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Roma, 15 Agosto 1908
Si pobbliea ogni Sabato
ANNO 1 - N. 33
!■
LUCE
Propugna grinteressi sociali, morali e religiosi in Italia
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ABBONAMKNTI
Italia : Anno L. 2^50 — Semestre L. 1,50
Estero : » » 5,00 — * * 3,00
Un numero separato Cent. 5
I manoseritti non si restituiscono
INSERZIONI
Per linea o spazio corrispondente L. 0,J5
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< « da 6 a 15 volte 0,05
Per colonna intera, mezza colonna, quarto di colonna e
per avvisi ripetuti prezzi da convenirsi.
Direttore e Amministratore : B. Celli,¿*Via Magenta 18, Roma
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Dal 18 corrente mese tutte le corrispondenze indirizzate alla Presidenza del Comitato di Evangelizzazione della. Cliiesa Valdese devono
spedirsi ferino in posta Torre Pellice
(Torino).
Per chi cambia indirizzo
fslonosfanfe il nostro precedente annunzio, si continua
a chiederci cambiamenti d’indirizzo, senza inviarci, coni è
convenuto, una cartoiina con
risposta se si tratta d’un cambiamento ali interno nè in ragione di 5 centesimi per copia
se si tratta d'un cambiamento
dali’interno all'estero !
L ’t\mministrazione si affretta a dichiarare che non tiene
più conto alcuno di dette richieste irregolari.
Dal Moderatore della nostra
Chiesa ahhiam ricevuto questo telegramma : « A-utorità ferroviarie
negano concessione speciale membri prossimo Sinodo» .
Güardaodo attorno
(Noterelle e Spigolature)
L’onorevole Di Rudinì è morto! Non spetta a noi
di tesserne la biografia politica. Deponiamo sul feretro un fiore, rievocando commossi gli ultimi momenti dell’uomo di carattere.
Al cappellano di Corte, monsignor Beccaria, che
visitandolo come amico e a nome del Re avrebbe però
desiderato amministrargli i sacramenti, disse : « Coi
miei precedenti, alla mia età, in un istante come questo
non si rinunzia appropri convincimenti... ». Ai congiunti poi disse : « Figli miei dilettissimi, moglie mia
ì adorata, avvicinatevi tutti intorno al mio letto... ancora una volta io voglio vedervi., ancora una volta
voglio bearmi della vostra vista. E’ arrivato il doloroso istante... separiamoci!... Una oosa sola vi dico:
amatevi; amatevi e amate tanto... tanto... tanto la pa
tria, che è grande, grande e sarà più grande... più
grande... ».
Che fermezza! E che nobiltà di sentimenti ! Famiglia e patria! Amore! Mancava tuttavia il nome di
Colui che è - amore! ».
«Verso sera,» nota un giornale romano,« quando l’onorevole Di Rudinì non aveva più conoscenza di sè, gli
fu data l’estrema unzione ». Oh perchè ciò, se il moribondo non voleva saperne d’estrema unzione?
Bella la lettera testamentaria ! Comincia e termina
con queste parole : Sursum corda, cioè : In alto i
cuori. « Ponga mia moglie una croce e un fiore
nelle mie mani. La croce sarà il segno della mia
fede religiosa ». Croce e non crocifisso ! Anni sono
qualcuno sosteneva che l’onorevole Di Rudinì propendesse all’Evangelo : le parole dell’illustre morto,
che abbiam citate, sembrano giustificare quest’asserzione.
Antonio Fogazzaro comprende « l’onesto, sentimento
di quei due giovani » democristiani che recentemente —
come si è Ietto anche nella Luce—battevano con bel
garbo all’uscio del partito socialista, per voler entrare; comprende, ma non approva. E perchè ? Perqb.è
il Cristiano (leggi : Cattolico romano) ha per movente
primo l’amore, mentre i socialisti sognano come bene
supremo un ordine materiale, senza substrato d’amore.
Variando gl’impulsi, variano necessariamente i metodi:
violenti nel socialismo che voglia esser logico; soavi
come una carezza nel Cristianesimo (leggi : Cattolicismo romano). Dunque impossibile ogni lega.
Ciò che Fogazzaro dice del socialismo è vero ; ma
ciò che l’egregio romanziere-poeta asserisce del Cristianesimo, ossìa del Cattolicismo papale è falso. Il
Sant’Uffizio non era certo una scuola d’amore ! La
Chiesa Valdese conosce a prova la mansuetudine Aqì
seguaci del Papa ! Benedetti letterati sentimentali !
Voi vedete le cose sempre attraverso il prisma della
vostra fantasìa poetica. La Chiesa Romana in passato
è stata non meno violenta dei socialisti dell’oggi !
Tra il Cristianesimo del Cristo e il Socialismo ateo
non è possibile il connubio, perchè il Cristianesimo
del Cristo è la religione dell’amore; ma tra il Romanesimo e il Socialismo, via ! le son fisime; non fate
troppo gli schizzinosi: un buon matrimonio si potrebbe
concludere !
Telefonano da Roma alla Oazzetta di Torino :
« Il Vangelo e gli Atti degli Apostoli attraversano
nel clericalismo un brutto quarto d’ora. Ho trovato
stamane un illustre prelato il quale mi diede le seguenti informazioni, che sono notevolissime, veramente dolorose, ove si pensi che l’Evangelo, nella sua
bella purezza, è il fondamento del Cristianesimo.
Il Vangelo — proibito come libera lettura fino alla
metà del secolo scorso — corre il rischio di essere ricacciato nella condizione di prima.
Vi posso narrare il seguente episodio : negli ultimi
anni di pontificato di Leone XIII, si fondava a Roma
la « Pia Società di San Gerolamo » per la diffusione
dei Santi Vangeli. Essa si trovò di fronte a delle incredibili difficoltà; poiché i gesuiti tentavano ogni
mezzo per farla disciogliere. La Società curò l’edizione in italiano dei Vangeli e degli . Atti », ma dovette usare di un sotterfugio per pubblicarla. Per
l’influenza personale di un fondatore, Leone XIII approvò l’opera; e questi, per fare un’improvvisata ai
gesuiti capitanati dal cardinale Respighi, fece precedere di pochi giórni la pubblicazione da due lettere
laudative degli Illustri cardinali Svampa e Capeoe
latro. Fu un colpo di fulmine ! Ed il cardinale Respighi e i gesuiti giurarono di far proibire l’edizione,
sebbene stampata in Vaticano e quantunque avesse
tosto raggiunto le duecento mila copie.
Il lavorìo segreto fu lunghissimo; e la motivazione
rivoltante : essere, cioè, la semplice lettura del Vangelo intero un incentivo al protestantesimo. Ora nell’animo bonariamente incolto del Papa Pio X ha una
grande influenza, per indurlo alla proibizione del Vangelo, questa frase che figura nella prefazione, dovuta
ad un suo perseguitato ;
« E’ necessario però distinguere questa da una propaganda analoga che da tempo i nostri separati fratelli protestanti fanno còn molta attività ».
Le parole sottolineate sono quelle incriminate, poiché
per Pio X e i gesuiti i nostri fratelli protestanti
sono ribelli, superbi, astuti, maligni, falsi, ecc., per
.valerci del solito frasario cléricale. Dunque anatema i
Si sa che il rettore gesuita della « Gregoriana » ha
giurato in questi giórni di far proibire il Vangelo
come fonte d’eresia.
Vi do la notizia senza tema di smentita; ed aggiungo che essa vi dà pur troppo la misura dell’impudente e vergognosa intransigènza che imperversa
Cristianesimo ». . .
Intorno alla marie
di Giuseppe [hiorini
Nella Tribuna del 6 corrente n. 217,
leggiamo a proposito di Giuseppe Chiarini,
un bell’articolo di Albino Zenatti, il quale
degnamente illustra i meriti letterarii e
civili di quest’altro grande italiano che
chiuse la sua operosità un giorno prima
di aver compiuto 75 anni.
L’articolo di cui parliamo termina con
le seguenti testuali parole :
« Ora compiuta da buon lavoratore, onesto ed operoso, la sua giornata, il Chiai ini
s’è spento, e attorno alla fredda spoglia
stanno i figli e i nipoti,, cui lascia tanta
eredità di affetti e di ricordi e di nobili
esempi. Ma lo spirito suo rivedrà ora il
figliuolo che aveva pianto ? Rivedrà il Carducci? Visiteranno insieme
la bella
isola risplendente di fantasia ne’ mari,
dove lo Shelley,e il Foscolo e gli altri
grandi poeti ch’ebbero più cari s’aggirano,
ombre serene, fra gli eroi e le belle della
poesia antica e della moderna?... »
Queste idee non possono essere interamente nostre sul modo di esistere nell’«/
di là
2
LA LUCE
Dove é silenzio e tenebre
La gloria che passò.
Ma nou possiamo fare a meno che esclamare : Sia lodato Iddio ! Dunque non si
dilaga più nel materialismo, se un egregio
scrittore non ha ritegno di proclamare apertamente che crede in una vita personale
che si continua in ispiiito oltre la tomba,
e ciò a proposito di una morte, ed in un
grande giornale non legato ad alcuna fede
religiosa e nel quale, pur troppo, qualche
volta abbiamo letto-articoli addirittura antireligiosi.
Auguriamo all’egregio Zenatti che i punti
interrogativi con cui termina il suo articolo, ed anche per altri illustri estinti, abbiano una risposta affermativa ; ma più giusta e migliore sul modo di esistere nell’al
di là. Noi non condanniamo nessuno, e sappiamo che iddio giudica non come gli uomini giudicano ispirati spesso dalle loro
passioni.
Non sappiamo se nell’al di là ci riconosceremo. Ogni cuore che ama ed ha amato
certo io desidera ; ed io che ormai mi trovo
cosi presso all’al di là sono tra questi desiderosi ; ma non per questo dubito che,
come Iddio ha disposto dover essere, sia
il meglio per me!
Finalmente, benché non chiesto, vorremmo dare un consiglio all’egregio scrittore che ha fermato la nostra attenzione.
Forse i suoi finali interrogativi sono più
conseguenza del sentimento che della ragione
(se cosi non è, tanto ■ meglio) ; ma, comunque, approfondisca l’idea fondamentale che
vi è racchiusa, ricorrendo alle fonti più
opportune. Cosi potrà imparare che se ora
non sappiamo il vero stato dell’al di là,
sappiamo però che Dio é Colui che ci aspetta, e che riguardo agli uomini. Egli
si compiace di essere da loro invocato col
nome soave di Padré, e che tale si mostrerà a coloro che si sono condotti come
Suoi figliuoli.
Li. Coppola.
Zeppelin
Ecco un uomo che ha scritto una delle più belle
pagine negli annali dell’amanità e il cui recente disastro aggiunge una nota profondamente patetica al
suo trionfo.
Da tanto tempo pareva rintronare ovunque l’angosciosa domanda del poeta d’Israele « Chi salirà al
monte del Signore ? * (Salmo 24,3). Chi giungerà
a potersi librare sicuramente nelle sfere eteree e
a dominar l’aria? Sarà egli Delagrange o Zeppelin ? il dirigibile dei Francesi, o quello dei Tedeschi ?
Vinse Zeppelin, il campione tedesco, e ratta la
notizia percorse il mondo tutto. Egli ha trovata la
soluzione cercata da un secolo; egli ha viaggiato con
perfetta libertà e sicurezza per ben 12 ore consecutive al di sopra della Svizzera e della Germania !
Urrà !
Non dirò che questo trionfo sia stato accolto oltre
Reno ed oltre Manica coll’entusiasmo che meritamente ha suscitato nella gran patria tedesca; ma
anche fuori di questa, nei popoli immani da antigermanismo, la vittoria dello Zeppelin è stata sa
lutata come una vittoria non nazionale, ma umana,
universale, e ne giubilano tutti quelli che sanno
apprezzare i conati dello spirito umano verso la
conquista dell’intiero pianeta destinato dal Creatore
aH’uomo, col suo atmosferico involucro.
Infatti, gli sforzi fatti dalla scienza fin dai tempi
di Mongolfler per risolvere il problema della navigazione aerea, ora coronati dal successo di Zeppelin,
non sono già meri sogni orgogliosi di sfida aU’Onnipotente, come quelli destinati a svanire, che un
altro poeta d’Israele, Isaia (14; 13, 14) attribuiva a
Babilonia, quando diceva ; « Tu dicevi nel cuor tuo :
Io salirò in cielo... salirò sopra i luoghi eccelsi delle
nuvole ».
V’ha ben altro in questi conati ammirabili; v’ha
un’aspirazione imperiosa dell’uomo verso aure più
elevate e pure di quelle che ci opprimono su questa
crosta terrestre; v’ha un grido dell’anima umana che
sembra dire: Questo globo è troppo piccolo per me,
non basta a saziar tutti i miei desideri; un altro
mondo mi ci vuole, e più in su lo voglio cercare...
e lo troverò. V’ha tutta un’epopea di perseveranza
indomita in quei cent’anni di studi, di prove, di disfatte, di disastri seguiti sempre da nuovi tentativi
e nuove speranze.
Ed ora che la soluzione è trovata ed il successo
ottenuto, un colpo di vento ha rovesciato il pallone
vincitore e ne è seguito l’incendio... manco nell’aria,
bensì sulla terra ov’esso era momenlanedmente ridisceso con perfetta libertà e compostezza. E già
la Germania con slancio sublime ha offerto al suo
eroe più di quanto gli occorre per rifare un altro
dirigibile più perfezionato ancora di quello con cui
ha vinto e che egli ha perduto.
Quella mirabil perseveranza per arrivare a potersi librare sicuramente al di sopra di questa terra,
mi fa pensare che dovrebbe mirar più alto ancora
l’anima umana. Essa ha bisogno di elevarsi non solo
di qualche centinaio di metri sul suolo, per poche
ore, riprendendo terra ogni tanto, e rimanendo anche
nei suoi viaggi aeiei esposta alle intemperie ed ai
disagi; ha bisogno di elevarsi al di sopra di tutti
quegli elementi che ancora ne minacciano il vero benessere, fino a Colui il quale solo può soddisfare tutte
le sue aspirazioni, e in modo da potere essere in comunione costante con Lui.
Ne ha bisogno subito, per questa stessa esistenza,
di quella comunione con Dio, ed ha bisogno di saper
con certezza che una volta sprigionata da questo
involucro terreno del corpo, essa « salirà al monte
del Signore, e dimorerà nel luogo suo santo ».
Questo, nessun scienziato glielo darà, neanche lo
Zeppelin. Ma c’è qualcuno che gliel’offri : è il Cristo.
Egli è apparso neH’umanità appunto per questo,
per offrire a tutti quanti i mortali, colla sua vita
santa, coi suoi sublimi insegnamenti, colla sua morte
redentrice, il mezzo sicuro, il solo, di salire in cielo,
fino a Dio; già ora mediante la comunione spirituale
con Lui; e dopo quest’esistenza, nel modo più concreto e completo della vita eterna presso al Padre.
I trionfatori umani che ammiro, mi fan sempre meglio
adorare il trionfatore sapremo Gesù Cristo.
Teofllo Gay.
LOURDBS
MIRACOLI SMASCHERATI
Quest’anno la Madonna di Lourdes celebra il suo
giubileo semisecolare, per cui da ogni parte del
mondo accorrono i pellegrini, nella speranza di ottenere una grazia speciale. Se non che pare che
questa volta la virtù sanatrice di tutti i mali stenti
a manifestarsi, e ciò causa l’incredulità o lo scetticismo di certi buoni cattolici che hanno incominciato ad aprir gli occhi.
Esiste a Colonia, sede di un cardinale arcivescovo
Fischer, un Comitato di Lourdes che manda ogni
anno un bel numero di malati a lavarsi nella sor
gente miracolosa ; quest’anno 11 numero di quegli
infelici ascese a 350 dei quali 150 poveri facevano
il viaggio a spese del sullodato Comitato. Che a Lourdes siansi avverate guarigioni straordinarie è cosa
che nessuno ormai può mettere in dubbio : guarigioni
reali di malattie immaginarie e guarigioni immaginarie di malattie reali e fors’anche guarigioni analoghe a quella capitata a Cunev^alde a un povero operaio che 9 anni fa, in seguito ad un subitaneo spavento era rimasto sordo e privo della parola, il
giorno 25 deH’uItimo decorso mese di Giugno, toccato
da un colpo di fulmine, anziché restarne maggiormente danneggiato, ricuperò subito l’udito e sta ricuperando l’uso della parola. Ma se l’acqua di Lourdes possedesse quelle qualità che la spietata réclame
le attribuisce le guarigioni dovrebbero essere la regola anziché l’eccezione. Questo fatto ha suscitato
dei dubbi nella mente dei redattori della cattolicissima Oassetta del Popolo di Colonia, la quale già
da anni timidamente propose la nomina di una commissione d’inchiesta composta di due medici tedeschi,
l’uno- credente l’altro incredulo, onde controllare gli
attestati rilasciati dai medici francesi di Lourdes,
ma poi non se ne fece nulla.
Però quest’anno il Comitato di Lourdes di Colonia
ha esercitato un serio controllo sui 350 pellegrini
pur sempre aspettandosi qualche manifestazione
straordinaria della grazia della Madonna, ma la sua
aspettazione venne delusa : due soli casi di guarigione ha potato ufficialmente constatare, dei quali
il primo nulla offriva di sovrannaturale, l’altro si
dimostrò illusorio. Un prete telegrafò al clericale
Pfàlzerbote : « In quest’istante al passare della processione del Sacramento la Anna Sperling dei pressi
di Ludurgsburg, paralitica, saltò fuori dal tetto,
guarita. Grande entusiasmo, quaranta mila pellegrini ». Senonchè tosto si seppe dai conoscenti
della guarita ch’essa non era mai stata paralitica,
bensì semplicemente nevrastenica e che il giorno
della processione, in un momento di commozione
psichica, essa erasi realmente alzata, ma poco appresso ricaduta nel solito stato di prostrazione talché al suo ritorno nel suo comune, la dovettero
condurre in carrozza dalla stazione ferroviaria a
casa sua, come in carrozza l’avevano condotta da
casa sua in stazione.
Ora uno scienziato cattolicoo il Dr. Aigner di
Monaco di Baviera professor di medicina rivolge,
nei giornali cattolici, un rispettoso appello agli alti
dignitari della chiesa papale in Germania onde abbiano a metter fine all’ingauno perpetrato dai medici francesi di Lourdes a danno degli ammalati tedeschi, i quali nella loro ignoranza ed ingenuità
portano ogni anno all’orrenda cricca incredula di
Lourdes centinaia di migliaia di marchi. Il Dr. Aigner cita un fatto tipico che altro non è se non
una sfacciata menzogna. Una certa signora Rouchel
di Metz tuttor vivente soffriva da ben dieci anni dì
un lupus al viso. Recatasi a Lourdes nella speranza
di guarife, se ne tornò ammalata come prima ; ma
i medici francesi, controllori delle guarigioni miracolose, l'avevan dichiarata guarita istantaneamente e
negli annali di Lourdes il caso Rouchel viene da ben
otto anni citato come un miracolo strepitoso e per dar
maggior peso alla loro asserzione mediante un trac
fotografico hanno pubblicato la fotografia di quell’infelice col viso deturpato dal lupus, poi la fotografia del viso ritornato bello e guarito. Chi fa brutta
figura in quest’ affare è il clericale Dr. Ernst di
Metz che, al par del Dr. Boissarie di Lourdes, s’era
lasciato indurre ad attestar la guarigione miracolosa
della Rouchel e che poi, invitato dalla Società medica di Metz a spiegarsi, dovette confessare che un
vero miracolo non c’era stato, poiché la donna è
tuttor viva e in uno stato compassionevole.
Per noi Evangelici non abbiam bisogno che nessuno
ci dimostri la falsità dei miracoli di Lourdes, ma ci
rallegriamo che anche Cattolici illuminati aprano
gli occhi ed alzino la voce per metter fine a quel
mercato di anime umane che in buona fede, ignorati e superstiziose, si lasciano menar pel naso e
spillar quattrini da quegli affaristi preti e vescovi,
3
LA LUCE
medici e banchieri, increduli ed imbroglioni gli uni
al par degli altri.
Quel prete di Lourdes che cinquant’anni fa dichiarò la famosa Bernadette epilettica e visionaria
era però un gran galantuomo ; ma i suoi
e superiori rhanno perseguitato come eretic
ripetendo il famoso motto
decipiatur !
(iolleghi
0 forse
Populus vult decipi et
{>. C.
Valdesi d’Àmerica
Da una cartolina giunta al Moderatore della,
Valdese risulta che il vicemoderatore sig B.
felicemente sbarcato a Montevideo il 12 dellò
luglio.
Le accoglienze ch’egli ha avute, ponendo p
suolo americano, furono festevoli assai.
Chiesa
].,éger è
scorso
liede sul
Padre Bartoli
L’ex padre Bartoli, in uno dei nostri maggióri giornali quotidiani (il Corriere della Sera) dichiara le ragioni che l’indussero a uscire dalla Compagnia di Gesù.
Sono « ragioni di coscienza » e sono ragioni anche
di altro ordine. Di queste ultime egli dà un cenno.
Il bavaglio impostogli dai superiori ; la segregazione
lontano dai centri di studio e di attività ; la continua
sorveglianza, come se si trattasse d’un modernista eretico e pericoloso ; il rifiuto opposto al suo desiderio di
scolparsi.
E il Bartoli energicamente protesta contro tiranni
della sua coscienza e contro la superstizione romana.
Ancora il clero d’Aosta
oto
chs
non
Ricordano i nostri fedeli lettori che Fani
ad inverno inoltrato li avevo intrattenuti, coll
della ¡Stampa di Torino, a proposito di certi
verificatisi in mezzo ai clericali d’Aosta, d
dezze di padre Jaccod fra l’altre cose, del
zioni di quel clero, per lo meno singolari
stupefacenti. La faccenda famosa del vn
Cassa diocesana era apparsa cosi grave
rità giudiziaria s’era riscossa, come a Dio
ciuto, anche lei, mandando al fresco il
Noussan e minacciando di fare sul serio.
Diceva la gente : coll’energia, l’imparzi
prontezza della nostra Magistratura possia
mire i nostri sonni tranquilli chè col rifiori
viole e il nidificare dei merli qualcosa fuor'
E invece la gente, per una volta tanto,
sono appassite le viole, hanno cacciato le
merli novelli e di processi da celebrarsi non
ancora, anzi salvo forse per il Jaccod,
parlerà più. E’ dunque finita cosi? Non
è perciò interessante stare a sentire nu
il corispondente della Stampa le cui infor
collimando con altre nostre di fonte privala
tutta l’apparenza della verità.
Delle faccende d’Aosta credette bene d’inte
Pio X in persona, affrettandosi ad accetta:^
missioni dei vescovo Due e nominandogli nel
Tasso un successore dal pugno di ferro, cor,
poteri. Il peggio si è stato la nomina di un
apostolico nella persona del rey. Padre
Giuseppe definitore generale dei Carmelitaii
consultore della Congregazione dei vescovi i
lari, il quale giunto in Aosta fin dallo scorso
in modo severo ed imparziale va compien
missione.
S’è dunque messo all’opera padre Pio e
a lui assistito da un semplice segretarij
sfilato ad uno ad uno prima MonSig. l’ex
poi i canonici e gli abati. « Gli interrogi
rano la sua acutezza » dice la Stampa ma
razione è anche assai costosa.
. L’antorità giudiziaria aveva arrestato
nico Noussan che venne poi rilasciato ed
0 scorso
a scorta
pasticci
^lle proe condise non
della
l’autoera piacanonico
iàlità, la
mo dorre delle
i verrà,
sjoagliava,
penne i
si parla
se ne
pare ed
cavamente
mazioni
hanno
ressarsi
e le divescovo
speciali
Visitatore
di S.
i scalzi,
e regogingno
do la sua
davanti
. hanno
vescovo,
iti ammi
l’ammi
il canoò ridotta
Fio
a brancolare nel buio assoluto ». Padre Pio quel
buio l’ha diradato un po’, lui : La Cassa diocesana
conteneva feudi appartenenti alle diverse chiese e
cappelle della diocesi, somme da secoli amministrate
dai rispettivi parroci e Consigli di fabbriceria.
Come va che Lei Monsignor Due ha voluto accentrare ogni cosa ed ha istituito la Cassa Diocesana
affidata all’ora deceduto Canonico Gerbose ? — Come
va che codesto miglior modo di Amministrazione ha
condotto alla sparizione completa e misteriosa di
quei famosi fondi ?
Se qualche volta il silenzio è d’oro, e ben volentieri mons. Due e compagni l’avrebbero tenacemente
serbato, per questa volta non fu cosi. Padre Pio è
andato, spietatamente in fondo alla spinosa quistione
« tanto che i responsabili sentendosi mancare il
terreno sotto i piedi, » spontaneamente si sono
offerti a rimborsare il 50, magari il 60, giungendo
per farla finita sino all’80 per cento delle somme
perdute. Il guaio si è, per loro, che Padre Pio
espertissimo conoscitore dei suoi polli non se ne
accontentò, ripartendo lui l’ammanco fra quelli che
gli risultarono responsabili, tassando chi per dieci
mila lire, chi per ottanta mila, chi per centomila.
Dice la Stampa che « essi nicchiarono » e vi
crediamo senza alcuna difficoltà, ma che egli < li
minacciò dei fulmini di Roma e li costrinse all’ubbidienza. »
Ed è una situazione bizzarra e divertente codesta.
Credono alla efficacia di quei fulmini come ci crede
Lei, amico lettore, come ci credo io e pure sono
tenuti di paventarli. Come mai, se facessero mostra
di non curarli per i primi, potrebbero poi, all’ocorrenza, coU’agitarli indurre all’ubbidienza i buoni
Valdostani ? — Sempre così ; puniti per dove si è
peccato.
Aggiustato con grande consolazione di tutti i
« buoni » snllodati la faccenda della Cassa diocesana e specialmente restaurato il prestigio dell’Autorità, la missione di Padre Pio non è finita.
Una delle specialità del clero d’Aosta, l’ho illustrata a suo tempo, è il cacciarsi nelle industrie e
nei commerci ; altrove forse un prete proverebbe
un mezzo ^scrupolo a fare il sensale di suini o di
giovenche, a cacciarsi in pieno mercato di bestiame,
molti abati della Valle, no, pare anzi si trovino
nel loro elemento, in un ambiente adatto. Chi scrive
ricorda altrove preti farmacisti più valenti diceva
la cronaca paesana a spedire una ricetta ed a pesare
solfato di magnesia che non a tessere panegirici,
ma i preti d’Aosta meritavano d’esser veduti.
Non si vedranno più ora che Padre Pio li sta
mettendo a posto anche loro. C'è quel certo immenso fabbricato da essi chiamato il Dock « che è
nel suo scopo un’offesa al senso religioso di quelle po.
polazioni e nel suo aspetto un’offesa al senso estetico
di chiunque lo veda •.
Tutto sta, dico io. nel trovare un nome appropriato alle cose, il nome, come la bandiera cuopre
la merce. Gli hanno applicato quello di Società
Cooperativa che, se vogliamo, non suona male, e
li poi la loro vocazione ha campo di spiegarsi : sono
solfati, concimi chimici all’ingrosso ed .al minuto.
La rédame, chi non lo sa ? è l’anima del commercio,
ma costa caro, qualche volta uu occhio del capo e
qui rifulge l’abilità del prete valdostano.
I pulpiti ci son per nulla ? Eh ! occorrendo, una
buona parola si può anche spendere, si è solidali e
non se lo è ? Ed ecco come, dice la Stampa : « non
è che la Cooperativa venda merce migliore o a migliore prezzo, ma i preti in generale e i parroci in
campagna le fanno una rédame incessante, efficacissima e che non costa nulla! ».
Seguita l’autorevole diario torinese a illustrare
anche quella nuova faccenda che sta per essere
definitivamente aggiustata dal visitatore apostolico
con gran gioia dei negozianti valdostani che al
vedersi tolta dinanzi una terribile concorrenza sentiranno anche rinverdire la loro fe^e cattolica-romana
alquanto detoriorata.
Sono sollevati ora alquanto gli àoimi ? Lo s^ afferma ed è lecito il crederlo, ma è lecito chiedere
anche un’altra cosa. Si sarebbe in altri tempi commossa l’Autorità suprema fino a prendere quegli
energici provvedimenti che hanno riscosse tante lodi
da tutti, se non fosse per lo spirito liberale che
soffia dovunque, anche nelle regioni ove parrebbe
gli fosse preclusa la via, per il partito liberale
che s’è solennemente affermato nella Rue Croix de
Ville, di fronte al monumento che vorrebbe rammentare la fuga di Calvino ?
Se non era per le vivaci proteste dei liberali,
rese più intense da segreti tentativi di un salvataggio ormai sventato, ne abbiamo la profonda convinzione, le cose avrebbero continuato ad andare per
la consueta china, mentre per un pezzo gravi cagioni
di scandalo sono rimosse, della qual cosa non siamo
gli ultimi a rallegrarci.
Iberno
Una poetessa Cieca
Una casa editrice di Londra lia testé
pìibblicato un libro: Ricordi di ottan’annv,
il quale contiene la vita della poetessa inglese, tuttora vivente, Fanny J. Crosby.
Gli scritti di questa cristiana insigne sono
popolarissimi in Inghilterra e in America.
Le si debbono ottomila composizioni per
musica ; tra le quali romanze notissime ed
inni d’argomento religioso, che si trovano
in tutti gl’innari delle chiese evangeliche
di lingua inglese.
Fanny Crosby fu un aiuto prezioso pei
celebri evangelisti americani Moody e Sankey ; e quest’ultimo — ora paralitico e
cieco — interpretò a’ suoi bei tempi i cristiani versi della nobil e pia donna, cantandoli con la sua bella voce nelle affollate adunanze di evangelizzazione e di risveglio.
Anche la poetessa è cieca e fin dalla
nascita. A 28 anni cominciò a scrivere, e
non ha cessato più d’allora. Ha 85 anni !
l'opEPa nostra e il
ProblBina dBll'Emigrazione
(Continuazione vedi N. 31.)
E’ disposto nella Legge sull’emigrazione, che
l’Emigrante si può rivolgere direttamente, per ottenere il suo biglietto d’imbarco, alle Compagnie di
Navigazione, usufruendo in tal modo della provvigione che varia dalle 20 alle 50 lire che di solito
vien data ai rappresentanti. Ora, il pastore, scrivendo a nome dell’emigrante evangelico, ottenga
per lui questo primo beneficio materiale non indifferente e quindi con cartolina all’Ispettorato d’Emigrazione, a Palermo o a Messina, chieda le ioformazioni necessarie all’emigrante sui prezzi ferroviari
da New York al paese o città di destinazione. Questo pel lato materiale immediato. Fornisca, poscia,
il fratello o il catecumeno di un certificato, in lingua
inglese. Insisto sul fatto che l’attestato dev’essere
• redatto in Inglese e in Italiano, perchè è probabilissimo che il siciliano zolfataio o contadino s’addentri nell’interno degli Stati Uniti, in piccole città
» 0 villaggi dove non vi sono chiese italiane. Col suo
certificato avrà sempre un vantaggio preziosissimo,
giacché potrà rivolgersi ai pastori di lingua inglese
od a qualsiasi cittadino americano ed ottenere protezione od aiuto in caso di bisogno. I nostri emigranti Evangelici sono molti rispettati dagli Americani e ricercati anzi dai Direttori di fattorie o di
miniere. L’essere Evangelici è di tale vantaggio
mate|iale e morale per un emigrante italiano, che
' moIt% volte sono venuti da me, a Grotte, individui
4
LA LUCE
che noa avey^ mai visti, i quali mi pregavano di
rilasciar loro' un tale certificato, giacché i loro parenti od amici dall’America mandavano loro un tal
consiglio ed essi credevano fosse cosa facilissima
ottenerlo. Un due anni fa, un individuo di Grotte
che occasionalmente veniva ai nostri culti, ma non
era neppure catecumeno, parti per New York. Senonchè trovò poco lavoro e fu presto ridotto al
verde. Una sera coll’ultima lira rimastagli qual fedél
compagna, passò dinanzi alla Chiesa presbiteriana
Italiana di Broome Str. e ricordandosi del nostro
tempietto di Grotte, entrò e dopo il culto si presentò
al pastore, spacciandosi per Evangelico, citando
come prova del suo sapere e delle sue conoscenze
evangeliche il versetto biblico scolpito sulla facciata
del tempio di Grotte e che le tante volte, passeggiando per la piazza, aveva letto : « Credi nel Signor Gesù Cristo e sarai salvato tu e la casa tua ».
Egli fu creduto, gli fu offerto lavoro, divenne assiduo ai culti ed è ora una delle colonne ài quella
Chiesa. Ora se individui con un solo versetto della
Scrittura qual parola d’ordine, han potuto trovare
lavoro e protezione, quanto più il fratello Evangelico che è munito di certificato e conosce le Sacre
Scritture ed i Cantici !
Nè qui dovranno fermarsi le cure del pastore pel
membro della sua Chiesa emigrato. Questi, grato
per gli aiuti prestatigli dal suo ministro, scriverà
per debito di gratitudine. Ora, il pastore risponda
subito e cosi inizii una corrispondenza regolare.
Non dimentichi d'informarlo del movimento religioso nella sua Chiesa, gli mandi giornali, opuscoli
ecc. Insomma, faccia di tutto perchè l’emigrato lontano si senta ricordato dal pastore e dalla Chiesa
tutta.
(continna) Pvoì. fllbento Clot.
Il libero scambio
Nei giorni scorsi si radunò a Londra il
Congresso internazionale del libero scambio,
al quale convennero oltre 500 delegati da
ogni parte del mondo civile, anche da paesi
retti a sistema protezionista. Il ministro
Churchill ha parlato a lungo dei felici
risultati del libero scambio sulle relazioni
internazionali, mentre il protezionismo nella
maggior parte dei casi suscita rivalità.
Dunque questo problema, essenzialmente
economico, comprende pure un problema
di alta moralità qual’è quello delle relazioni
internazionali. Ora è da notarsi che questa
teoria del libero scambio è propria della
scuola detta della libertà economica o, altrimenti, deir individualismo economico.
Però se il 'libero scambio trovò da prima
nell’Inghilterra, fra tutti i paesi d’Europa,
il terreno suo più adatto, non fu sconosciuto totalmente dagli antichi romani,
poiché adottato da Augusto e dai suoi successori, portò un immenso giovamento ai
popoli, avendo mezzo di ottenere a miglior
mercato i generi di prima necessità. E
nella civiltà attuale più che mai questa
teoria deve trionfare, come si è augurato
il ministro Churchill, poiché le condizioni
morali attuali dei paesi civili sono propizie
al suo trionfo. E questo è stato avvertito
dagli economisti. « Una rivoluzione silenziosa, preparata dal lento lavoro dei secoli »
dice il de Molinari (La Morale Economica,
pag. 326j, « è scoppiata nel corrente secolo
(il XIX)... Se non si può ancora scorgere
il risultato finale, si può di già constatare
gli enormi mutamenti che essa ha apportato alle condizioni d’esistenza dell’uomo
e congetturare quelli che essa apporterà
nell’avvenire. Ciò che essa é in procinto
di stabilire sono le assise materiali dell’ordine nuovo ; ciò che essa è in procinto
di costituire lo « Stato economico », nel
quale é già entrata nel momento in cui ci
troviamo, la generalità degli uomini civili,
nel quale la specie umana tutta é destinata ad entrare. »
E, in vero, la confederazione dei popoli
e la fusione morale delle nazioni, che é
l’ideale politico del cristianesimo, tende ad
effettuarsi nell’ordine economico per mezzo
del libero scambio. È fuori dubbio che
l’unione economica non può che contribuire
all’unione politica e affrettare l’avvenimento
della fratellanza universale.
Enpieo JVÌeynieP
TU SEI IL 6RIST© 1
Il Sig. Reichart, missionario fra gli Ebrei al Cairo,
era nello stesso tempo depositario della Società Biblica in quella città. Un giorno egli ricevette la
visita di alcuni Israeliti di una delle oasi perse nei
più remoti distretti dell’Arabia centrale. Essi avevano saputo, che al Cairo c’era una bottega ove si
poteva comperare la « Legge Santa », e venivano
per provvedersi di Antichi Testamenti in lingua
ebraica.
Il Sig. Reichart lietamente li servi ; e fra gli
Antichi Testamenti nascose un Testamento Nuovo
in ebraico. Quindi consegnò il pacco agli Israeliti.
Due anni dopo alfineireà i medesimi individui
ritornarono portando al missionario una lettera del
loro Rabbino. Questa lettera era scritta per ringraziarlo delle bellissime copie della Legge, dei Profeti e dei Salmi ricevute, e per dirgli che, con
grande sorpresa, era stato trovato nel pacco un altro libro del quale non avevano mai saputo resistenza. « Non avevamo mai avuto la menoma conoscenza della Persona di cui il libro parla » diceva
la lettera « e mentre leggevamo di Lui, e le sue
sante parole racchiuse in questo libro, tutti unanimemente siamo venuti alla conclusione che Egli
fosse il Cristo, il Messia d’Israele. Da quel giorno
le nostre preghiere salgono al Dio d’Israele nel nome
di Gesù il Cristo ! »
pjüCIHE PI storia
Colonie valdesi nelle A.lpi
Le valli alpine, che abbiamo descritte, non furono
l’unico rifugio delle vittime della romana intolleranza. Esse furono piuttosto l’alveare centrale dal
quale partirono, non solo messaggeri per lontane
e perigliose missioni, ma numerosi sciami che si avventurarono più 0 meno lungi dal luogo natio. Ben
presto la fede valdese, o per propaganda o per immigrazione, si trovò saldamente stabilita nelle valli
circonvicine a quella della Dnranza, del Chisone e
del Pellice. Sorsero dei gruppi valdesi nella valle
delfinasca del Gufi, detta Qneyras (e ne rimangono
le tracce nelle chiese attuali di Gnillestre e Vars,
Arvien, Molines e S. Véran) e da quelle alpestri
regioni, per il colle frequentatissimo dell’Agnello,
nacquero le congregazioni della Chianale, Bellino e
Casteldelfino sull’alta Varaita. Si trovarono dei Vaidesi nelle due grandi diramazioni dell’alta valle di
Snsa, quella di Cesana e quella di Bardonecchia e
dal loro ■ confluente in giù, ebbero importanza le
chiese di Oulx, Salbertrand, Exilles, Chiomonte.
Dalla valle del Chisone, per mezzo del comodo
colle della Finestra, il valdismo invase i territori di
Meana e Mattie, sopra Snsa, e dalla valle di Porosa
si estese a Coazze sull’alto Sangone, ed al Talucco,
alle sorgenti delia Lemina.
La valle di Luserna mandò molti suoi figli a dissodare gVInversi di Oncino e di Paesana, nella valle
del Po, dove poi sorsero le fiorenti congregazioni di
Bietone, dei Bioletti e di Praviglielmo. E di mano
in mano la scintilla della fede fu pure portata nelle
altre valli che a sud del monte Viso scendono nella
pianura del Po, quelle della Varaita, della Maira,
della Grana, della Stura e, sul versante dell’Alpi
che è volto verso il mare, nella contea di Tenda.
Nel 1388, Amedeo VII, il conte Rosso, essendo riuscito a strappare agli Angioini la contea di Nizza e
la valle di Barcellonetta, chiamò in quest’ultima regione, pochissimo popolata, degli abitanti dei rimanenti suoi Stati. Numerosi Valdesi, ristretti nelle
loro anguste valli, accettarono l’invito e colonizzarono specialmente la parte superiore del bacino delrUbaye. Sono notevoli i gruppi che costituirono a
Jansiers e S. Paolo donde, pel colle di Vars, potetevano comunicare coi loro fratelli del Queyras, e
nel bacino dell’Ubayette le congregazioni di Meyronnes e dell’Archia, le quali, per molti valichi alpini avevano agio di stringere vieppiù la fratellanza
coi Valdesi delle valli della Stura e della Maira.
Mu-Sica. Sacra
La Luce mi usi la cortesia di pubblicare la seguente lettera dell’ esimia signora Hilde BossiSigei, occasionata daH’invio che ebbi a fare alla
signora stessa delle « Dieci Melodie» religiose per una
voce sola, scritte dal maestro Baci e pubblicate dalla
Speransa.
La Bossi-Sigel — i lettori lo sanno — non è
una dilettante di musica, ma urs.’artista che alla
natia genialità musicale disposa il patrimonio di seri
e forti studi. Reputo perciò utile far conoscere quello
ch’essa mi scrive; e non nell’interesse della musica
di Baci, bensì neH’interesse dei leggitori di questo
foglio e del pubblico evangelico in genere, il quale
ha bisogno di essere stimolato a muoversi per evitare che gli sforzi di alcuni, diretti a rendere più elevati e spirituali i nostri culti, abbiano a rimanere
lettera morta per l’inerzia dei più.
«. i.
Luino, 30 luglio 1908.
Caro Signor Janni,
Speciali occupazioni mi hanno fino ad oggi impedito di scriverle per ringraziarla vivamente delle «Dieci
Melodie » del nostro venerato maestro Adolfo Baci, che
Ella mi ha gentilmente inviate. Ho potuto leggerle in
questi giorni, e mi si è ripresentato vivo il ricordo
del tempo — or sono tre anni — in cui ebbi occasione
per la prima volta di studiare ed apprezzare la musica sacra del Baci, così profondamente religiosa, così
ricca di vita, sia nelle composizioni più larghe e maestose, sia in quelle più intime e dolci. Soprattutto,
musica piena di religiosità; virtù che raramente si
trova nella musica sacra di oggi : ricordo l’assoluta
mancanza di essa in qualche Oratorio dello stesso
Perosi.
Ella ricorderà che fu appunto coi Cori Liturgici del
Baci ehe facemmo tre anni fa, un giro di concerti religiosi per suscitare nelle nostre Chiese d’Italia l’amore
eia cultura intelligente del canto sacro. Ci siamo
riesciti ? Nè io, nè lei possiamo — credo — dare la
risposta : forse è meglio per la conservazione del suo
e del mio entusiasmo per questa causa.
La raccolta delle « Dieci Melodie » contribuirà certamente a far si che anche nelle nostre Chiese, come in
quelle dell’estero, abbia la sua parte nel culto il canto
assolo tanto pieno di efficacia suggestiva ed ispiratrice. A Lei dunque ed al maestro Baci l’augurio che
possano vedere praticamente apprezzati quanto sì peritano e i Cori Liturgici e VAntifonario, che tanto si
confà alla solennità del culto, e queste, ultime dieci
melodie.
5
LA LUCE
Riceva, caro signore, coi miei ringraziamenti, i più
cordiali saluti.
Devotissima Sua
}iiide Bossi-Sigel.
Post-scriptum. — Perchè le cose vadano come debbono andare, si richiede che i lettori della Luce non
si accontentino della lettura della precedente lettera
della signora Bossi, ma portino il loro contributo alla
buona causa comprando senza indugio le « Dieci Melodie > (L.1,25). E si richiede inoltre che i pastori, organisti, ecc., provvedano a farle gustare dalle loro
Congregazioni.
Ugo Janni.
La Chiesa Valdese ed i suoi locali di culto
* Rettifica
Caro Signor ^Direttore,
Nella Eelazione, che io presentai alla Conferenza
Distret. Sicula sul soggetto « Come attirare uditori ? »
e che viene ora da Lei pubblicata, (non in seguito a
mia domanda (1), vi è qualche frase che va intesa cum
grano salís, ed è mio dovere schiarire. Alludo specialmente alla mia frase troppo generica : Za Chiesa Valdese si è andata fabbricando delle cucine... Non possiamo negare infatti che la Chiesa Valdese in molte
città ha dei bellissimi locali di culto, fabbricati nelle
vie principali, e però non è esatto alla lettera quanto
10 dicevo con figura iperbolica alludendo ai pochi locali che, sebbene buoni e belli, però sono in pessima
posizione topografica. La mia intenzione nel caricare
le tinte alquanto esageratamente, era quella di spronare
11 Comitato, per quanto le forze finanziarie glielo permettono, a rifabbricare belle chiese centrali anche in
■quelle poche città (come specialmente Catania) dove
non lo sono.
Ringraziandola, mi creda suo devotissimo ¡
Giuseppe pásalo
Catania, 7 Agosto, 1908.
(1) E’ vero, ma del signor E. Corsani segretario
della Conf. Distr.
N. d. D.
Kdla penisola e nelle Jsole
(Notizie delle nostre Chiese)
Genova
Il signor Francesco Eostan prega i suoi corrispondenti di prendere nota del suo nuovo indirizzo al
■quale senza eccezioni devonsi d’ora innanzi spedire
tutte le corrispondenze a lui dirette :
Via Cesare Cahella N. 21 interno 7 Genova.
Favaie
Il signor Stefano Cereghino, Maestro Evangelista, ci
descrive una sua lunga gita attraverso gli Apennini
Liguri e più specialmente nella vasta vallata del Trebbia ; dove egli ha avuto modo di visitar cristiani solitari, di conversare con cattolici romani e con autorità
locali e di tenere qua e là culti di edificazione.
Egli rievoca il ricordo di Paolo Barbieri, morto che
non è molto, dopo dieci anni di fedel testimonianza,
morto nella comunione del Salvatore con un sincero
■ed energico : « Signor Gesù, abbi pietà di me 1 » sulle
labbra. Il Barbieri era settantenne.
La sua Bibbia, letta e riletta, reca un gran numero
■di note manoscritte.
Borrello.
S Agosto
Facendo seguito alla mia corrispondenza inserita nel
N. 31 della « Luce » riguardante il sottoscritto e
l’Arciprete di Caslel del Giudice, aggiungo ancora che
finalmente dopo sette giorni di silenzio arriva la desiderata risposta. Che cosa dice ? Ecco : « Non posso aceettare il contradditorio, perchè i miei superiori me
lo proibiscono, non essendo cosa seria! »
Non facciamo commenti, poiché sono inutili 1 Si fugge ;
si ha una gran paura della luce !,
Sabatino Pdsqualoni.
Catania
Il signor Giuseppe Fasulo pubblica nel Corriere di
Catania un’altra risposta al signor Scabelloni ; il quale
pare abbia detto di Gesù Cristo qnel che» se mai, si
dovrebbe dir di Dio, negando resistenza delTuno e del
l’altro, se abbiam capito bene. Il signor Fasulo non
dura fatica a far toccar con mano al suo gentile contradditore l’equivoco ; e quindi ribatte gli attacchi contro
l’e.sistenza di Dio tentati daU’avversario. Questi dev’essere purtroppo uno di quegli atei in buona fede, che
non si sono però mai data la briga di leggere neppur
il frontispizio dei documenti di quella religione che
s’ingegnano di combattere ; poich’egli, come tanti altri,
attribuisce a Gesù la frase « Beati i poveri di spirito ! ! »
Che pazienza ci vuole con codesta buona gente, che s’intesta a parlare di ciò che non conosce !
CHIESE IT^LI/IHE SORELLE
Ci scrivono da Civitaretenga (Aquila) :
« La sera di giovedì, 30 del passato mese di luglio,
il nostro Ministro signor Vincenzo Caressa fece una
interessante conferenza sul tema : Protestantesimo e
cattolicesi^io romano dal balcone del palazzo comunale.
Vi assisteva una gran folla fra cui notavansi le autorità del paese
L’oratore, più volte applaudito, fu dalla popolazione
pregato di tenere altre conferenze,
Sabatino d'Innocenzo >
Primavera.
della Vita
Il presidente dell’Assoeiazione Cristiana della gioventù di Genova, signor Achilie Oanepa, ci manda
un caldo appello, che la tirannia dello spazio ci impedisce di pubblicare testualmente.
Lo riassumiamo in due parole.
Il peccato e l’incredulità fanno strage d’intorno
a noi, specie tra i giovani. Rimarremo indifferenti
dinanzi a cosi doloroso spettacolo ? Impossibile ! Noi
giovani vogliamo far qualcosa per la salvezza della
gioventù specialmente. E voi, cristiani che avete a
cuore come noi l’opera di Dio, non ci ricusate il
vostro conforto, i vostri consigli, l’aiuto prezioso
delle vostre preghiere. ,,
Nel giovane sta l’avvenire della famiglia e dell’umanità !
OLTRE LE ALPI E I MARI
(Notizie delle Chiese Evangeliche estere)
Svizzera
Il Sig Edouard Tourn, oriundo Valdese, e pastore a
Losanna, è trasferito a Tolone, dove egli evangelizzerà
in italiano e in francese.
Francia
Si annunzia la repentina morte della Signora Eleonora Delapierre, moglie del venerato pastore di Mentone. Essa era figlia di Napoléon Roussel. Per oltre 40
anni fu l’aiuto convenevole del suo sposo nell’opera del
ministerio evangelico. Scrittrice di garbo, va mentotovato specialmente il suo libro Un pionnier de l'Evangile: Napoléon Roussel. All’egregio sig. Delapierre,
amico dell’opera nostra e di parecchi pastori valdesi,
alla signora Peyron Roussel, sorella della defunta, le
nostre vive condoglianze !
Inghilterva
Nel Congresso universale della chiesa anglicana, tenutosi in Londra nello scorso Giugno, al quale presero
parte 251 vescovi, di ogni parte del mondo, oltre 2.000
oratori, apparve da chiari sintomi una considerevole evoluzione in seno alla Chiesa stabilita : l’ardente preoccupazione della questione sociale, la dottrina dell’infallibilità dell’anglicanismo passata in seconda linea,
la simpatia per iealtr e chiese che lavorano in Inghilterra
e negli Stati Uniti furono le caratteristiche del grande
Congresso.
e. r.
Pep la jViopalG
Il governo negli stati di Nuova York e della Luisìana dopo aver vietato il commercio dell’alcool, vieta
ora le scommesse a danaro alle corse dei cavalli. •—
Benone !
ECHI DELLE MISSIONI
Missioni e Missioni
S ingannerebbe grandemente chi s’immaginasse che
si concentrino tutte le Missioni in qualche ramo del
Cristianesimo, o sia pure nel Cristianesimo considerato
nella sua totalità.
Tutti e tre i rami principali del Cristianesimo, il cattolico romano, il greco-ortodosso, o greco-scismatico, ed il
protestante, od evangelico, hanno le loro rispettive Missioni. Ed, all’infuori del Cristianesimo, hanno le loro
Missioni, fra le altre religioni, l’Islamismo cd il Buddismo.
Ad onore del vero, conviene riconoscere che la Chiesa
di Roma fu la prima, nell’era moderna, a riprendere
l’opera missionaria fra i pagani. La scoperta dell’America eccitò il suo zelo, ed essa vagheggiò la conquista
del nuovo mondo alla croce di Cristo. Non minor zelo
dimostrò pure nelle sue Missioni in Asia, nella Cina specialmente.
La sua antica rivale, la Chiesa d’Oriente, ripresa
forza dalla potenza russa, con questa man mano andò
estendendo le sue conquiste.
Nel frattempo, la nuova rivale di Roma la Chiesa
Protestante, ossia Riformata od Evangelica, aveva da
pensare ad assicurare la propria esistenza e costituzione, e non fu che sul principio del diciottesimo secolo ch’essa s’avvide che le incombeva un compito anche
di fronte al mondo profano, e sul finire di quel secolo
non lasciò più ad una minima frazione di essa, la
Chiesa Morava, la gloria di adempierlo.
In quanto aU’Islamismo, quando più non potè estendere le sue conquiste sulle coste del Mediterraneo e
dovette anzi abbandonarle in gran parte, respinto come
fu dalle nazioni cristiane, esso le continuò, e tuttora
le continua neU’interno dell’Asia e nell’interno del.
l’Africa, ove costituisce il più temibile ostacolo all’influenza ed alla civiltà cristiana ed alle Missioni, cosi
evangeliche come cattoliche.
Ed il Buddismo? Dopo avere invaso sotto l’antica forma
il Tibet ed il biam e la Cina ed il Giappone e la Manciuria e la Corea, per mezzo delle sue Missioni, ed avere
raggiunto il mezzo miliardo di aderenti, esso si sta ora
riformando, al contatto del Cristianesimo, a segno di
ardire di presentarsi come un perfezionamento di questo
e mandare in Europa, dei suoi missionari a convertire
i cristiani!
Giacomo Weitzecker
Miss. Onorario.
CRONACA DELL^ATEISMO
Che allorquando parlasi dell’insegnamento della religione nelle pubbliche scuole, non soltanto in Italia
si dicano e stampino delle assurdità ne abbiamo una
prova nella vivace controversia che agita presentemente
gli spiriti nella tanto evoluta Sassonia.
Colà una parte degl’insegnanti pur non volendo abolire le lezioni di religione vorrebbero abolito il catechismo — luterano s’intende - e sostituito da un insegnamento adogmatico cioè conforme non a quatto insegnano la Bibbia e il catechismo che da essa dipende,
ma alle idee che ogni singolo insegnante, secondo il
suo grado di cultura, battezzerà col nome di sciensaSe la Bibbia insegna che l’uomo è stato creato da Dio
ciò è dogma’, se un maestro insegna esser l’uomo derivato dalla scimmia in virtù di una lenta evoluzione
ciò sarà scienza ! / Fortuna che le autorità superiori
sono unanimi e ferme nel mantenere il princijiio che
1 istruzione religiosa ha da venire impartita dai ministri dei vari culti ai qu^li appartengono i genitori degli scolari, e che nessuno vien costretto a fare istruire
i proprii figli in una religione ch’ei non professa.
Del resto siccome nessuno ha mai visto un àlbero
che sia soltanto albero senza essere nè pero nè fico
nè castagno nè che so io, cosh una religione adogmatica cioè senza principi formulati non può esistere so
non nelle menti confuse e prive di qualsiasi religione.
P. C.
*
■ìt «
A Gorquesve presso Tolone, in Francia, i cosidetti
liberi pensatori, che non approvano le processioni papistiche, ne han fatta una, civile — s’intende -— il
giorno del Corpus Domini, con l’intervento del sindaco
e dei consiglieri municipali.
Se son tutte qui le nostre idee peregrine !...
6
6
LA LUCE
COLLABORAZIOne FeMMiniLE
Conseguenze logictie
NOVELLA
( Continuazione V. Num. 30.)
Attorno al letto stanno i medici, il padre, la
dolce Lily, Collo sguardo intento a spiare i menomi
mutamenti sulla fisonomía del piccolo moribondo,
coll’ansia atroce di chi darebbe volentieri la propria vita in cambio di un’altra adorata che sta per
andarsene, il padre e la figlia strettamente abbracciati, come per sostenersi a vicenda, aspettano
che un miracolo si operi.
Essi non hanno veduto entrare la madre; essi
non pensano a lei in quel momento : Sono abituati
a far senza di lei sempre, nelle gioie come nei dolori. Perchè dovrebbe esser qui ora ? Con qual diritto ? Ha ella mai vegliato la notte accanto ai figli malati ? Ha ella mai trovato il tempo di accarezzarli, di prenderli sulle ginocchia, di baloccarsi
con loro, di prender parte ai loro studi, alle loro
gioie infantili ? Ha ella mai ascoltato le loro ingenue confidenze, asciugato le loro lagrime, prodigato il suo amore, per averne in ricambio la tenerezza di quei piccoli cuori ?
Mai. Il padre ha preso il posto della madre ; il
padre stanco della vita, disilluso, triste ; sempre
solo nell’ampio palazzo, ha raccolto intorno a sè i
suoi piccini, gli ultimi, ed aiutato dalla dolce Lily,
ha consacrato ad essi il resto della sua esistenza.
Accanto a quel letto di morte, non c’è posto per
la madre...
La poveretta, più pallida del piccolo moribondo, si
avvicina trattenendo i singhiozzi.
Oh, se il sacrificio di tutto, di tutto ciò che fino
ad ora le è sembrato il massimo bene bastasse per
rendere la salute alla sua creaturina! Se almeno,
prima di chiudersi per sempre, quelle labbra smorte
la chiamassero col soave nome, che ella non ha
meritato mai, se quegli occhi si aprissero e posandosi sopra di lei le sorridessero per l’ultima... per la
prima volta !
Grosse, cocenti lagrime le scendono giù per le
guance ; il capo si china sul petto ansante, e un
gemito si fa strada attraverso la gola riarsa.
A quel gemito, che suona lugubre nel solenne
silenzio di quella camera, in quell’ora, in quel momento, tutte le tèste si volgono dalla sua parte;
ma nessuno sembra riconoscerla. E’ una straniera là
dentro !
Ora anche le palpebre stanche del piccolo softerente
si alzano, e gli sguardi quasi spenti incontrano quelli
desolati, ansiosi della donna che è ai piedi del
letto.
— Arturo, Arturo mio ! — grida la sventurata,
e gli tende le braccia in atto d’infinito amore : ma
quegli sguadi non la riconoscono.
Lenti, lenti, pieni d’indindicibile tenerezza si posano sul dolcissimo volto della sorella e le labbra
pronunziano una parola :
— Mammina mia I
Poi il piccolo morente cerca colle mani convulse
la mano del padre, e sorridendo al mesto volto
chino sul suo, mormora come in un sospiro :
— Papà, papà carino !
Nnll’altro 1... Quegli occhi non hanno più sguardi,
quelle mani non hanno più strette. lÌnUa, nulla
per la madre, che piange ai piedi del letto.
Ad un tratto, mentre il padre e la sorella inginocchiati contemplano ancora con ciechi pieni d’affanno desolato il piccolo volto cereo, la madre,
come leonessa ferità, si slancia sopra il figlio morto
e con un grido rauco, disperato, quasi pazza pel
dolore, tenta di sollevarlo e di portarselo via.
Ma 11 padre sorgendo in piedi, coi capelli irti
per lo sdegno, bianco come uno spettro, le impe
disce di profanare la piccola salma e la strappa a
forza dal letto.
In quell’istante una gelosia feroce si desta nell’animo della madre.
— E’ mio, è mio — grida fuori di senno —
voi mi avete rubato il suo amore... voi vi siete
messo al mio posto... ora lo voglio, è mio figlio, è
il mio bambino !...
Una lotta s’impegna tra il padre e la madre.
Per un minuto le braccia della donna acquistano
prodigiosa forza sotto l’impnlso del dolore e della
gelosia ; ma l’uomo più freddo, più vigoroso la riduce ben presto all’impotenza e la trascina alle
sue stanze ormai sottomessa, ormai priva di forze.
La poveretta cade affranta sopra una poltrona.
L’uomo ritto, immobile dinanzi a lei, la fissa con
gelido sguardo. Ella ne' sente fino in fondo aU’anima
il freddo mortale.
In un attimo mille ricordi le si riaffacciano. I
soavi, teneri ricordi del loro primo anno d’amore,
quando ancora ella non sognava per sè altre gioie
che quelle della famiglia. Ella rammenta il maschio
volto giovanile pieno di baldanza, che vent’anni addietro le sorrideva tanto affettuosamente e lo paragona col pallido, magro, gelido volto che le sta
dinanzi. Quello sfacelo è opera sua... Oh, Dio! Dio
di misericordia !
Ella è in piedi colle colle mani congiunte e grida
supplichevole :
— Paolo ! oh Paolo, perdonami !
Ma egli non l’ode.
Il suo cuore non risponde più all’nnisono con
quello di sua moglie. Egli non ha che parole di
amaro rimprovero'
— Signora, voi raccogliete oggi ciò che per
tanti anni avete seminato. Avete seminato i triboli,
non vi lamentate se, raccogliete ora le spine. Acquistando tutti i diritti dell’uomo, avete rinunziato
a tutti i diritti della donna. Nessuno ve li ha
tolti, sappiatelo bene ; voi stessa li avete deposti
mettendo in non cale i doveri della sposa e della
madre. Non vi sono diritti là dove non si riconoscono doveri. Avete distrutta la famiglia... ma vi
resta il Parlamento ! Al Parlamento, al Parlamento,
Signora, alla vita pubblica... altri allori v’aspettano !
Consolatevi e lasciatemi solo a piangere sulla mia
felicità perduta.
Il marchese è uscito, la signora ricade sulla poltrona e nasconde il volto fra le mani.
Cosi singhiozzando, col corpo spezzato, col cervello in vertiginoso tumulto, con un ronzio incessante nelle orecchie e un martellar sordo nelle
tempie e nel cuore, perduta, quasi incoscia di sè la
Marchesa giace a lungo'
Domani quando i grandi specchi rifletteranno la
sua imagine, rifletteranno un volto invecchiato di
dieci anni.
vergognosa e pentita delle sue prime colpe infantili,esdamava nel segreto dell’animo suo « 0 Dio, sii
placcato verso me peccatore » !
I lucignoli fumanti delle candele mandano gli
ultimi guizzi, ma la luce dell’aurora penetra per
tutto e illumina e ravviva ogni cosa.
Un braccio circonda con ineffabile dolcezza il
collo della Marchesa, una guancia s’accosta alla
sua, e un soavissimo sguardo incontra quello di lei
ancora pieno di smarrimento.
S’ode un grido, un grido solo :
— Oh Lily, mia Lily !
E la testa stanca della madre riposa sulla spalla
della figliuola inginocchiata accanto a lei, e le loru
lagrime si confondono.
Lily la donna ideale, la donna vera, la consolatrice, l’amica dei sofferenti, degli abbandonati, rialza
la madre affranta e le mormora all’orecchio :
— Coraggio, mammina cara ; coraggio ! Tornerà
la gioia ! Tu ed io, unite ora per sempre in un
solo pensiero, renderemo la felicità al babbo e la
riconquisteremo per noi !
E’ l’alba. Un’alba serena. Il chiarore ancora incerto, che si spande a poco a poco nella camera
della Marchesa fa impallidire la luce delle candele
ormai quasi spente e gocciolanti nei grandi candelabri d'argento.
La Marchesa è inginocchiata per terra, colle braccia abbandonate sulla poltrona e la fronte appoggiata sulle braccia.
Che fa ? Prega ! Chi prega ? Quel Dio che ella
ha rinnegato mille volte colle labbra in faccia al
mondo, ma che non ha forse mai cessato di sentire
nelle profondità più recondite dell’anima. Quel Dio
che ha infranto finalmente il suo orgoglio, che ha
spezzato il suo cuore indurito, che l’ha abbattuta
per risollevarla.
Ella prega ! Che chiede ? Che spera ? Non sa.
Prega ; prega come quando, bambina sulle ginocchia
della madre, aveva 'imparato a dire ; « Padre nostro
che sei nei cieli ». Prega come quandofanciulletta.
Per le ampie finestre entra la gloria del folgorante sole di giugno.
FINE
il. C. G.
Opere di Deneficeoza
La colonia alpina a S. Fedele d’Intelyi
Località. — La valle d’Intelvi è fra le più belle valli
della Lombardia, e trovasi nel mezzo dei monti che
dividono il lago di Como da quello di Lugano. Si ascende
da Argegno per una strada carrozzabile a zig-zag, lungo
la quale si veggono i primi materiali per la ferrovia
elettrica, che sarà ultimata verso la fine della primavera
dell’anno prossimo.
Man mano che si ascende la valle, si presenta allo
spettatore una serie di meraviglie e uno svariato panorama qua e là disseminato di ville, cascine, ristoranti e graziosi villaggi, principali, fra tutti, e per ordine di salita; Castiglione, S. Fedele e Lanzo. Dovunque
prosperano gelsi, faggi, castagni, noci, pascoli, bestiame,
viti, e verso il lago di Como anche gli olivi.
Il tempio. — E’ a S. Fedele che parecchi lustri or
sono, un gruppo di cristiani apersero fra loro spontanea sottoscrizione, e coll’aiuto di una signora inglese
lassù villeggiante, fabbricarono un bel tempio con annessa la casetta per abitazione del pastore. Da principio
sembrava che a completare le bellezze della natura.
Iddio avesse suscitata quella cjiiesa, delizia di quanti
andavano a visitarla. Ma, ahimè ! come al solito, di
notte tempo il nemico vi seminò la sua zizzania, e avvenne come ai Calati, che mordendosi reciprocamente,
finirono per « consumarsi gli uni dagli altri ! ». I
pochi amici rimasti, essi pure, colpiti dalla stessa infermità spirituale, invece di ricorrere al buon Medico
ed Avvocato per eccellenza, il grande Patrocinatore
gratuito appo il Padre (Giov. I. 1, 2), preferirono le visite
dell’nsciere con carta bollata ed i conseguenti consulti
di avvocati e magistrati, dinanzi ai quali cadranno per
consunzione spirituale, fisica ed economica 1
Colonia alpina. — Il signor Silva comprese che
da un tale stato di cose non era possibile ottenere alcun
frutto, e concepì il disegno di una istituzione benefica.
Già è noto che, dietro autorizzazione del Comitato d'Evangelizzazioue della Chiesa Valdese, il signor Silva
ha collettato e, coi mezzi raccolti, portato una grande
trasformazione interna nel tempio di S. Fedele dlntelvi, per far luogo ad una colonia alpina estiva, dove saranno raccolti fanciulli e giovinetti d’ambo i sessi dai
7 anni in su, -che abbiano bisogno di vivere alcun tempo
sui monti a respirare aria pura, come gli anemici, i
deboli e i convalescenti. Lassù, a 800 m. sul livellodei mare, vi è aria pura, ossigenata e ricostituente
del sangue, assai più che certi specifici che lasciano
dietro a sè solamente il ricordo della. réclame, la
quale ha per scopo precipuo di vuotare le tasche dei
sofferenti senza recar loro alcun beneficio.
Cenni topografici. — Il bel tempio, largo forse
7 m., lungo circa 16 e alto quasi 8, ha subito una.
totale trasformazione interna. Quasi a metà dell’altezza,
ecco un pavimento in legno che divide lo spazio in.
7
LA LUCE
'due parti, quiadi il piauo terreno e il superiore. Al pian
terreno, entrando dalla porta principale del tèmpio, v'è
una sala riserbata al culto; da un uscio a mezzo del
muro nuovo divisorio, si entra nel refettorio, dove possono sedere comodamente quindici fanciulli e giovinetti
attorno ad una tavola e dove il signor Silva pensa di
poterne collocare una ventiua, se tanti si presenteranno,
per ora.
Per un uscio a destra del refettorio si passa in una
anticamera e da questa alla cucina; questa e qualche
camerino annesso o ripostiglio, occupano l’apside del
tempio. Da una scaletta presso la scala della casa a
pianterreno si sale alla camera da letto del pastore, e
quasi dirimpetto ecco un uscio che mette in una anticamera che serve per guardaroba, attaccapanni, deposito di bauli, valigie, ecc.; questa anticamera con
qualche ripostiglio occupa l’apside del tempio nella sua
parte superiore. A sinistra si entra nei due dormitorii,
divisi da una parete in legno dall’entrata fino alle finestre in fondo alla facciata principale. I due dormitorii occupano l’area quanto è quella occupata dalla
sala pel culto, il refettorio e l’auticaraera a pianterreno, e ricevano luce ed aria abbondanti dalle stesse
alte finestre del tempio, ora divise quasi a metà per
dar luce a tutti i vani a pianterreno e al piano superiore. Subito entrando in ciascun dormitorio, uno a destra per le femmine e l’altro a sinistra pei maschi, si
veggono i letti allineati, tutti di ferro, elastici di ferro,
materassi di buona lana, lenzuoli e coperte tutti ugnali
■e nuovi.
Ma il signor Silva ha pensato anche a provvedere
una cameretta con due letti uguali pei forestieri visitatori. Avviso a chi vuol passare qualche giornata
tranquilla fra tanti fanciulli in festa e la bellezza della
natura della valle d’Intelvi.
Inaugurazione. — Un mercoldi mattina dello scorso
mese il signor Revel e il sottoscritto s’incontrarono
alla Stazione Nord, per accompagnare ciascuno i suoi
raccomandati. Revel ne aveva sette, tra cui due tedeschi, ed io tre, in tutto dieci. Giunti a Como, Silva ci
venne incontro con altri due ragazzi della sua chiesa,
cosi erano dodici fra maschi e femmine, e col battello
partimmo per Argegno. Colà giunti in un piccolo
omnibus e una carrozza trovammo posto per tutti, e
verso mezzogiorno giungemmo a S. Fedele. La signora
Silva e il figlio suo ci attendevano colla nostra piccola carovana. Subito ebbe luogo il culto.di consacrazione e
d’inaugurazione della Colonia Alpina, culto presieduto
dal signor Revel, breve e solenne.
Terminato il culto subito demmo l’assalto al refettorio dove tutto era pronto per la colazione, e non dirò
con quanto e quale appetito la divorrammo. Un temporalaccio con forti scariche elettriche ed abbaglianti
era la musica che tentava di distrarci, specialmente i
piccoli commensali; ma nessuno ebbe tempo a dar retta
nè ai lampi, nè ai colpi di tamburo aereo, e ciascuno
attendeva al suo piatto 1
Terminata la colazione — ed anche il temporale —
i ragazzi e le fanciulle sentivano già di essere come
in casa loro, e bisognava vederli come si divertivano
nei praticelli circondanti la casa e il tempio ! Ma non
dimenticarono i genitori, che anzi fu loro primo pensiero di scrivere una cartolina ai loro cari.
E qui debbo dire una parola : genitori ! nella Colonia Alpina i vostri figli godono aria pura e refrigerante. buon cibo e abbondante, soffici letti e buon riposo, e quello che importa di più : educazione civile, morale, cristiana, evangelica. Il frutto di tutto ciò, spero
-che lo vedrete al loro ritorno à casa. Oltre alle cure
paterne del signor Silva, havvi lassù ciò che Mazzini
chiamava « l’Angelo della casa, della famiglia — la
donna »; costei è la signora Silva, che il sottoscritto
conobbe da bambina, la riconobbe quando fu maestra
superiore, e la senti in predicato da tanti che la conobbero
per la sua cultura e le sue doti morali e cristiane evangeliche, fino ad essere, fra tante maestre, la prediletta
della Giunta Municipale di Bologna! Ora è consorte
el sdiguor Silva, madre di figli buoni e studiosi; essa
certo sarà ancora la fedele vostra sostitutrice! Peccato
che il tempo sarà breve!
Il signor Silva, al termine della colazione, accennando alle lettere ricevute da amici e benefattori, tutti
augurando buon principio e prosperità alla sua Colonia
Alpina, lesse il telegramma del pastore di Brescia, signor Rivoir, che suona così : ■
« Presente di cuore invoco Divina benedizione su
cotesta benefica istituzione —- Rivoir ».
Ogni anima che sente amore e simpatia per le buone
istituzioni si unirà alTaugurio ed ai voti del buon pa•store di Brescia, come di cuore si unisce col saluto
fraterno.
D. Bopgla.
IN SALA DI LETTURA
Doti. Giovanni Luzzi. Le lettere di San Paolo agli
Kfesiui, ai Colossesi, a Pilemone, ai Eilippesi. Traduzione, commentario, riflessioni. Tipogr. Claudiana.
L. 4.00.
Ecco un’altra lacuna che si trattava di colmare ;
ecco arricchita di un nuovo volume la collezione di
commentarii esegecici-pratici del Nuovo Testamento!
La notizia sarà accolta con viva sodisfazione dal pubblico evangelico d’Italia, e non dubitiamo che la mancanza fortemente sentita di simili opere, ed il nome
del commentatore spingeranno pastori, evangelisti
studiosi tutti della Sacra Scrittura a procurarsi sollecitamente il Commento che oggi presentiamo ai lettori de
La Luce. Uscito coi tipi della Claudiana, che ne ha
curato come al solito la pubblicazione (una sola cosa
non ho capito : perchè sono segnate con cifre romane
le pagine d’introduzione dell’Ep. agli Efesini, le quali
fanno parte dell’opera quanto le altre introduzioni?)
è un bel volume di circa 200 pagine; ogni lettera ò,
preeduta da alcuni cenni, sempre chiari, spesso esaurienti, e talvolta anche elegantemente redatti, sui lettori , la data, Tautenticità ecc.. ; segue in capo di pa,gina il testo nella traduzione diodatina, e, sotto, la
versione del Luzzi, ed il commento, dove di quando
in quando ritroviamo quel suo caratteristico stile spigliato, originale, poetico.
La parte centrale del volume non è nuova : per la lettera ai Colossesi TA. ha riprodotti quasi « ad literam » (ed
è naturale che lo facesse) i suoi « Studi » di 16 anni fa.
Una sola modificazione importante va notata, e ne felicitiamo l’Autore; egli hacambiato parere circa il luogo della
composizione ; non più Cesarea, ma Roma. E ci sembra
che sappia confortare la sua opinione odierna con argomenti più solidi di quelli invocati a sostegno della
sua tesi d’allora.
Che diremo adesso sul resto, sulla parte nuova di
questo importante lavoro ? Diremo che la nostra impressione generale è favorevole, è ottima ? La tentazione è forte per un critico il quale, prima ancora di
armarsi del tagliacarte, è disposto a emettere tale giudizio perchè sa di avere a che fare con un ingegno
vivace ed una penna forbita.... Ma sarebbe codesto il
peggior modo di salutare un libro e il Luzzi per primo
avrebbe il diritto di rimanerne' scontento, poiché non
ignora che chi agita il turibolo fumoso e servile e incensa lo scrittore, spesso lo fa... per dispensar sè stesso
di leggere lo scritto !
Or noi lo scritto lo vogliamo leggere con attenzione !
Avanti, dunque, e non ci cacciamo nelle file dei l audatores, pessimum inimicorum genus ; avanti, dunque,
in cerca delle ombre... se ce ne sono ; avanti, dunque,
e tentiamo un po’ di critica... negativa.
Una prima ombra leggera ; non è stato adottato un
criterio unico per il piano delle diverse lettere. Per
Colossesi e Filemone vanno sotto il nome di « prima
parte » i preliminari o il prologo che dir si voglia,
ed anche la conclusione è chiamata ri.spettivamente
« quinta » e « terza » parte; mentre per Efesini e
Filippesi il prologo e la conclusione sono staccati, nella
numerazione, dal corpo della lettera ; il che ci sembra
più giusto. Forse, tale difetto di unità di metodo per
l’analisi generale dipende dal fatto chopper que.ste due
ultime lettere l’A. ha fatta sua la divisione del Godet.
Ombra numero due: nella breve prefazione l’A. dice,
senza spiegarne il motivo, che « non darà la lista degli
autori antichi e moderni che hanno scritto su queste
quattro lettere- classiche ». E perchè mai ? Non dico
di tutti, ma dei migliori e’ poteva indicare le opere,
senza gran perdita nè di tempo nè di spazio, e questo
commentario ne sarebbe uscito con un pregio di più.
Ad ogni modo, se non ha creduto di dovérne dare una
lista, ciò non significa che TA. abbia sdegnato di valersi delle poderose fatiche della scienza ermeneutica
del passato ; anzi, è doveroso riconoscere ch’egli ha fatto
a questo proposito un lavoro straordinario, lungo, coscienzioso, un lavoro da certosino, non trascurando
l’opinione d’una pleiade di critici. Però codesti diversi
pareri che, lentamente assimilati dalla mente delTA.
avrebbero potuto dare origine ad un commento originale e robusto, essendo invece disposti a guisa di mosaico, talvolta non poco fastidioso, costituiscono a nostro
avviso il maggior difetto di quest’opera. Troppe citazioni! Troppa roba presa in prestito, e troppa poca
genuina ! L’introduzione ai Filippesi é tutta, può dirsi.
Godei e Vincent. Nè si può leggere il commento d’un
solo versetto, o quasi, senza dare nel Reuss o nello Badie
da una parte, o incontrare il Godet o il Vincent dal
l’altra: costoro sono senza dubbio gli autori favoriti del
Dott.Luzzi, tanto che alcuni hanno spinto la loro famigliarità sino a parlare per lungo tratto senza farsi annunziare col nome loro o col preavviso di virgolette. Ora,
questo è un vero peccato, perchè, se è un merito il
far conoscere agl’italiani dei grandi teologi di Strasburgo e di Neuchâtel, è dall’altro canto deplorevole compromettere in tal modo l’originalità e l’unità del pensiero, e la chiarezza delle conclusioni, e la freschezza
dello stile. Anche le « riflessioni » peccano talvolta da
quel lato, e allora dove se ne va il promesso carattere
pratico, oltre che esegetico, del commentario ? — E’
vero che l’Autore aveva avvertito nella prefazione che
gli « avverrà di cogliere nel giardino altrui un qualche
fiore smagliante e profumato »... ; ma alla grazia ! Est
modus in... floribus !
L’esegesi di taluni passi è molto sagace e piena di
buon senso ; vedi a mo’ d’esempio Ef. Ii23. Tuttavia,
riguardo a FU 2 [6.7, vale a dire il passo più arduo
che il commentatore doveva trovare sul suo cammino,
confessiamo la nostra delusione; e come non rimarrebbe
deluso il lettore quando, in fondo all’esame analitico del
passo, trova riportata per concludere una osservazione
del Vincent, e nelle « riflessioni » un interminabile
squarcio del Reuss? Osservazione giustissima quella,
e squarcio di esegeta di prim’ordine,questo,lo consento!
Ma il lettore rimane male ; si aspettava ad una conclusione del Luzzi, e di nessun altri che del Luzzi, poiché del
Luzzi è il commento. Nelle « riflessioni, » poi, sempre su
quegli importantissimi versetti, era indispensabile trattare della famosa teoria della Renosi; orbene, ci ha immensamente sorpreso che il nostro professore di teologia sistematica dichiari di averlo fatto « per non
aver l’aria di virare di bordo quando si tratta d’nna
questione scottante. » Ma ha fatto benone a entrare
nella questione ! E, anziché spuntare inutilmente una
lancia contro il Sabatier, avrei voluto vederlo vibrare
un colpo più fermo, più risoluto, meglio diretto alla teoria
kenotica.
Infatti se non la si condivide, bisogna schierarsi contro
a codesta teoria ingiustificabile dal punto di vista biblico;
poiché dai documenti evangelici appare un Cristo umano
e divino, si ; un Cristo, persona umana perfetta che possiede Iddio con tutte le fibre del suo essere, si ; ma
un Cristo che non ha coscienza d’esser Figlio di Dio
malgrado la sua umanità, ma in virtù di essa, nè di
essere il Figliol dell’uomo a dispetto, ma in virtù della
sua essenza divina.
Bisogna schierarsi contro a codesta teoria la quale
commette l’errore di prendere Fil. 2[6.7 in senso metafisico, e non nel senso della carriera storica di Gesù Cristo,
come chiaramente suggerisce il contesto ; il testo, secondo il nostro debole parere indica semplicemente l’atto
di abnegazione continua per cui il Cristo storico, durate
la sua vita storica, s’è abbassato, spogliato, sacrificato
fino alla morte....
Orbene, non vediamo che sia molto chiara e decisa
l’attitudine dell’egregio nostro commentatore ; da certe
frasi ei sembra antl-kenotista, da altre semi kenotista, e
ciò fa si che nè si trova difesa nè vittoriosamente combattuta questa teoria, verso la quale il Dott. Luzzi è
troppo generoso quando dice ch’essa gode un grande
prestigio nel campo dogmatico ; si può già adoperare il
passato prossimo ; ha goduto.
... Ma mi accorge che sono man mano divenuto feroce
nella mia recensione ; fermiamoci su questa china, per
carità! e recitiamo, a guisa di penitenza, il verso famoso del dramma Le Glorieux del Destouches :
La critique est aisèe et Fart est difficile!
Sì, la critica vien facile, ma l’arte del commentare
è quanto v’ha di più difficile. E il prof. Luzzi è un
artista anche in questo: i lettori non trascurino di acqui stare il libro che loro raccomandiamo, e se n’avvedranno
più d’uno anzi realizzerà la speranza con cui l’A. chiude
bellamente la sua prefazione.
Frattanto, auguriamoci di vedere presto completata
le serie di questi commenti esegetici pratici; il Dott
Bosio, al quale già dobbiamo i volumetti sui Romani’
Corinti e Ebrei, ne sta preparando uno sulle pastorali^
colla nota sua competenza. E dal dott. Luzzi supponiamo
e speriamo di avere fra non molto il commento sulle
epistole di Pietro..Dobbiamo forse dire sulla epistola di
Pietro? Verdremo!..... Vedremo quale preferisce: se il *
singolare o il duale ! Ernesto Gomba
Leggete gli annunzi in 8“ pagina
Domenico Giocoli, gerente responsabile
Tipografia dell’Istituto Gooid Via Margliera 2, Roma
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LA LUCE
INNI SACRI
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La prima edizione di 5000 copie essendo stata smaltita in meno di dieci mesi,
gli Editori hanno preparata una seconda edizione di altre 5000 copie. Essa sarà pronta
per il mese di Novembre 1908.
Oltre alle correzioni ed ai vari ritocchi in tutta la raccolta, gli inni per la Scuola
Domenicale cioè i numeri 286 a 318 sono stati completamente riiatti, essendosi aggiunto
ad ognuno le parti del tenore e del basso pel canto a coro e per l’accompagnamento
istrumentale.
La nuova edizione verrà stampata su carta assai migliore e meno trasparente.
Le legature in tela saranno di stile nuovo, accoppiando serietà ed eleganza.
Prezzo del volume franco in tutto il Regno LIT^K UJ^ñ.
IL, CJLCNO TA^LMONE è rloonosoiuto essere Valimento rioostituente 11 [più nutritivo ed
il più facile a digerirsi.
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del MINISTERO
di Agricoltura, ^
k- Industria ^
e Commercio
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Esposizione Internazionale SAtene 1903.
altre speeiglitii dello Stoblllmento
TaiMOHE:
Cioccolato delle Piramidi
Qianduja jTaliDOoe
Cioccofatine Talmone
Pejjert de f?eine
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Al CAPELLI BIANCHI ed alla BARBA
IL COLORE PRIMITIVO
È un crenarato speciale indicato per ridonare alla barba ed al «aP®’''.
ed indX?ìit colore.‘..Cllesza e vitalità della pnma g,ov,ncz/.a senza ‘ ® una
ift hiancberia nè la pelle Quesia inipnreggiabilo c inposizionepoi capei i mm è una
Untila mi un'acqui di soave profumo <lie non macchia nè la
nelle o che si adopera colla massima faciluù e spedite:uà E»sa agisce sul bu bo dei
pelle e cue si auopoia cuna “c„peui e della i arba f. rneudone il mitrimento m
CGsiiano 0 cioè ridonando l »ro il colore primitiv«>,
favorendono lo sviluppo o rendendoli flessibili, mor
Indi ed arn^st«ndono la caduta. Inoltre pulisce prontamente In <’Ot<^nna e fa sparir' la forfora — Una
s >la bottiglia ba >ia per conseguirne un effeUo sor-*
prtnutute
ATTESar A.TO
Signori ANUKl-O AllGONE & C. - Milnno
Final.iiente ho potuto trovare una preparaiiorie che mi
ridonaase ai capelli e alla barba il colore primitivo, la tre«cheiia e bellezza della gioventù senza avere il mmimt»
^ diatu bi. nelrapplicazione.. . . .. •
7 Una sola bottigl a deila vostra Anticanizie mi basto ed
ora non ho un solo pelo bianco Sonopienamenteconviutoche
Questa vostra specialità non è una tintura, ma un acqua che
non macchia nò la biancheria nè la pelle, ed »8'“®
e sei bulbi dei peli facendo scomparire totolmente le perita
cole e rinforzando le radici dei capelli, tanto che or» essi tum
cadono più, mentre corsi il pericolo di diventare Calvo
^ FataaMi Enkico.
Cosu L 4 la bottiglia, cent, 8o in più per la spedizione,
, hroiiaiie 1, 8 \ bottigl'e L. M franche di porto da . ^.^ss m» tnmuiM a
?«^i P«ricc*eri,^Drogh eri e Farmacisti. sl tm.
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. ^Ul«r»
; CSNSCitVtDOlll •
anciioMicoiiut’
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