzo Casa Cares (FI)
"Storie con Dio"
Convegno teologico
Fgei Lazio - Grulateo
27-28 marzo S.SEVERA
"Ruth, Sara e Mosé,
pariateci di Dio"
Convegno teologico
Fgei Fcei Puglia e Lucania
3-4 aprile MOTTOLA
"ii mezzogiorno
aiio specchio:
tra fataiismo e prospettive
di riscatto"
ANCH'IO A SARAJEVO
Una partecipante alla marcia per la Pace racconta
Dal 7 al 12 dicembre ho partecipato alla Marcia per la Pace a Sarajevo, organizzata
dall’associazione “Beati i Costruttori di Pace’’
e appoggiata da Pax Christi e dal settimanale
Avvenimenti.
L’idea iniziale, portare sui luoghi della guerra
una folla disarmata che fisicamente impedisse il conflitto frapponendosi alle parti belligeranti, si è concretizzata, superando molte difficoltà, in un contingente di 500 persone che
sono riuscite a raggiungere Sarajevo assediata per portare un messaggio di pace e di solidarietà.
Che cosa si può dire, di un’esperienza simile?
La marcia è stata un’iniziativa assolutamente
unica nel suo genere. Il pacifismo non è solo
capace di protestare quando vengono calpestati con le armi i diritti umani, ma è stato in
grado di proporre un’azione di pace, di dimostrare che è possibile dialogare con le parti in
lotta e di essere ascoltati. In Sarajevo assediata, in cui le tregue si succedono solo per
essere subito infrante, è stato possibile fare
entrare 500 persone senza che nessuno sparasse. Non so se questo sia da attribuire alla
fortuna, alla paura di creare incidenti diplomatici 0 ad una precisa volontà, ma sta di fatto
che 10 pullman hanno potuto entrare in Sarajevo di notte, mentre “l’ONU dei potenti’’, come ha ricordato mons. Tonino Bello, può entrare solo quando è giorno, perché dopo le 16
è troppo pericoloso. 500 persone hanno potuto camminare, sia pure solo per una mattinata, per le via della città, senza che nessuno di
loro venisse colpito dai cecchini o che dalle
montagne venissero bombardamenti. Abbiamo attraversato di notte le montagne e la zona di Mostar, sia all’andata che al ritorno, e
nessuna “banda di irregolari’’ ci ha assaliti.
Non è vero che non si riesce a far rispettare
le tregue, se c’è la volontà di farlo.
Evidentemente questo dà fastidio. La marcia
è stata boicottata ripetutamente, sia in fase di
gestazione, sia durante lo svolgimento che
dopo. Da parte dei mass-media c’è stato, soprattutto nelle fasi di preparazione della marcia, un silenzio quasi totale. Questo è ancora
più grave se si tiene presente che uno degli
elementi più importanti in operazioni del genere è la sensibilizzazione dell’opinione pubblica. E’ doveroso citare le eccezioni come
Avvenimenti, Avvenire, il Tg3 e pochi altri. Ma
è vergognoso confrontare lo spazio riservato
a questa iniziativa con quello dedicato da tutti
i media ad azioni come lo sbarco dei primi militari italiani in Somalia, quasi contemporaneamente alla nostra visita a Sarajevo.
I membri del governo italiano interpellati hanno ripetutamente sconsigliato l’iniziativa, e fatto pressioni sui parlamentari e sui vescovi
presenti affinché si ritirassero. L’ONU, presente fuori da Sarajevo per scortare gli aiuti
umanitari, ha dapprima ripetutamente cercato
di scoraggiare il tentativo, poi ha cercato di
farlo svolgere sotto la sua tutela (sembrava
che l’ingresso in Sarajevo fosse possibile solo
scortati dai carri armati dell’ONU). Il Papa (i
“Beati” è un’associazione di stampo cattolico,
l’organizzatore della marcia don Bizzotto è un
prete, alla marcia hanno partecipato molti preti, suore e due vescovi) non ha mai citato l’iniziativa, mentre ha elogiato l’operazione Somalia. Il Ministero della difesa, a cui gli obiettori di coscienza del Veneto avevano chiesto
il permesso per partecipare nell’ambito della
loro scelta, non ha risposto, con il risultato
che a due obiettori che hanno ugualmente
deciso di partecipare sono stati mandati i carabinieri a casa.
Alla marcia ho conosciuto persone stupende,
ognuno aveva storie, motivazioni, fedi diverse. Ma eravamo in tanti, tutti disposti a credere che è possibile risolvere i conflitti senza utilizzare le armi, ad accettare di rischiare per
dimostrarlo. E tantissimi in Italia hanno appoggiato e reso possibile l’iniziativa, con veglie, fiaccolate, dibattiti, sia durante lo svolgimento che dopo. E’ importante che questa
esperienza non resti un’azione isolata, che la
voce della nonviolenza si levi forte per contrastare chi crede che la pace si ottiene con te
armi. E mi auguro che questa voce diventi un
grosso coro.
Enrica Pazé (Pinerolo)
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LA PULIZIA ETICA
LA Pulizia FtmjC/A,
Coti
REDAZIONE: Max Cambellorti, Daniele Griot, Bettina König, Anna Lo Grasso, Elia Piovano.
COLLABORATORI/TRICI: Alberto Corsani, Daniela Di Carlo, Giorgio Guelmani, Giovanni dalla, Simonpietro Marchese, Enzo Marziale, Stefano Mattone, Stefano Meloni, Angelo Merletti, Luisa Mirti, Fabrizio Oppo, Luana Pallagrosi, Claudio Pasquet, Rossella Sappé, Sandro Spanu, Renzo Turinerto, Paolo Velluto, Antonella Visintin.
CORRISPONDENTI REGIONALI: Laura Casorio, luri Pallagrosi, Sarah Martinelli, Maria Mazzarello, Francesco Petrosillo, Oriana Soullier, Paolo Testa.