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ECO
DELLE VALLI VALDESI
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Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 108 - Num. 51
Una copia Lire 80
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TORRE PELLICE - 17 Dicembre 1971
iVmm.: Via Cavour 1 - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2^33094
AVVENTO - 4
NELL’ULSTER COME DOVUNQUE
I Magi d’Oriente
Intorno all'avvento di Gesù a
Betlemme si accende subito
un contrasto a toni violenti.
Da una parte gli uomini che detengono il potere, e dall’altra gli uomini che cercano la verità.
Seguendo una saggezza occulta,
espressione di una autentica intuizione religiosa, i Magi d’Oriente
vengono cercando uno che è nato
per regnare. Ma la loro ricerca è
subito strumentalizzata da chi detiene il potere e intende difenderlo colla forza. Anche Erode cercherà il Fanciullino... per farlo morire. Su questa prospettiva che, a
viste umane ha poche vie d’uscita,
vigila la Provvidenza. I piani del
tiranno sono sventati e l’omaggio
al Re che è nato si compie, anche
se il prezzo di lacrime è grande.
Matteo dà molto rilievo a
questa manifestazione
della regalità del Figliuol
di Davide, che anticipa la portata
universale della sua opera. Il carattere straordinario dell’evangelo
dell’incarnazione sta in questo
mostrare, in un fanciullino, la pienezza della presenza divina che risplende sul mondo umano universale della ricerca, mischiato, altrettanto universalmente, colle
umane passioni e follie. Il valore
profetico dei Magi è questo: che
tutta l’intelligenza e la saggezza e
la ricerca dell’uomo verranno al
Cristo, malgrado tutte le forze che
a questo avvento si oppongono.
Si può obbiettare che la profezia è rimasta incompiuta. Infatti
è parso all’uomo bianco occidentale, che ha voluto monopolizzare
tutta l’umana vicenda nella propria, che tutta la intelligenza e la
saggezza e anche la forza del suo
mondo occidentalcristiano, identificato col mondo intero, ha reso
omaggio al Cristo. Conseguentemente ben poco si è curato dell’uomo africano o asiatico. Questa
« ignoranza » di un mondo « altro » ha reso ancora più inadeguato l’omaggio del cosiddetto mondo cristiano a Cristo.
E viceversa le vicende della storia hanno portato in questi anni
alla ribalta l’uomo dell’Oriente,
sia cinese o indocinese o indonesiano o pakistano, comunque senipre in termini ben diversi dalla ricerca dei Magi d’Oriente, e tuttavia in termini di tensione tra saggezza e follia, in un mondo che
cambia e che deve ulteriormente
cambiare. È sicuro che questo
mondo nuovo, travagliato e teso, è
necessariamente escluso da un
rapporto col Cristo? Il fatto che
sia un mondo diverso e lontano,
come pure il fatto che la terra di
Betlemme è oggi coinvolta anch’essa in una tensione esplosiva,
che è tutt’altra cosa che la quiete
della notte di Natale, non significa
che un’altra Epifania non possa
verificarsi tosto o tardi.
Gli scontri e le rivalità degli
uomini, anche la guerra
che rientra nella profezia
evangelica, nulla tolgono al cammino profondo della verità nella
coscienza deU’uraanità. Forse può
essere un segno positivo il fatto,
che il tempo in cui più gravide minaccie di violenza si addensano all’orizzonte, esplodendo qua e là
giorno per giorno in contrasti di
verità giustizia o violenza, è anche
il tempo in cui la Chiesa di Gesù
Cristo scopre con una chiarezza
nuova la identità dell’unità della
chiesa, popolo di Dio, colla unità
della umanità, contraddette e lacerate l’una e l’altra, ma ambedue
in attesa di una manifestazione, di
una epifania.
Del resto nessuno potrà negare
che la testimonianza dei Magi è
una testimonianza liminare, preliminare direi. Vengono, cercano,
sentono una tensione di minaccia,
vedono un segno, offrono i loro
doni, si sottraggono, latitano,
scompaiono. La loro è una visione
una conoscenza iniziale. Ciò fa
comprendere anche il loro atteggiamento un poco enigmatico,
sfuggente. Hanno presentito e intravisto Natale. Ma non hanno conosciuto la passione e la croce.
Conoscono la ricerca e la benevolenza e la prudenza. Ma non conoscono il dolore il sacrificio e la
redenzione. Però se ne vanno portando con loro una verità rivelata: Epifania.
Si racconta che sulla via del ritorno i pellegrini della verità, un po’ perplessi discussero tra loro sulla portata della
loro scoperta. Il fanciullo di Betlemme darà un suo particolare
contributo alla causa della verità?
Ovvero il fanciullo è la verità, la
pienezza della verità, Dio con noi?
E conseguentemente Natale è una
pietra miliare sulla via della evoluzione, o è una svolta rivoluzionaria destinata a cambiare il mondo? La discussione resta in sospeso, inconclusa. Spetta a ciascuno
di noi entrare per proprio conto
nella attesa natalizia, in questo discorso, e trovarvi un motivo di
sprone a determinare il proprio
itinerario spirituale. Spetta a ciascuno, in proprio, mettersi in viaggio. Anche questo, soprattutto
questo, è un segno della nostra
libertà. Ogni nuovo Natale è una
tappa rischiosa del nostro cammino di uomini, in un mondo in cui
oggi come allora le forze del bene
e del male si affrontano aspramente.
Per una strana coincidenza,
proprio in questa fin d’anno,
i saggi del mondo africano
si sono mossi per dire una parola di pace nel Medio Oriente. Essi,
uomini della saggezza, si sono rivolti agli uomini che detengono il
potere. Edizione aggiornata della
saggezza orientale antica?
È difficile dire, tuttavia li possiamo vedere come un segno di
una realtà nuova, esterna, a noi
forestiera, che fermenta e si muove nella sostanza della vita umana del nostro tempo. Dopotutto ci
introduce in un mondo di attese
e di speranze, che è l’autentico
modo di essere « in se » dell’essere
cristiani nel mondo di oggi e di
domani.
Roberto Comba
Non è possibile schivare il ravvedimento
Conflitto « religioso »? Un aggettivo equivoco - Non un aspetto della lotta fra. capitalismo e marxismo,
ma un conflitto di nazionalismi, rivelatore di un passato revoluto più che della ricerca di nuove forme
comunitarie - Un dramma che contribuisce a screditare la testimonianza cristiana nel mondo - Divisione
fra i presbiteriani irlandesi e motivi di fiducia - Lasciarsi riformare dalla Parola di Dio anziché defcimare da una tradizione ecclesiastica.
Il h> dicembre è staio diffuso, fra le
Chiese membro della regione europea
dell' Alleanza Riformata Mondiale
(ARM), questo rapporto sulla visita
svolta lo scorso ottobre in Irlanda del
Nord da una delegazione dell'ARM. Ne
abbiamo già parlato e ne abbiamo dato
qualche breve stralcio. Ora ci perviene
il testo integrale e siamo lieti di pubblicarlo. red.
La situazione rellTrlanda del Nord
non può lasciare indifferenti le nostre
Chiese. Nel corso della sua sessione annuale, tenutasi in settembre a Bruxelles, il Comitato europeo dell’ARM ha
accettato un inviiO della Chiesa presbiteriana d’Irlanda a mandare in quel
paese una delegazione fraterna. Il Comitato ha delegato il suo presidente, il
past. Neri Giampbxoli, di Roma, Moderatore della Chiesa Evangelica Valdese d’Italia, e il past. Arnold Mobbs,
di Ginevra, segreiario romando della
Federazione dell* Chiese protestanti
della Svizzera. D parte sua la Chiesa
di Scozia ha designato il past. A. Fle
ming, che si è unito alla delegazione.
Questo gruppo ha soggiornato nelrUlster dal 4 all'8 ottobre. Si è pure recato a Dublino, la capitale della Repubblica dell’Eire. Ha visitato otto concistori, preso contatto con i rappresentanti delle Chiese presbiteriana, anglicana, metodista e cattolica romana.
Ha incontrato numerose associazioni e
gruppi, come pure varie personalità e
ha avuto un ampio colloquio con il
moderatore e con i responsabili della
Chiesa presbiteriana in Irlanda.
Una breve visita non permette una
conoscenza approfondita di una situazione assai complessa. La delegazione
ritiene tuttavia di poter formulare le
riflessioni che seguono.
In Irlanda il passato pesa fortemente sul presente, che raccoglie i frutti
amari di ingiustizie e di violenze. Le
origini della lotta attuale risalgono
perfino oltre la Riforma del XVI secolo. Persiste una lunga tradizione di rivalità e di sospetto.
In un contesto politico, nazionalista,
sociale, economico, etnico, non si può
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimimMiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiMiiiMiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiii
Ce Chiese
nel Bengala
e il conflitto
e nel Pnnjab
Telegrammi della Commissione delle Chiese per
gli Affari internazionali ai leaders pakistano e indiano
Roma (Nev) - Il presidente e il direttore della Commis.done del.e Chi se per gli Affari Internazionali (CCAI)
del Consiglio Ecumenico delle Chiese
hanno inviato il 30 novembre, un teLgramma rispettivamente al primo ministro indiano. Indirà Gandhi, ed a
presidente Yahya Khan del Pakistan,
nel quale essi esprimono la loro convinzione che qualsiasi r.corso alla viilenza non può che prolungare il dramma attuale e aprire nuove aree di conflitto. Essi domandano in conseguenza
ai due governi di evitare un confronto
armato.
Questo il testo del telegramma indirizzato a Indirà Gandhi:
« Riconoscendo che il governo ed il
popolo indiano sono stati costretti ad
assumere su di sé il grave peso rappresentato dall’afflusso di milioni di
rifugiati nelle vostre frontiere e apprezzando profondamente la grandezza del sacrificio che vi è costato rispondere a questo dramma umano senza
precedenti, sentiamo però l’esigenza
di sottolineare il pericolo che l’attuale
deterioramento della situazione aggravi ancor più le sofferenze della popolazione. In una dichiarazione della nostra commissione pubblicata nel luglio scorso, abbiamo lanciato un appello a tutti i paesi del mondo invitandoli a dividere con voi il peso di nutrire, vestire ed alloggiare i rifugiati.
« Pur ammirando la pazienza e la
moderazione di cui avete fatto prova
in questi otto mesi, siamo allarmati
per l’aggravamento del conflitto armato sulle vostre frontiere, il qua'e
rende estremamente difficile qualsiasi
tentativo di giungere per via negoziata e di conciliazione politica ad un accordo duraturo. Siamo convinti che
una estensione, anche se passeggera,
della violenza non può che aggravare
Il nostro augurio
Non a lutti i lettori giungerà in tempo per Natale il numero che
impagineremo la prossima settimana (e non è neppure certo che giunga in tempo a tutti questo!) Il nostro augurio perviene dunque già
loro con questo numero doppio: ed è l’augurio che la vera luce che
doveva venire ed è venuta nel mondo, brilli alta e forte e calda nei loro
cuori; che sia dato a tutti noi di rallegrarci di quella allegrezza che i
testi evangelici dicono « grandissima », radicata com è non nelle situazioni delle nostre vite e della nostra società, ma nel dono di Dio.
Una luce che noi pure dobbiamo riflettere nel mondo.
questa tragica situazione ed aprire
nuove aree di conflitto, la qual cosa
minaccerebbe seriamente non solo la
sopravvivenza dei rifugiati ma anche i
miglioramenti economici e sociali che
il popolo indiano ha ottenuto in decenni di lavoro e di sacrifici.
« È per queste ragioni che osiamo
pregare rispettosamente il vostro governo di operare per evitare un conflitto armato, malgrado le numerose
pressioni, e di continuare a manifestare la profonda volontà di pace e di
progresso che da lungo tempo caratterizza il vostro popolo, il quale è considerato da molti come un modello di
condotta internazionale. Un messaggio separato è stato indirizzato al governo del Pakistan ».
Telegramma indirizzato al presidente Yayha Khan:
« Come abbiamo fatto oggi inviando
un messaggio al governo indiano, facciamo appello a Vostra Eccellenza ed
al governo del Pakistan perché sia evitata qualunque azione che possa contribuire a estendere la violenza e a
prolungare le sofferenze del popolo pakistano. Un conflitto armato non può
che aggravare la tragica lotta che divide il vostro paese e rischierebbe inoltre di prolungare la lotta che, in questo caso, si estenderebbe a tutto il
subcontinente. Questo non metterebbe in pericolo soltanto la vita di tutta la popolazione di questo paese, ma
inviterebbe implicitamente l’intervento
di interessi esterni contrari al profondo desiderio di autonomia e di sviluppo di questa nazione. Riconoscendo
con voi che è soltanto attraverso negoziati ed una conciliazione politica che
può essere trovata una soluzione durevole ai problemi dei popoli del subcontinente ed in maniera particolare
dei cittadini pakistani, siamo convinti
che qualsiasi aggravamento della violenza armata non può che rinviare a
tempo indefinito il ritorno alla calma
necessaria per il l'istabilimento delle
condizioni politiche, economiche e sociali indispensabili al progresso del vostro paese.
« Noi condividiamo la preoccupazione del mondo di veder cessare la violenza e che vengano infine riconosciuti
e garantiti i diritti dell’uomo a tutti
gli abitanti di questa vasta regione
del mondo ».
7 firmatari dei due te'egrammi sono
il presidente Olle Dahien ed il dire tore, Leopold Ntilus, della Commissicne delle Chiese per gli Affari Internazionali del CEC.
parlare di conflitto religioso se non si
dà ^ questo aggettivo un contenuto
equivoco, che conserva più gli elementi
della, tradizione storica che una realtà
spirituale. La difesa di una « religione »
protestante o cattolica manifesta una
volontà di salvare delle istituzioni piuttosto che quella di rendere una autentica testimonianza di fede nelle circostanze attuali.
Paradossi e contraddizioni si presentano costantemente nella situazione
presente. Alcuni cercano di difendere il
loro buon diritto o la loro sicurezza, o
di conquistare una posizione dominante con l’azione violenta, mentre un clima di paura, di scoraggiamento e di
frustrazione si infiltra ovunque. Di conseguenza si accumulano i rancori, a dispetto dei molti sforzi compiuti in vista di un ravvicinamento e di una integrazione delle due comunità.
Il nocciolo del conflitto è di ordine
politico. Tuttavia ogni soluzione è seriamente compromessa dall’antagonismo
mantenuto vivo dagli estremisti delle
due parti. Il sistema maggioritario, che
non conosce rappresentanza proporzionale, ha impedito alla minoranza di
partecipare come dovrebbe al governo
del paese. Misure recenti le hanno restituito buona parte dei diritti civili dei
quali era privata. Queste misure sono
però state assai tardive; sono ancora
incomplete e, inoltre, sono rese talvolta inoperanti dalla non collaborazione
delle due parti.
La politica seguita dai governi di
Londra, di Belfast o di Dublino presenta aspetti che non hanno facilitato una
soluzione. Citeremo ad esempio le misure d’internamento amministrativo, una certa mancanza di chiarezza nella
politica del governo dell’Eire; abbiamo
avuto l’impressione che se la presenza
delle truppe britanniche impedisce una
guerra civile dichiarata, attizza però la
guerriglia.
Sarebbe errato considerare questo
conflitto come un aspetto della lotta
fra marxismo e capitalismo, come talvolta si pensa in Europa. Si tratta in
realtà di un conflitto fra nazionalismi,
rivelatore di un passato revoluto, più
che della ricerca indispensabile di nuove forme di vita comunitaria.
Anche la situazione economica è assai complessa; essa condiziona in larga
misura gli antagonismi fra le comunità,
con le conseguenze del passato e i loro
effetti attuali, in particolare: disoccupazione, discriminazione nell’impiego, perdite dovute a distruzioni, alloggi.
Il dramma irlandese contribuisce a
screditare la testimonianza cristiana
nel mondo; esso sfida protestanti e cattolici a vivere concretamente l’Evangelo e a non servirsi di esso per difendere i loro interessi e le loro tradizioni sociali. Gli slogans semplicisti, proclamati dagli estremisti, contraddicono di fatto la sostanza stessa delI’Evangelo e
ignorano il suo appello alla riconciliazione in Cristo.
La situazione interna della Chiesa
presbiteriana in Irlanda ci è parsa grave, non solo perché, come le altre Chiese, essa è impegnata storicamente nel
conflitto, ma anche perché è divisa interiormente fra i sostenitori di un certo integrismo protestante e i promotori di una comprensione reciproca, di
reali riforme e di una vera riconciliazione.
Inoltre il dramma irlandese costituisce una sfida all’azione ecumenica in
Europa, perché è superato brandire in
questo modo delle bandiere confes.sionali. Bisogna però rilevare il coraggio
di cui danno prova sia le autorità ecclesiastiche che numerosi cristiani nei due
campi. Con le loro proclamazioni pubbliche, con le loro dichiarazioni alla radio, alla televisione, sulla stampa, le
autorità delle Chiese, sia cattoliche che
protestanti, chiamano i fedeli e la popolazione in generale alla riconciliazione e alla pace. Si sono pronunciate contro la violenza e per le riforme sociali
e politiche destinate a sopprimere talune cause del conflitto attuale. Pensiamo in particolare a una recente dichiarazione della Chiesa presbiteriana in
Irlanda e dei vescovi cattolici irlandesi.
Con il loro impegno concreto, senza
distinzione di confessione, in favore
delle vittime del disastro, e con altre
iniziative numerosi cristiani proseguono, individualmente o in gruppo, una
(continua a pag. 6)
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pag. ¿
N. 51 — 17 dicembre 1971
LIBRI PER VOI
LIBRI PER VOI
Racconta la Bibbia ai tuoi ragazzi
Problemi di catechesi ai fanciulli, nelle Chiese evangeliche italiane
La catechesi evangelica ai fanciulli
è uno di quei campi di lavoro che ha
visto negli ultimi anni una produzione massiccia di opere, testi e scritti
nella pubblicistica delle chiese evangeliche europee ed americane.
Questo fatto imponente è dovuto sia
alla riscoperta del messaggio biblico
in una lettura storico-critico-letteraria
del testo, sia all'enorme sviluppo, negli ultimi decenni, nel campo degli studi pedagogici.
Occorre perciò, in questo mare di
pubblicazioni e di impostazioni, fare una scelta e seguire un orientamento preciso. Nel nostro campo esistono per la catechesi del fanciullo,
una serie di comitati e consigli a caia ttere mondiale, continentale e nazionale, ultimamente associatisi al Consiglio Ecumenico di Ginevra. Questi organismi stimolano, orientano e stabiliscono nel corso di consultazioni e di
assemblee a vari livelli, una linea comune di ricerca e di azione nel quadro della catechesi evangelica, come
per esempio il messaggio rivolto alle
Chiese il luglio scorso, dall’Assemblea
Mondiale per l'educazione cristiana,
tenutasi a Lima nel Perù. Esse rispecchiano in larga misura le conclusioni verso le quali si erano orientate
le chiese evangeliche dell'Europa latina ed in particolare il consiglio nazionale delle scuole domenicali italiane.
Il documento di Lima - 1971 afferma
tra l’altro: « Educare non significa insegnare, quanto piuttosto impegnarsi
nella realtà in mezzo alla gente ed insieme alla gente; significa imparare a
vivere, a incoraggiare la creatività sia
in noi sia negli altri; significa liberare, in sottomissione a Dio e con la sua
potenza, il genere umano dai legami
che gli impediscono di svilupparsi ad
immagine di Dio. Questo richiederà
necessariamente un cambiamento radicale degli obiettivi, dei contenuti e
dei metodi del nostro compito educativo ».
È da anni infatti che ormai ci chiediamo: « come operare questo cambiamento radicale nell’educazione dei
nostri ragazzi dai 6 ai 12 anni? ».
Non riteniamo che la scuola pubblica sia il luogo, il « contesto » più adatto. per impostare il discorso sulla catechesi e per operare il suddetto cambiamento radicale. Qui la catechesi
cristiana viene troppo assimilata ad
un insegnamento scolastico, che ne
travisa la realtà di fondo: un apprendimento evangelico avviene infatti soltanto laddove esso scaturisce in una
realtà di vita, impegno e servizio.
Inoltre la scuola, come servizio pubblico offerto a tutti i cittadini figli di
credenti e di non credenti, finisce col
diventare per il ragazzo, anche nel
campo del discorso su Dio, uno strumento di pressione e di indottrinamento che il più delle volte (salvo le dovute eccezioni) ha un effetto più che
altro negativo sulla fede futura del ragazzo. L’Evangelo infatti, di cui l’insegnante vorrebbe diventare testimone,
viene a trasformarsi così esattamente
nel suo contrario, non in un messaggio e strumento di liberazione, ma in
strumento di oppressione.
E chiaro invece che la Comunità
cristiana deve diventare sempre di
più il luogo di formazione cristiana del
ragazzo, il luogo dove si ascolta e si
vive, a servizio degli altri, la catechesi.
Ma anche qui, quanti problemi irrisolvibili!
I fine settimana in cui le famiglie sono assenti; i vari impegni (sempre ritenuti più importanti) che distraggono
i ragazzi e che tolgono il tempo ad un
impegno vero che incida in profondità nelle coscienze! Quale peso reale
può avere quella media di due ore al
mese, di fronte a tutte le sollecitazioni molto più efficaci ed attraenti a prima vista, come quelle della televisione, dei fumetti, degli amici, senza parlare del tempo spesso assurdo preso
dai compiti scolastici?
L’unico ambiente valido per assumersi una responsabilità vera nel campo della catechesi cristiana, riteniamo
sia quello della famiglia in cui i genitori siano credenti in Cristo. Soltanto
il loro impegno catechistico quotidiano nei confronti dei loro figli può rendere valido e genuino anche il discorso e l’azione che si svolge settimanalmente nell’ambito più ampio della comunità cristiana. E del resto, non è la
famiglia cristiana chiamata ad essere
la cellula, il nucleo più piccolo della
Chiesa cristiana: quei « due o tre, riuniti nel mio nome» (Matteo 18: 20) di
cui parla Gesù Cristo?
Siamo ben coscienti di proporre con
quanto scriviamo, la via più difficile,
ma non è forse questa, il più delle volte, la via giusta?
Si pone infatti subito la seguente
domanda: quale tipo di catechesi, quali contenuti e quali melodi devono essere utilizzati dalla Comunità e dalla
famiglia cristiana per testimoniare dell’Evangelo ai nostri ragazzi?
La risposta a questa domanda non
è di tipo ovvio, data per scontata. Parlare di Dio e rendere testimonianza
coerente alle Sue opere attuali, non è
forse oggi il fatto problematico per
eccellenza? Non è forse oggi l’epoca in
cui ogni frase ovvia, dal sapore banale e ripetuto, dal carattere «l’tu.gc j », su Dio e su Gesù Cristo, crea in
chi ascolta e più che mai nei bambini, un senso di malessere, di noia e di
fastidio, come se chi parla desse l'impressione di parlare più per dovere
morale e professionale, che per il fatto
di credervi realmente?
« Certo, in ultima analisi, il bambino riceve il messaggio di Cristo soltanto per opera dello Spirito del Signore: la fede è dono di Dio! Tuttavia,
dal tipo di discorso che i genitori e la
Comunità- cristiana faranno, dipende
un po’ anche il tipo di fede che il ragazzo avrà: una fede aperta, curiosa
di scrutare e riconoscere negli avvenimenti di questo mondo e della propria vita, la mano del Signore all’opera; una fede in movimento, in ricerca
pegno, senza bigotterie o falsa pietà?
Come trovare una preparazione moderna che presenti l’antico messaggio
biblico come Parola vivente? Come
operare tutto questo a livello dei ragazzi? Come fare affinché i genitori
non vadano, dopo poche volte, incontro a cocenti delusioni dovute alla impostazione antiquata della loro fede,
impostazione che i ragazzi non accettano più? La difficoltà di qualsiasi iniziativa, anche in questo campo, non
deriva forse dalla crisi di tutto il sistema educativo e della preparazione
di fede delle nostre famiglie e della
Comunità cristiana in genere? Crisi
dovuta alla mancanza di chiarezza della vocazione rivolta da Dio alla Sua
Chiesa in questo tempo?
E partendo da tutte queste considerazioni che il Consiglio delle scuole domenicali italiane si è associato albana
Come la critica ha giudicato
il voi. 1 - Dai Patriarchi a Cesa
« Definire un libro eccezionale finisce
per essere cosa trita e banale. Diremo, piuttosto, che si tratta di un lavoro sorprendente. Un lavoro dal quale scaturisce una
conoscenza religiosa che penetra nell’intimo della storia sacra. Non è una bihhia
per fanciulli, anche se a questi è principalmente destinata. È, invero, una guida
a leggere da adulti, cioè in maniera teologica e storica, la Scrittura sacra ai ragazzi.
Le illustrazioni sono di una delicatezza di
tratto e di una finezza di ispirazione che
penetrano nel testo, rendendo reale quell’espediente didattico che si incontra in
ogni capitolo: “ immaginiamo di esserci” ».
(settimanale a Sette Giorni », cattolico.
Roma).
tc È un’opera che testimonia la fede di
chi l’ha ideata. Non c’è stato altro a crearla, ci sembra, se non lo spirito di fede, ed
è questo a renderla tanto realisticamente
umana ».
(Carlo Carozzo de « Il Gallo » - Genova.
mensile cattolico).
« Ottimo il principio ispiratore di questo esperimento : non infantilizzare la Bibbia (col rischio di favoleggiarla mitologicamente, al punto da restare legati ai ricordi dell'infanzia) ma educare il fanciullo
a farsi adulto. È accettata quindi la tesi
di una certa demitizzazione dei fenomeni
soprannaturali a favore del soprannaturale
vero... Il libro — destinato come sussidio
a genitori o maestri e ai loro piccoli, obbligati a lavorarlo insieme — ha degli
spunti pedagogici ottimi ».
« Anche fra i cattolici ha incontrato
vastissima giustificata simpatia la sintesi
catechistica “Racconta la Bibbia ai tuoi ragazzi”. Questo volume, che si presenta con
pregi didattici eccezionali, vuole soprattutto educare il bambino a un atteggiamento
critico, e.saltando il primato della sua coscienza »,
(c< Il Regno » attualità cattolica - Bologna).
« È una novità completa rispetto ai tentativi finora realizzati di “Bibbia per ragazzi” anzi, novità in assoluto anche per
gli adulti, perché forse non abbiamo nulla
a livello divulgativo che po.ssa stargli a
paragone... La .straordinaria attualità della
presentazione biblica sta proprio in questa
impostazione moderna dei problemi di fede vissuti dai Patriarchi, per cui l’itinerario da essi compiuto sotto la guida del Signore è come un paradigma del nostro
cammino, nel quale bisogna imparare a
leggere. L’opera rivela un grande rispetto
per il testo biblico, che non va mai snaturato e ridotto (se non addirittura minimizzato) per i più piccoli, ma va sempre
rispettato nella interezza del suo messaggio, e rivela pure un grande rispetto per i
ragazzi e per la loro recettività. Vogliamo
pure sottolineare il grande valore ecumenico di quest'opera che, se utilizzata in ambienti cattolici (come si augura Mons. Galhiati nella sua lettera all'edizione italiana).
può contribuire a creare a livello biblicocatechetico una base indispensabile al dialogo : infatti non si può parlare lo stesso
linguaggio quando non si respira Io stesso
clima di fede perché si è depositari di una
troppo differente eredità educativa ».
( Piera Cerruti in « Incontro di gioventù » - mensile dell’Azione cattolica italiana - Roma).
« Mi sembra siano state usate in modo
saggio e metodicamente giusto le tre porte per le quali l’uomo percepisce le cose :
cuore, mente e mano, e si sia dato cosi .ai
genitori e ragazzi un'opera di alto valore
educativo e formativo. C’è solo da augurarsi che molti sappiano puntare verso le mete che gli Autori si sono prefisse. Veramente meritano questa' ricompensa e la
nostra sincera ammirazione ».
(W. Pool in « Voce Evangelica » mensile delle chiese riformate svizzere - Lugano).
« Con un'opera m>'ravigliosa, arricchita
da raffigurazioni motlerne atte ai ragazzi
e in colori stupendi, l’editoria evangelica
passa d'improvviso all avanguardia. È quindi con gioia e con or^vglio che segnalo il
primo volume della nuova serie. Si tratta
di un incomparabile volume, opera degli
olandesi Jac. J. Sinnema e C. M. de Vries,
i quali con competenza straordinaria sanno affascinare piccoli e grandi, introducendoli in un mondo sì lontano dal nostro,
ma che del nostro è la indispensabile preparazione. È un’opera che merita la più
vasta diffusione, non solo tra gli evangelici,
ma anche tra i cattolici ».
( Fausto Salvoni in « Ricerche bibliche e
religiose » - Chiesa di Cristo - Milano).
n Molti hanno provato a scrivere “la
lòbbia per ragazzi”, alcuni hanno fatto delle opere discrete, altri hanno scopiazzato
qua e là gli episodi più importanti senza
pensare a spiegarli. L’opera che vi presentiamo invece è veramente eccezionale. Ogni
episodio è narrato come se avvenisse oggi,
e i fatti difficili da capire perché legati ad
un modo di vedere completamente diverso
dal nostro sono riportati in margine e spiegati. Stupende pagine a colori illustrano
tutti gli epi.sodi e. questo è veramente eccezionale, alla fine di ogni brano c’è qualche pagina colorata su cui si può’ lavorare ».
(« In cammino » - settimanale deU’Azione cattolica - Roma).
« Fra le varie caratteristiche che 1 opera
presenta vorremmo mettere in evidenza
quella che fa di questo libro la guida comune degli adulti e dei ragazzi (dai 7 ai
13 anni) per leggere la Bibbia. Ci sembra,
questa, cosa della massima importanza, oggi che ci si rende sempre più conto della
sterilità della formazione religiosa dei bambini e dei ragazzi in cui gli adulti non
siano chiamati in causa ».
(k Orientamenti pedagogici y> n. 2/1971
- trimestrale cattolico).
che ha bisogno di ritornare sempre
alla Scrittura e di confrontarsi con
gli altri per svilupparsi e donarsi. Oppure: una fede senza problemi, una fede autoritaria, fondata su una serie di
doveri; una fede che si segue perché i
genitori lo vogliono, ma che non conosce rallegrezza profonda della presenza di Cristo, della .sua liberazione e
della sua vita nuova ». « È ormai confermato dairespcrienza che ogni forma di autoritarismo di lezione « ex
cathedra », in cui i bambini subiscono, senza esserne partecipi, favorisce
dopo qualche anno, l’allontt namento
dei giovani dalla Chiesa, oppure crea
una fede di tipo pa.ssivo, rassegnato,
senza vita e piena di falsi prob'emi »
(Rivista « La Scuola domenicale » n. 3-4
maggio 1968, p. 1-2).
E perciò a questo punto che si aprono i grossi problemi inerenti alla preparazione. alla capacità didattica e di
annuncio evangelico da parte de) popolo cristiano: come fare a dare la
spinta, come avere gli strumenti per
attuare una scuola quotidiana della
Bibbia, tenuta dai genitori e vissuta
nella casa giorno per giorno nell’im
logo organismo olandese nella preparazione dell’opera « Racconta la Bihhia ai tuoi ragazzi », che non esitiamo
a definire rivoluzionaria per l’istruzione biblica dei ragazzi e degli adulti.
Quest’opera infatti non si rivolge soltanto ai ragazzi, ma è un libro per
adulti e ragazzi ad un tempo, un inv;to ad un lavoro in comune fra gcnTori e figli, insegnanti ed alunni. Non si
tratta dunque di una « Bibbia per
bambini ». Quest’ultima è in genere,
anche nei casi migliori, un tentativo
di portare la Scrittura al livello infantile, mediante determinati accorgimenti e induzioni. La nostra opera persegue invece una finalità opposta: si
propone di avviare il ragazzo ad una
lettura « adulta » della Bibbia, cioè ad
una comprensione più approfondita e
completa deU’intenzione dello scrittore biblico, senza tacere le diiffcollà e
gli interrogativi ancora irrisolti.
Un altro pi'oblema che si presenta
è il seguente: la Bibbia è così ampia!
Con quale criterio fare una scelta dei
brani essenziali fra le pagine del Libro? Nelle comuni « Bibbie per bambini », la scelta dei brani biblici segue
per lo più l’ordine tradizionale dei libri della Bibbia. Questo criterio di
scelta, per quanto ovvio possa apparire, presenta l’inconveniente di dare
per scontato il problema della formazione della Bibbia e del suo messaggio d’insieme, come può essere recepito dall’uomo moderno. Così, vo'endo
semplificare, si eludono i problemi di
fondo e non si mette in luce il nesso
logico che unisee un racconto all’altro.
Ne consegue che spesso nelle « Bibbie
per bambini », si indugia su particolari di secondaria importanza a scapito
dell’essenz'a'e del messaggio evangelico.
Gli .Autori di «Racconta la Bibbia... », muovono, per la scelta dei brani biblici da una considerazione tanto
semplice quanto fondamenla'e: oggi
in un mondo in fase di rapida secolarizzazione, un elemento che richiama
ancora in qualche misura al cristianesimo è costituito dalle festività cristiane (Natale, Pasqua, Ascensione, Pentecoste ecc.). In occasione di esse tutti
hanno uno o più giorni di vacanza. In
genere il significato vero di queste feste non è più compreso, ma le si ricorda a motivo dei giorni di vacanza (e...
della tredicesima).
I racconti di ogni volume, abbracciano l’essenziale del messaggio biblico dell’Antico e del Nuovo Testamento, centrandolo ed esaminandolo alla
luce di una determinata festività. Il
volume attualmente uscito, « Dai Patriarchi a Gesù » e che fa da introduzione ai prossimi che usciranno, è particolarmente cent’-ato suli’avvcn mento di Natale, sul senso della nascita di
Gesù e dell’incarnazione. Il messaggio biblico che collega ritmicamente e
drammaticamente un capitolo all’altro, in una tensione crescente, è centrato nella speranza e nella realizzazione della pace, nel senso dinamico
ebraico, espresso dalla parola « scialòm ».
La preparazione degli adulti in vista
dei ragazzi è stata affrontata in modo
radicale: le due prime sezioni di ognuno dei 37 capitoli, intitolate: Spiegazione del testo e Inquadriamo il testo,
oiTrono agli adulti, in forma chiara e
concisa un vasto materiale di analisi e
di sintesi del brano biblico, necessario ad un suo esatto inquadramento e
ad un’app.'ofondita comprensione. Gli
adulti farebbero un torto ai propri figli a non dedicare un po’ di tempo per
assimilare questo materiale appositamente scritto per loro. Il libro è certo
anche un regalo che i genitori fanno
ai loro ragazzi. Ma quale regalo più
bello, di offrire non solo un libro sulla Bibbia, ma anche la presenza paziente ed amorevole del genitore stesso che dedica un po’ del suo tempo ai
propri figli? Padri e madri che si limitano a regalare ai loro ragazzi un libro sulla Bibbia, dimissionano — nel
campo della fede (ma fino a che punto anche non negli altri campi?) — ad
uno dei compiti più belli che loro compéta: quello di testimoni di Gesù Cristo nei confronti dei loro figli.
Tenendo perciò conto dei più recenti studi in campo biblico, ogni cap tolo offre un conciso panorama delle
conclusioni e delle ipotesi in campo
archeologico, storico, esegetico, teologico e geografico, presentando talvolta interpretazioni ardite e originali,
ma sempre stimolanti e bibli . amente
fondate. Non si trascurano gli strumenti offerti dalla mod-rna « i ritici
testuale », usati sempre con l’unico
scopo di far risaltare il messaggio biblico in tutta la sua potente originalità. Tutto viene presentato in modo
da far risaltare l’azione del Signore
nei fatti concreti della vita quotidiana, risalendo dal modo biblico di raccontare ai fatti come verosimilmente
sono accaduti, in modo che il ragazzo
possa esser sensibilizzato a scorgere
oggi l’azione attuale del Signo e nella
sua vita e nella storia degli uomini,
secondo il Suo piano d’amo e, in
Cristo.
La seconda parte di ogni capitolo,
pensata per i ragazzi dai 6 ai 13 anni,
comprende un racconto intitolato Intmaginianio di esserci. Esso si propone di far partecipare il ragazzo all’avvenimento narrato dal testo biblico,
come se fosse anch’egli presente in
quel momento, come un contemporaneo dei personaggi biblici. « Immaginiamo di esserci » non vuole essere
dunque una parafrasi o riassi nto elei
testo biblico (come nelle comuni « Bibbie per ragazzi »), ma un racconto che
nei particolari e nei dialoghi è voluta
mente immaginario, pur facendo il
massimo sforzo per cogliere c m. diare al ragazzo l’assunto centrale dello
scrittore biblico. Sara bene che il genitore chiarisca fin daH’inizio al ragazzo che queslo racconto non è la Bibbia
(vedi cap. 2) c che — quando è indicata — faccia anche notare le differenze
fra il nostro racconto ed il testo biblico.
Segue poi un « materiale di lavoro »
in cui ragazzi ed adulti rielaborano insieme l'aspetto centrale del racconto
secondo un metodo « atti'^o », servendosi di forbici, colla, pastelli ed altri
sfrumenti analoghi. Evitando ogni ti
po di pia divagazione, ma soffermandosi sui fatti come avrebbero potuto
avvenire a ^che ai giorni nostri, si utilizza qui il materiale critico e storico
della prima parte per far cogliere al
ragazzo il centro del messaggio biblico nel modo più chiaro ed avvincente
possibile, secondo le intenzioni più
profonde del brano biblico.
Questo nuovo metodo si propone
dunque di coinvolgere ad un tempo
adulti e ragazzi, impegnando comunitariamente l’intera famiglia (o l’insegnante e gli alunni) intorno alla ricer
c. a biblica.
Un altro elemento di notevole importanza neH’economia dell’opera è costituito infine dalle illustrazioni a colori, opera dell’artica Dea de Vries.
Si tratta di tre tipi di illustrazioni: la prima a piena pagina, un vero
e proprio « quadro » artistico che introduce l’intero capitolo illustrando il
punto chiave del brano biblico. Il secondo tipo di illustrazione riproduce
oggetti, illustra determinate loca'ità,
mediante cartine geografiche ecc. con
intento nettamente didattico. Il terzo
è costituito dalla « fascia illustrativa
in alto » che riproduce, come in un
piccolo film la successione degli avvenimenti ed è pensato per i ragazzi anche se risulta gradevole a tutti.
Ci troviamo comunque di fronte ad
un tentativo che guarda in avanti, affinché nel crollo generale dei valori, in
una società che è alla ricerca cella
propria identità, l’essenziale del messaggio evangelico venga testimoniato
alle nuove generazioni.
Thomas Soggin
iiiiMiiiiiiMiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiM .iimmiiiimimnii'
PER I RAGAZZI
I diari deiia storia
La caduta di Gerusalemme - a cura di
V. Melegari.
La battaglia di Ponte Milvio - a cura
di D. A'oi.Pi. Ed. Giunti (BemporaJ
Marzocco) Firenze 1970. L. 1.800 cad.
La valorosa collana dell’Editore Giunti si è arricchita di questi due nuovi
volurni che, come si vede, trattano momenti storici del più grande interesse.
Come tutti i precedenti volumi anche
questi sono documentati sulle fonti indicate in margine al testo (ottimo incentivo per i ragazzi) e la tenue trama
narrativa non guasta la realtà storica.
La caduta di Gerusalemme per opera
di Tito nel 70 d. C. si basa soprattutto
su Guerra giudaica e Antichità giudaiche di Giuseppe Flavio, sugli Annali di
Tacito, ecc. La commovente resistenza
dei giudei, l’appassionata ribellione degli ultimi zeloti capitanati da Simone
Bar Ghiora, fanno palpitare più di
quanto non lo faccia il valore dei prodi
soldati romani. Da allora Gerusalemme è stata ricostruita 18 volte e 19 secoli di storia non sono riusciti a bruciarla del tutto come avrebbe voluto
allora l’imperatore Tito.
La battaglia di Ponte Milvo nel 312
d. C. (1065 ab Urbe condita) esprime
molto bene la tensione fra Massenzio,
appoggiato dai conservatori che lottavano contro l’irrompere del cristianesimo per mantenere all’impero i valori pagani e Costantino, il giovane imperatore p'.'ogressista in cerca di una
via nuova che unisse in una specie di
sincretismo paganesimo e cristianesimo. Anche allora si pensava che « il
vecchio mondo si sbriciolava, che
c’era un domani..., che bisognava avere il coraggio di essere nuovi...». La
storia, a leggerla bene, insegna sempre. Le illustrazioni di entrambi i volumi sono quanto di più bello si può
presentare ai ragazzi su quelle epoche.
Le fonti per questo libro sono tratte
da Eusebio (Storia ecclesiastica), Lattanzio, Zosimo e vari altri autori.
Per i piccoli
Else Hot.mei.und Minarik - Maurice
Sendak - Papà orso toma a casa ■
Bompiani, L. 1.000.
C’è un nuovo volumetto della deliziosa serie di avventure di orsacchiotto, che non ci stanchiamo di raccomandare per la prima infanzia. Le parole semplicissime delle brevi storie
ingenue, entrano così facilmente nell’orecchio dei piccoli, che guai poi a
sbagliarne una, rileggendole loro ogni
sera! Le illustrazioni sono di quelle
che si guardano e riguardano all’infinito, perché sono dei piccoli gioielli.
Libri di queslo genere sono una delle
gioie dell’infanzia che non dovremmo
far mancare ai nostri bambini. Ricordiamo tutta la serie: Il piccolo orsacchiotto - La visita di orsocclvotto L’amica di orsacchiotto - Papà orso
torna a casa.
Anni: Marie Dai.mas - Avventure nel
bosco - Mondadori, L. 2.000,
Un piccolo leprotto è il protagonista
di questo libro che introduce i bambini alla scoperta di quel mondo fantastico e così bello che è il bosco, dove
tutto pulsa e si muove. E un libro fatto molto bene, senza cadere nello sdolcinato come spesso accade in simili
storie: le illustrazioni sono molto delicate, sicché questo spesso Albo inizia molto bene la nuova collana « Caleidoscopio ».
Berta Subilla
3
17 dicembre 1971 — N. 51
pag. 3
LIBRI PER VOI
Il libro di un’anonima milanese
“Ho amato un prete
ripropone con drammatica vivezza, dall’interno della Chiesa di Roma, il
problema del celibato ecclesiastico - A un passo dalla libertà in Cristo
Domenica 31 ottobre è stata celebrata ancora una volta nelle nostre chiese
la Riforma; ma io penso’che, per quanto la possiamo celebrare e per quanto
ne possiamo parlare, non ci renderemo
forse mai abbastanza conto di tutti i
benefici immensi che essa ha recato all'uomo. Non vogliamo parlare qui delle
verità fondamentali messe in onore
dalla Riforma del XVI secolo, che sono
ben presenti allo spirito di ogni membro delle chiese riformate; pensiamo in
modo particolare in questo momento
ai benefici grandi e piccoli, che sono il
risultato delle verità fondamentali, che
sgorgano da esse come normale conseguenza, come per es.: la libertà di
giudizio e di studio nei riguardi della
Parola di Dio, la libertà di scelta del
nostro sentiero, illuminati da questa
Parola, la libertà da norme e precetti
umani, la possibilità di essere finalmente adulti nel pensiero e nel comportamento, al di fuori di ogni tutela,
e di agire come tali.
Tutte queste cose mi venivano in
mente leggendo il libro che presento
oggi ai nostri lettori Io amo un prete,
di un’anonima donna milanese.
La persona che tratteggia la sua vita
di sposa clandestina di un prete è talmente avvolta in una rete di difficoltà
spirituali e materiali, ma più ancora
proprio spirituali, si dibatte in tali tormenti religiosi per la sua situazione, è
di volta in volta così perplessa turbata
angosciata, ribelle e nello stesso tempo
pentita della sua ribellione, da muovere seriamente e sinceramente l’animo
nostro a fraterna compassione. « La situazione di amare un uomo che è prete
— essa esclama — dà una risonanza
particolare alle difficoltà della mia vita nella chiesa...; la credibilità della
chiesa, di cui oggi tanto si discute, per
me è in gioco su questo punto; e non
conta che sia un punto solo; avviene
come di quei nodi nevralgici del nostro
organismo, che basta offenderne uno,
perché tutto il corpo sia danneggiato
nella sua integrità ».
A proposito della casta sacerdotale
del suo tempo Gesù disse un giorno:
« guai a voi, dottori della Legge, perché caricate le genti di pesi difficili a
portare, e voi non toccate questi pesi
neppure con un dito » (Luca 11; 46);
invece « il mio giogo — il giogo di Cristo — è dolce, il carico leggero » (Matteo 11: 30). Ma la Chiesa romana impone ai suoi fedeli gioghi amari e carichi pesanti, come nel caso del celibato
obbligatorio dei preti.
L’Anonima Milanese ne parla con un
anelito di religiosità genuina, secondo
l’educazione la mentalità del suo ambiente; e noi, se pure tanto diversi per
educazione e forma mentale, siamo
sensibili al desiderio di verità e di giustizia di questa donna, desiderio che la
muove in una verifica attenta delle proprie posizioni, in una ricerca sofferta
di una prassi e di una dottrina migliori: « una delle strutture della mia chiesa (il celibato obbligatorio dei preti)
— essa dice — mi schiacciava come
una trave caduta che non serve più a
reggere la casa; ho dovuto allora verificarle tutte ». Sempre più presa dalle
sue difficoltà, l’autrice sembra aver
aperto or ora gli occhi su tante contraddizioni e manchevolezze della sua
chiesa e ne sottolinea alcune: « gli altri uomini lavorano..., ma il lavoro del
prete stenta a conquistarsi il diritto di
cittadinanza; gli altri uomini si sposano, sapendo, secondo le parole di Cristo, che il matrimonio è una funzione
terrena e che nell’altra vita non si sposa e non si è sposati..., ma al prete ciò
è impedito da un divieto insormontabile ».
Il suo argomentare si amplifica poi
sino a toccare altri punti critici della
Chiesa romana, come per es.: il fatto
di farsi pagare per tutti gli atti liturgici
che compie (battesimi, matrimoni, funerali); il suo comportamento diverso
di fronte a due generi di preti lavoratori, i preti-operai, che sono deplorati,
e i preti-insegnanti, ammessi da tempo
senza discussioni, (« il discorso sarebbe
lungo e porterebbe amaramente a dire
delle scelte sociali della chiesa », afferma rautrice): la clericalizzazione via
via maggiore della classe sacerdotale,
che ha dato al prete una condizione
avulsa dalla normale condizione umana. Infine l’Anonima Milanese raggiunge un tono drammatico: « la lotta di
Cristo per affrancare l’uomo dal sabato
a poco a poco è stata resa vana, e di
nuovo si sono imposti sulle spalle degli
uomini pesi che li schiacciano...; non si
scambi per dovere l’esosa imposizione
di una norma che per troppi è un giogo; né con zelo indiscreto il Papa arroghi a sé il compito di decidere lui
solo quello che deve essere libera scelta di ciascuno! Non mi è facile — continua l’autrice — capire perché la chiesa
sia tanto restìa ad uscire libera fresca viva dal bozzolo duro che secoli di
clericalismo le hanno cementato intorno! ».
A noi, personalmente, non è facile capire come una persona che giunge così
in là nelle sue riflessioni sulla Legge di
Cristo, in contrapposizione con le leggi
che la sua chiesa le impone, non faccia ancora un passo avanti, e invece di
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiniiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
La dottrina
dello Spirito Santo
In campo teologico è un luogo comune notare la scarsa chiarificazione — forse non
casuale — della dottrina dello Spirito Santo,
e le gravi conseguenze che questo ha sulla fede, sul pensiero e sull’azione dei cristiani.
Questa situazione si manifesta nel fatto che
assai rare sono le opere dedicate a questo
tema. Mentre ricordiamo dei saggi di V. Suhilia su « Protestantesimo », e nelPultima parte del suo recente I tempi della Chiesa, dobbiamo essere molto grati all’editrice milanese
Jaca Book, che nella sua collana « Strumenti
per un lavoro teologico » ha ora pubblicato
un saggio di un noto teologo riformato olandese, Hendrikus Berkhof. Raccomandiamo vivamente quest’opera articolata in questi capitoli : Lo Spirito e Cristo — lo Spirito e la
missione — lo Spirito e la Chiesa — lo Spirito e l’individuo — lo Spirito, il mondo e il
compimento — lo Spirito e il Dio uno e
trino.
Hendrikus Berkhof - Lo Spirito Santo e la
Chiesa: la dottrina dello Spirito Santo. Jaca
Book, Milano 1971, p. 156, L. 1400.
spendere, come lei dice, « tanto di sé in
turbamenti tormentosi e insieme futili », non si abbandoni interamente a
queirunica Legge di Cristo che sembra
avere compreso, la quale ci affranca interamente da ogni giogo e fa di noi
liberi figlioli di Dio. Eppure essa ha meditato molto intorno alla costruzione
della casa nella quale abita, vale a dire
la chiesa di Roma, e « con spavento »
ha visto che, dopo queste meditazioni,
ben poco restava della casa stessa ai
suoi occhi (sono le sue parole): «cercavo una dimora familiare, dove insieme con altri fratelli, potessi imparare
a conoscere il Padre, e vedo dinanzi a
me le mura fastose di un palazzo..., o
forse era una grande caserma ».
Una critica più autorevole della nostra ritiene « queste pagine un caldo e
cristiano invito al ripensamento, all’umiltà, alla carità »; tali le possiamo
ritenere anche noi, pur confermando il
nostro parere che l’autrice aveva tutte le premesse per giungere ad una conclusione positiva e liberatrice del problema, invece si è fermata, limitandosi
a formulare una denuncia, un patetico
grido d’aiuto. Notiamo infine che non
VI è il minimo accenno nel libro alla figura del pastore protestante, uomo libero di sposarsi: eppure il parallelo
era ovvio e facile. Forse l’autrice lo fa
di proposito, perché vuole che le sue
parole siano un appello alla sua chiesa
a rivedere le proprie posizioni, indipendentemente da quanto avviene in
altre chiese cristiane.
Intanto il mondo cattolico o comunque una larga parte di esso ha ricevuto
una nuova delusione dal voto recente
del Sinodo dei vescovi, che conferma il
celibato obbligatorio dei preti.
Edina Ribet
UNA NOVITÀ' importante:
UGO GASTALDI
SM DECU ANABAinSII
Me Miilil a lieaia'
(1525-1535)
8" gr., pp. 652 + 44 tavole f. t., con 24 ili., 11 cartine, 77 ili. f. t.
sovraccop. plasticata: L. 6.800 (in brossura) e L. 7.800 (rilegato)
La vicenda di un gruppo di credenti che diventano
« rivoluzionari » per aver preso sul serio l'Evangeìo
di Gesù Cristo.
Un « dissenso » di 4 secoli fa che ha sorprendenti
motivi di attualità.
EDITRICE CLAUDIANA c.c.p. 2/21641
Via Principe Tommaso, 1 - 10125 Torino
IL CUCCHIAINO
4
La Claudiana ha pubblicato una raccolta di racconti di Albrecht Goes
Anonima Milanese, Io amo un prete,
Casa Editrice Paideia, Brescia 1971.
Forse, per molti lettori, il nome di
Albrecht Goes non è sconosciuto. Alcuni anni fa, ne] 1959, era uscito un
suo libro intitolato Prima dell’alba,
rapidamente esauritosi, che aveva attirato su di sé l’attenzione della critica e del pubblico.
Dopo quel libro, fino ad oggi, non
ci era più stato presentato nulla, ma
ora la Claudiana ha pubblicato un
nuovissimo, perché inedito qui in Italia, racconto lungo di Goes, intitolato
Il cucchiaino. Accompagnano questo
scritto anche altri due saggi interessanti e originali.
Albrecht Goes è un pastore luterano, che durante l’ultima guerra è chiamato ad essere cappellano militare
delle truppe germaniche. I suoi racconti sono, purtroppo, episodi veri a
cui lui aveva dovuto o potuto assistere.
La vicenda narrata in questo libro
si svolge sul fronte russo. In un ospe
nniniimiiiiiiiiiimmmiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiniiiiiiiiimiMiiiiiiiiiiiiimiiiiimiiiimiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiinimmiimimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii iiiiiiiiimiiiiiiiiiiiii
I Valdesi, una storia da rileggere
Con questo titolo è stato pubblicato
qualche mese fa nella serie di « Attualità protestante » della Claudiana
(n. 40) un interessante contributo di
Giorgio Bouchard al problema della
attualità della storia valdese; quello
stesso problema che in seguito è stato dibattuto nella seduta sinodale della Società di Studi Valdesi attraverso
la visione di Mario Miegge, Luigi Santini e Giorgio Tourn.
Mentre la Claudiana si accinge a
pubblicare una nuova storia valdese
secondo la visione di studiosi competenti, e mentre è allo studio ed in fase di attuazione rammodernamento
del Museo Storico di Torre Pellice, ci
paiono abbastanza indicativi questi
segni di rinnovato interesse per la
plurisecolare vicenda del Valdismo,
che sta alle nostre spalle e che da diverse parti viene di nuovo affrontato
nella sua problematica interpretativa.
Lo studio di Giorgio Bouchard (46
pagg.) è davvero stimolante per il lettore, ed è senza dubbio un invito ad
approfondire gli elementi e le pagine
che ovviamente l’autore non ha potuto esaminare, e a riflettere sulla validità di certe sottolineature ed interpretazioni.
Tanto più che Giorgio Bouchard non
ha mai fatto mistero delle sue simpatie ideologiche e dei suoi punti di vista!
In questo senso, il discorso dell au
avere una spiegazione plausibile dal
punto di vista del materialismo storico, ma per altri momenti tale punto
di vista non serve più a nulla.
Il che vuol dire che il denominatore
comune della lunga vicenda valdese è
da ricercarsi altrove: e infatti, ci fa
piacere rilevarlo, alla conclusione delle sue pagine Giorgio Bouchard individua così questo denominatore: « vicenda di una testimonianza nella storia, una testimonianza che crea forme di vita diverse... i cui risultati debbono essere superati ad ogni svolta».
Ci permettiamo peraltro rilevare
come questa osservazione conclusiva
non abbia sempre accompagnato le
pagine del Bouchard, più intento a
rievocare della storia valdese quei fatti o quei personaggi che suggeriscono
con maggior facilità la terminologia
oggi assai in uso, come « lotte popolari », « repressione », « guerriglia con
tadina », « guerra di popolo », e così
via. La seduzione delle analogie può
essere talvolta pericolosa o ingenua:
e chi scrive ha avuto il piacere di udire da un « chiarissimo » storico torinese un paragone tra il glorioso rimpatrio dei Valdesi e la « lunga marcia »
di Mao!
Nel nostro caso non siamo certamente a questo punto: ma la tentazione rimane, e vediamo dedicata, ad
esempio, un’attenzione sproporzionata
alla cosidetta Guerra dei Banditi (16631665), secondo il mito di una popola
tore rappresenta uno sforzo onesto ed zione sempre ribelle e sempre rivolu
intelligente di intendere la storia del zionaria: laddove quel momento non
Valdismo in chiave sociologica e di esprime (a mio avviso) che il periodo
adattarvi un linguaggio di tipo mo- peggiore del clericalismo valdese e la
derno per « attualizzarne » la com- degenerazione del concetto di chiesa
prensione. Senonché, come è successo testimone della sovranità di Dio.
e succede a molti studiosi, Tinterpre- storia valdese più autentica non
fazione della storia secondo un deter- ^ quella dei Janavel o degli Arnaud:
minato schema è senza dubbio possi- ^ espressa molto meglio
bile, anzi logica oltreché suggestiva e anonima testimonianza
per un personaggio, un memento o un delie migliaia di valdesi che nell’ora
periodo; ma poi la vicenda continua giusta seppero scegliere; ad esempio
sotto altre forme, e lo schema non quelli che nel dramma tremendo del
serve più! La storiografia marxista
spiega anche questo procedere fuori
degli schemi, e se ne sbarazza considerandolo non importante o determinante, o fenomeno di involuzione: ma
allora ecco che proprio la storia valdese si colloca su questo piano, perché per alcuni momenti può anche
È uscito
il nuovo calendario mensile;
VAIU NOSTRE 1072
con
13 vedute a colori e indirizzi delle chiese. L. 700
CLAUDIANA - Via Principe Tommaso, 1 - 10125 Torino
1686 preferirono la prigionia e la morte all’abiura, o quelli che come Gio
vanni Muston ed i suoi compagni
mantennero la loro sfida, remando
per ventiquattro anni di seguito sulle
galere del « cristianissimo » Re Sole, e
ripetendo ogni giorno: « Mille volte
meglio la morte che la messa! ».
Queste erano scelte che non avevano nessuna giustificazione negli interessi umani, nelle lotte di classe, nelle rivendicazioni sociali: ma furono
le scelte che dettero ai Valdesi un’anima, seppure in mezzo a tante debolezze ed errori.
Un linguaggio come il mio potrà
far sorridere, lo so benissimo: e qualcuno può anche facilmente parlare di
trionfalismo, di sentimentalismo e simili. La realtà è però che per noi moderni le dimensioni della fede hanno
assunto caratteri e fisionomie diverse,
e che non riusciamo nemmeno più a
capire il passato perché vi vogliamo
adattare i nostri metri, e ci è difficile
pensare che dietro quelle vicende vi
possano essere stati degli ideali prepotenti, giustificatori di ogni azione:
forse perché per noi la parola « ideale » è troppo spesso accompagnata da
un sorrisetto ironico...
A questo punto, ovviamente, il discorso potrebbe farsi molto lungo...
Non vogliamo peraltro insistere; e
ringraziando Giorgio Bouchard per il
suo impegno e le sue pagine interessanti, invitiamo a leggerle, e... se egli
permette... a verificarle nelle narrazioni più ampie e circostanziate di
tanti storici e documenti valdesi.
Augusto Armano Hugon
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiii
Difesa
della natura
Di data recente, la organizzazione
dell’Unione Internazionale Conservazione della Natura (U.I.C.N.) risale al
1934 quando, per iniziativa privata, si
era creato un Ufficio per la Protezione della Natura. Nel 1956 questo cambiò nome in quello attuale e si propose più ampiamente di favorire la vita perenne della natura e delle risorse
naturali in tutto il mondo, preoccupandosi delle modifiche che l’uomo
apporta all'ambiente naturale a causa
dell’espandersi delle città e dell'eccessivo sfruttamento di risorse naturali
che condizionano resistenza dell’uomo. L’U.I.C.N., che ha sede a Morges
(Svizzera), non dipende dall’O.N.U., ma
collabora volentieri con la F.A.O., con
TU.N.E.S.C.O., col Consiglio d’Europa
ecc., come pure col Fondo mondiale
per la Natura sorto nel 1961.
Il libro che presentiamo è stato
scritto da zoologi membri di una delle 6 Commissioni che compongono
rU.I.C.N., la Commissione del servizio
di salvaguardia, che ha l’incarico di
riunire tutti i dati riguardanti animali e piante minacciati di estinzione,
nonché di proporvi dei rimedi. Ë, in
bella edizione, un ampliamento illustrato della lista ufficiale chiamata
The Red Book, Il Libro Rosso, che
si pubblica dal 1966 a cura delTU.I.C.N.
sotto forma di schede sempre aggiornate. Sotto circa 200 titoli il libro presenta mammiferi, uccelli, pesci e rettili minacciati di estinguersi, soprattutto a causa della caccia che Vhomo
sapiens pratica da circa 250.000 anni,
e solleva dei problemi riguardanti il
massacro della natura, la cui soluzione diventa sempre più urgente.
B. S:
J . Fisher - N. Simon . .1. Vincent - La
vie sauvage en sursis - Delachaux et
Niestlé Ed., Neuchâtel 1970.
dale da campo, in cui Goes si trovava,
viene chiamato, come addetto agli impianti di riscaldamento e come uomo
di fatica, un ebreo — Stephan — che
abitava vicino al campo tedesco con
la moglie e un figlio di dieci o undici
anni di nome Leib. Dopo un anno e
mezzo circa di lavoro nell’ospedale, in
cui tutto il personale amava e stimava Stephan, giungono per un severo
sopraluogo, le SS e lo portano via. All’ultimo momento anche il piccolo
Leib si arrampica sul camion e segue
il destino del padre.
Tutto il personale ed anche il colonnello medico è costretto impotente, nauseato perché ben cosciente di
ciò in cui consisteva la « risistemazione ebraica », ad assistere ad un assassinio.
Questo è brevemente il riassunto
del racconto. Ma il suo contenuto e il
suo valore spirituale van ben più lontano dei fatti realmente accaduti. Goes
scrivendo ammette di sapere delle
atrocità commesse e perpetrate nei
campi di concentramento. Ammette
con angoscia di essere un testimone
compartecipe delle crudeltà efferate e
delle distruzioni causate e nella sua
profonda amarezza è ricorrente la domanda « Son io forse il custode di mio
fratello? ». Interrogativo a cui risponde con un sì deciso e responsabile. In
Goes c’è appunto ciò che molti altri
scrittori del dopo guerra o scrittori
soldati, o scrittori prigionieri nei campi di concentramento hanno accuratamente evitato nei loro libri; e cioè
la responsabilità che tutti abbiamo
avuto, e della parte che abbiamo vissuto in questo ultimo assurdo conflitto delittuoso.
Non c’è in Goes né il cupo abbattimento disperato di Remarque, né la
patetica e unica partecipazione malapartiana alla sofferenza dei vinti, né
il misticismo nostalgico di Wiechert,
ma la sincera convinzione della propria responsabilità, la speranza nell’uomo, che benché possa essere una
belva scatenata, non è solo quello, ma;
anche quello. La guerra, la distruzione sono visti come tutto un complesso inevitabile della condizione umana
e del male che c’è e del malvagio che
esiste in ogni uomo. Non si creda però che tutto ciò che dice Goes voglia
essere una giustificazione, una scusa,
egli accetta l’uomo come è, ma condannandolo si condanna, egli non èuno spettatore, del tutto, ma anche
lui è una parte del tutto. Completa e
assoluta è questa sua convinzione che
si esprime nelle sue pagine con un
grande senso di pietà e per i torturati e per i torturatori. Leggiamo a
pag. 59: « Pensavo al fuggiasco inglorioso. Per quanto tempo possono andare avanti così le cose? Per un anno? Di più? Di più non sembra possibile. Poi il credo sarà come lo squittio dei topi. E quelli che l’hanno professato ricominceranno da capo? Comprenderanno Tincomprensibile? L’uomo con i monconi, se sopravvive, forse si rimetterà in piedi. In ciò poteva
avere ragione il consolatore venuto
dalla Franconia. Ma lui, lui e gli altri
chi li aiuterà a rimettersi in piedi?»
Il vedere così lucidamente anche la
situazione futura di questi uomini,
alienati, supinamente obbedienti ad
un regime crudele e assurdo, in un
domani, quando avranno aperti gli occhi sulle atrocità e sulla disperazione
seminata è veramente notevole. « Chi
li aiuterà a rimettersi in piedi? » La
prosa di Goes sfiora in certe pagine
la poesia. Sa con quali aggettivi descrivere delicatamente la figurina di
Leib, il silenzioso Stephan, la vivacità
del colonnello medico.
È uno stile asciutto, sincopato, dalle frasi rotte che accresce la drammaticità dell’episodio, e nello stesso tempo è uno stile denso e compatto in
certe pagine ricche di chiari-scuri, di
angoscia c di speranza. E un libro di
interessantissima lettura.
Mimma Pecoraro
Albrecht Goes - Il cucchiaino - Ed.
Claudiana, Torino 1971, L. 1.000. Alcuni anni fa la Claudiana aveva pubblicato, dello stesso autore. Incontri con
Bach.
4
pag. 4
N. 51 — 17 dicembre 1971
LA CHIESA E LA SUA MISSIONE NEL MONDO
La riunione della CESEAR, a Montreux
Cresce in Gran Bretagna la speranza
OLTRE 7 MILIONI DI DOLLARI
Operare a favore deila giustizia *•' riformata unita
è un dovere
Montreux (soepi) - Alan Brash, direttore della Commissione Aiuti e assistenza ai profughi (CESEAR), nonché
presidente del programma per la giustizia e la pace, in occasione della recente riunione di Montreux. ha ricordato alle Chiese che una delle preoccupazioni costanti dei cristiani deve
essere la giustizia per tutti. Ha precisato: « Operare a favore della giustìzia è un dovere ».
Riferendosi poi alle decisioni del
CEC conformi al principio di giustizia, Brash ha affermato che non è sufficiente alleviare le vittime di leggi ingiuste, ma che « è in nome di Cristo
che la stessa ingiustizia di quelle leggi
deve essere combattuta ». Ha proseguito dicendo che, nel loro compito a
favore dello sviluppo, le Chiese devono anche rendersi conto che i programmi che interessano il singolo influenzano l’insieme della situazione in
cui vive la gente.
L'accento posto sulla giustizia ha
raccolto l’adesione dei membri della
commissione. Il vice presidente indonesiano della CESEAR ha affermato
che « giustizia e servizio sono due
aspetti di una sola e medesima cosa:
l’amore. Allo stesso tempo un servizio
senza giustizia mancherebbe di qualcosa ».
È anche stato chiesto come la CESEAR risponde alle Chiese relativamente a ciò di cui hanno bisogno. Il
direttore dell’organismo di aiuti tedesco « Pane per il prossimo » ha voluto
sapere se la commissione non corra
il rischio di manipolare le Chiese. « Vi
è qualcosa che non quadra — ha detto — se diamo del danaro per dei polli in nome dello sviluppo mentre nello
stesso tempo lo neghiamo per i progetti delle Chiese ».
Per essere efficaci, ha soggiunto
Brash, i programmi di aiuto e di servizio devono tener conto di due altre
preoccupazioni. La prima è quella di
aiutare coloro che soffrono. « Può
darsi che dobbiamo affrettare i nostri
sforzi per realizzare la giustizia e la
riconciliazione: la cosa però non deve
avvenire a detrimento deU'aiuto e dei
servizi fin qui assicurati ».
La seconda preoccupazione che deve
essere presente nel fissare i programmi è il riferimento a Gesù Cristo. Perché è il Cristo che le Chiese servono
allorché servono gli uomini. Altrimenti questo servizio diventerebbe esclusivamente un servizio umanitario.
Nel parlare della sezione « Giustizia
e Servizio » — il cui programma raggruppa quelli della CESEAR, della lotta al razzismo, della Commissione delle Chiese per gli Affari Internazionali
(CEOI) e della Commissione per la
partecipazione delle Chiese allo sviluppo — Brash si è rallegrato per la
notevole « integrazione dei programmi » che è avvenuta e nella quasi generale accettazione del significato che
riveste l’interdipendenza della preoccupazione della giustizia con il compimento di un servizio. Egli ha anche
attirato l’attenzione degli astanti sulle regioni del Vietnam, dell’Africa del
sud, del Sudan, dell’India e del Pakistan dove le varie sottosezioni lavorano « in équipe ed in stretta collaborazione ».
Brash ha precisato che la CESEAR
si trova impegnata nel più gran numero di programmi e di luoghi che
non abbia avuto in precedenza. Egli ha
anche parlato dei cambiamenti in corso in tutti i sistemi dei progetti, affinché questi consentano maggiormente
alle Chiese delle varie regioni di assumere le proprie responsabilità e di
stabilire l’ordine delle priorità.
niiiiiiiiiMiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiimimiiiiimiiMin
Il moderatore della Chiesa riformata (nera)
olandese in Africa ha presentato al terzo sinodo generale di questa Chiesa una nuova raccolta di 450 inni; l'innario è in lingua zulu,
portando Cosi a cinque le sue edizioni; sotho
settentrionale e australe, tswana, xhosa e zulu.
Londra (spr) - La speranza di vedersi costituire una Chiesa riformata unita in Gran
Bretagna è aumentata da quando si sono conosciuti i risultati provvisori delle votazioni
in alcuni distretti congregazionalisti e presbiteriani.
Finora 27 unioni di contea della Chiesa
congregazionalista in Inghilterra e nel Galles
hanno votato a forte maggioranza a favore di
una fusione con la Chiesa presbiteriana in Inghilterra. Le votazioni proseguono nelle 2.350
comunità congregazionaliste. Un portavoce di
questa Chiesa ha fatto osservare che i voti
a livello di contea non erano necessariamente un'indicazione sicura per valutare le opinioni in seno alle singole comunità. Si pensa
però che, in questo caso, l’esempio fornito
Quanto alle 15 circoscrizioni ecclesiastiche
della Chiesa presbiteriana, occorre che otto di
queste votino in favore della fusione, perché
essa passi. Sebbene i risultati siano confidenziali. si sa che Manchester, uno dei distretti
più influenti della Chiesa presbiteriana, si è
pronunciato in favore della fusione. Le votazioni si concluderanno il 16 dicembre e i
risultati saranno annunciati nel corso della
prima metà di gennaio.
L’A.ssemhlea generale della Chiesa presbiteriana della Nuova Zelanda ha approvato un
piano di unione con le Chiese anglicana, metodista, congregazionalista e dei Discepoli di
Cristo nella Nuova Zelanda. La decisione è
ora sottoposta alle circoscrizioni ecclesiastiche
e dovrà essere ratificata entro un anno.
l'aiuto, tramite il CIC,
ai rifugiati pakistaui
Ginevra (soepi). - Le cifre pubblicale questa settimana dalla CESEAR rivelano che le
Chiese del mondo hanno fatto pervenire finora, tramite il CEC, 2.883.893 dollari e un aiuto in natura valutato 4.469.340 doli, ai rifugiati del Pakistan orientale in India. CASA, l’organizzazione di soccorso delle Chiese indiane
che ha ricevuto quasi tutto il denaro e il materiale, rende noto che lavora in 28 campi con
un’équipe di oltre 50 persone che lavorano a
pieno tempo e 28 medici volontari indiani, un
medico straniero, 15 collaboratori volontari in
settori parasanitari e 84 volontari indiani.
dalle contee giustifichi un certo ottimismo.
.................................
AL SINODO DEI VESCOl'I, A ROMA
L’UNANIMITÀ’ IN FRANTUMI
Non abbiamo parlato del recente Sinodo dei vescovi, a Roma; una lacuna,
anche se della cosa la grande stampa
si è largamente occupata (tuttavia non
sempre con soddisfazione degli interessati, quanto a esattezza e compiutezza
d’informazione). Da « Settegiorni », che
nel suo n. 232 del 21 novembre 1971 ha
presentato, sotto il titolo « Le domande
inevase », una valutazione a più voci
sui risultati del Sinodo romano, riportiamo l’intervento del past. Luigi Santini. red.
Uno strascico di attese insoddisfatte,
di delusioni segue anche questo terzo
sinodo dei vescovi; perfino i titoli dei
servizi giornalistici sono stati deprimenti; dal chiassoso richiamo dei giorni d’apertura sono calati a frettolosi
bilanci negativi.
Mi pare che la sperimentata sapienza propagandistica, anzi, della reclame,
abbia giocato un brutto tiro a chi l’ha
messa in moto. La società ecclesiastica
opera tradizionalmente in tempi lun
ghi, mentre l’informazione (e in particolare quella della TV, tanto ampiamente strumentalizzata), vive sui tempi
brevi e suscita interesse e curiosità,
ma anche attesa di subiti « risultati » e
aspettative non di rado fuori luogo.
Il risultato più interessante di questa assemblea sinodale, a mio avviso,
sta nella schietta rottura del criterio
della unanimità: ormai si va accantonando la tesi propagandistica di un
unico modo di sentire e di un solo volere all’interno del cattolicesimo romano. Siamo sulla strada di quel pluralismo teologico che, per non ridursi a
mero discorrere, dovrà pure giungere
ad avere forza decisionale, a livello della curia. Inoltre, i diversi e contrastanti
indirizzi dei sinodali hanno fatto capire a tutti che la crisi della chiesa romana non coinvolge solo gli « strati
bassi » della piramide istituzionale, non
è insomma « classista », ma investe dei
credenti a ogni livello: questo va rilevato, per non ipotizzare una « alta » e
.......................................................
Notiziario Evangelico Italiano
« Pregate per noi, perché la Parola del Signore si spanda».
È quest’anno il 25" anniversario della
nascita della Crociata delTEvangelo. Di
essa oggi si può dire che è stata come
un piccolo seme gettato nel campo del
Signore, che ha germogliato e è diventato una grande pianta.
Come è nata, come si moltiplica questa pianta, com'è organizzato il lavoro
intorno ad essa, chi sono gli operai,
quale il materiale, quanti i frutti?
Per avere risposta a queste domande
mi sono rivolta al Pastore 'Torio, direttore della Crociata in Italia e ne ho
avuto le informazioni, le spiegazioni e
la testimonianza di fede che cercherò
di esprimere qui.
NASCITA DELLA CROCIATA
« Noi crediamo — dice il pastore Torio — di dover dare l’opportunità a
tutti gli italiani di udire il messaggio
dell’Evangelo almeno una volta nella
loro vita e per questo il nostro scopo è
quello di raggiungere ogni casa del nostro Paese, siano esse poste nelle grandi città che nei piccoli villaggi, in montagna o in aperta campagna ».
Il pastore americano Jack McAlister
— di quale chiesa non importa — aveva fondato nel 1945 un’associazione che,
mediante trasmissioni radiofoniche e
opu.scoli, compiva un’opera di evangelizzazione vicina e lontana. Una notte
nella casa del pastore si sviluppò un
incendio che distrusse 1 abitazione, la
chiesa e tutto ciò che egli possedeva.
In questa occasione molti amici e radio-ascoltatori vennero in aiuto al pastore ed egli perciò si rese conto che
non doveva fermarsi davanti alle difficoltà ma ascoltare la voce del Signore
che gli suggeriva un piano per continuare l’opera intrapresa. Occorrevano
fondi per stampare il materiale necessario alla campagna evangelistica e
questi vennero ancora dai credenti.
Prese così vita la Crociata che si proponeva di evangelizzare tramite la
stampa e in modo capillare, andando i
fratelli di casa in casa.
La Crociata si diffuse .subito rapidamente dagli USA in tutti i continenti e,
inspiegabilmente, si ingrandì soprattutto in Corea. Dall’America all’Asia, dall’Europa all’Africa, migliaia di persone
di fede evangelica si dedicano oggi alla diffusione della Parola in seno alla
Crociata, di cui presentemente i principali esponenti sono il fondatore, J. McAlister ora presidente e l’asiatico Johnny Lee’, che ne è il direttore mondiale.
GLI OPERAI
E IL MATERIALE
La Crociata usa il mezzo più pratico
ed economico per il suo ministero; la
la Crociata ilell'Evaiigelo per ogai casa
stampa. Ma non si serve di libri ingombranti, bensì di opuscoli, formato cartolina, composti di poche pagine, di cui
la prima, a colori, reca un’illustrazione
e il titolo di un argomento che viene
svolto brevemente all’interno e si conclude sempre con l’invito ad accettare
Cristo come proprio salvatore personale. L’ultima pagina è una cedola per la
richiesta del corso biblico che verrà
spedito gratuitamente a chi ne farà
richiesta.
Coloro che lavorano alla distribuzione degli opuscoli sono chiamati collaboratori e vengono reclutati in qualsiasi chiesa evangelica. In Italia 32 organizzazioni evangeliche collaborano con
la Crociata. Vi sono anche 12 collaboratori valdesi.
Ai collaboratori viene assegnata una
zona dove svolgere il lavoro capillare;
vanno di casa in casa ad offrire gli opuscoli, nei negozi, per le strade. Essi ricevono dalTUfficio della Crociata gli
opuscoli e insieme un timbro con il loro numero personale, da apporre su ogni opuscolo. Chi, ricevuto l’opuscolo,
decide di seguire il corso biblico, spedisce la cedola con sopra il numero del
collaboratore che l’ha dato, L’Ufficio,
dopo aver spedito il corso biblico al richiedente, manda Lindirizzo di questo
al collaboratore così che egli possa rintracciarlo e avere incontri proficui, seguirlo nello studio del corso.
Oltre ai collaboratori ci sono i pionieri, che si dedicano all’opera a pieno
tempo.
I corsi biblici che la Crociata invia
sono di due specie: per adulti e per ragazzi. Per gli adulti il corso è formato
da 4 fascicoli con tre lezioni ciascuno;
in ognuno c’è un questionario che il richiedente è invitato a riempire con le
risposte e spedire aH’Ufficio.
II corso per ragazzi verte sull’Evangelo di Luca; di questo settore si occupa con amore entusiastico la sorella Rita Genco. Per trovare sempre nuovi nominativi di bambini a cui inviare gli
opuscoli, essa si serve di giornaletti, come Topolino, e raggiunge ragazzi dai 7
ai 14 anni. Molti sono i fanciulli credenti di varie chiese che collaborano distribuendo gli opuscoli ai loro amici e coetanei, che spesso anche portano alta loro scuola domenicale. Ai piccoli viene
inviato con il corso un evangeli) di Luca e la sorella Genco li segue con lettere e prepara per loro il materiale adatto nei colori e nelle illustrazioni.
Alla fine del corso ognuno riceve un
Nuovo Testamento.
La Crociata si serve in Italia di due
periodici. « La Crociata dell Evangelo
per ogni casa » è un bollettino mensile
che porta notizie dell’opera dall’Italia
e da altri paesi; è uno strumento di collegamento tra l’Ufficio centrale e i collaboratori, nonché coloro che si interessano a questo ministerio. Contiene
anche una pagina dedicata ai ragazzi.
« La via della vita » è un mensile di
evangelizzazione e contiene meditazioni e studi biblici adatti a coloro che si
avvicinano all’Evangelo. Viene inviato
gratuitamente a chi inizia un corso e
cerca di dare un aiuto nella conoscenza
del Signore.
I FRUTTI
— E quando una persona ha terminato il corso biblico, se decide di entrare
a far parte di una chiesa, quale sceglie?
— La più vicina, che è in genere quella a cui appartiene il collaboratore che
si è occupato di lei.
— E dove non ci sono chiese?
— Avviene a volte che si formino delle nuove comunità. Ci sono tanti gruppi di credenti nati co.sì.
Ogni mese giungono all’Ufficio un
gran numero di lettere da parte di collaboratori che parlano del lavoro fatto
0 chiedono l’aiuto della preghiera o manifestano gratitudine per l’opera loro
affidata dal Signore. Alla fine dei corsi
molti inviano lettere con l’espressione
della loro nuova fede.
Ed ecco alcuni dati statistici. Desiderando che essi siano precisi e soprattutto attuali mi riferisco ai primi 10 mesi
del 1971:
Opuscoli spediti 2.656.715
Corsi biblici spediti 4.756
di cui 701 a stud. e 1280 a ragazzi
Corsi biblici terminati 1.482
di cui 160 da studenti e 608 da ragazzi
1 Comuni finora coperti sono circa 3,000
su un totale di 8.050.
Gli attuali collaboratori, appartenenti a
oltre 30 fra denominazioni e Società
missionarie, sono 939 di cui 136 sono
ragazzi.
ROMA - VIA PALESTRO, 30
La Crociata è piantata in Italia, nell'attuale forma organizzativa, da quattro anni. La sua sede unica è a Roma.
Era in principio in un modesto locale,
ora è in un appartamento abba.stanza
grande, animato dalla presenza di alcune sorelle pentecostali e battiste che
collaborano col Pastore Torio.
Domenico Torio è il dinamico direttore della Crociata in Italia. Pastore
della Chiesa Libera a cui appartiene,
egli, per l’attività che .svolge, cono.sce
ramo per ramo ogni segreto della selva
dell’Evanaelismo italiano.
La sua attività non conosce soste come la sua fede non conosce dubbi. Con
gioia mi mostra l’appartamento: il corridoio e una stanza hanno le pareti ricoperte dalle carte geografiche dell’Italia, che la Crociata ha diviso, per quanto riguarda il lavoro, in settori.
Sulle carte, bandierine di diverso colore secondo il numero dei collaboratori, segnano i punti dove la Crociata è
all’opera.
Le altre stanze contengono gli scaffali con il materiale da spedire, gli schedari con le schede per ogni collaboratore, per ogni corsista, per ogni amico
e sostenitore. Uno studiolo ospita la
sorella Genco che si occupa dei ragazzi. Nella stanza del Direttore, alla parete principale è appesa una grande carta dell’Italia: il paese che non è ancora
tutto conquistato.
« In ogni comunità — dice il Pastore
Xorio — vi sono credenti disposti a collaborare per la diffusione dell’Evangelo. Noi vorremmo che fossero sempre
più numerosi e vogliamo offrire a tutti
l’opportunità di servirsi del materiale
che la Crociata ha a disposizione. Chiediamo a tutti di collaborare con noi,
indicandoci nomi di credenti ai quali
potremo spedire regolarmente il nostro
bollettino ».
Ogni richiesta va fatta a; « Crociata
dell’Evangelo », Via Palestre, 30 - 00185
Roma.
Ogni offerta può essere inviata al medesimo indirizzo sul c.c.p. 1/42997.
NOI SIAMO
IL SALE DELLA TERRA
Ma con il Pastore Torio non abbiarno
parlato soltanto della Crociata: abbiamo parlato anche della chiesa Valdese,
della Luce, di Nuovi Tempi, dell’Amico
dei fanciulli e relative polemiche, dei
giovani della FGEI, di quello che facciamo e non facciamo. Parliamo di cose che a due evangelici interessano, e
non sempre siamo d’accordo.
Egli dice una cosa .strana: dice che
ai Valdesi manca la Bibbia; che e necessario che noi torniamo alla .Bibbia
considerandola tutta Parola di Dio.
_ Ma, Pastore Torio, noi non siamo
fondamentalisti. Tuttavia il suo appunto è giusto e lo pas.so ai miei fiatclli.
Inda Ade
Fra un anno sarà reallà la Chiesa unita di
Ceylon. che si chiamerà la Chie.sa di Lanka.
E.ssa sarà costiluila dalle comunità cingalesi
della Chie.sa dell lndia. del Pakislan, della Birmania e di Ceylon. dalla Chiesa presbiteriana,
dalla diocesi di laffa della Chiesa dell India
del Sud e dalla Chic.sa metodista.
una « bassa » chiesa a confronto, proprio secondo schemi classisti.
Dei due argomenti all’esame, quello
della crisi del sacerdozio ministeriale
ha occupato gran parte delle sedute, all’altro tema, la giustizia sociale,^ è
stato concesso meno spazio; irta è d’interesse notare come s’è avvertito il nesso che correva tra due « situazioni »
che a prima vista potevano apparire
lontane, diverse. Non è credibile un discorso sulla giustizia nel mondo se,
prima, questa giustizia non ha luogo
all’interno del corpo ecclesiastico.
Dalla valanga di interventi sulla crisi nella chiesa romana ognuno può pescare quello che vuole, ce n’è per ogni
gusto, senza sapore di novità; ma al
sacerdote che attendeva « qualcosa di
nuovo » in sostanza non s’è dato .nulla.
Non era lecito sperare alcunché sul
problema del celibato, ci si poteva
aspettare di più su quello dei « preti
sposati »: il sostanziale, crudo, irrigidimento su questioni che coinvolgono in
profondità la vita del sacerdote, non
è certo « ripagato » da ammissioni, pentimenti, ecc. sulla sua condizione economica e sul tipo di dipendenza gerarchica che va instaurato.
Noi ci imbattiamo continuamente in
consunto modo di fraseggiare, di variare argomenti manualistici; alla fine,
poi, si registra puntualmente il sopravvento di tendenze conservatrici, e
non si sfugge al sospetto di trovarci
davanti a un’abile schermaglia, una sorta di valvola di sicurezza delle opinioni
« pericolose » che, una volta liberate, si
vanificano nel gran fumo curiale.
Il tema della giustizia sociale è
stato stretto nei tempi: ciò ha permesso di restare sulla terra di nessuno
delle pacifiche dichiarazioni generiche,
dei buoni luoghi comuni adatti a ogni
servizio. Ma l’indicazione di una maggior giustizia da acquisirsi all’intemo
della organizzazione ecclesiastica è importante, anche se a questo punto è
mancato un bilancio globale, il riconoscimento cioè delio stato di non-credibilità d’una chiesa che, ingiusta verso
se stessa, s’impanca a maestra di giustizia per i popoli e, insieme, fruisce di
privilegi propri nella società civile.
Noi non possiamo accettare il discorso che Paolo VI ha fatto la domenica
seguente la chiusura del sinodo: egli
ha esortato alla fede « in Cristo, nella
sua parola, nella sua concezione della
vita, nel suo regno, nella sua chiesa »;
ma quanto avviene, ci richiama perentoriamente all’antica confessione, « Credo ecclesiam», piuttosto che all’equivoco « Credo in ecclesiam ».
Luigi Santini
llllllllllllllMlllllllfllflMflflflflliflfi'"l’'"""""”'”'"""
Una Chiesa asiatica prepara
le celebrazioni del suo centenario
Dieci anni
d’evangeiizzazione
in vista
Singapore (spr), - La Chiesa presbiteriana di Singapore e della Malesia, che
nel 1980 celebrerà il centenario del suo
sinodo, si è proposta tutto un programma di azione per il decennio che precede quella data.
Il past. Ho Yew Sam, moderatore
della Chiesa, ha dichiarato in un sermone recente: « Per il prossimo decennio il nostro compito primario è predicare l’Evangelo; il secondo è ancora
predicare l'Evangelo; il terzo è ancora
e sempre predicare l’Evangelo. Dobbiamo approfittare dell’occasione che ci
offre la celebrazione del centenario della nostra Chiesa, per farlo ». Ha aggiunto che sperava che nel 1980 si saranno
costituite 20 nuove comunità, con un
aumento di 15.000 membri.
Fra le proposte avanzate nel quadro
di questa vasta campagna di evangeliz;
zazione, si pos.sono citare: un anno di
educazione, un anno di predicazione
nelle città, un anno di predicazione nei
villaggi, un anno di missione oltremare
(soprattutto nella Malesia orientale e
nell’Indonesia), un anno di missione
nell’industria e un anno di evangelizzazione attraverso i mass media.
5
17 dicembre 1971 — N. 51
pag. 5
INVITO AD UN NATALE EVANGELICO
A Natale, come durante le altre
grandi feste della chiesa, il calendario delle attività ecclesiastiche
è particolarmente denso. I culti
sono con Santa Cena, solenni, interminabili. I « natalini » come i
« pasqualini » vanno via via scomparendo: forse si è capito che non
serve a nulla varcare la soglia del
tempio in occasione delle feste per
poi disinteressarsi della vita della
chiesa per il resto dell’anno.
Forse qualcuno ha capito che a
nulla serve partecipare alla mensa
del Signore, alla comunione con il
corpo di Cristo quando la propria
vita è la negazione più radicale
della volontà, della ricerca di questa comunione. Certo, nessuno è
degno di essere reso partecipe della comunione al corpo del Signo
re; né chi va regolarmente in chiesa ogni domenica, né chi ci va tre
volte l’anno, né i pastori, né i
membri dei Concistori. Questo è
chiaro. Nessuno è degno.
C’è però un invito che non è della chiesa ma è del Signore: e questo invito è rivolto a tutti, non
esclude nessuno anzi, è rivolto agli
esclusi in particolare. Chi accetta
l’invito non lo può fare senza responsabilità « poiché chi mangia e
beve, mangia e beve un giudizio
su se stesso, se non discerne il corpo del Signore » (I Cor. 11: 29). Discernere il corpo di Cristo significa
riconoscere, identificare, secondo
quanto dice Matteo al cap. 25, i
« minimi fratelli », che sono esclusi, tagliati fuori da quanti minimi
non sono e non sono neppure fra
Cristo povero
« Ed ora ciascuno di voi si tenga in
presenza del Vangelo e consideri quanto sia vicino o lontano da Cristo, e a
che punto sia con la fede e con l’amore. Vi sono molti di voi che s’infiammano di devozione, nella fantasia,
quando odono parlare di questa povertà di Cristo; e quasi si adirano
contro i cittadini di Bethlehem, e condannano la loro cecità e ingratitudine,
pensando che e fossero stati là, avrebbero reso grandi servizi al Signore ed
a sua madre, e non avrebbero lasciato
succedere una cosa così miserevole.
Ma non vedono accanto a sé, quanti
dei loro prossimi stanno intorno a loro, i quali hanno gran bisogno del loro aiuto, e che essi lasciano andare e
rimanere come sono. Chi ama sulla
terra non ha intorno a sé dei poveri,
disgraziati, ammalati, erranti o peccatori? Perché dunque non esercita qui
il suo amore? Perc.hé non fa a loro
quello che Cristo ha fatto per lui? ».
Lutero
Natalt nel mondo
IRLANDA
È di alcuni giorni or sono, la notizia riportata dai nostri quotidiani sullo scoppio di una bomba in una birreria di BelfasL
Risultato dell’operato: sedici morti, fra i quali due ragazzi di la
eli anni, e tredici feriti. Ogni attentato è motivo di inasprimenti
di guerriglia, di lotta civile senza esclusione di colpi fra cattolici
e protestanti, di una guerriglia cittadina che coinvolge indistintamente tutti, dai ragazzi più giovani alle persone più anziane.
Sotto la maschera religiosa giacciono secolari ed irrisolti problemi di uguaglianza civile e politica. La tregua natalizia, se vi
sarà, potrà essere un momento di respiro per fare i conti dei
morti che ammontano, dall’inizio dell anno a 151...
GRECIA
In Grecia i colonnelli continuano tranquillamente e indisturbati a regnare all’insegna della repressione e dell ingiustizia,
soddisfatti dei loro capaci e sicuri carceri dove centinaia di uomini stanno morendo per la sola colpa di pensare in modo diverso dai loro governanti.
MEDIO ORIENTE
A distanza di quattro anni dalla guerra dei sei giorni, la situazione politico-militare fra Israele e gli Stati arabi rimane immutata. Vani sono stati e sono i tentativi di mediazione dell’O.N.U. per una soluzione pacifica fra i paesi contendenti. D altra parte questi « falliti tentativi di mediazione » rientrano nel
gioco politico delle grandi potenze. Mentre Golda Meir aspetta i
nuovi aerei dagli Stati Uniti Sadat promette alle truppe nuove azioni belliche.
SUD-EST ASIATICO
È recente la notizia delle riprese dei bombardamenti sul
Viet-Nam del nord. Dopo tutti i discorsi del Presidente Nixon
sul « ritiro progressivo » delle truppe dalla zona d influenza, la
situazione praticamente rimane immutata. Comunque anche quest’anno il Natale sarà « cristianamente » celebrato con una tregua di alcuni giorni.
INDIA-PAKISTAN
,..e l’O.N.U. sta a guardare! Mentre milioni di persone, profughi, militari e civili stanno soffrendo e morendo, le Grandi Potenze’stanno disputando la loro partita a ping-pong. Infatti questa volta troviamo insieme Stati Uniti e Cina che appoggiano la
mozione pakistana contro la Russia che appoggia il Governo indiano. Un chiaro gioco politico d’ambedue le parti sulla pelle di
quasi un miliardo di persone.
SUD AFRICA
Mentre apprendiamo che anche l’Italia collabora con i paesi
razzisti del Sud Africa fornendo loro armi e munizioni anche
quest’anno i bianchi celebreranno il « loro Natale » all’insegna
dell’amore di Cristo, e i negri continueranno a scendere in miniera ed a vivere in miseria per far più ricca la festa del bianco.
(Qnpsla pagina P stata preparata <ìalì équipa
che cura la "Cronaca delle Valli )
telli, poiché non hanno riconosciuto in loro il volto di Cristo. Ma per
riconoscere ed identificare i « minimi fratelli » occorre vivere in
mezzo a loro, imparare la disciplina della povertà, dell’essere scartati ed indifesi, pur sapendo che
non si è in comunione con dei santi ma dei peccatori. Se non si riconosce il Cristo nella persona dei
« minimi fratelli » che vivono in
mezzo a noi, è inutile che ci avviciniamo al tavolo della Santa Cena. Rispondere responsabilmente
all’invito significa innanzitutto saper dividere ciò che si ha con chi
non ha. Dopo si potrà parlare di
comunione. In una sua predica sul
Vangelo di Natale Lutero scriveva: « E quando sono arrivati a
Bethlehem, l’Evangelista ci fa ve
dere che sono stati i più umili e
i più disprezzati di tutti, e hanno
dovuto cedere il posto a tutti,
tanto che sono stati mandati in
una stalla, e hanno dovuto accettare col bestiame, albergo comune, tavola comune, camera e
giaciglio comune, mentre più d’un
uomo malvagio, seduto di sopra
nella locanda, ha ricevuto onori da Signore. E nessuno osserva
e conosce quello che Dio fa nella
stalla, e come lasci vuote le grandi case e le camere sontuose, e li
lascia mangiare, bere e star di
buon umore; ma questa consolazione, ma questo tesoro è loro nascosto ». Anche noi possiamo scegliere se salire al primo piano e
sedere nella locanda o restare a
pian terreno...
« Abbiate in voi lo stesso sentimento
che è stato in Cristo Gesù; il quale,
essendo in forma di Dio non riputò
rapina l’essere uguale a Dio, ma ann chilì se stesso, prendendo forma di servo e divenendo simile agli uomini, ed
essendo trovato nell’esteriore come un
uomo, abbassò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte
della croce. Ed è perciò che Dio lo h :
sovranamente innalzato e gli ha dato
il nome che è al di sopra d’ogni nome, affinché nel nome di Gesù si vieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra e sotto la terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, a la
gloria di Dio Padre».
Inno cristologico della chic
sa primitiva. Filip. 2: 5-11.
« Il calice della benedizione che noi
benediciamo non è egli la comunionecol sangue di Cristo? Il pane, che noi
rompiamo, non é egli la comunione
col corpo di Cristo? ».
Paolo, I Cor. 10: 16
Dal carcere
« Agli occhi di un cristiano un Natale trascorso in cella non costituisce
un problema particolare. È, probabile
che molli celebreranno, in questa casa, un Natale più reale e più profondo che in casa di chi conosce soltanto più il nome di questa festa.
Un prigioniero capisce meglio di
chiunque altro, ed è veramente una
buona novella pei lui il fatto che la
miseria, la sofferenza, la povertà, la
solitudine, la privazione e l’errore significhino agli occhi di Dio altra cosa
che ad occhi umani. Dio si rivolge precisamente verso gli uomini che si allontanano e Cristo è nato in una stalla perché non c’era più posto per lui
in albergo. Credei,do questo il prigioniero si sente nella comunione dei
cristiani; quella comunione che fa saltare le frontiere del tempo e dello
spazio, ed i mesi di prigionia perdono
d’importanza... ».
D. Bonhoeffer
Guerre e Santa Cena
« Tutte le guerre che i cristiani hanno combattuto gli uni contro gli altri,
tutti i saccheggi che i cristiani hanno
perpetrato ai danni di altri cristiani
sono peccati contro la comunione eucaristica.
La Santa Cena si eleva come un giudizio di condanna su tutta la storia
della Chiesa. Se mediante la Santa Cena non costituiamo un’imica comunità, anche la miseria dei cristiani
che muoiono di fami.' negli altri continenti diventa una miseria presente
in mezzo a noi poiché le distanze geografiche non possono avere alcun effetto sulla comunione della fede »...
Secondo Paolo (I Coi. 11) si mangia
e si beve indegnamente il corpo ed il
sangue di Cristo quando « l’uno ha fame e l’altro è sazio »,
H. Gollwitzer
«'■' ....
«Perché ebbi fame e non mi deste
da mangiare; ebbi sete e non mi deste
da bere; fui forestiero e non m’accoglieste; ignudo, e non mi rivestiste;
infermo ed in prigione, e non mi visitaste... In verità vi dico che in quannon l’avete fatto ad uno di questi minimi, non l’avete fatto neppure a me ».
Parole di Gesù raccolte in
Matteo 25: 42 sg.
« Dobbiamo renderci conto che i
membri di chiesa, i quali rinnegano
nella pratica la loro responsabilità
verso i bisognosi di una qualsiasi regione del mondo, sono colpevoli di
eresia non meno di coloro che respingono una qualche verità di fede ».
Visser’t Hooft
Natale in Italia
« E noi chi siamo? Noi siamo il ricco. Questa è la nostra definizione più
esatta e più indiscutibile. Apparteniamo a quel terzo dell’umanità che si
preoccupa di cure dimagranti mentre
gli altri due terzi hanno fame e muoiono di fame (Peter Schilinski).
Quel primo terzo dell’umanità è formato in massima parte di cristiani
battezzati, mentre gli altri due terzi
non sono cristiani. La situazione si è
dunque rovesciata rispetto all’epoca iri
cui Paolo faceva la sua colletta tra gli
schiavi di Corinto per aiutare 1 « poveri » di Gerusalemme: oggi i battezzati, come il ricco, se ne stanno seduti alla tavola imbandita, mentre il
povero Lazzaro non battezzato rimane fuori, alla porta; rimane davvero
fuori e perciò è ancora più debole e
più facilmente dimenticato da noi che
banchettiamo, di quanto non sarebbe
se si trovasse in casa nostra, come vi
si trova il proletariato che abita nei
nostri paesi ». Leggi Luca 16: 19-31.
H. GoHwitzer
Natale è nell’aria: lo si sente dai colori, dall’atmosfera che
che respiriamo, e con i Mon Chéri Natale è simpatia; regaliamo
Bonheur Perugina, per esprimere tutta la ricchezza del Natale...
« Ditelo con un libro »..., oppure visitiamo i grandi magazzini e
sostiamo pensierosi davanti a tutte quelle cose belle e scintillanti, imbarazzati dalla scelta dei regali.
Per festeggiare un Natale sofisticato, andiamo a Torino, e
troveremo una collezione di idee-regalo particolare: « giocattoli » firmati da creatori d’avanguardia, lavori artistici pieni di
poesia; pupazzi gonfiabili, dragoni tutti creste e squame, oppure
telai, ombrelli, cubisculture da regalare alle signore raffinate.
Consultiamo una qualsiasi rivista femminile, e potremo scegliere tra un vasto assortimento di pranzi e tavole imbandite.
Oppure apriamo altri giornali, e vediamo che nell’atmosfera
di amore, di pace e di carità, e regali, e pranzi e bei vestiti, il
tranquillo funzionario dell’ENPAS uccide a coltellate moglie e
figli, e un marinaio diciottenne si impicca in caserma, e a Torino,
in una soffitta, abitano un padre che non lavora e 14 figli, e una
donna di 74 anni mangia da una settimana cavoli regalati da
qualcuno povero come lei, e non ha 500 lire per una carta bollata.
Contiamo i giorni che ci separano dalla vacanza del Natale e
dall’arrivo dello stipendio e della tredicesima, e diamo un’occhiata distratta alle notizie degli scioperi, delle crisi degli ospedali, delle scuole chiuse « per contestazione », e, naturalmente,
agli abiti blu e alle pellicce di leopardo di Montecitorio, e ai problemi dei grandi elettori alle prese con i parcheggi.
QUALE NATALE?
Per dei credenti Natale significa incarnazione, Gesù Cristo
fatto uomo per noi. Con K. Barth diciamo che « incarnazione significa: presenza di Dio nel mondo come un frammento della nostra storia, come un uomo fra gli altri, e quindi rivelazione di
Dio a noi, riconciliazione di Dio con noi. Il contenuto del messaggio di Natale è il fatto che questa rivelazione e questa riconciliazione abbiano avuto luogo ». E non la chiesa primitiva noi
crediamo che questi atti di Dio per noi hanno avuto luogo in
Cristo. E questo deve bastarci.
IL NATALE DEL MONDO ED IL NATALE DELLA CHIESA
Il mondo « celebra » la festa di Natale. E la chiesa cosa fa?
Segue il mondo. È il contrario di ciò che dovrebbe essere se la
chiesa fosse fedele. La chiesa dovrebbe invitare il mondo a convertirsi al Natale che essa annuncia. Invece è il mondo che invita
la chiesa a partecipare alla festa; non è la chiesa che invita ma è
il mondo, e la chiesa non sa rifiutare l’invito del mondo. La chiesa non sa rifiutare l’invito perché non sa vivere l’alternativa cristiana al Natale del mondo. La chiesa non sa rifiutare l’invito
perché ha rinunciato a contestare il carattere pagano del mondo;
la chiesa ha rinunciato alla sua missione che è verso il mondo e
non all’interno di essa, nei suoi recinti, che non sono sacri, ma
pagani, come il mondo.
Per essere fedeli, per essere Chiesa che non è mondo, che si
distingue, che rifiuta la festa del mondo, è necessario non fsteggiare più il Natale.
« E non vi conformate a questo secolo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, accettevole e perfetta volontà ». Sono parole di Paolo, ai Romani
che non celebravano ancora il Natale; Rom. 12: 2.
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pag. 6
N. 51 — 17 dicembre 1971
Un primo incontro-dibattito fra evangelici e gruppi di base cattolici a Torino
Verso una nuova visione della chiesa
Venerdì 10 dicembre, alle ore 21, il
salone della chiesa valdese di Corso
Vittorio era gremito come da tempo
non era: vi si riunivano cattolici e
protestanti per un confronto sul tema
« L’esperienza di fede condotta dai nostri gruppi, a quale visione della chiesa ci ha portati? ». Partecipavano, oltre a numerosi evangelici di Torino,
Pinerolo e Valli, comunità e gruppi
ecclesiali cattolici di base: la comunità torinese del Vandalino, la fraternità ecumenica di Bose, la comunità
genovese di Oregina con un gruppo
di Camogli, la parrocchia di S. Lazzaro a Pinerolo, il gruppo torinese de
« Il foglio ».
L’incontro-dibattito si è snodato vivace, anche se non lineare, e forse non
poteva esserlo: infatti la necessaria
presentazione dell’esperienza dei singoli gruppi si intrecciava al dibattito
sui problemi di fondo che queste esperienze evocavano, all’interno delle chiese e per ciò che concerne la loro presenza ed attività nella società. Presentati e ’legati’ fra loro da Paolo Ricca,
hanno parlato i rappresentanti di questi gruppi del multiforme dissenso
cattolico, cui si è aggiunto Bruno Rostagno, che ha parlato della comunità
di Agape.
L’impressione di questa serata è
stata nel complesso positiva quale
riunione di popolo della chiesa, vivace e interessato, e per il senso di essere in ricerca, che traspariva dagli
interventi degli oratori e del pubblico.
E risultata confermata in modo evidente la diversificazione considerevole con cui si presenta il complesso fenomeno che chiamiamo « dissenso cattolico »: a seconda dei gruppi, prevale, talvolta nettamente, l’interesse socio-politico inteso come partecipazione alla lotta di liberazione dell’uomo,
o la preoccupazione di una ecclesiologia più evangelica, di una chiarificazione teologica più aderente alla
norma scritturale. Si tratta di accentuazioni, perché anche nel primo caso è dato di riscontrare, ma meno approfondito, un interesse biblico, e anche nel secondo, con sfumature diverse, l’impegno nel mondo è ugualmente deciso. Ovviamente sono pure diversi sociologicamente, questi gruppi
del dissenso cattolico: da parrocchie
di quartiere, come Oregina e S. Lazzaro, a gruppi più ’intellettuali’ e meno numerosi, come altri.
Abbiamo udito con gioia, in particolare da parte di Peppino Orlando, di
Oregina, parole inequivocabili sull’essere dentro o fuori la chiesa, cui ha
contrapposto Tessere dentro o fuori
TEvangelo, segnando così uno stacco
qualitativo decisivo, in prospettiva
protestante, fra chiesa ed Evangelo.
Non sono certo che tutti i gruppi siano a questo livello di maturazione e
mi è anzi rimasta l’impressione — come tale la esprimo — che altri vedrebbero probabilmente cessare la sostanza vera del loro dissenso qualora —
in via puramente ipotetica! — la Chiesa cattolica romana facesse sua la
scelta socialista delle AGLI. La situazione di ricerca è comunque reale ed
evidente in tutti i gruppi, e fra loro
è lanciato, come una forza ’selvaggia’,
TEvangelo nuovamente in mano al
popolo. 11 rischio di fargli dire quel
che la nostra mente già sa e il nostro
cuore già vuole, è reale (per tutti!),
ma più reale la libertà dello Spirito,
in cui crediamo e di cui occorre saper riconoscere e valutare i frutti, distinguendo ciò che è « da Dio » da ciò
che non lo è.
Incontro-dibattito, doveva essere:
lo è stato in misura assai ridotta, perché Te ’presentazioni’ hanno occupato
la maggior parte del tempo, e d’altro
lato la discussione è stata appena abbozzata e dispersa in varie direzioni.
Occorre, se si vuole procedere, circoscrivere i temi e concentrarvisi su;
forse anche lavorare almeno parzialmente in gruppi più ristretti, come si
fa in incontri di studio, in cui siano
possibili una conoscenza e un colloquio più diretti. Non si tratta di un
auspicio campato in aria. Ci si è lasciati. infatti, con l’impegno di riprendere questi incontri, sia a livello cittadino, sia a questo livello regionale,
probabilmente in febbraio.
Ricordiamo che l’idea di questo insorta durante una
serie di vivaci lezioni che Peppino Orlando ha tenuto, al Centro (interdenominazionale) di formazione cristiana
e di preparazione ai ministeri, a Torino, su « Autobiografia del dissenso
cattolico ». Siamo stati molto grati
agli amici che hanno accettato l’invito e sono venuti, anche da lontano,
per confrontare esperienze e prospettive: un lavoro a lungo terrnine, che
ci rallegriamo sia stato avviato con
slancio indubbio, al quale guardiamo
con speranza e nel quale ci sentiamo
impegnati. Ed è chiaro che, da parte
protestante, il senso di questi incontri non è di tastare il polso ai vari
gruppi del dissenso cattolico, per constatare in qual misura stiano o no diventando protestanti. Se,, infatti, talu
ni principi fondamentali, la cui riscoperta affiora qua e là in questi gruppi, sono da quattro secoli e mezzo patrimonio delle Chiese della Riforma
(se patrimonio vissuto, è un altro problema, il nostro duro problema), abbiamo senza dubbio molto da imparare da questa chiesa in movimento, in
ricerca: in particolare per ciò che riguarda la ricerca e la riscoperta dei
ministeri e di una vita veramente comunitaria, all’interno della chiesa, e la
sensibilità alla testimonianza e al servizio di cui siamo debitori agli uomini nel nome di Cristo. La preoccupazione della ’specificità’ cristiana di
questa testimonianza resta la sfida che
TEvangelo pone a tutti noi.
Gino Conte
iiiMiiiiiiiiMiiiMimiiiiiiiiimimiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiimimiiiiiiiiiniiiMiiiimiiiiiiiiii
Solidarietà
Nelle Valli Valdesi
Cari Fratelli,
seguiamo da tempo le vicende della vostra
comunità e il vostro impegno per realizzare
tra di voi, nei confronti della vostra chiesa e
del mondo, l’autentica comunione di fede e di
vita, alla quale, come credenti in Cristo, siamo chiamati. Ci comunicate ora la vostra sofferenza per l’incomprensione e gli ostacoli che
vengono opposti alla vostra ricerca. Si vuole
rifiutare il riconoscimento della vocazione al
ministero della Parola a fratelli che pure, questo riconoscimento avevano pubblicamente ricevuto; si vuol privare della comunione con
Cristo la vostra comunità, che la ricerca nel
confronto con la Parola di Dio. Ciò che più
rattrista è che tutto ciò viene fatto col richiamo ad una disciplina ecclesiastica e con la minaccia di un ricorso al potere politico, rifiutando un confronto autentico di fede. Cosi
non si rifiuta soltanto la vostra comunità, ma
si rifiuta il giudizio stesso di Dio, poiché non
si accetta di essere insieme giudicati e rinnovati dalla Sua Parola, quale ci è testimoniata
dalla Scrittura.
La vostra situazione interessa da vicino anche noi, anzitutto perché il problema da voi
posto impegna tutte le chiese, essendo il problema della autenticità della nostra obbedienza alTEvangelo; inoltre ci sentiamo interessati sul piano ecumenico, poiché le vicende di
una parte della cristianità non può non riflettersi su tutte le chiese. Mentre vi esprimiamo la nostra solidarietà nella speranza che il
Signore ci renda disponibili ad una costante
riforma sulla base della Sua Parola, ricordiamo quanto già è stato espresso dal Sinodo Valdese dell’agosto 1971, cioè che « Teeumenismo
deve significare confronto delle comunità con
TEvangelo per una più reale e credibile presenza e predicazione cristiana nella società attuale ». Bisognosi noi stessi di « un nostro radicale rinnovamento evangelico » dobbiamo
tuttavia affermare chiaramente, per fedeltà all’Evangelo, che non ci può essere confronto
ecumenico, né riconoscimento di indentità cristiana là dove all’Evangelo si sostituiscono nella dottrina e nella prassi le esigenze di una
legge ecclesiastica e della logica del potere.
Voglia il Signore suscitare un ripensamento in coloro che vi hanno turbati, affinché
riflettendo sulla grave responsabilità che hanno assunto contro TEvangelo e contro le chiese — intendano ciò che oggi lo Spirito del
Signore dice alle chiese. La vostra afflizione
possa indicare anche a noi e a tutti i credenti
in Cristo la franchezza che Egli ci richiede
nel rendergli testimonianza, perché : « Bisogna ubbidire a Dio, anziché agli uomini »
(Atti 5: 29).
« Or l’Iddio di ogni grazia, il quale vi ha
chiamati alla sua eterna gloria in Cristo, dopo
che avrete sofferto per breve tempo, vi perfezionerà Egli stesso, vi renderà saldi, vi fortificherà. A Lui sia l’imperio nei secoli dei secoli. Amen » (I Pietro 5: 10).
I vostri fratelli in Cristo delle comunità valdesi delle Valli:
Alfredo Sonelli, Ermanno Geme, Bruno Rostagno, Laura Micol, Viola Lageard Rostan, Lisa Chauvie Costabel,
Silvio Richard. Aldo Varese, Berger
Filippo, Lydia Gay, Laura Jervis. Lina
Bertoc[ue, Graziella Jalla, Franco Girardet. Erica Cavazzani, Violetta Fraterrigo Sonelli. Velia Pasclietto, Adriano Donini. Muriella Donini, Alberto
Taccia, Walter Pons, Dino Bellioii,
Marco Avondet, Aldo Malan, Luigi Rostagno. Marco Ayassot, Gino Paschetto. GusUivo Balmas, Arturo Meytre,
con Oregina
Alberto Ghigo, Emilio Buffa, Luigi
Pons, Alfredo Griot, Edmondo Bosio,
Giorgio T ourn, Costante Costantino,
Achille Deodato, Remo Gardiol, Valdo
Fornerone, Franco Rivoira, Renato
Armand Hugon, Luciano Deodato, F.
Davite, Rinaldo Malan, Giuliana Meynier, Fiammetta Gullo, Riccardo Gay,
Mara Cavaliere, Susetta Cocorda, Paschetto Carlo. Anna Ribet, Teofilo Pons
Bounous Claudio, Amato Long, Enrico
Long, Silvio Costabel, Bruno Bellion, •
Renato Breuza, Gustavo Bouchard, Lamy Coisson. Giorgina Giacone, Livio
Gobello, Silvio Bellion, Franca Coisson,
Renato Coisson, Claudio Tron, Dino
Gardiol, Marta Gardiol, Paolo Gardiol,
Marcella Bonjour. Umberto Rovara,
Bruna Peyrot. Elena Pontet, Luciana
Chauvie, Paola Rostan, Mario Sibille.
Un incontro ecumenico convocato in una
il locale dichiarato non disponibile dopo l'estensione
Oregina — l’incontro si è tenuto nella chiesa valdese
Un altro gesto poco fraterno nei confronti della comunità di Oregina, da
parte della Chiesa romana. A Genova
è operante da tempo un gruppo ecumenico (cattolico) alle cui riunioni
partecipano un certo numero di evangelici. Ultimamente, questi avevano
chiesto che l’invito fosse esteso alla
comunità di Oregina, e i responsabili
del gruppo avevano accettato di buon
grado. Un incontro era indetto per la
sera del 13 corrente; cena in comune,
quindi riflessione biblica e preghiera,
presso la sede della S.M.A. (Società
Missioni Africane). Senonché, alla vigilia deirincontro, si è saputo che la
N.B. Questa lettera è stata letta e sottoscritta il giorno 8 dicembre da membri delle Comunità delle Valli, parte riuniti a S. Germano Chisone, in occasione del Convegno dei
Concistori delle Valli Valdesi, parte riuniti a
Torre Pellice per il Corso Biblico tenuto dal
past. Giorgio Tourn. Al fine di dare una risposta sollecita ai fratelli cattolici dì Oregina,
si è pensato di procedere in questo modo. I
valdesi che si sentono di condividere quanto
noi abbiamo sottoscritto, possono inviare la loro adesione o alla redazione dei nostri giornali, oppure al past. Alfredo Sonelli (Via Beckwith, 4 - 10066 Torre Pellice - Torino).
A Messina
A Genova
In margine a india-Pakistan
avvera precarietà deiie ideoiogie
Il Gruppo cristiano « Agape » di Messina
(cattolici ed evangelici), convinto che la vera
vocazione ecumenica sìa quella di un reale
e fraterno incontro delle comunità locali, sotto la guida dinamica del Cristo risorto, che
regna e governa sul momlo e sulla Chiesa universale, e che, col suo Spirito Santo, illumina,
conduce ed ammaestra d suo popolo, mediante
la Sua Parola, contenuta nelle Sacre Scritture
delTAntico e del Nuovo Testamento, accoglie
Tappello dei fratelli della Comunità di Oregina
(Genova), e denuncia ogni tipo di ecumenismo, che abbia la tentazione di non considerare la necessaria garanzia di libertà di persone, comunità, periodici, coprendo in tal modo
qualsiasi forma di repressione ufficiale, chiaramente antievangelica. Pertanto, manifesta la
propria solidarietà con tutta la Comunità genovese di Oregina.
Intercede presso il Signore affinché, in seno
al Suo popolo, sia sempre più evidente Pobbedienza al Suo comandamento riguardante Tamore (Giovanni 13: 34 e Paolo 1 Corìnzi 13:
1-8), in vista d’una fedele testimonianza del
Regno di Dio al mondo (Giovanni 13: 35).
contro-dibattito e
...........
Anche a Genova incontro fra Oreyina ed 'evangelici
Non nascondiamo di essere stati abbastanza curiosi, alTini/.io del conflitto India-Pakistan, di vedere come sarebbero stati giudicati gli avvenimenti dalle diverse parti: e cioè da Paolo VI a « Nuovi Tempi », dall’« Eco
delle Valli » al « Giornale del Pinerolese », dai quotidiani politici alla RaiTV, ecc. Questo perché il conflitto stesso si presentava in forme non imprevedibili, ma assai diffìcilmente conciliabili con certe linee od orientamenti
politici: Russia e Cina in contrasto,
U.S.A. d’accordo con la Cina, ecc. E
purtroppo, anzi meglio, le prese di
posizione dei vari organismi, a livello
elevato o minuscolo, sono siate quanto mai impacciate e incerte: ci si è
trovati tutti di fronte alla cruda realtà di una guerra in cui le varie ideologie erano tutte compromesse, da qualunque parte si fosse schierati: e ne
sono venute fuori le vaghe invocazioni alla pace, e cose del genere. Finora,
non risulta ci siano state, in sede di
valutazione politica, delle condanne
serie e precise dell’uno o dell’altro
contendente, proprio perché dietro a
questi stanno i grossi « partners », i
fantasmi più o meno evidenti in ogni
situazione tesa di questa nostra storia.
La constatazione potrebbe anche
fermarsi qui, ad una specie di qualunquismo abbastanza comodo, se peraltro non si prestasse proprio alla considerazione che qualunquistica non è,
ed è invece un richiamo alla responsabilità cristiana di ciascuno di noi: da
che parte sta la verità? Chi ha ragione? I russi o i cinesi? Gli indiani o i
pakistani?...
La constatazione ovvia, delTuomo
della strada, ma che facciamo nostra,
ci conduce inevitabilmente a rilevare
come non siano le ideologie a guidare
la storia ed a giustificare le azioni
umane; purtroppo è il potere, brutto
o bello, giusto o ingiusto, che sta dietro alle ideologie, e che di ideologia
si camuffa, quello che guida il ragionamento dei politici, e della lotta politica, e di tutto il resto.
Può darsi che ce ne siamo già accorti prima di adesso, ma siamo poco
propensi ad arrenderci. Si pensi a Stalin; venti anni fa, chi avrebbe senza
insulti di parte avversa osato mettere
in dubbio il verbo staliniano? Andava
tutto bene, e l’ideologia portata dal
nome di quel grande era comunque
fuori discussione; poi venne la destalinizzazione, ed improvvisamente ci si
accorse che Stalin non aveva sempre
ragione. Solo che ce lo dovettero dire,
chi?, i cechi o gli ungheresi, che poi
ebbero pesantemente a ricadere sotto
il controllo degli eredi di Stalin...
La storia, per sua natura, ci riserva
molte di queste sorprese: e in ultima
analisi, ci sottolinea la pi'ecarietà e la
povertà delle ideologie a cui si attaccano gli uomini: passa una generazione, ne passano due o tre, se si vuole,
e poi tutto ritorna da capo, perché la
generazione successiva si accorge ad
un determinato momento di essere
stata ingannata, e ripropone a sua volta altre ideologie ed altri miti...
Davvero la storia ci rivela la provvisorietà delle costruzioni umane, e il
limite che tutte le lotte che se ne fanno: così, quando noi leggiamo (pro
illliillliiiiililiiiliiiiiiiiiiiimiiiiiiiimiiiiiiiii:iiiiiiiiiiiiiii
Doni Eco-Luce
sala cattolica della città —
deU’invito a
sede non poteva più essere disponibile. Abbastanza trasparenti le ragioni.
Allora i responsabili delle comunità
evangeliche hanno ritenuto che 1 incontro non dovesse essere annullato e
a tutti coloro che erano stati precedentemente invitati, hanno rivolto l’invito a riunirsi nella chiesa valdese di
Via Assarotti. Soltanto Oregina ha accettato, e così una settantina di persone, la metà oreginesi, l’altra metà
evangelici, si sono riuniti c hanno trascorso una serata veramente ricca, intensa c lieta intorno alla Parola di
Dio, lasciandosi quindi con l’impegno
di rinnovare l’incontro.
È giunta in redazione questa lettera dei pastori delle comunità battista, metodista e vaidesi di Genova.
Caro Conte,
con molto ritardo abbiamo ricevuto il n.
48 del giornale che in prima pagina pubblica
V((. appello » del Dott. Peppino Orlando agli
evangelici di Genova.
Poiché da questo appello il lettore riceve
l'impressione che a Genova si coltivi da parte nostra un ecumenismo di tipo curialesco, ci
sentiamo in dovere di precisare che MAI abbiamo avuto contatti ecumenici di tale tipo.
Non Io erano neppure gli incontri che per
qualche tempo abbiamo avuto con dei sacerdoti. E non lo sono gli unici contatti che abbiamo saltuariamente con un gruppo di laureati.
Ne è prova il fatto che. anche nella Settimana di preghiera per 1 unità dei Cristiani,
gli incontri avuti non hanno mai rivestito carattere di ufficialità — come avviene in altre
località —, ma piuttosto, di semiclandcslìnità.
Riteniamo si debba tener conto della esistenza di varie forme di dissenso cattolico. Alcune più forti ed appariscenti, altre che lo
sono meno, magari soltanto perché sono in
fase di ricerca biblica. Crediamo, quindi, ci si
del)l>a sentire disponibili verso tutte, per aiutarci a vicenda in una lettura dell'Evangelo
che sia « autentico ascolto « della Parola e
ricerca sincera e decisa di portarne Pimpronta
inconfondibile nella vita individuale ed associata in tutte le loro manifestazioni.
Si rassicuri, dunque, il Dott. Orlando che
non ci siamo prestati, e non ci presteremo mai
a fungere da « copertura della repressione ecclesiastica romana ». Eo sanno molto bene le
gerarchie, le quali "vigilano” su quanti hanno
dei contatti con noi.
Ti ringraziamo per Tospitalità.
Alfrkdo Scorsonelli
Paoi.o Marauda
Massimo Romeo
da Torino: Lisetta Gay L. 1.500; Giovanni
Bruno 500; Elìsia Martini 500: Bartolomeo
Bellion 500; Paola Citernesi 500; Arturo
Grill 500; Guglielmo Jalla 500; Giovanna
Barus Benelli 1.500; Enrico Pons 1.500;
Mario Borga 1.500; Coniugi Protto 500.
dalla Svizzera: Emilia Moret L. 2.500; Paul
Cornuz 5.500; Sergio Minnucci 500; Otto
Wolekner 500.
Renato Breuza, Pinerolo L. 500; Giuseppe
Giorgiolè, Livorno 500; Claudino Paolucci,
Roma 1.500; Alessandro Massabò. Imperia
1.500; Anna Slauffer, Brescia 500: Rino
Tron, Pero.sa Argentina 500; Guido Baret,
Pomaretlo 1.500; Giulia Viglielmo, Perrero
500; Silvia Peyronel. Riclaretto 500; Alice
Luebini, Napoli 500; Roberto Cavo, Genova
500: Lino De Nicola, Sanremo 1.500; Ida
Palmieri. Borrcllo 500; Melania Peyronel, Luserna S. Giovanni 500; Luigia Bcrlalot, S. Germano 500: Paolo e Elvira Gay, Chiayari 1.500;
Luigi Sgarzi, Roma 2.000; Antonio Zatli, Bobbio Pellice 500: Emilio Buffa, Angrogna 500;
Emilio Ricca, Lusernetta 500; « Barioxind »
1.500; Sandra Giardina, Noto 1.500; Giulio
Griglio, S. Secondo 1.500; Clorinda Guerrini,
Firenze 500; Gemma Peruggia, Arezzo 500;
Arnoldo Durio. Ivrea 500; Desiderata Clot,
Perrero 500; Penninglon de .longli, Roma
1.500; Bruno Lombardi Boccia, Genova 1.500;
Franco Menu.san, Perrero 500; Antonio Canobbio, Lerici 500; Lidia Lantaret, Firenze 500;
Bice Berlarionc, Ivrea 1.500; Evangclina Albano Zaccaro, Portogruaro 1.500; Giovanni
Messina, Roma 1.500: Maria Rivoir, Luserna
S. Giovanni 500; Giulietto Mourglia, Rorà
700; Carlo Alberto Lena, La Maddalena^ 500;
Savino Paradiso, Foggia 500; Virginia Seimone, Nicbelino, 500; Frida Gardiol, Trie.ste
500; Assely Coisson ved. Chentre, Porosa Arg.
500; Emanuele Tron, Porosa Arg. 500: Alberto Durand, Genova 500; Ospedale Evangelico, Napoli 2.500.
giamma campo invernale di Agape) di
« confronto tra "maestri” nel marxismo e nella fede », non possiamo fare
a meno di rilevare il grosso errore di
prospettiva storica che questa frase
contiene. I "maestri” di qualsiasi dottrina umana e di tutte le ideologie
crolleranno, come sempre sono crollati, sotto i loro stessi monumenti: ma
"il Maestro”, quello messo in ombra,
e tante volte mistificato, quello rimarrà sempre. « A chi ce n’andremmo
noi? » diceva Pietro; « Tu hai parole
di vita eterna ».
« Tu hai parole di vita eterna ». Forse gli uomini non si arrendono facilmente a questa prospettiva: immersi,
come essi sono, nel contingente e nell’umano, scelgono la via più facile:
quella dell’identificazione del messaggio cristiano con una delle tante ideologie che la storia ci propina; e scelgono anche la via delTorgogfio, perché
tale identificazione permette loro di
credere di essere in possesso della verità, e dà quella sensazione di sicurezza che all’uomo è tanto cara.
Invece il « Tu hai parole di vita
eterna » ci richiama, tutti, a riflettere
sulla temporaneità e provvisorietà delle nostre interpretazioni, sui limiti
che Iddio ha posto al giudizio umano; ci invita a meditare non sulle scelte globali, sulle società, e sugli stati
(da condannare o da seguire secondo
i gusti), ma sulla responsabilità personale, sulla « metanoia », e cioè sul nostro io peccatore salvato in Gesù Cristo; e ci consiglia a non sposare come
definitive le « cause » degli uomini,
poiché la « causa » di Dio è diversa ed
è « eterna ».
Chissà che, a rifletterci bene, la nostra incertezza di fronte al conflitto
India-Pakistan non sia uno dei tanti
motivi per ricondurci ad una minore
« compromissione » con le faccende di
questo mondo, ed a sentirci più impegnati per valori meno passeggeri o discutibili di quelli che Twomo peccatore ha creato e diffuso nelTillusione
di risolvere i suoi problemi?
Augusto Armano Hugon
miiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiifliiiiiiifliflfl
Non è possibile schivoro
il ravvedimento
( segue da pag. 1 )
opera paziente e silenziosa di pacificazione e di riconciliazione.
Le constatazioni fatte dalla delegazione nel corso della sua visita in Irlanda
la portano inoltre a formulare le note
e le proposte seguenti:
1) Non possiamo schivare il ravvedimento: si tratta di riconoscere, da
una parte e dall’altra, le colpe che sono state commesse; è urgente lasciarsi
riformare dalla Parola di Dio e non
deformare da una tradizione ecclesiastica. Questo appello concerne non soltanto i nostri fratelli irlandesi, ma tutte le Chiese europee, quali ne siano le
situazioni storiche.
2) Non possiamo lasciare soli i nostri fratelli irlandesi. Invitiamo i cristiani d’Europa a portare molto fedelmente nell’intercessione coloro che vivono in un paese così tragicamente diviso, affinché una soluzione politica
equa venga a por fine a questo conflitto insensato e agli attentati perpetrati
contro i beni e contro le persone.
3) Invitiamo le Chiese riformate di
Europa a promuovere un’informazione
quanto più completa possibile, a tutti
i livelli.
4) Auspichiamo la soppressione di
un sistema d’istruzione che separa rigorosamente i cristiani delle due confessioni.
5) Invitiamo i membri e le autorità
delle Chiese riformate d’Europa a prendere contatto con la gerarchia e con
eruppi cattolici romani nelle loro rispettive nazioni per concertarsi sulle
misure da prendere in vista di appoggiare le Chiese d’irlanda nella loro missione pacificatrice.
6) Auspichiamo la creazione di
gruppi di lavoro interconfessionali in
Irlanda, là dove sono più gravi le tensioni.
Esprimendo la nostra nconoscenp
ai membri e ai responsabili della Chiesa presbiteriana in Irlanda per 1 accoglienza riservataci, esprimiamo 1 augurio che contatti sempre più stretti si
sviluppino con i cristiani d Irlanda.
Neri Giampiccou
Arnold Mobbs
Edmond .falla ringrazia sentitamente il Pastore .Tahier che ha presieduto
a Monticello d’Alba alle esequie de
fratello
Renato
Le parole pronunciate sono state di
conforto.
Luserna S. Giovanni, 11 die. 1971.
Grazie!
{continua)
7
17 dicembre 1971 — N. 51
pag. 7
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
Riuniti a San Rermano Chisone Dai nostri istituti fiorentini
i Concistori dei I Distretto
Il Gould
TEMI DI DISCUSSIONE: I MATRIMONI MISTI, L’ECUMENISMO, L’IMPEGNO FINANZIARIO DELLE CHIESE
La comunità di S. Germano ha ospitato mercoledì 8 dicembre i Concistori del I Distretto. Esprimiamo innanzitutto la nostra riconoscenza verso i fratelli che ci hanno offerto con
ogni premura una gradita ospitalità
ed un ottimo pranzo.
Il pastore B. Rostagno, illustrando
alcuni punti del documento sinodale
1971 sui matrimoni misti, ha centrato
il suo intervento sui matrimoni interconfessionali. Ha fatto notare come la
prassi in vigore e dell’una e dell’altra
chiesa si sia risolta praticamente nella ricerca di una affermazione ecclesiastica, di una vittoria da una parte
e di una sconfitta dall’altra. Questa
prassi non ha più motivo di esistere
e deve pertanto essere abolita nella
prospettiva di una comprensione ed
attenzione maggiore da parte dei pastori e dei Concistori i quali devono
sentirsi impegnati in una vera e propria pastorale, cioè in una effettiva
cura d’anime verso i giovani che decidono di contrarre un matrimonio interconfessionale. Non si tratta dunque
di vittoria o di sconfìtta dell’una o
dell’altra chiesa ma di prendere sul
serio ed aiutare secondo una disciplina di amore fraterno, al di là di ogni
posizione giuridica confessionale, i fratelli che vengono a bussare alla porta. Il pastore Rostagno invita quindi
i Concistori a voler affrontare ogni
singolo caso che si presenti nelle nostre comunità di matrimoni interconfessionali, affinché i Concistori siano
coinvolti nella cura d’anime e non si limitino a prendere atto dell’acquisto
di un nuovo membro di chiesa.
Il pastore Sonelli fa presente come
i vari articoli del documento sinodale
siano contro uno spirito che limiti la
libertà degli sposi, che li vincoli giuridicamente, e riferendosi alla nuova
disciplina dei matrimoni misti del Direttorio ecumenico della diocesi di
Pinerolo, afferma chiaramente che la
dispensa del Vescovo non ha per la
nostra chiesa alcun valore. Se il coniuge cattolico ritiene di richiedere
tale dispensa per motivi personali nei
confronti di quella che è la prassi suggerita dalla sua chiesa, è chiaro che
questo fatto non ha alcun valore in
vista del suo matrimonio nella chiesa
valdese.
Nel pomeriggio il pastore R. Comba, venuto apposta da Roma, illustra
la situazione finanziaria della cassa
culto a metà anno e conferma il suo
ottimismo per il bilancio generale
1971-72. Salvo Villar Perosa e Rodoretto che non hanno inviato nulla alla
cassa centrale, le altre comunità hanno risposto abbastanza bene alle richieste della Tavola. Il past. R, Comba
fa presente che la somma di 190 milioni richiesti alle comunità è esclusivamente per la retribuzione del personale alle dipendenze della chiesa,
mentre i vari milioni mancanti al pareggio del bilancio globale vengono
coperti dalle chiese estere e da vari
doni particolari. Ciò significa che allo nostre comunità è richiesto il
nimo indispensabile: lo stipendio per
il personale. È chiaro che se i deficit
annuali continueranno a ripetersi la
Tavola dovrà procedere al licenziamento di alcuni pastori e quindi a privare alcune comunità della loro opera. Non è necessario fare appello alla
responsabilità poiché è ciò che si fa
anno dopo anno.
Non si può, d’altra parte, continuare
a non prendere atto della realtà della
situazione in cui ci si trova. Si fa poi
notare che nonostante le Valli costituiscano il 50% della popolazione della nostra chiesa, le contribuzioni siano
solo un terzo mentre il resto cade sulle spalle delle chiese dell’evangelizzazione che sono spesso più povere.
Il pastore Davite legge poi i contributi richiesti dalla Tavola alle rispettive comunità per il 1971-72 ed ogni
Concistoro risponde affermativamente
per la propria comunità: ci auspichiamo che i membri di chiesa non smentiscano l’impegno' dei loro Concistori!
La Commissione distrettuale comunicherà tempestivamente la ripartizio
no del deficit 1970-71 che ammonta,
per il nostro Distretto, a 3 milioni e
mezzo, appena la comunità di S. Giovanni farà conoscere le proprie decisioni ed i propri impegni verso il deficit di 2 milioni causato lo scorso
anno.
Il pastore Sonelli infine, in seguito
ad una lettera di Peppino Orlando della comunità del dissenso di Oregina,
pubblicata sull’Eco-Luce n. 48, dà lettura di una lettera di solidarietà a
quella comunità che vive momenti
drammatici di repressione da parte
della gerarchia cattolica ma che nonostante questo continua la sua strada nella riscoperta e nella fedeltà alTevangelo. La lettera è stata firmata
da buona parte dei presenti e quindi
inviata alla redazione dell’Eco-Luce affinché chiunque voglia aderire possa
farlo attraverso il giornale. E. G.
miiiniiMiimiMiiiniiiiiiiiiiiiiiimimiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiii
Pinerolo
Mercoledì 8 dicembre alle ore 14,30 si è
aperto nella nostra sala il tradizionale bazar,
allestito dalle sorelle deU’Unione Femminile.
A loro si è aggiunto un gruppo di cadetti che
ha dato il proprio contributo presentando dei
lavoretti che sono stati preparati durante i loro incontri con molta cura e che sono stati apprezzati e venduti in breve tempo. Il bazar ha
richiamato un numero di persone piuttosto elevato rispetto a quello di questi ultimi anni; il
ricavo delle vendite sarà devoluto come sempre alle diverse opere della Chiesa.
Domenica 5 dicembre hanno partecipato al
nostro culto alcuni giovani delFUnione di
Prassuit-Vernè di Angrogna: li ringraziamo
per la loro presenza e li salutiamo cordial
mente. ,
Abbiamo accompagnato al cimitero di rrossasco la salma del nostro fratello Marco Armand Ugon chiamato dal Signore aH’età di 75
mi
Fortifichi il Signore la fede dei familiari.
......................................................................................................"
Cronaca delle Valli
Centro d Incontro del Comune
di Torre Pellice
AugDrì
a tutti gli anziani
Gli anziani del Centro in eollahorazione con
le scuole e rAmniinistrazione Comunale di
Torre Pellice hanno preparato un incontro in
occa.sione del Natale, cui sono invitati a partecipare lutti gli anziani di Torre Pellice ed
in modo particolare le persone anziane che vivono negli istituti. Saranno inoltre presenti i
ragazzi di tutte le scuole della città e potranno intervenire le persone che si ritengono interessale. nn n
L'iìuonlro si terrà il fiiorno Iimeih 20 Dicembre alle ore 14,30 presso il CAiiema Trento.
}j< Hs *
i;a.s.seml,lea degli anziani del Centro d-fi.contro api.rolitta inoltre deiroccas.one !>« ringraziare rAmminislrazione Comunale di torre
Pellice di aver dato l'avvio ad una iniziativa
cosi iinportiinle come il Centro ste.sso che permette alili anziani di occuparsi, in prima persona della soluzione dei prop'i problemi.
Un cordiale arrivederci. •
f/Assemblea degli Anziani
del Centro d Incontro
lllllllllllllllimiOllllllllllllllllllllll""""''"""""""""
Luce elettrica:
pagare e non vedere
Torre Pellice. Il Dicembre 1971
Egregio Direttore.
circa un anno fa. siamo stati nominali Con
siglieri di Quartiere e invitali a collaborare
In questo bell’autunno, ricco di sole
e di speranze il Gould ha iniziato il
suo secondo secolo di vita.
Malgrado le oscure previsioni ed i
paventati pronostici, l’anno scolastico
precedente si è chiuso con una buona
percentuale di promossi: 43 su 45, e si
ha l’impressione che i ragazzi siano
cresciuti e maturati nel carattere e
nelle idee così come tante volte vivendo con loro li avevamo voluti vedere.
Quest'anno molti ci hanno lasciati
per fare ritorno alle loro case e 7 nuovi ragazzi hanno avuto il benvenuto
nella nostra famiglia. C’è voluto un po’
di tempo per ambientarsi, è naturale,
ma un tempo che è passato abbastanza in fretta dopo le prime incertezze
quando vecchi e nuovi si studiavano,
ostentatamente « accasati » i primi ed
esitanti e incerti i secondi. A ciò è subentrata una unità feconda di amicizie
e di idee che maturano insieme a questi giovani di cui andiamo un pochino
fieri.
Anche nel personale c’è stato un avvicendamento notevole: sulle prime
ciò ha causato qualche indecisione e
qualche ritardo, ma tutto si è risolto
sopperendo alla mancanza di esperienza con impegno comune e volontà di
riuscire tenendo presente che non è
mancata la collaborazione dei ragazzi
ogni qualvolta ciò è stato necessario.
Così questi primi mesi sono passati
molto in fretta, i più piccoli hanno
già riempito i loro quaderni delle loro
prime parole, i più grandi hanno finalmente un orario definitivo a scuola, il
personale ha trovato nella vita e nel
lavoro comunitario una forza nuova
che rinvigorisce e perfeziona le iniziative, tempera gli slanci e dà a tutto
l'insieme un significato nuovo e più
valido ed all’uomo una dimensione migliore e più giusta. Proprio come vorremmo che i nostri ragazzi, insieme
con le lettere e le scienze, imparassero
vivendo al Gould questa esperienza di
vita comunque fondamentale per loro.
Nello spirito del Natale che si avvicina e nella gioia del nostro lavoro
vorremmo poter comunicare anche a
voi parte dei nostri entusiasmi e delle
nostre speranze; vorremmo trovare in
voi e con voi in Cristo l’unità che già
vivono i ragazzi e il personale del
Gould.
Il gruppo del Gould
Il FerrelH
È questo il secondo anno trascorso
nelle due case. Abbiamo 14 ragazze
grandi in Viale Gramsci e 11 piccole
i.n Via Pellico.
Si nota da parte delle più grandi
una maggiore responsabilizzazione dato che sentono la casa come la « loro ».
Infatti tutte aiutano nel rendere più
accoglienti le camere con i mobili raccogliticci che hanno a disposizione.
Le piccole, d’altro canto, hanno finalmente una bella stanza da gioco e
da studio per cui sono molto serene.
Lo scorso anno i risultati scolastici
sono stati complessivamente buoni:
su 27 bambine 3 sono state respinte,
una non ha finito e le altre son state
promosse.
Le bambine delle elementari han fre
ci scrivono
col Comune per la regolamentazione e costituzione formale dei Consigli di Quartiere
stessi.
Mentre questa costituzione è stata recentemente perfezionata con l'approvazione della
Prefettura, fin dalPinizio siamo stati ripetutamente richiesti dai nostri concittadini di occuparci dell'annosa questione della distribuzione dell’energia elettrica, delle relative carenze e irregolarità.
Ci sono state assemblee, di-scussioni. lettere,
petizioni dirette al Comune, trasmesse alla
Prefettura. Ma le decisioni amministrative .sono naturalmente lente. Nel frattempo ci vieti
fatto ripetutamente presente che ci sono cittadini che continuano ad e.ssere serviti in modo irregolare pur pagando tariffe regolari, e
che pur e.ssendo collegati da anni alla rete di
distribuzione e avendo a suo tempo pagato le
tariffe regolari per questo collegamento, non
hanno ora altra via che ri-pagare diecine e
magari centinaia di migliaia di lire per avere
un servizio regolare.
Poiché c’c chi dice che la colpa è deiruno.
e chi dell'altro, che resistenza della Cooperativa c la sua azione sono un hene o per contro
un male, che l'ENEL fa o non fa quello clic
dovrebbe. Le chiediamo di voler cortesemente
aprire un dibattito su questo problema su
Suo giornale, sicuri che gli enti interessati
renderanno volentieri disponibili tutti i documenti e i dati che potranno consentire un
aperto dìliallito e la ricerea della giusta soluzione.
La ringraziamo e salutiamo cordialmente.
Venturi Gioachino. Beìlion Silvio.
Bifulco Italo, Gustavo Coinha. Traverso Nadir. Bonjour Renato. Chanforan Alberto. Luigi Po'àt. Oreste
Capella. Fontana Italo. Berlramino
Aldo. Fontana Riccardo.
Ecumenismo
strumentalizzato?
Un lettore, da Livorno:
Ho letto uno « stelloncino » apparso sul n. 48 del .26 nov. u. s. a firma
di un cattolico del dissenso e credo che
bisogna condividerne il contenuto e
rifiutare il contatto ecumenico con
quanti strumentalizzino Lecumenismo
per fini estranei alla ricerca biblica e
guardarsi bene dall’ossequio se qualche volta v’è stato.
L’ecumenismo venne per la prima
volta scoperto da papa Roncalli che
l’annunziò quasi alLinizio del suo pontificato. ma subito dopo sì recò a Loreto per pregare.
Che Tecumenismo sia stato scelto
come mezzo più idoneo per fagocitare
e risucchiare l’evangelismo italiano è
cosa ovvia ed anche provata se agli
incontri sono assenti i fratelli cattolici
di « Base ». quelli cioè che nelle funzioni religiose della chiesa cattolica
sono sempre in fondo al tempio come
il pubblicano e siano invece abbondantemente presenti ,-sacerdoti secolari
o frati regolati ed anche uomini e donne df azione cattolica, sempre comunque impegnati e responsabili davanti
al loro vescovo e corazzati dinanzi agli
evangelici, che per ovvi molivi di opportunità evitano sempre di portare
argomenti scabrosi.
Può darsi che questa situazione ?ion
Àa uguale ovunque e che io difetti di
più precise informazioni e mi auguro
proprio che sia diversa dal come la
vedo io.
C’è da rilevare nella rozza furberia
clericale di chi ancora credesse di fagocitare l'evangelismo italiano, una forte dose di ingenuità e una organica
ignoranza nella conoscenza delle piccole chiese evangeliche italiane, che
forti sono nella fede e non è certo la
grossolana malizia di cardinali medioevali che può allontanare gli evangelici dalla fede ricevuta dai padri o
giunti all'evangelismo dopo lungo e
tormentato travaglio spirituale.
Accentuare un certo marcato distacco da clericali oscurantisti c forcaioli è però un liene anche sul piano
morale perché se ben ricordo, quel
cardinale pretendeva dal padre Zerhìnati un lavoro di inquisizione sulle coscienze dei piccoli scolari ai quali doveva ])ortare la « Parola di Dio ». TI
materiale inquisitorio doveva poi servire alla curia per aggiornare certi
schedari tenebrosi, che non sì sa mai...
un giorno avrebbero potuto servire.
11 sig. Zerbinali, che deve essere un
galantuomo, non privo di civile coraggio, sì rifiutò di prestarsi alla richiesta offensiva e dopo un paterno
riebiamo alla « santa obbedienza » venne dispensato dairinscgnamento. Oggi
leggo sul corsivo che per piegare il
riottoso frate, sarebbero intervenuti altri strumenti di terrorismo spirituale e
psicologico ed infine Lavvenuta espulsione dairordine francescano e quindi
la possiiiilità di piegare per fame il
fiero .sacerdote.
— Cosi deve aver pen.salo ehi ha
« congruo » stipendio:
— Cosi deve aver pensato chi ha
« mensa vescov ile »:
— Così deve aver pensato chi ha
« Piallo » cardinalizio:
___ Cosi deve aver pensato chi ha
corte pontificia ed infine
— Cosi deve aver pensato chi si è
fatta costruire una sala da ricevimento costata sei miliardi di lire.
Non c’è nulla da dire: Sanfomini si
nasce.
Gino Simoni
Riusciti gli scioperi
alla HELCA
Alcuni lettori, dalla Val Pellice:
Signor direttore,
sul numero 50 dell’« Eco-Luce », a
pag. 4, abbiamo avuto il dispiacere di
leggere l’articolo di dubbia veridicità e
di ancor più dubbio gusto : Alla Helca
sciopero fallito. Al fine di informare i
lettori in modo obbiettivo di quanto è
successo, vorremmo precisare :
1) non è vero che gli operai si
disinteressino del contratto, infatti nelle assemblee si è discusso di questo, a
fondo, oltre che di problemi immediati
di stretta pertinenza aziendale.
Due scioperi ben riusciti dimostrano l’affermazione.
2) quella che viene definita commissione interna è in realtà una rappresentanza sindacale che si prodiga
(questo ve lo potranno confermare sia
gli operai, sia la Direzione dell’azienda)
per tutelare i diritti dei lavoratori in
tutti i modi possibili:
3) non risponde a realtà che qualche membro della rappresentanza sindacale abbia lavorato venerdì 3 dicembre, durante lo sciopero;
4) il fatto che si sia lavorato al
sabato e alla domenica (una per la
verità e fino a mezzogiorno) è dovuto
unicamente alla necessità dell'Azienda
a far fronte a difficoltà temporanee dovute a imprevisti tecnici. Il premio
extra non è una « regalia munifica »,
ma la risposta a una richiesta ben precisa:
5) che la situazione economica generale sia lutt’altro che rosea, in Valle
come fuori, lo sanno anche i gatti; logico quindi preoccuparsi. Meno logico
è crogiolarsi al pensiero, come forse fa
l’articolista, magari al sicuro da ogni
crisi economica perché dipendente statale o di qualche ente munifico (col
denaro dei contribuenti).
Le. cose da puntualizzare sarebbero
ancora tante, troppe: riteniamo comun(|iie di essere spiacevolmente .sorpresi
nel constatare che 1 Eco delle Valli,
organo ufficiale della Chiesa Valdese si
ponga su posizioni poco obbiettive, seminando zizzania fra i lavoratori, trattandoli da branco di pecore e indicando come piqiazzi jirezzolati una rappresentanza sindacale che ha il solo
torto di lavorare con serietà e con logica: che soprattutto questo settimanale si ponga sulla linea dei gruppuscoli estremisti seminando odio, cosa
poco simpatica per un giornale laico,
ma inammissibile jier un giornale cristiano.
Comunichiamo ai lettori che sabato
11 è stato firmato con esito favorevole
il nuovo contratto dei dolciari, tra l'altro con un aumento mensile prò ca))ite
(operai e impiegati) di L. 16.000.
Con distinti .saluti
Rappresentanza sindacale Helca
Giovanni Negrin. Enrico Sibille.
Mario Casca. Pietro Giovo.
quentato con molto interesse la scuola
Pestalozzi dove han trovató un ambiente accettevole.
Purtroppo i posti erano limitati e
quest’anno un forte gruppo è ancora
« ospite non gradito » della scuola
Cairoli: questo rifiuto oltre ad essere
indice di meschinità e chiusura è dannoso per le bambine che vedono con
sofferenza, ogni mattina, il momento
di andare a scuola.
Quest’anno abbiamo avuto un forte
ricambio nel gruppo sia delle picco'e
che delle grandi. Molte infatti hanno
finito il ciclo elementare, medio e superiore quindi ci sono stati molti rientri in famiglia. Chiediamo al Signore
di seguire queste creature e di continuare ad aiutarle.
I dialoghi iniziati lo scorso anno con
le ragazze ci hanno spinto quest’anno
a meditare più seriamente sulla comunità intesa come comunità di vita
e di lavoro. Quest’ultimo punto ci ha
portati a riflettere sulla nostra situazione, sull’importanza del nostro stare
insieme, delle esperienze comuni che
abbiamo fatto e abbiamo potuto constatare che molti fra noi si sentono
ormai legati da qualche cosa di più
che non da un semplice legame affettivo, ma da una comunanza di intenti
nella ricerca dell’Agape di Cristo.
Il gruppo del Ferretti
Il prnf. Silvia Puns
Un. lutto per gli evangelici fiorentini e
il valdismo italiano
Si chiude un anno, e in una comunità come in una famiglia come nella riflessione di
ognuno, si guarda al più recente passato. Si
ricordano le persone che ci hanno preceduto
nella casa del Padre. In questo recente passato si pone la personalità del fratello Silvio
Polis, che non appartiene solo alla comunità
fiorentina ma a una cerchia più vasta. Qualcuno ha scritto dì lui come studioso della
preistoria valligiana; lasciamo ad altri di ricordarlo nella sua qualità di appassionato di
storia valdese, di cultore della filologia romanza. Egli è passato fra noi — un passaggio che
è stato lungo quanto ritinerario di una lunga vita — come un credente, un valdese erede
di una tradizione e pur aperto ai movimenti
più nuovi, attento ai fatti del proprio tempo.
Nel pomeriggio del 1° ottobre scorso, nel
Cimitero degli Allori un ampio cerchio di persone stava attorno alla salma di Silvio Pons :
eravamo tutti inclusi nell’abbraccio degli alti
cipressi, su una terra che porta le memorie
de! nostro passato. Presiedeva il servizio il
past. F. Sommani: tra le persone, oltre il
gruppo dei parenti, non pochi di loro ricordavano qualcosa, un frammento di una esistenza ricca dì contatti, di iniziative. Il sig. Pons
aveva 84 anni, e neirultimo decennio era stato naturalmente costretto sempre più a diradare i suoi impegni pubblici; ma lì, tra quelle
persone, molte cose tornavano alla mente.
Ai tempi dell’A.C.D.G. « di via Magenta »,
egli aveva collaborato vivacemente alla vita
brillante dì quella associazione: studi, incontri
a ogni livello, gite sociali, lo avevano visto fra
i suoi fedeli organizzatori. Anche la Federazione Studenti Cristiani si era avvalsa della
sua operosità, di quei molteplici interessi spirituali e culturali che distinguevano la sua
personalità. D’altra parte, egli esercitava il
suo servizio di insegnante di francese nelle
scuole pubbliche, e col passare degli anni più
ampia e fedele si faceva la schiera degli exalunni che restavano uniti a lui da legami di
amicizia, di stima : ve ne erano anche al cimitero. ormai non più giovani. Autore di testi di lìngua francese, esercitava professionalmente una influenza che andava ben oltre la
stessa cerchia delle sue scolaresche, e si guadagnava nella città la stima di studio.so preparalo e di non comune competenza nella sua
specifica disciplina.
Nella comunità valdese fiorentina, il fra^tello Pons è stato per lunghi anni un diacoro
fattivo e fedele. Già dai tempi del past. E.
Meynìer egli sì era occupato della chiesa di
Siena, garantendo un servizio normale in
quella città un po’ isolala: (jiieslo servizio era
ripreso più volte nel corso dì vari decenni,
fino agli anni sessanta. Anche a Firenze, naturalmente egli mise al servizio dì lutti il dono della parola, nella sua chiesa come in quasi tutte le altre, per una apertura ecumenica
— come si dice oggi — ch'era caratteristica
del suo pensiero. Il sin) essere valdese traspariva dairimpegno di diacono (nella chiesa dì
via Manzoni), dal frequente richiamarsi alla
storia valdese, da quella intima e sicura adesione alla « sua » Chiesa che restava inscalfil)ilc
nelle traversìe dell'esistenza.
Siamo alla soglia di un nuovo anno, dicevamo. e ricordiamo quelli die et hanno preceduto; il ricordo del fr. Silvio Pons ])orta
con se quello di tutto un lungo periodo di vita
deirevangelìsmo fiorentino, dove egli ha ìm})iegalo senza risparmio, con doni diversi, la
sua fede sensibile c pur salda e semplice come (juella di un valdese antico.
L. S.
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8
pag. 8
N. 51 — 17 dicembre 1971
7
I NOSTRI GIORNI
UOMINI, FATTI, SITUAZIONI
Giovani europei
alla ribalta
Si è tenuta nei giorni scorsi a Firenze la Conferenza internazionale dei giovani per la sicurezza europea, promossa da diversi movimenti politici giovanili, facenti capo alla DC, al PCI, al
PSI, al PSIUP, al PRI.
L’importanza, diremmo, la forza di
questo convegno è stata data dall’ampiezza delle partecipazioni giovanili europee, oltre che nazionali. Infatti i
300 delegati presenti venivano dall’Australia, dal Belgio, dalla Bulgaria, da
Cipro, dalla Danimarca, dalla Finlandia, dalla Francia, dalle due Germanie, dalla Grecia, dall’Inghilterra, dalla
Jugoslavia, dalla Polonia, dalla Romania, dalla Russia e da altre nazioni ancora; insomma, era veramente rappresentata tutta la grande Europa.
Numerose le adesioni dei « grandi »
(intendiamo gli adulti). Fra essi Fanfani, Longo, De Martino, Podgorny,
Ceausescu, e altri ancora. È sempre
bene stare attenti a quanto fanno i
giovani, costa così poco aderire...
I lavori sono stati impostati da quattro relazioni trattanti rispettivamente
il superamento dei blocchi militari e
politici; la lotta al fascismo; il Mediterraneo come mare di pace; la cooperazione e la collaborazione fra la
gioventù europea.
I punti più importanti toccati e votati nel corso delle discussioni sono
stati quelli relativi alla necessità di
una rapida e progressiva riduzione
delle forze armate con relativo ritiro
delle truppe e delle basi straniere; il
riconoscimento definitivo delle nuove
frontiere tedesche, la necessità di un
pronto riconoscimento della rep. democratica tedesca (orientale), del trattato quadripartito su Berlino e della
ammissione all’ONU delle due Germanie nel quadro di un pieno riconoscimento di diritto della nuova realtà tedesca; la condanna dei regimi reazionari fascisti di Spagna, Portogallo e
Grecia; la convocazione di una grande
assemblea dei popoli europei a Bruxelles; la convocazione della Conferenza degli Stati europei sulla sicurezza
e cooperazione entro il 1972.
II documento votato, a un certo punto dice: « L’Europa di oggi, uscita dalla lotta antifascista... vuole che lo
spettro della guerra sia allontanato per
sempre... che la rinuncia all’uso dell?
forza nelle divergenze internazionali
diventi per sempre definitiva. I popoli
europei aspirano a vivere in un ordine
pacifico senza nessuna ingerenza nè
interferenza, ordine basato sul pieno
rispetto delle sovranità nazionali e della libertà di ogni popolo e di ogni
Stato ».
I lettori più attenti e interessati a
questi problemi (ma chi non dovrebbe esserlo?) noteranno che nel giro di
un mese o poco più vi sono stati in
Italia tre incontri internazionali vertenti praticamente sullo stesso tema
e cioè l’unihcazione della grande Europa nel superamento dei blocchi e
delle alleanze militari; prima, il convegno degli ex-combattenti, poi la conferenza de « i comunisti e l’Europa »
e ora questa conferenza giovanile.
In modo particolare apprezziamo
questa iniziativa dei giovani, dato che
crediamo assai più alle loro iniziative,
al loro entusiasmo che non alle manovre e ai compromessi di quanti sono
ora al potere. Col sincero auprio che
i giovani si mantengano il più possibile « puri di cuore » anche quando saranno loro i responsabili della politica
intemazionale.
rato con gli altri), secondo lui ingiustamente accusato di detenere una
mazza ferrata (non abbiamo dubbi sulla sua dichiarazione dato che lo conosciamo molto bene e lo sappiamo incapace di armarsi anche di un fuscello) ha a sua volta sporto denuncia per
calunnia e falso ideologico contro gli
autori del rapporto, che sono due capitani dei carabinieri.
Della denuncia viene informato più
per abitudine che per altro — come
informa il settimanale L’Espresso — il
capo della procura generale Colli il
quale esprime il suo dissenso sull’opportunità di procedere « in questo delicato momento politico » e fa capire
che se l’inchiesta procedesse, l’avocherebbe a sé. Di ciò viene informato il
giudice; i pacifisti facciano gli imputati e i carabinieri i testimoni. Il magistrato rifiuta e l’inchiesta gli viene
sottratta.
Staremo ora a vedere se parallelamente alla richiesta di procedere contro gli antimilitaristi, nel frattempo
inviata a Roma per « vilipendio alle
IT.aa. » verrà dato corso alla denuncia
del pacifista oppure se quest’ultima si
fermerà in qualche dimenticato cassetto...
Il segretario naz. del M.S., Almirante, ha querelato L'Unità, Il Manifesto,
il segretario della federazione socialista di Ascoli Piceno e altre organizzazioni d’altre parti d’Italia, ritenendosi
diffamato dalla riproduzione di un
bando della prefettura repubblichina
di Grosseto (ne avevamo dato a suo
tempo notizia per inciso nel nostro
articolo del 29/10 dal titolo: «può
tornare il fascismo? »), bando firmato
dal capo gabinetto deU’allora ministro dell’interno Mezzasoma, che era
appunto l’Almirante.
In detto bando del maggio 1944 era
contenuto un drammatico ultimatum
agli sbandati dell’S settembre 1943; se
non si fossero presentati entro il 25
dello stesso mese, sarebbero stati considerati fuorilegge e « passati per le
armi mediante fucilazione nella schiena ». Almirante dice che si tratta di
un falso, di un fotomontaggio.
Sia il processo di Ascoli Piceno che
quello contro L’Unità e II Manifesto,
a Roma sono stati rinviati, il primo
per una eccezione di incostituzionalità
e il secondo per mancanza di una citazione; rinvìi che hanno dato oggettivamente respiro al segretario del
MSI. Infatti, per quanto riguarda gli
« imputati », essi avevano già predisposto tutte le documentazioni e testimonianze atte a provare l’autenticità
del bando.
Ecco i' commento dell’avvocato difensore ascolano: « Eravamo pienamente coscienti della carica di infamia contenuta nell’accusa che abbiamo fatto ad Almirante addebitandogli
la firma di quel bando. E che quella
infamia pesi lo riconosce lo stesso Almirante, il quale ha cercato di salvarsi con una querela. Ora noi, dando
una prova autentica e ufficiale di un
bando autentico e ufficiale, forniamo
anche la prova dell’autenticità di quell’infamia ».
Roberto Peyrot
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
DENUNCIA
E ANGOSCIOSO APPELLO
Denuncie e processi
Il prof. Leo Levi, incaricato di lingua ebraica e filologia semitica presso
l’università di Genova, e stato brutalmente aggredito e picchiato da uno'
studente fuori corso in pieno centro^,
davanti all’indifferenza di parecchi
passanti che si sono guardati bene dall’intervenire. Lo studente, nel picchiare
l’insegnante, proferiva oscene bestemmie contro Dio « che vi ha fatti tutti
storti e gobbi ». Il picchiatore è noto
come fascista e come antisemita vi.scerale.
La vittima è stata ricoverata in ospedale con prognosi di 30 giorni per frattura a un polso e lesioni a un piede. Il
vice questore, letto il referto, ha passato la pratica alla procura della repubblica. Si tratta dunque di una querela d’ufficio per percosse (come in
una rissa fra ubriachi) e non certo
per ingiurie e antisemitismo o odio
1*^771 eli C
La'cosa, infatti, non è prevista nel
codice vigente.
La manifestazione antimilitarista avvenuta a Torino in occasione delle celebrazioni del 4 novembre, e di cui abbiamo dato a suo tempo notizia (4 pacifisti arrestati e liberi i picchiatori
fascisti ed ex-combattenti) ha un seguito. Uno dei 4 arrestati (ora scarce
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
Coop. Tip. Subalpina - Torre Pellice (Torino)
■^Sono contenuti in una lettera che
alcuni gruppi cristiani (cattolici) dell’Uruguay hanno inviata ai loro fratelli in USA.
« ...Julio Sposilo, studente di 19 anni, è stato assassinato alle spalle dalla polizia uruguaiana, con una pallottola nel cuore che, come tante altre
pallottole che hanno colpito i nostri
militanti, anch’essa è venuta dal Nord.
Julio non è stato il primo. Molti studenti, operai, e perfino poliziotti so to
stati uccisi, vittime della violenza imposta dal regime dell’attuale governo.
Centinaia di militanti politici e sindacali sono stati condannati al confino
senza processo e in condizioni disumane; centinaia di funzionari e op rai sono stati licenziati per ragioni
ideologiche.
L'Uruguay, la “Svizzera dell’Ameri
ca”, non esiste più. Esiste un popolo
che soffre e combatte, che porta sulle
sue spalle tutto il peso di una dittatura sempre più sfacciata.
Da tre anni in Uruguay i sa'ari sono
congelati. Le libertà sono limitate
giorno per giorno, sotto il pretesto di
"combattere la sedizione’’, e sotto la
protezione delle "misure di emergenza" si perquisiscono migliaia di case
e locali sindacali e universita-i; si tortura, si chiudono giornali col pretesto
di "istigazione alla violenza”; si “mettono fuori legge” i partiti; si proibiscono manifestazioni contrarie al governo.
Si vuol far credere che il contrasto
stia fra “sediziosi” (Tupamaros) e "governo”, tra il “caos" e Vordine"; ma
il popolo uruguaiano sa molto bene
che la separazione esiste tra il popolo
e un piccolo gruppo di oligarchi che
lo rendono vittima dei loro insaz'a’n'i
interessi economici, attraverso la “ristrutturazione della banca”, l’industria
della carne, quella tessile, secondo le
direttive del Fondo monetario internazionale, e tutto ciò si traduce in licenziamenti in massa, repressione, carcere, torture ecc. Noi, la piccola comunità cristiana dell’Uruguay, coscienti di essere “chiesa”, come il_ cieco di Gerico abbiamo chiesto al Simore che apra i nostri occhi e abbiamo
ricuperato la vista (Marco 10; 46 s.), e
come quelli di Galilea ci rifiutiamo d<
tacere e vogliamo parlare di Lui su
tutta la terra (Matteo 9: 31); vogliamo
mostrare al mondo il nostro Cristo,
r'Ecce homo” frustato, schernito, appeso alla sua croce, ucciso, come tanti dei nostri compatrioti, di diverse
tendenze politiche e filosofiche, e molti di essi identificati in amore e dedizione.
È il volto della chiesa, una e universale, è il volto del popolo di Cristo;
è la comunità di un popolo che, in un
modo o nell’altro, cosciente o no, lo
riconosce “in verità e in santo servizio” (Dall’enciclica “Lumen gentium”,
9). Ci dirigiamo ai cristiani e agli uomini di buona volontà degli USA perché assieme a noi oppongano il bene
al male, la donna al dragone, V' gnNlo alla bestia. Cristo, il Fedele, il Verace, colui che giudica e combatte ccn
giustizia, a Babilonia la grande, la madre dei fornicatori e delle abominazioni della terra (Apocalisse 12: 17).
La .solidarietà dei figli di Dio deve gridare contro la solidarietà dei figli d'
La maacanza di proteine dnrante ia prima infanzia
pnò causare danni irreparabiii ai cerveiio
FINO A QUANDO
QUESTO STERMINIO?
Il dramma planetario della fame (e della malnutrizione, che non è
pura denutrizione, ma nutrizione squilibrata) ci si ripresenta in questi
mesi, con urgenza particolare, ma tutt’altro che esclusiva, proponendoci le immagini indo-pakistane. A parte la tragedia della mortalità, vi
è quella che questo articolo, apparso ultimamente sulle « Informations
UNESCO », propone alla nostra riflessione e alla nostra responsabilità
La malnutrizione e in particolare i
regimi alimentari poveri di proteine
rischiano di compromettere lo sviluppo cerebrale dei bambini, nei loro primi anni, al punto di metterli in condizione di non poter beneficiare pienamente dell’istruzione che ricevono, e di
provocare alterazioni delle quali subiranno le conseguenze vita naturai durante.
Da tempo gli specialisti sospettavano che ci fosse un rapporto fra l’arretratezza mentale e un’insufficienza di
proteine; purtroppo questi presentimenti sono stati confermati. 'Tale è il
significato di una comunicazione fatta
recentemente dal vicedirettore generale dell’UNESCO per le Scienze, il prof.
Adriano Buzzati Traverso, a un gruppo
di consiglieri riuniti nella sede delle
Nazioni Unite, a New York. La riunione aveva per scopo di elaborare proposte per una "strategia” capace di eliminare o, per lo meno, di ridurre la penuria di proteine della quale soffrono
tante nazioni in fase di sviluppo.
Il prof. Buzzati Traverso si è riferito
soprattutto ai lavori compiuti l’anno
scorso, nel Messico, da J. Cravioto e da
E. R. Delicardie. Le loro conclusioni;
« 7 bambini che sopravvivono a un periodo di grave malnutrizione all’inizio
della loro esistenza, incontrano in seguito difficoltà nell’imparare a leggere
e a scrivere; avranno meno attitudini
di altri a trar profitto dalla somma di
conoscenza di cui l’umanità dispone ».
GIÀ’ PRIMA DI NASCERE
Satana. Tutta la nostra economia, tutte le armi puntate contro il nostro
popolo, le pallottole assassine e le
bombe al plastico che le organizzazioni poliziesche e parapoliziesche (“Gioventù uruguaiana in piedi”) utilizzano,
sono importate, sono “made in USA”,
un’altra delle forme che assumono, in
America Latina, le stesse armi che uccidono in Viet-Nam, in Santo Domingo, in Brasile o in Pakistan.
Non vogliamo odiare l’americano,
vogliamo amarlo, essere fratelli di tutti i popoli, ma tutti gli anni gli USA
aumentano gli aiuti per armare le dittature contro i loro popoli, per difendere i propri interesid in America Latina. Il nostro appello è pieno di angoscia. Non ci trascina nessuna ideologia né dogma; solo la libertà, l’amore e la giustizia, solo il desiderio di
giungere a realizzare una società in
cui ci sia la vera fraternità fra gli
uomini.
L’Uruguay di oggi è agli antipodi di
questa speranza.
Vogliamo denunciare questo inganno, questa falsità, questa idolatria di
forme vuote; vogliamo vomitare quest’ipocrisia e lo facciamo come cristiani in fraternità, in unione con la comunità cristiana nordamericana, costruendo uniti il regno di Dio, accogliendo la voce di Cristo, dando testimonianza della sua verità (Giov. 5:33),
con tutti i cristiani del mondo impegnati per il Vangelo.
Per questo, ai nostri fratelli, vescovi, preti, religiosi, cristiani e non cristiani, uomini di buona volontà dell'America del Nord, chiediamo che si
facciano eco di ciò che noi oggi denunciamo, di queste violenze favorite
e alimentate dal loro governo, e le
condannino apertamente. Vi chiediamo anche di utilizzare tutti i mezzi
perché il governo nordamericano
comprenda che non deve interferire
nell’impresa della nostra liberazione,
nella creazione del nostro futuro, libero da ogni oppressione straniera ».
(Dal mensile « Lettere 71 » diretto
da R. La Valle, n. 14, ottobre-dicembre).
Queste affermazioni corroborano i
risultati di studi anteriori svolti in regioni fra loro diverse come l’America
latina e l’India, la Jugoslavia e l’Indonesia. E il prof. Buzzati Traverso concludeva: « Durante alcuni periodi critici dello sviluppo cerebrale — dalla
nascita all'età di due o tre anni, e forse
già prima, durante il periodo intrauterino — la malnutrizione può provocare
deterioramenti durevoli delle funzioni
e delle strutture cerebrali. Ciò risulta
da numerose ricerche su animali in laboratorio, come pure da studi più limitati ma estremamente interessanti
effettuati in varie regioni del mondo su
gruppi di bambini che hanno patito di
malnutrizione prima di cominciare la
loro scolarità ».
Una relazione pubblicata di recente
sulla rivista americana “Science” lascia
intravedere conseguenze ancora più
drammatiche. Gli autori, tre ricercatori della scuoia di medicina dell’Università della California — Stephen Zamenhof, Edith van Marthens e Ludmila Crauel — vi riferiscono circa esperimenti realizzati su topi. Essi hanno
potuto constatare che una deficienza in
proteine colpiva non solo le femmine
adulte, ma anche i loro piccoli, i quali,
sebbene sottoposti dopo la loro nascita
a un regime alimentare normale, avevano cercelli più leggeri di quelli di
topi di pari età. E gli studiosi aggiungono: « Se questi risultati hanno una
relazione con la situazione che si presenta fra gli esseri umani, si deve ritenere che le deficienze cerebrali possono prolungarsi durante almeno una generazione, anche dopo il ritorno a un
regime alimentare normale ».
Il rimedio non consiste semplicemente nel « nutrire gli affamati ». Secondo
il prof. Buzzati Traverso la malnutrizione infantile sarebbe dovuta meno a
una mancanza di nutrimento e di proteine che alla « ignoranza di coloro che
hanno il compito di nutrire i piccoli,
circa le conseguenze dirette o indirette
di un'alimentazione difettosa ».
penuria di proteine. Nella sua dichiarazione finale il convegno ha raccomandato l’allargamento del « Protein Advisory Group » — che è sotto il patronato di tre istituzioni specializzate: la
FAQ, l’Organizzazione mondiale della
sanità e l’UNICEF —, affinché possa
contare fra i suoi membri « tutte le organizzazioni del sistema delle Nazioni
Unite interessate al problema », e possa disporre a New York di un « segretariato tecnico di alta competenza ».
Certo, non mancano i mezzi per combattere questa penuria: si può sviluppare la produzione agricola e la pesca;
SI può ricorrere a tecniche nuove per
estrarre concentrati di proteine dal pesce e persino dai sottoprodotti del petrolio, senza parlare di una migliore informazione dei consumatori. Ma occorre indicare un ordine di precedenze e
1 consiglieri riuniti a New York sono
stati categorici: il compito prioritario
è quello di salvare coloro che rischiano
di subire danni irreversibili; cioè i
bambini. « Non è un’ironia — essi scrivono — che una società che assume la
responsabilità di formare lo spirito dei
giovani, non assuma anche il compito
di vegliare a che la loro alimentazione
e la loro salute siano tali che questa
formazione possa attuarsi nelle migliori condizioni possibili? ».
Molte ancora le idee espresse nelle
conclusioni del convegno. Ad esempio,
che le nazioni in fase di sviluppo potrebbero finanziare i loro programmi
di nutrizione grazie a una tassa speciale sulle bevande, alcooliche o no, sugli
spettacoli, i viaggi di piacere, le fonti
di energia, etc.
SVILUPPARE LA RICERCA
« La conferenza internaz.ionale
sulla medicina e la guerra d'Indocina,
che ha riunito al palazzo del Lussemburgo (Parigi), in due successive giornale, più di 200 medici venuti da 20 diversi paesi, ha votato domenica 5 c.
una risoluzione, nella quale vengono
denunciate "le nuove forme di guerra'
utilizzate dagli USA nel Vietnam, forme che producono "la rnorte elettronica, anonima e industriale”.
Il risultalo di questi nuovi metodi
(afferma la risoluzione), è “l'annientamento sistematico e cieco di ogni vita
umana, animale e vegetale, uno sconvolgimento totale le cui conseguenze
future, nel sistema ecologico dell'Indocina, sono imprevedibili". La risoluzione invita i medici e gli altri membri della professione sanitaria a denunciare i nuovi aspetti di questo "genocidio” e di questo "biocidio”, in particolare “la distruzione cosciente, pianificata e sistematica dei mezz.i ^ sanitari delle popolaz.ioni dell'Indocina” ».
(Da «Le Monde» del 7.12.1971).
GLI INCONVENIENTI
DELLA «RIVOLUZIONE VERDE:
Ricordavamo prima l’ironia involontaria di talune situazioni. Ecco un altro esempio. Grazie alla « rivoluzione
verde », nuove varietà di grano e di
riso a crescita rapida e ad alto reddito
hanno letteralmente raddoppiato la
produzione di cereali di alcune nazioni
e la produzione di calorie è oggi fortemente cresciuta. Ma, e lo si è fatto notare a New York, più si estendono le
superfici consacrate alla coltura di riso
e di grano “miracolo”, più si riducono
quelle riservate alle colture di leguminose e di oleifere ricche di proteine...
Come risolvere il problema? Forse
estendendo la « rivoluzione verde » ad
altre piante, oltre al grano e al riso?
Forse anche premendo sul prezzo delle leguminose e delle oleifere, affinché
gli agricoltori trovino un interesse rinnovato a coltivarle?
In pari tempo s’impongono nuove ricerche per migliorare il valore nutritivo delle proteine cerebrali. Una varietà di granturco ricca di proteine è
nota da sette anni, ma è meno resistente alle malattie e il suo reddito è inferiore a quello delle varietà classiche.
Anche in questo campo restano progressi da fare.
Daniel Behrman
iMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMimiiimiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiif
Chiese e razzismo
Egli suggerisce due modi per affrontare il problema. Il primo consisterebbe nell’istituire in tutte le nazioni
un programma di ricerca fra i figli di
famiglie economicamente sfavorite, per
« determinare gli effetti anatomici, biochimici e comportamentali di un alimentazione difettosa in età prescolare ». Al tempo stesso, egli ha detto, occorre impegnarsi decisamente per informare le autorità scolastiche, in ogni
parte del mondo, circa i rischi inerenti
alla malnutrizione durante i periodi
critici dello sviluppo del bambino. Si
dovrebbero lanciare, a livello nazionale, campagne speciali per mettere genitori e insegnanti al corrente sul pro
blema. . ,
Infine il prof. Suzzati Traverso ha
attirato l’attenzione dei suoi ascoltatori su una proposta del Comitato consultivo delle Nazioni Unite su Tapplicazione della scienza e della tecnica allo sviluppo, il quale propone la creazione di un fondo per le ricerche sulle
proteine e chiede al PNUD di appoggiare l’iniziativa.
La riunione di New York, presieduta
dal ministro indiano della pianificazione, G. Subramaniam, ha esaminato altri’ a.spetti del problema posto dalla
Ginevra (soepi) — In occasione dell’anno internazionale delle Nazioni
Unite dedicato alla lotta contro il razzismo e la discriminazione razziale, il
Comitato centrale del Consiglio ecumenico delle Chiese, riunito nello scor.so gennaio a Addis Abeba, aveva esortato le Chiese ad appoggiare in ogni
modo questa lotta.
A questo scopo, erano stati dati alcuni particolari suggerimenti:
1 ) Lanciare un programma ecumenico di partecipazione all’Anno delle Nazioni Unite, inglobando, se possibile, altre organizzazioni cristiane e
non.
2) Cercare di ottenere l’approvazione dei governi alla Convenzione internazionale per l’eliminazione di ogni
forma di razzismo. (Questa Convenzione internazionale è stata adottata
Unite del 1965, ma non è mai stata
daH’assemblea generale delle Nazioni
mes.sa in pratica, a causa deH’insufficiente numero di ratifiche da parte
dei governi).
« Ognuno di noi può portare il suo
contributo in questa lotta contro il
razzismo » ha detto M. Sjollema, direttore del programma della lotta contro il razzismo del CEC.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii'iiiiiiiiiiiiiiiiiiiimi
L’Esercito della Salvezza ha celebralo in
novembre il 50" anniver.sario dell’inizio della
stia opera nell’Afrira orientale. Le manifestazioni commemorative hanno raccolto durante
tre giorni circa 10.000 fedeli e invitati a Nairobi (Kenya), sede est-afrieana delI'E.sercitodella Salvezza.