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A
ECO
DELLE VALU VALDESI
rof. ARMAND HUGON Augusto
la Beckwith 10
100Ô6 TORRE PELLICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 108 - Num. ¿56
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TORRE PELLICE - 3 Settembre 1971
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I ’iHpntità HpII;) Phip^;) ' rapporti con lo Stato
I I I « I I I ili Anche quest’anno il Sinodo Valde- noscenza della presidenza della Ca
10 una delle predicazioni che aprivano le giornate sinodali il paslore Paolo Ricce, meditando
11 passo Calati 2, 20, ha affrontato uno dei grandi temi proposti all'assemblea e alla chiesa
Uno dei temi cruciali proposti al nostro Sinodo è stato senza dubbio quello della crisi di identità della Chiesaanche della nostra - in questo momento storico. Il Sinodo non ha veramente affrontato e dibattuto questo tema,
quasi ne avesse paura: altre questioni, più urgenti sul piano amministrativo ma assai meno impellenti sul piano spirituale, hanno avuto la precedenza. Siccome però la crisi di identità della Chiesa è reale (se ne parla da
vari anni nell’ecumene cristiana, non
insistenza e pertinenza) non è fuori
luogo soffermarsi qualche istante su
di essa, alla ricerca di una possibile
impostazione e illustrazione biblica
del problema. La parola dell’apostolo
Paolo: « ...non son più io che vivo, ma
è Cristo che vive in me... » mi sembra
costituire l’indicazione evangelica fondamentale sulla crisi di identità della
Chiesa e sul suo superamento.
Crisi di identità - cosa vuol dire?
Vuol dire che non sappiamo più bene
chi siamo, non sappiamo più cosa scrivere sulla nostra carta di identità cristiana. Questo in verità potrebbe essere un buon esercizio: compilare una
carta d’identità del cristiano degli Anni Settanta. Indubbiamente, il fatto di
non sapere bene chi siamo (e forse, in
fondo, neppure se siamo!) deve inquietarci perché può essere il sintomo di
uno smarrimento profondo: la perdita del punto di riferimento. Bisogna
però anche rendersi conto di un altro
fatto, e cioè che in un senso ben preciso la crisi di identità - il non essere
più quelli che eravamo e non ancora
quelli che saremo - fa parte integrante dell’esperienza cristiana. Pensiamo
a quale formidabile crisi di identità ha
subito nella sua esistenza colui che qui
dice « non son più io che vivo »! Voi ricordate i versetti della lettera ai Filippesi, in cui Paolo parla di sé prima
dell'incontro con Cristo: allora non
c’era neppure l’ombra di una crisi di
identità! allora Saulo sapeva bene chi
era e poteva compilare con assoluta
precisione e convinzione la sua carta
d’identità: « circonciso l’ottavo giorno,
della razza d’Israele, della tribù di Beniamino, ebreo d’ebrei; quanto alla legge, Fariseo; quanto allo zelo, persecutore della Chiesa; quanto alla giustizia
che è nella Legge, irreprensibile... ».
Davvero, nessuna crisi d’identità in
quest’uomo - fino all’incontro con Cristo che lo ha indotto a dire: « non son
più io che vivo », cioè la mia identità
precedente, che mi pareva incrollabile e definitiva, è svanita, perché incompatibile con la mia nuova identità in Cristo. Se dunque noi oggi ci riconosciamo immersi in una crisi di
identità, dobbiamo cercare di viverla
nella prospettiva biblica, che è questa:
c’è una inevitabile crisi d’identità connessa con la conversione, col passaggio dall’incredulità alla fede, dalla disubbidienza all’ubbidienza. Tutto ciò,
s’intende, non è automatico, ma è una
vera possibilità dischiusaci dalla parola di Dio.
« Non son più io che vivo, ma è Cristo che vive in me ». Ecco la nuova
identità di Paolo, ecco il superamento
■della crisi della sua identità farisaica.
Pur nelle svariate incertezze che accompagnano il cammino della Chiesa nel
nostro tempo, una cosa certa, resta ed
è che la sua crisi d’identità potrà essere superata soltanto in riferimento a
Cristo e in un nuovo rapporto della
Chiesa con Cristo. Secondo tutta la testimonianza biblica, l’identità della
Chiesa è da ricercare in Cristo, come
l'identità dei servi nel Signore, l’identità dell’apostolo in Colui che lo ha
mandato. In Cristo si cela la nostra
identità perduta, in lui si cela anche
la nostra idèntità futura. Certo, dire
« in Cristo » non è dire tutto, nel senso che qualcuno chiederà: Quale Cristo? L’unico Cristo dell’Evangelo è stato creduto, testimoniato c ubbidito in
maniere diverse già dalla stessa generazione apostolica e poi nella storia
della Chiesa fino a oggi. La crisi di
identità di cui soffriamo prelude probabilmente a una nuova comprensione del Cristo, che darà alla Chiesa la
sua nuova identità. Gesù Cristo è lo
stesso ieri, oggi e in eterno - ma l’uomo non è Io stesso e muta nei tempi
la sua comprensione e appropriazione
dell’unico ed eterno Evangelo.
« Non son più io che vivo, è Cristo
che vive in me » - non possiamo arrogarci troppo facilmente il diritto di
far nostra questa affermazione. Se fosse vero che non più noi viviamo, ma
Cristo vive in noi, non parleremmo di
crisi d’identità. Invece, ci accorgiamo
ogni giorno che siamo sempre ancora
noi che viviamo: la nostra volontà, le
nostre abitudini, le nostre nostalgie, il
nostro passato, la nostra vecchia identità - tutto questo pesa ancora molto
nella nostra vita. D'altra parte dobbiamo pur dire che da quando TEvangelo ha lasciato qualche traccia in noi,
non siamo più soltanto noi che viviamo, c’è un Altro nella nostra vita, che
prima non c’era. Siamo ancora noi che
viviamo, questo è evidente, ma non
più soltanto noi. Ci muoviamo tra i
poli opposti di una doppia identità,
quella vecchia e quella nuova, quella
nostra e quella di Cristo: il movimento dall’una all’altra è il nostro compito quotidiano. Nessuno meglio di Dietrich Bonhoeffer, nel nostro secolo,
ha descritto l’esperienza così vera della doppia identità del cristiano, in una
poesia-preghiera composta nel carcere
nazista, poco tempo prima di essere
giustiziato come cospiratore. Questa
poesia-preghiera è intitolata, appunto,
« Chi sono io? »: si tratta precisamente della nostra domanda circa l’identità del cristiano e della Chiesa.
Chi sono io? Mi dicono spesso
che esco dalla mia cella
calmo, sereno, sicuro,
come un ricco proprietario
esce dal suo castello.
Chi sono io? Mi dicono spesso
che parlo con i miei guardiani
in modo disinvolto, amichevole e chia
[ro
come se fossi io a comandare.
Chi sono io? Mi dicono anche
che sopporto i giorni infelici
impassibile, sorridente e fiero,
come uno che è abituato a vincere.
Son io veramente ciò che gli altri diacono di me?
Oppure son solo ciò che io so di me
[stesso?
Inquieto, ànsioso, malato,
come un uccello in gabbia;
desideroso' di respirare,
come se delle mani mi stringessero
" [alla gola;
affamato di colori, di fiori, di voci
[d’uccelli;
assetato di buone parole, di vicinanzé
[umana...
Tormentato nell’attesa di grandi evenni
impotente e tremante per gli amici
[lontani,
stanco e vuoto quando prego, penso,
[lavoro,
fiacco e disposto a dire addio a tutto.
Chi sono io? Questo o quello? _
Oppure son oggi l’uno e domani l’altro?
Oppure son l’uno e l’altro insieme?
Chiunque sia. Tu mi conosci,
io sono tuo, o Dio.
Iddio conceda a noi tutti e alla Chiesa di vivere così il problema della propria identità cristiana.
Paolo Ricca
se ha trattato alcune questioni relative ai rapporti diretti e indiretti con
lo Stato.
Anzitutto, una questione di ampia
portata, quella della riforma del codice penale per ciò che concerne i reati
dj vilipendio ideologico. Riprendendo
i dati di una riflessione avviata non
da oggi fra noi, e ribadendo la linea
che già è stata affermata, lo scorso
autunno, dall’Assemblea della PCEI,
a Firenze, è stato votato questo ordine del giorno:
Il Sinodo Valdese, nella sua sessione dell’agosto 1971,
considerato che in sede di riforma del vigente codice penale il Senato:
a) ha mantenuto il reato di vilipendio ideologico previsto dall’attuale art. 402 a tutela della religione
cattolica estendendolo con identità
di pena a tutela delle altre confessioni religiose;
b) ha abolito la discriminazione
di cui al vigente art. 406 del codice
penale, parificando l’entità delle pene per i reati previsti dagli arti. 403,
404 e 405, indipendentemente dalla
confessione religiosa contro cui siano commessi;
richiamandosi alTart. 14 degli Atti del Sinodo 1969,
riafferma il rifiuto di ogni tutela
della religione a mezzo delle leggi
penali, nonché la condanna di ogni
forma di repressione della libertà
di pensiero e dell’esercizio del diritto di critica anche in campo religioso;
incarica la Tavola di portare a co
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la nostra Chiesa nell'ecumene cristiana
Un Sinodo è sempre un’occasione
per riconoscere e sperimentare la dimensione universale della chiesa: anche quando questioni costituzionali e
regolamentari hanno il netto sopravvento, com’è stato nell’ultima sessione del Sinodo Valdese europeo, riaffiorano anche là (questione dei ministeri, delle strutture, dei modi di presenza nel mondo, etc.) gli aspetti particolari di problemi generali che tutte le Chiese nel mondo devono affrontare. Vi è dunque anzitutto questa
presa di coscienza: al di là di molte
manifestazioni di provincialismo, siamo inseriti nel travaglio deU’ecumene
cristiana.
Ma questa realtà si manifesta in
molti altri modi. Anzitutto, con la
presenza dei rappresentanti delle
Chiese sorelle e di Enti confessionali
o ecumenici, i quali attraverso i loro
messaggi, così diversi fra loro, fanno
ogni anno sentire non solo la loro generosa solidarietà con la nostra piccola opera di Chiesa minoritaria, ma
ribadiscono appunto il senso di essere davvero ’imbarcati’ sulla medesima
— e sbattuta — barca ecumenica.
Quest’anno è giunto un invito signiffcativo dal Sinodo Nazionale della Chiesa Riformata di Francia, cui
il Sinodo ha risposto con gioia:
Il Sinodo prende atto con gioia
dell’invito del Sinodo Nazionale
della Chiesa Riformata di Francia
ad inviare due delegati con voce
consultiva ai Sinodi delle due regioni limitrofe. Delibera a sua volta
di invitare due delegati di dette regioni alle Conferenze del I e II Distretto, dando loro voce consultiva.
Verso la "concordia"
fra Luterani e Riformati
La questione di una più piena comunione fra Luterani e Riformati si
è pure presentata al Sinodo, il quale
è stato informato che il Corpo Pastorale aveva preso in esame una bozza
di « Concordia » luterano-riformata :
come forse i lettori ricorderanno, da
vari anni si è avuta tutta una serie
di riunioni di lavoro fra Luterani e
Riformati, a tale scopo; ora è stata
disposta una bozza di documento che
sarà ulteriormente elaborata in una
nuova riunione, a Leuenberg, presso
Basilea, a ffne settembre (per la Chiesa Valdese, vi parteciperà il past. Paolo Ricca, che potrà riferirvi pure le
notazioni fatte in sede di Corpo Pastorale). Messo a punto il documento, esso verrà inviato alle Chiese luterane e riformate, per esame e ap
provazione; e la conclusione di questo cammino dovrebbe aversi a fine
1972, con la sottoscrizione di questa
importante formula di concordia protestante. Ne riferiremo ulteriormente.
Partecipare ai
programmi del CEC
Il Sinodo non ha purtroppo potuto
discutere il problema dell’appoggio
della Chiesa Valdese al programma
del Consiglio ecumenico delle Chiese,
di lotta contro il razzismo. Sia la Tavola che la Commissione d’esame avevano sollecitato questo dibattito, che
sfociasse in una decisione, ma Tandamento dei lavori non ha permesso
che questa, come tante altre questioni, potesse essere affrontata. Il che
non significa che le chiese non possano farlo nel corso dell’anno (solo
pochissime Thanno fatto, sinora) !
Potrebbe esserne investita fra l’altro
la Commissione di studio su Missione e Sviluppo, che anch’essa non ha
potuto riferlté e che il Seggio ha riconfermato per quest’anno.
Missione: saremo
membri della CEVAA
E si parla della Missione: come riferiremo in un prossimo numero, il Sinodo ha accolto con vivo piacere il
sig. Maurice Pont, direttore della Società delle Missioni di Parigi, e dopo
avere ascoltato il suo messaggio ha
accolto l’invito della Tavola e ha deciso di entrare a far parte, come membro, della neo-costituita Comunità
evangelica di azione apostolica (CEVAA), a fianco di numerose Chiese
europee, africane, malgasce e del Pacifico. Non è stata dunque retorica la
affermazione del Sinodo 1970, che considerava « opera propria il servizio
che i missionari valdesi compiono in
vari campi ».
Accentuare l'opera
a livello federale
Più prossimi geograficamente i rapporti con le Chiese Evangeliche in Italia, nei vari ’servizi’ in cui è andata
articolandosi la PCEI. Il pieno inserimento nell’attività federale è stato
ribadito con questo ordine del giorno :
Il Sinodo,
convinto che la Federazione delle
Chiese Evangeliche in Italia sia solo una tappa sulla via per giungere a un’adeguata espressione della
unità dell’evangelismo italiano,
ritiene che l’approfondimento del
Timpegno comune per una sempre
maggiore vitalità operativa della
Federazione sia premessa indispensabile al raggiungimento di traguardi ulteriori.
Invita la Tavola a ripristinare
nella sua integrità il proprio contributo finanziario alla Federazione.
...e rintegrazìone con
la Chiesa Metodista
Particolarmente stretti, da molti
anni ormai, i rapporti con la Chiesa
Metodista d’Italia, anche se la (3ommissione d’esame ha lamentato indirettamente che questi rapporti, definiti con il termine di « integrazione »
(che esprime «per sua natura non
una posizione statica ma un processo
in divenire »), risultano in realtà piuttosto statici nei fatti ; essa ha chiesto che il Sinodo accettasse la richiesta dell’ultima Conferenza Metodista
di tenere sempre in sessione congiunta la Conferenza Metodista e il Sinodo Valdese, e che le amministrazioni
delle due Chiese procedessero verso la
integrazione dei relativi servizi amministrativi. Il Sinodo ha votato questi
ordini del giorno :
Il Sinodo,
preso atto delTQrdine del giorno
della Conferenza della Chiesa Evangelica Metodista riunita ad Ecumene il 19-23 maggio 1971, auspicante
che la sessione congiunta della Conferenza Metodista e del Sinodo Valdese diventi stabilmente il centro
della vita ecclesiastica delle due denominazioni, riservando a sessioni
separate solo la trattazione di questioni amministrative interne di
ciascuna denominazione,
accoglie e fa proprio tale auspicio,
ritiene che la sua realizzazione
debba avvenire con opportuna gradualità,
dà mandato alla Tavola di studiare, in collegamento con il Comitato
Permanente Metodista, le relative
modalità di attuazione, sintetizzandole in un progetto da sottoporre alla discussione del prossimo Sinodo.
Il Sinodo dà mandato alla Tavola di adoperarsi, d’intesa con i competenti organi della Chiesa Metodista, affinché nella prossima sessione congiunta del Sinodo Valdese e
della Conferenza Metodista sia trattata in tutti i suoi aspetti (ivi compresi il pastorato femminile, il pastorato locale e Tamministrazione
(continua a pag. 2)
noscenza della presidenza della Camera dei deputati, del Ministro di
grazia e giustizia e dei vari gruppi
parlamentari questa presa di posizione e quella del 1969.
Nella stessa linea di rifiuto meditato di ogni ’privilegio’ è stata esaminata l’opportunità di un’azione, a livello federale, in vista dell’ abrogazio.
ne della legislazione fascista sui culti
ammessi (1929-30) ed è stato approvato l’ordine del giorno seguente:
Il Sinodo invita la Tavola a proporre in sede federale lo studio dell’abrogazione di massima della legislazione fascista del 1929-30 sui culti
ammessi, affidandole la nomina di
una Commissione incaricata di redigere un documento relativo ad alcuni punti di tale legislazione (approvazione governativa dei nostri
pastori ai fini della celebrazione di
matrimoni validi agli effetti civili;
diritto al rinvio del servizio di leva
per gli studenti in teologia; possibilità di avere pastori cappellani
militari; regime di agevolazioni fiscali) da sottoporre alle comunità
per renderle avvertite al problema
e per provocare una loro presa di
posizione circa il mantenimento o
no di ognuno di questi punti.
Relativamente a una questione più
limitata, ma non insignificante, quale
quella dell’estensione dell’assistenza
INAM ai ministri di culto non cattolici, Si è ribadita la necessità di subordinare tale estensione a una preventiva intesa fra lo Stato e le Chiese
(e di non accettare la semplice ’estensione’ delle norme vigenti per la Chiesa cattolica), una linea che pochi
evangelici italiani hanno saputo sostenere fino alTultimo, anche a prezzo di sacrifici. Ecco l’ordine del giorno approvato:
II Sinodo,
approva la linea di condotta fin
parte del Senato di un disegno di
legge sul riconoscimento giuridico
dell’obiezione di coscienza al servizio militare, quanto mai restrittivo,
riafferma la necessità di una legislazione in materia che tenga conto nel modo più ampio del principio
della libertà di coscienza.
Infine, il Sinodo ha ritenuto di intervenire con una dichiarazione a
proposito del disegno di legge, approvato dal Senato, sulTobiezione di coscienza, una legge che, come abbiamo
già ripetutamente notato anche su
queste colonne, riteniamo del tutto
insufficiente :
Il Sinodo,
preso atto dell’approvazione da
parte della Commissione lavoro e
previdenza sociale del Senato del disegno di legge n. 1285,
approva la linea di condatta fin
qui seguita dalla Tavola in tema di
rapporti con lo Stato, invitandola a
proseguire nel rifiutare l’entrata in
funzione dell’assistenza INAM per i
pastori della nostra Chiesa, ove non
sia subordinata ad apposita intesa
con lo Stato.
QUANTO COSTA
L’INSEGNAMENTO
DELLA RELIGIONE
CATTOLICA
NELLE SCUOLE DI STATO
(Dati stimati per Tanno scolastico
1967-68 tlalTAsscm67ca ecclesiastica
romana)
ALLO STATO:
— spesa annua per stipendi (127.258
classi diviso 18 ore di orario di cattedra)...........L. 16.968.000.000
ALLE FAMIGLIE:
(spesa per libri di testo):
Scuola Media
1.783.956 alunni - 20'>/o
che non compra il testo
- 1.400 lire a testo. L. 2.016.000.000
Scuola Superiore
1.218.909 alunni - 50%
che non compra il testo
- 1.400 lire a testo. L. 840.000.000
Più di 19 miliardi di lire per perpetuare l’alleanza « trono-altare », o, meglio,
« repubblica altare ».
(da (c II Giornale di Pinerolo e delle Valli »).
2
pag. ¿
N. 36 — 3 settembre 1971
echi sinodali - echi sinodali - echi sinodali
L’esempio significativo di Antiochia,
la prima comunità sorta dalla missione cristiana
Quando è protagonista
"la mano del Signore"
Nel corso di una dei culti mattutini,
nell'aula sinodale, il past. S. Ricciardi
ha tratto efficacemente le indicazioni
che la vita della chiesa di Antiochia secondo Atti 11: 19-26 e 13: 1-3, dà anche alle nostre chiese oggi.
Questi versetti ci parlano di Antiochia, città che ricordiamo fin dai tempi della Scuola Domenicale come il
punto di partenza dei viaggi missionari di Paolo. E’ anche la città dove si
costituisce la prima comunità cristiana al di fuori di Gerusalemme. Antiochia è dunque la prima comunità, ed
è una comunità missionaria.
Dalle notizie che ce ne dà il nostro
testo, abbiamo l’impressione di una
comunità non ancora appesantita da
un apparato burocratico, non ancora
vincolata da una struttura ecclesiastica, non ancora preoccupata né dai rendiconti finanziari né dalla parabole discendenti delle statistiche.
Ciò non vuol dire che noi facciamo
male ad avere tutte queste cose e a
preoccuparcene; viviamo, è ovvio, in
una situazione assai diversa. Ma la
semplice constatazione del fatto dovrebbe farci chiedere se per caso la situnazione mutata e lo sviluppo della
Chiesa oggi non faciliti la nostra tendenza e la nostra tentazione a preoccuparci un po’ troppo di esse.
Le cose di cui la comunità di Antiochia si preoccupa ed occupa, le cose di
cui vive, ci vengono elencate un poco
alla rinfusa, senza la pretesa né il desiderio di una grande precisione formale. Esse sono: la predicazione dell’Evangelo di Gesù Cristo, la conversione e la fede che nasce in coloro che
ascoltano e ricevono detta predicazione; l’allegrezza che caratterizza il lavoro dei membri più responsabili. Eppure non sono essi, con tutta la loro operosità e la loro fede, i protagonisti dell’opera. Protagonista è « la mano del
Signore» (11: 21). Protagonista è lo
Spirito Santo (13: 2) che guida ogni
cosa.
E proprio il Signore, che veglia
sulla comunità ed opera in essa, vi suscita per mezzo dello Spirito Santo
« profeti e dottori »; cioè dei ministri.
Ve ne saranno stati anche altri, probabilmente, ma o la loro menzione esplicita non era necessaria, o la loro distinzione non era ancora codificata.
Più che ministeri, vi sono ministri:
uomini cioè chiamati alla fede e al servizio. Ne vengono nominati cinque, tre
dei quali non verranno più menzionati altrove nel libro degli Atti. Ma il
fatto che qui siano nominati ed indicati con uno sforzo di precisione, con
l’intenzione di aiutare il lettore ad
identificarli, significa che si vuole sottolineare questo: il Signore non suscita strutture ma uomini, non servizi ma
servitori. Il Signore non agisce formulando per la sua chiesa dei programmi a tavolino, che poi qualcuno
condurrà avanti in qualche maniera.
Agisce prendendo al suo servizio, concretamente, dei credenti, che insieme
ricercano Ìe linee del loro possibile
operare, stando attenti alla voce dello
Spirito.
Il quale Spirito, in queste cose, parla nella più normale, anzi in quella che
saremmo tentati di definire la più banale delle situazioni: mentre la comunità è raccolta per il culto. Non importa sapere se si sia trattato di una rivelazione improvvisa, di una profezia
o di altro. Importa registrare che lo
Spirito parla, e che la chiesa sa discernere la sua voce e ubbidire.
Lo Spirito chiede alla comunità di
privarsi di due fra i suoi migliori elementi, sottraendoli al servizio « ordinario » di edificazione della comunità,
di reperimento e di formazione di altri ministeri, per lanciarli in un’avventura di cui nessuno è in grado di prevedere i risultati, mentre tutti possono invece rendersi conto delle immediate conseguenze negative che la loro partenza avrà sulla comunità, che
rimane impoverita.
Io non so quale sarebbe stata la nostra risposta ad una simile richiesta.
Ricordiamo tutti che la discussione
iniziata ieri sera su argomenti consimili ha avuto toni abbastanza guardinghi: noi non amiamo lasciare il
certo per l’incerto.
La chiesa di Antiochia non solo ha
lasciato che i due designati partissero,
ma ha pregato, ha digiunato, ha imposto loro le mani. La missione loro nasce dunque e si sviluppa come missione della chiesa, che ha saputo scegliere la via difficile dcWapertura verso
l’ignoto di Dio, piuttosto che ripiegare
sulla conservazione di quello che aveva. Eppure avrebbe avuto che cosa
conserv'are.
Nei due giorni già passati a discutere in questa sede, abbiamo spesso sfiorato (come forse ancora sfioreremo) il
tema della situazione in cui vive il
mondo di oggi, con i suoi squilibri
economici e politici, con le sue oppressioni ed i suoi sfruttamenti, con la sua
religiosità vivace che maschera un sostanziale ateismo. Se nei riguardi di
questo mondo la nostra chiesa sente
ancora davvero una vocazione missionaria, bisogna che ci preoccupiamo il
meno possibile (il che non vuol dire
non preoccuparsi affatto) di forme e
di strutture che ci sono state utili, che
in larga misura lo sono ancora, e che
sono in fondo care a noi tutti. Perché
è necessario essere disposti non a salvare la nostra vita, ma a portare l’annuncio della liberazione e della grazia di Cristo là dove esso dev’essere
portato, a prezzo della nostra pelle di
uom.ini e di chiesa.
Non significa che tutto ciò che è lavoro tradizionale deve scomparire: abbiamo visto che proprio in una situazione normale (mentre celebravano il
culto) lo Spirito del Signore ha parlato. Ma parla per arricchire la sua
comunità, per aprire le porte chiuse,
per allargarne gli orizzonti, per aumentarne le responsabilità.
Parrocchie, pastori, concistori, statistiche e rendiconti rimarranno anche alla nostra chiesa, nella fiducia
che siano essi ancora il luogo dove lo
Spirito di Dio si fa sentire.
Ma Se si farà sentire, sarà giocoforza ascoltarlo, e mettere ancora oggi a
parte qualche Barnaba e qualche Saulo, e forse anche udire la predicazione
di qualcuno che non è ancora ricompreso nelle categorie dei profeti e dei
dottori.
Mettere oggi a parte qualche Barnaba e qualche Saulo significa non sapere quale sarà il loro cammino. Di
Saulo sappiamo che fondò delle comunità cristiane, che scrisse delle epistole. Sappiamo pure che conobbe la prigionia di Filippi, l’insuccesso di Atene.
Ma mi piace pensare che gli sia stato
di aiuto e di stimolo, in quelle circostanze dolorose, il ricordo dell’allegrezza con cui la chiesa di Antiochia
celebrava i suoi culti, il ricordo della
preghiera, del digiuno e dell’imposizione delle mani che avevano sottolineato la sua partenza. E mi piace
pensare che questo ricordo lo rendesse certo ogni giorno della solidarietà
dei fratelli, consapevoli con lui d’essere al servizio dello stesso Signore.
Salvatore Rtcciardi
In breve
h^issemblea sinodale europea 1971
era costituita da 162 membri con voce
deliberativa (con netta prevalenza "laica”. data l’assenza di numerosi pastori)
e da 9 membri con voce consultiva.
Il Seggio del Sinodo era costituito
dal prof. Bruno Corsani presidente,
prof. Claudio Tron vicepresidente, past.
Guido Colucci, Odoardo Lupi e Sergio
Ribet segretari, sig. Luciano Rivoira e
Valdo Fornerone assessori.
I culti mattutini, che aprivano le
giornate sinodali, sono stati presieduti
dai pastori Bruno Corsani, Giovanni
Lento, Salvatore Ricciardi e Paolo Ricca: il' culto di santa cena che ha concluso i lavori è stato presieduto dai
pastori Bruno Corsani e Neri Giampiccoli e dal prof. Claudio Tron.
La prossima sessione sinodale europea si aprirà, a Dio piacendo, la Domenica 20 agosto 1972, in Torre Pellice;
quale predicatore d'ufficio è stato designato il past. Davide Cielo (supplente
il past. Edoardo Aime). Ricordiamo
che si tratterà di sessione congiunta
con la Conferenza Metodista d’Italia.
Nomina o riconferma
di commissioni
ad referendum
A nome del Sinodò, il Seggio ha nominato o confermato le seguenti commissioni ad referendum, alcune delle
quali non hanno potuto riferire in questa sessione :
Commissione di studio sugli istituti
distruzione e di assistenza: Marco
Ayassot, Salvatore Ricciardi, Sergio
Bianconi. Gino Costabel, Franco Sommani.
Commissione per la Costituzione:
Wilfrido Artus, Delmo Rostan, Hector
Berger, Neri Giampiccoli, Bruno Corsani, Alberto Ribet, Sergio Bianconi.
Commissione di studio sui problemi
della Missione e dello Sviluppo: Tullio Vinay, Roberto Peyrot, Gino Conte.
Commissione di studio sulla ¡unzione e sulVinsegnaniento della teologia
nella chiesa: Giorgio Tourn, Paolo Ricca, Giorgio Peyrot. Franco Dupré. Valdo Vinay, Paolo Ribet.
llllimillllllllllllllllItllllillllllllllllillllllMIIIIIIIItllllIlllllllimillllllllllIflIIMIIl IIMMIlIilfMllllllllllllllMIMMIIIIIIimillll
La nostra Chiesa neirecumene cristiana
(segue da pag. 1)
dei sacramenti da parte dei predicatori non pastori) la questione del
reciproco riconoscimento dei ministeri.
Dinanzi alla Chiesa
cattolico-romana
Infine, i rapporti con la Chiesa cattolica romana. Una delle questioni più
dibattute nelle chiese, nel corso dell’anno, è stata quella dell’eventuale
ingresso della Chiesa romana nel
CEC, questione che però pare essere
ora rinviata a un futuro alquanto indefinito. Molto più pressante, invece,
la questione dei matrimoni misti. A
questo proposito, la riflessione che da
vari anni è proceduta a livello di chiese, conferenze distrettuali, sinodi, corpo pastorale, dopo la decisione programmatica dello scorso anno, ha
portato alla elaborazione, da parte di
una comrnissione incaricata dalla Tavola (Giorgio Peyrot, Alfredo Sonelli
e, per parte del lavoro. Paolo Ricca)
di una bozza di ampio documento:
esso è stato presentato, discusso ed
emendato nella seduta del Corpo Pastorale (il sabato 21 agosto vi è stato
interamente .dedicato), e quindi presentato al Sinodo che l’ha votato senza metterlo in discussione (per mancanza di tempo), con una procedura
parecchio discutibile, trattandosi di
un documento importante; né basta
dire che esso formula semplicemente
principi già accettati da precedenti
assemblee sinodali: ci s’impunta talvolta su particolari insignificanti, e si
passa correndo su questioni rilevanti... Questo documento è costituito da
una prima parte generale che si sforza di definire il matrimonio, veiiendo
quindi alla questione dei matrimoni
misti, distinti per precisione in misti
(fra un credente e un non credente)
e interconfessionali (fra cristiani di
diversa confessione); esso verrà largamente diffuso nelle comunità e avremo modo di ritornarvi. In seduta di
Corpo Pastorale si è pure dibattuta
la necessità di una presa di posizione
nei confronti delle varie correnti del
cattolicesimo attuale ; Aldo Sbaffì,
Giorgio Girardet e Daniel Attinger
sono stati incaricati di presentare al
Sinodo una bozza di dichiarazione; e
questa, con lievi emendamenti, è stata votata nel testo che pubblichiamo
qui di seguito.
Il Sinodo Valdese, dinanzi all’intensificarsi di contatti ecumenici a
tutti i livelli, riafferma che l’ecumenismo deve significare confronto delle
comunità con l’Evangelo per una più reale e credibile presenza e predicazione cristiana nella società attuale.
Tale esigenza ci interpella nella nostra coerenza di cristiani e nel nostro impegno per la liberazione dell’uomo; non possiamo, in conseguenza,
tacere di fronte all’attuale indirizzo restrittivo e repressivo della curia
romana nei confronti di comunità, di periodici e di docenti universitari,
soprattutto in Italia, al tentativo di dotare la chiesa di una « Legge fondamentale » e al persistente controllo che la gerarchia esercita, a fini
politici, sui cattolici italiani, come si è manifestato nelle pressioni esercitate sulle AGLI, atti chs ci appaiono chiaramente antievangelici.
Il potere politico ed economico dell’istituzione romana, che vien fatto
valere pesantemente nei confronti dei dissenzienti, costituisce per noi un
ulteriore ostacolo effettivo ai rapporti ecumenici ufficiali. Inoltre, per il
carattere di potenza a livello mondiale della Chiesa romana, viene ad essere compromessa ancora più quella « parità » che si ritiene necessaria
nei rapporti fra le Chiese.
Pertanto, il Sinodo domanda alle comunità di valutare seriarnente le
loro scelte di solidarietà ecumenica; infatti, di fronte alle tensioni che si
verificano in seno al cattolicesimo italiano, potremmo essere chiamati a
solidarizzare proprio con coloro che ricercano una maggiore fedeltà evangelica, che si manifesta come rinnovamento della chiesa a partire dalla
comunità locale e come partecipazione alle lotte del nostro tempo.
La risposta, tuttavia, dipenderà soltanto dal modo con cui avremo
noi stessi compreso e tradotto in atti l’esigenza di un nostro radicale
rinnovamento evangelico, perché non possiamo porre agli altri l’esigenza
della riforma se non la poniamo a noi stessi.
Dal Rapporto della Commissione d'esame
Problemi aperti
Come già abbiamo scritto, il Rapporto della Commissione d’esame è
stato quest’anno particolarmente conciso, concentrandosi su alcune questioni ed evitando ogni discorso generale. Vi è tuttavia un paragrafo che ci
è parso utile sottoporre alla riflessione dei nostri lettori.
red.
Tra i problemi aperti la Tavola segnala nella sua relazione i seguenti;
disattenzione delle chiese verso le
dichiarazioni programmatiche sinodali;
— diminuzione del numero dei membri di Chiesa;
— nuove iniziative di presenza evangelizzatrice in senso lato;
— concezione clericale della chiesa;
— formazione di ministeri locali mediante un ministero itinerante;
— carenza di studenti in teologia e
problemi inerenti alla ristrutturazione della Facoltà;
— esperimento di pastorato locale.
Questo elenco può prestarsi a valutazioni assai diverse. Vi è abbondante materiale per le lamentele di carattere pessimistico. Vi sono anche spunti positivi che permetterebbero di dire che dopo tutto le cose non vanno
tanto male. Ma guardando a tutte queste questioni nel loro insieme vien fatto di chiedersi se esse non testimoniano, in fondo, di un grande disorientamento che ha colpito la chiesa e nel
quale alcuni gruppi cercano come a
tentoni delle nuove vie, ma senza che
vi sia in generale una chiara presa di
coscienza della natura dei fenomeni
che ci accadono e che ci mettono in
crisi. Sono fenomeni che investono la
intera nostra civiltà e che si estendono
sull’arco di generazioni, anche se oggi
si fanno sentire con una acuità o in
forme particolari; fenomeni dunque
che è difficile abbracciare e dominare con la comprensione, ma che continueranno a tenerci in crisi finché
non saremo riusciti a dare loro un
nome. (....)
Abbiamo dunque davanti a noi la
prospettiva di dover vivere per diversi anni con questa crisi, che spesso
assume l’aspetto di una crisi di identità. Perché vi sono pochi studenti in
teologia? E’ per indifferenza o non
piuttosto perché nella coscienza comune la figura del ministro di culto ha
perso dei connotati precisi? Perché vi
è una ricerca di ministeri diversi e in
pari tempo una incapacità di definirli.
Se non perché la comunità che deve
riconoscerli non è al chiaro circa il
modo in cui essa stessa deve configurarsi?
Lo schema di sviluppo di un organismo storico non è identico a quello
di un individuo, tuttavia si potrebbe
dire che, sotto certi aspetti, la nostra
crisi attuale è simile a una crisi di
adolescenza: non siamo più quel che
eravamo abituati ad essere e non siamo ancora quello che saremo. E’ una
situazione in cui sono facili gli abbattimenti e le impennate. E’ una situa
iiiiiiiiiiiiniiiiiiMmiiiMiiiiiiiiiimiiii iimiiiiimmiiiiiiiiiiii
L’opera
della Claudiana
Il Sinodo non ha potuto dibattere, quesfanno, l'attività editoriale: ma riportiamo ciò che
la Commissione d'esame ha detto al riguardo
nel suo rapporto:
La « Claudiana » ha continuato ad affermarsi nel campo dell’editoria e della cultura
teologica italiane con forte numero e varietà
di titoli: particolarmente notevole e degno di
menzione ci pare il successo editoriale di questo anno costituito dal volume: «Racconta la
Bibbia ai tuoi ragazzi ».
Quanto alla sua « linea » generale, ei sembra che essa sia sufficientemente aperta in varie direzioni e a largo raggio d’interessi, per
cui crediamo di dover incoraggiare la Commissione Editoriale a proseguire nella direzione intrapresa.
Un rilievo che però si deve fare è quello
di unacarenzn di una certa letteratura divulgativa popolare, una carenza che nasce dal
fatto che per rispondere ai precisi scopi della
divulgazione fra le nostre genti, queslo tipo
di letteratura non può essere tradotto da altre
cfpere straniere, ma deve essere prodotto da nostri autori italiani, e dal fatto che ogni volta
che viene chiesto un lavoro in questo settore
ai nostri autori essi avanzano quasi sempre un
gran numero di difficollb.
Per ovviare in parte a (juesti inconvenienti
auspichiamo che sia data presto attuazione alla proposta di sollevare per brevi periodi di
tempo e quando è necesstario, da ogni altro
impegno quell’autore a cui sarà dato l’incarico
di scrivere un lavoro...
Le ragioni addotte dalla Commissione editoriale per l’adozione di questo piano ci sembrano senz’altro valide.
La Commissione d’Esame infine, ritenendo
che la Claudiana sia un formidabile strumento
di testimonianza evangelica e che la sua oper.r sia indispensabile per la nostra Chiesa in
considerazione anche della non improbabile
fine della attuale « apertura » di certe case
editrici verso il nostro pensiero, invita il Sinodo a dare le opportune direttive perché sia
fatto ogni sforzo per potenziarla al massimo.
zlone in cui si tratta di trovare un
nuovo equilibrio. Sapendo che nessuna
tentazione può colpirci che non sia
umana possiamo affrontare la crisi di
questi anni non in modo emotivamente ottimistico o pessimistico, ma con
la serenità che è fondata sulla fede.
In particolare riteniamo che si debba proseguire il cammino su due direttrici.
Da un lato quella della sperimentazione: senza illuderci di aver trovato
di volta in volta il toccasana, ma senza neppure squalificare in partenza
ogni tentativo, incoraggiamo le iniziative nuove che ci si presentano.
La Tavola sia un po’ più decisa nel
far valere presso le comunità gli ordini del giorno programmatici del Sinodo; si colgano e si sfruttino a fondo
le possibilità di far sentire una voce o
un’influenza protestante nel paese; si
incoraggi il VI Distretto a dare maggior consistenza al suo ventilato progetto di teologo itinerante; si esplori
e si inetta alla prova la molteplicità
dei ministeri non a detrimento ma a
vantaggio del ministero pastorale; si
valorizzi a fondo e con riconoscenza il
ministero del « pastore locale ». Trutto
ciò va fatto nella precisa coscienza
che non si tratta, ripetiamo, di una
soluzione miracolosa, ma si tratta (come in ogni situazione di disorientamento) di esplorare diverse vie per
accertare la realtà e identificare la
propria posizione.
La seconda linea direttrice dovrebbe
essere quella di una riflessione sulla
natura e i limiti della crisi che stiamo
attraversando. Uno dei più pensosi ed
accorati avvertimenti di questi anni
recenti ci è giunto sotto la forma di
un interrogativo sul « silenzio di Dio »
Espressione valida nella misura in cui
sottolinea la serietà della crisi e la necessità di affrontarla nel confronto
con la parola del Signore, ma espressione impropria a descrivere la natura e i limiti della crisi stessa. Analogamente, per esempio, il parlare di
una malattia come di una prova man
Nomine
Tavola Valdese: Past. Neri G.iampiccoli. Moderatore; past. Enrico Corsani,
Vicemoderatore; past. Alberto Ribet,
Giorgio Bouchard e Gino Conte, dott.
Marco Tullio Fiorio e prof. Marcella
Gay, membri.
Nel Consiglio della Facoltà Valdese
di Teologia: Past. Paolo Ricca, Prof.
Franco Dupré.
Nella C.I.O.V.: Past. Franco Davite.
Comitato del Collegio Valdese: Dott.
Guido Ribet, rag. Dante Gardiol, sig.
Giorgio Mathieu, past. Bruno Bellion.
sig. Guido Baret, sig. Franco Sappé.
sig.a Ruth Tourn.
Commissione d’esame sulToperato
della Tavola e della Facoltà di Teologia: past. Alfredo Sonelli e Thomas
Soggin, sig. Valdo Fornerone e Carlo
Pons (supplenti; past. Davide Cielo,
dott. Sergio Gay, past. Giovanni Scuderi, rag. Bruno Mathieu).
Commissione d'esame sull'operato
della C.I.O.V.: Past. Marco Ayassot e
Luciano Deodato, dott. Paolo Ribet e
Lionello Gay (supplenti: sig. Luciano
Rivoira, past. Teofilo Pons. sig. Gianfranco Mathieu, past. Renato Coisson).
data da Dio è espressione adatta a
precisare la prospettiva di fede in cui
il credente vive quelTesperienza, ma
impropria a indicare una terapia.
Varrebbe la pena, riteniamo, di analizzare la diversa funzione che, rispetto al passato, la società assegna oggi
alla religione; non più strumento di
controllo sociale, ma genere di confronto per il consumo privato. In che
misura tale processo, all’opera già da
tempo, è percepito in questo momento storico; in che misura la nuova
immagine che il mondo si fa della religione influisce sulla comprensione
che la comunità cristiana ha di se stessa, del proprio posto nel mondo e della propria missione; per quali meccanismi una crisi di identità che ha radici storico-sociologiche viene vissuta come crisi della fede; come può configurarsi, nella nuova situazione, un « essere nel mondo ma non del mondo ».
Una riflessione approfondita su questa
tematica ci permetterebbe di dare alla crisi attuale le sue giuste dimensioni: ciò non significa risolvere la fede
in sociologia, poiché la fede interviene non nella fase della descrizione dell’ostacolo, ma nella decisione di affrontarlo e nella relativa motivazione.
Da un lato dunque affrontare la crisi di questi anni sul piano dell’attiva
sperimentazione. Qui vanno incoraggiati tutti coloro che vi si sono lanciati e va approvata la Tavola per lo
appoggio dato e invitata a proseguire
con tatto, ma con energia e convinzione su questa via. D’altro lato affrontare la crisi sul piano della riflessione
per circoscriverla esattamente mediante uno studio che prima di essere
affidato alla solita apposita commissione dovrebbe ricevere una più precisa formulazione, lungo le linee che abbiamo molto sommariamente indicato.
3
3 settembre 1971 — N. 36
pag. 3
LA CHIESA E LA SUA MISSIONE NEL MONDO
Unità e azione alla luce della riunione
di “Fede e Costituzione“, a Lovanio
Lovanio. Attraverso la Commissione
Fede e Costituzione, il Consiglio ecumenico (CEC) ha chiesto alle sue 252
Chiese-membro, appartenenti a 90 nazioni, di lavorare alla « unità visibile »
della Chiesa.
La Commissione di 135 membri, fra
i quali 9 cattolici romani, ha tenuto a
Lovanio la sessione, durata 12 giorni,
su! tema « L'unità della Chiesa e l’unità dell’umanità » Nel corso di questa
riunione (alla quale ha partecipato, per
la Chiesa Valdese, il past. Paolo Ricca,
dal quale attendiamo ulteriori notizie,
n.d.r.) parecchi teologi sono stati condotti ad allineare le loro concezioni
dell’unità della Chiesa sulle esigenze
del XX secolo. L'appello della Commissione del CEC seguiva una richiesta di
direttive che le aveva rivolto il Comitato centrale (120 membri), affinché
adattasse le sue funzioni e i suoi scopi iniziali. In passato si trattava di
proseguire il lavoro dei tre organismi
costituenti il CEC; le nuove funzioni e
i nuovi scopi dovevano essere: « chiamare le Chiese al fine dell’unità visibile in una fede reale e in una vera comunità eucaristica, manifestata nel
culto e in una vita comune in Cristo, e
di progredire verso questa unità affinché il mondo possa credere ».
E’ chiaro che la revisione proposta,
se è accettata dalle Chiese, non sarà effettiva prima della prossima Assemblea mondiale del CEC, prevista per il
1975.
Di fronte ai problemi mondiali del
razzismo, della povertà e della lotta
condotta da molti uomini per la loro
liberazione, si è posto ai teologi questo
interrogativo: quale principio dovrebbe governare la Chiesa, quand’essa si
sforza di adempiere alla propria missione di tradurre la sua fede in azione
per la salvezza dell'umanità?
Nel corso dei prossimi tre anni la
Commissione, attraverso un gruppo di
lavoro, si sforzerà di rispondere a quest’interrogativo e agli altri che gli sono connessi, affrontando questioni con
In breve
Il numero degli obiettori di coscienza nella repubblica federale tedesca
cresce costantemente. Dal gennaio al
maggio scorsi 15.804 coscritti hanno
inoltrato la loro domanda con cui rifiutano di prendere le armi per motivi di coscienza. Se questo ritmo sarà
costante, alla fine del corrente anno
si dovranno annoverare 30 mila obiett :;ri di coscienza. L’anno scorso 19.363
giovani avevano fatto domanda di esonero, mentre nel 1967 le richieste erano state solo 5.963.
Cuba conta meno di un milione di
cattohei romani praticanti e circa 50
mila protestanti. Queste cifre sono
fornite in un recente lavoro dal titolo
« La religione a Cuba oggi » di Alice
Hageman e del pastore Philip Weaton
e pubblicato dall’« Association Press
of New York ». Queste statistiche relative a Cuba sono state, per la maggior parte, accertate o raccolte da paure Duenting, sociologo argentino che
si è recato a Cuba dietro invito della
gerarchia cattolica. In dieci anni, dai
i960 al '70, il numero dei preti è sceso
I da 745 a 230. Tuttavia i due terzi al
I meno dei cubani (8.400.000) sono an
1 cora cattolici, se con questo termine
i si intende che sono battezzati e sepol
j ti dalla Chiesa.
i La Chiesa spagnola riforntata epi
scopale, di tradizione anglicana, ha
j deciso di chiedere la propria iscrizio
I ne nel registro ufficiale delle confes
' sioni cristiane non cattoliche. Tale
I iscrizione, come è noto, è prevista dal
’ la legge sulla libertà civile in materia
religiosa. La sola confessione protestante spagnola di qualche importanI za che non ha ancora richiesto la sud
detta iscrizione è la Chiesa evangelica
j spagnola, di tradizione calvinista.
Un progetto di legge sulla « libertà
I religiosa » con lievi modifiche riguar
I danti l’insegnamento religioso nelle
I scuole è stalo adottato dall’Assemblea
nazionale portoghese. La legge riconosce l’eguaglianza per tutte le religioni
e specifica anche che nessuna discriminazione per quanto riguarda impieghi, funzioni e avanzamenti può essere applicata a un individuo a causa
della sua fede relgiosa.
Il movimento internazionale della
riconciliazione (MIR), la cui sede è in
Francia, ha testé ridefinito i suoi obbiettivi. Il movimento pensa e agisce
cogli altri in vista di trasformare in
profondità un mondo nel quale la violenza pare essei'e la minaccia più temibile. Esso intende collaborare coi
partiti politici e, in linea generale, con
tutti coloro che cercano di sbloccare
l’umanità dalle alienazioni del nostro
tempo. Il movimento .sottolinea il suo
carattere ecumenico e la propria dimensione internazionale. Di ispirazione evangelica, vuole definirsi oggi in
funzione delle realtà sociali, economiche e politiche del nostro mondo.
(soepi)
cernenti la relazione della Chiesa con
le altre religioni.
La prospettiva si amplia
L’importanza crescente delle Chiese
d’Africa, d’America latina e d’Asia ha
ampliato le prospettive della Commissione, che sinora era stata essenzialmente orientata dagli Europei.
Le condizioni e le preoccupazioni delle Chiese cambiano molto rapidamente; se ne trova un’eco nelle conclusioni cui è giunta la Commissione: l’esigenza sia dell’unità dei cristiani sia
della loro solidarietà con l’umanità intera si fa sentire in misura più accentuata che in passato.
Ma il dr. Eugene Carson Blake, segretario generale del CEC, ha ricordato che ogni azione sociale o politica
impegnata dalle Chiese senza «riflessione teologica sufficiente genera frustrazione ». In apertura di sessione il dr.
Blake aveva detto ai teologi che, a
meno che non divenga più chiaro ai
nostri membri che « il CEC trova la
sorgente della sua esistenza e della sua
azione nell’Evangelo, nella rivelazione
di Dio in Gesù Cristo, c’è da temere
una polarizzazione d’interesse sulla
Chiesa, polarizzazione che sarebbe crescente e nociva ». Per evitare tale pericolo egli avvertiva i partecipanti che
sarebbe più che necessario un esame
nuovo dei campi tradizionali della teologia, poiché essi si ripercuotono sul
problema fondamentale dell’unità della Chiesa e dell’unità dell’umanità.
In varie riunioni di sezione queste
parole hanno avuto un'eco negli interventi di parecchi oratori: essi realizzano lo stato di confusione che regna nelle loro Chiese riguardo a ciò che
credono e alla loro testimonianza nel
mondo.
Descrivendo la divisione e la disunione della Chiesa come « uno scandalo
per il mondo », il card. Suenens, primate belga, ha sottolineato l’impazienza delle Chiese-membro che i teologi
compiano senza più tardare un passo
verso una Chiesa unita. Parlando nel
corso della seduta d’apertura, il cardinale, conosciuto per la sua franchezza
di parola nella Chiesa, ha affermato
che i cristiani « devono preparare con
fermo coraggio... il cammino doloroso
verso l’unità ».
Il laico olandese Max Kohnstamm ha
assicurato che è dovere della Chiesa
cristiana costruire ponti che permettano agli uomini « di partecipare al processo dolosamente lento della costituzione della comunità ».
Via libera ai teologi. Infatti, chiedendo al CEC di concentrare la sua attenzione su un’eventuale « unità visibile »
della Chiesa, hanno al tempo stesso iniziato il preludio di un Concilio autenticamente universale che potrebbe rivolgersi nuovamente a tutti i cristiani.
Essi hanno invitato le Chiese a riunirsi a livello locale, regionale e mondiale, per pregare e servire affinché
« lo Spirito Santo possa servirsi di tali riunioni per compiere il suo disegno
di riconciliazione, di rinnovamento e
di riforma della Chiesa ».
L’idea di un Concilio universale era
stata lanciata all’Assemblea mondiale
del CEC, a Uppsala nel 1968, e ancora
recentemente, alla riunione del Comitato centrale tenutasi ad Addis Abeba
nello scorso gennaio. La Commissione
ha precisato, però, che ciò non implica uniformità, perché « se l’unità della
Chiesa deve contribuire all’unità della
umanità, deve poter includere una
grande varietà di forme, divergenze e
perfino conflitti ». Ha pure chiesto alle Chiese-membro di riconoscere il
CEC come il luogo nel quale si possono affrontare le grandi questioni in
merito alle quali i cristiani sono divisi, e come un luogo nel quale possono
riconciliarsi.
Dichiarazione di fede
no in comune: un rischio rilevato fin
dal principio, dalla Commissione. Un
rapporto presentato da un comitato
su « Rendere conto della speranza che
è in noi » ha affermato che il mondo
moderno esige che i cristiani incomincino a « dire insieme » ciò che hanno
scoperto come una « buona notizia ».
Quest’idea sarà approfondita dal Comitato di lavoro nel corso dei prossimi tre anni, insieme ad altri tre piani
di studio già parzialmente definiti circa la relazione fra la Chiesa e l’umanità, l’unità della Chiesa e l’unione delle
Chiese, la Chiesa in preghiera. La questione così spinosa dell’intercomunione
è stata sollevata spesso nel corso dei
12 giorni di sedute. Ma è stato il card.
Suenens che, in un’introduzione allo
svolgimento della messa, ha posto il
problema con insistenza particolare:
« offriremo la nostra sofferenza affinché
il Signore affretti il giorno in cui tutti
i cristiani potranno manifestare la loro
riconciliazione in Cristo ». Il significato
preciso deH’intercoraunione è sempre
rimasto vago, nel movimento ecumenico. Per gli Qrtodossi essa è l’espressione dell’unità pienamente realizzata, per
gli Anglicani e per i Protestanti è la
via verso l’unità, mentre per i Cattolici
romani è un mezzo di grazia. Tuttavia
oggi è possibile prospettare una dichiarazione comune su questo punto capitale. Vi si giungerà probabilmente meglio attraverso la pratica che attraverso troppe discussioni.
Elezioni
Il prof. Jean Meyendorff, docente ortodosso del Seminario S. Wladimir di
New York, è staio nominato presidente della Commissione per tre anni; vicepresidenti il past. John Gatu (Kenya),
miss Christian Howard (Gran Bretagna), dom Emmanuel Lanne (Francia)
e il prof. Emerito Nacpil (Filippine).
Il prof. J. Robert Nelson (Boston,
USA) è presídeme elei Comitato di lavoro, composto di tre membri d’Africa,
tre d’Asia, tre d’America latina, uno
del Medio Qriento, uno d’Australia, due
delle isole britanniche, cinque d’America del nord e sette d’Europa.
Nel corso della sua prossima sessione, il Comitato centrale del CEC dovrà
approvare la nomina di membri supplementari per la Commissione, dando
la preferenza alle donne e ai giovani.
WiLBERT FORKER
giornalista al C.E.C.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiMiiiniiiiiiiiiiiiiiiii
Un appella per
il Medie Oriente
Algeri (soepi) - Il cardinale Duval,
arcivescovo di Algeri, il pastore Rochat, presidente della Chiesa riformata d’Algeria, il pastore Blanc, i vescovi
Raimbaud e Scotto hanno lanciato, «in
questi giorni in cui, fra il silenzio quasi universale, il popolo palestinese, già
privato del suo territorio deve subire
sofferenze sempre più crudeli », un appello per ricordare fraternamente nella
preghiera « gli uomini e le donne oggi
mortalmente feriti nella loro carne e
nella loro dignità » e per manifestare
la propria solidarietà « a un popolo minacciato dalla disperazione ».
I ' firmatari dell’appello ricordano
poi che « in Medio Oriente la pace non
può riposare sullo schiacciamento del
popolo palestinese » e che al contrario
« essa esige il riconoscimento dell'esistenza di quel popolo e la partecipatone dei suoi rappresentanti all’edificazione del proprio avvenire ».
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
Potrebbe essere pericoloso perpetuare conversazioni senza giungere a co- __________ - . ,
stringere i cristiani a dire ciò che han- Tip. Subalpina s.p.a. ■ Torre Telhce ^Torino)
Un gruppo dì cristiani in Cina
Hong-Kong (soepi) - Un pastore protestante accompagnato da tredici universitari americani ha recentemente visitato la repubblica popolare cinese.
Egli ha dichiarato sembrargli improbabile che dei missionari cristiarii po.ssano tornare in questo paese in un
prossimo avvenire. Questa osservazione potrebbe riferirsi a una dichiarazione del superiore generale dell’oriente
dei gesuiti Arrupe, secondo cui i gesuiti tornerebbero in Cina non appena
possibile. Secondo lui vivrebbero ancor.r in Cina 120 gesuiti coi quali non si è
più avuto alcun contatto.
Il viaggio del pastore e degli studenti è stato organizzato dall’agenzia ufficiale cinese ed ha toccato diverse città,
fra cui Pechino, Sciangai, Canton e parecchie regioni agricole. Il gruppo ha
anche avuto occasione di incontrare
Ciu En-lai.
Si tratta del secondo gruppo americano che ha visitato la Cina in questi
IISTERVÌSTA A MARGHERITA MOYaNO
Prosegue ia preparazione
dei concilio dei giovani a Taizé
ultimi anni. Il pastore Whitehead (che
è stato un esperto del dipartimento pei
l’Asia orientale del Consiglio nazionale
delle Chiese degli Stati Uniti) ha affermato che le persone colle quali ha avuto occasione di parlare avevano «qualche conoscenza del cristianesimo, ma
soprattutto che si sono interessati sulle differenze fra il protestantesinio ed
il cattolicesimo ». H gruppo ha visitato
a Pechino una moschea e ha potuto discutere con Yiman responsabile. Egli
ha confidato che le funzioni settimanali erano frequentate piuttosto irregolarmente dato che « i giovani sono assai più occupati dalle attività collettive e rivoluzionarie ».
Egli ha soggiunto di non essere a conoscenza di altre attività mussulmane
nel paese. I membri del gruppo haMo
tuttavia visto in un mercato la pubblicità di prodotti alimentari preparati
secondo gli usi mussulmani.
« Il Vangelo è un fermento rivoluzionario che esige un cambiamento radicale dalle strutture sociali, economiche,
culturali e politiche ».
Taizé. agosto. Durante tutta l’estate migliaia di giovani di tutto il mondo convergono su Taizé per partecipare agli incontri internazionali di preparazione del concilio dei
giovani. Gli incontri internazionali, della durata di una settimana ciascuno, si sono aperti
il 28 giugno e proseguono fino al 12 settembre. Un incontro più breve si è svolto dal 5
all'S agosto e dal 9 al 12 settembre. Centinaia
di giovani prolungano rincontro con un periodo di ritiro personale o partecipano all'équipe d’accoglienza e di animazione.
La prima settimana di agosto è stata caratterizzata da un’alta presenza di italiani. Al
sabato i giovani erano 2000, di cui oltre un
terzo italiani : erano rappresentate tutte le
regioni, comprese la Sicilia e la Sardegna.
Al lunedi sera i partecipanti si suddividevano in 200 piccoli gruppi di sette che si riuniranno diverse volte nel corso della settimana. Ai piccoli gruppi non è richiesto di elaborare delle teorie, ma piuttosto di vivere insieme una relazione fraterna. Ciò che li caratterizza è questa esperienza : la condivisione
di un pasto, di un lavoro manuale, di una speranza o di un problema personale naturalmente al di fuori di ogni altro interesse egoistico.
Margherita Moyano, di nazionalità argentina, segretaria generale della gioventù cattolica latino-americana, è l’animatrice della
preparazione del concilio dei giovani. La sua
presenza a Taizé è come un segno di reciprocità tra l’America latina e l'Europa ; è la
voce del terzo mondo al cuore stesso della preparazione conciliare. Margherita Moyano è
stata felicissima di poter spiegare ai lettori
de « L’Eco delle Valli Valdesi-La Luce » e
de et L’Eco del Chisone » che cos’è il concilio dei giovani.
Domanda : — Lei è animatrice della preparazione del concilio dei giovani, cosa è per
Lei questa preparazione?
Margherita Moyano : ee La preparazione
del concilio dei giovani tende a creare un
risveglio in mezzo a molti giovani o ad approfondirlo per chi vive già una ricerca. Tentiamo di vivere qualcosa in comune, a partire
dall’idea della gioiosa notizia annunciata nella
Pasqua 1970. La prima idea, la festa che
il Cristo viene ad animare nel più profondo
dell’uomo, fu l’idea centrale del 1970; una
festa che, alla fine dell’estate, risultò essere
una lotta liberatrice. È solo attraverso alla
lotta perché tutti siano in festa, che questa celebrazione ha un senso. E allora, come diceva
un giovane contadino del Brasile, come arrivare a lottare con un cuore riconciliato, senza
odio, un cuore che vuole amare? Allora quest’anno, seguendo questa idea, crediamo che
occorre andare fino in fondo. È per questo che
abbiamo ripreso l’ultima idea della gioiosa
notizia.
« Cosa fare, come prepararci a dare la nostra vita perché l’uomo non sia più vittima
deH’uomo? Dicendo <c l’uomo vittima dell’uomo » intendiamo le oppressioni, le servitù, interiori ed esteriori che subiamo, ma anche
dell’uomo? Dicendo ‘T’uomo vittima dell’uomo" intendiamo le oppressioni, le servitù, interiori ed esteriori che subiamo, ma anche
che imponiamo agli altri. Come scoprire intorno a noi queste situazioni? D’altra parte,
dopo un’analisi seria con dei giovani esperti
in tutti i campi, come unirci insieme per rompere con quelle situazioni, cioè cambiare la
nostra mentalità che mette come primo valore
l’efficacia, il denaro, la forza, la potenza, il
potere, il successo; come mettere al posto di
questi valori altri che siano l’uomo, la pienezza d’essere piuttosto che il benessere; come arrivare ad una pienezza di comunione
con tutti piuttosto che una noncuranza? Lo
scopo della società è produrre e consumare o
piuttosto arrivare a creare delle vere relazioni
umano?
« Allora, per i cristiani queste forme di superamento. questa lotta per rompere con delle
situazioni, per rompere con sé stessi in tutto
ciò che abbiamo d’egoismo, di pregiudizi, di
sufficienza, di desiderio di possesso d’ambizione; questa rottura per il cristiano è l’avventura pasquale, cioè l’avventura di morte e risurrezione, la « festa ». non del Cristo che 1 ha
compiuta, ma Favventura che Egli rifa in noi,
airinterno di ciascuno, attraverso la nostra
morte quotidiana, il nostro scacco, il nostro
sforzo per la liberazione personale e degli altri. Attraverso tutte queste morti, noi stiamo
già per rinascere, noi crediamo che c ogni
giorno che si rifa in noi questa Pasqua, questa avventura pasquale che parte dall’intcriorc. che è qualcosa di molto profondo, ma che
si riflette negli impegni che noi prendiamo
per amore degli uomini, per gli uomini.
« Come posso tradurre questo amore, oggi,
in una dimensione sociale, comunitaria, attraverso i miei impegni sindacali. ¡Militici, ¡irofessionali? Perché se io sono cristiano fino in
fondo arrivo a capire che la Rivelazione, il
Vangelo, è un fenomeno che capovolge gli
schemi, i nostri schemi abituali di pensiero,
egoisti, individualisti. E’ per questo che si
può dire che (il Vangelo) è rivoluzionario nel
senso che esige un cambiamento radicale, alla radice, del nostro modo di pensare e nello
stesso tempo delle situazioni, delle strutture
che condizionano il nostro modo di pensare,
delle strutture sociali, economiche, culturali,
politiche, che impediscono all uomo di essere
pienamente uomo.
« Allora come, attraverso degli impegni comuni, arrivare insieme a questo cambiamento delle situazioni che permetta a tutti gli uomini di realizzarsi e di arrivare a questa pienezza, nella libertà, nell’amore? ».
Tutti i partecipanti agli incontri del 1970
si interrogarono sul senso e l’esigenza della
K festa », che per i cristiani ha la sua radice
nella Risurrezione. A partire da quella riflessione, è stato possibile affrontare quest’anno un gran numero di altri temi.
Come un’esplosione gioiosa, dalla lesta si
sono sprigionate le energie necessarie per metterci all'opera. Cosi sono nate le « tende » di
discussione che sono anche l’espressione visibile della nostra diversità. Ecco l’elenco di alcune tende : Gli uomini e il potere; Educazione e coscientizzazione; Razzismo; Ricerca
politica; Lotta e riconciliazione; Ricerca sulla
reciprocità tra i continenti: Ricerca su: fede
e risurrezione; Tenda per approfondimento
della Bibbia, Ricerca sulla Chiesa; Ricerca di
dialogo tra cristiani e non-cristiani; Tenda di
preghiera e contemplazione; Tenda di disegno; Tenda di espressione corporale. Nel corso delle discussioni emergono costantemente
alcuni problemi per i quali si organizzano domenica mattina i carrefours seguenti : Rap¡lorti tra Nord e Sud in Italia; Problemi delITndia; Problemi dell’ascolto in Africa; Situazione portoghese; Situazione del Brasile;
Operai stranieri in Europa; Gli handicappati;
Problemi di vita professionale ecc.
La ricerca politica è stata com|)iula da tre
sottogruppi. II primo sottogruppo rifletteva su
come prendere coscienza di ciò che non va nel
mondo. Alcuni esempi vissuti hanno dimostrato che c’è nel mondo fra i diversi paesi e nello stesso paese (Stati Uniti, Germania. Italia,
Francia ecc.) fra le differenti classi sociali,
delle disparità violente. Per conoscere queste
disparità bisogna uscire dal proprio paese o
dalla propria classe sociale. Ma non è indispensabile fare dei viaggi ; <t Facendo i miei
studi - osservava un giovane - imparando come va l'economia, incontro l’ingiustizia », e
aggiungeva : « il mestiere di architetto è un
mestiere di ladri, una mafia ».
Prima di compiere una scelta politica occorre sapere che un’intera società è oppressa
e che ciò è contrario alla -Scrittura. D’altra
parte il rinnovamento, anche radicale, dell'uomo e del mondo, è realmente possibile. « Una
condivisione più giusta - osserva Margherita
Moyano durante un incontro internazionale non è un’utopia ».
Henri, un giovane che c appena ritornato
da un viaggio di preparazione del concilio, in
Portogallo, dice che « ci sono attualmente
400.000 giovani portoghesi dai 20 ai 25 anni
che sono in Angola, in Mozambico e in Guinea. Nei nostri incontri il rapporto tra i ragazzi e ragazze era 2 a 8. La metà del bilancio dello stato è impiegato per questa guerra... » « Diciamo che dobbiamo cercare una
unità tra gli uomini - è Robert, un giovane
nero della Martinica, a parlare - Quale sia lo
ambiente nel quale si trova, sia nero o bianCD, sia portoghese o del territorio metropolitano francese, l’uomo ha diritto alla vita cioè
condanno la politica francese che per me è
uno sfruttamento verso coloro che espatriano
per vivere... ».
Nel secondo sottogruppo si sono studiati i
mezzi di azione politica : sindacati, partiti e
movimenti e abbiamo avuto l’esempio di diverse azioni politiche come gli scioperi che
avevano condotto degli operai italiani alla
FIAT, uno sciopero alla S.N.C.F. in Francia
ecc. Abbiamo visto anche il problema della
coscientizzazione politica attraverso delle azioni, per esempio, nelle bidonvilles.
Nel terzo sottogruppo infine, si sono visti i problemi di sfruttamento di un paese
da un altro o di una regione da un'altra.
« Ci sono dei paesi che dominano e dei paesi
che sono in una costante miseria - è di nuovo Robert che parla - La Martinica si trova
a 7000 chilometri dalla Francia e ciò che si
vive in Francia non può assolutamente essere
applicalo in Martinica; ora in quanto dipartimento francese, il governo vuole che le sue
leggi siano applicate in Martinica ». Altri
esempi di sfruttamento: quello del sottosviluppo del Sud d’Italia; quello della dominazione di certe regioni della Spagna dal centro. Allora il divario di sviluppo tra i diversi
paesi o aH’interno di un paese tra le diverse
regioni, non è semplice ritardo delle regioni più povere rispetto alle altre, ma è veramente la conseguenza di uno sfruttamento.
Perciò gli africani ci dicono: « noi non possiamo avanzare se non avanzale voi in Europa. E' urgente per noi, che le strutture europee si trasformino ».
Il regime neocapitalista non può promuovere la liberazione delle masse. La scelta tra
capitalismo e socialismo ci è indicata per ora
anche dalla « Populorum Progressio ». Nella
preparazione del concilio dei giovani questa
scelta dovrà essere verificaia attraverso l’azione.
In un nuovo libro, fratello Roger, Priore di
Taizé, racconto i quindici mesi che vanno dal
giorno in cui nacque l’idea del concilio dei
giovani fino all'inizio della sua preparazione.
Il suo titolo (Tu fête soit sans fin) è il testo
di un telegramma augurale che un fratello di
Taizé, Robert, gli inviò l’anno scorso in ocra
sione del suo 55" compleanno da Buenos Aires.
Daini al 13 agosto il fratello priore è stalo
visitalo dal Card. Michele Pellegrino.
Ferruccio Castet.i-ano
N. d. r. - Come di consueto, questa corris;)ondenza è inviata sia al settimanale cattolico ¡ìinerolese sia a noi. La pubblichiamo, ma
né i lettori né noi dimentichiamo quanto nel
numero scorso ha fatto acutamente notare
sulle nostre colonne il nostro L. A. Vaimal.
iiiiiiiiiiiiiiniiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiimmiiiiiiiiiiiiiiiiii
Alla redazione di questa pagina ha
collahorato Roberto Pcyrot.
4
pag. 4
Impressioni di una visita a Valdese, North Carolina
N. 36 — 3 settembre 1971
Riaffermare le diverse componenti
etniche e culturali deiia nazione
I lettori ci scrivono
AH’angoIo di Via Gianavello e Via
Faetto è il Municipio di Valdese. Una
via .si chiama Praley (scritto così per
facilitare la pronuncia in inglese), oltre Massello, Fontaine e così via, o con
nomi che ricordano i primi immigrati
come Bobo o Pauline, Bouchard o Pascal. Ma non tutti gli abitanti sono di
origine valdese. Le statistiche vanno
maneggiate con prudenza ed ebbi meno di tre giorni per raccogliere le informazioni. Su una popolazione di
3.100 abitanti, limitandoci al Comune,
chi mi dice che almeno la metà si può
richiamare all’iniziale nucleo valdese
per origine, legami di famiglia o di
stretta adozione nell'ambiente; chi mi
dice, invece, che i Valdesi, strettamente parlando, sono circa 200, si riferisce
particolarmente ai membri di chiesa,
la chiep presbiteriana che conta 660
membri, ed osserva con rammarico che
se questa chiesa avesse potuto restare
evangelica valdese buona parte della
popolazione si sarebbe riconosciuta in
essa. Come che sia, malgrado le nove
chiese, e a quando pare tutte molto frequentate, i valdesiani, ché così si chiamano gli abitanti di Valdese, sembrano molto consci della loro particolarità. Anche quelli che non frequentano
nessuna chiesa. Ma, come ho detto, mi
sono fermato solo tre giorni.
Siamo nel Sud provinciale e conservatore, abitato prevalentemente da
oriundi olando-tedeschi — i primi colonizzatori —, inglesi e scozzesi. Questa fascia centrale della Contea di Burbe, nella Carolina del Nord occidentale, vicina alle montagne, è un paese industriale. I nostri immigrati vennero
alla fine del secolo scorso, quando il
paese si riprendeva ancora dalla Guerra Civile, proveniendo soprattutto dalla Val Germanasca e dalla Val Chisone,
e il loro patois, parlato bene, o almeno capito dai loro discendenti, è ancora
la seconda lingua, non il francese o
l’italiano. Furono loro assegnate delle
terre poco fertili. Furono insomma un
poco buggerati. E questo fu forse la
loro fortuna. Sistemati vicino alla ferrovia, furono indotti a diventare industriali: tessili, panificio (il più importante dello Stato), mobili. In tutto undici stabilimenti che portano la popolazione diurna a 7.000 persone circa.
Il complesso più importante arriva ad
occupare 3.00() persone, la sede ha 200
impiegati ed un calcolatore elettronico.
Ciò significa che la gente viene a lavorare da tutto intorno. La recessione
che minaccia gli Stati Uniti pare non
abbia colpito questa parte in modo
grave. I giovani che studiano cercano
però lavoro altrove. Il 40% dei giovani ha un'istruzione superiore, il 35%
emigra, specialmente nella città. Molti
sono insegnanti, molti vanno nelle istituzioni assistenziali dello Stato che
hanno le loro sedi qui vicino, verso
Morganton, che sarebbe a dire un po’
la loro Pinerolo. Il 30% segue studi
tecnico-professionali, il 25% va a lavorare direttamente dopo le scuole secondarie, e queste due categorie non
emigrano. Il residuo 5%: varie. Debbo
questi dati al redattore del giornale locale, The Valdese News, tiratura 5.000
copie, tre impiegati, autosufficiente,
venduto anche nei paesi vicini e agli
emigrati da Valdese.
Altri dati li debbo soprattutto a W. I.
Hines, Town Manager (qualcosa fra
il sindaco e il segretario comunale),
che mi ha accolto insieme al gentilissimo Albert Garrou. Il Comune si
estende su un territorio di soli due chilometri e mezzo per un chilometro e
mezzo. E prevista l’annessione di qualche altra terra della contea, finora appartenente a nessun comune, con un
aumento della popolazione a circa 3.500
persone. L’influenza diretta della cittadina copre però un territorio di circa
quindici chilometri per quindici, con
una popolazione complessiva di circa
4,000 abitanti.
Il consiglio comunale, di cinque
membri, è presieduto dal sindaco
(Mayor), che ha inoltre funzioni di
rappresentanza e di controllo. I dipendenti del comune sono 52. C’è un
legale (Sollicitor) e un giudice (Magistrate). Le principali funzioni del comune pare siano: lavori pubblici, acque e rifiuti (importante in una zona
industriale), polizia, pompieri. Non
l’istruzione che ha un'organizzazione a
sé stante. In contrasto con quanto conosciamo in Italia, e in genere nell’Europa occidentale continentale, polizia
ed istruzione sono negli Stati Uniti
molto decentrate, con una tendenza a
una ancora maggiore decentralizzazione, sicché molti problemi di autonomia
si pongono diversamente nei due continenti. Ci sono a Valdese 7 poliziotti,
o'tre a quelli volontari, e 6 pompieri,
oltre ai volontari. I pompieri, che sorvegliano un paese ricco di boschi e di
industrie, fanno anche funzionare il
ccnirtr radiotelefonico di servizio del
comune. In tutta la Contea di Burbe,
che avrà un 60.000 abitanti, le varie
polizie locali faranno un 150 uomini,
mentre la polizia della contea ne ha 25,
e il distaccamento della polizia di staio
nella contea ne ha 5.
Questo forte decentramento dei poteri pubblici e conseguente accentramento in loco, a volte è legato al sistema della tassazione. La gente sa per
cosa vota e paga le tasse. Il sistema
ha un aspetto ottimo, ma a volte porta a decisioni miopi. Per controbilan
ciarle interviene il governo fed. Qui
il discorso diventa lungo e dovrei riferire su osservazioni di vario genere
fatte durante un viaggio attraverso gli
Stati Uniti su invito del Dipartimento
di Stato (Ministero, degli Esteri), viaggio che aveva fra i principali obiettivi
la localizzazione dei documenti sulla
Resistenza che si trovano in America e
appunto lo Studio del « governo locale » e delle minoranze, quella indiana
in particolare. Limiti di tempo, spazio
e forse, anche del giornale ospitante,
mi spingono verso una conclusione.
Passato il tempo della corsa al melting pot (fusione e integrazione quasi
assoluta per far nascere una nuova nazione), l’America, come altri paesi, tra
cui la Francia e l’Italia, e gran parte
del mondo, vede un riaffermarsi delle
componenti etniche, in cerca di una
identità, in funzione non vanalmente
conservatrice, non reazionaria, ma progressiva, affinché ognuno porti il suo
contributo a una civiltà comune. Il movimento, cominciato con i negri, i chicanos (oriundi messicani) e gli indiani,
si è ripercosso su gran parte della po
polazione. C’è molto da discutere, ci
possono anche essere elementi, aspetti
reazionari, non pare tutto da accettare. Il punto dirimente è appunto: chiusura (in ghetto) o contributo al
bene comune, di tutti?
Ma c’è da approfittare e da influenzare, da contribuire. L’avvenire è difficile da prevedere, gli sviluppi sono
aperti.
La pace, che significa di più che solo
non guerra, non si edifica tanto a
Washington, Pechino, Mosca e Roma,
quanto nella vita alla base e nei rapporti tra le basi. Malgrado molte differenze, a volte più apparenti che reali,
malgrado le divergenze nelle idee politiche, noi abbiamo un’occasione da non
perdere nei nostri rapporti con i nostri
ernigrati in tutto il mondo. Penso che
gli abitanti di Valdese, i Valdesiani possano essere d'accordo. Noi abitanti delle Valli (Valdesi o no) vogliamo prendere l’iniziativa?
Northampton, Mass., agosto 1971
Gustavo Malan
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii iiiiiiiiiiiiiiiiiimiMiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiinüiiiiiMiiiiiiiiiiiii
LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Sulla tutela delle mlnoraeze linoulsticlie
Al signor Giuseppe Saragat. Presidente della
Repubblica Italiana. Roma
Signor Presidente !
La Repubblica di cui Lei è presidente ha
assunto molti anni orsono l'impegno di tutelare con apposite norme le minoranze linguistiche che vivono entro i suoi confini. Ma da allora in poi non si è preoccupato nemmeno di
sapere dove vivono e come vivono queste minoranze. Infatti in occasione del 9° censimento generale della popolazione, nel 1951. non
fu posto nessun quesito atto a rilevare Tappartenenza ad una minoranza linguistica. Parimente in occasione del 10« censimento, nel
1961, il Governo della Repubblica ha manifestato, tramite PIstituto centrale di statistica,
il massimo disinteresse circa l’esistenza, la consistenza e le condizioni di vita delle minoranze, fatta eccezione per gli Sloveni del Territorio di Trieste e per i Tedeschi della Provincia di Bolzano, che notoriamente godono di
forti appoggi all’estero, nonché per una parte
dei Ladini che per motivi di ordine geografico condividono la sorte con i Tedeschi della
Provincia di Bolzano.
Perciò il nostro Comitato si è permesso di
rivolgersi in data 3 gennaio 1971 a Lei con la
preghiera di adoperarsi con la sua autorità di
Capo dello Stato e garante della Costituzione
affinché in tutto il territorio della Repubblica, una e indivisibile, sia posto in occasione
deiril<> censimento generale della popolazione
previsto per il 24 ottobre 1971 un quesito atto a rilevare almeno con una certa approssimazione Tubicazione, la consistenza e le condizioni di vita di quelle minoranze linguistiche che nonostante l’impegno assunto dal popolo italiano molti anni or sono tuttora languono in un miserevole stato di abbandono a
danno del patrimonio culturale della Repubblica.
Il Suo Segretario Generale ci ha informati
in data 5 aprile 1971 « che si è provveduto ad
interessare i competenti organi di governo ».
Ora, riunito l’il luglio 1971 a Tarcento
per la sessione estiva, il Comitato è venuto a
sapere che i competenti organi di governo
non hanno provveduto in merito, salvo a far
ripetere nel Territorio di Trieste e nella Provincia di Bolzano l’operazione del 1961 che ci
sembra una chiara discriminazione nei confronti di quelle minoranze linguistiche che
pur essendo composte di cittadini della Repubblica non godono di alcun appoggio allo
estero.
Poiché ha avuto notizia, nella occasione, dalla viva voce di alcuni membri della minoranza linguistica greca di Calabria, che a causa
delle condizioni economiche e delle calamità
naturali è minacciata la stessa esistenza di
questa minoranza, il Comitato ritiene doveroso rivolgersi ancora una volta a Lei, signor
Presidente, con la preghiera di intervenire affinché col censire le minoranze, non solo quelle oggetto di obblighi internazionali, si compia un primo passo verso la tutela che la Co
stituzione dichiara })rincipio fondamentale.
In mancanza di questo anche minimo segno
di volontà di attuare il dettato costituzionale
dovremo convincerci che il popolo sovrano,
tramite i suoi governi liberamente e democraticamente eletti, intende arrivare, con la
politica temporeggiatrice, a quella soluzione finale che certamente non gli farà onore.
Comitato Federale
per le comunità etnico-linguistiche
e per la cultura regionale in Italia
iiMiMiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiminiiiiiiiiMiiiiiiiMimiiiiiiiiiiii
Per.sonalia
Tempo di nozze d oro, nelle Valli Valdesi!
A Rorà le hanno ceLìbrate Camillo Rivoira e
Ailda Salvagiot, menire a Luserna S. Giovanni hanno festeggiato i 60 anni di matrimonio Placido Mondon e Adelina Bounous. Con
i nostri vivi rallegramenti, un augurio fraterno.
È mancata la Signora Anna Soggin Blaauw:
a tutti i familiari e in particolare ai figli, pastori Alberto e Thomas Soggin, esprimiamo la
nostra viva simpatia fraierna, nella comunione
della speranza in Cristo.
Riforma o sfacelo
Una lettrice, da Sanremo:
Ho letto con vivo interesse l’articolo di
Guido Ribet pubblicato sul n. del 30 luglio e che ridette il pensiero di quella
che egli chiama maggioranza silenziosa
che mugugna.
Che si sia accennato a questi mugugni
è certamente una buona cosa, com’è una
buona cosa che ci siano state le reazioni
comparse sul n. del 6 agosto firmate da
Roberto Peyrot e da Bruno Rostagno.
Non credo che l’incomprensione sia
« pesante e compiaciuta » e che provenga
semplicemente dal « netto rifiuto » di
ascoltare. Se le persone di questa maggioranza hanno taciuto è proprio perché (almeno in parte) si sono sforzate di capire
ciò che ha voluto e che vuol fare quella
che, a torlo o a ragione, è chiamata la
minoranza contestatrice.
Ha perfettamente ragione il signor Rostagno quando scrive che l'unica cosa necessaria è l'annuncio della Parola di Dìo e
che non è possibile predicare questa Parola in modo disimpegnato.
Ecco, si mugugna proprio per questo,
perché troppo spesso nei culti, nelle adunanze, nelle assemblee la Parola di Dio
non è annunciata in modo chiaro: non la
troviamo più, sepolta com’è dalle parole
(ahimè quanto vuote!) degli uomini tesi
e preoccupati a far valere i propri pensieri, giudizi ed opinioni politiche partitiche. La Parola che edifica, che consola,
che aiuta a.vivere è soffocata.
Si mugugna per le pietose assemblee di
chiesa i cui membri sono chiamati a pronunciarsi su argomenti che non conoscono a fondo, non studiati né dibattuti
prima e sui quali debbono dare col voto
un affrettato parere.
Si mugugna per la mania dì voler a
tutti i costì distruggere le vecchie strutture per sostituirle con altre peggiori e si
mugugna soprattutto per il progressivo lento smantellamento di tanti valori spirituali che stanno alla base della Chiesa universale, processo che, a poco a poco, riduce la chiesa valdese ad un’arida setta.
Infine si mugugna ancora perché la
maggioranza vede che i compiti del pastore sono assolti da laici non sufficientemente preparati e che non hanno veste
per assolverli, mentre vede i pastori dedicarsi ad attività che certi laici saprebbero
svolgere molto meglio. Il pastore, per la
maggioranza dei fedeli, dovrebbe essere
colui che si è consacrato in modo particolare al servizio del Signore, che si è preparato in maniera speciale ad essere il portatore della Sua Parola, che ha ricevuto la
facoltà di amministrare i Sacramenti, che
è stato chiamato per grazia di Dio a pascere il gregge, a vigilare sulle sue pecore,
a conoscerle ad una ad una con le loro
necessità, l’uomo che comprende e che
aiuta a scacciare i dubbi e a sperare neìl'Eterno.
I problemi che il signor Peyrot si pone
sul piano sociale-politico sono i medesimi
problemi che ognuno di noi si pone.
Credenti e non credenti, tutti siamo
sensibili alle ingiustizie, allo sfruttamento, all’oppressione e cerchiamo di porvi
rimedio secondo coscienza. È giusto che
da parte del credente la soluzione di tali
prol)lemi venga cercata individualmente
in una chiara e ben determinata direzione cristiana senza che la chiesa debba dare
discutibili direttive economiche politiche.
Pen.so che siamo tutti d’accordo nel ritenere necessaria una riforma della chiesa. Desideriamo una riforma che non crei
il vuoto, ma che tenda a riscoprire i valori eterni di un cristianesimo in divenire :
valori minacciati dal dubbio, dalle indagini materialistiche, daH’egoismo e da mille distorsioni di vario genere. Nella chiesa
troppe sono le persone sconcertate e frastornate. Non deve quindi destare meraviglia se anche per le suddette ragioni la
chiesa valdese è ormai in pieno sfacelo.
Graziella Peiuun
Mafia e scuola
Un lettore, da Ginevra:
Caro direttore,
sono lieto che « La Luce » abbia pubblicato l’arlicolo La mafia e la scuola in
Sicilia, che ho letto con grande interesse.
Mi permetto di aggiungere rindicazione
di un libro del quale mafia e scuola è appunto uno dei temi principali : Piero
Greco, Cinisi, ed. Armando Armando
1970. Penso che esso possa interessare chi
ha letto l'articolo citato e cerca nella scuola uno strumento di trasformazione sociale.
La mia lettura risale a qualche mese fa
e ora non ho più il volume sottomano, non
posso quindi « recensirlo » in modo soddisfacente. Dirò semplicemente che si tratta della relazione di un’esperienza scolastica pluriennale, basata essenzialmente sulla
nota tecnica della « cooperativa », tecnica
che però assume un significato particolare
quando l’educazione alla cooperazione cerca appunto di esercitare fin dall’infanzia
a comportamenti sociali meno favorevoli
al persistere di quella violenza dei pochi
sui molti e dei forti sui deboli in cui consiste il fenomeno mafioso.
L’ispiratore dell’esperienza e autore del
libro è un direttore didattico, il quale - e
questo è un altro degli aspetti interessanti del libro - si dimostra eapace, grazie a
una valida impostazione psico-sociologica
deH’esperienza, di tener conto della realtà dei vari gruppi interessati alla scuola ragazzi, insegnanti, genitori ecc. - e di associarli alla sua ricerca.
Da questo punto di vista mi sembra che
il libro possa contenere indicazioni utili
per chi è impegnato nella scuola e nella
sua trasformazione, anche se - come accade
a me per esempio - si può non condividere
i valori ispiratori, a mio avviso troppo
esclusivamente centrati sulle virtù civiche.
o i metodi, compiacenti verso l’aspetto burocratico della scuola e incapaci di superare interamente il rapporto di autorità che
in essa regna attualmente, e anche quando
si vorrebbe della mafia un’analisi capace
di risalire alle responsabilità dei (c pochi »
e dei « forti » dell’Italia intera.
Cordialmente.
Pier Valdo Comba
lltllllllllllllllllllMllililllillllllMilllillllllllllllllliiliiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii lllilllllllllIlilllllllliillIllllllllllllllilllMIIIIIIIIIIIIIIIIIMI llllllllllllllllllllll III IMI II II II imi IMI
Rinnovalo successo del "Campo famiglie", ad Agape
La presa (fello Spirito Santo solla vita della comunità cristiana
liceo linguistico
Internazionale
Filadelfia
Aiiiorizzato Ministero P. I.
Sono aperte le iscrizioni per
il primo anno, e per il passaggio nel secondo anno da altre
scuole.
CONVITTO E SEMICONVITTO
Una educazione moderna
in ambiente evangelico
SCRIVERE O VISITARE
Orario: dalle 8.30 alle 12.30;
dalle 14 alle 17 (sabato c domenica esclusi).
Via Luigi Colla n. 20
10098 RIVOLI (To) - tei. 956.208
Dieci giorni di vita comunitaria sentendoci
sin dall’inizio partecipi di una medesima fede
ia Cristo; una cinquantina dì famiglie, con la
prole di età varia, felice di svagarsi nell’ampio spazio di verdura.
Battisti, Fratelli, Valdesi, Metodisti provenienti da Ivrea, Torre PelHce, Luserna S. Giovanni, Venezia, Genova, Torino, Parma, Pisa,
Li Spezia, Milano, persino dall’Inghilterra e
da più lontano.
Gli studi biblici su Alti 2 : 14-40 ci hanno
offerto un vasto campo di riflessione sulla
vita comunitaria delle nostre chiese.
Per Luca, l’evangelisla, lo Spirito Santo è
un dono dì grazia che sostiene la chiesa nella
persecuzione e la fortifica. Lo Spìrito Santo è
il segno distintivo che reinserisce rumanità
nel tempo nuovo, del quale Cristo è il centro.
La predicazione di Pietro si manifesta come
U11 miracolo di Dio, perché dà inizio ad un
modo nuovo di vivere, ingaggiando gli uomini in un impegno che implica cose nuove in
un mondo vecchio!
1 discepoli, nella chiesa primitiva, erano
guidati dallo Spirito Santo e sapevano che il
giudìzio si sarebbe manifestato da sé; essi esortavano al ravvedimento, ma non tocca alla
nuova comunità di pronunziare sentenze, ciò
che urge è rivolgere Fe-sortazione.
È una comunità incarnata in una fede realistica. fraterna, animata dallo Spirito di Santità: una comunità in movimento impegnata
in una lotta senza soste.
Nei tre gruppi che seguivano lo studio bìblico, ci siamo scambiali le nostre perplessità,
consci delle nostre debolezze, delle difficoltà
di dare al mondo attuale una vera testimonianza di fede, viva e vissuta.
Per alcuni, quésta testimonianza sembra
e.s.sere più facile che per altri; forse dipende
dalTambiente nel quale si vive.
Le nostre divisioni, le critiche, i giudizi, la
mancanza di carità gli uni verso gli altri,
e ìmpediscono spesso di essere veramente seguaci di Cristo. Molti hanno espresso la loro
ansietà, trovandosi come incatenati da molteplici responsabilità contrastanti con la voce
della coscienza.
Non abbiamo formulalo un modo di agire,
non s’è programmalo un modo di vivere cristianamente. Lo Spirito soffia dove vuole! e
^ognuno di noi deve essere disponibile e sa
perlo captare. L’anno prossimo si spera di
proseguire insieme nella ricerca: «Come testimoniare nel mondo attuale ».
* * *
Le due ultime giornate ci siamo ritrovati
col campo teologico della Federazione, con la
possibilità di partecipare agli studi sulla letteratura apocalittica dell’Antico Testamento per
inoltrarci nell’escatologìa di Giovanni che è
il meno apocalittico fra gli evangelisti, poiché
insiste suirattualità e non sulla futurità della
fine. Ora si accoglie o si respinge Gesù, poiché
tutti i fatti sono subordinati alla sua persona
e allo Spirito Santo. Giovanni ha riformulato
il messaggio, quale Gesù l'ha annunciato, del
regno presente, poiché l’escatologia è impersonata in Gesù. « In Lui abbiamo piena conoscenza di Dio ». « Chi ha visto me ha visto
il Padre ». Giovanni ha annunciato che il rapporto fra Dio e gli uomini è già avvenuto ed
è oggi liberamente rivelato dallo Spirito Santo. Giovanni non spera nel futuro perché la
speranza è assorbita nella fede e il centro di
gravità del cristiano non si colloca nel futuro,
ma nel presente, in Cristo. L’escatologìa si
individualizza. « Chi crede in me, non morrà ». L’impegno della comunità escatologica
di Giovanni è duplice : missione e servizio,
nella predicazione, nell’annuncio della sua venuta. « Come sono stalo mandato, così Io vi
mando ».
Se la comunità dei credenti seguisse
l’Evangelo di Giovanni, la chiesa diventerebbe
veramente una luce in mezzo alle tenebre che
avviluppano il mondo. Noi, credenti immersi
nella fede in Cristo, con l’aiuto dello Spirito
Santo, possiamo far nostra l'escatologia gìovannìca; ma con Paolo, abitando in un mondo pagano, indifferente e sofferente, crediamo che ci troviamo ancora nella lotta, in
dualità e che esistono due potenze che ci contendono da un campo alFaltro. La legge ci
condanna, ma il cristiano vive per grazia.
L’amore è la potenza di Dio. la potenza dell’agape è Cristo.
Dobbiamo annunciare al mondo che la nostra vita e morte sono in Cristo.
* * *
Un gruppo di 14 giovani donne, ci ha offerto una serata commovente, alcune Brasiliane, con chitarra e le loro canzoni portoghesi,
piene di nostalgia, ci hanno reso più vivo e
più vicino quel vasto paese, immerso nella miseria e neirimpossibilità di liberarsene. Quella sera ripensavo al libretto stampato in Svizzera : La voce d’un popolo senza voce, di H.
Cámara, e la voce di quelle sorelle che vogliono vivere in Cristo e tornare nel loro paese
lontano, per predicare l’amore fraterno, rimane nei nostri cuori, come l’eco della sofferenza
del mondo.
Grazie all’iniziativa del fratello malgascio
Ratsimba Pascal si è organizzato un coro e i
nostro inni cantati sulla scalinata della chiesa
di Frali hanno attirato parecchia gente in
piazza.
Agape è il luogo dove, sul monte, ci si sente in vacanza; nella calma, nel silenzio, più
distesi e legati dallo spirito fraterno.
Divertente il servizio fatto a turno; le gare,
fra i più giovani, per giungere primi in cucina. Direttori, pastori, gioventù ed anziani
gioiosamente apparecchiavano, lavavano, scopavano e questo lavoro pratico seml)rava avvicinarci gli uni agli altri.
L'ultima sera, rimanendo seduti attorno ai
tavoli, il culto di Santa Cena ci radunò e nello spezzare il pane col vicino, nel bere il vino
del Nuovo Patto ci sentivamo trasportali a
Gerusalemme, in quella notte in cui fu tradito il Signore, quando bevve per l'ultima
volta sn questa terra del frutto della vigna.
Possa Agape essere sempre sorgente d’acqua viva ed annunciare al mondo travagliato
la guarigione in Cristo, il Signore.
Graziella Jalla
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3 settembre 1971 — N. 36
pag. 5
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
L’appello India - Pakistan Visite e incontri ecumenici a Coazze
Continuano le sottoscrizioni dei lettori alla nostra iniziativa di affiancare
l’appello lanciato dal Consiglio ecumenico delle Chiese per alleviare, sia pure
in minima parte, le inumane condizioni
di vita dei profughi del Pakistan orientale che si sono rifugiati in India per
scampare alle persecuzioni e alla vendetta del governo centrale, scatenatasi
dopo il tentativo secessionista di quella regione.
Com’è noto, questo afflusso di profughi in India ha creato a questo paese
delle gravissime difficoltà di carattere
logistico e organizzativo, mentre il
mondo pare assistere con indifferenza
ad una delle grandi tragedie dei nostri
tempi. . .
Ci auguriamo che le sottoscriHoni
continuino a giungere con un ritmo
sollecito e soddisfacente, data anche
l’estrema urgenza dei soccorsi. Non
appena disporremo di una cifra di un
certo rilievo ci affretteremo a versarla
alla Tavola con preghiera di trasmetterla subito al CEC.
Da Bergamo: Un lettore L. 100.000.
Da Torre Pellice: S. Cornelio 5.000; R. Passarelli 10.000.
Da Campobasso: P. Corbo 2.000.
Da Firenze: G. e L. Guerrini 5.000.
Da Milano: M.G.M. 10.000; fam. Gultierì
.5.000.
D(i Roina^ G- Conti 10.000; M. e L. Ric•cobene 30.000.
Da Genova: T. Porta 3.000.
Da Torino: fam. Caruso" (due vers.) 1.000;
C. Peyrot 2.000; E. P.: per Pakistan 10.000,
per lotta CEC contro razzismo 10.000; L. e F.
Valerio 20.000.
Da Luserna San Giovanni: G. e L. Bertin -1.000.
Totale L. 227.000; prec. L. 892.785; in
■cassa L. 1.119.785.
Nel frattempo sono pervenute nuove
offerte che pubblichiamo qui sotto.
A tutti coloro che sentono il dovere
di contribuire a questa iniziativa ricordiamo di inviare le loro sottoscrizioni al conto corr. postale n. 2/39878
intestato a: Roberto Peyrot, corso
Moncalieri 70, 10133 TORINO.
Da Torino: E. Giordano L. 10.000; E. e
A. Balma 5.000.
Da Bergamo: Un lettore 50.000.
Da Pomaretto: G. Laetsch 5.000.
Da Catania: L. E. Nuzzi 5.000.
■ Da S. Germano Chisone N. N. con simpatia (due mesi) 10.000; V. Vinçon Viti 2.000.
Da Torre Pellice : M. e E. Bein 10.000.
Da Udine: P. Grillo 2.000.
Da Venezia: C. Bocus 500; fam. Zecchin
3.000; D. Ispodamia 2.500; G. Ispodamia
2.500; fam. Viti 1.000.
Da Como: L. Malacrida 5.000.
Ogni volta che un membro delle nostre comunità risponde alla suprema chiamata del
Signore, è inevitabile che il pensiero si fermi a considerare il senso dell’esistenza umana
che manifesta tutti i suoi limiti e la sua precarietà di fronte alla morte. Ma quando la
vita viene vissuta nella prontezza della disponibilità per gli altri e non solo per i propri
cari, si ha un po’ del senso e della misura di
una esistenza caratterizzata dall’amore cristiano che si impara da Cristo soltanto.
E tale è stato il contenuto della vita del
fratello Ambrogio Rosa Brusin. Aveva 80 anni
e per tutta la sua vita ha fatto parte della nostra comunità impegnandosi sempre perché
sé stesso ed i propri figli ricevessero al massimo grado tutti quei benefici che derivano
dall’essere inseriti in una comunità di credenti.
stato un momento di grande gioia per noi vedere questa numerosissima schiera di ragazzi invadere le vie del nostro paese anche perché ha sottolineato ancora una volta il legame
d’amore fraterno che unisce i nostri ragazzi
che sono preparati ad affrontare la vita con
sempre maggiore consapevolezza. Ringraziamo coloro che hanno scelta Coazze come
meta della loro gita.
Totale L. 113.500;
cassa L. 1.233.285.
prec.
L. 1.119.785; in
Un folto gruppo di circa 80 ragazzi dello
Scuola domenicale di San Germano ha fatto
visita alla nostra comunità il 2 giugno. È
Ci siamo rallegrati perché una mano amica
per nulla interessata ha voluto offrirci liberamente la possibilità di restaurare il nostro
tempio. Ma ora la nostra gioia cresce ogni
giorno sempre di più perché vediamo lo stato
di avanzamento dei lavori che pian piano stanno dando al nostro stabile non solo un aspetto
nuovo ma anche di arricchimento per l’istallazione dei servizi. Ancora una volta vogliamo esprimere tutti i sentimenti della più profonda riconoscenza verso chi ci sta offrendo
tanto beneficio.
festa del 1S apisii a Betel, sene Sila
L’elenco qui sopra riportato non è
stato possibile pubblicare nel precedente numero per mancanza di spazio.
iiiiniiiiiiiiiiititimmiiMiiiiiMiMiiiiiiiiiiii'oioiiiimiuMi
Catanzaro
A pochi giorni dalla morte del fratello
Giovanni Fotino, la Comunità Valdese di Catanzaro perde un altro dei suoi migliori membri. Siamo rimasti tutti scossi perché all’improvviso, la notte del 29 luglio u. s., veniva
chiamato alla casa del Padre Celeste il fratello Cesare Maida di anni 67 padre di tre
figli, tutti sposati : Saverio vigile urbano in
Catanzaro, Concetta insegnante, sposata in Torino dove risiede da un po’ di anni e l’ultimo
Antonio, impiegato alla Camera di Commercio.
Convertitosi all’Evangelo mediante la predicazione del Pastore Elia Libonati e del Pastore Frank Scorza, il fratello Cesare Maida fu
uno dei più fedeli e semplici degli evangelici
catanzaresi : non guardò più indietro, dopo
aver conosciuto la perla di gran prezzo che è
l’Evangelo.
Lavoratore instancabile ed onesto commercinte. lasciava ogni cosa per essere presente
alla predicazione della parola di Dio. Il servizio religioso fu tenuto nella nostra Chiesa
di Via Discesa Filanda. Era presente anche il
Pastore Frank Scorza, addolorato della dipartenza del fratello Cesare che per l’ultima
volta aveva visto al culto dell’ll luglio. Detto servizio è stato presieduto dal nostro Pastore Piero Santoro, che ha predicato su Giacomo 4: 14 : « Non sapete quello che avverrà domani! Che cosa è la vita vostra? Poiché
siete un vapore che appare per un po’ di
tempo e poi svanisce ».
La predicazione del nostro Pastore ha colpito nel segno col suo messaggio, gradito da una
maggioranza cattolica intervenuta apposta a
onorare e salutare per l’ultima volta la spoglia mortale del caro fratello Cesare, nonostante il forte temporale che ha infuriato per
più di due ore.
11 pastore ha ricordato come la vita dell'uomo è cosi l)reve sulla terra. Ma il fratello
Maida ha saputo scegliere la giusta via dell’Evangelo diventando così uno dei più fedeli ed assidui frequentatori della nostra Chiesa Evangelica. Non guardando né alle ricchezze che offre il mondo, né al paganesimo
dell'età dei consumi, ma guardando con serietà la vita che dipende da Dio solo e dalla sua
grazia. Il fratello lascia un grande vuoto nella
sua famiglia, di cui era il capo, e nella nostra
Comunità dove tutti lo amavano per la sua
bontà c per la sua tede sincera. Fratello Cesare, ti ricorderemo sempre come fedele testimone dell'Evangelo in Catanzaro, ti ricorderanno pure i clienti che ogni giorno si recavano al Mercato Centrale della nostra Città :
là da le acquistarono la merce, ma tu dal tuo
banco di vendita, oltre la merce davi col tuo
sorriso la consolazione che è la testimonianza di Gesù Salvatore.
Il nostro Pastore ha concluso dinanzi alla
morte con la parola della vita. Gesù ha detto,
risuscitando l'amico Lazzaro : « Io sono la resurrezione e la vita, chi crede in me, .anche
se muoia, vìvrà, e chiunque vive e crede in
me non morrà mai ». Il fratello con la sua
tede ha vinto la morte, perché attende di ricevere da Cristo la corona della vita.
Alla vedova e ai figli la Comunità Evangelica invia fraterne condoglianze; che il Signore vi dia la consolazione della sua presenza, e che lo Spirito Santo illumini il sentiero
dei figli affinché possano seguire la via tracciala con fede dal proprio genitore onde poter
dire col Salmista: « Tu mi prendi per la mano destra e un giorno mi condurrai in gloria ».
II Signore voglia colmare il vuoto lasciato
da c[uesti due cari fratelli da lui chiamati al
Regno di Cristo che viene: e che molti altri
si convertano all'Evangelo e prendano il posto di coloro che ci hanno preceduti. È questa
la nostra viva speranza. Alleluia.
Erne.sto Scorza
Il Pastore Doti. Frank Scorza è venuto dagli Stati Uniti d’America, per visitare tutte
le chiese evangeliche della Calabria.
Sabato 7 agosto e domenica 8 agosto u. s;,
si è recato in Siderno Marina dal Pastore Ernesto Brecter, cittadino svizzero che ivi risiede da pochi anni con la sua famiglia, conduttore di molte comunità evangeliche Pentecostali indipendenti denominate « Fiumi di
Potenza », e ha fondato un Asilo Evangelico
in Roccella Ionica.
Il Pastore Scorza, accompagnato dal collega Brecter, ha portato il messaggio dell’evangelo in Roccella Ionica, S. Luca e poi
anche in una località di montagna dove esiste
una grande comunità di Agromastelli e Ziya.
Quest’anno il 15 agosto il culto è stato presieduto dal Pastore Frank Scorza nel campo
Betel della Sila. La fratellanza non era al
completo per mancanza di mezzi di trasporto;
ma eravamo più di trenta, venuti da diverse
parti: il fratello Aiello Luigi da Cosenza con
la sua famiglia, il fratello Alfonso Paolo Fasulo dalla Chiesa Valdese di Bergamo e la
sua Signora, alcuni della Chiesa di Catanzaro,
di S. Pietro a Magisano e di Taverna.
Il messaggio dato dal Pastore Scorza rimarrà come grato ricordo per potere camminare
più sollecitamente nelle vie del Signore. « Oggi ci troviamo in queste montagne per ricevere la parola di Dio; infatti Mose fu chiamato da Dio sul monte Sinai per ricevere la
legge o meglio i Dieci Comandamenti. Sul
monte Carmel, dopo aver riportato la vittoria sui profeti di Baal, avendo annientati coloro che tenevano l’idolatria in Israele, il Profeta Elia si trova solo in questo monte, stanco di un lungo cammino perché perseguitato
.......................
Napoli
(via dei Cimbri)
La nostra comunità ha chiuso felicemente
l’anno ecclesiastico 1970-1971.
Ecco le principali notizie di questo ultimo
periodo di vita comunitaria.
Come avevamo annunciato in una precedente corrispondenza, la domenica 31 marzo era
stata convocata l’Assemblea di Chiesa per la
rielezione del Pastore D. Cielo che aveva terminato il suo primo settennio quale Pastore
eletto di Chiesa autonoma. L’Assemblea è stata presieduta dal Presidente della Commissione Distrettuale, Pastore S. Ricciardi, presente tutta la Commissione.
Il culto che ha preceduto l’Assemblea è stato tenuto dal Pastore E. Naso, segretario della Commissione. Il risultato della votazione
è stato il seguente: votanti 60. Hanno votato
SI. 51 elettori, NO, 7 elettori, schede bianche
2.
La sera precedente, 20 marzo, la Commissione Distrettuale ha avuto un incontro col
Concistoro nel quale sono stati esaminati i
vari problemi e tutta la situazione della nostra Comunità.
La seconda domenica di maggio, festa della
famiglia Cristiana, abbiamo avuto come gli
altri anni, un culto speciale al quale erano
presenti anche i nostri alunni della Scuola
Domenicale e della Scuola Biblica.
La domenica 30 maggio, giorno di Pentecoste, abbiamo avuto la gioia di ammettere
quali fratelli otto nuovi membri della Comunità. tutti provenienti dal cattolicesimo. Fra
gli altri due care sorelle, madre e figlia, che
molto hanno dovuto lottare e soffrire per la
loro fede a causa dell’ostinata opposizione del
capo famiglia. Il Signore benedica questi nuovi fratelli e li illumini col Suo Santo Spirito.
A chiusura dell'anno ecclesiastico si è nuovamente riunita l'Assemblea per l’approvazione della Relazione presentata dal Concistoro e per l’elezione di un delegato al prossimo Sinodo e di due delegati alla Conferenza
Distrettuale di Taranto. Per il Sinodo è .stata
eletta Licia Cielo e per la Conferenza Gennaro Pica e Piero Maffione.
Dopo essere stati in grande preoccupazione
per poter mantenere tutto il nostro iinpegno
finanziario verso la Tavola, proprio 1 ultimo
giorno di maggio abbiamo potuto incassare,
provvidenzialmente, le 200.000 mila lire che
ci mancavano! La Chiesa di Via dei Cimbri
ha sempre potuto mandare alla Tavola la
somma che era richiesta e siamo lieti di averlo potuto fare anche quest’anno!
La domenica 20 giugno, per 1 assenza del
Pastore recatosi a Taranto per la Conferenza Distrettuale, il culto e stato presieduto dal
nostro fratello prof. Elio Rinaldi che ringraziamo sentitamente per l’ottimo messaggio che
ci ha rivolto.
F. Florio
dalla crudele Regina Izebel. Elia, in un momento di sconforto chiede di morire perché
si credeva solo a combattere, ma viene confortato dal Signore che gli* dice di non essere
solo, perché vi sono migliaia di persione che
non hanno piegato le ginocchia davanti ai
Baal, ma che gli sono rimasti fedeli. E Gesù
che dal Monte spiega il Sermone della Montagna : la predicazione di Gesù sulla beatitudine
è il vero passaporto che serve a tutti noi per
entrare nel Regno. È sul Monte della Trasfigurazione che Gesù viene visto nel suo vero
significato: il suo spendere non può essere
confrontato coi moderni lavatori di panni.
Erano tre, come si potrebbe dire oggi, i
tre grandi : Gesù, Mose ed Elia, ma dopo nella visione degli Apostoli solo Gesù rimane.
Perché la Legge e la Profezia servono solo a
condurre a Cristo, unico Salvatore del mondo,
figliolo dell’Iddio Vivente. Infine, Gesù, ha
parlato ai suoi discepoli nel giorno della sua
Ascensione: «Non vi dipartite da Gerusalemme, finché non ricevete la Potenza dall’Alto,
e mi sarete testimoni in Gerusalemme e fino
all’estremità della terra ».
Il Pastore Scorza ha concluso dicendo :
« Fra un mese non sarò più con voi, perché
sarò ritornato in America, ma pregherò sempre per voi e vi penserò sempre, vi raccomando di essere fondati sulla fede che è il fondamento degli Apostoli e di tutti veri cristiani; state fermi, ancorati sulla rocca dei
secoli che è l’Evangelo di Cristo, come la
Rocca di Gibilterra cbe per quanto bombardata non l’hanno potuta distruggere e che è
rimasta intatta. Così anche voi lottate contro
la persecuzione del male, rimarrete vittoriosi
con Cristo, se oggi stesso i vostri cuori sono
saliti lontano dal mondo e dal male al Monte
della Santità di Dio ».
Dopo una preghiera elevata al Signore dal
fratello Aiello e cantati tre inni, il culto ha
avuto fine.
Tutta la comunità ha ringraziato il Signore
per averle dato una giornata cosi lieta; si e
seduta sull’erba verde, sotto l’ombra dei pini,
ha preso parte ad un’agape, cibando il corpo.
I figlioli di Dio debbono essere sempre pronti alla testimonianza evangelica, un grazie al
Pastore Frank Scorza, nel pregare con grande
speranza : « Signore, il Campo Betel possa
fiorire come una rosa », e possa servire all’incontro ecumenico di tutti quelli che cercano
la salvezza in Cristo Gesù solo. E che la voce
dello Spirito Santo possa essere ancora oggi
udita come allora: «Questo è il mio diletto
figliolo, in cui ho preso il mio compiacimento ascoltatelo! ». Perché ci parlerà sempre.
Alleluia.
E. Scorza
La sera del 28 maggio abbiamo avuto un
incontro ecumenico nei nostri locali sociali
con alcuni membri della comunità cattolica
di Coazze. È stata una data che senz’altro segnerà un momento storico nelle relazioni frale due comunità cristiane operanti nel paese.
Abbiamo potuto vivere l’uno accanto all’altro dei momenti di discussione aperta e sincera in cui sono stati, è vero, appena abbozzali idee e progetti per un ulteriore sviluppo nelle nostre reciproche relazioni ecumeniche. Oltre al parroco locale vi erano alcune
suore ed alcune persone le più impegnate nella vita della comunità cattolica. La nostra comunità era ben rappresentata. È stata presa
una unanime decisione di riprendere tali
contatti ecumenici con la ripresa delle attività nel prossimo autunno.
Il 20 giugno le comunità di Susa e di Coazze, in compagnia di molti fratelli della comunità battista di Susa, Mompantero e Bussoleno, hanno effettuato una gita nella Val Pellice. Dopo aver partecipato al culto a Torre
Pellice è stata visitata la Casa delle Diaconesse dove è ancora viva la testimonianza del
servizio da parte di Suor Valentina Vollero
di Susa : è stato un segno di riconoscenza ed
un tributo di affetto alla memoria di questa
sorella che la nostra comunità è veramente
lieta di annoverare fra i suoi membri totalmente impegnati nel servizio reso al Signore,
nelle persone di quanti hanno bisogno di cura
e di affetto negli ospedali. Dopo l’ottimo pranzo consumalo presso la Foresteria di Torre
Pellice il gruppo si è portato al Rifugio Carlo Alberto per visitare quei fratelli e sorelle
che possono vivere solo grazie alla vita di dedizione e di amore di quanti si stringono intorno a Suor Susanna in un lavoro qualche
volta ingrato e molto faticoso, ma pieno di
promessa perché fatto nel nome di Gesù ^Gristo. L’ultima tappa è stata la scuola « L Uliveto » dove abbiamo potuto constatare il grande e minuzioso lavoro svolto dalla direttrice
e suoi collaboratori per i quali riuscire a recuperare qualche elemento reinserendolo nei
rapporti normali con la società costituisce
una delle più grandi e intime soddisfazioni.
Siamo tuttavia debitori di una promessa ai
nostri ragazzi della Scuola domenicale di Susa e di Coazze per non aver potuto visitare la
Gheisa d’ia Tana.
A. R.
P. S. - Ci scusiamo vivamente per il ritardo
con cui escono queste note.
iiiiiiiiimimmmmiiiiMiiiiiiimiiiiuiiiiiiiimiiiiimiimi
e a
Susa
Un nutrito gruppo di valdesi e battisti si
riuniva la sera del 21 maggio nella saletta di
un albergo cittadino per il primo incontro ecumenico con i parroci della città di Susa accompagnati da alcuni responsabili laici delle
locali comunità cattoliche. Lo scopo di questo incontro era uno scambio di idee e di vedute a proposito dell’eventuale ingresso della
Chiesa cattolica nel CEC. Non possiamo non
celare un senso di forte disagio che permeava
la nostra discussione caratterizzata da una forte tensione interna forse dovuta alla secolare
separazione della comunità cattolica da queUa
protestante con la conseguenza che ha determinato una certa carenza di informazione e
di conoscenza reciproca. Gli animi erano
troppo tesi perché si potesse svolgere una discussione serena ed obbiettiva, e tutto preludeva ad una rottura aperta e definitiva fortemente polemica. Ma ancora una volta siamo stati tutti confortati da quella forza che
il Signore dona in ogni circostanza a coloro
che non vogliono sapere altro che la croce di
Cristo mettendo da parte ogni sentimento e
risentimento umano. Infatti venne stabilito di
incontrarsi ancora una volta suUa base della
Parola di Dio e venne così deciso di iniziare
insieme uno studio biblico sull’Evangelo di
Marco. E la sera del 18 giugno abbiamo potuto assistere ad uno di quei fenomeni che
accadono solo quando ci dichiariamo noi stessi essere disposti a lasciarci interrogare dalla
Scrittura ed essere da questa confrontati con
la realtà della nostra vita di credenti: è avvenuto un reale capovolgimento di situazione.
Tutti i presenti, senza alcuna eccezione, si
sono dichiarati infatti autenticamente soddisfatti del nuovo andamento degli incontri e
della nuova atmosfera che ci circondava e ci
univa e cosi veniva deciso di ritrovarci ancora per continuare lo studio della Parola.
Nei giorni 4-5 settembre avrà luogo
in Coumboscuro (valle Grana - Cuneo)
l’annuale incontro Piemonte-Provenza
giunto ormai alla sua XI® edizione. La
sagra delle parlate provenzali-alpine e
delle lingue eccitane si svolgerà secondo il seguente programma:
Sabato 4 settembre:
16.30 Arrivo dei gruppi e degli ospiti.
Benvenuto delle autorità. Inizio
della sesiho coulturalo.
Domenica 5 settembre:
8.45 Santa Messa in provenzale.
10 Offerta delle acque di Sorgo e di
Rodano alle acque del Grana.
10.30 Ripresa sesiho coulturalo.
13 Taulejado freiralo.
15.30 Spettacolo di tradizioni popolari
dei gruppi provenzali transalpini e cisalpini.
Nella serata, dopo cena:
Grande spettacolo di chiusura,
all’aperto, con il migliore repertorio dei gruppi e 1 interpretazione di Me lou dazues lou
Piròl! », atto comico di S. Arneodo, da parte della troupe teatrale della Coumboscuro.
Le persone interessate a questa rnanifestazione culturale e folkloristica
sono pregate di prenderne nota.
Rorà
A culti domenicali sono stati battezzai
Igor, Elvis e William D’Allessandro di Gian
franco e di Clelia Tourn; e dal congiunto Pa
store Cipriano Tourn, Michel Tourn dì Ri
naldo e di Françoise Parisot: il Signore be
nedica figliuoli e genitori.
Per grazia di Dio hanno festeggiato al Cui
to domenicale le loro nozze d oro i coniug
Camillo Rivoira e Alida Salvagiot dimorant
alle Fucine : rinnoviamo loro con le felicitazioni vivi auguri nel Signore.
È deceduto il nostro fratello Ferdinando
Tourn fu Enrico, frazione Castello, di anni
67 ed è stato seppellito, secondo il suo desiderio, nel Cimitero di Luserna San Giovanni:
rinnoviamo ai figli o a tutti i parenti la nostra simpatia cristiana.
„11,1,1,„11,MI,„„„Minili.........................
Cronaca delle Valli
XI incontro Piemonte - Provenza
Coloro che intendono partecipare alla manifestazione ed alla taulejado
freiralo mandino tempestivamente la
loro iscrizione a: Sergio Arneodo 12020 Sancto Lucio - Coumboscuro
(Cuneo).
IIIIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIXKlIlIfflllfflllhfififi
AD AGAPE
Campo cadetti
autunnale
LUTERO E MUENZER
RIFORMA O RIVOLUZIONE?
15-25 settembre. Quota L. 15.500.
Età: 14 - n anni
Le implicazioni politiche della predicazione
di questi due credenti nel XVI sec. saranno
studiate e discusse in riferimento alla nostra
situazione. Da questo punto di partenza ci proponiamo di far uscire la stesura e la messa
in scena di uno o due brevi pezzi teatrali sui
problemi posti da questa antitesi. Campo diretto da Anna Maria Micheletli c da una
équipe di collaboratori.
Lingua: italiano.
RINGRAZIAMENTO
«E fattosi sera, Gesù disse:
Passiamo aH’altra riva ».
La famiglia del compianto
Valido Peyronel
ringrazia sentitamente coloro che
hanno preso parte al suo dolore in
occasione della dipartenza del suo
Caro.
Un particolare ringraziamento ai
parenti, amici e compagni di lavoro.
Maroutera, 19 agosto 1971.
RINGRAZIAMENTO
La famiglia e congiunti della Compianta
Elena Lantelme
ved. Long
commossi per la grande dimostrazione di affetto e simpatia ricevuta in
occasione del lutto che li ha colpiti
esprimono un sincero ringraziamento
al dott. Bertolino, ai Medici ed al Personale dell’Ospedale Civile E. Agnelli,
ai Sigg. Pastori F. Bertinat, A. Ribet,
A. Deodato ed a tutti coloro che si
prodigarono e furono di aiuto e conforto nella triste circostanza.
« Quand’anche camminassi nella
valle dell’ombra e della morte
non temerei male alcuno, oh Signore, perché sei con me ».
(Salmo 23 v. 4)
S. Germano Chisone, 18 agosto 1971.
La mattina del 27 agosto si è spenta a Basilea dopo breve malattia la
signora
Anna C. W.
Soggin-Blaauw
Lo annunziano i figli: Alberto con
la moglie Aja (Roma); Settimio con
la moglie Parolea e i figli Tom, Debora, Steven (Hawai); Thomas con la
moglie Maria ed i figli Luca, Silvia e
Stefano (Milano).
Si prega di non fare condoglianze
né d’inviare fiori ; eventuali offerte
sono da destinarsi alla Facoltà Valdese di Teologia attraverso la Tavola
Valdese.
« La tromba suonerà e i morti risusciteranno incorruttibili e noi
saremo mutati» (I Cor. 15: 52).
6
N. 36 — 3 settembre 1971
I NOSTRI GIORNI
UOMINI, FATTI, SITUAZIONI
Il “golpe,, boliviano
Dopo appena dieci mesi, ha avuto
fine il regime di sinistra del generale
Torres, che è stato defenestrato ed esiliato dopo una serie di sanguinosi scontri durante i quali sono morte oltre
cento persone: la disperata resistenza
di operai e studenti nulla ha potuto
contro le armi dell’esercito.
Il nuovo presidente Banzer, con
espressioni che ci esimono da ogni
commento, ha detto che le parole « destra » e « sinistra » non avranno più alcun significato e che d’ora innanzi « si
parlerà solo più di nazionalismo ».
Ora il nuovo governo è praticamente
costituito da militari e da appartenenti ai partiti « falange socialista », di
estrema destra nazionalista e « movimento nazionale rivoluzionario » di
orientamento socialdemocratico filoamericano.
Questi due partiti, in passato, sono
sempre stati fra loro acerrimi avversari e la loro improvvisa convergenza ha
vivamente stupito gli osservatori politici: per parecchi di essi, la spiegazione può essere fornita solo da un intervento esterno.
Questa ipotesi trova in effetti parecchie conferme.
Ad esempio, il nuovo ministro dello
interno dell’attuale regime, che ha partecipato attivamente e in modo determinante colle sue truppe al colpo di
Stato, è anche comandante dei rangers
addestrati da istruttori nordamericani.
Altro fatto significativo è che, secondo una corrispondenza dell’agenzia
« Prensa latina », 48 ore prima del golpe l’ambasciata USA nella capitale La
Paz aveva avvertito il suo personale e
i cittadini americani residenti nel paese di fare provviste di generi alimentari e di non uscire di casa per nessuna ragione.
Inoltre, l’ex ministro boliviano dell’interno Arguedas ha consegnato alla
stampa una dichiarazione nella quale
accusa apertamente la CIA (l’organizzazione spionistica degli Stati Uniti)
di aver organizzato il colpo di Stato
contro Torres che - non dimentichiamolo - aveva iniziato una politica di
nazionalizzazione a danno dei forti capitali USA investiti in aziende locali.
Ora, il nuovo ministro delle finanze ha
già accennato alla possibilità della revoca di alarne di queste nazionalizzazioni.
Ecco allora che il concetto di « nazionalismo » sbandierato dal nuovo capo dello Stato viene ad assumere il suo
vero significato: dittatura e cosciente
e interessata abdicazione alle possibilità di rinascita a di indipendenza della nazione. Ad ulteriore ripiova di questo, il governo ha lanciato un appello
per incoraggiare gli investimenti stranieri, mentre continua la spietata repressione contro i giornalisi, gli operai, gli studenti e i « religiosi » che tentano di opporsi al regime.
Uno dei commenti più calzanti giun
Akona te reo Maori
Un’arringa in favore deH’insegnamento in lingua maori a tutti gli alunni delle scuole elementari e secondarie
della Nuova Zelanda è apparsa su tutta pagina in molti quotidiani neozelandesi e alla televisione nazionale. Il manifesto è firmato dalla Commissione
« Chiesa e Società » del Consiglio nazionale delle Chiese; le spese sono
state coperte da varie imprese e da donatori anonimi, a favore di migliori
relazioni interrazziali e affinché sopravvivano, runa accanto all’altra, le civiltà bianche, maori e pakeha.
ge da un giornale non sospetto e cioè
dal Figaro: « In Bolivia l'esercito ha
bombardato e ammazzato... poi, cosciente di aver dato prova della propria efficienza, ha lanciato subito un
appello ai capitali stranieri. I soldi arriveranno certamente: il suono del cannone li rassicura ».
Centomila al giorno
Mentre permane viva l’indignazione
nei confronti di certe azioni di una società come la nostra che, basata sulla
ferrea « logica » del profitto ad ogni
costo, consente, anzi impone che migliaia e migliaia di tonnellate di preziosa frutta, anziché essere distribuita
a prezzi onesti vada a concimare dei
campi che produrranno nuova frutta
che a sua volta verrà nuovamente distrutta per dar modo di vendere la restante a prezzi sempre più cari, una
équipe di sociologhi, medici e antropologhi messicani, riunita a Città del
Messico, ha reso noto un ampio e dettagliato studio sulla miseria e sulla
denutrizione nel mondo.
Centomila persone al giorno muoiono per fame. Il 50 per cento dei decessi provocati dalla fame e dalle malattie connesse alla denutrizione riguarda bambini dalla nascita ai 12 anni.
Praticamente, si tratta di 50 mila bambini al giorno. Su 50 milioni di persone
che complessivamente muoiono ogni
anno il 70 per cento è per fame o per
cause collegate alla fame: il che dà appunto la spaventosa cifra giornaliera
di cui sopra.
Secondo il succitato rapporto, il problema della fame riguarda i due terzi
della popolazione mondiale in maniera « primaria », mentre riguarda in fa
se « secondaria» - e cioè sotto la problematica legata ad alcuni aspetti della denutrizione - altri milioni di persone in paesi cosidetti « sviluppati ».
I ricercatori scrivono testualmente:
« Con sintomi allarmanti osserviamo
che un gran numero di paesi dell’America Latina, dell’Asia e dell’Africa sono
incapaci di soddisfare le minime, vitali esigenze nutritive per lo sviluppo fisico e mentale. Questi paesi hanno gradualmente adottato cibi deficienti per
quantità e qualità proprio perché non
sono in grado di risolvere altrimenti
questo immane problema ».
Quali sono gli alimenti base mancanti nel « nutrimento » dei due terzi della popolazione mondiale? Nell’elenco
figurano il latte, la carne, lo zucchero
il pane, la pasta, la farina, il riso, la
frutta.
Nel rapporto viene specificato come
decine di milioni di bambini, ad esempio, in vaste zone del Brasile, dell’In
dia, dell’Africa, non abbiano mai una
volta in vita loro mangiato marmellata, burro, pesce e determinanti tipi di
verdura fondamentali per i loro contenuti vitaminici.
Lo studio si conclude con un tragico confronto sullo spreco di sostanze
alimentari che si verifica quotidianamente in molti paesi del mondo occidentale, e di cui abbiamo dato un piccolo esempio in apertura di queste righe.
Roberto Peyrot
P.S. - Nel numero precedente, nello
scritto dedicato a « emigrazione e disoccupazione » la seconda frase era
mancante di un dato a causa di un banale errore di trascrizione e pertanto
andava letta nel modo seguente: « ...un
milione e 700 mila italiani circa-corrispondenti a 31 persone per ogni mille
abitanti - hanno cambiato residenza all’interno della nazione o sono emigrati all’estero nel corso dell’anno 1970 ».
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
IL CROLLO DELL’IDOLO
ic Riportiamo, il secondo ed ultimo
articolo che Raniero La Valle inviò
(sotto questo titolo) a « La Stampa »,
ma che invece, per ragioni già spiegate (v. « La Luce » n. 30-31 del 30.7
e n. 33-35 del 27.8.’71), «La Stampa»
non pubblicò.
«Nella grande polemica scoppiata
in America sul memoriale Me Ñamara
(noto anche come « dossier Vietnam »,
v. « La Luce » n. 26 del 25.6), è emersa una circostanza minore, ma assai
significativa; una delle quindici copie
del documento era custodita ad Austin (Texas), nel tempio che Johnson
ha eretto alla sua gloria (v. « La Luce » n. 24 deiril.6.’71).
Questa gloria era già sospetta, come
accade ogni volta che qualcuno dà testimonianza a sé stesso, per ricever
gloria dagli uomini. Ma ora sappiamo
che cosa valesse quella gloria. Per accreditarsi, doveva mentire. Il memorandum in cui sono consacrate le bugie di Johnson, è una pietra del monumento eretto alla sua fama.
Ma del tempio texano si può anche
sorridere. Infatti non si tratta del
problema personale di Johnson. La
sua non era una bugia privata, era
una menzogna di Stato; e infatti appartiene allo Stato, e lo Stato continua a difenderla, anche ora che
Johnson se n’è andato. Segno che c'è
una continuità del potere, e una solidarietà tra i successivi detentori del
potere, nonostante l’avvicendarsi di
amministrazioni e partiti.
Ma allora il problema è del potere,
e del suo rapporto con la verità, il
memorandum Me Ñamara rivela il
volto di un potere che non si cura
della verità perché, come già insegnava Machiavelli, si fa esso stesso criterio di verità. La cosa potrebbe non
esser così grave, se la verità fosse solo una categoria logica, una rappresentazione obiettiva del reale, una cotiformità della parola all’oggetto che
descrive. Se la verità fosse solo questo, perché non si potrebbe velarla o
travestirla in nome della ragion di
Stato o dell’interesse generale?
Ma la verità non è solo questo. Nella Bibbia essa assume un significato
molto più ricco e complesso. Non è
una qualità del discorso, ma una qualità dell’essere. Indica integrità, stabilità, costanza; ma soprattutto indica fedeltà; la verità dì Dio, celebrata
nella Bibbia, è la sua fedeltà, il suo
non venir mai meno, il suo essere con
gli uomini e per gli uomini, il suo non
pentirsi dell’alleanza con loro. Perciò
la verità dà la vita ed è vita.
Per contro, la menzogna non è mai
una semplice infrazione d'una verità
astratta, ma è sempre qualcosa che
viola i nostri rapporti con Dio e con
il prossimo. Il nostro comandamento:
"non mentire”, non c’è nella Bibbia.
Nel decalogo invece sta scritto: “non
dir falsa testimonianza contro il tuo
prossimo". A Dio non importa nulla
delle nostre bugie, anzi benedice le levatrici egiziane (Esodo 1: 15-21) che
non avevano scelto il minor male, come
direbbero i nostri moralisti, ma avevano scelto semplicemente il bene;
erano state fedeli. La menzogna che
la Bibbia condanna, è quella che fa del
male al prossimo, che lo offende, lò
uccide; è quella che si oppone alla verità-fedeltà di Dio. Perciò c’è una connessione inevitabile fra menzogna c
omicidio, fra menzogna e morte; il
primo mentitore, come dice Giovanni
(8: 44), fu anche il primo omicida;
nella saldatura fra menzogna e omicidio, c’è sempre qualcosa di diabolico.
Ora, quelle di cui parla il memorandum Me Ñamara, sono state appunto delle menzogne omicide. L’inganno per cui gli americani nel 1964
hanno creduto che tra Johnson e Goldwater sceglievano tra due politiche; la
preparazione della guerra, dissimulata
sotto propositi di pace; l’invenzione
dell'incidente del golfo del Tonchino;
le false tregue e le false direttive ai
negoziatori di Parigi, sono menzogne
che hanno causato un milione di morti, la lacerazione dell’America, e una
disgregazione forse irreparabile della
comunità internazionale.
Ma allora non si apre solo un problema di credibilità del potere. Si
apre il problema della natura di questo potere. Un potere che dice bugie
omicide, che rivendica un diritto incondizionato di pace e di guerra, che
pretende una fede cieca, che si circonda di segreto e si sottrae al vaglio
della critica, è un potere che finisce
per non ammettere altro atteggiamento, verso di sé, che quello dell’adorazione e del culto. Per questo innalza
a sé stesso templi, statue e mausolei;
le forme possono variare; possono rassomigliare al tempio che Diocleziano
s’era fatto erigere a Efeso, o prender
le forme dell’ambasciata americana a
Saigon, ma la sostanza non muta: il
potere .non vuol esser discusso né in
patria né in colonia, pretende ossequio
sacrale, e divide gli uomini e i popoli
in eletti e reprobi, a seconda che accettino o no di appartenergli; come
l’tdolo dell'Apocalisse (13: 15-17), che
aveva segnato con la sua impronta
quelli che accettavano di adorarlo, così che solo essi potessero comprare e
vendere, potessero vivere, e gli altri
invece, che non si prostravano, dovessero morire.
Ma ciò che sta accadendo in questi
giorni in America, incoraggia alla speranza. Si vede infatti che basta rifiutargli il culto, perché l’idolo crolli.
Hanno incominciato i vietnamiti, del
nord e del sud, a non prostrarsi, e
piuttosto morire; poi sono venuti i negri americani, poi i pacifisti, i reduci,
i senatori, e ora il “New York Times",
il “Washington Post”, il “Boston Globe"... E l’esempio potrebbe giovare anche a noi, che dovremmo alfine accorgerci che l’America è un grande e
imprevedibile paese, e non un idolo
da venerare. E alla chiesa, che certamente è stata vittima anch’essa delle
bugie di Stato, arrivate in elicottero
fino in Vaticano, e che su quelle ha
basato i suoi giudizi, i suoi silenzi ed
i suoi appelli. Ne sarà rammaricata,
lei che è maestra di verità, ma anche
incoraggiata, speriamo, a non farsi più
alunna dei potenti » (Da « Lettere ’71 »
del maggio-giugno 1971).
Questo bell’articolo del La Valle vale anche a chiarire il perché del titolo
da noi scelto {«La politica più sporca ») a commento di quanto da noi riportato su « La Luce » n. 32 del 6.8.’71.
CHI PENSA PIU’ A LORO?
L’Indonesia ha accolto, fra il 20
e il 27.8, dUe visite importanti: quella
della regina Giuliana d’Olanda, e quella della missione sovietica degl’ingegneri dell’acciaio e dei superfosfati.
Entrambe simbolizzano od avviano
importanti rapporti commerciali e industriali. La seconda potenzierà certamente, e in grande misura, la collaborazione che altri paesi comunisti,
particolarmente la Germania Est e la
Jugoslavia, hanno già da lungo tempo avviata con l’Indonesia.
« Ma il campo socialista europeo
non può sperare di giuocare un ruolo
ancor più grande in un arcipelago, nel
quale gl’interessi americani e giapponesi hanno un predominio schiacciante. E tuttavia l’URSS intende introdursi a Giacarta, come nelle altre capitali di questa parte del mondo, nella
quale essa commercia, osserva e stringe rapporti coi regimi al potere, regimi che non sembrano affatto temere,
da parte sua, dei tentativi di sovvertimento.
In ogni caso, i sovietici non hanno
contatti con la grande forza rivoluzionaria potenziale della regione, cioè
con la massa dei contadini. Per i sovietici, l'avversario è e rimane la Cina. Il resto è questione di “coesistenza pacifica”, che si tratti dell’Indonesia, di Singapore, della Malesia, della
Tailandia o delle Filippine. Quanto di
la sorte delle diecine di migliaia di
"comunisti” imprigionati senza processo a Giava, essa sembra preoccupare la sinistra indonesiana (che preme sull’Afa, affinché questa agisca in
favore della clemenza) più che i diplomatici sovietici di sede a Giacarta ».
(Da «Le Monde» del 26.8.’71).
ALLA PERIFERIA DI ROMA
Anche Nostro Sionore è fra i baraccati
(dice il cardinale vicario, e chiede chiese)
Ai primi di maggio è stato affi.sso sulle
porte di tutte le chiese di Roma il proclama che pubblichiamo. Un gruppo di cattolici hanno inviato al Cardinal Dell’Acqua la lettera di risposta che riproduciamo, anch'essa, integralmente.
« Romani, Iddio non ha bisogno di una casa di pietra. Egli è dovunque. Ciò che gli è
più grato è un angolo del nostro cuore.
« Ma noi uomini abbiamo Itisogno che Iddio abbia una casa di pietra, ci è necessario
radunarci intorno al Tabernacolo; non possiamo fare a meno di riunirci insieme per parlare di Lui, per celebrare i momenti più solenni della nostra esistenza : la nascita di una
nuova famiglia, lo schiudersi di una nuova
esistenza, l’attimo in cui, distrutto l’abito del
nostro corpo, una nuova dimora ci viene preparala in cielo.
« Oggi la vostra attenzione, Romani, è chiamata a soffermarsi sulla mancanza delle Chiese in Roma, particolarmente nei quartieri periferici dove — mi si perdoni l’ardita metafora — potremmo dire che anche Nostro Signore è fra i baraccati.
« E con quali tristi risultati per il vivere
civile ci è sottolineato da una lettera fra le
molte, che mi sono pervenute : "La zona di
piazza Enrico Fermi si sta scristianizzando, è
indispensabile la chiesa più dell’aria’’.
« Così, dall’ottobre 1970 queste parole pesano sul mio spirito, perché in ogni luogo dove non sorga una chiesa, il pericolo di scristianizzazione incombe, e dove non c’è Cristo
non esiste civiltà, almeno quale noi la intèhdiamo.
« E non soltanto noi, se un illustre filosofo
hi affermato che non può non dirsi cristiano
quanto di più nobile e di più alto abbia prodotto il pensiero occidentale da duemila anni
ad oggi.
« È indispensabile la chiesa più dell’aria;
la chiesa è come la casa di Nazareth".
« Chi di voi avrebbe resistito al desiderio di
andare a trovare Gesù, Maria, Giuseppe nell’abituro di Nazareth?
« Ebbene, la casa di Nazareth è in ogni
chiesa. Aiutate generosamente ad edificarla nel
vostro quartiere, allo stesso modo che aiutereste ad edificare la vostra casa, perché la
Chiesa è anche la vostra casa ».
Angelo Card. Dell’Acqua, vicario generale di Sua Santità, Presidente della Pontificia Opera
per la Preservazione della Fede
e la Provvista di nuove Chiese
in Roma.
« Signor Cardinale, in merito al suo invito
ai Romani fatto affiggere sulle porte delle
chiese all’inizio del mese di Marzo vorremmo
comunicarle con franchezza il nostro pensiero.
« Siamo d’accordo con lei quando afferma
che Dio non ha bisogno di una casa di pietre, che Egli è dovunque. Ma qui si ferma la
nostra possibilità di capire il senso del suo
messaggio. Con quale logica lei afferma poi
che « noi uomini abbiamo bisogno che Iddio
abbia una casa di pietre »? Perché, una casa
di fango o di paglia o di lamiera non sarebbe degna di Dio? Se così fosse Cristo ci avrebbe indicato questa sua predilezione. Ma invece proprio a proposito del Tempio leggiamo
in Luca (21: 5) « ... e siccome alcuni dicevano
che il Tempio era ornato di belle pietre e di
offerte votive Gesù disse loro : ^*verrà un tem
po in cui di tutto ciò che ammirate non resterà pietra su pietra che non sia sconvolta” ».
« Ben altro è invece per Cristo il destino
della Parola rispetto a quello delle pietre: « I
cieli e la terra passeranno ma le mie parole
non passeranno » (Mt. 24 ; 35).
« Per quanto riguarda noi, e come noi moltissimi altri, possiamo assicurarle che sentiamo
più il bisogno della Parola di Dio che di strutture di pietra. E la Parola si può annunciare
ovunque, anzi a noi sembra che tale annuncio
sia più chiaro, tale messaggio più comprensibile proprio nella misura in cui è spoglio dei
segni esteriori del cosidetto decoro, e del prestigio.
« Ci consenta allora di supporre. Signor
Cardinale, che quella affermazione "noi uomini abbiamo bisogno” esprima in realtà più
un bisogno particolare, sentito forse nel suoambiente, che non un bisogno reale degli uomini nel loro insieme.
« Le nostre difficoltà di comprendere il suO'
messaggio si fanno però ancora più gravi
quando lei esprime preoccupazione nel constatare che alla periferia di Roma Nostro Signore è fra i baraccati". Qui ci consenta, SignorCardinale, di contraporre al suo rammaricò la
nostra gioia e la nostra speranza. Perché noi
crediamo che sia proprio la presenza di Cristo fra i baraccati, in questa presenza viva negli scantinati di periferia fatti cappella di comunità fraterne, in questo rifiuto oggi diffuso di celebrare l’Eucarestia nei monumentali
templi di pietra per celebrarLa invece nei luoghi di lavoro, nei luoghi di sofferenza, nelle
case di tutti, un segno di speranza, un segno
del ritorno del costume della Chiesa primitiv.a che era Chiesa senza le chiese.
« "Entrati che furono in città salirono nella
stanza superiore della casa ove solevano ritrovarsi. . .e perseverarono concordi nella preghiera”. (Atti 1: 13).
« Signor Cardinale, lei afferma che "il pericolo della scristianizzazione incombe" e che
per evitarlo "è indispensabile la Chiesa più
deU’aria”. Noi pensiamo che non sia questa la
strada migliore. Cristo non ha ordinato ai suoi
di edificare chiese e palazzi ma di essere testimoni con la vita di un messaggio di speranza, di amore, rivolto soprattutto ai poveri, ai miseri, ai "baraccati" di ogni tempo;
. . .e ordinò loro di non prendere niente per
viaggio, eccetto un bastone. Non pane, né bisaccia, né denaro nella cintura ma di essere
calzati di sandali e di non rivestirsi di due
tuniche".
« Signor Cardinale, le masse dei lavoratori,,
degli sfruttati, dei poveri hanno lasciato la
chiesa, non si riconoscono più nella "chiesa
di pietre” di cui lei parla. Questa frattura sta
diventando un abisso che nessuna "opera per
la Preservazione della Fede e la Provvista di
Nuove Chiese” potrà colmare.
« C’è una sola via per riconciliare la Chiesa con i poveri e questa via passa attraverso
la rottura delle secolari alleanze con il potere, con il denaro, di cui le strutture murarie non sono che una delle mille espressioni,,
ancor più insultanti quando si ergono sfacciatamente in mezzo ai tuguri, alle baracche.
« Signor Cardinale, se anche lei riconosce
che oggi Nostro Signore è fra i baraccati, che
cosa aspetta a seguirlo?
Roma, marzo 1971 ”»
Seguono numerose firme di cattolici, precedute dal responsabile Sergio Tonelli, piazza delle
Arti 8 — Roma.
(da: Documentazione Adista)
IIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII||||||||MIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII||||||||||||||||||||||M|||||||||q|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||,|||,||||
Le prigioni non sono in un altro Stato
Tutti noi sappiamo che la condizione dei
carcerati in Italia è fra le più degradanti per
l individuo che deve scontare il suo misfatto,,
condizione che. a sua volta confina fatalmente sempre di più il pregiudicato ai margini di
quella società che vede nel reo (ma la stessa cosa capita anche a chi — innocente —
deve passare dei mesi in galera in attesa di
processo) un individuo da punire ed isolare
in tutti i modi. Ne abbiamo una ulteriore riprova dalla lettera che un detenuto ha indirizzato ad un periodico, e che pubblichiamo
qui appresso.
Nel carcere dove sono rinchiuso è arrivato
un detenuto americano. Un uomo molto colto
che purtroppo non riesce a liberarsi dal demone della droga. È stalo appunto questo suo
vizio a condurlo in prigione. È un uomo assai
istruito, dice di essere laureato in filosofia,
parla diverse lingue ed è molto religioso. Una
volta si è offerto di servire la messa ed il
cappellano lo ha accontentato.
^americano si è molto meravigliato delle
condizioni in cui viviamo. Dice che solo nelle
carceri della Colombia e del Perù i detenuti
vengono trattali come in Italia. Si è stupito
che i giornali che acquistiamo coi nostri soldi
vengano censurati e che la maggioranza dei
carcerati legga Nembo Kid e Topolino, mentre le colonne dei giornali vengono cancellate con fasce d'inchiostro, specie la parte politica. L^americano si è mollo stupito di questa discriminazione e ci ha spiegato che la
democrazia in un paese libero deve esistere
anche in carcere. Le prigioni, ha detto, non
fanno parte di un altro Stato e non dipendono
da un governo di estrema destra. Ci ha chiesto perché non potevamo leggere l’Unità. Dice
che in America non solo nelle carceri sono
ammessi tutti i giornali ma che vi si stampano anche dei settimanali e dei quotidiani
a cui ì detenuti collaborano col personale
delle prigioni. Spesso attraverso i giornali del
carcere vengono rivolte al governo richieste di
miglioramenti, e a volte accade che in seguito
a questi articoli un ministro venga a fare
un’ispezione per rendersi conto se le richiestedei detenuti sono esatte. È accaduto che proprio grazie alla loro stampa i carcerati siano
riusciti ad ottenere dei miglioramenti. Dice
che in questi ultimi anni i giornali dei carcerati americani sono impegnati in una grande
battaglia: quella sui diritti coniugali e che
non passeranno molti mesi che i detenuti degli USA riusciranno ad ottenere il diritto al
« colloquio » colla propria moglie. Mi chiedo
se esiste veramente un paese dove un ergastolano avrà la felicità di incontrarsi da solo a
solo con la moglie. L'americano mi assicura
che ciò si verificherà mollo presto nel suo
paese.
E pensare che noi ci contenteremmo che ci
sistemassero in celle più grandi con non più di
due o tre detenuti. In questa in cui sono
rinchiuso con cinque compagni non si riesce
neppure a muoversi. Le cimici ci divorano, il
caldo ci toglie il respiro. Non possiamo fare
neppure un bagno. Se pubblicherete questa
lettera che vi prego non firmare, farete un’opera buona. Aiutateci.
iiiiiiiMiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiniiiiiiiiiit.iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiim
Agenzia-stampa ecumenica
sudafricana
Ha cominciato a funzionare un’agenzia
stampa ecumenica per TAfrica del Sud, sotta
gli auspici congiunti del Segretariato cattolico
per 1 unità, delle Chiese evangeliche luterane
e del Consiglio sudafricano delle Chiese; lo
dirige D. Tromas, un laico presbiteriano trentunenne, collaboratore dello « Star » di Johannesburg.