1
spedizione in abb. postale/50
caso di mancato recapito
prega restituire a;
Pio V, 15-10125 Torino
L’Editore si impegna a
corrispondere ii diritto di resa.
A a
le dovrà
irò degij
to difej,
riprendi.
ben noto
ivori sul
^ una so.
’^conoindicare
i: riparti,
lunerata,
re il lemt cotnpoire dalle
orare soimpedito
)care tniallo SCO
:zzi della
Iella protesi sono
:aristiche
li lavoro,
; più utoinimo di
può seebisogna
te della
:cupazioù adatta
lei lavouna nuondivisio1 un mocondivi
portante
rapio dina, affiliiluzione
ezza delirre chia■essione
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
pensai!
oinvolte,
la la vonamento
Itra conto; certo,
ico, poliche etico
tte le diema die
ì: in quemo a un
1 stupirsi
3 acconianno dal
circa 60
;i hanno
¡cordato
nza delle
a a strinper proli la loro
iato che
a solidaal ritororo tnese attuale
ri la fraiia la
li ai rac
egli ope"
la ora f
imato da
i propf
irtati alle
grazia e
Una gr>'
iiriffli“’
ituazio"''
fantasi’
nte: u«>
riguard’
lvezza.e
die dis“'
anch®
1. ciò f»
,ubblir»'
istre scf
iult,oF
veiU'
• tropP."
dnedcj
la cond''
\/F.NERDI 1- APRILE 1994
ANNO 2 - NUMERO 13
ELEZIONI IN EUROPA
TRA DESTRA
E SINISTRA
JEAN-JACQUES PEYRONEL
tta
lanrr
iBipI
Airindomani di una campagna elettorale incandescente in cui per la prima volta gli elettori erano chiamati a
fare una scelta netta tra destra
e. sinistra, o tra liberaldemocrazia e socialdemocrazia,
può essere utile andare a vedere che cosa sta succedendo
al di là delle Alpi, nei due
paesi guida deH’Unione europea, Germania e Francia, ambedue retti da governi di centrodestra.
In Francia, dopo un autunno
e un inverno di lotte molto
calde, a scendere in piazza sono óra diecine di migliaia di
giovani decisi a difendere il
loro diritto al lavoro nel rispetto delle leggi esistenti (salario minimo garantito). Un
nuovo maggio ’68? No; la generazione che oggi scende
nelle strade non chiede Firnpossibile e tanto meno Fimmaginazione al potere. Chiede
semplicemente che le venga
garantito un diritto conquistato dalla precedente generazione per poter essere parte integrante di una società che essa
non intende cambiare più di
tanto. Non intende però rinunciare ai diritti acquisiti, e perciò osa sfidare apertamente il
primo ministro Balladur, colui
che da un anno appare a molti
come «l’uomo della Provvidenza»; le elezioni cantonali
jtnnno dimostrato che per ora
Ü consenso elettorale nei suoi
confronti rimane intatto. BalMur deve però prendere atto
che non basta avere una solida
touggioranza parlamentare per
governare in modo autoritario;
le democrazia impone di avere
®che il consenso sociale quotidiano sui problemi aperti,
cosa che aveva cercato di fare
la si^stra, senza sempre riusc^i, quando era al governo.
In Germania invece, sembra
Stonta al tramonto la lunga
del cancelliere Kohl; lì, la
^polazione attiva ha scelto di
are qualche sacrificio (vedi
accordo «salvalavoro» alla
olkswagen) pur di salvaguardare un sistema economin e sociale condiviso e fatto
Proprio dalla maggioranza
ella popolazione. Nessuno
embra disposto a rimettere in
•scussione il famoso «monito capitalistico renano»,
asato su un attento rapporto
n scelte economiche, modi
'Polluzione e organizzaziodella vita sociale, ma nel
momento in cui la Cdu non
- A*bra più in grado di governi! ^ .^II. affetti congiunti di
don ^’^tofinazione affrettata e
la recessione, la socialdeocrazia torna a presentarsi
me U garante di un rilancio
che non compro®«ta la stabilità sociale.
nome si è ben visto
nu ultimo vertice del G7 a
tali ‘ occiden
sono confrontati alle stes
se sfide
economiche e sociali;
la disoccupazione galoppante,
la recessione economica, la
questione urbana, l’immigrazione, le nuove povertà, la
crisi dello stato sociale. In
America, è per tentare di risolvere questi problemi che è
stato chiamato al potere il democratico Clinton. La famosa
«Reaganomics» infatti non
aveva fatto altro che rendere
più ricchi i ricchi e più poveri
i poveri, pauperizzando una
parte significativa delle stesse
classi medie. L’auspicata ridistribuzione della ricchezza,
lasciata alla spontaneità del
mercato, non si è verificata e
il numero di cittadini poveri è
salito a 38 milioni.
A questa tendenza che caratterizza ormai tutti i paesi a
capitalismo avanzato non
sfugge certo l’Italia. Anche
da noi si va affermando sempre di più quella che il socialdemocratico tedesco, Peter
Glotz, definiva qualche anno
fa «la società dei due terzi», in
cui una parte sempre più ampia della popolazione viene di
fatto esclusa non solo dai processi produttivi ma anche da
una normale vita sociale.
Ebbene, tra liberaldemocrazia e socialdemocrazia vi è almeno una discriminante; una
si preoccupa prevalentemente
di economia e di mercato,
l’altra si sforza di non dimenticare che «l’economia è fatta
per l’uomo e non l’uomo per
l’economia». Nell’ora presente, ci sembra una differenza di
non poco conto.
La morte e la croce sono i segni con cui riconosciamo il Risorto
Il saluto del Signore è un annuncio di pace
PAOLO SPANO
«Gesù venne sì presentò loro e disse:
pace a voi! E detto questo, mostrò loro
le mani e il costato. I discepoli, dunque,
come ebbero visto il Signore, si rallegrarono»
(Giovanni 20, 20)
N;
oi ti avevamo conosciuto, ma non
ti riconoscemmo. Perché, Signore,
tu ti dai a conoscere, ma noi siamo o afflitti o distratti, troppo lontani dall’idea
che tu tomi in mezzo a noi. Ciechi erano gli occhi nostri, quando tu comparisti
in mezzo alla nostra mesta assemblea, a
tratti incredula e poi perplessa alle
chiacchiere delle donne, che dicevano
di averti visto come il risorto. Eppure
quel saluto non era l’espressione banale
dell’incontro fra umani. Non fu un «salve» o un «ciao» ma un annuncio e un
dono; la pace.
Ma nemmeno allora ti riconoscemmo,
a motivo del nostro dolore e del nostro
turbamento. Tu lo sai, o Signore, che la
nostra incredulità e la nostra lontananza
da te non sono causate tanto dai dubbi
della ragione quanto dal velo del dolore
e della sofferenza. Per questo non ti ri
conoscemmo, perché pensavamo che
ormai fossi lontano nel soggiorno dei
defunti e noi derelitti nel mondo degli
umani. Un fantasma poteva crearci solo
una momentanea illusione.
Poi ci mostrasti le tue mani straziate e
il tuo costato trafitto. Ma non provammo orrore perché quei segni, d’un tratto
quasi, ci costrinsero a riconoscerti. Sì, o
Signore, d’un tratto esplose la nostra
gioia, che cancellò e cacciò nell’oblio la
nostra tristezza e la nostra incredulità.
Tu, veramente tu, eri tra noi, e noi fummo di nuovo la tua comunità degli amici, più fortemente legati a te di quanto
non lo fossimo mai stati prima. Perciò il
tuo saluto ci parve come un annuncio e
un’offerta di riconciliazione.
Ma perché non ti riconoscemmo dalla
voce, dal sembiante, o dal portamento, o
da altro segno a noi familiare e ti riconoscemmo dai segni della tortura e della
morte? Perché tu stesso non scegliesti di
essere da noi riconosciuto nei modi consueti del tuo essere con noi? Lì per lì, la
gioia non ci consentì di riflettere. Ma
quel tuo gesto rimase inciso nella nostra
memoria e ora ci riflettiamo, ci pensiamo spesso. Ah, quelle mani e quel costato, segni del risorto!
Non bastava la risurrezione a cancellare i segni dell’ignominia e del dolore
supremo della morte? Non era meglio
dimenticare la tua croce e goderci la tua
compagnia rinnovata e non più esposta
ai pericoli dei nostri tradimenti e alla
violenza del mondo? Mani e costato,
perché? Ce lo siamo chiesti tante volte e
sempre di nuovo ce lo chiediamo; perché affidasti a quei segni il compito di
farti riconoscere?
Quando la luce della verità si fa strada
nei nostri cuori, noi intendiamo che la
morte e la croce non furono la conclusione tragica della tua vita, ma i segni
reali per poter riconoscere il risorto. E
la tua risurrezione non cancella la tua
morte e la tua croce, ma le esalta come
il nodo per eccellenza della nostra morte e della nostra vita, del nostro soffrire
e della nostra consolazione, del dramma
di questo mondo e della sua salvezza.
Perciò Signore dicesti; «Pace a voi!».
Dillo ancora oggi a chi soffre, a chi vive
nell’amarezza; dillo in Bosnia, dillo in
Somalia, dillo in Sudafrica, dillo - alfine - per tutta l’umanità fino a quando il
tuo ritorno sarà per sempre e la pace
sarà una condizione e non soltanto un
saluto.
Italia
Guida
a destra
L’Italia si è svegliata conservatrice. Vince quasi dappertutto il «polo delle libertà
e del buon governo», la sinistra per la prima volta unita
non riesce ad andare oltre al
terzo dei seggi nonostante il
sistema elettorale in parte
maggioritario, il centro è fortemente ridimensionato rispetto alle ambizioni nonostante l’aiuto indubbio che
ha ricevuto dalle istituzioni
cattoliche.
La svolta c’è stata. I vincenti non hanno fatto mistero
della loro scelta liberista in
economia, hanno centrato la
loro propaganda sull’alternativa tra liberismo e interventismo statale nell’economia.
Si sono dichiarati contrari allo stato sociale ma per il
mercato anche in campo sociale, per un fisco più leggero, per le privatizzazioni, per
un esercito potenziato, per
un’Europa forte e armata.
Unica differenza tra le varie
componenti vincenti è l’atteggiamento verso il federalismo: solo una questione di
tasse locali per alcuni, una
questione fondamentale per
la riforma dello stato per gli
altri. Una buona metà degli
italiani è d’accordo con toro
e gli ha affidato il compito di
governare.
All’altra metà degli eletti,
articolata in un blocco progressista e in un altro cattolico, toccherà lavorare stando
sui banchi dell’opposizione.
La novità del voto sta anche
qui: per la prima volta da
cinquant’anni i cattolici saranno all’opposizione. Una
rivoluzione culturale, che i
cattolici in politica forse devono ancora assimilare e sapere fare propria.
Chi ha vinto dovrà governare ma sapranno Bossi, Berlusconi e Fini superare le litigiosità e guidare a destra
l’Italia?
All’Ascolto
Della Parola
Il Dio che ci salva
pagina 6
Cultura
La Riforma
e l’istruzione
pagina 8
Villaggio
La rivolta
degli indios
del Chiapas
pagina 12
2
PAG. 2 RIFORMA
Ecumene
venerdì P AP^n^
Sì alla scuola privata, purché non sia lo stato a pagare le scelte individuali dei cittadini
La Federazione delle chiese evangeliche è per
la difesa e il rilancio della scuola pubblica
Nella sua riunione del 12
marzo il Consiglio della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) ha deciso di aderire a due appelli
in difesa della scuola pubblica, lanciati rispettivamente
dal Comitato nazionale scuola e Costituzione e dal Coordinamento regionale genitori
democratici.
I due appelli (che verranno
presentati al nuovo Parlamento chiedendo un impegno
prioritario affinché vengano
destinate alla scuola pubblica
tutte le risorse necessarie
all’attuazione del suo compito istituzionale) sottolineano
che la scuola pubblica «è
l’unica garanzia del pluralismo delle idee, del confronto
e della pari dignità degli individui e delle culture».
Sottoscrivendo i due appelli, il Consiglio Fcei ha sottolineato la necessità di «non dividere un fronte che ha condotto unito tante giuste battaglie», ma ha anche espresso
perplessità «per l’esclusione
aprioristica che accanto a
scuole private istituite a scopo di lucro o di formazione
di identità separate possano
esistere scuole private che
quanto e talvolta più della
scuola pubblica garantiscano
Una recente manifestazione degli studenti delle scuole medie per il rilancio della scuola pubblica
pluralismo e confronto».
La dichiarazione conclude
che «ciò non coincide con le
esperienze che gli evangelici hanno realizzato e continuano a sostenere in questo
campo».
Su questo tema erano già
intervenuti sia il pastore
Franco Scaramuccia, presidente dell’Unione battista,
che Giamii Rostan, moderatore della Tavola valdese; entrambi avevano concordato
sulla libertà di tutti di scegliere la scuola che si ritiene più
adatta, nel rispetto della Co
stituzione che non prevede
per l’opzione privata un onere per lo stato.
«Se qualcuno desidera scegliere una scuola privata per
i propri figli è libero di farlo
- ha specificato Scaramuccia
- purché non pretenda che lo
stato paghi le sue scelte indi
viduali»
Violenti attacchi contro gli evangelici
In Bulgaria la libertà
religiosa è in pericolo
La situazione dei paesi
dell’Est europeo, per quanto
riguarda l’esercizio della libertà religiosa, sta segnando
un regresso rispetto a quanto
avvenuto all’indomani della
caduta dei regimi comunisti;
questo è verificabile in modo
evidente in Bulgaria, dove ormai correntemente gli evangelici vengono presentati dai
mass media come settari e an
tipatriottici.
Un deputato al Parlamento
bulgaro ha affermato che gli
evangelici distruggono l’eredità del passato e attentano
alla «sicurezza nazionale»,
servendosi delle stesse espressioni che venivano usate dal passato regime. Senza
tenere conto della presenza
degli evangelici nel paese da
oltre un secolo, si afferma
ormai in via quasi ufficiale
che oltre all’ortodossia, la religione del paese, le uniche
altre religioni che possono
essere riconosciute sono il
cattolicesimo, l’ebraismo e
l’islamismo.
Questa ondata di intolleranza fa sì che vengano negati
locali pubblici per conferenze
e riunioni, mentre la costruzione di chiese evangeliche è
stata sospesa e non si concede
il visto a missionari provenienti dall’estero; l’Alleanza
battista ed evangelica di Bulgaria cerca di protestare con
ogni mezzo contro questi
abusi e si è incontrata con uomini politici e di governo.
L’Alleanza mondiale battista ha scritto al presidente
della Repubblica bulgara, inviando copia della lettera al
presidente Clinton, e gli evangelici del paese si sono rivolti alle autorità religiose ortodosse, ma per ora sembra
che la situazione non migliori: articoli denigratori appaio
no continuamente sui giornali: gli evangelici sono accusati di fare il lavaggio di cervello soprattutto ai bambini, ai
quali vengono appositamente
regalati dolci alla scuola domenicale, mentre si inculca
loro una cultura straniera. In
un crescendo di idiozia criminale il Segretario generale dei
battisti bulgari, Bozhidar
Igoff, è stato perfino accusato
di «mangiare i neonati». Le
persone cominciano ad aver
paura di venire ai culti.
In questi tre anni, dalla caduta del comunismo, gli
evangelici hanno conosciuto
una crescita notevole: nel
1990 i battisti erano 750
membri con 8 chiese, ora
hanno 30 chiese con 3.000
membri battezzati.
Germania
primo
tempio indù
Alcuni immigrati afgani di
religione induista hanno inaugurato a Colonia, in Germania, un tempio indù. Si tratta
del primo edificio del genere
costruito nella Repubblica federale. Parkash Piassa, presidente della Associazione culturale degli indù afgani, che
conta aderenti in tutta la Germania, ha dichiarato che la
costruzione del tempio, in via
di ultimazione, è stata largamente finanziata dai circa
600 indù afgani residenti in
Colonia e nei dintorni. Secondo Piassa gli indù afgani presenti in Germania sono quasi
5.000: la maggior parte distribuiti nelle grandi città.
Basilea: la Facoltà di teologia si interroga
Formare dei pastori
0 degli scienziati?
La Facoltà di teologia di
Basilea si trova in un momento di transizione, per le trasformazioni che l’Università
di quella città sta affrontando.
Nella riorganizzazione dell’Università e nel nuovo inquadramento giuridico che
prevede la piena autonomia
per l’ateneo, la Facoltà di teologia diverrà uno dei 17 dipartimenti costitutivi dello
stesso. La Facoltà di teologia
sta vivendo un periodo difficile: il numero degli studenti
è in continuo regresso (come
avviene del resto in molti istituti specializzati in teologia):
gli studenti provenienti dal
territorio basilese sono ridotti
a una quarantina. Il Consiglio
della Chiesa riformata di Basilea e il corpo docente della
Facoltà di teologia si sono incontrati recentemente per uno
scambio di opinioni sui problemi connessi alla situazione
dell’ateneo.
Ci si è chiesti fra l’altro se
il compito della Facoltà sia
quello di formare degli scienziati o di preparare ragazzi e
ragazze al ministero pastorale: si è concluso che vanno
perseguiti entrambi gli obiettivi. Per rafforzare la formazione pratica il Consiglio della Chiesa basilese pensa di
orientare in questo senso l’attuale lettorato della Chiesa
territoriale di Basilea funzionante nella Facoltà. «Abbiamo troppo poca catechetica,
liturgia e innologia» ha detto
il pastore Markus Christ, presidente del Consiglio di chiesa. In particolare occorre preparare adeguatamente teologi
e teologhe in vista dell’adozione del nuovo innario.
La Facoltà vede di buon
occhio l’iniziativa perché si
rende conto che l’insegnamento della teologia pratica.
come viene condotto attualmente, non riesce a coprire
tutti i settori della disciplina.
{Reformiertes Forum )
In maggio a Vienna
La «Concordia
di Leuenberg»
Circa 150 delegati delle
86 chiese firmatarie (in gran
parte europee) parteciperanno a Vienna, dal 2 al 10
maggio, alla quarta assemblea generale delle chiese
della «Concordia di Leuenberg». La «Concordia» è un
documento, sottoscritto a
Leuenberg (Svizzera) nel
1973, che sanziona il mutuo
riconoscimento e la piena comunione tra le chiese nate
dalla Riforma del XVI secolo: chiese luterane, riformate
e chiese unite luterano-riformate. All’assemblea di Vienna si discuterà, oltre che della necessità di approfondire
la comunione già esistente
fra le chiese firmatarie, della
possibilità di ampliare la
«Concordia» ad altre denominazioni, tra cui i metodisti
e gli anglicani. Per quanto
concerne i primi, è probabile
che l’assemblea sanzionerà
l’adesione alla «Concordia»
delle chiese metodiste europee. L’assemblea discuterà
inoltre del problema del battesimo (anche in rapporto alle chiese di tipo battista) e
della Cena del Signore. È
previsto inoltre un dibattito
sul significato della fede
evangelica di fronte ai radicali cambiamenti avvenuti in
Europa negli ultimi anni.
Mondo Cristiano
Francia: François Mitterrand
invitato dai protestanti
PARIGI — Giovedì 17 marzo, il presidente della Repubki
ca francese, François Mitterrand, è stato ospite a pranzo
la «Maison du protestantisme». La giunta del Consiglio dei
Federazione protestante di Francia lo aveva invitato per avet
con lui uno scambio di opinioni su vari argomenti, tra i
l’urgenza di un grande dibattito sulla disoccupazione, il
e l’esclusione sociale; il disagio delle periferie e i problemi¡¡J
la città; la solidarietà con i paesi dell’Africa. Inoltre, il pi^jj
dente della Federazione protestante, Jacques Stewart, intende<
chiedere al Presidente francese di invitare la Germania allefj
ste di commemorazione del cinquantenario dello sbarco alleai
in Normandia, in segno di riconciliazione. L’incontro, alquaj
hanno partecipato 12 presidenti delle chiese membro della R,
derazione, si è svolto in un clima di «semplicità», «franchezzj
e «amicizia». Tutti i maggiori problemi di attualità sonostj
affrontati. Mitterrand ha incoraggiato le chiese nel loro ruoloj
«denuncia» di ogni discriminazione e di ogni forma di esci»
sione. Al termine del pranzo, il Presidente ha parlato della n
sponsabilità delle chiese nella società di oggi, rammaricandoi
del fatto che esse non abbiano sempre saputo assumere i risei
di una parola «portatrice di trascendenza». 1 francesi, ha del
hanno forse aspettato troppo dalla politica e non abbastans
dalle chiese.
Brasile: in crescita le chiese
evangeliche e pentecostali
RIO DE JANEIRO — Secondo il giornale berlinese «Tj
geszeitung», il Brasile sta vivendo «l’ebbrezza di una secoiè
Riforma» per via della crescita delle chiese evangeliche e pei
tecostali. Nella sola città di Rio de Janeiro, cinque nuove cliit
se di questo tipo vengono inaugurate ogni settimana. Per i ci
ca 10 milioni di abitanti della metropoli, si contano 85 con
nità religiose e 4.500 case pastorali e chiese; parlando del
Chiesa cattolica e della sua perdita di influenza, Washinglu
de Souza, responsabile delle Assemblee di Dio in Brasile,!
chiara: «Essa ha belle teorie, ma noi aiutiamo i credenti «
quotidiano». Secondo stime del presidente dell’Alleanza ev»
gelica del Brasile, Caio Fabio de Araujo, sui 146 milioni i
abitanti di questo paese tradizionalmente cattolico, 30
sono oggi evangelici.
L'evangelista Billy Graham
nella Corea del Nord
Per la prima volta, una
izione battista in Siria
delega:
IlO
riunito
gio del
braio.
neann
bilanci
legio c
vazion
tiva a;
rincoi
l’appn
sembh
allecl
poi rie
delega
Una n
dedica
sulla!
che in
novem
Consij
I»
È sti
lancio
ventiv
ha ric(
Colleg
tare cl
anni, i
dattoi
üvodi
re:gra
la lon
PYONGYANG — Il noto evangelista Billy Graham è stai
per alcuni giorni nella Corea del Nord alla fine del gennai
scorso. Invitato a parlare in una chiesa di Pyongyang, aperta®
centemente, Billy Graham ha tenuto diversi altri discorsi, fi
cui una conferenza all’Università Kim II Sung, alla presenzai
studenti e docenti. È anche apparso alla televisione nazionali
che lo ha intervistato, e si è incontrato con alcuni leader poli#
del paese; è questa la seconda visita che Graham fa in quest
paese a regime comunista, di 22 milioni di abitanti. Primai
raggiungere la Corea, in un incontro a Pechino il 75enne evai
gelista ha detto: «Naturalmente il mio scopo primario nonèi
carattere politico, anche se prego perché questo viaggio pus*
essere un piccolo contributo per accrescere la comprensione!
la buona volontà nei rapporti fra Corea del Nord e Stati Unii
Spero anche che possa essere utile a incoraggiare il diffiw
processo di riunificazione tra le due parti della penisola corei
na. Lo scopo fondamentale del mio viaggio è però quello |
predicare l’Evangelo di Gesù Cristo, come ho fatto in moltii*
tri paesi del mondo. Questa è una nazione dove il messaggi
della Bibbia, in questi ultimi 50 anni, è stato spesso frainteso»'
perazi
gli ob
paregi
tare k
ste un
quidit
no di
generi
Nel
gliene
delG
definì
libro
allei
ci dii
Ili
nere j
richie
ha coi
parere
presse
Siès
Pei
Ql
DAMASCO — Per la prima volta nella storia una delegati
ne dell’Alleanza mondiale battista, composta dal segretano?
nerale, Denton Lotz, da Knud Wumpelmann, segretario pu
Europa, e da Tony Cupit, ha visitato la Siria. La loro ».
coinciso con i funerali del primo dei figli del presidente H
al-Assad. La convenzione battista di Siria, con le sue tre
chiesi
per ìndie
te dalla
Se la tes
anche il
teiami
«a domi
fare una
questi ai
V* * xwM wv/ii uaiLidia ui oiiia, guh iv *•- ^
fa parte dell’Alleanza mondiale battista ma ci sono altri
fr»i
vavii lucniuiaic; uauiMa lua . ,
nel paese. Ci sono state in passato delle incomprensioni
battisti siriani ed è necessario giungere a una riconciliai^ ^
La presenza battista nel paese è recente, e risale al
membri di chiesa non hanno mai superato le 160 unità.
1959:'
Aperta
la prima chiesa
battista in Mongolia
jaii
Pfofessir
Ecco I
'•urazion
%ttito
S''0ltosi
'ï'arzo, I
semblea
¡•‘opron
nano. 11
'•otti da
■ispettiv;
ULAN-BATOR — 11 24 febbraio di quest’anno è
funzione la prima chiesa battista in Mongolia. Denton iw ^
gretario generale dell’Alleanza mondiale battista e
presidente della Federazione battista dell’Asia, '^ipit
un messaggio di gioia alla nuova chiesa e hanno
sidente della Repubblica mongola: «I battisti di cpefi'
gioiscono per le nuove libertà in Mongolia, in partieoi® ^¡,(1
libertà di culto. Noi salutiamo il popolo della Mongoli
fisti della Mongolia che hanno costituito questa
Dovunque si trovano, i battisti sono forti sosteniton
PerüM
•Apasto
Neli’i
■Polti da
''uchec
i^céssai
reali
•"cilia»
mocrazia e della libertà e noi preghiamo che i battisti
deiv
paese siano un vero aiuto nel praticare queste libertà w
lia. Da parte dell’Alleanza mondiale battista e j
ne battista dell’Asia noi vi salutiamo nel nome del n
gnore e Salvatore Gesù Cristo».
•“Porre
P'ïlasi
Po di la
3
.^Dlf APRILE 1994
Vita Delle Chiese
PAG. 3 RIFORMA
id
Repubbi
fizo presi
iglio del
per avf,
tra i qmi
'> tl lavoi
'blemi dj
e> il piei
intendeiì
lia alle f(
reo alleali
0, al qual
) della ft
ancheza
sono stj
ro ruolo!
a di escla
0 della j,
laricandoi
ere i risei
1, ha detti
ibbastatia
inese «Tt
la secMÉ
che e pei
uove chi
Perici
85 COI»
andò dell
tashingt»
kasile, 4
•edemi mi
anza evai
milioni i
30 milin
IL COMITATO ESECUTIVO DELL'UCEBI INFORMA
L^approvazione dei bilanci
am è sM
;1 gennai
, aperta it
iscorsi, i
iresenzal
nazionali
der politi
I in quesi
. Prima 1
enne evai
0 none!
ggio poS
Tensione i
Stati Unii
il diffid
sola cote»
) quello i
n molti >1
messaggi
rainteso»'
Il Comitato esecutivo deH’Ucebi si è
riunito a Santa Severa, presso il Villaggio della gioventù, nei giorni 24-27 febbraio. Si trattava della consueta riunione annuale nella quale vengono redatti i
bilanci, che verranno poi inviati al Collegio dei revisori per sentirne le osservazioni, prima di procedere alla definitiva approvazione. Quest’anno però
rincontro è stato anche l’occasione per
l’approvazione della relazione all’Assemblea generale, che è in spedizione
alle chiese in questi giorni. Sono stati
poi ricevuti il direttore dello Spav e una
delegazione della chiesa di Conversano.
Una mattinata molto proficua è stata
dedicata a un discorso a largo raggio
sulla Federazione delle chiese evangeliche in Italia e sulla sua assemblea di
novembre, presenti i membri battisti del
Consiglio della stessa.
Bilanci
È stata approvata la redazione del bilancio consuntivo 1993 e di quello preventivo 1994, per i quali il presidente
ha ricevuto mandato di trasmissione al
Collegio dei revisori: è interessante notare che, per la prima volta negli ultimi
anni, il bilancio preventivo è stato redatto in pareggio. Tale situazione è motivo di sincero ringraziamento al Signore: grazie agli sforzi delle chiese tramite
la loro partecipazione al piano di cooperazione si potrà, se saranno raggiunti
gli obiettivi posti, ottenere il sospirato
pareggio. Il Comitato ha potuto constatare la buona situazione globale: persiste una fastidiosa ricorrente crisi di liquidità, dovuta ai ritardi rispetto al piano di cooperazione, ma la condizione
generale è molto buona.
Nell’occasione il Comitato, accogliendo anche le richieste del Consiglio
del Collegio pastorale, ha provveduto a
definire per il 1994 l’entità del buono
libro per i pastori/e e l’aiuto per studio
alle famiglie di pastori/e e operatori/trici diaconali con figli.
Pastori/e
D Comitato ha provveduto a mantenere in servizio per cinque anni, a sua
richiesta, il past. Michele Foligno e ne
ha confermato l’assegnazione, sentito il
parere positivo della chiesa interessata,
presso la comunità di Genova (via Ver
Un momento di culto durante un’Assemblea deirUcebi a Santa Severa
nazza). Avendo preso atto della preferenza della chiesa di Torre Annunziata
e del gradimento dell’interessato, il Comitato ne ha affidato la cura a metà
tempo al past. Nicola Leila, che continua per l’altro tempo la cura della chiesa di Pozzuoli, che ha dichiarato il suo
assenso. Si è provveduto anche a sostituire il dimissionario past. Dario Saccomani nella delegazione battista presso il
Sie con il past. Antonio Di Passa e il dimissionario past. Paschetto nel Comitato editoriale della Claudiana con il past.
Herbert Anders.
Albania
Il Comitato ha ricevuto la richiesta
del past. Saverio Guama di poter essere
mandato in missione per un periodo di
almeno tre anni per svolgere il suo ministero in Albania: egli svolgerebbe il
suo lavoro in comunione con la Baptist
Missionary Society, alla quale ha rivolto domanda di assunzione. Pur nel dispiacere di dover perdere la collaborazione del past. Guama, per di più in un
periodo di bisogno per le comunità italiane, il Comitato ha accettato la richiesta esprimendo rallegramenti perché la
decisione risponde a una specifica vocazione dello Spirito e nello stesso tempo è segno di interscambio di doni e di
persone nell’ambito europeo battista. Il
Comitato ha così ritenuto di seguire
l’indicazione dell’Assemblea generale,
che aveva indicato l’impegno dell’
Unione nell’Albania a causa degli
«stretti legami di continuità geografica.
storica e culturale», assegnando alla
Baptist Missionary Society un’offerta
simbolica ma sostanziosa per il lavoro
in quel paese nel 1994.
Analoga richiesta è stata rivolta anche dall’operatrice diaconale Betsy
Moore Guama, che però ha dichiarato
di poter ritardare la sua partenza fino a
dicembre per attendere il rimpiazzo nel
suo lavoro presso l’Istituto G. E. Taylor. Il Comitato ha accettato in linea di
massima anche tale richiesta, apprezzando la disponibilità dimostrata.
Assemblea generale 1994
Il Comitato ha approvato la relazione
all’Assemblea generale, che si terrà a
Santa Severa presso il Villaggio della
gioventù dal 15 al 19 giugno; la relazione è stata inviata alle Chiese per l’esame e la discussione: è stato consigliato
alle associazioni regionali di indire delle preassemblee nel mese di maggio,
con la disponibilità di un membro del
Comitato, se invitato per tempo, a partecipare alle stesse.
Progetto musica
Il Comitato ha ricevuto il progetto per
un ministero della musica nelle chiese,
elaborato dal Dipartimento di evangelizzazione, a cui era stato richiesto nella
precedente seduta. È stato deciso di discutere il progetto con un gruppo di
persone direttamente interessate per
trame utili indicazioni, prima di passare
alla fase operativa.
Delegazioni
L’Unione sarà rappresentata all’Assemblea della Cepple, che avrà luogo in
Portogallo dal 27 aprile al 1° maggio,
da Luana Pallagrosi e da Giuseppe
Morlacchetti. È stato iscritto un delegato dell’Unione al Congresso battista europeo di Lillehammer (dal 26 al 31 luglio) e al Consiglio dell’Alleanza mondiale battista, che si terrà a Uppsala dal
18 al 24 luglio: il nome sarà comunicato dopo l’Assemblea generale. L’Unione sarà rappresentata al convegno «Essere chiesa insieme» (Santa Severa 1617 aprile) da Anna Rita Di Carlo, Italo
Benedetti e Daniele Miraglia. Seguiranno per l’Unione il Colloquio annuale
del Cemep (Torre Pellice 23-25 settembre) Miriam Strisciullo e Carlo Leila.
■jI'I
Si è svolto a Scicli un incontro di studio sul «Progetto Sicilia»
Per qualificare la presenza protestante
_0IUSEPPE PLATONE
delegati»
retariog*
ario paf i
0 visits®
^nte
tre chit*»
jtri battio
isioni ft>'
ciliazif*
al \95P
; eh
1
Billy i^J
il»
)va àK
delf*!
in
nost»
«T puzza dalla te
ista» si dice in Sicilia
Ft indicare che il marcio vie® dalla classe dirigente. Ma
a testa puzza è segno che
™he il corpo è morto. Non
f: solo accusare chi ci
fg “°»inato, occorre anche
ffl» autocritica su
L * * ®il di conformismo e
l’ianco ai politici di
professione.
consicorso del
svnu ? ®“1 «progetto Sicilia»
d Scicli, domenica 20
Sfmk?’ quadro di un’as¿">Wea straordinaria di stulia.„’^*?®^sa dal circuito sicidotti H '^Idti intro
risivv»?-^ corpose relazioni
diS’vamente del Consiglio
Per il commissione
POna. ®“ogiorno e dal cor
Pdpastorale dell’isola.
HolH sono emersi
Ve oh» ?"dlisi e prospettidu primo
approfondimento
Sicili^ 9uel «progetto
He alcuni vedono co
concreta da sotPri'la o- ^ ^ Tavola valdese
Po di 1 *®f®™dzione del «camtavoro» ormai ridotto a
un colabrodo, altri come nuova impostazione della questione meridionale all’interno
della nostra chiesa.
L’assemblea, a cui hanno
partecipato rappresentanti di
tutte le chiese siciliane, non
ha votato un documento conclusivo (per il quale sarebbe
occorso molto più tempo) ma
ha indicato alcune priorità che
dovrebbero essere accolte nella risistemazione del lavoro
ecclesiastico in Sicilia; vediamole rapidamente. Si è convenuto di ridare slancio al lavoro giovanile richiedendo un
animatore a tempo pieno che
possa occuparsi anche del
centro di Adelfia in fase di ristrutturazione. Si è inoltre indicata, come questione non
rinviabile, la formazione dei
laici, organizzando occasioni
di scambio e di studio. Altro
tema importante riguarda il
potenziamento dell’attuale
bollettino di circuito, che potrebbe avere un carattere meno episodico ed essere maggiormente elaborato nei contenuti. In fine sul campo di lavoro a fronte delle sedi pastorali scoperte (Scicli, Agrigento, e da settembre TrapaniMarsala e Palermo-Noce) si è
ribadito, in particolare, che a
Trapani e Marsala (dove si
stanno costruendo nuovi locali di culto) va comunque garantita una continuità di lavoro pastorale. Anche ad Agrigento si stanno muovendo
nuove realtà e l’attuale «cura»
da Riesi, distante 80 chilometri, non sembra risolvere il
problema di una chiesa che
sta crescendo.
Nel corso del dibattito si è
comunque precisato che la disponibilità delle forze pastorali attualmente in campo è un
problema che travalica i confini del nostro circuito. In
ogni caso, come sempre, occorre far leva sull’impegno
diretto dei membri di chiesa e
più che ai piccoli numeri delle
nostre realtà ecclesiastiche
occorre saper guardare alle
reali potenzialità offerte per
esempio dalla presenza di una
chiesa attiva in un capoluogo
di provincia. In concreto, data
l’oggettiva carenza di forze
pastorali, non si escludono
anche per il futuro abbinamenti tra comunità (vedi per
esempio, da anni, il ponte pastorale tra Riesi e Caltanissetta distanti 50 chilometri).
Il «progetto Sicilia» è ancora in parte da precisare ma la
buona partecipazione al con
Un'opera delle chiese rioplatensi
«El Pastoreo» e ¡1 suo
servìzio sociale
vegno di Scicli e i materiali
che sono stati prodotti indicano chiaramente il desiderio di
esprimere una presenza protestante sempre più qualificata.
Pur nella dispersione e nel
progressivo impoverimento
numerico delle chiese (dovuta
sia all’emigrazione sia all’incapacità di aprirsi alTesterno
e aggregare nuove persone)
l’identità evangelica riformata
è comunque «alternativa» rispetto ai codici culturali e religiosi presenti nell’isola. Ma
si tratta ancora di un’espressione marginale, spesso relegata in piccole oasi da cui
sembra difficile uscire.
Una prossima occasione di
dibattito sembra essere offerta
dalla questione dell’otto per
mille. A chi lo devolveremo?
Parlarne con chiarezza, precisando tutti i termini della questione può essere un’occasione per rendere conto alle persone di come utilizzeremo i
fondi ricevuti. Non basta infatti far propaganda per la
propria casella dell’otto per
mille ma occorre dire, prima
di fine maggio, a chi verrà
successivamente versato il denaro ricevuto. Su quest’ultimo
punto si gioca la credibilità di
tutta l’operazione.
El Pastoreo è un villaggio
di un centinaio di famiglie a
circa 2 km dalla città di Rosario, in Uruguay. Da una trentina di anni la Chiesa evangelica valdese del Rio de la Piata vi porta avanti un’opera di
servizio sociale, il Centro «El
Pastoreo», che mira a promuovere lo sviluppo della comunità a tutti i livelli, basandosi però rigorosamente sul
principio che tale sviluppo deve essere frutto del coinvolgimento di tutti gli abitanti, poiché senza la loro partecipazione qualsiasi realizzazione
avrebbe ben poco valore.
Un primo piano di lavoro,
iniziato nel 1963, prevedeva
assistenza e orientamento alle
famiglie; attività formative e
ricreative per bambini e giovani; insegnamento di attività
manuali e professionali, migliorie alle abitazioni e in genere un orientamento e uno
stimolo al miglioramento generale del villaggio.
A queste attività, nel 1985,
si è aggiunto un ambizioso
progetto per la sistemazione,
l’apertura e la pavimentazione delle strade, Tilluminazione con la luce elettrica sia
pubblica che delle abitazioni,
l’installazione di una rete
d’acqua potabile e inoltre per
regolarizzare i titoli di proprietà delle terre. Anche questo progetto è stato realizzato
e l’anno scorso sono state
completate le registrazioni
dei terreni. Non viene trascurata naturalmente l’importanza primaria della salute, e una
commissione sta lavorando in
questo campo.
Il lavoro del Centro è portato avanti da un direttore, stipendiato dalla Mesa vaidense, e da un’équipe di collaboratori, alcuni stipendiati e altri volontari, comprendente
educatori, psicologi, fisioterapisti, professori dell’Università del lavoro dell’Uruguay,
membri della chiesa di Rosario, il pastore, infermieri e sanitari, ecc. Fondamentale
però è anche la solidarietà
delle chiese sorelle, senza la
quale quest’opera non avrebbe potuto svilupparsi.
Non esistono «ricette» su
come realizzare il servizio
che siamo chiamati a svolgere, e per la chiesa del Rio de
la Piata l’aspetto fondamentale di questa esperienza, condivisa per tutti questi anni
con gli abitanti del Pastoreo,
sta nell’imparare e nell’approfondire il significato evangelico del servizio. Il servizio
non consìste solo nell’individuare le necessità e agire, come chiesa, per eliminarle ma
soprattutto nell’imboccare la
via di una profonda trasformazione dei nostri rapporti
umani affinché le soluzioni
vengano cercate insieme partendo dal principio che dobbiamo «per mezzo dell’amore
servire gli uni agli altri».
Giornata mondiale di preghiera
Serata ecumenica per
le donne dì Omegna
A Monte Mesma, la sera di
giovedì 10 marzo, donne cattoliche ed evangeliche hanno
dato vita alla «Giornata mondiale di preghiera».
Il tema si ispirava ai testi
biblici di Luca e Marco che
descrivono la passione, la
morte e la resurrezione: le
donne cristiane palestinesi di
Gerusalemme Est hanno scelto questi testi che dicono della loro sofferenza e disperazione nel seguire l’ascesa al
Calvario e che ci chiedono
consapevolezza nell’andare a
guardare ciò che accade oggi,
per poi agire con lo stesso
coraggio mite e forte di Giuseppe d’Arimatea e con la
dolcezza e la fede di chi
compie i piccoli gesti della
tenerezza e dell’amore verso
il corpo dell’uomo che risusciterà a dare speranza anche
agli increduli, affinché siano
suoi testimoni nel mondo.
La serata è stata preparata
in comune da donne cattoliche ed evangeliche. Si è volutamente evitato il sermone
o altri commenti proprio perché le parole accorate delle
donne di Palestina che raccontavano le loro storie di
vita erano già così vere, tenere e drammatiche da escluderne altre. Soltanto la musica e i canti comuni potevano
coagulare l’emozione e la
preghiera.
Le liturgie di queste giornate mondiali di preghiera,
sempre a cura di donne e
sempre in concomitanza con
l’otto marzo, suggeriscono
anche momenti di drammatizzazione e di coinvolgimento. L’anno scorso si era pre
gato con le parole delle donne guatemalteche, e ognuna
era stata invitata a porre le
mani su un grosso mappamondo per chiedere pace per
i paesi ricordati nelle preghiere. Quest’anno sono state
accese piccole candele a significare le luci di speranza
che devono accendersi e propagare luce dalla terra tormentata della Palestina.
Ognuna ha ricevuto indicazioni pratiche per «agire»:
l’impegno per la pace e la
nonviolenza, il sostegno ai
gruppi delle «donne in nero»,
nati appunto a Gerusalemme,
la possibilità di adozione a
distanza dei bimbi palestinesi, l’adesione ad Amnesty International.
Essere insieme, cattoliche
ed evangeliche, a pregare con
e per le sorelle dei paesi più
tormentati, è l’indicazione di
un ecumenismo e di una comune volontà di reciproca
conoscenza sempre più aperta a una dimensione planetaria. La preghiera conclusiva,
prima del Salmo 113 diceva:
«...che l’amore trasformi la
disperazione in speranza,
l’oppressione in giustizia».
TRASLOCHI
preventivi a richiesta
trasporti per
quaisiasi destinazione
attrezzatura con autoscala
operante all'esterno fino a 43 mt
SALA GIULIO
Via Belfiore 83 - Nichelino (TO)
Telefono 011/62.70.463
4
PAG. 4 RIFORMA
Vita Delle Chiese
venerdì p aprhf 1,].
Il dibattito sul rinvio del previsto raduno evangelico di Pentecoste a Firenze
La Bibbia è un elemento di unità o è motivo
di divisione tra chiese storiche e libere?
MARCELLO CICCHESE
In un recente articolo' Paolo Ricca esprime il suo
rammarico per l’annullamento dell’incontro di Pentecoste
’94 e, con toni che suonano
accorati e sinceri, si domanda: Che cosa non va? Che cosa non ha funzionato?
Non saprei dire che cosa
non ha funzionato nell’organizzazione dell’incontro, ma
di cose che non vanno ce ne
sono molte. Chi scrive ha
sperato per più di vent’anni
che gli evangelici italiani trovassero delle occasioni di
dialogo e di lavoro comune e
ha collaborato a diverse iniziative in questa direzione
come molti, anche tra i protestanti storici, potrebbero testimoniare. Ma c’era la speranza di poterci ritrovare intorno a un comune fondamento di verità, basato sulla
Sacra Scrittura e arrivato a
noi nelle diverse forme storiche che ha assunto la fede
cristiana evangelica.
Diversi tentativi sono stati
fatti; Paolo Ricca non può
non saperlo. Perché allora
non provare a tirare qualche
conclusione? Perché non
chiamare per nome i nodi veri della questione? Credo che
se lo facessimo, ci accorgeremmo che «la via dell’unità
degli evangelici» non è «lunga e accidentata», ma del tutto interrotta da pesanti macigni. Ma se un cosiddetto
«evangelico libero» si decide
a chiamare per nome qualcuno di questi macigni, i protestanti storici fanno finta di
non sentire o di avere cose
più importanti a cui pensare.
Liberi di farlo, ma perché allora rammaricarsi tanto della
distanza che ci divide?
Il primato
della Scrittura
Proverò a fare un altro tentativo. Paolo Ricca parla di
un «senso sicuramente presente, ma raramente verificato di appartenenza reciproca
fondata sul primato della
Scrittura che tutti riconoscono e cercano di praticare». Fa
bene Ricca a dire «raramente
verificato», perché se fosse
seriamente verificato verrebbe fuori che non è vero. Non
è vero che tutti gli evangelici
riconoscono il primato della
Scrittura e ancor meno che
cercano di praticarla. Qui sta
il punto. È venuto a mancare
il terreno comune: oggi la Sacra Scrittura non è un elemento di unità tra gli evangelici, ma di divisione.
Si è tentato di negare il fatto, forse per non allarmare i
semplici fedeli, ma questa è
la realtà, anche se con dotte e
ben articolate argomentazioni si può riuscire a riconoscere formalmente il primato
della Scrittura e nello stesso
tempo a negare la verità delle
sue parole; cioè, per dirla in
forma più biblica e chiara; si
può annullare la Parola di
Dio con la tradizione esegetica tramandata dalle scuole
teologiche. Ma non è su questo piano teorico che vorrei
discutere in questa sede; è
già stato fatto in altre occasioni e non è servito a niente.
Le differenze di atteggiamenti verso la Bibbia hanno
superato il livello dottrinaleteorico e sono ormai misurabili sulla realtà delle conseguenze pratiche.
Quando la Bibbia dice:
«Perciò Iddio li ha abbandonati a passioni infami; poiché
le loro femmine hanno mutato l’uso naturale in quello
che è contro natura; e similmente anche i maschi, lasciando l’uso naturale della
donna si sono infiammati
nella loro libidine gli uni per
gli altri, commettendo uomini con uomini cose turpi, e ricevendo in loro stessi la condegna mercede del proprio
traviamento» (Romani 1, 2627), per chi riconosce l’autorità della Sacra Scrittura, questa è parola di Dio univoca e
chiara, perfettamente inseribile nel contesto di tutto il messaggio biblico. È dunque una
parola vincolante, nell’insegnamento e nella condotta.
Il bene e il male
Ma quando autorevoli protestanti come Giorgio Bouchard, Sergio Aquilante,
Franco Scaramuccia, Paolo
Ricca, Bruno Corsani, Daniele Garrone, Ermanno
Genre, Giorgio Girardet e altri dichiarano pubblicamente^
di «apprezzare e accogliere
con interesse la raccomandazione del Parlamento di Strasburgo di riconoscere nelle
legislazioni nazionali i diritti
delle convivenze stabili tra
cittadini omosessuali assimilandole alle convivenze stabili fra eterosessuali, al fine
di assicurare alle une e alle
altre parità di doveri e di diritti», invitando a «prendere
atto dell’evoluzione del costume in corso», questo significa, nel linguaggio biblico, «chiamare bene il male e
male il bene». Ma Dio dice:
«Guai a quelli che chiamano
bene il male e male il bene,
che mutano le tenebre in luce
e la luce in tenebre, che mutano l’amaro in dolce e il
dolce in amaro!» (Isaia 5,
22). E se Dio dice: «Guai!»,
sono guai seri.
Si dirà, con un tono di disprezzo o di benevolo compatimento, che questa è una
lettura fondamentalista e letteralista della Bibbia. Sia pure, ma proprio questo tipo di
lettura ha sempre costituito la
vera unità spirituale degli
evangelici. Tutte le altre letture sono riuscite soltanto a
corrompere il messaggio cristiano e a dividere il popolo
di Dio. Ed è inutile e spiritualmente rischioso volere
continuare a cercare l’unità
degli evangelici lasciando insoluto il nodo principale, che
è l’atteggiamento da tenere
verso la Bibbia
La parola di Dio, «più affilata di qualunque spada a
due tagli» (Ebrei 4, 12), deve
dividere, prima di unire. E
quando una certa lettura della
Bibbia conduce a prese di posizione come quella sugli
omosessuali, i cristiani evangelici non possono che essere
invitati a dividersi, cioè a
prendere pubblicamente le distanze da quelle posizioni e
da quelle persone.
La sensibilità etica
e la maturazione
Ma non si creda che le differenze riguardino soltanto la
sensibilità etica, che i protestanti più «evoluti» sono disposti a rispettare, «salvaguardando i tempi necessari
per una evoluzione e maturazione delle coscienze di fronte ai mutamenti in corso»,
come dicono nel loro documento sugli omosessuali. In
realtà, l’evoluzione del pensiero teologico protestante è
ormai arrivata ad aggredire la
dottrina stessa di Cristo, in
quello che vi è di più fondamentale fin dai tempi apostolici. Sulla scorta di risultati
cosiddetti scientifici della ricerca storico-critica, secondo
cui già nel Nuovo Testamento sarebbero presenti diverse
e non conciliabili cristologie,
nel protestantesimo storico si
concede ormai un «democratico» diritto di cittadinanza a
tutte le possibili concezioni
di Cristo.
Si sapeva da tempo che nel
protestantesimo italiano ci sono autorevoli pastori che non
credono alla nascita di Gesù
per opera dello Spirito Santo;
fatto già di per sé gravissimo,
ma non era immaginabile, solo dieci anni fa, che si potesse
arrivare a mettere in discussione il significato della morte di Cristo, l’unicità della
persona di Cristo come mediatore tra Dio e gli uomini, il
valore del sangue di Gesù per
l’espiazione dei peccati. Non
era immaginabile che dei cosiddetti teologi protestanti potessero prendere in considerazione, anche soltanto per discuterla, la «proposta» di sostituire il sangue versato da
Gesù sulla croce con il sangue mestruale femminile.
Di fronte a queste aberrazioni l’unico atteggiamento
evangelico possibile è la denuncia e il distacco. E se le
persone che professano tali
dottrine sono in posizione di
guida, si deve chiamarle con
il nome che dà loro la Bibbia;
falsi dottori e falsi pastori. È
un dovere nei confronti di chi
potrebbe subire l’influenza
del loro esempio e del loro
insegnamento.
Protestantesimo storico
e matrice evangelica
Ma il protestantesimo storico sa ancora dire «no»? Sa
scegliere? Temo di no. La
sua struttura socio-culturale
lo costringe ormai a essere
«aperto», cioè a esaminare,
soppesare, valutare, confrontare tutto, e non dire niente.
Perché dire qualcosa significa negare il suo contrario; ma
questo non si deve, non si
può. Non si deve «dire»; si
deve «proporre», si può ancora sostenere, per esempio,
la validità del matrimonio
eterosessuale, ma non per
questo si deve rigettare 1’
unione omosessuale.
Si può accettare che ci sia
chi vuole leggere la Bibbia
con occhi fondamentalisti,
ma non per questo si deve
condannare chi vuole leggerla con occhi liberali. Si devono mettere insieme la varie
proposte e confrontarle «con
serenità e spirito di equità».
La verità ce la costruiremo
noi, cercando, esaminando,
valutando. Dov’è la matrice
evangelica di questo atteggiamento? Dov’è l’ascolto della
Parola di verità che arriva
dall’esterno?
Essendo condannati all’
apertura, i protestanti storici
possono avvertire con un certo disagio il fatto che proprio
i parenti più stretti, gli evangelici liberi, facciano poco
uso di questa apertura e si
mostrino ben poco interessati
a esibire e confrontare la loro
merce teologica. Così qualcuno auspica l’apertura di un
nuovo mercato delle possibilità, in cui a tutti, perfino ai
fondamentalisti, sia data l’opportunità di esporre la propria
mercanzia, e la gamma delle
proposte da esaminare e valutare diventi più ampia.
Ma gli evangelici degni di
questo nome non hanno niente di nuovo e originale da
esporre: possono solo presentare «la fede che è stata una
volta per sempre tramandata
ai santi» (Giuda 3). E questa
si trova nella Bibbia che i
protestanti storici hanno da
secoli nelle mani. Che cosa
manca ai protestanti storici?
«Hanno Mosè e i profeti;
ascoltino quelli... Ma se non
ascoltano Mosè e i profeti,
non si lasceranno persuadere
seppure se uno dei morti risuscitasse» (Luca 16, 31).
Una divisione
inevitabile
Ecco dunque il macigno: la
Bibbia. Si, la Bibbia ci divide. Ed è una giusta, inevitabile divisione, perché dire Bibbia significa dire parola di
Dio. E la parola di Dio divide. Chi pensa di potere usare
il nome di Dio per incoraggiare la trasgressione di norme etiche volute da Dio, tenendo conto non di quello
che sta scritto nella Bibbia,
ma dell’evoluzione dei costumi; chi ritiene che nella chiesa di Gesù Cristo possano insegnare anche i propagatori
di ardite concezioni salvifiche
basate su antiche idolatrie pagane, può benissimo fare a
meno di dialogare con gli
evangelici che riconoscono
l’autorità della Bibbia: ha già
preso la sua decisione. E non
c’è nessun motivo per cui
debba sentirsi dire ancora una
volta quello che già conosce e
non ha nessuna intenzione di
accettare. La merce è nota, i
confronti sono già stati fatti.
Ora è tempo di scegliere. «E
se vi par mal fatto servire
all’Eterno, scegliete oggi a
chi dovete servire: o agli dèi
ai quali i vostri padri servirono di là dal fiume, o agli dèi
degli Amorei, nel paese dei
quali abitate; quanto a me e
alla casa mia, serviremo
all’Etemo» (Giosuè 24, 15).
(1) «La via dell’unità degli
evangelici è lunga e accidentata.
Le scorciatoie non servono», in
Riforma del 18/3/94.
(2) «Sì ai diritti civili degli
omosessuali», in Riforma del
4/3/94.
Al di là delle reciproche differenze
Proseguire il dialogo
fra gli evangelici
Roma
LUCIANO DEODATO
Il 21 febbraio scorso il Comitato organizzatore di
«Pentecoste ’94» (che voleva
essere un momento di incontro degli evangelici italiani a
Firenze) diffondeva un comunicato nel quale annunciava di avere spostato la data
da maggio ’94 a febbraio
’95. Nell’organizzazione
dell’incontro, si diceva nel
comunicato, si erano incontrate difficoltà tecniche, ritardi ed era emersa tutta una serie di critiche.
Le difficoltà tecniche erano abbastanza banali: a febbraio le iscrizioni andavano
molto a rilento, mentre era
necessario prenotare al più
presto i posti negli alberghi e
fissare la disponibilità degli
spazi per la manifestazione.
Si trattava di affrontare una
spesa non indifferente, senza
avere la garanzia di un rientro delle somme impegnate.
Questo consigliava una certa
prudenza e grande cautela.
Di fronte all’ipotesi di un deficit di molte decine di milioni, il Comitato organizzatore
non se la sentiva di assumere
un impegno al quale non sarebbe stato forse in grado di
far fronte.
Il Comitato era riuscito a
trovare un accordo su alcuni
punti controversi ma rimanevano aperte alcune questioni,
prima fra tutte quella dello
spazio da dare alle donne.
Non è infatti un mistero che
nelle chiese protestanti «storiche» il ministero femminile
è riconosciuto, mentre non
altrettanto si può dire per
l’ala «evangelica» (Assemblee di Dio, Fratelli ecc.). Le
soluzioni di compromesso
proposte non riuscivano a
soddisfare né gli uni, né gli
altri. Veniva così in evidenza
un problema di fondo; che
cosa doveva essere «Pentecoste ’94»? Un momento di
incontro, cioè di convergenza dell’evangelismo italiano,
o una sorta di «fiera» (in senso positivo) in cui ognuno rimaneva quello che era, senza
coinvolgere l’altro nelle proprie scelte? La prima risposta
sarebbe stata chiaramente
Il «campo latino» biennale in Portogallo
Insegnanti protestanti
a congresso in luglio
Il biennale congresso per
insegnanti protestanti di ogni
ordine di scuola dei paesi latini si terrà in Portogallo dalla sera di domenica 24 luglio
al mattino del 29 luglio a Figueira da Foz (Hôtel Wellington).
Il tema del congresso è
Tempo di vivere e successo
scolastico. Anche con riferimento a recenti eventi, gli
studenti sono esposti a rinunce e fatiche spesso troppo
onerose in rapporto ai risultati conseguiti i quali, peraltro, non garantiscono la riuscita nella vita e nel lavoro.
Da parte sua la scuola, in
quanto istituzione, sembra
non avvertire il peso della
contraddizione e continua a
proporre i medesimi modelli,
i medesimi programmi e
contenuti.
Qual è la posizione degli
insegnanti protestanti di fronte a tutto ciò? Hanno qualcosa da dire e soprattutto da
proporre? Guidati da Olivier
Abel (professore di Etica alla
Facoltà teologica protestante
di Parigi) e da altri esperti, si
confronteranno gli esponenti
dei vari paesi latini.
Il costo del convegno
(escluso il viaggio) in pensione completa è di 36.000
escudos portoghesi, comprese le escursioni. Per ulteriori informazioni rivolgersi
al Centro culturale valdese
di Torre Pellice, chiedendo
di Ines Pontet (tei. 0121932566). L’iscrizione personale deve essere inviata entro
fine maggio a Colette Kaiser,
31, rue Clémanceau, 67700
Saverne (Francia) e, per conoscenza, al Centro culturale
valdese, via Beckwith 3,
10066 Torre Pellice (To).
velleitaria e irrealistica¡
seconda non appariva so¿
sfacente.
Prii
dal
La scelta del Comitato,
fare slittare la data dein
contro è stata dunque ispi»
a criteri realistici ed è indj
di senso di responsabilità |
conferma della difficoltà,
mettere insieme (non certoi
una unità organica e strui
rale ma solo come momcn
di incontro e di festa) i pej
dell’evangelismo italiano,j
l’intervento di Marcello Cj
chese che pubblichiamoi
questa pagina. Nonostantei
tono «duro» che non mai
cherà di sollevare disseiis
oltre a consensi, si trattai
un intervento importante ci
mette in evidenza un tipo|
lettura biblica che tagliati
sversalmente le nostre de»
minazioni evangeliche (ef»
se non solo quelle).
Il Comitato organizzate
ne terrà certamente conto pi
l’eventuale programmazi«
di «Febbraio ’95»; maeu
interpella in un certo set
tutti i membri delle nosti
chiese, per precisare eli
cos’è l’Evangelo nelqaal
crediamo e che predichia*
La rinuncia alla manifesti
zione «Pentecoste ’94» sei
un lato mette in eviden
fratture, settarismi, incoi
prensioni esistenti fraprot
stanti, dall’altro deve sti»
larci a rispondere con pi
zienza, costanza e amorei
sfida di un dialogo difficili
perché animato dalla stessi
passione per la compreniiiffle
della Bibbia.
Armi
desi
no burri
gjiettizzi
zioni, il
(^do de
rimpatri
vano sul
nità dell
pieno ’Í
150 anr
prima de
La vii
valdese,
mitata a
tran fra
ni, non
neanche
ti come!
dico, la !
ne, la lil
di residí
cimiteri
lità di F
«diversil
(propagi
godùnen
sibilità
gradi de
non ci s
ancora n
era in t
rimposi
mondo
potevan
credo ci
rie di mi
va incoi
sione Vi
Resister
Quelli
re è chi
valdese
ghetto.
ne ha
Torino-Lucento
Una giornata
ecumenica
di fraternità
un am]
ma «V
casione
il 17 fi
tempio (
via IV}
Parad
valdesi
piccola
Sabato 19 marzo r chiesa battista di Torino-In
cento abbiamo vissuto®
giornata ecumenica che»
lasciato il segno sui circa |
partecipanti. Il gruppo Sae
Torino, in occasione ew
Pasqua, aveva organiz®*
un incontro nel pomerigS’
che si è suddiviso in più ®
menti. .
Inizialmente c’è stato
momento della metlitazto
guidato da don Ghiberti.
un testo biblico adatto®
scopo (si è utilizzato Giov
ni 3, 14-21), con un’ongi»
proposta di animazione
ha fatto spazio airinterv®
di molti presenti, ultem^
lettura, riflessione e
Giorr
«V;
«Vai,
fiueste ti
ùella liti
tttondial
ùonne»,
stato ap
oostra cl
Numei
pazione comune.
Il secondo momento o
to occupato da una rifles»
ne più teologica sui
ne piu teologica su.
guaggi utilizzati j.
Testamento per
significato della croce d
sto. Il terzo momento c
molto più pratico: i pr^^j,
h)lici lai,
«nzoBi
ventnah
Bovelli,
ùella CO:
per l’ecu
suore ra
istituti le
<>ella pa
stoforo,
chiesa d,
talmentf
stra com
hturgia i
''Unente
si sono ritrovati a id'- ,
sieme per consumare .
che ciascuno aveva p
da casa.
Air inizio ci sembrava^
fosse poco, ma alla h .
biamo di nuovo fatto
rienza che il rf
scuno è stato sufficit p
tutti, e ce n’è stato
lUUl, C CC 11 u j
d’avanzo. Si ^
trattato di una gions®^^,!
presenti ricorderanno r,,
esperienze diverse cii
no vissute.
5
venerdì
12 aprile 1994
Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
go
llistica;|
^va sodj
omitato,
ta deirj
lueispàj
'd è ini
sabilità.)
fficoltàj
on certoj
I e stniài
' moraeiD
5ta) i pej
taliano,j
rcello Cit
chiamo i
nostantsj
non mai
i disse»
si trattai
3rtanteck
un tipol
tagliati
tstre de®
iche(efii
anizzatoi
e conto n
immazioi
>; maeu
erto seni
:lle nosli
isare di
nel qui
edichiam
manifesti
’94» sei
evidens
ni, incoi
fra proli
eve sti»
■e con pi'
amorei
;o
alla
Roma: una conferenza di Gianni Long nella chiesa di via IV novembre
prima e dopo il 17 febbraio 1848: i valdesi
dal ghetto delle Valli alla libertà di predicare
DANIELA BRACCO
Anni di piombo per i vaidesi anche in tempi meno burrascosi. Regole, leggi
njiettizzanti e pesanti prescri^ni, imposte nel periodo
caldo delle persecuzioni e del
rimpatrio del ’600, perduravano sulle spalle delle comunità delle Valli nel ’700 e in
pieno ’800, vale a dire nei
150 anni di relativa calma
prima del 17 febbraio 1848.
La vita di un «comune»
valdese, anche se grigia e limitata a un umanissimo tran
tran fra debolezze e omissioni, non era affatto garantita
neanche per i diritti elementari come l’assistenza di un medico, la scelta della professione, la libertà di movimento e
di residenza, la sepoltura in
cimiteri recintati, la possibilità di parlare della propria
«diversità» anche se richiesti
(propaganda involontaria!), il
godimento di sussidi e le possibilità di accedere ad alti
gradi dell’esercito. Ma forse
non ci sorprende sapere che
ancora nell’800 per gli eretici
era in tutti i modi ribadita
l’impossibilità di vivere nel
mondo civile come invece
potevano i contemporanei di
credo cattolico. Tutta una serie di misure legali in definitiva incoraggiavano la conversione verso il cattolicesimo.
Resistere era di pochi.
Quello che ci si può chiedere è chi era e come viveva il
valdese di allora, l’ospite del
ghetto. Il dott. Gianni Long
ne ha dato un quadro con
un’ampia digressione sul tema «Vita nelle Valli» in occasione delie celebrazioni per
il 17 febbraio a Roma, nel
tempio della chiesa valdese di
via IV Novembre.
Paradossalmente, nascere
valdesi poteva dirsi già una
piccola fortuna, innanzitutto
Fuori dal ghetto: colportore a Roma intorno al 1870
in quanto si presupponeva
una famiglia «regolare» alle
spalle (un figlio illegittimo
non poteva essere riconosciuto né dalla madre né dalla sua
famiglia). In secondo luogo
perché nascere, e quindi superare il momento del parto
era una fortuna in un periodo
in cui non era consentito ai
valdesi di recarsi da un medico cattolico né intraprendere
la scienza di Ippocrate.
L’educazione era una fase
che il valdese dell’800 viveva
con un certo impegno, eccezionale per r epoca; T analfabetismo, piaga del resto dell’Italia, nelle Valli era quasi
assente. Merito di una capillare e continua organizzazione di piccoli maestri non ufficiali coordinati da un unico,
perché raro maestro di mestiere: si improvvisavano
scuole per tutti nelle case o
nelle stalle, ove la Bibbia
fungeva da sussidiario.
Il peggio veniva dopo, poiché la prospettiva del giovane
valdese era di fare il contadi
D pressoi
rorino-Li
issato i*
ica chej
ni circa I
ippo Sae
ione dell
■ganiza®
omeriggii
in più iW
’è stato!
editazioù
ihiberti,*
ìdatto al)
Ito Giovi
n’origi»
azione c)
’interved
alterni
e
Giornata di preghiera a Terni
«Vai, guarda, agisci»
ento
ès»
ui vafilj
nel Nu»*
larlare*
•ocedi^
:ntoèsl^
tavolai
mare f
vapofi*
itto ìf.
;0» i*' j
icientef
““‘J
irecliei
nnopf^
*Vai, guarda, agisci»: con
oneste tre significative parole
ella liturgia per la «Giornata
ondtale di preghiera delle
onne», domenica 6 marzo è
to aperto rincontro nella
instra chiesa.
Numerosa è stata la parteciuo bel gruppo di catei laici e inoltre padre Vin®®II^’ francescano conB ® ® signora Neste
velh, entrambi facenti parte
a commissione diocesana
sun e il dialogo,
i-J® ^^PPresentanti diversi
j-ii locali, il coro giovanile
parrocchia di San Crichiol”’, alcuni membri della
f.| a dei Fratelli, oltre natustra i membri della nolity^Proonità. La lettura della
vama ® atuta fatta alternati““nente da sorelle cattoliche
ed evangeliche; il bravissimo
coro ha magistralmente eseguito i canti proposti dalla liturgia e la nostra comunità ha
guidato il canto di alcuni dei
nostri inni. Prima della raccolta delle offerte la signora
Bovelli ha parlato, per sua
personale conoscenza, sulla
situazione delle donne in Palestina e ha dato rapidi cenni
su quella delle donne nell’ex
Jugoslavia e nel mondo.
Terminata l’ora della preghiera, si è passati nell’attiguo salone per un piccolo rinfresco ed è stata questa l’occasione per un fraterno scambio di vedute e un ulteriore
passo verso un piià fruttuoso
ecumenismo e una maggiore
apertura per la collaborazione
fra tutte le comunità operanti
nella nostra città.
L EUROVISIONE
c Culto di Pasqua
In “ • .
eurovisione dalle Fiandre (Belgio) viene tra^sso il culto di Pasqua dalla chiesa riformata
J Horebeke. Per motivi di programmazione
in Italia il culto sarà trasmesso il lunedì di
^squa, 4 aprile, alle ore 9 su Raidue.
no o il soldato. Pochi i «privilegiati» che per possibilità familiari continuavano gli studi
nella Scuola Latina, sorta grazie alla solidarietà delle nazioni protestanti d’Europa, e
poi a Ginevra onde formarsi
come pastori o, quale professione aperta anche ai nostri,
come notai. Dunque, pochi
erano in condizione di studiare e la loro specializzazione
poteva servire solo per i propri «simili».
Quanto all’onesta professione di contadino o mezzadro, neanche questa strada era
in discesa; restrizioni territoriali impedivano ai valdesi di
aver residenza oltre i confini
del proprio ghetto, quindi per
lavorare erano costretti a un
pendolarismo ante litteram;
poi nelle date coincidenti con
le festività cattoliche, non se
ne poteva neanche parlare.
L’alternativa dell’arruolamento poteva infine apparire
allettante in quel periodo,
quando cioè gli eserciti europei erano praticamente tutti
mercenari. Si diventava al
massimo un leader locale,
poiché non era concesso né
agli eretici né agli uomini di
bassi natali accedere ai gradi
alti deH’esercito.
Ci immaginiamo allora un
tranquillo valdese dell’800
avvicinarsi alla vecchiaia. Ma
chi stava male, non potendo
avere assistenza medica per
le stesse ragioni del caso della nascita, aveva molte probabilità di morire. Neanche dopo la morte al valdese veniva
data libertà: non si poteva
seppellirlo nei cimiteri cattolici, mentre i cimiteri degli
eretici non potevano essere
recintati né situarsi vicino alle strade battute.
Al pastore della comunità,
d’altra parte, spettavano fatiche «con gli interessi», in
quanto il tempio, dove egli
aveva l’obbligo di risiedere,
doveva sorgere per legge lontano dalle comunità, ovviamente in luoghi alti e isolati.
Se ne deduce che i pastori di
allora, almeno nelle Valli, dovessero avere buone gambe e
un discreto fiato. Restava comunque estremamente difficile per chi voleva «resistere»
nella propria convinzione
evangelica in questo secolo e
mezzo in cui non vi erano palesi e sanguinose battaglie
che stimolassero entusiasmi e
coraggio.
Qui la testimonianza valdese ha continuato invece a lasciare un segno indelebile e
importante, che ha creato le
basi per l’uscita dal ghetto.
Una libertà sognata da tanti
che ci hanno preceduti e ai
quali facciamo riferimento
ora che dovremmo predicare
in ogni luogo e circostanza.
Magari seguendo un’impostazione «profetica», secondo
quanto scritto in altra occasione sulle pagine di questo
giornale.
A Mottola un convegno giovanile
Eros e agape
VIRGINIA MARIANI
Il 12 e 13 marzo la Chiesa
battista di Mottola (Ta) ha
ospitato il gruppo di Capernaum, che ha ideato e condotto il convegno Fgei di Puglia
e Lucania su «Eros e agape;
conflitto o comunicazione?».
Molta è stata la partecipazione a livello numerico, ma più
importante quella personale:
il tutto, infatti, è stato strutturato in modo tale che tutti
dessero il proprio contributo
rispondendo in prima persona
e partecipando attivamente ai
vari momenti di discussione e
confronto, animati tra l’altro
attraverso formule nuove e
dinamiche di aggregazione.
Tuffatici subito nel cuore del
convegno, abbiamo iniziato
col parlare della relazione: di
coppia o, più estesamente, sociale, dato che da quanto
emerso oltre all’intento «romantico» di donarsi al partner
per trovare insieme affetto e
dialogo, il tutto confluiva in
quello più ambizioso di costruire un mondo di amore e
di allegria.
Alcuni hanno considerato
astratto e insormontabilmente
idealistico il risultato di tale
discussione, pur riconoscendone l’importanza. Siamo
passati poi ad analizzare alcuni stereotipi che riguardano la
sessualità maschile e quella
femminile. Dopo un’oretta di
disegni, parole e genialità varie, abbiamo messo in scena
una serie di spot pubblicitari,
reinventati in chiave fortemente ironica.
L’indomani, domenica mattina, dopo un momento di riflessione su «naturale» e «innaturale», partendo dal mondo animale (con la sua etero e
omosessualità) abbiamo evidenziato quanto per noi esseri
umani sia determinante, nel
nostro comportamento, la
cultura del dato momento storico. A conclusione della
mattinata il divertente gioco
di schieramenti su amore, fedeltà, omosessualità ci ha fatto constatare come, pur
nell’ambito dello stesso
schieramento, le motivazioni
addotte da ognuno per difendere la propria posizione fossero differenziate.
Dopo il pantagruelico pranzo, per il quale immancabile
è il ringraziamento che va ai
cuochi, il culto pomeridiano,
tra canti e riflessioni dei
gruppi, ha concluso questo
convegno, che tra eros e agape ha messo in evidenza la
mancanza-necessità di amore
e di comprensione, per sentirsi pienamente tutti e tutte
creature di Dio, anche se in
modo differente.
RONACHE
SANREMO-BORDIGHERA-VALLECROSIA — A Sanremo la ricorrenza del 17 febbraio è stata ricordata con un incontro la sera del 16, durante il quale circa 20 persone ham
no cantato alcuni inni, oltre naturalmente al Giuro di Sibaud. Domenica 20, il culto con Santa Cena è stato seguito
da un’agape a cui hanno partecipato più di 50 persone.
• A Vallecrosia domenica 13 l’agape ha seguito il culto con
Santa Cena e nel pomeriggio il pastore Wellmann, della
Chiesa luterana di Genova, e il pastore Galtier, della Chiesa
riformata di Mentone, hanno letto un breve messaggio. Il
pastore Dorothea Müller ha invece parlato del Centro di
formazione diaconale di Firenze.
• A Vallecrosia si svolgeranno una volta il mese degli incontri su temi attuali (il primo, in marzo, sulla guerra). E
iniziato anche il cineforum con la proiezione del film Un
mondo a parte, seguito da una discussione sull’apartheid.
RÌESI — La comunità valdese è stata recentemente colpita
dalla scomparsa del fratello Giuseppe Valenza di 88 anni.
«Zi Peppe» per molti anni ha svolto il suo lavoro di custode al Servizio cristiano dove ha avuto modo di incontrare
fratelli, sorelle e amici di tutta Europa e con i quali ha saputo stabilire innumerevoli rapporti di fraternità.
La comunità nell’annunzio della resurrezione ha voluto
stringersi intorno ai familiari, in particolare a Giosina, Titina. Salvatore, che hanno assistito con amore il loro caro fino alla fine dei suoi giorni, coscienti che il Signore ha dato
e il Signore ha tolto ma la fiducia in colui che ci ha creati
rimane in perpetuo.
LUINO — Domenica 29 maggio verrà inaugurato il nuovo locale di culto della Chiesa metodista. Un anno fa la chiesa ha
traslocato nella nuova sala ancora da completare. Si è lavorato sodo tutti insieme e ciò ha permesso di rinsaldare il legami tra i fratelli e le sorelle di chiesa; ora tutto è pronto per
il culto di inaugurazione.
TORINO — L’assemblea della Chiesa valdese, tenutasi il 20
febbraio scorso, ha preso le seguenti decisioni: 1 ) approvazione del bilancio consuntivo del 1993 che presenta un deficit di circa 13 milioni. Per ovviarvi si è aperta una sottoscrizione straordinaria; 2) approvazione del preventivo 1994
delle spese locali (120 milioni) e del contributo della chiesa
alla cassa culto (240 milioni); 3) nomina dei deputati della
chiesa alla Conferenza distrettuale nelle persone di Alga
Barbacini, Angelo Brunero e Pier Valdo Comba, dei deputati al Sinodo Lucio Luchini e Graziella Cbisson Giuliano e di alcuni nuovi membri del Concistoro: Eugenia
Ferreri, Giorgio Crespi, Marcella Boggio Onnis, Franco
DeH’Ernia.
VILLAR PELLICE — Il battesimo è stato amministrato a
Gabriele di Roberto Davit e di Patrizia Toum; la grazia del
Signore riposi su questo bambino e sui suoi familiari.
• Ringraziamo vivamente l’animatore giovanile del circuito
Massimo Long per il messaggio che ci ha rivolto durante il
culto di domenica 20 marzo e i giovani del gruppo di Inverso per la partecipazione alla liturgia.
• Nel corso del culto della Domenica delle Palme avremo la
gioia di accogliere quali membri responsabili i catecumeni
che, terminato il IV corso di preparazione, ci hanno chiesto
di ricevere il battesimo o la confermazione: Nicola Berton,
Gabriella Charbonnier, Simone Davit, Manuel Frache,
Cristian Maian, Enrico Malan, Sergio Tumminello.
BOBBIO PELLICE — Esprimiamo gioia profonda per la nascita di Roberta Gönnet, di Gino e di Nives Fenoglio, loro
primogenita.
• Ai familiari di Maddalena Bertinat, morta all’età di 84
anni, rinnoviamo da parte di tutta la chiesa l’espressione
della simpatia umana e della fede nella resurrezione dei
morti in Cristo. Nella morte e nella vita il Signore è il nostro unico punto di riferimento valido e perenne per la nostra fede.
TORRE PELLICE — La comunità è riconoscente al gruppo
giovanile che ha presieduto il culto domenica 20 marzo.
• Con gioia e riconoscenza al Signore la domenica delle
Palme abbiamo accolto venti giovani che con il battesimo e
la confermazione sono stati ammessi in chiesa: Miriam
Boero-Rol, Elisa Cesano, Fabrizio Cogno, Michel Davit,
Patrick Davit, Alberto Delgiorno, Simone De Fazio, Manuela Falco, Massimo Gnone, Raffaele Gönnet, Veronica Goss, Roberta Granato, Cristiana Jalla, Karen Janavel, Luisa Lausarot, Roberta Long, Stefano Peyrot, Nataly Plavan, Paolo Ricupido, Silvano Stallé.
• I nostri fraterni auguri vanno a Mauro Davit e Emanuela
Beltramone che si sono uniti in matrimonio.
• L’Evangelo della resurrezione è stato annunciato in occasione del funerale di Fiorino Tourn.
SAN GERMANO — Si è tenuto, domenica 20 marzo, l’annuale bazar di primavera, organizzato dalle sorelle
dell’Unione femminile, che ha visto un buon successo di
partecipazione. Si ringraziano tutti coloro che, con il loro
lavoro, hanno consentito la realizzazione di questa giornata
comunitaria che ha permesso, inoltre, di distribuire oltre otto milioni di lire in beneficenza.
• Sedici catecumeni hanno pronunciato, la Domenica delle
Palme, la loro dichiarazione di fede e sono stati ricevuti
quali membri di chiesa. Essi sono: Enrico Balmas, Lara
Bertocchio, Monica Beux, Enrico Bouchard, Simone
Bouchard, Katia Giraud, Nicola Jahier, Filippo Long,
Patrizio Meytre, Samantha Plavan, Alessandro Pons!
Katia Pons, Manuel Pontet, Andrea Ribet, Diego Sappéi
Maurizio Soullier. La comunità segue nella preghiera questi giovani, i quali saranno accolti alla Cena del Signore la
domenica di Pasqua.
SAN SECONDO — La Domenica delle Palme hanno confermato il loro battesimo Matteo Aime, Monica Bianciotto,
Katiuscia Borno, Stefano Long, Cinzia Micol, Davide
Paschetto, Paolo Paschetto, Paolo Ribet, Tiziana
Rivoiro, Mara Romano, Manuela Rostan.
• Nello stesso giorno il past. Franco Davite ha unito in matrimonio Simona Magnetti di Prarostino e Luciano Paschetto, a cui vanno gli auguri della comunità.
6
PAG. 6 RIFORMA
All’A;
Della Parola
venerdì is APRILE ;
PASQUA
IL DIO
CHE CI SALVA
BRUNO GABRIELLI
E in un’atmosfera di crescente suspense che Giovanni ci prende per mano e
ci accompagna dal buio della
notte alla luce del giorno, dal
sepolcro del Crocifisso al
Crocifisso risorto, dalla morte alla vita, insieme con tre
dei discepoli di Gesù, a condividere con loro sgomento,
ansia, concitazione, incomprensione, rassegnazione, disperazione, gioia...
La prima testimone
della resurrezione
Maria! Dei tre personaggi del nostro racconto
è quella che conta di meno. E
una donna e non può perciò
ginale del IV VangeloA senza però mai dargli un nome.
Eppure è lei. Maria, la prima testimone del primo indizio della resurrezione di Gesù, il sepolcro aperto, e soprattutto è lei la prima persona alla quale Gesù risorto si
rivela, nel modo più semplice, più affettuoso e più pastorale’ possibile, chiamandola per nome: Maria!
La testimonianza di Giovanni sovverte l’ordine gerarchico fra i tre: non solo
fra la donna e i due uomini,
ma anche fra questi ultimi
due. Il discepolo prediletto
arriva per primo al sepolcro,
vi si affaccia, ma non osa entrare per primo, cedendo in
«Il primo giorno della settimana, la mattina per
tempo, mentre era ancora buio. Maria Maddalena
andò al sepolcro e vide la pietra tolta dal sepolcro.
Allora corse verso Simon Pietro e l’altro discepolo
che Gesù amava e disse loro: Hanno tolto il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’abbiano
messo. Pietro e l’altro discepolo uscirono dunque e
si avviarono al sepolcro. I due correvano assieme,
ma l’altro discepolo corse innanzi più presto di Pietro e giunse primo al sepolcro; e, chinatosi, vide i
panni di lino giacenti, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel
sepolcro, e vide i panni di lino per terra, e il sudario che era stato sul capo di Gesù, non giacente coi
panni di lino, ma piegato in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo che era giunto per
primo al sepolcro, e vide, e credette. Perché non
avevano ancora capito la Scrittura, secondo la quale egli doveva risuscitare dai morti. I discepoli dunque se ne tornarono a casa.
Ma Maria se ne stava fuori vicino al sepolcro a
piangere. Mentre piangeva, si chinò a guardare
dentro il sepolcro, ed ecco, vide due angeli, vestiti
di bianco, seduti uno a capo e l’altro ai piedi, là
dov’era stato il corpo di Gesù. Ed essi le dissero:
Donna, perché piangi? Ella rispose loro: Perché
hanno tolto il mio Signore e non so dove l’abbiano
messo. Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù in
piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Gesù le disse:
Donna, perché piangi? Chi cerchi? Ella, pensando
che fosse l’ortolano, gli disse: Signore, se tu l’hai
portato via, dimmi dove l’hai messo, e io lo prenderò. Gesù le disse: Maria! Ella, rivoltasi, gli disse
in ebraico: Rabbunì! che vuol dire Maestro! Gesù
le disse: Non mi toccare, perché non sono ancora
salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli, e di’ loro:
Io salgo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e
Dio vostro. Maria Maddalena andò ad annunciare
ai discepoli che aveva veduto il Signore, e che egli
le aveva detto queste cose»
(Giovanni 20, 1-18)
competere con gli altri due,
soprattutto quando gli altri
due sono Simon Pietro, il
principe degli apostoli (lo
stesso Giovanni ne testimonierà l’investitura da parte di
Gesù nel capitolo seguente) e
il discepolo che Gesù amava
(o prediligeva), personaggio
enigmatico che Giovanni ci
presenta più volte in ruoli
importanti, quasi sempre accanto allo stesso Pietro o addirittura nei panni del mediatore fra Pietro e Gesù', e infine identifica con l’autore ori
tra per secondo, Giovanni ci
informa che vide, e credette.
Vide e credette: credette che
cosa, credette a chi? questo,
Giovanni non lo specifica: di
solito, interpretando quel
verbo come la testimonianza
di un superamento dell’incomprensione scritturale a
cui fa cenno il versetto successivo, si intende che il discepolo amato credette alla
resurrezione di Gesù.
Un incontro mancato
con il Risorto
Eppure, se da una parte è
fuori discussione l’intenzione dell’evangelista di
segnare un punto a favore
del discepolo amato a spese
del principe degli apostoli,
d’altra parte quel che segue
vale per tutti e due; entrambi
se ne tornarono a casa, poco
importa se tranquillizzati
dalla convinzione che Gesù
avesse sconfitto la morte o
se, più semplicemente, rassegnati alla sua scomparsa: come se la resurrezione (o la
scomparsa) di Gesù non
avesse comunque nulla a che
fare con la loro vita, con
questo mondo: come se la
stessa fede del discepolo
amato, peraltro poco significativamente basata su ciò
che ha appena veduto“, non
fosse nei fatti capace di facilitargli rincontro col Risorto
più della sollecitudine impetuosa di Pietro.
Maria sola
accanto al sepolcro
Maria: Pietro si è precipitato sul luogo della
resurrezione con impeto, il
discepolo prediletto vi si è
aperto alla fede, ma nessuno
dei due ha incontrato il Risorto: entrambi hanno abbandonato la ricerca e sono tornati alla loro vita di sempre.
Accanto al sepolcro, incapace di rassegnarsi, incapace
di continuare a vivere senza
Gesù, è rimasta sola Maria;
apparentemente Maria non sa
di Scritture, non vede, continua a non capire, non crede,
non sospetta nulla che rassomigli a quel che in effetti è
accaduto, nemmeno di fronte
all’apparizione nel sepolcro
delle due figure angeliche.
Maria piange sconsolata:
per tre volte si domanda fra
le lacrime dove abbiano messo Gesù, il suo Signore, non
chiede altro die di riaverne il
corpo per onorarlo come il
suo amore la spinge a fare.
Dairamore
nasce rincontro
vece rispettosamente il passo
a Simon Pietro: nella gerarchia della comunità dei discepoli Pietro precede l’altro. Tuttavia, pur essendo testimone di ulteriori indizi
(l’interno del sepolcro appare troppo in ordine per lasciar pensare a un trafugamento di cadavere) Pietro,
con tutto il suo slancio e la
sua autorità, non va oltre una
semplice registrazione di
quanto i suoi occhi gli testimoniano. Al contrario, del
discepolo prediletto, che en
time parole del Crocifisso
erano state «è compiuto», le
prime parole del Risorto sembrano voler dire: «Non sono
tornato per ricominciare tutto
daccapo». Il mandato di Gesù
è assolto. Al maestro non resta che tornare là donde era
venuto, dal Padre, per cedere
il passo in questo mondo allo
Spirito, e mediante lo Spirito
al mandato dei discepoli“. Le
strade di Gesù e di Maria, del
maestro e dei suoi discepoli,
si dividono: è il momento del
distacco, non degli abbracci:
ma è anche il momento del
rinvio a una comunione piu
intima e insieme universale,
alla quale quel momentaneo
distacco è funzionale: «Va’
dai miei fratelli e di ’ loro: Io
salgo al Padre mio e Padre
vostro, al Dio mio e Dio vostro».
Maria ama, non sa far altro, ed è il suo amore
per il Crocifisso a farle incontrare il Risorto; il più bel
commento al nostro racconto
ce lo fornisce l’apostolo Paolo: «Se avessi tutta la fede,
tanta da trasportare i monti,
se non avessi amore, non sarei nulla... »^.
Seguendo le orme di Pietro
e del discepolo amato siamo
ritornati al punto di partenza;
seguendo quelle di Maria ci
ritroviamo ad ascoltare Gesù:
«Non mi toccare, perché non
sono ancora salito al Padre».
Gesù di Nazareth è lì, davanti a Maria, in carne ed ossa come un tempo. Il Risorto
è il Crocifisso, non un suo
fantasma. Ma così come le ul
Vivere nel mondo
l'avventura della fede
la, l’annuncio della vittoria
del Dio crocifisso. Gesù è il
Dio che ci salva e ci libera
nel mondo anche e proprio
nel momento in cui si ritira
dal mondo per lasciar spazio
a noi: «Io salgo al Padre
mio e Padre vostro, al Dio
mio e Dio vostro» dice il Gesù della Pasqua. Tu, va’ dai
miei fratelli.
(1) Giovanni 13, 2316:
19, 26-27: 21, 7, 20-23; fibabilmente anche 18, J5-JÌ;
(2) Giovanni 21, 2“
(3) Cfr. Giovanni 10,24,
15-16
(4) Vedi Giovanni 20, li
ma anche 1, 50; 4, 3941
48; 6, 30; 7, 3-5, 31
(5) I Corinzi 13, 2
(6) Giovanni 20, 19-23
L9 avventura della fede
trova nell’amore per il
Crocifisso risorto un nuovo
inizio pieno di speranza, non
un lieto fine.
Non c’è spazio, qui, per un
amore mistico, rivolto verso
il cielo; Gesù ci attira a sé e
ci viene incontro per indicarci la strada che sta alle nostre
spalle. Sono le vie del mondo, non quelle del cielo, che
Gesù addita a Maria e, tramite suo, agli altri suoi discepoli e anche a noi; Gesù ci
chiama fratelli proprio nel
momento in cui distingue il
rapporto che il comune Dio e
Padre ha stabilito con lui e
con noi.
Gesù rimane distinto dai
suoi fratelli e dalle sue sorelle, distinto da noi, anche e
proprio nel momento in cui
sottolinea il rapporto di comunione che si è instaurato
fra lui e noi e, in lui, fra noi
e Dio; Gesù ci ama anche e
proprio nel momento in cui
si accomiata da noi, ci chiama a sé anche e proprio nel
momento in cui ci invia nel
mondo a portare la sua paro
Non ho paura della morte
Non ho più paura della morte
perché conosco molto bene
il suo corridoio tetro e freddo
che conduce alla vita.
Ho invece paura della vita
quella che non sgorga dalla morte
quella che paralizza le nostre mani
ed ostacola il nostro cammino.
Ho paura della mia paura
ed ancora più della paura degli altri,
di coloro che non sarmo dove vanno
Minno avanti aggrappandosi ^
a quanto credono essere la vita, ■
ma che sappiamo benissimo che è morte
Vivo ogni giorno per uccidere la morte
muoio ogni giorno per partorire la vitd,
ed in questa morte della morte,
muoio mille volte, *
e risuscito mille volte
perché è l’amore che alimenta
la speranza del mio popolo!
Julia Esquí
vel
Guatai
(Tratto da In attesa del mattino, della
spedi:
mcM
easel
L’EdiK
ildiritt'
!
i.
i
'E
'rale
lari
ferì
ino]
l^iJei
?1ios
•per
«ei
‘pòi
•lei
'del
'suo
'uir
Pin
Ta
all
E.
L’
Cali
ciaJi
rare
alcui
del 1
Bors
all’oi
fatto
ha c(
della
Vitto
una I
per 1
Astrii
zion<
servi:
di p
Edoa
la, se
stata
Savo
dirett
open
perd
perui
Bo
causa
politi!
cari,
alias
so, 6}
Ptesù
menti
(indij
mocr
sindai
cepre
Magi
strord
fino £
frasti
zio F;
strord
Sec
nell’i,
Dorsi
messi
gente
*^egn
serbe
tlegli
nonh
del «(
cheh
battai
naie.
I
7
gpgdizione in abb. postale/50
M»o di mancato recapito rispedire a:
postale 10066 - Torre Pellice
L’Editore si impegna a corrispondere
il diritto di resa
Fondato nel 1848
problemi aperti
Dove va
la nostra scuola?
[*’'Dove va la nostra scuola? Durante una campagna elettovirale che si è dimostrata più ostile agli avversari che ricca di
oposte concrete e che, a dispetto dei candidati locali, ha
irlato più di questioni nazionali che di problemi del terririo, praticamente nessuno si è occupato di scuola. Eppure
folte questioni rimangono aperte: dal rischio di chiusura
ei piccoli plessi montani al basso livello di scolarità che le
àstre valli denunciano.
'“Le valli Chisone e Germanasca non hanno un istituto suBriore per cui da Frali o da Massello bisogna scendere alheño fino a Pinerolo; non è solo questo ma il fattore logiI gioca anche nelle rinunce a proseguire negli studi. Cè
^oi un gran bisogno di formazione e di riqualificazione per
'le persone, spesso giovani, che vengono espulse dal mondo
lavoro. Quale legame c’è,in sostanza, fra il territorio e i
Suoi problemi, la sua cultura? La lavagna è stata buttata in
' un vecchio deposito...
VENERDÌ 12 APRILE 1994 ANNO 130 - N. 13 LIRE 1300
Sempre più frequentemente accade che industrie
locali chiedano ai loro dipendenti di lavorare di domenica. Chi ha bisogno di lavorare non può rifiutarsi di accettare questa condizione, anche
se ne farebbe volentieri a meno. In Germania le chiese
evangeliche e la cattolica
hanno già vivamente protestato contro questa tendenza
che priva molte persone di un
giorno fatto per ascoltare la
parola di Dio, per dare libertà
dal peso del lavoro, per favorire la comunicazione umana.
Ma si sa che oggi le cosiddette leggi economiche pretendono di essere più forti di
qualunque altra legge.
Il predominio delle leggi
economiche non è un fatto
VERSO PASQUA
IL SENSO
DELLA DOMENICA
BRUNO ROSTAGNO
positivo per l’umanità. Ma
non è facile lottare contro
questo predominio. Chi riesce a mantenere la propria libertà e può rifiutarsi di lavorare la domenica è bene che
lo faccia. Ma temiamo che
molti saranno costretti a cedere, per non perdere il pro
prio posto di lavoro. Questo
però non significa che i cristiani debbano rassegnarsi alla scomparsa della domenica.
Al contrario si può resistere
all’appiattimento della vita,
che il lavoro rischia di provocare, proprio apprezzando
meglio il valore della dome
nica, quando si riesce ad
averla libera; e quando non si
riesce ad averla libera, cercando un altro momento della settimana in cui realizzare,
almeno in parte, non da soli
ma con altri che condividano
la nostra fede, il senso della
domenica.
Gli Evangeli ci dicono che
il Signore è risorto il primo
giorno della settimana: ogni
domenica ci ricorda la resurrezione. Calvino diceva
che bisogna riposare affinché
Dio operi in noi; quando Dio
opera in noi, anche se in questo mondo tante cose rischiano di soffocarci, restiamo vivi, liberi; e questo è un frutto
della resurrezione di Cristo.
Se ce ne ricordiamo, il senso
della domenica resta intatto.
I im
)-2i;p8, J5-JÍ;
2'
i IO, 24:
ni 20, Il
4, 3941
I
y
'l9-23
rie
ri,
0
torte'
orte
vitßi
Piiìerolo
Tangentopoli
all'ospedale
E. Agnelli
L’ex presidente del Torino
Calcio ed ex parlamentare socialista ha deciso di collaborare con la giustizia e inguaia
alcuni politici di primo piano
del Pinerolese. Gian Mauro
Borsano, il finanziere che
all’ombra del garofano aveva
fatto molti affari in politica,
ha confessato al Procuratore
della Repubblica di Torino,
Vittorio Corsi, di aver pagato
una tangente di 100 milioni
per fare vincere alla ditta
Astrid l’appalto per la costruzione della nuova «piastra
servizi» dell’ospedale civile
di Pinerolo inttitolato a
Edoardo Agnelli. La mazzette. secondo Borsano, sarebbe
stata consegnata all’architetto
havolno, autore del «piano
direttore» e progettista dell’
"pera, che li avrebbe girati
per due terzi alla De locale e
per Un altro terzo al Psi.
Borsano ha chiamato in
eausa personaggi illustri della
politica locale: Eugenio Macassessore regionale
tela Sanità, Francesco Camus*0, ex sindaco della città, ex
presidente dell’Ussl e attualmente consigliere provinciale
t'ndipendente dal gruppo democristiano), Mario Mauro,
indaco di Prarostino e già vi^Presidente dell’Ussl, Ezio
®8onrio, amministratore
terordin^io dell’Ussl 9 di To0 e già inquisito per un’alzio di «regali», e Fabri10 babbri, ex amministratore
"^rdianrio dell’Ussl 44.
n i,?P°odo quanto è emerso
interrogatorio del giudice
rsi, Maccari avrebbe amjsso l’esistenza della tanRpo^’ ®''dondo così l’arresto,
j. I"® ip^'oce il massimo rideoi-° 5^'^on le dichiarazioni
non indagati. La notizia
dpi ^ stupito i politici locali
chp iP™PP? per l’alternativa,
batta intenzione di dare
Hai il} Consiglio comucatn' Consiglio che é convoPer mercoledì 30 marzo.
Elezioni politiche 1994 nei collegi del Pinerolese: vince il Polo della libertà
Malan alla Camera^ Bonansea al Senato
Anche nel Pinerolese vince
il Polo della libertà; il dato
era nelle previsioni delle analisi proposte più di un mese
fa; gli stessi studi prevedevano che Forza Italia e Lega
Nord avrebbero vinto più largamente alla Camera che al
Senato; così è stato.
Anche alle Valli gli elettori
si sono comunque orientati
nettamente a destra o a sinistra; il centro ha ottenuto risultati molto modesti. Dunque il senatore del collegio n.
9, che comprende anche la
valle di Susa, è Claudio Bonansea, ex De, ora nel Centro
cristiano democratico, e il deputato del collegio n. 19 di
Pinerolo è Lucio Malan della
Lega Nord. Il divario rispetto
ai candidati dei progressisti è
assai netto: oltre 17.000 voti
in più per Bonansea, 12.000
in più per Malan.
Percentualmente Franca
Coisson ha ottenuto il 27,9%
e Claudio Bonansea il 39,2%;
più forte ancora il «gap» alla
Camera con Malan al 44,7%
su Bouchard al 31,8. Il confronto si è polarizzato maggiormente alla Camera anche
perché la vai Susa, per il Senato, poteva contare su una
candidata locale, la pattista
Luciana Borello che ha conseguito un buon 13%.
Complessivamente i dati
del Senato vedono i Progressisti al 27,8%, la Lega per il
Piemonte al 3,4%, i Pensionati al 2,2%, Rinnovamento allo
0,4%, Patto per l’Italia 13%,
Verdi Verdi al 2,1%, Lega
Nord, Forza Italia, Ccd, Ude
al 39,2%, Pannella al 4,4%,
Alleanza nazionale al 7,1 %.
Certo i Comuni «valdesi»
hanno votato in prevalenza
Bouchard e in molti casi Coìsson ma, come era previsto, i
numeri dei paesi di pianura
hanno fatto la differenza.
Se Frali, Pomaretto, San
Germano, Pramollo hanno
votato decisamente a sinistra
è però anche vero che Ferrerò, Villar Perosa, Fenestrelle,
Porte e Pinasca hanno scelto il
polo delle libertà; per non dire
Il deputato al Parlamento on. Lucio Malan e il senatore della Repubblica on. Claudio Bonansea
di Lusema, paese di residenza
di Malan, o di San Secondo,
dove il polo moderato ha stravinto. Curioso anche il pareggio a Villar Pellice fra Malan
e Bouchard, a 347 voti.
Guardando ai risultati della
Camera col sistema proporzionale, è evidente ovunque il
crollo del Psi e il successo in
moltissimi Comuni di Forza
Italia che diventa il primo
partito ad esempio a Pinerolo
e a Luserna, qui al posto della
Lega che aveva vinto nel ’92.
Alle Valli dunque, come altrove, vince un partito inventato in tre mesi; a sinistra tiene e in alcuni casi migliora il
Pds che recupera probabilmente parte dei voti ex socialisti; in difficoltà Rete, Verdi
e soprattutto Alleanza democratica. Quasi sorprendente
infine il risultato della lista
Pannella, che pur avendo il
candidato locale Sibille al Senato, ottiene per esempio anche un 5,4% a Pinerolo sul
proporzionale.
Queste le prime indicazioni
desunte negli studi di Radio
Beckwith, dove un gruppo di
volontari ha condotto una diretta notturna con i risultati
elettorali. Martedì mattina abbiamo raggiunto telefonicamente alcuni candidati, gli
eletti e i battuti. Tutti assai
stanchi, ovviamente soddisfatti i vincitori, sereni gli
sconfitti. Per Malan e Bonansea anzitutto la consapevolezza degli impegni assunti verso gli elettori; Malan si augura che «il Polo della libertà
sappia essere all’altezza della
fiducia accordata al di là di
ogni aspettativa, soprattutto
fra i giovani che hanno trovato nella nostra lista una prospettiva. Circa il voto valdese, noto come esso si sia di
fatto spostato meno della restante parte anche se in molti
casi gli ex socialisti hanno
votato direttamente Lega».
Bonansea parla di «chiaro
pronunciamento del corpo
elettorale che ha scelto chi ha
proposto un programma e dei
nomi legati effettivamente al
territorio». È possibile che i
leghisti doc non l’abbiano votata in quanto ex De? «C’è
stata effettivamente qualche
fibrillazione che andrà verificata nei prossimi mesi; chi mi
ha votato sapeva di scegliere
una persona che ha sempre
messo avanti a tutto il rapporto con la gente e i suoi problemi».
«Non mi aspettavo di vincere - dice Franca Coìsson anche se il mio risultato è stato per certi versi positivo e
interessante il confronto con
una realtà come quella della
vai Susa: forse abbiamo dovuto condurre una campagna
troppo velocemente. Sono comunque amareggiata per
com’è andata a livello nazionale».
«L’area valdese ha risposto
bene alle sollecitazioni dei
progressisti - dice Bouchard
-; alle valli c’è una tradizione
di sinistra che ha radici nel
partito d’azione e poi nel Pei
e nel Psi; se nei nostri paesi
non ha vinto la Lega è grazie
alla nostra battaglia. Non credo che abbia contato più di
tanto, né in bene né in male,
il mio essere pastore».
Le Valli avranno dunque
due eletti fra i moderati, anzi
tre visto che Riccardo Sandrone, consigliere comunale a
Luserna per la Lega, è stato
eletto a Nichelino; il momento per le riflessioni è appena
iniziato per tutti.
In Questo
Numero
Agricoltura
Ci sono in vai Pellice
circa 600 esemplari della
pecora cosiddetta «frabosana», originaria di altre
zone del Piemonte. L’animale ha buone capacità di
adattamento e il siio allevamento dà la possibilità
di ricavarne latte e formaggi in quantità rilevanti.
Pagina II
Aziende in val Pellice
Se molte aziende di questi tempi sono in crisi, esistono anche degli esempi
di buon andamento delle
fabbriche. La Nuova Crumière di Villar Pellice è un
esempio incoraggiante di
questa tendenza.
Pagina II
Palaghiaccio
Riaprirà un giorno il Palazzo del ghiaccio di Torre
Pellice? Una manifestazione di ragazzi, giocatori e
genitori ha chiesto a gran
voce, mercoledì 23, che
l’iter per la riapertura della
pista venga velocizzato il
più possibile. Perché lo
sport è vita e anche partecipazione.
Pagina III
Farmaci
Come agiscono e come
si comportano nel nostro
organismo le medicine che
siamo abituati a prendere?
Una spiegazione che ci illumina sugli effetti terapeutici dei farmaci e che ci
avverte dei possibili effetti
collaterali.
Pagina III
Preparatori atletici
Lavorano al riparo delle
telecamere, ma senza di
loro gli atleti non potrebbero gareggiare per le medaglie. A colloquio con
due allenatori di sci, reduci
da Lillehammer.
Pagina IV
8
PAG. Il
¡I
VENERDÌ 1- APRlij^
Lo stabilimento Crumière a Villar Pellice
CORSO DI ASTRONOMIA — Il circolo pinerolese astrofili «Polaris» ha avviato un corso di astronomia con implicazioni sia teoriche che pratiche. Le otto lezioni previste si
svolgono dalla fine di marzo ai primi di giugno presso
l’osservatorio «Vignolo» di Abbadia Alpina ed ha la caratteristica di essere aperto a tutti, anche semplici curiosi o
interessati alle nozioni più basilari di questa scienza.
BIBLIOTECA: PULIZIE DI PRIMAVERA — La biblio
teca comunale di Pinerolo resterà chiusa fino al 2 aprile
per permettere la consuete operazioni di spolveratura, riordino e riscontro librario. In questi giorni sono comunque
aperte la biblioteca dei ragazzi in corso Piave e i posti prestito di S. Lazzaro, zona Serena e di Baudenasca, oltre alla
biblioteca di Abbadia.
CORSO DI AGGIORNAMENTO AGRICOLO — Inizia il
prossimo 8 aprile un corso di aggiornamento in agricoltura
organizzato dalla Comunità montana valli Chisone e Germanasca: si tratta di un appuntamento ormai tradizionale,
seguito con interesse da un nutrito gruppo di persone. Per
gli hobbisti costituisce un’occasione per affinare le proprie
conoscenze, o colmare in parte le loro curiosità in merito
alla cura del frutteto o della vigna, attività che consente loro di passare ore piacevoli a contatto con la natura. Per
quanti invece basano la propria professione sull’attività
agricola, il contatto con i docenti e con gli altri partecipanti al corso rappresenta l’opportunità di trarre degli spunti,
delle idee da utilizzare nel proprio lavoro. Il programma è
costituito da sette appuntamenti di cui cinque serate teoriche e due uscite pratiche; le lezioni si svolgeranno dalle 20
alle 23 nella sede della Comunità montana a Perosa Argentina. Per informazioni telefonare allo 0121-81497.
INCONTRO DI ESPERANTISTI — È in corso di svolgimento a Pra Catinat un incontro intemazionale organizzato
dalla Gioventù esperantista italiana. Oltre 200 giovani provenienti da tutta Europa si incontrano per discutere sul tema «Le droghe del XX secolo». La storia dell’esperanto
come lingua franca nasce nel 1887 quando Ludwik Zamenhof, un ebreo nato in Polonia, presentò ufficialmente
al mondo per la prima volta questa nuova lingua che voleva aumentare e facilitare le comunicazioni fra i popoli; oggi l’esperanto è parlato da alcuni milioni di persone in tutto il mondo. Nell'ambito dell’incontro di Pra Catinat, sabato 2 aprile, a Bobbio Pellice, nella sala polivalente, in
collaborazione con Radio Beckwith, è organizzato un concerto del gmppo olandese Kajto che presenterà brani del
repertorio folk del Nord Europa.
CORSO DI GIARDINAGGIO — L’associazione parco villa Widemann di San Germano organizza un corso gratuito
di giardinaggio che si terrà ogni venerdì sera a a partire
dali’8 aprile, presso il Centro d’incontro all’interno del
parco stesso.
IL SINDACATO SCUOLA DEL RAYNERI CONTRO
SCALFARO — La sezione sindacale dell’istituto Rayneri
di Pinerolo ha recentemente preso posizione rispetto
all’intervento del presidente della Repubblica, Oscar Luigi
Scalfaro, che ha affermato che «in una situazione di equilibrio tra scuola di stato e libera scuola occorre mettere i genitori in condizione di fare una libera scelta fra due strade,
ugualmente aperte e percorribili e, per dirlo in termini più
chiari, dello stesso prezzo, dello stesso costo». Nel documento diffuso dal sindacato si sottolinea che sarebbe «doveroso e urgente investire per migliorare le attuali condizioni della scuola pubblica».
I CONSIGLI COMUNALI PER LA FPS — Numerosi
Consigli comunali hanno recentemente preso posizione
contro il licenziamento di 47 operai della Fps di Campigliene su 130 dipendenti. Un Consiglio comunale aperto è
stato effettuato a Campiglione e vi hanno partecipato anche amministratori di altri Comuni e candidarti alle recenti
elezioni. La fabbrica, che produce cerchioni in lega quasi
esclusivamente per la Fiat, avrebbe, secondo i sindacati,
significativi margini di ripresa e soprattutto hanno proposto, nell’attuale crisi, il ricorso ai contratti di solidarietà e
la riduzione di orari.
A colloquio con Enzo Negrin, dei servizi di agricoltura della Comunità montana yp coi
Valorizzare la biodiversità in vai Pellice g
significa anche tutelare la pecora «frabosanaidel
PIERVALDO ROSTAN
Le nostre vallate sono ricche di un patrimonio
zootecnico non indifferente;
specialmente la vai Pellice ha
saputo mantenere particolarmente significativo il numero
dei bovini grazie a una politica che ha favorito la presenza
dell’allevatore in montagna.
Ma quando parliamo di zootecnia non ci si riferisce soltanto ai bovini: anche il settore ovicaprino ha mantenuto
una sua validità.
In particolare, naturalmente, gli sforzi condotti vanno
nella ricerca di quegli animali
la cui caratteristiche meglio si
adattano al territorio, al clima, e garantiscono una certa
produttività. Nelle nostre zone, per quanto riguarda la pecora, non è certo la lana a
rappresentare fonte di ricchezza, anzi: in molti casi la
tosatura, necessaria per una
vita normale della pecora, si è
ridotta a un’operazione unicamente produttrice di costi.
Quasi tutte le aziende hanno,
«stoccate» in qualche deposi
to, notevoli quantitativi di lana invenduta: molti allevatori
hanno ormai la lana di tre anni in casa il che vuol dire, rispetto ai 6.000 capi e una media di 2-3 kg a capo, decine
di tonnellate.
È dunque sulla carne o sul
latte destinato alla trasformazione casearia che si può
recuperare redditività dalle
pecore. Una verifica interessante delle potenzialità del
settore è in corso in alcune
vallate alpine relativamente
alla razza di pecora «frabosana». «Anzitutto a livello Cee spiega Enzo Negrin, responsabile del servizio agricoltura
della Comunità montana vai
Pellice - si sta perseguendo
una politica di valorizzazione
delle biodiversità, cioè della
tutela di quelle specie, animali o vegetali, che per molti
motivi rischiano di scomparire. La razza di pecora di cui
ci stiamo occupando ha la caratteristica delle corna attorcigliate all’indietro tipo muflone, ha forte attitudine lattifera e un vello con la lana
particolarmente grossolana».
Villar Pellice: la gestione avviata nel 1986
Buone prospettive per
la nuova Crumière
Per tante aziende in difficoltà che ogni giorno si segnalano nel Pinerolese, ve ne
sono alcune che invece dimostrano una certa saldezza, addirittura prospettive positive,
capacità di ben inserirsi nel
mercato internazionale. Una
di esse si trova a Villar Pellice ed ha alle sue spalle una
lunga tradizione, fatta anche
di passaggi bui: è il feltrificio
Nuova Crumière.
Il fatto stesso che si chiami
«nuova» fa presupporre che
ci sia stato un passato. «La
vecchia società Crumière fallì circa dieci anni fa - spiega
il presidente dell’attuale società, Sergio Bertin - e si arrivò alla creazione di una
cooperativa già durante un
periodo di amministrazione
controllata. Ci furono cioè
delle persone che, anche rischiando un po’ del loro, si
impegnarono per salvaguardare i propri posti di lavoro.
La Nuova Crumière nasce ufficialmente nel 1986».
Le produzioni sono rimaste
sostanzialmente quelle del
periodo precedente (feltri per
cartiere, tessuti industriali e
per nastri trasportatori nel
settore alimentare) ma il mercato si è addirittura ampliato.
«I nostri clienti sono sparsi in
molte zone del mondo, dal
Sud America all’Africa, da
Israele a molti paesi europei
(Germania, Francia, Svizzera. Spagna) - aggiunge Bertin -. Il settore è globalmente
abbastanza .stabile e noi siamo riusciti a crearci una piccola nicchia specifica essendo poche le aziende a fare
queste lavorazioni. Un nostro
concorrente in Germania ha
chiuso la sua attività e noi
abbiamo "ereditato” molte
delle sue commesse.
La struttura dell’azienda è
di tipo cooperativo: «Inizialmente eravamo tutti soci lavoratori; oggi registriamo,
rispetto all’inizio, un certo
incremento essendo passati
da 21 a 31 lavoratori, quasi
tutti giovani e dipendenti; si
tratta nella quasi totalità di
persone residenti in alta valle».
La Nuova Crumière è sostanzialmente l’unica azienda
di una certa dimensione nell’alta valle; un fatturato nel
’93 di poco superiore ai due
miliardi con un 40% destinato all’esportazione. «Si lavora su un unico turno giornaliero per cinque giorni; .solo per manutenzioni è possibile che a qualcuno venga
richiesto di lavorare il sabato». Rappresentate un’azienda di una certa importanza rispetto al paese; quali sono i rapporti con l’ente pubblico? «Non abbiamo avuto
particolari rapporti con
l’amministrazione locale; dal
punto di vista economico ci
reggiamo con le nostre risorse e per gli spazi siamo più
che a sufficienza tant’è che
stiamo andando verso una
ricollocazione, anche degli
uffici, nella zona nuova della
fabbrica».
Prevedete di ampliare le
produzioni in futuro offrendo
nuova occupazione? «Stiamo
conducendo una politica dei
piccoli passi per evitare di
farci coinvolgere in avventure più grandi di noi; certo
ogni tanto assumiamo o per
sostituzione o per reale aumento della produzione».
INFORMAGIOVANI
VAL PELLICE
Via Roma 45
Lusema S. Giovanni
0121/900245
informazioni su
sport, scuola, lavoro,
musica, viaggi,
tempo libero
Lunedì e venerdì
ore 14' 17
Oltre al discorso della necessità di riuscire a mettere
insieme un archivio genetico
delle specie animali e vegetali, la pecora frabosana ha
una sua valenza produttiva
ed economica: «Allevata un
tempo nelle province di Cuneo, Torino e Alessandria la
frabosana raggiungeva una
consistenza di 16-17 mila capi - continua Negrin - ; oggi
proprio nel Cuneese da cui
proveniva, è praticamente
scomparsa. Nella nostra valle, su un patrimonio di
5.500-6.000 ovini, abbiamo
circa 600 esemplari. L’animale ha notevoli capacità di
adattarsi alle zone montane
e una buona produzione di
latte; il fatto che anche il
mercato della carne sia in
crisi mentre quello dei prodotti caseari mantenga una
sua validità, fa pensare all’opportunità di puntare
maggiormente su animali di
queste caratteristiche.
Per capire anche il grado
di purezza genetica, raffrontare i principali aspetti degli
animali, abbiamo avviato un
censimento in valle:
nspett,
ai primi dati possiamo 4
che una decina di allevamm *
hanno pecore frabosane i\
quantità »mnnn,;------
CARk
1 lungi
locale I
rilevante; un paio di alk^ Acchito
menti ne hanno oltre cento, 23 marzo
Analizzando più a fondo ¡4 gùficativ(
della produttività, il peso 4 Monisti
gh ammali, le caratteristici, glia
fisiche avremo una fotognl ^tioìmc
dell ’esistente, rmi d -----------
poi SI potrà], 5 Lusert
re una selezione degli ariti chiamata
migliori in vista di un potè,, manifesti
ziamento di certe produziai yidea è \
tipiche montane». Qual èli 115 gen
consistenza del mercato dtl poco tem
formaggio in valle? \ promu
«Molto sovente non si pi, protesta,
duce il formaggio di purok cosa con
te di pecora - spiega ancoia tappeto ir
Negrin- ma lo si mescolaci» eunaract
il latte di vacca per prodm no mom
un formaggio che ha buoi» stazione s
caratteristiche dipastositài fronte al
sto che il latte di pecora è pii ciò, dovi
grasso; il mercato è prom giovani, b
tente .soprattutto pensando il glie con
sairas prodotto dal siero i raccolta d
recupero di tome con aggim mento da
te di latte intero e succesm bili della
mente avvolto per la stagk nella qua
natura in erbe di montagrm, tervento i
la soluzio
Sperimentazione didattica a Torre
La seconda lingua
si impara presto
ancora rt
strattura.
Alla su
Si sta per concludere presso
la scuola materna di Torre
Pellice il secondo anno della
sperimentazione che prevede
l’inserimento della lingua
straniera già a partire dai tre
anni di età dei bambini.
«Abbiamo cominciato con
entusiasmo - spiega Roberto
Eynard, direttore didattico del
circolo di Torre Pellice - e
tutti, bambini, insegnanti e
genitori sono veramente molto contenti dell’introduzione
della lingua straniera a livello di scuola materna».
In particolare i 50 bambini
che della materna di Torre
Pellice hanno la possibilità per
tre ore settimanali di imparare
attraverso il gioco, la musica,
il canto i primi rudimenti del
francese. Oltre al materiale didattico tradizionale la scuola
ha potuto acquistare delle cuffie che arricchiscono le possibilità di apprendimento. Si
tratta soprattutto di lingua orale ma per i più grandicelli c’è
anche un primo approccio al
mondo della lingua scritta. Va
tra l’altro ricordato che questi
bambini proseguiranno poi lo
studio del francese sin dalla
prima elementare e si ritrove
ranno in molti casi al tem*
della scuola dell’obbligoai
aver studiato la lingua per bei
11 anni.
«È importante precisareaggiunge Eynard - che ¡'inlt
ro progetto di sperimentavi
ne che stiamo portando ovai
da due anni e che abbia»
chiesto a livello di Provvé
tonato possa continuare, 0
costa nulla poiché viene é
lizzata una maestra
nell’organico, che avevak
giuste competenze e che fi
dato la propria disponibilità^,
Da parte delle famiglie d
in generale una notevole sw
disfazione, anche se qualcu*
si rammarica che i barnbf
non possano avere la stessi
opportunità per lo studio del»
lingua inglese. .«Sarebbe 0'
to bello e interessante - spf
ga ancora il direttore
un futuro non molto lonM*
potessimo introdurre, oln^
a livello di scuola elementa
l'insegnamento di due m
straniere, soprattutto ÌM]
gioni di confine come il b
monte che possano sia ttd]
re un patrimonio lingui^if
acquisito nei secoli sia aWt
narsi a altre lingue».
LI
azione de
mente la
eondurre
categorie:
1) reim
ze caren
tamine, s
dificazion
talari: in
*e;3)a;
«mi patc
‘anormali
Ogni fa
effetti ten
t^o in te
'di e Uno
(ali (non
farmaco
®agica c
ffgni far
COSTRUZIONI
EDILI GENERAL
edil
contractors
CosbTJaoni dvii - indusbiali - ristnitturaeir^
UFRCI: via Trieste 30
10062 LUSERNA SAN GIOVANNI (TO)
telefono 0121-90737 telefax 0121-901518
(eli: occt
'I fappori
per quel 1
^apia per
Avocato
Si*» che ai
f* fossick
mac
Coni
’^(si,
icario Ti
f farro
fazione
ffa di a
armaci t
'*•••). All
azione
“arale:
I -oJe 0
'“Ogo dn
9
i jjp comitato di genitori della valle ha organizzato una manifestazione pubblica
/i gran voce Torre Pellice chiede la riapertura
na>(lel Palazzo del ghiaccio per i giovani
rispe,^ «MHELIWA MAURIZIO-------
mo dii,
-^omen il lungo capitolo di storia
’^one i [locale che riguarda il Pala'omenii »hiaccio di Torre Pellice si è
' ollevi Acchito lo scorso mercoledì
^ 23 marzo di altre pagine si
'■doién ojiificative. Questa volta propeso 4 Lonisti non sono stati i laeristick von gli appalti, i fondi ma la
nogm^ popolazione di Torre Pellice
ooirà/t 5 Luserna San Giovanni,
arili chiamata a raccolta per una
” Poiej, manifestazione di protesta.
oduàoii L’idea è venuta a un comitato
!ual èli di 15 genitori, costituitosi da
calo dd poco tempo, che ha pensato
di promuovere un corteo di
pr». protesta, pubblicizzando la
pmk cosa con un volantinaggio a
a ancoB tappeto in tutta la vai Pellice,
cola Oli e una raccolta di firme. Il priorodurrt mo momento della manifea buon staiàone si è avuto proprio di
tositài fronte al Palazzo del ghiacoraèpi do, dove si sono radunati
prom giovani, bambini, intere famisanàoi glie con striscioni; dopo la
siero i raccolta di firme su un docu! aggim mento da inviare ai responsaccessim bili della Comunità montana,
J stagli nella quale si richiede un infogna tervento chiaro e preciso per
la soluzione dei problemi che
'■WM ancora rendono inagibile la
sttuttura, il corteo si è mosso.
Alla sua testa spiccavano i
ce
Un momento della manifestazione per ii Paiazzo dei ghiaccio
ragazzi delle squadre di
hockey in tenuta da gara che
incitavano il resto dei manifestanti. Lungo il percorso,
che ha visto una prima tappa
davanti al municipio di Torre
Pellice, il corteo si è ingrossato e soprattutto ha avuto il visibile sostegno dei
commercianti torresi, che già
avevano aderito alla manifestazione come associazione
di commercianti, che hanno
serrato le proprie botteghe per
tutta la durata della protesta.
Alcune centinaia di manifestanti si sono poi incamminati
il tenàte
bbligo ai
la per bei
■ecisan:he l’inlimentaà
ido flvfflii
abbia»
Provvé
uare, no
viene é
stra gii
aveva h
e che hi
jnibilitb'
niglie c'i
;vole sod
qualcui»
bambi*
la stesi
udio delli
Effetti terapeutici e effetti collaterali
Come agiscono i
farmaci più diffusi
ite - sp'f
re - se il
0 lont0
e, alnteH
lue ii«S"
tto in
ne il
sia tnV^
inguishj^.
sia
UICIAWO MOSELLI_______
Molte volte non si conosce il meccanismo di
azione dei farmaci. Genericamente la loro azione si può ricondurre a una delle seguenti
categorie:
1) reintegrazione di sostanze carenti (per esempio vitane, sali, ormoni); 2) moI “C^ione delle funzioni celmlaii; inibizione o aumento
« nlancio di sostanze chimi•*
3) azione su microrganipatogeni o su cellule
‘snormah» (per esempio cancerose).
®g|ti farmaco ha uno o più
etù terapeutici che si espliin tempi più o meno brej,e uno 0 più effetti collate^1 (non sempre negativi): il
'«maco ideale, la pallottola
, gicache colpisce un solo
Ragno, è ancora da venire.
8®i farmaco presenta covoli'*^**^ effetti sfavore
occorre sempre valutare
srl
gH>i
Pporto rischio-beneficio
rani«"* ^^rmnco in quella tePer quel paziente (per
-•t-.u, un senso di nausea
Dna antibiotico in
oiii infettiva grave è
di,. accettabile; un rischio
lo nc**^*^ ® livello del midol
i.-° per curare una cefa
:.¿"®ccettablle). C’è poi la
»unti P'“ farmaci as
iera»; °*'*®R^Poraneamente in^ l’effetto è
¿°(*>nergia),avoltesi veI indesiderate,
uj'g possono avere
zoQg locale, limitata alla
lumia»- applicazione: sono i
ce. \ À/i^Pi^^i (pomate, gocnètli»-* ^"^^Sgior parte dei
iin’ayj*“^i*.Però è richiesta
iieraip.”® sistemica, cioè geHedicin*’?’^ ‘loesto motivo il
passare nel
hoof, poter arrivare al
ove esplicherà la sua
attività. Si ricorre allora alla
somministrazione orale, rettale, parenterale o per inalazione; l’uso di farmaci impiantati
sotto cute è molto più raro. La
somministrazione orale, per
bocca, è la più comune: il farmaco può essere assorbito dalla mucosa della bocca (assorbimento sottolinguale) o, normalmente, attraverso le pareti
dell’intestino. A volte l’assorbimento dipende dal grado di
riempimento dello stomaco.
Si usa la via rettale per avere un’azione locale (emorroidi) o quando un farmaco è mal
tollerato dallo stomaco o in
caso di vomito. Con la via
inalatoria si può avere parimenti un effetto locale, ma anche un rapido assorbimento e
di conseguenza un effetto generale (si pensi agli anestetici
come l’etere). Le iniezioni si
fanno per avere un effetto
maggiore e più rapido, o nel
caso in cui un farmaco venga
degradato se preso per bocca
(insulina).
Il farmaco, una volta assorbito, viene metabolizzato dal
fegato: va incontro cioè a trasformazioni che molte volte lo
inattivano e che lo rendono
più facilmente eliminabile dai
reni. Vanno usate particolari
precauzioni nell’uso dei farmaci nei neonati, bambini, anziani (per differenze nella
composizione corporea, nel
grado di sviluppo di organi
come fegato e reni) e nelle
donne in gravidanza o che allattano.
Per informazioni ci si può
rivolgere al proprio medico o
al farmacista; possono essere
utili i seguenti numeri telefonici: avvelenamenti, emergenza tossicologica 118; centro
antiveleni di Torino 011637637; uso di farmaci in gravidanza: telefono rosso (Roma) 06-3701898.
sulla provinciale, urlando slogan che richiedevano a viva
voce la riapertura del Palaghiaccio, e paralizzando il
traffico per oltre un’ora. Il
momento culminante si è
avuto davanti alla sede della
Comunità montana, in corso
Lombardini, dove si teneva in
quel momento una riunione
di giunta, quando i manifestanti hanno richiesto con urla e slogan la presenza dei dirigenti. Naturalmente nessuno
si è fatto vivo, anche se poche
ore prima era stata diffusa la
notizia di un incontro pubbli
co promosso per il 29 marzo
per chiarire i problemi antichi
e recenti che paralizzano il
Palazzo del ghiaccio.
Al termine della manifestazione il comitato di genitori si
è dichiarato molto soddisfatto, anche se non c’è stato nessun cenno di risposta da parte
della Comunità montana, e
anche se in molti hanno atteso invano l’arrivo del pupazzone Gabibbo. «Ha promesso
- dicono - di venire quando
finalmente il nostro Palazzo
del ghiaccio sarà regolarmente riaperto».
Marco Pratesi e Bianca Nucci, delTUssI 43
Medici in Africa
atto secondo
Da Roma aH’Uganda, alla
vai Pellice e di nuovo al
l’Uganda: questo è negli ultimi 10 anni il cammino umano,
professionale e geografico di
Marco Pratesi e sua moglie
Bianca Nucci, entrambi medici presso rUssl 43, in procinto
di partire per l’Africa.
«La prima volta che siamo
stati in Uganda, nel 1984,
presso una missione di padri
comboniani - spiega Marco
Pratesi - la situazione politica
era in fermento, la presenza
dei bianchi era molto più
massiccia nei posti di responsabilità e comunque per quanto riguarda noi due eravamo
soli, senza figli, e pertanto abbiamo vissuto un’esperienza
sicuramente diversa da quella
che ci apprestiamo a vivere
tra pochi giorni. Allora siamo
rimasti tre anni, questa volta
puntiamo almeno a un anno».
«Quando siamo andati 10
anni fa - prosegue Bianca
Nucci - abbiamo entrambi lavorato come medici e in qualche modo crediamo di aver
aiutato il popolo ugandese;
giorno dopo giorno però ci
siamo accorti che quello che
davamo era sempre meno in
confronto alla ricchezza umana che ricevevamo dal contatto quotidiano con gli ugandesi. Oggi, nonostante siamo
consapevoli dei rischi che
questo viaggio comporta, soprattutto pensando ai nostri
tre figli, speriamo di dare proprio a loro la possibilità di vivere per un periodo un'esperienza ricca e unica».
Voi partite nell’ambito di
un progetto all’interno di una
missione cattolica. Quali incarichi avrete?
«Io sarò il responsabile del
servizio sanitario locale e di
un piccolo ospedale - dice
Pratesi - mentre mia moglie
questa volta non lavorerà co
Numerosi i gruppi del Pinerolese
L'attività teatrale
tra farsa e satira
me medico». E lei chiarisce:
«Abbiamo deciso di portare i
nostri figli e proprio per questo mi dedicherò a loro a tempo pieno. Partiamo nel pieno
dell’anno scolastico, quindi ci
dobbiamo fare carico dell’istruzione obbligatoria dei
nostri due figli più grandi e
siamo grati a quanti, tra insegnanti e amici, ci hanno fornito del materiale utile dal punto di vista didattico. Speriamo
anche che i bambini possano
frequentare la scuola locale,
dove la lingua ufficiale è l’inglese e possano anche imparare la lingua del posto,
l’alur, ma dobbiamo anche
garantire che al ritorno in Italia siano in linea con i programmi previsti per le classi
che frequenteranno».
Quali difficoltà avete incontrato nel progettare questo
viaggio?
«Abbiamo avuto ovunque
molta solidarietà, soprattutto
nell’ambiente di lavoro dove
né io né mio marito abbiamo
avuto particolari problemi per
avere l’aspettativa - risponde
Bianca Nucci - mentre abbiamo ancora adesso molte resistenze da parte dei nostri familiari, che ci contestano in
qualche modo una scelta troppo impegnativa e anche un
po ’ rischiosa per i nostri bambini». «D’altra parte -aggiunge il dott. Pratesi - siamo convinti di trovare una situazione
politica molto più stabile e ci
siamo tutelati per quel che riguarda le malattie infettive
con una serie di vaccini; oltretutto la zona dove vivremo
ha un clima piuttosto temperato. Credo proprio che nonostante un viaggio aereo molto
lungo, le diverse abitudini alimentari, la presenza di animali e insetti pericolosi, ci apprestiamo a vivere un’avventura coinvolgente e ricca».
Negli ultimi anni si è visto
un rifiorire di interesse per il
teatro; in Pinerolo come nelle
Valli sono sorte diverse compagnie teatrali amatoriali che
si sono affiancate a quelle già
esistenti e consolidate.
Il «Gruppo di animazione
teatrale Piccolo varietà» è
forse una delle compagnie
più conosciute del Pinerolese. Nata nel 1979 si è fatta
conoscere attraverso alcune
farse in italiano, per poi passare a commedie in piemontese che riscuotono molto
successo fra il pubblico.
L’autore e regista Luigi Oddoero spiega che per scrivere
le sue commedie si ispira a
fatti di vita quotidiana, a problemi attuali usando il dialetto perché al pubblico piace,
perché si addice meglio alla
sua compagnia formata soprattutto da caratteristi, e anche perché il dialetto fa parte
della nostra tradizione.
Alcune sue commedie, come per esempio L’eredità ’d
magna Ninin sono ormai abbastanza famose tanto da essere messe in scena da altre
compagnie di prosa. Il «Piccolo varietà» utilizza per le
prove un teatro in zona San
Lazzaro, messo a disposizio
ne dai servizi sociali in cambio di spettacoli a favore della cittadinanza, e riesce a finanziarsi attraverso i proventi
delle rappresentazioni.
Nata nel 1986, la «Compagnia della teiera» è strutturata
in maniera diversa: al suo interno non ci sono ruoli codificati, si lavora più su canovacci che su copioni e ci si
basa molto sull’improvvisazione. Anche le opere messe
in scena sono di un genere
differente: sono in italiano e
si tratta di satire sociali, politiche, storiche. Sono stati
messi in scena due spettacoli
su Pinerolo e sulla sua storia,
vista però attraverso una lente d’ingrandimento un po’
grottesca, e quindi due spettacoli che fanno dell’ironia e
dell’autoironia sul mondo del
teatro.
«Il pubblico nutre curiosità
verso i nostri spettacoli - dice Andy Conti, uno dei fondatori della compagnia - perché non facciamo un teatro di
tipo tradizionale. Purtroppo
abbiamo il problema dello
spazio per provare; attualmente, autotassandoci, abbiamo affittato una cantina e
i proventi degli spettacoli bastano appena a finanziarci».
Conferenza con diapositive a Pinerolo
Ambiente e preistoria
nelle Alpi Cozie
ERICA BONANSEA
Venerdì 18 marzo, all’interno del ciclo di incontri su temi archeologici e antropologici, il professor Renato Nisbet ha tenuto una
conferenza dal titolo «Ambiente e preistoria nelle Alpi
Cozie».
L’archeologia alpina è
un’archeologia povera, senza
colpi di scena né scoperte di
manufatti preziosi o città leggendarie, ma è animata dal
tentativo di ricostruire una
storia anonima attraverso gli
oggetti del lavoro di tutti i
giorni. Tenta di capire, facendo studi sul territorio,
perché e come l’uomo sia arrivato sulle Alpi.
Le Alpi sono un territorio
difficile caratterizzato da valli profonde e corte e dalla
possibilità di attraversare
molte fasce ecologiche in poco tempo. Per questi motivi
il popolamento delle zone alpine non è mai stato continuativo.
Le Alpi Cozie erano probabilmente già popolate
nell’ultima era glaciale, come risulterebbe dal ritrovamento di microliti in selce
che risalirebbero a circa
20.000 anni avanti Cristo.
L’uomo si spingeva a caccia
fin sui monti ma con la trasformazione del clima da
freddo a temperato, simile
all’attuale, si sviluppa negli
esseri umani un’attitudine
più sedentaria che li spinge a
rimanere in pianura e a dirigersi piuttosto verso il mare,
che per la fusione dei ghiacci
si sta espandendo, allo scopo
di sfruttare i prodotti della
pesca. Col nuovo clima del
resto le montagne si sono ricoperte di una foresta fitta, in
cui è difficile orientarsi.
E solo nel Neolitico avanzato, in un periodo relativamente recente, intorno al
quinto millennio avanti Cristo che le montagne della nostra zona si ripopolano. I siti
archeologici finora trovati
nelle Valli risalgono all’età
del rame e del bronzo, quando l’uomo viveva già in maniera sedentaria e iniziava
l’opera di terrazzamento del
terreno.
Tramite diapositive, il professor Nisbet ha messo a
confronto due siti della zona:
Balm Chanto vicino al lago
alpino detto della Manica e
Roc del Col, nei pressi di
Pragelato.
Il primo, situato in un posto impervio ma che offre
protezione, risale al 2000 aC
ed è caratterizzato da più insediamenti risalenti all’età
del rame che basavano la loro economia su ciò che offriva il territorio. Il secondo è
di circa 400 anni più giovane
e negli oggetti ritrovati si
può già vedere un più spiccato gusto per la decorazione.
^beille
AssKTiraziom
Arnaldo Prochet
AGENTE GENERALE DI TORRE PELLICE
via Repubblica 14 - tei. 0121/91820
10
PAG. IV
E Eco Delle ¥vlli ¥ildesi
VENERDÌ 1- APRIL^q^
Alimentazione e mangiare sano
La ciotola
d^argilla
VALERIA FUSETTI
Le prime passeggiate primaverili dispiegano davanti ai nostri occhi il nuovo
manto dei prati, rallegrato
da cuscinetti di primule dorate e da bianche pratoline.
Oltre a dare un senso di
gioia, le primule sono quanto mai utili anche al corpo.
Già nell’antico erbario di Ildegarda di Bingen, una monaca medievale famosa erborista e guaritrice, il giallo
fiore era consigliato contro
la malinconia. I suoi fiori
essiccati offrono una tisana
dall’aroma delicato e gradevole. È una delle rare piante
che possono essere utilizzate
per molti mesi: infatti in primavera si farà la raccolta dei
fiori e delle foglie più tenere, che verranno usate sia
fresche sia essiccate per le
tisane invernali.
I costituenti più importanti sono le saponine, i sali minerali, la vitamina C, che
rendono la nostra pianta
«solare» antispasmodica,
calmante, diuretica, espettorante e febbrifuga. Dalle
vecchie ricette di famiglia
ne trascrivo due che mi sembra siano particolarmente
utili: innanzitutto l’infuso,
che si ottiene versando 2 decilitri d’acqua bollente su
una ventina di corolle, serve
a calmare i nervi troppo irritati o a sedare lo spasmo che
dà l’emicrania.
di tarassaco (girasole) spezzettate, gr. 60 di germogli di
sambuco. Miscelare bene gli
ingredienti, metterne un
cucchiaio scarso in una tisaniera, aggiungere 1/4 di acqua bollente e lasciare riposare per 5-6 minuti (non di
più). Ne vanno bevute due
tazze da tè al giorno per almeno due settimane.
Le tenere foglioline possono entrare in eccellenti
zuppe 0 in gustose frittate,
così abbiamo provato a raccogliere giovani piante di tarassaco (per contorno), allegre primule e qualche rametto di giovani pianticelle
di timo serpillo.
Tisana di primule
La tisana depurativa, invece, durante il periodo primaverile, aiuta il nostro fisico a
uscire in bellezza dall’inverno. Occorrono: gr. 60 di primule (fiori); gr. 25 di radici
Frittata di primule
Tagliate a striscioline sottilissime una manciata di foglie tenere, vi ho aggiunto il
timo e un’altra buona manciata di foglie, ben sminuzzate, di borraggine. Prima di
versarle nella padella antiaderente, ben spennellata
d’olio extravergine d’oliva,
ho aggiunto un piccolo cipollotto affettato finemente.
Mentre queste verdure appassivano a fuoco bassissimo (a padella coperta) ho
battuto con una frusta tre
uova con un pizzico di sale
e pepe macinato fresco.
Quando le uova così sbattute hanno cominciato a fare
la spuma le ho versate sulle
verdure che si stavano stufando. A tempo debito ho
girato la mia frittata. Non
c’è nessuna difficoltà a digerirla, anche perché a fine
pasto si può bere una buonissima tisana a base di primule a cui aggiungere foglie
di menta e malva raccolte e
essiccate a tempo debito.
PRIVATO acquista mobili
vecchi-antichi e oggetti vari. Tel
0121-40181.
GLI ALLIEVI del corso per
assistenti domiciliari e dei servizi
tutelari dell’Ussl 43 di Torre Pellice ringraziano tutti i docenti del
corso e la direttrice signora Mariena Scassellati Gaietti.
RADIO
BECKWITH
EVANGELICA
FM 91.200
FM 96.500
tei. 0121/91.507
produzione propria
croci ugonotte in oro e argento
Tesi & Delmastro gioielli snc
(già Bomo)
via TVieste 24, tei. 0121/ 397550
Pinerolo (To)
A colloquio con due allenatori delle squadre italiane di sci
Gli uomini che lavorano
dietro le quinte di Lillehammer
MILENA MARTINAT
Di quelli che stanno dietro
le quinte non si parla
quasi mai; non si vedono, non
si sa chi sono, appaiono solo
nei titoli di coda o nelle locandine. Le Olimpiadi invernali di Lillehammer sono terminate da circa un mese: organizzazione perfetta, luoghi
molto belli, spettatori disciplinati e sportivi nel vero senso della parola, questo è
quanto i telespettatori di tutto
il mondo hanno potuto capire.
Fra le persone che lavorano
dietro le quinte dello sci alpino ci sono anche due allenatori pinerolesi: Valerio Ghirardi, di Lusema San Giovanni, che da 12 anni lavora nella
Federazione italiana sport invernali (Fisi) allenando prima
i ragazzi e poi le ragazze, e
Claudio Manganaro di San
Pietro Val Lemina, che da tre
anni allena i ragazzi.
«Questa Olimpiade mi ha
dato molto sia a livello professionale che come uomo spiega Ghirardi -: prima di
partire ho confidato in famiglia che sognavo una meda
glia per Isolde Kostner». Forse c’era già qualcosa di più di
un sogno, perché di medaglie
Isolde ne ha vinte due: «Sì, è
vero, ma dietro ogni medaglia vi sono anni di lavoro e
di sacrifici. Conosco Isolde
da tre anni, da quando lei ne
aveva 16 e l'allenavo in nazionale C. Sono molto contento per tutto il lavoro che è
stato svolto, ma vi sono anche altre ragazze che come
lei provengono dalla C e che
hanno ottime qualità pur non
avendo potuto partecipare ai
giochi». Una vita sempre in
viaggio da una pista all’altra:
che spazio può avere Dio in
quell’ambiente? «Per le ragazze che avevo in nazionale
C e ora sono in A (la Kostner, la Novara) la fede è molto importante - dice Ghirardi
- Ogni volta che possono si
recano in chiesa».
«Le Olimpiadi sono state
organizzate molto bene in tutti i campi - conferma Manganaro - un modo diverso di vivere gli avvenimenti sportivi.
Oltre alla correttezza di comportamento c’era molta sportività, gentilezza e spontaneità da parte della gente: in
CORSA CAMPESTRE-----------Si è svolta domenica 27 marzo
al parco della Mandria (Venaria) la prima prova di campionato
su strada con numerosi partecipanti. Categoria adulti femm. U
Valentina Richard, 3“ Luana Breuza, 6“ Elisabeth Porporato, 8“
Lara Ribet. Cat. adulti masch. 3° Andrea Alcalino, 4° Gianni
Paschetto. Ragazze: 3“ Ivana Roberto. Ragazzi: 7° Federico Paschetto. Allievi: 2° Manuel Griot, 4° Cristiano Micol. Junior
femm. 4“ Maura Pegoraro. Junior masch. 1° Marco Gastaut, 3°
Patrick Pons. Amatori femm. 20: 4“ Sonia Alliaud. Amatori
masch. 20: 7° Federico Clement. Amatori masch. 30: 4° Paolo
Canino. Nella classifica per società il Gruppo sportivo Pomaretto è risultato 1° nel punteggio cat. giovani e 15° nella cat.
adulti, nonché 8° per società numerose.
CALCIO — È un Pinerolo in ripresa quello visto domenica
al Barbieri con il Cuoio Pelli; il 2 a 0 conseguito già nella prima mezz’ora dice di una squadra in salute; dopo alcune recenti
battute d’arresto. In rete sono andati il solito Labrozzo, dopo
appena 4’ e Rosa; poi è stato tutto un susseguirsi di occasioni
mancate da parte dei biancoblù.
PALLAVOLO — Ottimo successo per la squadra femminile
di volley che, grazie alla contemporanea sconfitta delle rivali,
si trova ora sola al comando della serie Bl. Sabato le ragazze
biancoblù hanno superato per 3 a 0 la Lauretana nella sfida diretta per la promozione in A2 con due set molto intensi e l”ultimo decisamente in discesa. Secca sconfitta invece per i ragazzi
in B1, andati sotto ad Asti per 3 a 0. Ancora una bella prestazione per l’Antares in CI che ha vinto in trasferta a Sanremo
per 3 a 0 dopo una prima frazione assai combattuta. In classifica le pinerolesi sono seconde a 4 punti dalla vetta.
Camp, provinciale femminile 1® divisione: 3S Nova Siria Grugliasco 1-3. Torneo femminile under 16 Memorial Terrazza: Vigone pallavolo-3S Nova Siria 0-3.
ATLETICA LEGGERA — L’allievo del 3S Luserna Fabrizio Cogno, allenato da Giancarlo Strazzacappa, ha vinto il titolo piemontese Libertas di corsa campestre. Il giovane atleta ha
dominato i 4 km di gara imprimendo un ritmo fortissimo a cui
gli avversari non hanno saputo resistere. Il 10 aprile Cogno
parteciperà ai campionati nazionali in programma a Benevento.
PALLAMANO — Cadetti: 3S Graphicart-Città giardino
15-17. (Virone, Bonetto, Bertin, Fausone, Rosso, Fissore, Pons,
Boaglio, Galliana, Rivoira, Bounous, Mauro). Prima partita del
campionato ragazzi contro la collaudata squadra torinese. I ragazzi di Andrea Comoglio hanno ben figurato, anche se alcuni
problemi tecnici saranno da risolvere; buona prestazione di
Bounous che con 10 reti è stato il cannoniere della partita.
Serie D maschile: 3S Graphicart-Città giardino 28-31. (E.
Comoglio, Re, A. Comoglio, Attardo, Pons, Gaydou, Canale,
Giordan, Cossa, Bounous, Manas.sero). Bella e combattuta partita dei locali contro una Città giardino cresciuta e potenziata
da nuovi elementi, che ha riacceso un campionato già interessante. Alle spalle della capolista Alessandria, ormai imprendibile, si è aperta la corsa ai playoff tra 4 squadre, tra cui il 3S,
nello spazio di un punto. Le due ultime partite da disputare saranno, per i ragazzi di Pelissero, importantissime.
Serie C femminile: 3S Graphicart-Pallamano Settimo 1027. (Corveglio, Bellion, Rivoira, Toum, Gaydou, Saiu, Consaga). Buona partita delle ragazze locali sempre a ranghi ridotti,
questa volta per una squalifica e un lutto. Nonostante aU’allenatore Massimo Goss fosse rimasta la panchina vuota, le lusernesi hanno resistito alla maggiore esperienza e compattezza fisica delle avversarie lombarde. Una rinata Gaydou, coadiuvata
dalle determinate Rivoira e Toum, hanno mantenuto il divario
a livelli accettabili.
contrandoci per strada con la
divisa nazionale ci facevano
allegri i complimenti per i
nostri medagliati. Si meritavano l’organizzazione di questi giochi olimpici.»
Il sogno di Ghirardi per le
medaglie si è abbondantemente avverato. La percezione di Manganaro sulla simpatia e sul modo di vivere nei
norvegesi potrà diventare
realtà anche per altri popoli?
31 marzo, giovedì —
TORRE PELLICE: Alle 21
comincia un nuovo programma su Radio Beckwith
(91.200 e 96.500) dal titolo
«Tra musica e poesia», a cura
di Roberto Pretto: ogni settimana verrà presentato un autore con commenti e letture.
1° aprile, venerdì —
TORRE PELLICE: Inau
gurata lo scorso 19 marzo,
presso la sala Paschetto del
Centro culturale valdese, resterà aperta fino al 1° aprile
la mostra di oli e pastelli su
tela di Luigi Mottura.
2 aprile, sabato — POMARETTO: Nel tempio
valdese, alle 20,45, si terrà
un concerto della corale valdese e del coro Fihavanana.
4 aprile, lunedì — TORRE PELLICE: Per tutto il
giorno si svolgerà per le vie
del paese la tradizionale fiera
di Pasquetta, abbinata quest’
anno al mercatino dell’ usato.
4 aprile, lunedì — PRAGELATO: Nel pomeriggio,
terza edizione di «Pasqua in
allegria» presso la palestra
comunale: balli e musiche
occitane col gruppo Lou Magnaut.
7 aprile, giovedì — TORRE PELLICE: Alle 20,45,
nel tempio valdese, si svolgerà un concerto a favore del
Collegio valdese eseguito
dal Posaunenchor di Plattenhardt e dalla corale valdese di Torre Pellice.
8 aprile, venerdì — TORRE PELLICE: Alle 20,45,
presso la sede della Comunità montana vai Pellice, Daniele Jalla parlerà sul tema
«Storia e memoria della deportazione italiana nei campi
di sterminio».
8 aprile, venerdì — PEROSA ARGENTINA: Alle
21, nella biblioteca comunale, Alidada propone una serata di diapositive su Bolivia
e Cile dal titolo «Non solo
Salares».
9 aprile, sabato — PINEROLO: Presso l’Expo Fenulli, dalle 10, sarà visitabile
la mostra dedicata ai minerali e ai fossili promossa da
Gruppo mineralogico pinerolese. La mostra resterà aperta
anche la giornata di domenica 10, fino alle 19.
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via Pio V, 15-10125 Torino
Tel. 011/655278
Via Repubblica, 6 -10066
Torre Pellice (TO)
tel/fax 0121/932166
Sped. in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. Franco Giampiccoli
Stampa: La Ghisleriana Mondovi
Una copia L. 1.300
USSL42
CHISONE - GERMANA'
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva
Ospedale valdese, Pomaretto
tei. 81154.
Guardia farmaceutica:
DOMENiCA 3 APRILE
Perosa Argentina: Farmaoii
Bagliani - Piazza Marconi^
tei. 81261
LUNEDÌ 4 APRILE
Perosa Argentina: Farmai
Forneris - Via Umberto 1, teli
81205
Ambulanze:
Croce verde, Perosa: tei. 81000 '
Croce verde. Porte : tei. 201454
USSL 43 - VALPELLIC
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Ijjos Kossi
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 3 APRILE
Bibiana: Farmacia GarellaVia Pinerolo 21, tei. 55733
LUNEDÌ 4 APRILE
Bobbio Pellice: FarmaciaVia Maestra 44, tei. 92744
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 91996
Croce Verde - Bricherasio, tei,
598790
USSL 44 - PINEROLESE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, Pinerolo, tei.
2331
Ambulanza:
Croce Verde, Pinerolo, tei.
22664
Leman
diLaj
tenario d
avuto luog
ni 20 e 21
Sabato 2 aprile — ANGROGNA: Con inizio alle
ore 9 è stata organizzata
una giornata di lavoro volontario in vista della riapertura, dopo la pausa invernale, della Foresteria di
Pradeltorno. A coloro che
parteciperanno verrà offerta Formai tradizionale
«spaghettata» di mezzogiorno.
Sabato 9 aprile — PF
NEROLO: Alle ore 17,
presso la Chiesa valdese
(via dei Mille) proseguono
gli incontri teologici «Giovanni Miegge». Si rifletterà
sul cap. XllI del terzo libro
dell’«Istituzione cristiana»
di Giovanni Calvino.
programm
pa torines
mente rise
venimento
programm
socontode
mente è s
chelamoi
ro si inai
valdese d
presenza
ungheres
partecipai
zione relig
lo in termi
Una Toi
quella che
sffinszky,
ri, Tamàs
tario alla 1
àglio e Li
iiasciatore
ulto livello
questa occ
preoccupi
elezioni? I
»0 calcio?
provinciali
Cinema
Ai rice
' Wia ere
prefetto d
«ssona, a
le all’Acc;
® dal pres
fàonale.
TORRE PELLICE — H
nema Trento propone, giovedì e
venerdì, ore 21,15, li banchetto
di nozze; sabato, ore 20 e 22,1
e domenica, ore 16, 18, 2 ’
22.10, Robin Hood, un uoroo j»
calzamaglia; lunedì, ore 17,2 ,
20.10, 22,10, martedì, e merco;
ledi, ore 21,15 La casa deg
spiriti.
BARGE — Il cinema Com«'
® casa vali
^èaffacc
!*r ipotesi
?®tolico r
„ -ro'
J^er la r
*•*•3 inve
naie ha in programma:
venerdì'
'orr l’ina
^tra al!
! Accade:
Piovono pietre; sabato
Hocus
pocus (Walt Disney). domenicSj
ore 15,15, 17,15, 19,15 6 21,15
tre moschettieri; lunedì, rooru
ledi, giovedì, Famiglia Addano
2; feriali ore 21,15. , .
PINEROLO — La
Italia ha in programma, r'®'"
la «2cento», Schindler’s lisi |
lista di Schindler); feriali spc
colo unico alle 21,15, festivi
14,30, 17,50, 21,1-5. Non e ai,
messo l’ingresso a spe
?'’®a nell
5*>ascia
¡¡rstrato
All’eroe vi
su
■ttacolo iu'"
ziato. La sala «5cento»
-~*1 A?
fino a mercoledì 6,
sabato 20,15, 22,30; dom«" ,
14,15, 16,15, 18,15. 20,
¡¡¡form«
!! Sha 1
^hiia); a
<’u,
Ì 1«
fcalU
‘'all’i
aScovo 1,
ìt'“*
22,20; lunedì 20,15, 22,20.
lo if® *9'
“suo s
11
1994
IS aprile 1994
Attualità
PAG. 7 RIFORMA
uyos Kossuth
ILE
ìrella ■
733
E
lacia •
r44
996
sio, tei.
.ESE.
istiva:
)lo, tei.
lo, tei.
CELEBRAZIONE DI LAJOS KOSSUTH
SE FOSSE STATO
CATTOLICO?
GIORGIO TOURN
LE
SE
ESI
- AN
;0 alle
zzata
•0 voa riasa inda di
0 che
offeronale
ezzo
-PI
■e 17,
ildese
guono
«Gioletterà
) libro
liana»
_ Il ci
iovedì e
nchetto
e 22,10
18. 20.
lomoto
; 17,20.
merco;
a degli
Com“'
venerdì.
Hocus
imenica.
21.15^
merco
lultisal*
iella salisi (P
i spetts
stivi
OlC
nè anisolo f'»roponf;
loven 2.
imen'f
20,1^'
3.
Le manifestazioni in onore
di Lajos Kossuth nel centenario della morte hanno
avuto luogo a Torino nei giorni 20 e 21 marzo, secondo il
programma stabilito. La stampa torinese è stata estremamente riservata su questo avvenimento segnalando solo il
programma ma senza dare resoconto dell’accaduto. Stranamente è stato taciuto il fatto
che la mostra sull’eroe magiaro si inaugurava nel tempio
valdese di corso Vittorio, alla
presenza della delegazione
ungherese che avrebbe poi
partecipato al culto (alla funzione religiosa, si sarebbe detto in termini giornalistici).
Una Torino distratta dunque
quella che ha accolto Géza JeSMnszlqr, ministro degli Esten, Tamàs Katona, sottosegrel®o alla Presidenza del Consiglio e Làszlò Szorenyi, ambasciatore della Repubblica
ungherese, una delegazione di
alto livello venuta in Italia per
qaesta occasione. Una Torino
preoccupata delle prossime
«zi(^? Della crisi del ToriW cdcio? Del week-end? Più
Pvmciale che europea, nem®eno sabauda.
Ai ricevimenti ufficiali
... rappresentata dal
P ietto di Torino, Michele
IH. S’ commemorazioAccademia delle Scienpresidente della Giunta
^nale, Gian Paolo Brizio
però Norberto Bobbio);
si eomunque non
J «tacciato nessuno. E se
^tesi Kossuth fosse stato
2mor'"° ^
stài?.** nostra comunità è
ji'®’“'’ece una bollissi ma
iniziata alle 9,30
nj‘”?“gurazione della
l’Ap allestita a cura del
l'amball® tempio;
Jeszenszky ha
<lellVr/^° statura europea
ungherese e TattuaPlterin, pensiero (che ha
bella CI puntualizzato
^ sua relazione all’Acca
valde¿’.^"ome della Chiesa
lostan li ^'^‘^eratore, Gianni
hito AI . nn breve sasHuto eulto il
<iato daii>^ eomunità è stato
Vescovi!* e dal
'*toyi pk “Aerano Vibor Fa*”etttè la r ^ eielineato brevereligiosa
^*'lica ? sensibilità
'“*1 suA^'^^ ^ favori'"0 successo nel mondo
anglosassone. Nel pomeriggio, alle 16,30, un numeroso
pubblico si è dato convegno,
presente ancora la delegazione ungherese, per un concerto vocale eseguito con eccezionale maestria, è il caso di
dirlo, dai Piccoli cantori di
Torino e dal coro di voci
bianche «Laudate» di Budapest. A questo pubblico, poco
informato sulla vicenda di
Kossuth e del suo soggiorno
torinese, hanno brevemente
presentato il personaggio il
prof. Kelemen e chi scrive. Il
primo tracciandone il profilo,
il secondo illustrando la situazione della comunità
evangelica di Torino di cui
l’esule Kossuth fu membro
sino alla morte.
Roma: un incontro organizzato dalla rivista «Confronti:
La solidarietà per
Kimbarbarimento
contrastare
della società
FULVIO ROCCO
..]V/Temoria, libertà e
solidarietà», parole
chiave della nostra storia,
della nostra tradizione e della
nostra cultura. Questa la definizione condivisa dagli
esponenti del mondo ebraico,
cattolico, protestante, che
hanno preso parte a un incontro promosso dalla rivista
«Confronti» in occasione
della presentazione di un
«quaderno» su questi temi,
nell’aula magna della Facoltà
valdese di teologia.
Il filo rosso che ha unito gli
interventi di persone di diversa estrazione religiosa e culturale (Augusto Battaglia,
Giorgio Bouchard, Enrico
Modigliani, Carlo Alfredo
Moro, Franca Long) è l’idea
della politica intesa come
espressione della solidarietà
concretamente praticata per
contrastare l’imbarbarimento
sempre più evidente di una
società competitiva e violenta. Le esperienze di vita e di
impegno così diverse fra loro
hanno testimoniato l’esigenza
di ridare contenuto profondo
a parole che rischiano di apparire logore o, peggio, di
contrabbandare intenzioni e
programmi molto lontani dal
loro autentico significato.
La testimonianza di Modigliani (unico ebreo presente
in Parlamento nell’ultima legislatura) ha richiamato i gravi rischi di una situazione che
va rapidamente degenerando
in tutta Europa e che colpisce
ancora una volta le minoranze e i diversi. Il sintomo più
pericoloso è il revisionismo
storico portatore, nelle sue
forme peggiori, di violenze
contro le minoranze e di
«guerre fra poveri». Occorre
trasformare gli italiani, dice
Modigliani, da popolo di emi
granti a popolo capace di garantire agli altri l’ospitalità.
«Una comunità di uguali»:
questo è l’obiettivo, secondo
Moro, che dobbiamo prefiggerci, una comunità che non
ponga al centro il modello
dell’uomo rampante e produttivo e dia pari visibilità a
tutti gli uomini, anche a coloro che sembrano condannati
all’emarginazione sociale.
Non è solo un problema di
strutture ma di impegno di
ciascuno di praticare le grandi virtù non solo cristiane ma
umane: giustizia, equa ripartizione delle risorse, prudenza, umiltà e perseveranza.
Una profonda carica religiosa
può servire a non soccombere alla tentazione del potere
fine a se stesso e a praticare
la politica per interpretare le
esigenze umane.
Franca Long ha ripreso,
parlando della specifica riflessione delle donne sul piano etico, il concetto di potere,
inteso come servizio «a termine» di cui si risponde a
Dio, se credenti, e alla propria coscienza. Secondo
Franca Long le proposte essenziali sono la cultura della
vigilanza contro ogni forma
di ingiustizia, violenza e spreco, la cultura della passione
intesa come coinvolgimento
profondo nei rapporti con gli
altri. L’impegno dei credenti,
nel periodo di transizione che
si apre, deve esprimersi soprattutto per qualificare sempre meglio il significato della
nostra presenza al livello etico e spirituale. La responsabilità dei credenti deve sempre
superare gli interessi di parte
e rivendicare le radici religiose dell’esperienza civile. In
un momento di pericolo per
la democrazia è necessario
riaffermare la nostra profonda
convinzione che il pluralismo
Un incontro internazionale si è da poco svolto a Séte, in Francia
Le chiese e ^immigrazione
Alcuni rappresentanti delle
chiese protestanti dell’Europa
del Sud si sono incontrati a
Séte, in Francia, dal 18 al 20
marzo 1994 per confrontarsi
sulla questione dell’immigrazione e sulla responsabilità
delle chiese in questo settore.
L’incontro, a cui hanno partecipato Anne-Marie Dupré e
Lucilla Tron del Servizio rifugiati e migranti della Federazione delle chiese evangeliche
in Italia, era organizzato dalla
Conferenza delle chiese protestanti dei paesi latinoeuropei (Cepple), dalla Conferenza delle chiese europee (Kek)
e dalla Commissione delle
chiese per i migranti in Europa (Cerne). L’incontro intendeva affrontare i problemi
specifici delle frontiere, degli
immigrati irregolari e della
politica europea in materia.
Quasi tutti i partecipanti operano nei servizi delle chiese a
favore degli immigrati
Si è cercato di consolidare
il rapporto di collaborazione
che era già stato avviato
nell’incontro di Malaga nell’aprile 1993. Si è anche discusso della possibilità di allargare la rete di collegamento nell’area mediterranea in
una delle due direzioni: un
dialogo con la sponda sud del
Mediterraneo (Egitto, paesi
del Maghreb) o una collaborazione con altre chiese
membro della Kek nel sudest dell’Europa (Albania,
Grecia, le Repubbliche dell’ex Jugoslavia). Mentre nel
primo caso si presentava la
questione del dialogo con
l’Islam, nel secondo si trattava di affrontare il delicato
rapporto tra le chiese ortodosse e quelle protestanti.
È stata inoltre discussa la
questione del come le chiese e
i loro servizi per i migranti e i
rifugiati si rapportano con le
strutture dell’alto Commissariato delle Nazioni Unite per i
rifugiati (Acnur), che è comunque uno strumento dei governi e troppo spesso sembra
orientato nel suo operato nella
difesa degli interessi del cosiddetto primo mondo. I partecipanti ritengono che le chiese
del Sud Europa possano dare
un contributo specifico a
un’Europa dei popoli a favore
dei rifugiati e dei migranti.
Il convegno si è concluso
con l’approvazione di una dichiarazione indirizzata alle
chiese: «Noi, membri delle
chiese della Conferenza delle
chiese protestanti dei paesi
latini d’Europa (Cepple), riuniti a Séte (Montpellier) il 1920 marzo 1994, sotto gli auspici della Conferenza delle
chiese europee (Kek) e della
Commissione delle chiese per
i migranti in Europa (Cerne),
crediamo che le chiese prote
stanti minoritarie dell’Europa
del Sud possano portare un
contributo specifico a un’Europa dei popoli, accogliente
verso gli stranieri, siano essi
lavoratori o rifugiati.
Affermiamo che la vocazione del Mediterraneo, oggi
come ieri, è quella di essere
un legame fra i popoli dei tre
continenti, Europa, Africa e
Asia anziché una barriera
chiusa agli immigrati. L’Evangelo ci invita a mettere in
discussione le frontiere, poiché crediamo che la terra
non appartiene agli uomini
ma a Dio.
Confessiamo che ci siamo
troppo spesso conformati a
un modello economico che
privilegia i nostri interessi e
il nostro benessere dimenticando che rEvangelo ci chiama a cambiare il nostro comportamento, a rispettare l’altro chiunque egli sia e ad
aprirci alla condivisione.
Chiediamo alle chiese e al
le comunità locali di impegnarsi con risolutezza a vigilare affinché tutti i rifugiati e
gli immigrati, compresi quel
li che sono in una situazione
irregolare, vedano i loro diritti fondamentali, che sono
legati alla dignità della persona umana, rispettati dalle
istituzioni degli stati: Parlamento, polizia, amministrazione, giustizia, ecc.».
deve caratterizzare la vita sociale del nostro popolo, ma
deve essere un pluralismo
«vero», un’autentica disponibilità al dialogo. Battaglia,
che viene da un’esperienza di
impegno nel volontariato, intende la politica come strumento di solidarietà verso gli
emarginati: ricomporre significa superare il rischio di divisioni della società (geografiche, etniche, economiche).
Per ricostruire bisogna cominciare dai più deboli.
L’incontro promosso da
«Confronti» ha dunque documentato la possibilità di ridare
senso alla parola solidarietà e
ha anche sottolineato, come
ha detto Paolo Naso che ha
coordinato il dibattito, il valore della presenza di «Confronti» per approfondire il dialogo
fra le fedi e le culture.
Immigrati in Italia
Amid
è morto!
______RAFFAELE VOLPE___
Avevo intervistato Amid
dieci giorni fa. Riforma del
18 marzo ha pubblicato nella
pagina sull’attualità le sue
parole. Oggi Amid è morto!
E stato schiacciato da un camion come un cane, mentre
lavorava. Il sangue ha trasformato i fazzoletti bianchi
che noi compriamo per pietà
ai semafori in un colore rosso indelebile, indelebile come la mia vergogna.
«Ho in mente di studiare e
lavorare», aveva detto con
quel viso bello giovane, sorridente. Ma il verbo «avere»
non è di proprietà di Amid,
appartiene a me, a noi. Lo
abbiamo rosicchiato lettera
per lettera dal volto di Amid,
e ora il suo volto non è più
bello, giovane e sorridente.
«Cos’hai provato, cos’hai
sentito in quei minuti che ti
portavano la morte? O forse
il fumo e l’odore delle lamiere di un pomeriggio primaverile siciliano ti hanno subito
preso la mente? lo lo spero
Amid, spero che non hai sentito alcun dolore, spero anzi
che qualche dio ti abbia subito accolto in un cielo meno
maledetto di questa terra!
Addio fratello Amid».
Dalle chiese evangeliche italiane
Domande ai candidati
Il pastore Renato Coìsson
della comunità evangelica
valdese, Walter Citti (Centro
servizi immigrati Acli-Caritas), Elena Benvenuto e Gianfranco Schiavone, dei movimenti pacifisti, e Tiziana
Roncarati, del circolo Arciragazzi, hanno inviato il 14
marzo scorso una lettera ai
candidati alle elezioni politiche per i seggi uninominali di
Trieste. Nella lettera, che deriva dal lavoro comune svolto
in questi anni (nel quadro del
Consorzio italiano di solidarietà) a favore delle popolazioni vittime della guerra
nell’ex Jugoslavia, si chiedeva un impegno esplicito su alcune questioni di carattere sociale legate all’accoglienza.
In particolare si richiedeva
un impegno per una riforma
del diritto di asilo per la protezione di chi è costretto a
fuggire dal proprio paese in
seguito a guerre civili, aggressioni esterne e violenza
generalizzata. Questa battaglia non sarebbe nient’altro
che una battaglia per la piena
attuazione dell’art. 10 della
Costituzione «Lo straniero al
quale siano impedite nel Paese di origine le libertà democratiche previste dalla Costituzione italiana, ha diritto
d’asilo nel territorio della
Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge».
Nel caso specifico di Trieste, città di frontiera, l’attenzione dei promotori è rivolta
agli sfollati dall’ex Jugoslavia, e si chiede anche che si
lavori sia con gli organismi
intemazionali (alto Commissariato Onu per i rifugiati,
Unicef, Organizzazione mondiale per la sanità) sia con le
organizzazioni non governative e di volontariato.
Un’altra richiesta rivolta ai
candidati verteva sull’appoggio a una politica «volta a favorire un ’adeguata educazione alla multiculturalità dei
giovani, in particolare nelle
scuole, al fine di contrastare
il diffondersi di atteggiamenti
di pregiudizio e di razzismo»
mentre l’ultimo punto affrontato dalla lettera, razzismo,
era volto alla promozione di
«quei provvedimenti legislativi che rendano pienamente
effettiva una condizione di
parità di trattamento tra cittadini italiani e immigrati regolarmente residenti nel nostro paese, eliminando le discriminazioni che li colpiscono per quanto riguarda l’alloggio, l’accesso al lavoro, i
diritti economici, sociali e
culturali, i diritti politici nelle elezioni amministrative».
In seguito alla diffusione
deH’appello, i promotori hanno organizzato un incontro
pubblico il 22 marzo, che
serviva per comunicare alla
stampa l’elenco dei candidati
che avessero aderito all’iniziativa, anche se questi sono
risultati essere solo quattro,
tre del polo progressista e
uno dei cristiani popolari.
La presidente del Consiglio
della Chiesa valdese di Imperia, Laura 'Volpi, ha inviato
una lettera ai candidati alle
elezioni politiche del 27-28
marzo, in cui si chiedeva un
dialogo (per scritto o telefonico) in merito ad alcune
scelte programmatiche.
Tenendo presenti come
punti fermi la ragione e
r Evangelo, la lettera ha chiesto ai candidati come si pronunciassero su questioni come l’economia, le infrastrutture, il fisco, la scuola, la sanità, la criminalità, l’immigrazione e l’ecologia, il tutto
con una particolare attenzione alla situazione locale (per
esempio, nel punto relativo
all’economia, si parlava anche del porto).
Net prossimo numero servizi e articoli sui risuIUitì
eiettoraii.
12
PAG. 8 RIFORMA
VENERDÌ P AP^^^
0j^
‘ ■
« « * f if
Il frontespizio della versione luterana del Nuovo Testamento in tedesco (1523)
Testi di studio per la teologia
Una guida allo studio
della cristologia
FULVIO FERRARIO
L9 editrice Queriniana inaugura una nuova collana, intitolata «Testi per lo
studio della teologia», costituita da antologie che intendono presentare le fonti essenziali relative ai grandi capitoli della riflessione teologica. Diviso in tre grandi sezioni (dogmatica, teologia
fondamentale, teologia morale), il progetto comprende oltre 20 volumi. La lettura di
questi primi due tomi', primi
in ordine di uscita (in realtà la
cristologia costituisce la quarta parte della sezione «Dogmatica», logicamente preceduta dall’introduzione alla
dogmatica, dalla dottrina di
Dio e dalla dottrina della
creazione), aiuta a capire natura e struttura della serie.
11 primo tomo presenta, dopo una breve ma densa introduzione, i testi biblici alla base della riflessione cristologica, seguiti dalle dichiarazioni
del magistero (si tratta di
un’opera concepita in ambito
cattolico) conciliare e pontificio, da Nicea a Trento; seguono passi tratti dai Padri
della chiesa, dal 11 al V secolo. 11 secondo tomo, dopo le
pagine introduttive, parte invece da Gregorio I (VI secolo) e arriva ai giorni nostri
comprendendo, tra gli altri,
testi tratti dai dialoghi ecumenici, dalle teologie del Terzo
Mondo, e concludendosi con
un’appendice che riporta
estratti da testi della Pontificia commissione biblica e
dalla Commissione teologica
internazionale della Chiesa
romana. 1 singoli autori sono
presentati in modo telegrafico, il che permette comunque
di situare i loro testi nel quadro dell’intera parabola del
dibattito cristologico. Utili sia
le indicazioni sugli originali,
e le traduzioni disponibili,
che la bibliografia.
Con tutti i limiti di un’antologia, l’idea di rendere accessibile un certo numero di pagine es.senziali della riflessione teologica e della tradizione
ecclesiale è certamente utile,
tanto più che si tratta di scritti
difficilmente accessibili al
lettore comune; è indubbio
che il contatto diretto con le
fonti, anche quando si tratta
di piccolissimi «assaggi»,
aiuta a dare contorni definiti a
nomi e dottrine spesso conosciuti solo di seconda o di terza mano. Ovviamente, il fatto
che si tratti di un’opera cattolica non costituisce di per sé
un limite; una certa prudenza,
tuttavia, si rivela necessaria.
Due esempi: l’idea luterana
per cui l’essere umano giustificato resta comunque peccatore viene presentata così:
«Egli [Lutero] non riesce a
vedere come il peccato di cui
ha esperienza quotidiana possa essere concretamente vinto
attraverso Gesù Cristo» (II,
107): quel «concretamente» è
fatale, perché lascia pensare
che Lutero parli di una vittoria sul peccato «astratta», puramente formale, che non tocca la realtà dell’esistenza di
ogni giorno, il che non è vero.
Passando a Calvino, il «decretum horribile» della predestinazione viene tradotto con
r «orrendo decreto», cosa che
Calvino mai avrebbe detto di
una scelta di Dio; si tratta, invece, come precisa Me
Grath^ di un decreto che «suscita sacro timore», riverenza, ma anche paura.
Anche con questi, e altri simili, peccatucci l’opera rimane, a mio avviso, consigliabile
a chi si interessa di teologia e
in particolare a chi esercita il
ministero della predicazione e
della catechesi. I testi presentati documentano l’affermazione iniziale dell’introduzione: in forme e modi molto diversi tra loro, le confessioni di
fede cristiane e gli sforzi dei
teologi testimoniano «che
l’intera "salvezza", attesa da
Dio, è stata mediata dall’uomo Gesù di Nazaret; questi è
il mediatore salvifico per eccellenza» (I, 25). Non tutti, di
questi tempi, .sono d’accordo,
ma proprio per questo fa piacere sentirlo dire.
( 1 ) Karl-Heinz Ohlig (a cura
di): Cristologia. Voi. 1 (ediz. it.
a cura di A. Zani, pp 275, £
32.000); voi. Il (ed. it. a cura di
E. V. Ottolini, pp 318, £ 35.000).
Bre.scia, Queriniana, 1993.
(2) A. Me Grath: Giovanni
Calvino. Il riformatore e la sua
influenza nella cultura occidentale. Torino, Claudiana.
1991, p. 216.
Lutero, Calvino, Knox e il loro impegno per vincere l'analfabetismo a livello di
Il contributo della Riforma protestante
all'istruzione in Europa tra XVI e XVIII seco
ARTURO CERICOLA
LJ invenzione della stampa a caratteri mobili,
verso il 1450, per opera di
Gutenberg, certamente aiutò
la diffusione delle idee di Lutero e degli altri riformatori in
Europa. A sua volta la Riforma protestante servì a diffondere in Europa, e particolarmente nei paesi che a essa
aderirono, l’istruzione popolare e, di conseguenza, la
stampa e la circolazione dei
libri, specie quelli religiosi.
Come è noto Lutero, insieme agli altri riformatori, aveva affermato che l’unico fondamento del dogma doveva
essere la Scrittura (sola fide,
sola Scriptura). Ma perché
questo fosse possibile era necessario da una parte rifiutare
il latino come lingua sacra,
dall’altra dissipare le tenebre
dell’ignoranza in cui versava
la maggior parte degli uomini del tempo, e permettere
l’accesso alla lettura della
Bibbia al maggior numero di
persone. Da qui la necessità
di creare delle scuole dove si
insegnasse a leggere e a scrivere, e di tradurre le Sacre
Scritture in lingua volgare,
comprensibile a tutti (per
questo Lutero tradusse la
Bibbia in tedesco).
Non c'è chiesa
senza scuola
Lutero, come Melantone,
era convinto che non poteva
esserci chiesa senza scuola e
il fondamento, la base di ogni
pedagogia doveva essere costituita dalle cosiddette «humanae litterae» (latino, greco,
eventualmente l’ebraico, la
filosofia, la storia, ecc.), perché non era possibile capire
veramente la Scrittura senza
conoscere le lingue che le
erano servite di veicolo. Parimenti, secondo Lutero, la decadenza della teologia dipendeva dall’ignoranza da parte
di molti teologi della vera lingua latina.
Nell’appello «Alla nobiltà
cristiana della nazione tedesca» (1520), Lutero sostiene
la necessità che ogni bambino, già prima dei 9-10 anni,
conosca la Bibbia e che questa venga studiata anche nelle
scuole superiori. All’istruzione poi non dovevano accedere solo coloro che erano chiamati ad amministrare le città
(per i quali era comunque indispensabile), ma doveva
comprendere anche le donne
le quali, a loro volta, avrebbero dovuto educare i loro figli,
nonché i domestici. Inoltre
Lutero sollecitava anche le
famiglie più povere a fare
uno sforzo in questo campo,
indirizzando i loro figli a diventare predicatori, sagrestani, maestri e maestre, tutti
elementi di cui la nuova chiesa aveva bisogno, giungendo
addirittura a chiedere alle autorità di obbligare i genitori
dei ragazzi e delle ragazze
che già lavoravano a lasciarli
liberi per una o due ore al
giorno per mandarli a scuola.
Fu pertanto sotto la sua
spinta che i riformatori moltiplicarono i piani destinati ai
principi e ai magistrati delle
città, perché cercassero di
tradurre in pratica i principi
da lui elaborati e indicati.
Così a Strasburgo Giacomo
Sturm fondò delle scuole latine che si fusero, in seguito,
per dar luogo al ginnasio,
frequentato nel 1545 da ben
645 allievi; in esso venivano
forniti non solo i primi rudi
menti scolastici e una solida
formazione umanistica impartita attraverso sei classi,
ma anche elementi di istruzione superiore (teologia, diritto, medicina). Ciò spiega
come nel giro di un paio
d’anni questo ginnasio diventi uno dei più rinomati dell’epoca, e venga successivamente trasformato prima in
Accademia (1566-68), poi in
Università (1621), mentre nel
1535 erano state create sei
scuole tedesche per 304 ragazzi e 2 per 126 ragazze.
Le fasce escluse
Malgrado ciò rimanevano
comunque escluse dall’accesso all’istruzione larghe fasce
sociali, per cui i riformatori si
accordarono un po’ dappertutto con le autorità civili per
preparare delle élite dirigenti
con una solida formazione
culturale. Tuttavia, nonostante l’indiscutibile progresso
che l’istruzione aveva fatto in
questo periodo, ai tempi di
Lutero l’alfabetizzazione generalizzata in Germania era
un fatto ancora di là da venire, mentre lo sviluppo delle
scuole tedesche avveniva a
ritmo ineguale, a seconda delle regioni.
Meglio sembrano andare le
cose in Inghilterra, sotto la
spinta specialmente dei puritani. Tra il 1520 e il 1640
l’Inghilterra attraversa un periodo di notevole prosperità,
in parte dovuta alla redistribuzione dei beni del clero,
che triplicò gli effettivi
dell’aristocrazia terriera. Indice di tale prosperità, il raddoppio della popolazione inglese, tanto che la sola Londra passa in questo periodo
da 60.000 a 450.000 abitanti.
Di fronte a questo generale
rinnovamento e arricchimento della società inglese le élite dirigenti avvertirono subito l’importanza del loro ruolo e delle responsabilità che
le attendevano a livello politico e amministrativo locale
e nazionale, per cui cercarono di arrivarvi il più preparate possibile.
Rivoluzione scolastica
Di qui la «rivoluzione scolastica» tanto celebrata degli
anni 1560-1640. Secondo le
indagini e i calcoli dello studioso W. K. Jordan, su 10
contee esaminate il numero
delle scuole elementari e secondarie passa da 35 nel 1480
a 410 nel 1660. A queste sono da aggiungere, secondo un
altro studioso, L. Stone, le
scuole a pagamento (come
quelle di Eton, Winchester e
Westminster) nonché gli
«inns of court» che impartiscono un insegnamento giuridico pratico, oltre alle Università di Oxford e Cambridge che accolgono, nei primi
decenni del 1600, un numero
sempre più alto di studenti,
più di 1.000 iscrizioni per anno tra il 1620 e il 1640.
Da tutto ciò emerge, in maniera molto chiara, come la
«gentry» e i membri delle
classi benestanti si facciano
gran premura di mandare i loro figli alle .scuole secondarie
e superiori, tanto che nel
1640 alla Camera dei Comuni
siederà una delle Catnere più
giovani e soprattutto più istruite che l’Inghilterra abbia
mai avuto. Questi progressi
nell’istruzione, se costituivano indubbiamente un notevole passo avanti nel diffondere
il sapere e la cultura fra strati
sociali prima esclusi, lasciavano purtroppo altri ceti so
ciali, specie quelli meno abbienti, privi di qualsiasi istruzione per cui, gradatamente,
tanto i cattolici che i protestanti si resero conto della necessità di sviluppare un insegnamento elementare che
permettesse di integrare le
masse e far loro conoscere la
vera religione.
Anche qui, chi si distinse di
più nel diffondere l’istruzione
tra le masse popolari furono i
protestanti, perché qui si trattava di renderle capaci di leggere e capire la Bibbia. In
questo compito l’impegno
maggiore venne profuso dai
presbiteriani, che nel 1560
eliminarono i cattolici in Scozia, facendo trionfare la loro
chiesa. Fu il loro capo, infatti,
John Knox, a proporre un in
John Knox, riformatore della
Scozia
segnamento generalizzato
fondato su una rete di scuole
elementari nelle quali si potevano seguire degli studi abbastanza avanzati e che venne
confermato dagli Atti del Parlamento del 1646 e del 1696.
Contemporaneamente, in
alcune città nascevano scuole
di latino paragonabili alle public schools inglesi, mentre
nel 1587 sorge l’Università di
Edimburgo, che si affianca
alle altre tre già esistenti. Al
tempo poi della prima rivoluzione inglese i puritani si assunsero l’impegno di evangelizzare il Galles, mandando in
giro 150 predicatori, creando
60 nuove scuole e stampando
a questo scopo 6.000 Bibbie e
3.000 Nuovi Testamenti in
gallese. E sono sempre i puritani che nella Nuova Inghilterra decidevano di fare istruire i figli dei domestici a
spese della comunità.
Grazie a questi sforzi la
percentuale di coloro che sono in grado di firmare passa
dal 25% in Scozia e dal 30%
in Inghilterra attorno al 1640,
al 60% per entrambi verso la
metà del ’700 mentre i risultati dei puritani in Usa sono
rispettivamente dell’84% per
gli abitanti della New England e del 77% per quelli
della Virginia tra gli anni
1787-1795. In Francia invece
la situazione è la seguente:
tra il 1686 e il 1690, il 29%
dei francesi e il 14% delle
francesi sapeva firmare (per
la statistica si è presa in esame la firma all’atto del matrimonio o del testamento); un
■secolo più tardi (1786-1790)
si ha il 47% per i maschi e il
27% per le donne, mentre tra
il 1871 e il 1875 le percentuali sono rispettivamente del
75 e del 61%.
Le regole pietiste
In Germania, specie sotto
l’impulso del re di Prussia
che li fece adottare nelle
scuole del suo regno, vennero
seguite soprattutto le regole e
i metodi delle scuole pietiste,
cosicché dal 1725 al 1775 in
buona parte dei paesi
(Prussia, Badén, Haníoirfirail
Assia...) venne applicato j I simo
sto modello. La consegni JJotido
di questo impegno nel ¿¡papa(1
dell’istruzione fu cheisLvegnc
sola Prussia coloro che sa, ¿la «La
firmare passano dal 10%] adizioni
1750 al 25% nel 1765 Sta».*1
40% nel 1800.
In Svezia, dopo únala (quna sui
del 1686, la Chiesa lute^ pella Woi
avvia una vasta campagmi lical Soc
alfabetizzazione, negand, |ra le P“
chi non sa leggere e scrii, Seirevai
di ricevere la comunione^ mella ap
sposarsi in chiesa mentrei ^senta s
le donne, nelle fattorie iso| spirituali,
te sotto la guida e il control tali di re
dei pastori, viene affidato! intemazic
compito di istruire le loroj II cristi
relie o i loro vicini. Toi espressio:
questo attivismo e impep sempre v
culturale ci dà ragione dii henza pe
statistiche del 1850, che, lida in qi
dono la Svezia in testanambiami
solo il 10% di analfabeti 1« duo che
li, seguita dalla Prussia eiS taleuidh
la Scozia con il 20%, insita vo» si c(
agli altri paesi del NordS mento de
guono l’Inghilterra e il Gè chiamato,
con il 30-35% di analfald to dalla E
la Francia con il 40%, rinji ne». La
ro austro-ungarico con ili suo aspet
45% e infine la Spagna cari ne vissuti
75% e l’Italia con l’80%i contatto]
sieme a paesi balcanici e i propio p
diterranei. Buona ultima,! tochepi
Russia con il 90-95% diali fatto ha a
fabeti totali. di diversi
Per quanto riguarda Spap minazion
e Italia, culla quesfulÉ gtandefa
dell’umanesimo e del Rii Ibene
scimento, la loro arreWea «proposi!
si spiega prevalentemeriecoi rituale ii
il fatto che, dopo ultore rienzàsa
processo storico, rErop noafiio
mediterranea si trova a esse e comui
molto chiusa e separatai zato uno
resto del continente, conB no amet
niche agricole obsolete,!
rinnovate (anzi, si procedi ■- ■■
una rifeudalizzazionedi
terre e al consolidameatoi
un’aristocrazia terrierap®
sitaría e assenteista), coujl
tuzioni politiche e retó
alquanto illiberali (monai»
assoluta e Controriforma).
Nell’Europa del Nordj
vece si affermano i sistei#'
beraldemocratici e un’ec*
mia di mercato, per cui
Fouch
Uni
an»
T aFn
si dell’area medherraneif del 1
sano sempre meno di fiij
ai paesi forti e di antica» 1
igon
edell’As
ra come l’Inghilterra, zia, l’Irlanda, 1’01and>J^^taen
Francia del Nord e laf
occidentale della Germa*
La cultura
è una ricchezza ca borgh,
, , .„oli noi przo sti
La circolazione ■
ni e dei beni, rnoltipltó P**
le informazioni e le il tribuna
tra gli uomini.
genera progresso
che della comunics^ ila,..
dall’altra dimostra ^
scuola e la cultura
no dalla ricchezza, sou“
sua conseguenza, unu
non mancano casi
l’istruzione può "^,fL||i*6vintoe
sì dalla reazione degli¡¡g. ”
dinanzi all’isolamento “8
sto dalla natura,
venuto in alcune jjJ
tuose della Francia, o fi
siamo alle fattoresse
che insegnano alle
glie e ai vicini a wS»,.
Catechismo di Luteioo
ere Scritture, o più a
coloni americani che
ciano alla conquista
sconfinate portando c
zo di
Bibbia o ai sovrani
che attirano
un’élite di calvinisti ,
loro veco*"
trasformano i
dati in maestri, dopO'
to loro imparare i
stiere a Berlino.
13
IS aprile 1994
PAG. 9 RIFORMA
jjoccadi Papa, 4-10 luglio: convegno internazionale sulla vita spirituale del credente
La dottrina e l'esperienza della santificazione
oijnelle tradizioni benedettina e metodista
nilMCABLO RINALDI
Hanno« rTrail 4 e il 10 luglio prosPlicatol I simo, presso Tlstituto
onsegM ¡j^ondo migliore» a Rocca
> nel can, jjpapa (Roma), avrà luogo il
a che 0(1 ^nve^no internazionale sul
n che sau «La santificazione nelle
'ni 10%i «dizioni benedettina e me■1 1765|yista». Si tratta di un avve
’ nimento che, pur avendo avu
> unalej »ona sua «gestazione» tanto
-sa luteij nella World Methodist Histoampagnji ficai Society quanto in una
negandu tra le più antiche «famiglie»
e escriKdeirevangelismo italiano,
•unione{| mella appunto metodista, si
• mentrejmsenta sin da ora con rilievi
borie isd spirituali, ecumenici e cultuil contrai tali di respiro decisamente
• affidato! intemazionale.
c le loroj II cristianesimo, nelle sue
cini. Tm espressioni più autentiche, è
e irapep sempre visto come un’espegione dii rfenza personale, intanto va50, che» lida in quanto foriera di un
n testaci cambiamento sia dell’indiviilfabetit# duo che della società in cui
russiaeü tale individuo «nato di nuo)%, insiei ro» si colloca. Questo mori Nord.4 mento della vita spirituale è
a e il Gì chiamato, con termine desunanalfaki to dalla Bibbia, «santificazio0%,riii|i ne», La santificazione, nel
3 conili suo aspetto più profondo, viepagnacMi ne vissuta e alimentata da un
n l’SOSi contatto personale con Dio: è
canicien proprio per questo suo aspeta ultimai to che può accomunare (e di
»5% dia fatto ha accomunato) credenti
di diversa provenienza denominazionale nell’ambito della
grande famiglia cristiana.
1 benedettini, con il loro
«propositum» di una vita spirituale incentrata sull’esperienza santificante del «ritorno a Dio», a livello personale
e comunitario, hanno realizzato uno dei modelli che hanno arricchito non solo la sto
arda Spap
uest’ulti»
e del Hill
arretratet!
temeiifcoi
'0 uitojt
3, TErop
ova a essi
leparatai
Ite, conti
3solete,i
ii proceik
zione di
idamentOi
triera p®
ta), conii
e religii
ria della spiritualità cristiana
ma anche, in più forme, quella della cultura occidentale.
Sul versante delle chiese nate
dal solco della Riforma protestante la predicazione di
John Wesley, che ha dato origine nell’Inghilterra del secolo XVIII alla Chiesa metodista, ha posto sempre una
grande enfasi sulla necessità
di realizzare l’esperienza della santificazione. Certamente
quest’ultima è stata vissuta
con forme e con premesse
teologiche diverse da quelle
proprie dell’ascesi monastica,
tuttavia la scaturigine prima
dell’esperienza, rincontro
personale con Dio, e le conseguenze, il mutamento di
singole persone e di collettività, sono quelle che riscontriamo nella famiglia di san
Benedetto.
Proprio la dottrina e l’esperienza della santificazione
rappresentano dunque il momento più significativo e fecondo del dialogo ecumenico
tra cristiani. E la riproposta
di una spiritualità tanto
profonda e alta che giova a
superare, per sua stessa natura, le molteplici divisioni
create dagli uomini nel corso
della loro storia secolare.
Durante i giorni del convegno numerosi specialisti, sia
cattolici che evangelici, aiuteranno i partecipanti ad approfondire le motivazioni e
gli aspetti biblici, patristici,
storici e teologici della santificazione ma, e questo è importante sottolineare sin da
ora, tutti avranno modo, vivendo insieme, di riconoscere la stessa opera dello Spirito nelle vite dei credenti diversi tra loro per cultura, lin
gua, convinzioni dottrinali e
provenienza geografica. Sono
previste, fra l’altro, una visita
alla Biblioteca vaticana con i
suoi archivi segreti, e una serata dedicata a un concerto di
musica sia wesleyana che benedettina. L’elenco dei partecipanti comprende nomi di
circa quaranta noti accademici che con relazioni, comunicazioni, studi biblici e interventi vari introdurranno il
pubblico nella storia, nella
teologia e nel vivo dell’esperienza della santificazione.
John Wesley
Le aree di provenienza
geografica di questi relatori
sono le più varie; si va dagli
Stati Uniti all’Africa, all’Australia, all’Inghilterra, alla
Germania, alla Svizzera,
aU’Irlanda, alla Norvegia, al
Sud America e al Sud Africa,
alla Corea e, naturalmente,
all’Italia. Segretaria del convegno (e instancabile organizzatrice) è la signora Febe
C. Rossi coadiuvata da un
comitato scientifico che comprende James S. Udy, presidente della World Methodist
Historical Society; Antonio
lacovone, abate generale della Congregazione dei benedettini silvestrini; Bruno Corsani della Facoltà valdese di
Teologia; Reginald Grégoire
dell’Università di Urbino;
M.r Kelly del St. Benedict’s
Monastery (Australia) e
Giancarlo Rinaldi dell’Università di Napoli. È previsto
un servizio di traduzione simultanea dall’inglese in italiano e viceversa.
Oggi gli incontri ecumenici
costituiscono sicuramente
presenze costanti nei calendari delle varie chiese cristiane;
tuttavia si tratta o di semplici
momenti di preghiera o di liturgia, o di incontri tra rappresentanti ufficiali o guide delle
varie denominazioni che partecipano. L’incontro di Rocca
di Papa ha in sé un po’ dell’uno e un po’ dell’altro aspetto e, tuttavia, anche molto
di più: esso costituisce, infatti,
un’occasione grazie alla quale
potranno confrontarsi studiosi
di chiara fama ma anche uomini di spiritualità; il tutto
senza alcun’altra finalità che
non sia quella di meglio comprendere il cammino della
santificazione «senza la quale
nessuno vedrà il Regno dei
cieli» e ringraziare Dio per
questo suo dono fatto a coloro
che lo amano.
Per ricevere gratuitamente
il programma dettagliato con
l’elenco dei partecipanti e dei
temi trattati oltre che il modulo di partecipazione ci si
può rivolgere alla segreteria
del Convegno, presso Febe
C. Rossi, vicolo Speronetto
8, San Biagio di Teoio,
35033 Padova; tei. 0499900599.
Fouché e Talleyrand a colloquio in un film di elevata tensione morale
lina cena per decidere il futuro della Francia
iforma).
lei Nord!
, i sistenii —^^WOTURINETTO
e un’eco»
er cuiip* T a Francia rivoluzionaria
terraneali 1789 è lontana. Ap-‘
[IO di WI f ,®80bo ormai al passato
irta,
ira
hezza
stra I
[lU »44 ij - vjiuiai tu ¿JclàicUU
antica cii> , ®|8ori degli Stati generali
* L f* ^*®^biblea nazionale
stituente che hanno sconci e la P ’“^sato l’ordinamento feuGerniani» ® e 1 istituto della monarca assoluta; le coalizioni
^Pee hanno confinato nela h "V Sbondini della ric»^»orghesia mercantile del
deglistato, i giacobini di
oltiplic»» « ®®Pierre, la Vandea, il
le tela»"'j,® bi salute pubblica,
la una P*' rivoluzionario, il
nelleil Direttorio...
° Coalizione
^ Waterloo anche
ra rigurgiti dei Cento
■a- Prigio
a. eaei'‘.lajij3.i inglesi che con gli
casi i"giB,(, li“?®? ® prussiani occuascere%vi„t umiliando il pae
Jegli“"^ invaso,
nento ifjajfn.1815 è un giorno
conte e ij O- Neppure la sera por■ 2°"® lazzn "^1 sontuoso pa
ia, n * Talleyrand, scarsa
esse s'
le Iota
a legEf!
Itero e
liù a®e'
1 che
ista di
do eoe
ni di
-esso
isti esi
3 vecei"
3po
ilnuo'"’
mente illuminato dai candelabri che gettano una giusta luce, fumosa e incerta, ambigua
e sinistra, su due uomini divisi dalla rivalità politica ma
accomunati dall’assenza di
scrupoli e dall’intelligenza
grifagna. Talleyrand e Fouché cenano a porte chiuse,
impegnati in un duello verbale affatto sofisticato: sono politici a quattr’occhi. Dialogo
fuor dai denti, il realismo si
mescola al cinismo, «il potere
estenua soltanto chi non lo
esercita» dice Joseph Fouché
(toh, guarda cosa si sente).
Quale futuro per la Francia,
quale regime si instaurerà, chi
prenderà il comando?
Giù nella via il popolo attende la risposta con ansia,
ma ai due manovrieri non importa tanto della «gente» che
rumoreggia sotto il buio palazzo, quanto innanzitutto
pianificare il loro personale
avvenire. Nella sala da pranzo Fouché e Talleyrand si
scambiano stoccate di fioretto e feroci sciabolate tra un
protestantesimo IN TV
■ "^co; lunedì 4 aprile ore 8 circa ■ Raidue
’ in questo numero:
pasture nella Chiesa anglicana
una riflessione biblica sul significato
flûte di cognac e una coppa di
champagne.
Nemici, legati però a filo
doppio dal loro passato politico che li fa complici bisognosi l’uno dell’altro: Luigi
XVIII ha riparato a Saint-Denis dove aspetta di rientrare
nella capitale senza correre
pericolo, ma il popolo non
vuole saperne: come farà Talleyrand a concludere l’impresa senza il sostegno di Fouché, il potentissimo ministro
di polizia? A sua volta Fouché è nelle mani dell’avversario perché nel 1793 si era
pronunciato contro il re e ora
vorrebbe quella clemenza che
gli sarà poi negata.
Quanto sono diversi i due,
per carattere, visione della
storia, origine sociale! Fouché è epicureo, Talleyrand
sanguigno; ma il loro duello
verbale che si snoda per tutto
il film di 90 minuti svela via
via la loro indomabile volontà di sopravvivenza politica. La cena si protrae fino a
notte inoltrata (più che mangiare parlano e bevono) ma
alla fine raggiungono ciò che
hanno implacabilmente perseguito: i soliti accordi.
Il cielo di Parigi che già
minacciava pioggia ora la riversa in violenti scrosci. Fouché apre una finestra e guarda
fuori, la «piazza» ha abbandonato le strade: «La pioggia
è controrivoluzionaria», sentenzia beffardo.
Condannati a un torvo sodalizio, la sera successiva si
avviano a Saint-Denis e si dirigono verso la camera del re.
Non visto, c’è Chateaubriand.
L’aristocratico e scrittore, allo scoppio della rivoluzione è
emigrato in Inghilterra ma
poi all’avvento di Napoleone
è tornato. Vede passare i due
e commenta: «Il signor de
Talleyrand sorretto da Fouché (...) il vizio al braccio del
crimine...». La restaurazione
della monarchia porterà ancora per qualche tempo Talleyrand e Fouché al comando
della Francia e il legittimista
e cattolico Chateaubriand a
posizioni politiche di rilievo:
Pari di Francia, ambasciatore,
ministro degli Esteri. Ma intanto la Rivoluzione è morta,
viva la Rivoluzione!
In pratica il film* traspone
in immagini i dialoghi della
pièce teatrale di Brisville intitolata icasticamente La cena
(ma «le souper», titolo originale del film, è parola che dice forse qualcosa di più: dice
la convivialità, l’atmosfera al
di là del pasto). Sulla scena e
nella versione originale i due
ruoli sono stati sostenuti dalla
recitazione disadorna e superlativa di Claude Brasseur e
Claude Rich (qui doppiati da
attori di classe come Aroldo
Tieri e Alberto Lionello). La
fotografia è cupa come l’atmosfera dell’opera. Grande
cinema, raffinato e probabilmente impopolare.
(*) A cena col diavolo. Francia 1993, regia di Edouard Molinaro.
Da una finestra di Sarajevo assediata
;i
L'indignazione del giornalista
Se può servire a fare chiarezza, se è espressione dell’onestà intellettuale e se, infine, è la conseguenza della tragedia vissuta
quotidianamente sulla propria pelle, allora viva il livore. Perché
è il livore, il risentimento, la cifra del diario di guerra di Zlatko
Dizdarevic*, responsabile della redazione di Oslobodenje, il
giornale che non si sa come continua a uscire nella Sarajevo («la
nostra cara città», dice in uno slancio di dolcezza) assediata.
È con livore che l’autore parla dei caschi blu (battezzati amaramente «i puffi» dai cittadini di Sarajevo) che assistono indifferenti ai massacri e agli assedi, quando non si prestano alla
corruzione; è con livore che parla delle diplomazie europee e
del segretario delTOnu Ghali (che pure aveva conosciuto anni
addietro); è con livore che si scaglia contro chi parla di fazioni
in lotta. Qui non ci sono fazioni, dice Dizdarevic, qui c’è una
regione, la Bosnia, assediata dalle forze serbe. Le osservazioni,
amare, dell’autore ci introducono all’assoluta e irreale normalità deH’orrore, all’adeguamento del quotidiano alla tragedia,
con una capacità di evocazione stringata ma icastica. Come
quando scopre dalla propria finestra un paesaggio mai visto
prima; e poi si rende conto che il progressivo abbattimento di
palazzi e addirittura degli alberi di una collina rende più ampio
l’orizzonte. O come quando traduce la disgrazia nell’atto amministrativo della scuola, che decide di concludere l’anno
1991-92 anzitempo, di alzare i voti di un punto agU alunni insufficienti. Un piccolo atto, una piccola decisione, una tappa
dell’assedio.
Ma la disgrazia peggiore, oltre alle famiglie distrutte, agli
stupri, al genocidio della cultura cosmopolita della Bosnia, è
l’aver insegnato a odiare. Niente sarà più come prima, se un
giorno finirà la guerra. Quella gente rimarrà segnata dall’odio e
cercherà di far pagare a qualcuno le sue colpe («hanno spezzato
in noi quel che c ’era di meglio»).
(*) Zlatko Dizdarevic: Giornale di guerra. Cronaca di Sarajevo
assediata (con una nota di Adriano Sofri). Palermo, Sellerio, 1994, pp
171, £ 12.000.
Martedì 5 aprile — MODUGNO (Ba): Alle ore 19, nella
chiesa del Pieno Evangelo (via S. Lucia), si tiene un incontro
di tutte le comunità evangeliche sul tema: «L’ora di religione a
scuola» con il prof. Nicola Pantaleo e il dott. Valerio Bernardi.
Venerdì 8 aprile — ASTI: Alle ore 21, presso l’Archivio
storico del comune (via Massaia 15) il prof. Bruno Corsani
parla sul tema: «“Voi siete stati chiamati a libertà” (Calati 5,
13) - La grazia e la giustificazione».
Sabato 9 aprile — RAPALLO (Ge): Alle ore 15,30, presso
la sala consigliare del Comune (piazza delle Nazioni), il Coordinamento delle chiese battiste in Liguria e la Chiesa evangelica di Rapallo organizzano un incontro sul tema: «Amerai lo
straniero...?» (Levitico 19, 33-34) a cui partecipano il gruppo
di Amnesty International e il prof. Maurizio Girolami («L’accoglienza dello straniero dall’Antico Testamento a oggi»).
Domenica 10 aprile — ROMA: Alle ore 16, presso le suore
francescane missionarie di Maria (via Giusti 12) il Sae organizza un incontro con il prof. Piero Stefani, biblista, sul tema:
«Israele, Islam e cristianesimo: universalismi a confronto».
Domenica 10 aprile — TORINO: Alle ore 15,30, presso il
salone valdese di corso Vittorio Emanuele II 23, Franco Barbero (animatore teologico della comunità di base di Pinerolo) e
Elena Loewenthal (esperta di ebraistica e saggista), parlano
sul tema: «Un’interpretazione cristiana deH’ebraismo; reazioni
e commenti al libro di Hans KUng “Ebraismo: passato, presente, futuro”».
Lunedì 11 aprile — TORINO: Alle ore 15,30, presso il palazzo dell’Antico macello di Po (via Pescatore 7), per il ciclo
sul tema: «L’identità negata, l’identità affermata. Antisemitismo e sionismo nella storia del ’900», organizzata dall’istituto
di studi storici «G. Salvemini», il prof. Alberto Cavaglion parla su «Origini e caratteri dell’esperienza sionista».
Martedì 12 aprile — GENOVA: Alle ore 17,30, presso la
sala convegni della Banca di Genova e S. Giorgio (via Ceccardi 1), per la serie di incontri organizzati dal Sae su «La comprensione della rivelazione», il prof. Vittorio Marconi parla
sul tema: «La comprensione continua. La funzione delle altre
culture».
14
VENERDÌ V APRII F
La richiesta di finanziamento alla scuola privata è collegata a altri fatti
Il complesso mondo dei rapporti fra la
Chiesa cattolica e la politica italiana
filACOMO QUARTINO
L5 articolo di Maurizio Girolami «La scuola: un
diritto per tutti» sul n. 11 di
Riforma mi sembra troppo
parziale perché non coglie le
ragioni complessive dell’offensiva propagandistica cattolica di questi giorni.
Guardiamo alla successione
dei fatti: prima è venuta la richiesta di finanziamento pubblico alle scuole private, poi
il solito appello della Conferenza episcopale italiana per
l’unità e la coerenza politica
dei cattolici, di cui Buttiglione e Formigoni si sono dichiarati subito i beneficiari,
infine l’avvio in diretta televisiva dalle Grotte vaticane
presso la creduta tomba di
Pietro della «grande preghiera
per l’Italia», con l’intervento
personale di Giovanni Paolo
II, che nel suo discorso per
sostenere che il nostro paese
merita dal cielo una sorte migliore di quella che gli si prospetta a breve termine, ove
vincano certe forze, ha enumerato una serie di grandi
credenti che hanno dato gloria
all’Italia fino... a De Gasperi e
La Pira. Proprio così.
Insomma, la Chiesa cattolica italiana, come se non
fosse successo nulla, ritiene
ancora di aver diritto alla riconoscenza del nostro popolo per avergli dato il partito
della Democrazia cristiana,
che tanti meriti ha aequistato
in quasi mezzo seeolo di governo. Ancora una volta, come dopo la caduta del fascismo, la chiesa romana pretende di non essere processata con il regime che ha sostenuto fino a ieri. Il periodo di
Un convegno della corrente di Segni quando faceva ancora parte
delia Democrazia cristiana
occupazione dello stato italiano da parte della Chiesa
cattolica e del suo partito è
stato così lungo che un giudizio storico non solo è ormai
possibile, ma è anche soggetto a pochi dubbi.
La gerarchia romana tuttavia non teme né il giudizio
storico, su cui poco può fare,
né i possibili diretti coinvolgimenti nelle vicende giudiziarie italiane, dai quali la tiene al riparo la scandalosa immunità che le assicurano i
Patti Lateranensi, con cui lo
stato italiano ha abdicato alla
sua sovranità nei confronti
della Santa Sede. Essa teme
appunto il processo politico
che una maggioranza ostile
potrebbe intentarle, facendole
pagare il prezzo della sua
complicità con la De, con la
cancellazione dell’art. 7 della
Costituzione, l’abrogazione
unilaterale dei Patti Latera
nensi e del Concordato del
1984 nonché di tutte le leggi
connesse.
Purtroppo nessuno dei contendenti ha nel suo programma una simile revisione, per
paura di alienarsi il voto dei
cattolici. Ancora una volta la
Chiesa cattolica approfitta
della cronica deboìezza del
senso della laicità dello stato
delle forze politiche italiane
e, anziché tacere in pudico silenzio, mette le mani avanti e
osa avvertire tutti che dovranno ancora fare i conti con lei,
anche se non c’è più un partito che si chiami «cristiano».
La sinistra si guardi bene,
in caso di vittoria, dal dare
spazio a idee peregrine come
un referendum sull’abrogazione del Concordato, perché altrimenti il ricatto del
finanziamento delle scuole
private le sarà gettato tra i
piedi, dividendo le forze ex
democristiane (Rete e cristiano-sociali) dalle altre del
blocco progressista. Al centro, in caso di affermazione.
Segni e il Partito popolare dovranno ringraziare la Cei per
il suo appoggio, che dovrà essere ricambiato, in sede di costituzione del nuovo governo
con i progressisti, con la tutela a oltranza dei privilegi concordatari. Verso la destra il
messaggio muta di senso: al
possibile grande banchetto di
liquidazione privatistica dello
stato sociale e di diritto, la
gerarchia cattolica si prenota
un posto di tutto riguardo.
Nella revisione costituzionale
che la destra ha in animo, essa chiederà la cancellazione
non solo dell’odiato inciso
«senza oneri per lo stato»,
ma di interi articoli e parti
che contrastino con la sua
ideologia e i suoi interessi.
Veramente rattrista che a
una simile chiesa e al suo capo qualcuno dei maggiori teologi evangelici contemporanei, come Pannenberg, possa
concedere un ruolo di portavoce «in nome di tutta la cristianità» e un «primato»
d’onore, «a dispetto degli
amari dissensi a proposito dei
cronici abusi politici dell’autorità romana» (v. Protestantesimo n. 1/94, p. 73). Nessuno invece meglio delle chiese
evangeliche italiane ha i titoli
per parlare senza incertezze in
difesa dello stato laico e della
scuola pubblica. Non possiamo venderci per 30 denari al
Sinedrio.
Giorgio Bouchard prevede
un ritorno, in forme rinnovate, deU’anticlericalismo. Credo che abbia ragione: ve ne
sono tutte le condizioni.
1*1
L'influenza dello spirito concordatario
Scuola e laicità
GIOVANNI GÖNNET
Marco Rostan, nel suo
«contrappunto» dell’ 11
marzo, avanza un’ipotesi per
lo meno sconcertante: «Se
domani ci fosse la possibilità
di finanziamenti pubblici anche per le nostre scuole private, dal Collegio di Torre
Pellice a Riesi e alla Noce di
Palermo, probabilmente la
maggioranza dei valdesi e
metodisti li accetterebbe di
buon grado» !
Tale e quale. A prima vista
il ragionamento di Rostan
non fa una grinza. Poiché lo
stato ha fatto lo sprecone
sperperando «il denaro pubblico in cose inutili» non ci
sarebbe da scandalizzarsi «se
ne spendesse un po’ per chi
fa cose utili e positive (...)
come le scuole cattoliche».
dunque, Sealfaro non avrebbe parlato a vanvera: egli sarebbe - come il papa - il difensore di un diritto, purtroppo leso dalle ultime 5 parole
dell’art. 33 della Costituzione italiana!
Ora, quella «maggioranza»
favorevole al finanziamento
pubblico delle scuole private
è senza dubbio rappresentata
da coloro che nel passato accettarono prima le Intese previste dall’art. 8 della Costituzione, poi I’8%c, cioè quelli
che mi piace chiamare intesisti. Ma c’è una «minoranza»
tra noi di separatisti e abrogazionisti che sono decisamente contrari, e forse vale la
pena di riepilogare, per amor
di chiarezza, le ragioni della
loro duplice avversione:
1) Se non ci fosse l’art. 7
non ci sarebbe nemmeno
l’art. 8: dunque, le Intese sono un «contentino» per meglio ingoiare il Concordato.
2) Dato ciò, le minoranze
religiose favorevoli alle Intese avallano il Concordato,
mentre avrebbero potuto, con
un loro rifiuto, dare una mano
a tutte le forze sanamente laiche che lottano per la sua
abrogazione e vogliono ripristinare una totale separazione
tra lo stato e la chiesa.
3) Ammesso (ma non concesso) che le Intese siano state accettate solo perché si
ravvisava in esse «lo strumento per abolire le disposizioni restrittive della libertà
contenute nelle leggi sui
“culti ammessi’’ del 1929 e
1930 tuttora vigenti» - come
si esprimeva la Tavola valdese con una lettera del 29 novembre 1976 inviata ai gruppi parlamentari della Camera
(cfr. L’autunno del Concordato, a cura di Francesco
Traniello e Mario Corderò,
Torino 1977, p. 291) - tuttavia le stesse Intese venivano
coneepite come quelle che
«si differenziano totalmente
da qualsiasi trattativa di natura concordataria».
E questo soprattutto per
quanto riguarda l’esclusione
di qualsiasi privilegio d’ordine materiale da parte della
Repubblica.
La dichiarazione dei 65 pastori
Invito alla tolleranza
FRANCO SCARAMUCCIA
Un esame della dichiarazione sottoscritta il 24
febbraio 1994 da 65 pastori e
pastore valdesi, metodisti e
metodiste, luterani e luterane,
battisti e battiste consente innanzitutto di notare che chi ha
firmato lo ha fatto a titolo del
tutto personale e solo i giornalisti successivamente hanno
individuato fra i nomi quello
del presidente della Federazione, quello del decano luterano, ecc.
In secondo luogo si può ben
vedere che nella dichiarazione
non c’è alcun giudizio di valore sulle «convivenze stabili
fra cittadini omosessuali». La
valutazione positiva è espressa riguardo alla raceomandazione del Parlamento europeo,
che è apprezzata e accolta con
interesse. L’invito a essere sereni ed equi, senza condanne
preconcette, è nel giudicare la
raccomandazione di Strasburgo. A questo proposito, mi
sembra estremamente significativo che la dichiarazione
esplicitamente chieda di non
usare per tali convivenze il
termine «matrimonio» ma solo «convivenza stabile» o
«unione civile».
Allora viene da domandarsi
se sia ben conosciuta la raccomandazione di cui si parla:
essa si limita a chiedere ai governi europei di sancire nelle
legislazioni dei diversi stati il
riconoscimento di determinati
diritti, che nascono dal fatto
che due persone vivono stabilmente insieme e perciò
mettono in essere una serie di
rapporti giuridici che meritano tutela. Francamente non
riesco a vedere lo scandalo:
non c’è alcun giudizio (positivo o negativo) sulla convivenza in sé. Si chiede semplicemente una tutela giuridica per
le eonseguenze che la convivenza stabile inevitabilmente
(che la legge se ne occupi o
no) produce.
Mi pare che abbia ben compreso il quotidiano La Repubblica (25 febbraio) quando
legge la dichiarazione come
«un appello alla tolleranza».
A questo mi pare miri la richiesta di salvaguardare «il rispetto delle persone coinvolte
nella loro specificità umana»
tenendo conto al tempo stesso
del «tempi necessari per una
evoluzione e maturazione delle coscienze». Non sono sicuro che ciò possa essere una
causa di fraintendimento ma
mi pare opportuno segnalare
che il testo riportato da Riforma (4 marzo) è in parte mutilato rispetto all’originale per
un errore di stampa. Al secondo capoverso infatti va letto:
«... sviluppando una riflessione etica che prenda atto
dell’evoluzione del costume
in corso nell’ambito delle società occidentali, salvaguardando da un lato il rispetto
delle persone coinvolte nella
loro specificità umana e nelle
loro scelte di vita, e salvaguardando insieme...».
é
AMNESTY INTERNATIONAL
NOSTRI APPELLI
Le violazioni dei diritti
umani sono tante, in tutto il
mondo. I nostri appelli perciò devono anch’essi essere tanti. Possono salvare la
vita a una persona, possono
fermare la tortura e far
uscire di prigione chi è
condannato all’ergastolo
ed è in carcere da più di 20
o 40 anni, per aver sostenuto fino all’estremo le
proprie convinzioni religiose o politiche.
Salih Askerogul CIPRO
Obiettore di coscienza,
residente nella zona settentrionale di Cipro controllata dalla Turchia. La Repubblica ellenica di Cipro da
molti anni imprigiona gli
obiettori di coscienza, ma
le autorità turco-cipriote
non li avevano, finora, incarcerati. Salih Askerogul
è il primo obiettore di coscienza a essere detenuto
dalle autorità turco-cipriote. Il 24 settembre 1993
doveva presentarsi per la
chiamata alle armi, ma ha
preferito tenere proprio
quel giorno una conferenza
stampa per spiegare il suo
rifiuto al servizio militare e
per dichiararsi disposto a
prestare un servizio civile
alternativo.
Il 12 novembre dello
stesso anno ha subito un
processo ed è stato condannato a tre mesi di detenzio
ne per non essersi presentato alla chiamata alle armi. Inoltre è stato condannato a tre anni di carcere
per «propaganda contro le
forze armate». La sua compagna greca, Yiota Nikolaou, e la loro figlia appena
nata. Melissa, sono state
trasferite nella parte meridionale dell’isola, la Repubblica ellenica di Cipro,
e non hanno avuto il permesso di recarsi nella parte
settentrionale per far visita
a Askerogul in prigione.
Non possono neanche telefonargli.
Si prega di scrivere, in
italiano o in inglese, chiedendo la sua immediata e
incondizionata scarcerazio
più di 40 anni in carcere k |a /J
isolamento, per non ave,' 61^”
voluto rinnegare le suj , • x
convinzioni comuniste. Le!/jP| |(
sue condizioni fisiche e
mentali sono assai precariel /Il Ct9
a causa delle torture subite ”
del prolungamento delli «o lette
detenzione in isolamento e ¿radei
delle dure condizioni car. dell’U
cerarle.
Si prega di indirizzare jiGeova
appelli, in italiano o ingie. chiese» s
se, per una sua immediata btaio; nor
e incondizionata scarcera- ijserirmi i
zione, a: ^rgoi
His Excellency Preside^ ^\\e pagi
Kim Young-sam, The Blui solo svilu]
House, 1 Sejong-no, Chon- sioni sul c
gno-gu, Seoul, Repubblia lettera.
di Corea (Corea del Sud). In sosta
(Si può spedire una copia che il crisi
dell’appello alFAmbascia. ricevette c
ta della Repubblica di Co-ciale imi
rea, via Barnaba Oriani 30, l’accusa c
00197 Roma). ta». Oggi
Muhammad ’Id ’Asha. cambiate,
wi, Dafi Jam’ani, ’Abé stiane chi
al-Hamid Miqdad, Ha- aersi fede
ditha Murade, ’Adel Na fono taci
’issa, Fawzi Rida, Musta- maniera d
fa Rustum - SIRIA smo» dall
Sette prigionieri per mo- ufficiali. 1
tivi di opinione, cletenuti che conve
da oltre 20 anni, senza ac- ilsig.Ber
cusa né processo nel carce- senza dii
re militare «al Mezze» di
Damasco. Già membri del
governo e funzionari del sono solo
partito Ba’th, sono stati ar- sano le de
restati con altre personalità
tra il 1970 e il 1972, per
essersi rifiutati di collaborare con il governo di Hafez al-Assad, salito al potere con un colpo di stato,
Alcuni del gruppo degli arrestati sono morti in deteazione, altri sono statiàsciati. Salah Jadid, ex capo
di stato maggiore delio
sercito e alto funzionario
del partito Ba’th, è morto
improvvisamente il H
agosto 1993 nel carcere
militare «al Mezze». Amnesty International è prc;
occupata per la sorte da
che i veri
cati nella
ni della T
Iota «il n
cerbito» (
Come I
«radicati i
sto» quai
dalla chi
confessai
gnor naie
vanni 20,
come ui
l’arcangi
creato da
Messia s(
simo? Co
re dei vei
quando s
ziosameni
sette prigionieri ancora li tod
vita, ma in condizioniti
salute precarie. Muhammad ’Id ’ Ashawi è partico- «ere he:
larmente sofferente a causi <^inle i
di una grave forma di anemia, reumatismi e ulcera.
Inviare gli appelli, into
liano o inglese, per una immediata e incondizionai’
scarcerazione dei sette pm
gionieri a:
His Excellency Presiditi
Hafez al-Assad, Presidio
tial Palace, Damascus'
Siria.
(Si può spedire una copi*
deH’appello all’Ambascii
ta della Repubblica ara
siriana, piazza d’Aracoe
1,00186 Roma).
ne a:
His Excellency Mr. Rauf
Denktas, Leader of the
Turkish Cypriot Community, Cumhurbaskanligi,
Lefkosa - Kibris/ Via Mersin 10, Turchia.
Ahn Han-Sop - COREA DEL SUD
Soldato dell’esercito
nordcoreano. Il 26 aprile
1953 è stato catturato dalle
truppe della Corea del Sud
nella provincia di Kanghwa. È stato duramente
picchiato e accusato di essere una spia, per il fatto di
essere stato trovato da solo
presso il confine nordcoreano. Al processo del
1953 è stato condannato
all’ergastolo. Si trova da
Affrancatura lettera
aerea: Turchia e Siriu
del Sud
1.050; Corea
1.250. Gli aerogrammi
affrancati (£ 850) si
no acquistare alle posK; curo
Anna Marnilo
In sottoscrizione presso la Editrice Claudiana, via Principe
10125 Torino
fax n. 011-657542 - Ccp n. 20780102
Il pluralismo nelle origini cristi^
Studi in onore di Vittorio Subilia (191M988)
Via
Via
Via
direttof
WCEDIRE'
redatto
tizio G
prò, Li
W,Gii
hORo!
Voipe
fiARANTI:
noRoi
*«MINIST
fOTOCow
SfAMPA:
Collana della Facoltà valdese di teologia
u,M
A cura di Gino Conte, con scritti di Gino Conte, Paolo R'^*’ m
Vouga, Bruno Corsani, Francesco Erasmo Sciuto. Brunero G
messaggi di Oscar Cutlmann, Johannes Cantine e Geoffrey Wain
_ .......... ............ ... ... «.„.fti.lil’'^
Con la bibliografia completa di V. Subilia, curata da M. ¿
ticoli, recensioni, sermoni, elenco delle opere recensite
elenco delle recensioni dei suoi libri, bibliografia su V. SubiliaL’opera di 216 pagine + 8 fotografie può essere sottoscritta pd®*
giungo 1994 a lire 39.{XX). Dopo tale data costerà lire 49.000.
■•ostenH
‘Semesti
■'Wnuiai
sanni
'**"Wnar¿
15
1 e APRILE 1994
PAG. 1 1 RIFORMA
e le dottrine
'■cere.iu
on avei'
i*tj dei Testimoni
siche e. ^
fS^diCeova
•° dell^ Ho letto con attenzione la
™Woe lettera del sig. Alberto Berto
oni Cai. ‘ dell’Ufficio stampa della
Congregazione dei testimoni
‘J'izzarc ^ toova sul tema «Sette o
0 ingle, jhiese» sul n. dell’ 11 feb™diaü braio; non è mia intenzione
carcera- inserirmi nel dibattito che, su
tale argomento, si è svolto
'residen siile pagine di Riforma ma
’/le Blue solo sviluppare alcune rifles5. Chon. sioni sul contenuto di quella
pubblici lettera.
'¡Sud). In sostanza Bertone dice
na copia che il cristianesimo primiti vo
ubasela- ricevette dalla religione uffia di Co- ciale imperante all’epoca
riani 30, l’accusa di essere una «setta». Oggi le cose non sono
1 ’Asha- cambiate. Le minoranze criL ’Abd stiane che vogliono mantead, Ha- lersi fedeli alla Parola vendei Na gono tacciate, nella stessa
Musta- maniera di’allora, di «settarismo» dalle odierne religioni
ufficiali. E fin qui potrei anche convenire. Quando però
il sig. Bertone specifica - pur
senza dirlo apertamente che i veri cristiani«ben radicati nella parola del Cristo»
sono solo coloro che professano le dottrine dei Testimoni della Torre di guardia, allora «il mio spirito si è inacerbito» (Atti 17, 16).
Come è possibile essere
«radicati nella Parola del Cristosquando, diversamente
dalla chiesa primitiva che
confessava Gesù come «Signor mio e Dio mio» (Giovanni 20,‘28), lo si annunzia
come una creatura celeste,
l’arcangelo Michele, che fu
creato da Dio e che divenne il
Messia solo all’atto del battesimo? Come è possibile essere dei veri e sinceri cristiani
quando si fa sfoggio (maliziosamente) di citazioni di diverse traduzioni della Bibbia
“imenticando che la «Tradusone del Nuovo Mondo delle
Sacre Scritture» (la Bibbia
ufficiale e normativa per gli
A
per modetenuti
enza acci carceezze» di
mbri del
•nari del
I stati arrsonàtà
972, pei
collabo0 di Ha) al potedi stato,
degli arin deleaitatiù, ex capo
e delieizionario
è morto
te il 19
carceri
;e». Amai è pre;
sorte dei
incora ii
izionidi
Muham: pardeoe a causi
a di aneulcera.
Hi, in itir una ii"’
lizionati
sette pii
Pres0
o^-esidin
nascus'
una copi*
mbasci*'
ica arah
Aracoe»
LETTERA
I bambini e la Cena del Signore
Gari amici, ^ '
non lasciamoci ingannare dal suono
delle parole !
Quando si parla del battesimo cristiano, dell’opportunità di amministrarlo ai bambini, del suo rapporto
con la Cena del Signore, eccetera, capita spesso di prendere come modello
da riproporre il battesimo di Gesù nel
Giordano, ma questo non è corretto: si
trattava di un diffuso rito penitenziale,
ma il battesimo a cui Gesù andava incontro era ben altro, quello della croce
(Luca 12, 50), ed è da questo battesimo (resurrezione compresa) che trae
origine il nostro. Per convincersene, si
possono leggere Atti 19, 1-7 e Romani
6,3-11,
Quanto pòi al suo rapporto cori
r ammissione dei bambini alla Cena»
teniamo copio del contesto «pasquale»
di quest’ultiitìa: nei riti pasquali, dove
pure si trattava di discemere un significato, ì bambini erano non soltanto
ammessi, ma avevano un particolare
ruolo. La successione battesimo-cena
pone certo dei problerm da affrontare
serenamente, ma casi come quello di
Atti IO, 44-48 (in cui il dono dello spirito precede il battesimo) devono metterci in guardia contro un’eccessiva rigidezza, che sa un po’ troppo di sacramentalismo.
Naturalmente, la partecipazione alla
Cena richiede una certa consapevolezza della comunione con il Signore (I
Corinzi 10,16); ma è proprio della tradizione cattolico-romana considerare
la comunione di mensa come il segno
di un pieno consenso nella fede. Nelle
nostre chiese (dove si accentua il rapporto tra i segni e la predicazione, senza la quale essi resterebbero ambigui e
muti) la comunione di mensa va considerata piuttosto come un segno del comune cammino nella sequela di Gesù,
cammino a cui tutti, ognurio nella sua
particolare condizione, siamo chiamati. È anche per questo che molti di noi
propendono airintercomunione.
Infine, la Cena (come la predicazione
e il battesimo) si rivolge a ciascuno, ma
anche alla chiesa nel suo insieme: li negheremmo a un portatore di handicap
mentale, solo perché non è abbastanza
consapevole? O non sarebbero per tutti
noi un richiamo all’universalità delle
promesse di Dio, che non si fa certo
spaventare dalle nostre malattie?
Alla Cena un bambino può partecipare (a mio avviso) quando è in grado
di comprendere, al livello proprio della sua età, la parabola del Buon Pastore: Gesù risorto, che ha dato la vita per
me, è oggi la nostra guida e il nostro
amico. Approfondirà con il tempo la
sua fede, come del resto tutti i credenti. Non dimentichiamo che la prima
Santa Cena della storia, quella presieduta dal nostro Maestro in persona, fu
amministrata a degli eretici: eccettuato
Gesù, non negavano forse tutti (uomini e donne) addirittura la resurrezione?
Pane e vino ci sostengono durante la
strada. All’arrivo, speriamo bene in
qualcosa di meglio! , '
Teodora Tosoni - Cosenza
aderenti alTOrganizzazione
della Torre di Guardia) su testi basilari (come Giovanni 1,
1 e 8, 58, Ebrei 1, 8) impone
versioni inaccettabili secondo
tutti gli studiosi solo per sostenere alcune dottrine?
Come è possibile sostenere
che bisogna essere sempre
neutrali in politica? L’Iddio
vero rivelatosi nelle Sacre
Scritture - e nel quale io credo - è sovrano su ogni sfera
della creazione e quindi anche di quella politica (v. Nicodemo, Giuseppe d’Arimatea, «quelli della casa di Cesare», Filippesi 4, 22). Quale
benedizione sarebbe stata per
l’Italia la presenza di più politici veri credenti? La nostra
Tangentopoli sarebbe stata di
molto ridimensionata.
Come è possibile sostenere
che in tutti i conflitti armati
bisogna rimanere neutrali?
Certo i veri cristiani, essendo
facitori di pace, non faranno
mai una guerra di aggressione e cercheranno con tutti i
mezzi, anche i «deprecati»
mezzi politici, di evitare che
simili tragedie avvengano.
Ma quando, dopo aver espe
■om«®“
STIAI^
988)
Riforma
Via Pio V, 15 -10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/657542
Via Foria, 93 - 80137 Napoii - tei. 081/291185 - fax 081/291175
Via Repubbiica, 6 - 10066 Torre Peiiice - tei. e fax 0121/932166
Viclm
Luciano Deodato, Emmanueie Paschetto
ATTORI; steiio Armand-Hugon, Ciaudio Bo, Aiberto Bragaglia, Daniele
oUMttq, Luciano Cirica, Alberto Coreani, Piera Egidi, Fulvio Ferrarlo, Mauiizio Girolami, Anna Maffei, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca NeW Luisa Nitti, Jean-Jacques Peyronel, Roberto Peyrot, Gian Paolo Ricw, Giancarlo Rinaldi, Fulvio Rocco, Pietro Romeo, Marco Rostan, Pierval*1^^*'’ Marco Schellenbaum, Federica Tourn, Florence Vinti, Raffaele
®***Wl. Franca Long, Andrea Mannucci, Mario Marziale, Fulvio Rocco, BrunoRostagno
.STAZIONE: Mitzi Menusan
fS^WENTI; Daniela Actis
SrA2^“**OSiaONE: Aec s.r.l. - tei. 0174/551919
EO^bc ^ s.n.c. Mondovì - tei. 0174/42590
RE: Edizioni protestanti s
---LtAUA
■®tillnarlo
is.r.l.-viaPioV, 15bis -10125Torino
ABBONAMENT11994
ESTERO
Gheraf
rainwiir
aV.S<*1
£ 65.000
£ 150.000
£ 33.000
■ ordinario
- via aerea
- sostenitore
'CUhifl u ^ * auoioiiiiuic
®«vo Riforma -i- Confronti £ f00.000 (solo Italia)
£ 110.000
£ 170.000
£ 200.000
•liihn« l'iitiporto sul ccp n. 14548101 intestato a Edizioni pro
via Pio VIS bis, 10125 Torino.
sMmanalt unitaria con L’Eco della valH valdael:
venduta a^ma^aanla
pubblicitarie: a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000
t."«iPttionl: millimetro/colonna £ 1.800
a parola £1.000
9annaio*ioxì°^° testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176
"*iorttnan7a responsabile Franco Giampiccoli. Le nxxiifiche sono state registrate
, ”"^1" data 6 marzo 1993.
Roimì ® srere consegnato per i’inoltro postale airUfficio CMC Nord,
44/11 di Torino meioolecri 23 marzo 1994.
rito ogni tentativo, non ultima la preghiera, l’aggressore
invade il proprio territorio
credo sia giusto adoperarsi
per la difesa della patria: del
resto ci è di insegnamento
l’attuale e orribile guerra di
Bosnia. Se non ci fosse stata
la minaccia di un intervento
armato dell’Gnu a quest’ora
la carneficina sarebbe ancora
in atto.
E che dire poi del fatto che i
veri cristiani si amano? Certo
è una manifestazione vera e
evangelica ma deve essere testimoniata da terzi, «da quelli
di fuori» (Proverbi 27, 2).
Quando invece, come chiaramente lascia intuire il sig.
Bertone, la ritiene appannaggio dei soli Testimoni della
Torre di Guardia allora è pura
arroganza. E ben vera, allora,
la Parola del Signore Gesù:
«Guardatevi dai falsi profeti i
quali vengono a voi in vesti
da pecore, ma dentro sono lupi rapaci» (Matteo 7, 15).
Naturalmente come cristiano condanno le dottrine professate dal sig. Bertone, ma
sono chiamato ad amare la
sua persona.
Antonio De Chirico
anziano della Chiesa
dei Fratelli
Mantova
La preghiera
comune
A Enzo Canale.
Caro fratello nel Signore,
lungi dal voler instaurare
una polemica, prego il direttore di pubblicare questa breve replica alla tua lettera apparsa nella Pagina dei lettori
di Riforma dell’ 11 marzo.
1) Il mio intervento sul rifiuto della preghiera comune
in San Pietro avrebbe dovuto
essere letto alla luce della lettera di mons. Pierre Duprey,
che per ragioni di spazio non
è comparsa su Riforma: da
questa lettura sarebbe emerso
chiaramente che l’invito era
stato proposto a tutti i credenti «nei modi e nei luoghi giudicati più opportuni». Solo
un dovere di fraterna cortesia
faceva poi indicare, per chi lo
desiderasse, anche San Pietro
come eventuale luogo di preghiera comune.
2) Da parte mia nessuna accusa al moderatore, ma semplicemente un richiamo all’amore di noi tutti per tutti:
amore che ovviamente non si
esprime solo attraverso le attività ecumeniche o la presenza a La Mendola e tanto meno esclude i fratelli della propria comunità, ma è il perno
intorno a cui deve ruotare la
nostra fede e la nostra vita,
poiché «Dio è amore» (I Giovanni 4, 7 ss.).
3) Anche se non condividiamo i presupposti teologici
dell’Eucaristia cattolica, mi
sembra che l’affermazione
«la messa fa a pugni con
l’Evangelo» costituisca un
pesante giudizio nei confronti
dell’autenticità di fede di
molti credenti.
4) Non mi sento di accettare l’espressione «sbattere sul
muso tutto il capitolo 13 di I
Corinzi» e l’assunto che ne
segue. La parola di Dio non
«si sbatte sul muso» ma si annuncia e si proclama «a tempo e fuor di tempo» (II Timoteo 4, 2): questo nell’amore e
nel rispetto per T alterità, siamo chiamati a fare. E questo
io continuerò a fare, con
l’aiuto del Signore.
Fraternamente,
Florestana Sfredda Piccoli
Rovereto
L'identità
valdese
È con riconoscenza che sono giunto al termine della lettura della monografia Breve
storia della festa del XVII
Febbraio di Giorgio Toum e
Bruna Peyrot. Non si può fare
a meno, leggendola e meditandola, di ripercorrere le nostre esperienze, alla luce di
quanto quella commemorazione ha rappresentato con le
sue metamorfosi nei nostri
padri e in noi, sul significato
di una data che (i fatti lo dimostrano) non può non essere
fonte di riflessione sotto la luce della libertà, della riconoscenza al Padre celeste, del
dovere di testimonianza di un
amore manifestato ai nostri
padri ma che tuttora più che
mai accompagna la nostra vita terrena.
Ho gioito pensando che per
tanti anni quella serata del 16,
davanti ai falò, rappresentava
con il canto il rinnovarsi di
una promessa, di un giuramento: il canto del Giuro, di
vivere per il Signore e di testimoniare. Ma ho anche sofferto perché oggi i falò sembrano solo una tradizione; alle Valli alzano la loro fiamma, ma la «nostra» fiamma
non è più quella di un tempo.
Pensando a questo, nella
sofferenza di tale realtà, ho
pensato quanto sarebbe bello
che il messaggio di Toum e
Peyrot fosse oggetto di divulgazione nelle nostre comunità, alle Valli e fuori. Ma
è proprio solo tradizione, oggi il XVII Febbraio? Con
mio dispiacere quest’anno
non ho potuto essere a Pramollo ma ero al culto a Roma. All’inizio mi sono mancate le cuffie di quelle sorelle
che hanno per me un significato di fede, testimonianza e
riconoscenza e gioia. A Roma una sorella ha pensato di
metterla, poi si è resa conto
che sarebbe stata sola: eppure ci aveva pensato e io vorrei che magari nelle Unioni
femminili fosse questo un argomento di discussione.
Ma ciò che mi ha spinto a
scrivere tutto questo è un fatto che mi è successo al termine del culto del 17 a Roma.
Non era possibile non cantare
il Giuro, e quando il canto ci
ha portati a dire: «Le mani
giunte insiem, valdesi ripetiamo: giuro per te Signor di vivere e morir», un giovane vicino a me ha preso e stretto la
mia mano e abbiamo così
cantato quel giuramento,
mentre i nostri occhi si inumidivano. Ho allora compreso perché il Signore ha ispirato Giorgio Tourn e Bruna
Peyrot a scrivere per la donna
e per l’uomo d’oggi la Breve
storia della festa del XVII
Febbraio.
Ugo Zeni - Cantagallina
Il clic
di prima pagina
La società di questi ultimi anni e del futuro è caratterizzata e si caratterizzerà sempre più per Tutilizzo della telematica, del controllo e della trasmissione dei dati a distanza. Banche, aereoporti, emittenti televisive, giornali, agenzie commerciali, associazioni e aziende saranno collegati
via cavo e via computer e potranno «interagire» in tempo
reale, scambiarsi informazioni, prenotazioni, messaggi di
ogni genere. Ma già negli anni Trenta si poteva assistere
allo sviluppo e all’utilizzo delle telescriventi: le sedi dei
giornali venivano invase dai lunghi serpentoni di carta, come oggi succede con i fogli del telefax, e già allora i ritmi
erano incalzanti...
PER CURARE LA RETINITE PIGMENTOSA
L’Unione italiana ciechi
(Uic) di Torino, impegnata
nella prevenzione e lotta alle
malattie degenerative che
portano alla cecità, ha incoraggiato la nascita e appoggia
tutte le iniziative del Comitato retinite pigmentosa (Rp)
che, dopo 6 anni di attività,
costituisce ormai un punto di
riferimento per tutti i pazienti
affetti da questa patologia.
L’obiettivo principale di
tutte le attività del Comitato
risiede nel coinvolgimento di
ogni paziente quale collaboratore attivo e indispensabile
nel difficile lavoro di ricerca
scientifica su questa retinopatia. La Rp è una patologia
oculare fortemente invalidante, ereditaria, che colpisce la
retina e progressivamente la
distrugge, portando Tindividuo a cecità irreversibile: non
ci sono ancora terapie valide.
Il comitato rivolge un appello ai pazienti perché partecipino attivamente alle ricerche in corso. Una visita
accurata presso i Centri specializzati significa avere una
diagnosi certa e il controllo
sull’evoluzione della malattia; una consulenza genetica
consente di stabilire la forma
di Rp e quindi di calcolare il
rischio di trasmissione alla
discendenza; infine un prelievo può consentire la diagnosi precoce e per alcune
forme l’individuazione dei
portatori sani.
Sottoporsi a queste indagini
è quindi un diritto del malato
ma anche un dovere per se
stesso, per i propri figli e per
la società. Per ulteriori informazioni: Comitato Rp dell’
Uic. Corso Vittorio Emanuele
Il 63 - 10128 Torino. Tel.
011-535567. (prof 1. Gentile
Abbatista, responsabile del
Comitato)
NUMERO DI FAX — Il
pastore Giovanni Anziani
comunica che è in possesso
di apparecchio fax; per inviare documenti si può comporre il numero telefonico 089274405 e chiedere la linea
fax, oppure attendere il segnale acustico e senza rifare
il numero telefonico inviare i
documenti.
SOGGIORNI VACANZA — La Chiesa valdese di
S. Giacomo degli Schiavoni
(Cb), allo scopo di favorire
quanti nelle nostre chiese
vorrebbero passare un periodo di vacanze al mare, non
avendo la possibilità di una
soluzione migliore, mette a
loro disposizione un appartamento (3 stanze -t- servizi)
dietro rimborso delle sole
spese. A soli 6 km si trova
Termoli, ridente cittadina
adriatica, con una bella
spiaggia e il mare più pulito
d’Italia. Per informazioni:
past. Enos Mannelli - via
Gorizia 1/A - 86100 Campobasso. Tel. 0874-311589.
SOLIDARIETÀ CON
IL MADAGASCAR — In
riferimento all’appello urgente alla solidarietà con le
vittime del ciclone «Geralda» in Madagascar (v. Riforma n. 9 di venerdì 4 marzo,
pag. 2), il pastore Andriamitandrina informa che l’ambasciata del Madagascar in
Italia ha aperto un conto denominato «Madagascar Cyclones Daisy et Geralda» a
Roma, Credito italiano, con
il numero 2008 - 3240 11116/00, per ricevere doni
in Italia. Per informazioni:
Ambasciata del Madagascar,
via Zandonai 84A - 00194
Roma - tei. 06-36307797 fax 06-3294306.
16
PAG. 1 2
RIFORMA
VENERDÌ 1^ APRIL^qo^
Il primo turno delle elezioni conferma le previsioni della vigilia
Nel Salvador vìnce la destra^ ma
la sinistra ottiene buoni risultati
Corti ’era nella previsioni il partito al potere.
Arena, ha vinto il primo turno delle elezioni
nel Salvador. Con il 49,5% dei voti, il candidato della destra. Armando Calderon, arriva in
testa, seguito da Ruben Zamora (26,7%), leader della coalizione di sinistra, e dal democristiano Fidel Chavez Mena (14,9%). Per il rinnovo del Parlamento Arena ottiene il 45% e
l’Fmln il 25%. Sarà quindi necessario il ricorso al ballottaggio, a fine aprile, e un ’eventuale
alleanza della sinistra con la Democrazia cristiana potrebbe mettere in difficoltà il partito
al potere che comunque non avrebbe la mag
gioranza necessaria dei due terzi per poter legiferare. Gli osservatori concordano nel riconoscere il buon risultato raggiunto dall’Fmln,
ormai seconda forza politica del Parlamento,
davanti alla Democrazia cristiana.
Qui di seguito pubblichiamo ampi stralci di
un articolo scritto da Beatrice Alamanni De
Carrillo, italiana residente da molti anni in El
Salvador dove dirige l’Istituto di ricerche
dell’Università tecnologica. L’articolo, scritto
alla vigilia delle elezioni, fa il punto sulla contraddittoria situazione salvadoregna dopo oltre dieci anni di guerra civile.
BEATRICE AUMANNI DE CARILLO
L? abitudine alla democrazia non si acquisisce da
un giorno all’altro, né si ottiene solo in base all’esistenza
formale di un «Codice elettorale» più o meno ben fatto. I
salvadoregni, a causa della loro inattività totale nel campo
della democrazia e della partecipazione, non posseggono
una cultura politica sufficiente per criticare l’informazione
propagandistica dei partiti politici, così come non sono in
grado di valutare criticamente
il contenuto ideologico delle
varie formazioni politiche.
Per troppi anni, prima della
guerra civile, i salvadoregni
considerarono le elezioni come un rito inutile e retorico,
che serviva solo a giustificare
risultati politici già predisposti e decisi dai veri centri di
potere del paese.
In queste votazioni una
gran parte del popolo salvadoregno, che si trova in condizioni economiche precarie,
può essere strumentalizzata
da correnti politiche reazionarie, che offrono lavoro sicuro
e sviluppo economico come
fonte di salvezza immediata,
per cui il voto di moltissimi
salvadoregni potrebbe essere
un voto di rassegnazione, un
voto di rifugio in rapporto alla possibilità di rischiare
cambiamenti violenti. Molti
pensano infatti che è meglio
star male così come stanno
che essere travolti dai terre
moti sociali che produrrebbero certamente le forze politiche di sinistra.
Senza dubbio la lunga guerra civile ha creato convinzioni
ideologiche molto forti nelle
due ali opposte dei contendenti ma ora, in epoca di pace, le ideologie di guerra rischiano di non poter sostenere
il confronto con la realtà sociale e potrebbero sembrare o
troppo utopistiche o bassamente materialistiche. La lotta si gioca essenzialmente tra
Arena e l’Fmln, così come lo
fu nei dieci anni di guerra civile, mentre la Democrazia
cristiana sta a guardare, proprio come è successo durante
tutto il conflitto, non avendo
mai avuto un potere reale (o
economico-militare come
Arena, o militare-ideologico
come l’Fmln), per poter sperare in una crescita politica.
Armando Calderon Sol,
candidato alla presidenza per
il partito Arena, non è popolare; la popolarità di Arena è legata alla figura del presidente
Cristiani ora uscente che, insieme alla moglie, è stato
senz’altro il presidente più
amato e accettato dai salvadoregni. Si parla di lui come del
futuro candidato per le elezioni del 1999, così come è avvenuto da poco in Venezuela
dove è stato eletto per la seconda volta presidente della
Repubblica Rafael Caldera.
Perché Arena appare come
il partito più forte del paese?
Perché rappresenta la stabilità
economica e il ritorno al passato che tanti salvadoregni
Armando Calderon Sol con il suo vice Enrique Borgo Bustamante
desiderano. Il potere economico che Arena ha acquistato
per sé e per le grandi famiglie
«padrone del Salvador» è assoluto. Tutti i mezzi di informazione (televisione, radio,
giornali, ecc.), le banche, le
compagnie con capitale straniero e salvadoregno, tutto il
mondo degli affari insomma,
è tornato in mano di chi l’ha
sempre posseduto e non l’ha
mai perduto.
L’Fmln ha fatto un grande
lavoro politico e il fatto che
si trovi al secondo posto in
tutti i sondaggi lo conferma.
Lo sforzo è stato grande, ma i
suoi elettori sono circoscritti
alla élite intellettuale del paese (che è ancora molto limitata), ai suoi ex combattenti e
infine alle popolazioni più
provate dal conflitto e fedeli
allo spirito della guerriglia. I
problemi strutturali del paese
sono talmente grandi da non
poter essere risolti da un solo
partito politico. Per questa ragione, qualunque partito assumerà il potere avrà un compito durissimo e potrebbe diventare impopolare in breve
tempo. Inoltre, le gravissime
rivolte dei reclusi nelle carceri
che esplodono in quasi tutto il
paese, l’altissimo indice di
delinquenza, la violazione costante dei diritti umani e gli
attentati mortali a vari dirigenti del Fmln, così come le
manifestazioni violente degli
ex «desmobilizados» delle
forze armate e l’insoddisfazione visibile delle ali più
estreme dei militanti del
Fmln, potrebbero riservare
grosse sorprese per il futuro.
L'ex arcivescovo del Nordeste brasiliano ha compiuto 85
Dom Helder Camara: «La miseria
e la fame sono un'offesa a Dìo»
ASTRID PRANCE
Del «vescovo rosso» non
si parla più. Dom Helder
Camara, ex arcivescovo di
Recife e Olinda, nel Nordeste
brasiliano, non merita più titoli cubitali sui giornali. Il
prelato, già elemento di punta
della teologia della liberazione ha compiuto 85 anni a
febbraio.
Camara cominciò a lottare
contro la miseria nel suo paese a 22 anni, appena terminati
gli studi in seminario a Fortaleza, la capitale dello stato di
Ceara. Cresciuto in una famiglia numerosa (erano in dodici fra fratelli e sorelle) il giovane «padre» cercava, insieme ad intellettuali e operai, di
tradurre politicamente il messaggio dell’Evangelo. «La
miseria umana è un ’offesa a
Dio, abbassa l’uomo a livello
animale»: questa è tuttora la
convinzione di Helder Camara. La grande sfida del cristianesimo, alla fine del millennio, deve essere il superamento della miseria imperante. Camara mette in guardia
con forza i suoi fedeli di fronte al timore che il problema
sia senza soluzione: «Attenzione, il pessimismo è un parassita, distrugge ogni cosa».
La ricerca di un sistema
politico che elimini la crassa
disuguaglianza che c’è fra i
poveri e i ricchi spinse Camara, negli anni ’30, alla collaborazione con i fascisti, che
in Brasile si chiamavano «integralisti», ma dopo cinque
anni l’esperienza si concluse:
«Già nel 1936, ritornando a
Rio, mi fu chiaro che il grosso scontro di questo secolo
non sarebbe stato fra Occidente e Oriente, ma fra Nord
e Sud» dice Camara a un
giornalista del quotidiano
«Jornal do Brasil» che lo intervista. A suo giudizio lo
scontro fra il capitalismo e il
m
Dom Helder Camara
comuniSmo oggi è superato.
«Dio ha creato “un mondo".
È l’inadeguatezza umana che
lo ha suddiviso in un primo,
un secondo, un terzo e perfino un quarto mondo. Oggi
non sono più i singoli paesi a
determinare la rotta, - dice
Camara - ma le enormi multinazionali. Il loro potere
economico è così grande che
possono ridersela delle questioni ideologiche».
Le posizioni assunte da
Helder Camara non solo gli
hanno alienato la simpatia
delle autorità brasiliane, ma
lo hanno anche posto in contrasto con il papa. Le divergenze con il suo superiore,
dom Jaime de Barros, ex arcivescovo di Rio, ne causarono lo spostamento nel 1964
da Rio a Maranhao, nel
Nord-Est del Brasile. Tuttavia dom Helder Camara non
prese mai possesso dell’arcivescovato di Maranhao. Una
morte improvvisa lo dirottò il
12 aprile 1964 a Recife, e per
oltre venti anni egli fu al centro della storia di questa arcidiocesi strategica del Norde
ste. Nel 1985, su indicazione
del Vaticano, Camara lasciii
la sua carica.
Già alla fine degli anni ’6o
le esternazioni critiche nei
confronti del sistema, che ve.
nivano da questo fratello ij
fede, erano per il clero brasiliano una spina nella carne
Dom Geraldo de Proenca Sigaud, arcivescovo di Diamantina, si mostrava visibilmente seccato per l’insinuar.
si di «correnti di sinistra»
nella chiesa e apostrofava
Camara come «comunista»
Nel 1970 fece fortissime
pressioni sul collega Heinrich Tenhumberg, vescovo di
Münster, perché non lo pro- '
ponesse per il premio Nobel
per la pace.
11 malumore del governo
brasiliano verso quest’uomo
magro, dalla voce tonante,
che aveva come motto la frase «Quali che siano le conseguenze» lo si vede quando
nel 1970, nello stadio di calcio di Parigi, Camara denunciò la pratica della tortura nei
confronti degli oppositori alla dittatura militare brasiliana
(che durò dal 1964 al 1985),
I militari lo lasciarono ritornare, ma fu vietato intervistarlo; Helder Camara ricorda: «Era come se fossi stole
inghiottito dal suolo. Um
circolare del governo militare alla stampa decise, in mdo semplice ma efficace, ài
io non esistevo».
Oggi dom Helder Canuta
vive in una piccola casetta
dietro la chiesa di Olinà
Non si interessa più di politica ad alto livello, ma lotta
contro la fragilità umana.
Ora, a 85 anni, non perclié
abbia cambiato idea ma «a
causa della debolezza umana, divido il pane solo pii
all ’interno della famiglia, ma
non dimentico le migliaia
brasiliani che .soffrono ancora la fame». (¡-pdl
Una conferenza di Guillermo Almeyra spiega i retroscena economici della rivolta degli indios del Chiapas
Un nuovo episodio della guerra tra primo e terzo mondo
MARCO TULLIO FLORIO
Pochi fra noi sono al corrente di quello che succede nel Messico meridionale, più precisamente nello
stato del Chiapas, terra di
confine col Guatemala, coperta per una gran parte dalla
foresta tropicale, abitata in
grande maggioranza da indios Maya.
E questo si spiega: dopo i
primi giorni di gennaio,
quando i mass media avevano dato conto di una rivolta
contro il governo di Città del
Messico e i latifondisti locali, nessuno più ne ha parlato;
si tratta del resto di avvenimenti molto lontani dalla nostra realtà, sia geograficamente che socialmente ed
economicamente. Abbiamo
altri problemi, a noi più vicini: la Bosnia, la Nato, i G7
che terranno a Napoli la loro
prossima riunione di luglio.
E poi le elezioni, il debito
pubblico, le tasse...
Come credenti, non ci era
parso che il problema fosse
così trascurabile, anche per
aver letto qualcosa di più sul
«Manifesto» e sul settimanale «Liberazione». È per questo che abbiamo partecipato,
seguendo l’indicazione di un
«Comitato Centro America»,
a un’assemblea che si è tenuta a Napoli il 9 marzo in
un’aula dell’Istituto universitario orientale.
Più di 120 persone (in gran
parte ma non soltanto studenti) si erano raccolte per ascoltare Guillermo Almeyra, argentino, corrispondente del
giornale messicano «La Jornada», e l’on. Giovanni Russo Spena, reduce da una missione nel Chiapas con altri tre
parlamentari della sinistra
italiana. Ne abbiamo ritratto
una maggior consapevolezza
della necessità dell’informazione e dell’impegno, della
necessità di uscire da un provincialismo asfissiante.
La rivolta dei Maya, a cui
si uniscono contadini bianchi
senza terra, è scoppiata il 1°
gennaio, nel momento in cui
entrava ufficialmente in vigore l’accordo «Nafta» (una
specie di Maastricht americano), che unisce il Messico
agli Stati Uniti e al Canada.
Ma la rivolta era stata preparata con cura e da lungo tempo. I Maya sono armati con
vecchi fucili da caccia e con
fucili artigianali fabbricati da
loro stessi. Su di loro si è
scatenata la repressione con
armi pesanti e bombardamenti aerei che non hanno risparmiato i villaggi, facendo
molte vittime anche tra i civili. Eppure il governo (espressione del «Partito rivoluzionario istituzionale» che
è al potere dal 1929), è stato
costretto a scendere a patti, e
una trattativa sembra aver'ottenuto al popolo in rivolta rì- ■
sultati non trascurabili. I
Maya sono guidati da un
bianco, il sub-comandante
Marcos (sub per sottolineare
che il comando appartiene al
popolo, nel suo insieme);
nessuno ha visto la sua faccia, sempre coperta da un
passamontagna, nessuno sa
chi sia e da dove venga. Si
dice che possa essere un gesuita o un domenicano.
Come in altri paesi del
Centro America non è senza
importanza in Messico la
presenza della Chiesa cattolica: ci sono personalità e
gruppi schierati apertamente
col popolo in lotta (gli assertori della teologia della liberazione), mentre il Vaticano
è dalla parte dei governi repressivi e dei proprietari terrieri. La teologia della liberazione, come si sa, è condannata senza appello da Giovanni Paolo II; per questo il
vescovo del Chiapas, mons.
Ruiz, è inviso al Vaticano e
rischia di essere rimosso; gli
esponenti della teologia della
liberazione hanno avuto i loro martiri, e sono esposti
ogni giorno al rischio di essere uccisi. E gli evangelici?
Con atteggiamenti più aperti
(o di esplicito sostegno delle
rivendicazioni popolari, come avviene nel Salvador da
parte dei luterani) fa contrasto la penetrazione, spesso
massiccia, di gruppi fondamentalisti (qualche volta purtroppo sembra che siano finanziati dalla eia), che nella
migliore delle ipotesi, come
nel Messico, predicano l’ubbidienza e la rassegnazione.
Ma quali sono le rivendicazioni del popolo indios del
Chiapas? Non pretendono
uno stato indipendente: chiedono soltanto il rispetto della
Costituzione, una casa, la
terra da coltivare, i diritti
umani; è stato recentemente
modificato l’art. 27 della Costituzione, che garantiva la
proprietà comunitaria della
terra negli stati indigeni;
questa modifica è stata sostenuta dagli Stati Uniti negli
accordi «Nafta»: si tratta di
levare ai più poveri il poco
che hanno. Il Chiapas è ricco
di risorse naturali (petrolio,
energia idroelettrica, caffè,
foresta tropicale), ma la popolazione non ne gode. Migliaia sono i carcerati, l’anal
fabetismo tocca il 30%,
tanto il 25% delle case W
l’acqua, quasi nessuna l’e«’
tricità. Vi è un medico
1.500 abitanti, molti sonoi
«desaparecidos».
Il governo ora sembra e*'
sersi impegnato ad accettai
molte delle richieste del P®
polo Maya, oltre le
ni. Per una volta registrerà^
mo una vittoria dei
ricchi? 11 sub-comandati
Marcos, in una conferei
stampa, è prudentissimo
bene che il governo,
imp«
gnato in una difficile camP
gna elettorale, è gj
promettere più di
voglia mantenere. E i disti hanno a loro jj.
nacciato il rafforzamene ^
le «guardie bianche» (^2)
droni della morte) se 1 p.
della Costituzione sarà r p
stinato, non consenten
privatizzazione della
Siamo davanti a un n .
idelf
episodio della guerra
mo contro il terzo m
coi*'
Guerra economica c *
mereiaio finché è pò*®
guerra guerreggiata c^.^
i mezzi, e senza risp^^.^^j.
nessuno, quando 1®
stanze lo rendono nec® ■
Anche a noi è rivolta
la: «Dov’è Abele, tuo
lo?» (Gen. 4, 9).
Spedii
Incas
slprei
visPIt
L'Edite
corrisp
li;
VENI
II
ik
Iris
eh
messi
giora
ra, 3i
quas
con 1
sarif
luta),
rale,
sfact
che ;
«mir
entra
no et
podi
nuov
deip
did
votai
n
«mii
tren
deUt
zìe’
ben
pub
nun
novi
ca».
zi di
sa,S
to la
che
vetta
ne e
scuo
‘De
tici»
fami
scon
vogli
etnie
class
vessi
gras
quiñi
licoi
adit
vaim
non !
re né
ai pc
razio
no s
loro
lia p
Nell
aspe
occc
una]
te. Il
di R,
ques
11
Italia
parir
tiatoi
tne E
Pini
stori
della
b sti
comi
Si si
Ogni
vive
presi
che !
I. ^ SI
Volti
prod
cato
b pii