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Anno VII
niimefo 50
del 24 dicembre 1999
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1
OGGI È NATALE
«E la Parola è diventata carne e ha
abitato per un tempo fra di noi, piena
di grazia e di verità: e noi abbiamo
contemplato la sua gloria, gloria come
di unigenito dal Padre»
Giovanni 1,14
«Infatti la grazia di Dio, salvifica per
tutti gli uomini, si è manifestata»
Tito 2,11
CHE cosa celebriamo a Natale? Ecco
una domanda che merita di essere
posta anche per le sue conseguenze sul
futuro del nostro cristianesimo. Anzitutto, a Natale celebriamo la venuta di
Dio in mezzo a noi. Ma la cosa che colpisce di più è il modo in cui Dio è venuto in mezzo a noi, in modo estremamente discreto: dicevano gli antichi
nascondendosi, quasi come se Dio si
fosse «nascosto» nel grembo di Maria.
Si tratta, quindi, di una venuta senza
clamore, senza chiasso, senza spettacolo. Il Dio di Natale è un Dio non
spettacolare, un Dio senza fanfara. E
un Dio che cerca la via dei cuori più
che la via degli occhi. E se questo è il
Dio che celebriamo a Natale, allora da
questo Dio deve nascere un tipo di cristianesimo analogo, cioè un cristianesimo che fa luce più che chiasso, un
cristianesimo non spettacolare, un cristianesimo che cerca il consenso dei
cuori attraverso la Parola e lo Spirito e
non sì affida alle esteriorità, a ciò che
si vede, insomma, ma a ciò che non si
vede, così come Dio si è «nascosto» al
nostro sguardo: lo si può «vedere» solo
con gli occhi della fede.
/N secondo luogo, a Natale celebriamo il Dio fatto uomo, celebriamo
cioè l'umanità di Dio. Questo è un tema straordinario, bellissimo, dal quale dovrebbe nascere un cristianesimo
capace di vivere l'umanità di Dio. Forse questa è la sfida maggiore che il Natale ci pone: essere dei cristiani che imparano a essere umani. Dobbiamo imparare da Dio, dobbiamo imparare da
Gesù l'umanità, che cosa significa essere uomo, che cosa significa essere
donna, che cosa significa essere umani. Natale significa: Dio acquista, con
Gesù, un volto umano, entra appieno
nella condizione umana e la fa propria. Potremmo dire che Dio è l'unico
che è riuscito a diventare uomo. Noi,
invece, stiamo ancora cercando la nostra umanità, non l'abbiamo ancora
trovata. Un'umanità umana non esiste ancora: lo si vede bene dallo stato
così disumano del nostro mondo.
/NFINE c'è un terzo evento che celebriamo a Natale: il fatto che Dio è
venuto di persona, cioè non ha più
mandato profeti, non ha più mandato rappresentanti, ministri, gente che
parla a nome suo, al posto suo, non
sempre secondo la sua volontà, ma è
venuto lui, di persona. Questa è forse
itt sfida più grande di Natale, la sfida
di una religione personale. Gesù ha
chiamato uomini e donne per nome.
Ha detto loro: «Tu, Matteo, seguimi»,
<<tu, Pietro, seguimi», «tu, Andrea, seSuimi», e così via. È venuto lui di persona e ha chiamato uomini e donne
«1 suo seguito in un coinvolgimento
personale. Ecco, un cristianesimo modellato sulTEvangelo di Natale, che è
^annuncio di un Dio che senza clamore diventa persona umana e come
tale si rivela, non può che essere un
^tistianesimo che portiamo nella nostra vita come la grande avventura
personale di ciascuno di noi. L'apparì^enenza cristiana non può essere impersonale 0 puramente anagrafica. Lo
SI vede bene nel battesimo. Si è battez^o.ti individualmente, non collettivamente. Essere cristiano è un fatto personale, risposta di persona a persona
m Dio che si è fatto persona venendo
m mezzo a noi.
Paolo Ricca
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
La data rotonda del 2000 può essere un'occasione per cercare il significato del tempo
Entrare nel futuro di Dio
«Entrare nel futuro» è un atto carico di conseguenze^ per questo gli esseri umani hanno
sottoiineato sempre l'importanza di farlo in modo consapevole e attivo. Dio come promessa
SERGIO ROSTAGNO
Quando capita una data «rotonda» come quella del 1° gennaio 2000, sembra che giunga anche l’occasione per cercare un significato al tempo. Due grandi immagini sono state trovate dall’umanità per rappresentare il senso del
tempo che passa: la prima è quella
della ruota (o del cerchio), la seconda è quella della freccia. Nella
prima, origine e fine si toccano, e
trovare l’origine significa anche
trovare la fine. Nella seconda il
tempo è come una freccia scoccata
che non si ferma. In queste due immagini l’umanità ha cercato il segreto del proprio destino.
L’idea di fare combaciare qrigine
e fine è antichissima: trovata l’origine, si trova anche la fine. Il tempo, allora, proviene dall’origine e
vi ritorna. L’essenziale sta nel trovare un’origine che sia veramente
importante, in modo che il destino
umano, nel complesso, sia quello
di farvi ritorno: così si è pensato
nell’antichità, da parte di alcuni,
con intuizione molto profonda.
Nell’epoca moderna gli uomini si
lasciano entusiasmare per un’altra
concezione profonda; non andiamo più indietro, non facciamo più
ritorno, ma ci stacchiamo sempre
più dall’origine e andiamo verso
un traguardo lontano. Stiamo uscendo. Non ci comanda più Dio o
un sacerdote, ma ci guidiamo da
soli, attraverso la tecnica e la storia. È l’idea di un progresso continuo, che oggi ci appare non più
tanto realistica. Perché quest’idea
ci appare oggi meno realistica di
cent’anni fa? Perché, detto alla
svelta, siamo arrivati a un’altra
idea, che è quella del limite. Il progresso si è rivelato essenziale, ma
anche contraddittorio. In questa
nuova atmosfera le vecchie domande sul senso della vita e del
tempo. Ritornare alla ruota o a Dio
e al sacerdote?
Nel cerchio e nella freccia si
fronteggiano due concezioni del
tempo e del destino. Qual è la migliore? Può darsi che l’umanità,
che le ha trovate entrambe, non
possa o non sappia decidersi in favore dell’una o dell’altra. Nessuno
di noi fa realmente a meno di ritmi
e di alternanze (esistono feste ricorrenti: Pasqua, Pentecoste e
molte altre di cui sappiamo tutto,
ma che celebriamo sempre volentieri: pensiamo poi al torneo di calcio, di cui molti non possono fare a
meno, anche se si ripete da anni in
modo sostanzialmente uguale).
Nessuno rinuncia a questi segni
del tempo ciclico. Nello stesso
tempo il tempo ciclico appare
troppo riposante. Perciò nessuno
rinuncia nemmeno all’idea di un
progresso, cioè di un tempo che va
avanti, senza sapere in anticipo
dove va. L’idea del nuovo ci appassiona ancora di più che l’idea del
limite. Anche gli antichi naturalmente lo sapevano: che cosa ci sta
al di là delle colonne d’Èrcole?
Nella spiritualità cristiana ritroviamo tutte le cose che abbiamo
detto: il cerchio e la freccia, il limite e il nuovo. I cristiani (per non
parlare delle altre religioni) hanno
imparato a dosare e impastare bene questi vari elementi. Tuttavia
non bisogna dimenticare che il
tempo realmente più interessante
è sempre il futuro. Il futuro non inteso come ritorno alTorigine, ma
come difficoltà da sostenere e se,
possibile, superare. È soprattutto
quale difficoltà da superare che il
futuro assume oggi un valore per
chi è credente.
Entrare nel futuro è un atto carico di conseguenze, e gli esseri
umani lo hanno sempre saputo.
Forse per questo è un passo di cui
gli uomini, nei loro miti, si sono
sempre rappresentati tutta la gravità, sottolineando come fosse importante, per il loro destino, accettare di compierlo. Essi vi hanno anche annesso un senso religioso. Ciò
significa che non l’hanno considerato un gesto insignificante e passi
vo. Tale gesto nella Bibbia non soltanto è accettato, ma anche benedetto. È il gesto in cui l’uomo trova
Dio, che benedice il suo futuro. Da
parte sua l’essere umano è esortato
a non mostrarsi passivo.
Così, l’essere umano trova Dio
come promessa. Impegnando se
stesso in tale promessa, Dio assicura la dignità dell’umano e il valere la pena della vita vissuta e quindi una preminenza del futuro su
un destino passivamente subito o
ciclicamente ricorrente. Il destino
umano è in fondo un destino aperto, che trova in Dio una specie di
complice dell’umanità. Il tempo in
senso cristiano è essenzialmente
un dono di Dio, una complicità di
Dio per il futuro dell’uomo. Chissà
perché, quando pensiamo a Dio,
pensiamo aU’eternità, o a un rito, o
a un ritorno. Forse dovremmo
pensare a Dio in un modo tutto diverso, aiutati dall’immagine della
freccia. Dio è Spirito, anche.
Nuova grafica e impaginazione e nuovo sito Internet per «Riforma;
Un settimanale evangelico rinnovato per il 2000
Con questo numero termina il
settimo anno di Riforma. Saremo di nuovo con voi con il numero del 7 gennaio 2000.
Auguriamo a tutti un sereno periodo festivo.
EUGENIO BERNARDINI
Tra pochi giorni saremo nel 2000; per alcuni saremo anche in un
nuovo millennio, per altri
no. Come è già accaduto
alla fine del secolo scorso,
ci si divide sul conto degli
anni. Fisici e matematici
propendono per indicare
l’inizio del millennio il 1“
gennaio 2001, ma la maggior parte dell’opinione
pubblica è di tutt’altro avviso: come sfuggire al fascino del doppio zero, al
fascino della data tonda?
Tuttalpiù festeggeremo
due volte: quest’anno e
l’anno prossimo.
Anche Riforma festeggerà il 2000: rinnovandosi
nella grafica e neU’impagìnazione: tornerà il colo
re e cambierà la testata alle valli valdesi, che sarà
Riforma-L'eco delle valli
valdesi. Le pagine dell’Eco
non si troveranno più sotto forma di «copertina»
(alle Valli e all’estero) o di
«inserto» (nel resto d’Italia), ma saranno organicamente inserite nel giornale con anche un paio di richiami in prima pagina.
Vi si troveranno più notizie locali, ma anche più riflessione e dibattito sui
problemi della società.
Chi non abita alle Valli vi
troverà spunti interessanti anche per la propria situazione locale. Le pagine
nazionali conterranno più
riflessioni e notizie, gli articoli saranno generalmente più brevi. La riflessione biblica e teologica
continuerà a intrecciarsi con l’esperienza concreta delle nostre chiese e
con i problemi della vita
quotidiana. Il sito Internet
www.riforma.it sarà più
completo e aggiornato.
Riforma è espressione
delle chiese battiste, metodiste e valdesi, continuerà dunque a rappresentarne la «linea» tracciata nelle Assemblee e
Sinodi, e ci faremo guidare anche dalle indicazioni
degli organismi ecclesiastici, in Italia e all’estero,
in cui le nostre chiese sono presenti o in comunione fraterna. Per fare un
esempio; finché la scelta
ecumenica sarà confermata dalle nostre chiese.
Riforma continuerà a rappresentarla, nello stesso
modo critico, approfondito e fraterno con cui lo
fanno le chiese nei loro
incontri decisionali (vedi
il documento sull’ecumenismo del Sinodo 1998
pubblicato dalla Claudiana). Naturalmente, su
questo e altri argomenti
ci sarà spazio per dissentire e puntualizzare.
In un tempo di scarsa
propensione alla comunicazione, alla lettura,
all’approfondimento
chiediamo a chi ci legge
di non mollare e di non
mollarci: siamo l’unico
strumento di collegamento settimanale della
nostra diaspora evangelica e una voce importante
verso l’opinione pubblica. Non sostenerci sarebbe quasi un delitto.
I éue nomi del Figlio
dlANNAMAFFEI
Awent/st/ e millennio
di DORABOGNANDI
EDITORIALE
La guerra in Cecenìa
di JEAN-dACQUES PEYRONEL
Ambivalenze cattoliche
di GIUSEPPE PLATONE
2
PAG. 2
RIFORMA
All’As
Della Parola
VENERDÌ 24 PICEMR^^^
venö^^
«Perciò il Signore
stesso vi darà un
segno; ecco, la
giovane
concepirà,
partorirà un
figlio, e lo
chiamerà
Emmanuele»
(Isaia 7,14)
«^^ Giuseppe, suo
marito, che era
uomo giusto e non
voleva esporla
a infamia,
si propose
di lasciarla
segretamente.
'^°Ma mentre
aveva queste cose
nell’animo, un
angelo del Signore
gli apparve in
sogno, dicendo:
“Giuseppe, figlio
di Davide,
non temere di
prendere con te
Maria, tua
moglie; perché ciò
che in lei è
generato, viene
dallo Spirito
Santo. ^^Ella
partorirà un
figlio, e tu gli
porrai nome
Gesù, perché è lui
che salverà il suo
popolo dai loro
peccati”.
Tutto ciò
avvenne, affinché
si adempisse
quello che era
stato detto dal
Signore per mezzo
del profeta:
^^“La vergine
sarà incinta
e partorirà un
figlio, al quale
sarà posto nome
Emmanuele”, che
tradotto vuol dire:
“Dio con noi”.
^^Giuseppe,
destatosi dal
sonno, fece come
l’angelo del
Signore gli aveva
comandato
e prese con sé sua
moglie; ^^e non
ebbe con lei
rapporti
coniugali finché
ella non ebbe
partorito un
figlio; e gli pose
nome Gesù»
(Matteo 1, 20-25)
I DUE NOMI DEL FIGLIO
Natale è questo: ricordare i due nomi del Figlio, Gesù e Emmanuele, e tenerli
strettamente uniti. Dio è con noi se la parola di Gesù vive con noi
ANNA MAFFEI
A Natale sono annunciati i
due nomi del Figlio. Il pri
mo è Gesù, il secondo è Emmanuele. Il primo nome è inserito
dall’evangelista nel racconto del
primo sogno di Giuseppe, quello in cui un angelo del Signore
chiede a Giuseppe di accogliere
la gravidanza di Maria come voluta da Dio, e il bimbo che sarebbe nato come suo figlio. In
quel contesto notturno di rivelazione viene detto a Giuseppe
che, al bimbo che nascerà, dovrà porre nome Gesù perché, si
dice, «è lui che salverà il suo popolo dai loro peccati». Il secondo nome appare invece una riflessione dell’evangelista a partire dal testo profetico di Isaia 7,
14: «La vergine sarà incinta e
partorirà un figlio, al quale sarà
posto nome Emmanuele», che
tradotto vuol dire «Dio con noi».
Il significato dei nomi
due nomi sono annunciati
qui, all’inizio del Vangelo, e
costituiscono una chiave per
comprendere chi sarà quel bambino da grande. I nomi, come
sappiamo, nella cultura ebraica
non sono indifferenti, non sono
dati a caso, racchiudono un significato che prende corpo nella
vita della persona cui viene attribuito. Il nome può richiamare le
circostanze del concepimento e
della nascita, può essere segno
di una particolare fase storica
del popolo di Dio, può esprimere speranza o amarezza della
madre. Per questo a volte nella
Bibbia accade che una persona
I
possa perfino cambiare nome.
Successe a Giacobbe-Israele:
non più l’ingannatore, ma colui
che lottò con Dio.
Gesù: «Il Signore salva»
D UNQUE il nome «Gesù», da
I
di
Preghiamo
Un cherubino ebbe l’ardire di rivolgersi a Dio:
«Hai molte chiese, disse, qual è la tua preferita?».
Il Signore pazientemente rispose:
«La più ammalata finché non sia guarita,
la più staccata, finché non si apra alle altre,
la più avara, finché non diventi generosa,
la più immatura, finché non sia cresciuta,
la più tiepida, finché non si lasci infiammare dal
fuoco dello Spirito».
E il Signore aggiunse: «Io sto alla porta e busso:
se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta,
io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con
me...».
Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle
chiese (Apocalisse 3,20,22).
(Dalla liturgia del culto di chiusura dell’Assemblea
straordinaria dell’Ucebi, 8 dicembre 1999)
Yeshua il Signore salva, ven
ne scelto da Dio per il bimbo
concepito di Spirito Santo «perché è lui che salverà il suo popolo dai suoi peccati». L’altro nome, invece, «Emmanuele», pur
mai usato come nome vero e
proprio, ha costituito comunque
per Matteo il cuore stesso della
sua comprensione di Gesù: in lui
Dio stesso si rende presente.
Dunque, nel bimbo che sarebbe
nato, salvezza e presenza di Dio.
Che cosa vuol dire «salvezza
dai peccati»? Giuseppe non doveva aver capito molto quando
l’angelo gliene parlò in sogno la
prima volta. Eorse anche per noi
non è del tutto facile capire cosa
significa «salvezza dai peccati
Se guardiamo alla storia
Israele, così come è narrata nel
la Bibbia, vediamo che quando
Israele (o Giuda) tradisce il suo
Signore (cioè pecca) ci sono
sempre delle conseguenze. L’infedeltà comporta giudizio e il
giudizio non produce vita, ma
morte. Ma nella Bibbia è anche
scritto che il popolo è mille volte
avvertito delle possibili nefaste
conseguenze della sue azioni e
mille volte richiamato alla fedeltà dall’amore ostinato di Dio.
C’è anche scritto che il nome di
Dio è santificato non nel giudizio del peccato del popolo, ma
nella sua salvezza. In un certo
senso il giudizio che cade sul
popolo di Dio infedele è da considerarsi come un fallimento anche per Dio stesso la cui natura
è nel bene (e nella salvezza) e
mai nel male (e nel giudizio).
Ora ecco che Matteo annuncia che nella storia di Israele sta
per nascere un bambino nel cui
nome è inscritta la salvezza di
Dio per il suo popolo. Salvezza
dai peccati, ossia dall’infedeltà e
dalle sue conseguenze. In Gesù
Dio si compiace, dirà poi Matteo
nel prosieguo del suo Vangelo
(3, 17; 17, 5). Dio si compiace in
lui perché porterà salvezza al
suo popolo e non giudizio.
Nella storia di Israele la salvezza aveva sempre avuto il sapore di un riscatto nazionale, di
un ritorno in patria, di una ricostruzione, di una liberazione da
gli eserciti di occupazione
profeta della seconda parte del
libro di Isaia per esempio parla
della salvezza come di un grande ritorno a Gerusalemme, di
una strada aperta nel deserto attraverso cui Dio, come un pastore, condurrà il suo gregge verso
la terra di Israele. La parola di
salvezza doveva essere creduta
da Israele, che doveva tornare
alla fede nelle promesse di Dio
proprio in vista di quel ritorno.
In Gesù la parola «salvezza dai
peccati», pur con gli stessi contenuti, assumerà forme e accenti nuovi. Passerà attraverso persone concrete che lui incontrerà, sarà restituzione di integrità a gente perduta, sarà accoglimento e perdono donato a
pubblici peccatori, sarà condivisione di pane e di parola con
gente stanca, sarà profetica denuncia di falsa religiosità. La salvezza dai peccati sarà opportunità di cominciare daccapo la
relazione con Dio a partire da
un’offerta incondizionata di
perdono donata a chiunque Gesù incontrerà. Anche ai pagani
che crederanno in lui.
conflitto e non di riconciliazione. Dio è con noi se lo invochiamo non solo con le labbra, ma
col cuore, con tutto noi stessi.
Perché senza Dio sappiamo che
non potremmo farcela mai.
Dio è con noi quando siamo
disposti a condividere con gli altri quella parola che ci è stata insegnata da Gesù (28, 18-20). Dio
è con noi quando andiamo ad
annunciare la sua salvezza a tutti i popoli, sapendo di aver bisogno anche noi della sua grazia.
Perché siamo discepoli di poca
fede come gli undici che vedendo il Cristo risorto lo adorarono,
ma anche dubitarono (28,17).
Ascoltare la parola di Gesù
DIO è con noi se la parola di
r ' • • -
Emmanuele: «Dio con noi»
g E il primo nome è salvezza, il
II
' secondo è compagnia: Gesù
è «Dio con noi». Guardando a
2.000 anni di storia della chiesa
questo nome è stato una catastrofe di fraintendimenti. Il secondo nome è stato bestemmiato da tutti quelli che ne hanno
fatto una bandiera per vincere
battaglie di potere, il secondo
nome è stato sequestrato da chi
l’ha gestito in esclusiva, è stato
falsificato ogni volta che lo si è
separato dalla vita e dalla morte
di colui che lo aveva portato.
Matteo, che è l’unico che attribuisce a Gesù questo nome,
chiarisce molto bene che cosa
questo nome significa perché lo
collega strettamente al suo primo nome. Dio è con noi se accogliamo il suo perdono, la salvezza dai peccati, appunto. Lo
dice al capitolo 18 del suo Evangelo: Dio è in mezzo a noi quando perdoniamo e quando preghiamo per la salvezza gli uni
degli altri. Questo è importante:
Dio è con noi quando sappiamo
di aver bisogno di Cristo in mezzo a noi. Perché siamo smarriti,
perché siamo avvelenati dal male in noi e intorno a noi, perché
non riusciamo a ritrovare il bandolo della nostra vita, perché le
nostre comunità sono luoghi di
Gesù vive con noi. E la pa
rola di Gesù è la parola di quel
Dio che, prima nella storia del
popolo eletto e poi in Cristo, ha
deciso di non voler essere senza
di noi, nonostante la nostra miseria. Per questo ci parla, per
questo non ci lascia soli.
Isaia aveva predetto: «Ecco la
giovane concepirà, partorirà un
figlio e lo chiamerà Emmanuele». Anche in Isaia noi troviamo
qualcosa di simile all’attesa di
un’era messianica, solo che lui
l’aspettava per l’immediato futuro. Forse un prossimo discendente davidico. Con un certo tipo di illuminazione una serie di
montagne possono essere percepite come un’unica catena,
indipendentemente da quante
valli dividano le cime le une dalle altre. Nello stesso modo i profeti vedono le opere di salvezza
di Dio neirimmediato o nel più
distante futuro come un’unica
azione. A chiunque si riferisse il
profeta Isaia, Matteo richiama
quell’antica parola e la fa rivivere. Parla di una vergine e dice
non «lo chiamerà» ma «lo chiameranno». Matteo vede quella
parola adempiuta nella nascita
di Gesù e ha ragione. Non nel
senso che era accaduto proprio
quanto Isaia aveva atteso (Isaia
aspettava qualcosa di diverso e
dt più imrnediato) ma nel senso
della continuità della grazia di
Dio che opera coerentemente
dal passato, in avanti verso il
futuro. Natale è dunque questo:
ricordare i due nomi di Gesù,
ricordare che vengono da molto
lontano, e tenerli strettamente
uniti.
(Ultima di una serie
di quattro meditazioni)
Note
omiletiche
In questa rlflession.,,
scelto d, porre in
lo, come d'altra paS
Matteo nel testo
to, I due nomi attrib.i7
Gesm Ci soffermiait,j|*
queste note sull'usa *
l'evangelista fa dellaÌ!
zione di Isaia 7,14.
Si è discusso fraic^i
mentatori che propp^
testo di Isaia sia™ *
a......
origine del racco¡l
del concepimento *
naie di Gesù. Questa,!
tesi e, a mio parerei
scartare per varie ragi« '
la principale delle
che anche il Vai
Luca parla di tale
concili (
mento, pur mostrandojj
non conoscere ia tradii
ne matteana e noncitaii.1
do il testo di Isaia. lnóit,i
Matteo ne fa uso sostai
zialmente adattandolo!
contesto narrativo. Sef®'
se stato il testo adav«(
originato il racconto, dia'
rebbe stata piena consonanza tra i due testi,
Ma perché Matteoi
porta il testo di Isaia
quali sono gii adattameiii
che opera? in primo luojt
Matteo trova in questota
sto un sostegno scritturafc
molto importante rispetti
all'identità di Gesù,
di Isaia fa riferimento alla casa di Davide (7,13),
Matteo presentando la ga
nealogia di Gesù ave»
parlato della sua discea
denza davidica legale attraverso Giuseppe. Inoltii
Isaia parlava di una giovine in procinto di darealli
luce un figlio come segni
dato da Dio, la qual cosi
era proprio quanto eri
nella tradizione che Mat
teo aveva ricevuto rispetti
a Gesù. Inoltre mentre
versione ebraica del testi
parlava di una giovani
{'alma), la traduzione gre
ca dei Settanta aveva tra
dotto 'alma con la pároli
vergine (parthenos), tu
duzione che era ancori
più adatta al suo racconti
Nella versione matteani
della citazione di Isaia ci
un cambiamento che serve a Matteo per inserirli
nella narrazione. Isaia dia
«e lo chiamerà». Il soggetto è «la giovane». Matta
dice invece dice «e lo eh»
meranno». Il cambiamerr
to è dovuto al fatto chci
Giuseppe era stato gii
detto di chiamare il bar»
bino Gesù, dunque sarelt
be risultato strano direrf
chiamare il bambino coi
un altro nome, Emmanue
le, appunto. «Lo chiame
ranno» punta invece noi
tanto al nome in quanti
tale ma al suo contenuto.
Alla domanda se MattM
fu il primo a utilizzare
citazione di Isaia oppure»
altri prima di lui scoprire
no l'applicabilità del tes#
alla storia della nascita#
Gesù è difficile risponde«
Si potrebbero trovare dejr
echi di tale testo nella vd'
sione lucana del raccon
ma non ci può essere ce'
tezza a riguardo.
Per I
approfonditi I
Per approfondimenti I
chiamiamo i commen |
al Vangelo di M^ùe®-A
ticolarmente illumirta
oltre al già citato studio'|
R. E. Brown, La nasettoJ
Messia secondo Mafio.
Luca (Cittadella Editri^^^
Assisi, 1981), il comno#" I
alla pericope citata n® J
voro di Eduard Seb j
zer in traduzione .
The good news accoro''^ |
ine good new^ ,
to Matthew, John |
Press, Londra, 1975.
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Messaggio di Natale del segretario generale
del Consiglio ecumenico delle chiese
te celebrazioni deila nascita di
¿kìi di Nazaret che le chiese cri^ ne del mondo stanno preparan^uest’anno sono inevitabilmente
¿¿ate daH’awicinarsi della fine di
^secolo e daH’alba di un nuovo
blennio. Betlemme sarà scenario
'^una importante commemorazio’ ne dei duemila anni passati dalla
nascita di Gesù, trasmessa dalle televisioni in tutto il mondo.
Innumerevoli pellegrini cristiani
sono attesi a Nazaret, Gerusalemme
e molti altri luoghi legati alla vita di
Gesù. Ma questo sarà un Natale speciale ovunque. Persino persone che
non appartengono ad alcuna chiesa
saranno attratte dalla luce che brilla
da colui che i cristiani confessano
come Figlio unigenito di Dio, entra- ;
snella storia umana.
Poiché il cambio di secolo e di millennio ha un così forte potere simbolico, pubbliche celebrazioni rumorose e scintillanti intorno a questa pietra miliare finiranno per mettere in
■ombra, in molti luoghi, il ricordo della natività di Gesù. Tuttavia, nonostante le celebrazioni, molti entreranno nel nuovo millennio con ansietà e paura dell’ignoto. Anche dopo
duemila anni, la vita e il messaggio
di questo figlio del popolo ebraico
.continuano ad attrarre donne e uomini che cercano in lui la fonte di
speranza e certezza per le loro esigenze. E mentre la storia è continuaia, con tutte le sue glorie e le sue vergogne, il suo annuncio della venuta
del regno di Dio ha reso la gente capace di affrontare il futuro con fiducia, ponendo al tempo stesso una sfi
L ■
Foto Acnur
da a tutte le forme di potere umano.
Ma ogni commemorazione fedele
e onesta della nascita di Gesù da
parte delle chiese cristiane, le comunità di coloro che si sono impegnati
a seguire la vita di Gesù, deve essere
accornpagnata da un atteggiamento
di pentimento, Perché, mentre i cristiani hanno portato il suo messaggio, il Vangelo, fino alle estremità
della terra, nelle loro vite spesso sono stati tentati di seguire altre vie. Il
millennio che sta per chiudersi è stato un periodo di divisione cristiana,
di conflitto e condanna reciproca.
Il desiderio di diffondere o difendere una cultura e civiltà cristiana
ha generato violenza e guerra, ingiustizia e oppressione. E il secolo
che sta terminando, che ha visto
l’emergere del movimento ecumenico eia crescita di un senso di comunione fra i seguaci di Gesù Cristo, è stato tuttavia il periodo più
violento della storia umana. Non
possiamo commemorare questa
nascita a Betlemme senza riflettere
sulla «Shoah» che resterà per sempre impressa nella memoria del popolo da cui Gesù venne.
Nello spirito di Gesù di Nazaret il
nostro messaggio a Natale, quest’
anno, dovrebbe essere un messaggio di riconciliazione: riconciliazione fra cristiani, ebrei e musulmani
in Israele e Palestina, in un momento in cui il processo di pace sta entrando nella fase finale; riconciliazione fra cristiani e musulmani in
Indonesia, Nigeria, Pakistan, Bosnia
e Kosovo; riconciliazione tra cristiani, musulmani e indù in India; e riconciliazione tra i membri della famiglia cristiana in tutto il mondo.
Passi significativi sono stati intrapresi durante gli ultimi anni di questo secolo verso il superamento delle fonti di divisione dei cristiani.
Questi passi devono continuare.
Poiché a loro è stato affidato un ministero di riconciliazione, le chiese
devono iniziare da casa loro. Solo allora saranno capaci di portare agli
altri la luce che hanno ricevuto in
Gesù Cristo. Poiché in lui «era la vita, e la vita era la luce degli uomini.
La luce splende nelle tenebre, e le
tenebre non l’hanno sopraffatta»
(Giovanni 1, 4-5). Possa questa luce
risplendere mentre celebriamo il
Natale, quest’anno.
Konrad Kaiser
' La Chiesa cristiana avventista del 7° giorno e la fine del millennio
Testimoniare la gioia e la speranza del ritorno di Cristo
DORA BOGNANDI*
Tra paure, angosce e aspettative, fenomeni tipici
di fine millennio, ci stiamo
avvicinando all’anno Duemila
aH'insegna del motto giubilare «Cristo: ieri, oggi, sempre».
Da anni nel mondo cristiano
si sta ponendo l’enfasi sul bisogno di fare una nuova evangelizzazione in Occidente con
l’obiettivo di porlo di fronte
alle sue origini evangeliche,
purtroppo soffocate dal secolarismo, dal modernismo, da
una cultura edonistica, dalle
troppe croci che ancora vengono piantate dai poveri della
terra nei lager e nei campi di
sternainio. Sono state molte le
iniziative avviate per preparare quest’anno di Giubileo, di
riscatto, di perdono. Sono
stati innalzati nuovi templi,
sono stati ristrutturati luoghi
sacri, sono stati aperti cantieri per rendere più accogliente
in «città eterna», meta pre®^nta di milioni di pellegrini
nne vi si recheranno per lucrare l’indulgenza.
Anche dal punto di vista
spirituale sono state intensificate tutte quelle attività o iniziative volte a richiamare l’attenzione del singolo e della
collettività sul bisogno di rl®''°Prire il ruolo della fede
bella vita quotidiana. Il tutto
?bcora all’insegna di «Cristo;
ieri, oggi e sempre». Constalatno, però, con rammarico
rie, nonostante gli sforzi soenuti da tante parti. Cristo
on è ancora conosciuto nella
essenza e spesso la
a figura si traduce semplicmente in una icona più o
ano pregiata. Si festeggia il
condo millennio dalla sua
esperienza terrena ma, come
oi * qualcuno, il festeggiato è assente.
tra f ^y.^.ato momento diviso
li r, 1^^* illusioni e crisi socian’at* 1 ° ^Picito che ha illumi0 la predicazione aposto,come Chiesa cristiana
n^^tttista del 7° Giorno, rítelo di dover ribadire:
la J 1 ’■i^ticno all’autorità deloia Scriptura su ogni altra
forma di religiosità ad essa
estranea:
2) l’importanza della dottrina della salvezza per grazia
mediante la sola fede in Cristo, come unica via concessa
all’uomo peccatore per ottenere la vita eterna.
Inoltre, nonostante la fine
del millennio risvegli nel
cuore di tanti uomini e donne paure e aspettative di
qualcosa di imponderabile
che incombe sull’umanità,
riteniamo che:
1) l’evangelizzazione più
efficace per produrre un vero
rinnovamento nella società
non possa prescindere dalla
predicazione sul ritorno di
Cristo, respingendo tutti quei
tentativi di fissare date per
tale evento;
2) la gioia e la speranza cristiana della parusia, e non il
timore della fine del mondo,
debbano essere oggetto della
nostra testimonianza.
La Chiesa cristiana awentista del 7° Giorno, quindi:
1) prende le distanze da
tutte quelle manifestazioni
giubilarl che sono di dubbia
estrazione biblica;
2) non partecipa a incontri
che siano sotto l’egida dell’
Anno Santo;
3) invita a partecipare attivamente e a promuovere tutte quelle iniziative interconfessionali che mirino a uno
studio più attento delle Scritture e a un ritorno al «Così dice l’Eterno».
Auspicheremo, tuttavia, che
i prossimi eventi del passaggio del millennio e del Giubileo offrano spunti di riflessione comunitaria assieme ad altri, cristiani e non, e un ritorno allo studio del testo sacro.
* direttore del Dipartimento
delle comunicazioni della
Chiesa cristiana avventista
Roma: incontro tra il presidente della Firn e il papa
Luterani e cattolici, una responsabilità comune
Alla guida di una delegazione di sei membri, il presidente della Federazione luterana mondiale (Firn), il vescovo tedesco Kristian Krause, della Chiesa evarigellca
luterana del Brunswick, ha
incontrato, il 9 dicembre
scorso in Vaticano, il papa
Giovanni Paolo II. Salutando
la Dichiarazione comune sulla dottrina della giustificazione, firmata ad Augusta, in
Germania, il 31 ottobre scorso, come un «segno di speranza», il vescovo Krause ha
espresso l’augurio che si
compiano altri passi yerso
l’unità, tra i quali l’ospitalità
eucaristica tra le due chiese.
Per il papa, la Dichiarazione comunp è un progresso
importante verso il ristabilimento della piena unità cristiana. Secondo un comunicato pubblicato dal servizio
stampa della Firn, il vescovo
Krause, ha dichiarato: «Anche là dove non siamo giunti
a un consenso, speriamo di
poter compiere progressi e di
sviluppare una base comune
di intesa». «Non dobbiamo
allontanare le mani che si sono tese runa verso l’altra ad
Augusta - ha proseguito il ve
scovo - Quello che ci unisce è
più forte di quello che ci divide». Ha inoltre espresso la
speranza di vedere le due comunioni riconoscersi come
«chiese sorelle», nel quadro
di una «unità nella diversità
riconciliata», e forse di condividere «l’ospitalità reciproca
nell’Eucarestia».
Al vescovo Krause, Giovanni Paolo II ha dichiarato che
la Dichiarazione comune sulla dottrina della giustificazione era un «punto base sul
cammino a volte difficile che
porta al ristabilimento della
piena unità tra i cristiani».
Questo accordo dà uno
slancio alla ricerca ecumenica e teologica tesa «a togliere
gli ostacoli che ancora si ergono sul cammino del sincero desiderio di unità al Tavolo del Signore», riferimento
indiretto alla condivisione
eucaristica. Giovanni Paolo II
si è dichiarato convinto che
le «buone relazioni tra la
Chiesa cattolica e la Federazione luterana mondiale formano la base delle future discussioni che verteranno sulle questioni in sospeso».
Dal tempo del Concilio Vaticano II, negli anni 60, i rap
porti tra i cattolici e i luterani
sono «considerevolmente»
migliorati e la cooperazione
ecumenica, a livello nazionale e internazionale si è costantemente sviluppata, ha
aggiunto il papa.
Da parte sua, il vescovo
Krause ha sottolineato che le
Chiese luterane e cattolica romana avevano una «responsabilità comune»: riunire le
forze della cristianità e prevenire ogni ulteriore divisione.
Secondo l’agenzia stampa
internazionale cattolica Aplc,
di Friburgo (Svizzera), il papa
ha inoltre ringraziato la Firn
«per la sua promessa di celebrare il Giubileo in uno spirito comune con la Chiesa cattolica, in particolare attraver-so la sua partecipazione agli
eventi ecumenici del programma dell’Anno Santo, in
particolare la cerimonia di
apertura della porta santa
della basilica di San Paolo
fuori le mura, il 18 gennaio
2000, all’inizio della Settimana di preghiera per l’unità dei
cristiani, e la celebrazione
ecumenica dei martiri di
questo secolo, fissata per la
domenica 7 maggio 2000 al
Colosseo di Roma». (eni)
ñ Norvegia: la Chiesa luterana ha deciso
di aderire alla Concordia di Leuenberg
OSLO — Il Sinodo della Chiesa luterana della Norvegia ha
deciso a grande maggioranza di aderire alla Concordia di
Leuenberg, un raggruppamento di chiese in maggioranza europee (luterane, riformate, unite) che nel 1973 haniio firmato
appunto a Leuenberg (Svizzera) un documento di mutuo e
pieno riconoscimento. Il Sinodo valdese e quello della Chiesa
luterana in Italia ne hanno votato l’accettazione nel 1974. La
Chiesa luterana della Norvegia riunisce 3 milioni e 800.000 fedeli, circa l’88% della popolazione. (nev/lwi)
Persecuzione religiosa: quattro paesi messi
all'indice dal Dipartimento di Stato Usa
WASHINGTON — Applicando per la prima volta la legge
sulla libertà di religione, approvata lo scorso anno, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha ufficialmente dichiarato
che in quattro paesi del mondo sono in atto persecuzioni di
carattere religioso: Cina, Iran, Sudan e Myanmar (ex Burma).
Secondo la nuova legge, questi paesi sono passibili di sanzioni diplomatiche o economiche. Altre nazioni vengono tenute
sotto osservazione: Serbia, Afghanistan, Arabia Saudita, Corea del Nord, Laos, Cuba e Vietnam. (nev/alc)
u Spagna: no degli evangelici
all'ora di religione nella scuola pubblica
. MADRID — Cattolici e protestanti in disaccordo anche in
Spagna sul tema dell’insegnamento della religione nelle
scuole pubbliche. Di fronte a un progetto legislativo (appoggiato dalla Chiesa cattolica) che dovrebbe rendere l’ora di religione obbligatoria e a pari merito con le altre materie nelle
valutazioni scolastiche, la Federazione evangelica spagnola
(Ferede) sostiene che si tratterebbe di una violazione della libertà di coscienza e ribadisce che l’insegnamento della religione non deve essere responsabilità dello stato. (nev/alc)
Sono 274.000 gli stranieri protestanti
e ortodossi presenti in Italia
ROMA — Il Dossier statistico ’99 sull’immigrazione in Italia, curato dalla Caritas di Roma, contiene quest’anno per la
prima volta una stima differenziata degli stranieri cristiani
non cattolici presenti in Italia. Il Dossier evidenzia che negli
ultimi anni la presenza di protestanti e ortodossi è diventata
più consistente, attestandosi su una cifra di circa 274.000 persone: per tre quarti provengono dall’Europa, poco meno di
un sesto dall’America, e quote di circa il 5% da Africa e Asia.
Secondo questi dati, gli ortodossi sono 149.819, i protestanti
124.581. Per gli ortodossi le due principali comunità di provenienza sono quelle della Romania e della Jugoslavia, seguite
da Grecia, Albania, Macedonia, Russia. Per i protestanti la
prima comunità è quella statunitense (30.000 persone), seguita da quelle britannica, tedesca, svizzera, ganaense. (nev)
I valdesi del Rio de la Piata dicono no alla
costruzione del ponte più lungo del mondo
MONTEVIDEO — A sorpresa il Parlamento dell’Uruguay ha
approvato un progetto che prevede la costruzione del ponte più
lungo del mondo (45 km), che unirà Colonia (Uruguay) a Buenos Tlires (Argentina) scavalcando il Rio de la Piata. «Una decisione affrettata e inopportuna» è stato il commento degli ambientalisti e della Chiesa valdese dell’Uruguay, che hanno fatto
notare che il progetto faraonico (900 milioni di dollari) porterà
al progressivo insabbiamento della parte alta del Rio de la Piata,
impoverendo ancor più le popolazioni locali e togliendo l’unico
accesso al mare del Paraguay e della Bolivia. (nev/rapidas)
Mongolia: i membri della Chiesa
avventista sono aumentati di un terzo
ULAN BATOR — È aumentata di un terzo la presenza della
Chiesa avventista in Mongolia, formata prevalentemente da
membri giovani. Per la prima volta in Mongolia, dodici persone di età superiore ai 25 anni sono state battezzate nella chiesa di Ulan Bator. Più di 70 persone si radunano regolarmente
per il culto ogni settimana nella città di Ulan Bator, capitale
della Mongolia. Altri si riuniscono per il culto in case nella
città e nelle zone rurali. Molti di questi gruppi sono guidati da
giovani. Con la caduta del comunismo, verso la fine degli Anni
90, la Mongolia si è aperta di più alle attività religiose. Oggi i
più giovani tendono ad essere atei, mentre i più anziani rimangono legati al buddismo. «Vi è un nuovo clima emozionante di scoperta delle cose spirituali», ha affermato Gary
Krause, direttore delle comunicazioni per il programma Global Mission della Chiesa avventista. (bia)
M Svizzera: un approccio etico
al problema della disoccupazione
LOSANNA— L’Istituto di etica sociale della Federazione delle chiese protestanti di Svizzera (Feps) ha pubblicato uno studio che presenta un approccio etico al problema della disoccupazione e all’emarginazione che ne risulta. I teologi Christian
Kissling e Roland Campiche si interrogano sulla solidarietà tra
ricchi e nullatenenti che evidentemente non è più di moda: «La
civiltà dell’individuo ha elevato l’idea di autonomia del soggetto al primo piano dei valori». Gli autori constatano che l’assistenza sociale funziona male e continua ad essere percepita come un segno di indegnità. Essi aprono piste di riflessione sul fenomeno dei «working-poor» (lavoratori al di sotto della soglia
di povertà) che si pensava essere una specialità nordamericana, e sul fosso crescente tra ricchi e poveri. (spp/com)
m mmetStrice
Claudiana
via Princ. Tomaso, 1 - Torino
tei. 011 -6689804 fax 6504394
http:/Avww.arpnet.it/~
valdese/claudian.htm
4
PAG. 4 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 24 DICEMBRf i
^ A colloquio con Sandro Spanu, segretario Fgei
Il pulmino del ritorno
Teshuvà», un'iniziativa primaverile di visita a diverse chiese
e gruppi del mondo evangelico italiano del Nord e del Sud
MARTA D’AURIA
E iniziata nell’ambito della
Federazione giovanile
evangelica italiana (Fgei)
l’organizzazione del viaggio
del pulmino «Teshuvà» che,
nella primavera del 2000, visiterà alcune chiese e gruppi
giovanili italiani. Abbiamo rivolto alcune domande a Sandro Spanu, segretario della
Fgei. Come nasce all’interno
della Fgei l’idea di un pulmino che si mette in viaggio per
l’Italia? In cosa consiste questo progetto?
«La Federazione giovanile
evangelica italiana ha constatato negli ultimi anni quanto
sia importante che i gruppi
possano incontrarsi e possano sentirsi vicini nonostante
la lontananza geografica.
L’incontro dei gruppi dà linfa
vitale alle idee, ed è proprio
nell’incontro di gruppi lontani che si possono trovare
suggerimenti e stimoli per
superare i momenti di “empasse” del proprio gruppo locale. Il pulmino “Teshuvà” si
propone di rendere visibile la
rete di relazioni sulla quale la
Fgei si fonda. Dal 22 aprile al
1° maggio un pulmino, gentilmente prestatoci dall’asilo
di San Germano, girerà per
tutta Italia portando con sé
ragazze e ragazzi della Fgei,
idee per culti, animazioni
musicali, animazioni per i
gmppi feste e quant’altro».
- «Teshuvà» è il nome che è
stato scelto per il pulmino.
Cosa evoca tale nome?
«Teshuvà significa in ebraico “ritorno”. La parola “ritorno” è utilizzata molto spesso
dai profeti e ha molteplici significati tra i quali “conversione”. Ma ritorno e conversione nella Bibbia non indicano un movimento verso
ciò che è vecchio e già conosciuto, quanto un movimento verso ciò che è sempre
nuovo e costituisce una sfida: il rapporto con Dio. Ritornare, dunque, come un
rivolgersi alla chiamata di
Dio, sempre nuova, sempre
impegnativa. Ma vogliamo
pensare al pulmino anche
come un ritorno di attenzione della Fgei ai gruppi locali,
soprattutto a quelli che sono
maggiormente in periferia,
quelli che non sono nelle
grandi città. Abbiamo inoltre
scelto questo nome per il
pulmino perché la parola
“ritorno” ricorre in Levitico
25, il testo di indizione dell’anno giubilare, e indica il
ritorno alle proprie case e alle proprie famiglie come
evento di giustizia che pone
un limite ai processi di sfruttamento che rendono schiavi gli uomini e le donne».
- Inxhe modo i gruppi giovanili si preparano a vivere
questo evento?
«Con emozione. Almeno
per ora. I gruppi hanno accolto con entusiasmo questa
idea, perché è un modo per
sentirsi molto vicini come
Federazione giovanile: per
una settimana si saprà che
c’è un pulmino della Fgei che
girerà per le chiese e che arriverà anche nella propria comunità, o quanto meno, nell’area in cui c’è la comunità
d’appartenenza. Ai gruppi locali chiederemo di preparare
l’accoglienza di chi arriva e di
preparare qualcosa per la
tappa successiva. Sul pulmino non viaggerà solo il Consiglio, ma quante più persone
possibile dei vari gruppi locali
che faranno la staffetta tra
una tappa e l’altra».
- Che cosa rappresenta questo viaggio per la Federazione
dei giovani evangelici?
«Un ritrovarsi e un incontro con le comunità locali. Significa toccare con mano che
hai delle amiche e degli amici
in tutta Italia e che, grazie a
queste relazioni, viaggiano
idee e voglia di spendersi per
la propria fede, e che ciò è
possibile con gioia, sperimentazione e radicamento
nella realtà quotidiana che
ciascuno di noi vive».
CULTO DI NATALE
y.3.
Trasmesso in diretta dalla chiesa luterana di Roma
Al culto parteciperanno le comunità evangeliche di lingua italiana valdesi, battiste e metodiste insieme alle chiese luterane, francofona e coreana. In questo Natale speciale le chiese protestanti
della città hanno voluto sottolineare l'ecumenicità del messaggio
di salvezza di Gesù Cristo per tutta l'umanità. Il culto avverrà in più
lingue ed esprimerà le diverse tradizioni di culto delle comunità cristiane, ciascuna confessando la propria fede nel Signore Gesù.
Vangelo secondo Giovanni
Traduzione letteraria ecumenica (A.D, 2000)
Le chiese cristiane in Italia vosliono presentarsi al nuovo millennio in Questa nuova traduzione che è la prima versione «letteraria ed ecumenica» del Vanselo secondo Giovanni.
Realizzata dalla Società biblica britannica & forestiera (Abu), è stata fatta insieme da
cattolici, evanselici e ortodossi.
Oltre alla bella traduzione, il volumetto contiene brevi note al testo, carte seosrafiche,
una presentazione di Paolo Ricca, un’introduzione guida al lettore e un'appendice cori
tre interventi sull’influenza che questo Vangelo ha avuto nella letteratura (P. D’Achille),
nell’aite (T. Verdon) e nella musica (G. Long) italiane.
Un edizione elegante, stampata su carta avoriata e corredata da riproduzioni artistiche a
colori, che rispecchia anche nell’impostazione grafica l’importanza del lavoro e il suo
significato particolare in vista del terzo millennio.
La copertina è disponibile con due illustrazioni diverse:
Albero Grìgio
opera di Piet Mondrian (1912)
rielaborata da Daniele Barletta
».*^4
Noli me tangere/Non trattenermi
affresco di Giotto (Padova ca. 1305)
Società Biblica Britannica & Forestiera
Via IV Novembre, 107 * 00187 Roma
telefono 06-69941416 - fax 06-69941702
email: info@societabiblica.it
Indulgenza e Settimana di preghiera per l'unità
Critiche protestanti e risposta del Vaticano
EUGENIO BERNARDINI
Nei numeri scorsi di Riforma abbiamo riferito delle
proteste del mondo evangelico italiano per l’articolo del
nuovo Manuale delle indulgenze che prevede (paragrafo
11) la concessione dell’indulgenza ai credenti cattolici che
prendano parte a celebrazioni collegate alla Settimana di
preghiera per l’unità dei cristiani. Oltre alle reazioni del
moderatore della Tavola valdese, Gianni Rostan, del pastore Valdo Benecchi, presidente dell’Opera per le chiese
evangeliche metodiste in Italia (Opeemi) e del Concistoro
della Chiesa evangelica luterana in Italia, in queste settimane si sono aggiunti altri
pronunciamenti.
In un documento comune
le chiese battista, metodista e
valdese di Firenze affermano
l’intenzione di astenersi dalla
partecipazione alla Settimana
di preghiera per l’unità dei
cristiani e di compiere un periodo di «digiuno ecumenico». Anche le chiese valdesi e
metodiste dell’8“ circuito
(Campania), hanno espresso
l’intenzione di non partecipare a celebrazioni ecumeniche
della Settimana di preghiera,
ferma restando la disponibilità ad avere incontri di discussione e chiarimento su
temi ecumenici. 11 Consiglio
delle chiese cristiane di Milano ha stabilito di spostare
l’inizio delle celebrazioni al 19
gennaio, per evitare la coincidenza con l’apertura della
porta santa di San Paolo fuori
le mura, impegnandosi inoltre affinché gli incontri ecumenici della Settimana non
siano in alcun modo collegati
ad attività o celebrazioni relative al Giubileo. Posizione
analoga è stata concordata da
tempo dalle chiese torinesi e
anche le chiese romane stanno cercando un accordo in tal
senso. La chiesa valdese di
Bergamo esprime «rammarico» perché, nonostante le
pretese ecumeniche del Grande Giubileo del 2000, si continua ad affermare, quale suo
elemento costitutivo e centrale, la dottrina dell’indulgenza.
In questa situazione, i valdesi
e metodisti di Palermo annunciano di non potere partecipare alla Settimana di preghiera ma sono disponibili a
un incontro nelle prossime
settimane che non abbia attinenza con l’Anno Santo.
Sulla relazione fra concessione dell’indulgenza e Settimana di preghiera per l’unità,
è intervenuto da parte cattolica l’arcivescovo di Perugia,
mons. Giuseppe Chiaretti,
con una lettera indirizzata il 6
dicembre al moderatore della
Tavola Valdese e al presidente dell’Opcemi. Riconoscendo le motivazioni del disagio
dei protestanti, mons. Chiaretti afferma che «qualora i
fratelli protestanti decidessero di non partecipare affatto
alla Settimana, si potrebbe
pensare a un incontro unita
rio per celebrare insiem« „
periodo della Settima^®
fuori di essa, con
gramma concordato, i ? ^
anni della nascita di Cri?
L’arcivescovo di Perug^
comunque ricordato q»!
elementi dell’indulgenza S'
legati «a temi che nons»l
brano estranei alla sensibi I
teologica e spirituale deC |
testantesimo», come «u^ i
mato della grazia e la setiel
della conversione». •
Ma la risposta cattolica js
importante è senz’altroi
«precisazione» inviata ili
dicembre scorso dal Pontij
ciò Consiglio per l’unità 2
cristiani al decano deliache,
sa evangelica luterana, pasta
re Jürgen Astfalk, di cui ab
biamo già riferito nella prin,
pagina del numero scorsoi
Riforma e che pubblichiamo
qui sotto integralmente. Si
tratta di un passo significati,
vo (che speriamo vedere confermato nelle successive edi
zionl del Manuale delle in
dulgenze] anche perché e
sprime la speranza che ilcom
fronto ecumenico produci
cambiamenti reali delle posizioni tradizionali.
La precisazione vaticana
1) La concessione delle indulgenze si riferisce, nel quadro della
pratica penitenziale cattolica, esclusivamente alle manifestazioni liturgiche della Chiesa cattolica.
2) I servizi religiosi durante la Settimana di preghiera per
l’unità dei cristiani, come anche gli ulteriori servizi ecumenici che vengono preparati e celebrati insieme a cristianidi
diverse confessioni, non hanno rapporto con la pratica del
le indulgenze.
3) Per quanto riguarda questo problema è da chiarire, in tutta
franchezza, che l’indulgenza prevede anche per i cattolici la
giustificazione per sola fede. Nel caso specifico si tratta di ui
aiuto pastorale che rehde possibile vivere la penitenza concretamente. L’indulgenza è dunque per il cattolico una raccomandazione pastorale nel quadro della pratica penitenziale. La ricezione dell’indulgenza non rappresenta perii
cattolico un dovere.
Due nuovi compact-disc a disposizione delle chiese
Canto e musica per vivere la fede
I
Due compact-disc si affacciano all’interno delle nostre
chiese in vista del Natale ma
anche di un utilizzo comunitario per occasioni diverse.
Dreaming God’s Dream Again
- Canti di resistenza spirituale
ai razzismi ed ai conflitti etnici è il complesso titolo del lavoro del coro napoletano
«Ipharadisi»*, che da anni visita le comunità per tenere concerti, animazioni musicali e
contribuire all’edificazione
spirituale ma anche alla crescita del repertorio delle nostre assemblee. 11 Cd unisce,
sotto il segno comune della
lotta al pregiudizio, nel solco
aperto dalle parole del celebre
discorso di Martin L. King,
canti di provenienze diverse:
lo spiritual (su tutti Wade in
thè Water), esempi dell’innologia protestante tradizionale
[Cristo è risorto), ma anche
canti di altre culture, da quella latinoamericana a quella
sudafricana, da cui proviene il
canto che dà nome al complesso diretto da Carlo Leila.
Fa spicco, oltre all’accuratezza della coltivazione delle voci, l’utilizzo, limitato ad alcuni brani, di una ridottissima
strumentazione di natura soprattutto ritmica (nel significato jazzistico del termine,
cioè inserendo il pianoforte
nella sezione ritmica) che
però affianca la vocalità dando l’idea di un apparato ben
più rilevante. I canti sono intercalati da letture coinvolgenti che potranno stimolare
altre realizzazioni da parte
delle comunità più sensibili.
Più consueto, almeno in
parte, il repertorio della corale evangelica di Torino^ diviso peraltro in tre sezioni.
Quella centrale è dedicata ai
corali del Catechismo di Lutero, che il riformatore concepì
a complemento dei suoi due
Catechismi del 1529, riprendendo inni preesistenti e
componendone a sua volta,
come precisa nell’introduzione Gianni Long. Le composizioni furono poi inserite da J.
S. Bach nella sua più ponderosa raccolta di brani organistici e corali, nota come Terza
parte del Clavieriibung. Questi corali, che ne sono una
piccola scelta, sono ben noti
alle nostre chiese e affrontano temi centrali della formazione del credente, dal Padre
Nostro alle versioni luterane
del Gloria latino e del Credo,
al testo del Decalogo al canto
biblico, centrale nella dottrina di Lutero, che fa riferimento al Salmo 130 (latinamente il De profundis).
Il disco si apre tuttavia con
tre composizioni del direttore
della Corale Flavio Gatti, di
cui colpisce soprattutto Lux
lucet in tenebris, in cui è immediato riconoscere il riferimento allo stemma valdese, e
un po’ meno immediato scorgere una spiritualità forse influenzata dalle melodie della
liturgia ortodossa. Un brano
del novecentesco ungherese
Gyorgy Deàk Bàrdos e un cO;
tale dall’oratorio Paulusi'
Mendelssohn concludono le
prima parte. La sezione conclusiva spazia dai canti tradizionali e storici deH’ambionte
valdese (Dieu tout-puissal^j
exauce ma prióre, Baron B'
tron, La bataille de Salbd'
trand) al Padre Nostro mutuato dall’area ortodossa (*
spesso eseguito da altri complessi nella versione francese!
alla latinoamericana Duerni
duerme negrito. Prima e tei®
sezione sono inquadrate nel
parole introduttive del pus®
re Alberto Taccia, (a.c.)
(1) Coro Ipharadìsi, dir.
Leila: Dreaming God’s pm ,
Again. Siracusa, ediz. Koinon
1999
(2) Corale evangei.ica di^
To
il.K.» , j.|
RINO, dir. Flavio Gatti: Coteì\
Catechismo di Lutero. ToU
Claudiana, 1999.
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IL REGALO DI UN TEMPO VISSUTO INSIEME
APPUNTI MINIMI, AUTNDOMANI DI UN INTENSO CAMPO STUDI
Il campo studi ci ha regalato il tempo. Il tempo di incontrare, di raccontare, di pensare, di agire. Il tempo del limite, del conflitto, della rottura,
della memoria, del perdono.
Ripercorro la storia della FGEI nei
numeri di G.E., articoli fotocopiati per
l’occasione e che hanno incorniciato le
nostre riunioni, appesi alle
pareti del salone di
Ecumene,
riscopro la
memoria,
mi ritrovo "
nel lavoro e
nella riflessione degli
ultimi anni.
«Il tempo diviene tempo
umano nella
misura in cui è
articolato in modo narrativo; per
contro, il racconto
è significativo nella
misura in cui disegna i tratti dell’esperienza temporale.
L’identità strutturale
della funzione narrativa e dell’esigenza di verità di ogni narrazione
sta nella natura temporale dell’esperienza umana». Le parole di Paul Ricoeur nel suo libro «Tempo
6 racconto», mi fanno pensare alla riflessione compiuta dalla FGEI sulla testimo
nianza, al cammino che in
guesti anni ci ha portato a
riflettere e a discutere sul nostro rapporto con Dio, sulla nostra fede e sul nostro essere soggetti politici, a partire dalle nostre
storie.
Partire dalla propria biografia
non significa essere autoreferenziali
n autocompiacenti, ma scoprire la
distanza con ciò che è altro, vivere in
gnesta distanza il limite della nostra
esistenza e nello stesso tempo la pos
sibilità de dare del T(J ad un’altra biografia, ad un’altra storia. Partire dalla
narrazione è anche riconoscere una
parzialità, accogliere verità soggettive,
dare spazio alle storie di margine, ritagli, scorie, forse, del flusso del tempo,
che non hanno luogo (né tempo)
se non nel racconto.
Non si tratta
d i
(Gunter Grass,
«Il mio secolo», 1999)
pura astrazione o di godimento letterario, ma di lottare per dare voce agli oppressi, il cui grido è soffocato. Significa
incontrare identità altre, in una pluralità
che sola può far prendere coscienza
della necessità dell’agire. L’agire in
isolamento è una contraddizione di
termini; l’assolutizzazione del proprio
io è stagnante, perché non può portare al cambiamento.
Per questo l’identità è transitiva,
è nel riconoscimento dell’alterità, e
l’azione non è un’affermazione del
soggetto, ma un evento che ha
luogo tra e con altri e altre.
Per questo è importante
mantenere la memoria, osservare e serbare il passato per
analizzare il presente e agire
con coscienza e responsabiI lità.
I Durante il campo studi
11. sono emerse le nostre diversità, i nostri bisogni, il
nostro desiderio di interrogare politicamente la
nostra identità e la
realtà in cui viviamo.
Ci vedo attraversare
un ponte sospeso:
non rimaniamo seduti/e sul ciglio
dell’arcata spezzata, anche se vi ci
soffermiamo, ma
desideriamo proseguire il cammino. DaH’anallsi delle contraddizioni del
presente, delle
fratture, dei
luoghi di
confine in
cui e a partire dai
quali è
importante agire,
scopriamo
la testimonianza di
donne e di uomini che vivono la propria vocazione nei luoghi
dell’agire politico, che sono i luoghi
della nostra esistenza. L’università, il
partito, il parlamento, i centri sociali, il
Servizio Rifugiati e Migranti della FCEI,
i gruppi locali della Fgei, 1 progetti che
vanno avanti in Albania e in Croazia,
l’esperienza nelle organizzazioni ecumeniche internazionali, luoghi e sfide
per una riflessione che è azione concreta, vita politica. Certo, questa azione parte da un’analisi, da un percorso,
e proprio qui si inserisce il campo studi. Siamo dei/delle privilegiati/e; costruiamo spazi e tempi per discutere di
contenuti, non partiamo dal nulla, abbiamo una storia alle spalle, come singoli e come federazione, possiamo rileggerla, riascoltarla, ripartire assumendola o prendendone le distanze.
Non si tratta di «pensarci addosso», ma
di essere presenti e di agire, di resistere e lottare contro l’alienazione,
l’appiattimento delle coscienze, nelle
nostre realtà, nel nostro impegno politico, nella nostra testimonianza di fede.
Vivere la propria fede, testimoniarla
nell’agire politico, è anche vivere alla
presenza di Dio, sederci al banchetto
del suo regno, per usare un’immagine
profetica che abbiamo ritrovato leggendo il deutero-Zaccaria. Ci accostiamo a questo banchetto con un peso: il
peso di non aver rimesso i debiti, il peso di una società civile dipendente dal
mercato, il peso che grava sul Sud del
mondo. La dimensione di perdono e di
riconciliazione in cui ci inserisce il dono di questo tempo da parte di Dio
non è scevra da questo peso. E assumendo questo peso noi testimoniamo
la nostra fede.
Certo, ci sudano le mani... sono rimaste sudate durante il campo e spero
continueranno ad esserlo..., non solo
per la rabbia o l’emozione, ma anche
per il lavoro che abbiamo intrapreso e
che ci attende.
Cristina Arcidiacono
«E sono contenta anche se penso al 2000.
Stiamo un po' a vedere cosa ci porta.♦♦ Basta
che non sia di nuovo la guerra... Prima lag3iù e poi dappertutto...»
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c/o Redazione Riforma
^ via Pio v; 15 10125 Torino
tei. 011-655278
fax 011-657542
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HoPìziar/ofgei
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QUANDO L'INFORMAZIONE CI SPIAZZA
COME COMUNICHIAMO? IDEE E PAROLE DAL LABORATORIO
omunicare, accedere liberamente
alle informazioni sono fatti politicamente rilevanti. 11 partire da sé
è una pratica politica importante nel
background della Fgei. Clnite le due cose e avrete l’inizio dei laboratorio su
informazione e comunicazione dello
scorso campo studi.
Noi comunichiamo in molti modi con
soggetti e persone diverse. Abbiamo
pensato alla pluralità delle nostre relazioni, abbiamo nominato i modi di comunicare che utilizziamo. Quale rapporto tra medium (mezzo di comunicazione) e relazione ? Vi è stata un’evoluzione nel corso delle nostre storie ?
Quale ?
Tra idiosincrasia per i computers,
odio/amore per la telefonia mobile e
sindrome da dipendenza da posta elettronica, come si situa la/lo fgeina/o ?
In ordine sparso, naturalmente.
La tecnica nella comunicazione non
è mai neutra. Nell’era di Internet sembra che un luogo fisico valga l’altro.
Potenza del modem, e della tecnologia
militare che se l’è pensato. Abbiamo
appena combattuto una guerra leggendo quotidianamente sulla prima di Repubblica le e-mail dal fronte inviateci
da una scrittrice sotto le bombe. 11 futuro che taluni ci descrivono è disponibile
su un sito web, scritto in inglese, chissà
dove e da chi. Siamo spiazzati, cosi come talora ci sentiamo sradicati dai luoghi politici. Sarà anche una delle tante
conseguenze della globalizzazione, ma
la rivoluzione informatica non sempre
aiuta a vivere il proprio tempo in modo
più umano. 1 nostri sguardi e le nostre
parole sono efficaci se legate ad un
luogo e ad un tempo.
ün articolo di Ramonet da «LeMonde
Diplomatique» ci instilla l’affascinante
dubbio che il paradigma della comunicazione abbia ormai sostituito il paradigma del progresso. Mi spiego.
Noi siamo ancora cresciuti con l’idea
che far circolare informazioni è importante, vitale per il formarsi di una coscienza politica, critica, consapevole
dei propri diritti. Libertà di informazione
ha storicamente significato più libertà
individuali e maggior democrazia.
Esempi ? Quarto potere, la controinformazione sulla strategia della tensione; in negativo, la primavera di Praga, piazza Tien-an-Men.
Bene, Ramonet ci dice che oggi comunicare è diventato un verbo intransitivo. L’importante è comunicare, non
importa cosa. Abbiamo news 24 ore su
24, intere schermate di ultime ore,
chat-line: siamo bombardati di informazioni, non sappiamo come difenderci, a chi dare retta. Raggiunto un certo
grado di benessere, in piena era postfordista, non abbiamo più il mito del
progresso, l’abbiamo sostituito con un
simbolico ancora più forte, la comunicazione. (Jn simbolico eurocentrico ed
occidentale, come tutti quelli vincenti.
Non è così per tutti: il Terzo Mondo, il
Sud del mondo, chi ha meno o non ha
nulla, beh, non si pone certo il problema
di comunicare, quanto quello di mangiare, di bere acqua potabile, di stare
meglio, di inseguire il progresso, quello
status di privilegio che ci contraddistingue, quell’universo di bisogni indotti che
se realmente diffuso su scala globale
porterebbe il sistema al collasso.
Quasi nessuno ha fatto riferimento al
problema del controllo sui mass-media
(leggi principalmente TV, visto il Paese
in cui viviamo) e del potere di condizionamento sul corpo elettorale che questi
hanno o potrebbero avere. Non so da
cosa dipenda, siamo forse stufi di parlarne o disillusi dall’immobilismo dei
mondo politico in merito. Resta il fatto
che nessuno/a si è stracciato le vestì:
in modo forse paragonabile a quanto
emerso dal laboratorio su desideri e bisogni, facciamo fatica a percepirci come individui con un ruolo sociale.
Nell’ambito di un campo studi molto partecipato (più di 100 persone,
una ventina di voci ascoltate nella plenaria conclusiva, chiacchiere notturne
e cantate mattutine), in cui si è comunicato molto in poco tempo, si è anche utilizzato molto il concetto simbolico di nodo, tensione. Quali i principali ? 11 partire da sé vs il sapersi ricono
scere un ruolo sociale; il pensare globalmente vs l’agire localmente; un approccio profetico di cambiamento vs
uno apocalittico di resistenza... mi
permetto di aggiungerne un quarto: il
mito del progresso vs quello della comunicazione. E credo che rifletterci
sopra sia rilevante.
Gn esempio - tragico - per tutti. Nel
recente incendio divampato sul traghetto greco in partenza da Patrasso,
sono morte più di dieci persone, tra
passeggeri sul ponte di coperta, un
autista di tir al suo posto di guida, numerosi migranti kurdi nascosti nel
doppiofondo di un camion. Con poche, rare e lodevoli eccezioni, tutti i
mass-media pubblici e privati
parlato della morte di alcuni
gerì e numerosi clandestini,
do sulla collocazione dei cadaveri b
ciati per la divisione nelle due
rie. Se questi sono i progressi della cj,
municazione, preferisco citare 1 Corin
1:23-25. «Ma noi predichiamo Crisi/
crocefisso, che per i Giudei è scenda. *■
lo, per gli stranieri pazzia;
quelli che sono chiamati, tanto Giujji ° ^
quanto Greci, predichiamo Cristo, pò, ^
tenza di Dio e sapienza di Dio, poichi *
la pazzia di Dio è più saggia degli uo.
mini e la debolezza di Dio èpiùforttH°"
degli uomini» tlif®
Nicola Rochat (Milano!
' animali
socialr
IL CAMPO STUDI VISTO DALLA STAFF
Il lavoro del Laboratorio Politico della Fgei proseguirà ancora nel tempo cercando di proseguire l’elaborazione di
contenuti analitici e prepositivi utili alla riflessione di quei singoli e di quei gruppi che vorranno cominciare o prose
onssìamo ''' ^^e ci coinvolgono malgrado i diversi gradi di percezione che
possiamo avere della realta che ci circonda. a k
r.m' riflessione però ci siamo anche soffermati a riflettere su quanto è emerso dallo scorso
Campo Studi il primo grande appuntamento frutto del lavoro del Laboratorio.
n prirno grande dato è quello della partecipazione che ha visto l’arrivo di tante persone nuove, anche giovanissime,
che SI affacciavano a la realta Fgei per la prima volta e che hanno preso parte attivamente al Campo. Gn dato questo
sempre presente per far s, che le proposte e le attività siano comprese e possano essere parte di quel processo di crescita e di trasmissione di esperienze in una realtà dinamica quale è la nostra federazione ^ processo
f congresso, (vedi NF n°4/5 ott. 1998 «Sulle nostre trac
ce» di S. Pigoni). La scelta di ottemperare a questo è stata una ben precisa volontà di proseguire la riflessione che da
sempre nella stona della Fgei e presente e cioè quella sulla tensione tra fede e politica ConLuLe a cercare^^ strurnenti per comprendere e agire nei luoghi e nei tempi del vivere associato nel mondo che si trova al d^f^r delle no
.o « iùnLTir r Lr=r
guenza quali azioni intraprendere in un mondo che spesso e volentieri ci interroga e ci fa mettere in discussione in prima persona ^oprio perche ci coinvolge in sistemi di cui non è sempre facile accorgersi di far parte
1 Campo Studi qumdi altro non era che il tentativo di stimolare una riflessioni in questo Ìnso riprendere e stimolare un dibattito che possa però essere anche rinortatr. a r.=.c=. __t- • • ■ H'Jcsiu senso, riprenaere c
che nnf^stn ramno facesse narìaVa HirrrvT ^i Ecumene. L’intenzione era
che questo campo facesse parlare di se, ma soprattutto degli argomenti proposti non solo in un’ottica personalistica.
L auspicio e, ovviamente, quello che s amo riusciti a trovare denli amemaou personaiisi
tura che abbiano fatto e facciano ancora discutere. ^ argomenti, delle argomentazioni e delle chiavi di let
In una federazione di gruppi evangelici giovanili non deve stupire che si affrontano temi di questo cenere- la riflessione tesa alla comprensione della struttura sociale che ci sta intorno e la ricerca di capim in chrr^odfe Sme e in
quali tempi possiamo incidere su di essa è s curamente e decisamente a n ^‘'R're in cne moao e come
si affronta un tema politico questo viene sempre fatto da delTred^^^^^^ ^ ^ consapevolezza che ogni volta che
terrogano da credenti per trovare delle risposte da credenti. vivono a loro fede attivamente e si i
nuam nel'Salogo, nel confronto'l^ldnnÌl^^ dobbiamo «sporcare le mani», contL
che partono tutte da un unico presupposto di fede comune a tutti noi. ^ ° scontro) di idee e di propos
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nostri bisogni e desideri in quanto esse^ socialmente inseriti, ci ha fatto spuntare le contraddizioni conficcate in noi,
che troppo spesso non sappiamo esternare 0 non vogliamo ascoltare per paudel male che possono farci. Attrayerso l’uso (a questo punto diremmo
quasi un abuso) del fotolinguaggio abbiamo cercato di definire che cosa vuol
dire bisogno e qual è la rappresentazione della nostra scala di bisogni come
animali sociali. Abbiamo subito incontrato difficoltà a cavarci veramente dal
nostro ruolo, perché ognuno parlava di
sé, della propria biografia esprimendo i
bisogni dell’io come esperienza soggettiva, tralasciando l’io sociale.
Monostante il problema dell’immedesimazione un dato di fatto emerso chiaramente è la nostra appartenenza al
mondo euroccidentale del tardo XX secolo, in cui i bisogni possono essere
solo o un vezzo da benestanti, quindi
voluto da noi stessi, o una creazione
sociale del nostro sistema economico
basato sulla triade imperante «produci,
consuma, crepa». On punto di partenza
per iniziare ad abbattere il muro alienante che ci hanno e ci siamo costruiti
intorno è prendere consapevolezza della sua esistenza e del fatto che i suoi
mattoni non sono altro che gli stessi bisogni fittizi. Un passo successivo può
essere la ricerca di un modo per scardinare questo sistema liberandoci dalle
corde o catene che ci impediscono un
reale movimento politico nella società
e da quei paraocchi di morbido velluto
che ci filtrano la realtà e ci pongono
davanti l’immagine di questo come il
migliore dei mondi possibili.
Questo però non è il migliore dei
mondi possibili, ma è vero, assolutamente vero, e ci offre una condizione
privilegiata che ci permette di vedere i
reali bisogni dell’esistenza, del sopravvivere ancora prima del vivere, già
soddisfatti a priori. Solo per questo motivo noi ci possiamo permettere una
alienazione dalla società (in cui avremfno dovuto calarci) per cinque giorni
per cercare( di prendere consapevolezza ^ quello che è il vero;
E questo un privilegio che non dobl^iamo lasciarci scappare ma non deve
bastarci. La riflessione sul nostro ruolo
sociale è dunque importante ma non
deve essere fine a se
stessa o forma di auto
'Compiacimento
scaricare la co
scienza da quello
strisciante senso
di colpa intrinseco alla nostra
realtà rapporta‘3 à quella degli
che, prima
di poter specuare sulla proscala di bi®°9ni, devono
°9ni giorno per
Sopravvivere
Cercare in ogni
^°*do di man- *
9*are e coprirsi. 1
contraddizio- S
la grande
'^ilità che ab*arno nel pene la diffiche incon
triamo nel calarci veramente nel nostro
ruolo ci ha bloccati di fronte alla richiesta di definire che cosa siano oggi
per noi il tempo, lo spazio, le relazioni,
il rapporto tra essere e avere. Ancora
una volta è facile cadere nell’autobiografico mentre è molto più difficile riuscire a capire che siamo un determinato punto dello spazio-tempo che definisce le caratteristiche delle nostre relazioni e del nostro rapporto essere/avere. Nonostante
noi siamo inseriti in
una società in cui
si è ciò che si
ha, dobbiamo
sforzarci a
comprendere che questo non è
così negativo nel
momento in
cui non possiamo dire di
non avere
niente ma,
vendo noi stessi, acquistiamo il
nostro essere. Questo rapporto può essere inoltre invertito in altre situazioni
spazio-temporali in cui l’avere scompare anche dalla grammatica, sostituito
dal concetto dell’esserci: nella lingua
russo non si dice «io ho» ma «da me
c’è».
Preso atto che questo spazio-tempo
di miserie e frustrazioni non ci soddisfa,
che fare? Siccome questa domanda se
la sono già posta persone ben più illustri e politicamente influenti di noi, senza peraltro creare una risposta che soddisfasse concretamente i reali bisogni
delle popolazioni coinvolte, non siamo
in grado di fornire oggi una ricetta risolutiva. Quello che possiamo e dobbiamo fare è
c o m i n
Giare a sporcarci le mani, a farcele sudare per
agire in modo critico e propositivo sullo
stesso punto spazio-temporale in cui
siamo, e non solamente sul proprio io,
cercando egoìsticamente di salvare so
lo quello. È quindi sorta la necessità
(portata avanti in tutti i successivi dibattiti del campo studi) di definire un
vero agire politico, locale o globale,
che sappia lasciare un segno reale nel
nostro mondo e che non abbia solo la
presunzione di formare le coscienze di
quei pochi privilegiati che possono permettersi di farsele formare. E quindi
inutile alienarsi dalla realtà in luoghi irreali di riflessione o, ancora peggio,
cercare di lenire le proprie pene (nel
senso egoistico del termine) con terapie palliative, quali massaggi
shiatzu, senza preoccuparsi
di cercare o colpire la causa alla base della sindrome di colpa da privilegiati.
«Non facciamoci illusioni, c’è poco di buono
in giro [...] la terra non è
che un palcoscenico in
un teatro troppo vasto,
I qualcuno ha già assegnato le parti, alcuni
hanno il coraggio di recitare, altri quello di rimanere comparse. Ma attenzione abbiamo osservatori molto esigenti».
A noi piace un casino confonderci le idee, ma ci piacerebbe molto di
più farci agire.
Daniele Bertin
Federica Mignone
# # # #
DAL LABORATORIO POLITICO
RIUNIONE DEL 11-1E DICEMBRE A ROMA
urante il Campo Studi è stata
più volte ribadita l’importanza
politica di fare convivere e
dialogare tra loro i due livelli del locale
e del globale, di sapere cioè vivere, come singoli e singole, come gruppi locali, un impegno politico «piccolo», di territorio, cittadino, che sappia impegnarci nel quotidiano ed al tempo stesso di
sapere guardare ai processi globali che
determinano la nostra società, capaci
di coglierne le con
traddizioni celate. 11 Laboratorio Politico
della Fgei sta iniziando un lavoro di
analisi del fenomeno «globalizzazione»,
oggi determinante le strutture e le
politiche economiche e sociali del
mondo. Ci sembra fondamentale studiare ciò che esso comporta quanto
all’impatto delle nuove tecnologie
sull’ambiente, ai fenomeni di esclusione sociale, alla distribuzione delle risorse e delle ricchezze, alle guerre come
strumento di controllo mondiale.
Ci sembra fondamentale
sviluppare un pensiero ed un
azione c' itica radicale rili spetto dci un assetto mondiale che vede il potere
politii ed economico
sen ., più centralizzali to neiie mani di pochi
(governi) e poche
(multinazionali). Negli
ultimi anni stanno nascendo associazioni e
gruppi che hanno come
obbiettivo lo sviluppo di
una consapevolezza di
* ciò che è la globalizzazione, di come essa determina i nostri modi di
«consumare» la vita.
Sono reperibili molte
pubblicazioni e siti internet che mettono a
nudo il nostro sistema
di mondo «globale», al
di là degli orpelli ideologici neo liberisti. Molte chiese protestanti nel
mondo sono impegnate a
demistificare un processo
che, alla radice, globalizza la povertà
centralizzando la ricchezza. Le chiese
metodiste e luterane di Seattle, per
esempio, sono state tra i principali responsabili della contestazione contro il
Wto organizzando la manifestazione ed
ospitando molti dei e delle partecipanti.
Vi consigliamo allora alcuni siti internet dove trovare molte «contro-informazioni utili» per capirci qualcosa;
- www.mercatiesplosivi.com (rete di
collegamento tra riviste «antagoniste»)
- www.tmcrew.org (Tactical Media
Crew: sito di controinformazione su vari
aspetti della globalizzazione e sulle
campagne di boicottaggio dei consumi)
Sulla globalizzazione è molto bello e
approfondito il Cd-Rom di Le Monde
Diplomatique.
Consigliamo a tutti e a tutte di leggere 1’ articolo di G.Guelmani sull’ultimo
numero di G.E.
Per una bibliografia di riferimento vi
facciamo aspettare fino all’uscita del
Dossier sul Campo Studi...
Esiste una rete di associazioni che
lavorano su scala locale^ regionale e
nazionale al fine di collegare tutte le
iniziative di coonsumo critico e pensiero critico, è la «RETE di LILLIPUT per
un’economia di giustizia», stiamo cercando informazioni per una eventuale
proposta di adesione. Saprete di più
appena sapremo di più...
Un bacio «globale» ma non «globalizzato». 11 Laboratorio Politico
Prossima riunione; 18-19 marzo
2000. Per contatti: Samuele (psamuele@tin.it). Massimo (tei. 03395355878).
8
V Á-i^y.
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7T^
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INSOMMA, FORMATI SFORMATI!
QUANDO LA FORMAZIONE AVVIENE IN LUOGHI DIVERSI DALLA SCUOI4
Formati o sformati ?», questo è
l’interrogativo che sembra essersi proposto quasi con prepotenza all’interno del gruppo di lavoro
su «scuola e formazione». Di fronte alla
lunghissima striscia bianca di carta che
ci stava davanti, dove apparivano come unici segni le tappe della nostra formazione «scolastica» (cioè dalla scuola
materna all università) abbiamo avuto
delle esitazioni. Quando poi la striscia
ha iniziato a colorarsi di scritte, disegni,
tracce di vita, la scuola, ovvero il punto
dal quale eravamo partitl/e nel nostro
discorso sulla formazione, è rimasta in
ombra, quasi in contrasto con tutti i colori usati per dire ciò che ci aveva fatto
crescere, ciò che ci aveva formati/e.
1 collettivi politici studenteschi, le
letture e la musica, i viaggi con l’interrail, i volti di amici e amiche, compagni
e compagne che avevano percorso insieme a noi un pezzetto di strada, la nostra famiglia, le attività nella chiesa, la
FGEl... queste sono state le cose che ci
hanno formati/e, non la scuola, üniformemente l’abbiamo relegata ad un ruolo negativo, fra ciò che concretamente
non ci ha insegnato molto della vita ,
fra le istituzioni capaci di fornire nozioni
ma non di ricevere l’apporto del nostro
microcosmo «diverso», fatto soprattutto
di ragazzi e ragazze di una confessione
religiosa diversa da quella di maggioranza. La tappa universitaria segnava
un’esplosione di colori e pensieri, segno
di una rinnovata consapevolezza della
possibilità di formarsi in luoghi diversi
da quello meramente scolastico, ma
soprattutto di poterlo fare in modi diversi. Qualcuno ha parlato della scelta importante di iscriversi alla Facoltà di
Teologia, altri deH’esperienza vissuta in
Albania come volontari, altri ancora di
un amico sulla sedia a rotelle oppure
La redazione
ringrazia Nicola
per le bellissime
foto dal
Campo Studi
dei centri sociali. Essere attivi/e e critici/che in un tempo in cui le istituzioni, e
soprattutto quella scolastica, non ci
permettono e non ci hanno permesso di
esserlo, è stata l’esigenza espressa da
tutti e tutte noi. Riuscire ad andare anche controcorrente, soprattutto nei
comportamenti e nei valori da
proporre per la formazione:
non assumere quindi un atteggiamento di competizione e di individualismo, ma
mettere in primo piano la
collaborazione, tramite
l’ascolto degli/lle altri/e.
Questo è fare politica, riuscire cioè a trovare dei modi per
parlare e agire insieme. E per
parlare e agire insieme, è necessario conoscere il tuo prossimo,
colui che ti sta più vicino. Soprattutto avere orecchie per
ascoltare, un compito difficile che
abbiamo provato ad assolvere come in un piccolo forum dei bisogni
e delle esperienze di
ciascuno/a di noi, buttate in campo con coraggio. Quello che probabilmente la scuola
non ci ha insegnato a
fare, che abbiamo imparato, forse, da soli/e.
Alcuni/e hanno fatto
delle domande, altri/e
hanno risposto e altri/e
ancora hanno ascoltato
e basta. Non a caso questo è stato il compito che è
stato assolto con maggiori
difficoltà. Dalle risposte e
dagli interventi è emersa
l’impressione che il rinnovamento dell’istituzione scuola, di
cui non si fa che parlare, in realtà non è
altro che cucire la toppa nuova su un
vestito vecchio; la scuola sta diventando un’azienda, ripiegata su se stessa e
probabilmente ancora incapace di diventare un vero luogo di formazione, in
gpgdiaon
art.Z»"’
measod
jmllten'
L’Editore ¡
cui tutti/e hanno democratican),
uno spazio per esprimersi e sopraj
dove riconoscersi. CJn luogo doveiv»
tenga conto unicamente delle esio
del mercato, ma anche dai singo^'
mi che lo compongono e di come J
sti si strutturano insieme, del mcxjl
cui viene impartita la cultura e (ji * *
me viene recepita, del fatto ck?'
parte di un intreccio sociale d,!
normalmente sembra non voletj ?
parte. Numero chiuso, credito!,
mativo, tasse universitarie altiìj
me, impoverimento dei conten,
sono stati al centro di molti discj ■
si. Certo, sulle critiche tutti e tur
d’accordo (o quasi)...ma sulleiu
sibili soluzioni? Ad un certo pm ^
ho avuto la forte sensazione t|,
nessuno fosse in grado di cono ^
pire un pensiero veramente «po| ;
co», un pensiero che non espi
messe unicamente la propi
esperienza , in quanto singolo i
dividuo ma che fosse rivolto a
che agli altri ed alle altre, oppi >
a questioni più generali e non si ;
al proprio «particolare», per fi i
una citazione scolastica. Ea
cora: qual è l’agire politico del 1
F.G.E.l. su questo punto? Ness t
no ha fatto proposte concrete !
impegno politico sul problem
scuola. Su questo ci siamo un p
ingolfati. In ogni caso partirei
un’analisi della situazione in cui
troviamo adesso, iniziare dalla co
sapevolezza che è utile riflettere'
prendere coscienza delle probi »
matiche politiche e sociali è giài '
buon punto di partenza. Alma ir
così avrebbe detto Marx.
Lisa Sarao f
# ♦
# • # # # #
LA MIA VOCE «DALLA NEBBIA'
IL NOSTRO COMPITO, ORA, È DARSI DA FARE
iao, mi chiamo Prisca e venU § go dalla nebbia, e voi?» «Noi
siamo la FGEl, alcuni/e sono
qui da qualche giorno, altre/i arriveranno, veniamo un po’ dai Paesi della
Nebbia e un po’ dai Paesi del Sole».
«Oh si, qualcuno/a già la/lo conosco,
caspita quanti/e siete!
Ma come siete nate/i?»
«Questo te lo spiegheremo più avanti, ora unisciti a noi e vieni a ballare.»
Si comincia con danze etniche ebraiche e indiane, si canta insieme, l’atmosfera è calda di sorrisi sinceri e di visi
curiosi.
1 giorni si susseguono, apprendo come sia nata la Federazione, i gruppi di
discussione lavorano su Scuola e Formazione, Comunicazione, Bisogni, Desideri, Lavoro, ci sono delle plenarie in
cui delle relatrici e dei relatori analizzano temi quali la Globalizzazione e i
Conflitti. Le assemblee procedono ad
un ritmo serrato, mi guardo intorno e
mi viene da sorridere dei nostri volti assonnati che tentano di captare il filo del
discorso. Spesso le parole risultano
ostiche, cosi come le dinamiche del
gioco di simulazione sulla frattura tra
padroni e operai.
Mi chiedo se nell’attuale mondo del
lavoro temporaneo e della formazione
permanente lo sciopero abbia ancora
una validità politica. Sono trent’anni
che si occupano le scuole, l’unico effetto (non credo si possa considerare un
risultato) è la riforma Berlinguer.
E tempo di applicare e di inventarsi
nuove strategie di protesta e di azione
politica, noi protestanti possediamo un
patrimonio culturale vastissimo (dalla
filosofia e dalla teologia alla letteratura,
alle arti visive, alla psicanalisi) in grado
di offrirci spunti creativi. Penso che la
nostra coerenza vada ricercata soprattutto nelle scelte quotidiane, che determinano il nostro stile di vita e le relazioni interpersonali. Partire dal nostro
modo di pensare per giungere a comprendere quello altrui senza preconcetti, con una mentalità aperta e disponibile, è I unica arma contro
ogni forma di estremismo e di
integralismo politico e religioso. Relazionarci sullo stesso
piano con l’Altro è la prevenzione del conflitto armato, c’è
già chi lavora in questo senso,
è ora di dare voce alla politica
della costruzione.
«Se io dico che un uomo
malvagio per il suo comportamento deve morire, tu hai il
compito di avvertirlo perché
cambi vita e si salvi. Altrimenti
quest’uomo morirà per le sue
colpe, ma per me tu sarai responsabi
della sua morte» (Ezechiele 3, 18).
possiamo più restare con le mani inn*
no, dobbiamo metterci in gioco, rispo»
dere alla potenza della chiamata a set
gliere. Allora le nostre mani non ‘
ranno più dalla paura di parlare,
re, di compromettersi, ma suderani*
dalla fatica del lavoro. Ringrazio il
nato gruppo politico per l’organizzai!^
ne del campo studi e gli consiglio:
al saggio «Sulla libertà» di John
Mill, di avvicinarsi al pensiero deirai*®^
pologa belga Rat Patfoort, elaboratri^|
di nuove tecniche sulla prevenzione |
conflitto armato (più politica di cosiJj
Gn caldo arrivederci a tutte e a tutti, |
Prisca
GiaiefI
«La natura umana non è una macchi'.1
na da costruire secondo un modello ^
da far funzionare esattamente per cctfn' l |
pjere il lavoro prescrittole, ma un albero, |
che ha bisogno di crescere e sviluppo^’l I
in ogni direzione, secondo le tendenze-., j
delle forze interiori che lo rendono uo®' |
creatura vivente*. * |
J. Stuart Mlli.j
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[¡Editore si impegna a corrispondere il diritto di resa.
Fondato nel 1848
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AUGURI! CI RITROVEREMO CON UN NUOVO
giornale — Questo è l’ultimo numero de L’eco delle
valli valdesi per il 1999, ed'è anche l’ultimo numero con
l’attuale veste tipografica. Con il 2000 il nostro giornale (il
primo numero sarà distribuito il 7 gennaio) cainbierà in parte impostazione. Ci sarà una doppia testata (Riforma-L’eco
delle valli valdesi) e le pagine dedicate alle Valli saraniio
contenute all’interno del giornale e non più come foglio
staccato. Ci saranno anche nuove rubriche, sette colonne
per pagina invece delle attuali 6, più notizie, continuando
quel servizio avviato neH’ormai lontano 1848. Buon Natale
e sereno 2000 da tutta la redazione e dai collaboratori.
V r
) A 1 <1
Là.
VENERDÌ 24 DICEMBRE 1999
ANNO 135 - N. 50
LIRE 2.000 - EURO 1,03
Storditi, confusi da messaggi fatti di parole che solo
fino a pochi anni fa la stragrande maggioranza di noi
non sapeva nemmeno che esistessero (e infatti molti sono
neologismi o anglismi), spronati a riflettere su tutto a dimensioni sempre più grandi,
enormi, adottati passivamente
da computer sempre più facili
da usare e onnipotenti, cellulari colorati, sempre più multifunzionali, paraboliche televisive che con un semplice
zap ci portano in tutto il mondo, ci lasciamo alle spalle un
anno, un secolo, ma soprattutto salutiamo un millennio.
Tra chip e flop, tra millenium bug e web, nell’era della
globalizzazione più spinta,
mentre le più futuribili tra le
NATALE, FINE ANNO, SECOLO E MILLENNIO
DUEMILA
CARMELINA MAURIZIO
invenzioni dei fantascrittori di
inizio secolo sono diventate
realtà (anche se Marte e i
marziani sono per fortuna ancora una fantastica fantasia, e
sulla Luna non va più di inoda
andare a mettere bandierine),
vecchi, giovani e giovanissimi
rinnovano in questi giorni le
consuetudini e le tradizioni
festaiole per darsi sicurezza,
per non sfuggire a Babbo Natale, per ricordarsi, nel mondo
cristiano, che è nato un bambino salvatore. Sarà festa
dunque, e lo sarà per i lavoratori della Beloit, a cui non è
mancata la solidarietà, visibile nella grande manifestazione dei giorni scorsi per le vie
di Pinerolo; sarà festa e sarà
Natale nelle piccole e grandi
comunità delle nostre Valli,
dove i bambini recitano ancora la nascita di Gesù, dove ci
si riunisce ancora intorno ad
un grande albero, per cantare,
per stare insieme, anche se la
preoccupazione per la partecipazione e il coinvolgimento
è sempre alta; sarà festa e
sarà il Duemila per i tanti anziani, accuditi e curati, nelle
tante Case di riposo del nostro territorio (chissà quanti
di loro pensavano al 2000 come qualcosa di fantastico...);
sarà Natale e sarà un nuovo
millennio, probabilmente senza catastrofi e terrori da millenarismo per tutti noi; la tanto sbandierata «nuova era»,
se mai ci sarà, non è ancora
all’orizzonte: d’altra parte la
tanta tecnologia che invade ^
quotidianamente le nostre case non è servita se non altro a
rassicurarci, svelandoci l’ignoto a poco a poco?
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Regione Piemonte
Un rapporto
consapevole
con il bosco
Il bosco sarà probabilmente
nei prossimi anni al centro di
una serie di interessi e di iniziative che potrebbero rilanciarne il valore, anche economico. Si dovranno pertanto
attivare tutti quei meccanismi
affinché esso diventi da un lato un patrimonio ambientale
fruibile (al contrario di ciò
che accade oggi dove migliaia
di ettari sono oggi in Piemonte totalmente abbandonati e
periodicamente attraversati e
devastati dal fuoco) e nello
stesso tempo rappresenti una
risorsa economica per un settore (quello del legname da
opera e da riscaldamento) oggi appena sfruttato.
Il bosco, nel corso degli ultimi decenni, ha di molto ampliato la sua estensione, ricoprendo fasce fino al dopoguerra coltivate: si tratta per lo più
di ceduo di castagno o di misto a latifoglie, ma anche in
questo caso le cure colturali
sono assai limitate. Problemi
di accesso; ma anche basso livello tecnico della maggior
parte delle ditte che operano
nel settore, al contrario di
quanto avviene, ad esempio in
Trentino Alto Adige dove il
legno è da tempo una vera ricchezza. Intanto l’Ipla (Istituto
P^r le piante da legno) sta redigendo, in collaborazione
con la Forestale e le Comunità
montane, i piani territoriali forestali, veri e propri «piani regolatori» dei nostri boschi,
che dovranno individuare le
zone più critiche e proporre
priorità di intervento.
Nel futuro delle nostre valli
c è dunque un più diretto e attento intervento nel bosco visto come risorsa e come prevenzione dei dissesti «naturan»? Progetti già si stanno avviando 0 sono in corso, basti
pensare al riscaldamento a
cippato delle scuole di Torre
Pellice 0 all’immensa quantità
di legname attualmente importata dalla Annovati.
Lo sciopero generale effettuato il 17 dicembre nel Pinerolese
Solidarietà con i lavoratori Beloit
DAVIDE ROSSO
Uno sciopero generale per
richiamare l’attenzione
sulla crisi alla Beloit Italia di
Pinerolo, messa in vendita
dalla multinazionale americana proprietaria degli stabilimenti, e per lo sviluppo del
Pinerolese. Lo sciopero generale del Pinerolese, proclamato per venerdì 17 dai sindacati confederali, voleva essere
proprio questo: da una parte il
momento di maggior visibilità «nella lotta» dei lavoratori Beloit, e della solidarietà
degli altri lavoratori del territorio verso questi colleghi,
dall’altra richiamare l’attenzione sulla necessità di spingere verso iniziative concrete
<li sviluppo di un territorio
che si va sempre più impoverendo anche dal punto di vista
occupazionale (con più di
1.000 posti lavorativi persi
nel ’99 fra i metalmeccanici).
I lavoratori del Pinerolese
hanno aderito numerosi alla
manifestazione (7.000 persegue, stando alle fonti sindacali)
che si è svolta al mattino di
venerdì per le vie di Pinerolo.
Molte fabbriche delle Valli
hanno avuto un’adesione
molto alta da parte dei lavoratori e anche in realtà lavorative diverse la solidarietà è stata notevole.
C’è anche chi fra i lavoratori ha scelto, come i professori del Collegio valdese di
Torre Pellice, di versare lo
stipendio della giornata aderendo alla sottoscrizione aperta dai sindacati confederali
a favore dei lavoratori Beloit.
Numerosi sono stati anche
quelli che giovedì 16, nel pomeriggio, hanno partecipato
all’assemblea pubblica che si
è tenuta nella sala mensa della Beloit alla quale hanno
partecipato anche molti sindaci e rappresentanti istituzionali del Pinerolese. Nel
corso dell’incontro è stato
fatto ovviamente il punto sulla situazione alla Beloit Italia,
per la cui vendita le trattative
continuano anche se, dicono
Firn Fiom e Uilm, «una soluzione non sembra ancora alle
porte». Il nodo, è stato sottolineato da più parti, è ovviamente sganciare gli stabilimenti italiani dalla proprietà
americana in modo però che il
futuro acquirente (si continua
a parlare di un gruppo che farebbe capo a un imprenditore
di Domodossola ma anche di
altri possibili acquirenti italiani) possa lavorare con i brevetti e le quote di mercato
dell’attuale gestione. «L’importante - dicono i lavoratori
- è che l’azienda sopravviva e
che un piano industriale credibile venga proposto per poterlo poi concretizzare al ministero dell’Industria».
Ma al di là del problema
contingente della Beloit Italia
preoccupa i lavoratori e gli
amministratori pubblici del
Pinerolese la situazione occupazionale in generale. Molto
affidamento, soprattutto da
parte del sindaco di Pinerolo,
Alberto Barbero, ma anche
da parte di Cgil Cisl e Uil, si
fa sul Patto territoriale e sulla
costituenda agenzia di sviluppo territoriale «che va pensata - dice Bertalmio della Cgil
- da cittadini pinerolesi e non
come cittadini di singoli Comuni o associazioni». In un
progetto globale che tenga
conto di uno sviluppo complessivo del territorio e non
solo di alcune sue parti. Da
una parte quindi il Pinerolese
Un momento della manifestazione
si trova di fronte alla situazione di crisi di alcune sue
fabbriche storiche, di cui la
Beloit è forse solo il caso più
rappresentativo, e dall’altra
alla necessità di procedere
fattivamente a strategie e politiche di sviluppo che rilancino l’economia e la situazione lavorativa.
Di questo sono consapevoli
i sindacati e le istituzioni ma
anche le chiese che si stanno
attivando con azioni di solidarietà ai lavoratori, che manifestano attraverso documenti scritti come quelli della diocesi cattolica o quello
Nella fase di ricostruzione dopo il
Glorioso Rimpatrio la situazione
economica delle Valli era certo difficile.
I valdesi sono preoccupati per la loro organizzazione e cercano di trovare il modo di dare ai loro pastori e ai maestri di
scuola un trattamento economico che
permetta loro di vivere, possibilrnente m
maniera dignitosa. Per questo già il pri^mo Sinodo del 1692 incanca vm pastori
di scrivere al Concistoro di Zurigo, in
Olanda, al vescovo di Londra, al vescovo
di San Asaph, al vescovo di Salisbun, ai
cantoni protestanti della f ‘“f "'
ione di Sciaffusa. Un accenno del tutto
particolare, nella prospettiva della formarne di una classe pastorale che possa
servire le Valli negli anni futuri, viene
istituita una scuola di latinità a Torre fin
dal 1692 (secondo Sinodo del mese di
settembre). Per questo è incaricato il signor Jean Barbe, il quale presenta delle
ottime credenziali dell’inviato di sua
maestà britannica, Poley, e del pastore e
IL FILO DEI GIORNI
FORMAZIONE
BRUNO BELLION
professore Léger di Ginevra. Più tardi,
essendo stato confermato l’impegno della corona inglese per lo stipendio dei pastori, il Sinodo del 1694 delibererà di
scrivere alla «grande regina d’Inghilterra
per ringraziarla molto umilmente della
prosecuzione dei suoi benefici molto regali in favore dei pastori e dei maestri di
scuola delle Valli e per supplicarla molto
umilmente di voler aggiungere il mantenimento anche del pastore e del maestro
di scuola di Pomaretto».
Lo stesso Sinodo del 1694 stabilisce
anche, ratificando una delibera della Tavola, che le chiese di «San Giovanni, di
Angrogna, della Torre, di Villar, di Bobbio Pellice e di Villasecca verseranno annualmente per lo stipendio del maestro di
scuola generale, cioè di quella scuola in
cui si insegna la latinità e quindi si preparano i piccoli alunni valdesi a proseguire
gli studi in vista del pastorato, la somma
di lire 28 ciascuna. La chiesa di Rorà 18,
Pramollo e San Germano, Pomaretto e
Massello altrettanto. Roccapiatta e Prali
21, per un totale di 300 lire».
Al di là dello sforzo, che non dovette
essere facile, di distribuire equamente la
somma necessaria e certo per le singole
chiese di metterla insieme, risulta estremamente interessante per il confronto
con l’oggi, la forza economica delle varie
chiese. Se Massello, Rorà e Pomaretto
erano invitate a versare la stessa cifra,
questo vuol dire che il prodotto della loro
economia è sostanzialmente lo stesso,
mentre Roccapiatta (con Prarostino) e
Prali stanno meglio. E questo in un’epoca
in cui a Prali non c’era ancora turismo.
della Chiesa valdese di Pinerolo o con la partecipazione
ai momenti di incontro e di
dibattito dei lavoratori o ancora con la sottoscrizione alla
raccolta di fondi per i lavoratori Beloit. Iniziativa un po’
differente quella presa invece
recentemente dalla Chiesa
valdese di Pinerolo che ha inviato alla Tavola valdese, alla
Csd, al Collegio valdese di
Torre Pellice e alla Ced un
documento di riflessione propositiva dove si chiede se
nell’attuale situazione pinerolese non sia il caso che la
Chiesa valdese non «rifletta
sulla possibilità di creare,
eventualmente d’intesa con
altri ed esplorando le possibilità offerte dai fondi comunitari sulla formazione, una
scuola o un laboratorio di
formazione dedicati alle nuove e più avanzate tecnologie,
coprendo alcuni dei molti
spazi che la scuola pubblica
lascia scoperti. È diaconia
anche questa, prosegue la lettera, ma potrebbe essere anche qualcosa di più: in termini logistici perché l’esperienza dimostra come spesso l’allontanarsi dalle Valli per esigenze di lavoro porti sovente
anche all’allontanarsi dalla
chiesa. In termini anche evangelistici perché, nel bilancio complessivo della nostra
diacònia, rappresenterebbe
una rivalutazione dell’attenzione verso i giovani che restano pur sempre il futuro e
la speranza della chiesa».
10
PAG. Il
NATALE, FESTA NELLE CHIESE - L’arrivo del Natale è
salutato, m tutte le chiese, con momenti di gioia e festa- reçue, canti, poesie proposte dai bambini delle scuole domenicali sono la costante di tutte le comunità. In molti casi i
bambini e i ragazzi partecipano anche al culto con un «loro» momento; ovunque le feste coinvolgono tutte le fami^ ,, autentica del Natale nelle nostre chie
se. (Nella foto, sabato 18 dicertibre a Torre Pellice).
MI MANDA RAITRE E ARRIVANO I BIGLIETTI —
® protestato in ogni modo
perche a Torre Pellice non era possibile acquistare i biglietti del treno e i viaggiatori venivano obbligati a pagare un
soyraprezzo. Della assurda vicenda è stata informata la popone trasmissione condotta da Piero Marrazzo «Mi manda Paure» che nella puntata di mercoledì 15 dicembre ha
dato voce alla protesta dei cittadini della vai Pellice. Risultato: da giovedì il personale a bordo dei treni ha avuto ordine di non più far pagare la multa a chi sale da Torre Pellice
^ venerdì 17 un bar di Torre Pellice, il
«Cale d la Tour» di via Roma 8, ha in vendita i preziosi bigJietti. Gli incaricati delle Fs proprio venerdì sono arrivati
a 1 ome e hanno preso i necessari contatti con la titolare del
bar che a sua volta, dimostrando anche un certo senso civico, ha accettato quello che altri avevano rifiutato: prendere
1 biglietti pur dovendoli pagare in anticipo. Il problema si è
nsolto in 36 ore: ma si è dovuto ricorrere a Raitre..
ANCHE LA MORE VA IN I^I — Brutta la situazione dei
dipendenti della Morè, prestigiosa azienda dolciaria di Torre Pellice; da rnesi i lavoratori non ricevono lo stipendio e
propno nel periodo natalizio hanno ricevuto la comunicazione della sospensione del lavoro. Si riprenderà a gennaio.
Ma e chiaro che per la quindicina di lavoratori le prospettive non sono per nulla allettanti. Della vicenda si è occupata
domenica sera anche la trasmissione «Fenomeni» condotta
da Piero Chiainbretti su Raidue con un paio di collegamenti
in diretta dal piazzale antistante la fabbrica.
RADIO BECKWITH: I BIGLIETTI VINCENTI — Dome
luca sera a Lusema, nel corso di un concerto di musiche natahzie «dal Medioevo ad oggi» sono stati estratti i biglietti
vincenti della sottoscrizione a premi di Radio Beckwith I biglietti estratti: 144, 1629, 361, 735, 32, 75, 104, 760, 1596
1643, 1170, 744, 860, 557, 1950, 1703, 1572, 904, 83 1509’
450, 431, 850, 708, 1540, 67, 215, 702, 907, 797 118 99*
1527 1558, 137, 787, 936, 1207, 693, 1088, 551,’ 12,’410’
33 319, 1023, 423, 773, 807, 603, 1176, 117, 894, 1305’
851, 547, 1528, 506, 746, 895, 1178, 242, 316, 716, 625.
UNITRÈ — Giovedì 2 dicembre il maestro
Massimo Bianchi, diplomato in pianoforte e compositore di
musica da camera e per il teatro, è stato il protagonista per
1 Unitrè di Torre Pellice di un concerto ad alto livello artistico. Di Bach ha eseguito la «Toccata in Re maggiore, Bwv
912», una composizione il cui scopo è il virtuosismo e la
scrittura brillante in un’unica fusione che prelude il Romanticismo e il Soggettivismo. Di Beethoven, affine alla «Toccata», la stupenda «Patetica» sonata In do minore, opera 13
in due tempi celeberrimi. Nella seconda parte, di Arnold
Schoenberg «Sochs Kleine Klavierstucke, op. 19», composizione atonale e di R. Schumann «Studi sinfonici» op. 13.
PALAGHIACCIO: APERTURE NATALIZIE — Nel perio
do natalizio il palaghiaccio di Torre Pellice avrà un periodo
di apertura più ampio. Dal 23 dicembre al 6 gennaio la patinoire sarà aperta con orario 14,30-16,30 e 21,15-23 15 nei
feriali; ore 15-18 e 21-23,30 al sabato; ore ÌO-12 e
14,30-23,30 festivi. Chiuso il lunedì e al 24 e 31 dicembre.
Aàldesi
Perosa: Comunità montana valli Chisone e Cermanasca
Subito polemiche in Consiglio
LILIANA VIOLIEtMO
I conti erano stati fatti in
precedenza e nella seduta
del nuovo Consiglio della
Comunità montana Chisone e
Germanasca, lunedì 13 dicembre, il candidato alla presidenza Roberto Prinzio ha
potuto presentare un documento programmatico corredato di 27 firme di adesione,
quantità sufficiente per ottenere la maggioranza sui 48
consiglieri eletti nei 16 Comuni delle valli.
Dopo la convalida degli
eletti (45 sì e 1 no, su 46 presenti), la lettura del ponderoso
documento ha occupato un bel
po’ di tempo, terminando con
una proposta di giunta esecutiva comprendente presidente,
vicepresidente e cinque assessori. A questo punto, i portavoce dei vari gruppi consiliari
hanno preso la parola per
esprimere accordo 0 dissenso.
Nettamente contrario il gruppo «Lavoro e progresso», che
ha espresso per bocca di Sergio Pera, sindaco di Pinasca,
un giudizio negativo sul progranuna che a suo dire non teneva in minimo conto il piano
di sviluppo della Comunità
montana di recente approvato.
Ancora più drastici gli «Indipendenti di sinistra», i quali
hanno rilevato nuitìerose carenze, in modo partìcolare nei
riguardi dell’urbanistica e della salvaguardia dell’ambiente.
Il portavoce del gruppo
«Progresso per le Valli», Roberto Barale, ha invece dichiarato di sostenere la proposta di giunta, per dare finalmente un avvio al funzionamento della Comunità, come pure Franco Grill, sindaco
di Frali, portando l’adesione
del suo gruppo «Impegno per
le Valli». Terminate le dichiarazioni pro e contro, si è
votato per alzata di mano la
lista allegata a programma,
che è stata approvata con 34
voti a favore, 2 astenuti e 10
contrari. La giunta è risultata
così composta: Roberto Prinzio, presidente (funzioni istituzionali, personale, organizzazione, agricoltura, sport,
protezione civile); Marco
Bourlot, vicepresidente (turismo, progetti speciali); Laura
Balzani (cultura, istruzione,
politiche giovanili, informazione, comunicazione); Riccardo Léger (funzioni associate, enti locali, bilancio, patrimonio); Alberto Ponsat
(socio-assistenziale, sanità);
Renato Ribet (lavoro, industria, commercio, artigianato,
formazione); Daniele Sola
(pianificazione territoriale.
urbanistica, lavori pubblici).
Due soU assessóri, Bourlot
e Ribet, sono traghettati d^la
passata amministrazione, Léger è stato consigliere, gli altri
sono di nuova nomina. Il presidente ha però espresso l’intenzione di distaccare una
parte delle sue competenze
delegando due consiglieri.
Dopo l’approvazione di alcune variazioni al bilancio ’99,
le polemiche sono riprese con
vigore sull’ultimo punto all’
ordine del giorno, che proponeva la composizione di una
commissione consiliare per
dare indicazioni sulla revisione dello statuto della Comunità. I gruppi di minoranza,
che dovevano designare i propri rappresentanti, hanno protestato vivamente per questa
proposta ritenuta troppo precipitosa e hanno chiesto di rimandare ogni decisione alla
prossima seduta. Alla fine.,
dopo una sospensione della
seduta che non ha spostato di
un millimetro le opinioni contrarie, è stata approvata con i
soli voti della maggioranza la
composizione di una commissione di sette persone, quattro
per la maggioranza e tre per la
minoranza, che dovrà necessariamente essere approvata a
gennaio, nella prossima riunione del Consiglio.
Campo a Aga,,
Quale ideaj[
democrazia!
Coi
A
«Democrazia ideale
crazia reale, democra’,?'
tuale: tre generazioni^
fronto». E questo il
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Il campo si propone di'
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partendo dalla parola do.,
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concentrandosi in partieoi,
sul ruolo del linguaggio,!
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culturale», i partecipanti sii
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di in cui si parla dell’altro,1
come parlano i media del
diverse culture, delle mii
ranze degli immigrati mai
che di come si parla di gei
razioni o di fedi diverse
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nelle relazioni sociali.
A colloquio con il dottor Remo Angelino, del servizio tossicodipendenze dell'AsI
Continua l'allarme Ecstasy nel Pinerolese
FEDERICA TOURN
ESpOSizioNE E UboRAIORÌO;
Vìa S. SECONdo, 58 - « 0121/201712 fAX 0121/505042
E-maìI: qRivA@qRivA.lì knï>://www.qRivA.ÎT
ABBADIA ALPINA - PINEROLO (To)
(di IRONTE AÍÍA CASEfiMA A,lpÌNÌ «BERARdì»)
Vetrina novità - vicolo CiRAud/poRTfci ^ CkÌAp|Kiio
Ecstasy, questa sconosciuta. Forse si potrebbe cominciare così a parlare della
pasticca balzata all’improvviso all’onore della cronaca:
una molecola, la Mdma, del
gruppo delle fenetilamine, affine alle anfetamine, con proprietà allucinogene e stimolanti. Ma non è che la sua descrizione chimica ci dica ancora molto. Sembra una droga leggera (in America, fino
al 1985 era usata come coadiuvante nelle terapie di coppia), con il suo aspetto innocuo di pastigliuzza disegnata
e colorata e invece, soprattutto se assunta con altre sostanze, può avere effetti da droga
pesante. Quali, a lungo termine? Non è sicuro, e soprattutto non è determinabile una
volta per tutte perché l’ecstasy cambia sempre, è una designer drug, una droga facilissima da fare (pare che esistano anche siti Internet che insegnano come farsela da sé),
un qualsiasi chimico è in grado di riprodurla e di inventare
nuove varianti, che vengono
poi smerciate: «La sperimentazione avviene quindi direttamente sulla popolazione, e
si può immaginare la pericolosità di un simile procedimento», conferma il dott. Remo Angelino, responsabile
del Sert (Servizio tossicodipendenze) dell’Asl 10.
Quanti ne fanno uso? Anche questo è difficilissimo da
determinare. Di fatto, almeno
in Piemonte, dalle strutture
sanitarie non sono stati ancora raccolti dati attendibili. Chi
si «cala», per lo più il sabato
sera nelle discoteche e nei rave, non si ritiene un tossicodipendente e quindi non pensa
neanche di rivolgersi ai Sert.
A Pinerolo finora sono stati
segnalati 3 casi di «alterazione della coscienza» in seguito
ad assunzione di droghe di
questo tipo. «È la punta dell’iceberg - spiega il dott. Angelino - i Sert e le associazioni che si occupano di tossicodipendenza parlavano di allarme ecstasy da almeno tre
anni, senza riuscire ad avere
una risposta dalle istituzioni».
Che sia un fenomeno diffuso, è forse l’unica cosa su cui
non si hanno dubbi. Secondo
un questionario anonimo sottoposto ai ragazzi della provincia di Torino alla visita di
leva, il 4,8% dichiara spontaneamente di aver preso cesta
TORRE PELLICE
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fabbricato a 3 piani circa 550 mq
terreno pianeggiante di 2000 mq
alberi secolari e torre belvedere di 20 m
sy almeno una volta; l’esperienza dei volontari del Gruppo Abele o della Lila confermano la grande popolarità
dell’ecstasy, grazie anche al
suo basso costo (dalle 20 alle
50.000 lire), nei luoghi di aggregazione giovanile. Si trova
in città come in provincia, anche perché le grandi discoteche e i capannoni inutilizzati
scelti per i rave sono spesso
fuori dai centri urbani. Anche
se non è da escludere che
cambino i canali e i luoghi di
smercio utilizzati finora, ipotizza il dott. Angelino, se continuerà il controllo attuale della polizia nei locali notturni.
A Pinerolo, il progetto
«Tarn tam», condotto in tandem dal Sert e dal Consultorio adolescenti dell’Asl 10,
cerca di fare prevenzione andando incontro ai ragazzi in
un modo il più possibile
informale. In un’aula dell’Istituto tecnico Porro di viale
Kennedy 30, il mercoledì dalle 12 alle 14 un operatore
Sert e uno del consultorio sono a disposizione degli studenti per qualsiasi informazione; inoltre in tutti gli istituti della città sono state messe delle cassette della posta,
in cui i ragazzi possono la
sciare le loro domande e,
gere la settimana successi
le risposte di «Tam tam
«Abbiamo anche chiesto
finanziamento alla Regioi
per poter comperare un ca
per e offrire assistenza e
scolto fuori dalle discoteci
il sabato sera, come già su
cede nelle grandi città», a|
giunge il dott. Angelino.
A Torre Pellice quest’
l’attenzione è rivolta agli ins
gnanti della scuola delfobbl
go e delle materne: con loro
Sert ha formato un gruppo i
riflessione e discussioties
come prevenire le dipendei®
nei bambini. Per le seconil
classi delle scuole superioi
sono previsti invece tre incot
tri di prevenzione e infor®
zione su droghe e alcol, in ®
i ragazzi si confronterai!*
sulla gestione del loro temi*
libero. Allarme ecstasy a p*
te, se si allarga lo sguardo*
realtà complessiva della tosi
codipendenza nel Pinerolo*
ci si accorge che il probloj*
maggiore è ancora costituì®
dal consumo di eroina, ano*
per i forti costi sociali®
comporta (in tutto il Pieffl“”;
sono stati 12.796 i casi
dai Sert nel 1998 e in
lare 285 dall’Asl 10).
croci ugonotte in oro e argento
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via trieste 24, tei. 0121/397550 Pinerolo (To)
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venerdì 24 DICEMBRE 1999
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nto
Con un voto all’unanimità
il Consiglio della Comunità montana Pinerolese pedemontano di mercoledì 15 dicembre, ha eletto, ultima fra le
Comunità montane delle valli,
la giunta che la guiderà nei
prossimi anni. Superate anche
le ultime difficoltà avanzate
ancora in queste ultime settimane da alcuni Comuni come
San Secondo, la soluzione che
è stata trovata sembra aver accontentato tutti sia intorno al
programma (sul quale peraltro
l’accordo si era trovato abbastanza in fretta) sia sui nomi
dei consiglieri che sarebbero
entrati in giunta.
Quella che guiderà la Comunità sarà così una giunta
unitaria che fin da principio
vedrà coinvolti tutti e sette i
Comuni interessati. Presidente, come nelle previsioni, è
stato hominato Paolo Foietta,
consigliere di Cumiana, che
sarà affiancato da quattro assessori, Massimo Grandi (vicepresidente con delega al
personale, sport e scuola di
cavalleria), Dario Buggia
(viabilità e lavori pubblici),
Silvano Francia (servizi sociali, e anziani) Claudio Rivoira (agricoltura e tutela ambientale), e da due consiglieri
delegati: Luca Pignatelli (bilancio e patto territoriale) e
Luca Veltri (Cultura, pubblica
istruzione e lavori pubblici),
che appena sarà approvato il
nuovo Statuto della Comunità, ora allo studio, diverranno assessori a tutti gli effetti.
«Al primo punto del programma della giunta - ha detto
Foietta nel suo intervento nel
corso del Consiglio di merco
GUIDO CASTIGLIA
ro
(«
Sembrava di un altro pianeta, eppure era nato da
quelle parti, in un quartiere
che, a guardarlo bene, ancora
oggi porta il marchio indelebile del quartiere fuori porta.
La sua infanzia l’aveva vissuta lì, tra la piazza del mercato
e i circoli operai nelle case
del popolo, tra il chiosco del
frappé alla fragola e la scuola
elementare dai finestroni risorgimentali.
Alcune immagini erano rimaste stampate nella sua men•f' listone pelato del nonno,
jl vestitino stile brodo star della mamma e il babbo sdraiato
sul letto con la nuova radio a
transistor nascosta sotto il pigiama e lui che non capiva come la pancia potesse suonare.
01, un giorno, il nulla: come
tl personaggio di un famoso
lilm di Maurizio Nichetti, si
era addormentato dolcemente
sulla poltrona letto di plastica
verde mentre al telegiornale in
(anco e nero Papa Giovanni
■eeva «...quando tornate a caa date una carezza ai vostri
bambini...».
^ sopire per quale motifi i’ P^r colpa dei troppi
m di Maciste al cinema
pollo 0 forse per colpa di
ago Zurli il fatto è che non
più per molto temQuarant’anni di pisolino,
nel ^ P®^3rona al letto del risa f ■ P°‘ stessa codaìi>^ tinello all’ospedale e
di n a un istituto poi
^ avevano
tr„_^^°.,”'onte di anormale
ininf^ * dormisse
orrottamente da anni.
ledi - c’è l’impegno per far in
modo che la Regione riammetta Pinerolo fra le file della
Comunità montana. A questo
scopo c’è l’intenzione di preparare un documento congiunto sottoscritto dai sette Comuni componenti la Comunità e
Pinerolo da inviare al più presto agli uffici competenti».
Tra le novità del programma
presentato dalla nuova giunta
alcune vanno sicuramente nella direzione di una maggior
partecipazione del Consiglio
alla vita della Comunità, come
l’istituzione di commissioni
consiliari tematiche e la volontà di coinvolgere il più alto
numero possibile di consiglieri nell’amministrazione della
Comunità, altre mirano a un
maggior confronto fra la giunta e i singoli Comuni come la
costituzione del Consiglio dei
sindaci.
Il programma si pone in
continuità con quello della
precedente amministrazione.
Il tentativo, per ora riuscito, è
quindi quello di avere un
coinvolgimento davvero di
tutti nell’amministrazione della Comunità partendo dal ragionamento che, come ha detto il sindaco di Frossasco, Elvio Rossi, «la giunta deve caratterizzarsi per il raggiungimento degli obbiettivi e non
per il colore politico». Resta
da risolvere il nodo di Pinerolo senza il cui apporto la Comunità si trova mutilata di una
parte importante del suo territorio oltre che del suo Comune più rappresentativo e nella
situazione in qualche modo
assurda di avere in progetto la
costruzione della nuova sede
di Comunità in una località
esterna, Pinerolo appunto.
Eco Delle Vai.i.!
Un monumento da collocare a Angrogna
Ai valdesi medievali
I
PAG. Ili
STELIO ARMAND-HUGON
Potrebbe essere collocata a Angrogna
la riproduzione del monumento ai valdesi che
sorge a Steyr, in Alta
Austria, vicino a Linz e
a Mauthausen. Il progetto è stato illustrato a
Angrogna dal pastore
Giuseppe Platone, che
ha avuto modo di os- »
servare a più riprese
l’originale, eseguito a ■
memoria dei 100 vai- ^
desi (l’Austria è una =
delle «patrie» valdesi)
che in un solo anno sono stati messi al rogo
nel 1397 per opera dell’Inquisizione guidata
dal frate celestino Pieter Zwicher. «Si tratta di un’opera
d’arte di alto significato - afferma Platone la plasticità
dell’opera sottolinea mirabilmente un insieme di alta
drammaticità che si fonde in
una carica di speranza». Il monumento è composto di una
serie di figure umane sofferenti, ammucchiate in un catasta
di corpi da cui sprigiona la
fiamma della morte: a fianco
un figura femminile alza le
braccia al cielo, curvandole
verso il rogo e compiendo un
arco ideale che «unisce il fuoco della sofferenza all’amore e
alla speranza», come ha sottolineato il pastore Alberto Taccia. Fra i sostenitori del rifacimento del monumento alcune
voci (compresa la Tavola) si
levano a favore di altre località: Pinerolo (avamposto contro i valdesi), Milano («Poveri
lombardi»), Calabria (Pasque
piemontesi), Trento (Controriforma): ma a Angrogna, è
stato più volte sottolineato, un
monumento del genere sarebbe valorizzato mentre in qualsiasi città si disperderebbe.
«Qui sarebbe l’inizio del cammino della memoria: scuola
dei barba, Ghieisa d’ia tana,
Chanforan, un angolo di valdismo medioevale: un di più a
quanto già c’è e che le scolaresche, e non solo, vengono a
visitare», prosegue Platone.
Ma i valdesi hanno bisogno di
monumenti? E una domanda
che serpeggia insidiosa, anche
se c’è un abisso tra un’opera
d’arte testimone del passato e
un idolo. D’altra parte viviamo oggi in un mondo di immagini e ciò che non è immagine non si vede, né si vende.
«Questo monumento - ha detto uno degli intervenuti - non
mi fa pensare ai valdesi ma al
Kosovo». Forse, se il monumento di Steyr può indurre alla riflessione su tutti i massacri, di ieri e di oggi, avrebbe
un’ulteriore ragione d’essere.
Nelle
Chiese Valdesi
SCOUT — Venerdì 7 gennaio, alle 16, incontro alla Casa
unionista di Torre Pellice, per il week-end alla Rocciaglia, fb
torno domenica 9 alle 16,30.
ANGROGNA — Venerdì 31 dicembre, alle 20,45, nel tempio del Serre, culto di fine anno con cena del Signore. Domenica 9 gennaio, culto in francese. Martedì 11 gennaio,
alle 20,30, riunione quartierale a Buonanotte.
BOBBIO PELLICE — Domenica 2 gennaio, alle 10,30, nella sala, culto di inizio nuovo anno, con Santa Cena. Martedì
4 gennaio, alle 20,30, riunione quartierale al Centro, martedì 11, alle 20, alla borgata Cairus.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Venerdì 31, alle 21, culto
al tempio. Domenica 2 gennaio, alle 9, culto agli Airali, alle
10, nel tempio, culto in francese, alle 11 a Bricherasio.
PERRERO-MANIGLIA — Martedì 11 gennaio, alle 20,30,
riunione quartierale all'Eirassa. Martedì 11 gennaio, alle 14,
incontro dell'Unione femminile.
PINEROLO — Venerdì 31 dicembre, alle 18,30, culto di fine anno, chi vuole fermarsi per aspettare l'anno nuovo può
prenotarsi presso Fiorella Griot (tei. 0121-77672), con un
contributo di lire 5.000, e portando qualcosa da mangiare
e/o bere da mettere in comune. Domenica 2 gennaio, alle
10, culto. Sabato 8 gennaio e domenica 9, ripresa della
scuola domenicale e del precatechismo. Giovedì 13, alle 15,
ripresa degli incontri dell'Unione femminile.
POMARETTO — Venerdì 31, alle 20,30, culto di fine anno
nel tempio, con celebrazione della Santa Cena, seguirà un
incontro fraterno all'eicolo grando. Domenica 2 gennaio,
alle 10, culto a Pomaretto. Riunioni quartierali: mercoledì
29 dicembre, alle 20,30, a Perosa, lunedì 3 gennaio, alle 20,
a Masselli, mercoledì 5, alle 20, alla borgata Pons.
PRAMOLLO — Domenica 2 , alle 10, culto di inizio anno.
PRAROSTINO — Venerdì 31 dicembre, alle 20, presso la
sala del teatro, aspettiamo insieme il 2000, con cena comunitaria. Domenica 2 gennaio, alle 10, culto di Capodanno, al
tempio di San Bartolomeo, con Santa Cena.
SAN GERMANO — Venerdì 31 dicembre culto alle 20,30.
TORRE PELLICE — Venerdì 31, alle 18, nel tempio del
Centro, culto con Santa Cena. Riunioni quartierali: martedì
4 gennaio, all'Inverso, martedì 11, ai Simound, venerdì 7,
alla Ravadera. La nuova serie di incontri di studio biblico riprenderà lunedì 10 gennaio sul tema della giustificazione
per fede. Martedì 4 gennaio, alle 15, riunione mensile della
Cevaa, presso la casa unionista, al primo piano. La scuola
domenicale riprenderà i suoi incontri sabato 8 gennaio.
VILLAR PELLICE — Venerdì 31, alle 20, culto di fine anno con Santa Cena. Domenica 2 gennaio, alle 10,30, culto.
VILLAR PEROSA — Venerdì 31 dicembre, alle 20,30, al
convitto, culto di fine anno.
VILLASECCA — Venerdì 31, alle 20, culto di fine anno ai
Chiotti, seguito da Agape fraterna. Domenica 2 gennaio, alle 10, culto di inizio anno con cena del Signore. Riunioni
quartierali: martedì 11 gennaio, alle 20, a Morasso, mercoledì 12, alle 20, a Trussan, giovedì 13, alle 20, a Pian Faetto.
UN RACCONTO DI NATALE PER I NOSTRI LETTORI
DOV'È ERCOLINO SEMPRE IN PIEDI?
Il suo corpo era cresciuto
normalmente a dispetto di tutte le leggi naturali, avulso dalle prove e dalle esperienze
dell’adolescenza e da quelle
del contatto con l’altra metà
del cielo, ma la sua sensibilità
si era sviluppata in dimensioni
aensoriali non comuni: sentiva
i pensieri delle persone, vedeva disegnate neH’aria le onde
magnetiche e chissà cos’altro.
Si svegliò all’improvviso
nel dicembre del 1999, il padre e la madre ormai canuti
rimasero di sasso quella mattina, alla mamma cadde il
clown di porcellana della zia
Elisabetta e i frantumi sparsi
a terra causarono un risolino
di soddisfazione misto a un
irregolare respiro di sollievo
al padre che non sopportava
quel coso dal giorno delle
nozze. La mamma non sapeva se essere felice o spaventata, così scelse un ennesimo
attacco ischemico subito
bloccato dalla reazione del
padre che preso da un eccesso
di euforia misto isteria cominciò a ballare il Meleito
per quattro ore e venti minuti
prima di stramazzare esausto
al suolo riducendo in polvere
gli ultimi frammenti del
clown frantumato.
Quando lui aprì gli occhi
vide per prima cosa una quantità di calendari dalle mille
copertine spalmati sulle pareti
della stanza; donne nude, gatti, frati, castelli, piante, uccelli, cani, paesaggi agresti,
montani e marini, automobili,
aerei, bambini ma tutti avevano una cosa in comune, quattro numeri da far paura: due,
zero, zero, zero. Si era risve
gliato alle soglie del Duemila.
Si ricordò che poco prima di
addormentarsi aveva pensato
a Babbo Natale che sarebbe
giunto di lì a poco a portargli,
probabilmente, un regalo che
lui aveva chiesto in una letterina e le prime parole che disse furono: «Babbo Natale mi
ha portato Ercolino sempre
in piedi?». I due genitori si
guardarono senza sapere cosa
pensare, anzi il loro cervello
si era svuotato all’improvviso
e mentre i loro sguardi smarriti si incrociavano, nel loro
cranio echeggiava una sola
frase, come se sorgesse dalla
profondità dei tempi: «Si è
svegliato scemo del tutto».
Il padre cercò di recuperare
le capacità intellettive e la
prima idea che gli venne in
mente fu quella di riaddormentarlo con un pugno ben
assestato sulla nuca ma la
madre assalita dai rimorsi
dell’affetto materno lo fermò
e consigliò neH’orecchio del
marito di usare una buona dose di sonnifero misto a un antidepressivo, una sorta di
cocktail che lo avrebbe riaddormentato per i prossimi
quarant’anni, si diedero a preparare la pozione quando uno
strano rumore, fastidioso,
acuto, modulato in una specie
di melodia sgraziata giunse
dalla giacca appesa del padre;
era il cellulare.
I due si distrassero per un
attimo e all’improvviso lui si
alzò e nessuno capì come fu
possibile, i suoi muscoli non
si erano affatto atrofizzati, la
sua percezione aveva captato
le intenzioni di quei due signori che a stento riconosceva come i suoi genitori che,
come animali impazziti, parlavano dentro quell’oggetto
camminando forsennatamente
per la casa, o meglio il padre
parlava e la madre correva
dietro il padre cercando di
parlare contemporaneamente
per specificare alcuni dettagli
sul risveglio del figlio.
Inconsapevolmente i due
s’infilarono nel bagno e pronta fu la sua reazione nel chiuderli dentro ma i due erano
più concentrati sul cellulare
che su ciò che gli stava accadendo. Uscì. «Dov’è Bgbbo
Natale? - si chiedeva -, questa volta lo devo vedere! Dove avrà lasciato il mio Ercolino sempre in piedi?».
Ma le strade erano ricolme
di persone grandi con le facce serie, tirate, alcuni si sorri~devàno pigolando complimenti e auguri che alle sue
orecchie sofisticate suonavano false come le voci del gatto e della volpe di Pinocchio,
tutti correvano senza sapere
perché avevano fretta e i loro
pensieri non erano pensieri
erano grovigli di parole senza
senso, di improperi misti a
frasi di canzoncine pubblicitarie che lui, durante il suo
sonno captava nell’aere, fasce violente di onde cellulari
irrompevano tra i grumi di
pensiero frantumandoli in
cocci di memorie.
Troppa luce... troppa luce
nelle vetrine, vedeva esposte
cose senza senso, vedeva denari passare di mano in mano
e lui si domandava: «Ma
Babbo Natale dov’è?» e pensava: «Non può certamente
essere tra queste persone
strane!». Poi la sua attenzione fu attirata da voci lontane
di bambini che rinchiusi den
tro quegli alti palazzi che lo
soffocavano scrivevano le ordinazioni per Natale.
«Ma Babbo Natale non è
un supermercato!» pensava e
i bambini non avevano pensieri ma spot pensieri e tra
uno spot pensiero e un altro
c’era una sigla, una canzoncina, una battuta di certi Aldogiovanniegiacomo. Si appoggiò alla vetrina di una tabaccheria con la fila davanti per
il superenalotto, stanco di
quel frastuono. Passò un po’
di tempo poi decise di chiederlo al primo che passava.
«Scusi, ha visto per caso il
mio Ercolino sempre in piedi?». Il passante lo guardò infastidito. «Babbo Natale me
10 aveva promesso per questo
Natale, ma forse...». «Ma va’
via balurd drugà, che sun
minga cuiun mi!», e poi con
un italiano stentato aggiunse:
«Vecchio rimbambito ubriacun, va a lavurà!».
Come poteva essere vecchio e rimbambito lui, che
aveva appena dieci anni? Si
guardò riflesso nella vetrina e
11 suo stupore lo fece quasi
mancare. Corse per le strade
addobbate. Festoni a intermittenza e «Buon 2000» lo assalivano da ogni parte. Vide in
lontananza un pino natalizio,
più spoglio degli altri e si accovacciò accanto al tronco.
Chiuse gli occhi e pensò che
lui nel Duemila non voleva
arrivarci, o forse sì, ma vivendo nei suoi sogni adagiato
sulla vecchia poltrona di plastica verde sulla quale si sarebbe risvegliato solamente in
compagnia del suo Ercolino
sempre in piedi.
12
PAG. IV
VAI.I.T B.LDESI
VENERDÌ 24 DICEMBRE 199g
Tre concerti per il periodo natalizio
La grande musica
sulle nevi di Sestriere
Tre concerti avranno luogo
a Sestriere nel periodo natalizio su iniziativa del Comune
di Sestriere, in collaborazione
con l’associazione musicale
Divertimento. L’ingresso a
tutti i concerti è gratuito.
Lunedì 27 dicembre, nel salone lat di via Lauset 1, alle
ore 17,30, Concerto aperitivo
con r Architorti quintetto, una
formazione classica costituitasi con il proposito di esplorare
gli spazi musicali tradizionalmente riservati alla musica
moderna, cioè i club, i caffè
concerto, i circoli culturali e
gli spazi aperti. Questa prospettiva ha imposto ai componenti del gruppo (che hanno
alle spalle studi classici e continuano a lavorare professionalmente in ambito classico)
una profonda riconsiderazione
del loro ruolo di musicisti
all’interno dello spettacolo
musicale e la definizione di
nuovi modi di porsi dinanzi a
un pubblico meno omogeneo
rispetto a quello delle sale da
concerto. Il repertorio è vasto,
ma soprattutto vario; i continui cambiamenti di genere e
l’attenta ricerca di un ritmo
complessivo dello spettacolo
riescono a dare ai concerti la
vivacità di una festa musicale.
RADIO BECKWTFH
EVANGELICA
FM91,2CO-9B.550
redazione, rbe
@tpellice. tiscaiinet.it
tei; 0121-954194
Martedì 28 dicembre, al cinema Fraiteve, ore 21, si e*sibirà il gruppo di fiati dell’Orchestra sinfonica nazionale
della Rai. Le origini dell’Orchestra sinfonica nazionale
della Rai risalgono al 1931,
quando a Torino fu fondato il
primo complesso sinfonico
dell’ente radiofonico pubblico. A questo si aggiunsero
successivamente le orchestre
di Roma e di Milano e infine
la formazione cameristica
«Alessandro Scarlatti» di Napoli. In Italia, oltre le normali
stagioni sinfoniche invernali e
primaverili, l’Orchestra sinfonica nazionale della Rai ha tenuto concerti nelle principali
città e per i festival di maggiore prestigio. Numerosi anche gli appuntamenti all’estero concretizzati, oltre che in
diverse singole manifestazioni, nelle tournée in Giappone,
Germania, Inghilterra e Irlanda, Francia, Spagna, Canarie,
Svizzera e Sud America.
Domenica 2 gennaio, nella
chiesa di Sant’Edoardo, alle
ore 21, Concerto d’auguri
con il «Free Voices Gospel
Choir» nato nel 1997 nella
comunità di Beinasco (To)
per sperimentare il canto corale come strumento aggregativo, utilizzando un genere relativamente «nuovo», coinvolgente e ricco di contenuti
come appunto il gospel. La
formazione attuale comprende
circa 60 elementi divisi in
quattro sezioni vocali, ed è
accompagnata interamente dal
vivo da una sezione ritmica
completa di sei musicisti.
23 dicembre, giovedì
LUSERNA SAN GIOVANNI: In piazza Partigiani, alle 16,
distribuzione di cioccolata, vin brulé e panettoni. Alle 16,30
distribuzione di doni ai bambini con Babbo Natale; alle 17,30
spettacolo «L’incredibile storia del re Bedahulu»; alle 21, nella
chiesa di S. Giov. Battista, concerto del coro «La primavera».
24 dicembre, venerdì
PORTE: Alle 22, tradizionale appuntamento con «Alle porte
di Natale», distribuzione di dolci, spettacolo alle scuole.
TORRE PELLICE: Fino al 7 gennaio il Centro culturale
valdese resterà chiuso per le vacanze natalizie.
BRICHERASIO: Alle 15,30, al Centro culturale «Aldo Moro», proiezione del film d’animazione «La freccia azzurra».
26 dicembre, domenica
PRAGELATO; Fiaccolata dei maestri di sci.
27 dicembre, lunedì
TORRE PELLICE: Al teatro del Forte, alle 21,15, concerto
col «Franco D’Andrea New Quarte!», pianoforte, sax alto, contrabbasso, batteria. Ingresso lire 15.000, ridotto 12.000.
31 dicembre, venerdì
FENESTRELLE: Alle 21, nel palazzo del governatore, al
Forte, festa di Capodanno; alle 22, alle Casermette, festa di Capodanno per i giovani.
2 gennaio, domenica
ROURE: Al centro Avis, befana per i bambini.
6 gennaio, giovedì
BRICHERASIO: Alle 14, neH’oratorio di San Domenico,
«Epifania 2000», musiche, balli, doni.
FERRERÒ: Festa della befana, con mago animatore.
8 gennaio, sabato
POMARETTO: Alle 20,30, nel tempio valdese, concerto
delle corali della vai Germanasca.
PRAGELATO: La Pro Loco organizza lo spettacolo della
compagnia «I camulà», in piemontese.
POMARETTO: Alle 20,30, concerto dell’Unione musicale
di Inverso Pinasca, al teatro.
13 gennaio, giovedì
PINEROLO: Al circolo sociale, alle 21, concerto con Giancarlo Guarino, pianoforte, e Stefano Guarino, violoncello e pianoforte. Musiche di Brahmas e Beethoven.
TORRE PELLICE: Nella biblioteca della Casa valdese, alle
15,30, rUnitrè organizza una conferenza del professor Franco
Algostino su «La tragedia di Ustica».
Per la pubblicità su
tei. 0121-323422, fax 0121- 323831
BARGE — Il cinema Comunale propone, venerdì 24,
alle 21 e sabato 25, ore 15, 17,
19, 21 Big daddy, un papà
speciale; domenica 26, ore 15,
17, 19, 21, lunedì, martedì e
mercoledì, ore 21, American
pie; giovedì 30, venerdì 31,
ore 21, Il 13° guerriero; sabato 1° e domenica 2, ore 15, 17,
19, 21, Bowfinger; lunedì 3,
ore 21, Blu profondo.
TORRE PELLICE — Il
cinema Trento ha in programma, venerdì 24 ore 20,30, sabato 25 e domenica 26, ore
16,30 e 18, lunedì, martedì e
mercoledì ore 20,10, Kirikù e
la strega Karaba (cart. animato di Michel Ocelot); sabato 25 e domenica 26, ore
20,10 e 22,10, Destini incrociati; lunedì 27, ore 21,30,
Notting Hill; martedì 28 e
mercoledì 29, ore 21,30, Sogno di una notte di mezza
estate.
PINEROLO — La multisala Italia ha in programma fino
al 26 dicembre, alla sala
«2cento», La figlia del generale con John Travolta; feriali
20 e 22,20, prefestivi 20 e
22,30, festivi 15,15, 17,40, 20,
22,20. Alla sala «5cento» fino
al 26 dicembre. Il pesce innamorato: feriali 20,15 e 22,20,
prefest. 20,15 e 22,30, festivi
16,05, 18,10, 20,15 e 22,20.
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L’Acea sperimenta una nuova tecnica di smaltimento
Secco-umido: e i rifiuti non disturbano più
Sabato 4 dicembre l’Acea,
in collaborazione con l’amministrazione comunale, ha
presentato a Frossasco i
metodi e i tempi della sperimentazione «secco-umido»
dei rifiuti prodotti quotidianamente nelle abitazioni e
nelle attività commerciali e
artigianali.
La sperimentazione, che
partirà a Frossasco nei primi
mesi del 2000, anticipa il
nuovo sistema che interesserà tutto il bacino di competenza Acea. L’azienda
consortile, infatti, tra i propri
piani di sviluppo e miglioramento del servizio e dello
smaltimento, ha progettato
un impianto di valorizzazione dei rifiuti differenziati secco-umido. Con questo impianto, anche l’Acea va in
direzione delle tante leggi
varate in materia, con le
quali si consolida sempre
più il divieto per il futuro di
smaltire i rifiuti nelle discariche senza lavorazione.
D’altra parte, se si pensa
che ogni cittadino italiano
produce quotidianamente
circa 1,1 chilogrammi di immondizia al giorno, si comprende con estrema facilità
quanto le discariche non
possano più essere la soluzione del problema. Il nuovo
sistema, unico in tutto il Sud
Europa (nel mondo attualmente ci sono solo tre
esempi: uno in Finlandia,
l’altro in Svezia e l’ultimo in
Giappone), permetterà di
conferire in discarica solo il
10% circa dei rifiuti raccolti.
Questo sistema, estremamente all’avanguardia, che
non prevede inceneritori,
non produce né cattivi odori
né fastidiosi rumori, necessita però della collaborazione dei cittadini. La suddivisione dei rifiuti secco-umido, infatti, dovrà essere
eseguita alla fonte, cioè dal
cittadino, nella propria abitazione o attività commerciale. Da una parte, cioè nei
sacchetti distribuiti dalla
Acea e di colore rosso, dovranno essere conferiti i rifiuti di natura organica,
chiamati «umidi», tutti gli altri rifiuti non differenziabili
potranno invece essere gettati in qualsiasi tipo di sac
chetto. Questo sistema non
esclude la raccolta differenziata dei diversi materiali,
anzi questa deve essere il
primo passo per una gestione corretta dei rifiuti.
il cittadino, quindi, prima
dovrà smaltire correttamente i rifiuti come la carta, il
vetro, la plastica, le pile, i
medicinali scaduti negli appositi cassonetti della raccolta differenziata; il rimanente, quello non ulteriormente differenziabile, dovrà
invece essere suddiviso in
secco-umido. Il materiale
«umido» consiste essenzialmente in scarti di cucina come avanzi di cibo, bucce di
frutta e verdura; raccolto
della scopatura di ambienti
esterni e interni, rifiuti del
posacenere, pannolini e
pannoioni, piante da appartamento e fiori recisi, lettiere
ed escrementi di cani e gatti. Il «secco» consiste in ciò
che non marcescibile, cioè
piccoli contenitori di carta,
cartone e plastica, come
quelli per i detersivi, la pasta
e i biscotti, lo yogurt o i cosmetici, tovaglioli sporchi di
alimenti, piccoli oggetti in
metallo (coperchi) o in ceramica e vetro (cocci di piatti e
bicchieri), tappi di sughero e
di metallo, piccoli oggetti in
legno (giocattoli, ecc.).
I sacchetti pieni e ben
chiusi, quindi, andranno gettati nei cassonetti stradali
per i rifiuti solidi urbani.
Giunti al nuovo impianto
(che si prevede in attività
entro un paio d’anni), i due
tipi di sacchetti verranno divisi da un lettore ottico che li
indirizzerà a due linee diverse. Dai rifiuti umidi si produr
ranno fanghi che verranno
trasformati in compost di
qualità, cioè particolarmente
puro e apprezzato dal mercato. Dai rifiuti secchi si produrrà invece combustibile. Il
tutto senza compromettere
minimamente l’ambiente,
semmai trasformando i rifiuti
da problema in risorsa: non
sembra poco.
Dopo Frossasco, la sperimentazione toccherà anche
un quartiere di Pinerolo, per
poi partire su tutto il bacino.
Il periodo di sperimentazione, infatti, è indispensabile
per «testare» le varie fasi
del sistema e individuare i
punti critici o comunque ulteriormente ottimizzabili per
rendere al cittadino la suddivisione ancora più pratica e
comoda.
Nel corso della giornata di
sabato 4 a Frossasco, intitolata «Un sacco di buoni motivi», i ragazzi delle scuole di
Frossasco, Roletto e Cantalupa, hanno frequentato il la"
boratorio di «R come rifiuti»,
così da imparare a costruire
oggetti natalizi simpatici e
originali da materiali usatiNel primo pomeriggio, inoltre, il sindaco di Frossasco,
Elvi Rossi, e il presidente
dell’Acea, Erminio Ribet,
hanno inaugurato la nuova
Eco-isola di Frossasco, a
quarta sul territorio Acea. In
quest’area, custodita e recintata, i cittadini potranno
smaltire in maniera differenziata tutti i tipi di materiale.
Informazione
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0no dei laboratori previsti nel campo studi riguardava il lavoro e per
la nostra riflessione siamo partiti
dal significato che diamo a questa parola. Cercando di dare ognuno una propria definizione ci siamo resi conto che
pur utilizzando lo stesso termine non
sempre si fa riferimento allo stesso
concetto.
Dalla discussione sono emerse due
diverse interpretazioni.
Una comprende nel termine «lavoro»
tutte quelle attività retribuite compiute
per il proprio sostentamento mentre
tutto ciò che si fa oltre, nel tempo libero, viene raggruppato sotto il termine
«prassi umana». La discriminante fra le
due sfere è risultata essere la retribuzione e di conseguenza lo spirito con
cui ci si pone nei confronti delle attività
da eseguire. 11 lavoro retribuito viene visto come un’attività produttiva alienante che non nobilita e che è considerato
un mezzo più che un fine da raggiungere. Una parte dei partecipanti al laboratorio ha sottolineato come la realizzazione di sé non si raggiunge con il lavoro retribuito.
La seconda interpretazione del termine, invece, tende a considerare come
lavoro tutte quelle attività, retribuite o
meno, che sono svolte per sentirsi realizzati, per esprimere se stessi. Per coloro che hanno dato questo tipo di
definizioni l’esigenza di distinq^uere in
maniera netta il tempo da dedicare al
lavoro (inteso in senso di attività retribuita) da quello «libero», in cui praticare altre attività, è sentita in maniera
meno forte perché in tutti questi momenti si sta svolgendo un’attività che
contribuisce alla propria realizzazione.
A volte questo punto di vista può
sembrare utopistico, difficilmente realizzabile e spesso frutto dei nostri desideri. A volte invece è come un sogno
che diventa realtà, soprattutto quando
si riesce a trovare il lavoro che si desidera, quello che riesce a soddisfare le
nostre aspettative, quello che ci permette di sentirci pienamente soddisfatti. Tuttavia non sempre ciò avviene e in
molti casi bisogna accontentarsi di
quello che si trova.
È stato sottolineato, però, che tutti i
lavori hanno la stessa dignità e che
vanno svolti con lo stesso impegno,
cercando di fare del nostro meglio,
anche se quello che facciamo non ci
piace.
Non siamo riusciti ad elaborare una
definizione comune di cosa intendiamo
per lavoro e ci siamo chiesti, senza peraltro giungere ad una risposta, se sia
da considerarsi lavoro solo quello che
produce qualche cosa di materiale o se
snche le attività intellettuali possano
essere definite come «lavorative». Di
conseguenza ci siamo chiesti se anche
•1 pensiero possa essere considerato un
prodotto.
L’impressione che resta è che pre'^9lga una visione negativa del lavoro,
rrn attività che per quanto possa piaceli e comunque svolta perché si deve.
Dalla discussione non è mai emerso il
ratto che anche il luogo di lavoro (intero come impiego retribuito) possa es®cre un luogo dove testimoniare la nostra fede, un luogo dove tramite il nostro comportamento, il nostro agire si
possa capire chi siamo e in cosa crediamo.
Purtroppo questa riflessione suH’agipolitico come conseguenza dell’essere cristiani non è emersa con la forza
ovuta dall’intero campo studi, consierando soprattutto che si trattava di
un campo organizzato da giovani
evangelici, non da una qualsiasi altra
associazione che agisce nel sociale.
Forse stiamo perdendo di vista chi
siamo, forse ci stiamo omologando
troppo al mondo che ci circonda e non
riusciamo più ad avere quella incisività
e quella forza necessaria per adempiere al nostro compito di cristiani;
testimoniare a tutto il mondo che Cristo
è morto e risorto per renderci liberi. La
libertà ricevuta ci deve portare ad agire
nel mondo con uno spirito nuovo che
deve (o almeno dovrebbe) spingerci a
non omologarci, a non accettare passivamente le regole della società che ci
circonda, ricordandoci sempre che pur
essendo «nel mondo» non siamo «del
mondo». Questo anche sul lavoro, in
qualsiasi senso questo venga inteso.
Noemi La Fata - Padova
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DONNE DEL MEDITERRANEO
L’INCONTRO DI OTTOBRE DELLA FDEIA BARCELLONA
Da 30 al 3 ott, A Barcellona (Spagna) si è svolto il primo incontro FDEI
sul tema «Donne del Mediterraneo. Visi- .
bilità delle donne». Embè?
Se questa è la vostra considerazione,
allora dovete sapere che da circa un
anno la FDEI ha votato come suo ponte di collegamento cop, il mondo EGEI
la mia personcina, ritenendo appunto
necessario lavorare con la realtà più
giovane delle nostre comunità. Dato
che nella comunità di Mortola il progetto è iniziato da tempo, la FDEI ha pensato bene di invitare anche me a questo incontro come relatrice.
L’incontro, la cui importanza storica
è inutile sottolineare, ha avuto luogo
nella splendida cornice del Seminario
Salesiano ed è iniziato nella serata di
giovedì con una riflessione, conclusasi
con la lettura di Rom. 8:18-21 e il
messaggio di speranza del Regno di
Dio, e con la presentazione del programma da parte della presidente
FDEI D. Giudici. Subito dopo, M.
Fuentes, membro del CEC, dando il
benvenuto ha raccontato che da 25
anni si svolgono incontri tra le comunità della Spagna e del Portogallo e ha
informato che il CEC, dopo il primo
«Decennio delle chiese in solidarietà
conle donne», si è impegnato per i
prossimi 10 anni in un progetto di sradicamento della violenza contro le
donne.
Il convegno, partecipato dalle donne
battiste metodiste valdesi e luterane
d’Italia, ha ospitato anche M. Ranson,
coordinatrice della CEPPLE, e C. Noyer,
membro della CEVAA (ora «Comunità
delle chiese in missione» che raccoglie
47 chiese in 22 Paesi), che porgendo il
loro saluto hanno presentato il lavoro
delle suddette organizzazioni.
Nella mattinata del 1 ott., dopo la
meditazione iniziale curata dalle sorelle
valdesi, C. Stobeus ha condotto un
coinvolgente percorso biblico alla scoperta della presenza femminile negli
Atti e nelle lettere di Paolo- così, dopo
aver ricordato e contato 10 diverse presenze, alcune soltanto accennate altre
più importanti, C. Stobeus ha letto una
possibile lettera di risposta inviata da
Apfia e Ninfa all’apostolo Paolo che
consigliava loro di tacere nelle assem
blee e di portare il capo coperto.
L’iniziativa è così piaciuta che si è
pensato di scrivere altre lettere di risposta a quel Paolo che ci sta un po’ antipatico nelle quali raccontare le nostre
storie.
A questo ha fatto seguito uno studio
sulla presenza delle donne nella storia
curato da B. Peirot, che prima di tutto
ha evidenziato la imprescindibilità dalla
visibilità che consente di fotografare una
qualsiasi cosa e che va recuperata, cercando indizi sulle assenze, nel racconto.
11 percorso storico si è soffermato
sulle donne ugonotte, prime a reagire
alla soppressione del culto protestante:
infatti, in seguito all’Edirto di Re Sole
(1685), ospitarono nelle proprie case i
momenti di culto e preghiera divenendo esse stesse profetesse. Se scoperte,
venivano arrestate e rinchiuse nella torre di Costanza, la più terribile, dalla
quale era possibile uscire solo se si
abiurava o se si pagava una cauzione
sempre molto costosa.
Nel mondo protestante queste storie
e tante altre sono tutte da riscoprire e
valorizzare senza il timore di cadere
nella santificazione di donne eccezionali, coraggiose e protagoniste della nostra storia. Certo è anche necessaria
l’artualizzazioné e la scoperta del nostro
presente e della nostra quotidianità: è
anche per questo che la FCEI ha finanziato il libro-testimonianza «Voci di
donne».
Nel pomeriggio, dopo la visione di
un video relativo all’incontro di Harare,
si è svolta una tavola rotonda con 4
donne (di cui una molto giovane) impegnate politicamente nella Catalogna.
Dai loro interventi è emerso che le
leggi non sono discriminanti per le
donne, lo è invece la pratica fatta di
violenze quotidiane (nel 1997 in Spagna sono morte 115 donne uccise dai
propri mariti); a questo si aggiungono i
mezzi di comunicazione che ne danno
notizia senza serietà, tentando di commuovere quando, invece, bisognerebbe
elaborare un vero e prprio codice etico.
Nella mattina del sabato si è potuto
finalmente apprezzare la ricca, bellezza
della città ospitante e, anche se molto
velocemente, soprattutto alcuni dei capolavori dell’architerto Gaudi (il Parco
Guell, la Sagrada Familia) e il Barrio
Gotico.
Il primo pomeriggio è stato dedicato
a tre testimonianze: R. Lacher, referente delle donne luterane in Italia, ha illustrato in una relazione schematica la situazione delle donne immigrate per
matrimonio; dopo di che , io e S. Bertin
abbiamo raccontato nostri problemi
nella comunità e nella società, le nostre
aspettative e i nostri sogni di giovani
donne protestanti rispettivamente del
Sud e del Nord Italia. Vivace il seppur
breve dibattito che è seguito.
Nel tardo pomeriggio i lavori sono
ripresi con la meditazione della past.
G. Lio su 11 Re 11: 22-24 e quindi sul
coraggio della profetessa Hulda. Di seguito c’è stato il momento dedicato alla testimonianza di due sorelle catalane: J. Ortega, unica professoressa di
filosofia all’università protestante, che
visibilmente commossa e rattristata ha
raccontato alcuni spiacevoli episodi
vissuti personalmente anche in facoltà, descrivendo la situazione delle
donne nella società spagnola e il peccato che tutte le comunità evangeliche
commettono non rispettando le donne,
creature di Dio; E. Gutierrez, una delle
pochissime pastore battiste (se non
l’unica!) sposata con un pastore, che
per tale motivo ha dovuto affrontare e
tuttora affronta difficoltà per affermare
il principio di libertà e di uguaglianza
per le donne.
Con la partecipazione in diverse
chiese ospitanti al culto della domenica
mattina (questa volta il tutto è avvenuto in lingua catalana e senza traduzione!) il convegno si è concluso; aperta
è, invece, la rete di collegamento tra le
donne italiane e quelle catalane che da
questo incontro in poi avrà modo di
espandersi e crescere, così come tutte
noi speriamo e crediamo di crescere
insieme con quelle sorelle che ora
stanno iniziando il loro percorso evangelico di proclamazione del Regno di
Dio nelle loro comunità, imperdonabilmente sorde all’insegnamento di accoglienza, di pace e giustìzia dì Gesù, e
nella società quasi sempre impreparata
a valorizzare la ricchezza della diversità
di genere.
Virginia Mariani
14
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DIRE, FARE, BACIARE
A VENEZIA, DISCUTENDO COSA VUOL DIRE «STARE INSIEME
»
Dire, dare, fare, baciare...».
! Questo il titolo del convegno
FGEl tenuto a Venezia il 2728 novembre a cui, come sempre, hanno partecipato giovani da tutta Italia.
Abbiamo riflettuto sulle nostre esperienze di gruppo e su cosa implica «lo
stare insieme». Ci sono persone che
stanno bene per il solo fatto di stare in
gruppo senza necessariamente fare
qualcosa di particolare. Altri, al contrario, hanno bisogno di prefiggersi un
obiettivo e di creare qualcosa di concreto. A volte, infine, partecipiamo a
tante attività, conosciamo tante persone e frequentiamo diversi gruppi col
vantaggio di fare nuove esperienze e di
essere a contatto con più realtà, ma col
rischio di non riuscire ad identificarci
con nessuna di esse. Teniamo comunque conto che a volte c’è la necessità
di isolarsi e di passare un po’ di tempo
singolarmente per continuare a coltivare la propria identità.
Abbiamo inoltre preparato il culto,
cercando di rompere gli schemi tradizionali e basandoci sui lavori svolti nei pomeriggio, sul testo Esodo 32: 1 -35. Abbiamo preparato un’intervista rivolta al
gruppo dei leviti ed al resto del popolo
per capire le ragioni che li hanno spinti
a comportarsi in modi così diversi. Nel
momento in cui Mosè tardava ad arrivare, il popolo ha avuto paura e ha voluto
costruire un vitello d’oro, una figura
concreta da poter guardare e tenere sotto controllo. Ma parte del popolo, anche
dopo l’arrivo di Mosè, ha deciso di non
seguirlo. Solo i leviti hanno risposto al
suo appello e si sono consacrati al Signore in nome dei loro figli e dei loro
cari che hanno dovuto uccidere. Dunque la distanza col Signore era sentita
dal popolo in maniera talmente insostenibile che ha dovuto creare una figura
fisicamente presente che rappresentasse il loro Dio. 11 popolo aveva paura di
questo distacco ed ha subito cercato di
LE IMPRESSIONI DI UN MEMBRO DI CHIESA
Quando, domenica 28 novembre, nella chiesa di Venezia sono risuonate le note dell’Amen, eravamo in molti ad
avere le lacrime agli occhi. Attimi di commozione, ma
non per un dolore, bensì per una grande gioia, per urt
senso di intensa comunione che ha legato tutti i presenti,
ma soprattutto noi più anziani: i soliti membri di chiesa!
Grazie EGEI! Questo è quanto ci siamo detti un po’ sottovoce, dandoci la mano tra sorelle e fratelli che c’incontriamo tutte le domeniche ma, a voi giovani del convegno
FGEl del Triveneto che vi siete incontrati a Venezia per
studiare, elaborare, nel confronto reciproco, il modo di
essere giovani ed i modi per «vivere» oggi insieme, noi
ribadiamo il nostro più vivo ringraziamento per il culto
che ci avete permesso di celebrare insieme a voi.
«Si affrettino le donne a portare l’acqua e la farina, vengano gli uomini a portare il lievito», scandiva Karen durante la drammatizzazione per la preparazione della Santa
Cena: ci avete fatto impastare il pane, ci avete dimostrato
come la Grazia non viene «presa» da ciascuno di noi, ma
ci viene offerta nel «costringerci» a passare un pezzo di
pane al nostro/a vicino/a strappandolo da un grande pane che veniva poi offerto ad altre mani.
In questi ultimi anni al Sinodo, ai circuiti avevamo sentito parlare di animazione, avevamo sentito le preoccupazioni di molti sul modo di proporre l’animazione nelle co
munità, se e come queste ultime l’avrebbero accettata
ebbene voi, senza chiederlo, nel modo più semplice e diretto l’avete proposta con l’immediatezza e la decisione
tipiche della giovane età.
Osare a volte (o spesso??!!) giova!
Domenica, tra gli «anziani» presenti non un momento,
non un cenno di perplessità: solo partecipazione. Mi spiace per le persone che non erano presenti, mi spiace che
altre comunità non possano vivere questi momenti che
paiono un regalo solo per Venezia o per quelle comunità
dove la FGEl può articolare i suoi momenti d’incontro.
Arrivo a proporre di raggiungere, a costo di evidenti sacrifici, comunità un po’ isolate per condividere tanta ricchezza e tanti doni.
Vicinanza, lontananza, paura, scoraggiamento: queste
parole sono risuonate nella vostra meditazione/intervista;
spesso questi stessi sentimenti s’intrecciano nelle nostre
vite e nel vissuto di tutti noi, alcuni ne sono sopraffatti, altri continuano il percorso anche se un po’ «ammaccati».
Fortunatamente a volte accade qualcosa che riaccende la
speranza, qualcosa che ti fa rialzare le spalle e dire «Bisogna ricucire, ce la possiamo fare, bisogna lavorare di
più». Per me il culto del 28 novembre è stato quel qualcosa e quindi... Grazie ancora FGEl!
Sandra Rizzi
colmare questo apparente vuoto. È da
notare il lato umano di Dio che, infuriato, vorrebbe punire severamente il suo
popolo e la cui rabbia viene mitigata
dalle parole di Mosè che chiede il perdono per loro. Mosè agisce come una
piccola coscienza che cerca di «far
ragionare» il Signore per non farlo agire
impulsivamente e per non fargli fare
qualcosa di cui potrebbe pentirsi. In
realtà anche Mosè, alla vista del popolo
in festa attorno al vitello d’oro, si arrabbia e spezza le tavole della legge agendo violentemente. Pronunciando la frase
«chi è col Signore mi segua» il popolo si
divide ed entra in contrasto. Ognuno di
noi ha cercato di identificarsi nelle varie
componenti del popolo per cercare di
capire le ragioni delle loro azioni.
AH’interno del culto abbiamo proposto una Santa Cena animata in cui, allo
scandire delle parole di una preghiera,
ognuno si alzava e aggiungeva in una
ciotola la farina, il sale, il lievito, l’acqua... Abbiamo fatto passare tra le mani dei presenti al culto l’impasto del pane e poi il pane stesso. Ognuno doveva
staccare un pezzetto di pane da donare
al vicino e condivìdere lo stesso calice.
Anche il modo di fare la colletta è
stato stravolto. 1 cestini sono stati posti
per terra, al centro della sala e chi voleva fare delle offerte doveva alzarsi per
andare a deporle nel cestino. Un segno
che sta a dimostrare quanto sia importante fare un piccolo sforzo per il
bene delle nostre chiese e delle nostre
comunità.
Cln convegno molto stimolante a cui
mi sembra che tutti abbiano partecipato attivamente e dato il loro importante
contributo. Ci sono stati diversi nuovi
partecipanti, anche giovanissimi, con
molta voglia di fare nuove esperienze.
Si è creata un’atmosfera di amicizia e
intimità che ha reso l’incontro ancora
più piacevole e significativo. Anche
questa volta ho incontrato persone ricche di spunti e di interessi particolari
da cui imparare ogni volta di più.
Giada La Fata
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CARTA
HO SCOPERTO... HO SCOPERTO... HO SCOPERTO...
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E siamo così al primo, vero numero di Carta, il
periodico dei Cantieri Sociali in abbinamento
con il quotidiano «il manifesto», ma anche e
soprattutto in vendita negli spazi della rete di «diffusione alternativa». A novembre Carta supera lo stato embrionale resistendo, maturando e raggiungendo la piena consistenza di un mensile con
oltre quaranta pagine. Carta di carta: pesante e colorata, formato ampio in (quasi) A3, poca o nulla la
pubblicità all’interno.
«Con questo primo numero abbiamo venduto
diciottomila copie soltanto nelle edicole, è un ottimo risultato». Ascolto la voce simpatica di Rosa
Mordenti della redazione romana; già, ottimo davvero, considerando, come leggiamo, che non c’erano «soldi, né redazione, né stanze per lavorare, né
coperture da parte di grandi organizzazioni».
Il periodico, figlio naturale di tre redattori de
manifesto» e molti amici, è uscito a novembre con
un numero dedicato al tema del viaggio, fra rumeni
prigionieri a Marghera e zingari perseguitati e costretti alla fuga da guerre più o meno sante. Ma non
solo: «Il mensile non è pensato come monografico continua Rosa - ; è un dialogo politico fra gruppi e
persone». Al centro del numero uno troviamo proprio un dialogo: la chiacchierata fra Antonio Tabucchi e Marco Revelli, scrittore fiorentino il primo
e docente universitario torinese il secondo, parole
intense e non mediate, di cui mi piace riportare
qualche frase soltanto: «La politica disprezza la cul
tura ed è convinta di contenere l’alfa e l’omega
del mondo: crede di essere autosufficiénte. Nel
momento in cui la polis pensa che attraverso le
sue regole possiede la verità sulla società, comincia a dar vita a un piccolo pensiero totalitario. Ed è
qui che lo zingaro, la sua nuda esistenza, agisce
come una puntura di spillo nella bolla della supponenza».
Carta è anche «Cantieri sociali», l’associazione
della «società che si muove», che intende «sperimentare soluzioni, legami, nuovi modi di produrre e
di vivere»; un’associazione eterogenea di singoli e
soci collettivi, come cooperative, centri sociali e as
orientare la lettura. Bello. Ma spiegateci qualcosa
di più.
Qualche anticipazione sui numeri di dicembre e
gennaio? Nel primo si racconterà del dialogo fra
«terra e acqua» con la conversazione fra l’attore
Marco Paolini e Granfranco Bettin; nel secondo il
«tema» sarà quello della «militanza», come impo9>’°
e partecipazione. Una vera chicca di dicembre (dal
21 al 24/12 con «il manifesto» a 5500 lire) èia
mappa alternativa di Roma, «per battersi per la l6'
galità in una santa faccenda come il Giubileo e i
suoi lavori: contro i cantieri asociali».
Ü
sociazioni. «Cantieri sociali» e
anche uno spazio su Carta:
resistenza umana, informazione, iniziative e prodotti del
commercio equo.
La prima impressione su
Carta è quella di un piacevole e contagioso disordine,
un’agorà di donne e uomini,
pensiero e parole, un agire
disorganizzato e potentemente frammentato. La
mancanza, forse, ma anche
la sfida e la sua forza, sta nel
non avere linee programmatiche e definite, per cui, al
primo approccio, non sappiamo bene come raccapezzarci, gestire la confusione.
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MCS E EGEI: SOMIGLIANTI NON A CASO
a AGAPE L'ASSEMBIEA EUROPEA UH MOVIMENIO CRISTIANO STUDENTI
■IDal 20 al 26 Novembre si è tenuta
ad Agape l’ERA (European Regional
/tósembly) dell’MCS. Per avere un’idea
su cosa sia l’ERA e quali funzioni esprima possiamo avvicinare questo momento della vita dell’MCS al Congresso
¿ella FGEl. Questa somiglianza non è
affatto casuale, è al contrario traccia
presente, anche a livello
di struttura e non solo di
contenuti, del forte legame che da sempre impegna la Federazione
nell’MCS. Da qualche
decennio in particolare
la FQEl (ma non facciamo apologie) è uno dei
movimenti nazionali
membro più attivi e
maggiormente riconosciuti nell’ambito del
Movimento. Com’è per
noi il Congresso, dunque, l’Assemblea Regionale è un incontro bi-annuale nel quale le delegate e i delegati di tutti i
movimenti membri si incontrano per discutere,
decidere ed indicare gli
obbiettivi e le linee generali da seguire nei due
anni a venire. Questi obbiettivi e queste linee
generali vengono quindi
raccomandate al lavoro
del Consiglio Europeo
che, come il nostro Consiglio Nazionale dal Congresso, è eletto dall’Assemblea e da essa incaricato di rendere
esecutive le decisioni prese. Le decisioni deH’Assemblea e i rispettivi documenti votati coinvolgono anche i
Working Groups, gruppi tematici di riflessione che hanno il compito di produrre materiale teorico e organizzare le
Conferenze Europee sulla base delle indicazioni tematiche dell’Assemblea.
L’Assemblea che si è tenuta ad Agape
oltre a svolgere le proprie funzioni deliberative ed elettive, ha avuto una intera
sessione di contenuto dal tema «Generation X or Generation...(per i redattori:
qui ci va una croce che non trovo sui
computer)». Mi soffermo un poco sulla
discussione, che mi è parsa incontrare
alcuni problemi su cui come Federazione ci interroghiamo da un po’. Personalmente mi pare superficiale la tesi
sostenuta da D. Coupland nel suo «Generation X» (1991) secondo cui la generazione degli attuali venti-trentenni
sarebbe cosi variegata ed eterogenea
nei modi di essere e negli stili di vita da
non essere identificabile con alcun elemento unitario e definitivo se non una
espressione di frantumazione delle
‘dentità, vuotezza di contenuti ideali,
assenza di prospettive e di coscienza
®dtica. Durante la sessione tematica
eli ERA la definizione «x» non è stata
Sottoposta a critica, non sé ne è discuscioè la legittimità ed il senso. Mi painfatti che la discussione si sia feral livello impressionistico dell’incontro con il testo e al livello intimistico
domanda «Ma io...quanto sono x,
quanto siamo x noi giovani?!»,
'bentre avremmo potuto andare oltre
C® la prospettiva di comprendere la geesi e le implicazioni sociologiche e
j laiche della definizione «x». Perché
^somma tale sfuggevole e variegata
Conformazione di questa generazione di
^cntenni? È proprio vero che, da un
ùnto di vista sociologico, siamo così
diversi l’uno dall’altra? Non è forse meno astratto il pensare che seppur agghindati diversamente siamo tutti e tutte accomunate dal percorrere la stessa
corsia di supermercato? Questa «x» che
ci definisce non è piuttosto la Grande
X, Comandante Nessuno, che omologa
lentamente a sé tutto e tutti rendendo
merce qualunque cosa tocchi? È come
se, durante la discussione all’ERA, con
una buona dose di autocommiserazione avessimo gironzolato per ore intorno
alle trovate linguistiche di Coupland,
sghignazzando nel vederci ritratti con
un punto di domanda sulla testa e un
hamburger gocciolante in mano, senza
prendere sul serio il problema. C’è una
canzone dei Clash che si intitola «Lost
in a Supermarket»...definizione già più
utile della «x» per autocomprenderci
sotto l’etichetta «generazione». Mi è
parso di rilevare l’eclissi di uno sguardo politico sulla realtà che ci circonda
e sulle nostre vite. Inutile ricordare come una pericolosa accondiscendenza
con la violenza del presente si annidi in
ogni prospettiva teorica astratta e «apolitica». Il lento ma coraggioso lavoro
della FGEI sulla testimonianza e
sull’agire politico, questo nostro volgere lo sguardo a terra, mi sembra ricco
di possibilità per una storia di fede
«profetica». Gna volta detto che siamo
«smarriti in un supermarket», l’uscita di
sicurezza dal supermercato sembra comunque introvabile, nascosta com’è
dietro gli scatoloni del mais fatto in
provetta , ma per lo meno la
consapevolezza che le nostre differenze
le portiamo a spasso nel carrello, è già
qualcosa più che una «x»...
Passando alla funzione elettiva
dell’Assemblea mi pare importante rilevare un’ulteriore nostro impegno nei
ruoli di responsabilità dell’MCS. Peter
Giaccio è stato eletto nell’ERC (European Ragionai Committee), per capirci, il corrispettivo del Consiglio Nazionale della FGEl. Cristina Arcidiacono,
Cristina Cipriani e Samuele Pigoni sono invece stati eletti in tre Working
Groups, rispettivamente «Woman and
Gender Issues», «Theology» and «Solidarity». È importante che questi impegni non vengano vissuti esclusivamen
te come impegni personali, perché
non sia così è necessario uno scambio
di idee e di progetti tra gli fgeini e le
fgeine e i «ministri degli esteri». Le pagine del nostro Notiziario vanno utilizzate a pieno.
Un’ultima considerazione mi sembra
importante per capire le difficoltà, e al
tempo stesso le sfide, che
pone il lavoro nell’MCS. In
sede deliberativa si sono
votati molti documenti
programmatici e di contenuto. Proporre, scrivere e
discutere collettivamente
documenti sulla globalizzazione, sui Balcani, sul
Medio Oriente, sulla sessualità e la differenza di
genere in un contesto eterogeneo come è quello di
un network ecumenico
non è assolutamente facile. Le molteplici storie di
fede, le provenienze da
paesi con storie diverse,
l’incontro tra Est europeo
e Ovest , le diverse posizioni delle Chiese di provenienza rendono complessa e delicata la costruzione di prospettive
capaci di inclusione e
condivisione delle differenze. Questo a mio parere crea una tensione tra
MCS come soggetto politico, capace di prendere
posizioni radicali anche
nei suoi documenti ufficiali, e
MCS come soggetto ecumenico, essenzialmente impegnato nella mediazione
e nel dialogo tra differenze. All’Assem
blea questa tensione si è avvertita ad
esempio per quanto riguarda le posizioni sul rapporto tra le chiese e i diversi orientamenti sessuali delle credenti e
dei credenti. Ciò che per molti movimenti protestanti del Nord e per la Fgei
è scontato non lo è affatto per , ad. es.
il movimento metodista bulgaro. E
d’altro canto anche all’interno dei delegati ortodossi le posizioni erano differenti e opposte tra chi poneva il discorso in termine di «remissione del peccato»(l’omosessualità) e chi riteneva invece fondamentale una posizione di assoluto rispetto degli orientamenti sessuali da parte delle chiese. Mi pare che
questa tensione possa essere vissuta
con serenità, come una oscillazione
che di volta in volta porta ad equilibri
nuovi e a nuove contaminazioni tra posizioni originariamente diverse. È l’anima stessa dell’MCS il comprendere la
sfida delle differenze come testimonianza cristiana di fronte alle grandi
spaccature della storia; come fonte
stessa di possibilità politiche di impegno delle chiese nel presente storico
ovunque si riconosca la realtà e la concretezza dell’ingiustizia. Personalmente
leggo un legame, una sorta di storia
sotterranea comune, tra le differenze
capaci di incontrarsi con tensioni ma
solidali nella contestazione di Seattle e
la costitutiva tensione solidale tra differenze dell’MCS (peraltro presente e attivo nella organizzazione della contestazione). Che rimanga viva allora questa tensione creativa interna e costitutiva dell’Agape-MCS come luogo di elaborazione di impreviste parole di giustizia da raccontare lungo le caotiche corsie del Supermercato.
Samuele Pigoni
♦ # ♦
BIBBIA E MUSICA
AL CENTRO «JACOPO LOMBARDINI»
Lodatelo con il suono della tromba,
lodatelo con il salterio e la cetra.
Lodatelo con il timpano e le danze,
lodatelo con gli strumenti a corda
e con il flauto.
Lodatelo con cembali risonanti,
lodatelo con cembali squillanti
Salmo 150
uesto salmo sembra esser stato
scritto proprio pensando a noi...
le sue parole ci hanno accompagnato durante il culto di fine convegno
svoltosi vicino Milano l’undici e il dodici
dicembre presso il centro culturale Jacopo Lombardini.
Il tema, che ci ha tenuto compagnia
durante questi due giorni, era: Bibbia e
musica. Come accostare la musica alla lettura della Bibbia? Abbiamo cercato di rispondere a questa domanda
così con l’aiuto di un’animazione guidata da Simone Fuligno; abbiamo
sperimentato vari modi di accostare
diversi generi musicali a differenti passi biblici tentando anche di sonorizzarne qualcuno. Dividendoci poi in gruppi
ci siamo concentrati su tre testi biblici:
genesi: 1, salmo 137 Matteo: 5 le beatitudini. Questi testi sono stati scelti in
quanto meglio si adattavano al nostro
scopo, li abbiamo studiati e abbiamo
cercato nel migliore dei modi di adat
tarli musicalmente.
Da tutto questo è nato il nostro culto
un culto all’insegna della musica dove
oltre la presenza di numerosi canti vivaci abbiamo deciso di sperimentare
una santa cena ritmata. E così al ritmo
di tamburelli, fisarmoniche a bocca
bongos e qualsiasi oggetto con il quale
si può fare musica, si è creato un clima
suggestivo che ci ha permesso di comunicare in modo più allegro il sentimento di comunione in cui ci trovavamo. Un convegno colorato dalla
musica, dalle animazioni e da un caloroso clima di amicizia.
Volevo in ultimo segnalare che all’interno del convegno è stato ricavato un
po’ di tempo per dar luogo alle elezioni
dei nuovi cinque membri del Coordinamento Giovani. Come forse saprete il
Coordinamento Giovani è nato circa tre
anni fa con lo scopo di riunire tutti ì
giovani evangelici della Lombardia. Visto il successo dei precedenti convegni,
sicuramente Ce ne saranno altri organizzati ancora da noi giovani e magari
con l’intervento di esperti! Un grazie
particolare a tutti coloro che ci hanno
aiutato ad organizzare questo convegno. Spero di essere riuscita ad
incun’osirvi alméno un po’, quindi che
aspettate, venite a trovarci!
Eliana Crupi
16
dal Consiglio
al
Atti
S. Severa 1-3 ottobre 1999
I®" 29. Il Consiglio stabilisce di suddividere il lavoro di preparazione per il viaggio del "Pulmino Teshuvà» nelle seguenti aree:
- Pubblicità ed elaborazione contenuti (Luisa Nitti, Marta D’Auria)
- Materiale (Barbara Grill, Sara Grasso)
Costi, Programma, contatti con le chiese (Alessandro Spanu, Daniele
Del Priore, Vincenzo Marziale).
30. 11 Consiglio incarica Alessandro Spanu di predisporre una scheda per i
culti Fgei 2000, sul tema Teshuvà, tornare a Dio»; incarica inoltre il segretario di chiedere a Daniele Pevarello la disponibilità a predisporre una
seconda scheda per i culti Fgei 2000.
1®= 31. Il Consiglio, nella sua seduta allargata alle giunte regionali (2-3 ottobre),
stabilisce di tenere il prossimo Seminario di formazione per le regioni del
Nord (primavera 2000) sul tema «Identità di genere e mascolinità» e quello per le regioni del Centro e del Sud su Formazione e animazione».
1®= 32. 11 Consiglio nomina Massimo Gnone membro della redazione del Notiziario Fgei.
dal Consiglio
Atti
Seduta del 20-21 novembre 1999 (Roma)
Kg- 33. Il Consiglio Fgei incarica Marta D’Auria di scrivere l’editoriale per il Notiziario FGEI del mese di gennaio, sul processo «Essere chiesa insieme».
34. 11 Consiglio stabilisce di tenere la prossima discussione di contenuto sul
tema «Teshuvà-Ritorno», con brevi introduzioni a cura di tutti i consiglie
I®- 35. Il Consiglio nomina Michel Charbonnier rappresentante Fgei nella segreteria nazionale della Rete evangelica fede e omosessualità (REFO).
36. Il Consiglio nomina Debora D’Auria, Floriano D’Auria, Barbara Gregori,
Nicola Ng, Alessandro Spanu e Silvia Zerbinati quali membri della staff
per l’organizzazione del Seminario di formazione Centro. Inoltre nomina
come parte della staff del Campo formazione Nord Daniele Del Priore,
Paolo Montesanto e Davide Rostan.
I® 37. Il Consiglio stabilisce di tenere le proprie sedute nell’anno 2000 nelle seguenti date: 29-30 gennaio 2000 (Torino) 1-2 aprile 20-21 maggio 23-24
settembre (Consiglio allargato) 25-26 settembre.
Lunsomare Pyrsi, 13 - 00050 Santa Severa (Roma)
Tel.: 0766/570055 - Fax: 0766/571527 - Email; villassi@tin.it
Campo giovani invernale internazionale
«DREAMING THE DREAM»
Sogni e speranze alle soglie del nuovo millennio
Dalla cena del 28-12-1999 al pranzo del 2-1-2000
Dai 1ó ai 35 anni - Lingue; italiano-inglese
Partecipate numerosi invitando amici e conoscenti e portando qualcosa che
vi rappresenti e qualcosa di tipico della vostra resione. In un clima
festoso avremo modo di scambiarci esperienze, resali, sosni e speranze.
E per l’ultima notte del 2° millennio...
Prezzo complessivo Lit. 180.000
Per iscrizioni entro presso la segreteria del Villaggio
L’ULTIMÀ RIUNIONE DEL CONSIGLIO
ana riunione di Consiglio per lo più
dedicata ai tanti progetti in cantiere e a alla valutazione del
Campo Studi. Gn incontro svolto nel
tentativo di non perderci i pezzi per
strada e a far sì che ogni iniziativa sia
sostenuta da una riflessione corposa.
La prossima primavera sarà un’avventura: speriamo di farcela.
Comincia dal Pubblicano e dal Fariseo
di Le 18; 9 - 14. Enzo ci propone rileggere la vicenda del Fariseo e del Pubblicano a partire dal racconto. Il Fariseo si
confessa raccontando di sé, ma più a se
stesso che a Dio. Con poche parole il
Pubblicano si racconta a Dio. Quante
volte i nostri racconti sono rivolti a noi
stessi che li pronunciamo? Quante volte
parliamo ad un’altra persona, non per
esporci ad una relazione in cui chiediamo di essere ascoltati, ma per parlare a
noi stessi, perché l’altro sia uno specchio
e non un interlocutore? Parabola del coraggio di raccontarsi per essere ascoltato
e per affidarsi; parabola senza facile fine,
parabola che annuncia il Dio che ascolta. Continuiamo a riflettere sulla parola...
E un’analisi puntuale quella che Marta
ci presenta sulla storia e lo stato del processo Essere Chiesa Insieme. Troverete
il materiale raccolto nell’editoriale del
prossimo notiziario; da non perdere e da
leggere con attenzione.
Si aprono i cantieri per i Campi di Formazione Quadri. Al nord si parlerà di
mascolinità e identità di genere, al centro
e al sud di formazione dei gruppi che si
occupano del coordinamento delle regioni così come ci è stato chiesto nello
scorso Congresso: tenete le orecchie
aperte e non perdetevi l’occasione! Se ci
riusciamo in Puglia e in Sicilia vorremo
far coincidere l’arrivo del pulmino Teshuvà con i Campi Formazione, è un
modo per sottolineare l’importanza di entrambe le iniziative che sono rivolte a dare visibilità e corpo alla FGEI.
Perché il pulmino Teshuvà sia la bella
esperienza che tutti speriamo di fare, è
vitale l’impegno dei gruppi, i gruppi che
sono sul tragitto dovrebbero aver ricevuto una mia lettera, ma tutti i gruppi sono
invitati a partecipare alla festa in corso
durante quella settimana: per informazio
ni chiede alla consigliera o al
più vicino o direttamente a me.
A Capodanno a S. Severa ci sarà il
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giovanili evangelici croati e non solo ( I
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votare, idee grosse a appena abbozzate, no parti
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partecipato e questo è un dato positivo
tuttavia largamente partecipato più dà
singoli che da gruppi rivelando la debo.
lezza endemica della FGEI in questo momento. Campo che ha posto in evidenza
quanto i processi economici non siano
eludibili, ancorché complicati e tragici
nella loro violenza, campo che ha riproposto il racconto come possibilità politica di dare conto di chi soffre e non ha
parola, di esprimere il nostro agire politico, sia quello quotidiano che quello rivolto alle grandi visioni. Forse la nostalgia è
ancora la debolezza della nostra parola
politica. Quanto siamo nostalgici e quanto ci è chiaro che ci sono conflitti che
hanno cambiato aspetto, ma che non sono finiti? Abbiamo bisogno di parole per
nominare il nostro agire politico, prima
ancora che un’appartenenza. L’appartenenza è un dato problematico; lo riscontriamo con le adesioni alla FGEI, c’è una
possibilità di pensare la politica attraverso l’agire politico; ma questa non è già
una categoria narrativa?
La FGEI è in movimento e ha più
che mai bisogno dell’impegno dei
gruppi locali della loro vivacità e delle
loro energie. Auguro a tutte e tutti voi
un buon Natale e un Capo d’anno senza retorica...
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REDAZIONE: a Torino C/o Riforma, vìa S.Pio V 15,10125 Torino (tei. 011/65520787; fax 011/657542); a Napoli C/o Riforma via Foria on 801-17 non
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081/273194).
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Fascicolo interno a RIFORMA n. 50 del 24 dicembre 1999 Reg. Trib. Pinerolo n. 176/1951. Resp^bile ai sen^egge: Pierat^idi. Edizioni testami s?
Fotocomposizione: AEC - Mondovi, Stampa: La Ghislenana - Mondovì. ^ rroiesiami sr
San Pio V nTlrtis, 10125 Torino:
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PAG. 5 RIFORMA
Si è tenuto a Roma un convegno dell'Associazione per la libertà religiosa
Il Giubileo per un mondo più giusto
/ dodici relatori, provenienti da contesti culturali e religiosi diversi, si sono
confrontati sul Giubileo collegandolo alla giustizia sociale e alla solidarietà
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e ha più
gno dei
à e delle
tutti voi
nno sen
Consiglio
(Milano)
tenuti da una dozzina di docenti di otto università italiane e straniere. I relatori, provenienti da contesti culturali
e religiosi diversi, si sono
confrontati sul Giubileo nella
storia, nella legislazione, nel
diritto canonico e l’hanno
collegato alla giustizia sociale e alla solidarietà.
Durante il primo giorno, il
Giubileo è stato preso in considerazione dal punto di vista
storico e canonicistico. Il
prof. Piero Bellini (Università
La Sapienza, Roma) ha presentato, fra l’altro, la disciplina ecclesiastica della penitenza e delle indulgenze mettendole in relazione, nei primi secoli, al problema dei lapsi, cioè quei cristiani «caduti» (lett. «scivolati) a causa
delle persecuzioni e che volevano poi rientrare nella chiein tempo di pace. Bellini
ha indicato una relazione
non casuale tra l’indulgenza plenaria che si otteneva
andando a Roma o a Santiago de Compostela (Spagna),
comunque in Occidente, e
quella die otteneva chi cadeva in battaglia durante le
Crociate, per la liberazione
del santo sepolcro a Gerusalemme, cioè in Oriente.
L’Anno Santo nacque sotto
impulso propulsivo di un
papa ambizioso come Bonifacio Vili ed ebbe un successo insperato, sul piano politico ed ecclesiastico. Infatti papa Caetani si proponeva di
incanalare le tensioni e gli
entusiasmi spirituali verso
obiettivi addomesticati, sostanzialmente al servizio degli interessi politici della
Chiesa e al suo prestigio personale. Bellini e successiva■nente il prof. Domenico Maselli (Università di Firenze),
hanno sottolineato quanto i
ffloyimenti pauperistici e ireMsti, spesso ostili a ogni for
i partecipanti ali’incontro: da destra Dora Bognandi, ignazio Bar
Fra
buscia, Vincenzo Nocifora
ma di giuramento, rischiassero di mettere in crisi la società feudale della fine del
Duecento. A questo si aggiunga il clima febbrile di
predicatori apocalittici per
capire quanto fosse necessario per la Chiesa riuscire a
mantenere ben saldo nelle
proprie mani il timone della
barca di Pietro. Il prof. Raffaele Botta (Università di Firenze) ha illustrato con minuziosa documentazione il
profilo ecclesiasticistico e canonicistico del Giubileo cattolico, elementi ben noti agli
addetti ai lavori ma che diventano spesso incomprensibili nell’ottica evangelica.
11 prof. Johannes Hartlap
(Università di Friedensau,
Germania) ha preso in esame
l’Anno Santo del 1525 e la
reazione del riformatore tedesco, Martin Lutero. La
prof. Laura Ronchi De Michelis (Università La Sapienza, Roma) ha ricordato l’importante Anno Santo del
1925, vero banco di prova dei
rapporti fra Vaticano e lo stato italiano per giungere da lì
a poco alla firma dei Patti lateranensi. Le poche wci critiche venivano dal mondo socialista e dagli evangelici italiani. Il prof Gianni Long
(Università Luiss, Roma) ha
considerato la crescente (e
per certi versi preoccupante)
partecipazione dello stato a
partire dal 1875 fino al grande Giubileo del 2000 con lo
stanziamento di somme ingenti di denaro pubblico e
una produzione legislativa
imponente al punto che, solo
per la raccolta dei titoli delle
varie norme nazionali e re
gionali sono necessarie ben
una decina di cartelle fitte fitte. Solo con i campionati
mondiali di calcio del ’90 troviamo una analoga partecipazione dello stato.
Il giorno seguente il simposio ha posto l’accento sugli
aspetti pratici ed economici
legati al Giubileo. Il prof. Vincenzo Nocifora (Università
La Sapienza, Roma) ha coordinato e diretto la Tavola rotonda: «Rimetti a noi i nostri
debiti». Luca Negro, segretario esecutivo della Federazione delle chiese evangeliche in
Italia (Fcei) ha fatto conoscere la campagna «Jubilee 2000»
(in Italia «Sdebitarsi, per un
millennio senza debiti»). Ignazio Barbuscia, presidente
della Fondazione «Adventum». Fondo per la solidarietà
e l’antiusura, dopo aver ricordato l’attività espletata dalla
Fondazione, ha proposto l’iniziativa «Ritorno a casa» per
aiutare con microprestiti gli
extracomunitari presenti in
Italia a costruirsi una realtà
L’on. Tano Grasso
più economicamente solida
nel loro paese d’origine in
modo da facilitarne il ritorno,
se lo desiderano. L’on. Tano
Grasso, Commissario straordinario del governo per il
coordinamento delle misure
antiracket e antiusura, ha dichiarato che «bisogna sviluppare il senso della responsabilità individuale e uscire dalla logica dell’assistenzialismo
che in molte occasioni ha fatto più danni che benefici. Il
senso di responsabilità deve
essere motivato principalmente da principi etici ma
deve essere aiutato da iniziative di solidarietà, come la
Fondazione, ma anche dal
reciproco interesse».
Infine, è stata data la parola ai biblisti. Il prof Daniele
Garrone (Facoltà valdese di
teologia, Roma) ha messo il
Giubileo in relazione alla giustizia sociale per aggiustare
gli equilibri perduti. Il Giubileo è un’occasione per le
chiese di uscire allo scoperto
e farsi carico responsabilmente dei problemi che l’emisfero Sud del mondo porta
con sofferenza e miseria. Il
prof. Giovanni Leonardi (Istituto awentista di cultura biblica, Firenze) si è soffermato
sui principi che sono alla base del Giubileo mentre il prof.
Jean Claude Verrecchia (Facoltà awentista di teologia,
Collonges-sous-Salève, Francia) ha commentato il brano
del Nuovo Testamento riportato dall’evangelista Luca
della sinagoga di Nazaret ricordando che non occorre
aprire nessun Giubileo perché da Cristo in poi fino alla
fine non è mai stato chiuso.
La frase di Gesù: «Oggi si
adempie questa parola per
voi che ascoltate» era valida
al suo tempo e ancora più valida per noi oggi.
Il dibattito è stato acceso vi
hanno partecipato docenti,
professori, studenti e funzionari statali provenienti dalla
Pubblica istruzione, ministero degli Interni, ministero del
Commercio con l’estero. Piena soddisfazione è stata espressa dalla signora Dora
Bognandi e da Paolo Benini
per la riuscita della manifestazione. Una nota simpatica
è stata la cooperativa di giovani «Città per l’uomo» creata dal pastore awentista Daniele Occhipinti, che si è occupata della ristorazione per
i giorni del simposio.
Per godersi i privilegi della terza età
“Mio padre è andato
a vivere da solo”
Quando mio padre mi ha detto: "U desiderio di
indipendenza non va in pensione", ^
io gli ho proposto una soluzione residenziale.“
Lui cercava un posto tranquillo, immerso
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la serenità è di casa
Agenda
23 Hìrufmhrp
SUSA — Alle ore 21, nella chiesa di Sant’Evasio, l’Ensemble
vocale di Torino tiene un concerto di canti di Natale.
iSjUssaPzt
TORINO — Alle ore 9,45, nel tempio valdese di corso Vittorio Emanuele 23, per «Musica e preghiera», l’organista
Chiara Cassin esegue musiche di Krebs, Buxtehude, Bach.
26 dicembre - 2 gennaio
VELLETRI — Al Centro di Ecumene si tiene il campo invernale sul tema: «Albania 2000: stato e legalità». Costo per persona £ 300.000 (giornaliero £ 50.000). Le iscrizioni si ricevono via fax (06-9633947) o via e-mail (ecumene@allnet.it).
27-31 dicembre
FRALI (To) — Al Centro Agape si tiene il campo invernale
di fine anno dal titolo «Democrazia e partecipazione politica». Per ulteriori informazioni e iscrizioni telefonare allo
0121-807514; e-mail: agape@perosa.alpcom.it.
27 dicembre - 3 gennaio
TAVERNA (Cz) — Al centro Bethel (Ruggiolino), si tiene il
campo invernale sul tema; «Canti per il Duemila», coordinato dal past. Jens Sielmann. Per informazioni e iscrizioni:
past. Bruno Gabrielli, via XX Settembre 62, 88100 Catanzaro; tel./fax; 0961-728045; e-mail: brunogab@tin.it.
28 dicembre - 2 gennaio
SANTA SEVERA — Al Villaggio della gioventù si tiene in
campo giovani invernale internazionale sul tema: «Dreaming thè dream - Sogni e speranze alle soglie del nuovo
millennio». Per uleriori informazioni tei. 0766-570055.
29 dicembre - r gennaio
REGGELLO (Fi) — A Casa Cares si tiene il campo di fine
anno sul tema: «La spiritualità e il conflitto interpersonale»
in collaborazione con il Mir, a cura del past. Raffaele Volpe.
Per ulteriori informazioni telefonare allo 055-8652001; fax:
055-8652900; e-mail: cares@centroin.it.
30 dicembre
FIRENZE — Alle ore 20, nella St. James Church (v. Rucellai
9), si tiene una prova con audizioni aperta a tutti del gruppo «New Millennium Gospel Choir» che canterà il 31 alle
23 al Parterre di piazza Libertà.
FIRENZE — Con inizio alle 17 del lunedì si tiene all’Istituto
Gould (via de’ Serragli 49) il Convegno giovani del Sae sul
tema; «L’ecumenismo è nelle vostre mani». Costo di partecipazione £ 200.000. Per informazioni tei. 055-2396165.
10 gennaio
MILANO — Alle ore 18, in piazza San Fedele 4, per il ciclo
organizzato dal Sae «Una Bibbia molte letture», don Francesco Braschi parla sul tema «Criteri di lettura cristiana
della Bibbia nei Padri della Chiesa».
14 gennaio
TORINO —Alle 18, nel salone del Centro teologico (corso
Stati Uniti 11/h), il biblista Romano Perna parla su; «Il Dio
del Kerygma cristiano». Presiede il past. Giorgio Bouchard.
16 gennaio
MESTRE —A partire dalle 10 con il culto, in via Cavallotti
8 si tiene la giornata di aggiornamento monitori, catechisti
e genitori sul tema: «I bambini, il culto, la chiesa». Per
informazioni tei. 041-5202285.
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul
primo programma radiofonico della Rai, predicazione e
notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di Raidue a cura
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne alle 23,30 circa e, in replica, il
lunedì della settimana seguente. Domenica 26 dicembre
(replica lunedì 3 gennaio, alle ore 9, 30 e a mezzanotte cir
ca) andrà in onda: «Romania dieci anni dopo; la Chiesa
riformata romena, una minoranza etnica e religiosa»; «Il
Natale raccontato e vissuto dalla pastora Maria Bonafede»;
«Una versione ecumenica del Vangelo di Giovanni».
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica deve inviare i programmi, per lettera o fax, quindici giorni prima del venerdì di uscita del settimanale.
MONACHE
GROSSETO — Domenica 12 dicembre nella chiesa battista di
via Piave è stato presentato al Signore il piccolo Davide Suquet, figlio di Paolo e di Ficherte Tegegen. Tutta la comunità ha gioito con i genitori per questo dono e ha promesso
al Signore di voler educare il bimbo nelle sue vie.
SAN SECONDO — Il 29 novembre e il 6 dicembre si sono svolti
i funerali rispettivamente della sorella Noemi Casagrande
Coisson e del fratello Giuseppe Zeppegno; ai familiari rinnoviamo la nostra fraterna solidarietà.
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RIFORMA
Commenti
Riforma
La guerra in Cecenia
Jean-Jacques Peyronel
Dopo il Kosovo, dopo Timor Est, dopo i massacri quasi
Ignorati della Sierra Leone, del Congo-Brazzaville e di tanti ^tri nelTAfrica dimenticata, l’ultimo anno del secolo si
chiude con la tragedia della Cecenia e con quell’ultimatum dei generali russi che tutti i governi, e le chiese, occidentali h^no definito «inaccettabile». Ma mentre per il
Kosovo c’è stato l’intervento massiccio della Nato, e per
Timor Est quello delTOnu, per la Cecenia la comunità intemazionale (Usa, Unione europea. Organizzazione per la
sicurezza e la cooperazlone in Europa, G8) non ha fatto altro finora che esprimere la propria indignazione. Così, a
cinquMt’anni dalla Dichiarazione universale dei diritti
umaiu, la violenza, la guerra, e il disprezzo dei diritti umani sembrano avere ancora una volta l’ultima parola, a scapito della politica, della diplomazia, della ricerca di soluzioni negoziate ai conflitti e alle controversie.
Nonostante il differente contesto geopolitico, numerose
appaiono le analogie tra il Kosovo e la Cecenia: due regioni
autonome facenti parte di una federazione nazionale molto più ampia, due territori abitati da una popolazione a
maggioranza islamica, due popoli fieri della propria identità etnica, religiosa e culturale che non hanno mai accettato la sottomissione al potere centrale, due società organizzate in base a un sistema di clan. Nel caso della Cecenia, abbiamo a che fare con un popolo indomito e indomabile che, prima di tener testa ai generali di Eltsin, aveva dato filo da torcere alle trappe dello zar e a quelle di Stalin
(che lo accusò di essere collaborazionista dei nazisti e perciò lo deportò, insieme a quello della vicina Inguscezia) e
che, durante l’autunno del ’42 respinse con successo gli attacchi delle truppe di Hitler. Anche tre anni fa, la prima
guerra di Cecenia, scatenata nel dicembre 1994 da Eltsin
contro Tallora presidente ceceno Dudaiev, aveva portato a
un’umiliante sconfitta deUe truppe di Mosca e alla firma di
un compromesso che di fatto riconosceva un’ampia autonomia alla piccola Repubblica caucásica che nel ’91,
sull’onda della dissoluzione dell’Unione Sovietica, si era
autoproclamata indipendente.
Ma allora perché, tre anni dopo, lo stesso Eltsin ha deciso
di riaprire le ostilità? Ufficialmente, per rispondere aU’attività terroristica degli estremisti islamici ceceni in Daghestan e a Mosca stessa. In realtà, secondo molti osservatori
occidentali, per salvare la faccia, e il potere, del «clan» eltsiniano dopo lo scandalo finanziarlo scoppiato nello scorso
settembre e per garantire la vittoria elettorale al nuovo partito «Unità», creato dal nulla due mesi fa dal ministro della
Protezione civile, Shoigu. Il che è effettivamente avvenuto
domenica 19 dicembre. Ora, il nuovo premier Putin, ex capo dei servizi segreti come il suo principale antagonista,
l’ex premier Primakov, può realisticamente aspirare a succedere a Eltsin alle presidenziali del prossimo giugno. In
pochissimo tempo, il nuovo uomo forte del Cremlino è riuscito a guadagnarsi un enorme consenso, giocando deliberatamente la carta del nazionalismo militarista. Ha fatto
cioè con la Cecenia la stessa operazione che aveva fatto a
suo tempo Milosevic con il Kosovo, mettendo così a tacere
l’opposizione. In un caso come nell’altro, a far le spese di
un gioco politico così cinico sono uomini, donne, bambini
e anziani, i quali vengono accusati di essere «terroristi» o
comunque complici dei «terroristi» e dei «banditi». A Milosevic è stato impedito con la forza di continuare questo gioco. A Eltsin e a Putin, alleati strategici ai quali sarebbe controproducente imporre sanzioni troppo pesanti, vengono
rivolte soltanto parole di biasimo, anche durissime, ma che
non haimo alcun effetto deterrente.
Nell’atteggiamento di Putin e di Eltsin, come in quello di
Milosevic, c’è un aspetto molto preoccupante: quello di sacrificare i diritti e la vita di interi popoli sull’altare della sovranità nazionale. Quando poi tale negazione dei diritti
viene incoraggiata dal voto della maggioranza degli elettori, è lecito chiedersi se vengono rispettate le condizioni
norm^ di esercizio della democrazia. A quanto sembra, la
vittoria di Putin è dovuta soprattutto all’appoggio totale e
acritico dei media pubblici alla sua campagna militare in
Cecenia. E questo è un altro aspetto preoccupante della
Russia di oggi, tuttora in bilico tra la democrazia e le tentazioni totalitarie di un passato dal quale è uscita da poco
TORINO: Via S. Pio V, 15 -10125 Torino tei. 011/655278 - tax 011/657542 e-mail: redaz@ritorma.it; NAPOLI: Via Feria, 93 - 80137 Napoli - tei. 081/291185 - lax 081/291175, e-mail riforma.na@mbox.netway.it; PINEROLO: Via dei Mille, 1 -10064 Pinerolo tei. 0121/371238-fax 0121/323831, e-mail: edipro@tpellice.it;
DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Coreani, Marta D'Auria, Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso, Piervaldo Rostan (coordinatore de L'eco delle valli) Federica
Tourn. COLLABORANO: Luca BenecchI, Alberto Bragaglia, Avernino Di Croce,
Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio GardioI,
Maurizio Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca
Negro, Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi
REVISIONE EDITORIALE: Stello Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
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^ ordinarlo: L. 105.000; ridotto: L. 85.000; semestrale: L. 55.000;
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Italia
Estero lir> ordinario: L. 170.000; v. aerea: L. 195.000; semestrale: L. 80.
^ sostenitore: L. 250.000.
.000;
1998
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Unione stampa
periodica italiana
Tariffe inserzioni pubblicitarie; a modulo (42,5x40 mm) E 30.ÓOO,
Partecipazioni; mm/colonna £ 1,800. Economici; a parola £ 1.000.
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176 del l'gennaio 1951. Le modifiche
sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 49 del 17 dicembre 1999 è stato spedito dall’Ufficio
CMP Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 15 dicembre 1999.
La chiesa romana sembra spesso un Giano bifronte
L^ambigua ambivalenza cattolica
Il cattolicesimo ha una particolare capacità di fare convivere
simultaneamente principi e sentimenti di segno opposto
GIUSEPPE PLATONE
Nello spazio di poche
settimane due eventi, di
segno opposto, hanno attraversato il firmamento che sovrasta il mondo del dialogo
cattolico-protestante. Da un
lato l’accordo siglato significativamente nel giorno anniversario della Riforma di Lutero sul tema della giustificazione, con tutta la sua portata
di gratuità e libertà da parte di
Dio di perdonare «in presa diretta», senza coinvolgere partner terreni mediatori, e dall’altra l’energico rilancio della
pratica indulgenziale anche
sul terreno comune dell’ecumenismo, precisamente quello della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che
è una costruzione paritetica
trentennale. Come puntualmente documenta il nostro
giornale, ci sono state prese di
posizione del mondo protestante italiano nei confronti
di quest’ultima ingerenza romana che ha prodotto una
precisazione, che assomiglia
molto a una marcia indietro,
del Pontificio Consiglio per
l’unità dei cristiani che ha
chiarito che ogni iniziativa
ecumenica, quindi anche la
Settimana per l’unità (la cui
liturgia è costruita insieme da
cattolici ortodossi e protestanti), è esclusa dalla pratica
indulgenziale.
In ogni caso, abbiamo proprio la sensazione che stia
avvenendo ciò che temevano, ovvero che questo Anno
Santo deborda, straripa e travolge prima ancora di iniziare. E il maggiore nodo teologico rimane aperto: la dottrina della giustificazione, cioè
l’incompatibilità tra la Grazia
giustificante e gratuita di Dio
e la tradizione dottrinale cattolica che comprende, sul tema della penitenza, la pratica
indulgenziale. Dirottare la linea diretta del perdono di
Dio (posizione protestante)
sul binario della mediazione
sacramentale della chiesa
(posizione cattolica) significa
in qualche modo cogestire il
perdono di Dio. Inaccettabile. Siamo insomma di fronte
all’ostacolo tradizionale. Qui
non si tratta solo di far fuori
un ferrovecchio del Medioevo, l’indulgenza, ma di avviare una approfondita riflessione, alla luce della Scrittura,
sulla questione del perdono,
del pentimento e della penitenza, tanto più dopo avere
solennemente sottoscritto un
accordo cattolico-luterano
sul tema della giustificazione.
In attesa di future maturazioni preme sottolineare la simultanea presenza di concezioni teologiche opposte. Da
Non vorrei fare dell’inutile retorica, ma è un fatto
che il contrasto fra il mondo
ricco e il mondo povero appare talmente evidente in
questi giorni da essere quasi
insopportabile. Se poi pensiamo che l’Italia è all’ultimo
posto fra i paesi ricchi con i
suoi disoccupati, il contrasto
è ancor più stridente. Le immagini rimbalzano dai nostri
televisori e vediamo direttamente quei 600 milioni di
bambini sottonutriti, quei disperati fuggiti da Grozny semicongelati dal freddo caucasico, quei ragazzini della
Corea del Nord che a causa
della carestia di questi ultimi
anni all’età di 15 anni sembrano bambini di 9. Il fallimento del vertice mondiale
sul commercio di Seattle ha
portato alla ribalta questo
spaventoso contrasto, aggra
Una manifestazione ecumenica nei
qui l’ambigua (ovvero suscettibile di varie interpretazioni)
ambivalenza della chiesa di
Roma. La stessa che coglie,
sul versante etico, il filosofo
Gianni Vattimo (in un intervento che apparirà nel libretto pubblicato a cura della Federazione delle chiese evangeliche in occasione della
«Settimana della libertà» del
prossimo febbraio). Dice Vattimo: «Spesso la comunità
cattolica mi sembra più sag^a della sua autorità dogmatica e dell’autorità disciplinare della chiesa. Come posso
comunicare al mondo la verità cristiana? Comunicandogli un senso di liberazione più
che di disciplina, d’imposizione dall’alto».
Su questa ambivalenza di
fondo che caratterizza la
chiesa romana si muove anche il filosofo cattolico (critico) Pietro Prini con il suo volume Lo scisma sommerso
(Garzanti, 1999) in cui, tra le
altre cose, analizza nascita e
abnorme sviluppo della confessione auricolare (istituita
nel 1215) e della sua autoritaria imposizione sulle masse.
Spesso la chiesa di Roma oggi
non riesce più a interpellare
la coscienza dell’uomo moderno (e noi protestanti, ci
sarebbe da chiedersi, a che
punto stiamo?). «Colpevolizzare con gioghi che non sono
di Dio - scrive Prini -, incattivire le coscienze con inibizioni che ne distraggono l’attenzione dalle grandi responsabilità di carità e di giustizia
del vivere insieme, è un pericolo e una tentazione diabolica». Da qui, e da altre ragioni che sarebbe lungo enumerare, nasce quel «distacco,
semplicemente nascosto, o
sommerso, di molti fedeli
dalla soggezione agli insegnamenti della gerarchia ecclesiastica della quale - aggiunge Prini - non si accetta
tempio valdese di Milano (1998)
(foto Zibecchi)
no più posizioni dottrinarie o
pratiche pastorali che si ritengono fuori dal tempo e
dallo spazio della scienza».
Per noi evangelici è arduo
il confronto con questa ambivalenza strutturale. È come
trovarsi di fronte a un Giano
bifronte. Da un lato 0 primato della Grazia e dall’altra
l’acquisto delle indulgenze.
L’elenco è lungo: su un versante uno sdegnoso antieconomicismo e dall’altra una finanza presente e attiva. Si
aggiunga il recente crescendo di «meaculpismo» del papa e dall’altra la proclamazione a getto continuo di
santi, alcuni dei quali fortemente compromessi con regimi quanto meno discutibili.
Da un lato la difesa a oltranza
della sacralità della vita e
dall’altra la condanna degli
anticoncezionali che in paesi
poveri significa morte sicura
per migliaia di bambini. Da
un lato si osanna alla semplicità e alla povertà e dall’altra
si scatena un operazione
commerciale che, se riuscirà
come è nei voti, porterà a Roma un fiume di denaro.
Probabilmente la presenza
simultanea di principi e sentimenti di segno opposto ma
conviventi rappresentano il
segreto della durata e della
potenza (un miliardo su due
di cristiani) della chiesa di
Roma. Non che in altre chiese non esistano ambigue ambivalenze ma almeno non ci
si considera la terrena prosecuzione deH’incarnazione.
Molto più semplicemente, almeno per quello che ci riguarda, siamo popolo a scuola della Parola, non sacralizziamo le nostre ambivalenze.
Confrontarsi con il Cristo vivente, non incapsulato nell’Istituzione, significa scegliere
una direzione chiara. Si alla
Grazia è un no all’indulgenza. Tertium non datar.
vato dalla pretesa dei paesi
ricchi e delle grandi multinazionali di imporre le proprie
regole (tecnicamente si chiama globalizzazione) che, come scrive un noto commentatore, «annullano le diversità e le tradizioni, desertificano il mondo, tolgono il lavoro alla gente».
La nostra opulenza occidentale, come la casa costmi*
ta sulla sabbia, affonda le proprie fondamenta nella miseria
del Terzo Mondo. Passando
sere fa per una strada del centro di Firenze, dove esistevano tanti negozi abbastanza
popolari, sono stato colpito
dalla trasformazione di cui
non mi ero ancora reso conto:
spariti i negozietti, accorpati i
locali, e al posto magnifiche
vetrine illuminate a giorno dei
più famosi e ricercati stilisti
italiani con i relativi prezzi.
Questo è (almeno in apparenza) il nostro mondo.
I
SUS-Eii
Giubileo e Anno Sani
Le celebrazioni deH’An '
Santo che caratterizzerJ!!l
2000 cattolico sono s2, i
mente un intoppo perla*,
Cile strada dd dialogo ecuii
nico. Un riaffiorare di
problemi mai superatici
pongono e ripropongono j!'
gli scogli teologici attualm»!
te difficilmente risolvibili J
non parzialmente con fretti
lose retromarce come nel cu
so delle indulgenze estese*
partecipazione alla settimai,
di preghiera per l’unitàdji
cristiani poi «revocate», Jì,!
che di questo si è parlaij
nell’ultima puntata di Proit|
stantesimo andata in ondai!
12 dicembre, non purtropa
della «retromarcia» del Vali
cano avvenuta temporalmejl
te dopo la registrazione dii
programma. La trasmissioni
è stata animata da un dibatti
to in studio che ha visto piaj
tagonisti Daniele Garronij
della Facoltà di teologia dilb
ma. Maria Sbaffi Girardetei
professor Piero Coda deli
Pontificia università latett
nense, e ha preso le mosse di
giubileo biblico, atto in qual
che modo di giustizia social
ordinato da Dio in Levito 25
Il giubileo quindi come mi
mento di libertà, di remissii
ne del debito. Ma il dibattiti
ha anche affrontato temi et
me le celebrazioni previsti
per il 2000 dalla Chiesa catto
fica. «Il prossimo anno-hi
spiegato Coda - celebreremo
2.000 anni dall’avvento di Ge
sù Cristo. Questo, comeht
detto Giovanni Paolo II, voh
dire aprire il cuore a quell’an
no di grazia che è stato prò
clamato con la venuta di Cristo e che in questa occasioni;
potrà essere rivissuta.
celebrazioni cattoliche c'èt
riferimento al giubileo bibia.
ma anche necessariamentii
all’Anno Santo che è una trai
dizione fortemente radicati!
fra i cattolici». Ed è propt»
quest’ultimo punto che, co®'
ricordava Maria Sbaffi Gi® '
det, crea difficoltà in cainpij
protestante perché a essosj
lega la pratica delle indulger
ze e il tema della salvezza pf,
fede. Ma anche un «incidenti
- ha detto Daniele Garrone;'
che ci mostra che recuraeW'l
smo si fa tenendo conto di cni
me siamo con le nostre dinf,
renze e con le difficoltà che»
incontrano». La comunioni
non è sicuramente un percof
so in discesa; sta però atutj
noi saper trarre insegnainen
anche dafi’affrontare qu®,
problemi perché il dialoS
non si fermi e sappia prò®''
dere al di là dell’anno 2000. ,
Davide RosS'l
Eppure in tutte le chi®
sabato prossimo verran i
letti i racconti del Nàtale |
no racconti poveri. Mao |
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(Rubrica «Un fatto, un
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curata dalla Federazione
chiese evangeliche ano ,
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24 DICEMBRE 1999
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dell'Aids
Terminairrio il suo intervento su Riforma (ir. 48 del IO
Xembre, pag. D, Giorgio
Guelmani scrive: «Anche per
noi, evangelici italiani, diventa essenziale imparare a
orientarci su questi temi
Mplla globalizzazione, del
ornmercio, delle povera,
ecc 1 che saranno il nocciolo
dei conflitti economici e sociaU di domani». Per questo
ritengo utile richiamare l’attenzione dei lettori sul tema
dell’Aids, In Italia le cose
stanno lentamente migliorando, i decessi sono diminuiti, gli inibitori delle proteasi hanno fatto «miracoli» e
forse entro 3-5 anni sarà possibile la produzione di un
duplice vaccino contro Hiv,
partendo proprio dall’Italia.
Ma (ed è un ma grande come una montagna), nel resto
del mondo non è così: Africa,
Sud America e Asia stanno
pagando un prezzo altissimo
in decessi e milioni di bambini sono privi di genitori e altri
ne rimarranno privi nei prossimi anni se non si porrà argine almeno con l’uso del profilattico (in Italia considerato presidio medico anche se
molte chiese lo osteggiano). È
un grido di allarme che proviene da Parigi, dove si è svolta la IV Conferenza internazionale sulle cure extraospedaliere delle persone malate
di Aids, conclusasi l’8 dicembre, subito dopo l’assise
mondiale del Wto a Seattle.
Sono soprattutto i componenti di «Médecins sans
frontières» a richiamare la
nostra attenzione e Sheila
Dutta, della Banca mondiale,
afferma che «L’Aids è una
questione di grande importanza per quello che riguarda lo sviluppo». L’Aids inoltre stabilisce un circolo vizioso con la povertà, la favorisce e al tempo stesso ne è
favorito, mentre obbliga i
paesi poveri a fare tragiche
scelte, «tra la vita di oggi e
quella di domani». L’organizzazione dei medici volontari non chiede quindi la
classica «luna nel pozzo», ma
chiede semplicemente che
l’Organizzazione mondiale
delia sanità, per opera di uno
specifico gruppo di lavoro,
imponga alle case farmaceutiche di negoziare i prezzi dei
medicinali adatti (oggi in Italia un malato di Aids costa £
2.000.000 al mese di sole medicine), e prezzi abbordabili
peri paesi poveri.
Giovanni L Giudici - Mestre
• Gli ortodossi
e le indulgenze
Nella pagina «Fede e spiritualità» del n. 48 del 1999 di
Riforma viene detto due volte
(nel sottotitolo e nella nota
introduttiva) che la prassi e la
delle indulgenze sarebbe «contestata dai protes anti e ignorata dagli ortoossi». Da quanto ne so, la
cristianità ortodossa «contesta» tale dottrina quanto e più
et protestanti, sino a ritenera una «eresia» vera e propria,
/indulgenza», scrive un
«dottore in teologia della
ortodossa russa» nel
^ hérétique,
gnificaj’applicazione a un
individuo dei meriti di Gesù
Cristo, della santa Vergine e
dei santi, che formerebbero
per la loro sovrabbondanza
un tesoro che sarebbe a disposizione del papa: e il potere del papa sarebbe tanto
grande nella dispensa del tesoro dei meriti, che potrebbe
applicarli non solo ai peccatori in vita, ma anche ai defunti condannati a espiare i
loro peccati in un luogo chiamato «Purgatorio». Tale dottrina, continua lo studioso,
riposa sulla falsa nozione dei
meriti della Vergine e dei
santi, che vengono indebitamente confusi in un medesimo tesoro con quelli di Gesù
Cristo, e questo è un errore
contrario alla sana dottrina
della redenzione e della giustificazione per mezzo di Gesù Cristo, solo mediatore tra
Dio e l’umanità colpevole.
Quanto al Giubileo indetto
da Bonifacio Vili per l’anno
1300 e all’indulgenza plenaria a esso connessa, si tratta
di un’usanza entrata in vigore solo quando lo zelo per
l’indulgenza delle crociate si
era raffreddato, e tenuta in
vita per via dei vantaggi materiali che apportava alla corte papale.
Quanto al purgatorio e alle
indulgenze applicabili alle
anime dei defunti, «non si vede come [tale] Purgatorio
possa esistere per la [stessa]
Chiesa di Roma, dato che il
papa può così facilmente liberare le anime che vi soffrono. Sarebbe [piuttosto] suo
dovere d’applicare le indulgenze plenarie alle povere
anime sofferenti, [sicché] il
Purgatorio non esiste che per
la volontà dei papi: in primo
luogo, perché è un’invenzione dei papi; e poi perché essi
potrebbero sopprimerlo, se
lo volessero, per mezzo delle
loro indulgenze plenarie».
Non mi risulta che tale posizione sia mai stata corretta,
o riveduta, o relativizzata da
nessun documento di nessuna Chiesa ortodossa; e, così
stando le cose, mi sembra
francamente infondato dire
che «le Chiese ortodosse orientali abbiano ignorato
questo particolare sviluppo
dottrinale» della Chiesa cattolico-romana.
Cesare G. De Michelis - Roma
Chi era
papa Pio V
Nella lettera apostolica
«Tertio millennio adveniente» il vescovo di Roma Karol
Wojtyla afferma che «la
efiiesa deve farsi carico con
più viva consapevolezza del
peccato dei suoi figli nel ricordo di tutte quelle circostanze in cui nell’arco della
storia essi si sono allontanati dallo spirito di Cristo e del
suo Vangelo offrendo al
mondo, anziché la testimonianza di una vita ispirata ai
valori della fede, lo spettacolo di modi di pensare e di
agire che erano vere forme
di antitestimonianza e di
scandalo. La Chiesa ha il dovere di rammaricarsi profondamente per le debolezze di
tanti suoi figli che ne hanno
deturpato il volto».
Questa catarsi storica coinvolge sicuramente un papa
che la chiesa ha celebrato con
la santità: Pio V. Era fondamentalmente una persona
schiva e umile il domenicano
Michele Ghisleri nativo di Boscomarengo (Al), inquisitore
OSTELLO PER CREDENTI A FINALE LIGURE
_ ^^’hunità cristiana riformata di Finale Liguri
Pno sostentamento mette a disposizione per famiglie o gruppi
fi la propria sede di piazza del TTribunale 6, dotata di
suddivisi in due camere (locali termoriscaldati e
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La disponibilità è valida dal settembre al giugno di ogni ansoggiorni di qualsiasi durata (anche una sola notte) a
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Dalla costruzione di Agape all'avventura del Servizio cristiano di Riesi
Rocco Alabiso, testimone delLEvangelo
ìrika tomassohe
Quando incominciai a sentire parlare di Rocco Alabiso e quando lo incontrai la prima volta ad Agape, non
avrei mai immaginato che le nostre vite
si sarebbero incontrate come poi è stato
in questi ultimi anni. Per me Rocco è
stato un testimone dell’Evangelo, nel
senso che in questi anni ha predicato a
me, come a tanti altri, l’Evangelo. Di
Rocco ho due immagini vivissime; la
prima è registrata in un prezioso video
del Gruppo giovanile della Chiesa valdese di Torino che partecipava ai campi di
lavoro di Agape. Rocco sorridente, in un
clima festoso: giochi in riva al Germanasca. Chi però ha partecipato ai campi di
lavoro sa quanta fatica, che altalena di
speranze e difficoltà è stata la costruzione di Agape. In quegli anni la vita di
Rocco si è incontrata con tante persone
che ricordava con affetto. Quante volte
abbiamo parlato di Sandro Sarti, di Ciro
Di Gennaro, di Franca, di Maja e Gianni
Koenig, di tanti e tante altre e dei giovani campolavoristi che naturalmente
erano poi stati i miei maestri o i miei
fratelli maggiori nell’Agape che io ho
vissuto. Quanti fra voi hanno lavorato
con Rocco ad Agape?
Ho poi molte volte sperimentato in
Rocco questi tre elementi: una grande
passione, una grande lucidità, la resistenza di fronte alla delusione. In questi
anni del mio impegno al Servizio cristiano mi sono spesso invitata a casa di
Rocco, attirata proprio da questi tre elementi. Non andavo a cercare consigli o
a farmi difendere, ci andavo per respirare queste sue tre caratteristiche, che
molto spesso mi hanno aiutato nella vita a Riesi. Le nostre parole andavano
dalle montagne di Agape al sole e vento
di Riesi, di utopia in utopia, senza che le
opinioni nette su situazioni e scelte diventassero pregiudizio o peggio porte
chiuse. La costruzione di Agape, il viaggio al Sud che diede origine al Servizio
cristiano, gli anni di attesa prima di poter scendere a Riesi senza subire pressioni eccessive visto che Rocco era di
Riesi), la famiglia vissuta nel contesto
comunitario, la responsabilità della gestione dell’azienda agricola del Servizio
cristiano, il passaggio del testimone ad
altri più giovani, il suo essere membro
di chiesa responsabile e attento, l’amore per la sua campagna, il rapporto con
i suoi coetanei di Riesi (di recente aveva
contribuito a fondare un nuovo circolo
di pensionati). Tutte queste cose erano
guidate e orientate dalla passione, dalla
lucidità, dalla resistenza nelle difficoltà.
E questo sapeva trasmettere molto
bene, non solo a me, ma anche a molte
altre persone tra cui anche i suoi coetanei a Riesi. Due anni fa lo avevamo invitato a una riunione del gruppo residente per parlare del suo passato impegno al Servizio cristiano. Verso la fine
del colloquio qualcuno, ammirato per
tutta la sua attività, gli chiese; «Che cosa ti ha spinto a fare tutto questo? non
te ne sei mai pentito?» Mi ricordo li suo
sguardo stupito e la pazienza con cui
cominciò a spiegare: «Non ve lo so
spiegare, è Dio con il suo amore che ti
cattura su una strada, mentre stai fa- j
cendo la tua vita e poi non ti lascia più,
non puoi fare altro; posso essermi pentito di aver sbagliato o non aver capito
certe cose, ma di essermi lasciato catturare da Dio, questo no».
In questo senso Rocco parlava del
servizio dell’Evangelo come di un impegno a vita, in questo senso si sentiva
libero di dialogare con le persone più
diverse per generazione e provenienza, per questo faceva riflessioni teologiche usando un linguaggio così immediato e quotidiano.
Non intendo dire che Rocco era una
«super-persona»; nella sua quotidianità ha vissuto come una persona che
sa che è stata catturata dall’amore di
Dio e ha fatto delle scelte all’interno
della scelta di servire l’Evangelo. Ora a
me mancano le sue battute, la sua autoironia, la sua teologia, i suoi ricordi, i
suoi caffè, la sua stupenda pasta con le
fave, il suo sguardo attento al culto, le
sue domande, la sua storia del Servizio
cristiano, la sua solidarietà con la mia
generazione (diceva: «da pionieri è più
facile: mantenere e continuare delle
eredità è più difficile»). Ciò che mi resta è la sua scelta di fondo, di lasciarsi
catturare da Dio, questa capacità a
reinventarsi a partire da quella scelta.
Non ho ancora del tutto accettato che
abbiamo dovuto separarci da Rocco
proprio ora, sto cercando di passare
dal rimpianto per tutto quello che ancora mancava da dire alla riconoscenza senza riserve perché il Signore me
lo ha fatto incontrare.
generale a Roma, cardinale e
quindi papa con il nome di
Pio V. Si preoccupò di mettere subito in atto le prescrizioni uscite dal Concilio di Trento (Magna Charta dell’integralismo cattolico) con la
chiusura definitiva ai protestanti. Seguì personalmente i
processi per eresia lottando
contro ogni sospetto di infiltrazione protestante. Fu determinante nell’azione contro
i turchi riuscendo a costituire
una lega tra Venezia e la Spagna nella vittoriosa battaglia
di Lepanto. Fu l’ispiratore,
come Inquisitore generale,
del massacro di migliaia di
contadini valdesi in Calabria,
che avevano scelto di vivere
seguendo le Sacre Scritture:
dovevano essere eliminati
senza pietà perché eretici.
Non poté festeggiare con un
Te Deum la carneficina di
20.000 ugonotti sterminati in
una notte d’agosto a Parigi
perché qualche mese prima
rese Tanima a Dio.
Con il suo percorso di
Grande Inquisitore rimane il
dubbio che non abbia meritato il privilegio di essere stato elevato agli onori degli altari. La via dedicata a Torino
nel 1864 a questo unico papa
piemontese risulta pertanto
un omaggio concessò senza
approfondire appieno tutte le
sue azioni. Una rilettura obiettiva della sua storia rivelerebbe un uomo religiosissimo ma anche poco cristiano
e mai disposto al perdono e
alla misericordia. Scrisse a Filippo II re di Spagna raccomandando nei confronti degli eretici: «Sterminate chi resiste, uccidete, ardete, tutto
vada a fuoco e sangue purché
sia vendicato il Signore...».
Avrà il coraggio la Chiesa cattolica di emettere un giudizio
obiettivo su questo suo figlio,
prediletto autore di roghi
spietati e di massacri di cui
l’umanità ha dovuto vergognarsi?
Ermanno Aimone - Torino
L; Comunità
borghesi?
L’amore che muove i monti
è il titolo dato all’edizione tedesca del libro su Agape di
Tullio Vinay [L’amore è più
grande, Claudiana, 1995). In
occasione della seconda edizione appena uscita (su spinta del fedele amico dei valdesi Jùrgen Hansmann) ho riletto i due testi, sia in italiano
sia in tedesco. Penso che non
si possa mai riflettere sufficientemente sull’agape di
Dio e perciò anche sull’idea
che spinse Vinay a «scolpire il
volto di Cristo» nelle rocce
delle montagne sopra Prali. E
in questa riflessione ci possono aiutare sia il racconto della costruzione, sia soprattutto i pensieri e le domande
che ci ponevamo, specie in
quel tempo, per non parlare
della bella introduzione del
pastore Ricca.
Non so che cosa pensino i
giovani oggi, quelli delle nostre chiese e specie quelli che
frequentano Agape. Non so
nemmeno che cosa pensino
gli agapini di allora che ancora vivono. Tanti purtroppo ci
hanno già lasciati, e vedono
ora la realizzazione del sogno
allora sognato durante la costruzione. E noi? Siamo per lo
più tornati alle nostre case e
comunità. Molti, direi quasi
tutti, siamo stati trasformati
da quell’esperienza: ma abbiamo saputo trasmetterne
un poco nella nostra vita
quotidiana? Le nostre comunità sono diventate un po'
meno «borghesi» e autosoddisfatte? Un po’ meno litigiose e più pervase dallo spirito
dell’agape che volevamo diffondere? Non lo so.
Personalmente mi sento in
colpa. Ma non sta a noi giudicare: lo sa solo il Signore.
Possiamo però vedere che il
seme ha portato numerosi
frutti non solo in Italia (il Servizio cristiano a Riesi e tanti
altri Centri sorti dall’amore),
ma anche nel resto del mondo. Sentiamoci pure (almeno
alcuni) dei «falliti» nella nostra personale testimonianza,
ma guardiamo anche a quello che il Signore ha fatto crescere anche senza di noi, e
accettiamo Tincitamento che
da questa sua opera viene a
ognuno, perché è lui che «ci
ha aperto la strada della fede
e ci condurrà fino alla fine»
(Ebrei 12, 2).
Giovani e meno giovani, rileggete anche voi quella testimonianza, discutetene, perché non è meno valida opi
di allora. L’amore (di Dio)
non verrà mai meno.
Jolanda Schenk - Merano
de
gioventù evangelica
ABBONAMENTI
normale £ 45.000
sostenitore £ 90.000
estero £ 60.000
cumulativo GE/Confronti
£ 90.000
versamenti da effettuare
sul ccp n. 35917004 intestato a:
gioventù evangelica
via P.Lambertenghi, 28
20159 Milano
Partecipazioni
«L'amore di Cristo
non verrà mai meno»
I Corinzi 13, 8
Il 24 novembre 1999 è mancato
Rocco Alabiso
Lo annunciano, nella certezza
della resurrezione, I figli Gustavo
e Marco, la sorella Pina e i parenti tutti. Eventuali offerte si possono versare sul ccp 00998005 intestato alla Tavola valdese, specificando nella causale: per restauro del tempio valdese di Riesi.
Riesi, 27 novembre 1999
AGENDINA DELLA PACE
Anche quest’anno è stata realizzata l'agenda tascabile
«Pace e nonviolenza 2000» (formato 17x11,5 cm). L’agenda contiene brevi descrizioni di azioni nonviolente compiute in tutto il mondo, cenni biografici di esponenti della nonviolenza e, inoltre, l’indirizzario aggiornato dei gruppi e
movimenti impegnati sui temi dello pace, giustizia e salvaguardia del creato. Per richiedere l’agenda rivolgersi a Medi Vaccaro, tei. 06-86217257.
Il Servizio cristiano si associa
al dolore dei familiari di
Rocco Alabiso
ricordando con riconoscenza il
suo lungo e intenso impegno nelle comunità di Agape e del Servizio cristiano, vissuto come testimonianza resa a Gesù Cristo crocifisso e risorto.
Riesi, 27 novembre 1999
«L’amore non verrà mai meno»
I Corinzi 13, 8
La Società agricola «L’uliva» si
stringe a Marco e ai suoi familiari
in occasione della scomparsa di
Racca Alabisa
iniziatore dell'impegno agricolo
del Servizio cristiano; esprime la
sua riconoscenza ricordando il
suo accompagnamento discreto e
il continuo incoraggiamento che
egli ha saputo trasmettere a questo settore di attività.
Riesi, 27 novembre 1999
RINGRAZIAMENTO
«Ho combattuto il buon
combattimento, ho finito
la corsa, ho serbato ta fede»
Il Tim. 4, 7
I familiari della cara
Mirella Geymet Cesana
riconoscenti, ringraziano tutti coloro che con scritti, preghiere, parole di conforto, presenza, disponibilità per la famiglia, fiori e offerte hanno dimostrato loro affetto e
solidarientà.
Un ringraziamento particolare
agli amici del Centro «Metamorfosi nell’era dell’acquario», al personale dell’Ospedale valdese di
Torre Pellice, alla dott. Papurello
di Torino e al pastore Berutti.
Luserna San Giovanni
13 dicembre 1999
RINGRAZIAMENTO
«Il Signore è il mio pastore
nulla mi mancherà»
Salmo 23, 1
Cugine e cugini del compianto
Renata Musset (René)
ringraziano sentitamente tutti coloro che, in più modi, hanno preso parte al loro dolore per l’improvvisa dipartenza di René.
In particolare ringraziano l’amico Dario Gay, il solerte maresciallo dei carabinieri della stazione di Torre Pellice, il pastore Bruno Rostagno, il maestro Ferruccio Corsani, i cugini Lidia e Edgardo Paschetto e le Onoranze
funebri di Tullio Bertot.
Torre Pellice, 24 dicembre 1999
I necrologi si accettano entro le ore 9 dei lunedì.
Telefonare allo 011-655278 - fax 011-657542.
20
PAG. 8 RIFORMA
VENERDÌ 24 DICEMBI^q,^
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Sn 'i-'rl.
I '“li*
Maurizio Abbà, Sara Abbate, Antonio Adamo, Ermanno Aimone,
Mario Alberione, Vitea Allegra, Federica Ambrosini, Nicola Anastasi,
Pablo Andinach, Paolo T. Angeleri,
Claudia Angeletti, Fausto Angelini,
Diego Antenozio, Lea Carla Antonioletti, Giovanni Anziani, Luca
Anziani, Massimo Aprile, Cristina
Arcidiacono, Edoardo Arcidiacono,
Giovanni Arcidiacono, Mirella Arcidiacono, Rosanna Ardolino, Mirella
Argentieri Bein, Marco ArmandHugon, Renato Armand-Hugon,
Stelio Armand-Hugon, Italo ArtusMartinelli, Liborio Asciutto, Jürgen
Astfalk, Luisa Aureli Bergomi, Eliseo Baglieri, Elisa Baglio, Rosy Balos. Marco Baltieri, Sabina Barai,
Luca Baratto, Martino Barazzuoli,
Alga Barbacini, Angela Barbato,
Maria Luisa Barberis, Alberto Barbero, Davide Baridon, Lorenza Barolin. Luca Baschera, Mario Bassareo, Massimo Battaglia, Roberto
Beccaria, Franco Becchino, Myriam Bein, Susan Bell, Vittorio Beliavite, Bruno Bellion, Sandro Bellion, Umberto Beltrami, Valdo Benecchi. Italo Benedetti, Enrico Benedetto, Piero Bensi, Nino Berger,
Alfredo Berlendis, Eugenio Bernardini, Oriana Bert, Renzo Bertalot,
Sergio Bertinat, Peggy Bertolino
Gould, Mario F. Berutti, Milena
Beux, Carmine Bianchi, Sergio Bilato, André Birmelé, Valdo Bisi, Ivo
Blandino, Roberto Bleynat, Giuliana Bologna, Maria Bonafede, Giorgio Bonis, Franco A. Bono, Ezio
Borgarello, Emanuele Bosio, Daniele Bouchard, Giorgio Bouchard,
Marco Bouchard, Clara Bounous,
Max Bourgeois, Carmela Bova, Alberto Bracco, Emilio Bracco, Alberto Bragaglia, Paolo Brancè, Anita
Braschi, Elda Bricco, Sergio Briguglio, Umberto Broccoli, Marlene
Broeckers, Sergio Brofferio, Erica
Bucchieri, Tavo Burat, Saul
Burckhard, Daniele Busetto, Miguel Angel Cabrerà, Francesco Calati, Franco Calvetti, Beniamino
Calvi, Franco Campanelli, Mercedes Campennì, Anna Maria Campennì lacurto, Claudio Canal, Lucia
Canale, Marinetta Cannito, Elisa
Capannoli, Mimma Capodicasa,
Rina Lydia Caponetto, Salvatore
Caponetto, Giampaolo Caria, Alfredo Carnaglia, Giovanni Carrari,
Francesco Carri, Nils Carstensen,
Emanuele Casalino, Annamaria
Casanova, Franco Casanova, Leonardo Casorio, Edward Idris Cassidy, Anita Castagna, Maria Castellari, Pasquale Castelluccio, Guido
Castiglia, Febe Cavazzutti Rossi,
Immy Ceniviva, Luciana Cergnar,
Arturo A. Cerinola, Michael Chalupka, Roberto Charbonnier, Sandro Chiabaudo, Giuseppe Chiaretti, Elena Chines, Peter Ciaccio, Aldo Cianci, Bruno Ciccarelli, Mario
Cignoni, Nino Ciniello, Luciano Cirica, Walter Citti, Franca Coisson,
Marco Coisson, Mario CoTsson,
Osvaldo Coisson, Pierdavide Coisson, Renato Coisson, Vera Coisson,
Mario Colaianni, Carlo Collo, Bruno Colombo, Aldo Comba, Augusto
Comba, Fernanda Comba, Pietro
Comba, Sara Comparetti, Gino
Conte, Giovanni Conte, Alberto
Corsani, Bruno Corsani, Ferruccio
Corsani, Mattia Costa, Ivana Costabel, Clara Cozzi, Francesca Cozzi,
Remo Carmine Cristallo, Furio
Crucitti, Lucia Cuocci, Giuseppina
Cutro, Stefano D’archino, Guerino
D’Auria, Marta D’Auria, Giuseppina D’isanto, Davide Dalmas, Franco Davite, Maria De Barbieri, Leonardo De Chirico, Pinuccia De Crescenzo, Loris De Gaspari, Albert De
Lange, Elena De Mattia, Cesare G.
De Michelis,Mariano De Mattia,
Augusta De Piero, Luca Del Pero,
Daniele Dpi Priore, Carlos Delmonte, Gino Dantico, Luciano Deodato,
Antonio Di Grado, Lilly Di Legami,
Marco Di Pasquale, Sandro Di
Tommaso, Alberto Donati, Adriano
Dorma, Margherita Drago, Annemarie Duoré, Lilia Durand, Patrik
Durand, Piera Egidi, Thomas Elser,
Mina Esposti, Paolo Fabbri, Maria
Rosa Fabbrini, Oreste Fabbrone,
Maria Fabro, Miriam Faccin, Silvio
Falco, Silvano Falocco, Teodoro
Fanlo y Cortés, Violetta Fasanari,
Flavio Fasulo, Michel Faullimel,
Antonio Feltrin, Fulvio Ferrario,
Daniela Ferrato, Gigi Ferrato, Giuseppe Ficara, Massimo Finoia, Rachele Fiorelli, Emanuele Fiume, Alba Fiorio, Marco Tullio Fiorio, Raffaele Fiorio, Stefano Fontana, Bruna Brache, Stefano Brache, Sergio
Franzese, Marco Fraschia, Marco
Fratini, Libano Frattini, Jolanda
Fuhrmann, Enrico Fumerò, Guido
Gabaldi, Bruno Gabrielli, Pawel
Gajewski, Luciana Galassi, Marcello Gaietti, Carla Gaietto, Mauro
Galliano, Lucia Gallo Scroppo, Bruno Gambardella, Giovanni Gandolfo, Graziella Gandolfo Censi,
Daniele Gardiol, Enrica Gardiol, Vito Gardiol, Andrea Garrone, Daniele Garrone, Agostino Garufi, Marcella Gay, Paolo Gay, Giuliana Gay
Eynard, Paola Gazzano, Tommaso
Gelao, Laura Gelso, Aldo Gelsomini, Bianca Gente, Ermanno Gente,
Gianni Gente, Gianni Geraci, Amalia Geymet Panerò, Lucetta Gey
Nel 1999 sono state oltre 600 le diverse persone che durante ranno
hanno firmato un «pezzo» sul nostro settimanale.
Il nostro è un settimanale comunitario e vuole documentare sempre
di più le speranze e la fede, la storia e la vita dei protestanti in Italia.
Aiutateci a continuare a farlo anche nel 2000 con l'abbonamento e
la collaborazione. Il vostro contributo è indispensabile! Grazie.
monat, Elena Ghiglione, Rosanna
Giacchetta, Bruno Giaccone, Francesca Giaccone, Giorgina Giacone,
Roberto Giacone, Franco Giampiccoli. Laura Giancane Nicoletti,
Gianmario Gillio, Lidia Giorgi,
Maddalena Giovenale Costabel,
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Governali, Marinella Granero, Piero Granero, Francesco Grassi, Ludovico Grasso, Elizabeth Green,
Carla Gribodo, Saverio Guarna,
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